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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 291 di martedì 16 settembre 2014

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 10,35.

  VALERIA VALENTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Alli, Bindi, Caparini, Damiano, La Russa, Legnini, Leone, Pannarale, Sereni e Vargiu sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle linee di attuazione del programma di Governo (ore 10,38).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle linee di attuazione del programma di Governo.
  Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dieci minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto. È prevista la ripresa televisiva diretta.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli membri della Camera dei deputati, vorrei esprimere la gratitudine mia e del Governo per aver consentito la parlamentarizzazione della discussione sul percorso dei «mille giorni». Qualcuno ha dipinto la scelta dei «mille giorni» che il Governo e la maggioranza hanno fatto come un tentativo di dilazionare, di perdere tempo. Mai una lettura come questa può essere considerata grottesca e, per alcuni aspetti, persino ridicola.
  Noi siamo assolutamente convinti che i «mille giorni» siano l'ultima chance per recuperare il tempo perduto; sono il cartellone di recupero che si espone alla fine della partita. Dopo aver perso tanto tempo negli anni passati, ora abbiamo l'ultima chance per pareggiare i conti e, se perdiamo, non perde il Governo, perde l'Italia. Ecco perché la gravità e la responsabilità del nostro approccio nasce dalla consapevolezza forte e diffusa che, al termine Pag. 2di questo percorso dei «mille giorni», riusciremo non soltanto a capovolgere la storia di questa legislatura, ma riusciremo soprattutto a rimettere in corsa e in pista l'Italia.
  Dico capovolgere la storia di questa legislatura, perché non v’è chi non veda come il percorso dal quale siamo partiti è un percorso che vedeva, appena diciotto mesi fa, nessun vincitore, nessuna maggioranza, nessuna capacità di eleggere il Capo dello Stato, uno stallo per il quale la legislatura sembrava aver finito, nei primi due mesi, tutto il futuro che aveva davanti.
  Noi non siamo partiti con l'obiettivo di tenere in piedi la legislatura, né siamo interessati a tenere in piedi una carriera o un'ambizione di un singolo parlamentare o di un singolo membro del Governo. Partiamo dal presupposto di dover tenere in piedi l'Italia in una cornice internazionale difficile, per cui, fino a qualche mese fa, il mondo correva, l'Eurozona arrancava e l'Italia rotolava. Oggi siamo in un momento in cui il mondo corricchia, l'Eurozona è ferma, l'Italia ha interrotto la caduta. Ma questo non basta, non è sufficiente. I numeri non sono più quelli devastanti di qualche mese fa: nel 2012, abbiamo chiuso a meno 2,4, nel 2013, nove mesi fa, abbiamo chiuso a meno 1,9, oggi siamo a meno 0,2. Ma chi si accontentasse di interrompere la caduta dovrebbe avere qualche sano problema per il quale farsi vedere da uno bravo.
  Noi abbiamo bisogno di ripartire e di tornare a crescere. Può essere felice la decrescita soltanto per chi non ha mai visto in faccia un cassaintegrato; può essere felice la decrescita soltanto per chi non conosce l'odore un po’ strano e innaturale di una fabbrica che chiude; può essere felice la decrescita per coloro i quali non hanno mai visto un imprenditore vedersi respingere in banca una richiesta di fido. La decrescita non è mai felice.
  E allora il nostro obiettivo è quello di tornare a crescere, partendo, certo, dal numero degli occupati, il cui passo in avanti – più 83 mila tra il giugno 2014 e il giugno 2013 – è ancora decisamente insufficiente, vista la crisi che si è registrata negli ultimi sei anni con il sostanziale raddoppio della percentuale della disoccupazione, da circa il 7 al 12,6 per cento. Noi abbiamo bisogno di rovesciare e reimpostare la scommessa politica ed economica di questo Paese.
  I «mille giorni» non sono un modo per perdere tempo, sono un modo per dare alla nostra azione l'efficacia e la forza di un progetto che abbia il respiro, l'orizzonte, il senso della missione e della visione. Su questo tema vorrei che fosse chiaro, come punto finale della mia premessa, un obbligo da parte di questo Governo: noi abbiamo il compito, il dovere, la responsabilità di indicarvi dove vogliamo portare il Paese da qui ai prossimi mille giorni. Vi proponiamo di utilizzare come scadenza della legislatura la scadenza naturale, sapendo che è facoltà delle Camere, della Camera dei deputati e del Senato, in ogni momento, negare la fiducia e sapendo anche, con grande determinazione e convinzione, che da questa parte del tavolo non abbiamo paura di confrontarci con gli italiani. Non abbiamo minimamente paura di confrontarci con gli italiani, penso che lo abbiamo dimostrato in varie circostanze, tuttavia se diciamo di arrivare al febbraio 2018 lo facciamo perché prima degli interessi di parte per noi vengono gli interessi del Paese.
  Oggi, l'Italia ha bisogno di una sfida che abbia questo senso dell'orizzonte e noi pensiamo che da qui ai mille giorni che terminano alla fine del maggio del 2017 vi sia lo spazio per realizzare quel percorso organico di riforme che andrò rapidamente a enucleare e poi utilizzare il periodo che va dal giugno alla fine dell'anno per consentire alle forze politiche, opportunamente riorganizzate, di dichiarare conclusa l'anomalia italiana con una nuova legge elettorale e presentarsi al giudizio degli elettori in modo chiaro e definito. Noi siamo disponibili a effettuare un percorso di riforme per cui alla fine si possa persino perdere il consenso. Io non credo, perché credo che gli italiani abbiano voglia di riforme, ma sono persino Pag. 3disponibile a perdere il consenso; sono disponibile a correre il rischio di perdere le prossime elezioni. Non sono disponibile a correre il rischio di perdere tempo e, oggi, è una priorità quella di poter dare risposte che partano da una lettura del Paese.
  C’è una letteratura diffusa nella politica italiana per la quale l'Italia è un Paese che deve diventare un Paese normale. L'Italia non sarà mai un Paese normale e lo dico non con il sorriso di chi ci ironizza, ma con l'orgoglio, la commozione, la passione di chi ama questo Paese e i suoi abitanti. L'Italia non sarà mai un Paese normale, perché l'Italia è un Paese eccezionale per definizione, è un Paese speciale per definizione, è un Paese straordinario per definizione. Questo non significa che noi non dobbiamo avere degli standard di riferimento normali, rispetto a tutti gli altri Paesi europei, nella giustizia, nella pubblica amministrazione, nel percorso di riforma e di selezione della classe dirigente. Abbiamo il dovere e per alcuni aspetti il diritto di provare a rendere questo Paese in linea con gli altri Paesi in questi settori, ma negare la specialità dell'Italia significa negare la sua identità, la sua missione.
  Diceva Benedetto Croce che il carattere di un popolo è la sua storia, nient'altro che la sua storia. La storia di questo Paese dimostra che l'Italia ha una specificità e una straordinarietà che noi non possiamo negare; non è soltanto la bellezza di un paesaggio o di un'opera d'arte, è la capacità degli ingegneri, dei lavoratori, degli artigiani, delle persone che hanno fatto grande l'Italia. Nel momento in cui diciamo questo, individuiamo la constituency dell'azione di questo Governo ed elaboriamo una polemica non semplicemente istintiva rispetto a quelli che sono stati definiti i professionisti della tartina, ma una polemica che è oggettiva rispetto ai presunti esperti che in questi anni hanno sottaciuto o forse non capito la gravità della crisi, non l'hanno prevista. Prima ne hanno sottaciuto la gravità, poi hanno sbagliato a dare le risposte e, adesso, dall'alto della propria sicumera, immaginano di spiegare a noi che cosa va fatto e che cosa non va fatto. Rispetto al derby tra professionisti della tartina e Italia che si spezza la schiena noi stiamo con questa seconda parte del Paese che è la parte che si sveglia la mattina presto, che va a lavorare e che esige da noi, essendo la constituency del nostro mandato, soltanto due cose: la prima è che noi per primi non ci rassegniamo alla rassegnazione.
  Chi continua a mandare avanti la propria famiglia, la propria azienda, il proprio impegno quotidiano, nonostante che tutto fuori sembri cospirare verso l'insuccesso, necessita da parte del gruppo dirigente, della classe dirigente del Paese, di un impegno concreto a non accettare di mollare di un millimetro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma richiede anche a questo gruppo dirigente di individuare con definizione qual è l'orizzonte del nostro impegno. Io sono qui per dirvi questo, io sono qui per dirvi che alla fine dei mille giorni l'Italia tornerà ad avere un ruolo nella situazione politica internazionale, tornerà a fare l'Italia.
  Sono rimasto sconvolto e stupito dal dibattito che ha accompagnato la nomina di Federica Mogherini ad alto rappresentante della politica estera e della politica europea. Mi ha colpito perché mai come in questo momento viviamo una stagione di crisi per alcuni aspetti senza precedenti: Paesi che si sono formati dopo i conflitti mondiali e che sono stati retti da una dittatura oggi perdono la loro unità o la loro integrità. È quello che sta accadendo, e noi stiamo combattendo contro questo rischio in Libia o in Iraq, dove i tentativi del nuovo Parlamento o del nuovo Governo sono per mantenere un'unità del Paese, che non è assicurata dal fallimento, dalla gestione della post-dittatura. Quello che sta avvenendo in Egitto è per noi un elemento di straordinaria attenzione e interesse; siamo stati i primi a recarsi a Il Cairo dopo il cambio di Presidente. Quello che sta avvenendo dopo la fine della Primavera araba, che probabilmente assomiglia più, per i confini e per i contorni, ad un autunno che non ad una primavera, ha visto comunque la presenza italiana in Pag. 4prima linea. E pensate a quanto sia complicata e difficile la situazione nel momento in cui, per la prima volta, si organizza uno Stato islamico con le caratteristiche del califfato, che si propone e si prefigge non soltanto di distruggere alcuni popoli nemici ma di lanciare una sfida radicale all'esistenza stessa dell'Occidente.
  Di fronte a questo scenario, come fare a non valorizzare la politica estera come una grande occasione per rimettere al centro il Mediterraneo ? La Pira l'avrebbe definito il prolungamento del lago di Tiberiade, in un momento come questo. Ma come si fa a non considerare la politica estera come costitutiva anche di alcune scelte concrete ? Perché dalla politica estera deriva la politica di immigrazione, dalla politica estera deriva la valutazione sulla crescita economica, ma dalla politica estera deriva l'identità stessa del nostro Paese e deriva l'identità stessa dell'Europa nel momento in cui, per la prima volta dopo 25 anni dalla fine del muro di Berlino, tornano a spirare venti che per qualcuno dovrebbero assomigliare ad una guerra fredda tra l'Europa e il suo principale vicino, perché di questo si tratta nella discussione con la Russia. La riduzione di questo dibattito a semplice discussione energetica è ridicola ! Si tratta di qualcosa di molto più grande e significativo rispetto al tema del fabbisogno energetico, che peraltro non ci preoccupa per altri motivi.
  Ma questo è lo scenario nel quale ci troviamo, uno scenario difficile ma suggestivo, affascinante, ricco di stimoli. Di fronte a questo, l'Italia che ottiene la guida della politica estera europea è considerata da alcuni professionisti del commento nostrani come una sconfitta, perché della politica estera non dobbiamo occuparci, perché nel mondo globale noi dobbiamo preoccuparci di fare i nostri interessi andando a difendere un settore economico, come se la scommessa sulla politica estera fosse una battaglia, un'impuntatura personale del Presidente del Consiglio.
  Ho conservato i titoli: Telemaco torna a casa a mani vuote (era il giorno dopo il 16 luglio); ho conservato i tweet: adesso non conteremo più niente in Europa, il bullo toscano ha sbattuto la faccia contro la burocrazia europea; non ho conservato il dibattito culturale, intellettuale e politico che avrebbe dovuto seguire a questa discussione, perché non ce ne è stata traccia sui nostri media e perché anche la visita in Africa, prima volta nella storia di un Capo del Governo sotto il Sahara, in Angola e in Mozambico, dove pure è forte la presenza italiana storicamente – pensate al ruolo che da sempre ha svolto non soltanto la cooperazione ma anche il Viceministro dello sviluppo economico, che si è trovato a mediare tra le parti in conflitto per consentire lo svolgimento regolare delle elezioni – è stata cancellata con un trafiletto.
  Alla fine di questi mille giorni vogliamo riportare la politica estera ad essere un elemento fondamentale dell'identità e della storia dell'Italia perché o l'Italia fa questo lavoro qui, oppure anche l'Europa sarà più debole rispetto alle scommesse che abbiamo davanti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Nuovo Centrodestra, Per l'Italia e di deputati del gruppo Misto).
  Al termine di questi mille giorni, in cui l'Europa rifletterà sui propri confini – e mi verrebbe voglia di dire: sui propri fini – proporremo all'attenzione del Parlamento, abbiamo già iniziato a proporre, un sistema costituzionale con il superamento del bicameralismo perfetto, il recupero di un rapporto equilibrato tra Stato e territori, il superamento di enti inutili come il CNEL. È il progetto di riforma costituzionale già approvato in prima lettura.
  Chiedo alla Camera di recuperare uno stile nella discussione. Il Senato ha fatto dei passi in avanti straordinari nel portare a casa un risultato che sembrava improponibile solo all'inizio dell'estate, anche perché fuori da qui il fil rouge che ha collegato il dibattito non è stato quello che collega settant'anni di storia costituzionale alla proposta di riforma costituzionale avanzata dal Governo. No, si è scelto più o meno opportunamente di gridare alla svolta autoritaria e poi contemporaneamente Pag. 5di dire che non eravamo in grado di portare avanti i nostri progetti. Una sorta di svolta autoritaria al rallentatore. Il primo golpe con la moviola fatto nella storia del Paese. Perché ? Per negare la discussione sui punti fondamentali. Da 70 anni questa Camera discute sul fatto che Camera e Senato non possono fare le stesse cose e se siamo arrivati al bicameralismo perfetto è stato non per scelta visionaria e strategica ma per compromesso, perché non si riusciva a trovare un accordo tra una parte del dibattito dell'Assemblea costituente che chiedeva la seconda Camera delle professioni e una parte del dibattito in Assemblea costituente che chiedeva la seconda Camera come Camera delle autonomie territoriali.
  Non si può negare la realtà e cioè che il superamento del bicameralismo perfetto è stato oggetto di tutte le proposte di riforme costituzionali nelle Commissioni bicamerali che sono state istituite nel corso degli ultimi trent'anni. Non si può negare il fatto che la riforma del Titolo V corrisponde a un'esigenza sacrosanta del Paese.
  Io credo che con il voto i senatori abbiano svolto una funzione importantissima, perché non soltanto hanno incardinato la discussione adesso alla Camera, ma hanno dimostrato plasticamente che il tempo delle rendite è finito per tutti, se i politici per primi hanno il coraggio di mettere in discussione se stessi: tra province e Senato è in atto la più grande riduzione di ceto politico mai realizzata da una democrazia occidentale. E affronteremo volentieri la battaglia demagogica di chi, dopo averci educato all'antipolitica, sostiene che questa sia riduzione degli spazi di democrazia partecipata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché questa battaglia demagogica l'abbiamo vinta alle elezioni e continueremo a vincerla nei prossimi giorni nel dibattito politico.
  Ma voglio finire su questo punto. Con il voto il punto fondamentale è che i senatori hanno dimostrato che il tempo delle rendite è finito per tutti, che i sacrifici li facciamo per primi noi e poi li chiediamo agli altri. C’è un elemento simbolico nella scelta del Senato che è straordinario, che è bellissimo, che è il messaggio per il quale noi non guardiamo in faccia a nessuno. Guardiamo negli occhi tutti. Ma se la politica è pronta a fare la propria parte, allora è nelle condizioni di chiedere a un sindacalista di dimezzare i permessi nella pubblica amministrazione, allora è in condizione di chiedere a un magistrato di fare le ferie come le fanno i cittadini normali, allora è in condizioni di chiedere a un manager di avere un tetto massimo sullo stipendio, perché dimostra che il tempo della rendita è finito per tutti.
  Una Repubblica democratica fondata sul lavoro non può affondare sulle rendite e al termine dei mille giorni, molto prima, la legge elettorale non sarà più quella di adesso, perché questa legge elettorale segna la sconfitta di questo Parlamento e dei precedenti Parlamenti. È la vittoria della incapacità della classe politica. È stata la Corte costituzionale a disciplinare la legge elettorale, allora non si tratta di inventarsi una legge elettorale ad hoc. La legge elettorale si fa ascoltandosi e nessuno può pensare di avere la sua legge elettorale, nessuno. Men che mai il Capo del Governo. C’è bisogno di rispettare gli altri, di ascoltare gli altri, di trovare un punto di equilibrio. Però ci sono dei punti che sono innegabili, immodificabili e indiscutibili. Il primo: mettere in capo a chi vince le elezioni la certezza della vittoria e la responsabilità del fallimento in caso di insuccesso.
  Oggi l'Europa sta vivendo un tempo nel quale, in quasi tutti i Paesi, non è chiaro chi vince. Guardate quello che è accaduto in Svezia, dove pure il risultato politico è chiaro. Gli svedesi hanno scelto di cambiare ma non hanno dato, per la legge elettorale che hanno e in presenza di un forte successo dell'estrema destra, la possibilità a chi ha vinto di poter governare.
  È la stessa cosa che è accaduta in Germania, è la stessa cosa che accade laddove non c’è un sistema di ballottaggio che definisca un vincitore netto, secco, chiaro. A questo vincitore va dato un premio di maggioranza sufficiente e proporzionato Pag. 6che lo metta nelle condizioni di poter affrontare il percorso della legislatura e che lo metta nelle condizioni, se fallisce, di essere il colpevole, non di trovare un alibi. La differenza tra quelli bravi e quelli incapaci è che quelli bravi trovano le soluzioni, quelli incapaci trovano gli alibi. Noi, con la legge elettorale, vogliamo togliere gli alibi a chiunque, ma, togliendo gli alibi, vogliamo farlo subito.
  Lo dico con estrema chiarezza: noi vogliamo fare la legge elettorale subito non per andare alle elezioni, altrimenti smentiremmo il ragionamento dei mille giorni, ma perché una melina su questo punto, l'ennesima melina istituzionale su questo punto, suonerebbe come un affronto a ciò che è stato detto in questi mesi da autorevoli esponenti delle istituzioni, a partire dal Presidente della Repubblica, il cui discorso in quest'Aula è stato chiaro e forte in ordine alla necessità delle riforme, e sarebbe soprattutto uno schiaffo alla dignità della classe politica, che si dimostrerebbe incapace di trovare le soluzioni.
  Ecco perché io dico, trovando le opportune intese laddove è possibile trovarle – nessuno di noi vuole andare avanti con il bulldozer –, che la legge elettorale è un tema che non può essere da rimandare ai mille giorni, deve essere una priorità per consentire al Parlamento di tornare a esprimere anche una dignità della propria azione.
  Al termine dei mille giorni, noi realizzeremo le riforme che abbiamo individuato e – vorrei dire – in qualche modo già impostato; è come se avessimo fatto nei primi sei mesi la cornice del puzzle, oggi è il momento di mettere i pezzi. Leggo ironie, come: avevi detto che nel mese di marzo avresti presentato la riforma del lavoro... È partita: il decreto-legge e il disegno di legge delega. Ad aprile il tema della pubblica amministrazione: è partito. Il tema del fisco, la giustizia. Verrò molto rapidamente – perché sono già lungo – sui singoli punti, uno per uno, ma vorrei qui rivendicare con grande decisione il fatto che o le riforme si fanno tutte insieme o non si porta a casa il percorso di cambiamento dell'Italia. L'idea di chi oggi ci spiega: ma dovevate iniziare da quest'altro argomento, ben altro è il problema dell'Italia, è il «benaltrismo» che diventa filosofia politica, individuando sempre qualcosa di diverso rispetto a quello che abbiamo messo in campo, ma ignora un dato di fatto e una constatazione oggettiva, per la quale mi perdonerete la brutalità: o le riforme le fai tutte insieme, o non esci con il passo della tartaruga da vent'anni di stagnazione e di blocco, non soltanto dell'economia, ma della credibilità della politica. Ecco perché io credo che le riforme siano lo strumento della crescita. Pier Carlo Padoan e la sua proposta, la nostra proposta, per la ripartenza dell'economia nel dibattito europeo hanno illustrato con molta chiarezza un evidente paradosso: negli ultimi anni dal vocabolario della politica europea è venuta meno la parola crescita, cioè in quel Patto che si chiama Patto di stabilità e crescita, improvvisamente si è verificata una sorta di crasi casuale, per cui la stabilità è diventata un tutt'uno con l'Europa e si è perso il senso della crescita. Per noi occorre investire bene i 300 miliardi di euro che Juncker ha dichiarato essere pronti da investire per il futuro dell'Europa e dei quali siamo nelle condizioni di chiedergli conto fin dalle prossime discussioni nel Parlamento europeo, e utilizzare i 200 miliardi che vengono liberati dalla Banca centrale europea, chiedendo alle banche italiane di fare la propria parte. Io ho apprezzato la disponibilità – per il momento verbale – che le banche hanno espresso e siccome in questi primi sei mesi più volte ho incrociato le lame con le banche, a partire dal decreto-legge n. 66 sul finanziamento degli 80 euro, oggi dico qui in Parlamento che, se le banche italiane, che negli stress test a mio giudizio saranno comunque più forti di altre banche europee (perché bisogna anche smetterla con questa cultura della lamentazione e del piagnisteo per cui in Italia va tutto male: noi siamo quelli che hanno salvato le banche di altri Paesi; nessuno ha salvato la nostre banche, perché sia chiaro come stanno le cose e qual è la realtà fattuale), sono disponibili a fare la loro Pag. 7parte, andando ad investire finalmente i 200 miliardi non semplicemente sui titoli di Stato, ma recuperando la possibilità di finanziare le piccole e medie imprese e le realtà che investono, allora ci sono le condizioni perché il percorso di riforma abbia un significato e un'efficacia molto più forte.
  Però, al termine dei mille giorni, il fisco dovrà essere meno caro e più semplice. Abbiamo già iniziato, checché se ne dica, con la riduzione della spesa pubblica, partita con il decreto-legge n. 66; e con l'investimento negli 80 euro, che noi rivendichiamo con forza, in primis come atto di giustizia sociale e, come secondaria punta di riflessione, per il fatto stesso che gli 80 euro vanno a restituire potere d'acquisto a una classe, il ceto medio, che è stato bombardato e tartassato in questi anni nel silenzio colpevole della politica. La scelta degli 80 euro è la prima scelta di riduzione del carico fiscale. Certo, non è andata a tutti – è vero –, ha coinvolto 11 milioni di italiani. Qualcuno dice che è poco. Certo, potremmo e dovremmo fare di più, ma abbiamo iniziato e, nell'iniziare, diciamo qui oggi che il nostro disegno culturale non può essere quello che ci viene rappresentato, per cui dovremmo cercare di imitare altri Paesi europei, immaginando la riduzione del salario dei lavoratori, convinti che questo sia uno strumento per agevolare la crescita. Chi oggi dice che dovremmo ridurre il salario dei lavoratori – come hanno fatto altri Paesi – perché costituirebbe un investimento sulla crescita, non soltanto ignora la realtà italiana, ma definisce una scommessa italiana che punta sulla produzione di bassa qualità, esattamente l'opposto di ciò di cui abbiamo bisogno, che punta sulla riduzione del potere d'acquisto del ceto medio, esattamente l'opposto di ciò di cui abbiamo bisogno, che punta sulla negazione alle italiane e agli italiani del diritto di fare quello che hanno sempre fatto: le cose belle, perché questa è l'Italia, l'Italia che è stata capace di produrre cose belle nel mondo, l'Italia in un mondo nel quale 800 milioni di nuovi lavoratori si affacciano sullo scenario globale, costituendo la nostra grande ricchezza, alla faccia di quelli che dicono che la globalizzazione è un problema: la globalizzazione è l'unica nostra ancora di salvezza, paradossalmente.
  Ebbene, questo tipo di ragionamento sull'Italia comporta – lasciatemelo dire con grande decisione e determinazione – che noi non dobbiamo ridurre la qualità della vita dei nostri connazionali pensando di far fare, a meno, cose che fanno tutti, perché questo tipo di atteggiamento è una spirale senza fine. Noi dobbiamo far fare agli italiani cose che non fa nessuno o cose buone di altissimo livello, certo riducendo il costo del lavoro per le aziende – non c’è ombra di dubbio – e abbiamo iniziato a farlo con l'abbassamento del 10 per cento dell'IRAP, che non è sufficiente, certo che non è sufficiente. Ecco perché non basta semplicemente la riduzione delle tasse, se poi semplicemente pagare le tasse è un'impresa ardua soltanto burocraticamente parlando: occorre una strategia condivisa e unitaria, che porti alla semplificazione fiscale, all'abbassamento del carico sul lavoro, che perseguiremo fino al 2015, come abbiamo fatto nel 2014 con la riduzione, per la prima volta nella storia, del 10 per cento dell'IRAP, perché di questo si è trattato – di questo si è trattato, checché se ne dica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) – e con il coinvolgimento del ceto medio.
  Mi scappa da ridere quando sento dire che il nostro modello dovrebbe essere la Spagna: io ho una grandissima stima della Spagna, degli spagnoli, ho una grande amicizia con il Premier spagnolo, ma quando sento dire che il nostro modello deve essere quello di un Paese che ha il doppio della disoccupazione che ha l'Italia, ho la preoccupazione di quale sia il modello culturale ed economico che noi oggi vogliamo affrontare e che vogliamo realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Al termine dei mille giorni la giustizia non potrà essere quella di oggi. Oggi la giustizia civile ha un tempo di conclusione della sentenza di primo grado di 945 giorni; i francesi, gli inglesi e i tedeschi Pag. 8stanno sotto l'anno. Dobbiamo arrivare lì. Non è pensabile che il processo civile che oggi noi abbiamo non sia semplificato.
  Il primo decreto-legge, che è già all'attenzione del Parlamento, e i disegni di legge delega studiati dal Ministro Orlando, che ringrazio, vanno in questa direzione. E vorrei ringraziare quei magistrati che collaborano con noi per tentare di risolvere i problemi storici e atavici della giustizia, a partire – lo cito perché è un esempio, un emblema e una storia di successo – da Mario Barbuto, che, a Torino, ha ridotto e praticamente cancellato gli arretrati della giustizia civile e che ha accettato l'invito di Orlando a organizzare in modo diverso il Ministero.
  Infatti, è evidente che non sono le ferie dei magistrati, non è la sospensione feriale il problema della giustizia civile. Non lo è ! Non vi è nessuno qui dentro che pensi che, riducendo le ferie dei magistrati, risolveremo tutti i nostri problemi, ma non vi è nessuno, qui fuori, che pensi che non sia giusto far sì che non vi siano più 45 giorni di sospensione feriale, tra il 1o agosto e il 15 settembre, per una cosa così delicata e importante come il servizio della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Nuovo Centrodestra e di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Misto).
  Guardare in faccia la realtà non può essere la negazione di un dato di fatto. E voglio dirlo con molta sincerità: questo processo di riforma della giustizia, per noi, deve cancellare il violento scontro ideologico del passato. Io sono dalla parte di tutti coloro i quali garantiscono, lottano e combattano per l'indipendenza e la libertà della magistratura, e sono dalla parte di coloro i quali questa battaglia la fanno sempre, quando è comoda e quando è scomoda; e la faccio sempre perché credo che sia l'elemento costitutivo – senza dover risalire a Montesquieu – per la libertà di una nazione.
  Chi oggi volesse mettere in discussione la libertà e l'indipendenza della magistratura troverebbe innanzitutto in noi, i primi e i più seri ostacoli a questo progetto. Contestualmente, rivendico a questo Governo di essere il primo Governo che è venuto in un'Aula del Parlamento a dire, a viso aperto, che noi non accettiamo che uno strumento a difesa di un indagato, l'avviso di garanzia, costituisca un vulnus all'esperienza politica o imprenditoriale di una persona (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Misto – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). E lo dico oggi, qui, adesso. E lo dico perché, quando vi è un'azienda italiana, che è la prima (Commenti)... Proprio perché noi rispettiamo le leggi, quando capita a uno dei nostri e viene portata la richiesta di arresto di uno dei nostri, richiesta conforme alla Costituzione, noi, perché vogliamo più bene alla Costituzione che ai nostri amici, votiamo a favore. E non vi consentiamo di esprimere opinioni come quella che ho appena sentito da lei adesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché il rispetto delle regole significa dire che un indagato ha diritto ad essere considerato innocente fino a sentenza passata in giudicato e che, se vi è un parlamentare per il quale viene richiesto l'arresto in assenza di fumus persecutionis, noi siamo nelle condizioni, anche se è nostro amico, di votare a favore. Prima viene la Costituzione, poi vengono le vostre polemiche ideologiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Voglio dire su questo, però, una cosa molto chiara, voglio dire una cosa molto chiara su questo punto: in queste ore (Commenti)... in queste ore, un'azienda, che è la prima azienda italiana, che è la ventiduesima azienda al mondo, che ha decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, che stanno a dimostrare che un'azienda italiana può ottenere grandi risultati, è stata raggiunta da uno scoop, da un avviso di garanzia, da un'indagine. Io dico qui, in Parlamento, di fronte a voi, che noi aspettiamo le indagini e rispettiamo le sentenze, ma non consentiamo a nessuno scoop di mettere in difficoltà o in crisi decine di migliaia di posti di lavoro e non consentiamo che avvisi di garanzia, Pag. 9più o meno citofonati sui giornali, consentano di cambiare la politica aziendale in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Nuovo Centrodestra e Per l'Italia) ! Se per voi questa è una svolta, prendetevi la svolta, ma questo è un dato di fatto per rendere l'Italia un Paese civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  Al termine dei mille giorni, la pubblica amministrazione dovrà essere una cosa diversa da quella che conosciamo. Al termine dei mille giorni la pubblica amministrazione dovrà smettere di considerare la digitalizzazione dell'esistente come l'elemento sul quale si gioca l’information communication technology. La digitalizzazione della pubblica amministrazione serve a progettare il futuro, non a digitalizzare l'esistente; serve a consentire al cittadino di essere cittadino, non soltanto utente; serve a smettere di vedere negli uffici pubblici la gente che sta con il telefonino in mano a scambiarsi i messaggi, quando con lo stesso telefonino potreste avere sulla nuvola digitale la possibilità di superare il concetto stesso di certificato. Questo è l'elemento di base della nostra riforma della pubblica amministrazione che è attualmente all'esame del Senato: l'Agenda digitale come occasione di trasformazione esistenziale del sistema della pubblica amministrazione e contemporaneamente il messaggio per il quale questo Paese può essere, nel giro dei mille giorni, il Paese leader nell'innovazione digitale della pubblica amministrazione. Può esserlo, e lo sarà, se i tempi di realizzazione della delega da parte del Parlamento, prima, e del Governo, poi, saranno all'altezza delle sfide che abbiamo lanciato.
  Sono praticamente alla chiusura, non ho, però, dimenticato due punti che sono particolarmente rilevanti. Il primo è uno dei punti più sensibili: il tema del lavoro. Al termine dei mille giorni il diritto del lavoro non potrà essere quello di oggi. Io ritengo, assumendomi la responsabilità di quello che dico, che non ci sia cosa più iniqua in Italia di un diritto del lavoro che divide in cittadini di serie A e di serie B: tu sei una mamma di 30 anni, sei una dipendente pubblica o privata, hai la maternità; sei una partita IVA, non conti niente; tu sei un lavoratore, di un'azienda sotto i 15 dipendenti, non hai alcuna garanzia, sopra sì; tu sei uno che ha diritto alla cassa integrazione, ma dipende dall'entità, dall'importanza, dalle modalità della cassa integrazione ordinaria, di quella straordinaria, di quella in deroga. Questo è un mondo del lavoro basato sull’apartheid. Personalmente dico a quella parte di sinistra più dura rispetto alle necessità di cambiare le regole del gioco sul lavoro che, per come la interpreto io, la sinistra è combattere l'ingiustizia, non difenderla, e dico però contemporaneamente a chi oggi attribuisce poteri taumaturgici alla riforma del mercato del lavoro e del diritto del lavoro che, per recuperare posti di lavoro, occorre una politica industriale, occorre avere il coraggio di andare a raccontare che la dorsale siderurgica di questo Paese, da Genova a Taranto, passando per Terni e per Piombino, non soltanto non si chiude, ma viene aperta e spalancata ai mercati internazionali. Occorre avere il coraggio e la forza di andare laddove ci sono le aziende in crisi, e noi stiamo andando dappertutto, perché si potrà dire tutto del nostro Governo, tranne che abbia voglia di sgattaiolare via. Non so da quanti anni non c'era un Presidente del Consiglio che andava a Gela o a Termini Imerese o a Taranto, ma noi ci andiamo convinti di una cosa: che la politica in questi anni ha talvolta eluso le questioni reali e che dal nostro punto di vista i mille giorni sono l'occasione per definire una missione, un orizzonte. Questa missione e questo orizzonte hanno dei tempi serrati.
  Io rispetto il dibattito parlamentare, rispetto però anche le esigenze che ci arrivano, non soltanto dalle pressioni, che sono naturali, degli imprenditori che vogliono investire o dei lavoratori che chiedono soluzioni e garanzie diverse, ma anche dalle pressioni di noi stessi, perché si tratta di un tema che tiene insieme gli Pag. 10ammortizzatori sociali, la maternità, la modifica stessa dei controlli delle aziende, che può sembrare un tema banale, ma che è un primo elemento di credibilità della politica: riuscire a scegliere un meccanismo per il quale, quando si entra in un'azienda, non entrano tutti sette volte di fila nel giro di un mese, ma entrano tutti insieme; riuscire a fare soltanto questo significa dare finalmente un messaggio di semplificazione delle regole, passando dalle attuali 2.100 a 60, 70, 100 regole chiare, che impediscano le diversità tra il tribunale del lavoro di Prato e il tribunale del lavoro di Arezzo. Guardate i numeri e capite che il tema del reintegro o non reintegro dipende dalla conformazione geografica e non dalla fattispecie giuridica: guardate i numeri !
  Bene, se noi saremo nelle condizioni di avere dei tempi certi e serrati, noi rispetteremo il lavoro del Parlamento e ci attrezzeremo per la delega, altrimenti siamo pronti anche ad intervenire con misure di urgenza, perché sul tema del lavoro non possiamo perdere un secondo di più.
  Credo che nella legge di stabilità del 2015 avremo le risorse per ampliare la gamma degli ammortizzatori sociali, riducendone il numero e le dimensioni. Noi dobbiamo far sì che non ci siano più strumenti di cassa integrazione, ma che ci sia un meccanismo semplice per tutti, per cui, se sei licenziato, hai la possibilità di essere accompagnato dallo Stato, hai la possibilità di fare corsi di formazione seri e hai il dovere, al primo, secondo o terzo tentativo di offerta che ti viene fatto, di accettare l'offerta di lavoro che ti viene fatta, secondo il principio tipico delle social-democrazie e delle liberal-democrazie europee.
  Non ho la possibilità, per ragioni di tempo, di insistere su altri temi, ma vorrei che gli impegni che noi abbiamo preso fossero chiari.
  Al termine dei mille giorni ci sarà una legge sui diritti civili, perché non è pensabile che questo tema torni ad essere argomento di discussione politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Al termine dei mille giorni ci sarà una riforma della RAI, in cui la governance deve essere sottratta dalle scelte del singolo partito. Lo dice il capo del partito più grande d'Italia, che rivendica con orgoglio il fatto di non avere mai incontrato in questi primi mesi l'amministratore delegato dell'azienda pubblica, lasciando la libertà, a quell'azienda, di svolgere il compito che gli azionisti le hanno dato.
  Al termine dei mille giorni o spendiamo bene i fondi europei o i fondi europei porteranno via noi.
  Al termine dei mille giorni il sito di Expo, con i dati open data e trasparenza assoluta, che sono frutto dell'intervento e dell'impegno che abbiamo messo, saranno il modello per tutte le amministrazioni. E vorrei sfidare chi in questi giorni ha vagheggiato scioperi fiscali. Noi siamo d'accordo sui costi standard. Se ad oggi non sono stati fatti, è perché si è pensato di intervenire in modo centralistico. Dal nostro punto di vista siamo assolutamente disponibili a sfidare le regioni – anche per dimostrare che non abbiamo niente contro le regioni – a individuare i meccanismi all'interno dei quali la siringa, per fare il solito esempio, costa allo stesso modo. Pronti a farlo e pronti a prendere l'impegno, ma c’è un punto fondamentale: chi in questi anni ha prodotto il massimo di centralismo, chi in questi vent'anni ha risolto con scelte discutibili singole emergenze municipali, non può venire a dare a noi lezioni oggi su come si amministra la spesa pubblica, avendo contribuito nel corso degli ultimi anni a gonfiare a dismisura l'investimento verso le regioni e verso le realtà territoriali meno inclini ad essere controllate.
  Allora, noi siamo pronti ad una sfida in positivo in questi mille giorni, ma non andremo da nessuna parte se non avremo il coraggio di affrontare il tema della scuola. Qualcuno ha detto che ieri è stato un errore che i ministri siano andati a scuola. Qualcuno ci preferisce così: ci preferisce chiusi nei palazzi, ci preferisce chiusi nell'ufficio, ci preferisce asserragliati dentro una dimensione di casta. Mi spiace per questi autorevoli colleghi o rappresentanti del popolo. Quei bambini, Pag. 11che voi, colleghi del Governo, avete ieri incontrato, non sono semplicemente destinatari delle 136 pagine del documento «La buona scuola», sono la ragione stessa per cui siete qui, sono la motivazione profonda per cui tutto il pacchetto di riforme è pensato, finalizzato e voluto.
  Se noi continuiamo a considerare la scuola come luogo nel quale lavorano soltanto gli addetti ai lavori, più o meno volenterosi, e non la carichiamo di una forza e di una dimensione politica, con la «p» maiuscola, noi perdiamo di vista l'idea stessa del nostro Paese.
  Ecco perché io credo che questo sia il tempo in cui tocca alla politica tornare a fare il proprio mestiere. I mille giorni nei fatti sono questo, sono il tentativo di non rendere anonima la speranza di cambiamento che le elezioni hanno dato con le elezioni europee. Sono il tentativo di reggere l'urto della speranza che è arrivato il 25 maggio. E sono anche il motivo per il quale su tutti i punti noi non soltanto non ci tiriamo indietro, ma continuiamo a fare l'unica cosa che abbiamo fatto dall'inizio: prendere impegni.
  «Ah, ma questi sono annunci». Erano un annuncio gli 80 euro, oggi sono un dato di fatto. Era un annuncio che la politica italiana tornasse a occuparsi di politica estera in un certo modo, oggi è un dato di fatto. Era un annuncio la riforma della pubblica amministrazione, oggi è un decreto-legge realizzato e un disegno di legge in discussione. Era un annuncio togliere da questo Parlamento, nel quale qualcuno faceva lo sciopero della fame perché non c'era modo di discutere della legge elettorale, la possibilità per le parti politiche di parlarsi, di tornare a discutere.
  C’è un interesse che è un interesse al quale siamo legittimati dal risultato elettorale e, direi, incoraggiati da un consenso che non ha eguali negli ultimi 56 anni in Italia e che non ha eguali in Europa. Ma ciò che ci muove non è quel consenso o quella legittimazione. Quello che ci muove è l'interesse nazionale.
  Chiudo proprio su questo. Si è pensato, negli ultimi mesi, che l'interesse nazionale fosse in contrasto con l'ideale comunitario, con l'ideale globale, con l'ideale europeo. L'interesse nazionale, l'interesse di questo Paese non è in contrasto con l'ideale europeo. L'interesse nazionale è tornare a far sì che l'Italia recuperi il proprio ruolo nel mondo. L'interesse nazionale significa tornare a dire che l'orgoglio delle lavoratrici e dei lavoratori, che si spezzano la schiena e che non partecipano ai convegni e che non sanno che gli algoritmi degli esperti ci considerano falliti, che le banche d'affari ci considerano falliti – le stesse banche che sono fallite e sono state salvate dai nostri fondi –, bene, questo mondo qui, che è il mondo fuori di noi, è un mondo che ha bisogno di una classe politica che pensi all'Italia e agli italiani e che non si limiti costantemente alla polemica autoreferenziale.
  Negli ultimi anni ci siamo guardati un po’ troppo allo specchio, è il momento di aprire la finestra, è il momento di guardare fuori, ed è il momento di cogliere il messaggio che arriva dalle italiane e dagli italiani. Per i prossimi tre anni lavoriamo sui provvedimenti concreti, poi, al momento dello scontro elettorale, vedremo chi avrà consenso e chi ne avrà di più. Ma fino a quel momento, non al giorno prima, continuiamo a lavorare perché l'Italia recuperi il proprio ruolo in Europa e l'Europa abbia ancora un senso nel mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Nuovo Centrodestra, Scelta Civica e Per l'Italia – Deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie espongono bandiere che riproducono vessillo della Serenissima Repubblica di Venezia e cartelli recanti le scritte: «Referendum per l'indipendenza del Veneto. Il futuro del Veneto nelle mani dei veneti. Lega Nord – Lega Veneta» e «Referendum per l'indipendenza del Veneto. Renzi non sei un re, fai decidere il popolo veneto. Lega Nord – Lega Veneta»).

  PRESIDENTE. Togliete questi striscioni e queste bandiere ! I commessi intervengano, per favore ! Colleghi, togliete queste bandiere ! Togliete queste bandiere, per favore (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente) !

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(Interventi)

  PRESIDENTE. Ringrazio il Presidente del Consiglio dei ministri. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Speranza. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SPERANZA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio, mille giorni, mille giorni sono lo spazio giusto per dimostrare che questo Paese non è irriformabile. E per vincere questa sfida c’è bisogno di tutta la forza del Governo, ma c’è bisogno anche del pieno protagonismo del Parlamento. Per questo abbiamo fatto bene oggi ad essere qui, a confrontarci e discutere del nostro futuro.
  Il mestiere che abbiamo di fronte per i prossimi mesi è un mestiere difficile, direi il più difficile: è il mestiere di chi vuole cambiare, il mestiere dei riformatori. È molto più semplice quello degli iperrealisti, che si arrendono subito alla tirannia dello status quo, o quello dei demagoghi del massimalismo populista, che si sottraggono allegramente ad ogni onere della prova.
  Questo mestiere è ancora più difficile oggi, nel vivo di una crisi economica e sociale, che è la più drammatica degli ultimi decenni, che ha provocato fratture profondissime nel corpo vivo della società, delle famiglie, delle individualità; fratture che attengono, Presidente Renzi, alla stessa natura e sostanza della democrazia, scalfita dalla incontrollabilità di mercati spesso impazziti e sfibrata dalla crisi della rappresentanza.
  È proprio nel profondo di queste fratture che la politica con la sua autonomia deve ritrovare posto e funzione a testa alta, ridando credibilità alle sue istituzioni come ogni giorno ci insegna il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, cui va la gratitudine di tutto il gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  
È per questo che siamo impegnati a rivedere una parte della Costituzione superando il bicameralismo perfetto e lavorando al riequilibrio delle competenze fra regioni e Stato attraverso la revisione del Titolo V. Dobbiamo avere il coraggio di ricostruire una prospettiva, di ridisegnare una visione che tenga insieme le tante riforme, di valorizzare le potenzialità e le vocazioni del nostro Paese a partire, ad esempio, dalla grande questione della green economy. È il dovere, questo, imprescindibile di chi si è assunto il compito di guidare l'Italia combattendo quella cultura della sfiducia e dello sfascio che non può appartenere a chi vuole veramente cambiare le cose.
  Il gruppo del PD è pronto alla sfida dei mille giorni: un pezzo decisivo di questa partita si giocherà per noi in Europa. Sì, in Europa – voglio dirlo con nettezza – le cose per noi non vanno. Le politiche del rigore di questi anni hanno alimentato la crisi: avevano l'obiettivo di sanare i bilanci degli Stati e, invece, li hanno resi più deboli e più fragili. Abbiamo chiesto con la forza del nostro Governo e con la forza di questo Parlamento un'inversione radicale e non lo facciamo per inseguire l'interesse italiano ma lo facciamo per salvare l'Europa, lo facciamo perché pensiamo che, se si continua così, si assisterà ben presto alla rottura definitiva del rapporto tra cittadini ed istituzioni. Voglio dirlo con forza: non abbiamo bisogno di patenti, non abbiamo bisogno di lezioni. In questi anni gli italiani con sacrificio hanno fatto la loro parte. Ora è il tempo di una politica economica espansiva che punti sulla domanda, sugli investimenti, che rimetta moneta nel sistema e che rialimenti la fiducia tra imprese e cittadini. Guai a pensare, guai a pensare che la ripresa passi per una compressione dei salari e degli stipendi: non è questo il nostro modello.
  Ha detto parole che condivido profondamente, Presidente Renzi. Il nostro è un altro modello e lo abbiamo dimostrato con la scelta redistributiva degli 80 euro che va assolutamente nella direzione giusta. A questo servono i 300 miliardi promessi da Juncker per lo sviluppo. A questo serve immaginare che nei mille giorni si possa fornire con più forza nuovo credito alle Pag. 13nostre imprese che vogliono investire. Oggi è ancora troppo difficile, se hai una buona idea, vederla finanziata. Le banche di cui anche oggi abbiamo parlato hanno l'obbligo morale di sostenere le piccole e medie imprese e di dare danaro a chiunque abbia una buona idea che possa creare lavoro. Dobbiamo dare fiducia e dire che si può credere nel futuro; e futuro e fiducia sono veramente due parole chiave che ne portano subito alla mente una terza, centrale – lo abbiamo detto – la nostra bandiera più importante: la scuola. La scuola è il centro della nostra iniziativa politica: il cambiamento non può che partire esattamente da lì, dal nostro sistema di apprendimento. Vogliamo un nuovo vero patto formativo che sia la leva per la ripresa del Paese. E questo si può fare – lo abbiamo detto anche oggi – se si restituisce dignità alla figura dell'insegnante, una figura purtroppo maltrattata negli ultimi anni. A loro affidiamo il futuro dei nostri figli e l'assunzione dei precari è una scelta giusta, come è giusto premiare chi si impegna di più.
  Ancora, Presidente, nei mille giorni vogliamo cambiare la pubblica amministrazione. I primi passi del Ministro Madia vanno nella direzione giusta: il cittadino non può perdersi nel labirinto di una burocrazia che si autoalimenta. Dobbiamo snellire e semplificare per dare risposte certe e immediate. E ancora, nei mille giorni dovrà cambiare il rapporto tra cittadino e giustizia. Presidente, su questo terreno ha pronunciato oggi parole coraggiose che mi sento di condividere fino in fondo. La battaglia per la legalità può stare insieme ad una compiuta cultura garantista che è patrimonio del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Io penso che non sia più ammissibile che per la giustizia civile una persona debba attendere anche dieci anni. Con questi tempi – e va bene in questa direzione l'iniziativa del Ministro Orlando – e senza alcuna certezza, si allontanano le imprese che vogliono investire in Italia.
  Ancora, nei mille giorni dobbiamo avere il coraggio di azzerare gli sprechi e ribadire con forza, ai cittadini che ci ascoltano, che ogni euro deve essere speso dallo Stato solo per dare servizi e per creare ricchezza per tutti. Questo si può fare e io penso che questo si possa fare senza rinunciare ad investire nella lotta alla povertà e senza rinunciare ad investire sul nostro welfare. Penso, ad esempio, alla grande conquista del Servizio sanitario nazionale. Ripetiamocelo sempre: lo Stato ha l'obbligo di intervenire quando un cittadino si ammala. È giusto colpire gli sprechi, le inefficienze che permangono, ma guai ad arretrare, anche di un solo millimetro, su un servizio universale come la sanità pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  E ancora, Presidente, io penso all'Italia tra mille giorni e mi auguro che allora noi avremo compiuto un passo avanti deciso e coraggioso su un terreno su cui, purtroppo, siamo ancora troppo indietro, su cui il nostro ritardo non è più giustificabile. Mi riferisco alla grande questione dei diritti, dove rischiamo di essere sorpassati da altri organismi istituzionali. Io penso che nei mille giorni dobbiamo recuperare questo ritardo, riconoscendo diritti fermi, sicuri, alle coppie omosessuali, così come non si può più aspettare per riconoscere la nazionalità italiana ad un bambino, figlio di immigrati, che nasce in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Concludo, Presidente. Noi siamo il Partito Democratico. Noi, a testa alta, siamo la più grande comunità di donne e di uomini di questo Paese. In quest'Aula ci sono rappresentanze di territori, di interessi, di culture politiche, di pezzi del Paese. Sentiamo sulle nostre spalle una responsabilità enorme. Una grande figura della sinistra italiana come Alfredo Reichlin ha parlato di partito della nazione. Io sono d'accordo e penso che con questa responsabilità, con questa coincidenza di destino tra il Paese e la nostra capacità di esserne all'altezza, noi vogliamo portare a compimento questo percorso di riforme. L'Italia può cambiare e vogliamo dimostrarlo con i fatti. La politica può essere all'altezza di questa sfida e così riconquistare Pag. 14la fiducia degli italiani. Noi del Partito Democratico ci siamo, ci siamo fino in fondo e restiamo convinti che tutto il Parlamento saprà cogliere questa storica opportunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Presidente, non riesco a capacitarmi di come sia possibile che il Presidente del Consiglio, l'uomo che deve governare il Paese, ci stia facendo perdere il nostro tempo. Sarebbe stato più utile che ci avesse cantato una canzone che scalda il cuore piuttosto che venire qui, in quest'Aula, a raccontarci il nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi vuole spiegare qual è il senso di questa pagliacciata inutile ? Doveva forse ringalluzzire un po’ questa farsa dei mille giorni, che si sta delineando come l'ennesimo flop ? Ha bisogno delle televisioni e dei giornali che ne parlino ancora un po’ nella speranza che i cittadini se la bevano ?
  Sono stato qui ad ascoltarla molto attentamente, Presidente, e sono molto preoccupato. Non per me, ovviamente, e neanche per lei: io sono preoccupato per il mio Paese e per il futuro dei nostri figli. Sono angosciato nel vedere un Presidente del Consiglio che fa il saccente e che se ne va in giro in Europa a sbuffoneggiare mentre prende sberle a destra e a manca. Lo sa cosa succede quando il Capo del Governo di un Paese va in Europa con il cappello in mano e per tutta risposta riceve una bacchettata sulle mani ? Lo sa cosa accade quando lei va a testa bassa da Mario Draghi che le dice di fare come dice lui altrimenti le riforme nel nostro Paese le farà la Banca centrale europea ? Lo sa quali sono le ripercussioni per i cittadini quando le sue promesse si trasformano inevitabilmente in una farsa ? Succede che i cittadini, gli italiani, sono costretti a subire l'ennesima austerity. Succede che il prodotto interno lordo va in caduta libera, stimato a meno 0,4 per cento.
  Succede che il Paese si ritrova con un livello di disoccupazione senza eguali nella storia del nostro Paese: il 12,3 per cento, che purtroppo è in aumento. Succede che i livelli di povertà assoluta raggiungano quote allarmanti: il 7,9 per cento, e anche questo purtroppo è in aumento. Lei non è stato in grado di portare a compimento neanche un decimo delle mirabolanti promesse spiattellate a mezzo tweet e oggi ha la faccia tosta di venire qui a imbonirci con l'ennesima balla: mille giorni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma sta scherzando o dice veramente sul serio: mille giorni ? Crede veramente che si possa anche solo minimamente pensare di credere alle sue parole e alle sue promesse dopo i risultati devastanti che ha incassato nei suoi primi 210 giorni ?
  Signor Presidente, chiedo un attimo di attenzione. Signor Presidente del Consiglio, lei è in carica da ben 210 giorni, 210 giorni devastanti per questo Paese, e lei viene qui in quest'Aula a farci la sua passerella e a parlarci di quello che vorrà fare nei prossimi mille giorni. È sicuro che non avrebbe potuto fare niente nei suoi primi cento giorni ? È strano, perché avrebbe già potuto fare una spending review sulla retribuzione dei suoi parlamentari, invece che sulla salute. Sa da quanto tempo gli italiani aspettano una cosa del genere ? Il MoVimento 5 Stelle nei primi cento giorni ha restituito ai cittadini un milione e mezzo di euro, mettendoli in un fondo per agevolare il credito delle piccole e medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non critichi questa nostra attività, ma provi a farlo fare ai suoi dipendenti, ai suoi deputati e ai suoi senatori. In cento giorni avrebbe potuto introdurre un reddito di cittadinanza che l'Europa ci chiede da dodici anni, signor Presidente. Sono dodici anni che l'Europa ci chiede di istituire un reddito di cittadinanza. In cento giorni avrebbe potuto eliminare le pensioni d'oro, in cento giorni avrebbe potuto abolire Equitalia, che strangola i nostri piccoli imprenditori, in cento giorni aveva la possibilità di sforare il 3 per cento per poter investire nel nostro Paese e mitigare il Pag. 15pareggio di bilancio per creare occupazione. Ne ha avuto l'opportunità, non l'ha fatto.
  Da Presidente in carica del semestre europeo avrebbe potuto pretendere di mitigare i vincoli economici che ci strozzano, ma di fronte ad una vittoria per il Paese, si è accontentato di una vittoria personale. Commoventi le lacrime della Mogherini, baciata dalla dea fortuna, ed effettivamente c’è da piangere. I cittadini italiani sono anni che versano le loro lacrime e, mentre voi gioite per avere ottenuto una carica inutile che somiglia tanto a un contentino, affidate le sorti economiche del Paese a chi ci vuole ridurre come la Grecia. Mentre lasciate il campo alla Germania, alla Finlandia e al Lussemburgo, tra l'altro vostri alleati in Europa – e questo è un colpo di genio: fate una campagna elettorale contro l’austerity e contro le direttive europee e poi vi alleate proprio con i loro più forti sostenitori, complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! – mentre fate tutto questo, i cittadini italiani versano le loro ultime lacrime appesi ad una corda e i più deboli davanti ad una slot machine sperando in un futuro migliore che non arriverà mai.
  E per finire, come se non fosse già sufficiente, il debito pubblico continua ad aumentare: nell'ultimo trimestre è aumentato di 10 miliardi di euro per finanziare la sua trovata elettorale degli 80 euro, avete aumentato il debito. E non saranno sufficienti le prostitute, i tossicodipendenti e i contrabbandieri per alleviare questo pesante fardello. Non sono i trucchi contabili e i numeri a dare il pane ai nostri cittadini, sono le misure concrete, è quello che lei non ha fatto e quello che non è in grado di fare.
  Lei non può capire il fastidio che provo nell'ascoltare la sua propaganda. La sento parlare di sprechi, tagli, giovani, scuola, giustizia, salute, lavoro, economia, ricerca, ambiente, strade, Expo, TAV, banche, ma è solo fumo. Lei non ha la più pallida idea di che cosa voglia dire non arrivare a fine mese, dire «no» a un gioco per il proprio figlio, altrimenti non puoi dargli da mangiare e cosa significa fare i conti al centesimo quando si è al supermercato per poter pagare il conto. Non mi vergogno a dirlo: ho avuto momenti della mia vita in cui ho dovuto affrontare tutto ciò, esattamente come succede a milioni di cittadini italiani che stanno vivendo e sopravvivendo oggi in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E mentre lei parla di spending review, dall'altra parte spende mille euro a notte per la sua vacanzina. Modesto il ragazzo ! Mille euro a notte, mille euro a notte per la vacanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Mille euro non li prendono al mese nemmeno i pensionati italiani che sono miseramente fermi ad una pensione minima irrisoria di 595 euro al mese. Perché non ha aumentato le pensioni ? Perché neppure gli 80 euro ha dato ai pensionati ? I cittadini hanno bisogno di risposte immediate e a nome loro le chiedo di rispondermi puntualmente e possibilmente qui in Aula e non a mezzo tweet. Se non sa la risposta a queste domande e a quelle che le ho posto prima può messaggiare tranquillamente con Padoan, ma deve agli italiani una risposta esaustiva.
  Nel frattempo che ci pensa, glielo proponiamo noi un patto: un patto di mille ore, non di mille giorni, mille ore, quaranta giorni. È questo il tempo che serve a questo Parlamento per abolire l'IRAP, aumentare le pensioni tagliando quelle d'oro e istituire il reddito di cittadinanza. Il MoVimento 5 Stelle è pronto a farlo.
  Ma prima delle sue risposte, ho un altro paio di questioni delle quali vorrei parlare, tanto per descrivere il livello del suo Governo. L'indegna corsa per eleggere Vitali, plurinquisito per falso ideologico e abusi d'ufficio, e Violante, la cui fama ovviamente lo precede e sul quale c’è ben poco da aggiungere, quali membri del CSM e della Corte costituzionale è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vi dovete vergognare solo a pensare di poter mettere queste persone nelle istituzioni. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !Pag. 16
  Inoltre, il «decreto giustizia», che ha come massimo cruccio quello di inserire la responsabilità civile per i magistrati, quando la magistratura tutta, da anni, ci dice e ci consiglia misure necessarie per ridurre e accelerare processi e, last but not least, l'ultimo, ma non meno importante – traduco, perché so che ha qualche problema con l'inglese e vorrei capisse bene quello che le sto dicendo –, il decreto «sblocca Italia», grandi opere e trivellazioni. Lei, il rottamatore, quello della «svolta buona», de «l'Italia cambia verso», ha il coraggio di portare in Parlamento un decreto del genere.
  Qui non si sta parlando di benaltrismo, non è che ci vuole ben altro: ci vuole semplicemente un minimo di pudore e di coscienza. Non ci racconti che con il suo «sblocca Italia» dà lavoro agli italiani: con le grandi opere lei dà lavoro al sistema corrotto e criminale che abbiamo visto essere colluso con gli stessi partiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sta già dimenticando forse gli arresti nell'ambito del Mose e gli appalti di Expo 2015 dati alla ’ndrangheta ? Con le grandi opere lei alimenta la mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Con tante piccole opere di riqualificazione del territorio, come proponiamo noi del MoVimento 5 Stelle, si alimenta la vita dei nostri cittadini onesti, salvaguardandoli dai drammi che, con cadenza mensile, siamo costretti a commemorare in quest'Aula.
  Il suo decreto «sblocca Italia» spinge le trivellazioni chieste dai suoi presidenti di regione e, per far soldi con il petrolio, regala 15 miliardi ai suoi amici petrolieri, danneggia l'ambiente, mette a rischio la nostra vita e quella della terra che ci ospita, a scapito delle energie rinnovabili.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANDREA CECCONI. Vede, signor Presidente, con questo mio discorso noi vogliamo aiutarla: le vogliamo dire che ha sbagliato, dove ha mancato e le abbiamo fatto anche alcune proposte. Forse, non se le merita e, dall'alto della sua magnificenza e saccenza, non prenderà in considerazione neanche una virgola di tutto quello che le abbiamo detto. Ma lo facciamo lo stesso, lo facciamo per la nostra terra, per il nostro ambiente, per il nostro Paese e per i nostri figli. E, signor Presidente, se queste cose non le farà lei, le farà, al suo posto, il prossimo Governo: il Governo del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, speravo che lei, nei suoi primi 206 giorni di Governo, avesse imparato qualcosa: non da noi certamente, non dal Parlamento certamente, ma dalla realtà che, come è noto, ha la testa dura. Lei, invece, oggi, ha fatto solo un discorso apologetico di se stesso e, se dovessi usare una chiave di lettura del suo discorso, direi: retorica. E io le dico, signor Presidente del Consiglio, basta con la retorica, basta con l'affabulazione, basta con la confusione, basta con i continui contrordini ai compagni, basta con i messaggi facili, con cui ha infarcito, anche quest'oggi, i suoi 45 minuti di discorso.
  Basta con i messaggi facili, demagogici, populisti, cui non seguono atti, fatti, concretezza. Basta, qualcuno potrebbe dire – ma è lei stesso che usa queste formule –, con l'aria fritta, basta con le illusioni. Vede, un politico può fare tanti danni, ma uno dei danni più gravi che può fare è quello di illudere: illudere la gente, illudere i cittadini, illudere retoricamente il popolo.
  Basta, paradossalmente, signor Presidente del Consiglio, con il prendere impegni, onori gli impegni che prende. Non basta prendere impegni, bisogna onorarli; e non basta prendere impegni e rilanciare continuamente questi impegni con altri impegni, gli impegni si onorano.
  Lei, signor Presidente del Consiglio, ha voluto questo dibattito per raccontarci, Pag. 17rappresentarci i suoi «mille giorni». Ma, signor Presidente del Consiglio, lei non ha mille giorni, l'Italia non ha mille giorni, le famiglie italiane non hanno mille giorni davanti, le imprese italiane non hanno mille giorni davanti.
  E se noi guardiamo i suoi primi 206 giorni, se analizzati con un puntuale fact checking, come si suol dire, i suoi 206 giorni non appaiano esaltanti, tutt'altro. Se il buongiorno si vede dal mattino lei ha consumato già 200 giorni con dei risultati, che sono sicuro lei avrà analizzato, che portano ad uno score tra il 10 e il 20 per cento rispetto agli impegni presi. Troppo poco, signor Presidente del Consiglio.
  Il suo è un Governo indeciso a tutto che ha sbagliato, innanzitutto, le priorità. Adesso ci viene a dire: tutto insieme; all'inizio diceva: le grandi riforme. Le ricordo, signor Presidente, che quest'Aula ha approvato la riforma elettorale e l'ha consegnata al Senato il giorno 16 marzo. Dov’è finita la riforma elettorale consegnata da quest'Aula dopo un: fate presto, fate presto, fate presto ! Dove è finita dal 16 di marzo ? Insabbiata, spiaggiata.
  Lei ha sbagliato le priorità, non ha mantenuto i suoi impegni, rilancia continuamente e, ora, ci viene a dire che le riforme vanno fatte tutte insieme. Ma, a che gioco sta giocando, signor Presidente del Consiglio ? Lei si rende conto che c’è davanti a noi un'agenda infernale ? Un'agenda infernale fatta di tronconi di riforme spiaggiate, insabbiate, una sessione di bilancio tutta da riempire. Non abbiamo notizie sulla nota di variazione al DEF, non abbiamo notizie sulla legge di stabilità, non abbiamo notizie su nessuno dei provvedimenti economici, la spending review continua ad essere una pia illusione con il commissario, ormai, in volo per Washington.
  Altra sua retorica è quella del rilancio; c’è poco da rilanciare, signor Presidente del Consiglio, siamo in recessione, siamo in deflazione, e devo dire che quasi, quasi la compatisco perché ogni volta che lei sta per fare dei discorsi importanti, immancabilmente, o l'ISTAT o l'OCSE le rovinano la festa talché, addirittura, ad agosto, aveva pensato: ma che cattivoni questi dell'ISTAT a mandarmi le statistiche sulla recessione pochi giorni prima, due giorni prima, delle mie grandi comunicazioni, non sapendo che il calendario dell'ISTAT, signor Presidente, è un calendario prefissato, prefissato in sede europea e che non è subordinato alle esigenze di comunicazione di questo o di quel Presidente del Consiglio in Europa.
  Siamo in recessione, siamo in deflazione, la sua politica economica è fallita. Tutti gli indicatori sono negativi, il debito pubblico è ai massimi storici e sotto il suo Governo il debito è aumentato di 99 miliardi di euro. Rispetto al 2011, signor Presidente del Consiglio, le tasse sulla casa, con il suo fattivo contributo, proprio all'inizio del suo Governo, sono triplicate, le tasse sul risparmio sono decuplicate, la pressione fiscale, signor Presidente del Consiglio – e questo è totalmente attribuibile a lei – nel 2014 aumenterà dal 43,8 per cento al 44,1 per cento.
  Quindi, vuol dire che tutto il gettito, diviso il PIL, aumenterà di 3 decimali. La disoccupazione raggiungerà il 12,6 per cento, forse qualcosa di più, mentre lei, pochi mesi fa, dichiarava che l'avrebbe portata sotto il 10 per cento. E le do una notizia: con questi chiari di luna del PIL, la disoccupazione continuerà a crescere non solo in questo 2014 ma anche nel 2015, date le caratteristiche di reattività dell'occupazione e della disoccupazione rispetto ai dati del prodotto interno lordo. Abbiamo 1 milione di disoccupati in più rispetto al 2011. Aveva promesso, signor Presidente del Consiglio, di pagare, entro il 21 settembre – mi pare sia l'onomastico di San Matteo – 68 miliardi di debiti della pubblica amministrazione: io sono puntuale rispetto alle sue promesse e la controllo, ma, dal sito del MEF, risultano pagati ad oggi 26,1 miliardi di euro, di cui 22,8 liquidati dal suo predecessore. Quindi, vuol dire che lei, il suo Governo, ha liquidato 3,3 miliardi di euro, vale a dire il 4,8 per cento. Promesse, signor Presidente del Consiglio, promesse. Di tutti Pag. 18i suoi annunci il tasso di realizzazione è tra il 10 e il 20 per cento, ad essere generosi.
  Perché non ha fatto un'autocritica su questo ? Perché non ha detto: «non ce l'ho fatta» e ha cercato, signor Presidente del Consiglio, le ragioni per le quali non ce l'ha fatta ? Le ragioni esterne, le ragioni interne, le ragioni interne alla sua stessa maggioranza, al suo stesso partito; sarebbe stato molto più onesto ! Ha fatto solo un discorso apologetico di se stesso, fatto di luoghi comuni, di aria fritta. Non abbiamo mille giorni, signor Presidente del Consiglio. E quando lei parla di riforma del mercato del lavoro – e la dà per fatta – non ci dice come. Abolirà l'articolo 18, come vuole Sacconi e il suo alleato di Governo, l'NCD ? Ce lo dica, perché questo chiede il Paese. Nella delega, altro che formule vaghe. La delega deve essere chiara: abolirà, riformerà, lo statuto dei lavoratori e abolirà l'articolo 18 ? Questo le chiede l'Europa ! Questo le chiede il Paese ! È in grado di farlo ? Ha una maggioranza per farlo in questo Parlamento ? Questo le chiede il Paese, non chiacchiere, non retorica, non aria fritta ! Vuole fare la riforma fiscale: perché non ha attuato la delega che giace da sette mesi ? Perché non l'ha fatto ? E sulla giustizia, signor Presidente del Consiglio, ho apprezzato la sua professione di garantismo ma, se lo ricordi, signor Presidente del Consiglio, il garantismo è innanzitutto verso gli avversari politici prima che per i propri sodali. E ha chiesto al suo partito se è d'accordo con le sue idee sulla giustizia ? Perché questa è la chiave per capire questo momento storico, signor Presidente del Consiglio, al di là della retorica, al di là dell'aria fritta, al di là delle illusioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nunzia De Girolamo. Ne ha facoltà.

  NUNZIA DE GIROLAMO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, innanzitutto approfittiamo di questa occasione, nella quale siamo tutti presenti, per augurare a Massimiliano Latorre una pronta guarigione (Applausi). Il nostro gruppo indossa il fiocco in segno di vicinanza, sicuri che questo Governo potrà finalmente portare a casa i due marò. Farò un discorso molto breve, perché non voglio rubare spazio a quest'Aula, che è chiamata a votare provvedimenti più importanti e a fare scelte che, purtroppo, hanno visto alcune fumate nere poco edificanti per la politica, in queste ore.
  Abbiamo ascoltato il suo discorso sui mille giorni, i suoi mille giorni, i nostri mille giorni e le dico che è un discorso di medio e lungo termine che abbiamo apprezzato, che condividiamo, ma rispetto al quale, signor Presidente, devo dirle che l'Italia, il Paese, ci osserva perché, più che vedere e capire ciò che accadrà fra mille giorni, ha bisogno di capire cosa accadrà nell'immediato, cosa faremo nelle prossime settimane e nei prossimi giorni. È per questo che noi abbiamo apprezzato alcune aperture che lei ha fatto all'interno del suo discorso e delle quali dirò fra breve.
  Gli ultimi dati sulla deflazione, purtroppo, pubblicati dall'ISTAT nelle scorse settimane, ci hanno detto che le città italiane stanno sprofondando nelle sabbie mobili di un'economia che purtroppo sta divorando se stessa. I dati sulla disoccupazione – li ha ricordati lei stesso – non sono edificanti e anche le previsioni sulla crescita non ci danno grandi speranze. Ma non intendo dilungarmi in un'analisi macroeconomica, nonostante in queste ultime ore si affaccino sulla scena tanti esperti economisti. Non intendo farlo, perché penso che noi ci dobbiamo concentrare su delle piccole e grandi cose rispetto alle quali noi saremo al suo fianco, ma a patto e condizione che il calendario non sia spostato all'anno che verrà, ma che riguardi l'oggi o al massimo il domani.
  Noi, caro Presidente, siamo del Nuovo Centrodestra e nella parola è scritto che non siamo pronti a trasformazioni di carattere generico che già la storia ha seppellito. Ma siamo parte di un patto di Pag. 19coalizione, non siamo suoi alleati, non ci sentiamo alleati del Partito Democratico, ma di un patto di coalizione che prevede delle cose che dobbiamo fare e poi ognuno di noi tornerà a casa propria. Però, Presidente, io amo dire che un Governo nasce sui programmi, vive se quei programmi li realizza e termina nel momento in cui le cose concordate non vengono portate a termine.
  Ecco, io spero di dover escludere questa terza opzione. Mi pare chiaro dalle sue parole che non ci stiamo avvicinando, come dice parte della stampa, verso questa soluzione di terzo tipo che lei ha escluso, sebbene abbia sottolineato di non avere affatto paura delle urne. Il Governo tutto sommato va, malgrado le grandi difficoltà. Ciò che non va credo sia l'agenda, che va assolutamente revisionata, altrimenti diamo spazio ai tanti, anche in quest'Aula, che hanno fatto alcune sollecitazioni o sottolineature sulle cose che andrebbero fatte e che non sono fatte: la riforma della scuola, che è rinviata al prossimo anno; «quota 96», che è un problema generato dal Governo Monti, ma si arrangeranno; sul sud, sul quale non ho sentito grandi parole; sul lavoro; sulle politiche per la famiglia. Ecco su questo, caro Presidente, noi ci aspettiamo di fare immediatamente delle cose insieme a lei ed è per questo che abbiamo apprezzato anche alcune aperture che lei ha fatto su provvedimenti di emergenza e di urgenza su temi molto cari nel passato alla vecchia sinistra e che noi speriamo che lei possa sfidare insieme a noi. Perché è facile rottamare classi dirigenti presenti per troppe legislature in quest'Aula, difficile sarà rottamare quei totem cari alla sinistra che sono legati al lavoro, al giustizialismo, al ruolo delle imprese, alla burocrazia e ai tanti temi di cui vorremmo discutere.
  Noi, caro Presidente, siamo con lei, a iniziare dagli 80 euro che qualche sprovveduto continua a indicare come la causa della crisi economica e produttiva del Paese. Nulla di più sbagliato, perché stiamo morendo non per gli 80 euro, ma perché le aziende non assumono, perché i disoccupati aumentano, perché i giovani purtroppo non studiano e non lavorano nemmeno. Chi perde l'occupazione oggi spera di poter vivere facendo la fila alla Caritas.
  Ecco, la sensazione è che questo non sia più soltanto un Paese senza futuro, ma rischia di essere un Paese senza presente. Allora, in quest'Aula voglio ribadire a lei, che è arguto e intelligente, che ovviamente non riveste quel ruolo per volontà divina, né tanto meno per un mandato elettorale diretto, bensì in virtù di un patto programmatico che lei ha sancito con il Nuovo Centrodestra, con Scelta Civica, con gli amici dell'UDC, e credo Presidente che noi da lì dovremmo partire, da lì dobbiamo ricominciare senza stravolgere l'agenda in virtù di riposizionamenti interni al Partito Democratico, perché è arrivato il momento, e lei lo ha sottolineato: non abbiamo più tempo e rischiamo di non avere più questo tempo utile, in quanto l'Italia ci chiede di cambiare. E allora noi o cambiamo questo Paese o torniamo tutti a casa.
  Su alcuni temi a cui facevo riferimento prima, come l'Europa, le tasse, il lavoro, i giovani, gli anziani, le imprese, noi vorremmo sentire parole chiare e ci vogliamo confrontare con i nostri alleati su temi come questi, come anche sulle questioni, alle quali stiamo guardando, dei blocchi salariali e alle quali il Ministro Alfano, che ringraziamo, sta trovando delle soluzioni (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra). Ma il tempo è scaduto, nessuno ce lo restituirà ed è per questo che riteniamo che la riforma del lavoro, come lei ha detto, è urgente e non possiamo consentire a qualche infiltrato, a qualche gufo – come lei preferisce chiamarlo –, di distrarre il dibattito pubblico e di concentrare l'attenzione su cose che non sono nell'agenda delle cose da fare. Mi riferisco all'abbassamento delle tasse e all'investimento su imprese e occupazione. Noi dobbiamo aiutare le piccole e medie imprese, dobbiamo aiutare le imprese di questo Paese affinché generino lavoro e facciano ripartire l'economia.
  Lei, caro Presidente, ricorderà perfettamente il noto falso storico del facimm Pag. 20ammuina, quello tanto caro alla Real Marina borbonica: ecco, lì tutti correvano da una parte all'altra pur di ingannare il nemico. In realtà la Reale Marina borbonica era fra le più forti del mondo e non aveva bisogno di escamotage di questo tipo. Allora, io le dico, Presidente, il suo Governo potrebbe essere il più forte del mondo e noi faremo di tutto affinché ciò accada, nell'interesse dell'Italia, però credo che per farlo ci sia la necessità di uno sforzo maggiore, innanzitutto da parte di tutti i suoi Ministri, e non siamo qui né per dare pagelle ai Ministri né per aggiungerci ai tanti noti sondaggisti che si divertono e dilettano a fare sondaggi sulle performance; ma non siamo neanche qui ad attendere che da un giorno all'altro possa arrivare la troyka europea a fare ciò che dovremo fare noi. La riforma del lavoro, ad esempio, va avanti ad intermittenza e noi non possiamo più aspettare, ci vuole uno sprint verso il traguardo e ci vuole uno sprint immediato. L'imposizione fiscale è folle – me lo lasci dire –, semplicemente folle e avremmo bisogno di uno shock fiscale senza precedenti. Il Sud, il Sud deve essere una priorità di questo Parlamento e di questo Governo, perché non può attendere e sono certa che presto lei smentirà tutte le notizie che sono apparse sui tagli del cofinanziamento dei fondi strutturali per il Sud, che impedirebbero al Sud di ripartire e quindi soprattutto gli investimenti fondamentali. Il Sud ha bisogno di cambiare verso, ha bisogno di parole chiare, ha bisogno di sapere quali sono i fondi europei e ha bisogno di essere sfidato attraverso le classi dirigenti sul migliore utilizzo di questi, ma le parole devono essere chiare e inequivocabili e non possiamo indurre in errore. Anche su un tema come la spending review, sul taglio delle partecipate, sul costo e sugli oneri che rappresentano per i cittadini i 22 miliardi, noi siamo pronti a sfidare tutti coloro che faranno resistenza rispetto al cambiamento, perché riteniamo che quelle partecipate che non danno servizi ai cittadini vadano eliminate immediatamente, visto che in Francia ce ne sono mille e in Italia ce ne sono 8 mila o addirittura 10 mila.
  Allora, su questi temi e sull'Europa noi dovremmo lanciare una grande sfida, perché l'Europa, che oggi parla di Ucraina, di Iraq – temi che non intendo affrontare perché su alcune cose sono personalmente in disaccordo –, dovrebbe essere condotta – questa Europa – sulla strada di un baratto vero e proprio fra allentamento dei vincoli di bilancio in cambio di elasticità e dinamicità, non tanto nel licenziamento, ma nell'assunzione di nuovi lavoratori. Mi chiedo perché, se in Germania o in Spagna si varano i minimi contratti, siamo di fronte a politiche liberali, e se in Italia si affrontano minimamente questi discorsi si è tacciati di servilismo nei confronti del padronato.
  Allora, su temi come la crescita, come quelli che ho elencato, noi vogliamo cambiare verso, lo vogliamo fare con lei, lo vogliamo fare con serietà, considerando che ogni persona per noi, ogni cittadino è un simbolo, con i suoi problemi, le sue ansie, le sue paure e le sue gioie. Noi non amiamo contare i voti, non li pesiamo, perché riteniamo che ogni persona sia diversa dalle altre. Allora rifacendomi anche a ciò che ha detto il Ministro Sacconi, l'ex Ministro Sacconi, dopo aver irrobustito le politiche di protezione attiva dei senza lavoro, ora ci attende la riforma dello statuto dei lavoratori, con lo scopo di incoraggiare la propensione ad assumere, di aumentare la dimensione delle imprese, di accrescere la produttività del lavoro. Si parta da lì, signor Presidente. Continuare a discutere delle riforme del futuro può sembrare un nostro tentativo di gettare fumo nell'occhio. L'Italia ci osserva, l'Italia ci sta sfidando...

  PRESIDENTE. Concluda.

  NUNZIA DE GIROLAMO. ...noi saremo al suo fianco, ma non basta più dire: stai serena Italia (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

Pag. 21

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, Scelta Civica sosterrà con grande determinazione il programma dei mille giorni, perché noi siamo un partito nato per l'innovazione e il cambiamento, lo abbiamo nel DNA ed è il nostro obiettivo da quando siamo entrati in politica e – come lei dice sempre, signor Presidente del Consiglio – ci sono grandissime potenzialità nel nostro Paese, ma sono bloccate; occorre sbloccarle intervenendo su privilegi, su norme anacronistiche, su burocrazia e su tutto quello di cui parliamo da moltissimo tempo e bisogna farlo per categorie, come quella di coloro che non hanno ancora trovato un lavoro, che l'hanno perso in tarda età o di chi oggi non rientra nelle categorie protette anche da posizioni elettorali forti, da partiti che hanno in quelle categorie dei punti di riferimento, categorie che spesso sono danneggiate o anche lasciate indietro invocando i cosiddetti diritti acquisiti, che spesso sanno moltissimo di «chi ha dato, ha dato e chi ha avuto ha avuto» e diventano una scusa per non cambiare niente.
  Per questo noi sosteniamo il Governo, l'abbiamo sostenuto e stiamo dando un contributo forte anche di idee, dalla riforma della scuola, che parte con i temi del merito, con un investimento nuovo rispetto ad anni in cui la spesa sulla scuola è stata completamente trascurata, come dei recenti dati ci hanno detto, al lavoro che sta facendo Carlo Calenda sulle internazionalizzazioni, alla riforma del lavoro, che porta in grandissima parte la firma e il contributo del codice semplificato di Pietro Ichino.
  Noi pensiamo che il nostro ruolo in questo Governo sia fondamentale per gli apporti che abbiamo dato in termini di idee e per la convinzione, perché siamo un partito senza condizionamenti, che non ha resistenze, che non ha conservatorismi e che punta soltanto a cambiare.
  Per questo, all'inizio della legislatura noi siamo stati disposti anche a pagare un prezzo a un'attività di Governo che non condividevamo del tutto, perché sono state in fondo approvate misure condizionate anche da chi oggi accusa, da parte di Forza Italia, della mancata crescita, e l'abbiamo fatto perché pensavamo che si dovesse uscire dalla procedura di infrazione, rimettere in moto il Paese e mantenere la credibilità dell'Italia.
  Adesso però siamo in un'altra fase, siamo in una fase nella quale c’è una condivisione generale sulla necessità delle riforme e c’è una maggioranza un po’ più ristretta, ma sicuramente più coesa di prima e c’è un Governo che ha fatto un programma con forti riforme che noi condividiamo. È abbastanza risibile sentire da parte dell'onorevole Brunetta l'accusa di creare e di portare illusioni davanti agli italiani: partiamo dal milione di posti di lavoro e poi non abbiamo bisogno di proseguire... Quindi, questo tipo di posizione mi sembra veramente discutibile.
  Noi quindi ci siamo, saremo il partito che sosterrà, più di tutti, ogni riforma; saremo anche i più esigenti e, per iniziare ad essere un pochino rompiscatole, come tendiamo ad essere spesso quando si parla di riforme, vorrei dire che su un punto noi abbiamo una visione diversa: dei mille giorni, secondo noi, si dovrebbe dedicare i primi cento – lo abbiamo detto molte volte – ad occuparci di economia, perché le riforme costano. La riforma della scuola, la riforma della giustizia, la riforma della burocrazia hanno un costo e purtroppo abbiamo visto in questi mesi che spesso risorse che dovevano essere destinate al digitale, alla giustizia e ad altri elementi fondamentali del programma del Governo sono sparite o sono state rinviate perché c'era la necessità di tenere conto dei contenuti e delle esigenze di finanza pubblica.
  Una ripartenza e un rilancio dell'economia oggi sono essenziali perché con quei soldi si fanno le altre riforme e, per questo, devo dire che non abbiamo condiviso il fatto che il Partito Democratico abbia messo, ad esempio, come sua priorità per il mese di settembre qui alla Camera la riforma del Senato. Noi abbiamo sostenuto tutte le riforme, compresa quella della legge elettorale, anche se Pag. 22devo dire che suscitava delle perplessità da parte nostra, però abbiamo mille giorni, noi crediamo fermamente alla sua volontà di arrivare in fondo ai mille giorni e non a chi maliziosamente dice che l'obiettivo è fare la legge elettorale e andare al voto. Ecco, se se ne aspettano cento, novecento giorni per fare le riforme elettorali e istituzionali bastano e avanzano.
  In questo momento, se noi ci occupassimo soltanto dei principali interventi sull'economia, a nostro modo di vedere, faremmo un favore agli italiani, che non credo che capirebbero se da domani cominciassimo a litigare sull'elettività del Senato, sulle soglie e così via, quando vedono dati molto preoccupanti che arrivano.
  Lei ha detto che è l'ultima chance: io non so se è l'ultima chance o se avremo più tempo; penso, però, che sia venuto il momento in cui noi gli interventi li dobbiamo fare, senza né cercare nemici fuori né chiedere all'Europa. L'intervento dell'Europa è fondamentale, ma noi abbiamo tantissimo da fare, lei lo ha detto più volte, in casa nostra.
  Cosa fare ? Gli interventi sono ripetuti, quasi ripetitivi, perché ce lo siamo detto moltissime volte. Sulla riforma del lavoro, bisogna superare l'attuale Statuto dei lavoratori e sostituirlo con un codice semplificato, in linea con la normativa internazionale. Bisogna intervenire anche sui contratti a termine, dove la soglia che è stata messa crea moltissimi problemi alle piccole imprese (non per quelle grandi, ma, per quelle piccole, è un problema).
  Bisogna intervenire sui tagli alla spesa pubblica. Noi abbiamo chiesto a gran voce un intervento sulle partecipate, perché la situazione descritta dal commissario Cottarelli, francamente, è assurda. E non parlo solo del taglio di 1.500 partecipate vuote, quello che noi abbiamo chiesto recentemente con la nostra proposta: parlo anche di situazioni, come Roma e Milano, dove abbiamo comuni che alzano le tasse ai massimi e hanno partecipazioni societarie che valgono miliardi. Queste cose andrebbero, forse, riviste, perché non credo che i cittadini le comprendano.
  Bisogna intervenire sulle liberalizzazioni, e quindi consenta, Presidente del Consiglio, un richiamo e una richiesta di intervento e di manifestazione della sua visione, perché si sta cercando di stravolgere quella che è stata la riforma della liberalizzazione degli orari di lavoro degli esercizi commerciali. Il Governo non si è ancora pronunciato: noi siamo l'unico partito che sta resistendo e una presa di posizione da parte sua, che su questo tema litigò anche con il sindacato, cosa che mi sembra fondamentale.
  Quindi, vi sono vari aspetti sui quali si può intervenire e si dovrebbe intervenire subito. Pensiamo che vi sia oggi una maggioranza per farlo, vi sia un Governo determinato a farlo, vi sia un cambiamento. Ho sentito un applauso sul tema della chiusura estiva dei tribunali, che noi abbiamo proposto l'anno scorso, ma che nessuno ha votato. Quindi, sono lieto che vi sia stato un cambiamento in tutto il Parlamento su questo aspetto. Direi quindi che vi sono le condizioni per intervenire e per farlo presto.
  Un'ultima considerazione che vorrei fare è sul metodo: credo che una delle difficoltà che noi abbiamo avuto come partito, e che hanno avuto anche altri partiti, qui, oggi e nel corso della legislatura, sia stata quella di un percorso non sempre chiaro. La collega De Girolamo ha parlato del patto di coalizione: il patto di coalizione noi lo abbiamo chiesto dall'inizio del Governo Letta. Non si è riusciti a farlo, ma, senza arrivare a questo, ci vorrebbe un'intesa più complessiva e una maggiore condivisione, anche all'interno della maggioranza, di questi temi, soprattutto perché i problemi – me lo lasci dire – sono spesso venuti non dagli alleati di maggioranza, ma dall'interno del suo partito. Per cui, la condivisione con noi non ha mai determinato blocchi. Noi ci rendiamo conto delle difficoltà interne al partito, ma, come chiese il mio collega Maran, al Senato, quando approvammo la riforma istituzionale, noi ci aspettiamo dal suo partito la stessa determinazione e decisione che ha dimostrato quando si è trattato di abolire il Senato, perché pensiamo Pag. 23che l'economia abbia un'importanza sicuramente almeno pari alle riforme istituzionali, e quindi ci aspettiamo lo stesso tipo di decisione ed energia.
  Quindi, per concludere, signor Presidente del Consiglio, colleghi, credo che Scelta civica sia il partner, in questo momento, più affidabile di questo Governo, il più convinto sostenitore delle riforme; forse è, come si dice, come molti amano dire, un piccolo partito, ma ha grandi idee e grandi proposte e noi continueremo a metterle al servizio del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, mai, nella storia recente, le classi dirigenti hanno dovuto affrontare una crisi così profonda e duratura; una crisi che non è solo economica, ma che intacca i fondamenti della civiltà democratica, che mette in discussione il principio della convivenza civile, che riduce la libertà a uno spazio di paure e risentimenti.
  Il vero malato, signora Presidente, in Europa si chiama democrazia e le ricette che nel corso degli ultimi anni sono state portate avanti hanno, forse sì, tagliato la spesa pubblica, ma hanno prodotto milioni di disoccupati, andiamo a vedere l'Irlanda, andiamo a vedere la Spagna, andiamo a vedere la Grecia. Romano Prodi, qualche settimana fa, parlando a Trento di un illustre democristiano, Beniamino Andreatta...

  PRESIDENTE. Colleghi, è possibile avere un po’ di attenzione ? Grazie.

  ARTURO SCOTTO. ...ne citava le virtù, negli anni Ottanta, di audace combattente degli sprechi, quando negli anni del pentapartito la spesa pubblica cominciò ad andare fuori controllo. Ebbene, nel momento in cui diceva che l'Europa ha smarrito il filo della solidarietà e del progetto, diceva anche che Beniamino Andreatta non avrebbe mai fatto l'errore di votare il fiscal compact o di introdurre il pareggio di bilancio in Costituzione, perché i dati di cui lei parlava, e che purtroppo ha scelto di citare di striscio, mi consenta il tweet, ci dicono che nel 2014 se continuiamo con la crescita zero avremo 8 miliardi in meno di entrate, e ci dicono i dati dell'OCSE e di Standard & Poor's che quella crescita zero si risolve non con quelle riforme strutturali di cui non si capisce ancora il contenuto, ma se si ha il coraggio di rompere il tabù del 3 per cento, se si rimette in discussione la camicia di forza del fiscal compact, se si mettono fuori dal Patto di stabilità gli investimenti per l'innovazione, per la ricerca, per la scuola e la formazione. Lei ha parlato di mille giorni, Presidente, ma non ci ha detto cosa accadrà dopodomani, abbiamo la legge di stabilità alle porte, lei su Il Sole 24 Ore ha parlato di 20 miliardi di tagli, dove li andrà a prendere ? Sulla sanità ? Sulle pensioni ? Sul trasporto pubblico locale o da una redistribuzione fiscale vera e dalla lotta all'evasione fiscale ? Su questo terreno vorremmo avere qualche risposta in più.
  Il Nuovo Centrodestra ha detto che o c’è lo scalpo dell'articolo 18 o il Governo è compromesso. Presidente Renzi, questa provocazione le sta bene ? Non crede che sull'articolo 18 si stia consumando una guerra di posizione ? Il tema vero è se dalla crisi chi lavora uscirà con uguali diritti rispetto a come c’è entrato o dovremo abbandonare un pezzo della nostra civiltà giuridica in nome di un'idea secondo cui l'economia torna a correre solo se i salari si comprimono e le condizioni di lavoro sono a disposizione delle oscillazioni del mercato. Io so solo una cosa, credo che lei la condivida: il vero scandalo di questo Paese si chiama diseguaglianza nelle retribuzioni. So che un manager oggi guadagna 200 volte di più rispetto agli anni Settanta, so che un giovane di trent'anni ha uno stipendio inferiore del 20 per cento rispetto ad un suo coetaneo di trent'anni fa e in più non ha la certezza di un contratto a tempo indeterminato per i prossimi dieci anni e so che Marchionne, per liberarsi dei fallimenti in casa Ferrari, Pag. 24dopo sei anni di bocca asciutta di gran premi di Formula uno di Luca Cordero di Montezemolo, gli ha riconosciuto una buonuscita di 27 milioni di euro, gli sconti a vita per l'acquisto di automobili e forse la presidenza di Etihad.
  E c’è ancora qualcuno che in questo Paese può pensare che il problema sia aumentare la libertà di licenziamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ! Noi vogliamo discutere di tutto Presidente, anche di contratto unico, ma prima si eliminino le 44 forme contrattuali precarie che ci sono e si metta mano a quel «decreto Poletti» che rende il contratto a tempo determinato uno strumento da reiterare, nei fatti, all'infinito. Così Presidente, non la sinistra più dura, ma la sinistra riformista, combatte le ingiustizie (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  E vorremmo una parola in più rispetto al contratto sul pubblico impiego; averlo rimandato è una patrimoniale sul ceto medio. E vorremmo politiche industriali; sono 162 i tavoli aperti al Ministero dello sviluppo economico, nessun settore è risparmiato, dall'automobile al tessile, dall'agroalimentare alla chimica fino alla siderurgia. Occorre una cabina unica di regia delle crisi produttive, occorre tornare ad investire sull'innovazione, occorre misurarsi sulla domanda di sempre: come produrre, cosa produrre, per chi produrre.
  Lei ha parlato di decrescita felice. Io ho un'altra lettura rispetto a questo termine. Non significa assenza di sviluppo e benessere, significa un modello di produzione che mette al centro i bisogni dell'uomo, senza distruggere ambiente ed ecosistema (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Caro Presidente, facciamo un convegno insieme e invitiamo Serge Latouche e poniamo al centro il tema di come si costruisce un nuovo modello di sviluppo e di come si interviene sulle delocalizzazioni. Si parla di combattere gli sprechi ovunque essi si annidino. Benissimo, tagliamo gli incentivi pubblici per quelle imprese che delocalizzano il 50 per cento della propria produzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), con conseguente riduzione del personale, e mettiamo quelle risorse in un fondo riservato alle imprese che scelgono la strada dell'internalizzazione virtuosa !
  Rilanciamo una politica per il Mezzogiorno ! È assurdo che si definanziano i fondi europei di 12 miliardi di euro, nel momento in cui c’è bisogno di un grande piano per il riassetto idrogeologico, che rimetta al centro il tema della cura del territorio, dei nostri fiumi, dei nostri laghi e delle nostre colline. Abbiamo abusato per troppo tempo di questo territorio e lo abbiamo reso un luogo su cui fare esercitazioni ciniche e senza scrupoli.
  Signor Presidente, lei ha parlato di scuola. È importantissimo, non creiamo illusioni per poi alimentare delusioni terribili, come per «quota 96». Prima di annunciare, si facciano le cose ! Questo vale per i precari, come per le questioni relative all'edilizia scolastica.
  Sulle riforme abbiamo condotto una battaglia dura e trasparente al Senato. C’è in gioco un principio puramente liberale, quello dell'equilibrio dei poteri costituzionali, che lei ha citato. La nostra preoccupazione risiede esattamente in questo e per questo pensiamo che il conflitto di interessi sia urgente, prima delle riforme. Ma non sentirà mai dalla nostra bocca uscire la parola svolta «autoritaria». Tuttavia, sentiamo nell'aria una torsione conformistica, che ci inquieta, perché fondata sulla semplificazione del pensiero, prima ancora che di quella del linguaggio.
  Da questo punto di vista ci vengono in soccorso le pagine indimenticabili di Piero Gobetti ne «La Rivoluzione liberale», che devono servire da monito rispetto al coro di laudatores, che abitano i circoli di questo Paese: «Il contrasto vero dei tempi nuovi come delle vecchie tradizioni non è tra dittatura e libertà, ma tra libertà e unanimità». Il difetto di unanimità è condizione indispensabile del vero sapere. Rassegnarsi al fatto che non tutti siano d'accordo è un fatto importante, signor Presidente. Rivendichiamo il nostro diritto a non essere d'accordo sulle riforme istituzionali e a lavorare per modificarle e Pag. 25cambiarle, semplicemente non perché apparteniamo alla categoria dei «gufi» o dei «rosiconi», ma perché abbiamo un'altra ricetta per riformare il bicameralismo perfetto, che metta al centro il tema della rappresentanza ed il tema della partecipazione dei cittadini.
  Un'ultima parola e concludo. Signor Presidente, lei aveva annunciato che questo sarebbe stato il mese dei diritti civili. Occorre subito una legge sulla cittadinanza e sui matrimoni gay. A Bologna noi stiamo con il sindaco Merola. Lei da che parte sta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ? Aspettiamo su questo risposte. Non abbiamo paura di confrontarci con il Governo, da noi non troverà mai ostilità preconcette, ma il luogo del confronto dovrà essere sempre il Parlamento per cambiare il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, Presidente Renzi, lei venne qui, qualche mese fa, proponendosi di fare la rivoluzione in Italia e di fare la rivoluzione in Europa. Venne qui con la corsa del bersagliere e oggi, più prudentemente, si riconverte al passo dell'alpino: scelta saggia, ma non compatibile con il suonare la fanfara (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Oggi abbiamo sentito un altro discorso largamente condivisibile che, purtroppo, però non si traduce in fatti conseguenti: un mix confuso di riforme strutturali ed elargizioni elettorali, tali per cui ci sono gli 80 euro per i lavoratori dipendenti, ma non ci sono per i disoccupati, per i precari; ci sono gli aumenti e le assunzioni per i dipendenti della scuola e non per le forze dell'ordine; ci sono i tagli intelligenti, ma sempre e solo per i comuni e le regioni virtuosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Un Paese strano, dove si dedica più attenzione ai disperati di tutto il mondo e non ai disperati italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), in cui si danno 920 euro al mese ai disperati che sbarcano in Sicilia e si danno 520 euro al mese agli invalidi al 100 per cento italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  E lei, naturalmente, forse più opportunamente – è meglio non parlare di numeri –, ha fatto degli accenni alle riforme importanti e strutturali. Però, anche in questi interventi alla Camera non si può banalizzare, non si può ridurre la riforma della pubblica amministrazione al divieto dell'uso dei cellulare negli uffici; per carità, benvenuta. Non si può ridurre la riforma della giustizia alla riduzione delle ferie per i magistrati; per carità, benvenuta. Non si può ridurre la riforma elettorale a un sistema che non si assimila a quello che magari in altri Paesi, come la Germania, non permette di avere dei Governi efficienti, ma lì comunque l'efficienza la raggiungono, forse è la specialità italiana che fa difetto per quanto riguarda quello.
  Signor Presidente del Consiglio, purtroppo tutte queste misure, un po’ raffazzonate, hanno prodotto risultati purtroppo disastrosi. Oggi l'OCSE ha pubblicato le sue nuove previsioni. Sono previsioni che sono mutate da qualche mese fa ad oggi, da quando lei ha preso in mano il Governo di questo Paese, e purtroppo passano da una modestissima crescita dello 0,1 per cento quest'anno a meno dello 0,4 per cento, ma soprattutto, Presidente Renzi, dall'1,1 per cento che l'Italia avrebbe dovuto avere, l'anno prossimo, una crescita dello 0,1 per cento e questo lei sa perfettamente cosa significa in termini di occupazione, o meglio di disoccupazione.
  Ma il problema di questo disastro, di questo disastro economico, non si può sempre rinviare ai Governi che sono venuti prima di voi, in particolare all'epoca buia di Berlusconi, perché allora almeno la disoccupazione non era arrivata al 12,4 per cento e il PIL cresceva. Per carità, c'era lo spread che impazzava, ma oggi ci troviamo in una situazione in cui lo spread non esiste più come problema, in cui i tassi di interesse sono praticamente a zero, Pag. 26cioè lo scenario ideale che ci avevano prefigurato in quest'Aula quando abbiamo votato l'ingresso nell'euro, perché se entravamo nell'euro l'Italia avrebbe risanato il proprio bilancio grazie a un ribasso dei tassi di interesse. Non è cambiato nulla, anzi è andato peggio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Quindi, non è questo il problema !
  Il problema, secondo noi, signor Presidente del Consiglio, risiede in Europa. Lei giustamente ha individuato questo aspetto. Ha dichiarato guerra all'Europa con i tweet, ha portato a casa anche qualche risultato. Lei si è vantato per dieci minuti di aver portato la collega Mogherini ad essere la rappresentante della politica estera dell'Europa. Gliene do atto, spero che dia qualche suggerimento, ad esempio, per i problemi del distretto dell'arredamento e del mobile della Brianza, totalmente fermo a causo dell'embargo con la Russia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), perché questi sono i problemi della politica estera, oltre a ENI e Finmeccanica, che poi si traducono sui posti di lavoro, sui posti di lavoro, che sono l'emergenza vera nazionale !
  Lei giustamente fa la guerra all'Europa, però purtroppo, Presidente Renzi – glielo dico con tanta, diciamo così, anche sincerità – io credo che lei sia uno strumento utile in mano a quelli che hanno intenzione di somministrarci la solita medicina amara (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), perché oggi lei va davanti al popolo ed è bravissimo a comunicare, lei è un affabulatore: è bravissimo, il popolo crede a quello che lei dice.
  Purtroppo il suo Governo fa delle cose diverse rispetto a quelle che lei dice, perché oggi, per semplificare e per farle capire, il procedimento legislativo in questo Paese, prima ancora delle riforme costituzionali in discussione, è il seguente: Consiglio dei ministri con slide televisive del Presidente del Consiglio, che le illustra al popolo; qualche ora di incertezza e di suspense sui giornali per testi ponderosi del decreto-legge; visita di cortesia del Presidente del Consiglio al Quirinale; breve giro di telefonate tra Francoforte, Bruxelles e Roma; poi, settimane di suspense in attesa del decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Quando va il decreto in Gazzetta Ufficiale, è opportunamente «rieducato» rispetto al testo originale. Il problema qual è ? Che il popolo pensa che sia effettivamente stato fatto quello che lei ha annunciato in televisione, peccato che il provvedimento è totalmente stravolto e diverso, in funzione di quelle che sono le richieste che arrivano da altrove, da soggetti non eletti da nessuno.
  E allora questo è il problema. Questa guerra contro l'Europa non può ridursi alla guerra e al totem della flessibilità: flessibilità, flessibilità, perché questo permetterebbe di risolvere il problema. Non è quello il problema. Il problema è un altro ! Lei, Presidente Renzi, è andato alla Festa dell'Unità, a Bologna. Ha capito che da solo non avrebbe avuto successo in questa guerra contro l'Europa ed ha chiamato i suoi amici e colleghi socialisti, i giovani socialisti europei.
  Ma l'immagine plastica che io ho visto su quel palco, è questa: su quel palco lei ha fatto indossare ai suoi colleghi la camicia bianca, la camicia bianca che Bertolucci, nel film Novecento, in quelle stesse terre avrebbe fatto indossare ai padroni, ai signori che sfruttavano quelli che si spezzano la schiena tutti giorni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie); quello è un simbolo, un simbolo che lei ha utilizzato per determinare una svolta in questa sinistra. Ma sicuramente un risultato lo ha ottenuto: lei ha distrutto la sinistra. Non so se riuscirà in qualche modo a rilanciare l'Italia, ma la sinistra come l'abbiamo conosciuta non esiste più.
  E il difetto genetico, secondo noi della Lega Nord, sta in questa Europa, che è stata fatta non senza flessibilità, ma senza popolo, senza democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomi). Il difetto genetico di questa Europa è quello di un'Europa che si è allargata a 27 senza chiedere il consenso al popolo, che ha aperto i mercati senza chiedere il consenso al popolo, che ha aperto la circolazione all'immigrazione senza chiedere il consenso al popolo, che ha fatto Pag. 27l'euro senza chiedere il consenso al popolo. E allora lei, la battaglia che deve fare, è quella di portare democrazia, la partecipazione popolare, perché la democrazia è partecipazione, come diceva e cantava qualcuno qualche tempo fa.
  Ed anche il consenso che lei ha ricevuto, guardi, glielo dico molto sinceramente: il 40 per cento alle europee è un consenso importante, ma io non lo vedo partecipato. È un consenso delegato. Lei non riesce a trascinarsi dietro questo Paese in quello che deve fare e che deve fare soprattutto in Europa.
  E per questo motivo, per questa battaglia della democrazia e dei popoli in Europa, lei deve dirci cosa pensa sul referendum scozzese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), perché quella è la cartina di tornasole di quello che sta avvenendo, lì si può fare la svolta storica, lì un leader socialista – perché è socialista il signor Salmond, leader dello Scottish National Party in Scozia – ha avuto il coraggio di abbandonare la tranquilla carica, diciamo così, di governatore della Scozia, che gli era stata gentilmente devoluta dagli inglesi, e di giocare una partita storica, una partita storica in cui bisogna decidere se stare dalla parte delle banche e delle multinazionali o dalla parte di quelli che vanno a bere nei pub scozzesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), dalla parte di Golia o dalla parte di Davide.
  E allora la partita che si gioca giovedì in Scozia è una partita che riguarda tutti noi. Certo, non tutti hanno il coraggio o forse l'imprevidenza del leader Cameron, di consentire i referendum sull'autodeterminazione. Il suo Governo ha impugnato la legge regionale del Veneto, che consentirebbe un referendum per sapere che cosa ne pensano i veneti della loro indipendenza.
  Ma in Scozia il processo va avanti e lì ci può essere la svolta storica, la svolta storica che cambia non soltanto il Regno Unito, la Gran Bretagna: cambierebbe tutta l'Europa.
  Farebbe entrare i popoli e la democrazia e permetterebbe di ricostruire un'Europa dei popoli: questa sì forte, questa sì che decide e, quando prendi i voti, puoi permetterti di decidere senza chiedere il consenso a nessuno.
  Per questo motivo giovedì, indipendentemente dal risultato, si festeggerà l'autodeterminazione dei popoli, la libertà che speriamo possa essere del popolo scozzese, che possa essere un domani del popolo catalano, del popolo veneto, del popolo siciliano, di tutti i popoli in Europa perché solo così si costruirà un'Europa democratica dei popoli. Domenica a Cittadella in ogni caso noi celebreremo e festeggeremo questo principio e, se lei vorrà venire, sarà invitato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, lo strumento scelto per questo suo passaggio parlamentare è quello dell'informativa e noi la ringraziamo per le informazioni. Tuttavia, la situazione molto difficile nel nostro Paese, nel contesto europeo e internazionale altrettanto delicato e, soprattutto, lo scenario temporale e tematico che lei ci ha proposto con il suo intervento, concorrono naturalmente ad andare molto oltre l'aspetto dell'informazione. Concorrono a determinare quello che possiamo definire una sorta di giro di boa nell'azione del Governo. Questo almeno vogliamo che sia il nostro intendimento, perché riteniamo che di questo c’è bisogno.
  Dunque, non riprenderò anche nei pochi minuti che abbiamo a disposizione i singoli importanti temi della sua comunicazione. Lo faremo quando saremo in presenza di proposte più precise.
  Riprendo, invece, il senso di questo suo passaggio. Questo programma dei mille giorni che, in altre parole, è il programma di una legislatura, può e deve essere inteso, a nostro avviso, come l'apertura di una fase, se mi consente il termine, adulta dell'impegno riformatore del Governo. C’è stata, e in parte c’è ancora, la fase iniziale: Pag. 28lei ha voluto dare segnali forti all'opinione pubblica; ha voluto – e ci è riuscito – contenere con l'apporto di tutti le spinte più populiste; ha posto il tema del cambiamento con messaggi di rottura degli schemi e delle consuetudini. E, certo, c’è ancora molto da fare su questo piano: sul piano della lotta alle corporazioni, agli interessi consolidati, per superare pigrizie, privilegi, per superare egoismi che consumano futuro oltre che risorse, per mettere mano a inefficienze e a pesantezze degli apparati e anche per superare vuote ritualità. E lei fa bene in questo senso a non arretrare, a tenere il punto, a non guardare in faccia nessuno, come lei ha detto, soprattutto i più forti. E, tuttavia, l'idea d'Italia che oggi lei ha disegnato con il suo intervento, se ha il suo presupposto certamente in questa volontà di scardinare un presente che non piace a lei e non piace neppure a noi, dall'altra parte postula però anche appunto una fase adulta e matura nell'azione riformatrice del Governo. Questo vuol dire anzitutto selezionare gli obiettivi prioritari che non sempre sono quelli più spendibili e più visibili.
  È vero, come lei ha detto, che la strategia delle riforme è una strategia che non può che essere organica, che deve ricondursi ad un filo conduttore unitario e, tuttavia, non tutto si può fare subito. In questo senso noi siamo dell'idea che l'assoluta priorità va data in particolare ai temi dell'economia, del lavoro, anche in relazione alla scadenza importante del Consiglio europeo di ottobre e a ciò che in quella sede potrà essere negoziato in termini di rapporto tra strategia di riforme nazionali e attuazione dei meccanismi di flessibilità.
  Questa strategia adulta richiede di dedicare molto tempo e molta costanza alla qualità dei provvedimenti che si propongono al Parlamento. Richiede di curare nei minimi particolari l'attuazione progressiva delle riforme, quasi con puntigliosa attenzione e attitudine alla verifica. Ma richiede anche di costruire un consenso vero non solo sulla necessità ma anche sul contenuto e sul senso delle riforme.
  Come lei ha detto, non è necessariamente vero che governare con logica di futuro voglia dire perdere le elezioni.
  Così come non è necessariamente vero neanche il contrario, cioè che vincerle voglia dire pensare al futuro.
  Per queste ragioni, per questi motivi, se posso dire, la cifra di questi mille giorni, che lei oggi ci ha disegnato in quest'Aula, deve essere più quella del noi che quella dell'io, anche perché quella collettiva è l'unica cifra che può rendere possibile, concreto, irreversibile, il processo di ricostruzione di questo nostro Paese.
  Non c’è ricostruzione senza una democrazia partecipata, solidale e comunitaria. Partecipata e diffusa, perché è vero che noi non condividiamo e anzi riteniamo anche noi ridicole le accuse di svolta autoritaria. Le riforme, anche istituzionali, andavano e vanno fatte. Tuttavia, il mondo che cambia intorno a noi e dentro di noi richiede una grande discussione sulla qualità della nostra democrazia, perché i cittadini devono essere produttori e non solo consumatori o spettatori della politica.
  La democrazia deve essere poi solidale, perché la competitività, la velocità senza equità e senza solidarietà non crea bene comune. E poi non c’è ricostruzione senza una democrazia comunitaria, posto che tra l'individuo e lo Stato non è vero che c’è il nulla. C’è, invece, quel tessuto vivo dei nostri corpi intermedi. Lei ha fatto bene, secondo me, a snobbare Cernobbio. E, tuttavia, ci sono, come lei ben sa e ce lo ha anche detto, mille altre forme di realtà intermedie, vecchie e nuove, in questo nostro Paese: associazioni, reti di impresa, realtà cooperative, territori che si organizzano. Ci sono forze sindacali che certo saranno anche – anzi, in gran parte – conservatrici e, tuttavia, sono quelle che di fronte ai lavoratori, pubblici e privati, dicono una parola di saggezza, talvolta anche di serenità, nel momento nel quale la rabbia sta covando nel nostro Paese.
  Ci sono poi le famiglie in questa realtà intermedia e io colgo l'occasione per dire che noi ci aspettiamo segnali molto concreti, come sono stati positivamente annunciati, Pag. 29su questo piano. Sul piano dell'attenzione fiscale alle nostre famiglie, alle famiglie con figli, non vorremmo che la risposta prevalente al tema della famiglia fosse questo strano e, dal nostro punto di vista, non accettabile «fai da te» di alcuni comuni in ordine a questioni che hanno rilevanza culturale ed etica di grande spessore (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
  Ecco, noi pensiamo che i mille giorni che lei ci ha disegnato – e che noi abbiamo molto apprezzato – debbano essere anche una chiamata a raccolta di tutte queste energie, ciascuna delle quali è un tassello irripetibile nel mosaico del nostro Paese.
  Dicevo che non cito, non riprendo nessuno dei temi, visto che non ne abbiamo il tempo. Ne vorrei citare solo uno che, dal nostro punto di vista, è un po’ un paradigma della nostra visione e, siamo certi, anche della sua. Mi riferisco alla lotta alla povertà e alle disuguaglianze. I dati italiani sono drammatici, come lei ben sa, e non riguardano più solamente le categorie sociali classicamente emarginate. Il 10 per cento della popolazione, tra cui un milione e mezzo di minorenni, versa in condizioni di povertà e il reddito medio è calato del 13 per cento in sei anni. Noi riteniamo che la lotta alla povertà dovrà essere il filo conduttore di tutte le politiche pubbliche e delle responsabilità comunitarie e collettive, anche mettendo in campo progetti integrati e utilizzando anche le risorse del Fondo sociale europeo per sperimentare forme nuove di sostegno, sul tipo del reddito di cittadinanza, condizionate, però, a studio o a ricerca di lavoro, sul piano della lotta alla dispersione scolastica, rilanciando fortemente la formazione professionale e mettendo in campo molte delle misure positivamente inserite nel libro bianco sul terzo settore che il Governo ha varato e soprattutto valorizzando, appunto, la realtà del no profit, dell'impresa sociale, della comunità organizzata.
  Infine – e concludo, signor Presidente – ho fatto riferimento prima alla categoria del noi, che so essere molto cara anche a lei, vista la sua storia e la sua formazione.
  Questa categoria del noi vale anche per la sua maggioranza. Il percorso che oggi lei ha indicato richiede tenuta e convinzione da parte della maggioranza che regge il Governo. Nella sua maggioranza, come sa, c’è chi in prospettiva lavora ad una alleanza politica alternativa a lei e al suo partito e chi invece, come tra l'altro il sottoscritto, lavora per una alleanza strategica con lei e con il suo partito. In ogni caso, questa maggioranza per i prossimi mille giorni che lei ha disegnato rappresenta una realtà di grande importanza e ha grandi responsabilità, al di là di improbabili e interessati soccorsi azzurri. Ciò richiede però maggiore condivisione, più gioco di squadra; certamente non gli stanchi riti e le parate del passato, certamente no, ma condivisione dei passaggi certamente sì, perché appunto è una scommessa comune quella che lei ha lanciato e quella che noi assolutamente vogliamo giocare (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi deputati, Presidente del Consiglio, membri del Governo, in particolare l'occasione è ghiotta per rivolgermi a lei, Presidente Renzi, visto che non sta mai in televisione. Insomma, mi è parso di capire che ha delle difficoltà di contatto e comunicazione con tutto il circuito RAI. Io vorrei approfittare insieme a lei di questa diretta televisiva per fare qualche riflessione e per dare qualche numero, perché altrimenti alcuni deputati, alcune forze politiche che qui sono rappresentate sembrerebbero vivere su Marte.
  In questa specie di battaglia navale cercherò di essere sintetico e di enucleare alcuni numeri che lei ha completamente omesso nella sua ricostruzione. Ricordo che negli ultimi sette anni noi abbiamo perso il 9 per cento di prodotto interno lordo e anche lei ci ha messo del suo. È il frutto più o meno dei Governi delle Pag. 30cosiddette larghe intese: Monti, Letta, Renzi. Tre milioni sono i disoccupati – è un numero che fa un po’ più impressione rispetto alla fredda percentuale del 13 per cento – 350 mila sono i cassintegrati, il 16 per cento è il numero che accompagna la cosiddetta disoccupazione diffusa, mentre ahimè 44 per cento è il numero che accompagna il tasso di disoccupazione giovanile. Il 22 per cento è l'indice di povertà: per avere un parametro vale la pena di ricordare che è aumentata del doppio, del 100 per cento, negli ultimi cinque anni; 135 per cento è la quota di debito pubblico – era il 120 per cento – parliamo di oltre 2.200 miliardi di euro e dovremmo portarlo – altro numero che lei ignora, che fa finta di non vedere e non ascoltare – al 60 per cento in pochi anni; cento miliardi è il numero impressionante di interessi passivi sulla quota del debito pubblico appena citato; tra i 30 e i 50 miliardi, altri numeri stratosferici, sono le quote all'anno che, dal 2015 per oltre vent'anni, dovremmo versare per onorare il cosiddetto fiscal compact; 44,3 per cento è il peso del fisco sul PIL (tanto per avere un ordine di paragone è doppio di quello del Regno Unito); 68,6 per cento è il numero della pressione fiscale sulle imprese (sempre per avere dei numeri con cui confrontarli, la Spagna sta al 56 per cento, Israele al 31); 31 miliardi, cioè il 2 per cento del prodotto interno lordo, è il costo della burocrazia per le imprese, basterebbe intervenire soltanto qui per far crescere il PIL e invertire la tendenza che ci ha comunicato giustappunto ieri l'OCSE; meno 0,4 per cento (altro numero di cui abbiamo discusso oggi e di cui abbiamo discusso ieri) è la previsione al ribasso dell'OCSE per la nostra capacità produttiva. Il 100 per cento in più è la crescita dei tributi locali, mentre il potere d'acquisto negli ultimi cinque anni dei cittadini italiani è diminuito del 9 per cento; meno 2,5 soltanto nell'ultimo anno anche per i consumi alimentari, cosa che non accadeva da qualche decennio.
  Il 6 per cento, invece, in più è la tassa che avete voluto aggiungere sulle rendite finanziarie, dal 20 al 26 per cento. Il 100 per cento in più è il costo di bolli secondari – la tassa sui passaporti –, lo 0,5 per cento in più il prelievo sui fondi pensione, il 12 per cento in più sul bollo auto. Cinquecento – altro numero clamoroso di cui vi disinteressate – è il numero di decreti attuativi pendenti: ci sono leggi approvate da questo Parlamento in epoca Monti, in epoca Letta e, ovviamente, anche in epoca Renzi, che non sono mai state attuate a causa della negligenza, dell'incapacità, della farraginosità dei testi approvati, ma tant’è. Un lavoro che è vanificato, altro che lo scarso lavoro del Parlamento: qui c’è un lavoro che non viene onorato e che sta in capo alla più alta burocrazia dello Stato, che voi non stimolate, cari colleghi del Governo, in maniera adeguata.
  Novantuno miliardi è il numero impressionante dei pagamenti inevasi da parte della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese; 20 miliardi erano i soldi che aveva messo Letta su questo capitolo, non Renzi. Renzi, invece, caro Presidente, cari colleghi, ha dichiarato di voler mettere 13 miliardi: lo ha dichiarato nel documento che per definizione è un documento di programmazione. E, quindi, nel futuro, forse, ci saranno 13 miliardi per affrontare quello che sembrava uno dei cavalli di battaglia di questo Governo: onorare i debiti della pubblica amministrazione verso le imprese.
  Tre miliardi sono i soldi negati dall'Europa: noi avremmo voluto sbloccare i fondi di coesione e i fondi PAC e, invece, non si può fare; 1,5 miliardi era la cifra che voi avevate appostato per una sorta di rilancio del settore edilizio, il piano casa e quant'altro, ma ci avete subito ripensato e avete fatto motore indietro perché quattrini non ce ne sono, mentre continuate a vagheggiare di questa edilizia scolastica, cosa sana e giusta, se faceste davvero degli interventi in favore della ristrutturazione degli edifici scolastici; ci vorrebbero 4 miliardi, dicevo, e invece avete tirato fuori soltanto un miliardo, peraltro frazionato in tre segmenti, e, quindi, di fatto, parzialmente utilizzati. Pag. 31
  Centoquarantanove mila dovrebbero essere i precari stabilizzati soltanto nel settore della scuola, il che non si capisce bene come possa coniugarsi, posto che è un numero che incide sulla spesa pubblica aumentandola, con le politiche di revisione della spesa o di spending review che dir si voglia. Oltretutto, non si capisce, visto che non c’è la contemporaneità delle decisioni e delle scelte selettive da parte del Governo, come si potranno coniugare queste stabilizzazioni con la rivoluzione meritocratica. Voi, da un lato, stabilizzate e, contemporaneamente, vi scordate letteralmente di adeguare i contratti e, quindi, anche di attivare un meccanismo di premialità per quegli insegnanti che sono preparati, che si aggiornano, che fanno sperimentazione, che fanno laboratorio, che fanno ricerca, che sono presenti e non sono assenteisti. Non c’è traccia, neanche nelle vostre linee guida, che non si negano a nessuno – questo è il Governo delle linee guida –, di un meccanismo premiale e meritocratico.
  Sono solo una manciata di numeri, perché ce ne sono molti altri che potremmo citare. In modo particolare, il raffronto puntuale tra le tasse che vengono pagate dalle nostre piccole e medie imprese rispetto alle aziende concorrenti dell'Europa, dell'Occidente e del mercato globale.
  Non c’è stata, Presidente Renzi, nessuna autocritica, nessuna citazione di questi numeri, come se nulla fosse e non c’è stata nel suo intervento, Presidente Renzi, l'individuazione di alcuna prospettiva: le solite dichiarazioni, come quelle che ha fatto quando si è presentato qui a strappare, a chiedere la fiducia al Parlamento italiano, le dichiarazioni programmatiche. Quelle, per esempio, nelle quali lei diceva che, prima del semestre europeo – che sarebbe stata una principale opportunità che non avremmo mai potuto trascurare –, andavano affrontati e risolti i nodi delle politiche del lavoro, del fisco, della pubblica amministrazione, della giustizia, della scuola, e andavano fatte le riforme costituzionali.
  È inutile che io vi stia qui ad elencare quante, poche, di queste cose siano state realizzate nell'arco dei suoi 206 giorni di Governo.
  Bisogna arrivare al 1o luglio avendo affrontato e risolto – è lei che parla, è virgolettato – questi nodi appena citati delle politiche del lavoro, del fisco della pubblica amministrazione, eccetera.
  Occorreva sbloccare gli investimenti – che ho citato e che non sono stati citati – dell'edilizia scolastica entro il primo luglio; era previsto lo sblocco dei debiti della pubblica amministrazione entro il primo luglio. Addirittura, lei aveva individuato la possibilità di accedere a una diversa gestione dei fondi della Cassa depositi e prestiti, ma non c’è traccia delle sue proposte, mentre, entro il mese di marzo, occorreva avviare i provvedimenti sulla riforma del lavoro e, anche qui, siamo a carissimo amico. Poi è arrivato il momento della svolta buona, i cento giorni, i 68 miliardi di euro di pagamenti e così via.
  Bene, caro Presidente Renzi, adesso viene qui a parlarci dei «mille giorni»; viene qui a fare l'imbonitore ed anche, diciamo così, parafrasando alcuni suoi predecessori, viene a raccontare di tante promesse e a fare l'ennesimo annuncio in diretta televisiva; noi riteniamo che prima ancora, e mi avvio a concludere, che avventurarsi sulla politica delle grandi prospettive a mille giorni di distanza da qui, sarebbe opportuno che lei rispondesse sul piano della pressione fiscale. Noi abbiamo proposto che venga messo un tetto in Costituzione alle tasse, lei dovrebbe in Europa far sentire la voce dell'Italia per promuovere il made in, perché l'Europa è l'ostacolo principale che impedisce all'Italia di promuovere i propri prodotti e, quindi, anche di coltivare la propria qualità e le proprie eccellenze. Lei in Europa, alla Germania e ai Paesi della Mitteleuropea, dovrebbe dire che la concorrenza sleale, fuori e dentro i confini dell'Europa, va combattuta con provvedimenti energici. Tante cose potremmo aggiungere ovviamente con un occhio di riguardo per la Pag. 32scellerata operazione Mare Nostrum e per tutte le negatività che ha rappresentato e che rappresenta fin qui.

  PRESIDENTE. Deputato Rampelli, concluda.

  FABIO RAMPELLI. Mi avvio a concludere; Presidente Renzi, per queste ragioni ci riteniamo insoddisfatti del suo intervento e siamo convinti che quel popolo che sgobba e che ha la schiena piegata l'abbia abbandonata ormai da tempo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, questa crisi onestamente non c’è bisogno di descriverla, come avviene puntualmente in sermoni o in note che vengono diffuse dai tecnocrati che non l'hanno saputa prevedere. Questa crisi va sconfitta; provenendo dalla sinistra ed essendo un uomo di sinistra, la voglio rassicurare; nel corso di questi anni si è pensato che, la sinistra, fosse quella parte politica che portava i problemi e, la destra, quella che si impegnava a risolverli; noi dobbiamo risolvere questa contraddizione e ritornare all'idea che sia la sinistra, che si impegna a risolvere i problemi per rimuovere le disuguaglianze, e non la conservazione, quella che tende a tenerle sempre eguali. Noi dobbiamo lavorare affinché questo Governo riesca nella sua impresa e devo dire che non sono sicuro che saremo in grado di fare tutto ciò che ci siamo prefissi, ma abbiamo il dovere di provarci e, anzi, abbiamo il diritto di provarci.
  Per qualcuno il passato è più nitido, è più chiaro ed è per questo che c’è spesso la tentazione di ripeterlo e questa tentazione, per qualcuno, invece, è una preoccupazione ed è per questo, signor Presidente, che, quando lei indica la strada di contrastare qualsiasi rendita di posizione, noi vogliamo starci su questo terreno e avere la consapevolezza che le vecchie ricette hanno realizzato solo disastri; lei deve stare nei panni di coloro i quali hanno dovuto subire, nel corso di questi anni, dalla legge n. 30 alla legge Fornero, solo diminuzioni della propria condizione esistenziale. Per questo, io credo che la riforma e la semplificazione, a partire dalla questione fondamentale che è la lotta alla povertà, la lotta alla disuguaglianza, la lotta alle disuguaglianze all'interno del mercato del lavoro, possa avere tre pilastri, tre semplici pilastri: il primo, lo ha anche indicato lei, io vorrei essere più preciso, è la riunificazione del sistema degli ammortizzatori sociali. Io lo chiamo reddito minimo garantito, perché è questo quello che porta ad una unificazione che tiene insieme le generazioni e i bisogni. La seconda questione è la democrazia dei lavoratori perché solo così si può avere una rimozione anche di quelle rendite di posizione che impediscono ai lavoratori di decidere.
  La terza è quella di sconfiggere il mare in tempesta della precarietà, nel quale molti stanno affondando. L'articolo 18: la sua abolizione non ce la chiede il Paese ma, con tutto il rispetto, ce la chiedono Brunetta e Alfano, e c’è una bella differenza, perché questo si possa realizzare come uno degli strumenti di cambiamento fondamentale del nostro Paese. Il futuro noi non lo conosciamo, il futuro è una pietra dura dalla quale bisogna estrarre cose nuove ed è per questo che noi non siamo interessati a fare gli archeologi che restituiscono schegge di passato e magari le ricombinano come se fosse qualcosa che si può realizzare di nuovo. La lotta contro i privilegi sia una lotta contro le rendite di potere accumulate nel corso di questi anni ma anche contro quelle rendite, per esempio le rendite finanziarie, che si sono accresciute nel corso degli anni della crisi. Un sistema di tassazione equa e la lotta senza quartiere all'evasione fiscale è qualcosa che ci serve; ci serve come il garantismo che lei ha fatto riecheggiare in quest'Aula, perché io sono convinto che una brutta stagione è quella nella quale bisogna sentire parole come: «gli indagati Pag. 33devono provare la loro innocenza»; perché in un sistema di Stato di diritto sono i giudici che devono provare la colpevolezza dei rei, e questo per noi è un principio sacrosanto ed essenziale.
  Ed è per questo motivo – e concludo, per i miei pochi minuti – che non è un numero quello che occupa la mia testa in questo momento (né i mille giorni, né il 2018, né i numeri dei decreti): la mia mente è occupata dal volto di una dei superstiti dell'ennesimo naufragio nel Mediterraneo, che con occhio silente ma empatico nella nostra direzione, ci rivolge una domanda che potrebbe essere anche quella di un giovane precario, che potrebbe essere quella di tanti altri che in questo Paese non ce la fanno. Cosa dobbiamo fare noi per loro ? Qual è il loro posto nel mondo ? Noi dobbiamo rispondere a questa domanda e dare forza a chi non ha voce, a chi non ha potere. È questo ciò che ci riguarda, facendo politica; è questa la responsabilità di chi ha il senso del limite – perché questa è la più grande delle ambizioni – di riportare a questo Paese uno straccio di futuro, che possa essere anche la ricostruzione della propria dimensione di vita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Daniel Alfreider. Ne ha facoltà.

  DANIEL ALFREIDER. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, come rappresentanti delle autonomie abbiamo condiviso e rinnovato un patto politico in ragione del quale sosteniamo il Governo, Presidente. Come Südtiroler Volkspartei e PATT, riteniamo di far parte di una maggioranza che sa riconoscere bene le ragioni e la fondatezza della nostra autonomia speciale. Allo stesso modo, anche noi non solo sosteniamo il piano da lei tracciato ma abbiamo avanzato le nostre proposte concrete per poter uscire da questa situazione di stallo attuale. Mi riferisco anche al superamento del contenzioso sull'ordinamento finanziario tra Stato e province, al ripristino delle competenze locali presenti. Il suo Governo, lei ha affermato, è nato per fare quello che, per troppo tempo, è stato solo discusso e rinviato. Siamo, per queste ragioni, di fronte ad un punto di svolta decisivo per il Governo e la legislatura. Le sue indicazioni programmatiche sono coerenti con una prospettiva di medio e lungo termine e interessano soprattutto i fattori critici del nostro sistema: il lavoro, la giustizia, la scuola, la pubblica amministrazione e, soprattutto, il fisco. Vi è una domanda di innovazione fortissima che deve essere recepita in termini strutturali. Noi giovani, l'Italia e le nostre realtà territoriali, chiedono alla politica di determinare una tale svolta e lei, Presidente, ha avviato questo percorso. La lotta alla burocrazia, opere di semplificazione tributaria e normativa, investimenti infrastrutturali, il turismo come settore strategico per rilanciare l'economia sono le nostre priorità che indichiamo.
  Non possiamo non ribadire in questo contesto l'importanza di realizzare i corridoi strategici di trasporto e di energia, per riportare il Paese Italia non solo al collegamento verso l'Europa ma nel cuore degli asset TEN-T e, quindi, nel cuore tra il Mediterraneo e il nord Europa. Sono scelte reali, reali politiche di occupazione e opportunità di crescita e di sviluppo dell'intero Paese e dell'area del Mediterraneo. Nell'ambito delle linee guida del provvedimento «sblocca-Italia», il Governo conferma, oltre a diversi progetti, la continuità degli interventi per la costruzione del tunnel del Brennero e riteniamo che il Governo debba operare nella medesima direzione e determinazione per quanto riguarda le tratte di accesso fino a Verona e non perdere così importantissime somme di fondi europei disponibili ad oggi dal 2014 al 2020.
  Concludo e ripeto: il suo Governo, come ha detto, è nato per fare quello che, per troppo tempo, è stato solo discusso o rinviato; certamente, condividiamo la sua sfida nel Paese e anche in Parlamento. È un approccio che riconosciamo: mantenere quello che funziona e smembrare ciò che non ha funzionato in passato.Pag. 34
  Signor Presidente del Consiglio, per tali ragioni ribadiamo il nostro consenso al suo Governo, buon lavoro a lei e al suo Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi le diamo atto come Centro Democratico di aver scelto di cambiare il percorso di questa legislatura che appariva segnato dal risultato elettorale del 2013 anche attraverso la rottura che va monitorata tra Forza Italia e Nuovo Centrodestra.
  Politicamente, il percorso dei mille giorni è la risposta giusta nell'interesse dell'Italia. C’è una stretta connessione tra la necessità riformatrice e l'urgenza della ripresa dello sviluppo. L'Europa, in questi anni, ha creduto di superare la crisi con una politica di austerità a senso unico che ha portato solo disoccupazione. Purtroppo, è stata una scelta sbagliata. Di questo, la Commissione, che appare eterodiretta dalla Germania, dovrà ora prendere atto.
  Serve invece un allentamento di regole di bilancio rigide e autolesionistiche ed esprimere fiducia ai Paesi nell'adozione delle riforme necessarie. Riforme che noi dobbiamo fare in Italia, lei l'ha detto più volte, per il bene del nostro Paese e non perché ce lo chiede l'Europa. Anche la BCE finalmente ha iniziato a utilizzare convenientemente la leva monetaria, ma non basta.
  Noi dobbiamo fare la nostra parte. La sua azione riformatrice coincide con la nostra; io le chiedo di infonderle una maggiore profondità. È necessario che il Parlamento, per converso, si concentri e dilati il suo impegno per corrispondere allo sforzo riformatore. Giustizia, pubblica amministrazione, lavoro, scuola sono i settori chiave perché qui si deve rientrare nei parametri di confronto con i Paesi più virtuosi. Lo spread non è quello di cui si parla, è su questi campi che si verifica lo spread.
  Apprezzo sinceramente le indicazioni di uscire dallo scontro ideologico tra magistratura e politica ma la invito a riflettere su questo punto ed ho concluso: l'avversione al giustizialismo, che è nelle corde di ogni sincero democratico, non può far dimenticare il cancro, assolutamente italiano, che si avvita sommerso, corruzione ed evasione fiscale, giusto per evitare equivoci. Sono convinto, gliel'avevo detto a lato del suo insediamento, che è l'ultima curva: se la sbagliamo, non perde il suo Governo ma perde il Paese.

  PRESIDENTE. Come ultimo intervento, ha chiesto di parlare il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, i Socialisti raccolgono la sfida dei mille giorni, così come lei l'ha illustrata stamattina; la sfida di un'Italia più forte ed autorevole in Europa e nel mondo, autorevolezza che guadagniamo con Federica Mogherini a Bruxelles come nel lavoro quotidiano dell'operazione Mare Nostrum; la sfida di un'Italia più forte e per riformare radicalmente il nostro Paese. Radicalmente, signor Presidente, nella convinzione che riformismo è vera pratica rivoluzionaria in una Italia restia ad ogni cambiamento.
  Abbiamo arrestato la caduta in economia, ci ha detto stamattina; per tornare a crescere, nel mentre reperiamo nuove risorse, possiamo e dobbiamo utilizzare meglio quelle che ci sono.
  Duecento miliardi nel patrimonio di istituti e casse di previdenza, in gran parte investiti all'estero, che potrebbero finanziare infrastrutture nazionali, 800 miliardi di patrimonio pubblico troppe volte scarsamente produttivo, 40 miliardi di fondi UE parcellizzati in migliaia di micro interventi, poi inutilizzati. Ci sono poi riforme a costo zero che possono aiutare, e molto, la nostra economia: semplificazione amministrativa, lotta alla burocrazia, giustizia civile. E poi riforme, a costo zero, con tanti ricavi di civiltà: jus soli, unioni civili, testamento biologico, così come battaglia di civiltà è quella contro il giustizialismo, la gogna, l'uso smodato della Pag. 35custodia cautelare verso cittadini che sono innocenti fino a sentenza definitiva. Per vincere questa battaglia, occorre essere credibili agli occhi dell'opinione pubblica, quella credibilità che non ha avuto il centrodestra, che voleva l'impunità per i potenti e la galera per i poveracci e che noi, se saremo sempre coerenti, potremo e dovremo avere. Infine, e concludo, una piccola riforma che lei può fare immediatamente, signor Presidente: la nomina di una Ministra alle pari opportunità, perché, anche con queste scelte, si vince la battaglia culturale, prima ancora che politica, contro le discriminazioni e a favore della parità di genere. In queste sfide, Presidente, avrà i socialisti al suo fianco per mille giorni ed oltre (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente. A questo punto, possiamo sospendere i lavori della mattinata e riprenderli nel pomeriggio, alle 14,45, con l'esame del decreto-legge recante la proroga delle missioni internazionali.

  La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 14,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Marazziti è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,46).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero (A.C. 2598-A/R).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, n. 2598-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero.
  Avverto che, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, le Commissioni hanno predisposto un nuovo testo e che le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio hanno espresso i prescritti pareri sugli emendamenti, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 2598-A/R).

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2598-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 2598-A/R) nel testo recante le modificazioniPag. 36delle Commissioni (vedi l'Allegato A – A.C 2598-A) e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 2598-A/R).
   Avverto che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 2.600, che è in distribuzione e con riferimento al quale risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione di subemendamenti.
  Avverto, altresì, che, prima dell'inizio della seduta, sono stati ritirati tutti gli emendamenti presentati dal gruppo della Lega Nord Padania, ad eccezione dei seguenti a prima firma del deputato Gianluca Pini: 1.28, 1.29, 1.30, 1.31, 1.32, 2.16, 2.25, 2.28, 2.30, 2.32, 2.36, 2.37, 2.42, 2.48, 3.28, 3.41, 4.21 e 9.1.
  Sempre prima dell'inizio della seduta sono state ritirate le seguenti ulteriori proposte emendative: Duranti 1.33, 1.34, 3.3 e 3.4, Piras 2.4 e Palazzotto 3.11.
  Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà, qualora fosse in Aula, ma non vedendolo in Aula si intende che vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Rampelli, ma anche lui non è in Aula e si intende che vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Tacconi. Ne ha facoltà.

  ALESSIO TACCONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, prendo la parola per soffermarmi brevemente sull'articolo 10 di questo decreto, che va ad istituire nuove elezioni dei Comites, acronimo di «comitati degli italiani all'estero». I comitati sono il più importante organo di rappresentanza per le comunità degli emigrati italiani, non fosse altro per la loro vicinanza alle comunità stesse, elezioni che, per motivi legati soprattutto al reperimento dei fondi necessari, dovranno tenersi entro la fine di dicembre del 2014.
  I comites furono eletti l'ultima volta nel lontano 2004 e la loro rielezione, prevista per il 2009, è stata sistematicamente rimandata fino ad oggi. I rinvii furono motivati prima dalla necessità di procedere ad una revisione della legge, mai realizzata, poi, tristemente, per una reiterata mancanza di fondi per procedere alle nuove elezioni.
  Gli attuali comites dunque sono in carica da più di dieci anni ed è comprensibile come in alcuni casi l'iniziale entusiasmo ed energia dei loro componenti, il cui impegno possiamo solo apprezzare, siano ormai arrivati agli sgoccioli.
  Sottolineo con forza che non è assolutamente vero – come è stato detto anche recentemente in quest'Aula – che i comites non servono a nulla, né è vero che la loro presenza sia inutile, se non dannosa. Chi sostiene questo, evidentemente lo fa per puro opportunismo politico, oppure è vittima di pericolosi preconcetti verso questa, come verso tutte le altre istituzioni ufficiali italiane, oppure, ancor peggio, è solamente male informato.
  È vero come in alcuni casi la gestione dei comites si sia rivelata poco esemplare, ma – come spesso accade – la cattiva politica, anche in questi casi, si è rivelata più legata ai comportamenti delle persone che ricoprivano le cariche più alte, piuttosto che alle istituzioni stesse.
  Fare, dunque, di tutta l'erba un fascio e puntare il dito sull'istituzione Comites in quanto tale non solo non è opportuno, ma, anzi, è segno, se mi è consentito, di limitatezza intellettuale ed estrema ottusità. Moltissimi sono gli esempi di Comites che, nonostante le note ristrettezze economiche, hanno svolto egregiamente il loro compito di supporto e sostegno delle comunità italiane di riferimento e di tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani, con iniziative ricreative e culturali di vario genere.
  È ora opportuno procedere a nuove elezioni. Personalmente, come ho avuto modo di affermare in più occasioni, pur nella consapevolezza delle grandi difficoltà, ritengo che il processo che ci sta portando a nuove elezioni, se pur necessario, poteva essere affrontato in maniera migliore, senza farsi prendere dalla fretta Pag. 37e da una sorta di ansia da prestazione, intraprendendo coraggiosamente una riforma strutturale di tutti gli organi di rappresentanza all'estero, potenziandone, ove necessario ed opportuno, le funzioni e le risorse, e, d'altra parte, ridimensionando, anche da un punto di vista numerico e strutturale, alcuni organi che sembrano ormai mastodontici, obsoleti e ridondanti.
  Poteva essere previsto un tempo più lungo per l'iscrizione nelle liste dei votanti da parte dei cittadini e, soprattutto, più tempo per la presentazione e promozione delle liste che si presenteranno alle elezioni stesse; nel contempo, proprio attraverso una riforma generale, si sarebbero potute realizzare economie di bilancio, da destinare, molto più proficuamente, alla migliore riuscita del processo di voto e al più efficace funzionamento delle strutture così riformate.
  Considerate, però, le pressioni che arrivano dalle nostra comunità su questo tema, ritengo sia doveroso non arrivare al quarto rinvio di queste elezioni, in assenza di un preciso programma di riforme. La sfida più grande insita nelle ormai prossime elezioni dei comites sembra essere la necessità di informare tutti i cittadini italiani della modifica del processo di voto. Per la prima volta, il plico con la scheda elettorale su cui esprimere la propria preferenza sarà inviato solamente a chi notificherà espressamente al consolato di riferimento la propria volontà di votare. Abbiamo appreso che sarà inviata una lettera informativa a tutti i nuclei familiari, corredata di una copia del modulo di iscrizione alle liste elettorali.
  Iniziativa egregia, vi è da ammetterlo, ma, a mio parere, non sufficiente, se non si riuscirà a coinvolgere tutti i connazionali in questo processo elettivo, rendendoli consapevoli dell'importanza del voto di ciascuno di essi. È assolutamente da evitare che, a causa di un'adesione troppo esigua al voto, vengano, in qualche modo, delegittimati gli organi che risulteranno eletti, e assicurare, al contrario, che il voto stesso sia un vero esercizio di democrazia consapevole.
  Dichiarando, perciò, il mio sostegno convinto a questo articolo, pur ribadendo le perplessità che ho appena accennato, assicuro già da ora, in qualità di eletto all'estero, il mio massimo impegno perché queste elezioni si svolgano con la più alta affluenza possibile dei nostri connazionali all'estero.

  PRESIDENTE. Si è così concluso lo svolgimento degli interventi sul complesso degli emendamenti.

  ETTORE ROSATO. I venti minuti !

  PRESIDENTE. I venti minuti, onorevole Rosato, li abbiamo già dati.
  Avverto che sono stati ritirati tutti gli emendamenti presentati da deputati appartenenti al gruppo MoVimento 5 Stelle, ad eccezione dei seguenti: 1.100 (parte ammissibile), 1.23, 2.400, 3.2, 3.27, 3.32, 4.13, 4.14, 4.16, 4.150, 4.151, 8.100 (versione corretta), 8.101, 8.20, 8.59, 8.102, 9.15, 9.29, 10.101, 10.102 e 10.105.
  Non essendo ancora decorso il termine previsto dal Regolamento per lo svolgimento di votazioni con il procedimento elettronico, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,10.

  La seduta, sospesa alle 14,55, è ripresa alle 15,10.

  PRESIDENTE. Invito i relatori per la maggioranza e di minoranza, nonché il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative.

  CARLO GALLI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Signor Presidente...

  PRESIDENTE. Gliele indico io, onorevole Galli ?

  CARLO GALLI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Se mi consente, terrei un altro metodo. Anche a nome del relatore per la maggioranza per la III Commissione, onorevole Mario Marazziti, segnalo che i pareri sulle proposte Pag. 38emendative presentate presso l'Assemblea sono contrari su tutte le proposte, con le seguenti eccezioni: parere favorevole sull'emendamento 2.600 delle Commissioni.

  PRESIDENTE. Mi può dire la pagina del fascicolo, anche per i colleghi, se è possibile, onorevole ?

  CARLO GALLI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. È fuori fascicolo.

  PRESIDENTE. Benissimo.

  CARLO GALLI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Parere favorevole sull'emendamento Basilio 5.100, a pagina 51, e parere favorevole sull'emendamento Grande 10.102.

  PRESIDENTE. Bene. Quindi, su tutte le altre proposte emendative il parere è contrario ?

  CARLO GALLI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Su tutte le altre il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai relatori di minoranza. Onorevole Artini ?

  MASSIMO ARTINI, Relatore di minoranza per la IV Commissione. Signor Presidente, il parere è favorevole sugli emendamenti Sibilia 1.100 (parte ammissibile) e Gianluca Pini 1.28. Ci si rimette invece all'Aula per l'emendamento Gianluca Pini 1.29.
  Sugli emendamenti Gianluca Pini 1.30, Spadoni 1.23, Palazzotto 1.35, Gianluca Pini 1.31 e Gianluca Pini 1.32 il parere è favorevole.
  Sull'emendamento Giorgia Meloni 2.108 mi rimetto all'Aula. Sugli emendamenti Di Battista 2.400, Palazzotto 2.1, Gianluca Pini 2.16 e sull'emendamento 2.600 delle Commissioni il parere è favorevole.
  Sugli emendamenti Gianluca Pini 2.28 e 2.30 esprimo parere contrario. Sull'emendamento Gianluca Pini 2.32 esprimo parere favorevole.
  Sugli emendamenti Gianluca Pini 2.36, 2.37, 2.42 e 2.48 esprimo parere contrario. Sull'emendamento Giorgia Meloni 3.115 mi rimetto all'Aula.
  Sugli emendamenti Palazzotto 3.1, Rizzo 3.2, Piras 3.9 e 3.16 esprimo parere favorevole. Sull'emendamento Giorgia Meloni 3.116 mi rimetto all'Aula. Sull'emendamento Corda 3.27 esprimo parere favorevole. Sull'emendamento Giorgia Meloni 3.117 mi rimetto all'Aula.
  Sugli emendamenti Gianluca Pini 3.28, Del Grosso 3.32 e Marcon 3.100 esprimo parere favorevole. Sull'emendamento Gianluca Pini 3.41 esprimo parere contrario.
  Sugli emendamenti Rizzo 4.13, Paolo Bernini 4.14, Gianluca Pini 4.21, Paolo Bernini 4.16, Artini 4.150, Sibilia 4.151, Basilio 5.100, Duranti 6.4 e 6.5, Corda 8.100 (versione corretta), Manlio Di Stefano 8.101, Spadoni 8.20, Manlio Di Stefano 8.59 e Rizzo 8.102 esprimo parere favorevole.
  Comunque, signor Presidente, sulle proposte emendative del nostro gruppo esprimo parere favorevole. Sull'emendamento Gianluca Pini 9.1 esprimo parere contrario. Sugli emendamenti Piras 9.100, Rizzo 9.15, Marcon 9.34, Duranti 10.1 e Di Battista 10.101 esprimo parere favorevole. Sull'emendamento Caruso 10.100 mi rimetto all'Aula.
  Sugli emendamenti Picchi 10.11, 10.12, 10.13, 10.14 e 10.15 mi rimetto all'Aula, mentre sugli emendamenti Grande 10.102 e 10.105 esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo all'altro relatore di minoranza, onorevole Marcolin. Onorevole Marcolin, faccio anche con lei la stessa cosa, glieli indico... ?

  MARCO MARCOLIN, Relatore di minoranza per la IV Commissione. Sì, la stessa cosa e chiaramente sugli emendamenti presentati dal mio gruppo il parere è favorevole.Pag. 39
  Sugli emendamenti Sibilia 1.100, Gianluca Pini 1.28, 1.29 e 1.30 e Spadoni 1.23 esprimo parere favorevole, mentre sull'emendamento Palazzotto 1.35 esprimo parere contrario; esprimo altresì parere favorevole sugli emendamenti Gianluca Pini 1.31 e 1.32 e Giorgia Meloni 2.108.
  Sugli emendamenti Di Battista 2.400 e Palazzotto 2.1 esprimo parere contrario, mentre sugli emendamenti Gianluca Pini 2.16, 2.28, 2.30, 2.32, 2.36, 2.37, 2.42 e 2.48 esprimo parere favorevole e raccomando l'approvazione dell'emendamento 2.600 delle Commissioni.
  Esprimo parere contrario sugli emendamenti Giorgia Meloni 3.115, Palazzotto 3.1, Rizzo 3.2, Piras 3.9 e 3.16 e Giorgia Meloni 3.116, mentre sugli emendamenti Corda 3.27 e Giorgia Meloni 3.117 ci rimettiamo all'Aula.
  Sugli emendamenti Gianluca Pini 3.28 e Del Grosso 3.32 esprimo parere favorevole, mentre sull'emendamento Marcon 3.100 ci rimettiamo all'Aula.
  Sugli emendamenti Gianluca Pini 3.41, Rizzo 4.13, Paolo Bernini 4.14 e Gianluca Pini 4.21 esprimo parere favorevole; sugli emendamenti Paolo Bernini 4.16 e Artini 4.150 ci rimettiamo all'Aula, mentre sull'emendamento Sibilia 4.151 esprimo parere contrario.
  Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Basilio 5.100 e Duranti 6.4.
  Esprimo altresì parere favorevole sull'emendamento Duranti 6.5, mentre mi rimetto all'Assemblea sull'emendamento Corda 8.100 (Versione corretta). Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Manlio Di Stefano 8.101 e Spadoni 8.20, mentre mi rimetto all'Assemblea sull'emendamento Manlio Di Stefano 8.59. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Rizzo 8.102 e Gianluca Pini 9.1, mentre mi rimetto all'Assemblea sull'emendamento Piras 9.100. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Rizzo 9.15 e Di Battista 9.29, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Marcon 9.34. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Duranti 10.1, mentre mi rimetto all'Assemblea sugli emendamenti Di Battista 10.101, Caruso 10.100 e Picchi 10.11 e 10.12. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Picchi 10.13 e 10.14, mentre mi rimetto all'Assemblea sugli emendamenti Picchi 10.15 e Grande 10.102 e 10.105.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dai relatori per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sibilia 1.100 (parte ammissibile), con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, questo emendamento va a sopprimere, per la parte delle missioni internazionali, tutti e quattro gli articoli. La volontà da parte del MoVimento 5 Stelle è quella di rendere consci i cittadini del fatto che questa situazione è insostenibile e che sarebbe opportuno, da parte non solo delle Commissioni difesa e esteri, che sono referenti in questo caso per il decreto-legge, ma di tutta l'Aula, di rendersi consapevoli del fatto che è opportuno arrivare entro la fine dell'anno a una definizione di una legge che renda organica la gestione delle missioni internazionali. La nostra volontà di sopprimere i primi quattro articoli e, quindi, sopprimere il finanziamento a tutte le missioni è mirata esclusivamente ad evitare proprio questa parola. Attualmente noi abbiamo, colleghi, da ormai vent'anni, la trattazione né più né meno che di rifinanziamenti, senza mai trattare quella che è la parte indubbiamente politica e soprattutto di politica estera e di sicurezza internazionale che dovrebbe essere riferita al decreto-legge missioni. La trattazione solamente della parte economica fa arrivare questo decreto-legge ad essere assolutamente difforme o distante da quella che è la realtà, tant’è che il Governo ha dovuto attuare, con tre o Pag. 40quattro emendamenti, tutta una serie di aggiornamenti a questo decreto-legge. Infatti, dal momento dell'adozione da parte del Governo di questo decreto-legge alla votazione oggi è successo uno sconvolgimento impressionante da un punto di vista geopolitico. Si pensi a quello che è successo in Iraq, a quello che è successo nel nord-est della Siria e del Kurdistan e si pensi a quello che è successo in Libia.
  Tutte queste cose non vengono trattate e ci sono articoli, come per esempio l'articolo 4, che tratta espressamente dell'Africa e della parte libica, che autorizzano e finanziano missioni che, nella realtà, non possono essere espletate. Quella è la volontà che io penso sia necessario e giusto venga senz'altro... e, come dire, è naturale che sia così, perché come per la cooperazione è da almeno vent'anni che si parla di normare questo tipo di interventi, anche a livello internazionale. Io penso che – e lo riporto a livello di gruppo, come MoVimento 5 Stelle – arrivare a questo tipo di definizione dia al Parlamento tutta la possibilità di decidere su come agire a livello di politica estera e di sicurezza a livello anche internazionale.
  Quindi, io invito i colleghi a votare questo emendamento, anche se capisco la difficoltà nel volerlo fare, ma invito tutti a ragionare su questo fatto e ad avere l'opportunità di riflettere su questo cambiamento radicale che va fatto entro la fine dell'anno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole, sull'emendamento Sibilia 1.100 (parte ammissibile), da parte del gruppo Sinistra Ecologia Libertà. Noi, come abbiamo avuto già modo di dire nella discussione sulle linee generali – e poi, evidentemente, lo ripeteremo anche in dichiarazioni di voto – pensiamo che il Parlamento debba potere discutere e decidere sulle scelte di politica estera.
  Ovviamente, il decreto, l'ennesimo decreto di rifinanziamento di missioni già decise, alcune vent'anni fa, impedisce al Parlamento di poter entrare nel merito. Pensiamo che sia ancora più necessario farlo in questo momento in cui appunto – lo so che tanti citano le parole di Papa Francesco e lo voglio fare anch'io – è in atto una terza guerra mondiale, seppure a pezzi in diverse aree geografiche del mondo.
  Pensiamo che non sia sufficiente la suddivisione per aree geografiche delle missioni. Noi avevamo chiesto, anche in occasione della discussione del precedente decreto di rifinanziamento, che il Governo presentasse singoli decreti sulle singole missioni, appunto per dare la possibilità al Parlamento di entrare nel merito, missione per missione. Anche questa volta non è stato fatto. È in discussione, presso la Commissione difesa e la Commissione affari esteri, la legge quadro sulle missioni internazionali. Anche noi pensiamo che bisogna arrivare al più presto all'approvazione di quel provvedimento, non solo per restituire al Parlamento la possibilità di intervenire sulla politica estera e, quindi, di decidere sull'autorizzazione delle singole missioni, ma anche perché crediamo che molte delle missioni che sono contenute anche in questo decreto non rispondano all'articolo 11 della nostra Carta costituzionale. Quindi, abbiamo bisogno di una norma di rango primario, di una legge che ci consenta di decidere e di decidere per missioni internazionali che abbiano, appunto, il faro dell'articolo 11.
  Per cui, noi voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Mi rivolgo ai delegati d'Aula semplicemente per ricordare che ci sono 61 voti da fare e che alle 17,45 noi dobbiamo attrezzare l'Aula per la convocazione del Parlamento in seduta comune. Intervengo semplicemente per questo.
  Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 41Sibilia 1.100 (parte ammissibile), con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  È il primo voto, però colleghi, poi vi prego di rimanere in Aula perché non possiamo aspettare cinque minuti per ogni voto.
  Catania, Piccoli Nardelli, Grassi, Luciano Agostini, Ciracì, Di Battista, Verini, Pizzolante, Giuliani, Ribaudo...
  Stiamo attendendo una tessera che deve arrivare. Abbiamo risolto ? Abbiamo votato tutti ? La sua tessera dov’è, onorevole Giuliani ? Non posso chiudere se c’è una collega che non ha la tessera ma è seduta e non le funziona la tessera, onorevole Spadoni. Vediamo se riusciamo a risolvere il problema ? Uno l'abbiamo risolto, forse c’è da risolvere anche l'altro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  452   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no   339.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.28, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Brandolin, Rizzetto, Archi, Zardini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  431   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato   94    
    Hanno votato no   337.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.29, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo; il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula, mentre è favorevole il parere del relatore di minoranza della Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Campana, Piccoli Nardelli, Rotta, Lavagno, Albanella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  423   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato   23    
    Hanno votato no   400.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Cardinale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.30, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza e sul quale vi è anche il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Bossa, Tartaglione, Luciano Agostini, Taricco, Pilozzi, Rizzetto, Petrenga...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 42
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  456   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no   355.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Spadoni 1.23.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, solamente per ricordare questo comma cosa va a trattare: è un must di tutte le missioni dal 2001 ed è un accordo fatto in particolare con la NATO – è l’Active Endeavour – che va, né più né meno, a prevedere un pattugliamento per lo più di intelligence nel Mediterraneo, che è finalizzato solamente agli scopi militari e di intelligence di NATO e dei Paesi europei.
  Le nostre richieste erano di integrare questo dispositivo, in modo che fosse funzionale anche ad altre missioni per una verifica e un aiuto al pattugliamento e al controllo dei flussi migratori, al fine di ridurre – è notizia degli ultimi giorni – anche quella che è la tragica conta dei morti. Quindi, invitiamo a ragionare su questo tipo di missione, perché, anche in questo caso, finanziamo senza fare un ragionamento politico su quella che è l'utilità di Active Endeavour e, quindi, l'idea è proprio di valutarla tutti insieme e di sopprimerla con questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 1.23, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Lavagno, Duranti, Oliverio, Dell'Aringa, Di Lello. Ci siamo ? Beni, Marti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  454   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no   341.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Palazzotto 1.35.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, solo per allacciarmi alle parole dell'onorevole Artini prima di me e per ricordare che uno dei motivi per cui più volte abbiamo chiesto lo spacchettamento dei decreti è quello di poter discutere nel merito delle missioni che andiamo a finanziare, anche perché l'impressione che si ha ogni volta è che questa Camera si trovi a ratificare in maniera disattenta un insieme di rifinanziamenti senza mai discutere fino in fondo di che cosa parliamo.
  Allora, Active Endeavour è una missione che è costata allo Stato italiano, fino ad ora, 230 milioni di euro, più i 7 milioni di euro di rifinanziamento che andiamo ad inserire in questo decreto. La missione serviva ad intercettare e contrastare movimenti navali del terrorismo islamico dopo la prima guerra in Afghanistan e, in particolar modo, ad intercettare eventuali movimenti di armi chimiche e nucleari; successivamente estesa anche ai traffici che arricchivano le organizzazioni terroristiche, a partire dal traffico di droga e anche da quello di esseri umani.
  Bene, in più di dieci anni, questa missione ha effettuato 155 perquisizioni di mercantili senza mai individuare o trovare un solo terrorista sulle rotte del Mediterraneo. Pag. 43È una missione che coinvolge circa 62 Paesi, con costi straordinari e che, appunto, non ha svolto assolutamente alcuna funzione di monitoraggio utile a contrastare il terrorismo di matrice islamica. Aggiungo che questa missione, che monitora in particolar modo il canale di Sicilia, non ha avuto alcuna utilità ad intercettare, a monitorare e a comunicare tempestivamente il passaggio, il transito di barconi carichi di migranti; non è riuscita neanche a salvare una vita umana.
  Il 3 ottobre 2013 – si avvicina adesso l'anniversario della terribile strage di Lampedusa – quella barca, quell'imbarcazione in avaria su cui stavano circa 500 migranti, dei quali circa 363 persero la vita, non fu vista da tutti i sistemi di radar militari e civili del nostro Paese. Ecco, noi continuiamo a spendere tutti questi soldi per una missione che serve a monitorare uno spazio d'acqua come il canale di Sicilia per verificare eventuali passaggi di terroristi che sicuramente non credo arrivino con delle portaerei, ma si muoveranno su quei barconi con cui fanno transitare anche i migranti; noi abbiamo questa spesa assolutamente inutilizzata a cui andiamo ad affiancare le altre – Frontex è costata all'Unione europea nella programmazione scorsa più di un miliardo di euro, e anche Frontex allo stesso modo non è riuscita a salvare una sola vita in mare – allora, quello che chiediamo noi, davanti anche alla tragedia di proporzioni immense che si sta consumando oggi in quello spazio di acqua, quando noi parliamo di più di tremila morti, ormai, dall'inizio dell'anno ad oggi, cioè i numeri di una guerra, più dei morti che ci sono stati nell'ultima guerra di Gaza, quando noi siamo di fronte a questa tragedia la domanda è: perché continuare a spendere soldi in missioni che tra l'altro si replicano e si replicano nella loro inutilità ? E perché, invece, non investire questi soldi per missioni più utili, come lo è l'attuale missione Mare Nostrum che probabilmente verrà ritirata in funzione di una Frontex Plus che si preannuncia con la stessa inutilità della sua predecessora ? Soprattutto in questo caso noi proponiamo addirittura di investire i soldi che lo Stato italiano investe in Active Endeavour in una missione civile che possa essere funzionale al sostegno e al salvataggio di vite umane nel canale di Sicilia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palazzotto 1.35, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza per la IV Commissione Marcolin, con il parere favorevole del relatore di minoranza per la IV Commissione Artini e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico, Capezzone, Carloni, Cinzia Fontana...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  456   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no   357.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 1.31, a pagina 10.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, questo emendamento vuole fare chiarezza su una missione che è cambiata o che ha cambiato indirizzo. Ora è una missione che rassicura in chiave antirussa e quindi fa del male sia al nostro territorio che alle nostre imprese. Quindi, vorremmo sopprimere questo comma 6 proprio per questo motivo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 44Gianluca Pini 1.31, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  459   
   Votanti  457   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no   344.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.32, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mongiello, Palma, Brandolin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  454   
   Votanti  419   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no   308.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Le deputate Costantino e Terzoni hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgia Meloni 2.108, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio), il parere favorevole del relatore di minoranza Marcolin e con il relatore di minoranza Artini che si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Baroni, Brugnerotto, Tartaglione, Ragosta.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  460   
   Votanti  376   
   Astenuti   84   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato   39    
    Hanno votato no  337.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Battista 2.400, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza Marcolin e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza Artini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Turco, Baroni, Catania, Molea.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  460   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato  98    
    Hanno votato no  362.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 45

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palazzotto 2.1, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza Marcolin e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza Artini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Marzano, Catania, D'Alia, Ribaudo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  460   
   Votanti  458   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  99    
    Hanno votato no  359.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 2.16, con il parere contrario delle Commissioni di maggioranza e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, De Girolamo, Tancredi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  457   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no   342.    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento, a pagina 20, 2.600 delle Commissioni, su cui c’è il parere favorevole dei relatori e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, questo emendamento sull'articolo 2, comma 1, si riferisce alla missione in Afghanistan, quindi a una delle missioni più antiche che stiamo trattando e sicuramente la più onerosa. La missione, con questo ultimo finanziamento...

  PRESIDENTE. Onorevole Artini, la devo interrompere. Abbiamo saltato un emendamento prima di questo, quindi devo prima mettere in votazione quell'emendamento, sul quale non è stato dato nemmeno il parere, quindi ne approfitto. Stiamo parlando dell'emendamento, a pagina 19, Gianluca Pini 2.25. Manca sia il suo parere che degli altri relatori. Visto che ha già la parola, me lo dia subito.

  MASSIMO ARTINI, Relatore di minoranza per la IV Commissione. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Onorevole Marcolin ?

  MARCO MARCOLIN, Relatore di minoranza per la IV Commissione. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Favorevole anche lei. Onorevole Galli, lei è contrario, ovviamente, come tutti gli altri, ed il Governo. Poi le restituisco la parola, onorevole Artini.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 2.25, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e quello favorevole dei relatori di minoranza.Pag. 46
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  442   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no   344.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e i deputati Marcolin e Censore hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Le chiedo scusa, onorevole Artini: ora le do la parola sull'emendamento 2.600 delle Commissioni.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, nessun problema.
  Come dicevo, questo emendamento tratta il comma 1 dell'articolo 2, ovvero la missione in Afghanistan: come dicevo, una delle missioni sia più vecchie sia più onerose, perché ha drenato dalle casse dello Stato circa 5 miliardi di euro, anche con gli ultimi finanziamenti. In questo decreto-legge c’è però una differenza, e la differenza molto semplicemente sta nel fatto che non solo la maggioranza, l'opposizione e il Governo hanno trovato un punto d'accordo su questo tipo di emendamento, ma – e questo è un punto nodale, che veramente potrebbe passare sottotraccia ma è fondamentale – i Ministeri degli affari esteri e della difesa hanno introdotto di loro spontanea volontà un emendamento che va a modificare l'articolo 5, che tratta del personale, che garantisce a coloro che hanno collaborato in Afghanistan con il Governo italiano un salvacondotto in Italia come rifugiati, creando una nuova figura o comunque abilitandola per legge, creando anche dei fondi per poter trasferire non solamente chi ha collaborato, ma anche i parenti fino al primo grado qui in Italia.
  L'emendamento, che abbiamo approvato tutti insieme in Commissione, né più né meno va a dire che la paventata missione Resolute Support, che la NATO da un anno cerca di attuare in Afghanistan, deve preventivamente essere deliberata dal Parlamento. Ritorno sul comma 5-bis che è stato introdotto: il fatto di voler garantire a dei collaboratori, ovvero delle persone che hanno fatto da «interpreti» in Afghanistan, un salvacondotto come rifugiati politici qua in Italia, dà l'impressione del fallimento della missione. Perché ? Perché se dopo 11 anni io devo lasciare un Paese in cui non posso più garantire nemmeno la sicurezza alle persone che hanno collaborato con me, tutto il lavoro che è stato fatto e i 5 miliardi spesi dall'Italia e gli altri miliardi di dollari spesi dagli altri Paesi a livello internazionale sono serviti a niente ! Questo è il problema che si va a trattare con questo tipo di risultato in Afghanistan.
  Questo è preoccupante ! È preoccupante perché non solo abbiamo creato un dispendio enorme per le casse dell'Erario, e soprattutto quindi dei cittadini, ma soprattutto abbiamo creato un'area di instabilità incredibile, perché l'Afghanistan è una delle aree ancora più instabili che esistono in quella zona dell'Asia. Pensate che al momento – dopo le elezioni, dopo i ballottaggi, dopo tutte le varie procedure dove le nostre forze sono state impiegate (in particolare penso alla Brigata Sassari, che è appena tornata dall'Afghanistan) – non c’è ancora verso di avere un Governo che dia stabilità e diritto a quella zona. Questo vuol dire che i tempi sono maturi, probabilmente; e questo emendamento, a cui mi riferisco e di cui non possiamo trattare, ma che serve a dare garanzia ai nostri collaboratori, fa intendere che il fallimento è stato robusto, perché probabilmente dovremo – fortunatamente – ritornare, ma lasceremo un Paese, e quindi il nostro intervento non è servito a niente.Pag. 47
  Invito tutti a riflettere su quello che sono stati gli ultimi dieci anni, rivolgo un invito a chi da dieci anni qui dentro c’è, e che ha visto il susseguirsi di decreti-legge di rifinanziamento che hanno portato a questo.
  Invito a riflettere e a votare; fortunatamente questo emendamento sarà accolto, è un emendamento che è stato accolto da tutti e ci prende tutti con la responsabilità, di qui a fine anno, di valutare il risultato della missione in Afghanistan. Quindi grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, anche io a nome del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà esprimo ovviamente la soddisfazione perché questo emendamento ha raccolto, ha accolto anche la discussione che è stata fatta nelle Commissioni e in particolare dalle opposizioni. Questo emendamento dovrà mettere in condizione, sarà lo strumento – noi ovviamente speriamo che sia così – che consentirà al Parlamento, alle Commissioni prima e al Parlamento intero dopo, di entrare nel merito della fase che comincerà a gennaio 2015, in quel territorio martoriato. Una fase che secondo noi dovrà essere rigidamente una fase non combat, una fase in cui appunto, anziché sentire il rumore delle armi proviamo a ragionare su come si sostiene quel popolo e come si sostengono appunto i cooperanti che in questi anni hanno provato a garantire un minimo di relazione e di dialogo tra le parti. Dovrà essere anche l'occasione per fare un bilancio vero – anche su questo sono d'accordo con il collega Artini – degli 11 anni in cui siamo stati in Afghanistan.
  Un bilancio per esempio di quello che è accaduto nei PRT, di quello che appunto i nostri militari hanno fatto per comprendere fino in fondo che cosa ISAF ha significato, dell'impegno dei nostri militari nei PRT, di come le organizzazioni non governative hanno lavorato e di come probabilmente, secondo noi, poteva andare la missione in Afghanistan se fosse stata una missione differente, se fosse stata una missione che non prevedesse i combattimenti sul terreno e che invece prevedesse in qualche maniera maggiori risorse per la cooperazione internazionale.
  Dobbiamo però far presto, il 31 dicembre è vicino, non possiamo permetterci appunto di arrivare alla vigilia del 1o gennaio 2015 senza aver fatto una discussione, una riflessione, senza aver deliberato come Parlamento nel merito di quello che sarà l'Afghanistan dal gennaio 2015 in poi. Non ce lo possiamo permettere perché, diciamo così, i venti che spirano sono venti di guerra e il rischio è appunto che di nuovo la Nato e gli Stati Uniti d'America decidano per una operazione, per una missione che abbia caratteristiche di combattimento e noi pensiamo che se così fosse saremmo punto e daccapo e pensiamo che non avremmo fatto alcun passo verso la pacificazione e la ricostruzione di quel Paese. Quindi, soddisfazione per l'emendamento, ma credo che soprattutto le opposizioni dovranno tenere gli occhi bene aperti perché il Governo non venga meno ai suoi impegni.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.600 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  457   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  446    
    Hanno votato no   11.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito a votare).

Pag. 48

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 2.28.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, noi con questo emendamento vorremmo sopprimere appunto la missione in Libano, che a noi è sempre stata poco gradita.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, solo per annunciare il voto contrario del MoVimento 5 Stelle perché, a ragion veduta, quella missione effettivamente sta creando una stabilità fra il Libano, la parte Hezbollah e Israele e, in maniera incredibile, da sette anni.

  PRESIDENTE. Quindi, lei modifica il parere ?

  MASSIMO ARTINI. No, il parere era già contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, anch'io per esprimere il parere contrario del gruppo Sinistra Ecologia Libertà, anche perché UNIFIL è una delle poche missioni con una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU che non è una risoluzione adottata dopo l'avvio di una missione, come in altri casi. Quella missione è stata definita da una risoluzione dell'ONU e per questa ragione, anche per i risultati che sta avendo in quel territorio, noi pensiamo che sarebbe un errore gravissimo la sua soppressione.

  PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 2.28, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza Artini e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza Marcolin.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mucci, Palma, Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  455   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato   17    
    Hanno votato no   438.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 2.30, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza Artini, con il parere favorevole del relatore di minoranza Marcolin e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  451   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato   16    
    Hanno votato no   435.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 49

  (I deputati Censore e Terzoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 2.32, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Marzano, D'Ambrosio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  460   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no   367.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Villarosa ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 2.36, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza Artini e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza Marcolin.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Covello, Nizzi, Marzano, Ruocco, Lainati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  470   
   Votanti  463   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato   16    
    Hanno votato no   447.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 2.37, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza per la IV Commissione Artini, della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza per la IV Commissione Marcolin.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Censore, Taricco, Carloni, Magorno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  473   
   Votanti  467   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato   16    
    Hanno votato no   451.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 2.42, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza per la IV Commissione Artini, della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza per la IV Commissione Marcolin.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sandra Savino, Carbone.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 50
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  478   
   Votanti  472   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato   16    
    Hanno votato no   456.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 2.48.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, solamente per confermare il nostro voto contrario perché effettivamente prevedere ulteriori quattro aerei con capacità di supporto tattico nella zona del Kurdistan è, per quello che riguarda il nostro movimento, uno sbaglio sia politico che strategico. Si vuol continuare, con questo emendamento della Lega che fortunatamente spero non passi, a incrementare quello che già il Governo ha sbagliato, facendo la scelta di trasferire armi in quella zona.
  Quindi, da parte nostra, c’è un voto fortemente contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, volevo ribadire che questo emendamento non sono altri quattro aerei AMX, ma sono quattro AMX che rientrano dall'Afghanistan e noi vorremmo stazionarli appunto nell'Iraq settentrionale per combattere il califfato dell'ISIS.
  Penso che sia una cosa di buonsenso e penso che questa Assemblea la debba votare anche per le minacce che arrivano. Forse prevenire è meglio che curare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 2.48, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza per la IV Commissione Artini, della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza per la IV Commissione Marcolin.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lodolini, Sgambato, Porta.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  466   
   Votanti  463   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato   22    
    Hanno votato no   441.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgia Meloni 3.115, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza Marcolin e della V Commissione (Bilancio), e sul quale il relatore di minoranza Artini si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Bonifazi...che succede, colleghi ? C’è agitazione ! Hanno votato tutti ? Camani, Zardini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  471   
   Votanti  392   
   Astenuti   79   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato   27    
    Hanno votato no   365.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 51

  (Il deputato Cirielli ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Palazzotto 3.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, anche qui, vorrei ricordare ai miei colleghi, per suo tramite, che stiamo discutendo di una missione che prevede lo stanziamento di 5 milioni di euro – e qualcosa in più, e 182 mila euro – per la proroga della partecipazione del personale militare alla missione europea in Libia.
  Nello specifico, proroghiamo anche l'impiego di personale militare in attività di assistenza, supporto e formazione delle Forze armate libiche, così è scritto. Noi stiamo discutendo, in questo Parlamento, di formare delle forze armate di un Paese che non esiste più !
  Ad oggi, non esiste un'autorità riconoscibile in Libia come uno Stato sovrano, con cui il nostro Governo possa stringere rapporti di cooperazione militare. Noi abbiamo continuato, in questi mesi, a finanziare. Nei mesi scorsi abbiamo mandato pattugliatori per la guardia costiera libica, che dovevano aiutare a prevenire il traffico di esseri umani, e molto spesso sono stati utilizzati da quelle stesse forze che oggi organizzano il traffico di esseri umani nel canale di Sicilia.
  Noi continuiamo a fare cooperazione militare con un Paese che oggi è fuori dal controllo assoluto, esiste un Paese completamente dilaniato da scontri fra milizie di ogni genere e sorta, islamiste e non; ma, soprattutto, continuiamo a mandare soldi, dopo che abbiamo mandato armi che sono finite in mano all'ISIS e abbiamo la certezza che dalla Libia vi sono canali diretti con le forze dell'ISIS, da cui passano le armi e da cui, come abbiamo visto, passano anche gli ostaggi.
  Oggi questo Parlamento si assume la responsabilità di stanziare ulteriori 5 milioni di euro per la cooperazione militare con un Paese che non esiste più. Vorrei che noi potessimo discutere di questo, vorrei che, quando si discute della proroga delle missioni internazionali, si potesse discutere punto per punto, perché oggi ci troviamo, molti di voi si troveranno a votare, per ragioni di fiducia o di maggioranza, un decreto in cui dentro sono scritte cose insostenibili.
  Avremmo voluto discutere della missione UNIFIL in Libano, e probabilmente dire che quella è una missione giusta, come è già stato già ricordato in altri interventi, e avremmo voluto dire che è una fesseria continuare a finanziare una missione in Libia in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palazzotto 3.1, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza Marcolin e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza Artini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  468   
   Votanti  459   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  104    
    Hanno votato no  355.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Rizzo 3.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzo. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA RIZZO. Signor Presidente, con quest'emendamento intendiamo accendere un riflettore sulla situazione disastrosa Pag. 52in Libia. Dalle notizie che apprendiamo, direttamente o attraverso i media, infatti, non si capisce bene cosa noi ci stiamo a fare lì o, per meglio dire, lo si sa, ma non lo si scrive ufficialmente.
  Di facciata, agli italiani diciamo che per sei mesi ci servono oltre 5 milioni di euro per finanziare la missione Eubam Libia, per mantenere il personale militare impegnato in attività di assistenza, supporto e formazione delle Forze armate libiche. Allora ci chiediamo: ma quali sono le Forze armate libiche ? Da chi sono composte ? Chi sono i loro comandanti ? Non è che stiamo addestrando nuovi miliziani, che magari si infiltrano nei barconi della morte provenienti proprio da quelle sponde del Mediterraneo, da dove anche qualche militare italiano si affaccia la mattina e vede questo spettacolo orripilante di scafi diretti in Europa ?
  Ma in realtà scopriamo che l'ambasciata italiana in Libia – ma forse sarebbe il caso di chiamarla «filiale ENI» – non può chiudere, semplicemente perché è più importante continuare a produrre profitto tramite le aziende del comparto petrolifero che salvaguardare, così come fatto da tutti gli altri Paesi europei, le vite dei cittadini stranieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  
Sì, perché sembra proprio questo il vero motivo per cui continuiamo a mantenere una presenza militare in Libia, altrimenti non si spiegherebbe come sia possibile che nessuna iniziativa o informazione di attività sul territorio emerga rispetto a quanto stia realmente succedendo.
  Giusto per ricordare a tutti voi della maggioranza cosa dicevate quando eravate opposizione, riporto un intervento dell'attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Minniti, che in data 15 marzo 2005 in quest'Aula dichiarava: «Chi non cambia nulla è il Governo italiano, non l'opposizione. Siete fermi sempre sulle stesse posizioni. Si riconosca esplicitamente l'ambiguità della missione di pace, che può essere un escamotage politico, ma, purtroppo, non corrisponde alla verità: non vi è missione di pace in un teatro di guerra !».
  E allora, siate coerenti e facciamo tornare a casa i nostri militari ! In Libia c’è bisogno di altro, ma soprattutto di tutti gli attori dislocati in quella porzione di mondo, che a vario titolo possono e devono trovare una soluzione di pace duratura vera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà a quest'emendamento. C’è il tema che è stato già sollevato dai colleghi che mi hanno preceduto, ovvero il tema della mancanza di informazioni rispetto all'andamento di quella missione, le operazioni che effettivamente lì noi svolgiamo.
  E c’è un altro tema, ovvero il tema delle denunce puntuali e continue, purtroppo, di Amnesty International, che dicono che in quella terra ci sono molti campi di concentramento dove vengono rinchiusi gli uomini e le donne che cercano di attraversare il Mar Mediterraneo.
  Dell'instabilità di quel Paese ha già parlato il mio collega Palazzotto, voglio ricordare che la situazione è davvero drammatica. In queste settimane in quel Paese oramai si sono formati due Governi, due Parlamenti e due milizie armate, l'una contro l'altra. Siamo cioè in una situazione di instabilità assoluta ed il Parlamento italiano – visto come stanno andando le cose anche in quest'occasione – non ha neppure il diritto di capire che cosa stiamo facendo lì.
  Sappiamo soltanto che siamo chiamati a rifinanziare una missione di cui non abbiamo notizie. Conosciamo, invece, per contro, la situazione di quel Paese: è una situazione che merita un'attenzione completamente diversa, soprattutto nel senso di finanziare con maggiori risorse la cooperazione e la ricostruzione, avendo, intanto, Pag. 53come interlocutori tutti i rappresentanti delle organizzazioni non governative della cooperazione internazionale che in quel Paese stanno provando a costruire almeno occasioni di dialogo e occasioni di protezione dei civili, che, come sappiamo, sono le prime vittime di queste guerre sanguinose che lì, in Libia, per esempio, stanno dando dimostrazione della loro gravità anche in queste ore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 3.2, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza Marcolin e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza Artini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cenni, Gelmini, La Russa, Pellegrino, Terzoni, Oliverio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  473   
   Votanti  466   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  106    
    Hanno votato no  360.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piras 3.9, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza Marcolin e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza Artini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  D'Alia, Mauri, Di Lello, Albanella, Laforgia.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  470   
   Votanti  462   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  100    
    Hanno votato no  362.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato di non essere riuscita a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piras 3.16, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza Marcolin e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza Artini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Magorno, Murer, Duranti, Gebhard, Saltamartini, Da Villa, Vitelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  482   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no  381.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgia Meloni 3.116, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza Marcolin, mentre il relatore di minoranza Artini si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Placido ? Albini ? Turco ? L'Abbate ? Malisani ? Paola Bragantini ? Scuvera ? De Micheli ? Massa ?Pag. 54
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  484   
   Votanti  443   
   Astenuti   41   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no  333.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Ermini ha segnalato di non essere riuscito a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Corda 3.27, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e quello favorevole del relatore di minoranza Artini, mentre il relatore di minoranza Marcolin si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello ? Colaninno ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  480   
   Votanti  453   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  103    
    Hanno votato no  350.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Giorgia Meloni 3.117.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, con una scelta che non ci è solita, Fratelli d'Italia voterà contro la conversione di questo decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali. Com’è noto e com’è superfluo spiegare non ci appartengono le pulsioni antimilitariste che di solito albergano nelle motivazioni di quanti sono contrari al rifinanziamento delle missioni, così come non siamo convinti che la presenza militare organizzata nei territori di guerra e nei territori di provenienza del terrorismo internazionale possa essere agevolmente sostituita da cosiddette azioni semplicisticamente umanitarie di questa o quella associazione.
  Tuttavia, signor Presidente, rivendichiamo una coerenza d'impostazione rispetto ad una voce troppo a lungo solitaria che Fratelli d'Italia ha espresso perché l'Italia facesse sentire la propria posizione, nei contesti e nelle realtà internazionali di cui fa parte, in relazione alla nota vicenda dei due fucilieri della Marina militare che sono trattenuti in India (invero, allo stato, uno per motivi di salute è rimpatriato).
  Abbiamo in più di un'occasione rivendicato la nostra forte volontà di condizionare la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali al fatto che quelle stesse entità e quelle stesse organizzazioni internazionali di cui l'Italia fa parte e insieme alle quali l'Italia fa partecipare i propri militari con impegno economico e con dispendio di energie, molto spesso o troppo spesso con la perdita di vite umane, sentissero doverosa la necessità di partecipare insieme all'Italia nella valutazione delle sanzioni da porre nei confronti dell'India che, in barba a tutti i diritti internazionali, trattiene i nostri marò per una vicenda, certamente da acclarare, ma che comunque è avvenuta nelle acque internazionali.
  Abbiamo valutato con favore parziale la circostanza che in questo comma di cui si tratta sia stato aggiunto un primo, ancorché inefficace e inefficiente, sistema di valutazione della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali in relazione allo sviluppo della vicenda dei due fucilieri di Marina del battaglione San Marco. Perché la nostra soddisfazione è parziale, signor Presidente ?
  Perché da un lato si dice, testualmente, nell'emendamento che è stato aggiunto al comma 4, che «conclusa la missione in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e Pag. 55comunque non oltre il 31 dicembre 2014, la partecipazione dell'Italia alle predette operazioni sarà valutata in relazione agli sviluppi della vicenda dei due fucilieri». Allora, in questo testo ci sono due errori. Il primo è quello di porre ancora in condizione il fatto che l'Italia decida di ritirare la propria partecipazione alle missioni internazionali. Sarà valutata. Cosa significa sarà valutata ? Se decidiamo di stabilire che la priorità nazionale, anche negli atti parlamentari e non solo quando ci si deve far belli in qualche intervista sui quotidiani, ma anche negli atti parlamentari, diventa quella di riportare a casa i nostri marò, è inutile dire che valuteremo la partecipazione a prossime missioni o a ulteriori rinnovi delle missioni in essere. Dobbiamo già dire che o la comunità internazionale di cui facciamo parte si occupa insieme a noi di adottare i criteri, i sistemi e i metodi tali per cui i due marò possano ritornare in Italia, oppure si scordino di registrare ulteriormente la partecipazione dell'Italia alle prossime missioni.
  E il secondo errore che c’è in questo testo, quello sul quale segnatamente con il nostro emendamento cerchiamo di porre un rimedio, è la circostanza che, così posto e così scritto, questo elemento di condizione, sia pure parziale ed insoddisfacente per i motivi che ho esposto, è circoscritto soltanto alle missioni che sono indicate all'articolo 3, ovvero a talune missioni che riguardano il continente africano.
  Ora non vi è chi non veda una forte discrasia comportamentale se per davvero il testo del decreto-legge venisse convertito in questo modo. Infatti, noi annunciamo di voler condizionare il permanere dell'Italia nelle missioni internazionali militari al fatto che eventualmente qualcuno ci aiuti ad affrontare il tema con l'India per riportare a casa i nostri due militari, ma lo facciamo solo in un ambito dello scenario internazionale, peraltro neanche nell'ambito asiatico dove insiste l'India, il che significa che questa è semplicemente una «norma bandiera» per far finta di andare a raccontare domani mattina che ci siamo occupati dei marò, ma una volta di più accettando di fare lo zerbino del mondo.
  Ecco, quello che noi non riteniamo più accettabile e motivo per il quale non daremo più l'adesione al finanziamento alle operazioni internazionali è che anche questo Governo, come i due che l'hanno preceduto, sta accettando che l'Italia partecipi con dispendio di risorse e di uomini a missioni e organizzazioni internazionali che se ne fregano assolutamente di partecipare a tutela dell'Italia. Succede con la NATO, succede con l'ONU, succede con le organizzazioni internazionali per quanto riguarda la vicenda dei marò e succede con le nostre partecipazioni agli impegni dell'Unione europea che poi si dimentica di affrontare insieme all'Italia il tema del controllo dei flussi di immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgia Meloni 3.117, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre i relatori di minoranza si rimettono all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Letta, Paola Bragantini, Beni. Ci siamo ? Zampa, Sorial. Ci siamo, colleghi ? Onorevole Sorial, lei è riuscito a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  454   
   Votanti  419   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  130    
    Hanno votato no  289.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 3.28, con il parere Pag. 56contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Colleghi, vi prego di rimanere al vostro posto perché non siamo in condizione di aspettare che ognuno torni al posto. Dobbiamo concludere il provvedimento. Zardini. Onorevole Giuditta Pini, il Presidente riesce ad ascoltare...Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  455   
   Votanti  447   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  117    
    Hanno votato no  330.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Del Grosso 3.32, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Casellato. Ci siamo, colleghi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  455   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  121    
    Hanno votato no  334.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcon 3.100, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza Marcolin si rimette all'Assemblea e il relatore di minoranza Artini esprime parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Hanno votato tutti ? Onorevole Di Stefano, prego anche lei di restare in Aula perché abbiamo un problema di tempi. La ringrazio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  448   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  107    
    Hanno votato no  341.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 3.41, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, della V Commissione (Bilancio) e del relatore di minoranza Artini e con il parere favorevole del relatore di minoranza Marcolin.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare...

  PRESIDENTE. Onorevole Marcolin, vuole intervenire ?

  MARCO MARCOLIN. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Presidente, con questo emendamento noi vorremmo praticamente cancellare quella missione voluta Pag. 57da Renzi senza passare per un confronto parlamentare. Questo credo che sia un modo di operare alquanto poco urbano e, quindi, cancelli di fatto ciò che è la sovranità del Parlamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 3.41, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza Artini, con il parere favorevole del relatore di minoranza Marcolin e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, De Micheli, Vitelli, Cancelleri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  464   
   Votanti  457   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato   15    
    Hanno votato no  442    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 4.13, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  456   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  344.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Bernini 4.14.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, solo un appunto: si tratta dei famosi 333 mila euro per i manuali dei mezzi che abbiamo trasferito con il precedente «decreto missioni» alla Repubblica di Gibuti. Per quanto le esposizioni del Governo siano state esaustive su come si compone questa spesa, indubbiamente ci sembra controproducente impegnarsi nell'invio di mezzi e di sistemi d'arma che poi devono essere rifinanziati per avere i manuali di manutenzione nei Paesi in cui vengono inviati questi, tra virgolette, regali. Quindi, inviterei a riflettere sull'usanza di prevedere nel «decreto missioni» elargizioni di mezzi armati, di Lince, di Puma e di altri strumenti e sistemi d'arma che vengono passati a Paesi come il Pakistan, come la Giordania, come Gibuti anche in questo decreto, per poi non ritrovarsi spese ulteriori per poter manutenere questo tipo di mezzi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Bernini 4.14, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole dei due relatori di minoranza e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Artini, Di Battista, Latronico, Casellato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  461   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no  346    

Pag. 58

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 4.21, a pagina 47 del fascicolo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, credo che sia assurdo veramente rifornire di mezzi militari il Pakistan quando abbiamo due marò in India. Quindi, proponiamo, appunto, di sopprimere la lettera b) del comma 3 dell'articolo in esame proprio per queste motivazioni.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 4.21, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Alia, Luigi Gallo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  464   
   Votanti  416   
   Astenuti   48   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  304.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato di non essere riuscita a esprimere voto favorevole. Il deputato Cassano ha segnalato di non essere riuscito a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Bernini 4.16, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza Artini mentre il relatore di minoranza Marcolin si rimette all'Assemblea e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brandolin, Sgambato, Pilozzi, Oliverio, Nizzi, Prataviera.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  471   
   Votanti  449   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no  348.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Artini 4.150, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza Artini e sul quale il relatore di minoranza Marcolin si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Luigi Gallo, Artini. Credo che anche l'onorevole Marcolin ci debba aiutare con il contributo del suo voto. Questo lavoro di sussidio della Presidenza...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  470   
   Votanti  449   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  347.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 59

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sibilia 4.151.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, grazie per il sussidio che spesso è necessario. Questo emendamento cosa va a togliere ? Il comma 4-bis è stato introdotto dal Governo a seguito di quelle che sono state le decisioni del 20 agosto circa il trasferimento di armi al nord dell'Iraq, ovvero la parte curda, dove attualmente c’è un conflitto, indubbiamente crudo e cruento, con le forze dell'ISIS.
  La nostra posizione già in quell'audizione, in quella comunicazione da parte dei Ministri fu molto chiara: non inviare armi, perché questo invio di armi è la stessa politica che è stata attuata negli ultimi dieci anni, negli ultimi venti anni per l'esattezza, per la risoluzione dei conflitti internazionali, cioè armare una parte per renderla più forte rispetto ad un'altra e cercare con quel sistema di calmierare tutto.
  In realtà, si è visto cosa è successo in tutte i posti dove si è fatto questo tipo di azione; in particolare, le stesse armi che oggi inviamo in Kurdistan – perdonatemi, nella parte nord dell'Iraq che è a maggioranza curda, perché utilizzare questo termine è veramente quasi impossibile, perché non c’è una definizione politica per quella popolazione – quelle stesse armi sono state inviate nel 2011 in maniera segreta ai libici, alle milizie libiche. Questo ha comportato – ed era motivo di discussione già di questo decreto-legge – il fatto che nelle Libia il caos sia totale.
  La nostra preoccupazione, anche inviando direttamente queste armi al Governo centrale e non direttamente all'autorità regionale curda, è quella che non solo si creino degli squilibri diretti, con questo trasferimento, ma anche che si dia la possibilità di rivendere queste armi nel mercato nero. Questo problema comporterebbe uno squilibrio ancora maggiore delle forze, perché non sapremo di quali armi si doteranno le milizie o, comunque, i combattenti curdi. Quindi, questa situazione è per noi da sanare a livello proprio strategico.
  Noi abbiamo, né più né meno, seguito quello che è stato il volere delle più grosse potenze europee; anche se il Ministro Mogherini disse che eravamo stati noi i portatori di questa volontà, in realtà ci siamo accorti che nazioni come l'Inghilterra, la Germania e la Francia hanno contribuito ancora di più a questo squilibrio. Da parte nostra, non c’è stata nessun tipo di valutazione, da parte del Governo non c’è stato alcun tipo di voce diversa per dire che questo forse non è il metodo da attuare; questo forse non è il sistema che va attuato per la risoluzione dei conflitti come in quella situazione.
  Per cui, invito l'Aula a votare favorevolmente sull'emendamento Sibilia 4.151, comprendendo e cercando di essere consapevoli del fatto che non è questo il modo di agire nelle risoluzioni delle problematiche internazionali, soprattutto nell'aria mediorientale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà ha votato in maniera favorevole già l'emendamento precedente, l'emendamento Artini 4.150 e dichiaro, appunto, che voteremo in maniera favorevole anche questo, l'emendamento Sibilia 4.151. Ribadisco ciò che abbiamo già dichiarato in occasione delle comunicazioni delle Ministre Pinotti e Mogherini il 20 di agosto: siamo contrari all'invio di armi in Iraq. Per questa ragione noi pensiamo che, invece, vada sostenuto questo emendamento che parla di distribuzione di aiuti umanitari e di creazione di canali umanitari per la protezione dei civili.
  Purtroppo, sappiamo che l'Aula voterà contro questo emendamento; oramai, c’è una decisione assunta dal Governo e dalla sua maggioranza di inviare le armi in Iraq. Sappiamo che sono già partite e però noi chiediamo, a questo punto, la massima trasparenza rispetto, appunto, al percorso Pag. 60delle armi e a tutto l'iter che questa consegna seguirà in quel Paese. Abbiamo già interrogato il Governo, in Commissione difesa, per chiedere quali siano le misure e le procedure di protezione e di controllo delle armi inviate in Iraq; la risposta non è stata assolutamente soddisfacente. Ci è stata presentata una serie di procedure di tipo amministrativo, messe in campo dal Governo, però resta tutta la nostra preoccupazione, da questo punto di vista, perché non solo il Governo iracheno, che farà da tramite per la consegna delle armi ai curdi è un Governo che vive un momento di forte instabilità politica, ma perché, in quel Paese, c’è un rischio concreto di sviamento delle armi.
  Noi abbiamo anche presentato un ordine del giorno che sottoporremo all'attenzione dell'Aula domani; pensiamo che, purtroppo, a questo punto, vista la decisione del Governo e della sua maggioranza, vista l'approvazione dell'articolo 4-bis nelle Commissioni, adesso il Parlamento debba riappropriarsi di un ruolo, debba avere il ruolo di seguire, con grande attenzione, ciò che accadrà nei prossimi giorni e chiediamo al Governo il massimo della trasparenza e la possibilità che le Camere e le Commissioni possano controllare quello che accade in quel Paese.

  MARCO MARCOLIN, Relatore di minoranza per la IV Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN, Relatore di minoranza per la IV Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per dire che cambiamo il nostro parere: non ci rimettiamo all'Assemblea, ma siamo contrari a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 4.151, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza Marcolin e con il parere favorevole del relatore di minoranza Artini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Baroni, Crippa, Lauricella, Greco, Carrozza, Agostinelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  457   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  100    
    Hanno votato no  357.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Placido ha segnalato di non essere riuscito a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Basilio 5.100, con il parere favorevole delle Commissioni, dei relatori di minoranza e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Costantino, Placido, Terzoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  456   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  450    
    Hanno votato no   6.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duranti 6.4, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Tidei, Agostinelli.Pag. 61
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  465   
   Votanti  457   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  127    
    Hanno votato no  330.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duranti 6.5, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Colletti, Pastorelli, Ferro, Capua.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  461   
   Votanti  454   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  338.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Airaudo ha segnalato di non essere riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Corda 8.100, (Versione corretta) con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, quello favorevole del relatore Artini, mentre il relatore Marcolin si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Ferro, Grillo, Piccione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  468   
   Votanti  446   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no   345.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Airaudo ha segnalato di non essere riuscito a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 8.101, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e quello favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Sani, Crippa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  470   
   Votanti  442   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato   95    
    Hanno votato no   347.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Airaudo ha segnalato di non essere riuscito a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 8.20, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e quello favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 62
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  479   
   Votanti  471   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  117    
    Hanno votato no   354.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Nicchi ha segnalato di non essere riuscito a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 8.59, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, il relatore Marcolin si rimette all'Aula, parere favorevole del relatore Artini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Toninelli, Paola Bragantini, Carbone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  480   
   Votanti  459   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  106    
    Hanno votato no   353.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Valeria Valente ha segnalato di non essere riuscita a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 8.102, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e quello favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Capua, Malisani, Lodolini, Gadda, Albini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  476   
   Votanti  467   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  118    
    Hanno votato no   349.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 9.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, credo sia ridicolo cercare di stabilizzare mezzo mondo con 600 mila euro. Quindi penso che sia una cosa da votare assolutamente perché questa soluzione, questo prenderci in giro forse non giova a nessuno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 9.1, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza Artini e favorevole del relatore di minoranza Marcolin.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Del Grosso, Beni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  466   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato   18    
    Hanno votato no  448.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 63

  (Il deputato Dell'Orco ha segnalato di aver erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Piras 9.100.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Per segnalare che abbiamo avuto modo di registrare come in una recente visita che una delegazione di parlamentari per la pace ha fatto in Palestina in coincidenza con l'ultima insorgenza del conflitto israelo-palestinese, che la nostra spending review va a colpire anche le azioni positive che quotidianamente vengono poste in essere dalle organizzazioni non governative e anche dal consolato italiano in Gerusalemme. Nel senso che la scarsità di risorse impiegate per la cooperazione pacifica, per la ricostruzione di elementi civili nella società palestinese, le scarse risorse poi vengono sottratte nel momento in cui ci si trova di fronte ad una emergenza umanitaria e ad una insorgenza del conflitto come quella che abbiamo registrato appena qualche settimana fa per addirittura due mesi. In questa insorgenza ha avuto luogo un massacro vero e proprio nel quale a Gaza sono morte oltre duemila persone, ci sono 10 mila feriti e c’è una contabilità, una stima approssimativa dei danni a cose e a strutture che oscilla tra i 5 miliardi e 7 miliardi di dollari.
  Noi siamo invece convinti che le azioni di pace in quel territorio debbano essere implementate, che la società civile debba essere implementata, che una ricostruzione vada operata prontamente insieme a un'altra serie di attività che andrebbero fatte. Noi ad esempio pensiamo che sarebbe utile una forza di interposizione ONU a garantire i processi di pace che non vengono mai rispettati, a garantire la sicurezza di entrambi i popoli. Oltre a questo noi pensiamo che si possa e si debba, attivando gli strumenti di bilancio necessari andare a ricercare le risorse dove ci sono, implementare le risorse per la ricostruzione e per le azioni che favoriscano la pace in quella area che riteniamo – anche se nel dibattito italiano solamente di fronte alle immagini di quel massacro si ricomincia a parlare del caso – ancora uno snodo cruciale per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese e per la pacificazione dell'intera area.
  Proponiamo che vengano aggiunti 25 milioni di euro, ci sembra una cifra congrua, non ci sembra una cifra particolarmente impegnativa anche alla luce di quanto impegniamo in spese militari e in azioni militari in questo decreto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, noi di base accettiamo, siamo d'accordo con la ratio dell'emendamento presentato dai colleghi di Sinistra Ecologia Libertà. Abbiamo dei dubbi sulla copertura di questi 25 milioni nell'articolo 1-bis cui si riferisce l'emendamento e non riusciamo esattamente a capire dove si possano trovare questi 25 milioni.
  Quindi, pur accettando la ratio, a meno che il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà non ci spieghi effettivamente si dove trovano le coperture, noi dovremmo per forza astenerci dal voto perché chiaramente non capiamo dov’è la copertura. Quindi chiediamo chiarimenti, altrimenti il MoVimento 5 Stelle si asterrà dal voto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piras 9.100, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza Artini e sul quale il relatore di minoranza Marcolin si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Letta, Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 64
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  367   
   Astenuti  102   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   35    
    Hanno votato no   332.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Rizzo 9.15. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di presentare al Parlamento una relazione completa sui dettagli di spesa derivanti dalla partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali di cui al presente articolo. Abbiamo già ampiamente spiegato, anche nei decreti precedenti sulla proroga delle missioni, che non ci è chiaro esattamente dove vadano i finanziamenti, anche nel sito non ci sono le spiegazioni esatte. Quindi, in linea con i principi del Movimento, che sono anche quelli di trasparenza, bisogna capire dove vanno i finanziamenti italiani, vorremmo che il Parlamento fosse informato dei dettagli di spesa.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 9.15, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Capua...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  460   
   Votanti  445   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  118    
    Hanno votato no   327.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Petraroli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Battista 9.29, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rosato, Benamati, Cariello, Gribaudo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  468   
   Votanti  461   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  129    
    Hanno votato no   332.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole; le deputate Carnevali e Gribaudo hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Marcon 9.34.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, vorrei segnalare l'importanza di questo emendamento. Si tratta della proposta di istituire presso il Ministero degli affari esteri un tavolo di coordinamento per gli interventi civili di pace, ovvero per gli interventi promossi dalle ONG, dalle organizzazioni e associazioni che sono impegnate nelle aree di conflitto. Tra l'altro, Pag. 65esiste già un coordinamento informale delle organizzazioni che intervengono nelle aree di conflitto. Vorrei anche ricordare, per suo tramite, al Viceministro Pistelli che questo tavolo di coordinamento era già in essere presso il Ministero degli esteri durante la legislatura 2006-2008, quando c'era il centrosinistra e quando l'allora Viceministra con la delega alla cooperazione istituì presso la Farnesina un tavolo degli interventi civili di pace che coinvolse le organizzazioni e le associazioni che erano impegnate nelle aree di conflitto.
  Vorrei ricordare anche che nella scorsa legge di stabilità il Parlamento ha approvato un emendamento...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Marcon.
  Per favore, colleghi...

  GIULIO MARCON. È stato approvato un emendamento alla legge di stabilità che stabilisce un finanziamento per i prossimi tre anni a favore dei cosiddetti corpi civili di pace, ovvero a favore di giovani e ragazzi che con la legge quadro, la legge nazionale sul servizio civile, vanno in aree di conflitto a svolgere appunto attività di promozione della pace e di riconciliazione e prevenzione dei conflitti.
  Quindi, l'istituzione di un tavolo che coordini queste esperienze ci sembra particolarmente utile e fondamentale e io vorrei ricordare alle forze del centrosinistra che, avendo istituito questo tavolo nella legislatura in cui il centrosinistra era al Governo, sarebbe abbastanza strano che in questa occasione ci fosse un parere contrario su questa proposta perché si tratterebbe semplicemente di riprendere quello che già il Governo di centrosinistra fece tra il 2006 e il 2008 per riproporlo in condizioni di maggiore urgenza e necessità, essendoci appunto oggi i corpi civili di pace dentro un contesto in cui il nostro Paese è impegnato in tante aree di conflitto e in cui però sono impegnate molte organizzazioni, molti giovani e molti volontari.
  Quindi, il coordinamento di queste esperienze ci sembra particolarmente importante; ci sembra importante una responsabilizzazione del Governo e del Ministero degli esteri in questo caso. Quindi, noi chiediamo che il Parlamento voti questo emendamento e che si istituisca formalmente un tavolo degli interventi civili di pace.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcon 9.34, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza per la IV Commissione, Artini e Marcolin.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ferro, Sanga, Cani, Di Battista...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  470   
   Votanti  464   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no   348.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Duranti 10.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, solo per dire che con questo emendamento chiediamo la soppressione dell'articolo 10 perché pensiamo che il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero sia una materia estranea al decreto sulle missioni internazionali.
  È per questa ragione che noi ne chiediamo la soppressione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duranti 10.1, con il parere contrario Pag. 66delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marchi, Colletti, Andrea Romano, Luigi Gallo, Sorial, Capelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  471   
   Votanti  464   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no   348.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Battista 10.101.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di sopprimere i commi 3, 3-bis e 4, fondamentalmente i commi che riguardano, appunto, la votazione dei Comites. Ora, non capiamo, effettivamente, la ratio del mettere dei criteri per la votazione dei Comites all'interno della proroga delle missioni internazionali. Ci chiediamo: vi sono missioni internazionali, dobbiamo finanziare queste missioni e all'interno ci mettiamo anche la votazione dei Comites ? Ci è stato detto: sì, però è scritto anche nel titolo. È vero che è scritto anche nel titolo; chiaramente, uno ci aggiunge anche «disposizioni sui Comites» e questo viene messo. Ciò non toglie il fatto che sia un articolato disomogeneo rispetto, effettivamente, a quello che è la proroga delle missioni internazionali.
  Facendo un discorso più ampio, ci facciamo anche delle domande sul funzionamento e sull'utilità di questi Comites. Noi diamo, comunque, dei finanziamenti annuali ai Comites e questi dovrebbero fornire servizi ai cittadini. Il punto è che, molto spesso, i cittadini neanche sanno che cos’è un Comites, cioè un Comitato degli italiani all'estero. Quindi, solleviamo anche questo dubbio, cioè che cosa fanno, cosa dovrebbero fare: dovrebbero essere un link tra l'italiano che va all'estero e le ambasciate ? Che tipo di utilità hanno ? Quindi, chiaramente, solleviamo anche questi dubbi e chiediamo che, proprio per la disomogeneità dell'articolato, questi commi vengano abrogati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Battista 10.101, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza Artini, e sul quale il relatore di minoranza Marcolin si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Luigi Gallo, Ermini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  449   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  106    
    Hanno votato no   343.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caruso 10.100, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e sul quale i relatori di minoranza Artini e Marcolin si sono rimessi all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Piepoli, Bolognesi, Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 67
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  466   
   Votanti  366   
   Astenuti  100   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   35    
    Hanno votato no   331.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Picchi 10.11.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, intervengo velocissimamente. Com’è noto, quando si affrontano, le leggi elettorali si devono sempre concordare, perché le regole del gioco si scrivono tutti insieme. Questa è stata la lezione che il Partito Democratico ci ha dato in questi mesi, salvo poi, quando si tratta del voto dei connazionali residenti all'estero, andare a modificare la legge elettorale per decreto. Quindi, voglio dire, nemmeno tramite un passaggio parlamentare o una legge d'iniziativa parlamentare, ma addirittura lo abbiamo fatto tramite decreto.
  La cosa ancora più grave è che, mentre in tutti i Paesi si cerca di dare la partecipazione al voto più ampia possibile, perché partecipare ai processi democratici di scelta delle istituzioni elettive è qualcosa di estremamente importante, il valore fondante della democrazia, invece il caro Partito Democratico di Renzi, quello che cambia verso, scrive una simpatica legge, per cui possono votare solo quelli che si iscrivono in un apposito registro elettorale entro i trenta giorni precedenti alle elezioni. Se il 29o giorno chiedi di potere essere iscritto, mi dispiace, hai fatto tardi, non ti sei impegnato e, quindi, non puoi votare.
  Quindi, intendo solo lasciare agli atti questa considerazione, che il Partito Democratico predica una cosa da una parte e poi fa tutto il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, annuncio per gli emendamenti Picchi 10.11, 10.12, 10.13, 10.14 e 10.15 il voto di astensione del MoVimento 5 Stelle, non tanto per il contenuto, quanto proprio perché riteniamo che l'articolo sui Comites sia disomogeneo rispetto a tutto il decreto. Quindi reputiamo che non sia questa la situazione in cui dobbiamo appunto parlare dell'elezione dei Comites.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Picchi 10.11, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e sul quale i relatori di minoranza si rimettono all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marantelli... ci siamo ? Abbiamo votato tutti ? Sorial ha votato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  355   
   Astenuti  108   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato   64    
    Hanno votato no   291.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Picchi 10.12, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e sul quale i due relatori di minoranza si rimettono all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato ? Ricciatti, Paola Bragantini, Boccuzzi, Patriarca...ci siamo ? Patriarca ancora non riesce...Ricciatti neanche...ancora Pag. 68Paola Bragantini...Bragantini è riuscita e Ricciatti no...adesso sì...mi pare che a questo punto abbiano votato tutti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  365   
   Astenuti   98   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato   69    
    Hanno votato no   296.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Picchi 10.13, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, sul quale il relatore di minoranza Artini si rimette all'Assemblea e con il parere favorevole del relatore di minoranza Marcolin.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Capua...ci siamo ? No. Onorevole Paola Bragantini...non vedo altre mani alzate...Terzoni, Berretta...Terzoni ha votato...Berretta non riesce ancora a votare...ora sì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  343   
   Astenuti  126   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato   51    
    Hanno votato no   292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Picchi 10.14, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza Marcolin, e su cui il relatore di minoranza Artini si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fontana, Carrescia, Damiano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  379   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato   88    
    Hanno votato no   291.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Picchi 10.15, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e su cui i due relatori di minoranza Artini e Marcolin si rimettono all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti, Dall'Osso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  368   
   Astenuti   99   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato   50    
    Hanno votato no   318.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grande 10.102, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza Artini, e su cui il relatore di minoranza Marcolin si rimette all'Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, ringrazio il Governo e la maggioranza, perché tutti gli sforzi fatti per cercare di migliorare il testo in Commissione non sono stati coerentemente portati Pag. 69in Aula e, quindi, tutta la fatica che avevamo fatto in Commissione per migliorare il testo con questo emendamento, che viene accolto e che è stato scritto dal MoVimento 5 Stelle, si butta via.
  Quindi, grazie ancora una volta, il vostro esempio democratico per aiutare i cittadini italiani all'estero a votare ancora una volta risulta confermato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grande 10.102, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza Artini e su cui il relatore di minoranza Marcolin si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, D'Ambruoso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  442   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  395    
    Hanno votato no   47.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  L'approvazione dell'emendamento Grande 10.102 preclude gli emendamenti Borghese 10.103 e Grande 10.104.
  Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Grande 10.105.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo che i candidati dei Comites rendicontino le spese sostenute per la campagna elettorale, anche se poche somme, come ci veniva ricordato precedentemente.
  Crediamo che appunto sia un emendamento proprio per sottolineare la trasparenza anche di quello che viene speso da ogni singolo candidato per entrare all'interno di ogni singolo Comites, quindi crediamo che sia giusto che appunto venga rendicontatto anche da quei candidati.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grande 10.105, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza Artini, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza Marcolin.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  455   
   Votanti  439   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no   329.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  È così esaurito l'esame degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.
  Essendo convocato alle ore 18 il Parlamento in seduta comune e dovendosi pertanto procedere all'allestimento delle cabine di votazione, dobbiamo interrompere a questo punto l'esame del provvedimento, che proseguirà nella seduta di domani con inizio alle 9,30.
  Sulla base delle intese intercorse tra i gruppi, nella seduta di domani è previsto, a partire dalle ore 12, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta.
  Prima di dare lettura dell'ordine del giorno della seduta di domani, colleghi, ascoltatemi bene: ho avuto delle richieste di intervento a fine seduta. Abbiamo quattro minuti. Siccome sono quattro le persone Pag. 70che l'hanno chiesto, o io non faccio fare interventi a nessuno, o ciascuno sta nel limite di un minuto, in maniera che si può fulmineamente intervenire e poi sospendiamo per allestire le cabine per la votazione.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 17,41).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, intervengo semplicemente per sollecitare la risposta ad un'interrogazione che ho presentato alcuni mesi fa riguardante l'Istituto superiore per le industrie artistiche. Si tratta di un problema molto serio. Il Ministero dell'istruzione è inadempiente circa l'adozione del regolamento previsto dall'articolo 7 della legge n. 508 del 21 dicembre 1999.

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, il mio intervento riguarda l'imminente votazione per i giudici della Corte costituzionale e del CSM. Io denuncio un ricatto, che è andato in scena poche ore fa in questo Parlamento. Ci hanno proposto un vero e proprio scambio di voti: votate Violante, altrimenti non votiamo il nome da voi presentato al CSM. Forse non è chiaro: noi non sottostiamo a logiche spartitorie di poltrone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  A noi non interessa che venga votato un nome da noi presentato, ma che vengano elette le eccellenze del nostro Paese, figure capaci, autorevoli, indipendenti dalla politica e senza padroni, persone che lavorano per il bene di tutti, non dei partiti che li hanno nominati. Noi abbiamo selezionato i nostri candidati secondo questi requisiti. L'abbiamo fatto alla luce del sole e non nel buio delle stanze del Nazareno. Abbiamo anche inviato a tutti i partiti una lettera dove chiedevamo di fare i nomi. Noi lo abbiamo fatto, non abbiamo ricevuto risposta. Rappresentiamo 9 milioni di elettori e 9 milioni di elettori non hanno ricevuto risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANILO TONINELLI. Crediamo che solo con le eccellenze questo Paese possa ripartire, e l'unico movimento che può votare le eccellenze nei ruoli che contano è il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, non è più accettabile che i partiti scambino CSM e Corte costituzionale per l'ennesimo poltronificio. Il Parlamento è in stallo perché i partiti propongono nomi che sono impresentabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ed il PD pretende anche di ricattarci e di scegliere il nome indicato dal MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Continuate ad insistere su Violante alla Corte costituzionale: nel 2003, in quest'Aula, Violante pronunciava queste parole incommentabili...

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, noi stiamo discutendo di candidature e non sì può fare, come lei sa perfettamente. È già intervenuto il suo collega. La prego di concludere, perché non è la sede, come lei sa.

Pag. 71

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, mi dà un minuto ed io proseguo nel minuto.

  PRESIDENTE. Non è la sede, come lei sa.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente io proseguo per 30 secondi...

  PRESIDENTE. No, lei deve concludere, altrimenti sono costretto a toglierle la parola, onorevole Bonafede. Gliel'ho già spiegato.

  ALFONSO BONAFEDE. Benissimo... Presidente, questa per me è censura, però proseguo e dico...

  PRESIDENTE. Va bene, la ringrazio, onorevole Bonafede (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MAURO OTTOBRE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, intervengo in Aula sull'ordine dei lavori per protestare contro gli attacchi pretestuosi che in questi giorni pongono sotto accusa il Trentino e il ruolo della provincia autonoma di Trento in relazione alla morte dell'orsa Daniza.
  Ribadisco quanto già affermato: la provincia autonoma di Trento ha operato nel pieno rispetto dei protocolli giuridici e medici, e l'ordinanza di cattura, del tutto motivata, è stata adottata con attenzione e prudenza. L'accertamento, certamente doveroso, di quanto accaduto, che la provincia autonoma ha chiesto in prima persona, non può prescindere da tali considerazioni. Non è accettabile e non è tollerabile che al Trentino siano rivolte accuse prive di alcun fondamento e che assumono i caratteri di una condanna pregiudiziale. È inconcepibile porre sotto accusa il Trentino che è da sempre un modello di tutela del nostro ecosistema alpino, della sua fauna e del suo ambiente. Le reazioni emotive non sono più legittime quando costituiscono un atto deliberato e di accusa che non ha alcun rapporto con la realtà dei fatti...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Ottobre.

  MAURO OTTOBRE. ... che rappresenta – e concludo – un atto violento contro il nostro modello di autonomia di convivenza, che intende ferire il nostro sistema turistico che si è sviluppato secondo una cultura dell'accoglienza che ora si intende arbitrariamente negare.

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, mi ascolti. Lei sa perfettamente che il Parlamento in seduta comune è seggio elettorale e non sì può ovviamente fare riferimento alle candidature. Se si usa la coda di una seduta della Camera dei deputati per aprire una polemica che riguarda il Parlamento in seduta comune – attenda, onorevole Bonafede – per di più quando si è già espresso l'onorevole Toninelli sul medesimo argomento, è del tutto evidente che io non le posso dare la parola su questo. Non mi pare una cosa molto complicata. Comunque, prego.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, io non esporrò il mio intervento, però stiamo parlando di interventi che sono a fine seduta. Negli interventi a fine seduta in quest'Aula i parlamentari hanno avuto la libertà di esporre le più variate argomentazioni in merito a diversissimi temi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede...

  ALFONSO BONAFEDE. Ora, se io faccio una denuncia su un fatto che sta accadendo in questi giorni nel Parlamento in seduta comune, di cui fa parte la Camera, non credo che sia argomento rispetto al quale...

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede...

Pag. 72

  ALFONSO BONAFEDE. ... il Presidente può esercitare un diritto di censura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, la prego di prendere in considerazione questo argomento. È già successo altre volte – e può chiederlo a suoi colleghi del gruppo – che il Presidente è stato accusato di censura perché non ha consentito la parola quando l'argomento non era relativo all'ordine del giorno o alle competenze della Camera. Io le ho spiegato la ragione qual è, le ho dato la parola a fine seduta, ma lei sta intervenendo su un dibattito che non è possibile, perché è previsto che il Parlamento in seduta comune non abbia un dibattito sulle candidature. È già intervenuto l'onorevole Toninelli, il problema politico mi pare risolto, se lei ci ritorna sopra io sono obbligato a toglierle la parola. Poi lei, ovviamente, può stabilire che questa sia censura o meno, a me interessa darle una spiegazione per comprendere il motivo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 17 settembre 2014, alle 9,30:

   (ore 9,30 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero. (C. 2598-A/R)
  — Relatori: Marazziti, (per la III Commissione) e Carlo Galli, (per la IV Commissione), per la maggioranza; Sibilia e Gianluca Pini (per la III Commissione) e Artini e Marcolin (per la IV Commissione), di minoranza.

  2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   BOLOGNESI ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di depistaggio e inquinamento processuale. (C. 559-A)
  — Relatore: Verini.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Ottobre, Giachetti, Vito, Leone, Kronbichler, Marcolin, Dellai, Corsaro, Pisicchio, Di Lello, Bruno ed altri n. 1-00291 e Corda ed altri n. 1-00406 concernenti iniziative a tutela del cittadino italiano Enrico Forti, condannato e detenuto negli Stati Uniti.

  4. – Seguito della discussione delle mozioni Marcon ed altri n. 1-00424, Gianluca Pini ed altri n. 1-00563, Basilio ed altri n. 1-00577, Causin ed altri n. 1-00578, Scanu ed altri n. 1-00586, Cicchitto ed altri n. 1-00590 e Brunetta ed altri n. 1-00593 concernenti la partecipazione italiana al programma di realizzazione e acquisto degli aerei Joint Strike Fighter-F35.

  5. – Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge:
   GARAVINI ed altri; NICCHI ed altri; CARFAGNA e BERGAMINI; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; GEBHARD ed altri; FABBRI: Disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli. (C. 360-1943-2044-2123-2407-2517-A)
  — Relatore: Marzano.

  6. – Seguito della discussione delle mozioni Brambilla ed altri n. 1-00460, Gagnarli ed altri n. 1-00559, Vezzali ed altri n. 1-00571, Nicchi ed altri n. 1-00573, Rondini ed altri n. 1-00580, Cova ed altri n. 1-00581 e Dorina Bianchi Pag. 73ed altri n. 1-00585 concernenti iniziative, nell'ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, per la tutela dei diritti degli animali.

  7. – Seguito della discussione delle mozioni Gallinella ed altri n. 1-00160, Prataviera ed altri n. 1-00360, Palese ed altri n. 1-00576, Kronbichler ed altri n. 1-00579, Galgano e Mazziotti Di Celso n. 1-00583, Berlinghieri ed altri n. 1-00587 e Dorina Bianchi e Bernardo n. 1-00589 concernenti iniziative per la riforma dei criteri di formazione del bilancio comunitario, con particolare riferimento al meccanismo del cosiddetto «sconto inglese».

  8. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
   S. 1216 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Jersey sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 13 marzo 2012 (Approvato dal Senato). (C. 2273)
  — Relatore: Picchi.
   S. 1217 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo delle Isole Cook sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Wellington il 17 maggio 2011 (Approvato dal Senato). (C. 2274)
  — Relatore: Picchi.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione nel campo della cultura e dell'istruzione e dello sport fra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina, fatto a Mostar il 19 luglio 2004. (C. 2125)
  — Relatore: Amendola.
   S. 1166 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Congresso di Stato della Repubblica di San Marino sulla cooperazione per la prevenzione e la repressione della criminalità, fatto a Roma il 29 febbraio 2012 (Approvato dal Senato). (C. 2271)
  — Relatore: Arlotti.

  9. – Discussione del disegno di legge:
   S. 1301 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino in materia di collaborazione finanziaria, fatto a San Marino il 26 novembre 2009 (Approvato dal Senato). (C. 2278)
  — Relatore:
Gianluca Pini.

  10. – Seguito della discussione dei progetti di legge:
   Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federativa del Brasile, fatto a Brasilia il 27 marzo 2008. (C. 2080-A)
   e dell'abbinata proposta di legge: BUENO. (C. 996)
  — Relatore: Porta.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo, fatto a Roma l'11 novembre 2008, con Scambio di lettere interpretativo, fatto a Roma il 28 agosto e il 12 ottobre 2012. (C. 1923)
  — Relatore: Porta.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed Pag. 74il Governo della Repubblica argentina riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo, fatto a Roma il 17 luglio 2003, con Scambio di lettere interpretativo, fatto a Roma il 25 giugno 2012 e il 3 settembre 2012. (C. 2086)
  — Relatore: Porta.
   S. 1302 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, e relativo Protocollo, del 10 gennaio 1989, fatto a Seoul il 3 aprile 2012 (Approvato dal Senato). (C. 2419)
  — Relatore: Amendola.

   (ore 15)

  11. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 17,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2598-A/R - em. 1.100 452 452   227 113 339 70 Resp.
2 Nom. em. 1.28 451 431 20 216 94 337 68 Resp.
3 Nom. em. 1.29 458 423 35 212 23 400 67 Resp.
4 Nom. em. 1.8 458 456 2 229 101 355 68 Resp.
5 Nom. em. 1.23 454 454   228 113 341 68 Resp.
6 Nom. em. 1.35 456 456   229 99 357 68 Resp.
7 Nom. em. 1.31 459 457 2 229 113 344 68 Resp.
8 Nom. em. 1.32 454 419 35 210 111 308 68 Resp.
9 Nom. em. 2.108 460 376 84 189 39 337 68 Resp.
10 Nom. em. 2.400 460 460   231 98 362 68 Resp.
11 Nom. em. 2.1 460 458 2 230 99 359 68 Resp.
12 Nom. em. 2.16 462 457 5 229 115 342 67 Resp.
13 Nom. em. 2.25 463 442 21 222 98 344 67 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.600 457 457   229 446 11 67 Appr.
15 Nom. em. 2.28 463 455 8 228 17 438 66 Resp.
16 Nom. em. 2.30 458 451 7 226 16 435 66 Resp.
17 Nom. em. 2.32 463 460 3 231 93 367 66 Resp.
18 Nom. em. 2.36 470 463 7 232 16 447 66 Resp.
19 Nom. em. 2.37 473 467 6 234 16 451 66 Resp.
20 Nom. em. 2.42 478 472 6 237 16 456 66 Resp.
21 Nom. em. 2.48 466 463 3 232 22 441 66 Resp.
22 Nom. em. 3.115 471 392 79 197 27 365 66 Resp.
23 Nom. em. 3.1 468 459 9 230 104 355 66 Resp.
24 Nom. em. 3.2 473 466 7 234 106 360 65 Resp.
25 Nom. em. 3.9 470 462 8 232 100 362 65 Resp.
26 Nom. em. 3.16 482 482   242 101 381 65 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 3.116 484 443 41 222 110 333 65 Resp.
28 Nom. em. 3.27 480 453 27 227 103 350 65 Resp.
29 Nom. em. 3.117 454 419 35 210 130 289 65 Resp.
30 Nom. em. 3.28 455 447 8 224 117 330 65 Resp.
31 Nom. em. 3.32 462 455 7 228 121 334 65 Resp.
32 Nom. em. 3.100 467 448 19 225 107 341 65 Resp.
33 Nom. em. 3.41 464 457 7 229 15 442 65 Resp.
34 Nom. em. 4.13 463 456 7 229 112 344 65 Resp.
35 Nom. em. 4.14 467 461 6 231 115 346 64 Resp.
36 Nom. em. 4.21 464 416 48 209 112 304 64 Resp.
37 Nom. em. 4.16 471 449 22 225 101 348 64 Resp.
38 Nom. em. 4.150 470 449 21 225 102 347 64 Resp.
39 Nom. em. 4.151 463 457 6 229 100 357 64 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 5.100 463 456 7 229 450 6 64 Appr.
41 Nom. em. 6.4 465 457 8 229 127 330 64 Resp.
42 Nom. em. 6.5 461 454 7 228 116 338 64 Resp.
43 Nom. em. 8.100 vers. corretta 468 446 22 224 101 345 64 Resp.
44 Nom. em. 8.101 470 442 28 222 95 347 64 Resp.
45 Nom. em. 8.20 479 471 8 236 117 354 64 Resp.
46 Nom. em. 8.59 480 459 21 230 106 353 64 Resp.
47 Nom. em. 8.102 476 467 9 234 118 349 64 Resp.
48 Nom. em. 9.1 477 466 11 234 18 448 64 Resp.
49 Nom. em. 9.100 469 367 102 184 35 332 64 Resp.
50 Nom. em. 9.15 460 445 15 223 118 327 64 Resp.
51 Nom. em. 9.29 468 461 7 231 129 332 64 Resp.
52 Nom. em. 9.34 470 464 6 233 116 348 64 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 62)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 10.1 471 464 7 233 116 348 64 Resp.
54 Nom. em. 10.101 467 449 18 225 106 343 64 Resp.
55 Nom. em. 10.100 466 366 100 184 35 331 64 Resp.
56 Nom. em. 10.11 463 355 108 178 64 291 64 Resp.
57 Nom. em. 10.12 463 365 98 183 69 296 64 Resp.
58 Nom. em. 10.13 469 343 126 172 51 292 64 Resp.
59 Nom. em. 10.14 467 379 88 190 88 291 64 Resp.
60 Nom. em. 10.15 467 368 99 185 50 318 64 Resp.
61 Nom. em. 10.102 462 442 20 222 395 47 64 Appr.
62 Nom. em. 10.105 455 439 16 220 110 329 64 Resp.