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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 248 di mercoledì 18 giugno 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10,30.

  CLAUDIA MANNINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonafede, Bonavitacola, Bonifazi, Boschi, Brescia, Bressa, Brunetta, Capezzone, Carbone, Casero, Causin, Cicchitto, Corda, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Duranti, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galati, Carlo Galli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, Lauricella, Legnini, Leone, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marcolin, Meta, Migliore, Orlando, Ottobre, Palmizio, Pannarale, Petrenga, Piepoli, Gianluca Pini, Piras, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Scanu, Scopelliti, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Turco, Valeria Valente, Velo, Vignali, Vito e Zanin sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattordici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Migliore ed altri n. 1-00440, Bargero ed altri n. 1-00200, Grande ed altri n. 1-00286, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00484, De Mita ed altri n. 1-00485, Palese ed altri n. 1-00486, Fedriga ed altri n. 1-00488, Taglialatela ed altri n. 1-00492 e Balduzzi ed altri n. 1-00494 concernenti iniziative a favore delle vittime dell'amianto (ore 10,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Migliore ed altri n. 1-00440 (Nuova formulazione), Bargero ed altri n. 1-00200 (Nuova formulazione), Grande ed altri n. 1-00286 (Nuova formulazione), Dorina Bianchi ed altri n. 1-00484, De Mita ed altri n. 1-00485, Palese ed altri n. 1-00486, Fedriga ed altri n. 1-00488, Taglialatela ed altri n. 1-00492 e Balduzzi ed altri n. 1-00494 concernenti iniziative a favore delle vittime dell'amianto (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 9 giugno 2014 e nella quale è intervenuto il rappresentante del Governo, è stata presentata la mozione Balduzzi ed altri n. 1-00494, che già è stata iscritta all'ordine del giorno.
  Avverto altresì che è stata presentata la risoluzione Di Lello ed altri n. 6-00076 (Vedi l'allegato A – Mozioni). Il relativo testo è in distribuzione.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

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  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo solo per chiederle una breve sospensione di un quarto d'ora, per consentire di addivenire alla predisposizione di un testo unitario tra i diversi gruppi su questa materia. Se lei fosse disponibile, la sospensione aiuterebbe ad organizzare questo.

  PRESIDENTE. La Presidenza non ha obiezioni al riguardo. Se non vi sono obiezioni, sospendo la seduta, per riprenderla alle ore 10,55.

  La seduta, sospesa alle 10,40 è ripresa alle 11,15.

  PRESIDENTE. Avverto che è stata testé presentata la mozione Migliore, Bargero, Grande, Dorina Bianchi, De Mita, Palese, Fedriga, Taglialatela, Balduzzi, Di Lello e da altri n. 1-00505, il cui testo è in distribuzione, e contestualmente sono state ritirate tutte le mozioni già all'ordine del giorno nonché la risoluzione presentata in data odierna.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione all'ordine del giorno.

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. La ringrazio, anche della sintesi.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signora rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il nostro Paese è stato tra i maggiori produttori e utilizzatori di amianto per tutti gli anni ’80. Com’è stato ricordato in questi giorni, a tutt'oggi si stima che siano ancora tra i 30 e i 40 milioni le tonnellate di materiale contaminato che debbono essere smaltite.
  Rispetto a tutto ciò la risposta della politica non è stata esaltante; le normative italiane concernenti questo problema e adottate su forti pressioni di carattere europeo non hanno prodotto i risultati sperati. La parziale inoperatività del Piano nazionale amianto, il quale deve essere ancora approvato dalla Conferenza Stato-regioni, così come il mancato utilizzo di parte del Fondo per le vittime dell'amianto, sono la conferma del fatto che molto deve essere ancora fatto dallo Stato italiano per quei cittadini colpiti dalle conseguenze nefaste di questo materiale, nonché per i siti contaminati da quest'ultimo.
  In particolare, mi preme in questa sede far presente come molti lavoratori, attualmente in possesso dei requisiti per l'indennità da esposizione all'amianto, si sono visti negare il diritto a quest'ultima avendo presentato la relativa domanda oltre una certa data. Ora mi chiedo, e chiedo a voi onorevoli colleghi: è mai possibile in uno Stato democratico apporre una data di scadenza al diritto alla salute dei cittadini e in particolar modo dei lavoratori ?
  La componente socialista esprime un convinto voto favorevole alla mozione che rappresenta un importante stimolo nei confronti del Governo perché affronti il problema dell'amianto in Italia con maggiore decisione e incisività e perché si possa dare finalmente una chiara risposta negativa all'angosciante interrogativo che mi sono or ora posto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.
  Approfitto, nell'attesa che l'onorevole Taglialatela raggiunga la postazione, per ricordare che alle 12,30 è prevista la Pag. 3diretta televisiva sulle dichiarazioni di voto finale sul decreto-legge e quindi invito i colleghi alla sintesi, grazie.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, colleghi, il problema dell'amianto è un problema che diventa di giorno in giorno più grave e che riguarda migliaia di lavoratori, le loro famiglie, la loro salute ed è evidente che fa bene, fa benissimo il Parlamento ad occuparsene tenendo conto che, secondo gli studi fatti anche dalle principali autorità che intervengono nel settore sanitario, purtroppo la parte più significativa della problematica deve ancora emergere. Questo per effetto di una semplice e triste considerazione: il rischio amianto è un rischio al quale sono stati sottoposti in modo inconsapevole decine di migliaia di lavoratori. Questo rischio è stato in un primo momento sottovalutato e questo ha determinato che per tantissime persone la malattia stia pian piano facendosi strada creando una aspettativa di rischio che diventa sempre più elevata.
  Le mozioni che sono state presentate hanno una finalità comune condivisibile: allargare la sfera di protezione e di assistenza nei confronti delle vittime, delle potenziali vittime e dei familiari, e questo è qualcosa di importante e significativo, ma nel testo della proposta da me firmata vi è un aspetto specifico che io ho provato a trattare già in una precedente occasione, sia all'interno dei lavori della Commissione lavoro ma anche in quest'Aula attraverso un question time, e riguarda specificatamente un tema. Fino ad oggi il riconoscimento di età pensionabile con i benefici che la legge prevede ha riguardato solo le persone che hanno maturato un'anzianità di servizio, se possiamo chiamarla così, che hanno maturato un rischio di servizio per dieci anni. Questa è una considerazione indipendente dall'età del lavoratore. Cosa intendo dire ? Che se i dieci anni di vita lavorativa sono trascorsi quando se ne avevano 40, ovviamente l'aspettativa di vita e quindi il rischio di contrarre una malattia sono fortunatamente inferiori alla circostanza che ha certamente riguardato giovani di vent'anni, che hanno lavorato all'interno di un settore, per i quali, per effetto dell'età anagrafica, ovviamente il rischio di poter contrarre una malattia aumenta.
  Quindi, all'interno della risoluzione, io ho proposto che venga presa in considerazione l'ipotesi di modificare la legge che riconosce ai lavoratori che hanno avuto il rischio della contaminazione da amianto per un certo numero di anni, considerando non solamente il numero di anni ma anche l'età anagrafica nella quale i lavoratori sono stati sottoposti al rischio. Questo per un evidente motivo, lo ripeto: la legge vuole intervenire per tutelare i lavoratori, a prescindere ovviamente dalla malattia, ci mancherebbe altro, chi ha contratto una malattia deve essere ovviamente tutelato a prescindere dall'età e dalla continuità nel lavoro, ma lo spirito della legge è certamente quello di prevenire l'insorgere di malattie e anche di tutelare coloro i quali sono stati sottoposti al rischio amianto indipendentemente dalla loro condizione di salute, proprio per effetto del rischio al quale sono stati sottoposti e ancora lo sono, perché, lo ripeto, secondo le valutazioni dei più importanti istituti di ricerca, purtroppo la malattia si fa strada in modo sotterraneo, silenzioso. Quindi in sintesi, ripeto, la parte specifica della mia risoluzione è di considerare anche l'età anagrafica per quello che riguarda la possibilità dei benefici previsti dalla legge per i lavoratori sottoposti al rischio amianto.
  Quindi chiedo al Governo – ho avuto modo di leggere la risoluzione e non trovo traccia di questa specificità – di inserirla all'interno del documento tenendo conto che è certamente una battaglia di civiltà della quale ci saranno grate le persone che, lo ripeto, in modo inconsapevole sono state sottoposte per moltissimi anni al rischio amianto. Il voto quindi è in qualche modo «sospeso», per quello che mi riguarda e per quello che riguarda il gruppo di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale, in ragione dell'esigenza che ho manifestato.

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  PRESIDENTE. Il Governo ?

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, avanzerei all'onorevole Taglialatela questa riformulazione, accogliendo l'invito che veniva suggerito: «adottare eventuali iniziative normative che siano utili sia al fine dell'introduzione di un criterio di riequilibrio rispetto al mero requisito temporale per il riconoscimento dei benefici previsti dalla legge n. 257 del 1992, sia al fine di garantire il risarcimento del danno in favore dei soggetti contaminati, nel pieno rispetto degli attuali vincoli di bilancio ed assicurando la necessaria equità complessiva alla disciplina vigente».

  PRESIDENTE. Sottosegretario, le chiedo scusa, questa aggiunta andrebbe alla fine, come ultimo punto del dispositivo, se la Presidenza ha capito bene ?

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Sta bene.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, brevemente.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, trenta secondi. Io ringrazio il Governo e quindi il nostro voto sarà favorevole alla mozione, essendo stato introdotto il principio che ho richiamato.

  PRESIDENTE. Avverto che la mozione Migliore n. 1-00505 (Ulteriore nuova formulazione), presentata in data odierna, deve intendersi a prima firma del deputato Lavagno, in luogo del deputato Migliore.
  A questo punto, poiché c’è una riformulazione proposta dal Governo, chiedo all'onorevole Lavagno se l'accetta. Prendo atto che l'accetta.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Mita. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE DE MITA. Signor Presidente, probabilmente c’è solo una cosa peggiore della disattenzione verso il pericolo ed è l'attenzione inerte verso il pericolo perché l'attenzione inerte somma la consapevolezza del problema con l'inadeguatezza delle risposte.
  Questa condizione è quella che, probabilmente, ha indotto ad assumere un comportamento analogo a quello che si può assumere quando si volge lo sguardo altrove rispetto ad un pericolo. Credo che sia questa la condizione nella quale ci troviamo perché, in materia di amianto, di bonifiche, di problemi e di patologie connesse ai lavoratori e alle persone, siamo in una situazione molto singolare. È intervenuta una legge nel 1992, quindi un bel po’ di anni fa; eppure il problema è come se fosse ancora qui. Non abbiamo un censimento completo dei siti, non sono individuate le discariche per smaltire l'amianto, non sono state attivate le attività di bonifica e c’è un elemento preoccupante che viene segnalato dalle autorità e dalle istituzioni: che c’è una certa quantità di scuole che avrebbero bisogno di interventi.
  Allora, la lentezza applicativa delle soluzioni che sono state individuate incute un senso di impotenza e di insicurezza nelle persone che credo alimenti l'idea di una condizione di indifferenza nei confronti di chi soffre problemi legati all'amianto da parte delle istituzioni. Noi abbiamo bisogno di uno scatto. Probabilmente, la mozione unitaria che approviamo questa mattina può rappresentare questo, però credo che lo scatto, oltre ad essere rappresentato ed espresso da un atto amministrativo istituzionale, debba dare l'evidenza fisica di una immedesimazione nella condizione di vita che attraversano le persone che incrociano questo problema.
  Molti di noi conoscono persone fisicamente affette da patologie o che vivono in siti che sono inquinati di amianto e la cosa che ha colpito me – probabilmente è una cosa che ha colpito l'attenzione anche di Pag. 5altri colleghi – è questa condizione di ossimoro: c’è un sentimento di rassegnazione verso la malattia e la patologia subita, ma non c’è rassegnazione a non essere considerati e tutelati come cittadini.
  Noi dovremmo farci carico di questo. Le mozioni individuano un complesso di attività e di iniziative, che provo a sintetizzare nelle due che mi paiono più rilevanti: le iniziative che riguardano le persone, i lavoratori e i non lavoratori, le persone malate e quelle non ancora malate.
  Allora, bisognerebbe rivedere il Fondo, bisognerebbe intervenire sulle tutele e – ve lo dico anche con grande franchezza – bisognerebbe avere un po’ più di sensibilità, immedesimandosi con le condizioni di vita di queste persone.
  Da un anno, giace in Commissione lavoro, nella totale indifferenza del Parlamento, una proposta di legge per il riconoscimento del diritto al prepensionamento dei lavoratori affetti da patologie. Eppure, si gioca con la disperazione di queste persone – lo dico soprattutto al Governo – ventilando l'ipotesi che si possa intervenire con un decreto interministeriale. In quest'Aula possiamo dirci con sincerità che, attingendo alle premesse di un libro di diritto costituzionale, la gerarchia delle fonti ci dice che un diritto può essere riconosciuto solo per legge e non con i decreti interministeriali. Allora, non perdiamo l'occasione di vivere questo momento come uno scatto in avanti e non come un'occasione solo per lavarci la cattiva coscienza.
  L'altro aspetto è quello delle bonifiche. È singolare che non ci sia un censimento dei siti, che non si attivino le attività. Nella mia città c’è un sito noto come quello dell'ex Isochimica, nel quale da trent'anni si vagheggia l'ipotesi di un intervento di bonifica. Oggi è intervenuta la magistratura. Io non so se ci sono fatti penalmente rilevanti e direi che non mi interessa questo aspetto. La questione è che non essere intervenuti per trent'anni per varie ragioni trasmette l'idea di volgere lo sguardo altrove di fronte al pericolo, pur avendo la consapevolezza del pericolo. È una condizione, questa, che non ci possiamo permettere. Il voto unitario sulle mozioni sia il segno di questo scatto in avanti della politica, del Parlamento e delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia) !

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,35).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di venti minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa delle dichiarazioni di voto)

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, chiedo scusa perché, nella battitura della mozione unitaria, sono saltati due impegni riferiti alla mozione dell'onorevole Balduzzi. La lettera a), cioè il terzo capoverso, che inizia da: «a valutare ogni soluzione per garantire (...)» e finisce con: «al sostegno delle attività del centro in materia di amianto»; e il capoverso che recita: «a proseguire con determinazione l'impegno già assunto (...)» fino a: «(...) nei mercati emergenti».

  PRESIDENTE. Questi due punti sono sempre in coda rispetto all'altro o sono interni alla mozione ?

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sì, signor Presidente.

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  PRESIDENTE. Perfetto. A questo punto, sempre in relazione alla mozione, se non ci sono altre osservazioni, credo che i firmatari della mozione abbiano convenuto sul fatto che la prima mozione è a firma dell'onorevole Migliore ? Quindi, torna a firma dell'onorevole Migliore.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, spero che abbiamo risolto i problemi di firme e impegni...

  PRESIDENTE. Ordinaria amministrazione, prego.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io sarò breve perché ritengo che sia ovviamente un fatto positivo che tutta l'Aula si sia riconosciuta in una mozione unitaria che ricomprende i vari impegni proposti dai gruppi che sono ovviamente condivisi anche dalla Lega. Io non voglio troppo soffermarmi sul problema dell'amianto, che è stato approfondito dai colleghi e verrà approfondito ovviamente anche da interventi successivi. Intendo che non voglio soffermarmi troppo sulla questione in generale, ma vorrei fare presente con l'occasione, in particolar modo ovviamente al Governo, la questione dei marittimi dell'amianto. Infatti – sono sicuro che il Governo è a conoscenza della questione – esiste un problema, il quale ovviamente è presente e inserito negli impegni della mozione unitaria, grazie alla prima mozione della Lega. Il problema è che, per molti lavoratori marittimi che lavoravano a diretto contatto con l'amianto (faccio l'esempio dei macchinisti) non è possibile ricostruire il curriculum lavorativo, in quanto le diverse compagnie di navigazione sono cambiate negli anni, le navi sono state demolite, le sedi delle stesse compagnie si sono spostate in giro per il mondo, vista la particolarità di quel tipo di lavoro. A queste persone non viene riconosciuto il libretto di navigazione quale curriculum sufficiente affinché vengano garantiti i loro i benefici dell'amianto.
  Sono lavoratori che hanno vissuto a contatto con l'amianto in alcuni casi molto di più rispetto anche ad altri soggetti a cui il beneficio stesso è riconosciuto giustamente. Quindi, ci sembra veramente irrazionale, irragionevole ed anche ingiusto che a questi soggetti non venga data la possibilità con documenti, perché il libretto di navigazione è un documento, di vedere riconosciuti i loro diritti. A tal fine, quindi, noi vediamo positivamente l'accoglimento del nostro impegno, però facciamo un appello al Governo: ci auguriamo che tale impegno non si limiti ad essere una buona intenzione presente all'interno di una mozione unitaria. Noi chiediamo che il Governo, e sono sicuro che il sottosegretario Bellanova potrà farsene carico, possa inserire la soluzione di questo problema in uno dei primi provvedimenti utili, perché – ripeto – è un'ingiustizia palese rispetto a dei lavoratori che hanno lavorato con l'amianto ed hanno subito malattie dovute alla loro professione, ovviamente alla professione in quanto a contatto con strumenti costruiti con l'amianto. Dunque, sembra veramente ingiusto proseguire, non fornendo soluzione a questo problema e proseguendo nella situazione attuale.
  Detto questo, ovviamente con tutte le altre premesse che condividiamo, come per esempio l'eliminazione dal Patto di stabilità degli interventi per andare a bonificare le aree dei nostri territori dove l'amianto è ancora presente e ancora fa danni, noi dichiariamo il voto favorevole della Lega.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, voglio innanzitutto prendere atto e ringraziare la sensibilità del Governo nell'avere incluso e accettato due degli impegni che qualificavano la mozione di Scelta Civica in materia di amianto, in particolare quello che riguardava la parta sanitaria del Piano nazionale amianto. Noi abbiamo avuto l'approvazione più di un Pag. 7anno fa, a marzo del 2013, da parte del Consiglio dei ministri, del Piano nazionale amianto, quindi di una serie di interventi, di una strategia complessiva di interventi, volti a mettere in fila tutto quanto, dalle bonifiche, ai profili di risarcimento, ai profili che riguardano la parte sanitaria, all'esperienza degli ultimi anni che, in modo particolare, con il lavoro svolto nel 2012 con la II Conferenza governativa nazionale sull'amianto, era stato messo in evidenza. Per ragioni legate alla difficoltà di far convergere Governo e regioni sui contenuti del Piano nazionale amianto, il Piano nazionale amianto non è ancora stato approvato definitivamente, c’è stata l'adozione nel Consiglio dei ministri, ma non l'approvazione definitiva. Di questo piano, tuttavia, una parte, cioè la parte sanitaria, ha avuto già attuazione, perché si trattava di contenuti già finanziati secondo canali di finanziamenti propri della parte sanitaria. E relativamente a questi contenuti, diventa importante, allora, l'impegno che il Governo ha preso a valutare ogni soluzione per garantire un rifinanziamento della dotazione complessiva del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie che aveva aperto un focus particolare negli anni 2012-2013 proprio in tema di amianto, dando via ad una serie di iniziative a livello nazionale, e non solo nazionale, volte a consentire un coordinamento dei centri di riferimento per l'attenzione sulle malattie asbesto-correlate e in particolare sulla più grave cioè sul mesotelioma pleurico maligno.
  Creare una rete dei centri nazionali di riferimento e riuscire a replicare questo a livello europeo – cosa che il Governo italiano è riuscito a fare, ottenendo dall'Unione europea, nel 2012, il mandato di coordinare, di fare da capofila di questa rete dei centri nazionali di riferimento per quanto riguarda la lotta alle malattie asbesto-correlate, in particolare al mesotelioma pleurico maligno – è la premessa per poter riuscire finalmente ad avere una qualche speranza in più nei confronti di una modalità per aggredire davvero le più gravi malattie correlate all'amianto.
  Insieme a questo occorre promuovere una cabina di regia nazionale proprio per coordinare gli studi clinici di settore, che riescano a coinvolgere tutti i soggetti e, quindi, anche a realizzare una massa critica sufficiente per quanto riguarda il finanziamento della ricerca, la presa in carico dei pazienti e la conoscenza delle diverse situazioni e dei fattori che favoriscono l'insorgere di questo tipo di patologie.
  Vorrei anche sottolineare l'importanza di avere assunto un altro impegno – l'ultimo impegno che era presente nella mozione di Scelta Civica –, che riguardava la possibilità, la necessità di proseguire con determinazione quello che è stato un impegno importante del Governo italiano, cioè portare avanti in sede internazionale la lotta alla produzione, al commercio e all'utilizzazione delle fibre di asbesto, con particolare riferimento ad un profilo che è ancora, in qualche Paese nel mondo, oggetto di contestazione, cioè se esista un amianto buono: l'amianto bianco, il crisotilo, come amianto buono. È una domanda che ormai la scienza ha superato. Non c’è amianto buono e amianto cattivo: tutto l'amianto crea quei problemi che conosciamo. Esistono ancora sacche di resistenza, che evidentemente si collegano ad interessi di questo o di quel Paese, ma che vi è necessità, naturalmente, di superare, anche rafforzando il sistema dei controlli sulle importazioni di merci che contengano tale materiale, proprio, soprattutto nei mercati dei Paesi emergenti e soprattutto da parte di quelli che sono ancora Paesi produttori, che non hanno fatto il cammino che ha fatto l'Italia da tempo, cioè di bandire la produzione di amianto; sono ancora molto, molto pericolose.
  Quindi, a nome del gruppo di Scelta Civica, credo di dover manifestare un convinto apprezzamento e un sostegno con il voto a questa mozione unitaria, anche in considerazione della disponibilità del Governo a includere alcuni punti qualificanti che erano presenti nella mozione di Scelta Civica, insieme a punti che erano presenti in tutte le altre mozioni, compresa la nostra.Pag. 8
  Quindi, annuncio il voto favorevole e soprattutto esprimo un auspicio a che davvero si riesca a proseguire lungo una strada che è stata intrapresa da tempo, che è stata risollevata e portata all'attenzione negli ultimi anni, perché questa è una vicenda con la quale dobbiamo continuare a fare i conti. L'amianto è ancora tra noi, le sue conseguenze sono ancora tra noi. È una battaglia non solo nazionale, è una battaglia internazionale che possiamo e dobbiamo vincere (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, io volevo esprimere la mia soddisfazione per la possibilità di aver portato oggi in Aula una mozione unitaria di tutti i gruppi parlamentari e ringraziare il Governo per avere incluso nella mozione unitaria tutti i punti che erano presenti nella mozione presentata dal Nuovo Centrodestra.
  Come abbiamo ricordato anche nella discussione sulle linee generali, nonostante la messa al bando, l'amianto rappresenta ancora un potenziale rischio, in quanto è stato, negli anni precedenti, molto diffuso poiché materiale estremamente versatile, a basso costo e con estese e svariate applicazioni.
  Questo ha portato la presenza dell'amianto in maniera enorme nel nostro Paese e purtroppo le malattie derivanti da questo materiale sono delle malattie che possono avere un'incubazione lunghissima e che non colpiscono soltanto gli ex lavoratori, ma anche i loro familiari e le persone che risiedono o frequentano ambienti in cui è presente amianto sottoforma di manufatti.
  Quindi il tema della sorveglianza epidemiologica e della prevenzione dei rischi collegati all'esposizione all'amianto è una materia estremamente attuale ed ancora estremamente pericolosa. Infatti, a vent'anni dalla sua messa al bando, sono circa ancora, ogni anno, 4 mila le vittime che vengono colpite. Noi abbiamo, anche a livello di scuole e di edilizia scolastica, ben 2 mila edifici e 342 mila alunni e docenti ed operatori scolastici che ogni anno vengono a contatto con questo pericoloso materiale.
  Non solo, ma ancora oggi vi sono dei siti, delle cave e dei siti industriali dismessi ed alcuni ancora in funzione che mettono alcune categorie di lavoratori ancora in contatto con questo materiale. Si calcola, dai dati INAIL a nostra disposizione, che ci siano ancora più di 32 milioni di tonnellate, per un totale di 34.148 siti ancora oggi da bonificare. Quindi, bonificare il territorio è una priorità nazionale, con la conseguenza diretta di prevedere anche, se possibile, una mappatura più attenta dell'amianto presente.
  È necessario rilanciare il piano nazionale amianto, che prende in considerazione i piani sanitario, ambientale e previdenziale, che non si è più affrontato in termini concreti. Bisogna fare anche di più dal punto di vista del risanamento ambientale e dello smaltimento dei materiali contenenti amianto – anche da parte di privati, e questo è uno dei punti previsti nella nostra mozione – e l'avvio di un’ efficace sorveglianza sanitaria ed epidemiologica per gli esposti a tale materiale.
  Un ruolo importante deve anche essere svolto a livello regionale e locale. È necessario che le regioni si adoperino per l'attuazione dei piani regionali dell'amianto, prevedendo la possibilità di reperire le risorse economiche necessarie, in modo da permettere la bonifica delle aree.
  Particolare attenzione deve, inoltre, essere rivolta all'informazione sui rischi derivanti dall'esposizione alle fibre di amianto dovuta al deterioramento e allo smaltimento illegale delle strutture in cemento-amianto dismesse, nonché sul comportamento da adottare quando si ha a che fare con strutture contaminate in casa, a scuola o presso i luoghi di lavoro e i rischi per la salute connessi.
  È importante, quindi, avere una conoscenza concreta del rischio di tale materiale, trasferendo la stessa anche alla popolazione interessata mediante azioni di Pag. 9informazione e di sensibilizzazione, nonché di formazione per i soggetti coinvolti dai rischi derivanti dall'esposizione alle fibre.
  È, quindi, auspicabile un approccio determinato e concreto per contrastare tale fenomeno ed oggi è un primo passo che tutto il Parlamento ha fatto insieme (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, credo che questa mattina, grazie al lavoro anche svolto dai gruppi, dai rappresentanti dei gruppi e dal Governo in particolare, si sia fatto un buon lavoro, un buon lavoro di sintesi tra le diverse mozioni presentate, che avevano finalità simili, se non comuni. La finalità comune a tutte le mozioni era quella di rivendicare, a poco più di vent'anni dalla legge che mette al bando l'amianto nel nostro Paese, l'importanza e la gravità di questo tema, per come ancora lo viviamo, per la sua diffusione e soprattutto per la capacità che ha questo materiale, estremamente utilizzato in varie forme e in vari ambiti, nel mietere vittime o nel creare patologie appunto asbesto-correlate.
  Credo che questo sia stato un passaggio importante e mi sembra che ci sia anche una certa maturazione di un senso comune e diffuso rispetto ad alcuni punti, che sono poi quelli della mozione unitaria che noi questa mattina andiamo ad approvare.
  Mozione unitaria che chiede alcuni punti che non sono solo di buonsenso e di senso comune, ma sono punti di attuazione per uscire dall'impianto, dal principio della norma e per arrivare effettivamente all'efficacia e all'attuazione di ciò che è previsto nelle norme. Pertanto, effettivamente, se da un lato è vero che da vent'anni non si è fermi rispetto alla tematica amianto, è vero anche che i passaggi fatti negli ultimi anni, dal 2008 a venire avanti, hanno bisogno di avere una loro legittimazione, più che altro nella loro capacità di essere tramutati in fatti. Quindi, in primis il piano nazionale amianto che rappresenta, come ho già detto più volte in quest'Aula, un punto di partenza importante, di messa a sistema, per quanto riguarda gli aspetti ambientali, sanitari e previdenziali. Ha bisogno di avere i passaggi necessari, per cui non possiamo accontentarci solo che sia stato approvato nella Conferenza di Venezia del 2012 e varato nel 2013 perché manca della sua piena attuazione, della sua piena convalida attraverso la Conferenza Stato-regioni che, a più di un anno dal varo, non è ancora stata convocata con questa tematica. Così come dobbiamo ricordare che, tolti gli aspetti sanitari, è necessario che vengano finanziati anche gli altri aspetti inerenti al Piano nazionale amianto. Ed è necessario che la Conferenza Stato-regioni soprattutto si impegni, attraverso modalità come linee guida, con le regioni su altre iniziative fondamentali e inderogabili, se vogliamo parlare di reale messa al bando dell'amianto, che sono in primis il censimento, ancora lungi dall'essere completato, step iniziale fondamentale per iniziare la bonifica. Dopodiché, dopo il censimento, i piani di bonifica regionale.
  E non si può parlare di bonifica senza affrontare il tema del conferimento, che va affrontato nel modo più laico possibile, più sereno possibile, ma con una qual certa urgenza. È, quindi, positivo il fatto che si sia assunta, all'interno del dispositivo della mozione, la necessità di trovare su base regionale siti di stoccaggio, siti di conferimento idonei alla messa in sicurezza di quel materiale che viene rimosso e bonificato. E, poi, essendoci una filiera di lavoro nuova che si avvia, che è quella, appunto, dei lavoratori interessati alla bonifica, è necessario che anche su questi lavoratori ci sia tutta l'attenzione e l'impegno massimo perché la tutela della salute di questi lavoratori non venga messa a rischio e venga garantita.
  Tra gli altri aspetti che meriterebbero attenzione rispetto ai mancati finanziamenti, c’è l'istituzione del Fondo vittime amianto del 2008, così come quello sul Pag. 10risanamento degli edifici, sempre del 2008. Circa il primo, chiediamo che venga incrementato. È fondamentale che la quota messa a disposizione da parte dello Stato su questo Fondo venga incrementata e che, soprattutto, venga estesa la platea. Infatti, qui dobbiamo affrontare un altro tema, che è quello che le patologie legate all'amianto non colpiscono solo direttamente i lavoratori che hanno avuto diretto contatto con questo materiale, ma è dimostrato ed ampiamente riconosciuto che una platea sempre più ampia di cittadini viene interessata alle patologie asbesto-correlate semplicemente per un contatto di natura ambientale. Non dobbiamo, quindi, inventarci niente, se non andare a vedere e tramutare anche in termini previdenziali quello che è effettivamente un dato di fatto che gli studi epidemiologici ci dimostrano con una drammatica evidenza.
  E, poi, il tema fondamentale che mancava ad alcune di queste mozioni e che emerge con una certa drammaticità. È il tema che ci chiedono coloro i quali le bonifiche le hanno fatte. E chi ha fatto le bonifiche sino ad ora sono in primo luogo gli enti locali, i comuni in particolare. E ci chiedono che queste spese, le spese relative alle bonifiche straordinarie di amianto, vengano espunte dal Patto di stabilità. È una richiesta di buonsenso, è una richiesta assolutamente legittima. E mi fa piacere che questo punto, che non era presente in altre mozioni, ma era presente nella mozione, da me firmata, di Sinistra Ecologia Libertà, sia stato assunto come impegno comune e abbia trovato ascolto anche da parte del Governo, Governo che viene chiamato in causa dal primo cittadino di una città, che è quella di Casale Monferrato, da cui in qualche modo tutto è partito rispetto all'amianto, sia nella sua produzione, che nelle lotte che ne sono conseguite per una piena coscienza rispetto alla pericolosità di questo elemento.
  E il sindaco, appena insediato, di questa città, una donna tenace, prima ancora di formare la propria giunta, ribadisce quello che è stato un impegno, una richiesta reiterata nell'arco di questi anni da diverse amministrazioni e chiede, appunto, che il meccanismo del Patto di stabilità venga rivisto, proprio perché il meccanismo del Patto di stabilità – scrive in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio – impatta anche sulle attività di bonifica, che fino ad oggi sono mai state escluse dai vincoli di spesa, e ci costringe a tenere in attesa progetti già pronti e a rinviare le gare di appalto per carenza di spazi di pagamento.
  Negli ultimi anni il comune è stato fortemente penalizzato perché non ha potuto avviare tutte le bonifiche che sarebbe stato in grado di gestire, quindi ci troviamo realmente di fronte a un assurdo di comunità che hanno fatto della bonifica e dell'impegno rispetto alla lotta dell'amianto un loro dato fondativo e, per i vincoli di finanza pubblica riferiti, appunto, al Patto di stabilità, vengono impediti nella loro azione di bonifica.
  Io ricordo che, peraltro, sono primo firmatario di una proposta di legge che chiede l'esclusione dal Patto di stabilità delle bonifiche di tutti i siti di interesse nazionale, non solo quelli riferiti all'amianto. Credo che, se noi vogliamo fare un'azione concreta di bonifica e anche di rilancio di un certo tipo di economia, questo tema lo dovremo affrontare prima o poi, lo dovremo affrontare non solo in sede nazionale, ma dovremo approfittare anche di questo semestre europeo alle cui porte siamo e in cui la Presidenza italiana si preannuncia come rivoluzionaria, o vuole essere come tale, ma che questo punto imprescindibile rispetto alla revisione delle politiche di austerità per come lo abbiamo interpretate fino ad oggi, siano punto dell'agenda della Presidenza italiana. Lo chiediamo perché ci sembra un punto qualificante di questo semestre europeo.
  Così come ci inseriamo nel solco di altre iniziative già prese dal Governo per cui il Fondo per il risanamento degli edifici abbia una priorità rispetto ai tanti edifici pubblici che hanno coperture in amianto, o amianto all'interno delle proprie strutture, e lo chiediamo in particolare per quegli edifici che ospitano scuole, Pag. 11ospedali e caserme, proprio perché la grande frequentazione degli edifici diventa inevitabilmente un elemento di grande pericolosità.
  Io credo che oggi sia una buona giornata su questo tema, sapendo che una mozione è un atto di indirizzo e deve in qualche modo trasformarsi, da un lato, in azioni concrete da parte del Governo rispetto al reperimento di risorse e all'indirizzo di tali risorse e, dall'altro, con l'auspicio che si faccia ancora un passo avanti rispetto alla parte normativa, legislativa, proprio perché la sensibilità – vedo con estremo piacere – è cambiata. Il senso di questa mozione – che verrà votata, da quello che ho capito, in senso unitario, perché è stata redatta in modo unitario – ci dà il tratto di questa nuova sensibilità e su questo, ovviamente, esprimiamo il voto favorevole del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà e ringraziamo la collaborazione degli altri gruppi, che, su questa tematica, hanno accettato la sfida, anche alta, su cui il Governo si cimenta oggi rispetto al recepimento sugli indicatori della finanza pubblica e del Patto di stabilità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, anche Forza Italia si associa a quanto altri colleghi hanno evidenziato per questa mozione: un risultato più che accettabile il fatto che si sia riusciti, su questo grave problema dell'inquinamento da amianto di tutti i siti inquinati, a raggiungere l'obiettivo di fare una mozione unitaria.
  Solitamente io, per quella che è la mia esperienza, non ho visto grande utilità in riferimento a molti dibattiti sulle mozioni, però in questo caso è stato veramente utile discutere su un problema reale e discutere anche in maniera appropriata e approfondita, senza dividersi.
  Noi abbiamo un grave problema nel nostro Paese perché, già nella discussione sulle linee generali, tutti i colleghi, compreso anche l'intervento fatto da Forza Italia, hanno evidenziato tutta l'evoluzione storica che si è avuta sull'inquinamento da amianto, e si è fatto il punto. Quindi, il Parlamento, nel dare l'indirizzo al Governo, ha fatto il punto sulle cose buone che si sono fatte e le tante ancora che rimangono da fare.
  Non c’è dubbio che dal Parlamento venga un monito molto forte nei confronti del Governo, nel senso di procedere con la massima urgenza a varare in via definitiva il piano nazionale dell'amianto; così come riteniamo che, spesso e volentieri, i consigli regionali siano inadempienti rispetto a quello che riguarda non solo i piani e i censimenti, ma anche e, soprattutto, nel contesto della realizzazione degli interventi già previsti rispetto alle procedure, di attivare le bonifiche e la spesa, poi, che deve essere effettuata per questi siti da bonificare.
  Ora, è fin troppo evidente che sul problema del censimento è chiaro che il Governo deve pensare a interventi sostitutivi e che non può più essere tollerata l'inerzia di molte regioni. Anche per quanto riguarda il problema delle risorse assegnate ad alcune regioni, che, poi, per vari motivi, per vari ritardi, non vengono assolutamente utilizzate nei tempi dovuti e quant'altro, anche lì, io penso che sia necessario pensare a interventi sostitutivi.
  Ritengo che il Governo, nel semestre europeo e anche al di fuori del semestre europeo, debba assumere l'impegno rispetto ad una esigenza forte che parte dal territorio e che anche in questo Parlamento, a più riprese, e da parte di tutti è stata evidenziata: cioè quella di svincolare dal calcolo del Patto di stabilità le risorse utilizzate per il disinquinamento e la bonifica dei siti inquinati per quello che riguarda l'amianto. Ciò in particolare, è chiaro, per gli edifici pubblici, ma non solo per gli edifici pubblici: anche per tutto il resto, una volta fatto il censimento. Questo è un impegno che deve essere preso dal Governo indipendentemente da quello che si riuscirà ad ottenere dal semestre europeo, non solo per le risorse impiegate per Pag. 12la bonifica dei siti inquinati da amianto, ma anche per i fondi europei, e quant'altro. Ma il Governo deve prenderlo in riferimento anche rispetto ai vincoli del Patto di stabilità interno, perché funziona – come tutti i miei colleghi sanno – in una maniera molto semplice: è importante che avvenga la riduzione di spese superflue, le tantissime spese nella spesa pubblica in generale, che è superiore a 800 miliardi di euro in alcuni Ministeri, e che si realizzino spazi finanziari per dare la possibilità, pur rispettando il Patto di stabilità interno, di fare queste spese.
  Non c’è dubbio che è anche un problema di natura sociale, assistenziale e sanitaria: non mi soffermo sulle gravi patologie, purtroppo, per chi è stato a contatto della asbestosi, e quant'altro, che viene provocata dalle polveri di amianto, ma mi riferisco anche non solo ai familiari, ma anche alla parte sociale. Infatti, una volta avuto il riconoscimento sarebbe utile non fare tutti quei mille controlli che periodicamente che vengono fatti; una volta che sia ha una patologia da mesotelioma, purtroppo, non si guarisce, quindi è inutile sottoporre a queste continue torture di natura burocratica questi pazienti, familiari, e quant'altro; e occorrerebbe anche che ci potesse essere l'alimentazione del fondo.
  Quindi, noi riteniamo che sia un fatto positivo quanto realizzato da questa mozione unitaria: dovremmo essere, poi, altrettanto vigili, fiscali con il Governo, perché questo è un atto di indirizzo importante su un problema grave, è ed è giusto che il Governo, oltre agli impegni assunti e all'apporto dato dal sottosegretario Bellanova nel concordare questa mozione unitaria, poi, dalla mozione, dalle parole scritte e quelle dette oralmente, passi anche ai fatti. Per questo, Forza Italia voterà convintamente a favore di questa mozione unitaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, le mozioni discusse in questi giorni affrontano tutte il tragico tema dell'inquinamento da amianto, delle vittime, delle poche tutele e del compromesso portato avanti negli anni, che ha svilito i diritti dei nostri cittadini.
  La decisione di unire tutte le mozioni in un testo unitario è sicuramente un primo concreto segnale di attenzione o volontà di affrontare questa tematica da parte di tutti senza strumentalizzazioni rispetto ad un tema così importante e delicato; ancora di più visto che, ogni anno, in Italia, 3 mila persone muoiono a causa dell'amianto.
  Da studi medici sui casi di malattia e decesso si evidenzia come 69,8 per cento delle persone colpite da malattia amianto-correlata presenta un'esposizione professionale, il 4,5 per cento familiare, il 4,7 per cento ambientale. Tutte queste vittime potrebbero e avrebbero dovuto essere salvate, anche e soprattutto dopo la messa al bando dell'amianto nel 1992. Eppure, evidentemente qualcosa non ha funzionato, nonostante le normative poste in essere nel corso degli anni. La latenza della malattia è molto lunga (circa 40 anni) e sono assai rari i casi per i quali risulta più breve di dieci. La lotta alle patologie correlate all'esposizione alle fibre di amianto, così come il riconoscimento di aiuti e di prestazioni in favore dei lavoratori che hanno contratto specifiche patologie ad esso correlate, non può più aspettare: è urgente dare delle risposte efficaci a chi le aspetta da anni. I malati affetti da patologie asbesto-correlate, non avendo raggiunto i requisiti per la maturazione del diritto alla pensione, spesso vedono la negazione, oltre a quello alla salute, anche al diritto ad una pensione, ed è per loro che chiediamo un impegno chiaro al Governo, l'impegno a garantire un reddito da pensione a queste vittime con un pensionamento anticipato.
  Molto numerose, purtroppo per il nostro Paese, sono le realtà industriali nelle quali si è fatto indiscriminato uso di materiali contenenti amianto e città come Casale Monferrato, Bari, Siracusa, Manfredonia, Pag. 13Avellino e Civitavecchia, tra le altre, ma ne esistono molte altre, purtroppo, che hanno dovuto, e stanno tuttora pagando, un prezzo altissimo in termini di vite umane a causa dell'indiscriminato utilizzo del suddetto pericolosissimo inquinante. Risulterà pertanto evidente la necessità di invertire una tendenza che fino ad oggi ha registrato tanto l'utilizzo indiscriminato di materiali contenenti amianto nei principali cicli produttivi, quanto la colpevole inerzia degli enti preposti alla tutela dei lavoratori esposti e delle loro famiglie, al fine di minimizzare, per quanto ancora possibile, le gravi conseguenze di trascuratezze oggi di fatto riconosciute e non più ulteriormente tollerabili.
  Chiedevamo pertanto con la nostra mozione che entro il 30 giugno 2015, d'intesa con le regioni, venisse eseguita la mappatura dell'amianto contenuto nelle scuole e alla sua rimozione. Chiediamo che sia terminata la mappatura dell'amianto in ogni sito di pubblica fruizione entro il dicembre 2016, ma soprattutto che anche attraverso un incentivo finanziario si sostengano le bonifiche da parte dei titolari di edifici pubblici e privati o porzioni di essi contenenti amianto, ponendo come obiettivo una bonifica totale per la data del 1o gennaio 2020. Chiediamo, inoltre, che quest'Aula si esprima sulla creazione di un sistema di informatizzazione e di una banca dati dei processi di bonifica e che si individuino dei siti idonei allo stoccaggio dell'amianto in ciascuna regione italiana entro il 1o gennaio 2015, così come chiediamo al resto del Parlamento di impegnarsi affinché si verifichi l'omogeneità dei trattamenti delle patologie asbesto-correlate sul territorio nazionale, monitorando, in particolare, i trattamenti chirurgici e chemioterapici, predisponendo adeguate risorse per la valutazione degli outcome clinici e di qualità di vita dei pazienti, incentivando la ricerca clinica e laboratoristica nel settore. Vogliamo soprattutto che il Governo assuma delle iniziative per escludere dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del Patto di stabilità interno le spese per gli interventi di messa in sicurezza e bonifica dell'amianto, attivandosi anche in sede europea per lo scorporo di questi saldi.
  Abbiamo deciso di tralasciare alcuni punti della nostra mozione in questa mozione unitaria, vista l'importanza di un'unità parlamentare sulla tematica, ma chiediamo comunque che ci siano dei tempi e delle risorse certe per il prepensionamento. Non vogliamo che questi impegni rimangano unicamente degli impegni sulla carta. Ci riserviamo comunque di affrontare questi ulteriori punti e questa questione dell'amianto con la nostra proposta del legge già depositata e chiediamo ulteriormente che questi impegni vengano realmente attuati per risolvere un problema tanto annoso quanto pericoloso per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bargero. Ne ha facoltà.

  CRISTINA BARGERO. Signor Presidente, ringrazio il Governo per il lavoro fatto e anche gli altri gruppi, per essere giunti ad una mozione unitaria. Questo mi fa particolarmente piacere, perché invece, durante la campagna elettorale per le europee, si è un po’ strumentalizzata la vicenda amianto dicendo che sarebbero stati sottratti 2,5 milioni di euro dal fondo amianto per destinarli all'Expo: notizia assolutamente falsa.
  Ma la gravità dei problemi legati all'amianto ha fatto sì che il Parlamento sia giunto appunto ad una soluzione condivisa.
  Purtroppo per anni l'amianto è stato un utilizzato, e anche esaltato per le sue caratteristiche di lavorabilità, isolabilità, leggerezza, quanto poi invece è stato esecrato quando ne sono stati percepiti i rischi per la salute. E nonostante ormai l'amianto dal 1992, come già detto da molti colleghi, sia stato messo al bando in Italia, purtroppo continuiamo ad assistere a decessi per malattie asbesto-correlate nel nostro Paese, e addirittura studi epidemiologici Pag. 14prevedono che nei prossimi 15-20 anni noi avremo un picco.
  Anche il Ministero della salute ha definito la diffusione dell'amianto come un'emergenza nazionale: ogni anno sono circa 3 mila le vittime per malattie asbesto-correlate, e nella sola Casale Monferrato 1.800. «Vittime della malapolvere», così come definito da Silvana Mossano, una giornalista casalese: prima sono morti gli operai, poi è iniziato a morire anche chi non aveva mai lavorato in fabbrica. Ecco, le prime misure nei confronti delle vittime dell'amianto sono state prese solo nei confronti dei lavoratori: infatti il Fondo istituito presso l'INPS prevedeva una tutela solo nei confronti degli esposti e dei loro familiari. Noi, in questa mozione, chiediamo al Governo di fare un passo ulteriore, di prevedere una tutela anche nei confronti dei familiari delle vittime che non siano ex esposti o lavoratori.
  Ma è possibile solo un indennizzo monetario per una tragedia così grande come quella dell'amianto ? La risposta è no, ci vuole un indennizzo ulteriore, che è un indennizzo civile e morale; e questo indennizzo noi lo possiamo avere solo attraverso una seria opera di bonifica, la bonifica che si avrà solo con l'attuazione piena del Piano nazionale amianto, come già detto prima dai colleghi: occorre che il Piano nazionale amianto sia finalmente operativo, con tempistiche e risorse certe. Occorre che il Fondo nazionale amianto, anche, per il risanamento degli edifici pubblici abbia risorse certe, perché è dal 2008 che non vengono messe risorse in questo Fondo: anzi, sono state sottratte poi nel 2008 alcune risorse dal Fondo nazionale amianto per l'abolizione dell'ICI prima casa.
  È necessario che dal patto di stabilità vengano espunte tutte le spese che riguardano il risanamento ambientale. Io sono certa che il Governo recepirà... Questa è una mozione, è un atto di indirizzo, ma io sono certa che il Governo recepirà questi indirizzi, perché è una priorità anche del Governo Renzi, come definito nel DEF, la cura e la tutela dell'ambiente.
  Ecco, solo attraverso la completa bonifica e prevenzione dell'amianto noi finalmente potremo dire «fine» a questa tragedia. E sui balconi di Casale Monferrato, in occasione della pronuncia della sentenza di primo grado del processo Eternit, campeggiavano le bandiere tricolori con la scritta «Eternit giustizia»: una giustizia che sarà compiuta pienamente quando l'opera di bonifica dell'amianto sarà completata nel nostro Paese. Annuncio il voto favorevole del partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Avverto che a seguito di un fraintendimento tra i firmatari è stata annunciato il ritiro della risoluzione Di Lello ed altri n. 6-00076. Chiedo all'onorevole Di Lello se intenda effettivamente ritirarla. Prego, onorevole Di Lello. Chiedo anche al collega davanti a lei se può sedersi.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, no, resta la risoluzione, che tra l'altro, credo, è in linea anche con le disposizioni contenute nella mozione di maggioranza. C’è una specificazione su alcune categorie, non vedo il motivo per cui dovrebbe essere ritirata.

  PRESIDENTE. La ringrazio, a questo punto. Intanto invito i colleghi a prendere posto.
  Non ritirandola, a questo punto il Governo dovrà esprimere il parere anche su questa risoluzione. Sottosegretario Bellanova, per favore, se... Chiedo ai colleghi, onorevole Vaccaro... Colleghi... Onorevole Ragosta...

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente ...

  PRESIDENTE. Prego. Se i colleghi liberano l'emiciclo... Intanto prendiamo posto, per favore.

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il parere è favorevole, a condizione che i Pag. 15firmatari accettino la riformulazione, là dove impegna il Governo «a valutare la possibilità di adottare ogni opportuna iniziativa che possa ridurre i tempi dell'istruttoria tecnica finalizzata all'accertamento dell'eventuale esposizione all'amianto da parte del personale civile del Ministero della difesa».

  PRESIDENTE. Bene, a questo punto chiedo all'onorevole Di Lello se accetta la riformulazione.

  MARCO DI LELLO. Accetto la riformulazione perché contiene un impegno del Governo a lavorare in questa direzione.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Migliore, Bargero, Grande, Dorina Bianchi, De Mita, Palese, Fedriga, Taglialatela, Balduzzi, Di Lello (che conferma di aver sottoscritto anche questa mozione unitaria) ed altri n. 1-00505 (ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Barbanti non riesce a votare, Colletti, Rizzetto, Milanato, Gelmini, Giuliani, Carfagna, Calabrò, Boccia, Librandi, Bonifazi, Bonanno, Colaninno, Impegno, Sanga, Pizzolante... e poi chiudiamo. Abbiamo votato tutti ? Corsaro, Quaranta, Nicchi... colleghi sapete che la prima votazione della giornata, quando si celebra meno di mezz'ora non dura... Tancredi, Sani, Pellegrino... Onorevole Matarrelli, provi a votare, la invito ad avere fiducia nella Presidenza, provi a votare... Bratti, Alfreider, Ciprini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  460   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 460).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Di Lello ed altri n. 6-00076, come riformulata su richiesta del Governo e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Di Lello, Pesco... L'onorevole Ginoble non riesce a votare. Provi a votare... Prestigiacomo, onorevole Catanoso, provi a votare, non la sblocchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  Sospendiamo ora la seduta, che riprenderà alle ore 12,30 con le dichiarazioni di voto sul disegno di legge di conversione n. 2433 con ripresa televisiva diretta.

  La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 12,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1465 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale. Deleghe al Governo per il completamento della revisione della struttura del bilancio dello Stato, per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa, nonché per l'adozione di un testo unico in materia di contabilità di Stato e di tesoreria (Approvato dal Senato) (A.C. 2433).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di Pag. 16legge, già approvato dal Senato, n. 2433: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale. Deleghe al Governo per il completamento della revisione della struttura del bilancio dello Stato, per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa, nonché per l'adozione di un testo unico in materia di contabilità di Stato e di tesoreria.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato approvato l'articolo unico del disegno di legge, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia e si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2433)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghese. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore !

  MARIO BORGHESE. Signor Presidente, oggi siamo chiamati a esprimere la nostra posizione sul decreto-legge IRPEF, sul quale abbiamo comunque molte perplessità, così come le abbiamo sull'azione complessiva del Governo.
  Il Premier Renzi dovrebbe essere il Presidente del Consiglio di tutti gli italiani, ma l'azione governativa, fin dall'inizio del suo mandato, sembra aver messo in secondo piano una consistente parte degli italiani, quelli residenti all'estero, quelli che noi del MAIE specificamente rappresentiamo in questo Parlamento.
  Vorrei chiedere al Presidente del Consiglio: chi sono per lei gli italiani residenti all'estero ? Cosa rappresentano i 4 milioni di elettori che, tra l'altro, in buona parte sono elettori del suo partito ?
  Gli italiani all'estero stanno ancora aspettando che questo Governo cambi verso alla politica, a una comunità che esiste e promuove l'Italia e il made in Italy senza ricevere nulla in cambio. Una comunità che in alcuni casi deve pagare un'IMU più alta dei connazionali residenti in Italia, perché la casa che un italiano possiede in Italia viene considerata seconda casa. Una comunità che perde le sue sedi diplomatiche e gli istituti italiani di cultura a causa di una spending review ottusa.
  Noi del MAIE lo abbiamo denunciato molte volte, abbiamo protestato al fianco dei nostri connazionali contro le chiusure delle sedi diplomatiche in Uruguay, in Svizzera, a Santo Domingo, e abbiamo presentato delle interrogazioni. Ma cosa abbiamo ottenuto ? Niente !

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Borghese, chiedo scusa: colleghi, non passate davanti al collega che sta intervenendo. Siamo anche in diretta televisiva. Prego, onorevole.

  MARIO BORGHESE. Anzi, mi correggo: noi italiani all'estero abbiamo ottenuto questo decreto, in cui è stato inserito un emendamento che è una vergogna per un Paese come l'Italia dove la legge stabilisce che si è cittadini per nascita.
  Con questo decreto, il Governo sta modificando di fatto la legge sulla cittadinanza sulla base del reddito dei cittadini che la richiedono. Da domani infatti chi chiederà il riconoscimento della cittadinanza jus sanguinis dovrà pagare una tassa di 300 euro.
  Forse sarà un problema minore per questo Governo, ma di certo non lo è per migliaia di discendenti di italiani emigrati che, da anni, fanno la fila davanti ai consolati per vedersi riconosciuto un sacrosanto diritto.
  Come si fa a chiedere 300 euro agli italiani residenti all'estero, che magari vivono in un Paese dove quella cifra corrisponde ad un intero stipendio ?
  E come farà una famiglia di due o tre persone che devono richiedere la cittadinanza ?Pag. 17
  Oggi noi del MAIE votiamo contro questo Governo che vende la cittadinanza italiana solo a chi se la può pagare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà. Invito i colleghi a mantenere il silenzio.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, gli ultimi dati che abbiamo a nostra disposizione, che ci sono stati forniti dalle ambasciate, ci stanno a dimostrare un esito biblico verso i Paesi dell'Europa.
  Basti pensare che soltanto nel Regno Unito si hanno 2.000 iscritti ogni mese all'AIRE, che sono famiglie, giovani culturalmente validi, che hanno perso una speranza, una speranza di vita, una speranza di poter restare nel proprio Paese e di mettere a disposizione le loro intelligenze di questo Paese per farlo crescere e quindi rilanciarlo.
  Vi è bisogno quindi di riforme, di riforme forti e strutturali che incidano nel tessuto per fare in modo che la crescita sia a portata di mano. Bene, questo decreto che noi stiamo oggi approvando ha elementi importanti.
  Elementi che vanno nella direzione dell'equità, che restituiscono a coloro i quali hanno pagato fino adesso, e cioè i più deboli, somme che precedentemente, al di là di quello che si diceva – non si mettono le mani nelle tasche dei cittadini – stanno restituendo. Come, per esempio, la questione dell'IRAP, come per esempio la questione che va sulle rendite finanziarie, l'anticipazione e l'accelerazione dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. Bene, un'operazione forte, che rilancia l'opzione della crescita, ma che pone le basi di una società più solidale e più uguale, una società che dia risposte soprattutto a quelli che sono i più deboli del nostro Paese. Ecco, per questi elementi, signor Presidente e signor Viceministro, i socialisti voteranno a favore di questo provvedimento, convinti che bisogna fare ancora molto perché questa società cambi e perché questa società possa indirizzare questo Paese verso la crescita e lo sviluppo e, quindi, dare una speranza ai tanti giovani che oggi sono all'estero.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, come Centro Democratico consideriamo questo provvedimento giusto, un gesto di solidarietà non simbolico ma concreto verso coloro che hanno meno, verso i lavoratori a reddito medio-basso, che sono per definizione leali con il fisco. E questo è un elemento da non trascurare nel momento in cui si riafferma il principio della lotta all'evasione, prendendo finalmente in considerazione l'utilizzo a tutto campo delle nuove tecnologie, ma anche di meccanismi meno nuovi. Nel senso che, da anni, abbiamo tentato invano di segnalarli ai precedenti Ministri dell'economia, meccanismi che hanno prodotto buoni risultati in altri Paesi, dal contrasto di interesse persino agli scontrini gratta e vinci. Si riprende dunque dai penultimi e si cerca di muovere i consumi per far crescere l'economia.
  Ora, è necessario che il bonus fiscale diventi una misura stabile e che la si allarghi agli incapienti, cioè agli ultimi. E così la decisione del taglio del 10 per cento sull'IRAP, un'imposta odiosa per le imprese, specie per quelle che garantiscono occupazione. Le coperture indicano un percorso virtuoso che incide finalmente in maniera organica sulla spesa improduttiva. Certo, questo percorso va rafforzato con rigorosa continuità. È un primo passo, altri dovranno seguire, perché, se gli 80 euro rimanessero una tantum per il 2014, non tornerebbero in circolo, ma rimarrebbero nelle tasche di dieci milioni di italiani impoveriti ed impauriti dalla crisi. Qualche misura contenuta nel decreto appare dettata dall'esigenza di dare esempi, appunto esemplare. Non lo sottovaluterei. Dare il buon esempio è la cifra del nuovo Pag. 18civismo, di una nuova etica pubblica. Non ci si illude che tutto questo basti. La strada del consolidamento della ripresa è complessa e sconta la grave sottovalutazione della portata della crisi di questi anni. Ma la linea è giusta, il terreno delle riforme strutturali rappresenta la via corretta. Fare quel che non abbiamo saputo fare in questi anni è il nostro dovere.
  A livello internazionale hanno ripreso a guardarci con fiducia; non disperdiamola e agganciamola alla speranza che il nostro Paese possa fare di più e che un salto di qualità è alla nostra portata. Renzi ha dimostrato di saperci fare. Chi, come me, è stato qui anche nelle precedenti legislature coglie la novità di gruppi parlamentari vecchi e nuovi che, persino dall'opposizione, sentono la necessità di offrire un contributo costruttivo nell'interesse del Paese. Ecco, dopo aver creduto che le larghe intese fossero un mero calcolo politico, oggi constatiamo che il convergere sui problemi porta al superamento di contrasti spesso strumentali e se possiamo dare un consiglio, oltre a dare il nostro voto favorevole come Centro Democratico, è quello di perseverare nella ricerca di una profondità e di uno spessore sempre più necessari nell'azione di Governo. La speranza, per essere concreta e non superficiale, ha bisogno di questa profondità. È la ricerca incessante dell'interesse generale che deve ritornare ad essere la bussola dell'intero Paese. Solo così riusciremo davvero a svoltare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Plangger. Ne ha facoltà.

  ALBRECHT PLANGGER. Signor Presidente, i deputati della SVP-PATT condividono e sostengono il decreto perché contiene misure di sostegno dei redditi più bassi e della domanda interna che hanno effetti immediati, ma che dovranno essere strutturali con la legge di stabilità 2015 e potranno così contribuire al rilancio dell'economia.
  Le misure che oggi approviamo sono parte di una politica di riforme che attacca conservatorismi e rendite di posizione e interviene a sostegno delle realtà più critiche e che più di altre richiedono risorse, semplificazioni, innovazioni e incentivi.
  Apprezziamo, in ordine alle disposizione relativa alla RAI, contenute nel decreto-legge, la grande sensibilità dimostrata nei confronti delle minoranze linguistiche. Per i territori dove sono insediate le minoranze linguistiche tedesca, ladina, francese, slovena resta, infatti, la garanzia per legge che la sede della RAI continui ad operare in regime di autonomia finanziaria e contabile, anche perché tali sedi devono fungere necessariamente come centri di produzione per le trasmissioni nella lingua delle minoranze.
  Avremmo auspicato che, da parte del Governo, non fosse stata presa la decisione di ricorrere al voto di fiducia, perché ciò, di fatto, ha precluso la possibilità di emendare e di migliorare il decreto-legge. Fra i punti che avrebbero richiesto modifiche, a nostro giudizio, cito l'articolo 9 del decreto-legge: la riformulazione dell'articolo 3 del Codice dei contratti pubblici creerà seri problemi ai piccoli comuni e determinerà una burocrazia eccessiva, in particolare quando i comuni dovranno fare piccoli acquisti ed eseguire interventi urgenti. Anziché prevedere una deroga nell'utilizzo delle nuove procedure per l'acquisizione di lavori, beni e servizi, almeno per importi inferiori ai cinquemila euro, e anziché affermare la facoltà dei comuni di procedere autonomamente all'acquisizione di lavori, servizi e forniture mediante amministrazione diretta e con cottimo fiduciario entro 40 mila euro, il Governo ha voluto inserire, addirittura, una cosiddetta clausola di salvaguardia che impone all'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di negare il CIG, il codice identificativo gare, ai comuni se non ricorrono ad una centrale di committenza, anche per l'acquisto di sole due penne. Consideriamo questa clausola come un onere insostenibile. Suggeriamo, inoltre, di procedere con urgenza alla definizione di un nuovo accordo in Conferenza Stato-città ed autonomia locali per differire almeno il termine Pag. 19di esecuzione previsto per il 1o luglio 2014. Nei piccoli comuni sarà il caos, l'operatività dei comuni in questa fase transitoria, e nelle more della completa definizione dei soggetti aggregatori...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALBRECHT PLANGGER. ... deve essere garantita a tutti i costi.
  Apprezziamo però, comunque, una certa apertura dimostrata dal Governo con il voto favorevole ad alcuni ordini del giorno che affronteranno queste problematiche. Per queste ragioni i deputati del SVP-PATT voteranno a favore del decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, intendo innanzitutto lasciare agli atti, e comunicarlo ai cittadini che ci stanno seguendo in TV, la perdurante assenza del Presidente Renzi da quest'Aula. Un'assenza neppure giustificata da impegni all'estero, abbiamo verificato la sua agenda, il Presidente è a Roma mentre votiamo la fiducia al suo Governo per la tredicesima volta in pochi mesi; anche se oggi votiamo il provvedimento, la fiducia vera e propria l'abbiamo votata ieri, ma non c'era neanche ieri. Per la tredicesima volta, in pochi mesi ! Roba da fare impallidire Prodi, Berlusconi, Monti e Letta tutti insieme. Occorrerebbe vietare al Governo di mettere la fiducia in assenza del Presidente del Consiglio; è una contraddizione in termini: se mi chiedi la fiducia, ci devi almeno stare. Ci spiace per la garbata signora e Ministra Boschi, oggi assente, competente a tenere i rapporti con il Parlamento, ma la sua presenza non ci è politicamente sufficiente. L'impressione è che Renzi utilizzi la Camera dei deputati come una curva; viene quando deve lanciare qualche proclama per avere la «ola» da una maggioranza larga, ma piuttosto disincantata. Le pongo una domanda retorica in contumacia Presidente: perché, insieme al Senato, non prova ad abrogare anche la Camera dei deputati, viste le sua assenze, la decretazione d'urgenza, il combinato disposto di voti di fiducia e maxiemendamenti, l'abrogazione de facto del bicameralismo ?
  A lei piace emulare la storia di chi è stato definito «un uomo solo al comando» – confessi – e aspira a proiettare slide anche qui, trasformando i nostri questori in maschere. Spero le giungano, attraverso la Presidenza della Camera, le forme ufficiali di questa rimostranza.
  Vorrei ricordare che lo scorso lunedì, pochi giorni fa, proprio quando veniva posta la fiducia su questo provvedimento, ben 38 milioni di italiani si apprestavano a pagare circa 55 miliardi di euro tra TASI, IMU, IRES, IRAP, IVA, IRPEF. Mentre si deve registrare la notizia che più o meno i dati relativi all'evasione di IRAP e IVA corrispondono a questi valori.
  Noi le diciamo cosa pensiamo sulla lotta all'evasione e, con il silenzio imbarazzante della grande stampa, approfittiamo di questa circostanza per ricordarlo. Chiediamo che la lotta all'evasione sia una lotta alla grande evasione e che cessi ogni atteggiamento vessatorio nei confronti dei piccoli imprenditori. Non può più accadere che, mentre un proprietario di azienda familiare non viene pagato dalla pubblica amministrazione e contestualmente la banca gli chieda di rientrare dei fidi, il Governo sani un'evasione agli istituti di credito pari a 5 miliardi di euro. Deve accadere l'esatto opposto: anche in presenza del suo debito, lo Stato deve tendere una mano alle piccole imprese e chiedere alle grandi aziende, che oltretutto fanno affari grazie alla sua generosità, di tirare fuori le tasse dovute fino all'ultimo centesimo.
  Ricordo che questo Parlamento ha consentito la ricapitalizzazione delle banche private attraverso l'approvazione del decreto su Bankitalia per 7 miliardi e mezzo di euro. A fianco dei 5 miliardi di euro condonati alle banche, figura l'altra vergogna, più volte denunciata, dei 98 miliardi Pag. 20di euro di evasione accertati dalla Guardia di finanza, 5 dei quali «bollinati» dalla Corte dei conti, di cui aspettiamo con ansia il pagamento di soli 500 milioni di euro: praticamente lo 0,5 per cento dell'importo dovuto, alla faccia della lotta alla grande evasione fiscale ! Ci piacerebbe sapere perché questo atteggiamento iniquo – altro che giustizia sociale ! – sia riservato solo ai vostri potenti amici, gran parte dei quali amici storici della sinistra italiana.
  Chiediamo che ci sia una vera e propria rivoluzione del fisco, attraverso l'introduzione del modello del contrasto di interessi o dello «scarica tutto», unitamente all'individuazione di un tetto da mettersi in Costituzione alla pressione fiscale, per invertire la logica che fin qui ha prodotto il debito pubblico attuale, quella delle spese a piè di lista. Si deve stabilire a monte quello che si può chiedere al massimo a un cittadino, a una famiglia, a un'impresa – ne va della loro qualità della vita –, fare la somma e su questa misurare il bilancio dello Stato, fare gli investimenti e iniziare a stabilire la spesa pubblica che ci si può permettere, una, possibile e invalicabile. Fino ad allora, sempre a parlare di competitività e di giustizia sociale, si rischia di farsi male, ciò rischia di apparire come un mero esercizio di strumentalizzazione.
  Ci chiediamo quali siano – lo chiediamo al Presidente della Repubblica – le caratteristiche di necessità e urgenza previste dalla nostra Costituzione e perché ci sia questo silenzio assordante. In altre circostanze il Capo dello Stato è sempre stato particolarmente attento e ha richiamato i Governi al rispetto dell'articolo 77 della Costituzione. Oggi siamo in presenza di un'ennesima distrazione.
  Parlare, dunque, di misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale è solo una sorta di evocazione narrativa. C’è di tutto, infatti, in questo decreto, tranne la competitività e la giustizia sociale. Abbondano misure fiscali sempre più invasive e pressanti. Se, da una parte, il claim erano gli 80 euro in busta paga per portare – citazione del Presidente Renzi – «tua moglie in pizzeria» o «acquistare due libri in più per i tuoi figli», il controcampo è molto, molto meno romantico.
  Ci racconta di un decreto-legge di 60 articoli, attraverso cui si aumenta il bollo auto, si aumenta del doppio il bollo per il passaporto, si aumentano le tasse sui fondi pensione e sulle rendite fischiare dal 20 al 26 per cento, senza considerare che questa norma colpisce non i mega e multimiliardari, ma il piccolo risparmiatore che tenta di investire 5, 10 o 15 mila euro, caso mai il proprio TFR accantonato dopo decenni di lavoro. Pensiamo solo al caso più eclatante del pensionato che voglia garantirsi, appunto, una piccola rendita aggiuntiva dopo una vita di sacrifici.
  Si aumentano ancora le tasse sui servizi bancari. E non finisce qui: il servizio studi della Camera, che riteniamo più affidabile del Presidente Fonzie...del Presidente Renzi, chiedo scusa, ci scrive di problemi su tre dei principali filoni di questo provvedimento: l'IRPEF, i debiti della pubblica amministrazione, la Tasi. Sull'IRPEF ci dice che la platea dei soggetti interessati – lo cito testualmente e volutamente – «potrebbe avere e subire un cambiamento significativo sia dal punto di vista numerico sia dal punto di vista del reddito di riferimento realizzato da ciascun soggetto»; potrebbero essere aumentati quindi gli incapienti o i senza reddito da lavoro dipendente, potrebbero essere aumentati i soggetti beneficiari dei famigerati 80 euro. Sull'IVA e sui debiti della pubblica amministrazione, il servizio studi ci dice: «andrebbero acquisiti dei chiarimenti in merito alla tempistica di riscossione dell'IVA del pagamento dei maggiori debiti della pubblica amministrazione. Infatti, la quota IVA inclusa nello stimato pagamento dei 5 miliardi di debiti della PA, potrebbe essere suscettibile di non immediato incasso nell'anno 2014» e questo non è certamente da ritenersi un dettaglio. Sulla Tasi, invece, siamo in presenza di un pasticcio totale, la cui lettura degli atti vorrei risparmiare all'Aula, ma che è degna del più farraginoso rompicapo. Non sta in piedi, insomma.Pag. 21
  Inviterei il Presidente del Consiglio a cambiare narrazione: invece di raccontare quello che vuole fare, dica quello che ha fatto e spieghi questi meccanismi diabolici di legificazione ai quali ricorre. Non lo farà, perché ciò che produce è terribilmente brutto: la lettura delle sue leggi è un rompicapo che non ha soluzioni né con le formule matematiche né con le regole della logica.
  Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale è favorevole agli 80 euro in busta paga: come si fa ad essere contro ? È come se ti chiedessero se vuoi bene alla mamma. Risposta: voglio bene alla mamma. Il fatto è che questo decreto sulla giustizia sociale è l'immagine dell'ingiustizia, perché esclude dagli 80 euro, paradossalmente, proprio coloro che stanno peggio di chi questo decreto vorrebbe far stare meglio: i pensionati, soprattutto quelli sociali, i cassintegrati, i lavoratori autonomi, i disoccupati e tutti coloro che non hanno un lavoro dipendente, gli esclusi, i paria del renzismo.

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABIO RAMPELLI. Vede, signor Presidente del Consiglio, lei ha usato la tecnica persuasiva del plagiatore e per ora sembra essere riuscito nell'intento.

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABIO RAMPELLI. Concludo, Presidente. Colleghi, riteniamo di essere in presenza dell'ennesimo Governo che ritiene e pensa di poter risolvere i problemi dell'Italia aumentando la pressione fiscale. Per un patto sancito con gli italiani, abbiamo deciso di fare il nostro lavoro al servizio del nostro popolo e quindi, per questa profonda ragione di principio, votiamo contro questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Viceministro Morando, il decreto su cui ci accingiamo ad esprimere il voto finale è un provvedimento importante e non solo perché sulla vicenda 80 euro il Governo Renzi ci ha messo la faccia, ma anche perché si tratta del primo provvedimento, dopo anni, che mette mano ad una riduzione del costo del lavoro.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 12,55).

  GIAN LUIGI GIGLI. Apprezziamo dunque sia l'intento di operare una iniziale ridistribuzione del reddito, che quello di ridurre il cuneo fiscale che grava sulle imprese.
  Apprezziamo anche che ciò sia avvenuto senza aumentare le tasse ai lavoratori, ma utilizzando altri strumenti, alcuni dei quali vogliamo segnalare, quali la tassazione delle rendite di natura finanziaria (le cui aliquote sono state elevate al 26 per cento), la tassazione della rivalutazione delle quote di partecipazione al capitale di Banca d'Italia, portate anch'esse al 26 per cento, il contenimento delle spese di personale delle aziende speciali e delle società partecipate, la riduzione della spesa per acquisto di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni, ivi compresi gli enti locali, riducendone nel contempo i costi tramite la centrale di acquisto del Consip e la pubblicazione dei prezzi unitari di riferimento.
  Apprezziamo anche il tetto di 240 mila euro disposto dall'articolo 13 per il trattamento economico annuo omnicomprensivo per chiunque riceva emolumenti dalla pubblica amministrazione. Consideriamo significativo pure l'intervento previsto per il contenimento delle locazioni passive, nonché per la razionalizzazione degli spazi in uso alle amministrazioni pubbliche. Infine, giudichiamo importante il complesso delle misure per la riduzione dei debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni. È per questi motivi che noi Popolari per l'Italia approviamo convintamente il provvedimento e il nostro gruppo non farà mancare il proprio sostegno nel voto finale.Pag. 22
  Da un Governo che si caratterizza per la spinta riformatrice, una spinta da noi cordialmente condivisa, avremmo però voluto di più. Vorremmo, cioè, interventi ancor più incisivi, in grado di abbattere ulteriormente il cuneo fiscale per rimettere le imprese in condizioni di competere sul mercato e di riprendere ad assumere personale. Oltre che attraverso l'aumento degli occupati, vorremmo mettere altri soldi in circolazione e sostenere i consumi, anche attraverso una maggiore giustizia fiscale, in grado davvero di redistribuire ricchezza a di ridare ossigeno ad una domanda asfittica. È vero, in questo contesto economico probabilmente non si poteva fare di più ed è già molto quello che il Governo è stato in grado di fare in poco tempo e con le risorse a disposizione. Ma per dare continuità temporale agli interventi adottati e, soprattutto, per poter fare di più occorre recuperare altre risorse senza tassare ulteriormente un Paese allo stremo. Lasciamo ai giudici e alla nuova autorità anticorruzione diretta da Raffaele Cantone il compito di liberare risorse attraverso la lotta alla corruzione. È però nostra diretta responsabilità intervenire sullo sperpero e sull'evasione. È certamente una fonte di sperpero il sistema di agevolazioni a pioggia a favore delle imprese. Un sistema che, premiando allo stesso modo imprese sane e imprese decotte, è stato oggetto di critiche da parte della stessa Confindustria, il cui presidente Squinzi ebbe a dire significativamente che a fronte di un più drastico taglio dell'IRAP, non avrebbe esitato a rinunciare alle agevolazioni generalizzate. Il taglio dell'IRAP, infatti, abbattendo il costo del lavoro, premierebbe solo le imprese che investono ed assumono, cioè le imprese che producono ricchezza.
  Noi riteniamo meritevole di approfondimento il cosiddetto rapporto Giavazzi, che quantifica in 10 miliardi di euro la spesa pubblica potenzialmente aggredibile, oggi dissipata in agevolazioni a pioggia alle imprese. Approfondire vuol dire vedere quanto e dove tagliare, ma è certo che da quella via è possibile ottenere un significativo ulteriore abbattimento del cuneo fiscale che grava sulle nostre imprese. Insieme alle imprese, l'altro soggetto che ha bisogno di maggiori interventi sono certamente le famiglie. Il bonus IRPEF di 80 euro costituisce certamente la misura del decreto-legge più qualificante ai fini della redistribuzione del reddito a favore delle fasce meno abbienti. Tuttavia, esso presenta alcune involontarie contraddizioni, forse a causa della fretta con cui è stato prodotto in prossimità delle scadenze elettorali.
  Il beneficio del bonus IRPEF, infatti, se da un lato permette una boccata di ossigeno a lavoratori con redditi tra la soglia di incapienza e i 25 mila euro annui, dall'altro dimentica gli incapienti, cioè quelli che più avrebbero avuto bisogno di sostegno, e crea oggettive distorsioni a danno delle famiglie. Una coppia di fatto, senza figli, nella quale i due partner guadagnino 25 mila euro a testa, beneficerà, non di uno, ma di due bonus mensili di 80 euro, pari a 2 mila euro complessivi in più nell'anno, arrivando così a poter disporre di 52 mila euro all'anno in totale per due persone. Invece, una famiglia con un unico reddito di 26 mila euro e con quattro figli a carico non potrà godere di alcun beneficio fiscale e dovrà continuare a provvedere ai bisogni di ben sei persone con soli 26 mila euro. Il mio amato poeta romano Trilussa definiva la statistica quella scienza per la quale, se io mangio un pollo e a te non tocca nulla, in media, statisticamente, abbiamo mangiato mezzo pollo ciascuno.
  Insieme alle famiglie, le stesse amare considerazioni statistiche trilussiane potrebbero farle i pensionati e alcuni lavoratori autonomi con redditi bassi. Nel corso del dibattito, il Governo ha manifestato la volontà di operare una correzione di rotta in occasione della legge di stabilità 2015. Apprezziamo certamente questa intenzione, ma crediamo che sia ormai maturo il tempo per adottare soluzioni ben più radicali, nello spirito dello stesso articolo 6 del decreto-legge che dispone che il Governo adotti misure per ottenere risorse dalla lotta all'evasione fiscale. A parte la fascia degli incapienti, che necessitano Pag. 23di provvedimenti ad hoc, per tutti gli altri contribuenti le misure che possono far emergere il sommerso e far muovere il Paese verso una maggiore giustizia fiscale ed una reale ridistribuzione del reddito, a cominciare dalle famiglie, sono solo la tracciabilità delle transazioni attraverso modalità di pagamento elettronico e un efficace sistema delle detraibilità.
  In occasione del dibattito sulla legge di stabilità 2014, avevamo proposto un primo settore di pressoché generalizzata evasione per il quale un sistema fondato sulla detraibilità quasi totale avrebbe permesso di aiutare sensibilmente le famiglie nel mantenimento e nell'educazione dei figli e nell'accudimento degli anziani grazie ai fondi derivanti dalla tassazione dei redditi che ora sfuggono al fisco. Avevamo dunque proposto la detraibilità di spese per acquisto dei libri, per le baby sitter, per le badanti, per le cure odontoiatriche per i bambini, per le ripetizioni scolastiche, per gli alloggi per gli studenti. Era solo un piccolo assaggio in direzione della rivoluzione copernicana costituita dalla progressiva generalizzazione di un sistema fiscale basato sulla detrazione.
  Oggi paghiamo troppe tasse perché non tutti le pagano; più che potenziare la Guardia di finanza, occorrerebbe trasformare ogni cittadino onesto in un nemico feroce dell'evasione, che abbia interesse diretto a chiedere la ricevuta per poter detrarre le spese attraverso il contestuale trasferimento dell'imposizioni fiscale su chi oggi evade. Per fare emergere il sommerso occorre dunque attivare, come in America, il contrasto di interessi. È di oggi l'annuncio del Governo che sul fronte dell'evasione fiscale presenterà un provvedimento inteso a limitare l'uso del denaro nelle transazioni. Vogliamo sperare che, in occasione della prossima legge di stabilità, sarà possibile anche osservare un deciso mutamento di rotta nelle altre due direzioni da noi auspicate cioè l'abbattimento ulteriore dell'IRAP e l'estensione della detraibilità fiscale, incominciando dalle spese sostenute dalle famiglie per il mantenimento e l'educazione dei figli e per l'accudimento degli anziani a carico, riprendendo cioè la proposta da noi avanzata in occasione della legge di stabilità dello scorso anno.
  Questa è l'urgenza vera del Paese. L'urgenza vera del Paese non è certo, invece, quella di un provvedimento per le unioni civili tra omosessuali, il cui arrivo è stato annunciato con la grancassa subito dopo l'estate e per il quale, mentre si fa fatica a sostenere le famiglie, si prevede addirittura di trovare i fondi anche per le pensioni di reversibilità.
  Se andasse avanti questo provvedimento, le coppie omosessuali verrebbero equiparate in tutto al matrimonio previsto dalla nostra Costituzione, ad eccezione della prole, nella convinzione forse che a smantellare quest'ultima sostanziale differenza, tenuta in piedi purtroppo dalla biologia, ci penserà, prima o poi, qualche giudice in sostanziale accordo con il business della procreazione medicalmente assistita.
  E, infine, mi sia consentito un ultimo brevissimo inciso. È stata prevista e ed è stata già lamentata dal collega Borghese la tassazione per i cittadini italiani all'estero che intendano ottenere la residenza in Italia. Ecco riteniamo e auspichiamo che in futuro sarà possibile rivedere questo provvedimento, pensando casomai a caricare il gettito di denaro che si rende disponibile piuttosto sui visti dei cittadini extracomunitari che, a titolo di studio o per motivi di affari, desiderano recarsi in Italia. Noi stessi paghiamo, senza batter ciglio, quando dobbiamo recarci in America o in altri Paesi, non vedo perché non sarebbe possibile chiedere altrettanto ai cittadini di questi Stati e non gravare invece sui nostri connazionali all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Filippo Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Presidente, colleghi, De Gasperi affermava che la differenza fra un politico e uno statista sta nel fatto che il politico pensa alle prossime elezioni, lo Pag. 24statista alle prossime generazioni. E non c’è dubbio su dove collocare l'autore di questo provvedimento, chiaramente fatto in funzione delle elezioni europee, allo scopo evidente di fare il pieno di facili consensi e non certo per il bene generale del Paese. Questo bonus di 640 euro in cambio del voto assomiglia molto all'abolizione dell'IMU sulla prima casa, doverosa, non c’è dubbio, ma che non andava fatta in modo così raffazzonato. Qui si ripetono gli stessi errori, stessa fretta, stessa approssimazione, ma quanto a spregiudicatezza politica devo riconoscere che l'allievo Renzi ha superato di gran lunga il maestro Berlusconi, anzitutto per la cifra messa in campo. L'IMU sulla prima casa valeva quattro miliardi, e questo bonus quasi sette.
  Per un anno intero l'abolizione dell'IMU sulla prima casa ha condizionato, anzi bloccato, qualsiasi iniziativa di bilancio, impegnando Governo e Parlamento in una ricerca affannosa di coperture, con tagli ed entrate irreali, che puntualmente facevano scattare clausole di salvaguardia fatte di nuove accise su carburanti, alcolici, tabacchi e quant'altro suggeriva l'immaginazione nell'inventare nuovi tributi. Il tutto con provvedimenti fatti in fretta e male, che hanno portato a reintrodurre l'IMU-prima casa in modo surrettizio – l'abbiamo fatta uscire dalla porta ed è rientrata dalla finestra – trasformandola in tassa, a fronte di non ben specificati e quantificati «servizi indivisibili». Parlo, ovviamente, della TASI, disconosciuta e criticata, paradossalmente, anche dagli stessi esponenti del Governo, un grande caos ancora irrisolto in questo decreto-legge, tanto che è stato emanato un nuovo decreto-legge, il n. 88 del 6 giugno 2014, dal contenuto identico a quello che stiamo approvando, ma che ovviamente rischiava di scadere prima della prima rata del 16 giugno e di non essere, quindi, convertito.
  Adesso ci prepariamo a rivivere lo stesso copione dell'anno scorso. Le coperture previste per questo bonus, infatti, sono del tutto improbabili: l'aumento IVA, in conseguenza dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione, si è già rivelato ampiamente sovrastimato, visto che a seguito dei pagamenti del 2013 è stato ottenuto solo il 58 per cento del gettito IVA addizionale previsto; sul miliardo e 794 milioni, che dovrebbero derivare da una rivalutazione delle azioni della Banca d'Italia, grava il giudizio dell'Unione europea per illeciti aiuti di Stato, oltre che l'esito del probabile – pensiamo noi – contenzioso con gli istituti bancari; di difficile applicazione anche i risparmi sulle partecipate, vista l'indeterminatezza della platea e la loro effettiva capacità, oltre che possibilità, di effettuare le economie che sono state imposte.
  Di sicuro – questo ne siamo certi – ci saranno i tagli ai comuni e alle regioni, lineari, e cioè indiscriminati come sempre, senza una valutazione di merito che premi gli enti virtuosi. Naturalmente questi si tramuteranno in aumenti di tasse e tagli di spesa a livello locale, allargando quel divario già intollerabile fra quanto pagato dai cittadini e quanto reso loro in termini di servizi.
  Ma anche sul costo del provvedimento gravano incertezze, visto che col perdurare della crisi, dei fallimenti e delle perdite di lavoro aumenterà verosimilmente anche il numero di contribuenti che finiranno sotto la soglia di reddito di 26 mila euro annui nel 2014. Prepariamoci, dunque, a vedere applicate con matematica certezza clausole di salvaguardia identiche a quelle già viste nel 2013 e riprese in questo decreto-legge: aumento delle tasse sui carburanti, energia, alcolici e tabacchi, oltre ovviamente all'aumento delle tasse e dei tributi locali.
  Del resto, l'estemporaneità e l'incertezza di questa manovra sono attestate dallo stesso Governo, che prevede il bonus solo per il 2014. E non può essere altrimenti, in mancanza di tagli strutturali – questi sì, necessari – alla spesa statale improduttiva, prevedendo entrate come quella derivante dalla rivalutazione delle azioni della Banca d'Italia, che avvengono, se va bene, ogni cinquant'anni, e anticipando incassi in un'unica rata, quando prima erano previsti in tre anni.Pag. 25
  Quella che il Premier Renzi ci vende come una riduzione delle tasse sul lavoro, ben scandita lunedì dall'onorevole Gutgeld, è in realtà una spregiudicata manovra elettorale e una mistificazione ai danni dei contribuenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). A questo proposito, rileviamo un altro vizio di fondo, prodotto dalla cultura che ispira l'attuale azione di Governo. Cosa rappresentano, infatti, i 640 euro di sgravi sui lavoratori dipendenti ? Di sicuro non sono proporzionali al lavoro effettivamente svolto, ma prescindono da questo aspetto di fondamentale importanza. Basti pensare al paradosso che riguarda il part-time.
  Alcune categorie di lavoratori, pubblici o privati, non possono accedere a questa forma di lavoro perché costretti dalle ristrettezze del bilancio familiare, cosa che è stata completamente dimenticata in questo decreto. Pensiamo al caso concreto in cui uno dei due coniugi perda il lavoro e l'altro, unico in famiglia a produrre reddito, sia costretto a optare necessariamente per il tempo pieno. In questi casi il decreto-legge produce effetti paradossali, erogando il bonus a chi sta meglio e può permettersi il part-time, negandolo a chi invece è in difficoltà ed è costretto a lavorare anche oltre le 40 ore settimanali, superando così i 26 mila euro di reddito annuo. Si ottiene così il notevole risultato di premiare, a parità di livello retributivo, chi lavora meno e ha un reddito familiare maggiore: un po’ come San Francesco che fa l'elemosina ai più ricchi.
  Questa poteva essere l'occasione giusta per rimettere il lavoro al centro dell'attenzione, rendendolo più conveniente attraverso una reale e generale riduzione del cuneo fiscale. Bastava ascoltarci e accogliere le nostre proposte, cosa che non è stata fatta nelle Commissioni né qui, in Aula, avendo posto la questione di fiducia. Non dimentichiamo che la tassazione eccessiva è un deterrente soprattutto per la massa d'inattivi che hanno rinunciato a cercare un lavoro, non solo perché non lo trovano, ma anche perché, in parte, non gli conviene.
  L'Italia ha il primato del più ampio cuneo fiscale sul lavoro dipendente fra i Paesi OCSE e, contemporaneamente, la più bassa percentuale di lavoratori sulla popolazione attiva, scesa recentemente sotto la soglia del 60 per cento, quando la media europea è del 68 per cento e in Germania del 72 per cento, e l'Unione europea ha posto l'obiettivo al 75 per cento. C’è un'evidente correlazione fra i due fenomeni. Ma qui sembra manchino, appunto, gli strumenti culturali alla sinistra per distinguere concetti come «lavoro», inteso come prodotti e servizi effettivamente resi dal lavoratore, e «posto di lavoro» o «stipendio», che, evidentemente, non coincidono, soprattutto quando il datore di lavoro è lo Stato, che è un pessimo datore di lavoro.
  E non si può sicuramente affermare che questo sia un provvedimento volto non tanto a detassare il lavoro quanto a sostenere i redditi bassi. A questo riguardo, infatti, il grado di incoerenza, ingiustizia e contraddittorietà aumenta. È incomprensibile, infatti, l'esclusione dai benefici fiscali, previsti dal decreto, degli incapienti, di chi ha redditi da lavoro autonomo e di tipo pensionistico, che, spesso, si collocano non solo al di sotto del tetto dei 26 mila euro, ma anche al di sotto della soglia di sopravvivenza. La stessa Corte costituzionale in una sentenza ha ribadito che le pensioni, data la loro natura di retribuzione differita, non debbano essere considerate diverse dagli altri redditi e per questo la tassazione non possa prevedere forme discriminatorie, come avviene, invece, in questo provvedimento, in palese violazione dell'articolo 53 della Costituzione. Ma, ormai, non si contano neanche più le violazioni della Costituzione. Per non parlare dei disoccupati privi di sussidio, esclusi dal bonus quando, più di ogni altra categoria, avrebbero bisogno di misure di sostegno al reddito.
  Tutte queste considerazioni non fanno che portarci ancora una volta alla vera natura del provvedimento: un'illusoria, ingannevole, estemporanea manovra elettorale che finirà presto – come è stato dichiarato –, al contrario di quanto sostenuto Pag. 26dall'Esecutivo, e presenterà a breve il conto sotto forma di nuove tasse. E mentre il Governo vara queste pseudoriforme, gettando fumo negli occhi ai contribuenti, che siano cittadini o imprese, la disoccupazione raggiunge il livello record del 13 per cento; continuiamo a perdere occupati al ritmo di mille al giorno; i fallimenti – 3.600 nel primo trimestre di quest'anno – aumentano del 22 per cento rispetto al già pessimo 2013, registrando una media di due imprese fallite ogni ora. Il debito pubblico raggiunge nuove vette a quota 2.146 miliardi, mentre il PIL registra l'ennesimo dato negativo.
  Insomma, la ripresa si allontana e la troika si avvicina (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, vorrei anzitutto fare una considerazione preliminare: sul provvedimento che ci accingiamo a votare si è reso ancora una volta necessario porre la questione di fiducia da parte del Governo. Certo, i Regolamenti parlamentari non agevolano la rapida approvazione dei provvedimenti e per questo è importante, signora Presidente, che i lavori dell'apposita Giunta riprendano celermente, per evitare che l'utilizzo strumentale di procedure abbia effetti negativi sui tempi e sulla qualità dell'attività legislativa.
  Vengo ora al merito del decreto in esame, rubricato sotto il titolo: «Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale». È un provvedimento che contiene misure molto rilevanti, volte a favorire la competitività e ad incidere positivamente sulla difficile situazione economica del Paese.
  Esso si inserisce nel solco del percorso di riforme economiche e istituzionali avviate dal Governo in questi mesi. Mi soffermerò, per ovvie ragioni di tempo, solo su alcune misure contenute nel decreto, quelle che stanno più a cuore al gruppo di Scelta Civica e perciò legate al taglio della spesa pubblica improduttiva, alla riduzione della tassazione sul lavoro e del peso fiscale sulle imprese. Purtroppo, proprio su quest'ultimo aspetto dobbiamo concentrare la nostra attenzione, perché il provvedimento in esame rappresenta – e questo lo salutiamo con favore – una significativa seppur iniziale inversione di tendenza nella politica economica, abbassando la tassazione sul lavoro e sulle imprese e spostando il carico fiscale sulle rendite finanziarie, così come richiesto dalle organizzazioni internazionali e più volte dalla Commissione dell'Unione europea.
  Per quanto concerne gli interventi in materia fiscale, la misura più nota è rappresentata dall'introduzione, per l'anno 2014, del bonus mensile di 80 euro in busta paga ai lavoratori dipendenti a basso reddito. Una misura ampiamente condivisibile e salutata con favore anche da sindacati e associazioni di categoria. Essa rappresenta, infatti, un primo segnale di equità e di attenzione verso i circa dieci milioni di lavoratori dipendenti che hanno maggiormente risentito della crisi economica e, si spera, avrà l'effetto di incidere positivamente sul potere di acquisto delle famiglie, creando un clima di rinnovata fiducia nel Paese. Un secondo aspetto rilevante del decreto-legge è la riduzione delle aliquote IRAP. Tale disposizione è un primo passo verso la riduzione del carico fiscale per le imprese. Sarebbe però opportuno ampliare la platea dei beneficiari delle esenzioni dall'IRAP, estendendola alle piccole imprese individuali, ai professionisti e alle partite IVA con un ridotto volume di affari.
  Per quanto concerne l'aumento della tassazione delle rendite finanziarie, la cui aliquota passa dal 20 al 26 per cento, esso sposta l'onere fiscale dal lavoro e dalle attività produttive alla rendita finanziaria e ha in sé una significativa valenza redistributiva e di equità sociale. Abbastanza apprezzabile è anche la serie di provvedimenti legati alla spending review: misure di revisione e di razionalizzazione della spesa pubblica, di lotta agli sprechi e ai Pag. 27privilegi. Mi limito a segnalare le riduzioni di spesa per l'acquisto di beni e servizi, per consulenze e contratti di collaborazione, i limiti imposti al trattamento economico del personale pubblico, il recesso dalle locazioni inutili, il contenimento della spesa per il funzionamento degli organi costituzionali, il taglio dei costi delle società partecipate e controllate dallo Stato, il riassetto industriale e i tagli imposti ai bilanci della RAI pur senza intaccare la valenza del servizio pubblico. Particolarmente condivisibile, poi, è l'accelerazione impressa ai pagamenti arretrati della pubblica amministrazione, con la previsione di ulteriori 6 miliardi di euro per il pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili, che vanno ad aggiungersi alle somme già stanziate nel 2013.
  Alla nuova disponibilità finanziaria si aggiunge l'innovativa modalità di monitoraggio dei debiti delle pubbliche amministrazioni, con la semplificazione dello strumento della certificazione dei crediti, con la previsione di un indicatore annuale della tempestività dei pagamenti e l'introduzione di sanzioni a carico delle amministrazioni inadempienti. È quasi superfluo ricordare che lo sblocco di questi pagamenti è di notevole importanza per le imprese, soprattutto per quelle di piccole dimensioni, che spesso hanno problemi di liquidità, fino al paradosso di imprese che chiudono non per debiti ma per eccesso di credito. Il gruppo di Scelta Civica sarà particolarmente attento al monitoraggio di questa operazione di smaltimento dei debiti della pubblica amministrazione. Essa deve concludersi al più presto, soprattutto in presenza di un sistema che fatica a dare credito alle imprese. Assai apprezzabile è anche la disposizione che autorizza la spesa di 75 milioni di euro per il 2015 e di 100 milioni di euro per il 2016 per interventi in favore delle zone franche urbane, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia. Significative, infine, sono le norme che prevedono l'esclusione dal Patto di stabilità per gli anni 2014 e 2015, delle spese sostenute dai comuni per gli interventi di edilizia scolastica. Sui punti del provvedimento ora ricordati è innegabile che il Governo stia compiendo sforzi e proponendo soluzioni rispetto ai quali il gruppo di Scelta Civica non può che dichiararsi d'accordo.
  Per alcuni provvedimenti presi in esame, avremmo tuttavia preferito una diversa modulazione delle opportunità messe in campo. Per il bonus fiscale, ad esempio si poteva tener conto del quoziente familiare e favorire, in proporzione, le famiglie più numerose e monoreddito. L'intervento fiscale sull'Irap, come evidenziato ieri dal collega Mazziotti Di Celso, avrebbe potuto essere più coraggioso e quello sulla spesa pubblica certamente più incisivo (magari a partire dai tagli alle partecipate pubbliche).
  Ovviamente non ci iscriviamo al partito della retorica benaltrista. Sottolineiamo, in questa prospettiva, l'importanza della decisione assunta dal Governo nel DEF di rinviare il pareggio di bilancio per poter, in questi mesi, spingere più convintamente sull'acceleratore della crescita. Consideriamo, pertanto, le misure adottate in questo decreto-legge un'apprezzabile anticipazione di misure ben più coraggiose, sulle quali di qui a poco mi permetterò di spendere qualche riflessione.
  Occorre avere il coraggio delle riforme, tagliando interi capitoli di spesa improduttiva, sburocratizzando, semplificando, liberalizzando, privatizzando, innovando e contrastando senza se e senza ma corruzione ed evasione. A partire, magari, dalle misure sul lavoro: rispetto alle quali, oltre il decreto-legge Poletti, aspettiamo la riforma organica attraverso la legge delega, con un'armonica sintesi tra le esigenze di flessibilità e sicurezza sociale, legata quest'ultima alla possibilità di offrire ai nostri giovani contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti.
  Sburocratizzare e semplificare, si diceva, perché è nella farraginosità delle procedure che si insinua il potere discrezionale e incontrollato del funzionario infedele: un potere discrezionale che porta, da un lato, al triste fenomeno della privatizzazione del pubblico e, dall'altro, al potenziale rapido sviluppo di pratiche affaristiche e corruttive.Pag. 28
  Liberalizzare, dunque, per vincere la sfida della competitività. L'Istituto Bruno Leoni ha ritenuto il nostro Paese l'ultimo in Europa per livello di liberalizzazione dei mercati: una situazione che secondo le stime di Bankitalia vale circa l'8 per cento del PIL, l'equivalente di 130 miliardi di euro nascosti tra le pieghe di un sistema economico zavorrato da centri di privilegio e potentati, interpreti autoreferenziali del più bieco corporativismo.
  Fino ad oggi noi del gruppo Scelta Civica non possiamo certo dire di aver ricevuto segnali particolarmente incoraggianti. Si pensi ai nostri tentativi di proporre emendamenti per ridurre la presenza dello Stato e degli enti locali nell'economia: abbiamo sempre riscontrato resistenze fortissime. Sulla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali non possiamo non notare con rammarico, insieme al collega Luciano Cimmino (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia), che addirittura qualche forza politica propone passi indietro rispetto alla riforma Bersani. Su questo speriamo che il Governo non sia timido, e incoraggi la libertà delle scelte delle aziende anche nell'interesse dei consumatori.
  Occorre infine insistere sull'innovazione, spingendo con forza l'agenda digitale e investendo convintamente – anche in un momento di difficoltà economica come questo – su scuola e ricerca, consapevoli del fatto che per ogni posto di lavoro nel settore della grande innovazione ne discendono almeno cinque in ambiti di lavoro tradizionale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANTIMO CESARO. Ecco, per concludere, signor Presidente ho evidenziato nel mio intervento i punti di forza del decreto-legge oggi in approvazione, e ho anche elencato una serie di sfide: sfide difficili, me ne rendo conto, che richiedono coraggio e spirito profondamente riformatore. È questo lo spirito del gruppo Scelta Civica, accompagnato da una volontà determinata di contribuire a cambiare fino in fondo, all'insegna dell'innovazione, il volto del nostro Paese.
  Il Governo ha dato i primi segnali in questa direzione. Primi segnali, ora serve molto di più: serve il coraggio di rompere schemi cristallizzati e superare antichi privilegi, senza preoccuparsi di risultare magari poco graditi a chi è abituato a rendite di posizione, e di conseguenza a scommettere sul declino del nostro Paese.
  Con questo spirito, confermando l'apprezzamento in particolare per le misure che avranno effetti redistributivi della ricchezza e impatti positivi sulla crescita del Paese, ribadisco a nome del gruppo Scelta Civica il voto favorevole al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Barbara Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Nuovo Centrodestra voterà a favore del decreto in esame. Lo faremo per tre ragioni ben precise, pur consapevoli che il decreto non è esaustivo, ma solo un primo fondamentale passo per affrontare una situazione emergenziale e arrivare a una ridefinizione della spesa pubblica e dell'intervento fiscale.
  In primo luogo, il nostro è un sì per riconfermare l'adesione ai contenuti originari del decreto, quali ampiamente confermati nel lungo dibattito che c’è stato al Senato e in quello un po’ più rapido che si è svolto alla Camera.
  In secondo luogo, in ragione delle modifiche che sono state apportate grazie anche all'iniziativa politica del mio gruppo parlamentare che ha impresso al decreto anche un'impronta liberal-popolare inserendo come elementi centrali famiglia e imprese su cui investire per far ripartire crescita e sviluppo.
  In terzo luogo, voteremo «sì» per quello che cambierà e occorrerà fare dopo il voto di oggi nell'agenda politica del Governo, che dovrà celermente avviare quelle riforme necessarie per rimettere in moto la nostra economia e la crescita, anche in funzione degli obiettivi che sono Pag. 29indicati con estrema chiarezza in questo provvedimento. E il Nuovo Centrodestra è, appunto, al Governo proprio per questo: affinché l'Italia possa uscire velocemente dalla crisi e dallo stallo.
  Infatti il «decreto Irpef» si inserisce in un quadro di futuro azzeramento del debito, di riforme fiscali, di sostegno al lavoro, alla famiglia e alle imprese. Azioni concrete di riforma che possono legittimare le nostre richieste all'Europa per permettere, tra l'altro, che gli investimenti siano finalmente svincolati dal Patto di stabilità, che è una delle più grandi priorità che ci siamo dati anche in occasione delle elezioni europee che hanno visto vincere i partiti che andavano in questo senso, ossia un'Europa diversa, migliore e non verso una direzione di euroscetticismo o addirittura di «no euro».
  In questo senso, il provvedimento che stiamo discutendo, nel momento politico e sociale straordinario che stiamo vivendo, ci consente di rafforzare quel percorso di stabilità e di riforme che è necessario per affrontare con maggiore capacità negoziale la sfida che abbiamo con l'Europa. Noi stiamo creando, con orgoglio, le condizioni affinché l'Italia non sia più un'allieva costretta a eseguire i compiti che ci vengono dettati dall'Europa. Il nostro obiettivo, dunque, è quello di avviare un confronto nel quale abbiamo il dovere, ma anche il diritto, di richiedere una visione partecipata circa le politiche di crescita e di sviluppo di tutto il continente.
  La parola d'ordine per noi, dunque, è stabilità. Stabilità intesa come possibilità nel medio periodo di riformare il sistema Italia anche grazie ad una classe dirigente politica responsabilmente impegnata non più in quella contrapposizione fine a se stessa, ma nel procedere celermente per dare risposte concrete ai bisogni dei nostri cittadini.
  Per questo il decreto-legge è stato dal Nuovo Centrodestra condiviso, e siamo lieti anche che vi sia stata una larga condivisione tra aree politiche – diverse e fino a ieri contrapposte – sul rapporto tra Stato e società premiando quella che per noi è una chiara impostazione culturale e politica che può essere sintetizzata in una formula: meno Stato, più società.
  Di qui la nostra iniziativa per il taglio del 10 per cento dell'IRAP, che si è tradotta in una sollecitazione affinché si ampliasse l'area dell'esenzione di questa imposta davvero ingiusta. Allo stesso modo, noi siamo soddisfatti della modalità con la quale è stato affrontato l'altro nodo per noi centrale: quello delle famiglie e in particolare delle famiglie numerose, che devono diventare il parametro di riferimento nelle politica di riduzione delle tasse e, dunque, per una maggiore equità fiscale.
  Per noi del Nuovo Centrodestra, infatti, anche la fiscalità deve riconoscere il valore sociale della famiglia, soprattutto di quella con figli a carico, introducendo finalmente quel fattore famiglia di cui tanto si parla e che ancora a lungo siamo stati costretti ad aspettare e che invece da questo provvedimento può realmente partire, devo dire anche grazie all'ordine del giorno che ieri è stato approvato da quest'Aula e proposto da tutto il nostro gruppo e che va in questa direzione.
  Venendo poi all'agenda di Governo, grazie all'approvazione di questo provvedimento, essa si compone innanzitutto della combinazione tra la legge di stabilità, la legge di bilancio, e i decreti fiscali, una combinazione che è fondamentale per rendere strutturale la nostra capacità di ridurre il peso dello Stato da un lato e di liberare la vitalità della società e dell'economia dall'altro. I due provvedimenti staranno insieme, perché ci consentiranno di ridisegnare anche le cosiddette spese fiscali, affinché il saldo finale consista in una riduzione significativa del peso fiscale sulla famiglia, sulla proprietà e sull'impresa. A tale proposito non possiamo non richiamare ancora una volta il Governo ad agire sugli enti locali, anche in termini di moral suasion, convocando le associazioni dei comuni affinché questi non abusino della capacità impositiva sulla casa e, affinché ciò accada, anche grazie alla pubblicazione dei fabbisogni standard che il nostro gruppo ha voluto fortemente nel Pag. 30momento in cui si discusse e si approvò la legge sul federalismo fiscale. Essi infatti costituiscono un parametro trasparente della buona gestione amministrativa, la cui inefficienza non deve mai più scaricarsi sulle persone fisiche e giuridiche in termini di maggiore pressione fiscale. Ma il percorso, dobbiamo dircelo con onestà, può compiersi solo se parallelamente ai decreti e alle iniziative in materia economica, verranno portate a compimento altre due grandi riforme. Da una parte quella dello Stato, delle sue istituzioni e delle pubbliche amministrazioni. In questo campo il nostro impegno, lo vogliamo ribadire senza alcuna incertezza, sarà forte e leale affinché si rinnovino veramente le istituzioni e non prevalga magari chi, soltanto dopo magari una sconfitta elettorale, pensa che si possano rottamare le istituzioni con un click o a colpi di blog. In tal senso, come è accaduto per questo decreto, io sono certa che la maggioranza saprà trovare prima al proprio interno la giusta sintesi per poi condividere riforme essenziali con tutte quelle forze politiche che hanno davvero a cuore il progetto di cambiamento. Dall'altra parte, la riforma del mercato del lavoro. Noi ci auguriamo che possa essere una riforma con una chiara novità, ossia una regolazione semplice, certa, europea, che incoraggi le imprese ad assumere e che ci faccia superare il vecchio sistema che ha fatto sì che l'Italia fosse un Paese caratterizzato da bassi salari, da bassa occupazione e da bassa produttività del lavoro, nonostante l'Italia sia stata – o forse proprio perché lo è stata – il Paese più sindacalizzato dell'Occidente. Il Nuovo Centrodestra ha accettato questa sfida, lo abbiamo fatto mesi fa, ci siamo assunti la responsabilità di avviare un rinnovamento, decidendo coraggiosamente di metterci al servizio del Paese, di sostenere questo Governo con un'unica e chiara intenzione, quella di cambiare davvero. Ci auguriamo che la sfida che abbiamo lanciato sia raccolta anche dalle altre forze politiche che dichiarano spesso sui giornali di voler contribuire al cambiamento e poi magari nelle Aule e nelle Commissioni fanno tutt'altro, perché noi siamo convinti che non si possa far più finta di niente, che non ci si possa più arroccare sulle proprie posizioni. Noi siamo al Governo per dare un futuro all'Italia, lo stiamo facendo con grande serietà, a volte anche perdendo qualche punto percentuale, ma senza mai dimenticarci qual è la parte del campo di gioco nella quale noi giochiamo, quella del centro-destra, e sapendo bene che, superata questa fase eccezionale, torneremo a confrontarci con quelli che sono i nostri naturali avversari politici di sempre (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, Viceministro, colleghe e colleghi, ci sono dei numeri che risuonano come delle sentenze, alcuni più di altri, e penso al rapporto ISTAT del 28 maggio, quello che ha descritto l'Italia come un Paese sempre più diseguale.
  La disuguaglianza è una parola che in sé evoca un contesto, evoca molte cose, evoca la disoccupazione così grande, soprattutto al sud del Paese, evoca la povertà infantile dell'Italia, evoca un accumularsi di ricchezza che la crisi ha favorito e la politica non ha saputo combattere, evoca la finanza che ha preso il posto della politica, insomma evoca una sentenza su una classe dirigente, comunque la si voglia mettere.
  Poi è un rapporto che arriva tre giorni dopo un'altra data significativa, il 25 maggio, quella delle elezioni europee, che hanno consegnato sicuramente al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al partito più grande che sostiene questa maggioranza, una grandissima responsabilità perché, se non è questo Governo ovviamente ad aver creato le disuguaglianze di cui dicevo, per gli stessi voti che il Presidente del Consiglio e il suo partito hanno realizzato, quella percentuale consegna a voi la responsabilità più grande nel saper cambiare la fotografia che dicevo prima.Pag. 31
  Dunque, oggi, battere le disuguaglianze, cambiare quel quadro è il cuore di una linea di politica economica. Non è semplicemente una scelta di equità, diventa oggi il principio guida di una politica che fa leva e che usa tutte le leve in suo possesso per cambiare il quadro di riferimento, per cambiare le politiche economiche e per accorciare quelle distanze. Certo, l’austerity dell'Europa pesa, ma non ce la caviamo così; non può il Governo cavarsela così. Siccome non credo che le disuguaglianze siano il frutto di un destino, ma sono il frutto di una politica, se così è, si può combattere quella disuguaglianza, cambiando le politiche ed è questa la sfida che oggi il Governo ha. Però poi bisogna passare dalla retorica, anche da quella che potrebbe apparire dalle mie parole, venendo ai fatti. Allora, io voglio dire quello che noi pensiamo sia oggi il tema della distribuzione della ricchezza – naturalmente creare lavoro è il grande tema –, avendo presente in modo chiaro, come dicono i classici e come dicono i meno classici, che ridistribuire la ricchezza oggi si fa in tre modi in questo Paese e questo al netto dell’austerity. Si fa con un sistema tributario, equo e per questo anche semplice, attraverso una riforma dell'IRPEF. Dice la Corte dei conti che la nostra IRPEF non è più progressiva; Sinistra Ecologia Libertà ha presentato molti mesi fa una proposta di riforma dell'IRPEF, oggi sopra il 43 per cento. Sappiamo tutti e lo sa il Viceministro Morando che noi sopra i 75 mila euro in Italia abbiamo soltanto un'unica aliquota e gli incapienti, quelli che non riescono a produrre un reddito, non hanno nemmeno un'imposta negativa a dargli sollievo. Ma vuol dire contratti; non si redistribuisce ricchezza senza agire anche sul canale della contrattazione. Allora, Viceministro, non si affronta il tema della riforma della pubblica amministrazione e della redistribuzione della ricchezza se non si dice che si sblocca il contratto del pubblico impiego perché passa da lì la credibilità di un intervento di riforma della pubblica amministrazione e lo Stato, il datore di lavoro non può parlare alle imprese se non agisce in prima persona in questo modo.
  Il welfare è il terzo canale di redistribuzione della ricchezza e io vorrei su questo nuovamente sfidare il Governo che presiederà il semestre europeo. Ed allora, il welfare, il cambiamento del welfare che è stato la madre fondamentale del profilo europeo, è l'elemento distintivo del modello sociale europeo. Cambiamolo questo welfare e pensiamo che ciò che, per esempio, è il reddito minimo, in molti altri paesi, diventi nel semestre europeo a guida italiana la chiave di volta di un cambiamento europeo del welfare.
  Non un argomento che, a seconda degli argomenti che si discutono in Aula, cambia di profilo, viene tacciato o no di essere compreso o titolato tra gli interventi del Governo. No, io chiedo al Governo che, con l'autorità che gli è data dai voti che ha preso il partito di maggioranza, nel semestre europeo, si faccia carico di una riforma del welfare europeo che abbia su questo il centro, in nome dell'autonomia delle persone e della libertà delle persone, perché la precarietà non è un destino.
  Ma, allora, tutto questo che ho detto è il metro di misura per noi, per Sinistra Ecologia Libertà, di qualunque provvedimento di natura economica che qui dentro arrivi, quindi anche del decreto IRPEF. E lo leggiamo, l'abbiamo letto a occhi aperti quel decreto, abbiamo visto quel che c’è di buono e abbiamo visto tutte le contraddizioni che ci sono. Noi pensiamo che redistribuire ai lavoratori dipendenti, alle persone che hanno contratti di collaborazione, 80 euro in più al mese sia una scelta che va nella direzione giusta, ma, secondo quello che dicevo prima, non altrettanto è coprire quella scelta con il taglio agli enti locali. Non altrettanto è tenere fuori i pensionati, le partite IVA, gli incapienti. La sfida a cui il Governo è chiamato è questa e non è una questione di risorse. Io insisto: è una questione di direzione di marcia, se la disuguaglianza e la lotta ad essa è una linea di politica economica che oggi il Governo ritiene essere quella principale Pag. 32per uscire dalla crisi, come dicono molti economisti, come dice Krugman, e come dicono altri.
  Quindi, a occhi aperti, noi vogliamo giudicare questo decreto, con il metro di misura che ci siamo dati: quanto cambia l'IRPEF, quanto cambia la distribuzione e quanto cambia il welfare. Allora, abbiamo sentito molti definire, alcuni definire, questo decreto, anticipato prima delle elezioni, come un bonus elettorale, come un voto di scambio. Può darsi. Abbiamo sentito altri dire che non serve a niente. Vedremo. La posizione di Sinistra Ecologia Libertà non è questa. Noi diciamo che questa è la direzione da consolidare e non facciamo un regalo a nessuno di dire che, siccome non serve a niente, l'anno prossimo i 14 miliardi che servono per allargare la platea ai pensionati, alle partite IVA e agli incapienti, si possano usare per fare altro. No, noi diciamo al Governo: trovate le risorse che servono laddove ci sono, perché, se le diseguaglianze aumentano, vuol dire che qualcuno ha di più e altri hanno di meno. Trovatele per continuare in questa direzione, che è la direzione di una linea di politica economica. Certo, sarebbe stato il cuore di una politica economica di centrosinistra e questo non è un Governo di centrosinistra. È un Governo di larghe intese, di piccole intese. Lo si vede quando si parla di lavoro, e non solo. Non a caso, prima l'onorevole Saltamartini ha rivendicato sul lavoro il timbro sul decreto. Ecco, non è un Governo di centrosinistra, ma è un Governo che oggi ha una responsabilità enorme per le cose che dicevo prima.
  Per questo, noi abbiamo votato contro la fiducia, abbiamo negato la fiducia al Governo Renzi, per questo noi abbiamo scelto di fare ostruzionismo. Lo scegliamo con attenzione come strumento parlamentare sul decreto sul lavoro, perché la precarietà non è un destino. Con questa stessa ragione noi votiamo a favore di questo decreto. E questo voto a favore io non consento a nessuno che venga letto in modo diverso da quello che è. Ed è il voto di un gruppo parlamentare che sfida il Governo ad assumersi la responsabilità di battere la disuguaglianza nel Paese e di redistribuire la ricchezza, di farlo in modo preciso, di farlo da qui in avanti, trovando le risorse dove ci sono. Questa è la trasparente modalità di voto che il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà ha scelto per segnalare la sua alterità al Governo Renzi e, contemporaneamente, il suo bisogno di rappresentare un Paese che soffre, che ha molte difficoltà, che è affaticato ma che, per uscire dalla crisi, ha bisogno appunto di essere portato avanti dalla redistribuzione di una ricchezza che vada in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevole Viceministro, onorevoli colleghi, i deputati di Forza Italia voteranno convintamente contro questo decreto-legge e denunciamo per l'ennesima svolta l'esagerato e sconsiderato utilizzo della decretazione d'urgenza da parte del Governo. Così come non possono essere sottaciute due altre circostanze: la prima, il grave ritardo con cui il Senato ha trasmesso il testo a questa Camera, la seconda, a causa di questo grave e colpevole ritardo, i deputati in Commissione ed in Aula non hanno avuto la possibilità di alcun intervento correttivo e integrativo sul decreto-legge, avendo peraltro il Governo posto l'ennesima richiesta del voto di fiducia, esautorando così ogni prerogativa di noi deputati. Con quello di oggi registriamo il tredicesimo voto di fiducia da parte del Governo Renzi in pochi mesi. Siamo di fatto alla trasformazione in votificio di quest'Aula. I sonori richiami e gli avvertimenti provenienti dai tecnici del Servizio bilancio del Senato, dalla Corte dei conti, della Banca d'Italia e dai funzionari del Servizio studi della Camera dei deputati sui dubbi e le perplessità riconducibili alle coperture finanziarie insufficienti e traballanti utilizzate per finanziare lo spot elettorale degli 80 euro, le incertezze relative Pag. 33alla compatibilità costituzionale sull'aumento della transazione sulle quote della Banca d'Italia utilizzate come copertura, solo per citare due esempi, rappresentano un segnale preoccupante per come questo Governo sta dimostrando, in realtà, la sua inconcludenza, in particolare sulla politica economica fin qui intrapresa.
  E che dire poi sul versante della tassazione. Ricordiamo ancora tutti come Renzi appena insediatosi dichiarò che non avrebbe aumentato la già insostenibile pressione fiscale nel Paese. Ebbene cari colleghi della maggioranza e del Governo, è evidente anche a voi come questo decreto-legge pur di accontentare una limitata platea di contribuenti, con gli 80 euro in busta paga, norma peraltro giudicata un surrogato dalla Corte dei Conti e oggetto fra l'altro di ulteriori dubbi sui destinatari del bonus identificati erroneamente in base ai redditi del 2011, aumenterà ulteriormente la pressione fiscale per le famiglie e per le imprese. Dagli aumenti che nel breve periodo riguarderanno i bolli sui passaporti, deciso dal Partito Democratico, alle misure sull'incremento delle aliquote sulle rendite finanziarie, che deprimeranno gli investitori ed i mercati finanziari, alla reintroduzione di fatto dell'IMU sui terreni agricoli collinari e montani e una modifica in peggio del trattamento fiscale per la produzione di energie rinnovabili legate all'agricoltura, a conti fatti, per pagare questi famosi 80 euro, il Governo e la maggioranza stanno destabilizzando i gia fragili equilibri di bilancio pubblico, ricorrendo a coperture finanziarie, per così dire, deboli ed incerte, ed aumentando in maniera indiscutibile, la già esorbitante pressione fiscale.
  Vorrei ricordare come a proposito di coperture finanziarie, tutt'altro che strutturali, la Banca d'Italia, ha evidenziato come per il 2015, saranno necessari oltre 14 miliardi di euro per finanziare in modo permanente gli 80 euro in busta paga, nonostante il Premier Renzi affermi che si tratti di un intervento strutturale, ma in realtà l'articolo 1 del decreto-legge afferma con chiarezza che dal 1o gennaio del 2015, l'effetto del bonus si esaurisce. Sarà, infatti, rimandato, così come preannunciato, alla prossima legge di stabilità per il 2015, l'intervento normativo da rendere strutturale, il beneficio fiscale. L'azione sbagliata e dannosa che sta seguendo il Governo Renzi, in tema di politica economica e di rilancio del Paese, conferma come sia nettamente contraria, rispetto alle reali esigenze che chiedono i cittadini e le imprese.
  Il famoso Piano Cottarelli che sembrava dovesse rappresentare il perno fondamentale su cui intervenire per diminuire gli esorbitanti costi della spesa pubblica improduttiva e sul quale Renzi aveva dichiarato ogni priorità, attraverso un rigoroso taglio della cosiddetta spending review, appare essersi arenato se non scomparso. Al di là della buone intenzioni, sino ad oggi esternate da Renzi ed i suoi Ministri e dall'ambizione di ridurre in modo significativo la pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese, restituendo al Paese la capacità di competere, si ha la netta impressione, che quando si arriva al dunque, tagliare la spesa pubblica anche per questo Governo come per il precedente, resta un'azione molto difficile, quasi impossibile. L'IRAP si riduce sì, ma solo in modo marginale, il cuneo fiscale si affronta, ma non si abbatte.
  Per non parlare del pasticcio della TASI. Non è solo una nuova imposta complicata, è qualcosa di più: è la metafora del fallimento del fisco, dei buoni propositi di semplificazione, purtroppo disattesi dal precedente Governo Letta e anche da questo Esecutivo.
  I continui ritardi e rinvii, i tentennamenti, le conferme e le successive smentite sull'inserimento delle relative norme in materia di disciplina inerente la fiscalità locale, dimostrano quanto sia evidente la schizofrenia normativa, che non sembra trovare tregua. Forza Italia da sempre è contraria all'IMU ed ancor di più alla TASI, perché sono una maxipatrimoniale sul bene primario degli italiani, la casa. Ribadiamo anche in questa sede che sono due tasse che vanno cancellate, perché sono una rapina nei confronti dei cittadini e la copertura la si può trovare facilmente, Pag. 34riducendo gli sprechi e le degenerazioni della spesa pubblica. La TASI, in particolare, è un mostro anche perché, a tutt'oggi, i cittadini non sanno quando debbono pagarla e quanto debbono pagare, con l'aggravante che si rischiano gravi contenziosi tra inquilini e proprietari; sembra fatta appositamente per alimentare liti e contenziosi, intasare i tribunali ed aumentare il lavoro degli avvocati.
  È un sistema fiscale che ci ha ormai fatalmente addestrati alla normalità delle emergenze, con la rassegnazione di chi appunto, come questo Governo, finisce per considerare normale che milioni e milioni di contribuenti siano costretti a salti mortali per pagare le imposte, con un ingorgo di scadenze mai visto. È dell'altro giorno il salasso con un esborso record, pari a circa 55 miliardi di euro. A questo scenario, indegno per un Paese che si ritiene essere ormai l'ottava potenza industriale, occorre evidenziare come, di fatto, la quota di coperture che si può attribuire a una vera spending review all'interno di questo decreto è molto ridotta. Ed è qui che emerge la questione di fondo, che riguarda non solo questo provvedimento, ma l'intera azione di questo Governo, nella scarsa capacità di rilanciare l'economia, affrontando il nodo dei costi e dell'efficienza della macchina organizzativa. Alla determinazione nelle parole, con cui attraverso i suoi tweet Renzi mette sotto assedio la burocrazia e i suoi sacerdoti, non corrispondono altrettanto interventi concreti e reali in grado di invertire un trend di permanente sfiducia così deprimente e nebulosa, che continua ad attanagliare le famiglie e le imprese italiane.
  Forza Italia denuncia, signor Viceministro, l'ennesima anomalia della nostra finanza pubblica pluri-utilizzata dal precedente e da questo Governo. Mi riferisco alle cosiddette norme di salvaguardia, nuove spese che vengono coperte con tagli che non vengono poi effettivamente varati dal Governo e che fanno scattare aumenti di accise di ogni genere come salvaguardia, il tutto a danno delle tasche dei cittadini.
  Nel passato – lei lo sa bene, signor Ministro – le nuove spese venivano finanziate con un aumento del debito pubblico ed emissione di titoli di Stato. Oggi le nuove spese, purtroppo, sono coperte sempre più frequentemente con l’escamotage di misure di salvaguardia.
  Pertanto, signor Presidente, onorevoli colleghi, avviandomi alla conclusione del mio intervento, non posso non evidenziare la più completa delusione, unita alle perplessità per il futuro per quanto contenuto dal presente decreto-legge, che di competitività altro non ha se non il titolo recato dal medesimo provvedimento. Siamo di fronte, infatti, ad un testo che in realtà ha evidenziato un comportamento pilatesco da parte del Governo Renzi, le cui norme ad effetto mediatico non determineranno nessun impatto positivo per il tessuto socioeconomico del Paese. I benefici degli 80 euro, compensati con nuove tasse che si mangeranno nei prossimi otto mesi oltre il 40 per cento del bonus previsto, confermano infatti come il provvedimento sia nel complesso di pura propaganda e dimostrano quanto sia fumosa e superficiale l'azione di politica economica di questo Governo.
  Pertanto, Forza Italia voterà contro questo decreto-legge, perché i problemi del Paese per ora restano tutti lì, così come le riforme da fare, fin troppo annunciate e mai varate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, eccoci finalmente in Aula per chiudere l'iter del decreto IRPEF, il famoso decreto 80 euro. Su questi 80 euro, importanti per molte famiglie, il Governo ha costruito una campagna elettorale. Bravo Renzi e i suoi ministri, non c’è che dire: avete preso il calendario alla mano, fatto due conti, capito che senza una mossa ad effetto avreste perso le europee.
  E allora già immagino le menti della comunicazione renziana, ancora a gennaio, Pag. 35prima di entrare a Palazzo Chigi con un sereno colpo di mano, interrogarsi sul come di trovare il modo di far imboccare il boccone amaro della decapitazione di Enrico Letta agli italiani. L'unico modo è giocarsi la carta dei famosi 80 euro. Ben vengano, ripeto, ben vengano, così come il taglio dell'IRAP.
  Ma non basta guardare i titoli dei giornali, magari quelli di partito, per capire in profondità il valore di un provvedimento. Questo deve essere fatto dal Parlamento all'interno delle Commissioni competenti, bilancio e finanze, sempre che il Governo lo lasci fare. E, infatti, questo provvedimento, pur arrivando con 16 giorni di anticipo sulla scadenza, era blindato. Non poteva essere toccato, quasi nemmeno guardato. In Commissione avete tirato dritto: le opposizioni devono tacere. E non vi serve eliminare il Senato con la riforma tanto attesa; basta porre la fiducia ad un testo uscito da un ramo del Parlamento e il gioco è fatto: una volta è eliminato il Senato e una volta la Camera. Meglio di così ? Siamo a 13 fiducie, vergognatevi !
  Forse i cittadini non lo sanno, ma con questo decreto avremo un potenziale aumento del debito pubblico di 40 miliardi di euro. Ma cosa poteva fare il MoVimento 5 Stelle con 40 miliardi di euro ? Avremmo pensato a investimenti produttivi, all'inclusione sociale, ai settori del futuro che possono creare vero lavoro (banda larga, energie rinnovabili), di certo non a stroncare chi ha investito nel futuro, come volete fare, con uno spalma-incentivi che rischia di far perdere decine di migliaia di posti di lavoro.
  Se ci fosse lo spazio per una vera discussione, il MoVimento 5 Stelle avrebbe proposto un allargamento del bonus alle fasce escluse per il 2014 e, per l'anno prossimo, un vero e proprio reddito di cittadinanza. Inoltre, avremmo chiesto di parametrare il taglio IRAP, in modo da favorire le PMI e di sostenere le obbligazioni emesse dalle aziende.
  A parte gli 80 euro, mancano i due obiettivi fondamentali per cui era stato pensato questo decreto: crea poca redistribuzione perché non tiene conto del reddito effettivo dei nuclei familiari e, dall'altra parte, ha uno scarso impatto sull'economia perché rimangono esclusi gli incapienti, che avrebbero speso tutto per le necessità vitali.
  E allora, voglio raccontarvi di un incontro. Domenica 8 giugno il mio amico Paolo mi ha invitato all'incontro regionale delle famiglie numerose: bellissimo, un mare di bambini con il sottofondo della lotteria per pagarsi la giornata, un sole bellissimo e un piccolo incontro fatto per far comprendere ai politici cosa vuoi dire in Italia avere 4, 5, 6 figli. Abbiamo centrato il nostro dialogo su questo decreto e tutti hanno chiesto: «Ma come è possibile che il decreto sugli 80 euro conceda ad una famiglia composta da marito e moglie con reddito di 24 mila ciascuno, cioè 48 mila euro, 160 euro in più al mese, mentre una famiglia composta da padre madre e 4 figli, con il padre unico a lavorare e che guadagna 28 mila euro, non ha avuto niente ?» Niente ! Dove sono i quozienti familiari ? Dov’è Alfano ? Dov’è l'UdC, la parte cattolica del PD, la sinistra che protegge i deboli ? Ma cosa fate ? Siete solo bocche larghe, buone soltanto per poter parlare e raccogliere i voti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Non possiamo dimenticare poi tutto il discorso delle coperture che mancano. Dopo le bacchettate al decreto IRPEF arrivate dai tecnici del Senato, arriva il dossier del Servizio studi della Camera, che mette in evidenza i buchi del provvedimento. I dati usati per le simulazioni del bonus IRPEF risalgono al 2011, nel frattempo, però, la platea dei soggetti interessati potrebbe essere mutata e, per questo, i conti sballati. Per il taglio IRAP del 10 per cento, il Governo ha stimato un minor gettito in 2,05 miliardi di euro. Ma il taglio dell'IRAP vale circa 2 miliardi e mezzo di euro: mancano le coperture. Il dossier esprime dubbi sulla stima effettiva della rivalutazione delle quote di Bankitalia, la cui tassazione rappresenta una delle coperture chiave degli 80 euro, e dubbi sui tagli alle partecipate.Pag. 36
  L'ennesimo taglio alle dotazioni dei comuni potrebbe mettere a rischio la loro funzione. Al Senato è slittata al 2016 la norma che riguarda l'obbligo di pubblicare i bandi e avvisi di gara solo on line e non più sui giornali. I 75 milioni di euro di risparmi sono a rischio. Nello scabroso capitolo TASI, in considerazione dello slittamento dei termini per i comuni, che non hanno deliberato le aliquote, lo Stato potrebbe rimetterci.
  Vi sono dubbi anche sull'extragettito IVA da 650 milioni di euro, che dovrebbe scaturire dalla restituzione di 5 miliardi di euro di debiti della pubblica amministrazione ai fornitori. Pagare i debiti è una cosa sacrosanta, come del resto anche saper fari i conti.
  Ma sapete qual è la cosa più difficile da digerire, la coperta di Renzi si rivelerà cortissima con la prossima legge di stabilità, quando dovrà trovare le risorse per rendere stabile il bonus e allargarlo a pensionati, incapienti e precari, come ha promesso. Serviranno almeno 13-14 miliardi di euro e così tutti potranno scoprire il grande bluff.
  Caro Renzi, ricordati bene che il dialogo sulla legge elettorale non ci impedisce di vedere, svelare e denunciare gli obbrobri e gli abusi di un decreto che abbassa l'IRAP pure a banche ed assicurazioni, mentre noi chiedevamo di privilegiare le PMI e che svende gli asset della prima azienda culturale del Paese, la RAI. State svendendo le antenne della RAI (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Caro Renzi, tu pensi che la gente spenderà gli 80 euro, ma come fa uno a spendere dei soldi quando non sa nemmeno quanta TASI dovrà pagare ?
  Voglio aggiungere ancora un momento di riflessione. In questo decreto è stato reso inammissibile il nostro emendamento sul reddito di cittadinanza. Dapprima la motivazione fornita riguardava l'ampiezza dell'emendamento. Sì, avete capito bene: era troppo lungo. Ma da quando in qua la lunghezza è un motivo di bocciatura ? Poi, invece, hanno partorito il pretesto dell'estraneità di materia, una scusa ridicola, visto che stiamo parlando di garantire un reddito minimo ai cittadini e per cui gli 80 euro sono nati.
  E allora cosa resta a tutti noi, alla fine di questo lungo periodo, in cui abbiamo parlato di decreto IRPEF ? Sicuramente il nostro voto negativo al provvedimento; restano gli 80 euro e ben vengano, ma restano gli scandali dell'Expo e gli scandali del Mose, grandi mangiatoie dove i partiti che hanno governato questo Paese si sono abbuffati. Cari piddini e renziani tutti, quell'Orsoni sindaco di Venezia che ha patteggiato ammettendo le proprie colpe era sindaco del PD, anche se provate a nasconderlo adesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Cari berlusconiani, quel Galan ha fatto per 15 anni il presidente del Veneto per conto di Berlusconi e in Giunta per le autorizzazioni a procedere fate melina per non proseguire con l'arresto. Nel Veneto vi siete presi tutto, infrastrutture, ospedali, Mose, consorzi e poi, quando vi beccano con le mani nella marmellata, dovete mandare Renzi di corsa a parlare con gli imprenditori all'assemblea di Confindustria di Vicenza e Verona, per salvare la faccia. Così con un'operazione di marketing, gli imprenditori veneti ed italiani si sentono rassicurati.
  Ma quante di queste aziende non hanno potuto partecipare agli appalti pubblici perché tutto doveva essere una spartizione dei partiti per le aziende compiacenti ? Quanti di questi imprenditori si sono chiesti: ma perché vince sempre la Mantovani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Perché devo fare ricorso al TAR per avere qualche forma di giustizia ?
  Quanti soldi pubblici potevamo risparmiare senza la corruzione di questi anni.
  Tra qualche giorno avremo l'Autorità contro la corruzione con a capo Raffaele Cantone; ben venga, ma non abbiamo già la Corte dei conti e la Guardia di finanza per fare queste cose ? O forse non vi fidate dei magistrati e degli apparati militari ? Che cosa ci nascondete dopo gli arresti degli alti gradi della Guardia di Finanza in Campania e in Veneto ? Cosa ?Pag. 37
  Come tutti sanno, noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo aperto in questi giorni su due temi, per il bene dell'Italia: l'anticorruzione e la legge elettorale. Questo non vuol dire che siamo diventati buoni o vostri alleati, come tutti gli altri partiti: dobbiamo essere solo giusti, questo è il nostro compito in Parlamento(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E anche se vi sono i mondiali di calcio in questo periodo, a me piace pensare al gioco del rugby: oggi, come tante altre volte nel passato, abbiamo lanciato la palla e le nostre idee nella vostra metà campo, adesso veniamo a prenderla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Causi. Ne ha facoltà.

  MARCO CAUSI. Presidente, tutto si consuma velocemente, per il modo in cui funziona in Italia il circuito fra informazione, comunicazione e decisione politica.
  Questo decreto esercita già i suoi effetti a partire dallo scorso mese di maggio. La discussione intorno ad esso si è intrecciata con una dura campagna elettorale, condotta, non certo da parte nostra, con toni troppo accesi, troppo urlati.
  Sembra quindi che oggi approviamo in via definitiva un decreto ormai consumato dal punto di vista della pubblica comunicazione. Niente sarebbe più sbagliato di questa impressione. Questo decreto sull'IRPEF rappresenta un cambio di passo della politica economica italiana e di questo cambio di passo rappresenta solo l'inizio. D'ora in poi, l'obiettivo principale diventa ridurre le tasse sul lavoro e sull'impresa. Ridurre le tasse sul lavoro e sull'impresa: dobbiamo ripeterlo in modo ossessivo, anche per riportare un centro di gravità ad una discussione sulle politiche fiscali e tributarie che troppo spesso ha ondeggiato intorno a populistici messaggi contrari ad ogni tassa, a proposte di abbattere qualsiasi tipo di imposta.
  L'assenza di questo centro di gravità ha portato la discussione politica del 2013 a spendere troppe risorse, troppe energie, sulla questione della tassazione dell'abitazione di residenza, producendo risultati che credo tutti riteniamo non soddisfacenti e certamente da rivedere. E invece le imposte non sono uguali fra loro, se le guardiamo dal punto di vista della crescita e dell'equità. Ridurre l'IRPEF, e soprattutto ridurla, come fa questo decreto-legge, sui redditi da lavoro dipendente bassi e medio-bassi, e ridurre le imposte sulle imprese ha effetti sulla competitività e sulla crescita. È una chiave di volta, una delle più importanti, per riportare il Paese su un sentiero di sviluppo più elevato e più stabile: 6 miliardi di euro in meno di IRPEF per i lavoratori dipendenti e assimilati con redditi fino a 26 mila euro e 2 miliardi in meno di IRAP per le imprese. Il tutto con attuazione immediata, a partire da maggio. E questo si somma ai 3,2 miliardi di euro di riduzioni fiscali già disposti dalla passata legge di stabilità, 1,7 miliardi di euro di detrazioni IRPEF e 1,5 miliardi di euro di riduzioni IRAP. E si somma a un meccanismo dell'ACE, l'Aiuto alla crescita economica, che detassa gli apporti di capitale nelle imprese e che ha generato, per le imprese italiane, una spinta fiscale di 2 miliardi di euro lungo il 2013.
  Contemporaneamente, il Governo ha ridefinito il percorso di aggiustamento dei conti pubblici verso l'equilibrio di bilancio, ha posposto di un anno il raggiungimento del pareggio strutturale, cioè al netto del ciclo e ha così ricavato uno spazio di manovra di finanza pubblica di mezzo punto di PIL per il 2014. E il Governo ha aperto con l'Europa un'importante discussione su come modificare nella direzione della crescita l'impianto delle politiche europee. L'atteggiamento di parte delle opposizioni a questo decreto-legge, pur legittimo sul piano politico, è, però, debole e incoerente. Più coerente e motivata la posizione, che apprezziamo, di SEL, che voterà a favore. Ma cosa dire, invece, di Forza Italia ? Abbiamo sentito per mesi l'onorevole Brunetta tuonare contro quello che lui definiva lo scarso coraggio di Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni nelle Pag. 38politiche per la crescita e nei rapporti con l'Unione Europea. Adesso che il Governo Renzi ha impresso un'accelerazione alle politiche fiscali per la crescita, è davvero stupefacente ascoltare Forza Italia che invoca il rigore del bilancio e la verifica delle coperture. Signori, si tratta di una posizione non credibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Le coperture ci sono, non si preoccupino i colleghi di Forza Italia. Vengono per metà da incrementi di tassazione delle rendite finanziarie e per metà da stringenti, ma ineludibili obiettivi di risparmio sulla spesa dei Ministeri e di tutti gli altri enti pubblici. E che dire, poi, della posizione del MoVimento 5 Stelle e di quelle della Lega Nord, unite dal sentimento anti-europeo ? Dopo aver criticato la maggioranza europeista di questo Parlamento per avere portato l'Italia dentro le regole europee, non prendono atto che queste regole hanno margini di flessibilità e che questo dipende dalla capacità dell'Italia di fare le riforme e di tornare ad essere un interlocutore credibile e con peso politico nello scacchiere continentale. Dopo avere criticato in modo violentissimo la rivalutazione delle quote della Banca d'Italia, non prendono atto che in questo decreto-legge l'imposta su quelle plusvalenze viene aumentata dal 12 al 26 per cento. Ma affermano adesso che, forse, da quella rivalutazione non arriveranno tutti i soldi previsti, diventando anche loro ragionieri delle coperture finanziarie. Si lamentano, poi, che questo provvedimento abbia come beneficiari solo 10 milioni di persone e non tutti i contribuenti.
  Ebbene, l'impegno ad ampliare la platea dei beneficiari è il nostro impegno, Presidente. Non si preoccupino i colleghi della Lega Nord e del MoVimento 5 Stelle: riusciremo a rendere permanenti questi sgravi fiscali sul lavoro nella legge di bilancio del 2015; riusciremo ad ampliare il numero dei beneficiari a vantaggio degli incapienti, del lavoro autonomo e dei pensionati. E lo faremo continuando a tenere sotto controllo la spesa pubblica, dando una svolta all'azione di contrasto dell'evasione fiscale, a partire dalla madre delle imposte evase in Italia, a partire dall'IVA. E lo faremo costruendo le condizioni per incassare un dividendo derivante dalla stabilità e dalla credibilità del Paese, un dividendo che si traduce in minori spese per interessi e in cambiamenti delle regole europee verso la crescita e verso gli investimenti pubblici.
  Certo, nel decreto non mancano elementi di dettaglio che potranno essere migliorati da successivi interventi, e ringraziamo il Governo e il Viceministro Morando che ha accolto molti impegnativi ordini del giorno in questa direzione, soprattutto in tema di finanza locale.
  Ma la strada tracciata da questo decreto-legge è quella che dovremo perseguire con coraggio nei prossimi mesi: giù la pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese, giù il rapporto tra spesa pubblica e PIL, avanti con le riforme strutturali che servono per fare uscire il Paese non solo dalla drammatica crisi degli ultimi cinque anni, ma anche dalla stagnazione di redditi e produttività che dura ormai da quindici anni. E quindi le riforme costituzionali; quelle della pubblica amministrazione; i nuovi strumenti normativi ed operativi per condurre senza quartiere la lotta alla corruzione; l'attuazione della riforma fiscale con al primo posto la semplificazione degli adempimenti e la lotta all'evasione. Non si può tacere e non possiamo non prendere atto che la strada tracciata da questo decreto-legge e dalle proposte politiche più generali su cui è impegnato il Governo Renzi e la maggioranza politica che lo sostiene, hanno ricevuto un chiaro e forte mandato democratico dalle elezioni del 25 maggio. Il Partito Democratico si sente investito in questa direzione da una responsabilità ancora più grande e intensa. Di fronte all'alternativa tra avventurismo anti-europeo e riformismo europeo, le italiane e gli italiani hanno fatto una scelta chiara e forte. Una scelta che ci onora, che dà ragione alla difficile battaglia riformista che non usa le urla e le paure, ma usa la ragionevolezza, l'analisi di merito, la pacatezza, i valori della solidarietà, della civile convivenza, della democrazia. Una Pag. 39scelta che impegna il Governo, la sua maggioranza e soprattutto il Partito Democratico a moltiplicare gli sforzi per fare uscire l'Italia dalla crisi e per costruire un Paese più moderno, più capace di crescere e di dare risposta al bisogno di lavoro, soprattutto dei giovani e per contribuire a modificare l'asse delle politiche europee, in una condizione che – non dobbiamo nasconderlo – ha visto in tanti Paesi dell'Unione prevalere la paura, la voglia di ripiegamento nazionalistico e di ritorno alle piccole patrie, dimenticando che è dal nazionalismo deteriore che sono nati i drammi del XX secolo, le guerre, la divisione dell'Europa durata fino al 1989.
  Nel votare a favore della conversione in legge di questo decreto-legge, il Partito Democratico ribadisce e rinnova il suo impegno: per quanto nelle nostre possibilità, ce la metteremo tutta, con passione e con intelligenza, per corrispondere al mandato del 25 maggio, per portare l'Italia fuori dalle secche provocate dalle mancate riforme degli ultimi quindici anni, per contribuire a salvare l'Europa dai suoi stessi errori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcon. Ne ha facoltà, per un minuto.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, annuncio il mio voto in dissenso dalle indicazioni della maggioranza del gruppo parlamentare di SEL e non voterò a favore della conversione del decreto-legge n. 66. È una scelta personale che, però, so interpreta anche le convinzioni di quasi metà del gruppo di SEL che non ha condiviso la scelta di votare a favore. Votare «sì» a questo decreto-legge significa votare «sì» ai positivi 80 euro per una minoranza degli italiani ma significa votare «sì» anche ai tagli dei servizi pubblici, al welfare, agli enti locali e significa dire di «sì» alla politica economica di Renzi ancora subalterna alla austerity che di questo decreto ha fatto la sua bandiera pubblicitaria.
  Il voto su questo decreto-legge non può e non deve essere legato alle logiche della manovra e del condizionamento politico. L'assemblea di SEL di sabato scorso lo ha detto chiaramente: noi siamo all'opposizione di questo Governo. Nessuno si sogni di utilizzare questo decreto-legge per rimettere in discussione questo orientamento. Il merito di questo provvedimento è la cosa più importante. Gli 80 euro vanno bene ma non vanno bene tante altre cose: i tagli agli enti locali e alla RAI, l'aumento delle tasse per 25 milioni di risparmiatori e una finta redistribuzione fatta con i tagli ai servizi. Per questo motivo annuncio il mio voto di astensione (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, anch'io parlo in dissenso dal mio gruppo per annunciare la mia astensione.
  Nella mia cultura politica e sociale, i denari che ritornano al lavoro, anche quando sono risarcitori, insufficienti e mal distribuiti, come in questo caso, non sono mai una regalia, di nessun Presidente del Consiglio, perché sono sempre frutto del lavoro. È denaro già lavorato, già guadagnato, ma proprio per questo bisogna sapere da dove vengono, cosa tagliano, come sono distribuiti, bisogna sapere chi non li prende: i più deboli, come gli incapienti, i pensionati, le partite IVA, i più poveri.
  Non avete cambiato, signor Viceministro, politica economica rispetto ai vostri predecessori d'emergenza, d'altronde questo Governo è un Governo di anomala piccola coalizione. Non siete usciti dalle politiche d'austerità, non aggredite la disoccupazione con un piano per il lavoro.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

Pag. 40

  GIORGIO AIRAUDO. Offrite più precarietà, rinunciate alle politiche industriali, chiedete investimenti agli imprenditori veneti, ma vi dimenticate dell'imprenditore, anzi del manager della multinazionale del nord-ovest, l'uomo col maglioncino da 5 milioni di euro all'anno, che, a Venezia, l'altro giorno, ha detto a 86.200 lavoratori del gruppo Fiat: no profit, no money.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIORGIO AIRAUDO. Ecco, forse qualche parola in più anche a questi imprenditori che sono usciti dal contratto nazionale segnerebbe qualche svolta che voi non fate a sufficienza.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIORGIO AIRAUDO. Evviva gli 80 euro per chi li prende, ma servono un altro Governo e un'altra politica: per questo mi asterrò (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, io volevo fare questo mio piccolo intervento non tanto come deputato, ma come sindaco: dopo aver sentito tutto quello che ha detto il sottosegretario Morando – che ringrazio per la sua chiarezza – ho capito anche, però, da sindaco, che la chiarezza di Morando e del Governo significa che i comuni, avendo sempre meno soldi, dovranno prendere i soldi da qualche parte, per cui anche questi famosi 80 euro – che poi 80 euro non sono – sono un problema che si riversa poi sui comuni, i quali dovranno riversarlo sui cittadini, per cui è sostanzialmente una presa in giro tutto quello che il Governo dice !
  Così come, mi permetta, signor Presidente, aver letto la sua intervista su La Stampa, oggi, dove parlava dei clandestini che devono venire qua in Italia, è secondo me un'altra presa in giro: noi viviamo in un Parlamento dove, alla fine, chi racconta più palline, più palle, più funziona.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIANLUCA BUONANNO. Allora io le dico, signor Presidente, le palle che si vogliono raccontare (Il deputato Buonanno estrae un flacone per realizzare bolle di sapone)...

  PRESIDENTE. La smetta ! Intervengano i commessi (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente) !

  GIANLUCA BUONANNO. Vede le palline ?

  PRESIDENTE. Sono manifestazioni indegne !

  GIANLUCA BUONANNO. ... sono le palline del Governo Renzi, queste ! Ha capito ? Queste sono le palle di un Governo che non funziona...

  PRESIDENTE. La ringrazio.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2433)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2433, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tinagli, Gutgeld, Galperti, Di Lello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   S. 1465 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale. Deleghe al Governo per il completamento della revisione della struttura del bilancio dello Pag. 41Stato, per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa, nonché per l'adozione di un testo unico in materia di contabilità di Stato e di tesoreria» (Approvato dal Senato) (A.C. 2433):
   Presenti  479   
   Votanti  471   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  322    
    Hanno votato no  149    

  La Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) (Vedi votazioni).

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare (ore 14,18).

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 17 giugno 2014, il presidente del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, Giorgia Meloni, ha comunicato che, in sua sostituzione, è stato nominato presidente del gruppo il deputato Fabio Rampelli.
  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione e il Ministro dell'interno.

(Iniziative per rendere fruibile il patrimonio storico, artistico e archeologico dei Campi Flegrei, della Reggia di Carditello e dei siti oggi inaccessibili ubicati in Campania – n. 3-00883)

  PRESIDENTE. Il deputato Di Lello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00883, concernente iniziative per rendere fruibile il patrimonio storico, artistico e archeologico dei Campi Flegrei, della Reggia di Carditello e dei siti oggi inaccessibili ubicati in Campania (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARCO DI LELLO. Signora Presidente, onorevole Ministro, apprezzo molto l'impegno che in tema di cultura e di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale questo Governo – ma devo dire anche quello precedente, di Letta – sta portando avanti. Una vera e propria inversione di tendenza dopo dieci anni di tagli indiscriminati alle sovrintendenze sotto il motto «con la cultura non si mangia».
  Invece, se – so che questa è l'opinione Governo – si vuole fare del patrimonio culturale un motore di sviluppo, credo che si possa e si debba andare anche oltre i grandi siti già noti e già attrattivi, in modo da ampliare l'offerta – parlo anche al Ministro del turismo, oltre che dei beni culturali –, e i Campi Flegrei, il luogo prescelto dagli antichi romani, che, in quanto a qualità della vita, hanno ancora oggi molto da insegnarci, sono di per sé un patrimonio straordinario, ancora adesso, per molti versi, inaccessibili, senza biglietterie, senza servizi aggiuntivi. Chiedo all'onorevole Ministro perché e, soprattutto, fino a quando dovremo perpetuare questa occasione persa ogni giorno.

  PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

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  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, davvero ringrazio l'onorevole Di Lello, perché mi dà l'occasione di sottolineare in quest'Aula quanto vogliamo fare per rendere centrale, come il recente «decreto cultura e turismo» credo abbia contribuito a fare, un investimento in questo settore come la vocazione del nostro sistema Paese, e, contemporaneamente, perché mi consente di dire quante cose importanti vanno fatte nel Mezzogiorno d'Italia.
  Gli ultimi dati che abbiamo registrato dimostrano che l'85 per cento dei turisti stranieri che vengono nel nostro Paese si fermano a Roma. Soltanto il 15 per cento va nel Mezzogiorno, dove, oltre a Pompei, Napoli, ai Templi di Agrigento, ai Bronzi di Riace e ai Sassi di Matera, vi sono decine e decine di siti che, da soli, meriterebbero flussi turistici straordinari. Quindi, va fatto un investimento come sistema Paese, e questo è uno dei punti centrali della strategia di questo Ministero e di questo Governo.
  Aggiungo che è vero quello che dice l'onorevole Di Lello: oltre ai grandi siti, vi è una pluralità di siti importanti, in particolare nella regione Campania, dai Campi Flegrei alle zone di Pozzuoli e di Baia, che sono rimasti nella competenza della sovrintendenza di Napoli e che meritano assolutamente maggiore attenzione. Naturalmente, in questo caso, è un problema, anche qui, di risorse: non di risorse soltanto per il recupero, ma di risorse per la gestione. Nel «decreto cultura» abbiamo ottenuto – credo sia un fatto importante – una misura che prevede che nel settore dei beni culturali, proprio per questa centralità, possano essere assunti dipendenti giovani – poi vedremo il limite di età, quanto sarà corretto, in sede di conversione – in deroga ai tempi stabiliti dalla legge, perché abbiamo un problema di personale, abbiamo un problema di risorse.
  Sono tutte cose che vogliamo assolutamente superare, soprattutto per i siti minori, per moltiplicare l'offerta turistica. Aggiungo che il recente provvedimento sull’art bonus, che, come l'onorevole sa, sono norme già in vigore, consentirà ai privati di intervenire con un incentivo fiscale pari al 65 per cento come credito di imposta, e quindi consentirà di integrare utilmente le risorse pubbliche.
  Sarà mio impegno – lo dico dopo essere stato, questa mattina, in quel luogo splendido che è la Domus Aurea, che richiede 31 milioni di intervento pubblico, e quindi è per forza un intervento di una grande impresa – e sarà mia cura rivolgermi ai privati, insieme ai sindaci, insieme ai presidenti di regione, perché le risorse eventualmente disponibili dai privati non vadano solo nei grandi siti, con grandi numeri e grande capacità attrattiva, ma vadano a valorizzare, insieme alle risorse pubbliche, tutta quella miriade di siti di cui, in particolare, la Campania è ricca. Quindi, davvero, investire lì significa investire nelle potenzialità del Paese.

  PRESIDENTE. Il deputato Di Lello ha facoltà di replicare.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro. Sapevo che questa sollecitazione avrebbe trovato l'accoglienza. Io credo, d'altra parte, che sia anche doveroso, per il sistema Paese, proseguire. Nel 2000-2006, insieme alla Direzione regionale dei beni culturali e al Ministero, devo dire in grande sintonia a differenza di quello che accade adesso e me ne dispiace, enti locali, regione e Ministero fecero una programmazione con grandi attrattori culturali e con quasi un miliardo di euro investito a Pompei, Ercolano, Reggia di Caserta, Paestum, Velia, il centro storico di Napoli, Certosa di Padula e Campi Flegrei (gli ultimi due oggi sostanzialmente inaccessibili).
  Quindi, io credo che noi abbiamo il dovere di continuare ad investire, sapendo che oramai di scavo si è fatto tanto. Pensiamo allo Stadio di Antonino Pio: è stato comprato grazie ai fondi europei e poi, però, lo teniamo lì chiuso e inaccessibile. Dunque, è doveroso, anche nei confronti dell'Unione europea, dimostrare che quelle risorse che noi abbiamo saputo Pag. 43spendere oggi però sono in condizione di produrre ricchezza. Finché li teniamo chiusi e inaccessibili è evidente che non compiamo fino in fondo il nostro dovere di buoni amministratori.
  Continuità, impegno con l'Unione europea, sapendo anche che in questi anni – e lo dico con profondo rammarico – da parte della regione non c’è stata alcuna attività e alcuna azione in questa direzione. Ci sono stati, ci sono e ci saranno fondi europei significativi da spendere ancora in questa direzione in Campania. Quindi, è un aiuto in più rispetto a quello che potrà fare lo Stato e a quello che potranno fare i privati, cosa che io auspico in pieno, condividendo le parole del Ministro. Ma finita la stagione – e concludo – dell'industrializzazione, specialmente in quel settore, oggi possiamo puntare sull'industria della cultura e del tempo libero. Penso anche alla possibilità di cooperative di giovani del territorio che possono svolgere funzioni di servizi aggiuntivi e di biglietteria. Consideri che il Rione Terra, nelle poche settimane che è stato aperto al pubblico, ha registrato il doppio dei visitatori dell'Anfiteatro Flavio, che pure è il terzo d'Italia per grandezza ed è di straordinario fascino. Questo solo per fare capire le potenzialità ancora inespresse di quell'area.
  Dunque, per quello che mi riguarda il Ministro sa di potere contare sull'impegno mio e del gruppo che rappresento.

(Iniziative di competenza nei confronti delle regioni per una riorganizzazione sanitaria sul territorio basata sul cosiddetto modello di sanità d'iniziativa – n. 3-00884)

  PRESIDENTE. La deputata Dalila Nesci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00884, concernente iniziative di competenza nei confronti delle regioni per una riorganizzazione sanitaria sul territorio basata sul cosiddetto modello di sanità d'iniziativa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  DALILA NESCI. Signor Presidente, grazie per la parola. Signor Ministro, il Governo di cui fa parte sta per chiudere 72 ospedali da nord a sud. I tagli nascono dagli oltre 125 miliardi che stiamo dando al MES per debiti che nessuno di noi ha prodotto. Negli anni scorsi, gli ospedali in chiusura subirono tagli di reparti, di mezzi, di personale. Prima chiusero le pediatrie, poi i punti nascita, infine le chirurgie, come se tutto fosse normale. Le regioni giustificarono, come lei sa Ministro Lanzetta, richiamando direttive ministeriali su certi numeri della sanità in realtà non vincolanti.
  Il vero problema è che la sanità e la salute sono ridotti a numeri; le persone sono diventate numeri e voi avete il potere di cambiare le cose, perché siete al Governo. Noi, da opposizione, possiamo farvi delle semplici proposte. Con questa interrogazione a risposta immediata, quindi, chiediamo di non chiudere ospedali senza alcuna pianificazione, ma di consentire alle regioni, con criteri e controlli predefiniti dallo Stato, di organizzare una sanità che garantisca il diritto alla salute, così come previsto dalla Costituzione.

  PRESIDENTE. La Ministra per gli affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, ha facoltà di rispondere.

  MARIA CARMELA LANZETTA, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, rispondo ad un atto ispettivo che presenta prevalenti profili di competenza sanitaria. Pertanto, fornisco gli elementi di risposta acquisiti dal Ministro della salute.
  Ricordo che il Patto per la salute è un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le regioni, di valenza triennale in merito alla spesa e alla programmazione del Servizio sanitario nazionale, finalizzato a migliorare la qualità dei servizi, a promuovere l'appropriatezza delle prestazioni e a garantire l'unitarietà del sistema.
  Il nuovo Patto per la salute 2014-2016 si inserisce in un contesto di revisione della spesa che non prevede tagli lineari, ma persegue l'obiettivo del risparmio attraverso l'appropriatezza e rappresenta, Pag. 44allo stato attuale, lo strumento più importante per realizzare il processo di efficientamento del sistema sanitario e la riorganizzazione della sanità sul territorio.
  Ecco perché l'obiettivo che attraverso il Patto 2014-2016 si intende perseguire è quello di realizzare una sanità sostenibile nel segno dell'appropriatezza, che significa riorganizzazione degli standard dell'assistenza ospedaliera, appropriatezza dei ricoveri ospedalieri, riorganizzazione dell'assistenza territoriale e del sistema della governance, rafforzamento dell'azione di monitoraggio e controllo sui livelli essenziali di assistenza. Il nuovo Patto contiene l'indicazione programmatoria e organizzativa degli standard dei posti letto ospedalieri che le regioni devono attuare per una razionalizzazione strutturale delle rete ospedaliera con una riduzione del numero dei posti letto dall'attuale standard del 4 per mille abitanti al 3,7 per mille abitanti, comprensivi di 0,7 posti letto per mille abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, adeguando coerentemente le dotazioni organiche dei presidi ospedalieri pubblici ed assumendo come riferimento un tasso di ospedalizzazione pari a 160 per mille abitanti, di cui il 25 per cento riferito a ricoveri diurni.
  Nel contesto normativo descritto il nuovo Patto prevede di realizzare un'azione di programmazione in ambito territoriale con il trasferimento di risorse dall'ospedale al territorio, attraverso cui sarà possibile affrontare efficacemente anche i temi dell'invecchiamento e della cronicità e così garantire la sostenibilità futura dei sistemi sanitari, aumentare le competenze in ambito clinico ed assistenziale nei servizi residenziali e domiciliari, per affrontare in questi contesti le problematiche di salute ora di competenza degli ospedali, provvedere al riordino delle cure primarie per sviluppare anche la sanità di iniziativa orientata alla promozione attiva della salute attraverso la prevenzione, l'educazione e i corretti stili di vita. Da ultimo, in relazione a quanto riportato dagli organi di stampa nazionali sul tema specifico delle chiusure degli ospedali, il Ministero per la salute ha già precisato, mediante comunicato stampa dello scorso 19 maggio, che i dati pubblicati relativi alle tipologie delle strutture sanitarie a rischio di chiusura ed i relativi posti letto indicati non sono da considerarsi attendibili, perché tale tematica è allo stato attuale ancora oggetto di confronto tra Ministeri e regioni proprio nell'ambito dei lavori per la definizione del Patto per la salute 2014-2016, confronto tra Governo e regioni che si sta svolgendo proprio in questi giorni e sul quale assicuro la massima attenzione di tutto il Governo e mia personale.

  PRESIDENTE. La deputata Silvia Giordano, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, signora Ministra, lei ha parlato di accordo programmatico fra Stato e regioni, che purtroppo, però, a noi non è dato sapere. Abbiamo più volte fatto domande ma non abbiamo avuto in alcun modo informazioni al riguardo. L'unico momento in cui potevamo sapere qualcosa è esattamente questo, mentre il Ministro Lorenzin è in Commissione affari sociali – forse su nostra richiesta – a dire qualcosa riguardo il Patto della salute. Ma purtroppo siamo qui; questa è una beffa del destino. Però, le do poca fiducia, ma non personalmente, ovviamente, perché la competenza, per quanto possa essere statale o regionale, è sempre una competenza politica. La salute e la sanità sono sempre un qualcosa di politico, perché, a livello statale e a livello regionale, ci sono sempre gli stessi partiti. E siamo arrivati sempre allo stesso punto, dove si creano grandi opere, grandi opere sanitarie e, puntualmente, un giorno ci svegliamo e sugli articoli di giornale troviamo corruzione, favoritismi, interessi e poi, ovviamente, visto che i soldi sono finiti perché non si sa dove sono andati a finire, si è costretti a chiudere. Vi manca il piano B, vi manca una vera iniziativa di medicina territoriale. Noi vi vogliamo aiutare in questo, noi ci mettiamo totalmente a disposizione, perché io provengo da una regione che non solo è in piano di rientro, Pag. 45ossia la regione Campania, ma, mentre il presidente del Consiglio regionale, Romano, veniva arrestato, io mi sono dovuta sentire da un'azienda ospedaliera, da un'azienda sanitaria della regione Campania, che non mi potevano dare ossigeno per mia madre, che ne aveva bisogno, perché c'era abuso di ossigeno in regione Campania. Questa è la risposta che mi hanno dato, e questa cosa è scandalosa. Che cosa state facendo ? Che cosa state controllando ? Allora, o si riorganizza sul serio – e noi su questo vi vogliamo aiutare, ma nel vero modo possibile – oppure incominciate a sperare di non ammalarvi mai, perché lo Stato, la sanità che avete finora creato non vi aiuterà di certo.

(Iniziative urgenti per la digitalizzazione e la riorganizzazione dell'azione amministrativa – n. 3-00885)

  PRESIDENTE. La deputata Bergamini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Brunetta n. 3-00885 concernente iniziative urgenti per la digitalizzazione e la riorganizzazione dell'azione amministrativa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, sono parecchi anni che l'Agenda digitale è considerata una delle priorità per lo sviluppo del nostro Paese. I diversi Governi che si sono susseguiti lo hanno detto in tutte le salse, è fondamentale per la modernizzazione del Paese, la competitività delle nostre piccole e medie imprese e soprattutto il beneficio per i cittadini italiani perché è chiaro che un accorto piano di digitalizzazione del Paese significa anche molto meno burocrazia e dunque migliore qualità della vita.
  Tutto questo è vero ed è stato ribadito in ogni sede, tuttavia ci troviamo ancora una volta qui a proporre un question time sull'implementazione dell'Agenda digitale italiana perché dobbiamo registrare ancora una volta uno stato di sostanziale impasse alla quale si è venuta ad aggiungere qualche settimana fa anche la notizia delle dimissioni del direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Allora, io vorrei approfittare della presenza della signora Ministra qui per avere un chiarimento su cosa questo Governo intenda o se intenda veramente portare avanti una concreta azione per l'implementazione di questo ambizioso piano affinché non rimanga un'Agenda digitale ma diventi una realtà e non si fermi magari semplicemente ad essere una «leggenda digitale» come sta sembrando fino ad oggi.

  PRESIDENTE. Il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, come giustamente ha sottolineato la collega Bergamini, non soltanto quando si parla di Agenda digitale è fondamentale la visione strategica ma anche la puntualità negli adempimenti tecnici e amministrativi. Quindi, prima di tutto visione strategica perché un'amministrazione digitalizzata ha bisogno di obiettivi, di priorità e soprattutto di una guida e di un percorso di sviluppo, cioè tutto ciò che le amministrazioni potevano gestire in autonomia – per esempio gli archivi cartacei – non possono fare a meno invece di coordinarlo quando parliamo di digitalizzazione e di informatica.
  Le banche dati devono essere concepite in modo da poter dialogare ed essere interoperabili, il passaggio dalla logica del documento a quella del dato deve avvenire in parallelo nelle diverse amministrazioni. Per questo è fondamentale una visione e una strategia e soprattutto le amministrazioni debbono rivolgersi ai cittadini in un'unica lingua e non ciascuna con i propri codici comunicativi. In questa prospettiva, io credo che il pin unico consentirà a ciascuno di fruire dei diversi servizi e di essere immediatamente riconosciuto, evitando inutili e soprattutto ripetute immissioni di dati.
  Secondo, però, non meno importante della visione strategica, è la puntualità Pag. 46negli adempimenti perché non possiamo più permetterci ritardi e lei giustamente questo lo sottolineava, collega Bergamini. Dobbiamo invece recuperare il ritardo accumulato che, in parte, io credo sia dovuto a scelte del passato dalle quali dipende per esempio l'assenza di un'infrastruttura di televisione via cavo.
  In questi due mesi, mi sono preoccupata del completamento dei processi già individuati come prioritari dal commissario Caio: fatturazione elettronica, anagrafe nazionale della popolazione residente e, come dicevo prima rispetto al pin unico, sistema pubblico di identità digitale. Non si può negare – io credo però per onestà intellettuale – che essi siano stati portati avanti già fino adesso con decisione e che è con la stessa decisione che intendo procedere su ulteriori progetti come l'unificazione dell'archivio telematico sui veicoli, i pagamenti elettronici e, soprattutto, anche il fascicolo sanitario elettronico perché è fondamentale anche la digitalizzazione di tutto il settore della sanità.
  Vorrei quindi rassicurare gli onorevoli interroganti – anche il primo firmatario onorevole Brunetta che oggi non è qui – sull'impegno nell'attuazione del Codice dell'amministrazione digitale e nel successivo question time dell'onorevole Rampelli entrerò nei dettagli ma posso già dire che dei 15 decreti attuativi che prevedeva il Codice dell'amministrazione digitale, noi già 12 ne abbiamo attuati e 3 sono in via di attuazione.
  Quindi, concludo: strategia e puntualità che richiedono chiarezza nel Governo di sistema ed è per questo che, nel quadro della più generale riforma amministrativa appena avviata dal Governo, è prevista una semplificazione della governance dell'Agenda digitale con una chiara attribuzione di responsabilità politiche, amministrative e tecniche. Ed è su questa base che saranno rapidamente attivati gli organismi previsti dalla legge.

  PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, gentile Ministro, lei non ha risposto però al quesito fondamentale, cioè che fine fa l'Agenzia per l'Italia digitale. Avete convinto le dimissioni del precedente direttore, è un'agenzia che ha avuto una vita travagliatissima, come noi descriviamo nella nostra interrogazione, ci sono attualmente 153 pretendenti a quel posto, credo che sia necessario che tutti sappiamo con quale criterio sarà scelto il nuovo direttore dell'Agenzia. Sappiamo finalmente come e se sta funzionando questa Agenzia e quali sono i vostri intendimenti per il presente e il futuro su questa Agenzia, che è il braccio – oserei dire – armato che il Governo ha a disposizione per poter attuare tutte le cose che lei ci ha detto. Non glielo chiediamo da forza di opposizione, ma da forza che in questo caso, come se fossimo in Brasile, fa il tifo per l'Italia, perché questo è un tema di bene comune, quindi fa il tifo anche per questo Governo. Fa il tifo, ma non fa sconti e non facciamo sconti anche perché siamo portatori di una storia che dal Ministro Stanca e poi con il Ministro Brunetta vi ha messo oggi in condizione di poter fare non solo degli annunci ma anche delle cose concrete come la fatturazione elettronica, che è in vigore dal 6 giugno. Vedo accanto a lei il Ministro Alfano, voi avete già annunciato che tra poco partirà il processo telematico, ma abbiamo cominciato quando lui era Ministro della giustizia tutto l'iter per il processo telematico, con le sperimentazioni al tribunale di Milano nel 2010. Allora, da questo punto di vista, è veramente fondamentale che voi chiariate con trasparenza la sorte dell'Agenzia, che è stata voluta dal Governo Monti, mettendo insieme realtà che funzionavano anche egregiamente, che ha avuto una vita – come dicevo prima – travagliatissima e sulla quale non è più pensabile, se tutti vogliamo questo asset fondamentale per l'Italia, cioè una pubblica amministrazione digitale, cioè più efficiente e meno costosa, non è più possibile attendere oltre.

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(Iniziative per la piena attuazione dell'articolo 118 della Costituzione, al fine di attribuire ai comuni il ruolo di interlocutore principale di cittadini ed imprese, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza – n. 3-00886)

  PRESIDENTE. La deputata Schirò ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00886, concernente iniziative per la piena attuazione dell'articolo 118 della Costituzione, al fine di attribuire ai comuni il ruolo di interlocutore principale di cittadini ed imprese, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GEA SCHIRÒ. Signor Presidente, signora Ministra, i temi della semplificazione normativa e amministrativa hanno assunto grande rilevanza negli ultimi tempi sia nei mass media che nell'attività di Governo, però la complessità degli adempimenti dei soggetti istituzionali coinvolti spesso scoraggia i cittadini. Sarò chiara, anche per auditori più ampi, ad esempio siamo vessati spesso, quasi sempre, da una sestupla burocrazia: europea, ministeriale quando è necessaria, regionale, prefettizia, provinciale, comunale, sovrintendenze. Questa mia interrogazione è rivolta proprio – scusi Presidente, finisco – a domandare dell'attuazione, nel rispetto dell'articolo 118, della massima semplificazione, sempre nel rispetto della gold plating sancita dalla legge n. 234, nel rapporto tra i cittadini e il diretto interlocutore che è il comune.

  PRESIDENTE. Il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia ha facoltà di rispondere.

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, noi vogliamo tutti un'amministrazione più semplice e più vicina alle persone. In questo senso i comuni costituiscono il primo fondamentale luogo di interlocuzione tra amministrazione, cittadini e imprese, ed è per questo che il Governo vuole coinvolgere gli enti locali nella progettazione e nell'implementazione della politica di semplificazione, perché un'amministrazione più semplice non si realizza senza la collaborazione tra tutti i livelli di Governo e soprattutto perché al cittadino e all'impresa non interessa sapere chi è responsabile della complicazione ma quello che si chiedono è semplicemente di avere meno complicazioni. È per questo che insieme a regioni, province e comuni stiamo costruendo un nuovo metodo di condivisione degli obiettivi di semplificazione. Ci tengo molto perché è stato proprio un capovolgimento del metodo di attuazione delle politiche di semplificazione del Governo. In particolare, con Italia Semplice, l'alleanza istituzionale che abbiamo siglato con regioni, province e comuni per rilanciare la funzione pubblica nel Paese, abbiamo proprio condiviso con gli enti locali e le regioni l'impegno per la riforma della pubblica amministrazione.
  Noi già oggi cominciamo a vedere i primi frutti di questo metodo nuovo di lavoro. Con l'accordo siglato la settimana scorsa sono stati adottati moduli unificati e semplificati per la SCIA e per il permesso di costruire, cioè gli oltre 8 mila moduli che avevamo sinora in uso saranno sostituiti da un solo modulo che, dove è necessario, potrà anche essere adeguato alle specificità della normativa regionale. Inoltre, non verrà più richiesta la documentazione che l'amministrazione ha già: basterà una semplice autocertificazione, oppure semplicemente l'indicazione degli elementi che consentono all'amministrazione di reperirla. È mia ferma intenzione continuare a coinvolgere in questo modo – così come abbiamo già fatto per i moduli unici, per la SCIA e per il permesso di costruire, i comuni nell'implementazione ed attuazione delle politiche di semplificazione e, con essi, con i comuni, sarà condivisa la definizione dell'Agenda per la semplificazione, che abbiamo voluto introdurre in uno dei provvedimenti approvati Pag. 48in Consiglio dei ministri nei giorni scorsi, e in questa Agenda si indicheranno i risultati attesi, le responsabilità, i tempi per la realizzazione e soprattutto le modalità di verifica del raggiungimento dei risultati. Tutto sarà accessibile e verificabile on-line.
  Un esempio per tutti: tra gli obiettivi prioritari dell'Agenda vi saranno la riduzione dei tempi di rilascio delle autorizzazioni – penso ad esempio ai permessi di costruire, alle autorizzazioni ambientali e all'inizio di attività di impresa – e all'eliminazione dei certificati.

  PRESIDENTE. La deputata Schirò ha facoltà di replicare.

  GEA SCHIRÒ. Presidente, ringrazio la signora Ministro per la risposta, che accolgo con una scaramantica e moderata soddisfazione.
  Con l'interrogazione ho inteso porre una questione che reputo di vitale importanza. Il decreto-legge e il disegno di legge delega approvati dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso – credo quello che citava il Ministro – affrontano il tema della semplificazione con meritorie iniziative. L'interrogazione però compie un passo ulteriore, apre una visione organica dell'ordinamento euronazionale, alla vigilia del semestre di Presidenza, che scaturisce dalla nostra partecipazione all'Unione europea e alla Carta costituzionale. Si tratta di temi non nuovi, ma che chiedono una rinnovata attenzione in vista di due obiettivi fondamentali: dare attuazione alla normativa europea nel modo più facile possibile, evitando appesantimenti normativi e burocratici – un primo fondamentale banco di prova sarà costituito dall'attuazione delle direttive sugli appalti pubblici e deve essere questa l'occasione per riscrivere in maniera più snella ed efficace il codice degli appalti, signora Ministro e mi auguro che le iniziative assunte in questo senso dal Governo possano davvero raggiungere lo scopo – e poi valorizzare al massimo l'articolo 118 – come ho detto nell'illustrazione – che attribuisce in via generale ai comuni le funzioni amministrative, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. In questa prospettiva, è fondamentale superare la frammentazione già esistente e dare piena applicazione agli sportelli unici per le attività produttive, immaginando anche sportelli unici per i cittadini, di cui mi sembra ci sia già traccia nel lavoro del Governo.
  Concludendo, ribadisco il mio ringraziamento nell'auspicio che l'obiettivo della semplificazione innervi tutte le iniziative dell'Esecutivo, rendendo finalmente più facile vivere in Italia.

(Problematiche riguardanti l'adozione dei decreti e dei regolamenti di attuazione delle norme di rango primario – n. 3-00887)

  PRESIDENTE. Il deputato Corsaro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli n. 3-00887, concernente problematiche riguardanti l'adozione dei decreti e dei regolamenti di attuazione delle norme di rango primario (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, onorevole Ministro, nel corso degli ultimi due anni e mezzo, i Governi che si sono succeduti hanno caratterizzato la loro azione con il susseguirsi di provvedimenti caratterizzati da una nominalistica urgenza, che purtroppo hanno trovato delle enormi difficoltà nella loro traduzione.
   Pochissime delle annunciate e sbandierate riforme che questo Governo e i due che l'hanno preceduto hanno cercato di rendere all'opinione pubblica hanno trovato compimento, e questo soprattutto in relazione all'incapacità di dare esecuzione ai decreti e ai regolamenti attuativi che avrebbero dovuto mettere sul campo l'efficace ed efficiente svolgimento di quanto doveva essere scritto in quelle leggi. Le norme attuative ancora da adottare sono oltre ottocento in relazione ad Pag. 49una serie di provvedimenti che erano stati presentati con la caratteristica della massima urgenza.
  Il tema dell'Agenda digitale di cui già si è parlato è solo uno di quelli che scontano questo effetto. Le chiediamo, quindi, onorevole Ministro, quanti siano ad oggi i provvedimenti di attuazione ancora in attesa di emanazione e quali siano le iniziative che intende assumere per l'accelerazione delle procedure connesse.

  PRESIDENTE. Il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, sulle politiche dell'innovazione tecnologica dobbiamo attuare le norme del decreto-legge n. 179 del 2012, il cosiddetto decreto crescita due, e del decreto-legge n. 69 del 2013, il cosiddetto decreto del fare. I decreti attuativi dei citati due provvedimenti risultano essere venti, di competenza di varie amministrazioni. Tra gli otto decreti dei quali, in qualità di Ministro delegato all'innovazione tecnologica, risulto responsabile, in quanto proponente o coproponente, segnalo che: il provvedimento relativo all'istituzione dell'anagrafe nazionale della popolazione residente è già in vigore, l'iter di adozione dei tre decreti in materia di sistema pubblico di identità digitale, di documento digitale unificato e di subentro della suddetta anagrafe nazionale alle anagrafi dei comuni è quasi concluso, i due decreti relativi al censimento permanente della popolazione e alla trasmissione telematica del certificato di gravidanza e di quello di malattia necessario a un genitore per usufruire del congedo parentale sono stati elaborati nelle ultime settimane.
  Ulteriori provvedimenti sono previsti dal codice dell'amministrazione digitale, emanato con il decreto legislativo n. 82 del 2005. Dei quindici decreti attuativi da esso previsti, dodici sono già stati emanati, per quanto riguarda gli altri, quelli non ancora emanati, uno in materia di formazione dei documenti informatici è stato notificato alla Commissione europea, che ha prorogato il termine di stand still sino al 14 agosto 2014, e sul decreto in materia di sicurezza dei sistemi e delle infrastrutture della PA si sta invece concludendo proprio in questi giorni l'esame istruttorio.
  Aggiungo anche che in questi due mesi in cui sono stata responsabile della politica della digitalizzazione, il Ministro dell'economia e delle finanze ed io abbiamo adottato il decreto contenente le indicazioni sugli obblighi fiscali relativi ai documenti informatici e alla loro riproduzione su diversi tipi di supporto, realizzando le condizioni per l'utilizzo della fatturazione elettronica a decorrere dal termine già fissato del 6 giugno. Posso assicurare, concludendo, che nello svolgimento delle funzioni connesse all'Agenda digitale non mi limiterò ad accelerare il più possibile l'adozione di provvedimenti, neanche di provvedimenti attuativi di mia competenza, ma soprattutto mi premurerò di sollecitare le altre amministrazioni ad adottare tempestivamente anche i provvedimenti di loro competenza.

  PRESIDENTE. Il deputato Corsaro ha facoltà di replicare.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, signor Ministro, nell'auspicare che quanto lei ha anticipato possa trovare una pronta corrispondenza, voglio dire che lei ha in modo molto politicamente accorto cercato di evitare la centralità del tema che io ho posto con la nostra interrogazione, che è quello di un ritardo strutturale nell'esecuzione degli atti correlati ai decreti e alle leggi che vengono approvate da questo Parlamento, perché l'Agenda digitale è certamente un tema di cui già si è parlato, ma è il tema esemplificativo.
  Non sfugge ad alcuno che mancano i decreti e i regolamenti di attuazione rispetto a moltissimi dei provvedimenti che hanno visto impegnato questo Parlamento Pag. 50nel corso degli ultimi tre anni. Parlo della riforma della scuola, parlo della riforma del federalismo, parlo dell'adozione del sistema dei costi standard per la revisione della spesa pubblica, parlo delle politiche energetiche e delle fonti rinnovabili, parlo degli interventi a supporto dei lavoratori socialmente utili, parlo della cosiddetta manovra Monti. Stiamo andando ancora al paleolitico per capire quali e quanti siano gli effetti ancora non applicati dei temi che hanno coinvolto il lavoro del nostro Parlamento. Parlo della riforma delle pensioni. Vede, il Governo Monti prima, il Governo Letta poi, il Governo Renzi oggi, si stanno vendendo – e devo dire il Governo Renzi in queste ultime settimane ha dimostrato sotto il profilo elettorale di esserci riuscito – come Governi in grado di fare delle riforme salvifiche. Anche i nomi roboanti dei provvedimenti: abbiamo seguito il «salva-Italia», poi il «cresci-Italia», poi il «semplifica-Italia», poi lo «sblocca-Italia». Ebbene, insomma direi che la lettura invece di come siamo fermi al palo su tutti questi provvedimenti ci esorta a dire agli italiani: svegliati Italia, renditi conto che ti stanno raccontando una cosa per l'altra.
  Io le vorrei dare un suggerimento, onorevole Ministro. Vista l'attenzione e la celerità con la quale questo Governo, come quelli che lo hanno preceduto, ci presentano ogni provvedimento come un provvedimento caratterizzato da un elemento di estrema urgenza, io vorrei che a latere dell'urgenza che date al Parlamento per l'approvazione dei vostri provvedimenti vi fosse scritta anche la definizione dei tempi certi per l'attuazione dei regolamenti attuativi con l'indicazione di sanzioni, per esempio il decadimento di una legge, se in tempi certi non vengono dati in esecuzione e in attuazione i regolamenti collegati, o il licenziamento dei direttori generali responsabili della mancata attuazione nei tempi certi di quei provvedimenti.
  Glielo dico nell'interesse della credibilità del suo stesso Governo, Ministro, – e concludo – perché Governo riformista drammaticamente fa troppa rima con Governo ballista.

(Problematiche riguardanti gli interventi di razionalizzazione della spesa dell'Amministrazione dell'interno, con particolare riferimento alle strutture operative delle forze dell'ordine – n. 3-00888)

  PRESIDENTE. Il deputato Invernizzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Matteo Bragantini n. 3-00888, concernente problematiche riguardanti gli interventi di razionalizzazione della spesa dell'Amministrazione dell'interno, con particolare riferimento alle strutture operative delle forze dell'ordine (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Presidente, buongiorno, signor Ministro, io vorrei parlare con lei di spending review.
  Stando alle bozze diffuse dal piano, sulla base del quale appunto il suo Ministero starebbe predisponendo questa spending review, parrebbe che la razionalizzazione delle spese inciderebbe con maggiore forza soprattutto sui presidi delle forze di polizia sul territorio. Allo stesso tempo, purtroppo, non si registra la medesima decisione di intervento sul taglio delle spese per quanto riguarda il numero delle direzioni centrali del Ministero dell'interno, che ad oggi sono 19, nelle quali si concentrano gli amministrativi, lasciando così intravedere un'operazione di snellimento che prevalentemente sarebbe scaricata appunto sulle unità operative.
  Chiediamo, pertanto, quali siano le ragioni per le quali il Governo intende attuare la spending review insistendo in principale modo sulle strutture operative delle forze dell'ordine, anziché concentrarsi sui costi delle funzioni amministrative del Ministero dell'interno.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, l'interrogazione che vede come primo firmatario l'onorevole Matteo Bragantini paventa interventi Pag. 51di sostanziale riduzione delle strutture territoriali delle forze di polizia che deriverebbero dall'attuazione della spending review.
  La prima cosa che mi sento di dire è che comunque non ci sarà nessun uomo in meno per le strade. I cittadini italiani di questo possono stare certi e possono stare sicuri. Poi non posso che ribadire quanto detto già in Commissione, qui alla Camera, e cioè la totale assenza di presunte misure programmatiche che producano il temuto indebolimento del nostro sistema di sicurezza sul territorio.
  Anzi, con la legge di stabilità del 2014 e con uno stanziamento specifico di 700 milioni di euro a favore delle forze di polizia, è stata avviata – e il Parlamento ha condiviso questa manovra dando la sua approvazione – una significativa inversione di tendenza rispetto alle restrizioni sofferte in questi ultimi anni dall'intero comparto sicurezza. Con la stessa legge l'intera quota del Fondo unico giustizia di spettanza del Ministero dell'interno è stata destinata all'incentivazione del personale di polizia impiegato nelle attività operative di controllo del territorio nonché all'incremento della funzionalità generale dei servizi, cioè è andata a quei poliziotti che stanno in trincea.
  Proprio quest'anno la copertura del turnover delle forze di polizia è stata portata al 55 per cento, quindi si è invertita finalmente la proporzione. Si è invertito il rapporto tra le unità di personale in uscita e quelle in entrata che aveva caratterizzato gli ultimi lustri con un saldo negativo di questo rapporto. Grazie a quest'ultimo intervento, per il 2014, sarà possibile procedere a 2.600 nuove assunzioni di poliziotti, carabinieri e finanzieri.
  Fatta questa doverosa precisazione debbo pure aggiungere che l'esercizio di spending review riguardante le forze di polizia, nel rilanciare la funzione di coordinamento nei suoi aspetti di sinergia, si potrà concentrare su alcune articolazioni sulle parti di specialità, nella considerazione che in questi ambiti operativi è possibile magari razionalizzare qualcosa, senza incidere sul dato sia strutturale che organizzativo, che riguarda i servizi che non si possono e non si devono ridurre. E noi infatti non li ridurremo.
  Riguardo alle funzioni amministrative demandate al Dipartimento della pubblica sicurezza, mi preme osservare come il tema non abbia una correlazione specifica con l'operatività delle forze di polizia.
  In ogni caso, un'eventuale ridisegno strutturale e funzionale delle articolazioni del Dipartimento della pubblica sicurezza potrà avvenire solo nella più ampia cornice di riforma a cui sono tenute tutte le amministrazioni dello Stato.

  PRESIDENTE. Il deputato Invernizzi ha facoltà di replicare.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Presidente, signor Ministro, purtroppo la sua risposta non mi lascia particolarmente soddisfatto, perché affermare semplicemente che nessun uomo verrà tolto dal controllo del territorio non è sufficiente. Infatti, se quando si parla di razionalizzazione si intende magari la chiusura di alcuni presidi e, pertanto, lo spostamento degli ufficiali di pubblica sicurezza da quel presidio verso altre parti, significa che parte del territorio nazionale rischia di rimanere scoperta. Mi riferisco soprattutto ad alcune realtà nelle quali abbiamo assistito, soprattutto negli ultimi anni e negli ultimi mesi, ad una fortissima recrudescenza di tutta una serie di reati, soprattutto predatori.
  Purtroppo non sono nemmeno soddisfatto dell'ultima parte della sua risposta. Noi chiediamo semplicemente che i tagli alla spesa, che dovranno esserci e che comporteranno sicuramente anche un interessamento del Ministero dell'interno, devono riguardare solo ed esclusivamente gli amministrativi. Infatti, – e lei lo sa, visti i dati che sono stati appena diramati proprio dal suo Ministero – i reati, soprattutto predatori, sono in crescita. Noi riteniamo che, di fronte a un aumento così importante dei reati, si possa parlare di una situazione sostanzialmente di guerra. Quando si è in guerra, signor Ministro, non si taglia: non si tagliano le dotazioni, Pag. 52non si taglia personale che è in prima linea per mantenere – che so – la dotazione delle zollette di zucchero del tè di quelli che sono nel quartier generale al caldo.
  Noi volevamo da lei oggi una rassicurazione sul fatto che, come lei ha annunciato, quando si parlerà di una rivisitazione generale delle strutture dello Stato, e quindi anche della Direzione centrale del suo Ministero, i tagli saranno concentrati solo ed esclusivamente nei confronti degli amministrativi. Infatti, dopo che si è pensato – soprattutto da parte del suo Governo – , con svuota carceri, con l'operazione Mare Nostrum, sempre agli altri, noi chiediamo, per una volta, magari di pensare – e concludo – ai cittadini per bene e alle Forze dell'ordine che cercano di tutelarli.

(Elementi ed iniziative in relazione al comportamento delle forze dell'ordine in occasione di una protesta che ha avuto luogo il 10 giugno 2014 presso il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto – n. 3-00889)

  PRESIDENTE. La deputata Celeste Costantino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00889, concernente elementi ed iniziative in relazione al comportamento delle forze dell'ordine in occasione di una protesta che ha avuto luogo il 10 giugno 2014 presso il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  CELESTE COSTANTINO. Signora Presidente, signor Ministro, il 10 giugno 2014, presso il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, uno dei più grandi del nostro Paese, ha avuto luogo una protesta da parte dei richiedenti asilo diretta contro l'ente gestore, la cooperativa Auxilium, già oggetto di precedenti rivendicazioni in relazione alle condizioni di vita in cui versa quel centro.
  I migranti sono usciti dal centro di accoglienza e si sono seduti a terra, in strada, bloccando il traffico sulla via Tiberina. Alle ore 8 del mattino, gli agenti hanno iniziato a trascinare via di peso le donne e gli uomini seduti a terra e di lì a breve è partita la carica da parte delle Forze dell'ordine. I richiedenti asilo sono stati inseguiti e malmenati – buttati a terra, trascinati per i capelli, presi a pugni e a calci – lungo tutto il tragitto che porta verso i cancelli del centro.
  Noi chiediamo al Ministro e a questo Governo quali siano le informazioni e gli orientamenti circa i fatti che ho appena raccontato e quali iniziative disciplinari si intendono adottare nei confronti di eventuali responsabili e, soprattutto, in quali tempi.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, fornisco innanzitutto la ricostruzione dei fatti sui quali è incentrata l'interrogazione dell'onorevole Costantino e di altri colleghi. Verso le 6 del mattino del 10 giugno nei pressi del centro di accoglienza richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto circa 150 ospiti hanno inscenato un'improvvisa protesta per il pagamento mancato del pocket money, occupando la sede stradale in via Tiberina e bloccando il traffico veicolare.
  L'opera di convincimento posta in essere per persuadere i manifestanti a consentire il ripristino della normale circolazione stradale si è rivelata inutile, rendendo necessario l'intervento degli operatori di polizia, anche a causa dell'evidente disagio che andava montando tra gli automobilisti, a cui veniva impedito di proseguire.
  Da tale intervento è scaturita una situazione di concitazione, concretatasi anche nella reazione di alcuni manifestanti verso l'operato delle forze di polizia, rivolto esclusivamente a rimuovere il blocco stradale. Ciò ha portato all'arresto di tre cittadini extracomunitari, tra i quali il promotore della manifestazione, per il reato di resistenza e violenza a pubblico ufficiale.Pag. 53
  Dopo essere rientrati nel centro di accoglienza, gli ospiti si sono rinchiusi all'interno della struttura, dando vita anche a forme di protesta violenta, senza consentire l'accesso al personale della società Auxilium, a cui è affidata la gestione del centro, ad eccezione del personale medico.
  Vorrei precisare che in questa fase, come hanno riportato anche gli organi di stampa, i manifestanti non sono stati sottoposti ad alcuna forma di pressione o di controllo da parte delle forze di polizia. Inoltre, è sempre stato possibile, durante l'intera giornata, il libero accesso alla struttura di esponenti del mondo politico, il cui intervento si è reso particolarmente utile, avendo avuto modo di interloquire con i manifestanti e contribuendo così a stemperare il clima di tensione.
  La richiesta di poter avere un colloquio con i funzionari della prefettura è stata soddisfatta solo quando è cessata la protesta ed è stato reso agibile il centro. Il successivo 12 giugno, infatti, normalizzatasi la situazione, ha avuto luogo una riunione tra i rappresentanti degli ospiti, i funzionari della prefettura e della questura di Roma ed il direttore del centro. In quell'occasione sono state fornite le assicurazioni circa l'impegno della stessa prefettura a ricercare possibili soluzioni alle istanze avanzate sul rilascio di carte prepagate e a dare anche attenzione al miglioramento della qualità degli ambienti e dei servizi.
  In conclusione, dalla ricostruzione dei fatti, non emergono, non sembrano emergere elementi tali da far ipotizzare una condotta delle forze di polizia contraria alla legge o che abbia violato moduli operativi ispirati a criteri di equilibrio e prudenza e da inquadrare in un contesto di ripristino dell'ordine pubblico.

  PRESIDENTE. La deputata Costantino ha facoltà di replicare.

  CELESTE COSTANTINO. Signor Ministro, non è una dimenticanza il fatto di non aver specificato quali fossero le istanze che in quel momento portavano, come lei ha specificato, centocinquanta ospiti del centro di accoglienza a manifestare, perché se apriamo quest'altro vaso di Pandora, rispetto alle condizioni in cui si trovano a vivere questi esseri umani – perché vorrei ricordare che sono delle persone – dentro quel centro di accoglienza, apriamo un altro capitolo, che noi stiamo già affrontando attraverso le nostre proposte di legge e su cui quindi io non torno.
  Però c’è un punto, che a noi invece risulta, rispetto al materiale giornalistico che è stato prodotto in quell'occasione, cioè materiale fotografico e video, in cui si vedono chiaramente le forze dell'ordine che si accaniscono, anche davanti ad una manifestazione pacifica, contro i manifestanti.
  Allora vede, signor Ministro, c’è in Italia ancora il diritto a manifestare, chiaramente il diritto a manifestare in maniera non violenta, ma non c’è il diritto, appunto, a fare violenza, soprattutto da chi deve invece pensare all'ordine pubblico e deve cercare invece di mantenere la calma, di fare un'opera di mediazione. Questo non è avvenuto e noi questo lo continueremo a denunciare, perché appunto ci sono dei materiali che testimoniano quello che è avvenuto quel giorno. E spero che, anche rispetto alle nostre richieste, come il numero identificativo per le forze dell'ordine, che è un atto di grande civiltà, questo Governo si renda conto che è una misura che va assolutamente fatta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Elementi ed iniziative in merito a recenti attentati ed atti intimidatori presso sedi del Partito Democratico – n. 3-00890)

  PRESIDENTE. Il deputato Stumpo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fiano n. 3-00890, concernente elementi ed iniziative in merito a recenti attentati ed atti intimidatori presso sedi del Partito Democratico (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  NICOLA STUMPO. Signora Presidente e signor Ministro, negli ultimi mesi numerosi Pag. 54episodi violenti, con livelli diversi di gravità, si sono succeduti a danno delle sedi del Partito Democratico in tutta Italia, da ultimi, non in ordine di gravità, a Trento ed a Firenze. Tutto questo nonostante la vigilanza, già presente ed intensificata del Governo: questi atti continuano a succedersi.
  Risulta a noi quindi evidente la necessità di un aumento delle misure preventive da parte delle forze dell'ordine affinché ciò non accada più. Da notizie a mezzo stampa a noi risulta che l'autorità di polizia e la magistratura inquirente siano potuti risalire all'identificazione degli autori e anche alla matrice ideologica organizzativa, il cui obiettivo apparentemente sarebbe costituito, non tanto rispetto ai singoli esponenti locali, quanto piuttosto – e mi avvio a concludere – all'idea di contrastare con la violenza alcune linee di politica nazionale condotte dal Partito Democratico. Nel rispetto dell'articolo 49 della Costituzione, in cui si prevede il diritto per tutti i cittadini di associarsi liberamente, io le chiedo, visto che questi atti sono contro la Costituzione, qual è, sulla base delle conoscenze acquisite dal Governo, la valutazione sulla matrice e sul grado di pericolosità di tali eventi, nonché quali ulteriori iniziative straordinarie intenda adottare al fine di offrire tutta la sorveglianza necessaria atta a garantire la libera associazione in partiti e la libertà di riunione di tutti i cittadini, come nel caso degli iscritti al Partito Democratico.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, consentitemi innanzitutto di esprimere la mia solidarietà al Partito Democratico per i due attentati perpetrati a danno delle sedi di Firenze e Trento, cioè gli attentati richiamati dai colleghi. Desidero assicurare che in entrambi i casi sono state avviate serrate azioni di indagine per l'individuazione dei responsabili. Nel caso di Trento, l'episodio sembra ascrivibile ad una linea di aspra contestazione per la posizione assunta dal Partito Democratico in merito alla realizzazione della TAV. In questo senso depone il rinvenimento, nei pressi della sede fatto oggetto del lancio di una bottiglia incendiaria, di un volantino di solidarietà con attivisti del Movimento no TAV arrestati a Torino qualche tempo fa. I presunti autori dell'attentato potrebbero appartenere all'area anarco-insurrezionalista che, insieme a quella antagonista, si contrappone, anche con modalità violente, all'esecuzione dei lavori.
  Per quanto riguarda l'episodio di Firenze, che ha visto interessato l'edificio in cui è ubicata la sede regionale e provinciale del partito, il gesto, finora non rivendicato, sembra far pensare ad un tentativo incendiario. Prendendo in esame le 72 azioni delittuose che dall'inizio dell'anno hanno interessato le sedi del PD, le prime conclusioni a cui sono pervenuti gli esperti analisti del Viminale sulla base degli elementi informativi e di scenario portano a ritenere che questa lunga scia di fatti sia connotata da un unico filo conduttore. Più in particolare, sembra delinearsi una matrice che riconduce la sequenza delle aggressioni alle sedi del PD alla volontà da parte della vasta galassia dell'antagonismo, soprattutto di estrazione anarchica, di opporsi in forme decisamente estreme alle linee di politica governativa nazionale perseguite dallo stesso partito, più di recente in materia di riforma di accesso al lavoro e di grandi opere. Non manca, inoltre, il tema dell'adesione alle scelte adottate dall'Unione europea.
  Il Governo non sottovaluta il significato di tutti gli atti di violenza contro sedi di partito o di sindacato o di altri luoghi che rivestano un valore simbolico per la collettività o per sue singole componenti. Si tratta di gesti che, anche quando hanno solamente carattere dimostrativo e non producono danni rilevanti, sono meritevoli della più ferma condanna in quanto odiosi ed esecrabili. Ciò detto, le forze dell'ordine sono costantemente impegnate nelle attività di vigilanza e di protezione delle sedi dei partiti, con particolare riferimento in Pag. 55questa fase a quelle del Partito Democratico. Inoltre, sono state impartite disposizioni volte ad intensificare il costante monitoraggio in funzione di prevenzione dei vari ambiti da cui può originarsi la contestazione violenta, dando specifica attenzione alle iniziative dell'antagonismo estremista collegate alle tematiche ambientaliste e del lavoro. L'impegno che assumo come Ministro dell'interno è che si perseguirà con fermezza ogni tentativo rivolto ad alimentare un clima di contrapposizione violenta o strumentalizzare le rivendicazioni legate al disagio sociale ed economico.

  PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di replicare.

  EMANUELE FIANO. Signor Presidente, signor Ministro, grazie intanto per la solidarietà che lei espresse subito dopo i due attentati che ha ricordato e per la risposta che ci ha dato oggi. Come lei comprenderà bene, a parte la condivisione di quello che lei ha detto, per noi è difficile dire che siamo soddisfatti perché l'intervento suo di oggi all'interrogazione avviene dopo una lunga serie di oltre novanta episodi che ci vedono protagonisti come Partito Democratico. Quindi, la nostra valutazione, che concorda con quello che lei ci ha detto e, quindi, la ringraziamo per la risposta, è che, come lei ha detto poc'anzi, molti gruppi o gruppetti in Italia, anche se non organicamente e strutturalmente collegati tra di loro, hanno individuato in questi ultimi mesi e anche in questi ultimi anni nel Partito Democratico, oggi principale partito del Paese e principale partito di Governo, un nemico da combattere, anche con la violenza.
  Siamo consapevoli che, per fortuna, questa violenza ancora non ci riporta indietro, non riporta indietro le lancette dell'orologio della storia ad altri anni terribili della storia di questo Paese ma, pur tuttavia, quell'idea, che noi democratici respingiamo, che coloro che militano nei partiti o che sono rappresentanti delle istituzioni possano lasciarsi intimidire da chi pensa che dissenso sia uguale a violenza è un'idea sbagliata. Noi non ci lasceremo intimidire, forti sia della conferma dell'impegno e dell'appoggio delle forze dell'ordine e del Governo, che lei qui rappresenta, ma anche di un principio generale perché noi pensiamo che l'esistenza del dissenso significhi democrazia e che la democrazia, che si esprime sia nelle istituzioni che nei partiti, sia il luogo dove la maggioranza e la minoranza insieme, soprattutto quando non sono d'accordo, difendono i diritti di entrambi. La violenza è sempre nemica della democrazia e così continueremo il nostro lavoro nel nostro partito, per il nostro partito e per il Paese.

(Iniziative per la razionalizzazione del sistema della pubblica sicurezza – n. 3-00891)

  PRESIDENTE. Il deputato Dambruoso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00891 concernente iniziative per la razionalizzazione del sistema della pubblica sicurezza (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, signor Ministro, la riforma della P.A. approvata venerdì scorso dal Consiglio dei ministri, nonostante i vari annunci, nulla prevede circa una riforma organica dell'amministrazione del comparto sicurezza. Di contro, negli ultimi mesi, sono diventate sempre più frequenti le indiscrezioni su una prossima chiusura di presidi di polizia considerati strategici per alcune aree del nostro Paese. Pur condividendo intimamente le esigenze di spending review imposte dal decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, noi non riteniamo che questa sia una buona scelta. Non si può pensare di risanare i bilanci dello Stato a discapito della sicurezza pubblica e dell'efficienza delle forze dell'ordine. Occorrerebbe quindi, signor Ministro, cercare delle soluzioni normative di più ampio respiro e portare avanti la tanto attesa riforma della legge n. 121 del 1981 al fine di razionalizzare e valorizzare al massimo l'impegno quotidiano profuso dall'intero Pag. 56comparto della pubblica sicurezza. Le chiedo, quindi, quali misure intende portare avanti in questa direzione, anche alla luce del lavoro svolto dalla commissione istituita, con decreto del suo predecessore, il 28 giugno 2011 per la riorganizzazione del sistema sicurezza.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, l'interrogazione dell'onorevole Dambruoso mi offre l'opportunità anzitutto di ribadire la mia convinzione circa la perdurante validità dell'impianto della legge n. 121 del 1981 imperniato sul necessario pluralismo delle forze di polizia e sulla valorizzazione della funzione di coordinamento. Il riguardo nei confronti dell'interrogante mi pone altresì l'obbligo di ripetere anche in questa interrogazione alcune considerazioni specificamente espresse in occasione di un'interrogazione precedente cioè che al rinvigorimento della funzione di coordinamento guardiamo anche nell'ottica del processo di spending review, consapevoli che un più forte coordinamento all'interno del sistema di pubblica sicurezza può essere anche un formidabile riduttore di sprechi e dispersione di risorse e, al tempo stesso, un potenziale moltiplicatore di efficienza e sinergie operative.
  Ribadisco che non un uomo in meno ci sarà sulle strade a seguito di ogni ipotesi di riorganizzazione e che l'attività in corso per tradurre in concrete misure la rivisitazione organizzativa delle forze di polizia avrà come suo privilegiato obiettivo la eliminazione di duplicazioni funzionali individuate proprio sulla base di una valorizzazione del coordinamento. In questa prospettiva l'intervento si potrà concentrare su alcune articolazioni dei reparti di specialità, tenuto conto che in questi ambiti risulta possibile incidere senza ridurre tuttavia l'efficienza dei servizi.
  L'idea di fondo è quella di corrispondere in maniera sempre più adeguata alla diversificata domanda di sicurezza senza procedere ad un mero taglio di strutture ma dando vita ad una nuova pianificazione strategica che tenga conto di oggettivi e rigorosi indicatori di contesto tali da restituire la più fedele immagine del territorio e della sua realtà socio-economica e dei fenomeni delittuosi che la connotano.
  Abbiamo già intrapreso un percorso volto a rafforzare il complessivo sistema di sicurezza, con una significativa inversione di tendenza rispetto alle restrizioni degli ultimi anni. Come ho già detto poco fa, il bilancio di quest'anno registra, infatti, un incremento di risorse pari a 700 milioni di euro stanziati con la legge di stabilità e, con la stessa legge, l'intera quota del Fondo unico giustizia – quello di spettanza del Ministero dell'interno – è stata destinata all'incentivazione del personale di polizia impegnato nelle attività operative e di controllo del territorio, nonché all'incremento della funzionalità generale dei servizi, in adesione della logica di reinvestire nel sistema della sicurezza quanto le forze di polizia riescono a sottrarre alla criminalità organizzata.
  Infine, quest'anno la copertura del turnover delle forze di polizia è stata portata al 55 per cento, invertendo finalmente il rapporto tra le unità di personale in uscita e quelle in entrata che aveva caratterizzato gli ultimi tempi, gli ultimi anni direi. Grazie a quest'ultimo intervento, ho già detto poc'anzi che 2.600 nuove assunzioni potranno essere realizzate nel 2014 da poliziotti, carabinieri e finanzieri, mantenendo livelli adeguati di reazione delle forze dell'ordine anche e, soprattutto, nelle realtà territoriali più esposte.

  PRESIDENTE. Il deputato Dambruoso ha facoltà di replicare.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per i chiarimenti e per le indicazioni che ci ha dato sul lavoro che è in corso presso il Ministero da lei guidato. Riteniamo che questo sia un percorso condivisibile dal punto di vista dell'indirizzo che lei ci ha appena rappresentato; ciò nonostante, riteniamo che il lavoro e la funzione del Parlamento possano e debbano continuare Pag. 57ad essere di pungolo e di stimolo verso il prezioso lavoro, che il Ministero intende portare avanti. Quindi, preannuncio che andremo avanti con la presentazione di una mozione che mirerà a rendere più omogenea ed efficace la legge n. 121 del 1981 e che, di qui a poco, la presenteremo.

(Elementi ed iniziative a seguito del recente vertice dei Ministri dell'interno dell'Unione europea sul fenomeno dei cittadini europei di religione musulmana che si arruolano tra le fila dei ribelli al regime di Assad in Siria – n. 3-00892)

  PRESIDENTE. Il deputato Garofalo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dorina Bianchi n. 3-00892, concernente elementi ed iniziative a seguito del recente vertice dei Ministri dell'interno dell'Unione europea sul fenomeno dei cittadini europei di religione musulmana che si arruolano tra le fila dei ribelli al regime di Assad in Siria (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, l'8 maggio scorso si è tenuto a Bruxelles un incontro tra i Ministri dell'interno per discutere di quei cittadini dell'Unione di religione musulmana che si arruolano tra le fila dei ribelli del regime di Assad per partire a combattere in Siria. È un fenomeno che in Europa e, soprattutto, in Francia viene monitorato e tenuto sotto controllo, mentre il cosiddetto concetto di jihadista europeo in Italia ci risulta non venga preso ancora molto in considerazione. Si tratta per lo più di personaggi poco conosciuti, insospettabili, sconosciuti anche allo Stato e alle forze dell'ordine, attenti a non dare nell'occhio, per poter così scomparire in maniera silenziosa ed efficace facendo perdere le proprie tracce.
  Quello che preoccupa di più di questa vicenda è, da un lato, la scoperta di atteggiamenti di forte radicalismo religioso e, dall'altro, i pericoli di accresciuto rischio di proselitismo terroristico. Il fenomeno, peraltro, si mostra particolarmente insidioso nelle carceri, dove il terrorismo islamico arruola i mujaheddin di domani, anche con metodi violenti. Infatti, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha rilevato che all'interno delle carceri vi sia un rischio di proselitismo finalizzato alla lotta armata.
  Chiediamo, quindi, quali iniziative urgenti il Ministro intenda adottare per prevenire, controllare e reprimere un fenomeno che si sta diffondendo anche in Italia.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, il fenomeno segnalato dall'onorevole Garofalo e dall'onorevole Dorina Bianchi è da noi attentamente seguito da diversi anni e, più specificatamente, dal Dipartimento di pubblica sicurezza, anche in relazione alla problematica del ritorno dei combattenti dai teatri di conflitto.
  Confermo che sono circa 2.300, secondo le stime di Europol, i giovani estremisti islamici che dai Paesi dell'Unione europea hanno raggiunto la Siria per unirsi alle diverse formazioni attive in quel conflitto. Per quanto attiene all'Italia, sono circa trenta i soggetti già residenti nel nostro Paese che si sono recati in Siria, otto dei quali vi hanno trovato la morte: tra questi, anche il connazionale Giuliano Delnevo, convertitosi all'Islam, deceduto in territorio siriano nel giugno dello scorso anno.
  Come più volte riscontrato nell'ambito delle indagini di settore, condotte, soprattutto, in Lombardia ed Emilia-Romagna, i reduci si avvalgono dell'esperienza operativa acquisita e del carisma di ex combattenti per radicalizzare gli individui più vulnerabili, costituire reti attive nel reclutamento di volontari o pianificare progettualità terroristiche nei Paesi di residenza. In tale ambito investigativo è in atto un intensissimo scambio informativo tra il nostro antiterrorismo e le analoghe strutture degli altri Paesi europei, in particolare Austria, Germania e Francia, colpiti in misura più Pag. 58intensa dal fenomeno dei foreign fighters, da cui pare si sia generato anche il tragico attentato stragista del 24 maggio scorso al Museo ebraico di Bruxelles.
  Inoltre, anche con il supporto informativo della nostra intelligence e il coordinamento dell'autorità giudiziaria, sono costantemente monitorati i vari soggetti sospettati di essere intenzionati a prendere parte al conflitto siriano.
  Sul piano dell'analisi e della prevenzione del fenomeno, importante è l'attività svolta dal Comitato di analisi strategica antiterrorismo, che prende in esame ogni minaccia che si presenti in tale specifico ambito, favorendo lo scambio informativo tra le strutture specializzate delle diverse forze di polizia e promuovendo una serie di mirate iniziative dirette a migliorare le attività di individuazione degli aspiranti combattenti e a neutralizzarne la pericolosità.
  Sotto il profilo della cooperazione in ambito di Unione europea, pongo in evidenza come la delegazione italiana al gruppo terrorismo, in vista del semestre di Presidenza italiana del Consiglio europeo, abbia già diffuso tra gli Stati membri un progetto finalizzato alla costituzione di una squadra multinazionale ad hoc: iniziativa accolta con particolare favore dal coordinatore europeo per la lotta al terrorismo Gilles de Kerchove.
  In sintesi, il progetto prevede la creazione di stabili gruppi di lavoro formati da investigatori dei diversi Paesi interessati al fenomeno, perché possano scambiarsi tempestive informazioni, nonché pianificare e attuare idonei meccanismi di contenimento della minaccia.

  PRESIDENTE. Il deputato Garofalo ha facoltà di replicare.

  VINCENZO GAROFALO. La ringrazio, signor Ministro, per una risposta che ci soddisfa pienamente. Apprezziamo, in particolar modo, le rassicurazioni, la sua azione in merito alle misure di prevenzione, controllo, repressione e coordinamento che vengono e saranno adottate per contrastare questo fenomeno, che si sta diffondendo anche nel nostro Paese, sebbene con numeri apparentemente poco preoccupanti, ma non bisogna assolutamente sottovalutare gli sviluppi.
  Un intensificato radicalismo religioso e l'accrescersi progressivo del proselitismo terroristico costituiscono minacce con cui già altri Paesi stanno facendo i conti, come abbiamo sentito e come lei ben sa. In Europa, e in Francia per prima, l'aumento di questo fenomeno così pericoloso sta sollecitando i Governi ad agire con misure di un'intensità mai utilizzata in precedenza. Nel nostro Paese il fenomeno appare sotto controllo e di minori dimensioni, ma non va per questo, come ho detto prima, sottovalutato, e mi fa piacere che nella sua risposta lei sia stato molto chiaro nell'avere già sotto controllo questo problema.
  La ringrazio ancora, signor Ministro, per le rassicurazioni fornite. Mi permetto, però, di suggerire che, come per altri rilevanti fenomeni, il problema debba essere oggetto ancora di più di un'attenta valutazione anche da parte dell'Unione europea, che deve costituire il punto di riferimento principale anche in questa circostanza. Le valutazioni, le strategie, le risorse, non possono solo avere un impegno individuale dei singoli Stati, se è vero com’è vero che dobbiamo insieme costruire un'Europa sempre più forte e solidale, perché solo una risposta comune ad un fenomeno così devastante può confrontarsi con un problema la cui evoluzione negativa riguarda tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15 con il seguito della discussione della Relazione sulle prospettive di riforma del sistema di gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

  La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,15.

Pag. 59

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Bellanova, Bonavitacola, Bonifazi, Brescia, Brunetta, Caparini, Carbone, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Duranti, Epifani, Fico, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Ginefra, Guerra, Marotta, Meta, Migliore, Ottobre, Pannarale, Piras, Pisicchio, Portas, Realacci, Ricciatti, Sani, Scopelliti, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Venittelli, Vignali e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centosedici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della Relazione sulle prospettive di riforma del sistema di gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 1) (ore 16,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della Relazione sulle prospettive di riforma del sistema di gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
  Ricordo che nella seduta del 16 giugno 2014 si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Bindi, Fava, Di Lello, Dadone, Mattiello, Scopelliti, Garavini, Bruno Bossio, Attaguile e Dorina Bianchi n. 6-00075, sulla quale il rappresentante del Governo ha espresso parere favorevole (Vedi l'allegato A – Risoluzione – Doc. XXIII, n. 1).
  Tale risoluzione è stata successivamente sottoscritta anche dai deputati Piepoli, Vecchio, D'Uva e Taglialatela.

(Dichiarazioni di voto – Doc. XXIII, n. 1)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gea Schirò. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ. Grazie Presidente. La materia dei beni confiscati è molto articolata, anche con riferimento a una comparazione tra la commissione Fiandaca e la commissione Garofoli, la valutazione dei soggetti auditi e il recepimento delle esperienze ormai storiche, quali quelle di Libera, a cui va riconosciuto, a Libera e al suo fondatore, Don Luigi Ciotti, e a tutti i responsabili che lavorano instancabilmente con lui, il merito di essere stata la prima coraggiosa e severa associazione che abbia proposto il riutilizzo dei beni confiscati.
  Il documento di proposta della Commissione antimafia richiederebbe molto tempo. Mi permetto, quindi, di proporre qualche appunto, sicuramente incompleto. In generale, desidero enfatizzare i punti di contatto tra le proposte governative e quelle della Commissione.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Schirò. Quando l'Aula è abbastanza vuota le parole dei colleghi, che non stanno a sentire ma parlano, si sentono in maniera terribile, tanto più se cominciamo a urlare da una sponda all'altra. Cerchiamo di darci una mano reciprocamente. Prego, onorevole Schirò.

  GEA SCHIRÒ. Grazie Presidente. Non dimentichiamo che, come ha scritto il Presidente Letta nella presentazione alla relazione della commissione Garofoli, di cui hanno fatto parte anche i magistrati Gratteri e Cantone, le azioni suggerite sono volte a rilanciare una moderna politica antimafia, con strumenti diretti a Pag. 60recidere i legami tra organizzazioni criminali e settori del tessuto istituzionale, sociale ed economico, a impedire alle mafie di prosperare a danno di imprenditori e lavoratori onesti. Questo è fondamentale per recuperare fiducia nelle istituzioni e nella politica, mi permetto di aggiungere.
  Tra la relazione Fiandaca e la relazione Garofoli vi è anzitutto una differenza di ampiezza, nel senso che la seconda ha potuto occuparsi di più argomenti, mentre la prima si è concentrata su alcune norme di diritto sostanziale, il voto di scambio, l'autoriciclaggio e, soprattutto, la revisione del cosiddetto codice antimafia, «se del caso avendo già proceduto – sto citando – alle operazioni di ristrutturazione del debito, all'adempimento del dovuto, anche utilizzando i proventi dell'esercizio dell'azienda – mafiosa, come è sottointeso –, e al contempo, ove possibile e necessario, mantenendo ancora la continuità dei rapporti di forniture e di finanziamento».
  Apprezziamo la proposta di disciplinare la qualificazione degli amministratori giudiziari, come si legge a pagina 47, compresi i criteri di determinazione degli onorari degli amministratori.
  In merito ai requisiti professionali, la disciplina garantisce un'adeguata qualificazione degli aspiranti (sempre gestori e amministratori finanziari e giudiziari), laddove si prevede che possono essere iscritti nella sezione ordinaria degli avvocati, dottori commercialisti ed esperti contabili, così come vengono valutati i criteri di determinazione degli onorari degli amministratori giudiziari.
  Anche la commissione Garofoli si sofferma su ciò a pagina 67. Ma, a questo punto, una cosa dobbiamo tutti ricordare: l'attuazione della geniale intuizione di Pio La Torre, come l'ha definita la presidente Bindi. Quindi, l'unico modo che abbiamo per essere fedeli a questa intuizione originaria, che ha fatto sì che si facessero le prime leggi antimafia e si procedesse sui beni confiscati, dovrebbe essere quello che la Commissione si assuma l'onere e l'onore di continuare a vigilare sull'esame del provvedimento sull'autoriciclaggio, che per ora è in corso al Senato, ripescato dopo l'autorevole incoraggiamento del Presidente Grasso, e non ultimo, davvero, sul continuo monitoraggio dei beni requisiti, perché la tracciabilità è la garanzia della trasparenza e, quindi, di una migliore economia e di un'Italia migliore (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Attaguile. Ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, le misure di prevenzione patrimoniale previste dal codice antimafia rientrano nell'ambito della categoria delle confische in assenza di condanna penale. La Corte europea dei diritti dell'uomo, pur chiamata numerose volte a pronunciarsi in relazione a casi concreti e non solo italiani di applicazione di una confisca in assenza di condanna penale, ha sempre statuito in base al principio di proporzionalità. In tutti i casi la pronunzia è stata sempre nel senso di ritenere tale tipo di confisca proporzionata rispetto allo scopo perseguito, cioè di combattere le mafie o altri gravi fenomeni criminali.
  Peraltro, la Corte di Strasburgo non ha mai ritenuto necessario doversi pronunziare in astratto e in generale sulla tenuta di tali sistemi di confisca nel loro complesso e su quello italiano in particolare, rispetto alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
  In sintesi, in Europa è pacifico che la confisca dei beni senza condanna penale non è di per sé lesiva dei diritti fondamentali dell'uomo. L'allora Ministro dell'interno Roberto Maroni inaugurava, nel marzo 2010, a Reggio Calabria, l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Fu questo il primo passo per modernizzare i diversi istituti atti a contrastare la lotta alle mafie. Poco dopo, il 3 agosto 2011, fu approvato il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia.Pag. 61
  La legge delega n. 136 del 2010, denominata «Piano straordinario contro le mafie», aveva previsto una completa ricognizione delle norme antimafia di natura penale, processuale e amministrativa, nonché il relativo coordinamento con la nuova disciplina dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (decreto-legge 4 febbraio 2010, n. 4).
  Il codice che fu approvato conteneva anche nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia e l'attuazione di due deleghe del Piano straordinario contro la criminalità organizzata approvato dal Parlamento. Con convinzione si può affermare che fu la più grande «spallata», che un Ministro dell'interno, del gruppo parlamentare che rappresento, ha dato alle mafie.
  Il provvedimento in esame è diretto a modificare la disciplina prevista al fine di rendere ancora più efficiente la gestione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata e per rendere più celere la loro destinazione dopo la confisca.
  Il giudizio degli operatori di settore, fra l'altro un giudizio univoco, ha convinto, in prima persona il sottoscritto e i deputati del gruppo della Lega Nord e Autonomie che le proposte di modificazione che si vogliono apportare sono utili, poiché l'attuale disciplina normativa prevede una procedura di verifica dei crediti che rende difficile la programmazione della prosecuzione delle attività delle imprese sequestrate e, al contempo, non offre tempestiva tutela ai terzi creditori, creando il rischio di indefinite dilazioni nella regolamentazione dei rapporti.
  Mi preme sottolineare, tra le altre, la necessità che creare uffici specializzati presso i tribunali e le corti di appello, come anche presso gli organi investigativi e amministrativi che si occupino della sottrazione dei beni alla criminalità organizzata e del loro riutilizzo a fini sociali (all'affinamento delle professionalità va accompagnato un adeguato potenziamento degli organici) sia utile, anzi direi necessario.
  Tuttavia, il 25 febbraio 2014, il Parlamento europeo, chiamato questa volta nell'ambito della procedura legislativa ordinaria di esame e approvazione della proposta della Commissione europea, così come modificata dal Consiglio dell'Unione europea, ha votato una direttiva europea (Direttiva 2014/42/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 3 aprile 2014 relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato nell'Unione europea) nella quale, sostanzialmente, la confisca è collegata alla condanna penale, anche se pronunciata in contumacia, prevedendo la confisca in caso di sproporzione tra i beni e i redditi, la confisca di beni intestati a prestanome, la gestione dei beni da parte di uffici nazionali specializzati, la destinazione a uso sociale dei beni, ferme restando le procedure previste dai singoli Stati.
  In sintesi, la recente direttiva su congelamento e confisca, pur rappresentando un apprezzabile – ma molto modesto – passo in avanti, è ancora lungi dall'essere la sponda ideale per un'aggressione forte a livello europeo al potenziale economico-finanziario delle mafie...

  PRESIDENTE. Che succede, onorevole ? C’è troppo rumore ?

  ANGELO ATTAGUILE. Forse a qualcuno non interessa e può andare anche fuori.

  PRESIDENTE. Chiederei ai colleghi più vicini, soprattutto ai banchi del collega Attaguile, di fare meno rumore.

  ANGELO ATTAGUILE. I magistrati italiani saranno costretti a continuare a seguire tortuose e incerte vie di cooperazione con gli omologhi degli Stati membri, confidando, volta per volta, sulla sensibilità di una corte straniera che appare non poco variabile da nazione a nazione.
  Il Semestre europeo che l'Italia si appresta a presiedere dovrà, pertanto, ad avviso mio e del gruppo che rappresento, e ciò in sintonia con quanto ribadito anche dalla Commissione parlamentare, porre al Pag. 62centro delle politiche di libertà, sicurezza e giustizia dell'Unione, proprio un'azione di sensibilizzazione sulla dimensione reale del rischio che le mafie, non solo italiane, pongono al cittadino europeo. Considerato che la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ha formulato proposte utili di riforma al fine di superare le diverse criticità della normativa antimafia, il gruppo parlamentare della Lega Nord e Autonomie convintamente esprime il proprio voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vecchio. Ne ha facoltà. Chiederei il rispetto dei tempi, onorevoli. Ha otto minuti, onorevole Vecchio.

  ANDREA VECCHIO. Signor Presidente, la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ha compiuto nei mesi scorsi un lavoro ben organizzato e molto preciso. Numerose sono state infatti le riunioni e le audizioni, altrettante sono state le missioni e purtroppo, sempre sul pezzo, come è accaduto per i fatti relativi all'inchiesta sull'EXPO. Ma il motivo conduttore di ogni seduta della Commissione antimafia, motivo presente anche quando non se ne parlava direttamente, è sempre stato quello dei beni sequestrati e confiscati, questo perché nell'intuizione della legge Rognoni-La Torre risiede lo strumento più efficace della lotta alla criminalità organizzata, cioè lo spossessamento dei beni dei boss con quanto di materiale ma anche di potentemente simbolico...

  PRESIDENTE. Onorevole Vecchio, mi scusi. Chiederei ai colleghi che si sono appartati da quella parte di uscire, perché potete chiacchierare fuori. Grazie. Prego, onorevole Vecchio.

  ANDREA VECCHIO. Sequestrare, confiscare significa sottrarre alle mafie le economie e le finanze con cui continuerebbero ad arricchirsi e a controllare il territorio, ma significa anche aggredire la posizione sociale dei mafiosi, discussa e certamente temuta. Per i tempi di assimilazione italiani la disciplina di sequestro e confisca è però ancora troppo recente e tiepida, per la burocrazia italiana le misure di prevenzione sono troppo facile preda, per le abitudini della nostra giustizia le intuizioni di La Torre sono troppo moderne e visionarie. Queste le uniche giustificazioni che si possono addurre di fronte al fallimento di operato di parte della giustizia e dell'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati e dai lunghissimi anni che passano tra il sequestro e la confisca definitiva dei beni. Tanti, per quanto riguarda le aziende, da comportarne spesso il fallimento.
  In Commissione abbiamo esaminato casi e sentito persone, ci siamo fatti un'idea approfondita di problemi che le legislature precedenti già conoscevano e avevano rilevato. Negli ultimi mesi però sembra ci possa essere un'accelerazione nella loro soluzione. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno, tutti sanno che non si può più tollerare l'ennesima Commissione che analizzi la situazione, la stampa ne parla sempre più frequentemente, l'opinione pubblica ne parla sempre e chiede soluzioni. D'ora in poi, insomma, o riusciamo a gestire davvero i beni o sarà proprio inutile continuare a sequestrarli.
  Il lavoro della Commissione riguarda però anche il Semestre italiano in Europa, l'attenzione su di noi e sul nostro Presidente del Consiglio ci costringerà a considerare seriamente la trans-nazionalizzazione delle mafie e la sua scontata conseguenza: i beni della criminalità oggi stanno dappertutto. Alcuni candidati, durante la campagna elettorale per le europee, hanno parlato della probabile istituzione di una procura antimafia europea, che dovrà essere un approdo naturale se riusciremo a farla questa Europa.
  Le mafie non si preoccupano infatti delle frontiere o delle lingue: no, si preoccupano di fare il massimo utile con il minimo sforzo. Parlo dell'Europa perché non potremo certo suggerire all'Unione Pag. 63Europea di adottare leggi, strumenti e provvedimenti che, giusti e condivisibili quanto vogliamo, non riusciamo per primi a far rispettare nella nostra nazione.
  Ma torniamo a noi: manca ancora un approccio realmente imprenditoriale ai beni aziendali sequestrati. Se è giusto, giustissimo, sequestrare un palazzo e cederlo a un comune o alla comunità per l'uso sociale, non si riesce ancora a far lavorare o altrimenti liquidare le aziende sequestrate. Non si riesce ad adottare una gestione veramente pragmatica e non statalista dei beni aziendali sequestrati e le imprese falliscono, o sono guidate per decenni da amministrazioni controverse.
  Non si può dire quindi che, se questa risoluzione venisse votata, avremo risolto tutti i nostri problemi. Resterebbero morbidi ? No, ma sicuramente avremmo fatto dei passi in avanti. La materia è troppo complessa e, per inciso, non è un caso che la corruzione e la mafia nascano proprio in una Nazione in cui la burocrazia e il rapporto cittadino-Stato sono a dir poco barocchi. La criminalità organizzata infatti non potrebbe proliferare in uno Stato che pretendesse la massima chiarezza da chi nei fatti lo compone, cioè i cittadini. La lotta delle istituzioni alle mafie è ancora lunga...

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi !

  ANDREA VECCHIO. ... ma soprattutto ritengo che in Italia le leggi nate sull'onda dell'emotività abbiano ancora troppa rilevanza, così come la presunta importanza dei simboli antimafiosi su azioni forse meno eclatanti mediaticamente, ma dai risultati di certo più profondi e civilmente profondi.
  Tuttavia, anche in questo caso ci sono molti segni di un prossimo cambiamento. Cito sono la polemica, dura ma fruttuosa, tra il giurista Giovanni Fiandaca e quello che lui ha chiamato «l'antimafia delle star» e cito Don Luigi Ciotti, che qualche tempo fa ha detto che antimafia e legalità sono parole che si svuoteranno di senso, se alle parole appunto non seguissero i fatti.
  Come è noto, la questione è molto calda, soprattutto in Sicilia, regione in cui abbiamo la mafia, l'antimafia, ma pure i professionisti dell'antimafia. Noi pensiamo che, per combattere le mafie, dobbiamo dare opportunità e futuro ai giovani, tutto qui.
  Il mio gruppo, il gruppo di Scelta Civica, vota a favore della risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vecchio anche per il rispetto precisissimo dei tempi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Signora Presidente, il gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra voterà a favore della relazione sulle prospettive di riforma del sistema di gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
  Come abbiamo già sottolineato in sede di discussione generale, i lavori della Commissione di cui faccio parte e che ringrazio per il lavoro svolto, hanno avuto modo di dimostrare come le mafie siano ormai abilissime ad infiltrarsi nei tessuti sani dei settori economici e produttivi della nostra società, arrivando a controllare beni mobili, immobili e ad avere partecipazioni societarie in tutto il territorio nazionale, oltre che all'estero.
  Ma si è anche dimostrato – e questo conferisce una valenza ancora maggiore al lavoro della Commissione – che la criminalità organizzata non rappresenta più un fenomeno imbattibile, con il quale non vi è, da parte delle istituzioni, alcuna possibilità di vittoria. Anzi, il contrario.
  Il nostro ordinamento giuridico, a partire dal secondo dopoguerra, ha visto il susseguirsi di una serie di provvedimenti legislativi volti a contrastare il fenomeno della criminalità organizzata. Dalla legge 31 maggio 1965, n. 575, recante «Disposizioni contro la mafia», alla legge 22 maggio 1975, n. 152, recante «disposizioni a tutela dell'ordine pubblico», meglio nota come legge Reale. Sono tutti piccoli passi che sono stati fatti per riuscire ad avere Pag. 64qualcosa di più, qualcosa di nuovo, qualcosa di più importante.
  Venendo, invece, alla lotta al patrimonio delle mafie, la svolta legislativa è rappresentata dalla legge 13 settembre 1982, n. 646, recante «Disposizioni in materia di misure di prevenzione di carattere patrimoniale», nota anche come legge Rognoni-La Torre. Con questa legge si introducono due elementi fondamentali che definiscono il cambiamento di strategia nel contrastare la criminalità organizzata, modificando sostanzialmente la fisionomia della legge sulle misure di prevenzione.
  È una legge ispirata da ragioni contingenti e finalizzata a ripristinare la supremazia delle istituzioni statali che era stata intaccata a seguito di una lunga scia di omicidi. In seguito all'emanazione di tale legge, veniva introdotto nel codice penale l'articolo 416-bis, che, per la prima volta nell'esperienza giuridica nazionale, sanzionava l'associazione di tipo mafioso cui riconosceva autonoma rilevanza penale, individuandone sia i metodi operativi, rappresentati dalla forza d'intimidazione del vincolo associativo e dalla condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva, sia i fini specifici, cioè la commissione di delitti, la gestione e il controllo, in modo diretto o indiretto, di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, la realizzazione di profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri. Da questo momento in poi, la mafia viene inquadrata nell'ordinamento come un'associazione, e finalmente non si perseguono più le singole persone o i singoli fatti delittuosi. Ma il grande cambiamento previsto dalla legge Rognoni – La Torre è l'introduzione, accanto alle misure di prevenzione personali, di quelle a carattere patrimoniale. Si prevede infatti il sequestro e la confisca dei beni dei quali non sia stata dimostrata la legittima provenienza, rinvenuti nella disponibilità diretta o indiretta dell'indiziato di appartenere ad una associazione di tipo mafioso. Scopo di tali misure di prevenzione è l'impoverimento delle organizzazioni criminali e delle persone che sono comunque implicate in fatti delinquenziali.
  L'imprenditoria mafiosa, infatti, attraverso il controllo economico del territorio, impedisce lo sviluppo di energie economiche legali, fino ad influenzare negativamente l'intero sistema produttivo nazionale. L'azione dello Stato si esplica così in termini di indagini patrimoniali, sequestro e confisca dei beni ed isolamento economico dal contesto territoriale in cui opera il soggetto accusato di far parte di una associazione mafiosa. I dati riportati dalla relazione del Ministero della giustizia, dimostrano come a partire dal 2004 e fino al 2013, l'andamento delle iscrizioni delle procedure di sequestro sia stato sempre alquanto sostenuto e, sebbene riguardante soprattutto le regioni del meridione, abbia comunque coinvolto le città e le regioni dell'intero territorio nazionale, da nord a sud. A riprova, questo, di una preoccupante diffusione dell'attività della criminalità organizzata, che sarebbe sbagliato e fuorviante, nonché pericoloso, continuare a voler isolare e relegare soltanto in determinate zone del Paese. Ma ciò che la relazione al nostro esame mette maggiormente in evidenza, è la necessità di poter fare affidamento su un sistema capace di gestire e, di conseguenza destinare, i beni confiscati e sequestrati alle mafie, compito attualmente dell'Agenzia per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
  L'esigenza primaria è quella di potenziare il lavoro dell'Agenzia, rendendola in grado di controllare e gestire l'ingente mole di beni sequestrati, innanzitutto attraverso un aumento di risorse economiche, di personale e di un adeguamento dei sistemi di comunicazione. La proposta di riservare all'Agenzia la competenza esclusiva solo per la destinazione dei beni dopo la definitività della confisca, limitandosi a coadiuvare il giudice delegato nelle fasi ad essa precedenti, nonché di riservare ad essa un ruolo di consulenza nella gestione dei beni e di estenderne la competenza per la destinazione dei beni sequestrati ai sensi dell'articolo 12-sexies del decreto-legge n. 306 del 1992, ovvero nei casi di confisca allargata, si spera possa finalmente facilitare il lavoro della stessa Agenzia, Pag. 65oltre che creare una connessione tra imprese sequestrate, in modo che possano continuare a svolgere la loro attività. Perché quello che deve essere uno degli obiettivi della lotta alle mafie e, di conseguenza, nell'azione di confisca dei suoi beni, è restituire alla parte sana della nostra società ciò che illegalmente le è stato tolto. Occorre che nella consapevolezza e nelle coscienze della gente, si instauri definitivamente la convinzione che ciò che viene tolto alle mafie è possibile e doveroso riconsegnarlo ai settori produttivi del contesto in cui viviamo. Deve essere chiaro, una volta per tutte, che il bene sequestrato alle mafie può rappresentare una risorsa in grado di creare, in maniera ora lecita, ricchezza, benessere ed anche occupazione.
  Creare benessere, oltreché posti di lavoro, dall'utilizzo di quanto una volta appartenuto alle mafie rappresenterebbe – e già rappresenta – il modo migliore per combattere la criminalità organizzata e interrompere quei processi pericolosissimi di reclutamento soprattutto tra i giovani.
  In conclusione e dopo avere ancora una volta ribadito il voto favorevole del Nuovo Centrodestra alla Relazione al nostro esame, ritengo doveroso ribadire – lo faccio da calabrese – la richiesta di mantenere la sede principale dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati a Reggio Calabria. Sarebbe veramente, veramente, un segno ulteriore della vicinanza dello Stato alle popolazioni locali maggiormente interessate dal fenomeno della criminalità organizzata e un forte, importante segnale da mandare alle mafie nella lotta che le istituzioni hanno il dovere di continuare in maniera sempre più convinta e continua nel tempo (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signora Presidente, il nostro gruppo voterà con convinzione a favore di questa risoluzione all'ordine del giorno e naturalmente accoglie la Relazione, che colma un vuoto durato 32 anni, il tempo che è trascorso dall'approvazione della legge La Torre ad oggi.
  Mi permetta di esprimere la mia, la nostra gratitudine alla presidente della Commissione e alla relatrice, la collega Rosy Bindi, anche perché nel proporre come primo atto politico e istituzionale della Commissione antimafia una relazione sulla legge La Torre, ha voluto aiutare questo Parlamento a cogliere l'estrema modernità di questa legge, che resta intatta a 32 anni dalla sua prima lettura e faticosa approvazione.
  La legge La Torre rappresenta una grande intuizione, perché ci fa capire come nella gerarchia dei valori delle mafie e della criminalità organizzata la proprietà, il possesso, la ricchezza economica e finanziaria, dà un'autorevolezza ed una legittimazione al comando che è superiore persino alla libertà e, quindi, è più importante della libertà. Averla potuta colpire e saputa colpire in questi anni è stato anche un punto alto di risposta della politica all'aggressione delle mafie. È stato importante che nel 1995 si sia arrivati ad una rilettura di questa legge grazie a un incontro, come ricordavamo ieri, virtuoso, tra un buon senso diffuso nel Paese – è stato interpretato da Luigi Ciotti e dal milione di firme che ha raccolto Libera – ed il modo in cui il Parlamento finalmente ha accolto la sollecitazione di questo progetto di legge di iniziativa popolare.
  Da allora molte cose sono cambiate. È cambiato il paradigma dell'accumulazione mafiosa, che un tempo si accontentava di investire in beni immobili, in giardini e in terreni, e che oggi ha bisogno di moltiplicare la propria capacità di penetrazione nel tessuto dell'economia legale del Paese, attraverso beni materiali e immateriali, attraverso un repertorio di investimenti che non ha trascurato nessun ramo d'impresa e nessuna tipologia di azienda.
  Tutto questo pretende che il nostro sistema normativo, ma anche lo spirito con cui noi applichiamo queste norme, si adegui ad un paradigma profondamente cambiato. Oggi la sfida non è soltanto reprimere e, dunque, sottrarre e togliere i Pag. 66beni alle mafie: il problema oggi è anche saperli restituire, non soltanto alla collettività degli italiani, ma anche all'utilità, ad un uso probo, ad una capacità di tornare ad essere messi al reddito. Creare ricchezza sociale e collettiva è una grande sfida, che ha bisogno non soltanto di buone intenzioni ma di strumenti adeguati.
  Questa Relazione, la risoluzione che oggi approviamo, vuole puntualizzare quali sono le urgenze e le priorità. Quella sulla quale mi interessa spendere una sottolineatura riguarda il modo in cui andrà rivisitato lo spirito dell'agenzia che ha gestito i beni confiscati alle mafie. È uno spirito – ci permetta, signora Presidente, di ricordarlo – che è stato in questi mesi e in questi anni improntato ad un'eccessiva prudenza, un atteggiamento e un'attitudine troppo burocratica. La pura gestione dei beni può andare bene se è confiscato un giardino o un palazzo, ma se è confiscata un'azienda che dà decine, centinaia di posti di lavoro, tu devi gestire quell'azienda con il pragmatismo ma anche con la capacità d'impresa che quest'agenzia spesso non ha avuto.
  Noi dobbiamo restituirla e naturalmente dobbiamo farci forti di questa responsabilità, dobbiamo capire che la sfida oggi sta nel garantire l'occupazione in tutte le aziende che sono state confiscate: più di mille e duecento, e soltanto una quarantina sono sopravvissute ai morsi del tempo. Una azienda confiscata è un bene infinitamente più deperibile di un terreno o di un palazzo. In questo senso noi dobbiamo dimostrare di sapere cogliere anche il senso della sfida che ci viene rivolta cioè non soltanto fare ciò che è giusto ma fare ciò che è utile per questo Paese e per questa collettività. Don Ciotti ci ha ricordato che questo è il tempo per passare dalla lotta per la legalità ad un principio di responsabilità. Questa relazione, la strada che apre, il senso di responsabilità che reclama per le istituzioni penso sia il miglior modo per rendere memoria ma anche omaggio produttivo utile a una legge che noi consideriamo una delle più importanti nella storia di questa Repubblica (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Grazie Presidente, prendo la parola per esprimere a nome del gruppo di Forza Italia il voto di astensione, specificando e spiegando nel dettaglio perché.
  Era stato già anticipato in sede di discussione il nostro voto che trova le sue ragioni nella totale disapprovazione del metodo adottato per la composizione dell'ufficio di presidenza della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali anche straniere, che tutti chiamiamo più brevemente Commissione antimafia. Una denominazione che nel tempo ha creato anche una specie di nuovo professionismo, appunto quello di chi si definisce antimafia, contrapponendosi evidentemente non alla mafia, fatto questo pleonastico, ma ad una ipotetica categoria opposta.
  È un po’ ciò che accade in molti altri settori dove si registra sovente una sorta di diritto di prelazione di taluni soggetti politici, mi riferisco in particolare alla sinistra.
  Per quanto pleonastico, ribadiamo l'idea che non vi può essere distinzione di parte rispetto alla lotta alle mafie che rivendichiamo al pari di tutte le altre forze politiche qui rappresentate. E d'altronde io penso che è sotto gli occhi di tutti, i dati ne danno conferma, che il Governo Berlusconi penso sia stato l'unico Governo che ha raggiunto i maggiori risultati nella lotta alla mafia.
  Al pari di tutte le altre forze politiche, quindi, rivendichiamo questo primato.
  Abbiamo più volte spiegato come la nostra posizione in tema di presidenza della Commissione antimafia non ha mai rappresentato una pregiudiziale di tipo personale. Abbiamo contestato invece il mancato rispetto di un patto.Pag. 67
  So che quello che dirò ora potrà causare anche qualche reazione emotiva, ma non posso esimermi dall'affermare che il rispetto dei patti, quindi delle regole di una democrazia, sono alla base di un sistema sociale che si basi sulla legalità.
  Quindi, non rispettare i patti equivale ad assumere comportamenti non compatibili con il principio di legalità.
  Ci asteniamo, quindi, nel voto perché vogliamo marcare, da un lato, la nostra posizione, che resta invariata rispetto ai tempi in cui allora, nel PdL, e’ maturata; dall'altro, però evidenziare il nostro impegno per una questione che riteniamo di grande rilevanza sociale e di cui intendiamo occuparci quando si tratterà di discutere provvedimenti sul tema nell'ambito dei lavori della Camera.
  Riteniamo, al di là del voto di astensione, che la relazione presentata possa ritenersi esaustiva nella sua prima parte, cioè quella dedicata alle analisi delle problematiche.
  Una analisi che evidenzia, da un lato, l'esperienza positiva riferita alla fase della confisca dei beni in assenza di condanna penale, dall'altro, le difficoltà incontrate nella gestione successiva dei beni acquisiti. Riteniamo che si debba proseguire nella pratica dell'aggressione dei beni, proventi certi di attività illecita.
  Una maggiore attenzione, però, va dedicata alle procedure per la destinazione dei beni.
  L'esperienza finora maturata ha evidenziato non poche difficoltà che in sintesi sono dovute ai tempi delle procedure, alla sostenibilità dei progetti di riutilizzo a scopi sociali, alla frequente sovrapposizione di organi giudiziari.
  Vi sono, ad esempio, 2 miliardi 300 milioni di euro provenienti dalla confisca del patrimonio della mafia, in contanti e titoli di Stato, da anni giacenti e mai utilizzati e depositati nel fondo unico giustizia che è il fondo predisposto dal Ministero della giustizia. Ma anche diverse unità immobiliari, terreni, altri beni che potrebbero essere ammessi ad un programma di riutilizzo a fini sociali, sono in stand-by, per complicazioni di natura burocratica, per intreccio di competenze o per conflitti di natura normativa.
  È evidente che occorra una riforma organica, sistematica, dell'intero quadro normativo che disciplina la materia.
  Sul piano della proposta, ritengo che la relazione della Commissione non abbia traguardato l'obiettivo di una riforma radicale, ma che si sia limitata a proporre una serie di aggiustamenti innestati su una struttura generale che appare sostanzialmente invariata.
  Anche per questo, esprimendo quindi un giudizio di merito sui contenuti, confermo il nostro voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signora Presidente, la lotta alla criminalità organizzata di tipo mafioso costituisce per noi una componente imprescindibile e fondamentale per garantire la difesa delle istituzioni repubblicane ed il normale svolgimento della vita democratica nel nostro Paese.
  Si tratta di un principio che non può appartenere ad un solo partito, ma deve essere patrimonio di tutti, così come lo Stato deve appartenere alla collettività, mentre coloro che agiscono contro l'interesse della cittadinanza devono essere perseguiti con ogni mezzo.
  Tuttavia, non sempre la politica è stata in grado, o forse ha voluto combattere la mafia. Senza voler ripercorrere in questa sede tutte le vicende di cui la nostra storia repubblicana è tristemente piena, è sufficiente constatare come, a distanza di tanti anni, ci siano ancora procedimenti giudiziari in corso sulla trattativa Stato-mafia, per comprendere quanto ciò che dovrebbe essere studiato sui libri di storia è ancora celato nella nebbia.
  La perdurante connivenza tra politica e mafia è palesata anche da recenti verdetti, come quello sul cofondatore di Forza Pag. 68Italia, Marcello Dell'Utri, oppure sull'ex presidente della regione siciliana Salvatore Cuffaro.
  Chiunque non condivida una netta volontà nel contrastare la criminalità organizzata di tipo mafioso, non è in grado di capire quanto la mafia sia, ancora oggi, radicata nel nostro territorio o, peggio ancora, è semplicemente connivente con essa.
  Ora, parlando della materia dei beni confiscati e sequestrati – non volendo commentare in alcun modo questa stravaganza che vede un partito come Forza Italia votare favorevolmente al Senato ed astenersi qui (e questo forse spiega perché si voglia spingere tanto per un bicameralismo non più perfetto) – devo dire che la materia dei beni confiscati e sequestrati all'interno della cornice della lotta alla mafia, rappresenta una materia di importanza fondamentale. Attraverso essa, si colpisce al cuore dei clan e delle famiglie mafiose, si colpiscono i loro averi, le loro ricchezze, le loro fonti economiche. Una sua efficace gestione è d'esempio per dimostrare che lo Stato c’è. Quando viene confiscato un bene, deve essere gestito al meglio dallo Stato, deve essere di esempio per tutti cittadini, i cittadini devono gioire di questo, non devono temere che lo Stato sia intervenuto.
  Il testo che ci apprestiamo a votare, approvato all'unanimità dai presenti in Commissione antimafia, è frutto anche della nostra attiva partecipazione alla modifica della bozza iniziale. Quando ci è stato presentato il testo, lo abbiamo studiato e abbiamo fornito spunti critici, sempre con quello spirito costruttivo e propositivo che contraddistingue l'azione del MoVimento 5 Stelle all'interno di questa istituzione, soprattutto quando vediamo che la controparte è animata dalla volontà di impegnarsi per migliorare la complicata situazione sociale, economica ed istituzionale in cui questo Paese si ritrova. Così è stato stavolta. Siamo stati trattati come dei validi interlocutori, e questo, va detto, ben prima delle elezioni europee.
  Abbiamo trovato un accordo su alcuni punti, anche grazie alla mediazione della presidente, che voglio ringraziare per questo, in particolare su alcuni punti come l'Agenzia dei beni confiscati ed il consiglio direttivo: avevamo mostrato alcune perplessità ed alcune preoccupazioni su eventuali conflitti di interessi e ci sono venuti incontro al riguardo.
  Certo, i tempi concessi per poter affrontare la bozza iniziale di questa relazione in Commissione antimafia sono stati estremamente brevi e ciò ha impedito ai commissari di analizzare in maniera più approfondita e minuziosa ogni elemento.
  Ad ogni modo, concordiamo sul fatto che questa relazione costituisca un primo importante passo avanti nel settore.
  Rimangono ancora alcune criticità, espresse dalla collega Dadone durante la discussione sulle linee generali, che dovranno comunque essere risolte. La sede per questo sarà quella del Comitato sui beni confiscati, costituitosi dopo la redazione di questa relazione e coordinato dalla collega Scopelliti. In tale sede, si dovrà procedere ad un'analisi più approfondita di questa materia, studiando a fondo le problematiche dell'attuale sistema e ricercando soluzioni più efficaci, raccogliendo anche le testimonianze dirette di chi vive ogni giorno sulla propria pelle queste inefficienze normative. Concludo, Presidente, dicendo che siamo consapevoli dei buoni contenuti di questa proposta e rimane nostra ferma intenzione impegnarci in ogni futura azione tesa a migliorare quanto già scritto, sicuri che anche gli altri gruppi parlamentari, così come hanno attivamente collaborato alla stesura di questa Relazione, vorranno contribuire in maniera propositiva nei prossimi atti legislativi in materia. Annuncio, pertanto, il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Garavini. Ne ha facoltà.

  LAURA GARAVINI. Signor Presidente, le mafie non esistono in natura, sono un Pag. 69prodotto malefico dell'uomo. E proprio perché sono un prodotto dell'uomo, possono essere sconfitte. È l'importante eredità che ci ha lasciato Falcone, un obiettivo che noi condividiamo e che cerchiamo di perseguire. E proprio per questo oggi portiamo all'attenzione del Parlamento, portiamo all'attenzione delle Camere e del Governo la Relazione della Commissione antimafia. Una prima relazione con la quale individuiamo proposte concrete su cui legiferare al fine di affinare gli strumenti di contrasto al crimine organizzato. Anch'io, a nome del mio gruppo, a nome del Partito Democratico – e fa piacere che questo apprezzamento sia stato espresso anche da parti consistenti dell'opposizione, penso a SEL, penso al MoVimento 5 Stelle – vorrei esprimere grande apprezzamento alla presidente, Rosy Bindi, che ha scelto di dare priorità alla tematica della confisca dei beni come prima Relazione della propria Commissione e ha scelto di portarla nell'Aula del Parlamento. Le mafie si combattono soprattutto nella misura in cui si riesce a sottrarre le ricchezze, i soldi, i beni, la roba, alle mafie stesse, confiscandoglieli. Confiscare i beni è peggio che mandarli in galera. Ce l'ha insegnato la geniale intuizione di Pio La Torre e tutta l'esperienza antimafia di questi decenni ha confermato questa tesi: il sequestro e la confisca dei beni sono il migliore strumento nel contrasto alla criminalità organizzata. La legge che li prevede, la legge che è riuscita dopo la mobilitazione popolare nel 1996 da parte di Libera, ad introdurre le confische, anche in assenza di condanna penale, continua ad essere di grande attualità ed efficacia, ma lo stesso non si può dire per le modifiche normative introdotte, invece, con il Codice antimafia nel 2011 in materia di prevenzione patrimoniale. Attraverso i nostri lavori abbiamo individuato tutta una serie di criticità, alle quali riteniamo sia opportuno porre urgente rimedio. Ed è proprio questo l'oggetto della Relazione all'ordine del giorno quest'oggi. In particolare, riteniamo che si debba ripensare il funzionamento dell'Agenzia dei beni sequestrati perché, è inutile negarlo, nei pochi anni trascorsi dalla sua fondazione, dalla sua istituzione, non è riuscita a realizzare i compiti che le sono stati assegnati per legge. Uno degli obiettivi principali dell'Agenzia, per esempio, sarebbe quello di rendere fruibile e trasparente il numero e soprattutto lo stato dell'arte dei beni confiscati in Italia. Non solo questi dati non sono fruibili sul sito dell'Agenzia, ma lo stesso direttore uscente, il prefetto Caruso, nel corso della sua audizione presso la Commissione, non è stato in grado di fornirci dati in materia. Soprattutto, però, i limiti dell'Agenzia si avvertono nel fatto che se, da un lato, sarebbe immediatamente destinabile gran parte dei beni immobili – ben 15.400 secondo i dati fornitaci dal Ministro della giustizia, che sarebbero già pronti per essere assegnati ad enti locali ed associazioni sulla base di convenzioni – l'Agenzia, invece, stenta ad agire.
  Allora, quali sono le cause ? Dipende forse dal cambio al vertice ? E ne approfittiamo per rivolgere gli auguri di buon insediamento e soprattutto di buon lavoro al neoeletto prefetto Postiglione. Oppure le difficoltà incontrate dipendono invece da vizi strutturali, anche normativi, dell'Agenzia ? In generale, noi riteniamo che l'Agenzia dei beni confiscati sia uno strumento troppo importante per essere lasciata andare alla deriva. Noi riteniamo che non si possa tollerare che funzioni male o a singhiozzo. C’è bisogno di un tagliando. Va ripensata l'organizzazione dell'Agenzia ma anche la strategia di fondo perché oggi l'Agenzia dei beni confiscati sembra più finalizzata a gestire il fallimento dei beni piuttosto che la loro valorizzazione. Bisogna, invece, puntare alla redditività sociale: beni e soprattutto aziende confiscate vanno gestite con l'ambizione di promuovere profitto, sviluppo, occupazione. Lo scopo non può essere una gestione al ribasso, per limitare al massimo situazioni in rosso di bilancio, bensì ci vuole una gestione che punti a generare reddito e soprattutto posti di lavoro. Infatti, bisogna infrangere il motto secondo cui le mafie danno lavoro e, invece, quando arriva lo Stato, porta con sé solo fallimenti, disoccupazione, Pag. 70miseria. Al contrario, è la legalità quella che fa vivere e lavorare. Tutto il resto soffoca, mette in ginocchio l'economia legale, strozza chi produce, uccide la libertà. Allora, noi ci auguriamo che il Governo possa pervenire ad un organico intervento di riforma nel giro di breve tempo dell'Agenzia dei beni confiscati ed è auspicabile che tenga conto delle indicazioni proposte dalla Commissione. Dal lavoro specifico della Commissione, i problemi maggiori emersi in materia di confisca riguardano proprio la gestione delle aziende confiscate e sono pochissime quelle che, una volta sequestrate, riescono a sopravvivere e non cadono, invece, in fallimento. Infatti, senza la forza economica del potere mafioso, queste aziende si trovano ad essere imbrigliate in tutta una serie di cavilli burocratici: banche, che prima finanziavano, chiudono di punto in bianco i cordoni della borsa; fornitori che timorosi di non venire pagati cessano le forniture; utenze che, al primo ritardo nei pagamenti, smettono di fornire gas, luce e telefono. Ecco che, proprio in materia di aziende confiscate, con riferimento alla Relazione, che ci auguriamo venga votata all'unanimità, mi auguro che i colleghi di Forza Italia, forse, abbiano ancora un ultimo ripensamento perché è davvero un peccato che non si giunga invece all'espressione di un voto unanime che dia ancora più forte il senso di come le azioni di contrasto alla criminalità organizzata debbano andare nel senso di una compatta, forte, chiara unanimità.
  Allora, Presidente, a nome del gruppo del Partito Democratico dichiaro il voto favorevole alla nostra Relazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà per due minuti.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Colleghi, gentile Presidente, ritengo che questo sia un tema troppo importante per poter esprimere un dissenso da parte del nostro gruppo, che giudico più che legittimo. Però, per quanto mi riguarda, non ritengo di potermi astenere su un tema di questa importanza e quindi, per quel che mi riguarda, voterò a favore di questa votazione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Si sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione – Doc. XXIII, n. 1)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bindi, Fava, Di Lello, Dadone, Mattiello, Scopelliti, Garavini, Bruno Bossio, Attaguile, Dorina Bianchi, Piepoli, Vecchio, D'Uva e Taglialatela n. 6-00075, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano... Migliore... Lattuca... Sorial... Famiglietti... Terzoni... Paris... Cariello... Sorial ancora non riesce votare... credo che ci sia bisogno di un intervento dei tecnici... provi a votare... adesso sta arrivando il tecnico... Currò....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  440   
   Votanti  425   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  425    

  La Camera approva (Applausi) (Vedi votazioni).

  (I deputati Marti, Distaso e Benamati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione delle mozioni Tabacci, Taricco, Palese, Lavagno, Dorina Bianchi, Monchiero, De Mita ed altri n. 1-00265, Cozzolino ed altri Pag. 71n. 1-00487, Prataviera ed altri n. 1-00491 e Balduzzi ed altri n. 1-00493 in materia di semplificazione normativa e amministrativa (ore 17,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Tabacci, Taricco, Palese, Lavagno, Dorina Bianchi, Monchiero, De Mita ed altri n. 1-00265, Cozzolino ed altri n. 1-00487, Prataviera ed altri n. 1-00491 e Balduzzi ed altri n. 1-00493 in materia di semplificazione normativa e amministrativa (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta di lunedì 9 giugno 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che è stata testé presentata la mozione Tabacci, Taricco, Cozzolino, Prataviera, Balduzzi, Petrenga, Palese, Lavagno, Dorina Bianchi, Monchiero, De Mita, Di Gioia ed altri n. 1-00509, il cui testo è in distribuzione e, contestualmente, le mozioni Tabacci, Taricco, Palese, Lavagno, Dorina Bianchi, Monchiero, De Mita ed altri n. 1-00265, Cozzolino ed altri n. 1-00487, Prataviera ed altri n. 1-00491 e Balduzzi ed altri n. 1-00493 sono state ritirate dai presentatori.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, mi scusi, avevo segnalato il mio intervento prima dell'inizio, per non entrare nell'argomento. Vorrei fare un richiamo al Regolamento, all'articolo 24, precisamente al comma 1, dove viene detto chiaramente che il calendario dei lavori di quest'Aula viene adottato per almeno tre settimane.
  Giunge voce che la Conferenza dei presidenti di gruppo abbia, per l'ennesima volta, rinviato il progetto di legge sugli esodati e, ovviamente, non stiamo parlando di tre settimane in anticipo.

  PRESIDENTE. Va bene...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Capisco che negli articoli successivi è possibile per la Conferenza dei presidenti di gruppo andare a rivedere lo stesso calendario, ma penso che sia inaccettabile che questa avvenga regolarmente sulla proposta di legge sugli esodati. Quindi, le chiedo se...

  PRESIDENTE. Va bene, onorevole Fedriga, ma non è un richiamo al Regolamento. Si è capito qual è...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. È un richiamo al Regolamento !

  PRESIDENTE. No. Lei non ha più la parola per richiamo al Regolamento.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. È un richiamo, quindi le chiedo se è accettabile che non venga mai applicato l'articolo 24 solo per quanto riguarda gli esodati !

  PRESIDENTE. È legittimo il suo dissenso, ma il richiamo al Regolamento non riguarda le fasi del lavoro dell'Aula in questo momento e, quindi, non è un richiamo al Regolamento. Legittimamente dissente dalla decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo, ma siamo in un'altra fase.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione presentata, di cui ha adesso il testo. Capisco che è il frutto dell'unificazione di tutte le mozioni precedentemente presentate, ma altro non posso dire. Prego, sottosegretario Rughetti.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere positivo sul testo della mozione. Ringrazio anche i sottoscrittori per il lavoro di sintesi che è stato fatto. Io non l'ho letta nella versione finale, ma mi riservo di fare qualche eventuale integrazione durante la discussione.

Pag. 72

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Il collega del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale chiedeva di poter sottoscrivere questa mozione unitaria: credo che sia ancora possibile farlo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà. Prego, presidente.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, così come presiedendo la Commissione bicamerale per la semplificazione ho ritenuto di favorire, con un'indagine conoscitiva stringente, il massimo di convergenza possibile tra i gruppi parlamentari, cosa che è poi avvenuta con il voto unanime della Commissione, grazie al costruttivo contributo di tutti, allo stesso modo ho creduto che questa occasione parlamentare potesse portarci ad una conclusione convergente, poiché il tema è unitario e fortemente incidente sulle difficoltà del nostro Paese.
  Da quattro mozioni, anche grazie al lavoro del vicepresidente Taricco, come ha ricordato lei, siamo arrivati ad una mozione unica, che le riassume e le ricomprende. Ora, cosa significa tutto questo ? Che la strada è in discesa ? No, certo, diciamo che è una precondizione, la consapevolezza, ahimè, che l'Italia vive sulla complicazione e, per questo, rischia di morire. Ci sono troppi interessi da smantellare: ci si riesce se non si strizza l'occhiolino in nessuna direzione. La complicazione copre la corruzione e concorre a formare un PIL negativo che scaccia quello positivo, ad allargare l'area dell'economia sommersa, terreno di coltura per un'insostenibile evasione fiscale. Ed è un fenomeno così diffuso che, per una vera svolta, è necessaria una rivoluzione etica, la costruzione di un nuovo civismo, di una nuova cultura della cittadinanza, ovvero dell'interesse generale.
  I malfattori vanno isolati nella coscienza del Paese, perché troppo a lungo sono diventati esempi, posto che l'obiettivo di far soldi ha prevalso su tutto il resto. Senza questo mutamento profondo, nessuna legge, nessuna autorità indipendente, nessun gendarme o poliziotto ci potrà salvare, con conseguenze mortali per la nostra credibilità. La notizia di oggi, che l'Olanda rinuncia al suo stand all'Expo 2015, dimostra la pericolosità di questo passaggio. La credibilità diventa un elemento decisivo nella competizione mondiale.
  La mozione conclusiva contiene molte proposte concrete e assolutamente pertinenti, e sono certo che il sottosegretario Rughetti non potrà che apprezzarle, ma non si può pensare che la semplificazione si raggiunga con il falò spettacolare delle leggi o con le false cancellazioni. In questi anni, ogni legge cancellata ne ha prodotta 1,2. Allora, credo che, se dovessi ricordare una delle prime «prediche inutili» di Einaudi del 1955, proprio su questa materia, dovrei riconoscere che da allora le cose sono andate gravemente peggiorando, evidenziando tre questioni micidiali.
  La prima, la qualità del legiferare: è di fronte agli occhi di tutti la capziosità dello strumento legislativo così come viene interpretato e il fatto che molti dei provvedimenti appaiono, a prima vista, come del tutto incomprensibili. Lo stato della pubblica amministrazione, questo è il secondo punto, spesso non è in grado di far ragionare i cittadini sull'efficienza di uno Stato, trovandosi essi a fare un conto tra quanto lo Stato chiede loro e quanto lo Stato restituisce in termini di servizi. Terzo, la frantumazione territoriale e istituzionale, alla quale si tenta di porre rimedio con un intervento organico sul tema della modifica del Titolo V.
  E tutto questo in un crescendo sempre più assordante della cattiva politica o della non politica. La politica deve tornare a fare la sua parte, partendo dalla necessità di fissare una gerarchia tra gli interessi pubblici da perseguire. Quando manca tale gerarchia, si inventano meccanismi procedurali complessi, che operano per non decidere, dai concerti tra i ministeri alle conferenze dei servizi. Parlamento e Governo, Pag. 73con regioni e comuni, in una rinnovata forma di cooperazione, devono radicalmente intervenire, primo, sulla qualità della legislazione. Non vi è dubbio, non solo per quel che ci viene dal Comitato per la legislazione, ma, in generale, anche per l'esperienza diretta che molti di noi hanno fatto, che sulla qualità occorre intervenire.
  Secondo, si deve intervenire sull'implementazione dei processi di digitalizzazione in corso, per costruire un'unica rete informatica della pubblica amministrazione; terzo, sul superamento della legislazione per annunci e delle cosiddette «norme manifesto»; quarto, sull'intervento di semplificazione in materia di fisco, di edilizia, di paesaggio e beni culturali e di ambiente, crescendo la tutela dell'interesse pubblico anche con la riduzione del carico burocratico e degli adempimenti formali.
  Inoltre, sul sistematico lavoro di redazione di codici e di testi unici, per favorire il riordino delle normative settoriali. Non basta il limitato dibattito con la mozione di oggi. Tra l'altro, Presidente, per arrivare a discutere oggi di questa mozione, che abbiamo presentato a gennaio, abbiamo impiegato, praticamente, cinque mesi, il che non depone sul fatto che attorno a questo argomento ci sia, poi, una spinta motivazionale così forte. Mi auguro che le condizioni possano mutare, però oggi è così.
  Il Parlamento deve diventare protagonista con atti di indirizzo. Si colga l'occasione del decreto-legge sulla semplificazione e sulla riforma della pubblica amministrazione, che mi auguro sia in via di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Abbiamo visto che il Consiglio dei ministri di venerdì ha annunciato che il Governo è intervenuto sulla materia. Oggi siamo oltre alla metà della settimana e non credo che il Capo dello Stato abbia già potuto prendere visione di quel testo, mentre si parla di un disegno di legge che accompagna e anche di una legge delegata. Ora io credo che poiché atti di indirizzo non ne abbiamo fatti e il Governo si è mosso con un intento, di sua iniziativa, assolutamente lodevole, converrà che su questo punto cerchiamo di fare chiarezza. Non basta certo il dibattito sulla mozione di oggi.
  Noi abbiamo bisogno di qualcosa di organico, di costruire, cioè, un disegno sia di riordino della pubblica amministrazione sia che affronti il tema della semplificazione in maniera organica. Guai se prendessimo a pretesto ogni singolo aspetto per determinare una condizione di risposta adeguata. Mi riferisco al fatto che il Governo abbia avanzato – e ce lo ha detto il Ministro Madia, in audizione da noi – una serie di richieste ai cittadini, per dire dove vedono le cose che non vanno. Ora, non è che basta raccogliere qualche centinaia di mail, o qualche migliaia di mail, o qualche milione di mail per risolvere il problema, perché se si perde il senso della complessità, il senso dell'insieme, si rischia di fare una cosa che poi non regge, che non sta in piedi.
  Quindi, affidandomi alla competenza del sottosegretario Rughetti, non vorremmo assistere in queste ore al fatto che, mentre si sta alacremente lavorando sul testo, ci sia un riposizionamento degli assetti di potere nella pubblica amministrazione. Vedo che tutti sono interessati a vedere come è il meccanismo di promozione o di andata in quiescenza dei magistrati, magari quelli contabili piuttosto che quelli ordinari. Ora noi vorremmo essere messi nella condizione di dare un contributo positivo. Oggi la mozione, approvata probabilmente con un voto unanime, dimostra che il Parlamento è accorto e che non ha senso dividersi su questioni di questa natura. Normalmente ha poco senso dividersi anche su questioni di altra natura, quando non è delimitato il campo politico, ma su questo proprio no, perché non c’è dubbio che la complicazione è un inno al fallimento di uno Stato che ha difficoltà a recuperare credibilità tra i propri cittadini. Quindi, questa è la sfida che abbiamo di fronte.
  I provvedimenti annunciati venerdì dal Governo come già assunti ci auguriamo di poterli leggere rapidamente e poi di potere entrare nella fase di concorso, diciamo, ad un'elaborazione di carattere complessivo della quale non dubitiamo (Applausi).

Pag. 74

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giuseppe De Mita. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE DE MITA. Signor Presidente, noi esprimeremo voto favorevole evidentemente sulle mozioni presentate, innanzitutto esprimendo un apprezzamento per il lavoro fatto dalla Commissione presieduta dall'onorevole Tabacci. Quella della semplificazione amministrativa e quella della semplificazione legislativa sono esigenze avvertite e nel momento in cui affrontiamo per l'ennesima volta, verrebbe da dire, questo tema, come adesso ha ricordato l'onorevole Tabacci, noi dovremmo porci anche un problema o una questione sul perché, sul come mai, le grottesche pire che bruciavano in piazza le normative abrogate poi non abbiano prodotto il risultato desiderato.
  Napoleone affermava che le norme dovrebbero essere brevi ed oscure. Questo non per lasciare un potere discrezionale alla pubblica amministrazione, ma perché le norme hanno l'esigenza di essere generali ed astratte e poi declinate secondo le fattispecie fattuali della realtà. Direi che i principi e le istituzioni del diritto romano dovrebbero essere, in un certo senso, il nostro riferimento.
  Forse all'origine di questo scivolamento e di questa giungla normativa c’è una suggestione di dominio della realtà: il tentativo di normare tutte le ipotesi possibili. Credo che corriamo questo rischio anche nel momento in cui si apre la discussione sulle unioni civili degli omosessuali. Basterebbe far riferimento al buonsenso, alle parole del cardinale Martini. I diritti delle persone vanno tutelati per come si manifestano nella realtà; entrare nel dettaglio minuzioso e rincorrere il desiderio capriccioso in realtà produce soltanto storture. Noi abbiamo bisogno di recuperare la certezza del diritto e la certezza dei diritti.
  La semplificazione normativa non è soltanto un fatto di gusto e di garbo semantico o grammaticale, è una questione che appartiene a una espressione e a un orientamento culturale. Probabilmente, come ha ricordato l'onorevole Tabacci, noi dovremmo riguardare in questa direzione. Sulla semplificazione amministrativa, una sola annotazione al sottosegretario: il problema italiano non è di numero di dipendenti pubblici né di quantità di stipendi pubblici pagati. Se prendiamo a riferimento la Francia o la Germania noi siamo grosso modo sugli stessi valori. Il problema dell'Italia è la produttività della pubblica amministrazione. Negli ultimi anni noi siamo andati sotto oltre il 20 per cento. Allora, il tema non è intervenire con i tagli, ma semplificare la pubblica amministrazione. Questo è un problema che appartiene alla burocrazia, questo è un problema che appartiene alle istituzioni. Se si ipotizzano istituzioni confuse sul territorio non c’è chance per qualunque forma di semplificazione amministrativa; se si riordinano razionalmente le istituzioni sul territorio possiamo sperare di avere anche risultati in materia di semplificazione amministrativa (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Emanuele Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, è inutile ricordarci che la semplificazione è ormai una delle questioni più importanti e determinanti per lo sviluppo economico di questo Paese, come è inutile ricordarci qui dentro che, a vario titolo, il livello di burocrazia costituisce anche il grado di corruzione di un Paese. E in questo Paese il livello della burocrazia è alto, come è alto il livello della corruzione, alla luce anche delle recenti notizie oramai quotidiane di truffe, il cui costo è completamente a carico dei contribuenti. Personalmente è da poco più di un anno che ricopro il ruolo di parlamentare e da qui dentro posso affermare, sia in qualità di rappresentante che di cittadino, che siamo realmente ostaggio dei burocrati, ma i burocrati altro non sono se non dipendenti pubblici che applicano le leggi, leggi che noi abbiamo il compito di semplificare.Pag. 75
  Come membro della Commissione speciale per la semplificazione e come cittadino, mi sento di affermare che il testo unificato delle mozioni che abbiamo presentato, che valutiamo positivamente e quindi annunciamo il ritiro della nostra mozione per sposarne una unica, deve rappresentare non un punto di arrivo, ma un punto di inizio della nostra azione, del nostro ruolo di rappresentanti. Abbiamo di fronte un oceano di carte, di norme, di regolamenti e oltre 513 decreti attuativi di leggi già discusse su cui sono state fatte conferenze stampa, su cui i giornalisti hanno scritto, su cui sono stati fatti seminari pubblici, approfondimenti e così via e che, a causa di un'inefficace azione di questo Governo, costano 2 miliardi di euro ai contribuenti. Paghiamo 25,7 miliardi di euro di tasse in più rispetto alla media dell'eurozona. Si tratta di 420 euro di maggiori imposte pro capite, che corrispondono al 2 per cento del PIL che se ne va solo per gli obblighi burocratici a carico delle imprese. Davanti a questo oceano torbido, la Lega Nord ha collaborato per questo testo di impegno al Governo con un grande senso di responsabilità e d'efficacia. Ma non ci accontentiamo più, cari colleghi, di lanci di nuovi hashtag e di tweet del Governo Renzi e di Renzi stesso. Per misurare l'azione del Governo sul tema, caro Matteo, mi hanno insegnato che le cose prima si fanno e poi si dicono.
  Per questo, a questo Governo potremmo proporre un hashtag giusto, l’hashtag: «meno chiacchiere, più fatti».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, credo che con la mozione unitaria in data odierna noi diamo al Governo una possibilità in più, cioè non soltanto quella di continuare a seguire il problema della qualità della legislazione sotto il profilo di ciò che esce e quindi di una qualità che si accompagni, come in questi giorni abbiamo avuto occasione di dire, ad una considerazione complessiva del sistema delle fonti che noi vediamo pericolosamente modificato giorno per giorno attraverso una dinamica e una esistenza nel sistema diversi da quelli disegnati nella Costituzione.
  Solo in momenti di fortissima emergenza è possibile immaginare che la decretazione d'urgenza venga ad essere, tra decreti-legge e leggi di conversione, più della metà delle fonti primarie, sapendo che l'altra metà è rappresentata per il 90 per cento da decreti legislativi, dunque meno di un decimo della legislazione di questa XVII legislatura è legge in senso formale, legge in senso formale e sostanziale cioè decisione delle Assemblee e non legge perché quella deve essere la forma, come nel caso di autorizzazione alla ratifica e come nel caso di legge di bilancio.
  Dunque in una situazione nella quale meno di un decimo o un decimo scarso della produzione normativa è per legge è già una situazione che chiede una attenzione. Ma c’è di più: è la qualità della nostra legislazione che crea quel problema di semplificazione, non è soltanto la sua quantità. E allora in questa mozione – e ringrazio anche io il presidente Tabacci per aver messo a disposizione di tutta l'Aula questo atto di indirizzo, così che abbiamo potuto arricchirlo secondo le diverse prospettive – e in questa prospettiva come gruppo di Scelta Civica ci siamo soffermati su un profilo che era stato meno considerato dalle altre mozioni, ma che noi invece abbiamo voluto sottolineare, così da arricchire complessivamente il quadro. Mi riferisco al profilo delle norme in entrata: come fare per diminuire lo stock normativo ? Abbiamo davvero bisogno di tutte le norme che entrano nella Gazzetta Ufficiale ? Il nostro sistema da più di 15 anni si è dotato di alcuni strumenti. Uno di questi è l'analisi tecnico-normativa, l'altro è l'analisi dell'impatto della regolamentazione e il terzo è la verifica dell'impatto della regolamentazione. Sono strumenti che ci collocano all'altezza degli altri grandi Stati europei per quanto riguarda la raffinatezza con cui viene controllato il processo normativo. C’è un piccolo problema: sono strumenti che noi Pag. 76conosciamo, di cui noi disponiamo, ma di cui soltanto eccezionalmente facciamo uso e d'altra parte le due considerazioni che facevo sono strettamente legate. Se la maggior parte delle leggi viene da un decreto-legge, il decreto-legge per definizione essendo atto di necessità e urgenza «legittima» il Governo a dire «c’è urgenza, non posso presentare né l'analisi tecnico normativa né l'analisi dell'impatto della regolamentazione».
  Per questa via noi assistiamo ad una progressiva situazione nella quale, nelle Commissioni, non soltanto nel Comitato per la legislazione, ma nelle Commissioni di merito – è successo qualche giorno fa in Commissione affari costituzionali – possiamo passare anche un'ora, un'ora e mezza a discutere sulla portata normativa di una disposizione in assenza di un qualunque punto di sostegno perché la relazione illustrativa, quando va bene, è una parafrasi della disposizione normativa, quindi per capire la relazione devi leggere la disposizione e non c’è né analisi tecnico normativa né analisi dell'impatto della regolamentazione.
  Qualche anno fa, nella nostra capacità di darci strumenti, avevamo inventato anche la verifica dell'impatto della regolamentazione – ATN, AIR, VIR –: molto importante perché l'AIR è ex ante, cioè io vado a vedere sul momento qual è l'impatto di una norma nuova, che tipo di relazioni crea con le associazioni, i cittadini e le imprese, qual è il suo impatto e la sua analisi in termini di costi-benefici. Poi dovrò andare a verificare, quando questa norma è entrata in vigore, che cosa è successo. Benissimo, di questi strumenti noi facciamo un uso troppo modesto, allora l'impegno che chiediamo al Governo e che questa mozione giustamente chiede al Governo – per questa ragione il gruppo di Scelta Civica la voterà convintamente – è proprio quello di «dalle parole ai fatti». Abbiamo degli strumenti, Presidente, usiamoli (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, il voto del Nuovo Centrodestra sulle mozioni in esame concernenti la semplificazione normativa e amministrativa sarà favorevole. Mi permetta, Presidente, di fare alcune considerazioni pragmatiche anche alla luce della mia esperienza di quindici anni di legislatore, prima regionale e poi nazionale. Spesso dovremmo pensare alla semplificazione quando nel nostro ruolo di legislatori approviamo nuove norme che entrano nell'ordinamento e impattano sulla vita di cittadini, famiglie e imprese. Spesso infatti, in buona fede, sull'onda emozionale di episodi di cronaca per esempio, il Parlamento introduce norme punitive o irrigidisce norme esistenti, in temi per esempio come quello ambientale o tributario, ma queste norme raramente raggiungono lo scopo di scoraggiare comportamenti illegali, che d'altronde, essendo illegali, i soggetti che li praticano spesso fanno poco conto delle leggi. Molto più spesso invece quelle stesse norme rendono la vita difficile, per non dire impossibile, a cittadini onesti che vorrebbero accedere a servizi normalmente oppure alle imprese serie o anche ad amministratori seri che vorrebbero lavorare per il bene delle istituzioni. Questo ce lo dovremmo sempre domandare nel momento in cui approviamo nuove leggi, non solo gli effetti che hanno su certi soggetti ma anche gli effetti che hanno sui cittadini onesti che le recepiscono. Così come un'altra norma di buon senso, in termini di semplificazione, dovrebbe essere quella che impedisce alla pubblica amministrazione di chiedere atti e certificati introdotti dalla stessa pubblica amministrazione e questo succede in innumerevoli casi, spesso nella stessa pubblica amministrazione. Spesso il comune mi chiede un certificato che esso stesso produce. È chiaramente una norma difficile da scrivere e da applicare in questo momento, ma è un obiettivo a cui dovremmo tendere. Comunque noi condividiamo pienamente Pag. 77l'impostazione di fornire al cittadino e alle imprese strumenti più snelli e più chiari, infatti la qualità della regolamentazione e la sua semplificazione rappresentano un fattore chiave per la competitività e lo sviluppo economico e una condizione essenziale per agevolare l'esercizio dei diritti dei cittadini. Bisogna ricordare che i principi della buona regolamentazione, introdotti a livello internazionale dalle raccomandazioni dell'OCSE del 1995, sono entrati a far parte delle politiche comunitarie già con il Trattato di Amsterdam fino ad arrivare al recente programma d'azione per la riduzione degli oneri amministrativi nell'Unione europea adottato nel quadro della strategia di Lisbona dalla Commissione europea, che ha posto l'obiettivo di una riduzione significativa degli oneri burocratici. Infatti gli oneri amministrativi e burocratici, come si dice nelle mozioni, sono al primo posto tra i problemi che ostacolano lo sviluppo e la competitività delle piccole e medie imprese. Anche in Italia la semplificazione ha assunto nel corso degli anni una sempre maggiore valenza strategica a fronte dell'eccesso di regolazione esistente nel nostro ordinamento. Quindi diventa importante e fondamentale impegnare il Governo nella redazione di testi unici, che costituiscono lo strumento con cui procedere alla sistemazione organica delle normative riguardanti un'intera materia a beneficio dei diretti destinatari, privati e pubblici, degli operatori giuridici, della pubblica amministrazione e dello stesso legislatore. Dovremmo limitare gli interventi legislativi sull'onda di campagne emozionali che scaturiscono da episodi di cronaca.
  La forma del testo unico, seppur conosciuta dagli operatori del diritto da molto tempo è diventata lo strumento primario per favorire l'armonizzazione dell'immensa, variegata e contorta massa di disposizioni legislative che affligge il nostro ordinamento giuridico.
  La semplificazione quindi attraverso i testi unici diventa un imperativo inderogabile; infatti attraverso questo strumento legislativo si cerca di semplificare il quadro normativo del nostro ordinamento che è reso più difficile, se non addirittura impedito dalla mancanza di chiarezza delle regole, così come dalla difficoltà sia di reperire le regole da applicare al caso concreto, che di individuarne il contenuto.
  Di conseguenza, la possibilità di redigere testi unici acquista una fortissima valenza politica e deve essere affrontata in termini di progetto di politica del diritto, coinvolgendo i soggetti titolati alla redazione degli stessi.
  Il Nuovo Centrodestra quindi voterà con convinzione le mozioni, con la consapevolezza che le stesse costituiscano l'avvio di quel processo per eliminare dal nostro ordinamento regole complesse e poco chiare che non consentono di avere un quadro certo di norme.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Presidente, arriviamo alla discussione di questa mozione secondo me grazie al lavoro svolto dall'indagine conoscitiva all'interno della Commissione bicamerale per la semplificazione, grazie al lavoro coeso tra i gruppi all'interno della discussione generale che abbiamo svolto.
  Ma arriviamo all'approvazione di questa mozione soprattutto spinti dalla necessità e dalla consapevolezza che della semplificazione è meglio non parlare più, ma agire. Credo che questo sia un principio di buon senso che deve richiamare noi tutti come legislatori alla qualità del nostro lavoro, alla qualità di quanto noi dibattiamo e di quanto noi in qualche modo produciamo di bene o di male all'interno delle aule parlamentari.
  Credo che rispetto a questo il tempo sia scaduto e non sia più il tempo degli annunci perché semplificare è diventata una litania quasi stanca che, all'incedere di ogni insediamento di un nuovo Esecutivo noi ci riportiamo e lo riportiamo come un fardello sulle nostre spalle, fardello che trasmettiamo, in realtà, alla vita dei cittadini e ai costi che le imprese Pag. 78devono subire e che gli stessi cittadini devono subire quotidianamente, quasi come se fosse un'angheria o una distanza progressiva che si avverte tra cittadini e pubblica amministrazione.
  Credo che questo sia ormai chiaro ed evidente e ce lo hanno detto tutte le relazioni che abbiamo avuto il modo e il piacere di ascoltare nelle audizioni, nei lunghi mesi di audizioni nella Commissione, e ce lo dice lo stato dell'economia del Paese e della sua competitività.
  Sono elementi sui quali noi non possiamo più adottare vecchie modalità o modalità di natura estemporanea, quasi degli spot che hanno più il carattere spettacolare della semplificazione, della deregolamentazione, del taglio normativo, del taglio del numero di leggi e che poi non producono alcun effetto in realtà sulla vita reale dei cittadini o sulla capacità di fare impresa delle aziende italiane.
  Quindi, credo che i punti salienti di questa mozione si inseriscano pienamente nel solco di quella che era e doveva essere la semplificazione in questo Paese, anticipata nella legge del 1990 sulla trasparenza, che avrebbe dovuto essere la rivoluzione copernicana nel rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini, un flusso che all'interno degli anni Novanta ha avuto un suo incardinamento grazie ai testi unici, ma che ha anche avuto negli anni successivi dei grandi stop e delle grandi complicazioni a partire da una riforma mancata, quella del Titolo V, che ha complicato ulteriormente il sistema di potere e soprattutto i luoghi della produzione legislativa nel nostro Paese.
  Ebbene, il primo punto su cui vorrei soffermarmi è quello della necessità di reintraprendere una strada che sembra antica, ma che va invece riscoperta nella sua modernità, ovvero quella della unitarietà della produzione normativa, della propria capacità di essere unitaria omogenea, della necessità di reintrodurre la capacità di questa unitarietà attraverso lo strumento dei testi unici, della reale ricognizione della produzione della quantità normativa a seguito della quale effettivamente è possibile creare una semplificazione e uno sfoltimento di quello che viene definito lo stock normativo. Credo che questi sono i principi a cui noi dobbiamo attenerci.
  Lo diciamo ad un Governo che, per quanto abbia introdotto caratteri di novità, procede sulla vecchia e stanca strada della decretazione d'urgenza. Non è possibile continuare, se vogliamo fare norme realmente valide, che vanno realmente nell'ottica della semplificazione, solo attraverso lo strumento del decreto-legge e manco interpretato per come è nella Costituzione, e quindi con un carattere di eterogeneità che quasi sempre si presenta quando il Governo si presenta in Parlamento per l'approvazione dei propri decreti-legge.
  Credo che il punto sul decreto, anche in questo caso sulla legge delega rispetto alla pubblica amministrazione, sia un punto di partenza con il quale chiediamo al Governo di interloquire con le aule parlamentari nel rispetto e nel ribadire la necessità di ruoli e funzioni distinti, ma congiunti verso un comune obiettivo. E quindi non ci limitiamo – lo diciamo sommessamente, ma con tutto l'impegno, al Governo – a consultazioni generiche che hanno anche un po’, anche in questo caso, dello spettacolare, del comunicativo, ma realmente interloquiamo tra Esecutivo e Parlamento in modo che ci sia la giusta dignità sui provvedimenti, perché questi vadano effettivamente in un'unica direzione. E poi dobbiamo applicare quelle norme che già sono contenute – ne cito una tra tutte – dare applicazione, uscire dal principio normativo, per poi dare un'applicazione reale. Gli sportelli unici che sono contenuti nella nostra normativa debbono avere applicazione su tutto il territorio nazionale e non essere sporadici fenomeni quasi innovativi, quando di innovativo non hanno più nulla, ma in capo a meritori enti locali. Ebbene, questo che noi chiediamo è di avere effettivamente un'Italia magari differenziata nei propri valori e nelle proprie regionalità, nel proprio essere il Paese dei mille campanili, ma in qualche modo unitaria nella facilità e nell'approccio che i cittadini hanno nei Pag. 79confronti della pubblica amministrazione, anche perché semplificare e andare verso la semplificazione dei processi amministrativi non è altro che la garanzia di avere diritti uguali per i cittadini e soprattutto di avere una facilità di accesso a quei diritti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia ha sottoscritto con convinzione la mozione sulla semplificazione amministrativa e anche l'attività della Commissione bicamerale sulla semplificazione, presieduta dal collega, onorevole Tabacci, determina delle proposte in questo senso. Ma iniziamo da subito a dare pure qualche esempio di semplificazione e inizio da questa dichiarazione di voto. Avendo fatto una discussione generale ampia sull'argomento e sull'illustrazione anche della mozione e quant'altro, noi riteniamo di approvarla e per quello che riguardano le motivazioni rimando esattamente a quello che è stato il mio intervento nell'illustrazione e nella discussione generale, votando chiaramente a favore.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palese, ha preso molto rigidamente l'impegno alla sintesi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, intanto dico che sono felice che si sia arrivati a una mozione unica sottoscritta da tutti i gruppi per far capire l'impegno che c’è da parte del Parlamento su questo tema e ci auguriamo e auspichiamo che anche il Governo metta lo stesso impegno sul tema. Io inizio il mio intervento citando un testo che nella mia esperienza di studi mi è rimasto molto impresso ed è Il Principe di Machiavelli. Ne cito un prezzo in cui lui dice che, imparando a conoscere il Paese potrai meglio comprendere come difenderlo e, declinando il tutto nei tempi di oggi, il punto non è tanto capire che cosa fare se prima di questo passaggio non analizziamo a fondo la situazione attuale, i punti deboli da arginare che non sono più rinviabili ad altra data. Nell'analisi fatta in Commissione semplificazione sono emersi diversi spunti di riflessione su cui lavorare, che a mio avviso convergono tutti sulla responsabilità della politica, che è stata un po’ quella di trovare nella complicazione dei processi una mancata soluzione al problema della semplificazione.
  L'errore della politica è stato credere che attraverso la crescente normazione si potessero risolvere problemi come la corruzione (di fatto la norma sugli appalti conta oltre 600 articoli) oppure l'evasione fiscale (scordandoci che da poco è stata fatta una proposta, una piattaforma a livello europeo, per la lotta alla stessa, in quanto probabilmente con le nostre norme, a livello italiano, non siamo in grado di risolvere il problema) ed in ultimo risollevare l'immagine di una politica che sovente delude con provvedimenti di facciata spesso inattuati.
  Il risultato ? La demotivazione dei cittadini e soprattutto delle nostre imprese e una mancanza di competitività verso l'esterno. Creare più regole, complicare i processi aumentando i guardiani, non può e non deve essere la soluzione: meno guardiani, più preparati e meno corrotti. Servono norme semplici e stabili nel tempo.
  Se pensiamo, ad esempio, a fenomeni di corruzione come quelli che puntualmente salgono agli onori della cronaca non si può non considerare il collegamento statistico e provato che questi si verificano a maggior ragione in un regime di produzione normativa elevata e anche regolamentare. Fatta la regola, quindi, trovato l'inganno.
  Il metro di misura oggi è diventato il tempo, che gioca necessariamente a favore del politico e viene usato come merce di scambio nei confronti dell'immobilismo delle idee e delle azioni. Ma lo stesso tempo non gioca a favore dei cittadini e delle imprese. E, dato che questo Paese chiede a gran voce che lo si aiuti ad essere competitivo e attrattivo nei confronti degli Pag. 80investitori stranieri – o almeno che non lo si ostacoli in questo processo – anche a fronte del perdurare di questa crisi economica, la semplificazione deve essere messa al centro dell'azione politica del Paese, in modo stabile e programmatico.
  Nella mozione abbiamo sottolineato alcuni punti su cui, a nostro avviso, si deve lavorare nell'ottica della semplificazione.
  La potestà legislativa: la semplificazione passa attraverso la riduzione del numero dei soggetti dotati di potestà legislativa. La costante, apparsa durante il ciclo di audizioni che abbiamo fatto in Commissione in tema di semplificazione, riguardava, ad esempio, la frammentazione del quadro regolatorio innescata dalla riforma del Titolo V nel 2001. È stato detto che ha creato conflitti di competenze tra Stato e regioni, sovraccaricando la Corte costituzionale, la quale interviene per colmare il vuoto lasciato dalla politica.
  E non solo. In molti casi la potestà legislativa regionale, in una serie di materie strategiche quali lo sviluppo del Paese e quali ad esempio il turismo, dove mancano linee guida generali di indirizzo ed una politica unitaria, non ha prodotto i risultati attesi in termini di competitività, in quanto, insieme alla potestà regolamentare dei comuni, ha generato una situazione frammentata e disomogenea su tutto il territorio nazionale.
  Anche la potestà regolamentare dei comuni necessita di linee guida e di rete tra le amministrazioni stesse. Lo Stato deve stabilire tempi e modi di attuazione di un programma di semplificazione, a cui regioni ed autonomie locali devono tutte aderire, a partire dalla standardizzazione dei moduli e delle procedure amministrative per le imprese e dall'abbattimento degli oneri burocratici per le imprese stesse.
  La SCIA e il metodo di applicazione della stessa è l'esempio evidente del problema della diversità di modulistica sul territorio nazionale che incide ovviamente sulle imprese che operano a largo spettro. Di conseguenza tre sono i tasselli imprescindibili verso la semplificazione: trasparenza, accessibilità dei dati e standardizzazione delle procedure.
  Lo scambio in entrata di dati ed informazioni tra cittadini e amministrazione e tra le amministrazioni preposte ai diversi settori diventa una chiave di lettura. Un importante contributo normativo è da riconoscersi al decreto legislativo n. 33 del 2013, recante il riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni. Tradotto: amministrazioni in rete, database interconnessi in formato aperto per rendere effettivo il principio dell'acquisizione d'ufficio. L'amministrazione pubblica non deve più chiedere contributo ai cittadini per dati che già ha in suo possesso.
  In tali circostanze tendono a svilupparsi negli uffici amministrativi prassi che spesso tendono ad eludere le garanzie procedimentali poste dalla normativa di principio. Dovrebbero, dunque, essere più incisivi gli strumenti per garantire l'effettività delle misure di semplificazione a vantaggio dei cittadini e delle imprese, attraverso la valutazione delle responsabilità dirigenziali ai fini della corresponsione della retribuzione di risultato e del trattamento accessorio, collegati però alle performance individuali dei responsabili, ma anche attraverso l'assunzione di nuovo personale basata sulla «meritocrazia», un termine da riscoprire, e uno sblocco dei contratti del pubblico impiego.
  La responsabilità dei dirigenti va riscoperta, premiando i meritevoli e sanzionando chi impedisce il rispetto di imposizioni normative. Lo Stato italiano, Presidente, forma i dirigenti della pubblica amministrazione con un corso di formazione molto approfondito, al quale si accede tramite un concorso selettivo.

  PRESIDENTE. Colleghi, capisco che si sta avvicinando il voto e che, quindi, state «riempiendo» l'Aula, però sarebbe bene che voi lo faceste in silenzio e lasciaste finire l'onorevole Mucci.

Pag. 81

  MARA MUCCI. Lo Stato italiano forma i dirigenti della pubblica amministrazione con un corso di formazione approfondito, al quale accedere attraverso un concorso selettivo, ma attualmente i dirigenti preparati dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione sono spesso superati dai dirigenti posizionati dalla politica, privi di competenza, indicati e posti a capo dei vari settori.
  Questo succede sia per la seconda fascia sia, ancor più grave, per i dirigenti generali. Si verifica, quindi, l'avvicendarsi senza sosta di dirigenti amministrativi che, oltre a produrre un effetto di spaesamento, chiaramente, sull'utenza, porta con sé inevitabilmente una produzione di norme e nuovi regolamenti eccessiva, sia per lasciare, da una parte, l'impronta del loro passaggio nella pubblica amministrazione, sia per adeguarne il funzionamento ai nuovi indirizzi politici.
  Coloro che sono stati formati dallo Stato per ricoprire questi ruoli sono messi a volte in disparte, quindi si configurano ancora una volta tre gradi di spreco. I dirigenti che seguono la Scuola superiore della pubblica amministrazione sono retribuiti per la formazione ma non vengono sfruttati. I dirigenti di nomina politica sovente non sono preparati per i ruoli dirigenziali e si prevedono incarichi anche in deroga al comma 6, diciamo incarichi esterni, solo se la professionalità non è rinvenibile nei ruoli della PA.
  Se lo Stato ha preparato i suoi tecnici, perché non utilizzarli, perché non sfruttarli ?
  L'articolo 97, comma primo, della Costituzione dispone che i pubblici uffici siano organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione. L'effettività di tale principio è un elemento cardine del corretto funzionamento dell'intero apparato amministrativo e si riflette sul buon andamento della pubblica amministrazione in termini di efficienza, certezza della modalità di accesso alle procedure amministrative, conclusione dei procedimenti, chiave fondamentale anche per la semplificazione amministrativa.
  L'imparzialità e la terzietà rispetto alla politica è, quindi, un elemento chiave. In ragione del mero mutamento dell'organo politico preposto al rinnovo dei ruoli dirigenziali cambiano anche, quindi, le figure che si avvicendano nella pubblica amministrazione. La riforma della dirigenza pubblica, la definizione degli strumenti che diano effettività alla valorizzazione del merito rappresenta uno snodo di importanza fondamentale per assicurare imparzialità e continuità e che consenta a cittadini e imprese di avere un'amministrazione che sia finalmente efficace ed efficiente.
  In conclusione, le performance non devono essere slegate dalle competenze. Come fa, ad esempio, un dirigente della pubblica amministrazione a dare il giusto peso alla tecnologia se egli stesso non è il primo ad esserne avvezzo ?
  Sul tema dell'informatizzazione, ad esempio, si apre un mondo di possibilità.

  PRESIDENTE. Ha un minuto, onorevole.

  MARA MUCCI. Ad esempio, oggi leggevo il giornale, Presidente, e leggevo che, ad esempio, per quanto riguarda il portale che sta in capo alla Consip, che dovrebbe gestire la razionalizzazione delle forniture nella pubblica amministrazione, è stato accertato dal giornalista che poi ha fatto l'indagine che molte pagine, soprattutto quelle che all'interno contengono contenuti di privacy, di sicurezza, che dovrebbero essere tutelate da una modalità di accesso restrittivo, invece sono totalmente aperte, cioè si può scaricare integralmente il database della pubblica amministrazione. Qui se non mettiamo al centro della competenza della pubblica amministrazione qualità come l'informatizzazione, probabilmente non stiamo riuscendo a capire l'importanza che poi ne deriva con riferimento a una conseguente inefficienza della pubblica amministrazione stessa.
  Concludo, Presidente, auspicandomi un vero interessamento da parte della politica Pag. 82e del Governo sul tema della semplificazione come abbiamo cercato di fare noi in Commissione semplificazione, cercando di creare un cronoprogramma e cercando anche una collaborazione tra Governo e Parlamento affinché entrambi possano collaborare e dare il meglio per risolvere questo problema che è centrale per l'organizzazione amministrativa di questo Paese e che incide sulla competitività delle nostre aziende. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Mucci.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mino Taricco. Prego, ne ha facoltà.

  MINO TARICCO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, il tema di cui trattiamo, la semplificazione, è uno di quelli che più pesantemente condizionano la vita dei cittadini e delle imprese nel nostro Paese.
  Abbiamo tutti sotto gli occhi, quotidianamente, statistiche e studi, ma anche e soprattutto proteste, domande di aiuto da parte di cittadini e di imprese, che ci rendono evidente un quadro drammatico.
  È stato ricordato anche nella discussione che c’è stata in quest'Aula: i tempi necessari per ottenere autorizzazioni, per esportare e per importare, per compilare una dichiarazione, per pagare le imposte, per predisporre la documentazione per un progetto possono arrivare anche al doppio della media europea in molti adempimenti ed hanno una ricaduta pesantissima su imprese e famiglie, sia in termini di aggravio e di costi diretti che anche indiretti.
  La semplificazione burocratica è una delle prime cause del nostro ritardo competitivo e molte analisi portano a correlare la complessità e la complicazione burocratica con gli spazi di corruzione o anche solo di evasione e di elusione delle norme.
  In questi mesi di lavoro in Commissione bicamerale per la semplificazione, nel corso delle audizioni, abbiamo avuto una conferma puntuale di questo stato di cose. Moltissimi sono stati i riscontri e gli esempi concreti di questo stato di difficoltà del Paese: norme diversamente applicate da regione a regione, modulistica e procedimenti con modalità diverse da comune a comune, difficoltà interpretative di norme spezzettate e sparse in decine di leggi, testi unici che sono stati modificati decine di volte, senza una riforma organica, recepimento di direttive comunitarie con modalità molto più complesse rispetto agli altri Paesi europei, procedimenti amministrativi complessi e di durata inaccettabile, adempimenti formali che non incidono poi sulla realtà in molti settori.
  La Banca Mondiale ha calcolato che la gestione amministrativa e fiscale a carico delle dell'imprenditoria italiana occupa mediamente il 76 per cento in più rispetto alla media europea ed il 46 per cento rispetto ai Paesi OCSE.
  Non è un problema di poco conto che la Corte dei conti abbia lamentato la difficoltà nei controlli sulla pubblica amministrazione, addebitando in molti casi i problemi alla complessità, frammentarietà e mancanza di chiarezza delle norme.
  Non è un problema minore, che la complessità normativa abbia trovato già accoglimento, davanti alla magistratura, come scusante di comportamenti illegali, portando in alcuni casi all'esclusione del danno erariale. Una complessità, quella che riscontriamo, che è istituzionale, normativa ed amministrativa.
  Siamo consapevoli che l'azione del Governo e del Parlamento stesso si sta muovendo in questo momento nella direzione giusta, con le riforme istituzionali, le riforme del Titolo V, l'avvio della riforma della pubblica amministrazione e con molte iniziative settoriali di semplificazione e di chiarimento normativo.
  Proprio per questo motivo, crediamo sia quanto mai opportuno un intervento articolato per ridurre lo stock normativo e renderlo accessibile ed organico, attraverso la predisposizione di testi unici, anche avvalendosi della possibilità della legge n. 400 del 1988, che prevede la possibilità, per il Governo, senza necessità di deleghe specifiche, di riorganizzare le normative settoriali in testi unici compilativi.Pag. 83
  Anche il recepimento delle direttive comunitarie bisognerà che arrivi ad una modalità ispirata al principio in base al quale gli atti di recepimento di direttive comunitarie non possono prevedere l'introduzione ed il mantenimento di livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive stesse, così come recita la legge n. 246 del 2005 su semplificazione e riassetto normativo. Il differenziale sul recepimento delle direttive comunitarie rispetto ad altri Paesi dell'Unione europea è molto più pesante e gravante sulle imprese del nostro Paese.
  È evidente la necessità di una revisione del Titolo V della Costituzione, proprio per affrontare le sovrapposizioni, le duplicazioni e le complicazioni normative causate da eccessiva e dispendiosa mancanza di coordinamento tra Stato e regioni e tra le regioni stesse. Fondamentale per questo è il percorso di riforma intrapreso, per dare una prospettiva di recupero di unitarietà, di certezza e di chiarezza delle norme.
  Ma è fondamentale anche una grande opera di semplificazione amministrativa per superare l'inutile eccesso di carta in ogni senso, implementando i processi di digitalizzazione e di trasparenza e prevedendo forme di organizzazione che rendano chiare ed evidenti le responsabilità nei processi decisionali.
  Anche per questo credo che la strada intrapresa con gli ultimi provvedimenti, dalle modifiche al DURC, alla revisione dei controlli, alle riforme in campo agricolo, ma anche all'accorpamento di enti e di funzioni, vada nella giusta direzione. La mozione di cui stiamo discutendo prevede una serie di indicazioni e di impegni molto concreti, con l'obiettivo di una vera e propria iniziativa di semplificazione e di chiarificazione normative. Il fatto, poi, che sia unitaria credo rafforzi l'efficacia di questa mozione.
  Onorevoli colleghi, la situazione di grave difficoltà che attraversa il Paese richiede un impegno straordinario. Con questa mozione di indirizzo vogliamo accompagnare e stimolare l'azione del Governo e ricordare a noi stessi la posta in gioco e le ricadute sull'economia e sulla vita dei nostri cittadini. Per questi motivi, il voto del Partito Democratico su questa mozione sarà convintamente favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà, per due minuti.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, non vorrei rubare tempo all'Assemblea, quindi chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
  Intervengo solo per rimarcare la disponibilità del MoVimento 5 Stelle, soprattutto in tema di semplificazione normativa, per ridurre i decreti-legge e magari predisporre disegni di legge più organici e far lavorare di più il Parlamento e le Commissioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

  PRESIDENTE. Avverto che la mozione Tabacci, Taricco, Cozzolino, Prataviera, Balduzzi, Petrenga, Palese, Lavagno, Dorina Bianchi, Monchiero, De Mita, Di Gioia ed altri n. 1-00509 è stata sottoscritta anche dal deputato Rampelli il quale, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il tredicesimo firmatario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tabacci, Taricco, Cozzolino, Prataviera, Balduzzi, Petrenga, Palese, Lavagno, Dorina Bianchi, Monchiero, De Mita, Di Gioia, Rampelli ed altri n. 1-00509, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 84

  Dambruoso, Latronico, Alfreider...
  Dichiaro chiusa la votazione. Mi spiace, onorevole Nicchi, non l'ho vista.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  440   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato   440    

  La Camera approva all'unanimità (Vedi votazioni).

  (I deputati Nicchi, Fava e Ravetto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Poiché sulla mozione successiva il rappresentante del Governo che deve esprimere il parere non è ancora in Aula, ma sta arrivando, dobbiamo sospendere per cinque minuti la seduta in attesa che arrivi la sottosegretaria Biondelli. La seduta è sospesa per cinque minuti.

  La seduta, sospesa alle 18,10, è ripresa alle 18,20.

Seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00495, Palese n. 1-00499, Berlinghieri ed altri n. 1-00500 e Pizzolante ed altri n. 1-00503 concernenti l'applicazione di misure relative alla sicurezza e alla protezione sociale di cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00495, Palese n. 1-00499, Berlinghieri ed altri n. 1-00500 e Pizzolante ed altri n. 1-00503 concernenti l'applicazione di misure relative alla sicurezza e alla protezione sociale di cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta di martedì 17 giugno 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che in data odierna sono state presentate le mozioni Marazziti ed altri n. 1-00507 e Galgano ed altri n. 1-00508 (Vedi l'allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.
  Avverto altresì che la mozione Berlinghieri ed altri n. 1-00500 è stata testé sottoscritta dalla deputata Locatelli che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa la seconda firmataria.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo, onorevole Biondelli, ha la facoltà di intervenire esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, se può richiamare le mozioni una alla volta così esprimo su ognuna di esse il parere, perché alcune sono arrivate ora.

  PRESIDENTE. Mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00495 ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Giancarlo Giorgetti n. 1-00495.

  PRESIDENTE. Mozione Palese n. 1-00499 ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Palese n. 1-00499 purché sia riformulata nel modo seguente: «ad adottare politiche di crescita adeguate a fronteggiare l'attuale situazione economica che ha causato l'impoverimento delle famiglie italiane e in, particolar modo, di quelle con figli minori, verificando la possibilità di incrementare, compatibilmente con gli attuali saldi di finanza, la quota di investimento pubblico in protezione sociale destinato all'area famiglia-minori».

Pag. 85

  PRESIDENTE. Mi scusi, signor sottosegretario, la riformulazione a quale impegno della mozione Palese n. 1-00499 si riferisce ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Quando si dice, al primo capoverso del dispositivo, «impegna il Governo ad adottare con urgenza politiche di crescita...», il Governo esprime parere favorevole purché sia riformulato nel modo seguente: «ad adottare politiche di crescita adeguate a fronteggiare...».

  PRESIDENTE. La sua riformulazione, quindi, è sul primo punto del dispositivo della mozione Palese n. 1-00499 ? Proseguiamo.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il secondo capoverso del dispositivo, laddove dice «ad adottare tutte le opportune iniziative di contrasto alla disoccupazione giovanile, che ha raggiunto livelli assolutamente intollerabili,» deve essere riformulato nel modo seguente: «a valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative di contrasto...».

  PRESIDENTE. Sta bene. Proseguiamo.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Al terzo capoverso del dispositivo, laddove dice: «a prevenire e combattere tutte le forme di povertà» deve essere riformulato nel modo seguente: «a prevenire e combattere tutte le forme di povertà verificando la possibilità di incrementare, compatibilmente con gli attuali saldi di finanza pubblica».

  PRESIDENTE. Sta bene. Proseguiamo.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Al quarto capoverso del dispositivo, laddove dice: «ad agire in sede europea al fine di» deve essere riformulato nel modo seguente: «a valutare la possibilità di agire in sede europea».

  PRESIDENTE. Quindi, la modifica è prima di «ad agire» aggiungendo «a valutare la possibilità di agire in sede europea al fine di» e le lettere rimangono le stesse.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esatto, esatto.

  PRESIDENTE. Mozione Berlinghieri, Locatelli ed altri e n. 1-00500 ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Berlinghieri, Locatelli ed altri n. 1-00500 purché sia riformulata nel modo seguente: laddove dice «a farsi promotore di un nuovo patto sociale per un new deal europeo, inserendo tra le priorità del semestre italiano di presidenza dell'Unione europea azioni decisive in favore di una vera Europa sociale che attui concretamente i cosiddetti obiettivi faro del programma «Europa 2020», per garantire standard minimi comuni per i diritti dei lavoratori», aggiungere «riequilibrando le condizioni salariali, promuovendo politiche per lo squilibrio dovuto al dumping salariale e la delocalizzazione industriale nei Paesi più poveri o con più debole legislazione sociale».

  PRESIDENTE. Quindi, c’è solo questa modifica ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Con questa unica modifica il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ovviamente anche per riguarda la mozione Palese n. 1-00499, con quelle riformulazioni, il parere è favorevole ?

Pag. 86

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sì.

  PRESIDENTE. Mozione Pizzolante ed altri n. 1-00503 ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Pizzolante ed altri n. 1-00503.

  PRESIDENTE. Sta bene. Poi ci sono due mozioni che sono state presentate oggi: Marazziti ed altri n. 1-00507 e Galgano ed altri n. 1-00508.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole su entrambe.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, quando ero parlamentare europea ho partecipato all'approvazione di una risoluzione sull'applicazione della direttiva n. 38 del 2004, che parlava della possibilità di allontanamento dei cittadini comunitari che gravino eccessivamente sulle spese del sistema sociale ospitante. Questa risoluzione del novembre 2007 ricorda, tra l'altro, che anche se il cittadino diventa un onere eccessivo per il sistema di assistenza sociale è necessario un esame approfondito del caso individuale e che, in nessun caso – sottolineo, in nessun caso –, quest'unica condiziona può giustificare l'allontanamento automatico. Mi chiedo se i colleghi della Lega, autori di una delle mozioni che stiamo discutendo, siano a conoscenza di questa risoluzione.
  I colleghi della Lega prendono a sostegno della loro tesi il dibattito che è in corso in Germania sull'eventuale restringimento delle protezioni sociali. Ecco, in primis, va precisato che il Bundestag sta discutendo per definire ipotesi di abuso in tema di protezione sociale e non per scardinare il sistema del welfare tedesco. Per fortuna, io dico, perché forse i colleghi della Lega non sanno che sono oltre 65 mila gli italiani residenti in Germania che, vivendo con il sussidio di disoccupazione – perché disoccupati o perché aventi un lavoro dal reddito insufficiente –, rischierebbero l'espulsione. Quanti di questi 65 mila sono lombardi o veneti, vorrei sapere ?
  Forse, a questo non avete pensato, colleghi leghisti, a mi pare che pure non abbiate pensato alla profonda contraddizione che la vostra mozione contiene. Sostenete, infatti, che non c’è un diritto a godere dei sussidi sociali di un certo Paese europeo per gli altri cittadini comunitari, perché questa non è materia regolata a livello europeo. Allo stesso tempo, chiedete al Governo di farsi garante in sede europea dell'uniformità di applicazione delle misure di protezione e sicurezza sociale ai cittadini degli Stati membri.
  Paradossalmente, pensando alle vostre posizioni, vuol dire che ci vuole più Europa, e noi siamo d'accordo, anzi d'accordissimo: armonizziamo, rendiamo questa materia di competenza europea, ed armonizziamoci con la Germania, perché l'Hartz IV, citato dalla mozione leghista come taglio ai sussidi, prevede un sistema ben più ampio e generoso rispetto a quello italiano.
  Come gruppo socialista, voteremo contro la mozione a prima firma Giancarlo Giorgetti, mentre ci ritroviamo pienamente nella mozione presentata dai colleghi del PD a prima firma Marina Berlinghieri, che abbiamo sottoscritto e che voteremo con convinzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

Pag. 87

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, abbiamo piena conoscenza e contezza del fatto che la crisi economica internazionale ha spinto molti Paesi a tagli e a tagli di spesa sociale. Stiamo occupandoci di problemi di sicurezza, di welfare, stiamo parlando anche di cittadini italiani e di cittadini che vengono da fuori, ma dobbiamo ricordare che, nei primi due anni della crisi, quarantotto Paesi a reddito medio-alto hanno adottato misure di stimolo economico per un ammontare complessivo di 2.400 miliardi di dollari, di cui circa un quarto è servito proprio a finanziarie misure di protezione sociale. Al contrario, i tagli nella spesa pubblica che molti Paesi del mondo ed europei hanno avviato successivamente hanno portato in Europa ad una crescita della povertà per 123 milioni di persone, il 24 per cento della popolazione europea.
  Noi vediamo che i tagli della spesa sociale, qualunque sia la ragione, come quella anche di risolvere problemi di carenza di finanze pubbliche, in realtà rischiano di creare, da una povertà temporanea, una povertà strutturale. Allora, nella mozione che abbiamo presentato incoraggiamo e chiediamo al Governo e all'Europa – l'Italia in Europa si faccia portatrice di questo – di utilizzare misure proprie di stimolo, anche della qualità della vita, attraverso spesa sociale, come misura anticiclica.
  Ma, siccome la più grande difesa e sicurezza sociale inizia sempre dalla difesa della vita, trattandosi di cittadini migranti, noi non solo non condividiamo le premesse e anche le proposte della mozione presentata dai colleghi della Lega, ma abbiamo chiesto, e quindi chiediamo il voto favorevole a tutta l'Aula, che si possa aiutare a ridurre il numero delle vittime nel Mediterraneo, iniziando ad avviare la richiesta di riconoscimento o la richiesta di protezione internazionale sull'altra riva. In questo modo si può aumentare la sicurezza, perché uno screening viene fatto prima, si può ridurre il numero dei morti e sostenere la vita, e davvero la sicurezza delle persone, proprio perché si avvia una pratica diversa. Ricordo a chiunque sia preoccupato di questo, e concludo, che noi non siamo immemori del fatto che l’homo erectus era un nomade, era un africano, precedeva l’homo sapiens. A lui dobbiamo tutto, e quindi non abbiamo alcun timore di ridurre il numero delle vittime e di iniziare una fase diversa (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, sono esterrefatto dai pareri del Governo e dal dibattito che stiamo vedendo in quest'Aula. Sono esterrefatto perché, mentre la Lega Nord è l'unica forza politica che chiede, con la sua mozione, che venga stabilito un principio di priorità – non esclusività, ma priorità – per i cittadini di questo Paese (la Lega Nord è l'unica che lo fa), tutti gli altri si schierano contro tale proposta.
  E dico questo in relazione al fatto che, come oggi hanno confermato alcune scelte del Governo, che andrò a sottolineare, le risorse economiche per il Paese, per affrontare il dramma che stanno vivendo i cittadini di questo Paese, non sono infinite. Voi dite che i cittadini del nostro Paese non devono avere la priorità, mentre quest'oggi andate a bloccare la proposta di aiuto agli esodati, perché dite che non vi sono le risorse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Voi non volete dare priorità ai cittadini di questo Paese, mentre non trovate i soldi per andare a finanziare la cassa integrazione in deroga (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Voi non volete dare priorità ai cittadini di questo Paese, mentre non mettete neanche un euro per affrontare il 46 per cento di disoccupazione giovanile e il 13 per cento di disoccupazione generale. Voi state pensando di fare i buonisti e accogliere chiunque, clandestini compresi, sulla pelle dei cittadini del nostro Paese. Questo falso buonismo sta creando il dramma sociale nel nostro Paese.
  Noi stiamo vedendo persone che non riescono ad arrivare a fine mese, che non Pag. 88riescono a mantenere i propri figli, e voi, nel contempo, non siete disposti a dare l'OK a una mozione di buonsenso, che dice semplicemente di andare a vedere le norme, anche quelle costituzionali, del nostro Paese, affinché chi ha costruito con il sudore della propria fronte, con la fatica dei propri genitori e dei propri nonni, il benessere, che adesso sta venendo distrutto, in questo Paese, possa vedersi riconosciuti i diritti per i quali ha sudato e ha lottato.
  Quindi, io mi domando come uno Stato normale possa pensare di dare le proprie risorse non ai propri figli, bensì ai vicini di casa. Presidente, io faccio sempre un esempio, che secondo me è molto chiaro: un buon padre di famiglia se ha un solo piatto di minestra lo dà al proprio figlio, non al vicino di casa. Se lasciasse alla fame il proprio figlio e lo desse al vicino di casa sarebbe un padre degenere. Noi chiediamo che lo Stato sia un buon padre di famiglia verso i propri cittadini, che possa dare quel piatto di minestra ai cittadini del nostro Paese che ne hanno bisogno e non li lasci alla fame per portare avanti quel falso buonismo di cui ho parlato.
  Per questo noi non possiamo pensare di votare le mozioni dei gruppi di maggioranza, che si sono totalmente dimenticati dei cittadini di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) e che continuano a pensare agli ultimi arrivati, anche clandestini. Ricordo che quest'anno per l'emigrazione clandestina, per scelte politiche di questo Governo e di questa maggioranza, si spenderanno più di 10 miliardi, tra costi diretti e indiretti, mentre – lo ribadisco e lo ribadisco con forza – oggi la maggioranza al Governo non ha trovato le risorse per affrontare quel dramma degli esodati, voluto e votato dal Partito Democratico di Renzi.
  Quindi, Presidente, noi annunciamo ovviamente il voto favorevole sulla mozione della Lega Nord e Autonomie; ci asterremo sulla mozione di Forza Italia ed esprimeremo voto contrario sulle altre, ma con l'orgoglio di essere l'unica forza parlamentare che mette prima i cittadini del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, sottosegretario, colleghi, la quinta Relazione annuale sull'immigrazione e l'asilo, relativa al 2013, evidenzia come la migrazione legale costituisca un vero e proprio strumento di crescita. Consente, infatti, di fare fronte alle carenze del mercato del lavoro in determinate zone, all'assenza delle competenze necessarie e all'impatto sulla produttività di una popolazione in progressivo invecchiamento. Si calcola che in Europa siano due milioni i posti di lavoro vacanti, o perché non ritenuti interessanti dai cittadini di uno Stato, o perché le competenze richieste non sono presenti, e questo riguarda anche diverse zone del nostro Paese.
  La Relazione evidenzia anche l'importanza che l'Unione europea e gli Stati membri intensifichino il loro operato nel campo dell'immigrazione, dell'asilo e della gestione delle frontiere, rafforzando l'impegno per la lotta alla violenza e alla discriminazione contro gli immigrati. È importante che promuovano attivamente l'integrazione nella società, combattendo razzismo e xenofobia, che possono costituire un deterrente per gli immigrati, compresi quelli altamente qualificati, a scegliere l'Europa come destinazione. È chiaro, quindi, che un'immigrazione opportunamente regolata, in un Paese che sappia coniugare il controllo dei flussi migratori con la doverosa solidarietà nei confronti delle persone spinte dalla necessità ad emigrare, può essere una leva di sviluppo potente.
  Aggiungo che il Trattato dell'Unione europea si basa sul rispetto delle condizioni di lavoro e di impiego nel territorio dello Stato membro ospitante. Ciò significa che i lavoratori, che sono cittadini di uno Stato membro, non possono essere trattati, in ragione della loro nazionalità, in modo Pag. 89diverso dai lavoratori di quest'ultimo Stato. Infine, l'Europa ha l'esigenza di riprendere a crescere e a questo scopo è importante e urgente che tutti i Paesi europei membri utilizzino le risorse finanziarie che l'Unione europea mette a loro disposizione che, invece, nel recente passato non sono state utilizzate a pieno e al meglio.
  Date queste premesse, la nostra mozione impegna il Governo a farsi promotore, in Unione europea, di verifiche puntuali dei programmi di utilizzo delle risorse finanziarie messe a disposizione dei Paesi membri per programmi relativi alla gestione dei flussi migratori e all'integrazione, delle regole che disciplinano l'utilizzo di tali risorse nonché dei risultati che tali programmi riproducono; ad attuare ogni misura atta a utilizzare tali risorse in Italia e, visto l'alto interesse nazionale che l'utilizzo di tali risorse presenta, a riferire con regolarità alle Camere sullo stato di avanzamento dell'utilizzo e sui risultati conseguiti.
  Impegna il Governo a rafforzare e ad intensificare con ogni iniziativa normativa la cooperazione tra gli Stati membri e il miglioramento e l'efficacia delle condizioni di lavoro in tutti gli Stati membri; a potenziarne la rete di servizi messi a punto da Eures, la rete paneuropea per la ricerca di lavoro, con l'obiettivo di migliorare l'offerta di lavoro accrescere la possibilità di incontro tra domanda e offerta di lavoro e aiutare i datori di lavoro, in particolare le piccole e medie imprese, ad assumere personale più competente in tempi più brevi. Chiediamo all'Aula, vista l'importanza strategica che un'efficacia ed equilibrata politica in materia di immigrazione riveste per lo sviluppo dell'Europa e del nostro Paese e visto il parere favorevole del Governo, di votare a favore della nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maurizio Bernardo. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BERNARDO. Signora Presidente, sottosegretario, intervengo per manifestare la condivisione di alcuni dei testi delle mozioni che abbiamo deciso di condividere su dei contenuti che l'attualità ci riporta e ci porta, come Governo italiano, in quella necessaria forma di reciprocità tra Stati membri dell'Unione europea, soprattutto sul tema della protezione sociale, del welfare, degli interventi in materia sociosanitaria, su quello che significa assumere impegni di spesa, da parte di ognuno degli Stati, rispetto ai cittadini che sono certamente i nostri concittadini, quindi gli italiani, ma anche verso coloro che provengono da altre aree dell'Unione europea e del mondo, anche perché questo significa contenere alcuni degli aspetti per cui tutti quanti, indipendentemente dalle magliette indossiamo – pensiamo ai temi della sicurezza e ai temi del lavoro –, troviamo una condivisione. Credo che agli italiani vadano date risposte diverse in quei provvedimenti che noi stiamo immaginando di preparare da qua a breve, ma che già abbiamo approvato, per dare delle risposte reali ai nostri concittadini in materia di lavoro, di rilancio del Paese e soprattutto per un ruolo vero ed effettivo all'interno dell'Unione. Da questo punto di vista voi sapete bene che un tema delicato che riguarda tutti – visto che alcuni dei colleghi hanno fatto riflessioni che vanno al di là delle mozioni e penso a Mare Nostrum e alla posizione che il Governo italiano ha fino ad oggi tenuto nei riguardi e nel rapporto con l'Europa – certamente ci dovrà portare, seguendo anche il contenuto di queste mozioni, ad avere e a svolgere, all'interno dello scenario internazionale ed europeo, un ruolo diverso, soprattutto chiedendo all'Europa, così come noi facciamo oggi su questi argomenti in materia di protezione sociale, che anche da questo punto di vista ci sia un impegno da parte di tutti gli Stati membri (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signora Presidente, vorrei che noi riportassimo la Pag. 90discussione al motivo per cui stiamo discutendo oggi in quest'Aula di questo argomento. Il motivo è che la crisi economica, che attraversa soprattutto il nostro continente, sta generando la tentazione di un ritorno al passato sul tema del riconoscimento del diritto al welfare comunitario, sulla spinta di partiti nazionalisti che anche in questo Parlamento, come la Lega, puntano a rimettere in discussione quello che invece è stato un avanzamento, dal punto di vista della civiltà, che noi abbiamo ottenuto nel nostro Paese ed in Europa. Quello che sta accadendo è che si tenta di non riconoscere le reali cause della crisi ma di provare ad individuare dei capri espiatori; e questi capri espiatori vengono rappresentati nell'immigrazione, nell'idea di un'invasione che il nostro Paese subisce e che via via si specializza fino ad immaginare che addirittura il problema noi l'abbiamo rispetto ad una possibile invasione da parte degli altri cittadini degli Stati europei. Ebbene, vorrei rassicurare i colleghi della Lega che questa cosa non è assolutamente reale, è una finzione, ma capisco che loro sono abituati, avendo per anni palesato l'idea che in qualche modo i cittadini del sud e anche delle mia terra andavano a rubare le ricchezze della loro Padania.
  Ebbene se noi guardiamo i numeri scopriamo che invece è il contrario (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), scopriamo che l'Italia è un Paese che si sta impoverendo, l'Italia è un Paese che lascia partire le nuove generazioni spesso non più con la valigia di cartone, ma con una laurea in tasca a cercare fortuna nelle università di tutta Europa e di tutto il mondo. E lo lascia fare a dispetto anche di quello che fino a ieri dichiarava l'onorevole Gasparri su twitter offendendo e irridendo i giovani italiani che vanno all'estero dicendogli di continuare a lavare i piatti all'estero.
  I numeri sono brutali: 650.000 sono i cittadini italiani residenti in Germania; 700.000 in Francia; 200.000 in Belgio. Vedete, nei Paesi in cui l'immigrazione è stata integrata è diventata una ricchezza ed anche da noi basta guardare i numeri: 1 miliardo e 200 milioni di euro è quello che versano i cittadini stranieri che lavorano in Italia in termini di contributi al nostro Paese. Il 10 per cento del PIL e dall'altra parte noi abbiamo una spesa in termini di assistenza e di welfare che è di gran lunga inferiore.
  Ma voglio riconoscere che in questa discussione forse avremmo un'opportunità e non ragionare di queste amenità e provare a dire che invece, e lo riconoscono le altre mozioni ma avrei richiesto un passaggio successivo, che ragionare di welfare europeo significava oggi capire che mettere al bando le politiche di austerità significa rilanciare la nostra economia e istituire anche in Italia quella misura presente in quasi tutti gli Stati europei, che è il reddito di cittadinanza o comunque una forma di assistenza e di sussidio a chi oggi perde un lavoro e si trova in mezzo a una strada, sarebbe una misura di civiltà oltre che una misura economica che rilancerebbe la nostra economia, e non è impossibile.
  Allora oggi mettere al bando le politiche di austerità significa anche questo: significa ripensare al welfare, significa non lasciare soli i cittadini italiani e i cittadini europei davanti alla crisi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, Forza Italia non accetta la riformulazione proposta dal Governo. Visti anche i tempi strettissimi le motivazioni sono inserite all'interno stesso della mozione presentata per cui noi non voteremo a favore di quelle mozioni espressione della maggioranza e da parte anche dei pareri dati dal Governo.
  Riteniamo di doverci astenere su quella della Lega e le motivazioni sono inserite all'interno stesso della mozione e cioè che questo è un atto di indirizzo importante, non può reclamare in questo senso la eventuale compatibilità finanziaria o non Pag. 91avere la disponibilità a incrementare le risorse per le famiglie italiane e, in particolar modo, di quelle con figli minori incrementando la quota di investimento di pubblico in protezione sociale destinata all'area famiglie-minori né tantomeno ci sono state assicurazioni o riformulazioni, cioè proposte che danno certezza come atto di indirizzo e quindi come eventuale obbligo da parte del Governo ad aggiungere pure le risorse necessarie per contrastare la disoccupazione giovanile.
  Quindi queste sono le motivazioni e quindi non accettiamo la riformulazione e chiediamo che venga messa al voto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guerini. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE GUERINI. Signor Presidente, sottosegretario Biondelli, colleghi, innanzitutto dichiaro di accettare la riformulazione proposta dal Governo rispetto alla mozione a prima firma Berlinghieri, e poi cerco di entrare subito nel merito della dichiarazione di voto riguardo alle mozioni citando un paio di dati statistici che ritengo estremamente significativi e autoesplicativi pur nella loro semplicità.
  Secondo il rapporto mondiale dell'OIL 2014-2015, circa tre quarti della popolazione mondiale non è coperta da alcun sistema di welfare e di conseguenza, osserva l'ONU; il diritto umano fondamentale alla sicurezza sociale rimane insoddisfatto per la grande maggioranza della popolazione mondiale.
  Si calcola inoltre che il 50 per cento delle risorse finanziarie investite per il welfare sia europeo, il che equivale ad affermare che solo nel nostro continente vengono effettuati la metà degli investimenti finalizzati al sostegno concreto e alla promozione attiva del diritto alla salute, all'educazione, alla previdenza e all'assistenza. Ciò non deve stupire più di tanto se consideriamo la storia così come si è evoluta nel corso del Novecento e le ragioni fondanti che hanno condotto alla nascita dell'Unione europea. È solo di pochi giorni fa la chiusura della campagna elettorale per le elezioni europee, è ancora nelle nostre orecchie, tutti noi abbiamo sentito i continui richiami ai settant'anni di pace e prosperità garantiti dall'Europa sopravvissuta alla tragedia di due guerre mondiali ravvicinate e soprattutto il modello sociale europeo basato sui principi della solidarietà e della coesione è iscritto nei valori fondamentali dell'ordinamento dell'Unione e ne rappresenta l’ubi consistam, il prodotto migliore e più avanzato delle politiche di protezione sociale a livello globale, sia da un punto di vista di valori che da quello dell'efficienza economica.
  In un contesto europeo di questo tipo, nel quale esiste una differenziazione tra le reti diverse di protezione sociale offerte dai singoli Stati europei e in un quadro che è stato sensibilmente aggravato e messo a durissima prova dalla crisi economica degli ultimi anni, assistiamo tuttavia allo sviluppo di tendenze anti-europeiste inaccettabili e semplicistiche, che postulano l'impossibilità materiale di sostenere un modello di welfare universale e mirano in ultima analisi a limitare la libertà di circolazione e il diritto dei lavoratori di cercare un impiego in tutto il territorio dell'Unione, in un goffo tentativo di minare alla base i pilastri dell'Europa unita.
  La ricetta delle destre antieuropeiste si mostra controproducente e anacronistica e fa il paio con la politica economica portata avanti negli ultimi anni, improntata all'austerità e al rigoroso contenimento dei bilanci statali, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Noi, il Partito Democratico, siamo portatori di una visione diametralmente opposta, che possa coniugare l'efficienza e la doverosa sostenibilità dell'azione amministrativa con politiche attive di stimolo e di investimento a favore della ripresa e della crescita, in particolar modo nei paesi dell'Europa mediterranea.
  Mi avvio a concludere ricordando che fra meno di due settimane l'Italia assumerà la Presidenza del Consiglio dell'Unione europea, è un appuntamento estremamente rilevante, non c’è bisogno che mi intrattenga a spiegarlo, e sarà Pag. 92soprattutto il banco di prova più importante per misurare la nostra capacità di imprimere all'Europa una robusta inversione di rotta nelle politiche economiche.
  Quindi, nell'annunciare il voto favorevole del Partito Democratico alla nostra mozione e a tutte le altre tranne che a quella della Lega, ribadisco che l'attenzione del nostro gruppo sarà massima affinché il Governo si renda protagonista di un impegno concreto per promuovere un nuovo patto sociale per un new deal europeo. Per una volta non ce lo chiede l'Europa, ma è il nostro Paese, senza nessuna presunzione ma con grande consapevolezza del nuovo ruolo che possiamo e dobbiamo giocare a Bruxelles, che chiede all'Unione Europea di non abdicare ai propri valori fondanti e in definitiva di essere all'altezza della propria storia e della propria missione. Vede, onorevole Fedriga, la differenza fra il PD e la Lega è proprio questa: noi non consideriamo gli altri cittadini europei come dei vicini di casa, perché noi siamo convinti che l'Europa è la nostra casa comune (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00495, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chiedo ai colleghi di affrettarsi perché noi abbiamo un impegno congiunto con il Senato e siamo già in ritardo: Famiglietti, Grassi, Garofalo, Palma, Ruocco. Veloci, colleghi. Dell'Orco, Ventricelli. Non credo che possiamo aspettare tutti quelli che si attardano per i corridoi, ve lo dico sinceramente. Mauri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  416   
   Votanti  294   
   Astenuti  122   
   Maggioranza  148   
    Hanno votato
  19    
    Hanno votato
no  275).    

  Passiamo alla votazione della mozione Palese 1-00499.
  Avverto che, non avendo i presentatori della mozione accettato le riformulazioni proposte dal Governo, il parere deve intendersi contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese ed altri n. 1-00499, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Tidei, Lainati, Palazzotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  417   
   Votanti  319   
   Astenuti   98   
   Maggioranza  160   
    Hanno votato
  39    
    Hanno votato
no  280).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Berlinghieri, Locatelli ed altri n. 1-00500, come riformulata su richiesta del Governo, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.Pag. 93
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  413   
   Votanti  328   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato
 278    
    Hanno votato
no   50).    

  (Il deputato De Rosa ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi. Le deputate Covello, Ricciatti e Rubinato hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pizzolante ed altri n. 1-00503, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Berlinghieri, Paris, Albanella, Bolognesi, Capone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  307   
   Astenuti  112   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato
 253    
    Hanno votato
no   54).    

  (Le deputate Covello e Rubinato hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marazziti ed altri n. 1-00507, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Malisani, Arlotti, Pastorino, Bombassei, De Mita, Leva, Schirò Planeta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  434   
   Votanti  346   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
 292    
    Hanno votato
no   54).    

  (La deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Galgano ed altri n. 1-00508, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Malisani, Catania, Pesco, Totaro, Sanga, Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  434   
   Votanti  347   
   Astenuti   87   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
 293    
    Hanno votato
no   54).    

  (Le deputate Pellegrino e Rubinato hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea e aggiornamento del programma.

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'organizzazione dei lavori è stata così rimodulata:
Pag. 94

  Giovedì 19 giugno (antimeridiana)
  PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'organizzazione dei lavori è stata così rimodulata:

  Giovedì 19 giugno (antimeridiana)

Pag. 94

Testo sostituito con errata corrige volante   Discussione sulle linee generali delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00209, Palese ed altri n. 1-00497, Dall'Osso ed altri n. 1-00498 e Zampa ed altri n. 1-00501, Palazzotto ed altri n. 1-00502, Rondini ed altri n. 1-00504 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00506 concernenti iniziative in relazione al fenomeno dei minori stranieri non accompagnati.   Discussione sulle linee generali delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00209, Palese ed altri n. 1-00497, Dall'Osso ed altri n. 1-00498 e Zampa ed altri n. 1-00501, Palazzotto ed altri n. 1-00502, Rondini ed altri n. 1-00504 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00506 concernenti iniziative in relazione al fenomeno dei minori stranieri non accompagnati.

Testo sostituito con errata corrige volante   Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:
   n. 1589 – Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno;

   n. 1743 – Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan in materia di prevenzione e contrasto al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori, fatto a Roma il 2 giugno 2011;

   n. 1927 – Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009 (approvato dal Senato).

  Giovedì 19 giugno (ore 15)
  Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

   n. 1589 – Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata);

   n. 1743 – Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan in materia di prevenzione e contrasto al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori, fatto a Roma il 2 giugno 2011;

   n. 1927 – Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009 (approvato dal Senato).

  Giovedì 19 giugno (ore 15)

Testo sostituito con errata corrige volante   Svolgimento di interpellanze urgenti.
  Lunedì 23 giugno (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna)
  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  Lunedì 23 giugno (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna)

Testo sostituito con errata corrige volante   Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2447 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche (approvato dal Senato – scadenza: 11 luglio 2014).   Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2447 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche (approvato dal Senato – scadenza: 11 luglio 2014).

Testo sostituito con errata corrige volante   Discussione sulle linee generali della mozione Palazzotto, Rizzo, Beni, Sberna ed altri n. 1-00344 concernente iniziative in ordine alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi.
  Martedì 24 giugno (ore 9,30) (con votazioni)
  Discussione sulle linee generali della mozione Palazzotto, Rizzo, Beni, Sberna ed altri n. 1-00344 concernente iniziative in ordine alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi.

  Martedì 24 giugno (ore 9,30) (con votazioni)

Testo sostituito con errata corrige volante   Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno e sulle linee programmatiche del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea.
  Martedì 24 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 25 e giovedì 26 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 giugno) (con votazioni)
  Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno e sulle linee programmatiche del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea.

  Martedì 24 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 25 e giovedì 26 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 giugno) (con votazioni)

Testo sostituito con errata corrige volante   Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2447 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche (approvato dal Senato – scadenza: 11 luglio 2014).   Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2447 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche (approvato dal Senato – scadenza: 11 luglio 2014).

Testo sostituito con errata corrige volante   Seguito dell'esame delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00209, Palese ed altri n. 1-00497, Dall'Osso ed altri n. 1-00498 e Zampa ed altri n. 1-00501, Palazzotto ed altri n. 1-00502, Rondini ed altri n. 1-00504 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00506 concernenti iniziative in relazione al fenomeno dei minori stranieri non accompagnati.   Seguito dell'esame delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00209, Palese ed altri n. 1-00497, Dall'Osso ed altri n. 1-00498 e Zampa ed altri n. 1-00501, Palazzotto ed altri n. 1-00502, Rondini ed altri n. 1-00504 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00506 concernenti iniziative in relazione al fenomeno dei minori stranieri non accompagnati.

Testo sostituito con errata corrige volante   Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
   n. 1589 – Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in Pag. 95materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno;
   n. 1743 – Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan in materia di prevenzione e contrasto al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori, fatto a Roma il 2 giugno 2011;

   n. 1927 – Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009 (approvato dal Senato).
  Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
   n. 1589 – Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in Pag. 95materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno;

   n. 1743 – Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan in materia di prevenzione e contrasto al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori, fatto a Roma il 2 giugno 2011;

   n. 1927 – Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009 (approvato dal Senato).

Testo sostituito con errata corrige volante   Seguito dell'esame della mozione Palazzotto, Rizzo, Beni, Sberna ed altri n. 1-00344 concernente iniziative in ordine alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi.   Seguito dell'esame della mozione Palazzotto, Rizzo, Beni, Sberna ed altri n. 1-00344 concernente iniziative in ordine alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi.

Testo sostituito con errata corrige volante   Mercoledì 25 giugno, alle ore 13,15 circa, avrà luogo la votazione sulle dimissioni del deputato Alberto Giorgetti.
  È stato inoltre stabilito che l'esame della proposta di legge n. 224 e abbinate – Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico, già previsto da lunedì 23 giugno, avrà luogo in ogni caso a partire da lunedì 30 giugno.
  L'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione Palazzotto, Rizzo, Beni, Sberna ed altri n. 1-00344 concernente iniziative in ordine alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  A partire da lunedì 23 giugno era altresì previsto l'esame della mozione Dambruoso ed altri n. 1-00480 concernente iniziative per la razionalizzazione del sistema della pubblica sicurezza, mozione che tuttavia è stata successivamente ritirata.
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.
  Mercoledì 25 giugno, alle ore 13,15 circa, avrà luogo la votazione sulle dimissioni del deputato Alberto Giorgetti.

  È stato inoltre stabilito che l'esame della proposta di legge n. 224 e abbinate – Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico, già previsto da lunedì 23 giugno, avrà luogo in ogni caso a partire da lunedì 30 giugno.
  L'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione Palazzotto, Rizzo, Beni, Sberna ed altri n. 1-00344 concernente iniziative in ordine alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  A partire da lunedì 23 giugno era altresì previsto l'esame della mozione Dambruoso ed altri n. 1-00480 concernente iniziative per la razionalizzazione del sistema della pubblica sicurezza, mozione che tuttavia è stata successivamente ritirata.
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 19 giugno 2014, alle 9,30:

  1. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00209, Palese ed altri n. 1-00497, Dall'Osso ed altri n. 1-00498, Zampa ed altri n. 1-00501, Palazzotto ed altri n. 1-00502, Rondini ed altri n. 1-00504 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00506 concernenti iniziative in relazione al fenomeno dei minori stranieri non accompagnati.

  2. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (C. 1589-A).
  — Relatori: Ferranti, per la II Commissione; Nicoletti, per la III Commissione.

  3. – Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan in materia Pag. 96di prevenzione e contrasto al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori, fatto a Roma il 2 giugno 2011 (C. 1743-A).
  — Relatore: Rabino.

   S. 1053 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009 (Approvato dal Senato) (C. 1927).
  — Relatore: Alli.

  (ore 15)

  4. – Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 19,05.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO A TITOLO PERSONALE DEL DEPUTATO EMANUELE COZZOLINO SU MOZIONI CONCERNENTI SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA E AMMINISTRATIVA

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, colleghi, intervengo molto brevemente, a titolo personale, solo perché ci tenevo ad aggiungere la mia voce a quella dei colleghi che hanno già parlato per dare atto e riconoscere che oggi un buon lavoro è stato fatto in tema di semplificazione normativa con il testo unificato che ci apprestiamo ad approvare.
  La semplificazione dell'ordinamento normativo e dell'apparato amministrativo costituiscono una precondizione essenziale per consentire alle politiche di riforma di essere efficaci, per realizzare quella trasparenza indispensabile anche da un punto di vista economico per quanto riguardo l'onere, sovente molto pesante, che la burocrazia costituisce per le imprese.
  In una parola, colleghi, la semplificazione è indispensabile per dar vita ad uno Stato a misura di cittadino che si sostituisca alla situazione attuale che ci vede tutti cittadini costretti ad essere a misura di Stato.
  Il fatto che oggi la Camera con una sola voce e soprattutto con un voto comune ponga degli impegni precisi e articolati, e vorrei sottolineare che non si tratta di impegni banali, al Governo rende più forte l'indirizzo politico nei confronti del Governo e l'impegno assunto da questi per realizzare tale indirizzo.
  Permettetemi, colleghi, di rallegrarmi perché dalla lettura del dispositivo di questa mozione mi accorgo del contributo rilevante offerto dalla mozione del Movimento 5 stelle del quale ho avuto l'onore di essere il primo firmatario. Lo sottolineo non per piantare una bandierina, ma perché vuol dire che la finalità con cui avevamo lavorato a tale documento, quella di offrire un contributo in tema di semplificazione, è stata centrata.
  Su tutto mi limito a citare il tema della trasparenza indispensabile per quanto riguarda le ordinanze di protezione civile e mi auguro che su questo, come su tutti gli altri, il Governo sappia e voglia tener fede all'impegno assunto.
  Concludendo signor Presidente, ritengo che oggi con questa mozione tutti abbiamo dimostrato che su determinati temi, ed in particolare su temi che possiamo definire di sistema, ci può essere collaborazione tra le forze politiche diverse e tra maggioranza e opposizione. E, come avevo avuto modo di anticipare in discussione generale, su questi temi il Movimento 5 stelle è disponibile a offrire il suo contributo.
  Grazie.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 17 giugno 2014, a pagina 54, prima colonna, riga diciannovesima, la parola: «non» si intende soppressa.

Pag. 97

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00344

Mozione n. 1-00344 – realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 19 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 13 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 27 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 21 minuti
 Nuovo Centrodestra 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie 18 minuti
 Per l'Italia 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 16 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 98

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Migliore e a. n. 1-505 u.n.f. 460 460 231 460 82 Appr.
2 Nom. Ris. Di Lello e a. n. 6-76 rif. 456 456 229 456 81 Appr.
3 Nom. Ddl 2433 - voto finale 479 471 8 236 322 149 75 Appr.
4 Nom. Doc.XXIII,n.1-Ris.Bindi e a. 6-075 440 425 15 213 425 91 Appr.
5 Nom. Moz. Tabacci e a. 1-509 440 440 221 440 87 Appr.
6 Nom. Moz. Giorgetti G. e a. n. 1-495 416 294 122 148 19 275 86 Resp.
7 Nom. Moz. Palese n. 1-499 417 319 98 160 39 280 86 Resp.
8 Nom. Moz. Berlinghieri e a. n.1-500 rif 413 328 85 165 278 50 86 Appr.
9 Nom. Moz. Pizzolante e a. n. 1-503 419 307 112 154 253 54 86 Appr.
10 Nom. Moz. Marazziti e a. n. 1-507 434 346 88 174 292 54 86 Appr.
11 Nom. Moz. Galgano e a. n. 1-508 434 347 87 174 293 54 86 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.