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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 292 di mercoledì 17 settembre 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  WALTER RIZZETTO, Segretario f.f., legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Boccia, Michele Bordo, Caparini, Catania, Cicchitto, Dambruoso, De Girolamo, Dellai, Di Lello, Epifani, Fico, Galati, Gentiloni Silveri, Giancarlo Giorgetti, Antonio Martino, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Domenico Rossi, Sani, Speranza, Taglialatela e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero (A.C. 2598-A/R).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, n. 2598-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero.
  Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti.
  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Pag. 2

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2598-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2598-A/R).
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, in quanto concernenti materie estranee...se diamo fastidio possiamo anche interrompere la seduta ! Collega, per favore...
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, in quanto concernenti materie estranee al contenuto del provvedimento, i seguenti ordini del giorno: Gallinella n. 9/2598-AR/25, relativo alle sanzioni decise in sede europea di concerto con il Governo statunitense nei confronti della Russia; Corda n. 2598-AR/24, riferito alle esercitazioni a fuoco da svolgersi presso il Poligono di Capo Frasca in Sardegna con la partecipazione della Israeli Air Force.
   Avverto inoltre che l'ordine del giorno Sibilia n. 2598-AR/23 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Manlio Di Stefano e l'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 2598-AR/28 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Sibilia.
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gentiloni Silveri n. 9/2598-AR/1.
  Leggo gli ordini del giorno di competenza del Ministero della difesa e poi l'altro sottosegretario leggerà tutti quelli di competenza del Ministero degli affari esteri.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Duranti n. 9/2598-AR/3 purché sia riformulato nel modo seguente: «a favorire nell'ambito delle previste comunicazioni rese al Parlamento sulle missioni internazionali un'informativa dettagliata sul bilancio» e poi rimane immutato.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Scotto n. 9/2598-AR/4 purché la prima parte del dispositivo sia riformulata nel modo seguente: «a fornire nell'ambito delle previste comunicazioni rese al Parlamento sulle missioni internazionali un'informativa dettagliata» e poi segue come in questo momento.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Palazzotto n. 9/2598-AR/5.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Pannarale n. 9/2598-AR/8 e Fratoianni n. 9/2598-AR/9.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Marcon n. 9/2598-AR/10.
  Sull'ordine del giorno Vito n. 9/2598-AR/12 mi riservo di esprimere la riformulazione al termine.

  PRESIDENTE. Quindi è accantonato ?

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Sì, signor Presidente, è accantonato.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/2598-AR/11, che avevo saltato.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/2598-AR/18, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di aggiungere dopo le parole: «aderenti alla NATO», le parole: «e all'Unione europea».
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Invernizzi n. 9/2598-AR/19 e Grimoldi n. 9/2598-AR/20, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/2598-AR/22.

  PRESIDENTE. Mi scusi, l'ordine del giorno Artini n. 9/2598-AR/21 è di competenza del sottosegretario Giro ?

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Sì, signor Presidente. Ricordo che l'ordine del giorno Corda n. 9/2598-AR/24 è stato dichiarato inammissibile.

  PRESIDENTE. Come l'ordine del giorno Gallinella n. 9/2598-AR/25.

Pag. 3

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Tofalo n. 9/2598-AR/26, Basilio n. 9/2598-AR/31, Rizzo n. 9/2598-AR/32, Del Grosso n. 9/2598-AR/34, Lorefice n. 9/2598-AR/38 e D'Uva n. 9/2598-AR/39, in quanto assorbito dall'ordine del giorno precedente.

  PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Giro.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Amendola n. 9/2598-AR/2, mentre chiede di accantonare l'ordine del giorno Piras n. 9/2598-AR/6.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/2598-AR/7, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di inserire prima delle parole: «a valutare», le parole: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica» e di togliere l'inciso: «- la spesa di euro 50.000.000 per iniziative -», e mettere le parole: «delle iniziative».
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Caruso n. 9/2598-AR/13, perché il finanziamento per le spese elettorali verrebbe perso se le consultazioni non si svolgessero entro la fine dell'anno e che, comunque, non si potrebbero tenere a legislazione vigente, sempre per i vincoli di bilancio.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Santerini n. 9/2598-AR/14, Fitzgerald Nissoli n. 9/2598-AR/15 e Garavini n. 9/2598-AR/16.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2598-AR/17, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di espungere le parole: «e, nell'ambito dell'Alleanza atlantica, a chiedere la riconfigurazione in funzione antiterroristica della missione Active Endeavour».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Artini n. 9/2598-AR/21, a condizione che sia riformulato nel senso di espungere dal primo capoverso del dispositivo le parole: «la fine dell’embargo economico con le regioni libere di Rojava, consentendo» e di aggiungere dopo la parola: «ISIS», le parole: «anche per il coordinamento degli aiuti umanitari».
  Il Governo chiede di accantonare l'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/2598-AR/23.

  PRESIDENTE. Signor sottosegretario, ne approfitto, lo dico per tutti gli ordini del giorno accantonati: non è che abbiamo davanti a noi molto tempo. Per quanto riguarda gli accantonati, adesso votiamo mano a mano gli ordini del giorno e poi gli accantonati devono essere ripresi. Non è che abbiamo un grande tempo.
  Prego, siamo all'ordine del giorno Nesci n. 9/2598-AR/27.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nesci n. 9/2598-AR/27 e parere contrario sull'ordine del giorno Sibilia n. 9/2598-AR/28.
  Il Governo esprime parere favorevole con riformulazione sull'ordine del giorno Scagliusi n. 9/2598-AR/29, nel senso di togliere tutta la premessa e per quanto riguarda il dispositivo togliere l'ultimo punto da: «a riconoscere alle rappresentanze in Italia del Fronte Polisario lo status diplomatico, come è stato fatto in passato per altri movimenti di liberazione riconosciuti dall'ONU come interlocutori ufficiali in processi di pace».
  Il Governo esprime parere favorevole con una piccola riformulazione sull'ordine del giorno Spadoni n. 9/2598-AR/30. Nel dispositivo dopo le parole: «autorità israeliane», aggiungere: «chiarimenti in merito ai» e togliere: «il risarcimento dei».
  L'ordine del giorno Frusone n. 9/2598-AR/33 è accantonato.

   PRESIDENTE. L'ordine del giorno Rizzo n. 9/2598-AR/32 ?

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. È già stato dato il parere sull'ordine del giorno Rizzo n. 9/2598-AR/32.Pag. 4
  Il Governo esprime parere favorevole con riformulazione sull'ordine del giorno Di Battista n. 9/2598-AR/35. Nel dispositivo, prima di: «prevedere», aggiungere: «continuare a». Sempre nel primo punto del dispositivo dopo: «finanziamenti» togliere: «più» e, alla fine del primo punto del dispositivo, dopo: «America» togliere: «centrale aggiungendovi inoltre la Colombia» e aggiungere «latina».
  L'ordine del giorno Ruocco n. 9/2598-AR/36 è accantonato, così come l'ordine del giorno Grande n. 9/2598-AR/37.

  PRESIDENTE. Colleghi, a questo punto mi rivolgo anche ai delegati d'Aula. Atteso che abbiamo sette ordini del giorno accantonati e mancano cinque minuti allo scadere del tempo del termine di preavviso per poter passare alle votazioni, sospenderei fino alle 10 la seduta. Pregherei i sottosegretari di utilizzare questi dieci minuti per risolvere le questioni in maniera che riprendiamo a votare direttamente dalle 10.
  Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 2598-A/R in materia di missioni internazionali. Ricordo che prima della sospensione della seduta i rappresentanti del Governo, in sede di espressione dei pareri sugli ordini del giorno, hanno chiesto l'accantonamento dei seguenti ordini del giorno: Piras n. 9/2598-AR/6, Vito n. 9/2598-AR/12, Manlio Di Stefano n. 9/2598-AR/23, Frusone n. 9/2598-AR/33, Ruocco n. 9/2598-AR/36 e Grande n. 9/2598-AR/37.
  Chiedo ai rappresentanti del Governo se a questo punto siano in grado di esprimere il parere sugli ordini del giorno accantonati.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, ora siamo in grado.
  Il parere del Governo sull'ordine del giorno Piras n. 9/2598-AR/6 è contrario.

  PRESIDENTE. Prego.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo accetta l'ordine del giorno Vito n. 9/2598-AR/12, con la seguente riformulazione: premettere le parole «a valutare l'opportunità», che tutti i componenti eccetera.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Giro, prego.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il parere sugli ordini del giorno Manlio Di Stefano n. 9/2598-AR/23 e Frusone n. 9/2598-AR/33 è favorevole. L'ordine del giorno Ruocco n. 9/2598-AR/36 può essere accolto come raccomandazione. Il parere sull'ordine del giorno Grande n. 9/2598-AR/37 è contrario, perché il tavolo sui corpi civili di pace è presso la Presidenza del Consiglio.

  PRESIDENTE. Sta bene. Allora, a questo punto abbiamo tutti i pareri, colleghi, se prendiamo posto cominciamo con l'esame e il voto degli ordini del giorno.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gentiloni Silveri n. 9/2598-AR/1, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Amendola n. 9/2598-AR/2, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Duranti n. 9/2598-AR/3, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Scotto n. 9/2598-AR/4, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palazzotto n. 9/2598-AR/5, accettato dal Governo.Pag. 5
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Piras n. 9/2598-AR/6, non accettato dal Governo.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, francamente non mi aspettavo un parere contrario, anche perché sulla questione della...

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Piras. Colleghi, capisco che siamo all'inizio, però dovremmo consentire all'onorevole Piras di parlare, se fosse possibile. Prego, onorevole Piras.

  MICHELE PIRAS. Comprendo che non è con un ordine del giorno che si può decidere una forza di interposizione di pace in Palestina. Perciò comprendo anche le difficoltà del Governo, e tuttavia, precisamente perché di un ordine del giorno si tratta, che non impegna nessuno, ma impegna a valutare la possibilità insieme agli alleati, ai partner internazionali, di costruire un'operazione di questo tipo, che consenta sul terreno palestinese ai fattori di pace e di democrazia di svilupparsi liberamente, senza il condizionamento di un conflitto quotidiano, continuo; insomma questo tentativo andrebbe valutato o discusso, se non in questa sede in un'altra sede, con una motivazione un po’ più articolata di una proposta di accantonamento, e poi l'esplicitazione secca di un parere contrario.
  Mi pare che il nostro Paese anche solamente venti, trent'anni fa avesse un atteggiamento assolutamente diverso nei confronti di un conflitto che continua ad essere cruciale per la pacificazione di quell'area, di un'area che è cruciale per gli interessi italiani e per lo sviluppo pacifico della dimensione euromediterranea. Mi pare che trent'anni fa avessimo un'attenzione ben maggiore, e che oggi invece balbettiamo imbarazzati di fronte ad una situazione che ha apici di conflitto che causano – solamente fino a qualche settimana fa – migliaia e migliaia di morti.
  Mi dispiace del parere contrario del Governo, mi dispiace che non ci sia su questo terreno una volontà di interlocuzione. Mi dispiace che non vengano raccolte le sollecitazioni che da molte parti a livello internazionale arrivano. Se non c’è un ripensamento del Governo sul parere, chiedo che comunque l'ordine del giorno venga messo in votazione.

  PRESIDENTE. Allora un attimo, onorevole Piras, perché c’è il Governo che ha chiesto di intervenire. Prego, sottosegretario Giro.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo può cambiare il parere, da contrario a favorevole con riformulazione sull'ordine del giorno Piras n. 9/2598-AR/6, aggiungendo, dopo «in accordo con l'Autorità Nazionale Palestinese, lo Stato d'Israele, i partner internazionali», «sostenendo con determinazione, nelle sedi europee e internazionali, un approfondimento della fattibilità politica e tecnica a».

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piras n. 9/2598-AR/6, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicchi n. 9/2598-AR/7, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Pannarale n. 9/2598-AR/8, non accettato dal Governo. Per favore, lasciate liberi i banchi del Governo.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, siamo dispiaciuti per questo parere contrario su questo ordine del giorno perché ci sembrava francamente un ordine del giorno di buonsenso – mi sto rivolgendo al Governo – e ci dispiace perché in realtà stiamo semplicemente chiedendo con questo ordine del giorno delle informazioni che credo siano assolutamente nelle prerogative di un Parlamento, cioè informazioni su un fenomeno di reclutamento Pag. 6di volontari, legati peraltro all'attività terroristica dell'ISIS, e credo che sarebbe doveroso insomma da parte del Governo metterci nelle condizioni di poter ricevere una serie di informazioni grazie anche alla presenza di contingenti la cui partecipazione viene ancora finanziata in questo decreto. Quindi, se non c’è un cambio di parere dal parte del Governo, siamo naturalmente costretti a metterlo ai voti.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, è evidente che la richiesta riguarda informazioni che sono evidentemente anche riservate, ragion per cui noi siamo disponibili eventualmente se il senso è quello dell'informazione. Si può accogliere purché l'informazione avvenga nelle sedi competenti, in quanto evidentemente ci sono informazioni che possono essere rese in termini di carattere generale e informazioni che debbono essere rese solamente evidentemente nelle parti o negli assetti di questo Parlamento che le possono ricevere. Quindi, in trenta secondi le dico eventualmente come aggiungere le parole, però questo è il senso. Se questo senso va bene, allora riformuliamo, altrimenti mettiamo ai voti.

  PRESIDENTE. Capisco lo spirito, sottosegretario Rossi, e sicuramente va nella giusta direzione, però io farei così: lo accantoniamo e mentre andiamo avanti lei procede con la proposta di riformulazione e poi la formalizziamo. Mi pare di capire che all'onorevole Pannarale tutto sommato andrebbe bene, però deve esserci un testo formale, non possiamo farlo sulla base della fiducia. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Fratoianni n. 9/2598-AR/9, non accettato dal Governo.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, anch'io chiedo a nome del gruppo di rivedere il parere su questo nostro ordine del giorno, visto che anche qui si tratta di un ordine del giorno di assoluto buon senso. Noi pensiamo che il Paese, oltre che ovviamente il Parlamento, abbiano la necessità di avere la massima trasparenza e tutte le informazioni necessarie rispetto ai quantitativi, alla documentazione e alla qualità delle armi che sono state inviate in Iraq. Pensiamo che appunto sia un ordine del giorno di buon senso, chiediamo informazioni e chiediamo soprattutto che si rispetti la trasparenza. Per quello che riguarda poi il terzo periodo del dispositivo, laddove noi diciamo «a bloccare per il futuro l'invio delle armi e di sistemi militari verso tutti i Paesi in conflitto», anche qui voglio far notare al rappresentante del Governo che chiediamo il rispetto di una legge nazionale, la legge n. 185 del 1990.
  Questa per l'appunto prevede che non si inviino armi e sistemi militari verso i Paesi che sono in conflitto o in guerra.
  Quindi, da un lato, pensiamo sia di assoluto buonsenso la richiesta che il Parlamento sia messo nella condizione di valutare tutti i sistemi e le procedure di controllo e di protezione delle armi che noi stiamo inviando in Iraq e, dall'altra, chiediamo semplicemente il rispetto di una legge nazionale.
  Per questo, chiedo al Governo di rivedere il parere, altrimenti insistiamo per la votazione del nostro ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fratoianni n. 9/2598-AR/9, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Magorno, Nizzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 7
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  412   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marcon n. 9/2598-AR/10, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zaratti n. 9/2598-AR/11, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/2598-AR/11, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Colletti, Costantino, Gadda, Garofalo, Causi, Carloni, Fucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  420   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  95    
    Hanno votato no  325    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Onorevole presidente Vito, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2598-AR/12, accettato dal Governo, purché riformulato ?

  ELIO VITO. Presidente...

  PRESIDENTE. Scusi, scusi onorevole Vito, scusi. Le chiedo scusa. Allora, mi pare che la riformulazione dell'ordine del giorno Vito n. 9/2598-AR/12 consista soltanto nell'introdurre le parole «a valutare l'opportunità di».
  Prego, presidente Vito.

  ELIO VITO. Presidente, a me sta bene, perché si tratta proprio di un ordine del giorno che vuole non stabilire un obbligo giuridico per il Governo ma un obbligo politico e direi anche morale. Quindi, si rimette alla valutazione del Governo l'opportunità – io lo interpreto così – in quali sedi, in quali occasioni, in quali incontri i nostri rappresentanti del Governo adotteranno questo simbolo di vicinanza, di solidarietà ma anche di attenzione.
  Io ricordo, Presidente, che la Camera ha già votato due altri ordini del giorno, in occasione delle precedenti missioni internazionali, che impegnavano il Governo proprio ad internazionalizzare la vicenda e anche a dare l'avvio alla procedura di arbitrato internazionale. Questo è nelle intenzioni del Governo, anche se non è stato ancora formalmente intrapreso. Con questo ordine del giorno noi vogliamo richiamare quelle decisioni della Camera e invitare il Governo ad adottare in tutte le occasioni internazionali, gli incontri, le riunioni che avrà con i nostri partner e alleati per segnalare la vicenda dei due fucilieri di marina che, lungi dall'essere risolta, per qualche verso anzi, con il rientro in patria, che tutti abbiamo auspicato, di Massimiliano Latorre per ragioni di salute, presenta ancora degli aspetti di maggiore complessità.
  Quindi, io ringrazio il Governo e invito davvero a valutare positivamente l'opportunità in tutte le occasioni che si presenteranno, per esempio la settimana prossima vi è l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, a dare questo segnale di sensibilità e di vicinanza del nostro Governo ai due fucilieri di marina, ma anche a richiamare l'attenzione costante dei nostri interlocutori internazionali, perché la vicenda si risolve con la solidarietà e l'intervento fattivo della comunità internazionale.

  PRESIDENTE. Onorevole Spadoni, lei voleva intervenire su questo ordine del Pag. 8giorno ? La riformulazione dell'ordine del giorno Vito n. 9/2598-AR/12 è stata accolta dal presentatore e, quindi, non viene posto in votazione.
  Onorevole Pannarale, a questo punto possiamo ritornare al suo ordine del giorno n. 9/2598-AR/8. Chiedo al sottosegretario Rossi se può leggere la riformulazione dell'ordine del giorno Pannarale n. 9/2598-AR/8.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, la riformulazione è: «Riferire nelle sedi competenti in merito all'impegno dei contingenti italiani nei territori del Kosovo nonché sul fenomeno di addestramento e reclutamento di volontari jidahisti sul territorio del Kosovo grazie anche (...)».

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pannarale n. 9/2598-AR/8, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Passiamo ora alla votazione dell'ordine del giorno Caruso n. 9/2598-AR/13. Onorevole Spadoni, se lei intendeva intervenire..., c’è un ordine del giorno su cui il parere è contrario. Le suggerivo una strada.

  MARIA EDERA SPADONI. No, signor Presidente, non intendo intervenire.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caruso n. 9/2598-AR/13, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ ordine del giorno Caruso n. 9/2598-AR/13, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Ciracì. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  431   
   Votanti  337   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato  30    
    Hanno votato no  307.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Santerini n. 9/2598-AR/14, Fitzgerald Nissoli n. 9/2598-AR/15 e Garavini n. 9/2598-AR/16, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gianluca Pini n. 9/2598-AR/17 e Marcolin n. 9/2598-AR/18, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Invernizzi n. 9/2598-AR/19 e Grimoldi n. 9/2598-AR/20, accettati dal Governo.
  Onorevole Artini, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2598-AR/21, accettato dal Governo, purché riformulato ?

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, accetto la riformulazione del mio ordine del giorno n. 9/2598-AR/21. Chiedo di poterlo comunque porre in votazione.

  PRESIDENTE. Questo dipende da lei. Se lei vuole porlo in votazione...

  MASSIMO ARTINI. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 9giorno Artini 9/2598-AR/21, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stumpo, Folino, Bossa, Tidei, Gregori, Costantino, Cariello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  439   
   Votanti  425   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  414    
    Hanno votato no  11.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/2598-AR/22, con il parere contrario del Governo.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo per quale motivo dà parere contrario, visto che chiedo solo delle informazioni.

  PRESIDENTE. Onorevole Rizzo, deve gentilmente..., onorevole Rizzo ! Onorevole Rizzo !
  Non mi pare che il Governo intenda parlare, onorevole Bernini, quindi a questo punto, se lei non intende fare una dichiarazione di voto, lo mettiamo in votazione. Onorevole Bernini, lei ha fatto una domanda al Governo e il Governo non risponde. Ha due chance: o fa una dichiarazione di voto o lo mettiamo in votazione. Mi dica che intende fare.

  PAOLO BERNINI. Faccio la dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Bene. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno chiedo al Governo di dare al Parlamento informazioni in base alla nostra prima base militare italiana all'estero, che precisamente si trova a Gibuti. Gibuti è un piccolo Stato dell'Africa. Questa base è diventata pienamente operativa dal luglio 2014. Dalla relazione allegata al decreto in esame si apprende che la base avrà una forza permanente di sessantatre militari, per garantire le attività logistico-amministrative della stessa, e una capacità di alloggiamento di 300 altri militari. La dimensione stessa della struttura e la sua capacità di ricezione contrastano con le iniziali affermazioni del Governo su un presunto ruolo di supporto alle operazioni dei nuclei di protezione in funzione antipirateria della Marina, da imbarcare sulle unità mercantili che transitano nell'area. Da notizie di stampa mai smentite dal Ministero della difesa si apprende dell'invio a Gibuti di due velivoli a pilotaggio remoto Predator sul vicino aeroporto, da dove già operano analoghi aeromobili statunitensi e che dispone di adeguate strutture di ricovero e manutenzione. Nel decreto in esame per la seconda metà del 2014 non è specificato quali siano i costi diretti e indiretti del mantenimento della stessa base, anche se la voce di spesa indicata per le missioni nell'area del Corno d'Africa è più che raddoppiata, passando da 7 a 17,8 milioni di euro senza che sia peraltro segnalato un aumento delle attività delle missioni autorizzate. La base di Gibuti è la prima base militare italiana permanente al di fuori dei confini nazionali, ma rimangono sconosciuti al Parlamento gli accordi attuativi della cessione da parte della Repubblica di Gibuti alla Repubblica italiana della base, il suo status giuridico e quello dei nostri militari, nonché il costo complessivo della stessa. Con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di darci informazioni. Le informazioni sono: quali sono i canoni di affitto corrisposti al Governo di Gibuti e quale durata abbia il contratto di affitto stesso; quale sia lo status giuridico dei militari presenti nella base gibutina e se vi siano in particolare Pag. 10accordi sulla giurisdizione da applicare agli stessi in caso di controversie; quali siano le missioni attualmente in essere dalla base stessa e in particolare quale sia il ruolo e l'attività dei velivoli Predator ivi dislocati. Per questo chiedo una votazione favorevole all'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, questa è almeno la quarta volta che come MoVimento 5 Stelle chiediamo informazioni sulla base di Gibuti. In maniera informale e ufficiosa si è venuto a scoprire in Commissione che c’è un accordo intergovernativo sulla base di Gibuti per la costruzione di questo. Per rafforzare proprio le parole anche del collega Bernini: nemmeno uno straccio di riformulazione su questo ordine del giorno per avere le informazioni di base su un qualcosa che non ha nessun tipo di copertura da un punto di vista parlamentare.
  Mi domando se qui non c’è neanche la volontà di arrivare a questo tipo di riformulazione. Alla quarta volta, qualche tipo di dettaglio sarebbe veramente il caso di fornirlo.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Rossi, cerchiamo di tenerci dentro una semplice riformulazione senza «straccio»... se possibile. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, all'interno dell'impegno vi sono varie richieste e, tra le altre cose, su alcune di queste sono state date già informazioni anche durante le varie audizioni del Ministro. Se, rispetto all'attuale formulazione, sono sufficienti le prime due, ovvero le informazioni in merito agli accordi dell'Italia con il Governo gibutino rispetto alla base e i canoni di affitto, che fanno parte, evidentemente, di un contratto su cui non c’è nulla da nascondere, questo può anche essere accettato e mi riferisco anche allo status giuridico dei militari, evidentemente, che fa parte delle missioni stesse e dell'informativa quadrimestrale. Per cui, di fatto, rimane fuori il discorso delle missioni dei Predator che, evidentemente, sono missioni operative e su cui chiaramente vi sono delle chiare indicazioni di carattere operativo per non darle in maniera divulgativa. Quindi, il Governo esprime parere favorevole, a condizione che l'impegno sia riformulato, mantenendo solo le parole da: «impegna il Governo a dare al Parlamento tutte le informazioni in merito agli accordi dell'Italia con il Governo gibutino...» fino a: «quale sia lo status giuridico dei militari presenti nella base gibutina».

  TATIANA BASILIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Basilio, vediamo se viene accettata la riformulazione da parte dell'onorevole Bernini, perché, nel caso fosse accettata, ovviamente, abbiamo risolto il problema alla radice.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Quindi, mi pare di capire che non lo mettiamo in votazione e, quindi, l'onorevole Basilio non interviene.
  Prendo atto, quindi, che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/2598-A-R/22, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. n. 9/2598-A-R/23, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare, per un chiarimento.

Pag. 11

  PRESIDENTE. Sottosegretario Rossi, su cosa ?

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo scusa, ma non ho sentito le osservazioni che sono state fatte.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Rossi, lei ha letto una riformulazione e l'unica osservazione che è stata fatta è che la riformulazione è stata accettata.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Tofalo n. 9/2598-A-R/26, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, vorrei chiedere al sempre puntuale e ottimo sottosegretario Rossi la motivazione di questo muro che il Governo sta portando avanti da anni. Ricordo che fu opposto il segreto di Stato dal Governo Berlusconi. Stiamo parlando della vicenda delle armi sequestrate sulla nave maltese che adesso abbiamo inviato agli insorti libici. Vorrei almeno la motivazione, dato che sono state presentate anche alcune interrogazioni parlamentari che non hanno ricevuto una risposta.

  PRESIDENTE. Prendo atto che si insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tofalo. n. 9/2598-A-R/26, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sanga...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  457   
   Votanti  442   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  117    
    Hanno votato no  325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nesci n. 9/2598-A-R/27, accolto dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sibilia n. 9/2598-A-R/28, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sibilia n. 9/2598-A-R/28, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì, Giordano Giancarlo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  440   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no  329.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Onorevole Scagliusi, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2598-A-R/29 ?

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, noi accettiamo la riformulazione perché comunque è un passo avanti nel processo di pace; solo che non capiamo come mai sia stata stralciata parte della premessa (sono informazioni storiche) e l'ultimo impegno, contenuto anche in una mozione a prima firma di un deputato del PD, sottoscritta anche da SEL e Fratelli d'Italia. Quindi, è una sensibilità che è diffusa in questa Aula ma che non viene riconosciuta dal Governo.

Pag. 12

  PRESIDENTE. La ringrazio. Mi pare comunque che la riformulazione sia stata accolta e non si insista per la votazione.
  A questo punto, chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Spadoni n. 9/2598-A-R/30.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno si chiedeva alle autorità israeliane il risarcimento per i danni a «La Terra dei Bambini» che è appunto una istituzione a Gaza che è stata rasa al suolo, questo è quello che viene scritto da fonti stampa, dalle autorità israeliane. Il sottosegretario l'ha riformulato, proponendo di togliere il risarcimento e aggiungere le parole: «chiedere alle autorità israeliane chiarimenti in merito ai».
  Ora, io do per scontato che il Governo chieda chiarimenti alle autorità israeliane per la distruzione di un ente finanziato dalla cooperazione internazionale che era un asilo di 130 bambini e un ambulatorio pediatrico. Quindi la riformulazione del sottosegretario è ridicola perché io do per scontato che il Governo già chieda chiarimenti in merito. Quello che invece si chiedeva era proprio un risarcimento perché continuiamo a non capire per quale motivo si parla di finanziare la cooperazione italiana e poi diamo armi a quelle stesse autorità israeliane che poi distruggono degli edifici che noi stessi finanziamo. Come lei può immaginare, questa è una situazione semplicemente schizofrenica. Quindi dato che reputo che la sua riformulazione sia semplicemente ridicola non accetto la riformulazione e chiedo che venga messo ai voti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Spadoni n. 9/2598-A-R/30, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cariello, Prestigiacomo, Gioacchino Alfano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  468   
   Votanti  447   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  334.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Distaso ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Basilio n. 9/2598-A-R/31, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, io vorrei chiedere al Governo le motivazioni del parere contrario espresso su questo ordine del giorno, che chiedeva semplicemente di specificare in un capitolo di spesa le risorse finanziarie che sono messe a disposizione di questa forza di gendarmeria europea, dell'Eurogendfor.

  PRESIDENTE. Non mi pare che ci sia da parte del Governo... Se lei vuole completare la dichiarazione di voto, altrimenti poniamo l'ordine del giorno in votazione, onorevole Basilio.

  TATIANA BASILIO. Sì, io vorrei dire due cose, anche perché questa gendarmeria europea è poco conosciuta in Italia...

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Basilio, pare, invece, che il Governo intenda intervenire. Prego, sottosegretario Rossi.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Intendevo solamente precisare che non esiste uno specifico capitolo di spesa per Eurogendfor e, quindi, è impossibile dare corso all'ordine del giorno.

Pag. 13

  PRESIDENTE. Onorevole Basilio ?

  TATIANA BASILIO. Io volevo dire, invece, un'altra cosa. C’è un ufficio, si chiama affari speciali, e Eurogendfor viene proprio trattato in questo ufficio e, quindi, chiederei, se a questo punto, non fosse possibile inserire in questo ufficio affari speciali un capitolo.
  Eurogendfor, lo ripeto, viene trattato in questo ufficio affari speciali, quindi penso che, in questo ufficio, vi siano delle voci di capitolo per queste forze particolari. Pertanto, magari potrebbe essere inserito lì, oppure è già inserito lì e io chiedo che sia esplicitato almeno in quel contesto.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, chiedo di intervenire perché altrimenti rischiamo di non capirci, forse possiamo anche riformulare l'ordine del giorno. Però non esiste un capitolo di spesa per nessun ente, nemmeno attraverso gli uffici speciali. Quindi, se la richiesta è di capire quante risorse finanziarie in totale sono messe a disposizione per la partecipazione dell'Italia a Eurogendfor è un conto. Se, invece, si vuole cercare di capire qual è il capitolo di spesa o i capitoli di spesa questo è un altro conto. Ragion per cui, se la richiesta è di carattere generale, allora l'ordine del giorno può essere anche riformulato, se, invece, come era fino a due minuti fa, stavamo precisando, definendo e fissandoci sui capitoli di spesa, evidentemente l'ordine del giorno non può essere accettato.

  PRESIDENTE. Sottosegretario, la domanda è assolutamente lecita, però il Governo deve proporre una riformulazione.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. La riformulazione è nel senso di impegnare il Governo: «a indicare le risorse finanziarie messe a disposizione per la partecipazione dell'Italia a Eurogendfor».

  PRESIDENTE. Questa è la riformulazione, onorevole Basilio, lei l'accoglie ?

  TATIANA BASILIO. Sì, accetto.

  PRESIDENTE. Tutto è bene quel che finisce bene. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Rizzo n. 9/2598-A-R/32, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  GIANLUCA RIZZO. Signor Presidente, intanto io non mi aspettavo che vi fosse un parere contrario del Governo, dato che, comunque, anche in occasioni passate, il Governo ha evidenziato la necessità che ci fosse sempre un passaggio parlamentare. In ogni caso, come ha ben visto prima, visto che mi ha richiamato un paio di volte, dato che ero vicino ai banchi del Governo, Presidente, chiederei....

  PRESIDENTE. Onorevole Amendola, gentilmente....

  GIANLUCA RIZZO. ... che questo ordine del giorno venga accantonato in maniera tale da poter trovare una riformulazione, affinché si possa avere un parere favorevole.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. In linea con la formulazione già utilizzata per l'emendamento 2.600 delle Commissioni di ieri, la riformulazione è questa: «a non assumere ulteriori iniziative di invio in Iraq di armi e militari, oltre a quelli presenti nel decreto in esame, senza prima aver dato preventiva comunicazione alle Camere o alle Commissioni competenti, che adottano le conseguenti deliberazioni».

Pag. 14

  PRESIDENTE. Onorevole Rizzo, lei accoglie la riformulazione del Governo ?

  GIANLUCA RIZZO. Signor Presidente, accolgo la riformulazione.

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, lei non può chiedere la votazione perché la riformulazione è stata accolta dal proponente. Quindi, purtroppo è una facoltà che non è a sua disposizione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Frusone n. 9/2598-A-R/33, su cui vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Del Grosso n. 9/2598-A-R/34, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/2598-A-R/34, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baruffi, Grassi, Dall'Osso, Gnecchi, Furnari, Dambruoso, Gasparini, Carella ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  464   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  119    
    Hanno votato no  345.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Il deputato Distaso ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Di Battista 9/2598-A-R/35.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, prima non ho ascoltato la proposta, quindi chiedo gentilmente se il Governo la può ripetere.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Giro, credo che sia lei che ha fatto la riformulazione, prego.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sì, grazie Presidente. Avevo proposto di aggiungere, dopo «America» la parola «latina» e togliere «centrale», aggiungendo inoltre la Colombia, così come avevamo già discusso in Commissione.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Di Battista.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Accetto.

  PRESIDENTE. Bene, quindi non lo mettiamo in votazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ruocco 9/2598-A-R/36, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Passiamo all'ordine del giorno Grande 9/2598-A-R/37, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, avevo espresso parere contrario per un motivo tecnico. Se il primo capoverso dell'impegno viene riformuliamo in questo modo: «a riattivare il Tavolo per i Corpi Civili di Pace istituito nel 2007 e operativo sino al 2008» e terminiamo qui, perché non è presso di noi, questa parte va bene.
  Al secondo capoverso del dispositivo, dopo «comma 253», se si aggiunge: «tenendo conto del lavoro del Governo sulla riforma del servizio civile e di quanto previsto dalla legge del 28 agosto 2014, Pag. 15n. 125», cioè la nuova legge sulla cooperazione, allora il parere, con questa riformulazione, è favorevole.

  PRESIDENTE. Onorevole Grande ?

  MARTA GRANDE. Accettiamo la riformulazione.

  PRESIDENTE. Bene, quindi anche l'ordine del giorno Grande 9/2598-A-R/37 è accolto, così come riformulato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lorefice 9/2598-A-R/38, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 9/2598-A-R/38, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Prataviera, Di Lello, Damiano ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  466   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  119    
    Hanno votato no  347.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'ordine del giorno D'Uva n. 9/2598-AR/39.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno D'Uva n. 9/2598-AR/39, con il parere contrario del Governo.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, in merito all'oggetto di questo ordine del giorno...

  PRESIDENTE. Onorevole Tofalo, ha due minuti perché ha già parlato sull'altro ordine del giorno.

  ANGELO TOFALO. Sì, signor Presidente. In merito all'oggetto di questo ordine del giorno – per chi non l'ha letto parliamo dell'addestramento delle Forze armate e delle forze di polizia di Paesi in via di stabilizzazione da parte delle stesse nostre Forze armate e di polizia – data la costante disinformazione mediatica, se pensiamo a quanto abbiamo letto nella recente rassegna stampa dell'ultimo mese, soprattutto per la situazione delicata della minaccia asimmetrica che si è generata in questi ultimi anni, con esso si vuole impegnare il Governo alla tracciabilità dei militari addestrati. L'America lo fa, l'Italia non lo fa. Ci troviamo poi ad addestrare lì persone contro le quali ci troviamo in seguito a combattere. Quindi poiché ricordo che il sottosegretario in Commissione era favorevole, anzi ci propose di trasfondere l'emendamento in un ordine del giorno, con grande sorpresa oggi constato che ha espresso parere contrario. Chiedevo questa delucidazione dato che lo riformulò lo stesso sottosegretario e il contenuto dell'emendamento fu trasfuso in un ordine del giorno, cosa che noi accettammo, insieme al collega Pini che oggi purtroppo non c’è e, quindi, non capisco come mai oggi il parere sia contrario, dato che il testo è stato scritto dallo stesso sottosegretario Rossi.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, è stato approvato l'ordine del giorno Marcolin n. 9/2598-AR/18 che recita: «impegna il Governo a valutare la possibilità di assumere iniziative al fine della tracciabilità del personale straniero che entra in contatto con i nostri contingenti...».

  PRESIDENTE. Scusi, sottosegretario Rossi, la Presidenza non vuole minimamente incidere sulle vostre decisioni, ma se l'altro ordine del giorno è stato accolto, e lei ci spiega che è stato accolto e che è simile, si pone un interrogativo...

Pag. 16

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. È simile, però...

  PRESIDENTE. Magari può proporre una riformulazione anche di questo, dal momento che sono simili. Lo dico solo per un minimo di omogeneità di valutazione.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Dunque il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno D'Uva n. 9/2598-AR/39 purché sia riformulato aggiungendo: «a valutare l'opportunità di», come per l'ordine del giorno Marcolin n. 9/2598-AR/18.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Uva n. 9/2598-AR/39, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato. Ringrazio il sottosegretario e ringrazio anche l'onorevole Tofalo che ci ha aiutato a risolvere questo tremendo problema.
  Sulla base delle intese intercorse tra i gruppi, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale con ripresa televisiva diretta è previsto a partire dalle ore 12. Sospendo la seduta fino a tale ora.

  La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 12.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2598-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Avverto che, sulla base delle intese intercorse tra i gruppi, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale avrà luogo con ripresa televisiva diretta.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Formisano. Ne ha facoltà.

  ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo, al quale da subito annuncio che i deputati di Centro Democratico esprimeranno il voto favorevole su questo provvedimento. È un ulteriore voto favorevole su provvedimenti di rifinanziamento delle missioni all'estero che oggi viene dato nella consapevolezza che è l'ultima volta che questi tipi di provvedimenti vengono valutati e votati in questo modo.
  Per dirla con il relatore Marazziti, noi pensiamo che sia giunto il momento che l'Italia si doti di uno strumento legislativo generale stabile. Non è più pensabile che si possa andare avanti in questo modo, con provvedimenti di rifinanziamento ogni sei mesi; non è pensabile che, in una situazione internazionale in continua evoluzione, non vi sia uno strumento organico, una legge quadro organica che disciplini l'intervento nostro nelle missioni internazionali e gli interventi di cooperazione.
  Mi pare di aver capito che c’è sufficiente consapevolezza da parte di questo Parlamento che così si debba procedere. Mi auguro che il Governo favorisca questo ulteriore approfondimento delle nostre vicende internazionali non più attraverso un rapporto con il Parlamento legato all'approvazione di questo o quel decreto con cadenza semestrale, ma legato, invece, ad un coinvolgimento vero e pieno del Parlamento attraverso l'adozione, come dicevo prima, di una legge quadro organica.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANIELLO FORMISANO. Ce lo chiede un rapporto corretto fra Governo e Parlamento, ma, soprattutto, ce lo chiede la realtà internazionale, che sta evolvendo come sta evolvendo, e che in qualche modo non può escludere che ci sia la necessità di altri, ulteriori nostri interventi.
  È con questo spirito ed è con questi auspici che noi diamo il nostro voto favorevole, augurandoci che presto questo Parlamento venga investito degli elementi Pag. 17costitutivi di questa legge quadro organica che disciplini le missioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Borghese, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, nel corso della discussione sulle linee generali, noi socialisti abbiamo già dichiarato il voto favorevole a questo decreto-legge di proroga. La nostra partecipazione alle missioni fa parlare di modello italiano, modello che è apprezzato nel mondo per i rapporti che sappiamo costruire con le ONG, le autorità, le comunità locali e per gli interventi di tipo civile, che vanno oltre quello militare.
  Non entro nel merito delle missioni, in quanto vorrei dedicare il poco tempo a disposizione al tema delle donne nei conflitti, tema da tutti trascurato – non ne ha parlato nessuno – e per il quale è stato predisposto il piano «Donne, pace e sicurezza»; un piano che attua la risoluzione ONU n. 1325 e che è stato accolto nel decreto grazie alla nostra iniziativa.
  Secondo questo piano, è imperativo continuare a formare specialisti, ad impiegare gender advisor, a rafforzare l'area del capacity building e dell'educazione ai diritti umani. Certamente, la violenza su donne, bambini e bambine merita grande attenzione, ma altrettanta attenzione va al ruolo delle donne nella prevenzione e risoluzione dei conflitti.
  Le donne non possono essere solo beneficiarie delle politiche, ne devono essere le protagoniste, devono essere agenti del cambiamento. Le azioni previste dal Piano sono espresse in sette ambiti diversi, accenno solo alla maggiore presenza delle donne nelle Forze armate, sia in termini numerici sia nei processi decisionali legati alle missioni di pace, a azioni per proteggere i diritti umani di donne, bambine e bambini e di gruppi vulnerabili in fuga da zone di guerra, al rafforzamento e al sostegno del contributo della società civile. Sono anche queste le azioni che rendono speciale il modello italiano nelle missioni, azioni che vanno ulteriormente rafforzate. Infine, mi auguro che questa sia l'ultima proroga che votiamo; c’è bisogno di una nuova legge quadro, non possiamo tardare ulteriormente.
  Con questa raccomandazione finale, dichiaro il voto favorevole dei socialisti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mauro Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signora Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, condividiamo i profili normativi che il decreto-legge disciplina in ordine alle missioni internazionali nelle quali il nostro Paese è impegnato e riteniamo adeguate le disposizioni relative agli aspetti giuridici ed economici della nostra partecipazione. Riteniamo fondamentale la prosecuzione degli interventi di cooperazione allo sviluppo e di sostegno ai processi di ricostruzione, partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione che è parte essenziale della politica estera e di difesa del nostro Paese, nel pieno rispetto dei principi costituzionali.
  In merito alla presenza dei contingenti italiani nelle aree di crisi, ribadiamo quanto già abbiamo sostenuto per i precedenti decreti-legge di finanziamento e cioè che occorra operare in modo da individuare indirizzi strategici fondati sugli scenari di crisi di impiego delle missioni internazionali. In Parlamento, d'intesa con il Governo, è stato avviato il confronto in merito ad una legge quadro sulle missioni internazionali ai fini di una normativa di riferimento.
  In Europa la nomina del Ministro degli esteri Mogherini ad Alto rappresentante per gli affari esteri può delineare nuove Pag. 18prospettive per la politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea. È indispensabile giungere ad un sempre maggiore intervento integrato europeo nel cui ambito sarà necessario definire gli indirizzi strategici e le linee di sviluppo della capacità della difesa del nostro Paese. Le linee di azione della UE e del Governo italiano devono contemperare la presenza militare negli scenari di crisi, programmi umanitari e di cooperazione e azione politica. È evidente, infatti, come la comunità internazionale sia soggetta a fattori di crisi dovuti al carattere sempre più complesso assunto dai conflitti in atto, in primo luogo quando essi sono determinati da atti e soggetti terroristici.
  Riconosciamo al Governo, in primo luogo al Ministro della difesa Pinotti, di avere correttamente ritenuto il confronto col Parlamento, anche per le modifiche intervenute su questo provvedimento, una condizione obbligata.
  Per questa ragione i deputati del PATT e della Südtiroler Volkspartei voteranno a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Claudio Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signora Presidente, signori del Governo, questo decreto-legge nelle indicazioni, nelle missioni e negli impegni di spesa ripropone il testo che abbiamo discusso e votato qualche mese fa, per cui, per simmetria, potremmo limitarci a riproporre le stesse osservazioni, gli stessi dubbi, le stesse preoccupazioni che molti di noi hanno voluto sottolineare sei mesi fa. Uno per tutti è che si tratta di un decreto omnibus cioè di un modo per accorpare insieme in un unico voto, in un unico giudizio missioni che meritano analisi diversificate e anche, forse, dei giudizi diversi. Naturalmente sottolineiamo ancora una volta l'urgenza di una legge quadro che sappia finalmente affrontare in modo più organico, in modo più politico il tema delle missioni internazionali, ma liquidare questo voto come un passaggio di routine, oggi, pensiamo che sarebbe una mancanza di responsabilità politica. Infatti che ci piaccia o meno molto è cambiato in questi sei mesi, è cambiato il quadro politico, l'irruzione sulla scena dell'Islamic State non è soltanto un dettaglio e non è soltanto una cronaca di terrorismo. Siamo di fronte ad una minaccia strutturata che punta alla colonizzazione violenta del mondo arabo. Assumiamo questa minaccia, discutendone nella comunità internazionale, provando a fare la nostra parte e poi decidiamo di voltarci dall'altra parte quando si tratta di decidere se parteciperemo a processi di peacekeeping, non ci sembra una buona soluzione.
  Non ci sembra una buona soluzione votare ad esempio con un voto negativo complessivo a questo decreto-legge, anche contro l'impegno italiano in Libano. Vorrei ricordare che l'impegno di UNIFIL in Libano ha avuto una funzione politica stabilizzatrice fondamentale: se siamo riusciti ad evitare che anche il Libano implodesse e si balcanizzasse lo dobbiamo anche alla capacità di mediazione politica che il nostro contingente ha saputo fare tra il Governo libanese e gli Hezbollah.
  Abbiamo salutato in questi mesi, in questi anni con grande passione, con grande solidarietà la nascita, l'evoluzione e l'esplosione delle primavere arabe in molti Paesi: appena alcune di queste primavere mutano nell'inverno del nostro scontento, come sta accadendo in Libia, riteniamo di poter uscire da questi processi storici voltando le spalle a ciò che sta accadendo ? Abbiamo deciso un mese fa di mandare armi e aiuti umanitari ai Peshmerga, e qualcuno ha giustamente ricordato che la pace non si costruisce sulla punta delle baionette; ma il problema è che non stiamo provando a costruire la pace nel nord dell'Iraq: stiamo provando a ricostruire, a consegnare a quelle popolazioni il diritto alla sopravvivenza di fronte ad un'organizzazione militare che ha anche deciso stupri di massa nei confronti di tutte le ragazze che non appartengono alla cultura religiosa sunnita. Tutto questo va oltre il concetto della pace ! Si pone in termini di emergenza con ciò che sta accadendo in questo momento nel mondo.Pag. 19
  Il modello italiano, il modello che noi abbiamo sostenuto in questi anni con grande determinazione e con grande convinzione, che è un modello che pensa ad una soluzione pacifica dei conflitti, all'impegno umanitario, alla capacità di creare condizioni di dialogo che sappiano prendere il posto delle armi: come faremmo, con quale legittimità continueremmo a proporre il modello italiano, se decidessimo oggi di firmare col nostro voto il disimpegno italiano da tutti i processi di peace keeping ? Per questo credo che la discussione, e anche il voto, abbiano bisogno in questo momento di un approccio un po’ più complesso. Non è un approccio complesso quello che è stato proposto nella discussione di ieri da alcuni colleghi, che hanno detto: Mogherini, un contentino che è stato dato all'Italia dandole l'incarico di responsabile della politica estera dell'Europa. Si può essere all'opposizione, si può essere nella maggioranza, ma in quest'Aula non si può stare su Marte. Occuparsi della politica estera in Europa in questa fase, in questo tempo, in questo momento, soprattutto con la debolezza che fino adesso ha avuto la politica estera europea, è un atto di grande responsabilità e di grande impegno, naturalmente del quale dovremo saper essere all'altezza.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CLAUDIO FAVA. Questa è la ragione, Presidente e signori del Governo, per cui, per le perplessità e le preoccupazioni che ho esposto all'inizio, ma anche per il senso di responsabilità che ho appena proposto al Governo, noi non voteremo contro: votare contro in questa fase sarebbe soltanto uno svolazzo di firma. Io credo che l'astensione in questo momento per noi sia il voto più responsabile, e sia un atto di responsabilità al quale l'intero Parlamento è chiamato rispetto a ciò che sta accadendo in questo momento fuori da qui (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Libertà e diritti – Socialisti Europei (LED)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

  GIORGIA MELONI. Signor Presidente, il gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale voterà contro questa legge di conversione del decreto-legge di proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia.
  È noto ovviamente a tutti come il nostro movimento politico, e ancora prima della sua nascita coloro che lo hanno fondato, abbiano sempre sostenuto responsabilmente la necessità che l'Italia partecipasse alle missioni internazionali: lo abbiamo fatto anche quando diversi esponenti di quella che oggi è la maggioranza di Governo agitavano la pubblica opinione e organizzavano manifestazioni contro la presenza dell'Italia nelle missioni di pace. Noi invece abbiamo sempre considerato doveroso che l'Italia facesse la sua parte verso la comunità internazionale, innanzitutto perché siamo una delle principali potenze economiche mondiali, e come diceva qualcuno, a un grande potere corrispondono grandi responsabilità. In secondo luogo perché potessimo così sedere a testa alta in tutte le organizzazioni internazionali delle quali facciamo parte; e in terzo luogo per stringere il rapporto con i nostri alleati e poter semmai vantare un credito quando l'Italia dovesse trovarsi in difficoltà e dovesse avere bisogno del sostegno internazionale.
  Per tutte queste ragioni noi abbiamo sempre partecipato alle missioni internazionali, e l'Italia ha pagato un tributo altissimo – lo sappiamo bene, colleghi – in termini di vite umane, in termini di risorse distolte al benessere dei nostri cittadini.
  Noi siamo stati in prima fila in tutte le missioni che sono state portate avanti dalla NATO, siamo stati in giro per il mondo a sostegno delle missioni che venivano proposte dall'Unione europea, siamo stati forse i più solerti nel fornire uomini e mezzi alle missioni di pace che nascevano sotto l'egida delle Nazioni Unite. Non l'abbiamo fatto sempre per difendere i nostri interessi, diciamoci la Pag. 20verità, anzi, in alcuni casi noi difendevamo interessi che andavano addirittura contro il nostro particolare, però proprio per questo forse oggi noi non possiamo far finta di non vedere che lo scenario è mutato, è mutato dal febbraio 2012, è mutato cioè da quando ci sono due soldati italiani che vengono detenuti da uno Stato straniero in piena violazione del diritto internazionale senza che vi sia alcuna giustificazione giuridica. Vale la pena ripeterlo molto velocemente, fino alla noia, perché l'Italia parla sempre di altro ma in questo caso il diritto internazionale in realtà non si è mai prestato ad alcun genere di possibilità interpretativa.
  Primo, i fatti che vengono contestati a Latorre e Girone sono accaduti in acque internazionali, su una nave battente bandiera italiana, quindi devono essere giudicati in territorio italiano. Banale. Secondo, per i due marò vige l'immunità funzionale, perché hanno agito in qualità di organi dello Stato e quindi in regime di immunità giurisdizionale di fronte alle autorità di Stati terzi. Questo lo sa bene l'India, lo sa bene la NATO, lo sa bene l'Unione europea. Ministro Pinotti, lo sappiamo in realtà bene anche noi. Quindi, questa storia in realtà non avrebbe proprio dovuto neanche cominciare, l'Italia avrebbe dovuto far valere in capo a 24 ore il suo peso internazionale – quello di cui parlavamo prima – e chiedere all'India, imporre all'India il rispetto delle norme internazionali. L'Italia avrebbe dovuto chiamare in causa le organizzazioni internazionali delle quali fa parte e alle quali, come abbiamo ricordato, offre uomini e mezzi, perché queste organizzazioni internazionali possano fare bene il loro lavoro, ma noi non abbiamo fatto niente di tutto questo. Noi abbiamo avuto tre Governi, da questo punto di vista e da molti altri i peggiori della storia repubblicana, che invece ci hanno trascinato, impantanando questa questione, per anni: Monti, Letta, Renzi. Tutti e tre, che si credono molto furbi, ci hanno detto sempre: non alzate in toni contro l'India, perché si potrebbero risentire. Ottima strategia, signori. Tutti e tre ci hanno detto che avrebbero affrontato e risolto la questione utilizzando la loro rete di rapporti, la loro rete di conoscenze. Abbiamo visto cosa intendevano, prima hanno risarcito i familiari dei pescatori indiani sperando che la questione si potesse risolvere così, poi hanno distribuito circa 5 milioni di euro agli avvocati indiani per farsi trascinare e per farci trascinare fino a dove siamo. Insomma, questi tre fenomeni credevano che la questione si potesse risolvere con l'India banalmente distribuendo a destra e a manca soldi, marchette e mazzette e purtroppo le cose non erano queste, ed è anche il motivo, Presidente, per il quale noi abbiamo proposto una Commissione parlamentare di inchiesta sulla vicenda di Latorre e Girone, anche perché vorremmo capirci qualcosa di più su quanti soldi sono stati spesi finora, a chi sono stati dati e in ragione di cosa, e speriamo di non dover scoprire alla fine di tutta questa vicenda che qualcuno ci ha anche guadagnato. In tutto questo si scopre, grazie alla denuncia di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, che il Governo non ha ancora avviato alcuna procedura di internazionalizzazione della crisi, differentemente da quanto aveva dichiarato di aver fatto già mesi fa. Adesso ha detto il Ministro Mogherini che loro sono pronti, bontà loro, si vede che hanno finito di preparare le slide per le conferenze stampa del Presidente del Consiglio e possono cominciare ad occuparsi dei problemi dell'Italia. Però, Presidente, dicevamo che con la detenzione illegale da parte di uno Stato straniero di Latorre e Girone cambiano i presupposti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali. Evidentemente però il Governo non se ne è accorto, motivo per cui speravamo che il Parlamento regalasse all'Italia uno scatto di dignità, sostituendosi all'inerzia di questo Esecutivo e magari votando a favore degli emendamenti proposti da Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale. Purtroppo non è stato, certo è stato dato un piccolo segnale con l'emendamento congiunto che, lo voglio ricordare, riprende diversi ordini del giorno del nostro movimento con i quali si condiziona la futura partecipazione Pag. 21alle missioni anti-pirateria alla sorte dei nostri due fucilieri di marina, però consentitemi, colleghi, è un segnale insufficiente.
  Noi abbiamo bisogno di azioni molto più forti, e le nostre proposte emendative andavano esattamente in questo senso: chiedevamo l'immediata sospensione della partecipazione italiana dalle missioni antipirateria, non da valutare tra tre mesi, e il progressivo ritiro di tutti i nostri contingenti militari fino a quando Latorre e Girone non fossero definitivamente rientrati in Italia.
  Vedete, se la comunità internazionale non ritiene di dovere intervenire a difesa dei nostri soldati quando i nostri soldati sono in difficoltà, non si capisce perché l'Italia dovrebbe sentirsi in dovere di intervenire negli scenari internazionali anche laddove non è interessata direttamente: penso all'Afghanistan, penso alla Somalia, penso alla Georgia, al Mali, al Libano. Noi potremmo prendere le risorse che investiamo, oltre un miliardo di euro l'anno per le missioni internazionali, e utilizzarle per scenari internazionali che sono di maggiore interesse per noi; potremmo utilizzare quell'oltre un miliardo di euro l'anno, per esempio, per pattugliare le nostre coste, per difendere i nostri confini nazionali e per frenare l'invasione migratoria che stiamo subendo, visto che per esempio l'Europa ci ha ribadito che la questione dell'immigrazione e dei rifugiati è questione che l'Italia deve affrontare in piena solitudine.
  Potremmo utilizzare quelle risorse per sbloccare le retribuzioni del comparto difesa, sicurezza e soccorso – abbiamo incontrato ieri i sindacati e le rappresentanze, mortificati da oltre quattro anni di blocco – perché è curioso che l'Italia sia l'unica nazione al mondo che è capace di investire sulla sua insicurezza, vedasi Mare nostrum e non è capace di investire sulla sua sicurezza e mortifica gli uomini in divisa e mortifica chi cerca di aiutare questa nazione e di rappresentarla nel mondo.
  Forse è il caso che l'Italia cominci finalmente a difendere i propri interessi, Presidente, un po’ come fanno tutti gli altri, a partire dalle sanzioni alla Russia, che vanno palesemente in contrasto – ce lo vogliamo dire – con il nostro interesse nazionale. Insomma, noi abbiamo presentato a tal riguardo una mozione per chiedere che il Governo revochi il sostegno italiano a queste sanzioni perché, a maggior ragione se non abbiamo vincoli di alleanza, allora queste sanzioni per noi non sono utili, non sono necessarie e non le vogliamo e forse dovremmo invece essere noi a pretendere dall'Unione europea delle sanzioni efficaci nei confronti dell'India, ma non lo faremo, come non abbiamo fatto tutto il resto.
  Non smettiamo di sperare, Presidente, che l'Italia alzi la testa, che smetta di farsi umiliare da chiunque. Che cos'altro deve accadere perché noi riusciamo a reagire come farebbe qualunque altra nazione, qualunque nazione degna ? Ho concluso Presidente.
  Noi facciamo finta di non vedere che questa incapacità del Governo italiano di difendere due suoi soldati non solo ci trasforma agli occhi del mondo in una nazione di eunuchi, non solo regala una straordinaria fotografia di quell'Italia spaghetti e mandolino che ai nostri competitori internazionali piace tanto raccontare, ma espone qualunque uomo e qualunque donna decida di indossare una divisa per rappresentare e difendere questa nazione nel mondo a un rischio altissimo, colleghi, perché, quando il bersaglio non è difeso, il bersaglio è facile da colpire; mi pare abbastanza elementare.
  Allora, noi ci vergogniamo di una nazione così, Presidente – e concludo – e chiediamo ancora uno scatto d'orgoglio da parte dell'Italia, da parte di questo Parlamento, magari votando contro questo decreto di rifinanziamento delle missioni, da parte dei suoi massimi rappresentanti, penso al Presidente della Repubblica, che è anche capo delle Forze armate e penso al Presidente del Consiglio: decidano loro cosa fare per dire che l'Italia non abbandona i suoi soldati; decidano uno strumento e lo portino avanti. Potrebbero, per esempio, una volta tanto, scomodarsi, andare Pag. 22in India e proporsi in cambio dei nostri marò. Penso che l'Italia ne guadagnerebbe (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Presidente, colleghi, siamo in un momento di forte crisi internazionale, a cent'anni dallo scoppio della prima guerra mondiale e non si può non vedere come la conversione di questo decreto confermi l'importanza della partecipazione italiana alle missioni internazionali per il conseguimento di obiettivi di sicurezza e di consolidamento della pace.
  Siamo appunto in una situazione di conflitti in varie parti del mondo, che rischiano di destabilizzare aree che sono ormai interconnesse perché la crisi di un Paese genera quella di un vicino, alleato o nemico che sia.
  La globalizzazione ci obbliga a scegliere tra una sorta di terza guerra mondiale o forse a cogliere l'opportunità di una pace mondiale.
  In Medio Oriente assistiamo a una revisione dei confini tracciati da un secolo. Riemergono guerre moderne per i mezzi di propaganda e arcaiche e alcuni non esitano a rileggere, in questo complesso scenario, la conferma della teoria dello scontro di civiltà che tanti danni ha causato ai rapporti tra i Paesi occidentali e quelli arabi.
  L'Italia – e il provvedimento per questo è così rilevante e noi annunciamo il nostro voto favorevole – è presente con i suoi contingenti militari, con le sue Forze di polizia, con il personale qualificato. La situazione attuale, ad esempio sullo scenario mediorientale, richiede un di più di impegno a tutela delle minoranze religiose e dei cristiani, in particolare oggetto, come sappiamo, di una vera e propria azione di pulizia etnica. Ne deriva un imperativo morale a proteggere i più deboli, anche fuori dal territorio nazionale.
  Si è parlato di un modello italiano nelle missioni internazionali. Ne sono prova, ad esempio, le missioni in Libano, dove l'azione di UNIFIL ha avuto una guida soprattutto italiana e in altri Paesi, dove l'attenzione è stata rivolta al tessuto e alla coesione sociale, con approcci che rifiutano il neocolonialismo e che si caratterizzano per il coinvolgimento delle organizzazioni non governative. Questo modello, però, come è stato già detto da tutti, attende di essere articolato e costruito con l'approvazione di una legge quadro, uno strumento legislativo generale, capace di disciplinare la questione dell'impegno dell'Italia derivante dall'appartenenza all'Unione europea e alle altre organizzazioni internazionali.
  Gli impegni assunti sul piano internazionale qualificano il ruolo del nostro Paese e questo provvedimento prevede non solo, come di consueto, il riferimento alle missioni in corso in Europa, in Asia, in Africa, ma anche azioni di cooperazione allo sviluppo, volte alla tutela dei diritti, alla promozione dei diritti dei minori, alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne e – è un elemento nuovo – anche alla loro occupazione, specie in Israele e Palestina, alla tutela degli anziani, anche questo oggetto di emendamento, azioni ormai da inquadrare nella nuova legge sulla cooperazione allo sviluppo del 2014.
  Inutile richiamare qui le principali missioni e azioni di cooperazione in cui siamo impegnati: l'Afghanistan, dove sosteniamo il Governo legittimo, la Libia, un Paese che sta deflagrando, terreno di scontri tribali dove rischia di interrompersi la transizione democratica. In Iraq ricordo alcuni interventi in corso già programmati, anche attraverso lo strumento del credito di aiuto e l'aiuto ai rifugiati e agli sfollati interni. Vorrei sottolineare che origine della crisi attuale dell'Iraq è la guerra di Siria, colpevolmente fatta crescere, terreno di scontri tra fazioni. Siamo ormai tutti stretti a tenaglia tra il sedicente Stato islamico e il regime autoritario di Assad. Insieme al Libano è un Paese dove è necessario il nostro intervento umanitario e, come tutti, tremiamo per la sorte di tante minoranze cristiane. Ricordo che c’è Pag. 23ancora una città simbolo della convivenza multietnica e multireligiosa, Aleppo, che forse siamo ancora in tempo a salvare.
  Poi c’è l'Africa subsahariana, dove abbiamo ampliato la cooperazione internazionale, e il Mozambico, così importante per la cooperazione italiana, su cui abbiamo, appunto, promosso un emendamento, e una serie di attività per la stabilizzazione della Somalia. Ancora l'Albania, altri Stati, un percorso di integrazione. L'Albania, lo sappiamo, ha ormai uno statuto per l'entrata nell'Unione europea, mentre il percorso del Kosovo è ancora bloccato per mancanza di unanimità degli Stati comunitari.
  Mi preme, infine, sottolineare lo stanziamento di quasi tre milioni per il finanziamento delle iniziative nel campo della gestione civile delle crisi internazionali in ambito europeo, che assume un'importanza particolare all'indomani della designazione di Federica Mogherini ad Alto rappresentante dell'Unione per la politica estera e di sicurezza comune.
  Infine, alcuni emendamenti sull'intervento italiano alle azioni di contrasto alla pirateria internazionale, per il trasporto in sicurezza delle armi chimiche siriane – è un intervento specifico di disarmo – e, infine, io vorrei ricordare gli emendamenti sui progetti di carattere sanitario, con particolare riguardo agli interventi di contrasto all'epidemia di ebola nei Paesi colpiti dal virus, che ha provocato quasi 3 mila vittime ma se ne prevedono decine di migliaia.
  Concludo dicendo che c’è poi la parte sugli italiani residenti all'estero, che riveste rilievo perché ha delle disposizioni finalizzate a consentire il rinnovo mediante le elezioni dei cosiddetti Comites.
  È stato un rinnovo più volte differito, che certo andrà ulteriormente perfezionato, perché la rappresentanza degli italiani all'estero è uno strumento di democrazia partecipativa imprescindibile e di supporto alle altre forme organizzate di servizi o di attività consolari. Qui però il nostro gruppo ha espresso alcune perplessità che non sono state accolte dal Governo. Pur richiamando l'attenzione sul risparmio che verrà generato dall'invio selettivo dei plichi elettorali a quanti hanno espresso preventivamente la volontà di votare, segnalo che c’è il rischio che non si riesca ad andare al rinnovo dei Comites nella prima metà di dicembre e permetterne una piena operatività nel nuovo anno.
  Presidente, colleghi, noi diamo appunto parere favorevole a questo provvedimento, che tra l'altro è stato discusso ed è stata trovata una convergenza tra i vari gruppi. Sono stati approvati numerosi specifici emendamenti, ma io vorrei chiedere con forza che l'Italia, in quanto tale, promuova anche in sede internazionale una approfondita revisione complessiva dei principi e delle strategie che guidano e che devono regolare le missioni e soprattutto la cosiddetta ingerenza umanitaria (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo nuovamente riuniti qui oggi per provvedere alla conversione in legge dell'ennesimo decreto con il quale il Governo ha prorogato di alcuni mesi – questa volta sino al 2014 – il vasto complesso delle missioni militari in corso all'estero e gli interventi della cooperazione allo sviluppo che le accompagnano. Ci sono importanti elementi positivi di novità questa volta: sta diminuendo, ad esempio, il numero dei militari complessivamente impiegati nei teatri ad alto rischio più o meno lontani. Registriamo in particolare una diminuzione di 750 effettivi nella consistenza del contingente schierato in Afghanistan, che è comunque un passo nella giusta direzione del ritiro, ormai condivisa anche dall'America di Obama. E ci sembra che almeno in questo ramo del Parlamento abbiano trovato ascolto, tramite il nostro gruppo, alcuni pressanti inviti della società civile, come quello relativo all'opportunità di assicurare ancora la scorta navale al traffico mercantile che attraversa acque infestate Pag. 24dalla pirateria, se non troverà rapidamente soluzione il contenzioso concernente i nostri marò. La vicenda che li riguarda non è in effetti ancora conclusa come tutti qui vorremmo che fosse e forse non è buona idea che si sia pensato, mentre negoziamo il loro ritorno, di regalare dei blindati M113 agli arcirivali pakistani dell'India.
  Grazie ad una certa disponibilità e confronto il testo è comunque migliorato, e siamo disposti a riconoscerlo. Tuttavia, è l'impianto di tutta questa costruzione che secondo noi continua a non andar bene, perché persistono i vizi di sempre, il primo e il più grande dei quali è l'incredibile frammentazione degli interventi. Abbiamo truppe ed aerei in Europa, Africa ed Asia, come enfatizza la stessa struttura del decreto che stiamo convertendo, e navi che incrociano nell'Oceano indiano. In molti teatri di crisi manteniamo drappelli di uomini che implicano un costo e non portano al Paese alcun dividendo politico, mentre in scacchieri che sono per noi cruciali, come quelli da cui dipendiamo per il controllo di flussi migratori e le forniture energetiche, siamo presenti poco incisivamente. Così abbiamo soldati e responsabilità in un Libano che è sempre più simile ad una polveriera e dove mai conteremo davvero qualcosa, mentre abbiamo poche decine di effettivi in Libia, malgrado si stiano moltiplicando le prove che quel Paese continua ad alimentare gli appetiti di Stati i cui interessi sono in contrasto con i nostri. Si parla molto proprio in questi giorni di una possibile iniziativa militare franco-algerina su Tripoli. Continua a prevalere in sintesi un'idea deleteria della forza, in base alla quale si pensa che lo status del nostro Paese, che affoga nei debiti e nella spirale della recessione, dipenda dal numero di teatri e Stati infelici in cui sventola la nostra bandiera.
  Stiamo, persino, contribuendo all'addestramento dei soldati somali e di quelli palestinesi. È una concezione distorta ed ingannevole, che tradisce i veri interessi della nostra gente che vuole poche cose, ma molto concrete, come essere tutelata dall'arrivo improvviso di masse di profughi e d'immigrati clandestini, che non si sa come gestire, ed essere certa che gas e petrolio scalderanno i nostri inverni. Noi non pensiamo che il modello di presenza internazionale confermato da questo provvedimento sia consono ad un Paese di media struttura come il nostro, riteniamo, anzi, che ne mortifichi le autentiche necessità. Non possiamo competere con le maggiori potenze del pianeta e neanche con le più grandi d'Europa, scimmiottarne le scelte ha, pertanto, poco senso, ma possiamo utilizzare con intelligenza le risorse di cui disponiamo per cercare di fare la differenza in pochi, selezionati contesti.
  Nello scenario che si sta delineando davanti a noi crediamo che il nostro Paese abbia bisogno di concentrarsi soprattutto sulla propria sicurezza. Per questo abbiamo chiesto con i nostri emendamenti di accelerare il ritiro dall'Afghanistan e disporre quello dal Libano, per liberare forze da utilizzare con maggiore costrutto in Libia e Niger che sono rilevanti ai fini del controllo dei flussi migratori e della garanzia dell'afflusso di gas e petrolio. È per questo motivo che abbiamo chiesto che il Governo smussi il carattere fortemente antirusso in alcune sue scelte recenti che hanno sì portato a Federica Mogherini i consensi che le erano necessari per subentrare a Lady Ashton nella direzione dell'evanescente politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, ma hanno anche determinato l'inclusione del nostro Paese nella lista di quelli che la Federazione russa ha sottoposto a sanzioni, con grave danno per gli esportatori dei nostri comparti agroalimentari e tessili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) per ora, perché Mosca potrebbe presto allargare il novero delle merci europee ed italiane embargate. Siamo contenti di aver appreso dal Ministro Pinotti che vi sono finalmente segni di rinsavimento, non stiamo, infatti, partecipando alle esercitazioni promosse dai nostri alleati sul suolo ucraino, al contrario di quanto la stampa aveva sostenuto, e ci è stato detto che il nostro Paese è contrario a che la NATO diventi troppo visibile Pag. 25a Kiev. Ci pare saggio e dopo tutto non è mai troppo tardi per correggere gli errori, speriamo soltanto che il ripensamento trovi ulteriori conferme. Quanto affermiamo non è secondo noi un tradimento dell'Occidente, riteniamo, infatti, possibile dimostrare la nostra solidarietà occidentale in altro e più efficace modo, ad esempio, con scelte meno ipocrite di quelle fatte sugli aiuti offerti nella lotta al sedicente califfato islamico sorto a cavallo tra Iraq e Siria. Il Governo ha deciso di inviare un certo quantitativo di vecchie armi, roba sequestrata vent'anni fa, di cui i curdi non hanno alcun particolare bisogno, ma che forse taciteranno alcune coscienze. Noi avremmo, invece, preferito aiutare gli Stati Uniti dirottando sull'Iraq i quattro AMX della nostra Aeronautica appena rientrati dall'Afghanistan, alternativa di più elevato profilo, pratica e certamente più apprezzabile, anche in una prospettiva di alleanza. Ma manchiamo di coraggio, preferendo accettare compromessi pericolosi su interessi essenziali, solo perché è scomodo spiegare alla gente cosa convenga davvero fare.
  C’è, infine, un'ultima riflessione che come Lega Nord intendiamo proporvi: a dimostrare la necessità di una revisione dei criteri ai quali improntiamo le nostre decisioni di intervento militare all'estero concorre anche l'estrema difficoltà incontrata nel finanziarle. I nostri ragazzi sono rimasti quasi un mese all'estero senza copertura giuridica, perché non si riusciva a reperire i fondi necessari a pagarli (rispondendo ad un nostro question time il Ministro Pinotti l'ha riconosciuto con molta onestà), e alla fine li si è trovati attingendo agli interessi maturati sugli strumenti utilizzati per il risanamento del Monte dei Paschi di Siena. Inoltre, si è costretta la Difesa a ricorrere alle risorse del proprio bilancio ordinario. Non è la prima volta che queste difficoltà si presentano, ma è quella in cui si sono presentate con maggiore drammaticità.
  Di qui, onorevoli colleghi, signor Presidente e signori rappresentati del Governo, il nostro invito ad apprezzare più realisticamente i vincoli che limitano le vostre ambizioni. Le missioni andranno tagliate ed in alcuni casi cancellate per focalizzare l'attenzione del Paese ed investire sui teatri dove davvero c’è per noi un interesse tangibile da tutelare. Così oggi purtroppo non è.
  È soprattutto per questo motivo, oltre che per tutte le cose dette in precedenza, che il gruppo della Lega Nord e Autonomie voterà contro questa conversione in legge del «decreto missioni». Ma c’è una missione che avremmo voluto valutare veramente con attenzione e con favore e sarebbe il finanziamento del referendum per il popolo veneto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – il deputato Marcolin espone una bandiera che riproduce il vessillo della Serenissima Repubblica di Venezia).

  PRESIDENTE. Togliete questa bandiera. Intervengano i commessi (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Michele Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretari, onorevole Ministra Pinotti, Sinistra Ecologia Libertà non voterà il rifinanziamento delle missioni internazionali del nostro Paese. Non lo voterà perché anche questa volta, come una rappresentazione scenica un po’ stanca e un po’ triste, c’è stata preclusa una valutazione differenziata, missione per missione, scenario per scenario della nostra presenza all'estero. E dunque nemmeno stavolta si potrà dare un giudizio diversificato sulle singole missioni e pure siamo fra quelli che hanno ben presente come ognuno dotato di media intelligenza la differenza che intercorre tra la missione in Afghanistan e la missione in Libano, giusto per fare un esempio tra quelli più evidenti e più citati oggi.
  E per dire che la nostra posizione non può essere declassata a mera disquisizione di carattere filosofico o a irresponsabilità, ma andrebbe semmai considerata nella sua interezza come un ragionamento compiuto Pag. 26e complesso che rivendica di fronte ai cambiamenti in corso in un mondo sempre più spappolato dai conflitti e dalle instabilità un cambiamento radicale del nostro atteggiamento e una nuova modalità di discussione più approfondita, adeguata al mutare del contesto internazionale, capace di riconnettere gli orientamenti generali agli obiettivi che perseguiamo e conseguentemente alle missioni che finanziamo.
  Abbiamo di fronte agli occhi ciò che succede in Ucraina, la violenza fanatica e sanguinaria dell'ISIS, il massacro di Gaza, il conflitto in Siria, le persistenti tensioni nei Balcani e domani in Scozia si celebrerà un referendum storico che potrebbe ulteriormente trasformare la geografia politica del vecchio continente e produrre un effetto a cascata ad esempio in Irlanda, in Catalogna, nei Paesi Baschi e anche qui da noi. E non si tratta di disporsi, come fanno in queste ore i nostri media – quelli più riconosciuti e quelli più diffusi – tra tifoserie in curva nord e in curva sud, si tratta di comprendere quei processi e di recuperare una capacità nuova, moderna e innovativa di governarli.
  Il mondo cambia ed è già profondamente cambiato e noi non riusciamo a produrre niente di meglio che la riproposizione semestrale delle medesime scelte politiche e delle medesime missioni internazionali. Così come sempre ed ancora una volta questo decreto che oggi convertiremo in legge considera la cooperazione allo sviluppo e il sostegno civile ai processi di pace come un fatto marginale relegato nei titoli di coda di un decreto e consegnato agli avanzi di bilancio di fronte alla mole impressionante di risorse che destiniamo alle missioni militari, ai sistemi d'arma, allo sviluppo di nuove tecnologie belliche. Eppure diversi di noi, anche in questa Aula hanno avuto l'opportunità di verificare sul campo in Palestina l'importanza di una politica diversa che implementa e sostiene la società civile, che cura e protegge i singoli e le organizzazioni che operano sul territorio per far vivere alle persone e alle comunità una vita più degna e più giusta. Ed abbiamo riscontrato che questa è anche la strada migliore per sconfiggere il fanatismo guerrafondaio, per rompere la spirale perversa che lega guerra, violenza ed ingiustizia sociale, per marginalizzare ed in prospettiva rendere inoffensiva la minaccia del terrorismo, per dare sicurezza agli Stati e ai popoli. Il mondo è grande, terribile e complesso – diceva Antonio Gramsci – il mondo non è quello che vorremmo, è la parafrasi un po’ noiosa e banale, a dir la verità, del Governo. Vi do un'informazione: ne siamo assolutamente consapevoli ed è precisamente per ciò che chiediamo una svolta politica su questo terreno.
  Infatti, se riteniamo di dover avere una funzione attiva nel mondo non possiamo ritenere che la strada giusta per praticarla sia quella di reiterare, ogni semestre, i medesimi errori.
  L'idea di Gramsci era un po’ quella che oggi si definirebbe teoria delle catastrofi minime: un battito d'ali in Amazzonia può determinare un terremoto dall'altra parte del pianeta. E guardate un po’ oggi in che condizioni è l'Iraq e chiedetevi, colleghi, se le scelte fatte in questi anni hanno prodotto uno scenario positivo, un avanzamento democratico, una condizione di benessere maggiore per le popolazioni irachene e per quelle di questa parte del mondo.
  Ricordo solamente alcuni dei titoli principali per chiedere a tutti finalmente un giudizio, un bilancio ragionato su questo ventennio. Le migliaia di morti, le decine di migliaia di feriti e mutilati denunciano il fallimento storico della linea militare muscolare impressa dopo il crollo del muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda, dell'idea che destabilizzando il quadro avremmo esportato la nostra democrazia.
  La Ministra Pinotti, oggi qui presente, in audizione di fronte alle Commissioni affari esteri e difesa della Camera ha enumerato i risultati della ultradecennale presenza italiana in Afghanistan, declinandola nell'elenco delle strutture civili costruite dai nostri militari sul terreno e noi questo, ovviamente, lo apprezziamo. Ma ciò che non è entrato in questo bilancio è Pag. 27il prezzo pesantissimo che stiamo pagando in termini di vite umane, noi e i nostri alleati. Ciò che si rimuove sono le migliaia di vittime civili di un conflitto che in tredici anni ancora non siamo riusciti a spegnere. Ciò che si dimentica, ma che ognuno sa, è che i talebani sono ancora lì, controllano una vasta porzione di territorio, non sono disarmati né pacificati. Ecco, la guerra non produce mai le condizioni per la pace, tanto meno è capace di costruire sicurezza e democrazia.
  Il mondo è grande, terribile e complesso e se volgiamo lo sguardo alla sponda sud del Mediterraneo, a quel Mare Nostrum trasformato in un lago di morte, scopriamo una polveriera, una pentola in perenne ebollizione. Quel Medio Oriente che sarebbe cruciale per noi per una nuova politica euromediterranea di cooperazione, scambio pacifico, crescita culturale è squarciato da una miriade di conflitti locali di fronte ai quali restiamo impotenti, incapaci di altra chiave di lettura che non sia quella della paura e del rigetto.
  Lo vorrei dire al Ministro Alfano: noi non siamo la frontiera del Mediterraneo – accidenti ! -noi siamo la porta dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), una porta che non si può chiudere, perché verrebbe immediatamente sfondata da altri, una porta e un corridoio umanitario che dovremmo aprire per accogliere i rifugiati, i profughi, le vittime di quelli che sono, in fin dei conti, i nostri conflitti.
  Vedete, onorevoli colleghi, l'idea di Frontex plus è la logica conseguenza di un atteggiamento che noi consideriamo complessivamente sbagliato e controproducente. Ci avete accusato di essere ideologici a più riprese. Ma come dovremmo definire noi, ad esempio, le dichiarazioni rilasciate dall'onorevole Rossi all'indomani di una manifestazione di popolo che nella mia terra chiedeva, solamente qualche giorno fa, la chiusura dei tre più grandi poligoni d'Europa. Prima gli interessi della Difesa, sostiene il sottosegretario Rossi. Ecco, questa è certamente ideologia, persino nella sua peggiore variante. Prima gli interessi e i bisogni dei popoli, sottosegretario Rossi, prima il diritto a vivere in un ambiente sicuro, sottosegretario Rossi, in un ambiente sano, prima il diritto a vivere, a lavorare, a decidere del proprio destino in libertà.
  Da ultimo, ma non ultimo in ordine di rilevanza, onorevoli colleghi, se sommiamo le risorse impiegate per le missioni internazionali alle spese militari, agli investimenti in sistemi d'arma, al costo delle esercitazioni che si svolgono sul territorio nazionale ci si accorgerà che la massa finanziaria impiegata arriva a cifre esorbitanti: decine e decine di miliardi di euro che rappresentano un calcio sui denti per quei lavoratori che dal 2010 ad oggi aspettano lo sblocco dei contratti, per quella moltitudine di precari, disoccupati, cassaintegrati e pensionati che arrancano di fronte alla crisi più lunga che il Paese abbia mai conosciuto.
  E se si annunciano ulteriori 20 miliardi di euro di tagli in questa situazione di depressione sociale cronicizzata, allora varrebbe davvero la pena di fermarsi, riflettere e collocare il Paese su un binario differente da quello che ci troviamo testardamente a percorrere. Del resto, il Paese cambia verso solo cambiandolo, non restando fermo, immobile come un semaforo a riprodurre decreti, scelte ed operazioni che, più che un cambiamento in atto, fotografano più probabilmente la riproposizione autistica di una scelta sbagliata, di una politica fallimentare, di una cronica assenza di innovazione e creatività (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signora Presidente e onorevoli colleghi, ci troviamo nuovamente a discutere, a distanza di pochi mesi dalla precedente proroga, di un tema oggi sempre più attuale e drammatico, e proprio nel momento in cui è particolarmente in fermento la situazione geopolitica in Israele, Ucraina ed Iraq. Pag. 28Siamo al cospetto di una realtà internazionale caratterizzata da conflitti vecchi e nuovi, che delineano una mappa del pianeta caratterizzata da una prevalente porzione di mondo tragicamente in guerra. In qualche caso, si tratta di conflitti forse fino a poco tempo fa inimmaginabili, che il nostro Paese ovviamente non ha deciso, ma con i quali dobbiamo necessariamente confrontarci.
  L'Italia è un Paese di pace e questo non solo in ossequio al nostro dettato costituzionale, che ci impegna a ripudiare la guerra, ma anche e soprattutto come connotazione oggettiva della condotta assunta dal nostro Paese sullo scenario internazionale dal dopoguerra ad oggi.
  L'Italia si è impegnata costantemente e concretamente per la realizzazione della pace; sul versante diplomatico, per la realizzazione di soluzioni politiche, negoziali e diplomatiche dei conflitti, vicini e lontani; sul versante della nostra partecipazione alle missioni internazionali, dove i nostri uomini si sono distinti per la capacità di entrare in sintonia con le popolazioni locali e di interpretare la presenza militare in funzione del massimo sostegno alla sicurezza, alla salute ed alle necessità primarie delle popolazioni, come è accaduto in Afghanistan, Kosovo, Bosnia, Libano ed in tanti altri scenari di intervento; sul versante della cooperazione internazionale, dove la nostra cultura della pace ci ha portato ad essere presenti in diversi scenari di guerra con opere di sanità, istruzione, cooperazione agricola e sostegno alle infrastrutture.
  Oggi tuttavia ci troviamo ad essere ai confini di conflitti che minacciano la nostra visione di Europa, il nostro sistema di valori e, nostro malgrado, indirettamente coinvolti in guerre civili che hanno destabilizzato molti Paesi.
  Si pensi alle conseguenze di questi eventi in nord Africa ed al conseguente approdo, sulle nostre coste, di centinaia di migliaia di persone, che fuggono da conflitti e situazioni di estrema povertà.
  L'urgenza dell'approvazione del disegno di legge sulla proroga delle missioni internazionali è legata dunque alla necessità di partecipare responsabilmente alla definizione dei nuovi equilibri geopolitici mondiali.
  Il provvedimento trae il suo punto di forza dal rapporto con le organizzazioni internazionali, le ONG, le agenzie umanitarie e la collaborazione con le autorità locali riconosciute dalla comunità internazionale.
  Purtroppo, ci troviamo ancora una volta ad evidenziare la mancanza di una disciplina organica di una materia così delicata.
  Nella passata legislatura, il tema è stato argomento di dibattito e, ciononostante, affrontato solo attraverso l'emanazione di numerosi decreti-legge, che hanno di volta in volta autorizzato la partecipazione italiana a nuove missioni militari internazionali.
  La necessità di una riforma organica è evidente, così come appare chiaro che la drammaticità della situazione geopolitica attuale rende improcrastinabile l'approvazione tempestiva del provvedimento.
  Mi riferisco ai bisogni urgenti dei rifugiati e degli sfollati in Iraq, nel quadro più generale della complessa situazione regionale, ormai prossima ad una pericolosa balcanizzazione del territorio, un rischio che può potenzialmente estendersi anche ad altri Stati, come il Libano, la Giordania e lo Yemen.
  Rispetto a questi scenari, occorre apprestare una strategia efficace e tempestiva.
  Come ha ben evidenziato il Commissario incaricato per la politica estera, Federica Mogherini, i Paesi europei e la NATO non possono permettersi di assumere un atteggiamento eccessivamente remissivo.
  A sottolineare la ragionevolezza di questa posizione, basti ricordare il salto di qualità dell'azione bellica e terroristica del califfato islamico, che ha internazionalizzato il conflitto siriano-iracheno, arrivando a sfidare il sistema di valori dell'Occidente con la degradazione, in diretta web, della dignità umana ed il dispregio di ogni regola internazionale del rispetto dei diritti della persona.Pag. 29
  In questa situazione, l'unica cosa che non ci possiamo permettere di fare è di sembrare deboli ed indecisi.
  Il provvedimento all'esame di quest'Aula ci dà l'opportunità, non solo di consolidare gli interventi in corso e già programmati, ma anche, attraverso nuovi strumenti di aiuto, di rispondere ai bisogni urgenti dei rifugiati e degli sfollati in Iraq e in Siria, alle necessità delle imprese che cercano di ravvivare l'economia della regione del Kurdistan e, infine, di collaborare con l'UNESCO nella salvaguardia di siti archeologici e culturali attraverso il finanziamento di azioni di cooperazione allo sviluppo. In questo, si sostanzia il cosiddetto modello italiano di peacekeeping: ricorso integrato a forme d'intervento civile e militare, cooperazione allo sviluppo, azione politico-diplomatica, economica e umanitaria nelle situazioni di crisi.
  Ancora una volta, il gruppo parlamentare di Scelta Civica ribadisce che la proroga delle missioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace costituisce un necessario presidio anche alla nostra sicurezza nazionale. In un mondo globalizzato, l'instabilità di altri Paesi, anche apparentemente distanti dai nostri interessi più immediati, rappresenta un fattore di rischio anche per noi. È perciò evidente che la sicurezza nazionale non si difende alla frontiera che ci divide dai Paesi vicini, ma affermando e attuando i principi delle Nazioni Unite in un quadro di condivisa responsabilità sul piano internazionale.
  In conclusione, il proseguimento delle missioni internazionali manifesta concretamente la nostra solidarietà nei confronti dei popoli più poveri e martoriati. Siamo inoltre convinti che proprio la partecipazione alle missioni internazionali contribuisca alla compiuta realizzazione di un modello di difesa integrata dell'Unione europea, momento essenziale della costruzione degli Stati Uniti d'Europa. Siamo fieri, oltre ogni inutile retorica – la politica estera e di difesa è argomento troppo importante e serio per essere piegato ad interessi di partito e di propaganda politica come abbiamo visto pochi minuti fa in quest'Aula – siamo fieri, dicevo, oltre ogni inutile retorica che oggi le nostre Forze armate siano impegnate a difendere la pace in Paesi verso i quali manifestiamo la nostra solidarietà, così come siamo consapevoli della professionalità delle nostre forze dell'ordine e della capacità di azione delle nostre Forze armate, anche recentemente evidenziata nell'operazione aeronautica antiterrorismo conclusasi a Fiumicino con l'atterraggio d'urgenza, scortato da nostri intercettori, di un velivolo libanese sul quale gravava il sospetto di un allarme bomba.
  Rivolgendo un ringraziamento a tutti i nostri militari coinvolti nei teatri di crisi che prestano la loro opera con standard di professionalità universalmente riconosciuti, qualità umana e specifica propensione al sostegno alle popolazioni civili, anche fornendo un contributo operativo ai processi di democratizzazione, dichiaro, a nome del gruppo di Scelta Civica, il voto favorevole al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il voto del gruppo parlamentare Nuovo Centrodestra sul decreto-legge concernente la proroga del finanziamento delle missioni internazionali sarà favorevole. Il nostro Paese, attraverso questo provvedimento, ribadisce di voler continuare il suo impegno seguendo due direttrici fondamentali: la collaborazione con gli organismi con i quali storicamente ha collaborato e, in particolare, l'ONU e la NATO, e la volontà dell'Italia di essere presente sul terreno della cooperazione, al fine di assicurare la costruzione di processi di pace che siano stabili e duraturi. Nel contesto della comunità internazionale, infatti, il nostro Paese ha assicurato e tuttora garantisce un contributo particolarmente significativo al mantenimento Pag. 30della pace e per il ripristino delle condizioni di sicurezza nei vari teatri di crisi. L'Italia da molti anni, peraltro, ha assunto un ruolo importante nelle missioni multilaterali per la riduzione dell'instabilità internazionale con un metodo capace, forse più di altri Paesi, di coniugare le relazioni civili e militari e di intervenire ad altissimo livello nelle missioni di supporto alla pace e nelle attività umanitarie come perno del lavoro di sicurezza, per sostenere le popolazioni in aree critiche del mondo, fino ad aver definito e affermato il modello italiano come un esempio da seguire, un esempio che è profondamente apprezzato a livello internazionale.
  Attraverso la partecipazione alle missioni internazionali, il nostro Paese ha peraltro incrementato la sua credibilità globale, acquisendo un ruolo maggiormente incisivo, specialmente nell'ambito dell'Unione europea e della NATO. Grazie alla professionalità e alla generosità profuse dai nostri militari, in grado di riservare una particolare attenzione alle esigenze delle popolazioni civili e più in generale agli aspetti umanitari, culturali e relazionali, l'Italia si è distinta ovunque sia intervenuta.
  E di questo ovviamente dobbiamo essere orgogliosi e riconoscenti alle nostre donne e ai nostri uomini che, con tanto sacrificio, onorano e rispettano nel migliore dei modi gli impegni assunti a livello internazionale dal nostro Paese. Votare a favore di questo provvedimento, quindi, ci consente di continuare nella nostra apprezzatissima opera di cooperazione allo sviluppo, di sostegno ai processi di ricostruzione e consolidamento della pace in aree geografiche sempre più numerose e, purtroppo, sempre più complesse. Lavorare per il raggiungimento di questi scopi sarà utile inoltre a realizzare e costituire un'alternativa e civile arma di contrasto alle tragiche spinte terroristiche di matrice religiosa che, oltre a provocare orrendi crimini, costringono popolazioni inermi a fuggire dai loro territori e a vivere sotto la costante minaccia di inaudite violenze da parte delle organizzazioni terroristiche, le quali, proprio approfittando di scenari di instabilità politica di Paesi alle prese con rivoluzioni, guerre intestine, spaventose problematiche sociali, hanno la possibilità di estendere la portata delle loro azioni criminali, riuscendo e costringendo inoltre ad incrementare il numero di quanti combattono nei loro eserciti del terrore.
  Il rifinanziamento delle missioni all'estero costituisce dunque un dovere al quale non possiamo e non vogliamo sottrarci e la sua larga condivisione rappresenterebbe anche un forte segnale di sostegno per i nostri militari nel mondo. Nonostante le condizioni economiche e finanziarie del nostro Paese e dell'Occidente in generale comportino inevitabilmente la necessità di giustificate e approfondite riflessioni circa l'utilizzo di ingenti risorse per lo svolgimento di operazioni all'estero, riteniamo che la nostra storia e la tradizione dell'Italia, il sistema di alleanze nel quale siamo inseriti ci impongono l'obbligo non solo morale di continuare con il nostro contributo a pacificare intere aree geografiche uscite o faticosamente uscite da scenari bellici. In tale contesto, non temiamo di ripeterci se insistiamo sulla necessità di pervenire ad una legge quadro che disciplini la partecipazione a queste missioni, evitando la continua reiterazione di decreti-legge che comporta discussioni e confronti, forse non del tutto inutili va bene, ma sicuramente gravosi ed estenuanti con discussioni che impegnano le aule parlamentari nel momento in cui numerosi altri ed essenziali provvedimenti attendono di essere valutati e votati. La partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali non può non richiamare oggi la nostra attenzione sulla drammatica vicenda dei due fucilieri di marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre ancora detenuti in India e se, da un lato, possiamo dichiararci un po’ soddisfatti del ritorno a casa del fuciliere Latorre, che, in questo modo, potrà curarsi in maniera adeguata in seguito al malore che lo ha colpito in India, dall'altro, il nostro rammarico riguarda il fatto che non sappiamo ancora i termini e i tempi di conclusione dell'intera vicenda. Certo, siamo perfettamente a conoscenza Pag. 31di quali e quante difficoltà incontra il Governo in tale durissimo e complesso impegno. Ne siamo consapevoli proprio perché conosciamo bene, e lo abbiamo attentamente considerato in termini approfonditi e critici, ogni azione che ha preceduto il primo intervento dell'attuale Esecutivo e siamo convinti che questo sia un momento nel quale la ragionevolezza dei Governi debba prevalere su contenziosi tecnici, su inutili scontri dialettici e su infruttuosi contrasti. Un momento in cui le valutazioni sulle gravi questioni complessive devono prevalere su questioni specifiche che pure vanno affrontate con serenità e desiderio di pervenire ad una composizione politica dei due Paesi. È un impegno complesso, delicato, difficile da affrontare e, per questo motivo, crediamo sia necessario anche un sostegno ed un concerto di carattere sovranazionale. Sappiamo bene quanto il Governo sta facendo, sappiamo bene anche quali sono le difficoltà e per quanto ci riguarda possiamo solo dire che all'Esecutivo non mancherà di sicuro il nostro sostegno: un sostegno che anche oggi noi intendiamo testimoniare nel provvedimento in discussione dall'interno del quale è già stato dato, in termini specifici, un forte e unanime segnale relativo alla vicenda in questione. Nelle missioni internazionali, cui abbiamo partecipato e stiamo partecipando, le nostre donne ed i nostri uomini, il nostro sistema, in sostanza, hanno fatto enormi passi in avanti sul piano comportamentale delle relazioni e della credibilità internazionale. Nel corso delle missioni internazionali, infatti, il nostro Paese ha operato molto e bene, raggiungendo dei risultati estremamente positivi. La nostra presenza in Afghanistan, ad esempio, pur con tutte le tragedie che si è portata e si porta dietro, ha significato l'affrancamento di donne e uomini e di intere regioni dall'egemonia talebana e ha favorito, sostenuto, realizzato innumerevoli progetti sul piano della formazione, sul piano amministrativo, sul piano della costituzione di una nuova società che possa intraprendere in pieno la via dell'autonomia e della sicurezza. Potremmo anche parlare del Libano, dei Balcani, della Somalia, potremmo parlare dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo ma ci limitiamo a dire che, in ogni nostro intervento, in ogni nostra azione, noi abbiamo interpretato al meglio e consegnato ad altri uomini e donne il segno forte e sicuro della nostra Costituzione democratica.
  E a chi la onora ogni giorno sul campo va tutta la nostra ammirazione e il nostro riconoscimento. Quando, poi, parliamo di missioni umanitarie, di democrazia e di regole civili, non pronunciamo solo parole e valori alti, ma sosteniamo queste parole e questi valori con le risorse di un Paese che, nonostante le drammatiche difficoltà nelle quali si dibatte ogni giorno, li difende, mettendo a disposizione le proprie risorse ed i propri uomini sul campo. Quando questo provvedimento, poi, verrà approvato, non sarà solo il successo e il risultato positivo di una maggioranza, ma di un Parlamento che, pur con tutti i suoi comprensibili e giusti contrasti, sa riconoscere quale sia la stella polare di un Paese democratico, civile e che propone i valori dell'umanità e della pace come guide sicure per la soluzione dei conflitti.
  Desidero, poi, rammentare un'azione emblematica, che rappresenta l'impegno vero, concreto, operante dell'Italia rispetto a uomini e donne di altri Paesi: mi riferisco all'operazione Mare Nostrum, che di sicuro non è una missione all'estero, sulla quale ci sono pure pareri discordanti, ma che è perfettamente in linea con la politica di solidarietà, concreta ed operativa che il nostro Paese ha nel proprio DNA e che è sancita dalla nostra Costituzione.
  Noi siamo sicuri che, al di là delle valutazioni contrarie, che pure rispettiamo, la storia, le tradizioni, il sentire comune del nostro Paese sono perfettamente interpretati da tale azione e diciamo con forza all'Europa, che si attarda in inutili disquisizioni sul tema, che l'Italia, pur con tutte le sue difficoltà, impiega immense risorse in questa operazione, perché l'Italia crede che la vita degli uomini valga infinitamente più dei risultati di una calcolatrice. La sfida epocale che affrontiamo da soli con Mare Nostrum, le Pag. 32tante sfide che affrontiamo nelle missioni internazionali ci consentono di pretendere un rispetto che troppo spesso sembra esserci negato.
  Le missioni internazionali, Mare Nostrum, i tanti lutti che questo Paese ha subito negli ultimi anni parlano di una nazione viva, di un Paese coraggioso, di un Paese che sa essere all'altezza di sfide complesse e difficili rispetto alle quali non volta la testa dall'altra parte, ma che affronta con impegno, con convinzione e con umanità. È con questo spirito che votiamo a favore del provvedimento in discussione, nella certezza che, con tale gesto, onoriamo il nostro Paese e la Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signora Presidente, signor Ministro, colleghi, Forza Italia voterà a favore del provvedimento di proroga della nostra partecipazione alle missioni internazionali per la pace. Voterà a favore, come ha sempre fatto in passato per questo genere di provvedimenti, guardando all'interesse generale dell'Italia e voterà a favore anche oggi, anche se è all'opposizione del Governo Renzi.
  Voteremo a favore, innanzitutto, per esprimere il nostro senso di gratitudine a quelle migliaia di donne e uomini che sono in questo momento impegnati in difficili e rischiose missioni per la pace che si stanno svolgendo in ogni parte del mondo: nel Kosovo, nei Balcani, nell'est Europa, come in Afghanistan, in Libia e in Libano, come in Centrafrica, come nell'Oceano indiano, solo per citarne alcune. Sono militari che onorano il nostro Paese nel mondo e aiutano, da una parte, il mondo ad essere più sicuro e, dall'altra, il nostro Paese ad essere più rispettato nel mondo. A questi militari, come a tutte le Forze armate e a tutte le forze dell'ordine, di sicurezza e di difesa Forza Italia esprime la propria gratitudine, una gratitudine che ci auguriamo tutte le forze politiche e, soprattutto, lo stesso Governo testimonino concretamente in questi giorni.
  Oggi pomeriggio, il presidente Berlusconi incontrerà una delegazione delle organizzazioni sindacali e della rappresentanza militare di tutte le forze di polizia e delle Forze armate e a loro confermerà il nostro sostegno alla richiesta di sblocco del tetto salariale degli stipendi che li ha gravemente penalizzati in questi anni. E lo potremo fare con la coerenza e l'orgoglio di chi alle Forze armate e alle forze dell'ordine ha voluto dare ed ottenere dal Parlamento l'introduzione di quel principio della specificità della loro professione che è stata una vera e propria conquista per il riconoscimento dei loro diritti.
  Ci sono, dunque, aree di crisi nel mondo, aree di grave crisi e chiare minacce di guerra; una crisi e delle minacce che il nostro Paese e l'Europa intera possono certo contribuire a risolvere anche con la partecipazione a queste missioni internazionali per la pace. Una missione per la pace che è costosa da tanti punti di vista per il nostro Paese, ma che pure è necessaria per onorare gli impegni internazionali e per dare il senso della grande appartenenza alla comunità internazionale del nostro Paese. Occorre, però, signor Ministro, recuperare, per risolvere e affrontare adeguatamente queste situazioni di crisi che minacciano ormai l'Europa alle nostre porte, anche quello spirito dello storico vertice di Pratica di Mare che aveva portato per la prima volta la Russia ad essere stabilmente a fianco della NATO, ad essere un partner, un alleato della NATO e non più un avversario. Ecco, ci preoccupa che oggi, pur nella comprensione della difficoltà della situazione che si vive ai confini dell'est europeo, quella politica internazionale di pace e di sviluppo sia stata abbandonata dall'Europa. Vorremmo che il nostro Governo – al quale quella tradizione, quello spirito di Pratica di Mare appartiene e che fu introdotto nel nome del nostro Paese e in rappresentanza del nostro Paese – contribuisse, soprattutto in questo semestre di guida dell'Unione europea, a recuperarlo fattivamente.Pag. 33
  Voglio ora fare un riferimento anch'io, signora Presidente – come hanno fatto diversi colleghi intervenuti prima di me e come è un po’ una costante caratteristica della discussione di questi decreti di proroga delle missioni internazionali – alla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ai quali va, ancora una volta, il nostro affettuoso saluto ed apprezzamento per l'onore e l'alto senso di responsabilità con il quale stanno affrontando una difficile situazione che non è una situazione solo loro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Il Parlamento ha già votato, proprio in occasione degli scorsi decreti di proroga delle missioni internazionali, all'unanimità, per l'internazionalizzazione della vicenda ed ha impegnato il Governo ad assumere un arbitrato internazionale come linea giusta per la risoluzione del caso. Tutto ciò non è stato ancora fatto. Oggi, con questo decreto-legge, il Parlamento compie un ulteriore passo in avanti; è stato, infatti, approvato dalle Commissioni esteri e difesa un emendamento con il quale si impegna il Governo a proseguire la nostra partecipazione proprio a quelle missioni antipirateria compiute sotto l'egida della NATO e dell'Unione europea, in base agli sviluppi della vicenda dei due fucilieri di marina in India.
  È un principio evidente e basilare che l'internazionalizzazione della crisi, il coinvolgimento degli organismi internazionali, dell'ONU, della NATO e dell'Unione europea è una condizione indispensabile per continuare la nostra partecipazione, anche come segno di garanzia nei confronti dei militari impegnati a quelle missioni antipirateria che compiamo con i nostri partner e pretendiamo, quindi, dai nostri partner, la loro compartecipazione alla risoluzione della vicenda. Capisco, signor Ministro, che esistono delle pratiche diplomatiche; lo capisco, lo rispetto e lo sostengo. Ma è evidente che, al di là delle pratiche diplomatiche e al di là delle evidenti ragioni umanitarie, che di per sé giustificherebbero ad ottenere il rientro definitivo in patria di Latorre e Girone (pratiche umanitarie che sono evidenti di fronte a un caso di trattenimento in India da oltre due anni e mezzo di due militari, senza che sia stato loro formulato alcun capo di accusa e per dei fatti accaduti in acque internazionali su una nave battente bandiera italiana, mentre operavano in una missione per conto del nostro Stato), sembra evidente che esistano ragioni umanitarie, per ottenere per via diplomatica, il rientro definitivo di Latorre e Girone. Tuttavia, oltre a queste pratiche, dobbiamo affermare – e mi dispiace che il Presidente Renzi è sembrato, forse distrattamente, anche con un tweet, averlo dimenticato – un principio fondamentale di sovranità anche giuridica del nostro Paese: nessun altro Paese può giudicare i nostri militari impegnati all'estero.
  Nessun altro Paese può giudicare militari italiani per fatti accaduti in acque internazionali. Nessun altro Paese può giudicare militari italiani che rappresentano nelle loro missioni internazionali lo Stato. Ed è per questa ragione che lo Stato deve in ogni modo e in ogni sede assicurare che sia loro riconosciuto quel principio dell'immunità funzionale al quale hanno diritto.
  Dopo due anni e mezzo noi dobbiamo non rinunciare a questo principio giuridico e a questo principio al quale nessuna nazione rinuncerebbe, proprio per tutte quelle migliaia di militari italiani che sono oggi impegnati all'estero e che chiedono che questo venga fatto non solo a tutela dei loro diritti, della loro vita e della loro attività all'estero, ma anche e soprattutto a tutela dei diritti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che con tanto onore e orgoglio hanno rappresentato il nostro Paese non solo nelle varie missioni internazionali alle quali hanno partecipato, ma oserei dire anche e soprattutto durante questi anni ingiusti di detenzione in India (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Di Battista. Ne ha facoltà.

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  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, vi è mai capitato di domandarvi: come ho fatto a spendere 50 euro, che non ho comprato nulla ? Ce li avevo in tasca stamattina e sono spariti. Capita a tutti noi, e tutti noi sappiamo darci una sola risposta: li ho buttati. Bene, questo fa il Governo Renzi: butta i nostri soldi. Il Ministro Madia sostiene che non ci sono soldi per sbloccare gli stipendi degli insegnanti. Le scuole crollano; i genitori ai loro figli un tempo davano la merenda, oggi sono costretti a dare loro anche la carta igienica. I posti letto negli ospedali sono inesistenti, anche se hai un parente malato di cancro che ha bisogno immediatamente di una terapia; ma cosa fa il Governo ? Spende 400 milioni di euro per la proroga delle missioni internazionali grazie a questo decreto-legge che voterete oggi: 400 milioni di euro !
  Ma andiamo per gradi. Che cos’è il decreto-legge missioni ? Il decreto-legge missioni è un decreto-legge che serve a destinare altri soldi alle missioni internazionali che vedono coinvolta l'Italia: missioni giuste e utili, come quella in Libano, missioni di guerra come quella in Afghanistan.
  La guerra in Afghanistan è la guerra più lunga dalla seconda guerra mondiale in poi: è costata all'Italia 53 morti tra i nostri soldati e oltre 5 miliardi di euro. Sapete quanti sono 5 miliardi di euro ? Per farvi un'idea considerate che qualche mese fa il Governo Renzi non è riuscito a trovare 48 milioni di euro – non miliardi, milioni – per sostenere gli alluvionati della Sardegna; però la casta ha speso 5 miliardi di euro in Afghanistan per una guerra che non è nostra, perché gli afgani a noi non ci hanno mai attaccato.
  Sapete come prima Berlusconi, poi Prodi, poi di nuovo Berlusconi, poi Monti, poi Letta e oggi l'attuale Governo ci costringono a restare in guerra in Afghanistan ? Semplice: utilizzano gli inganni delle parole, le truffe semantiche, cambiano il nome alle cose per farcele digerire, perché se le chiamassero con il loro nome non le accetteremo mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E così, magicamente, la guerra in Afghanistan diventa missione di pace, i bombardieri F35 sistemi di difesa, l'IMU diventata TASI, gli inceneritori termovalorizzatori, le mazzette si trasformano in regalie da parte degli imprenditori, e Berlusconi diventa Renzi: cambiano il nome alle cose, ma sono le stesse identiche cose (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questo decreto-legge costa al contribuente italiano oltre 400 milioni di euro: il Governo Renzi spende 400 milioni di euro per rifinanziare missioni internazionali da oggi al 31 dicembre 2014. Ma come, per aumentare di pochi euro gli stipendi delle forze dell'ordine i soldi non ci sono, ma per le guerre sì (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Pensate che 400 milioni di euro sono la somma che il Governo sta cercando disperatamente per finanziare nel 2015 una prima fase di sblocco dei salari delle forze di sicurezza e dei militari. Secondo voi oggi dove andrebbero investiti i nostri soldi: in Afghanistan o qui in Italia per far sì che le forze di sicurezza e soccorso possano lavorare in condizioni dignitose ? C’è sicurezza in Italia ? Voi cittadini vi sentite tutelati qui in Italia ?
  Il debito pubblico ha raggiunto una cifra mostruosa: oltre 2000 miliardi di euro. Il dramma è che questo debito, che ci inchioderà fino a che non torneremo un Paese sovrano dal punto di vista monetario, non è cresciuto a causa di un grande investimento sulla scuola pubblica, sul lavoro, sulla sanità: no Il debito è cresciuto a causa della corruzione e di piccole, piccole per noi comuni mortali, spese folli come questa di 333 mila euro che questo decreto-legge autorizza per tradurre un manuale di utilizzo di alcuni veicoli che abbiamo regalato alla Repubblica di Gibuti.
  333 mila euro per tradurre un manuale ? A parte il fatto che, se proprio dovevate regalare dei mezzi a Gibuti, sarebbe stato meglio regalare tre ambulanze, ma vi sembra accettabile questa cifra ? Ministro Pinotti, a chi lo avete fatto tradurre ? A Molière ? A Proust ? Avete riportato in vita Victor Hugo per fargli Pag. 35tradurre i manuali per Gibuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Si tratta di manuali tecnici, ci ha risposto il Governo in Commissione. A quel punto il mio collega Bernini ha scoperto che a Gibuti quei mezzi li avevano già utilizzati svariate volte e senza i manuali tecnici che dobbiamo ancora mandare dopo averli fatti tradurre. La risposta del sottosegretario Rossi è stata straordinaria: è vero, li hanno già utilizzati, ma i manuali che gli stiamo mandando servono per la manutenzione, non per il funzionamento dei mezzi. Ci verrebbe da ridere, ma poi pensiamo che questi soldi potrebbero essere investiti per riparare una scuola che cade a pezzi.
  L'Italia potrebbe essere il Paese più bello del mondo, invece è stato violentato e continua ad essere violentato da corrotti, corruttori, traditori di ideali, amici dei lobbisti, mediatori Stato-mafia, diversamente berlusconiani o semplici inetti.
  L'indignazione è forte se pensiamo ai due soldati italiani, due fucilieri che comunque hanno obbedito a degli ordini ricevuti, trattenuti da due anni in India. Questo è uno dei tanti esempi dell'incapacità del Governo Renzi di gestire crisi internazionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), eppure i mezzi diplomatici per riaverli a casa ce li avremmo. Siamo nella Nato, bene, perché non avete detto ai nostri alleati: o ci aiutate a riportare a casa i marò o ce ne andiamo domani mattina dall'Afghanistan ? Gli aut aut li sapete fare solo ai lavoratori dell'ILVA, vero ? Al personale di Alitalia ? Agli studenti costretti a pagare tasse universitarie esorbitanti altrimenti non li fate laureare ? Mesi fa il Presidente Renzi disse: fuori da questo palazzo c’è una disperazione. Bene, la disperazione è reale, i suoi slogan, tweet, gelati e selfie la sviliscono quotidianamente. Tutto questo dimostra la vostra assoluta lontananza dall'unica missione che un Parlamento serio dovrebbe finanziare, quella per salvare un Paese che avete distrutto e continuate a distruggere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scanu. Ne ha facoltà.

  GIAN PIERO SCANU. Signora Presidente, i Regolamenti parlamentari conferiscono l'onere e l'onore dell'ultimo intervento al gruppo politico che è maggiore rispetto agli altri. In questo caso non solo è maggiore da un punto di vista numerico il gruppo del Partito Democratico, ma è quello che ha una maggiore responsabilità nel Governo del Paese. Ed è per questi motivi, che sono prima di tutto di ordine etico e poi semmai anche di carattere politico, che evito di usare le armi di «distruzione di massa» targate qualunquismo che sono state appena usate dal collega Di Battista, perché le bordate ad una società, le ferite nei confronti di un popolo, gli sfregi nei confronti delle persone, possono essere inferti non soltanto con la polvere da sparo e con l'acciaio dei cannoni, ma anche con il disfattismo, con l'inganno, con una civetteria intellettuale sterile, arida, finalizzata soltanto a denunciare cose che tutti sanno perché sono cose che tutti vivono, ma non c’è bisogno in questo Parlamento, in questo Paese, di un gruppo politico disfattista, c’è bisogno di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Io cercherò di affidarmi al senso di responsabilità che deve vivere, incarnare, inverare nell'azione quotidiana chi ha voluto proporsi al popolo sovrano per fare politica, per cercare di declinare la posizione del Partito Democratico relativamente a questo passaggio così delicato.
  Noi, signora Presidente, colleghi, non stiamo parlando di missioni militari ed è importante che ci chiariamo questo primo aspetto, perché se non lo facciamo, così come lei stessa, signora Presidente, ha ritenuto di dover fare all'atto della riapertura dei lavori, andiamo fuori strada.
  Noi oggi stiamo parlando di sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.Pag. 36
  Ecco perché è necessario creare un minimo di pace politica all'interno di quest'Aula visto che dobbiamo trattare di cose così importanti e coinvolgenti e vorrei subito sottolineare, signora Presidente e colleghi, quanto sia stato importante il contributo dato anche dai partiti dell'opposizione nel miglioramento di questo decreto-legge, sia per alcuni emendamenti importanti che sono stati proposti ed accolti, che per diversi ordini del giorno che hanno tracciato un fascio di luce laddove la creatività del Governo non era arrivata. Quindi, bisogna riconoscere ciò che dovrebbe essere scontato, ma che scontato non è, che la parlamentarizzazione delle decisioni costituisce sempre il canale migliore.
  A questo proposito, mi piace sottolineare che con senso di responsabilità il Governo ha ritenuto di volere evitare il ricorso alla facile strada della fiducia. Mi rendo conto che con le dinamiche di cui abbiamo avuto prova anche qualche minuto fa, che sono finalizzate più alla creazione del conflitto, che del confronto, talvolta diventa indispensabile. Ebbene, in questa circostanza, il Governo, doverosamente, ha seguito la strada della parlamentarizzazione e noi, come partito e come gruppo, lo invitiamo a permanere su questa strada che è la strada maestra.
  Sono quindici anni, cara Presidente e cari colleghi, di missioni internazionali e se c’è stata una costante in questi quindici anni è stata la debolezza dell'Europa, la debolezza di un continente che ancora non accetta se stesso, è l'inconsistenza...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, si può fare una discussione senza far rumore ? È possibile ? Prego, onorevole Scanu.

  GIAN PIERO SCANU. È l'inconsistenza di un soggetto politico plurale e collettivo che di fatto non è mai nato. Mi verrebbe da dire, mutuando un'espressione a me molto cara, che l'Europa, quella in cui molti di noi hanno creduto, sia evaporata in una nuvola rossa, diventata inconsistente, vaporosa, nulla. Se non mettiamo a fuoco questo aspetto, se non iniziamo a definire la cifra etica di questa cosiddetta Europa, noi non riusciamo ad affrontare i problemi nella loro gravità.
  Poco fa, i colleghi Scopelliti e, precedentemente, Piras, hanno parlato molto opportunamente di Mare nostrum, hanno parlato di un atteggiamento politico del quale il nostro Paese deve andare fiero per il semplice motivo che grazie a Mare nostrum sono state salvate migliaia di persone e, quand'anche Mare nostrum avesse salvato una sola persona, per quella persona valeva la pena di fare Mare nostrum (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Se noi accediamo, come spesso ci capita, ai contorsionismi politici finalizzati – come diceva il collega della Lega – ad evitare le sanzioni e cerchiamo di muoverci con sinuosità per impedire che qualcuno imponga più gabelle e magari, in cambio di questo, far finta di non vedere i morti che ci sono al confine e le centinaia di donne che vengono stuprate, se noi restiamo in questo ordine di idee fatto di cinismo e fatto di voluta cecità, noi non andiamo da nessuna parte.
  Vi rendete conto, signora Presidente e colleghi, che ISIS, sembra che sia nato da un giorno all'altro ? Ci rendiamo conto che fino a un mese fa nessuno parlava dello Stato islamico ?
  Ci rendiamo conto che appena alcuni mesi fa si intendeva bombardare la Siria ? Ci rendiamo conto che forse è stato Papa Francesco, con un appello serio, vibrante, a richiamarci a un senso di responsabilità e ad impedire che quel bombardamento avvenisse ?
  Qual è la conclusione del mio ragionamento ? Ci rendiamo conto di quanto pressappochismo, di quanta impreparazione o di quanto cinismo ci sia all'interno delle cancellerie del mondo ? Oppure dobbiamo credere alla favola secondo la quale non hanno funzionato i servizi di intelligence, c’è stata una certa distrazione, si sono sbagliati nel dare fiducia a chi combatteva Assad, oppure le solite storie che vanno raccontate ai poveri e ai deboli ?
  Il livello di inadeguatezza, signora Presidente e colleghi, della classe dirigente a Pag. 37livello mondiale che conduce la politica estera, il livello di cinismo, il livello di stupidità nell'opporre continuamente una presunta realpolitik quando ci sono altre ragioni di carattere più forte, universali, incontrovertibili, che andrebbero invocate, quel livello, signora Presidente, è tale da non poterci consentire di stare tranquilli.
  È per questo che il gruppo del Partito Democratico si pone con sofferta attenzione rispetto a questo passaggio così delicato. Le scelte sono costose, spesso lo sono anche da un punto di vista finanziario, ma in questa circostanza vorremmo ricordare i costi, che sono incalcolabili, rappresentati dai morti nei teatri di guerra internazionali. Nessuno ha ricordato quei morti. Vogliamo ricordarli noi, per sottolineare che per noi la vita umana viene prima di ogni altra cosa, tanto più viene prima di ogni altra cosa la vita umana di chi l'ha persa per salvare altre vite umane.
  Per queste ragioni noi voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Colleghi, sono così esauriti gli interventi per dichiarazioni di voto finale con la ripresa televisiva diretta.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alessio Tacconi. Ne ha facoltà.

  ALESSIO TACCONI. Presidente, colleghe e colleghi deputati, rappresentanti del Governo, sottosegretario Giro, avere dato il mio convinto supporto all'articolo 10 di questo decreto, che istituisce nuove elezioni dei Comites, mi impedisce, per coerenza, di votare contro il suo impianto complessivo. Ma mi è d'obbligo, in questa sede, aggiungere alcune considerazioni. La decretazione d'urgenza rappresenta, come già è stato detto precedentemente, un vulnus della nostra democrazia, perché depriva il Parlamento delle prerogative riconosciute dalla Costituzione, soprattutto quando – ed è questo il caso – si affastellano nello stesso provvedimento gli argomenti più disparati, che vanno dalla proroga delle missioni internazionali alle iniziative di cooperazione e di sviluppo, al rinnovo dei Comites, che con gli altri temi c'entra ben poco.
  Ogni sei mesi ci ritroviamo qui a discutere di iniziative che avrebbero bisogno di ben altro respiro politico, di pianificazione a lungo termine della politica italiana sulla scena internazionale, sia che si tratti di scelte derivanti alla nostra appartenenza ad organismi sopranazionali, sia che si tratti di promuovere i nostri interessi strategici. Se si definissero politicamente in anticipo le priorità sarebbe poi più agevole allocare le risorse umane, finanziarie e strumentali per il regolare svolgimento nel tempo delle iniziative in questione.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  ALESSIO TACCONI. Concludo. Riguardo agli stessi Comites, come ho già avuto modo di affermare, sarebbe stato più opportuno procedere con una riforma strutturale di tutte le istituzioni di rappresentanza degli italiani all'estero invece di risolvere, anche con una certa fretta, solo una piccola parte del problema.
  Dichiaro, perciò, il mio voto favorevole su questo decreto, anche perché messo di fronte ad un fatto compiuto, ma ribadisco la necessità di un approccio di più ampio respiro per decisioni che comportano il coinvolgimento dell'Italia a livello internazionale e sottolineo, ancora una volta, la necessità di una riforma organica e urgente delle strutture di rappresentanza istituzionale per gli italiani all'estero.

(Coordinamento formale – A.C. 2598-A/R)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2598-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.Pag. 38
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2598-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Battelli, Palma, Placido...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero» (A.C. 2598-A/R):

   Presenti  456   
   Votanti  445   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  315    
    Hanno votato no  130    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Bossi e Nicchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Prima di sospendere ci sono degli interventi di fine seduta. Chiede di intervenire il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 13,40)

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, in data 10 luglio 2014 interrogavo il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca per metterla a conoscenza delle gravi inefficienze procedurali che stanno interessando lo scorrimento delle graduatorie nazionali per l'accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia. Ogni candidato può esprimere più preferenze per la sede dell'ateneo in cui immatricolarsi, venendo tuttavia assegnato alla sede, regolarmente iscritto al corso, solamente nel caso in cui siano presenti i posti disponibili nell'ateneo prescelto. In caso di mancanza di posti utili nella sede di gradimento del candidato, è data la possibilità di optare per la sola prenotazione anche in più sedi, sperando nell'attesa che uno o più posti si rendano disponibili e impedendo così il naturale scorrimento della graduatoria. Allo stato attuale risultano esservi candidati con doppie o triple prenotazioni o addirittura con doppie immatricolazioni, vista la possibilità contemporanea di iscrizione a università private concessa a tutti gli studenti. Alla nostra interrogazione il Ministro riportava con soddisfazione come l'83 per cento dei candidati in medicina e chirurgia, il 63 per cento in odontoiatria e protesi dentaria, al mese di luglio fosse già immatricolato. Voglio ricordare al Ministro che quel 17 per cento mancante non è una percentuale astratta. Dietro quella percentuale ci sono ragazzi e le loro famiglie che, a differenza del Ministro, aspettano ogni giorno con ansia e preoccupazione lo scorrimento di questa graduatoria e che hanno il diritto di avere una risposta certa al proprio diritto di accedere agli studi universitari. Voglio quindi sollecitare il Ministro affinché si impegni sin da subito, vista la scadenza del 1o ottobre – ci siamo quasi, in assenza di proroga – a garantire in tempi brevi il completo scorrimento della graduatoria e consentire a tutti gli aventi diritto l'accesso agli studi, ma soprattutto chiedo che il Ministro – e concludo Presidente – si impegni pubblicamente a garantire una volta per tutte che ogni singolo posto dei 10.551 assegnati dal suo Ministero verrà effettivamente utilizzato per consentire l'iscrizione ad ogni avente diritto, perché il Pag. 39sospetto è che questo sia l'ennesimo sistema per tagliare in maniera occulta e indiretta i posti a disposizione per questi ragazzi. Comincia ad essere sempre più forte questo sospetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, se è possibile, chi deve uscire, esca, ma lasci la possibilità a chi deve parlare di farlo.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, prendo la parola perché voglio tornare su una bugia detta in quest'Aula dal Ministro Franceschini a proposito del gasdotto TAP durante la ratifica dell'Accordo. Quell'Accordo non doveva essere ratificato, perché il Regolamento di questa Camera, più volte calpestato, ne impediva o, comunque, dava la facoltà di non procedere alla ratifica. Su quella bugia, e non solo su quella, è stato costruito un processo. Una delle tappe di questo processo si verificherà il 20 di questo mese, quando il Presidente del Consiglio andrà a Baku a stringere la mano ancora ad un dittatore: Aliev.
  Noi vorremmo capire a che titolo il Presidente del Consiglio vada in quel Paese, che Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie dichiarano non essere conforme, ad esempio, alla Carta europea dei diritti dell'uomo. Vorremmo sapere se il nostro Presidente Renzi va a nome della Presidenza dell'Unione europea, piuttosto che a nome della Presidenza del Consiglio, o per difendere semplicemente, e forse più plausibilmente, gli interessi di alcune multinazionali, evidentemente alcuni interessi economico-finanziari. Per questo chiedo che venga a riferire, visto che non ne ha fatto alcun accenno neanche nel discorso tenuto ieri, alla Camera, riguardo a quello che andrà a dire il 20 settembre al dittatore Aliev (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ovviamente prendendola dal resoconto stenografico, poi riferiremo al Governo la sua richiesta.
  Non essendovi altre richieste di intervento, sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro della giustizia, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

(Elementi in merito all'aumento del costo del farmaco Leukeran e iniziative per contrastare la periodica carenza di alcuni medicinali destinati alla cura di gravi patologie – n. 3-01021)

  PRESIDENTE. Il deputato Mantero ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01021, concernente elementi in merito all'aumento del costo del farmaco Leukeran e iniziative per contrastare la periodica carenza di alcuni medicinali destinati alla cura di gravi patologie (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  MATTEO MANTERO. Grazie Presidente. Buongiorno Ministro, è sempre un piacere rivederla ogni tanto.
  L'Italia è periodicamente interessata dal fenomeno di scarsa o mancata reperibilità Pag. 40dei farmaci. Questo fenomeno è dovuto al fatto che i farmaci vengono comprati in Italia dalle farmacie, che possono funzionare come grossisti, ed esportati all'estero – si chiama appunto esportazione parallela – con un aumento dei prezzi dal 20 al 60 per cento.
  Il Leukeran, appunto, è stato soggetto a questo fenomeno ed è mancato lungamente dal nostro mercato. È stato nel primo aprile 2014 che vi è stata la rinegoziazione da parte dell'AIFA ed è stato rimesso in commercio, con un aumento del prezzo da 7,13 euro della confezione precedente a 94,95.
  Quello che vogliamo chiedere al Ministro è appunto se questo aumento del prezzo non sia imputabile alla scomparsa dal mercato e quali siano i mezzi che si intendono utilizzare per affrontare il problema della mancanza dei farmaci.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, condivido la preoccupazione degli onorevoli interroganti sul tema della carenza di farmaci come conseguenza della loro esportazione parallela. Si tratta infatti di un fenomeno in sensibile aumento negli ultimi anni, non solo a livello nazionale, che dipende, in estrema sintesi, dal fatto che il mercato estero offre condizioni di vendita più remunerative rispetto al mercato italiano. Tale attività, che si conforma peraltro al principio comunitario di libera circolazione delle merci e sulla cui legittimità si è pronunciata la Commissione europea, sta in effetti determinando delle distorsioni del mercato che destano preoccupazione.
  Al citato fenomeno stiamo cercando di porre rimedio, pur nel rispetto delle disposizioni comunitarie.
  Ritengo tuttavia doveroso chiarire che la limitata disponibilità di taluni medicinali in determinate parti del nostro Paese non può essere definita tecnicamente come carenza, in quanto, dai dati in possesso dell'AIFA, non risulta alcuna interruzione della loro fornitura da parte delle aziende farmaceutiche, le quali, dietro specifica richiesta, ne confermano la disponibilità. Per ovviare alle predette criticità, l'AIFA ha comunque diffidato le aziende titolari al rispetto degli obblighi di fornitura.
  Con riguardo in particolare all'irreperibilità di medicinali antitumorali, rappresento che l'AIFA ha avviato, sin dal settembre 2011, un'attività di monitoraggio dei trend di effettiva disponibilità di tali farmaci, richiedendo ad ogni azienda titolare di medicinali oncologici gli aggiornamenti trimestrali delle proprie disponibilità.
  Alla risoluzione della problematica in esame stanno contribuendo in modo significativo le recenti disposizioni introdotte dal decreto legislativo n. 17 del 2014, in ordine alle quali è stata emanata una specifica circolare ministeriale in data 18 giugno 2014. Il decreto rimodula ed integra la nozione comunitaria di obbligo di servizio pubblico, al fine di evitare o limitare situazioni contingenti di carenza o indisponibilità sul mercato interno di medicinali cosiddetti critici.
  In estrema sintesi, si è inteso regolamentare il mercato parallelo dei farmaci che, sebbene destinati all'Italia, vengono di fatto venduti in altri Paesi, con riguardo specifico ai medicinali anche salvavita, indicati per la cura di patologie gravi o rare, per i quali non esistono in commercio, nel territorio nazionale, valide alternative terapeutiche.
  Quanto al farmaco Leukeran, preciso che, nell'aprile 2013, la ditta Aspen ha richiesto all'AIFA una variazione del regime di rimborsalità di un gruppo di specialità medicinali antitumorali, tra cui il predetto farmaco, finalizzata alla riclassificazione delle specialità in questione dalla fascia A, a carico del Servizio Sanitario Nazionale, alla fascia C, a carico dei cittadini. L'AIFA, dopo aver consultato il gruppo degli esperti oncologici, ha accettato la riclassificazione in fascia C del solo farmaco Myleran, il più obsoleto tra i predetti farmaci, vista la presenza sul Pag. 41mercato di valide alternative terapeutiche a carico del Servizio sanitario nazionale.
  Per quanto riguarda il prezzo del farmaco Leukeran, evidenzio che l'AIFA ha chiesto e ottenuto, anche con riferimento al farmaco in questione, l'allineamento del prezzo a quello più basso praticato attualmente in Europa.

  PRESIDENTE. Il deputato Mantero ha facoltà di replicare per due minuti.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, ovviamente non siamo soddisfatti perché non capiamo a cosa sia dovuto questo aumento del prezzo, non ce l'ha spiegato, anche perché l'Aspen non ha dovuto fare nuova ricerca, la molecola era la stessa, le confezioni erano le stesse. Probabilmente, però, la colpa è la nostra perché abbiamo sbagliato a porle la domanda. Forse la domanda corretta che dovevamo farle era: a cosa serve l'AIFA ? Perché, se l'AIFA dovrebbe garantire l'accesso del farmaco ai cittadini e controllarlo, com’è possibile che ci siano casi come quello del Leukeran ? Com’è possibile che ci siano stati casi come quello del Tamiflu, che è stato spacciato come l'unico rimedio all'aviaria, ci è costato 50 milioni di euro ed è stato praticamente inutile ? Com’è possibile il caso più recente di Avastin-Lucentis, un cartello tra due case farmaceutiche in riferimento al quale si ipotizza una truffa a danno del Servizio sanitario nazionale di 45 milioni di euro ? Quando abbiamo chiesto a Pani in merito a questa cosa, lui ci ha risposto: noi sospettiamo dei reati, un'associazione a delinquere volta a non segnalare in maniera volontaria le reazioni avverse all'Avastin. Allora, se sospettano addirittura un'associazione a delinquere, perché l'AIFA non è intervenuta ? Perché è dovuta intervenire l'Antitrust per bloccare questa cosa ? E, ancora, sul caso stamina, per il quale peraltro aspettiamo la risposta dal comitato scientifico: se l'AIFA non si fosse limitata a ricevere e dare il via con le autocertificazioni agli Spedali Civili di Brescia, ma avesse fatto un controllo preventivo, probabilmente il caso stamina non sarebbe mai iniziato. A quanto pare, però, l'AIFA fa così, si basa sulle autocertificazioni anche quando si tratta di terapie volte a curare bambini e malati molto gravi. Quindi, a questo punto, ci sembra chiaro che l'AIFA non è solamente inutile, ma addirittura dannosa. A quanto pare, è sottoposta, in maniera costante, alle pressioni delle lobby del farmaco che, ovviamente, ne compromettono la parzialità. Secondo noi, quindi, è importante ripensare e rivedere il ruolo dell'AIFA.

(Iniziative volte a ridurre le disuguaglianze nell'accesso alla diagnosi e al trattamento della malattia di Parkinson – n. 3-01022)

  PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01022, concernente iniziative volte a ridurre le disuguaglianze nell'accesso alla diagnosi e al trattamento della malattia di Parkinson (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signor Ministro, la malattia di Parkinson è in aumento, anche per l'invecchiamento della popolazione, e si calcola che, nel 2030, possano essere in Italia ben 500 mila i pazienti affetti da questa malattia, con un costo annuo per paziente che aumenta con la durata della malattia e con l'avanzare dell'età. Eppure, questi sono pazienti, anche molto fragili, che chiedono un numero di contatti molto elevato, al terzo posto addirittura nella lista delle malattie per contatti medico-anno per paziente. È sempre più difficile ricoverare questi malati che sono soggetti a trafile spaventose per piani terapeutici, accertamenti diagnostici, riabilitazione e quant'altro. Eppure, si tratta di pazienti, come dicevo, fragili che richiederebbero una facilitazione. Le associazioni dei pazienti, come l'Associazione italiana dei parkinsoniani, stanno chiedendo da tempo che possa essere potenziata l'offerta dei servizi per questi ammalati, per facilitare l'accesso su tutto il territorio nazionale, per ridurre le disuguaglianze, Pag. 42per identificare una rete di centri ospedalieri di riferimento ai quali riferirsi soprattutto nelle fasi avanzate di malattia, fasi che possono richiedere addirittura...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  GIAN LUIGI GIGLI. ...terapie interventive, oltre che per riqualificare ovviamente il personale e potenziare la ricerca scientifica, settore in cui l'Italia eccelle. Le chiediamo se il Ministero voglia accogliere favorevolmente questo tipo di esigenza.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, la malattia di Parkinson è caratterizzata da un decorso evolutivo che si traduce in un progressivo aggravamento del paziente. Le strategie terapeutiche devono pertanto essere definite in funzione dello stadio della patologia e delle conseguenti disabilità. In via preliminare, ricordo che la malattia di Parkinson è prevista tra le patologie che garantiscono l'esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni sanitarie. I pazienti possono usufruire, a totale carico del Servizio sanitario nazionale, di tutte le prestazioni specialistiche utili per effettuare un corretto follow-up della malattia al fine di prevenire le complicanze e le disabilità.
  Nell'ambito delle iniziative già avviate merita di essere ricordato il piano di indirizzo per la riabilitazione del 2011, redatto a cura del gruppo di lavoro sulla riabilitazione del Ministero della salute, che pone al centro del sistema il cittadino disabile e il suo contesto familiare nella loro interazione con l'ambiente sociale e con le istituzioni, orientando tutte le necessarie attività rispetto a tale priorità e verificandone i risultati. A ciò aggiungo che, nella consapevolezza della necessità di migliorare l'accesso alla diagnosi, al trattamento e alla gestione dei pazienti affetti da Parkinson, è in fase di elaborazione il piano nazionale della cronicità previsto dal patto per la salute 2014-2016 al fine di definire le principali linee di intervento nei confronti delle persone con patologia cronica. Anticipo che, nell'ambito del predetto piano, è stato identificato il primo elenco di patologie, tra cui la malattia di Parkinson, che richiedono particolare attenzione per la rilevanza epidemiologica, la gravità, l'invalidità, il peso assistenziale ed economico, la difficoltà di diagnosi e di accesso alle cure. L'iniziativa, che va nella direzione auspicata dall'onorevole interrogante, dimostra che il Ministero della salute è impegnato costantemente a garantire l'uniformità delle cure in tutto il territorio nazionale e ad implementare la sicurezza dei pazienti in particolare per talune patologie come il Parkinson, per cui vi è un costante impegno sulla tematica della appropriatezza clinica del percorso assistenziale onde definire modalità operative rivolte ai professionisti sanitari che assicurino l'effettività del diritto alle cure a vantaggio di tutti i pazienti indipendentemente dal luogo ove è posta la struttura sanitaria a cui essi afferiscono. Ecco perché si sta provvedendo con il supporto delle associazioni dei pazienti, delle società scientifiche, delle regioni e delle province autonome ad effettuare una precisa analisi dei bisogni assistenziali e della corrispettiva dotazione tecnologica strutturale e strumentale e di personale per rispondere, nella maniera più appropriata ed efficiente, alle esigenze di cura dei pazienti, fornendo indicazioni operative capaci di assicurare l'uniforme livello di cura.
  Concludo con un'ulteriore anticipazione. Nell'ambito delle periodiche attività di verifica operate dal comitato per i livelli essenziali di assistenza, potranno essere inserite, quali parametri di verifica, le modalità e lo stato di attuazione dei percorsi diagnostici e terapeutici assistenziali anche per la malattia di Parkinson come già avviene per altre patologie.

  PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di replicare per due minuti.

Pag. 43

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Ministro, la ringrazio molto soprattutto per le anticipazioni che ha voluto fornirci riguardanti i contenuti del piano per la cronicità nei quali sarebbe ricompresa specificamente un'attenzione per la malattia di Parkinson. Questo mi porta ad esprimere, da un lato, soddisfazione, dall'altro lato ad esprimere però un auspicio. Mi auguro, anche per questo ambito che riguarda la cronicità (un problema emergente della nostra sanità verso il quale stiamo comunque evolvendo necessariamente come sistema), che non accada con riferimento a questo aspetto ciò che invece è accaduto ancora una volta per quanto riguarda il piano per le demenze, che doveva essere presentato già a settembre ed era in avanzata fase di elaborazione e del quale ancora non sappiamo assolutamente nulla. Mi permetto solo di aggiungere, ringraziandola per quel che ci ha detto, che a mio avviso sarebbe forse necessario un documento nazionale programmatico specifico per la malattia di Parkinson e un piano nazionale per le malattie croniche neurologiche (Parkinson, demenza, ictus) che sono quelle che costituiscono a tutti gli effetti il carico di invalidità probabilmente maggiore che oggi si realizza nella popolazione del nostro Paese soprattutto in quella anziana.

(Chiarimenti in merito all'eventuale decremento delle risorse del Fondo sanitario nazionale e iniziative per modulare le riduzioni di spesa sulla base dei costi standard – n. 3-01023)

  PRESIDENTE. Il deputato Guidesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01023 concernente chiarimenti in merito all'eventuale decremento delle risorse del Fondo sanitario nazionale e iniziative per modulare le riduzioni di spesa sulla base dei costi standard (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  GUIDO GUIDESI. Signor Ministro, ci sono state notizie di stampa o perlomeno vari dibattiti sulla stampa tra voi, Governo e presidenti delle regioni, poiché il vostro Presidente del Consiglio, a quanto ci risulta, vi ha dato l'indicazione di tagliare il 3 per cento di spesa per ogni singolo Ministero. Noi vogliamo capire se il taglio che compete al suo Ministero lo farà solo ed esclusivamente rispetto alla razionalizzazione della struttura e della spesa corrente del funzionamento del suo Ministero o se, invece, andrà a toccare ancora una volta il Fondo sanitario nazionale.
  Vogliamo capire, nel caso in cui lei abbia intenzione, il suo Governo abbia intenzione di toccare il Fondo sanitario nazionale e di tagliarlo ancora una volta, se lo farà, ponendo come base i costi standard relativi all'efficienza delle prestazioni.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio gli interroganti perché mi consentono di fare chiarezza, anche in quest'Aula, sulla questione dei presunti tagli al Fondo sanitario nazionale che, secondo quanto riportato negli scorsi giorni dagli organi di stampa, sarebbero previsti dalla prossima legge di stabilità.
  A proposito, preciso che il Ministero della salute ha presentato la settimana scorsa una serie di proposte di riduzione dello stanziamento del Ministero che ammontano a circa il 3 per cento di 1,2 miliardi di euro: riduzioni riferite, lo ribadisco, ai capitoli di spesa del Ministero della salute e non al Fondo sanitario nazionale.
  Con riferimento ai costi standard, attuati per la prima volta nel 2013 con il riparto del Fondo sanitario nazionale, ricordo che per «costo standard» si intende la spesa sostenuta dalle regioni virtuose al netto delle componenti finanziate con risorse proprie per erogare i LEA, una definizione quest'ultima introdotta nel decreto legislativo n. 68 del 2011, alla stesura del quale, nell'elaborazione dei contenuti in Commissione bicamerale per il federalismo, abbiamo partecipato anche con molti degli interroganti.Pag. 44
  A tal proposito, comunico che il Ministero della salute e le regioni stanno lavorando per realizzare l'obiettivo previsto dal «Patto della salute» approvato nel luglio scorso con il voto favorevole di tutte le regioni, avente ad oggetto la creazione delle centrali uniche di acquisto regionali, della centrale unica nazionale e di un sistema di monitoraggio dei prezzi che garantisca l'individuazione di prezzi di riferimento standard.
  È di tutta evidenza, che le norme e gli accordi sono stati già adottati: adesso l'impegno comune deve essere quello della loro puntuale e completa attuazione, sulla quale il Ministero sta già svolgendo azione di monitoraggio.

  PRESIDENTE. Il deputato Guidesi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GUIDO GUIDESI. Ministro, noi siamo estremamente preoccupati e controlleremo se ci saranno conferme rispetto a quando lei ci ha detto oggi, ma siamo notevolmente preoccupati del fatto che sui territori, ivi comprese le regioni, non riusciamo più a determinare un'assistenza necessaria, visto il disagio sociale che abbiamo sui territori. In tutto questo, aggiungiamo tutti i bambini migranti non assistiti che dobbiamo assistere grazie all'operazione Mare Nostrum che voi avete adottato. Tutto questo fa aumentare la spesa sociale.
  Quello che noi chiediamo e su cui vogliamo un rispetto anche dal punto di vista dell'equità e nel rispetto anche delle singole responsabilità amministrative delle varie regioni è che non siano continuamente le regioni che hanno fatto percorsi virtuosi, che hanno la sanità e il bilancio sanitario in positivo o, perlomeno, in pareggio a compensare le continue inefficienze da parte delle regioni – gran parte delle regioni – del sud, facendo in modo che questo Governo continui a fare finta di niente. Noi non ci stiamo più a questa situazione, anche perché non abbiamo più la coperta per poter compensare i deficit e le inefficienze degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

(Intendimenti del Governo in merito alle risorse da destinare all'implementazione del processo civile telematico – n. 3-01024)

  PRESIDENTE. La deputata Dorina Bianchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01024, concernente intendimenti del Governo in merito alle risorse da destinare all'implementazione del processo civile telematico (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, signor Ministro, ieri le parole del Presidente Renzi sulla giustizia a noi del Nuovo Centrodestra ci hanno convinto e siamo soddisfatti di essere stati determinanti nel far cambiare verso a un Governo di centrosinistra.
  Consapevoli di quanto costa la lentezza della giustizia alle nostre imprese – secondo una stima di Confartigianato circa un miliardo l'anno –, le chiediamo lo stato di uno dei punti più importanti che è stato approvato del pacchetto di misure sulla giustizia, che è l'obbligatorietà del processo civile telematico, prevista, per esempio, per tutti i decreti ingiuntivi. Riconoscendo quella che è la portata innovativa e la strategicità di questo strumento, le chiediamo anche quante risorse il suo Ministero ha previsto di investire su questo importante punto.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante, perché mi offre l'occasione per illustrare brevemente i risultati di uno dei principali obiettivi del Ministero e del Governo in tema di giustizia, cioè l'informatizzazione e l'attuazione dell'obbligatorietà del processo civile telematico.
  Infatti, l'entrata in vigore del processo civile telematico è stata opportunamente modulata dal decreto-legge n. 90 del 2014 Pag. 45ed è stata preceduta ed accompagnata dalla partecipazione delle più importanti componenti istituzionali ed associative ai lavori di un apposito tavolo tecnico permanente che ho voluto appositamente istituire presso il mio Gabinetto.
  Il lavoro del tavolo, per condiviso riconoscimento, ha consentito di apprestare tempestivamente un'efficace azione di misurazione e confronto delle istanze tecniche e professionali complessivamente coinvolte dall'obbligatorietà dei depositi telematici. A questo tavolo si è aggiunta poi una sede di confronto con le organizzazioni sindacali che rappresentano il personale tecnico, amministrativo e di cancelleria del Ministero della giustizia. I primi dati sui depositi telematici sono incoraggianti: nel solo mese di luglio si è registrato un aumento dei decreti ingiuntivi telematici in una percentuale del 74 per cento rispetto allo stesso dato del mese di giugno del 2014. Si è determinata anche una considerevole riduzione dei tempi di trattazione delle cause; infatti, nel mese di luglio i tempi di deposito dei ricorsi per decreto ingiuntivo telematico, misurati dalla data di iscrizione a ruolo, si sono ridotti mediamente del 62 per cento. I lavori del tavolo permanente, ovviamente, proseguono ed è già fissato un ulteriore appuntamento per il 7 ottobre.
  È opportuno segnalare come, peraltro, sul tema del processo civile telematico ho voluto introdurre anche un più diretto confronto con le rappresentanze sindacali, come ricordavo, con le quali si è tenuto un incontro il 12 settembre scorso. In tale sede sono emerse preziose proposte che saranno tenute in debita considerazione dal Ministero. Stante l'importanza dell'obiettivo dell'informatizzazione si è provveduto già ad assicurare i necessari finanziamenti, non solo per il processo civile telematico, ma anche per gli ulteriori sviluppi di ridigitalizzazione del processo civile e del processo penale, nei limiti, ovviamente, delle risorse disponibili.
  Mi preme, peraltro, rappresentare come, proprio allo scopo di non pregiudicare la prosecuzione dei processi di innovazione e di efficientamento, ivi compreso quello dello sviluppo del processo civile telematico, ho ritenuto di escludere le spese per l'informatica dai recenti tagli del bilancio del mio dicastero, richiesti proprio in questi giorni a tutti i Ministeri.
  Rappresento, infine, che nel bilancio del Ministero sono state iscritte a legislazione vigente per l'anno 2014 risorse pari a 51 milioni 73 mila 782 euro di parte corrente e 17 milioni 813 mila 552 euro di parte capitale, per l'anno 2015 49 milioni di euro di parte corrente e 15 milioni di euro di parte capitale da destinare alla spesa informatica complessiva e non solo al processo civile telematico.

  PRESIDENTE. Ministro Orlando, concluda.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Valutata l'insufficienza delle anzidette risorse rispetto ai fabbisogni reali, nel corso del 2014 si è avuta comunque cura di integrare ulteriormente i finanziamenti nella priorità prospettata dell'avvio dell'obbligatorietà del processo civile telematico e si destineranno certamente all'informatica anche le risorse del Fondo unico giustizia 2012, al momento della concreta assegnazione della quota di competenza del Ministero. Assegnazione che dovrebbe avvenire al più presto.

  PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Pagano, che ha sottoscritto l'interrogazione in data odierna, ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, la risposta del Ministro ci soddisfa, però ci consentirà, senza per questo scadere nella critica fine a se stessa, di avanzare un minimo di ragionamento nei pochi secondi che abbiamo a disposizione. Signor Ministro, sull'efficientamento che lei sta perseguendo nella giustizia ci sono certamente informazioni positive: mi riferisco al tavolo permanente, che sappiamo essere una metodologia vincente. Una metodologia che noi del Nuovo Centrodestra sottoscriviamo, però sappiamo anche che c’è una lentezza burocratica alla giustizia, la stessa Pag. 46che c’è ovunque in questo Paese, che è frutto di un retaggio che tarda ad essere superato. I tavoli permanenti alla fine possono anche non essere la sola soluzione.
  È recente una interrogazione a risposta immediata a mia prima firma, alla quale lei gentilmente ha risposto, a proposito della tossicodipendenza e dei detenuti tossicodipendenti che dentro le strutture carcerarie rappresentano quasi il 50 per cento del totale dei detenuti stessi. Immaginavamo che la soluzione di tavoli permanenti con le ASL potesse trovare soluzione in pochi mesi, ma ciò purtroppo non è avvenuto.

  PRESIDENTE. Deputato Pagano, concluda.

  ALESSANDRO PAGANO. Faccio questo esempio per dire come realmente se lei non starà sul pezzo, e mi avvio alla conclusione, la metodologia individuata potrebbe non essere bastevole tanto e noi sappiamo bene che abbiamo una durata dei processi di oltre mille giorni, contro la Germania che risolve i problemi civili in 300 giorni, ma cito questo dato solo come benchmark. Sappiamo che questa disfunzione della giustizia civile costa alle imprese italiane un miliardo di euro l'anno.
  Quindi, la partita è tutta da giocare. Poi, chiudo, mi consentirà, con un po’ di ironia. Signor Ministro: il confronto con i sindacati che lei ha citato come un momento di vanto, secondo me non è sicura garanzia di efficientamento.

(Elementi in merito alla creazione di un nuovo marchio per i prodotti agroalimentari italiani e ai possibili effetti negativi dello stesso sulle produzioni tutelate da altri marchi di qualità – n. 3-01025)

  PRESIDENTE. Il deputato Paolo Russo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01025 concernente elementi in merito alla creazione di un nuovo marchio per i prodotti agroalimentari italiani e ai possibili effetti negativi dello stesso sulle produzioni tutelate da altri marchi di qualità (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, signor Ministro, per la prima volta anche il comparto agricolo, nello scorso trimestre, ha lasciato – è il caso proprio di dirlo – sul campo percentuali di fatturato, di utile e di occupati. I nostri prodotti agricoli scontano una crisi economica senza precedenti, cui si aggiungono talvolta le condizioni meteorologiche avverse, talaltra crisi di prodotto o ancora l'embargo russo. Le eccellenze agroalimentari del nostro Paese reggono soltanto perché testimonial di valori esclusivi come la qualità, la tradizione, il forte potere evocativo dei territori di produzione. Ora, però, sugli agricoltori incomberebbe la suggestiva idea del Governo di promuovere, con 220 milioni di euro, un ennesimo marchio, che si aggiungerebbe a quelli esistenti e riconosciuti storicamente dall'UE e per i quali l'Italia è protagonista assoluta nel mondo. Ci dica, signor Ministro, se corrispondano al vero tali intendimenti, qual è la ratio, il perché di questo ulteriore schiaffo al sistema di qualità e di identità della nostra agricoltura.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, ringrazio l'interrogante. Il tema di cui si discute è di straordinaria rilevanza in quanto ha a che fare con le strategie di valorizzazione delle produzioni italiane sui mercati mondiali. Il Governo ha lavorato sul comparto agroalimentare come asset strategico del piano per il made in Italy che è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 29 agosto scorso con il decreto-legge n. 133, il cosiddetto Sblocca Italia. In particolare, per il settore agroalimentare sono previsti nuovi strumenti di promozione e di tutela del made in Italy agroalimentare a favore delle aziende italiane, Pag. 47a partire proprio dalle numerose imprese che hanno investito risorse nei marchi DOP e IGP. In tale quadro sarà realizzato un segno distintivo unico per le operazioni di promozione che saranno realizzate all'estero. Tale segno distintivo sarà utilizzato anche in occasione dell'Esposizione universale di Milano, che partirà nel maggio 2015, come sappiamo.
  Il segno distintivo agroalimentare non risulta abbia le caratteristiche dell’italian original descritto dagli interroganti e sarà invece un segno distintivo pubblico che non mira in alcun modo a sostituirsi ai marchi dei singoli prodotti, ma intende esaltarli nel rispetto delle diversità di ciascuno. La necessità di realizzare questo strumento distintivo è nata dall'accurata analisi del sistema agroalimentare italiano e del suo posizionamento sui mercati internazionali, perché, nonostante le grandi potenzialità di crescita della domanda dei prodotti italiani, a causa dell'eccessiva frammentazione che lo caratterizza, questo sistema ha visto fortemente limitate le proprie attività di export. Questa debolezza non ha consentito ancora, a nostro giudizio, un'adeguata penetrazione dei prodotti italiani sui mercati esteri, nonostante i grandissimi livelli di eccellenza che li caratterizzano. Al contempo, questa debolezza ha permesso, invece, in questi mercati, a fronte dell'elevata domanda di prodotti made in Italy, una penetrazione di prodotti di falsa produzione italiana, le nostre imitazioni. L'obiettivo del segno distintivo sarà, pertanto, quello di valorizzare la distintività dei prodotti italiani creando nei Paesi esteri un'immagine coordinata delle caratteristiche peculiari dei prodotti e delle imprese italiane.
  Ricordo, inoltre, che la tutela dei marchi e delle certificazioni di qualità e di origine al di fuori dei confini UE è straordinariamente complessa. I risultati sono tutti legati alla capacità delle imprese di difendere le loro produzioni e i loro marchi, e di un Paese di farsi riconoscere, di farsi riconoscere per intero. Appare, pertanto, ancora più essenziale, a nostro parere, prevedere azioni che supportino i consorzi e le imprese impegnate nella tutela dei propri marchi e delle proprie certificazioni con operazioni coordinate. Il salto di qualità sta proprio qui: lavorare con i marchi e le produzioni di qualità per un'operazione coordinata, cosa che probabilmente in passato non si è riusciti a fare per mille ragioni e che invece, a nostro giudizio, con Expo Milano 2015, usando quella leva temporale, possiamo provare a sperimentare.

  PRESIDENTE. L'onorevole Russo ha facoltà di replicare.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, signor Ministro invero la sua cortese risposta non mi ha rassicurato. Ai nostri agricoltori credo non serva l'ennesimo marchio, anche questo ovviamente facilmente falsificabile, piuttosto avrei preferito, avremmo preferito che i 220 milioni di euro previsti per promuovere il brand fossero destinati ad una strategia più efficace di contrasto all’italian sounding: aiutare le aziende italiane a sconfiggere la concorrenza sleale, i fenomeni di dumping daziali ed a sostenere le nostre imprese anche dal punto di vista tecnico giuridico, altro che sperperare risorse tra nuovi loghi, bandierine e consuete consulenze.
  Insomma, il segno distintivo che lei indica in un primo tempo si diceva italian original, nella migliore delle ipotesi e senza considerare i dubbi in merito alla compatibilità con la legislazione europea, costituirà un altro regalo parassitario ad un pezzo di un'industria che non è interessata né all'identità dei luoghi e men che mai alla tracciabilità dei prodotti.
  Se noi negli Stati Uniti promuoviamo con i nostri soldi, con i soldi degli agricoltori la mozzarella di bufala marchio italian original anche se viene prodotta con cagliata ucraina oppure se si sponsorizza il vino, sempre italian original pur essendo a basso costo, che fine faranno la mozzarella di bufala campana dop o i tanti vini a marchio, o il parmigiano reggiano dop ? Nessun sostegno sul piano del contrasto al commercio illegale e sul fronte della concorrenza sleale, nessun supporto tecnico giuridico nel contrastare Pag. 48l’italian sounding, per questa ragione la invitiamo signor Ministro a riflettere prima di indebolire una straordinaria eccellenza italiana che nel solo sistema dei prodotti dop vale oltre sette miliardi di euro fatti di sacrificio, duro lavoro, competenza, grande abnegazione e voglia di intrapresa. Piuttosto destinate correttamente e senza intermediazioni burocratiche o parassitarie le vostre energie e queste risorse a quelle centinaia di migliaia di imprese agricole che sui mercati esteri già ci sono da tempo e misurano direttamente con la propria tasca difficoltà ed opportunità. Consentirete così loro di accrescere quote di mercato, di fatturato e soprattutto creare vero, nuovo lavoro in Italia.

(Intendimenti del Governo in ordine alle ricadute ambientali e paesaggistiche del progetto Trans Adriatic Pipeline (TAP), con particolare riferimento alla localizzazione del terminale di ricezione del gas – n. 3-01026)

  PRESIDENTE. La deputata Pannarale ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01026 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) concernente intendimenti del Governo in ordine alle ricadute ambientali e paesaggistiche del progetto Trans Adriatic Pipeline (TAP), con particolare riferimento alla localizzazione del terminale di ricezione del gas, per un minuto.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, Ministro, il 5 dicembre scorso questa Aula ha approvato la ratifica dell'accordo tra Albania, Grecia e Italia sull'ormai noto progetto TAP. Ratifica avvenuta prima che la procedura di VIA fosse definita e conclusa e con numerosissime lacune e criticità sia sotto il profilo della tutela ambientale sia sul piano della trasparenza del processo decisionale e del coinvolgimento di enti, istituzioni e popolazioni. Solo 20 giorni fa la Commissione nazionale ha terminato lo studio di VIA con parere favorevole; un parere però in contrasto sia con quello negativo già espresso dal comitato di VIA della regione Puglia, sia con quello altrettanto negativo del Ministero dei beni e delle attività culturali, sulla base dell'alto valore paesaggistico dell'area e della sua natura agraria.
  Persino le sue dichiarazioni degli ultimi giorni, Ministro, piuttosto rigide, contrastano con quelle di maggiore apertura ad una concertazione del Presidente Renzi. Ci chiediamo allora quali siano le reali intenzioni del Governo e in che modo si intenda impedire che venga irrimediabilmente leso il diritto ad un rapporto sano e virtuoso con il territorio, con il suo delicato ecosistema e con la sua vocazione turistica.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, grazie all'onorevole interpellante, in merito al progetto Trans Adriatic Pipeline (TAP) va subito chiarito che in sede di istruttoria tecnica per l'emanazione del decreto di valutazione di impatto ambientale dell'11 settembre 2014, si è tenuto in conto il giudizio negativo espresso dalla regione Puglia. È il caso di aggiungere, peraltro, che le richiamate valutazioni della regione Puglia espresse nel gennaio di quest'anno non hanno tenuto conto né d'altra parte avrebbero potuto farlo per ordine temporale, delle integrazioni documentali acquisite nel successivo mese di aprile.
  Non risponde assolutamente al vero poi la lamentata circostanza che la decisione adottata dal Consiglio dei ministri non avrebbe tenuto conto delle numerose prescrizioni poste dalla Commissione di valutazione di impatto ambientale, ricordo, 58 rigide prescrizioni. Come può evincersi dalla lettura della delibera, la decisione sulla questione è stata assunta sì in ragione della valenza strategica dell'opera, ma entro i limiti e soprattutto nel rispetto Pag. 49delle rigorose prescrizioni impartite proprio dalla Commissione. Queste hanno recepito integralmente le prescrizioni a sua volta dettate dalla competente sovrintendenza relative all'eventuale tutela dei ritrovamenti archeologici in fase di esecuzione dei lavori. In merito al richiamato contenzioso pendente tra la società proponente e la regione sull'applicazione della normativa Seveso, si evidenzia che la questione appare superata dalle disposizioni contenute proprio nel decreto di valutazione di impatto ambientale, per la precisione la prescrizione n. 13, che impone l'acquisizione del nulla osta di fattibilità prima dell'autorizzazione e della realizzazione dell'opera. Sulle criticità rappresentate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, si ritiene che queste siano del tutto superate dal decreto di valutazione di impatto ambientale che, attraverso un quadro prescrittivo severo e circostanziato, reca tutte le garanzie per una realizzazione compatibile del progetto che tengano conto sia delle osservazioni di natura non prettamente paesaggistica, quali attraversamento della fascia costiera, interferenze con la falda acquifera, caratteristiche geologiche dell'area, sia gli aspetti paesaggistici caratterizzanti quali uliveti, muretti a secco, presenza diffusa di pagliare e affioramenti rocciosi.

  PRESIDENTE. La deputata Pannarale ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, Ministro, devo dire che mi colpisce il fatto che lei non abbia aggiunto nulla di nuovo a quanto in realtà già sapevamo. Parla di valenza strategica dell'opera, lo ha ricordato nella sua replica, ma la valenza strategica non può essere disgiunta dalla salute di un territorio, dal principio di precauzione, dall'ambiente e dalla vocazione di un territorio come valore, come diritto del singolo e come diritto collettivo, dell'intera collettività. Ce lo ricorda la Seveso 2, che lei appunto ha citato, che parla di informazione chiara e di partecipazione ai processi decisionali delle popolazioni. Ce lo ricorda la stessa Convenzione di Aarhus, che proprio in materia ambientale riconosce al cittadino un ruolo imprescindibile nei processi decisionali. Vorrei anche ricordare che la regione – questo è un tema di cui poco si parla – produce energia in una quantità ben superiore al suo fabbisogno, negli ultimi anni è stato importante lo sforzo di diversificare la produzione energetica, allora la regione Puglia si sta davvero già facendo carico di questi bisogni del Paese. Io non capisco perché si voglia continuare in questo scontro con gli altri livelli istituzionali, la regione, il MIBAC, i sindaci salentini, senza alcuna attenzione per una reale collaborazione tra istituzioni. Non abbiamo mai detto i nostri «no» senza argomentare, ora il Governo è chiamato ad intendersi con la regione per il rilascio dell'autorizzazione unica. L'intesa non c’è, Ministro, il presidente Vendola lo ha già chiarito. Allora il Governo si fermi, riprenda la strada del confronto e della condivisione, sappiamo bene che la scelta ultima spetta al Consiglio dei ministri però sarebbe una ferita profonda – ho terminato, Presidente – se questo Governo scegliesse di ignorare ogni principio democratico e di tutela ambientale e paesaggistica. Dinnanzi a una decisione così grave, ci avrete contro e saremo convintamente a fianco della regione Puglia, dei sindaci salentini e di tutte le popolazioni.

(Elementi e iniziative in merito ai ritardi nella definizione della procedura di valutazione di impatto ambientale relativa al potenziamento infrastrutturale dell'aeroporto Gino Lisa di Foggia – n. 3-01027)

  PRESIDENTE. Il deputato Di Gioia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01027, concernente elementi e iniziative in merito ai ritardi nella definizione della procedura di valutazione di impatto ambientale relativa al potenziamento infrastrutturale dell'aeroporto Gino Lisa di Foggia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signor Ministro, tra un po’ di giorni discuteremo Pag. 50il cosiddetto decreto «sblocca Italia», cioè dovremo sbloccare iniziative infrastrutturali importanti per rilanciare questo Paese.
  Ebbene, a noi pare strano che, in un momento in cui questo Governo si appresta a sviluppare iniziative forti per le infrastrutture, si blocchi un progetto, attraverso il Comitato VIA e quindi sotto la sua diretta responsabilità, di un aeroporto importante per lo sviluppo di quel territorio.
  Ebbene, vogliamo sapere il perché da due anni sistematicamente si hanno rinvii e quali saranno le sue iniziative per poter sbloccare questo tipo di situazioni.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Di Gioia per l'interrogazione. Intanto, mi dà modo di sottolineare ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, quanto sia prioritario per questo Governo sbloccare le grandi opere nel pieno rispetto dell'ambiente. L'ambiente non deve essere uno strumento per bloccare le grandi opere, ma deve essere invece uno strumento perché le grandi opere si possano inserire nel territorio rispettandolo e valorizzandolo. Quindi, noi porteremo avanti questo obiettivo a partire proprio dalla realizzazione dell'opera che richiamava l'onorevole Di Gioia.
  Riassumo brevemente quelle che sono state le tappe principali, che giustificano in parte questo ritardo. Si rappresenta che, nonostante l'istruttoria tecnica presso la Commissione VIA sia stata avviata, come ricordava lei, circa due anni fa, in data 23 marzo 2012, acquisendo anche i pareri della regione Puglia e del comune di Foggia, sono intervenute nel frattempo ben due sospensioni del procedimento. In particolare, il 24 dicembre 2013 l'ENAC aveva richiesto una prima sospensione del procedimento adducendo come motivazione la necessità di considerare diversi livelli di incertezza relativi al quadro programmatico in cui risulta inserito il progetto.
  L'ENAC ha richiesto il riavvio del procedimento, a seguito della presentazione di un'ulteriore documentazione integrativa, il 1o aprile 2014. Dopo poco tempo, il successivo 27 maggio, ha avanzato una seconda richiesta di sospensione dell'istruttoria tecnica, fondata sulla necessità di presentare – cito testualmente – «ulteriore documentazione di approfondimento al fine di favorire il buon esito delle valutazioni in corso». Il 24 luglio è stata prodotta da ENAC ulteriore documentazione integrativa contenente un approfondimento relativo al quadro programmatico dell'opera e, in particolare, l'analisi costi-benefici del progetto.
  Conseguentemente, il 6 agosto, la direzione generale competente ha immediatamente riaperto il procedimento tuttora pendente. Da ultimo, il 6 settembre scorso, la società Aeroporti di Puglia, su delega dell'ENAC ha fornito un'ulteriore documentazione integrativa sullo studio di impatto ambientale. Ad oggi, non è ancora pervenuto il parere del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo necessario all'emanazione del provvedimento di VIA.
  Ribadisco che è obiettivo di questo Ministero arrivare ad una definizione completa in tempi brevi.

  PRESIDENTE. Il collega Di Gioia ha facoltà di replicare per due minuti.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signor Ministro, se io non fossi una persona perbene le direi: «siete ridicoli», per un semplice motivo, perché dovreste ricordarvi, o perlomeno dovreste per un certo momento fare un discorso tra voi e l'ENAC per il semplice motivo che la stessa ENAC ci dice sistematicamente che il Comitato VIA chiede documentazioni che non sono di sua pertinenza.
  Allora, il problema è uno: in questo momento, chi mente ? Il Comitato VIA o l'ENAC ? Uno dei due mente perché, se uno ci dice una cosa, e lei ci dice un'altra Pag. 51cosa, sarebbe opportuno che lei verificasse perché è una sua legittima responsabilità politica, oltre che amministrativa. Infatti, non è possibile che si possano rilasciare – e vado rapidamente alla conclusione – autorizzazioni con grande rapidità per quello che diceva poco fa la collega e qui sono due anni.
  Si stanno prendendo fondi e si danno schiaffi ad una comunità che non soltanto è stata colpita qualche giorno fa – e lei lo ha verificato – da quell'alluvione, ma ad una comunità che ha perso, giorno dopo giorno, la sua dignità grazie ai tagli che i Governi passati hanno effettuato.
  Ecco, c’è la necessità di ridare risposte, dignità e, soprattutto, quello che è stato tolto a questa comunità. Verifichi, signor Ministro !

(Iniziative volte a promuovere un'interpretazione della normativa in tema di pensione di reversibilità che assicuri pienamente il diritto allo studio dei figli superstiti – n. 3-01028)

  PRESIDENTE. La deputata Tinagli ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01028, concernente iniziative volte a promuovere un'interpretazione della normativa in tema di pensione di reversibilità che assicuri pienamente il diritto allo studio dei figli superstiti (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  IRENE TINAGLI. Presidente, la normativa sulle pensioni di reversibilità, così come disciplinata dal regio decreto del 1939, modificato poi nel 1952, prevede che gli studenti abbiano diritto alla pensione di reversibilità quando siano iscritti all'università fino al ventiseiesimo anno. Si riferisce, però, chiaramente ad un periodo storico in cui il percorso universitario era molto lineare: ci si iscriveva per ottenere la laurea e, quindi, o si era iscritti o non si era iscritti.
  Oggi giorno il percorso è molto più frammentato. Ci sono molti titoli: c’è la laurea triennale, magistrale, il master, il master specialistico, il dottorato. Può, quindi, capitare che uno studente, pur essendo studente, prima del ventiseiesimo anno si trovi in un periodo in cui si è appena laureato da un percorso e si sta iscrivendo a un altro. Se per disgrazia perde il genitore, in questo lasso temporale in cui si sta iscrivendo al corso nuovo appena laureato, rischia di non vedersi attribuita la pensione di reversibilità, se perde il genitore in questo lasso. È questo quello che è capitato anche a un giovane studente, un concittadino, che mi è stato segnalato. Immagino che capiti anche a molti altri studenti. Credo sia il momento di aggiornare la nostra normativa per renderla più rispondente ai tempi, ai percorsi, alle esigenze dei giovani, per non penalizzare due volte dei giovani che già si trovano a vivere delle difficili situazioni familiari.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevole Tinagli, mi consenta di intervenire nel merito di una vicenda che effettivamente mostra tutti i segni della sua obsolescenza. Noi siamo di fronte ad una norma che è appunto datata e che ci propone i problemi che qui sono stati segnalati. Quindi, è chiaro che la sede INPS interessata ha negato il beneficio per il fatto che il giovane interessato, pur essendo al momento del decesso del padre a carico di quest'ultimo e pur avendo meno di 26 anni, in conformità a quanto prescritto dalla normativa vigente, non risultava, tuttavia, essere formalmente iscritto ad alcun corso universitario alla data del decesso.
  Ciò posto, va osservato che l'orientamento dell'INPS è senz'altro rispettoso del principio di interpretazione letterale della normativa vigente. Infatti, l'articolo 13, comma 3, del regio decreto-legge 14 aprile 1939, n. 636, come da ultimo modificato nel 1965, prevede che per i figli superstiti, che risultino a carico del genitore al Pag. 52momento del decesso e che non prestino lavoro retribuito, il limite di età per accedere alla pensione di reversibilità, ordinariamente fissato al compimento del diciottesimo anno, sia elevato non oltre il ventiseiesimo anno di età qualora frequentino l'università. Pertanto, secondo la stretta lettera della norma i giovani interessati, al fine di accedere al trattamento in questione, devono essere iscritti ad un corso universitario alla data del decesso.
  Ora, come peraltro evidenziato dagli onorevoli interroganti, appare evidente che all'epoca in cui la normativa in materia di pensioni ai superstiti è stata da ultimo modificata il massimo titolo conseguibile era costituito dalla laurea, non essendo ancora intervenute le riforme che hanno introdotto molteplici tipologie di titoli universitari e post-universitari (laurea triennale, specialistica, master e così via). La normativa in questione, pertanto, non prendeva specificamente in considerazione periodi di interruzione degli studi universitari, che appaiono oggi inevitabili nel passaggio da un corso universitario ad un altro o nel passaggio da un corso universitario ad un corso post-universitario.
  Considerata, tuttavia, la rilevanza del problema posto dall'interrogante, è intenzione del Ministero verificare se vi siano i margini per operare un'interpretazione evolutiva o adeguatrice delle disposizioni in questione, salva sempre la necessità di verificare le relative ricadute economiche e le compatibilità con le disponibilità di bilancio.
  In alternativa si rifletterà sulla possibilità di dare corso ad un intervento normativo per il quale ovviamente sarà necessario reperire la necessaria copertura finanziaria. Quindi, c’è pieno interesse, disponibilità ed impegno del Ministero ad agire secondo queste due diverse opzioni.

  PRESIDENTE. La deputata Tinagli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la sensibilità mostrata verso questo tema. L'unica cosa che mi permetto di segnalare è di cercare il percorso più rapido e breve possibile, perché ci sono giovani che in questo momento sono costretti ad interrompere il loro percorso di studi che sarà determinante poi per il loro futuro e per la loro capacità di trovare lavoro. Quindi, mi permetto di sollecitare un intervento più rapido possibile e do tutta la mia disponibilità qualora fosse necessario – e penso anche di altri membri della Commissione lavoro – per aiutare ad identificare anche soluzioni e coperture. Quotidianamente noi affrontiamo questi temi, quindi possiamo collaborare su questo e lo faremo molto volentieri.

(Iniziative finalizzate a superare le criticità determinate dal sistema di penalizzazioni per l'accesso alla pensione anticipata introdotto dall'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011 – n. 3-01029)

  PRESIDENTE. La deputata Gnecchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01029, concernente iniziative finalizzate a superare le criticità determinate dal sistema di penalizzazioni per l'accesso alla pensione anticipata introdotto dall'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, la scorsa legislatura si è caratterizzata contro le donne per l'innalzamento dell'età della pensione di vecchiaia, nel 2009 nel pubblico impiego, nel 2011 anche per il settore privato. La manovra Fornero, oltre che contro le donne, è stata contro le pensioni di anzianità. Ha abrogato le quote per tutti, pubblici, privati e autonomi, e per chi ha la fortuna – sottolineo fortuna – di poter avere quarantuno anni e sei mesi se donna, quarantadue anni e sei mesi se uomo, ma non sessantadue anni di età anagrafica, ha previsto le penalizzazioni. Noi ci teniamo a dire che i lavoratori e le lavoratrici vorrebbero lavorare fino a sessantadue anni, ma dov’è il lavoro ? Si ritengono prestazioni effettive di lavoro l'astensione Pag. 53obbligatoria per maternità, il servizio militare, l'infortunio, la malattia, la cassa integrazione ordinaria, solo l'ordinaria. A ottobre 2013 si sono aggiunte le assenze per donazione di sangue e di emocomponenti e la maternità e paternità facoltative. A dicembre 2013 si sono aggiunti i congedi per assistenza all'handicap. Vogliamo aggiungere un pezzetto alla volta con continui interventi legislativi ? Noi ringraziamo il Ministro Poletti e la Ministra Madia che hanno sostenuto un nostro emendamento nel decreto sulla pubblica amministrazione per tornare a giustizia ed eliminare queste odiose penalizzazioni.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MARIALUISA GNECCHI. Purtroppo, però nel passaggio tra la Camera e il Senato la Ragioneria generale dello Stato ha ritenuto di quintuplicare le risorse necessarie e, quindi, il Senato ha espunto questa norma.

  PRESIDENTE. Collega...

  MARIALUISA GNECCHI. Contiamo sul Ministro Poletti, per riuscire almeno nella legge di stabilità a tornare a giustizia.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti. Prego di stare nei tempi, grazie.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevole Gnecchi, l'atto parlamentare ci chiede uno specifico intervento del Governo finalizzato ad una riformulazione della normativa vigente in materia di pensione anticipata, tale da escludere talune categorie di lavoratori dall'applicazione delle penali introdotte dal comma 10 dell'articolo 24 del decreto «salva Italia».
  Segnatamente gli onorevoli interroganti sollecitano il Governo a valutare l'adozione di iniziative volte a prevedere che i cosiddetti lavoratori precoci, nonché i lavoratori esposti all'amianto e quelli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, possano rientrare fra le fattispecie previste dal comma 2-quater dell'articolo 6 del decreto-legge n. 216 del 2011, utili al raggiungimento dell'anzianità contributiva necessaria per poter accedere al pensionamento anticipato senza penalizzazioni.
  Da questo punto di vista credo sia necessario, per quanto riguarda i lavoratori addetti alle lavorazioni particolarmente faticose, uno specifico approfondimento per capire se a questi soggetti sia applicabile o meno quanto qui richiesto. Con riferimento invece ai lavoratori precoci e a quelli esposti all'amianto, occorre precisare che gli stessi sono già oggi oggetto di apposite tutele, seppure in un contesto diverso da quello messo in evidenza in questa sede. Tuttavia, rilevo che il legislatore, al fine di garantire nel futuro la sostenibilità del nostro sistema pensionistico, ha inteso comunque circoscrivere le fattispecie che consentono di accedere al pensionamento anticipato prima dei sessantadue anni senza l'applicazione della riduzione.
  È chiaro, quindi, che un ulteriore ampliamento di queste fattispecie, indicate dal citato comma 2-quater dell'articolo 6, richiederebbe un ulteriore e specifico intervento normativo, per il quale occorrerebbe reperire la necessaria copertura finanziaria. È già stato citato dagli interroganti il lavoro fatto nell'arco del tempo per aggiungere, diciamo, fattispecie a questo tipo di situazione.
  Questo a sostegno della dimostrazione di un'attenzione a questa tipologia di problemi; solo che, appunto, sono stati affrontati per quote o per parti o per situazioni specifiche. Fatta questa premessa, rappresento che è intenzione del Governo, nel contesto della legge di stabilità, fare un esame di tutte le specifiche situazioni meritevoli di tutela previdenziale e pensionistica via via emerse nel corso del tempo e verificare se e come sia possibile pervenire ad una loro soluzione organica, nel quadro delle scelte che dovranno essere compiute nella sede della stessa legge di stabilità.

Pag. 54

  PRESIDENTE. Il deputato Antonio Boccuzzi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

  ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro ed esprimo parziale soddisfazione rispetto ad una parziale soluzione prospettata. Come ricordava la collega Gnecchi, pensavamo che, con il nostro emendamento e il voto di questa Assemblea nella prima lettura del decreto che riguarda la riforma della pubblica amministrazione, fosse finalmente cassata una delle tante norme odiose della legge dell'ex Ministro Fornero. Un emendamento al «decreto Madia» che, come dicevo, avrebbe cancellato l'iniquo balzello per coloro che conseguiranno, entro il 31 dicembre 2017, i contributi richiesti per il trattamento pensionistico anticipato.
  Le penalizzazioni e il loro funzionamento sono stati ricordati dalla collega Gnecchi. Tra i tanti anfratti di una riforma spesso sciatta, non si è tenuto conto dei lavoratori cosiddetti «precoci». La sola matematica, e quindi oltre rispetto alla politica, avrebbe dovuto richiamare considerazioni che avrebbero reso evidente che la somma di età anagrafica e contributiva portava i lavoratori in pensione ben prima dei 62 anni di età. Accanto a questi, non possiamo dimenticare, e non lo faremo, i lavoratori che hanno prestato servizio in condizioni insalubri, coloro che hanno lavorato in ambienti in cui era presente l'amianto. Abbiamo loro riconosciuto, con un provvedimento di civiltà, la possibilità di accedere in anticipo alla pensione in relazione agli anni in cui hanno prestato la loro opera in luoghi di lavoro in cui era presente la fibra killer.
  Con il cosiddetto «salva Italia», vengono previste per loro penalizzazioni molto pesanti, che spesso spingono gli stessi a rinunciare al loro diritto ad accedere anzitempo al giusto riposo; penalizzazioni, insomma, a lavoratori penalizzati da una qualità di vita spesso compromessa da gravi malattie, cui viene negato il diritto ad una giusta pensione, dopo una vita di lavoro in cui la tutela della salute era spesso considerata un optional.
  Infine, la grave, gravissima discriminazione che, ancora una volta, colpisce le donne: il mancato riconoscimento del periodo di maternità, la lettura che l'INPS dà rispetto alla norma, e quindi le relative penalizzazioni, che sono una grave ingiustizia, la prevaricazione di un diritto riconosciuto nel «milleproroghe» del 2012. Dal 1970 in poi, anno dello Statuto dei lavoratori, molti sono stati i provvedimenti che hanno riguardato i diritti delle donne al lavoro: alcuni positivi, alcuni opportuni, ma mai attuati, altri pessimi, ingiusti, discriminatori. È nostro dovere un recupero delle disparità, delle differenze, delle ingiustizie. Shakespeare diceva che: «La donna uscì dalla costola dell'uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore, ma dal lato, per essere uguale» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per estendere l'ambito di applicazione del programma «Garanzia giovani» a coloro che abbiano un'età compresa tra i 15 e i 29 anni e siano inseriti in percorsi scolastici, formativi o universitari e per assicurare il regolare ed efficace svolgimento del programma medesimo – n. 3-01030)

  PRESIDENTE. Il deputato Marcello Taglialatela ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01030, concernente iniziative per estendere l'ambito di applicazione del programma «Garanzia giovani» a coloro che abbiano un'età compresa tra i 15 e i 29 anni e siano inseriti in percorsi scolastici, formativi o universitari e per assicurare il regolare ed efficace svolgimento del programma medesimo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, signor Ministro, è esattamente come lei ha letto: l'interrogazione punta a capire come mai l'Italia, che pure riconosce tra i suoi principali problemi la distanza del mondo della scuola e dell'università Pag. 55con quello del lavoro, nel programma «Garanzia giovani», voluto dalla Comunità europea specificamente per colmare questo tipo di distanza, di fatto esclude che chi sia scolarizzato e sia compreso nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni possa accedere ai programmi previsti da «Garanzia giovani».
  Parliamo anche di tirocini, e quindi di attività che servono specificamente ad agevolare l'inserimento nel modo del lavoro di chi studia o ad avvicinare il mondo della scuola a quello del lavoro. Le chiedo, quindi, di conoscere quali sono gli intendimenti del Governo per superare quella che a me sembra una contraddizione inspiegabile.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevole Taglialatela, il tema proposto si configura come una situazione di fatto, dal punto di vista del nostro Paese, non modificabile, se non all'interno di una modifica degli orientamenti comunitari.
  La normativa che regola l'intervento della «Garanzia giovani», quindi il piano operativo nazionale, esplicitamente recita: i giovani con meno di 25 anni, disoccupati e al di fuori di ogni ciclo d'istruzione e formazione, residenti in regioni ammissibili, inattivi e disoccupati, compresi i disoccupati di lunga durata, registrati o meno nelle liste dei disoccupati, alla ricerca di occupazione.
  In ogni caso, noi abbiamo avvertito la stessa esigenza che l'interrogante ci propone e abbiamo, in sede di confronto nella riunione informale dei Ministri del lavoro a livello europeo, avanzato due proposte. La prima proposta è quella, appunto, di estendere questa possibilità di intervento ai giovani studenti tirocinanti e, comunque, interessati a percorsi e processi formativi e, in secondo luogo, abbiamo chiesto e proposto a livello dei nostri colleghi europei di proseguire e dare validità al programma di «Garanzia giovani» oltre il 2014 con specifiche risorse, perché diversamente in quella fase verrebbe conclusa l'attività.
  Quindi, da questo punto di vista, l'impegno nostro è quello, già predisposto, di chiedere l'allargamento agli studenti e di chiedere la continuazione della durata di questo progetto oltre il 2014.
  Poi vi è un'ulteriore richiesta che riguarda l'intervento nel rapporto con le parti datoriali a livello regionale per la realizzazione del progetto. Noi abbiamo, come Ministero, sottoscritto un numero rilevante di protocolli e i protocolli da noi sottoscritti prevedono una loro attuazione a livello regionale. Quindi, è nostro compito naturalmente vigilare che i protocolli sottoscritti a livello nazionale, che prevedono un'azione a livello delle regioni, effettivamente vengano realizzati in quella sede.
  A questo punto, per documentazione aggiornata, vi informo che i giovani che si sono registrati al momento al programma «Garanzia giovani» sono oltre 189 mila; di questi, 49 mila sono già stati convocati ai servizi per il lavoro e 31 mila hanno già ricevuto il primo colloquio di orientamento.

  PRESIDENTE. Il deputato Taglialatela ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Ministro, il programma «Garanzia giovani» è del 2013, come lei ovviamente sa. Mi fa piacere che il Governo si sia accorto di quella che per me è una contraddizione inspiegabile e che abbia chiesto una modifica del programma, tenendo conto che in Italia c’è la figura dello studente lavoratore, dei lavoratori che frequentano i corsi serali, quindi vi è già in atto un'attività che consente, ovviamente, una possibilità per accrescere le proprie capacità da un punto di vista lavorativo o di accrescere quelle da un punto di vista didattico.
  Ciò non toglie, nonostante la richiesta fatta dal Governo, che bisogna muoversi e farlo in fretta. Lei ha detto che circa 150 Pag. 56mila giovani hanno già manifestato la volontà di iscriversi a questo programma. Non so se tra questi vi siano scolarizzati, cioè persone che potrebbero essere escluse dalla possibilità per effetto di una norma da modificare.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Le chiedo di intervenire e di dare una risposta su quello che sta accadendo da parte dell'Europa.
  Per quello che riguarda, viceversa, il problema della convenzione, o delle convenzioni, c’è una apposita unità di missione che si è istituita, che prevede la presenza di organismi tecnici direttamente espressione del Ministero. Ritengo che, anche da questo punto di vista, sia necessaria una nota che spieghi quello che sta accadendo, per evitare che il programma «Garanzia giovani» alla fine non serva a limitare, a diminuire, la distanza tra il mondo di chi lavora, il mondo di chi studia, il mondo della scuola e il mondo delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Michele Bordo, Brunetta, Cicchitto, Cirielli, Dambruoso, Dellai, Di Lello, Fico, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Pes, Pisicchio, Portas, Realacci, Domenico Rossi, Sani, Scotto, Tabacci, Vignali e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,09).

  PRESIDENTE. Essendo prevista per le ore 16,15 la riunione del Parlamento in seduta comune, lo svolgimento degli ulteriori punti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani, avvertendo che, ove dovesse essere convocato il Parlamento in seduta comune, la seduta dell'Assemblea avrà inizio alle ore 15.

  Giovedì 18 settembre 2014, alle 15:

  1. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   BOLOGNESI ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di depistaggio e inquinamento processuale (C. 559-A).
  — Relatore: Verini.

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Ottobre, Giachetti, Vito, Leone, Kronbichler, Marcolin, Dellai, Corsaro, Pisicchio, Di Lello, Bruno ed altri n. 1-00291 e Corda ed altri n. 1-00406 concernenti iniziative a tutela del cittadino italiano Enrico Forti, condannato e detenuto negli Stati Uniti.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Marcon ed altri n. 1-00424, Gianluca Pini ed altri n. 1-00563, Basilio ed altri n. 1-00577, Causin ed altri n. 1-00578, Scanu ed altri n. 1-00586, Cicchitto ed altri n. 1-00590 e Brunetta ed altri n. 1- 00593 concernenti la partecipazione Pag. 57italiana al programma di realizzazione e acquisto degli aerei Joint Strike Fighter-F35.

  4. – Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge:
   GARAVINI ed altri; NICCHI ed altri; CARFAGNA e BERGAMINI; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; GEBHARD ed altri; FABBRI: Disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli (C. 360-1943-2044-2123-2407-2517-A).
  — Relatore: Marzano.

  5. – Seguito della discussione delle mozioni Brambilla ed altri n. 1-00460, Gagnarli ed altri n. 1-00559, Vezzali ed altri n. 1-00571, Nicchi ed altri n. 1-00573, Rondini ed altri n. 1-00580, Cova ed altri n. 1-00581 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00585 concernenti iniziative, nell'ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, per la tutela dei diritti degli animali.

  6. – Seguito della discussione delle mozioni Gallinella ed altri n. 1-00160, Prataviera ed altri n. 1-00360, Palese ed altri n. 1-00576, Kronbichler ed altri n. 1-00579, Galgano e Mazziotti Di Celso n. 1-00583, Berlinghieri ed altri n. 1-00587 e Dorina Bianchi e Bernardo n. 1-00589 concernenti iniziative per la riforma dei criteri di formazione del bilancio comunitario, con particolare riferimento al meccanismo del cosiddetto «sconto inglese».

  7. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
   S. 1216 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Jersey sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 13 marzo 2012 (Approvato dal Senato) (C. 2273).
  — Relatore: Picchi.
   S. 1217 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo delle Isole Cook sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Wellington il 17 maggio 2011 (Approvato dal Senato) (C. 2274).
  — Relatore: Picchi.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione nel campo della cultura e dell'istruzione e dello sport fra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina, fatto a Mostar il 19 luglio 2004 (C. 2125).
  — Relatore: Amendola.
   S. 1166 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Congresso di Stato della Repubblica di San Marino sulla cooperazione per la prevenzione e la repressione della criminalità, fatto a Roma il 29 febbraio 2012 (Approvato dal Senato) (C. 2271).
  — Relatore: Arlotti.

  8. – Discussione del disegno di legge:
   S. 1301 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino in materia di collaborazione finanziaria, fatto a San Marino il 26 novembre 2009 (Approvato dal Senato) (C. 2278).
  — Relatore: Gianluca Pini.

  9. – Seguito della discussione dei progetti di legge:
   Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federativa del Brasile, fatto a Brasilia il 27 marzo 2008 (C. 2080-A).Pag. 58
   e dell'abbinata proposta di legge: BUENO (C. 996).
  — Relatore: Porta.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo, fatto a Roma l'11 novembre 2008, con Scambio di lettere interpretativo, fatto a Roma il 28 agosto e il 12 ottobre 2012 (C. 1923).
  — Relatore: Porta.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo, fatto a Roma il 17 luglio 2003, con Scambio di lettere interpretativo, fatto a Roma il 25 giugno 2012 e il 3 settembre 2012 (C. 2086).
  — Relatore: Porta.
   S. 1302 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, e relativo Protocollo, del 10 gennaio 1989, fatto a Seoul il 3 aprile 2012 (Approvato dal Senato) (C. 2419).
  — Relatore: Amendola.

  La seduta termina alle 16,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2598-A/R – odg n. 9 412 412 207 112 300 73 Resp.
2 Nom. odg 9/2598-A/R/11 420 420 211 95 325 73 Resp.
3 Nom. odg 9/2598-A/R/13 431 337 94 169 30 307 72 Resp.
4 Nom. odg 9/2598-A/R/21 439 425 14 213 414 11 72 Appr.
5 Nom. odg 9/2598-A/R/26 457 442 15 222 117 325 71 Resp.
6 Nom. odg 9/2598-A/R/28 458 440 18 221 111 329 71 Resp.
7 Nom. odg 9/2598-A/R/30 468 447 21 224 113 334 70 Resp.
8 Nom. odg 9/2598-A/R/34 467 464 3 233 119 345 68 Resp.
9 Nom. odg 9/2598-A/R/38 469 466 3 234 119 347 68 Resp.
10 Nom. Ddl 2598-A/R – voto finale 456 445 11 223 315 130 61 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.