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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 268 di lunedì 21 luglio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10,25.

  FERDINANDO ADORNATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 18 luglio 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amici, Baldelli, Balduzzi, Bellanova, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brunetta, Caparini, Carinelli, Casero, Castiglione, Cicchitto, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Di Salvo, Fedriga, Ferranti, Fico, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Merlo, Mogherini, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Velo, Vignali, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente sessantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile (A.C. 2496-A) (ore 10,28).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2496-A: Conversione in legge del decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile.
  Ricordo che nella seduta dell'8 luglio 2014 sono state respinte le questioni pregiudiziali Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1 e Ferraresi ed altri n. 2.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2496-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.Pag. 2
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Ermini.

  DAVID ERMINI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, introduce una serie di misure relative alla situazione carceraria. Ricordo che l'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, dedicato alla proibizione della tortura, stabilisce che nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti.
  La violazione dell'articolo 3 è alla base di numerose decisioni di condanna da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo relative alle condizioni di detenzione. Con la sentenza pilota Torreggiani contro Italia dell'8 gennaio 2013, la Corte europea ha certificato il malfunzionamento cronico del sistema penitenziario italiano, accertando nei casi esaminati la violazione dell'articolo 3 della Convenzione a causa della situazione di sovraffollamento carcerario in cui i ricorrenti si sono trovati.
  La Corte ha deciso di applicare al caso di specie la procedura della sentenza pilota, ai sensi dell'articolo 46 della Convenzione ed ha ordinato alle autorità nazionali di approntare, nel termine di un anno dalla data in cui la sentenza in questione sarebbe divenuta definitiva, le misure necessarie che avessero effetti preventivi e compensativi e che garantissero realmente una riparazione effettiva delle violazioni della Convenzione risultanti dal sovraffollamento carcerario in Italia.
  Sulla questione carceraria, il 7 ottobre 2013, il Presidente della Repubblica ha quindi trasmesso alle Camere un messaggio, sui cui temi la Commissione giustizia ha presentato una relazione sulla questione carceraria, che è stata discussa il 4 marzo 2014 dall'Assemblea: quest'ultima ne ha condiviso i contenuti, approvando una risoluzione. Successivamente, il termine annuale previsto dalla CEDU è spirato il 28 maggio 2014.
  Nelle more dell'adozione delle misure sul piano nazionale, la Corte ha però disposto il rinvio dell'esame di altri ricorsi presentati, ma non comunicati, aventi come oggetto unico il sovraffollamento carcerario in Italia.
  Allo scopo di ridurre il sovraffollamento ed approntare una serie di misure organiche che potessero soddisfare le richieste della CEDU, sono in particolare intervenuti i decreti-legge n. 78 del 2013 e n. 146 del 2013, nonché la legge n. 67 del 2014.
  L'insieme di questi provvedimenti, uniti alle misure di edilizia penitenziaria previste dal piano carceri, ha portato il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, nella decisione del 5 giugno 2014 sull'esecuzione della citata sentenza Torreggiani, a valutare positivamente gli interventi del Governo italiano per migliorare la situazione carceraria e a rinviare al mese di giugno 2015 un'ulteriore valutazione sui progressi fatti nell'attuazione delle misure italiane per affrontare il problema del sovraffollamento carcerario. Il Comitato ha, tra l'altro, preso atto con interesse «del rimedio risarcitorio immaginato per mezzo di un “imminente” – perché non ancora licenziato dal Consiglio dei ministri – decreto-legge del Governo in materia».
  Passando all'esame delle disposizioni del provvedimento, si osserva che l'articolo 1, comma 1, inserisce nell'ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975) l'articolo 35-ter, attraverso il quale si attivano, a favore di detenuti e internati, rimedi risarcitori per violazione dell'articolo 3 della Convenzione EDU. La nuova disposizione aggiunge alle competenze del magistrato di sorveglianza l'adozione di provvedimenti di natura risarcitoria e stabilisce che – quando l'attuale e grave pregiudizio all'esercizio dei diritti del detenuto consista in condizioni di detenzione che violino Pag. 3l'articolo 3 della Convenzione EDU (si è, quindi, in presenza di condizioni inumane e degradanti) come interpretato dalla giurisprudenza CEDU – il magistrato di sorveglianza, su istanza del detenuto o del difensore munito di procura speciale, debba compensare il detenuto con l'abbuono di un giorno di pena residua per ogni 10 giorni durante i quali vi sia stata la violazione.
  Il magistrato di sorveglianza liquida, invece, il richiedente con una somma di 8 euro per ogni giorno trascorso in carcere in condizioni inumane e degradanti nei seguenti casi: a) il residuo di pena da espiare non permette l'attuazione della citata detrazione percentuale, perché, ad esempio, sono più numerosi i giorni da abbonare a titolo di risarcimento che quelli effettivi residui da scontare; b) quando il periodo detentivo trascorso in violazione dell'articolo 3 CEDU sia stato inferiore a 15 giorni. Per coloro che hanno trascorso il periodo di custodia cautelare non computabile nella pena da espiare, ad esempio, perché sono stati poi assolti, ovvero per coloro che hanno già espiato la pena carceraria, l'istanza risarcitoria può essere avanzata, entro sei mesi dalla cessazione della custodia o della detenzione, davanti al tribunale del distretto nel cui territorio hanno la residenza. Il tribunale distrettuale, con procedimento camerale, decide in composizione monocratica con decreto non reclamabile. Anche in tal caso, il quantum del risarcimento è di 8 euro per ogni giorno in cui si è subito il pregiudizio.
  Il comma 2 modifica l'articolo 68 dell'ordinamento penitenziario, con la finalità di consentire ai magistrati che esercitano funzioni di sorveglianza di essere affiancati, con compiti meramente ausiliari, da assistenti volontari, che svolgono l'attività a titolo gratuito. La disposizione, inserendo un ulteriore periodo al comma 4, ripropone nel settore della sorveglianza quanto già previsto dall'articolo 78 dell'ordinamento penitenziario per gli assistenti volontari nelle carceri.
  Faccio presente che nel corso dell'esame in Commissione, con riferimento ad una condizione apposta al parere della I Commissione, il rappresentante del Governo ha chiarito, in merito alla quantificazione del risarcimento in forma pecuniaria, che dall'esame delle sentenze della Corte EDU in tema di condizioni detentive configurabili come trattamento inumano o degradante è emerso che la determinazione dell'equa riparazione si assesta, in media, nella misura di circa 20 euro pro die. Su tale premessa si è poi preso atto che, nella materia della cosiddetta legge Pinto (legge 24 marzo 2001 n. 89), ossia l'equa riparazione per il danno conseguente all'irragionevole durata del processo, la Corte EDU ha valutato positivamente la decisione del giudice nazionale di determinare l'ammontare dell'indennizzo nella misura del 45 per cento di quanto, sempre in media, assegnato dalla stessa Corte, tenendo conto anche del fatto che il rimedio risarcitorio interno interviene necessariamente con maggiore tempestività, ben prima che si possa esercitare il rimedio sussidiario del ricorso a Strasburgo. Si è così ritenuto di poter determinare in 8 euro pro die la misura dell'equo risarcimento in favore dei detenuti, commisurata appunto a quanto comunemente stabilito dalla Corte EDU.
  Per quel che attiene al quantum di riduzione di pena in rapporto al numero dei giorni trascorsi in condizioni di detenzione inumane o degradanti, è da osservare che la Corte EDU, pur evidenziando l'opportunità di tale misura nella sentenza Ananyev contro Federazione Russa (sentenza 10 gennaio 2012, paragrafo 225), non ha mai avuto modo di fissare un parametro. Si è pertanto ritenuto che la considerazione di un 10 per cento del periodo di detenzione costituisca adeguata riparazione di carattere non pecuniario, ai sensi di quanto previsto dalla Corte di Strasburgo nel contesto della riparazione.
  I quindici giorni minimi previsti per poter considerare il trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione rispondono, invece, all'esigenza che si consolidi quella soglia di gravità che la Corte EDU ritiene indispensabile perché si possa Pag. 4riconoscere una violazione di un principio inderogabile della Convenzione. La Corte EDU, infatti, nella sua giurisprudenza, esclude le situazioni transitorie e di brevissima durata. Il Governo ha poi ritenuto di prevedere una forbice, con un minimo e un massimo, della possibile misura risarcitoria, in ragione del fatto che la violazione di un diritto fondamentale, assistito dal divieto di trattamento inumano o degradante, non è valutabile secondo un metro di gradazione se non in relazione alla durata temporale della violazione medesima. Anche alla luce del chiarimento del Governo, può dunque essere considerato congruo il quantum delle misure risarcitorie previste dal provvedimento in esame.
  L'articolo 2 detta disposizioni transitorie per l'applicazione della nuova disciplina risarcitoria introdotta dall'articolo 1, comma 1, del decreto-legge. In particolare, il comma 1 disciplina il caso di coloro che abbiano già espiato la pena detentiva o che non si trovino più in custodia cautelare in carcere, prevedendo che debbano, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, proporre l'azione per il risarcimento davanti al tribunale del distretto di residenza. Si osserva che tale ipotesi sembrerebbe riguardare i casi in cui sia già spirato il termine semestrale per proporre l'istanza di risarcimento davanti al tribunale distrettuale (vedi articolo 35-ter, comma 3, OP; articolo 1, comma 1 del decreto-legge). Il comma 2 dispone in ordine a coloro che abbiano già presentato un ricorso alla Corte EDU per violazione dell'articolo 3 della Convenzione, dando loro sei mesi di tempo (dal 28 giugno 2014) per eventualmente presentare, prima che la Corte EDU stessa si pronunci sulla ricevibilità del ricorso, richiesta di risarcimento al tribunale distrettuale, ai sensi del nuovo articolo 35-ter dell'ordinamento penitenziario. Presupposto di ammissibilità della richiesta è l'indicazione della data di presentazione del ricorso alla Corte di Strasburgo (comma 3). Spetterà alle cancellerie dei tribunali distrettuali comunicare al Ministero degli affari esteri le domande presentate nel periodo di sei mesi indicato dal comma 2.
  L'articolo 3 integra il contenuto dell'articolo 678 del codice di procedura penale, relativo al procedimento di sorveglianza, prevedendo, in relazione a provvedimenti che attengano a rapporti di cooperazione giudiziaria, specifici obblighi di comunicazione a carico degli uffici giudiziari di sorveglianza e del Ministro della giustizia. In particolare, il nuovo comma 3-bis dell'articolo 678 del codice di rito prevede che, se il magistrato o il tribunale di sorveglianza adottano provvedimenti che incidono sulla libertà di persone che siano state condannate da tribunali o corti penali internazionali, devono immediatamente comunicare la data dell'udienza e trasmettere la relativa documentazione al Ministro della giustizia. Quest'ultimo dovrà a sua volta informare il Ministro degli affari esteri; la Corte che ha pronunciato la condanna, se previsto dagli accordi internazionali. La relazione illustrativa motiva questa disposizione con alcune doglianze rappresentate da tribunali e corti penali internazionali e riguardanti la mancata comunicazione della pendenza di procedimenti incidenti sullo stato di libertà personale di soggetti condannati da questi organismi e detenuti in Italia.
  L'articolo 4 disciplina la procedura da seguire quando la misura della custodia cautelare in carcere viene sostituita dal giudice con la misura cautelare degli arresti domiciliari. Rispetto alle disposizioni previgenti, il nuovo articolo 97-bis delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale stabilisce come regola che l'imputato lasci il carcere e si rechi presso il domicilio senza accompagnamento (cioè senza scorta); disciplina l'eccezione, ovvero l'accompagnamento, quando il giudice ritenga sussistere esigenze processuali o di sicurezza. Il comma 3 della disposizione in esame stabiliva che, ove fossero prescritti strumenti di controllo elettronico (il cosiddetto braccialetto elettronico) ma gli stessi non fossero materialmente disponibili, l'indagato resta in carcere in attesa che la polizia li metta a Pag. 5disposizione (la mancanza del dispositivo deve essere segnalata al direttore del carcere e, a seguito della segnalazione, il giudice può differire l'esecuzione della misura). Tale disposizione, che era prevista nel decreto, è stata soppressa nel corso dell'esame in Commissione, perché si è ritenuto che presentasse dei dubbi di legittimità costituzionale, dal momento che faceva dipendere l'efficacia di un provvedimento giurisdizionale sulla libertà personale da un provvedimento amministrativo di carattere organizzativo, senza peraltro inserire neanche un termine.
  L'articolo 5 estende l'applicazione delle disposizioni sull'esecuzione dei provvedimenti limitativi della libertà personale nei confronti di minorenni e anche a coloro che, pur maggiorenni, non abbiano ancora compiuto 25 anni.
  Attraverso la modifica dell'articolo 24 delle disposizioni di attuazione del procedimento penale minorile (decreto legislativo n. 272 del 1989), il decreto-legge prevede che tanto l'esecuzione di una pena detentiva quanto l'esecuzione di una misura di sicurezza o di una sanzione sostitutiva, ovvero l'esecuzione di una misura cautelare, siano disciplinate dal procedimento minorile e affidate al personale dei servizi minorili se l'interessato, pur avendo commesso il reato (o il presunto reato) da minorenne, non abbia compiuto 25 anni al momento dell'esecuzione della misura restrittiva. La disposizione previgente consentiva il protrarsi della disciplina dettata per i minorenni fino al compimento dei 21 anni di età.
  La relazione illustrativa motiva questa disposizione con esigenze sia di deflazione della popolazione carceraria che di differenziazione del trattamento rieducativo nei confronti di soggetti in giovane età. Non si tratta, infatti, di una mera esecuzione delle misure previste per gli adulti in strutture pensate per i minori, ma più in generale, in base al comma 2 dell'articolo 24, dell'applicazione a tutti coloro che non abbiamo compiuto 25 anni di istituti pensati esclusivamente per i minorenni.
  Nel corso dell'esame in Commissione, peraltro, si è ritenuto necessario prevedere un temperamento alla norma, nel senso che si estende l'applicazione delle disposizioni sull'esecuzione dei provvedimenti limitativi della libertà personale nei confronti di minorenni anche a coloro che, pur maggiorenni, non abbiano ancora compiuto 25 anni, sempre che, per quanti abbiano già compiuto il venticinquesimo anno, non ricorrano particolari ragioni di sicurezza valutate dal giudice competente, tenuto conto altresì delle finalità rieducative.
  L'articolo 5-bis (Disposizioni in materia di attribuzione di funzioni a magistrati), inserito dalla Commissione, stabilisce che, con un provvedimento motivato, il Consiglio superiore della magistratura, ove alla data di assegnazione delle sedi ai magistrati ordinari nominati con il decreto ministeriale 20 febbraio 2014 sussista una scopertura superiore al 20 per cento dei posti di magistrato di sorveglianza in organico, può attribuire esclusivamente ai predetti magistrati (in deroga all'articolo 13, comma 2, del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, e successive modificazioni) le funzioni di magistrato di sorveglianza al termine del tirocinio, anche antecedentemente al conseguimento della prima valutazione di professionalità. Si è voluto, in questo modo, porre rimedio alla specifica carenza di organico della magistratura di sorveglianza, a fronte dei nuovi compiti attribuiti con questo e con i precedenti interventi normativi.
  L'articolo 6 reca alcune specifiche modifiche in materia di ordinamento della polizia penitenziaria, contenute nel decreto legislativo 30 ottobre 1992, n. 443. Il comma 1 riduce la dotazione organica del ruolo degli ispettori del Corpo di polizia penitenziaria ed aumenta la dotazione organica del ruolo degli agenti ed assistenti. Come precisato nella relazione illustrativa, con l'istituzione nell'anno 2000 del ruolo direttivo del Corpo di polizia penitenziaria i commissari hanno ottenuto funzioni che, in precedenza, erano svolte dagli ispettori. Tale circostanza rende opportuno rivedere l'organico del ruolo degli ispettori, prevedendo una soppressione di 703 posti – numero corrispondente alla Pag. 6dotazione organica complessiva dei commissari – e contestualmente, a parità di copertura finanziaria, aumentare la dotazione organica degli agenti ed assistenti, per adeguare le piante organiche degli istituti penitenziari alle attuali, effettive esigenze.
  Il comma 2 modifica la durata del corso di formazione degli allievi vice ispettori del Corpo di polizia penitenziaria vincitori del concorso pubblico, prevedendo una riduzione dello stesso da diciotto mesi a dodici mesi, ed una correlativa, proporzionale riduzione del periodo massimo di assenze consentite. Correlativamente, viene previsto che gli allievi possano essere destinati ad impieghi operativi dopo un periodo di corso proporzionalmente ridotto ad otto mesi.
  Una specifica modifica interessa il comma 2 dell'articolo 27, e stabilisce che gli allievi ispettori di sesso femminile che si assentino dal corso per più di 60 giorni a causa di maternità sono ammessi a partecipare al primo concorso successivo ai periodi di assenza dal lavoro previsti dalle disposizioni sulla tutela delle lavoratrici madri (la norma previgente prevedeva, a tali fini, un'assenza superiore a giorni 90.
  L'articolo 6-bis riguarda, al comma 1, l'anticipazione del termine di cessazione delle funzioni della figura del Commissario straordinario per il cosiddetto piano carceri, dal 31 dicembre 2014 al 31 luglio 2014, in considerazione dell'attuale emergenza del sovraffollamento carcerario, che era all'origine dell'istituzione di questo organismo straordinario e temporaneo. Il comma 2 prevede che, con decreto regolamentare adottato dal Ministero della giustizia, di concerto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sono definite le misure necessarie per assicurare la continuità ed il raccordo delle attività già svolte ai sensi delle disposizioni richiamate nel comma che precede.
  L'articolo 7 detta disposizioni in materia di comando e distacco del personale dell'amministrazione penitenziaria, in considerazione delle particolari esigenze che caratterizzano l'attuale situazione carceraria.
  Più nel dettaglio, il comma 1 dispone che, per un biennio a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto in esame, il personale appartenente ai ruoli del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria non possa essere comandato o distaccato presso altre amministrazioni. La Commissione ha precisato che il personale in questione non possa essere distaccato presso altri Ministeri oltre che presso altre pubbliche amministrazioni. Il comma 2 prevede, inoltre, che i provvedimenti di comando o distacco già adottati e la cui efficacia termini nel predetto biennio non possono essere rinnovati.
  L'articolo 8 modifica l'articolo 275 del codice di procedura penale, sui criteri di scelta delle misure cautelari, in modo da limitare il ricorso alla custodia cautelare in carcere. In particolare, il provvedimento sostituisce l'articolo 275, comma 2-bis del codice di procedura penale che, prima dell'entrata in vigore del decreto-legge, vietava di disporre la custodia cautelare nel caso in cui il giudice ritenga che con la sentenza possa essere concessa la sospensione condizionale della pena. In base al nuovo comma 2-bis è esteso anche agli arresti domiciliari il divieto di disporre la custodia cautelare in carcere nel caso in cui il giudice ritenga che con la sentenza possa essere concessa la sospensione condizionale della pena. Concludo, signor Presidente, l'esplicito riferimento alla custodia cautelare in carcere – non presente nel comma 2-bis previgente all'entrata in vigore del decreto-legge – fa sì che risultino escluse dall'ambito applicativo della nuova disposizione la custodia cautelare in istituto a custodia attenuata per detenute madri e la custodia cautelare in luogo di cura.
  Si è poi introdotto, nel secondo periodo, il divieto di applicazione della sola custodia cautelare in carcere se il giudice ritiene che, all'esito del giudizio, la pena irrogata non sarà superiore a tre anni. La Commissione ha ritenuto di circoscrivere l'applicazione di tale disposizione sotto tre Pag. 7profili: in primo luogo, è fatto salvo quanto previsto dall'articolo 275-bis, comma 3 – l'imputato che ha accettato l'applicazione del cosiddetto «braccialetto elettronico» è tenuto ad agevolare le procedure di installazione e ad osservare le altre prescrizioni impostegli – e rimane ferma l'applicabilità degli articoli 276, comma 1-ter, codice di procedura penale – in caso di violazione delle prescrizioni relative agli arresti domiciliari concernenti il divieto di non allontanamento, il giudice dispone la revoca della misura e la sua sostituzione con la custodia cautelare in carcere – e 280, comma 3 codice di procedura penale, nei confronti di chi abbia trasgredito alle prescrizioni inerenti ad una misura cautelare.
  In secondo luogo, il giudizio prognostico del giudice deve avere ad oggetto la pena irrogata. Infine, le disposizioni non si applicano nei procedimenti per i delitti di cui agli articoli del codice penale 423-bis (incendio doloso boschivo), 572 (maltrattamenti in famiglia), 612-bis (lo stalking) e 624-bis (furto in appartamento), si tratta, appunto, di reati di particolare allarme sociale; nonché all'articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni (si tratta di reati particolarmente gravi come associazione mafiosa, terrorismo, sequestro di persona a scopo di estorsione, reati associativi finalizzati al traffico di droga e di tabacchi, riduzione in schiavitù, tratta di persone, ed altro), e quando, rilevata l'inadeguatezza di ogni altra misura, gli arresti domiciliari non possano essere disposti per mancanza di uno dei luoghi di esecuzione indicati nell'articolo 284, comma 1.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  DAVID ERMINI, Relatore per la maggioranza. Concludo subito. Ultimo articolo, l'articolo 9, lo illustro in tre righe: prevede le disposizioni in materia di copertura finanziaria degli oneri derivanti dagli articoli 1 e 2, prevedendo altresì che il Ministro della giustizia provvede al relativo monitoraggio e riferisce in merito al Ministro dell'economia e delle finanze. Viene altresì previsto uno specifico meccanismo di salvaguardia in ipotesi di scostamento in aumento rispetto alle previsioni di spesa.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Molteni. Prego.

  NICOLA MOLTENI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, utilizzerò il tempo che ho a disposizione per illustrare la nostra relazione di minoranza e per illustrare alcuni aspetti di questo decreto, che noi riteniamo un decreto sbagliato e profondamente dannoso. Ovviamente ci sarà poi il dibattito in Aula, e ci auguriamo che venga previsto senza la posizione di alcuna fiducia da parte del Governo, perché credo che ci siano numerosi aspetti di natura tecnica che meritano di essere contestati, e che ovviamente noi contesteremo.
  Presidente, la nostra è una relazione di minoranza, consapevoli del fatto che la nostra è una posizione di minoranza all'interno del Parlamento, ma assolutamente consapevoli di avere una posizione di maggioranza fuori dal Parlamento; quindi siamo minoranza su questi temi dentro questa Aula parlamentare, ma siamo maggioranza fuori dal Parlamento in mezzo ai cittadini perché siamo assolutamente convinti che i cittadini la pensino come noi. Innanzitutto credo che sia opportuno dare il giusto nome e il giusto cognome a questo decreto-legge.
  Chi ha modo di guardare la definizione che viene apposta al decreto probabilmente non riesce a capire qual è la vera natura del decreto stesso. Quindi, ci pensiamo noi – e lo dico al relatore per la maggioranza e al Governo – a definire con il proprio nome e cognome questo decreto. Questo è un decreto «svuota carceri», questo è l'ennesimo, il quinto decreto «svuota-carceri», il quinto indulto mascherato che viene proposto e portato all'interno dell'Aula parlamentare da parte del Governo, della maggioranza e del Partito Democratico, ed è uno «svuota carceri» perché garantisce impunità nei confronti Pag. 8di chi commette reati, in particolare con riferimento all'articolo 8 e alle misure cautelari che vengono – in parte – totalmente smantellate e totalmente azzerate, ma questo decreto ha un altro nome e rappresenta uno degli aspetti più vergognosi rispetto ai quali noi muoveremo e muoviamo – e lo faremo anche in Aula – delle dure contestazioni. Con questo decreto, si garantisce una «paghetta», si garantisce una mancia, si garantisce un rimborso, si garantisce un risarcimento a coloro i quali sono in carcere.
  Questo lo dico, e lo ripeterò più volte, perché c’è chi ci ascolta nel silenzio assoluto del dibattito – oggi il dibattito della politica italiana sembra interessato e concentrato solo sulla legge da un lato, piuttosto che sulla riforma del Titolo V, dall'altro lato – ben sapendo e consapevole che i problemi del Paese sono probabilmente, anzi sicuramente, altri, senza nulla togliere all'importanza di questi temi; però su questo decreto mi sembra che il silenzio – e, tra l'altro, la presenza assolutamente poco numerosa all'interno di quest'Aula lo conferma – dimostri il fatto che non si sappia di cosa si sta discutendo.
  Per l'ennesima volta, questo Governo e questa maggioranza ritengono il problema del sovraffollamento delle carceri l'unico problema in materia di giustizia, perché in questi 14 mesi noi abbiamo assistito unicamente a riforme che guardano ai 60 mila che stanno in carcere senza occuparsi e senza interessarsi ai 60 milioni di italiani che sono fuori dal carcere. Quindi, per una riforma seria della giustizia per coloro i quali sono fuori dal carcere, e quindi i cittadini onesti, i cittadini per bene, i cittadini che rispettano la legge e le regole, c’è il totale disinteresse da parte di questo Governo.
  Si tratta di Governi, dal Governo Monti, al Governo Letta al Governo Renzi, che sono caratterizzati, da questo punto di vista, da un unico denominatore comune, quello di occuparsi e di preoccuparsi del problema del sovraffollamento delle carceri, di garantire impunità a chi rimane in carcere, a chi ha commesso dei reati, secondo un principio per noi sacrosanto, che viene da tutti ricordato durante le campagne elettorali, ma che poi viene sistematicamente smentito dai fatti, che è il principio della certezza della pena, principio secondo il quale chi sbaglia paga e se la sanzione e la pena prevista per l'errore, per l'illecito e per il reato commesso è il carcere, il carcere deve essere mantenuto.
  La Lega cosa chiede, Presidente ? La Lega chiede più sicurezza e più ordine pubblico e, con questo decreto voi andate a smantellare quei minimi livelli di garanzia, di sicurezza e di ordine pubblico. La Lega chiede tolleranza zero nei confronti di chi commette reati; con questo decreto andate ad approvare l'ennesimo «svuota carceri», l'ennesima impunità nei confronti di chi i reati li commette. La Lega chiede la lotta e il contrasto all'immigrazione clandestina: avete depenalizzato in uno di questi decreti il reato di immigrazione clandestina, insieme ad altri decreti. La Lega chiede più risorse per la sicurezza, più risorse per l'ordine pubblico: i cittadini devono sapere che voi trovate 20 milioni di euro, almeno 20 milioni di euro che saranno molti di più, perché noi con questo decreto non solo pagheremo gli otto euro al giorno per detenuto, ma saremo poi costretti – e sfido il relatore per la maggioranza e la maggioranza a sostenere il contrario – a pagare anche i ricorsi che sono stati presentati presso la Corte europea dei diritti dell'uomo; pagheremo sia gli uni che gli altri. Trovate otto euro per detenuti al giorno, che sono 240 euro al mese, che sono più di 3 mila euro l'anno, ma non trovate le risorse per le forze dell'ordine. È polemica di questi giorni quella avanzata dalle forze dell'ordine, che contestano al Governo un miliardo e mezzo di tagli sul fronte della sicurezza, un miliardo e mezzo di tagli alle forze dell'ordine, un miliardo e mezzo di tagli a colori i quali garantiscono la sicurezza dei cittadini.
  Trovate gli 8 euro per i detenuti, trovate 8 euro per chi ha commesso un reato, trovate 8 euro per chi si è macchiato di un reato nei confronti sia del singolo individuo sia della società, nei confronti della collettività, ma non trovate, come spesso ci Pag. 9viene ricordato, 8 euro magari per gli esodati, magari per i cassaintegrati, magari per i pensionati.
  La Lega ha presentato alcuni emendamenti che vanno esattamente in questa direzione. Ci sono 20 milioni a disposizione da parte del Governo. Ebbene, mettiamo questi 20 milioni a disposizione di chi ne ha bisogno, nei confronti dei più deboli, e i più deboli non sono coloro i quali stanno in carcere: i più deboli sono quelli che vivono correttamente, che vivono rispettando le leggi e che vivono fuori dal carcere, perché hanno un comportamento retto e responsabile.
  È il quinto decreto «svuota carceri» ? Sì: tre decreti, un disegno di legge, quello sulla messa alla prova e sulla depenalizzazione dei reati, e poi quello sulle sostanze stupefacenti. Avete rimesso in libertà 10 mila spacciatori. Il reato di piccolo spaccio è diventato reato autonomo e con la nuova fattispecie di reato di piccolo spaccio, la cui pena è di 4 anni, non c’è più il carcere nei confronti del piccolo spacciatore. Il 90 per cento di chi spaccia droga è rappresentato da piccoli spacciatori e grazie a un vostro decreto non finiranno più in carcere.
  Avete previsto, in un decreto precedente, la liberazione anticipata speciale, da 45 a 75 giorni di sconto. L'ennesimo regalo, l'ennesimo sconto: su un anno di carcere il detenuto che ha commesso un reato, che ha commesso un crimine nei confronti della società, farà sette mesi in carcere e cinque mesi di abbuono, cinque mesi di regalo, cinque mesi di beneficio. Avete previsto che gli ultimi 18 mesi anziché scontarli in carcere possono scontarli ai domiciliari; avete ampliato le misure alternative al carcere, prevedendo e obbligando il magistrato di sorveglianza a disporre il braccialetto elettronico, salvo poi accorgersi che i braccialetti elettronici a disposizione sono solo 2 mila, sono finiti, non sono sufficienti, a fronte di una convenzione, una «convenzione vergogna», una «convenzione capestro», una convenzione che ebbe modo di scatenare un dibattito fortissimo all'interno di quest'Aula tra l'ex Ministro Cancellieri e l'ex Ministro Severino, convenzione che ci costa 10 milioni all'anno, convenzione rinnovata poc'anzi.
  Avete depenalizzato, nell'ambito della politica delle depenalizzazioni, anche il reato di immigrazione clandestina, ma anche altri reati. Avete azzerato – ed è l'altra vergogna insieme al rimborso e al risarcimento di 8 euro a detenuto – le misure cautelari. Io credo che sulle misure cautelari andasse fatto un discorso complessivo. Lo si era tentato di fare attraverso un disegno di legge, disegno di legge che per incapacità della maggioranza si è arenato. Adesso inserite questo articolo, l'articolo 8, rispetto al quale vengono completamente cancellate le misure cautelari nel caso in cui il giudice, con un giudizio prognostico, ritenga che nei confronti dell'imputato debba essere applicata una pena inferiore a tre anni. Questo cosa significa ? Lo diciamo in maniera chiara all'interno di quest'Aula, visto che spesso e volentieri all'interno di quest'Aula abbiamo discusso, ad esempio, della tutela dei diritti delle donne, abbiamo discusso di femminicidio, abbiamo discusso e ratificato, con il concorso di tutti, la Convenzione di Istanbul.
  Esattamente in questo momento, siccome questo è un decreto ed è già in vigore, essendo stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ci sono decine e centinaia di criminali, ci sono decine e centinaia di soggetti che si sono macchiati dei reati di stalking, di maltrattamenti in famiglia, di furti e di rapine, che grazie all'effetto di questo decreto sono in libertà. O non vengono messi in carcere, proprio perché il giudizio prognostico porta ad una condanna inferiore a tre anni, o, se sono in carcere per questi reati, stanno esercitando l'istanza di scarcerazione e stanno, in questo momento, per essere rimessi in libertà. Esattamente in questo momento decine, centinaia di criminali, per effetto di questo decreto, vengono liberati, vengono nuovamente messi in libertà e, quindi, tornano, come avviene nella stragrande maggioranza dei casi, a delinquere.
  Quindi, è evidente, Presidente, che uno Stato che dà credito e dà attenzione e che Pag. 10si preoccupa esclusivamente di coloro i quali stanno in carcere, anziché preoccuparsi di coloro i quali stanno fuori dal carcere, non è uno Stato serio, non è uno Stato credibile e una maggioranza che reitera decreti come questo se ne deve, ovviamente, assumere la responsabilità di fronte al Paese. Dobbiamo scegliere se stare dalla parte del criminale, se stare dalla parte del delinquente, fermo restando la dignità perché anche il detenuto ha una dignità umana che va assolutamente preservata. Ma un conto è preservare la dignità del detenuto, un conto è garantire al detenuto più diritti rispetto a coloro i cui diritti, invece, vengono meno tutelati, che sono, in modo particolare, le vittime dei reati.
  Notiamo e percepiamo, da parte di questa maggioranza allargata, da parte del Governo e da parte del Partito Democratico, un'attenzione esclusiva nei confronti dei detenuti e un disinteresse totale e assoluto, un menefreghismo di maniera assoluto, nei confronti invece delle vittime dei reati.
  La Lega ha predisposto una proposta di legge in materia di giustizia – che non riesce a varcare le soglie della Commissione, perché trova il blocco costante da parte del Partito Democratico – per dare un po’ più di attenzione nei confronti delle vittime dei reati. Abbiamo proposto che, chi si macchia di reati di particolare gravità sociale (ad esempio chi si macchia di reati di ergastolo), non possa accedere al rito abbreviato e, quindi, non accedendo al rito abbreviato, non benefici e non debba beneficiare dell'abbattimento di pena di un terzo. Questa proposta, che è una proposta di buon senso, che tutela chi i reati li subisce e che tutela le vittime dei reati, non riesce a varcare le soglie della Commissione.
  Questo decreto-legge rappresenta l'ennesima resa dello Stato di fronte alla criminalità, rappresenta l'ennesima sconfitta dello Stato, lo Stato che abdica ad una delle proprie funzioni che è quella di garantire la sicurezza dei cittadini. Se dobbiamo scegliere, se la Lega deve scegliere, se stare dalla parte del criminale o stare dalla parte del poliziotto, la Lega sceglie tutta la vita di stare dalla parte del poliziotto. Se ci sono 20 milioni di euro da investire, la Lega sta dalla parte dell'investimento nei confronti di chi ci garantisce la sicurezza.
  Questo decreto-legge va a creare problemi non solo alle vittime dei reati, non solo va ad annichilire il principio della certezza della pena, non solo va ad umiliare coloro i quali i reati li subiscono, non solo va ad umiliare il lavoro delle forze dell'ordine, non solo va ad umiliare il lavoro della polizia penitenziaria: non sono certamente 200 agenti in più che risolvono il problema della carenza di organico della polizia penitenziaria ! Questo decreto-legge va a creare problemi e va a creare disagi anche agli stessi magistrati, perché sappiamo benissimo – e lo sa anche il relatore per la maggioranza che conosce i problemi del carcere – che oggi il magistrato di sorveglianza, a causa e per colpa dei decreti-legge che avete convertito, è in grave difficoltà, perché è oberato di compiti e di funzioni. Quindi, questo non facilita sicuramente anche quel processo di deflazione del carico all'interno dei tribunali.
  Presidente, è un decreto-legge che va unicamente fronteggiato con forza. La Lega orgogliosamente l'ha fatto in Commissione, la Lega orgogliosamente l'ha fatto nel passato sugli altri decreti-legge, la Lega orgogliosamente, da un punto di vista politico ma anche da un punto di vista tecnico, lo farà nel Parlamento durante il dibattito. State smantellando le politiche di sicurezza, state smantellando quel minimo di sicurezza che era e che veniva garantito ai nostri cittadini.
  Come si affronta il problema del sovraffollamento ? Ve lo abbiamo detto, ve lo abbiamo ripetuto, ma continuate a non ascoltarci. Oggi il 30 per cento dei detenuti presenti nelle nostre carceri sono stranieri. Abbiamo chiesto sistematicamente, così come fece all'epoca il Ministro Castelli, di sottoscrivere accordi bilaterali con i Paesi esteri per fare scontare ai detenuti stranieri la pena nel proprio Paese. Nulla ! Il nulla più assoluto dal Ministro Severino, Pag. 11il nulla più assoluto dal Ministro Cancellieri, il nulla più assoluto dal Ministro Orlando. Ci venite a dire che gli otto euro ce li chiede l'Europa e questa è la reiterazione del vostro stato di vassallaggio nei confronti dell'Europa: l'Europa comanda e il Governo italiano esegue. Continuate ad andare in Europa col cappello in mano a prendere ordini dalla Merkel di turno o dallo Juncker di turno. Noi non ci stiamo, noi non possiamo accettare questo tipo di politiche.
  E ancora – e sarà oggetto, Presidente, di grande dibattito all'interno dell'Aula – vogliamo capire perché non se ne parla più. Questo è un Paese dove si dà grande risalto ad alcune inchieste e giustamente si sta parlando molto della vicenda dell'Expo e della vicenda del Mose e nessuno parla più di una battaglia, che abbiamo fatto insieme ad un altro movimento politico – e lo dico perché è giusto riconoscerlo a chi ha fatto con noi certe battaglie –, al MoVimento 5 Stelle, sul problema del piano carceri.
  Nel 2010 sono stati stanziati 680 milioni di euro per il piano carceri, voluto dalla Lega e voluto dall'ex Ministro della giustizia, attuale Ministro dell'interno, Angelino Alfano, 680 milioni per risolvere definitivamente il problema del sovraffollamento delle carceri. Infatti per noi Lega, all'epoca e ancora oggi – probabilmente per il Ministro Alfano oggi non vale più quello che si decise nel 2010 –, il problema del sovraffollamento lo si affronta, se lo si vuole affrontare, attraverso un serio piano di edilizia carceri, costruendo nuove carceri o ampliando e modificando le carceri ed i padiglioni che ci sono.
  Presidente, di quei 680 milioni di euro 200 sono stati tolti, ne sono rimasti 500. Ad oggi, a quattro anni di distanza, dopo la nomina di un commissario straordinario (tra parentesi, commissario straordinario che qualche settimana fa è stato indagato insieme ad altre otto persone), io credo che si debba finalmente mettere una parola di chiarezza su questi 500 milioni di euro per il piano carceri.
  Credo che il Parlamento da un punto di vista politico debba sapere e capire, al di là dell'inchiesta della magistratura, che farà il proprio corso e che noi rispettiamo, questi 500 milioni di euro che fine hanno fatto. I reati che vengono contestati al commissario straordinario per le carceri e ad altri funzionari del Ministero sono contestazioni gravi, sono contestazioni gravissime.
  A noi risulta che da quei 500 milioni di euro non sia stato prodotto alcun posto in più all'interno delle carceri. Spendiamo i soldi per fare le carceri, ma le carceri non vengono fatte perché c’è un'inchiesta penale, perché a carico di chi doveva gestire questa emergenza vi sono delle gravissime accuse, che hanno portato la procura di Roma ad aprire dei fascicoli. Però, in compenso, continuiamo ad approvare provvedimenti che garantiscono impunità, continuiamo ad approvare decreti svuota carceri, continuiamo, continuate – perché la Lega, ovviamente, non è corresponsabile di questo crimine politico – ad approvare decreti che garantiscono impunità, che rimettono fuori quelli che dovrebbero stare dentro e che lasciano fuori quelli che dovrebbero stare dentro.
  Allora, io credo, Presidente, che, se avessimo avuto una seria applicazione del piano carceri, oggi noi non ci troveremmo costantemente e ripetitivamente ad approvare provvedimenti come questo. Quindi, sul piano carceri qualcuno si deve assumere la responsabilità. La responsabilità penale verrà accertata davanti alla magistratura, nonché la responsabilità politica con le continue richieste di chiarimenti da parte nostra. Più volte i Ministri predecessori del Ministro Alfano ci hanno garantito che dovevano essere pronti qualcosa come 10 mila posti in più all'interno delle celle, all'interno delle carceri.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  NICOLA MOLTENI, Relatore di minoranza. Presidente, concludo, il tema è evidentemente un tema abbondante, è un tema che...

  PRESIDENTE. Ha circa un minuto ancora. Prego.

Pag. 12

  NICOLA MOLTENI, Relatore di minoranza. ... porta ovviamente il dibattito a scaldarsi, perché, in questo momento in cui abbiamo un aumento esponenziale del numero dei reati, in modo particolare dei reati di grave allarme sociale, dei reati che vanno a colpire in modo particolare i cittadini (mi riferisco ai furti, mi riferisco alle rapine, mi riferisco ai borseggi: tutti quei reati che vanno soprattutto ad invadere la sfera personale e umana dei singoli individui), nel momento in cui i cittadini chiedono più sicurezza, nel momento in cui il nostro Paese è invaso da un fenomeno di immigrazione clandestina, dovuta alla responsabilità del Governo e all'operazione Mare Nostrum, in un momento in cui i cittadini chiedono di essere più sicuri nelle proprie case e nelle proprie abitazioni, io credo che sia folle, sia assolutamente folle e sbagliato approvare l'ennesimo decreto, l'ennesimo decreto svuota carceri che rimette in libertà chi dovrebbe stare in carcere e che premia addirittura quelli che hanno commesso un reato nei confronti della nostra società.
  Chiudo, Presidente, dicendo che in questi mesi abbiamo assistito al dibattito ed è stata portata avanti l'istanza, da parte di alcuni movimenti politici, del cosiddetto reddito di cittadinanza. Se ne può discutere; l'unica cosa certa è che con questo decreto-legge andiamo, andate – ve ne assumente la responsabilità, la Lega ve lo impedirà – a garantire un reddito di delinquenza nei confronti dei criminali. La Lega non ci sta. La Lega non può permettere che costantemente si dia attenzione alle persone che hanno commesso reati e vi disinteressate in maniera sistematica e categorica delle persone oneste, delle persone per bene e di chi la legge la rispetta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  È iscritta a parlare la deputata Micaela Campana. Ne ha facoltà.

  MICAELA CAMPANA. Signor Presidente, colleghi, io, a differenza del collega Molteni, non parto dalla presunzione di immaginare il sostegno dei cittadini italiani su evidenti ed errati fondamenti di un decreto raccontato dal collega, seppur con pathos, solo attraverso disinformazione ai cittadini e instillando la paura.
  Ecco, come dimostrato anche di recente, chi instilla la paura non riceve beneficio elettorale e non fa bene al Paese. La tattica politica di chi, tra l'altro, mi rendo conto, non ha voce nel Parlamento europeo, deve lasciare spazio a chi, invece – come il PD ed il Governo, in questo momento – sta cercando di provare a risolvere i problemi del Paese attraverso la guida del semestre.
  Il decreto-legge risponde ad un obbligo, assunto dall'Italia al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, e completa un pacchetto di riforme strutturali (attraverso il decreto-legge n. 78 del 2013, il decreto-legge n. 146 del 2013, la legge n. 67 del 2014), per attuare al meglio, attraverso indennizzi e rimedi risarcitori, quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha condannato l'Italia – e ripeto: ha condannato l'Italia – con la famosa sentenza Torreggiani, già esplicitata più volte dal relatore Ermini, per trattamenti inumani e degradanti a causa del sovraffollamento carcerario. Inoltre, sblocca la rilevante riforma sulle misure cautelari e questo è oggi alla terza lettura della Camera.
  Prosegue, insomma, nel solco di una graduale, cauta e ragionata modernizzazione del dispositivo punitivo, limitando il carcere ai reati gravi e ad alto allarme sociale (ma su questo aspetto ci arriverò dopo), potenziando le misure alternative e i percorsi rieducativi.
  Il decreto-legge, le disposizioni, in particolare contenute nell'articolo 1 fanno riferimento a provvedimenti di natura risarcitoria, stabilendo che, nei casi in cui non vengano rispettati i criteri enunciati, il magistrato di sorveglianza, su istanza del detenuto o del difensore munito di procedura speciale, debba compensarlo con l'abbuono di un giorno di pena residua per dieci giorni, durante i quali vi è stata la violazione, e liquidarlo con la somma di 8 Pag. 13euro per ogni giorno trascorso in carcere in condizioni inumane e degradanti, nei casi in cui il residuo della pena da espiare non permetta l'attuazione della detrazione percentuale.
  Sconti di pena o soldi ai detenuti reclusi in condizioni inumane: è questo il cuore del decreto-legge. Per compensare la violazione della Convenzione europea sui diritti dell'uomo, se la pena è ancora da espiare, è previsto, infatti, un abbuono di un giorno. La richiesta, in questo caso, va avanzata entro sei mesi dalla fine della detenzione. Da qui al 2016, per i risarcimenti, saranno disponibili 20 milioni di euro.
  Il decreto-legge, inoltre, dà una stretta sul carcere preventivo, che non deve trasformarsi in una anticipazione della pena. C’è il divieto di custodia cautelare in carcere in caso di pena non superiore a tre anni. Se il giudice ritiene, inoltre, che all'esito del giudizio la pena irrogata non sarà superiore ai tre anni, per esigenze cautelari potrà applicare solo gli arresti domiciliari. La norma non vale, però – e sottolineo: non vale – per i delitti ad elevata pericolosità sociale, tra cui mafia e terrorismo, rapina ed estorsione, furto in abitazione, stalking e maltrattamenti in famiglia, e mancanza di un luogo idoneo per i domiciliari. Viene ribadito, invece, il divieto assoluto del carcere preventivo e dei domiciliari nei processi destinati a chiudersi con la sospensione condizionale della pena. Chi trasgredisce ai domiciliari va in carcere.
  L'articolo 5 – ci tengo a sottolinearlo, perché è stato un tema anche abbastanza discusso in Commissione – introduce dei provvedimenti limitativi della libertà personale nei confronti dei minorenni, anche coloro che, pur maggiorenni, non abbiano compiuto venticinque anni.
  In sintesi, non si tratta di una mera esecuzione delle misure previste per gli adulti in strutture pensate per i minori, ma, più in generale, in base al comma 2 dell'articolo 24, dell'applicazione, a tutti coloro che non abbiano compiuto venticinque anni, di istituti pensati esclusivamente per i minorenni. Le norme di favore previste dal diritto minorile sui provvedimenti restrittivi si estendono a chi non ha ancora venticinque anni, anziché ventuno come è oggi. In sostanza, se un ragazzo deve espiare la pena dopo aver compiuto i diciotto anni, ma per un reato commesso da minorenne, l'esecuzione di pene detentive alternative o misure cautelari sarà disciplinata dal procedimento minorile ed affidata al personale dei servizi minorili fino a venticinque anni, sempre che il giudice, pur tenendo conto delle finalità rieducative, non lo ritenga socialmente pericoloso.
  A meno che non prevalgano esigenze processuali di sicurezza, l'imputato che lascia il carcere per i domiciliari vi si recherà senza accompagnamento delle forze dell'ordine.
  Anche qui, come detto dal relatore per la maggioranza, qualora l'organico sia scoperto di oltre il 20 per cento dei posti, in via eccezionale – e ciò riguarda solo i vincitori del concorso del 2011 – si destineranno alla magistratura di sorveglianza anche i giudici di prima nomina. È anticipata al 31 luglio la scadenza del commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria.
  Si è detto più volte in quest'Aula, soprattutto nelle parole del relatore di minoranza, che questa è l'ennesima e solita amnistia mascherata. Il decreto-legge non introduce alcun condono, ma si preoccupa di indennizzare chi ha subito un pregiudizio, vivendo in celle sovraffollate. La riduzione di pena risponde ad una logica compensativa di un surplus di sofferenza. È un rimedio conforme e legittimato dalla giurisprudenza della Corte europea. È stata sperimentata anche in Germania come strumento riparativo per eccessiva durata del processo.
  Inoltre, c’è la crisi e si danno soldi ai delinquenti: ho sentito più volte anche questo nelle parole del collega Molteni. Anche questo non è vero, non c’è alcun premio, ma ritorno a dire che è un risarcimento di un danno. Gli 8 euro al giorno rappresentano solo l'equa riparazione di un pregiudizio. Monetizzare, del resto, è l'unica soluzione quando non è Pag. 14praticabile l'abbuono di una pena da scontare. Il decreto-legge stabilisce due cose. Da un lato, conferma una norma che già esiste: non si può andare in carcere o ai domiciliari in corso di processo se la prognosi del giudice fa ritenere che sarà concessa la sospensione condizionale della pena, cosa, tra l'altro prevista; dall'altro lato, invece, vieta la custodia cautelare in carcere, ma non gli arresti domiciliari, quando il giudice ritiene che la pena definitiva non potrà superare i tre anni di reclusione e scatteranno, dunque, in sede di esecuzione, le misure alternative al carcere. Il principio è: chi non deve andare in carcere da condannato, perché dovrebbe andarci da imputato, ancora presunto innocente, fino a sentenza definitiva ? Stiamo parlando di carcere preventivo, non dimentichiamolo mai. E non dimentichiamo che ci sono altre misure cautelari, coercitive e interdittive, a disposizione dei magistrati.
  Escono i peggiori criminali, stalker e ladri seriali: questo è stato oggetto di discussione molto partecipata, sia in Commissione e speriamo anche nel corso del dibattito. Una proposta emendativa del relatore del PD, votata dalla Commissione, ha escluso – e ripeto: ha escluso – dal divieto di custodia cautelare in carcere i reati ad alta pericolosità ed allarme sociale, facendo così decadere quasi il 90 per cento della relazione del relatore di minoranza. Per i delitti di mafia, terrorismo, rapina, estorsione, furto in abitazione, stalking e maltrattamenti in famiglia, rispetto a prima non cambierà nulla, così come non è vero che dovrà essere rimesso in libertà chi non ha un luogo dove stare ai domiciliari. La proposta emendativa del PD prevede che anche in questo caso ci sia il carcere.
  C’è la custodia di salvaguardia, ma c’è anche il dubbio che non tutto quadra in chi dice che il decreto-legge libera delinquenti pericolosissimi e poi li condanna ad un paio di anni o poco più. Delle due, l'una: o il reato è davvero grave, e allora perché sottopunirlo, oppure non è così grave, altrimenti il sospetto è che il carcere preventivo sia anticipazione indebita della pena, che in uno Stato di diritto come questo Paese non può essere, per rassicurare l'opinione pubblica che poi, anche con un po’ di carcere, le pene definitive siano non proporzionate alla gravità del fatto-reato.
  I reati gravi di corruzione: anche su questo, Presidente, colleghi, vorrei sottolineare con forza che i reati gravi di corruzione, concussione e peculato possono implicare prognosi di pena ben superiore a tre anni: dunque, non scatta alcun divieto. Per altri reati ci sono i domiciliari, che restano, comunque, una pesante restrizione di libertà. E quando sarà legge la riforma della custodia cautelare, sarà possibile applicare insieme più misure interdittive o coercitive, per esempio l'obbligo di dimora e il divieto di esercitare una professione o di contatti con la pubblica amministrazione.
  Pur di favorire i delinquenti trattano da minori anche i venticinquenni. Come ho detto prima, questo è un tema che, a mio avviso, è anche centrale rispetto al decreto-legge. Oggi il minore gravita nell'orbita della giustizia minorile fino a ventuno anni di età prima di entrare nel carcere degli adulti. Estendere la soglia fino a venticinque anni di età rafforza e dà continuità ai percorsi rieducativi. Allungare il tempo significa dare una chance in più a soggetti giovani, a tutto vantaggio della sicurezza collettiva. E, comunque, una proposta emendativa del Partito Democratico ha stabilito che, nella fascia tra i ventuno e i venticinque anni di età, spetterà al giudice valutare la situazione di pericolosità concreta.
  Rispetto all'organico, noi abbiamo ascoltato in audizione moltissime associazioni. Anche questo: il decreto-legge aumenta l'organico degli agenti penitenziari. Non solo grazie ad una proposta emendativa del PD, ci saranno più magistrati di sorveglianza. Io apprezzo, come ho detto prima, la passione e il pathos con cui la Lega ed altri partiti si preoccupano della sicurezza degli italiani, ma sono convinta che il Paese, che – ripeto – sta guidando il semestre europeo e che sui temi della giustizia ha dato centralità alla propria Pag. 15agenda politica, sarà in grado, come sempre, di verificare la bontà delle proposte, non ascoltando chi, negli ultimi vent'anni di Governo (sono stati tanti quelli in cui anche la Lega ha governato), ha gridato senza soluzioni, ha innescato la paura senza accelerare la speranza, ha portato la gestione e ha dato l'immagine di un Paese sull'orlo di una crisi di sicurezza e, invece, è un Paese che vuole provare – attraverso un accelerare una centralità anche dei propri diritti, anche dei diritti dei propri detenuti – a riprendere in mano il tema della sicurezza, non attraverso l'allarme sociale.
  Ripeto: il Partito Democratico sosterrà con forza questo decreto-legge e sosterrà con altrettanta forza tutti quei provvedimenti che, rispetto al tema della giustizia, metteranno al centro e proveranno a tenere insieme sicurezza e diritti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Turco Tancredi. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Signor Presidente, questo decreto-legge, concernente disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e internati, nonché modifiche al codice di procedura penale e rafforzamento del Corpo di polizia penitenziaria, vorrebbe costituire una modifica improntata alla riduzione del sovraffollamento carcerario ed un mezzo per ovviare alle inumane condizioni detentive delle carceri italiane.
  Il decreto-legge introduce, in particolare, una serie di misure relative alla situazione carceraria. Prevede rimedi di tipo risarcitorio o di sconto di pena in favore di detenuti e internati che siano stati sottoposti a trattamenti inumani o degradanti in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Stabilisce che il magistrato di sorveglianza possa avvalersi dell'ausilio di personale volontario. Introduce nuovi obblighi di comunicazione con riguardo ai provvedimenti degli uffici di sorveglianza, relativi alla libertà personale nei soggetti condannati da corti internazionali. Estende ai maggiorenni di età inferiore a venticinque anni la disciplina dell'esecuzione di provvedimenti limitativi della libertà personale, quali le misure di sicurezza assunte nei confronti dei minorenni. Modifica poi l'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria con misure concernenti l'organico, la disciplina della formazione del personale e il divieto per un biennio di ogni comando o distacco presso altri ministeri o amministrazioni.
  Una delle parti fondanti e tra le più discusse del provvedimento prevede per i detenuti lo sconto di pena di un giorno ogni dieci giorni trascorsi in condizioni assimilabili alla tortura secondo i parametri fissati dall'Unione europea. Per coloro che, invece, abbiano già concluso il periodo detentivo, si prevederebbe la possibilità di richiedere, entro sei mesi dalla cessazione dello stato di detenzione, azione di risarcimento al tribunale del capoluogo di residenza del danno cagionato dalle inumane e degradanti condizioni di carcerazione, fissato ex lege nella misura di 8 euro per ciascun giorno di detenzione. Tale previsione si inserisce, tuttavia, in una realtà che potrebbe porre numerosi dubbi riguardo alla sua effettiva efficacia. Se l'Unione europea considera trattamento inumano la detenzione in uno spazio inferiore a 7 metri quadri per ciascun detenuto, l'Italia considera, invece, di ospitare i detenuti in uno spazio non inferiore a 3 metri quadri pro capite.
  Poiché la popolazione carceraria in Italia è stimata in circa 60 mila detenuti e le carceri italiane garantiscono circa 40 mila posti effettivi, si ha un sovraffollamento cronico ultradecennale pari ad un terzo. Si presume, quindi, che il trattamento inumano sarà la regola, anziché l'eccezione, poiché per la stragrande maggioranza dei detenuti non si riuscirà a garantire uno spazio di almeno 7 metri quadri. Di conseguenza, ad essere trattati in modo disumano ogni giorno, e perciò liberati in anticipo, ovvero risarciti, sarebbero praticamente tutti, o quasi, i detenuti che affollano le nostre carceri.Pag. 16
  Tale risarcibilità rischia di assumere proporzioni colossali idonee a provocare un grave sbilanciamento di spesa allo Stato italiano, ben al di là delle previsioni espresse nella relazione introduttiva di questo decreto-legge; tutto ciò al solo fine di sottrarsi alle multe comminate dall'Unione europea.
  I ciclici provvedimenti «svuota carceri», l'ammorbidimento della legge Bossi-Fini e la bocciatura della legge Fini-Giovanardi da parte della Corte costituzionale non sono stati ancora sufficienti a porre l'Italia al riparo dalle attenzioni dell'Unione europea.
  Con gli sconti di pena attuati sin dalla promulgazione della legge Gozzini, ritoccata recentemente al rialzo dagli allora Ministri Severino e, da ultimo, Cancellieri, oggi, l'istituto della liberazione anticipata garantisce un eccessivo sconto di pena: per ciascun anno di detenzione si può avere una riduzione di cinque mesi.
  Con il presente decreto, il Governo garantisce un ulteriore sconto: ogni trenta giorni di detenzione si avrà uno sconto di tre giorni, cioè un mese e sei giorni all'anno, abbonati indistintamente alla quasi totalità dei detenuti. In sostanza, combinando la liberazione anticipata e lo sconto di pena per i trattamenti inumani e degradanti, un anno di pena equivarrà a meno di sei mesi effettivi. Un condannato a cinque anni, ad esempio, una volta scontati sei mesi e qualche giorno, e mezzo, di pena detentiva equivalente ad un anno di condanna e trovandosi ad avere ad avere solo quattro anni di pena residua, potrebbe essere affidato in prova ai servizi sociali.
  Con l'applicazione concreta di tale nuovo provvedimento balza all'occhio un ulteriore vulnus: sia lo sconto di pena sia il risarcimento presuppongono l'accertamento delle condizioni che li legittimano, quindi, i tribunali si troveranno a dover vagliare decine di migliaia di procedimenti, con conseguente immaginabile intasamento degli uffici, per verificare quanti giorni ciascun detenuto abbia effettivamente trascorso in condizioni inumane e quantificare così o lo sconto di pena o il risarcimento.
  In caso di trasferimento dello stesso detenuto in più carceri, sarà necessaria un'indagine per ciascun istituto di pena. Cosa scegliere, quindi ? Deflazione carceraria o deflazione processuale ? Sul punto sembra che questo Governo abbia già scelto. Chiaramente, visto che il decreto in esame non cura le cause della malattia, cioè il sovraffollamento carcerario, ma cerca di porre rimedio solo ai sintomi del trattamento inumano e degradante ai quali sono sottoposti i detenuti, tale soluzione appare essere l'ennesimo, insipido, palliativo di facciata.
  Per di più, la parola «risarcimento» significa corrispondere una somma di denaro a compensazione di un danno cagionato. Il pagamento di una somma di denaro predeterminata costituisce, invece, indennizzo e non risarcimento, perciò dal punto di vista lessicale della definizione giuridica, appare irragionevole voler quantificare il risarcimento in via preventiva ex lege. Quindi, i giudici, una volta accertato lo stato di detenzione in condizioni inumane o degradanti, dovranno anche accertare la sussistenza e la gravità del danno da questa derivante, con la conseguente sopportazione dell'onere probatorio da parte del detenuto e dall'alea dei costi del giudizio. Per i risarcimenti, nel decreto, è stato previsto uno stanziamento di 20 milioni di euro.
  Pur tuttavia, se la Corte europea nella sentenza Torreggiani ha condannato l'Italia a risarcire con 100 mila euro sette detenuti per i trattamenti inumani subiti, appare del tutto evidente che i denari appostati a stanziamento potrebbero risultare del tutto insufficienti e tali da rendere gli strumenti apportati assolutamente inadeguati. Ben si sarebbe potuto, invece, prevedere un piano di stanziamenti volti alla messa in sicurezza e all'adeguamento delle condizioni fatiscenti delle strutture carcerarie già esistenti, in modo da renderle dignitose per un Paese che si vuole definire civile ovvero prevedere ristrutturazione e ampliamento delle carceri, in Pag. 17modo da sopperire all'ormai consolidata emergenza carceraria da sovraffollamento.
  Il progressivo dilagare dell'illegalità e l'insufficienza delle carceri avrebbe preteso un rimedio che appare ovvio, ossia la realizzazione o, meglio, la ristrutturazione e l'ampliamento degli istituti penitenziari per ospitare dignitosamente i detenuti. E qui vorrei ricordare, per l'ennesima volta, che giace in qualche cassetto del Ministro della giustizia, nonché del Presidente della Repubblica, un piano carceri del MoVImento 5 Stelle. Invece no: nessuna ristrutturazione e nessun ampliamento delle carceri.
  Questo Governo preferisce dare i soldi dei cittadini ai detenuti, piuttosto che sanare per il futuro le cause che non consentono una detenzione quanto meno dignitosa. Il Governo asseconda un progressivo decadimento di legalità, poiché all'aumentare della criminalità non riesce, in risposta, a far corrispondere una tempestiva e adeguata azione dello Stato, ma anzi cerca di adeguarsi a questa situazione deprecabile, riducendo le pene carcerarie al fine di piegare la mole della popolazione carceraria alla capienza degli istituti di pena.
  Promesse, impegni, sforzi, tentativi, speranze e auspici non sono sufficienti, servono fatti, ristrutturazioni delle carceri e spazi vivibili, certezza della pena, ma non sconti generalizzati o risarcimenti. Questo decreto-legge, infatti, non risolve in modo strutturale e sistemico il problema carcerario, non risolve i problemi di ogni giorno all'interno delle carceri, dalla mancanza dell'acqua calda, alle celle fatiscenti, dall'indisponibilità di spazi personali alle attività rieducative e risocializzanti.
  L'articolo 1 di questo decreto-legge si ritiene possa essere, anche, interpretato come costituzionalmente illegittimo per contrarietà al disposto dell'articolo 24 e dell'articolo 111 della Costituzione, laddove non consente il ricorso in Cassazione per violazione di legge avverso la decisione del tribunale di sorveglianza che statuisce sullo sconto di pena né il reclamo al decreto in sede civile. Pertanto, non viene assolutamente garantito il contraddittorio in aperta violazione del diritto di difesa sancito dall'articolo 24 della Costituzione e, soprattutto, non è previsto un secondo grado di giudizio in materia di libertà personale, qual è il procedimento che si introduce con questo decreto-legge, in evidente contrasto, come già detto, con la norma contenuta all'articolo 111, secondo e settimo comma, della Costituzione.
  Infine, questo decreto-legge, assegnando la medesima somma per ciascun giorno di violazione dei diritti dei detenuti, adotta una soluzione irragionevole che non tiene conto della diversità di ogni singola violazione carceraria per ciascun detenuto, offrendo il fianco alla censura di incostituzionalità per contrasto al principio di ragionevolezza ed uguaglianza espresso dall'articolo 3 della Costituzione. Il MoVimento 5 Stelle ha, infatti, presentato una pregiudiziale di costituzionalità e in Commissione giustizia, tramite richieste di audizioni, presentazione di emendamenti e dibattito, ha mantenuto un'iniziativa serrata e specifica per cercare di chiedere e proporre risoluzioni strutturali e definitive del problema carceri, sovraffollamento e condizioni di vita e salute dei detenuti, ottenendo in Commissione la modifica di due parti del decreto-legge relative all'utilizzo dei braccialetti elettronici ed al distacco del personale della Polizia penitenziaria presso i Ministeri.
  Per concludere, auspichiamo ed invitiamo quindi Governo e maggioranza a voler accogliere le osservazioni evidenziate dal MoVimento 5 Stelle, dando prova ai cittadini che quest'Aula è in grado di migliorare il provvedimento in esame e, soprattutto, che quest'Aula e questo Governo sono in grado di emanare provvedimenti che realmente vadano a risolvere il ventennale problema del sovraffollamento carcerario, cosa che senz'altro non fa questo ennesimo decreto-legge.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 92 del 2014 introduce Pag. 18una serie di misure relative alla situazione carceraria; in particolare, prevede rimedi risarcitori in favore di detenuti e internati che siano stati sottoposti a trattamenti inumani o degradanti, in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione; stabilisce che il magistrato di sorveglianza possa avvalersi dell'ausilio di personale volontario, introduce nuovi obblighi di comunicazione con riguardo ai provvedimenti degli uffici di sorveglianza relativi alla libertà personale dei soggetti condannati da Corti internazionali, disciplina le modalità di esecuzione del provvedimento che dispone gli arresti domiciliari, compresa l'applicazione del controllo tramite il cosiddetto braccialetto elettronico, estende ai maggiorenni di età inferiore ai 25 anni la disciplina dell'esecuzione di provvedimenti limitativi della libertà personale nei confronti dei minorenni, amplia i presupposti che non consentono l'applicazione della custodia cautelare in carcere e degli arresti domiciliari; modifica, poi, l'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e l'ordinamento penitenziario, anche minorile, con misure concernenti l'organico, la disciplina della formazione del personale e il divieto per un biennio di ogni comando o distacco presso altra amministrazione.
  La cosiddetta sentenza-pilota Torreggiani ha certificato il malfunzionamento cronico del sistema penitenziario italiano, accertando la violazione dell'articolo 3 della Convenzione a causa della situazione di sovraffollamento carcerario in cui i ricorrenti si sono trovati. In questa legislatura, vari sono stati gli interventi normativi volti a risolvere questa grave situazione e ci tengo a ribadire che solo grazie alla volontà del gruppo a cui mi pregio di appartenere che siamo riusciti a ricondurre più volte il tema della giustizia al centro del dibattito politico e parlamentare, cercando di risolvere il problema delle carceri ma soprattutto quello della giustizia e della sua necessaria riforma e adeguamento, che a parole tutti dicono necessaria ed ineludibile ma che nessuno poi, in concreto, affronta, ad iniziare dal Governo, che ha fatto i proclami per dieci, dodici disegni di legge ma chissà dove, quando e se verrà fatto mai nulla. Mi sia consentito comunque un breve inciso riguardo le carceri. Dirò meglio: la condizione delle persone detenute nelle carceri italiane. Questo è il tema e questa l'infrazione che viene contestata dall'Unione europea allo Stato italiano.
  Come è certamente noto, la ratio di questo decreto sta nel diktat della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha esplicitamente posto un ultimatum al nostro Paese. Noi oggi cerchiamo di rispondervi con il presente rimedio, certi che, se vogliamo impedire l'onta di una condanna solenne di quel tribunale e il corrispettivo pagamento di una pesantissima multa (vicina ai 500 milioni di euro) dobbiamo provvedere con urgenza a porre rimedio a questo problema. A tal proposito il mio gruppo si aggiunge pesantemente e convintamente alle richieste che hanno fatto altri colleghi che mi hanno preceduto circa un'informativa urgente da parte del Governo in riferimento al piano carceri, signor Presidente. Infatti, è giusto che, al di là di scandali o non scandali per i quali la magistratura farà il suo corso, ci sia assolutamente una presa di posizione e che il Parlamento, davanti ad una serie di decreti che vengono adottati per affrontare questo problema dall'inizio legislatura, è giusto che sappia pure che fine abbiano fatto le risorse per il piano carceri, che sicuramente avrebbe contribuito ad una maggiore e migliore collocazione, non solo dal punto di vista quantitativo ma soprattutto qualitativo, dei detenuti nel nostro Paese.
  Comunque, con questo decreto non si devono liberare i delinquenti. Lo sappiamo bene. Ma non è nemmeno possibile che lo Stato sia esso stesso inadempiente rispetto a quanto previsto dalla stessa nostra Costituzione e dalla Carta europea dei diritti umani. Il carcere, nel nostro Paese, è un luogo disumano legalizzato, su questo non c’è ombra di dubbio, e ci sono tre possibilità per saperlo: leggere i rapporti, andare a visitarlo personalmente oppure Pag. 19avere qualche colloquio con il personale della polizia penitenziaria o con qualche cappellano che è all'interno. In questo modo ci si rende conto che spesso e ben volentieri le persone che sono in stato di detenzione vivono in situazioni disumane, al limite delle condizioni igienico-sanitarie, che sono molto molto precarie. Assenza totale, peraltro, di libertà. In prigione i diritti umani non vengono rispettati; non ci sono tutele né protezioni.
  Ciò in un contesto ed in un Paese in cui tanti anni fa ci sono stati cultori della materia come Beccaria, che, seguendo la corrente di pensiero italiano sul tema del fine delle pene in chiave illuminista, ebbe ad affermare che il fine non deve essere afflittivo o vendicativo, ma rieducativo di tipo «politico». Il carcere è il cuore della nostra civiltà; è lì che si misura la salute della nostra nazione. Lì si riflette l'idea che abbiamo dell'uomo, se cioè la persona sia irriducibile persino ai suoi errori più tremendi e dunque sia suscettibile di cambiamento. La nostra Costituzione, all'articolo 27, parla di rieducazione. Nella nostra Costituzione sono scritte due parole chiave: «umanità», cioè le pene devono rispondere al senso di umanità, e «rieducazione», le pene devono tendere alla rieducazione. Questo problema della rieducazione, in riferimento a quello che accade negli istituti penitenziari del Paese, in tutti gli istituti, è completamente disatteso, quindi lo Stato è totalmente inadempiente rispetto a questo problema.
  Tralascio le citazioni di altri illustri; e poi, per quanto riguarda la proposta del testo base e le modifiche che ha apportato la Commissione giustizia, in particolare, Presidente, non le cito, ma consegnerò alla segreteria della Presidenza anche questo intervento, in maniera tale poi che vengano riportate senza una citazione specifica di articolo per articolo e comma per comma.
  Alla fine, un decreto-legge così impostato supera il mio comunque iniziale disappunto su alcuni aspetti dello stesso, ed in particolare sull'articolo 8. Prima che il testo fosse modificato dal lavoro della Commissione, ci siamo chiesti quali risposte efficaci avessimo ottenuto per le donne vittime di minacce e violenze, per esempio: mi sembra di assistere ad un «indietro tutta» !
  Le mie più profonde perplessità erano soprattutto legate alla considerazione che lungi dal rendere coerente il sistema delle misure cautelari con la disciplina dell'articolo 656 del codice di procedura penale, la novella legislativa stravolgeva letteralmente la logica originaria dell'articolo 656, rovesciandone i saggi schemi presuntivi in favore di un generalizzato favor libertatis anche per soggetti che non sono in alcun modo candidati a beneficiare delle misure alternative, in ragione della loro spiccata pericolosità sociale o del concreto rischio che si sottraggano con la fuga alla sanzione. Ma, soprattutto, la novella legislativa precludeva il soddisfacimento anche delle più pressanti esigenze cautelari nei confronti di tutti gli imputati per i quali fosse prevedibile una condanna a pena detentiva non superiore ai tre anni.
  Il gruppo di Forza Italia ritiene di essere a favore del decreto-legge così come rivisitato dalla Commissione al fine di ottemperare, nei tempi giusti, a quest’ultimatum di civiltà che la Comunità Europea ci ha imposto; con la speranza che oltre al danno non si aggiunga pure la beffa e l'altro danno nei confronti dello Stato italiano, e quindi dei cittadini, che è quello di concretizzare poi l'infrazione con il pagamento di una multa di 500 milioni.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROCCO PALESE. Credo che i diritti umani si misurino sui diritti umani che sono offerti a chi ha sbagliato e neanche vuole pentirsi: questa è la nostra civiltà, questa è la tradizione anche di Beccaria, da cui non dobbiamo discostarci. La situazione delle carceri oggi genera ulteriori barbarie e ulteriore insicurezza. Il problema della giustizia italiana è strutturale, ma non riguarda solo gli aspetti normativi e le procedure, che pure vanno riviste e adattate ai cambiamenti della società, ma soprattutto le modalità di amministrarla. La lotta per un volto più dignitoso e Pag. 20umano della pena non passa per scorciatoie che finiscono per indebolire la credibilità dell'intero sistema penale e, ciò che più conta, la sua essenziale funzione di tutela delle vittime del reato.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Davide Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, il dato di fatto è che qui noi stiamo assistendo all'ennesima operazione per cui vengono tolte risorse alle forze dell'ordine. Abbiamo proprio ieri con sgomento avuto prova documentale, anche sulla stampa, di ben 1 miliardo e mezzo di tagli alle forze dell'ordine, che verranno poi destinati – questo è un dato di fatto, questa è la partita di giro che questo sciagurato Governo sta facendo – all'accoglienza dei clandestini: oltre 1 miliardo l'anno, è questo il costo dell'operazione Mare nostrum; e gli altri verranno destinati ai carcerati, ai criminali, che verranno risarciti a causa della incompetenza, dell'incapacità, dell'impreparazione di tre Governi che si sono succeduti e non hanno fatto quello che avrebbero dovuto fare, ovvero ottemperare ad un piano carceri che era già stato scritto. Non farà quindi altro che utilizzare i soldi allora stanziati; e noi vorremmo anche capire che fine hanno fatto quei denari, perché sono stati stanziati per un piano carceri che era già in fase avanzata di ideazione e di progettazione, dei quali noi non abbiamo più traccia, non abbiamo più contezza. I cittadini vogliono e devono sapere come sono state allocate quelle risorse, dove sono; e soprattutto noi vogliamo chiarezza, vogliamo capire qual è la situazione inerente ai contratti che sono stati stipulati, qual è la situazione di un commissario speciale, che è stato messo lì e che nulla ha fatto, perché nulla ha fatto se non oggi venire indagato riguardo a fatti che noi vorremmo venissero al più presto chiariti.
  Ma sul piano carceri interverremo approfonditamente anche nel corso del dibattito, se dibattito ci darete la grazia di avere, e a cui vorremmo partecipare perché ultimamente in questa Aula di dibattiti ce ne sono molto pochi, di Governi che vengono a chiedere la fiducia invece troppi, e quindi noi vorremmo intervenire e soprattutto modificare quello che è l'ennesimo atto scellerato di un Governo che guarda solo dalla parte dei criminali, l'ennesimo atto scellerato di un Governo che utilizza delle misure per svuotare le carceri. Siamo al quinto provvedimento fatto per svuotare le carceri e siamo di fronte ad una maggioranza che arriva in Aula, e quindi di fronte ai propri elettori, di fronte ai cittadini e orgogliosamente sventola il risultato, da portare alla Corte europea, di aver scarcerato, liberato, mandato per strada 10 mila criminali. Perché questa è la cifra del vostro risultato politico, questa è la cifra della vostra capacità di gestire il sistema giustizia e sicurezza nel nostro Paese, ovvero liberare, ovvero mandare per strada 10 mila criminali.
  Allora, in questo provvedimento ci sono delle cose che non hanno assolutamente senso, sono folli, sono scellerate. Prima fra tutte, al di là della paghetta che diamo, e io mi rendo conto della difficoltà del Ministro Orlando, che si trova anche un'eredità dei precedenti due Ministri – Dio ce ne guardi bene ! – Severino e Cancellieri, che hanno fatto tutto ciò che non avrebbero dovuto fare per peggiorare la situazione. Io capisco il Ministro Orlando, che, di fronte ad una contestazione europea, di fronte a 7 mila ricorsi alla Corte europea e ad una procedura di infrazione aperta, cerca di salvare il salvabile, quindi dice: vabbè, siccome sono sicuro che presso la Corte europea sono soccombente, utilizzo le risorse, le tasse dei cittadini italiani per pagare, per risarcire i criminali in galera. Perché di questo si tratta: noi utilizziamo i soldi dei contribuenti onesti, vessati, per corrispondere un risarcimento ai criminali, per l'incapacità di un Governo ladro, perché questa è la fotografia di questo Paese nel momento in cui la stiamo scattando.
  Allora, ci sono questi 7 mila ricorsi, l'unica soluzione che il Governo intravede è quella appunto di risarcirli. Ora, la domanda che vi facciamo è: il Governo è Pag. 21certo che nel momento in cui questi ricorsi verranno chiusi e – ahimè, ahinoi – verranno risarciti questi criminali, gli stessi che hanno fatto ricorso alla Corte europea, non verranno ovviamente risarciti anche là e quindi noi non saremo costretti a pagare due volte le stesse persone, per la stessa procedura di infrazione ? Questa è una risposta che il Governo deve dare nel momento in cui questa Camera vota un provvedimento che dovrebbe essere risolutivo, ma che al momento risolutivo non è. Noi non abbiamo alcun tipo di certezza al riguardo. È ovvio che a parti invertite e a maggioranze diverse noi avremmo detto un bel «vaffa» alla Corte europea, ma soprattutto all'Europa, perché su questa materia – scusate bene – non esiste che ci facciamo dettare tempi e modi. Non esiste che ci facciamo imporre la scarcerazione di 10 mila delinquenti.
  Dopodiché, ho sentito prima intervenire la collega, simpatica, assolutamente preparata, eccetera, Campana, sul limite minimo della custodia cautelare in carcere. Avete fatto una follia, avete fatto una follia.
  Ora voi state cercando disperatamente di porre rimedio a qualcosa che ormai è accaduta. Voi avete applicato una norma per cui lo stalker, chi ha commesso un furto e chi ha commesso una violenza in casa è un «fico» a cui non si può applicare la misura cautelare. Non gli è stata applicata la misura cautelare. Punto. Non si torna indietro. Voi sapete benissimo che questo decreto è attuativo, come quando avete cercato di chiudere la stalla a suo tempo, quando vi siete resi conto di avere scarcerato dei mafiosi, ma ormai il provvedimento era fatto: i mafiosi, i ventiquattro mafiosi erano usciti fuori di galera, una misura a cui non è stato possibile porre rimedio, come non è possibile porre rimedio a questa misura che avete «decretato», termine più che esplicito per definire ciò che avete fatto. Non sono solo io a dirlo; sono tanti allarmati da questa situazione: io cito il procuratore dei minori del tribunale di Brescia, Emma Avezzù: stalking e maltrattamenti finiranno al vento. Se penso a tutte le battaglie portate avanti e vinte di recente per tutelare le vittime e adesso, adesso, Governo, qual è la vostra risposta ? Ora, in questo momento, non quando questo decreto verrà convertito in legge, ma adesso ! Adesso significa che avete fatto l'inimmaginabile. Continuo. Il procuratore stesso dice: la modifica normativa non prevede alcun margine di discrezionalità per il giudice ed è palesemente in contrasto con le disposizioni che voi stessi – anzi, l'altro Governo, parente prossimo dell'attuale – avete fatto non meno di un anno fa.
  Quindi, il discorso vero è che in questo momento voi avete messo il giudice in una condizione di obbligo, perché gli dite che può scegliere, ma poi gli date un margine di manovra talmente stretto che non c’è alcuna possibilità di scelta. Il caso è questo: un padre di famiglia fa una violenza in famiglia, non va in carcere, ma viene affidato ai domiciliari. Vi rendete conto di cosa avete fatto ? Avete messo il giudice nelle condizioni di dover spostare i minori stessi, perché ovviamente non fai ritornare il padre là dove ci sono i minori a cui ha fatto violenza. Se si affida ai domiciliari questo genitore sciagurato, non può poi fare altro che disporre l'allontanamento dei minori. Questo voi avete fatto. Ma come è possibile non pensare a una fattispecie del genere nel momento in cui i vostri tecnici, o voi stessi avete redatto questo decreto-legge ? Non c’è possibilità di tornare indietro di fronte a questa cosa; non si può dire: ops, scusate, ci siamo sbagliati: facciamo un emendamento correttivo. Ormai la misura è stata fatta, è compiuta, è un dato di fatto.
  Dopodiché, stendiamo un velo pietoso sul fatto che le carceri minorili sono minorili in tutto il resto del mondo, ma non in Italia, perché abbiamo definito i minori in un altro modo: non sono più diciottenni, non sono ventunenni, ma venticinquenni, e su questo io mi auguro che ci sia un ravvedimento operoso da parte del Governo.
  Del risarcimento abbiamo detto, quindi il panorama desolante di questo provvedimento è sintetizzabile in queste tre misure Pag. 22e io credo che di fronte a questo ci sia veramente tanto da dire, ma soprattutto ci sia tantissimo da fare.
  Allora, questo Parlamento e quest'Aula hanno l'occasione ancora di intervenire e di migliorare questo provvedimento, certo è che il latte versato è stato versato, quindi shame on you direbbero altrove: la vergogna è tutta vostra, ve la tenete e le responsabilità sono tutte vostre e ve le tenete. A noi spetta il compito di dire al resto del Paese e ai cittadini quanto voi siete incapaci di gestire questo tipo di emergenza.
  Un'emergenza che è, sappiamo benissimo, il frutto di una serie di provvedimenti, che sono tutti tesi a salvaguardare criminali e a gestire la crisi cronica della giustizia come un'emergenza carceraria. Poi, che dall'emergenza qualcuno in questo Paese abbia sempre da trarne giovamento è un dato di fatto, ma di questo sono piene le cronache giudiziarie e di questo immagino – e mi auguro – che la magistratura si occupi, e si occupi approfonditamente, assicurando i responsabili alle patrie galere, sperando che i responsabili stessi non si facciano leggi ad hoc per evitarle.
  Ma dopo di questo rimane il fatto che l'emergenza della giustizia nel nostro Paese non può essere ridotta alla mera crisi dell'accoglienza carceraria, in quanto sappiamo benissimo che abbiamo dei numeri che sono di gran lunga inferiori rispetto al resto dell'Europa. Sappiamo benissimo che la percentuale della popolazione carceraria in Italia è, pro capite, inferiore a quella di altri Paesi. Quindi, è un dato di fatto rispetto a cui c’è solo un'alternativa ed è quello che noi da sempre vi diciamo, cioè quello che il collega Molteni, da che ho memoria, ad ogni pie’ sospinto vi ricorda di fare, vi spinge a fare, ovvero i rimpatri dei criminali, perché vi ricordiamo, ogni volta, che sono il 38 per cento della popolazione carceraria. Vi ricordiamo che non è che vengono dalla luna, ma vengono da ben determinati Paesi. Sappiamo benissimo che oltre 4.800 vengono dal Marocco; sappiamo che oltre 2.700 vengono dalla Romania; sappiamo che 2.400 vengono dall'Albania; sappiamo, quindi, che ci sono Paesi esportatori di criminalità e sappiamo, quindi, che sarebbe sufficiente fare degli accordi bilaterali.
  Sappiamo benissimo che se svuotassimo del 38 per cento la popolazione carceraria, quella straniera e, quindi, oltre un terzo, avremmo già di per sé risolto il problema dell'affollamento. Non lo si vuole fare e non lo si vuole fare per ovvi motivi. È evidente che questi motivi sono dettati dall'incapacità, sono dettati da un buonismo che pervade questa maggioranza, per cui ci sono soggetti più uguali di altri.
  Però, al di là di queste misure, sappiamo che i problemi della giustizia sono ben altri e, insomma, il riformismo di Renzi in quest'Aula non lo abbiamo ancora visto. Sappiamo benissimo che siamo un Paese in cui non c’è giustizia. La giustizia è negata perché non si arriva alla definizione in terzo grado dei processi. Sappiamo che i tempi sono talmente lunghi da portare a uno stato di ingiustizia diffusa. Allora, in questo senso noi ci attendiamo, ci auguriamo e stiamo a vedere quali saranno i prossimi passi di una maggioranza che si proponeva e si è proposta in Aula, mettendo nell'agenda parlamentare, nell'agenda del Governo, questi provvedimenti che ancora non abbiamo visto, al di là di «patti del Nazareno» e dei loro recenti effetti.
  Quindi, si tratta di capire qual è la vostra posizione rispetto a temi fondamentali per quanto riguarda il sistema della giustizia, perché, badate bene, non è che si risolve il problema del ritardo dei giudizi e della ingiustizia ormai dilagante nel nostro Paese con il quinto «svuota carceri». Di questo voi siete convinti, ma di questo non sono assolutamente convinti i cittadini, che pagano le vostre scelte, assolutamente scellerate.
  Per quanto riguarda poi il piano carceri, sarebbe anche importante capire, oltre a come deciderete, prima di tutto dove sono i soldi relativi. Questo ve lo ha chiesto anche il relatore di minoranza e un Governo serio, dopo il dibattito, dopo Pag. 23aver sentito il dibattito in quest'Aula e prima ancora di votare gli emendamenti, si dovrebbe presentare – e mi auguro che si presenterà – con le risposte alle nostre domande.
  Noi vogliamo capire cosa sarà del piano carceri, quali sono le risorse, qual è la posizione rispetto alle recenti inchieste che hanno coinvolto il commissario e, quindi, quali sono le future determinazioni del Governo, cosa intende fare per le carceri esistenti. Infatti, sappiamo benissimo che sarebbe sufficiente fare un piano economico di ammodernamento delle strutture esistenti per ricavare gli spazi necessari. Dopodiché vogliamo capire quali sono le carceri che questo Governo intende chiudere, perché sono troppo costose, sono al di fuori dei circuiti della delinquenza, dove c’è un maggiore tasso di delinquenza e, quindi, non sono funzionali.
  Vorremmo capire queste cose e vorremmo anche capire quali saranno invece le nuove carceri e dove. Ci auguriamo che siano laddove c’è un tasso di criminalità maggiore, quindi c’è una maggiore richiesta. Vorremmo anche capire quali sono le carceri all'interno delle città, quindi, più appetibili. Noi sappiamo che nel nostro Paese sono tanti gli istituti che sono, sotto un certo punto di vista, appetibili anche per un'alienazione. Quali sono ? Dove sono ? Insomma, vorremmo capire le intenzioni di questo Governo, che oggi si presenta con il quinto «svuota carceri» e ancora non ci ha resi edotti di quali saranno i suoi piani al riguardo.
  Dopodiché, visto che c’è questo continuo ricorso all'affidamento ai domiciliari e visto che ormai, nel quarto «svuota carceri», è stata definita questa nuova fattispecie, vorremmo anche capire qualcosa riguardo al braccialetto elettronico, perché il fatto che non vi sia più la «gradevole» Cancellieri, non è che vi esime dallo spiegarci gli intrecci piuttosto inquietanti, intrecci familiari per quanto riguarda l'ex Ministro, ma non solo. Noi vorremmo capire perché è stato appaltato ad un monopolista come Telecom un servizio assolutamente diseconomico e al di fuori di ogni tipo di criterio. Qual è lo stato di attuazione ? Vorremmo che rispondeste anche alle innumerevoli interrogazioni, nostre, ma non solo. Ci sono altri gruppi che giustamente hanno posto l'attenzione e la lente d'ingrandimento su questa vicenda, che, come quella del piano carceri, sembra avere dei contorni piuttosto oscuri. Visto che la mole di denaro investita è tanta e visto anche che sono piuttosto lasse le maglie attraverso cui si possono gestire gli appalti e i servizi e sono piuttosto larghe, vorremmo capire perché sono state fatte alcune scelte e non altre, scelte molto costose rispetto a scelte più economiche. Soprattutto quanti sono i braccialetti elettronici oggi in uso ? Funzionano ? Quanti ne servono ancora ? E, soprattutto, perché sono stati scelti quei braccialetti rispetto ad altri ? Ovviamente non stiamo parlando di uno strumento esclusivo, stiamo parlando di un qualcosa che è ben (Commenti della deputata Ferranti)... il presidente è convinto, se sa qualcosa che noi non sappiamo, sono sicuro che avrà la possibilità di intervenire in conclusione di questo dibattito e di snocciolare i numeri e, snocciolando i numeri, penso che sarà per lei molto facile anche fare una comparazione del prezzo e del costo di ogni singolo braccialetto, rispetto a quelli di altri Paesi, per esempio, e non parlo degli Stati Uniti, perché là li stanno usando ormai da talmente tanto tempo, che veramente sbianchereste, anzi, in questo caso arrossireste, comparando i differenti prezzi, visto che siamo in ordine di grandezze molto più alte noi rispetto a loro.
  Ma, al di là di questo, vorrei capire quanti ne stiamo utilizzando, se funzionano e quanti ne serviranno ancora. Vorrei anche capire i costi per quanto riguarda la sorveglianza e l'utilizzo di questi braccialetti elettronici. Ci sono tanti punti oscuri che credo debbano essere chiariti. Quindi, se la presidente della Commissione ha delle informazioni, io sono sicuro che il Parlamento sarà molto attento nell'ascoltarla, io sarò il primo. Dopodiché, sono anche certo che, una volta che questi dati verranno snocciolati, avremo l'evidenza che alcune scelte sono state evidentemente azzardate – essendo cauti, dal Pag. 24mio punto di vista direi più sbagliate – e che ancora una volta a pagare saranno i cittadini, che avranno sul groppone ulteriori diseconomie.
  Detto questo, quindi avendo parlato del piano carceri e del braccialetto elettronico e tornando e concludendo per quanto riguarda il provvedimento, qui si apre una settimana in cui ancora una volta avremo due fronti. Il fronte di chi, oggi, affronta il problema della giustizia partendo dalla fine, dalle carcerazioni, e non facendo nulla per risolvere il problema dell'affollamento delle carceri – se non i porci affari suoi, quando si tratta delle ultime inchieste che abbiamo purtroppo letto –, si occupa semplicemente di ridurre la popolazione carceraria su diktat – l'ennesimo, ulteriore diktat – dell'Europa e si pregia di aver liberato 10 mila criminali. Questo è il nostro interlocutore.
  Da questa parte, ci sono persone, come noi, che credono che il problema della giustizia vada affrontato a 360 gradi, prima di tutto, mettendo in galera i criminali, non riducendo le pene, non scarcerandoli, non inventandosi le misure alternative o assurgendole al carcere e, quindi, alla pena – perché di pene si deve parlare, in quanto si tratta di criminali condannati e, quindi, si parla di pene – e una pena non è certo mandare a casa qualcuno: io a casa mia io ci sto bene e per me non è una pena, e, come per me, immagino per tutti i cittadini. Quando si parla di domiciliari – ed è giusto che sia così – si associa comunque una misura che è ben blanda rispetto a quella che dovrebbe essere una pena, ovvero stare in galera. Non ci sono sufficienti posti ? Si realizzano. Questo è quello che dovrebbe fare uno Stato che ha a cuore la certezza del diritto, quindi si occupa di celebrare i processi in tempi certi, e che ha a cuore anche la certezza della pena e, quindi, si occupa di renderla effettiva ed efficace.
  Quindi, questo è quello che noi vi chiediamo. Questo è quello per cui noi ci batteremo, anche questa volta, di fronte al quinto «svuota carceri». Questo è quello che pretendono i cittadini onesti, che fuori di qui guardano al Parlamento sbigottiti, guardano a un Parlamento, a una classe politica che ormai è tutta presa, occupata a non incorrere in una sanzione europea, liberando i criminali. Questa è la fotografia di un Paese ormai allo sbando, in cui vengono utilizzati i soldi delle forze dell'ordine per risarcire i criminali: un Paese ormai da dimenticare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, membri del Governo, l'intervento che mi ha preceduto è stato senza dubbio dotato di una larga fantasia, un poco cupa, noir: un intervento gotico politico, ma in puro stile fantasy, direi, perché ha rappresentato una realtà che sinceramente io non vedo.
  E gli italiani dovranno scusarmi, perché ancora una volta ascolteranno le stesse cose, ma è difficile discutere di carceri per l'ennesima volta in pochi mesi, diciamo tre, dicendo cose nuove e di un certo interesse. Quello che è certo, nell'esame di questo provvedimento, è che l'Italia, negli scorsi anni, ha sistematicamente violato l'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, ovvero ha sistematicamente sottoposto i cittadini detenuti nelle proprie carceri a trattamenti inumani o degradanti, perché questo è il punto di partenza della nostra discussione su questo provvedimento. Il resto sono, diciamo così, speculazioni politico-fantasiose.
  Da quelle violazioni è derivato – come altri colleghi hanno già detto – un diluvio di cause ed anche una famosa sentenza pilota, di cui abbiamo largamente discusso, Torreggiani ed altri contro l'Italia, con cui la CEDU, l'8 gennaio 2013, imponeva all'Italia di mettere in atto, entro un anno, le misure necessarie di carattere preventivo e compensativo affinché le violazioni venissero a cessare. Quando si rinchiudono i propri cittadini in tre metri quadrati, quindi al di sotto della soglia prevista per l'allevamento del maiale in Comunità europea, è il minimo che possa succedere.Pag. 25
  Dunque, nel lasso di tempo intercorso tra quel gennaio ed oggi, sul tema siamo intervenuti più volte, prevalentemente con modifiche del codice penale e del codice di procedura. Oggi stabiliamo dei rimedi risarcitori per coloro che si siano venuti a trovare nelle condizioni rilevate e condannate dalla CEDU: uno sconto del 10 per cento ed una paghetta di 8 euro al giorno. Con un po’ di semplificazione, questo è, diciamo che, vista la mole di ricorsi pendenti, operiamo una sorta di riduzione del danno, una sorta di transazione contro mali maggiori.
  Ma in quest'anno e mezzo è cambiato qualcosa nelle nostre galere ? Io direi poco, troppo poco, nonostante la grandinata di provvedimenti intrapresi dal Governo e dal Parlamento. Il numero dei detenuti scende con lentezza, molta lentezza, dalle iperboliche cifre raggiunte e scende più per la recente sentenza della Corte costituzionale in materia di droghe, che per altro. Eppure, in quest'Aula, ancora si ode un lontano latrare, che parla di indulti e amnistie mascherate, di «svuota carceri», anche se i numeri continuano a farsi beffe di queste, che sono corbellerie.
  Ed è singolare che nessuno si interroghi sul come ed il perché si sia arrivati a questa situazione e a quella condanna, anzi a quelle condanne europee. Scopriremmo che coloro che più forte gridano hanno le maggiori responsabilità. Leggi come la Bossi-Fini o la Fini-Giovanardi sulle droghe sono monumenti alla stupidità del legislatore: non ci hanno reso più sicuri, ma in compenso hanno strariempito le carceri. Per cui, io a volte mi trovo ad interrogarmi se sia più criminale colui che è detenuto per aver spacciato 20 grammi di marijuana, in base alla legge Fini-Giovanardi, o quel legislatore che quella legge ha votato: è un bell'interrogativo di pericolosità sociale a confronto. Un disastro tale, quindi, che quelli che a volte abbiamo definito criminali – una parte ovviamente, modesta certamente, ma legata ad alcune tipologie di reato (citavo la legge sulle droghe) – risultano meno pericolosi per il Paese e la società di parecchi colleghi parlamentari.
  Nell'esame di questo provvedimento succede, poi, un fatto straordinario: il decreto-legge del Governo è un buon decreto. E questo è già un fatto clamoroso, parlando di questo Governo e dei decreti-legge che normalmente produce.
  Certo, migliorabile, ma, insomma, con un giudizio positivo. E, invece, succede che il testo, modificato dalla Commissione giustizia della Camera, è un testo nettamente peggiorativo, con il solito scambio tra maggioranza e le opposizioni dell'impiccalo più in alto, una sorta di già visto garantismo della domenica.
  Sinistra Ecologia Libertà tenterà di tornare al testo del Governo, la maggioranza difenderà il peggioramento, le opposizioni, che plaudono alla gogna e alla tortura, per gli altri ovviamente, cercheranno di cassare tutto. Ma questi ultimi colleghi, quelli, come dicevo, dell'impiccalo più in alto, se non vi fosse l'articolo 68 della Costituzione, forse sarebbero tutti in galera, visti i danni fatti al Paese. Ed è probabile, dunque, che da quella posizione, altro che relazione di minoranza, ma da quella posizione potrebbero meglio giudicare l'efficacia di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 2496-A)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, Nicola Molteni, che non vedo in Aula.
  Prendo atto che il relatore per la maggioranza, David Ermini, e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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Discussione delle mozioni Ginefra, Palese, Leone, Matarrese, Fratoianni, Cera, Pisicchio ed altri n. 1-00134 e De Lorenzis ed altri n. 1-00552 concernenti iniziative per il prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico e per l'ammodernamento della linea ferroviaria sulla dorsale adriatica (ore 12,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Ginefra, Palese, Leone, Matarrese, Fratoianni, Cera, Pisicchio ed altri n. 1-00134 e De Lorenzis ed altri n. 1-00552 concernenti iniziative per il prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico e per l'ammodernamento della linea ferroviaria sulla dorsale adriatica (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 9 luglio 2014.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare il deputato Emanuele Lodolini, che illustrerà anche la mozione Ginefra, Palese, Leone, Matarrese, Fratoianni, Cera, Pisicchio ed altri n. 1-00134, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  EMANUELE LODOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, lo sviluppo delle infrastrutture e i relativi investimenti sono indispensabili per integrare e far crescere l'economia europea e la sua competitività, creare occupazione, promuovere la coesione sociale, migliorare la qualità della vita delle comunità. Queste politiche rientrano negli obiettivi delle istituzioni europee, che puntano ad uno sviluppo intelligente, sostenibile, inclusivo, secondo la strategia Europa 2020. Nel «Meccanismo per collegare l'Europa 2014-2020», che viene citato nella nostra mozione, il programma, articolandosi in tre settori prioritari (trasporti, energia e telecomunicazioni), rappresenta uno strumento integrato per gli investimenti, perché la piena interconnessione tra le reti energetiche, digitali e di trasporto intelligenti e sostenibili è, infatti, da un lato, una condizione necessaria per il completamento del mercato unico europeo e, dall'altro, condizione decisiva per conseguire gli obiettivi di Europa 2020.
  La politica dell'Unione europea per i trasporti persegue i seguenti obiettivi: ridurre la congestione, che incide sul traffico, sia stradale, che aereo; ridurre la dipendenza dal petrolio; ridurre le emissioni di gas serra; ammodernare le infrastrutture che non presentano uno sviluppo uniforme nel territorio dell'Unione europea. Infatti, per esempio, in quasi tutti i Paesi dell'Europa orientale mancano linee ferroviarie per l'alta velocità, mentre quelle convenzionali sono spesso in cattive condizioni. E, ancora, occorre sostenere la concorrenza perché i trasporti europei si trovano ad affrontare una concorrenza sempre più forte sui mercati mondiali in rapido sviluppo.
  Per stabilire un'unica rete mondiale per integrare il trasporto terrestre, marittimo e aereo, in vista di un mercato unico europeo, l'Unione europea ha deciso di sviluppare il progetto TEN-T, riguardante la rete transeuropea dei trasporti, consentendo a merci e persone di circolare rapidamente e facilmente tra gli Stati membri e garantendo le connessioni internazionali. Nel semestre di Presidenza italiana sarà data priorità, come si legge nel documento della Presidenza italiana, ai corridoi europei delle reti di trasporto transeuropee, appunto le reti TEN-T. Nel settore dei trasporti stradali, la Presidenza si concentrerà, come continua il documento, sul rafforzamento del trasporto intermodale con l'obiettivo di ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2.
  Il primo obiettivo, si continua a leggere nel documento della Presidenza italiana, sarà quello di rafforzare la governance dei corridoi europei della rete TEN-T, con lo scopo di perseguire la razionalizzazione e l'armonizzazione del quadro giuridico esistente, Pag. 27della pianificazione, della governance e dei finanziamenti nell'attuazione dei corridoi TEN-T.
  Particolare attenzione sarà, inoltre, data alla definizione delle priorità infrastrutturali e all'allocazione delle risorse stabilite dal Fondo TEN-T.
  Il progetto TEN-T ha come principali obiettivi: stabilire e sviluppare le connessioni e le interconnessioni necessarie per eliminare i colli di bottiglia; completare le principali infrastrutture con particolare riferimento a quelle transfrontaliere ed a quelle che attraversano le barriere naturali; promuovere investimenti per l'intermodalità e la riduzione del traffico su gomma (autostrade del mare e trasporto fluviale); integrare le esigenze ambientali e quelle di sicurezza e sviluppare una mobilità sostenibile delle persone e delle merci.
  L'obiettivo che il regolamento (UE) n. 1315/2013, recentemente approvato, si pone, è quello della realizzazione, entro il 2030, del core network della rete transeuropea dei trasporti.
  Sul contenuto delle proposte di regolamento, approvate e divenute poi regolamenti stessi dell'Unione europea – quello che ho citato poco fa, il n. 1315/2013, e il n. 1316/2013 – la IX Commissione trasporti della Camera dei deputati si è pronunciata con un documento approvato nella seduta dell'11 luglio 2012, rilevando, tra le altre cose, alcune opportunità: la prima opportunità è quella di aumentare le risorse disponibili anche attraverso un maggiore ricorso ai project bond e alla realizzazione del previsto aumento di capitale della Banca europea degli investimenti; il secondo punto è quello di valorizzare il ruolo dell'Italia come piattaforma ideale per le connessioni mediterranee e trasversali in Europa, con una particolare attenzione, nell'ambito del corridoio Mediterraneo, alle realtà portuali ed ai collegamenti con le isole; Il terzo punto è considerare il ruolo che avrà la rete TMN-T (Trans Mediterranean Network-Transport), e procedere alla specificazione dei collegamenti che la rete TMN-T deve avere con le reti TEN-T.
  Nell'ambito dei nuovi orientamenti dell'Unione per lo sviluppo delle reti transeuropee, si prospetta la creazione di una rete TEN-T, articolata su due livelli: una centrale basata su un approccio per corridoi (2030) e un'altra globale per regioni (la cui scadenza è fissata al 2050). La prima, quella del 2030, a sua volta, è articolata in nove corridoi, di cui quattro interessano l'Italia: il corridoio Baltico-Adriatico (Helsinki-Ravenna), il corridoio Mediterraneo dalla Spagna fino alla frontiera ungherese, il corridoio Helsinki/La Valletta e il corridoio Reno-Alpi.
  Nell'ottavo rapporto sul monitoraggio delle infrastrutture strategiche del gennaio 2014, coordinato dal Servizio studi della Camera, è possibile notare lo stato di attuazione di alcune delle principali opere contenute nella parte italiana dei corridoi di interesse dell'Italia che ho sopra menzionato. Parliamo di opere – questi corridoi che attraversano l'Italia – che certamente richiedono periodi lunghi di realizzazione, conseguentemente il finanziamento per la loro realizzazione risulta estremamente complesso. Tuttavia, evidenti e forti sono le ragioni che spingono alla realizzazione delle suddette opere: la rete transeuropea risulta, infatti, ancora troppo frammentata, per la scarsa interconnessione delle tratte nazionali e l'assenza di collegamenti transfrontalieri.
  Questi elementi ci inducono ad alcune sintetiche riflessioni.
  In primo luogo, si possono nutrire perplessità sull'idoneità delle finanze pubbliche dei singoli Stati a supportare, nelle attuali condizioni, uno sforzo economico così importante per la realizzazione delle opere suddette. Occorre, però, un maggiore coinvolgimento delle risorse del bilancio dell'Unione europea. O, in alternativa, una modifica delle regole del Patto di stabilità e crescita, che consenta l'esclusione degli investimenti necessari per le reti TEN-T dal computo delle spese ai fini del rispetto del patto. O, infine, come proposto dalla relazione che sulla proposta di regolamento in materia di rete transeuropea dei trasporti era stata approvata dalla Commissione trasporti della Pag. 28Camera nel luglio 2012, un aumento delle risorse disponibili, come dicevo poco fa, anche attraverso un maggiore ricorso ai project bond.
  In secondo luogo, occorre, in misura maggiore di quanto sia stato fatto finora, un ripensamento dell'approccio «per corridoi», valorizzando invece gli interventi sui «nodi». Non si tratta di rinunciare agli interventi sui «corridoi», ma di affiancare a questi una maggiore attenzione ai «nodi» stessi.
  La Presidenza italiana nel semestre europeo promuove parole ed impegni concreti con una ridefinizione del progetto TEN-T, passando da singole reti ferroviarie e marittime a reti stradali e nodi, ovvero porti, interporti e aeroporti. Ciò viene fatto per realizzare l'obiettivo di una maggiore interconnessione: infatti, in molti casi, la libera circolazione delle merci e delle persone risulta ostacolata dai «colli di bottiglia», di cui parlavo poco fa, rappresentati dalle carenze infrastrutturali delle grandi aree urbane o dei punti di intermodalità, come le aree portuali. Pertanto, gli interventi sui nodi risultano di più rapida realizzabilità, più facilmente finanziabili e anche maggiormente in grado, considerati i più rapidi tempi di realizzazione, di esercitare una funzione anticongiunturale in una fase di crisi economica come quella che stiamo vivendo. All'interno della questione nodi sottolineo l'importanza dello sviluppo dell'intermodalità, per favorire lo scambio di passeggeri e merci tra le diverse modalità di trasporto.
  Occorre valorizzare la prospettiva mediterranea, è questo il senso della nostra mozione. Occorre valorizzare il ruolo dell'Italia, come piattaforma ideale per le connessioni mediterranee e trasversali in Europa, con una particolare attenzione, alle realtà portuali ed ai collegamenti con le isole. In questa ottica si ritiene necessario sviluppare il raccordo delle reti transeuropeee di trasporto con la rete transmediterranea. Il raccordo tra queste due reti deve essere sviluppato come quello attualmente previsto con i Paesi terzi nel meccanismo approvato con risoluzione del 19 novembre 2013. Nello specifico, l'area adriatico-ionica deve migliorare l'accesso dell'Europa sud-orientale al resto del mondo, includendo l'area mediterranea attraverso l'estensione del corridoio baltico-adriatico lungo la dorsale adriatica. I sistemi di trasporto intermodali di quest'area devono essere così potenziati, perché intermodalità e logistica saranno sempre di più il vero perno della competitività di un territorio, anche alla luce dei processi di globalizzazione dei mercati, di internazionalizzazione d'impresa e della crescente distanza tra i luoghi di produzione e consumo delle merci. Opportunità di crescita sostenibile per territori caratterizzati da una forte attività industriale proprio come la mia regione ovvero le Marche.
  Allora, i nuovi regolamenti per la politica infrastrutturale TEN-T n. 1316/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2013, che istituisce il meccanismo per collegare l'Europa e che modifica il regolamento (UE) n. 913/2010 e che abroga i regolamenti (CE) n. 680/2007 e (CE) n. 67/2010, e n. 1315/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2013, sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti e che abroga la decisione n. 661/2010/UE, successivi alla data della mozione, indicano Ancona tra i porti della rete centrale dell'Unione europea, radice del corridoio Scandinavo-Mediterraneo, confermandone la valenza strategica come nodo di interconnessione a supporto del mercato comune e delle relazioni commerciali tra l'Unione europea ed i Paesi del Mediterraneo orientale. In particolare, il regolamento (UE) n. 1316/2013 prevede per la tratta Bologna-Ancona il completamento degli adeguamenti alla rete ferroviaria e per il porto di Ancona migliorare le interconnessioni e sviluppare le piattaforme multimodali.
  Da questi punti di vista la creazione della macroregione adriatica-ionica è un tema centrale. Dal 1o gennaio 2015, la macroregione sarà operativa. Non è un vuoto contenitore, un nuovo livello di burocrazia. Non implica solo strategie geopolitiche Pag. 29e opzioni rispetto alla programmazione dei fondi europei 2014-2020, ma comprende effetti concreti. La strategia, insieme alle due macrostrategie europee per il Baltico e per il Danubio, cioè la strategia della macroregione adriatica-ionica insieme a quella europea per il Baltico e per il Danubio, possono davvero creare interconnessioni e sinergie, anche infrastrutturali, costituendo un asse ideale tra nord e sud dell'Europa nel quale la macroregione adriatica-ionica rafforzerebbe e decongestionerebbe l'accesso sudorientale dell'Europa al resto del mondo.
  Nella strategia del Piano d'azione, che è stato il contributo dell'Intergruppo della macroregione, del Comitato delle regioni europee alla consultazione sulla Strategia della Macroregione adriatico-ionica che si è svolta alcuni mesi fa ad Atene nella Conferenza degli stakeholder, quattro sono i pilastri: blue economy; interconnessioni e infrastrutture; qualità ambientale, ecosistemi e cambiamenti climatici; attrattività) e due gli assi trasversali: ricerca, innovazione, sviluppo delle piccole e medie imprese.
  Relativamente al secondo pilastro, quello che è dibattuto con la nostra mozione, ovvero «Connettere la regione», l'area adriatico-ionica deve migliorare l'accesso dell'Europa sud-orientale al resto del mondo, includendo l'area mediterranea attraverso l'estensione del corridoio Baltico-Adriatico lungo la dorsale adriatica.
  La strategia per la macroregione adriatico-ionica attualmente in fase di elaborazione, relativamente al pilastro sopra citato, ovvero a quello dedicato alle connessioni infrastrutturali ed energetiche ha come obiettivi, tra gli altri: l'ottimizzazione delle infrastrutture per semplificare i flussi commerciali verso l'Europa orientale, centrale e settentrionale, ed assicurare la rapida realizzazione di uno spazio marittimo di trasporto senza barriere; e, ancora, migliorare le connessioni terrestri ai porti della rete TEN-T e rafforzare lo sviluppo dell'intermodalità nella regione adriatico-ionica.
  I porti di Ancona e Bari, quindi, supportano la quasi totalità – aggiungo come riflessione – del traffico delle Autostrade del mare tra Italia e Grecia, che collegano l'Europa nord-occidentale al Mediterraneo sud-orientale. Recenti studi dimostrano che due terzi del traffico di mezzi pesanti che si imbarcano nel porto di Ancona per la Grecia, avendo come destinazione finale, poi, diversi Paesi dell’East Med, provengono da Paesi dell'Europa nord-occidentale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  EMANUELE LODOLINI. Alla luce delle cose finora illustrate e in considerazione del fatto che la dorsale adriatica risulta, ahimè, carente – e concludo – di un'adeguata infrastrutturazione che supporti la linea ad alta velocità/alta capacità, diversamente da altre regioni, soprattutto del nord, servite invece da collegamenti ferroviari veloci ed efficienti; considerato che la mobilità su ferro risulta essenziale non solo per garantire un servizio ai passeggeri e un celere trasporto di merci, ma soprattutto quale strumento di coesione territoriale, di crescita e di competitività, impegniamo il Governo, in prospettiva dell'approvazione della macroregione adriatico-ionica, ad assumere ogni iniziativa in sede europea per estendere il corridoio Baltico-Adriatico lungo la dorsale adriatica; a rendere prioritari gli investimenti per il rapido completamento degli adeguamenti alla rete ferroviaria sulla linea Bologna-Ancona, tra cui il celere completamento delle gallerie ferroviarie di Cattolica e l'ammodernamento del nodo di Ancona, al fine di favorire l'attivazione di servizi intermodali terrestri a sostegno del traffico delle Autostrade del mare; attivare gli investimenti lungo tutta la linea ferroviaria adriatica, per la coesione territoriale della macroregione e la sua interconnessione con il resto del continente europeo.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  EMANUELE LODOLINI. Infine, ad individuare le misure necessarie a garantire un'adeguata programmazione – ho concluso – in favore di progetti indirizzati Pag. 30all'ammodernamento della linea ferroviaria della dorsale adriatica, con particolare riferimento alla direttrice Milano-Lecce, in considerazione della programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020.
  Auspichiamo che il Governo accolga con favore le proposte contenute nella mozione e chiediamo il voto più ampio possibile da parte della Camera dei deputati.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega De Lorenzis, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00552. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, oggi discutiamo la mozione, che è stata appena illustrata, presentata il 3 luglio dall'onorevole Ginevra, sottoscritta da tutti i partiti fondamentalmente, per lo più pugliesi, quindi, da Forza Italia a SEL, dal PD a Scelta Civica. L'hanno firmata Rocco Palese, Leone, Matarrese, Fratoianni, Cera, Pisicchio, Duranti, Ricciatti, Quaranta, Matarrelli, Sannicandro, Melilla, Pannarale, Cassano, Capone, Amendola, Amato, Scalfarotto, Sisto, Bellanova, Piepoli, Lodolini, Del Basso De Caro, Laforgia, Pelillo, Mongiello, Distaso, Fucci, Boccia: insomma tutti, praticamente tutti. E questa mozione riguarda iniziative per il prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico e per l'ammodernamento della linea ferroviaria sulla dorsale adriatica.
  Io sono qui per illustrare la nostra mozione del MoVimento 5 Stelle: abbiamo voluto presentare questa nostra mozione, a mia prima firma, non per semplice sentimento di contrasto a questa classe politica e non come gesto politico di distinzione simbolica, ma perché in quanto cittadini crediamo gli impegni al Governo debbano essere diversi e basati su premesse differenti. Io ho ascoltato molto attentamente la relazione fatta dal collega sulla mozione a prima firma Ginefra e ritrovo le stesse considerazioni che sono nella mozione.
  La mozione delle altre forze politiche fondamentalmente è incentrata su alcune espressioni che ricorrono frequentemente nel testo.
  Si parla di crescita, di competitività, di colmare il gap con le linee ad alta velocità, ad alta capacità; nella descrizione che è stata appena fatta dal collega, si ricordava tutto il programma dell'Unione europea riguardo alle reti di collegamento dei trasporti, quindi, si incentra il tutto, fondamentalmente, sull'alto potenziale economico di questa regione e sul fatto che questa dorsale dovrebbe essere, poi, il punto di approdo per aprire l'Unione europea verso il resto del mondo o verso i mercati orientali. Insomma, secondo i partiti, cito testualmente: il prolungamento del Corridoio Baltico-Adriatico ha un'importanza strategica per l'Italia, perché consentirebbe un collegamento tra i diversi distretti produttivi e le aree portuali dell'Adriatico, in modo da incentivare le attività logistiche a sostegno della produzione e dell’export, intercettando, quindi, le aree a forte sviluppo dell'est e del nord-est Europa facendo, quindi, del Mediterraneo e dell'Italia una grande piattaforma logistica e il baricentro di traffici commerciali tra Oriente e Occidente.
  Questa era, anche, la base del ragionamento del collega che, appunto, puntava allo sviluppo di questo Paese e della macroregione che viene istituita come l'unica possibilità, l'unica visione per il futuro. Alcune premesse sono, per carità, molto condivisibili, come, ad esempio, il fatto che la mobilità su ferro risulti essenziale non solo per garantire un servizio passeggeri e un celere trasporto di merci, ma soprattutto quale strumento di coesione territoriale; quindi, ci sono ovviamente degli aspetti che noi condividiamo, non fosse altro che l'Unione europea parla dell'istituzione di queste macroregioni proprio per una maggior coesione sociale e un maggiore sviluppo su temi e obiettivi comuni. Inoltre, come appunto ricordava il collega, fondamentalmente, l'Unione europea ha previsto dei meccanismi che, in qualche modo, servono per collegare l'Europa.
  Ora, nelle premesse della mozione Ginefra, Palese, Leone, Matarrese, Fratoianni, Cera, Pisicchio ed altri n. 1-00134, in realtà, ci sono anche degli errori riguardo Pag. 31allo stanziamento di questi fondi, però devo dire che ci sono, appunto, alcune premesse che, come dire, condividiamo. L'Europa stessa, fondamentalmente, parla di uno sviluppo coordinato della rete transeuropea dei trasporti per sostenere i flussi di traffico all'interno di un mercato unico europeo, e questo, per garantire la coesione sociale e territoriale, oltre che economica, all'interno dell'Europa.
  L'Unione europea, fa anche, però, una considerazione e dice che il coordinamento deve avvenire all'interno dell'Unione europea in quanto alcune misure non possono essere prese individualmente dai singoli Stati membri. Questo è vero, ovviamente, a maggior ragione, per le tratte transfrontaliere. La nostra perplessità è che, ovviamente, l'Italia sconta un ritardo, un gap, come dicono i colleghi, che però è dovuto a scelte ben precise della classe politica italiana che non ha saputo allocare bene le risorse, non ha saputo prendere le decisioni utili al nostro Paese. Tanto più che, appunto, gli altri Paesi europei hanno sviluppato una rete infrastrutturale di trasporto, soprattutto su ferrovia, alternativa a quella su gomma, senza aspettare il cofinanziamento dell'Unione europea, anzi addirittura quando l'Unione europea muoveva i suoi primi passi.
  Ancora, fondamentalmente, un'altra premessa che condividiamo è quella in cui si dice che entro il 2050 lo Spazio unico europeo dei trasporti deve essere basato su una rete di trasporto completa, interconnessa, intermodale che coinvolga le infrastrutture ferroviarie, marittime, aeree e viarie di tutti gli Stati membri, sempre con la solita finalità, non vorrei ripetermi ma è importante, di favorire la coesione economica, ma soprattutto quella sociale e territoriale. La mozione Ginefra, Palese, Leone, Matarrese, Fratoianni, Cera, Pisicchio ed altri n. 1-00134, quindi, nelle premesse e negli impegni ci sembra troppo sbilanciata verso una visione incentrata sull'aspetto della crescita economica. In definitiva, quindi, la mozione chiede l'ammodernamento di una linea ferroviaria come se il PIL e gli aspetti meramente economici fossero gli unici in grado di garantire il benessere e lo sviluppo dei territori interessati, mentre la strategia della macroregione Adriatico-Ionica, quindi, una strategia già messa in campo per quanto riguarda il Baltico e il Danubio, è una strategia che l'Unione europea mette in campo perché rappresenta una opportunità per quei Paesi di prendere parte a un processo di coesione europea.
  Questa coesione, in qualche modo, è assicurata attraverso questi strumenti innovativi, che garantiscono delle politiche di cooperazione territoriale tra gli Stati e tra le regioni al fine del conseguimento dell'obiettivo di sviluppo, che appunto travalica le regioni o le nazioni in maniera unitaria rispetto alla suddivisione amministrativa o nazionale. Una delle premesse che sottende a entrambi gli impegni è quella della strategia macroregionale adriatico-ionica, avviata dalla Commissione europea il 17 giugno 2014 e che entrerà in vigore il 1o gennaio 2015. Se andiamo a vedere qual è l'obiettivo di questa strategia si legge a chiare lettere che la strategia mira a promuovere il benessere economico e sociale della regione adriatico-ionica, quindi di questi otto Paesi, attraverso la crescita e la creazione di posti di lavoro migliorando la sua attrattività, competitività e connettività, con però un'espressione che è stata sempre trascurata dai colleghi delle altre forze politiche, perché, continuando a leggere la frase, si dice che questi obiettivi devono però realizzarsi preservando al contempo l'ambiente e garantendo ecosistemi marittimi e costieri in forma sana e in equilibrio.
  Quindi, fondamentalmente il campo di applicazione della strategia dovrebbe focalizzarsi su aree di mutuo interesse macroregionale, ovviamente molto rilevanti per i Paesi adriatico-ionici. Le aree prioritarie e gli obiettivi del piano d'azione devono fondamentalmente emergere come aspirazioni condivise e soluzioni sostenibili a sfide comuni. Fondamentalmente la strategia, quindi, riguarda le opportunità che vengono messe a disposizione da Pag. 32un'economia marittima. L'obiettivo generale, come ha ricordato già il collega che mi ha preceduto, è perseguito attraverso quattro pilastri tematici, quattro colonne portanti e due priorità trasversali. Le quattro colonne ovviamente già illustrate sono: guidare la crescita innovativa del sistema marittimo e marino dell'area della macroregione; connettere la regione, preservare, proteggere e migliorare la qualità dell'ambiente; incrementare l'attrattività regionale. Le priorità trasversali sono: la ricerca e l'innovazione e lo sviluppo delle piccole e medie imprese e il capacity building.
  A questo piano d'azione hanno lavorato quattro gruppi di lavoro, uno per ogni pilastro, e sono stati coinvolti tutti gli otto Paesi (quattro dell'Unione europea e quattro extra UE). Al primo pilastro hanno lavorato come capofila Grecia e Montenegro; nel secondo pilastro hanno avuto il ruolo di coordinatori l'Italia e la Serbia; al terzo pilastro la Slovenia e la Bosnia Erzegovina; al quarto pilastro, poi, la Croazia e l'Albania. Quindi, ogni gruppo di lavoro in realtà coinvolgeva i rappresentanti degli otto Paesi ma c'era sempre un Paese dell'Unione europea capofila, seguito in qualche modo e coordinato con un Paese extra UE. Quindi, fondamentalmente si capisce da questa impostazione che la visione dell'Unione europea è mettere insieme questi Paesi affinché cooperino e collaborino per raggiungimento di obiettivi comuni.
  Un'altra premessa che in qualche modo fornisce una visione di quello che dovrebbe essere realizzato per una migliore realizzazione del sistema dei trasporti, di un'interconnessione dell'Unione europea, secondo me va ricercata nel piano nazionale della logistica, addirittura stilata nel 2012 dall'allora Ministro Passera. Questa direttiva, appunto recante gli indirizzi generali dell'attrattività amministrativa sulla gestione per il 2012 fa una disamina abbastanza approfondita di quelle che sono le problematiche – se proprio ci vogliamo concentrare sugli aspetti economici e della logistica – di questo settore e dà anche una serie di dati che sono poi l'evidenza di quanto questo lavoro di piano dei trasporti in qualche modo abbia delle ricadute in termini di crescita economica, in termini di occupazione.
  Si parla di un danno per il Paese dalla mancata offerta di infrastrutture: una gestione inefficiente ed inefficace delle infrastrutture stesse e di trasporto, l'incidenza dei consumi energetici e il tasso di inquinamento procurano un danno al Paese stimato in 50-60 miliardi di euro, secondo il Ministero, e una perdita di tre punti di PIL. Il trasferimento di attività e di operatori all'estero ancora dà un'ulteriore misura di quanto il nostro Paese potrebbe avere in termini economici: si parla di un'occupazione attuale di 400 mila occupati, a fronte di un coinvolgimento potenziale di 2 milioni di unità, se pensiamo che la Germania nel settore della logistica impiega oltre due milioni e mezzo di persone.
  Il Piano nazionale della logistica però individua anche delle possibili soluzioni. Lo dicevo prima, fondamentalmente il nostro ritardo non è da addebitare all'Unione europea, al fatto che non ci siano stati finanziamenti fino adesso, al fatto che ancora l'Unione europea non avesse messo in campo la strategia della macroregione, ma semplicemente a delle scelte sbagliate che sono state fatte nei decenni passati. E proprio per citare alcune soluzioni che vengono dal Ministro dei trasporti, si parla di sportello unico doganale, proprio per ridurre i tempi di attesa nel carico e nello scarico delle merci; una distribuzione urbana delle merci; il tema della city logistic, quindi la logistica delle merci in ambito urbano, è un tema assolutamente rilevante se vogliamo permettere uno sviluppo sostenibile e intelligente delle nostre città. Penso ancora che questo tema è scarsamente affrontato: si parla molto oggi di smart cities, però le nostre città, governate per decenni da una classe politica che ha fatto delle scelte assolutamente insensate, proliferano senza alcuna pianificazione; e questo ovviamente ha degli impatti non soltanto dal punto di vista ambientale, ma come qualità di vita dei cittadini che ne subiscono gli effetti.Pag. 33
  Ancora, i viaggi di ritorno a vuoto: si parla molto di logistica, di come migliorare l'efficienza del sistema, però il tema dei ritorni a vuoto ancora non trova una soluzione nel nostro Paese, a fronte invece di quello che gli altri Paesi autonomamente hanno fatto, provando appunto a ridurre questa criticità. Ancora, nel nostro Paese è poco sviluppata la telematica applicata, i sistemi di ITS, i sistemi di intelligenza dei trasporti, che permettono un migliore allocamento delle risorse, un miglior sfruttamento delle risorse disponibili. Ancora, il Ministero individua nel mettere a sistema gli interporti uno dei possibili pezzi del puzzle di una soluzione che guarda il problema della trasportistica e della logistica in maniera integrata, la riforma dei porti e delle filiere logistiche.
  Quindi, ci sono ancora degli interventi che il nostro Paese può fare senza invocare necessariamente l'alta velocità e l'alta capacità, che pure magari in alcune parti sono necessarie; però il timore è che, cercando di risolvere il problema soltanto con le grandi opere, con grandi opere infrastrutturali, ci si dimentichi di tutta la serie di soluzioni correlate che fanno parte di una soluzione più generale, e che però la nostra politica ha sempre disatteso finora. Quello quindi che nella mozione Ginefra, Palese, Leone, Matarrese, Fratoianni, Cera, Pisicchio ed altri n. 1-00134 è evidenziato nelle premesse, non può che riflettersi anche negli impegni: negli impegni c’è una distinzione molto forte tra quelle che sono le priorità nella realizzazione di questa tratta ferroviaria, e quelle che invece secondo noi sarebbe opportuno sottolineare.
  Sicuramente la linea dorsale adriatica è una infrastruttura strategica, ci rammarichiamo però che in questa mozione non venga evidenziato negli impegni il fatto che la linea adriatica, a maggior ragione nell'ottica di una macro regione, non può essere pensata come una linea che va da Milano a Lecce senza includere territori che fanno parte della macro regione adriatica-jonica, come per esempio Taranto, come per esempio la Basilicata e quindi la Lucania e parte della Calabria settentrionale. Quindi, ci sono delle cose che mancano che, secondo noi, sono lacunose nella mozione presentata e per questo ne abbiamo presentata una che vada ad integrare, che vada a correggere secondo noi quelli che sono i deficit della mozione presentata.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa. Chiedo di liberare i banchi del Governo, per favore.

  DIEGO DE LORENZIS. Nella nostra mozione, infatti, non soltanto si parla di ammodernamento della linea ferroviaria della dorsale adriatica, ma di ripristino e adeguamento, di implementazione e potenziamento dei collegamenti su ferro tra aeroporti e porti; sembra strano che in qualche modo, anche negli interventi che mi hanno preceduto, nell'intervento che mi ha preceduto, si è molto parlato di integrazione, di intermodalità; eppure, negli impegni non si accenna minimamente al favorire questa intermodalità, perché non ha senso potenziare una rete, una linea, una dorsale ferroviaria senza che però questa preveda delle ulteriori, come dire, interconnessioni con territori che magari sono meno infrastrutturati da questo punto di vista, e soprattutto con gli altri nodi che sono importanti per sviluppare l'intermodalità che pure l'Unione europea ci chiede.
  Io, a questo proposito, dato che ho appena detto che il nostro Paese sconta una gravità di mancate iniziative nel campo dei trasporti e della logistica, vorrei ricordare quello che questa classe politica ha fatto in questa legislatura, come per alcuni aspetti, anche nelle precedenti. È facile oggi firmare una mozione dicendo che il nostro Paese deve investire nella linea adriatica, perché questo rappresenta il nostro futuro, ma voglio ricordare a questa Aula che noi abbiamo al Senato, ferma ormai da un anno e mezzo, dall'inizio legislatura, la riforma della legge sui porti, la legge n. 84 del 1994. Come mai queste forze politiche non si mettono d'accordo per concludere la discussione che appunto c’è al Senato su questa legge, in modo da poterla discutere anche noi Pag. 34alla Camera e poterla approvare ? È una norma che tutti gli interlocutori del settore stanno aspettando e quindi anche questa lentezza della politica e del Parlamento nello specifico non si capisce.
  Non vorremmo che ci sia l'interagire di troppi interessi e che questo sia poi anche un bel cavallo di Troia per dare la possibilità al Governo di dovere intervenire. Abbiamo saputo che c'era una possibilità nel decreto-legge n. 90 del 2014, appunto in discussione alla Camera in questi giorni, che la riforma delle autorità portuali fosse inserita nel testo. Ecco noi auspichiamo che la riforma delle autorità portuali e di quella che è appunto la legge sui porti, avvenga tramite un iter parlamentare e non sempre per decreto.
  Ancora, le nostre Commissioni trasporti di Camera e Senato, in questi mesi hanno affrontato diverse nomine delle autorità portuali eppure la classe politica, nonostante si dica essere interessata al tema della logistica, dell'efficienza di questo settore, continua a fare delle nomine di queste autorità portuali tramite dei criteri che non rispondono a trasparenza e meritocrazia ma esclusivamente a criteri di appartenenza politica. Se noi vogliamo, come classe dirigente, come classe responsabile del futuro di questo Paese dare un impulso al settore dei trasporti, al settore della logistica, beh forse converrebbe cominciare a fare le nomine in maniera trasparente meritocratica.
  Ancora: ci sono state delle iniziative per decreto che, in qualche modo, hanno favorito la logistica. Penso al «decreto del fare» che ha semplificato la normativa sui dragaggi. Ecco: questo, oltre a semplificare e a rendere più agevoli certe operazioni e quindi avere degli effetti, delle ricadute positive sulla possibilità di migliorare il sistema della logistica, ha però un effetto dannoso, d'altra parte, perché, senza i controlli sui fanghi di dragaggio, si creano dei danni ambientali. Come dicevo prima, se si parla di sviluppo sostenibile, se si parla di logistica integrata con il rispetto dell'ambiente e del territorio, è chiaro che questa classe politica è responsabile di scelte assolutamente discutibili, quando non scellerate.
  Ancora: in un altro decreto avevamo proposto di cominciare ad incentivare la modalità ferroviaria tramite un ferro bonus, quindi un incentivo economico da dare alle aziende che scelgono questa modalità di trasporto, tanto più che negli ultimi anni, a seguito della crisi economica, si è verificato l'effetto opposto, cioè che il traffico merci su gomma è andato incrementandosi, mentre è diminuito considerevolmente quello su ferro. Anche qui, le istituzioni hanno parte della propria responsabilità, perché RFI in qualche modo, per delle economie di bilancio, taglia e chiude quelli che sono i servizi da erogare al traffico merci qualora non vi siano appunto delle condizioni di sostenibilità economica.
  Adesso si sta discutendo – si discuterà penso nel mese di settembre alla Camera – la proposta di legge sul trasporto pubblico locale; questo sembra non avere incidenza diretta ovviamente sulla logistica, ma – come dicevo prima – il fatto che il trasporto pubblico abbia invece incidenza nell'occupazione delle strade può avere una rilevanza nel miglioramento della logistica. Anche a tal proposito, il tema del trasporto ferroviario, in particolare del potenziamento della linea adriatica, tanto per citare un'altra iniziativa che sottolinea quanto il MoVimento 5 Stelle sia attento a queste tematiche, era stata già intrapresa: il 15 gennaio 2014, il sottoscritto ha presentato una risoluzione, la n. 7-00222, che ancora non è stata incardinata in Commissione e avevamo, come MoVimento 5 stelle, impegnato il Governo a vincoli più stringenti e concreti rispetto al semplice ammodernamento della linea dorsale adriatica. Questa risoluzione partiva dalla considerazione che la linea adriatica oggi fondamentalmente sconta un mancato ammodernamento, e questo ovviamente gli utenti, i cittadini lo sanno benissimo, perché fondamentalmente, per 38 chilometri, su quella dorsale si viaggia a binario unico, quindi io chiedevo al Governo di considerare come prioritario il Pag. 35raddoppio della dorsale adriatica; su questo si erano già espresse anche diverse istituzioni della regione Puglia e della regione Molise. Ed ancora: di adoperarsi per il raddoppio dei binari in queste tratte e ad assumere tutte le iniziative necessarie, con un cronoprogramma preciso nella realizzazione dell'opera. Tuttavia, però, chiedevo anche che quest'opera non fosse realizzata a danno dell'ambiente, quindi con la tutela dei beni paesaggistici archeologici e di realizzare tutti gli accorgimenti, che fossero magari anche più stringenti per evitare i problemi dovuti al dissesto idrogeologico del territorio.
  Chiedevo anche che queste opere venissero realizzate escludendo i meccanismi finanziari quali quelli del project financing o similari.
  Ovviamente anche un'attenzione particolare, come ricordavo prima, al trattamento dei materiali di scavo e dei rifiuti provenienti dai lavori per la realizzazione dell'opera, in modo che i cittadini potessero essere tranquilli del fatto che, appunto, la realizzazione di un'opera non comporti poi dei danni ambientali o sanitari.
  Quindi, fondamentalmente, Presidente, le ragioni per cui abbiamo ritenuto necessaria la presentazione di una mozione alternativa non sono tanto da rintracciarsi nel fatto che quest'opera, secondo noi, non sia strategica. Certamente lo è, però non può essere considerata, in maniera esclusiva, un elemento strategico in funzione, come dire, dell'elemento di connessione che, in qualche modo, rappresenta tra diversi distretti produttivi e aree portuali. Tanto meno crediamo che l'Italia debba diventare una piattaforma strategico-logistica, baricentro dei traffici commerciali tra Oriente e Occidente o tra Paesi del nord Europa e le nuove economie che si affacciano sul Mediterraneo.
  Noi immaginiamo un futuro diverso per il nostro Paese, in cui l'inclusione sociale sia prioritaria, in cui lo sviluppo della competitività e delle aziende sia sicuramente necessario, ma sia un mezzo per migliorare le condizioni sociali, culturali ed economiche della popolazione e non sia solo al servizio del profitto economico fine a se stesso. Noi crediamo che ripristinare, implementare, realizzare e potenziare le infrastrutture di trasporto, raccordandole con gli altri nodi e con le reti locali, debba servire a migliorare la coesione sociale, il diritto alla mobilità delle persone e l'uso efficiente delle risorse naturali ed energetiche, questo perché dove le infrastrutture di trasporto vengono in qualche modo trascurate ovviamente non si ha la possibilità, per i cittadini, di godere di quei diritti, in qualche modo, che sono inalienabili.
  A maggior ragione, le reti di trasporto non devono essere le uniche a essere sviluppate, ma accanto ad esse, come dice anche l'Unione europea, particolare attenzione deve essere posta alle reti di telecomunicazioni. Entrambe le reti, quelle di trasporto e di telecomunicazioni, non devono essere al servizio di un'indefinita crescita economica – concludo, Presidente – ma devono essere legate allo sviluppo del turismo, alla diffusione del sapere e al confronto tra le culture.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, diversi esponenti di Forza Italia hanno sottoscritto questa mozione, per tre motivi: il primo, quello principale, è che siamo davanti a una drammatica presa d'atto di un ulteriore squilibrio che c’è all'interno delle infrastrutture del Paese. Abbiamo una parte del Paese, individuata quasi tutta nella parte tirrenica, in cui le infrastrutture che riguardano il trasporto e la mobilità del nostro Paese sono fortemente sviluppate, con l'alta velocità, l'alta capacità, con porti e interporti; poi c’è la parte della dorsale adriatica, invece drammaticamente sprovvista di queste infrastrutture, senza, ad oggi, la possibilità di implementazione e di alta velocità, senza la possibilità di interconnettersi, in maniera esistenziale, rispetto alla possibilità degli altri collegamenti con l'Europa. In Europa, dal punto di vista logistico, è Pag. 36diventata ormai centrale la Polonia e, ahimè, tante aziende, tante imprese e tanti altri si sono spostati per questo motivo e hanno spostato la produzione e gli insediamenti produttivi, sia quelli già esistenti sia quelli di nuova costruzione, in quelle zone proprio per questo motivo.
  L'altro motivo è che l'Europa non prevede più il corridoio n. 8, Bari-Varna, che svolgeva un ruolo strategico nel collegamento tra le regioni che si affacciano sul mar Mediterraneo e le regioni balcaniche.
  Quindi, non prevedendo nulla di tutto questo, c’è un'unica e forse ultima occasione perché si possa dare una maggiore possibilità nella programmazione della infrastrutturazione e realizzazione di queste infrastrutture all'interno del nostro Paese collegate con l'Europa. L'ambito non può che essere quello della programmazione finanziaria pluriennale per il periodo 2014-2020, rispetto alle risorse comunitarie, tenendo conto che la Commissione europea ha annunciato, tra le sue proposte di regolamenti per collegare l'Europa, la creazione di un nuovo strumento a livello europeo per finanziare le infrastrutture prioritarie per l'Unione europea in diversi settori, tra i quali quello dei trasporti.
  A questo punto e per queste motivazioni trova concreta pertinenza la presentazione di questa mozione, per fare sì che il Parlamento venga impegnato, ma sostanzialmente e soprattutto perché il Governo venga impegnato, affinché si faccia carico per la situazione europea, soprattutto in questo semestre di Presidenza italiana, perché questo grande gap infrastrutturale, che già sta portando e porterà grandi squilibri e grandi difficoltà al nostro Paese, venga ulteriormente penalizzato.
  In particolare, come dicevo, questo nuovo strumento denominato «Meccanismo per collegare l'Europa», sosterrà le infrastrutture aventi una dimensione europea a livello del mercato unico, indirizzando il sostegno dell'Unione europea alle reti prioritarie che devono essere realizzate entro il 2020 e per le quali si giustifica maggiormente un'iniziativa a livello europeo.
  Peraltro, come accennavo prima – ed è uno dei motivi principali perché noi abbiamo sottoscritto questa mozione –, tale strumento disporrà di una dotazione di 50 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, di cui saranno assegnati al settore dei trasporti 31,7 miliardi di euro, 10 miliardi dei quali specificamente destinati ad investimenti in infrastrutture collegati ai trasporti ammissibili nell'ambito del Fondo di coesione. Assieme al «Meccanismo per collegare l'Europa», sono stabilite le priorità per il finanziamento europeo delle infrastrutture di trasporto.
  Tra i richiamati regolamenti per collegare l'Europa, la «proposta di regolamento del Parlamento europeo e Consiglio sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti», al punto 3.3, precisa che «lo sviluppo coordinato di una rete transeuropea dei trasporti per sostenere i flussi di traffico all'interno del mercato unico europeo e la coesione economica, sociale e territoriale all'interno dell'Europa esige che vengano prese iniziative a livello dell'Unione europea, in quanto esse non possono essere prese individualmente dai singoli Stati membri. Ciò è particolarmente vero per le tratte transfrontaliere».
  Tale proposta è orientata alla realizzazione, entro il 2050, di uno spazio unico europeo dei trasporti, basato su una rete di trasporto completa, interconnessa ed intermodale, che coinvolge le infrastrutture ferroviarie, marittime, aeree e viarie di tutti gli Stati membri – i colleghi hanno ricordato in lungo e in largo l'importanza strategica di porti e interporti soprattutto su tutta la dorsale adriatica del Paese in collegamento con la parte balcanica e con il resto dell'Europa –, capace di contribuire al miglioramento della libera circolazione di merci, servizi e persone, sia all'interno degli stessi Stati membri, sia tra di loro, sia con i Paesi confinanti, favorendo in tal modo la coesione economica, sociale e territoriale.
  Nella proposta è previsto anche un aumento delle risorse europee per la realizzazione della rete transeuropea dei trasporti TEN-T, nonché un aumento delle Pag. 37quote di cofinanziamento variabile dal 20 al 40 per cento, a seconda che si tratti di progetti di interesse comune, legati alla rete centrale o transfrontalieri della rete prioritaria.
  Tra i progetti viene introdotta la tratta Napoli-Bari-Lecce-Taranto nell'ambito del corridoio 5 Helsinki-La Valletta, che è di fondamentale importanza per non creare molti e molti più squilibri di quelli che già ci sono. Se non si dovesse procedere o se si dovessero allungare i tempi di realizzazione della Napoli-Bari-Lecce-Taranto, praticamente per quei territori e per quella popolazione sarebbe un colpo mortale rispetto alla possibilità di essere competitivi in riferimento alle altre zone del Paese e all'Europa.
  Con particolare riferimento al trasporto ferroviario, gli organi europei hanno, poi, previsto requisiti specifici. Ricordo anche io, così come ha fatto il collega che mi ha preceduto, che non è mica possibile che questo tratto, che è nel Molise, di 38 chilometri, non consenta neanche di avere il doppio binario ferroviario sulla Lecce-Milano, che è veramente una cosa incomprensibile.
  Invitiamo formalmente il rappresentante del Governo, ma anche il Presidente, che adesso sta presiedendo quest'Aula, a trasmettere questa sollecitazione al Presidente del Consiglio, che sta facendo l'elenco di tantissime situazioni che riguardano opere incompiute, incomplete, che non partono e quant'altro.
  A tal proposito voglio spendere anche una parola rispetto alla situazione della tutela ambientale e del paesaggio. Non c’è dubbio, non esiste individuo nel nostro Paese che non ritenga essenziale il rispetto ambientale, perché è corrispondente anche alla tutela della salute.
  Ma oggi, in un contesto in cui noi siamo arrivati quasi alla riproduzione dell'uomo, vi pare possibile che non debba esserci la possibilità della tutela ambientale o del ripristino, in caso di presenza e di necessità di lavori infrastrutturali ? Quindi, si tratta soprattutto di volontà e di cercare di arginare posizioni drastiche, radicali, a priori, che sono nostalgiche solo di quanto all'epoca, tanti anni fa, anche qualche secolo fa, Jean Jacques Rousseau sosteneva, cioè di avere un mondo completamente diverso, fatto di un grande sogno. Ma i sogni purtroppo si scontrano con realtà drammatiche che porteranno alla miseria il Paese.
  Se noi continuiamo con la sindrome di Nimby e con il dire «no» a tutto – cioè sempre –, è inevitabile poi il declino che c’è stato in questi ultimi vent'anni, il quale non è dovuto solo a un problema di inefficienza della pubblica amministrazione e della classe politica. Ma culturalmente si è poi instaurato un clima di contrarietà a qualsiasi tipo di modernizzazione del Paese ed è una contrarietà purtroppo a prescindere, che rischia di portare ulteriori danni, come se non bastassero quelli che già sono stati fatti e sono davanti agli occhi di tutti.
  Il prolungamento del corridoio baltico-adriatico ha un'importanza strategica per l'Italia, perché consentirebbe un collegamento, ad elevati standard di qualità, tra il Mare del Nord ed il Mare Adriatico, favorendo altresì il collegamento tra i diversi distretti produttivi e le aree portuali dell'Adriatico, in modo da incentivare le attività logistiche a sostegno della produzione e dell’export, intercettando le aree a forte sviluppo dell'est e del nord-est Europa, facendo del Mediterraneo e dell'Italia una grande piattaforma logistica e il baricentro dei traffici commerciali tra l'Oriente e l'Occidente.
  Nelle conclusioni del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2012, il Consiglio ha individuato il 2014 come il termine entro il quale dovrà essere presentata, a cura della Commissione, la nuova strategia dell'Unione europea per la regione adriatica e ionica, rinviando alle conclusioni dello stesso Consiglio di giugno 2011 ove si invitavano gli Stati membri a proseguire i lavori, in cooperazione con la Commissione, sulle future strategie macroregionali, in particolare per la regione adriatica e ionica.
  Nelle stesse conclusioni, il Consiglio, approvando la strategia macroregionale danubiana, ha invitato la Commissione Pag. 38europea a garantire lo sviluppo di connessioni infrastrutturali tra le macroregioni esistenti e quelle in via di definizione. La dorsale adriatica risulta carente di un'adeguata infrastrutturazione che supporti la linea ad alta velocità/alta capacità, diversamente da altre regioni, soprattutto del nord, servite invece da collegamenti ferroviari veloci ed efficienti, così come ho fatto presente all'inizio del mio intervento.
  La mobilità su ferro risulta essenziale non solo per garantire un servizio ai passeggeri e un celere trasporto di merci, ma soprattutto quale strumento di coesione territoriale crescita e competitività. L'adeguamento dell'infrastruttura ferroviaria lungo la direttrice Milano-Lecce risulta indispensabile per il rilancio di una zona ad alto potenziale economico, anche in vista della prossima strategia macroregionale, oltre che necessario per colmare il gap tra le regioni del litorale adriatico sprovviste della linea ad alta velocità/alta capacità e quelle che invece ne beneficiano, in modo da garantire le stesse opportunità, in termini di crescita e competitività, a tutto il territorio nazionale.
  Pertanto, con la mozione sottoscritta si chiede di avere una prospettiva, nel contesto dell'approvazione della macroregione adriatico-ionica, ad assumere ogni iniziativa, soprattutto in questo semestre di Presidenza europea da parte del nostro Paese, per promuovere il prolungamento del corridoio baltico-adriatico (n. 1) lungo la direttrice Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce, che costituisce un elemento strategico tra i diversi poli produttivi e le aree portuali dell'Adriatico, capace di rendere l'Italia il baricentro dei traffici commerciali tra l'Oriente e l'Occidente, nonché fra i Paesi del nord Europa e le nuove economie che si affacciano sul Mediterraneo; e, altresì, di individuare anche le misure necessarie a garantire un'adeguata programmazione in favore di progetti indirizzati all'ammodernamento della linea ferroviaria della dorsale adriatica, con particolare riferimento alla direttrice Milano-Lecce, in considerazione della programmazione delle risorse dell'Unione europea per il periodo 2014-2020 nel quadro delle grandi reti transeuropee, nonché in vista della prossima approvazione della strategia macroregionale adriatico-ionica.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  Prendo atto che il Governo non intende intervenire e si riserva di farlo successivamente.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta il 18 luglio 2014, il presidente del gruppo parlamentare Lega Nord e Autonomie ha reso noto che al deputato Guido Guidesi è stato affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 per lo svolgimento della discussione congiunta del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013 e del progetto di bilancio per l'anno finanziario 2014.

  La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato La Russa è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.Pag. 39
  I deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

  PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale il deputato Giuseppe Zappulla in sostituzione del deputato Fabio Melilli.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali il deputato Francesco Sanna in sostituzione del deputato Umberto Del Basso De Caro.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per la semplificazione.

  PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione il deputato Daniele Montroni in sostituzione del deputato Lorenzo Guerini.

Discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013 (Doc. VIII, n. 3); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014 (Doc. VIII, n. 4) (ore 15,42).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
  Ricordo che il termine per la presentazione degli ordini del giorno riferiti al progetto di bilancio è fissato alle ore 18,30 di oggi.

(Discussione congiunta – Doc. VIII, nn. 3 e 4)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta.
  Ha facoltà di parlare il deputato questore, Dambruoso.

  STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome dell'Ufficio di Presidenza, il Collegio dei questori sottopone all'Aula il conto consuntivo relativo all'esercizio 2013 e il progetto di bilancio di previsione per il 2014, unitamente all'allegato bilancio triennale 2014-2016. Le relazioni, a corredo di documenti in distribuzione, riportano nel dettaglio, sia le misure che caratterizzano una decisione del bilancio sottoposta all'Assemblea, sia i dati finanziari che ne conseguono.
  Peraltro, prima ancora di addentrarsi nel contenuto eminentemente tecnico dei documenti che il Collegio si appresta ad illustrare, pare opportuno sottolineare come la nostra istituzione abbia avviato già da diverso tempo una rigorosa politica di riduzione e di razionalizzazione della spesa, secondo criteri di efficienza e di efficacia, al fine di rispondere in piena autonomia alla sempre più diffusa esigenza di contenimento dei cosiddetti costi della politica.
  I documenti oggi sottoposti all'esame dell'Assemblea sono stati predisposti in piena coerenza con questo indirizzo e fanno fede di come l'istituzione parlamentare non intenda minimamente sottrarsi allo sforzo che tutto il Paese sta profondendo Pag. 40in vista del miglioramento dei conti pubblici. Lo testimonia, ad esempio, la serie storica della spesa della Camera evidenziata dai bilanci consuntivi dal 2007, anno precedente alla crisi finanziaria, sino al 2013, che rileva gli effetti dell'azione del progressivo contenimento della spesa e la sua particolare accelerazione tra il 2012 ed il 2013, pure in presenza di significativi fattori di rigidità della medesima. Se ne trae l'evidenza di una contrazione della spesa per la maggior parte delle voci accompagnata dalla tendenziale stabilità di altre e dal solo incremento della spesa previdenziale per i dipendenti in quiescenza connessa all'incremento della platea dei beneficiari.
  Per molti aspetti, insomma, la Camera dei deputati è da considerarsi un esempio da seguire in materia di spending review e in qualche misura un punto di riferimento per gli altri soggetti operanti nell'ambito della pubblica amministrazione. Lo testimonia con altrettanta efficacia, del resto, anche il sintetico riepilogo degli elementi che maggiormente qualificano l'equilibrio di bilancio definito per il triennio 2014-2016. In particolare, la dotazione resta fissata nella misura di 943,16 milioni di euro, oltre che per gli anni 2014 e 2015, anche per il 2016. Ciò determina un risparmio di ulteriori 50 milioni di euro per il bilancio dello Stato che si aggiungono ai 150 milioni di euro conseguiti nel triennio 2013-2015 grazie al taglio della dotazione di 50 milioni di euro annui rispetto all'ammontare del 2012.
  Nel 2014, per il terzo anno consecutivo, si registra una riduzione della spesa di funzionamento, rispetto all'anno precedente nella misura di 17 milioni 700 mila euro, cioè l'1,68, per cento in meno. La spesa di funzionamento prevista per il 2014 si riduce di oltre 50 milioni di euro rispetto a quella relativa al 2012 e si attesta ad un livello inferiore a quello del 2007. Anche la spesa prevista per il 2016 viene ricondotta alla dinamica assegnata negli ultimi esercizi, grazie all'adozione di un insieme di misure di contenimento particolarmente consistenti, ed illustrate dettagliatamente nelle relazioni scritte, che hanno consentito la riduzione della spesa prevista per quell'anno, e nella misura di circa 66 milioni di euro rispetto all'andamento tendenziale, attraverso interventi di contenimento che hanno interessato la spesa, i deputati, gli ex deputati, il personale dipendente in servizio e quello in quiescenza.
  Nel 2014 la Camera dei deputati restituisce al bilancio dello Stato la somma di 28 milioni 300 mila euro, in tal modo concorrendo ampiamente, nell'esercizio della propria autonomia costituzionale, al contributo di 50 milioni di euro complessivi che gli organi costituzionali sono chiamati ad assicurare al bilancio dello Stato per il 2014, in proporzione alle rispettive dotazioni finanziarie, ai sensi dell'articolo 17 del decreto-legge n. 66 del 2014 nel testo risultante dall'iter di conversione.
  In termini di cassa, la spesa sostenuta dal bilancio dello Stato per il funzionamento della Camera dei deputati nel 2014 sarà inferiore di 78 milioni 300 mila euro rispetto al 2012: 50 milioni di euro di minore dotazione e 28 milioni 300 mila euro di restituzione. Ove si considerino la riduzione della dotazione operata già nel 2013, sempre nella misura di 50 milioni, e la restituzione al bilancio dello Stato di 10 milioni di euro realizzata in quell'esercizio, la Camera fa risparmiare al bilancio dello Stato 138 milioni 300 milioni di euro in due anni, liberando risorse che possono essere destinate al perseguimento di altri obiettivi di pubblica utilità.
  Si tratta di un quadro finanziario senz'altro positivo, suscettibile peraltro di migliorare nell'arco del triennio per effetto di talune decisioni assai rilevanti per l'istituzione parlamentare, su cui gli organi di direzione politica stanno approfondendo un impegno particolarmente intenso. Mi riferisco sia al recepimento in seno all'ordinamento interno della Camera della disposizione, anch'essa contenuta nel decreto-legge n. 66 del 2014, che fissa un tetto alle retribuzioni erogate a carico della finanza pubblica sia alle decisioni in materia di locazioni immobiliari. Quanto al primo aspetto, nel corso di questa settimana, l'Ufficio di Presidenza si appresta Pag. 41ad approvare, d'intesa con il Senato della Repubblica, un documento che integra gli indirizzi per la contrattazione, con lo specifico riferimento all'introduzione di tetti alle retribuzioni dei dipendenti della Camera, indirizzi sulla cui base il Comitato per gli affari del personale dovrà condurre il confronto con le organizzazioni sindacali.
  Quanto alla questione delle locazioni immobiliari, com’è noto, nella riunione del 26 agosto 2014, l'Ufficio di Presidenza, su proposta del Collegio dei questori, ha approvato l'indirizzo di recedere dai contratti di locazione relativi ai cosiddetti Palazzi Marini, recesso che potrà essere formalizzato non appena i documenti di bilancio per il periodo 2014-2016 saranno stati approvati dall'Assemblea. Si tratta di una decisione eccezionale, destinata ad incidere profondamente, oltre che in positivo sulla spesa di funzionamento della Camera dei deputati, anche sulle concrete modalità di esercizio del mandato parlamentare. Il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza si sono mossi in questa direzione consapevoli delle problematiche molto complesse che l'attuazione di tale indirizzo porterà inevitabilmente con sé. Si porrà verosimilmente l'esigenza di affrontare procedimenti contenziosi. Vi sarà la necessità di individuare una soluzione concretamente praticabile per garantire ai deputati adeguati spazi di lavoro. Per quanto la materia non sia di diretta pertinenza della nostra istituzione, esiste il problema, assai serio, della ricaduta che il recesso produrrebbe sui livelli occupazionali, posto che nell'ambito dei cosiddetti Palazzi Marini lavorano oltre 200 addetti, la cui sorte, insieme a quella delle rispettive famiglie, non può certo lasciare indifferenti. Il tema è dunque di grande complessità e delicatezza e forte sarà l'impatto che la sua definizione determinerà sulla vita quotidiana dell'istituzione parlamentare. Per questa ragione, il Collegio dei questori, a nome dell'Ufficio di Presidenza, auspica che, nella presente occasione, l'Assemblea possa svolgere sul punto un confronto che coinvolga tutti i gruppi parlamentari e che consenta di enucleare gli indirizzi essenziali per portare a compimento tale difficile processo nel segno della massima sobrietà nell'utilizzo di risorse pubbliche, preservando, allo stesso tempo, la dignità ed il decoro della funzione parlamentare e l'efficienza del lavoro nelle nostre istituzioni.
  Oltre ai temi testé indicati, nel corso del dibattito sui documenti di bilancio svoltosi in Ufficio di Presidenza, sono anche emerse talune questioni di ordine generale che il Collegio ritiene opportuno prospettare in questa sede, in Assemblea, questioni evocate anche in una lettera inviata alla Presidente della Camera, dopo l'approvazione dei documenti di bilancio, da parte di un Ufficio di Presidenza, dai colleghi Di Maio, Fraccaro e Mannino. Si tratta, in primo luogo, del tema dell'introduzione nell'ordinamento della Camera di un sistema di contabilità analitica, più volte richiamato anche in occasione dei dibattiti sul bilancio interno svoltisi nell'Ufficio di Presidenza e in Assemblea negli anni scorsi. In proposito, il Collegio ha rilevato come negli inviti dei deputati che si sono fatti ripetutamente promotori di tali iniziativa, la contabilità analitica è stata costantemente intesa come uno strumento in grado di aumentare il grado di dettaglio delle informazioni contenute nel bilancio di previsione della Camera così come è oggi strutturato. Tale posizione evidenzia un equivoco di fondo rispetto al quale il Collegio ritiene necessario apportare un contributo di chiarezza. In termini generali, il Collegio ribadisce che il sistema di contabilità finanziaria operante presso la Camera dei deputati, in base al Regolamento di amministrazione e contabilità, registra tutti i fatti di gestione rilevanti, nessuno escluso. Ciò che ha consentito, ad esempio, di quantificare gli oneri connessi all'occupazione dell'Assemblea nella serata del 9 aprile 2013. Un diverso sistema di contabilità registrerebbe esattamente gli stessi fatti, modificandone solo le modalità di aggregazione. Quanto alla struttura del bilancio, il Collegio sottolinea come non esista un problema di trasparenza dei quadri finanziari in cui esso attualmente si articola, che danno conto in materia Pag. 42chiara ed esaustiva dei programmi di spesa della nostra istituzione, debitamente precisati dalle relazioni illustrative.
  Più in particolare, è indispensabile sottolineare come contabilità analitica e bilancio siano due concetti e due strumenti del tutto distinti. La contabilità analitica è lo strumento che, attraverso la misurazione dell'analisi dei costi rilevati al momento dell'utilizzazione dei fattori produttivi, consente di controllare e di indirizzare la gestione nel suo divenire con riferimento alle unità organizzative in cui si articola l'attività amministrativa, i cosiddetti centri di costo. Il bilancio, invece, è un documento di sintesi che si fonda sulla contabilità generale, riepiloga e raggruppa quei fatti di gestione secondo criteri specifici che mutano a secondo della funzione del bilancio stesso con modalità e tempistiche, comunque, differenti rispetto a quelle appena citate. La tenuta della contabilità analitica non assicura, dunque, in alcun modo, la predisposizione di un bilancio maggiormente dettagliato, posto che quest'ultimo si fonda su presupposti del tutto diversi.
  Ciò premesso, il Collegio ha riscontrato come l'esigenza prevalente emersa nell'ambito dei dibattiti svoltisi negli anni scorsi, quella cioè di poter conseguire dalla lettura del bilancio un numero maggiore di informazioni rispetto a quanto accade attualmente, possa essere soddisfatta, non già attraverso l'introduzione di una contabilità analitica, ma mediante la predisposizione di un bilancio più analitico, che è cosa sostanzialmente diversa. Va, evidentemente, in questo senso la richiesta di taluni colleghi, sopra richiamata, nella parte in cui invita il Collegio dei questori a produrre una disaggregazione di tutti capitoli di spesa del bilancio di previsione del 2014 come attualmente strutturato. Tale richiesta, così formulata, pone tuttavia un problema di ordine generale. Essa è, infatti, volta di fatto a rivedere complessivamente la struttura espositiva del bilancio che ne superi l'attuale articolazione, definita dall'Ufficio di Presidenza e sulla cui base è stato predisposto il progetto di bilancio oggi all'esame dell'Assemblea. Alla luce del vigente quadro delle competenze, la questione richiede, dunque, una preventiva istruttoria del Collegio dei questori in vista della sottoposizione all'Ufficio di Presidenza di una specifica proposta di deliberazione. In questo quadro istituzionale, il Collegio è senz'altro disponibile ad approfondire le possibili modalità attraverso cui corrispondere alla necessità di maggior dettaglio sottesa alla richiesta avanzata dai colleghi, ferme restando, tuttavia, alcune precisazioni di contesto. In primo luogo, poiché il bilancio costituisce, per sua natura un documento di sintesi, è indispensabile individuare un punto di equilibrio tra una rappresentazione eccessivamente generica ed una eccessivamente analitica.
  Nell'uno, come nell'altro caso, ne risulterebbe infatti pregiudicata la funzione stessa dello strumento, il cui obiettivo è quello di assicurare una comprensione efficace e significativa della realtà cui si riferisce. In altri termini, non è affatto detto che un'analiticità spinta all'estremo sia un valore in quanto tale sul piano della trasparenza e della leggibilità dei documenti di bilancio.
  In secondo luogo, nell'ordinamento della Camera, una maggiore analiticità del bilancio deve comunque misurarsi con l'ordine delle competenze fissato dalle norme regolamentari, che attribuiscono al Collegio dei questori il compito, da un lato, di sovrintendere alle spese della Camera, così rimettendo l'attività di spesa e il suo concreto svolgimento alla responsabilità del Collegio medesimo, e, dall'altro lato, di sottoporre all'Ufficio di Presidenza il progetto di bilancio e il conto consuntivo, documenti di sintesi dell'attività gestionale.
  Da ultimo, è indispensabile tenere presente come la analiticità di un documento di bilancio non è data esclusivamente dalla struttura dei prospetti numerici, ma anche, come detto poc'anzi, dal relativo corredo informativo.
  Chiarito questo punto, sul diverso specifico tema della contabilità analitica, nell'ambito della discussione svoltasi nell'Ufficio di Presidenza sui documenti di bilancio Pag. 432014-2016, il Collegio dei questori ha ampiamente motivato le ragioni per cui ritiene che non sussistano le condizioni per riconsiderare la scelta adottata nel 2010, all'atto di approvare il nuovo Regolamento di amministrazione e contabilità, nel senso del superamento del sistema della contabilità analitica, del resto mai attivato in concreto, a favore dell'introduzione dell'analisi funzionale della spesa.
  Il Collegio ritiene tuttora validi i motivi a base di tale decisione, assunta in esito ai numerosi approfondimenti istruttori condotti in materia negli anni scorsi, motivi che possano essere così sintetizzati. La Camera dei deputati è un organo costituzionale dotato di autonomia amministrativa e contabile, che non presenta alcuno dei caratteri tipici cui si connette l'attivazione di un sistema di contabilità analitica e che opera secondo le modalità proprie della decisione politica. Ciò rende strutturalmente impossibile individuare un sistema di costi standard, che costituisce elemento imprescindibile per l'impostazione di una contabilità analitica. Nessuno degli altri organi costituzionali ha, del resto, mai adottato un sistema di contabilità analitica. L'istituzione parlamentare non è assimilabile ad un'impresa di produzione di beni e servizi né, tout court, alle amministrazioni dello Stato, con specifico riguardo alla ripartizione delle responsabilità di indirizzo politico e di gestione amministrativa.
  Non è chiaro neanche quale sarebbe l'intento finale dei servizi resi dalle Camere, presupposto necessario per migliorare la qualità e la redditività dei servizi stessi. L'attivazione di un sistema di contabilità analitica determinerebbe ingenti investimenti di tipo finanziario e organizzativo, a fronte di un'informazione contabile – quella della rappresentazione a consuntivo dei costi – non congruente con la natura dell'attività parlamentare, certamente meno significativa rispetto alla diversa soluzione di un'analisi funzionale della spesa.
  Il Collegio è ovviamente disponibile a valutare le proposte che i colleghi deputati intendano far pervenire in materia, tuttavia, alla luce delle valutazioni che precedono, non potrà che esprimere avviso contrario sulle eventuali proposte che si limitino alla mera reintroduzione della disposizione istitutiva del sistema della contabilità analitica contenuto nel Regolamento di amministrazione e contabilità previgente, ovvero al generico richiamo alle disposizioni dell'ordinamento generale che tale sistema prevedono e disciplinano per gli atti di amministrazioni pubbliche.
  In questo senso, il Collegio auspica che possano pervenire proposte strutturate, misurate sulla specifica realtà istituzionale e organizzativa che caratterizza la Camera dei deputati e tali da apportare evidenze dettagliate e nuovi elementi di valutazione in merito ai vantaggi che tale sistema potrebbe arrecare al miglior funzionamento dell'istituzione parlamentare.
  Del resto, la validità della scelta di introdurre l'analisi funzionale della spesa in luogo della contabilità analitica è confermata indirettamente dalla lettera dei colleghi citati, nella parte in cui affermano di condividere l'indicazione contenuta in una consulenza tecnica resa sul punto all'amministrazione, nel 2009, nel senso della esigenza di adattare alla realtà dell'istituzione parlamentare il riferimento alla contabilità analitica. Ciò al fine di non intenderlo nel senso tecnico proprio delle discipline aziendalistiche, ma in vista di una maggiore aderenza alle esigenze di informazione del cittadino circa la corretta gestione del finanziamento pubblico delle missioni attribuite al Parlamento.
  Tale indicazione è stata, infatti, già oggetto di attenta considerazione da parte degli organi di direzione politica e si è tradotta nelle disposizioni del Regolamento di amministrazione e contabilità, entrato in vigore nel marzo 2011, che hanno introdotto l'analisi funzionale della spesa sulla base delle missioni istituzionali della Camera dei deputati.
  Le disposizioni in questione sono state attuate nell'Ufficio di Presidenza del settembre 2012 e l'analisi funzionale della spesa correda puntualmente i documenti di bilancio a partire dal bilancio di previsione 2013. Si segnala al riguardo che, Pag. 44per la prima volta, il conto consuntivo per il 2013 reca l'analisi funzionale della spesa a consuntivo, anche in questo caso in attuazione di una specifica disposizione del Regolamento.
  Quanto alla richiesta di copia della consulenza in oggetto formulata dai colleghi sopra menzionati ricordiamo che essa è da ricondurre all'articolo 79, comma 6, del Regolamento di amministrazione e contabilità che attribuisce tra gli altri all'Ufficio di Presidenza e, dunque, all'organo, e non a ciascun singolo componente dello stesso, la facoltà di prendere visione ed estrarre copia di tutti gli atti e i documenti amministrativi. In questo senso si procederà al fine di esaminare in tempi rapidi la richiesta in questione in seno all'Ufficio di Presidenza.
  Altro aspetto particolarmente rilevante sul piano generale e anch'esso evocato da più colleghi riguarda le modalità di accertamento e di utilizzo dell'avanzo di amministrazione, nell'ambito del riequilibrio del bilancio della Camera. Anche a questo riguardo il Collegio dei questori ravvisa la necessità di alcuni chiarimenti metodologici di base. Va affermato preliminarmente con chiarezza che la disciplina legislativa e la giurisprudenza, sia costituzionale sia contabile, riconoscono e ammettono pacificamente l'utilizzo dell'avanzo di amministrazione che non costituisce, dunque, in alcun modo, una peculiarità della decisione di bilancio della Camera dei deputati. In particolare, le modalità per il suo accertamento e il suo utilizzo nell'ambito del bilancio della Camera sono pienamente conformi ai principi enucleati dalla legislazione e dalle pratiche amministrativo-contabili coerenti con la giurisprudenza in materia.
  Per il bilancio della Camera l'avanzo di amministrazione rappresenta una voce di entrata che si aggiunge ordinariamente alla dotazione a carico del bilancio dello Stato e alle altre entrate ivi iscritte e viene utilizzato per conseguire il pareggio del bilancio nel triennio al quale il bilancio pluriennale si riferisce. Del resto, la formazione dell'avanzo è un dato fisiologico per i bilanci di previsione formulati in termini finanziari, come quello della Camera. Alla sua formazione, registrata alla chiusura dell'esercizio precedente, concorrono l'accertamento di economie di spesa, l'accertamento di maggiori entrate e la cancellazione dei residui passivi risalenti ad esercizi precedenti, cui si dà corso ogni anno secondo le norme vigenti, previa verifica del venir meno degli obblighi giuridici che ne avevano determinato l'iscrizione.
  È importante sottolineare, anche, come, a partire dal 2002, il bilancio di previsione espone tutto l'avanzo di amministrazione e non più la sola quota utilizzata per la copertura del triennio di riferimento, come invece accade per le altre istituzioni pubbliche. Tale circostanza costituisce un fattore determinante sul piano della trasparenza dei documenti di bilancio e ne conferma la piena rispondenza al principio generale dell'universalità del bilancio; in termini di competenza, infatti, l'avanzo di amministrazione accertato alla chiusura dell'esercizio si aggiunge all'avanzo di amministrazione maturato nell'esercizio precedente. L'ammontare complessivo così determinato viene esposto in bilancio prima ancora delle voci di entrata, sotto la dicitura: avanzo di amministrazione iniziale.
  Quanto alle esperienze delle altre istituzioni pubbliche il Collegio rileva, inoltre, come l'avanzo di amministrazione sia utilizzato come strumento per il conseguimento del pareggio di bilancio a preventivo da tutti gli organi costituzionali, vi ricorrono parimenti le regioni sia a statuto ordinario sia ad autonomia differenziata; la Corte costituzionale si è pronunciata sul punto delle condizioni per il suo legittimo impiego da parte degli enti del territorio, condizionato alla preventiva approvazione del conto consuntivo, ciò che accade regolarmente nella nostra Istituzione. L'utilizzo dell'avanzo, inoltre, è consentito dal Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, purché non sia dichiarato il dissesto dell'ente interessato. Pertanto, dal punto di vista della legittimità dell'utilizzo dell'avanzo di amministrazione per conseguire il pareggio preventivo non vi è Pag. 45e non può esservi discussione di sorta. Quanto, invece, all'impiego in concreto dell'avanzo di amministrazione, il Collegio dei questori ha chiarito nella relazione del conto consuntivo 2013 la metodologia che ha seguito a chiusura della gestione 2013 e che intende seguire anche in futuro per conseguirne una progressiva riduzione; metodologia ispirata ai principi di prudenza e gradualità, propri di una buona amministrazione.
  In estrema sintesi, non è coerente con tali principi fissare a priori, in sede di previsione, la misura dell'avanzo da utilizzare a copertura degli esercizi del triennio. Tale metodo rischierebbe infatti di lasciar prive di copertura le previsioni di spesa, tutte derivanti da vincoli normativi e contrattuali in corso di vigenza, senza incidere sui meccanismi normativi o contrattuali che le determinano. È invece corretto e conforme alla giurisprudenza costituzionale riscontrare a consuntivo l'ammontare dell'avanzo formatosi nell'esercizio e valutare se esso sia integralmente necessario per la copertura del triennio precedente. Ove ciò non fosse, ad esempio in virtù di misure che abbiano determinato la riduzione della spesa di funzionamento, se ne può valutare anno dopo anno la restituzione di quota parte al bilancio dello Stato.
  Altre questioni sono state portate all'attenzione del Collegio negli ultimi giorni, dopo l'approvazione dei documenti di bilancio da parte dell'Ufficio di Presidenza. Su alcune, riferite ad aspetti assai specifici della gestione, il Collegio si riserva di fornire successivamente i chiarimenti richiesti. Su altre, come quella delle manutenzioni, riservandosi di predisporre un apposito documento, il Collegio ritiene sin d'ora opportuno sottolineare come l'aspetto del sistema di manutenzione ed impiantistico delle sedi della Camera sia improntato all'obiettivo prioritario di garantire la continuità dell'attività istituzionale. Le risorse finanziarie complessivamente destinate alla manutenzione edile ed impiantistica delle sedi della Camera sono in particolare chiaramente indicate nel programma dell'attività amministrativa, che espone gli importi relativi sia alle attività di manutenzione ordinaria sia ai lavori e alle attività di manutenzione straordinaria.
  In conclusione, ci pare che tanto il conto consuntivo relativo all'anno 2013 quanto il progetto di bilancio di previsione per il 2014, unitamente all'allegato bilancio triennale 2014-2016, confermino l'orientamento della Camera dei deputati a interpretare le politiche di spending review come un'occasione di riorganizzazione e di ammodernamento della struttura. Tagliare, infatti, cari colleghi, non è sufficiente, bisogna tagliare con coraggio e con ragionevolezza, tenendo ben presente quali sono le funzioni essenziali dell'Istituzione.
  La filosofia alla quale gli organi di direzione politica si richiamano, con il prezioso concorso di tutti i dipendenti, può essere riassunta in tre punti: salvaguardare le spese essenziali, contenere e razionalizzare quelle utili, eliminare quelle superflue. Ciò ci consente di garantire la disponibilità dei servizi essenziali per l'esercizio della funzione parlamentare e di promuovere nel contempo una radicale opera di ammodernamento coerente con le nuove esigenze parlamentari e con le nuove opportunità offerte dalla tecnologia. Certo, molto ancora resta da fare, tuttavia, se stiamo ai dati, la Camera dei deputati può ben dirsi all'avanguardia in ambito nazionale ed europeo sul fronte della razionalizzazione dei cosiddetti costi della politica. È questa consapevolezza che ci induce a proseguire lungo la strada intrapresa nel segno della gradualità, senza l'illusione di poter ricorrere a formule magiche o a soluzioni immediate, ma con la determinazione e la convinzione di dover rispondere seriamente alla domanda di riequilibrio e di sviluppo dell'economia del nostro Paese.
  Dovrei ora dare conto, Presidente e onorevoli colleghi, dell'attività svolta dal Collegio dei questori per l'attuazione degli ordini del giorno accolti o approvati nel corso dell'esame in Assemblea del bilancio di previsione per il 2013. Tuttavia, per ragioni anche di sintesi e di brevità, chiedo Pag. 46al Presidente l'autorizzazione a pubblicare questa parte del nostro intervento in calce al resoconto stenografico della seduta odierna (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. La ringrazio. È iscritto a parlare il deputato Andrea De Maria. Ne ha facoltà.

  ANDREA DE MARIA. Presidente, colleghi, il bilancio consuntivo 2013, il bilancio di previsione per il 2014 ed il bilancio triennale 2014-2016 confermano come la Camera abbia avviato ed oggi rafforzi una politica di riduzione e razionalizzazione della spesa, per contribuire a obiettivi generali di contenimento della spesa pubblica e per mettere risorse a disposizione del bilancio dello Stato da destinare alle priorità dello sviluppo economico e delle politiche di giustizia sociale per il lavoro. Vanno sempre più tagliate le spese superflue, razionalizzate quelle utili, salvaguardate le spese essenziali. Tutto questo nella consapevolezza delle responsabilità della nostra Istituzione, chiamata a svolgere un compito delicatissimo e fondamentale, quello di fare buone leggi per il bene del Paese.
  E quindi del fatto che la qualità e la professionalità del personale della Camera, oggi davvero molto alta, ed il giusto supporto al lavoro dei parlamentari non rappresentano orpelli superflui ma, al contrario, la condizione che consente a questa Camera di lavorare al meglio nell'interesse di tutti i cittadini. Siamo convinti che questo compito così delicato possa e debba essere realizzato nell'ambito di un'azione forte e convinta di razionalizzazione e riorganizzazione che realizzi anche economie di spesa. Questa azione rappresenta, peraltro, la condizione per rafforzare quella sintonia tra istituzioni e cittadini che è fondamentale per la qualità della nostra democrazia.
  Rispetto a questo taglio delle spese voglio ricordare, come è stato messo in evidenza dalla relazione dei Questori, che nel 2014, per il terzo anno consecutivo, la spesa di funzionamento della Camera viene ridotta quest'anno di 17,7 milioni di euro e rispetto al 2012 si riduce di oltre 50 milioni, attestandosi ad un livello inferiore rispetto a quello del 2007. Voglio, inoltre, ricordare che la Camera dei deputati restituisce al bilancio dello Stato nel 2014 la somma di 28,3 milioni di euro e che in termini di cassa la spesa di funzionamento della Camera sarà nel 2014 inferiore di 78,3 milioni di euro rispetto al 2012: i 50 milioni di minore dotazione che ho prima ricordato e i 28,3 milioni di restituzione.
  Considerando la riduzione di dotazione di 50 milioni di euro e la restituzione di 10 milioni di euro già realizzate nel 2013, la Camera – l'ha ricordato prima il Questore Dambruoso – fa risparmiare al bilancio dello Stato 138,3 milioni di euro in due anni, un risultato importante che, credo, sia giusto valorizzare pienamente per proseguire nei prossimi anni con una politica di bilancio che tenga insieme sobrietà e rigore nella spesa e qualità dell'attività legislativa nel pieno rispetto dell'autonomia costituzionale della nostra Istituzione.
  In particolare ci aspettano alcune sfide delicate ed impegnative legate anche al nuovo assetto istituzionale che si realizzerà con la riforma del Senato, che auspichiamo sarà approvata in questi giorni in quella Assemblea parlamentare, e che nel ridisegno complessivo del nostro sistema istituzionale dovrà avere una inevitabile ricaduta anche sui servizi e le strutture tecniche di Camera e Senato. Occorrerà lavorare al massimo di sinergie e integrazione tra le due strutture di Camera e Senato per supportare un assetto istituzionale che sarà caratterizzato da un'unica Camera legislativa e da una Camera delle regioni e delle autonomie locali.
  Vi sono poi, come è noto, due importanti azioni di risparmio di costi che andranno seguite e realizzate con la giusta attenzione e il giusto equilibrio, come sono certo farà il Collegio dei questori. La prima, è il recepimento alla Camera della disposizione contenuta nel decreto-legge n. 66 del 2014, che giustamente fissa un tetto alle retribuzioni erogate a carico Pag. 47della finanza pubblica. Su questo tema, è stato detto, il Comitato per gli affari del personale condurrà il confronto con le organizzazioni sindacali sulla base di un documento di indirizzi che l'Ufficio di Presidenza della Camera approverà nel corso di questa settimana d'intesa con il Senato.
  La seconda, è il recepimento delle disposizioni relative alle locazioni immobiliari. Come è noto il 26 giugno 2014 l'Ufficio di Presidenza, sempre su proposta del Collegio dei questori, ha approvato l'indirizzo di recedere dai contratti di locazione dei Palazzi Marini. Questo indirizzo andrà realizzato individuando le giuste soluzioni, concretamente e finanziariamente praticabili, per garantire ai deputati adeguati spazi di lavoro e tenendo conto, al massimo possibile, della ricaduta che il recesso potrebbe produrre sull'occupazione, visto che ci sono 200 addetti che lavorano oggi negli immobili destinati alla dismissione. Quindi, 200 lavoratori e 200 famiglie il cui futuro non può certamente lasciarci indifferenti, in particolare nel contesto di crisi economica che tutto il Paese sta vivendo.
  Su questo e su altri temi, peraltro, il gruppo del Partito Democratico ha predisposto ordini del giorno per sottolineare priorità e approfondire indicazioni di lavoro.
  Avremo modo di presentarli nei prossimi giorni, nel prosieguo della nostra discussione su questo argomento all'ordine del giorno.
  Il gruppo del Partito Democratico, per quanto fin qui ricordato, voterà con convinzione il progetto di bilancio che il Collegio dei questori ha sottoposto all'Assemblea e si sente impegnato a contribuire con impegno e senso di responsabilità a lavorare sui temi aperti, a cui ho fatto riferimento fin qui, per proseguire nel futuro il buon lavoro che fin qui si è fatto e che anche oggi è stato presentato nella relazione del Collegio dei questori alla nostra Assemblea.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, colleghi, esporrò le criticità del bilancio della Camera dei deputati partendo da una considerazione oggettiva. L'abnorme dotazione finanziaria di questa Istituzione è al contempo causa ed effetto dell'incapacità di dare risposte alle istanze dei cittadini.
  I conti di Montecitorio gravano sulle spalle dei contribuenti ogni anno per un miliardo e 37 milioni di euro, pari ai costi del disastro della Concordia e poi ci meravigliamo se il Paese affonda.
  A conti fatti, ogni deputato costa annualmente ai cittadini ben un milione e mezzo di euro; servono misure drastiche per fermare questa involuzione prima che sia irreversibile, visto che non ha fatto altro che aggravarsi progressivamente nel corso del tempo.
  Non poteva certo saperlo, ma Plutarco ci ha lasciato una descrizione precisa della storia di Montecitorio, che coincide con quella di un famoso console romano. Narra il filosofo greco: nella vita di Lucullo un uomo può leggere nella prima parte gli incarichi politici ed i comandi militari, nella seconda di simposi, banchetti e tutti i tipi di frivolezze. Oggi la Camera incardina in pieno questa ultima fase: è la casa del lusso e degli sprechi. Ma non è sempre stato così: sessant'anni fa, quando questa Istituzione era più sobria, era anche più efficiente e all'altezza dei cittadini perché rifletteva i principi dei padri costituenti, quei valori di libertà e democrazia posti alla base della nostra Carta fondamentale, che oggi una casta imbevuta di privilegi vorrebbe rottamare.
  Partiamo proprio da voi, onorevoli deputati: dal 1948 ad oggi, lo stipendio di un parlamentare al netto dell'inflazione è cresciuto di ben sei volte, un trattamento, appunto, luculliano. Le sole indennità parlamentari sono costate ai cittadini 78 milioni di euro nel 2013 e 79 milioni di euro per quest'anno, quindi un milione di euro in più, alla faccia dei tagli ai costi della politica !
  I portavoce del MoVimento 5 Stelle si dimezzano le retribuzioni e sono i più produttivi all'interno del Parlamento. Abbiamo Pag. 48chiesto a tutti di fare altrettanto, ma i Questori ci hanno risposto che, per ridurre la busta paga dei deputati, era necessario avviare un'istruttoria sulla retribuzione media dei parlamentari in Europa; è passato un anno e non sono stati capaci di produrre nulla. Per questo, rinnovo la mia richiesta: se non sono in grado di elaborare una semplice statistica, si dimettano !
  Per le indennità relative ai diversi incarichi dei deputati, alle quali noi rinunciamo, i cittadini spendono altri 2 milioni 270 mila euro, a cui si aggiungono i 165 mila euro a titolo di altre indennità, ad esempio i gettoni di presenza per le sedute del Fondo di previdenza parlamentare.
  I rimborsi per le spese di viaggio ammontano a 8 milioni 450 mila euro, le spese di soggiorno a 26 milioni e mezzo, quelle per l'esercizio del mandato ad altri 28 milioni di euro; cifre astronomiche e, per giunta, senza la minima trasparenza. Mentre noi, portavoci del MoVimento 5 Stelle, rinunciamo ad ogni tipo di emolumento aggiuntivo, ci dimezziamo lo stipendio, rendicontiamo tutte le spese e restituiamo le eccedenze derivanti da diaria e rimborsi, il resto dei parlamentari incassa a man bassa. Tutto esentasse ovviamente. Milioni di euro che si potrebbero tagliare radicalmente riducendo gli emolumenti a 5 mila euro lordi, vincolandoli al reddito medio degli italiani: meno guadagnano i cittadini, meno guadagnano gli onorevoli e viceversa, così da creare un circolo virtuoso e avvicinare le istituzioni alla società.
  Queste sono le nostre proposte, ma a tutte le nostre proposte i partiti sanno solo dire di «no», solo di «no» e lo fanno anche quando sono cessati dal mandato.
  Il trattamento previdenziale per gli ex deputati quest'anno costerà ai cittadini 139 milioni 900 mila euro.
  Gli italiani pagano ancora i vitalizi d'oro ad ex parlamentari, che beneficiano di un sistema retributivo percependo anche il 500 per cento in più rispetto ai contributi versati.
  Avevamo proposto l'abolizione del vitalizio, ma avete detto di no. Per questo chiediamo almeno di ridurre a 5 mila euro lordi e di eliminare l'assegno di fine mandato. La politica è una missione al servizio dei cittadini, non delle proprie tasche.
  Il bilancio prevede ancora ben 900 mila euro per i rimborsi delle spese di viaggio agli ex deputati: 900 mila euro per il rimborso delle spese di viaggio agli ex deputati ! Come potete chiederci di votare a favore di un documento che stanzia quasi un milione di euro per le gite dei parlamentari che non sono più in carica ? Abbiate un sussulto di dignità !
  Vi rifiutate di dare il minimo contributo al risanamento del disastroso bilancio dello Stato. Perfino il taglietto di 50 milioni di euro previsto per gli organi costituzionali non intaccherà le vostre prebende, che ammontano, in totale, a 285 milioni di euro ogni anno. Un'ingozzata di soldi pubblici che continua anche quando i parlamentari finiscono in carcere o ai domiciliari. Come nel romanzo di Orwell, voi siete sempre più uguali degli altri.
  L'altra luculliana voce di bilancio è quella relativa ai dipendenti di Montecitorio, a partire dal Segretario generale il cui stipendio continua a restare un mistero impenetrabile. Dovrebbe aggirarsi tra i 500 e i 650 mila euro l'anno, ma nessuno può saperlo. Abbiamo già sollevato lo scandalo delle curve retributive, che non hanno pari in nessun'altra amministrazione del mondo, e della quantità sterminata di incarichi apicali, in definitiva degli stipendi faraonici concessi ai grand commis della Camera. L'abbiamo fatto in tempi non sospetti. Lo scorso anno abbiamo proposto l'introduzione di un tetto alle retribuzioni e ci è stato risposto, con aria di scherno e sufficienza, che si trattava di una misura improponibile, perché incostituzionale e lesiva dei diritti acquisiti. Ora solo perché Renzi rincorre i nostri temi elettorali, la nostra, la vostra posizione si è ribaltata. Il tetto diventa magicamente applicabile a tutti.
  I titoli dei quotidiani, in un Paese semilibero, ovviamente, non sono: «Il MoVimento 5 Stelle aveva ragione», figuriamoci, ma un più servile: «Montecitorio cambia verso». Invece, l'unica svolta positiva Pag. 49delle istituzioni, fino a prova contraria, l'abbiamo imposta noi battendoci come leoni per una riforma di buon senso; e prego, a tal fine, le agenzie di stampa di annotare che la vostra posizione iniziale era di ridurre a 240 mila euro solo una delle tante voci che compongono la busta paga dei dipendenti e lasciare intatti oneri previdenziali, indennità e straordinari, che ammontano a 100 mila euro almeno ulteriori rispetto ai 240 mila. Per giunta, non si trattava di un taglio permanente, ma di un eufemistico contributo di solidarietà, chiesto solo per i successivi quattro anni. Insomma, non un tetto ma un «tettuccio decappottabile». In sede di contrattazione abbiamo ottenuto che il tetto dovrà essere onnicomprensivo, anche se vi siete riservati di valutare indennità e oneri previdenziali. Quindi, vigileremo affinché il limite massimo sia effettivo e applicabile a tutti, anche per garantire la necessaria equità intergenerazionale. Il tetto non deve riguardare solo gli stipendi, ma le pensioni di dipendenti ed ex dipendenti. I tagli devono interessare tutti, visto che nessuno qui può giustificare un tale salasso a danno dei cittadini.
  Come ingiustificabile è spendere 500 milioni di euro di affitti per venti anni senza ritrovarsi proprietari di un solo mattone. Per i Palazzi Marini la Camera ha stanziato ancora 26 milioni 155 mila euro anche quest'anno. Grazie alla norma contro gli affitti d'oro del MoVimento 5 Stelle, l'Ufficio di Presidenza ha potuto deliberare il recesso dei contratti entro fine luglio e abbiamo anche un ordine del giorno per tutelare i dipendenti.
  Questi sono i risultati ottenuti dal MoVimento 5 Stelle per tagliare i costi della politica, i vostri costi, beninteso, quelli che vi ostinate a difendere. Si spendono sei milioni di euro l'anno di bollette per alimentare la struttura energivora che consuma una quantità industriale di luce, acqua e gas. È sempre il MoVimento 5 Stelle che si fa carico di proporre un progetto di efficientamento e riqualificazione energetica di Montecitorio.
  Ed è forse per una scarsa coibentazione che solo di investimento per il personale si spendono 450 mila euro anche quest'anno: 150 mila euro per le divise, 10 mila euro per le scarpe antinfortunistiche, 60 mila euro per le camicie, 115 mila euro per calze e maglieria, 30 mila di guanti e cravatte. Questo lusso i cittadini non se lo possono permettere.
  Voi non potete permettervi di spendere un milione 660 mila euro all'anno solo di facchinaggio, quasi tutti per catalogare e archiviare documenti cartacei. Non sarebbe ora, Presidente, di aprirsi davvero al digitale ?
  Si stanziano 12 milioni di euro per le spese informatiche senza riuscire ad informatizzare la Camera, visto che la stampa di soli atti parlamentari costa ancora 5 milioni 245 mila euro. Quand’è che verrà superato l'analfabetismo informatico di Montecitorio ? Quand’è che i soldi pubblici smetteranno di essere spesi in appalti, consulenze e servizi cerimoniali da fare invidia al sultano del Brunei ? Quand’è che la Camera smetterà di essere la sala da pranzo della partitocrazia e tornerà ad essere il tempio della democrazia ?
  Ci avete detto che siamo l'antipolitica, ma questi numeri dimostrano che l'antipolitica siete voi, responsabili della decadenza morale di questa istituzione a causa della vostra incapacità di essere cittadini al servizio del Paese e non privilegiati al bilancio dei contribuenti.
  In conclusione, abbiamo presentato degli ordini del giorno per ridurre drasticamente l'enorme dotazione annua della Camera, garantire la trasparenza e l'efficienza istituzionale, eliminare gli sperperi e le inaccettabili prerogative della casta. Nonostante le piccole sforbiciate, Montecitorio resta impermeabile alle drammatiche condizioni di crisi in cui versano i cittadini, concorrendo in definitiva ad aggravarle. Fin quando le cose non cambieranno qui, non potranno cambiare neppure fuori, fin quando il Parlamento non sarà uno strumento volto al bene collettivo e non un mercato per soddisfare interessi personali non si potrà occupare delle emergenze dell'Italia. Ma a questa maggioranza manca l'onestà anzitutto intellettuale Pag. 50di separare i soldi dalla politica. Quando il Parlamento diventerà a 5 Stelle, sarà un gran giorno per la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Vignali. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, oggi arriva in Aula il conto consuntivo della Camera per l'anno finanziario 2013 e il progetto di bilancio per l'anno finanziario 2014.
  Per l'esercizio corrente, come è stato giustamente ricordato dal questore Dambruoso, la Camera dei deputati costerà 1037 milioni di euro, mentre va avanti la giusta politica di risparmio. Montecitorio infatti spenderà l'1,68 per cento in meno rispetto al 2013. La Camera riceverà dallo Stato nello stesso anno 943 milioni di euro, 50 in meno rispetto all'anno precedente, restituendo all'erario 28,3 milioni, il che comporta per le tasche degli italiani un risparmio complessivo di 78,13 milioni. E questo credo che sia il dato principale che emerge dal bilancio interno di Montecitorio.
  Io vorrei sottolineare anche qualche aspetto in positivo, perché troppo spesso siamo bravissimi a denigrare noi stessi, mentre io credo che soprattutto in presenza di questo bilancio dobbiamo riconoscere anche notevoli punti di innovazione.
  Il primo è che, per la prima volta nella storia, in allegato al conto consuntivo di Montecitorio si trovano anche i rendiconti delle spese affrontate dai gruppi parlamentari, che ricevono 32 milioni all'anno, una novità importante nel segno della trasparenza. I bilanci dei gruppi, infatti, erano celati prima ai cittadini; da ora in poi, invece, i gruppi che non trasmetteranno i propri rendiconti non solo perderanno il diritto al contributo per l'anno successivo, ma dovranno anche restituire le somme percepite nell'anno precedente.
  Ed è bene in questa sede rimarcare ed evidenziare per una corretta e doverosa informazione ai cittadini che i bilanci e le relative singole spese dei gruppi parlamentari sono sottoposte al controllo e alla certificazione da parte di una società di revisione abilitata ed incaricata dall'Ufficio di Presidenza e che tutti i bilanci dei gruppi per l'anno 2013 sono stati giudicati congrui dalla società di revisione stessa.
  Dalla lettura del cosiddetto bilancio di missione, che credo sia uno strumento utile, possiamo ricostruire anche come vengono ripartite contabilmente le spese per le funzioni dell'istituzione. Su questi dati non mi dilungo, ma credo che il dato più significativo – e su questo io non sono d'accordo con l'intervento che mi ha preceduto – guardando i conti, consista nel fatto che, nel biennio 2013-2014, la Camera ha complessivamente fatto risparmiare allo Stato 138,3 milioni di euro, frutto della applicazione dei tagli richiesti dal Governo agli organi costituzionali con la spending review e credo che questo sia un risultato di cui tutti dobbiamo andare fieri.
  Inoltre, fino al 2016, viene prorogato il congelamento di indennità di aree contributo per le spese legate all'esercizio del mandato parlamentare per i deputati, inizialmente previsto fino al 2015.
  Un ulteriore risparmio di 18,5 milioni di euro verrà nel 2016, prevedendo per i dipendenti e gli ex dipendenti di Montecitorio la mancata restituzione delle somme dovute per il mancato adeguamento automatico di pensioni e stipendi.
  La spesa della Camera – è stato rilevato – è oggi, in termini monetari assoluti, inferiore a quella del 2007. Il conto consuntivo, come spiegano i deputati questori nella loro relazione, evidenzia ancora una volta la continuità dell'impegno che la Camera sta profondendo nel processo di graduale riduzione della spesa sostenuta dal bilancio dello Stato per il funzionamento dell'istituzione parlamentare.
  Tutte le istituzioni della Repubblica devono partecipare alla riduzione dei costi dello Stato e non solo perché lo chiedono a gran voce i cittadini provati dalla lunga crisi economica, ma perché è giusto. Noi non ci siamo sottratti a quest'impegno e di Pag. 51quest'impegno, come gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra, siamo orgogliosi.
  Ulteriori risparmi potranno essere generati quando verranno varati i tetti alle retribuzioni del personale. Saranno contabilizzati i risparmi determinati dall'addio ai palazzi Marini, che ospitano gli uffici di circa 400 deputati. Ovviamente, la dismissione dei palazzi Marini non potrà comportare un risparmio in termini assoluti. Occorrerà, infatti, garantire ai parlamentari condizioni di lavoro, che consentano loro di esercitare il loro mandato pienamente in condizioni dignitose ed operativamente efficaci.
  Tagliare i costi della politica in presenza di sprechi o privilegi è sacrosanto ed in questi anni dobbiamo dare atto che si è fatto molto in questa direzione. Ma i margini ulteriori non sono ampi, non lo sono almeno alle condizioni attuali, a meno che non si voglia intaccare la dignità ed il decoro di queste istituzioni.
  Da questo punto di vista, vorrei sottoporre anche all'Aula una riflessione che ho svolto in Ufficio di Presidenza. La Camera, da un punto di vista organizzativo interno, è una struttura di staff. Dal bilancio si evince chiaramente come la maggior parte dei costi della Camera non siano inerenti alla parte politica, ma a quella della struttura, come peraltro è ovvio. Ora, in ogni organizzazione, i costi delle strutture di staff dipendono da come si organizza la «produzione». Uso questo termine tra virgolette, intendendolo ovviamente in senso organizzativo e non aziendale. La mancanza di una programmazione precisa incide inevitabilmente in modo pesante sui costi interni. Se l'Aula di norma, e non in via eccezionale, è aperta da mattina a sera per cinque giorni la settimana, se non prevede periodi di chiusura, se non si conosce con un congruo anticipo il termine dei lavori di ogni seduta, se gli atti di indirizzo sono inflazionati – e potrei continuare –, i costi della Camera sono evidentemente altissimi.
  Il personale non può programmare le ferie dei dipendenti con inevitabili maggiori costi, i parlamentari non possono risparmiare sui viaggi di rientro, gli straordinari gravano sui costi, solo per fare alcuni esempi, e acqua, luce e gas evidentemente comportano ulteriori spese. I costi della struttura di staff sono inevitabilmente dipendenti dal nostro modo di lavorare. Un preciso ordine nei lavori consentirebbe di effettuare risparmi consistenti. Da questo punto di vista, intendo proporre un ordine del giorno, con il quale si chiede di svolgere una veloce ricerca sul funzionamento dei principali Parlamenti dei Paesi europei e dello stesso Parlamento europeo, al fine di evincere quali e quanti risparmi comporterebbe un'organizzazione dei lavori più ordinata, ivi compresa un'organizzazione a sessioni.
  Mi avvio alla conclusione. Spiace sentire interventi come quello che ho ascoltato, ma spiace anche avere letto su alcuni giornali importanti nei giorni scorsi, a seguito dell'approvazione in Ufficio di Presidenza del bilancio, una definizione del Parlamento come il «carrozzone Montecitorio». Spiace perché, quando si bistratta la più importante istituzione del Paese, per la Costituzione, non per opinione, è il Paese intero a farne le spese.
  La stampa è un bilanciamento essenziale al potere statale in una democrazia compiuta, ma, quando essa, per vendere qualche copia in più, si lascia andare ad epiteti di bassa lega che offendono le istituzioni, non può avere approvazione. Non intendo generalizzare, vi sono stati mezzi di comunicazione, a cominciare dalle agenzie di stampa che operano qui a Montecitorio, che hanno fornito dati precisi, attraverso i quali i cittadini possono formarsi, come è giusto che sia, un'opinione corretta e compiuta e ad essi personalmente sono grato, innanzitutto come cittadino.
  Ma agli altri ricordo che occorre distinguere tra i costi impropri della politica, al taglio dei quali si è messo mano con decisione e si intende proseguire, e i costi propri della politica, perché questi sono i costi della democrazia. La democrazia comporta un necessario costo economico. La dittatura comporta un costo economico Pag. 52delle istituzioni assai minore, come è noto, ma ne comporta altri e penso che siano assai più gravi.
  Mi auguro che questo nessuno lo dimentichi mai e che non ce ne dimentichiamo neanche noi, quando, per opportunismo, pensiamo di umiliare le istituzioni per cavalcare la tigre dell'antipolitica.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, signori questori, onorevoli colleghi, la discussione sul progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno 2014 e sul conto consuntivo per il 2013, il cui esame prende l'avvio oggi in Assemblea, rappresenta un importante appuntamento, anche atteso, che si inserisce all'interno di un contesto politico e istituzionale particolarmente complesso della difficile fase di congiuntura che attraversa il nostro Paese.
  La necessità di procedere alle riforme istituzionali e alla contemporanea rivisitazione di un sistema organizzativo volto alla riduzione dei relativi costi fisiologici della politica, necessari in un modello basato sulla democrazia rappresentativa e partecipativa, ha costituito sin dall'inizio della XVII legislatura un impegno ineludibile degli organi di direzione politica, i cui risultati concreti hanno già determinato effetti positivi in termini di risparmio della finanza pubblica, ma ancora non sufficienti.
  Nella consapevolezza dell'esigenza di un impegno ancor più stringente, determinato dal contenimento della spesa per il funzionamento della nostra istituzione, così come è emerso nel complesso delle specifiche relazioni svolte dai colleghi deputati questori, che mi hanno preceduto, occorre, a mio avviso, evidenziare tuttavia come, oltre alle misure che caratterizzano la decisione di bilancio sottoposta all'Assemblea e ai dati finanziari che ne conseguono, sia altresì necessario assicurare che, con i risparmi ottenuti o con gli eventuali risparmi da ottenere, siano tutelate in modo adeguato le prerogative dell'attività parlamentare, del funzionamento dei servizi resi ai componenti di questa Camera.
  In tale ambito, alle tangibili e costanti sollecitazioni provenienti dalle forze sociali ed economiche del Paese e dai legittimi sentimenti di richiesta dei comuni cittadini, rivolti al Governo e agli organi costituzionali, finalizzati al rafforzamento di un contributo attivo per le misure di razionalizzazione della finanza pubblica, la Camera dei deputati, perseguendo con coerenza e determinazione talune linee di indirizzo già definite dal Collegio dei questori e dall'Ufficio di presidenza e certamente dalla Presidente della Camera, nel corso del progetto di bilancio per l'anno finanziario 2013, ha obiettivamente conseguito un miglioramento del quadro finanziario attraverso una serie di risparmi strutturali.
  Pertanto, affiancandomi alla condivisione per la determinatezza relativa alle decisioni apportate nel bilancio di previsione per l'esercizio 2014, con unito bilancio pluriennale per il periodo 2014-2016, deliberato dall'Ufficio di Presidenza su proposta del Collegio dei questori, vorrei evidenziare alcune considerazioni all'interno della discussione di oggi e delle deliberazioni sul bilancio interno della Camera dei deputati che saranno adottate.
  Tutto questo, signora Presidente, senza che possa essere eluso quanto è emerso poco fa nella discussione generale di questo provvedimento, e cioè l'esigenza, da parte di alcuni colleghi – secondo me, anche giusta e pertinente –, di riuscire ad avere un bilancio preventivo analitico delle spese che l'Ufficio di Presidenza, la Camera, chi è preposto sostiene.
  Se dal punto di vista regolamentare e legislativo ci sono degli ostacoli, certamente questo può essere affrontato – la mia è una proposta che deriva dalla modesta esperienza che ho accumulato negli anni – con un provvedimento amministrativo, una scelta normale da parte dell'Ufficio di Presidenza, per cui sul bilancio preventivo del 2015 – è evidente che per il 2014 ormai siamo oltre metà anno – ci sia, una volta approvato il bilancio di Pag. 53previsione del 2015, il piano annuale preventivo, analitico dei costi di esercizio con tre sezioni.
  È un atto prettamente amministrativo, che non necessita di nessun regolamento, che non necessita di nessun provvedimento legislativo, è una scelta che l'Ufficio di Presidenza fa. E le tre sezioni sono: a) elenco analitico delle spese obbligatorie e d'ordine, b) elenco delle spese dei contratti in essere e elenco delle spese derivanti da obbligazioni giuridicamente vincolanti contratte negli anni dall'istituzione, c) elenco costi per nuove spese. Io penso che questo possa essere fatto tranquillamente, senza nessun tipo di problema e che non necessiti di nessuna preventiva modifica né regolamentare né tanto meno legislativa, perché parte, come si dice, di un atto di buon senso, che può determinare altre situazioni.
  Così come ho sentito parlare anche, ed accennare, alla situazione dei costi standard. Attenzione signora Presidente, io mi riferisco a lei in particolare: in questo Paese noi, per vent'anni, abbiamo vissuto un principio di evoluzione, con il federalismo, cioè un messaggio molto forte e recepito peraltro dalla stragrande maggioranza dei cittadini, quello cioè secondo cui una struttura federale dello Stato avrebbe comportato una riduzione delle tasse, maggiore efficienza e quant'altro. Per vent'anni è andata avanti questa favola, per accorgerci poi, invece, che c’è stata un'esplosione delle tasse, perché, per quanto l'autonomia e la responsabilità nella pubblica amministrazione siano un valore forte, purtroppo nel nostro Paese tutto ciò è stato recepito come anarchia, cioè che ognuno poteva fare tutte le spese di questo mondo e dell'altro mondo.
  Ci sono poi i comuni che sono allo sfascio ormai, perché c’è stato un far west. Quindi una doppia penalizzazione per i cittadini: l'aumento vertiginoso delle tasse locali, nessuna riduzione delle tasse centrali, se non aumento, e in più anche dissesti finanziari. Come se non bastasse i comuni – ne dà notizia oggi Il Sole 24 Ore, ma non è per niente una novità – sono in dissesto in 180 (ne sono emersi solo 180, ma secondo me grosso modo sono messi tutti nella stessa maniera).
  Per non parlare poi delle regioni e per non parlare di tutto quello che c’è stato e che è successo. Tutto ciò è dovuto ad un errore tragico, cioè quello di aver eliminato anche i controlli preventivi sugli atti: invece di rafforzarli, li eliminarono.
  Sta di fatto che, però, dopo vent'anni ci accorgiamo di tutto questo disastro e che l'unico federalismo che veramente è andato in vigore nel nostro Paese, stando ai dati della magistratura, della Corte dei conti e quant'altro, è solo quello della corruzione.
  Detto questo, l'altra favola che ci stanno facendo vivere ed è iniziata è quella dei cosiddetti costi standard. Attenzione, perché un conto sono i costi delle centrali uniche di acquisto, un conto è che la matita o che la siringa costino un euro a Milano e un euro in Calabria, in Puglia, eccetera, altra cosa sono i costi standard. Sui costi standard – siccome ne ho sentito adesso parlare – per quello che serve sui beni e servizi, per quello che serve per uniformare e per risparmiare, noi abbiamo la possibilità delle centrali uniche di acquisto oppure, grazie a Dio – non lo so chi è stato che ha illuminato questo Paese – abbiamo avuto la possibilità di istituire Consip. A mio avviso Consip, rispetto all'acquisizione di beni e servizi, per quello che riguarda la lotta alla corruzione, è più efficace del carcere, ottiene più risultati. Ora, perché dico questo ? Perché è davanti agli occhi di tutti che, su una comparazione per 10 miliardi di gare che vengono fatte rispetto ai contratti in essere, se ne risparmiano 4. Da qui deriva l'eventuale esigenza, da parte di tutti che l'Ufficio di Presidenza, per quello che riguarda la Camera, preveda obbligatoriamente, per tutto quello che riguarda nuove spese e via dicendo, de plano, faccia tutto con Consip oppure a costi ulteriormente ridotti.
  Cosa diversa sono i costi standard di cui ho sentito qui dentro, perché fare i costi standard sarà impossibile. Come si fa a fare i costi standard – faccio un esempio Pag. 54– dell'aggregato di spesa più grosso o tra i più grossi nel nostro Paese, che è per esempio il reparto di rianimazione o un altro tipo di reparto (ma quello è ancora più emblematico) ? Tra 10 anni ci accorgeremo e ci diranno che non è possibile e nel frattempo tutto continua così, nella stessa maniera.
  Io mi sono soffermato su questo proprio perché è un punto centrale. Infatti, è fin troppo evidente che moltissime cose sono state fatte dalla Camera e i risultati sono tangibili. Ho sentito tante altre proposte; altre cose ci sono da fare come, per esempio, l'eliminazione delle spese per gli ex parlamentari. Non c’è più funzione, amen, finisce l'esperienza. A che cosa servono ? Se uno ha desiderio di voler dare ulteriori contributi, lo fa come volontariato, come impegno civile in questo Paese.
  L'esame dei provvedimenti oggi in Aula non costituisce, comunque, infatti, in via esclusiva l'occasione di una valutazione dei meri documenti contabili. Il bilancio di previsione per il 2014 e l'unito bilancio pluriennale 2014-2016 non rappresentano, infatti, un momento di incontro parlamentare su uno specifico tema di contabilità analitica sui documenti di bilancio deliberati dagli organi preposti interni alla Camera dei deputati nelle riunioni del 21 dicembre 2013 e del 26 giugno 2014. Si tratta, comunque, di un'occasione importante e fondamentale dietro la quale occorre abbinare di pari passo misure finanziarie di contenimento e di migliore utilizzo delle risorse disponibili all'interno dell'efficientamento della complessa quanto rilevante macchina istituzionale quale la Camera dei deputati, con decisioni di natura politica in grado di recuperare il rapporto di fiducia tra le istituzioni e i cittadini.
  A tal proposito, se all'interno dei dati numerici maggiormente qualificanti dell'equilibrio di bilancio per il triennio prossimo 2014-2016, la dotazione resta fissata, oltre che per gli anni 2014 e 2015, anche per il 2016 nella misura di circa 940 milioni di euro, determinando un risparmio di ulteriori 50 milioni di euro per il bilancio dello Stato dal 2012, che si aggiungono agli interventi in economia conseguiti nel triennio 2013-2015, il percorso dei sacrifici intrapreso ritengo sia rivolto anche ad una maggiore attenzione e ad un maggior rispetto nei riguardi dei contribuenti italiani che, attraverso l'attuale carico fiscale, che definire eccessivamente pesante e distorsivo sarebbe un eufemismo, contribuiscono anche al funzionamento delle istituzioni parlamentari. Ma tutto ciò ritengo sia ulteriormente migliorabile con alcuni esempi che poco fa accennavo.
  Aggiungo a tal fine come, alla luce delle scelte di revisione di spesa intraprese all'interno di un sistema di contabilità finanziaria operante presso la Camera dei deputati, si sono registrati fatti di gestione rilevanti e significativi in tema di spending review, nessuno escluso. Occorrerebbe, anzi sarebbe più che necessario che interventi di razionalizzazione della spesa si applicassero in maniera estesa a tutte le amministrazioni dello Stato. Se, infatti, altri organi costituzionali dello Stato – mi riferisco in primis alla Corte costituzionale – avessero intrapreso una spinta così incisiva, anche in termini di trasparenza, così come la Camera dei deputati ha avviato dalla fine della precedente legislatura, con ogni probabilità si sarebbe impressa una dinamica più forte con dosi di risparmio per i conti pubblici più palpabili.
  Ho evidenziato in precedenza il contenimento dei costi senza perdere in efficienza, perché la nostra istituzione, la Camera dei deputati, non può permettersi, pur nel contenimento dei costi, di perdere quello che è un approccio di efficienza, di dinamismo e soprattutto di garanzia di procedure e di andamento che siano assolutamente rigorose. In tale ambito, il funzionamento quotidiano della nostra istituzione parlamentare è garantito dalla struttura organizzativa dell'amministrazione il cui personale, che svolge il suo operato con assoluta professionalità, lealtà e anche spirito di sacrificio di indiscutibile rilevanza e autorevolezza ad ogni livello di qualifica, è spesso oggetto di ingiuste e immotivate critiche da parte degli organi Pag. 55di stampa e dell'informazione in senso generale. A tal proposito, ritengo sia opportuno salvaguardare la dignità del Parlamento attraverso l'operato di ciascuno di loro, indipendentemente da tutte queste polemiche sulle retribuzioni, su cui dirò pure dopo il mio pensiero, a partire dal Segretario generale e fino agli assistenti parlamentari, in quanto l'attività parlamentare senza di essi sarebbe impossibile.
  Così come ritengo sia anche da valorizzare e tutelare l'operato dei gruppi parlamentari, a maggior ragione dal momento in cui, come poco fa ricordava ed evidenziava il collega Vignali, i gruppi, a partire da quest'anno, sono tenuti a rendicontare e a pubblicare, oltre che a dover certificare con organi indipendenti e terzi, tutte quelle che sono le loro spese. Noi spesso non gli attribuiamo la giusta importanza: lo svolgimento dell'attività organizzativa e legislativa del personale risulta di grande importanza per la vita quotidiana di noi deputati all'interno di questa Assemblea, sostenendoci negli articolati meccanismi di produttività esistenti. Quindi, io ritengo che qualche parola in più vada espressa rispetto a quello che è emerso, non solo negli ultimi giorni, sulle spese della Camera, sull'organizzazione funzionale, sui risparmi, sugli uffici di Palazzo Marini e via dicendo, su tutte complessivamente quelle che possono essere le scelte.
  Infatti ci sono alcune scelte che vanno affrontate subito con coraggio e con trasparenza e ci sono alcune scelte che riguardano, invece, il ruolo e l'organizzazione funzionale di questa istituzione su cui bisogna fare molta attenzione. Poi ci sono le scelte che bisogna fare in prospettiva, perché mica ci possiamo limitare, signora Presidente, solo a prendere atto della parte dei conti pubblici e basta.
  Allora iniziamo. Ritengo che sia necessario fare chiarezza sul problema delle spese del personale, indipendentemente da quelle che sono le quantizzazioni delle retribuzioni. Primo elemento è il seguente: noi siamo consapevoli della specificità, della professionalità e delle necessità dell'organo che, dal punto di vista organizzativo e funzionale, deve svolgere il suo ruolo in quest'Aula, nell'interesse del bene del Paese ? Infatti se siamo consapevoli della specificità, tutto il resto ne deriva e ne è solo una semplice conseguenza. Non mi lego al carro delle cifre o, peggio ancora, di tutti quei colleghi – e non sono pochi – che, senza frequentare la Camera, senza sapere neppure come funziona nella sua interezza, solo perché c’è l'ondata mediatica di sparare a zero contro tutto e contro tutti, sulle retribuzioni, su questo e quell'altro, eccetera, si esprimono senza neanche sapere quello che il personale fa qui dentro e vanno dicendo che bisogna ridurre, che bisogna tagliare, eccetera. Certo che bisogna ridurre, però con la dovuta attenzione, in base a quelli che sono i ruoli, in base a quella che è l'efficienza, seguendo, signora Presidente, un principio: non tocchiamo molto quel poco che è rimasto che funziona in questo Paese ! Non roviniamo anche quello. Infatti troppi danni abbiamo fatto negli anni sull'onda mediatica di mille cose che non sto qui ad elencare. Io ho ascoltato adesso le tante proposte che, in parte, condivido, come altre, avanzate da parte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, sono pure interessati da esplorare e da analizzare. Allora basiamo tutto sul merito delle cose. Andiamo ad analizzare veramente, ma guai a toccare la funzionalità organizzativa di questa istituzione perché è come toccare un reparto ospedaliero. Faccio quest'esempio anche un po’ per influenza professionale, non c’è dubbio. In che senso ? Nel senso che spesso e ben volentieri qui dentro non ci sono orari, spesso e ben volentieri ci sono emergenze. Questa è un'Aula nella quale in qualsiasi momento, dal punto di vista dell'organizzazione e della programmazione, rispetto alla programmazione prefissata e con riguardo ai tempi da rispettare, può succedere di tutto. Pensiamo a quello che è accaduto con l'esame della legge di stabilità quando siamo stati qui fino alla vigilia di Natale. Per carità, volentieri, perché al Presidente Renzi (che dice che dobbiamo stare qui anche durante il mese di agosto), sono sul punto di scrivere una lettera per dirgli che Pag. 56il 15 agosto, alle 8, lo attendo qui e, stia tranquilla, che io sarò qui sicuramente.
  L'altro problema però, Presidente è: sì, è vero che ci sono gli uffici di Palazzo Marini e compagnia bella: allora, vogliamo affrontare seriamente o no i costi del funzionamento della democrazia ? I parlamentari devono svolgere o non debbono svolgere il loro compito ? Allora perché non prendere il problema di petto ? È la cosa più semplice. Abbiamo anche molti altri esempi: possiamo prendere l'esempio dell'università, degli studenti che hanno gli alloggi e quant'altro. Chiaramente non mi riferisco ad alloggi per i parlamentari, non esiste questo. Esiste invece la possibilità, prima di tutto, di censire e di individuare tutti gli spazi di proprietà dello Stato qui in Roma per poterli utilizzare perché, se ci sarà la disdetta dal contratto di locazione di Palazzo Marini, dobbiamo pensare a questo. Una volta esauriti tutti gli spazi possibili e immaginabili, dove dovrebbero essere collocati i parlamentari per svolgere le loro funzioni che adesso vengono svolte e organizzate nei Palazzi Marini, allora si pensi anche a qualcosa di diverso che comunque nel tempo costerebbe meno. Con quelli che sono i dati degli affitti di Palazzo Marini, noi avremmo costruito, di proprietà pubblica, forse cento Palazzi Montecitorio !
  Pertanto, esprimo il mio apprezzamento per il lavoro svolto comunque dal Collegio dei questori e dall'Ufficio di Presidenza che si stanno spendendo. Attenzione, viviamo in un Paese in cui come tocchi una matita: «apriti cielo». Fintanto che non la tocchi non succede niente, tutti dicono: va toccata, va toccata, ma come la tocchi scoppia il macello. Quindi va, comunque, riconosciuto l'impegno, perché c’è un'inversione di tendenza, ci sono dei risultati che certo vanno implementati e rafforzati. Il tracciato è intrapreso sui binari della trasparenza, della responsabilità e della razionalizzazione che, per il terzo anno consecutivo, registra una riduzione della spesa di funzionamento rispetto all'anno precedente nella misura di 17,7 milioni di euro, l'1,68 per cento, e considero significativi, tra i dati disponibili, quelli relativi ai risparmi delle locazioni immobiliari. Si tratta della questione del recesso dai contratti di locazione dei cosiddetti Palazzi Marini, un tema, come è stato esposto, di particolare complessità anche in termini di ricadute negative sul piano occupazionale che determinerà una serie di inevitabili difficoltà nell'attuazione di tale decisione che graverà inesorabilmente anche sul funzionamento quotidiano della nostra istituzione parlamentare. Tale decisione rientra all'interno di una serie di misure di risparmio che, sommate ad altre voci di spesa, determineranno per la Camera un risparmio del bilancio dello Stato di 138,3 milioni di euro in due anni, liberando pertanto risorse che potranno essere destinate al perseguimento di altri obiettivi di pubblica utilità che potrebbero rendersi necessari per compensare gli effetti derivanti dalla chiusura di tale struttura, ad esempio, nell'individuazione di altri spazi di lavoro per il funzionamento dell'attività dei deputati, così come prima accennavo.
  Avviandomi alla conclusione, signora Presidente e colleghi, concordo su molti aspetti in precedenza esposti, ovvero la Camera dei deputati è da considerarsi un esempio da seguire in materia di spending review. È in qualche misura un punto di riferimento per gli altri soggetti operanti nell'ambito della pubblica amministrazione che continuano a non seguire in modo significativo il compimento di un tale difficile processo nel segno della massima sobrietà nell'utilizzo delle risorse pubbliche. A fronte dei risultati conseguiti in termini di riorganizzazione, risparmio ed ammodernamento della struttura istituzionale del nostro Parlamento, coerente con le nuove esigenze parlamentari e con le innovative opportunità offerte dalla tecnologia, occorre, come dicevo in precedenza, tuttavia, assicurare un corrispondente ed appropriato funzionamento dell'attività parlamentare nella sua totalità, dall'organizzazione interna relativa all'andamento del procedimento legislativo, alle procedure di indirizzo e di controllo e di informazione, previste all'interno della Camera dei deputati, in coerenza e nel rispetto Pag. 57del Regolamento interno e dei principi posti dalla nostra stessa Costituzione.
  Non vorrei, infatti, che in questa difficile epoca di spending review che stiamo attraversando si possano determinare effetti esagerati e opposti rispetto alle esigenze e ai bisogni che i meccanismi delle istituzioni richiedono in una democrazia avanzata per garantire l'esercizio e la disponibilità dei servizi essenziali della funzione parlamentare. Al di là del significato tecnico di spending review, di revisione della spesa, occorre senz'altro e senza indugio intervenire nel merito, come si sta facendo da qualche anno alla Camera, attraverso misure di risparmio che hanno consentito di conseguire i risultati esposti, e al contempo non bisogna dimenticare, come più volte ho sottolineato, che gli organi costituzionali di un Paese civile, e le funzioni che essi svolgono, che sono indubbiamente necessarie e indispensabili, non possono essere confrontati con altre realtà aventi natura e finalità così differenti. Il processo avviato da qualche anno dall'Ufficio di Presidenza e dal Collegio dei questori e dalla Presidenza della Camera ritengo, pertanto, vada apprezzato e incoraggiato. Occorre coniugare la gradualità della difficile strada di riduzione dei costi intrapresa e della tutela di quelle che sono le funzioni essenziali delle istituzioni, con la filosofia alla quale gli organi di direzione politica si richiamano con il prezioso concorso di tutti i dipendenti riassunti nei tre punti in precedenza richiamati nel corso del dibattito, ovvero la salvaguardia delle spese essenziali, il contenimento e la razionalizzazione di quelle utili e l'eliminazione di quelle superflue, che costituiscono dunque obiettivi di ampia condivisione, con la consapevolezza di venire incontro alla domanda di riequilibrio e di sviluppo dell'economia del nostro Paese.
  Concludo significando, signora Presidente, che quanto espresso sarà poi messo in sintesi in specifici ordini del giorno che il mio gruppo sottoscriverà o presenterà singolarmente per nome e per conto di Forza Italia.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, qua sul tavolo ho i vari ordini del giorno che abbiamo presentato per la discussione. La prima osservazione è in merito al metodo, in quanto è passato ormai un anno dalla discussione dei precedenti ordini del giorno e non sappiamo, o almeno a me non è ancora dato sapere, quale sia il grado di attuazione di quelli che sono stati accolti, discussi, ridiscussi, riformulati, parti travagliati dei quali, però, non ho ancora contezza.
  Quindi, il fatto che, discutendo la nuova sessione di bilancio, rimangano aperte parecchie pagine – alcune anche importanti per quanto riguarda il conseguimento di alcune partite, di alcuni saldi –, io credo che non sia il miglior modo di operare.
  Dopo di che, sempre sul metodo, c’è l'annosa questione di come i dati sono disponibili ai parlamentari e come, a maggior ragione, sono fruibili, disponibili ai cittadini, ovvero il tema della trasparenza. Ancora una volta, noi siamo più uguali degli altri per quanto riguarda i bilanci, perché, malgrado io abbia scritto al Collegio dei questori una dettagliatissima lettera e loro, a loro volta, abbiano risposto altrettanto dettagliatamente, con ogni dovizia di approfondimenti e quant'altro, non ho ancora capito – non è dato capire, perché, per quanto vi sforzerete, non c’è alcuna giustificazione logica – il motivo per cui la Camera dei deputati sia estranea a qualsiasi tipo di adeguamento alla normativa italiana ed europea.
  In altri termini, noi siamo nell'assurda condizione per cui abbiamo votato, nel 2009, una legge che ha dato a tutte le amministrazioni dello Stato dei riferimenti ben precisi su come devono tenere i propri bilanci, come li devono rendicontare all'insegna della trasparenza, dopo di che noi siamo gli unici a non adeguarci alla legge che noi stessi abbiamo votato. Ancor di più, gli stessi principi contabili contenuti in quella legge del 2009 sono quelli che, a livello europeo, abbiamo sottoscritto Pag. 58e abbiamo adottato – che l'Europa intera ha adottato – anche per i Parlamenti.
  Dopo di che, con questa premessa, mi viene risposto – e veramente prendo la risposta con il beneficio del dubbio, mi sforzo di non trovarci malafede – che siccome la Camera dei deputati è un organo costituzionale – grazie –, dotato di autonomia amministrativa e contabile, che non presenta alcun tipo dei caratteri tipici cui si connetta l'attivazione di un sistema di contabilità analitica – adesso spiegatemi qual è la fonte normativa da cui avete estrapolato questa convinzione –, nessuno degli altri organi costituzionali ha peraltro mai adottato un sistema della contabilità analitica. Appunto: non peraltro abbiamo tra i principali debiti pubblici al mondo e, forse, sarebbe anche il caso, dato che in questo momento stiamo facendo o, meglio, stiamo tentando di fare un'opera di tagli e anche di trasparenza nei confronti dei cittadini, sarebbe proprio arrivato il momento di iniziare a fare questo lavoro.
  Però, continuando in questa lettera, mi viene detto che l'85 per cento della spesa della Camera è rappresentato da poste obbligatorie connesse ai trattamenti spettanti ai deputati in carica e cessati dal mandato, dal personale in servizio e in quiescenza, nonché dagli oneri per esigenze di funzionamento dei gruppi e di altri organi parlamentari. Ergo: stante a ciò che voi mi dite, l'Ufficio di Presidenza è assolutamente inutile, è un elemento ultroneo, ma lo diventa anche il lavoro che stiamo facendo qui in Aula, perché se voi mi dite che l'80 per cento delle spese è obbligatorio, va bene, abbiamo scherzato, vi saluto e andiamo tutti a fare altro, visto che di altro c’è bisogno.
  Con questa premessa, capite bene che diventa difficile, poi, interloquire per migliorare i saldi di questo bilancio. Ma vediamo un attimo come è il trend, perché io sono abituato a ragionare sui dati.
  Abbiamo detto che è difficile avere una rendicontazione trasparente; con questo io assolutamente non voglio sostenere che quello che è scritto nel bilancio non sia veritiero, al contrario, il problema è la sua leggibilità. Infatti, alle mie domande molto semplici: quanto costa un'ora di Commissione funzionante, quanto costa una giornata di Aula aperta, quanto costa una giornata della Camera aperta, voi non siete in grado di darmi una risposta. Non è possibile – nel momento in cui faccio una programmazione di qualsiasi tipo di organizzazione, a maggior ragione di questa, visto che costa qualcosa come un miliardo e spiccioli di euro l'anno – che io non sappia quanto costa farla funzionare. È questo il punto fondamentale, per esprimere un qualsiasi tipo di giudizio sul nostro operato abbiamo bisogno di questo tipo di supporto.
  Allora, vediamo le macrospese, perché questo è possibile, è la somma, il saldo di bilancio e passiamo dal 2008 con un miliardo 68 milioni di euro fino al bilancio di previsione del 2016 che è di un miliardo 43 milioni di euro. Allora, il punto fondamentale è che mentre tra il 2008 e il 2012 c’è e si vedono gli effetti di questa opera di riduzione dei costi, che continuerà anche nel 2013 – addirittura abbiamo un differenziale del 3 per cento – dal 2014 in poi tendiamo a rallentare. Come dire: tutto ciò che è stato fatto, era tutto ciò che potevamo fare, dopodiché non sono attesi altri tipi di risparmio, ovvero il messaggio che mi viene dato con la lettera dei Questori, in pratica, con il bilancio di previsione è che l'opera di risanamento della Camera dei deputati si ferma qui.
  Al di là di tutte le enunciazioni, al di là di tutti i buoni propositi, tutto quello che ora farete, che ora faremo, sarà quello di cercare di infierire sulle parti deboli del sistema, vedi quello che abbiamo fatto anche sulle indennità, vedi quel tentativo di intervenire sulle ferie non godute, tutte cose che sono marginali e che anzi creano delle disfunzioni e vanno a colpire chi lavora in questa istituzione, e invece non ci occupiamo di tutte le altre cose che potrebbero portare ingenti risparmi e che, invece, ogni anno si trasportano da bilancio in bilancio, dandole per scontate, perché qui tutto cambia per nulla cambiare. Gli esempi sono tanti, infatti, tra i tanti ordini del giorno che abbiamo presentato Pag. 59ce n’è uno che riassume un po’ la posizione della Lega in materia e, al di là di uniformare il trattamento dei deputati agli standard europei, questo è, ovviamente, il primo punto, ci sono poi alcune poste su cui si può intervenire da subito, ottenendo degli immediati risparmi. Per esempio, mi spiegate perché stiamo ancora dando delle dotazioni agli ex Presidenti della Camera ? Mi spiegate perché dobbiamo garantire la segreteria a Fini o a Casini ? Io questa cosa non l'ho ancora capita; me lo spiegate di cosa hanno bisogno, qual è la loro funzione ? Non c’è, non ha alcuna logica. Addirittura, nella scorsa legislatura avevamo fatto un provvedimento che estendeva tali benefici a un ex Presidente della Camera che poi, in coscienza – gli riconosco la sua grande onestà intellettuale, come sempre – vi ha rinunciato, addirittura per altri dieci anni. Non ha alcun tipo di senso questa cosa; noi presenteremo un ordine del giorno e mi auguro che la Camera dei deputati, tutta, tolga questi tipi di prerogative e questi tipi di vantaggi.
  Dopodiché, per quanto riguarda la gestione degli spazi, bene la battaglia, che noi avevamo sposato convintamente, dei colleghi del MoVimento 5 Stelle per togliere qualsiasi tipo di locazione; però, non è che togliendo quelle locazioni quello che esce dalla porta ci deve rientrare dalla finestra in termini di spesa, perché dobbiamo dare un ufficio a tutti e, quindi, in adeguamento spazi e quant'altro andiamo ad investire altrettanto, perché se così fosse, signori, non ci siamo. Era un abominio quel tipo di affitto, ma siccome vedo una certa, come dire, non allegria, ma generosità, nel prevedere i servizi e gli spazi ai parlamentari, quello che temo è che poi le previsioni di risparmio siano nettamente ridotte nel momento in cui ovviamente, in spazi così difficili come questi all'interno dei quali operare, qualsiasi tipo di modifica rischia di avere dei costi altissimi.
  Partendo da questo presupposto, quello che noi proporremo è anche di vedere se offrire ai parlamentari invece che degli uffici, che ci può anche essere che onestamente non ne abbiano bisogno, dei servizi o delle postazioni che possono essere a disposizione di tutti o delle dotazioni strumentali, proprio perché, come sapete, molti parlamentari, tra cui io, svolgono la loro attività in Aula e vicino all'Aula e molti preferiscono tornare da dove vengono per continuare a fare il loro lavoro.
  Per quanto riguarda il discorso delle spese per i servizi, come per il bilancio analitico, spiegatemi come mai noi siamo così bravi da non dover uniformarci all'utilizzo di Consip. Anche su questo abbiamo fatto una legge: se a Consip si devono adeguare tutte le amministrazioni pubbliche, e penso al mio comune che è in cima alla Val Camonica – che siamo decisamente più vicini all'Austria, visto che in questo momento ci sono 13 gradi, mentre qui ce ne sono 30, giusto per darvi un'idea della differenza –, mi spiegate per quale motivo noi lassù ci dobbiamo adeguare a Consip e quaggiù, che Consip ce l'abbiamo anche attraversata la strada, non possiamo utilizzarla ? Hanno un bagaglio, anche dal punto di vista normativo, strumentale e professionale che è invidiabile. Quindi, sono loro che potrebbero darci sicuramente i migliori prezzi disponibili per quanto riguarda le forniture alla pubblica amministrazione.
  Stessa cosa per l'utilizzo dell’open source. Ricordo che, a tal proposito, abbiamo approvato un ordine del giorno non solo nella scorsa legislatura, ma due legislature fa. Perché dobbiamo pagare delle licenze quando dovremmo essere i primi a non farlo ? In merito abbiamo approvato una legge e un ordine del giorno a mia firma per incentivare l'utilizzo del software open source nelle pubbliche amministrazioni: utilizziamolo anche noi, non c’è alcun motivo per non farlo.
  Anche questi sono dei risparmi, come del resto limitare il ricorso al cartaceo – io qui sto dando un pessimo esempio – perché se noi spendiamo qualcosa come 15 di milioni di euro l'anno sono convinto che un minimo di risparmio in più possiamo ottenerlo. Sono soldi – sono oltre 5 milioni di euro l'anno – che potrebbero essere risparmiati. Non è poca roba. L'attività Pag. 60di integrazione di funzioni, compiti e quant'altro rispetto ai due rami del Parlamento credo che sia oltremodo doveroso. Certo, è difficile farlo nel momento in cui l'altro ramo del Parlamento non sa se sarà una quercia, un pino o un bonsai e quindi capisco anche che è difficile dialogare con loro. Però è altrettanto vero che in qualche modo ci sono delle funzioni che sono comuni, come il polo bibliotecario.
  Tutte quelle duplicazioni che devono essere in qualche modo risolte proprio nell'ottica dell'appropriatezza, dell'economicità e dell'efficienza. Anche qui noi faremo delle proposte.
  Poi c’è sempre il solito punto: allora questa è un'istituzione – e non vorrei che questo diventi il leit motiv di questa legislatura – che evidentemente nel corso degli anni ha dovuto modificare le sue funzioni. Siamo ancora, dal punto di vista dei meccanismi, se non in alcuni dipartimenti, siamo ancora fermi al dopoguerra mentre, scusatemi, ma da allora tante cose sono cambiate, io prenderei ad esempio il servizio di resocontazione – scusate – stenografico.
  Una volta mi ricordo che lì c'erano dei bravissimi stenografi, oggi hanno mutato le loro funzioni, e il resoconto stenografico, non so chi di voi lo conosce o lo utilizza, è eccezionale poiché in tempo reale le cose che sto dicendo io, ahimè per il Paese, sono da subito disponibili su Internet ed è possibile, in corso d'opera, intervenire. Siamo arrivati ad un grado di complessità e di efficienza che è eccezionale. Come questo settore nel corso degli anni si è adeguato, qualificato, ha modificato le sue funzioni, non vedo perché altri all'interno della Camera non debbano farlo. Non dico non possono, perché sono convinto che tutti possiamo migliorare le nostre funzioni, ma in questo caso devono.
  Allora, io l'anno scorso avevo proposto un ordine del giorno, che poi tra parentesi era stato approvato, a cui facevo riferimento al passato, a Nilde Iotti – pace all'anima sua – che aveva indicato una strada attraverso dei consulenti, dei superconsulenti che erano stati chiamati allora e che avevano individuato, guarda caso, esattamente le stesse criticità che ancora oggi vengono riportate nel dibattito sul bilancio. Ecco, non vogliamo ricorrere ad un advisor ? Non ricorriamo ad un advisor, però prendiamo atto che non possiamo fare esattamente le stesse cose che si facevano nel 1948; mi sembra una affermazione talmente banale che mi lascia basito il fatto che ancora oggi su alcune funzioni siamo esattamente uguali ad allora. Io capisco che se noi costruiamo il meccanismo, l'organizzazione pensando alla Camera così com'era allora, è ovvio che poi le piante organiche sono assolutamente inadeguate, è ovvio che le funzioni sono assolutamente inadeguate, è ovvio che ci sono delle inefficienze e non c’è la migliore gestione delle risorse.
  Un'altra attività che non condivido è rappresentata dalle manifestazioni. Noi qui ancora oggi facciamo «Montecitorio a porte aperte». Mi spiegate perché noi dobbiamo avere la banda che suona ? Sono bravissimi, per l'amor di Dio, tutte le bande sono brave, anche il mio amato paese ha la banda della pro loco – e anzi c'ho anche suonato – però, non la pagano i cittadini. Aprire Montecitorio, fare le mostre, i convegni, è bellissimo, Presidente, il fatto che lei vada al convegno Donne, grammatica e media a me va benissimo, ma organizzatelo fuori da qui. Questa è la Camera dei deputati, serve a fare le leggi, punto. Non è un centro convegnistico, la convegnistica va fatta altrove e ci sono centri specializzati che costano un decimo, un ventesimo, un centesimo meno di noi perché sono organizzati per fare quella cosa lì. Le mostre vanno fatte negli spazi espositivi, i convegni nei centri congressuali. Qui a Roma poi ce ne sono talmente tanti, Veltroni poi ne ha fatti alcuni stupendi.
  Anche per quanto riguarda i concerti, questa è un'Aula: ci si ritrova qui per fare le leggi e non per fare i concerti. Ovvio, l'acustica è eccezionale – ci mancherebbe – però, è un luogo per fare le leggi, non per fare i concerti.
  Allora, anche qui, il costo di tutto ciò per i tre anni, leggo, per i servizi di facchinaggio, compreso il programma settoriale Pag. 61dell'allestimento degli spazi e della logistica, è di 6 milioni 485 mila euro. Risparmiamoli, risparmiamoli ! Sono soldi risparmiati: da domani, decidiamo di non fare più presentazioni dei libri.
  Dopodiché, c’è tutto un discorso sulla meritocrazia da fare perché, quando si tratta di remunerare il lavoro, è ovvio che il lavoro va pagato; uno decide determinati parametri entro cui stipulare un contratto, dopodiché quello va pagato. C’è il discorso delle ferie non godute: sono stati fatti parecchi pasticci in passato, proprio dovuti alla cattiva – dal mio punto di vista – organizzazione del lavoro qui dentro. Se infatti si tiene l'Aula aperta la notte è ovvio che si chiedono gli straordinari, alla gente che chiede gli straordinari non si può dire: non te li pago perché altrimenti la prossima volta in cui gli si chiede di venire qui la notte, risponderanno: «Io vado a casa. Tu poi non mi paghi». Il discorso è: è necessario che noi teniamo aperta l'Aula la notte ? È necessario che la teniamo aperta il sabato o il venerdì ? Da qui parte il mio ragionamento rispetto a quello che dicevo prima: dobbiamo conoscere quali sono i costi, imputarli e, in base a quello, poi prendere le decisioni perché se noi sapessimo il costo dell'apertura dell'Aula il sabato, nel momento stesso in cui l'opposizione fa l'opposizione, gli si dice: guardate che, se tenete l'Aula aperta il sabato, questa cosa davanti agli italiani avrà un onere; l'onere della democrazia: tutti saremo consci di quanto costerà quell'atto. È già stato fatto perché, per esempio, al MoVimento 5 Stelle avete fatto pagare l'apertura della Camera quando sono saliti sul tetto. Lì avete fatto una quantificazione del costo della democrazia, in quel caso del costo dell'opposizione, di un atto dimostrativo, legittimo.

  GIANNI MELILLA. Illegittimo !

  DAVIDE CAPARINI. Legittimo. Se fosse stato illegittimo, i deputati che hanno partecipato credo che avrebbero subito ben altro che una sospensione. È un atto legittimo e mi stupisce che proprio da quei banchi venga questa osservazione, vista la storia che li contraddistingue e che assolutamente rispetto, anche in tempi molto difficili per questa democrazia.

  GIANNI MELILLA. Il Partito Comunista non è mai salito sui tetti !

  DAVIDE CAPARINI. Vedo che sedersi lì rende (Commenti del deputato Melilla)...

  PRESIDENTE. Continui, continui !

  DAVIDE CAPARINI. ... imborghesisce ...Così ti faccio incazzare (Commenti del deputato Melilla)...Vedo che sedersi lì, imborghesisce...

  PRESIDENTE. Magari, si esprima propriamente.

  DAVIDE CAPARINI. Sì, «incazzare» ormai è un...

  PRESIDENTE. Per favore ! Continui la sua esposizione !

  DAVIDE CAPARINI. È quello che sto facendo. È lei che mi interrompe. Presidente, è un po’ indisciplinata.
  Allora – e chiudo – per quanto riguarda il discorso del bilancio, il nostro gruppo è molto perplesso. Noi in Ufficio di Presidenza ci siamo astenuti, ci siamo astenuti perché non avevamo gli elementi per votare, perché abbiamo detto: in base ai nostri ordini del giorno approvati nella scorsa sessione, avremmo potuto formulare o meno un nuovo giudizio.
  Ora, i risultati di quegli ordini del giorno non li vediamo scritti in questo bilancio, non ci sono, addirittura non c’è neanche scritta la previsione – ancora del tutto ipotetica, è rimasta ancora indeterminata – della rescissione dei contratti di locazione, in quanto non riusciamo ancora a quantificarla e mi sembra che questo sia stato detto.
  Cioè, c’è un ipotetico risparmio, ma non sappiamo quali saranno poi gli oneri e gli accantonamenti dal punto di vista legale che saremo costretti a fare e anche le quantificazioni su cosa bisogna fargli Pag. 62fare dopo – e qui anche i deputati del MoVimento 5 Stelle l'avevano chiesto –, nel senso che OK, io interrompo il contratto di locazione, ma poi ? Cioè, ci sono dei contratti che vengono interrotti, quindi ci sono delle conseguenze sul bilancio che in questo momento a noi non ci è ancora dato sapere. Quando ce le renderete note ? Non so: prima, dopo o durante il voto ? Non so. Questa è una delle partite, così come altre, che rimangono ancora completamente aperte. A me fa piacere che voi la scorsa volta mi avete accolto tot ordini del giorno. Grazie, però, alla fine, come dire, una stretta di mano, una pacca sulla spalla. Benissimo, però quello che a me interessa, e soprattutto quello che interessa ai miei elettori, è che quando gli faccio vedere questa cifra, ovvero per il 2013, 1.054 milioni di euro, loro dicano: «Bella cifra. Magari, se riuscissi a tagliarla non del 3,1 per cento ma del 10, 20, 30, 40 per cento allora sì che ti diremmo: Caparini hai fatto il tuo mestiere, Caparini sei stato bravo».
  Quindi – ed è qui che vorrei arrivare –, io mi rendo conto che quello che abbiamo di fronte è un moloc e mi rendo conto che l'opera di risanamento è difficile, però se mi si risponde che l'85 per cento delle poste sono obbligatorie, che il bilancio deve essere fatto in questo modo perché, comunque, noi non siamo in alcun modo equiparabili agli altri perché siamo un organo costituzionale, capite che mi cadono le braccia, ancor più, poi, se i soldi vengono spesi in attività inutili o comunque evitabilissime, come ancora oggi purtroppo accade. Questi sono gli sprechi, non le qualifiche del personale, non la qualità del lavoro, non gli avanzamenti fatti in un determinato modo, meritocratico, con concorso e quant'altro. Ma gli sprechi sono l'utilizzo inappropriato delle risorse, del denaro pubblico. È su questo che noi ci dovremmo concentrare, è su questo che noi insistiamo, ed è su questo che noi presenteremo i nostri ordini del giorno. Grazie per la pazienza.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Miccoli. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Grazie Presidente, il testo presentato oggi alla Camera è un atto importante, soprattutto nel suo bilancio di previsione. È importante perché non solo dà un contributo attivo alle misure di razionalizzazione contenute nel decreto-legge n. 66 del 2014, ma è anche in sintonia con le necessità di un Paese attraversato da una crisi economica e finanziaria drammatica e che vede istituzioni come questa responsabilizzarsi e mettere in campo politiche di risparmio e di lotta agli sprechi.
  I dati sulla povertà, sulla disoccupazione, sulle crisi aziendali in atto, sui fallimenti delle piccole imprese, il calo dei consumi ci pongono di fronte a una discussione che deve stare in sintonia con tutto questo, in sintonia con le difficoltà che il Paese vive. Allora, bisogna mettere in campo atti concreti, come è stato fatto in questo caso, e molti sono i dati qualificanti contenuti nel documento previsionale.
  Lo hanno ricordato prima di me molti miei colleghi. Sono dati che nei media e nell'opinione pubblica stanno attraversando un dibattito e fanno sì che ci sia anche apprezzamento per questo. È il terzo anno consecutivo in cui si registra la diminuzione delle spese di funzionamento, la riduzione di 50 milioni di dotazione della Camera rispetto all'ammontare del 2012, la restituzione di 28,3 milioni di euro al bilancio dello Stato. Gli oltre 130 milioni – 138 milioni di euro – che la Camera, appunto, riduce, come onere a carico del bilancio dello Stato, sono, appunto, atti concreti e non le visionarie autocelebrazioni che abbiamo sentito anche in questo dibattito, cose che non fanno più effetto sull'elettorato di chi ha proposto queste cose.
  E quindi vengono messi a disposizione questi dati a queste difficoltà che vive il Paese e, quindi, va bene, ma vanno sottolineati però alcuni aspetti, Presidente, proprio perché sono d'accordo con chi diceva poco fa che non bisogna adeguarsi all'onda mediatica, che avvolge anche il nostro dibattito. Quando si effettuano politiche di spending review dietro a queste a Pag. 63volte si verificano anche ricadute più o meno drammatiche che incidono sul lavoro e sulla vita delle persone e molto spesso dei lavoratori. Questo avviene anche nel privato: in questi giorni attraversiamo una discussione sull'accordo che si deve sottoscrivere a tutti i costi tra Alitalia ed Etihad, che sta comportando la drammatica riduzione di quasi un migliaio di lavoratori di Alitalia.
  Dicevo appunto delle ricadute che coinvolgono il lavoro, la professionalità, le competenze, il lavoro di tanti che contribuiscono ogni giorno al funzionamento e all'efficienza della Camera dei deputati, dei funzionari, dei commessi, dei lavoratori sia interni che esterni, di tutti coloro che operano in diversi settori della Camera, nelle Commissioni, negli uffici legislativi, quelli che lavorano e operano nei gruppi parlamentari. E credo che oggi in una discussione come questa vadano ricordati e vadano per quanto ci riguarda anche ringraziati. Chi come me è alla sua prima esperienza parlamentare ha avuto modo di apprezzarne il lavoro in questo primo anno in questa nostra legislatura.
  E quindi credo che questo lavoro collettivo salvaguardi anche – è stato ricordato – l'autonomia costituzionale di questa nostra fondamentale Istituzione. È un tema, Presidente, che riguarda la dignità, come all'interno di questa istituzione si lavora, la dignità di tutti, che riguarda tutti e che riguarda anche i parlamentari. I tagli agli sprechi vanno bene, ma tutti nelle istituzioni hanno il diritto e anche il dovere di essere messi nelle condizioni di operare al meglio per l'interesse generale del Paese, quell'interesse generale che il Parlamento rappresenta nel suo lavoro. Ed è per questo che voglio soffermarmi e sottolineare un aspetto di questa razionalizzazione. Anche in questo bilancio si è operata una scelta giusta, quella di recedere dai contratti di locazione dei palazzi Marini, dove sono ubicati gli uffici dei deputati. Ciò produrrà a partire dal 2015 un risparmio importante, superiore ai 30 milioni di euro l'anno. Ebbene, il recesso dal contratto d'affitto dei palazzi Marini comporterà anche il venir meno però dei servizi che la società Milano 90 offre alla Camera contestualmente alla locazione e all'utilizzo degli uffici stessi: pulizia, accoglienza, servizio postale, assistenza al personale della Camera, assistenza ai convegni e i servizi di mensa e bar. Questi servizi sono garantiti da 350 lavoratori che ora rischiano il posto di lavoro. Parliamo di lavoratori – è bene ricordarlo in questa nostra discussione – che hanno una retribuzione media di mille euro al mese, ai quali è applicato un contratto collettivo nazionale del turismo, quello della gestione alberghiera. Quindi, non stiamo parlando della casta; parliamo di una vertenza che sta passando un po’ inosservata e che in qualsiasi altro settore o azienda si fosse verificata avrebbe comportato qui, in questa nostra Camera dei deputati, interrogazioni, mozioni, richieste di intervento da parte dei Ministeri competenti. Invece c’è una sorta di imbarazzo, come se per difendere questi lavoratori si dovesse mettere in discussione in toto il taglio dei cosiddetti affitti d'oro. Non è così e non è così neppure per questi lavoratori che stanno manifestando qua fuori e che dicono e che chiedono che i tagli si facciano e che, quindi, le razionalizzazioni vanno bene, vanno anche incontro ai loro interessi. Sarebbe, quindi, opportuno che si aprisse una discussione per far sì che a pagare non siano solo loro. Ora ci sarà una riorganizzazione – mi auguro – degli uffici e del nostro lavoro, degli spazi da utilizzare. Ci sarà bisogno di servizi e conseguentemente di avvalersi ancora di personale che svolgerà quei servizi, quelle mansioni, che in queste cinque legislature sono state garantite da questi lavoratori della Milano 90. Si apra quindi alla possibilità di una discussione nel momento in cui questa riorganizzazione sarà effettuata per una possibile ricollocazione degli stessi lavoratori. Gli strumenti per porvi rimedio esistono sempre nell'ambito di pratiche legali e trasparenti.
  È un impegno che la Camera può prendere, favorendo percorsi di confronto con le rappresentanze sindacali dei lavoratori, come avviene sempre in casi come Pag. 64questo, utilizzando clausole sociali di salvaguardia, come avviene in tutti i settori.
  Ecco, Presidente, abbiamo voluto rilevare quest'aspetto della razionalizzazione giusta che ci viene proposta e, pertanto, l'abbiamo fatto sempre con il nostro piglio, quello di dare un giudizio, anche se positivo, senza nascondere le perplessità e, conseguentemente, senza rinunciare a suggerire possibili soluzioni.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, colleghi deputati, deputati Questori, per noi del MoVimento 5 Stelle questo è il secondo bilancio interno della Camera dei deputati da quando, ormai sedici mesi fa, siamo entrati per la prima volta in quest'Aula.
  Come delegazione del MoVimento 5 Stelle all'interno dell'Ufficio di Presidenza ci siamo fin da subito posti l'obiettivo di colpire quella serie di privilegi di cui beneficiano i cosiddetti onorevoli e che, però, creano quel divario tra i cittadini e i loro rappresentanti, quel divario che sta dilaniando il circuito della rappresentanza nel nostro Paese.
  Come delegazione, come già detto, nel preparare questo mio intervento per la discussione sulle linee generali, sono andato a rileggermi quello che avevo pronunciato lo scorso anno e devo dire che avrei potuto tranquillamente rileggerlo quasi completamente, perché, purtroppo, veramente poco è stato fatto di quello che soprattutto noi abbiamo proposto e che voi ci avete approvato, non ci avete bocciato.
  Infatti, la nostra prima richiesta, che potremmo definire la madre di tutte le nostre richieste, è stata formalizzata con una nostra lettera del marzo 2013, il primo atto del MoVimento 5 Stelle nella sua storia alla Camera dei deputati, nella quale chiedevamo che l'indennità parlamentare fosse fissata in 5 mila euro lordi al mese, ai quali aggiungere un rimborso spese per l'esercizio del mandato, rigorosamente rendicontato e sostitutivo di tutte le altre voci forfetarie attualmente esistenti, di cui la maggior parte esentasse.
  Abbiamo chiesto che i rendiconti fossero pubblicati sulle nostre pagine istituzionali, sul sito web della Camera dei deputati. Avevamo chiesto che fossero azzerate tutte le indennità di carica, perché avere un incarico istituzionale all'interno della Camera dei deputati è un onore, che non necessita di alcuna ulteriore ricompensa economica. Qualcuno dirà anche che è un onere. Va bene, ma noi ventiquattro ore abbiamo in un giorno ed una persona siamo, quindi finiamo comunque per lavorare come gli altri.
  Avevamo chiesto che si intervenisse sui vitalizi, sugli assegni di fine mandato, sulle auto blu. Nulla di tutto questo è stato fatto. Non c’è stata data nemmeno la possibilità di discuterne. Che ne è stato della nostra richiesta di sostituire il parco delle auto blu con una convenzione con il servizio di car sharing che il comune di Roma offre ? Addirittura ci fu una riformulazione da parte dei deputati Questori, una riformulazione che escludeva l'eliminazione dell'autoparco di auto blu, ma almeno era concorde sull'istituire la convenzione. Ma la convenzione non è stata fatta.
  Noi del MoVimento 5 Stelle questi provvedimenti li abbiamo dovuti attuare da soli, perché non abbiamo aspettato che venisse approvata una legge o approvata una delibera dell'Ufficio di Presidenza per potere dire che abbiamo ridotto i nostri costi. E, quindi, autonomamente abbiamo rinunciato a tutte le indennità di carica, restituiamo le eccedenze rispetto ai 5 mila euro lordi al mese e quanto non rendicontato, versiamo queste somme in un fondo che andrà a finanziare le piccole e medie imprese, mettiamo in rete, sul sito www.tirendiconto.it, le rendicontazioni di quanto abbiamo speso, di modo che tutti i cittadini possano controllare le nostre spese.
  Non siamo saliti su un'auto blu – io personalmente non la utilizzo – e proprio affinché tutti si assumano le responsabilità di quanto sostengono nelle sede degli organi collegiali, in Ufficio di Presidenza e Pag. 65Collegio dei questori, il cui regime di pubblicità, come spiegherò, è attualmente ottocentesco, abbiamo presentato un ordine del giorno, con il quale si chiedeva che i resoconti delle sedute dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei questori siano integrali e vengano pubblicati entro dieci giorni dalla data della riunione.
  Facciamo un esempio. Attualmente la Camera periodicamente pubblica un Bollettino degli organi collegiali, in gergo il famoso BOC, all'interno del quale sono contenute resocontazioni molto schematiche, per usare un eufemismo – invito i cittadini che ci ascoltano ad andarlo a controllare –, delle sedute del Collegio dei questori.
  Mentre, per quanto riguarda l'Ufficio di Presidenza, viene pubblicato un resoconto sommario. Ma l'aspetto più stravagante della vicenda è il ritardo con cui vengono pubblicati questi bollettini. Alla data di venerdì scorso 18 luglio, l'ultimo pubblicato era il numero 15, risalente al mese di maggio: due mesi fa. E non è un caso che poi ogni tanto escono fuori questi bollettini e troviamo su un quotidiano che un giornalista scrive un pezzo di un fatto riferito a quattro mesi fa, di cui magari neanche ricordiamo il dibattito in Ufficio di Presidenza. Di cosa stiamo parlando ? Non stiamo parlando di trasparenza, non stiamo parlando sicuramente della famosa casa di vetro, di cui si è parlato tanto.
  Peraltro – segnalo un ulteriore problema – l'assenza di un archivio delle deliberazioni degli organi collegiali, consultando il quale tutti i cittadini possano avere contezza di che cosa decidono gli organi di indirizzo politico-amministrativo della Camera dei deputati, è più che un fatto. «Dov’è la casa di vetro ?», verrebbe da chiedersi. Attualmente vengono pubblicate solo alcune delibere dell'Ufficio di Presidenza all'interno dei resoconti sommari pubblicati nei BOC, senza l'indicazione del numero progressivo di riferimento.
  Insomma, credo che su questo ci sia ancora molto lavoro da fare. Crediamo e speriamo che quest'Aula possa cogliere al volo l'occasione dell'ordine del giorno. Però, è un tema su cui ci siamo spesi tanto in passato e quando abbiamo espresso perplessità ci è sempre stata criticata la nostra visione in mala fede delle cose. Però, fatto sta che l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori tutto sono tranne che trasparenti in questo momento.
  Non nascondo che nei mesi che ci separano dall'approvazione dello scorso bilancio abbiamo avuto grosse difficoltà a seguire l'attuazione dei nostri ordini del giorno da parte del Collegio dei questori e dell'amministrazione. Abbiamo chiesto più volte per iscritto degli aggiornamenti, ma non abbiamo mai ricevuto risposta, se non nell'Ufficio di Presidenza in cui abbiamo deliberato il progetto di bilancio per il 2014.
  Riteniamo che ciò sia molto grave. È per questo che un nostro ordine del giorno chiederà che venga creata un'apposita pagina sul sito web della Camera dei deputati all'interno della quale tutti i cittadini possano essere aggiornati sullo stato di attuazione degli ordini del giorno.
  Signora Presidente, vorrei segnalarle una problematica che abbiamo dovuto affrontare nell'esaminare i documenti di bilancio. Si tratta di documentazione molto complessa, che richiede da parte nostra un'adeguata tempistica di consultazione e studio. Quest'anno, in seguito a una nostra espressa richiesta formulata per iscritto, ci è stata concessa una settimana. Prendiamo atto con soddisfazione di questo, ma non basta. Chiediamo che la documentazione riguardante il bilancio interno ci venga fornita con almeno 30 giorni di anticipo rispetto alle deliberazioni in Ufficio di Presidenza, peraltro, non solo in formato PDF, Acrobat Reader, ma anche in formato Excel.
  A proposito della documentazione fornitaci, abbiamo consultato i bilanci dei gruppi e abbiamo individuato per tutte le forze politiche presenti, nonostante ci trovassimo nel primo anno di legislatura, quindi quello legato agli investimenti iniziali, consistenti avanzi di gestione. Abbiamo, quindi, proposto un ordine del giorno con il quale si chiede di ridurre ulteriormente del 20 per cento il contributo Pag. 66unico ai gruppi parlamentari. Pensiamo che, in questo momento, ciò possa sicuramente essere fattibile.
  Vorrei avviarmi alle conclusioni ribadendo ancora una volta il mio apprezzamento per le grandi qualità di questa amministrazione. Non ne ho mai fatto mistero, anche in occasione di dibattito pubblico. Si tratta di un'amministrazione che rappresenta sicuramente un'eccellenza e, allo stesso modo, però, ho avuto in più occasioni modo di segnalare che ci sono molti aspetti che devono essere migliorati, con particolare riferimento all'efficienza di questa macchina.
  Come ormai è noto, noi del MoVimento 5 Stelle siamo i più strenui difensori della centralità del Parlamento, che riteniamo essere l'architrave del nostro ordinamento costituzionale, la cui centralità stiamo difendendo dai revisionismi costituzionali prodotti dalle larghe intese. Siamo altresì convinti che tale centralità non possa che essere garantita da un'amministrazione terza ed eccellente. L'auspicata razionalizzazione del funzionamento e delle funzioni di questa amministrazione, pertanto, a nostro modo di vedere, non deve assolutamente scalfire la qualità e il livello del sostegno all'attività parlamentare.
  Per noi del MoVimento 5 Stelle, quindi, occorre procedere a una riorganizzazione che consenta di risparmiare senza intaccare l'eccellenza.
  Ma soprattutto – questa è una considerazione che voglio fare proprio su questo tema - occorre che la classe politica, che sta riformando il trattamento anche economico del personale, sia credibile nel farlo.
  Cosa significa ? Che di tutti questi risparmi che si citano, alcuni veri ed altri no, non credo che si possa parlare di tagli ai costi della politica: al massimo abbiamo fatto, fino ad ora, tagli ai costi del personale. Quando inizieremo a fare tagli ai costi della politica in questa Camera, probabilmente saremo anche più credibili agli occhi del personale, che sicuramente è un personale che non fa dei turni normali come la pubblica amministrazione e, soprattutto, è un personale che si ritrova, appunto, una classe politica che non si è tagliata un euro di stipendio, da quando è iniziata questa legislatura. È una legislatura che, come tutti sanno, aveva al centro i costi della politica perché, dopo tanti anni in cui erano stati ignorati, finalmente c'era una forza politica che portava con forza, all'interno di questo consesso, questo tema principale.
  Ebbene, noi crediamo che il legislatore debba dare l'esempio: non è possibile che noi approviamo delle leggi che poi devono rispettare solo gli altri, mentre noi qui facciamo come vogliamo.
  Troppo spesso, fino ad oggi, è stato così. Questo è il primo elemento che crea quel deleterio scollamento tra Palazzo e Paese reale. Troppo spesso la classe politica si è sentita come un sovrano legibus solutus: l'autonomia costituzionale del Parlamento deve essere esercitata con criterio, perché quando la guarentigia si trasforma in privilegio – e di esempi ne potrei fare veramente tanti, a partire dall'immunità parlamentare – essa crea un sentimento di ingiustizia agli occhi dei cittadini, che in questo nostro Paese non è più possibile tollerare.
  A proposito di questo sentimento di ingiustizia, mi permetto di citare alcuni casi, come quello dell'indennità che percepiscono i parlamentari che vengono sottoposti ad un arresto cautelare (che, per intenderci, in questo momento scontano un arresto cautelare ai domiciliari): ebbene, per quei parlamentari in questo momento non è prevista alcuna sospensione dell'indennità.
  E se domani quest'Aula dovesse votare anche l'arresto di Galan, ci ritroveremo ancora con un altro parlamentare che percepisce 10 mila euro lordi al mese.
  Ora voi, in Ufficio di Presidenza, ci avete detto che occorre una legge per fare questo.

  PRESIDENTE. Concluda.

  LUIGI DI MAIO. Sì, Presidente, siamo in discussione generale, quindi i tempi sono auto-contingentati, no ?

Pag. 67

  PRESIDENTE. Va bene, ma lei ha un suo tempo. Ci sono più interventi del MoVimento 5 Stelle e se lei vuole dare la possibilità ad altri esponenti, come concordato, di parlare, dovrebbe concludere.

  LUIGI DI MAIO. Posso continuare ?

  PRESIDENTE. Sì, però poi la sua collega, che interverrà dopo, dovrà parlare di meno.

  LUIGI DI MAIO. Va bene, ho finito. Giusto per concludere: ci avete detto che serve una legge, ma in questo caso, in realtà, una legge non serviva per noi. Lo abbiamo scritto, lo abbiamo detto in Ufficio di Presidenza. Comunque, al di là di questo, resta il fatto che noi una legge alla fine l'abbiamo depositata, poi abbiamo mandato una lettera a tutti voi, membri dell'Ufficio di Presidenza, e speriamo che la sottoscriviate, perché dopo questa sottoscrizione la legge avrà più forza per essere calendarizzata all'interno della Conferenza dei presidenti di gruppo e potrà essere votata velocemente.
  Cosa chiediamo ? Chiediamo che ai parlamentari che vengono arrestati per via cautelare venga sospesa l'indennità e venga loro sospeso lo stipendio.
  Insomma, alla fine, come discussione su questo bilancio, posso dire che, dal punto di vista di quello che si doveva fare per i costi della politica, è stato fatto ben poco; ma soprattutto la beffa è stata che molti ordini del giorno, che riguardavano questo tema e che ci avete approvato voi l'anno scorso, non li avete resi attuativi.
  Allora, interroghiamoci anche sull'utilità di questi ordini del giorno e cerchiamo di avere più credibilità, proprio nel cominciare a dare pareri positivi su quelli che intendiamo approvare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signora Presidente, ringrazio la Presidente Boldrini, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei questori per il lavoro che hanno svolto in questo primo anno sul versante di una riduzione dei costi di funzionamento della Camera. E questa riduzione è stata fatta non limitando la funzione parlamentare, ma incidendo su costi che potevano essere ridotti.
  È stato coerente con quello che la Presidente della Camera disse nella sua prima intervista pubblica.
  La ricordo ancora, in televisione, insieme al Presidente Grasso, che era stata eletta da poco e annunciò che si sarebbe ridotta l'indennità di carica. E da questa scelta importante, perché quando si mette la faccia è sempre importante poi poter fare altre cose successivamente, siamo andati con coerenza lungo questa linea. Quindi, noi di Sinistra Ecologia Libertà voteremo favorevolmente, nella piena consapevolezza del lavoro positivo che è stato svolto innanzitutto dai nostri questori a cui voglio rivolgere un sentito ringraziamento.
  Non è semplice, l'antipolitica è un tarlo che divora tutto, è un mostro insaziabile. Le dai uno e vuole due; le dai due e vuole tre; le dai tre e vuole quattro e nega l'evidenza, nega anche che le hai dato uno e poi due e poi tre e poi quattro. Una parte della stampa e dei poteri forti di questo Paese ha giocato un ruolo che sicuramente ha lisciato il pelo dell'antipolitica. E c’è chi ha fatto dell'antipolitica la sua fortuna elettorale e politica. Ma, come diceva Shakespeare, l'angoscia della realtà non si può incantare con le parole e le menzogne vengono sempre a galla perché bisogna sempre dire la verità, soprattutto quando si parla di numeri. E quello che ha fatto la Camera riducendo i suoi costi non ha precedenti nella storia di questo Parlamento. Questa è la verità, non altro.
  Io, poi, quando parlo di Parlamento, parlo di partiti perché la Costituzione assegna al Parlamento una centralità e ai partiti attribuisce un ruolo fondamentale nella determinazione degli indirizzi politici della nostra nazione. Per queste persone il Parlamento e i partiti sarebbero il male assoluto. Non è così. I casi di mala politica non possono assolutamente coinvolgere in un giudizio negativo il ruolo del Parlamento, Pag. 68delle istituzioni e dei partiti. E io penso che noi non dobbiamo mai mettere in discussione un principio costituzionale che è quello della responsabilità personale.
  A me spesso viene voglia di parlare in quest'Aula quando sento brandire come una clava preistorica quel termine così qualunquistico: «voi», «voi». Questo «voi» per me è insopportabile perché se lo si riferisce a Batman e alle persone come Batman, ha un senso, ma se lo si riferisce a persone che non possono avere lezioni morali da chi non ha nessuna autorevolezza biografica, storica e politica per poterlo fare, diventa a questo punto insopportabile sentire accuse così generalizzanti e diffamatorie.
  Il rispetto per ogni persona è un punto imprescindibile e non lo dico perché nella mia formazione di sinistra e cattolica il personalismo è un fatto importante, non perché ce lo dicano persone come Maritain o Bergson, ma perché ce lo dice il senso comune delle cose, l'educazione che ognuno di noi dovrebbe avere ricevuto prima di aver fatto la scelta di fare politica. Se si rispettasse ogni persona, magari si scoprirebbero molte cose. Ci sono deputati in quest'Aula che non hanno pesato sul bilancio della Camera perché non hanno mai fatto un viaggio aereo o utilizzato frecce rosse. È una prerogativa che noi abbiamo di girare per tutta l'Italia. Ci sono parlamentari che non l'hanno mai fatto.
  Vengono qui alla Camera in autobus che è non è rimborsabile e i questori lo sanno. Sono rimborsati il treno e l'aereo, ma non l'autobus e quei deputati non vengono a fare lezioni di morale. Ci sono parlamentari che versano 3500 euro dei loro 5 mila euro netti (diciamo 10 mila euro lordi di indennità). C’è chi li dà ad un fondo per le piccole imprese e c’è chi li dà alle associazioni, ai movimenti del suo territorio e ai partiti, documentando questa cosa e scrivendola sui propri profili su facebook e sulla rete. E magari queste persone, quando hanno iniziato a fare politica, avevano una casa e adesso hanno ancora una casa. Avevano un patrimonio che non è aumentato di un euro. Allora, quel «voi» diventa insopportabile e quel disprezzo che vedo in quel «voi» lo rimando al mittente e lo dico una volta per tutte. L'avrei voluto dire tante altre volte e lo dico adesso che discutiamo del bilancio che è una cosa che alimenta sentimenti primitivi quando si nega l'evidenza delle cose.
  Trent'anni fa moriva Enrico Berlinguer. Era un'altra stagione della democrazia italiana. Ma già allora avevamo una grande questione morale derivante dall'occupazione delle istituzioni in modo assolutamente inqualificabile e quella denuncia che si faceva della questione morale non aveva nessun obiettivo di abbattimento del Parlamento o delle istituzioni o dei partiti. Anzi, attraverso quella denuncia, si cercava di trovare dall'interno della politica la forza per colpire le deviazioni, prevenire le deviazioni e salvare la Repubblica italiana.
  Ritengo che noi su queste vicende dovremmo riflettere anche quando affrontiamo un tema così delicato come quello del bilancio interno di un organo costituzionale. Non me ne vorranno gli altri organi istituzionali, sicuramente tra i più importanti e qualificanti del nostro ordinamento democratico. La Camera dei deputati ha operato un risparmio forte, un risparmio che prosegue praticamente da due anni, nel 2013 e anche quest'anno andiamo in quella direzione; cioè, in due anni noi avremo 138,3 milioni di euro in meno per il bilancio della Camera. Forse questo non è chiaro, ma vorrei che fosse chiaro perché quando a chi dice che non si è fatto niente non rispondiamo, vuol dire che noi abbiamo un atteggiamento da ignavi, da Governo Facta.
  Invece, noi dobbiamo avere la capacità di argomentare e di capire come i piccoli passi poi aiutino le istituzioni, in questo caso il Parlamento, a recuperare una grande autorevolezza perché a nessuno sfugge che questa autorevolezza, per quello che è accaduto in questi anni, si è sicuramente indebolita.
  E questo risparmio come si è operato ? Perché anche su questo dobbiamo essere chiari, anche se poi i giornali non lo Pag. 69diranno. Le voci relative ai maggiori risparmi sono le seguenti: primo, la riduzione della spesa per i deputati. Qui è stato detto che ciò non è stato fatto. No, non è così: si prorogano fino al termine del 2016 – ma sono sicuro che poi si riprorogheranno anche per il futuro – le misure di contenimento oggi vigenti in tema di indennità parlamentare e di rimborso ai deputati. Misure che sarebbero venute a scadenza nel 2015.
  L'effetto netto di risparmio derivante da tali misure nell'esercizio 2016 corrisponde a circa 47,6 milioni di euro. In particolare, anche per il 2016, quindi discutiamo in proiezione, non si procederà all'adeguamento dell'indennità parlamentare che è ferma al 2006 e continueranno ad applicarsi le misure di riduzione del suo ammontare già adottate dal 2012. Parimenti, resteranno invariate tutte le misure inerenti i rimborsi di spesa che sono ferme, anche esse, da molti anni a questa parte. Si è intervenuto sui rimborsi delle spese telefoniche riducendole praticamente di un terzo, anche se personalmente non sono d'accordo con il meccanismo individuato dai questori della rendicontazione, perché significa mettere – chiedo scusa per questo esempio – la testa sotto la sabbia, perché oggi chiunque abbia un minimo di buon senso sa che è possibile fare un contratto, con uno qualunque degli operatori del settore, «tutto compreso» di alcune decine di euro, in cui naturalmente si hanno tutte le telefonate. È evidente che se io telefono a mia moglie o a mio figlio non è una telefonata che può rientrare nell'adempimento del mio mandato istituzionale, però è anche vero che se faccio quella telefonata non è che pago di più, ma pago sempre nell'ambito del contratto che ognuno di noi, credo, abbia fatto, ma questa è una parentesi.
  Si sono rinegoziate le convenzioni con Alitalia, con Trenitalia, NTV, e su questo si potrebbe fare molto, perché se io non ho mai utilizzato un viaggio in aereo, né una Freccia rossa, non è perché non ci sono andato a Milano o a Torino, ma perché ho adoperato altre modalità. Penso che anche nei confronti dei parlamentari si potrebbe svolgere una funzione di moral suasion per cercare di limitare fortemente anche queste spese.
  Poi si è operata una riduzione della spesa per il personale, perché non è vero che il personale non ha subito in questi anni delle riduzioni. Praticamente, non si sono erogati più gli importi relativi agli adeguamenti automatici delle retribuzioni dal 2004 al 2015, si è riordinata la disciplina delle indennità contrattuali e delle indennità di missione e sono in atto delle trattative anche con le organizzazioni sindacali della Camera per cercare di addivenire a delle soluzioni consensuali che si facciano carico del problema. Io sono certo, lo dico anche perché per una parte della mia vita ho fatto il sindacalista, che i sindacati quando vogliono tutelare veramente gli interessi dei lavoratori sanno che ci sono momenti in cui la difesa del particolare deve coniugarsi con la difesa degli interessi generali del Paese, perché così si ha più autorevolezza e più serietà anche nel poter portare avanti rivendicazioni di carattere particolare.
  Si è operata una riduzione sul terreno della ristorazione, si sta operando, in modo deciso, sulla questione dei fitti, anche se io devo essere, anche qui, onesto. Io sono un parlamentare che ha quasi il 100 per cento della presenza di votazioni in Aula, su circa 6 mila ne avrò saltata qualcuna per stanchezza del dito, 10,15 non di più, quindi sono un parlamentare che adempie alle sue funzioni con onore come dice la Costituzione e, soprattutto, lavorando stando qua. Ho il mio ufficio a palazzo Marini, utilizzo quel mio ufficio per qualche ora alla settimana.
  Quindi, io non griderei assolutamente allo scandalo se non avessimo un ufficio con la scrivania, il computer, eccetera, dall'altra parte, a cento metri da qui, perché ci possiamo arrangiare, perché il Paese è nelle condizioni economiche e finanziarie in cui è e noi possiamo fare benissimo questo sacrificio. Abbiamo le postazioni, che sono un fatto, secondo me, molto flessibile, agibile, ci si può scambiare il posto.Pag. 70
  Anche per quanto riguarda la documentazione da catalogare, nelle proposte di riforma del Regolamento, una delle cose importanti che noi proporremo – proposta di cui io, tra l'altro, sono anche relatore – è la dematerializzazione degli atti. Noi dobbiamo eliminare la produzione di carta e, quindi, possiamo sicuramente anche non avere l'esigenza di tenere degli archivi qui: le cose più importanti possiamo riportarle nei nostri uffici; tra l'altro, abbiamo anche dei fondi che ci consentono di avere una sede nei collegi in cui siamo eletti, in cui possiamo riportare la documentazione che ha un'importanza anche dal punto di vista della conservazione cartacea.
  Concludo il mio intervento, sollecitando il Collegio dei questori ad andare avanti su questa linea: ci sono molte persone di buon senso che apprezzano l'onestà e la serietà del vostro lavoro. Naturalmente, anche rispetto agli ordini del giorno, è bene dire tra di noi che gli ordini del giorno che approviamo creano delle aspettative. Anche noi abbiamo presentato l'anno scorso molti ordini del giorno: il mio collega Sergio Boccadutri ci lavorò; alcuni di questi ordini del giorno hanno avuto un esito positivo, altri non l'hanno avuto.
  Quindi, io inviterei il Collegio dei questori ad un'operazione di coraggio, nel senso di vedere tutti questi ordini del giorno e valutare quelli che realisticamente possono essere portati avanti e quelli per cui ciò non è possibile, perché, altrimenti, correremmo il rischio, l'anno prossimo, di fare lo stesso discorso: l'ha fatto il collega, l'hanno fatto altri colleghi, lo posso fare anch'io rispetto ai nostri ordini del giorno.
  Un'altra raccomandazione è la seguente. Penso che il bilancio preventivo non dobbiamo farlo a luglio: l'anno scorso, addirittura, ma per motivi derivanti dal fatto che vi era l'insediamento della legislatura e vi era l'elezione del Presidente della Repubblica, si andò in autunno. L'anno prossimo vi chiedo di svolgere questa discussione sul bilancio preventivo a gennaio, all'inizio dell'anno, in modo tale da incidere anche sulle scelte che il Collegio dei questori, l'Ufficio di Presidenza, la Presidente vogliono realizzare, in modo tale che il Parlamento sia anche centrale nelle indicazioni.
  Infine, al collega della Lega che ho interrotto devo una spiegazione, perché era un'interruzione assolutamente dialogante. Vede, caro collega, insieme a circa 3 mila operai, io occupai la sede della regione Abruzzo, perché in una fabbrica, la Sit-Siemens – allora l'amministratore delegato era Marisa Bellisario –, c'erano dei licenziamenti. Gli operai chiesero udienza all'istituzione, la regione non volle accoglierli, fece trovare tutto sprangato e gli operai entrarono; entrarono e occuparono. Noi del sindacato, ovviamente, eravamo lì per cercare di governare una situazione difficile. Naturalmente, in Italia, l'azione penale è obbligatoria, fortunatamente, e tutti noi fummo denunciati: in particolare, noi segretari della FIOM – allora, io ero il segretario della FIOM-CGIL e della Camera del lavoro – fummo denunciati perché occupammo un edificio pubblico.
  In Italia c’è questo reato, è un reato occupare, interrompere il pubblico servizio. L'opposizione è un conto, il codice penale è un altro. Naturalmente, avendo io una smisurata fiducia nell'azione della magistratura, ricordo ancora questo giudice che in modo paterno, quando ci convocò, a noi segretari dei tre sindacati della FLM, nel suo ufficio, ci disse: non vi preoccupate, l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sappiamo benissimo che la vostra funzione è stata volta a prevenire ulteriori incidenti; la storia finì lì. Però noi non avevamo l'immunità parlamentare. Noi, quando abbiamo fatto quella lotta sociale e quando poi ho svolto altre funzioni, anche di opposizione politica, abbiamo sempre capito che c’è una differenza che non va mai sottovalutata tra fare l'opposizione e non rispettare le leggi. Le leggi vanno sempre rispettate, soprattutto, quando si ha la fortuna di avere l'immunità parlamentare.

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  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Claudia Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Signora Presidente, colleghi deputati, un preliminare ringraziamento voglio farlo al personale di questa amministrazione che con professionalità e abnegazione risponde alle nostre richieste di chiarimento e confronto; spesso è il personale stesso che offre suggerimenti volti a innovare questa istituzione che sotto il profilo amministrativo risente di un modello antistorico e irrazionale, dove la politica la fa da padrona, senza più quelle ragioni costituzionali che ne erano a fondamento, una incrostazione del sistema che non ha uguali in Europa; basta una parola: autodichia, e tutto si ferma. In Ufficio di Presidenza ci è stato detto più volte che non ricopriamo il ruolo di revisori dei conti; verissimo, ma per troppi anni le decisioni di spesa e i rendiconti di questa amministrazione sono stati patrimonio esclusivo di pochi addetti ai lavori, accompagnati da un silenzio frutto di un consociativismo prima di tutto politico che vorremmo fosse presto un lontano ricordo.
  È necessario rendere questa istituzione al passo con i tempi e, soprattutto, servono scelte che la portino ad essere a completa disposizione dei cittadini; cittadini che sono stanchi di parole e di buone intenzioni. Ora, in questa legislatura, sarebbe importante poter affermare che sul fronte della trasparenza e dell’accountability, della partecipazione, tutto è cambiato. Noi del MoVimento 5 Stelle lo chiediamo ogni giorno, altri in quest'Aula sembrano molto meno coinvolti in questa urgenza.
  Il rafforzamento dei meccanismi di controllo quantitativo e qualitativo della spesa pubblica ha costituito uno dei temi fondamentali della politica finanziaria e di bilancio della scorsa, come della presente, legislatura. Questa attività è spesso accompagnata dal termine spending review, ma per noi fare spending review significa analizzare ogni centro di costo, scegliere cosa tagliare o ridimensionare, perché inutile e costoso, ed eventualmente spostare le risorse verso attività che si ritengono fondamentali per la mission dell'istituzione. Fare della spending review in questo Parlamento significa prendersi la responsabilità politica, o meglio il merito, perché di questo si tratterebbe, di eliminare, oltre alle economie generali che pur questo bilancio ha, talune voci che lungi dall'essere la missione dell'istituzione rimangono oggettivamente odiosi privilegi.
  Fare un minimo di spending review farebbe sì che alcune voci di spesa, come ad esempio gli 800 mila euro per i viaggi degli ex parlamentari, spariscano. Ci è stato detto che questa voce è rimasta perché non abbiamo accettato un ordine del giorno che l'anno scorso è stato riformulato; ma un cittadino comune che non segue tanto i giochi di parole e di palazzo, cosa può pensare ? Ve lo dico io, una sola parola: casta. Basta una sola voce di bilancio di questo genere per distruggere il lavoro di tutti. Possiamo lavorare mesi e fare tagli e taglietti, ma certe assurdità i Questori devono avere il coraggio di eliminarle di propria iniziativa, senza che sia una forza di opposizione o un ordine del giorno a indirizzarli.
  Qualche giorno fa il collega Speranza ha ricordato che il PD ha votato il nostro vicepresidente Di Maio quasi a addurne un merito.
  È doveroso ricordare che quelle affermazioni non avevano nulla a che fare con il tavolo di dialogo in corso in quel momento, così com’è necessario ricordare che questa maggioranza, nel votare il nostro vicepresidente Di Maio, ha fatto semplicemente la cosa che più gli conveniva in quel momento, poiché state certi che se avessimo avuto un segretario di Presidenza in meno (io, per esempio) o se non avessimo avuto del tutto un vicepresidente avremmo avuto un questore. E vorrei dire all'Aula che questi bilanci sarebbero stati molto ma molto diversi, sia nella fase istruttoria che in Aula. Il PD, invece, ha deciso di eleggere un questore di un gruppo che all'indomani delle elezioni aveva 8,3 per cento, oggi ulteriormente dimezzato. Ma soprattutto, ha scongiurato il pericolo di Pag. 72fare un questore del MoVimento 5 Stelle. Ma questo è un altro discorso, torniamo al bilancio, che forse è meglio.
  Il lavoro che stiamo qui cercando di fare necessita di informazioni, non solo di carattere finanziario, ma informazioni complete, tempestive e comparabili. Come parlamentari del MoVimento 5 Stelle ci spetta la prima analisi e il primo voto in Ufficio di Presidenza sul bilancio. Ci siamo trovati ancora una volta di fronte a capitoli di bilancio organizzati per missioni, cosa che rende molto complessa ogni valutazione sulla bontà, sulla proporzionalità, sulla ragionevolezza della spesa in quanto impossibili da disaggregare se non a seguito di devastanti carteggi con gli uffici, oppure con ipotesi di interpretazione svilenti.
  Come dicevo, ci è stato più volte ricordato che non siamo revisori dei conti e che dobbiamo fidarci di coloro che sono esperti in tali operazioni amministrative. Ma se questo deve essere il nostro ruolo all'interno dell'Ufficio di Presidenza su questo argomento, allora mettiamolo per iscritto e risparmiamo tutti tempo ed energie. Noi pensiamo, invece, che il nostro ruolo abbia un significato politico e di responsabilità individuale. Chi vi parla vorrebbe essere messa nelle condizioni di poter confrontare ciascun servizio e bene acquistato e appaltato con i prezzi di mercato. Più avanti vi riferirò di alcuni dubbi che sono rimasti irrisolti, a mio parere per una mancata volontà politica. Per fare ciò, già dall'anno scorso abbiamo chiesto i contratti di appalto di vari servizi che assurdamente sono stati esternalizzati a discapito di qualità e rispetto dei lavoratori, ma non abbiamo ricevuto nulla. Se avessimo avuto queste informazioni sarei la prima a difendere la consistenza della spesa di fronte alla pubblica opinione, ma non è stato così e mi limiterò quindi a fare la parte che spetta a un gruppo di opposizione.
  Venendo sommariamente al merito di quanto discuteremmo, quello che salta agli occhi, come detto, è che nessuno sembra volersi caricare sulle spalle l'onere o l'onore di scegliere alcuni capitoli e tagliarli come rami secchi. Ci proporrete ogni anno le stesse voci di spesa pur – e ve ne rendo atto – a fronte di alcune macrodecisioni circa gli importi globali che avete descritto nelle vostre relazioni. Ma a mo’ d'esempio persiste una irragionevolezza in alcuni capitoli: la volontà di rimborsare i viaggi ai deputati cessati dal mandato, che pesa per 900 mila euro all'anno; in un Paese con sovradimensionamento dei servizi sanitari, il sistema nazionale e quello convenzionato con il Gemelli che pesano 1.110.000 euro; rimborsi sanitari in crescita del 13,50 per cento rispetto al 2012; un'assicurazione sanitaria che sinceramente vorrei potermi scegliere io, invece di contribuire a un rimborso spese fino al 90 per cento per gli interventi di chirurgia maxillo-facciale, chirurgia plastica, ostetricia e ginecologia e urologia dei deputati e dei loro familiari; 320 mila euro per riviste e quotidiani; spendiamo più di 18 milioni di euro per software e hardware e ulteriori 300 mila euro per la formazione informatica e linguistica dei parlamentari e non siamo capaci di costringerli, come avevamo già chiesto l'anno scorso, a presentare gli atti ispettivi in formato digitale. Spendiamo ogni anno circa 13 milioni di euro per le manutenzioni ordinarie e 15 milioni per le manutenzioni straordinarie. Ogni anno la manutenzione straordinaria supera l'ordinaria. Ora, delle due l'una: o l'una non è fatta a regola d'arte o la straordinaria di eccezionale ha davvero ben poco.
  Mi limito infine a citare l'oggetto degli ordini del giorno che recheranno la mia prima firma: miglior utilizzo della carta riciclata anche per i deputati; un piano di spostamento casa-lavoro per i dipendenti; ottimizzazione della raccolta differenziata; efficientamento energetico; utilizzo della rete idrica comunale a discapito dell'acqua commercializzata inquinante; eliminazione dei monouso plastici da tutti gli appalti; ottimizzazione a pagamento degli spazi di Montecitorio per gli eventi; riorganizzazione della presentazione del bilancio interno al fine di migliorare la partecipazione alla conoscenza dei cittadini; ricognizione di alcuni servizi resi a Pag. 73deputati e soprattutto ad ex deputati; unificazione del polo bibliotecario; riorganizzazione dei servizi sanitari; sfoltimento dell'Allegato B; riorganizzazione del sistema previdenziale; razionalizzazione delle risorse umane; aggiornamento degli strumenti informatici e di partecipazione cittadina; abolizione dei giornali cartacei.

  PRESIDENTE. Concluda.

  CLAUDIA MANNINO. Concludo.
  Conclusivamente, mi piace ricordare che molti di questi ordini del giorno confermano, proseguono e incalzano l'amministrazione sul tema del rispetto dell'ambiente e appropriatezza dei consumi sotto il profilo ambientale. Profilo che, mi permetto di affermare, era abbastanza estraneo alla sensibilità del Palazzo prima che il MoVimento 5 Stelle vi mettesse piede ma che, sono certa, trova terreno fertile nei dipendenti.
  Chiedo, quindi, di votare favorevolmente i nostri ordini del giorno perché faranno sì che questa amministrazione che vuole avvicinare, che vuole entrare dentro le case dei cittadini sia realmente vicina ai cittadini con delle scelte anche dure ma che stanno soprattutto sulle spalle politiche di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Adriana Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, colleghi deputati, ci apprestiamo a votare il bilancio della Camera nel sesto anno della grande recessione che ha colpito duramente il nostro Paese. Durante questa recessione il tasso di disoccupazione è passato dal 6,1 del 2007 a più del 13 per cento del 2014. Il tasso di disoccupazione giovanile è al 42,3 per cento, il prodotto interno lordo è tornato ai livelli del 2001, il numero dei poveri è raddoppiato, il debito pubblico ha raggiunto la stratosferica cifra del 133 per cento del prodotto interno lordo e nel 2013, solo nel 2013, hanno chiuso 249 mila piccole aziende. Ricordo questi dati che dovrebbero spingerci ad agire con grande rapidità e incisività, perché non sempre in Parlamento diamo l'impressione di averli presente nella nostra azione. Se li tenessimo in debita considerazione, infatti, ci renderemmo subito conto che in questa situazione proporre al bilancio della Camera un taglio di spese dell'1,68 per cento è un significativo passo rispetto al passato ma è insufficiente. È un taglio di buonsenso ma non un taglio da situazione di emergenza nella quale ci troviamo.
  Nel bilancio che stiamo per approvare esistono comunque degli aspetti positivi. Tra questi segnaliamo la decisione di dare disdetta anticipata dell'affitto d'oro di palazzo Marini e questo è incoraggiante. Dopo diversi anni di discussione e di tentativi finalmente agiamo. Esprimiamo la nostra solidarietà verso i lavoratori che a causa di questa disdetta rischiano di perdere il lavoro. Anche per questi lavoratori è urgente portare in Parlamento la riforma del mercato del lavoro. Perdere il lavoro non è un dramma, se è possibile trovarne un altro rapidamente e noi crediamo fortemente che portare in Aula la riforma per rimettere in moto il mercato del lavoro sia una assoluta priorità.
  Apprezziamo, inoltre, la decisione di introdurre gare per la scelta dei fornitori e la rinegoziazione dei contratti, che hanno consentito risparmi significativi. Abbiamo sostenuto la scelta di trasparenza rispetto alle spese dei gruppi. Trasparenza che dovrebbe essere su ogni spesa della Camera. Perciò, visto che i sindacati hanno smentito alcuni importi relativi alle retribuzioni dei dipendenti pubblicate sui giornali, in omaggio alla trasparenza dovuta ai cittadini chiediamo loro di chiarire gli importi.
  Sulla retribuzione dei 1.472 dipendenti della Camera, abbiamo appreso che ce ne sono circa 130 che superano il tetto dei 240 mila euro fissato dal Governo come massimo per la pubblica amministrazione: quasi uno su dieci. Abbiamo profondo rispetto per il delicato ruolo svolto da ogni dipendente della Camera, ma riteniamo un Pag. 74grave errore del passato aver consentito uno scollamento così ampio con la realtà delle retribuzioni nel Paese.
  Rapportandoci alla realtà di una azienda, sarebbe come se ogni dieci dipendenti ci fosse un dirigente con retribuzione siderale. Questa azienda potrebbe durare pochissimi mesi sul mercato con una struttura simile dei costi. I conti della Camera invece quadrano perché il povero contribuente non ha scelta, se non pagare i suoi costi salati. Rapportandoci invece alla realtà della pubblica amministrazione tali cifre sono più di 20 volte la retribuzione di un insegnante che prende poco più di mille euro e svolge un ruolo preziosissimo per la formazione delle giovani generazioni ed il futuro del Paese.
  Riteniamo, quindi, che soprattutto in una situazione di così grave emergenza il tetto massimo per i dipendenti degli organi costituzionali debba essere pari a quello fissato per la pubblica amministrazione. Pensiamo, inoltre, che rimandare i tagli degli stipendi al 2017 o al 2018 sia un errore al quale chiediamo di rimediare. I tagli alle retribuzioni dovrebbero partire da subito. Questo è, infatti, il momento della generosità e della condivisione dei sacrifici e la generosità e la condivisione dovrebbero partire dagli organi costituzionalmente più alti.
  Scelta Civica crede, inoltre, nel merito e nei risultati e per questo ha presentato un ordine del giorno che invita il Collegio dei questori e la Presidenza della Camera a valutare l'opportunità di istituire un collegio per la valutazione delle prestazioni, composto da professionisti di comprovata esperienza con i compiti, tra gli altri, di assistere i capi servizio nella valutazione dei funzionari, di collaborare nella valutazione dei dipendenti da parte dei funzionari, di partecipare alle verifiche di professionalità previste dal Regolamento, di monitorare periodicamente l'attuazione delle misure adottate.
  Nel 2014, il Paese non può più permettersi a nessun livello scatti di retribuzione legati solo all'anzianità; per tornare a crescere è imperativo sviluppare la cultura del risultato e soprattutto al risultato legare la retribuzione.
  Relativamente ai costi, riteniamo che debba essere fatto ogni sforzo possibile per il loro contenimento e per questo abbiamo presentato tre ordini del giorno perché sia ridotta l'incidenza dei costi dovuti alle ferie accantonate dal personale dal momento che attualmente risultano circa un centinaio di dipendenti con un numero di giorni di ferie accantonato superiore ai 300 giorni; avvenga una cancellazione totale delle indennità mensili accessorie nei riguardi di quelle categorie nei cui riguardi oggettivamente si giustifica poco il riconoscimento dell'emolumento aggiuntivo, fatte salve naturalmente le forze di Polizia che meritevolmente si occupano di garantire quel doveroso e necessario presidio di sicurezza alle sedi della Camera dei deputati; siano recepite le disposizioni della cosiddetta legge Frattini sulla mobilità dei dirigenti pubblici verso realtà private o internazionali, il che permetterebbe di aggiornare, secondo l'evoluzione normativa esterna, lo status del consigliere parlamentare e una perequazione dal punto di vista dello stato giuridico.
  Abbiamo inoltre chiesto di valutare per tutti i dipendenti della Camera il divieto di recupero a giorni interi e di adottare, in analogia con quanto avviene presso il Senato, un sistema basato su un plafond rapportato al costo massimo annuo sostenuto dall'amministrazione per l'ufficio di segreteria di ciascun deputato titolare di carica istituzionale, nonché a procedere in tempi rapidi, previa puntuale verifica presso i gruppi parlamentari o i competenti servizi dell'amministrazione della Camera, all'aggiornamento dell'allegato B.
  Vi chiedo di considerare con attenzione e di approvare i nostri ordini del giorno e concludo con un ringraziamento caloroso all'ufficio dei Questori che, con il loro impegno e fronteggiando innumerevoli resistenze, hanno comunque impresso un doveroso cambio di passo al bilancio della Camera e li esortiamo ad avere coraggio ed ambizione perché questo è il tempo.Pag. 75
  Per azioni coraggiose, incisive ed eque avrete sempre il supporto di Scelta Civica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto adesso la parola il Questore Dambruoso per una precisazione. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Grazie Presidente, intervengo solo per ricordare che abbiamo ricevuto la gran parte degli ordini del giorno sino ad oggi depositati. Chiaramente, ringraziamo tutti i colleghi che oggi sono intervenuti per sollecitare un attento studio e un'attenta valutazione del contenuto degli ordini del giorno. Noi lo faremo senz'altro. Procederemo con la replica nel giorno che è stato calendarizzato e, cioè, giovedì.
  Quindi, volevo ulteriormente ringraziare lei, Presidente, per lo spazio che ci concederà, avvertendo che valuteremo con tutta l'attenzione sollecitataci dai colleghi, appunto, i suggerimenti che sono stati depositati.

  PRESIDENTE. Si è così conclusa la discussione congiunta.
  Il seguito del dibattito, come anticipato, a partire dalla replica dei deputati Questori, avrà luogo nella seduta di giovedì 24 luglio 2014.

Annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune.

  PRESIDENTE. Avverto che mercoledì 23 luglio 2014 è convocato, alle ore 19, il Parlamento in seduta comune, per procedere alla votazione per l'elezione di due giudici della Corte costituzionale e di otto componenti il Consiglio superiore della magistratura. La chiama avrà inizio dai senatori.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che su richiesta della Commissione, l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di pubblica amministrazione avrà luogo a partire da giovedì 24 luglio 2014.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 22 luglio 2014, alle 11:

  1. – Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Galan. (Doc. IV, n. 8-A).
  — Relatori: Rabino, per la maggioranza; Chiarelli, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile (C. 2496-A).
  — Relatori: Ermini, per la maggioranza; Molteni, di minoranza.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Ginefra, Palese, Leone, Matarrese, Fratoianni, Cera, Pisicchio ed altri n. 1-00134 e De Lorenzis ed altri n. 1-00552 concernenti iniziative per il prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico e per l'ammodernamento della linea ferroviaria sulla dorsale adriatica.

  La seduta termina alle 18,30.

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CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL QUESTORE STEFANO DAMBRUOSO IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA DEI DOC. VIII, NN. 3 E 4

  STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Vorrei dare conto dell'attività svolta dal Collegio dei Questori per l'attuazione degli ordini del giorno accolti o approvati nel corso dell'esame in Assemblea del bilancio interno per il 2013.
  Ricordo preliminarmente che, sulla base dell'indirizzo interpretativo ribadito dalla Presidenza della Camera da ultimo nella seduta del 6 novembre 2013, il dispositivo degli ordini del giorno al bilancio interno deve intendersi formulato come un invito all'Ufficio di Presidenza e al Collegio dei Questori a valutare l'opportunità delle misure prospettate.
  È questo il presupposto da cui siamo partiti nel dare attuazione agli ordini del giorno, un primo gruppo dei quali concerne lo status dei deputati.
  L'ordine del giorno n. 38 Boccadutri, in particolare, affronta la regolamentazione delle spese ammissibili a rimborso in quanto «spese per l'esercizio del mandato». In materia il Collegio dei Questori ha deliberato di pubblicare nel portale riservato ai deputati un testo di tutte le disposizioni adottate in materia di rimborso delle spese per l'esercizio del mandato, in sostituzione della scheda sintetica attualmente pubblicata sul medesimo portale.
  Sul tema della modifica della disciplina del rimborso di quelle spese, l'ordine del giorno n. 45 Romano Paolo Nicolò, invitava a valutare la possibilità che il rimborso stesso sia erogato solo per specifiche categorie di spesa attestate analiticamente. Il Collegio dei Questori, valutate le diverse opzioni, ha deliberato di mantenere immutato l'attuale sistema.
  Gli ordini del giorno n. 89 Speranza ed altri e n. 90 Pisicchio prevedono sostanzialmente una uniformazione del trattamento economico dei deputati a quello previsto negli altri Paesi europei, sostituendo le erogazioni finanziarie con la erogazione di servizi. In materia di erogazione di servizi la differenza più rilevante con gli altri Paesi europei è quella relativa alla retribuzione dei collaboratori parlamentari. A riguardo è stato comunicato all'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 19 giugno 2014, che l'attuale situazione di bilancio non consente di destinare al pagamento diretto delle retribuzioni dei collaboratori da parte dell'Amministrazione risorse finanziarie equivalenti a quelle impiegate negli altri Parlamenti, posto che si avrebbe un significativo aggravio delle spese a carico del bilancio interno.
  Quanto poi alla materia della individuazione di fattori macroeconomici ai quali parametrare le somme corrisposte ai deputati la cui disciplina non sia riservata alla legge, materia affrontata dall'ordine del giorno n. 91 Meloni Giorgia e Cirielli, si ritiene che, per quanto concerne i rimborsi spese, sia più opportuno un riferimento ai prezzi di mercato relativi al bene o servizio oggetto di ciascun rimborso. In proposito si fa presente che il rimborso delle spese telefoniche è stato recentemente ridotto da – 3.098,74 annui a – 1.200 annui per deputato, proprio in considerazione delle tariffe di telefonia reperibili sul mercato. Il parametro macroeconomico auspicato dall'ordine del giorno n. 91 pare, invece, più appropriato per la quantificazione delle competenze parlamentari la cui definizione è rimessa alla legge.
  Sulla pubblicazione sul sito internet delle cause di giustificazione delle assenze dei deputati, previo assenso degli interessati – ci riferiamo all'ordine del giorno n. 42 Costa – il Collegio dei Questori, dopo aver sentiti i Presidenti dei Gruppi parlamentari, ritiene debba essere inserito nel riepilogo mensile delle presenze alle votazioni in Aula il dato relativo al numero delle votazioni alle quali il deputato non ha partecipato in quanto assente giustificato, pubblicazione che, in ragione del rispetto del diritto alla riservatezza dei deputati assenti, avverrebbe, comunque, solo a seguito di richiesta scritta da parte dei deputati interessati.Pag. 77
  La materia del consolidamento del sistema delle «minuzie», oggetto dell'ordine del giorno n. 37 Boccadutri, è all'esame della Giunta per il Regolamento.
  L'ordine del giorno n. 69 Cozzolino ed altri affronta il tema della pubblicità delle retribuzioni del personale cosiddetto «decretato» secondo modalità analoghe a quelle previste per i dipendenti. Il Collegio dei Questori intende sottoporre all'Ufficio di Presidenza l'opportunità di pubblicare sul sito internet della Camera, oltre ad una sintesi della normativa interna sulla composizione degli uffici di segreteria, anche taluni specifici dati comprensivi del numero complessivo degli addetti e del relativo costo, la retribuzione lorda annua di ciascun livello retributivo di riferimento nonché l'indennità di funzione mensile netta di quel personale.
  Sulla necessità di tenere in debita considerazione le peculiarità regolamentari del Gruppo misto ai fini della disciplina dei contributi, oggetto dell'ordine del giorno n. 90 Pisicchio, si sottolinea che la questione è in corso di esame presso la Giunta per il Regolamento. La stessa Giunta ha all'esame – nell'ambito degli emendamenti presentati allo schema di riforma regolamentare – il tema cui si collega l'ordine del giorno n. 76 Di Maio ed altri, il quale invitava, per i profili di rispettiva competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori ad approfondire le caratteristiche degli attuali sistemi di archiviazione dei precedenti in funzione della possibilità di realizzare, previa verifica di fattibilità, una vera e propria banca-dati da mettere a disposizione dei deputati su Intranet. Il tema all'esame della Giunta per il Regolamento attiene infatti alla definizione della disciplina della pubblicità e accessibilità dei precedenti e del relativo valore nell'ambito delle fonti del diritto parlamentare. Le questioni applicative poste dall'ordine del giorno n. 76 potranno dunque essere affrontate una volta assunte le decisioni di competenza della Giunta e conseguentemente ad esse.
  In materia di collaboratori parlamentari rilevano l'ordine del giorno n. 38 Boccadutri, relativo alla previsione di requisiti minimi da sottoscrivere obbligatoriamente nel caso in cui un deputato presenti «a rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» un contratto di collaborazione e gli ordini del giorno n. 54 Chaouki ed altri e n. 83 Mannino ed altri che prospettano l'opportunità di prevedere: una disciplina organica del rapporto tra deputato e collaboratore; una apposita voce di bilancio; opportune forme di pubblicità delle retribuzioni dei collaboratori secondo modalità analoghe a quelle previste per i dipendenti. Per il primo aspetto va rilevato che i contratti sono sottoposti all'esame del consulente del lavoro, mentre per gli aspetti affrontati dagli ultimi due ordini del giorno ricordati va ribadito il contingente ostacolo di natura finanziaria poc'anzi prospettato. E, d'altra parte, con riferimento alla possibilità di creare una voce di bilancio vincolata e riservata esclusivamente a quei parlamentari che scelgono di avvalersi di collaboratori, non si ritiene opportuno incidere sull'importo del rimborso spese per l'esercizio del mandato vincolandolo in tutto o in parte alle retribuzioni dei collaboratori dei deputati.
  Sulla materia della ridefinizione delle attribuzioni spettanti agli ex Presidenti della Camera, di cui agli ordini del giorno n. 71 Cozzolino ed altri e n. 89 Speranza ed altri, l'Ufficio di Presidenza è intervenuto in senso restrittivo con la deliberazione del 21 dicembre 2013.
  L'ordine del giorno n. 36 Boccadutri prevede l'avvio di un confronto volto a verificare la possibilità di istituire un ente previdenziale unico per i parlamentari e per i dipendenti di Camera e Senato, espungendo dal bilancio interno i capitoli relativi alle spese previdenziali. Si tratta di una ipotesi da valutare positivamente e che appare percorribile in presenza di un processo complessivo che riguardi tutti gli organi costituzionali.
  Un insieme di ordini del giorno affronta poi, da diversi punti di vista, le questioni del personale. Si tratta degli ordini del giorno nn. 1 e 2 Caparini ed altri e n. 29 Pini Gianluca ed altri sul tema della verifica degli effetti di misure Pag. 78che – fermo restando il maturato – consentano di contenere per il futuro le dinamiche retributive dei dipendenti; dell'ordine del giorno n. 86 Fraccaro ed altri, sull'introduzione di un adeguato sistema di valutazione nell'ambito degli indirizzi definiti il 17 luglio 2013; dell'ordine del giorno n. 89 Speranza ed altri, sul contenimento della dinamica di crescita della spesa del comparto del personale dipendente, sulla riforma degli schemi organizzativi dell'amministrazione nonché sulla individuazione degli istituti da applicare al personale di nuova assunzione per realizzare in prospettiva uno stato giuridico uniforme per dipendenti di Camera e Senato; degli ordini del giorno n. 24 Caparini e altri e n. 58 Fraccaro ed altri sull'introduzione di limiti di durata per tutti gli incarichi interni nell'ambito del processo di riorganizzazione amministrativa; dell'ordine del giorno n. 70 Cozzolino ed altri sulla revisione della disciplina dei distacchi al fine di contenere la spesa. Questo insieme di materie è all'esame del Comitato degli affari per il personale.
  In questo stesso quadro si inserisce la questione delle sinergie con il Senato.
  Sull'unificazione della struttura della libreria della Camera dei deputati con quella del Senato, materia affrontata dall'ordine del giorno n. 4 Bragantini e altri, va rilevato che nell'ambito dell'istruttoria svolta dalle amministrazioni dei due rami del Parlamento per la definizione dei protocolli di collaborazione ed integrazione delle attività è stata valutata l'opportunità di procedere alla realizzazione, sul sito internet Parlamento.it di una libreria unificata virtuale del Senato e della Camera. Inoltre la Camera ha deliberato di procedere alla vendita on-line delle proprie pubblicazioni mediante un primario sito di e-commerce e questo sistema sarà operativo entro l'estate.
  Nell'ambito delle sinergie con il Senato si inserisce altresì la rivalutazione delle modalità di affidamento del servizio di gestione dei depositi librari di cui all'ordine del giorno n. 6 Caparini ed altri. La bozza di addendum al protocollo per l'integrazione delle biblioteche di Camera e Senato prevede che si addivenga, tramite una gara comune, alla definizione di un unico contratto di movimentazione volumi. Analogamente, al protocollo di collaborazione con il Senato nel settore della documentazione è legata la revisione del metodo di predisposizione dei dossier e del rafforzamento dei servizi che si occupano di documentazione di cui all'ordine del giorno n. 32 Boccadutri.
  Nell'attività del Comitato per gli affari del personale rientra l'esame delle questioni poste dagli ordini del giorno n. 16 Caparini e altri, n. 50 Caparini, n. 89 Speranza ed altri che affrontano sotto differenti profili l'integrazione con il Senato e la razionalizzazione delle strutture.
  L'individuazione di un advisor per la riorganizzazione amministrativa prospettata dall'ordine del giorno n. 5 Caparini ed altri è poi dallo stesso strumento di indirizzo subordinato al completamento della riforma costituzionale con riferimento al Parlamento, il cui iter è in corso.
  Sono state adottate misure per conseguire le riduzioni degli straordinari, il contenimento del lavoro festivo e la riduzione del monte ore accumulato, come richiesto dall'ordine del giorno n. 18 Caparini ed altri, attraverso una riorganizzazione delle modalità di svolgimento della manifestazione «Montecitorio a porte aperte», una razionalizzazione dell'impiego degli assistenti parlamentari, un intervento di riassetto sul centralino telefonico che ha consentito di eliminare i turni di lavoro notturno. Quanto invece alla disciplina delle ferie e dei recuperi ore, la materia è oggetto di specifici indirizzi dell'Ufficio dei Presidenza che saranno esplicitati in sede di contrattazione dal Comitato per gli affari per il personale.
  Analogamente, la questione della verifica dell'adeguatezza degli organici, oggetto dell'ordine del giorno n. 26 Caparini ed altri, è già all'attenzione degli organi di direzione politica della Camera e va inserita nelle valutazioni circa la realizzazione di un ruolo unico del personale dipendente delle amministrazioni della Camera e del Senato. Si tratta di un argomento complesso, in relazione al quale occorre Pag. 79tenere conto degli effetti di riduzione delle risorse umane prodotto dal blocco selettivo del turn over tuttora in vigore e che richiede un adeguato approfondimento. Ad analoghe conclusioni si è pervenuti per gli ordini del giorno n. 35 Boccadutri, sulle misure per aumentare la professionalità e la produttività del personale; n. 39 Zaccagnini, sulla valutazione delle dotazioni organiche compatibili con l'esigenza di flessibilità delle attività della Camera. L'ordine del giorno n. 41 Valeria Valente, sulla valorizzazione del merito e la tutela delle pari opportunità, è oggetto di valutazione nell'ambito ma anche dell'omonimo Comitato.
  Sulle iniziative in materia di resocontazione, al fine dell'introduzione del software per il riconoscimento vocale, anche in relazione alla ottimizzazione della utilizzazione del personale di quarto livello, oggetto dell'ordine del giorno n. 55 Fraccaro ed altri, facciamo presente che l'aggiudicazione dell'appalto per il supporto alla resocontazione delle Commissioni potrà avvenire entro l'estate. In prospettiva il contratto per il supporto alla resocontazione delle Commissioni sarà assorbito dalla entrata a regime del sistema di trascrizione automatica del parlato, oggetto dell'ordine del giorno n. 25 Caparini ed altri, per il quale è stata attivata una specifica procedura ad evidenza pubblica, giunta alla fase di avvio dell'esame delle offerte.
  Dovrà essere poi valutata la promozione per l'anno 2014 dei nuovi «Stati generali della Camera» in analogia a quelli che si svolsero nel luglio 1984, oggetto dell'ordine del giorno n. 80 Di Maio.
  Sono stati poi presentati ordini del giorno che attengono a specifiche questioni amministrative.
  La limitazione della stampa dei documenti da parte del CRD ai soli atti inerenti l'attività legislativa – ci riferiamo all'ordine del giorno n. 3 Bragantini ed altri – è già sostanzialmente attuata . Nel primo semestre del 2014, a conferma del dato generale del 2013, il 90 per cento delle stampe attiene all'attività legislativa ed a quella di documentazione a diretto supporto della stessa. In generale si segnala che, per effetto sia del processo di dematerializzazione sia delle ripetute misure di riorganizzazione delle attività del CRD, la relativa spesa è da anni in progressiva riduzione.
  L'ordine del giorno n. 8 Caparini ed altri pone la questione di un'attenta selezione delle iniziative da realizzare presso le sedi della Camera con riguardo ai contenuti ed ai costi delle stesse. In materia il Collegio dei Questori è già intervenuto adottando disposizioni più restrittive; si è inoltre realizzato un miglioramento delle procedure informatiche e si sta operando nella direzione di una più puntuale verifica nella prenotazione delle sale da parte dei soggetti istituzionali.
  Sul tema del reclutamento degli addetti stampa è intervenuto l'ordine del giorno n. 87 Cozzolino ed altri auspicando forme trasparenti e pubbliche, in vista della riorganizzazione dell'Ufficio stampa. Osserviamo che la selezione del capo dell'Ufficio stampa è stata svolta con una procedura diretta a sollecitare la manifestazione di interesse da parte di soggetti aventi determinati requisiti. L'Ufficio di Presidenza ha poi riallineato al primo febbraio 2015 i contratti degli addetti stampa al fine di consentire il completamento del processo di riorganizzazione dell'Ufficio stampa e di definire le modalità per dare seguito a questo strumento di indirizzo.
  Sulla revisione del sistema delle consulenze e degli incarichi professionali di cui all'ordine del giorno n. 65 Fraccaro ed altri, rileviamo che l'indirizzo costantemente seguito, e rafforzato ulteriormente in questa legislatura, è stato quello di una riduzione della spesa per consulenze. Si è passati da 1,07 milioni di euro del 2006 a 550 mila euro nel 2013 per assestarsi ad un livello inferiore nell'anno in corso. Stiamo inoltre valutando un'ipotesi di normativa generale in materia di procedura comparativa per l'affidamento degli incarichi.
  Sulla materia della trasformazione digitale sono intervenuti, con diverse prospettive, gli ordini del giorno: n. 14 e n. 17 Pag. 80Caparini ed altri, sull'utilizzo di procedure esclusivamente informatiche per le comunicazioni interne nonché sull'incremento dell'utilizzo degli strumenti informatici nelle attività amministrative del personale; n. 56 e n. 61 Mannino ed altri, sul superamento della trasmissione via fax dei documenti nonché sull'utilizzo esclusivo di documenti informatici per le attività amministrative. In materia va preliminarmente osservato che si sta operando sul versante amministrativo, essendo rimessa alle valutazioni della Giunta per il Regolamento la definizione di misure che incidano su funzioni costituzionalmente previste. Ciò detto rileviamo che l'utilizzo di procedure esclusivamente informatiche è in corso di progressiva ed intensa attuazione. Per molti beni, ad esempio, le richieste interne avvengono tramite modulo disponibile solo sul portale. Sono state poi fornite indicazioni per ridurre i consumi di carta e per la individuazione di procedure che escludano il ricorso allo strumento del fax. Già dal 2008, inoltre, l'invio ai dipendenti in servizio di una serie di documenti avviene tramite portale Intranet ed a partire dal 2013 l'invio in forma telematica è stato implementato attraverso la realizzazione di un progetto volto alla trasmissione dei provvedimenti di natura giuridica ed economica di interesse del singolo dipendente. Il Collegio dei Questori intende svolgere entro la fine del 2014 una verifica sullo stato di attuazione delle misure amministrative in materia, con particolare riguardo all'obiettivo di azzeramento dell'uso dei fax.
  Per le ragioni prima ricordate, compete alla Giunta per il Regolamento la valutazione dell'applicazione di tecnologie informatiche per la presentazione di atti parlamentari di cui all'ordine del giorno n. 27 Caparini ed altri. E nello stesso senso è la valutazione sull'ordine del giorno n. 60 Mannino ed altri sull'introduzione in via sperimentale dell'obbligo di utilizzo del sistema Cameradoc per il Sindacato ispettivo.
  Sul sito internet è stata avviata una consistente azione di razionalizzazione espositiva diretta a valorizzare gli ulteriori strumenti di comunicazione istituzionale (Twitter, Canale Youtube) in coerenza con l'ordine del giorno n. 33 Boccadutri. La previsione di un maggior utilizzo delle nuove tecnologie di comunicazione, affrontata dallo stesso deputato Boccadutri con l'ordine del giorno n. 34, presuppone decisioni della Giunta per il Regolamento in materia di pubblicità dei lavori. Sugli open data facciamo presente che sul sito dati.Camera.it sono disponibili oltre 460 milioni di «triple» (connessioni di dati aperte) quotidianamente incrementate.
  L'ordine del giorno n. 52 Caparini e Pini affronta il tema della valutazione dell'utilizzo del software libero. La questione è da tempo all'esame del Collegio dei Questori: la Camera ha orientato le proprie strategie di acquisizione verso l'adozione di soluzioni open source nella reale convinzione che si tratti prima di tutto di un mutamento culturale verso la condivisione e l'approccio collaborativo non solo della produzione, ma anche della conoscenza, che ormai investe l'intero comparto delle nuove tecnologie.
  Sul miglioramento della velocità di connessione della rete Internet, sul potenziamento della ricezione WI-FI e sul suo utilizzo anche da parte del personale dei gruppi parlamentari e dei collaboratori dei deputati è intervenuto l'ordine del giorno n. 88 Rosato. In materia facciamo presente che è stata aggiudicata la fornitura all'Amministrazione di connessione alla rete Internet a due Internet Service Provider nel cui ambito è prevista la scelta di eventuali aumenti della banda trasmissiva: il Collegio ha autorizzato il relativo ampliamento, che sarà operativo dopo l'estate. Le statistiche relative alla velocità impiegata e alla stabilità dei due collegamenti alla rete internet dell'Amministrazione dimostrano peraltro una forte stabilità del sistema interno. Si è proceduto alla installazione di numerosi hot-spot, alla data odierna pari a 136: nello scorso inverno è stata completata anche la copertura del complesso del palazzo dei Gruppi oltre che degli spazi comuni di maggior rilievo di palazzo Montecitorio. Sono poi stati estesi largamente i tempi Pag. 81delle connessioni di rete per consentire navigazioni continue agli utilizzatori: è altresì attiva dal lunedì 14 luglio scorso la seconda rete (Wifi MemoNet) che ha tra le principali caratteristiche quella di consentire la memorizzazione della password al primo accesso ed attuare automaticamente la connessione agli accessi successivi. La nuova piattaforma consente inoltre l'utilizzo contemporaneo di più dispositivi da parte dello stesso utente. Per l'aspetto relativo all'utilizzo della rete WI-FI da parte del personale dei Gruppi parlamentari e dei collaboratori dei deputati, rileviamo che a tale personale sono già state fornite postazioni fisse. L'apertura del WI-FI sarà realizzata successivamente all'ampliamento della banda trasmissiva in misura comunque contingentata in relazione alla consistenza numerica dei Gruppi medesimi.
  È stata poi data attuazione all'ordine del giorno n. 43 Martella sulla chiusura dei palazzi nelle giornate prefestive.
  In materia di politica immobiliare sono stati presentati gli ordini del giorno n. 48 Caparini, sulla riduzione progressiva delle locazioni attraverso la razionalizzazione degli spazi, e n. 89 Speranza, sulla razionalizzazione e ottimizzazione degli spazi fisici a disposizione per i deputati. Ricordiamo che nel novembre 2013 è stato comunicato alla proprietà il recesso, con effetto dal 1o dicembre 2014, dal contratto di locazione dell'immobile di Via di Campo Marzio n. 69.
  L'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 26 giugno 2014, ha deliberato, come abbiamo riferito nella relazione introduttiva, l'indirizzo di esercitare, nei termini di legge – il riferimento è all'articolo 24, comma 2-bis, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, «Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale» convertito con modificazioni dalla legge 23 giugno 2014, n. 89 – la facoltà di recesso dai contratti di locazione e servizi dei c.d. Palazzi Marini 2, 3 e 4, con cessazione degli ulteriori rapporti contrattuali ad essi collegati e che sia sottoposta all'Assemblea la relativa formale deliberazione nella discussione sul progetto di bilancio interno per gli anni 2014-2016.
  Ciò comporta la prosecuzione del piano di razionalizzazione degli spazi deliberato dagli organi di direzione politica, finalizzato al recupero di locali da destinare ai gruppi parlamentari per le esigenze dei deputati, in particolare presso il Complesso di Vicolo Valdina e presso il Palazzo Theodoli. Si è quindi proceduto alla ricollocazione di varie strutture in precedenza ubicate presso tali immobili.
  L'obiettivo che il Collegio si propone è quello di poter porre a disposizione dei deputati un numero adeguato di uffici nei Palazzi Theodoli – Bianchelli e Vicolo Valdina. Inoltre saranno poste a disposizione dei deputati ulteriori postazioni nel Palazzo Montecitorio.
  Sui tempi di presentazione in Assemblea dei documenti di bilancio sono intervenuti gli ordini del giorno n. 9 e n. 21 Caparini ed altri. Sulla tempistica della presentazione dei documenti in questione abbiamo dato conto nella relazione introduttiva.
  È stato poi attuato l'ordine del giorno n. 28 Caparini ed altri mediante una specifica deliberazione del Collegio dei Questori che ha approvato nuove modalità di redazione di resoconti di tale organo destinate ad incrementare ulteriormente la pubblicità dei lavori.
  L'ordine del giorno n. 20 Caparini ed altri affronta il tema del completamento della riforma dei controlli amministrativi. Il sistema dei controlli è stato integralmente ridefinito nel nuovo RAC, entrato in vigore il 1o marzo 2011. Il percorso di attuazione e perfezionamento degli strumenti del controllo è stato avviato a seguito dell'entrata in vigore del nuovo Regolamento di Amministrazione e contabilità ed è in corso di realizzazione. Con una deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 4 giugno u.s. è stato aggiunto il comma 4 dell'articolo 68 del Regolamento di Amministrazione e contabilità, che prevede che il Collegio dei Questori, nell'ambito dell'attività di vigilanza da esso svolta, informi periodicamente l'Ufficio di Presidenza Pag. 82sugli esiti del controllo di legittimità in via successiva e del controllo di risultato.
  Con riferimento all'ordine del giorno n. 30 Boccuzzi sull'integrazione della Relazione programmatica sugli obiettivi di incremento della sicurezza sul lavoro, rileviamo che le informazioni di cui si lamenta la mancanza nell'ambito della Relazione sono già presenti in altri documenti, anch'essi allegati al progetto di bilancio, che ne costituiscono le sedi proprie. In particolare nel Programma dell'attività amministrativa e nei connessi programmi settoriali elaborati dalle competenti strutture dell'Amministrazione. Le indicazioni in merito alle strutture amministrative specificamente preposte alla sicurezza sul lavoro ed alle attività da queste svolte nel corso dell'anno precedente sono contenute nella Relazione sullo stato dell'Amministrazione. Per dare piena attuazione alle indicazioni contenute nella parte motiva dell'ordine del giorno, rendendo più agevole la lettura incrociata dei citati documenti, è stato comunque predisposto un nuovo modello di Relazione programmatica, che sarà adottato in occasione dei prossimi documenti di bilancio.
  L'ordine del giorno n. 63 Mannino ed altri, sull'inserimento nei bandi di gara di una previsione concernente l'obbligo di adeguamento ai criteri ambientali minimi, è di permanente applicazione. Con riferimento alle gare indette in questo periodo, ad esempio, nella procedura per l'acquisizione di toner è stata inserita una clausola che disciplina la fornitura di toner anche rigenerati, ove naturalmente ciò sia compatibile con le garanzie del produttore delle apparecchiature che utilizzano i toner.
  In attuazione dell'ordine del giorno n. 67 Mannino ed altri, concernente l'aumento della quota di carta riciclata per stampa e fotocopie, nonché la richiesta all'attuale fornitore di fornire carta con specifici requisiti, abbiamo deliberato di richiedere, per il primo semestre del 2014, la fornitura di carta riciclata all'attuale aggiudicatario dell'appalto di somministrazione di carta (la carta riciclata, infatti, non era specificamente prevista nell'appalto). In questi giorni, inoltre, è stata aggiudicata un'apposita procedura di gara per la fornitura di carta riciclata, a copertura del trenta per cento del fabbisogno annuo presunto.
  Circa l'opportunità di stipulare, al fine di favorire la mobilità dei deputati, una convenzione con il servizio car sharing organizzato dal Comune di Roma – oggetto dell'ordine del giorno n. 82 Di Maio ed altri – si è atteso l'esito della procedura di gara di appalto bandita da Roma Capitale che ha portato all'aggiudicazione del servizio a tre differenti società con le quali si è quindi proceduto a prendere contatto rappresentando le esigenze della Camera; a breve, esaurita la fase istruttoria ed acquisite le determinazioni di Roma Capitale circa l'eventuale utilizzo di Piazza del Parlamento come area di parcheggio, potranno essere effettuate le valutazioni conclusive ed entro il corrente anno si definiranno le misure conseguenti.
  L'ordine del giorno n. 84 Di Maio ed altri sulla acquisizione diretta del DURC e, in caso di irregolarità, trattenuta dei pagamenti alle imprese non richiede apposita attuazione, poiché l'acquisizione d'ufficio del DURC e gli adempimenti conseguenti (secondo quanto stabilisce la normativa vigente) costituiscono attività ordinariamente svolta dall'Amministrazione.
  In materia di CONSIP sono stati presentati due ordini del giorno: n. 85 Cariello ed altri, sull'opportunità di utilizzare in modo sistematico i parametri prezzo/qualità individuati dalla CONSIP compatibilmente con gli indirizzi degli organi di direzione politica; n. 89 Speranza ed altri, sul ricorso diffuso a questo strumento per le spese per beni e servizi. Il primo strumento di indirizzo non richiede apposita attuazione, poiché l'impiego dei parametri CONSIP e l'adesione alle convenzioni CONSIP, compatibilmente con gli indirizzi formulati dall'Ufficio di Presidenza con deliberazione n. 208/2012, costituisce attività ordinariamente svolta dall'Amministrazione. In relazione al secondo rileviamo che la Camera aveva già aderito Pag. 83ad alcune convenzioni per autonoma deliberazione del Collegio dei Questori già prima che la legge (articolo 1, comma 7 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135) rendesse l'adesione obbligatoria per le pubbliche amministrazioni e prima ancora dell'analoga deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 1o agosto 2012. L'adesione era stata disposta in considerazione dei vantaggi economici derivanti dai corrispettivi favorevoli nonché dei benefici gestionali connessi alla riduzione degli oneri amministrativi necessari per lo svolgimento delle relative procedure di selezione del contraente. Le convenzioni hanno riguardato i settori dell'energia elettrica, del gas, dei carburanti di rete, delle fotocopiatrici da ufficio, della telefonia fissa e mobile. È stata anche approfondita la possibilità di adesione alla convenzione per il servizio di facility management, per diverse attività, quali i servizi di pulizia (escluso Palazzo Montecitorio), di reception, di giardinaggio e di disinfestazione. Peraltro il plafond della convenzione per il lotto nel quale rientrano gli edifici della Camera risultava, nell'aprile di quest'anno, di fatto esaurito.
  L'ordine del giorno n. 74 Mannino ed altri, riguardante l'indicazione sulla ricevuta rilasciata dai servizi di ristorazione del costo sostenuto dall'Amministrazione e della quota parte pagata dal consumatore del pasto dopo la conclusione della procedura di gara, è stato attuato a decorrere dal 1o luglio presso le strutture di Montecitorio.
  Merita ribadire che il nuovo contratto per i servizi di ristorazione a Montecitorio è stato stipulato a seguito di una gara d'appalto e i risparmi stimati sono di 1.350.000 euro, su base annua.
  Il contributo medio da parte della Camera nei primi giorni di applicazione delle nuove regole, per il ristorante dei deputati, è risultato inferiore a 7 euro a pasto (contro i 30,16 euro del passato), con un risparmio di oltre il 76 per cento. Per il ristorante self service, destinato anche a dipendenti e personale in decreto, il contributo medio è risultato inferiore a 5 euro (contro i 13,87 del passato).
  Da segnalare che la scelta di mantenere un contributo da parte della Camera dei deputati, sia pure fortemente ridotto, ha una ragione precisa: in assenza, la gestione del servizio comporterebbe prezzi non concorrenziali, e quindi la rinuncia da parte degli utenti all'utilizzo della struttura. La cessazione del servizio comporterebbe sia ricadute negative sul piano dell'occupazione per gli addetti, sia tempi più lunghi di pausa nei lavori per accedere ai servizi di ristorazione esterni al palazzo.
  L'ordine del giorno n. 57 Mannino ed altri, sull'utilizzo dei bicchieri biodegradabili, è stato attuato presso tutti i distributori automatici presenti nelle sedi della Camera. Anche i servizi interni di ristorazione utilizzano prevalentemente materiale compostabile, l'eventuale ricorso a materiali diversi dipende dalla necessità di esaurire le scorte esistenti.
  L'ordine del giorno n. 64 Mannino ed altri sull'attivazione di nuovi punti di distribuzione di acqua e bevande e sulla modifica del sistema di rifornimento delle bevande all'interno della Camera è in corso di attuazione. Sono stati installati nello scorso mese di giugno i primi beverini in prossimità dei bagni presso il Palazzo ex Banco di Napoli per una prima fase di sperimentazione.
  L'ordine del giorno n. 66 Mannino ed altri riguarda: interventi in materia di consumi energetici all'interno delle sedi della Camera; la predisposizione di un piano di intervento per installazione di misuratori di potenza elettrica; la pubblicazione di report sulla funzionalità degli impianti elettrici e sugli interventi manutentivi; la pubblicazione di un rapporto sui consumi idrici ed elettrici; la pubblicazione di un rapporto sul riscaldamento/raffreddamento degli edifici; l'installazione di cartelli indicanti i consumi energetici.
  In materia, si sta proseguendo, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, con l'installazione di sistemi di monitoraggio Pag. 84informatizzato, con particolare riferimento agli impianti di Palazzo Montecitorio.
  Le apparecchiature installate consentono misurazioni dei consumi finalizzate esclusivamente alla verifica della funzionalità e dell'efficienza energetica degli impianti. In particolare: per quanto riguarda i consumi idrici, l'ubicazione delle suddette apparecchiature presso i singoli edifici consente di acquisire i dati relativi ai consumi distinti per edificio; per quanto concerne invece i consumi elettrici, la loro ubicazione consente di acquisire i dati relativi ai tre punti di consegna ACEA in media tensione, che alimentano utenze e impianti situati presso tutti gli edifici della Camera.
  I dati sono aggiornati al primo semestre 2014 e dovranno esserne valutate le modalità di eventuale pubblicazione.
  L'elenco degli interventi di manutenzione effettuati è costantemente aggiornato, in quanto compreso nella documentazione prodotta bimestralmente dai direttori dei lavori: dovranno esserne valutate le modalità di eventuale pubblicazione.
  Sono stati predisposti specifici cartelli indicatori della classe energetica dei vari edifici, dei quali, conformemente a quanto previsto dalla normativa vigente, si potrebbe prevedere l'affissione nei rispettivi ingressi.
  L'ordine del giorno n. 49 Caparini sull'eliminazione di contributi o sovvenzioni al Circolo Montecitorio è stato attuato, essendone prevista la drastica riduzione nel 2014 e 2015 e l'azzeramento a partire dal 2016.