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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 266 di giovedì 17 luglio 2014

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9,05.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, D'Ambrosio, Dambruoso, Di Gioia, Di Lello, Fedriga, Fico, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Guerra, Pes, Portas, Rampelli, Ravetto, Sani, Speranza e Vargiu sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sul rispetto dei vincoli derivanti dal patto di stabilità e crescita alla luce delle raccomandazioni agli Stati membri dell'Unione europea approvate l'8 luglio 2014 dal Consiglio Ecofin (ore 9,13).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sul rispetto dei vincoli derivanti dal patto di stabilità e crescita alla luce delle raccomandazioni agli Stati membri dell'Unione europea approvate l'8 luglio 2014 dal Consiglio Ecofin.
  Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per otto minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'economia e delle finanze)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Buongiorno, onorevole Presidente e onorevoli deputati, il 26 giugno il Consiglio dell'Unione europea ha adottato nell'ambito del semestre europeo – e l'8 luglio il Consiglio Ecofin ha approvato – un pacchetto che comprende le raccomandazioni specifiche per Paese. Le raccomandazioni contengono orientamenti puntuali per ogni Paese sulle politiche economiche, di bilancio e sociali che tengono conto della situazione specifica e delle riforme attuate in ciascuno Stato membro, come descritto nel programma nazionale di riforma.
  Nelle raccomandazioni per l'Italia la Commissione, tra l'altro, conferma dal punto di vista fiscale che l'Italia rimane tra i Paesi con un rapporto deficit-PIL al Pag. 2di sotto del 3 per cento. Allo stesso tempo, invita il Paese a monitorare il disavanzo strutturale e il rispetto della regola del debito, richiedendo un alleggerimento del carico fiscale e degli interventi mirati per spostare la tassazione dai fattori produttivi ai consumi, alle rendite finanziarie, assicurare il finanziamento della riduzione del cuneo fiscale per il 2015, migliorare il recupero dei debiti fiscali, intensificare la lotta all'evasione e modernizzare l'amministrazione fiscale. Ribadisce la necessità di migliorare la gestione dei fondi strutturali, intervenendo in particolare sulla capacità amministrativa, e di potenziare l'efficacia delle misure anticorruzione e l'efficienza della giustizia civile.
  Nel raccomandare misure che corrispondono all'agenda di riforma 2014, contenuta nel programma nazionale di riforma di aprile, è stato riconosciuto da parte della Commissione il preciso e serrato cronoprogramma con cui il Governo ha definito la sua strategia, impegnandosi al rispetto delle scadenze indicate.
  I progressi verso il raggiungimento degli obiettivi suggeriti dalle raccomandazioni saranno dettagliatamente indicati nell'aggiornamento del DEF di settembre. Vorrei, comunque, dare conto dei progressi relativi a ciascuna raccomandazione, molto brevemente, già da adesso.
  La prima raccomandazione, la raccomandazione del Consiglio dell'Unione sul programma di stabilità, richiede di rafforzare le misure di bilancio per il 2014 a causa dell'emergere di uno scarto basato sulle previsioni di primavera 2014 della Commissione europea rispetto allo sforzo fiscale necessario a garantire il rispetto della regola di riduzione del debito.
  Nel contempo, il Consiglio raccomanda di operare un sostanziale rafforzamento della strategia di bilancio nel 2015 al fine di garantire il rispetto del requisito di riduzione del debito, anche portando a compimento un ambizioso piano di privatizzazioni.
  Le previsioni di primavera 2014 della Commissione europea vengono effettuate nell'ipotesi di politiche invariate, mentre gli obiettivi fiscali contenuti nel DEF 2014 sono basati su previsioni a legislazione vigente.
  Su questo punto vorrei ricordare che, qualora si decidesse di deliberare le ulteriori spese valutate dalla Commissione nello scenario a politiche invariate rispetto a quelle previste a legislazione vigente, come previsto dalla normativa nazionale, esse sarebbero compensate da maggiori risorse reperite attraverso specifici provvedimenti, senza quindi un aggravio sui saldi di finanza pubblica.
  Lo scenario della Commissione non considera, inoltre, interamente le misure di consolidamento introdotte con la precedente legge di stabilità e sconta le maggiori spese che dovranno essere rifinanziate con la legge di stabilità per il 2015, prospettando, quindi, un livello tendenziale di indebolimento netto per il 2015, lievemente peggiore rispetto a quello indicato dal DEF 2014. In sostanza, per quanto riguarda le valutazioni sull'aggiustamento fiscale, non sufficiente a garantire il rispetto della regola del debito, va considerato che le stime della Commissione non tengono conto delle minori spese pianificate, ma non ancora specificate nel dettaglio, e dei maggiori introiti, come quelli attesi dalle privatizzazioni in via di programmazione.
  È lo stesso Governo a segnalare nel DEF 2014 che, sulla base delle previsioni di finanza pubblica tendenziali e in assenza di interventi correttivi, si avrebbe uno scarto di circa 0,5 punti percentuali di PIL sul saldo strutturale rispetto allo sforzo fiscale necessario per garantire il rispetto della regola del debito. Tale scarto, a legislazione vigente nel 2015, diventerebbe pari a 0,9 punti percentuali di PIL. Nel DEF 2014 il Governo si è impegnato a correggere le dinamiche tendenziali di finanza pubblica, attraverso una manovra di consolidamento, in grado di migliorare il saldo strutturale di 0,5 punti percentuali di PIL nel 2015, e a garantire la piena convergenza verso l'obiettivo di medio periodo nel 2016. Allo stesso tempo, il Governo si è già impegnato a mettere in atto un piano di privatizzazioni, Pag. 3dal quale sono attesi proventi annui pari allo 0,7 per cento del PIL negli anni 2014-2017.
  Come mostrato dal piano di rientro delineato nel DEF, questo scenario è in linea con i requisiti della regola di riduzione del debito e permette di condurre le dinamiche della spesa su un sentiero compatibile con i parametri europei. L'aggiornamento del DEF di settembre offre una prima occasione per una valutazione di questo quadro.
  Infine, ricordo, sempre nell'ambito della prima raccomandazione, che il 30 aprile si è concluso il processo di nomina dei membri del consiglio dell'ufficio parlamentare di bilancio, avviandone la piena operatività. Io stesso ho avuto il piacere di incontrarli ieri.
  Permettetemi adesso di ricordare, molto rapidamente, i progressi relativi alle altre raccomandazioni. La raccomandazione n. 2 indica di spostare l'onere fiscale da fattori produttivi verso il consumo e verso la proprietà immobiliare, verso l'ambiente e verso le rendite finanziarie. Inoltre, insiste nell'accelerare il processo della legge delega. La strategia del Governo include una revisione della fiscalità, con misure di riduzione delle imposte gravanti sulle famiglie e sulle imprese. Va in questo senso l'ulteriore taglio, fin da maggio, del cuneo fiscale, che sarà reso permanente con la legge di stabilità, e la riduzione dell'IRAP che, spostando la tassazione sulle rendite finanziarie, come suggerito dalla Commissione, agevola anche le imprese.
  I primi due decreti legislativi contenenti le disposizioni in materia di semplificazioni fiscali e la composizione, le attribuzioni e il funzionamento delle commissioni censuarie sono stati già presentati dal Governo. A breve, saranno presentati quelli relativi all'abuso del diritto, al riordino dell'imposizione sul reddito di impresa e alla revisione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali in chiave di revisione della spesa. La delega fiscale garantirà un sistema più equo, trasparente e vicino alle imprese e ai contribuenti, oltre a fornire, allo stesso tempo, stabilità e certezza del diritto nonché efficaci strumenti per la lotta all'evasione e all'elusione fiscale.
  La raccomandazione n. 3 riguarda la riforma della pubblica amministrazione, tra l'altro, e l'efficienza della giustizia civile. A breve, saranno legge due importanti riforme della giustizia e della pubblica amministrazione, indispensabili per creare un contesto amministrativo ed un ambiente imprenditoriale più favorevole allo sviluppo del Paese e capace di essere nuovamente attrattivo per gli investitori esteri, come i mercati internazionali continuamente ricordano.
  Una volta portato a compimento il processo di revisione del Titolo V della Costituzione, si introdurranno nell'ordinamento italiano anche gli ultimi elementi indispensabili per rendere più efficiente lo svolgimento delle competenze a tutti i livelli di governo. E vorrei cogliere quest'occasione per richiamare l'attenzione sul fatto che l'impatto economico delle riforme istituzionali, come l'evidenza internazionale mostra ampiamente, è estremamente rilevante e, purtroppo, spesso sottovalutato.
  Riguardo alla giustizia, il Governo ha posto in consultazione le linee guida della riforma, che intende presentare entro settembre e che affrontano tutti gli aspetti indicati dalla raccomandazione specifica, andando anche oltre nel rafforzamento e nel superamento dei colli di bottiglia che frenano gli investimenti sia nazionali che esteri.
  La raccomandazione n. 4 invita a rafforzare la capacità di resilienza del settore bancario e il sostegno al credito. Vanno sottolineati in questo contesto i grandi progressi delle banche italiane, in fase di profondo rinnovamento, indotto sia dagli sfavorevoli andamenti dell'economia sia dalle nuove regole sull'adeguatezza patrimoniale e di liquidità. La prima metà del 2014 è stata segnata da un'intensa attività di ricapitalizzazione da parte delle banche italiane. I principali gruppi bancari hanno annunciato o effettuato aumenti di capitale per un ammontare superiore a 10 miliardi di euro. Tra i fattori che potrebbero Pag. 4indurre un ulteriore rafforzamento delle condizioni finanziarie va valutato il ruolo della valutazione onnicomprensiva, riguardo alla qualità degli attivi delle banche e agli stress test, condotta dalla Banca centrale europea. La comunicazione dell'esito delle analisi effettuate, prevista per ottobre, contribuirà ad aumentare la trasparenza nei mercati, assicurando condizioni di maggiore uniformità nella valutazione del merito di credito delle banche.
  Il Governo ha varato di recente il progetto finanza per la crescita per individuare in tempi brevi soluzioni concrete, che consentano di potenziare lo strumento della garanzia pubblica, di dare sviluppo ai fondi di credito, guardando all'esempio di altre esperienze, e di favorire un maggior coinvolgimento nell'erogazione del credito alle imprese, degli investitori istituzionali che veicolano il risparmio di lungo periodo. Inoltre, ha varato misure volte a facilitare l'accesso in borsa e la quotazione da parte delle piccole imprese.
  La raccomandazione n. 5 invita a valutare l'impatto della riforma nel mercato del lavoro e le misure di sostegno all'occupazione. La riforma del mercato del lavoro proposta dal Governo mira ad attuare una razionalizzazione dei meccanismi di assunzione e delle forme contrattuali, nonché a rinnovare e a rendere più efficienti il sistema degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive. Gli interventi di semplificazione dei contratti a termine e di apprendistato e la maggiore flessibilità perseguono l'obiettivo di rendere le varie tipologie contrattuali più coerenti con le esigenze del contesto occupazionale e produttivo attuale e costituiscono il primo passo per arrivare a regime al contratto unico, con forme di tutela progressiva e un sistema di welfare più efficace e selettivo.
  Il piano italiano di attuazione della garanzia per i giovani è operativo e rappresenta un'occasione per rilanciare l'incontro tra domanda e offerta e razionalizzare il sistema delle politiche attive sul territorio. A questo piano, approvato dalla Commissione europea, sono state assegnate risorse per 1,5 miliardi nel biennio 2014-2015. Si tratta, nel nostro caso, del secondo Paese in Europa destinatario di finanziamenti. Questi finanziamenti consentiranno di garantire ai giovani fra i quindici e i ventinove anni un'offerta qualitativamente valida di impiego, proseguimento di studi, apprendistato o tirocinio entro quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'uscita dal sistema di istruzione formale.
  La raccomandazione n. 6 invita a sostenere la formazione del capitale umano nella scuola. In questo contesto, oltre alle misure «Garanzia giovani» che ho già citato, ricordo che, in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sono stati già predisposti due provvedimenti che vedranno a breve la luce sulla riforma della scuola e sulle competenze, secondo le indicazioni e le migliori esperienze europee. Ricordo, inoltre, che, dal prossimo anno scolastico, è operativa la sperimentazione dell'apprendistato per gli studenti del quarto e quinto anno delle scuole superiori. Infine, ricordo l'obiettivo del programma edilizia scolastica; il piano varato dal Governo è composto da tre principali filoni e coinvolgerà complessivamente quasi 21 mila edifici scolastici, con investimenti per un miliardo di euro.
  La raccomandazione n. 7 invita a procedere verso la semplificazione dell'ambito regolatorio per le imprese. E qui mi ricollego a cose che ho già menzionato, relative alla riforma del Titolo V della Costituzione e alla riforma della pubblica amministrazione.
  Ricordo che l'impatto delle riforme istituzionali sull'attività economica, come dicevo, è assai più notevole di quanto spesso percepito.
  Infine, la raccomandazione n. 8 riguarda l'insediamento dell'Autorità di regolazione dei trasporti, che è stata costituita il 17 settembre 2013 ed è diventata operativa il 15 gennaio 2014. L'Autorità ha avviato due indagini conoscitive rispettivamente sui temi dei servizi di trasporto passeggeri e dell'accesso alle infrastrutture.Pag. 5
  Onorevoli deputati, le misure descritte fanno parte di una strategia del Governo che è convergente con le raccomandazioni della Commissione e che coniuga azione strutturale con il sostegno alle famiglie, per esempio attraverso il bonus fiscale, e alle imprese con misure diverse, tra cui il rimborso dei debiti della pubblica amministrazione, attualmente in corso di ulteriore rafforzamento.
  Siamo in un contesto di crescita ancora debole e incerta: la disoccupazione rimane elevata e si conta in Europa nell'ordine di decine di milioni, soprattutto tra i giovani. È un problema dell'Italia, ma è anche un problema dell'Europa. Anche per questa ragione, la Presidenza italiana del semestre appena iniziato ha posto al centro della priorità dell'Europa il sostegno della crescita e dell'occupazione. Si tratta di una priorità che è stata fortemente condivisa, ribadita di recente, ed è stata accolta anche alla riunione del Consiglio Ecofin dell'8 luglio scorso.
  Questa centralità della crescita e dell'occupazione non è, ovviamente, una priorità del solo semestre italiano, ma è, nel nostro auspicio, la priorità del prossimo ciclo parlamentare dell'Europa e dell'azione della nuova Commissione, che si insedierà alla fine di quest'anno. E che ci debba essere un orizzonte di medio termine è indispensabile.
  La crescita è un fenomeno complesso, spesso non ben compreso; soprattutto, non vi sono scorciatoie per la crescita. È necessaria una strategia a più piani. La Presidenza italiana propone per l'Europa, ma il Governo italiano propone per il Paese, una strategia che abbia tre pilastri: innanzitutto, più apertura di mercato, mercato interno e mercato globale. L'Europa ha sempre trovato la via della crescita attraverso forme di integrazione progressiva e di apertura crescente.
  In secondo luogo, le riforme strutturali devono interessare tutti i Paesi, perché la grande crisi, da cui fatichiamo a uscire, è anche il frutto di un ritardo accumulato molto prima che la crisi finanziaria si sviluppasse. Un maggior grado di coordinamento tra le politiche strutturali degli Stati membri potrà accrescerne l'impatto, un punto che è stato ripreso di recente anche dal presidente della Banca centrale europea.
  In terzo luogo, più investimenti per la crescita, attivati con strumenti diversi e con diversi canali, pubblici e privati. Una simile strategia avrà successo nella misura in cui riesce a generare la giusta risposta fra le istituzioni, le imprese e i cittadini. Da questo punto di vista, compito della politica economica, sicuramente della politica del nostro Governo, è quello di dare i segnali giusti, che abbiano l'orizzonte temporale adeguato, che possano influenzare positivamente le aspettative, che creino incentivi opportuni e necessari.
  L'idea, recentemente annunciata dal Presidente del Consiglio, dell’«agenda dei mille giorni» è questa; va, naturalmente, riempita di contenuti e di proposte concrete, e a questo il Governo sta lavorando. I dati macroeconomici più recenti, se confermati, indicano un ritardo nel meccanismo di ritorno alla crescita sostenuta in Europa e altrove; ciò è vero anche per il nostro Paese. I margini per l'azione del Governo si faranno, in questo caso, più stretti, ma non per questo si indebolisce la prospettiva di medio termine, indispensabile per quel salto di qualità di cui il Paese ha bisogno tramite una decisa azione di riforma.
  Questa prospettiva è anche necessaria per il mantenimento dell'equilibrio difficile tra consolidamento dei conti pubblici e sostegno alla crescita e all'occupazione, che il Governo è determinato a preservare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia).

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare la deputata Paola De Micheli. Ne ha facoltà.

  PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, le raccomandazioni Pag. 6rivolteci dall'Europa a luglio costituiscono uno dei punti di riferimento per discutere l'attuale stato dell'economia italiana. L'Italia non è più nelle opprimenti condizioni di fare i compiti a casa, perché su questo gli italiani hanno già dato, e hanno già dato molto in questi anni.
  Ma oggi la condizione economica del Paese ci impone l'urgente necessità di una svolta riformatrice, che non riguarda solo i freddi numeri, ma cambiamenti radicali nei nostri modelli di sviluppo. L'Europa ci ha chiesto non solo di non abbassare la guardia nel rispetto dei sacrifici fatti, ma di cambiare per tornare a produrre e a redistribuire ricchezza.
  Coerenti con quanto fatto fin dall'inizio della legislatura e con quanto previsto dal DEF, confermiamo politiche di svolta che esigono la chiusura della stagione di sola austerità, per imboccare la strada della crescita. Sappiamo – lo tocchiamo con mano ogni giorno – che la crisi non è ancora alle nostre spalle. La ripresa non è dietro l'angolo e anche la più ottimistica delle programmazioni richiede tempi e sforzi che non producono risultati immediati. Così come ci ha ricordato Mario Draghi, la ripresa europea è moderata e, come vediamo nel caso dell'Italia, rischia di rimanere ancora ferma. Ma abbiamo scelto di concentrare tutti i nostri sforzi proprio sulla crescita e sull'occupazione, soprattutto delle e per le generazioni più giovani.
  L'ultimo DEF non rappresenta solo la somma di una serie di misure economiche, ma ha in sé il seme di un progetto per l'Italia, per dare concrete e tangibili risposte ai cittadini, che più hanno subito questa crisi. In questi mesi abbiamo realizzato il tentativo di redistribuzione più corposo degli ultimi anni nei confronti dei redditi medio-bassi, sapendo che ancora non basta, sapendo che è solo l'inizio e che, per finanziare e realizzare il resto, saranno necessari grandi sacrifici. I tagli dovranno essere apportati sui rami secchi, su quelli improduttivi, altrimenti si rischia un effetto neutro su consumi e su crescita.
  Le precedenti e ulteriori misure economiche finalizzate alla crescita devono essere attuate rapidamente per poterne valutare concretamente gli effetti anticiclici. Alla scelta della redistribuzione fiscale, così portata avanti in questi mesi, occorre affiancare quella di un rilancio del credito alle imprese, degli investimenti pubblici, di un forte investimento sul sapere. Non nascondiamoci poi l'enorme preoccupazione per la crescita del debito pubblico italiano.
  Ma la partita non si gioca più solo in Italia. Ora la nostra Presidenza di turno dell'Unione europea ha un ruolo strategico: definire finalmente le politiche concrete che facciano respirare tutte le economie europee ancora in sofferenza, e in sofferenza da troppi anni. La questione europea si affronta prima di tutto con la politica, con un approccio sistemico, e non solo con correzioni di breve periodo al modello di sviluppo continentale, consapevoli dell'immane fatica che questo rappresenta per il nostro Governo, ma anche certi che su questo punto gli italiani sono con noi, anche molti di più di quelli che ci hanno onorato del loro voto. La svolta che l'Italia, forte e autorevole dei suoi risultati, figli di questi grandi sacrifici, vuole imprimere all'Unione europea deriva da una nuova centralità della democrazia. La democrazia è l'unica madre di politiche per il lavoro, per la crescita, per la giustizia sociale.
  I dati del primo semestre di quest'anno segnalano una condizione di perdurante ristagno delle economie europee, con il rischio che, senza un cambio di rotta, questa situazione si prolunghi ancora. Bassissima crescita, bassissima inflazione e alto numero di disoccupati rappresentano il perdurare di una condizione che diventa ingiustizia – ingiustizia –, assenza di opportunità individuali e collettive: condizione socialmente insopportabile, che se non affrontata favorirebbe un ulteriore rafforzamento dei partiti e dei movimenti euroscettici, fino ad arrivare a minacciare da vicino la sopravvivenza stessa del processo di integrazione europea.Pag. 7
  Servono interventi mirati e misure finalmente efficaci in direzione del rilancio dell'occupazione da parte dell'Europa, a partire da una maggiore simmetria dei processi di aggiustamento, e un forte ciclo di investimenti in infrastrutture materiali e immateriali.
  E su questo l'Europa deve prendere un impegno serio e concreto. Solo in parte ci hanno confortato in questo senso le indicazioni del Presidente Juncker. Aperture sicuramente importanti, fatte da chi rappresenta una storia di austerità, ma che, purtroppo, potrebbero anche non essere sufficienti. Per queste ragioni di giustizia e di creazione di opportunità, che sono inscritte nel DNA del più grande partito del centrosinistra europeo, il Partito Democratico ha scelto di stare dalla parte dell'Europa dei cittadini e per questo sosterrà, non in maniera acritica o supina, ma attiva e propositiva l'azione del Governo in Italia e in Europa per realizzare investimenti pubblici, nuovo welfare, politiche industriali in quei settori, antichi e nuovi, che hanno reso l'Italia e anche il vecchio continente motore dello sviluppo globale.
  Il nostro sarà un supporto serio e concreto, signor Ministro, non solo con il lavoro di perfezionamento ai decreti che il Governo ha promosso e promuoverà, ma anche con le proposte che il nostro gruppo parlamentare ha in corso, avendo raccolto e rielaborato le sollecitazioni, le preoccupazioni e i suggerimenti autorevoli che arrivano dalle forze economiche del Paese. In questo processo sarà indispensabile l'azione annunciata dalla Banca centrale europea che mette a disposizione tutti i mezzi necessari e nel modo più rapido possibile per favorire il credito che per noi rappresenta un punto importante per la ripresa.
  Signor Ministro, attraverso di lei e con lei chiediamo al Governo e confermiamo a noi stessi, gruppo parlamentare di maggioranza, l'impegno alla realizzazione di un instancabile lavoro di riforme, utile alla difesa dei posti di lavoro che ci sono, alla creazione di nuovi posti di lavoro, in un quadro di rinnovata giustizia sociale. Chi ha l'onore di sedere in quest'Aula, deve ricordare ogni giorno che in Italia le famiglie povere o senza lavoro, senza benefici di trasferimenti sociali, rappresentano un terzo del totale. E per questa ragione confermiamo il lavoro, che stiamo già portando avanti insieme, e il nostro sostegno a questo piano mastodontico e importante, ma anche consapevolmente faticoso di riforme che ha un punto fondamentale in quest'Aula, ma che avrà un suo punto fondamentale anche in quello che riusciremo a fare in Europa e per l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, Ministro, aspettavamo impazienti una comunicazione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze. L'aspettavamo impazienti perché la situazione del Paese è grave. La crisi non è finita e, anzi, la sua fine è ancora molto lontana. Per questo motivo vorrei enunciare quali sono i dati macroeconomici del nostro Paese in questo momento, che lei, Ministro, sicuramente conosce meglio di me. Il primo trimestre del 2014 ha fatto registrare una contrazione del PIL dello 0,1 per cento sul trimestre precedente e meno 0,5 per cento su base annua. Quindi, anche con le previsioni più ottimistiche, difficilmente raggiungeremo quello 0,8 per cento previsto dal vostro DEF. La produzione industriale torna a calare con un meno 1,8 per cento su base annua. E, poi, la grave situazione della disoccupazione, che a maggio tocca il 12,6 per cento e quella giovanile, che raggiunge quota 43 per cento. Ricordo un PD che chiedeva le dimissioni di Berlusconi quando questo stesso tasso raggiungeva, se non ricordo male, il 30 per cento; oggi siamo al 43 per cento. Vi è un debito pubblico che raggiunge i 2.166 miliardi di euro e gli italiani che sono sotto la soglia di povertà relativa salgono a 10 milioni; 6 milioni sono quelli sotto la soglia di povertà assoluta. E proprio su quest'ultimo punto, Ministro, vi Pag. 8ricordo che la Commissione europea ci ha segnalato già diverse volte come il sistema di protezione sociale in Italia non sia in grado di attuare azioni di contrasto all'esclusione sociale. Lo stesso Juncker ha citato la necessità di istituire il reddito minimo garantito nel suo discorso di insediamento. E pure noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo proposto un reddito di cittadinanza, prima al Governo Letta e diverse volte anche al Governo Renzi, sempre completamente ignorati.
  Signor Ministro, aspettavamo impazienti questa comunicazione perché risulta alquanto singolare non aver ricevuto da parte del MEF o del Governo una notizia che è stata messa poco in risalto dai nostri media: il rifiuto da parte della Commissione e del Consiglio europeo di concedere all'Italia il posticipo del pareggio di bilancio al 2016. Davvero strano considerando che, sul presupposto che l'Europa avrebbe concesso lo slittamento, si è basata l'intera programmazione economico-finanziaria di questo Governo. Ricordo che, proprio per quello slittamento, abbiamo fatto un voto apposito in Aula e, purtroppo, quindi constatiamo come questo Governo abbia giocato d'azzardo sulle tasche e il futuro dei cittadini italiani, e allora le poniamo delle domande.
  Le chiediamo come il Governo gestirà la situazione che ho appena descritto, dopo aver finanziato la maggior parte dei suoi provvedimenti a debito, un debito che è salito di 59 miliardi negli ultimi cinque mesi. Gli italiani se lo chiedono, mi auguro, e si chiedono se sono veritiere le dichiarazioni dell'Esecutivo, che ad ogni occasione ribadisce che non ci sarà bisogno di una manovra correttiva. Si chiedono a quale prezzo rispetteremo il vincolo del 3 per cento, come avete più volte rassicurato anche oggi, Ministro. Si chiedono come sosterrete l'abbassamento della pressione fiscale, che avete più volte promesso.
  E, poi, questa flessibilità di cui il Premier Renzi si è sentito orgoglioso e ci ha detto di aver ottenuto ampi margini di manovra sul fronte della flessibilità. Ma in che cosa consiste la tanto sbandierata flessibilità ottenuta dalla recente Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea ? Perché, in realtà, se andiamo a leggere i documenti ufficiali del Consiglio europeo e dell'Ecofin, l'unica flessibilità di cui si parla è quella già insita all'interno del Patto di stabilità e crescita: nessuna modifica al Patto è stata discussa o minimamente presa in considerazione in sede europea. Quindi, di cosa parliamo ? E tutti sappiamo quanto sia flessibile questo Patto di stabilità, con i suoi vincoli assurdi, con numeri che non hanno alcuna base scientifica alle spalle come il famoso vincolo del 3 per cento che oggi è stata la prima cosa che lei ci ha detto, Ministro. Il sacro comandamento nella religione dell’austerity (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Per capire che, invece, le politiche di austerity non sono finite, basta notare che in ogni riga dei documenti prodotti dalla Commissione, dal Consiglio, dall'Ecofin si ribadisce che non esiste promozione della crescita senza il risanamento di bilancio e, quindi, anche in questo caso non si fa altro che prendere in giro i cittadini, facendoci credere che l’austerity è finita e intanto programmate tagli ai più importanti servizi pubblici e fate piani di svendita selvaggia del patrimonio pubblico comprese aziende redditizie e strategiche. Insomma, in una partita vediamo che, tra l’austerity e questa flessibilità che voi ci avete detto, l’austerity vince senza partita, 800 a 0.
  Ancora, vi chiedo un'ultima considerazione su quello che ci dite sul concetto di crescita, mantra indiscusso anche in ogni recente dichiarazione del Premier Renzi. Se la crescita di cui si parla significa favorire ancora una volta quelle grandi opere dietro cui si nascondono i soliti interessi, spesso purtroppo anche illeciti e credo che Mose, TAV ed Expo ci hanno insegnato qualcosa in questi ultimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), se significa ancora una volta favorire le lobby della finanza e delle multinazionali, a scapito dell'economia reale e delle piccole e medie imprese, se questa crescita significa ancora creare milioni Pag. 9e milioni di schiavi moderni, con la vostra precarizzazione del mercato del lavoro – lei ha parlato di razionalizzazione: no, questa è precarizzazione del mercato del lavoro – allora noi forse siamo per una decrescita. Siamo per una decrescita della corruzione, dello strapotere della finanza, siamo per una decrescita degli sprechi di risorse, dei danni ambientali e della centralità del profitto a scapito dei valori sociali e dei diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il Premier Renzi ci ha spesso parlato di cambiare verso, di cambiare direzione. Ho sentito molte volte in quest'Aula dire che i politici e la politica devono guardare alle generazioni future. Allora, glielo chiedo, Ministro: ma cosa stiamo lasciando a queste generazioni future ? Perché quello che vediamo noi è un'economia iperliberista, che tutt'altro è che un'economia solidale tra Paesi, che tutt'altro è che quella comunità di cui tante volte parlate.
  Vediamo colossi finanziari che muovono masse di capitali grosse quanto quelle degli Stati e non capiamo più se ci sono Governi che riescano a controllarli o che sono, a loro volta, controllati da questi colossi. E allora, forse, quel mercato perfetto, che esiste forse solo sui libri di economia, quella «mano invisibile», probabilmente, il più delle volte sembra che ci voglia strozzare, con tutte le storture che abbiamo del mercato e, ricordiamocelo, anche in Italia, quella della corruzione e dei conflitti di interesse. Ebbene, quelle storture non fanno nient'altro che aumentare quella forbice tra chi sta bene e chi sta male.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  VINCENZO CASO. Concludo, Presidente. Allora, le chiedo davvero qual è questo cambiamento diverso, perché sinceramente la strada che state percorrendo noi pensiamo che sia ancora quella solita strada che, da troppo tempo, stiamo ancora percorrendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Renato Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, signor Ministro, al di là della mia personale considerazione e stima nei suoi confronti, mi dichiaro fortemente deluso dalla sua relazione di oggi. Essa appare esoterica, omissiva, elusiva, in taluni punti anche sbagliata. Dica ai suoi collaboratori, professor Padoan, di non tradurre sempre il termine fiscal con fiscale, si traduce come bilancio, altrimenti la gente non capisce assolutamente nulla. Ma non ho sentito, al di là delle imperfezioni accademiche, parole di verità nella sua relazione. E allora, le darò una mano io, facendole delle domande ben precise, professor Padoan, e spero che mi possa rispondere, magari non oggi, ma nel corso della sua attività.
  Chiedo a lei di rispondere, come chiedo al Presidente Renzi, sulla crescita: quanto peserà, in termine di deficit, la crescita italiana più vicina allo zero assoluto che non allo 0,8 per cento delle previsioni governative ? Lo sa, professor Padoan, che ai fini europei non valgono le previsioni dei singoli Governi, ma quelle della Commissione, che sono molto più basse, non solo di quelle che ci aspettiamo, ma soprattutto di quelle del Governo.
  Altro punto, professor Padoan, sul rinvio del pareggio di bilancio: con ogni probabilità, il Consiglio europeo d'autunno non accetterà la proposta dell'Italia di rinviare il pareggio di bilancio al 2016. Come verranno corretti i conti pubblici ? Di questo c’è già contezza nella risoluzione finale, che lei non ha citato, delle raccomandazioni Ecofin dell'8 luglio 2014, perché la frasetta che lei non ha citato è «raggiungendo così l'obiettivo a medio termine»: «thus reaching the MTO». Questa è la paroletta che manca, la frasetta che manca. Come coprirà il Governo questo mancato rinvio del pareggio di bilancio ?
  Raccomandazioni: lei ci ha letto le raccomandazioni. Apprezzo lo sforzo, ma, al di là della sua spiegazione raccomandazione per raccomandazione, ha già detto Pag. 10qualcosa di estremamente chiaro il suo Presidente del Consiglio: si passa da cento giorni a mille giorni. L'Italia non ha mille giorni di tempo per attuare le raccomandazioni previste dalla Commissione europea.
  Ottanta euro: di fronte ai modesti risultati in termini di aumento dei consumi del bonus IRPEF di 80 euro, di cui hanno beneficiato i soli lavoratori dipendenti, il Governo intende ora rendere quella misura – come è stato detto in più occasioni – strutturale ed estenderla ai pensionati, ai lavoratori autonomi e ai cosiddetti incapienti. Costo previsto: almeno 15 miliardi di euro. Con quali coperture, professor Padoan ? Saremo molto curiosi di sapere le coperture di questa estensione, non basta l'annuncio.
  Spending review: nel tendenziale di finanza pubblica sono incorporati tagli pari a 4,5 miliardi di euro nel 2014, 17 miliardi di euro nel 2015 e 32 miliardi di euro a decorrere dal 2016, appunto da realizzare attraverso la spending review, che si mostra assolutamente impantanata.
  Come si recupereranno le risorse che mancano all'appello ? Tanto più che vi sono clausole di salvaguardia relative ad altri provvedimenti da onorare per un importo di 500 milioni nel 2014, 10,4 miliardi nel 2015 e 17,9 miliardi nel 2016; clausole di salvaguardia anch'esse già incorporate nei tendenziali, professor Padoan, a cui sommare, appunto, le cosiddette spese emergenziali: cassa integrazione, finanziamento delle missioni all'estero, ed altro.
  Debiti della PA: per la Banca d'Italia ci sono ancora 75 miliardi da pagare. Da quando i Vicepresidenti della Commissione europea, Rehn e Tajani, diedero il nulla osta al pagamento sono passati sedici mesi e i pagamenti sono stati effettuati con il contagocce: siamo, a malapena, a un quarto di quanto si poteva fare e non si è fatto. E i tempi scadono, perché questa flessibilità è aperta a tutto il 2014. Come farà il Governo ad onorare l'impegno di salvare tutto entro il 21 settembre di quest'anno ? Impegno del suo Presidente Renzi: 21 settembre di quest'anno.
  Debito pubblico: a differenza del 2012 e del 2013, il debito pubblico italiano già a maggio è superiore di 25 miliardi rispetto alle previsioni del DEF per fine 2014. Nei primi cinque mesi, l'aumento complessivo è stato di oltre il 10 per cento: il maggiore stock, probabilmente, assorbirà tutto il piccolo vantaggio determinato dalla riduzione dello spread, tutt'altro che scontata. Come si intende rimediare ?
  Entrate fiscali: nei primi quattro mesi del 2014, le entrate fiscali sono aumentate dell'1,4 per cento, con un'ipotesi di crescita del 3,1 – quasi due volte e mezza – contenuta nelle previsioni governative. Il «buco» virtuale è di circa 8 miliardi. Come lo colmerà, professor Padoan ? Come lo colmerà il suo Governo ?
  Privatizzazioni: nel tendenziale di finanza pubblica sono previste privatizzazioni per 10 miliardi l'anno per il prossimo triennio. I tentativi finora portati avanti si sono dimostrati assolutamente disastrosi, un super flop. Come recuperare il tempo perduto ? E, soprattutto, si può ancora ?
  Infine, il decimo punto. Manovra correttiva: il Presidente del Consiglio ha più volte escluso l'ipotesi di una manovra correttiva. Alla luce dei dati forniti, ci può il Ministro indicare come avverrà il miracolo ?
  Ecco, noi avremmo voluto che lei avesse risposto o potesse rispondere a queste dieci domande, signor Ministro: non ha risposto neanche ad una sola domanda. Il Paese ha bisogno di verità, il Paese ha bisogno di trasparenza. Non bastano le conferenze stampa con i pesciolini, non bastano le conferenze stampa immaginifiche, fatte di chiacchiere o, come ha detto Enrico Mentana, di «supercazzole». Questo è inaccettabile, professor Padoan. Il Paese ha bisogno di verità, il Paese è allo stremo; il Paese vede la povertà, il Paese vede la disoccupazione, la cassa integrazione in costante aumento. Le chiacchiere stanno a zero.
  L'autunno sarà un autunno tragico per la nostra economia, altro che riforme, riforme, riforme per parlare d'altro. Il Paese vuole risposte sull'economia, oggi, Pag. 11subito. L'Europa non ci farà sconti, ma, soprattutto, gli sconti non ce li faranno gli italiani. Grazie, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Misuraca. Ne ha facoltà.

  DORE MISURACA. Presidente, signor Ministro, il Consiglio Ecofin dell'8 luglio si è tenuto in uno dei momenti più delicati per l'Unione europea e per il nostro Paese, attraversata, la prima, da un duro conflitto tra europeisti e antieuropeisti e segnato, il secondo, da una crisi economica e sociale di preoccupanti dimensioni.
  Sulle conclusioni dell'importante appuntamento numerose sono state le valutazioni, i giudizi, le interpretazioni e gli interventi, anche questa mattina. Noi in alcuni casi, con le comprensibili riserve, li rispettiamo tutti, ma avvertiamo la necessità di esprimere il nostro punto di vista, perché in questa difficile partita non ci riteniamo spettatori, ma giocatori. Non sentiamo la necessità di assumere posizioni che possano risultare utili, vogliamo partecipare, è la nostra parte politica, ma desideriamo comprendere a fondo il significato delle indicazioni dell'incontro del 8 luglio per aiutare al meglio il nostro Paese.
  Abbiamo ascoltato con assoluto interesse il suo intervento, Ministro, e anche il senso delle raccomandazioni dell'Ecofin dell'8 luglio. In questo senso, valutiamo positivamente, comunque, le conclusioni alle quali il Consiglio Ecofin è pervenuto e valutiamo come positiva, anche, l'impostazione che al dibattito ha fornito il Ministro che ha indicato come priorità lo sviluppo e l'occupazione e il fatto che la crescita debba basarsi sulla maggiore integrazione, su riforme strutturali, su investimenti e su interventi sulla finanza; elementi, questi, che devono operare nel contesto di un Patto di stabilità che va comunque rispettato, ma che non può non tenere conto di quella flessibilità che esso stesso prevede.
  Per confermare il nostro ragionevole ottimismo, rispetto alle indicazioni fornite dall'Ecofin, malgrado le innumerevoli raccomandazioni alle quali il Governo dovrà rispondere, e questa maggioranza, cito testualmente le espressioni usate dal Presidente della Commissione quando dice che la flessibilità serve perché il treno europeo non deragli e che il Patto di stabilità non va modificato, ma applicato con sensibilità. I Ministri dell'economia europei, in sostanza, hanno deciso di sostenere gli obiettivi del nostro Paese su sviluppo e riforme, concordando sui termini della flessibilità già presenti nel Patto ed a settembre ci sarà un nuovo incontro per discutere e valutare ogni possibile elemento. Il tutto, lo ripeto, nel rispetto di quel Patto di stabilità che il nostro Governo ha assicurato di voler onorare, ma applicato attraverso una consapevole e indispensabile flessibilità.
  Negli ultimi cinque anni, peraltro, il dibattito sul rispetto del Patto di stabilità si è sviluppato attraverso valutazioni e richieste differenti tra Paesi in debito d'ossigeno ed altri con risultati di bilancio che non chiedevano aiuti di alcun tipo; è in questa contrapposizione che si sono sviluppati elementi crescenti e poi quei sentimenti antieuropeisti esplosi nelle ultime elezioni europee, alimentati, aggiungo, dalla consapevolezza da parte di alcuni Paesi di aver ricevuto un diverso trattamento rispetto ad altri partner. Vorrei ricordare quando Francia ed Europa furono fuori dalle regole di Maastricht e l'Ecofin, sotto la Presidenza italiana, sospese la procedura per deficit eccessivo.
  Il principale risultato incassato da Padoan all'Ecofin, il primo sotto la Presidenza del Consiglio europeo, è la flessibilità nelle regole e va utilizzata con gli strumenti adeguati. Per il Ministro dell'economia e delle finanze bisogna usare gli spazi presenti nel Patto di stabilità e crescita, non occorre cambiarli, ma usare quelli che ci sono nel modo migliore. Secondo il Fondo monetario internazionale, la crescita in Italia è dello 0,6 per cento, in Francia dello 0,7 per cento, mentre nella Eurozona dell'1 per cento, il Pag. 12che significa, ovviamente, maggiore sforzo di bilancio se vogliamo raggiungere gli obiettivi annuali.
  Nei colloqui di questi mesi a Bruxelles, Berlino, Parigi, il Presidente del Consiglio ha maturato la consapevolezza che per poter operare nel contesto della flessibilità occorre procedere da subito, oltre che ad una drastica e radicale spending review, a realizzare tre riforme che la stessa Europa ci chiede, proprio perché indispensabili per rimettere l'Italia in movimento: la riforma della giustizia civile, la riforma del mercato del lavoro, la riforma della pubblica amministrazione.
  L'elemento fondamentale è che il nostro PIL, caro Ministro, deve tornare a correre e sono tre gli ambiti di intervento su cui l'Italia dovrà puntare: riforme strutturali, rilancio degli investimenti pubblici e privati con strumenti innovativi e maggiore integrazione nel mercato interno dell'Unione. Va in questa direzione il documento programmatico del Presidente del Consiglio Van Rompuy del 26 e 27 giugno.
  Le parole chiave sono crescita, sostenibilità e occupazione. Ma il fatto successivo dev'essere costituito dalla definizione degli strumenti che bisogna mettere in campo per raggiungere gli obiettivi: è questo lo snodo delle riforme, su cui è richiesto l'impegno congiunto dei vari Paesi, l'Italia compresa.
  Occorre ragionare su quali investimenti escludere dal Patto di stabilità per offrire lavoro e sviluppo; bisogna discutere se vale la pena scorporare dai conti, magari ai fini del deficit, i fondi che servono per i progetti cofinanziati dall'Unione europea, oppure se scegliere di defalcare quelli per le infrastrutture, o ancora quelli per la formazione. È questa la flessibilità possibile !
  Da tempo, il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'economia e delle finanze sottolineano la necessità di aprire spazi finanziari al fine di sostenere gli investimenti pubblici per la parte finanziata dall'Italia, per i progetti infrastrutturali di interesse europeo e per sostenere le riforme strutturali interne. Qualcuno ha sostenuto che l'Ecofin si è opposta al rinvio di un anno del pareggio di bilancio: il nodo in verità non riguarda il Consiglio, ma la Commissione europea, o meglio la nuova Commissione europea, che deciderà in autunno, in tempi utili per poter elaborare la manovra di bilancio per il 2015.
  La Presidenza italiana dell'Ecofin punta ad avere un quadro chiaro sulla flessibilità del Patto di stabilità entro metà autunno, in modo che i Governi possano preparare le leggi di bilancio 2015, tenendo conto di tutti i margini esistenti, delle regole europee per sostenere le riforme strutturali, gli investimenti, e di qui la crescita dell'economia. Sotto questo aspetto occorre ricordare che la deviazione temporanea dal sentiero di convergenza verso il pareggio strutturale...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DORE MISURACA. ... è già ammessa – mi avvio a concludere, Presidente – ove un Paese implementi le riforme strutturali, le riforme che hanno un costo nel breve termine e, dunque, bisogno di un tempo per raggiungere gli obiettivi. Se le riforme ci sono, e sono riconosciute come connotate da valore e serietà si può ottenere l'allungamento dei tempi del debito.
  Giova – e concludo, Presidente – ancora ricordare che sotto la spinta comunitaria l'Italia sta proseguendo nell'azione sul fronte del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, come ha appena citato il Ministro, prevedendo di assorbire l'arretrato entro l'anno. In tal senso, il Governo sta lavorando ad un decreto che abbia la garanzia dello Stato per consentire la cessione dei crediti: ed è questo il motivo per cui si è chiesto di far slittare al 2016 il rispetto delle regole. In questo senso, desidero osservare che esiste un discutibile contrasto per quanto concerne le regole che ci giungono dall'Unione: da un lato, infatti, ci si chiede di misurare un incremento del debito, dall'altro ci si meraviglia che il debito tenda a salire.
  Ulteriori impegni dovremo applicare in questi semestri; e ho colto favorevolmente Pag. 13anche le risposte del Ministro alle osservazioni dell'Ecofin dello scorso luglio. Faremo la nostra parte, sostenendo il Governo, anche nelle Commissioni e nell'Aula parlamentare, per consentire al Governo e al Paese di avere le risposte che il Paese aspetta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianfranco Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Gentile Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, le raccomandazioni del Consiglio Ecofin sui piani di riforma e sui programmi di stabilità dei Paesi europei hanno avviato ufficialmente un percorso che si annuncia faticoso, ma io credo alla portata del nostro Paese.
  Sul punto, le raccomandazioni sono molto chiare: gli Stati membri dovranno impegnarsi da subito, e se necessario con sforzi aggiuntivi già dal 2014, per adeguare i propri bilanci nazionali e le politiche pubbliche ai contenuti indicati dall'Ecofin. Attenzione, colleghi, a questo monito: «sforzi aggiuntivi». È uno sprone al nostro Governo, all'intera legislatura a fare di più, e a fare subito e a fare meglio; è un invito a rimboccarsi le maniche, a fare tesoro dei risultati già conseguiti, ma anche e soprattutto a non mollare la presa, ora meno che mai.
  Da questo punto di vista, le raccomandazioni dell'Ecofin contengono due indicazioni che sono per il Governo che lei oggi rappresenta, signor Ministro, di fondamentale importanza: una è di programma, l'altra di merito. La prima indicazione di programma si trova nel punto in cui il Consiglio ci offre un supporto esplicito a favore degli obiettivi indicati dalla Presidenza italiana per promuovere una crescita, io dico sostenibile, e l'occupazione, attraverso uno sforzo comune di riforma.
  È un supporto importante, è un plauso al lavoro svolto da questa legislatura, un incentivo sulla strada delle riforme che questo Governo ha saputo finora bene interpretare. Bene signor Ministro, ma sono certo di trovarla d'accordo con me sul fatto che il plauso del Consiglio da solo non basta; quello del Consiglio è, infatti, anche un monito al lavoro che vi aspetta, anzi che ci aspetta, da qui a dicembre e oltre.
  Non voglio entrare nel dettaglio delle tante diverse indicazioni che ci vengono date, mi limito a quelle più importanti soprattutto in chiave di rilancio dell'economia, dell'impresa e del lavoro. Comincio proprio dal lavoro: dovremmo monitorare gli effetti delle riforme già attuate e, se sarà necessario, inserire tutti i correttivi che si renderanno opportuni per migliorare l'efficacia e garantirne il funzionamento.
  In particolare, saremo chiamati a serrare i ranghi nella lotta alla disoccupazione soprattutto con un impegno maggiore verso i nostri giovani. Non è possibile per un Paese come il nostro, che ambisce a fare da guida in Europa, avere un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 40 per cento. Le garanzie ai giovani che il Governo ha promosso vanno a rilento: su quasi 120 mila giovani registrati ci sono poco più di 5.300 posti disponibili, troppo poco. Questa non è una garanzia ai giovani, è uno stillicidio dei nostri giovani. Da qui ai prossimi mesi bisognerà investire prima e meglio i fondi a disposizione a partire da quelli che ci concede l'Europa, dove «meglio» deve fare rima con investimenti mirati e politiche attive.
  Secondo, dovremmo promuovere la semplificazione; il testo licenziato la scorsa settimana dal Governo promette nuove semplificazioni per cittadini ed imprese, ne siamo contenti. Per crescere è quanto mai urgente snellire la giungla burocratica degli appalti, aumentare le ipotesi in cui opera il silenzio-assenso delle amministrazioni e agevolare le dichiarazioni di inizio attività. Insomma, si tratta di rendere le semplificazioni qualcosa di più della solita promessa, qualcosa che sia realmente tangibile per gli imprenditori e per i cittadini. Se oggi un piccolo imprenditore spende in media 12 mila euro e impiega 30 giorni l'anno tra carte e bolli, domani dovrà spendere molto Pag. 14meno della metà e non dovrà impiegare più di una settimana per far fronte alla burocrazia. È questo lo sforzo concreto per la crescita che ci chiede il Consiglio.
  Infine, il Consiglio ci invita a rendere duraturo l'impegno a favore della razionalizzazione della spesa. Siamo chiamati a fare della macchina dello Stato uno strumento che lavora ad andatura regolare, che non sperpera le risorse ma valuta i propri obiettivi con lungimiranza. Per farlo c’è tanto da tagliare ma c’è ancora di più da riordinare.
  Sulla spending review evitiamo la confusione, apriamo una discussione sulle proposte di razionalizzazione da molti miliardi avanzata dal Commissario e scegliamo quali accogliere e quali accantonare. La politica deve avere il coraggio di assumere decisioni, anche quando appaiono impopolari. Non illudiamoci che i tagli di spesa possano trovare il favore di tutti né che la nomina di nuovi saggi o la visionarietà di qualche ottimo esperto possano far spuntare risorse dal nulla.
  A tale proposito, vorrei che lei ci dicesse a che punto sono i decreti attuativi previsti dal decreto degli 80 euro per dare attuazione ai tagli di spesa perché è ovvio che, senza quelli, i tagli rischiano di rimanere sulla carta.
  C’è poi, onorevoli colleghi, signor Ministro, una indicazione di merito cruciale nelle raccomandazioni Ecofin e cioè quella di fare il miglior uso della flessibilità che è già inclusa nel Patto di stabilità e crescita. Su questo punto, signor Ministro, non posso che essere d'accordo con quello che lei ha già spiegato chiaramente in Italia e in Europa: miglior uso significa porre la massima attenzione alle riforme strutturali che sostengono la crescita e migliorano la sostenibilità dei bilanci senza cercare scappatoie. Flessibilità, dunque, ma nel rispetto delle regole. Un piano di riforme che prosegua coraggiosamente come è stato finora, una attenzione costante ai progressi e l'umiltà di cambiare quello che non sta funzionando. Questo signor Ministro, onorevoli colleghi, ci chiede il Consiglio. Non fossilizziamo la discussione solo sul vincolo del 3 per cento e sullo sforamento dei limiti, guardiamo oltre.
  Le partite da giocare sono, quindi, due. La prima, affermare con forza in Europa lo straordinario percorso di consolidamento e cambiamento che l'Italia ha intrapreso dal novembre del 2011 in poi: conti pubblici sempre in avanzo primario, la più imponente riforma pensionistica d'Europa, l'attuale modernizzazione costituzionale.
  Stiamo facendo la nostra parte, le istituzioni europee facciano la loro. Il neo-Presidente della Commissione Junker ha parlato di un piano di investimenti di 300 miliardi di euro, lo stiamo già aspettando. La BCE sfrutti appieno il suo potenziale di strumenti non convenzionali per fornire più liquidità alle imprese che investono. La seconda partita è tutta italiana, riguarda l'economia reale, bisogna espandere l’output potenziale. Da troppo tempo manca all'appello la liberalizzazione dei servizi, la riforma del lavoro non dovrà essere timida o annacquata, il piano di privatizzazioni va esteso alla giungla delle municipalizzate, le grandi infrastrutture energetiche non possono essere bloccate a livello iperlocalistico.
  Concludo, dopo anni, l'orizzonte temporale del Governo italiano non è più il semestre o l'anno, ma l'intera legislatura. Ciò rappresenta un'opportunità ma anche una responsabilità per chi governa e per chi siede in Parlamento. Abbiamo apprezzato che il Premier Renzi abbia sostituito la retorica dei cento giorni, la logica del tutto e subito, con l'orizzonte dei mille giorni. È una prova di maggior serietà e concretezza. Questo serve, serietà e concretezza. Se saremo seri e concreti nelle misure che adotteremo internamente sarà molto probabile che la visione italiana sul Patto di stabilità e crescita venga assunta da tutti i Paesi membri (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

Pag. 15

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, signor Ministro, membri del Governo, colleghi e colleghe, l'informativa del Ministro di questa mattina la giudichiamo deludente e insoddisfacente, soprattutto per due motivi. Il primo è che noi riteniamo che il Ministro abbia omesso un'informazione importante che riguarda gli effetti dell'iniziativa italiana in ambito europeo per allentare i vincoli del Patto di stabilità e per introdurre una maggiore flessibilità rispetto al Patto; il secondo motivo è che non c’è una valutazione su una politica economica che noi giudichiamo fallimentare e che ha portato l'Europa alla depressione, alla crisi economica, all'aumento della disoccupazione e anche all’ aumento del debito pubblico. Dall'informativa del Ministro non abbiamo particolari elementi di novità tali da modificare il giudizio critico sui primi passi del nostro Governo in Europa proprio nel semestre di presidenza. Nelle scorse settimane, signor Ministro, ci siamo più volte sentiti dire che questo Governo avrebbe condotto una battaglia determinata per cambiare le politiche di austerità in Europa, ci sono state molte parole, molti annunci, ma ben pochi fatti, anzi, queste prime settimane abbiamo preso – devo dire – anche qualche ceffone in Europa, sia dal Consiglio europeo, sia dall'Ecofin, sia da importanti rappresentanti della Commissione europea.
  Primo, avevamo chiesto maggiore flessibilità, non abbiamo mai chiesto la ridiscussione del Fiscal compact, ma abbiamo ottenuto solo quello che già c'era, cioè un migliore uso della flessibilità esistente, che tra l'altro abbiamo già utilizzato in occasione dell'approvazione del DEF. Secondo, avevamo sperato per l'appunto di spostare il pareggio di bilancio dal 2015 al 2016, ma l'Ecofin ci ha risposto con delle raccomandazioni, che noi stessi ovviamente abbiamo sottoscritto, che ci invitano ad avvicinarci addirittura nel 2014 al pareggio di bilancio e probabilmente, come ricordava il presidente Brunetta, in autunno il Consiglio europeo ci dirà «picche». Terzo, avevamo chiesto di escludere le spese per gli investimenti e il co-finanziamento dei fondi europei dal calcolo dell'indebitamento, quindi con riferimento al rapporto deficit/PIL, ma anche in questo caso siamo tornati da Bruxelles a mani vuote, anzi, il Vicepresidente della Commissione, l'estone Kallas, ha dichiarato che nessuna spesa può essere esclusa dal calcolo del deficit, non esistono spese buone e spese cattive, e ricordo a lei, signor Ministro, che il neo-Presidente della Commissione europea Junker, nonostante qualche parola di buona volontà e di auspicio sulla crescita, ha dichiarato in modo perentorio che il Patto di stabilità non può essere toccato. Inoltre le ricordo ancora che il Ministro delle finanze, il suo omologo tedesco, Schäuble, ha detto – e questo Ministro conta qualcosa in Europa – che le riforme strutturali non possono essere né un'alternativa né una scusa al risanamento del bilancio. Il Governatore della BCE, Mario Draghi, ha ripetuto le stesse parole, usando altri termini, e ha ripetuto il concetto del Ministro tedesco.
  Ecco perché devo dire che il servilismo di una parte della stampa italiana che, dopo il Consiglio europeo del 26 e del 27 giugno, ha trionfalisticamente parlato di vittoria in Europa di Renzi, non trova per noi riscontro: di questa vittoria sulla stampa estera non c’è traccia.
  Ma quale vittoria ? Per il momento, non abbiamo ottenuto nulla, solo un pugno di mosche. Le politiche europee di austerità – lo ricordiamo ancora – sono state un disastro: in sette anni hanno fatto aumentare di oltre il 30 per cento la disoccupazione in Europa, hanno provocato stagnazione e depressione economica, solo in Italia il PIL è calato di nove punti in sei anni e hanno fatto crescere il debito pubblico mediamente dal 65 al 95 per cento, in Italia dal 104 al 135 per cento.
  Ebbene, del giudizio su queste politiche nel suo intervento, Ministro Padoan, non c’è traccia, non c’è traccia sulla necessità di una politica industriale degna di questo nome; non c’è traccia nemmeno di un intervento relativo alla ridistribuzione fiscale, che potrebbe essere ad esempio avanzata con una patrimoniale degna di questo nome.Pag. 16
  Ma il peggio, signor Ministro, deve ancora venire perché i dati macroeconomici volgono al peggio: la crescita del PIL, che il DEF stima allo 0,8 per cento, la Commissione europea ci dice che sarà dello 0,6 per cento, la Cofindustria ci dice che sarà dello 0,2 per cento e i dati Ref di ieri ci dicono che sarà dello 0 per cento, pari a zero. I dati sul secondo trimestre del PIL che saranno resi noti a giorni, i dati dell'ISTAT si preannunciano molto deludenti. Devo anche ricordarle, signor Ministro, che l'impatto sulla crescita delle misure contenute nel DEF che lei ha ricordato sono in realtà molto modeste, se non risibili o addirittura fantasiose in alcuni casi e la manovra aggiuntiva, che lei nega e tutti negano, in realtà è nelle cose e comunque la correzione dei conti sarà nella legge di stabilità, come tutti ormai pensano, legge per la quale serviranno tantissimi soldi per la stabilizzazione degli 80 euro, per le misure contenute nella legge normalmente, come la Cassa in deroga, le missioni militari, il 5 per mille e altro ancora: si stimano circa 25 miliardi di euro, di cui una parte sarà ricavata dalla spending review, cioè dai tagli alla sanità, al trasporto pubblico locale, al pubblico impiego, alla scuola e altro ancora e questi soldi probabilmente – le ricordo, signor Ministro – verranno – come lei ha ricordato – dalle privatizzazioni e cioè dalla svendita ulteriore del patrimonio pubblico; io non so bene che cosa noi dovremo vendere, ma questa sarà purtroppo la strada che noi pensiamo questo Governo seguirà.
  Renzi, che comunque è il Primo Ministro, si sta già rimangiando le sue promesse. A metà maggio – le ricordo – in un'intervista alla radio del «Il sole 24 ore» aveva annunciato l'allargamento degli 80 euro agli incapienti e ai pensionati, ma proprio domenica scorsa Renzi in un'intervista a Maria Teresa Meli a «Il Corriere della sera» ha messo le mani avanti, ha detto che non sa più se questo sarà possibile.
  Ecco perché, Ministro Padovan, la sua informativa noi la giudichiamo deludente, insoddisfacente e omissiva. Fino ad oggi, il Governo non ha ottenuto niente in Europa e temiamo purtroppo che sarà così anche in futuro, ma noi vogliamo essere chiari: se Renzi intende battersi, non a parole come ha fatto, ma con coerenza per cambiare le regole del Patto di stabilità, noi, continuando a stare all'opposizione e dall'opposizione, saremo pronti a sostenere questa battaglia. Già lo facciamo nel Paese: ricordo che abbiamo iniziato a raccogliere, insieme a molti altri, le firme a sostegno del referendum contro le politiche di austerità per modificare la legge rinforzata n. 243 del 2012 e da settembre contribuiremo a raccogliere le firme per un progetto di legge di iniziativa popolare di revisione dell'articolo 81 della Costituzione – e mi avvio alla conclusione – che, come è stato ricordato, introduce di fatto il pareggio di bilancio.
  Quello che non otterrà Renzi, noi speriamo di ottenerlo con l'iniziativa dei cittadini, dei movimenti, del sindacato, attraverso referendum, attraverso un progetto di legge di iniziativa popolare per le politiche che siano alternative a quella della austerità in Europa.
  Solo in questo modo è possibile la crescita e soprattutto solo in questo modo è possibile rimettere al centro in Europa il lavoro e i diritti delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signora Presidente, Ministro, io non le cito i drammatici dati che continuano ad uscire sulla situazione economica e occupazionale del Paese, però l'hanno già fatto i colleghi prima del mio intervento.
  Vorrei prendere spunto da alcuni suoi passaggi, passaggi nei quali lei, per esempio, dice: «Noi non eravamo preparati ad una crisi economica di questo tipo». È assolutamente la verità, perché questo Paese era impreparato ed è stato travolto dalla crisi economica, magari molto più di altri Paesi.
  Però, quello che ci sorprende sono alcuni atteggiamenti che differenziano il Pag. 17suo atteggiamento, che per quanto mi riguarda è un atteggiamento che apprezzo, un atteggiamento di stile e composto, rispetto all'atteggiamento del Presidente del Consiglio, perché le raccomandazioni che sono arrivate il 26 e il 27 giugno, che lei ha citato, erano contemporanee a delle dichiarazioni festanti del vostro Presidente del Consiglio, il quale negli stessi identici giorni dichiarava che sarebbe stato posticipato il pareggio di bilancio e che aveva ottenuto un po’ di flessibilità ai vincoli di bilancio dell'Unione europea, dichiarazioni che si possono tranquillamente andare a ritrovare.
  Allora, noi le chiediamo, Ministro: ma chi mente ? Lei oggi ci dice che l'Italia praticamente non ha ottenuto niente rispetto a quella pseudo-trattativa o rispetto alle questioni portate dal Presidente del Consiglio. Poi, noi ci siamo ritrovati un Presidente del Consiglio che, invece, festante ha fatto gli ennesimi annunci, che si legano essenzialmente alla questione delle riforme istituzionali e della legge elettorale, dove anche lei ha citato un impatto economico rilevante rispetto a queste riforme. Noi vorremmo capire se quella è una questione politica per lasciarsi tutte le strade aperte, soprattutto la legge elettorale, o se, invece, c’è un reale impatto economico e, da questo punto di vista, qual è questo impatto economico e di quale consistenza possiamo averne beneficio.
  È stato detto, negli ultimi giorni, che servirà una nuova manovra. Le cifre ci dicono che servirà una nuova manovra; lei ci dice che con ulteriori tagli riuscirà a fare fronte agli obiettivi non raggiunti rispetto al DEF italiano e rispetto alle differenziazioni che, invece, ci danno le cifre dell'Unione europea.
  Utilizzate da mesi, oramai, in alcuni provvedimenti economici la copertura della spending review, ma oggi nessuno di noi conosce realmente qual è l'elenco di quei tagli, dove veramente si vuole provvedere alla spending review, come verranno ottenuti quei 4 miliardi previsti dalla spending review. Non credo lo si farà attraverso l'ennesima asta su E-bay delle autovetture blu del Governo.
  Nonostante questo, l'Italia è uno dei Paesi che versa più di tutti all'Unione europea e il Presidente del Consiglio, nell'intervento che aveva fatto durante il suo primo giorno da Presidente del Consiglio in quest'Aula, ci ha detto che lui non ascolterà i mercati finanziari, ma ascolterà i mercati rionali. Allora, al posto di darvi le cifre esatte del disastro economico che state combinando, vi diciamo quello che succede nei mercati rionali. Nei mercati rionali, chi ci può andare, chi ha i soldi per andarci, la gente si chiede come mai non può avere un credito dalle banche. Quella poca gente in uno stato di assoluta povertà si chiede come mai non ha un posto di lavoro per il figlio. Gli artigiani e i commercianti si chiedono come mai sono surclassati da tasse e non riescono ad avere un rapporto degno e parificatorio con la banca. Alcuni cassintegrati si chiedono se arriverà la cassa integrazione o non arriverà. Alcuni si chiedono, Ministro, come mai questo Governo continui a spendere 10 miliardi di euro all'anno per gli immigrati, o 9 milioni di euro al mese per l'operazione Mare Nostrum. Alcuni si chiedono come mai si pensa e si preveda una razionalizzazione dei presidi di sicurezza territoriali, nonostante i furti nelle case siano ormai quotidiani e ripetuti. Alcuni si chiedono come mai il Presidente del Consiglio insiste per ottenere per l'Italia un posto da commissario agli affari esteri alla Commissione europea, quando i problemi nostri sono evidentemente altri.
  Alcuni si chiedono come mai si pensa alla legge elettorale e non ad altro. Alcuni si chiedono come mai il beneficio degli 80 euro sia arrivato ad alcuni e non ad altri, ma soprattutto si chiedono come mai per dare questi soldi da campagna elettorale, perché quello è un provvedimento da campagna elettorale, si sia provveduto a tassare tutti i risparmi degli italiani. Alcuni si chiedono come mai proprio i comuni non hanno i soldi neanche per tappare le buche nelle strade. Questo è il mercato rionale, Ministro, questo è il mercato Pag. 18rionale tante volte citato dal Presidente del Consiglio, ma che forse non ha mai visitato.
  Se la crescita non sarà quella prevista, ovviamente, probabilmente si rispetterà il rapporto deficit-PIL del 3 per cento, ma come si provvederà a diminuire il debito pubblico che continuamente sta aumentando ? Quali saranno le soluzioni di spending review che voi prima o poi presenterete dopo averle annunciate tantissime volte ? Come combatterete l'evasione fiscale ? Noi pensiamo che l'unico modo responsabile per combattere l'evasione fiscale sia il federalismo fiscale, di cui voi non parlate nemmeno più. I dati ci dicono che durante il vostro Governo, durante i due Governi del Partito Democratico, sono aumentati il debito pubblico, la disoccupazione, le tasse e si rischia continuamente di non rispettare il rapporto deficit-PIL. Ma lei, Ministro, in maniera obiettiva, in un passaggio ci ha detto che quei mille giorni, diventati mille dopo essere stati cento, del Presidente del Consiglio debbono essere riempiti di contenuti. Allora noi oggi ci chiediamo se questo Governo ha intenzione di continuare con annunci, speranze e mistificazioni della realtà o non si renda conto davvero della situazione dell'economia reale e dei rischi che la gente sta vivendo e che sta attraversando, del disagio economico e sociale che c’è ed è evidente e aumenta quotidianamente. Voi parlate di Unione europea dei cittadini e noi vi chiediamo se l'Unione europea dei cittadini è quella del sostegno del Partito Democratico a Juncker presidente della Commissione, noto come l'immagine dell'austerità in Unione europea.
  Come recupereremo il tempo perso e come si provvederà alla crescita ? Queste sono tante domande alle quali voi non rispondete, nonostante gli annunci che continuamente fate. Voi non rispondete nonostante gli annunci continui del Presidente del Consiglio, ma prima o poi questa situazione dovrete affrontarla e, quando affronterete questa situazione, forse arriveremo davvero ad una valutazione di quel mercato rionale. Chiudo dicendovi che i dati OCI ci dicono che voi state provvedendo a riformare il Paese, ma lo state riformando, dati alla mano dal punto di vista economico, provvedendo ad un disastro economico e sociale senza eguali. Provate a riflettere prima di chiedere cose che non potrete mai ottenere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, prima di tutto io desidero ringraziare il Ministro Padoan per il modo sobrio, competente, fermo e dignitoso con cui rappresenta non solo e non tanto le ragioni dell'Italia nel contesto europeo, ma il contributo italiano a costruire una visione corretta del bene comune europeo, in cui deve essere necessariamente incluso anche il bene comune dell'Italia, il nostro legittimo interesse nazionale. Lei ci dice che siamo invitati a rafforzare le politiche di contenimento del deficit e le privatizzazioni per diminuire il debito e questo offre l'occasione di chiedere due cose. Ma questa spending review, che dura ormai da lungo tempo, quando si chiude ? E quando ne conosceremo i risultati ? Perché buona parte delle risposte che noi diamo alla prima domanda dipendono dall'esito della spending review.
  Ci sarà una manovra aggiuntiva ? Non ci sarà una manovra aggiuntiva ? Credo che anche lei abbia difficoltà a rispondere sinceramente a questa domanda fin quando non sappiamo quali sono i risparmi aggiuntivi che possono derivare dalla spending review. Diminuire il debito ? La diminuzione del debito è molto legata all'esito delle privatizzazioni. Si fanno ? Come si fanno ? Quando si fanno ? Cosa privatizziamo ? Su questo credo che, non lei oggi, ma il Governo, debba al più presto dare risposte, che sono importanti per i cittadini italiani, ma anche per il contesto europeo.
  Ma qui la discussione è più ampia: riguarda, in generale, la nostra politica europea e le politiche dell'Europa. Allora Pag. 19desidero dire con chiarezza che abbiamo vissuto una crisi drammatica, che in questa crisi grandi speculatori internazionali hanno giocato contro l'Italia, e hanno giocato contro l'Italia con la complicità di forze politiche interne a questo Parlamento – e, magari, qualcuna che allora non era in Parlamento, ma già c'era nel Paese –, che hanno puntato sulla sconfitta dell'Italia, sul crollo dell'Italia, sul crollo dell'euro, e quindi dell'Italia e anche dell'Europa, sul disconoscimento da parte dell'Italia del proprio debito pubblico, in un modo o nell'altro.
  Noto con soddisfazione che queste forze sono state sconfitte. Questo mi pare un risultato di grandissimo rilievo per il Paese, di cui sarà bene che qualcuno rivendichi il merito o, perlomeno, non se ne vergogni, perché ho l'impressione, a volte, che qualcuno di quelli che hanno contribuito a questo risultato se ne vergogni. Certo, i sacrifici sono stati imponenti, alcune cose sono state fatte male, si potevano fare meglio, ma, complessivamente, abbiamo ottenuto un grande risultato, che non è un grande risultato solo italiano.
  E qui vengo alla questione del giorno. La questione del giorno è la revisione delle politiche di austerità, che non si può fare ripudiandole, ma che va fatta, invece, onestamente, valutando cosa ha funzionato, cosa non ha funzionato, cosa, adesso, possiamo fare, perché la situazione è cambiata, è cambiata proprio perché abbiamo ottenuto la necessaria stabilizzazione.
  La questione, signor Ministro – lei lo sa meglio di me e lo sa meglio di chiunque altro –, è la competitività. I problemi del Paese sono due: il debito, da un lato, e, dall'altro, la crescita. Non possiamo avere una crescita trainata dal debito. Sento molte voci che sono nostalgiche di un vecchio modello di sviluppo in cui la crescita era trainata dal debito. Non ce lo possiamo permettere, il debito è troppo alto. Se vogliamo, dobbiamo suggerire alla Germania di fare lei politiche keynesiane, che è tenuta a fare in questo momento, perché il suo surplus eccede i limiti permessi dal Trattato. E se il Governo tedesco lasciasse, come sta cominciando a lasciare, più soldi in tasca ai contribuenti tedeschi e ai lavoratori tedeschi, questi comprerebbero di più anche merci italiane e aiuterebbero anche noi. Ma noi non ce lo possiamo permettere, non siamo in condizioni di farlo.
  Dobbiamo puntare a una crescita trainata non dal deficit, non dal debito pubblico, ma dalle esportazioni, come, di fatto, sta succedendo. Noi abbiamo un grande debito di riconoscenza verso quegli imprenditori coraggiosi e quei lavoratori straordinari che hanno aumentato terribilmente il livello delle esportazioni italiane, per cui la ripresa che abbiamo è esile, esilissima, però è sana, non è trainata dal debito, ma è trainata dalla competitività dell'impresa italiana nel mondo.
  Che fare ? Mantenere il cambiamento di modello, porre la questione della competitività. Come ? Qui vorrei darle due suggerimenti: perché non riprendiamo con energia il tema dello strumento di convergenza e competitività, che è lo strumento attraverso il quale è possibile, forse, ottenere «nel modo corretto» quell'allentamento del vincolo che invano si chiede in altro modo ? Ciò significa: facciamo le riforme, facciamo un contratto con la Commissione, e una parte del costo delle riforme ci viene pagata con fondi europei. Perché non vediamo di ampliarlo, dal tema del sostegno alle riforme al tema del sostegno agli investimenti ?
  Il presidente Juncker ha promesso 300 miliardi di euro di investimenti, ancora pochi rispetto a ciò che servirebbe: penso che vi siano 700 miliardi di investimenti arretrati da fare in Europa, se vogliamo diventare l'economia della conoscenza più importante del mondo. Tuttavia 300 miliardi di euro sono comunque una cifra importante. Perché non chiediamo che questi vengano parzialmente erogati attraverso questo strumento ? Qui vi è, però, un problema. Da dove vengono questi 300 miliardi di euro ? Davvero Juncker pensa di tirarli fuori dal bilancio dell'Unione europea ?
  Mi pare improbabile. Vedo che c’è un'indicazione di Juncker molto importante: Pag. 20l'idea di un bilancio dell'eurogruppo, dell'Eurozona. Infatti, giustamente, abbiamo interessi comuni che altri Paesi non condividono, perché non può esserci un'area monetaria comune tra Paesi che hanno tendenze di sviluppo della produttività disomogenee o contraddittorie. Allora, vogliamo cominciare a ragionare su questo strumento di competitività e di crescita ?
  Un'altra osservazione. Il Patto di stabilità e crescita non si cambia, fa parte dei trattati, è iscritto nei trattati, è come se fosse nella Costituzione: non si discute. Nessuno si faccia illusioni su questo. Tuttavia, le regole del Patto di stabilità e crescita sono molto flessibili e qui c’è una forte ambiguità, anche nel discorso di Juncker. Non si tocca il Patto di stabilità e crescita ? Sono d'accordo.
  Non si tocca nemmeno il fiscal compact ? Non si tocca nemmeno il six pack o il two pack ? Su questo, invece, credo che bisogna ragionare, partendo da un dato – mi avvio a concludere, signor Presidente –: noi abbiamo una scadenza che è contenuta all'interno del six plus two pack e questa scadenza è – mi pare – il 14 dicembre 2018 e abbiamo anche una scadenza del fiscal compact, che sostanzialmente irrigidisce e dà una cornice giuridica più forte al six plus two pack, che cade nel 2018. Non possiamo incorporare il fiscal compact nei trattati e poi rivedere il six plus two pack ?
  Perché non chiediamo di aprire subito, in tempi ragionevoli, una discussione sul six pack e sul two pack, valutando gli effetti delle politiche di austerità e facendola coincidere anche con la discussione che si deve aprire sulla revisione di mezzo termine del bilancio comunitario ? Infatti, in Europa le cose si dicono nel tempo giusto. Tutto quello che diciamo fuori tempo non conta.
  Dobbiamo prima chiedere e ottenere che si apra la discussione su questi temi, considerando anche un fatto: io difendo il 3 per cento, ma anche questo va ripensato, perché ha un senso. Il 3 per cento è stato pensato quando si immaginava una crescita dell'1 per cento e un'inflazione del 2 per cento, una crescita del PIL nominale al 3 per cento. Vale nello stesso modo, quando l'inflazione è allo 0,3 per cento e la crescita è allo – non so – 0,6-0,7 per cento ? All'interno del Patto di stabilità e crescita queste cose si possono discutere. Esse richiedono, però, una ragionevole revisione di altri strumenti subordinati e più nella nostra disponibilità.
  Infine, abbiamo bisogno di una ripresa di grande politica europea...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO BUTTIGLIONE. ... una politica europea in cui non si stia a misurare con il centesimo il vantaggio e lo svantaggio del momento, ma ci sia di nuovo la percezione di un grande destino comune, come hanno fatto a loro tempo Kohl, Mitterrand e Delors (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signora Presidente, signor Ministro, quando si apprestava a cominciare il ruolo di leadership semestrale dell'Unione europea, il Ministro Padoan, un po’ pomposamente, aveva descritto gli obiettivi della presidenza italiana nell'ambito dell'Ecofin su tre punti: una maggiore necessità di integrazione, il che significa condividere ma far condividere dalle altre forze europee quelle che sono le linee strategiche dettate dalla presidenza italiana, l'esigenza di dare luogo a riforme strutturali e gli incoraggiamenti agli investimenti.
  Poi è bastato che il nostro Governo provasse a mettere il muso in Europa per fare come i celebri pifferi di montagna, quelli che andarono per suonare e tornarono suonati. Infatti, i primi risultati sono abbastanza sconfortanti. Gli altri hanno incassato l'elezione di Juncker e ci hanno detto «ciccia» alla richiesta del ruolo indicato per il nostro Ministro degli affari esteri. Avevamo puntato tutta la nostra credibilità sul fatto che, presentando il pacchetto di riforme, fosse automatico Pag. 21ottenere dall'Europa una dilazione nei termini per il raggiungimento del pareggio di bilancio e la prima cosa che ci è stata risposta dal Ministro delle finanze tedesco è stata: non se ne parla nemmeno.
  E noi abbiamo rimesso in saccoccia tutti i velleitari propositi, nemmeno avendo la prontezza e l'accortezza di ricordare al Ministro tedesco che, quando ne ha avuto bisogno la Germania, nel 2003, i termini di maggiore dilazione sono stati concessi dall'Europa per consentire alla Germania ciò che oggi la Germania non vuole consentire all'Italia e agli altri Paesi che sono nelle condizioni dell'Italia.
  Il tema vero è che la scarsa credibilità che questo Governo ha conseguito in Europa alla sua prima uscita dipende dalla circostanza che, diversamente dalla comunicazione di regime che in Italia ha cercato di convincere gli italiani che le riforme fossero già un fatto acquisito, in Europa hanno voluto leggere ciò di cui stavate parlando. E si sono resi conto che le riforme di cui parla l'Europa non sono quelle che sta cercando di decantare questo Governo. Infatti l'Europa si rende conto che il Presidente Renzi, per parlare di riforme, sta cercando di spiegare se i senatori debbano essere 315, 215, 115, 15 o meno 10 e che il nodo centrale di questa riforma diventa poi la modalità di indicazione di nomina di questi 315, 215, 115 e, cioè, se debbano essere eletti per estrazione, per diritto divino, per colore della pelle, per possibilità di contatto continuo con il capo che li nomina o per qualsiasi altra virtù. L'Europa si rende conto che forse questa è una macchinosa sistemazione di una struttura di partito che vuole gestire l'oligarchia: non è una riforma. E se la riforma deve essere quella della modifica di un sistema elettorale che sostituisce al Porcellum una porcata, mantenendo, cioè, nel suo insito la volontà di costruire le liste bloccate in cui è il segretario di partito che predetermina, manlevando il diritto ai cittadini, l'indicazione di quelli che devono andare a rappresentare i cittadini stessi nelle istituzioni, l'Europa non ci casca perché sa che le riforme che servono, quelle vere, sono altre.
  E le riforme che servono, Ministro, sono quelle su cui voi non state dicendo o non state facendo nulla o, peggio, in alcuni casi state fingendo di fare cose del tutto diverse da quelle che servono, a partire dalla riforma del costo del lavoro, assolutamente un discrimine che rende fuori competizione il nostro mercato economico. Ma, come leggo dalle vostre carte, Ministro Padoan, l'eventuale auspicabile diminuzione del cuneo fiscale si farebbe – cito tra virgolette le sue parole – «senza oneri aggiunti per la finanza pubblica». Ora, se vogliamo diminuire il cuneo fiscale, senza che questo incida sulla finanza pubblica, vuol dire che quello che togliete o quello che togliereste al cuneo fiscale, in realtà lo ritirate fuori, sempre dagli stessi contribuenti, con qualche altra gabella, perché questa è la realtà. La matematica non scherza. Se io tolgo un incasso allo Stato, ma dico che lo Stato non ne avrà alcun maleficio, significa che io dall'altra parte riuscirò a rifondere le casse dello Stato, portando gli stessi contribuenti, a cui fingo di abbassare il cuneo fiscale, a dover pagare in qualche altra forma. Ma lei, ovviamente, non si è piccato di dirci quale altra gabella sarà sostitutiva dell'eventuale auspicabile diminuzione del cuneo fiscale. Le riforme che contano sono quelle che riguardano il sistema fiscale.
  Lei ha citato, tra le raccomandazioni dell'Unione europea, la richiesta di abbassamento della pressione fiscale e il passaggio del sistema di prelievo fiscale dalla produzione del reddito alla manifestazione dei consumi. Voi, invece, state continuando ad aumentarla, la pressione fiscale, e state continuando a rendere non competitivo, per i nostri investitori, prima ancora che per gli altri, il continuare a produrre e a lavorare in Italia.
  Le do un'informazione, signor Ministro dell'economia e delle finanze: mentre finiamo di piangere perché l'Indesit se ne è andata all'estero, ci sono delle imprese italiane importanti che hanno comprato dei settori importanti all'estero, cioè esattamente Pag. 22in controtendenza. Le faccio il caso delle società farmaceutiche, le faccio il caso della FIAT, le faccio il caso di Lottomatica. Questo dovrebbe esserle abbastanza noto, perché sono quelli che gestiscono i giochi, cioè quelli per favorire i quali, da una notte all'indomani mattina, siete riusciti a trovare qualche centinaio di miliardi per sgravare le multe che avrebbero dovuto pagare. Questi hanno fatto delle importanti acquisizioni all'estero e hanno ingrandito la mole della loro capacità industriale e produttiva. Peccato che, parallelamente all'acquisizione, tutti e tre questi gruppi siano andati a stabilire la sede delle loro attività a Londra. Non alle isole Cayman, non nei paradisi fiscali, ma a Londra. In altre parole, noi non riusciamo a rendere appetibile, credibile e competitivo il nostro sistema fiscale con quello che c’è in Inghilterra, non con quello che c’è nei Paesi dove si nascondono i principali evasori internazionali.
  La collaborazione con le banche è un'altra delle riforme fondamentali e, caro Ministro, lei ha detto che abbiamo consentito la ricapitalizzazione o, meglio, le banche, per attrezzarsi a favorire l'economia italiana, hanno consentito una ricapitalizzazione di 10 miliardi. Si è dimenticato di dire un particolare, che 7,5 di quei 10 miliardi sono stati regalati dallo Stato, sottraendo agli italiani la titolarità sulla Banca d'Italia e conferendo il patrimonio della Banca d'Italia come regalo aggiuntivo alle banche. E ciò dopo che avevate consentito scientemente alle banche di utilizzare i 100 miliardi di finanziamento agevolato, che avevano ottenuto dall'Unione europea per intervenire a supporto delle imprese e delle famiglie, per incamerarli, invece, per la propria patrimonializzazione, senza che nessuno gli chiedesse conto e ragione di quello che stava succedendo ! Dopo che avete consentito la spalmatura delle perdite al sistema bancario per consentirgli una maggiore gestione fiscale dei loro vantaggi ! Dopo che avete inserito l'obbligo del POS, che consentirà alle banche di portarsi a casa senza colpo ferire il 30 per cento dei passaggi finanziari da produttore a produttore (dopo dieci passaggi, anziché passare una banconota di 100 euro, che è passata per mano da dieci persone e che, alla fine del decimo passaggio, vale ancora 100 euro, con il POS, al decimo passaggio, l'ultima transazione varrà 67 euro, perché 33 saranno stati incamerati dalle banche) ! Dopo che avete inserito il prelievo forzoso degli immobili con la cosa ignobile della settimana scorsa !
  Le riforme riguardano la spesa pubblica, Ministro, e concludo. Dove le avete nascoste le cartelle di Cottarelli ? Dove ci avete detto in quale modo voi andate a ricorrere al taglio della spesa pubblica per finanziare concretamente l'abbassamento della pressione fiscale e restituire uno sviluppo credibile alle nostre imprese e alla nostra economia ?
  Per concludere, signor Ministro, l'unico modo per definirvi lo aveva saggiamente indicato Robert De Niro in una delle sue migliori interpretazioni...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Anche in Europa avete dimostrato di essere «solo chiacchiere e distintivo» (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, signor Ministro, lei ha naturalmente – ed era comprensibile – alternato nella sua comunicazione un'informazione sulle questioni europee intrecciate con quelle italiane ed era giusto che fosse così. Io la invito sempre di più a tenere questo intreccio, perché il cuore del ragionamento che voglio portare è esattamente questo. Penso che la partita più grande che lei deve giocare e il Governo italiano deve giocare, sommata alla responsabilità già grande delle sue funzioni di Ministro del Governo Renzi, sia quella di guadagnare una rottura, anche intellettuale, attraverso la presidenza di Ecofin del semestre, di quell'ortodossia dell'austerità restrittiva Pag. 23e deflazionistica, che ha avuto gli effetti che conosciamo, Volgendo lo sguardo alle condizioni dell'Europa, ad esempio, vi sono i risultati dell'occupazione, se pensiamo al numero dei disoccupati in Eurozona e a quei 7 milioni in più dal 2007.
  Mi fermo su questo punto e lo rinomino con decisione. Penso che oggi l'Europa, per essere riconquistata al cuore delle europee e degli europei, abbia bisogno di una rottura anche intellettuale di quell'ortodossia. Credo che la partita più grande che ha lei e il Governo italiano e il Parlamento italiano – in quanto Parlamento del Governo che oggi presiede il semestre – sia esattamente questa, senza sottovalutare la discussione sui decimali di flessibilità (ma non è quella la partita). Mi sembra che, invece, la faccia severa che ci troviamo di fronte, ogni qual volta si apre una discussione così generale, non nasca da un racconto un po’ farsesco dei rapporti tra i Paesi, Germania e Italia, ma da una differenza di opinioni di come oggi l'Europa debba uscire dalla crisi. Da questo punto di vista io guardo – non le nascondo – con un po’ di invidia alla vivacità intellettuale della discussione nel Nordamerica che, invece, si è cimentata con la rottura di alcuni tabù.
  E guardo con imbarazzo, invece, a un conformismo europeo dello stesso dibattito. Guardo con un po’ di invidia a quella politicizzazione degli investimenti – che ricorda la socializzazione dell'investimento di Keynes – che ci viene suggerita dalla comunità economica più progressista del Nord America. Perché signor Ministro, io penso che questo sia il punto: riportare a tema e al centro dello sguardo europeo la necessità di investimenti pubblici.
  La partita non si gioca se non si capisce che il punto sono investimenti pubblici per orientare verso ciò che serve l'economia europea, crescita e occupazione. Ma in che modo si produce crescita ? Gli investimenti privati possono essere aiutati da investimenti pubblici, ma non si orienteranno mai da soli verso quei terreni che non hanno una redditività immediata: penso, per esempio, alla scuola, che pure è la chiave di volta, appunto, degli investimenti pubblici.
   Io penso che lo scorporo dal computo del deficit degli investimenti pubblici oggi sia il cuore di una rottura, anche intellettuale, di un dibattito europeo conformista, e che mi fa dire che guardo con una certa invidia a quella vivacità intellettuale della politicizzazione degli investimenti che ci arriva dal Nord America. Allora, nelle previsioni attuali di crescita, che sono quelle che qui sono state ricordate, signor Ministro e Presidente dell'Ecofin, il punto di dove si trovano le risorse straordinarie per finanziare quegli investimenti pubblici è il cuore di tutte le domande, in Europa e Italia.
  Oggi pomeriggio, signor Ministro, si terrà un tavolo tecnico, promosso dalla Commissione per il controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, che mette insieme molti soggetti, per una proposta, che verrà fatta al Parlamento, di utilizzo del risparmio previdenziale – che oggi viene usato per lo più in investimenti fuori Italia – anche in Italia a fini utili per lo sviluppo dell'Italia.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  TITTI DI SALVO. Ho esaurito il tempo, Presidente ? Allora, soltanto due ultime considerazioni. Considero un aiuto importante – che noi e il Parlamento le daremo, sicuramente noi – a questa battaglia di idee. I referendum che sono promossi in Italia saranno volti a cambiare le modifiche della Costituzione che hanno reso possibile l'adesione del fiscal compact in Costituzione. Naturalmente era una cosa che l'Europa non aveva chiesto. L'Europa non l'aveva chiesta e, invece, è stata scelta come succedaneo della credibilità che, nel 2012, l'Italia non aveva più in Europa.
  Concludo con un'ultima considerazione: lei ha indicato tre livelli di intervento, ha parlato di apertura al mercato, di riforme strutturali e di investimenti. Sulle riforme strutturali io voglio dire due cose. La prima: le riforme strutturali sono Pag. 24decisive. È importante e giusto che il Presidente del Consiglio dica che si fanno per i cittadini e non perché altri ce le chiedono, ma proprio per questo quelle riforme – penso a quelle della pubblica amministrazione: quella sì che, se non riformata, tiene lontana gli investimenti, anche esteri – non si fanno senza il contributo...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  TITTI DI SALVO... dei lavoratori e delle lavoratrici e, quindi, anche senza il contributo del sindacato, che va coinvolto per il successo dell'amministrazione.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Di Salvo.

  TITTI DI SALVO. Concludo, Presidente, citando lei e dicendo che penso sia stato molto importante, dal punto di vista di uno sguardo diverso su come si risolve la crisi, la scelta che la Presidente della Camera ha fatto di ricevere Yunus, un «banchiere dei poveri», che ha indicato come il credito si dà a chi ne ha bisogno, e io penso che donne e giovani, oggi, abbiano bisogno di nuove regole del mercato del lavoro, ma anche di un credito per aprire le porte di una nuova imprenditorialità femminile e giovanile, perché donne e giovani sono la chiave di volta della crisi che dovremmo superare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Ministro, le raccomandazioni dell'8 luglio-Ecofin dimostrano, purtroppo, un diffuso scetticismo europeo nei confronti della capacità del nostro Paese di tracciare un efficace percorso riformatore. Di questo siamo fortemente preoccupati e, pur tuttavia, continuiamo a dare credito al vasto programma di riforme indicato nei «mille giorni» del Governo Renzi che lei qui ha riproposto.
  Ce lo impone l'ottimismo della volontà che la politica deve al Paese, ma bisogna cavalcare il linguaggio della verità. Le risposte alle otto raccomandazioni possono essere condivisibili, ma appaiono leggere e confuse nei percorsi indicati. Purtroppo, c’è un intreccio – e di questo non faccio, ovviamente, a carico lei – tra riforme istituzionali e legge elettorale, che riduce l'operatività piena di Governo e Parlamento sull'attività legislativa, che dovrebbe concentrarsi su bilancio, fisco, lavoro, pubblica amministrazione, semplificazione per le imprese, giustizia civile. C’è un'evidente questione di metodo di lavoro politico e di Governo che deve essere messa a fuoco. L'entusiasmo è sicuramente importante, ma senza razionalità politica non si va molto lontano.
  Dobbiamo avvertire che da, troppo tempo, viviamo al di sopra delle nostre possibilità, con furbizia e, talvolta, con supponenza e con la regia di corporazioni e di conflitti di interesse estesi che si sono affermati nella finzione della difesa dell'interesse generale, e con uno spirito civico, ahimè, sempre più negletto. E così rischiamo di diventare gli ultimi in tutti i campi, ma senza una grande ed estesa operazione verità non ne usciremo – in particolare, dagli anni Novanta in poi e sul presente di oggi – e la crescita non può essere trascinata dal debito.
  Questo è quello che mi aspetto, non la semplice negazione di una manovra economica di aggiustamento. Confido che il Presidente Renzi e anche lei, signor Ministro, ve ne rendiate conto e utilizziate il semestre per una grande operazione verità in Italia, per allargarla in Europa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, signor Ministro, mi consentiranno i colleghi di iniziare col dire che non c’è bisogno di fare dieci domande, soprattutto per coloro i quali hanno determinato il disastro economico, finanziario e sociale di questo Paese. Credo che ci sia bisogno di umiltà per costruire insieme un'ipotesi di Pag. 25sviluppo e di crescita di questo Paese. Le riforme strutturali che lei ci ha sottoposto quest'oggi noi socialisti le riteniamo importanti, perché la crescita avviene soprattutto attraverso le riforme strutturali, siano esse istituzionali, siano esse costituzionali, siano esse ordinarie, riforme che incideranno sicuramente nella vita del Paese, ma riforme che daranno quello slancio necessario per rilanciare il Paese all'interno del sistema europeo.
  Certo, oggi vi è una gran massa di povertà in Italia, vi è una grande operazione di recupero per ciò che riguarda l'evasione e l'elusione fiscale; vi è la necessità che questo Paese incominci a crescere, che cresca, quindi, a livelli superiori rispetto a quelli che oggi sono stati definiti. E noi, come socialisti, insieme anche a quello che ha detto poco fa la deputata, onorevole Titti Di Salvo – e ringrazio qui il sottosegretario Baretta che ci ha assistito – le poniamo con forza.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LELLO DI GIOIA. Ma è mai possibile – e arrivo rapidamente alle conclusioni – che, in questo Paese, vi sono 180-200 milioni di euro di fondi pensione che vengono ad essere utilizzati per il 70 per cento all'estero e il 30 per cento in Italia ? Abbiamo noi il dovere e il diritto di cominciare ad affrontare con determinazione una riforma seria, perché potremmo mettere a disposizione dell'economia reale circa 15-20 miliardi.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  LELLO DI GIOIA. Significa innescare nel sistema economico produttivo nuova energia economica, significa rilanciare questo Paese. Ecco, noi siamo convinti – e concludo – che bisogna affrontare con determinazione questo problema, ferma restando la garanzia delle pensioni, perché ci possa essere crescita ed eliminare quello squilibrio che oggi è soprattutto nei riguardi dei più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1326 – Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo (Approvato dal Senato) (A.C. 2498-A) e delle abbinate proposte di legge: Santerini ed altri; Marcon ed altri; Spadoni ed altri (A.C. 665-832-2201) (ore 11,03).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2498-A, già approvato dal Senato: Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Santerini ed altri; Marcon ed altri; Spadoni ed altri.
  Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre la relatrice vi ha rinunciato.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,04).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 11,30.

  La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 11,34.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Poiché è in corso la riunione della Commissione bilancio sugli Pag. 26emendamenti rispetto alla legge sulla cooperazione che stiamo esaminando, la Commissione bilancio chiede qualche minuto in più. Dopo il lavoro della Commissione bilancio sarà necessaria una breve riunione del Comitato dei nove, quindi sospendiamo la seduta fino alle ore 12.

  La seduta, sospesa alle 11,35 è ripresa alle 12,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo.

(Esame degli articoli – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
  Avverto che prima dell'inizio della seduta sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Marcon 1.1, 1.8, 2.8, 10.5, 10.6 e 16.2; Palazzotto 1.4, 2.1, 2.3, 2.13, 2.14, 2.15, 9.1, 10.1, 12.1, 16.1, 17.1, 18.1, 23.1, 24.02, 26.1, 26.2, 27.1 e 27.9.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Con riferimento a tale ultimo parere, avverto che la V Commissione ha formulato alcune condizioni sul testo del provvedimento ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che verranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la Commissione ha ritirato gli emendamenti 8.80, 18.80, 22.80, 28.70 e 33.80. Risultano pertanto decaduti i subemendamenti Sibilia 0.8.80.1 e 0.22.80.1.
  Avverto, inoltre, che la Commissione ha presentato l'emendamento 28.100, che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).

  MARCO DI LELLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, solo per comunicare che anche gli emendamenti a firma Locatelli, Di Lello ed altri sono ritirati secondo le indicazioni dell'invito al ritiro della relatrice di maggioranza.

  PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, arriva in Aula oggi questo provvedimento che abbiamo discusso ieri, un provvedimento che parla di cooperazione allo sviluppo e che, per quanto riguarda il MoVimento 5 Stelle, potrebbe essere uno degli assett di politica estera anche del nostro Paese. Quindi, sicuramente, un provvedimento importante.
  All'interno della Commissione affari esteri c’è stata una buona discussione a livello trasversale, nonostante ci siano stati imposti un po’ i tempi, dovuti anche ad un Esecutivo che abusa della decretazione d'urgenza...

  PRESIDENTE. Scusate colleghi, è possibile avere un po’ di silenzio ? Grazie. Prego.

  CARLO SIBILIA. Un Esecutivo che abusa della decretazione d'urgenza, quindi purtroppo anche stando alle parole del Vice Ministro, abbiamo soltanto questa finestra temporale, questo è stato il termine.
  Quindi, con lo spirito costruttivo che ci contraddistingue abbiamo cercato di dare Pag. 27il nostro contributo a questa legge. Sicuramente ci sono delle cose che ancora auspichiamo di migliorare. Noi abbiamo avuto delle vittorie importanti in Commissione, abbiamo, come dicevo ieri, anche avuto la possibilità di aver finalmente una norma chiara che dice che tutti quegli istituti finanziari e le imprese che commerciano in armi non potranno accedere ai fondi per la cooperazione e, quindi, su questo abbiamo fatto già un grande passo in avanti.
  In questa discussione in Aula penso che il MoVimento 5 Stelle chiederà come dei punti fissi almeno altri quattro obiettivi importanti. Uno di questi è quello di mutare quello che oggi ancora viene definito «aiuto pubblico allo sviluppo», (oggi in questa legge ancora si chiama «aiuto pubblico allo sviluppo che vogliamo diventi «cooperazione pubblica allo sviluppo» perché anche questa terminologia significa dare uno stop all'approccio assistenziale che abbiamo nei confronti dello sviluppo.
  Da un altro punto di vista, il Governo pone questa futura Agenzia, che dovrebbe essere lo strumento che dovrebbe velocizzare la concessione dei progetti e dei finanziamenti con cui dare impulso alla cooperazione come asset strategico della politica estera, ancora sotto il potere di indirizzo e sorveglianza del Ministero degli affari esteri. Il Governo chiede questo, noi chiediamo una maggiore autonomia dell'Agenzia governativa e speriamo che si possa porre sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri con una maggiore autonomia, appunto, rispetto al Ministero degli affari esteri.
  Un altro punto nodale fondamentale è quello di togliere di mezzo il DGCS, che è il Dipartimento generale della cooperazione allo sviluppo, che, secondo l’Aid Transparency Index del 2013, è posto al 60o posto su 67 in merito di trasparenza. In questo momento, in questo provvedimento c’è ancora questo istituto: noi durante la discussione in Aula chiederemo di abolire questo istituto, perché, creando un'agenzia, si crea una ridondanza; la legge potrebbe addirittura essere peggiorativa, in questo senso, quindi noi spingeremo per l'abolizione del DGCS.
  Inoltre, vorremmo che tutti i processi dei progetti che vengono gestiti a livello di cooperazione internazionale non vengano valutati dal comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo, che è un organismo che sostanzialmente viene presieduto dal Ministro o dal delegato del Ministro degli affari esteri; ma c’è anche l'ingerenza fondamentale del Ministero dell'economia e delle finanze. Questa ingerenza del Ministero dell'economia e delle finanze è una cosa che la cooperazione ha sofferto negli anni, e ancora oggi noi in Commissione, non ultimo nell'ultimo Comitato dei nove, abbiamo avuto prova schiacciante del fatto che il primato della finanza sulla politica è qualcosa che blocca qualsiasi voglia, necessità e possibilità di programmazione di questo Paese. Se noi non possiamo programmare la cooperazione internazionale almeno per i prossimi tre anni, allora gli strumenti che abbiamo oggi sono strumenti spuntati.
  Altra cosa per cui combatteremo: ben venga l'istituzionalizzazione delle imprese private all'interno del provvedimento, però chiederemo caratteri più stringenti, criteri stringenti sulle imprese private. Questa è una cosa molto importante che ci sta molto a cuore. Inoltre, vorremmo che anche le ONG possano avere la possibilità di proporre quelli che sono i loro progetti. Queste sono le nostre linee guida che affronteremo durante la discussione e speriamo, così come abbiamo già ottenuto alcune vittorie durante la discussione Commissione, di avere questa stessa disponibilità anche in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito la relatrice, deputata Quartapelle Procopio, ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Presidente, su tutti gli emendamenti vi è un invito al ritiro.

Pag. 28

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Sta Bene. Quindi, invito al ritiro altrimenti parere contrario.

  LAPO PISTELLI, Viceministro per gli affari esteri. Sì.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Gianluca Pini 1.50.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Gianluca Pini 1.50 formulato dal relatore.

  GIANLUCA PINI. Presidente, chiedo che sia posto in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Gadda, Zaccagnini, Ciracì, Di Benedetto, Gebhard, Caon, Marzano, Parrini, Fabbri, Ferrari, Schullian, Grillo, Mantero....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  437   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  170    
    Hanno votato no  267.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Marcon 1.7 formulato dal relatore.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, no, noi non ritiriamo questo emendamento. Riteniamo che aggiungere questo punto sia un tratto qualificante dell'articolo 1. L'articolo 1 prevede, attraverso una serie di commi, la definizione degli obiettivi di questa legge e noi pensiamo che, oltre agli obiettivi condivisibili, come lo sradicamento della povertà, l'affermazione e la tutela dei diritti umani e quello che già è previsto in questo articolo, bisogna aggiungere un impegno che è quello appunto di costruire relazioni economiche, finanziarie e commerciali solidali, diverse. Quindi, pensiamo che, da questo punto di vista, questo potrebbe dare un tratto qualificante all'articolo 1: ribadire che la cooperazione non è solamente uno strumento per combattere la povertà, non è solamente uno strumento per l'affermazione dei diritti umani, ma è anche uno strumento per cambiare le relazioni economiche del nostro pianeta e aiutare i Paesi più poveri a risollevarsi attraverso l'instaurazione di un ordine economico mondiale più aderente alle necessità e più rispondente a principi di giustizia e di pace. Per cui manteniamo l'emendamento e chiediamo di votarlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, per annunciare la sottoscrizione da parte del gruppo della Lega dell'emendamento a firma del collega Marcon, proprio perché anche noi riteniamo che tutte le parole, che vengono spese nel momento in cui si parla di aiutare le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo a casa loro, di dare modo appunto che l'uscita dalla povertà sia un fatto concreto, reale e non solo promosso da un punto di vista politico o propagandato per interessi diversi, possano effettivamente passare attraverso un riequilibrio delle relazioni economiche in questo senso qui. Quindi, anche noi, oltre che votare favorevolmente l'emendamento, lo sottoscriviamo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 29
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcon 1.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fraccaro, Paris, Della Valle, Petraroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  438   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  134    
    Hanno votato no  304.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Scagliusi 1.9.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  CARLO SIBILIA. Presidente, noi non lo ritiriamo, ma chiediamo che venga posto in votazione. Vorrei anche spendere due parole su quello che vogliamo fare con questo emendamento. È un emendamento, secondo me, fondamentale perché in realtà vogliamo sopprimere la locuzione «Paese in via di sviluppo». La domanda alla quale rispondere è semplice: come si definisce oggi un Paese in via di sviluppo ? Quali sono i criteri che dicono che un Paese è in via di sviluppo ? Verso quale sviluppo ? Verso una maggiore produzione di energia e un maggior consumo di energia ? Quali sono i criteri che definiscono un Paese come «in via di sviluppo» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Magari maggiore produzione di auto – non lo so – maggiore produzione di CO2, più consumo di benzina, non lo so, lo sto chiedendo.
  Siccome non ci sono dei criteri per definire questa cosa e magari qualcuno potrebbe vedere l'Italia come un Paese in via di sviluppo, allora io chiedo – e questo credo sia l'unica parte di questo provvedimento nella quale si utilizza questa locuzione, se non vado errato e il Viceministro mi correggerà – che venga cancellata perché nell'articolo successivo si parla, secondo me in maniera corretta, di «Paesi partner», e questa definizione sarebbe la cosa più equa e anche più bella per il futuro della politica di cooperazione internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato Sibilia, lei sa bene che chi interviene sul complesso degli emendamenti poi non può intervenire sugli emendamenti a propria firma. Io l'ho fatta parlare, però non sarà più possibile perché l'emendamento è a sua firma.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scagliusi 1.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Cecconi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  421   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  122    
    Hanno votato no  299.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicoletti, Fontana, Marcolin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  446   
   Votanti  424   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  423    
    Hanno votato no    1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 30

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Presidente, la Commissione invita al ritiro di tutte le proposte emendative, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Palazzotto 2.4.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Palazzotto 2.4 formulato dal relatore.

  ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, con questo emendamento noi vorremmo affrontare il tema dell’«aiuto legato». Molto spesso e soprattutto la cooperazione italiana è una delle cooperazioni che più utilizza questo strumento, ovvero quello di condizionare sia i crediti di aiuto sia i doni dati a particolari condizioni agevolate all'acquisto di beni e servizi dall'Italia.
  Approvando questo emendamento, invece, si impone ai crediti di aiuto e ai doni di essere utilizzati per l'acquisto di beni e servizi almeno per il 50 per cento nei Paesi a cui è destinato l'intervento di cooperazione internazionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Presidente, su questo emendamento noi voteremo contro, anche perché va contro la logica della best practice, chiamiamola così, nel senso che nel momento in cui si devono fare operazioni di aiuto in determinati Paesi, magari quelli più poveri, quelli più in difficoltà, in questi Paesi è difficile reperire risorse specifiche destinate, appunto, alla cooperazione o allo sviluppo. È chiaro che noi riteniamo che debba essere dato accesso, in maniera prioritaria, alle risorse dello stesso Paese che porta questi aiuti.
  Quindi, mettere questo tipo di limitazioni, secondo noi, non fa né il bene della cooperazione stessa in determinate realtà né aiuta le aziende italiane che possono, in qualche modo, mettere a disposizione le loro migliori risorse.
  Quindi, per questo motivo noi voteremo contro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, intervengo brevemente per dire che la logica di questo emendamento è molto chiara. Noi siamo stati estremamente criticati negli anni passati per l'uso eccessivo di «aiuto legato», cioè per l'aiuto condizionato all'acquisto di beni e servizi delle nostre imprese presso i Paesi in via di sviluppo. Noi crediamo che, tra l'altro, questo emendamento vada collegato all'articolo poi previsto da questo provvedimento, in cui si valorizza il ruolo delle nostre imprese.
  Quindi, non vorremmo che si creasse, come dire, una condizione di sostegno indebito a un'attività delle nostre imprese che rientra, naturalmente, legittimamente nell'attività di internazionalizzazione delle imprese, ma non ha niente a che vedere con un ruolo che le nostre imprese devono avere e che l'Italia deve avere nel sostegno, invece, delle imprese dei Paesi in via di sviluppo.
  Vorrei ricordare – e concludo su questo punto – all'onorevole Gianluca Pini che proprio perché io ho apprezzato molto il sostegno dato all'emendamento che abbiamo presentato all'articolo 1, sulla necessità Pag. 31di dare alla cooperazione il compito di promuovere relazioni economiche e finanziarie più eque e solidali, questo emendamento permette di rafforzare e di sostenere ancora maggiormente l'ispirazione dell'emendamento precedente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palazzotto 2.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Paris. Allora, hanno votato tutti ? Terzoni, Tripiedi, veloce. Ecco, Terzoni ha votato; Tripiedi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  449   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato   17    
    Hanno votato no  432.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Del Grosso 2.6.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Del Grosso 2.6 formulato dal relatore.

  DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, questo è un emendamento semplicemente di buonsenso, infatti si chiede solo di aprire le gare internazionali a quei Paesi che fanno parte dell'OCSE e a tutti quei Paesi confinanti dove viene applicata la cooperazione. Oltretutto io chiedo al Governo di rivalutare questo emendamento, perché può essere visto in buona luce anche da parte di altri Paesi europei. Può essere un buon esempio per tutto, soprattutto sulla cooperazione. Chiedo al Governo di rivalutarlo davvero perché non comporta nessuna spesa, anzi ci permette forse di risparmiare qualcosina, perché la gara viene aperta a più Paesi. E quindi chiedo davvero di rivalutare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Del Grosso 2.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capone, Spadoni, Piccoli Nardelli, Rotta, Locatelli, Fantinati, Calabria...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  455   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  129    
    Hanno votato no  326.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Marcon 2.7.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Marcon 2.7 formulato dal relatore.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, manteniamo questo emendamento perché riteniamo che la formulazione del comma 5 di questo articolo sia insufficiente, cioè sia, posso dire, un'affermazione scontata. Il comma 5 dell'articolo 2 dice che non si possono finanziare interventi militari né direttamente né indirettamente con i fondi della cooperazione. Ci sembra un'affermazione scontata che va bene ribadire, ma che non è sufficiente. Quindi, noi con questo emendamento chiediamo che sia vietato utilizzare i fondi della cooperazione per finanziare interventi che in qualche modo riconducono le attività di cooperazione a interventi militari promossi dal nostro Paese o alle alleanze militari alle quali il nostro Paese aderisce. Questa è un'esigenza che ormai è molto sentita dalle organizzazioni non governative, Pag. 32ma soprattutto dalle organizzazioni che promuovono attività di emergenza e di aiuto umanitario, ovvero l'esigenza di imparzialità e di neutralità dell'iniziativa umanitaria. E per garantire questa esigenza, che è un'esigenza che ormai è diffusa e affermata da tutte le organizzazioni non governative e le agenzie umanitarie internazionali, è necessario chiarire con estrema precisione che con le attività e con i fondi della cooperazione non vengano finanziati interventi che possono utilizzare strutture militari, sia dal punto di vista logistico sia dal punto di vista finanziario, durante interventi che hanno caratteristiche belliche, quindi di occupazione militare o di intervento militare diretto, oppure di polizia internazionale.
  Quindi, è un emendamento che mette a salvaguardia ancora di più quei principi di neutralità e di imparzialità che sono cari a tutto il movimento delle organizzazioni umanitarie internazionali, che, in qualche modo, garantiscono quel livello di efficacia e di efficienza delle iniziative umanitarie, che così possono godere dell'accoglienza e dell'appoggio delle comunità locali.
  Sappiamo che spesso essere identificati come gli attori militari sul campo crea grave nocumento alle organizzazioni umanitarie internazionali e alle ONG italiane e internazionali che operano in zone di guerra, e ribadire questa imparzialità e questa neutralità ci sembra importante. Quindi, è questo il senso di questo emendamento, che chiediamo di inserire in questo articolo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcon 2.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni, Paris, Morani, Dall'Osso, D'Attorre, Gutgeld, Locatelli, Berlinghieri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  455   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  339.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Manlio Di Stefano 2.10, formulato dal relatore.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, di questo emendamento, in realtà, abbiamo già discusso in sede di Commissione: è quello relativo all'eliminazione della possibilità di finanziare progetti di polizia e di sicurezza con i fondi della cooperazione. La risposta che mi è stata data è che potrebbero esserci richieste di partenariato in termini di sicurezza che passano dal MAE da parte di altri Stati.
  Ho voluto verificare, perché cerchiamo di essere sempre approfonditi in quello che analizziamo, con la Commissione difesa, la quale mi ha garantito che, ad esempio, nella legge quadro che sta per essere promulgata relativamente alla difesa esistono già e sono incluse queste possibilità, quelle di cooperazione alla sicurezza e alla gestione dei territori in altri Paesi.
  Quindi, essenzialmente, andremmo ad aprire un canale al MAE che, invece, deve passare dal Ministero della difesa. Crediamo che togliendo queste due parole, «di polizia e di sicurezza», si vada a garantire ancora di più che i fondi della cooperazione restino alla cooperazione, per come noi la intendiamo, quanto meno, e non vadano a missioni che, invece, riguardano il Ministero della difesa. Quindi, credo che, a fronte anche di questa analisi fatta comparando le due Commissioni, sia ragionevole votare favorevolmente questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 33

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 2.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Archi, Paris, Morani, Fregolent...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  454   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no  344.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Gianluca Pini 2.51, formulato dal relatore.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, rimango allibito dalla richiesta di invito al ritiro di questo emendamento, alla luce anche di tutto il dibattito politico, purtroppo anche contando tutti i morti nel canale di Sicilia di cui, quasi quotidianamente, le cronache ci riportano.
  E, allora, siccome quello che noi chiediamo era già nel testo in esame all'altro ramo del Parlamento, cioè del Senato, e non si è capito onestamente il motivo, se non – non lo so – di fastidio politico da parte della sinistra, per il quale è stato tolto, noi chiediamo che venga ribadito che uno degli impegni della cooperazione internazionale sia appunto quello di contrastare l'immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani.
  Infatti, se ci vogliamo solo pulire le coscienze dicendo che facciamo il massimo e poi i Governi mettono in piedi operazioni disastrose come quella di Mare Nostrum, ma alla prova dei fatti non fissiamo come principi cardine fra i progetti della cooperazione internazionale il fatto di sviluppare questi Paesi per impedire che ci sia la tratta di esseri umani, io onestamente non capisco il motivo per cui sia la relatrice quanto il Governo si oppongano al fatto che ritorni nel testo quello che era stato scritto inizialmente, giustamente, correttamente e condiviso da tutti.
  Se c’è un motivo specifico, dirimente io chiedo al Viceministro, del quale – sa benissimo – ho la massima stima e rispetto, di renderci edotti. Se ci sono retroscena politici che noi non conosciamo o se ci sono motivazioni pratiche che noi non conosciamo, a quel punto possiamo anche addivenire ad un ritiro. Ma onestamente fissare questo tipo di principio ci sembra quanto meno doveroso, soprattutto nei confronti di chi subisce quella odiosa pratica che è la tratta di esseri umani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, credo che il testo che era uscito dal Senato, che prevedeva nella formulazione originaria il contrasto all'immigrazione clandestina e al traffico di esseri umani, fosse ampiamente condivisibile. Per cui sosteniamo questo emendamento della Lega.
  La cooperazione allo sviluppo ha anche la finalità prioritaria, come dice la parola stessa, di promuovere lo sviluppo locale. Quindi, ha in sé il fatto che il fenomeno migratorio non ci dovrebbe essere, proprio perché le comunità hanno possibilità di vivere e prosperare nei luoghi di origine.
  L'unico appunto che si può fare magari è relativo, anziché alla sostituzione, all'aggiunta della tutela dei diritti umani e del contrasto all'immigrazione clandestina, in modo tale che si sarebbero ricomprese tutte queste fattispecie. In ogni caso sosterremo, come Forza Italia, questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, noi non riteniamo che chi Pag. 34voglia combattere il fenomeno dell'immigrazione clandestina sia per forza uno xenofobo o razzista. Questa è una posizione ideologica uscita fuori negli ultimi anni in Italia, assolutamente fuori luogo e che, oltretutto, allontana la possibilità della risoluzione di un problema.
  È evidente che uno Stato serio non può permettere che ci siano sul proprio territorio dei clandestini, deve trovare dei modi giusti per contrastare questo fenomeno. Però dobbiamo anche aggiungere mi rivolgo ai colleghi della Lega, che la funzione della cooperazione internazionale non è quella di combattere i flussi migratori o l'immigrazione clandestina, ma quella di tutelare i diritti umani.
  È evidente – in questo non ha torto il collega Pini – che la tutela dei diritti umani e anche il rispetto dell'autodeterminazione dei popoli – e in questo vorrei collegarmi alle ultime frasi dette dal collega di Forza Italia – evidentemente fanno sì che i fenomeni di flussi migratori vengano ridotti. L'esempio di Gheddafi è sempre lo stesso: prima gli si baciavano le mani, poi si sono aiutati francesi e angloamericani per buttarlo giù e poi evidentemente non si sono più potuti gestire come prima fenomeni legati ai flussi migratori.
  Per questo votiamo contro questo emendamento, non perché – ripeto – i diritti umani e la tutela dei diritti umani non abbiano certamente un collegamento con i flussi migratori, ma perché sostituire le parole «diritti umani» con le parole «lotta all'immigrazione clandestina» ci sembra più una posizione strumentale. Sugli emendamenti successivi del collega Pini, che, invece, aggiungono determinate parole, voteremo favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, per annunciare il nostro voto convinto contro questo emendamento, non perché riteniamo che non debba essere compito della cooperazione allo sviluppo lottare contro la tratta degli esseri umani, ma perché pensiamo, come è stato ricordato, che togliere il riferimento alla tutela dei diritti umani per un generico contrasto all'immigrazione clandestina non abbia nulla a che vedere con questo disegno di legge e soprattutto si ritiene che compito della cooperazione allo sviluppo sia colpire coloro che fuggono dalla miseria e dalla disperazione. La cooperazione allo sviluppo si deve porre come tema e come obiettivo il combattere le cause della disperazione, non coloro che fuggono dalla disperazione. Pertanto, riteniamo che a questo emendamento non possa che essere dato voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Libertà e Diritti – Socialisti Europei (LED).

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, telegraficamente. All'articolo 2, che reca come titolo: «(Destinatari e criteri)», io invito l'Aula a leggere le ultime tre righe del comma 6: «contribuisce a politiche migratorie condivise con i Paesi partner, ispirate alla tutela dei diritti umani ed al rispetto delle norme europee e internazionali». In buona sostanza, sia l'emendamento che stiamo esaminando adesso, sia quelli successivi che specificano, ad esempio, le norme in materia di diritto d'asilo dei migranti, sono tutte aggiunte restrittive rispetto all'impostazione di questo testo che, invece, prende il complesso delle norme europee ed internazionali che comprendono, sia, ovviamente, quelle sul traffico, sia quelle sul diritto d'asilo e molte altre. Quindi, emendamenti che tendono a dettagliare, restringono l'ambito di applicazione di questo comma invece di allargarlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

Pag. 35

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, chiaramente, come i colleghi e anche il Viceministro hanno potuto notare, c’è una serie di emendamenti che dicono sostanzialmente la stessa cosa, però alcuni estendono e altri sostituiscono. Alla luce delle valutazioni fatte dai colleghi e alla luce anche di ciò che ha detto il Viceministro Pistelli, io ritiro gli emendamenti a mia firma 2.51, 2.50 e 2.53 e lascio, invece, in votazione l'emendamento a mia firma 2.52, proprio per rafforzare quello che è stato il dibattito svolto finora e chiedo cortesemente alla relatrice e al Governo di rivedere il parere sull'emendamento a mia firma 2.52 perché non fa altro che rafforzare quello che si è detto finora.

  PRESIDENTE. Scusi, deputato Gianluca Pini, mi sta dicendo che mantiene l'emendamento a sua firma 2.52 e non chiede di votare gli altri ?

  GIANLUCA PINI. Ritiro gli emendamenti a mia firma 2.51, 2.50 e 2.53. Lascio in votazione solo l'emendamento a mia firma 2.52.

  PRESIDENTE. Va bene. Passiamo all'emendamento Gianluca Pini 2.52, su cui vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Se non ci sono interventi... ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, mi scusi, noi parliamo poco, ma quelle poche volte...

  PRESIDENTE. No, no, prego, deputato Cirielli.

  EDMONDO CIRIELLI. Innanzitutto, noi non eravamo particolarmente appassionati all'intervento su questo argomento che ci sembrava del tutto pacifico, come indirettamente lo stesso Viceministro accenna. Tuttavia, da una parte non mi sembra che essere contro l'immigrazione clandestina significhi essere contro gli immigrati, ma contro coloro e le cause che pongono in essere l'immigrazione clandestina che, peraltro, anche se non è più reato, è sempre una cosa illecita. Allo stesso tempo, è evidente che la cooperazione deve intervenire soprattutto per rimuovere anche le cause sociali e criminali dell'immigrazione in loco. Serve anche a questo, quindi mi sembra del tutto pacifico che l'emendamento del collega Gianluca Pini della Lega sia condivisibile e dovrebbe essere condivisibile anche da parte di coloro che sono contro lo sfruttamento delle persone che sono costrette a emigrare e poi vivere da clandestini un po’ dappertutto in Europa, ma in particolare in Italia. Quindi, noi di Fratelli d'Italia voteremo favorevolmente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 2.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni... Palma... Gadda... Saltamartini... Palma... hanno votato tutti i colleghi ? Mi pare di sì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  452   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  149    
    Hanno votato no   303    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zaratti... Dell'Aringa... Terzoni... Parrini... Capua... Sereni...Pag. 36
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  450   
   Votanti  413   
   Astenuti   37   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  410    
    Hanno votato no   3    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ginefra... Gutgeld... Ricciatti... Capodicasa... Cecconi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  442   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  438    
    Hanno votato no   4    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Manlio Di Stefano 4.1, Cimbro 4.4 e Locatelli 4.50, anche tenendo conto dell'ampia discussione che c’è stata in Commissione e anche oggi durante la presentazione degli emendamenti.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Locatelli 4.50 è stato ritirato.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. La Commissione esprime, allora, parere favorevole solo sugli identici emendamenti Manlio Di Stefano 4.1 e Cimbro 4.4.
  La Commissione formula, invece, un invito al ritiro dell'emendamento Palazzotto 4.3.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Prendendo atto del dibattito che si è sviluppato tra Senato e Camera su questo punto molto particolare di grande valore simbolico e concreto, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Manlio Di Stefano 4.1 e Cimbro 4.4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, sarò telegrafico. Sono felice che il MoVimento 5 Stelle si sia fatto precursore di questo cambio di logica e anche semplicemente di una parola, che in realtà significa tanto: anziché di «aiuto» si parla di «cooperazione». Abbiamo fatto una battaglia positiva in Commissione, discutendo ampiamente con gli altri gruppi e anche con il Governo, il quale poi sostanzialmente ha capito e condiviso le nostre indicazioni.Pag. 37
  Speriamo che con questo l'Italia si faccia, una volta tanto, promotore di questo cambiamento anche verso gli altri Paesi che, in cooperazione con noi, collaborano e che questa dicitura possa essere introdotta anche negli altri Paesi e negli indici che utilizziamo in cooperazione. Quindi, siamo felici del successo di questa Camera, promosso da noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Manlio Di Stefano 4.1 e Cimbro 4.4, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  453   
   Votanti  452   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  435    
    Hanno votato no   17.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo all'emendamento Palazzotto 4.3.
  Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palazzotto 4.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Paris, Pastorino, Ciracì, Dell'Orco, Terzoni, Tidei... Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  455   
   Votanti  449   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  119    
    Hanno votato no   330.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Catania, Malisani, Capodicasa. Mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  457   
   Votanti  440   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  438    
    Hanno votato no   2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, solo per cortesia, se ci fa dare un po’ di attenzione, perché è già la seconda volta che volevo intervenire e non ho Pag. 38potuto, perché era stata aperta la votazione. Parliamo poco e anche in poco tempo...

  PRESIDENTE. D'accordo.

  EDMONDO CIRIELLI. ...volevamo annunciare il nostro voto favorevole sull'articolo 3 e sull'articolo 4 e penso che avevamo il diritto di farlo.

  PRESIDENTE. Va bene. Adesso terremo d'occhio la parte destra dell'emiciclo.
  Passiamo ora all'articolo aggiuntivo Marcon 4.01.
  Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro dell'articolo aggiuntivo Marcon 4.01.

  PRESIDENTE. Il Governo ? Prego, signor Viceministro.

  LAPO PISTELLI, Viceministro per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo, quindi, alla votazione dell'articolo aggiuntivo Marcon 4.01.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, con questo articolo aggiuntivo vogliamo definire meglio l'oggetto delle attività di cooperazione internazionale.
  Quando nelle nostre lezioni all'università agli studenti diciamo che, durante la guerra fredda, anche i programmi di assistenza militare erano considerati attività di cooperazione internazionale, i nostri studenti stentano a crederlo.
  Con questo articolo aggiuntivo cerchiamo di definire – anche se in forma non esclusiva, perché, naturalmente, è sempre difficile descrivere tutte le attività di cooperazione internazionale – le priorità delle attività di cooperazione internazionale. Quindi, c’è un elenco molto dettagliato, specifico, proprio per definire al meglio l'oggetto delle attività di cooperazione internazionale allo sviluppo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Marcon 4.01, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Di Lello, Molea, Capua, Furnari, Mazzoli, Baruffi. Furnari ha ancora problemi... che vada un assistente, per favore. Plangger, Abrignani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  455   
   Votanti  361   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato  19    
    Hanno votato no 342.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Spadoni 5.50.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

Pag. 39

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Spadoni 5.50.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Spadoni 5.50 formulato dal relatore.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, all'articolo 5 si parla di iniziative in ambito multilaterale e, chiaramente, rientra nella cooperazione anche la partecipazione finanziaria dell'Italia all'attività di organismi internazionali. All'interno del comma 1, si parla anche proprio delle modalità di tale partecipazione: quindi, si dice che l'Italia deve partecipare e queste modalità devono permettere il controllo delle iniziative.
  Noi chiediamo fondamentalmente che ci si ispiri a criteri di efficacia, economicità, unitarietà e trasparenza, prevedendo la pubblicazione online di tutte le attività, delle relative spese e dei giustificativi contabili. Quello che noi chiediamo è uno dei principi cardine del MoVimento 5 Stelle: in tutte le Commissioni, la linea principale è stata proprio quella di trasparenza e, chiaramente, anche di rendicontazione, di vedere esattamente dove vanno i soldi. Questo perché noi lo facciamo ? Lo facciamo fondamentalmente perché, in questi ultimi anni, non c’è stata questa chiarezza, non c’è stata questa trasparenza da parte delle istituzioni e, molto spesso, i cittadini si sono trovati a pensare o a chiedersi dove andavano questi soldi.
  Quindi, noi crediamo che debba ritornare o debba esserci, comunque, una maggiore trasparenza e anche un maggior controllo da parte dei cittadini, proprio perché, molto probabilmente, in molte situazioni non c’è stato, soprattutto quando si parla di finanziamenti. Quindi, noi chiediamo questo.
  Mi rendo conto che la parola «rendicontazione» è una parola che non piace molto spesso.
  Noi ci siamo trovati in Commissione ad avere un emendamento approvato relativo al rendicontare, all'interno della relazione programmatica, i vari progetti. E, proprio il giorno prima dell'arrivo in Aula, ci siamo trovati il termine «rendicontare» cambiato in «indicare». Ora, questa cosa, dico la verità, indispone un po’, perché noi presentiamo un emendamento con una parola per noi molto importante, «rendicontare», e lo ritroviamo poi con un cambio di forma, che però, invece, non è di forma, perché è un cambio sostanziale ed è un cambio di contenuto. Ci troviamo, appunto, ad avere questa parola cambiata: «indicazione» non è la stessa cosa di «rendicontazione».
  Chiaramente questa cosa indispone ancora di più le opposizioni e soprattutto il MoVimento 5 Stelle che vede nella trasparenza e anche nel vedere dove vanno i soldi il primo principio a cui ispirarsi. Questa cosa, vista il giorno prima dell'arrivo in Aula come cambio di forma, un po’ indispettisce. Quindi, io chiaramente mantengo il mio emendamento 5.50 e chiedo che venga messo in votazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, l'atteggiamento ottuso del Governo rispetto a questi emendamenti è la motivazione per cui alla fine noi voteremo contro questo progetto di legge.
  Per esempio questo articolo 5 è un articolo assolutamente positivo, rispetto al quale noi diremo «sì», perché per la prima volta viene posto l'accento sul fatto che la partecipazione finanziaria a banche multilaterali di sviluppo e ad organizzazioni internazionali rientra nella politica di cooperazione e, quindi, rientra nelle attività importanti che lo Stato svolge, come sua capacità di influenzare positivamente e di compartecipare alla pace, allo sviluppo, alla lotta della povertà e alla prevenzione dei conflitti nel mondo, non riducendosi quindi soltanto a un mero aspetto burocratico, contabile e bancario a cui siamo allergici.
  Ma poi vi è il fatto che notiamo che al Governo, come si parla di trasparenza e di Pag. 40rendicontazione, viene l'orticaria, allora siamo preoccupati. Si potrebbe dire: ma voi pensate male. Ma, dopo le esperienze che avete inventato in Italia delle società partecipate municipali, delle autorità e della grande agenzia della Protezione civile, con tutti gli imbrogli e gli scandali che ci sono stati, sì, siamo preoccupati. È evidente che, se poi, in maniera ingiustificata, senza neanche spiegare, si dice «no, siamo contrari a rendicontazione, no, siamo contrari alla trasparenza», allora mi fate anche sospettare che avete già un posto pronto per Greganti in quest'agenzia.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 5.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Sorial, Alfreider...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  456   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  133    
    Hanno votato no   323.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baruffi, Tancredi, Ciracì, Capua, Grassi, Malisani... ancora Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  452   
   Votanti  451   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  441    
    Hanno votato no   10.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. La Commissione formula sull'unico emendamento Gianluca Pini 6.50 un invito al ritiro.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Gianluca Pini 6.50.
  Prendo atto che il presentatore non lo ritira.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 6.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Capua, Schirò Planeta...Pag. 41
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  453   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  158    
    Hanno votato no  295.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baruffi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  448   
   Votanti  433   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  430    
    Hanno votato no  3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 7.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Palazzotto 7.1.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Palazzotto 7.1 formulato dal relatore.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, è un emendamento analogo ad un altro che abbiamo presentato in precedenza, e riguarda l’«aiuto legato». Noi qui chiediamo in modo molto semplice che gli aiuti, gli interventi della cooperazione per i Paesi beneficiari non siano condizionati all'acquisto di beni e servizi da soggetti e da imprese del nostro Paese: quindi non si esclude la possibilità, ma si esclude l'obbligo. Penso che questo sia abbastanza ragionevole, quando si parla di Paesi partner e si parla di partenariato: se si introduce un meccanismo che prevede un obbligo in un rapporto che dev'essere paritario e che dev'essere di partenariato, si introduce un meccanismo distorsivo che non dovrebbe esserci in una legge sulla cooperazione allo sviluppo. Per questo chiediamo di votare a favore di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palazzotto 7.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Colletti, Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  457   
   Votanti  451   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  120    
    Hanno votato no  331.    

Pag. 42

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo all'emendamento Grande 7.4.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Grande 7.4, formulato dal relatore.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, con questo emendamento noi in qualche modo ci riallacciamo anche a quelli presentati precedentemente. Può sembrare un emendamento squisitamente semantico, in quanto chiediamo di sostituire le parole: «degli aiuti definiti» con le parole: «dello sviluppo definito», ma in realtà questo va anche un po’ al cuore del senso della riforma della cooperazione.
  Noi vorremmo puntare ad uno sviluppo e non ad un aiuto, quindi in tal senso questo emendamento vuole intervenire.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grande 7.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  389   
   Astenuti   62   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  90    
    Hanno votato no  299    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Manlio Di Stefano 7.50 lo ritirano.
  Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo e insistono per la votazione dell'emendamento Sibilia 7.51
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 7.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  448   
   Votanti  427   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  103    
    Hanno votato no  324    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Della Valle, Burtone, Scotto, Montroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  454   
   Votanti  417   
   Astenuti   37   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato sì  411    
    Hanno votato no  6    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

Pag. 43

  Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Sibilia 7.01.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Sibilia 7.01. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, io non vorrei ritirare questo articolo aggiuntivo per un semplice motivo, perché ci sono state alcune critiche all'impianto della legge fatte da chi ne usufruirà sostanzialmente, quindi dalle ONG, dalle associazioni che fanno cooperazione che in ogni caso vedono di buon occhio quella che è l'apertura all'istituzionalizzazione del ruolo delle imprese private, cosa che – ripeto – vede anche noi, da un certo punto di vista, favorevoli, perché tra l'altro è una prassi a livello internazionale.
  Quello che però è necessario fare è che quando si istituzionalizza un'impresa privata, vanno comunque sanciti dei criteri importanti. Ad esempio, quello che noi chiediamo è di dare delle definizioni che non determinino condizioni di monopolio. Ad esempio, se l'ENI vince 5 bandi di gara di cooperazione in un Paese, immagino in Angola, o in Niger, dove già sappiamo dei passati di corruttela dell'ENI, magari questa cosa dovrebbe essere evitata, scongiurata.
  Dovrebbero essere applicate delle norme internazionali sul lavoro secondo gli standard internazionali fissati dall’ Organizzazione internazionale del lavoro e in termini di sicurezza, rispetto dell'ambiente, applicazione dei salari minimi internazionalmente riconosciuti. La stessa cosa in merito alla accessibilità al pubblico del proprio bilancio e l'entità dei proventi degli investimenti realizzati. Inoltre, deve essere scongiurata la cooperazione come strumento di delocalizzazione. Quindi dobbiamo proporre la non delocalizzazione delle attività dei Paesi di origine e la non licenziabilità del personale del Paese d'origine per questo motivo.
  Quindi, secondo me e secondo il MoVimento 5 Stelle vanno inseriti questi criteri. Li abbiamo posti in un articolo aggiuntivo perché volevamo dargli una certa importanza – possiamo anche comprendere l'invito al ritiro in questa fase – però lo riproporremo quando ci sarà la definizione delle imprese private che partecipano alla cooperazione. Il concetto è: imprese private che accedono a fondi pubblici per la cooperazione va bene però con dei criteri precisi e stabiliti in maniera chiara. Adesso spero che magari ci sia anche un intervento del Viceministro, affinché ci chiarisca dove sia meglio, a suo avviso, inserire questo tipo di criterio. È una cosa importante che ci chiedevano anche gli operatori del settore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sibilia 7.01, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Gandolfi, Molea, D'Incecco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  432   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato sì  123    
    Hanno votato no  309.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 44

  (Il deputato Richetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata, l'emendamento 8.300 relativo alla condizione posta dalla Commissione bilancio (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice, deputata Quartapelle Procopio, ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Presidente, parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Presidente, questo è il vero articolo cardine di questo provvedimento rispetto al lavoro che è stato svolto da tutti i gruppi politici al Senato. Ricordiamo che oggi, attraverso una gara di evidenza pubblica, viene identificato qual è l'ente finanziario, nella sostanza la banca, che va a gestire il fondo rotativo relativo alla cooperazione. Con la nuova versione dell'articolo 8, che è stata introdotta alla Camera, si va ad identificare in modo univoco ed in via esclusiva la Cassa depositi e prestiti, che per una serie di motivazioni non ha ad oggi in house né le competenze né lo statuto per poter adempiere a questo compito. Diciamo anche qualcosa di più. Mi fa molto sorridere, con tutto il rispetto per la Commissione bilancio, i cui componenti sono sicuramente persone più preparate di quanto possa essere io in contabilità nazionale ed altre cose, il fatto che, nel suo bellissimo parere, ci dica che, per garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, quindi per garantire gli equilibri delle finanze pubbliche, anziché prevedere uno o più istituti di credito che possono andare a gestire il fondo rotativo, si sostituisce, senza capire bene in virtù di quale norma di contabilità nazionale o altro ragionamento in materia di finanze pubbliche, l'esclusività della Cassa depositi e prestiti. Diciamo di più. Andiamo in qualche modo a limitare la possibilità di aprire una competizione ad altri istituti. Ricordo per l'Aula che la Commissione affari esteri aveva concordato sulla posizione di provvedere uno o più istituti autorizzati dal Ministero dell'economia e delle finanze. Quindi, se il Ministero dell'economia e delle finanze voleva autorizzare un solo istituto, ossia la Cassa depositi e prestiti, poteva farlo senza prevedere nell'articolo l'esclusività alla Cassa.
  C’è anche una serie di motivi per cui sarebbe giusto votare contro questo emendamento. Se per sbaglio lo statuto della Cassa depositi e prestiti per qualsiasi motivo non viene mai modificato nel senso di recepire la possibilità di fare attività internazionalistica e di cooperazione allo sviluppo, ci troveremmo con una legge che nella sostanza non è attuabile perché saremmo appesi al Ministero dell'economia e delle finanze che deve riunire un'Assemblea e andare a modificare lo statuto della Cassa depositi e prestiti. L'altra cosa in più, ci tagliamo la possibilità che altri istituti di credito o enti finanziari possano contribuire a reperire fondi per la cooperazione allo sviluppo e quindi a collaborare ai fini di questa legge. Per cui, poiché le motivazioni tecniche addotte dalla Commissione bilancio sono del tutto pretestuose e non hanno alcun riferimento a norme specifiche né di contabilità nazionale né di copertura finanziaria, io invito veramente l'Aula a votare contro questo Pag. 45emendamento. Ricordo, non c’è alcun problema di copertura di nessun tipo e non ho problemi, non temo smentita, non c’è proprio alcuna possibilità di questo. Poi, l'altro motivo di opportunità, impiccarsi al Ministero dell'economia e delle finanze che deve modificare lo statuto della Cassa di fatto ci rallenta l'attuabilità di questa legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, nel solco di quello che ha detto il collega Picchi in maniera molto puntuale, io ribadisco il ragionamento fatto dall'ultimo Comitato dei nove. Questa norma imposta in questa maniera, che fra l'altro era già stata proposta dalla Commissione stessa, cioè l'esclusività dell'utilizzo come partner finanziario della Cassa depositi e prestiti, pur non prevedendo nello statuto della stessa la possibilità di operare in campo internazionale, depotenzia, perlomeno fino a una possibile, plausibile e auspicabile modifica dello statuto stesso, quello che è l'impianto complessivo della norma che noi stiamo discutendo e approvando. Io ribadisco, so di essere antipatico, la necessità di accantonare questa parte e di definirla in maniera diversa. Sicuramente il Governo, i relatori e la maggioranza avranno trattenuto copiose relazioni e comunicazioni con la Ragioneria generale dello Stato, con gli uffici preposti a queste valutazioni, ma non mi sembra che il risultato sia assolutamente apprezzabile. Questo – vedo il Viceministro sorridere – però è un dato di fatto, non è apprezzabile il risultato né dell'unicità di questo partner come rapporto finanziario né tantomeno la possibilità effettiva di rendere attuabile, in tempi rapidi, l'impianto complessivo della norma. Quindi io ribadisco quello che ho detto in Commissione.
  Forse vi è l'opportunità, per evitare di voler cogliere a tutti i costi un risultato politico, cioè quello di approvare una norma che è in ballo da sette anni, di approvarla però in maniera monca, di approvarla in maniera troppo frettolosa e di non far sicuramente un servizio né alla cooperazione internazionale allo sviluppo, né tantomeno a norme di buonsenso, perché se si sa in partenza che questa norma, così com’è scritta, per quanto imposta dalla Commissione bilancio in maniera abbastanza singolare – perché non si capisce, come ha detto il collega Picchi, quali siano le norme di finanza pubblica alle quali si richiamano – però sarebbe secondo me opportuno, proprio arrivati a questo punto, o accantonare e fare un ragionamento nel fine settimana su quelle che potrebbero essere ulteriori modifiche che la relatrice o il Governo possano in qualche modo studiare, avendo più tempo e rendere pratica ed efficiente la norma, o addirittura rimandarla in Commissione, perché così com’è obiettivamente stiamo a mio avviso semplicemente perdendo tempo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, noi invece non siamo contrari in via pregiudiziale all'intervento della Cassa depositi e prestiti che, in qualche maniera, anzi, potrebbe garantire una maggiore certezza e trasparenza e anche un'unitarietà di azione pubblica su una cosa molto delicata, che è quella dell'intervento finanziato per lo sviluppo e la cooperazione.
  L'unica cosa che volevo capire – perché la nostra preoccupazione è legata all'unitarietà dell'azione – è se questo tipo di autorizzazione è un'autorizzazione generale e astratta in ogni attività collegata a questo intervento di crediti e di prestiti, oppure se ad hoc, volta per volta, il Ministero degli affari esteri propone al Ministero dell'economia e delle finanze e dà un mandato all'istituto, alla Cassa depositi e prestiti.
  Vorrei capire se anche la Cassa depositi e prestiti poi svolge un'azione autonoma di intervento, oppure è una cosa specifica che arriva volta per volta su sollecitazione del Ministero degli esteri.

Pag. 46

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, intervengo su questo punto perché è un po’ il nodo focale dell'impianto di questo disegno di legge. La realtà è che questa è quasi un'imposizione, purtroppo. È arrivata l'imposizione di un qualcosa di completamente non condiviso in maniera trasversale – devo dire – all'interno della Commissione. Infatti, eravamo tutti d'accordo – e lei sa come sia difficile avere questo tipo di condivisione trasversale – che non fosse soltanto la Cassa depositi e prestiti a gestire i fondi della cooperazione e, dopo una discussione in Commissione, a seguito dei suggerimenti della Commissione bilancio avevamo trovato anche una formulazione, cioè che ci fossero uno o più istituti: quindi, va bene la Cassa depositi e prestiti, ma anche altri avrebbero potuto affiancarla.
  Nel momento in cui si dà questa esclusività alla Cassa depositi e prestiti si aprono alcuni nodi che erano quelli che sostanzialmente ribadivano anche gli altri colleghi. Anche quello relativo alle competenze della Cassa depositi e prestiti, che deve modificare lo statuto e ovviamente bisogna vedere quando, come e in che forma la Cassa modificherà lo statuto perché questo naturalmente potrebbe inficiare tutto l'impianto legislativo.
  In più, quello che voglio sottolineare è una questione di metodo – di metodo – perché noi abbiamo lavorato bene in Commissione affari esteri con una certa qualità della discussione, nonostante magari tempi un po’ stretti. Ci abbiamo provato in tutti i modi, ma il fatto è che, quando arriva un parere dalla Commissione bilancio, in quel momento si vede l'ombra della finanza pubblica – o meglio l'ombra della finanza, che forse pubblica non è – schiacciare l'idea della programmazione politica e della politica. Noi ci siamo dovuti piegare letteralmente perché c’è stata quasi una sorta di «abbandoniamo le armi» e di «alziamo la bandiera bianca», perché non abbiamo nessuna possibilità di intervenire e il Governo o la Commissione bilancio ha deciso: o cassa o morte.
  Questo non va bene, secondo noi, anche nella ratio di lasciare un asset strategico, perché anche secondo il MoVimento 5 Stelle la cooperazione internazionale allo sviluppo deve essere un asset strategico della politica estera; e va bene lasciarlo in mano a una Cassa che, anche se non è pubblica, però ha qualcosa di pubblico (siamo all’ 82 per cento di pubblicità). L'esempio che faceva il Viceministro era di avere qualcosa di simile al KFW, che è sostanzialmente l'istituto speculare in Germania. A me va benissimo e questa è una delle proposte del MoVimento 5 Stelle e l'abbiamo anche fatta in diversi altri settori. Il punto è che, nel momento in cui – lo diceva oggi il Ministro Padoan – ci saranno delle problematiche di bilancio pubblico e andremo a privatizzare la Cassa, avremo un altro asset, che è la politica estera, in mano a chissà chi che si viene a comprare la Cassa.
  Quindi, questo è un problema che va analizzato. Noi siamo naturalmente contrari, sia nel metodo, sia in quella che è stata la formulazione finale e chiaramente voteremo contro questa modifica, che è un'imposizione e non una modifica, perché è un'imposizione della Commissione bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Amendola. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA. Grazie Presidente, per sua interposta persona vorrei rispondere un attimo a delle osservazioni rispettose sul merito. Dico al deputato Sibilia, premesso che ho sempre difficoltà a piegarmi, ma a discutere piegandomi sui documenti e leggendo le carte, che il dibattito che abbiamo fatto in Commissione affari esteri era relativo a una proposta che si ispirava a meccanismi europei, come lui ha testé citato. La Germania, la Francia, la Spagna hanno tutte, nel comparto cooperazione, che è politica estera, aiuti alla costruzione di possibilità Pag. 47di sviluppo, un pilastro pubblico che aiuta, nell'ambito multipolare e anche nell'ambito europeo, a costruire finanziamenti. Tradotto, per chi non è esperto della materia, è evidente che noi ci possiamo trovare tutti d'accordo sui buoni propositi di aiutare la cooperazione, ma se poi non c’è una gamba economica che sostanzia anche queste possibilità diventa difficile.
  Allora, rispondo alle due obiezioni di merito, rispettoso delle differenze. La prima è sulla Cassa depositi e prestiti. Noi scriviamo nell'articolo 8, caro deputato Cirielli, in relazione agli articoli 22 e 31, che ci ispiriamo a una convenzione che apriamo con la Cassa depositi e prestiti. Quindi, apriamo un rapporto tra l'Agenzia e tutta la struttura della cooperazione che si convenziona con la Cassa depositi e prestiti.
  Sul secondo punto, tramite lei, Presidente, faccio presente che ci troviamo di fronte a una scelta che abbiamo fatto, che ha fatto il Viceministro Pistelli, che lo ha discusso al Senato e che adesso viene qui, che ha ispirato questo provvedimento; e, per aggiungere questo terzo pilastro, scegliamo un pilastro che è pubblico perché, per le finalità che abbiamo addotto negli altri principi, preferiamo avere un pilastro pubblico che aiuta tutto il percorso e non aprirci a un mercato di istituti finanziari, che sono relativamente applicabili ai principi.
  E se nel prossimo futuro Cassa depositi e prestiti non sarà più pubblica ? Rifacendomi agli articoli 22 e 31, cioè alla convenzione che noi apriamo, torneremo a discutere. Ma se vogliamo scegliere l'impianto che molti hanno detto che è il migliore, cioè quello spagnolo, francese, tedesco, di un elemento a sostegno che sia pubblico, credo che questa sia la ratio più importante.
  Dico ai colleghi deputati, che hanno visto il lavoro tra la Commissione affari esteri e la Commissione bilancio, che non abbiamo perso tempo stamattina, ma volevamo approfondire un meccanismo che collega questi tre articoli in maniera appropriata, serena e trasparente, che ci permetta di varare una legge che, dopo 27 anni, ci pone all'avanguardia dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente, il collega Amendola ha in parte anticipato l'osservazione che avrei voluto fare anche io e, quindi, le do per scontate. Noi abbiamo anticipato un po’ la discussione che dovremo fare quando esamineremo l'articolo 22 di questo disegno di legge. Io penso che l'emendamento approvato in Commissione sia positivo, perché ci consente, intanto, di assolvere al compito di individuare un'istituzione finanziaria.
  Come è noto, la Cassa depositi e prestiti non è una istituzione finanziaria pubblica; è una istituzione finanziaria privata. Questo va assolutamente messo in evidenza, anche per evitare problemi che potremmo avere se accedessimo ad un'interpretazione diversa. Ma soprattutto, con il suo coinvolgimento, sempre sotto il comando del Ministero degli affari esteri e dell'Agenzia nazionale per la cooperazione allo sviluppo, noi abbiamo la possibilità di accedere a delle convenzioni con un'istituzione finanziaria di notevolissima autorevolezza e anche capienza finanziaria, al punto tale che poi, nel comma 3 dell'articolo 22, viene chiarito un fatto assolutamente positivo, cioè che la Cassa depositi e prestiti Spa può destinare risorse proprie – e sottolineo: proprie – ad iniziative rispondenti alle finalità della presente legge.
  Noi, cioè, facciamo un'operazione di grandissimo respiro che, tra l'altro, è in sintonia, come ricordava il collega Amendola, con quello che già succede in Francia, dove l'Agenzia nazionale francese ha una potente banca di supporto alla cooperazione internazionale, o in Germania in cui addirittura ce ne sono tre di banche a supporto della cooperazione internazionale allo sviluppo.
  Quindi, siamo in presenza di un'operazione di grandissima importanza ed io Pag. 48voglio darne atto al Viceministro Lapo Pistelli, che su queste cose si è particolarmente impegnato, e mi fa piacere che la Camera abbia risolto un problema che al Senato forse non era stato affrontato adeguatamente. Ma anche qui il bicameralismo a volte funziona, perché quello che non riesce a fare una Camera la fa l'altra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, le osservazioni del collega Sibilia su questo punto, in realtà, danno conto del lavoro fatto in Commissione affari esteri e del lavoro congiunto maggioranza e opposizioni, tanto da avere approntato in prima battuta un testo che effettivamente costruiva una nuova definizione, uno o più enti, per istituire questa figura dell'istituto finanziario a sostegno della cooperazione. Ma le osservazioni fatte dalla Commissione bilancio, come è naturale, individuano il testo come lo abbiamo adesso, quindi individuano nella sola Cassa depositi e prestiti l'ente, l'istituto finanziario, che costituisce il polo di sostegno di tutto l'impianto della cooperazione italiana.
  Io credo che questo non vada contro il fatto che è un grande passo avanti; è un passo avanti perché, come è stato detto, analogamente all'Agenzia francese di sviluppo, noi finalmente abbiamo un istituto, ancorché una Spa, ma con un forte socio pubblico che è lo Stato, e questo soggetto diventa il volano del progetto di sviluppo sostenuto dall'Agenzia. Bene, finalmente l'Italia si dota di un soggetto finanziario che può interloquire a livello di Banca europea, di fondi europei, di fondi mondiali per costruire quella massa di credito che è decisiva per fare davvero cooperazione allo sviluppo e partenariato.
  Ricordo che l'Agenzia francese allo sviluppo nel 2013 ha erogato finanziamenti per più di 7 miliardi. Capiamo quanto siamo ancora lontani da questa potenzialità. Con questo emendamento noi ci dotiamo di uno strumento che può andare in questa direzione. Per questo credo che sia un passo assolutamente utile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, io intervengo a titolo personale per un motivo molto semplice: non c’è stato nessun tipo di imposizione da parte della Commissione bilancio, anzi la Commissione bilancio ha dovuto sospendere più volte i lavori e cercare un raccordo su una norma, su un punto; cioè, è da tempo che il ruolo e le funzioni svolte, comprese le risorse erogate da parte della Cassa depositi e prestiti nel nostro Paese, sono sotto i riflettori dell'Unione europea, perché fintantoché rimane privata nel contesto dello statuto e rimane fuori dai vincoli rispetto al Patto di stabilità e del debito pubblico, la Cassa depositi e prestiti funziona. Siccome qui mi sembra che questo concetto non sia fortemente ancora sviluppato e digerito da questo punto di vista, io ho ritenuto di intervenire al riguardo perché potesse rimanere agli atti e nel verbale di questa seduta, anche con l'audizione che c’è stata ieri del presidente e dell'amministratore delegato del consiglio d'amministrazione di Cassa depositi e prestiti proprio presso la Commissione bilancio, che ulteriormente ci ha chiarito questo aspetto, che noi riteniamo che vada mantenuto, perché è sempre un ruolo importante quello che svolge ed è bene che rimanga fuori dal Patto di stabilità.
  Sul resto, poi, degli asset, se la cooperazione sia un asset importante, che bisogna cercare di sviluppare e di mettere risorse...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO PALESE. ... su quello siamo d'accordo, ma cerchiamo di lasciare da parte il ruolo, di conservarlo, perché è estremamente utile il ruolo che ha svolto finora la Cassa depositi e prestiti.

Pag. 49

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, brevemente, per dire che, sulla falsariga di quanto ha dichiarato il collega Marazziti, noi abbiamo presentato un ordine del giorno, che ci auguriamo il Governo possa accogliere, nel quale si impegna l'Esecutivo a dare indicazioni alla Cassa depositi e prestiti, nel rispetto, ovviamente, della sua autonomia, affinché venga favorito il coinvolgimento nella gestione del Fondo anche di soggetti finanziari privati. Quindi, la Cassa depositi e prestiti garantisce comunque l'unitarietà di gestione del Fondo, ma apre al mercato finanziario. Questa è una mediazione che spero il Governo possa accogliere.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli...

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, quando sospendiamo ?

  PRESIDENTE. Adesso, adesso sospendiamo, abbiate pazienza...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  425   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  295    
    Hanno votato no   130.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 8. Dichiaro aperta la votazione. ... aspettate, c’è un intervento (Commenti). Lo vedete ? Mi mettete fretta !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà (Commenti). Silenzio, colleghi !

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, brevemente, attirandomi la simpatia dell'Aula e di tutti i colleghi...

  PRESIDENTE. Sì, infatti.

  GUGLIELMO PICCHI. ... però, siccome è una cosa seria, dopo 27 anni si riforma la cooperazione, vorrei ricordare a tutti che noi voteremo contro questo articolo, perché il punto sulla Cassa depositi e prestiti è cruciale. Ricordiamo che la Cassa è fuori dal perimetro della pubblica amministrazione. Quindi, è ente pubblico quando vogliamo che sia pubblico e, ai fini dell'articolo 81 della Costituzione, delle leggi di stabilità e quant'altro, lo facciamo diventare fuori della pubblica amministrazione. Quindi, è un po’ difficile quantificare un ente pubblico o privato a seconda delle convenienze politiche del caso.
  L'ultima cosa che voglio dire è che, giustamente, questa mattina il Ministro dell'economia e delle finanze ci ha ricordato che «la crescita non c’è, i conti pubblici vanno rivisti, sappiate che il prossimo candidato alla privatizzazione è la Cassa depositi e prestiti». Quindi, noi in legge ci andiamo ad impiccare – scusate il termine – a un ente che già è fuori dal perimetro della pubblica amministrazione e che, probabilmente, in qualche forma, andremo anche a privatizzare, seppur parzialmente, in una prima fase. Quindi, le motivazioni di fondo che dicevano «abbiamo un braccio finanziario pubblico che possa sostenere la cooperazione» vengono meno.
  L'ultima cosa che dico è che la soluzione di prevedere anche altri enti che potessero partecipare al Fondo rotativo mi Pag. 50sembrava qualcosa che, nella sostanza, lasciava aperta ogni possibilità in futuro, senza dover modificare questo testo di legge, che non sarà valido, come dicevano in Commissione, per i prossimi 100 anni, ma, magari, per pochi mesi. Quindi, preannunzio il voto contrario di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8 nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  423   
   Votanti  418   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  289    
    Hanno votato no  129.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Colleghi, dovremmo continuare fino alle 14. Abbiamo ancora qualche voto. Se siete d'accordo direi di andare avanti fino alle 14. Teniamo la tabella di marcia: tre voti e poi facciamo una pausa.

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, noi siamo assolutamente contrari a questo articolo, perché riteniamo che sia anche anticostituzionale – e sicuramente sarà osservato nel futuro – dare alle province di Trento e di Bolzano un potere sostanzialmente concorrente a quello dello Stato italiano, su una delle materie principe, che è quella della politica estera.
  Infatti, lo ricordiamo, la politica di sviluppo e di cooperazione è parte integrante della politica estera. Se lo Stato italiano incomincia a riconoscere alle province di Trento e di Bolzano – e poi magari chissà a quali altre province e a quali altre parti dello Stato – la capacità di porre in essere un'azione che svuota proprio la materia principe dell'attività politica, che è la politica estera, riteniamo che facciamo un grave danno alla politica e allo Stato nazionale. Aggiungo che, secondo me, facciamo anche un danno importante all'unitarietà e all'efficacia dell'azione della politica e della cooperazione allo sviluppo.
  Quindi, mi meraviglio di come ci sia una concessione che, peraltro, non vedo neanche che cosa possa interessare ai fini dell'autonomia di queste province, che dovrebbero chiedere ben altre cose, non certamente questa.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Minnucci, DAmbruoso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  313   
   Astenuti   98   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato  304    
    Hanno votato no  9.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Invernizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Abbiamo ancora due, tre voti.

Pag. 51

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 10, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Cirielli 10.50 e insistono per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 10.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  377   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato   41    
    Hanno votato no  336.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcon 10.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Piepoli, Tartaglione, Tancredi, Terzoni, Capodicasa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  409   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  106    
    Hanno votato no  303.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  313   
   Astenuti   93   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato  309    
    Hanno votato no  4.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Colleghi, sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 14,45 con il seguito dell'esame di questo provvedimento.

  La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 14,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Boccia, Cicchitto, Cirielli, Dambruoso, Di Lello, Di Pag. 52Salvo, Fedriga, Fico, Gregorio Fontana, Fraccaro, Pes, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Sanga, Scotto, Tabacci, Valeria Valente, Vargiu e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Assegnazione alla V Commissione (Bilancio) dei disegni di legge relativi al rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2013 e all'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2014.

  PRESIDENTE. A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti disegni di legge sono assegnati alla V Commissione (Bilancio), in sede referente, con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti e della Commissione parlamentare per le questioni regionali:
   «Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2013» (A.C. 2541);
   «Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2014» (A.C. 2542).

  Le Commissioni, ai fini dell'espressione dei pareri e della conclusione dell'esame in sede referente, dovranno tenere conto delle determinazioni assunte dalla Conferenza dei presidenti di gruppo in relazione all'iscrizione dei due disegni di legge nel calendario dei lavori dell'Assemblea.

Si riprende la discussione (ore 14,47).

  PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo approvato l'articolo 10.

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno intende intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere i relativi pareri.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti Cirielli 11.51 e 11.3 e Manlio Di Stefano 11.50.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Informo anche l'Assemblea che sull'emendamento Manlio Di Stefano 11.50 è stato espresso il parere contrario della V Commissione.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cirielli 11.51
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA. Signor Presidente, su questo articolo, dopo aver discusso quello precedente all'articolo 8 che istituiva...

  PRESIDENTE. Onorevole Amendola, lei sta intervenendo sull'emendamento Cirielli 11.51, per dichiarazione di voto.

  VINCENZO AMENDOLA. Certo, signor Presidente. Dicevo: arriviamo al secondo punto su cui l'emendamento Cirielli, in effetti, interviene, cioè le competenze del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e la nascita del Viceministro della cooperazione allo sviluppo.Pag. 53
  Completiamo il secondo tassello che questo comma vorrebbe modificare, aggiungendo anche delle specifiche, su cui noi come Partito Democratico diamo un giudizio negativo. Abbiamo introdotto dopo il terzo pilastro, tornando indietro poi arriveremo all'Agenzia, il secondo, cioè la democratizzazione del sistema, costituendo un responsabile politico che è ben definito, e che ha una sua funzione e figura autonoma. C’è un Viceministro per la cooperazione che è responsabile, non solo del concerto europeo, ma anche delle politiche, ed è il terminale di una cooperazione all'interno dei vari ministeri di spesa e di programmazione.
  Questo emendamento del deputato Cirielli sopprime questa possibilità, cioè che il Viceministro indicato alla cooperazione, che siederà anche nel Consiglio dei ministri, possa sedere nel Consiglio dei ministri e coordinare quelle che sono, invece, attività che noi in questo caso costruiamo.
  È un secondo tassello fondamentale: individuare la figura politica, non solo di questo Governo, ma anche del prossimo, quindi è una riforma di struttura che serve a tutto il sistema di cooperazione italiano ed è quello che noi vorremmo introdurre.
  Con molto rispetto per il deputato Cirielli ed anche per il dibattito fatto in Commissione, io credo che mantenere questa dizione e mantenere queste prerogative rafforzi una figura istituzionale e politica che è decisiva a far sì che tutto il meccanismo che stiamo costruendo in questa legge – che attendiamo, come si è detto, già da 27 anni – ci porti ad una deliberazione positiva.
  È evidente che ci sarà sulle risorse e sulla gestione – penso all'Agenzia ed al consiglio che si costruisce – un concerto con i Ministeri economici che gestiscono la spesa, ma se noi depotenziamo la figura che qui istituiamo, partiamo già con uno svantaggio che è assolutamente non positivo.
  Aggiungo – mi scusi, caro Presidente – sempre per essere chiaro e netto su questo punto, che una delle specifiche che noi affidiamo al Viceministro e coordinatore della cooperazione è anche quella della coerenza nella produzione di politiche e di incentivi a far sì che, in sede europea, in sede di cooperazione con gli altri Ministri della cooperazione – mi scusi il gioco di parole, caro Presidente – si arrivi ad una costante e diretta rappresentazione delle nostre scelte.
  Quindi ripeto: non per mancanza di rispetto e di dialogo, come c’è sempre stato in questa Commissione esteri nelle audizioni verso il collega Cirielli – che purtroppo non è in Aula, ma provvederò a ripetergli il mio pensiero – ma per mantenere quello spirito che ha portato ad una ricostruzione della rappresentanza istituzionale sulla cooperazione allo sviluppo, noi crediamo che non ci sia la possibilità di accedere a questo emendamento.
  Più in là troveremo sempre il completamento di tutto il capitolo, che dà coerenza, perché un Viceministro, responsabile nel Governo, che abbia la delega e che possa rispondere anche al Parlamento – all'articolo 13, come vedrete, avrà il compito di valutare e di gestire quelli che sono gli indirizzi della cooperazione – a fianco avrà l'Agenzia, che costituisce il braccio organizzativo della cooperazione, ed un consiglio, che lega il mondo del terzo settore e del servizio alla cooperazione – cooperazione sia di natura pubblica che privata – con uno sviluppo migliore.
  La ringrazio Presidente del tempo che mi ha concesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La ringrazio anch'io, onorevole Amendola, anche a nome dell'onorevole Cirielli, per l'illustrazione generosa e dettagliata dell'emendamento del collega.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 11.51, sul quale Commissione e Governo hanno formulato un invito al ritiro o parere contrario. Non essendo stato accolto l'invito al ritiro, lo si pone in votazione con il parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 54

  Essendo la prima votazione della seduta pomeridiana, come voi sapete, con meno di mezz'ora sarà difficile cavarsela con questo primo voto; però vi informo che ci sono circa 90 voti, quindi sarebbe importante che i colleghi rimanessero al posto, almeno per non perdere il tempo di dover aspettare tutte le volte che uno esce dall'aula e rientra, grazie. Prego colleghi, abbiamo ripreso da circa 10 minuti la seduta. Onorevole Laffranco, aspettiamo lei e chiudiamo. C’è qualcuno che non riesce a votare ? Onorevole Cimmino ? Onorevole Bonomo ? Onorevole Rostellato ? Onorevole Gnecchi ? Presidente Cicchitto ? Abbiamo votato tutti ? Provi a votare onorevole Baruffi, con la mano, è importante.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  349   
   Votanti  347   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato   20    
    Hanno votato no  327).

  Prendo atto che l'invito al ritiro dell'emendamento Cirielli 11.3 non viene accettato.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 11.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua... Bianchi... Bernini... Tidei... Kronbichler... Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  352   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
  82    
    Hanno votato
no  270).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 11.50, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio)....
  Revoco l'indizione della votazione. Prendo atto che i presentatori hanno ritirato l'emendamento Manlio Di Stefano 11.50.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua... Marzano... Busto... Zappulla... Caon...
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  368   
   Votanti  354   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
 347    
    Hanno votato
no    7).    

(Esame dell'articolo 12 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 12, tranne l'emendamento 12.70 della Commissione del quale viene raccomandata l'approvazione.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Pag. 55

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Gigli 12.50.
  Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gigli 12.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco... Presidente Giachetti... vedo delle mani che salutano la Presidenza, ma non vedo i volti...dietro l'onorevole Fontana...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  375   
   Votanti  303   
   Astenuti   72   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato
  63    
    Hanno votato
no  240).    

  Passiamo all'emendamento Sibilia 12.51.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Sibilia 12.51. formulato dal relatore.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, siccome su questo emendamento 12.51 è stato formulato un invito al ritiro, chiediamo che venga riformulato in questo modo, se è possibile...

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, chiedo scusa. Io le faccio svolgere l'intervento, ovviamente è il relatore o il Governo a poter chiedere la riformulazione. Quindi, è improprio che lei lo chieda, però diciamo che, se il Governo o il relatore la proponessero, lei accetterebbe.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente, per la precisazione. Diciamo che noi proponiamo e siamo disponibili ad una riformulazione in questi termini: il documento deve contenere le informazioni sui crediti agevolati concessi ai soggetti di cui all'articolo 26, comma 3, e a tali soggetti è fatto obbligo di pubblicazione telematica del bilancio. Naturalmente, il concetto che noi vogliamo ribadire è il seguente: sostanzialmente, vogliamo l'inserimento di alcuni criteri soltanto per quanto riguarda i crediti concessi. Quindi, se i soggetti, le imprese private, di cui all'articolo 26, comma 3, ricevono dei finanziamenti per la cooperazione, solo per quella parte di soldi pubblici che ricevono, anche soltanto per quella parte, devono fare una rendicontazione pubblica e trasparente. Basta soltanto quello.
  Il concetto che vogliamo è questo: sapere come vengono spesi i soldi pubblici. È un emendamento, secondo me, veramente di buonsenso e allora, a questo punto, siamo disposti a qualsiasi tipo di riformulazione che vada in questo senso. Spero che, in qualche modo, il relatore o il Governo vogliano accoglierla o, quanto meno, discuterne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, ringrazio anche per le osservazioni. È un emendamento di cui abbiamo avuto modo di discutere nel corso dell'esame in Commissione e in altri momenti. Sostanzialmente, c’è un invito al ritiro non per contrarietà al principio, ma perché, in realtà, la pubblicità dei soggetti di cui all'articolo 12, beneficiari dei crediti agevolati, già avviene con una normativa che riguarda la natura giuridica di quei soggetti. E, quindi, ci sembrava un aggravio ulteriore, quando, in realtà, si tratta in particolare di società e imprese che hanno già, nella loro normativa specifica, dei riferimenti per la pubblicità dei loro bilanci.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

Pag. 56

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, sono d'accordo sul fatto che abbiamo già parlato di questa questione e il sunto è quello. Il problema è che qua parliamo delle attività delle aziende private e il riferimento, in particolare, è alla pubblicazione telematica del bilancio relativo ai fondi utilizzati per i progetti. Quindi, è diverso. È chiaro che hanno degli obblighi inerenti alla loro forma giuridica – quello è evidente –, ma qui c’è l'obbligo di pubblicazione telematica del bilancio. E questo è qualcosa in più.

  PRESIDENTE. Mi sembra, comunque, che il relatore mantenga la sua posizione.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 12.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  C’è qualcuno che non riesce a votare ? Tripiedi, Schirò.

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  386   
   Votanti  375   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  272).    

  (Il deputato Gianluca Pini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Passiamo all'emendamento Manlio Di Stefano 12.52.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Manlio Di Stefano 12.52 formulato dal relatore.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, con riferimento a questo emendamento, la proposta che si era fatta era di interromperlo alle parole: «formulati in sede OCSE/DAC», per fare in modo che fosse, poi, compatibile con i ragionamenti che avevamo fatto sugli indicatori, che, quindi, non fosse vincolante in termini di indicatori.
  C’è, ho visto, un emendamento della Commissione. Pensavo che, in realtà, si potesse giungere a una riformulazione di quello del gruppo, direttamente, togliendo quella parte. Comunque, chiedo che venga posto in votazione lo stesso, evidentemente, e poi si vedrà sugli altri.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 12.52, con il parere contrario della Commissione del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Qualcuno non riesce a votare ? Mauri, Bratti, Pellegrino, Castiello, Tartaglione... prego i colleghi di rimanere al posto che, magari, facciamo qualche votazione di seguito...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  393   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato
no  280).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.70 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sbrollini, Marroni... C’è qualcuno che non riesce a votare ? Marroni, Albanella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  393   
   Votanti  382   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 375    
    Hanno votato
no    7).    

Pag. 57

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 12.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.300, (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), con parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bragantini, Zardini, Sisto, Ginoble...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  395   
   Votanti  302   
   Astenuti   93   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato
 298    
    Hanno votato
no    4).    

  Passiamo alla votazione dell'articolo 12.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, intervengo giusto per spiegare la motivazione del nostro voto che sarà un voto di astensione. Noi siamo assolutamente d'accordo sul documento triennale di programmazione però, come, appunto, diceva anche prima il collega Sibilia, mancano delle informazioni che per noi sono fondamentali; quindi, in questo caso, la pubblicazione telematica del bilancio.
  Un'altra motivazione del nostro voto di astensione all'articolo 12 è proprio dovuta al fatto che, come già ricordavo precedentemente, vi era un emendamento, che riguardava l'indicazione, nella relazione, dei progetti finanziati e il loro esito, approvato in prima istanza con la parola: «rendicontazione», invece, poi, all'ultimo momento, poco prima di arrivare in Aula, la parola: «rendicontazione» è stata cambiata in: «indicazione». Quindi, come ricordavo già precedentemente per noi certe parole hanno una valenza e un'importanza, non è soltanto una questione di forma, quindi, sono chiaramente d'accordo con il documento triennale di programmazione, però non possiamo votare favorevolmente a questo articolo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ginefra.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  393   
   Votanti  303   
   Astenuti   90   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato
 291    
    Hanno votato
no   12).    

  (I deputati Cassano e Bargero hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 13 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 58

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, il parere su tutti è di invito al ritiro.

  PRESIDENTE. Invito al ritiro, altrimenti parere contrario. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello del relatore.
  Passiamo all'emendamento Spadoni 13.50.
  Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, devo rettificare: il parere è di invito al ritiro sugli emendamenti Spadoni 13.50 e Manlio Di Stefano 13.2 mentre è favorevole sull'emendamento Manlio Di Stefano 13.51.

  PRESIDENTE. Rettifichiamo. Passiamo all'emendamento Manlio Di Stefano 13.2, sul quale vi è un invito al ritiro.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  MANLIO DI STEFANO. Presidente, questo articolo per noi è parecchio importante, perché abbiamo sempre ribadito che per noi la centralità del Parlamento nella vita democratica del Paese è fondamentale. E in questo articolo, proprio come dice lo stesso titolo, si danno poteri di indirizzo e controllo al Parlamento. Un punto che noi vogliamo sollevare con questo emendamento è che, nel caso in cui si determinassero pareri contrastanti su taluni interventi di cooperazione previsti dal documento di programmazione, il Viceministro delegato alla cooperazione deve presentare una relazione al Parlamento sulla necessità di tali interventi. Sostanzialmente si dice che se c’è un disaccordo su un intervento non è che il Parlamento, chiaramente, può bloccarlo o meno, perché altrimenti l'Agenzia perderebbe di significato, però, quanto meno, si chiede una relazione del perché c’è questo disaccordo e del motivo dell'opinione differente. È semplicemente per riportare al centro il Parlamento nella vita del Paese.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 13.2, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stumpo, Piepoli, Pellegrino, Cesaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   Presenti e votanti  401   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  291.    

  (Il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 13.51, con il parere favorevole della Commissione e immagino, a questo punto, il parere del Governo conforme a quello al relatore.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  404   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 397    
    Hanno votato
no    7).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 59

  Terzoni, Fitzgerald Nissoli, Capodicasa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  398   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 396    
    Hanno votato
no    2).    

  (Il deputato Bossi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Chiedo al relatore il parere sull'articolo aggiuntivo Spadoni 13.01.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Prendo che il parere del Governo è conforme a quello del relatore, c’è il parere contrario anche della Commissione bilancio.
  Prendo atto che il presentatore dell'articolo aggiuntivo Spadoni 13.01 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore e insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ articolo aggiuntivo Spadoni 13.01, con il parere contrario del relatore, del Governo e della V Commissione.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Tancredi, Capodicasa, Bianconi, Moscatt...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  391   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  294).    

(Esame dell'articolo 14 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Ventricelli, Adornato, Berlinghieri, Furnari, Balduzzi, Tofalo, Saltamartini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  410   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 408    
    Hanno votato
no    2).    

(Esame dell'articolo 15 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello del relatore e c’è anche il parere contrario della V Commissione.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Marcon 15.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

Pag. 60

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, noi presentiamo questo emendamento perché è un punto qualificante di un'idea della cooperazione internazionale che sia gestita in modo coerente e armonico rispetto alle sue finalità e ai suoi obiettivi. Ricordo che nella legge è citato il principio della coerenza tra le politiche, cioè la necessità di superare quello che è successo negli anni scorsi quando abbiamo assistito alla contraddittorietà di interventi ed iniziative che venivano finanziate con Fondi provenienti da varie amministrazioni.
  Ricordo che una parte consistente dei Fondi per la cooperazione viene gestita dal Ministero dell'economia e delle finanze che gestisce sostanzialmente questi Fondi in piena autonomia e riteniamo che il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo previsto dall'articolo 15 sia sostanzialmente insufficiente a garantire questa coerenza. È un Comitato interministeriale con delle funzioni non vincolanti rispetto alla coerenza degli interventi finanziati, appunto, con Fondi provenienti da varie amministrazioni. Crediamo che il Fondo unico, come per anni hanno chiesto le organizzazioni non governative e i soggetti più consapevoli e maturi della cooperazione allo sviluppo, sia un'esigenza fondamentale per dare concretezza a questa coerenza, altrimenti non ci sarà coerenza delle politiche.
  Se i Fondi verranno gestiti in una condizione di sostanziale autonomia tra le varie amministrazioni e soprattutto se il Ministero dell'economia e delle finanze non sarà ricondotto ad una coerenza rispetto alla gestione dei Fondi pensiamo che questo possa creare un grave nocumento al raggiungimento delle finalità e degli obiettivi che questa legge si pone.
  Ecco perché riteniamo questo emendamento qualificante, ecco perché riteniamo che il fondo unico sia l'unico modo per garantire quella coerenza, rivendicata in tanti anni dai soggetti che lavorano nella cooperazione allo sviluppo e che anche a livello internazionale viene richiesta come garanzia dell'efficacia degli interventi dell'uso dei fondi.

  PRESIDENTE. Quindi non accede all'invito al ritiro. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcon 15.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Benedetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  411   
   Votanti  328   
   Astenuti   83   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato
  20    
    Hanno votato
no  308).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giuditta Pini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  383   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 376    
    Hanno votato
no    7).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Pag. 61

(Esame dell'articolo 16 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione. Ricordo che gli emendamenti Palazzotto 16.1 e Marcon 16.2 sono stati ritirati.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Di Battista 16.4.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Battista 16.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saltamartini, Piepoli, Berlinghieri, Di Staso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  423   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  295).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  332   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
 328    
    Hanno votato
no    4).    

(Esame dell'articolo 17 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione. Ricordo che gli emendamenti Palazzotto 17.1 e Locatelli 17.50 sono stati ritirati.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Scagliusi 17.10, Sibilia 17.51, sugli identici emendamenti Marazziti 17.6 e Manlio Di Stefano 17.52 e sull'emendamento Cirielli 17.5, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti 17.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), e Locatelli 17.53.
  La Commissione esprime parere favorevole sui suoi emendamenti 17.70 e 17.71. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Locatelli 17.55...

  PRESIDENTE. ... identico all'emendamento 17.72 della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Quello è stato ritirato.

  PRESIDENTE. Sta bene.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Locatelli 17.56, Pag. 62mentre l'emendamento 17.73 della Commissione è stato ritirato. La Commissione esprime parere favorevole sul suo emendamento 17.74.

  PRESIDENTE. Sta bene. Infine, l'emendamento Locatelli 17.57 risulta ritirato.
  Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
  Passiamo all'emendamento Scagliusi 17.10.
  Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  L'emendamento Locatelli 17.50 è stato ritirato.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Sibilia 17.51.

  CARLO SIBILIA. Signora Presidente, prima di entrare nel merito dell'emendamento, giusto per farlo notare, mi sembra strano che tra l'emendamento di un deputato e quello della Commissione si prediliga quello del deputato e venga ritirato quello della Commissione. Secondo me (Commenti del deputato Bianconi)...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Sibilia. Onorevole Bianconi, qual è il problema (Commenti del deputato Bianconi) ? L'onorevole Sibilia, ha parlato nel complesso all'articolo a cui era riferito quell'emendamento, non ha parlato sul complesso dell'articolo 17; quindi, può parlare su questo. Prego, onorevole Sibilia.

  CARLO SIBILIA. Presidente, quello era semplicemente un appunto più che altro di stile, però sull'emendamento a mia firma 17.51 noi già abbiamo fatto delle proposte in Commissione che sono state accolte, per cui si chiedeva evidenza pubblica nella nomina del direttore dell'Agenzia.
  Allora, cosa sta succedendo ? Con questo disegno di legge noi creiamo un'altra struttura, un istituto ex novo, l'Agenzia nazionale per la cooperazione internazionale che gestirà i progetti di cooperazione. In questo disegno di legge si affianca anche il vecchio istituto che era la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo. Noi chiedevamo l'abolizione e poi ne parleremo all'articolo 20.
  Cosa succede ? Succede che questa Agenzia ha bisogno di avere delle persone che la gestiscono, una di queste – una delle figure più importanti – è il direttore dell'Agenzia, che deve essere selezionato con evidenza pubblica, ma è chiaro che si chiede di fare un bando pubblico di concorso, all'interno del quale ci sarà un concorso pubblico per titoli ed esami tra persone di particolare e comprovata qualificazione professionale e in possesso di documentata esperienza in materia di cooperazione allo sviluppo.
  Quindi, va benissimo il fatto che sia stato accolto l'emendamento con evidenza pubblica, però è fondamentale che per «evidenza pubblica» si intenda un concorso pubblico per titoli ed esami. Questa è una cosa veramente fondamentale dalla quale non si può prescindere, altrimenti diventa una nomina a chiamata, magari semplicemente dandone riferimento sul sito Internet del Ministero, possiamo pensare.
  Chiediamo e invitiamo il Ministro a riflettere su questo tipo di selezione, di procedura perché un processo fatto per concorso è un processo meritocratico dove si vanno a valutare le persone, non per appartenenze politiche – quello che alle volte è già successo in situazioni analoghe – ma effettivamente per le competenze che queste persone hanno. Andiamo nel senso della trasparenza e della meritocrazia, che penso siano dei concetti cari a tutta l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, ieri abbiamo dibattuto su questo emendamento, ho chiesto anche ai colleghi delle altre Commissioni per capire se l'evidenza pubblica, come in qualche modo c’è stato detto, significa tutto quell'insieme di principi che noi riteniamo essere fondamentali, Pag. 63quali il concorso pubblico, quali il merito e la meritocrazia che finalmente rientra nelle nostre scelte, ma mi hanno detto sostanzialmente che in realtà non è così, cioè evidenza pubblica non significa necessariamente fare un concorso pubblico.
  Siccome vedevo il Viceministro Pistelli scuotere la testa, io vorrei che, oltre a scuoterla, ci spiegasse in quest'Aula perché la sta scuotendo e siamo apertissimi al dialogo. Però, ci spieghi se lei, con la legge attuale, senza il nostro emendamento, prevede un concorso pubblico e in base a quale normativa questo è, come lei ce lo vuole spiegare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie Presidente, ho visto che il Viceministro ha scosso la testa in modo affermativo.

  PRESIDENTE. Ha annuito.

  MARIA EDERA SPADONI. Chiaramente rimaniamo in attesa di un suo pronunciamento su questo anche perché, credo fosse ieri, abbiamo avuto proprio una chiacchierata con il Viceministro e anche con la relatrice spiegando e chiedendo proprio questo, visto che avevamo avuto questi dubbi sull'evidenza pubblica. Anche consultandoci con la Commissione lavoro, la Commissione competente, avevamo avuto questi dubbi in tal senso.
  Quindi, vorremmo avere delle rassicurazioni sul fatto che, appunto, ci sia una procedura di concorso pubblico, perché sappiamo tutti perfettamente il ruolo che andrà a ricoprire il direttore dell'Agenzia all'interno del sistema della cooperazione. Quindi, vorremmo avere rassicurazioni dal Viceministro in tal senso.

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, io credo che il dibattito al Senato e alla Camera, in Commissione, abbia dato amplissime rassicurazioni sul fatto che il Governo punta sull'Agenzia e, dunque, non può che puntare ad avere personale qualificato, anzi qualificatissimo, perché è un terzo di questa governance.
  Secondo noi, secondo il Governo, questa formulazione è una formulazione che contiene ampie garanzie e aggiungo di più: abbiamo già impiegato e costruito un bando semplicemente per nominare, per un solo anno, il direttore dello IAO, che poi verrà assorbito dalla futura Agenzia. Ma c’è la completa non condivisione del fatto che l'emendamento del MoVimento 5 Stelle prevede un mandato di quattro anni non rinnovabile, mentre noi prevediamo che sia rinnovabile un'altra volta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie Presidente, qui le rassicurazioni del Viceministro non sono assolutamente sufficienti. Noi non abbiamo bisogno di parole, abbiamo bisogno di fatti e i fatti – io sono membro della Commissione trasporti – dimostrano esattamente l'opposto. Pochi giorni fa è stato nominato il direttore dell'Agenzia per l'Italia digitale ed è stata fatta una selezione per evidenza pubblica, senza alcun concorso, nella quale i candidati hanno mandato il proprio curriculum, che però non è visionabile, e c’è, quindi, un elenco di 150 nomi. Se questi sono i criteri che il Governo intende per meritocratici e trasparenti, allora noi non siamo assolutamente soddisfatti di questa scelta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, naturalmente come vede intervengono anche Pag. 64altri colleghi di altre Commissioni perché hanno delle evidenze che alcune procedure, effettivamente così fatte, non danno quelle garanzie che, poi, nei fatti noi chiediamo.
  Ho capito dall'intervento del Viceministro, se non vado errato, che la problematica fondamentale per non accettare l'emendamento è che noi proponiamo la durata del mandato di quattro anni e che il mandato non è rinnovabile. Noi siamo disposti anche a eliminare la parte in cui diciamo che il mandato non è rinnovabile e scriviamo: «e il mandato è rinnovabile», in modo tale da levare e fugare ogni tipo di dubbio. Quindi, andiamo nel senso che il Viceministro ha spiegato e siamo disposti da questo punto di vista.
  Però, crediamo sia fondamentale mettere nero su bianco che la persona che dirigerà l'Agenzia, quindi che gestirà di fatto i soldi della cooperazione internazionale, sia una persona selezionata per titoli ed esami, in maniera trasparente e meritocratica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, giusto per specificare sul perché noi ci confrontiamo e ci vogliamo confrontare sul requisito del concorso pubblico e non sulla mera evidenza pubblica. Nel mio comune, che è quello di Pescara, ultimamente il sindaco del PD, che si chiama Alessandrini, ha pubblicizzato la nomina dello staff tramite una evidenza pubblica e ha nominato sette membri dello staff grazie a una procedura ad evidenza pubblica. Sono arrivati 500 curriculum e, guarda caso, dei sette nomi delle persone nominate tutti e sette già lavoravano per lo staff di Alessandrini durante la campagna elettorale.
  Questa è la dimostrazione che non serve una mera evidenza pubblica, ma serve un concorso pubblico che ha dei requisiti, ovviamente, molto più stringenti rispetto a quelli di un mero invio di curriculum (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, alla luce dell'ottima collaborazione, al di là di alcune visioni strategiche differenti della cooperazione internazionale e poi di alcuni dubbi che solleveremo quando discuteremo l'articolo 20, Viceministro, ribadisco quello che ha detto poc'anzi il mio collega Sibilia: noi siamo disposti ad accettare anche delle riformulazioni. Per noi il nodo politico fondamentale è appunto quello di garantire un concorso, un bando pubblico, per l'assegnazione di questo ruolo determinante. Lei è disposto non a ripetere... ieri ha rigettato al mittente alcuni dubbi, per carità ha fatto bene, però il miglior modo per rigettare al mittente determinati dubbi è appunto quello di inserire questa parola. Lei si assumerebbe qui di fronte all'Aula la responsabilità di dire che l'articolo proposto dal disegno di legge dà ampie garanzie sul fatto che ci sarà un concorso pubblico ? Se sì, come sta annuendo in questo momento, perché non inserire quella parola Viceministro ? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, io credo che questo punto sia assolutamente fondamentale, come anche prima veniva ribadito: abbiamo un direttore di un'Agenzia, un'Agenzia che gestirà tutti i progetti di cooperazione internazionale italiani, la figura del direttore è estremamente importante e nel futuro immagino che ci saranno varie possibilità di quello che vorremmo come direttore. Quindi, la mia domanda è la seguente: ci sarà una figura politica o ci sarà una figura tecnica ? Perché questa è la cosa fondamentale. Quindi, io rinnovo l'invito a Pag. 65confermare da parte del Viceministro che ci sarà un concorso pubblico, quindi che non ci sarà un nominato come direttore dell'Agenzia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, io volevo un attimo ribadire come la trasparenza non è una qualità di un politico oppure di uno Stato, ma è la qualità. Io vorrei capire se tutti quelli nominati anche nelle partecipate effettivamente hanno mandato il loro curriculum e sono stati scelti secondo dei bandi, perché noi dobbiamo dare ai cittadini l'idea che chiunque con merito, con competenza, possa, proprio per il merito e la competenza, essere scelto per i vertici più importanti. Non ci deve essere nemmeno l'ombra di dubbio che le persone messe nei ruoli più importanti siano messe per una suddivisione di poltrone politica e non per merito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, il punto della nomina del direttore dell'Agenzia è assolutamente fondamentale e non può essere lasciato alla discrezionalità della politica, che in troppi casi, anche estremamente recenti, ha abusato della possibilità di nomina discrezionale non per individuare la persona più competente e capace per poter sviluppare le attività specifiche dell'Agenzia o del posto che doveva essere... Quindi, noi siamo favorevoli a questo emendamento e suggerirei per il futuro, e preannuncio la presentazione di un ordine del giorno, che sarebbe auspicabile che la nomina fosse anche ratificata dalle Commissioni parlamentari competenti attraverso un grilling, in modo tale che si dà anche al Parlamento il controllo sulla nomina di questi burocrati. Ricordo che si va a nominare qualcuno che va a guadagnare 240 mila euro l'anno, quindi non poco, ed essendo scarsi i fondi della cooperazione, io preferivo trovare qualcuno bravo che magari accettasse per spirito di servizio, per spirito di ciò che alimenta la cooperazione, anche stipendi notevolmente inferiori a questo. Comunque ribadiamo il nostro voto favorevole a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottolineare e portare all'attenzione dell'Aula che, ovviamente, dal punto di vista semantico, in italiano, le parole «evidenza pubblica» sono estremamente diverse dalle parole «concorso pubblico». Il concorso pubblico è una previsione molto più restrittiva, perché prevede tutta una serie di procedure che l'evidenza pubblica, eventualmente, e ne abbiamo la prova, può eludere, perché, a fronte di un articolo di stampa de il Fatto Quotidiano, abbiamo più di 1.075.000 persone che lavorano con nomine dirette dalla politica. Sono nomine dirette, a chiamata diretta. Questo dà alla politica un potere eccessivo nei confronti di quello che noi vorremmo come criterio meritocratico di selezione della classe dirigente del Paese.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Quindi, mi sembra di avere ben esposto che il nostro emendamento può essere accolto molto tranquillamente.

  PRESIDENTE. Grazie.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Chiediamo di votare a favore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 17.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.Pag. 66
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, De Mita, Manfredi...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  423   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 135    
    Hanno votato
no  288).    

  Passiamo agli identici emendamenti Marazziti 17.6 e Manlio Di Stefano 17.52, sui quali vi è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario. Immagino che l'invito al ritiro non sarà accolto.
  Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Marazziti 17.6 e Manlio Di Stefano 17.52 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Marazziti 17.6 e Manlio Di Stefano 17.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  420   
   Votanti  411   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 116    
    Hanno votato
no  295).    

  Passiamo all'emendamento Cirielli 17.5, sul quale vi è un invito al ritiro.
  Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Cirielli 17.5 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 17.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Turco, De Mita...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  427   
   Votanti  426   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  295).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mura, Ravetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  339   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
 333    
    Hanno votato
no    6).    

  L'emendamento Locatelli 17.53 è ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 17.70 della Commissione.
   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.70 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 67

  Gadda.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  390   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
 388    
    Hanno votato
no    2).    

  (Il deputato Petraroli ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole e il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  L'emendamento Locatelli 17.54 è ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 17.71 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, sull'emendamento 17.71 della Commissione il gruppo del MoVimento 5 Stelle è assolutamente contento del fatto che la relatrice si sia presa carico di una riformulazione, soprattutto perché chiedevamo che si richiamassero le fonti normative internazionali in materia di condizioni di lavoro, di sostenibilità ambientale nonché la legislazione di contrasto alla criminalità organizzata.
  Quindi, esprimiamo soddisfazione per il fatto che comunque ci sia stata una riformulazione su un punto, soprattutto quello della criminalità organizzata, a cui personalmente tenevo molto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.71 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Grassi, Rizzetto, L'Abbate, Albanella, Piras, Fitzgerald...., provi a votare, onorevole Rizzetto... onorevole L'Abbate... Piras, provi a votare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  427   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 427).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Locatelli 17.55, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  412   
   Votanti  392   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 392).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Locatelli 17.56, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Iacono, Terzoni... Siamo riusciti ? Iacono ancora no. Provi a votare, non a sbloccare. Vede che funziona ?
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 68
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  427   
   Votanti  407   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 407).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.74 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Berlinghieri, Sgambato, Rabino..., provi a votare, non a sbloccare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  407   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 407).    

  L'emendamento Locatelli 17.57 è ritirato. Passiamo alla votazione dell'articolo 17.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  334   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  168   
    Hanno votato
 327    
    Hanno votato
no    7).    

(Esame dell'articolo 18 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento Sibilia 18.50, altrimenti il parere è contrario, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 18.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.
  Passiamo all'emendamento Sibilia 18.50, sul quale vi è un invito al ritiro. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro. Prego, onorevole Manlio Di Stefano.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, prendo la parola in realtà semplicemente per rassicurare le associazioni che avevano chiesto questa forma di emendamento. Abbiamo dibattuto parecchio anche in Commissione. La preoccupazione, da una parte, è che l'Agenzia possa utilizzare le donazioni liberali dei cittadini togliendole, quindi, come risorse alle ONG e, di contro, non è nella logica dell'Agenzia prendere queste donazioni liberali. Di conseguenza, si era proposto questo emendamento per garantire che si usassero soltanto in caso di gravi emergenze, ma sappiamo già sostanzialmente che la logica non dovrebbe portare a questa possibilità. Quindi, l'emendamento lo teniamo perché, comunque, è giusta e comprensibile l'osservazione che ci è stata fatta dalle ONG e lo mettiamo in votazione per questo motivo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 18.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.Pag. 69
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Capua, Carfagna, Nizzi, Misuraca, Malpezzi...

  Dichiaro chiusa la votazione. Colleghi, evitiamo foto.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  396   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  312).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Molea, Piso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  338   
   Astenuti   87   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
 334    
    Hanno votato
no    4).    

  (Il deputato Adornato ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Ravetto, Simone Valente, Baruffi, Cassano, De Micheli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  329   
   Astenuti   95   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato
 322    
    Hanno votato
no    7).    

(Esame dell'articolo 19 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno intende intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere i relativi pareri.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 19.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore e informo che sull'emendamento Gianluca Pini 19.50 è stato espresso il parere contrario della V Commissione.
  Passiamo all'emendamento Gianluca Pini 19.50. Prendo atto che si insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 19.50, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicoletti, Capodicasa...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 70
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  323   
   Astenuti   98   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato
  48    
    Hanno votato
no  275).    

  Ricordo che l'emendamento Marazziti 19.1 è stato ritirato.
  Passiamo all'emendamento Gianluca Pini 19.51. Prendo atto che si insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 19.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mannino, Carra, Dell'Aringa, Mazziotti Di Celso, Villarosa. Carra e Dell'Aringa non riescono, provate a votare e non a sbloccare la postazione...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  421   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 104    
    Hanno votato
no  317).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Micheli, Dell'Aringa, Gandolfi, Castiello...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  339   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
 313    
    Hanno votato
no   26).    

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Nardi ha segnalato che non è riuscito a votare).

(Esame dell'articolo 20 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno intende intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere i relativi pareri.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Manlio Di Stefano 20.1, formula un invito al ritiro sugli emendamenti Di Battista 20.2 e Locatelli 20.50, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti 20.70 e 20.71 della Commissione.

  PRESIDENTE. L'emendamento Locatelli 20.50 risulta ritirato.
  Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
  Passiamo all'emendamento Manlio Di Stefano 20.1 con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, questo emendamento soppressivo dell'intero articolo segna, sostanzialmente, il motivo per il quale, nonostante abbiamo detto in questi giorni ci sia stata collaborazione e si sia riusciti insieme a migliorare questo disegno di legge con un buon lavoro fatto in Commissione, il MoVimento 5 Stelle, nonostante questo, non potrà mai accettare favorevolmente l'intero impianto di questa legge. Perché ? Perché vi leggo poche righe che dicono: pochi soldi e spesi male. Questo è in sintesi il giudizio dato alla Direzione generale per la cooperazione Pag. 71allo sviluppo del Ministero degli affari esteri dal rapporto annuale Aid Transparency Index 2013, pubblicato dalla campagna Publish What You Fund.
  Il rapporto pone al sessantesimo posto la DGCS, fra le principali 67 agenzie mondiali per l'aiuto allo sviluppo, per quanto riguarda la trasparenza nella comunicazione e rendicontazione degli interventi.
  Ora, la richiesta che si era fatta, in un anno e mezzo di incontri con le associazioni, in un anno e mezzo di lavoro con esperti del settore, mirava proprio a fare un vero cambio di passo e cioè: fino ad oggi – e questa è opinione comune – perché la cooperazione in Italia non ha funzionato ? Perché era incastrata in un ambito burocratico troppo stringente, era bloccata dal Ministero, era incastrata in meccanismi che la rendevano il classico – e mi dispiace che il Viceministro Pistelli non condivida questa sintesi – carrozzone, che per trent'anni, anzi diciamo dal 1996, ha bloccato la cooperazione internazionale.
  Ora, avere l'opportunità, dopo 27 anni, di riformare completamente la struttura, quello che abbiamo definito l’hardware della cooperazione, e fare un vero salto in avanti, eliminando il carrozzone e ripartendo con l'agenzia, che era una cosa su cui tutti eravamo d'accordo, e non farlo, dopo 27 anni, quando siamo fermamente arrivati alla possibilità di cambiare tutto, ci sembra veramente insensato, ma oltremodo insensato.
  Infatti davvero si poteva fare questa opera insieme, puntando tutti sull'agenzia, che avrebbe veramente la possibilità di portare avanti tutto l'impianto della cooperazione internazionale.
  Ci è stato detto in Commissione – perché questo tema l'abbiamo trattato diverse volte – che serviva un gabinetto politico per il Viceministro.
  Intanto il Viceministro di per sé è in grado di dare un indirizzo politico, altrimenti non lo sceglieremmo con quella mansione.
  E poi, se serve un gabinetto politico, si fa come si fa normalmente con i Ministri: si fa uno staff di persone che collaborano con il Ministro; potrebbero questi essere dei diplomatici, come quelli che stanno nella DGCS, ma non si mantiene un'intera struttura.
  Le ONG stesse, che per un anno e mezzo ci hanno detto peste e corna della DGCS, poi sono arrivate all'ultimo tavolo con noi e giustamente hanno detto: «Vabbè, dopo 27 anni, piuttosto che niente, è meglio piuttosto» e poi hanno detto «accettiamo anche la DGCS, in fondo». Perché però ? Perché chiaramente io mi rendo conto del ragionamento delle ONG: se per trent'anni non si è riusciti a lavorare e ti danno qualcosa, la prendi volentieri.
  Io, siccome già so che ovviamente questa votazione – questa infatti è una battaglia meramente politica – respingerà il nostro emendamento, mi chiedo: ma davvero – e su questo mi riferisco anche ad una battuta che abbiamo scambiato con il Viceministro Pistelli poc'anzi – tra cinque anni, quando guarderemo a questa legge, che abbiamo avuto occasione di fare finalmente, di metterci le nostre facce, le nostre firme, non vogliamo che sia perfetta e non vogliamo che fra cinque anni qualcuno ci dica: «Finalmente abbiamo una legge snella, che funziona, che dà all'agenzia pieno potere e piena velocità di attuazione, sempre ovviamente nel rispetto della trasparenza e di tutti i diritti e i doveri che un'agenzia pubblica deve avere» ?
  Io credo che era l'occasione giusta e che la stiamo sprecando, che la state sprecando, perché noi abbiamo sempre combattuto per non avere la DGCS.
  La DGCS oggi è formata da 12 strutture dirigenziali e da un esercito di personale, che non si sa bene che cosa faccia.
  Ribadisco: sessantesimo posto su 67 al mondo. Un Paese come il nostro, che invece vorrebbe essere il primo in cooperazione !
  E allora noi quest'occasione ve l'abbiamo data. Ci dispiace che non sia stata colta, ci dispiace che voterete contrariamente al nostro emendamento, ma sappiate che su questo noi, caro Pistelli, tra Pag. 72cinque anni potremo dire che abbiamo combattuto, voi no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, non si può non essere d'accordo con le argomentazioni sollevate dal collega del MoVimento 5 Stelle: ci sarebbe voluto più coraggio. Nel momento in cui si istituisce l'Agenzia nazionale per la cooperazione internazionale, il rischio è di creare un dualismo con la direzione generale della cooperazione del Ministero.
  E lo vedremo in modo anche più evidente esaminando il prossimo articolo, laddove viene istituito il comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo, che è presieduto dal Ministro o dal Viceministro e che è composto, appunto, dal direttore generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli esteri e dal direttore dell'agenzia.
  Penso che dovevamo procedere, invece, ad una semplificazione, al di là del giudizio storico che si può dare sull'operato della DGCS. In ogni caso, ritengo che siamo in presenza di un doppione che potrà creare problemi anche nella gestione flessibile della politica di cooperazione internazionale allo sviluppo che dovrebbe, invece, essere incentrata dal punto di vista gestionale, come dice il disegno di legge in altri articoli, sull'Agenzia nazionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Articolo 20, comma 2: «Con modalità stabilite nel regolamento di cui al comma 1, la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo coadiuva» cioè aiuta «il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale» nelle seguenti indicazioni: «elaborazione di indirizzi per la programmazione in riferimento ai Paesi e alle aree di intervento; rappresentanza politica e coerenza dell'azione dell'Italia» eccetera, eccetera.
  Articolo 17, comma 1: «Per l'attuazione delle politiche di cooperazione allo sviluppo sulla base dei criteri di efficacia, economicità» eccetera, eccetera, «è istituita l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo». Ora bisognerebbe evidentemente capire chi fa cosa.
  Abbiamo avuto una Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo che deve ancora finire di rendicontare i progetti del 2005 – questo è quello che è accaduto – abbiamo richiesto i bilanci della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo e non ci sono stati dati. La Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo ha un sito aggiornato al 2011. Di che cosa stiamo parlando ? La Direzione generale di cooperazione allo sviluppo è semplicemente un carrozzone che deve essere soppresso rispetto, invece, ad un'Agenzia che probabilmente dovrebbe fare il lavoro che non ha fatto la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, per annunciare e confermare, come già ricordava l'onorevole Melilla, che noi voteremo a favore di questo emendamento e voteremo contro l'articolo 20. Effettivamente, non ha senso dare un ruolo così rilevante alla DGCS, introducendo questa struttura nuova dell'Agenzia che in realtà dovrebbe assolvere a tutti i compiti di carattere anche progettuale con l'autonomia necessaria per rispettare le finalità che sono affidate a questa struttura.
  Riteniamo che la sopravvivenza della DGCS sia un prezzo pagato alla struttura diplomatica per far accettare l'Agenzia. Riteniamo che questo creerà un problema, come ricordava l'onorevole Melilla, di sovrapposizione, di frizione e di cattivo funzionamento dell'intero meccanismo.
  Pertanto, riteniamo che non solo per l'esperienza avuta in questi trent'anni di Pag. 73rapporti con la DGCS, ma che per la nuova architettura del disegno di legge non abbia senso mantenere in vita la DGCS con un ruolo che si sovrappone ampiamente con quello dell'Agenzia e che riduce il ruolo dell'Agenzia ad una sorta di service, di struttura di assistenza tecnica; mentre noi abbiamo bisogno che l'Agenzia abbia un ruolo autonomo, progettualmente definito e non subalterno alla struttura diplomatica del Ministero degli affari esteri.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, l'articolo 20 è uno dei punti deboli di questo disegno di legge di riforma. Il passo in avanti di allineare la cooperazione italiana con l'istituzione dell'Agenzia è sicuramente qualcosa di positivo che sosteniamo e va condiviso e incoraggiato.
  Il fatto che non si sia riusciti a procedere all'eliminazione, quindi, andando verso una soluzione mista per cui, da un lato, si ha l'Agenzia ma si permette la sopravvivenza di ciò che non ha permesso alla cooperazione italiana di funzionare negli ultimi anni, è certamente una contraddizione.
  Per cui noi voteremo favorevolmente all'emendamento Manlio Di Stefano 20.1, tenendo presente che le soluzioni per questo articolo dovevano essere: o tutto con l'Agenzia o tutto dentro il Ministero. Invece, viene mantenuta ancora una struttura all'interno del Ministero, quando noi sappiamo che all'interno della Farnesina è estremamente potente la lobby della cooperazione.
  Sappiamo bene che anche persone che sono state a capo della cooperazione sono diplomatici assolutamente in carriera e pronti a spiccare il salto nelle più alte leve della burocrazia italiana, tuttavia ci sembra inutile mantenere la Direzione generale: nel caso della necessità e della giustificazione di coadiuvare il Ministro degli affari esteri e il Viceministro nei compiti di preparazione e quant'altro, come specificati da questo articolo, si poteva almeno declassarla a direzione centrale, con tutte le conseguenze in materia sia di organico che di retribuzione. Quindi, voteremo favorevolmente all'emendamento del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, nuovamente, intervengo anch'io per ribadire un concetto fondamentale. Cosa stiamo facendo con questo provvedimento ? Stiamo creando l'agenzia nazionale che si occuperà di cooperazione. Quindi, è uno strumento che si è reso necessario, visto come è andato a finire il nostro impegno nella cooperazione, l'impegno italiano nella cooperazione, che si è arenato in quella che era una struttura precedentemente esistente, cioè la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, una direzione che ha arenato il concetto di cooperazione allo sviluppo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CARLO SIBILIA. Allora, se con questo provvedimento noi creiamo un nuovo strumento e manteniamo quello esistente che non ha soddisfatto nessuno, per cercare di eliminare una cosa sbagliata, stiamo facendo un'altra cosa sbagliata e, quindi, raddoppiamo un carrozzone. Questo, ormai, è chiaro.

  PRESIDENTE. Grazie.

  CARLO SIBILIA. Quindi, io dico, non facciamo l'errore di far diventare questo provvedimento un ennesimo sbaglio, un'ennesima toppa, ma riflettiamo bene, non duplichiamo le strutture: ne abbiamo già una, ne stiamo creando un'altra più snella. Cerchiamo di andare in quel senso: eliminiamo definitivamente la Direzione generale, che non serve a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 74

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chaouki. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Signor Presidente, giusto per chiarire che il ruolo dell'Agenzia è un ruolo di implementazione delle politiche e delle azioni, mentre noi crediamo che la Direzione – già si prevede qui, di fatto, una riduzione delle unità da undici ad almeno sei – serva comunque come canale politico-diplomatico, di cui il nostro Governo, il Ministro degli affari esteri, il nostro Paese continueranno, comunque, ad avere bisogno e che serva, ovviamente, per favorire quelle che sono le azioni pratiche che l'Agenzia porterà avanti.
  Quindi, non c’è alcun favore di nessun tipo, semmai si continua a dotare il nostro Ministero di una microstruttura, una ministruttura, che possa accompagnare il nostro Ministero degli affari esteri, la nostra politica internazionale attraverso canali diplomatici e non solo attraverso un'Agenzia che ha chiarissime funzioni semplicemente di implementazione di queste azioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, con questo mio intervento vorrei invitare ad una riflessione sia l'Aula sia il Governo, perché è chiaro che è il combinato disposto che fa venire un dubbio più che legittimo e, cioè che, da una parte, si continua a fare queste nomine dei vertici dei ruoli apicali in maniera poco trasparente e poco meritocratica e, dall'altra parte, si mantiene una struttura già esistente senza volerla snellire o senza volerla rendere più efficiente, al contrario di quello che ha già dimostrato di poter fare. Quindi, il dubbio legittimo è che il mantenimento di questi organismi, di questi enti, in realtà, serva soltanto a mantenere delle poltrone da poter assegnare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beni. Ne ha facoltà.

  PAOLO BENI. Signor Presidente, molto brevemente, semplicemente per ribadire che io capisco alcune preoccupazioni dei colleghi del MoVimento 5 Stelle rispetto a questo articolo, però va anche chiarito che il comma 1 dell'articolo 20 dice molto chiaramente che con l'istituzione dell'Agenzia si procede ad un riordino complessivo, si riduce la struttura della Direzione generale, si affidano alla Direzione generale alcuni compiti che servono a coadiuvare. Perché, poi, quando all'articolo 21 noi vedremo che il comitato congiunto ha due gambe, sostanzialmente – quella della programmazione politica e quella dell'attuazione operativa fatta dall'Agenzia – è indispensabile che il Viceministro con deleghe abbia anche da parte della Direzione generale quel supporto.
  Questa, insomma, alla fine, è anche la mediazione che è stata di buon grado accolta dalle organizzazioni non governative interessate al settore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 20.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Raciti, Lo Monte...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  403   
   Votanti  402   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 141    
    Hanno votato
no  261).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

Pag. 75

  Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Di Battista 20.2 formulato dal relatore e insistono per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Battista 20.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Schirò Planeta, Pastorelli, Turco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  398   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  284).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.70 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Terrosi, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  402   
   Votanti  388   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
 294    
    Hanno votato
no   94).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 20.71 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, questo emendamento è uscito dal cilindro più o meno due giorni fa, aggiunto, appunto, dalla Commissione, la quale chiede che la Direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo, cioè il carrozzone di cui sopra, possa avvalersi anche di valutatori indipendenti esterni a carico delle risorse finanziarie dell'Agenzia. Ora, in Commissione ci è arrivato questo emendamento e abbiamo chiesto chi scegliesse questi valutatori indipendenti esterni. La risposta del Viceministro è stata che i valutatori esterni verranno scelti dal comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo. Il comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo è formato, anche, dal direttore della DGCS.
  Ora, qualcuno mi deve spiegare che funzione abbia un valutatore che dovrebbe valutare dei progetti che viene scelto dal direttore che fa quei progetti. È come se il valutato decidesse il valutatore. Ora, noi siamo abbastanza sospettosi su questi emendamenti, soprattutto, perché sono stati presentati in Commissione all'ultimo; ci sono stati degli emendamenti che danno l'idea che si debbano scegliere delle persone che valutino e che però sono scelte, anche, da quelli che devono essere valutati. Questo ci sembra, assolutamente, una cosa semplicemente inutile e, quindi, noi voteremo convintamente contro l'emendamento 20.71 della Commissione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.71 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, cerchiamo di stare al posto, mancano ancora circa 40 emendamenti... Segoni ha votato ? Perfetto. Qualcuno non riesce a votare... onorevole Carra provi a votare...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 76
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  406   
   Votanti  390   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
 290    
    Hanno votato
no  100).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paola Bragantini, Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  406   
   Votanti  402   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 266    
    Hanno votato
no  136).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

(Esame dell'articolo 21 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, su tutti gli emendamenti vi è un invito al ritiro.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Spadoni 21.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. L'articolo 21 istituisce questo Comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo. Il cosiddetto triumvirato, come è stato detto in Commissione più volte. Sarà composto appunto dal Ministero degli affari esteri, o dal Vice Ministro chiaramente, dal direttore generale per la cooperazione allo sviluppo e dal direttore dell'Agenzia. Questo Comitato congiunto approverà i progetti superiori ai 2 milioni di euro.
  Ora, noi ci chiediamo per quale motivo debba essere istituito un Comitato ulteriore quando, invece, è l'Agenzia che dovrebbe, in qualche modo, approvare tutti i progetti sia sopra i 2 milioni di euro che sotto i 2 milioni di euro. Quindi, non capiamo proprio la ratio del creare un Comitato composto da tre persone che approva, appunto, dei progetti sopra i 2 milioni di euro.
  Chiaramente, non lo approviamo neanche perché all'interno ci sarà il direttore generale della DGCS, quindi di una Direzione generale della cooperazione allo sviluppo che è diventata importante soprattutto per la sua non trasparenza nella valutazione dei progetti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 21.1, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  392   
   Votanti  388   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  270).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

Pag. 77

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 21.2, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Paris...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  389   
   Votanti  385   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
 109    
    Hanno votato
no  276).    

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Turco, Stumpo, Pili...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  391   
   Votanti  386   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
 274    
    Hanno votato
no  112).    

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, la deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e la deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

(Esame dell'articolo 22 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Presidente, c’è solo l'emendamento 22.300 che recepisce la condizione della Commissione bilancio ed il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello del relatore.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 22.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, io credo che, mentre si discute di nomine o di altre questioni abbastanza secondarie per i cittadini, sembra passata un po’ in cavalleria una modifica abbastanza sostanziale della Cassa depositi e prestiti, perché qua si tratta proprio della Cassa depositi e prestiti. La questione è che la Cassa depositi e prestiti potrà accedere alla gestione separata, ovvero ai risparmi postali, ai libretti postali, e non più soltanto alla gestione principale, cioè al market, con cui acquista gli enti pubblici. Ciò avverrà in questo caso nel campo della cooperazione internazionale, dove potranno essere fatti investimenti per infrastrutture e altri cofinanziamenti a cui potrà partecipare la Cassa depositi e prestiti.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Ci sono varie criticità. Presidente, sia comprensivo con me per il tempo, vado a concludere. Le criticità sono quelle relative al fatto che la Cassa così non si pone sul mercato, perché nessuno ovviamente andrebbe ad investire Pag. 78in obbligazioni di scopo con alto rischio, in particolare nel campo della cooperazione internazionale, quindi si capisce abbastanza bene che questa criticità presuppone ad una futuribile estensione dell'autorizzazione, dell'avallo della Cassa depositi e prestiti per utilizzare la lettera a), del comma 7, articolo 5, del decreto che va appunto a definire la Cassa depositi e prestiti.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, concludo e cercherò di spiegarmi meglio successivamente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brandolin, Tripiedi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  402   
   Votanti  401   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 279    
    Hanno votato
no  122).    

  (Le deputate Pellegrino e Nardi hanno segnalato che non sono riuscite a votare).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 22.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà, per un minuto.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, intervengo per esprimere il voto contrario riguardo a questo articolo, proprio perché ci troviamo di fronte ad un'estensione della possibilità della Cassa di utilizzare le risorse proprie, che è una formulazione ambigua per non incorrere in un'infrazione, ovviamente, per non aumentare la spesa pubblica. Ma la questione è che questo cofinanziamento della Cassa potrà essere fatto insieme a soggetti privati, pubblici ed internazionali. Questi soggetti privati potranno partecipare nel concreto. Per dirlo chiaramente: ad esempio, per costruire un gasdotto ci si potrà avvalere dei soldi della Cassa depositi e prestiti, non solo più della gestione principale, cioè del market, ma anche della gestione separata, cioè dei depositi postali, dei risparmi, dei buoni fruttiferi.
  Questa è un'apertura e una finestra rischiosissima che in futuro potrà essere applicata non solo alla cooperazione internazionale ma a tutta un'altra serie di campi, dove la Cassa depositi e prestiti potrà interagire con altri soggetti, privati e non.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Sì, ho concluso Presidente, e vedo anche tra l'altro che c’è poco interesse riguardo questo argomento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nizzi, Balduzzi, Maestri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  399   
   Votanti  394   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 297    
    Hanno votato
no   97).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

Pag. 79

(Esame dell'articolo 23 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione. Ricordo che l'emendamento Palazzotto 23.1 è stato ritirato.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Palazzotto 23.2 e Del Grosso 23.3

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palazzotto 23.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ricciatti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  392   
   Votanti  375   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
  31    
    Hanno votato
no  344).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Del Grosso 23.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  401   
   Votanti  396   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 122    
    Hanno votato
no  274).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Murer, Ravetto, Rizzetto, De Micheli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  402   
   Votanti  397   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 293    
    Hanno votato
no  104).    

(Esame dell'articolo 24 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Alli 24.50. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. Passiamo ai voti.

Pag. 80

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alli 24.50, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Prego i colleghi che hanno le borse sulle scale di toglierle, onorevole Morassut e altri colleghi. Di Staso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  400   
   Votanti  396   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 396).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il voto).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24 nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ricciatti, Ascani, Berlinghieri, Raciti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  389   
   Votanti  385   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
 385).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario, la deputata Santerini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e la deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Qual è il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Palazzotto 24.01 ?

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo e il parere della Commissione Bilancio sono conformi a quello espresso dal relatore.
  C’è anche un'altro articolo aggiuntivo, qual è il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Marcon 24.03 ?

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Palazzotto 24.01.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, vorrei segnalare l'importanza di questo articolo aggiuntivo perché assegna al commercio equo e solidale, alla finanza etica e in generale all'altra economia un ruolo fondamentale nella costruzione di attività e di iniziative volte a realizzare gli obiettivi della cooperazione allo sviluppo.
  Ricordo che in molti Paesi ci sono esperienze significative, le esperienze delle banche dei poveri, del microcredito costruito dal basso. Ricordo che il commercio equo e solidale è una delle modalità attraverso le quali vengono sostenute le piccole imprese e le piccole cooperative nei Paesi del sud del mondo.
  Credo che sia, questa della dimensione dell'altra economia e del commercio equo e solidale, una dimensione assolutamente importante perché mette in primo piano la costruzione di un partenariato con i Paesi del sud del mondo fondato veramente sulla parità, sulla pari dignità e sulla valorizzazione della dimensione economica e sociale di questi Paesi e credo che sia anche un modo, diciamo utile per noi, per i Paesi cosiddetti donatori, di costruire abitudini, stili di vita, costumi, modalità di consumare che aiutano i Paesi in via di sviluppo, perché sono fondati sulla sostenibilità, Pag. 81sulla sobrietà e sulla valorizzazione per l'appunto di beni e di merci prodotti nei Paesi del sud del mondo.
  Ecco perché, pur essendo compreso in un comma dell'articolo 25, il commercio equo e solidale e in generale il mondo dell'economia solidale, riteniamo che non possa essere ridotto a un comma di un articolo, ma la dimensione del commercio equo e solidale della finanza etica e altra economia debba avere – come dire – non solo la dignità, ma l'importanza di un articolo di legge anche per testimoniare il cambio, la svolta, il nuovo indirizzo delle politiche di cooperazione che superano quella dimensione che magari in parte hanno avuto nel passato, una dimensione assistenzialistica, per riconoscere al mondo dell'altra economia e dell'economia solidale un ruolo fondamentale per costruire un modello di sviluppo diverso e rapporti fondati sulla giustizia e la solidarietà nell'intero pianeta.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Palazzotto 24.01, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, onorevole Marazziti, i colleghi di Forza Italia ci fanno presente che, se lei sta in piedi, loro non vedono l'indicazione dell'ottimo collega Picchi, che non riesce ad alzarsi più di tanto per ragioni strutturali...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  397   
   Votanti  312   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato
  30    
    Hanno votato
no  282).    

  (Il deputato Tripiedi ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e la deputata Nardi ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Marcon 24.03.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, con questo articolo aggiuntivo noi vogliamo dare un'importanza significativa al ruolo del volontariato, del servizio civile nazionale, del servizio civile europeo, dei campi di lavoro all'estero e dei corpi civili di pace.
  Quindi, si tratta di un articolo aggiuntivo che valorizza l'apporto del volontariato alle politiche di cooperazione internazionale allo sviluppo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Marcon 24.03, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Tancredi, Piras. Liberi la postazione di votazione... perfetto. Altri colleghi non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  391   
   Votanti  312   
   Astenuti   79   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato
  26    
    Hanno votato
no  286).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

(Esame dell'articolo 25 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.Pag. 82
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rabino, voti, voti, voti; onorevole Rabino, provi a votare non a sbloccarla. Quando è così, o togliete quello che avete messo dentro la buchetta oppure provate a votare direttamente con la mano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  392   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 369    
    Hanno votato
no   23).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare e il deputato Rabino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 26 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro degli emendamenti Sibilia 26.50, Picchi 26.54, Marcon 26.8, Santerini 26.9 (se non è già stato ritirato), Sibilia 26.10, Spadoni 26.51 e 26.52.
  La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 26.70.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
  L'emendamento Locatelli 26.53 è ritirato.
  Passiamo all'emendamento Sibilia 26.50.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Sibilia 26.50 formulato dal relatore.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, questo emendamento nasce da una discussione portata avanti di recente con delle associazioni che, tra l'altro, si occupano di adozioni e sostegno a distanza. Perché vogliamo semplicemente segnalare questo emendamento ? Spiego all'Aula per quale motivo: per il semplice fatto che ci viene riportato che nella legge scorsa, la legge n. 49 del 1987, chiedendo dei fondi con quei criteri indicati in quella legge, alcune associazioni, che si occupano di adozioni e sostegno a distanza, sono state rigettate proprio perché non c'era la specifica.
  Io chiedo al Viceministro di valutare questo emendamento o, anche semplicemente, di rassicurare quelle associazioni che fanno questo tipo di attività, che non verranno escluse da un eventuale rapporto con i fondi per la cooperazione e con le politiche della cooperazione italiana. Quindi, basterebbe semplicemente che qualcuno si prendesse anche un po’ la responsabilità di rassicurare questo tipo di associazioni. Noi vogliamo specificarlo nell'emendamento, ma crediamo sia ridondante e chiediamo al Viceministro se sia o non sia il caso, invece, di rassicurare queste associazioni.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 26.50, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Bragantini, Latronico.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  396   
   Votanti  395   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 126    
    Hanno votato
no  269).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

Pag. 83

  Passiamo all'emendamento Picchi 26.54.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Picchi 26.54 formulato dal relatore.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie Presidente, all'articolo 24 è stato già approvato l'emendamento del collega Alli, che comprendeva le camere di commercio.
  Credo che averle escluse nella prima fase fosse stato un errore, per cui l'approvazione dell'articolo 24 fa sì che diventi superfluo averle qui e, quindi, lo ritiro.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all'emendamento Marcon 26.8.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Marcon 26.8 formulato dal relatore.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, io penso che da anni le ONG e il mondo della solidarietà internazionale discuta dell'importanza che le organizzazioni non governative del Sud del mondo siano non semplicemente beneficiarie o destinatarie di aiuti che magari provengono dalle ONG del Nord del mondo, ma siano esse stesse soggetti, cioè attori come gli altri delle politiche di cooperazione e soprattutto della realizzazione degli interventi e dei progetti di cooperazione. Chi ha avuto esperienza nel campo della cooperazione allo sviluppo ha più volte riscontrato che spesso, come è ovvio che sia, le ONG del Sud del mondo sono, nei Paesi in cui si interviene, più preparate, più pronte e più capaci di realizzare quegli interventi, perché sono lì da sempre, hanno la conoscenza del territorio, hanno volontari, persone che sono coinvolte sul campo.
  Questa è una richiesta che è venuta in questi anni da tanta parte del mondo della cooperazione, ed è anche un modo per ribadire quel concetto di partenariato, di pari dignità, che la nuova legge sulla cooperazione dovrebbe in qualche modo prevedere. Quindi, io penso che votare questo emendamento, che prevede sostanzialmente che le ONG, i soggetti, la società civile del Sud del mondo siano attori, come gli altri previsti in questo articolo della cooperazione, sia un fatto sicuramente di qualità e sia, come posso dire, un tratto importante della nuova legge e un modo per ribadire quella dimensione, quella caratteristica di pari dignità e di partenariato vero, che noi dovremmo in qualche modo includere in una legge come questa e che anzi dovrebbe essere un tratto qualificante di questa nuova legge.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcon 26.8, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Malpezzi, Cassano, Milanato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  397   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 111    
    Hanno votato
no  286).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo all'emendamento Santerini 26.9.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Santerini 26.9 formulato dal relatore.

  MILENA SANTERINI. Signor Presidente, l'emendamento riguardava gli enti autorizzati alle adozioni internazionali, che già svolgono attività di cooperazione internazionale ai sensi della Convenzione de L'Aja. Io ritiro l'emendamento, però annuncio un ordine del giorno in materia.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all'emendamento Sibilia 26.10.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Sibilia 26.10 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.Pag. 84
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 26.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  391   
   Votanti  390   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
 106    
    Hanno votato
no  284).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo all'emendamento Spadoni 26.51.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Spadoni 26.51 formulato dal relatore.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, mi rendo conto che per alcuni colleghi può risultare pesante e un po’ noiosa la conversazione, però credo che ci siano alcuni punti che vadano segnalati, uno di questi è proprio l'emendamento Spadoni 26.51.
  Una delle critiche che è stata fatta in questi giorni al disegno di legge è proprio quella che vi sono alcuni organismi, proprio quelli elencati dall'articolo 26, cioè le associazioni, le ONLUS, gli organismi no profit, che non hanno uno strumento per intervenire, e quindi per sottoporre i propri progetti al Ministro, e quindi all'Agenzia. Con questo emendamento si vuole dare questa possibilità.
  Quindi, comunque le organizzazioni no profit e questi soggetti elencati dall'articolo 26, le ONLUS, le ONG, possono anche di loro sponte proporre dei progetti da mettere in valutazione all'Agenzia. Questo, secondo me, è uno strumento che va implementato, perché, in qualche modo, ci deve essere una sorta di comunicazione; altrimenti, l'Agenzia diventa semplicemente un direttorio politico e rischia, poi, di non tenere conto di quelle che sono le esigenze anche della società civile. È un problema che, secondo noi, potrebbe essere risolto grazie a questo emendamento Spadoni 26.51 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 26.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  386   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  276).    

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Spadoni 26.52, formulato dal relatore.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, anche questo è per noi un bel risultato, perché l'emendamento è stato sostanzialmente assorbito in un emendamento della Commissione che segue. È un po’ lo stesso ragionamento che facevamo prima: onde evitare di dover ragionare su buona fede, malafede e compagnia bella, vorremmo che ci sia scritto, sempre nero su bianco, qual è l'obiettivo e quali sono i cardini del provvedimento. In questo caso si chiede che vi sia la pubblicazione telematica del bilancio delle organizzazioni no profit che partecipano; l'emendamento è stato poi assorbito dalla Commissione nell'emendamento successivo, e quindi siamo felici di questo risultato.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 85
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 26.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Capodicasa, Schullian, Romanini, Lattuca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  389   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
 117    
    Hanno votato
no  272).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 26.70 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Zardini, Tidei, Terzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  383   
   Votanti  382   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 378    
    Hanno votato
no    4).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Crippa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  388   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
 387    
    Hanno votato
no    1).    

  (La deputata Ciprini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e la deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

(Esame dell'articolo 27 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti Picchi 27.51 e Cirielli 27.50. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Del Grosso 27.5. La Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti Manlio Di Stefano 27.6, Marcon 27.8 e Palazzotto 27.9.

  PRESIDENTE. Tanto è stato fatto l'invito al ritiro che l'emendamento Palazzotto 27.9 è stato già ritirato prima dell'inizio della seduta.
  Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Picchi 27.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, tra le cose buone inserite in questa legge vi è la possibilità che finalmente i soggetti aventi finalità di lucro possano Pag. 86essere ricompresi tra gli attori della cooperazione, con tutte le cautele e le limitazioni che, giustamente, sono state inserite negli articoli precedenti, al fine di evitare che tutta una serie di operatori privati, che operano in settori a rischio, siano esclusi.
  Quello che però può far fare veramente il salto di qualità sulle risorse a disposizione della cooperazione sono gli incentivi fiscali che possono essere concessi a questi soggetti aventi finalità di lucro e, quindi, possono essere il vero valore aggiunto per trovare risorse addizionali per la cooperazione allo sviluppo. Come è noto, essendo le risorse pubbliche sempre più un bene scarso e raro, dobbiamo sopperirvi.
  Quindi, bene inserire all'articolo 27 i soggetti aventi finalità di lucro, ma non dare un incentivo fiscale, come la deducibilità dai costi di impresa e crediti di imposta sui costi relativi, sono evidentemente grosse limitazioni che, se sulla carta rendono possibile ai soggetti aventi finalità di lucro di operare nell'ambito della cooperazione, però ne impediscono di fatto la partecipazione. Infatti, pochi soggetti investirebbero risorse addizionali senza averne un oggettivo vantaggio fiscale. È questo il senso dell'emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Picchi 27.51, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Qualche collega non riesce a votare ? Preziosi, Invernizzi... ha votato. Preziosi ancora non ha votato, però può riuscirci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  377   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  259).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cirielli 27.50 su cui vi è un invito al ritiro o parere contrario. No, chiedo scusa, il parere è favorevole...giusto ?

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. La Commissione ha formulato un invito al ritiro. Sull'emendamento successivo Del Grosso 27.5 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Sì, chiedo scusa.
  Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 27.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sgambato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  380   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  260).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Del Grosso 27.5, sul quale vi è un parere favorevole.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Grosso. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, solo per dire che ci fa piacere il parere favorevole su questo emendamento perché, ovviamente, si parla di piccole e medie imprese e sono esattamente queste Pag. 87imprese quelle che creano poi la rete di lavoro in questi Paesi. Siamo felici, quindi, del parere positivo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Del Grosso 27.5, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  381   
   Votanti  378   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
 378).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Manlio Di Stefano 27.6.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, siccome stiamo parlando di enti aventi finalità di lucro, in questo emendamento si chiede sostanzialmente di definire poi i limiti e i parametri di azione di questi enti. Tra le altre cose, ad esempio, si chiede: che le imprese italiane che partecipano alla cooperazione abbiano una comprovata capacità di generare sviluppo; finalità dell'intervento alle zone o fasce più povere in sinergia con gli altri interventi di cooperazione italiana, cioè che abbiano questa sinergia; che soprattutto adottino i principi del Global Compact, gli standard ILO e che seguano le linee guida dell'OCSE. Sono vari punti che determinano semplicemente la linea guida che devono tenere le aziende che operano in cooperazione. Chiediamo perché l'emendamento non possa essere accettato in quanto stiamo semplicemente dando delle indicazioni circa la qualità dell'intervento che facciamo con le nostre imprese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, io ho necessità di intervenire perché mi rendo conto che c’è bisogno di aggiungere alcune parole perché io sono...

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Sibilia, siccome con l'onorevole Manlio Di Stefano avete chiesto insieme la parola, pensavo invece parlasse solo l'onorevole Manlio Di Stefano. Le ricordo che lei parla a titolo personale, prego.

  CARLO SIBILIA. Volevo semplicemente aggiungere che, secondo me, il fatto di istituzionalizzate i soggetti profit e le imprese che operano nella cooperazione allo sviluppo è una cosa sacrosanta. Quando, però, lo si fa, è fondamentale – e ricordiamoci poi di queste parole, magari nel futuro, per i progetti che verranno finanziati – mettere dei paletti precisi alle aziende private perché è lì poi che si annidano la corruzione e le problematiche che poi andremo ad avere sull'ambiente nel momento in cui qualche azienda non rispetterà determinati parametri. Noi chiedevamo di inserire dei criteri quali l'adozione dei principi del Global Compact dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e, quindi, niente di strano. Volevamo aggiungere un principio che sancisse la non delocalizzazione delle attività dei Paesi di origine e la non licenziabilità del personale del Paese d'origine per questo motivo. Che la cooperazione, quindi, non diventasse una scusa per delocalizzare. Non ritorniamo agli anni Ottanta, periodo nel quale si usava la cooperazione semplicemente a fini di penetrazione commerciale nei Paesi una volta detti in via di sviluppo. Cerchiamo di fare dei lavori corretti e di mettere dei paletti precisi alle aziende Pag. 88private che naturalmente vanno lì a fare profitto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 27.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione. C’è stato un problema tecnico, forse qualcuno ha perso il voto.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  362   
   Votanti  361   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  249).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Marcon 27.8, sul quale la Commissione e il Governo hanno formulato un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, noi presentiamo questo emendamento anche per sottolineare la nostra contrarietà a questo articolo della legge; su questo abbiamo un punto di vista diverso dal MoVimento 5 Stelle. Noi riteniamo che, anche simbolicamente, tanta enfasi sul ruolo delle imprese e la scomparsa dell'articolo sul volontariato, che era presente nella legge n. 49 della 1987, sia simbolicamente un neo molto grave di questa legge. Il ruolo delle imprese, e l'enfasi sul ruolo delle imprese, rientra in una corrente di pensiero che si è affermata in questi anni fondata sul cosiddetto partenariato pubblico-privato, sul ruolo che le imprese possono avere per creare, alimentare e rilanciare il mercato in questi Paesi. Quello che effettivamente poi succede, ed è successo nel corso degli anni, con la promozione del partenariato pubblico-privato, è sostanzialmente, invece, l'internazionalizzazione delle nostre imprese. Una ricaduta che ha avuto effetti importanti sulle nostre imprese, ma che non ha avuto ricadute significative sulle imprese dei Paesi del sud del mondo. Noi riteniamo che questa enfasi, un po’ eccitata, come ricordavo prima, del ruolo delle nostre imprese sia anche frutto di una subalternità culturale, una visione della cooperazione che sempre di più affida al ruolo del profit, del mercato e, appunto, delle aziende, lo snodo fondamentale di una nuova visione e di una nuova teoria della cooperazione. Ecco perché noi, con questo emendamento, cerchiamo, come con l'emendamento precedente, di porre dei paletti, citando dei documenti importanti dell'OCSE e del Parlamento europeo in materia di responsabilità sociale d'impresa.
  Vorrei segnalare un'anomalia alla maggioranza di questo Governo, perché questo emendamento fu approvato nel «decreto del fare». Ora non si capisce perché se la maggioranza di questo Governo approvò quell'emendamento in sede di discussione del «decreto del fare», si tratta esattamente dello stesso testo, questo emendamento non va bene per questa legge. Vorrei capire come mai, lo chiedo al Viceministro Pistelli, perché quell'emendamento, che fu fatto proprio dalla maggioranza e dal Governo nel «decreto del fare», viene respinto in questa sede ? Proporrei di ripensare l'orientamento del Governo su questo emendamento e annunzio, fin da adesso, il voto contrario a questo articolo di legge.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcon 27.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Rabino provi a votare...Pag. 89
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  367   
   Votanti  366   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
  96    
    Hanno votato
no  270).    

  Passiamo alla votazione dell'articolo 27.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, intervengo sull'articolo 27 per evidenziare come ci sia una disposizione che riguarda le imprese, quindi le società aventi finalità di lucro, e che, invece, non si sia voluto approvare un articolo riguardante il volontariato. Mi sembra che sia un modo di genuflettersi ad una ideologia che in passato ha provocato, soprattutto nel campo della cooperazione internazionale allo sviluppo, molti guasti. Una cosa è l'internazionalizzazione delle imprese, che è un'esigenza giusta, del sistema Italia, altra cosa è confondere l'internazionalizzazione delle imprese con la cooperazione internazionale allo sviluppo. Per questo voteremo «no» a questo articolo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Berretta ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  375   
   Votanti  362   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato
 348    
    Hanno votato
no   14).    

  (I deputati Ermini e Terzoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 28 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Invito i colleghi a non allontanarsi troppo dal posto. Passiamo all'esame dell'articolo 28 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Manlio Di Stefano 28.50.
  L'emendamento della Commissione 28.70 è ritirato.
  La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Grande 28.2.
  La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Gigli 28.51.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa: l'emendamento di cui alla condizione della Commissione bilancio 28.300 ?

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Sull'emendamento 28.300 il parere è favorevole ed è un emendamento che si riferisce al volontariato, per rispondere al collega Melilla.

  PRESIDENTE. Perfetto.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Sull'emendamento Locatelli 28.52 il parere è favorevole.
  La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Scagliusi 28.4.

  PRESIDENTE. Sull'emendamento della Commissione 28.100 ?

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Il parere è favorevole.

Pag. 90

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Manlio Di Stefano 28.50.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, io capisco che questa possa sembrare una tematica un po’ troppo nel dettaglio, però noi crediamo – ed anche questo è un orientamento nettamente politico che abbiamo ripercorso in tanti provvedimenti in quest'aula – che, specialmente nel mondo della cooperazione, ci debba essere un'etica anche.
  Noi, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo già depositato in Commissione lavoro una legge per mettere dei paletti di proporzionalità tra il minor retribuito ed il maggior retribuito, in ambito lavorativo, in un'azienda nell'ambito pubblico. Riteniamo che la cooperazione, nonostante abbia a che fare con imprese private, stia comunque, utilizzando fondi pubblici, di impiego pubblico.
  Di conseguenza chiedevamo di mettere un criterio di proporzionalità, che abbiamo definito in 1-6, con un tetto ovviamente, per far sì che non ci siano più quei fenomeni per cui il cooperante in un Paese sperduto del mondo di cooperazione italiana guadagni 100 euro al mese ed il dirigente della stessa ONG guadagni 7 mila euro al mese.
  Eravamo tra l'altro, da questo punto di vista, molto aperti anche con l'Esecutivo a ridefinire insieme una parametrizzazione che fosse più accettabile da parte del Governo e non abbiamo ricevuto alcuna proposta. Crediamo che sia importante, però, avere un principio etico nelle retribuzioni, perché chi ha lavorato nella cooperazione sa che i divari tra il meno pagato ed il più pagato sono a volte veramente intollerabili.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 28.50, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Gadda ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  364   
   Votanti  359   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato
 108    
    Hanno votato
no  251).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  366   
   Votanti  280   
   Astenuti   86   
   Maggioranza  141   
    Hanno votato
 276    
    Hanno votato
no    4).    

  Ricordo che l'emendamento 28.70 della Commissione è stato ritirato. Ricordo che l'emendamento Grande 28.2 è stato precluso dall'approvazione dell'emendamento 28.300 testé avvenuta.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Gigli 28.51 formulato dal relatore.Pag. 91
  Onorevole Gigli, le chiedo scusa, provi a parlare dalla postazione magari affianco...., onorevole Gigli, finiamo su Striscia la notizia con questa cosa ! A onor del vero lei è incolpevole...

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, colleghi, questa sera stiamo approvando un disegno di legge importante, di grande spessore politico ma anche di grande spessore culturale ed educativo. Un disegno di legge sul quale, per fortuna, si sta registrando in quest'Aula un largo consenso. Proprio per questo dovrebbe essere interesse di tutti far sì che questo disegno di legge nella sua quotidiana applicazione, nella possibilità che si traduca in operatività ogni giorno attorno ai progetti, possa effettivamente declinarsi. Ora fondamentale a questo proposito è la previsione del terzo comma di questo articolo 28 che permette il collocamento in aspettativa al personale da espatriare per i progetti di cooperazione internazionale. E però, così messa, questa previsione rischia di diventare non quotidianamente praticabile o, almeno, praticabile con estrema difficoltà cioè il diritto che noi andiamo a riconoscere in realtà rischia di diventare difficilmente esercitabile. È esperienza diretta del sottoscritto, esperienza personale e come responsabile di una grande organizzazione di medici che ha organizzato diversi progetti di cooperazione internazionale, di essersi imbattuto a più riprese contro il diniego delle amministrazioni di provenienza giustificato dal fatto che il responsabile del servizio del dipendente pubblico accampava la necessità di sostituirlo assolutamente per non far venir meno l'efficienza del servizio. Ora prevedere come questo emendamento avrebbe voluto che sia possibile sostituire con contratti temporanei sempre il personale dipendente attraverso non solo la messa a disposizione dello stipendio, che è già prevista perché il dipendente va in cooperazione senza assegni, ma anche attraverso la possibilità di far sì che i contributi previdenziali siano attinti dal progetto di cooperazione, lasciando quindi all'amministrazione di provenienza l'intierezza dello stipendio. Ecco questo è l'unico modo che avrebbe permesso alle amministrazioni di sostituire il personale. Ed è questo che non si capisce, non essendoci di fatto oneri di alcun tipo, perché, a questo emendamento, sia stato assegnato un parere negativo da parte della Commissione bilancio e da parte del Governo. Ritengo che, forse, sarebbe stato il caso di valutare diversamente questa richiesta proprio perché, ripeto, è a costo zero. Checché se ne dica è l'unico modo per far sì che dopodomani non ci troviamo nella condizione per cui il personale che desidera espatriare non possa farlo per non mettere in crisi il servizio della sua amministrazione. Ritiro, dunque, l'emendamento 28.51 di cui sono primo firmatario ma desidero sottolineare come in questo modo, certamente non volendolo, stiamo minando in parte l'efficacia di questo disegno di legge e stiamo permettendo soltanto all'erario di fare economia di bilancio senza investire in realtà nella cooperazione.

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Onorevoli Gigli, molto rapidamente io apprezzo il senso dell'emendamento ma prendo atto anch'io del parere della Commissione bilancio.
  Dato che, però, le cose che ha detto sono di estremo buonsenso, la inviterei a presentarmelo sotto forma di ordine del giorno, acciocché, dato che l'articolo prevede la convocazione di un tavolo presso il Ministero del lavoro, che affronterà anche il tema dell'inquadramento del personale espatriato, questo ci possa aiutare a trovare, magari anche in quella sede, una forma di soluzione al problema che lei mi stava richiamando.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Locatelli 28.52, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.Pag. 92
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Savino, Invernizzi, Terzoni. C’è qualcuno che non riesce a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  365   
   Votanti  353   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 353).    

  Ricordo che l'emendamento Scagliusi 28.4 è precluso dall'approvazione dell'emendamento Locatelli 28.52.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 28.100 della Commissione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  365   
   Votanti  277   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  139   
    Hanno votato
 277).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Terzoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  365   
   Votanti  347   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
 347).    

(Esame dell'articolo 29 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  350   
   Votanti  335   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  168   
    Hanno votato
 335).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 30 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, se rimaniamo al posto, riusciamo a votare tutti. Paris, Marzano.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 93
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  351   
   Votanti  337   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
 337).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 31 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 31.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci sono colleghi che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  360   
   Votanti  282   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  142   
    Hanno votato
 282).    

  (I deputati Bianchi, Fragomeli e Fossati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 32 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 32.70.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 32.70 della Commissione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 32.70 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, De Micheli, Prina. Ci sono colleghi che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  375   
   Votanti  365   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
 365).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti ? Chi manca ? Onorevole Calipari...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  371   
   Votanti  283   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  142   
    Hanno votato
 283).    

Pag. 94

(Esame dell'articolo 33 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 33 e dell'emendamento 33.300 della Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello del relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 33.300 ex articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Lombardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  374   
   Votanti  297   
   Astenuti   77   
   Maggioranza  149   
    Hanno votato
 283    
    Hanno votato
no   14).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 33, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Giachetti, Carloni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  370   
   Votanti  293   
   Astenuti   77   
   Maggioranza  147   
    Hanno votato
 279    
    Hanno votato
no   14).    

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 34 – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 34 (Vedi l'allegato A – A.C. 2498-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 34.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Battista... poi passiamo agli ordini del giorno. Ci sono colleghi che non riescono a votare ? Onorevole Fanucci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  371   
   Votanti  286   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  144   
    Hanno votato
 283    
    Hanno votato
no    3).    

  Abbiamo così esaurito le votazioni sugli articoli e sugli emendamenti. Eh, lo so, onorevole Giachetti, lei voleva presentare un articolo aggiuntivo, ma purtroppo... esamineremo gli ordini del giorno e forse riusciamo a fare qualche altro voto.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato Pag. 95A – A.C. 2498-A). Se nessuno chiede di intervenire per illustrarli, invito il Viceministro ad esprimere i pareri.

  MARIA EDERA SPADONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Vuole illustrare ?

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Non ci risulta che ci sia ancora un fascicolo degli ordini del giorno.

  PRESIDENTE. Come lei sa bene, onorevole Spadoni, è possibile presentare ordini del giorno fino alla conclusione dell'esame degli articoli...

  MARIA EDERA SPADONI. Ma noi vorremmo vederli per dare anche un parere.

  PRESIDENTE. Sino a 30 secondi fa era possibile presentarli. Adesso sarà distribuito il fascicolo, ma è evidente che questo è un problema prima ancora del Governo, che non addirittura dei colleghi che li hanno presentati.

  MARIA EDERA SPADONI. Giusto per avere il fascicolo prima di avere i pareri...

  PRESIDENTE. Ad ogni buon conto, il fascicolo lo si sta distribuendo, però se non ci sono al momento illustrazioni, io do la parola al Viceministro e, nel frattempo, giungeranno gli ordini del giorno in fascicolo. Prego, Viceministro.

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, anche io li ho ricevuti in tempo reale, come lei sa. Gli ordini del giorno Alli n. 9/2498-A/1 e Locatelli n. 9/2498-A/2 sono accolti. L'ordine del giorno Di Lello n. 9/2498-A/3 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Marcon n. 9/2498-A/4 il parere è contrario in quanto relativo all'impiego nel decreto missioni.
  L'ordine del giorno Santerini n. 9/2498-A/5 è accolto. Sull'ordine del giorno Picchi n. 9/2498-A/6 propongo una riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di sottoporre la designazione del direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo al parere obbligatorio delle Commissioni parlamentari di competenza di Camera e Senato». È concordato con il presentatore, quindi immagino che accetti la riformulazione.
  L'ordine del giorno Tinagli n. 9/2498-A/7 è accolto con riformulazione, sopprimendo le ultime due righe. La possibilità di ridurre la direzione centrale la valuto, l'idea che si possa avere la soppressione altera il principio della norma che è quella di avere un canale politico e un canale implementativo. So che non posso arrivare fino a lì. Quindi, con questa riformulazione è accolto.
  Per l'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/2498-A/8 sto cercando un verbo. Il sei per cento è un obiettivo, ma non posso impegnarmi a dire che quella sia la spesa di costi di carattere amministrativo che in ogni progetto ogni ONG sia capace di mantenere. Quindi, propongo questa riformulazione: «impegna il Governo a verificare e a lavorare affinché», o qualcosa del genere, ma è un obiettivo molto basso, l'onorevole Di Stefano lo sa. Parlo conoscendo il lavoro delle ONG.
  Gli ordini del giorno Di Battista n. 9/2498-A/9, Spadoni n. 9/2498-A/10, Scagliusi n. 9/2498-A/11 e Sibilia n. 9/2498-A/12 sono accolti.
  Sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/2498-A/13 si dice «impegna il Governo a prevedere che la contrattazione», ma c’è un tavolo di lavoro che deve essere convocato. Se io prevedo che arrivi fino a lì, il tavolo di lavoro non serve. Quindi, propongo una riformulazione come «a valutare l'opportunità che». È quel tavolo di lavoro presso il Ministero del lavoro che dovrà arrivare a queste conclusioni. Se io faccio una previsione fin da adesso, il tavolo sarebbe inutile. Quindi, propongo la riformulazione. Mi spiego ?

  PRESIDENTE. Quindi, sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/2498-A/13 c’è una riformulazione.

Pag. 96

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Sì. Gli ordini del giorno Quartapelle Procopio n. 9/2498-A/14, Chaouki n. 9/2498-A/15 e Gigli n. 9/2498-A/16 – concordato anche questo – sono accolti.

  PRESIDENTE. Sta bene.

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, mi scusi, ma siccome di alcuni ordini del giorno sono stati indicati i numeri e non i nomi dei firmatari...

  PRESIDENTE. Il suo è stato accolto con parere favorevole.

  PIA ELDA LOCATELLI. Le spiace dirmi che numero è ?

  PRESIDENTE. È il secondo. Adesso li chiamerò uno per uno con nome e numero.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Alli n. 9/2498-A/1 e Locatelli n. 9/2498-A/2 accolti dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Lello n. 9/2498-A/3, accolto dal Governo come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Marcon n. 9/2498-A/4 c’è un parere contrario, dobbiamo metterlo in votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Presidente, quest'ordine del giorno chiede al Governo di non inserire più gli stanziamenti per la cooperazione nei decreti per il finanziamento delle missioni militari. È una richiesta che in questi anni è stata fatta da molti, da molte ONG. Credo che bisogna ritornare a una situazione di normalità, e mettere fondi per la cooperazione in decreti che finanziano missioni militari non è proprio una situazione di normalità. Quindi, inviterei il Governo a riconsiderare il suo parere e, comunque, chiedo che sia posto in votazione.

  PRESIDENTE. Il Governo intende riconsiderarlo o rimane del parere precedente ?

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Vorrei dare soddisfazione al collega Marcon per fargli comprendere quanto io comprenda il suo punto di vista, ma ciò non è possibile fin quando questo Parlamento non approverà un provvedimento pluriennale – io dico decennale, come quello su cui stiamo lavorando – per un riallineamento internazionale. Faccio notare che il «decreto missioni» non ha sottratto risorse alla cooperazione in modo improprio, ma le ha aggiunte. Quindi, se noi oggi ci tagliassimo il ramo su cui siamo seduti, quel riallineamento sarebbe ancora più faticoso.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcon n. 9/2498-A/4, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Binetti, Gandolfi, Lomonte, Parisi, Maietta, Alfreider, Marzano, Oliverio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  349   
   Votanti  348   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  264).    

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Santerini n. 9/2498-A/5, su cui vi è il parere favorevole del Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione Pag. 97dei rispettivi ordini del giorno Picchi n. 9/2498-A/6, Tinagli n. 9/2498-A/7 e Manlio Di Stefano n. 9/2498-A/8, accolti dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Di Battista n. 9/2498-A/9, Spadoni n. 9/2498-A/10, Scagliusi n. 9/2498-A/11 e Sibilia n. 9/2498-A/12, su cui vi è il parere favorevole del Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Del Grosso n. 9/2498-A/13, accolto dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Quartapelle Procopio n. 9/2498-A/14, Chaouki n. 9/2498-A/15 e Gigli n. 9/2498-A/16, sui quali il Governo ha espresso un parere favorevole.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo socialista su questa legge, che rivoluziona completamente la legge n. 49 del 1987, che era una legge voluta dal Governo Craxi, come ricordava bene il presidente della Commissione esteri Fabrizio Cicchitto, che ringrazio perché è riuscito a guidare la Commissione e a condurla ad un testo che credo sarà largamente condiviso. Lo stesso ringraziamento va anche alla collega Quartapelle, per la capacità di sintetizzare le diverse posizioni. Ovviamente abbiamo già ringraziato il Viceministro, che è stato il regista di questa riforma.
  Quando fu approvata la legge n. 49 era una legge innovativa, all'avanguardia, ma oggi, dopo 27 anni, necessitava di qualcosa di più di una semplice revisione. Era soprattutto necessario – e questo testo risponde appieno alle esigenze – dare alla cooperazione un ruolo centrale nella nostra politica estera. Il nuovo testo ha il pregio di mantenere il carattere umanitario della cooperazione, affiancandolo a quello, come ha ricordato recentemente il Viceministro Pistelli, del sostegno, anzi, della promozione allo sviluppo, con l'intento di stimolare e aiutare il capitale privato ad investire dove un profitto, anche minimo, sarebbe complicatissimo da raggiungere.
  Non si tratta, come si faceva in passato, di limitarsi a inviare aiuti, ma di promuovere lo sviluppo in progetti sicuramente complessi: tutela ambientale, institution building, empowerment economico, empowerment delle donne, ambito nel quale alcuni progetti italiani si sono già distinti. Una nuova cooperazione, un modo per aiutare a crescere quei Paesi intervenendo anche sulle cause delle migrazioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,40)

  PIA ELDA LOCATELLI. In questi ultimi anni di tagli siamo diventati fanalino di coda in Europa e se l'Unione europea ha mancato il proprio obiettivo di destinare lo 0,56 per cento del PIL alla cooperazione entro il 2010 e lo 0,7 per cento entro il 2015, il 40 per cento del mancato raggiungimento di questo obiettivo è dipeso da noi.
  È il momento di invertire questa tendenza, così come abbiamo fatto con la legge, e di riprendere il timone della cooperazione internazionale. Questa legge è un buono strumento, uno strumento adatto. Il gruppo Socialista voterà convintamente a favore della legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, per annunciare il voto favorevole del nostro Pag. 98gruppo, Libertà e Diritti, che voglio esprimere in modo molto sintetico attraverso quattro passaggi. Il primo è una risposta alla critica che ho sentito nel dibattito di questi giorni, cioè che sia stata una discussione e un'approvazione un po’ affrettata: mi sembra una critica un po’ surreale, non solo perché sono trascorsi 27 anni dalla vecchia legge – che è un tempo abissale che separa non soltanto due discipline ma due momenti nella storia del mondo che sono molto lontani tra loro per le infinite cose che sono accadute anche nella gestione dei rapporti internazionali ed anche in una logica di cooperazione allo sviluppo – ma anche perché stiamo finalmente uscendo da una sfida mancata, la sfida di questi anni.
  La cooperazione allo sviluppo per l'Italia è una pagina nera, una pagina da archiviare rapidamente, da dimenticare perché abbiamo speso poco, perché abbiamo speso male e perché abbiamo speso spesso in modo poco trasparente, alimentando anche le filiere della corruzione.
   Apprezziamo che questa legge abbia scelto di proporre un cambio di nome al Ministero degli affari esteri, che sarà oggi «Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale». Noi pensiamo che non siano mai questioni di puro nominalismo, di pura estetica, ma credo che ci sia un elemento di concretezza esattamente come ci fu in passato, quando un Governo di centrodestra decise di cambiare nome al Ministero della pubblica istruzione, chiamandolo «Ministero dell'istruzione», togliendo in quell'aggettivo una parte sostanziale del modo in cui la scuola pubblica era stata un pilastro della civiltà democratica della Repubblica.
  Noi pensiamo che oggi fare un riferimento esplicito e diretto alla cooperazione internazionale, come cifra significativa delle politiche estere di questo Paese sia, non soltanto un cambio di nome, ma sia anche un cambio di passo.
  Siamo d'accordo sul fatto che sia il Ministero degli affari esteri e della cooperazione allo sviluppo a decidere le linee, a vigilare e a fissare parametri e obiettivi politici; siamo d'accordo perché pensiamo che questo torni ad essere un primato della politica dopo molti anni in cui la cooperazione allo sviluppo è stata vissuta come mero assistenzialismo, come un primato della finanza, cioè della spesa, della quantità di spesa.
  Noi pensiamo che occorra investire sulla qualità della spesa, che occorra investire non soltanto sulla spesa, ma anche sulla capacità di creare cooperazione, cioè un ragionamento e un intervento condiviso tra diversi soggetti, uno di questi è lo Stato. Saranno gli Stati che si incontreranno in questo processo di cooperazione, gli altri soggetti che abbiamo ricordato e inserito in questa legge sono altrettanto fondamentali e ci fanno capire come e quanto sia cambiato lo sguardo della cooperazione allo sviluppo in questi trent'anni.
  Ultimo punto significativo è l'idea di una cooperazione che abbia messo da parte finalmente questo facile assistenzialismo. La cooperazione non è il beau geste di chi vuole mettersi a posto con la propria coscienza, di chi vuole sopire, sedare e controllare i sensi di colpa che hanno diviso in modo quasi plastico i Paesi che hanno avuto troppo dai Paesi che hanno avuto tolto troppo.
  Noi pensiamo che la cooperazione allo sviluppo sia oggi la sfida del secolo, la sfida di una globalizzazione che non si può limitare a redistribuire risorse e monete, ma deve distribuire pari opportunità.
  In nome di un concetto di pari opportunità, nello sguardo rivolto al futuro, nella capacità di affrontare il tema della diseguaglianza come tema portante di questo tempo, noi pensiamo che questa legge sia un passo avanti e sia una buona legge, che ci accingiamo a votare con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED)).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 17,45)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

Pag. 99

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, Viceministro, colleghi deputati, il tema della riforma della cooperazione allo sviluppo è stato ampiamente dibattuto nelle più recenti legislature, nello sforzo di adeguare una materia la cui cornice legislativa risale a quasi trent'anni fa.
  Con quella legge è stata riconosciuta all'attività di cooperazione allo sviluppo una sua propria fisionomia differenziata rispetto alla promozione delle relazioni economiche in ambito europeo. A seguito dell'introduzione con il Trattato di Maastricht si ampliava la cooperazione a diretta conduzione dell'Unione.
  Negli anni a venire, con il sorgere di criticità relative alla sua gestione, che in taluni casi sono state oggetto di gravi vicende giudiziarie e ruberie, è emersa nel dibattito politico la proposta di affidare la gestione dei progetti di cooperazione a un'agenzia esterna, mantenendo in capo al Ministero competente la capacità decisionale, quella negoziale e il coordinamento delle diverse politiche.
  Al contempo, sul piano normativo, si sono susseguiti alcuni interventi legislativi, tali da erodere il regime di specialità disegnato dalla legge n. 49 del 1987.
  Diversi progetti per una riforma organica si sono susseguiti nel corso di più legislature ma, nonostante l'ampio consenso politico e il forte interessamento registrato sulla questione, nessuno di essi ha visto la definitiva approvazione. Le ragioni di questi insuccessi possono ravvisarsi nella conclusione anticipata della legislatura e nel dibattito particolarmente acceso sulla collocazione istituzionale e, per così dire, operativa della cooperazione. Si discuteva animatamente se porla entro un'apposita agenzia o piuttosto in un ente o un istituto ad hoc per la cooperazione allo sviluppo, ovvero in un apposito dipartimento presso la Presidenza del Consiglio o ancora mantenerla presso il Ministero degli affari esteri. Certo è che il lavoro finora svolto non è stato disperso, anzi è stato valorizzato nei lavori della XVI e XVII legislatura e in gran parte – e questa è una buona notizia – recuperato dal disegno di legge di iniziativa del Governo in esame oggi alla Camera.
  I cardini della riforma che stiamo per approvare sono, in estrema sintesi, come abbiamo ascoltato, tre. In primo luogo, si sancisce per legge il principio secondo cui la cooperazione allo sviluppo è parte integrante e qualificante della politica estera dell'Italia, e questo è un elemento certamente positivo e condiviso. Se ne delineano i principi ispiratori, statuiti dalla Carta delle Nazioni Unite e da quella dei diritti fondamentali dell'Unione europea, dall'articolo 11 della Costituzione nonché i principi dell'interdipendenza del partenariato come punti di riferimento per la promozione della pace, della giustizia, di relazioni solidali, paritarie e pacifiche tra i popoli.
  Si specificano, inoltre, le finalità della cooperazione sotto molteplici profili, come quello dello sviluppo della persona umana, con una menzione anche agli aiuti umanitari e con richiamo alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica sull'importanza dell'attività svolta in quest'ambito. Proprio in base a questo principio, secondo cui la cooperazione allo sviluppo è parte integrante e qualificante della politica estera dell'Italia, si individua una cabina di regia, la cui responsabilità politica è in capo al Ministero degli affari esteri, che ne stabilirà gli indirizzi nell'ambito delle linee di politica estera e che ne assicurerà l'unitarietà e il coordinamento.
  Il Ministero, pertanto, modificherà la sua denominazione in «Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale». Si prevede, altresì, che venga delegato un Viceministro alla cooperazione allo sviluppo e si precisa che il Viceministro possa essere invitato a partecipare, senza diritto di voto, alle riunioni del Consiglio dei Ministri, circostanza che ci lascia assai perplessi anche perché costituisce un precedente, in tutti i casi nei quali esso tratti materie che, in modo diretto o indiretto, possano incidere sulla coerenza e sull'efficacia delle politiche di cooperazione. Spetteranno al Viceministro il controllo e la vigilanza sull'attuazione Pag. 100della politica di cooperazione allo sviluppo nonché la rappresentanza politica dell'Italia nelle sedi internazionali competenti.
  In secondo luogo, si ridisegna il processo operativo della redazione e approvazione delle politiche di cooperazione. Il Consiglio dei Ministri approverà entro il 31 marzo di ogni anno il documento triennale di programmazione – questo è un altro dato che riteniamo positivo –, nel quale saranno individuate le linee generali di indirizzo strategico triennale. Sulle questioni che interesseranno banche e fondi multilaterali vi sarà il concerto del Ministero dell'economia e delle finanze. Al MAECI spetterà anche l'onere di redigere, sempre d'intesa con il MEF, con cadenza annuale, una relazione sulle attività di cooperazione svolte nell'anno precedente, che dia conto anche della partecipazione dell'Italia a banche, fondi di sviluppo, organismi multilaterali, quantificandone i relativi oneri.
  Si istituisce, poi, il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo, cui viene attribuito il compito di assicurare la programmazione e il coordinamento di tutte le attività di cooperazione.
  Infine, si istituisce un'apposita Agenzia per l'attuazione delle politiche di cooperazione, con personalità giuridica di diritto pubblico, alla quale spetterà l'assolvimento dei compiti più strettamente tecnico-operativi connessi alle fasi di istruttoria, formulazione, finanziamento, gestione e controllo delle iniziative di cooperazione. L'Agenzia opererà sulla base di direttive emanate dal Ministro. La direzione dell'Agenzia sarà affidata a un organo monocratico, il direttore, con sede presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che adotterà un autonomo regolamento con il quale verranno stabiliti criteri contabili autonomi e su questo punto ovviamente noi non siamo d'accordo.
  Abbiamo fatto battaglia, abbiamo presentato emendamenti qualificanti, non abbiamo ostacolato l'approvazione di questo provvedimento, ma siamo più che perplessi, perché l'agenzia si doterà semplicemente di una sorta di codice etico cui dovranno attenersi tutti i soggetti che intendano partecipare alle attività di cooperazione allo sviluppo.
  Onorevoli colleghi, seppure la legge n. 49 del 1987 abbia costituito un tassello importante nell'approccio dello Stato alla gestione dell'attività di cooperazione, riconoscendo ad essa una centralità nell'ambito della nostra politica e nonostante abbia costituito in questi anni un utile strumento per la gestione efficace di queste politiche, condividiamo oggi la necessità di una sua revisione, ma non condividiamo la sostanza di questo provvedimento. Quello che ci lascia perplessi intanto è la fretta con la quale si sta procedendo e si è proceduto all'approvazione di questa riforma, soprattutto perché vorremmo che la creazione dell'agenzia e la sua operatività fossero realizzate in modo da garantire la massima trasparenza, trasparenza che secondo noi non è affatto tutelata. Non vorremmo infatti che anche questa agenzia finisse travolta dagli scandali, come purtroppo è già successo per quella della Protezione civile, perché l'agenzia si troverà a gestire un enorme flusso di denaro e ad oggi non sono ancora chiare le modalità precise attraverso cui opererà nell'amministrazione di queste somme. Sempre con riferimento all'agenzia ci auguriamo che essa possa mantenere l'esperienza del personale già addetto alla cooperazione presso il Ministero degli affari esteri, ma anche qui non è chiaro che cosa accadrà di queste professionalità, che pure sono stimate a livello nazionale e internazionale.
  Venendo a parlare invece di elementi che certo condividiamo della presente riforma, vi sono innanzitutto i richiami ai principi di solidarietà internazionale, di sviluppo sostenibile, di lotta contro la povertà, di lotta per la prevenzione dei conflitti, tutti principi generali su cui ci siamo già spesi e che – abbiamo sottolineato – fanno parte della nostra stessa sensibilità culturale. Le risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo sono a nostro avviso e nella nostra interpretazione di aiuto allo sviluppo di altri Paesi, Pag. 101fondi di importanza strategica sia per motivazioni morali ed etiche sia perché incidono anche sulla sicurezza della nostra nazione.
  Infine, mi preme evidenziare un'importante novità introdotta con questo disegno di legge, vale a dire il coinvolgimento a pieno titolo nelle politiche di cooperazione dei soggetti privati, un'apertura di fondamentale importanza soprattutto in un momento storico nel quale si registra purtroppo una diminuzione dei fondi pubblici a disposizione e che favorisce la responsabilità sociale dell'impresa e dell'impresa sociale e in ottemperanza ai dettati delle disposizioni comunitarie, inserendo la disciplina della cooperazione allo sviluppo nel quadro più ampio della normativa europea in tema di impresa sociale. Con questo disegno di legge qualcosa è stato fatto, ma di certo – e concludo – la strada è ancora lunga.
  Noi voteremo, quindi, contro anche in forza di un articolo 9 che è decisamente incomprensibile. L'altra questione che riteniamo sinceramente scandalosa è la facoltà data alle province di Trento e Bolzano di sviluppare autonomamente propri progetti di cooperazione internazionale, fatto grave e inconcepibile, che di fatto mina la necessità di una politica di cooperazione unitaria cui dovrebbe aspirare ogni nazione con una sua dignità e una sua autorevolezza. Queste le ragioni che fanno prevalere un giudizio negativo e che mettono Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale nelle condizioni di esprimere un voto contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, sarò brevissimo nell'annunciare che il mio gruppo non parteciperà al voto finale di questo provvedimento perché riteniamo, come recita quell'adagio, che la strada per l'inferno sia lastricata effettivamente da ottime intenzioni; ci sono ottime intenzioni, si è partiti con ottime intenzioni con questo provvedimento, poi è stata fatta tutta una serie di pasticci, sono stati tolti riferimenti per noi assolutamente necessari, soprattutto il contrasto della criminalità organizzata che gestisce il traffico di esseri umani. Non si è capito assolutamente il ruolo che alla fine avrà la Cassa depositi e prestiti; si è voluto anche lì fare un enorme pasticcio. Si sono fatte troppe concessioni linguistiche a una retorica di sinistra che assolutamente non ci piace, perché sembra quasi che sia appannaggio della sinistra la questione della cooperazione internazionale, quando ci sono tutte le altre forze politiche che invece hanno una propria visione che non ha tutti questi esercizi di ipocrisia che ritroviamo all'interno del testo. Pertanto, io ripeto che annuncio che il mio gruppo, contrariamente a quello che ha fatto al Senato, astenendosi, non parteciperà al voto finale per protesta e consegno il resto dell'intervento nel quale sono esplicitate luci ed ombre, soprattutto ombre, di questo provvedimento.
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, signor Viceministro, colleghi deputati, ci sono leggi che segnano un cambiamento culturale. È il caso della legge che stiamo approvando oggi e che abbiamo con convinzione lavorato a migliorare nel testo, nella volontà di condurla a maturazione, e oggi voteremo favorevolmente come gruppo Per l'Italia.
  Il nostro gruppo raccoglie, anche nei percorsi e nelle biografie di chi lo compone, una parte significativa del lavoro internazionale, dell'elaborazione culturale e tecnica, delle motivazioni, del lavoro di ascolto delle società civili, quella italiana e quelle del sud del mondo, che hanno portato a questa riforma della cooperazione Pag. 102internazionale come parte integrante e qualificante della politica estera italiana.
  Se è vero che i popoli e i Paesi hanno un significato non solo nella ripetizione di sé e nell'autosoddisfazione, pena l'invecchiamento e un declino inevitabile, è ancor più vero, forse, per l'Italia e per l'Unione europea, crescere dentro una visione, resistere alla tentazione di essere ripiegati su di sé, specialmente in un tempo di fragilità mondiale.
  Questo provvedimento indica una via di estroversione dell'Italia e un cambiamento. Sono passati 27 anni, lo sappiamo, dalla normativa della legge n. 49 del 1987: era un quarto di secolo dopo la decolonizzazione, era un grande passo avanti. Non vi erano solo le relazioni economico-commerciali, ma si concepiva la cooperazione allo sviluppo come una chiave di aiuto e partenariato, portatrice di una dignità propria.
  Eravamo prima della caduta del muro di Berlino, agli inizi della fase attuale di globalizzazione, in una situazione geopolitica molto diversa dall'attuale. Non vi erano, verso l'Italia e l'Europa, i grandi flussi migratori di oggi, non vi erano ancora le guerre locali e regionali che hanno punteggiato i decenni succeduti alla fine della divisione del mondo in due blocchi. Maturava la pandemia dell'Aids, ma il mondo era concentrato sulla scoperta di questa debolezza letale, che sembrava colpire solo gruppi particolari di cittadini nel nord più ricco del mondo.
  In questi 27 anni siamo passati dai grandi progetti di cooperazione allo sviluppo alla caduta degli investimenti, all'afropessimismo, alla tentazione di exit strategy da molte aree del mondo dove intervenire, perché dove intervenire è sembrato, troppo a lungo, troppo complicato. Anni in cui, dietro gli slogan corretti, come «l'Africa agli africani», reazione al paternalismo e alle conseguenze negative di certo colonialismo, si è giocato spesso un accordo tra classi dirigenti europee ed africane per crearsi meno problemi a vicenda, di fronte a società civili assetate e affamate di crescita, di vita, di acqua, di istruzione, di sviluppo e di dignità.
  È per questo che la legge che oggi approviamo segna un passaggio di mentalità culturale e di civiltà. Sancisce il principio che nessun popolo vive solo per se stesso, che nessun popolo e nazione è e deve essere solo, che siamo interdipendenti, ma anche il principio che, in una corretta visione di cooperazione e partenariato per lo sviluppo, vi è un'immensa possibilità di crescita per tutti.
  Vi è la convinzione che non è inevitabile quello che si è accentuato con un'ideologia liberista e finanziaria nell'ultimo quarto di secolo, cioè che il business puro debba mai avere valenza anche sociale, che la solidarietà internazionale sia contro la libertà dei mercati e sia irrazionale, e che si debba allargare per forza il gap tra chi ha di più e chi vive peggio. È una scelta di civiltà, ma anche di chi siamo e di chi vogliamo essere; è una scelta politica per l'Italia e per l'Europa, tocca la vita anche dei nostri figli.
  La caduta della cooperazione è sempre il sintomo di un Paese che non crede al suo futuro e al suo ruolo nel mondo. Questa legge è stata scritta con il concorso di tanti: anche noi avevamo presentato un progetto di legge e nessuno può dire che questa legge sia sua, perché è nostra, di tutti, dell'Italia, che si mette insieme per le cose che contano.
  Ma possiamo dire che è una legge che votiamo con più convinzione di altre, perché rispecchia la nostra vita e quello in cui crediamo. Fa parte del DNA di quanti fanno parte del gruppo Per l'Italia, popolari, democratici, convinti della necessità di una democrazia solidale e inclusiva. Fa parte del DNA di tanti in quest'Aula. È una bella Italia: italiani coraggiosi, intelligenti, che credono nel fatto che si può cambiare, non rassegnati, anche con mezzi semplici, a volte poveri.
  È una buona legge. Dopo un decennio di declino e di crisi della cooperazione italiana, il primo segnale in controtendenza – lo sappiamo – è stata la scelta del Governo Monti di istituire un Ministero per l'integrazione e la cooperazione internazionale. Ancorché senza portafoglio, quel Ministero, guidato da Andrea Riccardi, Pag. 103e quel Governo hanno invertito la tendenza, nell'anno del rigore, di drastici tagli di bilancio, con un primo rifinanziamento, non solo simbolico, della cooperazione internazionale.
  Un Paese cresce, sa crescere, quando è un grande Paese, anche attraverso le crisi ed è nelle difficoltà. Ed è questo il passaggio che aiuta a capire chi si vuole essere. Per questo penso che, senza quel passaggio di allora, oggi non avremmo avuto l'accelerazione degli ultimi due anni, che ha portato a questa legge di riforma in un campo qualificante.
  Noi crediamo che, come è necessario andare verso una politica europea unitaria, un sistema di difesa europeo, occorre anche andare verso un sistema di cooperazione europeo, ora che l'Unione, con il Trattato di Maastricht, ha fatto dell'Unione europea il primo attore della cooperazione a livello planetario.
  I punti chiave per i quali abbiamo lavorato e portato avanti con gli altri il nostro contributo sono la nascita dell'Agenzia per la cooperazione allo sviluppo; il passaggio dalla logica dell'aiuto a quella del partenariato e della cooperazione in maniera più chiara; la scelta della cooperazione come parte integrante e qualificante della politica estera italiana; un Viceministro delegato, ma anche la nascita del Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo, del quale fanno parte i principali soggetti pubblici e privati, con un'attenzione ai protagonisti del mondo no profit. Vanno osservati come positivi i meccanismi ammessi dal blending tra fondi a dono e fondi a credito e soprattutto l'ingresso del mondo del privato: un matching pubblico e privato come forma ordinaria per business sostenibili e un circolo virtuoso.
  L'individuazione di un soggetto di finanza con caratteristiche pubbliche permetterà di fare da volano e da gestore unico. Ma noi abbiamo proposto, con un ordine del giorno, che sia aperto anche a istituzioni private, perché il ruolo della Cassa depositi e prestiti possa essere ancora di più largo respiro, permettendo anche ai soggetti no profit di poter accedere a fondi internazionali significativi. È uno dei pilastri operativi che potrà permettere l'accesso e l'erogazione di fondi ingenti, di gran lunga superiori alle disponibilità di finanza pubblica e alle esigenze del bilancio nazionale.
  Siamo così soddisfatti dell'inserimento all'articolo 26, che abbiamo proposto e che è stato condiviso dai nostri colleghi nella Commissione esteri, della deducibilità fiscale dei soggetti coinvolti come riconoscimento minimo, rispettoso della natura non commerciale della cooperazione allo sviluppo e del principio di sussidiarietà.
  È stato un lavoro comune. Diamo atto al Governo, al Viceministro Pistelli, alla maggioranza della volontà di dotare l'Italia di questo strumento indispensabile e alle opposizioni di un lavoro costruttivo, anche se a volte marcato dalla ricerca della firma su cose che una maggioranza, la nostra maggioranza, o il nostro gruppo condivide e non da oggi. Trasparenza, rifiuto di utilizzare la cooperazione in alcun modo come collegata a iniziative in contraddizione con la pace, l’ownership locale, la possibilità che si utilizzi la cooperazione per forme mascherate di delocalizzazione di attività speculative da parte dei privati da evitare in maniera molto chiara, evitare che stipendi offensivi della natura solidaristica dell'azione di cooperazione si accompagnino a cose buone: ebbene, tutto questo non è patrimonio dell'opposizione, è qualcosa che noi pensiamo, crediamo, condividiamo, viviamo non da oggi.
  Votiamo a favore – concludo – con la convinzione di chi ha lavorato e lavora in questa direzione non da questa legislatura, ma da una vita. Per tanti nostri mondi di riferimento è un piccolo pezzo di sogno realizzato.
  Mi auguro sarà l'occasione per immaginare un nuova forma di alleanza tra Nord e Sud del mondo, per far uscire una volta per tutte l'Italia e gli italiani dalla tentazione di pensare che prima vanno risolti i propri problemi e poi ci sono quelli degli altri. È l'illusione che porta intere civiltà a soffocare, le famiglie a ingarbugliarsi anche in contrapposizioni interne e fragilità. Questa legge fa davvero Pag. 104bene alla cooperazione, ma fa davvero bene anche all'Italia e alla nostra leadership positiva, a una democrazia umanista e inclusiva in Europa e nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, signor Viceministro, colleghi e colleghe, la legge di riforma della cooperazione allo sviluppo, che votiamo oggi, è un provvedimento, una riforma attesa da anni, soprattutto dopo la mala cooperazione della seconda metà degli anni Ottanta, dopo i tagli che hanno azzerato gli interventi negli anni Novanta e dopo la riduzione al lumicino delle politiche pubbliche della cooperazione, tendenza che ci ha accompagnato fino ad oggi.
  La Camera ha approvato rapidamente questo testo di legge in seconda lettura. Forse, dopo più di vent'anni di lotte e di mobilitazioni, alle quali molti di noi hanno partecipato con le organizzazioni non governative, con le campagne e con i movimenti, questa legge alla Camera, che, tra l'altro, conta decine di persone che con competenza si sono dedicate alla cooperazione internazionale in questi anni, meritava, non tanto qualche mese in più, né tanto qualche settimana in più, ma almeno qualche giorno in più, anche per evitare alcuni errori un po’ marchiani che hanno un po’ macchiato questi due giorni. Giorni nei quali ci siamo arenati anche su delle banali disattenzioni che si potevano evitare. Avremmo potuto riflettere con più calma sugli emendamenti nelle sedi proprie e non in fretta e furia o magari dieci minuti prima di andare in Commissione o in Aula. Di fronte a vent'anni di attesa, forse qualche giorno in più non avrebbe fatto la differenza.
  Comunque, il nuovo testo sulla cooperazione per Sinistra Ecologia Libertà è un passo in avanti rispetto alla vecchia legge, ma noi riteniamo sia anche un'occasione mancata che contiene diverse ombre. Le luci di questa legge sono state più volte ricordate oggi: l'istituzione di un'Agenzia ad hoc; la nomina di un Viceministro delegato con una responsabilità specifica alla cooperazione; il cambiamento del nome del Ministero; una più adeguata corrispondenza delle finalità e degli obiettivi dopo trent'anni di cambiamento dello scenario mondiale. Siamo anche molto soddisfatti che nella discussione della legge e negli emendamenti che sono stati poi apportati in Commissione, siano stati accolti alcuni emendamenti di Sinistra Ecologia Libertà, come il riferimento ai Corpi civili di pace, la citazione del volontariato in un articolo e l'esclusione delle imprese belliche dai soggetti della cooperazione. Per noi era sicuramente scontato, ma nella legge non c'era scritto. E poi ci sono le ombre: una legge che mette enfasi sulle imprese e toglie spazio al volontariato, che è ridotto a un comma. Nella precedente legge il volontariato aveva la dignità di un articolo; una legge che sposa la nuova filosofia del partenariato pubblico-privato, ma non riconosce alcun ruolo delle organizzazioni del Sud del mondo; una legge che lascia sullo sfondo il peacebuilding e ripropone un'ambiguità del rapporto tra azione umanitaria ed intervento militare; una legge che, sostanzialmente, non tocca gli antichi equilibri istituzionali che in questi anni hanno condotto la cooperazione nel pantano.
  Infatti, nonostante la positiva introduzione di un'Agenzia ad hoc, il Ministero degli affari esteri rimane il dominus di questa legge, della cooperazione, rischiando, quest'ultima, di rimanere ostaggio della diplomazia della Farnesina e di una politica estera condizionata dagli interessi geopolitici. Ed è questo il senso, in un articolo della legge, del mantenimento, della sopravvivenza della Direzione generale della cooperazione allo sviluppo. A parole questo non avviene, anzi c’è una buona formulazione del rapporto con la politica estera nel primo articolo della legge. Ma nei fatti questo pericolo rischia di esserci, come testimonia anche il lapsus di un buon discorso del Viceministro Pistelli ieri quando, alla conclusione del suo intervento, forse nella confusione dell'Aula, Pag. 105ha ricordato che la cooperazione deve essere al servizio della politica estera.
  Non era certamente sua intenzione e, d'altronde, era un lapsus, però le nostre preoccupazioni rimangono. E l'Agenzia introdotta dalla legge, che doveva essere forse la novità più importante, dando autonomia alla cooperazione, rischia di essere un contraddittorio strumento operativo, una sorta di service, una struttura di assistenza tecnica, senza autonomia progettuale, cui la legge esternalizza le funzioni operative. Il tutto in un rapporto poco chiaro e ambiguo con la Direzione generale della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri che rischia di produrre frizioni politiche e operative che sono per noi preoccupanti.
  E il Ministero dell'economia e delle finanze continuerà a gestire gran parte dei fondi senza una logica coerente e finalizzata alla realizzazione delle obiettivi della legge. Infatti, il testo evita di introdurre il Fondo unico per la cooperazione che avrebbe permesso di portare a coerenza e a un comune indirizzo tutte le risorse, le politiche e gli interventi che fanno riferimento a quanto previsto dalla legge.
  Questo sarà, purtroppo, il modo per continuare sulla vecchia strada, ognuno per la propria strada, nella frantumazione delle politiche, delle scelte e degli interventi. Ma quale coerenza può esserci, al di là delle petizioni di principio, se non c’è uno strumento concreto che assicura coerenza alle politiche del Paese ? Si dice che la regia verrà fatta dal Comitato interministeriale previsto dalla legge. Permettetemi di dire, però, che questo è solo un pannicello caldo di fronte all'esigenza di una coerenza vera; questa la fanno i soldi, come vengono usati tra le politiche.
  Le imprese per questa legge diventano soggetti della cooperazione che potranno attingere dai fondi pubblici per realizzare, in nome della cooperazione, una strategia – noi temiamo – di internazionalizzazione del loro ruolo e del business. Si dice che devono rispettare lo spirito della legge, ci mancherebbe altro, ma perché un'impresa privata dovrebbe usare soldi pubblici per la cooperazione, per promuovere la propria internazionalizzazione ? E perché questa legge non esclude, in modo preciso e tassativo, l'aiuto legato, cioè l'obbligo ai Paesi beneficiari di comprare servizi e beni dai Paesi donatori ?
  Il volontariato, che era uno dei perni della legge del 1987, diventa un comma, poco più di una citazione nel nuovo testo. La società civile dei Paesi del Sud del mondo può essere al massimo beneficiaria degli interventi e non uno dei soggetti della cooperazione. In questa legge c’è in filigrana l'assunto che ai Paesi del Sud del mondo serve più mercato e competizione e questo è, purtroppo, un assunto che ha pervaso la filosofia e la politica della cooperazione di quasi tutti i Paesi OCSE e DAC.
  E poi è vero, certo, che la legge esclude che con i fondi pubblici della cooperazione si possano finanziare gli interventi militari, e anche qui ci mancherebbe altro, ma è altresì evidente che non viene sciolta l'ambiguità e non viene esclusa la collaborazione tra cooperazione allo sviluppo e Forze armate in territori, in aree, in cui l'Italia è presente con operazioni militari di natura bellica, come in Afghanistan.
  Infine, c’è la questione dei soldi, e su questo la legge non ci dice granché, anzi, peggio, rigetta una clausola di salvaguardia triennale, che avevamo proposto noi, come Sinistra Ecologia Libertà, dei fondi destinati. Da anni i fondi per la cooperazione sono massacrati e ridotti al lumicino, siamo il fanalino di coda dei Paesi OCSE (siamo un po’ risaliti, ma non tanto). Il Ministero degli esteri fa bandi per i progetti delle ONG in cui non garantisce nemmeno di poter pagare la seconda tranche. E, poi, c’è una questione più di fondo che riguarda la filosofia della cooperazione, tema che è stato sollevato in questi anni da molte ONG.
  Naturalmente noi siamo contenti che la parola aiuto non ci sia più nel testo e ci sia la parola cooperazione. L'aiuto presuppone un rapporto asimmetrico, quindi, non paritario, l'alto e il basso, i donatori e beneficiari, chi aiuta e chi è aiutato. La parola cooperazione significa ben altro. Noi pensiamo che l'accento vada messo su Pag. 106relazioni economiche, commerciali e finanziarie più giuste e ci rammarichiamo che questo emendamento non sia stato accolto nella discussione di oggi. L'accento è sempre e solo sulla lotta alla povertà, e questo è giusto, ma non sarebbe il momento di mettere l'accento sulla lotta alle disuguaglianze e ad un ordine economico ingiusto che della povertà è causa ?
  E poi perché, per l'appunto, c’è questa sottovalutazione del ruolo, ridotto a un comma, che possono avere la finanza etica, il commercio equo e solidale, l'altra economia e tutte quelle forme di impegno nuovo della società civile per promuovere un modello di sviluppo diverso ? La nuova legge, lo ripetiamo e concludo, è sicuramente un passo in avanti, ma, lo ripeto ancora, è un'occasione mancata, priva di una vera coerenza tra le politiche, senza soldi, incistata in un rapporto non ben chiarito con la politica estera, ambigua con gli interventi militari, con un di più di attenzione, forse troppo eccitata, alle imprese e al mercato. Il volontariato e le ONG e, soprattutto, i Paesi del Sud del mondo forse avrebbero meritato qualcosa di più.
  E nonostante questo – e chiudo sul serio – il fatto che finalmente ci sia una nuova legge, che ci sia un Viceministro per la cooperazione e che ci sia l'Agenzia e che ci siano le altre luci che ho evidenziato precedentemente, ci porta a mitigare il nostro giudizio e ad esprimere un voto di astensione sulla legge. È un voto che ci fa apprezzare le novità, ma anche che ci lascia l'amaro in bocca per l'occasione mancata.
  Speriamo in ogni caso che si possa aprire una nuova stagione della solidarietà internazionale e che sia la cooperazione, d'ora in poi – per parafrasare ma al contrario le parole conclusive dell'intervento di ieri del Viceministro –, non al servizio, ma ad ispirazione di una politica estera che deve essere sempre di più una politica di relazioni economiche solidali, di giustizia e di pace (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, signor Viceministro, colleghi deputati, desidero ricordare che nel 2000, nella Dichiarazione del Millennio, tutti gli Stati membri dell'ONU si erano impegnati a raggiungere entro il 2015 questi obiettivi: sradicare la povertà estrema e la fame, rendere universale l'istruzione primaria, promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne, ridurre la mortalità infantile, migliorare la salute materna, combattere l'HIV-AIDS, la malaria ed altre malattie, garantire la sostenibilità ambientale, sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo.
  Obiettivi molto importanti, il cui raggiungimento comporterebbe migliore qualità della vita anche nei Paesi sviluppati. Siamo però vicini al 2015 e ancora lontani dall'averli raggiunti, inoltre non sono sufficienti.
  Noi infatti crediamo fortemente che sostenere la democrazia, l'affermazione dei diritti umani e la parità di genere, contribuire ad eliminare tutte le discriminazioni e lo sfruttamento dei minori, che sono obiettivi patrimonio della cooperazione italiana, debbano diventare obiettivi dell'intera comunità internazionale.
  Abbiamo la possibilità di farlo, visto che nel 2015 l'ONU approverà una nuova agenda dello sviluppo.
  Per questo è importante approvare velocemente questa legge per poter diventare più efficaci e poter operare ed influenzare le politiche per lo sviluppo in modo più incisivo.
  Di questa legge apprezziamo che i soggetti con finalità di lucro, cioè imprese e banche, diventino a tutti gli effetti soggetti della cooperazione, come avviene a livello internazionale.
  Così facendo ci mettiamo in linea con le indicazioni della Commissione dell'Unione europea, che ha emanato una comunicazione specifica sul rafforzamento del settore privato in queste attività.Pag. 107
  Come nel recente decreto sulla cultura, vediamo con favore l'ingresso ed il rafforzamento dei privati in attività prima a loro precluse. Riteniamo che siano portatori di competenze e di cultura del risultato, elementi preziosi per il raggiungimento degli obiettivi.
  Prendiamo atto della creazione dell'Agenzia. A questo proposito chiediamo al Governo il massimo impegno per evitare la creazione del solito carrozzone. Desideriamo fortemente che sia uno strumento efficiente, capace di raggiungere gli obiettivi e di lavorare in armonia con la cornice dell'Unione europea.
  Crediamo inoltre che sarebbe stato importante prevedere un'unità indipendente per la valutazione dei risultati. Dobbiamo essere consapevoli che in nessun campo ci possiamo più permettere di investire denaro pubblico senza ottenere risultati e la valutazione indipendente è uno degli strumenti necessari a questo scopo.
  Infine, condividiamo l'obiettivo di passare dall'attuale 0,16 allo 0,5 del PIL destinato alla cooperazione. Per farlo, però, dobbiamo prima far riprendere a correre il nostro di sviluppo. Dobbiamo, quindi, fare subito le riforme economiche e, come Scelta Civica, continuiamo a sottolineare l'urgenza di una riforma seria ed innovativa del mercato del lavoro. Chiediamo al Governo di portarla molto rapidamente in Parlamento: è una priorità assoluta.
  Infine, dichiaro il voto favorevole di Scelta Civica al testo in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, il tema della cooperazione è certamente sempre più politicamente rilevante, in un quadro globale che si va complicando di giorno in giorno.
  A dimostrazione di questo basti citare il dato degli investimenti in cooperazione che l'Unione europea ha effettuato nel 2013 superiori a 56 miliardi di euro; certamente la cooperazione allo sviluppo è sempre più un'attività economica nel senso più ampio e nobile del termine.
  Non è più soltanto solidarietà spicciola. Attività economica in quanto l'aiuto allo sviluppo serve a favorire gli equilibri internazionali attraverso un miglior equilibrio sociale, attraverso l'equità sociale. Certamente è un modo per dare un grande contributo alla lotta contro la povertà, quindi contro il terrorismo, quindi contro l'immigrazione clandestina, fenomeni che affliggono sempre più il nostro pianeta e anche i nostri territori. Però un'attività economica richiede investimenti. Quindi, l'investimento che, tra l'altro, l'Unione europea ci chiede di incrementare sensibilmente dal valore attuale dello 0,16 per cento nel 2013 che fa dell'Italia un po’ la cenerentola, una delle cenerentole nel panorama internazionale.
  In questo contesto il disegno di legge che oggi approviamo certamente segna un importante passo, un'inversione di tendenza almeno sotto il profilo culturale. Speriamo che lo diventi anche dal punto di vista concreto. È un segnale certamente molto positivo, atteso da anni, come da più parti è stato sottolineato, e questo lo vediamo dall'ampliamento della prospettiva che la legge stessa individua anzitutto.
  Quindi, attraverso una chiara individuazione e un ampliamento della platea degli attori: il riconoscimento del ruolo dei privati no profit ma anche profit. Qui, credo, sia stato positivo anche l'inserimento delle Camere di commercio tra questi attori in quanto quello delle Camere di commercio è un sistema che, da un lato, è a contatto con le imprese e quindi ne sollecita la responsabilità sociale, dall'altro è a contatto con le istituzioni, quindi ben può contribuire, come ha fatto anche in passato in taluni casi, ad uno sviluppo positivo del tema della cooperazione. Certamente un altro elemento positivo in questo disegno di legge è la ricerca dell'efficienza e in questo senso leggiamo l'istituzione dell'Agenzia; tema sul quale da più parti sono state sollevate perplessità. Già ieri nella discussione sulle linee Pag. 108generali ho avuto modo di sottolineare che lo strumento in sé non garantisce per quanto buono che poi i problemi attuali vengano risolti.
  Però è certamente uno strumento importante che va affidato alla responsabilità di persone consapevoli, preparate e, quindi, certamente all'interno dell'Agenzia dovranno crescere professionalità specifiche. Non ci si potrà limitare a trasferirvi alcuni funzionari ma su questo, credo, ci sarà tempo e modo di riflettere e lavorare.
  Questo cambio di tendenza è importante anche che non sia solo nominalistico prendendo atto di questa modifica del nome del Ministero e anche del passaggio dal concetto di aiuto pubblico allo sviluppo a quello di cooperazione. Certamente le parole hanno un loro significato e una loro importanza, ma se ci si ferma qui ci si pulisce un po’ la coscienza ma non si cambiano realmente le cose.
  Allora, che cosa serve in realtà ? Serve un approccio sussidiario. La parola sussidiarietà poco usata ed ancor meno applicata qui trova un banco di prova perché questa è una materia dove tipicamente bisogna favorire le forze vive della società affinché operino insieme al pubblico ma in una sinergia reale e senza che il pubblico ceda ad approcci neocentralistici che sono fuori dalla storia. Quindi bene, ripeto ancora, il riconoscimento del ruolo del privato anche profit. Bene anche il fatto che sul tema regioni ed enti locali, che spesso hanno fatto molto, a volte più e meglio dello Stato nel campo della cooperazione internazionale, siano tolte limitazioni territoriali che non avevano ragion d'essere. Certo è che anche le regioni e gli enti locali dovranno comunque entrare sempre più nel gioco di squadra complessivo ma ovviamente il livello centrale non dovrà essere da questo punto di vista oppressivo ma di aiuto anche ad iniziative decentrate.
  La sussidiarietà, ovviamente, significa anche valorizzare sempre di più il ruolo delle ONG, non dimenticando, come già abbiamo sottolineato nella discussione sulle linee generali, la necessità di farle crescere e uscire da quella che spesso è un'autoreferenzialità che ne limita la portata e le capacità. Esistono ONG molto strutturate, molto capaci di fare il loro lavoro, altre meno e, quindi, speriamo che gli organismi, la struttura, la governance che sono stati disegnati servano anche a favorire questa crescita del settore no profit e delle organizzazioni non governative.
  Sulle criticità, perplessità o, comunque, diciamo, cautele che già venivano da più parti evidenziate e che noi stessi ieri abbiamo posto in discussione sulle linee generali, ho recepito positivamente le parole di ieri del Viceministro Pistelli che, sul tema dell'Agenzia, ha in modo molto chiaro tolto alcuni equivoci e alcuni dubbi; quindi, bene questo approccio e speriamo che sia confermato dai fatti, anzi, siamo certi che sarà confermato dai fatti.
  Sul tema della Cassa depositi e prestiti, su cui si è detto molto anche oggi durante la discussione sugli emendamenti, abbiamo preso atto di decisioni che danno alla Cassa depositi e prestiti un ruolo assolutamente centrale, e questo va bene; abbiamo sottolineato, anche attraverso l'ordine del giorno che è stato accolto dal Governo, la necessità, però, che anche sotto il profilo finanziario si possano valorizzare apporti di soggetti privati. E credo e spero che la Cassa depositi e prestiti di questo faccia tesoro e lo realizzi.
  I meccanismi di Governo che sono stati previsti in questo provvedimento sono certamente interessanti, l'importante è che non diventino dei «parlamentini» dove, appunto, anziché risolvere i problemi ciascuno cerchi il proprio ambito di visibilità: ma sono certo che, anche qui, la mano esperta del Viceministro Pistelli saprà impostare bene tutto questo.
  Per cui, alla luce di quanto detto, ringraziando la relatrice, il Viceministro stesso e tutti i colleghi con i quali si è fatto un lavoro certamente molto intenso e molto positivo, io ribadisco il voto favorevole del Nuovo Centrodestra, sollecitando e riconoscendo, comunque, che il ruolo del Parlamento dovrà essere centrale sul tema della cooperazione. Lo sarà sia Pag. 109attraverso i meccanismi previsti di approvazione preventiva dei piani triennali, ma lo dovrà essere anche nella presa di coscienza che, comunque, reperire risorse per la cooperazione non è – pur in un momento molto difficile, in un momento di crisi economica e di spending review – un optional, non è la prima cosa da tagliare, ma è un investimento, come dicevo in apertura del mio intervento, perché questi investimenti ritorneranno positivamente in termini di maggiore visibilità del nostro mondo e anche del nostro stesso Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà. La cercavo nel banco del Comitato dei nove, ma vedo che ha preso posto tra i colleghi, tra i banchi dei colleghi.

  GUGLIELMO PICCHI. Mi sentivo più a mio agio e, quindi, sono venuto qua. Signor Presidente, la legge che oggi stiamo riformando risale al 1987, un mondo precedente alla caduta del muro di Berlino, un mondo profondamente diverso rispetto a quello che stiamo vivendo, con situazioni che non erano nemmeno ipotizzabili ventisette anni fa.
  Questo provvedimento non è certamente il migliore che potessimo ipotizzare, non è certamente il provvedimento che avremmo voluto, ma è sicuramente un grande passo in avanti rispetto alla situazione della cooperazione italiana negli ultimi quindici anni, una cooperazione che non ha funzionato come avrebbe dovuto.
  Questo provvedimento mette ordine e per questo motivo lo sosteniamo, seppure ci sono tanti aspetti che, come credo di aver dimostrato nei miei interventi precedenti, non ci convincono, anzi ci lasciano estremamente perplessi. Però, tra continuare in una situazione di giungla e di non funzionamento della cooperazione italiana ed entrare in un meccanismo più ordinato, coordinato e che potenzialmente può produrre anche migliori risultati in termini di finanze, di dotazione finanziaria messa a disposizione della cooperazione italiana, ci convince, quindi, a votare favorevolmente il provvedimento.
  Vorrei sottolineare come la cooperazione allo sviluppo, al di là di quanto hanno già detto altri colleghi sul salto culturale che non sia più aiuto ma cooperazione, la cooperazione deve essere un tassello fondante della politica estera del nostro Paese. Fino ad oggi non è stato così, questa legge non ci dice quale possa essere la politica estera che andremo ad adottare e gli ultimi eventi anche in Europa, la confusione su nomine e quant'altro ci dimostrano che la nostra politica estera è ancora abbastanza confusa e non sostiene, come dovrebbe, lo sviluppo del nostro Paese e gli interessi strategici del nostro Paese.
  Speriamo che questa legge possa dare uno strumento che poi la politica estera adotti per far sì che questo Paese, tramite la politica estera, riesca a raggiungere gli obiettivi che sono nell'interesse nazionale.
  Cosa non ci convince di questa legge ? Lo abbiamo detto: il fatto che rimanga seppure con ruoli ben definiti da un lato la direzione generale del Ministero e dall'altro si istituisca la Agenzia, va nella direzione di migliorare ma rimane una dualità che come sempre può avvenire in Italia potrebbe creare conflittualità, quindi duplicazione, quindi inefficienza della macchina della cooperazione.
  L'altro aspetto è sicuramente quello della Cassa depositi e prestiti. Mi sono dilungato ampiamente sulla Cassa quindi non mi starò a ripetere però tutto quello che è stato detto in questa Aula e che abbiamo votato non ci ha convinto per cui su quell'elemento rimaniamo fortemente critici.
  Ciò che sicuramente, invece, ci convince è che finalmente siamo in grado di coordinare tutti gli interventi di cooperazione, questo non avveniva. Ricordo che l'Italia è un Paese eccezionale per fare cooperazione decentrata ma avere una mappa, un censimento di tutti gli interventi di cooperazione che venivano effettuati in Italia era praticamente impossibile. Questa legge va a rimediare a questo punto, farà anche sì che coordinando tutti gli interventi potremmo Pag. 110anche far vedere a tutti i partner internazionali come in realtà l'ammontare di risorse investite nella cooperazione sia notevolmente superiore rispetto a quanto tutte le statistiche fanno finora emergere. Si fa in Italia più cooperazione di quanto tutti registrino.
  Per questo crediamo sia meglio avere questo strumento per poter fare e migliorare la cooperazione, il fatto che venga identificato un piano triennale di investimenti nella cooperazione è importante, il fatto di aver mappato tutti coloro che sono gli attori della cooperazione è importante così come avere incluso tra questi anche i soggetti che hanno finalità di lucro.
  Le risorse pubbliche sono risorse scarse, sono sempre più rare per poter investire in cooperazione, l'avere il contributo dei privati è sicuramente fondamentale. Non è completo il pacchetto perché per incentivare un privato a investire servirebbero anche un pacchetto di incentivi fiscali che possono accompagnare l'investimento nella cooperazione ma solo il fatto che sia stato incluso il principio che i privati e coloro che hanno finalità di lucro possono partecipare come attori della cooperazione è sicuramente un passo in avanti fondamentale.
  Speriamo di aver fatto un buon lavoro, in Commissione abbiamo dato un contributo valido per migliorare questo testo. Come ho detto non è il testo che avremmo voluto tuttavia è meglio della situazione attuale.
  Auspichiamo che nell'altro ramo del Parlamento possa essere fatto qualche piccolo ulteriore miglioramento. So che questo potrebbe rallentare di nuovo e quindi far tornare il provvedimento ancora qui, ma meglio perdere qualche settimana in più e fare una legge che sia veramente utile per tutti gli attori della cooperazione, una legge che possa durare veramente per i prossimi trent'anni in modo efficace piuttosto che limitarsi a una legge che in realtà possa entrare in crisi dopo qualche anno. Quindi, ribadisco ancora una volta come il voto di Forza Italia sia favorevole. Il contributo in Commissione è stato positivo e sempre costruttivo. Anche qui in Aula abbiamo cercato di migliorare questo provvedimento. Non è certamente – lo ripeto per l'ultima volta – la nostra legge ma è il meglio che potevamo fare e per questo voteremo «sì» (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, siamo giunti finalmente all'approvazione di questo provvedimento anche in questa Camera. Io ho il piacere di ripercorrere un po’ come siamo arrivati ad oggi. Il MoVimento 5 Stelle, quando un anno e mezzo fa si è approcciato alla riforma della cooperazione, entrando in Parlamento per la prima volta, ha pensato che il vero salto qualitativo tra le riforme che si sono provate a fare in questi anni e quella che, invece, secondo noi, doveva essere approvata era il coinvolgimento reale delle associazioni, del mondo delle ONG, di tutte quelle entità, quindi dal volontario ai direttori delle varie ONG che partecipano attivamente nel percorso di cooperazione, integrando in modo concreto l'azione che poi il Governo, sotto forma di DGCS o di qualunque altro organo che partecipa alla cooperazione, va a fare realmente in altri Paesi, quindi un'azione concreta dell'Italia in altri Paesi. Allora, per farla, abbiamo avviato una serie di tavoli di lavoro ben prima che il Governo presentasse una sua proposta e abbiamo iniziato ad incontrare, ad esempio, le maggiori organizzazioni di ONG: abbiamo incontrato la Oxfam, Intersos, eccetera; ma abbiamo incontrato anche il mondo dell'associazionismo a livello di ONLUS e tutta una serie di esperti, anche interni al Ministero, per farci raccontare un po’ quali erano le criticità di questo mondo della cooperazione che ci raccontavamo tutti essere totalmente paralizzato e in mano alla burocrazia. Dopo avere incontrato tutte questo mondo, tutto questo settore, siamo arrivati ad una prima bozza di proposta di legge che secondo Pag. 111questo nostro nuovo percorso partecipativo abbiamo sottoposto ai cittadini italiani, tra i quali si celano tantissimi esperti, tantissime visioni anche innovative della cooperazione. Abbiamo inserito questa nostra proposta sul nostro sistema che si chiama Lex, dove i cittadini possono per la prima volta nella storia della Repubblica italiana partecipare attivamente alla scrittura di una legge. Abbiamo tenuto la proposta di legge sul nostro sistema per circa due mesi, durante i quali abbiamo recepito un migliaio di emendamenti, un migliaio di richieste, quanto meno di approfondimento su alcune parti. Le abbiamo fatte nostre laddove possibile e siamo fieri di dire che la nostra proposta, che era abbinata a quella che oggi stiamo votando, include tutte queste proposte, ed è una delle prime leggi, sicuramente la prima sulla cooperazione, scritta a 200 mila mani, probabilmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Qualcosa di straordinario che abbiamo tenuto anche come faro nella fase emendativa della proposta governativa.
  Allora è importante dire che con quest'ottica, quindi del fatto che la legge doveva essere, visto che l'aspettiamo dal 1987, la più partecipata possibile e quindi servisse anche una forte collaborazione per renderla – anche quella governativa – più simile possibile alla nostra, abbiamo attuato questa logica anche in Commissione.
  Devo dire – e da questo punto di vista è giusto ringraziare tutti i gruppi politici che hanno collaborato in Commissione – che siamo riusciti a portare avanti una serie di proposte che riteniamo fondamentali. Questo è importante dirlo, perché tutte queste non venivano dal MoVimento 5 Stelle e basta ma dai cittadini che le avevano proposte al MoVimento 5 Stelle. È qualcosa di cui andiamo fieri.
  Tra i successi che siamo riusciti ad ottenere, un paio sono fondamentali e su di essi c’è stata anche una trasversalità. Uno è che banche e aziende che utilizzeranno fondi della cooperazione internazionale italiana non potranno essere le stesse che sfruttano il commercio e il traffico di armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quindi usciamo da questa prassi ormai consolidata dell'ipocrisia nella cooperazione, cioè avere le stesse banche e le stesse aziende che distruggono un territorio con il commercio di armi, quindi poi con ciò che ne consegue, che poi vanno a fare anche i progetti e magari ci lucrano anche. Usciamo da questo ambito ipocrita e finalmente apriamo una nuova era in questo senso. L'altra cosa che ci vantiamo di aver proposto e che poi è stata accettata, tra l'altro oggi direttamente, quindi in extremis, è il cambio anche di nomenclatura, che sembra una cosa superficiale ma non lo è: si passa finalmente dal concetto di aiuto, che era un concetto che noi ritenevamo banalmente dell'Ottanta, era proprio legato al vecchio modo di intendere la cooperazione, passiamo dal concetto di aiuto, quindi di aiuto pubblico allo sviluppo, da APS al CPS, con tutte le criticità che ci saranno ora sicuramente, perché ora avremo sei mesi in cui dovremo adattare tutto a questa nuova anche nomenclatura, ma secondo me dovremmo tutti, l'intero Parlamento, essere fieri di poter dire che l'Italia si pone come promotore di un cambiamento anche lessicale nella speranza che anche gli altri Paesi possano seguirlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e questo credo che sia qualcosa di bello perché CPS, quindi cooperazione pubblica allo sviluppo, è un cambio anche culturale all'interno stesso della cooperazione e dei fondi che noi utilizziamo in tal senso. Altre cose che abbiamo ottenuto: si dovrà spingere affinché le aziende italiane che andranno ad operare in cooperazione in altri Paesi siano per lo più piccole e medie imprese, non solo perché l'Italia banalmente è fatta dell'80 per cento di piccole e medie imprese – e lo facciamo anche bene – ma anche e soprattutto perché è risaputo in cooperazione che le piccole e medie imprese sono le uniche che riescono a creare vero sviluppo, le grandi multinazionali spesso e volentieri sfruttano i territori. Anche qui il concetto che dicevamo prima: basta l'ipocrisia di andare con i soldi della Pag. 112cooperazione e sfruttare, ma puntiamo soprattutto allo sviluppo reale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Inoltre, tutto il nostro pacchetto emendativo puntava ad alcuni concetti fondamentali, una è la trasparenza. Qui duole dire che in alcune parti è stato accolto parte di quello che dicevamo e in altre parti purtroppo no. Siamo riusciti ad esempio a ottenere, nonostante volessimo che fosse inserito proprio il concetto di concorso pubblico nella scelta del direttore dell'Agenzia, quanto meno l'evidenza pubblica, perché, mi duole dirlo dopo il dibattito di oggi in Aula, che anche il concetto di evidenza pubblica non era previsto nella prima proposta di legge ed è stato inserito in seguito al nostro emendamento. Poi abbiamo ottenuto la relazione dettagliata dei progetti e quindi che l'Agenzia deve fornire al Parlamento una relazione dettagliata sui singoli progetti. Siamo riusciti ad ottenere che siano promossi scambi culturali tra i Paesi partner perché crediamo che la cultura e l'accrescimento della competenza dei cittadini nei Paesi partner sia fondamentale affinché la cooperazione sia a buon fine e crei davvero uno sviluppo e non più un semplice aiuto. Poi siamo riusciti a ottenere che, oltre all'utilizzo delle piccole e medie imprese, queste rispettino alcuni criteri. Volevamo includerne tanti altri ma non siamo riusciti perché la maggioranza non era d'accordo, uno però quanto meno è l'utilizzo dello standard ILO. Quindi questi sono successi che noi crediamo di dover ricordare perché rendono questa proposta migliore rispetto a quella che è stata approvata al Senato, nonostante chiaramente non la rendano perfetta. Che altro dire? Ci sono delle criticità: noi crediamo che questa potesse essere l'occasione per entrare in quella che viene definita la quinta era della cooperazione internazionale, noi crediamo che la cooperazione internazionale, come è largamente condiviso, debba essere oggi qualificante per la politica estera del nostro Paese. Qualificante significa che con la cooperazione internazionale non si fa soltanto aiuto, si crea davvero la collaborazione tra i Paesi affinché si risolvano anche una serie di questioni di politica estera fondamentali. Più cooperazione significa meno guerre, più cooperazione significa anche meno immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma non nel concetto discriminatorio, in un concetto in base al quale non vogliamo l'immigrazione tout court, ma semplicemente perché crediamo che ci sia il sacrosanto diritto di ogni popolo di rimanere nel proprio territorio e nella propria terra per la scelta di poterci stare senza che nessuno li obblighi a scappare via con guerre, con sfruttamento del territorio, delle risorse minerarie. Questo è fare cooperazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), fare cooperazione oggi significa garantire ai popoli con cui collaboriamo uno sviluppo concreto e soprattutto lo stop allo sfruttamento.
  Questa è politica estera anche, se ci pensate, perché se gli abitanti dei territori con cui collaboriamo un domani, tra cento anni non avranno più l'esigenza di emigrare e di scappare dalle condizioni terribili in cui vivono, avremo risolto anche gran parte dei nostri problemi di politica estera. Questa è l'avanguardia della cooperazione che noi vorremmo. Abbiamo lottato per ottenerla e in gran parte, in buona parte ci siamo anche riusciti.
  Purtroppo, come avete sentito, ho detto cinquanta volte almeno «avremmo potuto» perché è questo il succo della faccenda: avremmo potuto essere più coraggiosi come Parlamento secondo me. Una delle cose fondamentali: la DGCS, avremmo potuto sfoltire davvero e dare pieno ruolo all'agenzia che si viene a creare, avendo un'agenzia autonoma per cui si possa davvero programmare sul lungo periodo. Qui devo dire anche un'altra cosa: deve finire prima o poi – e noi faremo di tutto affinché finisca – la schiavitù della politica dalla finanza: il nostro Parlamento è commissariato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), il nostro Paese è commissariato dalla finanza.
  Noi abbiamo fatto enormi battaglie in Commissione per vederle distrutte all'ultimo Pag. 113istante dalla Commissione bilancio. Nulla ovviamente da dire ai commissari della Commissione bilancio, che hanno fatto il loro lavoro, ma questo è indice del fatto che il Parlamento italiano non può più programmare nulla perché siamo dentro a dei criteri fiscali e di bilancio che non sono sostenibili per un Paese che vuole puntare davvero allo sviluppo, sia in politica estera, ma anche e soprattutto interna al proprio Paese.
  Che altro dire ? Queste criticità, quindi in particolare la DGCS e la poca trasparenza in alcuni passaggi fondamentali...

  PRESIDENTE. la prego di concludere.

  MANLIO DI STEFANO. ... in alcuni passaggi fondamentali – finisco, Presidente – fanno sì che noi su questo provvedimento voteremo con un voto di astensione perché crediamo che ci siano delle migliorie rispetto al testo uscito dal Senato, ma questo ancora si discosta da tutti quei concetti che noi volevamo portare avanti, ma soprattutto si discosta dalla proposta di legge approvata dai nostri cittadini on-line con il nostro sistema lex.
  Crediamo che potesse essere veramente il momento buono per dare finalmente una svolta alla politica di cooperazione e farne una davvero innovativa, ma purtroppo non si è riusciti a farlo, quindi noi ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA. Signor Presidente, grazie per questa giornata che ci ha visto in 105 voti e in numerose sedute delle Commissioni Esteri e Bilancio, di lavoro intenso e di approfondimento, a superare delle difficoltà che nelle ultime sei legislature, con tre tentativi, hanno portato a non riformare una legge fondamentale, non solo per la politica estera del nostro Paese, ma per l'Italia.
  Da oggi la cooperazione è politica estera del nostro Paese. Ieri, un deputato del MoVimento 5 Stelle usava un paradosso, diceva che questa è quasi una riforma di rango costituzionale: è evidente che non è la riforma di una norma primaria, ma è una riforma che cambia un comparto fondamentale, per come siamo noi italiani e per come noi ci presenteremo fuori dai nostri confini.
  Nelle ultime legislature, con i tentativi di tanti deputati, anche in questa sala, da Marina Sereni, alla proposta Tonini-Mantica, centro-sinistra e centro-destra, fino a Lapo Pistelli, che l'ha portata testardamente, con il Governo Letta e con il Governo Renzi, alla discussione, ci abbiamo provato ed è evidente che ogni legge ha delle difficoltà, dei limiti e degli errori nella discussione e nel dibattito, ma con caparbietà e anche con disciplina – e vorrei ringraziare tutti i deputati che sono qui – portiamo una riforma di sistema, parlando a degli italiani che tra poco descriverò.
  Io non mi soffermo su tutti i punti di valore, su tutte le grandi innovazioni che altri colleghi hanno descritto e quindi entrerò nel merito su alcuni segni che questa legge dà al nostro Paese.
  Un primo segno – e lo dico anche per la bellezza delle nostre istituzioni – è che la Commissione esteri ha visto nei protagonisti, nella relatrice e anche nei capigruppo dell'opposizione una nuova generazione che non conosce quello che è successo negli ultimi 27 anni, ma si intesta una legge di grande riforma. Io credo che sia un bello spettacolo per la democrazia e anche per il valore di queste istituzioni quando una nuova generazione lavora e porta a termine anche grandi risultati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È stata una sintesi unitaria fuori dal Parlamento e dentro questo Parlamento.
  Ma mi permettete di dire, come ha detto ieri anche il deputato di SEL, Palazzotto, che questa mediazione innanzitutto non parla alle forze politiche ma parla ad un'Italia, l'Italia forse migliore, perché è quella che non chiede pacche sulle spalle, che non chiede onori, che non chiede medaglie, ma che è in giro per il Pag. 114mondo a portare solidarietà, senza notorietà, senza essere a volte considerati, nel silenzio, spesso rapiti. Noi sappiamo i numeri di tanti cooperanti uccisi in giro per il mondo e sappiamo che la loro dedizione era dovuta solo a passione civile, idea di pace e di solidarietà. Non lo fanno per ricevere medaglie. È un gesto, è un'Italia migliore, è un'Italia bella che noi incontriamo ogni volta in giro per il mondo. Lo fanno i nostri deputati, lo fa il Governo, ma lo fanno tanti che guardano l'Italia attraverso il loro impegno.
  A me piace ricordare, per descrivere questa Italia, una frase di uno degli esponenti maggiori del mondo della cooperazione, dell'associazionismo, del terzo settore, di quella che alcuni chiamano cittadinanza globale. Dieci anni fa moriva Tom Benetollo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e descrivendo questo mondo lui diceva: «Qualcuno ci prova, non per eroismo o per narcisismo, ma per sentirsi dalla parte bella della vita, per quello che si è». Noi facciamo questa legge non solo per regolare e riformare le nostre istituzioni, ma per dare un messaggio di cittadinanza, di forza, di rappresentanza a un mondo che va in giro per il mondo e che cerca di trovare, per il nostro Paese, la forza delle istituzioni ma, soprattutto, la forza della solidarietà.
  Questa Italia è diventata parte principale di una riforma di sistema, una riforma fondamentale, un patrimonio umano che diventa dentro il nostro sistema politica estera, con degli strumenti che sono forti, che sono innovativi, che sicuramente andranno costruiti giorno per giorno, perché nell'Agenzia, nel consiglio, nelle ONG noi porteremo anche tante forze fresche che, come è stato descritto, hanno partecipato a questo sforzo. Noi, insomma, oggi affermiamo – e lo dico dopo tanto lavoro e sacrificio di ognuno di noi – un'idea di mondo per cui l'Italia si spende e si batte. Vogliamo che questa società civile organizzata si unisca agli sforzi della politica estera di questo Governo ma anche dei prossimi, perché saranno componente decisiva per costruire, in base all'articolo 11 della Costituzione, una realtà in un mondo che cambia.
  Abbiamo detto dei confini labili di questo nuovo mondo, dal Medio Oriente all'Africa, di quelli che erano tracciati sulla sabbia dal colonialismo del secolo precedente, delle nuove guerre e dei nuovi concetti di conflitti civili, dei flussi migratori che cambiano la geografia non solo dell'Occidente ma della nostra Europa. È un'interdipendenza economica nello sviluppo, che fa sì che noi in questo provvedimento non diciamo che c’è un approccio paternalistico, una solidarietà verticale tra i ricchi e i poveri, ma diciamo che ci sono partner, perché sappiamo bene che lo sviluppo, in quello che era considerato mondo arretrato, è oggi parte della nostra idea di sviluppo e se non costruiamo partnership non possiamo costruire un'idea di economia che ci porti fuori dalla crisi.
  Noi dobbiamo dare conto e retta ovviamente alle critiche, ma costruiamo una legge che per questi italiani dà nuovi strumenti, ai soggetti pubblici, agli enti locali, ai privati, su dei valori condivisi qui, di pace, sviluppo e libertà. Noi offriamo un Viceministro per la cooperazione che ha un senso e un segno molto forte, perché per la prima volta noi democratizziamo il sistema, democratizziamo, cioè, un'istituzione che non è appartenente alla burocrazia ma che si confronterà in Parlamento, in base all'articolo 13, che si confronterà in base a quelle che sono le linee guida di una politica estera e sarà un responsabile, dentro questo Governo, per far sì che anche con l'Agenzia si superino burocratismi, si velocizzino i progetti, si programmino, negli anni, anche gli impegni di questa Italia che ha bisogno non di pacche sulle spalle, ripeto, non di autorizzazioni, ma di crescere.
  Nel nostro interesse noi oggi parliamo anche con un'istituzione, come quella che abbiamo creato, su cui è evidente che torneremo, perché è un'impalcatura nuova. Portiamo anche un po’ di Europa in questo sistema, costruendo con la Cassa depositi e prestiti l'abbattimento dei tagli lineari che si sono visti negli ultimi Pag. 115vent'anni, perché dobbiamo puntare allo 0,7 per cento del PIL per spesa in cooperazione.
  Con questa legge in fondo noi diamo la possibilità a questi italiani, prima che al nostro dibattito, di diventare moltiplicatori di speranza, di uscire da qui e di costruire in giro per il mondo un'idea che sia in base ai nostri valori, ma soprattutto anche in un progetto di pace. Noi sosteniamo, se dovessi dirlo con uno slogan, l'impresa solidarietà Italia. Noi costruiamo nel mondo un'impresa che ha una forza, una consistenza, ma ha anche quella capacità storica del nostro Paese di essere ponte, di essere legame, di essere un Paese che quando c’è da risolvere problemi e da costruire ponti tra culture, religioni, conflitti, è lì presente. Io lo voglio dire in conclusione nel ringraziare tutti quelli che si sono spesi per questa legge: noi siamo un grande Paese e spesso ce lo dimentichiamo nei nostri dibattiti; siamo un grande Paese soprattutto quando siamo impegnati all'estero. Tanti di voi insieme al Viceministro Pistelli e al Ministro sanno qual è il patrimonio di forza morale e umana e di passione civile che c’è in giro per il nostro mondo. Vedete, noi in questi giorni siamo tutti, Commissione affari esteri e Parlamento, attivati e preoccupati per il Medio Oriente perché crediamo nella tregua e crediamo nella soluzione pacifica.
  È capitato a me, come a tanti ragazzi, di visitare il Medio Oriente tante volte. Mi ricordo che dopo il 2002 quando fu costruito quel simbolo all'incomunicabilità, al non dialogo, al conflitto, che è quel muro che divide Israele e Palestina, a Betlemme se si va si trova il punto più alto del muro, dove giocano bambini, dove gioca un'umanità che non capisce le ragioni di quel grande conflitto. La cosa più incredibile, testimone Lapo Pistelli che lo ha visitato poco tempo fa, è che proprio lì, dove c’è la radice più alta del conflitto, c’è una bandiera italiana, c’è un centro per la cooperazione, c’è un centro anti-violenza per le donne. Lo sappiamo benissimo che questo non risolve i problemi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
  
Lo sappiamo benissimo che ci vuole la politica estera, ci vuole la forza dell'Europa, ci vuole la caparbietà anche del Governo, come dimostra il Ministro Mogherini oggi incontrando le ONG a Gerusalemme, ma ci vuole anche il sostegno a quell'Italia migliore, a quell'Italia, Presidente, che non si arrende per i propri convincimenti, per i propri valori e per un'idea di mondo che sia migliore. Io vi ringrazio e spero che questa legge, che porta firme giovani, sia una legge che farà dell'Italia per questi italiani un luogo migliore per lavorare, cooperare e far sì che noi tutti siamo un po’ più orgogliosi del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia e di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto la parola per un ringraziamento il Viceministro Pistelli. Prego.

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, quando si visita un progetto di cooperazione, come richiamava adesso l'onorevole Amendola, che sia in un Paese in post conflitto che sia un ospedale in una periferia di una città africana o qualsiasi altra cosa, si scopre sempre o si riscopre che la politica in ultima analisi ha a che fare con le persone, con i loro problemi fondamentali e con le loro aspirazioni. Per questa ragione la legge che noi oggi approviamo è una legge importante ed io desidero sinteticamente ringraziare tutti i gruppi politici, sia quelli che voteranno a favore di questo provvedimento sia quelli che non lo voteranno o si asterranno. Credo che il testo che esce da questa Camera sia un testo migliore di quello che è entrato, e questo in omaggio a un dialogo corretto che il Governo rivendica di aver instaurato con questo Parlamento. Alcune delle proposte che non abbiamo raccolto, che non abbiamo accolto, derivano da una valutazione Pag. 116molto semplice: ritenevamo che fossero proposte destinate o a invecchiare molto rapidamente o norme di eccessivo dettaglio o norme estranee per materia. Anch'io ho la speranza che, ad esempio, gli interventi del Governo sul terzo settore, imminenti, possano raccogliere alcuni dei suggerimenti che l'Aula ci faceva. Il lavoro prosegue, andrà implementata questa legge.
  Ringrazio i gruppi politici, la Commissione affari esteri e la Commissione bilancio, che si sono adoperate in questi giorni, e spero che anche per coloro che non danno fiducia a questo testo, non votandolo, si possa applicare quel motto obamiano per cui «il meglio deve ancora venire» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto la parola la relatrice per un breve ringraziamento e poi passiamo al voto. Intanto invito i colleghi a prendere posto.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, veniamo alla fine di un lunghissimo cammino. Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno contribuito a questo cammino, e in particolare i gruppi politici, i funzionari della Camera, il presidente della Commissione affari esteri e il Viceministro Pistelli, che in questi giorni hanno reso possibile, rapidamente, l'approvazione di una vera riforma di sistema (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. La Presidenza si associa, in particolare nel ringraziamento ai funzionari e al personale della Camera.

(Coordinamento formale – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2498-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n.  2498-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sconsiglio vivamente ai colleghi di lasciare la postazione, perché, se per caso si interrompe la votazione, devono ritornare a votare. Ci sono colleghi che devono votare ? Abbiamo votato tutti ? Dell'Orco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 1326 – «Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo» (Approvato dal Senato) (2498-A):

   Presenti  325   
   Votanti  253   
   Astenuti   72   
   Maggioranza  127   
    Hanno votato  251    
    Hanno votato no   2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Villarosa ha segnalato che avrebbe volute astenersi).

  Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 665, 832 e 2201.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,05).

  GIUSEPPE ZAPPULLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. Intervengo, caro Presidente, perché fortemente preoccupato delle scelte annunziate dall'ENI e per chiedere la giusta attenzione della Pag. 117Camera e, soprattutto, del Governo. Infatti, con i cambi avvenuti al vertice di ENI dall'amministratore delegato Descalzi, lo stesso ha presentato un nuovo progetto industriale dell'ente petrolifero che prevede anche la riorganizzazione generale degli organici.
  L'ENI ha denunziato gravi perdite nel settore della raffinazione e ha comunicato alle organizzazioni sindacali che garantisce la continuità operativa solo per la raffineria di Sannazzaro e della propria quota del 50 per cento di quella di Milazzo. In discussione sono, invece, le quattro raffinerie di Gela, Taranto, Livorno e la seconda fase di Porto Marghera, nonché il petrolchimico di Priolo.
  Le prospettive più pesanti, come è stato denunziato, nell'immediato riguardano Gela. Non parte più nessuna delle tre linee di produzione e vengono revocati 700 milioni di investimenti destinati alla programmata riconversione produttiva. Per quanto riguarda Priolo, nel 2011 erano stati annunciati investimenti da parte della Versalis di circa 400 milioni, ma, ad oggi, tutto questo non è successo.
  In questi giorni, l'ENI ha rassicurato il territorio, confermando gli investimenti per Priolo, ma rimane fortissima la preoccupazione, perché, se non viene immediatamente inoltrata da parte aziendale la richiesta delle autorizzazioni alle istituzioni nazionali, regionali e locali, vi è il serio rischio che questi investimenti saltino. Questa situazione, nel breve periodo, metterebbe in pericolo non solo il petrolchimico di Priolo, ma lo stesso stabilimento della Versalis di Ragusa.
  Finisco: in gioco, caro Presidente, vi è un intero apparato industriale, migliaia di posti di lavoro, centinaia di imprese, la stessa possibilità di realizzare un grande processo di riconversione ecosostenibile di intere produzioni e il risanamento ambientale dei territori.
  La Sicilia, Gela, il territorio della provincia di Siracusa non si possono permettere di pagare altri ulteriori prezzi occupazionali.
  Il ruolo dell'ENI nella politica industriale del sistema Paese rimane davvero importante e chiedo, pertanto, al Ministro Guidi di venire in Aula per comprendere la posizione del suo Ministero sul prossimo futuro dell'ENI, sulle sue scelte e se si ritiene ancora la chimica, nuova, rinnovata, verde, sostenibile, una delle filiere su cui rilanciare un moderno e competitivo sistema industriale e produttivo.

  VINCENZA LABRIOLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINCENZA LABRIOLA. Signor Presidente, desidero porre all'attenzione dell'Assemblea e dei rappresentanti del Governo la notizia pubblicata ieri sulla Gazzetta del Mezzogiorno, ma già pubblicata il giorno 15 luglio su Il Tempo.
  Cito testualmente: «Bonifiche fantasma. Sull'Ilva indaga la procura di Roma», «Scoperta una frode quantificata in 110 milioni di euro, fondi sottratti al Ministero dell'ambiente senza che venissero svolte le bonifiche dei siti inquinati», «Bonifiche fantasma disposte dal Ministero dell'ambiente», «Denari pubblici inghiottiti senza che fossero messe in sicurezza le aree italiane gravemente inquinate».
  Ora, però, si scopre che un capitolo rilevante dell'inchiesta della procura della Repubblica di Roma riguarda il gigante siderurgico italiano Ilva. Il fascicolo risulterebbe essere esplosivo e presto potrebbe riservare delle sorprese, a partire dal coinvolgimento della politica. Un sistema diffuso che avrebbe consentito di far sparire milioni di euro dal Ministero dell'ambiente senza che fossero, nei fatti, svolte le bonifiche dei siti inquinati: questo è quello che sarebbe emerso per l'area di Taranto. Un'intera area geografica dai confini sfuggenti, avvelenata per decenni grazie a coperture politico-istituzionali, mass media, organizzazioni sindacali e clero: questo hanno dimostrato gli atti dell'indagine del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Taranto.
  Oggi per fatti diversi, ma che hanno la medesima matrice nel presunto business a scapito dei cittadini, sta indagando la Pag. 118procura di Roma, per far luce sulle bonifiche fantasma anche in quella zona d'Italia. Un po’ di silenzio, possibilmente...

  PRESIDENTE. Purtroppo il momento è ingrato, però la invito a concludere perché mancano 20 secondi.

  VINCENZA LABRIOLA. ... per far luce sulle bonifiche fantasma anche in quella zona d'Italia, perla della Magna Grecia, martoriata da decenni di inquinamento, dove i bambini nascono e muoiono con il cancro. Per questo chiedo con forza che il Governo venga in Aula a riferire sulla vicenda.

  PRESIDENTE. Quindi, la sua è una richiesta di informativa.

  DAVIDE MATTIELLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE MATTIELLO. Signor Presidente, ieri mattina una delegazione di questo Parlamento ha partecipato alla commemorazione degli agenti di scorta uccisi il 19 luglio 1992 a Palermo in via D'Amelio con il giudice Paolo Borsellino. Io credo che sia giusto portare i nomi e le età di questi agenti di polizia anche qui in quest'Aula. Agostino Catalano, 43 anni, Eddie Walter Cosina, 31 anni, Emanuela Loi, 24 anni, Claudio Traina, 26 anni, e Vincenzo Li Muli, 22 anni.
  Altre saranno e sono le occasioni per riflettere e indagare su quella strage, sui depistaggi sofisticati, sulle architetture complesse che l'hanno voluta e l'hanno organizzata. E c’è una parte d'Italia che ancora non si dà pace e cerca questa verità. Ma in questo momento, nella memoria di questi agenti di polizia, credo che valga la pena meditare sulla vita e sulla morte di questi giovani, che hanno preso così sul serio la Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MARIA EDERA SPADONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, è notizia di poco fa: sembra che sia stato abbattuto un Boeing 777 della Malaysia Airlines da Amsterdam a Kuala Lumpur, proprio nella zona non lontano da Donetsk, quindi in Ucraina. Sembra che sia stato un missile terra-aria russo ad abbattere l'aereo. La Russia in questo momento sta smentendo. Sono morte 295 persone: 280 passeggeri più 15 membri dell'equipaggio. Chiediamo chiaramente di avere lumi sul fatto se ci sono italiani, che tipo di azioni vuole intraprendere la Farnesina, perché vorremmo effettivamente capire quello che è successo.

  PRESIDENTE. È una richiesta di informativa.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 18 luglio 2014, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 19,10.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIANCLUCA PINI SUL DISEGNO DI LEGGE A.C. 2498-A

  GIANLUCA PINI. Onorevoli colleghi !
  Di una riforma della legge «madre» della cooperazione allo sviluppo, la legge n. 49 del 1987, si parla e si straparla da anni, anzi ormai da decenni.
  Ha pesato a mio avviso su questo dibattito che fino ad ora non ha prodotto risultati concreti, proprio l'atteggiamento di chi, tra gli schieramenti politici, dentro e fuori da queste aule parlamentari, si è autoeletto paladino e nume tutelare del complesso mondo di protagonisti della cooperazione allo sviluppo del nostro Pag. 119Paese. Mi riferisco in particolare alla sinistra, mediana od estrema, che attraverso i suoi ministri e viceministri ha promesso a più riprese al mondo della cooperazione una riforma, deludendone le aspettative. Cito a titolo di memoria storica i tentativi fatti durante il Governo Prodi dal 2007. Salvo poi boicottare le proposte fatte durante il successivo Governo di centro-destra, forse ritenuto non abbastanza sensibile o preparato per affrontare il tema.
  La scorsa legislatura si era chiusa con l'approvazione di un testo unico di riforma della legge 49/87 sulla cooperazione allo sviluppo licenziata dalla Commissione Esteri del Senato, ma che è poi naufragata sul finire di legislatura, quando ormai era subentrato il Governo Monti, proprio a causa delle frizioni tra i titolari dei due dicasteri nei quali la sciagurata scelta del Governo tecnico aveva diluito il tema della cooperazione: mentre si tagliavano con l'accetta le pensioni dei cittadini si era pensato bene di creare un nuovo ministero, mai esistito prima, dedicato alla cooperazione, senza chiarire cosa competesse a quest'ultimo e cosa al Ministero degli esteri.
  Il MAE è oggi nuovamente riunito, ma i tempi sono ancora quelli delle vane promesse: il PD in campagna elettorale per le politiche si era impegnato ad arrivare alla riforma della cooperazione nei primi 100 giorni di Governo. È passato più di un anno, e più di un Governo....
  Ci scuseranno i colleghi della sinistra, ma anche noi ci permettiamo di avere una idea chiara di come dovrebbe essere una cooperazione allo sviluppo efficace e coerente.
  Prima di tutto, la cooperazione, come annuncia anche questa legge, è e deve essere parte integrante della politica estera del nostro Paese: non può essere scissa dal Ministero degli esteri e non può essere scissa dalle priorità, dai legami bilaterali e dalle scelte di partenariato del Paese. La cooperazione è uno strumento delle relazioni internazionali e non si può utilizzarla come un contenitore di progetti slegati da un disegno organico, che è quello della proiezione internazionale del Paese.
  Questo perché la cooperazione allo sviluppo costituisce a nostro avviso un dovere, un impegno e una responsabilità, come tale va gestita con assoluto rigore e senza dispersioni, che sarebbero dispersioni di fondi pubblici, e non come distribuzione benevola, assistenzialista, di aiuti a pioggia, senza un effetto di sviluppo reale ed autonomo, durevole e significativo.
  A nostro avviso questa legge presenta aspetti condivisibili, sebbene a questo punto tardivi: Ministero unico per Esteri e Cooperazione, programmazione triennale, Agenzia, coordinamento inter-istituzionale e con gli attori della cooperazione, Ong e terzo settore, profit e non profit, istituzioni locali.
  Tuttavia riteniamo il testo proposto dalla Commissione peggiorativo rispetto alla proposta del Governo. Si scontano concessioni linguistiche nelle quali è evidente l'influsso di una sinistra che impone termini roboanti, irrealistici, che svuotano pertanto di concretezza l'impegno legislativo ed amministrativo.
  Non condividiamo nemmeno la sottomissione acritica alle linee adottate dall'Unione Europea.
  Non possiamo condividere soprattutto l'approccio della legge nei confronti della gestione dei flussi migratori: dal testo della Commissione è sparito ogni riferimento alla necessità di relazionarsi con i paesi di origine nell'ottica del contrasto del traffico di esseri umani e del rispetto delle norme europee ed internazionali, per passare ad un generico richiamo ai diritti umani.
  Come sappiamo tutti, il concetto di diritto è oggi abusato e privo di contorni chiari, usato impropriamente e svuotato di contenuto se usato per declinare il concetto di cooperazione e soprattutto di «sviluppo» in quello di ingresso indiscriminato nel nostro paese. Con una immigrazione incontrollata non si fa né cooperazione né si aiuta lo sviluppo di alcuno, si fa solo un esercizio della peggiore ipocrisia.

Pag. 120

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2498-A e abb. - em. 1.50 437 437 219 170 267 71 Resp.
2 Nom. em. 1.7 438 438 220 134 304 70 Resp.
3 Nom. em. 1.9 442 421 21 211 122 299 69 Resp.
4 Nom. articolo 1 446 424 22 213 423 1 68 Appr.
5 Nom. em. 2.4 456 449 7 225 17 432 68 Resp.
6 Nom. em. 2.6 456 455 1 228 129 326 68 Resp.
7 Nom. em. 2.7 455 455 228 116 339 68 Resp.
8 Nom. em. 2.10 454 454 228 110 344 68 Resp.
9 Nom. em. 2.52 452 452 227 149 303 68 Resp.
10 Nom. articolo 2 450 413 37 207 410 3 68 Appr.
11 Nom. articolo 3 458 442 16 222 438 4 68 Appr.
12 Nom. em. 4.1, 4.4 453 452 1 227 435 17 68 Appr.
13 Nom. em. 4.3 455 449 6 225 119 330 68 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 4 457 440 17 221 438 2 68 Appr.
15 Nom. articolo agg. 4.01 455 361 94 181 19 342 68 Resp.
16 Nom. em. 5.50 456 456 229 133 323 68 Resp.
17 Nom. articolo 5 452 451 1 226 441 10 68 Appr.
18 Nom. em. 6.50 453 453 227 158 295 68 Resp.
19 Nom. articolo 6 448 433 15 217 430 3 68 Appr.
20 Nom. em. 7.1 457 451 6 226 120 331 68 Resp.
21 Nom. em. 7.4 451 389 62 195 90 299 68 Resp.
22 Nom. em. 7.51 448 427 21 214 103 324 68 Resp.
23 Nom. articolo 7 454 417 37 209 411 6 67 Appr.
24 Nom. articolo agg. 7.01 445 432 13 217 123 309 67 Resp.
25 Nom. em. 8.300 427 425 2 213 295 130 66 Appr.
26 Nom. articolo 8 423 418 5 210 289 129 66 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 9 411 313 98 157 304 9 66 Appr.
28 Nom. em. 10.50 411 377 34 189 41 336 66 Resp.
29 Nom. em. 10.4 409 409 205 106 303 66 Resp.
30 Nom. articolo 10 406 313 93 157 309 4 66 Appr.
31 Nom. em. 11.51 349 347 2 174 20 327 79 Resp.
32 Nom. em. 11.3 352 352 177 82 270 79 Resp.
33 Nom. articolo 11 368 354 14 178 347 7 79 Appr.
34 Nom. em. 12.50 375 303 72 152 63 240 79 Resp.
35 Nom. em. 12.51 386 375 11 188 103 272 77 Resp.
36 Nom. em. 12.52 393 393 197 113 280 77 Resp.
37 Nom. em. 12.70 393 382 11 192 375 7 77 Appr.
38 Nom. em. 12.300 395 302 93 152 298 4 77 Appr.
39 Nom. articolo 12 393 303 90 152 291 12 74 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 13.2 401 401 201 110 291 74 Resp.
41 Nom. em. 13.51 404 404 203 397 7 74 Appr.
42 Nom. articolo 13 398 398 200 396 2 74 Appr.
43 Nom. articolo agg. 13.01 409 391 18 196 97 294 74 Resp.
44 Nom. articolo 14 410 410 206 408 2 74 Appr.
45 Nom. em. 15.1 411 328 83 165 20 308 74 Resp.
46 Nom. articolo 15 415 383 32 192 376 7 74 Appr.
47 Nom. em. 16.4 423 423 212 128 295 74 Resp.
48 Nom. articolo 16 423 332 91 167 328 4 74 Appr.
49 Nom. em. 17.51 423 423 212 135 288 73 Resp.
50 Nom. em. 17.6, 17.52 420 411 9 206 116 295 73 Resp.
51 Nom. em. 17.5 427 426 1 214 131 295 73 Resp.
52 Nom. em. 17.300 424 339 85 170 333 6 73 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 17.70 415 390 25 196 388 2 73 Appr.
54 Nom. em. 17.71 428 427 1 214 427 73 Appr.
55 Nom. em. 17.55 412 392 20 197 392 73 Appr.
56 Nom. em. 17.56 427 407 20 204 407 73 Appr.
57 Nom. em. 17.74 425 407 18 204 407 73 Appr.
58 Nom. articolo 17 428 334 94 168 327 7 73 Appr.
59 Nom. em. 18.50 419 396 23 199 84 312 73 Resp.
60 Nom. em. 18.300 425 338 87 170 334 4 73 Appr.
61 Nom. articolo 18 424 329 95 165 322 7 73 Appr.
62 Nom. em. 19.50 421 323 98 162 48 275 73 Resp.
63 Nom. em. 19.51 421 421 211 104 317 73 Resp.
64 Nom. articolo 19 421 339 82 170 313 26 73 Appr.
65 Nom. em. 20.1 403 402 1 202 141 261 73 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 20.2 398 398 200 114 284 73 Resp.
67 Nom. em. 20.70 402 388 14 195 294 94 73 Appr.
68 Nom. em. 20.71 406 390 16 196 290 100 73 Appr.
69 Nom. articolo 20 406 402 4 202 266 136 73 Appr.
70 Nom. em. 21.1 392 388 4 195 118 270 73 Resp.
71 Nom. em. 21.2 389 385 4 193 109 276 73 Resp.
72 Nom. articolo 21 391 386 5 194 274 112 73 Appr.
73 Nom. em. 22.300 402 401 1 201 279 122 73 Appr.
74 Nom. articolo 22 399 394 5 198 297 97 73 Appr.
75 Nom. em. 23.2 392 375 17 188 31 344 73 Resp.
76 Nom. em. 23.3 401 396 5 199 122 274 73 Resp.
77 Nom. articolo 23 402 397 5 199 293 104 73 Appr.
78 Nom. em. 24.50 400 396 4 199 396 73 Appr.


INDICE ELENCO N. 7 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. articolo 24 389 385 4 193 385 73 Appr.
80 Nom. articolo agg. 24.01 397 312 85 157 30 282 73 Resp.
81 Nom. articolo agg. 24.03 391 312 79 157 26 286 73 Resp.
82 Nom. articolo 25 392 392 197 369 23 73 Appr.
83 Nom. em. 26.50 396 395 1 198 126 269 73 Resp.
84 Nom. em. 26.8 397 397 199 111 286 73 Resp.
85 Nom. em. 26.10 391 390 1 196 106 284 73 Resp.
86 Nom. em. 26.51 386 386 194 110 276 73 Resp.
87 Nom. em. 26.52 390 389 1 195 117 272 73 Resp.
88 Nom. em. 26.70 383 382 1 192 378 4 73 Appr.
89 Nom. articolo 26 388 388 195 387 1 73 Appr.
90 Nom. em. 27.51 377 377 189 118 259 73 Resp.
91 Nom. em. 27.50 380 380 191 120 260 73 Resp.
INDICE ELENCO N. 8 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nom. em. 27.5 381 378 3 190 378 73 Appr.
93 Nom. em. 27.6 362 361 1 181 112 249 73 Resp.
94 Nom. em. 27.8 367 366 1 184 96 270 72 Resp.
95 Nom. articolo 27 375 362 13 182 348 14 72 Appr.
96 Nom. em. 28.50 364 359 5 180 108 251 72 Resp.
97 Nom. em. 28.300 366 280 86 141 276 4 72 Appr.
98 Nom. em. 28.52 365 353 12 177 353 72 Appr.
99 Nom. em. 28.100 365 277 88 139 277 72 Appr.
100 Nom. articolo 28 365 347 18 174 347 72 Appr.
101 Nom. articolo 29 350 335 15 168 335 72 Appr.
102 Nom. articolo 30 351 337 14 169 337 72 Appr.
103 Nom. articolo 31 360 282 78 142 282 72 Appr.
104 Nom. em. 32.70 375 365 10 183 365 72 Appr.


INDICE ELENCO N. 9 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 110)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
105 Nom. articolo 32 371 283 88 142 283 72 Appr.
106 Nom. em. 33.300 374 297 77 149 283 14 72 Appr.
107 Nom. articolo 33 370 293 77 147 279 14 72 Appr.
108 Nom. articolo 34 371 286 85 144 283 3 72 Appr.
109 Nom. odg 9/2498-A e abb./4 349 348 1 175 84 264 71 Resp.
110 Nom. Ddl 2498-A e abb. - Voto finale 325 253 72 127 251 2 70 Appr.