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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 264 di martedì 15 luglio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10.

  FERDINANDO ADORNATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'11 luglio 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Bindi, Caparini, Capezzone, D'Uva, Epifani, Fraccaro, Antonio Martino, Mattiello, Meta, Valeria Valente, Vargiu, Villecco Calipari, Vecchio e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Chiarimenti in merito all'affidamento, alla progettazione e alla realizzazione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri) – nn. 3-00839, 3-00938, 3-00939 e 3-00940)

  PRESIDENTE. Passiamo alle prime interrogazioni all'ordine del giorno Terzoni ed altri n. 3-00839, Carrescia ed altri n. 3-00938, Realacci n. 3-00939 e Realacci e Gadda n. 3-00940, concernenti chiarimenti in merito all'affidamento, alla progettazione e alla realizzazione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri), che, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, come è stato appena detto, per omogeneità di materia provvedo a rispondere in forma congiunta. Sulla risoluzione del contratto si è avuto più volte modo di riferire in risposte precedenti ad atti di sindacato ispettivo: come è stato già risposto, questa ipotesi di risoluzione è stata valutata dall'amministrazione già nel 2012. Infatti, sulla legittimità della complessiva operazione negoziale è stato a suo tempo richiesto un parere specifico all'Avvocatura generale dello Stato, che ha concluso per la legittimità dell'affidamento diretto, ritenendo così valido e legittimo il contratto con Selex.
  Invece, con la recente deliberazione del 10 aprile ultimo scorso, n. 10, il consiglio Pag. 2dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ha rilevato che «l'affidamento del Sistri non sia conforme all'articolo 17, comma 1, del Codice dei contratti pubblici nella versione vigente al tempo dell'affidamento stesso e prima della modifica apportata a tale disposizione ad opera dell'articolo 33, comma 3, del decreto legislativo n. 208 del 2011, in vigore dal 15 gennaio 2012, nei limiti e secondo le motivazioni espresse nella parte di diritto».
  Con nota del 5 giugno scorso, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha pertanto investito della questione il Presidente del Consiglio dei ministri per gli approfondimenti e le valutazioni di competenza. Riguardo alle informazioni tecniche sulla funzionalità e sulla corrispondenza del sistema alle norme e alle specifiche del contratto, queste sono reperibili sul sito del Ministero dell'ambiente. In particolare, il 24 giugno ultimo scorso è stato pubblicato il certificato di collaudo di verifica di conformità, rilasciato il 20 dicembre 2013 dalla commissione appositamente istituita.
  Si deve ribadire che, in base ai patti negoziali vigenti, il contratto va a scadenza il 30 novembre 2014. La questione, allo stato attuale, vede, da un lato, la preesistenza di un contratto in avanzato stato di esecuzione, dall'altro, l'ineludibile esigenza di avere un sistema di tracciamento dei rifiuti efficace, ma, al tempo stesso, fruibile con maggiore facilità da parte degli utenti.
  Giova ricordare che, in questo contesto, già l'articolo 11, comma 9, del decreto-legge n. 101 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125 del 30 ottobre 2013, ha previsto la possibilità di modificare il contenuto, la durata del contratto ed il relativo piano economico-finanziario anche al fine di inserire misure di semplificazione e di ottimizzazione che tengano conto anche delle segnalazioni delle associazioni rappresentative degli utenti, riducendo, al tempo stesso, i costi di esercizio del sistema.
  Proprio in questo quadro (un contratto in avanzato stato di avanzamento, che va in scadenza il 30 novembre, una previsione legislativa che consente alcune correzioni e alcuni interventi) e in questa prospettiva di semplificazione, l'articolo 14, comma 2, del decreto legge n. 91 del 24 giugno 2014, attualmente in corso di conversione, come sapete, al Senato, ha disposto come obbiettivo prioritario da conseguire l'applicazione dell'interoperabilità e la sostituzione dei dispositivi token-usb, senza ulteriori oneri per la finanza pubblica.
  Contemporaneamente, si è prospettata da più parti l'ipotesi di azzerare radicalmente il Sistri, soluzione che evidentemente non è esente da rilevanti problematiche, perché sulla base del contratto, l'Amministrazione dovrebbe, infatti, in ogni caso, sostenere gli oneri economici delle spese sostenute per realizzare il sistema. Come è noto, infatti, il sistema è autofinanziato dai contributi degli utenti e, ferma restando la disciplina della responsabilità contrattuale per inadempimento prevista dal codice civile, in caso di recesso dal contratto stipulato con la Selex SeMa, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sarebbe comunque tenuto a versare alla Selex un indennizzo corrispondente al valore dell'infrastruttura effettivamente realizzata, laddove il costo non risulti recuperato alla data di anticipata cessazione attraverso il corrispettivo contrattuale. L'entità dell'indennizzo andrebbe notificata dalla società e verificata dal Ministero e, ove non accettata, andrebbe rimessa alla determinazione di un'apposita commissione. Senza considerare, nel quadro complessivo, che con l'azzeramento del Sistri, in assenza di una alternativa da subito operante, verrebbe comunque meno un efficace strumento di controllo e prevenzione nei confronti delle ecomafie. È evidente a tutti che la realtà italiana è connotata da continue e plurime emergenze rifiuti, da continue e comprovate infiltrazioni della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti. Pertanto, è irrinunciabile che lo Stato si doti di un sistema di tracciamento dei rifiuti di tipo informatico moderno, efficiente, efficace e meno eludibile di quello cartaceo. Lo Pag. 3scopo del Sistri rimane quello di collaborare con le imprese al fine di porre l'Italia al passo con i più evoluti Paesi europei.
  Quindi, come ho sopra detto, cercando di elencare tutte le problematiche complesse che sono in campo intorno a questa vicenda, il decreto legge n. 91 del 2014, oltre ad introdurre importanti elementi di novità sotto il profilo della semplificazione del Sistri, può essere, a nostro avviso, anche l'occasione per ulteriori miglioramenti del sistema, soprattutto con riferimento alle esigenze di maggiore facilità nell'utilizzo da parte degli utenti. Proprio nella dialettica della conversione, e senza con ciò voler naturalmente invertire l'onere delle responsabilità istituzionali assegnate all'Esecutivo, si potrà utilmente trovare uno spazio, con un dibattito attento e condiviso sulla sorte del contratto Sistri, nella disponibilità del Governo a recepire le indicazioni, anche puntuali, che il Parlamento vorrà fornire.

  PRESIDENTE. L'onorevole Terzoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione n. 3-00839.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, non siamo soddisfatti della risposta, in quanto questa è l'ennesima risposta che viene data all'ennesima interrogazione sul Sistri. Quando abbiamo saputo che il sottosegretario sarebbe venuto anche in Aula a rispondere a questa interrogazione, dopo avere già relazionato in Commissione, non avevamo dubbi sul fatto che la risposta sarebbe stata un po’ aleatoria, in quanto avevamo depositato il nostro testo dell'interrogazione ancora prima che venisse pubblicato il verbale di collaudo, anche se girava la voce della sua esistenza, ed è già abbastanza particolare il fatto che un verbale sia stato prodotto a dicembre del 2013 e sia stato reso pubblico solo recentemente.
  Il verbale lo abbiamo letto e, ad essere sinceri, al di là del parere finale, non abbiamo rilevato molte garanzie sull'effettiva funzionalità di tutto il sistema. Intanto, per il numero degli operatori coinvolti: 6 mila utenti contro i 14 mila che erano obbligati ad aderire al sistema Sistri nel periodo di collaudo. Inoltre, nei 6 mila erano compresi 1.500 ditte «volontarie», ossia che non erano obbligate ad aderire. Non è certo, quindi, che tutto il sistema operativo sarà in grado di funzionare perfettamente quando sarà raggiunto dai dati di tutti gli operatori.
  Rimangono, inoltre, tutte le pecche di un sistema che, utilizzando tecnologie obsolete, per non dire anacronistiche, lascia parecchio margine a contraffazioni e aggiramenti vari, come poi è già stato dimostrato ampiamente in questi ultimi anni.
  Al di là di questo, però, a noi interessava in maniera particolare avere notizie circa l'intenzione di rinnovare o meno il contratto con Selex o, piuttosto, ci premeva sapere se quanto riportato nel contratto di affidamento del servizio in termini di regole per l'eventuale rinnovo fosse stato rispettato. Fino ad oggi a tutte le interrogazioni fatte non abbiamo mai ricevuto risposte chiare a questo quesito.
  L'articolo 12 del contratto, infatti, parla molto chiaro e prevede, come riportato nel testo dell'interrogazione, che tale rinnovo debba avvenire con 24 mesi di anticipo dalla scadenza dello stesso, cioè – ricordo, come ha già fatto la sottosegretaria Velo – a novembre 2014. La risposta è molto semplice: è stato rinnovato o non è stato rinnovato questo contratto ventiquattro mesi fa ? Nel primo caso sarebbe utile conoscere i tempi e i modi con cui il rinnovo è stato stipulato. In caso contrario, ossia che ciò non sia avvenuto, la situazione sarebbe molto chiara: a Selex non può essere rinnovato il contratto. A questo punto, però, risulterebbe difficile credere che il Ministero non si sia ancora attivato per affidare il servizio ad altri, avviando tutta una procedura necessaria per arrivare alla scadenza con Selex a novembre con qualcosa di pronto e di fattibile.
  Nemmeno la risposta di oggi riesce a far luce su questo punto. Probabilmente siamo noi che non riusciamo a formulare il quesito in maniera corretta. L'impressione Pag. 4è, però, che si voglia arrivare alla vigilia della scadenza senza aver fatto nulla per potersi giocare le ultime carte. Infatti, si potrebbe creare il classico stato di emergenza nel quale, si sa, si riesce a giustificare e a far passare qualsiasi decisione in deroga a normative e contratti in essere.
  Sappiamo anche che il Governo è impegnato nella svendita dei gioielli di famiglia, tra i quali figura anche Finmeccanica. Capiamo benissimo che c’è una enorme differenza nell'approcciarsi a questa vendita avendo in piedi un contratto, come quello con la Selex per il Sistri, piuttosto che senza nessuna garanzia.
  Intanto, però, mentre noi siamo qui a condurre questa sorta di partita a pingpong, fatta di interrogazioni e mezze risposte, fuori di queste quattro mura ci sono aziende che continuano a pagare l'adesione obbligatoria al Sistri. L'ultima scadenza del pagamento è stata proprio lo scorso 30 giugno: stesso giorno in cui è stata data la notizia dell'arresto dell'ex presidente di Finmeccanica Guarguaglini, accusato di associazione a delinquere e corruzione con destinazione finale della raccolta dei fondi illeciti verso sponsor politici. Chiaramente tutto nell'orbita del sistema Sistri.
  Nonostante tutto, in risposta alla mia interrogazione in Commissione, con la quale sottolineavo appunto il parere appena espresso dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, la risposta è stata che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, alla luce di tali nuove determinazioni, sta valutando l'opportunità di chiedere un ulteriore approfondimento all'Avvocatura generale dello Stato. Ci faccia sapere quando avrete terminato di «valutare l'opportunità di chiedere», anche se sarà comunque sempre troppo tardi.
  La parte finale della risposta della signora Velo in parte ci soddisfa, perché significa che cercherete in qualche modo di portare a termine questo rinnovo del contratto. Io spero che non sia più con la Selex, visto che i termini sono scaduti e sono passati 24 mesi. Cercheremo in Commissione ambiente di trovare un sistema, di darvi suggerimenti che siano veloci per portare a termine una procedura trasparente e legale per portare avanti questo sistema Sistri, che per noi è fondamentale. Infatti, il problema in Italia c’è, ma purtroppo è stato sempre affrontato male e si continua ad affrontarlo molto male.

  PRESIDENTE. Il deputato Realacci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Carrescia n. 3-00938, di cui è cofirmatario, e alle sue interrogazioni nn. 3-00939 e 3-00940.

  ERMETE REALACCI. Signor Presidente, dal Ministero e dal sottosegretario Velo arriva una risposta onesta, ma imbarazzata e inadeguata, secondo me, alla situazione attuale. Provo a tradurla. Il Ministero dice: «Abbiamo fatto molte cose: abbiamo ridotto la platea, abbiamo semplificato le procedure, abbiamo eliminato la chiavetta token, ad esempio.
  Sappiamo che bisognerebbe fare di più, sappiamo che bisognerebbe sostanzialmente procedere ad un nuovo appalto, abbiamo però paura che questo ci sottoponga ad un contenzioso giudiziario oneroso per l'amministrazione». Tra le righe si dice anche: «Magari, se nella conversione del decreto-legge n. 91, attualmente in atto al Senato, il Parlamento ci dà una mano, le cose possono migliorare».
  Beh, io penso che bisognerebbe essere più trasparenti e netti nel dare un giudizio su ciò che è accaduto. Il Sistri – lo ricordava anche la collega Terzoni – nasce da un'esigenza assolutamente giusta: tracciare lo smaltimento dei rifiuti pericolosi (voglio ricordare che Legambiente, nell'ultimo rapporto ecomafia, valuta a circa 4 miliardi di euro l'affare per le ecomafie derivante dallo smaltimento illegale dei rifiuti); è un'esigenza che è stata posta anche dall'Unione europea, anche se risolta in altri Paesi in maniera molto più semplice che in Italia.
  Noi abbiamo affrontato fin dall'inizio questa vicenda con grande attenzione: sono molti gli atti ispettivi presentati – da ultimo questi due atti firmati da me, dal Pag. 5collega Carrescia, dalla collega Gadda e da altri parlamentari – senza pregiudizio, cercando di capire anche quali erano le competenze, e ce ne sono dentro la Selex, per affrontare questa vicenda e cercando di capire se, nella risposta unanimemente negativa che veniva dal mondo produttivo nei confronti di questa procedura, c'erano dentro anche altre motivazioni. Sappiamo per esempio che ci possono essere motivazioni legate alla verifica dell’ effettiva consistenza dell'attività delle imprese (per capirci motivazioni di carattere fiscale) dietro l'opposizione, ma abbiamo visto che non è così. È un sistema farraginoso, che è stato assegnato in maniera opaca. Non alludo solo alle indagini in corso da parte della magistratura; da ultimo, l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ha detto delle cose molto pesanti su questo contratto. Ha detto che l'iter proposto in questo contratto non trova riscontro in alcun modello normativo della disciplina dei contratti pubblici; ha detto che non c'era nessun motivo per la segretazione, segretazione che riguarda peraltro un contratto che è il più grosso, credo, nel campo del digitale in Italia, quindi era una grande palestra, una grande occasione per le aziende italiane per dare il meglio di sé, per competere, per innovare. Invece è stato risolto in questa maniera.
  Ecco, adesso io penso francamente che bisogna cambiare pagina. L'esigenza è giusta, assolutamente giusta e necessaria per il Paese, ma è stata affrontata in maniera completamente sbagliata. Non serve tracciare le lamette dei barbieri per combattere le ecomafie e questo si faceva nella prima versione del contratto: un meccanismo molto pesante, che investiva l'insieme del sistema produttivo. Ora si tratta di voltare pagina, di fare un nuovo appalto, di farlo bene e di farlo in maniera trasparente. Diceva Diderot: «Non basta fare il bene, bisogna farlo bene». Facciamolo in questa occasione: il Ministero sia più coraggioso.

(Iniziative di competenza volte a contenere i tempi di attesa per gli esami oncologici nella regione Puglia – n. 2-00207)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza D'Ambrosio n. 2-00207, concernente iniziative di competenza volte a contenere i tempi di attesa per gli esami oncologici nella regione Puglia (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Chiedo all'onorevole D'Ambrosio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prendo atto che rinuncia all'illustrazione.
  A questo punto il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente ed onorevole interpellante, nel novembre 2010 la regione Puglia ha sottoscritto, con il Ministero della salute ed il Ministero dell'economia e delle finanze, l'accordo per l'approvazione, per il triennio 2010-2012, del piano di rientro. Tuttavia, in relazione alle criticità rilevate in occasione della verifica del 9 novembre 2012, gli organismi di vigilanza hanno chiesto alla regione Puglia di redigere ed adottare un programma operativo per gli anni 2013-2015.
  In data 8 novembre 2013, la regione Puglia ha trasmesso una nuova versione del programma operativo per il triennio 2013-2015. Nella riunione del 27 novembre 2013, i tavoli di verifica hanno richiesto di ricevere una nuova bozza di programma operativo, in cui venissero recepite le osservazioni degli stessi tavoli. Il 16 dicembre 2013 la regione Puglia ha trasmesso una nuova versione del programma operativo 2013-2015.
  Nel corso dell'ultima riunione di verifica del 4 aprile 2014, tavolo e comitato hanno valutato che la regione possa adottare formalmente la bozza di programma operativo inviata con alcune prescrizioni, tra le quali, citando le più importanti: minore genericità degli obiettivi e relativi Pag. 6indicatori, soprattutto con riguardo alle reti per intensità di cura; allineare le scadenze previste nei quadri sintetici riportati a conclusione di ogni programma con quelle indicate nel cronoprogramma; necessità di prevedere l'invio di un report riepilogativo con specifica indicazione delle strutture eroganti prestazioni a carico del servizio sanitario regionale, suddivise per aziende sanitarie di appartenenza, e dello stato delle procedure di accreditamento; valutare l'opportunità di prevedere un incremento maggiore del numero di malati cronici assistiti a domicilio; necessità di ampliare la ricognizione delle tariffe regionali anche ad altre tipologie di assistenza; specificare ed esplicitare l'eventuale adozione di un piano delle prestazioni al fine di una puntuale definizione del fabbisogno delle prestazioni da erogare; prevedere, anche nell'ambito del cronoprogramma, azioni volte all'individuazione dei budget, nonché alla sottoscrizione dei contratti con gli erogatori privati, quantificando economicamente il valore di tale intervento; prevedere uno specifico intervento di completamento della riorganizzazione della rete ospedaliera con indicazione della data entro la quale sarà operativa; con riguardo allo stato della riconversione delle strutture, dare evidenza delle forme di associazionismo che si intende attivare; con riguardo alla riorganizzazione dei punti nascita, prevedere degli obiettivi più dettagliati con relativa tempistica di realizzazione dei sistemi di trasporto in emergenza della madre e del neonato.
  Relativamente alle liste d'attesa e al contenimento dei tempi d'attesa, nello schema di programma operativo vengono riportate una serie di azioni, alcune già realizzate altre in via di realizzazione, in materia di contenimento dei tempi d'attesa: appropriatezza e diffusione di linee guida; formazione del personale; potenziamento dei CUP; gestione delle liste d'attesa secondo criteri di priorità negli accessi; informazioni sulla disponibilità di servizi; modalità di accesso alle prestazioni e distribuzione dell'offerta di prestazioni; partecipazione dei cittadini e controllo sulla funzionalità dei servizi; monitoraggio dei tempi d'attesa.
  Con delibera della giunta regionale n. 1403 del 4 luglio 2014, la regione Puglia ha approvato il programma operativo 2013-2015. Le valutazioni in merito saranno oggetto di un'apposita riunione che si terrà il 17 luglio 2014. La regione, inoltre, dichiara di effettuare tutti i monitoraggi previsti dal Piano nazionale di Governo delle liste di attesa. Questo Piano fissa i tempi massimi di attesa per le prestazioni diagnostiche, terapeutiche e riabilitative di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza ospedaliera e garantisce un ricorso appropriato alle attività del Servizio sanitario nazionale, attraverso vari strumenti, tra i quali: l'uso sistematico delle classi di priorità e l'uso diffuso del sistema CUP; la presenza dei tempi di attesa sui siti web delle aziende sanitarie; la riorganizzazione dell'attività di libera professione per conto e a carico delle stesse aziende.
  Nel Piano nazionale e nelle Linee guida di trasmissione e rilevazione dei flussi informativi per il monitoraggio dei tempi di attesa si precisa che sono escluse dal monitoraggio dei tempi di attesa da parte del Ministero della salute i controlli per gli screening e sono presi in considerazione esclusivamente i primi accessi, ossia quelle prestazioni che rientrano nelle classi B (che sono quelle entro dieci giorni), nelle classi D (che sono entro trenta giorni per le visite ed entro sessanta giorni per le prestazioni strumentali). Lo stesso Piano ha sottolineato l'importanza di definire percorsi diagnostici terapeutici per l'area cardiologica e per l'area cardiovascolare, intendendo per percorsi diagnostici terapeutici una sequenza predefinita, articolata e coordinata di prestazioni, ambulatoriali e/o di ricovero, che prevede la partecipazione integrata di diversi specialisti e professionisti, al fine di realizzare la diagnosi e la terapia più adeguate per una specifica patologia.
  Secondo le linee guida di monitoraggio per i percorsi diagnostici, definite di concerto tra Ministero della salute, Agenas, Pag. 7regioni e province autonome, bisogna assicurare al paziente oncologico percorsi preferenziali che si devono concludere entro trenta giorni, verificando la durata temporale di due distinti momenti del percorso diagnostico-terapeutico: la fase strettamente diagnostica (dal primo sospetto consistente alla conclusione diagnostica) e l'attesa per l'inizio della terapia dopo il completamento della fase diagnostica. La regione deve garantire la presa in carico dei pazienti oncologici e l'erogazione delle prestazioni ricomprese nei percorsi diagnostici nell'ottica della qualità delle cure.
  Rimane in capo al Ministero della salute verificare che l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) avvenga nel rispetto delle condizioni di appropriatezza e di efficienza nell'utilizzo delle risorse.
  Rispetto agli adempimenti LEA, lettera h), liste d'attesa, la regione Puglia, a partire dalla verifica 2008 fino a quella relativa all'anno 2011, risulterebbe adempiente.
  Quanto alle certificazioni riguardanti il 2012, la regione Puglia è stata considerata ancora una volta adempiente, con un impegno relativo alla corretta trasmissione delle informazioni quantitative (da condursi secondo le linee guida sulle modalità di trasmissione e rilevazione dei flussi per il monitoraggio dei tempi di attesa). Sarà cura del Ministero della salute richiamare l'attenzione della regione Puglia sullo specifico argomento, al fine di richiedere una riorganizzazione delle prestazioni più efficace in favore dei cittadini.
  Per quanto riguarda il centro PET dell'Ospedale Perrino di Brindisi, operativo dal maggio 2010, la locale prefettura ha segnalato che gli esami PET vengono eseguiti per numerosi pazienti provenienti non solo dalla provincia di Brindisi ma anche dalle altre province pugliesi. Presso la struttura ospedaliera Perrino sono stati eseguiti, nell'anno 2010, 145 esami a pazienti provenienti dalla provincia di Lecce, 247 dalla provincia di Taranto, 33 dalla provincia di Bari, 568 dalla provincia di Brindisi e 49 da altre province. Negli anni 2011 e 2012, le PET/TAC eseguite a pazienti della provincia di Lecce sono state, rispettivamente, 772 e 803.
  In merito ai tempi d'attesa, l'azienda sanitaria di Brindisi, nell'evidenziare che nel centro PET le richieste vengono valutate in tempo reale attraverso una scheda anamnestica del paziente, ha precisato che, fino ad oggi, non sono state superate, se non per problemi di natura tecnica, le tre settimane di attesa. Inoltre, in presenza di richieste che evidenzino motivazioni cliniche particolari inerenti il percorso clinico del paziente, o a seguito di contatto telefonico con il medico prescrittore, l'esame viene eseguito entro alcuni giorni, indipendentemente dalla provincia di provenienza. Anche per i degenti ricoverati presso ospedali di altre province, attraverso un contatto diretto con i medici di reparto, è possibile programmare l'esame entro qualche giorno.
  Per un quadro complessivo della erogazione delle prestazioni diagnostiche PET nella regione Puglia, che evito di descrivere puntualmente, ritengo opportuno comunque consegnare all'onorevole interpellante una dettagliata documentazione trasmessa al Ministero della salute dalla stessa regione Puglia.

  PRESIDENTE. L'onorevole D'Ambrosio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, anzitutto voglio ringraziare il sottosegretario e il Ministero della salute per la disponibilità e l'attenzione su questo tema, che da oltre un anno ci vede impegnati sul territorio pugliese.
  La risposta chiaramente non ci soddisfa, principalmente perché partiamo da un punto di vista diverso, in quanto ci si fida notevolmente di quelle che sono le verifiche e la documentazione fornita dalla regione. In realtà, sul territorio la situazione è ben diversa, partendo dal presupposto che la sanità in Puglia, negli ultimi anni, è sempre stata trattata nella maniera peggiore possibile a causa degli scandali che abbiamo avuto sulla sanità e che sono Pag. 8collegati con le forze politiche che hanno governato la nostra regione sino adesso, alla nuova nomina del nuovo assessore alla sanità, già rinviato a giudizio anche prima della nomina stessa. Quindi, può capire lo sconforto anche da parte di coloro che in qualche modo si approcciano rispetto a questa tematica.
  Ma voglio parlare anche dei dati presenti sul portale della regione Puglia, perché le percentuali riportate circa le liste di attesa lanciano un segnale preoccupante, secondo me, disperato. Si susseguono i casi di prestazioni che per essere erogate hanno tempi di attesa che vanno ben oltre i 60 giorni. Sul sito, a tal proposito, nelle statistiche della regione Puglia, quasi sempre possiamo vedere la presenza non irrilevante di casi di prestazioni che vengono erogate tra i 90 e i 180 giorni. Se non addirittura prestazioni che vengono erogate molto oltre i sei mesi.
  Se la situazione statistica, riportata, del resto, da chi gestisce la stessa sanità regionale, ammette ancora l'esistenza di prestazioni che fanno attendere i cittadini oltre sei mesi, possiamo immaginare quale sia, probabilmente, la reale situazione che un paziente si trova a dover vivere ogni giorno su un tema così delicato.
  Di certo la sanità, non solo quella pugliese, più passa il tempo e più soffre di una certa confusione, probabilmente, Presidente, gestionale. Allargare l'analisi della questione e avere una visione di insieme e un punto di vista più ampio forse ci aiuterebbe a comprendere meglio il tema. Infatti, nonostante gli sforzi anche del Governo verso la digitalizzazione della pubblica amministrazione, molti cittadini sono ancora costretti ad affrontare una prima lista di attesa quando si tratta di andare a pagare il ticket, famoso oramai, nei diversi CUP.
  Non so se lei lo sa, caro Ministro o sottosegretario, ma sono qui apposta per descriverglielo: si va dietro la porta dell'ufficio alle sei del mattino, con la speranza di cavarsela dopo quattro, cinque ore di attesa, con un diffuso fenomeno di distribuzione dei bigliettini modello bagarino allo stadio. Eppure, mi pare di ricordare che il CUP non è una biglietteria, non si paga per andare a vedere una partita. Un CUP non è una salumeria dove ci si mette in fila per un etto di prosciutto !
  Egregio Ministro, mi riferisco al Ministro in questo caso, si immedesimi solo per un attimo in un malato oncologico costretto a farsi qualche ora di attesa al CUP per pagare il ticket e oltre sei mesi di attesa per avere un riscontro diagnostico, il tutto mentre affronta in solitudine una malattia che non dà scampo. Sinceramente, noi non abbiamo compreso quale rappresentante del Governo, presumiamo di intesa con i vari governi regionali, voglia impostare, caro Ministro, la soluzione per questa situazione.
  In poco più di un rigo, all'articolo 28 del decreto-legge sulla pubblica amministrazione – questo benedetto decreto-legge sulla pubblica amministrazione che l'Aula si appresterà poi a convertire –, in merito alle disposizioni di semplificazione e razionalizzazione in materia sanitaria, avete abrogato il comma 3 dell'articolo 8-ter del decreto legislativo n. 502 del 1992, cioè avete fatto una sorta di liberalizzazione in materia di realizzazione di strutture sanitarie e socio-sanitarie. E allora, chiedo: stiamo andando verso una sanità privata ? È questa la risposta alle lunghe liste d'attesa ? Perché qui non si tratta di una semplice questione politica.
  Prima di essere eletto alla Camera dei deputati, ero e sono un fisioterapista e conosco le gerarchie delle strutture sanitarie. A gestire il tutto ci sono i primari, i direttori amministrativi, i direttori sanitari, poi ci sono i direttori generali, le agenzie regionali e, andando verso l'alto, gli assessori regionali alla sanità. C’è tutto un sistema di un cane da guardia che sorveglia un altro cane da guardia, che a sua volta ne sorveglia un altro, ma alla fine il ladro scappa sempre con la refurtiva.
  Tutte queste figure di controllo, lautamente pagate, senza che i problemi riescano ad essere risolti e senza che queste mancate soluzioni costituiscano una responsabilità, finalmente, da assumere da Pag. 9parte di qualcuno di questa catena di comando; nessuno risponde e nessuno paga. Chi, alla fine, tutela i pazienti ?
  Così mi capita di avere fra le mani, caro sottosegretario, ad esempio, la nota di un sindacato – il FIALS, in Puglia – in relazione ad un istituto tumori, un oncologico, per una attività di riduzione dei tempi di attesa prevista da gennaio 2014 a maggio 2014. E questo documento chiede, a fine maggio, perché le attività di riduzione dei tempi di attesa, che lei descriveva, non siano ancora partite, a maggio 2014; e parliamo di un oncologico, quindi non di un istituto ancora più leggero, diciamo così, nelle prestazioni.
  Poi, però, vengo a sapere che esistono convenzioni per cui una struttura sanitaria privata, in Puglia, può utilizzare le apparecchiature di un ospedale pubblico – sottolineo: pubblico – per accelerare le erogazioni delle prestazioni alla propria clientela, quella privata, magari con una maggiorazione dei costi per l'utente finale rispetto al classico ticket. E, allora, questo magari lo colleghiamo all'allarme sulla situazione che può essere colta, ad esempio, dai dati dell'Istat: l'Istat ci dice che il 10 per cento della popolazione è ormai povera assoluta, ovvero coloro che non riescono ad acquistare beni e servizi per una vita dignitosa. Dietro la porta delle varie Caritas, oramai, potrà trovare una lista di attesa, quella delle persone che chiedono un aiuto per il pagamento anche di un semplice ticket per curarsi, ma, forse, al Ministero e alla regione Puglia interessano solo i casi di coloro che vogliono passare dalla struttura privata per arrivare ad usufruire più velocemente della prestazione all'interno di una struttura pubblica.
  Questo sistema sanitario assomiglia sempre più al concetto della buona sanità – la buona sanità l'abbiamo ascoltata in Puglia, la buona politica, la buona sanità, il buon governo, finito tutto nelle belle parole –, anzi, direi quasi la buona salute, che sembra oramai in Puglia essere diventato un lusso per pochi che possono permettersi quei tempi ragionevoli.
  Se a questo aggiungiamo che ci sono ancora dei CUP che, come avevo detto all'inizio del mio intervento, hanno un numero, poi, esiguo di lavoratori allo sportello, ai cosiddetti front office, per cui basta una sfortunata coincidenza tra ferie e malattia per costringere il cittadino a fare delle interminabili code, costringiamo ai tempi supplementari per pagare i ticket, infliggendo un ulteriore disservizio a chi ha bisogno di questi interventi tempestivamente. Questi e tanti altri casi di questo genere, purtroppo, accadono sui temi su cui il Ministero da lei diretto dovrebbe vigilare.
  La cosa che ci serve comprendere è cosa intenda fare il Ministero in questo senso: non deve certo rispondermi qui, lo ha già fatto, sottosegretario, ma se lei intende andare contro quelle lobby rappresentate in Puglia anche da un pezzo della sua maggioranza, lei ci darà dimostrazione che il nostro MoVimento sul Ministero si sta sbagliando. Arrivi a combattere battaglie che vanno nell'interesse del cittadino sempre, non quando gli avversari non sono altro che piccoli operatori o associazioni prive di rappresentanza o voce politica.
  Che sia lei, sottosegretario, o il Ministro a mettere eventualmente le dimissioni sul tavolo del Premier, se non è permesso risolvere questi problemi. Si metta il proprio nome, la propria faccia, la propria azione politica sulle barricate, perché si ha a cuore più la salute dei cittadini che gli interessi di una parte politica o di una maggioranza parlamentare.
  Quando si parla di interessi dei cittadini, quando si protraggono questioni sanitarie così importanti, per restare in tema, ci sale la pressione, la febbre, il sangue agli occhi, direi quasi. Noi siamo qui a rappresentare coloro che non hanno voce, chi è costretto a portarsi in alcuni casi – lo sottolineo anche vergognandomi – la tenda da campeggio addirittura al CUP, fuori dalle loro città, quasi vergognandosi; quelli che subiscono le improvvisate vendite di biglietti del CUP, come prima dicevo, fino ad arrivare – lo dimostrano Pag. 10alcuni casi della cronaca – a risse, litigi, lotte fra poveri per farsi un esame, per curarsi.
  Allora, concludendo, Presidente, non so a quale soluzione probabilmente questo Governo stia pensando, se ad un tavolo di esperti, ad un super manager, ancora una volta, se ad un Cantone della sanità. Ci dimostri le sue competenze, questo Governo, in merito a questo problema e ci dimostri che siamo in errore, ci dimostri che non è soltanto lì che serviva muoversi, magari, perché c’è un componente di una forza politica, ma che ci si muove perché si è in grado di risolvere i problemi che, ad oggi, ci fanno essere disperatamente pessimisti sul futuro della sanità pubblica in Puglia.

(Iniziative in relazione alle criticità determinate dall'esportazione all'estero di alcuni farmaci per la cura di gravi patologie – n. 3-00186)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Binetti n. 3-00186, concernente iniziative in relazione alle criticità determinate dall'esportazione all'estero di alcuni farmaci per la cura di gravi patologie (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, in merito all'interrogazione parlamentare in esame, l'Agenzia italiana del farmaco ha precisato preliminarmente quanto segue.
  Va sottolineato che l'esportazione parallela è una pratica commerciale adottata quando il mercato estero offre condizioni di vendita sensibilmente più remunerative di quelle presenti nel mercato interno. Si tratta di un fenomeno in sensibile crescita negli ultimi anni non solo a livello nazionale, ma anche in ambito europeo, che si conforma ai principi comunitari di libera circolazione delle merci.
  Sulla piena legittimità delle pratiche di importazione e di esportazione parallela si è pronunciata, da ultimo, anche la Commissione europea con la comunicazione n. 839 del 30 dicembre 2003.
  Peraltro, una limitata disponibilità di taluni medicinali in determinate parti del territorio nazionale non può essere definita tecnicamente come carenza – dirò innanzi più precisamente –, in quanto, dai dati in possesso dell'Aifa, non risulterebbe alcuna interruzione della loro fornitura da parte delle rispettive aziende farmaceutiche titolari delle autorizzazioni all'immissione in commercio che, dietro specifica richiesta, ne confermano, sempre secondo i dati dell'Aifa, la disponibilità. Di conseguenza, tali farmaci, solo temporaneamente e localmente carenti, non sono inseriti nell'apposito elenco dei medicinali carenti tenuto dall'Aifa e consultabile sullo stesso sito istituzionale in una apposita sezione dedicata.
  È di tutta evidenza, comunque, che anche le semplici indisponibilità temporanee locali di farmaci nel mercato nazionale possano causare, come dice l'interrogazione, l'interruzione dei trattamenti terapeutici, in modo da determinare disagi anche gravi a danno di alcune categorie di pazienti, ledendo il loro diritto costituzionale alla tutela della salute e violando, altresì, il diritto alla parità di trattamento.
  Il fenomeno dell'aumento delle esportazioni parallele verso Paesi europei è oggetto di una stretta osservazione da parte dell'Aifa, in quanto all'Ufficio qualità dei prodotti della stessa Agenzia compete la gestione delle carenze di medicinali. Allo scopo di garantire la persistenza di un assortimento di medicinali idoneo a soddisfare tempestivamente le esigenze dei cittadini, ed al fine di arginare ogni eventuale indisponibilità nel mercato nazionale di farmaci, il Ministero della salute ha promosso l'inserimento, nel recente decreto legislativo 19 febbraio 2014, n. 17, che recepisce la direttiva 2011/62/UE e rafforza gli impedimenti all'ingresso di medicinali falsificati nella catena di fornitura legale, di specifiche norme dirette a garantire che i farmaci siano presenti nel territorio nazionale.Pag. 11
  In particolare, viene sancito l'obbligo per i grossisti di garantire in permanenza un assortimento di medicinali sufficiente a rispondere alle esigenze di un territorio geograficamente determinato e di provvedere alla consegna delle forniture richieste in tempi brevissimi su tutto il territorio in questione. A tal fine, non possono essere sottratti alla distribuzione e alla vendita per il territorio nazionale i medicinali per i quali sono stati adottati specifici provvedimenti al fine di prevenire o limitare stati di carenza o di indisponibilità, anche temporanee, sul mercato o in assenza di valide alternative terapeutiche.
  Tale disposizione integra la nozione comunitaria di obbligo di servizio pubblico, al fine di evitare o limitare situazioni contingenti di carenza o di indisponibilità sul mercato interno di medicinali per i quali non esistano valide alternative terapeutiche e siano stati già adottati specifici provvedimenti finalizzati a garantire la continuità delle forniture. Tale nuova disposizione va letta congiuntamente con le ulteriori norme introdotte dal decreto legislativo n. 17 del 2014, che obbligano il farmacista, anche tramite le associazioni di categoria, a segnalare alla regione o alla provincia autonoma, ovvero alle autorità competenti individuate dalla legislazione della regione o della provincia autonoma, il farmaco non reperibile nella rete di distribuzione regionale, nonché il grossista a cui ha avanzato la richiesta, al fine dell'espletamento delle verifiche opportune ad accertare che non sia stato violato l'obbligo di servizio pubblico da parte del grossista. In caso di violazione, sono previste, anche, adeguate sanzioni.
  Dalle disposizioni richiamate emerge un quadro normativo innovativo dell'obbligo di servizio pubblico, finalizzato a consentire, una volta a regime, di ovviare alle criticità sollevate proprio nell'atto parlamentare dell'onorevole Binetti. La ratio delle nuove disposizioni, infatti, è quella di regolamentare il «mercato parallelo» dei farmaci destinati all'Italia, ma poi, di fatto, venduti in altri Paesi, con riguardo specifico alle specialità medicinali, soprattutto salvavita, indicate per la cura di patologie gravi e/o rare per le quali non esistano in commercio nel territorio nazionale valide alternative terapeutiche.
  Al fine del raggiungimento di tale scopo, il legislatore, in particolare, ha reso più stringenti gli obblighi gravanti sui grossisti, prevedendo espressamente il divieto, ricorrendo le condizioni previste, di sottrarre tali medicinali alla distribuzione e alla vendita per il territorio nazionale, e disponendo, per le violazioni di tale obbligo, l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria, nonché la temporanea sospensione dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività di distribuzione all'ingrosso dei medicinali e, per i casi di recidiva, addirittura, la revoca di questa autorizzazione.
  Per quanto riguarda le carenze in senso tecnico, il titolare è obbligato a comunicare all'Aifa la cessazione temporanea o definitiva della commercializzazione almeno due mesi prima ed è tenuto a comunicare preventivamente anche le carenze.
  L'Aifa riceve, inoltre, da tutte le parti interessate (operatori sanitari, assessorati alla sanità, pazienti, cittadini e loro associazioni, e anche da altre autorità), raccogliendole, le segnalazioni relative alle carenze dei medicinali e ne accerta l'effettività e l'entità, valutando le specifiche criticità sulla base dei seguenti elementi: tipologia della carenza (periodica, ricorrente, cronica o di nuova segnalazione); disponibilità di prodotti analoghi nel mercato italiano o estero, ovvero se si tratta di farmaci «unici».
  L'Agenzia contatta sia le aziende titolari del medicinale carente e dei prodotti analoghi, sia gli altri interlocutori coinvolti – produttori, intermediari, distributori, importatori, strutture ed autorità sanitarie –, adottando i provvedimenti opportuni per i casi di specie: autorizzazione all'importazione concessa all'azienda titolare del farmaco carente; autorizzazione (nulla osta) all'importazione per singola struttura sanitaria che ne faccia richiesta; altri provvedimenti specifici (per esempio, determinazioni, razionalizzazione d'uso per determinate categorie di pazienti, e così Pag. 12via). Tutte le informazioni necessarie vengono pubblicate nell'elenco dei medicinali attualmente carenti, aggiornato settimanalmente nel sito istituzionale dell'Agenzia nell'apposita sezione dedicata alle carenze dei farmaci.
  Con particolare riguardo alle carenze di medicinali antitumorali – fenomeno che interessa non solo il territorio nazionale, ma anche i Paesi comunitari –, sin dal settembre 2011, l'Aifa ha avviato un'attività di monitoraggio dei fattori di effettiva disponibilità di tali farmaci, richiedendo ad ogni azienda farmaceutica titolare di medicinali oncologici aggiornamenti trimestrali sullo stato delle proprie disponibilità.
  La raccolta e l'elaborazione di tali informazioni ha consentito di limitare in modo considerevole l'impatto delle carenze di farmaci antitumorali sui pazienti italiani, consentendo di sensibilizzare i produttori ad una più attenta pianificazione delle scorte e permettendo all'Agenzia di adottare interventi cautelari in via preventiva.
  Da ultimo segnalo che, in merito alla carenza dei farmaci, il Ministero della salute ha adottato, proprio il 18 giugno del 2014, una circolare, che metto ovviamente a disposizione dell'onorevole interrogante, rivolta a tutti gli operatori della filiera del farmaco e alle autorità territoriali, richiamandoli alla puntuale e corretta osservazione di quanto disposto dal decreto legislativo n. 17 del 2014, più volte citato, per contrastare ancora meglio il fenomeno che viene descritto nell'interrogazione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, il maggior livello di soddisfazione nasce dall'ultimo – non ho capito bene se è un decreto – atto compiuto dal Ministero, nel quale si fa un esplicito riferimento a questo problema – l'ultimo atto mi sembra che sia della metà di giugno – e si prende una posizione chiara, netta e determinata.
  Infatti, non c’è dubbio che ha perfettamente ragione il sottosegretario quando dice che c’è bisogno che questi fatti vengano presentati da organismi perfettamente informati, ma d'altra parte la nostra interrogazione partiva da una denuncia che era stata fatta dal dottor Caprino, presidente della Federfarma di Roma, quindi una persona che aveva ben chiaro il panorama di quella che è, perlomeno, la rete delle farmacie romane. Quindi, se il responsabile, il coordinatore in qualche modo di questa intera rete sollevava il problema, non poteva che farlo a fronte di dati precisi, concreti e rilevanti; e credo che la risposta che il Ministero ha dato in termini operativi, oltre alla comunicazione fatta oggi in Aula dal sottosegretario, dia la misura che una certa sensibilizzazione al problema e la consapevolezza che il problema esista c'erano.
  Evidentemente, noi siamo abituati da anni a parlare di sistema sanitario nazionale; siamo orgogliosi del nostro sistema sanitario nazionale, ne difendiamo i principi, ne difendiamo soprattutto il valore che lo anima e ne denunciamo – come molte volte accade – le imperfezioni o le disfunzioni perché vorremmo che funzionasse al meglio. Ma io credo che ci troviamo davanti ad una situazione nella quale il sistema sanitario nazionale in quanto tale deve rispondere a una logica che non è più solo ed esclusivamente nazionale.
  Mi riferisco per l'appunto a questa, come dire, circolazione di merci, se vogliamo chiamare merci in senso proprio i farmaci, a livello europeo che, nell'introduzione della sua relazione, il sottosegretario ha considerato ovviamente non solo legale ma, come dire, tutelata a livello proprio della Comunità europea da precise direttive, cioè quello che noi diremmo, in qualche modo, diversamente legali. Peccato che per noi il nostro riferimento è al Sistema sanitario nazionale e la stessa cosa vale per il riferimento poi in altri momenti alla medicina transfrontaliera, che permette a un paziente di curarsi tanto in Italia quanto in qualunque altro Pag. 13luogo di eccellenza lui riconosca come il più adeguato possibile a rispondere ai suoi bisogni di salute.
  È evidente che il Sistema sanitario nazionale con questa logica deve diventare un Sistema sanitario europeo, perché è chiaro che, se un farmaco in Italia costa molto meno di quanto non costi in Europa, male farebbero i Paesi vicini, se potendo legittimamente acquistarlo, non lo acquistassero. Potremmo dire che lederebbero gli interessi dei loro Sistemi sanitari nazionali. A noi tocca, però, tutelare.
  Può sembrare una forma di protezionismo, ma ciò è necessario finché noi abbiamo la responsabilità che ci mette davanti ai bisogni dei nostri malati; e sappiamo perfettamente che il bisogno sul piano farmacologico è un bisogno, come dire, irrinunciabile. Non a caso nell'ultima parte della sua relazione il sottosegretario ha più volte fatto riferimento non solo a farmaci salvavita, ma anche a quei farmaci oncologici il cui prezzo è altissimo, il cui prezzo è possibile alle persone soltanto nella misura in cui il Sistema sanitario nazionale lo renda accessibile.
  Forse qualcuno di noi ha visto il film, uscito recentemente, Il venditore di medicine, in cui la terribile problematica che viene posta al centro del dibattito è quella che si può sintetizzare in una delle battute: «Oncologia vuol dire 2 mila euro a fiala». Cioè, c’è una prospettiva di «mercantizzazione», rispetto a quella che è la medicina, che noi dobbiamo rifiutare e rigettare in modo assoluto, intanto perché crea una crescita, una lievitazione di costi, che è veramente inaccettabile. C’è una lievitazione di costi, con uno spostamento dal Sistema sanitario nazionale al sistema sanitario più di tipo privato, privato convenzionato o addirittura privato-privato, che era quello a cui faceva riferimento prima il collega del MoVimento 5 Stelle. Ma c’è, in questo momento, nella mia interrogazione, il riferimento esplicito alla necessità di garantire il diritto alla salute, a norma dell'articolo 32 della nostra Costituzione, attraverso l'accessibilità immediata, concreta e diretta, al farmaco che, nell'ambito di una relazione del tutto peculiare come quella medico-paziente, viene considerato come quello strumento indispensabile per me, per il recupero della salute, per la guarigione o, comunque, per il miglioramento della qualità di vita.
  Concludo, Presidente. Quindi, io ringrazio sicuramente il sottosegretario. Prendo per buono tutto quello che lui ha voluto comunicarci, tutto quello che ci ha scritto e sarà anche mio impegno, come dire, renderlo diffusivo. Sono convinta che le cose che sono state fatte sono migliori di quelle che erano presenti nell'atto, nella mia interrogazione. Sono certa che il Ministero ha preso atto, evidentemente, di alcune disfunzioni, anche attraverso la mediazione, sempre molto complessa, dell'Aifa. Uno si stupisce sempre quante siano e quanto variegate siano le funzioni che ha l'Aifa. Comunque, auspico che la funzione che l'Aifa svolge come organismo tecnico del Ministero della salute serva davvero a garantire ad ognuno di noi il farmaco necessario nel momento opportuno, senza liste di attesa, senza dovere fare le file di notte per potersi iscrivere a ricevere il farmaco e, comunque, sapendo che davvero il sistema ruota intorno ai bisogni del paziente e non è il paziente che deve rincorrere le risorse che il sistema per diritto costituzionale dovrebbe garantirgli.

(Iniziative per contrastare il dissesto idrogeologico, con particolare riferimento alle aree agricole – n. 3-00715)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Franco Bordo n. 3-00715, concernente iniziative per contrastare il dissesto idrogeologico, con particolare riferimento alle aree agricole (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'interrogazione presentata Pag. 14dall'onorevole Franco Bordo riguarda le iniziative da intraprendere per contrastare il fenomeno del dissesto idrogeologico nel nostro Paese e l'opportunità di adottare un piano nazionale strutturale che consenta la messa in sicurezza delle aree in questione.
  Al riguardo, mi preme anzitutto ricordare che è all'esame delle Commissioni agricoltura e ambiente uno specifico disegno di legge di iniziativa governativa, l'Atto Camera 2039, sul contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato, che, nell'intento di creare una disciplina specifica che abbia una visione globale ed omogenea del territorio, fissa dei precisi limiti all'estensione massima di superficie agricola edificabile. Si tratta di un provvedimento che introduce una disciplina nuova, legata trasversalmente alle disposizioni vigenti sulle materie che si interfacciano con il concetto della tutela giuridica del paesaggio delle zone agricole (materie, a loro volta, oggetto di una disciplina multilivello, nazionale, regionale e comunale).
  In particolare, tenendo conto dell'estensione e della localizzazione dei terreni agricoli rispetto alle aree urbane, dell'estensione del suolo già edificato, dell'esistenza di edifici inutilizzati, nonché dell'esigenza di realizzare infrastrutture e opere pubbliche e della possibilità di ampliare quelle esistenti, il citato disegno di legge propone misure finalizzate a disciplinare in maniera organica la fissazione dell'estensione massima di superficie agricola edificabile sul territorio nazionale, per creare uno sviluppo equilibrato delle aree urbanizzate e delle aree rurali.
  In tal senso, oltre a limitare la perdita di terreni agricoli produttivi, l'obiettivo che si intende perseguire è la prevenzione contro i gravi fenomeni di dissesto idrogeologico del nostro Paese attraverso un sistema di controllo e di sviluppo globale e moderno del territorio, evidenziando il ruolo centrale delle aree agricole. Ciò premesso, ferma restando la precipua competenza in materia del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, evidenzio che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, a conoscenza della situazione di fragilità in cui versa l'assetto idrogeologico del nostro Paese e degli ingenti danni che ne derivano, non dispone di fondi specificamente stanziati per la prevenzione di tale rischio ambientale.
  Tuttavia, tengo a far presente che, per il periodo di programmazione della nuova PAC, della politica agricola comune 2014-2020, l'Italia può usufruire dei fondi europei per affrontare tale minaccia. Infatti, nell'ambito dell'Accordo di partenariato per il periodo di programmazione 2014-2020, due di questi fondi, il Fesr, il Fondo europeo di sviluppo regionale, e il Feasr, che è il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, stanziano apposite risorse per promuovere l'adattamento al cambiamento climatico insieme alla prevenzione e alla gestione dei rischi.
  Nello specifico, il Fondo europeo di sviluppo regionale partecipa al raggiungimento dell'obiettivo con 932,2 milioni di euro, mentre il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale con 1.351,3 milioni di euro. Considerando, tuttavia, che anche altri obiettivi presentati nell'Accordo predetto possono concorrere al raggiungimento dell'obiettivo climatico e della gestione del rischio (quali, ad esempio, tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse), si stima che il contributo del Fondo europeo di sviluppo regionale ammonti a 4,6 miliardi di euro, mentre quello del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale ammonti a 4,7 miliardi di euro.
  In particolare, le azioni finanziate dal Fesr per ridurre il rischio idrogeologico e di erosione costiera riguardano gli «interventi di messa in sicurezza e per l'aumento della resilienza dei territori più esposti a rischio idrogeologico e di erosione costiera, manutenzione straordinaria del reticolo idraulico, delle reti di scolo e sollevamento acque, laminazione delle piene e stabilizzazione delle pendici, utilizzando, ove possibile, infrastrutture verdi, interventi di realizzazione, manutenzione e rinaturalizzazione di infrastrutture verdi e servizi ecosistemici, integrazione Pag. 15e sviluppo di sistemi di prevenzione, anche attraverso meccanismi e reti digitali interoperabili di allerta precoce». Invece, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale finanzia «interventi volti a prevenire l'erosione dei suoli e migliorare la gestione del suolo», come pure l'integrazione e lo sviluppo dei sistemi di prevenzione, che dovranno agire anche per la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici.
  Sempre in ambito di Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale possono essere altresì attivati, nelle aree ove la situazione locale assume una connotazione particolarmente critica, programmi di consulenza e assistenza tecnica inerenti la prevenzione dell'erosione e una migliore gestione del suolo. In riferimento alla gestione dei rischi in ambito agricolo, i Programmi di sviluppo rurale potranno far riferimento ad un programma nazionale, ancora in fase di redazione, che prevede il ricorso ad assicurazioni per i raccolti, gli animali e le piante, ai fondi di mutualizzazione, che includono anche le compensazioni finanziarie per le perdite di reddito causate da avversità atmosferiche, e ad uno strumento di stabilizzazione del reddito.
  Altre misure attivabili, sempre con i Programmi di sviluppo rurale, complementari al precedente Piano nazionale, vertono, invece, al ripristino del potenziale agricolo danneggiato da calamità naturali e da eventi catastrofici, ma anche ad una conduzione agricola ambientalmente sostenibile in grado di prevenire e/o attenuare i rischi ambientali.
  Ai fini della prevenzione del dissesto idrogeologico, per quanto di competenza, si agirà anche rafforzando i servizi e le opportunità occupazionali nelle aree interne e marginali, soprattutto a valere sulle risorse del Fondo sociale europeo e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, al fine di garantire la presenza di popolazioni in quei territori in cui l'abbandono ha innescato forti processi di degrado e di dissesto, aggravati dai processi di cambiamento climatico in atto. Sul Fondo sociale europeo, inoltre, sono previste, dove ritenute necessarie, anche azioni di rafforzamento del capitale umano a complemento e sostegno degli investimenti.
  Ai precedenti fondi europei si affianca poi il Fondo di sviluppo e coesione di carattere nazionale, finalizzato a riequilibrare le differenze economiche e sociali presenti nelle diverse aree geografiche del nostro Paese. Gli interventi di detto fondo, che contribuiscono in maniera sostanziale alla riduzione del rischio idrogeologico, sono complementari ai Fondi strutturali di investimento europei ma, a differenza di questi, non hanno i vincoli temporali di programmazione della Politica agricola comune, in quanto possono andare anche oltre l'orizzonte temporale del 2020.
  Ulteriori valide indicazioni per la salvaguardia del territorio sono, inoltre, contenute nelle «Linee guida per la valutazione del dissesto idrogeologico e la sua mitigazione attraverso misure e interventi in campo agricolo e forestale» che, proponendo indirizzi e metodologie sulla base dell'integrazione di banche dati territoriali dei comparti ambiente e agricoltura (penso ad ISPRA, AGEA-SIN, anche in collaborazione con INEA e con il CRA), consentono l'individuazione, su tutto il territorio nazionale, delle aree prioritarie di intervento e delle misure più idonee per la mitigazione del dissesto idrogeologico in campo agricolo e forestale.
  Per quanto concerne, invece, le informazioni richieste in merito al Piano contro il dissesto idrogeologico del 2010 e all'opportunità di adottare un attinente Piano nazionale strutturale, considerata la competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, fornisco anche alcune informazioni che al riguardo sono state acquisite. Riguardo alla programmazione dell'ultimo triennio, l'articolo 2, comma 240, della legge n. 191 del 2009 ha destinato le risorse assegnate per gli interventi di risanamento ambientale, di cui alla delibera CIPE n. 83 del 6 novembre 2009 (pari ad un miliardo di euro), ai piani straordinari diretti a rimuovere in tutto il Paese le situazioni a più elevato rischio idrogeologico. La medesima Pag. 16norma ha anche stabilito che detti programmi straordinari potessero essere attuati anche tramite Accordi di programma che, dai primi mesi del 2010, sono stati sottoscritti tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con le competenti regioni. Detti accordi individuano e finanziano interventi per la messa in sicurezza della popolazione e del territorio, individuati anche coinvolgendo l'Autorità di bacino e il Dipartimento della protezione civile. Si tratta di interventi diretti prioritariamente alla salvaguardia della vita umana attraverso la riduzione del rischio idraulico, di frana e di difesa della costa, sia mediante la realizzazione di nuove opere, sia con azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria. Il valore complessivo degli accordi sottoscritti, considerate le risorse del Fondo aree sottoutilizzate (FAS) statali destinate dalla legge finanziaria 2010, quelle di bilancio messe a disposizione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e quelle regionali, ammonta a circa 2.097 milioni di euro, per oltre 1600 interventi finanziati, suddivisi in ulteriori stralci funzionali.
  Alla fine del 2011, tuttavia, considerato che al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare risultavano effettivamente solo 100 milioni di euro delle risorse FAS statali inizialmente previste e che, in molti casi, anche le risorse FAS regionali non erano ancora disponibili, il Piano straordinario per il dissesto in molte regioni ha incontrato, obiettivamente, notevoli difficoltà di attuazione, con la conseguente necessità di rimodulare gli Accordi già sottoscritti, con evidente pregiudizio dell'azione dello Stato nel campo della difesa del suolo. Ciononostante, a fine dicembre 2011 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero per la coesione territoriale, ha avviato un'attività per recuperare una parte importante delle risorse originarie del dissesto idrogeologico attraverso i fondi FAS, riuscendo in tal modo ad inserire nell'ambito del Piano nazionale per il Sud (previsto dalla delibera CIPE n. 1 del 2011) tutti gli interventi già individuati negli Accordi di programma con le regioni del Mezzogiorno. Le regioni coinvolte attivamente nel processo sono state la Basilicata, la Calabria, la Campania, la Sicilia il Molise, la Puglia e la Sardegna.
  L'attività si è conclusa con l'emanazione della delibera CIPE n. 8 del 2012, che prevede il finanziamento di 518 interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico per complessivi 674 milioni di euro, di cui solo 60 milioni sono assegnati al Ministero dell'ambiente, mentre i restanti sono stati trasferiti direttamente alle regioni.
  Analoga attività è stata effettuata per la predisposizione del Piano centro nord. Tuttavia, le risorse FAS assegnate con delibera CIPE n. 6 del 2010, pari a 130 milioni di euro, non consentono la totale copertura degli interventi programmati per le regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto. Infatti, manca la copertura per oltre 138 milioni di euro da destinare al finanziamento di parte degli interventi inseriti negli accordi sottoscritti con le regioni del centro nord. Relativamente ai suddetti 130 milioni, di cui solo 56 sono stati trasferiti al Ministero dell'ambiente, sono in corso le procedure di rendicontazione e relativo trasferimento, che coinvolgono, accanto alla predetta amministrazione, anche il Ministero dello sviluppo economico e le regioni interessate.
  Il quadro complessivo, a maggio 2014, della situazione contabile degli accordi di programma rileva che, anche grazie alle proprie risorse, il Ministero dell'ambiente dal 2010 ad oggi ha potuto erogare ai soggetti attuatori (commissari straordinari e regioni) oltre 627 milioni di euro a fronte degli 826 milioni di euro statali previsti dagli accordi sottoscritti.
  Tuttavia, le regioni non hanno risposto con pari sollecitudine alla necessità comune di mettere a disposizione le proprie risorse, così come concordato. Infatti, da una recente ricognizione risulta che sono state trasferite sulle contabilità speciali dei commissari, complessivamente per tutte le Pag. 17regioni firmatarie, solo 290 milioni di euro a fronte dei 1.271 milioni destinati, nell'accordo, dalle stesse regioni. È evidente che tali ritardi nel conferimento di risorse hanno comportato sensibili rallentamenti nell'attuazione degli interventi previsti negli accordi in questione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Franco Bordo ha facoltà di dichiarare per cinque minuti se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta, però non posso non evidenziare la mia insoddisfazione. Infatti, dobbiamo ancora prendere atto che di fatto manca un disegno complessivo da parte del Governo rispetto alla grave situazione che il Paese sta vivendo per quanto riguarda il dissesto idrogeologico sul nostro Paese.
  L'incapacità di spendere le risorse – come anche lei oggi ha confermato –, peraltro risorse del tutto inadeguate, stanziate in questi anni per la difesa del suolo è uno dei motivi dei gravi problemi che ostacolano l'avvio di un serio programma di messa in sicurezza del nostro territorio.
  Io prendo atto che nel 2014, cioè nell'anno corrente, di fatto il nostro Paese sta incominciando ad attivare quell'impegno di spesa di programmazione previsto quattro anni fa, cioè nel 2010. Dico «incominciando» perché non si coprono tutte le risorse previste in quel piano. In più abbiamo un'altra serie di previsioni, che la ringrazio per avermi ricordato e citato, che però rimangono nel lato della previsione.
  Come vorrei anche farle presente – magari perché lo possa far presente, tramite la sua persona, al Ministro dell'ambiente e al Presidente del Consiglio – che il disegno di legge relativo alla limitazione dell'uso del suolo – rispetto al quale, tra l'altro, noi ci siamo anche rapportati in modo costruttivo e interessato – è praticamente fermo nell'ambito della discussione in Commissione, perché ci sono divergenze importanti all'interno della compagine di maggioranza di questa Camera. Ma ovviamente noi siamo disponibili da subito a riprendere la discussione su quel disegno di legge e a portare il nostro contributo.
  Ecco, voglio ricordare che in verità il fabbisogno necessario per la realizzazione di interventi per una sistemazione realmente significativa e che possa dare dei risultati rispetto alla situazione di dissesto su tutto il territorio nazionale è stimata in circa 40 miliardi di euro. Per questo, appunto, oggi dico che non c’è ancora quella consapevolezza, da parte del Governo italiano e da parte del Parlamento nel suo complesso, per attivare un piano pluriennale di investimenti per la difesa del suolo, capace non solo di mettere in sicurezza il territorio, ma anche di attivare migliaia di cantieri diffusi nel Paese, con importanti ricadute dal punto di vista occupazionale ed economico.
  La tutela del nostro territorio rappresenterebbe, questa sì, la vera grande opera strategica, di cui il nostro Paese ha prioritariamente bisogno e potrebbe anche essere un intervento volano di rilancio per tante altre economie nazionali e locali.
  Un altro aspetto, strettamente collegato a quanto appena detto e sul quale il Governo deve prendere un impegno preciso, è quello dell'esclusione dei vincoli del Patto di stabilità per le spese sostenute dalle regioni e dagli enti locali per gli interventi di prevenzione e manutenzione del territorio. Altrimenti, signor sottosegretario, molte di queste risorse continueranno a rimanere lettera morta, di fatto saranno delle voci messe sui bilanci, ma non spendibili da parte degli enti locali.
  Prima di concludere, un altro appunto di non soddisfazione nella sua risposta era relativo alla nostra proposta di avviare un monitoraggio, perché possa portare poi ad un utilizzo, con alienazione o locazione, di aree demaniali: sappiamo che ne abbiamo, in area agricola, tante, e appunto si potrebbe prevedere un programma nazionale che prediligesse l'affidamento a giovani imprenditori, agricoltori, organizzazioni e gruppi che operano nel campo dell'agricoltura sociale (oggi avremo in Aula questa proposta di legge e questa nuova norma Pag. 18appunto). Fra l'altro, è un provvedimento, quello dell'affidamento di terre, che andrebbe appunto ad aiutare la cura del nostro territorio anche senza gravare sul bilancio dello Stato, perché non bisognerebbe appunto trovare risorse vive.
  In conclusione, noi continueremo nella nostra opera di sollecitazione del Governo rispetto all'argomento. Ci sentiamo pienamente in sintonia con la petizione che è stata presentata al Governo stesso, chiamata «dissesto Italia», quella promossa da ANCE, dall'ordine dei geologi, dall'associazione Legambiente e dal consiglio nazionale degli architetti.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 con il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recante disposizioni in materia di agricoltura sociale.

  La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 15,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Boccia è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,43).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Inversione dell'ordine del giorno.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, per chiedere alla Presidenza se ritiene di poter acconsentire a un'inversione dell'ordine del giorno, anticipando le mozioni sulle adozioni internazionali rispetto all'argomento che è inscritto come secondo punto all'ordine del giorno, cioè quello dell'agricoltura sociale, per poi riprendere, alla fine delle mozioni, con il medesimo provvedimento sull'agricoltura sociale.

  PRESIDENTE. Se sulla proposta del deputato Rosato, nel senso di passare al terzo punto dell'ordine del giorno recante il seguito della discussione delle mozioni in materia di adozioni internazionali, non vi sono obiezioni, la stessa si intende accolta dall'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,46).

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su quanto sta succedendo davvero molto vicino a noi, nelle terre di Israele e di Palestina, sul dramma che stanno vivendo quelle popolazioni, soprattutto popolazioni civili, donne, bambini e anziani, ma tutti. Si tratta di un’escalation violenta che abbiamo il dovere di fermare. Abbiamo il dovere di fare tutto quanto è possibile perché non possiamo più assistere a questo aumento quotidiano di Pag. 19morti, di feriti, di distruzioni di abitazioni e di edifici civili. Giustamente la nostra Ministra degli affari esteri si è recata sul posto del conflitto per fare quanto è possibile, per cercare di ricondurre a ragione tutte le parti coinvolte. Chiediamo una tregua, chiediamo che venga in qualche modo imposta una tregua e si facciano tutti gli sforzi, per quanto è possibile, per avviare i negoziati che non solo blocchino questa escalation, ma che diano un orizzonte politico. E siamo contenti che la nostra Ministra degli affari esteri si sia recata immediatamente in quelle terre e chiediamo a lei, Presidente, di farsi portavoce del nostro sostegno. Sono certa che la Ministra Mogherini farà tutto quanto è possibile, non soltanto come Ministra degli affari esteri del nostro Paese, ma anche come rappresentante – siamo nel semestre di Presidenza europea – dell'Unione europea perché l'Unione europea diventi protagonista di questi negoziati, diventi davvero un attore protagonista perché dobbiamo avviarli subito, non possiamo aspettare un minuto in più.

  VINCENZO AMENDOLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA. Signor Presidente, io sono veramente d'accordo con la deputata Locatelli: 192 morti, 1.410 feriti, una tregua che è durata solo sei ore. Tregua proposta dall'Egitto, a cui ha risposto positivamente il Governo israeliano e a cui, purtroppo, in maniera sciagurata, le organizzazioni palestinesi legate ad Hamas hanno risposto «no». Una tregua che, però, noi caparbiamente vogliamo e per questo il Parlamento si deve stringere allo sforzo del Governo italiano e del Ministro degli affari esteri Federica Mogherini che è in queste ore in Medio Oriente. Si deve legare a quello sforzo che ci porterà anche al Consiglio europeo di mercoledì a chiedere all'Europa, che per troppo tempo è stata assente, lontana da una tragedia, da una guerra che sembrava scomparsa, di tornare in campo, di farsi sentire con la forza della mediazione per fermare gli estremisti e i nemici della pace e per far sì che quei due popoli vivano in sicurezza, vicino, nel diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese e nella sicurezza di Israele. Noi riteniamo che l’escalation militare, i cui i primi obiettivi e le prime vittime sono civili inermi, debba fermarsi.
  Io sono molto legato ad una frase che pronunciò il Premier Rabin prima di essere assassinato: «Continueremo il processo di pace come se non ci fosse il terrorismo, e, allo stesso tempo il terrorismo deve essere fermato come se non ci fosse il processo di pace». È una scelta di indirizzo, di coraggio perché noi sappiamo bene che la scelta della soluzione politica e della pace è la scelta dei coraggiosi. L'estremismo e l'utilizzo di una terra per far sì che un conflitto porti sempre vittime civili non ci appartiene, non è nella cultura italiana, non è nella cultura europea di chi vuole trovare per quelle terre martoriate un futuro che sia di condivisione, cooperazione, solidarietà e difesa dei più poveri e degli ultimi. Per questo io credo che questo Parlamento debba stringersi, come ha fatto la Commissione esteri in un viaggio ultimo anche in Egitto, per far sì che l'Europa ritorni ad essere una voce unica per una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese. Su questo non mancherà non solo la forza della maggioranza ma credo anche delle opposizioni per far sì che il compito del Ministro Mogherini in queste ore sia un compito che tutti noi sosteniamo perché siamo irriducibilmente convinti che la soluzione politica sia più forte di qualsiasi utilizzo delle armi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, non voglio immaginare che in quest'Aula si parli della situazione israelo-palestinese dicendo che sia semplicemente degenerata. Non è degenerata: è la logica Pag. 20conseguenza di cento anni di storture politiche, giuridiche e democratiche e del mancato rispetto del diritto internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La situazione di Israele è resa impossibile perché c’è una totale incomprensione da entrambe le parti dovuta ad errori politici che nascono in parte evidente dal 1948. Noi abbiamo sempre affrontato o, meglio, i Governi hanno sempre affrontato la questione come una questione politica minacciando politicamente Israele se non avesse rispettato oggi le risoluzioni ONU, domani lo stop ad un bombardamento, dopodomani le espropriazioni indebite di terre ai palestinesi. Non si è mai affrontata la cosa dal punto di vista giuridico come invece possiamo fare. E allora io sono assolutamente d'accordo e favorevole che oggi il Ministro Mogherini sia in Israele. Ho avuto notizia che visiterà anche i territori palestinesi e ho avuto notizia che dovrebbe andare anche in Egitto e in Giordania: assolutamente d'accordo con questo. Io credo che a questa missione debba necessariamente seguire una netta presa di posizione per adeguare l'Italia alle nuove linee guida europee del 2013, linee guida bloccate dopo la proposta della Ashton perché il ricatto è stato sempre lo stesso. Queste linee guida sull'etichettatura dei prodotti delle colonie, sugli affari con le industrie delle colonie potrebbero bloccare il processo di pace. Abbiamo bloccato le linee guida e oggi siamo ancora qui a commentare i 192 morti palestinesi del territorio di Gaza. Se questo non è ancora una volta un errore politico, ditemi voi che cosa è. L'Europa ha un compito che è quello di andare dritto sulla richiesta del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale. Abbiamo più di 80 risoluzioni ONU che condannano l'operato di Israele sui territori occupati. Io non voglio mettermi a parlare dell'errore politico che divise sulla green line Palestina e Israele ma, quanto meno sulle risoluzioni ONU, visto che affermiamo di essere tutti democratici e facenti parte delle Nazioni Unite, allora rispettiamo quanto meno le risoluzioni ONU e qua dovremmo aprire anche un capitolo sul diritto di veto che è uno scandalo che nel 2014 non è più tollerabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E allora il Ministro Mogherini si prenda anche carico di alcune proposte che le facciamo oggi. Blocco immediato delle commesse militari con Israele: 473 milioni di euro di commesse militari che l'Italia ha fatto nel 2013 con Israele, nonostante vadano in deroga alla legge n. 185 del 1990 di questo Paese che proibisce al nostro Paese di fare accordi militari con un Paese che o è in conflitto o che viola i diritti umani: in questi caso li abbiamo entrambi. Sospensione degli accordi di Letta con Netanyahu fatti il 2 dicembre 2013: accordi che noi condividiamo ma non è possibile non applicare alcun tipo di sanzione ad un atteggiamento simile. Stop agli accordi commerciali con le aziende israeliane operati nelle colonie. Emanazione di nuove linee guida sull'etichettatura dei prodotti israeliani perché non è possibile che non ci sia concesso, come consumatori, di poter scegliere tra un prodotto proveniente da una colonia illegale oppure da Israele come Paese nella parte legale di questo.
  Rivedere gli accordi euromediterranei del 1998, perché forse ve lo siete dimenticati, ma sono passati anche dalla nostra Commissione affari esteri gli accordi euromediterranei che prevedono l'eliminazione dei dazi per tutti i Paesi del Mediterraneo, incluso Israele, ma che non distinguono tra colonie o Israele. Revisione del diritto di veto, l'ho già detto, nel Consiglio di sicurezza dell'ONU; risarcimento ai donatori di aiuti umanitari distrutti allo Stato di Israele o anche di Hamas; ricordo, infatti, che di recente abbiamo dibattuto della Scuola di Gomme che era un dono della cooperazione italiana in area C, quindi in area sotto il totale controllo israeliano, distrutta, sequestrata e mai risarcita e al cui proposito non ci hanno neanche degnato di una risposta.
  Ora, io credo che sia giusto puntare sempre alla pace, ma non c’è pace se non c’è giustizia sociale e la giustizia sociale in Pag. 21quella parte del mondo è calpestata ogni giorno. Allora, l'Italia si prenda la responsabilità – visto che c’è anche il semestre europeo, e visto che state spingendo affinché il Ministro Mogherini diventi anche qualcosa in più che il Ministro italiano – di portare un messaggio di vera pace che si raggiunge, oggi, con la lotta giuridica contro l'usurpazione dei diritti di un popolo schiacciato da cent'anni a questa parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, voglio unire le mie parole a quelle che ho sentito nell'Aula a partire dall'onorevole Locatelli e poi da Amendola e Di Stefano; l'Italia ha maturato nel tempo una posizione sul conflitto israelo-palestinese. Da tempo la politica italiana ha scelto di sostenere l'unica soluzione possibile per sciogliere quel conflitto e cioè «due popoli, due Stati». Non esiste una soluzione certa che possa prescindere da questa considerazione.
  Tuttavia, oltre a quello che ha maturato da tempo, la politica italiana, oggi, ha un problema in più, una responsabilità in più. Molto spesso di fronte a situazioni così difficili, così tragiche, l'Italia ha invocato la comunità internazionale e il fatto che la comunità internazionale intervenisse a presidiare. Oggi, noi abbiamo un problema in più, l'Italia presiede il semestre europeo, oggi dipende da noi la capacità e la possibilità che l'Europa assuma una responsabilità di primo piano e si proponga, lei, Europa, come attore principale di quella comunità internazionale che si invoca per riprendere quella strada di «due popoli, due Stati» che è l'unica che può pensare di raggiungere nella regione una soluzione politica e che è l'unica capace, anche, di pensare e parlare a tutta la regione, non soltanto al conflitto israelo-palestinese.
  Per questo noi sosteniamo lo sforzo che in questo momento si sta facendo da parte del Ministro degli esteri Federica Mogherini e ci uniamo alle parole degli altri deputati che hanno parlato per ribadire una linea di politica estera, per dire che questa volta tocca a noi e che per come sarà gestita questa fase non potremo più commentare le scelte di altri, sarà un problema nostro se l'Europa sarà in grado di essere l'attore principale sia della tregua che del cessate il fuoco e, quindi, della premessa per la soluzione politica necessaria.

  GIULIO MARCON. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, colleghi e colleghe, per l'ennesima volta ci troviamo in quest'Aula a commentare fatti drammatici come quelli del Medio Oriente, in particolare del conflitto israelo-palestinese. Per troppe volte abbiamo pianto le vittime di questa guerra, le vittime di un diritto violato, del diritto del popolo palestinese ad avere la propria patria, del diritto del popolo israeliano a vivere in condizioni di sicurezza. Ma io vorrei ricordare al nostro Primo Ministro Matteo Renzi che la condizione di sicurezza vale certamente per il popolo israeliano, ma deve valere, anche, per il popolo palestinese che in questi giorni ha subito drammatici attacchi, tante vittime civili, bambini, donne, uomini, l'80 per cento sono vittime civili. Così come bisogna difendere il diritto del popolo israeliano a vivere in condizioni di sicurezza. Ma per fare questo bisogna promuovere le condizioni di una pace giusta, quello che l'Europa e la comunità internazionale non hanno fatto in questi anni. Ci hanno promesso negli ultimi trent'anni che ci sarebbero state le condizioni giuste per un processo di pace in Medio Oriente.
  Così non è stato. Addirittura si sono giustificate delle guerre (la guerra del Golfo del 1991 e quella del Golfo del 2003) come le condizioni per stabilizzare la pace in Medio Oriente, per aprire un processo che portasse alla soluzione di quei conflitti. Così non è stato. Dobbiamo, invece, Pag. 22riprendere il filo del negoziato, il filo della costruzione della pace, il filo di una pace giusta, che in quel territorio non c’è da sempre. Allora penso sia importante, da parte del nostro Governo, intraprendere subito un'iniziativa in sede europea, in sede internazionale, ed è quindi bene che la Ministra Mogherini vada in quelle terre nei prossimi giorni per affermare un principio, il principio dei due popoli-due Stati, il principio dello stop immediato all'uso delle armi e alla violenza.
  Per fare questo, però, bisogna, come ricordavo prima, ristabilire le condizioni di una pace giusta e dobbiamo dire anche noi qualcosa in più, come Paese. Dobbiamo fermare il commercio delle armi verso Israele. Abbiamo presentato ieri un'interrogazione firmata dal nostro capogruppo e dagli altri deputati di SEL, per interrompere il flusso di commesse militari verso l'Esercito israeliano. Bisogna riaprire quel processo di pace dando fiducia alle forze di pace, alla società civile, a chi rifiuta la violenza e la guerra in quei territori. Per questo molti di noi, sicuramente i deputati di SEL, ma sicuramente molti parlamentari per la pace, parteciperanno, il prossimo 16 luglio, cioè domani, alle 8, al Campidoglio, a Roma, a una fiaccolata per la pace; fiaccolata che si terrà in tante città del nostro Paese, fiaccolata indetta dalla Rete della pace – che è un coordinamento di tante organizzazioni pacifiste che in questi anni sono state a Gerusalemme, a Tel Aviv, in tutti i posti di quell'area così martoriata per difendere i diritti delle popolazioni – e promossa anche della Rete per il disarmo. Si tratta di mettere in campo un'iniziativa forte, immediata, per interrompere il flusso delle armi, interrompere la violenza e, da questo punto di vista, l'Europa ha delle responsabilità importanti, decisive, per giocare un proprio ruolo in quell'area.
  Io vorrei concludere ricordando ancora la solidarietà nostra a tutte le vittime di questo conflitto, la solidarietà a chi non riesce a vivere in condizioni di sicurezza in quel territorio, la solidarietà alle vittime di questa guerra e la solidarietà, ancora, a chi non può vivere in un proprio Stato come diritto, come il popolo palestinese. Con loro ci batteremo, come ci siamo battuti in questi anni, sempre con lo slogan «due popoli-due Stati» per ricostruire le condizioni di una pace giusta e sicura in Medio Oriente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  MARIO MARAZZITI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   MARIO MARAZZITI. Presidente, avremmo tutti voluto che Israele e Palestina non sparissero dai riflettori ma che entrassero sotto i riflettori soltanto quando davvero ci si potesse sedere a un tavolo per «due popoli e due Stati». Noi siamo profondamente convinti che c’è una sola e sempre una sola soluzione, che è quella politica e che è quella del dialogo, per due popoli che sono destinati a vivere insieme. È troppo interconnessa la sofferenza ma anche la possibilità di crescita di pace e di sicurezza che lega questi due popoli. Noi abbiamo visto nel disinteresse internazionale l'ovvietà dei tre ragazzi sequestrati e uccisi; abbiamo visto l'orrore del ragazzo bocciato e abbiamo visto l'ovvietà dell'automatismo della risposta e quindi della rappresaglia. Questi due popoli raramente donano a sé stessi la capacità di immaginare la pace e sempre, quando c’è l'occasione, sbagliano i tempi. Noi vediamo oggi una quantità immensa di sofferenza. Noi vediamo anche che la risposta di Israele agli attacchi che vengono da Hamas – attacchi anche che sembrano a volte disperati, quasi che Hamas cerchi di riconquistare consenso all'interno del proprio mondo attraverso un innalzamento dello scontro – è una risposta sicuramente sproporzionata. C’è una differenza di forza, c’è una differenza terribile.
  Ma noi vediamo anche che c’è un'iniziativa finalmente politica: questa iniziativa che vede l'Egitto, che noi sappiamo, vogliamo che sia un nuovo forte interlocutore nell'area per una soluzione politica, Pag. 23questa iniziativa dell'Egitto vede in questo momento Hamas non ascoltare e continuare il lancio di razzi.
  Noi chiediamo a Israele di fermare qualunque spinta interna voglia arrivare allo scontro di terra, perché non sappiamo mai quanta morte in più rischia di creare l'impossibilità di soluzioni che pure ci sono. Ma noi chiediamo ad Hamas di fermare il lancio di razzi, perché la comunità internazionale non può accettare questo.
  L'Europa oggi ha la possibilità di una voce, e di una voce forte. Basta con i razzi, basta con gli scontri militari, riapriamo il dialogo ! Questa richiesta di dialogo, di conferenza per il dialogo, può partire dall'Europa. Noi siamo con il Ministro Mogherini perché prenda un'iniziativa forte in tal senso, per una politica estera europea.
  Noi sappiamo – e concludo – che Israele a volte commette errori, ma non commette mai l'errore di avere paura, perché purtroppo in questa occasione la paura è legittima. Dobbiamo garantire giustizia ai palestinesi ! Abbiamo visto la sofferenza dei palestinesi, sappiamo le difficoltà dei palestinesi, ma non c’è soluzione nella guerra. E che i palestinesi sappiano darsi una leadership che ama la soluzione politica e non la soluzione militare.
  MARIO MARAZZITI. Presidente, avremmo tutti voluto che Israele e Palestina non sparissero dai riflettori ma che entrassero sotto i riflettori soltanto quando davvero ci si potesse sedere a un tavolo per «due popoli e due Stati». Noi siamo profondamente convinti che c’è una sola e sempre una sola soluzione, che è quella politica e che è quella del dialogo, per due popoli che sono destinati a vivere insieme. È troppo interconnessa la sofferenza ma anche la possibilità di crescita di pace e di sicurezza che lega questi due popoli. Noi abbiamo visto nel disinteresse internazionale l'ovvietà dei tre ragazzi sequestrati e uccisi; abbiamo visto l'orrore del ragazzo bruciato e abbiamo visto l'ovvietà dell'automatismo della risposta e quindi della rappresaglia. Questi due popoli raramente donano a sé stessi la capacità di immaginare la pace e sempre, quando c’è l'occasione, sbagliano i tempi. Noi vediamo oggi una quantità immensa di sofferenza. Noi vediamo anche che la risposta di Israele agli attacchi che vengono da Hamas – attacchi anche che sembrano a volte disperati, quasi che Hamas cerchi di riconquistare consenso all'interno del proprio mondo attraverso un innalzamento dello scontro – è una risposta sicuramente sproporzionata. C’è una differenza di forza, c’è una differenza terribile.
  Ma noi vediamo anche che c’è un'iniziativa finalmente politica: questa iniziativa che vede l'Egitto, che noi sappiamo, vogliamo che sia un nuovo forte interlocutore nell'area per una soluzione politica, Pag. 23questa iniziativa dell'Egitto vede in questo momento Hamas non ascoltare e continuare il lancio di razzi.
  Noi chiediamo a Israele di fermare qualunque spinta interna voglia arrivare allo scontro di terra, perché non sappiamo mai quanta morte in più rischia di creare l'impossibilità di soluzioni che pure ci sono. Ma noi chiediamo ad Hamas di fermare il lancio di razzi, perché la comunità internazionale non può accettare questo.
  L'Europa oggi ha la possibilità di una voce, e di una voce forte. Basta con i razzi, basta con gli scontri militari, riapriamo il dialogo ! Questa richiesta di dialogo, di conferenza per il dialogo, può partire dall'Europa. Noi siamo con il Ministro Mogherini perché prenda un'iniziativa forte in tal senso, per una politica estera europea.
  Noi sappiamo – e concludo – che Israele a volte commette errori, ma non commette mai l'errore di avere paura, perché purtroppo in questa occasione la paura è legittima. Dobbiamo garantire giustizia ai palestinesi ! Abbiamo visto la sofferenza dei palestinesi, sappiamo le difficoltà dei palestinesi, ma non c’è soluzione nella guerra. E che i palestinesi sappiano darsi una leadership che ama la soluzione politica e non la soluzione militare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della Commissione esteri, onorevole Cicchitto.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, intervengo a nome del mio gruppo.

  PRESIDENTE. Sì, sì, certo.

  FABRIZIO CICCHITTO. Voglio dire con grande chiarezza che non reputo che questo sia il momento di esibizioni propagandistiche. E reputo anche che noi dobbiamo fare i conti con una situazione del Medio Oriente che certamente richiede una mediazione che abbia come obiettivo quello di «due popoli, due Stati», ma non possiamo dare una rappresentazione falsata delle forze in campo. E a me dispiace, ma quando noi leggiamo la piattaforma politica di Hamas, che è contemporaneamente un gruppo politico che esercita la politica anche con il terrorismo, ebbene, nella piattaforma politica di Hamas non c’è il riconoscimento di Israele: c’è esattamente un obiettivo di distruzione nei confronti di quel Paese.
  E la conseguenza di questo noi lo vediamo in campo, perché noi ricordiamo, senza andare tanto indietro nel tempo, che Gaza fu abbandonata con una riflessione politica che fu fatta da Israele, perché questo doveva avere come obiettivo quello di allentare la tensione. Dopo di che, al di là di tutte le interpretazioni forzate, noi abbiamo avuto una situazione nella quale armi alla mano Hamas ha preso il controllo di Gaza, e il risultato che noi abbiamo è un risultato nel quale non si può cancellare il fatto – lo ricordava adesso poco fa correttamente l'onorevole Marazziti – che congiuntamente alla vicenda tragica del rapimento e dell'uccisione di tre giovani israeliani, a cui altrettanto tragicamente un nucleo estremista, che c’è in Israele e che costituisce certamente un problema per tutti e in primo luogo per il Governo israeliano, rispose nel modo barbarico che sappiamo; però contemporaneamente si è aperto un lancio di missili e di razzi che consentitemi, qui ho sentito invocare il blocco del rapporto militare, di armi e così via, di vendita, di compravendita di armi per quello che riguarda Israele e l'Italia: ma mi sembra che d'altra parte, se non ci nascondiamo dietro un dito, c’è un intervento massiccio del Qatar, dell'Arabia Saudita, di vari Paesi che stanno armando e riarmando Hamas. Per cui noi abbiamo avuto questo lancio di missili continuativo.
  Io vorrei sapere quale comunità nazionale può tranquillamente accettare e subire una situazione nella quale viene sottoposta al bombardamento a cui è stato sottoposto Israele. Certo poi Israele reagisce in un modo sul quale possiamo avere anche delle perplessità, ma se si dimentica questo contesto, a mio avviso, si entra in una logica propagandistica nella quale io Pag. 24mi auguro che il nostro Paese non si inoltri, che il nostro Paese svolga una funzione certamente di mediazione ma una funzione di mediazione che tenga conto delle forze in campo e anche della qualità delle forze in campo perché Hamas è una cosa e Abu Mazen è un'altra e quel Governo di coalizione non mi sembra che abbia ottenuto grandi risultati.
  La verità e la realtà di quello su cui noi ci stiamo misurando è determinato da quello che sta avvenendo oggi: c’è stato un articolato e preciso documento da parte dell'Egitto rispetto al quale noi recentemente siamo andati incontro, cogliendo gli aspetti positivi e anche i problemi che l'Egitto pone ma l'Egitto ha posto a entrambe le forze il problema di arrestare l'iniziativa militare. Ebbene Israele ha arrestato l'iniziativa militare, la risposta di Hamas è stata quella di non arrestarlo affatto e di continuare con il lancio dei missili. Io sfido chiunque a non misurarsi con questo dato politico e di non vedere quello che tragicamente sta avvenendo. La mediazione egiziana è indispensabile, significa che c’è un pezzo del mondo arabo che gioca in un modo equilibrato e non gioca al peggio, la risposta di Hamas è stata contro la mediazione egiziana. Se noi dimentichiamo questo dimentichiamo la qualità di quello che sta avvenendo.
  Quindi, io saluto positivamente il fatto che il nostro Ministro degli affari esteri vada in Israele, vada in Palestina, vada in Egitto per svolgere un ruolo quale storicamente sempre il nostro Paese ha svolto, di mediazione tra arabi e israeliani ma non dimenticando mai che c’è un nodo, che ci stanno forze che vogliono la distruzione di Israele e che Israele ha tutto il diritto di difendersi rispetto ad un attacco massiccio quale è sottoposto sul suo territorio.

  PRESIDENTE. Così si conclude questo giro di interventi, che abbiamo consentito anche per la serietà e la gravità della situazione. Sapete, i gruppi sanno che è stata chiesta una informativa al Governo al rientro della Ministra dalla missione, quindi il tema tornerà ovviamente all'attenzione del Parlamento.

Seguito della discussione delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00309, Santerini ed altri n. 1-00512, Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00326, Palmieri ed altri n. 1-00542, Rampelli ed altri n. 1-00543, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00544 e Rondini ed altri n. 1-00548 in materia di adozioni internazionali (ore 16,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00309 (Nuova formulazione), Santerini ed altri n. 1-00512, Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), Palmieri ed altri n. 1-00542 (Nuova formulazione), Rampelli ed altri n. 1-00543, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00544 e Rondini ed altri n. 1-00548 in materia di adozioni internazionali.
  Ricordo che nella seduta di lunedì 14 luglio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
  Avverto che è stata testé presentata una ulteriore nuova formulazione della mozione Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00326, che è stata sottoscritta anche dai deputati Santerini, Palmieri, Binetti, Dorina Bianchi, Locatelli, Scotto, Sibilia. Pertanto, la mozione deve intendersi a firma Quartapelle Procopio, Santerini, Palmieri, Binetti, Dorina Bianchi, Locatelli, Scotto, Sibilia ed altri. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Contestualmente, le mozioni Binetti ed altri n. 1-00309 (Nuova formulazione), Santerini ed altri n. 1-00512, Palmieri ed altri n. 1-00542 (Nuova formulazione) e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00544 sono state ritirate dai presentatori.
  Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni Quartapelle Procopio, Santerini, Palmieri, Binetti, Dorina Bianchi, Locatelli, Scotto, Sibilia ed altri n. 1-00326 (Ulteriore nuova Pag. 25formulazione), Rampelli ed altri n. 1-00543 e Rondini ed altri n. 1-00548.
  Scusi sottosegretario, mi stanno informando gli uffici che anche la mozione Rampelli ed altri n. 1-00543 è stata testé riformulata e sarà a breve in distribuzione. Prego, sottosegretario, intanto può dare il parere sugli altri documenti. Prego, onorevole Biondelli.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, sulle mozioni che sono state unificate a prima firma Quartapelle Procopio n. 1-00326 (Ulteriore nuova formulazione), il parere è favorevole, mentre sulla mozione – visto che non ha riformulazioni, credo – a prima firma Rondini n. 1-00548 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Mancherebbe il parere sulla riformulazione della mozione Rampelli, eccola sottosegretario. Non so se l'onorevole Rampelli vuole aiutare a capire dove si colloca la riformulazione rispetto al testo precedente.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, si tratta solo dell'aggiunta di un impegno ai 4-5 che erano già stati declinati all'interno della mozione stessa.

  PRESIDENTE. Quindi, è un impegno aggiuntivo rispetto al testo precedente, non ci sono riformulazioni del testo precedente se non l'aggiunta, è così ? Sì.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, 20 mila euro e due anni di attesa, è questa l'esperienza vissuta da una coppia che conosco e che ha adottato un bambino in Brasile, un vero e proprio calvario burocratico fatto di domande, di attese, di esami, di paure e di speranze. Una storia come tante che si è potuta concludere con un lieto fine solo perché la famiglia adottante aveva le disponibilità finanziarie necessarie.
  Pensavo fosse un caso limite, isolato, invece, andando a guardare la media dei costi dichiarati dai vari enti autorizzati che si occupano di adozioni internazionali, una vera e propria giungla dove i prezzi variano di migliaia di euro, ho scoperto che è la norma. Fra costi effettivi dichiarati da enti e associazioni e costi sostenuti dalle famiglie, prima in Italia e poi all'estero, si parla di cifre che a volte superano i 30 mila euro. Le spese sono le più varie: produzione dei documenti che entrano a far parte del dossier adottivo, traduzioni, spese notarili, diritti di cancelleria, visti consolari, documenti di identità, spese mediche alle quali si aggiungono i costi di viaggio o dei viaggi che i futuri genitori devono fare per incontrare il bambino o la bambina, compresa la permanenza nel Paese di origine per periodi che variano da uno a due mesi. A questo si aggiunge l'assenza dal lavoro ed in alcuni casi anche il mancato guadagno. Ben venga quindi una mozione, quella a prima firma Quartapelle Procopio, che abbiamo sottoscritto, volta a snellire le pratiche, a dare tempi certi, a contenere costi e soprattutto ad aumentare il Fondo per le politiche per le famiglie e a prevedere agevolazioni fiscali per far sì che diventare genitori non sia una questione di reddito, un privilegio riservato ai ricchi, a chi se lo può permettere, ricordando sempre ovviamente che adottare un figlio o una figlia non è un atto egoistico per il quale bisogna in qualche modo pagare, ma un atto di amore che andrebbe sostenuto e agevolato pensando soprattutto al bene di bambini e bambine.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Piazzoni. Ne ha facoltà.

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  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, il nostro gruppo, Libertà e Diritti-Socialisti europei, voterà a favore della mozione unitaria a prima firma Quartapelle Procopio, perché apprezziamo e valutiamo in maniera positiva lo sforzo profuso dai diversi gruppi parlamentari e dal Governo sulla tematica delle adozioni internazionali.
  È una tematica che coinvolge bisogni e diritti fondamentali della vita delle persone, coniugando il dare affetto che si sostanzia nel desiderio di genitorialità e l'accoglienza come valore fondante nella costruzione di un nucleo familiare.
  Come ampiamente descritto dalla mozione in esame, il sistema italiano per le adozioni internazionali, pur avendo un buon impianto normativo fondato su quanto disposto dalla Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale de L'Aja e del principio di sussidiarietà ha avuto una drastica riduzione del numero delle idoneità dichiarate dai tribunali dei minori.
  Le ragioni di tale calo – anche queste puntualmente elencate nella mozione e ribadite nella discussione in Aula – vanno individuate principalmente negli oneri economici delle procedure, difficilmente sostenibili per le famiglie, nella loro complessità burocratica che tende a dilatare i tempi per le adozioni fino al verificarsi di ritardi che giungono in molti casi all'annullamento delle stesse. Punti critici del sistema attuale, affrontati anche dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che nelle raccomandazioni indirizzate all'Italia nel 2011 ha, tra le altre cose, segnalato l'eccessivo numero di enti autorizzati e la necessità di un maggiore controllo sulle procedure.
  Occorre inoltre ribadire come i tempi incerti delle adozioni siano spesso condizionati dalle mutevoli condizioni politiche dei Paesi di origine dei minori, che possono causare repentini arresti fino ad una loro interruzione.
  Gli impegni sanciti dalla mozione rappresentano un'importante punto di partenza per realizzare quei correttivi necessari a dare un nuovo impulso all'istituto, individuando misure di sostegno capaci di supportare la scelta di adozione di giovani coppie e il percorso di quelle che hanno da tempo avviato le procedure, ma hanno subito un aggravio dei costi delle stesse a causa degli improvvisi rallentamenti nella loro conclusione.
  Si afferma la necessità di snellire e semplificare le procedure per evitare che la burocrazia, appesantiti da tempi incerti e dalle proroghe nel rilascio della documentazione, renda insostenibile l'iter, così come l'esigenza di rafforzare sul piano internazionale l'iniziativa negoziale dell'Italia affinché si ottengano maggiori garanzie nel percorso di adozione, soprattutto in quei Paesi che non hanno ratificato la Convenzione de L'Aja a tutela del superiore interesse del minore.
  Viene sancita inoltre l'esigenza di agevolare il percorso adottivo attraverso un sostegno efficace da parte dei servizi territoriali e degli enti autorizzati. La coppia che decide di adottare un minore straniero in stato di abbandono è una risorsa e non deve certo essere selezionata, ma accompagnata e sostenuta in tutte le difficoltà insite in questo atto di accoglienza.
  In un mondo in cui il fenomeno dell'abbandono minorile è in costante crescita è davvero obbligo trovare soluzioni efficaci per rilanciare le adozioni. Con l'approvazione della mozione a prima firma Quartapelle Procopio si muovono i primi passi per avviare l'auspicabile percorso di rinnovamento del sistema normativo, organizzativo e culturale alla base delle dinamiche connesse all'adozione di minori stranieri, un percorso che deve essere in grado di supportare efficacemente il fenomeno, snellendo il sistema per valorizzare le persone disponibili all'adozione e giungere a un numero sempre maggiore di famiglie accoglienti e di adozioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

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  FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, intanto c’è un apprezzamento generalizzato rispetto al fatto che quest'Aula si pronunci, discuta, approfondisca e si confronti su un argomento che comunque è delicato che ha una rilevanza sociale importante e che, troppo spesso, è stato non solo trascurato, ma si è letteralmente trincerato intorno a luoghi comuni, si è irretito in procedure burocratiche che hanno reso via, via sempre più difficile e farraginoso il percorso di adozione di un bambino in stato di abbandono, piuttosto che comunque privo di genitori.
  Ma a fianco di questo apprezzamento non posso omettere un briciolo di delusione, intanto rispetto al fatto che noi non siamo stati interpellati, come Fratelli d'Italia – non so se altrettanto vale per la Lega – a prescindere dalla nostra impostazione, dal contenuto della nostra mozione che rimane in vita rispetto alla possibilità di unire la nostra firma a quella della mozione che è stata sottoscritta da altri colleghi.
  Io lo ritengo un fatto grave, perché si può collezionare una risposta negativa ma penso che la domanda debba essere formulata quando c’è un'iniziativa unitaria nei confronti di tutte le forze politiche, di tutti i gruppi parlamentari, nessuno escluso. Sono stato io a dovere chiedere conto di questa iniziativa, non informato da nessuno; sono stato io a dovere verificare le differenze sostanziali. Peraltro, un'annotazione: non c'erano differenze sostanziali finché io non ho riformulato la mozione, in nome e per conto di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, a causa di un refuso e, quindi, della sparizione, per problemi organizzativi tutti nostri – e quindi, ovviamente, non ce l'ho con nessuno –, di quel capoverso, di quell'impegno che prevede che, comunque, il percorso adottivo di una famiglia venga sostanziato anche dalla tipologia di famiglia di riferimento.
  Immagino che su questo almeno la sinistra non sia d'accordo e, quindi, posso solo comprendere, nel momento della riformulazione della mozione, una sorta di diversità di vedute, perché viceversa, prima che noi chiedessimo, negli impegni al Governo, di garantire che l'adozione potesse essere avanzata con richiesta dalle famiglie tradizionali, composte quindi da persone di sesso diverso, fino a quel momento non c'erano differenze sostanziali e, quindi, in teoria la nostra posizione era perfettamente compatibile, anzi in alcuni punti poteva addirittura arricchire la mozione che possiamo chiamare, tra virgolette, perché tale non è, «unitaria» o «maggioritaria», su cui si è espressa una parte dell'Aula.
  Noi sappiamo che il numero di coppie disponibili all'adozione rimane di gran lunga superiore a quello dei bambini, dei minori dichiarati adottabili e, quindi, la nostra mozione parte da questo assunto, che troppo spesso è trascurato non solo dalla normativa vigente ma soprattutto dalla sua applicazione, cioè che le famiglie che chiedono di adottare dei bambini vengono letteralmente sottoposte a una serie eccessiva, e talvolta persino morbosa, di accertamenti, che avrebbero un senso qualora ci fosse, invece, un rapporto decisamente invertito tra i bambini che sono in stato di abbandono e le famiglie che ne chiedono l'adozione.
  Quindi, penso che dovremmo semplificare la normativa vigente prima di diventare protagonisti di un ulteriore abbassamento della quota di famiglie che chiedono l'adozione, perché queste si fermano non solo davanti alle difficoltà economiche del nostro tempo ma anche davanti alle difficoltà burocratiche opposte da coloro i quali, assistenti sociali, psicologi, uffici, tribunali, magistrati onorari, rendono questo percorso più difficile di quanto non debba essere, in presenza di una domanda che per noi è la priorità e, cioè, il diritto del minore ad avere una famiglia. È questo che deve essere il fattore accelerante, è questo che non può produrre alcuna titubanza da parte di nessuno – nessun individuo, nessuna persona e, prima ancora, nessun partito – in ordine alla necessità di semplificare la normativa vigente.Pag. 28
  Qualcuno ha detto che la modifica della norma in quanto tale viene contrastata, come se una norma fosse una sorta di totem, di tabù, per cui non si possa apportare un miglioramento a una norma che evidentemente può essere migliorata, come dimostrano i dati che pullulano in tutte le mozioni che sono state presentate fino alla giornata di ieri, compresa la mozione, nella sua ultima riformulazione, che ci è stata cortesemente rappresentata dalla Presidenza.
  Ma l'ultimo argomento che ho citato penso sia importante. Prima di arrivarci, perché vorrei concludere con questo, vorrei anche invitare i firmatari della mozione, che a rigor di logica dovrebbe essere approvata, stando al numero di firme che sono state raccolte, a recuperare una capacità critica su alcuni argomenti. Le mozioni ma, in particolare, la mozione prevalente è molto articolata, molto corposa, ma non cita la problematica dei fallimenti, che è una problematica, comunque, che conosce una vera e propria iperbole e che è dovuta, in modo particolare, alla scarsa capacità di accompagnamento, nel suo difficile lavoro, di una famiglia, sia quando decide di presentare una domanda di adozione, sia quando riesce a ottenere un'adozione, ma si trova quasi in stato di abbandono da parte del servizio pubblico.
  Ecco, forse andrebbero spese minori energie da parte del servizio pubblico nazionale sugli accertamenti, quelli che invece di essere delle procedure di garanzia per il minore diventano dei veri e propri interrogatori per le coppie che fanno richiesta di adozione. Meno pressione su questo, meno insistenza, meno perdite di tempo e magari più applicazione e più presenza nella fase della prevenzione al fallimento, nella fase dell'accompagnamento di una buona adozione, che è completamente trascurata e in talune circostanze completamente assente.
  Infine, dicevo, vi è l'impegno conclusivo, che evidentemente merita – almeno noi riteniamo che così possa essere e ci piace così immaginarlo – un parere negativo da parte del Governo, da parte della sinistra, anche se non comprendiamo sinceramente i pareri che sono stati espressi indirettamente non sulla nostra mozione ma sulla mozione prevalente, la mozione maggioritaria, diciamo così, nella quale non c’è menzione della necessità di affidare dei bambini, perché è nel loro diritto, ad un papà e a una mamma e quindi non a un genitore uno e a un genitore due, non in prospettiva, quando magari la normativa vigente sarà modificata, a coppie omosessuali. Noi riteniamo che i bambini abbiano il diritto sacrosanto a saper riconoscere un papà da una mamma, e quindi nella procedura di adozione riteniamo sia importante stabilire che, a fianco di ciò che contempla la Costituzione, occorra sottolineare che una famiglia per noi, per rendersi idonea ad una adozione, debba essere formata da persone di sesso differente.
  Ecco, rispetto a questa puntualizzazione – e concludo – non vediamo da parte di altre forze del centro e del centrodestra la medesima sensibilità e questo ci fa non po’ paura. Ci sconcerta perché riteniamo che sia un minimo comune denominatore culturale, prima ancora che politico, e mi appello a tutti i colleghi di Forza Italia e del Nuovo Centrodestra, alla collega Binetti, che è sempre molto sensibile rispetto a questi temi, affinché non venga meno il supporto alla nostra mozione, che differisce rispetto alle altre esattamente per questo tipo di impegno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, illustri esponenti del Governo, colleghi, il collega Rampelli ha voluto, come dire, lanciarmi non so se una corda o una provocazione, ma non c’è dubbio che noi riteniamo che alla base di questa mozione ci sia il riconoscimento del diritto dei bambini ad avere una famiglia, anche il diritto di quei bambini che nascono in territori lontani dal nostro, i cosiddetti bambini stranieri per definizione, bambini Pag. 29che nascono in situazioni in cui la povertà, il disagio sociale, la guerra, e comunque tante situazioni che in questo momento è difficile immaginare, creano delle condizioni di abbandono, di abbandono reale, di abbandono potenziale. A questi bambini noi, con questa mozione, che è una mozione unitaria, intendiamo riconoscere il diritto ad avere una famiglia e, fino a prova contraria, per noi il diritto, come recita la mozione nella sua stesura definitiva, fa riferimento all'approccio genitoriale, e per noi genitori non ci sono dubbi che sono la madre e il padre adottivi.
  Non vi sono dubbi e non abbia dubbi il collega Rampelli: noi difenderemo fino all'ultimo il diritto di un bambino a vivere in una famiglia in cui può avere una madre e un padre come figure di riferimento, soprattutto e massimamente considerando le coppie adottive. Anche perché l'itinerario che le coppie adottive devono percorrere, oggi, per essere messe in condizione di adottare è un itinerario molto faticoso, è un itinerario in cui la loro idoneità viene valutata in maniera molto complessa, e non soltanto l'idoneità della coppia genitoriale, ma proprio l'idoneità del contesto familiare in cui il bambino andrà ad inserirsi.
  Ed è a questo riconoscimento, possiamo dire, di un contesto il più capace possibile di essere accogliente, il più capace possibile di essere esemplare nei valori, esemplare anche negli affetti, nelle proposte e nelle potenzialità educative che offre, che noi riconosciamo la possibilità di accogliere questo bambino. Il contesto vero in cui ci muoviamo oggi, parlando di adozione internazionale, è che ci troviamo davanti ad una flessione dell'adozione, ed è una flessione dovuta in parte, per quello che riguarda il territorio nazionale, alla crisi economica che ha attraversato e che sta attraversando molte famiglie e alla necessità di dovere, in qualche modo, modulare meglio tutta la normativa che riguarda l'adozione.
  Non vi è bisogno, probabilmente, a questo punto, di chiedere un cambiamento della norma, perché già con la nuova Commissione, la CAI, la Commissione adozioni internazionali, molte cose sono state ottenute e molti passaggi sono stati fatti, ma, in questo contesto, riteniamo che anche la prospettiva economica vada ripresa in considerazione. Non vorremmo pensare che ad adottare i bambini in Italia fossero soltanto le coppie che hanno maggiore disponibilità economica.
  Quello che noi chiediamo è che vi sia una grande disponibilità del cuore, una grande disponibilità all'accoglienza, e, per quello che riguarda le disponibilità economiche, riteniamo che anche lo Stato possa e debba fare la sua parte per venire loro incontro, perché le famiglie sono scelte per la qualità del loro spessore genitoriale, e non soltanto per la consistenza di quello che potrebbe essere considerato il loro conto in banca.
  Questa è una delle cose che noi chiediamo: la chiediamo nel dispositivo e la chiediamo non perché l'aspetto economico debba essere dominante, ma perché esso non debba rappresentare un ostacolo. Ma vi è un passaggio in più che vorrei fare: non è soltanto la difficoltà economica quella per cui oggi le famiglie adottanti stanno diminuendo in Italia, pur restando l'Italia il secondo Paese al mondo nell'apertura all'adozione e all'adozione internazionale, dopo gli Stati Uniti.
  La difficoltà nasce anche dal fatto che molti Paesi, in questo periodo, stanno risolvendo il problema delle loro adozioni in maniera diversa: sta maturando in molti Paesi la consapevolezza che i loro bambini possono restare nel loro Paese e possono trovare misure diverse, anche di adozione interna, di affido e altro, per cui non vi sia bisogno, in qualche modo, di sradicarli dal loro contesto.
  Questo rende necessario per noi aprire nuovi fronti, significa venire incontro ad altri Paesi, riuscire a leggere tempestivamente situazioni drammatiche che si creano, situazioni di difficoltà, e offrire a questi Paesi l'opportunità di condividere il carico e la responsabilità di questi minori, che sono, in qualche modo, davvero soli, perché non vi è dubbio che, per poter adottare un bambino, ci vuole non soltanto il desiderio dell'accoglienza, ma ci Pag. 30vuole anche che, nel Paese da cui proviene, questo bambino sia stato in qualche modo dichiarato adottabile, e dichiarato adottabile perché la famiglia ha rinunciato ad esercitare i suoi doveri su di lui.
  Questo pone, però, il tema dell'adozione internazionale anche su un altro piano, che non è soltanto quello del desiderio della singola famiglia di adottare un bambino e del diritto di questo bambino ad avere una famiglia: richiede anche la capacità di assorbire i rapporti tra Stati in modo diverso, la possibilità di valorizzare una solidarietà internazionale in cui i Paesi che godono di condizioni migliori – non soltanto di condizioni economiche, ma anche di condizioni di stabilità, di condizioni di possibilità di offerta di prospettive di educazione e di qualità di salute che possono essere offerte al bambino –, questi Stati, tra di loro, stabiliscano un accordo.
  Un accordo che riguarda, quindi, l'adozione non come un fatto individuale, ma come un fatto condiviso, come una responsabilità per cui, nel momento in cui lo Stato italiano stabilisce un patto con un altro Stato, è come se garantisca a questo Stato, non solo nella specificità della famiglia, ma nell'assunzione responsabile nazionale, la capacità di prendersene cura.
  Anche per questo noi desidereremmo che tutta la pratica burocratica per il riconoscimento civile di questa adozione venisse velocizzata il più possibile e che la Commissione per le adozioni internazionali potesse contribuire al disbrigo di queste pratiche in modo da ridurre il più possibile questa sorta di terra di mezzo in cui il bambino, in qualche modo, è in sospeso tra i due Paesi, tra il Paese da cui proviene e il Paese verso il quale sta andando. Noi riteniamo che in questa mozione unitaria, nella quale, non lo nascondiamo, ognuno di noi ha fatto una piccola cessione di quelli che sono i suoi desideri, di quelli che erano alcuni aspetti, alcune prospettive, alcune sottolineature in più, abbiamo fatto questo tipo di cessione in funzione di una visione unitaria del Parlamento. Francamente, mentre rassicuro il collega Rampelli e mi dispiace che loro non abbiano contribuito ad unirsi anche a noi in questo, noi abbiamo come interlocutore forte, nell'unità del Parlamento, il Governo, perché il Presidente Renzi in questa occasione ha voluto mantenere lui la delega all'adozione internazionale: allora, il presidente Renzi eserciti davvero questa delega, risolvendo tante situazioni che sono ancora in sospeso in diversi Paesi. Ricordo, perché lo ricorda anche la collega Quartapelle che si è prodigata moltissimo in questi mesi sul tema dell'adozione internazionale (per cui ritengo sia di pieno diritto che la prima firma di questa mozione sia la sua), che tutto questo dibattito nacque rispetto ai bambini del Congo, rispetto a quelle situazioni problematiche in cui le famiglie, nonostante le associazioni a cui si erano rivolte, si trovavano smarrite davanti ad una dialettica internazionale di cui gli sfuggivano i cavilli, gli argomenti, con quelle situazioni di sofferenza e di disagio che ricordiamo tutti toccò il suo acme proprio intorno al Natale. Credo che da quel momento in poi noi abbiamo scoperto che ci sono molte altre situazioni, penso anche ai bambini della Bielorussia, tante situazioni problematiche di adozioni che sono lì in bilico e forse non sono sufficientemente accesi i riflettori su queste situazioni e su queste circostanze. Noi vorremmo che l'unitarietà del Parlamento, la forza che deriva da questo, il mandato forte che noi vogliamo che il Presidente Renzi assuma, anche attraverso un potenziamento della Commissione per le adozioni internazionali, si traduca nel risolvere una ad una queste situazioni. Non possiamo immaginare che un bambino, soltanto perché non c’è qualcuno che si occupi di lui, sia in qualche modo in una situazione ulteriore di disagio. Per questo vorrei spendere le ultime parole di questo mio intervento anche rispetto ad un punto che reputo di particolare importanza. Sappiamo tutti che la famiglia ordinaria è una famiglia in cui i segni di crisi sono tangibili, li tocchiamo con mano, aumentano le separazioni, aumentano anche molte volte situazioni drammatiche di divorzio. Anche le famiglie adottanti vanno incontro Pag. 31a situazioni di tensione, di crisi. Il rischio per questi bambini è un rischio ulteriore, è il rischio di una seconda separazione, il rischio di un secondo lutto ancora più difficile da elaborare. E per questo è fondamentale che le famiglie adottanti vengano accompagnate in questo loro percorso in modo molto attento e molto preciso; non basta averle selezionate a volte con una severità e con un rigore tali veramente da creare in molti di loro una sensazione di tensione e di disagio. C’è bisogno che una volta che il bambino è entrato in casa, questa famiglia senta davvero la solidarietà del Paese a cominciare dalla solidarietà dell'associazione a cui si sono rivolti, della Commissione per le adozioni internazionali.

  PRESIDENTE. Concluda.

  PAOLA BINETTI. Non deve essere solo nessun bambino, non deve essere sola nessuna famiglia, dobbiamo sentire tutti la responsabilità delle nuove generazioni rispetto al futuro, sapendo che la civiltà di un Paese si misura proprio dalla cura che si prende delle nuove generazioni. In questo caso una responsabilità aggiunta delle nuove generazioni che abbiamo in qualche modo fatto venire in Italia garantendo loro il meglio della nostra cultura, della nostra tradizione, a cominciare dalla cultura della famiglia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, noi riteniamo che, anche attraverso dei semplici atti di indirizzo, quali sono le mozioni oggi in discussione, si manifesta il cattivo approccio con il quale si affronta un tema delicato qual è quello di semplificare le procedure per garantire l'adozione internazionale dei minori. Dietro la maschera dei diritti dei minori si muovono altri interessi, l'interesse del politicamente corretto. L'obiettivo del politicamente corretto è la disarticolazione della comunità organica, quella che vede nella famiglia tradizionale, composta da un uomo e da una donna, un elemento sano che andrebbe tutelato, salvaguardato, sostenuto.
  Voi, invece, – sempre in tema e utilizzando anche in quella occasione i diritti dei minori – agevolate il riconoscimento dell'istituto giuridico della kafala, come avete recentemente fatto, istituto del diritto islamico che, per giunta, prescrive che possa essere esercitato soltanto ed esclusivamente dai fedeli musulmani, prevedendo di fatto una conversione coercitiva all'Islam del minore.
  E così oggi riconosciamo l'istituto della kafala, con la scusa che questa agevolerà e semplificherà le adozioni, e domani, sempre armati di buoni propositi, appalterete l'amministrazione della giustizia della comunità islamica presente sul nostro territorio ai tribunali islamici, come già avviene in Inghilterra, dove sono attive 85 corti della sharia. Allora, ci direte che per risolvere il problema dell'eccessivo carico di lavoro che i tribunali non riescono a disbrigare siete costretti ad affidare a questi tribunali speciali il compito di sciogliere cause di divorzio, dispute finanziarie e di eredità, come appunto avviene già nel Regno Unito. E tutto ciò in nome di quel politicamente corretto che è informato da uscite come quella pronunciata da uno dei più alti in grado tra i giudici britannici, che diceva: «La cristianità non influenza più il sistema legale. Quindi, le corti devono servire una comunità multiculturale».
  Incapaci di tutelare i principi su cui si fondano le nostre comunità, cercate di addormentare le coscienze con immagini e riferimenti sempre tesi a disarmare la salutare reazione di un popolo che mal rappresentate. Novelli pifferai, annunciate la vostra orribile società che verrà.
  Per tornare alle mozioni oggi all'esame dell'Aula – dicevo –, da un lato, riconoscete l'istituto della kafala, atto in contrasto con il principio di laicità dello Stato, e, dall'altro, non volete assumervi un impegno, come quello da noi raccomandato, di evitare, in quanto, a nostro giudizio, manifestamente in contrasto con i principi costituzionali e antitetica al diritto naturale, Pag. 32qualsiasi iniziativa di modifica della normativa vigente in materia di adozioni internazionali volta a prevedere la possibilità di accedere alle procedure di adozione per le coppie omosessuali.
  Questo atto di indirizzo poteva e doveva essere l'occasione per trattare situazioni delicate come l'orientamento sessuale, soprattutto quando si intrecciano situazioni biologicamente anomale e discusse, come la questione dell'affido di minori a persone omosessuali. Vi è mancato il coraggio di prendere posizione, oppure non avete voluto intervenire, semplicemente perché sotto traccia dovete veicolare quel messaggio politicamente corretto che fa bollare dai media come omofobo e bigotto qualunque parere che ha la prudenza di fermarsi a considerare davvero come stanno le cose.
  Noi continuiamo a sostenere che il luogo ideale per la crescita di un bambino sia la famiglia formata da madre e padre. Il bambino deve nascere e crescere all'interno di quella che, da che mondo è mondo, è la via ordinaria, cioè con un padre e una madre. E se può accadere di nascere con un solo genitore, si tratta di situazioni drammatiche che non devono far testo. Inficiare questo principio è pericolosissimo, per il bambino anzitutto, e per l'intera società.
  Noi continuiamo a ritenere, nonostante la vulgata politicamente corretta, che l'adozione dei bambini da parte degli omosessuali porta il bambino ad essere considerato una sorta di merce. Su questa delicata tematica, al centro deve esserci sempre l'interesse del bambino, e non il desiderio di genitorialità delle coppie omosessuali.
  Vincere una battaglia politica, come avete fatto grazie all'approvazione della legge di contrasto all'omofobia, avere i media dalla propria parte, essere sostenuti dal popolo della rete, addomesticato ad arte, non significa avere ragione. Ed è per questo che noi annunciamo che voteremo comunque a favore delle mozioni Rampelli e Quartapelle. Non ritiriamo la nostra e chiediamo di poterla porre ai voti per parti separate. Non ritiriamo la nostra, perché riteniamo che, se è vero che è nostro dovere agevolare i procedimenti per l'adozione internazionale, è altrettanto vero che bisogna dare delle garanzie a quei bambini.
  E la garanzia passa attraverso l'impegno a non prevedere che, ad esempio, le coppie omosessuali possano accedere all'iter dell'adozione internazionale.
  Quindi noi chiediamo il voto, invece per la nostra mozione in parti separate, ponendo la premessa ed i primi due impegni del dispositivo insieme e l'ultima parte del dispositivo a sé, l'ultimo impegno del dispositivo a sé.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Presidente, la vicenda dei bambini congolesi adottati da famiglie italiane, sospese per alcune improvvise irregolarità procedurali, ha avuto un forte richiamo mediatico sull'esperienza del mondo dell'adozione internazionale. I riflettori hanno focalizzato, magari allora senza avere cura della privacy dovuta ai bambini in quel momento delicato, la meravigliosa possibilità di realizzare il sogno di una genitorialità difficile alle coppie e di assicurare ai tanti bambini e bambine sofferenti in tutti gli angoli del mondo la cosa più bella e per loro tutt'altro che scontata: la speranza e la sicurezza di una vita degna di essere vissuta.
  E proprio all'indomani dei mondiali di calcio, che tanto hanno infiammato le tifoserie, viene in mente la splendida immagine di Mario Balotelli, che dopo il goal da sogno, fantastico, si è precipitato in tribuna ad abbracciare sua madre, una plateale riconoscenza all'adozione, un messaggio straordinario di ciò che può il desiderio amoroso. Anche se, come ogni esperienza genitoriale, non tutto è sempre facile. E qui sta il ruolo della responsabilità pubblica: garantire tutto il sostegno necessario per promuovere e sostenere questa scelta.
  Per questo, la mozione che approviamo è importante. È mossa dalla necessità di Pag. 33fare i conti con molti dei problemi venuti a maturazione. Il primo, il principale: siamo di fronte ad una crisi dell'adozione internazionale, ma purtroppo non siamo di fronte alla crisi della sua necessità.
  Il nostro pensiero per questo, in questo momento, va a Gaza, alle vittime, ai tanti bambine e bambini orfani di un conflitto inaccettabile, a quel dolore che si sta consumando in una timidezza della comunità internazionale e che produrrà sicuramente una nuova sofferenza tra quelle popolazioni.
  I dati UNICEF ci dicono che le adozioni internazionali, nel mondo, sono in costante diminuzione ed anche l'Italia è entrata in questo trend di diminuzione. Basti pensare che nel 2011 sono stati adottati, in Italia, 4.022 bambini di origine straniera e, nel 2013, ne sono arrivati 2.825. Nonostante il calo, l'Italia continua a rimanere il secondo Paese al mondo per numero di adozioni, dietro solo agli Stati Uniti. È un bel primato del nostro Paese ed io credo che, proprio alla luce di questa grande forza italiana, ripeto, che chiama in causa anche il nostro restare umano, possiamo affermare che, se l'adozione diminuisce, non diminuisce il fenomeno dell'abbandono dei minori nel mondo. Anche se non c’è una stima attendibile sul numero dei bambini abbandonati, 150 milioni sono i bambini stimati dall'UNICEF, considerati come vulnerabili.
  Quello che sappiamo con certezza, analizzando i dati del 2013, è che quasi la metà dei bambini che arriva in adozione in Italia proviene da Paesi che non hanno firmato la Convenzione de L'Aja e quindi che non sono stati sottoposti a tutte le verifiche necessarie sullo stato di abbandono e quindi sono meno tutelati. Gli impegni che prendiamo sono importanti. Il Governo è qui, e quindi potrà davvero raccogliere un'azione importante.
  Tra le principali ragioni della crisi dell'istituto delle adozioni internazionali ci sono sicuramente i costi che le famiglie devono sopportare, ancora di più in un momento di crisi. Per far fronte a questi costi, è stato istituito, nel 2005, un Fondo, il Fondo di sostegno per le adozioni internazionali, che ora è confluito nel Fondo per le politiche della famiglia. E qui apriamo un capitolo, capitolo che è stato oggetto anche di numerose interrogazioni da parte di questo gruppo. Attualmente, sono stati erogati i rimborsi delle adozioni concluse nel 2010. Si tratta di coprire le adozioni concluse nel 2011, a cui ancora non sono stati erogati i rimborsi. E manca il decreto per quelle del 2012. Chiediamo che il Governo si faccia carico di questi impegni. È un problema serio. La mancanza di un sostegno economico rappresenta un ostacolo per tante coppie italiane decise ad adottare dei bambini, ma che non lo possono fare perché non hanno i soldi. È un'altra forma di diritto censitario che penalizza la disparità di tante coppie più fragili economicamente, ma molto animate da un desiderio sano, forte di essere genitori.
  E un consiglio lo voglio dare alla Ministra Lorenzin, che spesso si lancia in appelli propagandistici, ideologici per un piano alla fertilità di antica memoria: guardi, la Ministra, a questa domanda di genitorialità, si cominci dal dare risposte a questi genitori incrementando le risorse per il Fondo di sostegno per le adozioni internazionali, risorse mirate anche a sostenere quelle coppie che improvvisamente devono affrontare spese aggiuntive per l'interruzione o la prosecuzione imprevista delle procedure di adozione, come è successo alle famiglie dei bambini congolesi.
  Serve anche più trasparenza e più chiara informazione da parte della Commissione per le adozioni internazionali sullo stato di istruzione delle proprie pratiche e sui tempi previsti per i rimborsi. Il costo di un'adozione internazionale, lo ricordava la collega Locatelli, supera facilmente i 20 mila euro, per le spese di viaggio, per tutte le implicazioni. Spesso per farvi fronte si chiedono mutui, si chiedono prestiti ai familiari. È anche importante che, oltre all'incremento dei rimborsi, si consideri una delle misure di totale deducibilità delle spese.
  Ecco, l'altra misura importante è quella di rafforzare i servizi sociali di sostegno e Pag. 34accompagnamento, con particolare attenzione alle famiglie con bambini che hanno disagi particolari.
  E, poi, le procedure amministrative, semplificando, ma distinguendo quelle necessarie per la sicurezza dei bambini e quelle che sono solo pastoie oppure pratiche non trasparenti. Inoltre, i requisiti degli enti autorizzati perché siano più rigorosi, più stringenti, con la massima eticità, la trasparenza, la professionalità, la tracciabilità di ogni azione compiuta.
  E altra priorità che si mettano in essere, nelle sedi internazionali, accordi bilaterali, accordi negoziali, per ridurre il più possibile eventi inattesi. E si chiede che il Governo, entro sei mesi, ci venga a raccontare lo stato dell'arte di questa azione internazionale, per darci un quadro chiaro e aggiornato.
  Ecco, il Parlamento – e concludo – si prende un impegno importante. È una buona politica questa che stiamo facendo, ma non è stato sempre così. Più volte abbiamo visto anche che la strumentalità politica non si è fermata di fronte alla sofferenza dei bambini, con un cinismo indicibile. L'esempio è il provvedimento di Putin che ha bloccato le adozioni negli Stati Uniti d'America per ragioni geopolitiche, ma le proteste – e chiudo – di quel Paese, che hanno sfidato l'autoritarismo e la polizia, dimostrano quanto questo istituto, quello dell'adozione internazionale, sia un grande strumento di civiltà e di giustizia umana. Per questo, Sinistra Ecologia Libertà vota la mozione presentata (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signora Presidente, signora sottosegretario, quello di cui discutiamo oggi è il diritto di un minore ad avere una famiglia, diritto che non può essere messo in discussione da condizioni di povertà o di disagio.
  Mi consentirà una breve digressione. Sono i dati diffusi di recente dall'ISTAT. Nel 2011 in Italia avevamo oltre 700 mila bambini in condizioni di povertà assoluta. Il dato è raddoppiato nel 2013, raggiungendo la cifra di oltre 1.400.000 bambini. I dati si riferiscono all'Italia. Figuriamoci quelli che potrebbero emergere per i Paesi più svantaggiati, come l'Etiopia, la Polonia, il Brasile, la Colombia e la Russia, che sono cinque Paesi da cui provengono la stragrande maggioranza dei ragazzi adottati in Italia. E all'interno di questa digressione mi si consenta anche di ricordare, insieme ai bambini palestinesi di Gaza, su cui è caduta l'attenzione della collega di SEL, anche la memoria di tre ragazzi israeliani barbaramente assassinati.
  La mozione in discussione oggi si ricollega alla Convenzione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che sancisce per ogni bambino il diritto a vivere in un ambiente familiare, ad essere accudito in famiglia e che ipotizza soluzioni alternative solo in via sussidiaria e residuale. Ecco, soluzioni alternative e residuali. Tra queste, sicuramente l'adozione internazionale è una possibile soluzione per tanti bambini, tra l'altro ricollegandosi alla Convenzione di New York per i diritti del fanciullo che riconosce nella famiglia il contesto favorevole per la crescita e lo sviluppo della persona e, ancora, la successiva Convenzione de L'Aja per la tutela dei minori e per la cooperazione in materia di adozioni internazionali, un ulteriore stimolo all'inizio degli anni Novanta per la comunità internazionale teso alla salvaguardia dei diritti di quei bambini che nella vita familiare possono trovare la completezza della loro persona che può essere assicurata magari attraverso l'affido e l'adozione.
  L'Italia – è bene ricordarlo – dopo gli Stati Uniti, è la seconda nazione al mondo per numero di adozioni. Un trend però decrescente negli ultimi anni e comunque dai numeri importanti e significativi: 2.825 sono i minori autorizzati all'ingresso, propedeutico poi all'adozione. Si diceva un trend decrescente negli ultimi anni, perché ? Mi limiterò a ricordare ovviamente una crisi economica strisciante e pluriennale, Pag. 35ma anche, come è stato più volte ribadito dai colleghi, l'eccessiva onerosità dei costi di un'adozione e poi i tempi di attesa e le procedure burocratiche davvero complesse e, ancora, una congiuntura geopolitica che talvolta lascia basiti. Pensiamo ad alcuni Paesi che hanno interrotto le adozioni internazionali senza parallelamente attivare una vera protezione dei bambini adottabili in loco, restando immutate le condizioni degli istituti di accoglienza, che davvero talvolta fanno tremare i polsi. E infine l'innalzamento dell'età media delle coppie. Ricordiamo l'oggettiva difficoltà dei nostri giovani a mettere su famiglia perché magari non hanno un lavoro stabile e non possono avere certezze per il loro futuro con le ricadute sulla famiglia da costituire.
  L'anno scorso la Commissione bicamerale sull'infanzia e l'adolescenza insieme all'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza hanno attivato un'indagine conoscitiva in materia di adozione e di affido. Da questa indagine conoscitiva è scaturita la necessità di una revisione di quelli che potrei definire i fondamenti culturali dell'adozione: un iter adottivo che non può e non deve essere inteso come selezione, ma piuttosto come accompagnamento della coppia, con la verifica della maturità degli strumenti psicologici e cognitivi sia nella fase pre-adottiva, ma anche e forse soprattutto nella fase post-adottiva. Ribadisco, avvicinandomi alla conclusione, che la distinzione sull'opportunità dell'adozione non può discendere – sono le parole che hanno rappresentato l’incipit di questo mio intervento – dalla mera disponibilità economica.
  Occorre, perciò, una revisione del sistema delle adozioni internazionali, occorre superare quella che è stata definita in quest'Aula – e io concordo – una vera e propria giungla normativa. Occorre effettuare controlli stringenti sugli enti preposti all'accompagnamento delle coppie; occorre garantire l'uniformità delle procedure e, anche, pari opportunità per l'intero territorio nazionale, e tutto ciò per ridare una speranza a tutte quelle coppie che desiderano aprirsi all'accoglienza di un bambino abbandonato, lo ripeto, aprirsi all'accoglienza di un bambino abbandonato, dando vita ad una nuova famiglia. Un gesto di generosità che deve essere in ogni modo supportato, un gesto di generosità che deve prevedere un giusto equilibrio tra il desiderio di genitorialità della coppia e il superiore interesse alla qualità della vita del minore.
  In conclusione, occorre rendere il percorso adottivo degli aspiranti genitori privo di tempi morti e impacci burocratici, pur continuando a verificare attentamente le motivazioni effettive della coppia. Occorre favorire una effettiva collaborazione tra servizi territoriali, con una grande attenzione alle risorse umane dei professionisti coinvolti e degli enti autorizzati; nella presa in carico delle coppie e in ogni momento della procedura adottiva occorre essere vigili che le coppie si relazionino con personale altamente qualificato. Occorre definire i costi standard per i servizi resi, tenendo conto delle diverse fasce di reddito e, perché no, prevedere anche sgravi fiscali per i costi delle adozioni internazionali. Occorre monitorare attentamente gli enti autorizzati, verificando strutture, diffusività territoriale e, come ho detto più volte, competenza degli operatori, aggiungerei, anche, competenza e sensibilità degli operatori.
  Occorre valorizzare il ruolo delle reti e delle associazioni delle famiglie adottive; per esempio, nel percorso di accertamento dell'idoneità della coppia, chi ha maturato esperienza ha esperienza da dare. Implementare i negoziati, attraverso la Commissione per le adozioni internazionali, con i Paesi che non hanno ancora ratificato, e sono davvero pochi, la Convenzione dell'Aja, ma lì occorre insistere. Dotare di risorse adeguate i progetti di cooperazione a favore dei diritti dei minori che favoriscano percorsi di genitorialità responsabile.
  Ecco, tutte queste necessità rappresentano altrettanti impegni che ho avuto il piacere di riscontrare e il Governo ha voluto assumere nella mozione unitaria n. 1-00326 (Ulteriore nuova formulazione) a prima firma Quartapelle Procopio, Santerini, Pag. 36Palmieri, Binetti, Dorina Bianchi, Locatelli, Scotto, Sibilia ed altri, a cui anche Scelta Civica aderisce. Una mozione, come dicevo, accolta dal Governo e che il gruppo di Scelta Civica voterà convintamente (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Roccella. Ne ha facoltà.

  EUGENIA ROCCELLA. Signora Presidente, con queste mozioni affrontiamo un fenomeno, quello delle adozioni, che, come già è stato riconosciuto da altri che hanno parlato prima di me, è in diminuzione su scala mondiale. È un dato che non può lasciarci indifferenti, che ci chiama a riflettere sulle cause che hanno prodotto questa inversione di tendenza.
  È almeno dal 2006, ormai, che in tutti i Paesi la richiesta di adozioni scende ed è scesa fino quasi a dimezzarsi nel giro di sette o otto anni. L'Italia è stata, ed è tuttora, uno dei Paesi di accoglienza con il calo meno consistente, circa il 30 per cento di fronte al 50 per cento di altre nazioni; questa positiva differenza si nota anche nell'ultimo anno, in cui la contrazione delle domande, da noi, è circa del 9 per cento, sostanzialmente stabile rispetto all'anno precedente, mentre negli Stati Uniti è del 18 per cento e in Francia del 14 per cento.
  In pochi decenni siamo passati da orfanotrofi italiani ancora affollati di bambini che crescevano senza poter godere dell'amore di una mamma e di un papà, un amore a cui avrebbero avuto diritto, senza il calore di una famiglia, a una situazione opposta in cui, invece, le richieste di adozione erano molto più numerose dei bambini che si potevano adottare e in cui gli aspiranti genitori erano disposti ad intraprendere un lungo percorso ad ostacoli, sottoponendosi a una sorta di esame per stabilire la sussistenza dei requisiti di idoneità, affrontando trafile burocratiche e soggiorni in Paesi lontani pur di avere il sospirato figlio. Oggi, però, le condizioni sembrano nuovamente mutare e le adozioni internazionali, come abbiamo detto, diminuiscono in tutto il mondo.
  La prima ragione per cui le famiglie si rivolgono all'adozione è l'infertilità, che viene prodotta come motivazione della richiesta nel 95,3 per cento dei casi, quindi nella quasi totalità. È strano, quindi, che, nonostante l'infertilità nei Paesi occidentali sia purtroppo in notevole aumento, sia fra i maschi che fra le femmine, ci sia questo parallelo e vistoso decremento delle richieste di adozione.
  Secondo un'inchiesta del settimanale l'Espresso – una delle poche inchieste pubblicate sull'argomento –, una delle cause del calo di richieste di adozione va ricercata nel parallelo aumento del ricorso alla procreazione assistita. Leggo quello scrive l'autore dell'articolo: ufficialmente è presto per ammetterlo ma due fenomeni si stanno silenziosamente avvicinando, calano le domande per adottare un bambino e aumentano i trattamenti di fecondazione assistita; c’è una tappa nuova nella maternità, sussurrata come un tabù ma suggerita da indizi sempre più insistenti, si fa strada l'ipotesi che il ricorso ai trattamenti di procreazione assistita stia gradualmente togliendo spazio all'adozione, anche perché la partita si gioca tutto nello stesso arco della vita, tra i 35 e i 40 anni; nella rincorsa ad un figlio last minute, tra due percorsi aleatori ed emotivamente impegnativi, le coppie scelgono la via biologica; chi adotta, nell'88 per cento dei casi – non c’è la fonte di questo dato ma è un dato veramente interessante –, ha già sperimentato tecniche di fecondazione.
  Si è insistito qui sulla questione dei costi delle adozioni, ed è giusto. Infatti, la mozione è indirizzata proprio ad alleviare la questione dei costi delle famiglie, tra le altre cose, tra gli altri impegni che chiede al Governo. I costi e i tempi, ma in realtà i costi e i tempi dell'adozione sono abbastanza simili, per esempio, a quelli della procreazione assistita. Anzi, in alcuni casi i costi sono decisamente superiori e il tasso di successo, invece, è molto più basso. Il tasso di successo della procreazione assistita è relativamente basso. Non abbiamo ancora sufficienti riscontri per Pag. 37collegare con certezza questi due fenomeni e quindi dare con sicurezza questa motivazione come causa del calo delle adozioni. Sicuramente le cause della diminuzione delle richieste sono molteplici, in primo luogo va considerata naturalmente la perdurante crisi economica. Però questa linea di tendenza è preoccupante e innegabile e ne vanno indagate in modo approfondito le ragioni, senza nascondersi dietro a un dito.
  L'adozione in realtà offre opportunità e vantaggi che devono essere forse meglio conosciuti dalle coppie e meglio diffusi nell'opinione pubblica. Non si tratta soltanto di un gesto prezioso di solidarietà, di apertura verso l'altro ed un atto d'amore che si realizza nell'accoglienza di un bambino in una situazione di privazione affettiva e materiale, spesso sofferente anche fisicamente, che ha bisogno di cure amorevoli e di una famiglia che lo accolga con intelligenza e senza riserve. Non è retorica ricordare qui il senso di amore davvero gratuito della genitorialità adottiva, in un Paese come il nostro dove la tradizione solidaristica è così diffusa e forte. Non si tratta però soltanto di richiamare le condizioni di bisogno e fragilità di questi bambini feriti dall'abbandono, ma anche di considerare quanto sia concreta la possibilità di realizzare il proprio desiderio di genitorialità.
  Questo è il dato, forse, su cui dobbiamo fare campagna di informazione nell'opinione pubblica, perché le probabilità di successo con l'adozione sono notevoli. Il cosiddetto successo adottivo è in effetti molto alto: tre coppie su quattro portano a termine l'adozione di un minore straniero. Anche per l'accertamento della sussistenza dei requisiti, la percentuale è alta: la stragrande maggioranza delle coppie che vogliono adottare vengono riconosciute idonee.
  Il tempo medio dell'iter adottivo, dal conferimento dell'incarico ad un ente autorizzato fino al rilascio dell'autorizzazione di ingresso in Italia del bimbo, si è stabilizzato e, secondo i dati più recenti messi a disposizione dalla commissione per le adozioni internazionali, è ormai intorno ai due anni, un tempo sicuramente lungo ma non infinito, abbastanza ormai stabilizzato. Questi tempi dipendono, poi, moltissimo dai singoli Paesi e non è semplice intervenire per abbreviarli. A maggior ragione, dunque, il Governo e il Parlamento hanno la responsabilità di cercare di facilitare e rendere più agevole il percorso fino all'arrivo del bimbo in famiglia laddove è possibile, quindi dove l'intervento può essere efficace. Bisogna dire che il nostro Paese è già in buona posizione in questo campo: l'Italia è riconosciuta come uno degli attori più affidabili e dinamici nello scenario internazionale delle adozioni, tanto che ci sono Paesi per cui siamo esplicitamente un partner privilegiato, perché offre le migliori garanzie per il bambino.
  Le criticità che ci sono non sono dunque tali da inficiare il modello organizzativo che abbiamo costruito in questi anni.
  Serve un'attenzione più mirata, una spinta decisa per abbreviare i tempi e superare le lentezze burocratiche; servono soprattutto risorse, in particolare per alleviare il peso economico per le famiglie attraverso sgravi fiscali.
  Noi del Nuovo Centrodestra non siamo di quelli che chiedono continuamente risorse allo Stato: anzi, cerchiamo di essere molto attenti in questo periodo soprattutto alla spesa pubblica. Ci sono però questioni per cui le risorse vanno trovate e utilizzate, con intelligenza ma anche con urgenza. Una di queste è proprio la questione dell'inverno demografico, la costante denatalità che ormai da decenni affligge l'Italia e che si aggrava sempre di più. Non esiste un Paese dove lo sviluppo economico si accompagna ad un decremento demografico: e quindi, se noi vogliamo sviluppo economico, dobbiamo anche occuparci dell'inverno demografico. Un Paese che non fa figli è un Paese che si accartoccia su se stesso, che non si apre al futuro, meno capace di innovazioni, con minori energie fresche da spendere in ogni campo.
  Abbiamo proposto, nel decreto-legge fiscale, detrazioni per le famiglie monoreddito con figli a carico, suggerendo con Pag. 38senso di responsabilità anche le necessarie coperture. Abbiamo chiesto di considerare il fattore famiglia, di non rimandare più un necessario aggiustamento per arrivare finalmente ad una maggiore equità fiscale per chi ha figli, in modo che la nascita di un bambino non rappresenti più un costo spesso insostenibile, che può portare fino alle soglie della povertà una famiglia e fa rinunciare troppo spesso chi ha un reddito limitato.
  La nostra proposta non è stata recepita, ma è stato approvato un ordine del giorno al Senato in questo senso, e noi confidiamo che il Governo mantenga le promesse nella legge di stabilità. Il Presidente del Consiglio Renzi ha tenuto nelle sue mani la delega sulle adozioni, quindi pensiamo che su questo si assuma una responsabilità anche personale sulla materia. I fondi per le adozioni e i necessari sgravi fiscali potrebbero essere inseriti lì, in questo prossimo provvedimento, per offrire un aiuto concreto a chi vuole un figlio e si fa carico di andarlo a cercare lontano con un gesto di vera gratuità. Anche questo è un aiuto per la famiglia e a famiglie che affrontano un impegno particolare, che dev'essere premiato, aiutato e non punito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, oggi abbiamo davanti a noi un'occasione importante, e devo dire che nei miei sogni questa notte – glielo dico col massimo rispetto, per la sottosegretaria Biondelli – speravo che ci fosse tra noi, anche per qualche istante, il Premier, perché appunto lui si è fatto carico – così ha detto – in prima persona di rimettere in moto la macchina, il meccanismo istituzionale che concerne le adozioni internazionali, che si è inceppata in questi ultimi due anni e durante gli ultimi due Governi.
  Quindi, io faccio carico a lei di questa ambasciata, e credo che la sua presenza qui testimoni questo impegno, questo compito che noi vi affidiamo; e per questo, Forza Italia ha ritirato sostanzialmente la propria proposta, ha arricchito quella del Partito Democratico, ha rinunciato ad alcune parti per noi importanti, culturalmente e politicamente, dei nostri dispositivi e delle nostre premesse. Però, da questo punto di vista, veramente noi vogliamo darle, e dare a tutto il Governo, ma soprattutto dare alle famiglie che già hanno adottato, alle famiglie che sono in attesa di completare l'iter adottivo, un augurio ed un incoraggiamento concreto, puntando per questo all'unità.
  Devo dire che mi è dispiaciuto sentire dal collega Rampelli che Fratelli d'Italia è stato sostanzialmente emarginato dalla possibilità di accedere ad una mozione unitaria. Devo dire, mi scuso anche con lui, l'ho fatto personalmente perché non l'ho personalmente a mia volta coinvolto in questa iniziativa; ma ciò detto, annunzio che ovviamente non solo noi voteremo la nostra mozione e la mozione collettiva – ci mancherebbe altro –, ma Forza Italia voterà favorevolmente sia la mozione della Lega, in tutte le votazioni per parti separate come da loro richiesto, e sia anche, ovviamente, la mozione di Fratelli d'Italia.
  Sottosegretaria, lei è una gentile signora, e quindi ho il piacere di dirle questo: che nell'adozione si verifica la perfetta parità tra il maschio e la femmina, tra l'uomo e la donna, tra il padre e la madre, perché nell'adozione si è «incinti» in due. Tutti e due fanno lo stesso iter necessario con i servizi sociali, con il tribunale dei minorenni; si fanno entrambi gli stessi esami clinici. Si vive entrambi il tempo di un'attesa che è veramente un'attesa della coppia e degli aspiranti genitori, e non un'attesa unicamente della donna, come normalmente avviene nelle gravidanze naturali. E quindi, da questo punto di vista, è un'esperienza veramente unica e irripetibile, per la quale vale la pena sentire le istituzioni vicine ed amiche mentre, troppo spesso, anche in questo ambito, in questo settore, le coppie in attesa di adottare le sentono ostili o indifferenti, non so quale delle due cose onestamente sia la peggiore.Pag. 39
  Le criticità sono tre e sono già state enucleate dai colleghi che mi hanno preceduto. Sostanzialmente, vi è il problema dei costi e quindi, come è stato già ricordato dall'onorevole Roccella, noi abbiamo inserito negli impegni la richiesta al Governo di aumentare la deducibilità dei costi sostenuti dalle famiglie, che sono costi sicuramente importanti. A tale riguardo, io ricordo che sia il Governo Berlusconi che il Governo Prodi avevano dato, sotto questo punto di vista, una carezza alle famiglie adottive; noi, con il bonus bebè, nel triennio 2004-2006 e poi con il Fondo nuovi nati nel 2008 e anni seguenti, e l'allora Ministro Bindi con una elargizione, una donazione di 1.200 euro una tantum a favore delle famiglie che avevano in quel momento in percorso una pratica di adozione.
  Io credo che questi siano stati segnali importanti proprio per testimoniare quella vicinanza delle istituzioni alle coppie durante il lungo e faticoso periodo dell'attesa e penso, e spero, che il nuovo Governo, questo Governo, voglia non solo adempiere gli impegni che noi chiediamo nella nostra mozione, ma anche – perché no – pensare ad iniziative di questo tipo che, lo ripeto per l'ultima volta, danno una carezza alle famiglie adottive, specie a quelle di nuovo conio, per così dire, e quindi ritengo che sarebbe un'attenzione veramente importante da parte del Governo.
  Bisogna rimettere in funzione la Commissione per le adozioni internazionali, che finalmente ha la vicepresidente operativa e che, finalmente dopo due anni, due giorni fa è riuscita a riunire tutti gli enti e, quindi, a far ripartire un meccanismo che sia in grado di rimettere in moto un sistema che, in questi ultimi anni, si era purtroppo praticamente bloccato. Ciò ha una ricaduta a cascata sugli enti, poiché sono spronati a lavorare nel modo migliore, più attento e più preciso, e ovviamente sulle famiglie, nonché su quei rapporti internazionali (c’è chi ha detto che le adozioni internazionali in fondo rappresentano un pezzo della politica estera e forse, sotto questo punto di vista, non è tanto lontano dal vero), su quel versante dei rapporti internazionali con ciascuno dei Paesi, specialmente quelli che hanno firmato la Convenzione dell'Aja; un buon rapporto con questi aiuta le coppie a velocizzare e a snellire i tempi per dare ad ogni bimbo una mamma e un papà, come è nel loro pieno diritto.
  Da questo punto di vista, l'altro e ultimo aspetto, poi vado a chiudere, è il mancato rispetto dei tempi previsti dalla legge attuale. Nella nostra mozione avevamo indicato l'eventualità di rivedere la legge attuale ma, in effetti, basterebbe, come tante volte in Italia, farla funzionare alla lettera mentre, troppo spesso, i tempi per accedere all'idoneità sono più che raddoppiati rispetto ai termini previsti dalla legge. Anche sotto questo punto di vista, sottosegretario Biondelli, e per il tramite suo, appunto, l'invito al Premier a farsi parte diligente con le istituzioni locali perché i servizi e i tribunali dei minori siano attenti ma allo stesso tempo celeri.
  Vengo a concludere con due piccole osservazioni che derivano dalla mia esperienza diretta, dall'esperienza e dall'incontro con tante famiglie adottive. Credo che riflettere su questo tema ci porti due riflessioni, due considerazioni da portare a casa, per così dire, al termine di questo nostro dibattito. La prima è che non esiste un diritto al figlio; esiste viceversa, come dice la Convenzione dell'Aja, il diritto del figlio ad avere una mamma e un papà. Questo è il punto di partenza culturale e quindi politico ineludibile e fondamentale, che ci viene proprio dal ragionare insieme finalmente sul tema delle adozioni internazionali.
  L'altro punto ugualmente importante è che i figli non possono essere oggetto ma sono un dono; lo sono quelli naturali, a maggior ragione lo sono quelli adottivi, che lo testimoniano, perché è proprio palese che non sono figli tuoi nel senso del possesso.
  Quando un genitore adottivo parla di suo figlio, mio figlio, esprime non un possesso ma un'appartenenza, cioè esprime il fatto che quella creatura gli è stata affidata per la vita, per la sua vita, per la vita insieme. Quindi, da questo Pag. 40punto di vista, questo, nuovamente, punto culturale e poi di conseguenza politico, ritengo che dobbiamo averlo caro, come precipitato da questa nostra discussione, assieme ovviamente agli impegni che formalmente il Governo sottoscrive davanti all'intero Parlamento, sottoscrive davanti alle associazioni, sottoscrive davanti alla Commissione e sottoscrive, soprattutto, davanti alle famiglie adottive o adottanti. Per cui, da questo punto di vista, confermo il voto favorevole di Forza Italia alla mozione unitaria e a tutte le altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, per le adozioni internazionali in Italia è necessario seguire procedure particolari, stabilite dalle leggi italiane ed internazionali.
  Lo strumento principale su cui si basano le procedure per l'adozione internazionale è rappresentato dalla Convenzione de L'Aja per la tutela dei minori del 1993, che prende in esame la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale. Essa rappresenta una garanzia sia per la tutela dei minori che per chi desidera adottarli, sia per sconfiggere qualsiasi traffico di minori che possa instaurarsi attraverso il meccanismo delle adozioni internazionali. In Italia la Commissione per le adozioni internazionali è l'autorità da cui dipende l'applicazione della Convenzione de L'Aja.
  Negli ultimi anni il fenomeno dell'abbandono dei minori nel mondo è in costante crescita. Secondo delle stime dell'Unicef, si è passati da 145 milioni di bambini dichiarati in stato di abbandono nel 2004 ai 168 milioni del 2009. Ciò nonostante, l'adozione internazionale è in crisi. Dopo una tendenza positiva avutasi nel 2006, le idoneità all'adozione internazionale dichiarate dai tribunali per i minorenni sono drasticamente diminuite; infatti, nel 2006 sono stati registrati ben 6.237 decreti di idoneità, scesi a 4.509 nel 2009 e a 4.000 nel 2012. Quali sono i motivi di questo trend negativo ? Un motivo sicuramente è la burocrazia, sicuramente tra le ragioni vanno considerate le procedure amministrative, spesso piuttosto farraginose, e i tempi eccessivi e dagli esiti incerti, che caratterizzano i procedimenti di adozione.
  L'adozione internazionale permette di accogliere a far parte integrante della propria famiglia bambini di altri Paesi, con cultura, lingua, tradizioni diverse. Inizia con un'indagine sulle famiglie che fanno specifica richiesta di adozione internazionale, per valutarne le potenzialità genitoriali, raccogliendo informazioni sulla loro storia personale, familiare e sociale. La coppia in possesso del decreto di idoneità deve poi rivolgersi ad uno degli enti autorizzati dalla Commissione per le adozioni internazionali, che svolge le pratiche necessarie per tutta la complessa procedura. Solo gli enti autorizzati dalla Commissione per le adozioni internazionali sono legittimati ad occuparsi delle pratiche in materia di adozione internazionale, sulla base di precisi requisiti.
  Una volta ricevuta dall'autorità straniera la proposta di incontro con il minore da adottare, l'ente autorizzato ne informa gli aspiranti genitori adottivi e li assiste per tutte le visite necessarie. Se gli incontri della coppia con il minore si concludono positivamente, viene emanato da parte della competente autorità giudiziaria straniera il provvedimento di adozione. L'ente autorizzato trasmette successivamente tutti gli atti relativi all'adozione alla Commissione per le adozioni internazionali, che ne verifica la correttezza formale e sostanziale. In caso di esito positivo dei controlli, la Commissione per le adozioni internazionali rilascia l'autorizzazione nominativa all'ingresso e alla permanenza in Italia del minore adottato. La procedura di adozione quindi si conclude in due, tre, a volte anche quattro anni, con l'ordine da parte del Tribunale per i minorenni di trascrizione del provvedimento di adozione nei registri di stato civile. Infine, la Pag. 41Commissione autorizza l'ingresso del bambino adottato in Italia e la sua permanenza, dopo aver certificato che l'adozione sia conforme alle disposizioni della Convenzione de L'Aja.
  Un altro motivo della crisi delle adozioni internazionali va senz'altro imputato ai rilevanti costi che le famiglie devono sopportare quando intraprendono questo percorso, soprattutto in un periodo di grave crisi economica come quello che stiamo vivendo.
  Proprio per far fronte agli elevati costi, nel 2005 è stato istituito un Fondo di sostegno alle adozioni internazionali, finalizzato al rimborso di parte delle spese sostenute per l'adozione di un bambino straniero nel corso dell'anno precedente, le cui funzioni sono state successivamente assorbite dal Fondo per le politiche della famiglia, destinato a finanziare anche il sostegno delle adozioni internazionali. Tuttavia, si apprende dalla stampa che sarebbero stati erogati rimborsi fino alle adozioni concluse nell'anno 2010, mentre per quanto concerne le adozioni concluse nel 2011 ad oggi non è stato erogato alcun rimborso.
  Infine, relativamente alle adozioni concluse nell'anno 2012 ancora non sarebbe stato emesso alcun decreto. È evidente che l'interruzione della misura del rimborso a favore delle famiglie adottive costituisca un grave ostacolo per tante coppie italiane, rischiando di configurare una disparità di trattamento tra cittadini, con un'ulteriore ingiusta penalizzazione nei confronti di tante coppie più fragili economicamente, ma che credono fermamente nel diritto di ogni bambino ad avere una famiglia.
  Peraltro, le recenti vicende della cronaca hanno messo in luce come spesso i tempi incerti delle procedure di adozione dipendano non solo dalla procedure italiane farraginose, e che necessitano di un aggiornamento, ma anche dalle incerte condizioni politiche dei Paesi di origine dei bambini, dove talvolta si assiste ad improvvise chiusure o limitazioni delle procedure di adozione in corso. Mi preme ricordarlo anche perché me ne sono occupato direttamente: queste condizioni erano insite sia nei casi dei minori provenienti dalla Bielorussia, che in quelli provenienti dal Congo. Mentre nel primo caso fortunatamente le cose si sono risolte del tutto, per il secondo siamo ancora in attesa della definitiva soluzione, visto che è necessario portare in Italia anche gli altri bambini che sono stati dati in adozione ad altre sette coppie italiane, che tuttavia sono ancora in attesa.
  Fondamentale in questi casi è il ruolo svolto dalla Commissione per le adozioni internazionali, che collabora con le autorità centrali per le adozioni internazionali degli altri Stati.
  Storicamente, si sa che a molti bambini il diritto all'infanzia non è stato, né è oggi assicurato, per varie ragioni, individuali, economiche, politiche e sociali. Si tratta di una grande questione che coinvolge tutti gli aspetti della vita di una società, nel passato come nel presente. Ciò nonostante, è ampiamente condiviso che il diritto dei minori ad avere una famiglia è assolutamente prioritario rispetto a qualsiasi altra logica.
  In Italia, la legge 28 marzo 2001, n. 149, ha introdotto alcune modifiche alla disciplina dell'adozione che sottolineano il diritto del minore ad avere una famiglia, mentre evidenziano che «le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo all'esercizio del diritto del minore alla propria famiglia».
  Per questo, lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie competenze, devono sostenere i nuclei familiari a rischio, al fine di prevenire l'abbandono e di consentire al minore di essere educato nell'ambito della propria famiglia. Tuttavia, non mancano richieste per una riforma della legge sulle adozioni internazionali, secondo la quale una revisione della norma attuale è indispensabile per dare speranza alle tante famiglie che potrebbero adottare, ma la cui speranza viene distrutta dalla burocrazia. È assurdo che per adottare un bambino si debbano aspettare tre o quattro anni, con spese enormi.Pag. 42
  Anche il Governo si era impegnato in materia. Ricordiamo la promessa del Ministro Boschi alle famiglie in attesa di un miglioramento delle condizioni dell'adozione internazionale, che purtroppo sembra essere caduta nel dimenticatoio. Di ritorno dal Congo, il Ministro Boschi assicurava che si stava lavorando per affrontare il problema delle adozioni, rendendole più agevoli. «A giugno» – diceva – «nell'ambito della riforma del terzo settore, metteremo mano anche alla riforma dell'adozione internazionale».
  Aspettando di capire a quale giugno si riferisse e in attesa di una riforma il più possibile condivisa dalle parti sociali interessate, noi del MoVimento 5 Stelle voteremo a favore della mozione sottoscritta, poiché ne condividiamo gli impegni. E ci teniamo a ricordare le adozioni ancora non concluse positivamente.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 17,35).

  EMANUELE SCAGLIUSI. Mi riferisco in particolare alle coppie congolesi e auspichiamo un segnale chiaro da parte del Governo, anche in virtù della decisione del Presidente Renzi di tenere la delega per le adozioni internazionali, atte a risolvere tutti quei casi che sono fermi o rallentati e che si possono risolvere solo se il Governo mantiene l'iniziativa diplomatica costante e discreta in questi Paesi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.
  Essendo l'ultimo intervento, invitiamo i colleghi a cominciare a prendere posto.

  SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il tema che oggi affrontiamo in quest'Aula e la mozione che tra poco voteremo evocano una bella pagina di questo Paese, non solo perché le norme che furono approvate nel dicembre del 1998 proprio in quest'Aula mantengono la loro validità, segno che la politica può provvedere a dare risposte alla società lungimiranti e intelligenti, ma anche perché, quando parliamo di adozioni internazionali, parliamo di un Paese generoso che sa aprirsi al mondo e che sa raggiungere anche posizionamenti internazionali molto alti. Mi riferisco ai dati evocati dai colleghi ieri durante la discussione in quest'Aula e anche oggi che ci ricordano che, se si dovesse stilare una classifica delle nazioni più civili e virtuose sulla base delle richieste di adozione internazionale, l'Italia rappresenterebbe di certo un'eccellenza mondiale.

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Zampa. Colleghi, se prendiamo posto e liberiamo l'emiciclo e teniamo la voce un po’ più bassa... Per favore, colleghi, sta intervenendo l'onorevole Zampa. Prego.

  SANDRA ZAMPA. Grazie Presidente. Da sempre – dicevo – le coppie italiane sono ai primi posti fra i Paesi destinati all'accoglienza ed è persino un'esperienza che si fa in quest'Aula, dove sono più di una le persone che sono venute con noi in questi giorni a ricordarci di essere genitori adottivi e a raccontarci la propria esperienza, che dimostra che ogni caso è una storia e che ogni storia naturalmente ha caratteristiche tutte speciali. E tuttavia dicevo che complessivamente il nostro Paese può vantare generosità, anche perché non solo gli italiani sono favorevoli all'adozione internazionale, ma accettano di farsi carico di casi più impegnativi dal punto di vista umano, come ad esempio bambini grandi, ma anche da più punti di vista, adottando per esempio quello che oggi viene definito il bambino con dei bisogni speciali, special needs; utilizziamo un'espressione inglese ma sappiamo di che cosa stiamo parlando.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,37).

  SANDRA ZAMPA. Dicevo che appunto però, da quando nel 1998 venne definitivamente Pag. 43approvata in quest'Aula la legge di ratifica della Convenzione de L'Aja del 1993, possiamo dire che da allora il sistema delle adozioni internazionali è stato completamente ridefinito.
  La ratifica ha segnato per il nostro Paese la fine di un sistema che potremmo definire un po’ fai da te, fondato sull'iniziativa personale di aspiranti genitori adottivi e ha invece delineato un iter ben articolato, che è scandito da fasi ben distinte e che prevede l'intervento e l'interazione di più soggetti specializzati. Il nostro Governo per regolamentare il flusso delle adozioni ha creato una struttura ad hoc, la Commissione per le adozioni internazionali, che opera presso la Presidenza del Consiglio e che svolge una funzione di controllo e di garanzia dell'intera procedura.
  Proprio ieri – lo ha ricordato poco fa il collega Palmieri – la CAI, che è presieduta da un eccellente magistrato, Silvia Della Monica, senatrice nella legislatura precedente, ha convocato tutti gli enti autorizzati, dopo oltre due anni e mezzo di silenzio e di vuoto. Ha ricordato ieri la prima firmataria di questa mozione, la collega Lia Quartapelle Procopio, che in questi decenni il delicato e complesso meccanismo dell'adozione ha visto alcune modifiche a seguito delle trasformazioni sociali.
  Sono, però, rimasti immutati e validi i principi fondamentali su cui poggia: il rispetto dei diritti e il perseguimento del maggiore interesse del minore, il concetto di sussidiarietà, il ruolo e la funzione dei diversi enti nel processo di adozione. Mi piace sottolineare, in particolare, che il principio ispiratore che ci ha guidato e ci deve guidare, deve restare saldamente quello del superiore interesse del minore. Credo che debba essere questa la bussola con cui anche questo tema va affrontato e duole rilevare che in qualche intervento si è, invece, sentito parlare, in qualche modo, di altro.
  È il superiore interesse del minore quello che deve essere tutelato, anche e soprattutto nelle adozioni. Voglio ricordare che in un'intervista, di recente, la presidente della CAI ha ricordato che in ambito internazionale il nostro sistema italiano viene considerato un modello da seguire, anche grazie all'attività costante di raccordo e di confronto che svolgiamo con tutti i Paesi dell'accoglienza.
  Con i Paesi di origine, cioè i Paesi dove l'Italia adotta, esistono ormai rapporti consolidati di collaborazione e, per molti di questi l'Italia è pressoché l'unico Paese con il quale si interloquisce. L'Italia si assicura che in tutti gli Stati stranieri in cui opera per le adozioni internazionali le normative e le procedure di adozione siano rispettose dei principi espressi dalla Convenzione dell'Aja, e che quindi rispondano agli standard di garanzia e trasparenza necessari ad assicurare, appunto, la tutela del superiore interesse dei minori.
  Abbiamo ricordato, è stato ricordato da più parti, che il dato raggiunto, considerato il significativo decremento del fenomeno a livello mondiale – mi riferisco al fatto che nel 2013 le coppie italiane hanno adottato circa 3 mila bambini – ha, però, registrato un calo inferiore rispetto all'anno precedente: era, infatti, stato più rilevante il calo del 2011. Anche nel 2013 si è quindi registrata una stabilizzazione della disponibilità delle famiglie italiane ad adottare, nonostante il continuo cambiamento del contesto internazionale e la crisi economica.
  Questi dati confermano, come ci siamo detti, che l'Italia rappresenta uno dei Paesi di destinazione più attivi nello scenario internazionale: un buon segnale. La CAI svolge, e va messa nelle condizioni di poter continuare a svolgere, una continua attività di confronto, di controllo, di verifica, per assicurare l'effettivo rispetto dei diritti dei minori adottati, ma anche degli aspiranti genitori adottivi. A tal fine, una delle attività che la impegnano particolarmente è la negoziazione e la stipula di accordi bilaterali con i vari Paesi di origine atti a facilitare i rapporti tra i due Paesi e a rendere il sistema di adozione più sicuro.
  Se si vuole considerare il fenomeno dell'adozione internazionale, però, tenendo presente solo un'ottica di numeri per cui l'Italia è, appunto, al secondo posto Pag. 44dopo gli Stati Uniti nel mondo per numero di adozioni, si commetterebbe un errore.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  SANDRA ZAMPA. Una lettura che pone l'attenzione solamente sui dati numerici rischia di falsare l'analisi del fenomeno, perché sposta l'attenzione dalla qualità alla quantità. È assolutamente necessario, invece, valutare il fenomeno sotto il profilo della qualità e sotto questa ottica il sistema di accoglienza adottivo italiano, complessivamente, sia con riguardo alla disponibilità e alla capacità delle copie adottive, sia con riguardo al sistema istituzionale posto a governo dell'intera procedura, ci pare rispondere nella maniera più idonea a livello mondiale ai bisogni più profondi dell'infanzia. Dunque perché oggi ci troviamo a discutere una mozione che dice che le nostre norme, così come sono, che la nostra legge, sono buone e funzionano ? Ci troviamo a discuterne perché, appunto, vogliamo che essa si possa esplicitare in modo ancora più pieno e completo. Questa mozione chiede, quindi, avendo ascoltato soprattutto la società, che vengano...

  PRESIDENTE. Concluda.

  SANDRA ZAMPA. ... snellite le pratiche, che vengano fissati tempi certi, che venga sostenuta la Commissione per le adozioni internazionali, dotandola anche delle risorse economiche adeguate al suo lavoro e che venga sostenuta anche l'attività finalizzata a stipulare accordi bilaterali con i Paesi con i quali il percorso adottivo è stato eventualmente più discontinuo e complicato. Chiediamo, infine, il rifinanziamento del fondo anche prevedendo che il sistema di rimborso sia sostituito da un sistema che preveda incentivi, detrazioni fiscali. Insomma, chiediamo al Governo di impegnarsi perché la legge possa funzionare al meglio, naturalmente consapevoli del fatto che questo non risponde a tutto, per esempio a tutte le osservazioni che anche semplicemente abbiamo raccolto in queste ore, ma che già farebbe compiere un passo avanti nella direzione che tutti auspichiamo. Quindi, dichiaro il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Prego i colleghi di prendere posto, così siamo più veloci nella votazione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartapelle Procopio, Santerini, Palmieri, Binetti, Dorina Bianchi, Locatelli, Scotto, Sibilia ed altri n. 1-00326 (Ulteriore nuova formulazione), sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicchi, Ferro, Piccione, aspettiamo l'onorevole Dellai, Amoddio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  513   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato
 513).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00543 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 45

  Murer, Di Lello, Ciprini, Folino, Locatelli, Abrignani, Savino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  508   
   Votanti  416   
   Astenuti   92   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  333).    

  (Il deputato Bossi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione della mozione Rondini ed altri n. 1-00548.
  Ricordo che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa congiuntamente ai primi due capoversi del dispositivo e a seguire il terzo capoverso del dispositivo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00548, limitatamente alla premessa e ai primi due capoversi del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Portas, Bossi, Rabino, Venittelli, Gasparini, Letta, Lavagno, Lombardi, Petrenga.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  516   
   Maggioranza  259   
    Hanno votato
  80    
    Hanno votato
no  436).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00548, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Capua, Folino, Piccoli Nardelli, Lavagno, Luigi Gallo, Cassano, Palma, Tidei.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  516   
   Votanti  515   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  258   
    Hanno votato
  77    
    Hanno votato
no  438).    

  (Il deputato Bossi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Fiorio ed altri; Russo e Faenzi; Franco Bordo e Palazzotto; Zaccagnini ed altri; Schullian ed altri: Disposizioni in materia di agricoltura sociale (A.C. 303-760-903-1019-1020-A) (ore 17,50).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 303-760-903-1019-1020-A: Disposizioni in materia di agricoltura sociale.
  Ricordo che nella seduta del 7 luglio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 303-A e abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
  Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 303-A ed abbinate).
  Con riferimento a tale ultimo parere, la Commissione Bilancio ha formulato alcune Pag. 46condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che verranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Avverto che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato dal presentatore l'emendamento Schullian 2.62.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 303-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 303-A e abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Vitelli, Capodicasa, Rondini ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  509   
   Maggioranza  255   
    Hanno votato
 508    
    Hanno votato
no    1).    

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 303-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 303-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  STEFANIA COVELLO, Relatore. Signora Presidente, sull'emendamento Gagnarli 2.1 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento Binetti 2.54 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento Zanin 2.50 il parere è favorevole.
  Sull'emendamento Binetti 2.2 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento Zanin 2.51 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento L'Abbate 2.4 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento Zanin 2.52 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento della Commissione 2.100, che è un emendamento di tutta la Commissione, vi è una raccomandazione all'approvazione, con uguale emendamento della V Commissione (Bilancio).
  Sull'emendamento Russo 2.70 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  L'emendamento Russo 2.58 è accolto, purché riformulato, se il collega Russo e la collega Faenzi sono d'accordo: quindi, prima di scrivere «entro il termine di 60 giorni» aggiungeremmo «questa è la richiesta da adottare».

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole: il testo che mi hanno sottoposto recita «entro il termine perentorio di 30 giorni». Quindi la riformulazione è ?

  STEFANIA COVELLO, Relatore. La riformulazione è: «da adottare entro il termine» togliendo «perentorio» e si modifica «30 giorni» con «60 giorni».

  PRESIDENTE. Va bene.

  STEFANIA COVELLO, Relatore. Sull'emendamento Russo 2.59 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento Gagnarli 2.56 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Schullian 2.62 è stato ritirato.

Pag. 47

  STEFANIA COVELLO, Relatore. Sull'emendamento Gagnarli 2.55 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento Russo 2.60 (nuova formulazione) vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento Zanin 2.53 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento Russo 2.61 (nuova formulazione) vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento L'Abbate 2.65 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento Rondini 2.63 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Poi abbiamo ancora un emendamento da parte della Commissione bilancio, quindi con parere favorevole, relativamente all'articolo 2, comma 6, dove praticamente andiamo a sancire che..., quindi la Commissione bilancio ci chiede, all'articolo 2 comma 6...

  PRESIDENTE. Va bene, è la condizione della Commissione bilancio ai sensi dell'articolo 81.

  STEFANIA COVELLO, Relatore. Sì. Sull'emendamento Zolezzi 2.64 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Gagnarli 2.1, su cui vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.

  CHIARA GAGNARLI. Presidente, questo emendamento va a ridefinire cos’è l'agricoltura sociale per il MoVimento 5 Stelle. Infatti, il testo così com’è va a dilatare a dismisura la platea degli utenti interessati dagli interventi di agricoltura sociale, platea che va dai lavoratori che non hanno un impiego regolarmente retribuito, quindi quelli da oltre sei mesi, fino ai condannati, ai disabili in senso fisico o psichico e ai membri di minoranze nazionali. Il nostro emendamento va a limitare al numero 20) dell'articolo 2 del regolamento della Commissione europea n. 800/2008, mentre nel testo della legge si allarga al numero 18) e al numero 20) dello stesso articolo. Il numero 18) comprende i lavoratori svantaggiati. Chi si intende per lavoratori svantaggiati ? Chi non ha un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; chi ha superato i 50 anni di età; adulti, soli o con persone a carico; membri di minoranze nazionali. Il numero 19), invece, comprende soltanto i lavoratori molto svantaggiati che sono quelli che non hanno un impiego retribuito da almeno ventiquattro mesi. Secondo noi queste definizioni vanno a sminuire il valore sociale, nella misura in cui per funzione sociale si intende l'utilizzo del legame tra la dimensione produttiva e quella relazionale con la natura che l'agricoltura sociale ha come peculiarità.
  L'agricoltura sociale è in grado di dare valore e dignità alle persone in condizioni di dipendenza o portatrici di singolari particolarità. È noto, infatti, che la produzione di un bene agricolo è percepita come un risultato di un impegno personale, prima ancora che un introito economico, e questo aiuta a conseguire maggiori livelli di autonomia e di senso di sé. Includere, quindi, tra gli utenti dell'agricoltura sociale delle persone ridotte a contrattualità, come si fa con questo articolo, espone al rischio di trasformare le attività di agricoltura sociale in opportunità di inserimento lavorativo. Nulla in contrario, ma non è sicuramente questa la legge a cui bisogna fare riferimento. Infatti, abbiamo il decreto competitività al Senato che tratta degli stessi soggetti che qui definiamo svantaggiati. Quindi, si va ad equiparare, secondo noi in maniera anomala, i soggetti svantaggiati per l'agricoltura Pag. 48sociale con quelli che dovrebbero andare ad essere inseriti per la crescita dell'agricoltura.
  L'opportunità dell'inserimento lavorativo per soggetti non realmente svantaggiati assegna all'agricoltura sociale una funzione più assistenzialista che sociale in senso proprio. Inoltre, c’è il rischio che si utilizzi in modo improprio l'opportunità di reclutamento agevolato di forza lavoro prevista dalla legge, tralasciando quindi appunto la finalità puramente sociale che è quella che dovrebbe avere questa legge, ma che ci sembra sia stata dimenticata nel corso dell'esame in Commissione. Infatti, i disoccupati over 50, più che utenti di agricoltura sociale, quindi più che soggetti deboli, che questa legge dovrebbe andare ad aiutare, in realtà sono soggetti indeboliti da una particolare contingenza economica, che nulla ha a che vedere con la finalità di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiorio. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FIORIO. Presidente, io capisco le perplessità dei colleghi del MoVimento 5 Stelle. La proposta emendativa, però, dei colleghi è fortemente restrittiva anche soltanto rispetto al fenomeno esistente, all'agricoltura sociale di questo Paese. La proposta che arriva dai colleghi è una proposta che non tiene conto della ricchezza del fenomeno e di quello che si sta sviluppando. Noi riteniamo che questa legge quadro debba fornire un'ampia possibilità di intervento su soggetti deboli, vittime di disagio sociale e non solo. Spetterà poi agli enti locali, attraverso progetti territoriali e attraverso iniziative localizzate, decidere come intervenire e su che fascia di disagio intervenire. Quindi, l'intento è interessante da parte dei colleghi, ma rischia di essere davvero vincolante e restrittivo per un fenomeno in crescita e molto importante.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Presidente, Sinistra Ecologia e Libertà in Commissione ha portato avanti con decisione la necessità di ampliare la platea dei soggetti che possono trovare una possibilità di impiego e di assistenza nel mondo dell'agricoltura. Noi riteniamo che possa essere un'opportunità, un'opportunità importante per i soggetti interessati, citati nell'articolo 2 del testo unificato, ma anche per le aziende agricole, che possono in forma individuale o associata con le cooperative sociali intraprendere o sviluppare l'attività che già stanno portando avanti.
  Tra l'altro, è un'indicazione che direi che emerge in modo abbastanza chiaro e netto su quello che è il quadro di evoluzione a livello europeo, perché si sta abbandonando quel concetto, che è stato rimarcato prima dal collega del MoVimento 5 Stelle, di un'agricoltura sociale molto chiusa per soggetti con disabilità fisica o psichica, allargando la platea; infatti l'indicazione che arriva dalle normative europee e da quelli che sono i programmi di sviluppo rurale per l'agricoltura sociale è nel senso di allargare il settore. Noi pensiamo che questo sia estremamente positivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, Viceministro, a me dispiace molto ovviamente l'invito al ritiro e comunque il parere contrario espresso su questo emendamento per una ragione molto concreta: perché questo emendamento tendeva a rimuovere il vincolo che è stato posto sulla necessità che il fatturato raggiunga in qualche modo il 30 per cento perché si possa parlare di agricoltura sociale.
  Ora è chiaro che tutto dipende dallo Stato e dalla gravità e dal numero delle persone con disabilità che si inseriscono in un determinato progetto. Nel momento in cui noi fissiamo una soglia al 30 per cento Pag. 49del fatturato evidentemente dimentichiamo che in molte condizioni, le persone che si trovano ad essere impegnate in quel contesto lo sono non in funzione di un obiettivo immediato di produzione, ma piuttosto in funzione di un obiettivo di riabilitazione, o comunque di una sorta di terapia occupazionale che trae dal contatto diretto con la natura o dal contatto diretto con gli animali quelle condizioni di benessere e di serenità che veramente hanno una valenza terapeutica straordinaria.
  Io credo che la soglia del 30 per cento può essere bassa se si guarda a quelle realtà agricole con un occhio al sociale sì, ma volto comunque ad indicatori di produzione. Ma può essere fin troppo alto se si guarda alle stesse situazioni, alle stesse funzioni di un'agricoltura sociale che abbia prevalentemente una sua connotazione in chiave terapeutico-riabilitativa. Credo che, ponendo a questo livello il margine, escludiamo molte cooperative sociali e soprattutto quelle che in qualche modo si fanno carico delle persone con maggior difficoltà. Mi piacerebbe che in qualche modo il relatore ripensasse il proprio parere.
  Mi piacerebbe comunque che l'emendamento venisse votato da quest'Aula perché vorrei che ognuno di noi si interrogasse su che cosa facciamo davanti ai disabili, ai disabili gravi, ai disabili mentali, a quei disabili che non abbiamo un'altra possibilità di far passare dalle due situazioni estreme. Da un lato quella che possiamo considerare una residenzializzazione eccessiva: quindi disabili contenuti, come dire accuditi in quelle che sono strutture di tipo residenziale, dall'altro tentare con loro l'esperienza positiva di una sorta di erboterapia, laddove l'obiettivo centrale non è – insisto – la produzione, ma è la terapia e l'agricoltura sociale costituisce il contesto reale per venire incontro ai più gravi dei disabili e, quindi, per dare un riconoscimento a quegli operatori, alla dignità e alla qualità dell'impegno con cui si stanno prendendo cura di queste persone.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Presidente, se ci sono delle realtà nel territorio disomogenee, è perché le regioni hanno anticipato di gran lunga il Parlamento, sono state più rapide e hanno legiferato ognuna in maniera differente per conto proprio, dato che il provvedimento è in Commissione da due legislature. Questo è il momento per andare a normare quelle di nicchia di soggetti che fanno agricoltura sociale e, quindi, allargare la platea a vari soggetti, tra cui anche chi è disoccupato da almeno sei mesi, va a svilire quello che è il senso di questo provvedimento, di chi fa realmente agricoltura sociale. Per questi soggetti che, tra l'altro, sono stati inclusi nel decreto-legge denominato «campo libero», che adesso è al Senato, ci vorrebbe un'altra misura che dovrebbe essere il reddito di cittadinanza.

  PRESIDENTE. Deputato L'Abbate, concluda.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Quindi, portiamo in Aula il reddito di cittadinanza e queste persone saranno «assistite» con uno strumento adeguato, senza andare a svilire quello che è il fine dell'agricoltura sociale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Presidente, intervengo, ovviamente, a favore di questo emendamento perché il concetto è, noi lo diciamo sempre, che nessuno deve rimanere indietro. Capisco che in questo momento di difficoltà ci sono tante persone senza lavoro, che lo hanno perso da sei mesi o più mesi, ma ci sono anche persone che soffrono alla stessa maniera e che hanno anche delle disabilità. Visto che, comunque sia, il nostro intervento andrà in prima fase ad aiutare pochissime persone, è chiaro che noi vorremmo che Pag. 50queste pochissime persone fossero i soggetti più svantaggiati di tutti, e sicuramente chi ha disabilità fisiche e psichiche, secondo noi, ha la priorità su chi è disoccupato. Per questo abbiamo spinto e abbiamo riportato in Aula questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Presidente, un minuto per dire che voterò contro, invece, su questo emendamento, perché ritengo che l'impresa sociale non possa essere ristretta alla risposta di alcuni a discapito di altri, siano questi anche disabili. Credo che quando si parla di impresa sociale e disabilità noi dobbiamo parlare di inclusione e di integrazione, mentre invece questo emendamento continua a parlare di tutela e di cura. È tutta un'altra storia, Presidente; questa è lavoro, la disabilità è un patrimonio lavorativo, la cooperazione sociale ha un senso; se qualcuno vuole utilizzare i disabili per bloccare le cooperative sociali è un altro discorso, si fa su un altro piano, ma non con questi mezzi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gagnarli 2.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Portas, Misuraca, Molteni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  504   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato
 119    
    Hanno votato
no  385).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Binetti 2.54, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dorina Bianchi, Zardini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: La Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  505   
   Votanti  503   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
  18    
    Hanno votato
no  485).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanin 2.50, sul quale vi è il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zanin. Ne ha facoltà.

  GIORGIO ZANIN. Presidente, il provvedimento ovviamente si intitola «agricoltura sociale»; «agricoltura» è un sostantivo, «sociale» è un aggettivo: è chiaro che i punti di riferimento possono essere molteplici. Sappiamo tutti che la cooperazione sociale è una parte importante di questo mondo e l'inserimento della definizione all'articolo 2 è evidentemente una puntualizzazione necessaria e opportuna. È chiaro che il provvedimento ha una potenzialità sia nel verso dell'imprenditoria che nel verso della cooperazione sociale, e io penso che l'accoglimento di questo emendamento aiuti il provvedimento a sviluppare in pieno le sue potenzialità.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 18,15)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanin 2.50, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.Pag. 51
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Lavagno, D'Alia, Luigi Gallo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  496   
   Votanti  455   
   Astenuti   41   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato sì  331    
    Hanno votato no  124.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Rigoni, Nicchi e Zampa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e il deputato Bragantini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Binetti 2.2, sul quale vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Chiedo alla deputata Binetti se accede all'invito al ritiro.

  PAOLA BINETTI. Presidente, mi dispiace per prima, perché evidentemente non sono riuscita a spiegarmi con i colleghi per far capire perché questa soglia è una soglia importante per garantire che anche coloro che hanno un grado di disabilità maggiore, o quelle cooperative che impegnano un numero maggiore di disabili, non possono raggiungere la soglia di fatturato che viene richiesta dalla norma. Però, in questo caso, siccome non vorrei esporre ulteriormente a una bocciatura una cosa che a me sembra un valore importante, perché è il valore dell'inclusione rivolto alle persone con maggiore difficoltà, io ritiro l'emendamento e mi impegno a presentare un ordine del giorno, che mi auguro con tutto il cuore che il Governo voglia accettare, anche perché il tema è come venire incontro a queste persone. Perché poi, come sanno bene i colleghi della Commissione affari sociali, il livello successivo è il livello della non autosufficienza.
  Quindi, se noi non vogliamo ampliare troppo il livello della non autosufficienza, dobbiamo prestare attenzione anche a quelle persone che hanno capacità residue limitate, che possono trarre dall'esperienza a contatto con l'agricoltura sociale un vantaggio terapeutico e riabilitativo quale nessun altra modalità potrebbe garantire loro. Quindi, ritiro l'emendamento e presenterò un ordine del giorno.

  PRESIDENTE. D'accordo. Quindi lo ritira ? Sta bene.
  Passiamo all'emendamento Zanin 2.51, sul quale vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 2.51 formulato dal relatore.

  GIORGIO ZANIN. Signor Presidente, lo ritiro.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo all'emendamento L'Abbate 2.4, sul quale vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento L'Abbate 2.4 formulato dal relatore.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, dato che è stato bocciato l'emendamento precedente della collega Gagnarli, il 2.1, con l'emendamento 2.4 andiamo a restringere un po’ la platea dei soggetti a cui è rivolta l'agricoltura sociale. C’è già il regolamento comunitario n. 800 del 2008 con i numeri 18, 19 e 20 che è abbastanza ampio, quindi riteniamo che sia inutile includere anche i soggetti di cui all'articolo 4 della legge 8 novembre 1991, n. 381. Quindi, votando questo emendamento, andiamo a restringere un po’ la platea e a tutelare ancor di più chi fa realmente agricoltura sociale.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 52
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento L'Abbate 2.4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Polverini, Cassano, Piepoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  497   
   Votanti  495   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato  104    
    Hanno votato no   391.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Zanin 2.52, sul quale vi è un invito al ritiro ed il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 2.52 formulato dal relatore.

  GIORGIO ZANIN. Signor Presidente, lo ritiro.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.100 della Commissione e 2.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Santerini, Fanucci, Luigi Gallo, Decaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  503   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato  500    
    Hanno votato no    3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Russo 2.70, sul quale vi è un invito al ritiro ed il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Russo 2.70 formulato dal relatore.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, lo ritiro.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 2.58.
  Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione proposta dal relatore.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 2.58, nel testo riformulato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Portas, Piccoli Nardelli, Spadoni, Rizzetto, Di Lello, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  503   
   Votanti  409   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  408    
    Hanno votato no    1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Russo 2.59, sul quale vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Prendo atto che il presentatore non lo accetta ed insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.Pag. 53
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 2.59, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  498   
   Votanti  497   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato   65    
    Hanno votato no  432    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Gagnarli 2.56, sul quale vi è un invito al ritiro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, questo emendamento va a sopprimere il comma 3 dell'articolo 2, secondo il quale le prestazioni e le attività sociali di servizio per le comunità rurali (sono compresi i servizi terapeutici, i progetti di rieducazione ambientale, quindi le lettere b), c) e d) dell'articolo 2, comma 1) vengono equiparate alle attività connesse.
  Invito il Governo a riflettere su questo emendamento, anche prendendo in considerazione le osservazioni fatte dalla Commissione finanze, che chiedeva chiarimenti appunto sulle attività connesse e sul tipo di reddito che vanno a dare, quindi sul reddito agrario, e anche sulla nota del MEF, che evidenzia potenziali effetti negativi per l'estensione di regimi agevolativi in materia di agricoltura a soggetti attualmente non agevolati, se sia il caso di equiparare questa attività alle attività connesse dell'imprenditore agricolo, generando quindi un minor introito.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gagnarli 2.56.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Di Lello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  494   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato  104    
    Hanno votato no  390.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Gagnarli 2.55, sul quale vi è un invito al ritiro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, in questa legge abbiamo visto che si ampliano sia i soggetti che possono fare agricoltura sociale, quindi gli operatori, sia i soggetti beneficiari. Con questo emendamento si cerca di limitare chi può fare agricoltura sociale, limitandola agli imprenditori agricoli e non alle cooperative sociali.
  Riteniamo infatti che l'attività agricola deve essere quella principale e le cooperative sociali devono essere in collaborazione, che è un contributo indispensabile per l'attività di agricoltura sociale, ma non deve essere il soggetto principale. Abbiamo cercato poi di mediare la nostra posizione con l'emendamento successivo, quello a prima firma L'Abbate, includendo anche le cooperative sociali, quindi quelle con reddito prevalente agricolo.

  FRANCO BORDO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, noi ci siamo invece battuti in Commissione per avere nella formulazione del testo definitivo, il testo unitario, questa specifica, Pag. 54proprio relativa alle cooperative sociali, di riconoscere la possibilità alle stesse di svolgere attività in modo autonomo o associato – ovviamente autonomo se impegnate nell'ambito agricolo – e di godere di questa legge quadro sull'agricoltura sociale. A noi risulta veramente strano e anche quasi poco comprensibile, se non nella volontà di rappresentare quella parte più arretrata della realtà agricola che vuole soltanto chiudersi in una sorta, neanche di privilegio, ma di un concetto ormai datato dell'agricoltura, perché, parlando di multifunzionalità, i soggetti devono avere la possibilità di essere soggetti protagonisti, fra cui le cooperative sociali. Ci è sembrato molto strano e contraddittorio l'atteggiamento del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, questo emendamento serve a limitare la gran parte degli spazi disponibili a disposizione già del terzo settore da parte delle coop, quindi significa lasciare più spazio al settore primario – quindi alle imprese agricole, a chi fa agricoltura – e avere più opportunità per poter diversificare la propria attività. Quindi, non c’è nulla contro le cooperative, anzi le imprese agricole, come avviene del resto in tutte le altre nazioni d'Europa e in primis in Olanda, devono essere le imprese agricole a fare attività di agricoltura sociale e poi possono pur sempre collaborare con le cooperative. Quindi, non c’è alcun pregiudizio al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gagnarli 2.55.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  496   
   Votanti  495   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  382.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Russo 2.60 (Nuova formulazione), su cui vi è un invito al ritiro e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, lo ritiro.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo all'emendamento Zanin 2.53, su cui vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  GIORGIO ZANIN. Signor Presidente, con fatica, ma accolgo la proposta di ritiro.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo all'emendamento Russo 2.61 (Nuova formulazione), su cui vi è un invito al ritiro e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, non accolgo l'invito al ritiro. Si tratta di un emendamento che vuole puntualizzare l'accesso ad alcune funzioni per le cooperative sociali, in modo particolare l'accesso e le opportunità di accoglienza e soggiorno per bambini in età prescolare. Il testo, così Pag. 55come è formulato, prevede una limitazione che deriva dal fatturato, un calcolo abbastanza complesso che sicuramente ingenererà ulteriori elementi di incomprensione e soprattutto di aggravio burocratico. L'emendamento che suggeriamo è che viceversa queste cooperative sociali devono essere classificate come agricole ai fini INPS per poter accedere a queste opportunità e questi servizi. Per questa ragione, crediamo che sia utile che l'Aula lo accolga.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 2.61 (Nuova formulazione).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Carloni, Simone Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  497   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato   68    
    Hanno votato no  429.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento L'Abbate 2.65, su cui vi è un invito al ritiro.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Presidente, dato che la maggioranza e il Governo hanno la volontà di allargare i soggetti che possono fare agricoltura sociale anche alle cooperative, con questo emendamento andiamo a limitare almeno il fatto che il fatturato debba essere prevalente da attività agricola, altrimenti realmente andiamo a penalizzare quella nicchia di imprenditori agricoli e quella nicchia di soggetti che fa agricoltura sociale, che non avranno più nessuna tutela.
  Quindi, spero che la maggioranza si ravveda e voti questo emendamento, che è solamente di buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Presidente, una questione personale, solo un minuto per aggiungere che questa misura...

  PRESIDENTE. Scusate, colleghi, non riesco a sentire. Per favore.

  ILEANA ARGENTIN. Questa visione della cooperazione sociale come nemico, e non la produttività, ci porta ad abbattere quello che noi per anni abbiamo costruito, cioè eliminare una barriera culturale per far capire che l'agricoltura può essere non soltanto strumento di tutti, ma in modo particolare di quei soggetti che hanno difficoltà a relazionarsi in altri ambiti lavorativi. Se noi diamo come parametro finale a questa questione sempre e comunque il reddito, dovrebbero rendersi conto che la «redditualità» è conseguenza anche di un patrimonio personale che una persona con difficoltà può dare all'interno di un contesto quale è questo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Presidente, solo per ribadire che questo emendamento è un emendamento di buonsenso e va incontro anche a quello che ha detto per un anno in Commissione la maggioranza, quindi nel senso di allargare alle cooperative, ma di tutelare chi fa agricoltura, altrimenti questa legge non si chiamerebbe «agricoltura sociale» ma «inserimento lavorativo all'interno delle cooperative sociali di chiunque» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento L'Abbate 2.65.Pag. 56
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Saltamartini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  496   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato  118    
    Hanno votato no 378.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Rondini 2.63 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
  Passiamo ai voti.
   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rondini 2.63, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Molea...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  498   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato  166    
    Hanno votato no  332.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cova ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.301, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, noi voteremo contro perché su questo emendamento vediamo anche una certa ingerenza da parte della Commissione bilancio. Ovviamente, è legittimo chiedere di inserire la necessità di promuovere questi interventi senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica; noi facciamo fatica ad accettare il fatto che venga riformulato con il contesto in cui si era arrivati ad un accordo in cui gli enti pubblici competenti per territorio e i distretti socio-sanitari sono tenuti a predisporre piani territoriali di sostegno e di promozione dell'agricoltura sociale. Questa derubricazione ad un ruolo di promozione e basta, senza un intervento cogente da parte degli enti locali, per noi è un arretramento rispetto al lavoro fatto e alla convergenza ottenuta in Commissione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, noi chiaramente come Forza Italia voteremo a favore dell'emendamento proposto dalla Commissione bilancio, perché il rispetto dell'articolo 81, comma 4, determina l'obbligatorietà da parte del Parlamento. Legittimamente ognuno può esprimersi anche nel senso di chi mi ha preceduto, ma qui o cerchiamo di osservare quelle poche regole che sono rimaste al Paese e soprattutto ai lavori all'interno di Camera e Senato, oppure decidiamo una volta per tutte che vogliamo sfasciare tutti i conti pubblici del Paese, che vogliamo aumentare il debito pubblico, che vogliamo aumentare tutta la spesa discrezionale, che vogliamo fare tutto rispetto a questo e amen (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !
  Io sollecito lei, Presidente, ad assumere provvedimenti seri in merito al rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, perché è inutile altrimenti invocare la flessibilità in Europa, invocare che ci siano deroghe e quant'altro, perché non siamo credibili se non riusciamo a rispettare neanche le regole che noi stessi ci diamo rispetto a questo. Quindi, chiedo che ci sia una riflessione profonda su questo aspetto, Pag. 57perché ripetutamente si vuole violare e si vuole cercare anche certe volte di intimidire, anche certe volte di minacciare la Ragioneria generale dello Stato, rea di fare solamente il suo compito, perché è rimasto forse l'unico baluardo dei conti pubblici in questo Paese; e peggio ancora si vuole anche non osservare l'articolo 81 della Costituzione, Costituzione con cui tutti ci laviamo la bocca, tutti invochiamo la Costituzione, la Costituzione, ma pronti a violarla quando si tratta poi di fare non si capisce che cosa.
  È giusto che gli enti locali entrino e quant'altro, ma senza ulteriore intervento di finanza pubblica. Questo chiede la Commissione bilancio e a questo dovremmo attenerci. Perché a tutti piacerebbe dare tutto a tutti, come sempre si è dato, ma purtroppo quando non è possibile bisogna attenersi a quelli che sono i dettati contabili dell'Unione europea, del Paese, alle leggi stesse di contabilità, perché abbiamo anche la legge ordinaria, la n. 196 del 2008, che determina questo tipo di percorso. E cerchiamo pure, una volta per tutte, di dare l'esempio che siamo qui dentro i primi a rispettare le leggi e la legalità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Di Lello, Giuditta Pini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  497   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato  475    
    Hanno votato no   22.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Zolezzi 2.64, formulato dal relatore.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, risulta da notizie di stampa che la Cina sia arrivata, addirittura, agli uomini-ape, gli uomini che, con delle lunghe canne, impollinano le piante, visto che ormai i pesticidi neonicotinoidi hanno decimato la popolazione delle api, che tende, appunto, a non poter più svolgere il proprio ruolo di impollinazione. Risulta da molti studi che la categoria professionale degli agricoltori sia una delle categorie professionalmente più svantaggiate per numerose malattie. Anche se gli studi sono ancora in corso, sono segnalate patologie neurologiche importanti, correlate all'utilizzo di fitofarmaci e concimi chimici di notevole potenza ed importanza, tanto che, addirittura, l'utilizzo di queste sostanze porta, in alcuni casi, a malattie invalidanti, che sono quelle che, in qualche modo, questa proposta di legge vorrebbe anche affrontare per un ricollocamento.
  Quindi, questo emendamento cerca semplicemente di chiudere un cerchio, perché, se si vuole parlare di agricoltura sociale, di agricoltura, in qualche modo, sostenibile, consentire che i prodotti utilizzati nell'ambito dell'agricoltura sociale siano prodotti consentiti dal disciplinare dell'agricoltura biologica dovrebbe essere una naturale conseguenza.
  Oltretutto, sottolineo anche, nello stesso emendamento, come dovrebbe essere disposto l'utilizzo del rifiuto umido come ammendante, come ammendante diretto, come ammendante dopo compostaggio aerobico, senza alcuna speculazione come quella del biogas da rifiuti, che chiede questi incentivi pazzeschi che hanno portato a circa 11 miliardi di euro, tra il costruire impianti e incentivarli, nel 2013, visto che prima l'onorevole Palese parlava, appunto, di Commissione bilancio e di coperture.Pag. 58
  Per cui, questo emendamento mi sembra un emendamento di buonsenso, che chiude la rete e che migliora questa proposta di legge, niente di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zolezzi 2.64, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Dall'Osso, Piepoli, Di Lello, Ribaudo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  490   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato  141    
    Hanno votato no  349.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Malisani, Piras,
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  494   
   Votanti  493   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  247   
    Hanno votato  382    
    Hanno votato no  111.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 303-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 303-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  STEFANIA COVELLO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Caon 3.50, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 3.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. La Commissione, infine, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Caon 3.51.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Caon 3.50.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, non ritiro il mio emendamento 3.50 e voglio che sia votato anche perché è un emendamento di buon senso e si allungano un po’ solo i tempi, da 6 mesi a 12 mesi, perché le regioni e tutti gli enti preposti si adeguino a quello che noi stiamo facendo in questo momento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caon 3.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capodicasa, Baldelli, Donati...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 59
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  487   
   Votanti  393   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato   71    
    Hanno votato no  322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Baruffi, Ragosta, Cassano, Sorial, Palma...
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  490   
   Votanti  489   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  245   
    Hanno votato  485    
    Hanno votato no    4.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Caon 3.51, sul quale c’è un invito al ritiro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, naturalmente voglio che sia votato, ma tengo anche a precisare che ci sono certe regioni che l'Osservatorio lo hanno già fatto, tipo il Veneto, la Campania ed altre regioni.
  Perciò, se altre regioni non hanno ancora fatto questo osservatorio per far sì che questa legge funzioni, si devono adeguare e non far chiudere magari gli osservatori già esistenti nelle regioni per centralizzare tutto a Roma: esattamente il contrario di quello che si dice quando in qualche maniera qualche partito qui dentro dice di essere federalista.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caon 3.51, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Lavagno, Grassi, Tancredi, Crippa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  492   
   Votanti  491   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato  122    
    Hanno votato no  369.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Beni, Causi, Cassano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  496   
   Votanti  481   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato  474    
    Hanno votato no    7.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 303-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa soppressiva ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 303-A ed abbinate).Pag. 60
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  STEFANIA COVELLO, Relatore. Signor Presidente, naturalmente come Commissione siamo per il mantenimento dell'articolo 4. Siccome, invece, l'emendamento L'Abbate 4.1 prevede la soppressione dell'articolo 4, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Quindi, chiediamo che si voti a favore dell'articolo 4.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il parere del Governo è conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento L'Abbate 4.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, riconoscere agli operatori dell'agricoltura sociale la possibilità di costituire organizzazioni di produttori e consentire alle cooperative sociali di diventare OP configura una fattispecie completamente estranea alla loro finalità. Le OP, infatti, hanno finalità esclusivamente sotto il profilo delle strategie di mercato e di natura economica. Quindi, non si comprende la motivazione di questa scelta, che nulla ha a che fare con il fine ultimo dell'agricoltura sociale.
  Noi lo abbiamo detto sin dall'inizio in Commissione. Però, la maggioranza non ha mai cambiato idea su questo articolo, salvo poi aggiungere una parte all'articolo stesso in cui viene detto: «in coerenza con il regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio».
  Quindi, è brutto dire che forse avevamo ragione noi, però inserire questa parte nell'articolo significa che c’è il rischio che questa norma vada poi...

  PRESIDENTE. Il Governo può prestare attenzione, per favore ?

  GIUSEPPE L'ABBATE. ... si vada ad infrangere in Europa. Allora, dato che in Europa...
  Allora, dato che in Europa non godiamo di ottima stima, sia per le infrazioni che per il comportamento dei vari Governi, e dato che il Governo Renzi ha detto di voler cambiare anche il verso dell'Europa, invitiamo ad approvare questo emendamento e a far sì che gli operatori dell'agricoltura sociale facciano realmente quello che vogliono fare, perché sono state le stesse associazioni di categoria, in audizione, a chiederci di sopprimere questo articolo. Mantenerlo significherebbe snaturare totalmente il fine di questa legge. Si è allargata la platea di soggetti che possono fare agricoltura sociale, si è allargata la platea di soggetti beneficiari dell'agricoltura sociale: inserire e dare questa possibilità, significherà che le aziende non avranno più il fine di recuperare i soggetti svantaggiati, quindi il fine sociale, ma avranno il fine di produrre, per vendere quindi prodotti. Allora non snaturiamo quello che in realtà è il fine della legge e quindi votiamo: chiedo alla maggioranza di votare questo emendamento, per riportare in carreggiata questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiorio. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FIORIO. Presidente, l'articolo 4 intende mettere in campo uno strumento che consenta al settore di crescere, fare aggregazione, sviluppare economie di scala. Il meccanismo delle organizzazioni di produttori è uno di questi. Durante la discussione in Commissione si è discusso di altri strumenti eventuali (il marchio, ed altri ancora). Questa soluzione è sembrata la migliore.
  Io credo che nell'emendamento dei colleghi del MoVimento 5 Stelle ci sia l'intenzione di ridurre l'agricoltura sociale ad un settore totalmente e sostanzialmente assistito.
  Noi pensiamo all'agricoltura sociale come un settore che si sviluppa tra impresa e assistenza, che non pregiudichi Pag. 61mai il ruolo di impresa e di azienda dell'impresa agricola.
  Lo dico con franchezza: la soluzione che poi si è trovata nell'articolo 4, però, non è soddisfacente. Io credo e chiedo al Governo di intervenire, attraverso decreti appositi, perché la soluzione delle OP sia più confacente all'agricoltura sociale, perché davvero consenta a questo settore di essere un settore economico e non solo assistito, come mi sembra venga fuori dagli interventi dei colleghi del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Presidente, intervengo perché qui si parla di OP, si parla di agricoltura sociale e allora voglio ricordare che noi – anche se il commissario Hahn ha detto che non siamo stati bravi, per l'ennesima volta, sull'accordo di partenariato – siamo già intervenuti, all'interno dell'accordo di partenariato, per parlare di agricoltura sociale, per parlare di aiuto al sociale.
  Quindi inserire e allargare la platea anche a questi soggetti, tramite le OP, che prevedono già delle agevolazioni istituite dai fondi strutturali per quanto riguarda i piani di sviluppo rurale, ci sembra assurdo.
  Sicuramente abbiamo il sospetto – e finora non abbiamo mai sbagliato – che ci sarà l'intervento della Commissione europea su questo tipo di procedura, perché andrà in violazione a regolamenti. Quindi chiedo una riflessione aperta su questo passaggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Presidente, convintamente Sinistra Ecologia Libertà vota contro questo emendamento. Noi vogliamo far notare che con questa proposta da parte del MoVimento 5 Stelle, come le precedenti, relative alla questione delle cooperative sociali ed alla platea dei beneficiari, si è teso e si tende a smontare questa proposta di legge, che invece è appunto una proposta di legge compiuta, che guarda all'agricoltura, che guarda al sociale, che guarda all'Europa, che guarda alla possibilità di accedere, anche nei prossimi sei anni, a nuovi finanziamenti europei. Tutto questo messo insieme, appunto, apre queste prospettive. La posizione di chiusura ci manteneva soltanto l'agricoltura sociale, come quella attualmente in essere, magari appunto di nicchia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Presidente, solo per ribadire ancora una volta che il MoVimento 5 Stelle non vuole assolutamente smontare questa legge, anzi noi avevamo presentato pure interrogazioni al Ministro proprio per sollecitare l'emanazione di una legge nazionale visto il vuoto normativo che si era venuto a creare e che era stato colmato dalle regioni. Avevamo tutto l'interesse, quindi, che questa legge venisse in Aula, solo che pensavamo che questa legge dovesse avere un indirizzo diverso, quello di mantenere l'interesse sociale non legato alla produttività, senza sminuire il fatto che l'impresa debba fare reddito e debba puntare su quello. In questo caso, però, avremmo voluto preservare i soggetti beneficiari di questa legge. Solo questo, non sminuire la legge in sé (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Presidente, solo per ricordare, tramite lei, che la legge in realtà è stata stravolta dalla maggioranza. Quindi, ricorderei, tramite lei, al deputato Franco Bordo di rivolgersi alla maggioranza se adesso non riconosce più questo tipo di legge perché è stata stravolta appunto Pag. 62tramite l'operazione della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  470   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  384    
    Hanno votato no   86.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 303-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 303-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  STEFANIA COVELLO, Relatore. Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 5.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. La Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento Caon 5.50, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, sul quale la Commissione e il Governo hanno espresso parere favorevole.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  468   
   Votanti  446   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  446.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 5.300, votato ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, risulta preclusa la parte principale dell'emendamento Caon 5.50. Sarà pertanto posta in votazione la parte consequenziale di tale proposta emendativa sulla quale la Commissione bilancio ha espresso il nulla osta proprio subordinatamente all'approvazione della condizione di quell'emendamento 5. 300.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caon 5.50, nella parte non preclusa con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nesci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

Pag. 63

   Presenti  473   
   Votanti  472   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato   31    
    Hanno votato no  441.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti... Pellegrini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  474   
   Votanti  473   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato  468    
    Hanno votato no    5.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 303-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 303- A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  STEFANIA COVELLO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Zanin 6.51, Caon 6.52, Vignali 6.50, Gagnarli 6.1, Caon 6.53 e Rondini 6.54.
  La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 6.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Zanin 6.51.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  GIORGIO ZANIN. Presidente, per dire che la questione posta dall'emendamento in effetti andrà in qualche misura affrontata. È una proposta ragionevole e, non avendo raccolto il consenso, l'invito al ritiro mi trova comunque in accordo per il ritiro.

  PRESIDENTE. Passiamo dunque all'emendamento Caon 6.52.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  ROBERTO CAON. Presidente, intervengo per spiegare un po’ più precisamente: questo emendamento è presentato perché non ci sia la possibilità da parte di queste aziende, magari camuffandosi come agricoltura sociale, di penetrare nel mercato con prezzi inferiori cioè prezzi da dumping nei confronti di altri agricoltori che fanno il loro mestiere da qualche anno e si ritrovano con un mercato in concorrenza sleale.
  Perciò, bisogna riuscire a fare sì che tutti quanti, che sia sociale o non sociale, abbiano i prezzi uguali nel mercato, perché, se no, così si creano esattamente delle priorità, come le chiamate voi, per un tipo di agricoltura.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caon 6.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 64

  Malisani, Mauri, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  476   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato  118    
    Hanno votato no   358.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Vignali 6.50, su cui vi è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vignali 6.50
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Santerini, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  481   
   Votanti  387   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato    7    
    Hanno votato no   380.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Nicola Bianchi ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi).

  Passiamo all'emendamento Gagnarli 6.1, su cui vi è un invito al ritiro. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signora Presidente, in questo emendamento si inserisce una importantissima battaglia che stiamo portando avanti da quando siamo entrati in Parlamento e – aggiungo – anche, si inserisce la nostra coerenza, perché mira a facilitare l'accesso alla terra, attraverso la concessione in locazione e non con la vendita dei terreni demaniali con chiara vocazione agricola. In un momento storico in cui è difficile accedere al capitale di terzi per avviare una nuova attività, si potrebbe concedere respiro ai nuovi imprenditori, in questo caso a chi vuole fare agricoltura sociale, che eviterebbero, così, di iniziare la propria avventura in questo modo con un cappio intorno al collo. In alternativa potrebbero investire le proprie risorse finanziarie nell'acquisto di macchinari che possano, appunto, consentire una produzione maggiormente sostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico.
  Quindi, concedendo i propri terreni in locazione, tra l'altro, lo Stato può concedersi la possibilità, qualora un'idea non dovesse funzionare, di dare ad altri aspiranti lo stesso terreno. Quindi, alienare la terra pubblica significa non considerare il fatto che essa è un bene comune e garantire il suo accesso deve essere una prerogativa dello Stato. Al contrario, metterla, invece, in vendita con l'alienazione della terra pubblica al miglior offerente potrebbe comportare gravi conseguenze in termini di speculazione. Inoltre, apro una parentesi, perché occorre considerare, anche la stessa Comunità europea, in particolare il Regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre 2005. Per ribadire questo concetto noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo depositato una proposta di legge che prevede ogni singolo aspetto in questo senso, quindi l'obiettivo è quello di modificare l'articolo 66 del decreto-legge n. 1 del 24 gennaio 2012, il famoso «salva Italia» del Governo Monti, che invece ha strozzato l'Italia, ridefinendo la possibilità da parte dello Stato di disporre dei propri terreni agricoli e prevedendo, quindi, dei canoni di locazione nei terreni ad hoc per i giovani imprenditori, Pag. 65in questo caso, però, parliamo anche di agricoltura sociale. Nella nostra proposta di legge in merito alle terre demaniali abbiamo previsto, anche, l'agricoltura sociale.
  Volevo, inoltre, ricordare a me stesso e a quest'Aula – mi dispiace che il Ministro Martina sia andato via, però lo dico al sottosegretario – che sono stati approvati ben due ordini del giorno su questo argomento e la maggioranza pure ha approvato l'ordine del giorno che, appunto, voleva impegnare il Governo a disporre l'affidamento in locazione, favorendo anche il ricambio generazionale. Lo ripeto, l'accesso alla terra deve essere considerato come un bene comune. Quindi, in questa proposta di legge, per favore, cerchiamo di essere coerenti e di approvare questo nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gagnarli 6.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Fontanelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  474   
   Votanti  454   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no  353.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Caon 6.53, su cui vi è un invito al ritiro. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caon 6.53.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Dell'Aringa, Rabino, Ruocco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  469   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato   19    
    Hanno votato no  450.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Rondini 6.54, sul quale vi è un invito al ritiro.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.

  ROBERTO CAON. Presidente, lo mettiamo in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rondini 6.54.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  468   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no  359.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 66

  Spadoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  472   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato  467    
    Hanno votato no  5.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  465   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  447    
    Hanno votato no   18.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 303-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 303-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  STEFANIA COVELLO, Relatore. Signor Presidente, all'articolo 7 abbiamo un emendamento della Commissione bilancio ai commi 1, 4 e 5, per i quali c’è il parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sì, credo che sia l'emendamento 7.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

  STEFANIA COVELLO, Relatore. 7.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, perfetto. E poi abbiamo l'emendamento della Commissione 7.100, per il quale raccomando l'approvazione. E poi ancora L'Abbate 7.1, c’è un invito al ritiro o parere contrario; ed infine l'emendamento Russo 7.50, che è assorbito dall'emendamento della Commissione.

  PRESIDENTE. Quindi questo è riassorbito.
  Il Governo ?

  ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chiarelli, Spadoni, Alberti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  468   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato  466    
    Hanno votato no     2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Albanella, Tidei, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 67
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  467   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  452    
    Hanno votato no     15.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Ricordo che l'emendamento L'Abbate 7.1 è precluso; e che, come diceva poco fa la deputata Covello, l'emendamento Russo 7.50, è assorbito e dunque precluso.
  Passiamo alla votazione dell'articolo 7.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Pagani, Blazina, Vacca, Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  470   
   Votanti  373   
   Astenuti   97   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  358    
    Hanno votato no     15.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 303-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 303-A ed abbinate).
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, l'ordine del giorno Guidesi n. 1 che, nel riguardare l'applicazione della «Direttiva nitrati», reca un contenuto estraneo rispetto alle materie oggetto del provvedimento.
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  ANDREA OLIVERO, Viceministro per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, gli ordini del giorno Bragantini Matteo n. 9/303-A/2 e Prataviera n. 9/303-A/3 sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Caon n. 9/303-A/4 il parere è contrario, in quanto contraddice la norma appena approvata. Sono accolti gli ordini del giorno: Pastorelli n. 9/303-A/5, Zanin n. 9/303-A/6, Moscatt n. 9/303-A/7, Argentin n. 9/303-A/8. L'ordine del giorno Binetti n. 9/303-A/9 è accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/303-A/2, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Prataviera n. 9/303-A/3, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che il presentatore ritira il suo ordine del giorno Caon n. 9/303-A/4, con il parere contrario del Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Pastorelli n. 9/303-A/5, Zanin n. 9/303-A/6, Moscatt n. 9/303-A/7, Argentin n. 9/303-A/8, accolti dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/303-A/9, accolto dal Governo come raccomandazione.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 303-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor Viceministro, quella che ci accingiamo a votare oggi è un testo finalizzato Pag. 68alla definizione e alla promozione di una attività economica dagli importanti risvolti sociali.
  L'agricoltura sociale può diventare infatti, il volano di una nuova economia solidale e attenta alle esigenze del tessuto sociale nel quale opera l'inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati, l'accoglienza e il soggiorno di bambini o di persone in difficoltà fisica e psichica, le attività di sussidio alla medicina tradizionale che si avvalgono dell'ausilio di animali o della coltivazione delle piante, le attività formative fornite dalle fattorie didattiche. Quello che votiamo oggi è un pacchetto di misure che trasformano l'attività agricola in un formidabile strumento di solidarietà, di giustizia sociale, in altre parole di promozione della funzione sociale dell'attività economica.
  L'agricoltura sociale può, dunque, rivelarsi molto utile anche per la ripresa economica purché essa sia esercitata nel rispetto dell'ambiente dei diversi ecosistemi e della biodiversità. Un sostegno convinto ad attività di valore sociale e di presidio del territorio come queste sono imprescindibili per il nostro Paese, rappresentando una grande opportunità lavorativa in un settore che, secondo gli ultimi dati ISTAT, è l'unico ancora in crescita.
  In un momento di grave crisi economica, quale quello attuale, è poi cruciale puntare sempre sui giovani, sui giovani agricoltori, una nuova generazione preparata ed entusiasta. Per questo sono necessarie, anche attraverso successivi ed ulteriori interventi normativi, delle misure di sostegno specifiche per le nuove generazioni perché i loro sforzi generazionali producano risultati durevoli nel tempo.
  Esprimo dunque, anche a nome dei deputati socialisti...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ORESTE PASTORELLI. ... un convinto voto favorevole alla proposta di legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, colleghi, un testo di legge che ha un titolo ambizioso, occuparsi di agricoltura sociale, favorire attraverso la pratica dell'agricoltura l'inserimento di soggetti deboli e svantaggiati, ha certamente un'ambizione che viene però tradita nel testo da una confusione che inizia innanzitutto da un tema, quello relativo alle competenze che in buona parte sono attribuite alle regioni, tant’è vero che in quest'Aula è già riecheggiata l'esigenza di evitare che chi all'interno del territorio nazionale si è dotato di un osservatorio che possa svolgere funzioni sul tema non veda la sua capacità di anticipare i tempi rispetto allo Stato essere punita con un meccanismo di sospensione. Il tema dell'inserimento attraverso l'agricoltura, che viene considerata un'economia ancora in grado di assorbire forza lavoro, è un tema che merita attenzione ma che non trova, dal nostro punto di vista, una valutazione positiva per quello che riguarda la legge che viene approvata e soprattutto per effetto del mancato accoglimento di una serie di emendamenti che avrebbero certamente contribuito a migliorarne il testo. Per questo motivo il gruppo di Fratelli d'Italia si asterrà sul voto conclusivo, tenendo conto – lo ripeto – che buona parte della materia è di competenza delle regioni, l'altra parte viene demandata attraverso questa legge a successivi provvedimenti, in sintesi si tratta di una legge di principi generali che non trova concretezza attraverso il suo articolato e quindi il voto di Fratelli d'Italia sarà un voto di astensione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Piazzoni. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, il provvedimento che ci accingiamo a votare è una soddisfazione, è molto importante avere oggi il risultato di un lavoro che però è durato veramente troppo a lungo, credo che sia l'evidenza di come spesso la politica rincorre la società. L'agricoltura sociale e tutto quello che si è Pag. 69creato intorno ad essa sono attività che sono in molti casi sorte spontaneamente, come è stato ricordato da diversi colleghi in sede di discussione sulle linee generali, grazie alla lungimiranza e all'impegno di imprenditori agricoli, cooperative sociali, associazioni e volontari che hanno saputo offrire risposte efficaci al disagio sociale, permettendo e assicurando percorsi di riabilitazione e di inserimento lavorativo in un modo molto più proficuo spesso rispetto ai canali tradizionali e di quanto le istituzioni centrali e locali sono state in grado di offrire. Questo è il modello del welfare che riesce a mettere al centro l'idea che chi è portatore di un disagio o di una difficoltà non deve essere semplicemente assistito, deve essere messo nelle condizioni di avere le opportunità di dare il proprio contributo alla società. Questo speriamo possa essere il filone verso cui muovere il cambiamento, la riforma del nostro welfare, ne abbiamo veramente bisogno. Dicevamo appunto che l'agricoltura sociale si è rivelata una risposta della società vincente per il miglioramento della qualità della vita, ma non solo delle singole persone coinvolte, più in generale di tutta la comunità locale in cui queste esperienze si sono sviluppate. È una pratica che necessitava di un quadro giuridico nazionale di riferimento sia per gli operatori che per i livelli istituzionali coinvolti, capace di riempire quel vuoto di legge che tanto spesso ha causato problemi, incertezze, perplessità, soprattutto nella delicata fase di avvio dell'attività. Un intervento normativo necessario anche per realizzare gli obiettivi e le azioni della nuova politica europea per lo sviluppo rurale, che nell'ambito della programmazione del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale ha indicato tra gli obiettivi specifici di attuazione la lotta alla povertà, l'inclusione sociale e la diversificazione delle attività agricole.
  L'agricoltura sociale, con la nuova programmazione potrà dunque utilizzare risorse finanziarie derivanti da un canale stabile e a lungo termine.
  Per questo motivo, il nostro gruppo valuta positivamente il provvedimento in esame che amplia e valorizza il ruolo multifunzionale dell'impresa agricola, arricchendola di una funzione sociale attraverso cui realizzare concretamente questo nuovo modello di welfare, capace appunto di coniugare lo sviluppo delle comunità locali e migliori condizioni di inclusione sociale e di benessere.
  Il provvedimento consentirà inoltre, ai fini dell'esercizio dell'attività di agricoltura sociale, il recupero del patrimonio edilizio esistente attraverso il mantenimento della ruralità, evitando la proliferazione di nuove costruzioni e il consumo delle superfici agricole.
  Riteniamo importante anche la previsione, nell'ambito delle operazioni di alienazione e locazione dei terreni demaniali agricoli e di quelli appartenenti agli enti pubblici territoriali e non, di criteri di priorità per favorire l'inserimento e lo sviluppo delle attività di agricoltura sociale anche utilizzando i beni e i terreni confiscati, ai sensi del codice delle leggi antimafia.
  Per tutte queste ragioni, ma soprattutto nella convinzione che il provvedimento rappresenti una positiva evoluzione verso pratiche produttive e rispettose del patrimonio ambientale e paesaggistico del Paese, coniugato a un modello di welfare innovativo capace di sostenere le persone maggiormente svantaggiate e bisognose attraverso la loro valorizzazione in stretto rapporto con il territorio, annuncio il voto favorevole di Libertà e Diritti-Socialisti europei.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, Viceministro, colleghi, questo è un provvedimento che ha trovato da parte di molti di noi un'attesa che viene da lontano: è dal 1960 che nell'agricoltura sociale si fanno una serie di esperimenti positivi che servono all'integrazione dei soggetti svantaggiati, o comunque dei soggetti che a vario titolo si trovano in difficoltà ed è da allora che sono nate e si sono moltiplicate in modo Pag. 70veramente creativo tante iniziative che hanno avuto dalla loro parte la mancanza di regole come un contesto per incentivare lo spirito di iniziativa, ma nello stesso tempo, proprio dalla mancanza di regole e dalla mancanza di una visione unitaria sono nati poi – come spesso accade – successivi problemi.
  La legge di riferimento è la n. 381 del 1991 in cui a tutte queste iniziative si dà veramente quella forma che mette insieme l'aspetto di cooperativa che lavora, di impresa sociale che lavora in campagna, con gli animali, a contatto con la natura e con ritmi e tempi diversi e, nello stesso tempo, si mette in evidenza la dimensione profondamente sociale che questo ha rispetto ai soggetti svantaggiati e si mette in evidenza la valenza educativa, che non si riferisce soltanto alle persone svantaggiate, ma si riferisce – come accade sempre più di frequente in questo periodo – anche a soggetti e a bambini che hanno perso completamente l'esperienza del reale e della concretezza, a bambini che vivono a contatto con un mondo digitalizzato fatto di astrazione, fatto di rappresentazioni mentali che ben poco hanno a che vedere con il concreto e con il diretto, laddove invece il contatto con la natura restituisce la dimensione del concreto e dei ritmi di vita e quindi, anche da questo punto di vista, un recupero di quello che è il contatto con il proprio corpo, con la propria capacità di ragionare con tutti i sensi e di integrarsi con gli amici, con i compagni, con i colleghi, ma anche in uno sforzo che vede e assiste immediatamente e direttamente al raggiungimento di alcuni obiettivi che ci si propone.
  Questo provvedimento permette di fare qualcosa di più, permette di fare qualcosa di meglio, permette in concreto intanto di definire che cos’è l'agricoltura sociale. Poco fa, quando è stato presentato prima l'emendamento, poi bocciato e poi l'ordine del giorno accettato come raccomandazione l'enfasi era messa soprattutto su coloro che risultano più svantaggiati perché non c’è dubbio che nell'agricoltura sociale ci si può rivolgere a soggetti che possono avere qualche problema, ma sono fortemente capaci di un impegno o di un'attività produttiva, o viceversa ci si può rivolgere a persone che sono davvero in difficoltà più significative. È anche vero che, in molti casi, dietro il termine di agricoltura sociale si sono nascoste quelle che sono – come spesso accade – delle vere e proprie truffe, laddove si parlava di agricoltura sociale, ma in realtà il numero di persone che erano impegnate, il numero di persone svantaggiate era inferiore, il grado di handicap era ridotto.
  Lo si faceva, come dire, per approfittare di alcuni vantaggi, minimizzando quelli che erano gli impegni. Bene, questa legge permette di dare ordine, permette di valorizzare soprattutto quello che noi abbiamo definito in tanti modi lo sviluppo dello spirito solidaristico, permette a coloro che lavorano davvero la campagna, a coloro che sono esperti, a coloro che conoscono le regole della natura di lavorare accanto a professionisti della terapia, a professionisti dell'educazione e a soggetti che hanno problemi e alle loro famiglie che in qualche modo investono in questo tipo di struttura. La dimensione solidaristica che si può creare in queste condizioni è una dimensione che restituisce anche a tutti noi il senso della vita rispetto alla fretta con cui si vive, rispetto anche ad un'ansia di produzione eccessiva, rispetto alla voglia di forzare i risultati per poter raggiungere e ottenere subito quello che si vuole, mentre invece la natura ci insegna che le sue regole esigono il rispetto massimo per ciò che lei è e che non si può tirarle oltre una certa misura. Da questo punto di vista, il potenziamento delle capacità di inclusione sociale nasce proprio anche dalla necessità di rispettare la diversità come un dato di fatto.
  Non c’è bisogno nemmeno di fare una grande elaborazione culturale, è così, le cose sono così, i tempi della natura sono così, i ritmi di questi ragazzi sono così, il volume e la caratteristica di questa attività è in questo modo. Ci permette di rafforzare i processi di integrazione, ma non vorrei nemmeno dimenticare che si tratta di una vera e propria attenzione non solo alle persone e ai loro bisogni, Pag. 71ma anche alla natura. E questo permette anche di migliorare concretamente una serie di prodotti, di recuperare i prodotti biologici che sono caratteristici di un determinato territorio, di recuperare quella che è la biodiversità rispetto a quelli che sono i progetti di massimalizzazione industrializzata, e ci permette, quindi, anche di guardare ai processi di trasformazione di questi prodotti con la calma e la pazienza di chi vuole vedere un prodotto finito, ma senza forzare nessuna delle tappe che lo accompagnano. Permette anche, come è stato detto, di valorizzare gli spazi rurali. Molto spesso, troppo spesso, la campagna è abbandonata oppure ci sono cascinali che hanno perso qualunque destinazione d'uso.
  In questo modo si riesce a recuperare, si riesce a restaurare, si riesce a reinserire. Sono molti gli obiettivi che si possono raggiungere con l'agricoltura sociale e, devo dire, di tutti questi obiettivi il profitto non è il primo sicuramente, mentre invece la dimensione umana, la qualità umana, il valore concreto della vita, qualunque vita, merita davvero tutta l'attenzione e il rispetto di tutti. Sono molte le best practice in questo campo, varrebbe la pena, e io mi auguro con tutto il cuore, che il Ministero riesca in qualche modo a farne un catalogo, un catalogo positivo di narrazioni positive delle cose belle che si fanno. Citavo in sede di discussione generale un piccolo capolavoro, a mio avviso, che è quello della cascina Rossago, dove gli autistici adulti sono impegnati in un'attività del tutto originale come l'allevamento degli alpaca e dove veramente si trovano risultati interessanti anche nella zona di una capacità di incuriosire, una capacità di attrarre, una capacità di contagiare entusiasmo. Si possono fare molte cose. Se noi saremo capaci di non porre ostacoli, saremo capaci di porre i giusti incentivi e saremo capaci di vedere queste esperienze misurandole non solo dal fatturato, ma anche e soprattutto dalla qualità umana che se ne ricava.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Presidente, onorevoli colleghi, i principi ispiratori del provvedimento sono condivisibili e valuto positivamente le straordinarie potenzialità delle attività agricole per il trattamento dei soggetti in difficoltà, quali tossicodipendenti e persone diversamente abili, ma pavento il rischio che si possano innescare forme di sfruttamento del lavoro a danno di questi soggetti, rispetto ai quali sarebbe invece essenziale fornire la massima tutela ed integrazione.
  Sarebbe stato più opportuno precisare che le procedure di monitoraggio e valutazione dei servizi e delle prestazioni offerte escludessero assolutamente utilizzi impropri delle possibilità di reclutamento agevolato delle forze di lavoro, al fine di assicurare che le attività di agricoltura sociale garantiscano effettivamente la realizzazione di prestazioni di attività sociali.
  Giudico negativamente l'aumento delle tipologie e dei servizi forniti e l'inclusione tra gli operatori riconosciuti, accanto agli imprenditori agricoli, delle cooperative sociali, ritenendo che solo gli imprenditori agricoli abbiano il ruolo principale e determinante nell'ambito dell'agricoltura sociale e la funzione di promuovere la valorizzazione del territorio.
  Si condivide, però, lo spirito del provvedimento, che consiste nel concedere l'accesso ai benefici delle attività dell'agricoltura sociale a tutte le persone svantaggiate, nonché l'obiettivo di facilitare l'attività agricola e sostenere i territori. Valorizzare la funzione sociale del settore agricolo, dando il giusto riconoscimento ad un modello di impresa che vuole stare sul mercato attraverso la qualità del prodotto e della produzione, è giusto, ma questo non deve andare a danno delle aziende che producono nello stesso territorio, soprattutto prodotti agroalimentari provenienti da sistemi di filiera corta e biologica, altrimenti si possono avviare pratiche di concorrenza sleale.Pag. 72
  Il provvedimento, nel suo complesso, lo giudichiamo, nonostante abbiamo bocciato diversi articoli, positivamente, in particolare per il suo carattere propositivo, ed è per questo che dichiaro il voto favorevole del gruppo della Lega Nord.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Presidente, per noi l'agricoltura è una porta aperta verso il futuro, il futuro di un'economia sana della terra, di nuova occupazione e nuova imprenditorialità per i giovani, di una qualità del cibo, e dunque della salute, del rispetto e dell'equilibrio del territorio. Già oggi, in Italia, il settore agroalimentare costituisce il secondo comparto economico per entità di valore aggiunto e si possono aprire spazi enormi, se il Governo, come noi proponiamo, metterà in atto un vero e proprio progetto strategico rivolto all'agricoltura. Esso consiste, prima di tutto, in un piano nazionale per contrastare l'abbandono delle campagne.
  I punti principali del piano dovranno essere una franchigia fiscale totale per i giovani agricoltori che si insediano nelle aree demaniali in stato di abbandono, una moratoria nel consumo di suolo agricolo, obiettivo che si persegue con una legge urbanistica nazionale che fissa un tetto inderogabile e decrescente del consumo del suolo, che si consegue difendendo il reddito degli agricoltori.
  Il vero salto di qualità dell'agricoltura italiana si chiama cooperazione, aggregazione e integrazione delle imprese agricole, tracciabilità della produzione agroalimentare, eticità nelle tecniche di produzione, trasparenza nell'informazione sulla formazione dei prezzi, promozione della filiera corta, tutela delle risorse idriche e, signora Presidente, si chiama anche agricoltura sociale.
  Oggi, finalmente, diamo a questa pratica un riferimento normativo a carattere nazionale. Il termine indica, in senso ampio, tutte le esperienze e i progetti che coniugano agricoltura e azione sociale, attività che impiegano le risorse dell'agricoltura e della zootecnia per promuovere azioni terapeutiche di riabilitazione, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione, di educazione e di servizi utili per la vita quotidiana.
  Tale pratica non è nuova nel mondo rurale e sta trovando diffuso interesse e rinnovata applicazione. L'agricoltura sociale si basa su un assunto fondamentale: porre al centro dell'azione la produzione non solo di beni di consumo, ma anche di beni relazionali, ispirati a equità, solidarietà, sobrietà, reciprocità e altruismo. È attraverso la diffusione di questi principi ispiratori che l'individuo e la comunità possono indirizzarsi verso un autentico benessere fisico e psicofisico, non raggiungibile attraverso la disponibilità dei soli beni materiali.
  Gli interventi verso le fasce deboli della popolazione, come bambini, anziani, persone svantaggiate, realizzati in ambito rurale, evidenziano, infatti, qualità e ricadute superiori ad analoghi servizi in ambiente urbano, proprio per il valore aggiunto apportato dal contesto di campagna, in cui spazi e tempi risultano ancora a misura d'uomo, e quindi particolarmente adatti alle categorie fragili.
  L'agricoltura ha svolto, più o meno consapevolmente, un ruolo sociale all'interno di ogni periodo storico. L'agricoltura può essere considerata una di quelle attività capaci di originare la spinta al progresso, non solo tecnico e tecnologico, ma anche sociale e culturale. Oggi è cambiato il modo di fare agricoltura, sta cambiando, è cambiata, la società, sono cambiati i ritmi e le esigenze economiche. Urbanizzazione spinta, globalizzazione ed esigenze di bilancio hanno impoverito e anche denaturato la nostra agricoltura, che oggi, finalmente, anche con questo provvedimento, anche con questo supporto legislativo, cerca di ritrovare una sua funzione e dimensione, non solo produttiva, ma anche culturale, educativa e paesaggistica.
  In questo senso, l'agricoltura sociale, che oggi compie un passo importante verso il suo riconoscimento normativo, è una Pag. 73risposta virtuosa a questa crisi d'identità che sta attraversando. Ovviamente, la risposta non è, e non può essere, esaustiva, ma è un processo che si è innescato e che può portare un positivo rinnovamento del settore.
  Noi di Sinistra Ecologia Libertà riteniamo di aver dato un apporto importante nell'elaborazione del testo e del lavoro fatto in Commissione. Ringraziamo per la collaborazione che abbiamo avuto, che abbiamo trovato, da parte degli altri colleghi che hanno creduto in questa iniziativa parlamentare, a partire dall'onorevole Covello, relatrice del provvedimento, dal sottosegretario che ha portato un suo apporto ai lavori della Commissione in modo preciso e puntuale.
  Come ho avuto modo di dire in Commissione, ma ci tengo a ripeterlo in questo momento, in questa occasione, Sinistra Ecologia Libertà penso che abbia dato dimostrazione di come si può, e si possa, stando anche all'opposizione, essere sinistra, sinistra di Governo, con una cultura di Governo, per lavorare in un provvedimento in cui si crede fino in fondo. Io vorrei fare una citazione conclusiva del professor Saverio Senni, dell'Università degli studi della Tuscia, di Viterbo, che dice: l'agricoltura contadina non conosceva i disabili. Tutti erano a loro modo abili, quali che fosse il loro livello culturale, le loro condizioni mentali. Le piante e gli animali non discriminano nessuno, non si voltano dall'altra parte e crescono sani chiunque li accudisca.
  Grazie a tutti per il lavoro che abbiamo fatto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catania. Ne ha facoltà.

  MARIO CATANIA. Presidente, il fenomeno dell'agricoltura sociale è un fenomeno che ha avuto una crescita rilevante negli ultimi anni nel panorama della agricoltura italiana e che oggi ha assunto un rilievo significativo nella realtà di molte imprese agricole. Si tratta di un fenomeno assai eterogeneo, non riconducibile ad un modello comune; sono variegate le esperienze che noi ricomprendiamo in questo contenitore, esperienze che vanno da attività didattiche ad attività terapeutiche, all'inserimento e alla formazione nel mondo del lavoro, tutta una serie di realtà che integrano nella tradizionale attività dell'agricoltore nuove forme di intervento dei servizi che sono rivolti alla collettività, dei servizi che sono rivolti alla società rurale. Ebbene, questa realtà complessa oggi aveva bisogno di una regolamentazione, perché un fenomeno in crescita come quello dell'agricoltura sociale spesso richiede la necessità di un intervento regolatorio.
  Occorreva definire meglio che cosa va considerato agricoltura sociale, e la proposta di legge su cui abbiamo lavorato lo fa in modo adeguato. Occorre definire meglio qual è il quadro normativo all'interno del quale le regioni e gli enti locali possono muoversi per promuovere, ancor meglio, questo fenomeno nella realtà concreta del nostro Paese. Il testo su cui abbiamo lavorato, prima in Commissione agricoltura e poi qui in Aula, è un testo che dà risposte positive in questo senso. È un testo che può permettere all'agricoltura sociale di continuare a crescere con tutta la sua valenza positiva, ricordando che, comunque, questo fenomeno non fa che sottolinearci, ancora una volta, come l'agricoltore sia motore di una realtà positiva, indispensabile, per un modello di sviluppo equilibrato ed armonico, che tenga conto delle esigenze ambientali, ma che abbia anche un'elevata sensibilità sociale.
  Per tutte queste ragioni, Scelta Civica voterà a favore di questo provvedimento, al quale abbiamo contribuito con il nostro impegno per una positiva approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vincenzo Piso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO PISO. Presidente, l'agricoltura sociale è una pratica recente che, Pag. 74attraverso iniziative promosse in ambito agricolo e alimentare da aziende agricole, ma anche da cooperative sociali, intende favorire l'inserimento terapeutico di soggetti svantaggiati nella comunità e, al contempo, produrre beni.
  L'agricoltura sociale, quindi, si caratterizza per esprimere il ruolo multifunzionale dell'agricoltura stessa nel campo dei servizi alla persona, affiancando alla tradizionale funzione produttiva la capacità di generare benefici per le fasce più deboli della popolazione, dando luogo a servizi innovativi che possono rispondere efficacemente alla crisi dei tradizionali sistemi di assistenza sociale ed alla crescente richiesta di qualificazione dei servizi sociali. Infatti, la possibilità per l'individuo di lavorare a contatto con il mondo agricolo, in un processo produttivo strettamente connesso con il ciclo della natura e biologico, risulta in grado di generare effetti benefici sulle capacità motorie e psichiche, permettendo così a quelle fasce della popolazione in condizione di marginalità di superare quella virtualità, quella sospensione dalla vita pratica che costituiscono uno dei limiti peggiori per un essere umano.
  Si tratta, in sintesi, di un vero e proprio strumento operativo, attraverso il quale i governi regionali e locali, in maniera diretta o attraverso associazioni preposte, possono applicare le politiche del welfare in ambito territoriale, coinvolgendo una pluralità di soggetti giuridici, enti, aziende agricole e cittadini.
  La forma di aggregazione più comune che permette l'applicazione di queste politiche è la cosiddetta azienda agri-sociale, conosciuta anche come fattoria sociale. Si tratta di una fattoria tradizionale o di un allevamento di animali di vario genere, economicamente e finanziariamente sostenibile e gestita da una o più persone associate. L'azienda svolge la propria attività agricola e zootecnica per vendere i propri prodotti sul mercato, ma lo fa in maniera integrata e a vantaggio di soggetti deboli (portatori di handicap, tossicodipendenti, detenuti, anziani eccetera), residenti in aree fragili e montane o centri isolati e in collaborazione con istituzioni pubbliche.
  Ma l'agricoltura sociale è anche uno strumento di riappropriazione da parte dell'individuo del proprio ruolo in società da un punto di vista professionale, visto che una delle finalità è favorire l'inserimento nel mondo del lavoro attraverso l'acquisizione delle tecniche e delle pratiche agricole.
  Vista l'importanza che tale fenomeno sta assumendo e gli enormi benefici sociali ed economici che ne derivano, sarebbe opportuno che le istituzioni cogliessero l'effettivo potenziale dell'agricoltura sociale e lo valorizzassero adeguatamente, sia per affermare una politica agricola innovativa, che non potrebbe che giovare peraltro ad un comparto in crisi da molto tempo, sia per sostenere lo sviluppo di nuove politiche di welfare ancora più mirate ed efficaci attraverso l'adozione di provvedimenti legislativi adeguati in ambito nazionale e regionale. Oggi l'Unione europea definisce l'agricoltura sociale come il nesso fondamentale tra agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, equilibrio territoriale, conservazione del paesaggio e dell'ambiente nonché garanzia dell'approvvigionamento alimentare, e ne ribadisce lo status di soggetto privilegiato per le politiche di welfare dei suoi Stati membri.
  Permettetemi oltretutto di ricordare che il Nuovo Centrodestra, con il suo relatore in Commissione bilancio, è riuscito effettivamente a dare a questo importante provvedimento una corsia preferenziale, riuscendo a risolvere una serie di problemi che erano stati posti in ambito economico dal Ministero dell'economia e delle finanze: questo a dimostrazione della nostra sensibilità rispetto a temi così importanti che riguardano specialmente le problematiche di carattere sociale. Questo è avvalorato dal nostro voto assolutamente favorevole a questo provvedimento, che noi riteniamo importante non soltanto in questo ambito, ma per il segnale che deve Pag. 75dare a tutta l'attività di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Presidente, cos’è l'agricoltura sociale ? Quale il senso della norma che andiamo approvando ? È un aspetto di rilevante socialità ? Certo che sì, ma questo provvedimento più ancora viene incontro a chi ha diverse e forse migliori abilità. È soprattutto una norma, questa, che ci pone, una volta tanto, all'avanguardia anche in Europa. Si tratta di tutela e di riconoscimento non a diverse socialità, ma a quelle aziende agricole che hanno voglia di fare utile di impresa, a quelle aziende agricole che hanno voglia di stare sul mercato, a quelle aziende agricole che hanno voglia di stare sul mercato utilizzando le migliori e diverse abilità, le migliori e diverse intelligenze, le migliori e diverse sensibilità.
  Insomma, non vuole essere, questa norma, una sorta di accoglienza, una sorta di assistenzialismo retrò. È piuttosto una norma d'avanguardia, che migliora la performance di quelle aziende agricole che vogliono, nel mercato, cimentarsi in questa opportunità, che è unica.
  Non si tratta di uno spot, si tratta piuttosto di una traduzione in norma di una grande sensibilità nazionale ed è una sensibilità agricola ed una sensibilità prevalentemente agricola; ed è una sensibilità tipicamente agricola, perché in parte è manuale, ma coglie anche quella straordinaria passione tipica degli agricoltori, tipica delle aziende agricole.
  Cogliamo, con questa norma, le diverse sensibilità di oltre mille aziende che già operano in Italia con grande successo, un insieme di abilità che impiegano risorse agricole, sia vegetali che animali, al fine di creare prestazioni sociali nelle aree rurali e periurbane.
  In questo senso, lo scopo dell'agricoltura sociale è quello di creare le condizioni, all'interno dell'azienda agricola, di un'azienda agricola che non dimentica di fare utile e che consentano, a persone con esigenze specifiche, di provvedere a parte delle attività quotidiane di una fattoria con il fine di assicurarne lo sviluppo e la realizzazione individuale e, soprattutto, di migliorare il loro benessere.
  Sono misure, quelle previste da questa norma, che non gravano sulle casse dello Stato. Non operiamo con aiuti, agevolazioni e talvolta prebende, semmai risolviamo problemi burocratici e di semplificazione, problemi di rapporti fra enti ed aziende. Semmai indichiamo alle regioni, se è possibile, di prevedere piani di sviluppo rurali ad hoc per finanziamenti europei, non soltanto attraverso il fondo sociale, ma anche attraverso i fondi dello sviluppo rurale, magari incrementando, implementando le attività di piattaforme e di network per i prodotti, perché l'obiettivo, guardate, è quello di essere e continuare ad essere aziende agricole.
  Più si è aziende agricole capaci di stare sui mercati e più si può misurare quella tipica sensibilità sul fronte delle solidarietà. Insomma, una buona pratica che nasce in Parlamento.
  Questa è una norma che è nata del tutto in Parlamento, da varie proposte di legge, una delle quali anche sottoscritta da parlamentari di Forza Italia, come la collega Faenzi e me stesso. È una buona pratica.
  E mi si consenta qui di ringraziare il relatore per la pazienza, per la puntualità nel cogliere diverse sensibilità in chiave unitaria. Questa pazienza ha prodotto esattamente il risultato che quest'oggi misuriamo, ossia quello di scrivere una buona pagina. E nello scrivere questa buona pagina, Forza Italia voterà a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Presidente, è con rammarico che il MoVimento 5 Stelle si asterrà su questa proposta di legge in materia di agricoltura sociale. Un rammarico dovuto al fatto che è la prima proposta Pag. 76di legge di agricoltura che arriva in Aula. Un rammarico dovuto al fatto che la nostra sensibilità verso l'argomento l'abbiamo più volte esplicitata in Commissione e avremmo voluto partecipare alla stesura della legge in maniera più attiva. Questa proposta di legge era importante portarla in Aula considerato il vuoto normativo nazionale, come abbiamo più volte detto anche durante la discussione degli emendamenti. Considerate che le azioni a sostegno dell'agricoltura sociale sono nell'accordo di partenariato e, quindi, sono incluse nella strategia complessiva di utilizzo dei fondi europei, ma anche e soprattutto era importante fornire dei criteri omogenei che, invece, non ci sono stati in questi anni dato il ritardo con cui questa legge è arrivata in Aula. Infatti, sono passate due legislature.
  Numerose sono state le criticità che abbiamo più volte sottolineato in Commissione e anche prima. Innanzitutto, abbiamo sottolineato che il Governo in questo caso è rimasto sordo alle nostre critiche. Infatti, ha sminuito la funzione sociale dell'agricoltura. Sempre che per funzione sociale si intenda l'utilizzo del legame tra la natura e la dimensione produttiva. Come abbiamo detto anche prima, questo dà valore e dignità alle persone in particolari condizioni e con singolari particolarità, quindi in determinate condizioni di stabilità. È noto che la produzione di un bene agricolo è percepita, quindi, come il risultato di un impegno personale e questo aiuta le persone ad avere maggiore stima di sé e maggior senso di sé. Ed è per questo che abbiamo dibattuto tanto sui soggetti beneficiari. Infatti, includere tra i soggetti beneficiari le persone a ridotta contrattualità, quindi, come abbiamo detto nel nostro emendamento, le persone che non hanno il lavoro da sei mesi, quelle over 50, quelle che vivono da sole, dà a questa legge una forma assistenziale e non più sociale. Inoltre, c’è anche il rischio che si utilizzi impropriamente questa legge per reclutare della forza lavoro tralasciando, appunto, ogni finalità puramente sociale. Peraltro, non ha alcun senso visto che questa misura è giustamente nel decreto-legge n. 91 del 2014, cosiddetto «decreto crescita», che all'interno contiene davvero delle misure per rilanciare l'agricoltura e prevede specifiche agevolazioni per chi assume lavoratori che siano privi di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi e che non abbiano un diploma di istruzione secondaria. Perciò, con questa legge equipariamo quello che è definito un decreto crescita, quindi che rilancia l'agricoltura, con una legge che va a normare il sociale.
  Un'altra criticità che abbiamo detto più volte in Commissione e anche oggi è quella di ampliare, non solo i soggetti beneficiari, ma anche gli operatori di agricoltura sociale. Quindi, non solo gli imprenditori agricoli, ma le cooperative sociali. Abbiamo detto più volte che non abbiamo niente contro le cooperative sociali, ma la nostra proposta considerava operatori di agricoltura sociale solo gli imprenditori agricoli con una collaborazione, che risulta indispensabile, con altri operatori del sociale, come le cooperative sociali, ma rimanendo come soggetto primario l'imprenditore agricolo. Abbiamo proposto anche su questo una mediazione che è stata rifiutata. Abbiamo più volte cercato di trovare un accordo che, purtroppo, avendo visioni diverse di agricoltura sociale, non abbiamo raggiunto. Quindi, abbiamo proposto di inserire le cooperative sociali, ma con un fatturato agricolo prevalente. Questa ci sembrava una proposta di buonsenso e votabile anche dalla maggioranza in quanto inserivamo le cooperative sociali, come voleva la maggioranza, accontentando la nostra esigenza di dare una valenza agricola a questa legge. Anche questo emendamento, però, è stato bocciato.
  L'agricoltura sociale costituisce, come è stato detto, un approccio innovativo fondato sull'abbinamento di due concetti: l'agricoltura multifunzionale e i servizi sociali e assistenziali a livello locale. Da un lato, è strettamente legata al carattere multifunzionale dell'agricoltura e corrisponde perfettamente al concetto di sviluppo rurale e, quindi, offre agli agricoltori Pag. 77la possibilità di diversificare il loro reddito, dall'altro apporta anche dei benefici alla società, in quanto fornisce servizi sociali avvalendosi delle risorse agricole e rurali.
  Quindi, considerare operatori sociali anche le cooperative sociali, che già beneficiano di numerose agevolazioni e occupano gran parte degli spazi disponibili del terzo settore significa comunque sottrarre una parte importante al comparto primario per diversificare la propria attività ed è per questo che cercavamo di ridurre un po’ la platea degli operatori.
  Inoltre, come è stato detto anche prima, aprire anche alla possibilità di creare delle OP suscita più di una perplessità soprattutto perché si apre la platea di chi può fare agricoltura sociale. Quindi, le OP sono aggregazioni di produttori che hanno per scopo principale la commercializzazione delle produzioni degli aderenti e che, per essere tali, devono assumere delle forme giuridiche societarie come disposte dalla normativa in materia di regolazione dei mercati agroalimentari. Costituiscono uno strumento di organizzazione e concentrazione dell'offerta agricola al fine di contrastare l'asimmetria nel potere negoziale all'interno della filiera alimentare. Questa è la definizione delle OP e ci risulta difficile immaginarla collegata ad una legge che parla di sociale e, quindi, di inserimento di soggetti svantaggiati. Condividiamo però la necessità di disciplinare con una normativa organica la multifunzionalità delle imprese agricole, e magari verrà modificata al Senato e ce la ritroveremo qui in Aula, se i senatori saranno più saggi nel valutare alcune proposte che avevamo avanzato in questa sede.
  Quindi, pur sposando le finalità dell'agricoltura sociale – e anzi siamo soddisfatti che sia arrivato in Aula un provvedimento che parla di agricoltura sociale – valutiamo troppo importanti le criticità che abbiamo presentato in Commissione e che abbiamo presentato come proposte emendative in Aula e quindi per questo il MoVimento 5 Stelle si asterrà su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiorio. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FIORIO. Presidente, signori del Governo, oggi abbiamo accettato una sfida, una duplice sfida: da una parte poter pensare solidarietà e agricoltura senza sentirsi malati di nostalgia, sentimenti appesantiti da una retorica di altri tempi. Abbiamo cercato di uscire dalla sola esortazione moralistica che la terra sia un luogo di inclusione. Abbiamo provato, invece, a pensare all'attività agricola con una dimensione concreta per la realizzazione personale di tante persone in difficoltà. Non quindi alla fuga in un modello bucolico di agricoltura ma al recupero vero della dimensione connaturata che appartiene all'agricoltura e che fa dell'azienda agricola, della cascina, un luogo di produzione non solo di prodotti ma generatrice di relazioni solidali.
  L'attitudine antica dell'agricoltura da sempre è caratterizzata da legame tra azienda, famiglia e pratiche di solidarietà e di mutuo soccorso che oggi rappresentano una nuova declinazione della multifunzionalità capace di fornire risposte a bisogni ulteriori di una società alla luce di cambiamenti che interessano e interesseranno negli anni il sistema del welfare.
  Ed ecco quindi la seconda sfida a cui questo provvedimento cerca di rispondere: la necessità di ripensare i modelli di welfare rifondando motivazioni, obiettivi e strumenti delle politiche sociali. L'agricoltura sociale da questo punto di vista rappresenta un percorso diverso, svincolato da logiche assistenzialiste. Questo testo unificato guarda a quell'esperienza di agricoltura sociale in grado di far passare piccole aziende di piccole esperienze locali a realtà capaci di contribuire ad un cambio di paradigma nell'approccio ai temi dell'inclusione sociale di soggetti a bassa contrattualità. Il PD è stato mosso dall'interesse non solo etico ma economico rappresentato dall'agricoltura sociale.Pag. 78
  Investire in fattorie sociali è motivo di ottimizzazione di costi, perché consente a molte persone, attraverso il lavoro, di passare dalla condizione di assistito alla condizione di soggetto attivo, da costo a risorsa. Un'agricoltura sociale dentro un'agricoltura che si sente contestualizzata in un mondo che cambia, contestualizzata anche in un mondo della crisi economica e sociale.
  Il testo uscito dalla Commissione si muove cercando di coniugare due logiche apparentemente contrastanti: impresa produttrice di reddito capace di stare sul mercato e offerta di servizi alla comunità; questo connubio complicato lo abbiamo visto anche nell'iter di discussione del provvedimento. Il Partito Democratico ha contribuito a pensare questo equilibrio, pensando che sia la chiave e la cifra dell'agricoltura sociale stessa.
  Ribadiamo con convinzione il ruolo di impresa dell'agricoltura sociale; da questo punto di vista non possiamo non guardare con attenzione all'impulso che proviene dalle organizzazioni del terzo settore che possono essere, insieme a tutti i soggetti dell'agricoltura, attori strategici per la realizzazione di politiche di agricoltura sociale e territoriale.
  Il lavoro di redazione del provvedimento e il lavoro condotto in Commissione si sono mossi nel rispetto di un fenomeno che in questo Paese sta crescendo, possiede una sua configurazione, un suo lessico, una sua struttura fondata su principi pedagogici, etici ed economici che si muovono in sinergia. Siamo convinti che l'agricoltura sociale rappresenti una sorta di crocevia che anticipa e interpreta le esigenze di cambiamento, facendo leva su risorse e percorsi d'innovazione, modelli di lavoro utili per testare nuovi modi con cui dare risposte e valutare per costruire giustizia sociale, rivitalizzare politiche inclusive, costruire nuove relazioni tra mondo della produzione, soggetto pubblico e società civile.
  L'agricoltura sociale, dunque, altra pratica rispetto alla green therapy, ha orizzonti più ampi, vuole essere radicata sul territorio, si interpreta sul senso del lavoro come mezzo di inclusione nella società per persone con scarse opportunità.
  Oggi, la Camera dei deputati ha scritto una bella pagina della sua storia nel mondo dell'agricoltura. Il Partito Democratico voterà con convinzione questa proposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  STEFANIA COVELLO, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  STEFANIA COVELLO, Relatore. Presidente, velocissimamente, mentre i colleghi si accomodano per votare, rivolgo un ringraziamento non solo di rito, ma sentito, perché questo lavoro in Commissione è frutto di un lavoro di lunghi mesi; sappiamo che questo provvedimento approda in Aula dopo anni. In queste trionfo in cui abbiamo visto la sussidiarietà, la multifunzionalità, il consolidamento delle imprese agricole, le cooperative sociali, l'inclusione occupazionale di soggetti svantaggiati, di territori marginalizzati, questo è stato frutto di un lavoro svolto con grande senso di abnegazione e grande e alta competenza da parte dei funzionari e i dirigenti della Commissione. Ho avuto l'onore come relatrice, essendo parlamentare di prima legislatura, di essere chiamata come relatrice dal mio presidente della Commissione, Sani, dal mio capogruppo Oliverio e dall'estensore del provvedimento Massimo Fiorio.
  Un lavoro che ha visto tutti insieme uniti come un solo uomo, graniticamente, per approvare questo provvedimento, tutta la maggioranza insieme alla presenza consueta non solo del Governo, ma del viceministro che ha fatto suo questo provvedimento, ma soprattutto, anche, con una politica costruttiva, mi sia consentito dirlo, operativa, ma anche costruttiva di tutta l'opposizione, da Schullian, a Bordo, a Russo, mi consentano i colleghi se dimentico qualcuno, e vorrei aggiungere, anche, con una opposizione garbata, ma determinata del MoVimento 5 Stelle. Per cui nel Pag. 79ringraziare tutti, auguriamo e auspichiamo che questo provvedimento possa, nella stessa maniera veloce, essere approvato anche dal Senato della Repubblica (Applausi).

  ANDREA OLIVERO, Viceministro per le politiche agricole, alimentari e forestali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA OLIVERO, Viceministro per le politiche agricole, alimentari e forestali. Presidente, anche da parte mia soltanto davvero un ringraziamento, ma sottolineando un elemento: questo è il primo provvedimento sull'agricoltura di iniziativa parlamentare che arriva qui in Aula per l'approvazione e credo che già questo dica quanto noi siamo grati per il lavoro fatto.
  La lunga gestazione ci dice che questo, più che un provvedimento legislativo, è un grande progetto culturale e anche la valutazione che i diversi gruppi hanno dato quest'oggi mi pare che vada in questo senso. Vorrei quindi estendere i ringraziamenti non soltanto ai soggetti già richiamati molto opportunamente dalla relatrice, che ringrazio di cuore, cioè l'onorevole Covello, quindi al presidente della Commissione agricoltura, Sani, con tutti i colleghi della Commissione, a partire dagli onorevoli Oliverio e Fiorio, agli uffici della Commissione e del Ministero e alla Commissione bilancio, la relatrice Saltamartini. Ma vorrei dire di più: io credo che un ringraziamento noi oggi lo dobbiamo a tutti coloro che hanno portato avanti l'idea di agricoltura sociale prima che venisse codificata da quest'Aula.
  Io credo che davvero la gratitudine debba andare ai tanti, tantissimi pionieri che in questi anni hanno svolto questa attività che oggi noi ci apprestiamo a riconoscere secondo quella che è la migliore delle qualità di una buona politica, che non impone, non determina, ma riconosce quello che nasce all'interno della società. Credo che questo sia un importante passaggio da farsi tutti insieme. Ringrazio la maggioranza ma altrettanto le opposizioni per questo spirito costruttivo (Applausi).

(Coordinamento formale – A.C. 303-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 303-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 303-760-903-1019-1020-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Dellai, Sarti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Disposizioni in materia di agricoltura sociale» (303-760-903-1019-1020-A):

   Presenti  396   
   Votanti  307   
   Astenuti   89   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato     307.

  La Camera approva (Applausi – Vedi votazioni).

  (Il deputato Cova ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 80

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 20,30).

Sostituzione di un componente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO il senatore Raffaele Volpi, in sostituzione del senatore Massimo Bitonci, dimissionario per motivi di incompatibilità.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,31).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, oggi il Parlamento di Strasburgo ha votato il mandato di Presidente della Commissione di Jean Claude Juncker. Juncker ha tenuto un discorso di grande rilievo richiamandosi a Jacques Delors, a François Mitterrand e ad Helmut Kohl. In effetti, questi sono gli uomini che hanno fatto l'Atto unico europeo, l'allargamento dell'Unione europea, l'unificazione tedesca e l'euro. Hanno gettato le basi di una nuova Europa e hanno contenuto i terribili squilibri che derivavano dalla caduta del comunismo creando le condizioni perché si sviluppasse un'economia sociale di mercato stabile e fiorente in questi Paesi in cui vivono qualche centinaia di milioni di cittadini europei.
  Più tardi quel progetto è stato abbattuto: l'Europa è come una grande casa nella quale non c’è il tetto e ci piove dentro. Ciò perché hanno prevalso gli egoismi individuali e nazionali, non abbiamo voluto i valori cristiani nella Costituzione e poi non abbiamo voluto la Costituzione, e quando è arrivata la crisi non abbiamo avuto la capacità di affrontarla insieme, riducendone enormemente i disagi e i drammi.
  Jean-Claude Juncker lancia l'idea di riprendere quel grande progetto europeo e credo che meriti tutto il nostro appoggio. È un discorso che mette in rilievo anche almeno due questioni di fondamentale interesse per noi. Primo, l'idea di un grande piano per creare le infrastrutture dell'economia della conoscenza in Europa e fare dell'Europa la più grande economia della conoscenza del mondo. È una cosa che noi da tempo chiediamo e per la prima volta ci viene promessa con parole credibili dal Presidente della Commissione.
  La seconda è l'idea di un budget nuovo, un budget particolare per i Paesi che aderiscono all'euro per favorire quelle politiche di convergenza e competitività che sono così necessarie. Chiedo, signor Presidente, che lei voglia sollecitare il Presidente del Consiglio dopo il Consiglio europeo a venire in Aula a dirci quale è la posizione che l'Italia prende davanti a questa grande proposta politica alla quale anche noi, in qualche modo, abbiamo contribuito.

  MICHELE NICOLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MICHELE NICOLETTI. Presidente, prendo la parola per ricordare che proprio oggi ricorrono 50 anni da un evento che ha segnato la storia europea: il 15 luglio 1964 la Corte europea di giustizia, nella sentenza Costa, ha sancito il principio fondamentale che è il primato del diritto europeo rispetto al diritto dei Paesi membri sulle materie da questi messe in comune.
  Lo voglio ricordare proprio oggi che, come ha ricordato il collega Buttiglione, il Parlamento europeo ha votato il Presidente Juncker, con le parole della Corte di cinquant'anni fa. La Corte rileva che a differenza dei comuni trattati internazionali, Pag. 81il Trattato ha istituito un proprio ordinamento giuridico, integrato nell'ordinamento degli Stati membri all'atto dell'entrata in vigore e che i giudici nazionali sono tenuti ad osservare. Infatti, istituendo una Comunità senza limiti di durata, dotata di propri organi, di personalità, di capacità giuridica, di capacità di rappresentanza sul piano internazionale, ed in specie, di poteri effettivi provenienti da una limitazione di competenza o da un trasferimento di attribuzioni degli Stati alla Comunità, questi hanno limitato, sia pure in campi circoscritti, i loro poteri sovrani e creato, quindi, un complesso di diritto vincolante per i loro cittadini e per loro stessi.
  Ho richiamato questo testo per sottolineare due elementi. Il primo di questi, e concludo, è che tutta la nostra riflessione sul sistema di garanzie avviene spesso come se niente fosse avvenuto. Sono cinquant'anni che noi siamo dentro un sistema di garanzie europeo in cui c’è il primato del diritto, c’è la Corte europea di giustizia e la Corte europea dei diritti dell'uomo.
  Seconda questione: data questa preminenza del diritto comunitario la vera partita della democratizzazione non è solo quella della elezione del Presidente della Commissione...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Nicoletti.

  MICHELE NICOLETTI. Concludo. Ma è quella di come rendere vincolante la volontà popolare per il cambiamento dei Trattati e questa è la sfida che ci sta davanti.

  GIULIA NARDUOLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA NARDUOLO. Presidente, intervengo per sollecitare una risposta all'interrogazione a risposta scritta, la n. 4-02918, che ho depositato l'11 dicembre del 2013 ed ho già sollecitato il 17 febbraio 2014. È stato individuato come delegato a rispondere il Ministro della salute.
  Con questa interrogazione richiedo delle rassicurazioni a nome delle popolazioni e degli abitanti dei territori attraversati dall'ansa del fiume Fratta-Gorzone che percorre le province di Vicenza, Verona e Padova, per quanto riguarda la presenza di agenti inquinanti e sostanze perfluoro-alchiliche riscontrate all'interno delle acque di questo corso d'acqua.
  Quindi spero che una risposta possa arrivare quanto prima.

  MARIA MARZANA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Presidente, intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione n. 4-05064, trasformata in interrogazione a risposta scritta il 9 giugno scorso, ma già depositata il 19 dicembre 2013 come interrogazione a risposta orale in Commissione ambiente. L'interrogazione riguarda il progetto di costruzione della piattaforma Edison Vega B, a sud della costa meridionale della Sicilia, al largo delle coste di Pozzallo, in provincia di Ragusa. L'intenzione di procedere alla realizzazione della piattaforma per la perforazione del fondale marino e l'attività di esplorazione finalizzata alla scoperta di giacimenti petroliferi comporta operazioni invasive dei fondali e degli ambienti marini, oltre a presentare un elevato livello di rischio ambientale data la possibilità di sversamento di idrocarburi ed incidenti che si ripercuoterebbero sull'intero equilibrio ambientale del nostro mare. Le recenti notizie riportate dalla stampa circa gli appetiti scatenati dai petrolieri nel canale di Sicilia e la sconcertante apertura del presidente Crocetta su possibili accordi con i petrolieri non ci permettono di perdere ancora tempo sul necessario e urgente intervento volto a bloccare queste intenzioni. L'elenco delle istanze di prospezione, ricerca e coltivazione depositate presso il Ministero dello sviluppo economico comprenderebbe 15 nuovi pozzi, 5 Pag. 82permessi di ricerca in vigore dal tratto di costa di fronte Licata sino a quello di fronte a Pantelleria e ben dieci richieste di permesso per altri 4 mila chilometri di costa, uno in una fase decisoria a sud di Capopassero, otto in corso di valutazione ambientale, una nel tratto di mare tra Marsala e Mazara del Vallo in fase iniziale dell'iter di autorizzazione. Sul territorio siciliano si stanno svolgendo iniziative e mobilitazioni affinché le nostre coste siano salvaguardate e siano scenario di uno sviluppo ecosostenibile. Chiedo dunque – e concludo – al Ministero dell'ambiente di rispondere urgentemente sulla questione perché cittadini, amministrazioni locali e associazioni vogliono impedire le drammatiche ricadute ambientali ed economiche delle trivellazioni sulle comunità locali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  FEDERICO D'INCÀ. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Presidente, voglio portare a conoscenza di questa Assemblea l'ennesima ingiustizia nei confronti di cittadini onesti che, con grande senso civico e dello Stato, si adoperano quotidianamente per dare il loro contributo alla collettività intera. Si stanno verificando degli atti che mortificano la partecipazione e l'attivismo di cittadini che con la loro azione di volontariato svolgono attività di vitale importanza per la sicurezza della popolazione, sostituendosi in molti casi allo Stato. Mi riferisco nello specifico all'assurda nuova gabella prevista per i volontari del soccorso alpino e speleologico. Si tratta di una nuova marca da bollo da 16 euro che va a sostituire quella precedente di 2 euro, applicata sin dal 1994, da pagare al momento della presentazione della richiesta di rimborso delle giornate di lavoro di lavoratori autonomi perse per il servizio di volontariato e che diventano 32 euro considerando l'obbligo di duplice copia. Infatti, per effettuare la richiesta di rimborso prevista per legge della giornata persa, ai sensi dell'articolo 3 del decreto n. 379 del 1994, il volontario lavoratore autonomo deve presentare non soltanto la domanda di accesso di erogazione dell'indennità ma anche l'attestazione del sindaco comprovante l'avvenuto impiego. Questa assurdità burocratica scaturisce da una cervellotica e aggiungerei maliziosa interpretazione della legge in vigore da parte dell'Agenzia delle entrate, che assimila questo rimborso ad atti per i quali è dovuta l'imposta di bollo.
  Bene, vorrei sensibilizzare l'Assemblea e sollecitare i Ministri competenti a porre rimedio a questa assurdità, che invece di invogliare dissuade la parte sana e attiva della società civile. A tal fine sottolineo con forza che si tratta di un servizio fondamentale che già soffre di continui tagli ed è spesso legato a questione di vita o di morte. Obbligando i cittadini a pagare una tassa del genere non si favorisce né si incentiva il volontariato che, ripeto, essere di importanza vitale per la sicurezza di tutti, compresi tanti turisti che in questi periodi amano e vivono le nostre montagne. Chiedo al Parlamento e al Governo di eliminare subito questa tassa ignobile e ringrazio, per averci informato di questa assurdità, il soccorso alpino Dolomiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DAVIDE TRIPIEDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, volevo sollecitare la risposta ad un'interrogazione molto importante, la n. 4-04884. Di cosa parla questa interrogazione ? Parla dello IAL Lazio, che è un'impresa sociale nata nel 1955 per iniziativa del sindacato CISL.
  Oggi cosa succede, Presidente ? La CISL non paga né i contributi dei lavoratori, non paga lo stipendio dei lavoratori, non paga neanche il TFR dei lavoratori.
  Quindi, io prego il Governo di dare una risposta e vogliamo sottolineare anche l'ottima iniziativa del sindacato CISL. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

Pag. 83

  ROBERTO CAPELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, volevo sollecitare una risposta all'interrogazione n. 4-04413, presentata l'8 aprile ultimo scorso, che riguardava e denunciava una situazione abbastanza difficile presso la motorizzazione civile di Nuoro, che, con sette dipendenti allora, si trovava ad evadere 300 pratiche per patenti giornaliere, 300 per foglio rosa, 350 revisioni la settimana, 100 esami di guida per patenti A e B e 20 per patenti professionali e circa 600 immatricolazioni la settimana.
  Non c’è stata nessuna risposta e, nel mentre, la situazione è evoluta e quell'ufficio, la motorizzazione civile appunto apre solo due giorni alla settimana con tutti i disagi che possono essere immaginati.
  Poi, volevo ringraziarla perché ho ricevuto, invece, risposta ad una precedente interrogazione da me sollecitata in Aula, relativa ad una situazione di mancanza di identità di alcuni abitanti di un piccolo paese della Sardegna, Dualchi, che non riuscivano a definire il loro stato anagrafico. Bene, ho ricevuto questa risposta, signora Presidente, e vorrei leggerle l'ultimo capoverso di questa risposta, in cui il Ministero dell'interno mi dice che il documento «è stato sottoposto dalla prefettura all'esame del Ministro dell'interno per gli eventuali ulteriori orientamenti e direttive sulla vicenda», cioè mi risponde dicendo che la prefettura ha ugualmente richiesto chiarimenti, ma non dando dei chiarimenti allo scrivente e all'interrogante.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, per sollecitare la risposta alle interrogazioni n. 5-02733, 5-02510, 5-00225, 4-04376 e per far presente alla Presidenza che ci sono delle regole ben precise in questo Parlamento: io non riesco a capire come ci possiamo ridurre – facciamo veramente ridere – a dover sollecitare una risposta che è dovuta da parte del Governo.
  Ci sono delle interrogazioni, come la n. 4-00868, che è da giugno del 2013 che non riceve risposta: se le risposte dal Governo mi arrivano quando non mi serve più avere una risposta perché le procedure sono andate avanti, non ce ne facciamo niente.
  Mi sembra assurdo anche dovere arrivare a chiedere alla Presidenza, e a metterla in difficoltà, una risposta dovuta in base al Regolamento.
  Quindi, secondo me va approfondito questo argomento e va trovata una soluzione che sia definitiva.

  ELEONORA BECHIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, intervengo per l'ennesima fabbrica che sta per chiudere. Parlo della Sapa di Fossanova occupata dai lavoratori che hanno visto tradite le legittime aspettative di tutela da parte degli organismi predisposti per loro, come cittadini e come lavoratori e per la quale abbiamo depositato a maggio un'interrogazione, più precisamente la n. 4-04777 a prima firma Ciprini, a cui non è seguita alcuna risposta concreta, ma solo parole.
  Ora siamo agli sgoccioli: il 19 luglio saranno inviate a questi lavoratori le lettere di licenziamento, e ciò per qualcuno forse potrebbe segnare la parola fine a questa storia, ma potrebbe anche rappresentare l'inizio di una forma di lotta consapevole che prende come esempio questi lavoratori che si ribellano alla stortura della privatizzazione dei profitti e alla socializzazione delle perdite.
  Il Governo deve trovare una soluzione allo smantellamento industriale dell'Italia, Pag. 84perché quando l'ultima fabbrica avrà chiuso o sarà delocalizzata non rimarrà che il deserto.

  PRESIDENTE. Do quindi lettura dell'ordine del giorno...

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Non l'avevo vista, onorevole Locatelli. Non avevo visto che lei aveva chiesto la parola e nessuno me lo aveva segnalato prima. Prego.

  PIA ELDA LOCATELLI. Ma ci deve essere un disguido perché avevo chiesto al mio gruppo di iscrivermi.

  PRESIDENTE. Prego.

  PIA ELDA LOCATELLI. La ringrazio, Presidente, perché non volevo perdere l'occasione di ricordare la scrittrice sudafricana Nadine Gordimer, che è morta ieri. Gordimer era un'autrice di romanzi e saggi, vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 1991, e si è appunto spenta ieri nella sua casa di Johannesburg, nella stessa casa che aveva messo a disposizione di Mandela e di De Klerk per negoziare il post apartheid dopo che Madiba era stato liberato. Magnifica scrittura, magnifici i suoi romanzi sul Sudafrica, la Gordimer non è stata soltanto un'esponente di spicco della letteratura dell'ultimo secolo, ma una strenua attivista anti apartheid costantemente in prima linea contro il razzismo. Si era iscritta al partito di Madiba, l'African National Congress, quando questo era ancora fuori legge ed ha visto i suoi libri colpiti dalla censura. Si è battuta per i malati di AIDS, non ha smesso di denunciare e criticare spesso aspramente il Governo del suo Paese e l'attuale presidente Jacob Zuma, la corsa ai posti di potere ed al loro sfruttamento attraverso la corruzione. «L'apartheid non esiste più, ma tutto il resto manca», affermò in una delle sue ultime interviste. Ho voluto commemorarla oggi anche in vista del seminario parlamentare «Italia chiama Africa», che si svolgerà venerdì alla Camera in occasione del Mandela day e voglio ricordarla con una sua frase che tutti dovremmo custodire come monito e come speranza: si fallisce ovunque nel mondo cercando di tenere insieme persone diverse, ma si deve perseverare; questo è il modo per continuare a credere che la vita valga la pena di essere vissuta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 16 luglio 2014, alle 9:

  (ore 9 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione delle mozioni La Russa ed altri n. 1-00441, Caruso ed altri n. 1-00534, Piras ed altri n. 1-00536, Fiano, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00538, Artini ed altri n. 1-00539, Marcolin ed altri n. 1-00541, Palese ed altri n. 1-00545 e Causin ed altri n. 1-00546 in materia di progressioni di carriera e automatismi retributivi per il personale del comparto difesa-sicurezza e soccorso pubblico.

  2. – Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge:
   GARAVINI ed altri; NICCHI ed altri; CARFAGNA e BERGAMINI; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; GEBHARD ed altri: Disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli (C. 360-1943-2044-2123-2407-A).
  — Relatore: Marzano.

  3. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1143 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger in materia Pag. 85di sicurezza, fatto a Niamey il 9 febbraio 2010 (Approvato dal Senato) (C. 2272).
  — Relatore: Quartapelle Procopio.

  4. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   DISTASO ed altri: Istituzione del «Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno» e disposizioni per il potenziamento della biblioteca e dell'archivio storico della Fondazione Di Vagno, per la conservazione della memoria del deputato socialista assassinato il 25 settembre 1921 (C. 1092-A).
  — Relatore: Di Lello.

  5. – Discussione del disegno di legge:
   S. 1326 – Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo (Approvato dal Senato) (C. 2498-A).
  — Relatore: Quartapelle Procopio.

  (ore 13,15)

  6. – Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di Torre Annunziata, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 150 del 2014.

  7. – Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dalla Corte d'appello di Bologna, sezione seconda civile, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 161 del 2014.

  (ore 15)

  8. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 20,45.

Pag. 86

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2498

Ddl n. 2498 – Cooperazione allo sviluppo

Tempo complessivo: 15 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 8 ore.

Discussione generale  Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 17 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti 5 ore e 33 minuti
 Partito Democratico 50 minuti 1 ora e 20 minuti
 MoVimento 5 Stelle 30 minuti 51 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
30 minuti 39 minuti
 Nuovo Centrodestra 32 minuti 25 minuti
 Scelta civica per l'Italia 32 minuti 24 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 30 minuti 23 minuti
 Per l'Italia 31 minuti 23 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 19 minuti
 Misto: 31 minuti 25 minuti
  Libertà e Diritti – Socialisti
  europei (LED)
10 minuti 8 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti 5 minuti
  Centro Democratico 5 minuti 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 5 minuti 4 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz.Quartapelle P. e a n.1-326 unf 513 513   257 513   60 Appr.
2 Nom. Moz. Rampelli e a n. 1-543 n.f. 508 416 92 209 83 333 59 Resp.
3 Nom. Moz. Rondini e a n. 1-548 p.I 516 516   259 80 436 59 Resp.
4 Nom. Moz. Rondini e a n. 1-548 p.II 516 515 1 258 77 438 59 Resp.
5 Nom. T.U. Pdl 303-A - articolo 1 509 509   255 508 1 59 Appr.
6 Nom. em. 2.1 504 504   253 119 385 58 Resp.
7 Nom. em. 2.54 505 503 2 252 18 485 58 Resp.
8 Nom. em. 2.50 496 455 41 228 331 124 59 Appr.
9 Nom. em. 2.4 497 495 2 248 104 391 59 Resp.
10 Nom. em. 2.100, 2.300 503 503   252 500 3 58 Appr.
11 Nom. em. 2.58 rif. 503 409 94 205 408 1 58 Appr.
12 Nom. em. 2.59 498 497 1 249 65 432 58 Resp.
13 Nom. em. 2.56 494 494   248 104 390 58 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.55 496 495 1 248 113 382 58 Resp.
15 Nom. em. 2.61 n.f. 497 497   249 68 429 58 Resp.
16 Nom. em. 2.65 496 496   249 118 378 58 Resp.
17 Nom. em. 2.63 498 498   250 166 332 58 Resp.
18 Nom. em. 2.301 497 497   249 475 22 58 Appr.
19 Nom. em. 2.64 490 490   246 141 349 58 Resp.
20 Nom. articolo 2 494 493 1 247 382 111 58 Appr.
21 Nom. em. 3.50 487 393 94 197 71 322 58 Resp.
22 Nom. em. 3.300 490 489 1 245 485 4 58 Appr.
23 Nom. em. 3.51 492 491 1 246 122 369 59 Resp.
24 Nom. articolo 3 496 481 15 241 474 7 59 Appr.
25 Nom. mantenimento articolo 4 477 470 7 236 384 86 58 Appr.
26 Nom. em. 5.300 468 446 22 224 446   58 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 5.50 473 472 1 237 31 441 58 Resp.
28 Nom. articolo 5 474 473 1 237 468 5 58 Appr.
29 Nom. em. 6.52 477 476 1 239 118 358 58 Resp.
30 Nom. em. 6.50 481 387 94 194 7 380 58 Resp.
31 Nom. em. 6.1 474 454 20 228 101 353 58 Resp.
32 Nom. em. 6.53 469 469   235 19 450 58 Resp.
33 Nom. em. 6.54 469 468 1 235 109 359 58 Resp.
34 Nom. em. 6.300 472 472   237 467 5 58 Appr.
35 Nom. articolo 6 465 465   233 447 18 58 Appr.
36 Nom. em. 7.300 468 468   235 466 2 58 Appr.
37 Nom. em. 7.100 467 467   234 452 15 58 Appr.
38 Nom. articolo 7 470 373 97 187 358 15 58 Appr.
39 Nom. T.U. Pdl 303-A - voto finale 396 307 89 154 307   59 Appr.