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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 286 di martedì 9 settembre 2014

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 15.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baretta, Bindi, Bonifazi, Brunetta, Capezzone, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cimmino, Damiano, De Girolamo, Luigi di Maio, Epifani, Giammanco, Leone, Madia, Meta, Petitti, Prodani, Rossomando, Speranza, Venittelli e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sul tema del terrorismo internazionale di matrice religiosa (ore 15,03).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul tema del terrorismo internazionale di matrice religiosa.
  Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per otto minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto. È prevista la ripresa televisiva diretta.
  Prima di dare la parola al Ministro dell'interno, Angelino Alfano, comunico che è in visita alla Camera dei deputati il Presidente della House of Commons, la Camera dei comuni, del Canada, Andrew Scheer (Applausi). Ecco, nella tribuna, la delegazione, che è composta anche dal Vicepresidente Joe Comartin e dai deputati Paul Calandra e Lise St-Denis. Bene arrivati alla Camera dei deputati (Applausi).

(Intervento del Ministro dell'interno)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Angelino Alfano.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il terrorismo è sovversione sistematica di valori assoluti, di tradizioni religiose, di appartenenze culturali, di diritti e di libertà. Terrorismo e antiterrorismo sono entrati prepotentemente, sostengono studiosi autorevoli, nella vita degli Stati, delle società e degli individui dell'intero pianeta, modificando il concetto di sicurezza e di sovranità. Il terrorismo internazionale di matrice religiosa, oggi, nella sua versione più evoluta e aggressiva, veste anche abiti europei, muovendosi, talvolta, insospettabile tra insospettabili e lanciando una sfida senza precedenti alla sicurezza globale.Pag. 2
  In questa veste nuova, si pone come una nuova minaccia e guarda con più temerarietà all'Occidente, cioè a quell'insieme di Paesi e continenti che credono nella libertà della persona e nella sua insopprimibile originalità, nella democrazia. Questa sfida alla sicurezza globale, che ha già prodotto drammatici risultati, perché altri non se ne ripetano, necessita, adesso, di una risposta globale. I Paesi dell'Occidente hanno acquisito la consapevolezza di questo passaggio e dei livelli di allarme in scala potenziale, e così hanno deciso di affrontare uniti questa sfida.
  In questo quadro, ho ritenuto opportuno rivolgermi direttamente al Parlamento per informarlo dello stato delle conoscenze e delle possibili ricadute di questa minaccia sul suolo nazionale e della situazione della cooperazione internazionale globale. Di fronte abbiamo un'organizzazione che ha ambizioni, soldi, uomini pronti a combattere che nessun'altra aveva mai avuto; un'organizzazione spietata, che infligge torture e commette crimini brutali contrari ad ogni principio di umanità; un'organizzazione che aggredisce, con l'intento di annientarla, ogni minoranza etnico-religiosa, ricorrendo anche a forme di programmato genocidio; un'organizzazione che espone la comunità cristiana a persecuzioni, e la sopraffazione dell'Islamic State si abbatte anche sulle minoranze curde yazide con assassinii e stupri.
  Questa mia informativa ha l'obiettivo, dunque, di entrare nel merito di quanto detto e di confermare anche in voi che si tratta di una minaccia portata avanti da un'organizzazione con ambizioni grandissime e che intende porsi come una vera e propria soggettività statuale. A questo scopo, articolerò il mio intervento in tre parti: la prima dedicata alla struttura, alle modalità di finanziamento, di propaganda e di reclutamento dell'Islamic State; la seconda alla risposta che l'Italia, l'Europa, gli altri Stati coinvolti nelle mire espansionistiche di questo fenomeno, intendono dare; la terza, infine, dedicata alla specifica situazione italiana, ai fattori di rischio e al livello di allarme connesso alle evidenze investigative.
  L'analisi non può dunque che partire dalla peculiare struttura che presenta l'IS, l'Islamic State, la formazione terroristica di matrice sunnita guidata da Abu Bakr al-Baghdadi, la quale ha ormai assunto, come dicevo, il controllo di parti rilevanti del territorio siriano e iracheno, dichiarando la nascita di un califfato autonomo amministrato secondo i dettami della legge islamica.
  Le origini dell'IS si ricollegano alle dinamiche interne di Al Qaeda che portarono una sua componente, sotto la guida di al-Zarqawi, figura carismatica dell'organizzazione qaedista, a rendersi autonoma dalle sceicco bin Laden e ad elaborare il progetto di un califfato islamico esclusivamente sunnita. Le vicende successive, che hanno visto l'eliminazione di al-Zarqawi, hanno portato all'ascesa di al-Baghdadi, divenuto leader della nuova organizzazione dell'ISIS, rimasta nell'orbita di Al Qaeda fino a quando non si sono determinate le condizioni della sua fuoriuscita. Ciò è avvenuto a seguito dell'espulsione decretata dai vertici di Al Qaeda contrari ai metodi di lotta che l'Islamic State praticava nei confronti delle altre formazioni di credo sunnita.
  L'Islamic State, pur avendo dei legami storici, dunque, con Al Qaeda, rappresenta una forma più aggressiva del pericolo fondamentalista e ciò per una serie di ragioni: vi è, intanto, fin dalla scelta del nome, la pretesa di considerarsi e di proporsi nei termini di una nuova e antagonista soggettività statuale che tende a trarre il massimo profitto dalla crisi dello Stato nazione che ha investito i Paesi islamici. L'Islamic State vuole esercitare il dominio su un suo territorio e in coerenza con tale autorappresentazione intende dare di sé un'immagine ben diversa da quella collegata all'idea che, come altre organizzazioni terroristiche di matrice politico-confessionale, costituisca una semplice falange armata. È un fattore, questo, di forte attrattività, la cui principale ragione seduttiva sta nel veicolare sentimenti Pag. 3di appartenenza e di adesione capaci di alimentare un'offerta di proselitismo più radicale e in grado di rivolgersi ad una platea vastissima, potenzialmente indiscriminata e indefinita.
  Del resto l'IS si propone di estendere il proprio progetto insurrezionalista verso un'ampia regione, quella di Levante, che nei suoi piani è destinata a ricomprendere, oltre alla Siria e all'Iraq, anche la Giordania, la Palestina, il Libano, il territorio di Israele, Cipro; Paesi che non risultano coinvolti dal conflitto, ma che potrebbero risentirne o esserne contagiati sia a causa della vicinanza geografica sia anche per la presenza di gruppi religiosi o culturali direttamente o indirettamente coinvolti nella crisi.
  La particolare pericolosità dell'Islamic State è poi legata ad una certa indipendenza da fonti esterne di finanziamento ed al fatto di aver acquisito la disponibilità di armi anche per effetto del dissolvimento di interi reparti dell'esercito regolare iracheno. Peraltro, all'IS sembra che siano stati forniti uomini e dotazioni militari da un esponente del vecchio regime di Saddam Hussein, il generale Ibrahim al-Douri, che sarebbe ricomparso di recente al fianco del leader al-Baghdadi. L'indipendenza economica ha corrisposto all'avanzata militare dell'Islamic State che ha raggiunto il controllo di importanti risorse energetiche, come elettricità e petrolio, strappandole al Governo di Damasco e a quelle di Baghdad. Inoltre, riesce anche ad esercitare un'azione di prelievo attraverso l'esazione delle tasse. Ai flussi finanziari derivanti da queste lucrose attività vanno aggiunti i proventi dei sequestri di persona e di altri traffici illegali, nell'ambito dei quali viene segnalato, come particolarmente fiorente, quello legato al commercio clandestino di opere d'arte e di reperti archeologici, sempre che sfuggano alla furia iconoclasta dei miliziani.
  Con il denaro raccolto l'Islamic State è in condizioni di pagare i propri militanti e di soddisfare le esigenze economiche e primarie delle loro famiglie, così arricchendo la capacità di tenuta e di coesione interna dell'organizzazione, ma anche giovandosene notevolmente sul piano dell'immagine e del prestigio. Inoltre, l'Islamic State, a differenza di altre formazioni filojihadiste, rigorosamente selettive nei loro metodi di reclutamento, consente forme di accesso e di affiliazione più elastiche, secondo le quali anche un non siriano può accorrere nei teatri di conflitto per portare il suo contributo alla causa islamica.
  L'insieme di queste particolari connotazioni ha finito con il dare enorme impulso al fenomeno dei foreign fighters, formato da quei giovani estremisti islamici, spesso appartenenti alla seconda generazione di immigrati, che pur non avendo nazionalità siriana o irachena decidono, generalmente dopo un periodo di auto-indottrinamento, di raggiungere i teatri bellici per unirsi ai combattimenti. L'attrazione verso i luoghi di conflitto ha riguardato migliaia di giovani suggestionati e irretiti da un'abile strategia comunicativa che affida la sua efficacia mediatica alla diffusione di immagini di propaganda tramite il web. Non è un caso che dalle colonne della rivista Dabiq, pubblicata on-line e organo di informazione ufficiale dell'Islamic State, sia stato rivolto l'invito ai sunniti a trasferirsi nei territori posti sotto il controllo del neo califfato con la promessa di stabilità, di sicurezza, anche economica, e di larga disponibilità di beni alimentari e materiali. La chiamata verso i luoghi della Terrasanta non appare un fatto inedito, ricordando in parte ciò che è accaduto anni fa in Afghanistan ai tempi dell'occupazione sovietica e più tardi durante il conflitto bosniaco, ma è indubbio che nel caso siro-iracheno il fenomeno abbia assunto dimensioni di massa. I motivi per i quali si sta verificando questo flusso di volontari così ampio, soprattutto verso la Siria, sono molteplici e legati anche alla facilità con cui, dopo i fatti della primavera araba e con la fragilità degli Stati del Maghreb risulta possibile eludere i controlli di frontiera. Le fonti di intelligence segnalano che anche la precaria situazione in Libia, dove si sta riacutizzando lo scontro fra componenti islamiste radicali e laico-progressiste, possa Pag. 4determinare condizioni favorevoli all'addestramento e all'invio di nuove reclute a sostegno del jihad siro-iracheno. La causa attrattiva dell'alto numero di combattenti stranieri, che accorrono anche da Paesi dell'area balcanica e in particolare dal Kosovo, pare sia da collegare principalmente alla rivolta sunnita contro il regime di Damasco, che svolge, come è stato osservato, una funzione di calamita per i potenziali terroristi di molti Paesi.
  Considerazioni in parte analoghe valgono anche per il processo di trasferimento di volontari in Iraq, dove la mobilitazione sunnita sembra trovare le proprie scaturigini nelle politiche settarie praticate dal Governo dello sciita al-Maliki e nel sentimento di ribellione e di rivalsa che ne è conseguito. L'avvento del più moderato Abadi schiude ora nuove opportunità di un Governo più inclusivo, che potrebbe riuscire a smorzare, almeno negli auspici, le conflittualità etnico-religiose. Alla maggioranza di combattenti siriani e iracheni si aggiungono alcune migliaia di volontari stranieri provenienti soprattutto dai Paesi circostanti di religione islamica nonché un consistente gruppo di ceceni. Viene segnalata anche la presenza di molti occidentali nel fronte anti-Assad, sulla cui precisa consistenza numerica vi sono stime oscillanti che scontano l'estrema difficoltà di acquisire notizie certe. L'imprecisione delle fonti, determinata dall'oggettiva criticità dei diversi contesti e probabilmente anche dalla debolezza dei servizi informativi dei Paesi arabi, è notevolissima e investe anche lo stesso numero complessivo dei miliziani sui quali potrebbe contare l'Islamic State. Al riguardo, alcuni canali informativi quantificano la forza militare dell'Islamic State attorno alle 10 mila unità, altri invece ritengono che sarebbero 80 mila gli aderenti all'organizzazione islamica, mentre fonti aperte accreditano la voce secondo cui sarebbe essa forte addirittura di 100 mila uomini. Questa così sensibile approssimazione nelle stime sembra da ricondurre anche alle modalità del reclutamento, che segue logiche anomale e irregolari sulle quali difficilmente possono aversi dei riscontri certi. È arduo, ad esempio, stabilire quanti dell'esercito iracheno abbiano effettivamente disertato e siano confluiti nelle file dell’Islamic State, o ancora quanti siano gli uomini delle tribù sunnite costretti a passare, sotto minaccia di rappresaglia, nelle milizie di al-Baghdadi. Pure sull'arruolamento dei fighters – mi riferisco ai fighters occidentali – le quantificazioni appaiono soffrire di una certa aleatorietà. Il dato sulla loro entità, che include sparute presenze di combattenti provenienti dal Canada o dall'Australia e financo dagli Stati Uniti, ricomprende molti volontari, stimati in 2.300 circa, provenienti da Paesi dell'Europa, tra cui l'Italia, che è interessata dal fenomeno anche se in misura minore.
  Allo stato attuale nell'esodo verso la Siria risultano coinvolte finora 48 persone collegate a vario titolo al nostro Paese, di cui 2 di nazionalità italiana, una delle quali è il ventiquattrenne genovese Giuliano Delnevo, convertitosi all'Islam e deceduto in combattimento nei pressi di Aleppo nel giugno dello scorso anno, mentre l'altra persona è un giovane marocchino naturalizzato che si trova attualmente in un altro Paese europeo.
  L'ulteriore elemento che allarma l'Occidente, e che naturalmente interessa anche l'Europa, consiste nel reducismo, ossia nel rientro dei foreign fighters nei territori di provenienza dopo avere preso parte alle attività belliche, forti dell'esperienza operativa e del carisma acquisiti e ormai assuefatti alle brutalità insite in ogni conflitto. È fondato supporre che in questi reduci possa albergare la volontà di continuare l'attività jihadista nei Paesi in cui fanno ritorno, dando vita ad una sorta di prosecuzione del conflitto in una forma diversa e ad uno stillicidio di attentati, secondo una strategia che essi stessi definiscono «dei mille tagli», intendendola come un lento dissanguamento del nemico.
  Che non si tratti di un'ipotetica fonte di pericolo, bensì di un fenomeno che ha già dimostrato più volte di potere colpire, lo attesta anche la circostanza che il responsabile della strage al Museo ebraico di Bruxelles consumatasi a maggio di quest'anno Pag. 5sia proprio un ex combattente nelle file dell'Islamic State, e cioè il francese Mehdi Nemmouche. Questo specifico aspetto del reducismo riporta a ciò che venne diagnosticato dalla comunità dell’intelligence già nel 2009, allorché nella relazione al Parlamento di quell'anno venne indicata tra i principali fattori di rischio l'improvvisa accensione di cellule jihadiste dormienti, ossia di singole persone che pur non facendo parte di associazioni terroristiche strutturate, sarebbero state pronte a risvegliarsi e a realizzare azioni ostili aderendo al richiamo della jihad globale.
  Anche dopo, e cioè nel 2012, i nostri servizi misero in luce tutta la pericolosità del fenomeno dei jihadisti di ritorno, illustrando il caso dell'estremista franco-algerino Mohamed Merah radicalizzatosi in Pakistan e Afghanistan, il quale successivamente eseguì una serie di attentati nelle città di Tolosa e Montauban. Esempi della pericolosità dei reduci non mancano e risalgono, come si è visto, anche a tempi che precedono l'affermazione dello Stato islamico di al-Baghdadi, al punto che si potrebbe ricostruire una lunga cronologia del terrore. In qualche misura, sia pure con tutte le diversità di contesto, si possono ravvisare elementi di analogia delle forme di jihadismo qaidista con quelle ora riconducibili all'Islamic State.
  Ma è un altro l'aspetto di inquietudine che l'analisi dell'attuale scenario mette in evidenza, e su cui vorrei fare una riflessione: la minaccia portata dall'Islamic State al mondo occidentale indubbiamente si avvale del web come mezzo di potente propagazione del fanatismo fondamentalista. La capacità diffusiva della rete, anche se non è un fatto nuovo, ci costringe tuttavia a fare i conti con la dimensione pervasiva e di massa che ha assunto il fenomeno della cooptazione e del reclutamento, nella quale il contatto con l'aspirante jihadista non sembra né richiedere strutture o articolazioni militari complesse, né doversi misurare con particolari necessità organizzative. Anche la minaccia legata al fondamentalismo pare assumere dunque una consistenza liquida, nella quale il dato strutturale dell'associazione criminale volta al compimento di atti di terrorismo in Italia o all'estero, finisce con l'essere quasi surrogato dalla vastità immateriale della Rete.
  Occorre allora rafforzare le armi legislative in materia di terrorismo di cui disponiamo, e questo per affrontare con accresciuta efficacia questo grave e insidioso fenomeno, mettendo mano a nuovi strumenti che tengano conto della evoluzione della minaccia. Bisogna che sia sempre possibile contestare il delitto di partecipazione a conflitti armati o ad atti di terrorismo che si svolgano fuori dai nostri confini: anche quando il responsabile corrisponda alla conosciuta figura del «lupo solitario», cioè non risulti appartenere ad alcuna associazione di stampo terroristico né abbia svolto il ruolo di reclutatore, perché altrimenti sarebbe perseguibile in base all'articolo 240-quater del nostro codice penale. L'obiettivo nostro sarebbe dunque quello di consentire la perseguibilità di condotte che, anche se connotate da pulsioni individualiste, frutto di processi di autoradicalizzazione, rappresentano pur sempre una considerevole fonte di pericolo da neutralizzare per tempo.
  Anche nel campo della legislazione di prevenzione, ravviso i margini per un intervento di attualizzazione delle norme.
  Vi è l'esigenza, secondo noi, di un affinamento delle disposizioni che tipizzino questa figura monadica, da monade, individuale di aspirante miliziano, includendola senza incertezze tra quelle a cui è possibile applicare la sorveglianza speciale con obbligo di dimora. Ciò avrebbe lo scopo di vanificare sul nascere il tentativo di recarsi nei luoghi della guerra santa sottoponendo l'autore a uno stretto controllo di polizia e applicando nei suoi confronti tutta quella serie di misure accessorie che lo priverebbero, di fatto, di ogni libertà di movimento.
  Naturalmente si tratta, onorevoli colleghi, di spunti che dovranno essere approfonditi nella più ampia collegialità di Governo e che sento di anticipare qui in nuce perché suscitino la vostra attenzione e una Pag. 6prima riflessione anche nel corso del dibattito che seguirà a questa mia informativa.
  Uno sguardo comparativo alle iniziative e alle attività che stanno portando avanti gli altri Paesi europei, quelli più colpiti dal fenomeno dei foreign fighters, sembra confermare che si tratta di una strada giusta, quella che intendiamo seguire noi. Nel Regno Unito, infatti, si sta discutendo di misure che consentano il ritiro del passaporto delle persone sospette, bloccandole alla frontiera, e anche di privarli della cittadinanza britannica quando siano titolari di doppio passaporto. Nel corso degli incontri che ho recentemente tenuto con i colleghi di Francia e Germania e anche nei contatti avuti con la Spagna, ho potuto constatare come questi Paesi, altrettanto consapevoli dell'elevata pericolosità dei combattenti stranieri, stiano predisponendo una serie di misure nel cui ambito è dedicata un'attenzione particolare ai flussi dei sospetti combattenti in uscita e in ingresso in Europa. Germania e Regno Unito; stanno, poi, dando vita anche a programmi di prevenzione imperniati su strategie di deradicalizzazione del jihadismo, avvalendosi del supporto e dell'esperienza di insegnanti e assistenti sociali e imam moderati. Sono misure che riguardano sia coloro che hanno mostrato propensione ad abbracciare la scelta dell'estremismo islamico, in maniera che siano sospinti ad abbandonare l'ideologia jihadista, sia i giovani estremisti che, di ritorno dalle zone di conflitto, accettino di seguire percorsi riabilitativi.
  Una iniziativa comune a molti Paesi consiste nel monitorare i siti di propaganda dell'islamismo violento e nel disporne la chiusura per stroncare l'attività di incitamento all'odio. E anche l'Italia, come preciserò in seguito, investe considerevoli risorse investigative nelle attività di esplorazione della rete.
  Un elemento, invece, di specifica preoccupazione che riguarda il nostro Paese resta legato alla sua particolare collocazione geografica, al crocevia di transiti da e verso le zone di conflitto. Ne deriva il rischio che elementi dell'estremismo islamico, pur essendo originari di altri Paesi, possano privilegiare il nostro territorio nazionale anche solo come area di attraversamento. In tale direzione va letta l'intensificazione dei servizi di controllo presso le frontiere che è stata attuata dalle Forze dell'ordine contro il paventato pericolo che i pendolari asimmetrici del jihadismo, come vengono definiti, possano rientrare in Europa, utilizzando l'Italia come porta di ingresso.
  L'impegno dei singoli Paesi è una condizione necessaria ma non è una condizione sufficiente perché è impensabile che uno Stato possa fronteggiare da solo questa particolare forma di pericolo. Il livello globale della minaccia, in considerazione anche dei suoi caratteri di trasversalità e mobilità, richiede infatti l'adozione di una strategia di collaborazione internazionale unitaria e armonizzata che valorizzi e metta a fattore comune il patrimonio informativo delle diverse Forze di polizia e degli organismi come Europol e Interpol. L'Italia ha già prontamente risposto a ogni sollecitazione che avesse lo scopo di rafforzare l'attività dei fori di cooperazione di polizia e rispondesse al mandato di approfondire la minaccia jihadista e il fenomeno dei foreign fighters.
  I nostri esperti insieme ai rappresentanti dei Paesi dell'Unione europea più colpiti partecipano al gruppo di lavoro ad hoc che ha preso vita da una iniziativa del Belgio avviata anche prima che avvenisse l'attentato al museo ebraico di Bruxelles.
  Un altro nostro progetto, di costituire una squadra multinazionale dedicata al fenomeno dei combattenti stranieri per favorire la cooperazione operativa, già accolto positivamente dal coordinatore europeo per la lotta al terrorismo, Gilles de Kerchove, è attualmente in discussione nei gruppi tecnici del Consiglio e in particolare nel Police Working Group on Terrorism.
  Sono convinto che, sul piano internazionale, vada perseguita una strategia modulare alimentata dallo scambio di esperienze, di informazioni e di buone pratiche con i Paesi continentali maggiormente coinvolti e anche dal più fecondo confronto Pag. 7in sede multilaterale a cominciare dalla stessa Unione europea. In questo senso, si indirizza la nostra iniziativa che ha già posto al centro del semestre di Presidenza italiana e fra le priorità dell'agenda dei lavori l'adozione di strumenti di azione comune per opporsi a quella che è diventata la più angosciosa fonte di pericolo del terrorismo fondamentalista.
  Inoltre, l'obiettivo di animare iniziative comuni, nella consapevolezza della portata generale del fenomeno, è stato inserito nelle linee guida per il post-Stoccolma approvate dal Consiglio europeo nel mese di giugno scorso. Con riferimento ai foreign fighters, viene indicato l'obiettivo di una più stretta cooperazione giudiziaria e di polizia anche attraverso l'uso efficace degli strumenti di segnalazione degli spostamenti in tutta l'Unione europea e lo sviluppo di un sistema basato sull'adozione di un codice di prenotazione, il PNR, Passenger Name Record, funzionale alle attività di monitoraggio. Scopo dell'iniziativa è quello di costituire e disciplinare in maniera uniforme l'uso di una banca dati che metta a disposizione degli organismi di polizia le liste dei passeggeri dei voli in transito nell'area Schengen o in arrivo dai Paesi terzi.
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, la spirale di inaudita violenza, che ha trovato il suo culmine nell'efferata esecuzione dei due giornalisti americani, dimostra anche e purtroppo la sagace strategia comunicativa dell'auto-proclamato Stato islamico. Il miliziano, che appare nei video dei due terrificanti eventi, si esprime, come è stato osservato, in un inglese «british», che ha fatto supporre che si tratti di una persona lungamente residente nel Regno Unito o perfettamente integrata. È evidente l'ambivalenza del messaggio: da un lato, rivolto ai Paesi anglosassoni e forse all'intero mondo occidentale come a volerne accrescere la preoccupazione che altri possano infiltrarsi e colpire anche fuori dai confini dell'Islamic State, dall'altro, diretto ad aspiranti correligionari, ai quali è stata fornita una dimostrazione del modo in cui si può assumere un ruolo di protagonista se solo si abbraccia la causa del califfato. Tuttavia, è proprio questa violenza così sfacciatamente esibita che può ritorcersi contro gli interessi espansionistici dell'IS, procurandogli l'avversione di quei gruppi islamici che non sono disposti a seguirne la deriva barbarica. Le reazioni alla brutalità degli islamisti e alla ferocia con cui impongono la «sharia» nelle zone conquistate potrebbero risultare simili a quelle provocate dallo Stato islamico dell'Iraq, proclamato da Al Qaeda, che venne attaccato e ridotto a mal partito dalle milizie delle tribù sunnite. A indebolire le pretese egemoniche dell'Islamic State può concorrere inoltre anche il tentativo di Al Qaeda di contenderne la leadership, aprendo una forma di competizione che sembra guardare anche ad altri scenari, come il subcontinente indiano, allo scopo di farne nuova terra di conquista e di fidelizzazione. A questo si aggiunga che l'accesa rivalità fra i gruppi estremisti erode, come è stato osservato, l'illusione che i guerrieri islamici possano effettivamente combattere insieme, rimanendo uniti, la qual cosa ne potrebbe offuscare il prestigio e renderli più vulnerabili sul piano della legittimazione. Naturalmente, la lotta alla minaccia portata dall'Islamic State non può solamente speculare o giovarsi sulle e delle possibili tensioni interne al fronte islamico-fondamentalista e sui contrasti spesso personali tra i leader dei vari gruppi, anche se queste tensioni rappresentano oggettivamente un'opportunità per contrastare e ridurre la pericolosità del jihadismo. Occorre, dunque, che l'intera comunità internazionale abbia la capacità di organizzare una risposta energica, efficace e coesa basata anche su un'accorta politica di collaborazione con i Paesi dell'islam moderato.
  Le conclusioni del vertice Nato svoltosi la scorsa settimana nel Galles, con l'unanime riconoscimento da parte dei maggiori leader dell'Alleanza atlantica della necessità di contrapporsi fermamente alla sfida lanciata dall'Islamic State e di agire insieme per indebolirne e distruggerne le capacità offensive, incoraggiano a pensare che sia stato fatto un passo decisivo per una forte e risolutiva attività di cooperazione. Pag. 8Nessuno certamente intende nascondere o sottovalutare la difficoltà del compito e soprattutto le delicate implicazioni delle scelte strategico-militari che dovranno essere dispiegate per prevalere sul campo avversario, ma resta in ogni caso evidente che, attraverso la decisione di mettere in campo uno sforzo congiunto contro il neo-califfato, a cui darà il suo contributo anche l'Italia, è stato dato un segnale atteso e, al tempo stesso, di straordinaria importanza.
  Passando all'Italia, la minaccia costituita dall'Islamic State si qualifica, ancor più di quanto non sia accaduto negli anni passati per Al Qaeda, in termini di guerra globale, in quanto viene predicata una conflittualità totale e senza quartiere che vuole annientare ogni minoranza culturale e religiosa e neppure risparmia, come si è visto, le fazioni islamiche considerate avversarie.
  Il principale obiettivo dell'Islamic State resta comunque l'Occidente e ogni simbolo che lo rappresenti storicamente, politicamente e culturalmente. È l'Occidente soprattutto che l'Islamic State intende travolgere nelle sue fondamenta e sembra da condividere l'analisi secondo la quale, in questo preciso target, il profilo dell'Italia non occupi un posto secondario. Il nostro è intanto il Paese che è culla della cristianità e Roma, il luogo di residenza della più alta autorità spirituale dei cattolici, viene appunto evocata nei discorsi e nei videomessaggi lanciati di recente da al-Baghdadi, il quale, nelle sue rituali esortazioni alla guerra santa si propone anche nelle vesti di guida religiosa del popolo islamico, indicando, nella sua visione apocalittica dello scontro tra civiltà, un destino radioso che presto porterà i musulmani a divenire i padroni del mondo.
  È anche vero che, secondo una certa analisi, la nostra capitale, di cui è vagheggiata la conquista, sarebbe richiamata con riferimento al suo valore simbolico, cioè in ragione della sua importanza millenaria nella storia del continente europeo e dell'intera civiltà occidentale, piuttosto che come concreto luogo fisico, ma non sarebbe prudente dare alle parole di al-Baghdadi un significato esclusivamente metaforico, minimizzandone il senso di una minaccia concreta.
  Questo perché dobbiamo sempre considerare la platea a cui egli si rivolge ed il rischio che menti deboli e facilmente influenzabili possano lasciarsi suggestionare dai messaggi del loro capo politico e spirituale, interpretandoli alla lettera.
  Vi sono poi ulteriori elementi di esposizione che riguardano la posizione internazionale del nostro Paese e la sua politica estera. In questo quadro, si possono ricordare alcune componenti di rischio. Intanto, l'Italia, fin dall'attentato alle «torri gemelle» non ha mai fatto mancare il proprio appoggio alla lotta al fondamentalismo islamico, schierandosi tra i Paesi maggiormente impegnati su questo fronte.
  Non possono poi essere trascurati l'antica vocazione atlantista del nostro Paese, la sua tradizionale amicizia con gli Stati Uniti d'America e il fatto stesso di trovarsi oggi al vertice dell'istituzione europea.
  Più di recente, la necessità di impedire attraverso atti concreti che il nascente stato islamico persegua i suoi progetti di genocidio contro le minoranze etnico-religiose ha determinato il Governo italiano all'inevitabile scelta, avallata dalle Camere, di aderire alla richiesta di aiuto umanitario e di supporto militare delle autorità regionali curde in Iraq.
  Gli indicatori a cui ho fatto riferimento servono a darci tuttavia l'idea di un pericolo che richiede la massima vigilanza e l'interesse verso ogni segnale premonitore, anche quello apparentemente più tenue, che possa consentire la diagnosi precoce di eventuali rischi per la sicurezza interna o per gli interessi italiani all'estero, ogni segnale premonitore.
  Delineato così il quadro dei fattori di rischio, va anche responsabilmente riferito che non si registrano al momento evidenze investigative in ordine a progettualità concrete, dirette contro l'Italia, da parte dell'Islamic State. L'attività di prevenzione e contrasto, in continuità con una consolidata linea di intelligence investigativa, si è indirizzata verso il monitoraggio dell'estremismo islamico, tenendo conto della sensibile Pag. 9diversità dei veicoli di propagazione che appaiono interessati da una trasformazione profonda maturata negli ultimi anni e favorita dalla diffusione di Internet e dei social network. Resta ovviamente alta l'attenzione verso i centri di aggregazione religiosa dei quali è stata fatta un'accurata rilevazione che ha portato a censire nell'intero territorio nazionale 514 associazioni e 396 luoghi di culto, tra cui le quattro moschee di Roma, Milano, Colle Val d'Elsa e Ravenna.
  Voglio precisare che questa attività non è frutto di alcun pregiudizio ideologico, né intende additare una sorta di pericolosità presunta e aprioristica che prescinda da concreti elementi investigativi.
  In effetti, quando si è agito contro i predicatori dell'odio, ossia nei confronti degli imam più oltranzisti è perché erano stati individuati come i principali responsabili di pericolosi processi di radicalizzazione, o come agenti infiltrati dell'estremismo islamista.
  Sono undici i provvedimenti di espulsione adottati dai Ministri dell'interno succedutisi dal 2002 ad oggi.
  Anche il provvedimento di espulsione, che ho adottato per motivi di sicurezza ad inizio dello scorso mese di agosto nei riguardi di un imam, il marocchino Raoudi Albdelbar, residente in Veneto, si è fondato sul forte tenore antisemita della sua attività predicatoria, peraltro diffusa anche sul web. Che non sia il caso di nutrire posizioni preconcette sembra dimostrarlo anche l'atteggiamento collaborativo della grande maggioranza degli imam, con i quali è stato preso contatto in occasione della recente mappatura delle associazioni islamiche e dei luoghi di culto. La loro disponibilità e la loro apertura al dialogo rappresentano un dato di estrema importanza che può sostenere, in una chiave di moderazione, il percorso di integrazione delle comunità musulmane e favorirne condizioni migliori di accettazione e di convivenza nell'ambito delle realtà locali di riferimento. Rimane una certa frammentazione nel mondo di religione musulmana che rispecchia anche in Italia quella dimensione plurale che è un segno distintivo dell'islam mondiale e del suo variegato frazionismo, motivato anche da cause politiche o religiose, benché, per la stragrande maggioranza – mi riferisco all'82 per cento –, le associazioni censite siano di estrazione sunnita. L'altro canale che è stato oggetto di costante monitoraggio è quello rappresentato dalle varie piattaforme digitali, le quali hanno assunto quella dimensione di luogo virtuale della propaganda jihadista che ho già ricordato. Sono evidenti le difficoltà di controllare i messaggi veicolati dal web, la cui capacità di diffusione virale verso una pluralità indistinta di potenziali militanti rappresenta in sé una forma di pericolo. È stato necessario, di fronte a questa peculiare minaccia, mettere in campo sofisticate attività di investigazione per le quali si è dovuto ricorrere a tecniche di avanguardia che hanno richiesto l'investimento di maggiori risorse e l'impiego delle più qualificate expertise professionali. Naturalmente ci si è largamente avvalsi delle risultanze fornite da operazioni tecniche di carattere preventivo, frutto di un ascolto mirato che ha setacciato i vari ambienti di proselitismo e radicalizzazione. Anche nelle attività di investigazione collegate al terrorismo di matrice islamica, allo stesso modo che per quelle di contrasto all'eversione interna, si è rivelata fondamentale la collaborazione tra gli apparati professionali delle forze dell'ordine e gli esperti delle agenzie di intelligence attivati da tempo nell'ambito del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, il CASA. Dal 1o gennaio di quest'anno il CASA ha tenuto ben trentacinque riunioni, tutte dedicate al tema e nell'ambito delle quali è stata compiuta una approfondita analisi di scenario passando al vaglio 162 alert, di cui 129 relativi a gruppi terroristici internazionali, e nel dettaglio 81 segnalazioni hanno riguardato specificamente il nostro Paese e l'altra metà più in generale gli Stati occidentali, compresa l'Italia. Il tavolo di alto coordinamento che opera presso la direzione centrale della polizia di prevenzione, che è un'articolazione del Dipartimento della pubblica sicurezza, ha focalizzato vari dossier informativi, non Pag. 10trascurando di esaminare, accanto ai profili internazionali della minaccia collegati alle diverse situazioni geopolitiche, anche i possibili addentellati interni in riferimento alle attività dei gruppi eversivi autoctoni. A tale riguardo, cioè a proposito del terrorismo interno, mi dichiaro ovviamente, Presidente, fin d'ora disponibile a tornare in Parlamento per una specifica informativa. Oltre a pianificare attività preventive ad ampio spettro che hanno riguardato anche gli istituti di pena e hanno perciò coinvolto il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il CASA ha poi predisposto a supporto dell'attività operativa uno specifico disciplinare dedicato alla problematica dei foreign fighters e al connesso fenomeno del reducismo.
  Vorrei precisare che gli esiti investigativi, di cui danno notizia in questi giorni gli organi di stampa, fanno riferimento ad indagini avviate da tempo in relazione ad alcuni alert, di cui i successivi riscontri, effettuati anche sulla base delle indicazioni del CASA, hanno consentito di escludere l'attendibilità o l'attualità. In altre circostanze, notizie di stampa fanno riferimento a persone che sono state saltuariamente in Italia, i cui passaggi sul nostro territorio sono stati comunque registrati e monitorati. È il caso, ad esempio, del predicatore bosniaco Bosnic Husein, la cui posizione, prima che la polizia bosniaca procedesse qualche giorno fa al suo arresto era stata più volte esaminata nell'ambito dello stesso CASA, in relazione alla sua segnalata presenza anche in Italia. Assai intenso nel periodo in cui è maggiormente cresciuto il livello di allarme, è risultato il raccordo tra la struttura dipartimentale della polizia di prevenzione e le diverse articolazioni territoriali. Dal 1o giugno scorso sono stati diramati venticinque allertamenti relativi a possibili minacce riconducibili all'Islamic State.
  Preciso subito che gli approfondimenti esperiti in ordine alle diverse segnalazioni non hanno portato ad elementi di riscontro. In ogni caso, non sono mancate, anche nel corso di quest'anno, iniziative giudiziarie di rilievo, come ad esempio quella messa a segno tra il 18 e il 19 giugno, che ha portato all'arresto di tre persone di origine libanese nei cui confronti erano stati acquisiti elementi probatori circa il finanziamento di organizzazioni terroristiche mediorientali.
  Altre operazioni di spessore investigativo sono state realizzate in stretto rapporto collaborativo con la Francia, il Paese europeo più colpito, e le autorità transalpine dell'antiterrorismo. Le operazioni in questione hanno riguardato il franco-tunisino Tliba, trasferitosi in Siria per unirsi a una formazione jihadista, arrestato dalla nostra Polizia il 16 gennaio scorso mentre sbarcava nel porto di Ancona provenendo dalla Grecia, e il combattente Ibrahim Boudina catturato dalle autorità francesi a Nizza l'11 febbraio di quest'anno, transitato a Bari e a Milano e rintracciato grazie alla collaborazione delle unità antiterrorismo italiane.
  Vorrei, prima di concludere, non eludere un punto di particolare delicatezza più volte evocato in questi giorni come uno specifico motivo di preoccupazione per l'Italia, e cioè che attraverso gli sbarchi possano giungere migranti di orientamento radicale che maturino il proposito di progettualità ostili o di azioni dimostrative eclatanti. Quando, nello scorso agosto, ho rassicurato circa il livello altissimo di allerta e di vigilanza, ho anche aggiunto – e lo ribadisco – che le fonti di intelligence non segnalano questo rischio tra quelli a cui il Paese potrebbe essere esposto. Certamente è un aspetto che non verrà trascurato, perché una diversa posizione sarebbe considerata controintuitiva e verrebbe meno all'impegno di cui sono garante, di non sottovalutare o non dare nulla per scontato, anche perché, se è vero che non è stato finora segnalato alcun rischio concreto, è altrettanto vero che nessuno può escluderne la possibilità.
  L'offensiva dell'Islamic State rappresenta una forma orribile di sfida all'Occidente e ai suoi valori, ma non possiamo sovrapporla in maniera apodittica ai problemi dell'immigrazione, che sono tanti e per i quali ci stiamo tanto impegnando. Condivido l'opinione di chi ritiene che dobbiamo guardare alla realtà e attenerci ai fatti, contribuendo a un'analisi oggettiva Pag. 11e lucida e possiamo farlo solo a condizione di rifuggire da semplificazioni discorsive.
  Concludo, signor Presidente, onorevoli colleghi, dicendovi che i fatti esposti, la gravità e il dramma di quanto realizzato dall'Islamic State fino adesso ci spiegano una volta di più che il lungo cammino della libertà, il lungo cammino dei diritti umani attraverso la storia, il lungo cammino della democrazia non si sono ancora compiuti e ancora non si sono conclusi.
  Quanto mai attuali vengono in mente le parole e le idee del Presidente Roosevelt sulle quattro libertà fondamentali (la libertà di parola, la libertà di credo, la libertà dal bisogno e la libertà dalla paura), perché in effetti il senso profondo di quello che si sta verificando risiede nella mancanza di queste quattro libertà.
  La libertà di parola, che è negata da quei regimi che affondano la loro forza sul divieto di libera espressione. La libertà di credo, che è negata dai regimi privi di qualsiasi forma di laicità e le esperienze dell'Afghanistan, della Somalia, delle «primavere arabe» indicano che quando i diritti fondamentali dell'uomo, in primis la libertà religiosa, sono conculcati con forza si creano le premesse per la ribellione e l'instabilità. La libertà dal bisogno, perché uomini poveri cercano un riscatto anche attraverso forme di ribellione come quella armata. E la libertà dalla paura, che si chiama sicurezza e che è il compito essenziale che ci ha portati qui, in Aula a dire che il compito del Governo è quello di fare sì che l'Italia continui ad essere un Paese sicuro, nel quale gli italiani possano continuare a vivere, a investire, a sperare, a costruire liberamente il proprio futuro. Ce la metteremo tutta e sono convinto che, insieme al Parlamento, faremo le scelte giuste per centrare questo grande obiettivo che coincide con la libertà degli italiani. Vi ringrazio per l'ascolto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Nuovo Centrodestra e per l'Italia).

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Manciulli. Ne ha facoltà.

  ANDREA MANCIULLI. Presidente, Ministro, la devo ringraziare per questa sua relazione così attenta, divisa in tre parti, tutte e tre condivisibili. L'ultima parte mette in luce come nel nostro Paese in realtà – meno nell'opinione pubblica e in chi la rappresenta, ma soprattutto nelle Forze dell'ordine, che combattono questi fenomeni – l'attenzione non sia mai venuta meno.
  Lo testimonia anche la presenza qui, accanto a noi, di un nostro collega, l'onorevole Stefano Dambruoso, che è uno dei principali magistrati che in questi anni si è occupato della lotta al terrorismo con grande merito ed al quale dobbiamo molto.
  Tuttavia, se oggi non vogliamo sbagliare non dobbiamo soprattutto commettere, a mio avviso, tre errori. Il primo: non bisogna sottovalutare l'estensione della minaccia. È vero, c’è l'ISIS, che ha acceso i riflettori su un aspetto nuovo, del quale bisogna parlare, ma la realtà della quale bisogna occuparsi – ed ha fatto bene in questo senso il vertice della NATO – è che, negli ultimi dieci anni, geograficamente, se facessimo una mappa, l'estensione della minaccia è diventata molto ampia. Se si pensa agli attori tradizionali – l'Afghanistan, il Pakistan, l'Iraq – si è aggiunta la Libia, dove c’è Ansara al-Sharia, si è aggiunta la fascia del Maghreb desertico, che sta appunto fra la Libia e tutto il Sahel, dove c’è AQMI, si è aggiunta la Somalia, dove c’è al-Shabaab, si è aggiunta la Nigeria, dove c’è Boko Haram, ci sono fenomeni quaedisti ed integralisti nel Sud-Sudan, nel Sinai. In Egitto al-Sisi, nel suo discorso di investitura, ha posto il tema della riconquista del Sinai come uno dei temi fondamentali per il nuovo Egitto. E poi c’è la Siria, con Al-Nusra, che non è la stessa cosa di ISIS, ma non è meno pericolosa, per certi versi.
  Sarebbe un errore considerare questo solo terrorismo: siamo di fronte ad un Pag. 12conflitto asimmetrico, come lo ha definito la NATO, che chiama in causa anche una nostra diversa capacità di porsi di fronte al problema. Vanno uniti gli sforzi della difesa, degli interni, degli esteri: è una minaccia che va, come stiamo proponendo, affrontata con mezzi nuovi.
  Non bisogna sottovalutare l'ISIS. Perché ? Perché l'ISIS è uno di quei grossi mutamenti che si sono prodotti dopo la morte di Bin Laden. C’è stato un dibattito nell'arcipelago jihadista. Lo dice bene nel suo libro, che parla della jihad in Italia, Lorenzo Vidino, che è a mio avviso uno studioso interessante, che va conosciuto. Ha presentato, tra le altre cose, qui alla Camera il suo lavoro, in una sala quasi deserta. Ci fu un dibattito: questo dibattito era fra le forze tradizionali, che volevano continuare la lotta jihadista nei metodi classici (non è un caso che l'altro giorno sia tornato a parlare Al-Zawahiri, che ha detto: «Sta crescendo il movimento, siamo anche in India», e siamo nell'alveo classico) e l'ISIS. L'ISIS è qualcosa di nuovo; è un movimento che ha due matrici: da una parte, per la prima volta si parla di guerra islamica, per uno Stato islamico, cioè un fenomeno di guerra aperta, in campo aperto, alla luce del sole, come richiamo. Ho imparato e studiato questi fenomeni soprattutto in Francia e mi ha colpito l'altro giorno, tornando nelle periferie nord di Parigi, di vedere le scritte che inneggiavano allo Stato islamico e all'ISIS. È un fenomeno che va in campo aperto, ma che flirta più di altri con la nuova tipologia della minaccia, che è la minaccia più difficile da contrastare: quella del lupo solitario, dell'uomo solo, dell'uomo che va ad addestrarsi facendo la guerra dell'Islam e che torna. A volte è silente, come è stato silente Merah e come è stato silente l'attentatore di Bruxelles, che un giorno appare, compie una strage, essendo stato, per molti che lo hanno avuto vicino, un vicino di casa quasi innocuo, del quale non ci si accorgeva.
  È una minaccia pericolosissima, perché è la minaccia che più delle altre fa nascere la paura dell'uomo accanto, dell'uomo che non vedi e non conosci. L'ISIS è per questo, a mio avviso, molto pericolosa: perché rappresenta una possibile escalation di questo fenomeno e ce ne dobbiamo occupare, come lei ha detto. Ma c’è un errore, che a mio avviso è l'errore più grande che non dobbiamo commettere: quello di considerare questa battaglia come una battaglia che sta lontano da noi.
  Non dobbiamo pensare, perché è terrorismo internazionale, che la parola «internazionale» stia lì perché è una cosa che vive dall'altra parte del mare, che è comunque vicino, che vive lontano. La realtà è che in questi anni è cresciuto terribilmente il coinvolgimento europeo, è cresciuto idealmente. E come è cresciuto è motivo di indagine e di comprensione politica. In Francia molto proselitismo, soprattutto per i lupi solitari, è avvenuto nelle carceri, dove giovani delle periferie, talvolta delinquenti comuni, sono arrivati lì da piccoli delinquenti e hanno incontrato molto spesso la malvagità dei loro colleghi. Perché questa è stata la dinamica, bisogna dircelo, bisogna uscire su questo dall'ipocrisia. Sono stati contrastati e hanno trovato protezione nelle bande di reclutamento fondamentalista che ci sono in molte carceri del nostro continente, trovando una risposta alla propria insicurezza psicologica, alle proprie difficoltà. E non è un caso che gli insediamenti salafiti più radicali siano tutti nelle periferie più disagiate di una parte del nostro continente. L'Europa questo problema non lo può scaricare su altri, è un problema nostro.
  E, come diceva lei, lo voglio dire ancora con più nettezza perché sono molto d'accordo: il video dell'esecuzione di Foley e di Sotloff non è un caso; non è che per caso hanno sbagliato, hanno cercato qualcuno che facesse questa operazione e per caso era un inglese. Volutamente si è scelto un inglese. Si voleva dare un messaggio, giustamente bivalente, ma soprattutto si voleva dire che siamo fra noi. Io vengo dal vertice della NATO dov'ero come presidente della delegazione italiana. In Inghilterra c’è una grande preoccupazione perché questo fenomeno li riguarda e la stessa cosa in Francia. In Italia, grazie a Pag. 13Dio, il fenomeno è meno forte, ma quando si guardano vicende come quella di Jarmoune o dell'altro giovane Al Aboubi, che ha raggiunto, fra le altre cose, essendo stato scarcerato da un tribunale italiano, l'ISIS, si vede la vicenda di giovani che cercano un nuovo orizzonte. Se l'Europa non si erge con i propri ideali, con la propria sfida di civiltà a sconfiggere questo fenomeno, noi questa battaglia non la vinciamo.
  E io credo che l'Italia, perché sta in questo mare, perché è riuscita a spostare l'attenzione, anche dell'Alleanza atlantica, sul Mediterraneo, questa battaglia la debba fare fino in fondo come una battaglia di civiltà, che non è una battaglia di religione, ma di civiltà sì. Deve essere fatta tutta insieme e fino in fondo. Per questo, Ministro, siamo al suo fianco, al fianco del Ministro degli affari esteri e del Ministro della difesa, perché qui si gioca una pagina per scrivere la storia del nostro Paese e dell'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Nuovo Centrodestra e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Presidente, chiedo scusa a tutti i colleghi presenti, ma sono in estrema difficoltà. In estrema difficoltà perché da un Ministro che è stato l'artefice del lodo Alfano, legge incostituzionale ad personam per salvare il pregiudicato di Arcore; da un Ministro che, nonostante innumerevoli denunce, si tiene dentro casa, nel suo Ministero, un dirigente, Francesco Sperti, sotto indagine per legami con la camorra, con la scusa che non c'era quando è stato assunto; da un Ministro coinvolto nello scandalo Shalabayeva, una vera e propria deportazione illegale di una donna e della sua bimba; da un Ministro del genere tutto mi sarei aspettato tranne che un'analisi banale e che venisse a leggerci la rassegna stampa che si può riassumere nelle ultime settimane dai quotidiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La prima domanda è: gli undici veicoli, aerei commerciali spariti in Libia, dove sono ? Che fine hanno fatto, Ministro ? Sono evaporati nell'aria ? Siamo soltanto ad un'ora di volo da Tripoli. Io un pochino mi preoccuperei e lei non l'ho visto affatto preoccupato su questa cosa. La rapida ascesa dell'ISIS ha messo in crisi anche Al Qaeda che è stata messa ai margini della scena. In questi tredici anni ha vissuto ovviamente dell'effetto dell'11 settembre. Nel frattempo, sono emerse nuove organizzazioni del tutto autonome e Al Qaeda ha svolto sempre meno il suo ruolo federatore dell'area. A questo punto sarebbe sciocco dare per defunta Al Qaeda che con ogni probabilità conta ancora su parecchie centinaia di uomini e su risorse finanziarie non irrilevanti. Insomma, l'organizzazione ha ancora la forza necessaria per colpire.
  Da qui subentra la seconda domanda, che lei ha solo leggermente toccato, ovvero dove potrebbe colpire Al Qaeda e come noi, Italia, ci stiamo attrezzando. Questo non l'ha affatto detto. Uno di questi posti potrebbe essere l'India o l'Indonesia, ma va presa in considerazione anche l'ipotesi di un attentato spettacolare in Occidente, un nuovo 11 settembre. Bene, USA ed Israele non sono scenari facili in cui operare ed in termini di risonanza mediatica potrebbe esserci al terzo posto proprio Roma – per fortuna almeno questa cosa oggi è l'unica informazione utile che ha dato alla Camera – la capitale della cristianità, dove peraltro la rete di protezione – lo sappiamo, ahimè – è molto meno forte di quella che può esserci negli USA e in Israele. Dato che ci inginocchiamo sempre, adesso inginocchiamoci per chiedere aiuto agli USA per garantirci almeno la sicurezza qui a Roma.
  Ministro, pensiamo poi a quanto la tecnologia ed il mondo digitale caratterizzino ormai la vita quotidiana di una nazione dagli aspetti più banali ai sistemi complessi, reti, infrastrutture e ICT, che forniscono beni e servizi essenziali. Ed io rabbrividisco se penso alla vicenda datagate, tuttora in corso, che avremo modo di approfondire con l'ex Premier, Enrico Letta, dove risultò palese l'inadeguatezza del nostro Paese non in grado di difendersi nemmeno da altri Governi, e non garante Pag. 14della privacy dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Relativamente a questa prioritaria problematica, le consiglio, Ministro, con molta umiltà, soprattutto dopo averla udita al Copasir, un corso di aggiornamento accelerato in materia di server defence, e non voglio aggiungere altro per non fare lo «sborone».
  Lei è venuto oggi ad informarci sul terrorismo internazionale di matrice religiosa, e mi sarei aspettato che ci avesse detto chiaramente: il nostro problema non è come affrontare l'ISIS, ma il rapporto con il mondo islamico. Sia chiaro, l'ISIS è un ascesso che va inciso prima che tutto il Medio Oriente vada in suppurazione, con esiti catastrofici perché se si consolidasse uno Stato fondamentalista tra Siria ed Iraq, anche di dimensioni ridotte, sarebbe matematicamente certo l'intervento israeliano, l'incendio divamperebbe con violenza maggiore del passato e con esiti imprevedibili. Dunque, non c’è alcun dubbio sull'opportunità di togliere di mezzo l'ISIS, ma questo sopprime soltanto il sintomo, non cura il male, caro Ministro Alfano. Da circa 25 anni l'Occidente è alle prese con il terrorismo islamico e non riesce a venirne a capo. Di volta in volta i salafiti, i jihadi, i talebani, Al Qaeda, Boko Haram, e ora l'ISIS, sono stati la spina nel fianco dell'Occidente, che ha avuto sempre una risposta per tutto: la repressione militare del fenomeno. Ed ogni volta al successo della singola formazione ha corrisposto la nascita di un nuovo soggetto terroristico. Dopo quasi un quarto di secolo è il caso di chiedersi se non ci sia stato qualcosa di sbagliato nel modo in cui è stato affrontato il problema, e lo chiedo anche ai colleghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il problema si chiama ideologia antiterrorista: cosa da non confondere affatto, come avete fatto con la vostra disinformazione, con il contrasto, necessarissimo, al terrorismo. L'errore di base è quello di identificare l'avversario come criminale con finalità politiche. Ne consegue che il potere sfidato non riconosce l'avversario come justus hostis cioè un legittimo avversario bellico, ma solo come un nemico da debellare. L'idealtipo dell'antiterrorismo è quello di un'operazione chirurgica che estirpa una cisti dal corpo sano della società. Il comando delle operazioni passa quindi dalla politica alla dimensione militare, con il risultato di rinunciare a sfruttare gli elementi di debolezza politica dell'avversario e di perdere il contatto con la psicologia dell'antagonista, di cui non si comprendono gli scopi reali. Ma è assai difficile battere un avversario che non si comprende. Peraltro, anche quando riesce l'operazione di battere il nemico terrorista, questo avviene a prezzi economici, politici, e soprattutto umani, irragionevoli e non necessari. Spesso la vittoria sarà del tutto illusoria, perché non si saranno comprese le ragioni politiche e sociali che hanno prodotto il fenomeno, che pertanto potrebbe riprodursi in altra forma poco dopo, e questo è esattamente quello che ci sta accadendo nel caso del cosiddetto terrorismo islamico che risorge costantemente dalle sue ceneri.
  Dunque, la domanda principale è: come fare, cosa fare contro il terrorismo ? Liberarsi dell'ideologia dell'antiterrorismo, partire dalla constatazione che il terrorista è un soggetto politico che fa ricorso a metodi penalmente rilevanti. Poi il magistrato Dambruoso sicuramente mi darà ragione e pertanto l'avversario va studiato freddamente e capito nella sua consistenza politica. Questo non significa rinunciare all'aspetto repressivo, comunque inevitabile, né scegliere la linea della trattativa o tantomeno della resa, ma affrontare lo scontro subordinando l'aspetto repressivo militare e quello politico. Il nostro problema non è il terrorismo islamico, ma il nostro rapportarsi con l'Islam in quanto tale. Ministro, lei è per la guerra delle religioni, che potrebbe sfociare – ormai lo sappiamo – nell'uso di armi nucleari o auspica l'inclusione non conflittuale del mondo islamico nell'ordine mondiale ?
  No, perché, nel primo caso, stiamo facendo il loro gioco, materia banale di intelligence: la guerra di religione è esattamente quello che i jihadisti vogliono. Il problema è capire quale sia stato l'impatto Pag. 15della globalizzazione sull'Islam e le dinamiche che ha innescato. Ci si sarebbe potuti attendere che, proprio in questo processo di globalizzazione, che si concretizza nell'incontro fra Europa e Asia – dove per Europa intendo anche la Russia e l'America –, l'Islam giocasse il ruolo naturale di ponte fra due mondi contigui. Il mondo islamico è quello, invece, che reagisce con la maggiore ostilità allo stile di vita occidentale visto come corrompente. Dunque, c’è un problema culturale da curare nel lungo periodo, ma c’è anche un problema politico che attende risposte più rapide: la mobilitazione del mondo musulmano, i proventi dell'estrazione del petrolio.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANGELO TOFALO. Sin qui l'Occidente ha puntato non sulla parte più modernizzante dell'Islam, ma su quella che sentiva come più alleata politicamente, cioè quella più retriva. Questa scelta poteva avere una sua giustificazione negli anni della Guerra fredda, ma, dall'apertura del processo di globalizzazione, è stata semplicemente suicida.
  Strategicamente, allora, mi chiedo: ci conviene nei confronti dell'ISIS una posizione di scontro netto frontale o agire anche, con la nostra intelligence, cercando di separare la componente baathista, isolando quella fondamentalista, che è quella che vogliamo e dobbiamo battere realmente ? Occorre aprire un discorso molto più ampio che non sia soltanto il problema dell'eventuale intervento armato contro l'ISIS. L'ISIS – lo dico già io qui, oggi –, in qualche modo, sarà battuto, ma solo per scoprire una nuova organizzazione similare chissà da quale altra parte e ricominciare tutto daccapo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La soluzione del problema è come integrare l'Islam nei processi di globalizzazione in modo non conflittuale.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ANGELO TOFALO. Concludo, Presidente. Spero, Ministro, che quanto prima prenda maggiore coscienza del suo ruolo, in modo da capire quanto sia evidente la sua inadeguatezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Alfano per aver subito aderito alla richiesta di informare il Parlamento di fronte all'emergere, anzi al riemergere, tanto più violento del terrorismo di matrice islamica. Questa richiesta è stata fatta per saperne di più, ma anche nella consapevolezza che la politica estera, nei momenti di massima tensione, esige coesione nazionale, tanto più quando ci si ritrova dinanzi ad un nemico, qual è il male totalitario dell'islamismo terrorista, il quale oggi si manifesta con svariate sigle identificabili sotto il comune denominatore di jihadismo, che ha trovato addirittura il modo di costruirsi uno Stato, che, purtroppo, si è costituito – lo dico con estrema amarezza – con l'aiuto dell'Occidente.
  Quello che sta accadendo a poche ore di volo da noi non è una tragedia degli altri: è la nostra tragedia, sia perché non esiste genocidio a cui possiamo essere estranei – il nostro orto ai confini dell'umanità –, sia perché il consolidarsi di uno Stato che pratica al suo interno lo sterminio e punta alla conquista del mondo è una minaccia diretta alla nostra stessa esistenza di popolo libero.
  Prima di tutto il giudizio, signor Ministro: il califfato dell'ISIS, Stato islamico della Siria e dell'Iraq, non è qualcosa che è nato in risposta a presunte sopraffazioni dell'Occidente. Non è vero che la ferocia del terrorismo e delle decapitazioni siano una risposta ai droni o ai missili. Questa volontà di possesso e di eliminazione crudele di chi non si sottomette nasce nell'Islam e oggi nell'Islam è non numericamente, ma culturalmente e militarmente egemone e, comunque, quietamente accettato.
  È singolare, come nota oggi anche il Fatto Quotidiano, in un articolo di Mimmo Pag. 16Lombezzi, quanto segue: perché di fronte ai sacrifici umani dell'ISIS, le esecuzioni, le lapidazioni delle donne e la cacciata dei cristiani, i musulmani non scendono in piazza ? Perché non urlano che la loro fede non ha nulla a che fare e a che vedere con i tagliagole ? È inevitabile dover non solo fermare l'aggressore nelle sue proiezioni di conquista, ma anche fermarlo dove esso esiste e opera contro ogni principio di umanità.
  Limitarsi – anche se è un gesto significativo – a passare armi leggere ai curdi, come ha deciso il Governo e ha avallato il Parlamento, con il voto convinto di Forza Italia, oppure rilanciare con l'idea di una forza di interposizione, sarebbe minimalismo, perché questo vorrebbe dire dare per scontato il diritto di fatto dell'ISIS ad occupare un terzo della Siria e fasce di territorio dell'Iraq, con una costellazione di Stati satellite in varie zone di Libia, Nigeria e Somalia.
  Dunque, è necessario, come si fece con il nazismo, svellere questo cancro. La definizione «cancro», riferita al jihadismo, è di Obama, il quale, nell'illusione che bastasse l'eliminazione fisica di Osama Bin Laden, ha sottovalutato la potenza ideologica e la capacità mimetica di questa malattia mortale della libertà. Infatti, Obama finora ha, di fatto, coccolato, se non addirittura nutrito, questo tumore maligno, incentivando una «primavera araba» fasulla, trovandosi alleato con un'Europa cieca e piegata ai deliri di onnipotenza di Sarkozy.
  Tutto questo ha favorito la destabilizzazione dell'area mediterranea, dalla Libia alla Siria, senza una exit strategy dalle dittature che non consegnasse quelle terre al fondamentalismo stragista dell'Islam. L'Italia deve trovare la forza di un giudizio culturale e politico chiaro: non esiste la possibilità di appeasement con l'ISIS, come ai tempi di Chamberlain, con Hitler che si allargava all'Austria e ai Sudeti.
  Il Califfato recluta da noi, l'Italia è una base logistica per Al Qaeda da molto tempo, e anche oggi, come conferma il Ministro Alfano, il nostro Paese è terra per l'arruolamento e lo smistamento dei combattenti in Siria e in Iraq, bar della periferia di Roma. Il jihadismo è una multinazionale che ha in Gran Bretagna, in Italia e in Belgio le tre sezioni europee di logistica, reclutamento e trasferimento di uomini e donne per sconfiggere l'Occidente. Al tempo del Governo Berlusconi si combatté con le armi dell’intelligence questa battaglia, che subì un colpo decisivo con lo smantellamento dei nostri servizi di sicurezza per via giudiziaria (lei lo ricorderà benissimo, Ministro Alfano).
  Il jihadismo, cioè il terrorismo islamico, in realtà, è un fenomeno, addirittura, autoctono: non ha bisogno di missionari stranieri. Abbiamo lasciato fiorire questo giardino del nostro orrore per anni. La moschea-centro studi di viale Jenner, a Milano, è stata, secondo il Dipartimento del tesoro statunitense, la principale base di Al Qaeda in Europa, attiva in senso jihadista sin dalla fondazione, nel 1988.
  Noi italiani abbiamo interessi importanti nelle aree di crisi dal punto di vista economico ed energetico, ma, ancor più, abbiamo doveri essenziali di difesa della libertà e un patrimonio di ideali che impongono una coesione nazionale, con un ulteriore elemento che lo impone: la situazione è delicatissima, gli sbarchi incontrollati hanno portato e portano con sé – è una certezza statistica – manipoli di terroristi che chiedono e ottengono lo status di rifugiati.
  Abu Omar, per fare un esempio, ottenne asilo politico per organizzare il terrorismo, come ha stabilito in primo grado il tribunale di Milano. «Protagonismo di saggezza e non di parata. L'Italia è inesistente nella crisi, tanto quanto l'Europa è passiva, frammentata, mentre Obama non ha una strategia all'altezza delle circostanze»: questo è Sergio Romano. In questo quadro, l'Italia deve recuperare un sano e forte protagonismo, non semplicemente con gesti da parata, appunto, che pure hanno un senso simbolico, ma riuscendo a coinvolgere su un unico binario le grandi potenze: USA, Russia ed Europa, ma anche Cina, India e Lega Araba.Pag. 17
  L'insegnamento di De Gasperi, filo-occidentale, ma mai nemico di nessuno, che Berlusconi ha saputo portare a compimento con il capolavoro di Pratica di Mare, può fornire a Renzi la chiave, ora che è Presidente del Consiglio europeo, per esercitare un ruolo pacificatore, che, ahimè, oggi non può che passare da un intervento armato di un fronte amplissimo di nazioni e attraverso la necessaria scelta della difesa primaria di Israele, unica democrazia compiuta in quelle terre, e delle minoranze cristiane e non cristiane.
  La questione è che il numero di questi banditori di leve terroristiche è sconosciuto. Proprio per questo, signor Ministro, questa è l'occasione per annunciare, da parte nostra, la presentazione di una proposta di legge per l'istituzione di una Commissione bicamerale permanente di inchiesta sul fenomeno del terrorismo internazionale e sulle sue basi e connessioni in Italia, sul modello della Commissione antimafia.
  La ragione è pratica e simbolica, e vado a concludere: conoscere per meglio deliberare, ma anche conoscere per comunicare l'allarme e per tenere desta un'attenzione che, invece, in Italia, per tema di cadere in una malintesa islamofobia, è colpevolmente scemata. Grazie, signor Ministro, grazie per la sua relazione: quarantacinque minuti che ci hanno consentito di saperne di più. Grazie ancora (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabrizio Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signora Presidente, signor Ministro, colleghi, in questo intervento mi riallaccio ad una serie di cose che sono state dette dal collega Manciulli e dal collega Brunetta; io credo che in primo luogo, noi dobbiamo fare i conti con il salto di qualità che l'ISIS rappresenta, un salto di qualità costituito dal fatto che, in sostanza, abbiamo una forma nuova di terrorismo, un terrorismo che si fa esercito e che punta a farsi Stato, con il controllo di un pezzo cospicuo di territorio. Quindi, non abbiamo più la realtà di Al Qaeda, di un terrorismo che faceva dei colpi di mano, che aveva i kamikaze, ma abbiamo un terrorismo che si coagula in questa forma tra le più pericolose e tra le più efficaci.
  Tuttavia voglio dire che questa constatazione – e io voglio ringraziarla, signor Ministro, di averci offerto un'occasione in cui il Parlamento fa una riflessione senza essere legato ad uno scontro su mozioni, testi e così via, ma fa una riflessione su una cosa essenziale e determinante – comporta anche il fatto che noi dobbiamo riflettere sugli errori che hanno portato a questa situazione, riflettere sul tipo di risposta che va data e, anche, sul salto di qualità che tutto questo rappresenta rispetto all'entità terrorismo nelle società occidentali e nelle società europee. Gli errori ci sono stati e sono stati rilevanti; un errore dell'Occidente è stato indubbiamente quello di ritenersi tranquillo, protetto nel mondo arabo dai Mubarak e dai Ben Ali, da quel tipo di gestione insieme autoritaria, corrotta e parassitaria che però è stata lì ferma per anni e che poi ha lasciato fermentare realtà e situazioni assai serie e assai drammatiche.
  Un altro errore è rappresentato dalla catena di mosse sbagliate sul piano politico-militare che sono avvenute nel corso di questi anni: l'errore di un intervento in Libia senza porsi il problema di che cosa sarebbe successo successivamente, l'errore costituito in Iraq, non dal primo intervento, che era sacrosanto, ma dal secondo, e su questo va fatta un'autocritica da parte di chi, come me, l'ha approvato; un errore derivante dal fatto che, poi, in Iraq, come dire, si è passati da un estremo all'opposto: la componente sunnita che teneva il potere si è vista togliere e annullare l'esercito e annullare il partito e ciò ha rappresentato una fabbrica di terrorismo di vario tipo che oggi arriva fino all'ISIL.
  Un altro errore è stato commesso quando si è manifestata, in contemporanea con la Libia, la rivolta in Siria. Ebbene, nella Libia si decise che era etico intervenire e bombardare, per quanto riguarda Pag. 18la Siria, invece, quando la rivolta siriana era una cosa seria, collocata in una dimensione democratica, la si è abbandonata a se stessa, l'Occidente l'ha abbandonata a se stessa e la conseguenza è stata un rafforzamento di Assad per un verso e dall'altro lato, invece, la radicalizzazione di questa opposizione che oggi è uno dei capisaldi dell'ISIL che va, appunto, non a caso, dalla Siria all'Iraq, che non a caso rappresenta due fra gli errori più rilevanti che l'Occidente ha fatto sul piano politico rispetto a quel tipo di realtà.
  Ma la nostra riflessione rispetto anche al discorso sui combattenti stranieri che tornano in Italia deve essere anche più profonda; ne ha accennato in parte il collega Manciulli; ma non è che siamo all'anno zero, purtroppo, tragicamente, in Italia per quello che riguarda il terrorismo; c’è una storia di terrorismo italiano di estrema destra e di estrema sinistra che ha caratterizzato e ha insanguinato gli anni Settanta e gli anni Ottanta.
  Ma ci vogliamo interrogare sulle ragioni per cui, non tanto in Italia ma addirittura in Inghilterra, emerge che chi ha una propensione terroristica, questa dimensione terroristica la va ad esprimere nell'ISIS, anche se è di lingua inglese, anche se è di carnagione bianca ? Quindi, non c’è una questione razziale ma di orientamento di fondo che può corrodere nel profondo la nostra società, che mette in evidenza degli elementi di crisi drammatica con cui ci misuriamo e con cui dobbiamo fare i conti.
  Da questo punto di vista vorrei osservare all'onorevole Brunetta – questo è un punto, mentre altre parti del suo intervento le condivido – che è decisivo da parte nostra che non si traduca questa vicenda in una guerra di religione. È decisivo per noi avere un rapporto con tutto il mondo arabo moderato. Io credo che ci sia una pulsione terroristica nell'Islam, ma che ci siano anche altre dimensioni nel mondo islamico, e questo lo vediamo per quello che riguarda l'Egitto, per quello che riguarda la Giordania e per quello che riguarda l'ultima evoluzione della Tunisia; lo vediamo anche nella revisione che sta facendo l'Arabia Saudita e lo vediamo negli Emirati. Per noi è decisivo, per bloccare questo fenomeno, che sia possibile convergere insieme Stati Uniti, Unione europea e mondo arabo moderato.
  Voglio dire, sarebbe sbagliato dare una definizione ideologica e univoca a un mondo estremamente articolato. Se negli anni Trenta qualcuno veniva in Europa e vedeva il nazismo, il fascismo o per altro verso il comunismo staliniano avrebbe potuto dire che questo mondo bianco era attraversato razzialmente e culturalmente da una dimensione tutta totalitaria e tutta negativa. Non era così.
  Voglio concludere, signor Ministro, dicendo che ho apprezzato molto il suo intervento e voglio aggiungere anche che considero, al netto degli insulti, l'autocritica che l'onorevole Tofalo ha fatto rispetto all'identificazione e all'esaltazione che del terrorismo ha fatto un altro suo autorevole collega. Oggi il MoVimento 5 Stelle, per fare un'autocritica, ha pensato bene di insultare il Ministro dell'interno. Penso che noi dobbiamo avere la generosità di capire che quando uno commette un errore e non vuole riconoscerlo poi, come dire, si effonde di insulti per mascherare un'autocritica che si è espressa nell'intervento dell'onorevole Tofalo al netto delle vivacità verbali che non ci spaventano. Anzi, riteniamo che sia un'acquisizione allo schieramento antiterroristico la parte finale del suo intervento e per questo lo ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Presidente, Ministro, grazie per la completezza dell'informazione che oggi ci ha voluto dare e che ha toccato davvero gli aspetti più professionali della vicenda, che lei, in questo Ministero, si trova a dover gestire. In questo senso mi sia consentito davvero di ringraziare quel Corpo specializzato di antiterrorismo che lavora proprio presso Pag. 19la Polizia, quindi presso il vostro Ministero, a cui viene riconosciuta una professionalità a livelli massimi, proprio in Europa, dal 1995 in poi. Quindi, l'antiterrorismo italiano sta facendo un ottimo lavoro e la sua relazione ne è dimostrazione, perché davvero ci ha dato con completezza – ripeto – un'informazione che, da un lato, individua punti di novità che andrò velocemente a commentare e a valutare e, dall'altro, ci ha dato delle indicazioni, con la necessaria moderazione che ogni informazione, per evitare che si trasformi in allarmismo, deve contenere. Abbiamo saputo oggi dal Ministro dell'interno, quindi dal suo staff, che, ribadisco per esperienza professionale, è altissimo in termini di professionalità, che la minaccia è sicuramente concreta, perché appartiene a tutto il mondo occidentale.
  Per quanto riguarda l'Italia, appartiene ad un l'Italia che è la sede natale del cristianesimo, e comunque Roma rappresenta una cristianità obiettivo di aggredibilità da parte dell'Isis; ma dall'altro lato ci ha non rassicurato inutilmente, ma ci ha comunicato qual è lo stato del monitoraggio, lo stato dell'investigazione: una minaccia concreta, che però non ha raggiunto ancora il livello della organizzazione che dovrebbe a questo punto diffondere una suggestione di pericolo, che non aiuta il vivere quotidiano.
  In questo senso, aver percepito e aver raggiunto questo tipo di informazione è uno degli elementi di maggior pregio che riconosco alla sua informativa; anche perché tutto questo aiuta a vivere, ed a convivere con un'altra religione, la religione musulmana, che è riconosciuta, come tutte le altre religioni, nel nostro Paese grazie alla nostra Carta costituzionale, e che non ha bisogno di pregiudizi alimentati da false informazioni. Quindi grazie a questa informativa, abbiamo un'ulteriore conferma che il mondo musulmano è sicuramente un mondo da cui proviene questa minaccia, ma proviene da schegge, proviene da parti davvero millesimali, che con debbono rappresentare poi elementi di pregiudizio nella convivenza e nel dialogo con gli appartenenti a questo mondo. Tutto questo aiuterà non solo il dialogo interreligioso, ma aiuterà davvero anche gli operatori della sicurezza a poter monitorare e gestire al meglio questo fenomeno.
  Lei, signor Ministro, ci ha dato anche un'ulteriore informazione che dev'essere valorizzata, perché ogni volta che si parla di terrorismo è facile, vuoi per interesse propagandistico-politico, non condivisibile evidentemente, vuoi per scarsa informazione, per scarsa conoscenza del fenomeno, associare all'immigrazione il fenomeno del terrorismo. Lei ci ha detto chiaramente che è possibile, grazie a questo fenomeno migratorio così pesante, così duro nei confronti del nostro Paese, che possa arrivare dissimulato fra gli immigrati qualche soggetto che ha avuto un passato di terrorista; ma non è quello sicuramente il percorso, lo strumento che viene utilizzato dai terroristi per raggiungere il nostro Paese.
  In questo senso, grazie alle operazioni che il Ministero degli interni in particolare ha effettuato, al di là degli schieramenti politici, va detto che l'obiettivo raggiunto di un rafforzamento, di un riconoscimento di Frontex nella nuova versione valorizzata proprio la settimana scorsa dall'Unione europea, è un raggiungimento quasi personale. Io ho iniziato ad occuparmi insieme al Ministro Alfano di cooperazione in sede mediterranea proprio nel 2009, quando nel G8 di Roma abbiamo valorizzato l'importanza del Frontex antipirateria: bene, sin da allora uno dei suoi obiettivi era quello di dare importanza all'operazione di prevenzione nel Mediterraneo. Oggi, con il riconoscimento dell'Unione europea della settimana scorsa, questo obiettivo è stato riconosciuto; ed è un obiettivo che va ascritto all'Italia, che ritengo non possa essere sottovalutato per questioni squisitamente partitiche.
  Mare Nostrum invece è un fenomeno tutto nostro, tutto italiano, e credo che questo confermi anche la nostra naturale vocazione all'accoglienza, che non dev'essere considerata invece un aspetto che consenta invece ad immigrati in malafede di raggiungere il nostro Paese. Il nostro Pag. 20Paese è un luogo prevalentemente di passaggio per raggiungere altri paesi, probabilmente più fortunati e più ricchi in questo contesto storico del nostro, e quindi noi dobbiamo sforzarci in tutti i modi per agevolare il controllo e l'identificazione di questi soggetti, ma senza – ripeto – creare attività di prevenzione punitiva nei loro confronti.
  Ma quello che mi interessava molto comunicare, signor Ministro, è da un lato valorizzare – ripeto – la professionalità della sua Polizia, Polizia che della settimana scorsa è fuori da questo palazzo per giustamente lamentarsi del quarto blocco consecutivo dei propri salari, dei propri stipendi: 1.200 euro al mese per una famiglia per 100 mila persone che appartengono al blocco della polizia sono davvero poche.
  Secondo me un'attenzione e una sensibilità aiuterà tutti ad una comprensione di tipo politico da parte di questo comparto troppo importante per la nostra sicurezza. Dall'altro lato, signor Ministro, lei ha davvero sottolineato che ci troviamo di fronte ad un fenomeno transnazionale. La transnazionalità è dimostrata anche dalla necessaria cooperazione che le Polizie stanno compiendo, che la nostra Polizia e le nostre Forze dell'ordine stanno portando avanti.
  Signor Ministro lei ha anche un'esperienza da Ministro della giustizia e sa che l'unica cosa che manca all'Italia per poter completare un apparato normativo e istituzionale di prevenzione comparabile con l'Europa è l'istituzione o l'estensione alla Direzione nazionale antimafia anche delle competenze sul terrorismo. Lei sa benissimo che ciascuna indagine su cellule eventuali dell'Isis, laddove si dovessero svolgere, che sorgano o in Veneto o a Reggio Calabria vedrebbero attori singoli sostituti procuratori che si presenterebbero in gruppo ad una riunione centralizzata che si terrebbe eventualmente a Bruxelles, a Londra o Parigi. Tutto questo ci ha sempre mortificato e ha sempre diminuito il valore della nostra capacità di coordinamento in termini di magistratura. Oggi so da lei Ministro dell'interno che il coordinamento della Polizia che già svolge è sempre esaustivo. Questo non basta perché lei sa che la finalizzazione dell'attività della Polizia è verso un processo, un processo che deve essere gestito da magistrature specializzate.
  Per cui davvero la invito a rivalutare, insieme al Ministro Orlando, l'importanza dell'estensione alla Direzione nazionale antimafia anche delle competenze sul terrorismo internazionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Ciccio Ferrara. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Signora Presidente, signor Ministro, abbiamo ascoltato con molta attenzione le sue parole perché speravamo di avere nuovi e ulteriori elementi per aprire una seria riflessione su un tema delicato come quello del terrorismo internazionale. Ci spiace constatare che lei, oggi, purtroppo non ha aggiunto granché rispetto a quanto già abbiamo appreso in questi giorni dalla stampa. Di fronte agli orrori di questi mesi in Medio Oriente, la comunità europea ed internazionale deve intervenire a protezione delle popolazioni civili per porre fine alle barbarie jihadiste e ad una guerra che si trascina oramai da troppi anni. Noi condanniamo fermamente le atrocità commesse dai miliziani dell'Isis verso le popolazioni e gli ostaggi. Le immagini di quelle esecuzioni che hanno fatto il giro del web ci indignano e aumentano la nostra preoccupazione nei confronti degli ostaggi ancora nelle mani di questi assassini.
  Pur tuttavia l'Europa e gli Usa hanno grandi responsabilità rispetto a quanto si sta consumando in quella area. L'assenza di una vera politica estera europea fondata sulla diplomazia e il dialogo e le decisioni errate assunte in questi anni hanno contribuito a creare la minaccia del terrorismo internazionale. Ci piacerebbe sapere come si declinerà nei fatti la nuova strategia della Nato e in che cosa si esplicita la coalizione contro l'Isis e quale sarà la posizione dell'Italia che non è esente da Pag. 21responsabilità per quanto riguarda la situazione che si è determinata in Medio Oriente.
  Sulla Siria e la Libia, ad esempio, non abbiamo compreso quale sia il ruolo dell'Italia nel processo di democratizzazione di quei Paesi. L'impressione è stata quella di un Governo che ha scelto di stare a guardare preferendo la salvaguardia degli interessi economici in quei territori alla pace e alla stabilità...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore. È possibile un po’ di attenzione ?

  FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Il caos iracheno è la diretta conseguenza delle scelte compiute negli ultimi 15 anni anche dai nostri Governi. Restiamo contrari all'invio di armi ai Peshmerga perché vuol dire dare ragione a chi, come l'Isis, sostiene che l'Iraq non esiste più, accelerandone il processo di divisione.
  È incredibile che il Governo abbia assunto tale decisione senza coinvolgere l'intero Parlamento. Nei giorni scorsi il quotidiano Libero ha scritto che dall'Italia sarebbero partiti esperti addestratori militari che avrebbero addestrato alcuni combattenti siriani finiti poi ad ingrossare le fila dell'Isis.
  Se così fosse, sarebbe un errore grave dal punto di vista strategico, grave, sul quale il Governo deve fare chiarezza. Lei su questo punto non ha detto una parola. Oggi serve inviare un contingente ONU a protezione dei civili, con funzione di peace enforcement, a guida europea, e l'apertura di una conferenza di pace nel Medioriente, che coinvolga tutte le forze moderate della regione per isolare economicamente e politicamente ISIS e le forze jihadiste che operano in quelle aree. Serve creare corridoi umanitari a difesa dei civili, su questo l'Italia e l'Europa sono in forte ritardo e il pericolo che le teorie jihadiste e del terrorismo islamico possano fare proseliti anche in casa nostra non può essere sottovalutato. Il fenomeno di reclutamento internazionale da parte dell'ISIS ricorda, ovviamente con le dovute differenze, il contesto storico di quando da ogni parte si andava in Spagna per combattere il franchismo; tuttavia la risposta al pericolo del terrorismo non può consistere nella chiusura degli stati, con l'adozione di politiche repressive, discriminatorie e anti-immigrazione. Non possiamo contrastare un fenomeno di tale portata solo con leggi emergenziali, occorre mettere in campo una serie di politiche che isolino i terroristi jihadisti e la loro propaganda. Il nostro compito è quello di indagare sul perché un giovane cresciuto in una capitale europea decide di partire per combattere a fianco di organizzazioni come l'ISIS, magari scopriremmo che le grandi sacche di disagio in cui spesso sono costretti a vivere gli immigrati possono rappresentare terreno fertile per il terrorismo. Solo la promozione di processi di pace e diplomazia estera, coniugate a politiche inclusive e di integrazione interne agli Stati europei tra culture e religioni diverse, possono rappresentare gli antidoti più efficaci per combattere la perversa spirale guerra-terrorismo. È giunto davvero il momento di mettere via le armi per riconsegnare la parola alla politica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, Ministro, noi siamo profondamente delusi e totalmente insoddisfatti dalla sua informativa, un'informativa da cui emerge una totale assenza di scelte politiche da parte del nostro Governo per fronteggiare in modo serio, chiaro e risoluto il fenomeno del terrorismo islamico. Ci saremmo aspettati di più, ci saremmo aspettati dal Ministro dell'interno e dal Governo italiano una posizione più netta e più dura e soprattutto risposte serie per fronteggiare quei rischi che anche lei ha poc'anzi citato. Ministro, in queste settimane abbiamo assistito a scene e immagini terrificanti, lo sgozzamento e la decapitazione dei due giornalisti sono l'immagine peggiore, più cruda, più violenta, più sanguinaria e drammatica del terrorismo islamico. Pag. 22Sono centomila i cristiani perseguitati costretti ad abbandonare le proprie case e le proprie abitazioni, i propri territori. Abbiamo assistito a scene di violenza, massacri, stupri, siamo di fronte ad un vero e proprio genocidio, siamo di fronte ad una vera e propria barbarie e di fronte a un genocidio come questo, a una barbarie come questa, la risposta internazionale deve e dovrà essere molto più risoluta e molto più determinata.
  Siamo preoccupati però, Ministro, per quello che accade ovviamente fuori dai nostri confini, ma siamo soprattutto e in modo particolare preoccupati per quello che avviene, che sta accadendo e che rischia di continuare ad accadere a casa nostra, ma soprattutto siamo preoccupati da parlamentari per la risposta, o meglio, per la non risposta da parte del Governo che è emersa tra l'altro in questi 45 minuti di nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), 45 minuti di nulla. Siamo preoccupati per la risposta lassista, debole, timida, direi inesistente da parte del nostro Governo di fronte ad avvenimenti di così inaudita gravità, una risposta che continua a tardare ad arrivare, a differenza invece di quello che accade in altri Paesi: ha citato lei la Gran Bretagna, dove il suo Ministro, il collega Theresa May, ha portato immediatamente delle proposte serie per poter contrastare in modo altrettanto serio questo fenomeno.
  Sono cinquanta i terroristi cittadini italiani convertiti all'Islam figli di immigrati clandestini, di immigrati di seconda e terza generazione fiancheggiatori dell'Isis: partono da qui, crescono qui, si educano qui, vengono reclutati qui, si formano qui sul nostro territorio e poi vanno in Siria e in Iraq a esercitare il terrorismo e poi ritornano con il rischio che possano poi portare il terrorismo nel nostro territorio.
  Ebbene, questi soggetti si formano, si educano, reclutano e addestrano non solo attraverso i social network, non solo attraverso la piattaforma digitale – come lei ha citato prima – ma si formano anche e in modo particolare all'interno delle moschee (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). È per questo, Ministro, visto che da parte sua e da parte del Governo non sono state avanzate proposte serie per fronteggiare il fenomeno drammatico del terrorismo islamico, che le proposte le facciamo noi. La prima proposta che la Lega fa e che le chiede e chiede a lei e chiede immediatamente al Governo, è una moratoria sulle moschee, una moratoria sulle moschee (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), sui centri culturali islamici dietro i quali, nella stragrande maggioranza dei casi, si paventano delle moschee stesse.
  Ministro, le moschee, non sono luoghi di culto, lo sa benissimo. Le moschee, spesso e volentieri, sono luoghi di odio, sono luoghi di violenza, sono luoghi in cui si reclutano e si addestrano potenziali terroristi islamici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). La conferma l'abbiamo avuta da un gesto, l'unico raro gesto di buonsenso che lei ha esercitato espellendo dal nostro territorio l'imam di San Donà di Piave. E come l’imam di San Donà di Piave c’è l’imam di Cremona, c’è l’imam di Milano, c’è l’imam di Torino, tutta una serie di imam che sono stati cacciati e allontanati dal nostro territorio perché ritenuti pericolosi per la sicurezza e per l'incolumità pubblica.
  Io, Ministro, credo che non ci sia un Islam buono e un Islam cattivo. C’è l'Islam, l'Islam che si riconosce nel Corano e secondo il Corano il nemico infedele va decapitato; il nemico, se è infedele o viene convertito o viene decapitato e io, con questa cultura, con questa civiltà, non accetto il dialogo e non accetto il confronto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Non accetto il confronto, Ministro, con chi, richiamandomi all'articolo 8 della Costituzione, continua a non sottoscrivere le intese con lo Stato italiano perché, se è vero come è vero che esiste una libertà di culto che noi riconosciamo, esiste anche la necessità, da parte delle confessioni religiose diverse dalla cattolica, di sottoscrivere le intese con lo Stato italiano. Sottoscrivere le intese con lo Stato italiano significa accettare Pag. 23i principi, le regole e i valori fondanti della nostra Costituzione, della nostra società e del mondo occidentale.
  Le comunità islamiche non lo fanno. All'interno delle comunità islamiche, le moschee sono dei veri e propri luoghi di segregazione di genere. Nella comunità islamica, la donna non è uguale all'uomo, nella comunità islamica la donna viene segregata e ha diritti e doveri nettamente inferiori a quelli dell'uomo. Io, con una società e una cultura che non riconosce il ruolo della donna non accetto alcuna forma di dialogo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) e mi piacerebbe che anche le femministe di sinistra, sempre pronte a difendere le donne, in questo caso, difendessero il principio di eguaglianza della donna rispetto all'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Siamo al paradosso, siamo all'assurdo che il filone del terrorismo islamico emerge nella sua gravità e, dall'altro lato, ci sono amministrazioni, in modo particolare amministrazioni di sinistra, che stanno autorizzando sui territori nuove moschee, nuovi centro culturali islamici, con un senso di irresponsabilità nei confronti della società e nei confronti dei territori estremamente gravi.
  Quindi, c’è una proposta di legge della Lega, una proposta di legge che chiede quattro cose: chiede la tracciabilità dei capitali e dei finanziamenti, chiede le prediche in lingua italiana, chiede il registro degli imam e soprattutto chiede, per la possibile edificazione di nuove moschee un esercizio democratico primario che è il referendum: sia il popolo a decidere se sul proprio territorio e sul proprio comune ci devono essere delle moschee (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Concludo: Ministro, lei è il padre di «mare nostrum», la peggiore operazione di immigrazione clandestina mai esercitata sul nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). L'immigrazione clandestina è veicolo di terrorismo e lei ne ha la responsabilità. Le chiediamo nuovamente per la milionesima volta: sospenda e blocchi immediatamente un'invasione controllata, anzi incontrollata come è «mare nostrum».
  E chiudo Presidente. Io credo che sia finito il tempo del buonismo, il tempo del perbenismo, il tempo delle politiche filo immigratorie, il tempo delle politiche filo islamiche. Ministro, la smetta di fare il Ministro dei clandestini e torni a fare il Ministro dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianpiero D'Alia. Ne ha facoltà.

  GIANPIERO D'ALIA. Signora Presidente, signor Ministro dell'interno, vorrei ringraziarla anche a nome del nostro gruppo parlamentare per l'esauriente informativa su un argomento che pensavamo fosse limitato a singoli episodi o a sacche di integralismo circoscritte in ambiti geografici limitati. Invece, purtroppo, non è così e forse in questi ultimi anni vi è stata anche una certa sottovalutazione del fenomeno a livello internazionale ed europeo. L'offensiva dell'ISIS ci ha riportato tutti con i piedi per terra e ci ha mostrato immagini che speravamo fossero state definitivamente archiviate dall'immaginario collettivo. Immagini che hanno un forte potere emulativo, violenze che hanno come obiettivo popolazioni inermi e preziosi ostaggi, buoni per i riscatti e ottimi per la loro forte presa mediatica sui Governi occidentali. Si tratta di messaggi inviati per intimidire le democrazie occidentali nemiche dell'Islam, in base ad una tecnica già sperimentata da Osama Bin Laden e da Al Qaeda. Ora tocca all'ISIS e a Boko Haram, che letteralmente significa: «l'educazione occidentale è peccato», a conferma di quanto detto, che usano quelle immagini come propaganda militare e come strumento di proselitismo.
  La sua relazione, signor Ministro, conferma che siamo di fronte ad un fenomeno ancora più pericoloso e più organizzato. Ricordiamo tutti il giornalista Pearl decapitato in Pakistan nel 2002 da Al Qaeda e l'americano Berg nel 2004 decapitato da Pag. 24al-Zarqawi in persona, cui seguirono altre decapitazioni non solo di cittadini americani. A dieci anni di distanza il metodo, il messaggio, le immagini e lo scopo non sono cambiati, il tutto in nome di una visione della religione, quella oltranzista sunnita, che nega la libertà di religione e colpisce tutti coloro che non professano il loro credo, senza risparmiare neanche chi è musulmano, ma non sunnita e chi è sunnita ma è moderato. Siamo in presenza di un nuovo olocausto e di forme di pulizia etnica e di fanatismo religioso inimmaginabili, con forme e mezzi di gran lunga superiori al passato, e questo riguarda innanzitutto i cristiani. L’escalation dell'ISIS che, dopo la primavera araba e la caduta dei vecchi leader arabi, ha visto aperte le possibilità di rimettere in gioco i confini basandosi però sulle divisioni religiose, non preoccupa solo noi occidentali; preoccupa anche quei Paesi del Medio Oriente che temono che la furia cieca delle truppe dell'ISIS attecchisca e incendi anche i loro territori, al cui interno già si possono contare cellule simpatizzanti e attratte dal disegno del nuovo califfato. Le bandiere nere dell'ISIS fanno paura da una parte e attraggono dall'altra e attraggono in particolare sia quei ragazzi di seconda e terza generazione che vivono nelle grandi metropoli europee e che vedono nel progetto di al-Baghdadi lo strumento per un loro riscatto sociale ed economico, che quei soggetti che non hanno problemi economici, ma che non accettano alcuna forma di integrazione. Solo così si spiegano le notizie che gli arruolamenti anche nelle periferie di Londra e di Parigi.
  Ma se questo ha una giustificazione di ordine sociale dobbiamo anche chiederci chi finanzia l'ISIS, da dove arrivano i soldi per comprare armi e mezzi di cui dispongono in abbondanza le milizie ISIS. I successi nella lotta alla mafia sono aumentati quando si è iniziato a seguire il corso del denaro e, strozzando quei flussi di denaro illecito, si è cominciato ad ottenere risultati importanti. Lo stesso vale per il terrorismo di qualunque matrice e così dovrebbero fare tutti i Paesi coinvolti da questa nuova ondata, anche quelli mediorientali. E non è un caso che il Grand Mufti dell'Arabia Saudita abbia definito l'ISIS la forza terroristica più ricca del mondo. In questo modo verrebbero a galla anche le connivenze più o meno celate di alcuni Paesi e anche di molte grandi e ricche società internazionali.
  Signor Ministro, lo ha detto bene nella sua relazione, il nostro Paese e l'Europa tutta sono esposti al terrorismo di matrice jihadista da anni, sia in termini di reclutamento che come meta di possibili attentati. In particolare, per quanto riguarda l'Italia, che è una sorta di terra di mezzo, occorre prestare attenzione a quelli che gli analisti chiamano jihadisti di ritorno.
  Il pericolo è, infatti, quello dei cani sciolti, che arrivano in ogni modo, non solo attraverso gli sbarchi, come si vuole surrettiziamente e falsamente rappresentare. Gente che torna dai principali teatri di guerra o guerriglia con l'intento di reclutare nuove leve tra gli scontenti che ci sono e sono molti. Per questo è importante l'iniziativa del Governo di partecipazione alla coalizione anti ISIS e tutte le iniziative di carattere internazionale che il nostro Governo ha assunto.
  Occorre innalzare, quindi, il livello di attenzione – e su questo tema le nostre Forze dell'ordine, come lei ha ricordato, sono preparate – anche a quegli ambienti dove è maggiore il rischio di reclutamento e il condizionamento dei giovani: i centri di aggregazione e le carceri, soprattutto, dove vi è una nutrita presenza di giovani borderline.
  Confidiamo, quindi, nell'operato delle nostre istituzioni e nell'attività di intelligence, d'intesa con gli altri Paesi, per scongiurare ogni possibile minaccia all'interno del nostro Paese e appoggiamo ogni utile azione volta a indebolire le cellule terroristiche dell'ISIS in Siria e in Iraq. Nel contempo, dobbiamo essere bravi a non esasperare i rapporti con gli altri Paesi dell'area, a partire dall'Iran, che, in questa situazione, sembra aver scelto la strada della distensione. E non dobbiamo sottovalutare il ruolo internazionale della Pag. 25Russia e ciò che, in termini positivi, questa nazione può fare in questi scenari. È questo un compito che deve svolgere l'Europa e, in Europa, l'Italia, prima che lo facciano altri.
  Signor Ministro, i fatti di questi giorni mettono drammaticamente in luce un fenomeno per molto tempo sottovalutato dai mezzi di comunicazione di massa e anche da tutti noi: la persecuzione per fini religiosi e, in particolare, la persecuzione dei cristiani nel mondo. È un fatto che deve interrogare molto di più le nostre coscienze e deve stimolare più efficacemente le nostre azioni non solo sul fronte internazionale e della nostra politica estera, ma anche sul fronte interno, avendo il coraggio di denunciare il fanatismo religioso e l'odio anticristiano senza alcuna riserva o senza aver paura di essere politicamente scorretti.
  Signor Ministro, lei, nella sua relazione, ha indicato la necessità di fare alcuni interventi legislativi che affinino le armi di contrasto al terrorismo di carattere internazionale, che noi riteniamo molto opportuni e necessari, sia per quanto riguarda la ridefinizione del reato di terrorismo internazionale e il concetto globale di sovversione sia per quanto riguarda l'inasprimento delle pene...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIANPIERO D'ALIA. Mi avvio alla conclusione, signora Presidente... sia per quanto riguarda anche lo stimolo ai fenomeni di collaborazione e di pentitismo, oltre che la tracciabilità delle risorse che vengono impiegate, anche indirettamente, in questo settore del crimine.
  Credo che a questo dobbiamo aggiungere l'investimento sulla professionalità delle nostre Forze dell'ordine e dobbiamo rendere più efficiente il sistema Schengen, separando esattamente l'attività di garanzia del diritto di asilo da quella di contrasto allo sfruttamento e all'organizzazione dell'immigrazione clandestina. Dobbiamo assumere una forte iniziativa diplomatica in Libia ed essere noi capofila dell'Europa nell'attività di normalizzazione della situazione interna a quel Paese non solo per i nostri interessi economici e le tradizionali relazioni con quel Paese, ma anche e soprattutto perché quella è la principale fonte dei nostri guai con i flussi migratori.
  Signor Ministro, io penso che i tempi siano anche maturi, sulla base della sua relazione...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIANPIERO D'ALIA. Ho concluso... anche per introdurre e reintrodurre il tema, affrontato nelle passate legislature, di una nuova legge sulla libertà religiosa. Non basta il monitoraggio, che sa di prevenzione poliziesca. Nel 2004-2005 fu istituita una consulta interreligiosa, che serviva a separare l'Islam moderato dai fanatici...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole D'Alia.

  GIANPIERO D'ALIA. È solo promovendo questa cultura del dialogo serio che noi sconfiggeremo, anche nel nostro Paese, il seme dell'odio, dell'intolleranza religiosa e del terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, Ministro Alfano, dispiace non poterci unire al coro maggioritario di persone che hanno apprezzato la sua relazione, non perché non sia stata una relazione densa di dati e di ricostruzioni.
  Infatti, riteniamo che la sua relazione sia stata altresì carente sul piano delle proposte, sul piano operativo, sul piano dei programmi e delle intenzioni, da parte del suo Governo, rispetto al terrorismo cosiddetto religioso ed ai rischi che questo terrorismo cosiddetto religioso ha nei confronti dell'Europa, ma soprattutto, mi consenta, dell'Italia, un aspetto troppo trascurato.
  Ci ha fatto una sorta di relazione didascalica, nella quale comunque non Pag. 26emergono degli elementi di criticità importanti, non solo quelli relativi alla posizione geopolitica dell'Italia, questa sorta di piattaforma che si proietta nel Mediterraneo e che ha delle relazioni evidenti, a poche centinaia di chilometri di distanza dalle sue coste, con il nord Africa, il Medio oriente, i Balcani.
  C’è un deficit di carattere strategico, ma c’è anche una colpevole assenza di dati, che ricaviamo dall'ONU.
  Per esempio, non so se lei ha letto che, dal gennaio 2014, quindi nell'arco di poco più di otto mesi, abbiamo avuto oltre 700 vittime, bambini, o uccisi o mutilati da questa guerra assurda ed abbiamo migliaia di altrettanti bambini tredicenni che sono stati reclutati dal terrorismo islamico, dall'Islamic State, ma anche reclutati come potenziali suicidi, quei bambini che, magari per romanticismo, per imprudenza, per generosità, per distrazione, per entusiasmo, aderiscono a proposte terroristiche senza saperle e poterle neanche collocare. Sono dati che ci provengono dall'Alto commissario ONU per i diritti umani. Sono dati che ci vengono dal rappresentante ONU per l'infanzia e per i minori.
  Sono dati di fronte ai quali non sarebbe poi così oneroso e così dispendioso assumere un'iniziativa.
  Infatti, l'impressione è che qui, quando si viene ad informare il Parlamento rispetto a fatti... Io la ringrazio per questo: siamo stati i primi a chiedere una sua informativa il 27 di agosto, successivamente agli episodi accaduti in Veneto e quindi, insomma, noi la ringraziamo per essere venuto qui, alla ripresa dei lavori, dopo la pausa estiva, in aula a raccontare quello che abbiamo potuto ascoltare, ma ci sono comunque delle «latenze» che sono evidenti.
  La differenza, mi permetta, si capisce anche molto bene, è nitida: gli Stati Uniti d'America – certo, insomma, c’è un'asimmetria di fondo – distanti decine e decine di migliaia di chilometri dal Golfo Persico, dal nord Africa e dal Medio oriente, percepiscono la tragedia di una sorta di guerra terroristica e decidono magari anche di fare, senza ammetterlo, una sorta di autocritica – lo diceva anche qualche collega, nelle sue riflessioni prima di me – rispetto agli interventi militari, a come sono stati gestiti, alla scarsa capacità poi, appunto, di creare un nuovo ordine.
  Più di recente, dopo gli interventi nel Golfo Persico e dopo la guerra in Iraq, la prima e la seconda guerra in Iraq, abbiamo tutti potuto subire le conseguenze negative di qualche agitatore occidentale delle cosiddette primavere arabe, immaginando che, da lì, potesse prendere forma una sorta di democrazia partecipativa riconosciuta e che, quindi, i popoli, che guardano all'Italia ed all'Europa dal Mediterraneo, potessero essere in qualche maniera avvicinati alla civiltà occidentale ed alle forme di Stato e di organizzazione della cosa pubblica che noi pratichiamo da qualche secolo.
  Mi pare che i risultati siano stati assolutamente negativi.
  Mi pare che gli Stati Uniti d'America, pur facendo ammenda, con il Presidente Barack Obama, abbiano dato una sorta di cronoprogramma rispetto agli interventi (ci sono stati 145 bombardamenti, la città del nord dell'Iraq, Mosul, è stata «liberata», lo dico tra virgolette, i peshmerga curdi l'hanno riconquistata grazie anche a questo intervento militare).
  Noi siamo arrivati tardi.
  Siamo arrivati tardi ed io penso, Ministro Alfano, che il popolo italiano non si senta granché sicuro nelle vostre mani.
  Intanto, non si sente sicuro perché voi rappresentate una coalizione eterogenea, non siete d'accordo su nulla, neanche sulla dichiarazione dell'ora esatta; non siete d'accordo sulla politica economica, non siete d'accordo sulla politica estera e, quindi, c’è molta approssimazione. Il popolo italiano non si sente sicuro nelle vostre mani perché a oltre due anni di distanza dall'incidente occorso alla nave battente bandiera italiana nell'Oceano Indiano, la Enrica Lexie, come sapete i due soldati Latorre e Girone sono ancora prigionieri in India. Ne parleremo di qui a breve nell'affrontare il decreto-legge di proroga delle missioni internazionali o Pag. 27almeno noi intendiamo porre la questione all'interno della discussione su quel decreto-legge. Ieri, il Ministro degli esteri indiano ha di fatto sbugiardato il nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi, dicendo che non esistono soluzioni diplomatiche possibili perché c’è un processo in corso e, invece, voi per due anni ci avete portato a spasso dicendo che comunque la questione sarebbe stata affrontata e risolta dai Governi e non dai magistrati.
  Non si sente sicuro, il popolo italiano, perché tutte le principali crisi regionali, come già detto in lungo e in largo, non soltanto da noi di Fratelli d'Italia, si stanno sviluppando davanti a casa nostra nella totale assenza politica e diplomatica dell'Italia e nella sua inefficace presenza. Abbiamo parlato della Libia, ma c’è anche la Siria, l'Egitto, la Palestina e il sempiterno conflitto con Israele. In particolare, sottolineo il fallimento del vertice NATO, Ministro Alfano, su cui lei è stato molto evanescente. Mi pare che il vertice di Cardiff in Galles sia stato assolutamente incapace di recepire la richiesta italiana di attenzionare, non solo la questione ucraina e la questione irachena, ma anche la questione libica. La Libia è lì, a due passi dalle coste italiane; la Libia, se non viene normalizzata e stabilizzata, rappresenta una minaccia.
  E aggiungo e concludo che il popolo italiano non si sente affatto sicuro nelle vostre mani e in particolare nelle sue mani, Ministro Alfano, che è stato prima il Ministro del reato di immigrazione clandestina e poi il Ministro dell'abolizione del reato di immigrazione clandestina. È stato il Ministro, insieme al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, dell'operazione Mare Nostrum con tutti i rischi che si porta dietro, anche rischi nel traghettare questa sorta di guerra terroristica di matrice religiosa, come l'abbiamo definita fin qui.
  Ecco, concludo, Presidente, Ministro Alfano, colleghi, invitandola a essere più concreto, invitando il Governo a farci capire come intenda mettere in sicurezza la penisola italiana e i suoi abitanti rispetto ai rischi che sono stati così ben fotografati nella sua relazione. Ma lei non fa il fotografo o il radiologo, fa il Ministro e ci dovrebbe dare degli indirizzi, ci dovrebbe dire come si fa, ci dovrebbe dire come l'Italia può tornare...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABIO RAMPELLI. ... protagonista nel Mediterraneo, come l'Italia può reagire ai rischi che si sono ormai insinuati anche a causa delle politiche sbagliate in casa nostra.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signora Presidente, signor Ministro, abbiamo ascoltato con attenzione e preoccupazione le informazioni che lei ci ha voluto dare e che si affiancano ad altre cifre, altri numeri che abbiamo raccolto dalle molte fonti aperte disponibili in questi giorni. Una per tutti, The Washington Post, che è una fonte particolarmente vicina all'ambiente dell'amministrazione americana, quindi certamente attendibile, e che dice che sono già 20 mila i combattenti stranieri che sono partiti per la Siria da almeno 83 Paesi (700 dalla Francia, 400 dal Regno Unito, tutti giovani, molto determinati, addestrati, convertiti) e 7 mila, come dicono i servizi di intelligence americana, sono in partenza e alcuni di loro pensano di rientrare in Europa per portare la guerra anche in Europa. Bisogna guardare in faccia queste cifre, questi fatti, senza rimuoverli. E da questa vicenda, anche dalle indicazioni che lei ci ha dato, ne traiamo alcuni ammonimenti. Il primo: lo Stato Islamico della Siria e del Levante non è una follia, è un fatto, è un progetto lucido, soprattutto intende essere un progetto definitivo, una guerra non convenzionale che mette insieme un esercito fortemente attrezzato e molto efficiente. Molti ufficiali vengono dalle file dell'esercito di Saddam, sciiti cacciati via dopo la caduta di Saddam, laici, quando appartenevano al partito Baath, e che adesso organizzano le file dell'esercito dell'Islamic State.Pag. 28
  Dall'altra parte la ferocia di un terrorismo, come diceva lei, liquido cioè un terrorismo che non conosce patrie, bandiere, frontiere e, quindi, ancora più pericoloso. Non è una guerra di religione: è stato detto. Qualcuno forse travisa il significato di questa affermazione. Non è una guerra di religione e non si rivolge soltanto ad anime e a menti deboli ed è vero, come dice il collega della Lega, che non c’è un Islam buono e un Islam cattivo. C’è solo un Islam, però a noi sembra che l'Islam che conosciamo non abbia nulla a che fare con la caricatura sanguinaria, sanguinosa, violenta, drammatica, feroce che è stata costruita nelle azioni di questi giorni. Se immaginiamo le cause di ciò che sta accadendo, siamo di fronte ad una miscela di fanatismo religioso, ma anche di malessere sociale e di tutto questo dobbiamo tenere conto quando proviamo a capire quali siano i deterrenti, i mezzi, ciò che serve per arginare la capacità di seduzione forte che questa guerra sta assumendo. Non esistono scorciatoie, non esistono divagazioni, come non pensiamo che i terroristi e i macellai siano compagni che sbagliano. Non pensiamo nemmeno che, come monatti, occorra dare la caccia all'untore, occorra vedere in ogni immigrato un potenziale terrorista o un portatore di malattie infettive. Come non esistono le scorciatoie che sono state adottate negli anni precedenti, le extraordinary rendition, la negazione dei diritti fondamentali, dei diritti umani anche dei prigionieri, anche dei detenuti. Sappiamo che cosa abbia prodotto quella scelta all'amministrazione Bush: una mescola di risentimento e di proselitismo del quale paghiamo il prezzo ancora oggi.
  Apprezziamo la sua decisione di non sottovalutare quanto sta accadendo, ma ci preoccupa ciò che lei ci riferisce da parte delle nostre agenzie di intelligence; quando sentiamo che dal loro punto di vista non ci sono evidenze investigative ci torna in mente il modo quasi liturgico con cui questa affermazione è stata utilizzata in passato. Non c'erano evidenze investigative nemmeno il giorno dopo l'esplosione dello scandalo del datagate. Eppure queste evidenze, al di là della capacità investigativa dei nostri servizi, sono già nei fatti di cui ci dobbiamo occupare.
  Occorre un salto di efficienza e di qualità dei nostri servizi. Sei mesi fa i servizi negarono che ci fosse un solo foreign fighter, un solo combattente straniero italiano e adesso scopriamo da fonti che non sono soltanto i nostri servizi, che ci sono decine di italiani convertiti che si apprestano ad andare a combattere o sono già andati a combattere.
  Concludo, signora Presidente, noi non possiamo certamente voltarci dall'altra parte. Questa non è una guerra religiosa, non è una guerra di civiltà ma è una guerra che assume a tratti anche la dimensione del genocidio. Non basterà evocare l'attenzione della comunità internazionale. Dovremo metterci la faccia tutti perché quello che sta accadendo fuori da qui riguarda ciascuno di noi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti – Socialisti europei).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Presidente, da sempre la religione è stata usata per giustificare i crimini più atroci. Nella storia c’è una lunga scia di sangue e di violenza cui tutte le religioni hanno dato il loro contributo. Oggi per terrorismo religioso si intende soprattutto il terrorismo islamico con il rischio di includere, sbagliando, in una generalizzata condanna tutto l'Islam: quello moderato che, per fortuna, è l'assoluta maggioranza ma anche quell'Islam che, pur essendo fondamentalista nel credo, non mira allo scontro violento o all'imposizione di questo credo. Anche per questo motivo non dobbiamo parlare di terrorismo religioso o di matrice religiosa ma semplicemente di terrorismo. Le azioni di quell'esercito criminale chiamato IS vanno oltre lo stesso terrorismo. Si tratta di pura macelleria perpetrata non contro un esercito ma contro donne, bambini e bambine, giornalisti, volontari. Le immagini che vengono diffuse sono di un'atrocità tale da farne Pag. 29quasi sospettare l'autenticità. Ma come combattere un nemico del genere con il quale non può esserci nessun dialogo, nessuna trattativa ? Tra le tante risposte possibili c’è quella economica.
  Così come è avvenuto per la lotta alla mafia o al terrorismo, è necessario capire chi finanzia il califfato, da dove arrivano i flussi finanziari che permettono all'IS di acquistare armi e di fare nuovi adepti e, soprattutto, a chi viene venduto il petrolio di cui sono in possesso: cosa quest'ultima non difficile, perché si tratta di oleodotti, di cisterne.
  Si parla spesso del Qatar, ma anche di alcuni Paesi dell'ex blocco sovietico, che avrebbero fornito gli armamenti e, tra questi Paesi, secondo alcune fonti giornalistiche tutte da verificare, ci sono anche alcuni Paesi che fanno parte dell'Unione europea.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. Sono questi i canali da ricercare e da chiudere e non, come sostengono alcuni colleghi, i canali che consentono a migranti e profughi di fuggire da quell'orrore e da quella barbarie. Noi quei profughi e quei migranti abbiamo il dovere di accoglierli (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Questo era l'ultimo intervento. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Sulla grave calamità naturale che ha colpito alcuni comuni della Puglia (ore 17,07).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea ed il rappresentante del Governo). Onorevoli colleghi, prima di passare al tema successivo, vorrei attirare la vostra attenzione su quanto sta accadendo nel territorio del Gargano, che, come sapete, la scorsa settimana è stato colpito da una grave calamità naturale: c’è stato un violento ed intenso nubifragio, che si è abbattuto su numerosi comuni della zona, tra cui, in particolare – spero di non tralasciare nessuno – quelli di San Marco in Lamis, di Peschici, San Giovanni Rotondo, di Rignano Garganico, di Vieste, di Vico del Gargano, di Cagnano Varano e Rodi Garganico.
  Questo è successo allagando le strade, causando frane e smottamenti, nonché l'esondazione di torrenti e fiumi, le cui acque si sono riversate con violenza sui centri abitati, ma anche sui campeggi e sulle spiagge. Due persone, come sapete, sono rimaste uccise e numerose famiglie sono state evacuate.
  In questo drammatico momento per la popolazione pugliese, voglio esprimere a tutti coloro che sono stati colpiti da una così grave sciagura, i più sinceri sentimenti di solidarietà e di vicinanza dell'intera Assemblea e, attraverso l'Assemblea, di tutto il Paese. Alla solidarietà si unisce un commosso omaggio alle vittime, nonché l'espressione del più sentito cordoglio ai loro familiari.
  Desidero, inoltre, manifestare l'apprezzamento di tutta la Camera e mio personale nei confronti di tutti coloro che, con coraggio e con abnegazione, hanno prestato la propria opera di soccorso. Mi riferisco, in particolare, sia al personale delle istituzioni pubbliche, sia ai tanti, tantissimi, che volontariamente si sono prodigati per portare il loro aiuto. Invito ora l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).
  Adesso darò la parola per alcuni interventi. Ha chiesto di parlare la deputata Mongiello. Ne ha facoltà.

  COLOMBA MONGIELLO. Presidente, cari colleghi, rivolgo un pensiero alle vittime di questa tragedia che ha ricordato la signora Presidente. Voglio ricordare Antonio, giovane di 24 anni, morto per accudire gli animali che facevano parte della sua vita e del suo futuro. La morte di Antonio è l'emblema di un territorio che ha disperatamente lottato contro la furia degli elementi naturali che si sono abbattuti in uno dei begli angoli del nostro Pag. 30Paese. Il Gargano è stato interessato da una delle più grandi alluvioni che ha mai interessato il Mezzogiorno d'Italia, un evento che abbiamo definito eccezionale, ma io oso dire che eccezionale non lo è più da molto tempo, a causa dei cambiamenti climatici che stanno interessando anche il nostro Paese.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore un po’ di attenzione, anche perché la collega Mongiello è molto toccata per questa commemorazione. Per cui, per favore un po’ di attenzione.
  Prego, deputata Mongiello.

  COLOMBA MONGIELLO. La provincia di Foggia è una delle aree che definivano più siccitose d'Italia. Pensate, colleghi: l'acqua caduta in quattro giorni sul Gargano è pari alla quantità di acqua caduta in quindici anni. Il Parco nazionale del Gargano – molti di voi lo conoscono, me ne hanno riferito in questi giorni – scrigno di biodiversità e di rara bellezza naturale è devastato da fango e detriti; il mare, così come lo avete visto nelle immagini televisive, è per oltre un chilometro dalla costa di colore scuro, a causa del fango che galleggia. Sono 6 mila le persone interessate dall'alluvione, una tragedia vera, al cospetto della quale siamo chiamati a svolgere, con rapidità, efficacia ed efficienza, la nostra funzione di legislatori e governanti. Le imprese turistiche ed agricole chiedono interventi immediati, l'acqua ha sommerso villaggi turistici come campi di pomodori, in piena fase di raccolta. Lo sanno i colleghi che sono con me in Commissione agricoltura che siamo la terra del Tavoliere, produciamo circa il 90 per cento di pomodoro lungo di questo Paese, metà del quale è completamente distrutto, con grave perdita di reddito e di lavoro, ma allo stesso modo ricordo i lidi balneari, alla pari dei campi di ortofrutta, spazzati via in pochi istanti; vigneti e uliveti sott'acqua, e rischiano di asfissiare. Oggi, una stima approssimativa che hanno fatto le organizzazioni agricole e che precederà domani la visita del Ministro Martina ha già quantificato una perdita di circa 60 milioni di euro.

  PRESIDENTE. Concluda, deputata Mongiello.

  COLOMBA MONGIELLO. Turismo, territorio, biodiversità, cibo di qualità sono i grandi successi del nostro territorio di cui noi abbiamo, purtroppo, assistito alla cancellazione per sempre in molti punti della nostra provincia.
  A fronte della tragedia – e concludo, Presidente – vissuta dalle popolazioni del Gargano, il nostro compito è supportare e stimolare il Governo ad adottare, quanto prima, provvedimenti per risarcire e ristorare le imprese dai danni dell'alluvione ed evitare che il Gargano continui a franare. Dobbiamo tutti, tutti insieme, salvaguardare il nostro territorio dal dissesto idrogeologico; questa è la più importante opera pubblica di cui ha bisogno il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giuseppe D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, è inutile dire che il MoVimento 5 Stelle si unisce al dolore per la perdita di cittadini – in questo caso pugliesi, ma periodicamente ci troviamo a piangere dei morti, ogni volta di una provenienza diversa – e anche in questo caso ci troviamo di fronte a quella che, paradossalmente, sembra essere una calamità naturale. Ormai non le chiamiamo più alluvioni o piogge torrenziali, adesso ci siamo inventati questa parola che è bomba d'acqua. In realtà, probabilmente, la vera bomba è rappresentata dall'azione dell'uomo, quella che sta distruggendo territori quale quello del Gargano, un territorio bellissimo, con una vocazione enogastronomica, turistica, un posto che va bene così com’è e dove invece da anni qualcuno – che adesso si ostina, anche in questo momento, addirittura, odiosamente, a fare passerelle in quel territorio – è invece autore e protagonista di quel disastro, quel disastro che adesso porta a questi morti.Pag. 31
  E allora, Presidente, noi vogliamo proporre, anche in questo caso, di fronte a questi morti, quanto prima di passare ai fatti concreti, visto che si avvicina l'autunno. E i fatti sono calendarizzare immediatamente, ad esempio, le nostre proposte sul dissesto idrogeologico e sul consumo di suolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quando invece vediamo, Presidente, che al contrario, con i progetti di legge che stanno arrivando adesso in discussione in Parlamento, come per esempio quello del Ministro Lupi, si vuole sbloccare ulteriormente la cementificazione, proprio addirittura nei campeggi dove ci sono stati questi morti. E allora, Presidente, dimostriamo una volta tanto che quest'Aula, oltre che commemorare i morti, serve magari a prevenirli i morti. Preveniamo i morti, invece che piangerli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), indipendentemente dalla loro regione, indipendentemente dalla loro vocazione. Pensiamo, una volta tanto, che quel suolo è un suolo di tutti e dobbiamo proteggerlo.
  Presidente, voglio concludere con una frase che spero davvero rimanga negli atti e magari anche nei futuri atti che questo Parlamento vorrà approvare. Oltre che magari piangere i morti, oltre che difendere le famiglie, nell'ordine proprio della prevenzione c’è un detto africano che voglio sposare: ricordiamoci – dicono gli africani, riferendosi ai propri figli e ai propri genitori – che la terra non è nostra, la terra ci è solo stata prestata dai nostri figli. E per la terra intendo il suolo, non pensate ad una cosa distante, a una cosa lontana; è quella sulla quale poggiamo i nostri piedi e sulla quale poi magari arriva una bomba d'acqua e vediamo i nostri parenti morire. Andiamo oltre.

  PRESIDENTE. Concluda, per favore, deputato D'Ambrosio.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, concludo dicendo: vi prego, calendarizziamo quanto prima questi atti e passiamo dalle parole ai fatti, perché non servono aiuti, ma azioni concrete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà. Per favore, colleghi, stiamo nei tempi.

  ROCCO PALESE. Presidente, anche il gruppo di Forza Italia esprime dolore e cordoglio per le vittime e per tutto quello che purtroppo è successo sul Gargano, così come esprimiamo solidarietà alle genti e a tutto quel territorio, che in pochi anni è stato purtroppo oggetto, non molti anni fa, di un terremoto, di un incendio di vastissime proporzioni e adesso dell'alluvione che è arrivata con le intemperie. Né penso che oggi sia fruttuoso andare ad individuare quali siano le responsabilità in riferimento all'edificazione e quant'altro. È uno stato di fatto. Le responsabilità ovviamente ci sono, poi la natura purtroppo fa il resto.
  Piuttosto, penso che ci sia ulteriormente da evidenziare quanto già questo Parlamento ha fatto esprimendosi con più mozioni in riferimento alla possibilità, da parte del Governo italiano e delle pubbliche amministrazioni, di poter più utilizzare le risorse disponibili, per competenza e cassa, pronte per essere spese, per il dissesto idrogeologico – in questo caso anche eventualmente con un'estensione per erosione delle coste – per essere «nettizzate» dal Patto di stabilità, in particolare proprio per le regioni del sud. Siamo cioè in presenza di regioni che hanno risorse comunitarie che possono essere spese e utilizzate per la prevenzione, per fare interventi sul dissesto idrogeologico dei vari territori, compreso il Gargano, e che non possono essere spese per il rispetto del Patto di stabilità. Almeno per questi eventi, che ci venga data dall'Europa questa possibilità e che il Presidente del Consiglio intervenga pesantemente, perché diamo per scontato che, anche a seguito delle dichiarazioni del responsabile della Protezione civile nazionale, il prefetto Gabrielli, già ci sia la necessità dell'ordinanza di emergenza per i danni, e quant'altro. Quelle sono le risorse ordinarie che purtroppo non sono neanche molte.

Pag. 32

  PRESIDENTE. Concluda, deputato Palese.

  ROCCO PALESE. C’è bisogno di sostegno per i danni dell'agricoltura e per tutti gli altri che ci sono stati.
  Detto questo, è di fondamentale e capitale importanza che ci sia questa decisione: almeno in presenza di dissesti idrogeologici conclamati che ci sia la possibilità di utilizzare risorse disponibili – non nuove, risorse disponibili – per potere essere spese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Leone. Ne ha facoltà. Le ricordo i tempi !

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, io abito alle porte del Gargano, nella città che viene denominata «porta del Gargano»: per la verità, vedere sfondata quella porta in maniera così violenta non mi ha toccato poco.
  Questi due minuti sono dedicati alla solidarietà, al cordoglio, al ringraziamento alle forze dell'ordine, al ringraziamento ai volontari che hanno salvato vite umane. La vicinanza del gruppo del Nuovo Centrodestra non solo ai familiari delle vittime, ma anche a coloro che hanno evitato altre vittime, è inutile sottolinearla.
  Voglio evitare anch'io di fare passerella retorica: che ci debbano essere, ci debbano essere altri tempi per verificare ancora una volta se ci sono responsabilità dell'uomo. La mia presidente del gruppo, onorevole De Girolamo, ha chiesto che il Governo venga a riferire; ma non venga a riferire sullo stato dell'arte: venga a riferire anche notizie che possano essere collegate a eventuali responsabilità, a quello che è accaduto in quel territorio, per mettere poi alla gogna eventualmente uomini politici e non che hanno determinato con concause quello che è accaduto.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANTONIO LEONE. Però bisogna evitare che, se non si accertano certe cose, se non ci si viene a dire che cosa è accaduto realmente oltre a quella che è la mano divina; non possiamo puntare il dito contro nessuno sino ad ora. Dobbiamo evitare, come è accaduto altre volte purtroppo, di puntare il dito contro chicchessia prima di avere accertato quali sono le concause vere; parlo di concause perché irrimediabilmente ed inevitabilmente bisogna parlare di concause, con responsabilità da parte dell'uomo e di chi ha potuto permettere eventualmente lo «stupro» di quel territorio.
  Ecco perché io ribadisco, oltre alla solidarietà del gruppo alle vittime e ai familiari delle vittime, la richiesta con forza che il Governo venga a riferire su quanto accaduto, e se ci sono già accertamenti sullo stato territoriale per quello che è accaduto, anche con eventuali responsabilità che potranno essere determinate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Salvatore Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Scelta Civica esprime il proprio dolore e cordoglio per la grave situazione che si è verificata nel Gargano, in Puglia, nella mia terra. Questi lutti, che oggi piangiamo ancora una volta, testimoniano come l'impegno di quest'Aula dev'essere ancora più forte e concreto nell'affrontare il dissesto idrogeologico soprattutto al Sud, dove la carenza di risorse si fa sentire ed è pesante su questi temi, con maggiore energia e maggiore forza, perché è a tutti noto che in questi fenomeni ci sono dei fattori comuni che ci devono far meditare: la carenza di manutenzione, la carenza di programmazione di risorse, problemi di pianificazione urbanistica. È singolare che nel Gargano, in quelle zone non ci siano stati vincoli nell'edificazione, ed è singolare che la regione Puglia solo nel 2013 è riuscita a porre in essere il piano paesaggistico-territoriale, che limita la costruzione in aree ritenute a rischio. Questo sta, quindi, a testimoniare come è fondamentale il ruolo delle regioni in questa azione Pag. 33di prevenzione e di pianificazione urbana, come è importante il ruolo che noi dobbiamo esercitare per portare a termine delle leggi sul consumo di territorio, che è importante anche per prevenire queste patologie.
  Ma non possiamo dimenticare che quello che chiede la gente, che piange questi lutti, è l'immediata disponibilità di risorse.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  SALVATORE MATARRESE. Allora che sia il decreto-legge «sblocca Italia» il luogo più idoneo e più immediato per mettere a disposizione dei cittadini di quelle collettività le risorse necessarie, e che si intervenga per non penalizzare ulteriormente gli interessi turistici e gli interessi agricoli di tutte quelle aziende, che chiedono che lo Stato venga loro incontro per sopperire ai danni e ai lutti che hanno sostenuto.
  Maggiore impegno, quindi, per onorare la memoria di queste vittime, maggiore attenzione per la Puglia, che è una regione vessata dal punto di vista idrogeologico. Ricordiamo le tante mozioni che hanno visto protagonista anche la Puglia nelle sue patologie, dal dissesto delle coste, agli incendi, ai dissesti idrogeologici che si ripetono costantemente. Maggiore impegno parlamentare per onorare quelle vittime e per dar conto ai cittadini che lo Stato c’è, è presente. Anche la Puglia, che è una regione meridionale (molto spesso il Sud ha più carenze di risorse di altre parti del Paese), ha diritto ad avere quello che oggi ci chiede: solidarietà, risorse, risposte immediate (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Presidente, noi ci uniamo al cordoglio che lei, a nome di tutta l'Aula, ha prima espresso, cordoglio verso una tragedia enorme, una tragedia non nuova che in un Paese come questo da troppo tempo vede tante vittime e territori devastati dall'ira della natura. Dobbiamo cominciare a fare una riflessione vera: la questione dei mutamenti climatici non è un vezzo letterario, è qualcosa di strutturale che attraversa realmente il cambiamento del nostro pianeta, del nostro ecosistema, dei nostri stili di vita, dei nostri modelli di produzione e del nostro modo di pianificare il territorio.
  Io voglio ringraziare, lei lo ha fatto, i soccorsi, le strutture pubbliche e gli enti locali, i tanti cittadini volontari che, nelle ore immediatamente successive alla tragedia che ha colpito il Gargano, hanno fornito un servizio pubblico straordinario. Ma da domani è il momento delle scelte; è il momento di decidere se vogliamo davvero fare una battaglia comune per costruire un grande piano di riassetto del territorio per combattere il dissesto. Dobbiamo anche decidere, lo dico senza polemica, di evitare nel Mezzogiorno, nella parte dell'Italia che spesso è più colpita da questi fenomeni, di scegliere troppo avventatamente, ad esempio, di tagliare le quote di cofinanziamento per i fondi europei, perché quei finanziamenti, molto spesso, sono destinati alla tutela e all'assetto del territorio. Per cui su questo terreno, io credo, tutti insieme dobbiamo fare una battaglia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gaetano Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, mi associo a nome dei Popolari per l'Italia sottolineando anche che nel nostro gruppo c’è il sindaco di uno dei comuni colpiti, il sindaco di San Marco in Lamis, l'onorevole Cera.
  E so bene anche che c’è sempre il peso di un rischio della retorica in queste periodiche occasioni che noi abbiamo, molto tristi e drammatiche, per portare la nostra solidarietà alle vittime e alle popolazioni colpite.
  Al di là del fatto che il dissesto idrogeologico non conosce confini, è anche vero che per il Sud questo si colloca dentro una drammatica frattura territoriale, Pag. 34ovverosia dentro quella frattura territoriale che i dati durissimi della Svimez, qui presentati alla fine del mese di luglio, non fanno che sottolineare ancora di più, dati sempre più seri e preoccupanti.
  Credo che, al di là di tutto il silenzio operoso, ciò sia sicuramente la prima cosa che ci viene richiesta. Credo anche che dobbiamo vincere una sfida che tantissimi anni fa uno statista di un «altro pianeta», Nino Andreatta, sottolineava quando diceva che il Sud doveva misurarsi con un grande rischio, ovverosia progettazione tanta, realizzazione poca, manutenzione nessuna. Queste sono grandi sfide che non sono alle nostre spalle ma sono davanti a noi e da questo punto di vista lo sforzo solidale delle popolazioni, dei volontari, delle istituzioni richiede non semplicemente un impegno per il futuro, ma la consapevolezza che su questi temi il tempo non è una risorsa inesauribile ma una risorsa scarsa (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, ovviamente il gruppo della Lega si unisce al suo cordoglio per quanto i fatti di cronaca hanno riportato, per quello che è avvenuto nel territorio del Gargano. Io però, in questa legislatura, ho perso il conto tra informative del Governo e tra momenti in cui abbiamo dovuto approfondire fatti di cronaca terribili, come l'ultimo avvenuto nel Gargano.
  I motivi sono molteplici, ce li siamo ripetuti molte volte, però penso che sia arrivato il momento di cercare di passare dal parlarne all'agire. Già qualcuno ha sottolineato che è tempo di fare, i motivi sono sempre gli stessi: il consumo del territorio, il fatto che le nostre amministrazioni locali vivono con gli oneri di urbanizzazione, che continuano a essere fatti tagli ai comuni, che non si può superare il Patto di stabilità neppure quando si investono soldi per la messa in sicurezza dei territori.
  Poi un'altra cosa, per non essere ipocriti, la lotta agli abusi edilizi. In quest'Aula troppo spesso ho visto ritrattare maggioranze sugli interventi contro gli abusi edilizi, anche quando magari c’è da abbattere delle costruzioni edilizie, anche quando qualcuno lì dentro ci abita, ma o si ha il coraggio di far rispettare le regole per la messa in sicurezza dei territori, o sennò poi è troppo comodo versare lacrime di coccodrillo quando la cronaca nera ci riporta questi fatti terribili. L'ultima cosa: questo Governo ha più o meno fatto finta di abolire le province, io in termini assolutamente costruttivi e non polemici – chi ha fatto l'amministratore in quest'Aula lo sa bene – dico che le province erano l'unico ente sul territorio che verificava, attraverso i PGT provinciali, come regolare l'edificazione del territorio.

  PRESIDENTE. Concluda.

  PAOLO GRIMOLDI. Oggi senza le province governeranno e decideranno come pianificare il territorio gli stessi che a livello locale si scrivono i PGT, quindi, ovviamente, questi saranno approvati di default, senza neanche un'analisi critica. Questo metterà ancora più in difficoltà la gestione e la messa in sicurezza del territorio. Invito i partiti di maggioranza a riflettere anche su questo, che, secondo noi, è un errore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà. Colleghi, atteniamoci ai tempi perché abbiamo una tabella di marcia veramente fitta.

  PINO PISICCHIO. Signora Presidente, la ringrazio soprattutto per aver voluto ricordare in modo semplice e anche molto asciutto questa ennesima tragedia che ha colpito non solo una porzione stupenda del territorio pugliese, ma ha colpito in modo atroce famiglie.
  Lei ha portato la nostra solidarietà e io non posso che ritrovarmi nelle sue parole e condividerle fino in fondo. Io credo peraltro che lei abbia fatto bene a consentire questa espressione di solidarietà corale da parte dei gruppi non consentendo così un esercizio retorico, ma consentendo Pag. 35che ognuno dei parlamentari, ognuno dei deputati presenti in quest'Aula potesse esprimere la propria condivisione non solo rispetto a un sentimento ma anche rispetto ad una prospettiva verso la quale occorrerà muovere l'azione del Parlamento e del Governo per riprendere questa grande storia interrotta dello sviluppo del Mezzogiorno.
  Il Gargano ferito, la Puglia ferita, colpita nel modo che è entrato nei nostri occhi attraverso i telegiornali, è anche – concludo – una questione che riguarda la chiusura di una grande risorsa, quella del turismo: alcune decine di migliaia di posti letto sono stati fatti fuori, spazzati via, la grande risorsa del Gargano non c’è più. Ebbene, noi dobbiamo farci carico tutti insieme, il Governo ma anche il Parlamento, per risarcire il Gargano e reimmaginare un modello di sviluppo del Mezzogiorno. Io spero che la Presidenza, che questa mattina nella Conferenza dei presidenti di gruppo ha anche considerato e soppesato questa possibilità, renda possibile uno spazio di dibattito sul destino del Mezzogiorno e del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, colleghe e colleghi, anche noi vogliamo esprimere dolore e cordoglio per le vittime e solidarietà e vicinanza alle comunità garganiche che hanno subito l'ennesimo disastro sul nostro territorio. È nostro compito come Parlamento però trovare le parole e anche gli atti che possano impedire di farci ritornare alla memoria vicende che abbiamo, ahimè, tragicamente già conosciuto da Sarno a Scaletta Zanclea. La vicinanza a quelle popolazioni non può farci ignorare che, se è vero che è la natura che ci porta la pioggia, i disastri ci vengono dati dall'uomo e dal suo intervento scellerato.
  Quello era un territorio – come è stato ricordato – nel quale, già nel 1982, ci fu una gravissima alluvione, ma da allora sono stati costruiti, in ambiti che potevano essere il naturale deflusso e scolo delle acque in una zona carsica, interi quartieri. L'abusivismo, la deforestazione, l'appiattimento delle colline, la manutenzione dei canali di scolo che non c’è e l'impermeabilizzazione del suolo sono i veri agenti che hanno determinato questa ennesima sciagura.
  Per questo motivo, bisogna riaggiornare le mappe del rischio e intervenire con un esercito, un esercito però di ingegneri, geologi, un esercito di competenti che possano anche agire non solo per una necessaria manutenzione del territorio e per impedire che vi sia ancora il dissesto idrogeologico in ogni angolo del nostro Paese, ma anche per provvedere ad eventuali piani di riallocazione delle abitazioni e anche degli insediamenti umani che non possono essere sottoposti a questi rischi ricorrenti.
  La nostra vicinanza e il nostro ringraziamento va ovviamente anche a coloro i quali – come sempre nella Protezione civile e nei vigili del fuoco – si sono prestati fin dal primo momento a curare l'emergenza, ma quello che dobbiamo fare noi, che siamo il legislatore, è innanzitutto prevenire questa emergenza e pertanto io spero che questa possa essere un'occasione non solo di ricordo ma anche di azione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, anche da parte del nostro gruppo, il gruppo Socialista, ovviamente esprimiamo piena solidarietà alle famiglie delle vittime, però io non posso non ricordare qui in quest'Aula, quest'oggi, che parlando con le persone colpite da questo evento, sporche di fango nelle mani e in faccia, vedevo in loro fierezza e una voglia di andare avanti.
  Ma nel momento in cui gli si chiedeva: «Che cosa vi aspettate dallo Stato ?» Ebbene la risposta che veniva era quella di una grande difficoltà di capire e, di fatto, pensavano con grande convinzione che lo Stato in quel momento non c'era. Vedete, è questo il problema, il problema che Pag. 36ancora oggi travaglia tante e tante popolazioni: abbiamo qui in quest'Aula commemorato le vittime, come per esempio quelle della Sardegna, dove ancora oggi non ci sono risorse. Ebbene, non c’è più la fiducia; la gente non ha più fiducia nello Stato perché le risorse non vengono ad essere stanziate per quelle realtà turistiche, ormai totalmente distrutte – mi dia qualche secondo ancora, signora Presidente –, per le abitazioni private, per coloro i quali hanno visto distrutta la propria vita e il proprio futuro, e per quello che può essere lo sviluppo di quel territorio.
  Vede io le chiedo, al di là di dire quali saranno i fondi che verranno ad essere stanziati, subito di intervenire, lei, nei riguardi del Governo e del Ministro del lavoro, per bloccare immediatamente la contribuzione dei versamenti dei contributi e di intervenire attraverso il Governo presso Equitalia per bloccare subito quelli che sono gli interventi che oggi si stanno realizzando in quell'area per quegli imprenditori, per quei cittadini che ormai hanno visto perdere tutto. Ecco, dobbiamo recuperare un ruolo, dobbiamo dare più certezza, dobbiamo essere più vicini alla gente.

  PRESIDENTE. Concluda.

  LELLO DI GIOIA. Dobbiamo fare in modo che nel momento in cui – e concludo – vi è una cosiddetta catastrofe naturale, che così non è più, si diano risposte immediate. Dobbiamo dire: lo Stato c’è, lo Stato è in grado di dare quelle risposte che i cittadini del Gargano legittimamente, come tutti i cittadini italiani, oggi si aspettano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, a nome del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale mi unisco al cordoglio dei colleghi dell'Aula per le vittime dell'alluvione che ha colpito il Gargano. Purtroppo non è la prima né l'ultima delle vicende che riguardano il nostro territorio, questo indipendentemente dall'appartenenza geografica. Nel corso di questa estate ci sono state purtroppo altre vicende dolorose che ci fanno comprendere come vi sia bisogno di una pianificazione territoriale che elimini le cause del rischio e che ci consenta di pianificare a volumetrie zero, mettendo nelle condizioni che lo sviluppo non sia legato alla cementificazione del territorio. Io penso che l'Aula sarà chiamata a questo compito, solo in questo modo non ci sarà semplicemente retorica nelle nostre parole, ma un'azione concreta che anche da un punto di vista legislativo offra difesa a chi abita in territori dove il rischio idro-geologico è forte e dove i fenomeni climatici stanno ponendo un cambio a quelli che rappresentano i rischi di vivere in determinate zone del nostro territorio. Quindi mi auguro che, oltre al cordoglio, vi sia anche ovviamente un'azione legislativa.

  PRESIDENTE. E adesso, come ultimo intervento, passo la parola alla deputata Renata Bueno. Ne ha facoltà.

  RENATA BUENO. Signora Presidente, vorrei associarmi agli interventi dei miei colleghi e anche aggiungere la tristezza degli italiani all'estero. Come abbiamo fatto con Treviso poco tempo fa, adesso è con tristezza che si deve piangere anche questa tragedia accaduta nel Gargano. La Puglia ha una forte organizzazione di pugliesi nel mondo che portano con sé non solo l'amore per la terra, ma anche la cultura e soprattutto la promozione del turismo, perciò manifestiamo anche i sentimenti dei pugliesi nel mondo che sono tanti e che si preoccupano anche con un progetto futuro non soltanto di riorganizzare il turismo nella zona del Gargano, ma anche di pensare a un rilancio davvero turistico, pensando soprattutto all'internazionalizzazione.

  PRESIDENTE. Con questo intervento abbiamo concluso le commemorazioni per l'alluvione in Puglia. Adesso passiamo al prossimo provvedimento.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 17,45)

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 agosto 2014, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia di contrasto a fenomeni di illegalità e violenza in occasione di manifestazioni sportive, di riconoscimento della protezione internazionale, nonché per assicurare la funzionalità del Ministero dell'interno (A.C. 2616) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Molteni ed altri n. 1 e Brunetta e Palese n. 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2616), presentate al disegno di legge n. 2616: Conversione in legge del decreto-legge 22 agosto 2014 n. 119, recante disposizioni urgenti in materia di contrasto a fenomeni di illegalità e violenza in occasione di manifestazioni sportive, di riconoscimento della protezione internazionale, nonché per assicurare la funzionalità del Ministero dell'interno.
  A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  L'onorevole Matteo Bragantini ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Molteni ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

  MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevole Sottosegretario, onorevoli colleghi, il Governo interviene con il presente decreto-legge ad adottare norme in materia di rimedi in materia di contrasto a fenomeni di illegalità e violenza in occasione di manifestazioni sportive, di riconoscimento della protezione internazionale, nonché per assicurare la funzionalità del Ministero dell'interno.
  Per l'ennesima volta il Governo utilizza lo strumento della normativa d'urgenza in modo improprio svuotando il Parlamento delle proprie prerogative. Il ricorso alla decretazione d'urgenza si configura ormai da anni come una forma di sbilanciamento e di forzatura degli equilibri dei poteri previsti dal dettato costituzionale vigente, che ha spostato di fatto in capo al Governo ogni potere regolatorio ed imposto una compressione dei poteri legislativi delle Camere.
  Gli interventi previsti dal decreto-legge riguardano un complesso di materie assolutamente eterogeneo. L'eterogeneità delle materie trattate appare in aperto contrasto con l'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988, secondo cui i decreti-legge devono contenere disposizioni omogenee e corrispondenti al titolo. La legge n. 400 del 1988, pur essendo una legge ordinaria, ha valore ordinamentale in quanto è preposta all'ordinato impiego della decretazione d'urgenza.
  L'elevata disomogeneità del contenuto del decreto-legge comporta una valutazione differenziata sulla sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza per ciascuna delle disposizioni legislative in esame. Non sussistono, infatti, i requisiti di necessità ed urgenza che legittimano, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, l'esercizio del potere del Governo di adottare atti aventi forza di legge. Il preambolo, infine, non fa riferimento a circostanze oggettive a supporto della necessità ed urgenza degli interventi che è solo enunciata.
  La stessa Corte costituzionale si è più volte pronunciata in tal senso. Ricordiamo la sentenza n. 171 del 2007, nella quale stabilisce la illegittimità costituzionale dell'articolo 7, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 80 del 2004, convertito, con Pag. 38modificazioni, dalla legge n. 140 del 2004, per mancanza dei requisiti di necessità ed urgenza e la sentenza n. 128 del 2008, attraverso la quale puntualizza «l'evidente mancanza» dei presupposti fattuali e disomogeneità dei decreti-legge. Inoltre, l'illegittimità costituzionale del procedimento legislativo non viene sanata dalla legge di conversione che, secondo la richiamata giurisprudenza, è a sua volta incostituzionale per un vizio del procedimento.
  Il comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame inasprisce notevolmente le pene previste e punite dall'articolo 1 della legge 13 dicembre 1989, n. 401. Il comma 2 dell'articolo 1 del presente decreto-legge prevede che «le disposizioni di cui al comma 1 hanno efficacia dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto». Ne discende che vi è una discrepanza significativa rispetto alla loro entrata in vigore e ciò, da un lato, contrasta con il precetto costituzionale dell'urgenza che deve essere di straordinaria necessità e, dall'altro lato, per tale disposizione, viene meno anche la rispondenza al requisito, previsto dall'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988, della «immediata applicabilità» delle misure disposte dal decreto.
  L'articolo 4 limita la libertà d'impresa e discrimina l'accesso alle manifestazioni sportive in base alla residenza dei cittadini.
  Gli articoli 5, 6 e 7 dispongono in materia di protezione internazionale, prevedendo numerosi e consistenti interventi di carattere finanziario per far fronte al massiccio afflusso di clandestini giunti, e che giungeranno ancora, sul nostro territorio, senza alcun controllo e limite, per effetto dell'operazione Mare Nostrum. Tali interventi risultano in palese contrasto innanzitutto con le norme di rango costituzionale, le quali (come da costante giurisprudenza della Corte costituzionale, tra cui le sentenze n. 148 del 2008, n. 206 del 2006, n. 62 del 1994) che impongono, invece, precisi obblighi di tutela degli interessi pubblici, quali la sicurezza e la salute pubblica, ancor di più oggi alla luce dell'epidemia di ebola che sta dilagando in Africa, sia con il diritto comunitario che pone in capo agli Stati membri il dovere e l'obbligo di controllo delle frontiere e l'immediato rimpatrio dei clandestini, come dispone chiaramente la direttiva n. 115 del 2008.
  L'articolo 8, seppur da tempo è evidente la carenza di mezzi ed attrezzature e strutture della Polizia di Stato e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è avulso dal contesto del decreto che interviene nell'ambito di contrasto a fenomeni di illegalità e violenza in occasione di manifestazioni sportive e di disposizioni urgenti in materia di immigrazione, istituendo ulteriori commissioni territoriali e sezioni e misure di finanziamento del sistema di accoglienza dei richiedenti la protezione internazionale e dei minori stranieri non accompagnati. Infatti, con l'articolo 8 del decreto-legge in parola, si interviene su norme che vanno ad assicurare la normale funzionalità dei compiti istituzionali della Polizia di Stato e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco del Ministero dell'interno; appare, pertanto, evidente, che il titolare di detto Dicastero non abbia valutato in modo corretto le necessità finanziarie al fine, appunto, di assicurare la normale funzionalità dei compiti istituzionali della Polizia di Stato e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Ne consegue che detta misura, oltre ad essere disomogenea rispetto al contenuto del decreto-legge, è stata emanata al di fuori della legge di stabilità (legge 27 dicembre 2013, n. 147, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato) e ciò, in violazione dei principi stabiliti da detta legge che, ai fini della modificazione, detta norme puntuali che regolano e tendono ad avvicinare il momento della programmazione a quello di definizione della manovra di finanza pubblica. Ciò consente di disporre di un quadro macroeconomico e di bilancio più stabile, ma richiede anche che i contenuti della manovra siano maggiormente dettagliati nel corso della definizione del documento di programmazione. Risulta, infatti, più breve lo spazio che intercorre tra la data di approvazione della Decisione di Pag. 39Finanza Pubblica (DFP) e quella di presentazione della legge di stabilità, con una compressione del lasso temporale entro il quale definire puntualmente le misure che dovranno far parte della manovra di fine anno.
  Con riferimento alla tecnica di redazione del testo, si segnala altresì che in una disposizione è presente una sigla che, in difformità dalla circolare 20 aprile 2001, del Presidente della Camera, sulla formulazione tecnica dei testi legislativi, non viene seguita dalla denominazione per esteso cui ci si intende riferire; al riguardo, l'articolo 5, al comma 1, del numero 4), si riferisce al «ACNUR» senza sciogliere l'acronimo.
  Per tutti questi motivi, noi chiediamo che venga votata la procedura di incostituzionalità.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,50).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rocco Palese ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Brunetta e Palese n. 2

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, il decreto-legge 22 agosto 2014 n. 119, recante «Disposizioni urgenti in materia di contrasto a fenomeni di illegalità e violenza in occasione di manifestazioni sportive, di riconoscimento della protezione internazionale, nonché per assicurare la funzionalità del Ministero dell'interno», si compone di 11 articoli, divisi in quattro diversi capi.
  Come si evince sin dal titolo del decreto-legge, il testo presenta un contenuto disorganico ed eterogeneo, caratterizzandosi altresì per l'assenza dei presupposti di necessità ed urgenza chiaramente sanciti dall'articolo 77 della Costituzione, e ponendosi pertanto in contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione in materia di decretazione d'urgenza.
  Il rilievo del criterio di omogeneità nel contenuto costituisce uno dei perni fondamentali sui quali la Corte costituzionale ha da ultimo fondato i percorsi argomentativi legati alla verifica del rispetto degli indispensabili requisiti di straordinaria necessità e urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione per la legittima adozione dei decreti-legge.
  In particolare, con la sentenza n. 22 del 2012, la Corte costituzionale ritiene tout court illegittimo il decreto-legge qualora il suo contenuto non rispetti il vincolo della omogeneità. Vincolo che la Corte ritiene implicitamente previsto dall'articolo 77 della Costituzione, ed esplicitato dall'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400. Quest'ultima disposizione, infatti, «là dove prescrive che il contenuto del decreto-legge» deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo «, pur non avendo, in sé e per sé, rango costituzionale, e non potendo quindi assurgere a parametro di legittimità in un giudizio davanti a questa Corte, costituisce esplicitazione della ratio implicita nel secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione, il quale impone il collegamento dell'intero decreto-legge al caso straordinario di necessità e urgenza, che ha indotto il Governo ad avvalersi dell'eccezionale potere di esercitare la funzione legislativa senza previa delegazione da parte del Parlamento».
  Nella sentenza n. 220 del 2013, la Corte rimane coerente con la sentenza del 2012 sopra menzionata, tornando ad evocare la previsione generale di cui all'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, per la quale il decreto-legge deve contenere «misure di immediata applicazione», che, pur non avendo, sul piano formale, rango costituzionale, esprime ed Pag. 40esplicita ciò che deve ritenersi intrinseco alla natura stessa del decreto-legge, che pertanto, come evidenziato, presenterebbe un vizio causale.
  Il vizio di disomogeneità pone dunque in evidenza come il Governo abbia utilizzato lo strumento del decreto-legge, violando sia l'articolo 77 della Costituzione sia l'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, laddove è previsto che il contenuto del decreto-legge sia specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. La questione della sostanziale omogeneità delle norme contenute nei decreti-legge e della conseguente legge di conversione è stata inoltre affrontata in interventi ripetuti della Presidenza della Repubblica. Fra gli interventi più recenti del Presidente Napolitano possono richiamarsi le lettere inviate il 9 aprile 2009, il 15 luglio 2009, il 22 maggio 2010, il 22 febbraio 2011, il 23 febbraio 2012 e, da ultimo, la lettera del 27 dicembre 2013, inviata ai Presidenti delle Camere, relativa all'iter parlamentare di conversione del cosiddetto decreto «salva-Roma», nel corso del quale erano stati aggiunti al testo originario del decreto dieci articoli, per complessivi novanta commi. A seguito di quest'ultima lettera, ricordiamo che il Governo aveva rinunciato alla conversione del decreto-legge.
  Entrando nel merito delle disposizioni, mentre il Capo I prevede disposizioni per far fronte a fenomeni di illegalità e di violenza negli stadi, il Capo II e il Capo III sono estranei per materia, recando misure per la protezione internazionale e per l'ammodernamento di mezzi, attrezzature e strutture della Polizia di Stato e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. In particolare, l'articolo 5 apporta modifiche al decreto legislativo n. 25 del 2008 riguardante le procedure per l'esame delle domande di protezione internazionale presentate nel territorio nazionale da cittadini di Paesi non appartenenti all'Unione europea o da apolidi; l'articolo 6 disciplina il finanziamento del sistema di accoglienza dei richiedenti la protezione internazionale e dei minori stranieri non accompagnati; l'articolo 7 prevede una riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità interno per i comuni interessati da flussi migratori, introducendo nel contenuto del decreto-legge norme estranee alla materia oggetto del decreto-legge. L'articolo 8, contenente misure per l'ammodernamento di mezzi, attrezzature e strutture della Polizia di Stato e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, e l'articolo 9, recante misure urgenti in materia di disciplina dei materiali esplodenti, non presentano attinenza con le norme del Capo I dirette a far fronte a fenomeni di illegalità e di violenza in occasione di manifestazioni sportive dal momento che prevedono finanziamenti a favore del Ministero dell'interno per l'acquisto di automezzi ed equipaggiamenti per interventi di manutenzione straordinaria e di adattamento di strutture e impianti e per l'acquisto di mezzi per il soccorso urgente.
  Ciò che assume particolare rilevanza politica è il fatto che il Governo abbia introdotto in un provvedimento nato per combattere la violenza negli stadi il rifinanziamento dell'accoglienza agli immigrati, ovvero quella stessa operazione Mare Nostrum di cui lo stesso Esecutivo annuncia da mesi la chiusura e per cui invoca il sostegno dell'Unione europea, ma che ad oggi evidentemente decide ancora di portare avanti. Casi recenti emblematici di decreti-legge dal contenuto disorganico e disomogeneo e, quindi, incostituzionali, non mancano. Nel decreto-legge recante misure sulla pubblica amministrazione, approvato definitivamente lo scorso mese di agosto, il Governo ha inserito, tra l'altro, provvedimenti volti a tagliare e razionalizzare i tribunali amministrativi. C’è poi il caso del cosiddetto «decreto competitività», approvato al Senato con trentatré articoli in più aggiunti dall'Aula del Senato, poi modificato dalla Camera con l'approvazione di una quindicina di emendamenti soppressivi presentati dallo stesso Esecutivo. È evidente come il decreto-legge sia diventato uno strumento ad incastro variabile con un'utilizzazione dell'articolo 77 della Costituzione assolutamente arbitraria e intollerabile. È doverosa una riflessione di sistema relativa alla gestione dei provvedimenti da parte del Pag. 41Governo nei confronti del Parlamento. Quindi, la pregiudiziale impegna sostanzialmente, ove fosse approvata, di non procedere all'esame del disegno di legge n. 2616 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il decreto-legge all'esame dell'Assemblea reca una serie di norme diversificate dovute all'esigenza di fornire risposte urgenti ed indifferibili a questioni che, sebbene di diversa natura, sono demandate alla competenza del Ministero dell'Interno ed attengono, in particolare, alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. Il provvedimento affronta, in primo luogo, le problematiche relative alle questioni di illegalità e di violenza connesse allo svolgimento di competizioni sportive, già emerse in termini drammatici durante lo svolgimento delle manifestazioni calcistiche dello scorso anno. Si tratta di disposizioni funzionali all'ineludibile necessità di procedere ad un adeguamento del quadro normativo sanzionatorio e degli strumenti di prevenzione, che mirano soprattutto a rafforzare il sistema delle misure di prevenzione e di repressione volte a superare il ripetersi di gravi atti di violenza in occasione di manifestazioni sportive, nonché, aggiungo, di reati finalizzati ad alterare o condizionare l'esito delle stesse.
  Le disposizioni introdotte con questo decreto-legge, che rivestono i caratteri della necessità e dell'urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione, sono volte a contrastare in maniera determinata ed efficace i fenomeni di illegalità e di turbativa dell'ordine pubblico che, verificatisi appunto anche nella passata stagione calcistica, potrebbero ripetersi in quella corrente.
  Siamo pertanto di fronte ad un intervento diretto ad evitare il ripetersi dei fenomeni sopra citati, approntando strumenti di prevenzione e di contrasto delle illegalità negli stadi, proprio per evitare la reiterazione di episodi drammatici e che dovevano essere necessariamente adottati prima dell'inizio del campionato di calcio.
  Vanno in questa direzione le disposizioni concernenti il reato di frode sportiva di cui si inaspriscono le pene edittali. Infatti, questo tipo di reato ha conosciuto una sensibile recrudescenza che ha prodotto riflessi gravi e di varia natura tra cui la stessa regolarità dei campionati di calcio.
  Importanti sono, inoltre, le disposizioni che mirano a rafforzare il divieto di accedere a luoghi nei quali si svolgono competizioni sportive, ricomprese nel cosiddetto DASPO, ai soggetti colpiti da tale provvedimento.
  Il provvedimento al nostro esame, che persegue l'obiettivo di garantire la sicurezza durante le manifestazioni sportive, amplia le ipotesi di reato per i quali può essere applicato il DASPO e nello stesso tempo aumenta le ipotesi di reato di violazione del divieto di introdurre negli stadi striscioni o cartelli incitanti alla violenza anche con la possibilità di disporre la chiusura del settore ospiti negli impianti in cui si svolgono le competizioni di calcio.
  Il decreto-legge assume, pertanto, un particolare significato proprio perché la necessità e l'urgenza sono dettate dal superamento di episodi violenti nei riguardi dei quali risulta necessario intervenire con la massima urgenza per evitare che gli stessi possano essere compiuti proprio in presenza di una stagione calcistica già iniziata.
  Era, quindi, giusto intervenire sia in via preventiva che in via repressiva per restituire quella tranquillità necessaria a coloro che assistono alle competizioni sportive, isolando, pertanto, le frange di tifosi più violenti, che si recano allo stadio con il solo scopo di alimentare fenomeni di illegalità che devono essere contrastati con la massima fermezza proprio per permettere alle famiglie ed ai veri tifosi di assistere agli avvenimenti sportivi con la massima serenità.Pag. 42
  Il secondo nucleo di norme riguarda gli interventi di finanziamento innanzitutto al sistema di accoglienza dei richiedenti lo status di protezione internazionale.
  Questo tipo di misure è necessario per garantire la piena attuazione delle iniziative approntate dal Governo a seguito dei flussi migratori determinatasi in conseguenza delle situazioni di crisi che interessano alcuni Paesi del bacino del Mediterraneo.
  Viene prevista l'istituzione di un apposito fondo nello stato di previsione del Ministero dell'interno per fare fronte ai maggiori oneri connessi all'eccezionale flusso migratorio che si sta verificando verso il nostro territorio nazionale.
  Infatti, la crescita dei flussi migratori e l'aumento esponenziale delle domande di protezione internazionale registrato negli ultimi mesi hanno richiesto un impegno ancora maggiore anche per accelerare l'esame delle stesse domande, potenziando gli organismi competenti ed introducendo meccanismi di flessibilità nel procedimento: in sostanza, potenziando le strutture delegate ad affrontare e gestire il fenomeno.
  In particolare, vengono aumentate le commissioni territoriali ed è previsto l'ampliamento delle sezioni che possono essere attivate all'occorrenza, in modo da assicurare un sistema più efficace e flessibile.
  Viene poi autorizzato l'utilizzo di risorse già stanziate per interventi di ammodernamento delle dotazioni e delle strutture della Polizia di Stato e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
  Il Nuovo Centrodestra, quindi, voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità presentate, ribadendo come il provvedimento in esame contenga disposizioni che attengono a materie di competenza del Ministero dell'interno e come le stesse siano necessarie ed urgenti perché affrontano problematiche che abbisognano di risposte efficaci da adottarsi immediatamente e senza ritardi proprio per superare quelle difficoltà che il Governo ritiene di non poter differire nel tempo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Balduzzi. Ne ha facoltà.
  Invito i colleghi a prendere posto e a liberare l'emiciclo e, se possibile, a mantenere un tono della voce più basso.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, il rischio di queste procedure è che diventino ripetitive. È quello che sta capitando alle questioni pregiudiziali di costituzionalità sui decreti-legge. Non che non ci sia il problema. La fonte decreto-legge è diventata una fonte troppo invasiva numericamente, qualitativamente; incide molto sulla programmazione dei lavori parlamentari. Ormai, decreti-legge e decreti legislativi sono l'ordinario della funzione di rango primario, della funzione di porre norme di rango primario. Tuttavia, questo non significa che tutti i singoli decreti-legge siano da respingere perché carenti di presupposti.
  Questo è uno di quei tanti casi in cui i presupposti costituzionali ci sono. Che cosa ci chiede la Costituzione, anche nell'applicazione data dall'articolo 15 della legge n. 400 del 1988 ? Ci chiede che si tratti di norme specifiche – e queste lo sono –, che siano omogenee e corrispondenti al titolo. Sulla corrispondenza del titolo non c’è problema, semmai, forse, nella premessa, qualche parolina poteva mancare, può mancare, ma la relazione illustrativa dà conto in modo abbondante delle ragioni che motivano il decreto-legge.
  Quanto all'omogeneità, per costante giurisprudenza costituzionale, essa o riguarda la materia, cioè è oggettiva, o riguarda lo scopo finalistico. In questo caso, abbiamo un'omogeneità oggettiva e teleologica, perché, da una parte, ci si occupa di ordine pubblico e sicurezza (è ciò che mette insieme i tre capi del decreto-legge), dall'altra, ci si occupa di materie che sono finalisticamente ricollegate dalla circostanza di avere un unico dominus che le deve, in qualche misura, coordinare e ordinare, che è il Ministero dell'interno.
  Quindi, c’è un profilo di omogeneità, c’è un profilo di specificità, e hanno immediata Pag. 43applicazione. In una delle questioni pregiudiziali – è stato ripetuto anche poco fa dall'onorevole Bragantini –, si dice, c’è una norma che dice, a proposito dell'inasprimento delle sanzioni penali, che l'efficacia di questa norma è differita all'entrata in vigore della legge di conversione. Quindi, mancherebbe l'immediata applicazione. In realtà, trattandosi di norme penali che inaspriscono la sanzione, quindi di norme penali sfavorevoli, l’escamotage di collegare all'entrata in vigore della legge di conversione l'efficacia della norma stessa rende paradossalmente più costituzionale, più conforme al sistema costituzionale la stessa disposizione.
  Perché ? Perché una norma penale introdotta in un decreto-legge crea dei problemi, ovviamente, per quanto riguarda la sua conoscibilità; se viene modificata in sede di conversione, crea poi dei problemi all'applicazione. In questo modo, abbiamo la vacatio legis, abbiamo la possibilità di sapere esattamente di cosa si tratterà quando queste norme entreranno in vigore; ma, intanto, il messaggio è chiaro, il segnale è dato: l'urgenza del provvedere, quando non del concreto provvedimento, è fatta salva.
  In realtà, Presidente, la critica di fondo che viene fatta al decreto-legge in queste ripetitive questioni pregiudiziali è quella che accennavo all'inizio. Non è questo decreto-legge il problema: è la fonte decreto-legge, è la circostanza di aver trasformato ciò che doveva essere eccezionale in qualcosa di ordinario. Ma a questo, Presidente, colleghi e rappresentanti del Governo, dovremo porre rimedio il 30 settembre, quando affronteremo la questione dei Regolamenti parlamentari e quando, in sede di revisione della seconda parte della Costituzione, metteremo mano anche all'articolo 77.
  Per queste ragioni, questo decreto-legge rientra pienamente dentro i canoni costituzionali e il gruppo di Scelta Civica voterà contro le questioni pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, le questioni pregiudiziali di costituzionalità sono infondate, perché la Corte costituzionale ha affermato che il requisito dell'omogeneità dei decreti-legge può essere rinvenuto quando, come nel caso del decreto-legge in esame, le disposizioni contenute nell'atto normativo intendono raggiungere un obiettivo comune. E, infatti, il decreto-legge n. 119 contiene un insieme calibrato di misure urgenti, che rispondono all'esigenza unitaria di fornire risposte immediate ed efficaci a fenomeni collegati: la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, la gestione delle domande dei richiedenti lo status di protezione internazionale, il funzionamento operativo delle strutture del Ministero dell'interno. Per affrontare questi tre fenomeni, bisogna assumere le misure necessarie e urgenti contenute nel decreto.
  In rapida sintesi, vediamo quali sono le misure e quali sono le ragioni di necessità ed urgenza. Il primo fenomeno è il ripetersi di gravi episodi di violenza in occasione delle manifestazioni sportive, dentro e fuori dagli impianti.
  Si rende, quindi, necessario e urgente prima dell'avvio della stagione calcistica – il decreto è della metà del mese di agosto – procedere a un adeguamento e a un inasprimento del quadro sanzionatorio e degli strumenti di prevenzione. Nel decreto-legge sono introdotti provvedimenti che vanno in tale direzione, come l'ampliamento dei soggetti verso cui può essere disposto il divieto di accedere alle manifestazioni sportive, l'inasprimento delle pene per il reato di frode in competizioni sportive, il divieto per le società di corrispondere agevolazioni, contributi o di distribuire o vendere titoli di accesso a soggetti condannati per la contraffazione e la vendita abusiva degli stessi o a soggetti destinatari di Daspo e l'estensione dell'ambito di applicazione dell'arresto differito. Su questi punti si deve notare che le misure contenute nel decreto-legge, dopo aver seguito norme che vanno in questa Pag. 44direzione, hanno già superato l'esame di costituzionalità con le sentenze n. 193 del 1996 e n. 512 del 2002.
  Il secondo fenomeno è costituito dalla crescita dei flussi migratori, causati anche dalla crisi internazionale in atto, provenienti dai Paesi del bacino del Mediterraneo e dall'aumento delle domande di protezione internazionale. È più 139 per cento tra il primo trimestre del 2008 e il primo trimestre del 2014 e più 28 per cento sull'ultimo trimestre del 2013, quindi è un'emergenza di assoluto rilievo. Per rispondere a questa emergenza, appunto, è necessario accelerare l'esame delle domande, potenziando gli organismi competenti, e sostenere i comuni maggiormente impegnati nell'accoglienza che sono situati tutti nella regione Sicilia.
  Infine, è necessario e urgente assicurare la disponibilità di fondi già stanziati per salvaguardare le capacità operative della Polizia di Stato e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, mediante l'ammodernamento dei relativi mezzi ed equipaggiamenti.
  In conclusione, voteremo contro le pregiudiziali, perché le disposizioni contenute nel decreto-legge sono omogenee e rispondenti al titolo, come previsto dalla legge n. 400 del 1988, e perché sussistono i requisiti di necessità e urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, contrariamente al collega che ha appena finito di argomentare il voto contrario alla pregiudiziale di costituzionalità, è evidente che per quello che ci riguarda il voto è favorevole, perché siamo in presenza dell'ennesimo decreto-legge che contiene norme eterogenee che, tra l'altro, prevedono che materialmente l'entrata in vigore di alcune di esse avvenga solo all'avvenuta conversione in legge del decreto in questione. Quindi, viene meno anche la motivazione dell'urgenza che certamente è alla base di quello che oggi la normativa prevede come possibilità delle decretazioni.
  Tuttavia, è scontato quello che accadrà in Aula di qui a qualche minuto, come è altrettanto scontato che il Governo sembri assolutamente sordo ad una serie di richiami che puntualmente arrivano in ordine alla legittimità e alla compatibilità di norme previste all'interno dei decreti-legge, ma il Governo, nella sua volontà di andare avanti, mettendo insieme prezzi completamente diversi rispetto a quelle che sono le esigenze di ordine generale, dimostra ulteriormente una non volontà di mettere l'Aula nelle condizioni di lavorare e di migliorare i testi che vengono prodotti. Le motivazioni sono queste e sono contenute all'interno delle pregiudiziali presentate; il voto di Fratelli d'Italia sarà conseguente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costantino.
  Colleghi, prendete posto, alla Presidenza questo risulta essere l'ultimo intervento.
  Prego, onorevole Costantino, ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Presidente è innegabile che ancora una volta questo Governo fa un uso improprio di uno strumento delicato e importante come la decretazione d'urgenza. Non solo riconosciamo questo abuso, ma più volte lo abbiamo denunciato in quest'Aula lanciando un forte allarme all'esterno sul rischio dello svuotamento totale del ruolo del Parlamento. Anche in questo caso pensiamo che questo stia avvenendo. A questo si aggiunge l'eterogeneità delle materie trattate.
  Anche questo decreto trova dentro due cose molto diverse fra loro: violenza negli stadi e il rifinanziamento di Mare Nostrum. Quest'ultima questione, però, crea lo spartiacque per Sinistra Ecologia Libertà, nel dare due giudizi diversi sui testi alle due pregiudiziali presentate. Riconosciamo e condividiamo i motivi che muovono i due atti che prendiamo in esame, Pag. 45nella pregiudiziale presentata dalla Lega, però, non penso possiamo sottolineare i giudizi espressi, a nostro avviso offensivi e fuorvianti, sul flusso di migranti che giungerebbero nel nostro territorio attraverso l'operazione Mare Nostrum: persiste una descrizione o un racconto del fenomeno lesivo della dignità delle persone, e non dei clandestini, così come si insiste a volerli definire. Altro è l'impianto proposto dall'onorevole Brunetta, che pone, come è giusto che sia, una questione di merito formale rispetto all'utilizzo della decretazione d'urgenza, che condividiamo, e per questo voteremo a favore. Altra, invece, è la questione del merito del decreto, che non è questo il momento di affrontare e per questo ci limiteremmo semplicemente a dire che pensiamo e siamo convinti che questa pregiudiziale di costituzionalità sia legittima e come ancora una volta si stia correndo il rischio di distruggere completamente il ruolo di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Molteni ed altri n. 1 e Brunetta e Palese n. 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Fanucci, Gigli, D'Alia, Grillo, Terzoni, Bossi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  482   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato  174    
    Hanno votato no  308.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Mattiello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero (A.C. 2598-A) (ore 18,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, n. 2598-A: Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero.
  Ricordo che nella seduta del 4 settembre 2014 si è conclusa la discussione generale e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente: Gianluca Pini 3.01, recante disposizioni in materia di indennizzi in favore delle imprese italiane operanti in Libia; Gianluca Pini 9.26, in materia di utilizzo di fondi pubblici per il pagamento di riscatti in caso di sequestri.
  Avverto altresì che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, gli emendamenti Sibilia 1.100 e Spadoni 3.102, non previamente presentati nelle Commissioni, entrambi limitatamente alla parte consequenziale, Pag. 46volti a destinare risorse derivanti dalla soppressione di alcune disposizioni del testo, a finalità del tutto estranee rispetto a quelle del provvedimento, ovvero, rispettivamente, alla riduzione delle imposte sui redditi e dell'IRAP e ai rinnovi contrattuali nella pubblica amministrazione.
  Peraltro, la parte ammissibile dell'emendamento Spadoni 3.102 non verrà comunque posta in votazione, in quanto identica all'emendamento Rizzo 3.2, presentato anch'esso da deputati appartenenti al gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Avverto inoltre che, per un mero errore di stampa, nella parte consequenziale riferita all'articolo 5 dell'emendamento 2.302 del Governo, a pagina 17 del fascicolo, alla lettera a), il riferimento al comma 1 deve correttamente intendersi al comma 3.
  Avverto altresì che l'emendamento 9.300 del Governo, collocato a pagina 75 del fascicolo, recando una parte consequenziale riferita al comma 6 dell'articolo 9, sarà posto in votazione prima dell'emendamento Di Battista 9.29 di pagina 74.
  Avverto infine che l'emendamento Caruso 10.100 è stato sottoscritto anche dalla deputata Fitzgerald Nissoli.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2598-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 2598-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 2598-A).
  Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 2598-A).
  La I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2598-A).
  In particolare, il parere della Commissione bilancio reca due condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
  A tal fine il gruppo Lega Nord è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
  Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il relatore, onorevole Carlo Galli. Ne ha facoltà.

  CARLO GALLI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, anche a nome del relatore per la III Commissione, onorevole Marazziti, chiedo che il provvedimento sia rinviato alle Commissioni, al solo fine di esaminare gli emendamenti presentati dal Governo e i relativi subemendamenti, nonché le condizioni espresse dalla Commissione bilancio, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle sottoponiamo una proposta di allargare quantomeno lo spettro della trattazione in Commissione per quanto riguarda il decreto-legge. Proponiamo di allargarla in relazione all'articolo 2, che in rubrica è segnalato come «Asia», ma è un po’ generico: noi lo faremo per degli emendamenti relativi al ritorno delle truppe dall'Afghanistan, al quale siamo sempre stati contrari; E poi vorremmo allargarlo anche alle competenze dell'articolo 5, che sostanzialmente parla di disposizioni in Pag. 47materia di personale. Questa è la nostra richiesta come gruppo del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, al netto del fatto che il ritorno in Commissione...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Mi perdoni, Onorevole...colleghi, per favore ! C’è un collega che sta facendo una proposta sull'ordine dei lavori: probabilmente saremo chiamati a pronunciarci su queste proposte, quindi sarebbe bene che capissimo tutti quanti di che cosa stiamo parlando. Prego.

  GIANLUCA PINI. Dicevo, al netto del fatto che il ritorno in Commissione non preclude l'allargamento del dibattito, anzi di fatto si riapre su tutto l'articolato del testo e non solo su quello per il quale ha richiesto il ritorno in Commissione il relatore, noi ci opponiamo a questa richiesta, non siamo d'accordo perché...

  PRESIDENTE. Onorevole Pini, mi permetto di interromperla semplicemente per una precisazione in relazione alle proposte e per una richiesta in ordine alla materia su cui ella intende pronunciarsi. Mi spiego: il relatore ha proposto il ritorno in Commissione limitatamente ad un tema e a degli emendamenti. Il collega Sibilia ha proposto un ritorno in Commissione allargato alla trattazione di altri articoli. È di tutta evidenza che queste sono due proposte che non sono alternative ma una delle due è più ampia rispetto all'altra e vanno messe entrambe in votazione. Sulle proposte poi io posso dare la parola ad un oratore a favore e ad un oratore contro. Se lei intende parlare contro io le do la parola però...

  GIANLUCA PINI. Se mi lasciava finire magari...cortesemente. Dicevo che non preclude il fatto se qualcuno lo chiede. Noi siamo contro quello che loro hanno proposto e se si deve tornare in Commissione che si torni su tutto il testo. È questa la nostra proposta.

  PRESIDENTE. Quindi, lei fa una proposta ancora più ampia. A questo punto io ho il dovere di mettere in votazione in primis la sua proposta e come seconda la proposta dell'onorevole Sibilia e poi, in terzo luogo, la proposta del relatore. È di tutta evidenza che se passa la prima le altre due decadono.
  Se ci sono interventi a favore o interventi contro sulla prima proposta altrimenti le poniamo direttamente in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la prima proposta di un rinvio in Commissione tout court su tutto il testo.
  Abbiamo votato tutti ? Colleghi ricordo che è senza registrazione di nomi.
  (È respinta).

  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta del collega Sibilia.
  Ricordo che è senza registrazione di nomi...

  (È respinta).

  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta del relatore per la maggioranza.

  La Camera approva per 260 voti di differenza.

  Se non vi sono obiezioni, si intendono ripresentate per il successivo esame in Assemblea le proposte emendative già presentate, ove ancora riferibili.
  A questo punto mi sembra di capire che ci sia intesa tra i gruppi nel senso di rinviare l'esame degli ulteriori punti all'ordine del giorno ad altra seduta.

Pag. 48

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea e aggiornamento del programma (ore 18,30).

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che l'esame degli argomenti previsti per la giornata odierna proseguirà nei giorni successivi della settimana (mercoledì 10 - a partire dalle ore 15 (question time), dopo lo svolgimento delle votazioni del Parlamento in seduta comune – e giovedì 11 settembre, antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 12 settembre).

  È stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il successivo periodo del mese di settembre 2014:

  Lunedì 15 settembre (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

  n. 2273 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Jersey sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 13 marzo 2012 (Approvato dal Senato);

  n. 2274 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo delle Isole Cook sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Wellington il 17 maggio 2011 (Approvato dal Senato);

  n. 2125 – Accordo di cooperazione nel campo della cultura e dell'istruzione e dello sport fra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina, fatto a Mostar il 19 luglio 2004;

  n. 2271 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Congresso di Stato della Repubblica di San Marino sulla cooperazione per la prevenzione e la repressione della criminalità, fatto a Roma il 29 febbraio 2012 (Approvato dal Senato);

  n. 2278 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino in materia di collaborazione finanziaria, fatto a San Marino il 26 novembre 2009 (Approvato dal Senato);

  n. 2080 – Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federativa del Brasile, fatto a Brasilia il 27 marzo 2008;

  n. 1923 – Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico amministrativo, fatto a Roma l'11 novembre 2008, con Scambio di lettere interpretativo, fatto a Roma il 28 agosto e il 12 ottobre 2012;

  n. 2086 – Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo, fatto a Roma il 17 luglio 2003, con Scambio di lettere interpretativo, fatto a Roma il 25 giugno 2012 e il 3 settembre 2012;

  n. 2419 – Protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, e relativo Protocollo, del 10 gennaio 1989, fatto a Seoul il 3 aprile 2012 (Approvato dal Senato).

  Martedì 16, mercoledì 17 e giovedì 18 settembre (antimeridiana e pomeridiana, Pag. 49con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 19 settembre) (con votazioni)

  Seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

  n. 2273 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Jersey sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 13 marzo 2012 (Approvato dal Senato);

  n. 2274 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo delle Isole Cook sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Wellington il 17 maggio 2011 (Approvato dal Senato);

  n. 2125 – Accordo di cooperazione nel campo della cultura e dell'istruzione e dello sport fra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina, fatto a Mostar il 19 luglio 2004;

  n. 2271 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Congresso di Stato della Repubblica di San Marino sulla cooperazione per la prevenzione e la repressione della criminalità, fatto a Roma il 29 febbraio 2012 (Approvato dal Senato);

  n. 2278 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino in materia di collaborazione finanziaria, fatto a San Marino il 26 novembre 2009 (Approvato dal Senato);

  n. 2080 – Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federativa del Brasile, fatto a Brasilia il 27 marzo 2008;

  n. 1923 – Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico amministrativo, fatto a Roma l'11 novembre 2008, con Scambio di lettere interpretativo, fatto a Roma il 28 agosto e il 12 ottobre 2012;

  n. 2086 – Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo, fatto a Roma il 17 luglio 2003, con Scambio di lettere interpretativo, fatto a Roma il 25 giugno 2012 e il 3 settembre 2012;

  n. 2419 – Protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, e relativo Protocollo, del 10 gennaio 1989, fatto a Seoul il 3 aprile 2012 (Approvato dal Senato).

  Martedì 16 settembre, alle ore 10,30, avrà luogo una informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle linee di attuazione del programma di Governo

  Venerdì 19 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2093 – Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (collegato alla legge di stabilità 2014).

  Lunedì 22 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2616 – Conversione in Pag. 50legge del decreto-legge 22 agosto 2014, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia di contrasto a fenomeni di illegalità e violenza in occasione di manifestazioni sportive, di riconoscimento della protezione internazionale, nonché per assicurare la funzionalità del Ministero dell'interno (da inviare al Senato – scadenza: 21 ottobre 2014).

  Discussione sulle linee generali delle mozioni:

   Tinagli ed altri n. 1-00272 concernente iniziative a sostegno delle politiche di genere;

  Centemero ed altri n. 1-00572 e Locatelli ed altri n. 1-00569 concernenti iniziative volte alla nomina di un ministro senza portafoglio competente in materia di pari opportunità.

  Martedì 23, mercoledì 24 e giovedì 25 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 26 settembre) (con votazioni)
Seguito dell'esame dei progetti di legge:

  disegno di legge n. 2093 – Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (collegato alla legge di stabilità 2014);

  disegno di legge n. 2616 – Conversione in legge del decreto-legge 22 agosto 2014, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia di contrasto a fenomeni di illegalità e violenza in occasione di manifestazioni sportive, di riconoscimento della protezione internazionale, nonché per assicurare la funzionalità del Ministero dell'interno (da inviare al Senato – scadenza: 21 ottobre 2014);

  proposta di legge n. 750-A/R ed abbinate – Disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali.

  Seguito dell'esame delle mozioni:

   Tinagli ed altri n. 1-00272 concernente iniziative a sostegno delle politiche di genere;

  Centemero ed altri n. 1-00572 e Locatelli ed altri n. 1-00569 concernenti iniziative volte alla nomina di un ministro senza portafoglio competente in materia di pari opportunità.

  Nel corso della settimana avrà luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

  Lunedì 29 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

  proposta di legge n. 731 e disegno di legge n. 1588 – Delega al Governo per la riforma del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285;

  proposta di legge n. 275 ed abbinate – Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari delle cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti delle regioni e dei membri delle giunte regionali;

  proposta di legge n. 2318 – Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, in materia di pagamenti delle pubbliche amministrazioni e di compensazione dei crediti, nonché disposizioni concernenti la compensazione delle cartelle esattoriali in favore delle imprese (ove concluso dalla Commissione);

  proposta di legge n. 65 ed abbinata – Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali nonché deleghe al Governo per la riforma del sistema di governo delle medesime aree e per l'introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ambientali, Pag. 51e disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici.

  Martedì 30 settembre, mercoledì 1o e giovedì 2 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 3 ottobre) (con votazioni)

  Esame delle modifiche al Regolamento della Camera (in relazione alla conclusione dei lavori della Giunta).

  Seguito dell'esame dei progetti di legge:

  proposta di legge n. 731 e disegno di legge n. 1588 – Delega al Governo per la riforma del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285;

  proposta di legge n. 275 ed abbinate – Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari delle cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti delle regioni e dei membri delle giunte regionali;

  proposta di legge n. 2318 – Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, in materia di pagamenti delle pubbliche amministrazioni e di compensazione dei crediti, nonché disposizioni concernenti la compensazione delle cartelle esattoriali in favore delle imprese (ove concluso dalla Commissione);

  proposta di legge n. 65 ed abbinata – Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali nonché deleghe al Governo per la riforma del sistema di governo delle medesime aree e per l'introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ambientali, e disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici.

  Nel corso della settimana avrà luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

  Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo il venerdì (dalle ore 9).

  Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

  Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Per quanto riguarda la discussione delle proposte di legge n. 275, n. 2318 e n. 65 e delle modifiche al Regolamento della Camera, l'organizzazione dei tempi sarà definita al termine dei lavori delle competenti Commissioni di merito e della Giunta.
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, il mio intervento è ex articolo 24, comma 2, del Regolamento, in particolare in riferimento al calendario che è stato approvato oggi dalla Conferenza dei presidenti di gruppo che lei ha appena letto.
  In particolare, questo intervento si rifà alla calendarizzazione per il 30 settembre della riforma del Regolamento. Io, a norma di Regolamento, posso esprimere delle osservazioni su questo calendario, che ovviamente vanno a ricadere sull'eventuale futuro calendario e mi permetto di porre alcune questioni in riferimento alla riforma del Regolamento.
  Prima questione: l'ultima riunione della Giunta risale all'8 gennaio, otto mesi fa, quando sono stati depositati centinaia di emendamenti che, da allora, non sono mai Pag. 52stati discussi, trattati e comunque valutati da parte della Giunta. Fissare la prima seduta di quest'Aula per la riforma del Regolamento a venti giorni da oggi significa accelerare enormemente una riforma, anche essa integrale, di quello che io mi permetto umilmente di definire come la seconda Costituzione. Di conseguenza, sarebbe un'ulteriore scelta istituzionalmente scellerata da parte di questo Parlamento.
  Un'altra questione è data dal fatto che è stata approvata in prima lettura una schifosa riforma costituzionale, ma che comunque pone questo Paese in un monocameralismo che, di conseguenza, deve portare ad una modifica totale di quello che ad oggi è stato il lavoro della Giunta per il Regolamento.
  Mi permetto anche di dire che un'altra questione, che però ritengo rilevante, è che la Presidente Boldrini, sulla base di quanto io ho appena detto, deve evitare di portare avanti il capriccio personale di mettere la bandierina con il proprio nome, la riforma del Regolamento Boldrini, totalmente inutile e pericolosissima per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Di conseguenza, mi permetto di annunciare, a nome del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle che l'opposizione sarà durissima nei confronti di questa ulteriore riforma scellerata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Presidente, intervengo a nome del gruppo di Forza Italia. È dall'inizio di questa legislatura che il nostro gruppo, il presidente Brunetta, sollecita una riforma del Regolamento della Camera. Forza Italia ha già detto e annunciato pubblicamente – e coerentemente si è comportata sinora – che intende dare il proprio partecipe e attivo contributo a questa nuova fase di riforma che si è aperta nel Paese e in Parlamento.
  Ma il fatto che noi vogliamo fare le riforme, vogliamo collaborare a fare le riforme, vogliamo realizzare quelle riforme che Forza Italia ha sempre proposto non vuol dire, Presidente, che queste riforme debbano avvenire nel disordine, nel caos, nella confusione o in spregio alla logica politica, istituzionale e anche regolamentare.
  Mi riferisco al fatto, Presidente, che il calendario che lei ha annunciato poco fa ci vede profondamente contrari proprio per quanto riguarda l'iscrizione delle proposte di modifica del Regolamento. O esse sono un modo per sabotare, per ostacolare, per rinviare la riforma del Senato, o esse sono un modo per introdurre un'ulteriore difficoltà nei rapporti tra le forze politiche su quello che è il tema principale di questa stagione politica, o francamente, Presidente, non se ne capisce la ragione.
  Dopo che noi abbiamo atteso per mesi che la riforma del Regolamento giungesse in Aula, la riforma del Regolamento viene iscritta adesso senza che la Giunta abbia non solo concluso i propri lavori, ma nemmeno iniziato sulle proposte che sono state presentate dai relatori. Quindi con una specie di formula che non c’è nemmeno per le Commissioni permanenti – ove concluso – si iscrive in calendario senza attendere la conclusione dei lavori della Giusta e si iscrive nel calendario dell'Aula, mentre la Commissione affari costituzionali sta per iniziare l'esame della riforma costituzionale all'interno della quale – concludo Presidente – vi è proprio la parte che riguarda la modifica del Regolamento della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Quindi o questa iscrizione è fatta per sabotare quella proposta o noi francamente non ne capiamo la ragione. Allora Presidente, che cosa proponiamo noi ? Che le riforme si facciano, che si faccia anche la riforma del Regolamento della Camera, ma che la Camera decida prima se questa riforma deve far parte, come oggi già è, del testo della riforma costituzionale. E allora si attende che venga in Aula la riforma costituzionale del Senato e del Regolamento della Camera e solo dopo conseguentemente si cambia il Regolamento della Camera, oppure se si vuole fare Pag. 53prima un'autonoma riforma del Regolamento della Camera occorre prima attendere quanto meno che la Commissione affari costituzionali tolga dal testo della riforma costituzionale il Regolamento della Camera. Pretendere di fare insieme entrambe le cose è un modo per fare tutto e non realizzare nulla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Noi su questo siamo fortemente contrari – lo diciamo sin da adesso in Aula – non per non fare le riforme, ma per farle e per farle bene. Concludo, Presidente, anche con un'ulteriore osservazione: lei ha letto una formula di rito che a noi però preoccupa, quella relativa alla presunta possibilità di contingentare subito queste proposte di modifica del Regolamento. A nostro giudizio sono da assimilare alle proposte di legge per le quali l'articolo 49 prevede il voto segreto e, quindi, nel primo calendario nel quale saranno discusse, quando sarà, è evidente che queste proposte di riforma del Regolamento non potranno essere contingentabili (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Presidente Vito, al netto delle considerazioni politiche, riferirò anche le obiezioni sulle questioni regolamentari alla Presidenza Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, di questa vicenda delle modifiche al Regolamento e della loro calendarizzazione se ne è discusso non solo in questa riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, ma in molte riunioni della Conferenza dei presidenti di gruppo negli ultimi mesi.
  Io intanto vorrei dire al collega Toninelli che è ingeneroso e falso attribuire alla Presidente Boldrini la volontà di piantare una bandierina con il suo nome su questa riforma, mentre è corretto dire che c’è un largo fronte di forze politiche parlamentari in questo Parlamento che considera prioritaria la riforma del Regolamento, che ormai è vecchio, inadatto, inadeguato a gestire e regolamentare i lavori di questa Camera. La Presidente Boldrini seriamente, nel prendersi carico di un mandato che le è stato conferito con la Presidenza, si sta facendo carico di un lavoro, che peraltro nella Giunta del Regolamento con molti gruppi parlamentari si sta facendo, per giungere alla modifica che consenta a questa Camera di funzionare meglio.
  Credo che debba prevalere la ragionevolezza, però ricordando alcune cose: noi avevamo intenzione di portare la riforma del Regolamento prima dell'estate.
  Era l'impegno che ci eravamo assunti, era un impegno che era stato detto in più occasioni, dopodiché gli stessi gruppi, che oggi chiedono di farla nuovamente slittare, avevano chiesto – e il capogruppo Speranza aveva acconsentito – che era opportuno vedere prima il passaggio in prima lettura al Senato della riforma costituzionale. Noi abbiamo atteso quel passaggio, il passaggio è stato fatto, il Senato ha approvato.
  Oggi ci sono le condizioni per cominciare un lavoro in sede di esame di Giunta e di Aula anche su quel Regolamento, accelerando i tempi che evidentemente – come veniva ricordato da più colleghi – si sono protratti troppo. Noi riteniamo che non si possa perdere più tempo sulla modifica del Regolamento.
  Dopodiché, con la saggezza che deve caratterizzare la gestione dei lavori dell'Aula, riusciremo anche a coniugare tutte le riforme che abbiamo e le metteremo nell'ordine giusto e consentiremo che i lavori di questa Camera siano lavori ordinati.
  Però, una pregiudiziale per cui non si possa discutere del Regolamento, dopo impegni assunti in Conferenza dei capigruppo più volte di portare la materia alla ripresa di settembre, noi non la accettiamo e, di conseguenza, riteniamo che quanto deciso oggi dalla Conferenza dei capigruppo sia corretto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

Pag. 54

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, intervengo solo per precisare una cosa. Io mi associo ad un rilievo che faceva il presidente Vito: non esiste che nel primo calendario vengano contingentati i tempi per la discussione del Regolamento. Rosato diceva che volevano discutere della riforma del Regolamento, ma sappiamo bene che il contingentamento, nella maggior parte dei nostri provvedimenti che calendarizziamo, avviene dal secondo calendario.
  Non è un caso – è inutile che ce la raccontiamo – che la riforma del Regolamento è stata calendarizzata a fine settembre inizio ottobre, proprio alla fine del calendario che è stato pianificato in questa Conferenza dei capigruppo. Infatti, l'obiettivo – lo conosciamo bene, è accaduto già con la riforma dell'articolo 138 della Costituzione in passato – è farlo slittare nell'altro calendario e contingentarlo. Per noi non è assolutamente plausibile che si contingenti in questo calendario.
  Secondo. Io credo che la riforma del Regolamento in quest'Aula vada fatta con la maggioranza delle forze politiche. Qui stiamo parlando praticamente di mezzo emiciclo o quasi che non è assolutamente disponibile. Volete andare avanti da soli ? Fate pure, ma qui ci sono quattro decreti-legge da discutere e una legge di stabilità fino a dicembre. E rifletteteci bene prima di guadagnare e di far guadagnare un articolo sul giornale alla Presidente Boldrini, perché poi il Regolamento per approvarlo ci vuole un po’ di tempo e soprattutto noi non saremo disponibili a farlo passare così come un atto di imperio, semplicemente per qualche articolo sui giornali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Di Maio, anche della sua osservazione riferiremo alla Presidenza. Ha chiesto di parlare il presidente Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, ricordo a me stesso e al collega Rosato come il Senato abbia in maniera improvvida costituzionalizzato, di fatto, una riforma del Regolamento della Camera: cosa paradossale, non prevedibile, non prevista, che è stata realizzata all'interno di quella fase caotica costituente che abbiamo tutti visto dai teleschermi, tra «canguri» e «contro-canguri», prima della pausa estiva.
  È opinione comune, da parte di tutte le forze politiche più avvedute, che questa parte di Regolamento del procedimento legislativo, che, dato il superamento del bicameralismo, riguarderà eminentemente la Camera, debba essere decostituzionalizzata e, quindi, stralciata nell'esame di questo ramo del Parlamento dalla cosiddetta riforma del Senato, del bicameralismo, e sarà compito della I Commissione affari costituzionali, che incardinerà i propri lavori dopodomani.
  Mi chiedo come sia possibile, in pendenza di questo stralcio che è ormai opinione comune si debba realizzare, approvare a fine settembre, cioè in una data antecedente l'operazione di stralcio e di revisione dell'esame fatto dal Senato della riforma costituzionale, una riforma del Regolamento che si sovrappone al dettato costituzionale contenuto nel testo che ci proviene dal Senato.

  PRESIDENTE. Concluda.

  RENATO BRUNETTA. Ho finito. Mi sembra, amico Rosato, paradossale, impercorribile.
  Il suggerimento che è stata dato è che Giunta per il Regolamento – come ha detto il presidente Vito – e Commissione affari costituzionali lavorino insieme: allo stralcio, la Commissione affari costituzionali e, se del caso, la Giunta per il Regolamento all'acquisizione di parte o di tutte le procedure indicate in quello stralcio, in maniera tale che noi ci riappropriamo del Regolamento e la riforma costituzionale del bicameralismo perfetto viene depurata da una sovrapposizione e da un'aggiunta che è assolutamente inaccettabile e che è inaccettata.
  Per questa ragione, noi abbiamo chiesto con grande determinazione che non si Pag. 55potesse calendarizzare per il 30: perché è assurdo, perché è sbagliato e perché non avverrà, signor Presidente, perché non è pensabile che una riforma del Regolamento venga fatta a colpi di maggioranza, da parte di una maggioranza che gode di un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale. Siamo nell'incostituzionalità al cubo. Questo non è accettabile e, in un momento così delicato della nostra vita politica, non è pensabile di aggiungere benzina al fuoco di un calendario che è assolutamente, già così com’è, impervio.
  Quindi, la prego di rappresentare alla Presidente Boldrini, molto interessata a queste tematiche, l'esito di questo dibattito ed anche della volontà politica delle opposizioni di non accettare diktat su una materia così sensibile...

  PRESIDENTE. Concluda presidente Brunetta.

  RENATO BRUNETTA. ... come la riforma del Regolamento: ho concluso, grazie signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa ? Sempre su questo tema ? Colleghi, però io ho dato la parola a due colleghi per gruppo. Io le do la parola, però a questo punto il dibattito mi sembra sostanzialmente...

  ETTORE ROSATO. Questo è il terzo intervento !

  PRESIDENTE. Questo è il terzo, appunto. Quindi, collega Fraccaro... prego.

  RICCARDO FRACCARO. Volevo intervenire per dare un elemento di discussione ulteriore e per poter permettere ai colleghi di ragionare su un'altra questione, perché ci sono due possibilità.
  La prima possibilità è che la volontà del Partito Democratico di affrontare la modifica del Regolamento della Camera ora, a settembre, quindi contingentato ad ottobre, voglia dire nascondere, in realtà, la celata idea di affossare le riforme e limitarsi ad una restrizione dei diritti delle opposizioni, che è insufficiente.
  Forse, c’è un'altra possibilità: quella che il Partito Democratico intenda modificare il Regolamento della Camera per strozzare il diritto di opposizione e di parola delle minoranze in quest'Aula, per poi poter affrontare le riforme costituzionali, dando alle forze politiche di opposizione ancora meno spazio per dire la loro e per contribuire a modificare la legge fondamentale di questo Paese.
  Quindi, significa che la riforma del Regolamento nel migliore dei casi è un affossamento delle riforme; nel peggiore, si tradurrebbe nella possibilità della maggioranza di fare le riforme, zittendo le opposizioni.
  Questo mi dà la forza di dire che il mio gruppo parlamentare farà una battaglia forse mai vista in quest'aula, in questo emiciclo, su un tema così delicato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati il senatore Andrea Augello, in sostituzione del senatore Maurizio Sacconi, dimissionario.

Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

  PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sulle Pag. 56attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.
  Sono risultati eletti: presidente il deputato Alessandro Bratti, vicepresidenti il deputato Stefano Vignaroli ed il senatore Andrea Augello, segretari il senatore Francesco Scalia ed il deputato Filiberto Zaratti.

In morte degli onorevoli Alberto Spigaroli, Donato Lamorte e Antonio Soda.

  PRESIDENTE. Comunico che, in data 18 agosto, è deceduto l'onorevole Alberto Spigaroli, già membro della Camera dei deputati nella VII legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
  Comunico che, in data 21 agosto, è deceduto l'onorevole Donato Lamorte, già membro della Camera dei deputati nella XIV, XV e XVI legislatura, nel corso della quale ha esercitato le funzioni di segretario dell'Ufficio di Presidenza. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
  Comunico che, in data 1o settembre, è deceduto l'onorevole Antonio Soda, già membro della Camera dei deputati nella XII, XIII e XIV legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,55).

  TINO IANNUZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TINO IANNUZZI. Signor Presidente, sono trascorsi già quattro anni da quando barbaramente e con inaudita ferocia è stato assassinato Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica, il sindaco pescatore, un sindaco modello che ha svolto tutta la sua azione con un alto e limpido senso delle istituzioni. Angelo Vassallo ha saputo trasformare Pioppi e Acciaroli da piccoli borghi di pescatori in perle del turismo nazionale e internazionale, attraverso uno sviluppo lungimirante ed equilibrato, che ha sempre tenuto lontano da quella terra ogni speculazione, ogni progetto invasivo, ogni intento affaristico. Il sindaco Vassallo ha promosso lo sviluppo e la crescita turistica di Pollica sempre nel rispetto rigoroso, nella difesa intransigente della natura, dell'ambiente e del paesaggio perché l'azione di Vassallo è stata ispirata da un ambientalismo vero, che non ha mai messo in pericolo, ma anzi ha sempre valorizzato e ha sempre promosso la bellezza naturale incomparabile di quella fascia costiera. Ecco perché il sindaco Vassallo con coraggio ha dato voce e ha rappresentato un Mezzogiorno innovativo, moderno e dinamico che viene amministrato e viene governato nel segno della legalità e del rispetto delle regole e del servizio reso alla propria comunità con profondo amore e con profonda passione civile.
  Il gruppo del Partito Democratico, nella certezza di interpretare i sentimenti dell'intera Assemblea, riconferma affetto e solidarietà alla famiglia Vassallo, alla consorte, la signora Angelina, ai figlioli Giusy ed Antonio che, con tanta dignità, hanno vissuto e vivono questa terribile tragedia. Ma sono trascorsi quattro anni senza che, purtroppo, siano stati assicurati alla giustizia i responsabili. Ora più che mai è necessario fare di più; è necessario profondere ogni energia, compiere ogni sforzo per punire in maniera esemplare gli assassini. Questo è un dovere prioritario dello Stato, un dovere verso la famiglia Vassallo, un dovere verso la comunità di Pollica che, nel segno di Angelo, continua Pag. 57a essere bene amministrata dal sindaco Stefano Pisani, un dovere verso l'intera comunità nazionale (Applausi).

  ENRICO BORGHI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO BORGHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esattamente in queste ore, il 9 settembre 1944, in località Croppo di Trontano, le truppe della Wehrmacht e le compagnie delle divisioni corazzate SS «Adolf Hitler», grazie alla mediazione dei parroci di Domodossola e di Masera si arrendevano di fronte al plenipotenziario delle forze partigiane, colonnello Attilio Moneta. Nasceva così la zona liberata dell'Ossola, che il giorno successivo, con l'insediamento della giunta provvisoria di governo, dava vita a quella che da quel momento sarà conosciuta come la Repubblica dell'Ossola. L'esperienza ossolana assume un carattere di unicità, a giudizio degli storici, nel quadro del corollario delle aree liberate dai nazifascisti in Italia, non solo per la peculiarità dello sforzo bellico, ma soprattutto per la volontà di credere e voler attuare un assetto politico alternativo a quello nazifascista, prefigurando di fatto l'instaurazione in Italia di un regime democratico e repubblicano come poi avverrà in seguito, mediante la proclamazione formale di una Repubblica e la costituzione di un Governo repubblicano.
  Il potere politico-amministrativo passò, infatti, immediatamente dalle formazioni partigiane alla giunta provvisoria di governo ed essa dentro un'enclave tra le montagne delle Alpi si mise al lavoro, sia per affrontare la dura amministrazione che i momenti imponevano, che per redigere i testi per un nuovo ordinamento giuridico, anticipando, come ricorderà Aldo Moro, i principi su cui si assesterà poi la Repubblica italiana e realizzando, con Gisella Floreanini, la prima esperienza di una donna all'interno di un governo in Italia. Molti furono gli ambiti affrontati, dal lavoro all'istruzione, dall'assistenza agli indigenti alla giustizia, dall'amministrazione locale al ripristino in ogni luogo dello Stato di diritto.
  Del resto, onorevoli colleghi, la statura degli uomini e delle donne che parteciparono e furono protagonisti di quell'esperienza è incredibile.
  A cominciare, signor Presidente, da quello che fu il suo predecessore illustre, Umberto Terracini, che, dopo essere stato segretario della Giunta provvisoria, presiederà in quest'aula la Costituente e siglerà, insieme a De Nicola e De Gasperi, la nostra Costituzione. Insieme ad altri nomi che, sia all'interno delle formazioni partigiane che, nel supporto politico-amministrativo, lasceranno in Ossola la prima impronta indelebile, poi trasferita all'interno di queste aule parlamentari e nell'esperienza governativa. Nomi come Ettore Tibaldi, Piero Malvestiti, Gigino Battisti, Corrado Bonfantini, Cipriano Facchinetti, Concetto Marchesi, Augusto De Gasperi, Aldo Aniasi, Ezio Vigorelli, Carlo Calcaterra, Fausto Del Ponte, Aristide Marchetti, Valdo Fusi, Antonio Greppi, Giovanni Marcora, Giancarlo Pajetta solo per citarne alcuni. Ma anche personalità che successivamente si affermeranno nel mondo economico, come Eugenio Cefis, o nel giornalismo, come Gianni Brera, o nella televisione, come Mike Bongiorno. E ad essi vanno aggiunti quelli che saranno definiti i «protagonisti silenziosi», i tanti uomini e donne di quelle valli che aiutarono il movimento resistenziale, creando attorno ad esso quel necessario terreno di coltura. Ed inoltre i nomi degli oltre mille caduti che in quel territorio furono il prezzo della nostra libertà.
  La Repubblica dell'Ossola, signor Presidente, in quaranta giorni – quanti furono quelli di quella esperienza di rinata libertà italiana – divenne un laboratorio nel quale sognare, immaginare e costruire il futuro di un'Italia diversa, migliore, giusta e un esempio di come l'Italia potesse risorgere.
  I sogni dei ragazzi del «Valdossola» di Dionigi Superti, della «Valtoce» di Alfredo Di Dio, della «Garibaldi» di Cino Moscatelli Pag. 58si tradussero nelle istituzioni democratiche e repubblicane che noi oggi rappresentiamo.
  Per loro, e per i nostri figli, a 70 anni di distanza, abbiamo il dovere di ricordare e di esserne all'altezza.

  PAOLO BERNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, oggi per l'ennesima volta è slittata la sentenza definitiva per Tomaso ed Elisabetta.
  Non so se tutti voi siete a conoscenza di questa storia, ma in India oltre ai Marò ci sono questi due ragazzi che sono reclusi da quattro anni nel carcere di Varanasi, accusati di omicidio e rischiano l'ergastolo a causa della morte per malore di Francesco Montis, fidanzato di Elisabetta, trovato morto nella stanza che i tre dividevano durante un viaggio.
  Tutto questo perché, secondo l'accusa, avrebbero ucciso il loro compagno di viaggio in una stanza di un hotel, basando il tutto su una serie di supposizioni e pregiudizi, senza un vero movente, con un esame autoptico eseguito da un oculista e uno tossicologico troppo poco dettagliato per essere preso in considerazione. In più per i giudici indiani il fatto che una ragazza dormisse con due uomini è sufficiente ad avallare l'ipotesi di una relazione illecita e il conseguente delitto.
  Nel settembre dell'anno scorso, la corte suprema indiana avrebbe dovuto esprimersi sulla sorte di Tomaso ed Elisabetta: tra ritardi e slittamenti è stato tutto rimandato di un anno, che entrambi hanno passato rinchiusi nello squallido carcere indiano.
  Un anno dopo, cioè oggi, 9 settembre, la tanto attesa sentenza è slittata ancora una volta. Bisognerà aspettare ancora una settimana.
  Tutto questo nell'indifferenza generale dei media e della politica, che si occupano solo ed esclusivamente dei Marò e sottolineo che il Ministro della difesa Pinotti, lo scorso mese, volata in India per sincerarsi di persona delle condizioni dei militari, non ha fatto visita ai ragazzi detenuti a Varanasi.
  Due pesi e due misure. Esistono italiani di serie A e di serie B ? Chiedo alla Presidenza che si faccia carico di interpellare il Ministro competente affinché si faccia qualcosa anche per loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Bernini, mi permetto semplicemente di dirle che lei chiede alla Presidenza, ma non è facoltà della Presidenza interpellare su casi specifici un Ministro o il Governo. È facoltà o possibilità comunque del singolo deputato presentare atti di sindacato ispettivo che forse è lo strumento più proprio, al netto del fatto che lei è liberissimo di lasciare in questa Assemblea tutte le considerazioni anche politiche che crede. Tuttavia, mi permetto di rivolgerle tale suggerimento.
  Ricordo che, nella giornata di domani, è convocato, alle ore 9, il Parlamento in seduta comune per procedere alla votazione per l'elezione di due giudici della Corte costituzionale e di 8 componenti il Consiglio superiore della magistratura. La chiama avrà inizio dai senatori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 10 settembre 2014, alle 15:

  1. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16)

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze Pag. 59armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero (C. 2598-A/R).
  — Relatori: Marazziti, (per la III Commissione) e Carlo Galli, (per la IV Commissione), per la maggioranza; Sibilia e Gianluca Pini (per la III Commissione) e Artini e Marcolin (per la IV Commissione), di minoranza.

  3. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   BOLOGNESI ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di depistaggio e inquinamento processuale (C. 559-A).
  — Relatore: Verini.

  4. – Seguito della discussione delle mozioni Ottobre, Giachetti, Vito, Leone, Kronbichler, Marcolin, Dellai, Corsaro, Pisicchio, Di Lello, Bruno ed altri n. 1-00291 e Corda ed altri n. 1-00406 concernenti iniziative a tutela del cittadino italiano Enrico Forti, condannato e detenuto negli Stati Uniti.

  5. – Seguito della discussione delle mozioni Marcon ed altri n. 1-00424, Gianluca Pini ed altri n. 1-00563, Basilio ed altri n. 1-00577, Causin ed altri n. 1-00578 e Scanu ed altri n. 1-00586 concernenti la partecipazione italiana al programma di realizzazione e acquisto degli aerei Joint Strike Fighter-F35.

  6. – Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge:
   GARAVINI ed altri; NICCHI ed altri; CARFAGNA e BERGAMINI; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; GEBHARD ed altri: Disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli (C. 360-1943-2044-2123-2407-A).
  — Relatore: Marzano.

  7. – Seguito della discussione delle mozioni Brambilla ed altri n. 1-00460, Gagnarli ed altri n. 1-00559, Vezzali ed altri n. 1-00571, Nicchi ed altri n. 1-00573, Rondini ed altri n. 1-00580, Cova ed altri n. 1-00581 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00585 concernenti iniziative, nell'ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, per la tutela dei diritti degli animali.

  8. – Seguito della discussione delle mozioni Gallinella ed altri n. 1-00160, Prataviera ed altri n. 1-00360, Palese ed altri n. 1-00576, Kronbichler ed altri n. 1-00579, Galgano e Mazziotti Di Celso n. 1-00583 e Berlinghieri ed altri n. 1-00587 concernenti iniziative per la riforma dei criteri di formazione del bilancio comunitario, con particolare riferimento al meccanismo del cosiddetto «sconto inglese».

  La seduta termina alle 19,05.

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Ddl di ratifica nn. 2273, 2274, 2125, 2271, 2278, 2080, 1923, 2086 e 2419

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 15 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ore e 25 minuti
 Partito Democratico 19 minuti
 MoVimento 5 Stelle 12 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
9 minuti
 Nuovo Centrodestra 6 minuti
 Scelta civica per l'Italia 6 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 6 minuti
 Lega Nord e Autonomie 6 minuti
 Per l'Italia 6 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 5 minuti
 Misto: 10 minuti
  Libertà e Diritti – Socialisti europei
  (LED)
2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  Centro Democratico 2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti
Pag. 60

Ddl n. 2093 – collegato ambientale

Tempo complessivo: 19 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 12 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatori 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora e 15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 48 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti 7 ore e 47 minuti
 Partito Democratico 50 minuti 1 ora e 54 minuti
 MoVimento 5 Stelle 30 minuti 1 ora e 12 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
30 minuti 55 minuti
 Nuovo Centrodestra 32 minuti 34 minuti
 Scelta civica per l'Italia 32 minuti 34 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 34 minuti
 Lega Nord e Autonomie 30 minuti 32 minuti
 Per l'Italia 31 minuti 31 minuti
 Fratelli d'Italia –
 Alleanza Nazionale
30 minuti 26 minuti
 Misto: 31 minuti 35 minuti
  Libertà e Diritti – Socialisti
  europei (LED)
10 minuti 14 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti 6 minuti
  Centro Democratico 5 minuti 5 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 5 minuti 5 minuti
Pag. 61

Pdl 750-A/R – Orario di apertura degli esercizi commerciali

Seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 12 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 11 minuti
 MoVimento 5 Stelle 33 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
27 minuti
 Nuovo Centrodestra 18 minuti
 Scelta civica per l'Italia 18 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 18 minuti
 Lega Nord e Autonomie 17 minuti
 Per l'Italia 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Libertà e Diritti – Socialisti europei
  (LED)
5 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Centro Democratico 3 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti

Mozione n. 1-00272 – Iniziative a sostegno delle politiche di genere

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti Pag. 62
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 13 minuti
 MoVimento 5 Stelle 35 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
27 minuti
 Nuovo Centrodestra 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie 18 minuti
 Per l'Italia 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Libertà e Diritti – Socialisti europei
  (LED)
6 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  Centro Democratico 3 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Mozione n. 1-00572 e abb.– Nomina di un ministro senza portafoglio competente in materia di pari opportunità

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti Pag. 63
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 13 minuti
 MoVimento 5 Stelle 35 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
27 minuti
 Nuovo Centrodestra 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie 18 minuti
 Per l'Italia 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Libertà e Diritti – Socialisti europei
  (LED)
6 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  Centro Democratico 3 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Pdl n. 731 e 1588 – Riforma del codice della strada

Tempo complessivo: 14 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 7 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti Pag. 64
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti 4 ore e 36 minuti
 Partito Democratico 50 minuti 1 ora e 4 minuti
 MoVimento 5 Stelle 30 minuti 43 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
30 minuti 33 minuti
 Nuovo Centrodestra 32 minuti 21 minuti
 Scelta civica per l'Italia 32 minuti 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 20 minuti
 Lega Nord e Autonomie 30 minuti 19 minuti
 Per l'Italia 31 minuti 19 minuti
 Fratelli d'Italia –
 Alleanza Nazionale
30 minuti 16 minuti
 Misto: 31 minuti 21 minuti
  Libertà e Diritti – Socialisti
  europei (LED)
10 minuti 8 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti 4 minuti
  Centro Democratico 5 minuti 3 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
5 minuti 3 minuti
Pag. 65

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2616 - Quest. preg. n. 1 e 2 482 482 242 174 308 66 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.