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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 281 di giovedì 7 agosto 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 8,35.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Balduzzi, Biondelli, Michele Bordo, Cicchitto, Dellai, Di Lello, Di Salvo, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, Guerra, La Russa, Mannino, Meta, Portas, Realacci, Rigoni, Sani, Scalfarotto, Schullian, Speranza, Tabacci, Tidei, Velo, Vignali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 8,38).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A. C. 2486-B).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 2486-B: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari.
  Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, le modificazioni approvate dalla Camera, il testo recante le modificazioni apportate dal Senato e le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 6 agosto 2014 – A.C. 2486-B).

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(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2486-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signora Ministra, signor sottosegretario, i dati economici sono preoccupanti, pur tuttavia abbiamo rilevato con interesse un aumento della produzione industriale. Ciò significa che il Paese ce la può fare, ciò significa che abbiamo davanti a noi una prospettiva difficile, ma comunque una prospettiva che ci consente di uscire da questa crisi. Abbiamo necessità di riforme, di riforme strutturali che investano l'economia, che investano il nostro Paese, che rimettano in moto quell'ascensore sociale che è fermo da moltissimo tempo. Abbiamo necessità di intervenire sulle infrastrutture, abbiamo necessità di intervenire sulla giustizia, soprattutto civile, abbiamo necessità come oggi si sta facendo di intervenire sulla pubblica amministrazione.
  Una pubblica amministrazione trasparente, una pubblica amministrazione più vicina ai cittadini, una pubblica amministrazione che sicuramente, nel momento in cui è riformata, è volano di sviluppo e di crescita. Pur tuttavia ci siamo resi conto che non vi è ancora oggi una organicità di una riforma completa e aspettiamo con interesse quello che è ancora fermo al Senato. Noi Socialisti voteremo questa fiducia convinti che quello che ha detto il Presidente del Consiglio, cioè che da settembre...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  LELLO DI GIOIA. Se mi dà due secondi, concludo subito. Da settembre bisogna invertire la marcia, bisogna dare risposte soprattutto ai giovani, soprattutto al Mezzogiorno d'Italia. Bene, se questo è, il Partito Socialista, il gruppo Socialista darà la fiducia con convinzione a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, signora Ministro, signori del Governo, colleghi, esprimo, a nome della componente politica LED – Socialisti europei, una convinzione molto profonda. Vede, noi non siamo della scuola che bisogna fare ben altro per portare l'Italia fuori dalla crisi, noi pensiamo che bisogna fare anche altro. Le riforme di sistema sono un elemento fondamentale della faticosa uscita da una crisi che investe il Paese da molti anni, non certo da qualche mese.
  Ora, la riforma della pubblica amministrazione è una delle riforme di sistema. Abbiamo provato già a dire nella discussione precedente alla Camera cosa vuol dire per noi riforma della pubblica amministrazione.
  Pensiamo, abbiamo detto e ripetiamo che l'elemento dell'innovazione, ma anche e soprattutto del rinnovamento della pubblica amministrazione in termini generazionali, sia una condizione necessaria per garantire l'efficacia della riforma che voi avete voluto portare al centro delle riforme di sistema e noi conveniamo, ma è per questo che le scelte del Senato ci lasciano molto perplessi, non perché ci vuole ben altro, non perché non cogliamo il senso della profonda qualità di un'idea di riforma della pubblica amministrazione – certo, oggi da valutare insieme alla legge delega che ancora deve arrivare – ma perché su uno dei punti fondamentali, il rinnovamento generazionale, si fa un passo indietro con le scelte del Senato, perché è di questo che stiamo parlando. Noi abbiamo certo molto chiaro che le norme che sono state soppresse riparavano Pag. 3a un atto di giustizia, erano un atto di giustizia rispetto agli insegnanti bloccati dalla legge Fornero così come rispetto alle penalizzazioni sempre di quella legge, così come rispetto alla possibilità in alcuni settori di rendere più vicina l'età della pensione, i 68 anni che potevano consentire un ingresso e una progressione di carriera più semplice per quelle categorie professionali. Ma il punto che io vorrei proporre alla vostra attenzione è la lettura che dicevo all'inizio: non si riesce a rinnovare la pubblica amministrazione se non si fa una cosa che i dati ci dicono, nel confronto con gli altri Paesi europei l'Italia è il Paese con l'età media più alta – cinquant'anni rispetto a quelli di altri Paesi, soprattutto nella scuola – sotto i 35 anni ci sono soltanto il 10 per cento di persone nella pubblica amministrazione, solo il 10 per cento, molte donne non agli apici della direzione della pubblica amministrazione. Allora, se questo è – ma il Governo lo aveva colto quando aveva posto nella staffetta generazionale uno dei punti – e se questo è determinato anche dal blocco del turnover, io penso che questo sia un punto che non si può lasciare semplicemente – mi consentiranno l'espressione un po’ veloce, dato il tempo scarso – nelle mani della Ragioneria. Questo è un punto della politica e cioè la politica deve scegliere che la modernizzazione della pubblica amministrazione è tutt'uno con la sua capacità di consentire che entrino giovani, ragazzi e ragazze, persone più giovani con una percentuale più alta di laureati e di competenze come negli altri Paesi, coinvolgendo i lavoratori e le lavoratrici nel processo di modernizzazione e LED – Socialisti europei in questa direzione è fortemente coinvolta, fortemente motivata a sostenere questa direzione di marcia. Ma per l'insieme di queste motivazioni contemporaneamente, io vi annuncio il voto di astensione rispetto al voto di fiducia che viene chiesto, con la motivazione precisa di condividere una direzione di marcia ma vedere come dal Senato arriva uno stop all'indicazione di marcia che il Governo aveva proposto e che noi invece pensiamo sia la condizione necessaria per portare l'Italia fuori dalla crisi, insieme alle scelte altrettanto necessarie sull'economia e sul lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Misto – Libertà e Diritti – Socialisti europei (LED) e Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, siamo arrivati all'ennesima fiducia, la fiducia su un provvedimento che è stato presentato in modo roboante, la riforma della pubblica amministrazione, finalmente si cambia marcia. È un po’ che sentiamo che questo Governo ma anche il Governo precedente, appoggiato sempre dal PD, e il Governo ancora precedente, sempre appoggiato dal PD dire: si fanno le riforme per cambiare questo Stato, finalmente per levare la burocrazia, finalmente ci sarà meritocrazia anche nel pubblico impiego. Noi onestamente abbiamo aspettato con ansia questo provvedimento, perché se si fosse andati su questa linea saremmo stati solo contenti perché è ciò che diciamo da vent'anni, almeno, se parliamo di quando è nata la Lega Veneta, ormai dal 1979.
  Ma, alla fine, è stato un provvedimento molto deludente, che è stato ammorbidito in Commissione alla Camera, inserendo di nuovo la previsione che per la mobilità e gli esuberi si debbano sentire ancora i sindacati e questo vuol dire fermare di nuovo tutto, prevedendo che la mobilità si può fare solo in un raggio di 50 chilometri, quando nell'impiego privato è normale che gli spostamenti quotidiani per andare al lavoro siano anche di cento o centocinquanta chilometri. Mentre nei Paesi industrializzati il tempo medio per andare a lavoro è di tre ore o tre ore e mezzo di tragitto, nel Veneto sono 50 chilometri, neanche il raggio di una provincia; per carità, scusate, non si può più parlare di province perché le stiamo abolendo, ma di Pag. 4area vasta, però alla fine avete cambiato solo il nome di un ente, levando solo il fattore democratico dell'elezione.
  Dunque, avete voluto fare questa riforma, che cambia poco. Eravamo riusciti a inserire qualcosa per risolvere i problemi che voi avete creato con, ad esempio, la «riforma Fornero», che non è servita a niente, se non per creare un grande malessere sociale, una grande preoccupazione dei nostri cittadini, ma il Senato ha detto che non si può fare, che non si sa se i numeri che avete indicato sono giusti; ma – scusate – erano i numeri che lo stesso Ministero della pubblica istruzione aveva individuato con riferimento ai soggetti che avevano il problema della «quota 96», dunque nello stesso Governo, un Ministero ci dà i dati, un altro Ministero, quello del MEF, dice che forse non sono giusti. Però, nello stesso momento, al Senato, hanno reinserito una norma che noi avevamo soppresso alla Camera, che dà di nuovo potere ai magistrati fuori ruolo di rimanere fuori ruolo e di continuare a fare un altro lavoro perché – hanno detto – c’è un problema di copertura, perché ci sono dei diritti acquisiti di chi è già in aspettativa. Dunque, potrebbe essere che qualche magistrato fuori ruolo o in aspettativa possa fare causa o ricorso e, per vincere, dunque, bisognerebbe trovare una copertura. Scusate, per gli esodati e per i «quota 96» i diritti acquisiti non ci sono ? Per i magistrati fuori ruolo, che sono al Governo da tantissimi anni, (alla fine comandano loro), per loro, invece, i diritti acquisiti bisogna mantenerli.
  Questa è la dimostrazione che il Governo Renzi è un Governo di parolai, un Governo che ha buone intenzioni, che sta lanciando grandi proclami ma che, alla fine, continua ad essere succube del male di questo Stato, che è quella classe di burocrati che hanno governato per 50, 60 anni e qualcuno potrebbe andare anche più indietro perché ricordiamoci che la maggior parte dei prefetti degli anni Cinquanta erano gli stessi prefetti che erano stati nominati negli anni Trenta. Dunque, una classe burocrate che è sempre rimasta al suo posto, che ha distrutto questo Paese perché non ha pensato al bene dei cittadini, ma si è interessata al bene delle proprie tasche e dei propri amici. Vi ricordate la famosa battaglia che abbiamo fatto nel 2010 semplicemente per fermare l'adeguamento ISTAT delle pensioni dei magistrati per tre anni, dunque un aumento dell'1,5 per cento annuo, quando i magistrati hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale, davanti ad altri magistrati e hanno vinto, dicendo che non possono essere né il Parlamento, né il Governo che decidono il compenso dei magistrati ?

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bragantini. Colleghi, per favore, siamo pochi.
  Prego, onorevole.

  MATTEO BRAGANTINI. E si possono fare tanti altri esempi di come non si riesce a cambiare questo Stato. Ma la cosa che fa sorridere per non piangere è che continuiamo a vedere Renzi con le sue slide, con le sue dichiarazioni, che continua a dire: «cambiamo passo, cambiamo e finalmente riformiamo. Abbiamo già fatto questo, abbiamo già fatto quest'altro», ma alla fine non sta facendo niente.
  Ci diceva che la crisi la stiamo superando, siamo a buon punto, siamo credibili a livello internazionale. Ieri è arrivata la doccia – non fredda – gelata: il PIL, invece dello 1,2 per cento che era previsto all'inizio, adeguato già allo 0,8 per cento di aumento, sarà del meno 0,3 per cento. Vuol dire che tutti i conti che sono stati fatti sono sballati e bisognerà fare una manovra. Infatti, non è solo questione di dire che è un 0,3, un 0,6 o un meno 0,3 per cento, è che erano stati fatti calcoli economici e, dunque, si erano previste delle entrate in base a un aumento del PIL e con quelle entrate avevate coperto delle spese. Se non ci sono più quelle entrate, ma le spese ci sono già state, bisogna andare a mettere a posto i conti. Questa è la cosa assurda ed è per questo che non possiamo dare la fiducia a questo Governo.
  Proprio oggi Renzi ha detto che la politica estera è uno dei punti per rilanciare Pag. 5l'economia – ogni settimana mette dei punti nuovi per far dimenticare quelli che aveva già detto e che non ha mantenuto – e che dobbiamo avere una visione estera più mediterranea e africana. Questa immagine mi ha fatto venire in mente non un Renzi con un cappello coloniale, che va a fare il nuovo colonialista e l'imprenditore all'estero. Mi ha fatto venire in mente l'immagine di Renzi con il fez, che dice che bisogna andare a coltivare il deserto, senza capire che nel deserto c'era il petrolio e bastava semplicemente andare a perforare e a cercare grandi ricchezze, grandi ricchezze che ci sono anche in questo Stato, grandi risparmi che ci sono anche in questo Stato. Ma non si vogliono fare.
  Non si vuole dare la possibilità alle nostre imprese, alle nostre piccole e medie imprese di poter lavorare, di levare veramente quella burocrazia assurda che le sta soffocando, quel costo indiretto che c’è nello Stato e che c’è nelle nostre imprese.
  Questo è quello che non si sta facendo e di sicuro qualche collega dirà: «Ma voi come Lega cosa avete fatto sei anni fa, cinque anni fa, quattro anni fa ?» Devo dire sì, forse abbiamo fatto poco, dovevamo fare di più. Ma se cominciamo a vedere chi non ha fatto qualcosa prima non vorrei che cominciamo questa rincorsa per capire di chi è la colpa. Qualcuno potrebbe dire che allora la colpa è di quelli che governavano negli anni Ottanta, quando c'erano il PCI e la DC che sono le due componenti politiche da cui è nato il PD, se vogliamo essere precisi. Allora è colpa ancora del PD ? Oppure potrebbe essere la colpa del PCI, che negli anni Cinquanta ha sempre appoggiato i Governi comunisti che hanno distrutto e hanno ammazzato milioni di persone. Ma andando sempre più indietro per vedere di chi è la colpa non risolviamo i problemi attuali.
  Noi dobbiamo risolvere i problemi che ci sono adesso e questo Governo non sta facendo assolutamente niente che possa veramente risolverli: non sta abbassando le tasse, non sta rilanciando l'economia. Per questi motivi e per molti altri che si potrebbero dire noi non diamo la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, Governo, Ministra Madia, gli ingredienti sono i soliti, quelli che ci avete puntualmente somministrato con ogni fiducia e con ogni decreto-legge omnibus: attese improduttive e imbarazzanti, trattative affannose, passaggi pasticciati e indecorosi. Devo dire, però, che in questa occasione avete dimostrato particolare talento nell'assemblaggio di tutti questi ingredienti.
  Questa terza fiducia sul decreto-legge PA è un concentrato di ipocrisia, di sopraffazione e di svilimento di ogni funzione legislativa del Parlamento. State trasformando quest'Aula in un organismo di mera ratifica di scelte sovrane e indiscutibili del Governo e del MEF.
  Il decreto-legge, quello che la nostra Costituzione ammette in casi straordinari di necessità e urgenza, in questa legislatura è diventato norma, strumento ordinario per imporre disegni di legge del Governo. E questo abuso si reitera nella posizione continua della questione di fiducia, l'ultima ieri: 9 volte nei dieci mesi del Governo Letta, 10 volte nei cinque mesi del Governo Renzi, la somma fa 19, 19 voti di fiducia alla Camera.
  Questo ramo del Parlamento non discute più, non elabora più, non ha più alcun ruolo nella traduzione legislativa di indirizzi, visioni, idee trasformatrici delle condizioni di vita di questo Paese. Questa Camera ha ormai solo il compito di convalidare i decreti raffazzonati, disomogenei e a rischio di incostituzionalità. Voglio dirlo alle deputate e ai deputati della maggioranza: quale verso pensate di cambiare se la governabilità a tutti i costi si è mangiata la rappresentanza, se la rottura dell'equilibrio tra i poteri costituzionali si risolve da sempre e sempre in una contrazione dello spazio e dell'interesse pubblico Pag. 6e della democrazia ? La decretazione d'urgenza sta rendendo sempre più confusi e inagibili i nostri lavori parlamentari, sempre più frustrante e inadeguata un'attività che dovrebbe invece riempire quest'Aula delle voci vive del mondo reale. Si abbia il coraggio e ci si unisca allora nella richiesta risoluta al Governo di una sua ricollocazione in una funzione esecutiva che sia rigorosamente rispettosa della sovranità del Parlamento e della sua funzione legislativa originaria e che garantisca, ad esempio con quei decreti attuativi spesso mai pubblicati, la compiutezza dei percorsi legislativi e la concretezza delle scelte fatte.
  Che idea bizzarra quella di riformare la pubblica amministrazione – e ce ne sarebbe stato bisogno – commissariando il Parlamento e bypassando ogni istanza reale. Non si chiamano riforme quelle che non nascono dal confronto, anche duro, con i lavoratori. Non si chiamano riforme quelle che non sono guidate dai bisogni e dal benessere sociale, dal miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone, dall'incremento dell'efficienza e dell'innovazione del sistema pubblico, dalla trasformazione virtuosa del rapporto tra cittadini e istituzioni. Non sono riforme quelle che, dettate da ragioni di bilancio, si rivelano nient'altro che ulteriori piani di tagli, meno scomodi e impopolari delle manovre finanziarie vere e proprie. Si chiamano inganni verbali, illusioni ottiche, operazioni di maquillage del Governo. Ma ad un certo punto, lo sapete, ogni trucco si scioglie, anche il più resistente, e allora riappare il volto, in tutta la sua drammatica nudità. E il volto del Paese è quello raccontato dai dati ISTAT pubblicati ieri: un'economia reale ferma, stagnante, ai livelli di 14 anni fa; nessuna politica industriale, nessun reddito minimo, nessuna patrimoniale, nessun piano vero per il lavoro, nessuna seria messa in discussione dei Trattati europei e del pareggio di bilancio in Costituzione.
  In questo decreto non c’è traccia di riqualificazione e informatizzazione dei servizi pubblici, di rinnovamento generazionale, di sblocco del turnover, di incremento occupazionale, neanche di rinnovo del contratto del pubblico impiego, quello che ha sottratto, in cinque anni, 25 miliardi di euro ai lavoratori senza che venissero reinvestiti in un processo riformatore reale. In compenso, attaccate gli stessi lavoratori e i loro diritti con la mobilità obbligatoria, il demansionamento, colpendo drasticamente il potere di contrattazione reale dei sindacati, quei soggetti intermedi che sono così fastidiosi al Presidente Renzi. Ci aveva già pensato Brunetta, brandendo l'elemento del merito, a collocare i lavoratori sotto la cifra dell'inadeguatezza sprecona e indolente. Oggi avete inventato una nuova riforma e lo avete fatto dall'alto e contro i lavoratori. E con una mossa dall'alto, rapida come quella di un mago, avete beffato anche i lavoratori e le lavoratrici della scuola.
  Abbiamo assistito in questi giorni a rimpalli di accuse tra maggioranza e Ragioneria dello Stato. Forse possiamo dircelo che tutto questo, dopo mesi di rinvii, arresti, illusioni e passi indietro, appare francamente ridicolo. Il ruolo tracotante e politico che oggi ha la Ragioneria le è stato appositamente affidato dagli ultimi Governi, compreso questo, per perpetrare politiche di rigore e giustificare la mancata volontà di dare risposte a questioni e drammi sociali. Quella Ragioneria che oggi viene chiamata in causa, ad esempio, dal presidente Boccia, come responsabile di un attacco alla volontà del Parlamento, è la stessa, la stessa che avete utilizzato voi della maggioranza e del Governo nell'ultimo anno per bloccare la soluzione della questione «quota 96». È la stessa cui vi siete appellati proprio in quest'Aula per spiegarci che nel «provvedimento esodati» non c'erano le risorse sufficienti per poter comprendere anche la vicenda «quota 96», nonostante i risparmi prodotti dalla riforma Fornero vadano ben oltre le previsioni, toccando addirittura la soglia degli 80-90 miliardi di euro. Ora che il punto di non ritorno è stato toccato, forse si può avere un rigurgito di serietà e riconoscere che le responsabilità sono tutte politiche, e che sono del Governo e della sua maggioranza.Pag. 7
  Sempre in quel rigurgito di serietà possiamo ammettere che francamente è complicato credere alla tesi per cui «quota 96» sia stata vergognosamente soppressa al Senato per il potere strabordante del tecnico della burocrazia e che poi lo stesso tecnico, cioè la Ragioneria dello Stato, con un articolo aggiuntivo, abbia tranquillamente avallato l'aumento delle disponibilità di risorse per la pensione anticipata dei giornalisti. Allora, la Ragioneria avrebbe trovato le risorse per coprire finanziariamente i giornalisti, ma non è stata in grado di trovarle per insegnanti e personale ATA della scuola. Forse il punto è un altro e va disvelato fino in fondo: il Governo avrebbe potuto e dovuto compiere scelte politiche chiare e, sulla base di queste, individuare per «quota 96» le risorse necessarie, così come ha fatto per i giornalisti. E visto che i tagli della spending review non possono essere utilizzati come coperture, avrebbe potuto attingere ai risparmi del sistema previdenziale, atteso che soltanto 11 sono i miliardi utilizzati per le salvaguardie dei lavoratori esodati. Il Governo Renzi, come tutti quelli precedenti, in realtà guarda a questi lavoratori e ai pensionati come strumenti fondamentali per risanare i bilanci pubblici. La riforma Fornero è stata questo: una manovra per fare cassa, una manovra che non può essere messa in discussione perché organica alle politiche di austerity, e a farne le spese è ancora una volta la scuola.
  Non è più possibile parlare di crisi, di urgenza di una ripresa, delle misure necessarie ad uscire da una recessione senza precedenti, di forbice sempre più larga tra nord e sud, senza scegliere di fare finalmente i conti con la storia più recente e più sbagliata del nostro Paese, quella di un processo demolitorio da parte dei Governi, che, in una dimensione tutta ragionieristica, hanno trasformato tutti i presidi e le istituzioni del sapere in capitoli marginali del sistema Paese, in voci di costo pesantissime per il bilancio dello Stato. Siete riusciti a mortificare le aspettative enormi di lavoratori e lavoratrici stanche e frustrate, ma anche le aspettative altrettanto forti di chi giovane, precario e professionalmente aggiornato avrebbe il diritto ad un lavoro sicuro, ad una cattedra stabile, ad una prospettiva in grado di offrirsi leggibile all'immaginazione. E allora, ci chiediamo quale bizzarro obiettivo di ricambio generazionale debba trattenere al lavoro persone esauste senza più stimoli e invece tenere lontane le giovani risorse e, ancora, sulla base di quale mendace intenzione di svecchiamento del sistema pubblico, si continua a non prendere neanche in considerazione la vicenda del pensionamento dei macchinisti, costretti fino a sessantasette anni ad un lavoro usurante di enorme responsabilità.
  Concludo con due dichiarazioni della Ministra Madia: la norma è entrata per caso nel provvedimento sulla PA. Ma come, Ministra ? Ci avevate spiegato che non c'erano i tempi per un decreto ad hoc come avevamo chiesto e che tutto si sarebbe risolto con la PA. E ancora c’è la volontà di inserire la norma in un provvedimento più ampio. Quando, Ministra ? Quando ? Lo sa che per questi lavoratori il tempo è scaduto, che stiamo andando verso «quota 99», che non ci sono più le possibilità per andare in pensione a settembre ? Avete buttato un anno. Non avrete la nostra fiducia, perché noi i lavoratori non li tradiamo e oggi rimaniamo al loro fianco, mentre in quest'Aula così distante, ancora una volta, si consuma l'ennesimo attacco ai diritti dei lavoratori e alla loro dignità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà-Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, ci sono tanti tipi di fiducia: c’è la fiducia dei mercati, la fiducia dei consumatori, c’è la questione di fiducia, che è quel meccanismo con cui si verifica, secondo le regole del sistema parlamentare, la consonanza tra il Governo e la sua maggioranza e come istituto che ha una pluralità di Pag. 8possibilità. Qualche volta serve per rinserrare i ranghi di una maggioranza riottosa, più recentemente serve soprattutto come acceleratore dei provvedimenti ed è connesso con i decreti-legge. È certo una situazione che nessuno può vantare come situazione ottimale. È la situazione in cui si convertono due straordinarietà, in fondo, in due ordinarietà, ma è la situazione, Presidente, Ministro – lo dico anche alla collega di SEL che ha appena parlato – che dà il senso dell'emergenza che viviamo, di una ripresa che non c’è. Certo è un problema dell'Europa tutta, ma è soprattutto un problema italiano.
  E dunque noi dobbiamo fare i conti con questa situazione, che ci porta ad avere degli strumenti che la Costituzione vede e capisce, o intende o delega a strumenti regolamentari – la questione di fiducia, in senso stretto, non è prevista dalla Costituzione, ma è in qualche modo presupposta da essa – che diventano, invece, strumenti ordinari. Spesso la questione di fiducia è dunque la storia di una forzatura. Ebbene, questa volta non è così: la vicenda del decreto sulla pubblica amministrazione ci dimostra che la Commissione competente, alla Camera, ha potuto lavorare con molta cura, con molta attenzione; vi è stato un dialogo molto intenso, grazie anche alla disponibilità – lo ricordo ancora una volta in quest'Aula – sia del Ministro sia del relatore.
  Tutto questo, dunque, ha portato a un consolidamento del testo, che non è certamente riducibile alla storia di una forzatura. È un passo, certamente – lo dico soprattutto al collega Bragantini, che ha un po’ riduttivamente commentato questo provvedimento, questo decreto-legge – ma è un passo importante. Cambia, comincia a cambiare il modo di concepire la pubblica amministrazione.
  L'abbiamo per molto tempo vissuta un po’ tutti come un peso, qualcosa da alleggerire. È probabilmente ancora così, ma è soprattutto oggi che possiamo percepirne il significato di motore del cambiamento, di volano del cambiamento, di risorsa da spendere qui e in Europa, e dunque la capacità di mettere insieme la revisione intelligente della spesa con il rinnovamento dei processi e anche degli organici. Una pubblica amministrazione che in realtà è plurale, sono «le pubbliche amministrazioni», e qui vi è la delicata opera del legislatore di andare a dare a ciascuno il suo. Su questo torneremo in sede di dichiarazione di voto finale – le procedure un po’ barocche della Camera fanno sì che sullo stesso testo si discuta due volte, prima in sede di fiducia e poi in sede di dichiarazione di voto finale –, ma sono certamente pubbliche amministrazioni sempre in evoluzione.
  Diceva un grande studioso di amministrazione, che ha avuto anche incarichi istituzionali importanti e che, per questi, ha pagato con la vita, Vittorio Bachelet: l'amministrazione è per forza sempre in cammino. È attraverso l'amministrazione – cito –, in definitiva, che avviene il concreto impatto delle libertà e dei diritti costituzionalmente affermati con le attese dei cittadini e dei gruppi.
  È proprio così, è proprio vero. E allora una pubblica amministrazione amica, che paga puntualmente i suoi debiti, che rende facile l'Italia, o almeno più facile, una pubblica amministrazione capace di far valere i precetti del legislatore e di punire chi li viola, ecco, questa pubblica amministrazione sta, evidentemente, nella mente e nel cuore di tutti.
  Questo provvedimento è un inizio. Ministro Madia, ci rivedremo a settembre con la delega e certamente lì vi sarà la possibilità di dare vita ad un cambiamento organico. Il decreto-legge non è la sede per una riforma organica, ma è la sede per dare segnali importanti e urgenti. Questo provvedimento lo fa, lo ha fatto. Il gruppo di Scelta Civica, perciò, non ha alcuna difficoltà a rinnovare la propria fiducia al Governo Renzi, anche attraverso, e soprattutto, questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

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  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il gruppo del Nuovo Centrodestra ribadisce il consenso alla fiducia posta su questo provvedimento. Un provvedimento – così, giusto per ripetere quello che già è stato detto in prima lettura – che trova il consenso del Nuovo Centrodestra perché siamo soddisfatti già del lavoro svolto, ma anche delle finalità e del «perseguimento» della riforma della pubblica amministrazione, perché, evidentemente, può venire fuori non solo un'efficienza maggiore della pubblica amministrazione attraverso queste misure di ristrutturazione e di risanamento dell'apparato pubblico, ma si innesta anche una possibilità, che è quella di reclutare giovani nelle strutture pubbliche. Vi sono state delle modifiche al Senato.
  C’è stata la soppressione dei commi 6-bis e 6-quater dell'articolo 1, che recano disposizioni in materia di pensionamento anticipato, dell'articolo 1-bis che ha previsto l'applicazione delle norme per l'accesso al pensionamento vigenti prima della riforma Fornero al personale della scuola che abbia maturato i requisiti entro l'anno scolastico 2011-2012. È stato ripristinato il comma 3 dell'articolo 8 che era stato soppresso nel corso dell'esame alla Camera; il comma 3 prevede che siano fatti salvi i provvedimenti di collocamento in aspettativa già concessi alla data di entrata in vigore del presente provvedimento. Ci sono state polemiche in I Commissione su questa soppressione e su questo passo indietro rispetto alla prima lettura che non trovano naturalmente il consenso del sottoscritto e del mio gruppo, perché le ragioni che ha rappresentato il Ministro per aver dato il consenso favorevole al Senato su questa norma sono condivisibilissime e non portano nessun nocumento all'insieme del provvedimento.
  Questo decreto-legge si accinge a dare sicuramente risposte, risposte parziali che saranno completate con il disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione in discussione al Senato al fine di avere un apparato amministrativo più vicino alle imprese e ai cittadini, di accorciare le distanze che esistono tra i cittadini, le imprese e la pubblica amministrazione. Debbo, però, sottolineare che alcune delle norme approvate dal Senato che hanno cambiato questo provvedimento, mi riferisco a quella della cosiddetta quota 96, trovano, da parte del nostro gruppo, un momento di amarezza; era una norma che era stata condivisa da tutto il Parlamento, una norma non solo giusta, ma anche praticamente applicabile alla luce di quello che era venuto fuori a proposito di coperture e di tutto quello che poteva essere lo sbocco di natura economica della norma approvata, ma tant’è, è venuto fuori una sorta di atteggiamento legato a una posizione che si rinviene al di fuori delle scelte politiche e che viene fuori, invece, come al solito, da una tecnocrazia che non è in grado di raccogliere le istanze dei cittadini, come invece può e deve fare la politica e la Camera ne aveva dato la dimostrazione.
  Tuttavia, permettetemi di fare un'altra riflessione su quello che è stato perché, naturalmente, aver cambiato così inopinatamente una norma approvata nel pieno consenso di questo ramo del Parlamento ha dato la stura ai gufi, mi si passi il termine, oppositori della riforma del Senato che hanno potuto dire: meno male che c'era il Senato, perché evidentemente in seconda lettura, usando o abusando, come dico io, dell'antico brocardo del melius re perpensa, si è potuta modificare una norma che i tecnocrati non volevano. È chiaro che si può rispondere a questo ed è chiaro che l'individuazione di una riflessione di questa natura è plausibilissima, è chiaro che l'individuazione del melius rispetto al peggio non spetta sicuramente ai tecnocrati, ma spetta a valutazioni politiche che riguardano la capacità, da parte del legislatore, di recepire le istanze che si possono recepire, così com’è stato, da parte dei cittadini. Va, però, messo in rilievo come una falla evidentemente si viene a creare perché, nel momento in cui una volontà politica viene fuori e, poi, nonostante si sbandieri da parte del Governo, principalmente da parte del Primo Ministro, una «lotta», una buona lotta alla burocrazia, alla tecnocrazia, a tutto quello che può dare intralcio Pag. 10ad uno sviluppo economico legato a scelte di natura politica, evidentemente una riflessione su questo tema va fatta. Viene fuori in maniera lampante, con quello che è accaduto in questo provvedimento, che si deve dare veramente la stura per far sì che le riforme che si stanno facendo siano in linea con una riforma che deve venire e che è quella di portare avanti un processo legislativo al netto di quelle che possano essere le influenze esterne, ma anche al netto di quelle che possono essere le influenze di chi evidentemente ha a che fare solo asetticamente con i numeri e non pensa a quella che può essere, invece, non solo un'esigenza, ma una giustizia che deve essere data nei confronti di alcuni cittadini, che possono essere stati penalizzati da una inopinata riforma in materia pensionistica o del lavoro.
  Le correzioni servono a queste. La volontà politica che viene fuori serve a questo. E allora riforme sì ! Riforme del Senato, riforme in ordine alla diminuzione di quelli che sono i poteri. Tutto quello che si vuole, ma si deve riformare in maniera efficiente il processo legislativo, che deve essere legato non solo ai Regolamenti ma anche a un atteggiamento culturale che è quello di vedere approvate norme che rinvengono il loro fondamento solo e soltanto da una necessità, quella di essere fatte nell'interesse dei cittadini. In caso contrario evidentemente stiamo a parlare del nulla e anche tutte le riforme che si potranno portare avanti, slegate da questo concetto e slegate anche da questa necessità, evidentemente non porterebbero a nulla. Questo è l'augurio che ci dobbiamo fare, queste sono le riflessioni che dobbiamo portare avanti e quello che è accaduto in questo frangente, su questo provvedimento, sicuramente ci deve portare a riflettere in maniera molto, ma molto più seria.
  Per il resto, è chiaro che sono solo in grado di dire che il consenso è reale, da parte del Nuovo Centrodestra. Si tratta di un provvedimento necessario, ombrato solo e soltanto da quello che è accaduto tra la Camera e il Senato ma che non inficia, nella maniera più assoluta, il nostro atteggiamento. Per cui, ribadisco che il Nuovo Centrodestra darà convintamente la fiducia a questo Governo e la fiducia su questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, Ministro e sottosegretario, il gruppo parlamentare di Forza Italia non voterà la fiducia al Governo su questo provvedimento, perché si tratta di un decreto che non ha i caratteri di una riforma e che non è per niente una riforma della pubblica amministrazione. È un provvedimento che contiene norme eterogenee e complessivamente inidonee a consegnarci una pubblica amministrazione davvero snella ed efficiente. Soprattutto, mancano quegli elementi di rottura riferiti al merito, all'efficienza, a una vera riduzione dei costi, ad una maggiore vicinanza della pubblica amministrazione al cittadino, tipici di una riforma che abbia davvero l'ambizione di imprimere una svolta, una riforma che i cittadini attendono da anni ma che non arriva.
  Come per la riforma del lavoro anche per la pubblica amministrazione il Presidente Renzi ha scelto un doppio binario: un decreto-legge con interventi minimi e un disegno di legge delega più robusto e ambizioso nelle sue finalità, ma anche di più remota realizzazione e di cui non si riesce a comprendere dove e a che livello è, che fine ha e che tempi di attuazione potrebbe avere.
  Devo dire che il decreto appare come uno scomposto assemblaggio di norme, in palese violazione dei criteri di omogeneità e di coerenza interna a principi base della struttura di un decreto-legge. In passato, infatti, le riforme vere della pubblica amministrazione non sono state adottate con la decretazione di urgenza, ma con leggi che sono state istruite e concepite sulla base della conoscenza del settore e che hanno permesso al Parlamento, unico potere legittimato a varare leggi, di esprimersi Pag. 11in modo profondo ed organico, senza la tagliola dei pochi giorni previsti per la conversione del decreto-legge. Cito la legge n. 150 del 2009, che fu approvata dal Parlamento all'unanimità, dopo un ampio confronto che durò più di un anno.
  Ma veniamo al testo. Tra le disposizione che il Governo ci pubblicizza come innovative, se non addirittura rivoluzionarie, si annoverano quelle sul ricambio generazionale, per consentire l'ingresso dei giovani nella pubblica amministrazione, da realizzare attraverso la fine di trattenimenti in servizio oltre l'età pensionabile ed una semplificazione del turnover. Secondo i calcoli inguaribilmente ottimistici dell'Esecutivo, in questo modo si creerebbero ben 15 mila nuovi posti di lavoro. Peccato che se si considera che i trattenimenti in servizio sono circa 1.200 l'anno e che di questi la metà sono relativi ai magistrati, per i quali la norma entra in vigore successivamente, si capisce come l'effetto sarà sfortunatamente minimo.
  Sono state apportate alcune modifiche in sede di esame in I Commissione, ampliando la staffetta generazionale e allargandola al comparto scuola e ai giornalisti.
  Qui si pone un problema ed una prima questione decisiva: la riforma della pubblica amministrazione persegue obiettivi di efficienza nei servizi e drastica riduzione dei costi, come sarebbe auspicabile, oppure punta, come purtroppo accade spesso, ad una superficiale riforma, ad un aggravamento di spesa per lo Stato ed a misure che daranno vita, soprattutto negli enti territoriali, nella gestione del personale, ad un'operazione di assunzioni sfrenata e fuori controllo di natura politico-clientelare ? Senza dubbio non mancano interventi positivi, che non abbiamo paura di riconoscere: penso all'incompatibilità per i magistrati degli incarichi extragiudiziari, penso ad un provvedimento importante, cioè al dimezzamento dei distacchi sindacali – ci sarebbe stato bisogno e necessità forse di più coraggio in questo senso e aumentare almeno al 75 per cento di tutto ciò che è lo scempio attualmente in essere – e anche al ruolo unico dei dirigenti. Provvedimenti che vengono, tuttavia, neutralizzati dall'abitudine di intervenire nuovamente su vecchie problematiche senza risolverle.
  Ne sono un esempio l'introduzione di nuove norme sulla mobilità, senza, però, che le precedenti siano mai state realmente applicate ed attuate, con una novità rappresentata dalla mobilità volontaria del lavoratore, che è quella che serve meno alle amministrazioni-datrici di lavoro.
  In via sperimentale il personale delle pubbliche amministrazioni potrà trasferirsi senza l'assenso dell'amministrazione di appartenenza, generando una migrazione di dipendenti, molto probabilmente, verso quelle amministrazioni che offrono trattamenti economici più vantaggiosi.
  Per quanto riguarda la mobilità obbligatoria, per la quale viene stabilito un limite di 50 chilometri entro il quale il lavoratore potrà essere spostato senza il suo assenso, il problema non riguarda la distanza, ma la volontà delle amministrazioni di attuare un vero processo di mobilità.
  Insomma, da una visione di insieme del provvedimento, colleghi, non emerge una concezione leaderistica della pubblica amministrazione, capace di incidere sulla valutazione di qualità, come pure spicca l'assenza di chiari obiettivi da raggiungere, generando una riforma priva di mordente e incapace di scuotere il mondo della pubblica amministrazione per proiettarlo verso un orizzonte meritocratico, in cui le qualità professionali, il rendimento sul lavoro siano davvero i parametri decisivi per valutare e premiare le persone.
  Non condividiamo – e lo evidenziamo ancora una volta – la possibilità per la pubblica amministrazione di instaurare dei contratti a tempo determinato senza che ci fosse una professionalità specifica, senza che ci fosse una meritocrazia, senza che ci fossero i titoli adeguati.
  Non serve un'unità di missione, come sostiene il Presidente Renzi. È, invece, indispensabile che vi sia una responsabilità specifica in capo agli amministratori, ai dirigenti ed ai funzionari, non lasciando alla buona volontà dei singoli l'attuazione delle riforme. Se poi volessimo soffermarci Pag. 12sulle riduzioni dei costi, sono in realtà ben poca cosa le previste riduzioni dei compensi degli avvocati dello Stato, dato che, in caso di sentenza favorevole, si prevede che solo il 10 per cento delle spese legali recuperate e poste a carico delle controparti sia ripartito tra gli avvocati dello Stato e tra gli avvocati dipendenti della pubblica amministrazione.
  Una deroga esplicita è prevista a favore degli avvocati inquadrati con qualifica non dirigenziale negli enti pubblici e negli enti territoriali. Si introduce così anche una disparità di trattamento tra le varie categorie di avvocati dipendenti della pubblica amministrazione in palese violazione del principio di eguaglianza.
  Al contrario, il brusco taglio del 50 per cento, originariamente previsto dal decreto, del contributo che le imprese versano alle camere di commercio, ha avuto una modulazione diversa e un'attenuazione.
  Durante i lavori in I Commissione il gruppo parlamentare di Forza Italia, proprio perché crede nelle riforme e non vuole difendere lo status quo, ha manifestato un atteggiamento favorevole ad un riordino delle camere di commercio, ad una loro eventuale razionalizzazione in base a criteri di efficienza e di ricaduta in termini di investimenti.
  Anche la soppressione delle sedi distaccate dei TAR, poi in parte corretta in Commissione, è stata operata senza tenere conto dei principi di produttività e di effettività dei costi. Vi sono sedi distaccate che gestiscono, infatti, un numero di ricorsi enorme e non hanno impatto sulle spese essendo in immobili di proprietà. In questo senso consideriamo positivo l'ascolto che c’è stato da parte del Governo. Riteniamo che le norme proposte sull'affidamento dei poteri a Cantone siano un dato comunque positivo per il Paese e siamo fiduciosi che siano anche realizzati i risultati sperati.
  Forza Italia evidenza anche la mancanza più grave di questo provvedimento, che è la carenza della cultura della valutazione. Nella proposta del Governo non c’è alcun riferimento alla responsabilità dei dipendenti pubblici, all'individuazione di precisi criteri per la determinazione degli esuberi, mentre troppo generici sono le previsioni di valutazione per la progressione di carriera.
  Per ritrovare la fiducia nello Stato, il cittadino deve vedere riconosciuto il valore di un dirigente cresciuto a contatto con il pubblico. Nel decreto in esame si perde, quindi, anche uno dei tasselli più innovativi della riforma Brunetta, la valutazione da parte dei cittadini, elemento indispensabile, capace, se praticata, di incidere fortemente sulla efficienza della pubblica amministrazione. Una vera riforma che aspiri a rendere la pubblica amministrazione meno costosa per i cittadini e per il bilancio dello Stato, dovrebbe invece mirare alla riduzione drastica dell'apparato pubblico lasciando ampio spazio all'iniziativa privata nello svolgimento di attività e servizi oggi appannaggio di enti pubblici e società partecipate, spesso fonti di sprechi ed inefficienza.
  Infine, ricordiamo anche quello che abbiamo evidenziato ieri nel corso della discussione sulle linee generali. Noi siamo fortemente critici per il comportamento assunto dal Governo ed anche dalla maggioranza in riferimento a quello che è successo nello svolgimento della riunione della Commissione bilancio della Camera: in presenza di pareri negativi della Ragioneria su alcune norme specifiche e in presenza di un parere negativo da parte del Governo, ma, di fronte ad un'unanime volontà politica, espressa più volte con atti ufficiali e mozioni, anche all'interno di quest'Aula, con riferimento a «quota 96», all'eliminazione delle penalizzazioni per chi avesse l'anzianità contributiva e non l'età per andare in pensione, alle vittime per il terrorismo in relazione ai fondi che erano stati stanziati, al problema dei 68 anni per i medici e i professori universitari, davanti quindi ad una volontà politica precisa, unanime da questo punto di vista, il Governo avrebbe potuto e avrebbe dovuto fare le opportune variazioni per poterle assorbire. Invece questo non è successo, Pag. 13con tutto il resto, e cioè che oggi siamo giunti alla terza lettura del provvedimento.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO PALESE. Noi auguriamo ed auspichiamo che questi problemi – «quota 96», 68 anni per i medici e i professori universitari, l'eliminazione delle penalizzazioni per chi avesse l'anzianità contributiva e il ripristino dei 4 milioni di euro per le vittime del terrorismo – siano risolti.
  Il Governo, così come annunciato dal Presidente Renzi, adotti subito il decreto entro la fine di agosto. Per tutte queste ragioni, Presidente, annuncio il voto contrario del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente alla fiducia su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, colleghi, Governo, a distanza di una settimana una nuova fiducia alla Camera sullo stesso decreto – il decreto n. 90 – soltanto che, rispetto alla versione che abbiamo votato l'altra volta, ha un testo diverso. Questo non ci sorprende, non ci sorprende più nulla, purtroppo. Nuovamente qui a ribadire il nostro «no» a questo Esecutivo che tratta le opposizioni come se fossero un peso, una seccatura, ma fa anche di più: s'impone anche alle decisioni prese dalla sua stessa maggioranza.
  Questo decreto, che non risolve certo i problemi della pubblica amministrazione, conteneva comunque qualcosa di positivo: finalmente gli insegnanti, il personale della scuola, penalizzati dalla legge Fornero, legge votata da tutti voi tranne che dal MoVimento 5 Stelle, sarebbero riusciti ad andare in pensione. Questa, una delle poche norme positive, è stata stralciata per mancanza di coperture.
  Con la stessa motivazione, anche se onestamente non c'entrano nulla le coperture in questo caso, è stata eliminata la previsione del fuori ruolo dei magistrati, che al momento sono in aspettativa, perché sono già consiglieri di Stato. In realtà, questo farebbe risparmiare risorse pubbliche e non avrebbe bisogno di alcuna copertura; quindi, ciò si spiega soltanto con la volontà di salvaguardare la posizione di detti magistrati.
  Quello che però ci viene chiesto in questo momento è un giudizio più ampio, un giudizio complessivo sull'operato di questo Governo e, in particolare, sul Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. La fiducia non si acquista per mezzo della forza, neppure si ottiene con sole dichiarazioni, la fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti diceva Papa Giovanni Paolo II.
  Ebbene, noi riteniamo che l'operato di questo Governo sia tale da non meritare la nostra fiducia. Il Presidente del Consiglio preoccupato soltanto dai toni dei giornali e da cosa passino al Tg ha già dimostrato di non essere in grado di risolvere o quantomeno di iniziare ad occuparsi seriamente dei problemi strutturali di questo Paese.
  Mentre Renzi, infatti, è impegnato a costruire la sua immagine pensando soltanto al breve periodo. L'Istat ci informa che siamo in piena recessione. I dati di ieri parlano di un meno 0,2 per cento. Pochi mesi fa, esattamente ad aprile, Renzi aveva fatto previsioni diverse parlando addirittura di un più 0,8 per cento annuo.
  Mentre lei, Presidente Renzi, è impegnato ad incontrare pregiudicati per ore e ore al Nazareno, la gente si aspetta risposte concrete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e soluzioni ai problemi reali. Vorremmo che spiegasse ai cittadini perché preferisce tenere rapporti con pregiudicati piuttosto che con il MoVimento 5 Stelle; vorremmo sapere il contenuto dell'accordo, appunto, con il pregiudicato Berlusconi e lo vorremmo sapere come cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vorremmo sapere perché vuole spostare l'attenzione Pag. 14sulla Costituzione e sulla modifica del Senato quando le cose più urgenti e veloci sarebbero diminuire le tasse sul lavoro, istituire il reddito di cittadinanza, dare una opportunità ad una generazione che, al momento, vede come unica soluzione quella di abbandonare questo Paese.
  Perché non dice la verità ai cittadini italiani ? Che la Troika è preoccupata per i conti italiani e che ci sarà presto una manovra da 30 miliardi, una manovra da lacrime e sangue. A lei interessa solo passare messaggi rassicuranti: la si vede inaugurare l'autostrada, accogliere la Concordia al porto, salvare la mamma e il bambino sudanese e l'esempio di ieri è la lezione magistrale di Schettino che dimostra in che stato è appunto il Paese, in cui si lascia la conduzione ad una persona non degna di farlo.
  Quello che ci sta chiedendo è di avere la fiducia, fiducia ! Riteniamo che non sia soltanto questo provvedimento a creare allarme ma il complesso dei decreti che stanno ingolfando questa Aula che disegna un quadro complessivo di inadeguatezza delle soluzioni proposte da questo Esecutivo.
  Montesquieu ci ha messo in guardia sull'innalzare al potere anche il miglior patriota: il vedersi conferiti tanti poteri potrebbe portarlo a fare male. A tal proposito, egli afferma che è una esperienza eterna che ogni uomo, che abbia in mano il potere, sia portato ad abusarne, procedendo sino a quando non trovi dei limiti. Se, in società, l'uomo tende a non presentarsi come moderato, bisogna intervenire artificialmente mediante una complessa e sofisticata macchina costituzionale. La sua soluzione è quella di separare e bilanciare i poteri, in particolar modo quello giudiziario. L'autore analizza anche la figura del despota ossia di colui che è pronto ad approfittare del prossimo per via della debolezza altrui. Un popolo istruito fa paura ai tiranni che spesso, sapendolo, si premuniscono di isolare e bandire i liberi pensatori. Gli individui vengono sottoposti ad una condizione di assenza di comunicazione e di isolamento gli uni dagli altri. Il sapere è una cosa pericolosa negli Stati dispotici. Occorre essere uomini consapevoli ed intransigenti, soprattutto oggi che ci troviamo nella cosiddetta democrazia mediatica, dove gli interessi personali sono ancora vivi ma sono meglio mascherati e resi ambigui dalla dissimulazione e dalla ipocrisia.
  Ecco perché occorre stare attenti agli uomini della provvidenza che pensano di avere da soli le ricette per curare ogni male e che finiscono col cambiare le regole a proprio piacimento illudendo i cittadini di fare il bene collettivo ma perseguendo, in realtà, l'unico fine di soddisfare passioni personali. Ecco perché il nostro «no» alla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lattuca. Ne ha facoltà.

  ENZO LATTUCA. Signor Presidente, signora Ministro, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, devo ammettere che ho perso il conto delle fiducie che abbiamo votato in questa Aula in questi 18 mesi della XVII legislatura e ho perso il conto anche dei decreti. Ma io credo che oggi qui dobbiamo avere il coraggio di ammettere una cosa: di ammettere che i Governi, e anche lo stesso Parlamento, sono di fronte ad una assenza di alternative. Se davvero si vogliono far seguire i fatti alle parole, se davvero il Governo deve essere libero di imporre, di imprimere una volontà di cambiamento e poi di confrontarsi in Commissione, come è stato fatto, e in Aula sul merito delle questioni e delle soluzioni che si propongono, in questo momento, per via di condizioni politiche e istituzionali, non c’è alternativa al decreto.
  Sappiamo benissimo come ciò non sia una prevaricazione del Governo nei confronti del Parlamento ma come, per gli stessi parlamentari, per quei tanti parlamentari che ad esempio sulla questione «quota 96» hanno atteso un provvedimento in cui inserire la soluzione, il decreto diventa l'unico strumento, anche per i singoli parlamentari, per portare avanti quella che è la soluzione a un problema specifico che si ritiene giusto affrontare.Pag. 15
  Dobbiamo avere anche la sincerità, tra di noi, all'insegna di quel rispetto che ha caratterizzato il lavoro della I Commissione, le tante notti di lavoro in I Commissione, di guardare poco fuori da questa Aula, a qualche centinaio di metri, a quello che sta succedendo.
  Mi riferisco alla riforma costituzionale. Io non ho da aggiungere ulteriori parole alle tante che, in questi mesi, ho ascoltato rispetto all'inadeguatezza dello strumento della decretazione d'urgenza per affrontare riforme organiche che richiederebbero altri strumenti; siamo tutti d'accordo su questo, ma, se vogliamo davvero non trovarci più in questa situazione, se vogliamo davvero trovare una strada alternativa a quella della decretazione d'urgenza, se vogliamo davvero restituire i decreti-legge all'ambito della straordinarietà e se vogliamo davvero costruire un nuovo rapporto fra Parlamento e Governo, ecco, se vogliamo fare questo, la strada è una sola e si chiama razionalizzazione del parlamentarismo, si chiama superamento del bicameralismo paritario ed è qualcosa da cui in tanti, che si lamentano della decretazione d'urgenza, si stanno sottraendo, mentre è una sfida per tutti; chi ritiene che non si possa continuare con la decretazione d'urgenza non si può chiamare fuori da quella che è la riforma delle nostre istituzioni che ci consentirà, fra qualche tempo, in un futuro prossimo non indeterminato, di affrontare i problemi di questo Paese, i tanti problemi di questo Paese, le riforme necessarie con strumenti alternativi a quello della decretazione d'urgenza. Io credo che questa sia la sfida che abbiamo di fronte, anche con riferimento al nuovo rapporto da costruire, con un Parlamento, sicuramente rafforzato dal superamento del bicameralismo, perché il bicameralismo paritario, in questi anni, più che in una duplicazione, si è tradotto in un dimezzamento del Parlamento e l'abbiamo visto anche in questi giorni: la doppia discussione, che si effettua prima alla Camera e poi al Senato o viceversa, rischia di indebolire la forza della volontà espressa dal Parlamento rispetto ad altre posizioni, come ad esempio quelle che a volte appaiono, anche a ragione, di resistenza da parte della burocrazia.
  Ora, credo che questo nuovo rapporto di collaborazione sia stato dimostrato da questo Governo, in particolar modo dalla Ministra Madia e dal sottosegretario Rughetti in Commissione; credo che chiunque abbia partecipato a quei lavori non può che ammettere che il Governo si è lasciato convincere dagli argomenti di chi ha presentato proposte emendative sia della minoranza che della maggioranza. Non è partito con la convinzione di aver scritto un testo perfetto che non poteva essere migliorato ma ha ascoltato e si è confrontato con i membri della Commissione, grazie anche al lavoro di mediazione importante del relatore Fiano, ed ha saputo raccogliere ciò che di buono c'era e, guardando gli occhi, ascoltando le parole dei rappresentanti del Governo, sappiamo che avrebbero potuto raccogliere anche di più di ciò che hanno fatto, ma sappiamo che quell'impegno su cui noi mettiamo la nostra fiducia, quell'impegno rimane e vedrà una risposta positiva nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
  Spendo alcune parole sul provvedimento; io credo che questo provvedimento sia innanzitutto caratterizzato da un approccio positivo nei confronti della pubblica amministrazione. Alcune caratteristiche: innanzitutto, la consapevolezza che la sfera pubblica non è altro dal sistema Italia e che, se vogliamo rilanciare il nostro Paese, non possiamo prescindere da una riforma e da una razionalizzazione ed efficientamento della sfera pubblica. La seconda caratteristica dell'atteggiamento che il Governo ha avuto è la non ostilità al pubblico impiego: chi ha provato a riformare la pubblica amministrazione, mettendosi in contrapposizione netta, raccontando che tutti i lavoratori pubblici di questo Paese sono dei fannulloni e sono dei parassiti della società, non ha ottenuto un bel niente, questo è scritto nella storia degli ultimi anni e nell'attività dei Governi che li hanno preceduti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E ancora, la volontà di costruire e di ricostruire Pag. 16una pubblica amministrazione che non sia ostile a cittadini e ad imprese ma che sia aperta alla semplificazione e alla trasparenza dei procedimenti. E ancora, un atteggiamento, come dicevo prima, non punitivo nei confronti del pubblico impiego, anche se vero e capace di tagliare con i privilegi e con i trattamenti economici che non sono più compatibili con la situazione di difficoltà del nostro Paese, in particolar modo nei confronti delle figure apicali che, a differenza di tanti altri lavoratori pubblici, hanno dei trattamenti economici che non giustificano la corresponsione di ulteriori compensi.
  Uno dei principi, secondo me, fondamentali che siamo riusciti ad affermare con questo provvedimento è l'onnicomprensività del trattamento economico per quanto riguarda i dirigenti, mentre abbiamo avuto la capacità e l'equità di intervenire e di riconoscere che ci sono altre figure che partono sicuramente da una retribuzione inferiore, che possono essere incentivate a produrre di più e meglio.
  Un altro elemento che ritengo qualificante è quello che guarda al rapporto tra pubblica amministrazione, pubblico impiego e nuove generazioni. Io qui lo voglio dire davvero con chiarezza al Governo: il divieto di trattenimento in servizio è sicuramente un primo passo e un segnale che si vuole procedere in questa direzione, ma senza nuovi concorsi non produrrà quel turnover che tutti noi auspichiamo possa riprendere e ripartire, ma produrrà semplicemente uno throw out rispetto a chi è già dentro la pubblica amministrazione e io credo che, per un giovane parlamentare, ma per tutti noi, uno degli assilli di ogni giorno sia quello della disoccupazione giovanile nel nostro Paese. E noi abbiamo messo in campo, grazie all'impegno di tanti, anche del Governo precedente, diverse opportunità, come la garanzia giovani, ma, di fronte all'uscita dal mondo della scuola e della formazione, oggi un giovane ha una possibilità in meno rispetto a tutte le altre generazioni della storia della Repubblica italiana, che è quella di accedere alla pubblica amministrazione. Io credo che, se davvero vogliamo abbassare drasticamente questa percentuale con il 4 davanti della disoccupazione giovanile, non possiamo prescindere dalla possibilità e dall'opportunità di dare alle nuove generazioni l'accesso alla pubblica amministrazione, naturalmente attraverso concorsi.
  Le risposte che ci sono in questo decreto sono tante. Le risposte che attendiamo con fiducia, la fiducia che qui esprimiamo, sono diverse: da «quota 96» alla proroga dei contratti a tempo determinato nelle province, al turnover nelle università; e io credo che, con questa fiducia, una fiducia che confermiamo, saremo capaci di superare e di vincere le resistenze al cambiamento che riscontriamo anche nella burocrazia.
  Abbiamo mille giorni davanti; io capisco che a qualcuno possa dispiacere, ma abbiamo la possibilità, non solo con questo decreto ma con la legge delega, di alzare l'asticella. Abbiamo un'ambizione, che è quella di ristrutturare e di riformare davvero la pubblica amministrazione. Penso al procedimento amministrativo, ad una disciplina organica delle società partecipate.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lattuca.

  ENZO LATTUCA. Concludo, Presidente. Penso alla risoluzione dei conflitti tra le diverse pubbliche amministrazioni, alla messa a sistema delle norme sulla trasparenza e l'accessibilità agli atti, testi unici e un nuovo ordine nella disciplina della pubblica amministrazione.
  Questo è un primo passo nella giusta direzione, è un primo passo, ma qui non ci fermeremo. Queste sono le ragioni e gli argomenti per rinnovare la fiducia al Governo Renzi con maggiore convinzione, viste le difficoltà economiche che il Paese continua a vivere. Le difficoltà economiche che il Paese continua a vivere ci spingono, con maggiore convinzione, a confermare la fiducia a questo Governo e ad esprimere – e lo faccio a nome del Partito Democratico – il voto favorevole sulla questione di Pag. 17fiducia posta sulla conversione in legge del decreto sulla pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, il provvedimento che oggi esaminiamo e per il quale noi oggi daremo convintamente fiducia al Governo, anche in momento particolarmente difficile, reca un insieme di interventi molto ampio, con misure che vogliono rendere l'amministrazione pubblica più efficiente e più vicina ai bisogni del cittadino.
  Accanto alle misure che interessano direttamente il personale delle pubbliche amministrazioni, troviamo norme importanti volte a favorire la semplificazione e la trasparenza, specialmente nel settore dei lavori pubblici, anche al fine di contrastare fenomeni di corruzione ed altri illeciti.
  Ugualmente importanti sono le norme riguardanti il settore della giustizia, per il quale si prevedono misure per favorire il migliore utilizzo delle tecnologie informatiche e interventi tesi a rendere più efficace il funzionamento della macchina amministrativa, con l'obiettivo di contribuire a ridurre i tempi dei processi.
  Si può, quindi, esprimere, signor Ministro, un giudizio sicuramente positivo sul provvedimento nel suo complesso, dal momento che si tratta di misure che affrontano temi che sono in cima all'agenda delle riforme del nostro Paese.
  Signor Ministro, un particolare apprezzamento riguarda il fatto che, nel provvedimento da lei presentato, c'era il recupero, anche in termini di giustizia, nei confronti di chi ha subito una vera e propria ingiustizia clamorosa con la riforma Fornero: gli insegnanti, le lavoratrici e i lavoratori della scuola. Come fa un Ministro a confondere nella poltiglia della riforma, a non sapere che la scuola ha una sola finestra, che è quella del 1o settembre ? Come fa un Ministro, che ha messo nel pianto tante famiglie italiane, a non capire che i lavoratori della scuola, della pubblica istruzione sono diversi da tutti gli altri lavoratori ?
  E noi abbiamo apprezzato, signor Ministro, il suo assoluto convincimento che, in quel settore, nessuno deve rimanere penalizzato, perché in quel settore ci sono quelli che sono stati più umiliati. Allora, con coraggio, si vada avanti.
  Abbiamo apprezzato la competenza con la quale proprio in questo settore avete...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANGELO CERA. ...tentato di chiudere una vicenda triste. I Popolari per l'Italia votano con convinzione la fiducia a questo Governo.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2486-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
  Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Pag. 18
  Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni. Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
  (Segue il sorteggio).

  La chiama avrà inizio dall'onorevole Battelli.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Colleghi, scusatemi, c’è un problema: quando si passa sotto il banco della Presidenza, bisogna dire la parola magica, «sì» o «no», perché non è rimessa all'interpretazione dei segretari di Presidenza. Quindi, vi pregherei, in modo chiaro e limpido, di dire «sì» o «no»; altrimenti, ogni volta dobbiamo ricominciare da capo. Non era riferito a lei, onorevole Piso. Prego.
  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Onorevole Zaccagnini, lei deve dire il suo voto, altrimenti non possiamo andare avanti con la votazione. Dovrebbe ripassare e pronunciare una parola. Grazie.

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti  531   
   Votanti  523   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  262   
    Hanno risposto  346    
    Hanno risposto no  177.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Si intendono così respinte tutte le proposte emendative presentate.

  Hanno risposto sì:
  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Albanella Luisella
  Albini Tea
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Balduzzi Renato
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Becattini Lorenzo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bersani Pier Luigi
  Bianchi Dorina
  Bianchi Mariastella
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Bolognesi Paolo
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonavitacola FulvioPag. 19
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghi Enrico
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bray Massimo
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabrò Raffaele
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Casati Ezio Primo
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castiglione Giuseppe
  Castricone Antonio
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cera Angelo
  Cesaro Antimo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Cimbro Eleonora
  Cimmino Luciano
  Civati Giuseppe
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuperlo Giovanni
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  De Girolamo Nunzia
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Gianni
  Fassina Stefano
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitzgerald Nissoli Fucsia
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Fossati FilippoPag. 20
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Gadda Maria Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Carlo
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giacobbe Anna
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgis Andrea
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Gregori Monica
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Laforgia Francesco
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Legnini Giovanni
  Lenzi Donata
  Leone Antonio
  Letta Enrico
  Leva Danilo
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Matarrese Salvatore
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Minnucci Emiliano
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti MichelePag. 21
  Oliaro Roberta
  Orfini Matteo
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Pastorino Luca
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petrini Paolo
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piccone Filippo
  Pini Giuditta
  Piso Vincenzo
  Pizzolante Sergio
  Pollastrini Barbara
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vezzali Maria Valentina
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Vitelli Paolo
  Zampa Sandra
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:
  Agostinelli Donatella
  Airaudo Giorgio
  Allasia Stefano
  Artini Massimo
  Baldelli Simone
  Barbanti Sebastiano
  Baroni Massimo Enrico
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bechis EleonoraPag. 22
  Benedetti Silvia
  Bergamini Deborah
  Bernini Massimiliano
  Bianchi Nicola
  Biancofiore Michaela
  Biasotti Sandro
  Bordo Franco
  Borghesi Stefano
  Bossi Umberto
  Bragantini Matteo
  Brescia Giuseppe
  Brugnerotto Marco
  Brunetta Renato
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Cancelleri Azzurra Pia Maria
  Caon Roberto
  Caparini Davide
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Castelli Laura
  Catalano Ivan
  Catanoso Genoese Francesco Detto Ba  silio Catanoso
  Cecconi Andrea
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Chimienti Silvia
  Ciprini Tiziana
  Ciracì Nicola
  Cirielli Edmondo
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Cozzolino Emanuele
  Crippa Davide
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  D'Alessandro Luca
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Da Villa Marco
  Del Grosso Daniele
  Della Valle Ivan
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Dieni Federica
  Di Maio Luigi
  D'Incà Federico
  Distaso Antonio
  Di Stefano Fabrizio
  Di Stefano Manlio
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Fantinati Mattia
  Farina Daniele
  Fedriga Massimiliano
  Ferrara Ciccio
  Ferraresi Vittorio
  Fico Roberto
  Fontana Gregorio
  Fratoianni Nicola
  Frusone Luca
  Fucci Benedetto Francesco
  Furnari Alessandro
  Gagnarli Chiara
  Gallinella Filippo
  Gallo Luigi
  Giammanco Gabriella
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Grande Marta
  Guidesi Guido
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Laffranco Pietro
  Lainati Giorgio
  Latronico Cosimo
  Liuzzi Mirella
  Lombardi Roberta
  Lorefice Marialucia
  Mannino Claudia
  Mantero Matteo
  Marcon Giulio
  Marotta Antonio
  Marzana Maria
  Matarrelli Toni
  Melilla Generoso
  Molteni Nicola
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mucci Mara
  Nesci Dalila
  Nicchi Marisa
  Nizzi SettimoPag. 23
  Occhiuto Roberto
  Paglia Giovanni
  Palese Rocco
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Parentela Paolo
  Parisi Massimo
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petraroli Cosimo
  Petrenga Giovanna
  Picchi Guglielmo
  Pili Mauro
  Pini Gianluca
  Pinna Paola
  Piras Michele
  Pisano Girolamo
  Placido Antonio
  Polverini Renata
  Prataviera Emanuele
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Rampelli Fabio
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Romano Paolo Nicolò
  Rondini Marco
  Rostellato Gessica
  Rotondi Gianfranco
  Ruocco Carla
  Russo Paolo
  Sannicandro Arcangelo
  Sarro Carlo
  Sarti Giulia
  Savino Sandra
  Scagliusi Emanuele
  Segoni Samuele
  Sibilia Carlo
  Simonetti Roberto
  Sisto Francesco Paolo
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Tacconi Alessio
  Terzoni Patrizia
  Tofalo Angelo
  Toninelli Danilo
  Totaro Achille
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Valente Simone
  Valentini Valentino
  Vallascas Andrea
  Vella Paolo
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Vito Elio
  Zaccagnini Adriano
  Zaratti Filiberto
  Zolezzi Alberto

  Si sono astenuti:
  Di Salvo Titti
  Fava Claudio
  Lacquaniti Luigi
  Lavagno Fabio
  Nardi Martina
  Piazzoni Ileana Cathia
  Pilozzi Nazzareno
  Zan Alessandro

  Sono in missione:
  Alfano Angelino
  Bonifazi Francesco
  Borletti Dell'Acqua Ilaria Carla Anna
  Brambilla Michela Vittoria
  Camani Vanessa
  Catania Mario
  Costa Enrico
  Formisano Aniello
  Fraccaro Riccardo
  Giachetti Roberto
  Giacomelli Antonello
  La Russa Ignazio
  Merlo Ricardo Antonio
  Mogherini Federica
  Orlando Andrea
  Pisicchio Pino
  Pistelli Lapo
  Rigoni Andrea
  Schullian Manfred
  Scotto Arturo
  Tidei Marietta

Pag. 24

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2486-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2486-B).
  Intanto do la comunicazione, nella speranza che qualche rappresentante del Governo si manifesti.
  Avverto che l'ordine del giorno Petraroli n. 9/2486-B/31 è stato ritirato dal presentatore.
  Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ulteriori ordini del giorno che recano un contenuto estraneo rispetto alle materie trattate dal provvedimento in esame: L'Abbate n. 9/2486-B/14, relativo alla procedura di rilascio e di rinnovo delle diverse tipologie di patenti nautiche; Segoni n. 9/2486-B/21, sul rimborso delle spese sostenute nelle missioni fuori sede per il personale esterno non strutturato delle università; Spessotto n. 9/2486-B/49, in materia di detrazione delle spese per l'acquisto dell'abbonamento all'utilizzo dei mezzi pubblici; Tripiedi n. 9/2486-B/55, relativo ai diritti dei lavoratori nei casi di trasferimenti di azienda; Burtone n. 9/2486-B/66, recante misure di sostegno in favore delle cooperative sociali; Allasia n. 9/2486-B/78, concernente la soppressione del Pubblico registro automobilistico.
  La Presidenza non ritiene infine ammissibile l'ordine del giorno Simonetti n. 9/2486-B/76 che, proponendo la sospensione del trattamento pensionistico a carico di chi assume incarichi presso organi costituzionali, si pone in contrasto con l'autonomia costituzionale riconosciuta a tali organi.
  L'onorevole Baroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2486-B/58.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Rinuncio, Presidente, grazie.

  PRESIDENTE. Se il sottosegretario Rughetti viene lasciato tranquillo andiamo avanti. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ?

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Pilozzi n. 9/2486-B/1, Fava n. 9/2486-B/2, Migliore n. 9/2486-B/3, Di Salvo n. 9/2486-B/4, a condizione che sia accolta la riformulazione nel senso di premettere le parole «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Carra n. 9/2486-B/5.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Pannarale n. 9/2486-B/6 e Placido n. 9/2486-B/7, a condizione che sia accolta la riformulazione nel senso di premettere le parole «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Airaudo n. 9/2486-B/8.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno D'Arienzo n. 9/2486-B/9, Fabbri n. 9/2486-B/10, Formisano n. 9/2486-B/11, Crimì n. 9/2486-B/12 e De Menech n. 9/2486-B/13.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno L'Abbate n. 9/2486-B/14 è inammissibile.

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Mannino n. 9/2486-B/15 e Colletti n. 9/2486-B/16, a condizione che sia accolta la riformulazione nel senso di premettere le parole «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Liuzzi n. 9/2486-B/17 e Gallinella n. 9/2486-B/18.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Castelli n. 9/2486-B/19, a condizione che sia accolta la riformulazione nel senso di premettere le parole «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/2486-B/20.

Pag. 25

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Segoni n. 9/2486-B/21 è inammissibile.

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Villarosa n. 9/2486-B/22 e Sibilia n. 9/2486-B/23.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Dell'Orco n. 9/2486-B/24 e De Lorenzis n. 9/2486-B/25, a condizione che sia accolta la riformulazione nel senso di premettere le parole «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Vallascas n. 9/2486-B/26.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Toninelli n. 9/2486-B/27.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Cancelleri n. 9/2486-B/28 e Alberti n. 9/2486-B/29, a condizione che sia accolta la riformulazione nel senso di premettere le parole «a valutare l'opportunità di».
  Sull'ordine del giorno Pisano n. 9/2486-B/30 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Petraroli n. 9/2486-B/31 è stato ritirato.

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Sui seguenti ordini del giorno il parere è favorevole: D'Incà n. 9/2486-B/32, Carinelli n. 9/2486-B/33, Nuti n. 9/2486-B/34 e Dieni n. 9/2486-B/35.
  Sull'ordine del giorno Colonnese n. 9/2486-B/36 il parere è favorevole, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».
  Sull'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/2486-B/37 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Fraccaro n. 9/2486-B/38 il parere è favorevole, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».
  Sull'ordine del giorno Dadone n. 9/2486-B/39 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Businarolo n. 9/2486-B/40 il parere è favorevole, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».
  Sui seguenti ordini del giorno il parere è contrario: Agostinelli n. 9/2486-B/41 e Rostellato n. 9/2486-B/42.
  Sull'ordine del giorno Gallo Luigi n. 9/2486-B/43 il parere è favorevole, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».
  Sui seguenti ordini del giorno il parere è contrario: Cominardi n. 9/2486-B/44, Bechis n. 9/2486-B/45, Rizzetto n. 9/2486-B/46.
  Sull'ordine del giorno Marzana n. 9/2486-B/47 il parere è favorevole, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».
  Sull'ordine del giorno Baldassarre n. 9/2486-B/48 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Spessotto n. 9/2486-B/49 è inammissibile.

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Sull'ordine del giorno Brescia n. 9/2486-B/50 il parere è favorevole, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».
  Sull'ordine del giorno Pesco n. 9/2486-B/51 il parere è favorevole limitatamente all'impegno e non alle premesse, e quindi anche l'impegno va riformulato togliendo: «considerando in modo approfondito quanto riportato nelle premesse».
  Sull'ordine del giorno Artini n. 9/2486-B/52 il parere è favorevole, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».
  Sull'ordine del giorno Chimienti n. 9/2486-B/53 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Gagnarli n. 9/2486-B/54 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Tripiedi n. 9/2486-B/55 è inammissibile.

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/2486-B/56 il parere è favorevole, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».
  Sui seguenti ordini del giorno il parere è contrario: Ciprini n. 9/2486-B/57 e Baroni n. 9/2486-B/58.
  Sull'ordine del giorno Lorefice n. 9/2486-B/59 il parere è favorevole, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».Pag. 26
  Sull'ordine del giorno Mantero n. 9/2486-B/60 il parere è contrario.
  Sui seguenti ordini del giorno il parere è favorevole, purché riformulati «a valutare l'opportunità di»: Cecconi n. 9/2486-B/61, Silvia Giordano n. 9/2486-B/62, Di Vita n. 9/2486-B/63.
  Sull'ordine del giorno Grillo n. 9/2486-B/64 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/2486-B/65 il parere è favorevole, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Burtone n. 9/2486-B/66 è inammissibile.

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Sui seguenti ordini del giorno il parere è favorevole, purché riformulati: «a valutare l'opportunità di»: Centemero n. 9/2486-B/67 e Sisto n. 9/2486-B/68.
  Sull'ordine del giorno Bonafede n. 9/2486-B/69 il parere è contrario.
  Sui seguenti ordini del giorno il parere è favorevole: Turco n. 9/2486-B/70 e Santerini n. 9/2486-B/71.
  Sui seguenti ordini del giorno il parere è contrario: Guidesi n. 9/2486-B/72 e Busin n. 9/2486-B/73.
  Sull'ordine del giorno Rondini n. 9/2486-B/74 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2486-B/75 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Simonetti n. 9/2486-B/76 è inammissibile.

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Sull'ordine del giorno Caparini n. 9/2486-B/77 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Allasia n. 9/2486-B/78 è inammissibile.

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Sui seguenti ordini del giorno il parere è contrario: Fedriga n. 9/2486-B/79, Caon n. 9/2486-B/80 e Invernizzi n. 9/2486-B/81.
  Sui seguenti ordini del giorno il parere è favorevole, purché riformulati «a valutare l'opportunità di»: Molteni n. 9/2486-B/82 e Matteo Bragantini n. 9/2486-B/83.
  Sui seguenti ordini del giorno il parere è favorevole: Marcolin n. 9/2486-B/84 e Prataviera n. 9/2486-B/85.
  Sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2486-B/86 il parere è favorevole, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».
  L'ordine del giorno Catalano n. 9/2486-B/87 è accolto come raccomandazione, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».
  L'ordine del giorno Tacconi n. 9/2486-B/88 è accolto come raccomandazione, purché riformulato: «a valutare l'opportunità di».

  PRESIDENTE. Possiamo passare all'ulteriore fase sugli ordini del giorno dopo il parere del Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pilozzi n. 9/2486-B/1, accettato dal Governo, purché riformulato.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, io le chiedo semplicemente tre minuti di sospensione, per dare l'opportunità di valutare un attimo anche gli altri ordini del giorno da parte del nostro gruppo. Due minuti proprio di sospensione perché non ci sono i fascicoli in distribuzione, e questa richiesta non ha nessun intento ostruzionistico.

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, io non ho nessun problema, ma l'unico problema è che i fascicoli sono stati distribuiti credo uno per gruppo. Allora, sospendo la seduta, che riprenderà alle 11,40.

Pag. 27

  La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 11,45.

  PRESIDENTE. Proseguiamo con gli ordini del giorno. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Fava n. 9/2486-B/2, Migliore n. 9/2486-B/3 e Di Salvo n. 9/2486-B/4, accolti dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carra n. 9/2486-B/5, accolto dal Governo.
  Onorevole Pannarale, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2486-B/6, accolto dal Governo, purché riformulato ?

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, non accettiamo la riformulazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Molto brevemente, non accettiamo la riformulazione perché dopo un anno, in realtà, il Governo ci chiede di modificare questo ordine del giorno per valutare eventualmente l'opportunità di prendere in considerazione la vicenda di «quota 96». È una presa in giro, ce lo dobbiamo dire, allora disveliamo questo racconto e diciamo la verità, vi riconsegniamo questa riformulazione perché in realtà oggi avete decretato la fine e la sconfitta di «quota 96». Mettiamo ai voti questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pannarale n. 9/2486-B/6, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zan, Bossa, Famiglietti, Latronico, Pollastrini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  397   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato  155    
    Hanno votato no  242.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Manfredi, Rotta e Tartaglione hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, le deputate Bossa e Fabbri hanno segnalato di aver erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto astenersi e la deputata Malpezzi ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Onorevole Placido, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2486-B/7, accolto dal Governo, purché riformulato ?

  ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, non accettiamo perché a fronte di un Governo che non onora neppure gli impegni assunti con provvedimenti passati in questa Camera, come quelli che riguardano «quota 96», non riteniamo di poter accettare nessuna assunzione di impegno in rapporto ad una questione come quella dei ferrovieri, che abbiamo più volte sollevato qui e in Commissione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Placido n. 9/2486-B/7, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, vi pregherei di rimanere al posto: abbiamo dei lavori robusti, quindi Pag. 28dobbiamo cercare di accelerare. Onorevoli Carra, Binetti, Franco Bordo, Capua...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  441   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  163    
    Hanno votato no  278.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Onorevole Airaudo, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2486-B/8, non accettato dal Governo ?

  GIORGIO AIRAUDO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
  Il decreto-legge in esame conteneva articoli e commi che risolvevano alcuni errori commessi da tutti i Governi che si sono succeduti, compreso questo, contenuti nella manovra Fornero.
  Il decreto-legge ancora contiene norme di natura previdenziale, come l'aumento delle risorse del Fondo per il pensionamento anticipato dei giornalisti, che evidentemente sono per questo degni di maggiore attenzione degli insegnanti. La manovra Fornero del 2011 ha trasformato il sistema previdenziale, innalzando di molti anni l'età per la pensione, in termini sia anagrafici che contributivi. Come è stato ormai acclarato, si è trattato di una manovra – e non di una riforma – perché le casse della previdenza pubblica, ovvero i risparmi pensionistici di lavoratrici e lavoratori, sono stati utilizzati per drenare risorse a beneficio del debito pubblico.
  A distanza di tre anni, l'INPS e il Governo non hanno saputo e voluto indicare neanche quanti sono e quali sono le lavoratrici e i lavoratori esodati. Allora, noi pensiamo che, visto che non si è in grado neanche di risolvere gli errori, è ora di rimettere mano a quell'indegna manovra che ha fatto la peggior riforma delle pensioni e che ha negato un diritto di cittadinanza a molti lavoratori e lavoratrici, che pagano tutte le tasse, che pagano le loro pensioni e non ne hanno diritto. È ora che questo Parlamento alzi la voce: serve una riforma delle pensioni equa e giusta (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Airaudo n. 9/2486-B/8, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dorina Bianchi, Di Lello, Boccuzzi, Carra, Gribaudo, Epifani, Chiarelli, Giuliani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  459   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  171    
    Hanno votato no  288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno D'Arienzo n. 9/2486-B/9, Fabbri n. 9/2486-B/10, Formisano n. 9/2486-B/11, Crimì n. 9/2486-B/12 e De Menech n. 9/2486-B/13, accettati dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/2486-B/15, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione e insiste per la votazione del suo ordine del giorno Colletti n. 9/2486-B/16, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Passiamo ai voti.Pag. 29
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine di giorno Colletti n. 9/2486-B/16, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Fratoianni, Monchiero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  459   
   Votanti  456   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  166    
    Hanno votato no  290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Pagani e Lodolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Liuzzi n. 9/2486-B/17, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gallinella n. 9/2486-B/18, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione dell'ordine del giorno Castelli n. 9/2486-B/19, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Castelli n. 9/2486-B/19, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  Revoco l'indizione della votazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, questo ordine del giorno, che è stato presentato anche al primo vaglio del decreto-legge n. 90 presso la Camera dei deputati, è oggetto di una grande discussione per quanto riguarda gli ordini professionali e non solo. È molto importante capire che questo ordine del giorno, di fatto, va esattamente nella direzione del decreto-legge n. 90 che stiamo votando in questo momento e degli ordini del giorno che stiamo votando.
  Allo stesso momento, questo ordine del giorno chiede se è possibile, cortesemente e gentilmente, applicare una normativa in maniera completa e totale. Questa normativa sulla trasparenza di tutti gli enti pubblici e degli enti pubblici non economici chiede anche l'applicazione del decreto legislativo n. 39 sull'inconferibilità e sull'incompatibilità di incarico.
  Quindi, non capisco come si possa proporre una riformulazione nel senso di «valutare l'opportunità di» nel momento in cui stiamo parlando semplicemente di chiedere la piena applicazione di una legge, dato che, almeno per quanto riguarda le professioni sanitarie, c’è un carteggio incredibile di tipo pubblico su Quotidiano Sanità in merito alla disapplicazione della legge sulla trasparenza degli ordini professionali sanitari. Di fatto, poi, c’è un carteggio che non è pubblico tra il Ministero della salute e gli ordini professionali sanitari. Stiamo parlando della FNOMCeO, dell'IPASVI, di tutti gli ordini professionali di tipo sanitario, che in maniera agguerrita stanno cercando di combattersi per uscire dalla normativa in merito alla trasparenza della legge anticorruzione.

  PRESIDENTE. Onorevole Baroni, ha concluso ? Onorevole Baroni, che dobbiamo fare ?

  MASSIMO ENRICO BARONI. Scusi Presidente, rinuncio. C’è stato un problema nella presentazione dell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Allora lo mettiamo in votazione comunque ?

  MASSIMO ENRICO BARONI. Scusi, Presidente, purtroppo c’è anche il fatto di Pag. 30non avere la possibilità di vedere la pubblicazione corretta dell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Onorevole Baroni, non si preoccupi. Ho capito tutto perfettamente.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Castelli 9/2486-B/19, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Rotta.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  464   
   Votanti  459   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  165    
    Hanno votato no  294.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cozzolino n. 9/2486-B/20, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/2486-B/20, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ricciatti, Folino, Piccoli Nardelli, Di Lello, Dell'Osso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  446   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  139    
    Hanno votato no  307.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Villarosa n. 9/2486-B/22, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, almeno per spiegare questo ordine del giorno. Questo provvedimento è arrivato con la proposta per chi fa parte di Consob, che si occupa di società quotate in Borsa, di evitare che i componenti della Consob possano, nei quattro anni successivi, far parte di società appunto controllate dalla medesima Consob. Cosa è successo ? Al Senato si è passati da quattro anni a due anni e alla Camera, quando era tornato il provvedimento, avevo fatto una proposta, che è stata bocciata, su un emendamento che prevedeva, non solo i quattro anni successivi, ma anche i quattro anni precedenti. Infatti, caro Presidente, è facilmente comprensibile che qualcuno possa istruire una propria persona nella società in cui lavora per poi dargli un posto in Consob e facilitargli le cose. Voi dite che io sono malpensante; sono malpensante sì, perché ricordiamoci che Banca d'Italia è posseduta da banche private e questa secondo voi è una cosa normale, anche perché avete più volte sollevato la questione che le banche private non hanno nessun potere. E invece no, Presidente, è falso, perché le banche private nominano il consiglio e il consiglio indica a Banca d'Italia chi deve essere il nuovo Governatore della Banca d'Italia. Quindi, c’è un diretto collegamento, un diretto conflitto di interessi tra banche private e Banca d'Italia, nonostante sia un istituto di diritto pubblico. Ci troviamo, poi, in situazioni come quella del presidente Mussari. Ricordate tutti Mussari, indagato per Monte dei Paschi di Siena ? Lo ricordate bene tutti ? Mussari che, dopo essere stato presidente di Monte dei Paschi di Siena, diventa che cosa ? Presidente dell'ABI, l'Associazione bancaria italiana. E chi è che nomina, chi è che indirizza l'ABI ad avere questo presidente ? Banca d'Italia. E chi è Banca d'Italia ? La stessa che aveva fatto delle indagini su Monte dei Paschi di Siena, aveva tirato fuori il prodotto Pag. 31denominato «Alexandria», era a conoscenza di questi prodotti particolarmente speculativi e pericolosi e ha taciuto, è stata omertosa. Quindi, caro Presidente, quest'Aula che va a dire in giro che vuole mettere una chiara legge sul conflitto di interessi, deve bocciare questo ordine del giorno, si deve prendere la responsabilità di bocciare questo ordine del giorno, che non è un emendamento, come ripeto, e poteva anche essere riformulato. Vuol dire che voi interessi a eliminare problematiche riguardanti il conflitto di interessi non ne avete. Dimostratelo ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Mi rivolgo ai capigruppo e ai delegati d'Aula prima di passare al voto dell'ordine del giorno. Abbiamo davanti a noi un appuntamento alle ore 14 per l'intervento del Ministro Padoan concordato con i gruppi. Lo dico semplicemente ai fini di una ricognizione dei nostri lavori e dei nostri tempi. Abbiamo circa ottanta ordini del giorno da votare o comunque su cui vi sono possibili dichiarazioni e poi abbiamo le dichiarazioni di voto finale. Quindi, semplicemente, nell'economia dei tempi che abbiamo di fronte a noi, teniamo conto che per tutta questa parte noi avremo un paio d'ore perché poi dovremmo passare alle ore 14 all'intervento del Ministro Padoan. A questo punto, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/2486-B/22, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zaratti, Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  479   
   Votanti  478   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato  139    
    Hanno votato no  339.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sibilia n. 9/2486-B/23, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sibilia n. 9/2486-B/23, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Folino, D'Arienzo, Luigi Gallo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  476   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato  130    
    Hanno votato no  346.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Dell'Orco n. 9/2486-B/24 e De Lorenzis n. 9/2486-B/25, accolti dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vallascas n. 9/2486-B/26, sul quale il parere del Governo è favorevole.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Toninelli n. 9/2486-B/27, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 32giorno Toninelli n. 9/2486-B/27, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Palma, Di Lello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  478   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato  136    
    Hanno votato no  342.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cancelleri n. 9/2486-B/28 e Alberti n. 9/2486-B/29, accolti dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pisano n. 9/2486-B/30, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pisano n. 9/2486-B/30, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Segoni, Di Lello, Malpezzi, Piccoli Nardelli, Nizzi, Frusone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  480   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato  137    
    Hanno votato no  343.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno D'Incà n. 9/2486-B/32, Carinelli n. 9/2486-B/33, Nuti n. 9/2486-B/34 e Dieni n. 9/2486-B/35, sui quali vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione ed insistono per la votazione dell'ordine del giorno Colonnese n. 9/2486-B/36.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colonnese n. 9/2486-B/36, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piras.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  482   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato  138    
    Hanno votato no  344.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/2486-B/37, sul quale vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fraccaro n. 9/2486-B/38, accolto dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dadone n. 9/2486-B/39, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dadone n. 9/2486-B/39, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Dell'Aringa, Miotto, Russo, Gadda, Misuraca.Pag. 33
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  480   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato  131    
    Hanno votato no  349.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Businarolo n. 9/2486-B/40.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Businarolo n. 9/2486-B/40, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Folino, Di Lello, Schirò, Paolo Rossi, Bianchi, Fossati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  478   
   Votanti  461   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  349    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Pagani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Agostinelli n. 9/2486-B/41, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostinelli n. 9/2486-B/41, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Folino, Gutgeld, Di Lello, Segoni, Giammanco, Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  474   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  361    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rostellato n. 9/2486-B/42, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rostellato n. 9/2486-B/42, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Carrescia, Di Lello, Piras...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  470   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no  362    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/2486-B/43, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cominardi n. 9/2486-B/44, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.Pag. 34
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cominardi n. 9/2486-B/44, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paolo Rossi, Di Lello, Piccoli Nardelli, Verini, Tancredi, Baruffi, Gutgeld...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  476   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no  366    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bechis n. 9/2486-B/45, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bechis n. 9/2486-B/45, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Bossa, Folino, Zardini, Murer, Preziosi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  483   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no  390    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rizzetto n. 9/2486-B/46, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/2486-B/46, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Giammanco, Lodolini, Giuditta Pini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  467   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  117    
    Hanno votato no  350    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Marzana n. 9/2486-B/47, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, è all'esame il mio ordine del giorno ?

  PRESIDENTE. Onorevole Marzana, siamo al suo ordine del giorno n. 9/2486-B/47, sul quale vi è una proposta di riformulazione.

  MARIA MARZANA. Non accetto la riformulazione e voglio ricordare a quest'Aula che la funzione principale del Parlamento, quindi Camera e Senato, è quella di fare le leggi. Invece, al Governo spetta il potere esecutivo, quindi il potere di rendere attuabili queste leggi. Ecco perché la maggioranza, votando favorevolmente sull'emendamento soppressivo di «quota 96» al Senato, non ha fatto altro che stralciare il provvedimento, e quindi si è resa complice di questo Governo.
  Insieme hanno detto no, per l'ennesima volta, al ripristino del diritto acquisito dei lavoratori della scuola di andare in pensione. Ora vi sono dei «quota 96» qui fuori, in piazza Montecitorio: andate a raccontargli voi, paladini a giorni alterni, perché non è prioritario sanare la loro Pag. 35ingiustizia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marzana n. 9/2486-B/47, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lauricella, Mauri, Raciti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  463   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  158    
    Hanno votato no  305.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Baldassarre n. 9/2486-B/48, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldassarre n. 9/2486-B/48, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Scanu, Pastorino, Di Lello, Fitzgerald Nissoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  466   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  128    
    Hanno votato no  338.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Mannino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Brescia n. 9/2486-B/50, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Pesco n. 9/2486-B/51, accettato dal Governo, purché riformulato.

  DANIELE PESCO. Ministro, purtroppo andate a sopprimere quella parte dell'ordine del giorno, riferita alle premesse, che per me, probabilmente, anzi, sicuramente, è la più importante, ovvero la parte in cui chiedo al Governo di fare un atto di coraggio, quasi di coscienza, ovvero di dimettersi. Ebbene sì, Presidente – mi riferisco anche ai colleghi, riferendomi a lei – i dati emanati dall'ISTAT qualche giorno fa sono eloquenti: meno 0,3 rispetto all'anno scorso e meno 0,2 rispetto a tre mesi fa. Sono dati veramente critici per la situazione nazionale.
  Ebbene, sono dati veramente eloquenti. Ammettetelo, quindi, abbiate l'onestà di fare autocritica; ditelo anche in televisione, laddove dite di essere cauti, quando parlate di inserire le preferenze nella legge elettorale, che le cose che avete fatto in questo anno e mezzo non sono cose buone, ditelo che sostenere le scelte imposte dai tecnocrati europei e dalla trojka non sono scelte corrette (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ebbene, fra queste scelte vi sono anche quelle di finanziare la costruzione di armi e degli F35, di obbedire a menadito alle richieste europee.
  Ebbene, insistere sulle privatizzazioni a favore delle multinazionali, insistere con i tagli, soprattutto, a carico dell'istruzione e della sanità; ebbene, insistere sulle opere quali TAV, Expo, MOSE, nuovi valichi e autostrade varie; ebbene, darsi anche le pacche sulle spalle laddove succedono gravi scandali finanziari, bancari e soprattutto di corruzione, perpetrati da persone molto vicine, per non dire appartenenti, ai vostri partiti; ebbene, tutte queste scelte Pag. 36non portano a maggior benessere per i cittadini, portano a povertà e smarrimento. Sì, perché i cittadini sono smarriti in questo momento, ma non durerà ancora molto, non durerà molto perché i dati eloquenti, proprio i dati dell'ISTAT, permettono ai cittadini di svegliarsi un attimo e di rendersi conto delle malefatte che fate, sia in quest'Aula, ma anche un po’ più in là, al Senato, con lo scippo di democrazia che state compiendo proprio in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ebbene, signor Ministro, ebbene, Presidente, cari colleghi, bocciatemi pure questo ordine del giorno che chiedo di mettere in votazione nella versione originale, ma fate anche voi il possibile e chiedete al Governo e al Primo Ministro di dimettersi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/2486-B/51 presentato dal mio collega Pesco.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pesco n. 9/2486-B/51, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marroni, Cicchitto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  478   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato  130    
    Hanno votato no  348.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Molea e Bargero hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Artini n. 9/2486-B/52, accolto dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Chimienti n. 9/2486-B/53, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo, quindi, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Chimienti n. 9/2486-B/53, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello D'Agostino, Rotta, Ragosta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  473   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no  358.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gagnarli n. 9/2486-B/54, con il parere favorevole del Governo.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Lombardi n. 9/2486-B/56, accolto dal Governo, purché riformulato.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, no, non accettiamo assolutamente questa riformulazione. Il motivo è semplicemente di coerenza nostra e non assolutamente da parte del Governo, e le spiego anche il perché.
  Questo ordine del giorno verte sull'articolo 8, che tratta il collocamento fuori ruolo dei magistrati, degli avvocati e dei procuratori di Stato che ricoprono incarichi Pag. 37all'interno dei Ministeri, anche di consulenza. Che cosa si stabilisce con questo articolo 8, che aveva una portata innovativa molto interessante ? Non più l'aspettativa, ma il fuori ruolo di questi magistrati; peccato che il comma 3 riducesse un pelo la portata innovativa di tutto l'articolo, stabilendo che fossero fatti salvi tutti i provvedimenti di collocamento in aspettativa già emessi fino alla data di entrata in vigore del decreto-legge.
  Che cosa feci allora in prima lettura su questo provvedimento ? Proposi un emendamento, l'8.22, a mia prima firma, con il quale chiesi proprio di togliere questo terzo comma, perché andava a svilire tutto il bel senso di questo articolo 8. E pensi un po’ che mi fu dato parere favorevole dal Governo e dal relatore ! Poi il provvedimento è andato in seconda lettura al Senato e che cosa è capitato al Senato ? Che hanno riproposto l'introduzione di questo terzo comma, paro paro, con tanto di parere favorevole del Governo e del relatore. Quindi, ritorna in terza lettura alla Camera, ieri in Commissione ne abbiamo discusso e noi, ovviamente, che siamo stoici come pochi, abbiamo riproposto lo stesso emendamento, chiedendo la soppressione del comma 3, con le medesime motivazioni che erano state date in prima lettura. E qui, con sommo stupore, apprendo il parere contrario – pensi un po’ – dello stesso relatore e dello stesso rappresentante del Governo della prima lettura, incredibile. E la motivazione che mi viene data è che, ex articolo 81 della Costituzione (che per chi ci segue da casa riguarda il pareggio di bilancio) la soppressione di questo comma avrebbe potuto portare a dei problemi, perché c'era il rischio di eventuali contenziosi che avrebbero potuto avere un effetto negativo e, quindi, si sarebbe potuta avere un'interpretazione molto, molto estensiva dell'articolo 81 per cui bisognava reintrodurre questa clausola di salvaguardia ma, ovviamente, per questi magistrati che lavorano all'interno dei Ministeri, non è una clausola di salvaguardia effettiva.
  Ora, chiaramente, ho notato il lampante imbarazzo del Governo nel dare una motivazione di questo genere... Ministro Madia, la sto attendendo... abbia pazienza, lo so, però...

  PRESIDENTE. Onorevole Dadone, come lei può immaginare, il Ministro mi sta...

  FABIANA DADONE. ... lo so, però, vorrei che il Ministro Madia capisse perché sono così pedante su questo argomento, perché mi pare veramente un po’ una presa per il naso. Cioè, ci siamo detti prima che il parere era favorevole; l'abbiamo votato, è andato al Senato e l'hanno abrogato con questa scusa dell'articolo 81, anzi hanno reinserito il comma. Ritorniamo alla Camera, danno parere contrario, il Ministro Madia mi spiega la motivazione del pareggio di bilancio e il relatore, invece, come motivazione, adduce un rispetto del lavoro dell'altro ramo del Parlamento, finché ancora ci sarà. Ora io veramente... va bene, accetto ogni genere di motivazione perché, per carità, non ci sono dei limiti all'interno dei quali bisogna dare delle motivazioni, ma quanto meno che siano vagamente plausibili, anche agli occhi di uno che proprio l'articolo 81 della Costituzione non lo ha mai visto.
  Ora, con questo ordine del giorno non ci sogniamo, ovviamente, di proporre la soppressione di quel comma, perché ormai abbiamo capito qual è l'andazzo, ma proponiamo al Governo di porsi l'impegno di dare piena efficacia alla disciplina del fuori ruolo dei magistrati dal 1o gennaio 2015. Io ci tengo a sottolineare che queste persone non è che all'indomani mattina di questo decreto sarebbero tornate a casa; avrebbero dovuto semplicemente essere collocate fuori ruolo, entro 30 giorni, dall'amministrazione di riferimento. Per cui, nulla di incredibile. Quindi, non vedo proprio il senso di questa salvaguardia spaventosa.
  Ora, io chiederei al Ministro veramente di rivalutare questo parere favorevole, perché inserire le parole «a valutare l'opportunità di» non ha alcun senso. Mi avete Pag. 38già dato un parere favorevole in prima lettura. Non vedo proprio il senso di questo controsenso: è da bipolari dare un parere del genere, abbiate pazienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, anch'io ho presentato un ordine del giorno su questa tematica, perché veramente è una battaglia che molti colleghi parlamentari portano avanti (mi sembra anche il collega che sta presiedendo). È una vecchia battaglia storica, che aveva fatto anche nella legislatura scorsa, contro questi magistrati fuori ruolo che ogni volta riescono a trovare un escamotage. L'ultima volta hanno detto: «Massimo dieci anni da adesso». Dunque, vuol dire che chi aveva già trascorso nove anni – e già una volta avevano fatto una norma per cui non si poteva più stare per dieci anni, a partire da quel momento – ormai è fuori ruolo da trent'anni.
  Oggi siamo arrivati veramente all'assurdo, all'assurdo perché eravamo riusciti a cancellare una norma ingiusta qui alla Camera, ma al Senato è stata ripristinata, a causa delle pressioni che io capisco che il Ministro può subire, perché moltissimi magistrati fuori ruolo sono collaboratori e sono coloro che danno supporto ai Ministeri. Però, è la motivazione che ci ha dato molto, ma molto fastidio, perché hanno richiamato l'articolo 81, dicendo che potrebbe succedere che alcuni magistrati fuori ruolo, che già sono in aspettativa, potrebbero fare ricorso, per questo motivo potrebbero vincere e, dunque, ci sarebbe un ammanco nelle casse dello Stato. A questo punto, su qualsiasi provvedimento che noi facciamo dovremmo applicare l'articolo 81 e dovremmo bloccarlo.
  Poi, non riesco a capire perché per i magistrati fuori ruolo che sono, con competenze organizzative, al Governo esiste il ragionamento che potrebbero fare ricorso e potrebbero vincerlo, mentre per tutti gli esodati, per tutti i cittadini, a cui sono stati cambiati i termini delle loro pensioni, in tutti questi anni non è mai stato preso in considerazione.
  Per questo motivo chiedo veramente al Governo di avere uno scatto di orgoglio e, se proprio hanno paura che i loro funzionari dopo non lavorino più, si rimetta all'Assemblea, non ovviamente sull'ordine del giorno ma sui prossimi provvedimenti, così è colpa dei parlamentari «brutti e cattivi».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, ho percepito tutte le perplessità dai due interventi precedenti. Mi sento, quindi, di voler partecipare conoscendo direttamente questo fenomeno.
  Ritengo che il risultato di sostanziale mediazione raggiunto dal Governo, nei vari passaggi fino al Senato, con questo tipo di posizione, rappresenti davvero un risultato raggiunto. Quando si parla di magistratura s'ignora che sono diversi i tipi di magistrature, comunque non è ben noto che le magistrature ordinarie, che sono quelle che ricorrono molto nelle cronache mediatiche, nella maggior parte dei casi nulla hanno a che fare con questo tipo di provvedimenti di cui noi stiamo ora parlando.
  Stiamo parlando di magistrature prestigiose, professionalmente importanti come quella contabile e quella amministrativa. Sono i collaboratori più preziosi, se si può dire, prestigiosi e fondamentali per le varie amministrazioni. Sono stati inamovibili fino ad oggi. Se davvero con questo scatto di reni, da parte di un Governo che vuole davvero modificare degli status quo abbastanza fermi, si dovesse raggiungere la possibilità di arrivare a quel tipo di conclusione, che è il 1o gennaio 2015, sarebbe davvero il raggiungimento di Pag. 39un risultato inaspettato solo fino all'anno scorso. Per cui davvero io sollecito ad approvare l'orientamento governativo perché ha recepito in modo, direi equilibrato, quelle che erano le aspettative a confronto. Per cui davvero tutto quello che si dice sulla magistratura e sui privilegi che questo provvedimento andrebbe a corroborare mi sembra sostanzialmente infondato.

  PRESIDENTE. Non essendo accettata la riformulazione, passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/2486-B/56, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Benedetto... Ragosta... Brandolin... Fanucci... mi pare che hanno votato tutti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  476   
   Votanti  474   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato  146    
    Hanno votato no  328.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Ordine del giorno Ciprini n. 9/2486-B/57 su cui vi è parere contrario. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/2486-B/57, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino... Malisani... Miotto... Di Lello... Bossa... Monchiero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  480   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato  126    
    Hanno votato no  354.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Baroni n./2486-B/58, non accettato dal Governo.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, Kafka diceva che chi lavora nella notte è considerato il creatore del mondo.
  Io purtroppo sono costretto a lavorare di notte, perché questo tipo di frase ha evidentemente ispirato le più potenti lobby a livello europeo e a livello italiano. Quindi, noi abbiamo la notte semplicemente per poter guardare con la stessa luce determinate cose che non vanno bene, perché vengono fatte all'ombra dei cittadini.
  Una di queste è la piena applicazione della legge sui conflitti d'interesse e dell'anticorruzione, Ministro Madia. Magari lei che si occupa di pubblica amministrazione, dovrebbe dare pieno adempimento, anche al telefono, a questa legge, in quanto è proprio nelle sue funzioni. Quindi, tutto quello che riguarda Anac, l'ente anticorruzione, dovrebbe riguardarla.
  Il fatto che lei riformuli questo ordine del giorno con «valutare l'opportunità di» significa fondamentalmente che lei non vuole dare piena applicazione a questa legge. Questa legge prevede una severa divisione tra la parte politica e la parte amministrativa degli ordini professionali. Durante l'esame del decreto è arrivata una segnalazione al deputato Fiano, alle 11 di notte, per prevedere l'eccezione, cioè, nel momento in cui avevate fatto un decreto – e tutto sommato ci siamo espressi per alcune questioni positivamente – avete creato l'eccezione... di stare al telefono, Ministro Madia, ecco...

Pag. 40

  PRESIDENTE. Onorevole Baroni, lei intervenga, perché adesso il Ministro sta ascoltando.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Ho bisogno della sua attenzione, perché...

  PRESIDENTE. Adesso la libertà di tenere in mano un telefono credo che non si neghi a nessuno.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Per carità, e io ho la libertà di provare ad interloquire con il Ministro Madia...

  PRESIDENTE. Ci sono tre persone al banco del Governo. Concluda il suo intervento, perché ha terminato i suoi secondi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MASSIMO ENRICO BARONI. ... così come ho la libertà di intervenire sull'ordine del giorno, nel momento in cui non sono neanche messo nelle condizioni minime di lavorare, dal momento che sto all'opposizione e devo fare alcune denunce.

  PRESIDENTE. Deve concludere, soprattutto, onorevole Baroni, ha terminato il suo tempo.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Esatto, dovrei concludere, se venissi messo nelle condizioni, anche da parte del Presidente e nei lavori dell'Aula – come ho già detto un'altra volta – di potere capire qual è l'ordine del giorno su cui sto intervenendo, dato che c'erano tre faldoni.

  PRESIDENTE. Bene, il suo tempo è scaduto. Se vuole proprio concludere, sennò le devo togliere la parola, onorevole Baroni.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Sì, però, io oggi ho detto una volta che non si può lavorare in questo modo...

   PRESIDENTE. Onorevole Baroni, lo affronteremo in sede di riforma del Regolamento. Adesso questo è il Regolamento e io lo devo applicare. La pregherei di concludere.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Ecco, nella riforma del Regolamento bisogna vedere anche... perché abbiamo analizzato...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baroni, intanto la informo che il suo non è un ordine del giorno riformulato, ma è un ordine del giorno su cui c’è il parere contrario del Governo. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baroni n. 9 n. 9/2486-B/58, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa. Saltamartini... ci siamo ? Lavagno... bene, hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  480   
   Votanti  476   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no  368.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lorefice n. 9 n. 9/2486-B/59, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Mantero n. 9 n. 9/2486-B/60, non accettato dal Governo.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, all'articolo 12 di questo decreto si istituisce un Fondo per favorire l'inclusione sociale dei soggetti che hanno sostegno Pag. 41al reddito. Il Fondo viene però preso dal Fondo sociale per l'occupazione e per la formazione. Allora, in questo ordine del giorno, noi chiediamo semplicemente che, invece, il Fondo sia preso da una riduzione dello 0,1 per cento del payout ovvero del pagamento dei giochi d'azzardo online.
  È una riduzione ridicola che, però, è un segnale. È un segnale perché il gioco d'azzardo online è una delle tipologie di gioco in più rapida espansione, più incontrollabile dal punto di vista della protezione dei soggetti che giocano e che in questo momento...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole, se la interrompo. Colleghi ! Prego, onorevole Mantero.

  MATTEO MANTERO. Molto premuroso, grazie. In questo momento, come dicevo, è più pericoloso per i soggetti dediti al gioco ed è quello in più rapida espansione.
  Il pagamento, il payout del gioco d'azzardo è una forma di pubblicità indiretta, una forma di appeal per il giocatore. Quindi avere un payout molto alto fa sì che i giocatori, soprattutto quelli patologici, quelli affetti da questa malattia siano attratti da quella forma di gioco. Quindi, al contempo con questo ordine del giorno noi chiediamo di lasciare invariato il Fondo sociale per l'occupazione e per la formazione, ma di attingere a questo altro capitolo e alla riduzione del gioco d'azzardo. Quindi, si lascerebbe un Fondo importante invariato e si avrebbe nel contempo un effetto positivo dovuto alla riduzione appunto di questo payout. Quindi, non capisco perché non sia possibile prendere almeno in considerazione una cosa del genere.
  Voglio ricordare, tra l'altro, a questa Aula che è in lavorazione ormai da nove mesi – una gestazione – una proposta di legge sul gioco d'azzardo patologico, e che quella proposta di legge in questo momento è ferma perché siamo in attesa di un parere della Commissione bilancio. Allora, vorrei dire al presidente Boccia che mentre noi siamo qui a giocare con gli ordini del giorno, ci sono milioni di persone in Italia che si rovinano. Quindi, lo inviterei a dare velocemente il parere, che stiamo attendendo ormai da settimane.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantero n. 9/2489-B/60, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sereni, Ruocco, Mantero, Piras...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  473   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato sì  119    
    Hanno votato no  354    

  La Camera respinge (Vedi votazioni)

  (Il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei seguenti ordini del giorno, accettati dal Governo, purché riformulati: Cecconi n. 9/2486-B/61, Silvia Giordano n. 9/2486-B/62, Di Vita n. 9/2486-B/63.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grillo n. 9/2486-B/64, accettato dal Governo.
  Onorevole Dall'Osso, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2486-B/65, accettato dal Governo, purché riformulato ?

  MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, vorrei parlare proprio con il Governo. Io capisco che sia accettato con la aggiunta di «a valutare l'opportunità di», ma chiedo gentilmente al Ministro, visto che si sta parlando di persone con disabilità Pag. 42almeno del 75 per cento, di accettarlo così senza aggiungere «a valutare l'opportunità di».

  PRESIDENTE. Prendo atto che il Ministro non intende intervenire per proporre una modifica del proprio parere. Quindi, vorrei sapere se è accolta la riformulazione. Va bene.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei seguenti ordini del giorno, accettati dal Governo, purché riformulati: Centemero n. 9/2486-B/67, Sisto n. 9/2486-B/68.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Turco n. 9/2486-B/70, accettato dal Governo.
  Ho saltato l'ordine del giorno Bonafede n. 9/2486-B/69. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonafede n. 9/2486-B/69, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco, Fassina...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  475   
   Votanti  474   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato sì  122    
    Hanno votato no  352    

  La Camera respinge (Vedi votazioni)

  L'ordine del giorno Turco n. 9/2486-B/70 abbiamo già visto che va bene, il presentatore non insiste per la votazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Santerini n. 9/2486-B/71, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Guidesi n. 9/2486-B/72, non accettato dal Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/2486-B/72, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Sarti, Gutgeld, Di Gioia, Dell'Aringa, Gasparini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  479   
   Votanti  472   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato sì  124    
    Hanno votato no  348    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Busin n. 9/2486-B/73, non accettato dal Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busin n. 9/2486-B/73, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Basso, Di Lello, Dell'Aringa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  477   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato  150    
    Hanno votato no  327.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 43

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. n. 9/2486-B/74, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2486-B/75, non accettato dal Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2486-B/75, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Cicchitto, Occhiuto, Fraccaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  475   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato   62    
    Hanno votato no  413.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Rizzetto e Vazio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e la deputata Pellegrino ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/2486-B/77, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/2486-B/79 insistono per la votazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/2486-B/79, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Di Stefano, Pilozzi, Lavagno, Folino, Russo, Dell'Osso, Totaro, Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  485   
   Votanti  484   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato  168    
    Hanno votato no  316.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Mognato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caon n. 9/2486-B/80, non accettato dal Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caon n. 9/2486-B/80, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gandolfi, Segoni, Malisani, Terzoni, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  484   
   Votanti  391   
   Astenuti   93   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato   54    
    Hanno votato no  337.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2486-B/81, non accettato dal Governo.
  Passiamo dunque ai voti.Pag. 44
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2486-B/81, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Murer, Folino, Cicchitto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  388   
   Astenuti   89   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato   62    
    Hanno votato no  326.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Molteni n. 9/2486-B/82 e Matteo Bragantini n. 9/2486-B/83. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Marcolin n. 9/2486-B/84 e Prataviera n. 9/2486-B/85, accolti dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2486-B/86. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Catalano n. 9/2486-B/87 e Tacconi n. 9/2486-B/88, accolti dal Governo come raccomandazione, purché riformulati.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2486-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Colleghi, prego tutti, se è possibile, di essere concisi con i tempi perché alle 14 dobbiamo – come sapete – passare ad un altro punto dell'ordine del giorno.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, siccome mi rendo conto delle difficoltà, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, anche io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, non sono nella condizione di consegnare il testo della mia dichiarazione di voto, ma cercherò di essere breve ed incisivo nell'affermare tutta la contrarietà da parte di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale su questo provvedimento. Del resto, non c’è bisogno di dilungarsi ulteriormente perché è un provvedimento che conosciamo, quest'Aula l'ha già preso in esame e lo riteniamo, da un certo punto di vista, decisamente inutile, perché tutti i gangli nevralgici delle contraddizioni tipiche della nostra pubblica amministrazione sono elusi, rimandati a data da destinarsi e quindi, con essi, la possibilità di efficientare la macchina pubblica, di renderla più simile a un'azienda privata che ha l'obbligo di funzionare, altrimenti chiude i battenti dopo pochi mesi di incapienza; così come viene totalmente elusa la grande e decisiva questione dell'introduzione di una quota di meritocrazia e quindi anche di sanzioni nei confronti di pubblici amministratori che non si comportassero Pag. 45bene, che non facessero fino in fondo il proprio dovere, che rallentassero l'operato della pubblica amministrazione e non dessero le risposte necessarie che le imprese, le famiglie e i cittadini si attendono.
  Devo anche aggiungere – e lo faccio nella parte finale proprio perché voglio essere fedele alle premesse – che siamo in presenza del solito decreto, siamo in presenza dell'ennesima richiesta di fiducia, appena espletata nel corso della giornata di ieri, siamo in presenza di un provvedimento omnibus dentro al quale ci capita di tutto e di più, per cui non avremmo timore, qualora volessimo impiegare tutto il nostro tempo, di parlare dello scibile umano, senza poter essere interrotti da parte della Presidenza perché non andremmo mai fuori tema, potremmo parlare di qualunque cosa perché questo è un qualunque provvedimento di cui abbiamo avuto – ahimè – altri esempi in questi mesi e che, proprio in virtù della sua inconsistenza e della sua farraginosità, non riesce a prendere di petto ciò che avremmo bisogno di affrontare con piglio, con decisione per rendere maggiormente efficienti le azioni dello Stato in questa difficile fase economica, che ha bisogno di un incoraggiamento e di un supporto importante.
  Quindi, per queste ragioni, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale vota contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, in ragione dei numerosi impegni che ci attendono in questa giornata, trattandosi anche di una giornata particolare, preferisco lasciare agli atti il nostro intervento, pregando tuttavia i rappresentanti del Governo di prestare ad esso una qualche attenzione, maggiore di quella che forse troveremmo in questo momento in quest'Aula.
  Chiedo pertanto che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, io non consegno, ma conterrò ovviamente anch'io il mio intervento in un tempo limitato.
  Siamo sostanzialmente a un déjà vu, siamo alla seconda fiducia sul medesimo decreto nel giro di pochissimi giorni e la mia memoria va a quando non ero ancora un parlamentare, ma seguivo, ovviamente con molto interesse la politica, ai tempi del Governo Berlusconi.
  Questo veniva accusato dal partito di maggioranza relativa di oggi, ossia dal Partito Democratico, di ricorrere troppo spesso allo strumento della fiducia e, quindi, di svilire quello che era il ruolo del Parlamento, di utilizzare arroganza nei confronti del potere legislativo e di dare, quindi, troppa importanza al potere esecutivo rispetto alle Camere. Per ora non so a che fiducia siamo arrivati. Siamo sicuramente intorno alla quindicesima o sedicesima fiducia, indice, se vogliamo, della vera concezione che l'attuale Governo ha, invece, del Parlamento.
  Sul decreto-legge in oggetto già abbiamo detto, è già stato scritto anche tantissimo. Si tratta ovviamente di una misura inefficace, di una misura quanto meno parziale. Attendiamo la legge delega, sulla quale ci auguriamo, invece, ci possa essere un dibattito più ampio rispetto a quello che è stato garantito con questo decreto-legge. E speriamo possa essere effettivamente la chiave di volta per far sì che la burocrazia, italiana sia finalmente qualcosa di più vicino alla burocrazia, non dico tanto europea, ma basta pensare a quello che succede in Svizzera o in Austria, per esempio.
  Sottosegretario, lei che è l'ultimo sopravvissuto – a quanto pare – della compagine governativa – per questo le Pag. 46esprimo sicuramente la mia vicinanza, nonché la stima per la pazienza –, io, giusto per dare una nota di colore, sono interista da tutta la vita (Applausi) e mi ricordo che significa aver assistito, oltre all'anno della triplete condotti dal grandissimo José Mourinho, anche al periodo dell'Inter meno fecondo, cioè l'ultimo Pellegrini e l'inizio di Moratti. C'era un momento particolare allo stadio in cui ormai la situazione era talmente devastata che neanche i tifosi sapevano più cosa fare e c'era uno striscione che, secondo me, era indicativo. Quello striscione, bello grande, riportava le seguenti parole: «Non sappiamo neanche più come insultarvi» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Come opposizione, ci troviamo in questa situazione. Infatti, visto che con oggi chiudiamo la stagione estiva e ci rivediamo a settembre, ultimamente abbiamo assistito a «svuota carceri», è notizia di ieri che siamo in recessione tecnica, ci troviamo oggi ad affrontare, nel giro di una settimana, la seconda fiducia su un decreto-legge, sul quale – per essere eufemistici – qualche pasticcio sicuramente lo avete combinato. Perciò, non sappiamo più come insultarvi. Speriamo veramente che l'autunno ci porti delle novità dal punto di vista politico.
  Concludo, signor Presidente, per suo tramite nei confronti del Governo, citando un grande esponente del mondo conservatore, Ronald Reagan, visto che parliamo anche di recessione e sappiamo perfettamente che con questo decreto-legge non daremo gli strumenti necessari per uscirne. Usando una parafrasi, ovviamente, di quello che disse all'epoca Ronald Reagan nella campagna elettorale con Jimmy Carter, in cui si parlava di recessione, egli diede questa definizione: è recessione quando perde il lavoro il tuo vicino di casa, è depressione quando sei tu a perdere il posto di lavoro. La ripresa ci sarà quando Matteo Renzi perderà il suo posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, io credo che sia inevitabile in questi giorni incrociare i temi della politica economica e i fallimenti che iniziano ad essere evidenti con questo provvedimento sulla pubblica amministrazione che, in effetti, a mio giudizio, è assolutamente in continuità con il resto, con la mancanza di una politica industriale, con l'assenza di investimenti nei settori strategici del nostro Paese, con le risposte al tema del lavoro che continuano ad essere deboli, tanto che, essendo arrivati alla liberalizzazione del contratto a tempo determinato, la CGIL ha dovuto rivolgersi all'Europa per impugnare questo provvedimento.
  Ora, si dice che il problema è l'efficienza delle istituzioni, che c’è bisogno di riformarle queste istituzioni, perché questo consentirà poi di fare le cose. Eppure abbiamo assistito in questi mesi ad un'attività praticamente esclusiva del Governo che, a forza di decreti, ha strappato al Parlamento il potere di legiferare. E, quindi, sinceramente, non credo sia questo il punto.
  E, allora, andiamo al merito di questa riforma della pubblica amministrazione. Il percorso è iniziato a maggio, con le solite roboanti dichiarazioni del Presidente del Consiglio che, attraverso un tweet, faceva riferimento a queste liste di attesa che finalmente sarebbero finite. Questo a far intendere che questa riforma sarebbe stata una riforma importante e rivolta soprattutto ai cittadini e agli utenti della pubblica amministrazione. E oggi concludiamo leggendo un'intervista, sul giornale, di un autorevole esponente del Partito Democratico che parla di una cornice di una riforma epocale. È vero che le cornici spesso sono meglio delle tele quando si tratta di quadri che non sono d'autore, ma se la cornice è questa, temo che anche sulla cornice ci sia molto da dire.Pag. 47
  E in mezzo a queste due dichiarazioni, il balletto a cui abbiamo assistito dei passaggi nelle Commissioni, del passaggio tra Camera e Senato e di questo nuovo fantasma che si aggira per l'Europa, anzi non so se per l'Europa, ma sicuramente per l'Italia, che sarebbe la Ragioneria generale dello Stato, su cui poi alla fine vorrei dire qualche parola.
  A essere benevoli, a mio giudizio si tratta al massimo di una piccola manutenzione della pubblica amministrazione che io credo non lascerà traccia. Parliamo della cosa fondamentale di questo provvedimento che è stata venduta appunto come una scelta epocale, cioè la staffetta generazionale. È un termine molto evocativo, che è a metà tra il patto tra le generazioni e le manifestazioni sportive olimpiche in cui ci si passa, appunto, il testimone. Ecco, io questa staffetta della pubblica amministrazione la immagino un po’ così: l'Italia è una grande pista di atletica leggera in cui si corrono sostanzialmente tre gare. La prima, che è riservata quasi a tutti, in cui il lavoratore corre, corre, corre, ma non arriva mai a passare il testimone e il giovane aspetta il testimone e non lo riceve mai e, alla fine, o cambia pista o cambia direttamente il Paese. La seconda gara è quella riservata ad alcune categorie protette. Qui, invece, abbiamo dei corridori che corrono, corrono, continuano a correre, non li ferma nessuno e, anche qui, qualcuno aspetta di ricevere il testimone e non lo riceve mai. E la terza gara in questa pista, che corrisponde al nostro Paese, è quella di coloro che aspettano il testimone, ma non lo riceveranno mai perché, nel frattempo, nel nostro Paese sono stati sottratti qualcosa come 260 mila testimoni e, cioè, tutti quelli che hanno smesso di lavorare per la pubblica amministrazione e che grazie al blocco del turnover in questi anni non sono stati sostituiti.
  Quanto, poi, alla mobilità obbligatoria e al demansionamento, sono evidenti stratagemmi per non affrontare di petto la vera questione, cioè la necessità di nuove assunzioni per la pubblica amministrazione. Ma, accidenti, una riforma della pubblica amministrazione dovrebbe avere anche un impatto culturale in questo Paese, restituire un rapporto diverso tra Stato e cittadini, basato sulla fiducia e sulla collaborazione fattiva. Faccio mie da questo punto di vista anche le parole pronunciate dall'onorevole Giorgis la settimana scorsa, che condivido, ma purtroppo mi pare che non sia questo il quadro che abbiamo di fronte. E devo dire che, a proposito di fiducia reciproca, anche questa vicenda dei 4 mila insegnanti davvero grida vendetta, è una presa in giro. Ed è una presa in giro, non solo per questi insegnanti, ma anche per i precari che aspettavano magari di poterli sostituire ed entrare finalmente nel mondo del lavoro.
  Io vorrei dire al Ministro Madia: non basta fare consultazioni pubbliche, le quali poi per essere serie dovrebbero essere pubblicate e dovrebbero vedere i contributi discussi, necessiterebbero di risposte e solo poi si dovrebbe affrontare in maniera sistematica una riforma della pubblica amministrazione. Infatti, una vera riforma della pubblica amministrazione è parlare di funzioni, di responsabilità, di bisogni, di risorse da investire, che non ci sono anche questa volta, di condizioni del personale con un pieno coinvolgimento. In questo senso, è grave che le parti sociali, non solo non siano coinvolte, ma di fatto siano penalizzate fortemente con questa riforma della pubblica amministrazione. Il Ministro ha promesso un cambiamento e, come dicevo, questo cambiamento si vede poco; ha promesso equità, che non c’è. Basti vedere i privilegi che ci sono ancora nei trattamenti previdenziali; ha promesso rinnovamento e, come ricordavo, questo rinnovamento non c’è. Basti pensare a tutti i posti persi nella pubblica amministrazione in questi anni.
  Infine, una questione che mi preme sottolineare, cioè questo ultimo vulnus del passaggio tra Camera e Senato, il peggioramento ulteriore e la faccenda di «quota 96».
  Qui, non solo si è sottratto il provvedimento a quello degli esodati, che poteva essere la cornice naturale, non solo non si Pag. 48è voluto fare un decreto ad hoc come noi abbiamo chiesto più volte, ma ora Renzi ci viene a dire che forse questo non era il provvedimento giusto per inserirlo. Io davvero penso che oltre al danno siamo anche alla beffa. Abbiamo insistito, però, su questo tema – vorrei chiudere, perché mi sembra interessante – perché abbiamo avuto un dibattito credo un po’ surreale in questi giorni, anche da parte di esponenti del Partito Democratico.
  Come ricordava ieri il mio collega, onorevole Airaudo, il senatore Pagliaro, del Partito Democratico, dopo aver parlato di «mille norme» – altro che di riforma epocale della pubblica amministrazione ! – e di condizionamenti della burocrazia ministeriale, ha anche parlato di contrapposizione tra tecnici e politici che il Governo avrebbe subito; ha parlato di mancate coperture come non dato opinabile che varia tra Camera e Senato, ha parlato di Ragioneria dello Stato e di MEF che devono stare al loro posto. E ancora, che mancano i soldi o che si tratta di accantonamenti sottratti alla politica per la legge di stabilità da parte della Ragioneria. Io penso che queste siano affermazioni gravissime che sottendano a una sorta di colpo di Stato silenzioso, rispetto al quale la politica dovrebbe avere la capacità di battere un colpo e dire cose chiare, che non sento.
  Ancora, faccio riferimento all'intervista del presidente Boccia su la Repubblica, in cui dice: non si consente al Parlamento di agire; oppure: il MEF se ne frega di quello che decide il Parlamento. Se la situazione è questa, mi chiedo: nel nostro Paese, il problema di tutti i mali è la Ragioneria dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ? È questa la questione oppure dovremmo finalmente iniziare a riflettere sul fatto che i Governi in questi anni hanno volutamente dato un potere alla Ragioneria per evitare di assumersi delle responsabilità quando c'erano temi sociali in agenda nel nostro Paese ? Oppure, non ci vogliamo dire che sono state utilizzate come copertura cose dubbie come la spending review e non, invece, i risparmi della manovra Fornero, che avrebbero potuto invece garantire in maniera certa questa copertura ? Ci vogliamo dire che da decenni ormai a capo dei Ministeri ci sono gli stessi consiglieri di Stato e questi non vengono mai rimossi e poi tengono in ostaggio la politica ? Allora, qual è il ruolo della politica e dov’è il cambiamento e la discontinuità tra i Governi Monti, Letta e questo Governo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ?
  Concludo con l'ultima riga, se non ricordo male, dell'intervista del presidente Boccia, il quale dice: la manina dell’austerity compare ogni volta che si affacciano temi sociali. Bene, purtroppo è proprio così. Il problema è che questo Governo non ha fatto nulla per cambiare il corso di queste cose ed è per questa ragione che il Paese soffre di deindustrializzazione e, contemporaneamente, di alto debito pubblico, di un PIL in recessione e di una forte disoccupazione. Ecco, io temo che anche questo provvedimento sulla pubblica amministrazione non lascerà traccia, saremo punto e a capo. La prossima volta ci racconteremo altre storie e intanto il Paese muore (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà espongono cartelli recanti la scritta: «Quota 96. Decreto subito !»).

  PRESIDENTE. Vi pregherei di togliere quei cartelli, gentilmente. Pregherei gli assistenti di intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Pregherei di evitare di far intervenire gli assistenti. La fotografia è fatta. Ne approfitto, onorevole Quaranta, se lei mi segue, per dirle che, pur non avendola interrotta perché era nella parte finale del suo intervento, però affermare che c’è un colpo di Stato silenzioso è un'affermazione... (Commenti) a prescindere dal fatto che l'ha detto lei, non ci piove, onorevole Quaranta, ma che io, come Presidente dell'Aula le debba far rimarcare che è una frase almeno leggermente esagerata, non me lo può impedire (Commenti del deputato Quaranta). Colleghi, perché la misura di quello che diciamo...Pag. 49
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Presidente, vediamo di battere un colpo, almeno stabiliamo di cosa si tratta. Questo è un testo, Presidente, rappresentante del Governo, che mantiene l'impianto su cui abbiamo ragionato e votato una settimana fa. Le modifiche toccano prevalentemente norme pensionistiche: la cosiddetta «quota 96». Qui è difficile non notare, Presidente, un eccesso di contrapposizione, e anche quello a cui abbiamo assistito...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Balduzzi. Vi potrei pregare di abbassare gentilmente il tono, grazie.

  RENATO BALDUZZI. Se da un lato le finalità di tutela nei confronti delle persone interessate da quella norma – dico interessate e non beneficiate, perché si è anche sentito dire beneficiate; io credo che tecnicamente sia meglio dire interessate – erano e sono condivisibili, quindi il problema resta aperto, dall'altro, io credo che un rilievo sulla carenza di copertura da parte della Ragioneria generale dello Stato responsabilmente era difficile poterlo ignorare.
  Io credo che non sia tanto questione di stralciare dal provvedimento norme in materia pensionistica, la questione è un'altra, e lo dico soprattutto facendo riferimento, Presidente, a un intervento di stamattina dell'onorevole Airaudo, che ascolto sempre con piacere, non solo perché siamo della stessa regione. Ma credo che noi non dobbiamo ricadere in errori compiuti in una fase purtroppo prolungata del nostro passato, in cui a colpi di singoli e puntuali provvedimenti, talvolta, come dire, anche occultati attraverso procedure opache o dotate di una pubblicità contenuta, le cosiddette leggine in Commissione, non ben considerate quanto alla loro complessiva incidenza sul bilancio, il nostro debito pubblico è cresciuto a livelli tali da richiedere necessariamente, in un passato recente, di cui il ricordo deve rimanere vivo (è molto recente, almeno noi non cadiamo nella smemoratezza), misure onerose per la vita dei lavoratori, di molti lavoratori pubblici e privati, con interventi importanti sull'età pensionabile al fine di ripristinare la sostenibilità del nostro sistema e di dare speranza alle generazioni future, di ridare un'equità generazionale che altrimenti sarebbe andata perduta.
  Io ho fatto parte, colleghi e Presidente, di un Governo che certe scelte ha dovuto farle e per giunta a pochi giorni dall'insediamento. Vi posso dire che per me non sono state scelte semplici, però io credo che sia serio, almeno in quest'Aula, evitare le rappresentazioni grottesche di queste scelte e anche la rappresentazione grottesca della persona allora titolare delle deleghe ministeriali in materia. Soprattutto sarebbe importante e serio evitarle da parte di chi quelle scelte poi le ha votate. Ma non volevo fare polemica, volevo dire una cosa di riflessione a me stesso e agli altri.
  Io credo che ogni decisione che voglia tornare su quelle scelte, su quegli equilibri raggiunti faticosamente debba essere esaminata con un'attenzione forte alle coperture e ai conti. Colleghi, ne va di quella speranza, cui accennavo poco fa, che le generazioni future possono ancora riporre nel nostro sistema pensionistico. Ciò non toglie ovviamente che, se per rimediare a errori antichi, quando politiche volutamente incaute, politiche previdenziali volutamente incaute nel primo tempo della Repubblica hanno portato a situazioni insostenibili, sono state adottate scelte che hanno penalizzato alcuni gruppi di lavoratori, in qualche caso anche mettendo nel conto la possibilità di errori, si debbono trovare veramente le giuste soluzioni, e questo significa che, per quanto ci riguarda, il decreto questo problema specifico lo lascia aperto. Però volevo inserirlo in un ragionamento più ampio, se no non riusciamo veramente a capire dove vogliamo andare.
  Dicevo che, a parte questo problema, le valutazioni di Scelta Civica sul decreto restano ovviamente quelle positive che abbiamo fatto una settimana fa. L'impianto è rimasto il medesimo, anche le modifiche, alcune di queste vanno in una direzione – Pag. 50sto pensando all'articolo 1, comma 5, in tema di risoluzione anticipata del rapporto di lavoro per alcune categorie di lavoratori – che noi condividiamo; rappresentano sostanzialmente la ripresa di emendamenti che avevamo sostenuto in prima lettura qui alla Camera.
  E dunque non c’è ragione per modificare la nostra valutazione positiva, anche perché questi interventi – quest'ultimo per cui facevo riferimento all'articolo 1, comma 5 – vanno nella direzione di indicare un'attenzione alle pubbliche amministrazioni al plurale e non alla pubblica amministrazione al singolare, perché le pubbliche amministrazioni sono plurali, sottosegretario, come lei sa benissimo. Allora qual è il futuro ? E concludo. È un'amministrazione di risultato, è un'amministrazione paritaria, è un'amministrazione, per la società, amica, un'amministrazione facile per un'Italia più facile. Tutto questo è un sogno Presidente, rappresentante del Governo, colleghi. Sta a noi anche di questo sogno, almeno in parte, creare le condizioni perché si realizzi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, noi del Nuovo Centrodestra voteremo a favore di questo provvedimento, che rappresenta un piccolo tassello del mosaico della riforma della pubblica amministrazione, un mosaico che prenderà forma più compiuta e completa con il disegno di legge delega su una Repubblica semplice e con la riforma costituzionale.
  Provvedimenti che reputiamo importanti, perché ridisegnano la struttura e gli assetti dello Stato e della pubblica amministrazione, per renderla più facile, più veloce, più moderna, e a vantaggio di cittadini e imprese. Già tre anni fa, quando il nostro Paese ricevette la famosa lettera di Bruxelles, ci furono chiesti non solo interventi per la sostenibilità della finanza pubblica, ma anche e soprattutto misure per la crescita.
  E tra queste ultime, oltre alle liberalizzazioni, alle privatizzazioni e a interventi per rendere più flessibile il mercato del lavoro, ci era chiesta anche una revisione dell'amministrazione pubblica, allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Oggi, con questo decreto, noi diamo una risposta, seppur parziale e incompleta, a quelle richieste. E uno dei punti di questo provvedimento su cui noi, come Nuovo Centrodestra, ci siamo maggiormente spesi e che ci mette al passo con i tempi è la possibilità di favorire nella pubblica amministrazione l'ingresso dei giovani, che sono dei nativi digitali e che possono beneficiare della staffetta generazionale e del turnover che questo decreto prevede.
  A questo proposito, crediamo indispensabile che il Governo, oltre ad avere recepito il nostro ordine del giorno sull'apprendistato nel settore pubblico, lo attui concretamente, per favorire realmente l'entrata dei giovani nella pubblica amministrazione, equiparando pubblico e privato. Un pieno utilizzo di questa forma contrattuale consentirà di abbassare il costo del lavoro del personale assunto e di aumentare il numero delle assunzioni nei primi tre anni di applicazione.
  Secondo noi, più si uniforma la disciplina tra pubblico impiego e impiego privato, meglio funzionerà la pubblica amministrazione. Pensiamo non solo all'utilizzo del contratto di apprendistato, che abbiamo proposto, ma anche al corretto utilizzo del contratto a termine, senza dimenticare regole contributive diverse, che cancellino gli automatismi negli avanzamenti e rimuovano un egualitarismo che è solo di facciata. A settembre ci aspetta una riforma impegnativa, su cui il Nuovo Centrodestra ha molto da dire, che è quella del mercato del lavoro, che dovrà andare nella direzione di una maggiore flessibilità e del superamento dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, da inserire nel decreto «sblocca Italia»: sarà una discussione politica importante tra Partito Democratico e Nuovo Centrodestra.Pag. 51
  Questo lo dico perché noi siamo, oggi, in un giorno in cui tutti i giornali riportano il momento in cui l'Italia «ripiomba» nella recessione, con una stima annua di meno 0,3 per cento per quanto riguarda la crescita. Abbiamo la necessità che il Paese riparta, dobbiamo essere in grado, in questi mille giorni, di sviluppare un disegno organico di azioni che riguardino soprattutto le riforme economiche, che devono essere attuate in tempi certi. Come promesso, dobbiamo andare avanti su mercato del lavoro, riforma fiscale e riforma della giustizia, a partire dalle due emergenze assolute, che, come la sburocratizzazione, corrispondono ad un vantaggio, sia di tempo che di denaro, per le imprese e per i cittadini, che sono la riforma della giustizia civile e amministrativa.
  Devo, però, registrare un disagio, che ho già avuto modo di esprimere ieri nella mia dichiarazione di voto sul «decreto competitività», che riguarda la negazione di un diritto per quegli insegnanti, la cosiddetta «quota 96», che, se non fosse stato cancellato con un emendamento del Governo, oggi potrebbero andare in pensione, e noi potremmo dire con orgoglio di avere rispettato un diritto, ma, soprattutto, di avere favorito l'entrata nel modo della scuola di 4 mila giovani. Il Governo ha rimandato questa soluzione a fine agosto e, in questo senso, pur con qualche mal di pancia, diamo un'apertura di credito. Lo consideriamo una sorta di esame di riparazione, se si ripara, però, per davvero.
  Abbiamo avuto più occasioni per dire le cose positive contenute in questo provvedimento. Voglio soltanto ripeterne e sottolinearne una, che è il contrasto al fenomeno della corruzione, che costa 60 miliardi di euro l'anno ai cittadini italiani.
La corruzione costa ed ha un costo anche sociale che con queste norme, finalmente, iniziamo ad arginare. Al netto del disagio per un modo di operare che non abbiamo condiviso, riteniamo che questo provvedimento vada nella direzione giusta, quella di uno Stato essenziale ed autorevole che liberi e non ostacoli la vitalità della nostra società, di una macchina dello Stato efficiente e snella a misura di imprese e cittadini che dia finalmente spazio ai giovani, realizzando quel ricambio generazionale che noi vogliamo, senza rottamazione. Alla parola «rottamare» noi preferiamo la parola «riformare» e siamo in questa maggioranza per farlo sul serio (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, mi riporto all'intervento che ho svolto in precedenza in quest'Aula con alcune considerazioni su quello che è accaduto in Senato rispetto alla situazione che si presentava allora. Devo dire che il Senato è stato abbastanza deludente, se potessi usare questa espressione, nel merito e nel metodo.
  Innanzitutto, sono stati lasciati nel corpo di questo provvedimento alcuni passaggi relativi alla giustizia; mi riferisco ovviamente a temi come l'articolo 39, come l'articolo 2, quarto comma, laddove si è per esempio neutralizzata la giurisdizione del giudice amministrativo in tema di appalti, laddove si è lasciato che il giudizio di ottemperanza sui provvedimenti del TAR in tema di incarichi direttivi e semidirettivi del Consiglio superiore della magistratura fosse un giudizio riservato a taluni poteri dello Stato, laddove si è lasciata imperversare nell'articolo 11 la selezione pubblica al posto del concorso e la possibilità di scelta di un collaboratore pagato come un dirigente, ma senza averne i titoli. Su questi temi il Senato non è intervenuto ed ha lasciato questi varchi di carattere, a mio avviso, costituzionale, che sono convinto la Corte provvederà a ricondurre nell'ambito del costituzionalmente consentito.
  Forza Italia ha collaborato a questo provvedimento, è stata critica nei confronti di questo provvedimento e il giudizio complessivo, come è noto, è negativo. È negativo perché, tra l'altro, i veti del MEF, ma della Ragioneria in particolare, hanno impedito a iniziative come «quota Pag. 5296» e il risarcimento per le vittime del terrorismo approvate alla Camera di diventare realtà. Mi chiedo, davvero, se a fronte di questi veti e, soprattutto, a fronte delle notizie di queste ore sull'andamento del PIL in questo Paese, non si debba rivedere il ruolo della Ragioneria perché possa, in qualche modo, essere coerente con un Paese che non funziona, che è in profonda crisi e sottolinea la crisi del Governo e che, invece, vede la Ragioneria impegnata su microprovvedimenti, a porre degli stranissimi veti anziché occuparsi dei temi fondamentali. Credo che l'economia rivendichi, proprio in virtù di questo microprovvedimento, una rilevanza ed un'attenzione che, ritengo, la Ragioneria non possa prestare sulle singole vicende, ma debba estendere a discorsi di maggiore respiro e di maggiore attenzione.
  Credo che il Governo su «quota 96» e sulle vittime del terrorismo debba necessariamente intervenire, perché non è possibile, con la sarabanda dei decreti-legge in cui vi è il passaggio da una urgenza all'altra, deludere le aspettative legittime – mi riferisco in particolare a questi due passaggi – di chi vede che un diritto gli passa davanti al naso per poi essere, in qualche modo, ricondotto, per delle scelte indipendenti dalla politica, nel buio del non diritto. Credo che da questo punto di vista la situazione del Paese meriti una profonda attenzione di carattere generale, che non consenta a spot ad opera della Ragioneria di Stato di intervenire sulle scelte della politica. La politica si riprenda il diritto di decidere, la Ragioneria si adegui a quelle che sono le scelte della politica, considerando però non il singolo provvedimento ma la situazione generale. Sono convinto che il Governo in questi casi dovrebbe e potrebbe fare certamente di più.
  Tuttavia, l'altro passaggio veramente intollerabile che è accaduto al Senato riguarda il parere della Commissione bilancio.
  Nel report che vi è stato in sede consultiva, vi leggo quanto il Viceministro Morando riferisce in merito al comma 3 dell'articolo 8, perché ne rimanga traccia indelebile in quest'Aula e perché, se vi sono scelte ad personam, queste scelte non si debbano ripetere mai più, e lo dico esplicitamente. «E pur ricordando» – dice il Viceministro – «che la Ragioneria generale dello Stato, anche nella relazione tecnica di passaggio, non ha sollevato rilievi sulla soppressione del comma 3 dell'articolo 8, ritiene» – attenzione – «che non possa escludersi l'insorgenza di effetti onerosi dovuta al fatto che la risoluzione di rapporti contrattuali senza colpa del contraente privato» – attenzione – «può indurre quest'ultimo ad esperire azioni di tutela giurisdizionale, con conseguenti contenziosi».
  Quindi, l'ipotesi che un singolo possa innestare un contenzioso diventa veto ai sensi dell'articolo 81. Qui siamo non alla discrezionalità, all'arbitrio. In virtù di questa norma, l'ipotesi che qualcuno possa impugnare un provvedimento legittimerebbe il veto, ai sensi dell'articolo 81. Siamo alla trasformazione di fatto della Costituzione, che non ha bisogno delle riforme architraviche fra Senato e Camera. Qui, di fatto, la stiamo smontando pezzo per pezzo, con l'aggravante che lo smontaggio non avviene per un interesse generale, ma per un interesse particolare e individuale.
  Contro questo modo di procedere, tutti dobbiamo essere convinti, tutti dobbiamo opporci, perché questa misura passa, Presidente, perché siamo di fronte ad un decreto-legge. Questa è l'altra patologia, perché, se non ci fosse il decreto-legge, vi sarebbe tutto il tempo per digerire questi abusi di rango costituzionale ed evitare...perché spinti dalla fretta di salvare un provvedimento. Questa è la verità: noi dobbiamo salvare il provvedimento – e il provvedimento, lo ripeto, ha più ombre che luci per Forza Italia, ma delle luci le ha – e, per salvare questo provvedimento, noi dobbiamo ingoiare la pillola amarissima di un travolgimento, come qualche quotidiano ha riferito, in favore di una, massimo due persone, di un principio costituzionale.
  Io credo che la Commissione bilancio del Senato abbia realizzato un gravissimo Pag. 53abuso, un gravissimo abuso che, se passa addirittura da una giustificazione di un Viceministro di questo Governo, deve indurre il Governo – e lo dico ad un Ministro attento, paziente e puntuale, come il Ministro Madia – ad evitare che questo si possa nuovamente verificare. Affido a quest'Aula questo segnale di protesta vibrata di Forza Italia, perché il rispetto delle regole, comunque e per chiunque, deve essere una caratteristica di quest'Aula, e se qualcuno ne abusa, senza appartenenze, noi dobbiamo essere capaci di reagire e di dire che questo non è possibile.
  Il voto contrario di Forza Italia permane per le ragioni che noi abbiamo riferito, ma questo «arricchimento patologico» del Senato, lo dico tra virgolette, fra MEF, Ragioneria dello Stato, mancanza di intervento su norme chiaramente incostituzionali ma, soprattutto, su questa violenza giuridica sull'articolo 81 della Costituzione, ci rafforzano nel proposito che, al di là delle scelte politiche, la tenuta delle regole debba essere una caratteristica di quest'Aula.
  Detto questo, ribadisco la nostra contrarietà e, Presidente, la ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Gentile Presidente, se fossimo uno Stato di diritto e al diritto, il Parlamento, eletto dal popolo, dovrebbe fare le leggi e il Governo, detto non a caso Esecutivo, avrebbe il compito di fare attuare le leggi, sia quelle già esistenti sia quelle di volta in volta approvate dal Parlamento, mentre la Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze dovrebbe essere un organo di supporto e di verifica per Parlamento e Governo. Invece, siamo un Paese al rovescio e, pertanto, l'organo di supporto, ovvero la Ragioneria generale dello Stato, che dovrebbe esprimere semplicemente un parere tecnico, impone la legge del rigore imposta, a sua volta, dall'Europa dell’austerity. Il Governo esegue in maniera vincolante quello che doveva essere un mero parere e il Parlamento, espressione del popolo eletto, non serve a niente e gira a vuoto su se stesso.
  La Ragioneria generale dello Stato, braccio armato dell'Europa dell’austerity, sbugiarda e asfalta il Parlamento, maggioranza compresa, su qualsiasi norma ispirata alla giustizia sociale che possa dare un po’ di respiro al Paese, dalle pensioni al carico fiscale per i piccoli produttori di energia rinnovabile.
  Ma ripercorriamo cosa è accaduto nel giro di pochi giorni nel passaggio tra Camera e Senato con il veto della Ragioneria generale dello Stato: il Governo ha cassato con quattro emendamenti all'articolo 1 alcune disposizioni introdotte, nel corso della conversione, dalla Camera dei deputati, volte a favorire il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione. Si è soppresso l'articolo aggiuntivo che sbloccava 4 mila pensionamenti nella scuola, i «quota 96», dopo averli fortemente illusi a mezzo stampa, l'anticipo della pensione da 70 a 68 anni per primari e professori universitari, prevedendo un meccanismo di assunzione di un professore universitario o di un ricercatore a tempo determinato, per ogni professore oggetto di risoluzione del rapporto da parte della medesima università, oltre che il ripristino delle penalizzazioni per i dipendenti pubblici che lasciano prima dei 62 anni.
  Quindi, il ministero dell'economia e delle finanze ha respinto le proposte per mancanza di copertura certa. Ma il Ministero dell'economia e delle finanze può avere potere di veto anche contro il parere unanime di una Commissione parlamentare ? Decide la burocrazia o i deputati eletti dal popolo ? In realtà, il MEF decide se il Governo lo lascia decidere.
  Appare poi scandalosa la norma, diventata articolo 1-bis, che prevede deroghe a favore dei giornalisti dipendenti da aziende in ristrutturazione o riorganizzazione per crisi aziendale, che peraltro non Pag. 54sono dipendenti pubblici. La pensione può essere liquidata a detti soggetti, purché abbiano almeno 58 anni di età e 18 di anzianità contributiva. Di questa norma, non è stata esaminata non solo la pertinenza rispetto alla materia prevista dal decreto, ma neanche la coerenza rispetto all'impianto generale del sistema pensionistico, stabilendo, al contrario, trattamenti differenziati destinati a creare ingiustificate sperequazioni, anche alla luce della tipologia dell'attività lavorativa esercitata.
  Ricordo che Renzi, al fine di arrampicarsi malamente sugli specchi, ha dichiarato che in fondo è stato giusto togliere i «quota 96» dal provvedimento perché, in fondo in fondo, c'azzeccavano poco. Quindi gli insegnanti «no» e i giornalisti «sì».
  Quindi, ricapitoliamo. In questo Paese, al contrario, accade che gli insegnanti restano beffati mentre varcano la soglia della pensione, mentre i soliti noti volponi sono graziati dalla manina amica dello Stato, che piazza nel decreto PA la norma che elimina un altro emendamento del MoVimento 5 Stelle: quello che poneva fuori ruolo tutti i magistrati, avvocati e procuratori dello Stato già in aspettativa perché «prestati» alla pubblica amministrazione. Si salvano i superburocrati, i «mandarini di Stato», come Italo Volpe: capo degli affari legali dell'Agenzia delle dogane e magistrato al Tar di Bologna. Il suo stipendio è di 210 mila euro l'anno. È in aspettativa solamente dal 1993. Ma sono tanti i Volpe in Italia, qualche nome: Donato Marra, consigliere di Stato, segretario generale del Quirinale; Paolo Troiano, consigliere di Stato, commissario Consob; Michele Corradino, consigliere di Stato e più volte capo e vice capo di gabinetto di ministri (Santagata, Scajola, Prestigiacomo, Catania), appena nominato all'Anac; Roberto Garofoli, consigliere di Stato, capo gabinetto di Padoan (già segretario generale presidenza Letta e capo gabinetto di Patroni Griffi); Mario Alberto Di Nezza, consigliere di Stato, capo gabinetto di Lorenzin; Gerardo Mastrandrea, consigliere di Stato, capo ufficio legislativo del Ministro Lupi; Giuseppe Chiné, consigliere di Stato, capo ufficio legislativo del Ministro Lorenzin. Ora non hanno più il problema di scegliere se tornare a fare il magistrato o meno.
  Ebbene, l'illusionista al Governo Renzi non possiede di certo la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi d'Italia, ma riceve però puntualmente sulle mani la bacchetta del rigore della Merkel, che incassa evidentemente con compiaciuto passivismo masochista. Renzi e le sue 50 sfumature...di nulla. Si ricorda inoltre che tutti i Governi, più o meno nominati, che si sono avvicendati hanno sempre assecondato la politica europea dell'austerità, fino a mettere in Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio senza che fosse necessario. E i risultati disastrosi di questa politica sono quelli che ci ha fornito ieri l'ISTAT.
  Dichiaro, pertanto, il voto contrario del MoVimento 5Stelle e aspettiamo fiduciosi il prossimo decreto «sóla Italia» di Renzi, certi che le nostre aspettative sulle prossime illusioni propinate agli italiani non saranno tradite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.

  MARINA SERENI. Presidente, colleghi, Ministra, rappresentanti del Governo, con il voto di oggi diventa legge un provvedimento che quest'Aula ha esaminato molto a lungo nei giorni scorsi. Non devo dunque entrare nel dettaglio delle misure che esso contiene e che sono state perfettamente richiamate dal relatore Fiano, dai colleghi Richetti, Giorgis, Lattuca, in prima lettura e ancora questa mattina.
  Mi soffermerò invece, piuttosto, sul significato generale di un intervento che intende essere un'anticipazione di una riforma molto più ampia. Vorrei cioè provare a rispondere ad alcune domande. Perché un intervento su questo settore proprio ora ? Con quale ambizione ? C’è un nesso tra i dati economici difficili, che ancora ieri l'Istat ci ha ricordato, e il Pag. 55funzionamento della macchina pubblica italiana ?
  Partiamo da un giudizio d'insieme: nel pubblico impiego in senso lato, a livello centrale ma anche nel territorio, lavorano competenze importanti, persone valide che mediamente non godono di trattamenti economici particolarmente elevati e che, in questi anni di crisi, al pari di tante altre categorie di lavoratori, hanno subito scelte inevitabili, anche se non sempre giuste ed efficaci, dettate dalla necessità di contenere la spesa.
  Eppure, nonostante queste competenze, il sistema nel suo insieme non funziona come dovrebbe e le inefficienze, le lungaggini, le storture e le arretratezze della pubblica amministrazione italiana sono ormai da tempo uno dei fattori che concorre a rendere il nostro Paese meno dinamico e competitivo di quanto potrebbe e dovrebbe essere.
  Non c’è statistica o rilevazione che non evidenzi questo dato. Nell'ultima classifica mondiale sulla competitività pubblicata dal World Economic Forum, l'Italia ha perso ancora posizioni e, se andiamo a leggere più nel dettaglio le singole voci prese in esame, scopriamo che la decima economia del mondo (perché questo noi siamo, nonostante la crisi economica !) è al centoquarantesimo posto su 148 per la fiducia dei cittadini verso la politica, al centotreesimo per l'etica delle imprese, al centoventiseiesimo per i favoritismi nelle decisioni dei funzionari pubblici, al centotrentanovesimo posto per spreco di risorse pubbliche, al centoventiseiesimo posto per capacità di attrarre talenti. Nonostante questi numeri poco lusinghieri, la capacità complessiva di innovazione del Paese ci colloca, invece, al trentunesimo posto.
  Perché sono partita da questi dati ? Perché danno conto dello scarto drammatico tra realtà e potenzialità, tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere, se aggredissimo con coraggio e con determinazione le nostre debolezze strutturali, quelle che impediscono al Paese di crescere e quelle che mortificano le tante risorse culturali, imprenditoriali, di saper fare e di creatività, di cui questo Paese è ricco.
  Se poi andiamo a guardare alcuni indicatori più specifici, come quelli che la Banca mondiale utilizza per il rapporto «Doing Business 2014» (avvio d'impresa, ottenimento di permessi edilizi, facilità nella registrazione della proprietà, capacità di far rispettare i contratti, risoluzione delle dispute commerciali), non possiamo non vedere come uno, forse il principale, «collo di bottiglia» che dobbiamo assolutamente rompere riguarda proprio la modernizzazione e la semplificazione del nostro apparato burocratico.
  Ecco perché nel programma dei mille giorni, che il Governo Renzi ha proposto al Parlamento e al Paese, il cambiamento della pubblica amministrazione non poteva che avere un posto centrale. Ecco perché, mentre assumiamo la responsabilità del semestre di Presidenza dell'Unione, ponendo lì una grande necessità di un'agenda politica ed economica nuova dell'Europa, che metta al centro finalmente occupazione e investimenti ed invece accantoni l'austerità senza aggettivi, mentre facciamo questo in Europa, non possiamo rallentare o diminuire la portata delle riforme che dobbiamo fare noi, qui, a casa nostra.
  Il decreto che oggi convertiamo è un tassello – è stato già detto – di una strategia di riforma più vasta, che il Governo ha affidato ad un disegno di legge delega, di cui avrà inizio l'iter a settembre, al Senato. Ma già oggi le linee di fondo di questa volontà riformatrice sono chiare: semplificazione, innovazione, ringiovanimento delle competenze, efficienza, eliminazione degli sprechi, trasparenza.
  E poi lotta alla corruzione e pulizia negli appalti, perché non c’è inefficienza peggiore in un sistema pubblico di quella che penalizza il merito e la qualità e spreca denaro dei contribuenti per far ingrassare corrotti e corruttori. Non c’è inefficienza peggiore della corruzione.
  Stiamo parlando dunque di un impianto molto coraggioso che la Ministra Madia ha giustamente rivendicato in un Pag. 56confronto serrato e positivo con il Parlamento che ha indubbiamente, dal nostro punto di vista, migliorato il provvedimento nella direzione dell'equità. Proprio per questo non abbiamo potuto nascondere l'amarezza per la scelta del Governo di stralciare al Senato alcune norme che in questo ramo del Parlamento avevano visto la volontà e il concorso di tutti i gruppi.
  Abbiamo preso atto di questa decisione, abbiamo registrato l'impegno a tornare su quelle materie con un provvedimento ad hoc e ci adopereremo come gruppo del Partito Democratico perché quell'impegno si realizzi concretamente. Riteniamo tuttavia che il risultato finale sia molto positivo per la serietà e la profondità dell'azione di riforma della pubblica amministrazione che oggi iniziamo e che richiederà ancora molta energia nei prossimi mesi.
  Ieri il Presidente del Consiglio si è rivolto ai parlamentari della maggioranza indicando dieci punti, dieci priorità, sulle quali nei prossimi mesi saremo chiamati a legiferare. Tra queste, cinque obiettivi che attengono complessivamente alla qualità del sistema pubblico: riforma del fisco, per renderlo più semplice, per combattere meglio la grande evasione e aiutare i contribuenti a rispettare le regole; riforma del mercato del lavoro, per favorire nuove assunzioni, per ridisegnare il sistema delle tutele guardando alle nuove emergenze prodotte dalla crisi; riforma della giustizia, per abbreviare i tempi, per dare certezza a cittadini e imprese; riforma della pubblica amministrazione, per valorizzare il merito e l'efficienza e tagliare privilegi e sprechi; decreto «sblocca-Italia», per realizzare opere già finanziate, per far partire i cantieri fermi per ragioni puramente burocratiche, per rimuovere gli ostacoli che impediscono ai privati di fare investimenti in settori strategici per lo sviluppo dell'Italia.
  Dobbiamo essere consapevoli della sfida che ci stiamo ponendo. Dovremo contrastare conservatorismi di ogni tipo, dovremo vincere pigrizie e consuetudini consolidate, dovremo smentire scetticismi, dovremo chiamare a raccolta e mobilitare le tante energie sane e dinamiche di cui il Paese dispone e che sanno che senza il cambiamento non c’è futuro.
  Ecco, Presidente Renzi, i deputati del Partito Democratico, nell'esprimere il voto favorevole al «decreto Madia», vogliono dirvi, vogliono dire a lei, al Governo, al Ministro Madia, ai sottosegretari presenti, che ci siamo, siamo pronti ad affrontare e vincere questa sfida riformatrice. Se, come credo, riusciremo in questo intento, una legislatura iniziata all'insegna della sfiducia e dell'antipolitica ridarà credibilità alle istituzioni democratiche e soprattutto speranza agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, alla fine di un lavoro complesso fatto dai due rami del Parlamento, per chiarire alcuni passaggi che io penso siano utili non solo all'Aula ma anche al Governo. Perché quello che è accaduto sugli emendamenti stralciati, io ritengo sia una inevitabile frattura che va ricomposta, ma va ricomposta sapendo fino in fondo quello che è accaduto.
  Ricordo la ragione principale dell'eliminazione delle misure a favore della categoria di soggetti chiamata «quota 96», inserita in un provvedimento che era l'unico provvedimento che ci consentiva, ad agosto, di far diventare legge un diritto negato da due anni, e mi spiace che sia accaduto sulla riforma della pubblica amministrazione, eccellente, e faccio mie le parole della Vicepresidente Sereni, ma era l'unico provvedimento di agosto e dal Governo era stato annunciato con tre diversi provvedimenti in tre diversi momenti, che non richiamo e che tutti i colleghi conoscono.
  Vengo alla questione delle coperture. La relazione tecnica predisposta dal Ministero dell'economia e delle finanze, firmata dalla Ragioneria generale dello Stato, segnalava, tra l'altro, rispetto alla copertura Pag. 57finanziaria, lo metto tra virgolette, «criticità connesse a forme di copertura già operate con precedenti interventi attraverso l'accantonamento o la riduzione degli stanziamenti relativi alle spese rimodulabili, con conseguente elevato rischio di determinare la formazione di debiti fuori...

  RENATO BRUNETTA. Ma riapriamo il dibattito ?

  PRESIDENTE. Mi scusi un attimo, onorevole Boccia. Onorevole Brunetta, non è che si riapre il dibattito, è in corso una dichiarazione di voto a titolo personale dell'onorevole Boccia. Non è che si riapre il dibattito, è un deputato che ha diritto...

  RENATO BRUNETTA. Va bene, uno o due minuti.

  PRESIDENTE. Onorevole Boccia, la prego di concludere.

  FRANCESCO BOCCIA. In altri termini, onorevole Brunetta, io sono sicuro che converrà poi con me, perché penso sia utile per tutti. In questa relazione tecnica si sostiene che l'ulteriore accantonamento di risorse di bilancio – 45 milioni rispetto ai 35 stimati – potrebbe essere il classico fenomeno naturale della goccia che fa traboccare il vaso.

  RENATO BRUNETTA. Non si è mai vista una cosa del genere (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Onorevole Boccia, deve concludere.

  FRANCESCO BOCCIA. Chiudo, in questa fase più avanzata il Governo ha licenziato un decreto-legge sulle missioni internazionali che di fatto copre, con la stessa copertura, le missioni internazionali, pari a 213 milioni. Ora, io penso che la spending review...

  PRESIDENTE. Onorevole Boccia, deve concludere.

  FRANCESCO BOCCIA. Chiudo, la spending review chiesta al Ministero della difesa per i quattro mesi che vanno da questo momento alla fine dell'anno è uno sforzo che quell'amministrazione è in grado di fare, è stato certificato...

  RENATO BRUNETTA. Basta  !

  FRANCESCO BOCCIA. Lo dico per chiudere questo ragionamento. È stato certificato successivamente alle valutazioni fatte presso la Camera dei deputati; io penso che sia stato corretto certificare le missioni internazionali, esattamente come era corretto certificare quelle coperture. Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, le sue intemperanze sono assolutamente fuori luogo ! Non è un (Commenti del deputato Brunetta)...Mi ascolti, onorevole Brunetta ! Ogni tanto, ascolti ! Questo è un decreto-legge sul quale non c’è contingentamento e sul quale ciascun deputato può intervenire. Se lei vuole intervenire, intervenga ! Lei sa che c’è un appuntamento dopo, ha chiesto a titolo personale, anzi, ho tolto dei (Commenti del deputato Brunetta)...No, su un decreto, onorevole Brunetta, la prego di sfogliare il Regolamento, si interviene per dieci minuti, come lei sa, perché è stato usato anche come strumento di ostruzionismo, come lei sa perfettamente.
  Io ho chiesto all'onorevole Boccia la cortesia di parlare a titolo (Commenti del deputato Brunetta)...Non esiste, onorevole Brunetta, ha diritto di parlare dieci minuti. Io ho chiesto all'onorevole Boccia di essere più sintetico perché abbiamo un appuntamento fra cinque minuti. Così stanno le cose, onorevole Brunetta, le assicuro che siamo assolutamente... E non c’è bisogno del Regolamento, il presidente Boccia lo conosce benissimo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, sarò brevissima anch'io, visti gli appuntamenti Pag. 58che seguono, molto importanti. Io ringrazio il presidente Boccia di questo appunto, e forse questa è proprio la sede in cui bisogna fermarsi un attimo e capire che certi equilibri stanno mancando, allora forse il Governo dovrebbe, oltre a spiegarci quello che gli chiederemo in questi giorni, spiegarci come mai c’è un tale problema tra Ragioneria, il Governo stesso, il Presidente del Consiglio, il Ministro dell'economia. Perché ? Allora, è chiaro davanti agli occhi di tutti, quello che è successo è chiaramente una cosa su cui riflettere.
  Bisogna anche riflettere sul fatto che il presidente di una Commissione importante, come la Commissione bilancio, non possa o non riesca a tutelare quell'equilibrio che c’è tra Parlamento e Governo.
  Allora, cerchiamo di capire se è un'incapacità del presidente della Commissione o un'impossibilità politica. Questa però è una risposta che alle opposizioni dovete dare perché noi non possiamo pagare i vostri impicci personali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, al di là della stima personale nei confronti del presidente Boccia, non posso non rilevare la gravità delle affermazioni da lui fatte e, di fatto, l'apertura di una crisi istituzionale (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) all'interno di questo ramo del Parlamento perché, quando il presidente della Commissione bilancio fa le affermazioni che abbiamo sentito e denuncia di fatto il conflitto all'interno del Governo tra Ragioneria, Ministero dell'economia e delle finanze, Parlamento, lo scoordinamento che abbiamo visto tutti giorni noi che viviamo e subiamo tutti giorni, il caos, i decreti che hanno bisogno di tre fiducie, quando sentiamo l'onestà intellettuale e politica del presidente della Commissione bilancio che denuncia queste cose, noi stiamo zitti ? Questa Camera sta zitta ? Di fronte all'andamento della nostra economia e della nostra congiuntura, siamo veramente in presenza di una crisi istituzionale, la più delicata e la più preoccupante, signor Presidente della Camera pro tempore, in questo momento.
  Per questa ragione io sono intervenuto, e mi scuso delle intemperanze, ma veramente una cosa di questo genere, nella mia lunga esperienza parlamentare, non l'avevo mai sentita. Qui siamo a una crisi esplicita, all'interno dell'istituzione parlamentare, tra Governo, Camera, Ragioneria generale dello Stato, Ministero dell'economia e delle finanze. I risultati li vediamo e io credo che a tutti noi convenga una riflessione su ciò, riflessione che chiederemo tra pochi minuti al Ministro Padoan, ma di cui dovremmo chiedere conto al Presidente del Consiglio. La ringrazio ancora per avermi dato la parola (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Vorrei chiarire all'onorevole Brunetta che io non mi permetterei mai – non sarebbe compito della Presidenza – di intervenire sul merito delle questioni che lei rileva.
  Facevo semplicemente presente che, siccome lei si lamentava dell'intervento dell'onorevole Boccia, dal punto di vista regolamentare, l'intervento era assolutamente legittimo. Ovviamente, le valutazioni politiche spettano ai gruppi, ai deputati e non certo alla Presidenza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, sarò breve, però mi rivolgo a lei perché sulla questione che ha citato il presidente Boccia io oggi avevo presentato un ordine del giorno, nel quale chiedevo al Governo, vista la questione di «quota 96» e tutto quello che c’è stato, di non utilizzare nei futuri provvedimenti di propria competenza risparmi di spesa prima che essi siano stati effettivamente e concretamente conseguiti.Pag. 59
  Questo perché il Governo ha dato parere contrario a questo ordine del giorno, incoerentemente rispetto a quanto fatto sulla questione di «quota 96», perché su «quota 96» il Governo ci ha detto che non c'erano le coperture, però – chiudo, Presidente –, rivolgendomi a lei nella sua funzione di Presidente oggi di quest'Aula – poiché le dichiarazioni del presidente Boccia ci dicono due cose essenzialmente, bisogna capire qual è la cosa attestabile ed ufficiale.
  La prima è che il Governo sulle coperture ha mentito perché le ha utilizzate per altro; le ha utilizzate anche per altro e queste coperture ci potevano essere proprio perché sono state utilizzate anche per altro, indi per cui il Governo ha fatto una scelta politica, la scelta politica di cancellare «quota 96» in questo momento; e questa è la prima ipotesi.
  La seconda ipotesi è quella che i tecnici della Ragioneria o del Ministero dell'economia e delle finanze hanno fatto una scelta politica.
  E questa è una cosa che io rimando a lei, Presidente di quest'Aula pro tempore, perché venga assolutamente chiarita. Infatti, o una o l'altra cosa, ma deve essere data una spiegazione ufficiale a tutto il Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà. Pregherei anche lei di essere il più breve possibile.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, un minuto solo. Intervengo solamente per dire che le affermazioni del presidente Boccia sono molto gravi, perché in realtà testimoniano che c’è una frattura politica, come ricordava anche il presidente Brunetta, tra il Governo e la sua maggioranza.
  Le obiezioni della Ragioneria non sono obiezioni tecniche, sono obiezioni politiche, come ricordava adesso anche l'onorevole Guidesi. I soldi e le coperture per i giornalisti si sono trovati, ma per i lavoratori di «quota 96» no. Questo è un problema molto serio e a rimetterci purtroppo non è tanto il rapporto tra Governo, Parlamento e maggioranza, che ovviamente è un problema serio, ma sono i lavoratori che sono qui fuori a decine a protestare contro la scelta che avete fatto (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie). Di questa scelta io direi che dovete un po’ vergognarvi, perché la questione di «quota 96» è in ballo da molti mesi e avete detto a più riprese che avreste risolto il problema.
  Ho sentito anche membri della maggioranza dire che non avrebbero votato la fiducia se non ci fosse stata questa misura. La fiducia l'hanno votata, e io direi che ci vorrebbe un po’ di vergogna e un po’ di solidarietà per questi lavoratori che sono qui fuori e verso i quali dobbiamo avere riconoscenza e ai quali dobbiamo dare tutto l'aiuto possibile per risolvere il prima possibile questo annoso problema (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Colleghi, lo dico in particolare ai rappresentanti dei gruppi che erano presenti nelle riunioni della Conferenza dei capigruppo, dove si sono presi gli accordi per la giornata di oggi, voi sapete che noi abbiamo un impegno alle 14 con il Ministro Padoan, richiesto in particolare dalle opposizioni. Vedo che altri colleghi chiedono la parola. Semplicemente dobbiamo essere consapevoli...

  ROCCO PALESE. Se rinunciamo tutti...

  PRESIDENTE. Siccome è iscritto a parlare l'onorevole Rizzetto, stavo dicendo esattamente la stessa cosa agli altri colleghi. Ma la Presidenza non può impedire ai colleghi di parlare. È chiaro che con una cosa del genere....

  RENATO BRUNETTA. Aspetterà, Padoan !

  PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, io non ho nessun problema. Io attuo un accordo che si è raggiunto in Conferenza dei capigruppo. Se cambiano le cose, io Pag. 60non so che cosa dire. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palese. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Forse pensate che la Presidenza sappia chi si è iscritto prima a parlare e chi si è iscritto dopo ? Onorevole Rizzetto, era iscritto a parlare prima l'onorevole Palese.

  WALTER RIZZETTO. Non è vero !

  PRESIDENTE. Ma come fa a dire che non è vero ? Me lo segnalano gli assistenti parlamentari. Stiamo a scuola proprio ! Scusi, onorevole Palese. Prego, onorevole Rizzetto.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, io mi scuso, perché sa che la rispetto, però evidentemente io e l'onorevole Palese siamo a pochi metri di distanza, quindi ho notato...

  PRESIDENTE. Va bene, onorevole Rizzetto, il Presidente si è sbagliato. Vogliamo occupare i prossimi minuti per discutere di questo ?

  WALTER RIZZETTO. Perfetto. Io mi sento di intervenire, signor Presidente, in quanto faccio parte della Commissione lavoro. «Quota 96» ha toccato spesso anche gli aspetti di competenza della nostra Commissione. Trovo drammatica la difesa ad oltranza del presidente Boccia, che in un primo momento aveva sbandierato a mari e a monti, in TV, sui giornali, la risoluzione effettiva del problema di «quota 96». Non avete risolto un bel niente, avete fatto degli annunci assolutamente non validi nei confronti di queste persone !
  A questo punto, si rimanda la risoluzione di questo problema ad un ulteriore passaggio. Non raggiungerete la quadra neanche in un ulteriore passaggio, e perché ? Ve lo spiego subito. La maggioranza, Presidente, è di fatto commissariata dalla Ragioneria, nel senso che il Parlamento non decide se la Ragioneria non decide o non dà il nulla osta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ricordiamoci che abbiamo votato la fiducia su un decreto-legge senza avere la bollinatura da parte della Ragioneria, che dopo chiaramente, al Senato, ha fatto sentire la sua voce, facendo cadere il palco in tutta fretta.
  Chiudo, Presidente, ricordando in ultimo anche all'onorevole Brunetta, che parla di una crisi di Governo, istituzionale, se crisi debba esserci corrisponde anche a voi, perché voi state facendo la legge elettorale, di fatto, in maggioranza con il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, la prego...

  WALTER RIZZETTO. Quindi, se qualcuno deve andare a casa, deve andare a casa da una parte e anche dall'altra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, io ho chiesto la parola per un motivo molto semplice, perché in questa legislatura più volte sono intervenuto sull'aspetto del rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. E più volte ho ribadito che esiste effettivamente un problema nell'organizzazione dei lavori, anche in riferimento a quello che accade nella Commissione bilancio, con i pareri che deve esprimere la Ragioneria generale dello Stato. Chiariamo subito un aspetto: se il Governo di un Paese viene meno ad alcuni cardini importanti, tipo il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, e sul valore istituzionale, prima ancora che politico, del rispetto di alcune regole, vuol dire che noi siamo finiti nel baratro.
  L'articolo 81 della Costituzione stabilisce in maniera inequivocabile che, in questo caso, il MEF o la Ragioneria generale dello Stato esprimono dei pareri e i pareri Pag. 61vanno rispettati. Diciamocela tutta: qui c’è un'aggressione enorme nel non rispettare l'articolo 81 e nel non rispettare la Ragioneria generale dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! È questo il problema ! In una situazione in cui siamo appena usciti fuori dall'infrazione con l'Europa e quant'altro, si vuole addirittura fare che cosa ? Mettere in discussione il ruolo della Ragioneria generale dello Stato. Ma stiamo scherzando ? La stiamo delegittimando qui dentro con quello che accade continuamente. Ha ragione Boccia. Che cosa è successo all'interno della Commissione bilancio ? Che nonostante il parere negativo della Ragioneria generale dello Stato, nonostante il parere negativo del Governo, per una volontà politica si è voluto andare avanti rispetto alle norme.
  Si sapeva già che il destino sarebbe stato quello, cioè che la Ragioneria generale dello Stato non poteva e non doveva bollinare quel provvedimento che mancava di copertura finanziaria. Le responsabilità sono solo del Governo. Il Governo non continui a coprirsi e a dare le responsabilità, che non ha alla Ragioneria generale dello Stato, perché quando il Governo ha voluto adottare l'articolo 1-ter per il prepensionamento dei giornalisti, con le pensioni baby, su input del Governo medesimo la Ragioneria generale dello Stato ha trovato tranquillamente la copertura finanziaria. È il Governo che non dice dove fare la variazione da una parte all'altra, da un capitolo di un Ministero all'altro, cosa che poteva essere fatta anche per «quota 96», ma non è stata fatta. La controprova: il Presidente Renzi, giustamente dal suo punto di vista, annuncia che risolverà il problema facendo quello che non ha voluto fare attualmente. Quindi, è inutile che si parli della Ragioneria generale dello Stato e quant'altro, delegittimando e, peggio ancora, creando una cosiddetta struttura parallela alla Presidenza del Consiglio. Essa che cosa dovrebbe fare ? Cerchiamo di stare attenti rispetto a tutte queste situazioni perché c’è una situazione gravissima che si sta instaurando, caro Presidente. E anche la Presidenza della Camera, non solo quella del Senato, deve necessariamente cercare di fare rispettare queste regole perché è dentro queste regole che può essere assicurata la tenuta dei conti pubblici dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Pregherei anche lei per i tempi, se è possibile. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, trenta secondi. Io vorrei provare a sottrarre l'argomento serio di cui stiamo parlando da una polemica politica molto forte che sovrasta l'argomento con altri temi. C’è un argomento su cui tutto il Parlamento è d'accordo, poi ognuno ci mette il carico della sua posizione parlamentare, l'opposizione e la maggioranza, ma siamo tutti d'accordo sul fatto che «quota 96» vada risolta. Questa è la prima considerazione. La seconda: il Governo ha dato parere favorevole a un ordine del giorno a mia prima firma in cui si dice: «valutare l'opportunità di» (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io penso che questa unanimità del Parlamento, rispetto all'interesse a risolvere il problema, debba aiutare il Governo a decidere che quel «valutare l'opportunità» diventi una decisione, sottraendola dalla polemica in cui si mette la legge elettorale insieme a cos'altro e invece provando a circoscrivere l'interesse su quei lavoratori che effettivamente qui davanti aspettano la soluzione.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2486-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul di Pag. 62segno di legge di conversione n. 2486-B, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Galperti, Cassano, Sannicandro, Locatelli, Ragosta, Fanucci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2486-B):

   Presenti  475   
   Votanti  466   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  303    
    Hanno votato no   163    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e la deputata Bruno Bossio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 14,05)

Informativa urgente del Governo sugli interventi in materia di revisione della spesa pubblica alla luce degli attuali vincoli di bilancio.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli interventi in materia di revisione della spesa pubblica alla luce degli attuali vincoli di bilancio.
  Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per otto minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 14,06)

(Intervento del Ministro dell'economia e delle finanze)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan. Prego, Ministro Padoan, a lei la parola.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Presidente, onorevoli deputati, la revisione della spesa è e resta al centro della strategia del Governo, è indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi di crescita e della sostenibilità della finanza pubblica. Negli ultimi anni i Governi italiani hanno perseguito con continuità il consolidamento fiscale adottando misure che hanno impresso una correzione di dimensioni notevoli ai conti pubblici del Paese. Siamo usciti dalla procedura per disavanzi eccessivi disposta nel 2009: un segnale importante per i mercati e per i nostri partner europei, e che ha permesso di accelerare la caduta del costo del debito. Tra il 2010 e il 2013 la spesa pubblica primaria corrente, al netto delle prestazioni sociali, è scesa di oltre il 9 per cento in termini reali. Tale riduzione si è tuttavia principalmente realizzata mediante tagli di carattere lineare, spesso operati senza una previa valutazione di impatto. I tagli lineari offrono una copertura, ma non sono coerenti con la logica della revisione della spesa né con la legge di contabilità. Essi, peraltro, riducendo l'area delle uscite da sottoporre ad una approfondita analisi, rendono più complesso lo svolgimento stesso di un processo di revisione della spesa. Per le modalità con cui sono adottati, spesso in condizioni di urgenza e attraverso misure da approntare in corso di gestione, essi determinano effetti su quelle spese che più facilmente possono essere ridotte. Non necessariamente Pag. 63queste rappresentano, tuttavia, le correzioni necessarie ad assicurare un miglioramento dell'efficienza pubblica. Si è fatto ricorso a queste modalità di intervento nella legge di stabilità per il 2014, nel decreto legge n. 4 di fine gennaio 2014, nel decreto legge n. 66 e nel decreto-legge sulla pubblica amministrazione.
  Considerando anche gli obiettivi di risparmio assegnati agli enti territoriali per definire il concorso delle regioni e degli enti locali alle misure di razionalizzazione e revisione della spesa, il totale delle risorse previste ammonta a 1,5 miliardi per il 2015 in termini di indebitamento. Tale importo aumenta a circa 2 miliardi, aggiungendo anche le misure previste dal decreto-legge n. 35 del 2013 per la copertura degli interessi passivi relativi alle misure disposte per assicurare la liquidità necessaria all'accelerazione del pagamento dei debiti pregressi delle amministrazioni pubbliche. A questi interventi vanno aggiunti quelli previsti con la legge di stabilità per il 2014 per consentire il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica. Come è noto, questi prevedono che con DPCM, da emanarsi entro il 15 gennaio 2015, si proceda alla revisione delle agevolazioni e delle detrazioni fiscali in misura tale da garantire un miglioramento dei conti pubblici per 3 miliardi nel 2015, 7 miliardi nel 2016 e 10 miliardi nel 2017. Tale revisione non sarà tuttavia applicata qualora, entro la data del 1o gennaio 2015, siano approvati provvedimenti che assicurino, in tutto o in parte, maggiori entrate e/o risparmi di spesa, da conseguire mediante interventi di razionalizzazione e di revisione della spesa pubblica. A differenza di misure di tagli lineari, il processo e l'attività di revisione della spesa consiste nell'identificare risparmi permanenti attraverso la modifica dei meccanismi di spesa, di aumento dell'efficienza della fornitura di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione e della individuazione di un ordine di priorità delle politiche pubbliche, anche sulla base della valutazione della loro efficacia rispetto agli obiettivi attesi.
  Il processo di revisione della spesa e le decisioni che ne conseguono sulla riallocazione delle risorse, sui meccanismi decisionali, su eventuali tagli della spesa pubblica è compito del Governo sulla base di indicazioni e di opzioni elaborate sul piano tecnico. La decisione sull'allocazione di risorse, finanziarie o no, è una delle funzioni essenziali della politica. Misure di revisione della spesa sono state adottate con il decreto-legge n. 66 del 2014. Esse prevedono, tra l'altro, interventi di razionalizzazione della spesa pubblica per l'acquisto di beni e servizi mediante l'autorizzazione alle pubbliche amministrazioni alla rinegoziazione dei contratti di fornitura di beni e servizi in essere, l'ampliamento del ricorso a strumenti centralizzati degli acquisti volti ad aggregare la domanda per ottenere migliori prezzi attraverso un rafforzamento delle centrali committenza, potenziamento degli strumenti di controllo sul procurement pubblico, limiti di spesa per incarichi di consulenza, studio e ricerca per i contratti di collaborazione coordinata e continuativa e per le autovetture di servizio, riduzione dei costi della riscossione fiscale, riorganizzazione dell'apparato centrale dello Stato, Ministeri e Presidenza del Consiglio dei ministri, la definizione di un contributo degli organi costituzionali e di rilevanza costituzionale alla riduzione delle spese, riduzione dei costi operativi da parte delle società a totale partecipazione, diretta o indiretta, dello Stato e delle società direttamente o indirettamente controllate dallo Stato, riduzione dei compensi per gli intermediari della riscossione del servizio F24, revisione della spesa per le locazioni passive. A queste misure si aggiungono gli interventi di razionalizzazione delle cosiddette spese fiscali, i risparmi attesi ammontano a 3,5 miliardi nel 2014, circa 3,4 miliardi nel 2015, 3,1 miliardi per gli anni 2016 e 2017.
  Le risorse così reperite hanno consentito di operare, con lo stesso provvedimento, una riduzione del cuneo fiscale sulle famiglie e sulle imprese, volta a favorire la crescita attraverso il sostegno dei redditi medio-bassi e a rafforzare la Pag. 64competitività delle imprese. A questo proposito – aggiungo – è quanto meno prematuro abbandonarsi a valutazioni sull'impatto dell'introduzione del bonus fiscale a soli tre mesi dall'effettiva ricezione da parte delle famiglie. Un taglio del cuneo fiscale, per produrre effetti significativi sulle decisioni di spesa delle famiglie e gli investimenti delle imprese, deve essere credibile e permanente.
  Esso necessita, quindi, di essere finanziato a regime con misure di carattere strutturale. Questa convinzione sarà riflessa nella legge di stabilità per il 2015, a cui sta lavorando il Governo. Affinché tali misure, se prese dal lato della spesa, possano effettivamente risultare strutturali, occorre che siano in grado di accrescere l'efficienza e l'efficacia dell'intervento pubblico, sia nella fornitura di beni e servizi sia nell'allocazione delle risorse tra le diverse aree di spesa.
  Questi interventi, come noto, richiedono tempi e modalità che si realizzano a pieno in una prospettiva di medio termine, a patto che essi siano sostenuti da un'implementazione continua e sistematica. Tali misure rafforzano e integrano l'impatto delle misure per la riforma della pubblica amministrazione e ne sono, a loro volta, rafforzate. L'efficienza della macchina amministrativa pubblica e la sua organizzazione è, infatti, un fattore fondamentale per la competitività dell'economia. Osservo, inoltre, che il legame tra revisione della spesa e taglio delle imposte va oltre la questione della copertura.
  La riqualificazione della spesa pubblica e la riduzione degli sprechi e delle iniquità mirano a rafforzare il rapporto tra Stato e cittadini e a migliorare la tax compliance. Oltre alle misure di revisione della spesa già introdotte nel 2014, ulteriori margini di miglioramento, di efficienza e di risparmio sono possibili e il Governo sta già attuando misure che permetteranno progressi in questa direzione. Tra gli altri, ricordo che sono stati avviati programmi di efficientamento degli immobili pubblici, degli investimenti per la riduzione dei costi dell'illuminazione pubblica, della digitalizzazione della pubblica amministrazione e della riduzione dei costi di gestione delle tecnologie informatiche.
  È ripreso con rinnovata energia il processo di definizione di fabbisogni e capacità fiscali standard, con l'obiettivo di renderli operativi già nel 2015. Sono iniziati i controlli sui prezzi a cui la pubblica amministrazione effettua gli acquisti, mai effettuati finora. In conclusione, un approccio basato sulla revisione della spesa è parte integrante di una strategia di crescita basata su due pilastri: riforme strutturali volte a rimuovere ostacoli alla crescita che si sono accumulati in molti anni e politiche di stimolo agli investimenti, pubblici, ma soprattutto privati, con misure già prese nel «decreto competitività» e con altre che saranno prese a cominciare dal «decreto sblocca Italia».
  Tale strategia caratterizza e continuerà a caratterizzare l'azione del Governo. I benefici di tale strategia sono crescenti e saranno pienamente tangibili in una prospettiva di medio periodo, quale quella che caratterizza i mille giorni. La prossima legge di stabilità, che rifletterà questo approccio, dovrà tenere conto del contesto europeo, e non solo italiano, di crescita e di inflazione contenute e inferiori alle attese, ma voglio anche sottolineare, a questo proposito, che sarebbe sbagliato e fuorviante, come fanno molti commentatori, prendere in considerazione un quadro macroeconomico di pochi trimestri per valutare l'efficacia e l'impatto dell'azione di Governo.
  Le più recenti previsioni macroeconomiche collocano, a partire dal 2015, una fase di ripresa più decisa e sostenuta. È in questo contesto di medio periodo che si pone la politica economica del Governo, e compito della politica del Governo è quello di dare più sostegno alla ripresa sia in termini di quantità che di qualità, efficienza e contenuti delle misure di stimolo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia).

Pag. 65

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare il deputato Maino Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Presidente, ringrazio, innanzitutto, il Ministro per la sua comunicazione e voglio esprimere il senso della preoccupazione per i dati economici di questi giorni; preoccupazione per un PIL che continua a diminuire, dopo anni in cui la nostra economia è stata fortemente colpita dalla crisi. Pensavamo, quest'anno, di cominciare a vedere il segno «più», invece c’è ancora il segno «meno». D'altra parte, occorre avere la consapevolezza che la nostra è una crisi datata nel tempo, da almeno più di un decennio.
  Un Paese che ha pagato duramente il primo decennio di questo secolo, che ha visto la forte impronta di Berlusconi e Forza Italia e di quei Governi. Spero che oggi, da quella parte, non ci si voglia impartire una lezione su cosa fare, quando si è fatto male per anni e si sono causati forti danni al Paese e non si è mai azzeccata una previsione. Preoccupazione, poi, perché è tutta l'Europa che dimostra di essere l'area in cui c’è più difficoltà ad uscire dalla crisi; si registra anche in Germania una brusca frenata dell'economia; e preoccupazione soprattutto per le conseguenze sociali, per il lavoro, l'occupazione, la difficoltà delle imprese. Vi sono alcuni segnali positivi sul piano di nuove assunzioni, sul piano della produzione industriale, ma certamente il quadro complessivo è di aumento della povertà e del disagio sociale. Preoccupazione, infine, per le conseguenze per la finanza pubblica, con il PIL in calo è più difficile raggiungere gli obiettivi, si rischia un aggravamento dell'onerosità dei provvedimenti per il Paese e siamo di fronte ad obiettivi già ambiziosi, come ci ha ricordato, oggi, il Ministro, soprattutto attraverso la spending review.
  Insieme al senso della preoccupazione, però, voglio esprimere anche quello della fiducia e della responsabilità. Fiducia nell'azione del Governo e piena assunzione delle proprie responsabilità da parte della maggioranza che sostiene il Governo Renzi, a partire dal Partito Democratico. Fiducia, innanzitutto, nelle garanzie che il Governo ha dato a più riprese sul fatto che non vi saranno nuove manovre nel 2014, ma che ciò che si è fatto e si sta facendo permetterà di rimanere dentro i limiti degli accordi e delle regole europee. Fiducia, soprattutto nell'azione di medio periodo, i mille giorni, che il Governo sta sviluppando. Un'azione che tende ad aggredire le questioni fondamentali per la crescita – e la riduzione delle tasse sul lavoro e le imprese, il bonus degli 80 euro, il bonus fiscale e la riduzione dell'IRAP sono state un'iniziativa fondamentale in quel senso –, l'investimento sul capitale umano, è finita l'epoca dei tagli sulla scuola, stiamo intervenendo sull'edilizia scolastica, si preannuncia anche una riforma più complessiva, le condizioni delle istituzioni che hanno effetti sull'economia e che possono, in base a come sono organizzate, aumentare o ridurre l'attrattività per gli investimenti europei; e, quindi, gli interventi sulla giustizia civile, quelli sulla pubblica amministrazione e anche i pagamenti della pubblica amministrazione verso le imprese, quelli sul mercato del lavoro, sul sistema fiscale. Tutte cose su cui il Governo ha avviato una forte azione riformatrice.
  Tra queste, c’è anche la riforma costituzionale sul sistema politico, Senato, Titolo V, riduzione dei parlamentari, superamento delle province, superamento del bicameralismo perfetto, riforma elettorale; anche questi aspetti incidono sulle condizioni di un Paese e sull'economia.
  Responsabilità vuol dire consapevolezza che è ora di assumere decisioni e non solo di discutere, noi lo stiamo facendo. Tra le riforme, ci sono anche le azioni per rendere più equo il sistema di reperimento delle risorse, il sistema fiscale, con modalità innovative di lotta all'evasione fiscale, che è uno dei principali obiettivi della delega fiscale approvata Pag. 66dal Parlamento, oltre ad altri obiettivi come quello di semplificare il fisco per i cittadini e le imprese.
  E poi, più efficienza nell'utilizzo delle risorse pubbliche; la spending review, la revisione della spesa si deve fare soprattutto per questo, ed è un processo che ha bisogno di supporti tecnici, ma soprattutto di decisioni politiche, perché riguarda la riorganizzazione complessiva della Repubblica e dello Stato, e su questo mi sembra che quello che oggi ci ha detto il Ministro dimostri che il Governo sta lavorando con forza.
  Aggiungo, dia l'esempio il Governo sulle coperture per i prossimi provvedimenti, per non trovarci di nuovo nelle condizioni in cui ci siamo trovati su quello sulla pubblica amministrazione.
  Quindi, spending review più lotta all'evasione fiscale per recuperare risorse e per ridurre le tasse sul lavoro e le imprese, per finanziare le politiche per la crescita. Dobbiamo sostenere l'innovazione delle imprese, dobbiamo sostenere le imprese che esportano, dobbiamo sostenere la domanda interna; per i consumi, più soldi in tasca ai redditi medio-bassi, è un elemento che ha anche un effetto di giustizia sociale ma che ha effetti economici. Certo, non subito, lo ricordava il Ministro. Nel secondo trimestre questo effetto c’è stato solo per giugno, ci vuole certamente un po’ più di tempo.
  Per quanto riguarda gli investimenti, insistere per quelli europei, i 300 miliardi di euro; cominciare da subito a cambiare le politiche europee. Usare le risorse europee che già abbiamo. Fare partire qualche grande opera, lo «sblocca Italia». Ma soprattutto, lo voglio sottolineare, signor Ministro, mettere i comuni in condizione di fare investimenti diffusi in tutto il Paese: edilizia scolastica, assetto idrogeologico, manutenzione. Questa è la leva di fondo: accelerare, quindi, il superamento del Patto di stabilità interno. E sono tutti elementi per aumentare la nostra competitività di sistema.
  Quindi, la preoccupazione non ci immobilizza, ma ci dà ancora più il senso della necessità di assumerci, fino in fondo, la responsabilità del cambiamento, dell'azione riformatrice, e le riforme vere vogliono dire superare le politiche liberiste e assumere l'uguaglianza come parametro di fondo per lo sviluppo dell'economia mondiale, europea e nazionale. Un'azione riformatrice che mette in movimento le energie migliori del Paese, con la convinzione di farcela e in modo che l'azione del Governo dia fiducia a questa convinzione.
  Quindi, noi non ci arrendiamo, come qualcuno forse in quest'Aula ci proporrà, ma, invece, andiamo avanti con determinazione, convinti anche su questo dalle parole che il Ministro ha detto in quest'Aula rispetto all'azione complessiva del Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie, Presidente. Mi aspettavo che un Ministro dell'economia e delle finanze che ha sbagliato i dati previsionali, nel momento in cui si ritrovasse davanti alla Camera, chiedesse semplicemente scusa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e non venisse qui a giustificare un suo errore, facendoci credere che va tutto bene. Ma probabilmente, oltre a fregarsene dei cittadini comuni, che lottano per sopravvivere ogni giorno, lei ci crede stupidi e non abbastanza attenti.
  Allora, tre mesi fa, il 17 aprile 2014, lei venne in Aula a presentare il suo fatidico Documento di economia e finanza. Lì lei scrisse che il Paese sarebbe cresciuto con un PIL, a fine anno, dello 0,8 per cento. Una bella previsione, me la ricordo bene, perché proprio da questi banchi le dicemmo, allora, che quei numeri erano sbagliati. E ieri l'ISTAT, di cui lei fu nominato presidente il 27 dicembre 2013 dal Governo Letta, ha confermato che ha sbagliato quei dati. Quante volte è ormai successo in quest'anno che Corte dei conti, ISTAT e altri organismi dessero ragione alle nostre parole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Troppe, troppe per essere noi soltanto una forza di opposizione ma, a quanto pare, veramente Pag. 67l'unica in grado di governare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quello 0,8 per cento di PIL che lei ha scritto è, in realtà, un meno 0,3 per cento. Un errore grave e questo differenziale di 1,1 per cento sul PIL pesa 17 miliardi di euro. Lei ha sbagliato di 17 miliardi di euro e viene a dirci che va tutto bene ? Qui la situazione è drammatica e non servono nemmeno i suoi numeri per capirlo. Se non girasse attorniato dalla scorta e dentro l'auto blu, verrebbe continuamente fermato, come capita a noi tutti, tutti i giorni, qui in piazza Montecitorio, da gente che chiede un tozzo di pane e una doccia calda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Lei, che guida un Ministero che ci costa 5 miliardi 478 milioni di euro, con una struttura che vanta 3 miliardi 894 milioni di euro di costi del personale, ci viene a dire che va tutto bene e che è solo un errore previsionale. Ma lei lo sa cosa succede se non si batte uno scontrino di 90 centesimi per un caffè ? O se si sbaglia la dichiarazione dei redditi per un euro ? Arriva Equitalia, quella che voi non avete voluto abolire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e in pochi anni mi posso ritrovare con la casa pignorata. Lo sa o non lo sa ? Lo sa o no che il Governo porta via la casa agli italiani per errori meno pericolosi del suo ?
  Lei è un dipendente della collettività e pesa sulle spalle della collettività. I suoi errori pesano su di noi, sulle tasche di noi tutti cittadini. Qui c’è un Paese di imprenditori, di partite IVA, di commercianti, di disoccupati, di esodati, di non salvaguardati, di pensionati che combatte ogni singolo giorno per rimanere nella legalità, per non fare quegli errori e lei sorvola sui propri, di errori. Non deve chiedere scusa a me, non deve chiedere scusa a nessuno di noi: deve chiedere scusa a un Paese intero, che non merita di essere preso in giro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Per correggere i conti sbagliati, voi dovrete fare una manovra di almeno 20-25 miliardi e questa peserà ancora sulla tassazione dei cittadini. Io non voglio, non voglio, che questo errore pesi su di noi. Non voglio la manovra, perché vorrebbe dire toccare le nostre tasche, vorrebbe dire toccare i conti correnti di tutti i cittadini italiani e prelevare forzosamente i soldi dai conti correnti dei cittadini, proprio come è successo a Cipro.
  Allora, lei tre mesi fa disse: 0,8 per cento. Oggi sappiamo che è un falso. Lei oggi dice: non ci sarà una manovra. Ma come possiamo credere che anche questo non sia un falso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Allora, vede, questa è una proposta di legge preparata in questi giorni: serve ad impegnarla a non toccare i conti correnti con un prelievo forzoso. Si prenda questo impegno e dimostri che la sua parola ha ancora un minimo di credibilità. Magari, non è perfetta, come può farla una struttura che costa 5 miliardi all'anno, ma gliela porto alla fine dell'intervento. Le dirò di più: gliela ho già inviata via mail questa mattina, al suo indirizzo mail: segreteria.ministrotesoro.it. Non trovi alibi. Perché non posso pensare che ci sia un piano, preparato anche con il suo ausilio, fatto per far fallire l'Italia, grazie alla sua lunga esperienza nel campo dei fallimenti. Lei che è stato responsabile dell'Argentina per conto degli intellettuali del Fondo monetario internazionale nell'anno di grazia in cui il Paese sudamericano dichiarò il default. Lei che è stato direttore esecutivo per l'Italia del Fondo monetario internazionale dal 2001 al 2005, con responsabilità anche su Grecia e Portogallo. Grecia, Portogallo, Argentina, ed ora Ministro delle finanze italiano: ho i brividi.
  Ho i brividi nel pensare che lei, assieme a Renzi, possiate architettare di tagliare ulteriormente le detrazioni fiscali e rivedere le già inique pensioni. O, forse, la sua idea è quella di dire poi, a settembre, che c’è stato il miracolo di san Matteo da Firenze, semplicemente perché noi ben sappiamo che da settembre verrà applicato il nuovo metodo di calcolo del PIL, il nuovo sistema di contabilità pubblica europea, il SEC 2010. Questo potrebbe far Pag. 68lievitare il PIL italiano tra l'1 per cento e il 2 per cento, secondo alcune stime anche il 4 per cento, di cui l'1,5 addebitabile alle attività illegali come droga, prostituzione e contraffazione. Una magia contabile con cui il rapporto tra debito e PIL scenderebbe di 5 punti percentuali ed il deficit di 3. Un trucchetto contabile paradossale che, nonostante i conti pubblici italiani siano tutt'altro che a posto, darebbe a voi la possibilità di giocare con i numeri e nascondere la polvere sotto il tappeto.
  Potremmo, quindi, stare qui a disquisire di zero, di virgole, di tutto ciò, ma sappiamo che non c'entra con l'economia reale, è solo un paravento di propaganda, una farsa.
  Ascolti, Ministro, in questi mesi con lei alla guida del Tesoro le cose sono peggiorate, non sono migliorate. Di spending review ci sono solo le chiacchiere da mesi, ormai si è passati dalla revisione della spesa di Cottarelli alla previsione delle entrate di Renzi, che è una cosa ben diversa. Se piega un po’ la schiena nella sua posizione, fanno in fretta a fregarla, per questo non conta più l'esperienza ma l'onestà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  In Italia c’è un'impresa su tre che chiude perché lo Stato non paga i debiti; noi siamo pronti e abbiamo già presentato un impegno perché lo Stato italiano paghi tutti i suoi debiti, 60 miliardi almeno.
  Il Ministro dell'economia e delle finanze avrebbe modo di poter rivedere le politiche dell’austerity. Il Ministero dell'economia e delle finanze a 5 Stelle è pronto a dire «no» a questa austerity. State usando 40 miliardi per l'ennesimo decreto, lo «sblocca Italia»; 40 miliardi per grandi opere, quelle grandi opere che conosciamo bene, come Mose, TAV, eccetera...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Ancora un minuto. Allora, noi utilizzeremo quegli stessi 40 miliardi per manutenzioni sul territorio, dissesto idrogeologico, investimenti, economia digitale, banda larga, turismo, tutte attività che avrebbero un incremento dei posti di lavoro. Voi questo non lo sapete fare. E il primo nostro atto, sempre sarà il nostro primo atto: il reddito di cittadinanza, un reddito di vita. L'articolo 13 della Costituzione: voi non potete limitare la nostra vita, la libertà personale è inviolabile, se non sono un illegale, se sono solo un cittadino onesto che ha perso il lavoro; voi non potete limitare la nostra vita e noi vogliamo il reddito di cittadinanza per non permettervi più di limitare le vite di tantissimi cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Ho ancora dieci secondi, so che il mio tempo sta per scadere, lo sto cronometrando. Concludo con questo: chi sa fare il bene e non lo fa è come se facesse del male. Non continuate a perseverare nei vostri errori. Sì, è scaduto il mio tempo, va bene. Questi miseri otto minuti per spiegare il danno che arrecate al Paese. Ma, mi creda, il tempo è inesorabile per tutti e, prima o poi, il tempo scadrà anche per tutti voi. Buone non meritate vacanze, visto che stiamo chiudendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, professor Padoan, poco fa in quest'Aula si è prodotto un dibattito di una gravità istituzionale mai vista. Non so se lei lo ha potuto ascoltare: il presidente della Commissione bilancio, eminente esponente di maggioranza, in conflitto con il Governo ed in conflitto con la Ragioneria generale dello Stato. Una situazione di questo genere non si era mai vista in quest'Aula in maniera così forte, così eclatante e così dura.
  Ministro Padoan, ha niente da dire a questo riguardo ? Ministro Padoan, ha niente da dire sui continui conflitti istituzionali Pag. 69che noi possiamo constatare tutti i giorni ? Sul caos che si produce nelle Commissioni, in Commissione bilancio, in quest'Aula, quotidianamente ? Sulle voci che si susseguono, giorno dopo giorno, sulle dimissioni del Ragioniere generale dello Stato o sulle sue dimissioni, sulla mancanza di coordinamento all'interno del Governo tra Presidenza del Consiglio dei ministri, Ragioneria generale dello Stato e Ministero dell'economia e delle finanze ? Ha niente da dire a questo riguardo, professor Padoan ? Pier Carlo, hai niente da dire ?
  Ho chiesto con determinazione ed insistenza che il Ministro dell'economia e delle finanze venisse a riferire in quest'Aula dopo le dichiarazioni, anche qui molto gravi, del commissario alla spending review e – devo dire – ho trovato grande consenso all'interno della Conferenza dei presidenti di gruppo, perché quelle dichiarazioni, proprio sull'ultima vicenda in Commissione bilancio riguardante «quota 96» – tanto per farci capire –, erano molto gravi e avevano prodotto grande turbamento. Avevo chiesto che venisse qui, professor Padoan, perché lei ci potesse fare chiarezza, dare chiarezza, o fare quella che, con un po’ più di retorica, si potrebbe dire un'operazione di verità.
  Non ho sentito nulla di tutto questo. Ancora una volta – e ho avuto già modo di dirglielo – la sua relazione è stata esoterica, incomprensibile. Non si è capito assolutamente nulla, la gente non ha capito assolutamente nulla. Sfido un cittadino medio a dire se da questa relazione, dalla sua relazione, ha capito qualcosa su quello che sta succedendo in Italia. Non abbiamo capito nulla sull'andamento della congiuntura. Siamo in recessione tecnica ? Vai a spiegare cosa vuol dire recessione tecnica: due trimestri consecutivi con il segno meno. Le insegniamo i primi anni all'università, queste cose.
  Ma non è questo il punto, professor Padoan. Il punto è che la gente ha paura, gli imprenditori non investono, le famiglie non consumano. La gente ha paura e lei non ha dato una risposta alla gente che ha paura, dopo quello che abbiamo visto e sentito ieri sui dati Istat. E la gente ha paura anche per l'andamento dei conti pubblici. Ha un bel dire il suo Presidente del Consiglio: 0,2; 0,4; 0,8; 1,2... è la stessa cosa. Forse non si è reso conto della sua battuta, forse dovremmo proporre a La Sapienza, che lei ben conosce, professor Padoan, dopo Schettino, di chiamare anche Renzi per una lectio magistralis sull'economia: 0,2; 0,4; 0,8...(Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie).
  Oggi siamo a meno 0,2, secondo trimestre, il che vuol dire un acquisito di meno 0,3 sull'anno, il che vuol dire che, se tutto va bene, siamo rovinati, come diceva la battuta, cioè andremo a zero per il 2014. E lei insegna che, sulla base del dato del PIL, previsto o programmato che dir si voglia, si costruiscono i conti pubblici, si costruisce tutto, si costruisce il gettito, si costruisce la previsione delle entrate, si costruisce la previsione delle uscite.
  E sbagliare di 0,8 non è indifferente, vuol dire che salta tutto. Se poi a questo «salta tutto» noi aggiungiamo il fallimento di politiche attuali e del recente passato, quelle sulla spending review del passato, Cottarelli non è il solo che ha fallito, hanno fallito anche quelli prima di lui, se a questo aggiungiamo il fallimento sulle liberalizzazioni, sulle dismissioni, ci ricordiamo tutti l'1 per cento di dismissioni dell'ottimo Grilli, neanche un euro è stato dismesso, nulla è venuto, altro che 16 miliardi di euro. Ebbene, abbiamo la possibilità di fare una previsione assolutamente negativa anche su queste altre poste.
  Ne conseguirà, professor Padoan, un 2014 nero ma lei sa che se il 2014 è nero questo dà un trascinamento negativo anche per il 2015. Non spiego a lei cosa è un trascinamento: è l'eredità negativa di un anno sui primi trimestri dell'anno successivo, quindi con questi dati non solo noi chiudiamo male il 2014 ma ipotechiamo negativamente il 2015, il che vuol dire disoccupazione crescente nel 2014, disoccupazione crescente nel 2015 e, solo se ci sarà un'inversione di tendenza duratura di Pag. 70almeno un anno nel 2015-2016 noi potremo vedere la luce occupazionale e cioè con qualche segno più tra il 2016 e il 2017. Glielo va a spiegare lei, questo ai nostri giovani, professor Padoan ?
  Per questa ragione dico: come si fa di fronte a queste considerazioni a far finta di nulla ? Come si fa a dire: 1000 giorni, 5 provvedimenti ? Ma questo Governo si sta caratterizzando come il peggior Governo in termini di qualità della legislazione, robaccia. Robaccia che siamo costretti ad approvare a suon di voti di fiducia: 3,2 al mese, sono andato a contarli, 3,2 voti di fiducia per approvare della robaccia, mai vista nella nostra storia parlamentare.
  L'ultimo, il decreto Madia sulla pubblica amministrazione, ma l'ha letto professor Padoan ? Ha letto le schifezze in esso contenute ? Ma dove vogliamo andare, professor Padoan ? Dove vuole andare questo Governo ? Forse un'autocritica, una pausa, fermatevi, riflettete, chiedete consiglio, andare avanti così (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) non serve a voi e non serve al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, onorevole Ministro, lei viene qui in questo giorno a portare la relazione sui risultati e sull'esito sull'andamento della spending review in coincidenza con l'uscita ieri dei dati ISTAT che ci hanno rivelato, come negli ultimi giorni tutti prevedevamo, una differenza sostanziale al ribasso delle previsioni economiche tendenziali fatte in primavera sul Documento di economia e finanza dal Governo, tra l'altro sempre più ottimistiche quelle previsioni di altri istituti internazionali.
  È una coincidenza che ha portato il dibattito pubblico e anche il dibattito in questa Aula ad occuparsi di problemi legati più all'economia che non semplicemente al tema della spending review e della spesa pubblica. Però io su questo voglio tornare dopo e voglio farle apprezzare un'altra coincidenza temporale che oggi vi è con il suo intervento in questa Aula. Cioè noi fra poco, dopo questo argomento, passeremo all'approvazione del rendiconto dell'esercizio 2013.
  Ebbene, in quel Rendiconto ci sono, nella miriade di dati, alcuni dati interessanti che interessano specificatamente l'argomento che stiamo trattando oggi e quello che è l'oggetto della relazione che lei ci ha riportato, perché quei dati evidenziano, Ministro, come lei sa bene, che la dinamica della spesa e, in particolare, dell'avanzo primario, dei saldi primari in questo Paese, grazie all'azione dei tre Governi che hanno preceduto questo Governo, cioè il Governo Berlusconi, il Governo Monti ed il Governo Letta (e anche l'azione di questo Governo) è una dinamica positiva; abbiamo recuperato saldi primari apprezzabili in linea soltanto con la Germania, in area euro. Noi abbiamo una dinamica dell'avanzo primario che è eccellente, molto superiore a tutti i nostri partner euro, paragonabile a quello della Germania. Lei sa benissimo che questa è una caratteristica fondamentale anche per il controllo del debito pubblico, che in questi anni è cresciuto soprattutto per colpa della diminuzione del PIL e anche per alcune partite straordinarie, ma è cresciuto con una dinamica inferiore a quella di tutti gli altri Paesi dell'area euro. Allora, questo è un risultato che dobbiamo mettere in risalto. Oggi che ci approcciamo a un metodo diverso – lei ha parlato giustamente male dei tagli lineari, ma i tagli lineari, dobbiamo essere consapevoli, Ministro, hanno dato questi risultati, questi risultati positivi in un momento di contrazione dell'economia – ci aspettiamo con fiducia – e, mi spiace dirlo, non emergono dalla sua relazione – i risultati invece di un'analisi metodica e scientifica della spesa che vada a ridurre la spesa, come giustamente lei ha detto, inefficiente ed inefficace dello Stato. Bene, ecco, nella positività di queste dinamiche, io volevo farle notare, Ministro, una cosa che preoccupa: dopo tre anni, abbiamo un aumento Pag. 71delle spese primarie correnti, seppure in questa dinamica che vede, ahimè, un forte abbassamento anche per il 2013, come negli altri anni, e lo sapevamo, della spesa in conto capitale dello Stato, soprattutto la spesa per investimenti e questo, purtroppo, non è un fatto positivo nella positività della riduzione della spesa, ma noi abbiamo un aumento, per la prima volta dopo tre anni, della spesa primaria corrente, che registra un incremento dell'1,3 per cento che mangia addirittura la riduzione dello 0,7 per cento che si era accumulata nel 2011 e nel 2012.
  Per me questo è un dato da guardare con grande preoccupazione e la esorto a fare altrettanto. La relazione certamente motiva questa crescita con la crescita delle spese per prestazioni sociali, la cui dinamica tendenziale del triennio porta la spesa in questione ad innalzarsi di oltre un punto in quota del PIL rispetto al 2011. Tali spese, si sa, spesso sono automatiche e irrefrenabili in quanto obbligatorie, in parte il Ministero le giustifica con l'applicazione dei LEA, in parte con gli interventi della giurisprudenza che hanno dovuto garantire prestazioni a scapito del risparmio di spesa; però io credo che in questo momento in cui stiamo facendo una seria riflessione sulla revisione analitica della spesa, questo è un dato che, certificato dal Rendiconto 2013, ci deve preoccupare. Ripeto, in un quadro invece di dinamica del conto economico dello Stato, non ho ricordato, ma è nota la forte riduzione che c’è stata anche nel 2013 e che ci sarà fatalmente nel 2014 degli interessi sul debito pubblico, grazie alle dinamiche dei tassi che ci sono state. Quindi, è un aspetto che va guardato in maniera importante nel momento in cui ci approcciamo a una seria revisione della spesa di tipo diverso da quella dei tagli lineari, che sia essa scientifica, che vada a tagliare le inefficienze e le inadeguatezze. Voglio con questo arrivare invece all'argomento che è stato trattato già da chi mi ha preceduto in quest'Aula e che è più fortemente oggetto del dibattito pubblico in questo momento, cioè questo rallentamento imprevisto dei tendenziali dell'economia e della crescita del nostro Paese, fondamentale perché noi potremo fare le acrobazie più svariate sul versante della spesa, ma se non avremo un prodotto interno lordo che sale, non avremo la possibilità di centrare gli obiettivi di riduzione del debito e soprattutto vedremo un Paese intorno a noi impoverirsi e un'economia che si va sempre più a impoverire.
  Io le dico, Ministro, che la buona applicazione della spending review è un fattore fondamentale anche per la crescita del prodotto interno lordo e per la crescita dell'economia perché noi pensiamo che lo Stato debba essere ridotto, debba essere ridotto il peso dello Stato nell'economia. Noi pensiamo, Ministro, che non ci può essere crescita con una imposizione fiscale al 53 per cento reale, con un peso fiscale al 53 per cento perché le imprese non riescono ad investire e a progettare futuro e quelle che riescono ancora a stare sul mercato si devono difendere dal peso enorme dello Stato.
  È un rallentamento dell'economia che c’è in tutta l'area euro, per non dire in tutta l'area occidentale, ma è – come lei sa – un rallentamento che ci vede più penalizzati perché, quando si cresce, noi cresciamo meno e quando si decresce noi decresciamo di più.
  Noi dobbiamo pensare che lo Stato deve ridurre il suo peso, rendere più efficace – come lei giustamente ha detto – il suo intervento a livello di prestazione di servizi, laddove queste prestazioni e questi servizi non possano essere forniti dal privato. Mi dispiace che non abbia citato anche la partita forte delle aziende pubbliche o private e delle municipalizzate, che sono un carrozzone terribile in alcuni casi, che generano sprechi e spesa improduttiva e assolutamente non efficiente del servizio erogato.
  Dove c’è la possibilità di dare spazio alla concorrenza, dobbiamo cercare di dare forza e spazio alla concorrenza. Lo stiamo facendo. Abbiamo approvato ieri il «decreto competitività», ma non è sufficiente purtroppo; non riusciamo a pensare che sia sufficiente. Ci sono tante norme buone, ma va preso un atteggiamento di Pag. 72favore verso le imprese. Lo Stato deve assecondare la crescita e lo sviluppo...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato Tancredi.

  PAOLO TANCREDI. Sto concludendo. Quindi, questo è fondamentale. Io dico che questi dati, i dati delle dinamiche economiche, ci devono preoccupare, ma potevamo pensare che in pochi mesi l'azione di un Governo potesse modificarli, così come dobbiamo inquadrarci in dinamiche europee e globali, ma è realistico che in Italia un Governo debba cercare di recuperare questo senso della possibilità di intraprendere per imprese e famiglie, che si è perso purtroppo nei decenni passati.

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi, cerchiamo di rispettare i tempi.
  Ha chiesto di parlare il deputato Mazziotti di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, la situazione economica che emerge dagli ultimi dati pubblicati è sicuramente molto preoccupante, ne siamo tutti consapevoli. È abbastanza ironico sentire delle contestazioni sulla solidità dei dati da parte dell'onorevole Brunetta, che purtroppo non c’è, vista l'esperienza che abbiamo avuto con il Governo Berlusconi, che è partito da milioni di posti di lavoro e ha chiuso con la penultima crescita, credo davanti ad Haiti che aveva avuto il terremoto. Questa è l'esperienza di dieci anni di Berlusconi. Così come è abbastanza assurdo parlare di schifezze a chi ha messo in campo ogni genere di misura economica inutile, ha bloccato la nostra economia per anni e ha aumentato la spesa.
  Devo dire che anche le critiche da parte di chi attacca questo Governo sui dati e sui programmi, promettendo il reddito di cittadinanza, sono abbastanza surreali in questa situazione finanziaria perché il reddito di cittadinanza tutti sappiamo che è una premessa che può fare soltanto chi oggi non è al Governo e non ci andrà.
  Per quel che riguarda invece il contenuto nel merito, nel merito lei ha detto giustamente, Ministro, che ci sono tre gambe del percorso in questo momento: una è quella del risanamento dei conti pubblici, le altre sono gli incentivi allo sviluppo e la rimozione degli ostacoli alla crescita di questo Paese.
  Ecco, partendo dalla spesa, dai tagli di spesa e dal consolidamento di bilancio, noi siamo convinti che tutte le scelte debbano essere scelte politiche perché l'impatto sociale dei tagli è sicuramente una scelta politica. Noi abbiamo un Paese anche molto diverso dal punto di vista geografico e le valutazioni andranno fatte con attenzione, per settore e per area geografica, ne siamo tutti consapevoli. Proprio per questo, Scelta Civica ha sollecitato molte volte un'accelerazione sull'identificazione delle aree di spesa.
  E, anche se si tratta di una scelta politica, il lavoro tecnico che è stato fatto dal commissario Cottarelli deve essere valorizzato. In particolare, penso a un aspetto, quello delle partecipate pubbliche, di cui si parla oggi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia). Si parla oggi dell'intenzione e della proposta del commissario Cottarelli di intervenire sulle partecipate pubbliche, riducendole da 8 mila a mille. Noi abbiamo presentato emendamenti che cercavano di ridurre l'ambito di attività delle partecipate e di riportarle all'alveo del servizio pubblico, di ridurne il numero, di chiuderle da marzo del 2013, ossia da quando siamo qui.
  Ecco, abbiamo incontrato pareri negativi del Governo, sempre, opposizione da destra e da sinistra, sempre. Spero che le proposte del commissario Cottarelli questa volta saranno ascoltate. Così come spero che sulle centrali di committenza si avrà il coraggio di arrivare a una vera concentrazione e di arrivarci molto presto, perché recentemente si sono avuti ancora rinvii, spesso con la motivazione che le amministrazioni locali non sono pronte. Le amministrazioni locali molte volte non sono pronte perché iniziano ad attrezzarsi quando sta scadendo il termine, chiedono il rinvio e si va avanti così su molti aspetti Pag. 73della loro attività. Credo che si debba essere severi e intervenire molto duramente su questi aspetti.
  Noi come Scelta Civica abbiamo chiesto fin dall'inizio, invece, di fare un patto di coalizione per stabilire punto per punto che cosa sarebbe stato nel programma del Governo e quali avrebbero dovuto essere gli interventi per la rimozione degli ostacoli alla crescita. Infatti, quello che è il problema fondamentale di questo Paese è che abbiamo un Paese vecchio, con strutture antiche, con una burocrazia che abbiamo iniziato a svecchiare, ma con una struttura delle relazioni industriali basata su legislazione vecchia, che non tiene conto dell'evolversi del mondo dal punto di vista industriale. Abbiamo un sistema di giustizia che non voglio neanche commentare.
  È necessario un piano complessivo. Prima parlavamo di patto di coalizione, adesso abbiamo parlato di piano industriale per l'Italia, ma bisogna sedersi con un piano complessivo, elaborarlo insieme alla maggioranza, portarlo in Parlamento subito. Il rinvio della riforma del lavoro al 2015, di cui ha parlato il Ministro Poletti, credo che sia assolutamente negativo. Dobbiamo cercare di accelerare su quell'aspetto. E credo che arrivare ad avere un vero patto tra le forze di maggioranza che identifichi gli interventi uno per uno nei contenuti, non solo per titoli, fin da ora sia essenziale anche per resistere qui in Parlamento agli assalti alla diligenza che si verificano puntualmente, sia alla Camera che al Senato, e che fanno sì che provvedimenti che hanno in sé degli elementi molto virtuosi arrivino poi a destinazione o con norme molto, molto meno virtuose di quelle che c'erano all'inizio, o addirittura costringendo il Governo a presentare degli emendamenti soppressivi, come è avvenuto sul decreto-legge competitività, su un provvedimento sul quale è già stata posta la fiducia. E non devo commentare sull'assurdità del percorso che si è verificato su questi provvedimenti.
  Credo che sia fondamentale. Se il Governo vorrà accelerare nel percorso di riforma, portare avanti un vero piano che serva a dare un orizzonte di lungo periodo al Paese, Scelta Civica lo sosterrà non solo con convinzione, ma portando ogni energia per portare a termine e a compimento questo sforzo. Se vedremo dei rallentamenti, delle concessioni, la tentazione di cedere magari alle sollecitazioni conservatrici che ci sono in tutte le forze di maggioranza, allora incalzeremo il Governo anche con severità, perché il nostro compito, fin da quando siamo stati in Parlamento, è stato di portare un senso civico della nostra esperienza fuori dal mondo politico, per dire la verità e farla conoscere agli italiani. E questo è stato fino ad ora e continuerà ad essere sempre il nostro obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giulio Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi e colleghe, Sinistra Ecologia Libertà reputa deludente e per certi versi reticente questa informativa ed il suo intervento.
  Noi non vogliamo fare i gufi, signor Ministro, ma voi riuscite benissimo a fare gli struzzi che non guardano in faccia la realtà. Pochi giorni fa, lo scorso 1o agosto il nostro Presidente del Consiglio ha rilasciato la seguente dichiarazione al quotidiano la Repubblica: «L'Italia ha le condizioni per la ripresa: lavoreremo in agosto e a settembre ci sarà una ripartenza con il botto». Ma quale botto ? A quale botto si riferisce, signor Ministro, Renzi ? Al botto del PIL a meno 0,2 per cento del secondo trimestre ? Al botto dei 30-35 miliardi che dovremo trovare in autunno con la legge di stabilità per far fronte ai vincoli europei e agli 80 euro ? Non so se il Ministro mi ascolta... se il Ministro mi può ascoltare, grazie, perché altrimenti..., ma se c’è anche l'onorevole Galli...

  PRESIDENTE. Per favore, Ministro. È giusto che il Ministro presti attenzione. Prego.

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  GIULIO MARCON. Sì, ma se lei rimane così fermo evidentemente...

  PRESIDENTE. No adesso si sposta. Lei vada avanti, deputato Marcon.

  GIULIO MARCON. Grazie. La legge di stabilità, 30-35 miliardi di euro per far fronte ai vincoli europei. E poi il botto del 42 per cento di giovani disoccupati. Io l'unico botto che vedo, signor Ministro, è quello di un'Italia in ginocchio, di una spesa pubblica sempre più devastata, di ulteriori tagli ai diritti. Sì, tagli ai diritti, perché di questo si tratta. Quando si tagliano la sanità, la scuola, il trasporto pubblico locale, come vuole fare con la spending review, si tagliano proprio i diritti delle persone e si toglie con una mano quello che gli si dà con l'altra mano, i famosi 80 euro. La spending review, signor Ministro, come lei ricordava, è una revisione e non il taglio della spesa, altrimenti avreste dovuto chiamarla spending cut. Ma di questa revisione della spesa, nel lavoro di Cottarelli, mi dispiace, non c’è traccia, ci sono solo tagli. È proprio una spending cut.
  Voi continuate a seguire una politica economica completamente sbagliata, quella dell'austerità, che ci sta portando contro il muro, il muro della depressione economica, il muro della disoccupazione, il muro della sofferenza sociale, il muro di chi non vede più un futuro nella propria vita, il muro di chi ha perso la speranza, il muro di chi è umiliato nei propri diritti e nella propria dignità, il muro di chi non può andare in pensione, come i lavoratori di «quota 96», il muro di chi sta consumando tutti i suoi risparmi.
  Signor Ministro, noi stiamo andando verso un vicolo cieco dove alla fine c’è solo la troika. Dall'Europa, il Governo, che era andato a Bruxelles con tanta baldanza, non ha ottenuto niente, solo qualche ceffone. Dagli 80 euro, nessuno stimolo alla crescita, e non lo dice la Confcommercio, ma lo dice il vostro DEF, che aveva stimato in un miserrimo 0,1 l'impatto della misura. Nemmeno quello c’è stato. Dai provvedimenti sul lavoro, nessun posto in più, solo più precarietà. E la propensione al risparmio, come lei ben sa, in questi anni è crollata. Questo significa che in questi anni gli italiani hanno fatto fronte alla crisi utilizzando quanto messo da parte negli ultimi anni, per pagare i mutui o aiutare i figli senza lavoro.
  Signor Ministro, lo voglio ripetere: qui non si tratta di non fare i gufi, ma si tratta di non fare gli struzzi. Voi continuate, invece, a fare gli struzzi, a mettere la testa sottoterra e a non vedere i dati drammatici dell'economia del Paese, le sue sofferenze, le persone senza lavoro, le donne e gli uomini ed il loro dolore o la loro solitudine, il crollo delle condizioni di vita, la disperazione sociale di molte nostre città, i diritti violati. Vede, Ministro Padoan, un paio di mesi fa il suo Primo Ministro, il nostro Primo Ministro, ha detto di voler fare il velocista, poi un paio di giorni fa è inciampato sul primo ostacolo e dice ora che vuole fare il maratoneta. Magari tra un paio di mesi ci dirà che vuole fare il podista, poi si fermerà senza fiato a fare stretching a Palazzo Chigi (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie) !
  Ministro, è l'Italia che continua a rimanere ferma. Un Primo Ministro, il nostro, che ha le idee molto confuse. Nella stessa intervista, signor Ministro, a la Repubblica del 3 agosto, a Claudio Tito, prima Renzi ha detto che non ci sarà alcuna manovra correttiva, poi, tradendosi, come nel più classico dei meccanismi involontari di esplicitazione delle intenzioni rimosse, dice che, se ci sarà una manovra correttiva, non verrà fatta alzando le tasse. Ma se non ci sarà alcuna manovra correttiva, perché il Primo Ministro dice che, se ci sarà, non si alzeranno le tasse ? È chiaro, perché a questa manovra ci state pensando e purtroppo sarà inevitabile. E magari sarete capaci di farla senza annunciarla, con altri tagli e, magari, con interventi sulla decontribuzione, a danno dei lavoratori e delle pensioni future o svendendo, privatizzando il più possibile il patrimonio pubblico, oppure Pag. 75tagliando il cofinanziamento dei fondi europei, come voi state pensando di fare.
  Signor Ministro, dovete cambiare politica e non dovete fare gli struzzi. Glielo dice non Sinistra Ecologia Libertà, ma il quotidiano del partito della maggioranza che sostiene questo Governo; oggi, Europa, titola in prima pagina: «Ora occupatevi di economia». Una bella carezza da parte del quotidiano del PD a lei e al Governo. Allora, dovete tagliare, sì, ma tagliate le spese militari. Non dovete alzare le tasse, ma ai grandi patrimoni e alle grandi ricchezze sì. A loro dovete alzare le tasse. Fate la patrimoniale e fate la tobin tax.
  Signor Ministro, dovete andare a prendere i soldi dove ci sono, in quella piccola parte del Paese che si è arricchita negli anni della crisi, e non tagliando i servizi e i diritti. E non dovete continuare a fare provvedimenti per precarizzare sempre di più il lavoro. Ora basta, per favore, dovete fare invece un vero piano del lavoro. Serve una politica della domanda, degli investimenti pubblici, del sostegno ai consumi, attraverso una politica economica espansiva e non restrittiva.
  Serve una politica industriale, che noi non abbiamo. Tutti i nostri gruppi più rilevanti stanno crollando, offrendosi al miglior compratore e fuggendo altrove. Renzi tratta il Paese sperando di farlo diventare una sorta di hub per le imprese straniere, in cerca di profitti facili, e per le fabbrichette nostrane con il miraggio dell’export facile. Ma senza struttura produttiva che intercetta e alimenta una domanda interna un Paese come il nostro non va da nessuna parte. E intanto la scomparsa dell'Italia industriale – per citare il titolo di un libro di Luciano Gallino – è diventata un'amara realtà.
  Ministro Padoan, ma Renzi non aveva detto che entro settembre avremmo pagato tutti i debiti della pubblica amministrazione alle imprese ? Noi non ce lo siamo scordato. Lei ha fatto un accenno, ma un accenno vago. Lo farete ? Pensate di farlo ? Pensate di rispettare questo impegno ? Noi temiamo che non manterrete questa promessa.
  Signor Ministro, gli obiettivi della spending review nel 2015 non li potrete raggiungere, sono irrealistici: 16 milioni nel 2015 e 32 nel 2016 sono una chimera, a meno che non massacriate pensioni, sanità e welfare e che non svendiate il nostro patrimonio pubblico e industriale. Ha ragione in questo senso Stefano Fassina: il piano di Cottarelli, così com’è, non si può fare. Altri tagli non sono sostenibili; la revisione della spesa pubblica è un processo complesso e lungo. Lei sa bene che in Germania, dove l'hanno fatta, ci hanno messo quasi dieci anni per arrivare ai primi risultati.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIULIO MARCON. Vado a chiudere. All'inizio, signor Ministro, avevate stimato il PIL all'1,1 per cento e vi abbiamo detto: vi fate illusioni. Ad aprile avete portato la stima allo 0,8 per cento e vi abbiamo detto: non esagerate. Poi, un mese fa, avete detto: forse arriveremo allo 0,3 e vi abbiamo detto: ma siete sicuri ? Oggi l'ISTAT ci dice che siamo allo 0,3 per cento su base annua e Renzi, con sprezzo del ridicolo, nella lettera di ieri ai parlamentari della maggioranza, dice che siamo passati dal -2,4 per cento di due anni fa al -0,3 di quest'anno. Non sono se il Primo Ministro è un «rosicone» ma vorrei ricordargli che l'unico trimestre, il quarto del 2013, in cui il PIL è tornato ad aumentare negli ultimi tempi è quello in cui governava il sereno Enrico Letta.
  Allora, chiudo sul serio. C’è una questione di fondo: colpiamo pure sprechi e inefficienze, ma basta con la demonizzazione della spesa pubblica. Dovete utilizzare la spesa pubblica per rilanciare la crescita e non tagliare la spesa pubblica per deprimere sempre di più l'economia. I tagli alla spesa pubblica, signor Ministro, hanno fatto aumentare il debito in Europa dal 65 al 95 per cento, hanno portato i disoccupati nella zona euro dal 7,6 al 12 per cento e hanno fatto crollare il PIL in tutta Europa e in Italia di 10 punti. Dovete assolutamente invertire la rotta. Continuate ad essere obnubilati da un dogmatismo ideologico...

Pag. 76

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIULIO MARCON. ... non corroborato dai fatti. Dovete cambiare verso, ma non quello di Renzi, che ci porterà a sbattere contro muro, ma il verso di un'Italia che riprende a camminare e a guardare con fiducia al proprio futuro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guido Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, Ministro, bentornato in Aula. Noi eravamo quelli che quindici giorni fa circa, l'ultima volta che lei è arrivato in Aula, l'avevamo avvisata che in alcuni provvedimenti, negli ultimi provvedimenti, il suo, il vostro Governo stava coprendo quei provvedimenti con la spending review, con dei tagli della spesa, per cui con risorse che ancora oggi non sono certificate. Lei ci aveva guardato un po’ male, diciamo così, e dopo una settimana il commissario Cottarelli ha detto esattamente la stessa cosa che avevamo detto noi, in maniera, probabilmente, anzi sicuramente, molto più autorevole, vista l'eco che ha avuto sulla stampa.
  E a questo lei, oggi, dal nostro punto di vista, doveva rispondere, perché la prima domanda alla sua informativa di oggi che noi le poniamo adesso è: hanno ragione Cottarelli e la Lega ? Sono stati spesi dei soldi che ancora non ci sono o no ? Perché in quel caso qualcuno, lei compreso, avrebbe dovuto smentire il commissario Cottarelli. Lei ha parlato di commentatori – credo si riferisse alle stesse persone che il suo Presidente del Consiglio chiama gufi –, ma noi oggi parliamo di dati. I dati sono evidenti, i dati sono indiscutibili, e i dati oggi ci dicono che questo è l'unico Paese dell'Unione europea in recessione. Questo è l'unico Paese dell'Unione europea con un PIL negativo.
  Il Presidente del Consiglio ci aveva detto che aveva ottenuto flessibilità sui vincoli dall'Unione europea: ad oggi non sappiamo quali sono, non ne abbiamo più sentito parlare.
  Ci avete detto – e continuate a dirci – che tutto quanto manca e mancherà all'interno del bilancio dello Stato sarà coperto da quella famosa spending review che noi oggi non vediamo ancora in maniera ufficiale. Signor Ministro, non so se lei ha fatto l'amministratore comunale o territoriale, ma parecchi del suo Governo l'hanno fatto, ivi compreso il Presidente del Consiglio, e dovrebbero effettivamente sapere che, se cancelliamo una municipalizzata che fa un certo servizio, o cancelliamo anche il servizio o quel servizio andrà dato ugualmente, per cui qualcuno dovrà pensarci.
  Allora, le ribadisco quello che noi abbiamo sempre detto: la vera spending review non è l'accentramento, non è il fatto che gli acquisti della pubblica amministrazione li faccio ad un solo ente, perché è stato dimostrato in alcuni comuni che, quando le scelte si fanno in maniera efficace, trasparente e razionale, a volte si risparmia anche rispetto alle offerte della Consip. Quindi, non è l'accentramento che farà diminuire la spesa, ma è solo ed esclusivamente il federalismo fiscale, che voi avete nascosto in tutto questo periodo. La cosa più sorprendente è che è stato nascosto da un Governo che è fatto di sindaci e che dovrebbe credere ed appoggiare quella soluzione perché quella è la soluzione, perlomeno per quanto riguarda gli enti locali.
  Noi crediamo che voi non rispetterete il rapporto tra deficit e PIL, ne siamo quasi certi, anche se, come ha detto qualcuno che mi ha preceduto, giocherete molto sui nuovi parametri con cui verrà calcolato il prodotto interno lordo. Di sicuro avete sbagliato i dati, questa cosa è inconfutabile; oggi il Paese doveva avere un prodotto interno lordo positivo e invece il Paese è in recessione in un momento nel quale la politica, il Governo, si stanno occupando di tutto tranne che di questa drammatica situazione economica.
  Il Presidente del Consiglio sta cercando, e purtroppo sta anche ottenendo, una grande copertura mediatica: perché, vede, Ministro, rispetto ai gufi ed ai commentatori, sono molti di più coloro i quali Pag. 77scrivono ed attestano la grandiosità del Presidente del Consiglio mentendo, visto che continua a dirci delle gran balle. Questo perché ci ha riempito di false speranze, false speranze che ha calendarizzato nei riguardi di alcune scadenze che non ha rispettato. False speranze sui cento giorni e poi sui mille giorni che magari, se possibile, diventeranno 10 mila, se riuscirà a non far votare anche alle politiche dopo che è riuscito a non far votare le province, senza cancellarle.
  I dati sono estremamente negativi e mai mi sarei aspettato oggi di sentire alcuni membri del Partito Democratico dire che tutto questo è colpa dell'ultimo Governo di centrodestra, l'ultimo Governo con il PIL positivo. Se si ritiene così dannosa l'attività politica ed economica del centrodestra, mi chiedo per quale motivo ci si incontra continuamente per fare gli accordi poi sulla legge elettorale, visto che quel Governo ed i suoi componenti erano il male assoluto.
  Ma la domanda è una, Ministro: qual è la vostra politica economica ? Questo è quello che noi non abbiamo assolutamente capito, e credo non l'abbia capito nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Qual è la linea di questo Governo in materia di politica economica ? La linea è quella che il Presidente del Consiglio un giorno dice una cosa, un giorno ne dice un'altra, in base all’humus, all'emotività della cittadinanza, dei quotidiani, della stampa o dei media ? È questa la linea ? Così il Paese andrà in default e la cosa è abbastanza evidente. In caso contrario, Ministro, ci deve spiegare qual è la linea o ci poteva dire oggi che la linea di politica economica sarà data e sarà composta da quella cabina di regia economica che dovrebbe, a quanto ci dicono gli organi di stampa, comporre il Presidente del Consiglio, e della quale non so se lei fa parte o meno; ma io, fossi in lei, una piccola riflessione sulla stima che il Presidente del Consiglio ha in lei a questo punto me la farei sicuramente.
  False promesse, continue false promesse e false speranze, perché la cosa più brutta che è successa in questi ultimi mesi, da quando Matteo Renzi è alla Presidenza del Consiglio – Presidente del Consiglio non eletto, e vorrei continuamente ricordarlo a tutti –, è che lui ha dato false speranze a persone in gravissima difficoltà, perché i cittadini italiani sono in gravissima difficoltà e vivono un disagio economico e sociale mai vissuto. Oggi siamo in una situazione di estrema povertà, povertà che voi continuamente aumentate: i giovani scappano all'estero per trovare il posto di lavoro e le giovani coppie non possono fare figli perché non sanno come dare loro futuro.
  Ma ci sono due categorie, Ministro, che fanno festa con i vostri provvedimenti, due categorie di persone. La prima sono i detenuti e i delinquenti, Ministro, ai quali voi non solo avete depenalizzato i reati, ma avete dato addirittura un indennizzo, una defiscalizzazione a quelle aziende che assumono i detenuti e non alla gente perbene, non ai giovani perbene. Addirittura indennizzate con 8 euro al giorno quei detenuti perché sono stati scomodi nelle carceri.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GUIDO GUIDESI. L'altra categoria – e concludo – è quella degli immigrati, Ministro. A lei sembra normale che in una situazione del genere, in una situazione di disastro economico del genere, voi spendiate 10 miliardi all'anno per gli immigrati e abbandoniate tutti i cittadini disoccupati e non avete i soldi per la cassa in deroga ? Ministro, fate una riflessione, ma fermatevi prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Presidente, signor Ministro, il nostro gruppo parlamentare la ringrazia per il suo intervento. Noi l'abbiamo trovato sobrio e serio, direi essenziale. Qualcuno ha scambiato questa essenzialità per reticenza, noi non lo crediamo. Non crediamo neppure che sia solo Pag. 78espressione del suo carattere, del modo che ha di comunicare. Crediamo piuttosto – ne siamo sicuri – che questa essenzialità sia stata il frutto della sua piena consapevolezza della grande difficoltà di questo momento, e noi pure siamo consapevoli della difficoltà. Di fronte ai dati dell'ISTAT ? Sì e no. Io credo che il clamore e la preoccupazione comprensibili provocati dalla pubblicazione di questi dati debbano tener conto del fatto che la situazione era già nota. Bastava leggere tra le righe, bastava ascoltare ciò che accade dentro il mondo delle imprese e delle famiglie. A questo suo atteggiamento di essenzialità e di responsabilità deve corrispondere anche l'atteggiamento di responsabilità del Parlamento e, per quanto ci riguarda, questo è fuori discussione.
  Noi non siamo qui a lanciare proclami, a lanciare recriminazioni, a lanciare accuse dirette o indirette, come abbiamo sentito, né a propugnare ricette. Abbiamo visto all'opera soloni di vario genere a questo riguardo. Al contrario, noi siamo qui a ribadire che avvertiamo l'obbligo dell'umiltà nel riconoscere che la strada, era per Enrico Letta e rimane per Matteo Renzi, una strada lunga e tutta in salita. Noi vorremmo che di questa consapevolezza fosse portatore l'intero Governo. Vorremmo che questo atteggiamento fosse patrimonio condiviso e vissuto del Governo e della maggioranza. Noi non avevamo, per così dire, suonato le campane a distesa in una sorta di attesa messianica nel febbraio di quest'anno e non riteniamo di suonare certamente a morto le campane oggi, dopo i dati dell'ISTAT di ieri. Ci sembrano, questi due atteggiamenti, poco politici e poco responsabili.
  Per questa ragione, nel ribadire il nostro pieno e leale sostegno al Governo, noi, lo invitiamo a concentrarsi sulle cose che veramente contano, dicendo parole di sobrietà e di verità agli italiani. Lo invitiamo a comporre un quadro coerente ed organico delle non molte cose che il Governo, e noi con esso, si impegna a fare da qui ai prossimi citati mille giorni.
  Un quadro organico che leghi in una matrice comune politiche di spesa, riduzione e qualificazione, politiche economiche, piano industriale di riorganizzazione radicale della pubblica amministrazione, politiche per il lavoro e per l'equità e politiche in sede europea. La lettera che il Presidente del Consiglio ha fatto arrivare ieri ai capigruppo della maggioranza di Camera e Senato a noi è parsa, in questo senso, una buona base di partenza, indica una buona pista di lavoro. Invitiamo, in questo senso, il Governo a rafforzare il rapporto di condivisione con la sua maggioranza, perché ci aspetteranno tempi difficili.
  Leggiamo di improbabili, auspicati, evocati «soccorsi azzurri». Noi riteniamo che la strada debba essere invece, da parte del Governo, quella di lavorare per consolidare la sua maggioranza, per consolidare la condivisione nella sua maggioranza, per coordinare meglio le attività, in modo tale, fra l'altro, da evitare anche le pessime figure che tutti quanti abbiamo fatto in questi giorni a proposito dei decreti che abbiamo appena approvato.
  Per quanto ci riguarda, noi siamo convintamente pronti a collaborare in questo senso, anche con un raccordo più stretto, più incisivo, con altre forze politiche di questa maggioranza.
  Il Presidente Renzi ha voluto ribadire, e noi siamo d'accordo, il primato della politica ed è intorno a questo, credo, che si giocherà molta parte del futuro di questo Governo. Perché, infatti, le scelte che dovremmo prendere sono tutte altamente politiche. Sono politiche, certamente, le scelte che riguardano il capitolo, che lei ha abbondantemente citato, della revisione della spesa. La revisione della spesa è solo in minima parte ciò che interessa invece molto ai giornali, cioè quanto costa una siringa in un posto e nell'altro del nostro Paese; certo, è anche questo, ma la politica di revisione della spesa è opera altamente politica, perché in primo luogo chiama in causa la decisione su quali diritti individuali e collettivi debbono essere tutelati dalla pubblica amministrazione, in che misura e a fronte di quali doveri verso il bene comune. Sono Pag. 79certamente politiche le questioni che riguardano il rapporto tra la spesa pubblica centrale e la spesa pubblica degli enti locali.
  Va molto di moda l'ornitologia in questi giorni e, dunque, dico che noi non partecipiamo al tiro al piccione contro regioni e comuni. Mi limito ad osservare che sprechi e inefficienze sono ovunque, che comunque dal 2010 in poi la spesa pubblica territoriale è diminuita, mentre quella centrale è aumentata, e mi limito semmai a dire che non è con la strada del centralismo e dello statalismo che si possono affrontare queste questioni. È piuttosto attraverso la strada di un rapporto – che oggi non c’è nel nostro Paese – fra chi ha la responsabilità della spesa e chi ha la responsabilità delle entrate. E ricomporre questo circuito virtuoso è, in fin dei conti, la traccia, se vogliamo, per ricostruire quella idea di un Paese democratico plurale e autonomista che è stata, mi pare, un pochino smarrita nel dibattito di questi giorni al Senato.
  Infine, sono politiche anche le scelte che riguardano la priorità nella scelta dei beneficiari delle misure fiscali e delle varie politiche che il Governo mette in campo. È questo un tema sul quale dovremo lavorare molto più in profondità, anche come maggioranza.
  In generale ci sembra pertinente l'ordine di priorità che indicava ieri il professor Quadrio Curzio sul Mattino investimenti, occupazione, redditi, consumi. La sequenza inversa, come sappiamo, è piuttosto improbabile. Così come ci pare logico che le priorità nell'uso delle poche risorse che abbiamo debbano essere destinate, per quanto riguarda la lotta alla povertà e l'impoverimento, a forme innovative di reddito di cittadinanza e, per quanto riguarda il fronte della coesione, ad una politica familiare seria e rispettosa del carico che le famiglie sopportano per i figli.
  Dunque, in conclusione, signor Ministro, da parte nostra questo è l'invito: nervi saldi, umiltà, determinazione e coraggio, consapevolezza che la strada è lunga e difficile; non sarà un autunno di grande serenità e di grande facilità, lo sapevamo. Tuttavia, io penso che dipenda senz'altro anche da noi la risposta alla domanda vera, cruciale che in questi giorni molti si pongono: l'Italia è in una fase, pur difficile e drammatica, di recessione o si è ormai incamminata strutturalmente sulla deriva della crescita zero ?

  PRESIDENTE. Deputato Dellai, concluda.

  LORENZO DELLAI. Su questa domanda io credo che dovremmo tutti lavorare, e a questa domanda dovremmo tutti concorrere e che non sia data la risposta più inquientante dare una risposta collettiva, come maggioranza e come Governo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi deputati, signor Ministro, l'impressione – ascoltandola ed avendo in buona sostanza perfetta conferma rispetto alla disattenzione del Governo sugli andamenti sociali, sulla situazione economica del Paese, su quelle realtà che stanno in una situazione di evidente sofferenza – è che voi non abbiate il coraggio di prendere il toro per le corna e di affrontare di petto problemi che, ormai, sono diventati giganteschi.
  Per salvare l'Italia non servono gli scioglilingua, non servono le battute da bar – di cui sinceramente abbiamo anche le tasche piene – del Presidente del Consiglio in carica, Matteo Renzi: serve intanto avere consapevolezza di quello che è, i numeri li abbiamo potuti declinare ripetute volte, l'ultima volta nella giornata di ieri, e non c’è bisogno di ulteriori approfondimenti, perché il numero definitivo è quello che ci ha fornito l'Istat poche ore fa. È una recessione, quella all'interno della quale ci troviamo, che è l'esatto opposto rispetto alle intenzioni che hanno mosso l'attuale Governo a prendere furbescamente e forse scorrettamente le redini, oltre che l'eredità del precedente Governo Letta.Pag. 80
  Avere coraggio significa tirare giù le tasse, una volta per tutte; significa azzerarle per le nuove imprese; significa fare una sorta di moratoria di almeno tre anni per detassare le nuove assunzioni; significa avere il coraggio, quando si riforma la Costituzione, di introdurre elementi innovativi che vadano nella direzione della tutela degli interessi dei cittadini, delle famiglie e delle imprese, non soltanto di avere attenzione per le alchimie paraistituzionali, con la chimera della cancellazione del bicameralismo paritario; significa, per esempio, parlare di tetto, in Costituzione, alla pressione fiscale, come rivoluzione culturale che impone allo Stato di rispettare la capienza di un cittadino, di una famiglia e di un impresa e, quindi, limite massimo, non valicabile per esistere e difendere il proprio diritto alla qualità della vita, al benessere.
  Avere coraggio significa fare un'altra rivoluzione fiscale, che è quella dell'introduzione del modello «scarica tutto», unica, vera, efficace forma di lotta all'evasione fiscale che voi, invece, volete fare solo e soltanto con il paraocchi, andando a sanare i grandi evasori, ne abbiamo parlato tante volte – tra questi, primeggiano gli istituti di credito, tra questi, primeggiano le grandi aziende che operano nel campo dei giochi d'azzardo – e penalizzando, fino al cinismo, le piccole aziende, che rappresentano l'autentica spina dorsale del tessuto socio-economico italiano.
  Avere coraggio significa aggredire i centri di spesa regionali, e voi state facendo l'esatto opposto, eliminando dal lavoro di Cottarelli, dalla cosiddetta revisione della spesa – la chiamo in italiano, anche per orgoglio e per spirito identitario – le regioni e la salute, come se la sanità e la spesa che consuma significasse soltanto andare incontro alle esigenze di efficienza, di garanzia, di tutela della salute dei cittadini, e non fosse, invece, quella strada costipata di tanti e quali intollerabili sprechi.
  Avere coraggio significa aggredire il debito pubblico. Anche di questo ci avevate parlato. Non so in quale era geologica avrete intenzione di aggredire il debito pubblico. Non lo so ! Ma vi rendete conto che se va bene parliamo qui, quando ne parliamo, di qualche miliardo di euro di risparmi mentre negli ultimi tre anni, dal 2010 al 2013, noi soltanto di interessi sul debito abbiamo pagato 300 miliardi ? Non mettere le mani sul debito pubblico o, almeno, sugli interessi sul debito significa avere uno scolapasta e provare, con quello, a svuotare l'oceano. È un'operazione velleitaria e sinceramente, Ministro Padoan, anche un po’ patetica, anche un po’ patetica.
  E, allora, varrebbe la pena ricordare a tutti noi che lo sappiamo – ma non si sa mai, perché potrebbe aiutare – come è composto il debito italiano. Il 10 per cento soltanto è nelle mani delle famiglie italiane; poi, l'11,7 per cento le assicurazioni italiane. Quante volte abbiamo parlato, in quest'Aula o nell'altro ramo del Parlamento, delle assicurazioni ? Quanti provvedimenti abbiamo varato in favore di quelle grandi compagnie assicuratrici nazionali ? Il 10,6 per cento del debito ce l'ha la Banca d'Italia. Pochi mesi fa abbiamo ricapitalizzato per 7,5 miliardi di euro la Banca d'Italia. Il 2,7 per cento è dei Fondi comuni italiani. Il 23 per cento del debito pubblico italiano è nelle mani degli istituti di credito, esattamente quegli istituti di cui ci occupiamo lungamente. Direi che ormai è venuta a noia di questo Parlamento la discussione sui privilegi, sulle marchette fatte alle banche private.
  Il colpo di mano che nello spazio di poche ore ha cancellato una inapplicata legge dello Stato del 2005, approvata dai due rami del Parlamento per la rinazionalizzazione della Banca d'Italia, ci fa capire a chi risponda questo Governo, a chi risponda questa maggioranza. Il 23 per cento del nostro debito pubblico è nelle mani di quegli istituti di credito a cui abbiamo fatto lo sconto da cinque miliardi di evasione fiscale accertata a un miliardo soltanto. Quando mai avete avuto lo stesso trattamento nei confronti dei piccoli imprenditori, delle aziende familiari, dei liberi professionisti ? Quando mai è accaduto ? Il 7,2 per cento appartiene ad altri Pag. 81gestori, sempre italiani, per un totale all'incirca del 65 per cento. Poi, c’è un 30 per cento che è nelle mani di Stati stranieri ma soprattutto, ovviamente, delle loro banche e delle loro realtà economico-finanziarie.
  Se questo debito produce quella mole ingestibile di interessi, volete almeno fare in modo che le discussioni tese a risparmiare uno, due, dieci miliardi possano portare dei frutti ? E non ci si trovi, appunto, nella condizione descritta in premessa, della velleitaria volontà di procedere allo svuotamento dell'oceano con lo scolapasta.
  Dunque – e concludo – Presidente, Ministro, colleghi, noi abbiamo il vago sospetto che voi non rispondiate – e ce lo dimostra anche Cottarelli in questa polemica che si è aperta – agli italiani. Ma quando mai gli italiani vi hanno chiesto, in una situazione di crisi cosmica, di dargli 80 euro al mese in più ? Avete perseguito, ancora una volta, la strada della marchetta elettorale, che vi ha prodotto dei risultati elettorali ma che non ha prodotto lo straccio di un beneficio nella ristrutturazione del bilancio nazionale.

  PRESIDENTE. Concluda !

  FABIO RAMPELLI. Noi riteniamo che voi siate collocati su una strada sbagliata e che se non intraprenderete la via del coraggio voi, voi – e ve ne assumete tutta la responsabilità – rischiate di portare l'Italia al fallimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signora Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, siamo preoccupati come voi, come tutti voi, rispetto al quadro che ci presentano e ci consegnano le ultime cifre dell'ISTAT. Ma voglio dire che non siamo sorpresi.
  Francamente penso che la sorpresa non si adatti ai parlamentari della Repubblica che vivono in questo Paese. Non si adatti soprattutto a molti parlamentari di questa Repubblica, di questo Parlamento che hanno fatto parte di Governi, hanno sostenuto Governi che hanno portato l'Italia laddove essa è. Penso all'intervento del presidente Brunetta, penso all'intervento dell'onorevole Guidesi della Lega Nord, insomma parlamentari che hanno avuto ruoli importanti in Governi che, ad esempio, hanno votato leggi sul falso in bilancio, destinato molte risorse ad eliminare l'ICI su case anche di pregio.
  Insomma, la sorpresa non si adatta, non è proprio il caso di essere sorpresi di fronte a problemi strutturali del Paese che richiedono un tempo lungo per essere affrontati. Però, signor Ministro, c’è un punto, che mostra di avere esattamente presente, il Governo Renzi non ha creato i problemi dell'Italia, ma è chiamato qui ed oggi a risolverli, perché su di esso l'Italia ha molto investito e, quindi, la severità con la quale viene letta l'azione del Governo è direttamente proporzionale all'investimento che vi è stato.
  Penso, ad esempio, che dire che ci vuole il passo del maratoneta per affrontare i problemi strutturali dell'Italia sia un'affermazione saggia; ci vuole il passo del maratoneta; i problemi di competitività del Paese sono strutturali, il passo del maratoneta consente, anche di più e meglio, di ascoltare, di coinvolgere nei processi di cambiamento, nelle riforme di sistema, i corpi intermedi, le organizzazioni sindacali, le associazioni. Consente di più, di capire e meglio risolvere. Allora, il punto, però, anche pensando alla strada, a proposito di strade, e alla direzione di marcia. Ed io, signor Ministro, le dico di non ascoltare i consigli che le venivano dati, ad esempio, dal presidente Brunetta che si mostrava molto desideroso di darne. Penso, ad esempio, che la scelta degli 80 euro, di cui ho sentito molti dire che trattasi di una scelta sbagliata, che bisogna prendere quei soldi e metterli da un'altra parte, sia giusta e sia necessario confermarla e estenderla perché l'Italia ha bisogno di una scelta di equità e di redistribuzione, ma anche di sostenere i consumi.
  Poi penso che le riforme di sistema siano importanti; lei parlava di due pilastri: Pag. 82riforme strutturali ed investimenti. Le riforme di sistema sono importanti e mi piacerebbe un grande coraggio intellettuale nel dire, per esempio, nella riforma di sistema che riguarda il lavoro, che la precarietà è un problema per la competitività del Paese. Pertanto, signor Ministro, non ascolti il consiglio che, ad esempio, ieri le dava il Ministro dell'interno Alfano. Non è l'articolo 18 la riforma strutturale di cui ha bisogno il Paese. Infine, gli investimenti pubblici. Lei, signor Ministro, diceva investimenti pubblici o privati, io dico politiche pubbliche che possono orientare anche gli investimenti privati. Il punto, qui e in Europa, è questo: gli investimenti pubblici e, quindi, le risorse per finanziarli.
  Io penso che ci siano le risorse. Certo, vi è una grande battaglia aperta in Europa affinché molti di quegli investimenti siano scorporati dalle voci che computano il debito, in modo che sia modificato quel Patto di stabilità. C’è anche un tema che riguarda l'Italia: dove si prendono le risorse per gli investimenti pubblici che servono per prendersi cura del Paese. Credo, come detto, che ci siano. Penso nel risparmio previdenziale si possano trovare e penso che parlare di patrimoniale, qui ed ora, non sia una bestemmia, ma sia una scelta, ed oggi la politica è chiamata a fare delle scelte.

  PRESIDENTE. Concluda.

  TITTI DI SALVO. Concludo, il Governo Renzi ha sulle spalle un debito che non ha contratto lui, ma ce l'ha con l'Italia e con i più deboli e con i più deboli degli italiani, quali gli esodati, gli insegnanti di «quota 96», sono i più poveri. È un debito che non ha contratto il Governo Renzi, ma è un debito che tutto il Parlamento ha e, credo, noi abbiamo il dovere di rispettare andando avanti lungo questa strada dell'equità per portare l'Italia fuori dalla crisi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signora Presidente, signor Ministro Padoan, condivido il giudizio che l'impatto macroeconomico di pochi trimestri non consente di valutare appieno l'azione del Governo, ma obbliga comunque il Governo a correggere il tiro, così come la valutazione sul taglio del cuneo fiscale, che, per avere effetti nel tempo, deve essere credibile e permanente.
  E, pur tuttavia, i tempi sono così stretti che non consentono errori sul piano del metodo istituzionale dei rapporti tra gli organi dello Stato. La revisione della spesa e le coperture finanziarie necessarie a reggere le scelte strategiche sono compiti del Governo, il quale decide sulla base anche di indicazioni tecniche, sia che esse provengano dal commissario per la spending review sia che esse derivino dalla Ragioneria generale dello Stato.
  I tagli lineari hanno offerto nel recente passato coperture formali, ma erano profondamente sbagliati, perché non coerenti con il processo di revisione della spesa, e alcuni di noi li hanno profondamente avversati. La revisione della spesa, viceversa, è molto più impegnativa dei tagli lineari, ma molto più giusta, solo che richiede un'applicazione continua ed un coordinamento istituzionale forte e autorevole, forse quello che serve e che appare inadeguato. E le coperture, alle quali si deve fare cenno, vanno usate a consuntivo del risultato della spending review.
  Il Governo non può nascondersi dietro la Ragioneria generale dello Stato, perché essa è un organo strategico del suo Ministero, quindi, è il Governo stesso. Quindi, signor Ministro, usi la sua autorevolezza per evitare che si ripropongano elementi di confusione, come è avvenuto sulla «quota 96». La confusione ci danneggia – e concludo – pesantemente, sia in Europa che sui mercati finanziari. Governare vuol dire fare quello che è doveroso fare per il proprio Paese, non assecondare interessi particolari. Può non essere popolare, ma è il dovere principe del Governo dare l'esempio.
  Confido che la sua storia professionale e la sua esperienza portino un contributo Pag. 83decisivo in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, come ultimo intervento, il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, grazie signor Ministro per la sua disponibilità, che ha sempre avuto nel venire qui a riferire in Parlamento. Certo, la situazione è preoccupante, abbiamo, ovviamente, preoccupazioni, non soltanto per i dati del PIL. Abbiamo preoccupazione per quello che potrà accadere sull'occupazione e per i problemi che ci saranno soprattutto in aree di grande difficoltà, come il Mezzogiorno d'Italia.
  Pur tuttavia, le cose che lei ci ha detto ci rassicurano, perché siamo convinti, profondamente convinti, che questo Paese ce la può fare nella misura in cui si affrontano con grande determinazione i nodi strutturali dell'economia e, quindi, le grandi riforme da mettere in campo. Non dia retta a coloro i quali hanno mandato questo Paese ovviamente in dissesto. Guardi con grande attenzione alle prospettive che abbiamo, alle grandi possibilità che abbiamo per le riforme. Acceleriamo le riforme. Le voglio suggerire di mettere in campo con grande rapidità la possibilità di verificare, come diceva la mia collega, quei 200 miliardi di euro, che sono appunto i risparmi previdenziali, che sono spesi e sono investiti per il 70 per cento all'estero e per il 30 per cento in Italia. Abbiamo una grande opportunità: lavoriamoci sopra perché questo possa significare immissione di liquidità nel sistema dell'economia reale e, quindi, rilanciare l'economia e lo sviluppo di questo Paese.
  Io sono convinto che da settembre, con le grandi riforme che metteremo in campo, questo Paese ce la può fare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
  Colleghi, prima di passare all'esame dei disegni di legge di rendiconto e di assestamento, sospendo brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 16.

  La seduta, sospesa alle 15,45 è ripresa alle 16,05.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Boschi, Bressa, Brunetta, Capezzone, Carinelli, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Di Salvo, Epifani, Gianni Farina, Fedriga, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garavini, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Meta, Miotto, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Sisto, Speranza, Tabacci, Velo, Vignali, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2013 (A.C. 2541); Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2014. (A.C. 2542-A) (ore 16,07).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2013; Disposizioni Pag. 84per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2014.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 2541 e 2542-A )

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per entrambi i disegni di legge, il deputato Antonio Misiani.

  ANTONIO MISIANI, Relatore. Signor Presidente, mi concentrerò sugli aspetti più significativi di entrambi i provvedimenti, rinviando...

  PRESIDENTE. Mi scusi un secondo. Vediamo se riusciamo ad avere un po’ di silenzio, perché altrimenti si fa fatica a parlare e anche ad ascoltare. Grazie.

  ANTONIO MISIANI, Relatore. Rinviando alla documentazione depositata per i dettagli. Signor Presidente, nel 2013 si è consolidata, nella zona dell'euro, la tendenza alla riduzione dei deficit pubblici in atto dal 2010.
  In questo quadro, l'Italia ha ridotto in misura significativa il suo disavanzo, che è sceso dal 4,5 per cento del 2010 al 3 per cento nel 2012, dato confermato nel 2013. E nel 2013 l'Italia ha ottenuto il migliore avanzo primario della zona euro insieme alla Germania, uscendo a fine maggio 2013 dalla procedura per disavanzo eccessivo. Credo che siano elementi significativi, quando si analizzano i conti pubblici, e ci aiutano ad evitare inutili drammatizzazioni. Questo quadro, indubbiamente positivo per quanto riguarda i flussi di finanza pubblica, come ci ricorda anche la Corte dei conti, cambia naturalmente se si passa a valutare il peso del debito pubblico sul prodotto interno lordo, che è cresciuto in misura significativa in tutta la zona euro e in Italia è passato dal 103 per cento del 2007 fino a superare il 130 per cento nel 2013, anno nel quale l'Italia aveva il poco invidiabile primato del quarto debito pubblico al mondo in valore assoluto.
  Ed è proprio questo fardello il più importante fattore di vulnerabilità dei nostri conti pubblici, un problema ancor più delicato alla luce delle regole del fiscal compact, che, ricordo, obbligano tutti i Paesi, compreso il nostro, con un debito pubblico superiore al 60 per cento del PIL a rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni.
  In questo quadro – e vengo al disegno di legge sul Rendiconto 2013 – la gestione di competenza evidenzia un peggioramento dei saldi rispetto all'anno precedente. Vale per il saldo netto da finanziare così come per il risparmio pubblico, mentre il ricorso al mercato risulta lievemente migliore rispetto al dato dell'anno precedente.
  Questi saldi sono frutto di un andamento lievemente in crescita delle entrate finali, legato esclusivamente all'andamento di quelle extratributarie, mentre le entrate tributarie risultano sostanzialmente invariate. Il Rendiconto evidenzia anche un forte aumento delle entrate da accensione prestiti, che, però, è essenzialmente legato all'operazione straordinaria di pagamento dei debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni.
  Aumentano in misura significativa anche le spese finali, con un andamento che è legato innanzitutto alla dinamica della spesa primaria corrente e, soprattutto, della spesa in conto capitale. L'aumento degli investimenti è una delle spese in conto capitale, una buona notizia, visto il crollo che questo elemento aveva avuto negli anni passati. In questo elemento, naturalmente, è contenuta l'operazione straordinaria di pagamento dei debiti pregressi della pubblica amministrazione. Sono rimasti sostanzialmente stabili gli Pag. 85interessi passivi e sono nettamente diminuite le spese per il rimborso dei prestiti.
  Credo che sia utile soffermarsi sull'analisi per missioni della spesa pubblica: tra il 2008 e il 2012 una politica di riequilibrio oggettivamente poco selettiva ha portato ad un taglio drastico delle missioni di spesa più direttamente connesse alla crescita, con riduzioni particolarmente severe delle missioni ambiente e sviluppo sostenibile, diritto alla mobilità, ricerca e innovazione, istruzione scolastica. In quegli anni, oggettivamente, il risanamento ha colpito di più le voci di spesa che erano e sono più direttamente connesse alle potenzialità di sviluppo del Paese. Nel 2013 si è registrata una prima inversione di tendenza; rimane, però, a mio modo di vedere, condivisibile quanto ha evidenziato la Corte dei conti nell'analisi del Rendiconto 2013. L'impegno finanziario permane insufficiente, rispetto alle necessità di un Paese in crisi economica, in alcuni settori strategici per lo sviluppo quali l'istruzione, l'ambiente e i beni culturali. Per quanto riguarda la gestione dei residui, i dati evidenziano come il fenomeno sia rimasto su livelli considerevoli e in crescita. La gestione di cassa ha risultanze analoghe a quella di competenza. Il conto del patrimonio evidenzia un'eccedenza passiva di 1.562 miliardi di euro, con un lieve peggioramento rispetto all'anno precedente.
  Nel 2014 l'andamento dei conti pubblici è e sarà condizionato negativamente dall'andamento dell'economia. Il dibattito aperto dal Ministro dell'economia poc'anzi ha evidenziato come i numeri del Documento di economia e finanza 2014, che ipotizzavano una crescita del PIL dello 0,8 per cento e un indebitamento netto al 2,6 per cento, inevitabilmente andranno rivisti alla luce del trend del prodotto interno lordo nei primi due trimestri dell'anno. Il disegno di legge di assestamento riflette questo andamento contrastato dell'economia del Paese, che, appunto, ha un riflesso anche sui saldi assestati del bilancio dello Stato. Il saldo netto da finanziare peggiora lievemente rispetto alle previsioni iniziali, mentre migliorano, seppur di poco, il risparmio pubblico e il ricorso al mercato. I saldi in ogni caso rientrano – ed è giusto sottolinearlo – nei limiti massimi stabiliti dalla legge di stabilità del 2014. Diminuiscono rispetto alle previsioni iniziali le entrate finali essenzialmente per il calo delle entrate tributarie, che è legato all'andamento dell'economia peggiore rispetto alle previsioni iniziali. Le spese finali sono più alte delle previsioni, soprattutto per la crescita della spesa primaria corrente e di quella in conto capitale, mentre c’è una significativa riduzione della spesa per interessi. L'andamento di cassa è analogo a quello della gestione di competenza, e rimando ai documenti. Segnalo che il disegno di legge di assestamento è stato emendato in Commissione bilancio.
  Vado a concludere, signor Presidente. I dati negativi sull'andamento del prodotto interno lordo nel secondo trimestre dell'anno evidenziano una volta di più la natura strutturale e di lungo periodo della crisi italiana. La nostra economia cresceva meno del resto d'Europa prima del 2008, è arretrata più degli altri Paesi durante la recessione e ora, a differenza delle altre economie europee, non riesce ad agganciare il treno della ripresa, e negli anni della grande recessione abbiamo perso nove punti di PIL, con un raddoppio della disoccupazione e una crescita allarmante delle persone in povertà assoluta. Negli stessi anni abbiamo attuato uno sforzo di risanamento dei conti pubblici enorme.
  Queste manovre finanziarie, che sono costate pesanti sacrifici ai cittadini e alle imprese, hanno riportato sotto controllo il deficit, hanno riportato in avanzo primario i conti della pubblica amministrazione, il migliore avanzo primario insieme a quello della Germania, ma aggravando la recessione hanno vanificato parte di quell'azione di riequilibrio e non hanno arrestato la crescita del debito pubblico, che rimane il problema più importante della finanza pubblica italiana.
  Un Paese in queste condizioni economiche, sociali e di finanza pubblica difficilmente poteva riprendere a correre come se nulla fosse accaduto al nostro sistema Pag. 86produttivo e alla nostra società. Non esistono bacchette magiche per avviare la ripresa, né nel nostro Paese, né nelle altre economie.
  Il Governo in questi mesi ha varato misure importanti, tra cui il bonus di 80 euro, che vale a regime 10 miliardi di euro di tasse in meno e che – come ricordava giustamente il Ministro Padoan – è entrato a regime nell'ultimo mese del trimestre oggetto di tante polemiche. Sono interventi positivi e condivisibili; è chiaro che non possono che rappresentare, però, un pezzo di una strategia più ampia e di medio periodo.
  All'Italia serve un lavoro di lunga lena, Signor Presidente: dobbiamo lavorare in Europa per affermare nei fatti che la crescita e l'occupazione sono la priorità assoluta e dobbiamo lavorare in Italia con ancor più coraggio e determinazione, tenendo sotto controllo i conti naturalmente perché non è tempo di mettere in discussione la disciplina di bilancio, ma il cuore dell'agenda dei mille giorni del Governo deve concentrarsi sui motori della crescita, della riduzione delle disuguaglianze, della riattivazione degli investimenti pubblici e privati, dell'investimento su scuola, università e ricerca, della lotta alla corruzione e all'evasione fiscale, della semplificazione di un Paese difficile per chi vuole fare impresa. Questo è il punto: i nostri sforzi oggi devono andare verso tutto ciò che può far crescere economia e creare lavoro.
  Non partiamo da zero, al di là delle polemiche: il Parlamento ha approvato in questi mesi non la robaccia di cui parlava il capogruppo di Forza Italia, ma provvedimenti importanti che avranno un grande impatto sull'economia. Ma il Paese ci chiede di accelerare: è questa la lezione che dobbiamo trarre anche dai numeri negativi di ieri.
  È tempo di concretizzare le riforme approvate in questi anni, è tempo di approvare in tempi certi le riforme economiche e sociali che il Governo ha posto alla discussione del Parlamento. Solo così l'Italia ritroverà la fiducia e la speranza che sono indispensabili per uscire dalle secche della crisi (Applausi).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo, il sottosegretario per l'economia e le finanze Zanetti, si riserva di intervenire nel prosieguo della discussione.
  Non vi è alcun deputato iscritto a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Esame degli articoli – A.C. 2541)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante il Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2013.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico, Manlio Di Stefano, Marroni, Di Lello, De Micheli, Zardini, Matarrelli, Rizzo, Bini, Di Gioia, Marco Meloni, Schirò (Commenti)... Stiamo cercando di far votare tutti i colleghi, abbiate pazienza. Rossomando (Commenti)... Colleghi, come mai questa impazienza ? Può capitare a tutti di non riuscire a votare. Romanini, Dell'Aringa, Giuliani, Bruno Bossio, Cassano, Gribaudo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  406   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  274    
    Hanno votato no   132    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Sannicandro ha segnalato di aver erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro; il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 87

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Folino, Portas, Totaro, Ruocco, De Micheli, Schirò, Locatelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  391   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  262    
    Hanno votato no  129    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole mentre il deputato Villarosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Guidesi, Folino, Gadda, Di Lello, Damiano, Roberta Agostini, Carella, Bonafede, Paolo Rossi, Fitzgerald Nissoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  417   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  279    
    Hanno votato no   138    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mura, Colletti, Folino, Portas, Di Lello, Piccoli Nardelli, Chiarelli, Oliaro, Capua...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  421   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  280    
    Hanno votato no   141    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 5, con i relativi allegati 1 e 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, con i relativi allegati 1 e 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Stumpo, Cassano, Gutgeld, Vitelli, Russo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  425   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  285    
    Hanno votato no  140    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti. Pag. 88
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chiarelli, Di Lello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  426   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato    287    
    Hanno votato no   139    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Blazina, Arlotti, Dellai, Di Lello, Latronico.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  424   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  284    
    Hanno votato no  140    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Sannicandro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A – A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Albanella, Zappulla.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  436   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  291    
    Hanno votato no  145    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Carra, Bray, Capua, Cimbro, Rizzetto, Vignali, Lombardi, Fraccaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  442   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  292    
    Hanno votato no  150    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A – A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Realacci, Rabino, Gagnarli, Pellegrino, Portas, Marzano, Sorial, Venittelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  443   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  293    
    Hanno votato no  150    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 89

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 2541)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 2541).
  Se nessuno chiede di intervenire invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno Franco Bordo n. 9/2541/1.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Relativamente all'ordine del giorno Franco Bordo n. 9/2541/1, il Governo propone una riformulazione, inserendo prima della parola: «avviare», le parole: «valutare se». Con questa riformulazione l'ordine del giorno verrebbe accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Deputato Franco Bordo, ha sentito ? Se accetta la riformulazione. L'ordine del giorno viene accettato come raccomandazione dal Governo. Per lei va bene ? Ne prendiamo atto, andiamo avanti.
  È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato. Avverto che nessun deputato ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto finale.

(Votazione finale e approvazione – A.C. 2541)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2541: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2013, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Capua, Giuseppe Guerini, Lombardi, Fontanelli, L'Abbate, Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  442   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  294    
    Hanno votato no  148.

  La Camera approva – (Vedi votazioni).

Sull'ordine dei lavori (ore 16,40).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Rubo all'Aula veramente un minuto, per sottolineare che noi stiamo portando avanti questi importanti lavori, però c’è una totale assenza dell'Esecutivo su un dramma umanitario che sta avvenendo nel mondo. Ci sono centomila cristiani perseguitati in Iraq, che stanno fuggendo dalle loro case, si rischia un genocidio e sembra alquanto surreale che il Presidente del Consiglio continui ad occuparsi di cercare di garantire un posto in Europa al suo Ministro degli esteri, ma su questo il Governo italiano è assolutamente assente e scomparso. Abbiamo approvato nelle scorse settimane una mozione che riguardava proprio le persecuzione di cristiani nel mondo, ci auguriamo, e colgo questo minuto veramente, che l'Esecutivo si faccia subito parte attiva, perché non si può intervenire solamente nel momento in cui esistono degli interessi economici. Se vogliamo andare ad affrontare i drammi che il mondo vive, in particolar modo anche quelli dei fratelli cristiani che sono massacrati da un estremismo islamico in quel Paese, ci deve essere un Governo che prende una forte posizione politica e chieda, come ha fatto la Francia, che subito l'ONU venga convocata e vada ad intervenire in quei casi in cui bambini muoiono ogni giorno; non ci sono soltanto i bambini di Gaza.

  PRESIDENTE. Bene, onorevole Fedriga, lei ha fatto questa sua dichiarazione di fronte al Governo, che ha recepito.

Pag. 90

  VINCENZO AMENDOLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA. Signora Presidente, dico a lei che questo è un tema, così come tutto il Medio Oriente in fiamme, che ovviamente unisce l'Aula, e vorrei dire tramite lei proprio al collega, che in queste ore il Viceministro Lapo Pistelli è proprio in Iraq e quindi credo che tutti quanti, prima di conoscere quello che succede, dovremmo anche sostenere il Governo mentre è lì ad agire per quella che è una crisi umanitaria, grazie. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato Pini, ha già parlato un deputato per il suo gruppo. La prego, stiamo su un altro provvedimento.

  GIANLUCA PINI. Mi deve dire il motivo.

  PRESIDENTE. Perché non apriamo qui questo dibattito adesso. Non è all'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  GIANLUCA PINI. Complimenti ! Solo i morti di Gaza vi interessano. Vergogna !

Si riprende la discussione (ore 16.45).

(Esame degli articoli – A.C. 2542-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2014 nel testo della Commissione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – 2542-A), con le annesse tabelle, al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, con le annesse tabelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Verini, Paglia, Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  434   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  293    
    Hanno votato no  141.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario; la deputata Piccoli Nardelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – 2542-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Antimo Cesaro, Terzoni, Vignali...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  434   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  294    
    Hanno votato no  140.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 91

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – 2542-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zardini, Turco, Gutgeld, Vitelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  437   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  295    
    Hanno votato no  142.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2542-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signora Presidente, sottosegretario, colleghi, oggi ci apprestiamo a votare il rendiconto di gestione 2013 e l'assestamento 2014, due provvedimenti assimilabili e a nostro avviso ancora troppo simili. Noi li avremmo voluti diversi uno dall'altro, sicuramente più diversi di quanto non sono, sia nella sostanza che nelle politiche economiche. Infatti, si sente un grande bisogno di cambiare verso, subito. Non ci sfugge che soprattutto sulle spese per investimento vi sono dei miglioramenti nei saldi di bilancio e non c’è dubbio che il nostro Paese non uscirà dalla crisi se non riuscirà a superare le politiche di austerity e a rilanciare fortemente le politiche di investimento. Ora, dopo gli ultimi dati ISTAT che sono usciti in questi giorni sul prodotto interno lordo, che inevitabilmente hanno modificato ogni saldo previsto prima nella finanziaria e quindi nella legge di assestamento che stiamo per votare, torna ad aleggiare, come uno spettro che non riusciamo a scacciare, la possibilità di dovere effettuare una manovra economica correttiva.
  Ma il punto, a nostro avviso, non è sul se ma sul come si vuole agire la leva di una manovra economica. La crisi economica ed occupazionale che continua a mordere la pelle viva dei cittadini italiani, infatti, non può essere affrontata, come è stato fatto sinora, con manovre pesantemente recessive. Al contrario, servono scelte coraggiose, che permettano al nostro Paese, in tempi brevi, di ridare slancio alla crescita e di alleggerire la pressione fiscale sul lavoro. E sicuramente il provvedimento sugli 80 euro ai lavoratori va nella giusta direzione. Sarebbero necessarie un insieme di misure organiche di politica economica ed è per questo che noi vogliamo sfidare e premere sul Governo, per andare in questa direzione. Misure organiche che superino le politiche di austerity a favore di interventi di investimento e di sostegno alla domanda, di sostegno al lavoro, ai redditi, alla lotta alla povertà; un vero e proprio piano per il lavoro per il prossimo triennio, fondato su una politica di investimenti pubblici, di sostegno alle imprese, con la riconversione ecologica dell'economia e la promozione di un piano straordinario di piccole opere. Di questo c’è bisogno, di una diversa politica fiscale che alleggerisca la pressione sul lavoro e sulle imprese e che colpisca maggiormente le rendite finanziarie e i grandi patrimoni, sulla base di una più incisiva imposta sulle transazioni finanziarie. In una parola, ci vorrebbe una patrimoniale sui reali, grandi patrimoni. Non dimentichiamo che nel nostro Paese troppi anni di politiche inique hanno aumentato a dismisura la forbice tra i pochi che posseggono moltissimo e i tanti che non riescono ad arrivare a fine mese. Una politica di investimenti Pag. 92nella formazione, nella conoscenza, nella ricerca, aumentando le risorse per la scuola e per l'università. Di questo c’è bisogno e speriamo che l'autunno questo ci riserbi e non quello di cui, purtroppo, purtroppo troppi giornali sembrano sperare, ovvero un autunno caldo. Noi dobbiamo combattere la dispersione e l'abbandono scolastico con la previsione degli obiettivi più stringenti, adeguati a quello che ci viene chiesto a livello comunitario, perché l'Europa non ci chiede solo sacrifici ma ci chiede anche di realizzare quello che è scritto nella Strategia Europa 2020. Questo è quello che noi pensiamo si debba fare, questo è quello che serve, questo è quello che noi abbiamo di fronte per poter uscire da una crisi economica che diventa ogni giorno più incisiva. Ma a nostro avviso vi è bisogno anche di una importante revisione degli strumenti legislativi, soprattutto sulle materie economiche, che ridia centralità al Parlamento e al Governo, spogliati in maniera sistematica negli ultimi anni a tutto vantaggio delle oligarchie tecnocratiche, rappresentate al meglio dalla Ragioneria dello Stato. La riforma costituzionale in discussione al Senato deve, a nostro avviso, servire anche ad organizzare competenze e processi decisionali nelle materie economiche. È giunto il tempo di riflettere sulle conseguenze della costituzione del super Ministero economico voluto da Bassanini. Bisogna riflettere su come evitare che vi sia un luogo non eletto, unico detentore delle chiavi e, ancor peggio, delle conoscenze dei conti pubblici del Paese. E ci piace pensare che la cabina di regia che il Presidente del Consiglio sta costruendo per vigilare sulle questioni economiche sia anche un modo per bilanciare questo super potere. Ma ciò non basta, bisogna anche pensare a come il Parlamento possa riappropriarsi della decisione sulla spesa pubblica, così come previsto dalla Costituzione repubblicana. Se non erro, questo tema era anche nelle intenzioni dell'ex ministro Saccomanni, e forse la sua idea di una Commissione parlamentare va ripresa. Tra l'altro, le decisioni prese sugli ultimi decreti in conversione in questi giorni ci portano a pensare che non sia un caso che questa organizzazione sul controllo dei conti pubblici porti ad essere rigorosissimi con i più deboli e con ogni politica di equità e di redistribuzione e, invece, non sia servita ad evitare la dazione di ingenti denari pubblici e di regalie ai soliti noti avventori dei circoli che contano. Di molte riforme c’è bisogno nel nostro Paese, e non solo quelle caldeggiate dalla BCE, riforme utili e necessarie. Ed è con questo auspicio e con la consapevolezza che si possa proseguire sulla via sì del rigore, ma anche dell'equità, che la componente Libertà e Diritti Socialisti Europei annuncia il proprio voto di astensione sull'assestamento 2014. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico Fauttilli. Ne ha facoltà.

  FEDERICO FAUTTILLI. Signora Presidente, colleghi deputati, sottosegretario, l'esame di questi due provvedimenti cade a poche ore, come già questa mattina è stato ricordato, dalla comunicazione dei dati ISTAT sulle previsioni economiche del nostro Paese, dati che di fatto determinano il ritorno dell'economia italiana allo status di recessione tecnica; a fronte di questo però abbiamo, anche, appena ascoltato le comunicazioni del Ministro Padoan che, al contrario, ci ha rassicurato sulla sostanziale tenuta dei nostri conti.
  Ma non possiamo non ammettere che la frenata c’è stata, forse anche una piccola retromarcia, non si può negare l'evidenza, ma quello che vorrei segnalare è un altro dato, certo, non meno preoccupante, quello riguardante l'aggiornamento del rapporto sulle spese della pubblica amministrazione pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato. Infatti, la spesa pubblica continua a crescere: nel 2014, la voce «uscite» del bilancio statale conta 825,1 miliardi di euro, pari al 7,8 per cento in più rispetto al 2013. La voce maggiore è rappresentata dalle spese correnti, che oltre a stipendi e acquisti comprende anche Pag. 93gli ammortizzatori sociali e i fondi per regioni ed enti locali. Quindi, tolto il debito, queste uscite assorbono 91 euro ogni 100 spesi dallo Stato, e quest'anno valgono 534,9 miliardi di euro, cioè il 3,4 per cento in più rispetto a dodici mesi fa.
  A questi dati si obietta che in Europa la spesa pubblica per abitante, è superiore; questo è vero, infatti vale meno di 14 mila euro a italiano, contro i 15 mila a testa dei tedeschi e i 18 mila pro capite dei francesi. Ma la differenza è che se passiamo dai dati in valore assoluto a quelli in rapporto al PIL, la nostra spesa corre sicuramente più veloce della nostra ricchezza.
  Quindi, a fronte di una spesa corrente che assorbe il 91 per cento delle risorse pubbliche prima del pagamento degli interessi, quella della spending review, come è stato anche detto dal Ministro un'ora fa e confermato dal nostro capogruppo Dellai, è una strada obbligata, ma le varie misure adottate fino ad oggi si sono rivelate efficaci solo sul fronte del pubblico impiego, tra blocchi del turn over, certo ora ammorbiditi dal decreto sulla pubblica amministrazione, e dei contratti, mentre i consumi intermedi dello Stato, cioè le spese di funzionamento, sono ancora in aumento, anche se fanno registrare un passo più fermo rispetto al passato: nel 2014 valgono 10,8 miliardi di euro, cioè l'1,9 per cento in più dell'anno scorso.
  Infine, se da una parte la lenta ripresa della spesa in conto capitale, che fra 2003 e 2013 aveva perso il 20 per cento del proprio valore, potrebbe sembrare una buona notizia, bisogna fare attenzione al terzo pilastro della spesa pubblica, quello cioè del debito pubblico che quest'anno dovrà rimborsare 235 miliardi di euro di titoli di Stato, che diventeranno 254,3 nel 2015, ma che grazie ad uno spread ancora basso, forse potrebbe farci risparmiare a consuntivo qualcuno dei 93 miliardi di euro messi a bilancio per gli interessi. Questi dati ci dicono che la strada è ancora lunga e complessa e sappiamo che non ci faranno sconti, soprattutto in Europa e proprio per questo non bisogna fermarsi ora, in primo luogo sulla strada delle riforme e sul controllo della spesa pubblica dove sappiamo che il Governo è fortemente impegnato e determinato e se i risultati positivi fino ad oggi non si sono visti, anzi la tendenza è al negativo, è pur vero che la crisi economica che i Governi che si sono succeduti in questa legislatura hanno ereditato, è una delle più gravi che l'Italia e l'Europa hanno vissuto dal dopoguerra ad oggi e che il cammino, non facile delle riforme istituzionali ed economiche, è appena iniziato. Ma proprio per l'attanagliarsi ulteriore della crisi, le azioni del Governo e del Parlamento vanno sicuramente accelerate e portate avanti con maggiore convinzione.
  Concludo, Presidente, dicendo che, alla luce delle considerazioni appena fatte e per quanto affermato qui dal Ministro Padoan, il gruppo Per l'Italia esprime il proprio voto favorevole su questi due provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Presidente, stiamo, state per approvare il rendiconto e l'assestamento, che sono due provvedimenti che si basano sui numeri. Però, i numeri non sono asettici, i numeri hanno un'anima, che noi leggiamo in maniera diversa da quella che ha letto oggi il Governo, attraverso l'informativa, da quella che ha dato il relatore. Noi, tutta questa positività dai numeri, che sono appunto oggettivi, non la vediamo, perché, se il saldo netto da finanziare passa da 21 miliardi del 2012 a meno 41 miliardi per l'anno in corso, significa che vi siete bruciati 60 miliardi di euro. Se il risparmio pubblico passa da 64 miliardi a 14 miliardi, vuol dire che vi siete bruciati, in due anni, 50 miliardi di risparmi. Può essere che l'avanzo primario aumenti rispetto alle previsioni, ma si dimezza rispetto a quello dell'anno scorso, da 102 miliardi passa a 57 miliardi, quindi, altri 50 miliardi che vi siete bruciati con le vostre politiche squisitamente di annunci, di slide, di pesciolini rossi, ma non concrete e non veritiere.Pag. 94
  Il ricorso al mercato passa da 187 miliardi a 269 miliardi, per la fine di quest'anno, attraverso le previsioni dell'assestamento. Tra l'altro, voi, in questo provvedimento di assestamento, date la possibilità allo Stato di ampliare l'emissione di titoli di Stato, appunto, per ulteriori 40 miliardi, il che vuol dire, di fatto, aumentare il debito pubblico di ulteriori 40 miliardi. Un debito pubblico, che è, sì, il nostro problema, che arriva a superare il 130 per cento del rapporto debito-PIL e su cui, però, nulla fa questo Stato, questa maggioranza, questo Governo per riuscire, appunto, ad abbassarne le percentuali. Perché non riuscite a farlo ? Perché di fatto voi aumentate la spesa corrente, ma aumentate la spesa corrente che è quella improduttiva, quella assistenzialistica, quella spesa che non può essere considerata, appunto, volano dell'economia. L'unica spesa che potrebbe essere volano per l'economia è quella in conto capitale, che però voi riducete, riducete del 13 per cento, togliendo 6 miliardi di spesa in conto capitale che sarebbe stata utilizzata per pagare lavori, per pagare degli stipendi, per pagare delle opere pubbliche; e questo impoverisce il patrimonio dello Stato, questo impoverisce tutto ciò che è infrastruttura, creando ovviamente nel tempo anche dei danni alla società.
  Un PIL – è notizia di oggi – che è in recessione. Dei dati, quindi, questi, che non sono da leggere in senso positivo, come ha fatto il relatore Misiani, che stimo, ma che cerca di nascondere sotto questo tappeto un'enorme montagna di polvere, che fa sì che questo tappeto oramai non tocchi neanche più per terra. Questi sono i dati che dà l'Istat, sono i numeri che noi leggiamo in senso negativo rispetto alla vostra positività.
  Tra l'altro, le vostre politiche portano minori entrate, ma non tanto perché avete abbassato le aliquote, anzi avete fatto in modo che, attraverso i tagli agli enti locali, gli enti locali debbano aumentare tutte le tariffe indirette, attraverso l'aumento dell'IMU, l'aumento della TASI, l'aumento della TARI e con l'apposizione di tutti quei balzelli locali che servono squisitamente per riuscire a coprire servizi essenziali che voi non riuscite più a fare garantire ai sindaci, attraverso tagli indiscriminati.
  Quindi, minori entrate perché è diminuita la base imponibile. Sono diminuiti tutti gli scambi, sono diminuiti i commerci, è diminuito il mercato. Quindi, ecco che voi certificate, attraverso l'assestamento, una minore entrata di IRES, una minore entrata di IVA, che certifica questo dato, la recessione. È inutile che vi nascondiate dietro ai paraventi delle parole, perché i numeri certificano l'esatto contrario. Non ci sono più investimenti nei comuni. Oltre ai minori trasferimenti, voi impedite a chi ha delle provviste proprie, perché ha fatto, sì, effettivamente, a livello locale, una seria spending review e un'oculata gestione della spesa, che questi sindaci possano utilizzare le loro risorse, perché il Patto di stabilità, che voi non volete andare a contrattare in Europa, impedisce loro di potere fare degli investimenti.
  Una spending review, quella che voi usate per coprire di tutto, per coprire l'inverosimile, salvo poi entrare in una logica ridicola, che è quella che oggi ci ha evidenziato il presidente della Commissione bilancio, onorevole Boccia, che va in controtendenza rispetto al vero spirito della spending review, che è quello di cancellare le spese per produrre minori costi, non per produrre altre maggiori spese.
  È uno Stato, questo, davvero un po’ particolare: chi tocca la spending review muore. Ci ha provato il Ministro Giarda, e non lo vediamo più in questo Parlamento; ci ha provato il commissario Bondi, e anche lui ha dovuto gettare la spugna; ci ha provato Cottarelli, non abbiamo capito se ha gettato la spugna, se non l'ha gettata, comunque fatto sta che le sue coperture, le coperture derivanti dalla sua spending review, non si possono ancora utilizzare: l'esempio è la «quota 96», di cui abbiamo già dibattuto ampiamente in quest'Aula.
  I tagli agli enti locali sono le uniche certezze che questa maggioranza produce. Partendo da tre anni a questa parte, dal «salva Italia», dalla spending review di Monti, dal decreto n. 4, dal decreto n. 66, Pag. 95dal decreto n. 90. Tutte, tutte certezze che hanno impedito ai territori di esprimersi, che hanno impedito ai territori di creare economia. Mentre sul territorio siamo alla fame, come enti locali, addirittura chiudete le province, ci sono province in dissesto, ci sono province che non riescono a fare tutte le manutenzioni e saranno tutti problemi che verranno gestiti dai comuni, in quanto voi, dall'altro ramo del Parlamento, avete cancellato la parola «province» dalla Costituzione, ed avete, con la Delrio, eliminato quest'istituzione, che era di una rappresentanza identitaria dei territori. Qui a Roma continuate a coprire tutti i vostri provvedimenti con fondi che non hanno adeguate relazioni tecniche, attraverso il ricorso a riduzioni lineari delle dotazioni di bilancio che rendono insostenibili le stesse clausole di invarianza di provvedimenti precedenti. Continuate a utilizzare dotazioni in conto capitale per coprire oneri correnti. Lo Stato impiega coperture derivanti dall'utilizzo di risorse provenienti da impulsi all'economia senza una dimostrazione adeguata delle reali entrate derivanti dalle stesse. Sostanzialmente, riuscite a vendere la pelle dell'orso senza averlo ancora catturato.
  È questo, quindi, un rendiconto e un assestamento che certifica ciò che Lega Nord dice da sempre: la colpa di questo stato di crisi del Paese è sostanzialmente il centralismo romano, che non vuole cambiare, che vuol far sopportare il peso della crisi sostanzialmente agli enti locali, ai cittadini, attraverso un aumento indiretto delle imposte, mentre l'ingorda macchina burocratica non smette di consumare ricchezza, a scapito della produttività, dell'impresa, degli investimenti.
  Si è cercato di fare una riorganizzazione del pubblico impiego, ma, piuttosto che licenziare, sono state adeguate le piante organiche al numero dei dipendenti in essere, quindi si è pensato di fare una riduzione togliendo solo i numeri delle piante organiche, ma non togliendo la spesa in capo ai Ministeri.
  La soluzione c’è, la soluzione noi l'avevamo data, sono vent'anni che la Lega dà la soluzione, che è il federalismo, il federalismo fiscale, che voi avete nascosto, che avete umiliato, che avete cancellato attraverso tutti i vostri provvedimenti. Invece di ridare dignità economica, dignità istituzionale, maggiore autonomia ai territori, che sono quelli che riuscirebbero a garantire lo sviluppo e l'investimento che genererebbe economia, che genererebbe PIL, che genererebbe posti di lavoro, voi centralizzate tutto, umiliate i territori, umiliate le regioni, invertite le competenze esclusive – dalle regioni le riportate allo Stato –, umiliate i cittadini.
  Ecco, quindi, che tutte queste vostre politiche, tutte queste vostre iniziative legislative ci fanno diventare fanalino di coda dell'Europa, e il dato del PIL di oggi ne certifica appunto questa sintesi. Non avete voluto perseguire la strada delle autonomie locali, quindi ci ritroviamo in una situazione ingolfata, un Paese che è fermo su se stesso, che è imballato sulle alchimie finanziarie ed economiche che portano esclusivamente povertà, recessione e disoccupazione. E questi numeri certificano che la responsabilità è squisitamente vostra, perché i trimestri in cui il PIL cala sono i vostri trimestri, non sono i nostri.
  Ovviamente, sarà un voto convintamente contrario ai due provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signora Presidente, rinvio naturalmente, come premessa a questo mio intervento, al dibattito che abbiamo sviluppato pochi minuti fa in quest'Aula con il Ministro Padoan sulla gravissima situazione economica del nostro Paese, ormai in recessione tecnica.
  L'esercizio finanziario 2013 si è chiuso con un saldo netto da finanziare di 23,9 miliardi di euro e con un indebitamento netto di 1,5 miliardi di euro. Gli obiettivi di bilancio del 2013 sono stati conseguiti attraverso una riduzione forte della spesa Pag. 96totale delle amministrazioni pubbliche, che ha compensato la diminuzione registrata dal gettito tributario.
  Come ha fatto rilevare giustamente la Corte dei conti, la sostituzione tra spese ed entrate non è stata però virtuosa, ed è questo il punto che io vorrei sottolineare. Contrariamente alle attese, il ridimensionamento della spesa pubblica ha, infatti, interessato in Italia la solo componente in conto capitale, che è diminuita del 13 per cento.
  Si tratta, questo, dell'aspetto critico, più critico secondo noi, della politica di bilancio di questi anni, diverse volte, peraltro, messo in evidenza dalla Corte dei conti. Il risparmio di 13 miliardi delle spese in conto capitale compromette il mantenimento ed il rinnovamento del capitale infrastrutturale del Paese. Il moderato incremento della spesa primaria corrente non ha impedito la flessione di alcune componenti significative, come la spesa per i redditi da lavoro, che sono diminuiti. E, contemporaneamente, la pesante crisi economica ha determinato l'aumento della spesa destinata al sostegno della disoccupazione e del disagio sociale. È un po’ il cane che si morde la coda: più la crisi è grave, più è necessario contrastare la povertà con risorse aggiuntive difficilmente da reperire, come è il caso dei fondi destinati alla cassa integrazione in deroga. Purtroppo, abbiamo ormai una fetta crescente della popolazione italiana che è coinvolta da fenomeni di gravissimo impoverimento sociale.
  Le maggiori criticità dei conti pubblici si sono manifestate dal lato delle entrate. È stata registrata una diminuzione dello 0,3 per cento dell'aggregato e dell'1 per cento nella sola componente tributaria. Solo nel 2009 noi avevamo avuto una coincidenza negativa nella caduta delle entrate di questa dimensione, non era successo negli ultimi cinquant'anni.
  Sull'inattesa riduzione delle entrate tributarie hanno pesato il cedimento delle imposte indirette e, in misura minore, dei contributi sociali, solo parzialmente compensati dall'aumento delle imposte dirette e delle entrate non tributarie. La recessione ha cioè provocato l'erosione della base imponibile. In direzione di una ricomposizione hanno operato le manovre adottate nel corso dell'anno, che hanno spostato, sia pure temporaneamente, il peso fiscale dall'imposizione diretta all'imposizione indiretta. In senso accrescitivo, infine, hanno agito le manovre degli anni passati, che hanno introdotto misure di incremento delle entrate pari, nelle stime ufficiali, a circa 4,4 miliardi di euro. A tale riduzione, peraltro, non si è accompagnata una ridistribuzione del carico tributario, intesa a favorire i fattori produttivi, quindi redditi da lavoro e da impresa.
  La Corte dei conti invita il Governo e il Parlamento ad esercitare le deleghe previste dalla legislazione vigente nella materia della nuova struttura del bilancio dello Stato e dei conti di tesoreria. Sono questioni di elevata difficoltà tecnica e tali da costituire una svolta decisiva sul piano istituzionale. Ciò anche ai fini della configurazione dei rapporti tra i poteri dello Stato e di una migliore risposta alle esigenze di trasparenza e di efficienza nella gestione delle pubbliche risorse.
  Purtroppo, dobbiamo denunciare che ancora non è avviato l'iter volto ad adeguare la legge di contabilità al mutato quadro costituzionale ed ordinamentale. Manca, pertanto, al momento una legge quadro aggiornata, alla cui stregua conformare gli aspetti finanziariamente rilevanti della legislazione ordinaria, che consenta di evitare le numerose discrasie che hanno inciso su qualità ed efficacia dei provvedimenti.
  Occorre, dunque, una strategia ferma di governo della spesa pubblica e di selezione dell'intervento pubblico, occorre cioè riallocare le risorse secondo un disegno chiaro del nuovo sistema pubblico che immaginiamo. Il problema non è solo come eliminare gli sprechi con la spending review, è tempo di definire con equità il tema della sostenibilità di un moderno sistema di prestazioni di servizi alla società italiana, nella salute, nella scuola, nell'ambiente, nel sostegno alle imprese e all'economia.Pag. 97
  Come ci indica ripetutamente la stessa Corte dei conti, la via prioritaria, non facile ma inevitabile, da percorrere è quella di individuare rapidamente e, per quanto riguarda Sinistra Ecologia Libertà, da sinistra, quindi con una chiara ottica di equità e di uguaglianza sociale, le risorse per finanziare una politica di sostegno alla crescita orientando la leva del bilancio verso obiettivi che superino le politiche fallimentari dell'austerità, pur restando compatibili con l'urgenza di riassorbire l'enorme debito pubblico, altrimenti a carico esclusivo delle future generazioni.
  Nella storia della Repubblica italiana, uno dei più longevi Presidenti del Consiglio amava dire: «Meglio tirare a campare, che tirare le cuoia». A questa filosofia, oggi impraticabile e immorale, preferisco un'altra espressione da parte di un grande Presidente degli Stati Uniti d'America, Franklin Delano Roosevelt, che nel 1932, sintetizzando lo spirito civile del New Deal, disse: «È molto meglio osare cose straordinarie, piuttosto che vivere nel grigio e indistinto crepuscolo che non conosce né vittorie né sconfitte».
  Vi aspettiamo, amici del Governo, all'appuntamento con la legge di stabilità per il 2015, sarà il momento della verità per capire se volete ancora continuare nelle fallimentari politiche dell'austerità, oppure se vogliate perseguire la via keynesiana di una crescita economica volta a dare una risposta ferma, chiara, condivisibile alla grande sofferenza sociale che vive il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Deputato Sottanelli, prego.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, intervengo io, a nome del gruppo, per chiedere che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della nostra dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Sta bene, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, cercherò di non utilizzare tutto il tempo a mia disposizione, anche perché oggi abbiamo già parlato di questi argomenti durante l'informativa del Ministro Padoan sulla spending review.
  È chiaro che i dati, forniti ieri dall'ISTAT sull'andamento dell'economia, sono fortemente negativi e comunque non rispettanti le previsioni tendenziali del DEF fatte dal Governo a primavera.
  Oggi noi potremmo salutare i dati provenienti da questi due documenti contabili, dal rendiconto di esercizio del 2013 così come dall'assestamento di bilancio 2014 – su cui faccio un brevissimo intervento, nel senso che, al di là delle partite compensative, c’è il fatto sostanziale dell'inserimento nel bilancio 2014 della partita dell'ESM, dei 2 miliardi e mezzo dati al Meccanismo europeo di stabilità –, in maniera, direi, leggermente favorevole e prudentemente favorevole. Dico ciò perché dal rendiconto dell'esercizio 2013, dal conto economico dello Stato del 2013 emerge un buon controllo ancora sui conti pubblici dovuto alle performance sulla dinamica dell'indebitamento netto. Deficit che, come è stato più volte detto, rimane nei parametri richiestici dall'Unione europea, confermando l'uscita dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo.
  Tutti sappiamo che le nostre performance sull'indebitamento netto sono fortemente penalizzate dalla spesa per interessi a causa di un debito pubblico alto; le performance dei conti pubblici italiani, soprattutto sul lato dell'avanzo primario, sono, come è stato già detto da qualche collega che mi ha preceduto, paragonabili a quelle tedesche e di molti punti al di sopra di quelli di tutti i nostri partner in area euro.
  Naturalmente, questa impressione positiva rispetto a queste cifre è mitigata da Pag. 98fattori che abbiamo sentito e che noi condividiamo, come la forte penalizzazione ormai da anni della spesa in conto capitale, ma questo è un trend a cui ci dobbiamo rassegnare.
  Sì, ci sono i fondi europei, tra l'altro da qualche indiscrezione si dice che forse su quella partita andremo a recuperare la manovra da fare a settembre. Su questo, credo che il Governo debba mettere una parola fondamentale perché sono gli unici investimenti pubblici che sul territorio si sentono; quindi, se andassimo a ridurre ulteriormente anche quelli, credo che ci sarebbero delle difficoltà. E si registra un incremento della spesa corrente primaria per la prima volta nel triennio, un incremento che ci deve preoccupare, pari all'1,3 per cento. La relazione ci dice che è una crescita normale dovuta ad adeguamenti automatici, soprattutto sul versante della spesa sociale, ma è chiaro che è un dato che ci preoccupa, dopo anni di cali della spesa primaria in generale ed anche della spesa primaria corrente. Cali dovuti a un forte e rigoroso lavoro dei tre Governi che hanno preceduto quello in carica.
  È chiaro che c’è una forte penalizzazione, lo voglio dire anche al collega Melilla che è intervenuto prima di me, sugli investimenti e sulle spese in conto capitale, perché è la natura del taglio lineare che porta inevitabilmente a questo; il taglio lineare agisce sulle spese incomprimibili, e la maggior parte delle spese incomprimibili sono spese di parte corrente, tipicamente gli stipendi del personale della pubblica amministrazione, che, tra l'altro, hanno registrato una dinamica di risparmio in questi anni dovuta all'irrigidimento delle norme sul turnover e sulle riassunzioni. Ma è chiaro che la parte che viene colpita è soprattutto la spesa in conto capitale.
  Non mi voglio dilungare su tutta questa parte che, ripeto, porta ad un risultato comunque positivo degli sforzi fatti in questi anni con il sacrificio dei cittadini e delle imprese italiane, ma voglio rinnovare al Governo, come si è fatto già nel corso dell'informativa del Ministro Padoan, l'invito ad andare in maniera decisa verso l'analisi scientifica della spesa e verso la riduzione nei settori in cui essa è più inefficiente ed è causa di sprechi e di disuguaglianze.
  Ma, ad oggi, anche l'informativa del Ministro Padoan non ci ha dato notizie su questo; ci ha fatto un po’ il punto della situazione, ci ha detto che dal 1o gennaio scatteranno le famose norme di salvaguardia, a valere su tutto il complesso del tax expenditures, sia del 2015 che del 2016, ma non abbiamo oggi contezza di quello che ha totalizzato questo lavoro, forte della spending review, dell'analisi della spesa e quindi della riduzione della spesa in ragione di un'analisi industriale e scientifica. Perciò questo è importante.
   Però, a nome anche di tutto il gruppo, noi del Nuovo Centrodestra siamo sempre convinti che lo sforzo maggiore per migliorare l'economia italiana e quindi, di conseguenza, anche i conti pubblici, a parità naturalmente di contenimento della spesa e di attenzione sul conto economico, è quello di aumentare la possibilità di incrementare il prodotto interno lordo, e quindi anche le entrate tributarie, senza aumentare le aliquote e l'imposizione fiscale.
  Qualcuno ha fatto notare che era dal 2009 che non calavano le entrate tributarie in questo Paese: ebbene, è un altro segnale, chiaro, che questo dipende e abbiamo visto che la maggior parte di questa diminuzione pesa sulle entrate indirette tipicamente legate alla congiuntura, al prodotto interno lordo e alle attività economiche, però è anche vero che questa riduzione delle entrate deve preoccupare anche dal lato, forse, di un'imposizione fiscale che non è più sopportabile dalle imprese e dai cittadini italiani.
  Perciò, invece quello che bisogna fare, Presidente, è lavorare di più sulla parte che riguarda l'incentivo all'economia, lo sviluppo all'economia, e creare le condizioni perché si sviluppi maggiormente una ripresa che, purtroppo, i dati di ieri ci rimandano a semestri e a gestioni successive.
  Abbiamo portato a casa questa settimana, proprio qui alla Camera, delle misure Pag. 99importanti, come il decreto sulla competitività, siamo soddisfatti nel complesso, ma molto critici su alcune questioni. Noi, per esempio, ci eravamo battuti sulla questione del contante e dell'assurdità del limite del contante, soprattutto per cittadini stranieri che vengono a investire e a fare acquisti in Italia; invece è stata mantenuta questa norma così rigida che, a nostro modo di vedere, non ha nessun effetto sulla lotta all'evasione, ma è solo limitante della libertà economica e della possibilità quindi di spesa e di intrapresa di cittadini ed imprese.
  Così come è importante il decreto sulla pubblica amministrazione. Anch'esso non è esaustivo perché, appunto, aumenta l'efficienza della pubblica amministrazione, su cui anche noi abbiamo portato e stiamo portando avanti una battaglia per un'analisi forte delle partecipate e delle municipalizzate che costituiscono, laddove fanno concorrenza ai privati e laddove erogano servizi inefficienti, un altro elemento di spesa improduttiva forte, che va tagliata con la spending review.
  Ho quasi finito, ma appena ieri abbiamo elencato una serie di proposte che secondo noi vanno in questa direzione, verso l'aumento del famoso denominatore, cioè del prodotto interno lordo, che sono quelle dell'accelerazione del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, importantissimo per ridare fiato all'economia, così come le misure sul lavoro: purtroppo c’è ancora, dentro il Parlamento e nella maggioranza, chi si scandalizza di norme sulle nuove assunzioni che incentivino la flessibilità e la possibilità delle imprese di gestire meglio la forza lavoro, ma anche la possibilità di tanti giovani che sono fuori dal mondo del lavoro oggi di entrare nel mondo del lavoro con una maggiore flessibilità.
   Così come, un ragionamento va fatto sulle grandi infrastrutture strategiche e sulla possibilità di agevolare gli investimenti esteri, anche privati, in Italia, soprattutto quelli che riguardano le grandi reti, l'energia, i trasporti, cose che sono ancora troppo ferme nel nostro Paese, che hanno difficoltà a essere sbloccate e che sono il vero nodo da sciogliere per dare libertà e sciogliere effettivamente la crescita e la possibilità di sviluppo per le imprese e per il nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, Forza Italia ha già espresso un voto contrario per quello che riguarda il rendiconto del 2013 e voterà convintamente anche contro l'assestamento del bilancio per l'esercizio finanziario 2014.
  Sul rendiconto non c’è molto da dire rispetto a quello che già abbiamo detto nelle varie occasioni. Abbiamo avuto modo di esprimere una valutazione sulla parte contabile, anche durante l'informativa precedente e quella sostenuta oggi dal Ministro dell'economia e delle finanze. Ma è fin troppo evidente che basta, come flash, per bocciare tutta la politica economica del Governo, evidenziare che l'avanzo primario rispetto all'anno precedente è diminuito, è aumentato il fabbisogno, è aumentato il debito pubblico e quant'altro.
  Sull'assestamento di bilancio e sulla situazione attuale dei conti pubblici, io penso che il Parlamento abbia il sacrosanto dovere di fare un'analisi semplice. Tutto parte, rispetto all'assestamento di bilancio, ovviamente dalla legge di stabilità e dal bilancio dello Stato per il 2014. In quella occasione, nella discussione generale e anche nell'espressione del voto contrario, tra i problemi che Forza Italia ha denunciato all'epoca certamente c’è stato anche quello denunciato in tutte le sedi rispetto a un'anomalia che questo Parlamento e questa istituzione continuano ad avere. In occasione della discussione della legge di stabilità e del bilancio dello Stato per oltre due mesi, alla Camera e al Senato, nelle Commissioni e quant'altro, si è parlato di tutto e di più per quello che riguarda l'aspetto essenziale solo di una parte, la parte forse anche più deprecabile del bilancio dello Stato e cioè le spese, le spese, le spese: un milione di euro qui, Pag. 100l'altro su quel capitolo, lotte infinite, emendamenti a non finire.
  Non si è avuta la possibilità di parlare un minuto – dico un minuto – della parte più importante del bilancio dello Stato, delle entrate. Non se ne parla mai. Si parla delle spese: scorribande di ogni genere e di ogni grado, lobby, pressioni da tutte le parti, ma nessuno parla della parte più importante, delle entrate.
  E noi puntammo il dito rispetto a questa anomalia all'epoca. Dicemmo pure che il bilancio dello Stato e la legge di stabilità avevano una grande anomalia, cioè prevedere che per il 2014 le entrate potessero essere rapportate su un aumento dell'1,1 per cento del PIL: era auspicabile, ma era una fantasia, era un'imprudenza. Era un'imprudenza dal punto di vista finanziario sovrastimare e costruire il bilancio dello Stato e le uscite del bilancio dello Stato su quella previsione.
  Purtroppo i dati non solo ci hanno dato ragione, sono negativi oltre ogni pessimistica previsione. Infatti, c’è stato prima l'aggiornamento a maggio dello 0,8 per cento e poi per i primi sei mesi drammaticamente l'ISTAT ci conserva un meno 0,2 per cento e, rispetto alla situazione complessiva dell'anno, un meno 0,3 per cento. Vale a dire che noi abbiamo, rispetto al bilancio dello Stato, alle uscite sovrastimato tutte le uscite per 1,4 per cento solo rispetto al PIL e non si realizzerà questo tipo di entrata, l'entrata principale.
  Non solo, signora Presidente, ma c’è anche un altro aspetto gravissimo che qui non viene considerato. Il meno 0,3 per cento riguarda la media di tutto il Paese. Nel Mezzogiorno la situazione è più drammatica. Questo è un dato che il Parlamento non ha evidenziato per niente – non si riesce a capire perché –, tanto meno il Governo. Nel Mezzogiorno siamo a meno 4 per cento, non a meno 0,4 per cento, meno 4 per cento ! E dove c’è la povertà in aumento spaventoso.
  E noi continuiamo a discutere se coprire questa spesa, quest'altra, quella o quell'altra, quando finora non abbiamo avuto nessun tipo di situazione rispetto al quadro della spending review. La finanziaria di quest'anno prevede 4,5 miliardi di euro di spending review. Dell'esercizio finanziario ci manca solo l'ultimo quadrimestre. È impossibile che ci potesse essere una realizzazione di questo volume. Come si fa a poter aggiustare questa manovra in via immediata ? Già con la spending review noi non abbiamo fatto un euro. L'unica spending review che c’è stata, è stata quella dei costi istituzionali della Camera. Io non so se ce ne sono state altre perché dobbiamo dirle tutte le cose. Non solo non si sono realizzati 4,5 miliardi di euro, ma in più, poi, Cottarelli, ma non solo lui, anche i dati, ci dicono che c’è stato un incremento di nuove spese, non coperte o coperte in maniera surrettizia, attraverso sempre una spending review, che mai è stata realizzata, di 1,6 miliardi di euro. Quindi, 4,5 miliardi più 1,6 miliardi, siamo a 6,1 miliardi di euro che ci mancano solo con la spending review.
  E qui va denunciato un altro aspetto di metodo. Nel passato, signora Presidente, noi abbiamo assistito al fatto che la spesa pubblica nel cosiddetto periodo della Prima Repubblica veniva alimentata e finanziata dai Governi con l'aumento del debito pubblico, con i titoli che venivano emessi. Poi abbiamo avuto anche il periodo del Governo Berlusconi dove la stragrande maggioranza delle nuove spese veniva finanziata con il cosiddetto fondo che doveva essere alimentato dal recupero dell'evasione fiscale. Quante non ne abbiamo sentite di queste. Adesso, purtroppo, c’è un'altra formula perversa, cioè quella di finanziare nuove spese con la spending review e, peggio ancora, tutelare i conti pubblici con le norme di salvaguardia. Norme di salvaguardia che ammontano a miliardi di euro già a partire dal 2015 se non vengono realizzate. Governo e maggioranza sono responsabili di questo stato dei conti pubblici e hanno una grave responsabilità nei confronti del Paese perché davanti a una riduzione delle entrate così drastica, davanti a una situazione così drammatica, non solo non si riesce a fare quello che è stato previsto, ma addirittura si va su obiettivi completamente diversi. E qui il Presidente Renzi dovrebbe intervenire Pag. 101con un'urgenza senza precedenti. Perché ? Perché con le varie manovre siamo usciti con grave sacrificio degli italiani da una procedura di infrazione per debito pubblico eccessivo. Inoltre, c’è stata una trattativa con l'Unione europea quando la BCE scrisse quella famosa lettera. Noi siamo davanti a questo quadro. Circa la situazione della revisione della spesa e degli impegni assunti in Europa, tutte le previsioni e gli impegni assunti, anche attraverso norme del Governo Monti, sono disattesi in termini di riduzione di spesa. Faccio un esempio emblematico per tutti: in termini di riduzione di spesa, c’è qualcuno che sa dove sono state dichiarate in esubero e dove sono state collocate quelle 7 mila unità di personale dirigenziale delle strutture centrali dello Stato come previsto dal decreto-legge n. 95 del 2012 del Governo Monti ? Per contro, queste misure di contenimento che dovevano essere realizzate dai Governi successivi, non sono realizzate e si aumenta la spesa pubblica. Quindi, io ritengo che debba esserci un'inversione di tendenza. L'aggravante, dove sta ? Non entro nel merito se sono state condivise o non condivise, giuste o ingiuste, le scelte fatte dal Governo Monti a suo tempo. Sta di fatto che i provvedimenti presi da quel Governo, qualche riduzione di spesa strutturale l'avevano prevista. Invece, anche queste previsioni, giorno dopo giorno, provvedimento dopo provvedimento, vedi Fornero e quant'altro, vengono smontate. E io penso che su questo l'attuale Presidente del Consiglio debba pure dire qualche cosa in questo senso.
  Io penso che l'altro problema che non può essere eluso, rispetto all'assestamento, signora Presidente, del quale non c’è menzione da nessuna parte, è rappresentato dai debiti fuori bilancio dello Stato. Non se ne fa menzione da nessuna parte, e non è che lo Stato non abbia debiti fuori bilancio. Ce ne sono tante di obbligazioni giuridicamente vincolanti assunte da parte del Governo, anche rispetto alla conclusione di tanti contenziosi che purtroppo lo Stato perde e quant'altro. Questa è una partita di cui non si parla da nessuna parte, in riferimento a questo punto.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO PALESE. Concludo. Ho già detto che questo clima e questo atteggiamento non ci danno credibilità nei confronti dell'Europa, alla quale chiediamo flessibilità, allora penso che una riflessione vada fatta anche in merito al rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. Non ritorno su questo, perché la Ragioneria dello Stato e il MEF, ad esempio, sono provvidenziali per il Paese, signora Presidente, quando, per esempio, fanno una provvista rispetto al rifinanziamento del debito pubblico in tempi di mercato.

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  ROCCO PALESE. Io penso che il mercato non ci grazierà per molto tempo. Occorre fare subito le riforme; e mi avvio alla conclusione. Le cito quella del lavoro, la riduzione della spesa pubblica, quella sui beni e servizi. Per combattere la corruzione è molto più efficace Consip che il carcere ! Come ve lo deve dire il Paese ? Come ve lo deve dire la Corte dei conti ? Come ve lo devono dire le procure della Repubblica rispetto a questo ?

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Palese. È ben fuori il suo tempo.

  ROCCO PALESE. Chiudo subito. Inoltre, l'utilizzazione dei beni confiscati, le partecipate, la giustizia, la riduzione del carico fiscale, in Europa far allentare il Patto di stabilità e quant'altro, soprattutto per i fondi comunitari, e i debiti della pubblica amministrazione. Forza Italia, per questi motivi, voterà contro. Se il Governo si azionerà per il bene del Paese, per la tutela dei risparmiatori e dei conti pubblici, per la credibilità di questo Paese e per il futuro, sicuramente non ci tireremo indietro, solo che il Governo deve muoversi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Castelli. Ne ha facoltà. Vi prego di attenersi ai tempi.

Pag. 102

  LAURA CASTELLI. Presidente, cercherò di attenermi ai tempi. Intanto ringraziamo il Governo per non aver posticipato l'esame del rendiconto e dell'assestamento di bilancio. Sa, si potrebbe usare il tempo per modificare alcuni dati. Per fortuna chiudiamo prima di andare in ferie questo rendiconto e questo assestamento, con la sicurezza che nessuno più ci metterà mano; ma magari è solo una nostra fantasia. In generale, il rendiconto e l'assestamento sono fatti di alcuni dati significativi e critici, che anche la Corte dei conti ha individuato ed evidenziato nella sua relazione finale. Molti di voi erano presenti. Uno di questi è il ripetersi di scostamenti negativi dei saldi dalle previsioni iniziali e l'altro è la forte critica esplicita ad alcune scelte politiche di indirizzo della spesa. Ce lo siamo detti per mesi e l'abbiamo letto nei numeri. Il ripetersi di previsioni ottimistiche non fa altro che falsare il messaggio a favore di un'opinione pubblica che si ritiene abbia bisogno di essere rassicurata invece che informata del reale stato dell'economia: si promettono obiettivi, si promette l'impossibile. Questo atteggiamento che si ripete, anche nel corso di questo anno, è un comportamento che invece di aiutare il Paese a prendere consapevolezza della situazione lo illude di interventi mai fatti. Dunque illude i cittadini, nasconde la realtà, promette l'impossibile – tutte cose che sapete fare stupendamente – evidenziando l'incapacità di farsi carico delle difficoltà reali nelle quali il Paese si trova e nelle quali si è già ampiamente sprofondati. Quindi, non raccontate che ci saranno tempi migliori, non raccontate che siamo all'orlo del baratro e ci possiamo salvare: siamo ampiamente sprofondati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Dunque a cosa serve questo atteggiamento, il vostro atteggiamento ? Serve chiaramente al mero momento elettorale, con la scusa di rassicurare i mercati, i quali invece sono ben consapevoli della situazione e cercano di mettere pezze. Però, fate attenzione, perché presto pagherete anche un po’ i vostri magheggi sui mercati finanziari. Allora, cosa leggiamo da questo rendiconto e da questo assestamento ? I dati da segnalare sono diversi.
  Ma come non evidenziare lo scostamento peggiorativo nel ricorso al prestito: 264 miliardi, un aumento del 22 per cento rispetto alle previsioni iniziali ? Poi guardiamo la cassa e troviamo oltre 90 miliardi di cassa: qualcuno ci spieghi a cosa vi servono queste liquidità. Forse a coprire la crisi, la recessione, il meno 0,3 per cento ? Forse sapete che le banche chiuderanno i rubinetti e voi avete bisogno di denaro contante ? Spiegatecelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Poi troviamo la riduzione delle entrate tributarie, l'aumento del rapporto deficit/PIL di 5,6 punti percentuali, l'aumento della tassazione. Voglio sapere Confindustria, che, per anni, negli ultimi due anni, gridava alle riforme per le imprese, dov’è, cosa dice, se i rappresentanti che oggi ha in questo Parlamento si alzeranno e diranno qualche cosa a questo proposito, perché, siccome i partiti mettono al proprio interno rappresentanti di grandi istituzioni, come Confindustria, abbiamo grandi storie come Legambiente, sono curiosa di sapere che cosa diranno queste persone, che sono state messe qui dalla politica per rappresentare quell'interesse.
  Qual è l'interesse di Confindustria, che, per anni, soprattutto negli ultimi anni, ha pregato prima Letta e poi Renzi di fare riforme e investimenti strutturali che sostenessero l'economia ? Magari lo ascolteremo nel prossimo intervento ! E che dire dell'evasione fiscale: la lotta all'evasione fiscale pare addirittura ridimensionata. Mi rifaccio, ancora una volta, alla relazione della Corte dei conti, che ha dedicato uno specifico capitolo alla lotta all'evasione: riguardo all'analisi dell'attività di controllo e di contrasto dell'evasione fiscale, anche nel 2013 si conferma la tendenza, già manifestatasi negli anni precedenti, alla progressiva riduzione del numero dei controlli nel settore delle imposte dirette e indirette. Una riduzione dei controlli e della lotta all'evasione fiscale: direi che è un successo !Pag. 103
  Ci si domanda perché questa riduzione dell'attenzione all'evasione, e, diciamocelo, non certo l'evasione del bottegaio, del mercante, di chi fa lo scontrino, del litro di latte, del gelato, seppure essa punibile, voi lo sapete fare. Ci sono aree di evasione ben più importanti e significative, quelle legate ai vostri interessi; e come dimenticarsi della più grande evasione, quella che voi avete fatto finta e fate finta di non vedere, quella dei 98 miliardi sulle slot-machine. Non serve che ve lo ricordi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Bene, anche qui la volontà politica lascia il segno, un segno che assolutamente non ci piace. Avete fatto manovre e operazioni finanziarie che anche la stessa Corte dei conti ha denunciato come poco trasparenti. Ma, d'altronde, voi che ne sapete di trasparenza ? Voi siete quelli che, per distruggere la nostra Carta costituzionale, si nascondono dietro i palazzi privati, scrivono patti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e sono patti, permettetemi, degni dei peggiori protocolli segreti di questo Paese.
  Ma andiamo oltre. L'altro aspetto veramente critico è la contrazione della spesa in conto capitale, che evidenzia una cosa sola: la mancanza di una programmazione politica economica degna di questo nome, chiaramente. Un Paese che non fa più una programmazione economica degna, un Paese che non investe, un Paese che smette di investire è un Paese morto, incancrenito nel proprio sistema corrotto e malato, quello che avete costruito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Vi sono stati investimenti da fare in questo Paese, vi sarebbero investimenti da fare in questo Paese sul territorio, sull'ambiente, sull'energia, sull'industria, sul sociale: tutte cose che noi vi abbiamo proposto a gran voce, ogni volta che voi ci proponevate quei decreti vuoti di ogni significato e di programmazione economica. Un esempio su tutti, ma un esempio non troppo a caso: come possiamo migliorare, se l'investimento, per esempio, per la tutela dei beni culturali è di un miliardo e mezzo, decisamente inferiore alle previsioni ?
  Siete riusciti a spendere meno di quello che avevate pensato, e già avevate pensato poco. E se l'investimento lo paragoniamo ad altre spese, come, che ne so, alla difesa, 28 miliardi, alla sicurezza, 10 miliardi, allora capiamo quali sono le vostre priorità. Vedete, non siamo noi a dirvi che i vostri investimenti sono inopportuni e troppo carenti su alcuni settori.
  In materia di istruzione, sempre la Corte dei conti – mi perdonerete, ma mi piace citarla, visto che è il nostro organo, previsto per Costituzione, che garantisce come questo Paese dovrebbe spendere i soldi pubblici – evidenzia, anche qui, sull'istruzione, che le strategie di investimento e miglioramento della qualità dell'insegnamento restano deludenti, sono assolutamente deludenti rispetto alle raccomandazioni dell'Europa.
  Insomma, se neanche l'istruzione ottiene l'interesse del Governo, dovete spiegare dove volete andare e dove ci volete portare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  L'unica idea che mi viene in mente è l'ignoranza, quella che oggi è la stessa ignoranza che ha regnato negli anni del Cavaliere e in questo Renzi ha imparato benissimo. Ma state attenti perché l'ignoranza è la vostra, quella che ignora la forza della resistenza, la resistenza che qua dentro da quando ci siamo insediati esiste. E dato che per voi l'ignoranza è diventata legge, la resistenza chiaramente diventa un dovere. Come benissimo dicono tutti: dopo la resistenza c’è la liberazione, quindi noi ce lo auguriamo davvero presto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  
Non ci sembrano risultati di cui essere soddisfatti, Governo, questi che abbiamo letto, ma certo voi volete cambiare, fate proclami: i programmi, i cinque punti, da domani sarà tutto diverso. Cosa capiamo noi, semplici cittadini, di questo rendiconto e di questo assestamento ? Capiamo che l'Italia è diventata un condominio, un condominio amministrato dai partiti, che Pag. 104ogni anno che passa diventa più povero, un Paese che sta male, che si impoverisce, gli italiani si impoveriscono. Altro che rilancio della crescita, come enuncia Padoan nell’incipit della presentazione del rendiconto ! Chiunque di voi oggi l'abbia sentito si sarà messo a ridere dopo averlo sentito in Aula.
  Ma c’è chi, come noi, pensa ancora che la catastrofe economica si possa e si debba superare, liberando l'energia delle persone, degli onesti e soprattutto dei più giovani, oggi emarginati e demotivati.
  Guardi, io provo un certo imbarazzo: i giovani che il PD ha sempre usato per fare la propria campagna elettorale dove sono ? E in nome di cosa ? In nome della troika, dell'austerità stanno nascosti. E, allora, sapete come si fa a riprendere in mano un Paese e a farlo nel modo migliore possibile ? Con due cose: con una politica diversa, non di certo questa fatta di parole vane, come si evince dai risultati, ma da fatti ed atti che noi vi abbiamo presentato ogni giorno e che voi avete rifiutato ogni giorno. E si fa con un'altra cosa, con il coraggio, dominando la paura, quella che vi permette di tenere in pugno questo stupendo Paese. E, allora, ditelo a Draghi che vuole fare le riforme strutturali con la cessione di sovranità: questo Paese noi non lo cederemo a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giampaolo Galli. Ne ha facoltà.

  GIAMPAOLO GALLI. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico ha votato a favore del rendiconto e voterà a favore dell'assestamento 2014, perché questi due documenti mostrano, come ha bene evidenziato il relatore, onorevole Misiani, che i conti sono stati tenuti sotto controllo.
  Vi sono aspetti problematici che questa discussione ha messo in evidenza: l'ulteriore compressione della spesa per investimenti – e chi dice questo dice una cosa vera, ma forse avrebbe il dovere di dire come si comprime la spesa corrente, nel momento in cui si concorda sul fatto che andrebbe invece aumentata la spesa per investimenti – e soprattutto l'aspetto problematico è l'aumento del rapporto debito-PIL.
  Ovviamente il tema cruciale, già evidenziato dalla Corte dei conti, diventa quello di quanto l'aggiustamento fatto sino ad ora sia tale da mettere in sicurezza l'Italia sotto il profilo della sostenibilità del debito pubblico e, dunque, qual è lo sforzo aggiuntivo che deve essere ancora compiuto.
  I dati ci dicono che, malgrado il cattivo andamento dell'economia, che perdura sino al secondo trimestre di quest'anno – sembra quasi che qualcuno sia contento di questo, noi non lo siamo affatto ovviamente – l'Italia ha fatto sostanzialmente ciò che era necessario per mettere sotto controllo la dinamica del debito pubblico.
  Sbagliano i catastrofisti, sbaglia chi dice che l'Italia sta sprofondando. Non è vero. Sbagliano coloro che ritengono che l'Italia sia su un sentiero di insostenibilità. Secondo le stime della Commissione europea, all'indebitamento netto pari al 3 per cento del 2013 corrispondeva un disavanzo corretto per il ciclo pari allo 0,7 per cento del PIL. L'Italia, dunque, anche nella valutazione della Commissione non è lontana dal pareggio strutturale.
  A questa considerazione se ne aggiunge un'altra che è ampiamente condivisa dagli addetti ai lavori, nota agli investitori, e contribuisce a spiegare la fiducia che ci stanno accordando i mercati, e dunque il calo dello spread. Io non vedo sfiducia nei mercati, come è stato qua detto, vedo invece una fase di fiducia dei mercati.
  Il punto è che la realtà del nostro deficit strutturale, ossia corretto per l’output gap, si ritiene dai più che sia migliore di quanto non emerga dalle stime della Commissione. Uno dei molti punti che deve essere trattato con Bruxelles. Basti considerare che, nel solo anno 2011, l'Italia ha fatto quattro manovre, come ricorderete, che assommano a quasi il 5 per cento del PIL come effetto sull'indebitamento 2013. Questo grande sforzo non è Pag. 105pienamente riflesso nei dati della Commissione, per motivi che sarà opportuno approfondire nelle sedi opportune.
  Vengo all'implicazione politica, vale a dire che, con una manutenzione intelligente dei risultati raggiunti, i parametri di finanza pubblica si indirizzeranno nella direzione della sostenibilità, ossia della graduale riduzione del rapporto debito-PIL, non appena la situazione congiunturale e l'inflazione torneranno ad una condizione di relativa normalità.
  Non è, dunque, giustificato il pessimismo che circola in alcuni ambienti riguardo le prospettive del nostro debito; è vero, invece, lo dobbiamo dire con grande forza, con grande convinzione in questo Parlamento, che i grandi sacrifici che gli italiani hanno fatto in questi anni non sono stati inutili e stanno dando dei risultati.
  Non hanno alcun senso le ipotesi, che sono sottese ad alcuni degli interventi che ho sentito qua, di ristrutturazione del debito, le quali ipotesi sono anche apparse sulle prime pagine di alcuni quotidiani italiani. La ristrutturazione del debito non sarebbe affatto una liberazione dalla necessità di perseguire la disciplina di bilancio, sarebbe una forma estrema di austerity concentrata in un brevissimo periodo di tempo; sarebbe una tassa straordinaria e straordinariamente elevata, nell'ordine necessariamente di alcune decine di punti di PIL; per confronto la stretta fiscale operata dal Governo Monti è stata di 2,5 punti di PIL, non di 30 o 40.
  Appare evidente che, in un'ipotesi del genere, crollerebbe ben più di quanto non sia accaduto fino ad oggi la domanda interna, con effetti devastanti sulle imprese e sull'occupazione. Ci sarebbe il default delle banche con tutte le conseguenze che ciò comporta, come insegna l'esperienza della Grecia. È difficile immaginare come l'economia possa riprendersi dopo uno choc di questo tipo; è, però, certo che ci vorrebbero molti anni segnati da sofferenze sociali mai sperimentate prima.
  Questo Governo muove dall'assunto che bisogna tenere ferma la barra del timone dei conti pubblici perché non ci sono scorciatoie. Molti degli interventi che ho sentito qua sembrano assumere che ci siano delle alternative. No, le alternative sono molto peggiori e non certo per chi detiene capitali all'estero ma per il popolo, per il nostro popolo e, in particolare, per i più deboli.
  Dobbiamo ora fare ogni sforzo per rilanciare la crescita attraverso le riforme che questo Governo ha iniziato a fare; è questa la condizione per negoziare con successo, come ha detto molte volte il Presidente del Consiglio, un cambiamento delle politiche europee.
  Vanno ridotte le tasse sul lavoro come non si è mai fatto prima e come, invece, si è iniziato a fare con il bonus Irpef di 80 euro. I margini ci sono, devono venire dalla spending review, che va fatta con grande serietà e determinazione, come ha ribadito anche oggi in questa sede il Ministro dell'economia. La riduzione delle tasse e le riforme servono perché oggi la nostra burocrazia, lo sappiamo tutti, la giustizia, il fisco, sembrano fare di tutto per scoraggiare gli investimenti.
  Concludo dicendo che le riforme in campo istituzionale ed economico che questo Governo ha impostato, assieme al mantenimento di una ragionevole disciplina di bilancio, rimangono le condizioni necessarie per la ripresa della produzione e dell'occupazione.
  Sono l'ingrediente indispensabile per poter finalmente tornare a percorrere il sentiero della crescita. Per questi motivi di natura tecnica e politica dichiaro che il gruppo del Partito Democratico vota e voterà a favore dei due provvedimenti che sono oggi all'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2542-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata Pag. 106al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2542-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2542-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Casati, Boccuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2014»:

   Presenti  419   
   Votanti  412   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  286    
    Hanno votato no  126    
  Sono in missione 57.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni nei confronti del deputato Genovese (Doc. IV, n. 7-A) (ore 18).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni nei confronti del deputato Francantonio Genovese (Doc. IV, n. 7-A).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  La Giunta propone di concedere l'autorizzazione all'uso processuale di tutte le conversazioni e comunicazioni del parlamentare precedenti al giorno della sua iscrizione nel registro degli indagati, avvenuta il 12 dicembre 2011, negandola per quelle successive a tale data.

(Discussione – Doc. IV, n. 7-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
  Ha facoltà di parlare la relatrice, la deputata Gea Schirò.

  GEA SCHIRÒ, Relatore. Signora Presidente, stiamo riferendo in quest'Aula sulla domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni nei confronti del deputato Francantonio Genovese, nell'ambito del procedimento penale n. 7696 del 2011. La richiesta è stata avanzata dal GIP del tribunale di Messina lo scorso 3 giugno ed è in relazione al procedimento per il quale la medesima autorità giudiziaria ha già domandato e ottenuto da questa Assemblea l'esecuzione della misura di custodia cautelare in carcere per il collega.
  Abbiamo, quindi, a disposizione, nella precedente relazione della Giunta che è stata redatta il 13 maggio 2014, la compiuta rappresentazione dei fatti oggetto di indagine e la descrizione dei relativi addebiti nei confronti del parlamentare.
  In questa sede ci si può, quindi, limitare a ricordare che si procede per vicende legate alla gestione dei fondi pubblici destinati dalla regione Sicilia alla formazione professionale che, secondo l'accusa, sarebbero stati in parte distratti dalla loro destinazione a vantaggio di un sodalizio criminale in cui il deputato Genovese rivestiva un ruolo apicale.
  I capi di imputazione configurano quindi i reati di associazione a delinquere, riciclaggio, peculato, truffa aggravata e, Pag. 107infine, il reato di dichiarazioni fraudolente ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
  La Giunta ha esaminato la richiesta che oggi è oggetto della nostra valutazione in varie sedute e ha deliberato, a maggioranza, di proporre all'Assemblea la concessione dell'autorizzazione richiesta per le sole comunicazioni del parlamentare precedenti al giorno della sua iscrizione nel registro degli indagati, avvenuta il 12 dicembre 2011. La Giunta ha anche tenuto conto dell'esigenza di garantire comunque all'interessato, che ne aveva formulato richiesta, di avvalersi della facoltà di fornire chiarimenti al nostro organo parlamentare, pur essendo in stato di detenzione domiciliare. Gli abbiamo indicato alcune date utili alla sua audizione, che sono state sottoposte all'autorità giudiziaria, e abbiamo ottenuto le autorizzazioni necessarie.
  A questo riguardo, per completare le informazioni necessarie all'Aula, riferisco che il deputato Genovese ha poi ritenuto di affidare esclusivamente ad una memoria scritta il proprio contributo ai nostri lavori. Ci siamo altresì avvalsi, per l'esame istruttorio, delle informative di polizia giudiziaria acquisite dalla procura di Patti nelle date 26 novembre e 26 dicembre 2011. Quest'ultima riguarda l'attività tecnico-investigativa svolta antecedentemente all'iscrizione dell'onorevole Genovese nel registro degli indagati.
  Passiamo adesso ai contenuti dell'ordinanza dell'autorità giudiziaria richiedente. Il GIP di Messina, rinviando anche agli atti giudiziari relativi alla sua precedente richiesta di autorizzare l'arresto del collega, formula la domanda di autorizzazione all'uso processuale di conversazioni e comunicazioni captate in via indiretta, cioè su utenze che non erano nella disponibilità del parlamentare. Esse sono state acquisite principalmente dalla procura di Patti, nell'ambito di indagini per fatti originariamente diversi da quelli relativi alla formazione professionale. Solo in un secondo momento il procedimento è confluito in quello in corso a Messina. Oggetto della domanda sono 193 conversazioni, avvenute tra il 25 ottobre 2011 ed il 28 giugno 2013, relative a conversazioni di Genovese, su utenze di terzi.
  L'ordinanza, che accoglie totalmente l'istanza formulata dall'organo inquirente il 28 febbraio 2014 e poi integrata il 1o e il 24 aprile 2014, si sofferma sui due parametri a cui la Corte costituzionale lega l'operatività del precetto contenuto nell'articolo 68, comma terzo, della Costituzione, ovvero la natura casuale delle captazioni e le circostanze che le rendono non manifestamente irrilevanti, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 140 del 2003.
  Quanto alla loro natura casuale, l'ordinanza precisa che nessuna intercettazione è stata eseguita eludendo il divieto costituzionale, secondo l'interpretazione datane dalla giurisprudenza consolidata. Si legge, infatti, che «tutte le utenze intercettate sono risultate riferibili esclusivamente a persone diverse dall'onorevole Genovese e l'attività è stata svolta in funzione delle condotte illecite a costoro riconducibili». L'organo richiedente precisa, quindi, che il reale obiettivo dell'indagine «non era, neanche in termini di mera eventualità, il deputato, bensì le attività poste in essere dai soggetti direttamente sottoposti ad intercettazione».
  Quanto, infine, al criterio della necessità processuale dell'utilizzo delle intercettazioni, enunciato dalla giurisprudenza costituzionale e, in particolare, dalla recente sentenza n. 74 del 2013, il giudice premette che «ai fini della prova dei fatti contestati, la funzione dell'attività captativa, contrariamente a quanto sostenuto dalle difese, ha avuto un ruolo marginale e di contorno».
  In effetti, occorre ricordare che nella già citata ordinanza di custodia cautelare, emessa lo scorso marzo nei confronti del parlamentare, la medesima autorità giudiziaria aveva esplicitato che non intendeva fare alcun uso né alcuna menzione delle intercettazioni riferite al parlamentare.
  Tornando alla memoria del deputato Genovese, in adempimento della propria funzione istituzionale, la Giunta ha acquisito la memoria prodotta dal deputato, che Pag. 108è ancora in stato di detenzione domiciliare, in cui si evidenzia come il sostrato indiziarlo dell'indagine derivi, in via pressoché esclusiva, dall'intercettazione di conversazioni telefoniche o ambientali, le cui modalità di esecuzione sono, a suo avviso, rivelatrici di un evidente fumus persecutionis nei suoi confronti.
  La Giunta non ha ritenuto utile soffermarsi sulle censure mosse dal deputato in ordine alla inutilizzabilità processuale, perché, secondo Genovese, la circostanza che le conversazioni siano state intercettate dopo la scadenza dei termini delle indagini e disposte in un procedimento diverso non compete alla Giunta e ciò si risolverà in sede processuale.
  Nel nostro dibattito si è invece affrontata – rientrando nei profili di stretta competenza della Giunta – la censura concernente l'elusione della prerogativa costituzionale che impone all'autorità giudiziaria di richiedere preventivamente l'autorizzazione parlamentare per sottoporre ad intercettazione le comunicazioni di un membro delle Camere.
  Secondo il deputato interessato, la violazione della prerogativa deriverebbe dalla decisione degli organi inquirenti di intercettare utenze della sua cerchia di familiari, di collaboratori e di amici, nella piena consapevolezza che il parlamentare era un loro interlocutore tutt'altro che infrequente e quindi che il parlamentare stesso era, fin dall'inizio, il principale obiettivo di indagine, in quanto capo e promotore dell'associazione a delinquere oggetto dell'inchiesta.
  Quanto alle valutazioni della Giunta per le autorizzazioni, da parte nostra gli elementi addotti dall'autorità giudiziaria a supporto della richiesta e quelli desumibili dalla memoria prodotta dal deputato sono stati esaminati alla luce delle pronunce della Corte costituzionale che chiariscono i margini di sindacato parlamentare in materia.
  In primo luogo, come già ricordato all'inizio di questa relazione, occorre avere presente che l'articolo 68, terzo comma, nell'imporre la previa autorizzazione parlamentare per sottoporre i membri delle Camere ad intercettazioni, sancisce una guarentigia a tutela della funzione parlamentare. Destinatari della prerogativa costituzionale non sono i parlamentari uti singuli, ossia individualmente, ma l'Istituzione nel suo complesso.
  Il bene protetto dalla Costituzione – che non è quello della riservatezza delle comunicazioni – si identifica invece nell'esigenza di assicurare il corretto esercizio del potere giudiziario nei confronti dei membri del Parlamento, a protezione della funzionalità delle Camere rispetto ad indebite interferenze del potere giudiziario (cito la sentenza n. 390 della Corte costituzionale del 2007).
  Le disposizioni che sanciscono simili immunità e prerogative non possono quindi essere interpretate in modo estensivo. Esse costituiscono una deroga al principio di uguaglianza, declinato come parità di trattamento davanti alla giurisdizione, «principio che si pone alle origini dello Stato di diritto» come possiamo leggere nella sentenza della Corte costituzionale n. 24 del 2004.
  Venendo adesso ai principi della giurisprudenza costituzionale invocabili nel nostro caso, la Giunta ha avuto ben presente che, ai fini dell'operatività del regime dell'autorizzazione preventiva stabilito dal più volte citato terzo comma dell'articolo 68, l'unico criterio da prendere in considerazione è rappresentato dalla «direzione dell'atto d'indagine» (è la già citata sentenza della Corte costituzionale n. 390 del 2007). È evidente come non assuma rilevanza decisiva la circostanza che i magistrati abbiano disposto le intercettazioni su utenze di terzi, nella consapevolezza della «elevata probabilità», tra virgolette, che sarebbero incorsi in comunicazioni cui partecipa un parlamentare. La Corte ha infatti chiarito, anche nella sentenza da ultimo citata, che la prerogativa non si estende certamente agli interlocutori – anche se abituali – del parlamentare e che le comunicazioni del deputato casualmente captate in tale contesto non richiedono la preventiva autorizzazione parlamentare, essendo comunque casuali.Pag. 109
  Tuttavia, bisogna ricordare anche un altro paradigma interpretativo fissato dalla giurisprudenza, secondo cui, se nel procedimento anche il parlamentare risulti già sottoposto a indagini – leggo tra virgolette – «è indubbio che la qualificazione dell'intercettazione come casuale richieda una verifica particolarmente attenta». E questa è la sentenza n. 114 del 2010 sempre della Corte costituzionale.
  Tale principio ermeneutico è assolutamente aderente al caso di specie. Infatti, a partire dal 12 dicembre 2011 il parlamentare – a suo dire peraltro tardivamente – è stato formalmente iscritto nel registro degli indagati.
  Pertanto, occorre verificare se il magistrato abbia motivato adeguatamente il suo giudizio sulla natura casuale delle intercettazioni avvenute successivamente a tale data, tenendo conto degli indici significativi enunciati nella sentenza n. 113 del 2010, ovvero che i rapporti intercorrenti tra parlamentare e terzo sottoposto a intercettazione, avuto riguardo al tipo di attività criminosa oggetto di indagine, il numero delle conversazioni intercorse, l'arco di tempo durante il quale l'attività di captazione è avvenuta, anche rispetto ad eventuali proroghe delle autorizzazioni e al momento in cui sono sorti indizi a carico del parlamentare.
  Proprio basandoci sui suddetti indici significativi, la maggioranza della Giunta – concordando con le valutazioni della relatrice – ha rilevato non esservi una plausibile e circostanziata motivazione nell'ordinanza che giustifichi la prosecuzione di intercettazioni che, in primo luogo, riguardavano soggetti i cui rapporti con il parlamentare erano evidentemente strettissimi.
  Alla luce di tutto ciò, appare possibile individuare negli atti una precisa data in cui è possibile collocare, senza incertezze, un mutamento dell'obiettivo dell'indagine, a partire dalla quale la motivazione fornita nell'ordinanza appare poco plausibile. Tale data corrisponde al momento di formale iscrizione del deputato nel registro degli indagati, ovvero il 12 dicembre 2011.
  Passo direttamente, Presidente, alla deliberazione della Giunta e, vista la giornata, rimando i colleghi al fascicolo che riporta ovviamente in modo esteso tutti i passaggi compiuti dalla Giunta. La Giunta, sulla base di quasi tutte le predette argomentazioni, nella seduta del 30 luglio 2014 ha deliberato, a maggioranza, di proporre all'Assemblea di concedere l'autorizzazione all'uso processuale delle sole comunicazioni del parlamentare precedenti al giorno della sua iscrizione nel registro degli indagati, avvenuta il 12 dicembre 2011, negandola per le successive (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, non ruberò tutto il tempo a mia disposizione, però sentivo la necessità di puntualizzare alcuni aspetti. Infatti sulla questione di Genovese abbiamo probabilmente già parlato tanto, ma la verità sinceramente, forse, ancora non è emersa.
  Non ho partecipato al voto della Giunta per le autorizzazioni, perché ritengo che molte volte il festival dell'ipocrisia si consumi in alcuni contesti e, pertanto, ho preferito evitare. Però è necessario che qui in Aula si facciano due considerazioni.
  Il deputato Genovese è stato arrestato nel marzo 2014 su richiesta della procura di Messina e sappiamo tutti che, dopo tre giorni da quella data dell'arresto – a mio parere strumentale per la campagna elettorale nella quale il Partito Democratico non ha avuto nessun tipo di rimorso o di problema nel votare l'arresto di Genovese –, a distanza di soli tre giorni, lo stesso è stato rimesso in libertà.
  Ricordo che nella discussione in Aula si fece una disquisizione, disquisizione che spesso il doppiopesismo della sinistra ci porta ad affrontare, che è quella sul fumus persecutionis. Ebbene, oggi noi ci rendiamo conto che Genovese è stato arrestato con un ordine di carcerazione, emesso dalla procura di Messina, senza che alla cui base vi fossero una serie di Pag. 110intercettazioni telefoniche, che pure costituiscono l'ossatura di un procedimento e di cui oggi si richiede l'autorizzazione per poterle utilizzare in un determinato processo.
  Delle due l'una: o probabilmente quella richiesta di misura cautelare autorizzata dal PD era insufficiente o l'autorizzazione che oggi stiamo per dare è inutile o non è opportuna né alle indagini né al processo. Su quello che si è consumato ancora una volta all'interno della Giunta per le autorizzazioni e che si è consumato ancora oggi nella richiesta e nella relazione, io penso che l'Aula debba perlomeno non essere distratta, avere quanto meno contezza di ciò di cui stiamo parlando. Stiamo parlando di 21 mila intercettazioni telefoniche fatte a carico dei cittadini italiani a spese dei cittadini italiani e ancora questo Governo non si decide a porre un limite poi nella riforma della giustizia questo problema non viene affrontato.
  Però oggi chi si oppone alle intercettazioni telefoniche, le nega per una parte – e lo spiegherò tra un attimo – e le consente per un'altra minima parte. Ossia consente giustamente l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni per quella parte in cui il Genovese non era sostanzialmente ancora iscritto nel registro degli indagati. Quindi una minima parte, si tratta di pochissime telefonate perché il Genovese è stato iscritto nel dicembre del 2011, se non erro, si nega però; l'autorizzazione per tutta una serie di intercettazioni che costituiscono l'ossatura del processo di Genovese per farsi dire che abbiamo sbagliato quella volta nel mandarlo in galera però lo salviamo oggi non consentendo alla magistratura di acquisire quelle intercettazioni telefoniche che sono alla base di quel procedimento.
  Questo è un fatto che onestamente non deve esistere perché io penso che la coerenza debba portare a tutt'altro, a valutare con obiettività. Io leggo solo un passo delle conclusioni di una esponente del PD in Giunta, dove addirittura – quando dico che non si deve superare il limite del fumus persecutionis, quindi non si può giudicare qual è l'andamento del processo – la stessa dice: « Quanto alla direzione degli atti di indagine è un aspetto sul quale l'ordinanza del GIP non appare adeguatamente motivata ». Se ci si addentra in una valutazione in ordine alla motivazione del GIP, io penso che si vada oltre quello che è consentito o meglio oltre la struttura del fumus persecutionis. Ma questo è il nostro pensiero, che noi garantisti di Forza Italia – Il Popolo della Libertà andiamo dicendo da anni su questa questione. Però vogliamo che non ci sia ipocrisia, vogliamo che ci sia coerenza, che si abbia il coraggio di dire «no» all'utilizzo delle intercettazioni telefoniche, non limitatamente a quell'aspetto che è irrilevante rispetto al procedimento di Genovese, ma non in maniera assoluta, perché non è consentito a nessun magistrato di poter richiedere ed emettere un ordine di cattura senza che abbia alla base una serie di intercettazioni telefoniche che pure servono a supporto di quell'indagine stessa.
  Pertanto Forza Italia, come sempre, negherà l'autorizzazione e voterà contro, ma non all'utilizzo limitatamente e solo a quella parte per cui, sempre per la falsa morale del Partito Democratico, viene oggi concessa, perché noi sappiamo bene, lo sappia l'Aula, che quelle intercettazioni che oggi autorizzerete ad utilizzare non serviranno per il processo, ma è una questione di principio, è una questione di garanzia. Pertanto Forza Italia voterà contro l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche anche antecedenti alla richiesta di misure cautelari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare e quindi dichiaro chiusa la discussione. Adesso...

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Sì, dopo, Colletti, d'accordo. C’è la replica e poi le do la parola. Eravamo già d'accordo con il deputato Sibilia. Ha facoltà di replicare la relatrice, Gea Schirò.

Pag. 111

  GEA SCHIRÒ, Relatore. Signora Presidente, rinuncio alla replica.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, inizialmente era prevista un'unica votazione per questa autorizzazione a procedere. Noi abbiamo fatto richiesta formale di votazione per parti separate rispetto alla richiesta di autorizzazione a procedere, richiesta che mi risulta essere stata accettata. La Presidenza di questo dovrebbe avere contezza...

  PRESIDENTE. Sì è stata accettata.

  ANDREA COLLETTI. ...anche perché attualmente noi discutiamo su una richiesta di utilizzo di intercettazioni. Anche proceduralmente, la richiesta del GIP era unica e non faceva nemmeno riferimento a una suddivisione di tempi delle intercettazioni. Vi è stata una votazione, dal mio punto di vista, abbastanza furbetta in sede di Giunta delle autorizzazioni, giacché strumentalmente nel parere si è diviso temporalmente l'utilizzo delle intercettazioni stesse, quindi in realtà è stato un errore che potrebbe teoricamente essere censurabile anche in sede di conflitto d'attribuzione tra la Camera dei deputati e la magistratura, giacché noi siamo andati oltre quanto richiesto dall'ordinanza del GIP e dalla richiesta di autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni e proprio per questo le chiediamo la possibilità di votare separatamente per l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni precedenti al 12 dicembre 2011 e poi di votare per l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni successive al 12 dicembre 2011 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sì, deputato Colletti, la sua richiesta, nel senso di votare separatamente l'autorizzazione all'uso processuale di tutte le conversazioni e comunicazioni del deputato Genovese precedenti al giorno della sua iscrizione nel registro degli indagati, avvenuta il 12 dicembre 2011, rispetto all'autorizzazione all'uso di tutte le successive conversazioni e comunicazioni di Genovese può essere accolta dalla Presidenza.

(Dichiarazioni di voto – Doc. IV, n. 7-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiarelli, ma prendo atto che rinuncia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Grillo.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, giusto per chiarire che la votazione per parti separate riguarderà comunque la proposta del relatore, quindi era per far capire perché il relatore proponesse il diniego all'uso delle intercettazioni dal momento dell'iscrizione al registro degli indagati, per cui vengo alla nostra dichiarazione di voto. Diciamo subito che per il MoVimento 5 Stelle era lecito l'uso delle intercettazioni per tutto il periodo richiesto dal giudice per le indagini preliminari nell'ambito del procedimento penale 7696/2011, giunto alla Camera dei deputati il 3 giugno 2014.
  Presidente, innanzitutto facciamo notare come siano passati più di tre mesi dalla richiesta del GIP ed in considerazione dei gravi reati contestati all'onorevole Genovese – ricordiamolo: associazione a delinquere, riciclaggio, peculato, truffa aggravata – riteniamo che questo arco temporale, cioè 3 mesi di tempo, su un procedimento già noto a quest'Aula, per deliberare sull'uso delle intercettazioni, non sia inaccettabile, anche perché il 15 maggio avevamo proprio autorizzato la custodia cautelare in carcere del medesimo deputato. Quindi noi non accogliamo la proposta del relatore, perché riteniamo che debbano essere autorizzate tutte le intercettazioni e non solo un'esigua parte di esse, quindi quelle che vanno dal 25 ottobre 2011 al 28 giugno 2013.Pag. 112
  La proposta del relatore invece è di utilizzare solo quelle che vanno dal 25 ottobre 2011 al 12 dicembre 2011, quindi al momento dell'iscrizione nel registro degli indagati. Riteniamo che la motivazione addotta del relatore sia molto debole, sia giuridicamente che sotto il profilo meramente logico. La decisione del relatore, infatti, sembra più un modo per eludere di valutare in concreto il contenuto delle stesse rispetto all'indagine svolta.
  Presidente, se aveste letto le intercettazioni – come ho fatto – sia queste, sia quelle allegate all'ordinanza di richiesta di arresto, vi rendereste conto che, al momento dell'iscrizione del Genovese nel registro degli indagati, il quadro indiziario era ancora insufficiente e ciò si evince anche dal tempo trascorso dalla iscrizione nel registro degli indagati al rinvio a giudizio. Quindi, la tesi sostenuta dal relatore Gea Schirò circa la mutazione della direzione nelle indagini prima del completamento delle intercettazioni non è accettabile. E questo, Presidente, la stessa giurisprudenza parlamentare quest'anno, a marzo 2014, lo ha valutato, analizzando la lunghezza dell'arco temporale intercorso fra l'iscrizione stessa e la richiesta del pubblico ministero di rinvio a giudizio, nel caso Verdini; tre anni di tempo. Faccio notare che, proprio su questa richiesta, la Giunta delle immunità al Senato ha autorizzato l'uso delle intercettazioni per il caso Verdini.
  A quanto detto, si aggiunge anche l'assoluta esiguità numerica delle intercettazioni successive all'iscrizione del deputato Genovese nel registro degli indagati, ma soprattutto, Presidente, il fatto che gli atti stralciati dalle indagini della Procura di Patti confluiscono a Messina solo nell'agosto 2013. Trattasi di una circostanza di rilievo in merito all'infondatezza della tesi del mutamento di direzione delle intercettazioni, in favore, invece, di una più semplice realtà: la vicenda – che ha riguardato non solo l'onorevole Genovese, ma tutti gli altri coindagati o coimputati – è una vicenda talmente vasta, ingarbugliata e coinvolge talmente tante persone che è più logico sostenere la necessità delle intercettazioni piuttosto che perseverare in conclusioni forzate circa l'intercettazione del terzo per colpire invece il parlamentare. Senza considerare che i terzi non sono dei terzi qualunque, ma soggetti ai quali sono stati contestati un numero consistente di capi di imputazione e formulate richieste di provvedimenti cautelari per il pericolo di reiterazione dei reati di associazione a delinquere di cui – per sventura ? – il deputato Genovese si è trovato ad essere indagato e sottoposto a misura cautelare personale, in quanto consideratone il capo.
  Presidente, noi riteniamo che questa Camera non sia tenuta ad emettere giudizi di condanna, ma debba soltanto consentire che le altre autorità dello Stato, altrettanto indipendenti e autonome, possano esercitare pienamente le loro funzioni senza subire intralci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Dall'altro lato, ci muove la necessità di applicare alla lettera la Costituzione e, Presidente, quando parlo della Costituzione, non mi riferisco solo all'articolo 68, che sembra l'unico articolo che viene applicato alla lettera, della Costituzione, ma vi ricordo che c’è anche l'articolo 3 della Costituzione, che sancisce il principio di uguaglianza. E quindi la mente corre alla necessità che tutti i cittadini siano uguali dinnanzi alla legge e vi chiedo: se un altro cittadino chicchessia, non un deputato della Repubblica, fosse stato ritenuto capo e promotore di una associazione a delinquere, quindi responsabile di un reato contro l'ordine e la sicurezza pubblica, associato assieme ad altri al fine di commettere una serie indeterminata di delitti – questa è la definizione che ne dà la legge – quale trattamento avrebbe ricevuto dallo Stato all'atto della applicazione delle norme sulle intercettazioni nei suoi confronti ? È stato sottolineato da più parti, come da una interpretazione errata dell'articolo 68 si corre il rischio di consentire un paradossale privilegio per coloro che si fossero trovati ad interloquire con i componenti delle Camere. E non ritenete che questo paradosso divenga sinonimo di pericolosità per la sicurezza dell'istituzione Pag. 113che noi in questo momento rappresentiamo, se i reati ipotizzati sono reati associativi ?
  Mi pongo un'altra domanda e vi chiedo: negare l'utilizzo di tali atti di indagine non equivale a dare libertà di azione alle organizzazioni criminali nel cercare tra i propri sodali proprio colleghi deputati che, in virtù di un'interpretazione a maglie larghe del dettato costituzionale, andrebbero sempre esenti da mezzi di ricerca della prova particolarmente efficaci, come le intercettazioni ?
  Non sussiste un solo motivo, Presidente, per cui dobbiamo ritenerci al di sopra dei cittadini che rappresentiamo, né un solo motivo per cui l'applicazione della legge debba differire in ragione dello status di un individuo. Per questo motivo contestiamo nel merito le conclusioni del relatore Gea Schirò, in ottemperanza dell'articolo 3 della Costituzione, che ci vuole tutti uguali. E voteremo quindi contro la proposta di non utilizzare le intercettazioni dal momento dell'iscrizione del deputato Genovese nel registro degli indagati e voteremo, invece, favorevolmente all'uso delle intercettazioni dal momento dell'inizio delle intercettazioni all'iscrizione del deputato Genovese nel registro degli indagati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossomando. Ne ha facoltà.

  ANNA ROSSOMANDO. Presidente, colleghi, alcune brevi considerazioni per argomentare il voto del Partito Democratico, che sarà favorevole alla relazione esposta poc'anzi dalla collega Schirò.
  Intanto, ho sentito alcune affermazioni da due parti diverse dell'emiciclo che definirei totalmente infondate. Guardate, noi cerchiamo di stare al merito, che riteniamo sia sempre un buon metodo, anche molto rivoluzionario, lo abbiamo detto altre volte. Ci siamo sempre regolati in questo modo. E stare al merito ha molto a che fare anche con le garanzie che sono previste per tutti i cittadini e che sono previste per il Parlamento come Assemblea parlamentare.
  Allora, molto brevemente, i tempi sono stati assolutamente congrui, sufficienti e adeguati alla richiesta che ci veniva posta, che riguarda l'utilizzazione al dibattimento di questo strumento. Quindi, non c'era una scadenza ad horas.
  È stato assolutamente congruo l'uso che abbiamo fatto della valutazione sulla motivazione dell'ordinanza del GIP. Sulla quale motivazione noi non dobbiamo entrare sulla condivisione, su alcuni aspetti prettamente processuali. Ma sul punto su cui noi ci dobbiamo pronunciare e cioè se sia occasionale negli elementi che la legge prevede – numeri, temporalità, ma soprattutto il punto dell'orientamento dell'indagine – è certo che ci dobbiamo pronunciare. Dobbiamo pronunciarci su questo. E se riteniamo che manchi la motivazione è un elemento di decisione. Questo perché il diritto ha anche il fascino di avere una logica stringente, quindi non è un'opinione.
  E allora, vengo al punto. Esiste un divieto di intercettare le comunicazioni dei parlamentari, in quanto Parlamento e Assemblea parlamentare – lo dobbiamo sempre ripetere –, non per tutelare la segretezza della comunicazione. Questo divieto non può essere aggirato e, quindi, possono essere utilizzate quelle intercettazioni che non sono state fatte sull'utenza del parlamentare, ma di terzi, solo ed esclusivamente se queste intercettazioni siano occasionali. Ci sono dei parametri per stabilire se e come sono occasionali.
  E vorrei aggiungere, l'articolo 3 della Costituzione – famosissimo – sul principio di uguaglianza non è in contrapposizione con quanto stabilisce l'articolo 68 della Costituzione. L'articolo 3, in questo caso come in altri casi, illumina l'articolo 68 e ne stabilisce i limiti e, quindi, guida la nostra decisione. Non è che c’è una contrapposizione alla Carta a seconda dell'argomento politico o pretestuoso che ne vogliamo fare. Pag. 114
  Quindi, stando al merito, perché noi abbiamo deciso in questo modo ? Perché c'era una serie di elementi che non abbiamo ritenuto di per sé dirimenti, ma li cito: innanzitutto il numero, 300 comunicazioni intercettate non ci sembrano un numero così basso; il tempo trascorso. Ma soprattutto l'argomento che abbiamo ritenuto più dirimente e che non è stato preso in esame nell'ordinanza, non è stato motivato, è quello dell'orientamento delle indagini. Ora, nel caso di specie, si tratta di un'indagine autonoma, diversa da quella di Messina, cioè a Patti, che nasceva su un altro argomento, non su quello, noto, dei corsi di formazione.
  Durante le indagini, ad un certo momento è sorto questo argomento e, quindi, con molta attenzione non abbiamo ritenuto solo, esaustivo e sufficiente il fatto che si intercettasse persona che comunque era prevedibile che avrebbe comunicato con il collega, onorevole Genovese. Ma a questo si è aggiunto un fatto, di cui vi è traccia nelle carte processuali, che abbiamo richiesto ulteriormente per avere contezza di tutto. A un certo punto le indagini si sono chiaramente dirette sulla questione «corsi di formazione», individuando anche un ruolo ben preciso al collega Genovese, ruolo che viene esplicitato e che naturalmente sarà poi oggetto di accertamento processuale, con la decisione che i magistrati riterranno più congrua e più opportuna.
  In questo quadro – e arrivo a chiudere su questo argomento e mi avvio alla conclusione – viene iscritto il collega Genovese nel registro degli indagati, ma, attenzione, anche questo, da solo, non è sufficiente come argomento formale. Non è che c’è un dato formale, l'iscrizione nel registro della notizia di reato non è dirimente. È il tipo di reato per cui viene inscritto, cioè il reato associativo, associazione semplice. È del tutto evidente, quindi, che la direzione delle indagini è assolutamente inequivoca e inequivocabile per l'iscrizione della notizia di reato, per un reato associativo, e il terzo che viene intercettato concorre nel reato associativo, nell'ipotesi sempre dell'accusa e del giudice delle indagini preliminari, il GIP, con l'onorevole Genovese. Tutti questi elementi, e non altri, ci hanno con molta serenità determinato a stabilire che dal momento in cui vi è iscrizione nel registro della notizia di reato e informativa della polizia giudiziaria, con richiesta di proroga delle intercettazioni, che fa riferimento a questo ruolo, a questo reato associativo, in quel momento vi è una chiara direzione dell'indagine e non c’è l'occasionalità, cosa che, invece, è assente per il periodo, sicuramente molto ridotto, dal 25 ottobre al 12 dicembre.
  Con molta serenità, con molta tranquillità, quindi, noi votiamo favorevolmente su tutto il contenuto di questa relazione. E questa serenità ci deriva dal fatto che si parla molto di garantismo, ma l'essenza del garantismo innanzitutto è stare alle regole e chiederne il rispetto, sempre, a seconda del merito delle decisioni. Questo è il primo principio del garantismo: le regole processuali e costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni – Doc. IV, n. 7-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per parti separate della proposta della Giunta in esame.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte della proposta della Giunta e, quindi, sulla proposta di concedere l'autorizzazione all'uso processuale di tutte le conversazioni e comunicazioni del deputato Francantonio Genovese precedenti al giorno della sua iscrizione nel registro degli indagati, avvenuta il 12 dicembre 2011.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 115

  Brescia, Dell'Aringa, Fabbri, Mannino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  407   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  391    
    Hanno votato no    16    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Bossi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte della proposta della Giunta e quindi sulla proposta di negare l'autorizzazione all'uso processuale di tutte le conversazioni e comunicazioni del deputato Francantonio Genovese successive al giorno della sua iscrizione nel registro degli indagati, avvenuta il 12 dicembre 2011.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Capodicasa, Marcon.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  415   
   Votanti  414   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  319    
    Hanno votato no    95    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (A.C. 2598) (ore 18,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Frusone ed altri n. 1, Scotto ed altri n. 2 e Gianluca Pini ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2598), presentate ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento sul disegno di legge n. 2598: Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero.
  A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  Il deputato Luca Frusone ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

  LUCA FRUSONE. Presidente, siamo qui per la questione pregiudiziale di costituzionalità sul «decreto missioni» ed è chiaro che non devo spiegare a questo Governo che il decreto-legge è uno strumento per le urgenze. Infatti, ricordo che il potere legislativo appartiene ancora al Parlamento, almeno sulla carta. Ormai lo so che il Parlamento è un ratificatore delle leggi del Governo fatte attraverso i decreti-Pag. 116legge. Non devo certo stare qui a ripeterlo, non devo spiegare che questo Paese è bloccato perché il Parlamento è bloccato e siamo ogni giorno chiamati solamente a ratificare decreti, senza poter legiferare. Un'Assemblea di circa mille persone elette dal popolo non può fare il suo lavoro perché un gruppetto di ministri – una carica non elettiva – intasa il calendario parlamentare con l'abuso di decreti-legge; e i risultati si vedono.
  Anche oggi con il Ministro Padoan posso solamente fare i complimenti per questo -0,2 per cento, altro che la fine del tunnel; se continuate ad agire in maniera incostituzionale attraverso la reiterazione dei decreti d'urgenza, attraverso l'abuso della decretazione d'urgenza, rimarremo sempre in queste condizioni. Forse il decreto-legge sulle missioni è il caso più emblematico dell'abuso della decretazione d'urgenza, infatti noi andiamo a rifinanziare missioni che vanno avanti da anni, da decenni. Di grazia, dov’è l'urgenza in tutto questo ? Ditemelo sul serio perché inizio a pensare che avete in dotazione un dizionario diverso dal resto degli italiani e che per «urgenza» intendiate tutt'altro. Ciò, perché il vecchio decreto scadeva più di un mese fa, quindi se ci fosse stata veramente l'urgenza avreste adottato prima questo decreto o in contemporanea alla scadenza del vecchio, invece vi siete presi più di un mese per fare un decreto urgente: per essere urgente ve la siete presa molto comoda. Però vi capisco, avevate tante fiducie da mettere per andare in vacanza, avevate un colpo di Stato da portare avanti al Senato, dovevate rafforzare l'oligarghia che in Italia va avanti con l'abuso dell'articolo 77 della Costituzione il quale, lo ricordo, dice che in casi straordinari di necessità ed urgenza – lo ripeto: in casi straordinari di necessità e di urgenza – il Governo può adottare i decreti-legge.
  Come dicevo, state rifinanziando missioni decennali e vi siete presi una pausa di più di un mese per adottare questo decreto. Ve lo chiedo di nuovo: dov’è l'urgenza ? Vi ricordo la formula del vostro giuramento, parlo ai Ministri: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi ed esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione». «... osservare lealmente la Costituzione...»: queste sono balle, la state calpestando, anzi state banchettando sul suo cadavere e a breve la rimpiazzerete con il patto del Nazareno.
  Spiegatelo fuori che l'Italia è bloccata perché con i vostri decreti, decisi da poche persone, imponete ricette di austerità senza toccare la corruzione, l'evasione fiscale, i veri sprechi della politica e delle amministrazioni, mentre rimangono fuori l'eliminazione dell'IRAP per le microimprese o il reddito di cittadinanza. A proposito di proposte, nell'ultimo decreto ricordo bene che si parlava di una legge quadro per le missioni; dopo tanti sforzi siamo riusciti a farla incardinare a marzo, da marzo il silenzio. Con la buona volontà oggi potevamo avere questa legge quadro perché ricordo a tutti che questo Parlamento quando vuole fa leggi anche in sei giorni o in venti, come per il lodo Alfano, dipende solamente dalla volontà. Eppure io ricordo che per questa legge quadro c'era una volontà unanime per arrivare rapidamente ad un'approvazione, ma come al solito si sono rivelate chiacchiere, perché alla fine di questo siete capaci: chiacchiere e proclami. Ad esempio di questo posso citare il caso dell'Afghanistan: da sempre abbiamo criticato questa missione ed il metodo imperialista utilizzato in questa missione. La missione ISAF sta raggiungendo la sua naturale conclusione che è alla fine del 2014 e cosa leggiamo dal relatore di maggioranza del decreto-legge ? Cito testualmente: «Dopo il 2014 la sfida principale sarà il finanziamento delle ANSF, così come sarà altresì necessario determinare il sostegno di ISAF alle ANSF per il post 2014 sotto il profilo sia operativo sia finanziario e definire il contenuto della enduring partnership tra NATO ed Afghanistan». Tradotto vuol dire che non ce ne andiamo dall'Afghanistan, tradotto vuol dire che, ancora una volta, il Parlamento non ha voce in capitolo, tradotto vuol dire che quella legge quadro di cui sopra era importante ed urgente più di Pag. 117questo decreto. Quindi non è questo decreto incostituzionale ad essere urgente, ma la legge quadro per dare al Parlamento un ruolo centrale che la Costituzione prevede.
  Ma ora andiamo a quello che vi fa male, potrei parlare ore del vostro disprezzo della Costituzione, ma ormai la vedete come un libro da mettere sotto i tavoli. Veniamo alla resa dei conti nella sua più pura accezione. Per questo rifinanziamento di sei mesi si spenderanno quasi 453 milioni di euro, le missioni vengono finanziate tramite un fondo in cui c'erano circa 614 milioni di euro che avete utilizzato tutti per i primi sei mesi. Il problema è che questo fondo è vuoto, in bancarotta, non ci sono i soldi. In un Paese in crescita potrei dire per fortuna che il PIL cresce, ma lo sappiamo, questo non è un Paese in crescita. Quindi, dove li vorreste trovare questi soldi ? La Commissione bilancio ancora si deve esprimere su queste coperture, ma noi le riteniamo incerte e precarie, a dispetto dei criteri stabiliti dall'articolo 81, senza contare la non omogeneità del decreto.
  Se ricordate bene, anche il Presidente della Repubblica chiese più omogeneità nei decreti, ma anche qui avete fatto un bel pot-pourri inserendo cose che non c'entrano nulla e, quindi, rifinanziate l'UN Staff College di Torino, che nulla ha a che fare con gli interventi militari e di cooperazione. Del tutto al di fuori dell'oggetto del decreto anche le norme relative all'elezione dei comitati degli italiani all'estero, a prescindere dall'opportunità o meno della loro esistenza, ma che chiaramente non hanno alcuna attinenza con le missioni militari e di cooperazione. Ora mi rivolgo a tutti: in questa sede ho delineato i motivi di questa pregiudiziale che mi sembrano molto, molto chiari. È palese l'abuso della decretazione d'urgenza, ma non è l'unico caso e, quindi, siamo al di fuori della fattispecie prevista dall'articolo 77 della Costituzione. È chiara l'incertezza delle coperture che c’è dietro questo decreto missioni. È lapalissiana la mancanza di omogeneità in questo decreto, omogeneità che il Presidente da voi votato ha richiesto nemmeno un anno fa. Allora, potete avere dubbi su uno di questi punti, potete non credere ad un altro di questi punti per antipatia politica, anche questo ve lo concedo, ma dire che tutti e tre questi punti sono rispettosi del dettato costituzionale è pura ipocrisia. Se oggi volete votare il rispetto della Costituzione non potete non votare a favore di questa pregiudiziale. Ho finito, grazie Presidente per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Duranti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Scotto n. 2, di cui è cofirmataria.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, il 5 agosto è stato trasmesso alle Commissioni III e IV di questo ramo del Parlamento l'ennesimo decreto-legge di proroga delle missioni internazionali, nelle quali è impegnato il nostro Paese, missioni in molti casi di natura assolutamente diversa fra loro, nonché degli interventi di cooperazione allo sviluppo. Il secondo decreto di proroga del 2014, che rispetto al precedente scaduto il 30 giugno non presenta novità significative. Non presenta anche questa volta né caratteri di urgenza né caratteri di omogeneità. Intanto anche questo decreto ha generato perplessità dell'Osservatorio sulla legislazione, ancora una volta sono state inserite in un unico provvedimento tutte le missioni, circa ventisei, in molti casi appunto assolutamente diverse fra loro, cosa che impedisce di fatto al Parlamento di valutarle singolarmente in tutte le loro specificità prima di deliberare. Valutare cioè per ogni missione se, come e quanto contribuire in via strategica in relazione agli interessi nazionali e alle dinamiche europee nonché transatlantiche risulta di difficile attuazione, a fronte dei tempi e delle modalità con le quali, sulla scia di una prassi oramai consolidata, si affrontano le periodiche proroghe delle missioni internazionali. Voglio sottolineare che le opposizioni, in sede di discussione nelle Commissioni congiunte, sia ieri che nella giornata odierna, hanno chiesto l'intervento della Ministra Pag. 118degli affari esteri della Ministra della difesa, in sede di discussione generale, perché nella fretta con la quale si vuole portare a casa questo decreto si è saltato un passaggio che noi riteniamo doveroso per dare senso e significato al ruolo del Parlamento e delle Commissioni, appunto il passaggio delle audizioni delle Ministre interessate.
  L'utilizzo poi dello strumento del decreto-legge impedisce di fatto una analisi accurata e una deliberazione consapevole, perché appunto anche questa volta il Parlamento non è stato messo nelle condizioni di fare un bilancio degli esiti delle missioni militari in corso, alcune delle quali da molti anni, ma solo di compiere una sorta di atto dovuto. Le missioni sono in corso, sono state decise negli anni, bisogna rifinanziarle appunto, senza che il Parlamento sia messo in condizione di valutare gli esiti delle missioni, tante missioni militari, in teatri di combattimento, nei quali noi siamo impegnati, anche alla luce – lo dico così – di quello che sta succedendo dall'altra parte del Mediterraneo, di quello che sta succedendo in Libia, in Siria, in Palestina, di quello che sta succedendo nella Repubblica Centrafricana. Il richiamo poi ai requisiti di necessità e urgenza per la proroga delle missioni appare azzardato, vista la natura periodica appunto.
  Si tratta di rinnovi semestrali già programmati e, dunque, assolutamente prevedibili sulle esigenze legate alle missioni internazionali, nonché sulla natura politica del provvedimento in oggetto. Il decreto-legge in titolo manca della caratteristica della straordinarietà dell'intervento governativo, come disposto dall'articolo 77 della Costituzione, anche alla luce dell'inesistenza dei requisiti di urgenza, già richiamati, per cui le missioni prorogate sono in itinere, appunto, da svariati anni, e per cui si nega, de facto, l'eventualità di una loro conclusione. Cioè, il Parlamento non è messo neanche nelle condizioni di stabilire se una missione, tipo quella appunto in Afghanistan, possa avere una conclusione e se rispetto alla conclusione, appunto, il Parlamento possa intervenire in qualche maniera, confermando i profili di incostituzionalità del provvedimento, comprovando la oramai insopportabile distorsione, appunto, del rapporto costituzionale tra poteri costituiti, Governo e Parlamento.
  Non può che confermare la mancanza del requisito dell'urgenza, peraltro, la circostanza che il decreto-legge in oggetto sia stato licenziato dal Consiglio dei ministri in data primo agosto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 agosto, trasmesso alla Camera il giorno successivo, ossia 35 giorni dopo la scadenza del precedente decreto-legge, che appunto, come ricordavo, era scaduto il 30 giugno.
  Il provvedimento in esame risulta disomogeneo, avendo al suo interno norme circa il finanziamento e la proroga delle missioni all'estero, disposizioni relative alla cooperazione allo sviluppo e addirittura norme per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero che, francamente, penso che nessuno sappia spiegare che cosa c'entrino con le missioni internazionali, per cui risulta, in definitiva, mancante dei requisiti prescritti dall'articolo 77 della Costituzione, nonché di quelli indicati all'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988.
  Voglio anch'io, come il collega che mi ha preceduto, ricordare che nelle Commissioni difesa e esteri stiamo discutendo, oramai da circa sei mesi, della legge quadro sulle missioni internazionali. Non siamo riusciti ancora, purtroppo, neppure a far avviare i lavori al Comitato ristretto, tuttavia è stata approvata la legge sulla cooperazione allo sviluppo; noi pensiamo che, appunto, sia l'ora di finirla con i decreti falsamente d'urgenza, con i decreti disomogenei, con l'impossibilità, da parte delle Camere, della Camera dei deputati e del Senato, di intervenire nel merito della natura giuridica e politica delle missioni, di intervenire rispetto la loro durata; che sia l'ora che il Parlamento si riappropri del suo ruolo, e lo può fare secondo me, solo attraverso, appunto, una legge sulle missioni internazionali compiuta, che dia al Parlamento la possibilità di definire, rispetto al quadro strategico e geopolitico, Pag. 119quali sono le missioni che ci interessano. Io ricordo che quelle su cui dovremmo impegnarci come Paese dovrebbero essere esclusivamente quelle che sono coerenti con l'articolo 11 della Costituzione italiana, cioè l'articolo che dice che l'Italia ripudia la guerra. Ma tant’è, siamo, appunto, alle solite, per cui noi vi chiediamo di non procedere all'esame del disegno di legge n. 2598 (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Pini ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente. Io non lascerò spazio alla retorica che i miei colleghi hanno voluto in qualche modo, e anche elegantemente devo dire, rendere a quest'Aula per argomentare i motivi legati, appunto, alle pregiudiziali che i tre gruppi di minoranza hanno depositato. Mi limiterò semplicemente a ribadire come non vi sia assolutamente il carattere di urgenza, visto che sono passati ben 35 giorni tra la scadenza del precedente decreto e l'emanazione di questo e quindi si tratta dell'ennesima presa in giro nei confronti del Parlamento da parte di un Governo che pensa di calpestare letteralmente qualsiasi tipo di regola di convivenza democratica tra l'esecutivo ed il legislatore.
  Ma a questo, ormai, Renzi ci ha abituato, anche se non ci siamo abituati noi, questo sia assolutamente chiaro. Non vi è nessun tipo di omogeneità, e questo lo abbiamo visto, perché all'interno del decreto-legge vi sono missioni, chiamiamole pure, di pace, ma alcune di pace proprio non sono; c’è cooperazione internazionale, nonostante quindici giorni fa, in quest'Aula, qualcuno abbia forzatamente voluto approvare una legge ad hoc per nominare Viceministro della cooperazione una persona assolutamente degna come il collega Pistelli, ma una legge che era ferma da sette anni, che poi, in qualche modo, si è voluta accelerare in maniera improvvisa solo ed esclusivamente, anche lì, per mettere una bandierina, ma una bandierina di forma e non sicuramente di sostanza.
  E qui ce ne è la riprova, perché, se è stata fatta forzatamente una legge per mettere all'interno di un determinato contenitore, di un'agenzia, all'interno della Farnesina, appunto, una direzione specifica riguardo alla cooperazione internazionale, non si capisce perché, nuovamente, dopo quindici giorni, in un decreto-legge, si infili di nuovo la stessa materia. Quindi, anche qui un pasticcio enorme proprio dal punto di vista procedurale e dal punto di vista istituzionale, se vogliamo.
  Però, al di là, ripeto, di quelle che sono le norme già citate dai miei colleghi in precedenza, l'articolo 11 della Costituzione, i richiami del Presidente della Repubblica, le sentenze della Corte costituzionale e chi più ne ha più ne metta, voglio cogliere l'occasione per ribadire, appunto, quello che in qualche modo ci è stato impedito di esplicitare prima, cioè quello che sta accadendo – perché è materia comunque contingente e in qualche modo assolutamente attinente al decreto-legge di cui stiamo parlando – in Iraq a 100 mila cristiani. Quest'Aula qui, legittimamente e doverosamente, quando si sono contati quasi 2 mila morti nella striscia di Gaza, ha perso ore, perso no, si è impegnata ore a discutere di 2 mila morti causati dagli attacchi dei terroristi di Hamas, perché questi sono i veri responsabili; 100 mila cristiani in fuga dall'Iraq, invece, non scandalizzano nessuno.
  Ecco, questa è la doppia morale non conforme della sinistra che assolutamente non ci piace, che in qualche modo cerchiamo – nel silenzio dei nostri colleghi, e questo ci dispiace, invece – di spiegare alla gente, perché noi all'ipocrisia non ci stiamo. Non ci stiamo all'ipocrisia di un decreto-legge, ripeto, che non ha nessun carattere costituzionale né di urgenza né di altri crismi legati a quelli che sono richiesti, appunto, dall'articolo 77 della Costituzione in materia di decretazione d'urgenza, ma non ci piace, soprattutto, la base culturale che ispira queste missioni: carità pelosa per quanto riguarda la cooperazione internazionale e assoluta assenza di programmazione per quello che riguarda le missioni strategiche o meno Pag. 120che dovrebbero essere affrontate singolarmente. Sono anni che si parla di una legge quadro che permetta, in qualche modo, a questo Parlamento, non sotto il giogo di una questione di fiducia, ma in maniera serena, di valutare l'efficacia e l'efficienza di ogni singola missione, ma questo ci viene impedito. Ci viene impedito soprattutto perché, ripeto, c’è una doppia morale all'interno della sinistra per cui, a seconda dei luoghi dove si va ad intervenire, a seconda della natura dei morti che ci sono in quegli scenari di guerra o di semipace, questi possono o non possono essere citati.
  Noi, ripeto, a questo gioco di ipocrisie non ci stiamo e utilizziamo tutti gli strumenti possibili: uno di questi è, appunto, la questione pregiudiziale, e ci auguriamo che chi ha un po’ di coscienza, al di là delle questioni politiche, si renda conto che 100 mila cristiani in fuga valgono tanto quanto, da un punto di vista morale, i 1800 morti a Gaza, i 65 morti in Israele o i 4 mila morti di Hamas, che nessuno ha citato in questi giorni, perché a qualcuno faceva comodo parlare solo ed esclusivamente della questione palestinese. Ipocrisia alla quale noi non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Galli. Ne ha facoltà.

  CARLO GALLI. Presidente, onorevoli colleghi, le questioni pregiudiziali sollevate dai colleghi dei gruppi della Lega Nord, del MoVimento 5 Stelle e di SEL si appuntano essenzialmente sui seguenti profili: assenza del requisito della straordinarietà, ex articolo 77 della Costituzione; assenza del requisito dell'urgenza; disomogeneità delle norme; abuso della decretazione d'urgenza; non conformità con l'articolo 11 della Costituzione.
  Proviamo a rispondere a queste obiezioni. Quanto al requisito della straordinarietà, esso è da porre in relazione all'assenza, nel nostro ordinamento, di una norma di carattere generale che, in relazione alla materia delle missioni internazionali, preveda una disciplina uniforme concernente la loro autorizzazione e il loro svolgimento. La disciplina in materia di svolgimento delle missioni è necessariamente contenuta in via implicita nell'ambito dei provvedimenti legislativi che di volta in volta finanziano le missioni stesse e che, pur presentando ormai carattere stabile, subiscono, di volta in volta, lievi aggiustamenti in riferimento a specifiche esigenze.
  Rispetto al requisito dell'urgenza, poi, richiamo la risposta che il Ministro della difesa ha illustrato in Commissione difesa all'interrogazione di Marcolin sulle ragioni della ritardata deliberazione, da parte del Consiglio dei Ministri, del decreto-legge per la proroga del finanziamento delle missioni internazionali. In tale occasione, il Ministero ha spiegato le ragioni del ritardo, circostanza che in sé non rappresenta un fatto nuovo e che in passato non ha determinato la presentazione di questioni pregiudiziali di costituzionalità. Tali ragioni sono state, in questo caso, di carattere finanziario, connesse all'esigenza di armonizzare la copertura del provvedimento con le norme, in via di definizione, del disegno di legge sull'assestamento del bilancio dello Stato, di cui solo oggi si è avviata la discussione.
  Peraltro, il Governo ha spiegato che il personale in missione interessato non ha subito alcun danno a causa di tale ritardo, neppure sotto il profilo della corresponsione dei trattamenti economici, poiché le disposizioni riguardanti le autorizzazioni di spesa retroagiscono a decorrere dal 1o luglio. Nella medesima ottica, la questione dei profili di carattere penalistico è circoscritta, nei suoi effetti più negativi, dall'applicazione del principio del favor rei, per cui, una volta entrato in vigore il decreto-legge, i responsabili sono automaticamente assoggettati alle disposizioni già introdotte per le missioni internazionali, che prevedono l'applicazione del codice penale di pace anche per i reati commessi nei giorni precedenti alla vigenza delle norme.
  Nel corso dell'esame in sede referente presso le Commissioni affari esteri e difesa, la questione del ritardo è emersa non Pag. 121già come problematica sul piano costituzionale, ma soltanto sul piano dell'opportunità politica connessa all'esigenza di conferire certezza giuridica alla presenza dei nostri concittadini nelle missioni e di prevedibilità negli interventi di carattere militare e civile. Non vi è dubbio che i rilievi sollevati dai gruppi di opposizione potranno trovare adeguata risposta nella legge quadro sulle missioni internazionali, di cui è stata unanimemente auspicata l'approvazione parlamentare entro la fine dell'anno.
  Sulla questione della disomogeneità delle norme, è opportuno richiamare il parere favorevole che il Comitato per la legislazione ha espresso, proprio nella giornata di ieri, su alcuni profili relativi all'ambito di competenza di tale organo parlamentare, tra cui quello dell'omogeneità delle norme, appunto. In tale parere è stata rilevata non già la disomogeneità, ma la mera non riconducibilità al nucleo essenziale del decreto, pur se richiamate nel titolo, delle sole disposizioni sulle elezioni dei Comites, senza alcuna annotazione critica riferita alla variegata tipologia delle missioni contemplate dal decreto-legge.
  Sull'abuso della decretazione d'urgenza, poi, si tratta di una problematica che ricorre certo nelle sentenze della Corte costituzionale, negli interventi del Capo dello Stato e anche nei pareri dei competenti organi parlamentari. È una complessa questione di ordine generale, che investe i caratteri profondi del nostro ordinamento, su cui la riflessione è doverosa, ma che non può condurre ad una sanzione peculiare nei confronti di questo specifico provvedimento.
  Infine, sulla non conformità dei contenuti del provvedimento con l'articolo 11 della Costituzione, è oramai un dato acquisito che il nostro Paese partecipa alle missioni internazionali sulla base di un mandato conferito dalle organizzazioni a cui il nostro Paese aderisce, in stretta conformità con l'articolo 11 della Costituzione, sia in riferimento al primo periodo di questo sia al secondo.
  Se, infatti, l'Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali è anche vero che acconsente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni.

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  CARLO GALLI. In questo snodo del nostro testo costituzionale sta la legittimità dell'impegno che il nostro Paese porta avanti nel campo internazionale e che si declina anche nelle scelte connesse alla partecipazione sul piano sia militare sia civile alle missioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signora Presidente, il mio intervento sarà molto breve. Il gruppo di Forza Italia voterà contro le questioni pregiudiziali presentate dai colleghi degli altri gruppi, pur convenendo che nel decreto-legge vi sono degli elementi di disomogeneità. Vi è stato un ritardo nell'approvazione e nella presentazione e sono questioni che meritano un approfondimento da parte del Governo e da parte del Parlamento.
  Non vi è dubbio che la soluzione migliore sia quella di provvedere rapidamente, come da più parti auspicato, ad approvare finalmente una legge quadro che dia certezze, innanzitutto, ai nostri militari impegnati nelle missioni internazionali all'estero e che consenta di non avere queste proroghe di missioni internazionali all'interno delle quali vengono poi inserite anche norme che effettivamente hanno poco a che vedere con le missioni stesse.
  Colgo l'occasione, Presidente, per ricordare a tutti che, quando abbiamo trattato gli ultimi decreti sulle missioni internazionali, abbiamo trattato anche la questione Pag. 122dei nostri due fucilieri di marina che sono, con oggi, da 900 giorni detenuti in India. È evidentemente un tempo immenso, un tempo inaccettabile per il nostro Parlamento e un tempo inaccettabile per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Noi continueremo, signora Presidente, a chiedere che il Governo adotti tutte le iniziative possibili per il loro rientro in patria. Il Parlamento ha già votato per la internazionalizzazione della vicenda e il Parlamento ha già votato per l'avvio della procedura dell'arbitrato internazionale. Non credo che occorra attendere altro.
  Non credo che le ragioni della diplomazia, della prudenza, a volte anche del silenzio, che noi comprendiamo, possano essere delle ragioni che si antepongono a quelle del rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani, dei diritti ai quali fanno riferimento i principi dell'immunità funzionale, della giurisprudenza consolidata in materia di extraterritorialità.
  Ricordo che i due militari operavano su una nave battente bandiera italiana che si collocava in acque internazionali ed operavano all'interno di una missione antipirateria autorizzata dalle Nazioni Unite.
  Concludo, quindi, dicendo che, quando esamineremo il decreto, sarà l'occasione per tornare sulla vicenda e per avere elementi, mi auguro, di chiarimento risolutivi da parte del Governo. E mi auguro, Presidente, che questo sentimento di indignazione possa essere condiviso non solo da tutto il Parlamento, ma da tutta l'opinione pubblica e da tutto il Paese, perché abbiamo registrato, purtroppo, oggi invece dei fenomeni inqualificabili ai danni dei nostri due militari, dei fucilieri di marina, che vanno fermamente condannati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Frusone ed altri n. 1, Scotto ed altri n. 2, Gianluca Pini ed altri n. 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Malisani, Carra, Incerti, Massa, Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  412   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  118    
    Hanno votato no   294    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,20).

  SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, colleghi, è di ieri la notizia del rapimento in Siria di due nostre giovani concittadine, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Greta e Vanessa sono state rapite mentre si trovavano da pochi giorni, da fine luglio, in Siria per prendersi cura dei bambini. Voglio usare esattamente le loro parole...

  PRESIDENTE. Colleghi, silenzio per favore !

  SANDRA ZAMPA. ... laddove hanno scritto: siamo qui per tutti quei bambini, quelli terrorizzati, quelli morti, quelli rifugiati.
  A quei bambini hanno portato medicine, cibo, ma soprattutto affetto. Sono l'espressione migliore del nostro Paese, sono il volto della generosità e dell'altruismo.

Pag. 123

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 19,22)

  SANDRA ZAMPA. Credo sia doveroso che oggi da questo Parlamento si rivolga e si levi un appello per la loro immediata liberazione.
  Chiediamo a tutti, davvero a tutti, a cominciare dai loro rapitori, a tutti coloro che operano in Siria o che, essendo cittadini di quel Paese, abbiano disponibilità di notizie utili alla loro liberazione, di collaborare e di fare in modo che tornino presto a casa.
  In particolare, ci rivolgiamo al Ministro degli affari esteri Federica Mogherini, la cui sensibilità è nota sul tema della cooperazione internazionale, affinché si faccia tutto quanto possibile perché le due giovani volontarie tornino presto a casa loro (Applausi).

  DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, devo esprimere solidarietà e vicinanza, a nome di tutto il gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, alla consigliera comunale del comune di Amantea, in provincia di Cosenza.
  Qualche ora fa negli uffici del comune di Amantea è successo un fatto gravissimo, perché la nostra consigliera Menichino è stata picchiata dal vicesegretario comunale, Giuseppe Sabatino. Quest'ultimo è il padre del sindaco in carica del comune di Amantea, Monica Sabatino, eletta proprio nelle ultime elezioni, a maggio.
  Menichino ha già sporto denuncia. Si trovava presso gli uffici comunali semplicemente per chiedere degli atti dovuti, dei documenti, riguardo un consiglio comunale straordinario che ci sarebbe stato l'indomani. L'aggressione è stata brutale e noi la ricolleghiamo ad una denuncia fatta sia dal MoVimento 5 Stelle sia dalla stessa Menichino, da parte nostra con un'interrogazione parlamentare. Infatti, abbiamo rilevato l'ineleggibilità e l'incompatibilità del sindaco Sabatino, proprio per il padre, che è il vicesegretario generale del comune.
  La vicenda è veramente assurda e questo episodio impone una riflessione, soprattutto al Governo, su quello che sta accadendo in Calabria; in Calabria, dove la politica viene gestita veramente come un concetto privato e personale.
  Chiediamo per questo l'intervento del Ministro dell'interno al più presto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, normalmente in Assemblea era costume che, alla vigilia della sospensione dei lavori parlamentari, per la pausa estiva il decano dell'Assemblea rivolgesse gli auguri di buone vacanze ai colleghi e ringraziasse, a nome dell'Assemblea, anche il personale per la collaborazione e l'aiuto prezioso che dà a questo ramo del Parlamento e al lavoro quotidiano che viene svolto (Applausi).
  In sostituzione del decano, credo di interpretare anche la volontà della Presidenza e della Assemblea nel formulare questo augurio e questo ringraziamento al personale, specie in questo momento così particolare.

  PRESIDENTE. La ringrazio e, ovviamente, la Presidenza si associa.

  ARIANNA SPESSOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, con questo intervento vorrei richiamare l'attenzione di tutto il Parlamento e della Presidenza della Camera sulla vicenda, assai confusa e contraddittoria concernente le reali condizioni di salute del deputato Galan al momento del suo arresto, ed i numerosi certificati medici comprovanti Pag. 124la sua malattia, di cui si hanno notizie contrastanti e che rilevano, ai fini dell'autorizzazione della richiesta di arresto votata in questa Aula lo scorso 22 luglio.
  In base alle ultime notizie di stampa, tra i certificati medici acquisiti nell'ambito dell'indagine in corso da parte della Procura di Venezia, vi sarebbe anche quello del cardiologo Giulio Melisurgo, dirigente del San Raffaele di Milano, il quale, privo della necessaria autorizzazione da parte della direzione sanitaria dell'ospedale di Este, si sarebbe recato su richiesta di Galan, all'ospedale di Este per un consulto medico. Secondo le notizie di cronaca, nonostante il rapporto medico allarmante redatto da Melisurgo e trasmesso alla Presidenza della Camera da parte dello stesso Galan, l'ospedale di Este avrebbe, ancora prima della pronuncia della Camera sull'arresto, e per precisione alle ore 9,39, firmato il certificato di dimissione dall'ospedale per il deputato Galan. Ma i colleghi sicuramente ricorderanno che il giorno della votazione fu sollevato da alcuni deputati di Forza Italia un dibattito molto acceso proprio in merito alle allora condizioni di salute di Galan, ritenute talmente gravi da non potergli concedere la possibilità di presenziare alle votazioni quando invece si scopre, dai bollettini medici ufficiali, che Galan era già stato dimesso dalla struttura ospedaliera con una patologia perfettamente compatibile con il trasporto in Parlamento.
  E così, mentre in Aula si chiedeva un ennesimo rinvio del voto per l'autorizzazione a procedere, il Galan aveva già il foglio di dimissioni in tasca. Non vi sfuggiranno gli attuali profili di problematicità che assume la vicenda anche in relazione alle circostanze in cui si è svolto il dibattito e la votazione parlamentare e che richiedono un immediato intervento da parte della Presidenza. Al fine, quindi, di fare finalmente chiarezza su questa delicata vicenda, sollecito da parte della Presidenza della Camera una risposta alla lettera inviata lo scorso 24 luglio con cui chiedo un chiarimento sul contenuto dei certificati medici di Galan trasmessi alla sua attenzione e sulle circostanze in cui si sono svolte le votazioni lo scorso 22 luglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputata Spessotto, lei ha ricevuto una risposta della Presidenza della Camera su questo tema. A noi risulta ed è agli atti. Le è stata inviata e la riceverà a breve.

  MONICA GREGORI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Signor Presidente, io desidero sollecitare la risposta a miei diversi atti di sindacato ispettivo. Innanzitutto, vorrei una risposta all'interpellanza n. 2-00588 concernente il monumento del gerarca fascista Graziani ad Affile, presentata il 23 giugno. L'altra interpellanza è la n. 2-00623 sull'omicidio di via della Camilluccia di Silvio Fanella. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 137 del Regolamento della Camera, le interpellanze devono avere risposta entro due settimane e ad oggi io ancora non ho risposta.
  Gli altri atti, che sono delle interrogazioni a risposta scritta, quindi che prevedono la risposta entro 20 giorni, sono la n. 4-04524, riguardante la situazione della Croce Rossa e quindi la privatizzazione (ricordiamo che qui si rischia la bellezza di 517 posti di lavoro) e l'altra è la 4-04521 sul comune di Pomezia e il Patto di stabilità interno. Queste ultime due sono state presentate il 16 aprile e sono state tutte e due sollecitate il 15 maggio. Quindi, mi auguro che, al rientro dalla pausa estiva, si possano avere delle risposte.

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, io vorrei soltanto lasciare agli atti il fatto che non è stato possibile per me Pag. 125votare in riferimento all'ultima votazione sulle pregiudiziali di costituzionalità del decreto missioni, quindi intendo lasciare agli atti il fatto che avrei espresso un voto favorevole e conforme a quello del mio gruppo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Giovedì 4 settembre 2014, alle 14:

  1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei comitati degli italiani all'estero (C. 2598).

  2. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Marcon ed altri n. 1-00424 e Gianluca Pini ed altri n. 1-00563 concernenti la partecipazione italiana al programma di realizzazione e acquisto degli aerei Joint Strike Fighter-F35.

  3. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Brambilla ed altri n. 1-00460, Gagnarli ed altri n. 1-00559 e Vezzali ed altri n. 1-00571 concernenti iniziative, nell'ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, per la tutela dei diritti degli animali.

  4. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Gallinella ed altri n. 1-00160 e Prataviera ed altri n. 1-00360 concernenti iniziative per la riforma dei criteri di formazione del bilancio comunitario, con particolare riferimento al meccanismo del cosiddetto «sconto inglese».

  La seduta termina alle 19,30.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI LELLO DI GIOIA, NAZZARENO PILOZZI E GIAN LUIGI GIGLI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2486-B

  LELLO DI GIOIA. Il decreto in esame mira a rendere più efficiente ed efficace la pubblica amministrazione, di cui conosciamo bene gli sprechi, la farraginosità, la poca efficienza, la complessità di un sistema burocratico tortuoso, incapace di snellirsi e di innovarsi, che nel corso del tempo ha reso sempre più acuta la frattura tra cittadini e Stato, rendendo i primi sempre più incapaci di consolidare ed accrescere la propria fiducia nelle istituzioni. Noi socialisti voteremo a favore di questo decreto perché crediamo che questa frattura vada risanata, e che questo Paese abbia bisogno di riforme strutturali e concrete, che consentano alla macchina Statale di migliorare il proprio funzionamento e di valorizzare al meglio le proprie risorse, affinché il Paese possa procedere verso la sola direzione auspicabile che è quella della crescita e dello sviluppo economico. Il decreto è un provvedimento complesso, che affronta nei suoi 54 articoli questioni numerose e diversificate, ma in diversa misura riconducibili alla sfera della Pubblica Amministrazione. La questione del lavoro e la crescente disoccupazione che interessa il mondo giovanile ma non solo, e che investe tutto il Paese ma soprattutto il Mezzogiorno d'Italia, rende di primaria importanza le misure del provvedimento tese alla creazione di nuovo impiego nel settore pubblico favorendo i pensionamenti anticipati; al fine di favorire il ricambio generazionale nel settore della pubblica amministrazione, vengono abrogate tutte le norme che disciplinano il trattenimento in servizio per ulteriori due anni dopo il raggiungimento Pag. 126dell'età pensionabile, creando nuove opportunità di lavoro e nuove speranze per tutti quei giovani, precari e disoccupati per i quali è sempre più un miraggio trovare un'adeguata collocazione nel mercato del lavoro e soprattutto nel settore pubblico. Il decreto introduce l'istituto della risoluzione unilaterale del contratto da parte della P.A. nei confronti dei dipendenti che hanno maturato i requisiti pensionistici, con scelta che dovrà essere motivata da esigenze organizzative e nel rispetto dei limiti d'età, impedendo così che vi siano penalizzazioni nell'assegno pensionistico. Per i professori e ricercatori universitari e per i dirigenti medici, l'età pensionabile si alza invece fino a 65 anni. Anche i dirigenti delle pubbliche amministrazioni potranno andare in pensione a 62 anni e 4 mesi, piuttosto che a 66 (purché abbiamo raggiunto i 42 anni e 3 mesi di contributi); le amministrazioni potranno inoltre decidere se congedarli con un preavviso di 6 mesi, oppure mantenerli in carica qualora rappresentino delle risorse essenziali per l'amministrazione. Con questo decreto si risolve finalmente l'ingiusta e annosa questione degli «ex 96» o «esodati della scuola», ai quali la Riforma Fornero ha impedito di andare in pensione nonostante avessero raggiunto nell'anno scolastico 2011/12 la fatidica «quota 96», un vero e proprio errore tecnico al quale sarà posto rimedio a partire dal settembre 2014 , quando 4 mila persone tra insegnanti e altro personale della scuola riusciranno ad andare in pensione, lasciando la staffetta ad una nuova generazione di lavoratori. Sempre nell'ottica di favorire il rilancio dell'occupazione e di rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione, vengono rimodulate le limitazioni al turn over per determinate amministrazioni dello Stato e per altri enti, nel periodo 2014-2018, prevedendo anche un graduale aumento delle percentuali di turn over dal 2014-2015 al 2018. Si incentiva il pensionamento anticipato, eliminando le irragionevoli e vessatorie penalizzazioni frutto della Riforma Fornero, poste a coloro che vanno in pensione di anzianità prima dei 62 anni. Si riconosce alle Regioni e agli Enti locali virtuosi la possibilità di derogare al Patto di stabilità interno, e di poter assumere nuovo personale attraverso procedure concorsuali, purché non vi siano già vincitori di concorso pubblico in lista d'attesa nelle graduatorie della medesima amministrazione. Discussa è la norma relativa alla mobilità obbligatoria, che consentirà di trasferire un dipendente pubblico da un ufficio all'altro senza necessità di dover fornire alcuna spiegazione, ad eccezione che si ecceda la distanza limite di 50 chilometri, o nel caso di genitori con figli sotto i tre anni, o con problemi per i quali interverrebbero le tutele della legge 104, questo provvedimento si rende tuttavia necessario in un'ottica di efficientamento e razionalizzazione della pubblica amministrazione.
  Ma il nostro Paese ha purtroppo un altro male dilagante ed infestante, ed è quello relativo alla corruzione, un fenomeno radicato nel settore degli appalti pubblici, come attestano peraltro le recenti vicende del MOSE e dell'Expo2015, e che richiede un'azione efficace ed immediata da parte del Governo attraverso l'attuazione di misure urgenti che riguardano il sistema di vigilanza degli appalti. Il decreto interviene a tale scopo, attraverso la soppressione dell’ AVCP – Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, e il trasferimento dei suoi compiti e funzioni all'ANAC – Autorità nazionale anticorruzione, che provvederà a presentare un piano di riordino dell'Autorità stessa. All'ANAC vengono attribuite ulteriori nuove funzioni e al suo presidente vengono assegnato il compito di formulare proposte per la gestione degli appalti dell'Expo 2015. Vengono inoltre attribuiti compiti di sorveglianza al presidente dell'ANAC relativamente alle opere dell'Expo 2015, e l'unità operativa speciale per l'esposizione universale 2015 dovrà operare fino alla completa esecuzione dei contratti di appalto di lavori, servizi e forniture; al presidente dell'ANAC viene inoltre affidato il potere di commissariare anche le società appaltatrici dei lavori, se coinvolte nelle inchieste per corruzione. Il provvedimento mira inoltre a rendere più Pag. 127innovativa la pubblica amministrazione, ricorrendo alla digitalizzazione e all'introduzione di procedure telematiche, al fine di snellire e rendere più facili talune pratiche burocratiche.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, Onorevole Ministra, colleghi, il decreto sulla pubblica amministrazione torna in questa aula per la terza lettura ed è inutile negare che ne rientra profondamente modificato e a nostro avviso non certamente in meglio dopo il passaggio al Senato e soprattutto dopo la scure tecnocratica della Ragioneria. La mannaia burocratica tesa a nostro avviso più a salvaguardare l'intoccabilità dei monasteri della tecnocrazia che a salvaguardare i conti dello Stato non ci impedisce di continuare a credere che la Pubblica Amministrazione italiana necessiti di una profonda ristrutturazione, di una imponente opera di ammodernamento in maniera da consentirle di rispondere con efficienza ed efficacia alle tante sfide che abbiamo di fronte, è un dato di fatto difficilmente contestabile. Questo intoppo se da una parte non scalfisce il senso di questo decreto basato sul ricambio generazionale dall'altro è indubbio che ne colpisce le misure più importanti sul piano della giustizia sociale e della redestribuzione.
  Resta quindi importante la scelta del Governo di dare priorità ad un tema strategico come la riforma della P. A. che ovviamente non può trovare tutte le soluzioni necessarie in un decreto legge. Oggi resta quindi di fondamentale importanza anche il percorso della legge delega incardinata in Parlamento che dovrà contribuire a migliorare l'azione della pubblica amministrazione e la percezione che i cittadini hanno di essa.
  Per queste elementari ragioni, non possiamo sottovalutare quanto accaduto sulla cosiddetta quota 96 per gli insegnanti, per le vittime del terrorismo, per i contributi pensionistici e infine per il pensionamento d'ufficio dei professori universitari misure su cui nonostante la valutazione positiva della Commissione bilancio della Camera e dei Ministeri competenti sulle coperture si è abbattuto il pollice verso della Ragioneria che ha obbligato il Governo e la politica a piegare la testa vanificando in parte la positività di uno sforzo, compiuto dal Governo e dalla Ministra Madia, volto ad introdurre elementi di novità importanti nella Pubblica Amministrazione italiana.
  Sul ricambio generazionale vorrei ripetere le parole pronunciate in quest'aula la settimana scorsa in occasione del primo passaggio di questo provvedimento.
  Ovviamente non ci sfugge che sul ricambio generazionale si poteva e si deve fare di più, abbiamo iniziato a scalfire dei totem sinora intoccabili, abbiamo assistito sino all'ultimo minuto utile di lavoro in Commissione a pressioni lobbistiche assurde, tese ad arginare la possibilità per i giovani di assurgere a incarichi sinora ritenuti appannaggio di intoccabili baronie. Ed è in questa ottica che leggiamo alcune assurde prescrizioni della Ragioneria, e bene ha fatto il Governo a tenere il punto e bene il Parlamento a ribadire la propria autonomia e la propria competenza sull'indirizzo politico del Paese. Non ci sfuggiva cosa stesse accadendo e siamo veramente dispiaciuti che non si è riusciti a tenere il punto sino alla fine. Ma questa vicenda deve esserci di monito, su come è organizzata la macchina statale e burocratica. Su chi oggi detiene veramente il potere decisionale nel nostro paese, in una specie di Facebook tecnocratico in cui il Parlamento deve attendere il «mi piace» determinante su ogni provvedimento approvato. Ormai siamo ad una specie di giudizio di terzo grado da parte della Ragioneria che si sta trasformando in una sorta di cassazione della volontà popolare. Tutto ciò deve farci riflettere anche in funzione della riforma costituzionale in discussione al Senato, deve farci riflettere sulle conseguenze della costituzione del superministero economico voluto da Bassanini.
  Bisogna riflettere su come evitare che vi sia un luogo non eletto unico detentore delle chiavi e ancor peggio delle conoscenze dei conti pubblici del Paese. E ci piace pensare che la cabina di regia che il Pag. 128Presidente del Consiglio sta costruendo per vigilare sulle questioni economiche sia anche un modo per bilanciare questo super potere. Ma ciò non basta bisogna anche pensare a come il Parlamento possa riappropriarsi della decisione sulla spesa pubblica così come previsto dalla Costituzione, se non erro questo tema era anche nelle intenzioni dell'ex ministro Saccomanni, e forse la sua idea di una Commissione parlamentare ad hoc va ripresa. Tra l'altro le decisioni su questo decreto ci portano a pensare che non sia un caso che questa organizzazione sul controllo dei conti pubblici porti ad essere rigorosissimi con i più deboli e con ogni politica di equità e redistribuzione, e invece non sia servita a evitare la dazione di ingenti denari pubblici e di regalie ai soliti noti avventori dei circoli che contano.
  La grave battuta di arresto che abbiamo vissuto in questi giorni ci impedisce di esprimere un voto favorevole a questo decreto, continuiamo ad apprezzarne le cose positive ma l'eliminazione di quota 96 per gli insegnanti, dell’ indennità per le vittime del terrorismo, delle penalizzazioni sui contributi pensionistici e infine il mancato pensionamento d'ufficio dei professori universitari che abbiano compiuto i 68 anni ci impediscono di ribadire il nostro sì al decreto. Sinceramente ci auguriamo, e l'approvazione dei nostri ordini del giorno ci fa essere ottimisti, che queste misure possano trovare soluzione in prossimi e urgenti provvedimenti, tanto più su quota 96 che come sappiamo impone la decisione in tempo utile per la finestra pensionistica di settembre. L'immediata soluzione delle questioni cassate nel passaggio al Senato oltre a dare risposte giuste e necessarie a tante cittadine e cittadini, riconsegnerebbe fuori da qui la percezione di una politica che affronta l'ammodernamento della P.A. nel rispetto e nella valorizzazione dei lavoratori, condizione necessaria per dotare finalmente di una pubblica amministrazione al passo con i tempi. Per le ragioni illustrate annuncio il voto di astensione della componente Libertà e Diritti Socialisti Europei.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signora Ministro, intervengo per confermare il voto favorevole del Gruppo «Per l'Italia» al varo definitivo del provvedimento che il Governo ha proposto in materia di pubblica amministrazione.
  Lo approviamo oggi in terza lettura, una terza lettura che avremmo forse potuto evitare se si fosse ragionato di più tenendo conto della logica dei numeri, invece che attivarsi sulla spinta dell'emotività.
  Come richiamato pochi giorni fa dall'Onorevole Buttiglione, votando la precedente fiducia su questo stesso provvedimento, non si possono impegnare fondi prima ancora che essi si rendano disponibili, fondi che per di più - se anche fossero disponibili - sarebbe bene investire per ridurre la pressione fiscale. Gli assalti alla diligenza possono solo accrescere i pericoli che gravano sul nostro Paese e non vorremmo che quanto si è verificato con questo provvedimento fosse solo il preludio di quanto potrà accadere in autunno durante la discussione della legge di stabilità.
  II nostro senso di responsabilità e l'amore per il bene comune della nostra comunità nazionale debbono impedire che ciò possa accadere.
  Non ripercorrerò le ragioni che ci hanno indotto ad esprimere il nostro voto di fiducia una settimana fa.
  Di questo provvedimento abbiamo apprezzato:
   le misure in materia di lavoro pubblico, con particolare riferimento a quelle che potranno favorire l'ingresso dei giovani nella PA;
   le misure riguardanti l'organizzazione della macchina della PA;
   gli interventi volti a incentivare la trasparenza e la correttezza delle procedure nei lavori pubblici;
   gli interventi in materia di giustizia, con particolare riferimento alla digitalizzazione del processo.

  Auspichiamo però che dopo questo primo, importante passo fatto dal Governo, Pag. 129alla ripresa dei lavori si proceda senza ritardi all'esame del disegno di legge delega sulla riforma complessiva della PA, per completare il quadro e risolvere tutti quei problemi che ovviamente il decreto in esame non poteva affrontare.
  Da questi provvedimenti potrà derivare non solo una riduzione dei suoi costi, ma soprattutto una maggiore efficienza della PA della quale il Paese ha disperato bisogno per tornare a crescere.
  Una PA che non funziona è infatti una palla al piede dello sviluppo.
  Se non bastassero queste considerazioni a convincerci, sono i dati sulle previsioni di crescita diffusi proprio ieri dall'ISTAT ad obbligarci ad intervenire sul piano delle riforme per invertire la rotta e ad imporci di intervenire proprio a partire dall'avvio di processi di riorganizzazione efficiente del settore pubblico, completandoli con interventi strutturali, in tema di riforma costituzionale.
  Non vi è dubbio, infatti, che il sistema delle funzioni amministrative, così come sono organizzate tra Stato, regioni e autonomie locali, non funziona.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIULIO CESARE SOTTANELLI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 2542-A

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Gentile Presidente, onorevoli colleghi, l'approvazione del Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2013 e dell'Assestamento del bilancio 2014 ci offrono l'occasione per fare qualche riflessione sui provvedimenti adottati dal Governo nel 2013 e sulle aspettative create dalle azioni previste per il corrente anno. Il nostro paese sta vivendo ormai da troppi anni un momento di grande difficoltà, che rischia di minare nel profondo la nostra struttura non solo economica ma anche sociale e di «bruciare» intere generazioni.
  Una crisi che continua a prostrare il tessuto sociale ed economico del nostro Paese nonostante qualche flebile segnale di ripresa, crisi confermata da pressoché tutti i principali indicatori economici.
  Sulla base delle rilevazioni pubblicate dall'Istat, nel 2013 il PIL è diminuito in volume dell'1,9 per cento rispetto all'anno precedente, i consumi finali sono ridotti del 2,2 per cento, gli investimenti fissi lordi del 4,7. Le importazioni sono diminuite del 2,2 per cento, le esportazioni aumentate di un modesto 0,1. L'avanzo primario, pur positivo, è sceso al 2,2 per cento del PIL, il debito pubblico ha superato la soglia dei 2.000 miliardi ma soprattutto la disoccupazione ha raggiunto livelli inaccettabili, in particolare per quanto riguarda la disoccupazione giovanile.
  Ma più che gli indicatori economici, il momento di grave difficoltà del Paese è dimostrato dal lento ma continuo e costante impoverimento di una larga parte dei suoi cittadini: sempre secondo l'Istat, nel 2013 3 milioni e 420 mila famiglie, per un totale di oltre 10 milioni di persone pari al 16,6 per cento della popolazione, hanno vissuto sotto la soglia di povertà relativa. Per non parlare, poi, delle decine di migliaia di aziende che nel 2013 hanno chiuso i battenti e della disperazione di tanti imprenditori, artigiani e commercianti che non hanno potuto far fronte alla crisi delle loro attività. Un vero e proprio bollettino di guerra, controbilanciato, seppure parzialmente, dal fatto che nel maggio 2013, grazie soprattutto alle dolorose ma indifferibili strategie Monti, è stato possibile chiudere la procedura di infrazione a carico dell'Italia per eccessivo deficit, con una conseguente ripresa di credibilità a livello internazionale.
  In questa situazione certamente difficile, l'azione del Governo è stata prioritariamente indirizzata a porre in essere una serie di iniziative finalizzate a ridare slancio alle nostre imprese, spesso in difficoltà per mere esigenze di liquidità, e alle nostre famiglie, che hanno visto precipitare in pochi anni la loro propensione ai consumi ed i loro risparmi.
  Il 2013 è stato perciò caratterizzato dalla prosecuzione e dal rafforzamento Pag. 130dell'attività finalizzata ad accelerare il pagamento dei debiti contratti dalle Amministrazioni pubbliche, attività resa necessaria non solo per migliorare la posizione finanziaria di molte aziende ma anche per rispettare le disposizioni sui tempi di pagamento previste dall'Unione Europea ed evitare l'apertura di una procedura di infrazione, fatto comunque verificatosi – non senza sorpresa – nel giugno del 2014.
  Si è trattato di un'attività che abbiamo condiviso, che ha dato una boccata d'ossigeno alle nostre imprese e che vorremmo fosse completata nel 2014.
  È ovvio che l'istituzione di un fondo per assicurare alle amministrazioni locali la liquidità necessaria per effettuare i pagamenti ha avuto come effetto un peggioramento del saldo netto della gestione di competenza da finanziare, con la conseguente necessità di incrementare l'importo massimo di tale saldo, previsto in 6,6 miliardi dalla legge di stabilità 2013, fino a 31 miliardi, con un dato finale a consuntivo di 23,9 miliardi, che pur restando al disotto del limite massimo previsto dalla legge risulta peggiore rispetto all'anno precedente, che si era chiuso con un valore positivo di 20,9 miliardi. Un aspetto invece fortemente negativo che caratterizza la nostra situazione economica e che trova conferma in questo rendiconto è quello della pressione fiscale.
  Le famiglie e soprattutto le imprese italiane pagano troppe imposte: le entrate tributarie di competenza totali ammontano infatti a 464,9 miliardi, superiori di oltre un miliardo rispetto al 2012 e nonostante il calo congiunturale dei consumi abbia provocato una diminuzione degli accertamenti relativi all'IVA di oltre 2 miliardi.
  Le imposte sui redditi delle società aumentano a 48,3 miliardi rispetto ai 46,2 dell'anno passato e vanno ad aggiungersi ad una pletora di imposte e tasse locali che hanno ormai raggiunto livelli altissimi, anche per controbilanciare lo sconsiderato provvedimento che ha abolito tout court l'IMU sulla prima casa, anche quella dei più abbienti, provvedimento che oltre al resto ha reso necessario un trasferimento compensativo agli enti locali di 2 miliardi di euro, imponendo sui fabbricati produttivi e quindi sul lavoro un ulteriore, gravoso onere fiscale.
  Venne scelta in tema di IMU la soluzione più comoda e demagogica; chi decise di percorrere questa via non capì – o forse fece finta di non capire – che la ripresa del Paese deve partire dalle imprese, che devono essere messe in condizione di fare investimenti ed assumere personale e non di essere continuamente vessate da un fisco esoso, da una burocrazia asfissiante e da un sistema creditizio egoista.
  Occorrono scelte coraggiose e di ampio respiro: l'Irap, ad esempio, andrebbe completamente abolita.
  Si ridurrebbe il carico fiscale delle imprese private di circa 25 miliardi, che resterebbero nella disponibilità delle aziende per investimenti e nuove assunzioni.
  Ma contestualmente alla riduzione dell'imposizione fiscale, il nostro Paese dovrebbe poter godere di una riduzione generalizzata della spesa.
  Il rendiconto 2013 ci dimostra invece che stiamo andando nella direzione opposta: le spese di competenza per l'anno 2013 sono state infatti impegnate per 582 miliardi, con un aumento di 47 miliardi rispetto all'anno precedente (+8,8 per cento) derivante principalmente da 25,5 miliardi di incremento di spesa in conto capitale e 21,4 miliardi di parte corrente.
  Le spese finali mostrano anche quest'anno un andamento in notevole aumento e se posso dare un senso agli incrementi dei trasferimenti alle amministrazioni pubbliche o alle imprese, faccio veramente fatica ad accettare un incremento di spesa di quasi il 16 per cento dei consumi intermedi.
  Devo purtroppo prendere atto che né la nomina del Comitato Interministeriale per il Controllo della spesa pubblica del maggio 2012 e del successivo Commissario straordinario per la razionalizzazione dell'acquisto di beni e servizi, né i vari decreti che si sono susseguiti finalizzati ad organizzare centrali di acquisto ed adottare misure di contenimento e riorganizzazione Pag. 131della spesa delle amministrazioni centrali hanno dato risultati apprezzabili.
  Da novembre abbiamo un nuovo Commissario che in questi giorni presenterà alcune delle sue relazioni. Sarebbe utile sapere nel dettaglio su quali costi si concentrerà la spending review e quando inizieranno ad essere veramente adottate le misure di revisione della spesa, perché se vogliamo far ripartire questo Paese con i fatti e non solo con le parole e le buone intenzioni, ora più che mai è necessario cominciare a individuare le risorse con cui finanziare il taglio del cuneo fiscale e ridurre le tasse sulle imprese.
  Un rendiconto con tante ombre e poche luci quello del 2013, che si confermano anche a seguito dell'analisi dell'assestamento del bilancio 2014, caratterizzato da peggioramento del saldo netto da finanziare e da una diminuzione rilevante del saldo primario, che passa dai quasi 58 miliardi del 2013 a poco più di 48.
  Sul fronte delle entrate si registra una diminuzione legata soprattutto al calo delle entrate tributarie dovuta al peggioramento del quadro macroeconomico rispetto a quello assunto per la redazione del Def mentre in tema di uscite, a fronte della riduzione degli oneri per interessi, registriamo nuovamente un aumento delle spese correnti.
  Un bilancio che riflette una situazione generale ancora molto fragile, molto difficile, dove c’è ancora molto da fare, ma dove esistono i presupposti per ripartire.
  Scelta Civica incalzerà e solleciterà il Governo, di cui riconosce l'impegno e la dedizione, sui temi che stanno a cuore agli italiani, sul fronte del lavoro, innanzitutto, la più grande questione sociale del nostro tempo, sul fronte della riduzione della spesa pubblica, dove ancora, nonostante gli sforzi compiuti non si vedono risultati, sul fronte dell’ abbassamento di una soffocante e paralizzante pressione fiscale, della semplificazione, della crescita della competitività delle nostre imprese.
  Collaboreremo lealmente con questo Governo, come abbiamo sempre fatto e come continueremo a fare, perché questo Paese merita di vedere riconosciuti i tanti sacrifici sopportati, ma su questi temi non faremo sconti a nessuno.
  Annuncio il voto favorevole di Scelta Civica ai provvedimenti in esame.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2486-B - odg n. 6 418 397 21 199 155 242 21 Resp.
2 Nom. odg 9/2486-B/7 445 441 4 221 163 278 21 Resp.
3 Nom. odg 9/2486-B/8 462 459 3 230 171 288 21 Resp.
4 Nom. odg 9/2486-B/16 459 456 3 229 166 290 21 Resp.
5 Nom. odg 9/2486-B/19 464 459 5 230 165 294 21 Resp.
6 Nom. odg 9/2486-B/20 469 446 23 224 139 307 21 Resp.
7 Nom. odg 9/2486-B/22 479 478 1 240 139 339 21 Resp.
8 Nom. odg 9/2486-B/23 476 476   239 130 346 21 Resp.
9 Nom. odg 9/2486-B/27 478 478   240 136 342 21 Resp.
10 Nom. odg 9/2486-B/30 480 480   241 137 343 21 Resp.
11 Nom. odg 9/2486-B/36 482 482   242 138 344 21 Resp.
12 Nom. odg 9/2486-B/39 480 480   241 131 349 21 Resp.
13 Nom. odg 9/2486-B/40 478 461 17 231 112 349 21 Resp.


F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.


INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/2486-B/41 474 474   238 113 361 21 Resp.
15 Nom. odg 9/2486-B/42 470 470   236 108 362 21 Resp.
16 Nom. odg 9/2486-B/44 476 476   239 110 366 21 Resp.
17 Nom. odg 9/2486-B/45 483 483   242 93 390 21 Resp.
18 Nom. odg 9/2486-B/46 467 467   234 117 350 21 Resp.
19 Nom. odg 9/2486-B/47 467 463 4 232 158 305 21 Resp.
20 Nom. odg 9/2486-B/48 467 466 1 234 128 338 21 Resp.
21 Nom. odg 9/2486-B/51 478 478   240 130 348 22 Resp.
22 Nom. odg 9/2486-B/53 473 473   237 115 358 21 Resp.
23 Nom. odg 9/2486-B/56 476 474 2 238 146 328 21 Resp.
24 Nom. odg 9/2486-B/57 480 480   241 126 354 21 Resp.
25 Nom. odg 9/2486-B/58 480 476 4 239 108 368 22 Resp.
26 Nom. odg 9/2486-B/60 477 473 4 237 119 354 22 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/2486-B/69 475 474 1 238 122 352 22 Resp.
28 Nom. odg 9/2486-B/72 479 472 7 237 124 348 21 Resp.
29 Nom. odg 9/2486-B/73 477 477   239 150 327 21 Resp.
30 Nom. odg 9/2486-B/75 477 475 2 238 62 413 21 Resp.
31 Nom. odg 9/2486-B/79 485 484 1 243 168 316 21 Resp.
32 Nom. odg 9/2486-B/80 484 391 93 196 54 337 20 Resp.
33 Nom. odg 9/2486-B/81 477 388 89 195 62 326 21 Resp.
34 Nom. Ddl 2486-B - voto finale 475 466 9 234 303 163 19 Appr.
35 Nom. Ddl 2541 - articolo 1 406 406   204 274 132 65 Appr.
36 Nom. articolo 2 391 391   196 262 129 65 Appr.
37 Nom. articolo 3 417 417   209 279 138 65 Appr.
38 Nom. articolo 4 421 421   211 280 141 64 Appr.
39 Nom. articolo 5 425 425   213 285 140 63 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo 6 426 426   214 287 139 63 Appr.
41 Nom. articolo 7 424 424   213 284 140 63 Appr.
42 Nom. articolo 8 436 436   219 291 145 62 Appr.
43 Nom. articolo 9 442 442   222 292 150 61 Appr.
44 Nom. articolo 10 443 443   222 293 150 61 Appr.
45 Nom. Ddl 2541 - voto finale 442 442   222 294 148 60 Appr.
46 Nom. Ddl 2542-A - articolo 1 441 434 7 218 293 141 59 Appr.
47 Nom. articolo 2 441 434 7 218 294 140 59 Appr.
48 Nom. articolo 3 444 437 7 219 295 142 59 Appr.
49 Nom. Ddl 2542-A - voto finale 419 412 7 207 286 126 57 Appr.
50 Nom. Doc. IV, n. 7-A - I p. 409 407 2 204 391 16 56 Appr.
51 Nom. Doc. IV, n. 7-A - II p. 415 414 1 208 319 95 56 Appr.
52 Nom. Ddl 2598 - quest. preg. 1, 2 e 3 412 412   207 118 294 54 Resp.