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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 251 di martedì 24 giugno 2014

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9,35.

  CLAUDIA MANNINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 19 giugno 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Ascani, Baretta, Bergamini, Boschi, Caparini, Damiano, Epifani, Giancarlo Giorgetti, Meta, Gianluca Pini, Sereni, Sisto e Spadoni sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data 23 giugno 2014, le deputate Teresa Maria Di Salvo e Ileana Cathia Piazzoni, già iscritte al gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritte.

Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 362-B (ore 9,38).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
  A norma del comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento, propongo alla Camera che la seguente proposta di legge sia assegnata, in sede legislativa, alla VII Commissione permanente (Cultura):
   S. 1249 – MADIA ed altri: «Modifica al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professionisti dei beni culturali, e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti» (approvata dalla Camera e modificata dalla 7a Commissione permanente del Senato) (362-B) – Parere della I Commissione.
  Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
  (Così rimane stabilito).

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno e sulle linee programmatiche del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea (ore 9,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista Pag. 2del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno e sulle linee programmatiche del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea.
  La ripartizione dei tempi è pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta dell'11 giugno scorso.

(Intervento del Presidente del Consiglio)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli deputati, ringrazio per l'attestazione di stima preventiva: intanto uno incamera prima, poi...
  Credo che l'appuntamento europeo di giovedì e venerdì prossimi, al quale l'Italia porterà la propria voce con grande determinazione e convinzione, debba essere inquadrato o inserito in una riflessione che tenga insieme il Consiglio europeo con l'inizio del semestre di Presidenza italiana, che torna a guida del nostro Paese per la prima volta dal 2003.
  C’è, dunque, da domandarsi che tipo di Italia presentiamo in Europa e che tipo di Europa vogliamo come italiani. Forse in questi anni l'impressione che noi per primi abbiamo dato – noi classe politica, intesa come classe dirigente del Paese – è quella di un'Italia che considera l'Europa come un luogo altro: si va in Europa. Ma noi andiamo in Europa non quando andiamo a Bruxelles o a Ypres o a Strasburgo. Andiamo in Europa quando usciamo la mattina di casa, andiamo in Europa quando camminiamo per le vie delle nostre città, andiamo in Europa quando siamo nelle condizioni di guardarci allo specchio. Questa è l'Europa, non è qualcosa di altro da noi.
  E forse dovremmo iniziare a dire con maggiore determinazione non ciò che l'Europa ci deve dire o dare, ma ciò che noi stiamo dando e ciò che noi chiediamo all'Europa. L'Europa non è un insieme di richieste alle quali ci accostiamo con spirito preoccupato e con sguardo terrorizzato. L'Europa è ciò che noi saremo in grado di costruire, l'Europa sarà ciò che noi saremo in grado di costruire.
  E allora vi proporrei questo schema di riflessione: raccontare che Italia presenteremo al vertice del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, raccontare come immaginiamo di gestire il semestre europeo a Presidenza italiana e provare a concludere, cercando di proporre ai signori del Parlamento, a voi deputati e deputate, di fare di questa occasione di dibattito un'opportunità perché la politica torni sempre di più in Europa a sentirsi a casa propria e non sia una sorta di impedimento alle decisioni che tecnocrazie e burocrazia prendono per noi.
  Se questo tema può avere un senso, dobbiamo avere l'onestà intellettuale, tutti, di riconoscerci che, indipendentemente dall'appartenenza politica o dal giudizio delle ultime elezioni, noi portiamo in Europa, giovedì e venerdì prossimo, nel semestre a guida italiana, un'Italia forte. Forte. E non forte per il risultato elettorale di qualcuno e non di altri, non è questo il punto: forte perché c’è un'Italia consapevole delle qualità dei propri imprenditori, delle qualità dei propri lavoratori, delle qualità che comprendono oggi una vasta gamma di italiane e italiani cui forse è mancata, in questi anni, non tanto l'autorevolezza per dire quello che siamo in grado di proporre, ma forse l'autostima per sentirsi protagonisti del processo di unificazione europea.
  Certo, c’è anche un elemento elettorale che pesa. Oggi in Italia un partito politico è il partito politico che ha preso il maggior numero di voti in tutto il continente, motivo per il quale noi non accettiamo da nessuno lezioni di democrazia o di democraticità, qui come fuori dai confini nazionali. Siamo consapevoli del fatto che, se milioni di persone hanno votato perché l'Europa cambiasse e cambiasse verso, noi oggi abbiamo una responsabilità, non abbiamo un elemento di orgoglio o una medaglia da appuntarci al petto, abbiamo un elemento di responsabilità.Pag. 3
  Ma la forza del nostro Paese va oltre il risultato dei singoli partiti. È, questo l'obiettivo di partenza, l'idea che l'Italia debba smettere di pensare di vedere nelle istituzioni europee un soggetto in grado di dare un'autorizzazione. L'Europa non è il luogo delle autorizzazioni. Nessuno ci può autorizzare a volersi bene, ad avere autostima, ad avere consapevolezza di quello che l'Italia può fare. Nessuno, al posto nostro, può autorizzarci a fare l'Italia. Se l'Italia fa l'Italia, credo che il processo di unificazione europea possa decisamente cambiare, e in modo molto rapido. Forti delle nostre ricchezze, forti della qualità del nostro lavoro.
  Qualche giorno fa ho ricevuto a palazzo Chigi uno dei leader di una delle più grandi aziende del mondo, il CEO di General Electric, Jeffrey Immelt, che mi ha fatto un elogio straordinario dell'Italia. Solitamente siamo abituati a pensare: «Avrà fatto un elogio del vino, del cibo, dello stile». No: della qualità dei nostri ingegneri. Della qualità dei nostri ingegneri: talvolta siamo noi che non ci ricordiamo della qualità che siamo in grado di mettere in campo.
  Bene, se l'Italia è forte di questo, come può presentarsi di fronte al Consiglio europeo senza andare nella solita macchietta per cui l'Italia deve alzare la voce ? Alziamo l'asticella delle ambizioni, più che alzare la voce. Come ci presentiamo ? Ci presentiamo innanzitutto in un luogo che non è Bruxelles, perché questo Consiglio europeo non si tiene soltanto a Bruxelles. Si tiene a Ypres, uno dei luoghi simbolo della prima e della seconda guerra mondiale, il luogo nel quale per primo fu utilizzato il gas, un certo tipo di gas. Il luogo nel quale l'Europa ha visto un conflitto fratricida che ha provocato in quel caso decine di migliaia di morti e in generale milioni di morti. Ci pensavamo in questi giorni, quando con il Governo presentavamo le iniziative per la Grande guerra, per il centenario della Grande guerra, tra cui un concerto del maestro Muti, che voglio ringraziare personalmente. Ci pensavamo in questi giorni, quando la mente tornava alla seconda guerra mondiale, alla guerra mondiale che ha provocato un conflitto anche interno, la guerra civile e la straordinaria forza di resistenza che è stata espressa dal nostro Paese.
  Ma quei milioni di morti a cosa ci richiamano oggi ? Alla costruzione di una Europa che sia un luogo non semplicemente di pace. Non basta l'idea un po’ stereotipata dell'Europa come un luogo di pace dopo settant'anni ! L'Europa non può essere – ed è bene ricordarselo a Ypres, ed è bene che Ypres sia un simbolo non soltanto per una cerimonia in cui i Capi di Stato e di Governo si tengono per mano –, l'Europa non può semplicemente essere il luogo nel quale si vive di codicilli, si vive di cavilli, si vive di parametri, si vive di vincoli.
  Trovo simbolico che il primo Consiglio europeo dopo il rinnovo del Parlamento europeo abbia la propria sede in un posto nel quale si è combattuto. È ovviamente un riferimento alle cerimonie che hanno già avuto alcuni momenti di importanza, come l'evento in Normandia al quale ha partecipato il nostro Presidente della Repubblica. Ma è simbolico anche perché il vertice a Ypres, oltre che costituire un elemento di commemorazione, ricorda a noi stessi che cosa può essere l'Europa oggi. Era una frontiera, era una polveriera, era il luogo di una carneficina. Oggi l'Europa non è più questo. Ma l'Europa non può diventare semplicemente la terra di mezzo delle burocrazie, la terra di mezzo dei cavilli, la terra di mezzo delle norme regolamentari che perdono il senso dell'ideale. Quei milioni di giovani non sono morti perché noi ci azzuffassimo intorno ad un parametro. Sono morti perché noi dessimo una prospettiva di orizzonte, di libertà, di pace.
  E allora l'appuntamento successivo alla cerimonia – sto seguendo il filo logico degli eventi del Consiglio europeo, anzi, più che logico, cronologico –, che è la cena nella quale si discuterà di nomine, deve essere affrontato con questo bagaglio di emozioni, perché l'Europa deve essere anche un bagaglio di emozioni, ma anche di responsabilità. Non possiamo cioè immaginare Pag. 4che la discussione sui nomi sia semplicemente o una mera presa d'atto di ciò che è accaduto alle elezioni o, viceversa, un tentativo di far finta che non ci sia stato il passaggio in cui i partiti politici europei hanno presentato un loro candidato. Non sto cercando una terza via. Sto dicendo che chi affermasse oggi che, siccome ci sono state le elezioni, e c’è un partito politico, il Partito popolare europeo, che ha preso qualche seggio parlamentare in più, allora il candidato di quel partito deve essere per forza il Presidente della Commissione europea, ridurrebbe il significato delle elezioni europee. E non perché il risultato di quel partito o degli altri non è stato sufficiente ad ottenere la maggioranza dei seggi, ché già questo per il principio democratico sarebbe discutibile: quindi senza un accordo più ampio nessuno un può avere il consenso del Parlamento europeo. Ma perché il voto europeo – spero che ci sia l'occasione di discuterne giovedì sera – è un voto che dovrebbe far riflettere molto di più della semplice indicazione di un Presidente della Commissione.
  Perdonatemi se sono così sbrigativo, quasi violento nel modo di dirlo, ma chi oggi immagina che il gap di democraticità dentro l'Europa si colma e si recupera semplicemente indicando Juncker o un altro a fare il Presidente della Commissione vive su Marte. Quello che è accaduto in questo passaggio elettorale a livello europeo è molto più significativo e grave di ciò che noi possiamo immaginare. È accaduto che un pezzo intero – ripeto: un pezzo intero – della comunità civile europea non è andato a votare. È accaduto che chi è andato a votare ha spesso espresso un voto profondamente ostile non solo e non tanto all'idea europea, ma al modo con il quale quell'idea è stata esplicitata in questi anni, lottando contro una politica economica che ha visto l'Europa nel suo complesso perdere posizioni nel ranking mondiale – perché possiamo poi discutere su quanto abbiamo perso noi e quanto abbiano perso gli altri, ma l'Europa ha perso posizioni nel suo insieme – e, anche laddove partiti più tradizionali hanno avuto un buon risultato elettorale, a partire da ciò che è accaduto in Italia, quei partiti hanno chiesto un deciso cambio di prospettiva e di direzione alla politica europea.
  La discussione di giovedì sera sui nomi deve partire da questo giudizio. Deve partire dal fatto che il vulnus che si è creato nelle istituzioni europee si colma soltanto con la politica e che non basta un «copia e incolla» tecnocratico per riuscire a risolvere il problema che l'Europa oggi ha davanti e che o l'Europa ne è consapevole oppure rischiamo di perdere una chance, un'occasione storica.
  C’è un bellissimo discorso di Alcide De Gasperi all'Assemblea del Consiglio d'Europa del 1951 che ricorda la straordinarietà del momento storico che in quel momento si viveva, rendendo omaggio a chi aveva percorso l'idea europea e, però, invitando ciascuno di noi a investire sul futuro. Bene, allo stesso modo oggi siamo a un bivio – un bivio, da questo punto di vista, molto, molto importante –, e allora non dipende da chi mettiamo a fare il Presidente, sapendo che l'Italia ha lavorato in questi giorni, in queste settimane, perché si affermasse un metodo e pensiamo di poter dire che il metodo è stato un successo anche del nostro Paese. Vale a dire, si è chiesto, prima, di individuare le linee strategiche di sviluppo dell'Europa da qui al 2019, prima dicendo che cosa possiamo fare e cosa non possiamo fare, come impostiamo la macchina, prima di decidere chi guida decidiamo dove andiamo, e poi, dopo, aprire una discussione che non può che essere un accordo complessivo. Tu non puoi immaginare di uscire dicendo: c’è il Presidente della Commissione, ma non sappiamo chi fa l'Alto rappresentante per la politica estera, non sappiamo chi fa il Presidente del Consiglio, non sappiamo chi è il Presidente del Parlamento e non sappiano chi sarà il Presidente dell'Eurogruppo. È impossibile immaginare un percorso che privi l'Europa di uno sguardo ampio, di una visione d'insieme.
  Credo che, da questo punto di vista, il passaggio di giovedì sera sarà particolarmente Pag. 5significativo se le nomine saranno conseguenza delle cose, dei progetti, delle idee, della gente. E allora, da questo punto di vista, entriamo con i piedi nel piatto sul primo nodo di programma che è previsto nella discussione del Consiglio europeo, che è quello relativo all'immigrazione.
  Noi abbiamo detto, tanti di noi, non tutti noi, in una campagna elettorale che ha visto alcuni gruppi politici caratterizzarsi con prese di posizione al limite della xenofobia – al limite si po’ discutere se «al limite» dalla parte interna o dalla parte esterna, ma comunque davvero profondamente discutibili –, ecco, noi abbiamo detto in campagna elettorale, e lo abbiamo detto come tutte le forze politiche che rappresentano il Governo e come la stragrande maggioranza delle forze politiche che rappresentano questo Paese, che un'Europa che racconta tutto nel dettaglio di come va pescato il tonno o il pesce spada, che spiega al pescatore calabrese che non può intervenire con una determinata tecnica di pesca, ma che poi, quando anziché discutere di pesci, nel mare ci sono i cadaveri, si volta dall'altra parte, questa Europa non è un'Europa degna di chiamarsi Europa di civiltà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Nuovo Centrodestra e Per l'Italia).
  
Noi abbiamo detto questo, e allora non basta avere una moneta in comune, non basta avere un Presidente in comune, non basta avere una fonte di finanziamento in comune: o noi accettiamo l'idea di avere un destino in comune e dei valori in comune, oppure perdiamo non il ruolo dell'Italia in Europa, perdiamo il ruolo dell'Europa davanti a se stessa.
  Se noi dobbiamo sentirci dire, di fronte a ciò che è accaduto anche in questi mesi in Europa: questo problema non ci riguarda, tenetevi la vostra moneta ma lasciateci i nostri valori, perché il valore di rispetto di una mamma che partorisce e dopo sei ore muore con suo figlio non può essere un'emozione subitanea, per cui il Governo e la Commissione si recano in un'isola e poi, però, soltanto al Governo viene lasciato il compito di affrontare quella vicenda. Se c’è questo atteggiamento, sia chiaro che l'Italia rivendica i suoi valori e chiede, a partire dal vertice di venerdì mattina, che l'operazione Mare Nostrum sia un'operazione inserita nella dinamica di Frontex, anzi di Frontex plus, come viene definita a livello di Commissione europea, chiede che ci sia la sensibilità per andare a intervenire laddove si deve intervenire.
  Il 96 per cento delle persone che arrivano nel nostro territorio vengono dalla Libia. E allora, sapete, non c’è bisogno che adesso faccia qui l'elenco delle questioni aperte – in queste ore, direi prima ancora che in questi giorni – in Libia, ma è assolutamente centrale il ruolo dell'ONU. La Libia dovrà, dopo le elezioni, richiedere formalmente l'intervento dell'Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite; l'Europa dovrà avere la forza di gestire in modo unitario e condiviso, sapendo che il Mediterraneo, e non soltanto l'est, costituisce uno dei luoghi di frontiera.
  Anzi, per me il Mediterraneo è più il cuore che non la frontiera e, da questo punto di vista, noi diciamo, con grande determinazione, che, se noi siamo molto rigorosi con gli scafisti o con coloro i quali sono travestiti da scafisti – perché il punto dell'organizzazione criminale che va smantellata è molto più complesso, in alcuni casi, talvolta, anche chi fisicamente conduce la nave è, in qualche modo, individuato dalle organizzazioni criminali in partenza e, quindi, è un ragionamento che va gestito nella sua complessità – e con le organizzazioni criminali, questo richiede una internazionalizzazione dell'intervento umanitario e un investimento molto forte in Frontex come luogo della dignità di una sfida (non trovo parole diverse); naturalmente, la gratitudine va alla nostra Marina, alle donne e agli uomini che lavorano nell'accoglienza alle persone, che di fronte al dolore di queste settimane e di questi mesi hanno vissuto con una professionalità straordinaria, che vorrei tutto il Parlamento ringraziasse dal profondo del cuore (Applausi).Pag. 6
  Il Consiglio europeo prosegue, vado in ordine, con l'appuntamento sul punto della situazione economica anche alla luce delle raccomandazioni che abbiamo ricevuto il 2 giugno. Siamo molto grati alla Commissione per le raccomandazioni che rivolge ai Paesi membri, specie in questo momento in cui, finalmente, tocca ai Paesi membri dare qualche raccomandazione alla Commissione che verrà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e spiegare alla Commissione che verrà che il percorso che noi immaginiamo è un percorso nel quale il rispetto delle regole per noi non è in discussione. Noi non abbiamo mai messo in discussione il rispetto delle regole; anzi, qualcuno qui dentro sarà triste per questa frase; in molti ci hanno chiesto: cambiamo le regole o, addirittura, violiamole. Noi, come Governo, abbiamo sempre detto che avremmo rispettato le regole, ma c’è modo e modo di affrontare la questione delle regole e il rispetto delle medesime.
  Mi spiego: ci sono dei profeti e sacerdoti del rigorismo e dell’austerity che ci spiegano, oggi, come sia assolutamente impossibile modificare qualsiasi virgola delle regole del gioco; è un atteggiamento che è comprensibile; che è persino condivisibile, da alcuni, non da tutti. A quegli stessi sacerdoti e profeti, queste vestali del rigorismo austero e tecnocratico, vorrei ricordare sommessamente che quando l'ultima volta l'Italia guidò il semestre di Presidenza europea, era il 2003, due Paesi chiesero di sforare il 3 per cento, lo ripeto, due Paesi, e furono autorizzati: la Germania e la Francia. Si può discutere sul tipo di riforme che hanno fatto la Germania e la Francia; dico, da lettore esterno, che la straordinaria stagione di riforme inaugurata da Schröder in Germania ha consentito alla Germania di affrontare la crisi, oggi, in modo molto più forte di tutti gli altri.
  Onore al merito, quindi, di chi ha saputo riformare se stesso, in una cornice nella quale la crisi sembrava lontana. Sono affezionato a una frase che dice che la grandezza di Noè è di aver costruito l'arca quando ancora non pioveva; c'era un sole che spaccava le pietre quando Noè iniziò a costruire l'arca, è una frase che mi ha sempre colpito molto. La Germania, nel 2003, ha scelto un pacchetto di riforme molto bello, molto significativo, molto importante, ed è un pacchetto di riforme che è stato implementato e che oggi consente a quel Paese di essere fuori, più degli altri, dalla crisi che noi stiamo vivendo.
  Ebbene, qual è l'elemento di comunanza, e l'elemento di diversità ? L'elemento di diversità è che noi non chiediamo di violare la regola del 3 per cento, a differenza della Germania, noi non chiediamo di violare la regola del 3 per cento. Come la Germania di allora però, noi vogliamo smettere di vivere l'elenco delle raccomandazioni come una lista della spesa che tutte le volte ci capita fra capo e collo e che sembra essere una sorta di elenco di cose da fare, quasi che questo trasformi l'Europa in una vecchia zia noiosa che ci spiega i compiti da fare e che noi possiamo semplicemente cercare di elencare ed enucleare, facendo poi di volta in volta il meglio che possiamo fare.
  Ecco perché – inizio a entrare nella seconda parte del ragionamento, vale a dire nel ragionamento che riguarda più il semestre a guida italiana – l'Italia intende presentarsi in questo semestre con un pacchetto unitario di riforme, e l'occasione mi è preziosa anche per poter dire in modo molto sintetico che questo pacchetto di riforme rende giustizia anche di alcune critiche che sono state espresse – comprensibilmente e giustamente, magari – al Governo in questi primi tre mesi, anzi quattro mesi ormai. Si è detto, beh, però manca una cornice complessiva, si va avanti con la riforma del lavoro, con la riforma costituzionale, con le modifiche della pubblica amministrazione, con gli interventi sulla delega fiscale senza un quadro unitario, come se mettessimo dei pezzi del puzzle a caso e non ci fosse invece una cornice, che noi abbiamo molto chiara, ma che, se evidentemente non siamo riusciti a spiegare, è colpa nostra. Io parto dal presupposto che quando un politico non riesce a spiegarsi è sempre colpa sua, chi dice «non mi avete capito» Pag. 7è già fuori dalla politica, perché se i cittadini non ti capiscono è colpa tua, non degli altri. Ora, a dire il vero, i cittadini non è che non ci abbiano proprio capito, anzi forse siamo stati noi a capire loro a questo giro, però se non siamo riusciti a spiegare un orizzonte di insieme vuol dire che la colpa è nostra, me ne assumo la responsabilità.
  Allora, dico qui che il semestre di Presidenza italiana deve essere l'occasione per un pacchetto di riforme cui darei innanzitutto un riferimento cronologico: ci prendiamo, dopo i primi cento giorni più o meno scoppiettanti, un arco di tempo che sia sufficiente – potremmo definirlo medio periodo in politica più che in economia – di mille giorni, dal 1o settembre al 28 maggio, 1o settembre 2014 – 28 maggio 2017, inseriamo cioè un arco temporale ampio sul quale sfidiamo il Parlamento, perché la nostra legittimazione non deriva dal voto, la nostra legittimazione deriva dal Parlamento, per cui se volete, potete mandarci a casa domani mattina.
  Il punto è che noi vi proponiamo un arco di tempo quasi triennale nel quale individuare punto per punto – questo sarà il lavoro da fare entro il 1o settembre 2014 – ciò che noi, in modo molto esplicito, proponiamo ai cittadini, non genericamente le riforme, ma come vai a cambiare il fisco, quale tipo di infrastrutture inserisci nel decreto «sblocca Italia» e nell'arco della programmazione triennale, come intervieni, dai diritti all'agricoltura, dalla pubblica amministrazione al welfare, come in questi mille giorni sei nelle condizioni di sfidare, in una logica positiva e propositiva, il Parlamento a migliorare il Paese.
  Tre anni è un periodo ampio per poter riportare l'Italia a fare l'Italia, per poter consentire all'Italia di non farsi tutte le volte dettare l'agenda da un soggetto esterno – non è mai accaduto magari, ma si è sempre data l'impressione che fosse così – e dire che, se facciamo le riforme, non le facciamo perché ce le chiede qualcuno da fuori, le facciamo perché ne siamo consapevoli noi. Una pubblica amministrazione più semplice non deriva dalla richiesta del Commissario europeo alla semplificazione o alla pubblica amministrazione – non conosco nel dettaglio quale tipo di Commissario europeo, ma sono 28, sicuramente ce ne sarà uno adatto a questo tipo di intervento –, deriva dal fatto che noi vogliamo che i nostri cittadini quando entrano in una pubblica amministrazione abbiano un investimento tecnologico per cui non abbiano – era l'investimento tecnologico che mancava – la necessità di prendere una intera giornata di ferie per fare un certificato.
  Questa non ci deriva da un «signor no» in Europa. La possibilità di intervenire sul mercato del lavoro che sia il più possibile semplice e che sia il più possibile in grado di dare garanzie anche a chi in questi anni le garanzie non le ha avute, deriva da noi, deriva dal nostro disegno di legge delega, non deriva dalla raccomandazione del Commissario per la UE. Ecco che l'obbiettivo dei mille giorni è questo: mostrare che il puzzle c’è, ma questo non è un problema, e darsi un tempo nel quale le forze politiche avranno la possibilità di sfidare il Governo, se lo vorranno, di incoraggiare il Governo e di incalzare il Governo, ma noi al termine di questi mille giorni, presenteremo un Paese che è un Paese che è in grado di fare quel percorso di riforme che altri hanno fatto – facevo riferimento sempre alla Germania – a partire dal 2003.
  Questo richiede il cambio di regole economiche in Europa ? No, è evidente però che lo scambio tra il processo di riforme e l'utilizzo di margini di flessibilità che ci sono già contenuti e che sono a disposizione dei Paesi membri è quello che è sempre accaduto. Mi spiego: noi non possiamo continuare a vivere nella logica kafkiana per cui l'Europa è quella istituzione che ti fa la procedura di infrazione perché non hai pagato i debiti alle imprese, quindi non hai saldato i debiti della pubblica amministrazione – corretto – e contemporaneamente ti impedisce, con il Patto di stabilità, di saldare quei debiti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Per l'Italia) perché il percorso per cui contemporaneamente ti Pag. 8chiedo una cosa che ti impedisco di fare assomiglia a un film dell'orrore; non assomiglia a un percorso politico sul quale sfidarsi per cercare di fare ciascuno il meglio di se stesso.
  Ecco che questo tipo di percorso è il percorso che noi proveremo a portare all'interno del semestre europeo per quello che riguarda noi. Basta questo ? No, no: il lavoro dell'Italia non è semplicemente cambiare l'Italia. Signori deputati, voi rappresentate il Paese che più ha dato al continente europeo in termini di innovazione, credibilità, fiducia. Voi sedete nei banchi in cui generazioni di giganti hanno consentito all'Europa di essere quello che è, e allora non rimpiccioliamo il nostro progetto e la nostra ambizione. Oggi, l'Europa vive, con grande profondità, un dilemma: qual è il suo ruolo nel mondo che cambia ? È, come dice qualcuno, quello di civilizzare la globalizzazione ? È quello di dare gentilezza al mondo ? Oggi l'Europa vive immersa nella noia, nella noia innanzitutto dei cittadini, che la vedono come un insieme di regole, vive nella noia intesa come incapacità di rispondere ai fenomeni di profondo cambiamento che sono in corso nel mondo. È un'Europa che nel tempo dei big data è sommersa dai numeri, ma è priva di anima. Questo tipo di lavoro qui, che è un lavoro innanzitutto culturale, educativo, politico con la «p» maiuscola siamo in grado non di farlo da soli – per carità di Dio, se c’è qualcuno che è in grado di farlo da solo, se lo pensa, auguri e in bocca al lupo – ma siamo in grado di concorrere a questo grande sogno e bisogno, che è quello di riuscire a fare dell'Europa il luogo nel quale si viva la profondità della dimensione politica, e non semplicemente l'angustia di una tecnica algida e priva di emozioni. Questa è la sfida del semestre. Il semestre non è semplicemente convocare un vertice. Da quando poi il Presidente del Consiglio europeo è permanente, è evidente che anche nella formazione dell'agenda è ridotto il ruolo degli Stati membri che svolgono la funzione di guida del semestre. Il semestre è moral suasion, è capacità di individuare un orizzonte, è desiderio profondo di fare una sfida politica: questo è l'obiettivo al quale vorrei in qualche modo invitarvi ad aiutare, ad aiutare con il vostro dibattito di oggi, con il vostro lavoro, non soltanto dei prossimi sei mesi. L'Europa che civilizza la globalizzazione – come ha scritto qualcuno – ha la necessità di una classe politica parlamentare che provi a raccontare concretamente che tipo di orizzonte politico vuol dare a questo disegno. Naturalmente, il Governo ha anche alcuni compiti: digital bank, 8 luglio, Venezia, tutto il grande tema dell'innovazione, dell'innovazione tecnologica, come l'innovazione tecnologica è la chiave per affrontare, per esempio, la questione della pubblica amministrazione, certo, come l'innovazione tecnologica è la chiave per affrontare la questione energetica.
  Alcuni tra gli studi più interessanti sottolineano come il termine «energia», oggi, non possa andare disconnesso dal termine «tecnologia». La tecnologia è ciò che trasforma la scarsità in abbondanza. Se questo è, siamo nelle condizioni di fare dell'appuntamento sull'ICT un grande momento di confronto con società civile, opinion maker, classe politica, partiti, soggetti sociali rappresentativi ? E farlo a Venezia ha un valore doppio, perché la bellezza e la grandezza di quella città, che è, in qualche modo, specchio e indice di una bellezza del Paese, evoca ed educa all'investimento nell'innovazione tecnologica come chiave di lettura del semestre italiano.
  Il tema della politica estera in questi mesi, che, naturalmente, immediatamente, ci fa correre alle questioni che vanno ai nostri confini, a partire dalla questione tra la Russia e l'Ucraina, su cui le nostre posizioni sono quelle che conoscete, che conosciamo. Ma anche la questione di politica estera che riguarda l'Europa intesa come soggetto protagonista di politiche attive.
  L'Africa la affrontiamo come luogo, nella sua complessità e difficoltà, con cui stabilire un rapporto privilegiato non solo per le questioni energetiche, ma anche per le questioni di sviluppo ? Noi pensiamo che l'Africa sia un posto dal quale difenderci, Pag. 9e allora si immagina di mettere le barriere, convinti, come sono alcuni, che possano esistere barriere a fenomeni migratori come quelli che stiamo vivendo, o è il luogo nel quale si va a investire sullo sviluppo credibile, possibile, realizzabile ?
  E ancora, il rapporto con l'Asia, il vertice ASEM di Milano del 16 e 17 ottobre: parteciperanno i più importanti e significativi esponenti del mondo asiatico. E questo che cos’è ? È semplicemente il luogo nel quale andare a vendere qualche prodotto del made in Italy (che non sottovaluterei, perché il mercato globale che si apre, in particolar modo in alcuni Paesi asiatici, è straordinario, è straordinario) ? Ma la Cina può essere, nella terra che ha dato i natali a Marco Polo e a Matteo Ricci, semplicemente un grande mercato dove andare a piazzare i nostri prodotti o, viceversa, una minaccia dalla quale cercare di difendersi, anziché il luogo di un'elaborazione culturale, che consenta all'Italia, appunto, una volta di più, di essere forte nel fare il proprio mestiere ?
  E ancora, l'appuntamento di New York, dove andremo, come Italia, al vertice delle Nazioni Unite, ma anche con una politica europea rispetto ai temi del climate change, dell'investimento su un ambiente diverso. L'Europa vuole avere la bandiera, anche in vista, poi, dell'appuntamento di Parigi del prossimo anno, di un investimento sulla green economy che non sia semplicemente uno spot a parole, ma sia la possibilità di un cambio di paradigma dello sviluppo economico ?
  E, per concludere, il vertice sul lavoro, che abbiamo spostato: pensavamo di farlo all'inizio del semestre; poi ci abbiamo riflettuto, sia per motivi interni che per motivi esterni. Il motivo interno è che noi speriamo che il Parlamento riesca, entro la fine del semestre – questo è l'auspicio - ad approvare il disegno di legge delega. Noi siamo contenti del decreto che prende il nome del Ministro Poletti e che ha provocato alcuni risultati, anche in questi giorni sottolineati come positivi, nell'aumento delle persone occupate, ma sappiamo che la vera sfida è il disegno di legge delega. Ci piacerebbe che questo Parlamento riuscisse ad approvare il disegno di legge delega, naturalmente apportandovi le modifiche che riterrà opportune e nelle forme che riterrà più corrette, entro la fine dell'anno. Vi è un motivo, però, anche esterno, contemporaneamente: la Garanzia Giovani, questo programma di investimenti contro la disoccupazione giovanile, è appena ai primi passi. Fare l'appuntamento l'11 luglio avrebbe impedito di svolgere una verifica seria, puntuale, sui risultati che la Garanzia Giovani ha avuto, con i suoi 6 miliardi di investimenti fatti dagli Stati europei. È chiaro, però, che già da adesso noi diciamo – lo abbiamo detto, lo diremo anche nel vertice di giovedì – che la Garanzia Giovani non può restare appesa per aria per un periodo transitorio, perché o l'Europa è nelle condizioni di assumere la battaglia contro la disoccupazione, in particolar modo contro la disoccupazione giovanile, come un elemento costitutivo della propria identità, o non ci sarà alcuna stabilità possibile.
  Mi fa ridere chi dice che viola il Trattato chi parla di crescita: viola il Trattato chi parla solo di Patto di stabilità. Il Trattato ci impone di guardare alla stabilità e alla crescita come elementi che si tengono insieme: non c’è possibile stabilità, se non c’è crescita in Europa e in questi anni le politiche economiche hanno fallito per questo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia e di deputati del gruppo Misto). Si è immaginato di fare dell'Europa soltanto un'Europa di stabilità. La stabilità senza crescita diventa immobilismo. Noi non stiamo violando le regole. Noi stiamo richiamandoci alle regole, quando chiediamo di affrontare il tema della disoccupazione e della crescita economica.
  Allora io credo che in questi anni – ho finito – si è affidato alla moneta il compito di costruire l'Europa e lo si è fatto senza alcun riferimento critico verso il valore fondamentale delle politiche economiche e finanziarie nella costruzione dei processi d'integrazione. Ma questo ragionamento Pag. 10non basta, non è sufficiente. Non basta avere una moneta unica per condividere un destino insieme.
  Oggi nella mia città si festeggia il patrono, che è san Giovanni. L'immagine di san Giovanni sta dietro il fiorino. Gli esperti di politica economica sanno che il fiorino è stato la moneta, è stato l'euro dell'epoca, è stato il dollaro dell'epoca. È stato intorno al fiorino che si è costruita una fiorente per l'appunto economia e che ha consentito, però, di far vivere una città non soltanto per gli aspetti di scambi economici, ma che ha consentito di farne vivere il valore culturale.
  Se non ci fossero stati i finanzieri fiorentini, non ci sarebbe stato Dante Alighieri. Le borse di studio, che hanno finanziato la possibilità per Dante Alighieri di studiare nel complesso di Santa Maria Novella, derivavano da chi ? Da persone benestanti che mettevano i loro averi a disposizione della città per educare i giovani in grado e in difficoltà in quel momento, in grado di farlo ma in difficoltà. Se non ci fosse stata la finanza, a Firenze non ci sarebbe stata la straordinaria storia dell'arte. Le pale d'altare nascono un po’ perché i benestanti fiorentini hanno paura dell'inferno e quindi immaginano che, facendo delle opere d'arte, in qualche modo uno recupera i propri peccati. E credo che rispetto alla finanza di oggi non basterebbero dei musei di arte moderna per far pari con i tanti elementi di colpevolezza che una parte della finanza ha avuto. Però è interessante notare come la finanza non era un elemento ostativo della crescita culturale ed educativa. Anzi, laddove c’è crescita educativa e culturale, c’è un'economia solida. Sono i premi Nobel che lo dicono oggi, in modo molto più serio di come ho fatto io.
  Eppure il fiorino è dietro all'immagine di San Giovanni e i fiorentini dicono: «san Giovanni non vuole inganni». È un riferimento molto terra terra per dire che, quando si fa un richiamo allo scambio economico, si fa un riferimento ideale e sacro. Ma anche perché la moneta, che aveva l'immagine del figlio di San Giovanni dietro, era una moneta che in qualche modo impediva di violare le regole: quella moneta lì, il fiorino, era l'elemento di garanzia dell'epoca.
  Oggi noi viviamo un momento nel quale culturalmente ci si apre di fronte un'autostrada, una prateria. Si è nella stragrande maggioranza – lo dimostrano anche le discussioni di questi giorni – convinti che la politica economica e finanziaria, di questi anni, se da un lato ha messo al riparo l'euro da situazioni di difficoltà, non ha consentito all'Europa di crescere e di fortificarsi. Chi oggi facesse finta di non vedere il risultato elettorale, non farebbe politica, perché il risultato elettorale in Europa è il risultato elettorale attraverso cui si è dato un campanello di allarme molto forte alle istituzioni europee. E quindi, chi vuol bene all'Europa, oggi ha il dovere di salvare l'Europa. I conservatori, intesi non come parte politica, ma coloro i quali non vogliono cambiare niente in Europa, devono sapere che con la loro ostilità rischiano di bloccare il processo d'integrazione e di crescita dell'Europa.
  Allora la sfida nella quale siamo dentro, come Italia che guida il semestre, come Italia forte e serena, si direbbe, se non fosse che era uno slogan che aveva un grande leader socialista di un altro Paese europeo. Insomma, un'Italia che sia nelle condizioni di investire nella politica oggi ha la responsabilità di prendere la moneta, di dire che non vogliamo inganni, che noi rispettiamo le regole e chiediamo che tutti rispettino le regole, ma contemporaneamente di dire che o l'Europa cambia la propria direzione di marcia oppure non esiste possibilità di sviluppo e di crescita, perché senza la diminuzione del numero dei disoccupati, senza la capacità di tornare a creare ricchezza non ci sarà nessuna stabilità.
  Noi andiamo in l'Europa con questo spirito, con lo spirito quindi di chi non va a chiedere una poltroncina o un premio di consolazione e non va neanche a battere i pugni sul tavolo o ad alzare la voce. Va a cercare di fare politica, e per fare politica ricordiamoci che il contributo che l'Italia può dare, permettetemi di dirlo, è più grande delle paure che in questi anni noi Pag. 11abbiamo avuto. Ecco perché – e ho davvero concluso – l'Italia che è uscita dalla crisi non è tutta l'Italia. L'Italia al massimo è uscita dalla depressione, di natura psicologica prima ancora che di natura economica, ma non è ancora uscita dalla crisi. Potrà uscire dalla crisi se tutti insieme saremo nelle condizioni di restituire un'anima e una dignità al processo di integrazione europea.
  Pensare che questo lavoro oggi è nelle spalle non di un Governo o di un Parlamento, ma di un popolo – anche di un popolo – del popolo italiano è una responsabilità che credo dovrebbe far tremare le vene e i polsi a tutti e a ciascuno, ma è anche la base perché il nostro dibattito sia sempre più incentrato sui valori veri e non sugli schemi o sulle superficiali osservazioni in cui troppo spesso anche noi ci siamo imbattuti. Buon lavoro allora a tutti noi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia, Nuovo Centrodestra e di deputati del gruppo Misto).

(Discussione)

  PRESIDENTE. Grazie, Presidente Renzi. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri. È iscritto a parlare il deputato Angelo Senaldi. Ne ha facoltà.

  ANGELO SENALDI. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, nel mio breve intervento intendo porre l'attenzione su alcune questioni già comprese nella relazione del presidente Renzi, ma che vorrei riproporre perché decisive per il futuro della Comunità europea e della nostra nazione.
  Non possiamo immaginare il futuro della nostra Italia, delle vecchie e delle nuove generazioni, se non nel quadro delineato da una Unione europea forte e coesa. La partita della globalizzazione dell'economia deve essere affrontata nella piena consapevolezza che la dimensione politica e culturale, ma anche fisica, numerica e territoriale dell'Europa è la massa critica necessaria per qualsiasi speranza di risultato. Un'Europa delle comunità, dove il principio di sussidiarietà, che è stato fondamentale nella costruzione del nostro Stato nazionale dopo la seconda guerra mondiale, sia declinato in tutta la sua portata per far sentire a tutte le nazioni e a tutti i cittadini l'Europa come casa comune della speranza e del futuro e non come luogo di ulteriori regolamentazioni e sovrastrutture.
  Il Governo che lei presiede sta mostrando nei fatti la capacità di interpretare le necessità della gente comune: così anche in Europa siamo certi che il semestre di presidenza italiana del Consiglio europeo si caratterizzerà per questa capacità di leggere i segni dei tempi e di dare concretezza e tempistica certa alle necessarie azioni di cambiamento. Cambiamento di paradigmi, di dogmi, di modalità, di abitudini, perché è il cambiamento, non la staticità, la cifra che viene chiesta a tutta la società, e prioritariamente alla politica, in questa nostra epoca. In particolare mi permetto di porre in evidenza il fondamentale obiettivo che l'Europa deve raggiungere, cioè quello di avere nel 2020 il 20 per cento del PIL generato dalla manifattura, riportando al centro delle politiche comunitarie non la finanza ma le misure che favoriscano il reinsediamento e lo sviluppo di attività produttive e industriali nei 28 paesi dell'Unione.
  In particolare, la Commissione Attività produttive della Camera sta lavorando, anche attraverso audizioni di storie e qualità di eccellenza della presenza italiana nel mondo, per supportare gli atti e le direttive dell'Unione europea.
  Dobbiamo avere consapevolezza anche di alcune difficoltà di scenario e di alcune questioni da affrontare e risolvere. In primo luogo, la partita energetica, con la necessità di un mercato unico e con le nostre incertezze di approvvigionamento, dove l'Italia può giocare il ruolo di hub europeo di nuove linee di fornitura e di energia rinnovabile. Mentre, di converso, il sensibile calo di costi, generato da nuove tecniche, come lo shale gas, in aree del Pag. 12mondo a noi concorrenti ci pongono dei problemi di costi. Così come ritengo indispensabile un coordinamento delle politiche fiscali dei Paesi membri, che presentano tali sperequazioni da favorire spostamenti e delocalizzazioni.
  Ma non ci sono altre prospettive se non ritornare a produrre per ridurre quel numero impressionante, pari a 26 milioni di uomini e donne che sono in cerca di lavoro nel nostro continente. E l'obiettivo del 20 per cento del PIL ci permetterà, secondo molti analisti, di diminuire quel numero impressionante, generando 13 milioni di posti di lavoro, tra diretti ed indotto.
  In questo senso, la definizione dell’industrial compact dovrà compiere passi decisivi nei prossimi mesi, per definire priorità, armonizzare politiche, a volte centripete nei Paesi dell'Unione, e dare concretezza enorme, che favoriscano la volontà di intraprendere. E certamente il nostro Paese, la seconda potenza manifatturiera in Europa, sarà in prima linea in questa rinascita, riaffermando la qualità del proprio made in Italy, grazie alle riforme e alle azioni che il suo Governo ha intrapreso ed ha in programma di realizzare, perché l'Europa non sia più il vecchio continente o, piuttosto, il continente vecchio, ma il continente della novità, di una nuova sintesi tra crescita e diritti, lavoro e solidarietà. E siamo convinti che il semestre da lei presieduto, Presidente Renzi, sarà ricordato proprio per questa novità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il 26 e il 27 giugno 2014 si terrà a Bruxelles la riunione dei Capi di Stato e di Governo, che sarà incentrata sul semestre europeo e, in particolare, approverà raccomandazioni specifiche per Paese, destinate a orientare gli Stati membri nelle loro riforme strutturali, nelle politiche di occupazione e nei bilanci nazionali.
  Il Consiglio europeo tornerà, altresì, sulla tematica dell'adeguatezza della regolamentazione dell'Unione europea e concorderà ulteriori misure a livello tanto nazionale quanto comunitario. Raccomandazioni specifiche con cui il 2 giugno scorso la Commissione europea ha chiesto all'Italia di adottare, nel periodo 2014-2015, provvedimenti riguardanti otto ambiti ben definiti: conti pubblici, riforma fiscale, pubblica amministrazione, settore bancario, mercato del lavoro, scuola, servizi pubblici locali e regolazione dei trasporti. L'azione di Governo portata avanti dal Presidente del Consiglio sembra prescindere dagli alert più volte inviati al Governo italiano, tanto dalla Commissione europea quanto dai principali organismi internazionali, tra cui il Fondo monetario internazionale e l'OCSE, che rischiano di determinare un ulteriore peggioramento dei conti pubblici.
  Sei anni di crisi finanziaria, prima globale e poi dei debiti sovrani nell'area dell'euro, e due recessioni hanno colpito duramente l'economia dell'eurozona e quella italiana. L'ampliamento dei differenziali tra i rendimenti dei titoli di Stato dell'area euro è stato il riflesso di due componenti: una, per un terzo, nazionale, connessa alle singole debolezze economiche e finanziarie, e una, per due terzi, europea, legata all'incompletezza del disegno istituzionale dell'area euro e ai conseguenti timori di rottura dell'unione monetaria.
  Le tensioni sono state contrastate con una strategia che ha visto i Paesi in difficoltà impegnarsi ad attuare politiche di bilancio prudenti e riforme strutturali a sostengo della competitività, mentre è stato avviato un articolato processo di riforma della governance economica dell'Unione, relativo al rafforzamento delle regole di bilancio, soprattutto nella parte preventiva, e all'estensione della sorveglianza multilaterale agli squilibri macroeconomici.
  Sul fenomeno ha inciso in modo particolare e riconosciuto da tutti il fenomeno del credit crunch, a sua volta conseguenza non solo della crisi internazionale, ma Pag. 13anche della frammentazione dei mercati finanziari, che ha portato al blocco del meccanismo di trasmissione della politica monetaria.
  Di particolare rilievo è stata l'azione della BCE, i cui interventi non sono stati rivolti a venire incontro alle difficoltà dei singoli Stati, ma ad eliminare quelle asimmetrie che impedivano alla politica monetaria di esercitare la sua corretta influenza nelle economie di Paesi caratterizzati da diversi squilibri economici e finanziari. Se, grazie a queste misure, le condizioni finanziarie dell'area dell'euro sono oggi molto meno tese rispetto alla fine del 2011, il raggiungimento di equilibrio stabile è tuttavia ancora lontano, poiché continua a mancare un meccanismo di riduzione delle divergenze nelle strutture economiche dei Paesi dell'area euro, in assenza del quale non sarà possibile dare definitiva soluzione neanche ai problemi dei debiti sovrani.
  E al tempo stesso risultano ancora in gran parte irrisolti i problemi relativi alle asimmetrie del ciclo economico, che privilegiano alcuni Paesi a danno di altri e che devono essere affrontate con uno sforzo comune, teso a riequilibrare le tendenze spontanee del mercato derivanti dalle politiche invariate. Il «no» alle vecchie politiche europee è anche il senso delle decisioni prese dalla Banca Centrale Europea giovedì 5 giugno, quando, insieme ad altre misure non convenzionali di politica monetaria, ha tagliato il tasso unico di riferimento a quota 0,15 per cento, il minimo storico.
  La decisione è stata accolta con entusiasmo dai mercati ed è stata certamente una buona notizia, perché dimostra la volontà, da parte della BCE, di sostenere l'economia nell'euro zona. Ma non del tutto una buona notizia, perché vuol dire che la BCE prevede ancora periodi di non crescita nell'area euro e teme la deflazione.
  Quello che il 5 giugno, con la sua decisione, ha chiesto la BCE è di cambiare politica economica in Europa, ma soprattutto è il de profundis della politica economica dell'Europa a trazione tedesca in generale e dell'Italia subalterna alla Germania degli ultimi Governi.
  Quando i tassi di interesse sono così bassi, vuol dire che le cartucce della politica monetaria della Banca Centrale stanno finendo. Non resta che sostenere l'economia, aumentando la domanda interna a partire dagli investimenti, come sostenuto con forza dal governatore della Banca d'Italia nella sua ultima relazione all'assemblea dei partecipanti.
  Nel frattempo, tuttavia, occorre realizzare le necessarie riforme pro-market, a partire da quelle inerenti il mercato del lavoro, quale precondizione per un allentamento delle politiche di bilancio restrittive.
  Proprio per invertire il segno e per rispondere alla richiesta giunta dalla Banca Centrale Europea, quindi, la strategia di politica economica europea va cambiata profondamente in senso espansivo.
  Il quadro economico congiunturale italiano ed europeo dei primi mesi del 2014 evidenza come l'incertezza ed i problemi strutturali dell'economia europea permangono, a sei anni dalla grande crisi. Questo quadro spiega la necessità di una battaglia politica serrata, da condurre contro l'applicazione acritica di una politica europea errata e attraverso la richiesta di una revisione degli accordi fin qui accettati. È una battaglia politica necessaria non solo all'Italia, ma anche e soprattutto all'Europa, specie nei suoi rapporti con le altre potenze economiche.
  Si deve essere consapevoli che il rischio non è solo quello della disintegrazione dell'unione monetaria e dell'Unione europea, ma quello di una frattura del fronte più vasto dell'intero Occidente. Gli Stati Uniti hanno lanciato in diverse occasioni, negli ultimi mesi, più di un segnale preoccupato, fino a mostrare nei confronti dell'Europa tedesca degli ultimi anni la stessa insofferenza che hanno le popolazioni degli Stati dell'Unione.
  Per evitare che ciò accada, il Governo, anche sfruttando al meglio il semestre di presidenza dell'Unione europea che comincia Pag. 14il prossimo 1o luglio, dovrà assumere una posizione a nostro avviso ferma in Europa, al fine di arrivare presto ad un cambiamento della politica germanocentrica dell'austerità e del rigore cieco ed imboccare la strada della ripresa e dello sviluppo.
  La via da percorrere a tal fine è quella di un lieve allentamento delle politiche economiche restrittive nell'euro zona, per esempio scambiando flessibilità e superando il rapporto deficit/PIL con le riforme attualmente in discussione in sede europea. Un riconoscimento implicito, questo, al fatto che le riforme costano, come sa la Germania, che sforò il tetto del 3 per cento nel 2003 per riformare il mercato del lavoro, il welfare e per ridurre la pressione fiscale. Proprio attraverso il ricorso a questo mutamento con la flessibilità sul parametro del rapporto deficit/PIL con riforme, l'Italia può realizzare senza conseguenze negative in termini di credibilità sui mercati internazionali le riforme chieste dall'Europa nelle sue ultime raccomandazioni.
  Ciò significa negoziare con la Commissione europea le risorse necessarie per l'avvio di riforme volte a favorire la competitività del sistema Italia, che aumentino la produttività del lavoro e di tutti i fattori produttivi e che contemplino la riduzione della spesa pubblica e la riduzione della pressione fiscale. Tali riforme porteranno finalmente il nostro Paese sul sentiero virtuoso di crescita, condizione fondamentale per la sostenibilità dei conti pubblici nel lungo periodo. L'Italia, caro Presidente, ha il dovere di farlo e, se sarà interlocutore forte, serio e credibile e, nella definizione di questi contratti bilaterali con la Commissione, presenterà programmi chiari, articolati e definiti nei costi e nei tempi, riuscirà a fare le riforme senza venir meno al rigore e alla sostenibilità dei conti pubblici: quello che i mercati vogliono. Il Paese tornerà pertanto a crescere con regole nuove, moderne, competitive: un vero rinnovamento, un vero cambiamento, un vero miglioramento, in poche parole una rivoluzione.
  Allo stesso modo effetti significativi per l'Eurozona potrebbero derivare dall'adozione da parte della Germania di una politica di reflazione, vale a dire un aumento in ottica solidale della domanda interna, quindi dei consumi, degli investimenti, dei salari, delle importazioni e, di conseguenza, della crescita per gli altri Paesi. Tale reflazione, tra l'altro, è richiesta al Governo tedesco dalla Commissione europea a seguito dell'apertura della procedura di infrazione dovuta all'eccessivo surplus della bilancia dei pagamenti tedesca, con la netta prevalenza delle esportazioni sulle importazioni, da noi più volte denunciato.
  Signor Presidente, dopo la stagione dell’austerity, la priorità per l'Eurozona deve tornare ad essere l'economia per ritrovare un percorso di crescita. Sullo stesso piano del problema della crescita c’è la questione della disoccupazione, soprattutto quella giovanile che in alcuni Paesi raggiunge livelli drammatici come purtroppo nel nostro Mezzogiorno dove oltre il 60 per cento dei giovani sono disoccupati. Per ridare fiato all'economia e creare posti di lavoro, occorre consentire agli Stati di varare misure strutturali a sostegno della crescita, con un aggiustamento graduale delle finanze pubbliche anche senza cambiare il Patto di stabilità interno ma rendendolo flessibile, cosa che anche il Governo del centrodestra per quattro anni ci ha chiesto.
  Signor Presidente, quella sul Patto di stabilità non è una nuova lotta. Infatti, sin dall'origine, alcuni Stati dell'Unione europea, in primis la Germania, erano fermi a definire il Patto di stabilità e basta. Ma c'era pure chi come Jacques Delors riteneva che la strada giusta fosse quella che poi fu concordata, cioè il Patto di stabilità e di crescita. Bisogna pretendere che non ci si fermi al Patto di stabilità e basta. L'Europa rispetti per intero quanto fu concordato nel 1997 e lo si applichi per intero rendendolo flessibile e compatibile anche con la crescita. Le spese per investimenti, signor Presidente, dovrebbero essere tutte escluse dal Patto di stabilità – ripeto: tutte escluse dal Patto di stabilità – Pag. 15come fu all'origine quando entrò in vigore nel 2000. Ed è comunque auspicabile e ragionevole pensare che il nostro Paese ottenga la clausola di flessibilità per la nettizzazione dai vincoli del Patto della spesa dei Fondi strutturali, sia per il programma 2007-2013, dove ancora ci sono risorse da spendere, oltre 7 miliardi di euro da completare, sia soprattutto per il programma 2014-2020, perché è veramente imbarazzante che l'Europa, di giorno, ci ammonisce ad accelerare la spesa dei Fondi comunitari e, di notte, ci impone di rispettare il Patto impedendone l'utilizzo.
  Così come per il Fiscal compact, in vigore dal 2013, il debito va ridotto di un ventesimo all'anno, com’è noto: anche qui occorrerebbe tener conto di alcuni fattori rilevanti come, ad esempio, il varo di riforme strutturali, che consentano la riduzione della spesa pubblica.
  Infine l'economia europea, signor Presidente, ha bisogno anche di una nuova politica monetaria. L'euro è troppo forte e danneggia le nostre esportazioni. Oggi il rischio non è l'inflazione ma la deflazione. Ecco perché c’è bisogno di una banca centrale che abbia poteri analoghi a quelli della Federal Reserve americana e delle altre principali banche centrali mondiali, che guardi cioè all'occupazione e alla crescita. Ecco perché il nostro Paese dovrà favorire, attraverso opportune modifiche dei Trattati, un processo riformatore volto ad attribuire alla BCE il ruolo di prestatore di ultima istanza.
  Per concludere, con l'immigrazione: l'Unione europea dovrebbe realizzare in tempi quanto più brevi possibile un proprio corpo di polizia di frontiera per la protezione comune dei confini esterni, anche con pattugliamenti di una nuova guardia costiera europea. I Paesi rivieraschi lo chiedono da anni e la speranza è che questo venga inserito nelle priorità della nuova Commissione europea e del semestre di Presidenza italiana.
  E per concludere, Presidente, vorrei fare un appello per due nostri grandi italiani: mi riferisco ai marò. Il momento in cui l'Europa ha fatto un cenno rispetto alla gravissima situazione, nota a tutti, purtroppo, è stato il momento di maggior forza. Io penso che un intervento ultimativo, preciso, serio, da parte dell'Europa, cioè l'internaziolizzazione di questo caso, possa consentire a questi due grandi italiani di ritornare nel proprio Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, la ringrazio per averci invitati a pensare che ogni volta che usciamo di casa andiamo in Europa e la ringrazio anche per averci sollecitati a fare un lavoro culturale, educativo, politico, per fare dell'Europa un luogo di dimensione politica, grazie. Esprimiamo anche consenso al fatto che lei ha considerato l'immigrazione una priorità e ha detto che deve essere tema europeo, così come esprimiamo il nostro convinto consenso sul semestre come occasione per un pacchetto di riforme: un pacchetto di riforme di mille giorni, per non farci dettare l'agenda dall'Europa, ma per dettare l'agenda Europa.
  Però le chiedo anche un'altra cosa che lei non ha affrontato. Io le chiedo un semestre women friendly: le donne. Lei ha dimostrato di avere attenzione a questo tema, anzi sensibilità, però qui silenzio assoluto. Le do due suggerimenti, in due ambiti: nel tema dell'economia e dello sviluppo. Economia: siamo tutti d'accordo che ci vuole una forte accelerazione sulla crescita, sugli investimenti, sull'occupazione e politiche attive del lavoro per sconfiggere la disoccupazione giovanile. Però c’è un'altra urgenza e gliela faccio presente, signor Presidente: in Italia l'occupazione femminile non arriva al 50 per cento, al Sud ci sono delle voragini del 25 per cento. Siamo il penultimo Paese europeo, davanti solo a Malta, ma il problema è anche greco, è anche spagnolo, cioè di tutti quei Paesi che sono in difficoltà. Non casualmente Christine Lagarde Pag. 16ha fatto notare che il basso livello di occupazione femminile è uno degli ostacoli più ingombranti alla crescita: teniamolo presente e mettiamolo tra le priorità.
  Secondo argomento: capitolo cooperazione allo sviluppo e io le propongo di affrontare il tema dei matrimoni precoci di cui si prende finalmente consapevolezza. Nel mondo ci sono 60 milioni di spose bambine e quando dico bambine dico 8, 10, 12 anni: la UE non può più chiudere gli occhi di fronte a questo dramma e l'Italia, che guida il semestre, ancor meno. Combattere questa pratica richiede altrettanto impegno di quello profuso nella campagna contro le mutilazioni genitali femminili, in cui il nostro Paese ha svolto un ruolo importante.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. Possiamo svolgerne uno altrettanto importante per eliminare questa piaga che costituisce una sorta di pedofilia legalizzata in tanti Paesi. Assumiamo la leadership di questa campagna mondiale e rivendichiamo un ruolo importante, utile al mondo e alle donne (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) e di deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Michela Marzano. Ne ha facoltà.

  MICHELA MARZANO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, lei ha ragione quando sottolinea che in Europa non c’è più tempo da perdere e che non basta un copia e incolla tecnocratico. Oggi c’è urgenza, c’è molta urgenza, non solo però in termini di rilancio della crescita e del mercato del lavoro. Ciò che oggi è in gioco, signor Presidente, è il futuro di una società che ha più che mai bisogno di riscrivere le regole del vivere insieme: una società che si è nutrita per anni di un'ideologia ultraindividualistica, che, dopo aver cancellato ogni forma di solidarietà e di cooperazione, si rende conto di non essere più in grado di andare avanti perché coloro che si sono persi per strada sono troppi e adesso chiedono il conto di quella esclusione.
  È una questione di valori, è una questione di rispetto, come lei ci ha ricordato. Nel nostro Paese, però, e ce lo ha ricordato più volte la Corte europea dei diritti dell'uomo, i cittadini continuano, di fatto, ad essere distinti in due categorie, da un lato le persone di serie A, i cosiddetti normali, gli eterosessuali, le coppie senza problemi di sterilità, le persone senza disabilità – cittadini protetti dalla legge, perché considerati e trattati come adeguati –, dall'altro lato, i cittadini di serie B, gli omosessuali, i disabili, un popolo di quasi adatti – per utilizzare le parole di Peter Høeg – che dovrebbero smetterla di domandare gli stessi diritti degli altri. Non si può mica volere tutto e il contrario di tutto, pensano ancora alcuni, senza capire che l'uguaglianza dei diritti è proprio l'uguaglianza nella diversità.
  Stiamo per entrare nel semestre di Presidenza italiana eppure, signor Presidente, l'Italia è arretrata. Nonostante gli sforzi fatti in questi ultimi decenni da tante associazioni di donne, LGBT, persone con disabilità e da tutti coloro che difendono un accesso paritario alla democrazia, i pregiudizi persistono, la differenza, anzi, le differenze continuano a far paura, forse perché ci costringono a rimettere in discussione quello che conosciamo o che pensiamo di conoscere, spingendoci a rifiutare ciò che è altro rispetto a noi e alle nostre abitudini. In un grande Paese democratico, però, non ci si può vergognare di quello che si è o di chi si ama; ci si dovrebbe, piuttosto, vergognare di non permettere a tutti, nonostante le differenze, di essere uguali e liberi; non perché l'Europa ce lo chiede, certo, signor Presidente, a chiedercelo è la civiltà. Prima o poi bisognerà che l'Italia decida in quale direzione vuole andare, senza più tentennamenti, esitazioni.
  Sono tantissime le persone che aspettano una risposta, che hanno avuto pazienza e che di pazienza, però, oggi non ne hanno più. Perché c’è sempre qualcos'altro da fare, qualcos'altro di cui occuparsi, Pag. 17qualcosa di più urgente ? Perché ci sono persone che aspettano da una vita di essere riconosciute per quello che sono e che, forse, arriveranno alla fine senza avere ottenuto rispetto e riconoscimento ? È una questione di priorità, ce lo sentiamo ripetere da anni, ma chi pensa che l'uguaglianza dei diritti non sia una priorità forse dimentica che occuparsi di chi è diverso, ma uguale, in termini di diritti, fa parte del codice genetico della civiltà.
  Lavoro, occupazione, rilancio dell'economia, certo, ma anche battaglia per l'uguaglianza dei diritti, questioni etiche, pari opportunità affinché tutti siano uguali indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, dal fatto di essere sterili o meno, con disturbi del comportamento alimentare o dipendenze da alcool, con patologie genetiche o psicosi; i due piani non sono in contraddizione, anzi, vanno di pari passo. Ma per questo, signor Presidente, non basta la semplice tolleranza; la tolleranza, diceva Pier Paolo Pasolini, è una forma di condanna più raffinata. Per questo, signor Presidente, serve sensibilità, grandezza morale, audacia, coraggio.
  Mi avvio alla conclusione con una nota, mi permetterà, signor Presidente, tutta personale: io sono il frutto di quella che si chiama, oggi, meritocrazia. Dopo la Scuola normale superiore di Pisa e il dottorato di ricerca, sono progressivamente, pian piano, negli anni, diventata professore ordinario di filosofia morale in Francia, ma, se sono quella che sono, non è per questo merito accumulato negli anni, è perché le tenebre le ho attraversate e – come scriveva Oscar Wilde – le cose vere della vita non si studiano né si imparano, ma si incontrano. Anche io sono stata diversa, ma oggi so che sono quelle fragilità ad essere la mia forza ed è per questo, signor Presidente, e mi avvio a concludere, che pur essendo eterosessuale considero un dovere morale battermi per i diritti di omosessuali e trans, pur non avendo disabilità fisiche, considero un dovere morale battermi per chi, oggi, nonostante venga designato in modo politicamente corretto come diversamente abile, non ha ancora la possibilità di vivere una vita pienamente degna.
  Non si possono affrontare con coraggio, ambizione e audacia solo le questioni economiche; quello che oggi le chiedo, signor Presidente, è di mostrare lo stesso coraggio e la stessa ambizione per garantire a tutti e a tutte la stessa dignità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gea Schirò. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ. Grazie, Presidente. Ringrazio le colleghe Locatelli e Marzano, che mi hanno preceduta, per avere riportato un po’ di umanità e di gente in quest'Aula.
  Le risoluzioni che ci apprestiamo ad approvare sanciranno la piena condivisione, da parte del Parlamento, dell'azione dei prossimi sei mesi, contribuendo a rafforzare l'autorevolezza della nostra Presidenza. Al tempo stesso, nelle ultime settimane abbiamo appreso dell'adozione del programma del trio di Presidenza del Consiglio, Italia, Lettonia e Lussemburgo, nonché della presentazione di priorità per il semestre aggiornate e dettagliate da parte dei Ministri competenti alle singole composizioni del Consiglio e da parte del rappresentante permanente italiano presso l'Unione europea. Sarebbe stato opportuno che l'illustrazione delle priorità ad altri soggetti istituzionali fosse stata preceduta da un passaggio parlamentare.
  Fatta questa doverosa premessa di dignità parlamentare, esprimo pieno sostegno alle grandi priorità illustrate dal Presidente Renzi e voglio soffermarmi brevemente sugli strumenti per declinarle in modo efficace.
  La priorità per eccellenza è la definizione di una nuova politica economica europea, che sappia meglio coniugare il risanamento delle finanze pubbliche con il rilancio di crescita e occupazione.
  Questo profondo ripensamento della linea sinora tenuta dall'Unione a fronte della crisi postula, a mio avviso, almeno tre interventi. Il primo consiste, come già Pag. 18sottolineato nella relazione, in una maggiore flessibilità nell'applicazione dei vincoli del Patto di stabilità e crescita. Salutiamo, quindi, con favore l'apertura della Cancelliera Merkel, che ha confermato l'inserimento nel documento programmatico di una maggiore flessibilità nel rispetto delle regole, attraverso un prolungamento delle scadenze per il consolidamento dei conti pubblici.
  Il secondo, strettamente connesso al precedente, richiede misure di stimolo della crescita da adottare a livello europeo, mediante le emissioni di titoli, gli eurobond, ma per finanziare, questa volta, grandi progetti di valore aggiunto europeo, cioè semplificando per l'innovazione e lo sviluppo, semplificando eurobond per lo sviluppo, mirati.
  Il terzo risiede nel completamento dell'Unione economica europea mediante la mutualizzazione, almeno parziale, del debito sovrano degli Stati dell'area euro. È stata presentata, qualche mese fa, una relazione di un gruppo di esperti della Commissione cui sarebbe opportuno dare seguito.
  La seconda grande linea di azione richiamata dal Presidente attiene all'assetto istituzionale e politico dell'Unione europea, con particolare riferimento al rinnovo delle cariche istituzionali e al riavvio di una riflessione sul futuro dell'Unione. Come lei ha dichiarato poco fa, l'Europa è un impegno che non si colma con veti o prove di forza. Dobbiamo riflettere e rispondere all'assenteismo elettorale e ai populismi ormai cristalizzati. Quindi, nomina sunt consequentia rerum. Presidente, abbiamo con lei piena condivisione sul metodo e sull'analisi che ci ha proposto (speriamo anche sui risultati che ci si prospettano).
  Il secondo obiettivo è quello di riavviare il dibattito sulle prospettive di integrazione politica e federale, assicurando contestualmente una maggiore democraticità delle decisioni dell'Unione. Abbiamo appreso – e questo è singolare – dai parlamentari di altri Stati membri che il Governo starebbe conducendo sondaggi per valutare l'approvazione, nel corso del semestre, di una dichiarazione sul tema, anche in vista di una revisione dei trattati. Condividiamo questi propositi e chiediamo, signor Presidente, che le Camere siano costantemente coinvolte nell'avanzamento dei lavori. Auspico sin da ora che il riavvio di una stagione costituente a livello europeo sia funzionale all'approfondimento del processo di integrazione e non a una sua regressione, come prospettato da quegli Stati membri che propongono addirittura una rinazionalizzazione delle competenze dell'Unione.
  Un'altra grande priorità – in realtà il punto primo delle conclusioni del 16 giugno che lei ha richiamato – è il Mediterraneo, con particolare riferimento alle politiche per l'immigrazione e l'asilo. Anche in questo ambito è necessario capovolgere l'impostazione seguita sinora dall'Unione e tradurre in misure concrete il principio di solidarietà già iscritto nei trattati. Le conclusioni del 16 giugno sono esplicite. L'impegno dell'Unione per la protezione internazionale richiede una solida politica europea in materia di asilo, fondata sui principi di solidarietà e di responsabilità sanciti dal Trattato.
  Il pieno recepimento e l'attuazione efficace del sistema europeo comune di asilo costituiscono una priorità assoluta. Ciò dovrebbe tradursi in norme comuni di livello elevato e in una maggiore cooperazione, creando condizioni di parità che assicurino ai richiedenti asilo garanzie di carattere procedurale e la stessa protezione in tutta Europa. Questo è Van Rompuy, non un radicale italiano. Ho voluto sottolinearlo, citando testualmente questo passaggio, per chiarire che la strada di una riforma sia del diritto di cittadinanza sia della cooperazione, che è una via tracciata, è indiscutibile, e non crediamo nei limiti invalicabili, ma nelle frontiere che si spostano sempre più in là. Occorre migliorare il sistema di asilo europeo con possibilità di mutuo riconoscimento e promuovere partenariati con i Paesi terzi di origine e di transito.
  Vorrei concludere con un appello a lei e ai colleghi, signor Presidente del Consiglio. L'autorevolezza della nostra partecipazione Pag. 19al processo di integrazione europea, e a maggior ragione della nostra Presidenza, dipende dalla capacità di rappresentare nei negoziati una posizione forte e coerente del Paese e di attuare tempestivamente gli obblighi europei. Ciò postula un forte raccordo tra Camera e Governo nella fase di formazione e di attuazione della normativa europea.
  In questi giorni la Giunta per il regolamento si appresta a definire la proposta di modifica del Regolamento della Camera e sappiamo che c’è la forte tentazione di sopprimere la Commissione per gli affari dell'Unione europea, creando comitati nelle singole Commissioni. Si tratterebbe di un errore gravissimo, Presidente, forse esiziale per un efficace intervento del Parlamento in materia europea. Né è pensabile che l'intervento del Parlamento in materia europea sia delegato in futuro al solo Senato, che peraltro, non votando la fiducia al Governo, potrebbe difficilmente esprimere atti di indirizzo politicamente vincolanti, tradendo quindi l'attuazione dei sistemi di approvazione, a trattati vigenti almeno.
  Ringraziandola per la considerazione resa a questo Parlamento con la comunicazione resaci, e l'ampio, democratico dibattito che stiamo svolgendo ne è una prova, le auguriamo, signor Presidente, di presiedere questo semestre con la stabilità e l'autorevolezza che le elezioni del 25 maggio ci hanno conferito (Applausi dei deputati dei gruppi Per l'Italia, Scelta Civica per l'Italia e Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Primo Ministro, che ringrazio per l'attenzione, la nostra risoluzione che vi presentiamo le affida, o le dovrebbe affidare, un compito importante e delicato, perché vede, signor Primo Ministro, lei ha parlato per un'ora per non dire niente e dovrebbe sapere che in Europa non si va per non dire nulla e, a titolo esemplificativo, le ricordo l'agenda, la sua agenda dei cento giorni, con una riforma al mese, che oggi è passata ad una richiesta di una agenda di tre anni. Sappia che in Europa lei ha sei mesi di tempo, non ha tre anni e lì non si sgarra.
  La missione che le vogliamo affidare, signor Primo Ministro, non è di andare in Europa a twittare, ma di andare in Europa ad affrontare concretamente i punti fondamentali che servono per la crescita, la stabilità, la competitività e l'occupazione. La mettiamo in guardia perché dovrà confrontarsi con leader che non capiscono la sua lingua, perché non vogliono capirla. E non capiscono nemmeno i suoi dati, non riescono proprio a concepirli, come ad esempio il tasso di disoccupazione giovanile, che registra il vero e proprio spread tra l'Italia, dove è attorno al 46 per cento, e la Germania, dove è fermo al 7,9 per cento.
  La disoccupazione giovanile è la vera emergenza sociale, come più volte da lei ripreso, ma che il suo Governo ha deciso di rinviare solo alla fine del prossimo semestre di Presidenza italiana dell'Unione. Twitti anche questo e si faccia un selfie, magari con la sorridente Merkel, perché difenderà con i denti l'euro, che invece noi le chiediamo in seno alle istituzioni europee di cambiare, in particolare il tasso di cambio tra l'euro e le altre monete, il dollaro in primis, e legarlo – come avviene in tutte, tutte, tutte le altre monete del mondo – ai parametri reali economico-occupazionali e finanziari delle economie dei rispettivi territori.
  Le chiediamo di sforzarsi ad ottenere le risorse per ridurre il costo del lavoro e sopratutto di abolire la riforma Fornero, che ha tradito il principio di equità generazionale, come ha già fatto, ad esempio, la Germania, senza che nessuno le dicesse nulla, con una controriforma che ha di fatto anticipato l'età pensionabile di quattro anni. Anche se il suo Governo e il suo PD, Primo Ministro Renzi, non vogliono nemmeno affrontare la questione, come dimostrato la scorsa settimana, noi le chiediamo nuovamente di abrogare la riforma Fornero.Pag. 20
  E le chiediamo anche di affrontare concretamente in Europa la questione dell'immigrazione illegale e selvaggia: non possiamo, o meglio non abbiamo la capacità reale di accogliere tutti i poveri del mondo, di caricarli sulle spalle dei contribuenti; non è semplicemente equo e giusto e non crea un futuro migliore al nostro Paese. In un momento in cui l'Italia, pochi anni fa, faceva veramente politica estera, questa, sì, si faceva rispettare nel Mediterraneo e in Europa; poi tutto è crollato. A proposito, non abbiamo ben capito la sua posizione in tema di politica estera; non l'abbiamo capita. Lei ha detto che tutti hanno capito la nostra posizione sull'Ucraina: credo che nessuno l'abbia capita veramente.
  Sul tema delle carceri, non ricorra a provvedimenti di indulto – perché questa è la strada più breve per risolvere il problema – ma mandi i delinquenti stranieri a scontare la pena a casa loro. Faccia valere quel famoso articolo 80 del Trattato sul finanziamento dell'Unione, che prevede il principio di solidarietà e, soprattutto, di equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri.
  Le suggeriamo, infine, di passare dalle parole ai fatti in materia di tutela dell'ambiente e di efficientamento energetico, come lei ha citato nel suo discorso. Una politica lungimirante e fattiva non si limita ad annunciare. Lei, da Presidente del Consiglio e da ex sindaco, sa quanto costano le bollette energetiche delle nostre scuole: in Italia costano 1,3 miliardi di euro. Quindi, sa perfettamente quanto potenziale economico questo potrebbe produrre e «scatenare» migliaia di posti di lavoro, reali e non virtuali. Abolire i vincoli del Patto di stabilità per questi investimenti significherebbe dare reale ripresa economica e fare in modo che quegli ingegneri, di cui lei si è tanto vantato come nostri connazionali nel suo discorso in premessa, non siano i primi a scappare proprio perché pagati 1.100-1.200 euro al mese; che restino qui e contribuiscano al nostro sviluppo economico.
  Queste, in sintesi, le nostre richieste per il suo impegno al Consiglio europeo del prossimo 26-27 giugno.
  Per concludere, ho preso personalmente l'impegno, domenica mattina scorsa, di mandarle un messaggio. Arriva da parte di un imprenditore iesolano, il signor Vidotto, che ha inaugurato un museo di storia militare privato, proprio nel centenario dell'inizio della Grande guerra. Nel suo breve discorso, il signor Vidotto ha chiesto ai politici di non dimenticarsi di chi ha sacrificato la propria vita per servire la comunità, perché lo ha fatto per creare un futuro migliore ai propri figli in questa Europa; vedere poi che i figli stessi cercano un futuro lontano da casa nostra significa tradire il sacrificio di quelle persone.
  Questo deve essere lo spirito con cui lei va in Europa, per questo le chiediamo di andare a fare gli interessi di casa nostra e di chi fa i sacrifici e di non accettare i compromessi tecnocratici, proprio perché i primi a non accettare quei compromessi sono i nostri migliori giovani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Stefano Fassina. Ne ha facoltà.

  STEFANO FASSINA. Presidente, caro Presidente del Consiglio, avrei voluto rivolgere il saluto anche al Ministro Padoan, che purtroppo non è qui: sarebbe stato importante, invece, che avesse ascoltato la discussione dell'Aula.
  La sfida della Presidenza italiana non è ottenere per noi o per qualche altro Paese della periferia dell'Europa una deroga sugli obiettivi di finanza pubblica in cambio di riforme; no, la nostra sfida è decisamente più ambiziosa: la nostra sfida è quella di mettere in agenda della Presidenza italiana e, più realisticamente, del quinquennio che abbiamo di fronte i problemi sistemici dell'Europa e dell'eurozona. Mi rendo conto che è facile parlare da qui come è facile scrivere i commenti sui giornali, un po’ più complicato è andare a Bruxelles e cercare il consenso su Pag. 21cambiamenti ambiziosi. Tuttavia, credo che sia utile raccontare come stanno davvero le cose.
  A me non pare che oggi l'agenda che si prospetta per il nostro semestre, per il quinquennio, sia all'altezza della drammaticità delle condizioni e delle prospettive dell'Europa e dell'Eurozona e sia corrispondente alla domanda di cambiamento che è arrivata il 25 maggio. Abbiamo ascoltato in questi giorni valutazioni davvero fantasiose e infondate su quello che i media hanno presentato come una bozza del programma per la Commissione europea che ci avviamo a nominare; è scritto che i nostri Paesi emergono da anni di crisi economica. È scritto anche che stiamo emergendo dalla più grande crisi economica in una generazione, e soprattutto è scritto che noi vediamo le riforme produrre risultati.
  Ecco, io credo che se rimaniamo su questo piano ideologico non riusciamo a costruire un'agenda con una chiara discontinuità e con le risposte di cui abbiamo bisogno. Purtroppo non è così, a sette anni dall'avvio, dalla rottura di quel precario equilibrio che c'era nel 2007, l'Eurozona – e parlo dell'Eurozona, non voglio parlare dell'Italia, perché appunto abbiamo problemi sistemici, non qualche ritardo nostro rispetto al quale chiedere deroghe –, dopo sette anni, il PIL dell'Eurozona è ancora tre punti al di sotto del 2007: 7 milioni di disoccupati in più, i debiti pubblici continuano ad aumentare ovunque, sono aumentati di 30 punti negli ultimi sette anni. Non siamo soltanto di fronte a un disastro economico e sociale, ma a un fallimento dell'obiettivo per il quale le politiche sono state raccomandate.
  La riduzione del debito pubblico, i debiti pubblici sono aumentati dal 65 al 95 per cento. Non c’è purtroppo nessuna ripresa significativa di fronte a noi; e, guardate, la conferma autorevole delle condizioni e delle prospettive è arrivata dalla Banca centrale europea, che mai si sarebbe lanciata in politiche non convenzionali, rispetto alle quali, come sapete, la Bundesbank è radicalmente contraria, se non fossimo di fronte a uno scenario di stagnazione ad altissimo rischio di deflazione, che vuol dire insostenibilità dei debiti pubblici prima ancora che anemia del lavoro e chiusura delle imprese.
  Allora, davvero lasciamo stare l'eccitazione per l'interpretazione flessibile delle regole come grande risultato perché appunto, come lei ha ricordato, è nelle cose. Concentriamoci sulla variabile vera per invertire la rotta prima che sia troppo tardi, e la variabile vera si chiama domanda aggregata; deve ripartire la domanda, altrimenti la ripresa non c’è, altrimenti il lavoro non si genera, qualunque cosa noi possiamo fare alle regole del mercato del lavoro serve far ripartire la domanda.
  Allora, tra le tante questioni da affrontare, per ragioni di tempo ne segnalo tre. Serve un piano europeo per gli investimenti produttivi sulle reti dell'energia, sulle infrastrutture, per la ricerca e lo sviluppo, per l'educazione, per la formazione, un piano europeo della dimensione indicata dalla DGB, dagli altri sindacati europei, dal Partito del socialismo europeo, 200 miliardi da investire nel giro di un anno, 18 mesi, 24 mesi, senza cambiare le regole, basta dare alla BEI la possibilità di farlo e alla Banca centrale la possibilità di acquistare. Poi, nonostante sia un tabù, la politica monetaria, nonostante i cambiamenti, non è sufficientemente aggressiva, dobbiamo puntare ad un'inflazione superiore al 2 per cento. Infine, un social compact, la retorica del mercato unico come via allo sviluppo è fallace, serve un compenso orario minimo a livello europeo proporzionato al reddito pro capite di ciascun Paese per evitare la concorrenza al ribasso tra i lavoratori.
  Ecco, solo con un'effettiva discontinuità, al di là della retorica della flessibilità delle regole, noi riusciamo a invertire la rotta, altrimenti l'Europa non ce la fa, l'Eurozona non ce la fa e l'Italia non ce la fa (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

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  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, Presidente, oggi lei ci ha detto che andrà in Europa presentando un piano di mille giorni di riforme perché l'Italia non deve essere un Paese che prende soltanto raccomandazioni dall'Europa e deve portare un suo piano. Bene, il mio intervento è rapidissimo ed è su un aspetto sul quale abbiamo ricevuto mille volte raccomandazioni, che non sono mai state attuate, che è quello delle liberalizzazioni e della concorrenza.
  Sulle liberalizzazioni, secondo quasi tutti gli studi, noi siamo all'ultimo posto in Europa, come livello di liberalizzazione e di concorrenza: la legge sulla concorrenza, che dovrebbe essere annuale e prevista da un'altra legge, è stata fatta una sola volta dal Governo Monti e poi ignorata. I decreti attuativi di quei provvedimenti del Governo Monti sono rimasti lettera morta e non sono stati attuati e sulle pochissime liberalizzazioni già fatte, come quella sugli orari di lavoro, sugli orari degli esercizi commerciali, che ha portato dei posti di lavoro, si sta cercando di tornare addirittura a prima della «riforma Bersani» e questo anche da parte di una parte del suo partito.
  Ora, secondo tutta una serie di stime e di istituzioni varie, tra cui anche la Banca d'Italia, in termini di crescita, le liberalizzazioni di settori come energia, trasporti, ordini professionali, servizi pubblici locali, farmacie, e chi più ne ha e più ne metta, potrebbero portare a una crescita dell'8 per cento del PIL. L'8 per cento del PIL sono più di cento miliardi, sono dieci bonus IRPEF, sono centinaia di migliaia di posti di lavoro, sono una libertà di impresa che sarebbe la vera garanzia giovani, la vera garanzia di fare nuova impresa e creare crescita. Questo è una specie di tesoro nascosto che noi abbiamo e gli altri Paesi no, perché le riforme le hanno già fatte, e le chiedo se nel piano che porterà in Europa ci sarà anche una parte dettagliata su questo aspetto; so che nel suo cronoprogramma le liberalizzazioni sono previste nella legge sulla concorrenza che dovrebbe arrivare a settembre, ma le chiederei qualche informazione in più, in particolare se effettivamente ci sarà un piano aggressivo con il quale intervenire su aspetti come i servizi pubblici locali, anche se è un tema che fa venire un po’ l'orticaria a una parte del suo partito, o su temi come gli ordini professionali e le farmacie, sui quali invece, da parte di Forza Italia, che è il suo partner sulle riforme in questa fase c’è sempre stata un'opposizione feroce.
  Io credo che questo sia un fattore essenziale, perché lei ha detto giustamente che senza crescita e senza nuova occupazione non si può avere stabilità, ma crescita senza concorrenza e senza liberalizzazione è impossibile averne (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signora Presidente, signori del Governo, signor Presidente del Consiglio, dopo mesi di attesa e preparazione, siamo ormai giunti alla vigilia del nostro semestre di Presidenza e ci accingiamo a discutere nel merito delle linee direttrici alle quali ci si intende attenere.
  Vorrei spendere però qualche minuto del nostro tempo per riflettere su come arriviamo a questo appuntamento, con un ritardo clamoroso e con primati di cui non possiamo andare fieri. Lo abbiamo detto e analizzato dettagliatamente le scorse settimane con la legge di delegazione e con la «legge europea-bis», ricordando i nostri tristi primati, sia per la scarsa velocità di recepimento delle direttive europee, sia per il numero di procedure di infrazione aperte a carico del nostro Paese. Questi ci confermano come il nostro semestre non si aprirà con dei crediti a favore dell'Italia, ma probabilmente con qualche dubbio sulla nostra affidabilità come partner serio ed affidabile.
  Basti ricordare, una per tutte – lo ha fatto anche lei, signor Presidente del Consiglio –, l'avvio della procedura di infrazione da parte della Commissione europea in riferimento ai ritardi di pagamento dei Pag. 23debiti delle pubbliche amministrazioni, che mette in luce che il problema del nostro Paese non è stato ancora risolto in maniera soddisfacente. Se non ci saranno misure adeguate entro due mesi, l'iter di infrazione, partito con l'invio, il 19 giugno scorso, della lettera della Commissione di messa in mora, andrà avanti fino all’extrema ratio delle sanzioni economiche decise dalla Corte dell'Unione europea. Secondo i dati della Commissione, in Italia la pubblica amministrazione impiega in media 170 giorni per i pagamenti dopo aver ricevuto un bene o un servizio e 210 giorni per le opere pubbliche, mentre la media dell'Unione europea è di 58 giorni, e la Commissione, in base alle segnalazioni ricevute, ha riscontrato un'applicazione non corretta della direttiva sui tempi e pratiche corrette sui tassi di mora e rapporti di avanzamento dei lavori pubblici finalizzati a pagare i pagamenti.
  Vede, signor Presidente del Consiglio, lei ha parlato di Patto di stabilità e, guardi, non vale dire che per colpa del Patto di stabilità non riusciamo a pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni, perché allora entrerebbe in contraddizione con quello che ha detto prima, cioè che le regole si rispettano e non si cambiano.
  Vede, signor Presidente, accetti un nostro consiglio e faccia un atto di coraggio: dica che le regole, in questi casi, bisogna cambiarle, perché le regole che non sono eque, che non sono uguali e che generano disuguaglianze vanno cambiate. Il semestre di Presidenza italiana deve essere vissuto e praticato con la granitica convinzione che da qui possiamo ripartire, ma bisogna avere coraggio; coraggio per portare il nostro Paese fuori da quella crisi strutturale e organica che ha travolto la nostra cultura, il nostro sociale, la nostra economia, la nostra idea di Europa (Europa, sì).
  Facciamo un passo avanti, però verso il reddito minimo garantito. Non l'abbiamo sentita questa parola, signor Presidente del Consiglio. Questo reddito minimo garantito inteso come risposta ed atto concreto, visto che di concretezza lei ha parlato. La disoccupazione, in particolare quella giovanile, in Italia e in Europa ha raggiunto livelli non più sostenibili e tali da mettere a rischio la tenuta del sistema Paese nel futuro.
  Un'intera generazione di giovani, per la mancanza del lavoro o per la sua discontinuità, vive situazioni di precarietà strutturali. Tale situazione non consente a molti giovani di studiare, di fare ricerca, di progettare e realizzarsi la vita, di creare una famiglia e di mettere al mondo dei figli. Li costringe a continuare a dipendere dalle famiglie di origine, quando le famiglie non sono già, esse stesse, nell'impossibilità di continuare a sostenerli, e gli impedisce di concorrere allo sviluppo sociale ed economico dell'Italia, incidendo sulla loro dignità sociale. Li discrimina oggi per il futuro, quando non avranno diritto a una pensione che gli possa garantire un'esistenza libera e dignitosa.
  Vede, lei, signor Presidente del Consiglio, prima, nella sua relazione, che noi abbiamo ascoltato con molta attenzione, ha parlato di stabilità e crescita, e ci è piaciuta l'idea che lei ha posto, quella che debbano essere saldate in un connubio indissolubile. È vero, noi siamo d'accordo. Non ci è chiaro, però, come intenda declinare stabilità e crescita con austerità e fiscal compact, che sono le spade di Damocle puntate sulla nostra testa.
  Signor Presidente del Consiglio, lei ha parlato della sua città, di Firenze, della sua cultura legata all'economia. È una via interessante da percorrere, però, anche in questo caso, non capiamo questo percorso, perché vediamo che rischia di inciampare sull'idea del Patto di stabilità, un'altra volta.
  Abbiamo, invece, apprezzato tutta la questione e tutto il tempo che lei ha dedicato al tema dell'immigrazione, perché l'Europa deve ripartire da Lampedusa, da quella Lampedusa che non risolve i propri problemi con la profonda tristezza espressa dai Consigli europei. Serve, viceversa, una politica di effettiva collaborazione e condivisione riguardo alla politica europea di accoglienza dei migranti, con particolare riguardo all'assistenza dei minori non accompagnati. Serve farsi promotrici Pag. 24di un'iniziativa tesa a sospendere l'applicazione del regolamento cosiddetto «Dublino III» e a stabilire con gli Stati aderenti a tale Accordo nuove regole, che permettano ai richiedenti asilo di raggiungere in condizioni di sicurezza, e non di morte, il Paese in cui intendono fare richiesta di asilo. Serve porre, in sede europea, il tema della garanzia della libera circolazione dei rifugiati negli Stati dell'Unione europea, estendendo a tali soggetti i diritti previsti per i cittadini europei dal Trattato di Schengen, visto che di Europa stiamo parlando.
  Dobbiamo permettere un'allocazione libera, e dunque più razionale, dei flussi migratori. Serve farsi portatori, in sede europea, di un'iniziativa che porti al definitivo superamento del sistema Frontex, affinché quelle risorse e professionalità siano finalizzate, in primis, ad organizzare un efficiente sistema di monitoraggio e soccorso. Bisogna porre, sempre in sede europea, la questione dell'indifferibilità dell'apertura dei canali di accesso protetto, che entrambi i corridoi umanitari garantiscano la possibilità ai migranti di fare richiesta di asilo direttamente nei Paesi di transito, come l'Egitto, per poi poter entrare in Europa in sicurezza.

  PRESIDENTE. Deputata, concluda.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, alle ultime elezioni lei ha riscosso grande successo. Parte della sua vittoria le vogliamo riconoscere che sia derivata da parole chiare contro le politiche di austerità, che non hanno represso i bilanci solo degli Stati, ma hanno anche soffocato i diritti. Trovi ora il coraggio di cancellare il fiscal compact, inserisca il social compact e lo contestualizzi in un assetto istituzionale di Europa unita.
  Guardi, signor Presidente, nel suo intervento lei analizza in maniera più o meno condivisibile il voto europeo, il voto delle ultime elezioni, e, conseguentemente, immagina la discussione di giovedì sera, della famosa cena che verrà, sui nomi. Noi completiamo il suo ragionamento e vogliamo augurare in bocca al lupo ai futuri componenti e alle future componenti del Governo europeo, ma questo discorso non ci appassiona più di tanto, perché, guardi, alle cariche e ai nomi noi preferiamo le persone (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Burtone. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, ho seguito e condiviso il suo intervento, è stato coraggioso e giustamente ambizioso. Ha tracciato un percorso per fare uscire l'Europa, la nostra Italia, da una fase complicata sul piano economico e sociale. Ho soprattutto apprezzato il tema centrale del suo discorso, la responsabilità della politica: prima dei nomi vengono i programmi.
  In questo contesto, nella narrazione dell'Europa che vogliamo, intendo porre la questione del Mezzogiorno, anzi del Mezzogiorno dimenticato, rimosso, cancellato dall'agenda politica degli ultimi quindici anni. Non c’è bisogno di snocciolare i dati dell'ISTAT e della Svimez. Basta dire che nel sud sono presenti in percentuale il doppio delle negatività rispetto al resto del Paese: il doppio del calo del PIL, il doppio delle famiglie che scivolano sotto la soglia della povertà. Per la disoccupazione, siamo ad una percentuale triplicata, il 60 per cento di giovani senza lavoro e il tasso di occupazione femminile è ben lontano, lontanissimo, dall'obiettivo di Lisbona.
  Dunque non c’è spazio per la retorica della grande bellezza, del museo a cielo aperto, delle perle naturalistiche, delle terre dove si sono incontrate le più grandi civiltà. I numeri parlano della bruttura della disoccupazione, parlano della bruttura della povertà, dell'emigrazione forzata. La prima considerazione è, quindi, quella di fare subito, fare qualcosa, rendere operative le misure per l'inclusione sociale attiva e per l'occupazione dei giovani, dei fruitori di ammortizzatori sociali, e rifinanziare quello strumento importante, significativo, del credito d'imposta per le aziende che vogliono assumere.
  Ma la vera sfida per il sud è il pieno e buon utilizzo delle risorse europee assegnate Pag. 25per il 2014-2020. Sappiamo che è l'ultimo treno: non ci possono essere alibi per le classi dirigenti nazionali e regionali per non spendere o per spendere male.
  Concludo, signor Presidente. Il sud d'Italia è oggi la vera frontiera del continente europeo, lo è Lampedusa, Mineo, Augusta, Pozzallo, Crotone, Siracusa, Catania, lo è la Sicilia, dove continuano a sbarcare disperati, accolti però con grande generosità e solidarietà, la solidarietà che è figlia di una cultura che non dimentica di essere stati migranti e di essere ancora migranti.
  Ma il sud, signor Presidente, è anche una polveriera, pronta ad esplodere per i gravi problemi economici e sociali che mi sono permesso di indicare. Il Governo, questo suo Governo, signor Presidente, deve sentire questa responsabilità. Il sud non può essere considerato la palla al piede del Paese. Noi ci auguriamo e speriamo che in questi mille giorni, che lei ha indicato, ci possano essere le opportunità per il Mezzogiorno di intercettare una ripresa per raggiungere l'integrazione con il resto del Paese e con il resto dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lupo. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, colleghi, verrà un giorno in cui i proiettili e le bombe saranno sostituiti dai voti, diceva Victor Hugo nel 1849. Dovevano ancora passare due guerre mondiali e altri innumerevoli conflitti e quelle parole, quindi, apparivano come pura utopia. Ma oggi, ad oltre cent'anni di distanza, sembrano ancora tanto impossibili. Qualcosa non ha funzionato, questo è evidente, non possiamo che prenderne atto. Se all'indomani della guerra mondiale il progetto di unificazione europea era l'unico possibile, con il passare degli anni quel progetto, al quale molti hanno dedicato e sacrificato la propria vita, ha preso una strada del tutto diversa da quella che si era immaginata.
  E come si era immaginata, colleghi ? Qualcuno direbbe come un ideale romantico, senza nessuna analisi dei vantaggi e degli svantaggi, dei costi e dei benefici o come un'unione che da economica doveva tradursi necessariamente in politica. Ma tant’è, una cosa è certa: i proiettili e le bombe non ci sono più, per fortuna, ma certo non sono stati sostituiti dai voti.
  In questa Unione di oggi non c’è nulla di democratico, non c’è nulla che corrisponda alle esigenze e alle aspettative e – perché no ? – ai desideri di noi cittadini, che nostro malgrado di questa Unione facciamo parte.
  Il nostro Paese si appresta a presiedere l'Unione per i prossimi sei mesi. Sappiamo che sarà una Presidenza particolare, viste le scadenze istituzionali in corso, e probabilmente nessun iter legislativo potrà essere avviato e tanto meno concluso, ma riteniamo che comunque questo semestre sia un'occasione unica, anche in considerazione dei risultati delle scorse elezioni, per aprire con forza la discussione sul necessario cambio di marcia. E non è questione di scegliere tra irrazionale euroscetticismo e invasato europeismo, perché se è inquietante pensare di slegarsi dal club europeo, è altrettanto misterioso questo starci dentro.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 11,28)

  LOREDANA LUPO. Sarebbe bello pensare a un Trattato di Roma, diciamo, bis ad oltre cinquant'anni dal primo, in cui per esempio non trovassero più posto quelle numerose clausole di favore frutto di resistenze nazionali all'integrazione concesse a quei Paesi che altrimenti non avrebbero firmato i trattati, rallentando e interrompendo il processo di integrazione. Una su tutte, signor Presidente, è la revisione degli squilibri di bilancio nota come «correzione britannica», che consente al Regno Unito...

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore !

  LOREDANA LUPO. ... il rimborso di una parte consistente del suo contributo al Pag. 26bilancio comunitario; rimborso a carico di altri Paesi, in primis l'Italia. Mi riferisco agli accordi di Fontainebleau del 1984, in cui si decise questo meccanismo, che, se all'epoca poteva in qualche modo trovare una motivazione logica a fronte dell'ingente spesa comune a titolo di politica agricola, oggi, con una dotazione PAC assolutamente ridotta rispetto agli altri stanziamenti, appare del tutto anacronistico. Però nelle prospettive finanziarie 2014-2020 ha trovato ancora posto lo «sconto inglese».
  Ora, è vero che i vantaggi e gli svantaggi derivanti dall'appartenenza di un Paese all'Unione non si esauriscono in valutazioni di natura contabile, ma è evidente che la questione del saldo negativo dell'Italia impone una riflessione circa un'urgente riforma dei criteri di formazione del bilancio, al fine di introdurre correttivi adeguati ed eliminare lo squilibrio a carico del nostro Paese, la cui economia è più in crisi di quella di altri Stati membri che non sono contribuenti netti. E questo, signor Presidente, apre la strada alla sfida principe, cioè avviare le modifiche dei trattati e, pur con ogni più rosea aspettativa, qui lei sa bene come noi che bisogna affrontare i burocrati oltre che le resistenze di alcuni Stati.
  Sfatiamo il mito e la convinzione che il progetto europeo sia sempre stato voluto da tutti, perché anche questo è un punto importante. L'Inghilterra, ad esempio, lo sappiamo bene, ha sempre guardato con un certo scetticismo a questa forma di integrazione che si andava costituendo, eppure ne fa parte e ne condiziona gli sviluppi, ma solo ed esclusivamente se farne parte conviene agli interessi inglesi; e certo questa non è l'integrazione solidale e federale a cui pensava Altiero Spinelli a Ventotene. È il frutto di divergenze e di egoismi nazionali che poi, alimentati dal diverso grado di sviluppo dell'economia, hanno contribuito a costruire un'integrazione vantaggiosa per alcuni e svantaggiosa per altri, dove le regole valgono per alcuni ma non per tutti. È l'Unione della burocrazia, delle iper regolazioni funzionali solo agli interessi delle numerosissime lobby che occupano gli spazi lasciati vuoti dalla democrazia e dalla buona politica. Ma certo l'Europa non è un progetto politico, è un progetto economico, e questo spiega tante cose.
  Signor Presidente, noi glielo chiediamo in ogni modo: apra la strada della riforma dei trattati per consentire l'avvio di politiche di crescita e non più di rigore. Il Governo italiano sia deciso a chiudere per sempre la questione dei paventati accordi contrattuali previsti nel piano Bluprint, che cancellerebbero qualsiasi residua e marginale autonomia politica degli Stati membri, ed insista sull'assurdo dogma del 3 per cento.
  Signor Presidente, lei, parlando a questa Assemblea, ha chiesto la delega sul lavoro, l'ennesima delega chiesta a questo Parlamento. Vada in Europa, ci porti una nuova tipologia di impianto industriale, come il 3D printing, che, con i suoi nuovi modi di produzione, si può quasi considerare la nuova rivoluzione industriale, capace di rilanciare la produzione manifatturiera italiana, ricollocando nel nostro Paese quelle produzioni trasferite all'estero per costi di energia e di personale elevati.
  Non dimentichi la lotta alla contraffazione, la tutela del made in Italy, perché il pilastro della nostra economia sono le piccole e medie imprese, che esportano in tutto il mondo prodotti di alta qualità. Ci dica quali sono gli accordi del TTIP, tuteli l'agroalimentare.
  Signor Presidente, noi riteniamo che lei possa impostare, in occasione della sua Presidenza di turno, un discorso nuovo, una revisione di tendenza, un percorso di integrazione che sia meno regolatorio e uniformante e che possa finalmente aiutare, e non ostacolare, una ripresa necessaria, economica certo, ma anche e soprattutto politica e democratica, altrimenti nessuna unione, e tanto meno questa, è utile né, in verità, desiderabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

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  SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio Renzi, lei ha il grande merito – lei insieme al suo Governo e con il sostegno decisivo di Angelino Alfano e del Nuovo Centrodestra, che ha fatto scelte giuste, ma difficili – di portare la guida dell'Europa in un semestre che ha tutte le caratteristiche di un appuntamento storico per noi.
  Un'Italia che ha saputo, con le elezioni europee, sconfiggere populisti e catastrofisti. Un'Italia che ha saputo riaccendere la speranza della ricostruzione contro le tentazioni fortissime della distruzione come elemento catartico, che era, in parte è, un sentimento – non dimentichiamocelo – diffuso, un vento potente, che ha pervaso e influenzato anche menti e coscienze di solito responsabili, moderate e in buona fede, non solo spettatori entusiasti di comici o di guru metropolitani.
  Ma quando si distrugge tutto, come è accaduto cento anni fa, o quasi tutto, come è accaduto nel 1992-1993, si compiono salti pericolosi e ricostruire diventa più difficile, se non impossibile. Questi venti anni difficili ed infelici sono figli di quella distruzione, della incapacità di costruire vie d'uscita politiche alla crisi. Il suo Governo – e non solo il suo partito; nemmeno la Democrazia Cristiana del suo connazionale Fanfani ha mai pensato di poter fare tutto da sola –, quindi, ha questo grande merito: vince nell'Europa dei populismi e dello scetticismo e di colpo l'Italia diventa in Europa un fattore di speranza. Soltanto due anni fa noi eravamo considerati il focolaio della crisi italiana, europea, occidentale. Condizione migliore non c’è per cambiare l'Europa e l'Italia. Proviamo ad immaginare se ci fossimo trovati di fronte ad un semestre francese in versione Le Pen.
  L'Italia porta in Europa un carico di speranza che può, deve far bene all'Europa e all'Italia. La piena consapevolezza di questa occasione storica, del compito, ma anche della responsabilità alla quale siamo chiamati, è parte essenziale della soluzione stessa dei nostri problemi come italiani e come europei.
  Questa nostra nuova vitalità è un patrimonio politico fondamentale, che l'Italia dovrà spendere bene in Europa. Questa è la sua e la nostra responsabilità. Dobbiamo essere consapevoli che lei si gioca tutto, noi ci giochiamo tutto.
  Il cardinale Angelo Scola ha detto in questi giorni: «Il volto dell'Europa è quello di una bella madre piena di rughe, perché per secoli ha portato il peso dei molti cambiamenti di cui ha goduto tutto il mondo. Oggi, guardando lucidamente la complessità della situazione internazionale, rischia di smarrirsi per sentieri interrotti, perché» – dice – «l'Europa non ha un'anima».
  Il problema principale dell'Europa, di questa Europa e dell'Italia non è la crisi. Il mondo non è in crisi, il mondo è in crescita come mai prima. È in crisi l'Europa, perché incompiuta. E noi siamo di fronte al paradosso che, se l'Europa dovesse rimanere questa Europa, con i limiti strutturali e sistemici di cui ha parlato Fassina, più il mondo crescerà, più si aggraverà la crisi dell'Europa e dell'Italia. Perché, come dice appunto il cardinale, è senza anima: senza una politica comune, senza sentirsi un solo popolo capace di competere e crescere sul piano politico, economico e sociale. E allora si smarrisce e i sentieri si interrompono. E così la ripresa economica e la crescita riguarderanno sempre più gli altri e non più noi.
  L'Europa non capisce – non lo capiscono i tedeschi o gli olandesi – che, come ha detto Draghi, salvare la Grecia è costato molto meno che dover salvare le banche tedesche e olandesi che avevano fatto pasticci in Grecia. Inoltre, è chiaro che, da soli, anche i Paesi più forti non avrebbero retto l'urto della crisi finanziaria.
  L'Europa non produce crescita e lavoro come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna o il Giappone perché è in una terra di mezzo che rischia di diventare una terra di nessuno. Senza unione politica è economicamente e socialmente squilibrata, zoppa, debole. Ma è uno squilibrio che si risolve con la crescita e non con l’austerity, la rigidità di bilancio. E la crescita si ottiene certamente con le riforme strutturali Pag. 28in ogni singolo Paese e su questo bisogna essere intransigenti, ma anche e sopratutto costruendo un comune sentire, un sentimento popolare, un'anima europea, appunto. E strumenti per un comune destino. L'unione politica in Europa, le riforme strutturali in Italia: non c’è alternativa, non c’è altra possibilità.
  Negli Stati Uniti i debiti di tutti i cittadini sono considerati uguali, a prescindere dal luogo di residenza, e la Banca centrale interviene a difesa di una moneta che è considerata utile a tutti. E i flussi migratori sono un problema di tutti e non di alcuni. Gli USA sono un Paese, l'Eurozona non può non diventarlo. Non possiamo tornare indietro, non possiamo fermarci qui: è questo il messaggio da portare in Europa.
  Il nostro compito storico è far comprendere, in questo semestre, che l'unione politica non solo conviene a tutti, ma che non c’è alcuna altra possibilità per ognuno. Oggi abbiamo un altissimo grado di stabilità dei prezzi ed un basso tasso di inflazione: è una base fondamentale sulla quale costruire lavoro e crescita. È necessaria una disciplina europea pro crescita collegata alle riforme strutturali, in ogni singolo Paese.
  Il prossimo semestre è la grande occasione per cambiare l'Europa e per cambiare l'Italia, noi stessi. È quello che stiamo facendo. La fiducia degli italiani non è un premio, solo un premio, nemmeno per il suo partito, ma un invito risoluto a fare bene, a fare velocemente ciò che non abbiamo fatto per decenni, tutti, sinistra e destra.
  Dobbiamo crederci, nonostante tutto. Siamo ancora la seconda manifattura europea. Abbiamo risorse umane eccellenti, come l'esempio che lei ha fatto prima sugli ingegneri. Il nostro export ci consente di essere il quinto Paese al mondo – dopo Cina, Germania, Giappone e Corea – per il più alto surplus commerciale non energetico. Sta crescendo nel mondo una domanda per le specializzazioni italiane: lo stile e il gusto della moda, degli arredi, del cibo e le tecnologie delle macchine industriali, la nostra farmaceutica, che oggi è tra le più forti nel mondo; e l'Italia come destinazione turistica di eccellenza.
  Nei prossimi sei mesi abbiamo la possibilità di fare un grande decisivo passo nella direzione giusta, possiamo farcela, ce la faremo (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, nel suo discorso lei ha delineato la prospettiva per i prossimi mesi e anni. Ci ha parlato di un'Europa che siamo noi e dell'Italia che ha un ruolo forte per un'Europa non delle tecnocrazie ma dei popoli, per un'Europa protagonista nel mondo. Ci ha parlato del messaggio venuto dagli elettori da comprendere come richiesta di cambiamento. Ci ha detto che si cambia direzione di marcia o non ci sarà né sviluppo né stabilità. Un processo che la politica deve guidare nel rispetto delle regole ma con flessibilità, utilizzando tutti i margini possibili senza barare. Ci ha detto: prima le politiche che si vogliono fare, poi le nomine da intendersi complessivamente.
  Quindi, il superamento delle politiche di austerità di questi anni, e qui c’è un interrogativo che è emerso anche nel corso di questo dibattito: per questi obiettivi basta operare nell'ambito delle regole esistenti con l'utilizzo di spazi di flessibilità o occorre cambiare le regole perché nell'ambito di quelle regole non se ne esce, in particolare quelle del fiscal compact ? Non è un interrogativo banale. Credo che l'Italia si stia muovendo unendo obiettivi ambiziosi e realismo politico. Il risultato elettorale, positivo in Italia ma molto meno in Europa, non permette di mettere il cambiamento delle regole come primo, immediato obiettivo.
  Ma occorre cambiare le politiche dentro le regole esistenti e questo è certamente più praticabile, utilizzando i margini di flessibilità per politiche per il lavoro, politiche sociali, per l'educazione, rilanciando la questione degli investimenti, Pag. 29con gli eurobond o gli eurounionbond, come avevano proposto Prodi e Quadro Curzio, per supportare le riforme da portare avanti sul piano nazionale e anche per differenziare le politiche tra i vari Paesi. Margini di flessibilità che vi sono anche nelle normative che l'Italia si è data in questi anni, a partire dall'articolo 81 della Costituzione, flessibilità che deve sempre fare i conti con la pesantezza del nostro debito pubblico e le sue conseguenze sui bilanci.
  Quindi, partiamo da qui perché realisticamente questo è possibile, mentre altri obiettivi incontrerebbero forti resistenze. Però, credo che non ci dobbiamo fermare qui. Se riusciamo a dimostrare che flessibilità non è furbizia per scansare ciò che ognuno deve fare ma è lo strumento per tenere insieme stabilità e crescita, che con la flessibilità si può aiutare la crescita e, quindi, garantire maggiormente anche la stabilità, probabilmente possiamo aprire una breccia per procedere anche alle modifiche di alcune regole, in particolare le più rigide contenute nel fiscal compact, quelle regole che ricordo per primo ha accettato il Governo Berlusconi.
  Lei poi ci ha delineato un programma di riforme in mille giorni e un pacchetto di riforme per cambiare radicalmente il nostro Paese. Un cambiamento non solo prospettato ma di cui si è già avviata la concretizzazione a partire da provvedimenti come il decreto-legge sull'IRPEF, quello degli 80 euro. Riforme come quella del fisco, la delega fiscale appena approvata dal Parlamento, della pubblica amministrazione, della giustizia; il ruolo della scuola, della sanità sono aspetti essenziali, come certamente tutto ciò che riguarda il lavoro, le riforme ma anche le politiche per dare una maggiore opportunità di lavoro. Ecco, su questo solo una sottolineatura.
  Lei ha richiamato le riforme della Germania di dieci anni fa. Quelle riforme hanno permesso certamente un aumento della competitività, un aumento dell'occupazione, anche uno spostamento del PIL verso il lavoro complessivo ma, invece, per quanto riguarda il reddito pro capite, vi è stato uno spostamento a sfavore del lavoro: con bassi salari è più difficile che aumentino i consumi o la domanda aggregata, e ora si parla di salario minimo a livelli più alti.
  Facciamo tesoro di questo. Nelle nostre riforme la ricchezza deve spostarsi dalla finanza al lavoro e alle imprese. Il reddito dei lavoratori deve aumentare. Nel decreto-legge Irpef e Irap questi obiettivi sono perseguiti nella pratica e nella realtà. Dobbiamo continuare con questa caratterizzazione delle nostre politiche.
  Infine, io le propongo di portare in Europa anche questa idea: l'Europa sia protagonista per inserire...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MAINO MARCHI. Ho quasi finito. ...nelle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio standard minimi di diritti sociali del lavoro e standard minimi sul piano ecologico per la produzione delle merci, che devono rispettare tutti i Paesi, per passare da una competizione sui costi a una competizione sulla qualità, che è un'esigenza non solo dell'Italia e dell'Europa, ma del mondo intero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Buonanno. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha 4 minuti.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, buongiorno, inizio il mio intervento dicendo che ho ascoltato attentamente quello che lei ha detto e devo dire che dopo cinquanta minuti ho fatto fatica a capire qualcosa di importante nel suo discorso, perché io sono diventato europarlamentare, vede, ho messo anche il tesserino come mi hanno insegnato lì a Bruxelles...

  PRESIDENTE. Non è il caso di ostentarlo.

  GIANLUCA BUONANNO. No, è il tesserino europeo, e mi hanno insegnato Pag. 30subito che io ho tre minuti di tempo per fare l'intervento e dire le cose che servono a Strasburgo e a Bruxelles. Se lei, Presidente, visto che tra poco farà il semestre europeo, fa anche lei la stessa cosa e invece di parlare cinquanta minuti, ne parla tre e dice le cose che servono, è già sulla buona strada rispetto ai suoi partner europei.
  Non ha parlato di esodati, ha parlato di lavoro ma in maniera molto, diciamo così, naif, generica. Allora io le dico, signor Presidente, che gli esodati sono una cosa importante, sono un disastro fatto dal suo partito, con la signora Fornero, che ha messo praticamente sulla strada 400 mila persone che non hanno né pensione, né lavoro. Lei non ha detto una parola su questo. Queste sono cose concrete.
  Allora io le dico: siccome non ci sono soldi e lei è un professionista nel dire che ci vuole la meritocrazia in questo Paese, e io sono d'accordo con lei, perché non dice al suo sindaco di Roma di svegliarsi un pochettino, visto quello che è successo coi Rolling Stones (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), con 8 mila euro per un affitto di che cosa, del Circo Massimo ? Allora io le chiedo l'affitto per fare un torneo di bocciofila con 8 mila euro e vado al Circo Massimo anch'io insieme ai miei amici ! Ottomila euro ma lo stesso sindaco del suo partito, e che lei ha appoggiato in campagna elettorale, viene qua e chiede praticamente un miliardo di euro perché non ha i soldi per pagare nulla a Roma ! Ma è una cosa normale, secondo lei, signor Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ? Incominci a fare pulizia a casa sua, che è importante. E davvero con un sindaco così, a Roma, sinceramente, io mi vergognerei di andare in Europa.
  Così come lei ha fatto una citazione che mi ha colpito molto, quella di Noè. Lei ha detto: mi è sempre piaciuta questa cosa di Noè, che ha costruito l'arca quando c'era il sole che spaccava le pietre. Sono d'accordo con lei, oggi però l'Italia non è un vascello come lei lo racconta, è una zattera in mezzo a un oceano dove bisogna avere il coraggio di fare le cose, e io sono d'accordo con lei, però queste cose si possono fare, visto che lei ha avuto un'esperienza da sindaco per cinque anni e io sono venti che lo faccio, che i sindaci diventino i promotori di questo Paese e che possano fare veramente le cose che si devono fare nei propri comuni. Perché lei, invece, cosa ha fatto ? Fa vedere gli 80 euro ma ci ha fregati, perché praticamente tutti i cittadini pagheranno il triplo o il quadruplo di questi soldi, perché lei con la tassa sulla casa, con i conti correnti postali, con i conti correnti delle banche e con le accise sulla benzina e sul gasolio che cosa ha fatto ? Li ha stangati ! Quindi, da una parte, fa vedere una cosa, e dall'altra, un'altra. Quindi, più che Presidente del Consiglio, la chiamerei un mago stile Silvan, anche se è un po’ datato, Silvan.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIANLUCA BUONANNO. E poi le volevo dire, signor Presidente, sui clandestini, vada a imparare dal Santo Padre nella Città del Vaticano: uno Stato da mille abitanti che ha ancora il reato di immigrazione clandestina. Lei col suo Governo l'ha praticamente tolto, il Santo Padre ce l'ha nella Città del Vaticano, i clandestini lì non ci vanno ! E perché noi ci dobbiamo tenere i clandestini con le malattie, con la scabbia, con la tbc, eccetera (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ?

  PRESIDENTE. Colleghi... colleghi.

  GIANLUCA BUONANNO. Perché, signor Presidente del Consiglio, non facciamo, invece, una cosa seria: lei ha detto che non ci sono più le frontiere. Ha ragione, però l'Africa non deve avere le frontiere, ma deve avere le regole ! I primi delinquenti di questo disastro che c’è dei clandestini sono Governi dei Paesi da dove partono queste persone ! I primi responsabili sono i Governi dei Paesi da dove partono queste persone...

Pag. 31

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIANLUCA BUONANNO. Nessuno dice niente a quei Governi e lei per primo dovrebbe dirlo !

  PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo.

  GIANLUCA BUONANNO. Finisco, signor Presidente della Camera; finisco, signor Presidente, perché oltre a lei, signor Presidente del Consiglio, anche la Presidentessa Boldrini, visto che le piacciono tanto i clandestini, se li portasse a casa sua...

  PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, si rivolga con rispetto alla Presidenza della Camera.

  GIANLUCA BUONANNO. Certamente sì. Vorrei chiudere, visto che è il mio ultimo intervento, signor Presidente della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà)...

  PRESIDENTE. Colleghi, direi di far chiudere l'intervento, per favore.

  GIANLUCA BUONANNO. Però dopo questo applauso potrei anche cambiare idea...

  PRESIDENTE. Buonanno, ha dieci secondi...

  GIANLUCA BUONANNO. Volevo anche dire, signor Presidente, che io ho preso i voti per andare in Europa, voi siete stati tutti nominati !
  Grazie, arrivederci, tornerò qua o da Presidente della Camera o da Presidente del Consiglio (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, Presidente Renzi, colleghi, condividiamo l'ampio respiro ideale dell'impegno del suo Governo in Europa; per noi di Scelta Civica, infatti, l'Europa è prima di tutto un grande sogno, di prosperità e di pace. Per concretizzare questo sogno, siamo consapevoli che abbiamo davanti a noi tre sfide epocali: sviluppare le istituzioni democratiche europee perché l'Europa si trasformi negli Stati Uniti dei popoli europei, riprendere a crescere e contribuire alla pace, alla democrazia e alla prosperità nel mondo.
  Noi vogliamo più democrazia in Europa e, quindi, le chiediamo di rilanciare il processo di integrazione politica in senso federale e dei popoli. A fronte di una maggiore condivisione di sovranità, dobbiamo rafforzare il ruolo dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo e incominciamo da noi. L'autorevolezza e l'efficacia della Presidenza semestrale dell'Italia deriva, anche, da un forte raccordo tra Camera e Governo nella fase di formazione e di attuazione della normativa europea. Le chiediamo di impegnarsi in questo raccordo e ci rivolgiamo, anche, alla Presidenza della Camera e a voi, onorevoli colleghi; segnaliamo che a questo scopo è indispensabile mantenere Commissioni specializzate per gli affari dell'Unione europea in entrambi i rami del Parlamento, esattamente come accade nella quasi totalità dei Parlamenti nazionali dell'Unione europea. Dobbiamo anche rafforzarne le competenze e, a questo scopo, è indispensabile che la Presidenza della Camera si impegni a concretizzare in tempi rapidi la riforma del Regolamento della Camera.
  Vogliamo un rilancio economico importante e, quindi, le chiediamo di impegnarsi per crescere attraverso investimenti in settori ad alto potenziale, quali la ricerca e l'innovazione, l'energia e le infrastrutture. Per finanziare questi investimenti dobbiamo riuscire ad ottenere una maggiore flessibilità dei vincoli di bilancio per gli Stati membri che abbiano avviato riforme strutturali. Noi riteniamo che si debba escludere dal calcolo dei parametri relativi all'indebitamento la spesa per il cofinanziamento nazionale dei programmi sostenuti Pag. 32dai fondi dell'Unione europea. I fondi dell'Unione europea rappresentano un punto centrale, perché è vero che noi in Italia non li abbiamo saputo utilizzare tutti e bene, ma a guardare i consuntivi vediamo che l'intera Europea li ha utilizzati per il 66 per cento dell'importo disponibile. In un momento di grave crisi, avere diritto a delle opportunità e avere regole che non ti permettono di usufruirne interamente è un altro film dell'orrore – per citarla –, se pensiamo al numero di disoccupati che dobbiamo riassorbire.
  Le regole per il loro utilizzo sono nel frattempo cambiate, ma occorre vigilare e controllare per renderle sempre più semplici ed efficaci perché evidentemente non lo sono. Semplicità ed efficacia devono diventare le parole d'ordine nella redazione della normativa europea che deve diventare, sempre più, a dimensione di cittadino e di impresa; perché lo diventi, la legislazione europea deve essere sempre il più possibile comune e, quindi, battiamoci per più regolamenti e meno direttive.
  Per la semplificazione in Italia, le facciamo due esempi di dove intervenire subito. Abbiamo 17 controlli doganali contro i due di media in Europa. Non parliamo, poi, della disciplina dei trasporti eccezionali, sottoposta a un regime autorizzativo pazzesco, che dipende da 180 enti diversi. Questa situazione crea perdite di opportunità per le imprese, per l'occupazione e per il gettito fiscale dello Stato.
  Infine, vogliamo più prosperità e pace. Le chiediamo, quindi, di impegnarsi per la firma del Trattato di libero scambio Stati Uniti e Unione europea che da solo, si stima, è in grado di produrre una crescita dello 0,4 per cento del PIL. Le chiediamo anche di impegnarsi per la nascita di una politica estera veramente europea. Le drammatiche crisi, dense di pericoli, in Ucraina e in Medio Oriente hanno bisogno di un'Europa più solida e compatta.
  È un periodo in cui non possiamo non essere terribilmente ambiziosi. Abbiamo colto questa ambizione nelle sue parole, che vogliamo tenere viva anche nel nostro Parlamento. Per questo le chiediamo di tenere costantemente informate le Camere dello stato e delle prospettive di attuazione del programma della Presidenza italiana del semestre europeo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Presidente, colleghe e colleghi, Presidente del Consiglio, è trascorso appena un mese dalle elezioni di maggio e quell'appuntamento elettorale il gruppo di SEL lo ha considerato fondativo, cruciale, non per agitare fantasmi o per la stabilizzazione in chiave elettorale di precedenti scelte politiche non propriamente collegiali, per innervare, piuttosto, le ragioni e le condizioni di un'Europa che torni ad offrire alle vite opportunità di progresso e di cambiamento, perché se l'Europa continuasse ad essere un apparato burocratico, tecnocratico, ignaro dei popoli e dei loro bisogni e governato da interessi bancari e finanziari, questa Europa sarebbe destinata ad uno schianto certo.
  L'aumento esponenziale dei disoccupati e dei poveri, il tracollo dei redditi in tutto il continente non sono la conseguenza inevitabile di una crisi senza precedenti, bensì il risultato drammatico di scelte sbagliate, di un sistema di governance totalmente privo di una strategia di rilancio dell'occupazione e della crescita sociale ed ecocompatibile.
  Queste elezioni europee hanno suscitato una grande aspettativa, Presidente. Ponderosa è oggi la presenza del PD tra le forze socialdemocratiche europee. Rilevante, allora, potrebbe diventare la capacità di incidere su una nuova agenda europea, su un nuovo corso dell'Europa, solidale, sociale, ecologica e differente. Allora, se come ha detto stamattina, le nomine sono conseguenza delle cose, già non ci tranquillizza la sua dichiarazione di gradimento a sostegno, come Presidente della Commissione europea, di Juncker, un solido rappresentante di quelle politiche neoliberiste e conservatrici che in questi anni hanno ossificato ogni prospettiva di futuro dell'Europa. Un segnale inquietante, Pag. 33se è vera la sua determinazione a cambiare la rotta per riaprire l'agenda a nuove priorità quali la formazione e la ricerca, la modernizzazione delle reti, la redistribuzione fiscale, il reddito minimo, un piano europeo ed ecocompatibile per l'occupazione.
  Per fare questo servono scelte di rottura, servono parole, indirizzi chiari nell'agenda del semestre e non, invece, come ha fatto stamattina, mere dichiarazioni di principio e un elenco dei capitoli senza impegni nel merito e puntuali. Nulla abbiamo ascoltato, ad esempio, sulla questione del debito pubblico, che andrebbe invece affrontata con un approccio non più meramente tecnico e finanziario bensì politico e, quindi, con una grande conferenza europea del debito che preveda forme di mutualizzazione su scala europea. Nulla sul vincolo del 3 per cento, se non la possibilità di sforare i margini di flessibilità già previsti nei Trattati, come ha detto, cosa che peraltro abbiamo già fatto facendo slittare di un anno il pareggio di bilancio.
  Ci sarebbe piaciuto sentire proposte, da parte sua, su come liberare dal vincolo la spesa per gli investimenti, non soltanto di quei programmi cofinanziati dai Fondi strutturali europei, ma per tutti gli investimenti dei diversi enti territoriali,...

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore !

  ANNALISA PANNARALE. ...quegli investimenti che hanno come obiettivo la qualità della vita, perché promuovono occupazione nuova e qualificata, coesione sociale, lotta alle disuguaglianze, innovazione tecnologica e digitale. E nulla abbiamo sentito sul reddito minimo garantito, risposta non più rinviabile ai nuovi bisogni di chi il lavoro non ce l'ha o di chi, anche grazie al recente «decreto Poletti», non potrà conoscere lavori che non siano schiavizzanti e infinitamente precari.
  Bene invece, direi, le sue intenzioni sulle politiche dell'immigrazione. Servono nuove e adeguate politiche di accoglienza dei migranti, urgenza dell'apertura di corridoi umanitari protetti che garantiscano la richiesta di asilo direttamente nei Paesi di transito al di là del Mediterraneo; però non posso non ricordarle, Presidente, che non più di due settimane fa questa maggioranza del 41 per cento e questo Governo, in sede di legge di delegazione europea, hanno perso una grande occasione di riforma, adeguata ed efficace, del sistema d'asilo e di accoglienza del nostro Paese.
  Insomma, perderemo una straordinaria occasione se non sapremo, in questo semestre, marcare una differenza e aprire le porte del confronto, a cominciare dal piano della democrazia e della sovranità popolare.
  E allora, non abbiamo bisogno di rinviare vertici su questioni nevralgiche come la disoccupazione, perché il pacchetto «garanzia giovani» resta niente altro che un enunciato vuoto e si rinviano indirizzi e impegni concreti, così come non dobbiamo assecondare in Europa il grave tentativo di secretare il contenuto del TTIP, chiedendo invece con forza che venga restituita ai Parlamenti nazionali la facoltà di discutere nel merito e di decidere. L'Europa, signor Presidente, sarà tanto più forte quanto saprà rovesciare davvero le sue politiche e redistribuire scelte e sovranità tra i suoi popoli (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Michele Bordo. Ne ha facoltà.

  MICHELE BORDO. Signor Presidente, lo straordinario risultato elettorale ottenuto da lei e dal PD alle europee ci carica di grandi responsabilità. Se i cittadini hanno tributato al nostro partito più del 40 per cento dei voti è perché hanno scommesso sulla stabilità di Governo, sulle riforme economiche ed istituzionali, sulla politica del fare contro quella delle chiacchiere e del populismo urlato e senza idee, su una nuova Europa, diversa da quella cui siamo stati abituati, soprattutto negli ultimi anni.
  C’è ovviamente, dopo questo importante successo alle elezioni, sia in Italia Pag. 34che in Europa, una fortissima aspettativa per le scelte che il Governo e il Parlamento faranno nelle prossime settimane, che potrebbero essere decisive tanto per il futuro del nostro Paese quanto per quello dell'Unione europea. Pertanto, è assolutamente necessario, come lei sostiene, signor Presidente, e anche per essere forti durante il semestre, completare il lavoro di trasformazione del Senato, approvare la legge elettorale, rivedere il funzionamento del nostro sistema giudiziario, rivisitare il mercato del lavoro, ammodernare la macchina burocratica, realizzare le riforme economiche indispensabili per abbassare le tasse e rendere il nostro Paese più competitivo e socialmente più equo.
  Naturalmente, il voto del 25 maggio contiene anche la richiesta da parte dei cittadini di una Europa diversa da quella che abbiamo avuto in questi anni, fatta tutta di rigore contabile ed austerità. Gli italiani chiedono un'Europa più attenta alle disuguaglianze sociali e meno ostaggio della burocrazia e delle banche, che punti tutto sulla crescita, e non solo sul mero rispetto di parametri economico-finanziari, spesso inattuali.
  Tra qualche giorno comincia il nostro semestre di Presidenza e il nostro Paese arriva a questo appuntamento in una condizione politica molto favorevole. Lei, Presidente Renzi, insieme alla Merkel, è l'unico leader ad aver vinto le elezioni di maggio. Avrà dunque la possibilità di guidare l'Europa nei prossimi mesi con l'autorevolezza e la forza necessari per imporre un netto mutamento di rotta all'azione delle istituzioni comunitarie. Il nostro semestre può e deve essere di profondo cambiamento. Dobbiamo spingere perché l'Europa passi rapidamente dalle mere enunciazioni di principio a misure concrete e scadenze certe per rispondere alla crisi economica e incalzare gli altri Stati sulla necessità di dare all'Unione una prospettiva di lungo termine, aprendo una nuova stagione della costruzione europea, basata molto di più sull'unità politica e federale.
  Domenica scorsa Maurizio Ferrera, in un articolo sul Corriere della Sera, affermava che le scelte dei singoli Stati non sono più sufficienti per consentire all'Europa di ripartire e che l'Europa da solida è diventata liquida, nel senso che ciò che accade nell'economia dell'Eurozona in buona misura è il frutto delle regole sovranazionali e, dunque, sfugge al controllo dei Governi nazionali.
  Concludeva dicendo che, proprio per queste ragioni, l'Europa deve prendere decisioni e utilizzare strumenti adeguati per governare l'interdipendenza fra i Paesi e le sue conseguenze, spesso inattese e imprevedibili. Io sono assolutamente d'accordo con questa lettura, per cui penso che dobbiamo utilizzare il semestre per dare all'Unione, anche simbolicamente, un'ambizione e una prospettiva diverse da quelle che ha avuto in questi anni. Dobbiamo batterci per un'Europa fatta meno di egoismi nazionali e più solidarietà, meno d’élite e più di popolo; per un'Europa, come ha affermato ultimamente Papa Francesco, che non sia stanca, e nella quale i cittadini ripongano nuovamente speranza.
  C’è dunque grande attenzione, in Italia e in Europa, per l'azione che potremmo svolgere nei prossimi mesi, come, tra l'altro, ho potuto personalmente constatare anche in incontri bilaterali e multilaterali con i colleghi di altri Parlamenti. La Commissione politiche europee della Camera, che presiedo, insieme a quella del Senato, ha svolto in queste settimane un'apposita indagine conoscitiva sul semestre di Presidenza italiana, che ci ha consentito di individuare, in raccordo con il Governo, i grandi obiettivi prioritari che il nostro Paese dovrebbe porre al centro della sua azione in Europa. Credo che tali obiettivi possano essere ricondotti a cinque grandi aree.
  La prima consiste nell'adozione di misure e impegni concreti per il rilancio della crescita e dell'occupazione, per alleviare l'impatto sociale della crisi e dell'austerità. La nostra Presidenza deve adoperarsi subito affinché l'Unione sappia trovare, come lei ha detto, un giusto equilibrio tra il consolidamento fiscale e il rilancio della crescita e dell'occupazione. Pag. 35A questo scopo sono prioritarie, accanto alle riforme strutturali, misure di stimolo, immediate, della ripresa economica attraverso investimenti in settori ad alto potenziale di crescita ed occupazione quali le infrastrutture, la green economy, i settori industriali strategici, la ricerca e l'innovazione. E ciò postula una maggiore flessibilità e gradualità nell'applicazione delle regole europee di finanza pubblica con riferimento agli Stati membri che abbiano avviato riforme strutturali e intendano contestualmente finanziare investimenti per rilanciare la crescita e l'occupazione.
  La nostra Presidenza dovrà porre al centro dell'agenda politica del prossimo semestre una riflessione sull'interpretazione della disciplina vigente del Patto di stabilità e crescita e su sue possibili modifiche, con l'obiettivo di escludere, per esempio, nel calcolo dei parametri relativi all'indebitamento, quanto meno la spesa per il cofinanziamento dei programmi sostenuti dai Fondi strutturali. E giudico, a questo proposito, molto positivamente l'apertura di ieri, sull'uso della flessibilità rispetto alle regole previste dal Patto, che c’è stata sia da parte di Van Rompuy che di Angela Merkel. Aggiungo che se la flessibilità non è più un tabù neanche in Germania lo si deve – ed è giusto riconoscerlo – alla determinazione del nostro Governo. Pertanto, questa apertura rappresenta un primo risultato importante che in Europa ottiene il nostro Paese ed è giusto rivendicarlo anche in quest'Aula.
  La seconda priorità è la definizione di una strategia organica di intervento in materia di occupazione giovanile. L'Unione ha già adottato una prima serie di misure, ancora insufficienti, tra cui la Garanzia Giovani. Le iniziative sinora adottate, però, sono incentrate solo sulle politiche dell'offerta e la stessa mobilità transfrontaliera, prevista dall'intervento, presenta ancora tanti limiti strutturali. Inoltre, le risorse che abbiamo a disposizione per i giovani attraverso questo intervento sono pari a 6 miliardi di euro, e sono ampiamente insufficienti a fronte dei 21 miliardi di euro che sarebbero necessari allo scopo secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro. Andrà dunque valutato, in sede europea, un significativo incremento delle risorse riservate a questa misura.
  La terza priorità è la creazione di un'autentica Unione economica e monetaria.
  Si tratta non soltanto di completare l'Unione bancaria in tutti i suoi pilastri, a partire dal Fondo unico di risoluzione delle crisi, ma anche di proseguire i lavori sull'introduzione di meccanismi per la mutualizzazione del debito sovrano dei Paesi dell'area euro, sulla creazione di un'autonoma capacità fiscale dell'Eurozona e sull'emissione in comune di titoli per finanziare grandi progetti in grado di rilanciare stabilmente l'economia europea. Senza questi interventi sarà impossibile prevenire le manovre speculative verso alcuni Paesi dell'Eurozona, tra cui l'Italia, e finanziare progetti di comune interesse europeo ad alto potenziale di crescita e di occupazione.
  La quarta priorità della nostra azione deve essere il rilancio del processo di integrazione politica in senso federale, che è il presupposto necessario per dotare l'Unione della capacità di rispondere adeguatamente alle dinamiche globali e impedire che le logiche nazionali prevalgano sull'interesse comune. Solo un'Unione dotata di un Governo economico, di un'autonoma capacità fiscale, di una reale politica estera e di politiche comuni efficaci negli altri settori chiave può rispondere alle aspettative dei cittadini europei e giocare un ruolo a livello globale.
  La quinta priorità – concludo rapidamente, Presidente – consiste nelle politiche per il Mediterraneo, con particolare riferimento allo sviluppo di una reale politica europea dei flussi migratori e dell'integrazione. Lei ha ragione, questo è un tema sul quale c’è bisogno di un intervento comune da parte dell'Unione europea. Queste, a mio avviso, raccogliendo quanto da lei detto stamattina, sono le priorità su cui dobbiamo lavorare nei prossimi mesi, in questa fase abbiamo la forza – ho concluso – di giocare all'attacco e di osare perché stiamo facendo, Pag. 36soprattutto grazie al suo Governo, ogni sforzo per cambiare il nostro Paese e renderlo più moderno, condizione questa assolutamente necessaria per i imporsi in Europa.
  Andiamo avanti, allora, a testa alta, con l'orgoglio di essere un grande Paese, che ha la consapevolezza di poter seriamente contribuire a cambiare l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Presidente, della crisi ucraina si è smesso di parlare, ha smesso di interessare TV e giornali, apparentemente non fa più notizia, non colpisce più. Abbiamo avuto la nostra sufficiente razione di violenza, di sangue, siamo stati informati ad arte, a senso unico, spogliati, come sempre più spesso avviene, della possibilità di costruirci un'opinione obiettiva. La nostra scelta, oggi, non è più necessaria perché altri l'hanno compiuta per noi. Certo, l'annuncio del facente funzioni Ministro della difesa ucraino circa l'istituzione di speciali campi di filtraggio, che altro non rappresentano che campi di concentramento atti a raccogliere i rivoltosi del sud-est del Paese, è notizia da dover passare sotto silenzio, altrimenti in imbarazzo a dover difendere apertamente delle posizioni indifendibili sarebbe davvero ingestibile.
  Di guerra si è parlato quel tanto che è servito, fino al momento in cui l'opinione pubblica non si è formata un'idea distorta dei fatti, arrivando a concepire uno scenario apocalittico che vede la superpotenza russa fagocitare all'interno dei propri confini – illegittimamente – territori di altri Paesi, perché per aggredire bisogna prima demonizzare il nemico, renderlo mostruoso, inaccettabile, ingiustificabile e poco importa se il mostro che si combatte, o che magari non si evita di ostacolare, è lo stesso valido partner commerciale osannato fino al giorno di ieri. Poco importa se centinaia di cittadini ucraini vengono bombardati nelle proprie case, nei propri villaggi. Ora, nel giudizio politico dei fatti, noi non terremo conto di quanto solido sia il legame che unisce il nostro popolo a quello russo, come pure non insisteremo nel voler sottolineare le grandi praterie commerciali che la Russia offre agli italiani, piuttosto ci preme attenerci all'ordine del giorno e parlare di guerra e di un rinnovato conflitto tra Russia e NATO, già innescato dal mancato riconoscimento dell'annessione della Repubblica di Crimea e di Sebastopoli. Certo, il tempo di cui dispongo non mi pone nelle condizioni di poter aprire una digressione sulla storia della diplomazia politica russa, sulla gestione strategica dei tempi e delle fasi che l'hanno vista coinvolta nei vari conflitti, ma certo appare evidente e degno di nota l'atteggiamento mai domo di un popolo storicamente nemico della resa e che più di ogni altro ha versato un enorme contributo di sangue alla causa della liberazione europea dal nazifascismo.
  A questo punto, Presidente, appare evidente quanto le tremende operazioni di «bassa macelleria» cui la follia del Governo ucraino sta sottoponendo i cittadini russi – perseguitati, massacrati e torturati in quanto tali – vadano assumendo dei connotati meramente etnici.
  D'altro canto, va pure considerato il reale pericolo di una malcelata politica di provocazione di Washington e della fida Polonia, nonché di tutta 1'Unione europea, che fino a questo momento ha tenuto, nel migliore dei casi, un atteggiamento ambiguo.
  Non è questa la sede in cui elencare gli scarsi risultati incassati dalle politiche assolutiste, soprattutto nel corso del secolo appena passato, ma certamente risulterà chiaro quanto l'agevolare, o almeno il non ostacolare, l'aggressività del Governo ucraino ponga Mosca nelle condizioni di non poter reagire sul piano militare, non solo per non incappare in ulteriori, pesantissime sanzioni, ma soprattutto perché tale gesto rischierebbe seriamente di innescare un nuovo conflitto internazionale.
   L'Italia dimostra di nuovo che la linea non l'abbiamo scritta di comune accordo col nostro popolo, ma l'abbiamo subita, ci Pag. 37è stata calata dall'alto e la debolezza della nostra politica, solamente quella, ha consentito agli stessi vertici europei di trascinarci, ob torto collo, in un irrigidimento delle posizioni che la nostra opinione pubblica non condivide e che, nell'accezione massimamente eufemistica del termine, definiamo dannosa e massimalista.
  Questa politica estera è semplicemente sbagliata, Presidente, e noi non osiamo condividerla, poiché danneggia gravemente la nostra economia già di per se martoriata e – come certo saprà, per la stessa ammissione del Ministro dell'energia russo Alexander Novak – le scelte strategiche europee causeranno il sabotaggio del South Stream, il gasdotto che collegherebbe Russia e Unione europea attraverso il più vantaggioso passaggio dal Mar Nero ai Balcani, progetto in cui la SAIPEM ha un ruolo di primo piano.
  Proprio in questo senso appare quanto meno sospetto e risulta perciò difficile non leggere alcune ingerenze di Washington e Bruxelles nella scelta energetica del Governo bulgaro, che a sua volta, ha causato una mozione di sfiducia del Governo, accusato per l'appunto di mancare di una oculata strategia energetica e di aver gestito con poca trasparenza proprio la questione del South Stream.
  Il South Stream e il TAP polarizzano le scelte energetiche del nostro Paese e del nostro continente, ignorando di fatto la risoluzione del Parlamento europeo in cui si definisce miope e poco ambiziosa la comunicazione relativa al ruolo delle politiche dell'energia e del clima per il 2020-2030, in cui si chiede un obiettivo vincolante al 40 per cento per l'efficienza energetica e un aumento del target delle rinnovabili al 30 per cento.
  Il nostro Paese è leader mondiale nell'efficienza energetica, ma non è stato ancora pienamente sfruttato. Mancano infatti dei chiari obiettivi intermedi, come richiesto dalla tabella di marcia europea per il 2050.
  Appare pertanto evidente quanto la scelta interna di ogni Stato membro abbia un ruolo chiave, mancando una vera politica energetica comunitaria e con ciò aumenta il ruolo e la responsabilità di ogni singolo Paese in termini strategici e di approvvigionamento energetico.
  L'Italia è il secondo partner commerciale della Russia, il nostro principale mercato per l’export, con oltre dieci miliardi di fatturato, cresciuto del 40 per cento dal 2008 ad oggi e con un aumento del 6 per cento nel solo 2013 e proprio quello russo registra tra l'altro un interscambio del 15,9 per cento, di gran lunga maggiore di qualsiasi altro Paese del BRICS.
  Anche per questi motivi, noi pretendiamo, perché veramente ce lo chiede il Paese, che il Ministro Mogherini dia seguito alle annunciate intenzioni di voler aprire una fase di dialogo con Mosca, che deve comportare per l'Italia, oltre alla tutela dei propri interessi, la volontà di sottolineare la propria autonomia e dignità politica rispetto a scelte sempre più drasticamente verticistiche ed autoreferenziali nell'Unione europea.
  Gira in questi giorni in rete, una foto che ritrae un soldato ucraino, mentre tiene tra le mani sogghignando in modo ineffabile il braccio semicarbonizzato di una donna.
  Chiediamo a questo Governo, Presidente, di impedire che l'Italia venga accostata e considerata tanto debole da non sapersi opporre a politiche scellerate, che possano riassumersi tutte in quella singola terribile immagine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Braga. Ne ha facoltà.

  CHIARA BRAGA. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il nostro Paese si appresta a guidare il prossimo semestre europeo all'indomani di un passaggio elettorale che ha visto l'Italia affermare con nettezza la sua vocazione europeista e il suo prestigio europeo.
  Ecco perché l'appuntamento del Consiglio d'Europa del 26 e del 27 giugno e dell'apertura del nuovo semestre, il prossimo 1o luglio saranno momenti di straordinaria importanza, di straordinaria speranza per i cittadini italiani ed europei.Pag. 38
  I segnali della volontà di imprimere una svolta profonda nelle politiche dell'Unione si leggono già in queste ore, nel metodo assunto e nella costruzione dei nuovi assetti delle istituzioni europee di guida, e soprattutto nella definizione di una nuova piattaforma che metta finalmente al centro la crescita, l'occupazione e il rilancio degli investimenti.
  La determinazione con cui il Governo italiano persegue l'obiettivo delle riforme che il nostro Paese attende da decenni è la dimostrazione che il cambiamento è possibile, in Italia e in Europa. Per questo motivo, la fiducia è il capitale più importante sul quale investire nel disegnare il cammino futuro dell'Europa. In questa cornice, signor Presidente, sappiamo di poter contare sulla consapevolezza del suo Governo e dell'Europa rispetto all'importanza delle questioni ambientali e alla rilevanza delle partite che si giocheranno nei prossimi mesi, a livello europeo e globale, in materia di clima e di energia.
  Appena qualche giorno fa, il presidente dell'Autorità per l'energia elettrica, nella sua relazione annuale, ha sottolineato come un mercato dell'energia più efficiente non possa che essere un mercato più europeo, perché il futuro energetico e produttivo di ogni Paese dipenderà, in larghissima parte, da percorsi energetico-ambientali che non conoscono frontiere. In questo senso, il semestre italiano di Presidenza può davvero rappresentare un momento di svolta per l'elaborazione di un disegno strategico di largo respiro.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 12,25)

  CHIARA BRAGA. Le vicende degli ultimi mesi, la crisi russo-ucraina, l'alleanza siglata tra Russia e Cina, la svolta del Presidente Obama sulla riduzione di emissioni di CO2 e il drastico cambiamento del mercato in seguito alla crisi economica costringono l'Europa ad agire rapidamente e risolutamente, pena l'irrilevanza sullo scenario globale, ad abbandonare lo sguardo breve di politiche energetiche nazionali «a mosaico» e ad impegnarsi nell'elaborazione di un piano energetico continentale, che le consenta di diventare protagonista, alla pari degli altri grandi attori mondiali.
  La sfida che la Presidenza italiana può mettere in campo nei prossimi mesi attorno ai temi dell'energia e dello sviluppo sostenibile ha in sé il valore di una svolta epocale, spalancando l'opportunità di ridisegnare un modello di sviluppo così come finora lo abbiamo conosciuto e praticato, di rilanciare la crescita e l'occupazione sulla base di politiche realmente innovative, capaci di misurarsi con i temi della finitezza delle risorse naturali, scommettendo, come lei ha giustamente ricordato, sull'innovazione tecnologica e con un'idea di sostenibilità che sia insieme ambientale ed economica, sposando, insomma, con convinzione, la strada della green economy.
  Del resto, l'Europa ha già intrapreso da tempo un percorso di leadership virtuosa nel campo della lotta ai cambiamenti climatici, indicando nuove direttrici per le politiche energetiche continentali e assumendo anche un ruolo da protagonista nei negoziati internazionali per la conclusione di un accordo globale sul clima nella Conferenza che si terrà a Parigi nel 2015. Come noto, l'Europa ha adottato nel 2008 un primo «pacchetto clima ed energia», con il quale sono stati fissati, per la prima volta al mondo, obiettivi precisi per ridurre le emissioni climalteranti, sviluppare le fonti rinnovabili e promuovere l'efficienza energetica.
  Queste misure hanno avuto un effetto economico anticiclico importante, pure in un contesto di forte crisi economica. Le politiche europee in materia di clima ed energia hanno aperto nuovi mercati, creato migliaia di imprese e milioni di posti di lavoro. Riducendo la dipendenza energetica e permettendo lo sviluppo e la diffusione della generazione distribuita, le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica sono già un'alternativa credibile al monopolio dei combustibili fossili in termini di approvvigionamento energetico.Pag. 39
  L'esperienza degli ultimi anni ha già dimostrato che le politiche su clima ed energia sono leve reali per rilanciare una crescita sostenibile, creare maggiore occupazione e rendere più sicure le nostre forniture energetiche. Naturalmente, come in tutti i cambiamenti strutturali, sappiamo bene che la riconversione del sistema energetico pone anche una serie di sfide e di criticità, che il nostro Paese sta già affrontando, e così deve fare l'Europa.
  Oggi è importante gestire l'ulteriore sviluppo di tecnologie verdi con il minimo di incentivi, favorendo l'autoconsumo energetico e il massimo di contributo positivo al sistema produttivo, grazie a un'attenzione particolare alla ricerca, all'innovazione e alla capacità di creare un tessuto industriale nazionale ed europeo. Allo stesso tempo, occorre intervenire con decisione per ridurre i costi della burocrazia, attraverso una semplificazione delle procedure amministrative, a sostegno degli interventi e degli investimenti in questo settore.
  È prioritario, poi, realizzare il mercato unico dell'energia, anche adattandolo alle specificità delle tecnologie rinnovabili e di efficienza energetica, potenziare la rete nazionale, integrarla maggiormente con quella europea, sviluppare gli accumuli di energia e le reti intelligenti, in modo di creare una maggiore flessibilità del sistema. La complessità delle questioni rende necessario che la politica europea in materia di energia e di clima definisca un equilibrio avanzato tra gli obiettivi climatici e ambientali e la competitività dell'industria europea, assicurando prezzi dell'energia accessibili, crescita, innovazione e sicurezza dell'approvvigionamento.
  Per questo motivo, signor Presidente, siamo certi che il dibattito in corso a livello europeo sul nuovo pacchetto clima-energia per il 2030 vedrà orientato il nostro Paese verso obiettivi ambiziosi con una sintesi avanzata tra le proposte della Commissione europea e quelle del Parlamento europeo. In particolare l'obiettivo dell'efficienza energetica, oltre a quelli della riduzione delle emissioni e della quota di rinnovabili, pensiamo debba diventare un tratto caratterizzante della prossima proposta di obiettivi al 2030.
  Non possiamo dimenticare, peraltro, che l'Europa e quindi l'Italia giocheranno un ruolo strategico anche in vista degli importanti appuntamenti dei negoziati in materia di clima e di energia: il vertice ONU sul clima di fine settembre e la conferenza mondiale sul clima di Parigi nel 2015, dalla quale ci auguriamo possa finalmente scaturire un accordo globale sul clima.
  L'IPCC ha approvato recentemente la seconda e terza parte del V rapporto sul cambiamento climatico globale. Il volume su impatti, adattamento e vulnerabilità restituisce un quadro di impatti preoccupanti. Dal rapporto è emerso come i cambiamenti climatici possano introdurre disparità economiche in Europa, favorendo le regioni meno colpite e aggravando quelle più esposte, proprio come l'area mediterranea. E non possiamo dimenticare quali sono i costi dell'adattamento, ma soprattutto i costi infinitamente più elevati di mancate politiche di adattamento e di mitigazione.
  La Commissione ha già presentato la sua propria strategia europea e l'Italia ha avanzato la propria proposta di strategia nazionale di adattamento, che crediamo debba essere conclusa in tempi brevi. La sfida per l'Italia e per l'Europa in uno scenario globale è trasformare il rischio causato dai cambiamenti climatici in una piattaforma di azioni per lo sviluppo sostenibile dell'intera società.
  Nel secondo semestre di quest'anno l'Italia non sarà solo l'Italia, ma guiderà l'Europa, avrà un ruolo speciale e anche grandi responsabilità. Siamo convinti che in questi mesi si potranno costruire le condizioni perché l'Europa parli con una voce forte e univoca e possa esercitare un'autorevole influenza sugli altri Paesi europei, e non solo europei, perché si arrivi entro il 2015 a un accordo globale sulla riduzione delle emissioni e sul contrasto ai cambiamenti climatici.
  Signor Presidente – e concludo – affidiamo a lei e al suo Governo, per il ruolo decisivo che andrà ad assumere, la convinzione Pag. 40che ambiente e sviluppo economico non sono in conflitto tra loro, ma al contrario parti complementari di un progetto che vede nella sostenibilità la chiave di volta per superare finalmente una crisi che è insieme economica, sociale e ambientale e cambiare verso finalmente anche in questo campo, aprendo una stagione di sviluppo e di benessere per l'Italia e per l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare a titolo personale, il deputato Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signora Presidente, intervengo a titolo personale perché la questione che intendo porre in questo dibattito naturalmente non riguarda solo il mio gruppo, ma riguarda, come le esperienze fatte hanno dimostrato, l'intero Parlamento.
  Signor Presidente del Consiglio, intervengo in questo dibattito perché ritengo che la Presidenza italiana del prossimo semestre italiano possa e debba rappresentare l'occasione giusta per porre all'attenzione dell'Europa e delle sue istituzioni la risoluzione della vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri di marina da oltre due anni ingiustamente trattenuti in India (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Non vi è dubbio, come hanno già affermato Parlamento e Governo nello stesso modo, che la giusta risoluzione del caso possa avvenire solo con il coinvolgimento dell'Europa, delle altre istituzioni internazionali e dell'intera comunità internazionale, anche perché la vicenda nella quale sono impegnati i nostri due fucilieri è una vicenda internazionale a seguito di delibere delle Nazioni Unite.
  Allora noi le chiediamo di utilizzare, signor Presidente del Consiglio, la Presidenza italiana per porre al centro dell'agenda europea degli incontri e delle iniziative a livello europeo delle relazioni dell'Europa con l'India la giusta risoluzione del caso, che non può che avvenire con il rapido rientro in Italia con onore dei due fucilieri di marina e secondo le norme del diritto internazionale e con il rispetto del principio dell'immunità funzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare a titolo personale, il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, Presidente Renzi, il semestre europeo è una grande opportunità per portare in Europa le istanze euro-mediterranee, ma anche per riformare la tecnocrazia europea in chiave maggiormente democratica e rispondente a quel progetto europeo di multiculturalità e solidarietà tra i popoli, aumentando gli istituti referendari e di democrazia partecipata.
  I giovani europei non chiedono crescita senza garanzie, senza tutele. Chiedono in primis giustizia sociale e ambientale, quindi una riorganizzazione delle politiche energetiche attraverso la BEI, in senso ecocompatibile. Basta con il carbone e stop al nucleare. Sì alle rinnovabili, ma no ai megaimpianti eolici e fotovoltaici. Serve una maglia diffusa della generazione energetica. No allo shale gas attraverso TTIP: Francia e Bulgaria lo hanno evitato, facciamolo anche noi. No alla geotermia invasiva come sull'Amiata, dove la falda acquifera che dà acqua potabile a 700mila persone in Toscana è scesa di duecentocinquanta metri.
  I giovani europei le chiedono equità e diritti; per questo contesteranno il vertice dell'11 luglio a Torino o a Bruxelles sull'occupazione giovanile, perché le politiche offerte non siano la stabilizzazione della precarietà, come qui sta avvenendo. Gli europei chiedono sicurezza alimentare, un'Europa libera da OGM: non solo l'Italia, perché l'Europa è casa mia. È la pubblicità del mandato negoziale sul TTIP e sul TISA, cosa che il viceministro Calenda ci ha ventilato come possibile. Le riforme europee, come nello specifico il nuovo accordo in definizione sugli OGM ci Pag. 41mostra, possono prendere una piega pericolosa seguendo il percorso di una rinazionalizzazione populista che rende tutti i Paesi più deboli e meno tutelati. Servono riforme organiche complessive transnazionali, non la deregolamentazione tipica del neoliberismo. Serve giustizia ambientale...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ADRIANO ZACCAGNINI. ... e sociale.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare a titolo personale la deputata Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Presidente, grazie di avermi dato questa possibilità di parlare un minuto.
  Per quanto concerne il semestre europeo, quello che le chiedo, Presidente del Consiglio, è di parlare con voce alta. Lei ha detto giustamente che si farà forte e ci faremo forti dei voti presi, ma a volte su alcune questioni serve la forza della voce e per molti di quelli che non l'hanno io le chiedo la voglia e soprattutto la forza di chiedere pari opportunità per molti soggetti svantaggiati e per tutte quelle persone che ad oggi vengono definite portatori di handicap. Le chiedo di cambiare questo percorso: noi non siamo portatori di handicap, ma ricevitori di handicap. Noi abbiamo lo status di disagio. L’handicap è il gradino che incontriamo, l’handicap è l'assistenza non data: tutto questo è il disagio e il limite di una persona che vive una vita, mi creda, molto serena. Io ogni giorno spero che domani sia un altro giorno, perché mi fa impazzire vivere, e non permetterò mai a nessuno di dire che il disagio e la disabilità siano un peso o un limite.
  Ci aiuti ad abbattere questa barriera culturale: mi creda, è molto più importante di qualsiasi barriera nelle strade o comunque perché la gente non è cattiva, non ho mai incontrato una persona che non ci desse una mano. Ma la voglia di cambiare le cose serve e soprattutto potrà aver forza se lei lì dove è, dove i cittadini italiani le hanno dato l'opportunità di farsi sentire, ricorderà le fasce che hanno meno voce per gridare ma che, le assicuro, sono state con lei anche nei momenti più difficili del suo percorso. La ringrazio (Applausi).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Argentin. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

(Annunzio di risoluzioni)

  PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Speranza, De Girolamo, Antimo Cesaro, Dellai, Pisicchio, Di Lello, Alfreider e Formisano n. 6-00077, Giancarlo Giorgetti e altri n. 6-00078, Carinelli e altri n. 6-00079, Scotto e altri n. 6-00080 e Brunetta n. 6-00081. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Risoluzioni).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,40).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ora ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri. Prendo atto che il Presidente del Consiglio dei ministri rinuncia a intervenire in sede di replica.
  Chiedo al sottosegretario Scalfarotto di esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.Pag. 42Grazie mille, Presidente. Sulla risoluzione Speranza, De Girolamo, Antimo Cesaro, Dellai, Pisicchio, Di Lello, Alfreider e Formisano n. 6-00077 il parere è positivo.
  Sulle altre mozioni – la mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 6-00078, la mozione Carinelli ed altri n. 6-00079, la mozione Scotto ed altri n. 6-00080 e la mozione Brunetta ed altri n. 6-00081 –, pur rilevato che tutte contengono elementi di convergenza con le comunicazioni del Presidente del Consiglio, il parere è contrario, in quanto vi sono alcuni passaggi che sono molto più problematici e, inoltre, anche attività che sono designate che vanno al di là di quelle che sono tipiche del semestre di presidenza. Quindi, il parere è contrario. Tuttavia, il Governo, proprio posto il fatto che queste mozioni contengono numerosi punti di convergenza, se ne farà carico nel senso di rappresentarle in modo tale che siano rappresentative dell'intero Parlamento del Paese in tutte le sedi dell'Unione europea durante il semestre di presidenza.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, abbiamo molto apprezzato la sua relazione. L'Italia si appresta a partecipare al Consiglio europeo con una rinnovata credibilità e soprattutto con un nuovo ruolo.
  Oggi abbiamo una forza ed una valenza diverse per due motivi: perché c’è un 41 per cento degli italiani che le ha affidato le proprie speranze chiedendole di cambiare l'Europa, oltre che l'Italia, e perché oggi l'Italia ha la più numerosa delegazione nel principale gruppo progressista, quello del partito del socialismo europeo, cioè nel luogo dove possiamo condizionare, condividere, decidere le politiche europee. Ieri, fino ad un anno fa, eravamo deboli ed isolati; oggi forti e protagonisti nella grande famiglia socialista.
  Perciò oggi lei può ottenere la svolta, signor Presidente: far sì che le scelte europee si fondino sulla prevalenza dei destini delle persone sulla fredda logica dei numeri. Su questo assunto si può ottenere la necessaria flessibilità dei parametri di Maastricht, cambiare il Patto di stabilità, rilanciare il progetto degli eurobond, imporre la tassazione sulle transazioni finanziarie. Su questo assunto, cooperazione internazionale, Frontex plus, Mare nostrum non sono carità, sono riconoscimento della dignità umana, sono promozione dei diritti umani, sono assolvimento di compiti propri dell'Unione europea.
  Il mese scorso 44 deputate e deputati scrissero a Martin Shulz per «europeizzare» il tema delle migrazioni attraverso l'indizione di una conferenza europea. Oggi, anche alla luce di quella nuova forza che lei e l'Italia con lei hanno in Europa, le rinnoviamo questa richiesta. Il PSE, ma anche l'Internazionale Socialista, cui aderiscono i principali partiti dei Paesi di origine di molti dei migranti che arrivano da noi, potranno rivelarsi molto utili in questa direzione.
  Il prossimo semestre rappresenta, dunque, una grande occasione: lo è per l'Europa, per l'Italia, ma anche per lei. I deputati e la deputata socialisti non faranno mancare il proprio convinto sostegno in questa direzione di cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniel Alfreider. Ne ha facoltà.

  DANIEL ALFREIDER. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, l'iniziativa del suo Governo ha consentito di sottrarre l'Italia nel confronto europeo alla contrapposizione tra austerità senza crescita economica e le posizioni euroscettiche o addirittura le posizioni del tutto contrarie all'Europa.Pag. 43
  Si è così avviato, anche grazie al suo impegno, in relazione alla nuova Commissione europea, un confronto su un patto europeo più flessibile e attento alle politiche di sostegno dell'economia, che possa consentire all'Europa di essere un'unione consapevole e non irresponsabile.
  Per queste ragioni riteniamo che sia responsabilità dell'Europa definire un programma per gli investimenti finanziato congiuntamente, le cui priorità siano crescita, competitività, mobilità e lavoro. Tali investimenti non sono da considerare fini a se stessi, ma rappresentato il minimo indispensabile per rendere concorrenziali tutti i settori importanti dell'Italia, dall'industria all'artigianato, al turismo, e soprattutto, come dice lei, Presidente, per ridare all'Italia, e quindi anche a tutto il Mediterraneo, il ruolo preminente che merita in Europa.
  Senza crescita non c’è stabilità. Vi è oggi una diffusa attenzione a queste proposte programmatiche. Con il semestre europeo a guida italiana sarà, dunque, possibile avviare un percorso riformatore che potrà avere consenso diffuso nel Parlamento europeo e nel Consiglio europeo.
  È una prospettiva possibile, se assunta come prospettiva comune dai Paesi europei, dalle realtà territoriali e soprattutto da questo Parlamento. Per queste ragioni facciamo nostre le sue parole, signor Presidente del Consiglio. L'Europa sarà ciò che noi riusciremo a costruire.
  Come deputati della Südtiroler Volkspartei e del PAT, quindi, voteremo a favore delle indicazioni programmatiche da lei presentate e dalle risoluzioni di maggioranza che le sostengono. Buon lavoro a lei, Presidente, e al suo Governo ! (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio e colleghi, mi è piaciuta molto la constatazione forte che l'Europa non è altro: l'Europa siamo noi, è ormai il nostro quotidiano.
  Questo Consiglio europeo di giovedì e venerdì si tiene a conclusione di un quinquennio, il 2009-2013 e dopo elezioni europee che hanno espresso un mandato ampio al cambiamento e per fissare la linea del cambiamento stesso nel nuovo quinquennio 2014-2019. Anche temporalmente si vede la connessione stringente con la presidenza italiana del semestre europeo.
  La crisi economica ha lasciato strascichi profondi, è stata sottovalutata pensando di affrontarla con il solo parametro di una disciplina di bilancio, che ha rischiato di far franare l'edificio costruito attorno alla moneta unica. I dati sono sconfortanti: la disoccupazione totale è salita nell'area dell'unione economica, specie quella giovanile, e in quella dell'unione economica monetaria ancora di più. Nello stesso periodo, il dato americano è tutto in controtendenza. Io penso che instabilità e scetticismo sono figli di questi numeri. La differenza è troppo grande e obbliga a cambiare linea. Vale anche per la Germania, anzi forse soprattutto per la Germania. Neppure la locomotiva può reggere in queste condizioni di marcia: rischia di deragliare. L'interpretazione politica di questi anni ha messo in contrasto la stabilità con la crescita, generando immobilismo e decrescita. La flessibilità impone di individuare con attenzione una serie di investimenti produttivi utili alla crescita, il cui impatto può essere scorporato in tutto o in parte anche per un tempo prefissato dal calcolo del deficit. È evidente che lei può ragionevolmente richiedere flessibilità, se si presenta con un pacchetto di riforme strutturalmente raccordate in un disegno organico. Giusta l'indicazione dell'arco temporale dei mille giorni.
  La legittimazione, per un Governo, come lei ha osservato, in un sistema parlamentare viene dal Parlamento. Per questo deve rivendicare lo spazio della legislatura e piantarla lì con la storia che questo sarebbe un Governo non eletto, perché quelli che ci sono stati prima, tre Governi fa, erano stati eletti. Nei sistemi presidenziali accade così, nei sistemi parlamentari Pag. 44la logica è che la fiducia del Governo viene data nelle mani del Parlamento.
  E ancora ha fatto bene a legare la questione dell'immigrazione al futuro del continente africano. Se l'hanno capito i cinesi, lo devono intendere anche gli europei, i quali devono ribaltare la traiettoria del nostro continente, centrandola sul Mediterraneo.
  Lei ha acquisito un grande credito con il risultato elettorale e con il suo oggettivo dinamismo. Lo può spendere nella consapevolezza che l'Europa ha bisogno di lei e dell'Italia. Lo faccia con realismo, senza la tentazione, come qualcuno le consiglia, di alzare la voce, tanto non servirebbe.
  Mi auguro che il Parlamento la accompagni con un voto ampio e solidale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-CD).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, Ministri, Governo e colleghi, ovviamente Fratelli d'Italia, come partito patriottico, dà il massimo sostegno morale all'azione del Governo, sia nel prossimo Consiglio europeo sia nell'occasione del semestre di guida da parte dell'Italia della presidenza dell'Unione europea, ma non può dare un sostegno politico. Non può dare un sostegno politico perché da un lato il Governo Renzi si è caratterizzato, in questi mesi, sostanzialmente con una serie di annunci e soprattutto con una serie di provvedimenti che rimandano all'anno prossimo, sostanzialmente, l'entrata in vigore miracolosa di una serie di azioni che dovrebbero portare sviluppo e garantire nuova occupazione, garantire una nuova macchina dello Stato, una nuova burocrazia capace di affrontare momenti così difficili.
  Ma, d'altro canto, non ci dimentichiamo che il Governo Renzi è un Governo sostanzialmente monocolore del PD: quello stesso PD che ha governato insieme al Governo Monti ed ha avuto l'ultimo Presidente del Consiglio con il Governo Letta. I risultati degli ultimi tre anni sono a dir poco imbarazzanti, talmente imbarazzanti e disastrosi che Renzi, nel momento in cui si è insediato, ha dovuto ripudiare, almeno a parole e a chiacchiere, tutto quello che è accaduto nei due Governi precedenti che avevano come maggiore azionista sempre il suo stesso Partito Democratico. Non possiamo quindi avere fiducia soltanto su una politica fatta di annunci e, tuttavia, ci auguriamo che l'Italia riesca ad essere incisiva per cambiare il senso di questa Unione europea, capace soprattutto di mettere in campo, insieme all'Unione europea, politiche che garantiscano anzitutto sicurezza ai nostri cittadini e che sappiano affrontare il dramma dell'immigrazione dei popoli in maniera adeguata e responsabile senza scaricare semplicemente su altri Paesi dell'Unione, nel caso specifico l'Italia, esodi biblici che riguardano sicuramente sconvolgimenti mondiali che stanno accadendo nel nostro sud e non si tratta soltanto di un problema di carattere economico. È chiaro che l'Italia non si può permettere di spendere 300 mila euro al giorno per l'emergenza stranieri, quando non riesce a dedicare spazi ed interventi adeguati per le tante sacche di povertà, di esclusione, per le tante situazioni di estrema difficoltà, a cominciare da quelle che vertono sulla sicurezza. E, invece, vediamo che si continua con provvedimenti di tagli strutturali, pericolosissimi per la sicurezza, per la difesa, per lo sviluppo, per la cultura, per gli interventi a sostegno di politiche mirate all'inclusione e di rilancio dell'occupazione e di sviluppo infrastrutturale, quando poi si buttano centinaia di milioni di euro in situazioni che dovrebbero essere affrontate con coraggio e con forza dall'Unione europea come quella dell'emergenza immigrati.
  Allora noi speriamo anzitutto che su questo versante il Presidente del Consiglio sappia portare gli interessi degli italiani e anche la giustizia nel senso di rivedere gli accordi che riguardano la disciplina del diritto di asilo in Europa e l'idea che Frontex e, quindi, l'Unione europea possa assumersi la responsabilità dell'emergenza Pag. 45umanitaria che vediamo. Allo stesso tempo, credo che tutti i disastri che riguardano la sicurezza mondiale dovrebbero far allarmare anzitutto l'Italia che, invece, sta portando avanti una politica di disarmo unilaterale, che mi ricorda tanto i tempi «meglio rossi che morti», oggi meglio vittime degli islamismi, dei terroristi piuttosto che mettere mano alla tasca e fare una politica seria di difesa e di sicurezza.
  E, d'altro canto, credo che l'Unione europea nel suo complesso debba essere pronta ad affrontare le tante emergenze legate alla sicurezza che premono sulla nostra frontiera: dall'est con la vicenda dell'Ucraina, a sud con la vicenda della Siria, che ormai in qualche maniera si sta espandendo a macchia d'olio verso l'Iraq, con gravi emergenze di sicurezza e di stabilità, con Stati, da una parte dittatoriali, l'Egitto, dall'altra Stati falliti come la Libia nei quali le responsabilità dei nostri partner principali, non tanto gli Stati Uniti quanto la Francia e Inghilterra, giocano sicuramente un ruolo straordinario.
  Pertanto credo sia fondamentale una nuova e rinnovata politica estera vera da parte dell'Unione europea per garantire pace, prosperità ma anche sviluppo e sicurezza. D'altro canto, ritengo che l'idea ormai prepotentemente portata avanti, soprattutto dalle politiche dell'opposizione che oggi hanno contaminato anche il Governo, sia quella di allentare i rigori del Patto di stabilità, di politiche strutturate da parte dell'Unione europea, delle banche, dei mercati finanziari, più per impedire agli Stati di risanare il loro debito pubblico, più volti a far sì che gli speculatori internazionali continuino a lucrare sui grandi debiti pubblici con interessi stratosferici.
  D'altro canto, è necessario intervenire affinché questo Patto di stabilità sia, da una parte, certamente, il rispetto dei conti, ma, da un'altra, la non assurdità che ci porta a non spendere i fondi europei perché non abbiamo la possibilità di cofinanziare gli interventi dell'Unione europea. Molte regioni del sud non spendono – è quello che non si dice – i fondi europei, non per mancanza di progettualità esecutiva, come in maniera qualche volta facile e superficiale si dice, ma perché le regioni non possono impegnare fondi per non incorrere nei rigori dello sforamento del Patto di stabilità. Così come accade in molte amministrazioni; arriveremo al punto che amministrazioni comunali e provinciali non possono spendere soldi di mutui accesi presso la Cassa depositi e prestiti, perché altrimenti sforano il Patto di stabilità, cosicché pagano regolarmente il mutuo e gli interessi sul mutuo, lo hanno in banca, guarda caso, nelle banche dei ragionieri delle province e dei comuni e poi le opere pubbliche non vengono svolte.
  Per la verità, tutto questo meccanismo del Patto di stabilità, più che essere un meccanismo che serve a tutelare la stabilità dei conti, serve ad alimentare gli interessi e la gestione finanziaria delle banche, che sono i tesorieri, e per spingere gli imprenditori e i fornitori a cui non viene corrisposto, signor Presidente del Consiglio, il giusto prezzo di quello che hanno fatto, per costringerli ad andare poi in banca a chiedere finanziamenti perché la pubblica amministrazione non paga. Allora, anche su queste politiche dei fondi europei, noi dobbiamo cambiare radicalmente la nostra posizione. Io penso che il Governo italiano debba porre il problema serio che i fondi destinati ad una nazione non possono essere distolti per altre nazioni semplicemente perché c’è una burocrazia europea, c’è una burocrazia del fiscal compact e qualche volta anche l'incapacità o la burocrazia nazionale della spesa, perché, altrimenti, nazioni più in difficoltà, come l'Italia o così come anche i nostri cugini della Spagna, del Portogallo e della Grecia, finiranno per partecipare a un'Unione europea sempre più matrigna e sempre più lontana da vere esigenze di sviluppo.
  Penso che, se nessuno lo ha ancora fatto con forza, la nostra Presidenza del Consiglio dell'Unione europea debba dedicarsi con forza alla problematica che ci sta a cuore maggiormente in questo momento e che colpisce l'opinione pubblica, ossia Pag. 46quella dei nostri due marò. Signor Presidente, lei quando si insediò fece una telefonata e scrisse: farò semplicemente di tutto. Sono passati mesi da quel giorno e sinceramente non abbiamo visto, non il tutto, abbiamo visto ancora dichiarazioni – condivisibili, per carità – da parte del Ministro degli affari esteri e del Ministro della difesa, di cui conosciamo certamente la sensibilità sul problema, ma in realtà passi significativi per far rispettare il diritto internazionale da parte dell'India...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  EDMONDO CIRIELLI. ...e passi significativi nei confronti dell'ONU, dell'Unione europea, i nostri alleati e le organizzazioni internazionali di cui facciamo parte, che dovrebbero intervenire per garantire la pace e la sicurezza nel mondo, non se ne sono fatti.
  Noi non siamo degli accattoni, noi siamo tra i primi dieci pagatori dell'ONU e l'ONU deve far rispettare il diritto internazionale. Noi non siamo degli accattoni, siamo tra i primi tre contributori dell'Unione europea e i primi in base al rapporto percentuale del PIL rispetto a quello che diamo. Penso che abbiamo la forza, l'energia di far rispettare il diritto internazionale. Questa vicenda dei marò è una vergogna non soltanto per il nostro onore, per quelli che tengono alla dignità nazionale, ma è una vergogna perché è una grave violazione dei diritti umani, che stanno subendo due nostri soldati che noi abbiamo mandato a difendere la sicurezza, la pace e anche gli interessi economici. Penso che meritino di più di una frase di rito: «farò semplicemente di tutto».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lorenzo Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Presidente, signor Presidente del Consiglio, il nostro gruppo ha apprezzato il suo discorso, per le indicazioni che conteneva, ma soprattutto, vorrei dire, per lo spirito, per il principio ispiratore che lo ha caratterizzato; un principio ispiratore che noi abbiamo ritenuto coerente, all'altezza, vorrei dire, dello straordinario consenso avuto il 25 maggio, un consenso che carica di enormi responsabilità lei, il suo Governo, il suo partito e, anche, aggiungo, i suoi alleati, sia quelli a tempo, sia quelli come noi, disponibili a condividere un percorso di lungo periodo.
  Vogliamo cogliere e abbiamo colto i due fili conduttori intrecciati del suo discorso, il primo: aprire un ciclo nuovo in Europa. Ci sono tornate alla mente, in questo senso, le parole che Papa Francesco ha pronunciato qualche giorno fa proprio qui a Roma alla Comunità di Sant'Egidio: l'Europa è stanca, ha detto Papa Francesco, e noi riteniamo che è proprio a questa stanchezza che occorra dare risposta non di breve momento. Certamente c’è una stanchezza da crisi, da rigore freddo, una stanchezza da illusioni frustrate, una stanchezza, anche, da processi politici, di unità politica, incompiuti. È certamente vero, ma al fondo, noi crediamo che ci sia una stanchezza culturale, civile, financo una stanchezza democratica; in una parola, una stanchezza politica, frutto di un deficit di visione, di un deficit di valori comunitari condivisi; e i valori comunitari – identità dell'Europa – non possono essere sostituiti semplicemente dall'ideologia dei diritti individualistici. Dunque, abbiamo un'Europa che si scopre non più al centro del mondo e, nel contempo, incerta sul proprio futuro, e il pericoloso mix tra populismi e nuovi nazionalismi che riemergono è anche, certamente, frutto di questo vuoto.
  Per queste ragioni noi abbiamo apprezzato e condividiamo lo sforzo prima di tutto politico che abbiamo colto come cifra delle linee programmatiche che lei ha esposto, perché solo con una buona e nuova politica, capace, anche, magari, di superare il fragile e un po’ stantio assetto delle attuali famiglie politiche europee, solo, appunto una buona e nuova politica può farsi largo fra le derive populiste e le tentazioni tecnocratiche e rilanciare l'idea europea non con retoriche senza pathos, Pag. 47ma indicando una strada possibile e credibile per uscire da questa crisi che, lo sappiamo, non è solo economica.
  Serve, dunque, certo, innanzitutto una nuova idea dello sviluppo che vada oltre un liberismo pasticcione e cinico e oltre lo statalismo dirigista. Uno sviluppo che recuperi un rapporto con la persona, con la comunità, con l'ambiente, che sia supportato da una robusta visione etica, che incorpori, anche come fattore di competizione globale, i caratteri fondanti dell'umanesimo europeo. Serve poi rimettere al centro il valore della solidarietà che, come sempre ha ricordato proprio qui a Roma il Santo Padre, non è una brutta parola, come certi vocabolari vorrebbero far credere. Non è una brutta parola soprattutto in un'Europa dove, per la prima volta dal dopoguerra, cresce, a tutti i livelli, la disuguaglianza e si fa strada l'idea, pericolosa, che democrazia e crescita delle opportunità per tutti siano due principi non necessariamente coincidenti.
  E serve inoltre anche rilanciare il valore della democrazia comunitaria e della partecipazione, perché non c’è futuro dell'Europa, come di ogni altro Paese, se il barometro della democrazia segna un tempo incerto.
  Per queste ragioni sarà necessario dare molto spazio nel futuro alle riflessioni sulle nuove legittimazioni democratiche degli organi comunitari, ma anche, insieme, sarà necessario rafforzare tutte le istituzioni della democrazia locale e dei poteri regionali contro ogni logica di verticalizzazione. Sarà anche necessario dare forza all'idea partecipativa del protagonismo dei cittadini e dei corpi sociali.
  Abbiamo poi colto il secondo filo conduttore del suo discorso e, cioè, il legame inscindibile che c’è fra queste prospettive europee e il rinnovamento del nostro Paese, non solo perché anche l'Italia stava soccombendo ad una stanchezza non solo economica, frutto di una crisi politica e istituzionale che viene da lontano e che la «Seconda repubblica» non ha certo risolto ma, anche e soprattutto, perché l'Italia ha, come lei ha giustamente ricordato, una sua vocazione, una sua missione, unica e irripetibile nel contesto europeo.
  Dunque, l'azione di rinnovamento del nostro Paese, avviata dai due Governi che l'hanno preceduta e che lei ora, con grande forza, ha implementato e potenziato, assolutamente deve proseguire con coraggio e con determinazione. Questa azione di rinnovamento del nostro Paese noi la sentiamo anche come nostra e per queste ragioni il percorso triennale, da lei oggi indicato, più che come una sfida al Parlamento, noi lo avvertiamo e vogliamo avvertirlo come una esigente scommessa comune, che ci sentiamo di giocare, certo con autonomia di giudizio, ma altrettanto certamente con lealtà (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi. Vede, signor Presidente del Consiglio, lei ha fatto un discorso molto bello che non dice niente, di grandi principi ma non ha specificato nel dettaglio, a nostro avviso, cosa si deve andare a fare in Europa in questo semestre, cosa serve veramente per i nostri cittadini. Soprattutto, a mio avviso, a nostro avviso, ha detto una grande inesattezza, quando ha parlato dell'immigrazione, ad esempio dicendo che non si possono fermare tutti questi clandestini, che non si può fermare questa invasione e che bisogna trovare altre soluzioni. Io ricordo che neanche un mese fa l'Unione europea ha dato 10 milioni di euro alla Spagna per rafforzare la linea di reti di confine, la triplice rete, che c’è nelle loro enclave e in Spagna la politica di respingimento ha funzionato, è diminuita la presenza dei clandestini.
  Noi, invece, abbiamo fatto un'operazione che di sicuro ha salvato delle vite umane – ma si potevano salvare lo stesso –, ma forse ha incentivato questi viaggi della speranza, perché non ha bloccato le partenze, perché il problema, cioè che non ci siano i morti, è che non partano queste Pag. 48carrette dei mari. Addirittura, siamo andati in acque libiche a recuperare le persone – purtroppo già qualcuno era morto – e le abbiamo portate in Italia, invece di riportarle in Libia. Siamo andati nelle acque territoriali greche a prendere le persone e le abbiamo portate in Italia, invece di portarle nel porto più vicino e, dunque, in Grecia. Questo vuol dire che è una cosa assurda, che non ha senso. Non lo dice la Lega, lo ha detto lo stesso Dalai Lama pochi giorni fa, dicendo: benissimo l'accoglienza, benissimo dare una mano, ma se vogliamo risolvere i problemi di questi disperati bisogna dare una mano nei Paesi di origine perché ci sia una situazione, dal punto di vista, intanto, sociale e istituzionale, stabile, ma anche la possibilità di crescita economica, e non si fa certo, come si sta facendo negli ultimi anni, con un neocolonialismo che sta semplicemente sfruttando quegli Stati, sfruttando quei Paesi; e neanche imponendo le regole, perché io sono totalmente contrario a dire: noi siamo un Paese occidentale; dobbiamo andare a imporre la democrazia e come uno Stato, dei popoli devono governarsi, perché questo sarebbe sì razzismo; non contando il fatto che facendo venire tutti questi clandestini si sta creando un grandissimo sentimento di razzismo nei confronti degli italiani. Questo è successo anche negli altri Paesi europei, nei tempi passati, più o meno recenti: pensiamo alla Francia, pensiamo alla Gran Bretagna.
  Perché purtroppo quando le risorse sono poche e cominciano a scarseggiare e ci sono tanti disoccupati, ci sono tante persone che hanno bisogno e vedono che lo Stato, invece di pensare ai propri cittadini, a quelli che magari hanno pagato le tasse per venti-trent'anni, e nel momento del bisogno non li ascolta e magari gli ultimi arrivati, magari anche qualche furbetto, perché dopo ci arriva anche stranamente qualcuno che conosce già meglio le leggi e i diritti di chi i contributi in comune deve dare immediatamente, riescono ad avere questi soldi, si crea razzismo e questo è deleterio per tutti, perché quando i popoli vengono spinti dalla pancia e dalla volontà di ribellarsi, si creano dei morti e si creano delle situazioni ingiuste. E questo dovrebbe fare lo Stato, è quello che non stiamo facendo.
  Collegato a questo ricordo anche che in Italia abbiamo una disoccupazione altissima, troppo alta, e dunque non abbiamo più bisogno, non possiamo più accogliere neanche immigrazione regolare, perché ci sono troppi, soprattutto i giovani – c’è il 43,3 per cento di disoccupazione giovanile – che non trovano lavoro. E dunque non possiamo permetterci ulteriore immigrazione, anche regolare, perché non possiamo avere la possibilità di dare un lavoro.
  E poi, se continuiamo con questo ragionamento, abbiamo un altro problema legato all'immigrazione: noi abbiamo nella nostra popolazione carceraria tantissimi extracomunitari. Non dico che tutti gli extracomunitari siano delinquenti, anzi moltissimi cittadini extracomunitari regolari in Italia hanno stima della Lega, perché ritengono che noi stiamo difendendo chi si comporta bene. Ma noi diciamo che se un cittadino extracomunitario è in carcere, e dunque ci costringe ad avere delle carceri troppo piene, invece di fare nuovi svuotacarceri, di dare 8 euro ad ogni detenuto perché non c’è abbastanza spazio vitale, noi diciamo che questi detenuti devono andare a scontare la pena nel Paese di origine, perché ci costa meno ed è più giusto, è più corretto. E in più noi diciamo che se un cittadino extracomunitario che è in Italia e commette un reato immediatamente deve essere espulso, non come è successo qualche settimana fa in un paese del veronese, a Nogara. Lì un regolare che lavora ha rubato una bicicletta, il proprietario della bicicletta è andato a cercarlo, l'ha trovato e gli ha chiesto: per favore, ridammi la mia bicicletta. E questo l'ha picchiato e gli ha spaccato le ossa dei piedi, perché non potesse rincorrerlo e l'ha mandato in coma. È stato arrestato e il giorno dopo era di nuovo a piede libero. Vi sembra corretto o vi sembra ingiusto ?
  Questo esempio non può comportare una maggiore rivalsa verso tutti gli extracomunitari, Pag. 49che invece non è giusto, perché magari ci sono quelli che si comportano bene, sono le persone per bene che lavorano, che magari vengono qui in Italia, fanno uno, due, tre anni, cinque anni, fanno «musina» e rimandano i soldi nel Paese di origine e ritornano là a farsi un'azienda, come è successo a tantissimi dei nostri veneti. Il Veneto che è una terra che è sempre stata...dopo l'unità d'Italia è diventata povera...grazie ai nostri emigranti che sono andati in Belgio, in Francia, in Svizzera e hanno fatto sacrifici, sono ritornati e hanno fatto il loro piccolo laboratorio, che dopo è diventato una piccola azienda, che dopo è diventata una grande azienda, anche se in uno Stato che ha sempre spremuto questi imprenditori, dove la tassazione è del 43,8 per cento, quattro punti percentuali in più della media europea, dove la burocrazia è pesantissima, dove un imprenditore è sempre visto come un ladro, una persona da sorveglianza speciale, dove viene ostacolato...
  Dunque, signor Presidente del Consiglio, lei in Europa deve andare anche a dire che la politica di fiscalità dovrebbe essere uniforme in tutta Europa se vogliamo un'Europa unica, se vogliamo una moneta unica, o similare.
  Non è possibile che ci siano aziende che ormai non vanno più in Cina, ma in Austria a produrre perché costa meno, perché hanno meno oneri dal punto di vista burocratico. Non è possibile che in Europa ci siano Paesi come l'Austria, dove si può pagare in contanti fino a 12 mila euro mentre in Italia il limite è di 1.000 euro, e ciò sta distruggendo tutto il settore dei mercati dell'ortofrutta, per i quali tanti compratori dell'est non vengono più nei nostri mercati perché possono pagare solo fino a 1.000 euro in contanti. Vanno in Austria, che non è distante. Ecco, stiamo distruggendo la nostra economia con queste politiche assurde, mentre in altri Paesi, ripeto, in Austria, in Germania, in Francia è permesso. Questa è una cosa assurda. Questo noi dobbiamo fare. Perché la Germania ha abbassato l'età pensionabile, noi l'abbiamo ulteriormente alzata ? Questo bisogna fare in Europa ed è questo di importante che l'Italia dovrebbe e deve fare in questo semestre europeo. Poi, se uno mi dice che l'Europa funziona, in cinquant'anni non è neanche riuscita a fare delle spine dell'elettricità uguali. In cinquant'anni – se ricordate la vecchia CEE – dovevano uniformare, anche dal punto tecnologico, alcuni strumenti, come le spine dell'elettricità: non siamo riusciti a fare neanche questo.
  Dunque, l'Europa deve essere riformata, e deve essere veramente un'Europa dei popoli e non un'Europa dei burocrati, che sta distruggendo la nostra economia con una moneta che è funzionale solo e semplicemente alla Germania.
  Per questo motivo noi voteremo ovviamente favorevolmente alla nostra risoluzione, che prevedeva tantissime cose di buonsenso, come la lotta alla disoccupazione giovanile e via dicendo, ma voteremo contro alla risoluzione di maggioranza, che non dice assolutamente niente, come non ha detto assolutamente niente il signor Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, discutiamo oggi di integrazione e solidarietà in Europa, in un contesto in cui l'Italia, attraverso la Presidenza del Consiglio dell'Unione europea ha la necessità di far tesoro di questa opportunità, sfruttando tutte le potenzialità del momento e gli esiti positivi delle riforme fino ad ora poste in essere dal nostro Governo.
  Le linee programmatiche delle politiche europee non possono che delineare un percorso auspicabilmente in grado di far uscire dalla crisi il nostro Paese e, insieme ad esso, l'Europa tutta, puntando su competitività e innovazione per un cammino di crescita che migliori le condizioni economiche e sociali e, più in generale, la qualità della vita dei cittadini europei Pag. 50coniugando, come ha detto lei, signor Presidente, emozione e responsabilità.
  Tra le priorità evidenziate dalla Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, la relazione programmatica, oltre al rafforzamento dell'Unione economica e monetaria e la necessità di riforme strutturali, indica: i temi delle crescita e dell'occupazione; il sostegno alle piccole e medie imprese e la competitività industriale, anche attraverso una più ampia diffusione delle tecnologie digitali; le tematiche geo-strategiche dell'Unione europea; la necessità di una politica comune sui temi dell'immigrazione; sicurezza energetica e green economy; la promozione del turismo e della cultura; l'incremento dei livelli e della qualità dell'istruzione.
  Certamente ci sono altri temi che meriterebbero di essere affrontati nel semestre di Presidenza italiana. Tra questi, il tema della logistica in generale e quello del sostegno al trasporto ferroviario delle merci in particolare, come ci ha fatto notare la collega Oliaro, dopo un lavoro in Commissione trasporti. Ciò perché, nonostante l'indicazione dei vari Libri bianchi sui trasporti, il cargo ferroviario delle merci è in diminuzione in tutta Europa. Riteniamo perciò necessario che l'Europa definisca una specifica politica di incentivi a sostegno del settore; incentivi non solo economici, ma anche e soprattutto di semplificazione e armonizzazione delle procedure. Potrebbe essere questa, per esempio, l'occasione per lanciare il progetto di dogana unica europea, per consentire procedure doganali omogenee in tutti gli Stati membri.
  Oltre il tema della logistica e delle grandi vie di comunicazione in Europa, con la ricaduta in termini infrastrutturali del tema, più in generale, sulle politiche dell'Unione europea, ci limitiamo a sottolineare un'altra fondamentale criticità.
  Consideriamo, in particolare, le osservazioni della Commissione del 10 marzo scorso relative all'Accordo di partenariato e soprattutto ai programmi dell'Italia per i Fondi strutturali 2014-2020. Emerge per l'Italia un quadro non molto rassicurante, soprattutto a causa dello scarso coordinamento dei Ministeri tra loro e tra Ministeri e regioni. Eppure, i fondi strutturali costituiscono le risorse più ingenti oggi a disposizione per le nostre politiche di rilancio della competitività ed è per questo che il gruppo di Scelta Civica chiede che vengano costantemente monitorati consistenza e destinazione dei fondi europei. Intanto, salutiamo con favore e sosteniamo le riforme istituzionali, economiche e sociali proposte dall'Esecutivo, dalla riforma del Senato e del Titolo V a quella della pubblica amministrazione, dalle prime misure per la competitività a quelle orientate ad una maggiore equità sociale, dai primi risultati in merito al rilancio dell'occupazione alle potenzialità del jobs act. Sono i primi passi di un complessivo cammino di riforme destinato ad accorciare le distanze tra l'Italia e l'Europa ed è importante ribadire tutto ciò all'indomani delle elezioni per il Parlamento europeo, con una rinnovata fiducia di cui gode l'Esecutivo che ci induce a sperare in ulteriori scelte incisive e coraggiose, continuando senza esitazioni sul cammino delle riforme, perché solo riforme strutturali ci consentiranno, da un lato, di tener fede, da Paese serio e determinato, ai nostri impegni in Europa (riduzione del debito pubblico e pareggio di bilancio), dall'altro, con opportune riforme (liberalizzazioni, semplificazioni, dismissioni, sburocrarizzazioni) e con politiche di better regulation di ottenere effetti simili a quelli conseguenti ad una riduzione della pressione fiscale senza problemi per la sostenibilità della finanza pubblica. Siamo consapevoli delle difficoltà, ma riteniamo siano ormai maturi i tempi per far sì che l'Italia esca, per esempio, da un mercato del lavoro ingessato, coniugando flessibilità e mobilità della forza lavoro con l'avvertito desiderio, soprattutto nei giovani, di sicurezza economica e protezione sociale. Questo è il compito che, attraverso il jobs act e il contratto a tempo indeterminato a protezioni crescenti la maggioranza si propone e che il gruppo di Scelta Civica sostiene convintamente. Abbiamo bisogno di una maggioranza, quella uscita dalle elezioni europee, coesa e compatta su questi temi, Pag. 51perché non debbano più ripetersi i drammatici dati statistici elencati lo scorso maggio nel 22o Rapporto annuale dell'ISTAT, dati che denunciano nel 2013 il calo di occupazione più elevato dall'inizio della crisi. Soprattutto, non è possibile che a pagare i costi più alti della crisi siano i ragazzi meno istruiti o provenienti da famiglie disagiate, specialmente del Mezzogiorno d'Italia. Intanto, abbiamo accolto con favore le parole del Ministro dell'economia che, commentando le dichiarazioni degli ispettori del Fondo monetario internazionale al termine della loro missione in Italia, ha ribadito che è emerso un grande riconoscimento al nostro Paese per gli sforzi fatti, assieme all'incoraggiamento ad andare avanti sul percorso delle riforme strutturali. Così pure, ci appaiono condivisibili le parole del direttore del Fondo monetario internazionale, Cristine Lagarde che, presentando un rapporto sull'Eurozona, nel lanciare l'allarme sulla bassa crescita, ha sollecitato politiche per il rilancio dello sviluppo e dell'occupazione, criticando da un lato le eccessive complessità del Patto di stabilità e dall'altro ammonendo sull'insostenibilità di ulteriori misure di austerità per molti Paesi europei. Ci appare perciò condivisibile invocare possibili correttivi alle regole di bilancio perché a fronte di una ripresa ancora flebile e di tassi di disoccupazione inaccettabili occorrono, prima di ogni altra cosa, misure per la crescita contro il rigorismo estremo – uso le sue parole, signor Presidente – delle vestali dell'intransigenza ad ogni costo. Sul delicatissimo nodo del rigore però riteniamo utile non affidarsi ad un vago concetto di flessibilità quanto piuttosto a quello più circostanziato dell'utilizzo dei cosiddetti margini di manovra, già previsti dal Patto di stabilità a sostegno delle riforme strutturali. Riforme, riforme e ancora riforme, dunque, nel rispetto degli impegni assunti con i nostri partner europei e anche e soprattutto avviando e sostenendo politiche pubbliche virtuose che siano in grado di promuovere il recupero di produttività e competitività dell'economia reale, senza aumentare il deficit e il debito pubblico.
  In sostanza, buone pratiche per migliorare i servizi senza aumentare le tasse. È possibile sburocratizzando e semplificando, liberalizzando – come ha ricordato il collega Mazziotti di Celso stamane – dismettendo e tagliando molto dove ci sono sprechi non più sostenibili, a cominciare, magari, da tagli a quella che è stata definita la «selva oscura del socialismo reale, regionale e comunale», le partecipate pubbliche, fucine di debiti e riserve di poltrone.
  Mi si consenta, infine, un'ultima considerazione su un punto – per noi di Scelta Civica cruciale – della risoluzione condivisa dalla maggioranza e sul quale pure lei ha insistito nelle sue comunicazioni. Mi riferisco alla promozione della cultura e soprattutto all'incremento dei livelli e della qualità dell'istruzione.
  Dove affondano le radici più profonde del declino italiano ? Oltre che nell'inerzia istituzionale, da cui questo Governo e questo Parlamento stanno prendendo le distanze con azioni concrete, anche e soprattutto nel desiderio gattopardesco di frenare le potenzialità di riforma, frutto di scelte ed esperienze del passato e parte di un bagaglio culturale e normativo certamente difficile da scalfire. Una stasi, un immobilismo, altri preferisce la metafora della palude che Scelta Civica ritiene doveroso superare ad ogni costo, in uno sforzo sinergico con la compagine di Governo che deve tradursi in una semplificazione burocratica e procedurale innumerevoli volte evocata e mai tradotta in prassi che, insieme ad una lotta senza quartiere alla corruzione e all'evasione, possa finalmente ridurre all'insignificanza le aspettative di impunità di chi vuole ancora scommettere sul declino del nostro Paese, per difendere una rendita di posizione, o peggio, criminale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 13,30)

  ANTIMO CESARO. Alla luce di tutto ciò e alla vigilia del vertice che si terrà il 26 e il 27 giugno sulle linee programmatiche Pag. 52del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, il gruppo di Scelta Civica, auspicando che il semestre possa rappresentare per il nostro Paese una valida occasione per crescere in competitività e per presentare un'Italia forte in Europa, sosterrà con convinzione la risoluzione presentata (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega De Girolamo. Ne ha facoltà.

  NUNZIA DE GIROLAMO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, dopo la Presidenza irlandese e quella lituana e dopo la Presidenza greca attualmente in carica, toccherà all'Italia assumere l'onere e l'onore della Presidenza del Consiglio dell'Unione europea, toccherà quindi ad uno Stato fondatore dell'Europa tenere la barra della nave europea, individuare le priorità e proporre gli argomenti all'ordine del giorno delle riunioni del Consiglio. È un'opportunità straordinaria per il nostro Paese, in un momento molto difficile per l'Europa e per l'Italia stessa, ma un momento storicamente fondamentale perché in questi mesi si giocano le speranze di centinaia di cittadini, che vorranno constatare se il fantasma della crisi sia passato e se i segnali della ripresa, che tanto si ascolta in TV, siano reali, oppure no.
  Siamo fermamente convinti che il Premier Renzi e il nostro Governo siano in grado di adempiere a questo gravoso compito, opportunamente supportati da quelle forze parlamentare che in questa fase della vita repubblicana si sono assunte l'onere di non far sbattere il nostro Paese contro gli scogli di una crisi devastante, ma si sono assunte la responsabilità di mettere in sicurezza la nazione e il suo equilibrio economico, finanziario e sociale.
  Adesso non è più il momento dei dibattiti, ma di una giovane e rinnovata agenda europea che deve segnare un nuovo inizio per tutte le nazioni, se vogliamo davvero che l'Europa della moneta e delle banche diventi in realtà l'Europa dei cittadini e dei loro diritti, primo fra tutti il diritto al lavoro.
  Condividiamo – e non da oggi – la strategia di questo Governo che mira non già ad allentare i vincoli di bilancio intesi come rigore della spesa, bensì a spingere sull'acceleratore della crescita senza la quale per milioni di cittadini, quest'anno e l'anno che verrà saranno ancora bui e forse appena rischiarati dalla speranza che il domani possa essere migliore.
  Ebbene, quel domani deve far già parte dell'agenda di oggi. Voteremo a favore della relazione del Presidente del Consiglio, al quale non chiediamo tanto uno sforzo di creatività – anche perché la creatività non gli manca – ma un impegno maggiorato nella determinazione con la quale andranno posti nell'agenda degli Stati membri alcuni temi ormai non più rinviabili.
  Primo fra tutti, lo schema, ormai aberrante, che impone un Patto di stabilità che lentamente, ma concretamente, sta soffocando le amministrazioni locali, anche quelle virtuose, che potrebbero divenire il volano di iniziative imprenditoriali coraggiose e in grado di diventare quel moltiplicatore di crescita che oggi manca al nostro Paese. Presidente Renzi, il mercato non basta e direi che oggi il mercato non serve, perché, in una situazione recessiva come quella che abbiamo vissuto e che, per molti versi, continuiamo a vivere, i forti sono diventati più forti e i deboli sempre più deboli.
  Per questo siamo stati al suo fianco nella battaglia degli 80 euro in busta paga, perché era il primo concreto atto di redistribuzione del reddito, in grado di dare una spinta ai consumi e di garantire alle famiglie un lieve sospiro di serenità. Ma non basta, anzi, e scusi per il pessimismo, ma questi sforzi non serviranno a nulla, se l'agenda europea non sarà improntata a rigori di bilancio di plastica, nei quali i conteggi di ciò che entra e di ciò che esce andranno profondamente rivisti.
  Mi riferisco al soffocamento imposto dal limite del 3 per cento del deficit e al calcolo, a nostro avviso ingiusto, sbagliato e dannoso, delle partite attive e, soprattutto, Pag. 53di quelle passive; calcolo che penalizza enormemente l'Italia, che ha un enorme debito pubblico, ma che vanta un risparmio privato tra i più elevati dell'intero pianeta. Al contrario, chiediamo che sia rafforzata la politica monetaria, conferendo maggiori poteri a Mario Draghi per difendere l'euro e l'economia europea con gli stessi poteri che ha il Governatore della Banca centrale americana nei confronti del dollaro.
  La Banca centrale europea, a nostro avviso, è il punto debole della costruzione architettonica europea e crediamo che la BCE non possa fare tutto ciò che sarebbe chiamata a fare proprio perché non ne ha i poteri. La politica economica europea non può essere un mero, freddo, calcolo monetario o statistico. Presidente Renzi, oggi non possiamo lasciare solo ai privati la capacità di innovare. Lo Stato, il nostro Stato, e la sua Presidenza in particolare, abbiano il coraggio e la determinazione di schierarsi in prima linea, e la maggioranza, che lealmente la sta supportando – supportando, non sopportando –, convinta della bontà di questa azione di Governo, le garantirà la solidità necessaria per portare a termine la missione.
  L'Europa non è un social network, né un listino di borsa. L'Europa è la vita della gente, la sua carne, le sue lacrime, e noi non possiamo limitarci a fare i contabili della crisi, dividendo ricchezza da una parte e disperazione dall'altra. No, le sollecitiamo uno sforzo straordinario e le chiediamo, con grande determinazione, che fra i primi punti all'ordine del giorno dei lavori del Consiglio europeo vi sia proprio il tema dell'immigrazione. Troppo comodo assistere dalle confortevoli stanze dei Paesi nord europei all'ondata di migranti che ha ripreso a sommergere le nostre coste. Troppo facile scaricare su quell'esercito di servitori dello Stato o sugli angeli del volontariato il peso di una responsabilità che questa Europa ha il dovere di assumersi, se vuole tenere fede a quegli ideali di giustizia e di libertà che ne hanno caratterizzato la storia di culla della civiltà mondiale.
  Le chiediamo di porre con grande determinazione la questione dell'assistenza ai migranti, del loro accoglimento, in omaggio ai principi di solidarietà, ma anche delle regole e dei paletti, che vanno posti affinché un'ondata selvaggia non pregiudichi la vita di chi è già qui e si è integrato perfettamente. Signor Presidente, su questi temi si sono dette già troppe parole e versate troppe lacrime. Nel nome di coloro che oggi non ci sono più, le chiediamo di restituire al nostro Paese la dignità di prima frontiera di Europa, con tutte le conseguenze di sostegno economico che questo peso comporta.
  Non possiamo limitarci a dibattiti dinanzi a thè e pasticcini, mentre, nei nostri centri e sulle nostre coste, riusciamo a garantire un'assistenza dignitosa solo grazie agli atti di eroismo delle nostre forze sanitarie o delle nostre forze dell'ordine. E qui bisogna essere chiari: occorre risolvere con i fatti, e non con le chiacchiere, la questione di Frontex. Si tratta, come tutti sanno, dell'Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea. Il suo centro direzionale, non si capisce perché, è a Varsavia.
  Frontex deve coordinare il pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati dell'Unione europea e l'implementazione di accordi con i Paesi confinanti con l'Unione europea per la riammissione di migranti extracomunitari respinti lungo le frontiere.
  Qualcuno mi spiega una cosa semplice ? Forse abbiamo un'invasione di migranti dalla Russia e non ce ne siamo accorti ? Basta con quest'Europa dei burocrati che ha diviso le agenzie non sulla base delle funzioni e delle competenze, ma con un manuale Cencelli che nemmeno funziona bene ! Stiamo parlando di un'agenzia che dispone di 26 elicotteri, 22 aerei, 113 navi e attrezzature radar. Qualcuno vorrà spiegarci, Presidente Renzi, se questa dotazione sia più funzionale ad un Paese che ogni giorno combatte sulla frontiera più calda del mondo oppure no ? Insomma, anche l'Europa, per dirla con un suo fortunato slogan, deve cambiare verso, a Pag. 54cominciare da crescita e immigrazione. E facciamo sentire la voce dell'Italia, che è molto forte, anche per riportare immediatamente i due marò nel nostro Paese !
  Poi siamo d'accordo con lei: l'Europa non è una questione di poltrone. Ma porre con forza l'esigenza di affrontare in maniera decisa e concreta tematiche non è più rinviabile ed è il miglior modo per rottamare, non le persone, ma la vecchia politica che troppi danni ha fatto in Italia e poi in Europa. Ne abbiamo bisogno tutti, prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, il semestre di presidenza europea è tutt'altro che un passaggio rituale e non lo si può affrontare con superficialità né con furbizia. È una carta nelle mani dell'Italia per cambiare l'Europa, non una vetrina né uno scambio di scartoffie tra burocrazie ministeriali.
  Lei oggi è venuto a descriverci soltanto i titoli di coda e la stessa risoluzione della maggioranza non è nient'altro che una petizione di principio. Abbiamo troppo rispetto per lei per darle una delega in bianco. In questo senso comprendo la sua scelta di non replicare al dibattito parlamentare. Evidentemente le parole sul Patto di stabilità, pronunciate dal Ministro Schaeuble e dal presidente della Bundesbank Weidmann questa mattina, ci hanno riportato alla realtà. Quel vertice, Presidente Renzi, non sarà un pranzo di gala: o è un luogo di battaglia politica per salvare l'Europa dal baratro dell’austerity o le sue parole risuoneranno soltanto come quelle di un profeta disarmato.
  Sappiamo oggi cos’è l'Europa, il suo male profondo, la sua assenza di slancio politico, che l'ha fatta percepire come un vincolo burocratico dalla maggioranza dei popoli. L'Italia ha retto di fronte all'ondata euro scettica e ha saputo dimostrarsi un Paese maturo in grado di rispondere agli istinti bestiali, che hanno condotto il Front National di Le Pen ad essere il primo partito in Francia (per fortuna i suoi accoliti in salsa pagana si sono fermati al 6 per cento) e Nigel Farage, un singolare caso di grillismo con l'accento anglosassone, a sfiorare il 30 per cento, conducendo l'Inghilterra sulla soglia dell'uscita dall'Unione europea.
  Le macerie di un'Europa politica che non è mai nata hanno dato legittimità e fiato alla marea nera, che domanda istituzioni deboli e che minaccia la stessa integrità del continente. Xenofobia, omofobia, nazionalismi sono i miti fondativi di una destra che non ha paura di rivelare la sua natura autentica e che oggi rappresenta un quarto del Parlamento europeo.
  Mi sarei aspettato che lei lanciasse un allarme più consapevole sullo sbarco dei neonazisti nel Parlamento di Strasburgo.
  Ci troviamo invece alle battute finali di un negoziato complesso sui nomi che nel prossimo lustro guideranno le principali istituzioni europee. L'evidente inadeguatezza dell'attuale assetto ha tra le sue radici una visione che considera le istituzioni un intralcio all'unificazione e al buon funzionamento dei mercati. Lei giustamente ha dichiarato che, prima delle nomine, viene il programma, ma i programmi sono bandiere ficcate nella testa dei popoli e, per funzionare, devono indicare un orizzonte chiaro, che non solo mobiliti le forze dell'economia ma faccia uscire dall'angolo una civiltà che è in crisi, che ha smarrito il filo della solidarietà, che non pensa più se stessa come una comunità di destino.
  Lei ha parlato di un programma di mille giorni, caro Presidente del Consiglio: aspettiamo ancora lo svolgimento del compito. Le politiche di austerity sono state l'unica ipotesi di risposta alla crisi e i risultati sono inequivocabili: sette milioni di disoccupati in più dal 2007 nell'Eurozona, con un PIL inferiore a quello di allora. Il nostro Paese vede una disoccupazione più che raddoppiata. Come possiamo ignorare il messaggio che ci lanciano questi dati rispetto all'inadeguatezza manifesta della governance economica europea, incentrata solo ed esclusivamente Pag. 55sull'inasprimento dei vincoli di finanza pubblica e priva di una strategia organica e credibile per il rilancio della crescita e dell'occupazione ? Perfino il Fondo monetario internazionale ammette che le politiche di austerità hanno accentuato la crisi.
  Il nuovo mantra che ci viene propinato è quello delle cosiddette riforme strutturali e invece ci vuole un'alleanza dei Paesi del sud dell'Europa, che mettano al centro il contrasto dell'austerità che li ha condannati a una recessione permanente, fino a ridurne gli standard di vita minimi. Senza una vera riforma della finanza e della politica monetaria e fiscale rischiamo di andare incontro rapidamente al tracollo del mercato unico europeo.
  Non ce la caviamo, signor Presidente del Consiglio, senza mettere mano ai trattati e senza un piano di rilancio di investimenti pubblici e privati che risollevi l'occupazione nelle periferie dell'Unione. Noi l'abbiamo chiamato Green New Deal. Rischiamo di assistere impotenti invece all'esaurimento dell'esperienza della moneta unica. Ecco perché abbiamo sempre ritenuto un grave, gravissimo errore inserire in Costituzione il pareggio di bilancio. Per questo sosteniamo oggi chi avanza un referendum in Italia per rivedere il fiscal compact, che rischia di essere il vero cappio al collo per chi immagina una ripresa duratura e socialmente sostenibile.
  Per superare la crisi la risposta si chiama conversione ecologica della produzione in un'Europa dove bisogna fronteggiare devastanti cambiamenti climatici, avviando politiche di messa in sicurezza del territorio e di tutela del dissesto ambientale. A tal fine, è indispensabile che le risorse stanziate per il contrasto al dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza del territorio possano essere scorporate dai saldi di finanza pubblica relativi al rispetto del Patto di stabilità e di crescita. Caro Presidente, questa è una riforma strutturale, non uno slogan.
  La disoccupazione giovanile in Italia e in Europa consegna un'intera generazione a una vita di risulta, condannandola a una precarietà strutturale, menomata del diritto insindacabile allo studio e alla ricerca. Parliamo di rinnovamento generazionale, ma costringiamo i nostri giovani a continuare a dipendere dalle loro famiglie di origine. Lei ha scelto ancora una volta, purtroppo, la strada più semplice: meno regole nel lavoro, senza guardare invece ai dati che dall'Europa ci dicono che non esiste alcun nesso tra flessibilità e crescita dell'occupazione. Lo dimostra l'ultimo ventennio.
  Mi preoccupa, signor Presidente del Consiglio, il rinvio del vertice di Torino. Lei dice che occorre prima discutere qui il decreto. Benissimo, lo faccia: faccia discutere il Parlamento, ma non metta più fiducie, come è stato fatto nel corso degli ultimi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Bisogna rilanciare il modello sociale europeo, non smantellarlo, a partire da un reddito minimo garantito.
  Ha ragione Laura Boldrini: Lampedusa è la frontiera dell'Europa. E non ci basta che il Consiglio europeo si limiti ad esprimere profonda tristezza, senza adottare, come ha detto lei giustamente, una tabella di marcia che contempli misure precise e puntuali e scadenze certe e vincolanti. Occorre una politica dell'immigrazione, che parli dei diritti umani, dell'integrazione, del diritto all'asilo, di misure di salvaguardia dei migranti, attrezzando le ambasciate nei Paesi di transito per esaminare le domande dei rifugiati.
  Signor Presidente del Consiglio, ho finito. Sono stati giorni difficili per Sinistra Ecologia Libertà. Il nostro partito ha subito una separazione dolorosa ed in Parlamento il nostro gruppo è ridotto nei numeri e privato del contributo di parlamentari di grande esperienza. Tuttavia, siamo in campo e non ci rassegniamo all'idea di una sinistra divisa, rissosa e marginale. Siamo quelli che hanno contribuito a costruire Italia Bene Comune nel 2013: una sinistra che si candida a governare – ho quasi finito – la società italiana, come già in tanti enti locali, non una forza testimoniale.
  Oggi lei governa con la destra: è un fatto che non può sfuggire a nessuno. La Pag. 56sua base resta sempre la stessa: lo era con Letta e con Monti. Un caro amico, qualche giorno fa, nell'annunciare l'addio a SEL, ha citato una bellissima frase di Pascal. Ho terminato: «Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce». Mi sbaglierò, ma temo che quelle ragioni non facciano i conti con la realtà effettiva e noi non possiamo rinunciare a guardare cosa rischia di accadere oggi nell'Italia del partito della nazione, dove sembra che tutto passi per un solo indirizzo: Palazzo Chigi.
  Vorrei essere smentito, ma credo che questa preoccupazione oggi attraversi una parte non secondaria della società italiana, che domanda rappresentanza, forse perché oggi ci vengono incontro...

  PRESIDENTE. Collega...

  ARTURO SCOTTO. ...le parole di Bertolt Brecht: «Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio dei ministri, il discorso che lei ha pronunciato questa mattina ha disegnato la guida dell'Italia in Europa con i colori pastello di una bella favola. Il proposito che lei si propone è quello di strappare l'Europa dalla noia e farle acquistare profondità. Siamo totalmente d'accordo con lei, ma peccato che la sua intenzione manchi di una cosa essenziale: la verità. Non so chi lei frequenti, ma le garantisco che in Italia, che resta una parte dell'Europa piuttosto importante, il sentimento dominante tra la gente non è la noia, ma la sofferenza, l'ansia, quando non addirittura la disperazione.
  E la profondità noi italiani la sperimentiamo nei dati spaventosi della disoccupazione, nei fallimenti delle imprese, nei crediti che le banche non danno alle famiglie. Altro che la retorica dei mille giorni che oggi lei ci propone !
  Il «fare presto» lei lo ha trasformato in «prendiamo tempo». È la tecnica dello spostare più lontano i tempi della resa dei conti. L'onestà del politico è quella di consentire – come direbbe Popper – la falsificabilità, la dimostrabilità dei suoi discorsi, la possibilità, cioè, di paragonare programmi e risultati. Lei, con i suoi – lo riconosco – brillanti artifici retorici, la rende impossibile, spostando ogni giorno più in là, come nella poesia di Montale, i tempi della verità.
  Noi invece insistiamo. Le abbiamo proposto di cercare con lei e di investire sia il Parlamento italiano sia l'Europa di una domanda di verità, quella sulla nostra storia recente. Vedrà che chiedere all'Europa e ai suoi vertici di cercarla insieme a noi toglierà la noia da quelle stanze: la Commissione di inchiesta, signor Presidente del Consiglio. Senza verità, senza ricerca umile e determinata della verità su tutto, ma proprio tutto, anche a costo di scontentare le potenze egemoniche che oggi la benedicono, non è possibile una guida dell'Italia e dell'Unione europea che rispetti la dignità della nostra nazione e del nostro popolo.
  Nell'estate-autunno 2011 l'Italia fu vittima di manovre oscure. Il segretario del tesoro, Tim Geithner, ha usato la parola inglese «scheme». La si può tradurre con complotto, cospirazione, piano, faccia lei. Ci fu una manovra per far cadere Berlusconi ad opera di altri «papaveri» europei ed ebbe complicità in patria. Vero ? Falso ? La nebbia va dissolta, Presidente del Consiglio: Commissione parlamentare di inchiesta. Senza verità su quei fatti, senza la ricerca decisa e senza sconti, senza reticenze, senza immunità per nessuno, non è pensabile che sia possibile risalire la china.
  La dignità è il presupposto morale indispensabile per la ripresa economica, per guidare il semestre europeo, per la sua legittimazione.
  Lo spirito con cui noi di Forza Italia abbiamo affrontato la questione del semestre Pag. 57europeo a guida italiana si coglie perfettamente dalla nostra risoluzione: poca retorica, molta sostanza. Nove le nostre pagine, signor Presidente del Consiglio, mezza quella della sua maggioranza (20 righe). Un itinerario di cose da fare per riavvicinare l'Europa ai suoi ideali fondativi. Nessuno spazio per promesse stentoree ad uso della propaganda, ma la concretezza del possibile.
  E allora perché, signor Presidente del Consiglio, ci ha detto di no ? Forse perché chiedevamo la Commissione parlamentare di inchiesta.
  Paradossalmente sul che fare, signor Presidente, siamo d'accordo: allentare le regole di bilancio, cambiare il fiscal compact che obbliga alla riduzione del debito, introdurre programmi di investimento europeo. Su quest'ultimo punto lei, Presidente Renzi, potrebbe rivelarsi fortunato: con un tasso di interesse vicino allo zero, un programma di investimenti europeo si finanzierebbe quasi da solo. Potrebbe essere finanziato attraverso titoli a 5 o 10 anni emessi dalla Banca europea degli investimenti e la Banca centrale europea potrebbe comprare gran parte di questi titoli come parte di un futuro programma di quantitative easing.
  Lei è fortunato, dati i tempi e dati i tassi di interesse.
  Per noi essere opposizione severa del Governo vuol dire, in questa crisi gravissima, esercitare un'assoluta volontà costruttiva sui contenuti e, insieme, nettezza di posizione sullo stato della nostra democrazia e della ferita da essa subita proprio dai vertici di quell'Europa che oggi il nostro Governo si appresta a guidare.
  E questo Governo, per brutto che sia – non me ne voglia –, è il Governo del nostro Paese e ci auguriamo che dia prestigio all'Italia, sospingendo l'Europa in una stagione di nuova prosperità, di concordia e armonia tra gli Stati. Non abbiamo nessuna voglia di emulare la sinistra, la sua sinistra, signor Presidente del Consiglio, che faceva di tutto per screditare il nostro Paese sulla scena internazionale, attaccando con ogni pretesto il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ci ricordiamo molto bene come fu preparato, con il concorso determinante di esponenti dell'Ulivo e dell'Italia dei Valori, l'agguato del primo luglio del 2003, all'inaugurazione dell'ultimo semestre di Presidenza italiana. Io c'ero al Parlamento europeo.
  Noi abbiamo un'altra idea dell'interesse nazionale e dell'amor di patria. Essere uniti oggi, maggioranza e opposizione, sulla nostra risoluzione, avrebbe consentito a questo nostro semestre di essere incisivo, di avere una portata storica.
  Non basta, signor Presidente del Consiglio, lo scherzoso «Mister 40 per cento» da parte di Angela Merkel. Ne converrà, Presidente Renzi, non basta essere chiamati e vezzeggiati così da Angela Merkel per avere credibilità. Se noi non mostriamo la volontà di fare chiarezza sul passato, di esigere la verità dai nostri partner, non andiamo da nessuna parte.
  La signora Merkel non ha certo messo sotto il tappeto l'offesa ricevuta alla propria privacy e alla propria dignità di autorità tedesca quando insiste per chiedere la verità sulle intercettazioni del proprio cellulare da parte degli americani. Non ha rotto l'alleanza con l'America ma ha rivendicato la sovranità di Berlino. Un caso infinitamente meno grave di quello rivelato dall'ex-segretario del Tesoro, Tim Geithner, un piano che, nelle scorse settimane, è stato candidamente e vergognosamente rivendicato dal commissario europeo ungherese Andor. Così come il rifiuto della Bundesbank di soccorrere il Regno Unito, quando la sterlina era sotto pressione durante la crisi del 1992 del meccanismo del tasso di cambio, è stato il filo conduttore delle relazioni tra Inghilterra e Germania e Inghilterra ed Europa.
  Noi riteniamo costitutiva, signor Presidente del Consiglio, nel semestre europeo a guida italiana, la necessità di rivendicare la sovranità del popolo italiano violata, ciò che non deve più capitare né agli italiani né ai greci né a nessun altro, se si vuole un'Europa dei popoli amici e non una sorta di gigantesco Reich con tanti satelliti ruotanti attorno a Berlino. Avendo il suo Governo però detto di no a questa nostra Pag. 58pregiudiziale di dignità, alla nostra risoluzione, dobbiamo dire di no alla sua ben misera risoluzione, alla risoluzione dei partiti della sua maggioranza. Peccato, Presidente Renzi, una grande occasione mancata ! Storicamente mancata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, dopo l'intervento di stamattina del Presidente del Consiglio credo che sia il momento di fare una riflessione.
  Ci aspetta un semestre alla guida dell'Unione europea ed è quindi necessario capire dove siamo e soprattutto dove vogliamo andare. Per comprendere il punto a cui siamo arrivati consideriamo qualche dato. Ogni giorno, in Italia falliscono 35 imprese. Ogni giorno ! Dai dati dell'ISTAT la disoccupazione è al 12 per cento, anzi addirittura al 40 per cento se consideriamo l'occupazione giovanile: il dato più alto dal 1977. E, per capire il presente, dobbiamo tener conto anche di un dato tanto oggettivo quanto sconcertante. La corruzione in Italia ci costa 60 miliardi all'anno, cioè addirittura la metà del costo della corruzione nell'intera Unione europea. A proposito di corruzione, non possiamo non parlare di grandi opere.
  Le grandi opere gestite in questo modo malato hanno fatto venire a galla e hanno mostrato al mondo il lato peggiore dell'Italia. L'Expo, ad esempio, ci costerà 13 miliardi e cosa resterà ? Niente. Dopo sei mesi, verrà abbattuto e non resterà niente. Si poteva fare un'Expo diffusa e sostenibile: al posto di un unico grande padiglione, fuori città tanti piccoli padiglioni collegati tra loro con una mobilità sostenibile, fatti recuperando le aree un tempo industriali e ristrutturando le cascine nella cintura di Milano; un progetto che avrebbe lasciato il segno, che avrebbe cambiato il volto della città e avrebbe consegnato al mondo l'immagine di un'Italia rinata, rinnovata e all'avanguardia. Al posto di tre grandi opere come l'Expo, TAV e il Mose, non sarebbe meglio fare trecento piccole opere ? Coi soldi che avete deciso di destinare a queste poche grandi opere, si potevano fare tante piccole opere: ad esempio, per sistemare le scuole o per intervenire seriamente sul dissesto idrogeologico. Ma le grandi opere piacciono. Piacciono ai politici che, gestendo e indirizzando gli appalti, possono farsi un sacco di soldi. Piacciono ai cittadini perché molti di loro vengono illusi, ma è solo un'illusione che siano sinonimo di futuro e di grandezza.
  L'Italia è un grande Paese. Togliamoci di dosso questo senso di inferiorità. L'Italia è un grande Paese: non abbiamo bisogno di grandi opere per dimostrarlo ma abbiamo bisogno di interventi per le piccole e medie imprese, per il lavoro, per l'efficienza energetica. Le grandi opere sono il frutto di una concezione vecchia di economia, di un vecchio modo di pensare dove le cose vengono viste in modo separato, singolo, a breve termine. Si pensa solo al presente e lo si fa oltretutto in un modo né economicamente né ecologicamente sostenibile.
  Non si pensa al futuro, non c’è una visione da qui a vent'anni. Dobbiamo invece pensare a un nuovo paradigma, a un nuovo modo di pensare, a un nuovo modello di organizzazione integrato e più a lungo termine. L'obiettivo è, ad esempio, convertire gli edifici in tante microcentrali ad energia rinnovabile, in modo che siano delle piccole centrali che raccolgono energia solare dal tetto, eolica dai lati, geotermica dalle fondazioni. Con un computer o un cellulare potremmo far sì che il surplus di energia prodotta sia trasferito alla rete energetica e venduto attraverso tutta l'Europa, dall'Atlantico fino all'Europa orientale. Tutto questo ci consegnerebbe un ambiente migliore in cui vivere e creerebbe nuove imprese e quindi nuova occupazione.
  C’è una parola chiave in tutto questo: rete. Una parola che a noi del MoVimento 5 Stelle piace molto. Ci chiamate il popolo della rete. Ma spesso si confonde il concetto di rete con la rete Internet. La rete Pag. 59non è solo Internet e non è solo la rete energetica. La rete è un modello di organizzazione sociale, di organizzazione dei trasporti e delle informazioni, un modello non verticistico ma piatto, in cui ciascuno è un nodo interconnesso agli altri. Il concetto di rete può essere applicato ad ogni settore, all'energia, come dicevamo prima, ai trasporti, ma anche al rapporto sociale tra le persone. Ad esempio, pensiamo ai tanti cittadini che cooperano e facendo rete affrontano la crisi economica. Pensiamo ai gruppi di acquisto solidale, che oggi spaziano dall'alimentare fino addirittura ai terreni e alle iniziative di orti collettivi. Sono persone che insieme formano una rete. Questi sono modelli che vanno incentivati, in Italia come in Europa, quelli che riducono l'accentramento del potere, sia esso produttivo, energetico o informativo, in mano a pochi, per diffonderlo in mano ai nodi della rete.
  L'Europa che ci immaginiamo sostiene ed incentiva questa visione di futuro, dove benessere non vuol dire avere soldi, ma significa vivere una vita sana e soprattutto avere tempo. La vita ci insegna che il valore più importante è il tempo: il tempo che dedichiamo alla nostra famiglia e ai nostri cari. Per questo motivo, la politica dovrebbe pensare a rendere sempre più rapidi e semplici gli spostamenti, soprattutto su piccola scala. Migliaia di persone ogni mattina usano i mezzi per fare percorsi, da soli, che potrebbero essere condivisi con altre persone. Nel futuro noi immaginiamo tariffe stradali agevolate per chi viaggia in automobili piene e corsie riservate a queste.
  Nel futuro vorremmo che la politica italiana ed europea aiutasse le aziende a praticare orari flessibili e differenziati, così, oltre a ridurre il traffico e, quindi, il tempo di percorrenza, si agevolerebbero le famiglie nella loro gestione e nella divisione dei compiti. Per lo stesso motivo, la politica italiana ed europea dovrebbe incentivare il telelavoro e gli asili nido aziendali. Questo dovrebbe fare la politica: pensare a soluzioni pratiche e sostenibili per la vita di tutti i giorni dei milioni di cittadini italiani ed europei.
  Soluzioni pratiche, come la fatturazione elettronica per le imprese o la firma digitale, per poter validare documenti senza intermediari, bollette, mutuo, certificati, tutto elettronico, niente code, niente tempo perso, tempo recuperato per stare con le proprie famiglie. Questo è possibile. In Estonia, Internet è diffuso ovunque, in ogni casa, in ogni scuola; la pubblica amministrazione ha spostato ormai quasi interamente il proprio lavoro su Internet: i cittadini possono compilare praticamente ogni pratica su Internet, da casa, in Estonia. Un Paese nel quale si vantano che sul tavolo dove si riunisce il Consiglio dei ministri non è mai stato appoggiato un foglio di carta, ma solo tablet. C’è molta preoccupazione riguardo ai cambiamenti occupazionali che l'innovazione tecnologica produce, ma è stato ampiamente dimostrato che si creerebbero posti di lavoro se si intraprendesse finalmente la strada della sostenibilità economica ed ambientale.
  Creazione di lavoro attraverso le energie rinnovabili, efficienza energetica, razionalizzazione dei trasporti: sono tre pilastri su cui costruire una nuova Europa. Un'Europa dove i singoli Stati stanno insieme: fanno rete, appunto, per trarne reciproco vantaggio, ma allo stesso tempo mantenendo e valorizzando le proprie caratteristiche nazionali.
  Questo è un momento difficile, perché la classe politica italiana e le politiche di austerity volute dai burocrati di Bruxelles ci hanno portato a questo punto. Ma, come diceva Einstein, nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità. Ecco, abbiamo un'opportunità, il percorso che vi ho illustrato, che vi ho proposto poco fa è un percorso nuovo, coraggioso e ingegnoso, proprio come gli italiani. Per questo ve lo proponiamo, noi non ci limitiamo a dire frasi come: questa Europa è da cambiare; noi vi abbiamo detto anche come vogliamo cambiarla e faremo di tutto, faremo tutto ciò che è in nostro potere per realizzare questa visione di futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 60

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Speranza. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SPERANZA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio, penso che la discussione di oggi sia particolarmente significativa perché i mesi che arrivano sono realmente decisivi per il futuro dell'Europa e il futuro dell'Italia.
  Voglio provare a dire una cosa, in premessa, e cioè che in momenti come questo, il Parlamento e il Governo dovrebbero provare a mettere davanti a tutto l'interesse del Paese, prima di ogni distanza politica. Abbassiamo per un istante le bandiere di parte e difendiamo, insieme, l'interesse nazionale e l'interesse europeo. È già accaduto in altri passaggi storici e a me pare che questa sia la lezione che Giorgio Napolitano, il nostro Presidente della Repubblica, a cui va la gratitudine del gruppo del Partito Democratico, abbia provato a consegnarci anche in questo passaggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): l'Italia prima di tutto.
  L'Italia, caro Presidente, si presenta a testa alta, oggi, a questo appuntamento con un Governo forte e legittimato e può essere protagonista di quel cambiamento che in quest'Aula tutti auspicano. Siamo legittimati dai numeri del Parlamento, ma siamo altrettanto legittimati da un risultato straordinario delle elezioni del 25 di maggio.
  L'Europa è dentro una rottura di un rapporto di fiducia vero, profondo tra cittadini e istituzioni. Se alziamo lo sguardo e proviamo a capire oggi il nostro continente, ci rendiamo conto subito che c’è una nuova marginalità sul piano geopolitico e sul piano economico e questa marginalità, purtroppo, si riflette proprio in una fiducia difficile che i cittadini hanno nei confronti delle istituzioni. Le ultime elezioni europee, in modo particolare i risultati di grandi Paesi come la Francia e l'Inghilterra, ce lo segnalano con grande evidenza.
  Allora, signor Presidente, il primo obiettivo, dal mio punto di vista, è provare a ricucire questo strappo, riconvincere i cittadini europei che questo processo di integrazione è l'unica strada possibile per contare nel mondo e per uscire dal rischio di marginalità. La crisi Ucraina che abbiamo toccato con mano in queste settimane rappresenta plasticamente l'irrilevanza alla quale siamo destinati senza un vero cambio di rotta.
  Voglio dirlo con forza: nessuno Stato nazionale, lo ripeto, nessuno Stato nazionale, grande o piccolo che sia, è in grado, da solo, di assicurare prosperità e sicurezza; questo può e deve essere il semestre del cambiamento, sì, un semestre in cui cambiamo davvero, a partire da una consapevolezza che tutti quanti dobbiamo avere in quest'Aula come in Europa, e cioè la consapevolezza che questo straordinario progetto che le generazioni più grandi hanno consegnato alle generazioni più giovani, senza un cambiamento profondo, rischia di non rispondere più ai sogni e alle speranze che esso aveva alimentato.

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore...

  ROBERTO SPERANZA. Guardi, signor Presidente, non basta la retorica, ne abbiamo fatta troppa in questi anni, bisogna cambiare davvero. Il primo punto di questo cambiamento radicale sta nella politica economica e finanziaria.
  Lo abbiamo detto molte volte: l'austerità e il rigore potevano portare a un consolidamento dei bilanci, invece, non lo hanno fatto, non hanno aggiustato i bilanci e hanno bloccato la crescita, acuendo una crisi sociale senza precedenti e aumentando un sentimento antieuropeo sempre più diffuso. Allora, che fare oggi ? Dobbiamo liberare le energie e le risorse, favorire gli investimenti, portandoli fuori dal Patto di stabilità e i segnali di queste ultime ore, anche da parte della Merkel, mi sembrano incoraggianti.
  Il dramma, Presidente, il dramma più grande di quest'Europa è, in modo particolare, la disoccupazione e qui voglio dire Pag. 61come la pensiamo noi, perché quando si è chiamati a scegliere – e non importa qual è la funzione che tu svolgi: puoi essere un consigliere comunale, un consigliere regionale o un sindaco – devi farti sempre una domanda, e la domanda è con quali occhi guardi al mondo, quale punto di vista assumi come il punto di vista principale che ti consente di scegliere e di decidere. Ebbene, la nostra risposta è che il punto di vista da assumere e gli occhi da scegliere sono gli occhi di una generazione che rischia di non farcela più, di una generazione che rischia di essere l'epicentro di una rottura tra politica e cittadini che non sappiamo più quando si fermerà.
  Allora, io penso che insieme dobbiamo lavorare perché questo semestre sia il semestre per cambiare l'Europa, e cambiare l'Europa significa, come abbiamo detto stamattina, puntare su ambiente e risorse naturali come leva per un nuovo sviluppo sostenibile. Ancora, cambiare l'Europa significa puntare sulla diffusione delle tecnologie digitali, sull'innovazione e – non smetteremo mai di dirlo con tutta la nostra forza – credere e ripartire dalla scuola e dall'università, come parole guida e come punti di partenza di un cambiamento profondo e radicale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E, ancora, cambiare l'Europa significa lotta alla povertà e significa battaglia quotidiana per l'inclusione sociale, immaginando lo spazio europeo come uno spazio aperto dei diritti e della cittadinanza.
  E ancora, con forza, cambiare l'Europa significa un nuovo ruolo politico più forte, più autorevole, nel Mediterraneo, e io penso che questo sia veramente fondamentale per noi, per il nostro futuro. Ce lo chiedono anche i nostri partner, a partire dagli Stati Uniti d'America. Noi possiamo essere fattore di stabilizzazione in quell'area e la stessa questione dei migranti, quelle immagini drammatiche che non vogliamo mai più vedere, si risolve solo se si affrontano i nodi politici in quell'area. Lo diceva, meglio di tutti, una personalità del nostro Paese che è stato Presidente del Consiglio, ma che è anche stato un fantastico Ministro degli esteri, Aldo Moro. «Nessuno è chiamato a scegliere» – diceva Aldo Moro – «tra l'essere in Europa o essere nel Mediterraneo, perché l'Europa intera è nel Mediterraneo».
  Presidente, noi lo faremo con la forza che abbiamo, lo faremo con la dignità e l'orgoglio di chi ha fatto scelte chiare e nette, e noi del Partito Democratico rivendichiamo a testa alta queste scelte. Abbiamo scelto, pochi mesi fa, di aderire al Partito del socialismo europeo, di aderire a quella famiglia dei socialisti e democratici fatta dei grandi valori di questo tempo: l'uguaglianza, la solidarietà, la libertà, i diritti. Dico queste cose con forza perché penso che aderire ad una famiglia politica non sia un fatto banale, sia scegliere il proprio campo di valori. E voglio ricordarlo, non senza rammarico, rispetto a chi pochi giorni fa ha fatto scelte diverse. Penso al MoVimento 5 Stelle, che siederà in Parlamento europeo a fianco agli xenofobi di Farage, mentre noi stiamo totalmente da un'altra parte e difendiamo i nostri valori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Siamo orgogliosi perché in quella delegazione ci andiamo essendo i più grandi, dopo questo straordinario risultato e, Presidente, sentiamo sulle nostre spalle il peso di questa enorme responsabilità. Lo sentiamo noi come, siamo sicuri, lo sente ogni giorno lei. Faremo ogni sforzo, ogni sforzo possibile per non deludere questa fiducia che gli italiani ci hanno dato. Lo faremo oggi e lo faremo in quei mille giorni che abbiamo di fronte a noi per cambiare l'Italia.
  Presidente, questo è un punto di forza. Il risultato del Partito Democratico è un punto di forza, ma voglio essere chiaro in quest'Aula: non è solo un punto di forza per il Partito Democratico, è un punto di forza per la nostra democrazia e per le istituzioni che vogliamo ogni giorno difendere e quella fiducia, quella fiducia fortissima che è arrivata, io penso che debba essere un punto di partenza per cambiare l'Italia, ma anche per cambiare l'Europa.
  Io voglio dire oggi in maniera solenne con questa dichiarazione di voto che si può contare sulla forza di questo gruppo Pag. 62parlamentare, perché questa fiducia non veda nessun segnale di tipo diverso e perché insieme si provi realmente a realizzare questo cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Speranza ed altri n. 6-00077, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marti, Tartaglione, Damiano, Fantinati, Brescia, Ciprini, Tripiedi, Pellegrino, Bini, Costantino, Da Villa, Giancarlo Giordano, Piccione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  473   
   Votanti  465   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  296    
    Hanno votato no  169    

  La Camera approva (Vedi votazioni).
  (I deputati Capodicasa e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare)

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 6-00078, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Covello, Brunetta, Locatelli, Turco, Realacci, Vitelli, Di Salvo, Vignali...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  476   
   Votanti  472   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato   51    
    Hanno votato no  421.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare)

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Carinelli ed altri n. 6-00079, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Kronbichler, Damiano, Lauricella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  476   
   Votanti  470   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no  380.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare)

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Scotto ed altri n. 6-00080, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 63

  Arlotti, Colaninno, Gianni Farina, Placido...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  478   
   Votanti  382   
   Astenuti   96   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato   31    
    Hanno votato no  351    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare)

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta n. 6-00081, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Grassi, Lavagno, Fraccaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  476   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato   56    
    Hanno votato no  420    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare)

  Sospendiamo ora la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 con il seguito della discussione del decreto-legge recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Bindi, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Brescia, Brunetta, Casero, Cirielli, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Dellai, Di Lello, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Leone, Manciulli, Merlo, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Sani, Scalfarotto, Speranza, Tabacci, Vignali e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantatrè, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Gennaro Migliore, già iscritto al gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà, ha dichiarato di aderire al gruppo Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Annunzio della convocazione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo per la sua costituzione.

  PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo è convocata per giovedì 26 giugno 2014, alle ore 12,30, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Pag. 64

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Nicola Fratoianni ha reso noto di essere stato nominato, in data 23 giugno 2014, presidente del gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1479 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche (Approvato dal Senato) (A.C. 2447) (ore 15,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2447: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche.
  Ricordo che nella seduta del 23 giugno 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2447)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 2447), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'Allegato A – A.C. 2447).
  Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge (nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato – Vedi l'Allegato A – A.C. 2447).
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2447).
  Se nessuno chiede di intervenire sugli emendamenti, invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  MARIA CHIARA GADDA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti presentati.

  PRESIDENTE. Sta bene. Stavo verificando che non è presente il relatore di minoranza, l'onorevole Grimoldi.
  Qual è il parere del Governo ?

  UMBERTO DEL BASSO de CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario su tutti gli emendamenti presentati.

  PRESIDENTE. A questo punto dovremmo passare alla votazione degli identici emendamenti Sibilia 1.1 e Grimoldi 1.2, su cui c’è il parere contrario del relatore per la maggioranza e del Governo.

  GIUSEPPE DE MITA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE DE MITA. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare che la riunione della Commissione bilancio è ancora in corso. Quindi, non so se sia più o meno corretto procedere alle votazioni, dal momento che ho lasciato adesso la Commissione e la sua riunione non era ancora conclusa.
  Volevo semplicemente segnalarle questa circostanza.

  PRESIDENTE. Onorevole De Mita, la ringrazio perché intanto ci aiuta, in quanto stiamo aspettando che entri in funzione il sistema elettronico per procedere eventualmente alle votazioni.Pag. 65
  Le devo dire che, per quel che ci riguarda, la Commissione ha espresso il parere, che è in distribuzione. Qualora non avesse concluso i lavori, diamo mandato agli uffici di sconvocarla immediatamente, perché è del tutto evidente che i colleghi che partecipano ai lavori della Commissione hanno tutto il diritto, oltre che il dovere, di essere in Aula per l'esame del provvedimento.
  Quindi, io vorrei capire se siamo nelle condizioni di proseguire i nostri lavori oppure dobbiamo sospendere la seduta, in attesa che sia accertata la sospensione dei lavori della... onorevole Rosato, in questo senso intende dire che anche la Commissione finanze è nelle stesse condizioni ?

  ETTORE ROSATO. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Allora, noi abbiamo comunicato al Servizio Commissioni di sconvocare le Commissioni anche perché, da Regolamento, quando vi sono sedute con votazioni è di default che si debbano sconvocare le Commissioni. Infatti, vedo i colleghi entrare in Aula.
  La Commissione Bilancio – ci informa l'onorevole De Mita – ha terminato in questo istante i lavori, e la ringrazio per aver consentito di fare in modo che ciò accadesse. Se riusciamo in tempo reale – prima che io faccia la radiotelecronaca di un evento non particolarmente atteso oggi, che è la seduta della Camera – a sapere oggi se è stata sconvocata anche la Commissione finanze... Allora, siccome la stanno sconvocando adesso, rammaricandomi per il fatto che all'inizio della seduta le Commissioni non sono state sconvocate, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,45.

  La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 15,45.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Aveva chiesto di intervenire l'onorevole Fedriga, immagino sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, sì, sull'ordine dei lavori. Perché ritengo che, se un precedente di quest'Aula è che l'Aula si sospenda perché le Commissioni non rispettano l'inizio dei lavori d'Aula, ebbene dobbiamo pensare di rivedere assolutamente il Regolamento.
  La seconda ipotesi è, invece, quella che la Presidenza – e chiedo a lei, ovviamente, di farsi portavoce presso la Presidente Boldrini – imponga, visto che non è la prima volta, ma in questa legislatura più volte abbiamo sollevato il problema, che le Commissioni debbano finire perlomeno cinque minuti prima dell'inizio della seduta con votazioni, così da permettere ai deputati di raggiungere l'Aula. Altrimenti, continuando così, vediamo che le cose non migliorano, anzi peggiorano perché oggi lei si è trovato costretto perfino a sospendere la seduta. Questa è una cosa che penso stia nel rispetto del lavoro dell'Aula e anche di tutti i parlamentari di quelle Commissioni che i tempi cercano di rispettarli e che cercano di organizzare i lavori, magari anche presto la mattina o tardi la sera, affinché non si blocchi il lavoro dell'Aula intera.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fedriga, lei ha perfettamente ragione. Ovviamente, trasferirò questa sua richiesta alla Presidenza della Camera. D'altra parte, come lei sa, i presidenti delle Commissioni sanno perfettamente che a termini di Regolamento le sedute vanno concluse in modo tale che i colleghi possano raggiungere l'Aula quando sono previste votazioni. È del tutto evidente, quindi, e anzi mi aiuta a spiegarlo, che questo non costituisce un precedente, ma è stata semplicemente un'occasione per dare la possibilità ai colleghi di rientrare, in quanto arrivavano di corsa perché le Commissioni erano state sconvocate in ritardo in modo non corretto, come lei giustamente ha rilevato.
  A questo punto, però, utilizziamo anche questa «coda» che c’è stata per dare, se lo ritiene, al collega Grimoldi la possibilità di esprimere il proprio parere sugli emendamenti.

Pag. 66

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Sibilia 1.1 e Grimoldi 1.2, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Sibilia 1.3. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Grimoldi 1.4 e 1.7, Sibilia 1.5, Grimoldi 1.6 e Sibilia 1.8, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Sibilia 1.9. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Mannino 1.40 e Grimoldi 1.11, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Sibilia 1.10. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Sibilia 2.12 e Grimoldi 2.13, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Sibilia 2.14. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Grimoldi 2.15, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Mannino 2.40. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Sibilia 2.2, Grimoldi 2.3 e 2.4 e Mannino 2.5, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Mannino 2.6. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Grimoldi 2.7, 3.1, 3.2 e 3.3, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Mannino 3.4. Esprimo, infine, parere favorevole sugli emendamenti Mannino 3.5, 3.40, 3.41 e 3-bis.1.

  PRESIDENTE. A questo punto abbiamo acquisito i pareri, sia dei relatori che del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,50).

  PRESIDENTE. Colleghi, informo l'Assemblea che, secondo quanto si apprende da fonti di stampa, pochi minuti fa è deceduto Ciro Esposito, il tifoso del Napoli che il 3 maggio scorso era stato ferito a Roma prima della finale di Coppa Italia. La Presidenza desidera esprimere ai familiari le più sentite condoglianze, anche a nome di tutta l'Assemblea.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 2447)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Sibilia 1.1 e Grimoldi 1.2, sui quali vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, su questi emendamenti identici noi abbiamo espresso parere favorevole e volevo sottolineare all'Aula che, visto che si parla dell'annosa questione dell'Acquedotto pugliese, i colleghi pugliesi sanno che c’è un detto in Puglia con il quale si dice che questo benedetto acquedotto serve più a dar da mangiare che da bere, e si va avanti con la proroga del commissariamento. Noi pensiamo che sia uno sperpero di denaro pubblico, ma soprattutto denunciamo che, se i problemi dell'Acquedotto pugliese sono un caso di emergenza, non si capisce per quale motivo si vada avanti a reiterarne il commissariamento, venendo meno a tutti i parametri di legge che prevedono i casi di emergenza. Qui si va avanti con proroghe su proroghe e l'emergenza, più che un'emergenza, è ormai una consuetudine, e chi ci va di mezzo poi è il contribuente, con lo sperpero di denaro pubblico. Quindi, noi condividiamo questi emendamenti per mettere la parola fine a questa situazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sibilia 1.1 e Grimoldi 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Benedetto, Mariano, Capodicasa, Chiarelli, Nesci, Gadda, Tripiedi, Sibilia, Pellegrino, Martella, Bargero.Pag. 67
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  390   
   Votanti  362   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato   96    
    Hanno votato no  266    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (Il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, la deputata Duranti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e la deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sibilia 1.3, sul quale vi è il parere contrario dei due relatori e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, ci tengo a spiegare questi emendamenti che abbiamo presentato, sapendo benissimo che questo provvedimento, purtroppo, è off limits alle modifiche, perché la maggioranza naturalmente ritiene immodificabile questo provvedimento perché in scadenza. Quindi, è bene essere onesti fino in fondo e capire anche quali sono i nostri limiti.
  Abbiamo presentato il primo emendamento chiedendo di sopprimere l'articolo 1, quindi il commissariamento alla galleria Pavoncelli-bis, e adesso, con quest'altro emendamento, chiediamo di sostituire l'articolo, cercando di far tornare la struttura del commissario a quella che era la ratio principale del decreto, perché c’è da fare una premessa: perché arriviamo a questo decreto oggi ?
  Perché noi, MoVimento 5 Stelle e PD, all'interno del «milleproroghe», con i nostri voti insieme abbiamo abolito il commissario della Pavoncelli-bis e il commissario al terremoto del 1980, del quale parleremo dopo, che gestiva la Lioni-Grottaminarda. Insieme, il Parlamento, maggioranza e opposizione, era arrivato alla conclusione di riuscire a superare il commissariamento e aveva votato contro: quindi eravamo d'accordo su questo provvedimento.
  Succede poi che esce questo decreto-legge, un decreto-legge che era nato per ripristinare tout court i commissari, quindi un colpo di mano a quella che era stata l'azione parlamentare: quindi il Governo, con un'azione del tutto impropria, dittatoriale, va a sostituire quella che è l'attività parlamentare, quindi reinserisce i commissari. Ora la cosa più interessante di tutte è che il Presidente della Repubblica non firma quel decreto-legge così com’è uscito dal Governo, dal Consiglio dei ministri; non lo firma e chiede di fare una modifica, soprattutto per quanto riguarda il secondo commissariamento, cioè chiede di sostituire quella struttura del commissariamento con una struttura interna al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  Cosa chiediamo noi, con questo emendamento ? La stessa cosa che chiedeva il Presidente della Repubblica, cioè fare ritornare quella che era la ratio principale del decreto-legge, che è stato modificato al Senato. È stato modificato dal Senato ripristinando il commissario: in che modo ? Qual è stato il parere che ha fatto cambiare idea ai senatori e reinserito il commissario, superando quindi il parere del Presidente della Repubblica ? Un'audizione fatta con il commissario ! Quindi, un conflitto di interessi palese a trecentosessanta gradi, al quale noi ci stiamo opponendo con questo emendamento. Quindi la cortesia è di fare una riflessione trasversale, come già abbiamo fatto insieme sul «mille-proroghe», e di votare a favore di questo emendamento per la dignità del nostro ruolo di parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 1.3, con il parere contrario della Commissione, del relatore di minoranza e del Governo.Pag. 68
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Locatelli, Gigli, Palma, Ragosta, Placido, Marzano, Rostellato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  412   
   Votanti  378   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato   84    
    Hanno votato no  294    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 1.4, con parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  384   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  103    
    Hanno votato no  281    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sull'ordine dei lavori (ore 16).

  PRESIDENTE. Colleghi, è arrivata adesso un'altra agenzia di stampa nella quale il fratello di Ciro Esposito, ancorché evidenziando le condizioni gravissime, però dice che il cuore di Ciro batte ancora e i parametri degli organi principali rispondono. Non è ancora morto. Credo che sia utile comunicare la rettifica perché è per tutti noi motivo di speranza, ovviamente, nello stringerci comunque vicino alla famiglia di Ciro Esposito. La notizia che vi ho dato prima, ovviamente, era data dalle agenzie di stampa.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 2447)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 1.7.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, noi con questo emendamento riteniamo assolutamente inaccettabile la proroga dello stato di emergenza della galleria Pavoncelli per altri due anni e mezzo. È un'emergenza che è partita il 6 novembre 2009, noi qui proroghiamo di altri due anni e mezzo. Per capirci, per la Costa Concordia, di cui parleremo più tardi, che è un'emergenza reale, perché se una nave cola a picco mi pare evidente che c’è un'emergenza, una questione un po’ particolare, viene data una proroga fino alla fine dell'anno in corso; non si capisce invece per quale motivo per l'acquedotto Pavoncelli viene data una proroga di due anni e mezzo con questo commissariamento, che non è assolutamente a norma rispetto a qualsiasi altra legge, che porta una questione di emergenza ad essere una questione invece consuetudinaria e che dal nostro punto di vista rappresenta uno sperpero incredibile di denaro pubblico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, dunque, a sostegno di chi mi ha preceduto, semplicemente per ricordare anche a tutta l'Aula che sarebbe bene, quando si discutono queste proroghe di commissariamenti, andare a vedere effettivamente qual è la situazione sul cantiere. Se si va sul cantiere della galleria Pavoncelli-bis – non Pag. 69è un caso tra l'altro che si chiami «Pavoncelli bis», perché già esiste una galleria identica, molto simile, che si trova esattamente in linea d'aria a 100 metri – e se ci mettiamo all'ingresso del cantiere, noi vediamo la nuova struttura della galleria che sta nascendo, la galleria Pavoncelli-bis, che è ancora tra l'altro in alto mare, prima che venga completata; e spostandoci di 50 metri con lo sguardo riusciamo a vedere la galleria attuale che funziona perfettamente. Quindi, dal 1980 al 2014 non ha mai interrotto il flusso d'acqua – o pochissime volte – e comunque non ha mai creato emergenze.
  Quello che c’è da dire è anche che questo tipo di provvedimenti, sostanzialmente, non danno una ricchezza a quello che potrebbe essere il deflusso; tra l'altro è importante segnalare un ordine del giorno che è stato approvato dal Governo il 21 giugno 2013, presentato dal MoVimento 5 Stelle, che segnalava la grandezza anomala della galleria Pavoncelli. Il Governo, accettando quell'ordine del giorno, sostanzialmente dava ragione a quelle che erano le riflessioni del MoVimento 5 Stelle, cioè questa galleria che è in costruzione, in via di definizione e per la quale già sono stati spesi 20 milioni di euro, è una galleria troppo grande per le esigenze che andrà ad affrontare. Quindi, immaginate, già abbiamo creato uno spreco nella fase di progettazione della galleria. Quindi è chiaro che non può essere, il fatto che ci sia un commissario e che sia stata creata un'emergenza, è chiaro che l'emergenza creata per la galleria Pavoncelli è un'emergenza ad hoc.
  Infatti, ci sarebbe stato tutto il tempo necessario per pensare al progetto, per procedere con i tempi giusti e, magari, intelligentemente, perché un Governo intelligente, un Parlamento intelligente e un Paese intelligente pensano prima alla ristrutturazione del patrimonio esistente e poi a tutti i danni ambientali che può fare una nuova grande opera. Quindi, «no» alle grandi opere, ma andare a ristrutturare quello che noi già abbiamo, perché in questo caso è palese, basterebbe guardare con i propri occhi. Quindi, noi voteremo favorevolmente a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, con la scelta prima messa in campo dal Governo per prorogare la gestione commissariale fino al 2015, peggiorata nell'esame del Senato, portando, addirittura, il termine al 2016, nella sostanza si sancisce che le situazioni dove esiste il commissario sono assolutamente inutili nella loro finalità, ovvero accelerare i lavori per giungere ad una veloce conclusione dell'opera stessa. Se qui ci troviamo costretti, in quest'Aula, o meglio, se vi trovate costretti a votare nuovamente la proroga della gestione commissariale per altri due anni e mezzo, state dicendo che i commissari non servono. Quindi, dobbiamo prendere atto...

  PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. ...che la strada – concludo – da perseguire è quella di andare a semplificare, mantenendo, chiaramente, i controlli, le procedure di appalto e per la gestione delle opere pubbliche, ma non si può continuare a sprecare, sprecare risorse pubbliche per garantire qualche ricca prebenda a qualche importante commissario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, solo per sottolineare quello che è chiaro ed evidente a tutti, solo che l'ipocrisia non ce lo fa dire. Questi commissariamenti, queste proroghe continue, questo rendere definitivo qualcosa che dovrebbe essere assolutamente provvisorio ed emergenziale, non fa altro che rendere praticamente non conclusa o non concludibile quest'opera. È un incentivo a concludere l'opera che funziona al contrario, perché è Pag. 70evidente che l'interesse del commissario è quello di mantenere la sua posizione, la sua ben remunerata posizione, e non certo quello di finire dell'opera. Quando noi legiferiamo in questo modo e creiamo questi presupposti affinché le cose non si facciano, è chiaro che non ne veniamo fuori, né in questo caso né nel nostro Paese in generale.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 1.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gelmini, Pili, Chiarelli, Marotta, Dambruoso, Malpezzi, Mantero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  397   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato  105    
    Hanno votato no  292    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sibilia 1.5. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Presidente, con questo semplicissimo emendamento noi, semplicemente, accogliamo le linee del Governo: il Governo diceva che il commissariamento dovesse concludersi nel 2014. Al Senato, i senatori hanno modificato questa data, inserendo la scadenza del 2016. Semplicemente, quindi, chiedo alla maggioranza di votare favorevolmente a questo emendamento per due motivi: primo, perché lo ha stabilito anche il Governo di cui questa maggioranza fa parte; secondo, perché vi sono tutti i tempi. Questo decreto, non scordiamolo, scade l'11 luglio: abbiamo tutto il tempo per modificarlo qui alla Camera, fare un poco di attività parlamentare, che non ci fa male, e far porre, eventualmente, la questione di fiducia al Senato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Presidente, intervengo soltanto per dare conto della ragione per cui Sinistra Ecologia Libertà si sta astenendo su questi emendamenti, per un motivo molto semplice.
  Pur avendo noi un giudizio molto netto sul tema dei commissariamenti e dell'abitudine tutta italiana di prorogarli all'infinito – e così sarà per i prossimi emendamenti su cui ci esperiremo in modo molto netto –, la vicenda della Pavoncelli-bis è una vicenda molto particolare. Sarebbe forse utile ricordarlo a quest'Aula, perché altrimenti sembra che non si sa di che cosa parliamo. Magari qualcuno pensa che si discuta di una cattedrale nel deserto o di una grande opera inutile. Si tratta del raddoppio della galleria che consente di alimentare il più grande acquedotto d'Europa, attraverso l'acqua che dalla Campania raggiunge l'acquedotto pugliese. La Pavoncelli 1, quella che attualmente svolge questa funzione, costruita nei primi del Novecento, è una galleria lesionata fin dai tempi del terremoto dell'Irpinia e richiede interventi che non possono essere ulteriormente dilazionati. Il costo e persino l'intreccio delle competenze giuridiche e amministrative di quell'opera non è oggi obiettivamente scaricabile esclusivamente sugli enti locali interessati, cioè sulle regioni che oggi afferiscono a quell'opera.
  Questo è il motivo per cui, pur di fronte ad una pratica che noi consideriamo molto problematica e su cui credo dobbiamo riflettere rispetto ad altre vicende – ma anche a questa naturalmente – e in riferimento alla quale il problema, per così dire, dell'accelerazione dei lavori è un problema che tutti assumiamo, su quest'opera Pag. 71specifica segnaliamo una qualche criticità in più, di cui credo dobbiamo tenere conto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, intervengo semplicemente perché non è un caso che mi stia occupando di questo provvedimento, perché io comunque vengo da Avellino e conosco quello di cui parlo, cioè so dove si trova Caposele e so di cosa sto parlando. Quindi, è chiaro che spiego anche all'Aula, come già ho detto, che questa galleria che noi stiamo facendo si chiama galleria Pavoncelli-bis, perché esiste un'altra galleria Pavoncelli e, mettendoci per così dire davanti al cantiere, non riusciamo a vedere la nuova costruenda e quella che già esiste e che magari ha subito delle problematiche con il terremoto, ma dal 1980 al 2014 ha sempre assicurato l'acqua alla Puglia. Infatti il bacino idrico irpino è uno dei più grandi d'Europa e piacevolmente riesce anche a dare l'acqua alla Puglia.
  Quindi, non è una questione emergenziale. Abbiamo avuto 34 anni per pensare come fare meglio, possibilmente meglio, tutte le opere e questo è uno di quei casi: il commissariamento non serve.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Mita. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE DE MITA. Presidente, intervengo perché credo che stiamo rischiando di fare una discussione impropria. Forse non è questa la sede, non è questo il provvedimento che ci possa consentire di affrontare in maniera approfondita i problemi che sono legati alla galleria Pavoncelli.
  Le istituzioni locali e le comunità locali si sono opposte fortemente nel tempo al regime commissariale, non solo e non tanto per l'utilità della realizzazione di questa galleria. Come ha ricordato un collega poco fa, c’è un'esigenza che non è così cogente da determinare il regime commissariale ed i provvedimenti che si stanno adottando. Infatti, è vero che esiste un tema di vulnerabilità sismica, ma è altrettanto vero che la galleria Pavoncelli attuale, ancorché lesionata, ha funzionato nel tempo. Le istituzioni locali hanno trovato sempre un po’ singolare che l'intervento sulla vulnerabilità sismica, anziché mettere al primo posto le scuole ed altri edifici pubblici, abbia messo al primo posto la realizzazione di una condotta che consentisse una condizione che già c’è, cioè il trasferimento dell'acqua dalla provincia di Avellino alla regione Puglia.
  Il tema, però, non è l'opera o il regime commissariale. Il tema è un altro e forse non è questo il provvedimento per affrontarlo. La realizzazione progettuale della galleria prevede un raddoppio potenziale del prelievo di acqua, che oggi è di 4.500 metri cubi al secondo. Con la Pavoncelli-bis diventa, in teoria, di 9 mila metri cubi al secondo e nella premessa progettuale viene detto che l'ampliamento smisurato è proprio funzionale ad una maggiorazione del prelievo potenziale.
  Ora il punto non è l'opera, ma se il livello delle falde si sta riducendo e nel bacino idrografico dal quale avviene il prelievo stiamo andando sotto il minimo deflusso vitale, il tema appunto non è l'opera, perché in teoria si potrebbe realizzare anche per le questioni legate alla sismicità.
  Il punto è chi controlla il prelievo d'acqua. Infatti, in ragione delle concessioni legali attualmente vigenti, la Puglia preleva già più di quanto legittimamente dovuto. Allora, la questione non è di lavori pubblici e infrastrutturale, la questione è di materia ambientale. Più volte è stato sollecitato l'intervento degli assessori regionali all'ambiente e del Ministero dell'ambiente, anziché ridurre la questione ad opera pubblica.
  Per cui, per me, che il commissario ci sia o non ci sia è irrilevante. Il tema è chi controlla il prelievo dell'acqua. E non si può mistificare un ampliamento per presunte ragioni sismiche, che può determinare un accrescimento della sottrazione di Pag. 72acqua con la conseguente riduzione del livello delle falde, che determinerebbe la condizione che l'acqua non ci sia più né dove parte né dove può arrivare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, io su questo emendamento non volevo intervenire, però, sentendo quanto ha detto il collega di Sinistra Ecologia Libertà, mi tocca sottolineare delle cose che in parte sono appena state dette dal collega che mi ha preceduto.
  Con questo acquedotto la Puglia prende l'acqua dall'Irpinia, dalla Campania e qualche piccolo problema di carattere ambientale evidentemente lo porta. Io non entro nel merito dei problemi di carattere ambientale. Registro, però, che Sinistra Ecologia Libertà è molto per l'ecologia fino a che non si toccano gli interessi della Puglia, dove casualmente detiene il governatore. Un po’ come quando parlavamo dell'Ilva di Taranto: siamo sempre contro l'inquinamento a meno che non riguardi l'Ilva, dove un pochino di inquinamento si può anche fare perché magari lede gli interessi della Puglia.
  Quindi, o siete per tutelare l'ambiente sempre e comunque, oppure non è che potete farlo a seconda di dove avete il governatore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, da pugliese mi sembra di assistere a un dibattito surreale. Infatti, vediamo persone che governano la Puglia e la Campania tranquillamente rimpallarsi le colpe o far finta di non aver governato fino all'altro ieri la propria regione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E di fatto la realtà vera, quella che sta cercando di imporre il MoVimento 5 Stelle, è che, così come in ogni opera in questo Paese, si passa a gestioni commissariali senza realmente avere una progettazione a distanza.
  Infatti, voglio ricordare al collega che è vero che in Campania si raddoppia o comunque si aumenta, in pratica, il reperimento dell'acqua dalla sorgente, però è vero anche che ci sono intere comunità pugliesi che non ottengono l'acqua – sa perché, Presidente ? – perché, invece di pensare a sistemare la rete idrica, che ha toppe e buche ovunque, semplicemente si riduce la pressione. Queste sono le amministrazioni che in Puglia e in Campania vogliono risolvere i problemi dei cittadini. Ma guardate prima quello che fate e poi pensate magari ad essere meno ipocriti in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, intanto va detto che il provvedimento che stiamo discutendo questa sera riguarda i commissariamenti e, quindi, vorrei che tornassimo al merito della questione. Dopodiché, mi sembra opportuno ricordare ai colleghi che sono intervenuti che in questo Paese – diciamo così – l'acqua è un bene comune. L'acqua è un bene di proprietà di coloro che lo consumano, non è di proprietà delle regioni che teoricamente lo producono. Da questo punto di vista, noi dobbiamo garantire il diritto all'accesso all'acqua a tutti gli uomini e le donne a prescindere dal luogo e dalla regione dove abitano. Questo è lo spirito sul quale si muove Sinistra Ecologia Libertà, anche rispetto a questo provvedimento.
  Per quanto riguarda la vicenda della galleria Pavoncelli – e vado a concludere, Presidente –, noi siamo naturalmente d'accordo sul fatto che non deve essere gestita in modo commissariale, ma sul fatto che sia opportuno e necessario...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Zaratti.

Pag. 73

  FILIBERTO ZARATTI. ...intervenire credo che sia nell'ordine delle cose e nei dati tecnici di cui siamo a disposizione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che anch'io sono irpino – il che non garantisce che sappia di che parlo, onestamente – ma è evidente che noi rischiamo di fare una discussione su egoismi territoriali, piuttosto che una discussione su come intelligentemente un Paese avanzato come l'Italia dovrebbe trattare l’asset strategico che sono le politiche idriche che questo Paese, che va desertificandosi sempre più, avrà come problema vero.
  Io non so se questa sia la sede – condivido quello che diceva il collega De Mita –, ma questa è sicuramente la sede per rimettere a sistema il ragionamento concernente la relazione tra regioni e territori, per fare un bilancio idrico vero e non una dazione d'acqua che alcuni territori prendono, dando il senso di un egoismo che non è più sopportabile.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIANCARLO GIORDANO. Quindi io penso alla solidarietà tra territori e ad un Paese che guarda al proprio futuro con maggiore intelligenza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, io rimango sbigottito, perché sento parlare di acqua bene comune e poi, accanto a questa frase, giustapporne un'altra, dove si dice che l'acqua è di proprietà di chi la consuma. Secondo questo ragionamento, si potrebbe anche dire che l'automobile privata è un bene comune, visto che è di proprietà di chi la utilizza. Allora, uscendo forse da queste diatribe stupide e che nascondono evidentemente l'ipocrisia, come ricordato già da un mio collega, bisognerebbe riportare il dibattito sul commissariamento. E allora le ipotesi sono due: o il commissariamento serve ed è utile, e a questo punto, però, dopo anni, avrebbe già dovuto risolvere il regime transitorio per un regime, appunto, di normalità, oppure questo tipo di commissariamento è fallimentare, e allora va sospeso.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  DIEGO DE LORENZIS. Quindi, in ogni caso, ovviamente la nostra posizione è chiara ed è netta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, sentendo gli interventi di colleghi, devo dire in particolar modo quelli di SEL, mi sembra di capire che quando si parla di Puglia non c’è più il problema ambientale. I colleghi che sono intervenuti – e, guardi, parlo ovviamente lontano dal mio interesse territoriale, perché io vivo in una regione distante da quelle aree – sottolineavano semplicemente il rischio della diminuzione dell'acqua presente nella falda. Non hanno parlato di egoismo territoriale, ma di una tutela del territorio e dell'ambiente. Adesso il fatto che, quando l'acqua va in Puglia, allora può succedere qualsiasi cosa negli altri ambienti circostanti e va bene, mi lascia perplesso.
  Io chiedo perché, invece di andare a mettere a rischio la salute ambientale di quei territori, i milioni di euro che si stanno buttando per questa gestione territoriale non si vanno ad utilizzare per trovare soluzioni alternative, che possano sì garantire il diritto all'acqua ai cittadini della Puglia, ma anche garantire il diritto alla tutela dell'ambiente ai cittadini dell'Irpinia.

Pag. 74

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, mentre mi sottraggo a questa fiera delle vanità e di superficialità con cui si sta trattando l'argomento dell'acqua per la Puglia, voglio ricordarvi che non si tratta di interessi della Puglia, ma della sete di 4 milioni di cittadini e che l'acquedotto pugliese, con i suoi 20 mila chilometri di reti, ha rappresentato, quando fu costruito, un motivo di orgoglio in Europa e lo è ancora oggi, per la sua ampiezza e per la funzione che assolve.
  Se vogliamo discutere di ambiente e di quant'altro qui è stato evocato, ebbene si faccia una mozione o qualcosa del genere, ma ora all'ordine del giorno c’è semplicemente la questione del commissariamento. Ora non è effettivamente questione di commissario «sì» o commissario «no»: se il commissario non ha funzionato, si dovrà pur eliminare, ma nel frattempo, se l'opera è necessaria, dovrà pur andare avanti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà, anche se chiedo, se possibile, di evitare che il Presidente praticamente sia già in fase di votazione quando si chiede la parola.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, io mi sono sentito in dovere di intervenire dopo aver sentito l'ultimo intervento.
  Dire che si sta semplicemente parlando della proroga del commissariamento di ulteriori due anni non credo che sia da ridurre ad un «semplicemente parlando». Qui stiamo discutendo di soldi pubblici, per un'opera pubblica che può essere anche di interesse pubblico e a beneficio di tutti, ma che ovviamente, nel momento in cui si decide di prorogare di due anni, non è che si possa continuare a liquidare così, solamente perché ad una parte dell'opposizione va bene, perché è connivente con il Governo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 1.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei... Lavagno... Bragantini Matteo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  410   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 1.6, con il parere contrario del relatore di maggioranza e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Per spiegare l'emendamento, signor Presidente. Questo emendamento semplicemente riporta il testo a quanto lo stesso Governo aveva previsto nel decreto originale. Quindi, in questo caso, noi andiamo a rimarcare la volontà del Governo modificata al Senato. Evidentemente con il decreto, che ricordo ai colleghi ha esecutività immediata, il Governo mi auguro avesse fatto le dovute considerazioni e approfondimenti tecnici per valutare la tempistica necessaria al fine di completare l'opera. Al Senato, invece, è stata prorogata di un anno ulteriore, oltre a quelli già previsti dal decreto stesso, l'esistenza del commissario e, quindi, della struttura commissariale per l'opera stessa. Quindi domando ai colleghi di maggioranza che si apprestano, rispetto almeno al parere del relatore Pag. 75di maggioranza a votare contro l'emendamento, se sono consapevoli che stanno dicendo o che il Governo non è stato in grado di fare gli approfondimenti necessari e ha fatto un decreto sbagliato, non sapendo nemmeno quanto tempo manca al completamento dell'opera, oppure stanno avallando una decisione sbagliata che semplicemente dà aiuto a chi viene garantito di rimanere commissario per un ulteriore anno. Quindi sembra un emendamento di assoluto buonsenso e ci auguriamo che ci sia un ravvedimento da parte della maggioranza perché riportare al testo originario del Governo non ci sembra un atto di ostruzionismo, di opposizione ma semplicemente un atto di buonsenso.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 1.6, con il parere contrario del relatore per la maggioranza e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ragosta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  411   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sibilia 1.8.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, con l'emendamento 1.8, di cui sono primo firmatario, finiscono tutte le possibilità che avevamo di dare dignità al nostro ruolo di parlamentari e di confermare, in maniera coerente con quello che avevamo fatto durante il milleproroghe, lo stop del commissariamento della Pavoncelli-bis.
  Questa penso sia una sconfitta di tutto il Parlamento italiano, è una cosa della quale dobbiamo prendere atto; abbiamo avuto un Governo che ha superato le volontà parlamentari e io, onestamente, mi metto anche nei panni di tanti colleghi delle forze di maggioranza che, sicuramente, in un'altra circostanza avrebbero votato a favore di certi emendamenti, ma, evidentemente, dall'alto, dall'alto di chi purtroppo ha ingerenza sul loro lavoro, non gli viene permesso di modificare questo decreto-legge, perché, evidentemente, per necessità di tempo non potrebbe riandare al Senato; questo, naturalmente, nella loro visione che, sicuramente, è diametralmente opposta a quella mia.
  Quindi, noi confermiamo un commissariamento ad un'opera che, allo stato attuale, sentendo almeno le voci del sindaco, del consigliere delegato alla Pavoncelli Bis di Caposele, ha visto circa 20 milioni di euro spesi finora, con un contratto del commissario che prevede una percentuale, Presidente, dello 0,25 per cento sul costo dei lavori. Allora, adesso ditemi qual è la ratio di dare a un commissario una percentuale, una provvigione maggiorativa sul proprio compenso dello 0,25 per cento sulle spese dei lavori ? Allora, qual è l'ottimizzazione della spesa pubblica ? Ovviamente, nonostante ci siano sicuramente tutta la professionalità del caso, l'etica e la morale possibile, è chiaro che se fossi nei suoi panni non mi farei scrupoli, magari, a prendere una talpa che viene dalla Germania e pagarla 18 milioni di euro, perché tanto una percentuale, cioè lo 0,25 per cento, comunque l'avrei io.
  Inoltre, voglio anche sottolineare un altro problema che si crea. Siamo qui a dire che in questo emendamento, nello specifico l'emendamento Sibilia 1.8, noi chiediamo di dare questo tipo di informazioni – e quindi tutte le informazioni delle spese che vengono effettuate dal commissario per la realizzazione della Pavoncelli – anche alla Corte dei conti; quindi è un Pag. 76emendamento che va verso la trasparenza, trasparenza che tutti quanti decantiamo, ma che in realtà solo a parole alcune persone vogliono, poi nei fatti votano sempre contrariamente.
  Inoltre, si continua ad avere un'opera che ha un impatto ambientale impressionante. Voglio soltanto fare un riferimento nel merito; sembra che durante i giorni di maggiore intensità del cantiere il fiume Sele, che poi è quello che porta l'acqua anche alla Puglia, assuma una colorazione lattescente. Questa lattescenza il giorno dopo, poche ore dopo, termina e termina con una moria di trote sulle sponde del fiume che molti cittadini e molti attivisti del MoVimento 5 Stelle hanno fotografato e sembra che, queste trote, all'interno delle branchie abbiano dei piccoli pezzi di cemento. Quindi, stiamo anche teoricamente distruggendo l'ambiente; non c’è una correlazione scientifica di quello che sto dicendo, perché ? Perché noi abbiamo chiesto agli organi competenti, come ad esempio l'ARPAC, di fare questo tipo di indagini, ma ancora non abbiamo avuto nessun risultato. Quindi, questa è anche una denuncia che faccio pubblicamente e chiedo alle autorità competenti di analizzare il fenomeno della lattescenza del fiume Sele in concomitanza dei lavori del cantiere della Pavoncelli Bis.
  Quindi, per tornare all'emendamento, chiedo a tutti di leggerlo in maniera un po’ più attenta, perché se al Senato hanno aggiunto l'articolo 1-bis chiedendo maggiore trasparenza, noi chiediamo semplicemente che questo tipo di informazioni sulla trasparenza vengano date, vengano inviate anche alla sezione di controllo della Corte dei conti. Insomma, niente di stratosferico, è una cosa che potrebbe trovare l'accordo in maniera trasversale. Attendo un segnale dall'Aula e dalla maggioranza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, a quanto pare non impariamo mai dagli errori che commettiamo, anzi, che commettete. Ogni qual volta esce una nuova inchiesta su un'opera commissariata, tutti a dire: mai più commissari, mai più deroghe al codice degli appalti. Ogni qual volta però noi abbiamo l'opportunità di entrare nel merito delle questioni, ovviamente, quest'Aula non si interessa a ciò che succede. Oltretutto, anche nella bozza del decreto-legge sulla pubblica amministrazione è presente una norma che va a limitare il potere della Corte dei conti e queste sarebbero le norme anticorruzione, Presidente ? Forse dovremmo farci tutti un po’ un esame di coscienza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 1.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gribaudo, Mazziotti Di Celso, Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  452   
   Votanti  450   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  144    
    Hanno votato no  306.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sibilia 1.9.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, una sola frase per dire che questo emendamento 1.9 vuole istituire un'anagrafe degli interventi, delle attività e dei lavori in corso di esecuzione ovvero da eseguire, con l'indicazione dello stato di avanzamento procedurale, fisico e finanziario e Pag. 77un cronoprogramma degli stessi interventi, attività e lavori. Stiamo chiedendo semplicemente una garanzia nell'attuazione dei lavori, cioè un business plan che tutti i commissari e tutte le aziende hanno. Quindi non c’è nessun onere e nessun problema a portarlo avanti, se noi non riusciamo ad avere questo tipo di informazioni significa – io sono pronto qui a scommetterlo con tutta l'Aula...

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Sibilia. Presidente Realacci, mi scusi. La ringrazio.

  CARLO SIBILIA. Io sono pronto a scommettere – dicevo – con tutta l'Aula che se non dovessimo avere l'approvazione di questo emendamento, quindi non ... non dovremmo (Commenti) riuscire a conoscere questo tipo di informazioni, ciò significa che praticamente scommetto con tutta l'Aula che ci ritroveremo tra qualche anno ad avere nuovamente una proroga del commissariamento, fino alla fine della specie dei commissari. Cioè praticamente, se noi non riusciamo ad inserire... non capisco onestamente quale sia il motivo di questo brusio (Commenti)... sostanzialmente per quale motivo non si può avere un cronoprogramma...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  CARLO SIBILIA. ...un cronoprogramma dei lavori che è una cosa assolutamente naturale. Tutti i business plan ce l'hanno. Quindi, vi chiedo la possibilità almeno di riflettere su questo tipo di provvedimento e su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 1.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  452   
   Votanti  451   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  127    
    Hanno votato no  324.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Mannino 1.40.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, velocissimamente, anche a seguito di quello che diceva prima il collega Sibilia sulla lattescenza del fiume, questo emendamento vuole semplicemente aggiungere una nota e la leggo testualmente: «e sui risultati del piano di monitoraggio ambientale» – su cui tutti abbiamo molti dubbi – «e sulle misure e le prescrizioni adottate e/o da adottare per prevenire danni all'ambiente e per salvaguardare l'incolumità delle maestranze impegnate nell'esecuzione dei lavori e della popolazione interessata». Ora abbiamo diversi cantieri e non solo questo in oggetto in Italia, che hanno la stessa identica tematica. Si chiede semplicemente di avere qualche garanzia per i lavoratori e per l'ambiente. E qui mi rivolgo a SEL, Sinistra Ecologia e Libertà, che mi auguro voglia difendere le tematiche ambientali almeno in questo aspetto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 1.40, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno. Ci siamo, colleghi ?Pag. 78
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  447   
   Votanti  444   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (La deputata Amoddio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 1.11.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà. Colleghi, potrei pregarvi di abbassare leggermente il tono della voce e anche degli sghignazzi ? Grazie. Prego, onorevole Grimoldi.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, si tratta di un emendamento che, sottolineo, era già stato approvato dalla Commissione ambiente in passato con riferimento ad un altro provvedimento ed è un emendamento che serve a garanzia che il rapporto, che i commissari a queste opere inviano al Parlamento, non sia carta straccia o che sia quanto meno attendibile. Per quale motivo ? Perché è un emendamento che prevede la possibilità perfino della revoca del commissariamento se le Commissioni parlamentari si esprimono in modo contrario al rapporto che viene inviato dagli stessi.
  Allora, siccome siamo di fronte al perpetuarsi di questi commissariamenti, quello di cui parlavamo si protrae dal 6 novembre 2009, viene fatta una proroga per altri due anni e mezzo; questo – il soggetto, il commissario – può bellamente, volendo, tornare a farsi i fatti suoi per due anni e mezzo, perché negli ultimi anni non abbiamo visto particolari risultati.
  Noi vogliamo dare la garanzia al Parlamento e alle Commissioni parlamentari di poter intervenire qualora si veda palesemente che il commissario non svolge il suo lavoro e non porta avanti le opere in oggetto. Si dà uno strumento di intervento, altrimenti non si capisce per quale motivo i commissari debbano mandare qui dei rapporti che potrebbero anche essere, appunto, carta straccia, perché poi il Parlamento non ha alcuna possibilità di intervenire sui commissariamenti stessi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, giusto per spiegare ai colleghi che, magari, non hanno avuto modo di leggere l'emendamento: questo emendamento semplicemente vuole far sì che, nel caso in cui le Commissioni parlamentari, chiamate ai sensi del comma 1-bis di questo provvedimento che andiamo ad approvare, non esprimessero parere favorevole sull'andamento dell'opera stessa e, quindi, sull'attività del commissario stesso, a quel punto, il commissariamento andrebbe a finire. Mi sembra una cosa di buonsenso: ovvero, se gli organi parlamentari certificano che il commissario non sta svolgendo il lavoro per il quale è chiamato ad operare è giusto che se ne vada; altrimenti, le relazioni che arrivano alle Commissioni sono semplicemente una presa d'atto dei parlamentari delle Commissioni referenti che potrebbero semplicemente essere consapevoli che le cose vanno male.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Quindi, io penso, e concludo, che ci sia una responsabilità da parte dell'organo che dovrebbe controllare, anche quello per cui legifera, di poter intervenire e andare a modificare le cose che non funzionano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.

Pag. 79

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, il Presidente del Consiglio Renzi dice sempre che bisogna fare i compiti a casa prima di andare in Europa. Questo, invece, è l'esatto contrario: qui i compiti non si fanno e non si va in Europa in queste condizioni. Andare in Europa e spiegare questi commissariamenti, queste proroghe, queste deroghe è esattamente una cosa impossibile per un tedesco. Per certi Governi, per certe persone che magari governano in un'altra maniera, sono cose impossibili da capire. E questa è proprio l'evidenza che i compiti non si vogliono fare, per poi andare in Europa e dire che certe cose vengono fatte. È evidente che Renzi non riesce a mantenere quello che dice.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, oltre che per annunciare la mia piena condivisione a questo emendamento, vorrei anche sottolinearne l'importanza dal momento che attribuisce realmente un potere al Parlamento di controllo della spesa pubblica ed è un principio, questo, che sarebbe da adottare per qualsiasi atto che noi poniamo in essere, che rappresenta di fatto una delega a un commissario: in questo caso per rappresentare ovviamente il popolo nella realizzazione delle opere pubbliche in deroga ai regolamenti perché questo è un commissario.
  Ma l'importanza di questo emendamento è anche nelle considerazioni fatte poc'anzi in merito ad un altro emendamento similare a questo dal gruppo di SEL, il quale, se non ho capito male, ha espressamente detto che è contrario in linea di principio a qualsiasi commissario, come poi si esprimerà, salvo che il commissario non operi nel territorio della Puglia, guarda caso unica regione amministrata dal loro capo partito.
  Quindi, per premiare la coerenza, inviterei tutto il Parlamento a votare favorevolmente a questo importante emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, il mio è un intervento inteso a comprendere per quale motivo, in sede di conversione di un decreto-legge, molti colleghi tentano di riscrivere le leggi, sia pure attinenti alla materia, ma che non hanno nulla a che vedere con il testo in questione e mi sono sempre chiesto come mai la Presidenza non ritiene inammissibili certi emendamenti. La cosa è ancora più curiosa e grottesca se solo si consideri che spesso qui in quest’ Aula ci sono gruppi che sollevano eccezioni di incostituzionalità e dopo, dimentichi che hanno sollevato l'eccezione di incostituzionalità, nel dibattito sulla conversione in legge, si soffermano tranquillamente su emendamenti che introducono questioni certamente importanti e serie, ma che non potrebbero essere poste con un decreto-legge.
  Poi mi chiedo anche come mai tutto questo sforzo che viene fatto nello scrivere, nel redigere e nell'approfondire il contenuto di certi emendamenti, che molto spesso sono ben pensati e ben scritti, ma poi non vengono trasfusi in progetti di legge ordinaria.
  Allora, qui assistiamo ad un esito veramente paradossale...

  PRESIDENTE. Onorevole Prataviera, la prego...Avrà tempo...

  ARCANGELO SANNICANDRO. Faccio un esempio pratico: ora, in questo caso: «disegno di legge di conversione con modificazioni» – perché il Senato ha fatto anche qui una deroga a quello che stavo dicendo – «recante misure urgenti di proroga di commissari» questo è, tanto è vero che il disegno di legge dice, all'articolo 1, che quel tal commissario è prorogato sino alla data «x» e così avviene per ogni commissariamento.
  Se poi andiamo a vedere gli emendamenti, soprattutto quelli che seguiranno tra poco, a pagina 5 del fascicolo, vi è un emendamento all'articolo 2 di ben 5 Pag. 80commi, che riscrive completamente la legge precedente, sulla quale si è fondato il commissariamento.
  Allora, per l'economia dei nostri lavori e per non stare qui sempre a fare delle leggi un espediente per l'esibizione anche personale, spesso anche immotivata, allora credo che la Presidenza dovrebbe con maggiore oculatezza – mi permetto di dire con pieno rispetto – di evitare che vengano riscritte le leggi attraverso lo strumento surrettizio della conversione in legge di decreti-legge, non sussistendone le condizioni di straordinarietà e urgenza, così come previste e richiesto dalla Carta costituzionale.

  PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro, se le interessa, posso darle una risposta per la parte che riguarda la Presidenza.
  Sarebbe singolare, salvo che non emergano delle ragioni per le quali viene chiesto l'intervento della Presidenza, esattamente come l'intervento della Presidenza viene richiesto quando vi è la dichiarazione di inammissibilità di alcuni emendamenti, che la Presidenza avocasse a sé la decisione sull'ammissibilità degli emendamenti o, addirittura, senza un'evidenza, modificasse ciò che nella propria autonomia gli uffici e la Commissione hanno fatto nel corso dell’iter del provvedimento in Commissione. Gli emendamenti di cui lei sta parlando e a cui fa riferimento, onorevole Sannicandro, sono stati tutti esaminati dalle Commissioni competenti e sono stati dichiarati ammissibili. Quindi, è del tutto evidente che l'intervento della Presidenza semmai ci sarebbe nel momento in cui qualcuno sollevasse un tema preventivamente. Tendenzialmente, mi pare che l'interesse dei colleghi sia quello di rivolgersi alla Presidenza per cercare di rendere ammissibili semmai emendamenti che erano stati giudicati inammissibili in sede di Commissione.
  Per quanto riguarda i criteri costituzionali di necessità e urgenza, come lei sa perfettamente, questi sono stabiliti ed eventualmente negati qualora ci sia una questione pregiudiziale. Tutto questo non è accaduto e, quindi, siamo in una fase assolutamente regolare per garanzia sua e di tutti i colleghi che partecipano ai lavori.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, volevo semplicemente ricordare al collega che questo emendamento non è di interesse di alcuni parlamentari, ma già in un altro provvedimento è stato votato all'unanimità da parte di tutti i gruppi della Commissione ambiente. Dunque, forse prima gli conveniva informarsi e capire quanto fosse importante questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 1.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Pilozzi, Abrignani, Piras...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  457   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  344.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sibilia 1.10.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, con questo emendamento semplicemente si chiede di rispettare la legge. I commissariamenti sono normati da una legge, la n. 225 del 1992, che stabiliva modi e tempi dei commissariamenti, soprattutto sia in fase di commissariamenti Pag. 81di nuova adozione, sia per i commissariamenti in corso e anche per il completamento delle opere. Quale era la ratio di quella legge ? Quella che dopo i tempi contingentati per la gestione commissariale che in casi di emergenza doveva poi tornare alla gestione ordinaria, appunto si innescasse di nuovo il meccanismo ordinario. Cosa stiamo facendo invece ? Questo Parlamento e questo Governo stanno continuamente non facendo rispettare le norme e questo sinceramente mi fa sorridere, proprio oggi, dopo che abbiamo ascoltato il Presidente del Consiglio, che ci è venuto a relazionare in Aula sul semestre europeo, il quale ha sottolineato che noi andiamo in Europa con un semestre per rispettare le regole. Ma se noi non sappiamo rispettare le regole qui, come possiamo rispettare le regole in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? E, quindi, chiedo, con questo emendamento, semplicemente il rispetto della normativa vigente, altrimenti iniziamo a presentare proposte di legge di cancellazioni della normativa. Abbiamo più di 75 mila leggi in Italia, ne utilizziamo pochissime perché andiamo sempre in deroga. Chiedo, quindi, alla maggioranza dell'Aula, non di Governo, di votare favorevolmente questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 1.10, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Dell'Aringa, Colletti, Peluffo, Carrozza.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  452   
   Votanti  448   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  129    
    Hanno votato no  319.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Sibilia 2.12 e Grimoldi 2.13.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, questo emendamento chiede la soppressione dell'articolo 2, sostanzialmente chiede quindi che il commissario per la gestione della conclusione dell'opera, la bretella Lioni-Grottaminarda, venga soppresso e la sostituzione porti alla gestione ordinaria per la conclusione dell'opera. È un emendamento molto semplice ed è questa la ratio che è coerente con quelle che sono le idee del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Presidente, molto velocemente intervengo per sottolineare il merito di questa questione, che penso sia una parte centrale del decreto-legge. Qui procediamo al commissariamento, con ulteriore sperpero di denaro pubblico, di un'opera di viabilità che riguarda un evento sismico del 1980, quindi di 34 anni fa ! Il Presidente del Consiglio, quando si è insediato, ha detto che avrebbe rinnovato, avrebbe cambiato, avrebbe cercato sicuramente di fare delle cose rivoluzionarie e cambiato il vecchio modo di fare politica, ma nel provvedimento, nel decreto in oggetto, andiamo avanti con la proroga del commissariamento per un'opera di viabilità che risale a problemi sismici del 1980, con uno sperpero di denaro pubblico incredibile. Mi chiedo, quanto meno, se invece del commissariamento non possiamo almeno passare ad una gestione ordinaria, perché di emergenza – faccia un po’ lei, Presidente – non credo si possa ancora parlare.

Pag. 82

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, intervengo solo per sottolineare che nel testo originario del decreto-legge del Governo questo articolo prevedeva la sostituzione del commissario straordinario attuatore del completamento della viabilità con una struttura ministeriale provvisoria coordinata da un dirigente del Ministero, struttura oltretutto già avviata. Durante l'esame al Senato tale impostazione è stata totalmente stravolta andando a prorogare, invece, la gestione commissariale. Anche questo sorprende nuovamente, cioè che le scelte del Governo, appoggiate da una maggioranza sia al Senato che alla Camera, vengano totalmente smentite dall'Aula del Senato e avallate, come in questo caso e come avverrà probabilmente fra pochi minuti, dall'Aula della Camera. Quindi, o il Governo non sa quello che dice e quello che scrive – e ovviamente, qualche sospetto, sentendo i discorsi di questa mattina di Renzi c’è – oppure la maggioranza fa degli interessi che contrastano con la linea predisposta dal Governo stesso, su una struttura – ripeto – già avviata all'interno del Ministero stesso. Mi augurerei che in questa circostanza il Governo si facesse portavoce anche di un minimo di orgoglio nella scelta compiuta nell'emanazione del decreto stesso. Quando invece viene prorogato il commissario, in questo caso poi vengono smentite in modo netto le decisioni che il Governo stesso aveva compiuto.

  PRESIDENTE. Lei non approfitti della distrazione del Presidente, onorevole Fedriga. Concluda.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, purtroppo, non avendo un cronometro sottomano non sono in grado di rendermi conto del tempo che passa, perché mi appassiona la discussione.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiederei quindi al Governo e alla maggioranza per lo meno di riflettere su quanto esposto, perché – ripeto – non sono degli interessi dell'opposizione, ma semplicemente la linea che il Governo aveva intrapreso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, devo chiedere scusa io, perché stamattina ho detto che era il mio ultimo intervento, invece sarà il penultimo, perché ho sentito la discussione, e allora volevo intervenire. Per dire che, sull'acquedotto pugliese, penso che la storiella che ho sentito anni fa, che dava più da mangiare che da bere, mi sembra una cosa evidente ormai, di quello che la Puglia produce. Però parlando dell'Irpinia, io mi ricordo il terremoto dell'Irpinia del 1980, quando c'era ancora l'allora Ministro Scalfaro, c'era allora De Mita, che ancora oggi fa il sindaco: insomma, cambia tutto per non cambiare niente.
  Ci stupiamo anche del fatto che vogliamo mandare ancora dei soldi in quei territori: ma due anni fa abbiamo mandato i soldi al terremoto di Reggio Calabria e Messina del 1908, e quindi siamo ancora in vantaggio su questi temi. Però io mi chiedo: ma questo Governo, con questo sottosegretario che si gratta le unghie mente noi parliamo...

  PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, gentilmente ! Ha concluso il suo tempo, quindi se lo deve impiegare per fare... Bene.

  GIANLUCA BUONANNO. Posso finire ? Si grattava le unghie, vuol dire...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Buonanno.

  GIANLUCA BUONANNO. Volevo dire che questo Governo dice che non ha i soldi Pag. 83per niente, per gli esodati ad esempio, e poi invece vediamo che su queste cose i soldi li trova,...

  PRESIDENTE. Bene. Grazie.

  GIANLUCA BUONANNO. ... per aumentare sempre il magna «magna» della Terronia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà. Onorevole Sannicandro, può succedere che magari non ce ne siamo accorti, ma l'importante è che lei riesca a parlare, senza che si arrabbi.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, io per conto mio stavo chiedendo la parola: non c'entra niente la giusta indignazione per il linguaggio del collega, non c'entra niente.
  E volevo dire appunto, partendo da quanto è stato detto poc'anzi: io spero che in quest'Aula, dopo che è stata scoperchiata la pentola del malaffare nel nord Italia, non si continui più a parlare né di Terronia, e né di Terronia come luogo del malaffare, perché da questo punto di vista abbiamo fatto l'Italia e gli italiani. È chiaro, signori dell'Expo e del Mose ? È chiaro ? Prima questione.
  Seconda questione (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...

  PRESIDENTE. Colleghi ! Per favore, per favore... Colleghi !

  ARCANGELO SANNICANDRO. È chiaro ?

  PRESIDENTE. Onorevole Prataviera, gentilmente, grazie. Onorevole Sannicandro, vada avanti. Colleghi ! Colleghi !

  ARCANGELO SANNICANDRO. Allora tenete a bada... Per fortuna è l'ultimo intervento ! Tenete a bada l'onorevole Buonanno, chiaro ? È chiaro ? Anche perché ci faremo conoscere in Europa, come suol dirsi dalle parti mie.
  Ora, per quanto riguarda il discorso precedente, anche qui l'articolo 2 del decreto-legge, come è stato giustamente ricordato dall'onorevole Fedriga, prevedeva, il decreto-legge emanato dal Governo, appunto un qualcosa, cioè la sostituzione del commissario con il coordinatore di apposita struttura temporanea istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che come vedete si poteva tranquillamente fare non con lo strumento del decreto-legge, ma con lo strumento di un disegno di legge ordinaria. Con questo modo di precedere, e cioè di decreti-legge che vengono prodotti in serie, e con le fiducie che vengono anche utilizzate in modo improprio e a ritmi furibondi, stiamo producendo una legislazione farraginosa e molto spesso inadeguata rispetto alle tematiche che vogliamo affrontare: volevo soltanto ribadire che questa ne è la riprova.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sibilia 2.12 e Grimoldi 2.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e quello favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Alberti, Colaninno, Sorial, Roberta Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  449   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  144    
    Hanno votato no  305.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sibilia 2.14.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, ottimo sguardo, molto acuto. Vedendo – qui c’è Pag. 84ancora un attimo il tabellone illuminato – chi ha votato contro l'emendamento appena passato è sicuramente nella direzione della psichiatria politica (Commenti) perché, lo spiego, mi rendo conto che l'espressione è un po’ forte, ma per farvi capire, la uso semplicemente per spiegarvi che questo stesso emendamento l'avevamo votato tutti insieme, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e altre forze, per sopprimere questo stesso commissario. Quindi non è un'assurdità, un'esagerazione, un'iperbole, è semplicemente un fatto. Ho usato una parola forse magari non mainstream, non molto utilizzata, ma tant’è che così è andata a finire. Quindi questo lo ribattezziamo ancora una volta il decreto delle tre carte, dove tu segui sempre la carta vincente e poi con un'illusione, vai a puntare su quella carta, viene scoperta la carta e non è la carta vincente. Quindi questo è il decreto delle tre carte. Inoltre adesso, ritornando all'emendamento 2.14, cosa facciamo noi del MoVimento 5 Stelle ? In questo emendamento chiediamo semplicemente di ripristinare all'interno del decreto quello che già aveva scritto il Governo Renzi su suggerimento del Presidente della Repubblica. Leggo testualmente, a pagina 10 del decreto originario, al rigo tre, si chiede che «nelle competenze del Commissario di cui all'articolo 86 della legge 27 dicembre 2002, n. 289» cioè il commissario al terremoto dell'Irpinia del 1980, un commissario che deve gestire il completamento della Lioni-Grottaminarda, commissario di un evento accaduto 34 anni fa, solo questo è indecente per me che vengo da quella terra semplicemente ripeterlo, si dice: «subentra il coordinatore di apposita struttura temporanea istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, fino alla data di ultimazione dei relativi lavori, e comunque non oltre il 31 dicembre 2015». Adesso, questo è scritto dentro il decreto, le parole del Governo e quindi quello che è venuto fuori dopo le indicazioni del Presidente della Repubblica, e questo è quello che il MoVimento 5 Stelle sta proponendo, quindi non dite che diciamo sempre «no», stiamo dicendo quello che volete voi, quindi io mi aspetto un atteggiamento quanto meno in coerenza con quello che è il Governo che sostenete. Poi al Senato cos’è successo ? Che le Commissioni riunite ambiente e attività produttive hanno fatto l'audizione con chi, per chiedere se ripristinare il commissario ? Con il commissario, cioè con l'ingegnere D'Ambrosio. L'ingegnere D'Ambrosio non me ne voglia, sicuramente è persona dalle qualità professionali indiscutibili, ma è possibile che si vada a chiedere alla stessa persona che ha fatto il commissario fino a quel punto se è il caso di ripristinare il commissario ? È un palese conflitto di interessi, è come chiedere al lupo di Cappuccetto Rosso: senti, ma se ti diamo le chiavi di casa della nonna, la nonna è più al sicuro oppure corre qualche rischio ? Allora, noi di questo stiamo parlando ed è per questo che abbiamo definito il decreto il decreto delle tre carte e le votazioni sono assolutamente incongruenti con quelle che sono state le azioni fatte anche sul «milleproroghe»(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è ciò che chiediamo, noi pensiamo che sia del tutto ragionevole far superare la struttura del commissariamento, non è certo il massimo perché non è gestione ordinaria ma almeno la gestione va in capo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che è sicuramente più controllabile. Io vi chiedo di pensare bene al prossimo voto, noi voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, sono in gran parte d'accordo con quello che ha detto il mio collega si Sibilia, però mi trova solo un punto in disaccordo: qui non si tratta a quanto pare di psichiatria politica, giacché con questo cambiamento – potrei parafrasarlo – che il Parlamento anche su queste piccole cose sembra aver cambiato verso con il nuovo Governo.
  In realtà, si vede che, da una parte, abbiamo votato contro questa istituzione, Pag. 85prima, con l'emisfero sinistro del nostro cervello; adesso, con l'emisfero destro, stiamo votando a favore del commissario. A me sembra, sinceramente, che tutti questi voti contrari a qualsiasi modifica significhino solo una cosa: che stiamo buttando il nostro cervello all'ammasso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 2.14, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Tidei, lo so, ci sono giornate storte. Questa è una di quelle, che dobbiamo fare ? Anche per la macchine, diciamo. Alfreider, Crippa, Labriola, Artini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  446   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  127    
    Hanno votato no  319.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 2.15.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Presidente, l'emendamento è per ristabilire le procedure ordinarie per il completamento dell'opera, perché quello che va aggiunto a quanto già detto dai colleghi è che con questo articolo si prevede, fino al 2016, la copertura dell'onere per il compenso a saldo e per il funzionamento della struttura di supporto del commissario ad acta per altri 100 mila euro, gravante sulle disponibilità della contabilità speciale.
  Noi, cioè, diciamo che, siccome queste opere sono commissariate, noi proroghiamo il commissariamento, perché non le abbiamo ancora realizzate, nonostante il sisma sia stato nel 1980, e, siccome il commissario è stato un fulmine di guerra, gli aumentiamo un po’ lo stipendio. Faccia un po’ lei, Presidente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 2.15, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bonomo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  447   
   Votanti  412   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 2.40, con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore di minoranza e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  La ringrazio dei saluti, onorevole Cinzia Fontana, ma noi siamo convinti che lei riuscirà a votare. Brandolin, D'Agostino, Pesco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  441   Pag. 86
   Astenuti    2   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  126    
    Hanno votato no  315.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 2.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Chiarelli, Zampa, Villarosa ha votato... Crippa... onorevole Distaso... l'onorevole Zampa ha un problema con la tessera, anzi proprio con la macchinetta... Io non vedo: se l'onorevole Farina non si toglie da davanti, io non vedo se l'onorevole Zampa vota o meno. Grazie, onorevole Farina.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  452   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  146    
    Hanno votato no  306.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 2.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Basso, Tripiedi, Zardini... Zardini ha votato... mi pare che a questo punto... Basso non è riuscito a votare ancora... ha votato... quindi hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  450   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  305.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 2.4, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani, De Mita, Palma, Magorno, Sorial... Sorial non riesce a votare... Non tolga la tessera ! Ha votato, molto bene. Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  448   
   Votanti  416   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  303.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Mannino 2.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, con questo emendamento dei colleghi del MoVimento 5 Stelle si chiede sostanzialmente, come in un emendamento precedente, di far vedere i conti alla Corte dei conti, cioè di far intervenire la Corte dei conti sul commissariamento di quest'opera.
  Visto che in questo caso particolare si parla appunto di un'opera che riguarda un terremoto del 1980, noi riteniamo che sia un emendamento di evidente buon senso, perché non è possibile che con tutti questi Pag. 87finanziamenti non solo l'opera sia ancora lontano dall'essere realizzata, ma addirittura dobbiamo prorogare il commissario nella speranza che venga mai realizzata. Quindi, vedere dentro i conti mi sembra una cosa di elementare interesse pubblico.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 2.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni, Gandolfi, Causi, Giacomoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  443   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  137    
    Hanno votato no  306    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 2.6, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca, Chiarelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  447   
   Votanti  445   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  125    
    Hanno votato no  320    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 2.7.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, io intervengo perché questo è l'ultimo emendamento all'articolo 2, quindi significa che abbiamo abbandonato tutte le speranze di veder eliminare i commissariamenti alla galleria Pavoncelli-bis e alla Lioni-Grottaminarda, che verrà gestita dal commissario del terremoto del 1980.
  Questo penso che sia emblematico e che sia emblematico il fatto che le norme riguardanti questi due commissari erano già state abrogate e i commissari erano stati eliminati da un intero Parlamento, a maggioranza trasversale, quindi si era creata una sintesi con la maggioranza e con le opposizioni.
  Quindi, questo provvedimento e il fatto che non si sia riusciti qui, alla Camera dei deputati, al Parlamento, ad agire coerentemente con quello che avevamo fatto nel «milleproroghe», secondo il MoVimento 5 Stelle è un precedente gravissimo, un precedente che onestamente si può ripetere su qualsiasi cosa. Potrebbe anche riaccadere sulla norma per gli affitti d'oro che abbiamo fatto. Quindi, da un momento all'altro il Governo potrebbe fare un decreto che rende nulla quella che è l'attività del Parlamento.
  C’è da riflettere da parte di tutti e da capire a che punto siamo arrivati. Lo so che magari per alcuni di voi è molto semplice. Per noi, che è il primo anno e mezzo che abbiamo trascorso qui all'interno del Parlamento, non è facile aver trovato tutte le intese possibili, aver votato insieme: ci avete accusato per tutto l'anno di dire sempre «no», invece abbiamo votato questo provvedimento insieme. Una norma che faceva bene a tutti, perché tutti quanti avevamo la stessa idea su questa cosa. Arriva il nuovo Governo e manda a mare il lavoro del Parlamento intero.
  Quindi noi, relatori di questo provvedimento del MoVimento 5 Stelle, simbolicamente abbandoniamo il banco del Comitato dei nove e ritorniamo ai nostri Pag. 88posti, perché è inutile dover continuare a battersi per questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 2.7, con il parere contrario del relatore per la maggioranza e del Governo e quello favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  452   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  148    
    Hanno votato no  304    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 3.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo solo per rendere partecipi i colleghi che qui passiamo ad un'altra proroga, che invece riguarda il collettamento e la depurazione delle acque di comuni nella regione Campania: solo per lasciare agli atti e far sapere che è l'ennesima proroga, l'ennesimo intervento da parte dello Stato centrale, per problemi che andavano risolti molto tempo addietro e con il relativo – ovviamente – sperpero di denaro pubblico.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 3.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e quello favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gutgeld ? Marzano ? Paola Bragantini ? Carbone ? Capozzolo ? Palazzotto ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  451   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  306    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 3.2, con il parere contrario del relatore per la maggioranza e del Governo e quello favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno ? Grassi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  444   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no  301    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 3.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno... Mura... onorevole Manfredi, la pregherei di essere tranquillo... Ruocco... Cardinale...Pag. 89
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  448   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  142    
    Hanno votato no  306    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 3.4, con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore di minoranza nonché della V Commissione.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno... D'Agostino... Capodicasa....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  451   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no  308    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 3.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giuliani... onorevole Rabino, non faccia gestacci alla Presidenza... Vazio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  447   
   Maggioranza  224   
    anno votato  143    
    Hanno votato no  304    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 3.40, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Agostino... Paola Bragantini... Roberta Agostini... Garofalo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  453   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  144    
    Hanno votato no  309.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 3.41, con il parere contrario della Commissione e del Governo e quello favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  448   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no  305    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 3-bis.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino...Pag. 90
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  442   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  137    
    Hanno votato no  305    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (Il deputato Prodani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2447)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2447).
  Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

  UMBERTO DEL BASSO de CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Il parere del Governo è favorevole su tutti e venti gli ordini del giorno presentati (Applausi).

  PRESIDENTE. Ovviamente, adesso, il Presidente deve chiedere a ciascuno dei presentatori se intenda porli in votazione ovvero se si ritengano direttamente accolti.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Zaratti n. 9/2447/1, Pellegrino n. 9/2447/2, Sibilia n. 9/2447/3, Busto n. 9/2447/4, Terzoni n. 9/2447/5, Mannino n. 9/2447/6, De Rosa n. 9/2447/7, Daga n. 9/2447/8, Zolezzi n. 9/2447/9, Segoni n. 9/2447/10, Grimoldi n. 9/2447/11, Bragantini n. 9/2447/12, Fedriga n. 9/2447/13, Prataviera n. 9/2447/14, Buonanno n. 9/2447/15, Caon n. 9/2447/16, Molteni n. 9/2447/17, Allasia n. 9/2447/18, Marcolin n. 9/2447/19 e Rondini n. 9/2447/20, con il parere favorevole del Governo.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2447)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

Pag. 91

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per qualche minuto, perché mi rendo conto (Applausi)... ma credo che sia importante ribadire un concetto.
  Questo Paese sta andando avanti con provvedimenti che...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Zaratti. Colleghi, gentilmente, siamo in fase di dichiarazioni di voto e sta parlando un collega. Prego, onorevole Zaratti.

  FILIBERTO ZARATTI. Siamo molto preoccupati del fatto che questo Paese continui ad andare avanti con la politica delle deroghe e dei commissariamenti, cercando di fare in modo che tutti i provvedimenti seguano una strada legata all'eccezionalità. Ci troviamo di fronte invece a fatti...

  PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, scusi. Colleghi, possiamo risolvere il problema sospendendo la seduta e la riprendiamo quando è possibile ascoltare l'onorevole Zaratti (Commenti). Colleghi, io sospendo la seduta: quindi o lasciamo parlare l'onorevole Zaratti o io sospendo la seduta.

  FILIBERTO ZARATTI. Io prego i colleghi di avere un attimo di pazienza...

  PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, attenda un attimo. Finché non c’è silenzio, lei non riprende a parlare. Prego, onorevole Zaratti.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie, Presidente, ringrazio anche i colleghi di questa cortesia che mi fanno nell'ascoltare.
  Dicevo che questa politica delle continue deroghe, il fatto che tutto si gestisca nell'emergenza sta portando il Paese in uno stato di drammatico livello di emergenza, sì, ma dal punto di vista morale e dal punto di vista etico. I grandi scandali che hanno attraversato il Paese in questo ultimo periodo stanno a dimostrare che, appunto, le politiche legate alle emergenze, ai commissariamenti, al travalicamento delle leggi ordinarie comportano sempre di più il malaffare, comportano sempre più il fatto che i poteri, quelli occulti, quelli criminali, trovano un terreno, un humus, dove fioriscono.
  Io penso invece che un Paese civile, come deve essere il nostro, debba essere un Paese che, attraverso le leggi ordinarie, riesce a risolvere i problemi. Non è neanche possibile pensare che problemi che hanno decenni e decenni di anzianità debbano essere affrontati con l'emergenza. Per questo, noi votiamo contro questo provvedimento, questa proroga dei commissariamenti e speriamo che il nostro Paese possa crescere. Possa crescere in maturità democratica, possa crescere in concezione etica, con una concezione, diciamo così, che i grandi lavori e le grandi opere devono essere affrontati con i poteri ordinari, trasparenti e democratici, che un Paese come il nostro si deve dare.
  Per il resto, consegno il mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti – Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, cercherò di saltare le parti più noiose...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è la terza volta che chiedo, per favore, di lasciar parlare gli oratori. Prego, onorevole Grimoldi.

  PAOLO GRIMOLDI. Noi denunciamo la forte contrarietà a questo provvedimento, Pag. 92dato che riteniamo che non si possa continuare ad andare avanti con le proroghe dei commissariamenti sulla galleria Pavoncelli, sulla viabilità Lioni-Grottaminarda, nonché per la gestione degli impianti di collettamento e depurazione della regione Campania.
  La nostra contrarietà parte dal principio base, peraltro riconosciuto da tutti, secondo cui la dichiarazione dello stato di emergenza dovrebbe servire per periodi brevi, poiché, altrimenti, non solo comporta una stabilizzazione dell'emergenza, che costituisce una forzatura del sistema democratico del Governo del Paese, ma consoliderebbe anche situazioni emergenziali emerse anni indietro, sostituendo, in via stabile, le procedure ordinarie. Anche la scheda tecnica della Camera conviene nel denunciare questa situazione per cui non si può continuare ad andare avanti con le proroghe. Il nostro gruppo per questo aveva presentato anche una questione pregiudiziale di costituzionalità.
  Intendo ricordare inoltre che il decreto legge n. 59 del 2012 ha disposto, per tutte le gestioni commissariali in corso, il divieto di proroga o rinnovo se non una sola volta e la legge n. 225 del 1992, istitutiva del Servizio nazionale della protezione civile, al fine di contenere e sottoporre a più restrittiva disciplina le gestioni emergenziali svolte sotto l'egida della Protezione civile, stabilisce che la durata della dichiarazione dello stato di emergenza non possa superare i centottanta giorni e che uno stato di emergenza già dichiarato possa essere prorogato per non più di ulteriori centottanta. È lampante che le proroghe previste nel decreto-legge in oggetto vanno molto oltre i termini stabiliti dal testo vigente della legge n. 225 del 1992. Quindi, si va avanti anche con l'usanza poco edificante di avere leggi che fanno a pugni una con l'altra.
  Entrando nel merito del provvedimento, noi riconosciamo le modifiche apportate al Senato, grazie ad emendamenti presentati soprattutto da parte del gruppo della Lega al Senato, che sono stati accolti dalla maggioranza. Il nostro gruppo, però, non condivide la scelta dell'intervento del Governo, non solo per lo sperpero del denaro pubblico e per la gestione allegra che hanno caratterizzato in passato la gestione dell'acquedotto pugliese senza portare a termine le opere di funzionamento, ma anche per le modalità di intervento che hanno lo scopo di far resuscitare con decreto-legge vecchie ordinanze del 2010 per affrontare una questione certamente dal carattere localistico.
  Chiaramente, il nostro gruppo vede favorevolmente l'invio di rapporti dell'autorità commissariale al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nonché, ovviamente, al Parlamento.
  Nel caso, invece, dell'altra opera – la Lioni-Grottaminarda –, la questione, dal nostro punto di vista, è ancora più scandalosa, visto che riguarda eventi sismici che risalgono a ben 34 anni fa. Nonostante siano passati 34 anni, si va avanti con una gestione non sicuramente consona per cercare di realizzare quest'opera. Anche in questo caso, vediamo favorevolmente le disposizioni di controllo inserite dal Senato, anche con emendamenti del gruppo Lega Nord e Autonomie, che prevedono l'invio all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture e al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con periodicità semestrale e al termine dell'incarico commissariale, di un rapporto contenente la relazione sulle attività svolte e sull'entità dei lavori ancora da eseguire e la rendicontazione contabile delle spese sostenute in relazione all'incarico ricevuto.
  Infine, il nostro gruppo non condivide l'articolo 3 che, in relazione alla gestione degli impianti di collettamento e depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli nord, Foce Regi Lagni, Cuma e l'impianto di grigliatura e derivazione di Succivo, proroga fino al 30 novembre 2014 la fase di emergenza della regione Campania nella gestione commissariale prevista dall'ordinanza n. 4022 fino al 31 marzo 2013, provvedendo agli oneri con le risorse già stanziate dalle ordinanze in essere.
  Condividiamo, invece, sostanzialmente, la proroga fino a fine anno per l'emergenza della Costa Concordia: sommessamente Pag. 93ci domandiamo perché l'unica vera emergenza, che riguarda, appunto, la Costa Concordia, abbia durata solo fino alla fine dell'anno in corso rispetto alle altre che, invece, durano da molto più tempo e alle quali viene concessa una proroga di due anni e mezzo.
  Per questi motivi, il gruppo della Lega Nord e Autonomie esprime una posizione contraria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vella. Ne ha facoltà.

  PAOLO VELLA. Signor Presidente, dichiaro la posizione favorevole del gruppo e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, quanto tempo ho ?

  PRESIDENTE. Dieci minuti, onorevole Sibilia.

  CARLO SIBILIA. Posso utilizzare anche i tempi che non hanno utilizzato...

  PRESIDENTE. No, può utilizzare solo i suoi, ma sono sufficienti. Prego.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Io intervengo, naturalmente, dopo aver difeso quelle che erano le posizioni del MoVimento 5 Stelle durante tutto l'esame del provvedimento: abbiamo spiegato in mezz'ora di discussione sulle linee generali quella che era la nostra visione del provvedimento. Abbiamo discusso, qui in Aula, fino a pochi minuti fa, tutti gli emendamenti, le nostre modifiche che abbiamo proposto, perché questo provvedimento per noi è definibile «legge clientela», se non «legge truffa», però, io il nomignolo...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Sibilia. Per lo meno i colleghi che sono accanto all'onorevole Sibilia, se gli consentono di parlare, non sarebbe una cattiva idea. Grazie. Prego.

  CARLO SIBILIA. Cari fratelli d'Italia, io proseguo il mio intervento. Come dicevo, il nomignolo che più di tutti, però, secondo me, è l'ideale per definire questa legge è «legge delle tre carte», perché l'iter che ha portato alla definizione di questo decreto è proprio un iter che ricorda – io ero piccolo – come facevano negli anni Ottanta.
  Negli anni Ottanta, alla stazione centrale di Napoli, c'erano questi personaggi che giocavano con le carte, mostravano la carta vincente e tu la seguivi con gli occhi. Poi ti chiedevano di puntare su una certa carta, di cui tu eri sicuro perché l'avevi seguita tutto il tempo con i tuoi occhi ed eri sicuro che fosse quella lì. Si andava a mostrare la carta ed era sempre quella sbagliata e il banco vinceva sempre. È una truffa a tutti gli effetti, che è esattamente quello che accade in questo provvedimento. Ovviamente, il danno a chi è ? È al cittadino, al cittadino in buona fede, quello che aveva creduto ad una vittoria che anche il MoVimento 5 Stelle aveva sbandierato grazie ad una discussione parlamentare trasversale, grazie alla nostra attività di «costruzionismo», che non fu neanche tanto intensa, devo dire la verità, perché si riuscì subito a ragionare e a ritenere che fosse ragionevole, appunto, secondo tutti, secondo tutte le forze politiche, compreso il PD e le forze di maggioranza, votare per abrogare, quindi eliminare, il commissariamento per la galleria Pavoncelli-bis e il commissariamento per la bretella Lioni-Grottaminarda. E, in maniera singolare, il commissario, che viene ripristinato per gestire il completamento della bretella stradale Lioni-Grottaminarda, è il commissario al terremoto dell'Irpinia del 1980.
  Dire queste parole oggi fa male; fa male per una questione di inefficienza del nostro Pag. 94Paese. Un Paese che parla ancora di emergenza terremoto del 1980 quando sono passati 34 anni. Forse è arrivato il tempo di farci anche l'esame di coscienza e comprendere quello che avevamo compreso con il nostro voto sul «milleproroghe», avendo abrogato questi due commissariamenti. Cosa succede ? Che pochi giorni dopo il 31 marzo 2014, che era la data ultima per esaurire il commissariamento, viene fuori un decreto-legge. Questo decreto-legge viene sottoposto al Presidente della Repubblica, che non lo firma in prima battuta. Questo è un dato chiave, signori: il Presidente della Repubblica ha dato un'indicazione chiara. Il Presidente ha chiesto di togliere la struttura commissariale, anche dal decreto-legge, perché il decreto-legge ripristinava entrambe le strutture commissariali, almeno nella Lioni-Grottaminarda, e creare una struttura, o meglio utilizzare una struttura già esistente nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, quindi senza oneri a carico del cittadino, e con un controllo parlamentare democratico sicuramente più alto di quello che può avere un commissario.
  Allora, il punto qual è ? Che, poi, esce il provvedimento, con le modifiche e con i suggerimenti del Presidente della Repubblica, andiamo al Senato e tutti i parlamentari di tutte le forze politiche delle Commissioni ambiente e attività produttive del Senato, tranne quelli del MoVimento 5 Stelle, votano un emendamento che ripristina il commissario, come se nulla fosse successo. E, così, questo provvedimento diventa un monumento, diventa un esempio dell'inutilità del Parlamento che, anche quando trova un'intesa tra maggioranza e opposizione, viene superato in maniera truffaldina dal Governo. È un monumento alla clientela; è un monumento, lasciatemelo dire, al conflitto di interessi, che ripristina delle figure chiedendo alle stesse figure se sia il caso di essere ripristinate.

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Sibilia.

  CARLO SIBILIA. Certo, tutto il tempo che vuole.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Sibilia.

  CARLO SIBILIA. C'eravamo impegnati, con il famoso braccialetto, i cento giorni per risolvere il conflitto di interessi, ma noi lo promuoviamo questo conflitto di interessi. Diventa roba da psichiatria politica. Un monumento allo spreco pubblico; un monumento al disinteresse per l'ambiente, all'incapacità di guardare ad un nuovo modello di sviluppo futuro dove le grandi opere non trovino più spazio.
  Ed è anche un monumento alla scarsa professionalità che questo Paese purtroppo vede all'interno delle istituzioni, perché dei cittadini responsabili eletti fino all'ultimo difendono la loro scelta coerentemente con quello che hanno fatto durante l'esame del «milleproroghe». E non è perché arriva un provvedimento del Governo, allora tutto il Parlamento si sdraia e lo lasciamo passare così, senza neanche dire una parola. Abbiamo proposto degli emendamenti che erano gli stessi che questo PD ha accettato nel «milleproroghe» e ora ha votato contro. Sono loro quelli che dicono «no», non noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dicono «no» a loro stessi.
  È un Paese governato da persone con dei disturbi mentali (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, sia gentile...

  CARLO SIBILIA. Con rispetto, ovviamente...

  PRESIDENTE. No, non c’è rispetto.

  CARLO SIBILIA. C’è rispetto nel senso che...il disturbo mentale è nel senso che...mi spiego meglio, non voglio offendere nessuno...

  PRESIDENTE. Forse è meglio che non si spieghi. Concluda.

  CARLO SIBILIA. Cerco di essere chiaro...cerco di essere chiaro. Voglio essere trasparente. È inutile usare queste offese. Pag. 95Lo dico semplicemente perché, secondo me, se parlo con una persona che il giorno prima mi dà un parere su un emendamento, su una legge, su qualsiasi provvedimento e votiamo a favore, troviamo un accordo, una sintesi, e il giorno dopo questa sintesi si disintegra in quello che abbiamo fatto, allora ditemi voi, decidete voi, voglio sentire nel prossimo intervento quale doveva essere questa definizione.
  Se vi sentite offesi, vi chiedo scusa. Non voglio polarizzare questa discussione, lungi da me. Ho parlato tre ore in tutto, se fate i calcoli, su questo provvedimento. Non ho mai offeso nessuno, non voglio farlo, non è questo il modo. Non voglio arrivare così ad una conclusione, però vi chiedo, allora: qual è il modo con il quale dobbiamo far passare un provvedimento insieme, se già lo abbiamo fatto ? Non c’è altro modo. Allora cerchiamo, invece, di vedere qual è la cosa migliore per il futuro del nostro Paese. Eliminare il commissariamento è possibile, possiamo ancora farlo: votiamo insieme contro questo provvedimento. Lo so, vi sto chiedendo una cosa assurda, allora può darsi che sia io quello disturbato. Sono io quello che fa delle domande sbagliate ? È probabile, è molto probabile. Può darsi che sia io quello disturbato e non chi chiede al commissario se il commissario deve essere ripristinato. Forse sono io quello sbagliato, avete ragione. È probabile. Allora vi chiedo semplicemente di fare un'ultima riflessione: lasciate da parte tutte quelle che possono essere le vostre idee politiche, quello che vi dice il Governo, cioè di non poter modificare il provvedimento perché poi non ce la fa a tornare al Senato. Ma scade l'11 luglio – l'11 luglio ! –, abbiamo tutto il tempo. Votate «no» a questo provvedimento e troviamo un'altra soluzione per levare finalmente i commissariamenti e ripristinare quella sintesi che avevamo già trovato all'interno del decreto milleproroghe. Pensateci ! Questo è un invito a riflettere su quello che faremo e sul voto che andiamo a dare adesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dallai. Ne ha facoltà.

  LUIGI DALLAI. Signor Presidente, un breve, brevissimo intervento per manifestare, però, un punto di vista che, con estrema pacatezza – non me ne vorrà l'onorevole Sibilia –, è profondamente diverso da quello che lui ha esposto fino ad adesso, perché noi oggi valutiamo la necessità di procedere ad un numero limitato di rinnovi che permettano di portare a compimento opere già in corso di realizzazione, opere strategiche non soltanto per i territori, ma per l'intero Paese.

  PRESIDENTE. Onorevole Dallai, mi scusi. Colleghi !

  LUIGI DALLAI. È una necessità che va di pari passo con la volontà di distinguere opere che attendono di essere completate da opere che mai saranno realizzate e che hanno già consentito un recupero di fondi significativo. È dunque superfluo ribadire che la gestione commissariale non può essere la soluzione alle difficoltà di completamento delle infrastrutture del nostro Paese e l'apprezzamento per il lavoro svolto dai commissari straordinari si accompagna alla consapevolezza di dover superare il meccanismo emergenziale e la cultura dei commissariamenti.
  Le necessità – è necessario parlare al plurale – oggi sono quelle di evitare il blocco dei lavori, che porteranno in tempi auspicabilmente brevi alla conclusione di infrastrutture ed opere di bonifica fondamentali ed in contesti diversi. Vorrei sottolineare come la Conferenza delle regioni, i sindaci e i territori abbiano espresso parere favorevole al disegno di legge di conversione in legge del presente decreto-legge e sollecitato il Governo in tale direzione. Parliamo delle opere di completamento per la messa in sicurezza della galleria Pavoncelli, del completamento dell'asse stradale Lioni-Grottaminarda, dell'emergenza della gestione degli impianti di collettamento e depurazione di aree importanti della Campania e delle ordinanze Pag. 96di protezione civile adottate per la rimozione del relitto della nave Concordia.
  Anche in legislature precedenti, anche da parte di maggioranze diverse, si è sollecitata la proroga di gestioni commissariali relative al completamento e all'entrata in esercizio di opere infrastrutturali in corso di realizzazione, talora connesse ad emergenze di traffico piuttosto che alla realizzazione di tratte autostradali. Non per questo il superamento della gestione commissariale può essere rinviato; e se politicamente l'onere di una soluzione legislativa ricade oggi sulla maggioranza, la sfida che abbiamo di fronte rispetto alla semplificazione delle regole, all'assunzione di responsabilità, alla trasparenza amministrativa e all'efficacia dei controlli investe tutte le forze politiche.
  Il Governo che noi sosteniamo ha deciso di farsi carico della conclusione dei lavori iniziati molti anni fa, troppi anni fa.

  PRESIDENTE. Un attimo, collega Dallai. Colleghi, io ho il dovere di consentire a ciascuno di parlare nelle stesse condizioni in cui hanno parlato tutti gli oratori. Abbiamo altri iscritti a parlare, vi comunico, non è l'ultimo l'onorevole Dallai, quindi rilassatevi e lasciate che l'onorevole Dallai parli come tutti gli altri. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  LUIGI DALLAI. Grazie, Presidente. Dunque riprendo dal fatto che il Governo che noi sosteniamo ha deciso di farsi carico della conclusione di lavori iniziati molti anni fa, troppi anni fa. La responsabilità del governare oggi è anche quella di prospettare un esito certo ai provvedimenti tampone che hanno caratterizzato le scelte politiche dei decenni precedenti.
  In definitiva, questa è una stagione in cui si corre il rischio di perdersi dietro le mille contraddizioni di un Paese da riformare, pregiudicando l'effettiva possibilità di giungere a soluzioni concrete e condivise. Oggi noi scegliamo di portare a conclusione opere da troppo tempo non completate, in un regime di trasparenza, adeguando i termini delle proroghe dei commissariamenti alla conclusione prevista dei lavori. È quello che è scritto nel provvedimento, ed è per questo che dichiariamo il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, la discussione e la votazione che c’è stata oggi purtroppo dimostrano la totale irrilevanza che sta subendo questo Parlamento e questa Camera dei deputati durante questa legislatura: non entriamo nel merito, ma votiamo gli emendamenti giusto perché...no, no, parlavo di emendamenti, non vi preoccupate. Votiamo gli emendamenti contrari perché non si può più aprire questo decreto. Noi stiamo totalmente derogando alla nostra funzione legislativa. Prima che sia troppo tardi, prima che da inutile questa Camera diventi irrilevante, e da irrilevante magari diventi una Camera da sopprimere, inviterei tutti quanti a fare una seria, serena riflessione su quello che sta accadendo, e questo decreto ne è la dimostrazione, in questo Parlamento e in questa legislatura; parlo di questa legislatura, perché non eravamo presenti nella scorsa legislatura.
  Noi stiamo artatamente dissimulando un nuovo regime costituzionale, poiché non c’è più la Camera dei deputati che legifera, bensì c’è la Camera dei deputati che, per acclamazione, vota su un decreto-legge del Governo. Questa è una deriva pericolosissima. È una finzione democratica, quella in cui siamo in questo momento; e chiunque abbia a buon cuore i nostri principi costituzionali, ma anche il ruolo di ogni deputato e senatore della Repubblica, non dovrebbe più accettare questo modus operandi: non dovrebbe più accettare le continue fiducie (e per fortuna non c’è stata nessuna fiducia in questo decreto), ma soprattutto non dovrebbe più accettare il non potersi confrontare nel merito. In questo momento, non confrontandoci nel merito, perché il decreto-legge Pag. 97non può essere più aperto perché non può più ritornare al Senato, noi diventiamo totalmente inutili. Ma non possiamo accettare questa nostra inutilità. Quindi inviterei tutti a fare una riflessione, perché...in questo caso vengo da una tradizione di avvocato, di studente anche di diritto costituzionale, ma per me è totalmente inaccettabile questa deriva che stanno subendo la Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica.
  Rendiamoci conto, prima che sia troppo tardi, perché esempi nel passato di queste derive già li abbiamo avuti, quando il parlamentarismo aveva una connotazione negativa e quindi si doveva togliere, quando c'era il Senato del Regno. Ricordiamoci di quei giuristi che hanno scritto dell'importanza di avere un Parlamento veramente sovrano e non un Parlamento che funzioni per acclamazione. So che molti non sono interessati perché c’è la partita in questo momento, mi dispiace non farvi guardare la partita, mi dispiace davvero (Commenti), però proprio per il deputato «testa pelata» (Commenti)...

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, sia gentile, vada avanti nel suo intervento. La prego. La farà nelle condizioni...

  ANDREA COLLETTI. Ho parlato e infatti mi dispiace anche aver degradato il mio intervento con quest'ultima affermazione (Commenti).

  PRESIDENTE. Colleghi, gentilmente, lasciamo concludere l'onorevole Colletti ? Onorevole Chaouki, stia sereno e lasci che il Presidente regoli le cose in Aula. Lo fa il Presidente, non lo fa lei. Quando sarà qui, lo farà lei. Prego, onorevole Colletti.

  ANDREA COLLETTI. La ringrazio, Presidente, ma non ruberò più tempo a quest'Aula e alla partita dell'Italia, a quanto pare. Però devo dichiarare, in questo caso in dissenso dal mio collega, che non voterò questo decreto per i motivi che ho appena detto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento finale del testo approvato.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2447)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2447, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorino, Chimienti, Pagano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 1479 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche» (Approvato dal Senato) (2447):

   Presenti  416   
   Votanti  413   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  283    
    Hanno votato no  130    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00209, Palese ed altri n. 1-00497, Dall'Osso ed altri n. 1-00498, Zampa ed altri n. 1-00501, Palazzotto ed altri n. 1-00502, Rondini ed altri n. 1-00504 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00506 concernenti iniziative in relazione al fenomeno dei minori stranieri non accompagnati (ore 18,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Pag. 98Binetti ed altri n. 1-00209, Palese ed altri n. 1-00497, Dall'Osso ed altri n. 1-00498, Zampa ed altri n. 1-00501, Palazzotto ed altri n. 1-00502, Rondini ed altri n. 1-00504 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00506 concernenti iniziative in relazione al fenomeno dei minori stranieri non accompagnati (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta di giovedì 19 giugno 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, c’è stata un'accelerazione dei lavori oggi, fortunatamente; evidentemente il decreto andava bene a molti. Abbiamo un interesse a fare una mozione unitaria su questo testo, chiederei l'interruzione di una ventina di minuti, un quarto d'ora, il tempo per concludere questo lavoro di ricostruzione del testo unitario.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, il gruppo del MoVimento 5 Stelle è d'accordo, purché tra 15 minuti i lavori però riprendano in Aula.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si orienterebbe a riprendere la seduta alle ore 18,30, cioè tra venti minuti, per prevedere un orario che abbia...

  MARCO RONDINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Rondini, lei è contrario ? Vi sono obiezioni, onorevole Rondini ?

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, noi, come gruppo, non abbiamo intenzione di aderire a una mozione unitaria, comunque.

  PRESIDENTE. No, la motivazione che è posta dall'onorevole Rosato è di una pausa per arrivare a una mozione unitaria. In merito al fatto che lei sia contrario alla mozione unitaria, non votiamo la mozione unitaria, ma votiamo la pausa. Quindi, lei mi deve dire se è contrario a sospendere, perché, nel caso, devo mettere ai voti la richiesta.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, non abbiamo alcun problema a sospendere, però, se l'intento è trovare una soluzione per fare una mozione unitaria e un gruppo, quale quello della Lega Nord, dice che non è intenzionato a fare una mozione unitaria, mi domando qual è lo scopo dei venti minuti. Noi non abbiamo alcun preconcetto.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, credo che la cosa sia molto semplice: vi sono dei gruppi che vorrebbero riuscire a presentare una mozione unitaria. Per fare questo, hanno bisogno di un minimo di tempo per vedere se ci sono le condizioni. Lei si è già espresso in Aula attraverso il rappresentante del suo gruppo, manifestando l'indisponibilità, se non ho capito male, a fare una mozione unitaria, però il tempo è necessario agli altri gruppi, se vogliono farla.
  Lei manterrà, ovviamente, la sua assoluta possibilità di mantenere una sua mozione distinta. Il problema è un minimo di tempo, che mi pare del tutto evidente sia funzionale esclusivamente a questo, per vedere se vi sono le condizioni per presentare una mozione unitaria. Magari, anche lei, se ci si dedica, potrà aggiungersi.

Pag. 99

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, ripeto, non abbiamo alcun preconcetto, però non è una mozione unitaria: sarà una mozione di maggioranza, di alcuni gruppi, ma non è una mozione unitaria.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, non facciamo una polemica tra di noi; è chiaro che è l'auspicio dell'onorevole Rosato. Prende atto che non sarà una mozione unitaria: si tenterà di trovare un accorpamento tra le mozioni che esistono, ad eccezione di quella della Lega, se la Lega mantiene la sua contrarietà. Il tema è: vi sono obiezioni ?

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, il mio gruppo è del parere che vada perseguita una mozione unitaria e che, comunque, vada perseguita la strada per vedere se vi sono convergenze con altri gruppi.

  PRESIDENTE. A questo punto, se non vi sono obiezioni formali, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18,30.

  La seduta, sospesa alle 18,10 è ripresa alle 18,30.

  PRESIDENTE. Prima dell'intervento e del parere del Governo informo che è stata presentata la nuova formulazione della mozione a firma Binetti, Zampa, Dall'Osso, Locatelli, Palese, Palazzotto ed altri n. 1-00209. Rimangono poi le mozioni Rondini ed altri n. 1-00504 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00506. Le altre si intendono ritirate.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli, che esprimerà altresì il parere sulle tre mozioni che sono rimaste all'ordine del giorno.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, sulla mozione Binetti, Zampa, Dall'Osso, Locatelli, Palese, Palazzotto ed altri n. 1-00209 (Nuova formulazione), che lei ha appena letto, il parere del Governo è favorevole.
  Mentre per quanto riguarda la mozione Rondini ed altri n. 1-00504, «impegna il Governo a promuovere progetti...»

  PRESIDENTE. Scusi, sta proponendo una riformulazione ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sì.

  PRESIDENTE. Bene.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo nella prima parte dell'impegno è favorevole a condizione che venga riformulato come quanto segue: «a promuovere progetti di aiuto per le popolazioni del sud del mondo volti alla presa in carico dei minori», ovvero senza le parole «in primo luogo».

  PRESIDENTE. Poi vedremo cosa decideranno i primi firmatari. Invece, qual è il parere sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00506 ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00506 soltanto con un impegno sull'ultimo punto, a condizione che sia riformulato come segue: a valutare se sussistono le condizioni per facilitare per quanto di competenza l'adozione di questi bambini da parte delle coppie dichiarate idonee all'adozione.
  Ecco, «a valutare» nell'ultimo punto e poi il parere è favorevole.

Pag. 100

  PRESIDENTE. Bene, a questo punto abbiamo un parere favorevole sulla mozione riformulata a prima firma Binetti ed altri e poi abbiamo due proposte di riformulazione, la prima è quella sulla mozione dell'onorevole Rondini e poi quelle dell'onorevole Dorina Bianchi. Nel corso delle dichiarazioni di voto avranno la possibilità...

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Mi scusi, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00504 ho altre riformulazioni o il parere è contrario comunque.

  PRESIDENTE. Allora, scusi, signor sottosegretario, mi dica tutte le riformulazioni della mozione Rondini ed altri n. 1-00504.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo esprime parere favorevole sul punto «al contrasto delle associazioni criminali e dedite alla tratta di persone», mentre per tutto il resto il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Allora quindi, onorevole Rondini, ha compreso ? Che lei non è d'accordo lo ho capito, l'importante è che lei abbia inteso la riformulazione. Bene.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto e poi, nel corso delle dichiarazioni di voto, coloro a cui è stata proposta la riformulazione diranno anche se accettano o meno la riformulazione proposta dal Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, secondo gli ultimi dati di Save the children sono 2.370 i minori non accompagnati sbarcati in Sicilia dall'inizio dell'anno, una cifra destinata inesorabilmente ad aumentare con l'aumento o la continuazione delle guerre, degli eccidi e delle violenze nei Paesi di provenienza.
  Alcune volte sono bambini e bambine, piccoli o piccolissimi, i cui genitori sono morti durante la traversata. Nella maggior parte dei casi si tratta di adolescenti quattordicenni o quindicenni, le cui famiglie di origine hanno pagato agli scafisti tutto o quasi tutto quanto era in loro possesso nella speranza di dare un futuro ai propri figli e figlie. Altre volte ancora sono gli stessi ragazzini che, avendo perso tutto (casa, genitori, famiglie), salgono sui barconi della morte, perché in ogni caso – ripeto in ogni caso – di là si sta meglio.
  Ad attenderli, come denunciato recentemente da Raffaella Milano, direttore dei programmi Italia-Europa di Save the Children, è un materasso buttato per terra e nient'altro, non si è in grado nemmeno di assicurare un controllo medico ad un ragazzo o ad una ragazza che ne abbia bisogno. A centinaia scappano dalle strutture di prima accoglienza, a poche ore dal loro arrivo. Per loro c’è un futuro di sfruttamento, che li vedrà avviati all'accattonaggio, alla vendita di prodotti abusivi e contraffatti, alla prostituzione e alla piccola delinquenza. E non si tratta di un'emergenza, ma di un fenomeno purtroppo ormai strutturale. È per questo indispensabile adottare subito un piano organico, subito, nel rispetto delle norme internazionali, come quelle previste dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, per offrire supporto e protezione adeguati a minori soli e ai nuclei familiari con bambini e bambine.
  In primo luogo, come si sottolinea nella mozione che adesso definisco «quasi unificata», che porta la firma di molti gruppi, garantendo a tutti salute ed istruzione. Si tratta di due diritti fondamentali sui quali non è possibile fare distinguo, opporre o patteggiare motivazioni finanziarie. E lo dico, in particolare, ai colleghi della Lega, non casualmente.
  I minori non accompagnati poi dovrebbero restare il minor tempo possibile nei centri di prima accoglienza e essere dislocati in strutture idonee o presso famiglie Pag. 101volontarie, pronte ad offrire ospitalità ed affido. Occorre poi effettuare un monitoraggio costante nel tempo per evitare che questi minori divengano vittime di associazioni volte a delinquere o della tratta di esseri umani.
  Tutte richieste contenute nel testo «quasi unificato», che è stato predisposto e che, come gruppo socialista, voteremo convintamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, sono veramente contenta che la mozione unificata che abbiamo cercato di costruire, a partire da sensibilità diverse, ma nella profonda convinzione che i minori, che i bambini e i giovani sono la speranza non solo del nostro Paese, ma sono la speranza del pianeta, abbia trovato questa approvazione senza distinzioni, senza distinguo, senza correzioni e che sia stata davvero accolta dal Governo come una proposta positiva che nasce dalla pluralità delle sensibilità presenti in Parlamento e che guarda davvero a un impegno di civiltà in cui noi siamo molto contenti di trovarci in prima linea, a pochi giorni dall'inizio del semestre italiano.
  L'Italia sul tema dell'immigrazione viene molte volte considerata uno Stato debole, come se fosse incapace di elaborare risposte alternative e le risposte alternative non possono che essere altro che risposte che in qualche modo tendono a ricondurre le persone nei loro confini. Bene, noi siamo, invece, onorati di essere un Paese capace di accoglienza. Ciò che noi vorremmo non è ridurre la quantità delle persone che accogliamo. Ciò che noi vorremmo profondamente ottenere, invece, è il miglioramento della qualità dell'accoglienza che offriamo.
  E questo miglioramento della qualità dell'accoglienza desideriamo davvero che cominci dai più piccoli. Desideriamo che cominci dai più piccoli perché i più piccoli sono davvero la parte più fragile di questo mondo. Sono coloro che ci sorprendono: ci sorprendono per quel tanto di speranza che portano con loro, ma ci sorprendono anche per quel tanto di rischio che ognuna delle loro vite comporta.
  Noi desideriamo davvero richiamare l'attenzione del Governo e il Governo mi è sembrato aver dato tutto il suo appoggio e aver fatto suoi anche questi nostri obiettivi. Desideriamo che a questi bambini si offrano quegli strumenti che sono sintetizzabili senz'altro nei due diritti fondamentali che la collega Locatelli ha sintetizzato prima come diritto alla salute e diritto all'istruzione, ma esprimono anche un terzo diritto, che è quello che a noi sembra fondamentale: il diritto ad avere una famiglia, il diritto ad essere accolti in un contesto che si fa carico di loro come persone, che va oltre ogni forma di anonimato relazionale, quale quello cui sono esposti oggi nei centri di accoglienza.
  Ciò che veramente colpisce, ciò che stringe il cuore quando si vedono queste immagini drammatiche dei centri di accoglienza è vedere le condizioni in cui vivono questi bambini. Condizioni in cui si cerca di soddisfare i bisogni principali, come il bisogno di alimentazione, ma non si riesce nemmeno a soddisfare, a volte, i bisogni stessi di igiene o comunque i bisogni di quella esperienza del tutto tipica dell'età infantile che è l'esperienza del gioco.
  Questa mozione richiede una serie di impegni e sono quelli su cui è stato più facile ottenere la convergenza da parte di tutti i gruppi. Ci siamo trovati tutti d'accordo nel mettere l'accento su un bisogno di qualità. Un bisogno di qualità che anche lì dove vede accolti inizialmente i bambini nei centri di prima accoglienza chiede che questi centri di prima accoglienza offrano garanzie di qualità, che non sono soltanto – insisto – le garanzie di igiene o le garanzie di alimentazione, ma sono proprio le garanzie che fanno la qualità di vita e il coefficiente di sviluppo di ogni bambino, sono quelle che rispondono a quella voglia di sentirsi accolti e di sentirsi sicuri perché percepiscono il mondo degli adulti non come un mondo ostile, non Pag. 102come un mondo respingente, non come un mondo che sfrutta, ma lo percepiscono nella sua dimensione più profondamente solidale.
  Quella dimensione che fa sì che in qualche modo ogni bambino appartenga a un'intera città, ogni bambino appartenga a un intero Paese, nel caso specifico ogni bambino che arriva in Italia si senta in qualche modo italiano.
  Noi sappiamo che abbiamo allo studio diversi disegni di legge, ne cito uno per tutti: quello del diritto di cittadinanza, con tutta la complessità che questo disegno di legge comporta. Cito anche, per esempio, nel diritto ad avere una famiglia, la necessità di ritornare con un approfondimento su quello che è il diritto ad un'adozione internazionale.
  Sono temi complessi, su cui noi stiamo lavorando e per i quali noi speriamo che questa mozione costituisca davvero uno stimolo forte.
  Sappiamo che un bambino che arriva in Italia ha diritto, per esempio, fino al diciottesimo anno di età a ricevere istruzione, ha diritto veramente anche a non essere rimandato nel suo Paese, a meno che non ci siano delle garanzie assolute che lì dove verrà accolto sia accolto in condizioni migliori di quelle che il nostro Paese possa offrirgli, cosa abbastanza improbabile.
  Ognuno di questi bambini però, nella misura in cui fa sua la nostra cultura, la nostra lingua, la nostra tradizione, il nostro stile di vita, rappresenta anche l'investimento maggiore che noi possiamo fare come un «investimento ponte», un investimento di fraternità, un investimento in cui domani loro stessi possano essere testimonial di una cultura diversa, di un universo diverso, in cui i Paesi per così dire più ricchi... e sembra buffo parlare dell'Italia come uno dei Paesi più ricchi, sapendo perfettamente quante volte il nostro dibattito ritorna sugli elementi di crisi, sull'aumento dei livelli di povertà italiana, sul livello di impoverimento delle famiglie italiane, sulla crisi del mondo del lavoro, sulla disoccupazione, a cui va incontro quasi il 50 per cento dei giovani italiani.
  Pur con questi nostri elementi di criticità, noi rappresentiamo per questi bambini un orizzonte di speranza concreto, rappresentiamo anche un orizzonte di felicità.
  La nostra Costituzione non parla di felicità così come ne parla la Costituzione americana, però di questo bisogno di qualità di vita è profondamente intrisa tutta la nostra Costituzione.
  Ora noi assumendo questi obiettivi, assumendo l'obiettivo di riqualificare la qualità di vita dei centri di accoglienza, assumendo l'obiettivo di creare, laddove fosse necessario, centri di accoglienza per i minori appositamente dedicati a loro e fin dal primo momento integrati con quella che è la cultura locale, con quella che è l'esperienza anche semplicemente di condivisione o di gioco con i bambini del posto dove si vengono a trovare, cercando di rafforzare al massimo questa capacità di sentirsi a casa propria, da subito accolti, noi sappiamo che stiamo sventando quello che è un grande rischio.
  Ogni bambino che ha percepito sulla sua pelle la violenza, ha forti rischi di poter diventare un bambino violento negli anni che seguono. E noi vogliamo invece che questi bambini che abbiamo accolto costituiscano davvero la cifra di una nuova cultura dell'integrazione internazionale.
  Per fare questo, c’è bisogno che il Governo investa e investa davvero su un obiettivo che da un lato è un obiettivo strategico, è un obiettivo – come dire ? – multidimensionale, ma dall'altro c’è anche bisogno che intervenga con un obiettivo molto minuto, un obiettivo centrato su ogni singolo bambino, che ci sia un progetto bambino che risponda a questo bambino, alla sua età, alla sua lingua, ai livelli di cultura già acquisiti, ai livelli di competenze che già possiede. Per questo bambino noi dobbiamo fare una sorta di progetto tutoriale, dovremmo affiancargli una sorta di tutor che lo aiuti a sviluppare il suo bagaglio specifico, straordinario, unico, irripetibile.Pag. 103
  Questa attenzione alla singolarità del bambino che arriva richiede però – insisto – anche una visione di insieme forte, una visione strutturale, una visione che ponga basi solide per quello che riguarda tutti i bambini, perché mentre noi assicuriamo interesse e cura per ogni singolo bambino, dobbiamo garantire che nessun bambino si senta solo, che nessun bambino venga isolato, che nessun bambino scompaia da questo orizzonte.
  Sappiamo il rischio che si corre quando i bambini scompaiono da questo orizzonte. È un rischio grave, perché è un rischio che corrono questi bambini, che possono essere in qualche modo presi nelle maglie di quello che è il giro della malavita, possono essere presi nelle maglie di quella che è una cultura del sottobosco della qualità di vita, di quella tentazione di trovare poi le soluzioni facili, le soluzioni più a buon mercato nelle zone falsamente accoglienti, in cui in realtà si cerca di irretire questi bambini per strumentalizzarli.
  Non succede in Italia ma sappiamo che succede in altre parti del mondo dove i bambini che scompaiono sono i bambini che sono fatti oggetto di predazione di organi. Noi siamo certi che questo in Italia non accade però siamo anche certi che il nostro è un livello di qualità più alto.
  Signor Presidente, Governo, mi auguro davvero che dopo essere tornati più di una volta su questo tema, come si dice, questa sia la volta buona. Questa non sia la volta delle parole, questa sia la volta dei fatti. Potremo dire in qualche modo che tutta l'Europa ci guarda. Siamo il Paese guida in questo momento. Tutta l'Europa ci guarda, tutta l'Europa guarda al nostro modo di gestire l'immigrazione. Tutta l'Europa guarda al coraggio dei non respingimenti perché guarda al coraggio dell'inclusione ma tutta l'Europa ha anche bisogno di vedere che noi stiamo crescendo in qualità. Per questo contiamo anche sulla loro collaborazione, contiamo sulla possibilità...

  PRESIDENTE. Onorevole Binetti, concluda.

  PAOLA BINETTI. Concludo Presidente. Contiamo sulla possibilità che, se questi bambini hanno famiglia in altri Paesi d'Europa, la possano raggiungere, che ciò si avvalga di accordi internazionali. Però davvero vogliamo ripartire dall'infanzia perché siamo convinti che, se ripartiamo dall'infanzia, riusciremo a cambiare e a migliorare tutto quanto il nostro Paese compreso il mondo intero (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini, che ci dirà anche se approva o meno la riformulazione del Governo. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, non accettiamo la riformulazione proposta dal Governo e chiediamo che la nostra mozione sia messa ai voti così come l'abbiamo presentata.
  Riteniamo che alleviare le sofferenze di tutti i disperati del mondo potrebbe apparire come un gesto di grande umanità se non fosse che la solidarietà ha un costo e un Governo serio dovrebbe rappresentare prima i bisogni e le necessità della propria comunità e non agevolare atti di indirizzo come questo il cui costo sociale, nella contingenza attuale, è un lusso che non possiamo permetterci. Val la pena a questo proposito citare quanto ci diceva Gian Antonio Stella in un articolo pubblicato sull'inserto Sette del Corriere della Sera. A proposito del dubbio che dovrebbe animare il legislatore che, magari con la vista annebbiata dal politicamente corretto, troppo facilmente dispensa solidarietà e aiuti che la contingenza attuale ci imporrebbe di dispensare con parsimonia. Ebbene il nostro Gian Antonio Stella ci diceva: è da leggere la relazione della commissione per il riconoscimento della protezione internazionale di Crotone su un tunisino accettato come rifugiato perché pone dei dubbi molto seri, anche ai nemici acerrimi del razzismo e ai più battaglieri difensori del diritto d'asilo. La commissione per l'intervista si avvale dell'aiuto del nipote del richiedente, anch'egli richiedente asilo. Il richiedente comunica con il nipote attraverso gesti. Attraverso il Pag. 104nipote la commissione registra la situazione di emarginazione vissuta dal disabile tunisino che è costretto a ricorrere al nipote in quanto, sordomuto, non conosce il linguaggio dei segni. Alla fine la Commissione accetta le dichiarazioni che, attraverso il nipote, il tunisino trasmette a questa e il nostro Stella ci dice: per carità, può darsi che sia tutto vero, può darsi che sia vera la dichiarazione di disabilità in arabo, anche se non si legge la data, che sia vero che non sa né leggere né scrivere e che la Tunisia non riconosca ai disabili i diritti riconosciuti da noi, che sia stato picchiato, che l'abbiano messo in prigione anche se poi non l'hanno processato. Ma sul serio ci facciamo bastare la sua dichiarazione tradotta dal nipote ?
  Sulla base di quel racconto che potrebbe essere teoricamente inventato l'INPS ha liquidato al nostro 10.458 euro di arretrati dal gennaio 2011 e dal 1o gennaio 2014 gli riconosce una pensione di 279 euro al mese per 13 mensilità. Per carità c’è da essere fieri di un'Italia così generosa che si fa carico anche dei disabili altrui e persino della Tunisia che si è appena data la Costituzione più aperta e democratica di tutti i Paesi arabi ma anche chi è mille miglia lontano da ogni pensiero xenofobo, deve porsi un problema: e se lo facessero tutti ? Le persone disabili secondo l'OMS sono oltre un miliardo e uno su cinque è in gravissime difficoltà. Con tutto il rispetto per Mohammed e la sua tragedia personale possiamo permetterci di farci carico di tutti ?
  Ebbene, ciò, animati da quella forza del dubbio che ispirano le parole di Gian Antonio Stella che raccomandano al legislatore di non dispensare solidarietà, in questo momento particolare, senza pensare a quali costi abbia questa solidarietà. Il nostro dubbio è alimentato, anche, da alcuni dati che abbiamo citato anche nella premessa della nostra mozione: dal gennaio del 2014 sono 6.722 i minori sbarcati sulle nostre coste, di cui 4.600 non accompagnati. Il 70 per cento di loro denuncia una età che va dai 16 ai 17 anni. Queste persone, una volta che saranno riconosciute come minori non accompagnati, verranno trasferite in strutture che dovranno accollarsi la sussistenza di questi presunti minori; perché sapete bene che, fra un ragazzino di 16 e 17 anni e un ragazzo che ha più di 18 anni, la differenza è minima e, quindi, c’è il dubbio che, magari, qualcuno di loro pensi di poter dichiarare di essere minore semplicemente per bypassare norme che magari lo vedrebbero obbligato a richiedere e attraversare l'iter per il riconoscimento di rifugiato nel nostro Paese.
  Alla fine questi ragazzini, questi presunti minori vengono trasferiti nelle case famiglia. Ogni ospite che risiede in una casa famiglia costa dai 70 ai 120 euro al giorno. La retta, poi, agli istituti, viene naturalmente pagata dai comuni, soldi pubblici, dunque, erogati fino a quando il bambino rimane in questa casa. Ebbene, noi rimaniamo comunque convinti che, se veramente si vuole affrontare questo problema, lo si poteva fare, accogliendo gli impegni posti in calce alla nostra mozione e, magari, riattivare quella politica dei respingimenti che voi additate come una politica disumana e che, invece, assolutamente poteva prevenire questi viaggi della speranza e sarebbe stata in grado, anche, di prevenire tutti quei morti che questi viaggi della speranza si sono lasciati dietro, nel tentativo di approdare sulle nostre coste.
  Noi chiedevamo di promuovere progetti di aiuto per le popolazioni del sud del mondo volti, in primo luogo, alla presa in carico dei minori, nella consapevolezza della necessità di tutelare i diritti dei minori vittime delle organizzazioni criminali dedite alla tratta di persone ed, ancora, il pattugliamento e il controllo delle coste africane interessate dal fenomeno migratorio, il contrasto delle associazioni criminali che sono dedite alla tratta di persone e la costituzione – e questa è una delle cose qualificanti degli impegni che chiedevamo al Governo con la nostra mozione – nelle località sensibili al fenomeno migratorio di aree territoriali sotto il controllo delle Nazioni Unite, per la presa in carico dei rifugiati umanitari e politici, per fare modo che là si verificassero, poi, i Pag. 105controlli affinché si stabilisse o meno se il richiedente asilo avesse i requisiti per essere riconosciuto come un rifugiato.
  Ancora, l'attivazione nelle aree territoriali, come dicevo, sotto il controllo delle Nazioni Unite, di rappresentanze diplomatiche e di uffici consolari per recepire, valutare e contingentare le richieste dei permessi di soggiorno per motivi umanitari. Chiedevamo, inoltre, di istituire una commissione formata da rappresentanti dei diversi Stati, finalizzata allo studio e all'analisi della capacità ricettiva degli Stati in rapporto alle singole realtà territoriali, per l'ingresso degli immigrati richiedenti il permesso di soggiorno per motivi umanitari e politici. Ancora, infine, di promuovere – fino a quando non verrà condivisa dall'Unione europea una politica di intervento comune – anche attraverso l'utilizzo della normativa di urgenza, perché di urgenza si tratta e di emergenza si tratta, norme speciali per contrastare i flussi migratori verso il nostro Paese e porre fine, naturalmente, a quel traghetto per l'Italia che è diventata l'operazione Mare Nostrum che vale sempre la pena...e qui torniamo a quella solidarietà dispensata a piene mani, magari, agli ultimi arrivati, quella stessa solidarietà e quei diritti che, magari, non vengono garantiti alle fasce deboli della nostra popolazione.
  Ebbene, quella scriteriata operazione, della quale voi menate gran vanto, costa ai cittadini, solo per l'impiego di uomini e mezzi, 9 milioni 300 mila euro, 300 mila euro al giorno per garantire degli immigrati, il 70-80 per cento dei quali vedranno la propria richiesta di richiedenti asilo respinta, perché non ne hanno i requisiti, immigrati che per noi non sono migranti, ma restano e sono a tutti gli effetti dei clandestini, dei quali si doveva bloccare l'arrivo sulle nostre coste. E, quindi, noi chiediamo oltretutto che venga posta fine a questa operazione scriteriata. Questo perché rimaniamo convinti dell'idea che la solidarietà, nel momento contingente che stiamo vivendo, sia prima da garantire ai nostri e poi eventualmente agli ultimi arrivati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'esodo di milioni di persone in fuga dalla fame, guerre o persecuzioni si inserisce il dramma dei minori stranieri non accompagnati. Sono bambini invisibili, un piccolo grande esercito armato solo dei sogni che accompagnano i ragazzi di ogni parte del mondo. Il loro arrivo sulle nostre coste finisce quasi sempre per sconvolgere la cosiddetta macchina dell'accoglienza, mandando in tilt le strutture come se fosse un fatto nuovo e inaspettato. Eppure, è un triste fenomeno che, da tempo, ha perso le caratteristiche dell'eccezionalità, diventando routine. Il fenomeno della migrazione di minori stranieri non accompagnati sul territorio nazionale ha assunto, nell'ultimo decennio, eccezionale rilevanza sia dal punto di vista quantitativo sia per la delicatezza dei problemi che offre rispetto, ad esempio, alla definizione di possibili percorsi educativi che favoriscano l'inserimento e l'integrazione di questi bambini nel contesto di vita italiano.
  Sul tema c’è stato il costante interessamento della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, che aveva approvato già nel 2009 una risoluzione avente ad oggetto i minori stranieri non accompagnati, che conteneva alcuni importanti impegni per il Governo riferiti direttamente alla necessità di sciogliere i maggiori nodi critici emersi dalle risultanze delle indagini da essa avviate. Molti i nodi critici, si diceva, molte le sfaccettature del fenomeno. Minori richiedenti asilo per i quali sono previste misure di protezione temporanea per motivi umanitari, minori giunti in Italia per ricongiungersi ai loro genitori o ad altri parenti, minori destinati allo sfruttamento, giunti in Italia con il concorso della criminalità organizzata. Secondo l'Associazione «Save the Children» nei primi quattro mesi del 2014 sono stati 2.245 i minori arrivati non accompagnati e 855 quegli accompagnati. Si tratta soprattutto di adolescenti tra i Pag. 106sedici e i diciotto anni di età, prevalentemente maschi, ma vi sono anche ragazzi più piccoli, anche di tredici-quattordici anni, e ragazze, soprattutto provenienti dalla Nigeria. Più in generale si tratta di ragazzi di origine eritrea, egiziana, siriana, molti i bambini del Mali, della Somalia, del Bangladesh o dell'Afghanistan. Fuggono dalla miseria, da catastrofi naturali, dalla guerra o da persecuzioni. Tutelare e proteggere i minorenni che arrivano in Italia in cerca di un futuro è conseguenza del rispetto di una legge naturale, di un obbligo internazionale, ma soprattutto di un dovere civico e morale. Basterebbe prestare ascolto ai racconti delle storie di questi ragazzi, alle difficoltà incredibili dei loro viaggi della speranza, delle loro attese di mesi o di anni per ricevere adeguata tutela, delle carenze del sistema di accoglienza. Nelle mozioni che stiamo oggi prendendo in esame parliamo – è bene ricordarlo – di bambini e ragazzi che, giunti sulle nostre coste, hanno bisogno di sentirsi accolti, come prevede la Convenzione per i diritti dell'infanzia, perché non si trasformino in facili vittime di una malavita senza scrupoli che traffica d'organi o in prostituzione minorile. In quest'ottica è fondamentale l'accesso all'informazione. È perciò meritevole di attenzione e di sostegno il lavoro che l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza sta compiendo per la realizzazione di un passaporto dei diritti, un kit informativo multilingue da fornire ai minorenni che sbarcano sulle nostre coste.
  L'obiettivo finale che dobbiamo proporci è far sì che l'Italia diventi un Paese in grado di accogliere, in modo adeguato e secondo gli standard internazionali, i minori non accompagnati che arrivano alle nostre frontiere; occorre anche uno sforzo per adeguare la legislazione di settore. Basti pensare che la figura del minore non accompagnato, anche se è sempre più citata dalle cronache, non trova adeguata collocazione nella legislazione sull'immigrazione.
  La proposta di legge a prima firma dell'onorevole Zampa e di cui sono anch'io cofirmatario insieme ad altri colleghi del gruppo di Scelta Civica, cerca di colmare questa lacuna normativa attraverso il coordinamento delle varie disposizioni di legge già esistenti e l'introduzione di alcune significative novità. Tra queste, la necessità di riformare le procedure di identificazione e di accertamento dell'età; l'istituzione di un sistema nazionale di accoglienza, con un numero adeguato di posti e standard qualitativi omogenei; l'attivazione di una banca dati nazionale per razionalizzare l'invio dei minori nelle strutture di accoglienza regionali; la continuità del finanziamento di un fondo nazionale per l'accoglienza dei minori affinché essa non gravi esclusivamente sui bilanci dei comuni; la promozione della presa in carico dei minori stranieri in condizione di particolare vulnerabilità, vittime di tratta e di sfruttamento (richiedenti asilo, per esempio); infine, il sostegno organico all'integrazione sociale, scolastica e lavorativa di quelli vicini al compimento della maggiore età.
  È, poi, necessario il coinvolgimento attivo delle comunità nell'accoglienza e nell'integrazione dei minori stranieri non accompagnati, sviluppando l'affido familiare come alternativa alla comunità e promuovendo la figura dei tutori volontari, in rete con il Garante per l'infanzia e l'adolescenza. Su tutto ciò avremo modo di ritornare non appena la proposta di legge cui ho fatto cenno approderà in Aula.
  Nel frattempo, il gruppo di Scelta Civica per l'Italia dichiara convintamente il proprio voto favorevole alla mozione quasi unitaria, come è stata definita, Zampa, Binetti ed altri oggi in esame, con cui si intende assicurare un'accoglienza decorosa a questi ragazzi, assicurando il loro ascolto nelle scelte che li riguardano e, in più, impegnando il Governo a facilitare l'adozione da parte di coppie dichiarate idonee all'adozione internazionale; ad introdurre l'istituto dell'affidamento familiare internazionale; a predisporre una banca dati nazionale, con l'elenco delle famiglie e delle case famiglia pronte all'affido; ad istituire una task force in grado di coordinare e gestire il monitoraggio dei minori in stato di abbandono; a favorire il Pag. 107rimpatrio assistito nel Paese d'origine; a sostenere una rete di famiglie volontarie pronte ad offrire ospitalità e ad accogliere i bambini orfani e quelli non accompagnati.
  Tutto ciò ha lo scopo di promuovere miglioramenti significativi nelle modalità con cui il nostro Paese si rivolge ai minori stranieri, cercando di garantire in modo concreto il diritto alla sopravvivenza, alla protezione, allo sviluppo e alla partecipazione. Come affermava Antoine de Saint-Exupéry: «Tutti i grandi sono stati bambini una volta». Purtroppo, non tutti siamo sempre disponibili a ricordarlo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà...Colleghi, però mettiamoci d'accordo, è la terza volta che cambiamo nome.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano, prego (Commenti della deputata Dorina Bianchi). Onorevole Dorina Bianchi, le posso assicurare che è la terza volta che viene cambiato il nome del deputato che interviene per il suo gruppo: se vuole verificarlo con gli uffici, senza fare una polemica. Prego, onorevole Pagano.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, senza per questo allargare la polemica perché non avrebbe senso, però anche io mi sono avvicinato poco fa ai banchi della Presidenza per ribadire questo. Comunque, andiamo al sodo, perché penso che sia l'elemento principale, quello di discutere su un argomento che certamente deve per forza di cose incontrare la sensibilità di tutti, non di tanti, di tutti, visto che è un fenomeno eclatante: 6.700 minori non accompagnati arrivati nel nostro Paese adesso, in questo 2014, certamente la dice lunga su un fenomeno che, ovviamente, non può essere più sottaciuto.
  È evidente perché questi bambini, questi ragazzi, questi minori arrivano qui: c’è uno sfruttamento che, certamente, si realizza nei loro Paesi di origine; certamente, c’è un rischio per la loro vita; certamente, la qualità della loro vita non è esattamente il massimo, senza contare, poi, i problemi familiari.
  Tutto quello che possiamo immaginare nella nostra mente, ci rientra pienamente. Ma il punto è che qualunque sia la motivazione, costoro arrivano qui ed è chiaro che dobbiamo capire bene come affrontare il problema. Finora tutto questo, al di là di una sterile discussione che si trascina ormai da anni, non ha mai trovato delle conclusioni serie. Ecco anche perché il nostro gruppo, in maniera chiara, essendo sensibile su questo argomento, ribadisce che mai come in questo momento bisogna trovare delle soluzioni. Intanto, cominciamo a capire, prima di arrivare alle soluzioni, quali sono i rischi concreti che il nostro Paese attraversa, o meglio, rischia di realizzare qualora non si intervenisse: sfruttamento da parte della malavita, sfruttamento del lavoro minorile, poi ancora accattonaggio e forse anche sfruttamento sessuale in moltissimi casi.
  Allora, è evidente che noi non possiamo rischiare una risorsa come il minore, il bambino che rimane qui e che poi viene a inserirsi come una realtà viva, umanamente, intellettualmente, antropologicamente, chiamatelo come volete. Si inserisce in una realtà come la nostra, che vive l'inverno demografico, che non ha più bambini. Sarebbe l'ideale da questo punto di vista valorizzarli e avere delle risultanze sociali non indifferenti. Il rischio è che, anziché avere tutte queste cose buone, ci ritroviamo invece ad avere lo sfruttamento e la criminalità che mette mano su questi ragazzi. Ciò è inaccettabile e, ovviamente, da qui l'esigenza di intervenire concretamente.
  Come si interviene ? Abbiamo anche le idee chiare, e lo abbiamo dimostrato nel corso dei lunghi dibattiti, e gli atti parlamentari di questi anni, non solo di questa legislatura, ma anche della precedente, in Commissione infanzia e adolescenza, da parte del nostro gruppo la dicono lunga. In altre parole, per prima cosa bisogna identificare quale è il minore che realmente ha bisogno di questo. Dico ciò Pag. 108anche con una vena di polemica perché le statistiche ci dicono che il 37 per cento dei ragazzi e dei minori che arrivano nel nostro Paese dichiarano di avere 18 anni. Dichiarano di avere 18 anni e magari ne dimostrano 20 o 22; questa è l'impressione che si ha da parte degli addetti ai lavori. Quindi, è evidente che c’è almeno un terzo dei ragazzi che arriva da noi, forse anche di più, se sommiamo anche coloro che dichiarano di avere 17 anni, 16 anni e mezzo, quindi quasi un 50 per cento di questo tipo di popolazione, che sicuramente non rientra nella fattispecie che stiamo trattando. E, quindi, da qui l'esigenza – questo è il senso anche della nostra mozione – di prestare attenzione per evitare che ci siano dei bari. Voi sapete che in questo caso la legislazione italiana è molto permissiva, molto tutelante nei confronti del minore. Se il minore è realmente tale, chapeau, ma se, invece, non è così, è chiaro che bisogna intervenire in maniera diversa. Da questo punto di vista l'esigenza di una maggiore identificazione risulta necessaria, per non dire indispensabile.
  Ma c’è un altro 50-60 per cento della popolazione dei minori che arrivano nel nostro Paese che invece è qui e che è una risorsa. Si tratta di ragazzi di 16 anni, forse anche meno, 14 anni, e in taluni casi anche di bambini che vengono accompagnati dai loro genitori che poi vivono le difficoltà note per cui vengono anche separati dei genitori stessi. A questi bisogna prestare grande attenzione, non solo da un punto di vista sanitario, non solo da un punto di vista della sicurezza interna, ma anche e soprattutto per quello che riguarda le prospettive che ad essi vengono assicurate.
  Ed ecco, quindi, perché noi chiediamo, mai come in questo momento, l'attenzione da parte del Governo, che deve essere secondo me totale. E so da questo punto di vista di avere un alleato nel Governo stesso che, nel dibattito delle settimane precedenti, ha trovato piena coincidenza con quello che il Nuovo Centrodestra sostiene da tempo e, cioè, che bisogna assolutamente rendere facile la vita delle adozioni per quelle coppie italiane che hanno i requisiti per poter adottare. Per cui, se hanno i requisiti, non si capisce perché questa benedetta, per non dire maledetta burocrazia in Italia, che è capace di complicare tutto e tutti, debba creare problemi anche in questo caso rispetto a due esigenze: da una parte, un minore che ha bisogno di essere accolto e valorizzato, come dicevo poc'anzi, e coltivato come risorsa umana in questo contesto sociale che vive appunto un inverno demografico, e, dall'altra, la coppia che ha bisogno di versare il suo amore attraverso dei bambini. Nonostante tutto, pur essendovi migliaia di bambini ogni anno che arrivano con queste caratteristiche e centinaia che, ogni anno, hanno bisogno di essere adottati, non vengono adottati, appunto.
  Allora, qui bisogna intervenire in maniera concreta. Il problema è sempre, ancora una volta, la burocrazia. Come li vogliamo chiamare: consulenti dei giudici, assistenti sociali che esprimono un giudizio ? Questo non lo so. Giudicare in questo caso sarebbe un errore banale, però è chiaro che bisogna metterci mano. Il Ministero deve, così come noi – il Ministro ed il sottosegretario in qualità di Governo –, mettere mano su questa cosa facilitando, così come abbiamo detto, l'adozione di minori stranieri non accompagnati da parte delle coppie che ovviamente hanno questi requisiti, togliendo tutto quello che è un orpello, sovrastrutturale, «esondante» rispetto alle esigenze di un normale controllo di una normale burocrazia. Penso che questa sia la grande battaglia, la madre di tutte le battaglie su cui tutti noi dovremmo confrontarci. A seguire – ma su questo non mi soffermo più di tanto perché lo hanno già trattato altri gruppi e ci troviamo d'accordo –, vi è l'affido familiare, altro elemento su cui certamente si incentra la civiltà giuridica e sociale di un Paese che si vuole definire tale.
  Dulcis in fundo, le statistiche, perché alla fine un minimo di statistiche, dopo «x» anni, ci vuole. Non possiamo chiederci se è andata bene o è andata male, Pag. 109chissà come è finito quel bambino o quali siano stati i numeri. Penso che da questo punto di vista un sistema di controllo numerico-statistico sia altrettanto importante tanto quanto le richieste che abbiamo fatto. Su questi elementi, quindi, contiamo sulla sensibilità del Governo e quindi chiediamo che la nostra mozione, nei termini che sono stati esposti, venga approvata (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pagano. Per sua informazione e precisione: era iscritto a parlare l'onorevole Calabrò, poi lei è venuto a parlare con la Presidenza per dire che sostituiva l'onorevole Calabrò e pochi istanti prima che lei prendesse la parola ha chiamato la segreteria del gruppo per dire che interveniva l'onorevole Dorina Bianchi. Questa è la ragione per la quale la Presidenza non era in condizione di sapere chi intervenisse.

  ALESSANDRO PAGANO. Chiarito !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, signor sottosegretario, la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, che è stata ratificata nel 1991, prevede che le decisioni riguardanti i minori devono essere prese considerando sempre come preminente l'interesse superiore del minore: protezione, salute, istruzione, tutela dallo sfruttamento, diritto all'unità familiare.
  La nostra legislazione, come veniva qui richiamato, prevede un complesso sistema di norme a tutela del minore ed in particolare anche dei minori stranieri non accompagnati. Nello specifico, sui minori stranieri non accompagnati la nostra legislazione si sta rivelando totalmente inadeguata a garantire tutti i diritti previsti dalla Convenzione di New York, e si sta rivelando inadeguata anche a causa dello straordinario afflusso legato ai mutamenti dei flussi migratori verso il nostro Paese. Quello che sta accadendo sulle nostre coste e nel mare Mediterraneo è al centro del dibattito politico non solo del nostro Paese, ed al centro di un dibattito politico quotidiano spesso anche strumentalizzato, come è accaduto finora in quest'Aula. Lo dico perché molto spesso, avendo noi ratificato la Convenzione di New York, il tema in oggetto – a meno che non si intenda mettere in discussione quella ratifica – è che è un dovere del nostro Paese prevedere una forma di tutela per i minori e che non possa respingerli, come qualcuno ha proposto ancora in quest'Aula. Ricordo che parliamo di soggetti considerati appunto, dalla stessa Convenzione, particolarmente vulnerabili.
  Dicevo che quello che sta accadendo è un mutamento di flussi migratori legato all'instabilità politica delle zone del globo da cui questi minori arrivano. Nello specifico, negli anni – le statistiche da questo punto di vista ci aiutano –, abbiamo visto come l'afflusso dei minori non accompagnati si è modificato. Quindi, se c’è stato un periodo in cui il principale afflusso era legato, per esempio, a minori di nazionalità afghana, che fuggivano da una guerra a cui abbiamo contribuito, è evidente come oggi l'afflusso maggiore sia rappresentato da minori di nazionalità siriana, visto che lì si continua a combattere una guerra civile che ha prodotto fino ad ora circa dieci milioni di rifugiati, dieci milioni di profughi.
  Se poi volessimo affrontare bene il tema delle strumentalizzazioni, scopriremmo che di questi 10 milioni di profughi la maggior parte risiede nei Paesi confinanti con la Siria. Per fare un esempio, il Libano oggi ospita quasi un milione, anzi più di un milione di rifugiati siriani; e consideriamo che il Libano ha circa 4 milioni di abitanti, cioè noi abbiamo quasi il 20 per cento della popolazione residente in questo momento in Libano che è rifugiata politica a causa del conflitto siriano, e ad oggi in tutta Europa i rifugiati siriani sono poco più di 60 mila. Per cui, quando parliamo di un'emergenza, dell'insostenibilità di questa condizione, forse dovremmo guardare anche ai numeri. E Pag. 110dovremmo guardare anche alle responsabilità politiche che il nostro Paese ha oggi rispetto a questa situazione.
  Lo dico perché è prevedibile, senza dover avere necessariamente doti profetiche, che nei prossimi mesi, a causa di una situazione di instabilità gravissima che si sta producendo in Iraq, avremo un afflusso immigratorio da quel Paese verso l'Europa e verso il nostro Paese, e avremo ulteriori minori non accompagnati che fuggono da una situazione, come quella dell'Iraq, in cui io credo noi, come Paese, abbiamo grandi responsabilità rispetto al disastro che è stato prodotto e che oggi è sotto gli occhi di tutti. E allora, noi probabilmente, assumendoci questa responsabilità, dovremmo avere il coraggio di sfidare anche la comunità internazionale sulle possibili soluzioni.
  Io lo voglio dire perché più volte è stato ripetuto in quest'Aula anche da esponenti del Governo: il problema dei flussi migratori nel Mediterraneo non può essere caricato solo sulle spalle dell'Italia. Più volte è stato detto che Mare Nostrum è una grande risorsa, ma che l'Italia non può farvi fronte da sola. Ma troppe volte invece a questa situazione si è risposto con degli slogan: si è risposto dicendo: «Trasferiamo Frontex, la sede di Frontex in Italia». Ecco, io mi sarei aspettato da questo Governo che dicesse all'Unione europea, che spende un sacco di soldi per un'Agenzia internazionale che non serve a niente, che forse, invece di trasferire la sede in Italia per poter avere questo prestigio, sarebbe il caso di trasferire le competenze di Mare Nostrum a Frontex, e invece di continuare a dire che bisogna proteggere le frontiere potremmo cominciare a dire che bisogna salvare le vite umane (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ! Questo è il punto, altrimenti noi non affrontiamo i problemi reali.
  E vorrei dire ai colleghi della Lega che, rispetto alla necessità di salvare le vite umane, noi non spenderemmo di meno dovendo mandare i nostri militari e le nostre Forze a recuperare i corpi, come è accaduto nella tragedia di Lampedusa: noi spenderemmo di più, e pagheremmo anche il costo di una civiltà e dell'imbarbarimento del nostro Paese e dell'Unione europea. E invece noi stiamo caricando sulle nostre spalle anche il peso della civiltà, e lo stanno facendo gli uomini delle nostre Forze armate.
  Dicevo: ma tornando alla discussione di questa mozione sui «minori non accompagnati», fa il paio, la situazione dei minori non accompagnati, con un sistema di accoglienza che oggi fa acqua da tutte le parti. La mia terra, la Sicilia, in questo momento sta dando una grande prova di generosità: la maggior parte dei migranti che sbarcano in Italia sbarcano sulle coste siciliane, e in questo momento quasi tutti i circa 500 comuni della Sicilia ospitano richiedenti asilo e rifugiati e migranti che arrivano sulle nostre coste. Ma il sistema di accoglienza si sta rivelando del tutto inadeguato, e questo è un altro punto.
  Noi è da mesi che continuiamo a discutere del fatto che c’è un'emergenza immigrazione. Io vorrei che finalmente in quest'Aula provassimo ad uscire dall'idea che stiamo davanti ad un'emergenza, perché da anni i flussi migratori non sono cambiati. Lo vorrei dire anche ai colleghi della Lega: quest'anno ancora non abbiamo raggiunto i livelli di afflussi di migranti sul nostro territorio che abbiamo raggiunto nel 2011, quando c’è stata l'emergenza Nordafrica. Per cui non siamo davanti ad una situazione che non era prevedibile: i flussi migratori ormai sono quasi stabili da una decina d'anni a questa parte.
  Quindi, non si è previsto per tempo un sistema di accoglienza adeguato a far fronte a quei flussi migratori e a far fronte soprattutto alle legittime richieste di chi arriva nel nostro Paese in fuga da guerre, persecuzioni e miseria, di poter appunto richiedere asilo nel nostro Paese, un diritto che è garantito dalla Convenzione di Ginevra, ma anche dalla nostra Costituzione, a meno che i colleghi della Lega non vogliano cambiare anche quella, noi oggi non sia in grado di offrire un sistema di accoglienza adeguato. Noi ad oggi ospitiamo migranti e minori in centri informali, Pag. 111previsti ancora secondo la normativa del 1995, dalla cosiddetta «legge Puglia», che affida ai prefetti la possibilità di istituire centri informali in località di emergenza, in tendoni montati sulle banchine dei porti, in scuole, palestre, palazzetti dello sport, spesso fatiscenti, che sono stati messi a disposizione dai comuni, ma sicuramente in condizioni non dignitose; e purtroppo non siamo in grado di differenziare in questo l'accoglienza destinata ai migranti da quella destinata ai minori. Io stesso ho potuto constatare come circa 100 minori sono rimasti per mesi dentro il centro di prima accoglienza di Pozzallo, dove in teoria anche gli adulti non dovrebbero stare più di 48 ore, e invece loro sono rimasti lì, in questo limbo.
  Questa mozione prova ad affrontare questa situazione, perché il punto vero è che quei minori restano lì, perché il sistema di accoglienza non è adeguato, perché non c’è un albo unico dei centri di accoglienza per minori a cui si può fare riferimento e il minore che arriva in un comune viene affidato ai servizi sociali di quel comune, con un grave problema anche per le casse di quel comune. Qui c’è un punto, una testimonianza che porto – poi concludo – per dare l'entità del problema.
  Il comune di Augusta è stato dichiarato in stato di dissesto e si è trovato ad affrontare ad oggi 3.147 sbarchi di minori non accompagnati, per un costo totale di circa 766 mila euro a carico delle casse del comune siciliano. Io penso che oggi o noi siamo in grado di offrire a quelle comunità la possibilità di dividere il peso di questa emergenza su tutto il Paese o noi non avremo discusso di niente in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, quotidianamente apprendiamo dei continui sbarchi di immigrati sulle nostre coste, sono ormai dati da vero e proprio esodo che si trasforma in emergenza umanitaria se solo si pensa che molti immigrati sono minori non accompagnati. Le cifre parlano di circa 25 mila migranti giunti nel nostro Paese dall'inizio del 2014, e secondo i dati del Ministero dell'interno centinaia di migliaia sarebbero già pronti a salpare verso l'Italia, persone di cui non si conoscono la vera provenienza, le condizioni sanitarie, gli eventuali precedenti penali. Contestualmente agli sbarchi, stanno crescendo anche le fughe dai centri di prima accoglienza e il dato più allarmante è quello secondo il quale a fuggire sono proprio i minori, di cui si perdono completamente le tracce.
  Il terzo rapporto ANCI sui minori stranieri non accompagnati, realizzato dal dipartimento immigrazione dell'ANCI, presenta i dati riferiti all'ultimo biennio raccolti dall'indagine rivolta a tutti i comuni italiani, a cui hanno risposto circa il 71,4 per cento del totale. Dai dati diffusi dall'ANCI si evince che le amministrazioni che hanno poi in effetti dichiarato di aver preso in carico i minori non accompagnati, per un totale di 7.216 minori presi in carico nell'anno 2008, sono pari circa al 71 per cento, e che a prendere in carico i minori non accompagnati sono principalmente le città con più di centomila abitanti ma anche i comuni medi, che ne hanno accolti il 23 per cento, e quelli piccoli, che ne hanno accolto il 13 per cento. Si legge inoltre, nel rapporto ANCI, che l'aumento maggiore ha riguardato i minori originari dell'Afghanistan, che sono quasi triplicati. Sono per esempio più consistenti gli incrementi di minori che giungono da Paesi africani instabili o in conflitto: Nigeria, Somalia, Eritrea, ed altri, e dunque potenziali richiedenti asilo, ai quali si aggiungono coloro che provengono dall'Egitto.
  Alcuni di loro raccontano che il viaggio in mare è durato circa una settimana, durante la quale sono rimasti all'interno della cella frigorifera del peschereccio che li ha portati fino a qui, con cibo insufficiente, distribuito a giorni alterni. La maggior parte dei minori stranieri non accompagnati Pag. 112ha un progetto migratorio ben definito: cercano per sé o per le proprie famiglie, in Italia o, più spesso, in Europa, un futuro migliore di quello che ritengono che il loro Paese di origine possa offrire.
  La loro condizione, il più delle volte, è triste conseguenza umanitaria della guerra, dalla quale cercano di fuggire nella speranza di un futuro. È il caso dei bambini siriani, ma anche di quelli provenienti dalla Somalia, dall'Etiopia, dall'Eritrea, dove ci sono scenari di guerra o, comunque, guerre civili più o meno striscianti, oppure scenari di assoluta povertà, per noi nemmeno immaginabili. L'attuale situazione di grave emergenza non è stata gestita come avrebbe meritato. Abbiamo già discusso della fallimentare esperienza della missione Mare Nostrum, che il Ministro della difesa pro tempore quantificò in un milione di euro al mese e che attualmente costa, invece, sommate le indennità spettanti al personale e i costi della manutenzione necessaria per l'uso straordinario dei mezzi, tra i 10 e i 14 milioni di euro al mese. La missione, vogliamo ribadirlo, doveva costituire un deterrente per le organizzazioni criminali che gestiscono i viaggi dei migranti dalle coste dell'Africa territoriale verso l'Italia, e invece Mare Nostrum incentiva fortemente la partenza dei migranti verso le nostre coste, favorendo, quindi, gli illeciti profitti di tali organizzazioni.
  Da gennaio ad aprile 2014 si sono registrati 25.650 arrivi in Sicilia e 660 in Puglia e Calabria, ed è un fenomeno che continuerà, perché già abbiamo la certezza, confermata da Frontex, che vi sono numerosissimi migranti sulle coste libiche che stanno cercando di partire. Sappiamo tutti, inoltre, che, nel regolamento di Dublino III, rimane invariato il principio secondo cui il primo Stato di arrivo è quello competente a valutare le richieste di asilo e a sostenere gli oneri sociali ed economici corrispondenti, e che l'Italia è e rimane il primo Paese di accoglienza per l'Unione europea rispetto alla sponda nord-africana.
  È di chiara evidenza, dunque, che questa situazione non va gestita in questo modo, con non così tanta approssimazione, e non solo perché sono i cittadini di Lampedusa o della Puglia a chiedercelo, non solo perché non possiamo più essere la porta di un'Europa che, intanto, resta a guardare dalla finestra, ma, soprattutto, perché a chiederci un cambio di passo sono le centinaia di migliaia di ragazzini che giungono qua in Italia sperando in qualcosa di meglio e che, ben che gli vada, restano per mesi dentro centri di accoglienza promiscui e sovraffollati.
  L'attuale normativa italiana a protezione dei minori stranieri non accompagnati è ormai inattuale rispetto all'enorme mole emergenziale che il nostro Paese deve affrontare. Si rendono necessarie, pertanto, migliorie atte a colmare tali lacune e ad aggiornare le procedure di accoglienza. In questi giorni è in discussione presso la I Commissione (Affari costituzionali) di questo ramo del Parlamento una proposta di legge, di matrice trasversale, volta proprio al miglioramento della fase di accoglienza, identificazione e primo conforto ai minori stranieri non accompagnati.
  Non è più rimandabile l'adozione, il prima possibile, di una procedura armonizzata nell'interesse superiore del bambino, per trattare i minori non accompagnati allo stesso modo in tutto il territorio nazionale, ma la normativa rischia di rimanere, in parte, lettera vuota, senza un parallelo impegno serio del Governo, che non può continuare ad ignorare quanto sta accadendo lungo le nostre coste. È necessario creare appositi centri speciali di accoglienza riservati ai minori non accompagnati, con particolare attenzione per quelli che sono stati vittime di traffico o sfruttamento sessuale, in conformità con i basilari principi di etica sociale e in accordo con i principi delle disposizioni della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo.
  È inoltre necessario che il Governo prenda in carico tutte le opportune iniziative, anche normative, affinché la permanenza in questi centri sia per il minore la più breve possibile e che l'accesso all'istruzione e alla sanità siano garantiti Pag. 113durante e dopo la permanenza nei centri di accoglienza. Ed è altrettanto necessario assicurare che sia previsto il rimpatrio assistito, quando ciò corrisponda al superiore interesse del bambino, garantendo a questi stessi bambini l'assistenza per tutto il periodo successivo.
  A tal fine, auspichiamo la creazione, di intesa con il Ministero degli affari esteri e in collaborazione con tutte le organizzazioni accreditate, di percorsi di immigrazione assistita per quei minori non accompagnati che transitano attraverso l'Italia, manifestando l'intenzione di raggiungere altri Paesi europei, dove hanno residenza loro familiari, al fine di porre in essere gli opportuni controlli che, in tal senso, eviterebbero a questi minori viaggi rischiosissimi e l'incertezza del futuro.
  Come possibilità alternativa, ma altrettanto auspicabile, auspichiamo che il Governo avvii tutte le opportune iniziative, volte ad agevolare l'inserimento nel nostro ordinamento dell'istituto dell'affidamento familiare internazionale, un istituto che senz'altro potrebbe garantire, adeguatamente monitorato, le migliori condizioni per garantire ai minori stranieri il rispetto del diritto a vivere ed a crescere in una famiglia.
  È inoltre di buon senso per tutti, sia per la sicurezza dei cittadini italiani che quella dei minori stranieri non accompagnati, che il Governo assicuri l'espletamento di una procedura di accertamento dell'identità certa e uniforme su tutto il territorio nazionale, registrata nelle banche dati degli organi competenti della gestione delle presenze dei minori stranieri.
  Per questi come per altri fini, è inoltre necessario che il Governo ponga in essere tutte le opportune iniziative di formazione ad hoc per il personale sia militare che non, impiegato presso i luoghi più strategici per i flussi migratori, come porti e frontiere, in collaborazione con il personale delle organizzazioni internazionali più accreditate.
  Per i fini elencati e per permettere al Parlamento italiano di condividere con il Governo quanto prima un'agenda europea per il semestre di presidenza italiana che ponga come prioritario punto una collaborazione concreta e un impegno concreto rispetto alla questione immigrazione con particolare riguardo per i minori, auspichiamo ciò che sta effettivamente avvenendo, cioè che la stragrande maggioranza dei gruppi, in maniera quasi unitaria da parte del Parlamento, vada verso un'approvazione della mozione, in maniera quasi unitaria e in maniera tale che si possa dare un forte segno di impegno ai cittadini italiani da parte delle istituzioni sulla tutela dei minori e degli indifesi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupo. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, guerre, carestie e condizioni intollerabili di vita spingono ogni anno migliaia di disperati a giocarsi la vita in mare, piuttosto che continuare a vivere nell'inferno quotidiano in cui hanno avuto la mala sorte di nascere e vivere.
  Gli sbarchi di migranti sulle nostre coste non sono un fenomeno recente, ma in questo Paese, si sa, si preferisce arrivare ad un livello di intollerabilità per inseguire misure emergenziali, che possono solo rimandare ad una risposta sostanziale necessaria che questo Governo deve dare.
  Se per un momento ci soffermiamo sui dati, quello che scopriamo è sconvolgente. Nel 2012 sono stati 13.267 i migranti arrivati via mare lungo le coste italiane, di cui la maggior parte in Sicilia ed in particolare sull'isola di Lampedusa. Le donne sono state 1.136 ed i minori 2.279, di cui 1.999 non accompagnati. Dall'inizio del 2013 già all'8 di luglio risultano essere arrivati via mare sulle coste italiane 9.070 migranti, di cui 799 donne e 1.424 minori, per la maggior parte non accompagnati. Nello stesso periodo, nel 2012, gli arrivi via mare erano stati circa la metà sia complessivamente che di donne e minori, di cui sempre la maggior parte non accompagnati.Pag. 114
  Ogni anno nel nostro Paese arrivano circa 7 mila minori e questo, purtroppo, è da considerarsi un numero al ribasso, dato che si riferisce a bambini censiti, mentre il numero effettivo di presenze è incalcolabile. Le regioni dove si segnala la presenza del più alto numero di minori irreperibili sono la Sicilia, la Puglia e la Calabria. Se un distinguo si può operare, questo riguarda i bambini migranti. Nel loro caso alla disperazione da cui dover fuggire si somma la vulnerabilità dei più deboli ed i drammi che questa reca con sé. Una volta arrivati in Italia spesso, dopo anni di pellegrinaggi, dopo avere a volte vissuto violenze di ogni tipo, hanno il peso di dovere restituire il denaro preso in prestito per il viaggio: responsabilità da adulti prima ancora di avere avuto la possibilità di essere bambini. Farsi trovare impreparati ha come conseguenza quasi automatica l'assorbimento nei circuiti d'illegalità.
  Questo occorre dirlo perché si senta la responsabilità di ciò che non si è fatto e si interpreti al meglio la realtà che ci circonda, senza cadere preda di luoghi comuni, che ancora incredibilmente si fanno strada nelle coscienze dei meno disposti ad aprire gli occhi.
  Ma come prima ho sottolineato, questo è il Paese delle emergenze, non delle soluzioni organiche con una visione a lungo raggio. Nonostante il dato, ormai strutturale, innegabile, che sta lì a dirci quanto siamo in ritardo, nonostante dal 2012 al 2013 i numeri di questo esodo verso il nostro Paese siano pressoché raddoppiati, l'Italia continua ad affrontare l'accoglienza di questi minori stranieri con provvedimenti improvvisati, senza avere proceduto ad una chiara definizione di competenze e di responsabilità degli attori coinvolti.
  Va rammentato che i minori stranieri, anche se entrati irregolarmente in Italia, sono titolari di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo nel 1989, ratificata in Italia e resa esecutiva con la legge n. 176 del 1991, la quale stabilisce che in tutte le decisioni riguardanti i minori deve essere tenuto in conto come considerazione il principio del superiore interesse del minore. Esistono in Italia esperienze di eccellenza nell'accoglienza dei minori migranti, ma, nonostante l'impegno di molti all'interno delle rete associative di volontariato, ancora oggi i diritti essenziali dei minori stranieri non accompagnati non sono sempre rispettati, dal diritto al riconoscimento della minore età a quello ad un'accoglienza decorosa, dal diritto alla nomina di un tutore alle possibilità di essere ascoltati nelle scelte che li riguardano.
  Da un punto di vista tecnico, come sottolineato nella mozione in discussione, non si può più procrastinare: la necessità di uniformare le procedure di identificazione e di accertamento dell'età; l'istituzione di un sistema nazionale di accoglienza, con un numero adeguato di posti e con uno standard qualitativo garantito; l'attivazione di un sistema di dati condiviso che consenta di poter gestire rapidamente l'introduzione dei minori nelle strutture di accoglienza dislocate in tutte le regioni, sulla base delle disponibilità di posti e di eventuali necessità e bisogni specifici degli stessi minori; la continuità e certezza del finanziamento di un fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che non gravi sui bilanci dei comuni e che sia una delle voci del Fondo per le politiche sociali; la promozione della presa in carico e di un sostegno continuativo dei minori stranieri in condizioni di particolare vulnerabilità, quali, ad esempio, quelli vittime di tratta e di sfruttamento, richiedenti asilo e altri; il sostegno organico all'integrazione sociale, scolastica e lavorativa dei minori stranieri non accompagnati anche vicini al compimento della maggiore età; il coinvolgimento attivo delle comunità nell'accoglienza e nell'integrazione dei minori stranieri non accompagnati, sviluppando l'affido familiare come alternativa alla comunità e la figura dei tutori volontari in rete con i garanti per l'infanzia e l'adolescenza; un sistema di protezione per tutti i minori, colmando le lacune che l'acuirsi del fenomeno migratorio dei minori ha evidenziato, rafforzando il sistema di tutela Pag. 115dei diritti e rispondendo agli specifici bisogni dei minori migranti; il divieto del respingimento alla frontiera dei minori non accompagnati, prevedendolo esclusivamente nei casi in cui sia nel loro superiore interesse e sia finalizzato al loro riaffidamento ai familiari.
  Queste sono solo alcune delle soluzioni che questo Parlamento sta suggerendo oggi al Governo, al medesimo Governo che oggi, attraverso le parole del Presidente, ha provato a rassicurarci senza fornirci alcuna linea certa di quello che verrà deciso in Europa. Se l'intenzione è veramente quella di trovare una reale soluzione, sono sicura che comunque non avrà difficoltà a dare, come ha già dato, un parere favorevole agli impegni richiesti. E andremo anche oltre tutto questo.
  In discussione sulle linee generali il mio collega Dall'Osso ha detto una verità, che forse dovremmo imprimerci nel cuore, adesso, prima di pigiare quel tasto, che spesso con eccessiva leggerezza azioniamo: i bambini non sono il nostro futuro, siamo noi il loro, adesso, in questo preciso momento.
  Questa sera noi annunciamo il nostro voto favorevole ad una mozione unitaria – non del tutto unitaria, perché purtroppo non abbiamo trovato l'accordo totale di tutti i gruppi – e ringraziamo chi si è speso per questa piccola fetta di mondo, che molto spesso viene trascurata (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iori. Ne ha facoltà.

  VANNA IORI. Signor Presidente, i minorenni stranieri non accompagnati rappresentano la componente più vulnerabile del fenomeno migratorio nella sua complessità. Ci sono storie di infanzie e adolescenze invisibili, negate, che restano per sempre sconosciute nei transiti migranti. Sono le storie dei percorsi umani che scivolano via, attraverso lunghi itinerari di fuga, da guerre e miserie, tra territori spesso ostili.
  Arrivano nei centri di prima accoglienza ragazzi con il viso da adulti, il corpo provato dalle sofferenze, lo sguardo di paura e diffidenza. Come Amin, che è venuto dall'Afghanistan e per giorni è rimasto aggrappato a due tavole di legno tra le ruote di un TIR, o Tarik, che dalla Tunisia è approdato a Lampedusa dopo la traversata su un barcone, sempre sveglio, per paura di essere gettato in mare se si fosse addormentato.
  Sono narrazioni pubblicate nel recente libro «Cercare un futuro lontano da casa», ma sono storie simili a quelle che ho conosciuto io stessa nella pronta accoglienza di un'ASP per minori a Reggio Emilia. Sono racconti di ragazzi stranieri che giungono da soli nel nostro Paese, con i loro vissuti di paura e disperazione che si ripresentano negli incubi di chi ha attraversato confini geografici, ma anche esistenziali, da solo, nelle sfide quotidiane che la migrazione comporta.
  Sono storie che non fanno nemmeno notizia, perché si perdono nei numeri e i numeri sono sempre più elevati. Non si sa neppure con certezza quanti. I minori stranieri non accompagnati censiti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al 30 maggio 2014, quindi in assoluto i più aggiornati, ci dicono che sono oltre 9 mila, raddoppiati in 2 anni. In larga maggioranza sono adolescenti prossimi alla maggiore età, provenienti dall'Africa, dal Bangladesh, dall'Afghanistan, dall'Albania. Anche i dati diffusi da Save the children ci dicono che, dall'inizio dell'anno ad oggi, sono sbarcati sulle sole coste siciliane oltre 1.300 minorenni, di cui circa 700 non accompagnati e questi sono prevalentemente eritrei, siriani e subsahariani.
  I dati dunque mostrano un fenomeno non più emergenziale, ma divenuto ormai strutturale, come del resto è stato sottolineato da tutti gli interventi che mi hanno preceduto. E dentro questi numeri ci sono le incognite e i timori, ma anche i desideri e le attese elaborati durante il tempo della distanza.
  Ma che cosa succede quando arrivano in Italia ? Molti di loro diventano invisibili, uno su quattro per l'esattezza, spariti per Pag. 116sempre. Della loro sorte non si sa più nulla: si rendono irreperibili cercando di fuggire subito, appena arrivati, dai centri di prima accoglienza, quando non sono ancora stati identificati o si sono registrati con false generalità. Questa fuga senza ritorno è dettata generalmente da un progetto di raggiungere parenti o genitori in altri Paesi europei, ma sfocia quasi sempre nel reclutamento della criminalità, dove subiscono sfruttamenti e violenze fisiche e psicologiche. Alcuni li ritroviamo nelle carceri minorili, perché la necessità di procurarsi denaro immediato e in qualunque modo li porta a finire in mano a bande delinquenziali, alla mafia, li porta nel lavoro nero in condizioni di schiavitù nei campi agricoli. Non di rado sono costretti a subire abusi sessuali. Sono costretti all'accattonaggio per strada, allo spaccio di droga, alla prostituzione femminile e maschile. Alcuni sono anche destinati al commercio di organi.
  Ebbene, questo segmento di popolazione straniera in cui gli aspetti migratori e quelli anagrafici si intersecano, mette in evidenza che siamo di fronte ad una doppia fragilità. Mi sembra questo un aspetto di grande rilevanza, una duplice fragilità dovuta ad una doppia erranza: quella nello spazio, quindi degli itinerari che attraversano territori, e quella nel tempo che attraversa le trasformazioni fisiche e psicologiche dell'età della vita, dell'età di passaggio che è appunto la preadolescenza, l'adolescenza.
  Il tempo dell'adolescente migrante è fatto di viaggi che talvolta hanno una durata di anni, gli anni della crescita appunto e si intreccia con lo spazio di un cammino anch'esso incerto, tra la partenza dalla propria terra, il distacco dagli affetti originali e familiari, la nostalgia di un mondo che non tornerà più e che è un mondo geografico ma anche un mondo emotivo e affettivo.
  E gli approdi fortunosi nei Paesi stranieri, come sappiamo non sempre accoglienti, dove il futuro non si mostra certo lineare o ben definito. Il timore di non trovare il proprio posto e di non essere accettati che accompagna tutte le adolescenze si amplifica in questo doppio attraversamento tra i mondi e tra le età.
  Dunque, per un reale, sociale e civile inserimento si devono mettere in campo strategie condivise sia a livello locale che globale, coinvolgendo i Governi e le realtà del terzo settore e la società su interventi e linee programmatiche cross e multisettoriali, superando la frammentarietà e la separatezza delle competenze.
  Noi vogliamo sottolineare la gratitudine per l'impegno e la professionalità delle forze dell'ordine, dei comuni, delle associazioni di volontariato e anche la grande umanità e solidarietà della popolazione soprattutto in Sicilia, in aiuto ai minori non accompagnati che sbarcano sulle coste ma dobbiamo anche ribadire che solo progetti integrati ed interistituzionali possono sviluppare, nel rispetto delle singole competenze, interventi diversificati ma coordinati e complementari, coinvolgendo tutti i soggetti pubblici e privati entro reti polifunzionali nel sistema dei servizi. Infatti ci sono obiettivi prioritari e urgenti che aspettano risposte e che già sono stati indicati negli interventi precedenti. Innanzitutto ridurre i tempi di permanenza nei centri di prima accoglienza che sono i più rischiosi per il pericolo di fuga e scomparsa dei minori e poi evitare condizioni di promiscuità con gli adulti, inserire mediatori linguistici e culturali fin dal primo momento anche per conoscere se i minori siano in cerca di raggiungere genitori o parenti in altri Paesi europei e metterli nelle condizioni di ricongiungersi ad essi, come del resto oggi è consentito anche attraverso le norme del cosiddetto Dublino III.
  Inoltre se la Convenzione di New York più volte richiamata e ratificata dall'Italia nel 1991 garantisce ai minorenni, privati temporaneamente o definitivamente del loro ambiente familiare, protezione e aiuti da parte dello Stato, allora dobbiamo diffondere e promuovere su tutto il territorio strutture di accoglienza, affido familiare, tutori volontari, servizi di aggregazione diurna con finalità educative, supporti per l'integrazione scolastica, percorsi di italiano come lingua seconda, orientamento Pag. 117lavorativo. A tal fine e per dare piena realizzazione alle norme vigenti dell'ordinamento italiano è poi indispensabile sbloccare le risorse che sono state già impegnate e sono circa 40 milioni di euro per il 2014 nel Fondo nazionale per l'accoglienza dei minori perché i costi non gravino sui comuni che da soli non possono più farvi fronte.
  Infine, per il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea, tra le priorità indicate questa mattina dal Presidente del Consiglio figura l'immigrazione; ora, per un'Europa che civilizzi la globalizzazione, sarà necessario riconfigurare il sistema dell'accoglienza e coinvolgere l'Europa a non voltarsi dall'altra parte, ma a farsi carico, in modo concreto ed efficace, di questi migranti minorenni soli, come è contenuto nel percorso del provvedimento a cui sta lavorando attualmente la I Commissione.

  PRESIDENTE. Onorevole Iori, concluda.

  VANNA IORI. In conclusione, Presidente, la capacità e la volontà di consentire un inserimento dignitoso di questi bambini e ragazzi richiede tempo, richiede tutela, richiede risorse. Tuttavia, lavorare per l'integrazione non è solo un costo, questo è il principio fondamentale, è un investimento; un investimento che previene ed evita costi umani ed economici molto maggiori, diffondendo modelli di interculturalità come valore politico, umano e civile. Per questo, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanna Martelli. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA MARTELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le narrazioni che ci giungono dalle storie di chi arriva nel nostro Paese, con la speranza di un progetto di vita migliore, ci chiamano ad una responsabilità importante per la maturità della democrazia di questo Paese e per l'avvicinarsi del semestre europeo guidato dall'Italia. Noi abbiamo la responsabilità di riconsegnare a questi giovani, donne e uomini del futuro, un'identità accettabile; abbiamo la responsabilità di incoraggiare ciascuno di loro a dare il meglio di sé, secondo le capacità, per contribuire, anch'essi, alla costruzione di una nuova fase di questo Paese che necessariamente deve tener dentro i grandi mutamenti sociali che la cronaca di tutti i giorni ci consegna.
  Come diceva Pascal, poiché tutto è causa ed effetto, aiutante ed aiutato, mediato e immediato, e poiché tutto è connesso attraverso un legame naturale e impercettibile, ritengo impossibile conoscere le parti senza conoscere il tutto, proprio come conoscere il tutto senza le sue parti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti, Zampa, Dall'Osso, Locatelli, Palese, Palazzotto ed altri n. 1-00209 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capelli, Toninelli, Bordo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  371   
   Votanti  369   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  359    
    Hanno votato no   10.

  La Camera approva (Vedi votazioni).Pag. 118
  Passiamo alla votazione della mozione Rondini ed altri n. 1-00504.
  Avverto che, non avendo i presentatori della mozione accettato le riformulazioni proposte dal Governo, il parere deve intendersi contrario.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00504, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca, Chimienti, Garofani, Portas...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  366   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   12    
    Hanno votato no   354    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00506, come riformulata su proposta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorino, Segoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  348   
   Astenuti   40   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato  335    
    Hanno votato no   13    
  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare)

  La Camera respinge (Commenti del deputato Marantelli)... approva, chiedo scusa, approva (Vedi votazioni).
  Onorevole Marantelli, c’è un po’ di tensione, mi rendo conto, ma la vita va avanti, caro onorevole Marantelli.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che, con l'assenso di tutti i gruppi, all'ordine del giorno della seduta di domani, mercoledì 25 giugno, sarà iscritto, dopo il seguito della discussione degli altri progetti di legge di ratifica, anche l'esame dei disegni di legge di ratifica nn. 2087 e 2088, concernenti accordi sullo scambio di informazioni in materia fiscale, rispettivamente, con il Baliato di Guernsey e con il Governo dell'Isola di Man.
  La ripartizione dei tempi per l'esame di tali provvedimenti sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna. Il termine di scadenza per la presentazione degli emendamenti a tali disegni di legge di ratifica è fissato per le ore 10 di domani, mercoledì 25 giugno 2014.
  Non sarà invece iscritta all'ordine del giorno la votazione sulle dimissioni del deputato Alberto Giorgetti, atteso che, con lettera inviata in data odierna, il medesimo deputato ha comunicato alla Presidenza il ritiro delle dimissioni (Commenti). Colleghi !

Modifica della composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data odierna, i deputati Fabio Lavagno e Alessandro Zan, già iscritti al gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.

In morte dell'onorevole Bianca Guidetti Serra (ore 20,03).

  PRESIDENTE. Comunico che è deceduta l'onorevole Bianca Guidetti Serra, già Pag. 119membro della Camera dei deputati nella X legislatura.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Airaudo. Ne ha facoltà.
  Colleghi, non essendoci altre votazioni, pregherei chi non intende ascoltare e partecipare alla seduta di uscire e lasciare che chi intende intervenire possa farlo nel migliore dei modi. Quindi, magari, onorevole Airaudo attenda un attimo. Colleghi, vi pregherei di uscire celermente, chi intende uscire. Prego, onorevole Airaudo.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, questa mattina Torino ha perso una grande donna, figura centrale della giustizia e della politica per molti anni nella mia città. Bianca Guidetti Serra è stata l'avvocata dei deboli, delle minoranze, degli sfruttati, ha difeso operai, studenti e minorenni...

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Airaudo. Colleghi, stiamo anche commemorando una ex collega che è deceduta. Se fosse possibile un po’ di rispetto. Prego di uscire chi non è interessato all'argomento. Prego, onorevole Airaudo.

  GIORGIO AIRAUDO. Grazie, Presidente. Ha difeso operai, studenti e minorenni che hanno subito abusi; ha lavorato per ottenere leggi moderne sull'adozione. È mancata stamattina alle 8,30, dopo una lunga malattia, a 95 anni, nella sua casa di Torino, che era anche il suo studio legale.
  È stata un grande avvocato, una grande avvocata, anche quando si è trattato di confrontarsi con i poteri forti, e ci sarebbe molto bisogno della sua lezione oggi. Fu parte civile con i sindacati contro la FIAT per le schedature illegali dei dipendenti, unica e storica condanna penale subita dalla FIAT in questo Paese; fu difensore del direttore del giornale Lotta Continua, Pio Baldelli, contro il commissario Calabresi; fu parte civile nel processo contro i frati «celestini» di Prato, imputati di maltrattamenti nei confronti di bambini a loro affidati. La ricordiamo anche per altri processi storici – dall'Ipca di Ciriè all'Eternit di Casale Monferrato –, ma la gente della mia città se la ricorderà soprattutto per la miriade di processi in difesa di militanti politici dagli anni Sessanta e Settanta. Bianca «la rossa», così era nominata, era stata anche staffetta partigiana nella Val di Susa e nelle Valli Chisone. Bianca, che la terra ti sia leggera (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ottavio. Ne ha facoltà.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, come lei ha ricordato, questa mattina, a Torino è morta Bianca Guidetti Serra, partigiana, avvocato e deputato. Avrebbe compiuto 95 anni il prossimo 18 agosto. Bianca è stata componente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia e sulle altre associazioni criminali. Si è occupata di carcere, alla ricerca di forme alternative alla pena, soprattutto per i minori. Si è occupata di assistere gli operai per conto della camera del lavoro contro le schedature politiche. Nel 1990, fu la prima firmataria della proposta di legge per la messa al bando dell'amianto, la legge che poi fu approvata nel 1992.
  Dopo l'8 settembre del 1943, entrò in contatto con gli ambienti della Resistenza e fu tra coloro che, a Torino, organizzarono i gruppi di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti della libertà. Stampa e diffonde volantini ciclostilati.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole D'Ottavio. Colleghi, vale per tutti quanti.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Dopo la liberazione, intraprende l'attività di avvocato penalista: è uno dei sei avvocati donna su 800 del Foro di Torino. È stata una donna Pag. 120straordinaria e spero che la Camera trovi il modo e le forme per rendere omaggio e ricordare una persona a cui tutti i sinceri democratici debbono qualcosa. Il Partito Democratico inclina le sue bandiere davanti a Bianca Guidetti Serra (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,10).

  LAURA COCCIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAURA COCCIA. Signor Presidente, chiedo di parlare perché, la scorsa settimana, sono terminate le scuole e molte famiglie hanno cominciato a pensare al prossimo anno scolastico, oppure ad iscrivere il proprio figlio ad un centro estivo. Come molto spesso avviene, la scorsa settimana a Roma un bambino down è stato respinto da un centro estivo perché gli altri bambini avrebbero potuto ritirare la propria iscrizione. Evidentemente, c’è ancora qualcuno che i disturbi mentali li considera pericolosi, li considera da evitare o li considera pericolosi perché possono rappresentare una perdita economica. Eppure, questo Paese ne ha fatti tanti di passi avanti. È uno dei Paesi che ha le leggi migliori del mondo sull'integrazione scolastica. Abbiamo chiuso le scuole differenziali, andiamo verso l'inclusione. Non si parla neanche più di integrazione; eppure, dobbiamo ancora assistere a bambini che vengono lasciati per i corridoi delle scuole durante l'orario scolastico perché sono autistici e, quindi, disturbano il regolare svolgimento delle lezioni. Oppure, dobbiamo sentire da eminenti personalità di quest'Aula utilizzare in tono offensivo le disabilità. Ecco, disabilità al plurale perché ognuno ha la sua. Io sono cerebrolesa e per il 99,9 per cento degli italiani essere cerebrolesi vuol dire non essere intelligenti, avere disturbi mentali. Ecco, io ne sono orgogliosa perché, se non fosse così, probabilmente non avrei avuto la mia vita, non sarei diventata la persona che sono e, probabilmente, non avrei l'orgoglio di sedere sugli stessi banchi di Aldo Moro ed Enrico Berlinguer (Applausi).

  GIUSEPPE LAURICELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE LAURICELLA. Signor Presidente, intervengo per denunciare un fenomeno gravissimo che rischia di mettere in ginocchio l'intera agricoltura siciliana ovvero il furto di cavi di rame delle linee elettriche relative a molte aziende agricole. L'allarme mi giunge direttamente dalla provincia di Agrigento, ma si tratta di una pratica criminale ripetuta a danno di tantissime aziende siciliane e non solo siciliane. Le conseguenze sono gravi, atteso che le aziende vittime in assenza di energia elettrica non possono più irrigare, cosa più grave in questo periodo di temperature più elevate. Mi rivolgo, quindi, al Governo e, in particolare, al Ministro dell'interno che certamente conosce già il problema. Fino ad oggi le forze dell'ordine sul territorio hanno potuto soltanto constatare gli eventi delittuosi. Occorre un intervento urgente, ampio e risolutivo attraverso un'attività organica e strategica, sia in termini di prevenzione, sia in termini di repressione, sia di ripristino. Ne va della sicurezza e dell'economia delle nostre comunità. Sul piano della prevenzione, occorre una maggiore presenza delle forze dell'ordine sul territorio. È ancora in vigore una direttiva del Ministro dell'interno di circa venti anni fa che prescrive l'utilizzo delle risorse per gli straordinari per attività esterne. Sul piano della repressione, occorre che si individuino e si colpiscano le sedi del riciclaggio del rame rubato. Sul piano del ripristino delle linee danneggiate, il Ministro dovrebbe intervenire presso l'ENEL affinché provveda subito e direttamente alla ricollocazione di nuovi cavi non di rame, cosa che in effetti Pag. 121già l'ENEL sta effettuando, proprio per rispondere all'emergenza e all'urgenza che la situazione impone.

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, intervengo per sollecitare l'avvio della discussione e quindi della calendarizzazione della proposta di legge di iniziativa popolare concernente il rifiuto dei trattamenti sanitari e la liceità dell'eutanasia. Questa proposta di legge di iniziativa popolare è all'esame della Commissione affari costituzionali e della Commissione giustizia. Il progetto di legge di iniziativa popolare è stato depositato il 13 settembre 2013 e non è stata ancora avviata nessuna discussione. Segnali autorevoli in questo senso sono stati espressi da tante associazioni di espressione della società civile, in particolare dall'associazione Luca Coscioni e il Partito Radicale, ma anche l'autorevole voce del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Io colgo l'occasione per invitare, quindi, la Presidenza della Camera a mettere in atto tutte le iniziative tendenti a calendarizzare questa proposta di legge di iniziativa popolare, tenendo conto che giacciono presso la Camera ed il Senato bene 27 proposte di legge di iniziativa popolare che purtroppo restano nei cassetti. Si tratta di un fatto veramente grave e preoccupante per l'autorevolezza delle Camere e anche per rinnovare un rapporto serio, costruttivo e partecipativo con quelle decine di migliaia di persone che hanno raccolto le firme per queste proposte di legge di iniziativa popolare.

  PRESIDENTE. Onorevole Melilla, la ringrazio della sua sollecitazione. Ovviamente riferirò alla Presidente affinché il tema – mi auguro – possa essere portato all'ordine del giorno della Conferenza dei presidenti di gruppo che si riunisce giovedì. Peraltro, l'argomento delle leggi di iniziativa popolare, e anche nello specifico di questa, è stato già oggetto di altre riunioni della Conferenza dei presidenti di gruppo. Certamente lo sottoporrò alla Presidente e vedremo se è possibile portarlo all'oggetto della discussione della prossima Conferenza dei presidenza di gruppo.

  DAVIDE MATTIELLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE MATTIELLO. Signor Presidente, in sintonia con le parole dei colleghi Airaudo e D'Ottavio prendo la parola nel giorno in cui salutiamo e piangiamo Bianca Guidetti Serra e per ricordare un altro torinese che credo meriti la nostra memoria proprio in questi giorni, il giudice Caccia, il giudice Bruno Caccia. Era a capo della procura torinese quando il 26 giugno 1983 fu ucciso sotto casa sua. Credo sia un segnale importante che questo Parlamento dà, proprio oggi che ricordiamo Bianca Guidetti Serra, il fatto che la Commissione parlamentare antimafia, di cui Bianca fu parte, proprio il 26 giugno sarà a Torino. Sarà a Torino nel giorno della commemorazione di Bruno Caccia. E ricordando l'impegno del giudice Caccia mi associo all'appello che ha fatto la famiglia di questo giudice perché venga riaperto il processo, perché ad oltre trent'anni noi abbiamo soltanto un condannato come mandante, Domenico Belfiore, ma non è più possibile accettare come sintesi questa storia che il giudice Caccia, integerrimo, con la schiena diritta, sia stato ucciso dalla ’ndrangheta solo perché ha fatto uno sgarbo a Domenico Belfiore. È una riduzione che non può più essere accettata. Auspico con forza che gli elementi nuovi che sono stati raccolti in questi anni, così come auspicato dalla famiglia Caccia, possano portare alla riapertura del processo, perché abbiamo imparato che la memoria è una materia molto impegnativa, che ci impegna non solo alla commemorazione ma soprattutto alla ricerca rigorosa della verità e della giustizia.

  SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.

Pag. 122

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, intervengo per denunciare con forza in quest'Aula quanto sta accadendo nelle scuole della regione Piemonte e per annunciare un'imminente interrogazione parlamentare. A fronte di un aumento di 2.500 iscritti alle scuole superiori rispetto allo scorso anno, nella sola provincia di Torino, il MIUR sta effettuando un taglio di 100 classi in organico di diritto e sta derubando centottanta insegnanti del loro posto di lavoro. All'aumento sensibile delle iscrizioni, anche di alunni disabili, il Ministero risponde con 100 classi in meno nella sola provincia di Torino. Un taglio spaventoso che avrà conseguenze disastrose sulle scuole di ogni ordine e grado: elementari, medie e superiori, in particolare istituti tecnici e professionali, che dovranno ridimensionare corsi diurni e serali. Questo taglio riguarderà non solo i docenti ma anche il personale amministrativo.
  Si assisterà alla creazione di classi pollaio fino a 35 studenti, inclusi gli allievi disabili. Molti dirigenti scolastici dovranno respingere le iscrizioni e si hanno notizie di scuole in cui sono già state tagliate fino a sette classi. Moltissimi ragazzi saranno costretti ad affrontare lunghi spostamenti per raggiungere altre scuole, con enormi disagi per le famiglie. I docenti dovranno far fronte a classi sovraffollate, sacrificando la qualità della didattica sull'altare della colpevole inefficienza degli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze. In questi giorni in un liceo scientifico di Casale Monferrato è stata formata una classe con 42 allievi unendo addirittura classi con curriculum differente, una situazione inaccettabile. Ecco come si concretizzano i proclami di Renzi sulla scuola pubblica e sulla sicurezza dei nostri allievi, che sembravano essere una priorità del suo Governo. Invece di stanziare 4 miliardi per l'edilizia scolastica, promessi durante l'intera campagna elettorale, il Governo non solo finora ha stanziato a questo fine cifre irrisorie, ma scopriamo che ha ridotto ulteriormente l'organico non tenendo in alcun conto i parametri delle normative sulla sicurezza. Il direttore dell'ufficio scolastico regionale, Giuliana Pupazzoni, ha affermato: ci sono 42.114 posti e il Ministero dell'economia chiede di attenerci rigorosamente a questi. Chiaro che avremo classi molto numerose, ci rendiamo conto, ma se il Ministero non li dà io non posso dare quel che non ho. Noi del MoVimento 5 Stelle ci opponiamo con forza a questo atteggiamento di rassegnazione, chiediamo a gran voce che il Ministero restituisca immediatamente i posti di organico illegittimamente tagliati nella regione Piemonte perché non possiamo più accettare che proprio chi ha vinto le elezioni facendo continui proclami...

  PRESIDENTE. Onorevole Chimienti, deve concludere.

  SILVIA CHIMIENTI. ... concludo. Chi ha vinto le elezioni facendo continui proclami sulla scuola svilisca ulteriormente il nostro sistema di istruzione, la sicurezza degli allievi, la qualità della didattica e la professionalità dei lavoratori del mondo della scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, intervengo giusto per chiarezza, trasparenza e perché ci tengo all'educazione e credo sia fondamentale spiegare che io, durante la mia dichiarazione di voto, ho usato la locazione «disturbo mentale» e si dà il caso che naturalmente la Presidenza mi abbia rimproverato e si dà il caso che il 22 luglio 2013 un deputato di SEL, Giulio Marcon, accusava il Governo di schizofrenia, che è definito come un disturbo mentale devastante e probabilmente più angoscioso e disabilitante tra i disturbi mentali gravi. In quel caso la Presidenza non disse nulla, io quindi non ho usato nessuna offesa, ma soltanto un'espressione, una metafora mediatica, anzi una metafora medica, che tra l'altro è anche Pag. 123ricorrente, per indicare un comportamento discutibile a livello di coerenza e di diversa valutazione naturalmente da quella che è stata la valutazione fatta dalla Presidenza. Giusto per essere chiari e salvaguardare la mia educazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, lei darà atto che la Presidenza non l'ha né censurata né richiamata, l'ha solo invitata ad andare avanti nel merito dell'intervento. Poi può succedere, onorevole Sibilia, essendo uomini e donne e avendo dei riflessi diversi, che magari precedentemente qualcuno non ha avvertito questa cosa e quindi non ha ritenuto di intervenire, oppure che nella valutazione sarebbe penso grave se lei fosse stato censurato, ma lei è stato semplicemente invitato ad andare avanti. Lo dico esclusivamente perché me ne sarei ben guardato, come lei sa.

  DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, sollecito la risposta del Governo ad alcune mie interrogazioni, sono tutte a risposta scritta: n. 4-00234, 4-00244, 4-00246, 4-00294, 4-00312, 4-00724, 4-01056, 4-01099, 4-01564, 4-01596, 4-01635, 4-01815, 4-02008, 4-02124, 4-02193, 4-02201, 4-02396, 4-02428, 4-02728, 4-02923, 4-03388, 4-03593, 4-03800, 4-03821, 4-03837, 4-03966, 4-03993, 4-03994, 4-04017, 4-04053, 4-04194. Siamo a 31, poi continuerò l'elenco nelle prossime giornate.

  PRESIDENTE. No, ha ancora 25 secondi, onorevole Nesci.

  DALILA NESCI. Allora, la n. 4-04290, la n. 4-04322, la n. 4-04471, la n. 4-04473, la n. 4-04955, la n. 4-04964, la n. 4-04971, la n. 4-05175, e poi le ultime due, che sono la n. 4-05181 e la n. 4-05204, per un totale di 41 interrogazioni alle quali non ho ricevuto risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Complimenti, anche perché sono due minuti precisi, onorevole Nesci.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non vorrei che fosse per causa del lungo elenco delle interrogazioni che ha appena esplicitato in Aula la collega, che il Governo fosse rimasto così tanto tempo impegnato a rispondere a queste interrogazioni, che si sia dimenticato di portare in Parlamento il decreto sulla pubblica amministrazione, che, almeno dal punto di vista teorico, reca disposizioni urgenti, e pare che si sia adottata la formula del decreto.
  Sembra, ancora, che il Ministro per i rapporti con il Parlamento abbia annunciato che sia questo il ramo fortunato del Parlamento in cui questo provvedimento debba essere depositato per la prima lettura. Ora, è di tutta evidenza che il 13 giugno il Consiglio dei ministri ha annunciato questa norma, escono indiscrezioni sui principali quotidiani italiani, per alcuni versi anche smentite, ma credo che sia legittimo domandarsi, o perlomeno domandare alla Presidenza, se la Presidenza stessa abbia avuto notizia del deposito e della pubblicazione di questo decreto, e del contenuto, che, eventualmente, interessa un settore rilevante come quello delle nostre pubbliche amministrazioni, con ricadute importanti sul pubblico impiego e sulle semplificazioni.
  Insomma, voglio dire, si tratta di un tema assai rilevante per la vita del Paese, si tratta di un decreto, quindi con un'entrata in vigore immediata. Ovviamente, chiedo alla Presidenza di farsi portavoce di un disagio che fisiologicamente si incontra quando, a fronte dell'annuncio del varo di un provvedimento del genere, questo provvedimento rimane in sospeso e, Pag. 124pur tuttavia, escono indiscrezioni sui giornali in relazione al contenuto, a modifiche, a passi avanti o indietro in relazione proprio alle norme che riguardano questo settore così strategico.
  Quindi, credo, signor Presidente, che sarebbe opportuno, a questo punto, visto che da un numero importante di giorni il Parlamento attende il deposito di questa norma, un chiarimento, almeno formale, da parte del Governo, se su questo vi è qualche problema, se dobbiamo aspettarci un decreto per luglio, sebbene sia stato varato dal Consiglio dei ministri il 13 giugno. Quindi, da questo punto di vista, mi auguro che si faccia presto chiarezza, anche per una questione di correttezza nei confronti dei dipendenti pubblici, della dirigenza pubblica e di tutto il settore interessato delle nostre pubbliche amministrazioni.

  PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, ovviamente lei è un deputato troppo esperto, che, peraltro ha trascorso anche una buona parte delle legislature precedenti in maggioranza, per non sapere che la Camera riceve i decreti-legge dopo che sono stati controfirmati dal Presidente della Repubblica e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale.
  Quindi, ovviamente, le indiscrezioni che ha lei le abbiamo anche noi, perché vi è stata una conferenza stampa in cui sono stati illustrati i contenuti, ma, al momento, il decreto non è stato ancora depositato alla Camera, perché non ha concluso il suo iter. Ovviamente, non appena ciò accadrà, sarà prontamente informato lei insieme a tutti i colleghi.
  Do quindi l'ordine del giorno della prossima seduta...

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire !

  PRESIDENTE. Onorevole Malpezzi, si figuri se posso mai immaginare di censurarla alle ore 20,27 di una giornata come oggi. Anzi, con piacere accolgo i suoi due minuti per arrivare alle ore 20,30. Prego.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Signor Presidente, la ringrazio. In realtà, era per sollecitare la collega Chimienti, che è andata via e che sostiene che il MoVimento 5 Stelle si opponga alle situazioni drammatiche che il Governo Renzi starebbe attuando nei confronti della scuola. Vorrei sollecitarla ad agire attraverso il suo mestiere di parlamentare, come, per esempio, abbiamo fatto oggi io e la collega Bargero, che abbiamo depositato proprio un'interrogazione rispetto alla questione sollevata dalla collega Chimienti sulle cosiddette «classi pollaio» e il caso particolare del liceo scientifico di Casale Monferrato.
  Detto questo, sarebbe invece però interessante anche fare l'elenco delle cose che sono state realizzate in questi mesi per la sicurezza proprio negli ambienti scolastici e soprattutto delle emergenze a cui noi siamo stati in grado di dare una risposta.
  Abbiamo detto che, dopo le emergenze, inizierà la fase della progettazione. Inviterei anche la collega Chimienti però a ricordarsi della differenza tra organico di fatto e organico di diritto e, quindi, forse, visto tutto quello che lei ha detto, a precisare anche che c’è già una risposta del Governo rispetto a questo, quando ha detto che la situazione sarà risolta a partire da settembre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Malpezzi, non so se tra i colleghi rimasti in Aula c’è qualcuno...

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, sono felice che la collega si riferisca al MoVimento 5 Stelle sulla questione delle interrogazioni e sono felice anche, magari, che abbia preso le nostre istanze e fatta, con altri colleghi del Partito Democratico, un'interrogazione.
  Infatti, alle interrogazioni presentate dal MoVimento 5 Stelle, attualmente è Pag. 125stata data risposta per il 2 per cento, anche contro ogni regolamento, perché il Governo ed i ministri dovrebbero rispondere alle interrogazioni, invece questo praticamente non accade mai. Infatti, la collega elencava tutte quelle interrogazioni perché il Governo è manchevole e i ministri non rispondono.
  Quindi, magari, la collega, interceda presso il proprio Governo e dica magari al Governo di rispondere a quella che è l'Aula che ha la preminenza sul Governo, il Parlamento, e magari di rispondere alle istanze dei parlamentari.

  PRESIDENTE. A questo punto, credo che abbiamo concluso i lavori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 25 giugno 2014, alle 10:

  (ore 10 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):
   Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno. (C. 1589-A).
  — Relatori: Ferranti, per la II Commissione; Nicoletti, per la III Commissione.

  2. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan in materia di prevenzione e contrasto al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori, fatto a Roma il 2 giugno 2011. (C. 1743-A).
  — Relatore: Rabino.

   S. 1053 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009 (Approvato dal Senato). (C. 1927).
  — Relatore: Alli.

  3. – Discussione dei disegni di legge:
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Baliato di Guernsey sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 5 settembre 2012. (C. 2087).
  — Relatore: Picchi.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dell'Isola di Man sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 16 settembre 2013. (C. 2088).
  — Relatore: Picchi.

  4. – Seguito della discussione delle mozioni Palazzotto, Rizzo, Sberna ed altri n. 1-00344, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00511 e Scanu ed altri n. 1-00513 concernenti iniziative in ordine alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi.

  (ore 15)

  5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 20,30.

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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI LELLO DI GIOIA, GIAN LUIGI GIGLI, SALVATORE MATARRESE, DORINA BIANCHI, FILIBERTO ZARATTI E PAOLO VELLA SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2447

  LELLO DI GIOIA. Questo decreto reca una serie di proroghe di gestioni commissariali di importanti opere infrastrutturali, considerate di primaria importanza per il nostro Paese e soprattutto per il Mezzogiorno d'Italia, sia dal punto di vista strategico che strutturale, alcune delle quali attendono di essere portate a compimento da oltre trent'anni, tempi che potrebbero definirsi biblici se si considera che si tratta di interventi definiti ancor oggi in questo decreto di estrema urgenza e necessità.
  Al fine di assicurare la continuità operativa della gestione commissariale istituita per fronteggiare le condizioni di emergenza connesse alla vulnerabilità sismica della «Galleria Pavoncelli» – che, danneggiata dal terremoto dell'Irpinia del 1980, attende ancora oggi di essere sostituita della Pavoncelli-bis, la seconda galleria che porta l'acqua dall'Irpinia alla Puglia – il decreto proroga al 31 dicembre 2016 la durata della gestione commissariale.
  Viene differita sino al 31 dicembre 2016 l'operatività della gestione commissariale finalizzata alla definitiva chiusura degli interventi infrastrutturali nei comuni delle regioni Campania, Basilicata, Puglia e Calabria colpiti dagli eventi sismici del novembre 1980 e del febbraio 1981, nei quali rientra il completamento della Lioni-Grottaminarda, un'infrastruttura di grandissima rilevanza e valore strategico, destinata a creare un collegamento diretto tra l'autostrada A16 Napoli-Bari e la A3 Salerno-Reggio Calabria.
  Vengono prorogati al 30 novembre 2014 gli effetti dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 4022 del 9 maggio 2012, inerenti l'emergenza nella gestione degli impianti di collettamento e depurazione nella Regione Campania, precisamente nelle zone di Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Foce Regi Lagni, Cuma e dell'impianto di grigliatura e derivazione di Succivo.
  Il decreto interviene anche sulla rimozione del relitto della Costa Crociere dal territorio dell'isola del Giglio, prorogando al 31 dicembre 2014 il termine fino al quale continuano a produrre effetti le ordinanze di protezione civile necessarie per proseguire nella rimozione del relitto della Costa Concordia dal territorio dell'isola del Giglio, e per istituire un Osservatorio di monitoraggio delle operazioni di rimozione e recupero proposto dalla Costa Crociere S.p.A.
  È evidente che la mancata conclusione di queste opere è la palese testimonianza che nel nostro Paese la logica dell'emergenza e del commissariamento non ha prodotto fino ad oggi risultati apprezzabili, e che certamente bisogna cambiare strada affinché le opere commissariate vengano ultimate entro i termini previsti dalla legge, la quale stabilisce che le gestioni commissariali operanti ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225 non possono essere suscettibili di proroga o rinnovo, se non una sola volta, e non oltre il 31 dicembre 2012 (articolo 3, comma 2, del decreto-legge 59/2012) e che la durata della dichiarazione dello stato di emergenza non può superare i 180 giorni, così come uno stato di emergenza già dichiarato non può essere prorogato per più di ulteriori 180 giorni (articolo 5, comma 1-bis, della legge n. 225/1992, istitutiva del Servizio nazionale della Protezione civile).
  Col nostro voto favorevole noi socialisti ci auguriamo di risolvere definitivamente le emergenze della Pavoncelli-bis, della Lioni-Grottaminarda, degli impianti di collettamento e depurazione nella Regione Campania, e del relitto della Costa Crociere, nel rispetto delle tempistiche previste nelle proroghe stabilite nel decreto in esame, portando a compimento queste infrastrutture in tempi certi, affinché i cittadini sfiduciati e stanchi delle false Pag. 127promesse possano riacquisire fiducia nel Governo e nelle Istituzioni di questo Paese.

  GIAN LUIGI GIGLI. Onorevoli Colleghi ! Il presente provvedimento reca una serie di proroghe di gestioni commissariali.
  Il testo del decreto arriva a noi profondamente modificato, e mi sia consentito di dire peggiorato, a seguito dell'esame del Senato.
  Desidero anzitutto sottolineare che, al contrario di quanto affermato in quest'aula da numerosi colleghi, per quanto riguarda la Galleria Pavoncelli, il problema che la riguarda e che ha determinato l'esigenza di opere infrastrutturali per farvi fronte si è manifestato comunque in tempi relativamente recenti, rispetto ad altre emergenze legate al sisma del 1980 e che si trascinano da anni.
  Il primo intervento legislativo è infatti riferibile al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 novembre 2009, con l'individuazione del commissario fino al 30 novembre 2010 ed è stato poi prorogato fino al 30 novembre 2011 con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 dicembre 2010. È quindi intervenuta l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3858 del 12 marzo 2010, che nominato un commissario delegato per la realizzazione delle opere di completamento della Galleria Pavoncelli-bis, che costituisce una sorta di by-pass dell'esistente Galleria Pavoncelli.
  In seguito, è intervenuto l'articolo 4 del decreto-legge n. 43 del 2013, che ha ulteriormente prorogato la gestione commissariale al 31 marzo 2014. Ora tale limite temporale viene esteso fino al 31 dicembre 2016, in modo da estendere la linea temporale di operatività del Commissario delegato per provvedere a un sostanziale by-pass della galleria esistente che, partendo dall'Irpinia, bacino idrico per eccellenza del Mezzogiorno d'Italia, arriva a soddisfare il fabbisogno di questa fondamentale risorsa per un'utenza di oltre 1.300.000 cittadini lucani e pugliesi.
  È disposto, a seguito delle modifiche apportate al Senato, che il rapporto sulla costruzione della Pavoncelli-bis, galleria che si appresta a diventare arteria principale dell'Acquedotto Pugliese, sia inviato anche all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori.
  Sembra opportuno rilevare, in merito alle polemiche sollevate anche in sede di discussione generale da parte di alcuni colleghi, che tale opera è assolutamente indispensabile, viste le condizioni in cui versa l'attuale Galleria, come facilmente si può desumere dalle verifiche dello stato di dissesto effettuate durante temporanee sospensioni del flusso idrico.
  A seguito del terremoto irpino del 1980, difatti, la galleria Pavoncelli ha subito danni gravissimi: i dissesti statici in galleria, nel tempo, si sono aggravati, sia a causa di nuove scosse sismiche che a seguito dell'impossibilità di adottare interventi risolutivi, nonostante fossero attuati limitati consolidamenti puntuali per le parti centrali della galleria. Tali interventi sono difatti di estrema difficoltà, visto che per effettuarli è necessaria la sospensione del flusso, con pesanti conseguenze per le popolazioni interessate. Di qui l'interesse per una galleria di by-pass, in grado di consentire di superare la vecchia galleria, da utilizzare eventualmente per il futuro come via alternativa per eventuali situazioni di emergenza.
  Il mettere in discussione il prosieguo dei lavori comporterebbe conseguenze disastrose per il territorio: è difficile difatti non rendersi conto della gravità della situazione, vista la dispersione dell'acqua stimata per oltre il 40% del flusso idrico, nonché tenuto conto delle gravi lesioni della calotta della galleria, che potrebbero peraltro sortire in futuro effetti disastrosi sulla struttura in muratura della galleria già pesantemente compromessa. Ciò senza nulla togliere alle preoccupazioni espresse oggi pomeriggio dall'On. De Mita, riguardo alla necessità di evitare l'eccessivo impoverimento delle falde acquifere a vantaggio degli utilizzatori finali, peraltro attualmente riforniti in modo più che adeguato.
  Si prende quindi atto con favore dell'impegno del Governo volto a porre rimedio con urgenza alla criticità emersa.Pag. 128
  Consideriamo anche fondamentali gli interventi per il completamento dell'asse stradale Lioni-Grottaminarda, previsto nel testo vigente del decreto che ci accingiamo a convertire. Da tempo la Lioni-Grottaminarda è nel novero delle opere strategiche della viabilità interna dell'Irpinia e di collegamento ai grandi assi viari. Oltre a far uscire dall'isolamento decine di comuni irpini, tale strada rappresenta un forte volano di sviluppo non solo per la mobilità personale e commerciale ma in generale dell'economia del territorio, già inserita come opera di priorità nel «Patto per lo Sviluppo». Si tratta quindi di un intervento fondamentale per un territorio che, oltre ad aver superato con difficoltà le tragiche conseguenze di uno spaventoso evento sismico, è stato profondamente colpito dalla perdurante crisi economica.
  Si accoglie inoltre con favore la proroga per gestione degli impianti di collettamento e depurazione in Campania, ed in particolare l'intervento del Senato, volto a rinforzare il monitoraggio finanziario-contabile e delle attività svolte dal Commissario, il quale è tenuto ad inviare una relazione in merito al Parlamento, all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, nonché ai Ministeri dell'ambiente e delle infrastrutture e trasporti. Il Senato ha infine introdotto l'articolo 3-bis, volto ad estendere l'arco temporale delle ordinanze di protezione civile concernenti la rimozione della Costa Concordia.
  Peraltro per due dei quattro provvedimenti vi sono ulteriori ragioni che impongono il commissariamento.
  Per la Pavoncelli-bis, infatti, il superamento della gestione commissariale è subordinato all'accordo di programma tra le regioni interessate, il Ministero delle infrastrutture e la società dell'Acquedotto pugliese, che al momento non è stato ancora raggiunto.
  Quanto agli impianti di collettamento e depurazione della Campania, evidenziamo che la necessità di prorogare l'ordinanza già citata, con l'attività di un commissario, deriva da un inadempimento della regione, che non ha ancora completato le procedure per l'affidamento dei lavori degli impianti stessi. A chi critica il ricorso alla gestione commissariale e ritiene che il commissario non sia lo strumento adatto per risolvere questo tipo di problemi, chiediamo dunque di considerare se ciò non imponga piuttosto una riflessione su una diversa articolazione delle competenze tra Stato e regioni.
  Anche tenendo conto di tutto questo, non possiamo però manifestare entusiasmo per il protrarsi di una gestione commissariale, i cui limiti temporali sono stati estesi ulteriormente dal Senato, nella consapevolezza che la proroga di gestioni commissariali al di fuori degli interventi eccezionali resi necessari dell'emergenza sia un segnale d'inadeguatezza dell'ordinaria amministrazione e pertanto da evitarsi a ogni costo.
  Per quanto riguarda in particolare la bretella autostradale Lioni-Grottaminarda, essa pone inoltre problemi di rapporti tra le strutture tecniche ordinarie delle istituzioni e quelle delle strutture tecniche straordinarie legate alle gestioni commissariali, con l'assurdo che i costi annui, secondo quanto previsto prima delle correzioni apportate dal Senato, erano paradossalmente più elevati per la struttura ministeriale, mentre la durata dell'intervento è ora prevista più lunga per la gestione commissariale.
  In conclusione, siamo oggi chiamati ad approvare un provvedimento importante, che punta a scongiurare l'eventualità che opere pubbliche di rilievo vengano a subire una brusca paralisi.
  Si tratta però anche di un provvedimento che denuncia ancora una volta l'inefficienza del sistema delle opere pubbliche nel nostro Paese, apparentemente condannate alla generalizzazione dell'istituto della proroga.
  Sebbene riluttanti, ci esprimiamo a favore del provvedimento, per senso di responsabilità, al fine di evitare conseguenze gravi, nonché di completare in tempi rapidi opere di rilevanza nazionale.
  Saremo tuttavia vigili nell'osservare che la prosecuzione dei lavori avvenga e che essa si completi con rapidità, vista la valenza strategica di alcuni di essi (penso Pag. 129all'Acquedotto pugliese o all'asse viario Lioni-Grottaminarda), nonché all'importanza, dal punto di vista ambientale, dei provvedimenti riguardanti le emergenze ambientali campane e la rimozione della Costa Concordia.
  Il Presidente Renzi ha esordito nella sua azione di governo con un impegno: «Mai più Milleproroghe». Stamane, parlando in quest'Aula del semestre europeo a guida italiana, ci ha invitati a ricordare che siamo un grande Paese e ad agire di conseguenza.
  Io sarei contento di molto meno. Mi accontenterei se il nostro diventasse un Paese che, pur senza essere grande, fosse almeno normale e senza proroghe.
  Per i motivi appena espressi, il Gruppo per l'Italia darà voto favorevole al disegno di legge di conversione posto oggi all'esame di quest'Aula.

  SALVATORE MATARRESE. Presidente, onorevoli colleghi, è ben difficile accogliere con soddisfazione e pieno convincimento un provvedimento di legge di proroga delle gestioni commissariali, che di per sé denuncia una difficoltà degli enti istituzionalmente preposti a far fronte ai propri compiti ed ai propri adempimenti nei tempi e con le risorse programmate.
  In questo particolare momento di crisi non si può non considerare che, comunque, le gestioni commissariali che proroghiamo hanno sostanzialmente portato a termine le procedure che consentiranno la spesa di rilevanti risorse economiche.
  Mi riferisco ai 160 milioni di euro per il by pass della condotta del Pertusillo in Puglia, ai 220 milioni di euro per la definitiva chiusura degli interventi infrastrutturali nei comuni di Puglia, Basilicata, Calabria e Campania ed in particolare per arrivare alla realizzazione dell'asse stradale Lioni-Grottaminarda. In quest'ultimo caso esiste un progetto esecutivo approvato e la delibera CIPE n. 66 del 2011 che mette a disposizione le risorse necessarie, così come anche la successiva delibera n. 93 del 2013 che proroga al 30 giugno 2014 l'assunzione delle obbligazioni vincolanti ai fini dell'esecuzione delle opere.
  La realizzazione di queste infrastrutture ha una grande importanza soprattutto perché alcune di esse hanno carattere emergenziale e mi riferisco agli interventi previsti sulla condotta del Pertusillo, che mettono in sicurezza l'approvvigionamento idrico per la Puglia e la Basilicata e quindi per 1,3 milioni di cittadini.
  Parimenti, carattere emergenziale vi è anche nella gestione degli impianti di collettamento e di depurazione in Campania, nei comuni di Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Foce Regi Lagni e Cuma, nei quali il commissariamento consente lo svolgimento delle attività di questi impianti nelle more che la Regione Campania completi l'iter per arrivare all'affidamento a terzi della conduzione e gestione degli impianti in questione ed al relativo adeguamento alle normative vigenti.
  Infine, importante è la proroga dei termini entro i quali producono effetti le ordinanze della protezione civile adottate per la rimozione del relitto della Costa Concordia.
  In definitiva, stiamo esaminando proroghe di commissariamenti finalizzate a consentire la realizzazione di interventi urgenti per fronteggiare emergenze che interessano direttamente i cittadini e che in questo momento possono anche generare rapidamente, tramite la realizzazione degli investimenti previsti, occupazione e lavoro.
  Pertanto, pur non condividendo il concetto del commissariamento ed ancora meno la proroga degli stessi, Scelta Civica guarda all'obiettivo ed alle finalità degli interventi che sono oggetto di commissariamento e quindi, con senso di responsabilità, dichiara voto favorevole sul provvedimento in esame.

  DORINA BIANCHI. Il gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra voterà a favore del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure urgenti di proroga di commissari per il completamento di opere pubbliche.
  È evidente che sarebbe preferibile agire attraverso una regolare gestione amministrativa, Pag. 130ma è altrettanto chiaro che le proroghe disposte dal Governo risultano fondamentali per impedire che si verifichi una grave paralisi dei lavori destinati al completamento di opere essenziali per i territori nei quali esse si trovano. Una paralisi che, oltretutto, porterebbe a perdere le rilevanti risorse tuttora disponibili per il completamento delle opere stesse.
  Nel corso dei lavori, sono state svolte audizioni sul provvedimento e si è pervenuti ad una conoscenza esaustiva dello stato dei lavori, dello stato di attuazione e delle criticità che hanno contraddistinto le stesse gestioni commissariali.
  Oltretutto è stato anche possibile valutare positivamente come i tre commissari impegnati nella gestione delle opere abbiano svolto un lavoro, condotto con competenza, trasparenza e correttezza: un lavoro che, peraltro, sta andando avanti in modo coerente con le risorse disponibili. Dal che si deduce che se venissero a cessare istantaneamente le gestioni commissariali, si aprirebbe un vuoto preoccupante. E su questo punto, in particolare, esprimerò in seguito alcune valutazioni.
  Il Parlamento è intervenuto con modifiche su un testo di origine governativa e crediamo di averlo migliorato.
  Il provvedimento al nostro esame prevede, dunque, la proroga di una serie di gestioni commissariali. Mi riferisco alla Galleria Pavoncelli che andava assolutamente messa in sicurezza sismica, alla definizione dell'asse stradale Lioni-Grottaminarda, all'impianto di grigliatura e derivazione di Succivo, all'emergenza circa la gestione degli impianti di collettamento e depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli nord, Foce Regi Lagni e Cuma.
  Un capitolo a parte, complesso e di grande impatto anche mediatico, è costituito dall'emendamento governativo presentato al Senato, come è stato detto, «oltre il 90o minuto» e che ha disposto la proroga del commissariamento relativo alla gestione delle operazioni concernenti la Costa Concordia.
  Un'iniziativa che interviene in un arco temporale nel quale si sono accavallate e contrastate ipotesi e polemiche relative allo smaltimento del relitto e che, comunque, deve essere completamente sottratta agli interessi particolari rivestendo essa una forte valenza nazionale anche con importanti risvolti di immagine sul piano internazionale.
  La definizione del problema deve avvenire, oltretutto, in tempi rapidi posto che la finestra utile per rimuovere il relitto vive in un arco temporale limitato.
  La proroga del commissariamento relativo alla questione, dunque, avviene proprio nel momento in cui polemiche e contrasti di carattere localistico sembrano essere giunti al punto più alto e paiono voler trascurare gli interessi superiori che prevalgono su tale querelle. Dobbiamo anche rilevare, peraltro, come il relitto in questione sia di proprietà della società armatrice che ha dunque fondamentale voce in capitolo nel definire percorsi e strategie che, è evidente, non possono non tener conto di specifiche valutazioni anche circa le attrezzature portuali.
  Una vicenda complessa, pertanto, sulla quale il decreto non poteva assolutamente non intervenire.
  Nell'avviarmi a concludere, desidero sottolineare, comunque, una questione alla quale avevo già accennato: la gestione delle emergenze.
  Una problematica che, a nostro avviso, dovrebbe essere «superata dalla istituzionalizzazione di sistemi commissariali derogatori, i quali devono supplire alle inefficienze, ritardi ed incapacità dell'ordinaria amministrazione».
  Questa considerazione, già espressa dal nostro gruppo al Senato, trova ragion d'essere nel momento in cui la riforma delle Istituzioni e della Costituzione stessa e la necessità di rendere più agevoli e semplificate le procedure burocratiche, vengono affrontate come uno dei passaggi principali per lo sviluppo ed il rilancio del nostro Paese. Naturalmente si può ragionare sul punto, noi siamo aperti su questo punto: ma credo che l'esperienza ne dimostri la fondatezza. Per questi motivi, il Nuovo Centrodestra voterà a favore del provvedimento al nostro esame.

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  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, la conversione di questo decreto-legge per la concessione di ulteriori proroghe dei commissariamenti nella realizzazione di alcune opere pubbliche, ripropone ancora una volta misure «urgenti» per la prosecuzione delle attività finalizzate a ri-fronteggiare situazioni di «emergenza».
  Signor Presidente, ci sono aree e territori di questo paese dove a distanza di decenni, le «emergenze» non finiscono mai e per le quali si continua ad operare con misure eccezionali e straordinarie. Esiste ormai una metamorfosi del sistema politico, istituzionale e amministrativo che fa ricorso abnorme a poteri straordinari ed emergenziali al di là e in aggiunta all'istituto della decretazione d'urgenza. Si tratta di una vera e propria governance emergenziale, che consente di decidere e di governare in deroga alla legge ordinaria e che si presenta oggi con una frequenza e un'ampiezza tali da apparire come un connotato sistemico della vita istituzionale e politica. Il ricorrere a continue deroghe, proroghe di emergenze e relativi commissariamenti come ancora oggi ci viene proposto, indicano – al di là del merito delle singole disposizioni – il perdurare di una complessa e duratura organizzazione extra ordinem, a surroga di quella propria degli strumenti ordinari.
  È doveroso ricordare che in questi anni sono state approvate norme volte a impedire la durata e la proroga sine die delle dichiarazioni dello stato di emergenza, di volta in volta aggirate dai Governi in carica che, con decreti come quello in discussione oggi, hanno prorogato le gestioni commissariali.
  Con il decreto-legge del 15 maggio 2012, n. 59, in merito alle numerosissime dichiarazioni dello stato di emergenza allora in essere, all'articolo 3, venne stabilito che le gestioni commissariali in corso non erano suscettibili di proroga o rinnovo, se non di una sola volta e comunque non oltre il 31 dicembre 2012.
  Successivamente, con il decreto-legge del 14 agosto 2013 n. 93, è stato modificato ulteriormente il comma 1-bis della legge di riferimento, la legge n. 225 del 1992, stabilendo che la durata della dichiarazione dello stato di emergenza non potesse superare non più i novanta giorni, ma i centottanta giorni, e la proroga non più di ulteriori centottanta giorni.
  Nonostante ciò, la regola generale introdotta per legge viene aggirata e superata con ulteriori decreti-legge, poi convertiti in legge dal Parlamento, come quello in discussione oggi, con i quali gli stati di emergenza, o meglio, l'efficacia delle disposizioni urgenti adottate con le ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri, vengono prorogati ben oltre il limite stabilito dalla legge.
  Il testo del decreto per il quale si chiede la conversione in legge prevede: all'articolo 1 la prosecuzione fino al 31 dicembre 2016 dell'attività del Commissario delegato nominato (con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3858 del 12 marzo 2010) per fronteggiare la situazione di emergenza nel territorio delle regioni Campania e Puglia in relazione alla vulnerabilità sismica della Galleria Pavoncelli. Questo stato di emergenza sarebbe dovuto cessare entro il 31 dicembre 2012, ma, invece, con decreto- legge n. 43 del 2013, è stata disposta la proroga dello stato di emergenza e della gestione commissariale fino al 31 marzo 2014. Ma la prima proroga, ovviamente, non è bastata. Con questo decreto, il termine per la scadenza dello stato di emergenza è stato spostato dal 31 marzo 2014 al 31 dicembre 2015 e, in sede di conversione in legge dello stesso decreto, il Senato ha ulteriormente dilazionato questa proroga, spostando, addirittura, il termine di chiusura della gestione commissariale al 31 dicembre 2016, salvo ulteriori proroghe.
  Parliamo di una vicenda che ha oltre 30 anni di storia, da quando il sisma del 1980 dell'Irpinia determinò, tra le tante emergenze, quella del consolidamento della galleria Pavoncelli, l'unica via d'acqua che consente di servire un'utenza di circa 1.700.000 abitanti trasferendo in Puglia, attraverso l'acquedotto del Sele, le Pag. 132acque prelevate dalla sorgente di Caposele. Nel corso dei decenni la galleria ha continuato a subire cedimenti: di qui la necessità e l'urgenza di realizzare la Galleria Pavoncelli-bis, cioè un bypass alla Galleria Pavoncelli, opera per la quale nel 2010 fu nominato un commissario straordinario con scadenza 31 marzo 2014. Vale la pena sottolineare che la medesima ordinanza n. 3858 del 2010 ha disposto (articolo 1, comma 4) che al Commissario delegato è riconosciuto un compenso annuo omnicomprensivo lordo pari allo 0,25 per cento dell'importo delle opere da appaltare. In pratica il Commissario viene retribuito maggiormente in funzione di quanto spende e appalta. Commissariamenti indicizzati, li potremmo chiamare !
  Si proroga poi fino al 31 dicembre 2016, il commissario ad acta previsto dalla legge 289/2002 per la definitiva chiusura degli interventi infrastrutturali nelle aree della Campania, Basilicata, Puglia e Calabria, colpite dagli eventi sismici del novembre 1980 e del febbraio 1981, e in particolare per consentire il completamento dell'asse stradale Lioni-Grottaminarda. In base alla normativa vigente in materia di protezione civile, il completamento della viabilità Lioni-Grottaminarda rientra tra gli interventi per la ricostruzione dei comuni colpiti da eventi sismici del 1980, rispetto ai quali con l'articolo 86 della legge n. 289 del 2002 era stata disposta la nomina di un commissario ad acta con il compito di provvedere alla realizzazione di ogni ulteriore intervento necessario al completamento delle opere. Rispetto a quest'ultima gestione commissariale, con il decreto-legge n. 83 del 2012, convertito con modificazioni dalla legge n. 134 del 2012, era stato stabilito che il mandato del commissario straordinario sarebbe dovuto cessare il 31 dicembre 2013. Ora l'articolo 2 del decreto in esame interviene per spostare tale termine al 31 dicembre 2016, prorogando il commissariamento non fino all'ultimazione dei lavori necessari alla realizzazione dell'opera, ma in ogni caso al 31 dicembre 2016 e comunque per altri tre anni rispetto al termine stabilito dal decreto- legge n. 83 delle 2012.
  Si proroga poi fino al 31 novembre 2014 il commissariamento relativo all'emergenza per il completamento e la gestione degli impianti di collettamento e depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Foce Regi Lagni, Cuma e dell'impianto di grigliatura e derivazione di Succivo, nella Regione Campania. Non si deve dimenticare che l'attuale regime commissariale è l'ultimo di una serie di commissariamenti della regione Campania nel settore dei rifiuti, delle bonifiche e delle depurazioni delle acque, rispetto ai quali, da anni, sono impegnate molte procure della Repubblica. Come bisogna ricordare che con sentenza 19 luglio 2012, causa C-565/10 (Commissione/ Repubblica italiana), la Corte di giustizia europea ha condannato l'Italia per la violazione delle norme comunitarie sulla raccolta, trattamento e scarico delle acque reflue urbane omettendo di prendere le disposizioni necessarie. Anche in questo caso, in base alla ricordata disposizione contenuta nell'articolo 3 della legge n. 100 del 2012, questo stato di emergenza avrebbe dovuto cessare entro il 31 dicembre 2012 e il subentro dell'amministrazione ordinaria competente sarebbe dovuto avvenire con l'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile, come stabilito dalla normativa di riferimento, la legge n. 225 del 1992.
  Con il decreto in discussione oggi alla Camera, si è disposto inizialmente di prorogare l'efficacia dell'ordinanza del Presidente del Consiglio del 2012 e dei provvedimenti adottati in forza di tale ordinanza sino al 31 luglio 2014 e, in sede di conversione dello stesso decreto, il Senato ha accordato una proroga di altri quattro mesi, spostando al 30 novembre 2014 la chiusura della gestione commissariale.
  Infine, in sede di conversione del decreto-legge il Senato ha approvato un emendamento con il quale è stato introdotto l'articolo 3-bis che dispone la proroga dello stato d'emergenza dichiarato in relazione al naufragio della nave Costa Pag. 133Concordia. Si prorogano infatti dal 31 luglio 2014 al 31 dicembre 2014 i termini di validità delle disposizioni previste con l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3998 del 20 gennaio 2012 e le disposizioni di cui all'articolo 2 dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 4023 del 15 maggio 2012, che ha disposto l'istituzione (da parte del Commissario delegato) di un Osservatorio di monitoraggio, anche per quanto concerne gli aspetti di natura ambientale. In merito a questa ultima vicenda, dopo l'entusiasta apologia dell'italica ingegneria fatta in occasione della rotazione del relitto davanti all'isola dei Giglio dall'allora Presidente del Consiglio Letta, c’è da registrare, diciamo cosi, un deficit d'informazione.
  Signor Presidente, credo che il Parlamento abbia il diritto di conoscere nel dettaglio dal Commissario delegato il corposo progetto di rimozione della nave, anche in relazione ai delicati scenari di rischio ambientale in esso previsti e le relative misure di mitigazione adottate.
  Vede, Presidente, queste ennesime deroghe alle ordinarie competenze consolidano purtroppo l'esercizio di un potere straordinario, derogatorio e privo di controlli in una serie di casi pressoché illimitati. La storia recente è nota: le ordinanze di necessità e urgenza raggiungono numeri impressionanti e riguardano interventi eterogenei come la gestione delle aree archeologiche, l'emergenza rifiuti, gli eventi sportivi, le cerimonie religiose, le riunioni del G8, i grandi eventi. Abbiamo avuto commissari «sblocca-cantieri», «commissari straordinari per le opere strategiche», «commissari per le opere autostradali», commissari per la realizzazione di opere pubbliche del «quadro strategico nazionale», commissari «per il piano carceri» e «per il rischio idrogeologico», commissari straordinari per interventi di produzione, trasmissione e distribuzione di energia, oltre ad un elevato numero di commissari per emergenze ambientali di varia natura. Una rete di alti funzionari nominati e delegati direttamente dal Governo, che finisce per costituire una vera e propria amministrazione parallela a quella ordinaria, dotata di fortissimi strumenti derogatori e operante in un quadro di deperimento dei poteri e delle competenze degli organi rappresentativi ai vari livelli, del Parlamento in primis ma anche degli enti locali. Il loro numero non è certo e nessuno, neanche la Corte dei Conti, ne monitora i costi e i risultati. Quello che è certo è che le indennità d'incarico dei commissari prevedono solitamente fino al 40-60 per cento in più degli stipendi ordinari e nessuno si sogna di applicare qui una spending review.
  Una gran parte delle «emergenze», e quindi delle deroghe, toccano disposizioni sulle procedure contrattuali e di appalti pubblici di lavori, di servizi e forniture e se da un lato finiscono per derogare a norme nazionali e regionali in materia di sicurezza sul lavoro e di impatto ambientale, dall'altro si sono rivelate molto spesso congeniali a meccanismi di corruzione e malaffare. Ho sentito nei giorni scorsi dire dal Presidente del Consiglio che la corruzione dipende dai ladri e non dalle norme o dalle regole sugli appalti. Mi permetto, al di là dell'ovvietà, di dubitare di tale affermazione. Gli scandali dell'Expo 2015 e quello, dai contorni ancora più terrificanti, del Mose, delle «grandi opere» e dei «grandi eventi», quali fabbriche di tangenti per politici singoli e a gruppi, sedi di spartizione della torta fra le imprese «protette» e di moltiplicazione di costi per i soliti contribuenti, sono maturate proprio in regimi di gestione straordinaria, oppure nel quadro derogatorio di quella legge-obiettivo che ha definitivamente cancellato di fatto la prima legge Merloni, nata per ridare chiarezza e rigore alla materia fangosa e opaca dell'edilizia e dei grandi lavori nel dopo Tangentopoli. Tutti i difetti strutturali del Mose e del suo general contractor denunciati dallo stesso sindaco di Venezia Massimo Cacciari derivano proprio dalla legge obiettivo Berlusconi-Lunardi, col sostegno, diciamolo, delle maggiori imprese di questo paese. Nel 2002 ancor peggio fecero i decreti attuativi, varati in funzione di una Protezione Pag. 134civile diventata onnipresente e onnipotente. Quella «cricca» dei Grandi Eventi, quel «sistema gelatinoso» che per anni ha fatto da quinta all'assegnazione dei più sostanziosi appalti di Stato: dai lavori per ristrutturare l'Arsenale della Maddalena, in vista di un G8 che lì non si sarebbe mai tenuto, ai Mondiali di nuoto a Roma, fino alle opere per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
  Signor Presidente, la colpa del malaffare è certamente di quanti rubano, ma le condizioni per poterlo fare con maggior facilità dipendono dal sistema delle regole e dei controlli che un paese è in grado di darsi e far rispettare. Continuare a reiterare senza fine stati emergenziali e commissariamenti non consente a questo Paese di essere un paese normale. Questa è la vera riforma che serve all'Italia: superare la condizione di emergenza e straordinarietà quando questa non è più giustificabile e questo decreto va esattamente nella direzione opposta. Ho ascoltato con attenzione i relatori e i colleghi intervenuti in dichiarazione di voto a favore della conversione in legge di questo decreto continuare a ripetere che bisogna uscire dalla logica emergenziale e dalla cultura dei commissariamenti e che lo Stato dispone di tutti gli strumenti per far fronte alla normalità. Noi non possiamo certificare ancora una volta il fallimento di questa volontà. Per questo non possiamo votare favorevolmente.

  PAOLO VELLA. Onorevoli colleghi, l'esame del presente decreto-legge ha messo in luce aspetti critici sia dal punto di vista formale che sostanziale. Per quanto riguarda il primo aspetto siamo di fronte all'ennesimo impiego, da parte del Governo, di uno strumento di carattere emergenziale, il decreto-legge, in modo inappropriato. Il contenuto del decreto è infatti privo del carattere di omogeneità, poiché gli articoli del provvedimento evidenziano disposizioni su infrastrutture stradali insieme a disposizioni che riguardano il servizio idrico integrato, interventi che non si amalgamano l'un con l'altro, ma che sono accomunati soltanto dalla circostanza di essere rimasti tuttora incompiuti e privi di un'adeguata e consolidata governance.
  Per quanto concerne l'aspetto sostanziale, rimangono aperte le consuete questioni di copertura economica e di scarsa chiarezza nella programmazione degli interventi. Per nessuno degli interventi previsti dal decreto-legge (messa in sicurezza della Galleria Pavoncelli, completamento della viabilità Lioni-Grottaminarda e gestione degli impianti di collettamento e depurazione in Campania) è prevista alcuna informazione completa ed esaustiva concernente le risorse economiche ad oggi disponibili nei capitoli di bilancio o l'effettivo stato di avanzamento dei lavori. Essendo il Governo così carente nel fornirci informazioni al riguardo, purtroppo, il Parlamento non è in grado di svolgere i compiti di verifica e di indagine, cui pure è chiamato, nei confronti dell'operato dell'Esecutivo. Qualche notizia aggiuntiva è stata fornita nel corso delle audizioni richieste dalle Commissioni del Senato, ma non è sicuramente un criterio sufficiente né serio per procedere.
  Ad un'attenta analisi del provvedimento, la proroga della scadenza della gestione commissariale per la messa in sicurezza della Galleria Pavoncelli, prevista dall'articolo 1, appare insufficiente sulla base del programma dei lavori, per il completamento delle opere necessarie ed è stata opportunamente estesa in sede di discussione nelle Commissioni del Senato. Nonostante il pressappochismo del Governo, che prevedeva un termine chiaramente incongruente con il programma dei lavori, è sembrato fondamentale assicurare, con realismo, la definitiva messa in sicurezza della galleria, che garantisce l'approvvigionamento idrico a circa 1,3 milioni di cittadini.
  In merito alla gestione, e quindi guardando il futuro, reputo che sarebbe stato necessario richiedere al commissario la predisposizione di un piano di impresa per consentire il finale trasferimento dell'opera all'acquedotto pugliese, alla luce di precisi ed analitici costi di conduzione e gestione delle opere e del relativo impatto Pag. 135nella tariffa del servizio, in modo da chiarire sin d'ora le condizioni richieste per la sostenibilità tariffaria. Sarebbe inoltre stato senza dubbio utile oltre che necessario, che il Governo avesse proceduto ad uno studio più puntuale della concreta utilità operativa della centrale idroelettrica connessa con le opere e l'effettiva remunerazione dell'investimento, alla luce della cessione dell'energia prodotta. La sensazione chiara è che molto si investa a fronte di un ricavo o di un'utilità assai modesta.
  Per quanto riguarda la seconda proroga dell'attività del commissario per il completamento dell'asse stradale Lioni-Grottaminarda ex articolo 2, non è ben chiaro il discorso sulle coperture individuate: se la dotazione iniziale dei fondi sulla contabilità dello Stato è stata fatta con riferimento a un determinato periodo di tempo, da dove si ricavano le risorse se si proroga il termine dell'azione commissariale ?
  Infine relativamente all'emergenza degli impianti di raccolta delle acque reflue e di depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Foce Regi Lagni, Cuma e dell'impianto di grigliatura di Succivo ex articolo 3, sono emerse, durante i lavori delle Commissioni riunite al Senato, importanti criticità circa i tempi di proroga. Anche in questo caso, come per la galleria, il Governo aveva individuato termini troppo ravvicinati per la cessazione dell'intervento commissariale e l'inizio delle gare d'appalto relative alla gestione ordinaria degli impianti. Nuovamente le Commissioni riunite hanno supplito ad una grave carenza di informazioni, ampliando la proroga: si sono in tal modo assicurati i tempi necessari per l'espletamento delle procedure del caso, anche a fronte di una gestione commissariale che si è dimostrata efficiente.
  Un altro profilo problematico va sottolineato per quanto riguarda i servizi di depurazione delle acque di cui all'articolo 3 e che concerne i costi sostenuti dai cittadini. Durante le audizioni svoltesi presso le Commissioni del Senato, è emerso che i canoni che i cittadini campani puntualmente versano ai Comuni di appartenenza per il servizio di depurazione e collettamento non vengono corrisposti per intero dai Comuni stessi ai gestori del servizio idrico integrato, ma solo per una quota di circa il 60-70 per cento mentre per il complemento a 100 interviene la Regione. Ciò significa che chi onestamente paga quanto richiesto dall'amministrazione è costretto a sopportare, direttamente o indirettamente, un costo pari al 130-140 per cento rispetto al servizio pubblico ricevuto, con un sovraccarico economico che si giustifica solamente con la cattiva gestione delle fonti finanziarie dei Comuni interessati. Urge intervenire pretendendo la necessaria chiarezza, a fronte degli ingenti investimenti pubblici messi in atto !
  Sono state comunque apportate alcune soddisfacenti modifiche al testo originario, tese ad assicurare una continua informazione per il Parlamento e i relativi emendamenti presentati durante l'esame del provvedimento al Senato hanno corretto, anche in questo caso, un testo poco ragionato ed orientato esclusivamente alla proroga, senza migliorie aggiuntive.
  Il Gruppo parlamentare di cui faccio parte è comunque dell'avviso che necessariamente questa debba essere l'ultima azione di proroga, da gestire, appunto, alla luce di un'informativa puntuale e continua, in merito all'andamento dei lavori e dell'attività commissariale. Occorre, pertanto, riportare le opere pubbliche nel sentiero virtuoso. In che modo ? Con tempi certi di esecuzione, massima vigilanza, semplificazione delle procedure, stazioni appaltanti che vanno premiate dallo Stato, dall'Unione europea, dalle Regioni concedendo deroghe rispetto ai limiti di spesa e al Patto interno di stabilità qualora le stesse stazioni appaltanti favoriscano e mettano in campo utilità finalizzate al perseguimento della correttezza, della celerità, della rendicontazione e dei collaudi.
  A conclusione dell'esame di tale decreto si può evidenziare che il provvedimento si presenta male articolato e confusionario e non fa altro che stabilizzare e prolungare situazioni emergenziali che dovrebbero invece Pag. 136essere gestite all'interno di una programmazione infrastrutturale efficace, articolata e orientata alla soluzione di problemi stratificati da anni. Vorrei quindi evidenziare che il nostro Gruppo non condivide l'impostazione che il Governo ha voluto dare al decreto, limitandosi ad un'azione di mera proroga, anziché di adeguata programmazione in merito alle opere in esame. Concorda, invece, nell'interesse dei cittadini e dei territori interessati, sulla necessità che gli interventi di cui si tratta e le relative opere pubbliche possano procedere rapidamente e concludersi, con l'obiettivo di ammodernare importanti infrastrutture e di riavviare ingenti lavori bloccati da troppo tempo e proprio perché il nostro gruppo ha come primo obiettivo il bene del Paese e gli interessi dei cittadini.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE DI RATIFICA NN. 2087 E 2088

Ddl di ratifica nn. 2087 e 2088

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 16 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 24 minuti
 Partito Democratico 18 minuti
 MoVimento 5 Stelle 12 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà –  Berlusconi Presidente 10 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 7 minuti
 Nuovo Centrodestra 6 minuti
 Scelta civica per l'Italia 6 minuti
 Lega Nord e Autonomie 6 minuti
 Per l'Italia 6 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 5 minuti
 Misto: 8 minuti
  Centro Democratico 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani   all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Risoluz. Speranza e a. n. 6-77 473 465 8 233 296 169 57 Appr.
2 Nom. Risoluz. Giorgetti G. e a. n. 6-78 476 472 4 237 51 421 56 Resp.
3 Nom. Risoluz. Carinelli e a. n. 6-79 476 470 6 236 90 380 56 Resp.
4 Nom. Risoluz. Scotto e a. n. 6-80 478 382 96 192 31 351 56 Resp.
5 Nom. Risoluz. Brunetta n. 6-81 477 476 1 239 56 420 56 Resp.
6 Nom. Ddl 2447 - em. 1.1, 1.2 390 362 28 182 96 266 85 Resp.
7 Nom. em. 1.3 412 378 34 190 84 294 83 Resp.
8 Nom. em. 1.4 413 384 29 193 103 281 83 Resp.
9 Nom. em. 1.7 429 397 32 199 105 292 83 Resp.
10 Nom. em. 1.5 444 410 34 206 110 300 83 Resp.
11 Nom. em. 1.6 442 411 31 206 111 300 83 Resp.
12 Nom. em. 1.8 452 450 2 226 144 306 81 Resp.
13 Nom. em. 1.9 452 451 1 226 127 324 81 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.40 447 444 3 223 143 301 81 Resp.
15 Nom. em. 1.11 457 457 229 113 344 81 Resp.
16 Nom. em. 1.10 452 448 4 225 129 319 81 Resp.
17 Nom. em. 2.12, 2.13 449 449 225 144 305 81 Resp.
18 Nom. em. 2.14 446 446 224 127 319 81 Resp.
19 Nom. em. 2.15 447 412 35 207 111 301 81 Resp.
20 Nom. em. 2.40 443 441 2 221 126 315 81 Resp.
21 Nom. em. 2.2 452 452 227 146 306 81 Resp.
22 Nom. em. 2.3 450 450 226 145 305 81 Resp.
23 Nom. em. 2.4 448 416 32 209 113 303 81 Resp.
24 Nom. em. 2.5 445 443 2 222 137 306 81 Resp.
25 Nom. em. 2.6 447 445 2 223 125 320 81 Resp.
26 Nom. em. 2.7 452 452 227 148 304 81 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 38)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 3.1 451 451 226 145 306 81 Resp.
28 Nom. em. 3.2 444 444 223 143 301 81 Resp.
29 Nom. em. 3.3 448 448 225 142 306 81 Resp.
30 Nom. em. 3.4 451 451 226 143 308 81 Resp.
31 Nom. em. 3.5 447 447 224 143 304 81 Resp.
32 Nom. em. 3.40 453 453 227 144 309 81 Resp.
33 Nom. em. 3.41 448 448 225 143 305 81 Resp.
34 Nom. em. 3-bis.1 442 442 222 137 305 81 Resp.
35 Nom. Ddl 2447 - voto finale 416 413 3 207 283 130 81 Appr.
36 Nom. Moz. Binetti e a 1-209 n.f. 371 369 2 185 359 10 78 Appr.
37 Nom. Moz. Rondini e a 1-504 383 366 17 184 12 354 78 Resp.
38 Nom. Moz. Dorina Bianchi e a 1-506 rif. 388 348 40 175 335 13 78 Appr.