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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 247 di martedì 17 giugno 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 13,35.

  CLAUDIA MANNINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Bellanova, Bindi, Caparini, Chaouki, Dellai, Di Lello, Luigi Di Maio, Ferranti, Fraccaro, Migliore, Gianluca Pini, Rigoni, Sani, Sereni, Speranza, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Giunta per le autorizzazioni.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta per le autorizzazioni la deputata Laura Garavini in sostituzione del deputato Davide Zoggia, dimissionario.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1465 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale. Deleghe al Governo per il completamento della revisione della struttura del bilancio dello Stato, per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa, nonché per l'adozione di un testo unico in materia di contabilità di Stato e di tesoreria (Approvato dal Senato) (A.C. 2433) (ore 13,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2433: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale. Deleghe al Governo per il completamento della revisione della struttura del bilancio dello Stato, per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa, nonché per l'adozione di un testo unico in materia di contabilità di Stato e di tesoreria.
  Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato Pag. 2(Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, e per la proposta emendativa riferita all'articolo unico del disegno di legge di conversione vedi l'Allegato A al resoconto della seduta del 16 giugno 2014 – A.C. 2433).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2433)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signor Viceministro, il gruppo socialista voterà convintamente la fiducia su questo provvedimento e, quindi, al Governo perché siamo profondamente convinti che vi è bisogno in questo Paese di stabilità e soprattutto di costruire riforme strutturali. E credo che gli avvenimenti degli ultimi giorni abbiano sostanzialmente stabilizzato il quadro politico determinando appunto la stabilità, la governabilità e, quindi, hanno dato il mandato al Presidente del Consiglio di dire che bisogna fare le riforme. Riforme che si sono avviate da un punto di vista costituzionale e istituzionale, riforme anche strutturali come, per esempio, quella della pubblica amministrazione. E anche in questo provvedimento vi sono segni di riforme sostanziali come quella di un'equità fiscale che da anni non vedevamo. Certo, vi sono state considerazioni, considerazioni giornalistiche, i famosi 80 euro. Eppure, questi 80 euro vanno nella direzione giusta, cioè quella di riequilibrare un sistema in cui quelli che hanno sempre pagato oggi per la prima volta pagano di meno. È certo che bisognerà dare continuità e il Governo si è impegnato affinché nel 2015 vi sia una riforma sicuramente più sostanziosa e più indirizzata verso quell'equità sociale e fiscale. Riteniamo, in buona sostanza, che bisogna dare continuità agli interventi che sono stati determinati perché questo Paese ha bisogno di equità, di giustizia, di diritti, ma ha bisogno anche di una grande lotta all'evasione fiscale, all'elusione e alla corruzione.

  PRESIDENTE. Grazie.

  LELLO DI GIOIA. E sono convinto che nella discussione e nel prosieguo della nostra attività avremo la possibilità di individuare questi punti. Inoltre, volevo semplicemente sottolinearle che è vero che vi è la possibilità e la necessità di andare a uniformare alcuni interventi per quanto riguarda la pubblica amministrazione, però credo che bisogna dare rispetto a coloro i quali sono qui in quest'Aula, i lavoratori di questa Camera e del Senato. Credo che bisogna dare appunto la legittimità istituzionale perché essi siano indipendenti...

  PRESIDENTE. Concluda.

  LELLO DI GIOIA. ... e non si possono fare in ogni circostanza tagli che vanno nella direzione di fare in modo che questi lavoratori possano e debbano essere soggetti alla politica...

  PRESIDENTE. Mi spiace, onorevole Di Gioia, ma è andato già un minuto oltre il suo tempo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, votiamo oggi la fiducia a un provvedimento importante, complesso e in apparenza eterogeneo. Il cuore del decreto-legge, il cosiddetto bonus degli 80 euro, sbeffeggiato dalle opposizioni, strumentalizzato nella recente campagna elettorale, ma che di fatto è un concreto segnale di inversione di tendenza alla politica dell'austerità.Pag. 3
  Sicuramente non rappresenta da solo un ambizioso progetto di rilancio degli investimenti, ma è pure un segnale importante sulla volontà del Governo di lavorare per lo stimolo della crescita nel rispetto dei conti pubblici. Il DEF approvato nell'aprile 2014 consentirà sicuramente di rendere strutturale questo intervento attraverso una radicale revisione della spesa e consentendo – auspichiamo noi – anche un allargamento della platea dei beneficiari (pensionati, lavoratori autonomi). Ecco, forse proprio in tal senso si sarebbe potuto fare di più e proprio la scelta di porre la fiducia se, da un lato, rende possibile la rapida approvazione, aggirando il perverso sistema dell'ostruzionismo fine a se stesso, dall'altra limita fortemente i contributi di idee e coraggio che possono venire dal confronto costruttivo che dovrebbe guidare l'azione delle Camere. Si sarebbe affrontato in maniera più convincente il problema delle coperture che, con alcuni dubbi e incertezze, il decreto-legge porta con sé. Sono i dubbi dei tecnici del Senato e di Banca d'Italia ai quali il Governo risponde ritenendo tali dubbi infondati, con le garanzie di copertura derivanti dalla riduzione della spesa prevista per i prossimi anni (17 miliardi per il 2015 e 32 per il 2016) che consentiranno, inoltre, di rendere strutturale l'intervento. Tra i suggerimenti che avremmo voluto dare per favorire interventi immediati e, come si suol dire, bancabili, tra gli altri c’è quello di ricondurre a tassazione di impresa i patrimoni finanziari e strettamente patrimoniali delle fondazioni bancarie o la cancellazione dei tribunali militari, uno dei tanti costi inutili dello Stato.
  Ancora una volta però non si può non notare che si è ormai giunti ad un monocameralismo di fatto, attendendo quello di diritto. Infatti anche questo decreto-legge arriva alla Camera bloccato e immodificabile dopo essere stato affrontato a lungo in Senato. Si è riconfermata, quindi, la cattiva abitudine di consentire solo ad una delle Camere, sia essa appunto Camera o Senato non cambia, nella quale si svolge la prima lettura, la possibilità di apportare modifiche emendative, mentre la seconda lettura diventa meramente formale, senza possibilità per i parlamentari di intervenire con eventuali proposte emendative migliorative, non certo, da parte nostra, ostruzionistiche.
  Nonostante queste obiezioni, che più che altro vogliono essere delle osservazioni di metodo che, di fatto, comunque è anche sostanza, e la convinzione che si sarebbe potuto e dovuto fare di più, la componente del Centro Democratico vota la fiducia considerando il decreto-legge comunque un significativo passo avanti ed augurandosi che quanto previsto nel DEF e ribadito dal sottosegretario Morando in discussione sulle linee generali venerdì scorso, si concretizzi nei fatti in modo da rendere strutturale e non estemporaneo l'intervento in favore dei redditi più bassi e, in generale, realizzando un'effettiva riduzione del cuneo fiscale anche per le imprese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

  RENATE GEBHARD. Signor Presidente, i deputati della SVP voteranno la questione di fiducia posta dal Governo sul cosiddetto decreto IRPEF. La prima ragione è che, con questo voto, il Governo potrà continuare il percorso di riforme che ha avviato e che ha già ha avuto risultati significativi.
  La seconda ragione è che il decreto-legge contiene misure di sostegno dei redditi più bassi e della domanda interna che hanno effetti immediati ma che dovranno essere resi strutturali con la legge di stabilità 2015 potendo così contribuire al rilancio dell'economia. Riteniamo strategico l'obiettivo della riduzione della pressione fiscale e contributiva sul lavoro con l'aumento delle attuali detrazioni previste per i lavoratori dipendenti e assimilati; l'attribuzione di un credito cosiddetto bonus a quanti abbiano un reddito complessivo non superiore a 24 mila euro; la riduzione delle aliquote IRAP in primo Pag. 4luogo per le piccole e medie imprese. In previsione della prossima legge di stabilità, è necessario definire misure quadro relative al sostegno dei redditi familiari attraverso un'estensione, sostenibile sotto il profilo finanziario, dei bonus alle famiglie numerose e con l'adozione del quoziente familiare sulla base di scelte che comunque non devono pregiudicare l'occupazione femminile.
  Come autonomia speciale apprezziamo che il Governo si sia impegnato ad evitare un duplice sacrificio delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano in merito al finanziamento del bonus di 80 euro in modo tale che, nel rispetto dei criteri stabiliti dallo statuto speciale, gli effetti del decreto-legge siano neutrali, al fine di evitare disallineamenti temporali sugli incassi stabiliti da disposizioni già vigenti.
  Condividiamo il fatto che il Governo abbia deciso di intervenire per spostare la tassazione dal lavoro alle rendite finanziarie, contribuendo anche così a sostenere l'economia reale e incidendo così positivamente sull'occupazione. Per queste ragioni i deputati dell'SVP voteranno la fiducia al Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pasquale Maietta. Ne ha facoltà.

  PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento sul quale oggi votiamo la fiducia ha un titolo pretenzioso: misure per la competitività e la giustizia sociale. Ma noi dubitiamo che questi due ambiziosi obiettivi saranno raggiunti attraverso le norme in esso contenute.
  Molto si è detto e molto si è scritto sin qui, tanto per cominciare, sul bonus di 80 euro in favore dei lavoratori dipendenti, gli stessi 80 euro, peraltro, che si troveranno a dover subito restituire alle casse dell'erario per il pagamento della TASI, edizione rivista e corretta, ma neanche tanto, dell'IMU sulla prima casa.
  Ma non è questo il principale profilo di criticità del bonus; il vero problema – e noi lo abbiamo segnalato fin dal primo giorno – è che da esso sono esclusi gli incapienti, sia i lavoratori autonomi, sia i pensionati. E allora dov’è – ci domandiamo – la giustizia sociale ? Non c’è, perché nella realtà c’è soltanto il fatto che questo bonus, declamato e decantato, si riduce ad una bieca manovra propagandistica del nuovo Presidente del Consiglio, la quale, peraltro, proprio a causa dell'esclusione delle categorie di soggetti che ho citato, è certamente suscettibile di un giudizio di incostituzionalità innanzi alla Corte costituzionale, non appena qualcuno si farà portatore della relativa istanza.
  E tanto per cambiare, neanche questo decreto-legge è adeguatamente coperto: a parte le querelle in essere tra il Presidente del Consiglio e i vari uffici studi di Camera e Senato, che contestano l'efficacia delle norme che il suo Governo adotta. Per capire certe cose non bisogna certo essere geni della finanza, basta ragionare un pochino o ricordare cosa è successo altre volte quando si è tentato, per esempio, di finanziare dei nuovi interventi con degli aumenti di imposizione fiscale. E allora vogliamo davvero credere, tanto per citare quello che secondo noi è l'esempio più eclatante, che aumentare ancora la tassazione sulle rendite finanziarie possa dare gli effetti di gettito che sono messi a contabilità dal presente decreto-legge, o vogliamo piuttosto essere realisti e renderci conto che tale ennesimo aumento di imposizione fiscale determinerà quello che gli economisti chiamano un effetto sostituzione, il cui verificarsi – è stato ammesso dallo stesso Governo – farà sì che una parte grandissima dei risparmiatori investirà in altro modo o, ancor peggio, investirà altrove il proprio denaro ?
  E uso il termine «risparmiatori» non a caso, onorevoli colleghi, perché questa norma non colpisce i grandi capitali, come si tenta di far credere attraverso le ottime campagne di comunicazione del nostro Presidente del Consiglio, anzi, al contrario, agevolerà proprio i grandi, i quali otterranno il monopolio del mercato finanziario, una volta che i piccoli ne saranno via via usciti. Bisogna capire che questa Pag. 5norma colpisce chiunque, qualunque cittadino italiano che tenta di investire i propri risparmi, anche 5, anche 10 o 15 mila euro: risparmi, peraltro, che, nella maggior parte dei casi, derivano da anni di lavoro e di sacrifici, pensiamo solo al caso più eclatante del pensionato che voglia garantirsi una piccola rendita aggiuntiva investendo il proprio TFR, e quindi soldi già tassati e ritassati.
  Bene, noi non pensiamo che simili misure possano servire né per il rilancio della competitività e né per la giustizia sociale. Sono decisamente altre le misure che sarebbero necessarie. In questo senso, è certamente lodevole l'intento – benché della sua effettiva realizzazione nutriamo grossi dubbi – di una riduzione dell'Irap: intento lodevolissimo – lo ripeto – perché le aziende hanno assolutamente bisogno di riprendere un po’ più di fiato per sopravvivere in questa congiuntura economica. Ma quando ci occuperemo anche della mole incredibile di adempimenti fiscali che esse devono quotidianamente sopportare ? Secondo uno studio recentissimo della CGIA di Mestre, sono 97 in un anno. E quando ci occuperemo del costo del lavoro, ulteriore freno al rilancio della nostra economia e che rende talmente oneroso assumere qualcuno, che oggi si ricorre sempre più ai contratti a tempo determinato, con le disastrose conseguenze che ne derivano sul piano sociale, in nettissima controtendenza agli altri paesi europei ? E quando ci occuperemo di garantire che le banche rendano davvero accessibile il credito per le piccole imprese, gli artigiani o semplicemente le famiglie, possibilmente immettendo in un circuito – definiamolo sociale – le somme che proprio a questi fini ricevono dall'Europa e che, invece, finiscono regolarmente inghiottiti proprio dalle banche stesse ?
  Ma non voglio divagare troppo, torniamo al taglio dell'IRAP recato dal presente provvedimento: intento lodevole, ma che desta in noi – e non soltanto in noi – grandi dubbi sui costi in termini di mancate entrate, ovviamente, e copertura. A quanto si apprende con sgomento, vorrei aggiungere, dalla lettura dei dossier predisposti dagli appositi uffici di Camera e Senato, addirittura il calcolo del mancato gettito sarebbe errato, figuriamoci le coperture. E, allora, anche qui, con quale senso di responsabilità si può emanare una norma che, come attualmente formulata, si tradurrà con altissima probabilità in un ulteriore indebitamento del nostro Stato, con tutte le conseguenze del caso ?
  E che dire della RAI ? Del recupero di 150 milioni di euro dagli incassi del canone ? Non è anche questo un guadagno realizzato sulle spalle delle persone che annualmente pagano il canone ? Un balzello del tutto ingiustificato, visto che la RAI, come tutte le altre reti, realizza incassi milionari attraverso la vendita di spazi pubblicitari, ma non si capisce per quale motivo con tali somme non riesce a garantire il pareggio del proprio bilancio interno. La verità è che il canone RAI andrebbe abolito, questa sarebbe una misura giusta, e non che con questi soldi ora la RAI versi una quota allo Stato che, immancabilmente, riverserà sui cittadini al momento di determinare il canone per il prossimo anno.
  Rimettere in ordine i conti dello Stato non può funzionare in questo modo, non può funzionare come una specie di gioco delle tre carte, che toglie da una parte e mette dall'altra; non può funzionare con coperture incerte, che, poi, devono essere ulteriormente riviste con qualche tassa di emergenza; non può funzionare con clausole di salvaguardia, che già prevedono gli eventuali aumenti di accisa – in questo caso, su energia, su alcool e tabacchi – per coprire l'incapienza delle fantasiose coperture che dovrebbero rendere possibile l'attuazione delle norme presenti nel testo.
  Onorevoli colleghi, il ragionamento è semplice: il nostro Paese sconta gli effetti della crisi economica mondiale, con l'aggravio che, sin qui, le politiche cosiddette del rilancio adottate si sono rivelate fallimentari. Bisogna intervenire ed intervenire con urgenza, e qui siamo tutti d'accordo, ma il modo per combattere la crisi economica e di sviluppo sociale che esiste in Italia non è adottare misure spot in favore di isolate categorie di contribuenti, Pag. 6non è esporre il nostro bilancio a manovre azzardate con coperture aleatorie, che ci porteranno ad un ulteriore indebitamento. Bisogna introdurre riforme strutturali, che possano innanzitutto – perché questo è il problema dei problemi – alleggerire l'imposizione fiscale che oggi vessa i cittadini e le imprese. Bisogna adottare riforme strutturali per il mercato del lavoro, per rilanciare lo sviluppo e la competitività delle imprese.
  Questo è un Paese in cui ogni giorno chiudono aziende, ogni giorno le persone perdono il proprio posto di lavoro, persone che sostengono famiglie, che devono crescere dei figli, che hanno delle scadenza a fine mese. E davvero pensiamo che 80 euro in favore di alcune migliaia di persone, che peraltro, fortunatamente, un lavoro ce l'hanno ancora, possa risolvere la situazione, possa ricreare il miracolo economico e ricominciare a far girare la nostra economia ? Ma non scherziamo, siamo seri.
  E proprio perché noi siamo persone serie, oggi non voteremo la fiducia su questo provvedimento e a questo Governo, esattamente come non abbiamo votato le dodici precedenti, perché non ci riconosciamo nelle misure adottate, perché non abbiamo ancora visto nulla – solo per citare un esempio – in favore delle famiglie, perché continuiamo ad assistere all'aumento dell'imposizione fiscale, perché tutti noi ben sappiamo che anche questo provvedimento ne comporta e questo davvero non lo possiamo condividere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, c’è un dato che mi sembra opportuno segnalare che ritengo un fatto importante: finalmente, nel primo trimestre del 2014, i consumi delle famiglie sono aumentati rispetto all'anno precedente e, anche se si tratta solamente dello 0,1 per cento, si tratta pur sempre di un segnale positivo.
  Ecco, non vorremmo che le polemiche che sono seguite alle giuste osservazioni degli Uffici studi delle Camere producessero una frenata a questa inversione di tendenza e all'obiettivo perseguito da questo provvedimento e dichiarato sin dal suo preambolo e che è stato rafforzato da altre misure inserite in corso d'opera. Si è invocato di tutto e sono state avanzate argomentazioni pretestuose, come quelle contenute nelle pregiudiziali bocciate ieri.
  Alcuni si sono addirittura indignati per l'aumento della tassazione delle transazioni finanziarie, nonostante si sostenga da tempo l'opportunità di passare dalla tassazione del reddito e del lavoro alla tassazione delle rendite improduttive, e ora, nel momento in cui ciò accade, si lanciano in catastrofiche previsioni sui portafogli dei risparmiatori e sulle capacità di autofinanziamento delle imprese italiane.
  Questo provvedimento non sarà il massimo, ma alla fine passerà agli annali come il primo provvedimento che ha messo mano alla riduzione del costo del lavoro; sarà sperimentale, estemporaneo e destinato ad una platea ristretta, ma si tratta pur sempre di un inizio con l'impegno del Governo di estenderne durata ed efficacia appena le condizioni economiche lo consentiranno e, comunque, con la legge di stabilità.
  Certo, la conversione del provvedimento arriva sul filo di lana e questa Camera si trova, quindi, ancora una volta, a svolgere una funzione meramente notarile rispetto ad un decreto-legge che interviene su una molteplicità di materie e settori; ma, almeno questa volta, si è trattato di motivi, per così dire, extraparlamentari, dovuti più alla concomitanza di festività, ponti ed elezioni europee e non a una ingiustificata dilatazione dei tempi di esame, come spesso ci è accaduto di constatare per altri provvedimenti che ci sono arrivati dal Senato.
  Ma rinviamo ad altra sede le analisi e le considerazioni generali sulla qualità dell'attuale procedimento legislativo; in questa sede ci interessa dire che questo decreto-legge si inserisce nel solco di riforme economiche e istituzionali che il Governo ha avviato in questi mesi, finalizzato a sostenere i consumi e una domanda Pag. 7asfittica e a contrastare le difficoltà e il peso della crisi che sta gravando sugli italiani e sulle imprese.
  Apprezziamo il taglio dell'IRAP in attesa di interventi ancora più incisivi per rilanciare le nostre attività produttive e una modifica strutturale della tassazione delle buste paga dei lavoratori; si è iniziato con il bonus fiscale che ha lasciato nelle tasche di quella fascia di cittadini più direttamente colpita dalla crisi dalla terza settimana una boccata di ossigeno che, tuttavia, arriva con certezza solo fino alla fine dell'anno.
  Più che il quantum, dunque, ci interessa il quousque tandem, cioè fino a quando questi soggetti potranno contare su questa misura, soprattutto se da una misura una tantum si trasformerà in una modifica strutturale della tassazione delle buste paga dei lavoratori. È chiaro che sulla temporaneità e limitatezza degli interventi grava il peso delle coperture, alcune delle quali necessitano un approfondimento ulteriore, non tanto sulla loro natura, quanto sulla loro portata reale.
  Come detto, condividiamo l'innalzamento dell'aliquota sui redditi di natura finanziaria e della tassazione e della rivalutazione delle quote di Bankitalia, ma ci corre l'obbligo di avvertire il Governo che saremo attenti a che la rinegoziazione dei contratti di beni e servizi della pubblica amministrazione non produca ripercussioni sulla fornitura dei servizi ai cittadini; in particolare, riteniamo fondamentale evitare che tali rinegoziazioni si traducano in una riduzione della quantità e qualità delle prestazioni dei servizi sociosanitari e assistenziali e, quindi, di sostegno a persone e famiglie già in condizioni di fragilità, oltre a determinare una contrazione immediata dei livelli occupazionali in ragione dell'altissima intensità di lavoro che caratterizza questo tipo di servizi.
  Il nostro giudizio sul decreto-legge è altresì positivo laddove interviene sui debiti commerciali della pubblica amministrazione. Si tratta di una buona notizia, anche se bisogna dire che, per quanto riguarda il rispetto dei tempi, siamo ancora nell'ordine dei mesi e non dei giorni e che risulta ancora troppo elevata la massa dei debiti rispetto al PIL, se confrontata con quella rilevata in altri Paesi europei.
  Oltre alle coperture citate il provvedimento si caratterizza per la scelta di finanziare gli interventi in esso contenuti riducendo strutturalmente la spesa pubblica attraverso le centrali uniche degli acquisti per l'entrata a regime dei costi standard. Si taglia cioè la spesa improduttiva, a volte poco trasparente, per sostenere i consumi e far ripartire la domanda interna, riducendo nel contempo il peso fiscale delle imprese.
  Sono misure concrete, che rispondono esattamente alla drammaticità dei dati che abbiamo visto anche nel primo trimestre 2014 e che insieme cerchiamo di affrontare.
  Tuttavia, ci resta una grande perplessità e contrarietà rispetto alla platea dei beneficiari del bonus fiscale, in quanto il provvedimento ha escluso alcune categorie ugualmente bisognose di sostegno e attenzione quali, ad esempio, i pensionati, una parte del lavoro autonomo, gli incapienti, e soprattutto, ancora una volta, l'ennesima, i carichi familiari, rinviati in extremis alle determinazioni della legge di stabilità. Lo stesso Premier Renzi ha affermato che negli 80 euro c’è un elemento di debolezza che personalmente avrei chiamato di discriminazione, quando non di punizione, e il Premier spiega perché: 80 euro dati ad un single, personalmente aggiungerei 160 euro dati ad una coppia di fatto, hanno un impatto diverso – dice il Premier – rispetto ad un padre di famiglia monoreddito con quattro figli; infatti, questo padre di famiglia può avere una soglia di incapienza tale che gli impedisce di ricevere gli 80 euro. Oppure, aggiungo io, una soglia di capienza superiore al limite stabilito che pure gli impedisce di riceve gli 80 euro.
  In un Paese che invecchia sempre più con una denatalità da burrone, culle e altalene vuote, ancora una volta si dice: scusate, ci siamo dimenticati di voi. Come per la Tasi, praticamente nessun comune si è ricordato che ci sono 625 milioni di Pag. 8euro nel Fondo di solidarietà e l'aumento dello 0,8 per mille proprio per sostenere le detrazioni sui carichi familiari.
  Più di dieci euro a cittadino a disposizione dei comuni che, delibera alla mano e fatti salvi alcuni meritori sindaci, come quello di Torino, che mi fa piacere citare, si sono aggiunti alla schiera dello «scusate, ci siamo dimenticati di voi».
  Mi chiedo e chiedo al Governo: serve un'agenda per ricordarci che i figli sono l'unico futuro del Paese ? Serve un'agenda per ricordarvi ciò di cui, Costituzione alla mano, non dovreste mai scordarvi e, anzi, dovreste mettere insieme ai vostri pensieri ?
  Quando, fin da inizio legislatura e ad entrambi i Governi, chiedevamo di misurare ogni iniziativa secondo l'incidenza sulla famiglia che essa porta con sé – la famosa valutazione di impatto familiare, a cui dovrebbe ispirarsi ogni azione fiscale e tributaria del Governo – intendevamo ed intendiamo essere all'agenda. Quando, prima ancora di guardare i numeri di budget, vi chiedevamo di riconoscere e rispettare l'articolo 53 della Costituzione, cioè consentire ai cittadini di contribuire secondo la propria capacità contributiva, dunque in considerazione del numero di bocche da sfamare con uno stipendio, così da non portare sistematicamente le famiglie con figli sempre più in basso, sotto la soglia di povertà, intendevamo ed intendiamo essere all'agenda. Quando vi chiediamo di rileggere e rendere concreto l'articolo 31 della nostra Costituzione, intendiamo essere all'agenda, solo che, di giorni, sul calendario di questa agenda, non ce ne sono più.
  Non c’è più tempo. Le famiglie con figli, non certo i matrimoni gay, sono l'assoluta priorità di questo Paese, e domani è già tardi. Se la prossima legge di stabilità non segnerà una svolta definitiva a favore dei carichi familiari ne prenderemo atto con estrema delusione.
  In conclusione, signor Presidente, il nostro gruppo voterà la fiducia su questo decreto-legge che, seppure incompleto e parziale e con le criticità suesposte, ci auguriamo possa rappresentare, soprattutto attraverso lo spostamento del carico fiscale dal lavoro e dall'impresa alla rendita e alla riduzione della spesa pubblica, un'opportunità per far ripartire il Paese bloccato e stremato dalla crisi (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, oggi credo ci sia una novità e creiamo un precedente, perlomeno per quest'Aula, perché oggi discutiamo il primo decreto da campagna elettorale, una nuova invenzione del Presidente del Consiglio, il quale ricordo che, all'interno di quest'Aula, disse «la linea la chiediamo a chi è stato eletto», dando per scontato un rapporto di collaborazione con il Parlamento, con la sua maggioranza, comunque con tutto il Parlamento e dando per scontato il fatto (più volte lo ha anche detto) che non avrebbe fatto decreti omnibus, che non avrebbe messo fiducie e che, per questo, avrebbe utilizzato il rapporto con il Parlamento in funzione collaborativa e anche propositiva.
  Invece noi oggi ci troviamo a valutare un decreto che praticamente è una vera e propria finanziaria, poiché vale 18 miliardi di euro, e questa vera e propria finanziaria non è stata discussa dalla Commissione bilancio.
  La Commissione bilancio non ha avuto l'opportunità di discutere gli emendamenti; la Commissione bilancio non ha avuto il tempo di valutare il testo; la Commissione bilancio ha semplicemente preso atto che la maggioranza ed il Governo avevano deciso di non cambiare niente rispetto a quello che era uscito dal Senato e al poco modificato dal Senato; si è preso atto di quello che è stato, rifiutandosi indignitosamente di lavorare e di fare un dibattito serio, perché c'era una campagna elettorale da affrontare.
  Questo è stato il decreto per la campagna elettorale del Partito Democratico (nessuno poi mette in dubbio il fatto che abbia funzionato), dimenticandosi però di Pag. 9alcune situazioni iscritte nel decreto; situazioni che sono state sollecitate, dubbi che sono stati sollevati dai centri studi di Camera e Senato, dai funzionari del bilancio; e noi non siamo riusciti ad avere dal Governo una posizione ufficiale sulle coperture, una garanzia sulle coperture che venivano contestate non dall'opposizione, ma addirittura dai funzionari stessi.
  All'interno del decreto, però, troviamo coperture certe e sicure, come quelle, ancora una volta, del taglio alle regioni, ai comuni, alle province e anche alle amministrazioni statali e l'innalzamento dell'aliquota sulle rendite finanziarie, così che il Partito Democratico finalmente è riuscito a fare la sua patrimoniale.
  All'interno di questo decreto troviamo addirittura l'autorizzazione per ulteriore emissione di titoli di Stato fino a 40 miliardi di euro per il 2014: possiamo oggi dire tranquillamente che il debito pubblico aumenterà ancora.
  Una vera e propria patrimoniale fatta, dimenticata dalla campagna elettorale ma iscritta all'interno di questo testo come copertura, perché il Partito Democratico e il Governo hanno deciso di tassare i risparmi degli italiani, aumentando l'imposta sui redditi dal 20 al 26 per cento: di tutti i redditi ! Questa è una vera e propria patrimoniale.
  Dal 1o agosto ci sarà il prelievo sui prodotti da fumo; il contributo per il rilascio del passaporto passa da 40,29 euro a 73,50 euro.
  Nell'articolo 6 il Governo si impegna addirittura a recuperare dall'evasione fiscale, nel 2015, 2 miliardi in più di quanto recuperato nel 2013.
  L'articolo 8 contiene i tagli alle amministrazioni, 2 miliardi e 100 milioni per tutto l'anno, così ripartiti: 700 milioni alle regioni, 340 milioni a province e città metropolitane, e 360 milioni ai comuni. Il taglio è permanente solo ed esclusivamente per le amministrazioni locali e regionali, e dal 2015 sarà quasi il doppio, 1 miliardo e 50 milioni per le regioni ed altrettanti per le autonomie locali. Qui vorrei capire chi è stato sindaco e oggi fa parte dell'Esecutivo che intenzioni reali ha, o se si sia completamente dimenticato delle difficoltà che ci sono nell'amministrare i comuni.
  C’è il limite di 240 mila euro lordi di stipendio per i pubblici dipendenti e per il personale delle società partecipate, limite sul quale noi abbiamo avanzato una proposta, e volevamo anche fare molto di più, parificando questo stipendio allo stipendio dei parlamentari.
  Nell'articolo 22, introdotto dal Senato, vengono destinati 75 milioni per il 2015 e 100 per il 2016 per le zone franche urbane, che ovviamente sono quasi tutte al sud, tranne Ventimiglia e Massa Carrara. Qui ricordo al Governo che noi avevamo proposto di creare una zona franca per le aree terremotate dell'Emilia, e questa proposta ci è stata bocciata.
  In un altro articolo mettete a disposizione 2 miliardi per gli enti locali, per favorire il pagamento dei debiti delle loro partecipate; considerando – si noti – all'interno dell'articolo, però, che le società che ricevono questi soldi devono destinarli solo prioritariamente all'estinzione dei loro debiti, e non esclusivamente, per cui c’è il rischio che qualcuno non risolva i propri problemi.
  Nell'altro articolo si rifinanzia di 6 miliardi il Fondo per i pagamenti dei debiti di regioni ed enti locali, compresi ovviamente i debiti fuori bilancio e compresi gli enti in stato di predissesto, per cui un altro aiuto a coloro i quali hanno amministrato in maniera irresponsabile.
  Il decreto-legge introduce, inoltre, la novità che le regioni sottoposte a piani di rientro o commissariate possono tranquillamente accedere alle anticipazioni di liquidità, e che una quota di 300 milioni, non più 100 com'era prima, delle anticipazioni sia riservata ai comuni in completo dissesto.
  Questo è un ulteriore quadro non detto di quello che c’è in questo decreto-legge, che non è stato discusso all'interno della Commissione e dall'Aula non per la tempistica, perché la tempistica c'era, e l'avevamo anche calendarizzata nel primo ufficio di presidenza della Commissione bilancio, ma non è stato discusso proprio Pag. 10per evitare che uscissero alcune cifre. Quaranta miliardi di nuovo debito pubblico: noi vorremmo capire, visto che c’è scritto ed è stato decretato, quale tipo di reazione ha avuto – o ha – l'Unione europea rispetto a questa situazione, come verrà gestita all'interno del semestre dell'Unione europea, perché le cifre e i dati ci dicono che, da quando il Partito Democratico governa, l'aumento c’è stato rispetto al debito pubblico, alla disoccupazione, e alle tasse se fate un piccolo conto spannometrico.
  Avete creato una confusione totale rispetto alla finanza locale, sia per i cittadini contribuenti che non capiscono più cosa, quando e dove debbono pagare, sia anche per gli amministratori locali che non sanno come gestire i propri bilanci; e la sorpresa è che queste cose le hanno fatte ex amministratori locali.
  E noi vi chiediamo continuamente di applicare il federalismo fiscale, proprio per evitare quello che voi avete scritto nel decreto-legge, il sostegno continuo ed automatico a coloro i quali hanno dissestato le proprie amministrazioni, e soprattutto per verificare la virtuosità in maniera trasparente dei singoli amministratori.
  È un suggerimento ad oggi completamente inascoltato, come inascoltato è probabilmente il fatto che voi, Governo, avendo in mano la delega fiscale, potreste tranquillamente, visto che non considerate i dubbi sulle coperture e le criticità sulle coperture, considerare il fatto che probabilmente un vero e proprio shock, dal punto di vista fiscale, sarebbe utile davvero alla crescita di questo strano Paese. Per vero, è proprio ciò che noi intendiamo: un'unica tassa e una semplificazione della finanza locale. Siamo in attesa di queste proposte da parte vostra, visto che la delega ce l'avete voi, ma noi ci occuperemo di proporre sicuramente un testo sul quale confrontarci.
  Noi vi chiediamo di ascoltare i nostri suggerimenti e di poter dibattere perché voi non commettiate lo stesso identico errore che avete commesso con l'operazione Mare Nostrum. Ve l'avevamo ampiamente detto più volte anche in maniera dura che quell'operazione era un totale suicidio per la gestione sociale e civile di questo Paese.
  Oggi, vi trovate in una situazione in cui non sapete più gestire tutti i flussi migratori; oggi vi trovate in una situazione in cui anche coloro i quali potevano o sono interessati alla gestione di questi flussi migratori non sono più in grado di farlo.
  Proprio per questo – e chiudo – ribadiamo l'invito al Presidente del Consiglio di venire in Aula e dirci qual è la posizione del Governo rispetto all'operazione Mare Nostrum e ai flussi migratori, perché negli ultimi 15 giorni abbiamo trovato vari esponenti dell'Esecutivo che dicono cose estremamente diverse l'una dall'altra. Non abbiamo capito effettivamente qual è la posizione del Governo; la chiediamo al Presidente del Consiglio che, da quando si è insediato, non ha speso una parola per l'operazione Mare Nostrum proprio perché forse in campagna elettorale non conveniva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, oggi ci ritroviamo, ancora una volta, a votare su una questione di fiducia posta dal Governo. Io non ho tenuto il conto esatto, ma sicuramente è successo troppe volte, sia sotto il Governo Letta, che ora con il Governo Renzi, e non farò un discorso molto lungo, ma credo che sia essenziale continuare a lavorare sulla riforma del Regolamento, che si è misteriosamente bloccata: credo che sia l'unico modo per finire questo lavoro, per evitare di trovarci con dei passaggi procedurali obbligati come le pregiudiziali di costituzionalità, che ormai sono diventate parte del rito e con le stesse discussioni ripetute tutte le volte. Quindi, vorrei solo in questo senso richiamare tutti, in particolare la Presidenza, al fatto che il lavoro sul Regolamento dovrebbe essere portato a termine per evitare questa situazione.Pag. 11
  Passando al merito, il provvedimento che approviamo oggi sicuramente contiene una serie di cose che noi giudichiamo molto positive, dalla riduzione, anche se per ora limitata e non strutturale, del cuneo fiscale attraverso il cosiddetto bonus di 80 euro alla parziale riduzione dell'IRAP, alle misure sull'accelerazione del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, agli interventi sulla spesa e alle centrali di committenza. Sono tutte cose che vanno nella direzione giusta: il provvedimento è intitolato alla competitività e all'equità sociale e questi sono sicuramente interventi che vanno in quel senso perché si cerca di stimolare i consumi, si cerca di aumentare la capacità e il potere d'acquisto di chi è stato più danneggiato dalla crisi; si cerca di ridurre il peso dell'imposizione sulle imprese, sia dandogli i soldi che la pubblica amministrazione gli deve, sia riducendo l'IRAP.
  Quindi, anche se su alcuni di questi interventi Scelta Civica avrebbe voluto magari delle misure leggermente diverse, nel complesso il nostro giudizio è positivo. Noi avremmo preferito forse che il bonus degli 80 euro fosse dato in modo da coprire categorie ancora meno abbienti di quelle che hanno ricevuto il bonus e così avremmo preferito interventi più incisivi sulla spesa, in modo da finanziare una riduzione dell'IRAP maggiore.
  Ma tutte queste critiche, che possiamo avere mosso e avere ritenuto applicabili in questo caso, non cambiano il giudizio complessivo. Il giudizio complessivo è quello che il provvedimento è positivo e che il Governo debba andare avanti e questo porterà al nostro voto positivo e spiega il nostro voto positivo, come Scelta Civica per l'Italia, sia sul provvedimento sia sulla fiducia al Governo.
  Il Governo, appunto, deve andare avanti. Noi abbiamo condiviso la scelta fatta nel DEF di rinviare il pareggio di bilancio e di utilizzare questo periodo, in cui si raggiungerà il pareggio di bilancio, per spingere sulla crescita. Ma ora per avere una reale crescita, perché il Paese possa realmente cambiare, servono misure più incisive e più forti di quelle che sono state approvate fino ad ora. Il Governo ha fatto dei passi significativi, ma sono dei passi che da soli non sono sufficienti. La riforma del lavoro che è stata approvata sicuramente è positiva, sicuramente le imprese l'hanno apprezzata, ma non è la riforma complessiva che noi da sempre chiediamo ci sia. Gli interventi sul cuneo fiscale sono, appunto, provvisori e non definitivi. Il bonus di 80 euro potrà rilanciare i consumi parzialmente, ma sicuramente non avrà un effetto di choc come quello che sarebbe necessario per dare una scossa alla nostra economia. Anche gli interventi sulla spesa al momento sono tutti da definire. Sono stati anticipati i numeri della spesa: in questo provvedimento si parla di un primo taglio di 2 miliardi e 100 milioni, ma diciamo che aspettiamo misure ancora più forti e incisive.
  Lo stesso vale per la burocrazia. Oltre agli interventi che abbiamo visto annunciati, e che saranno riflessi in un decreto che dovrebbe arrivare a breve in Parlamento, noi pensiamo che si debba intervenire soprattutto sul piano della semplificazione, perché quello che oggi veramente danneggia le imprese non è solo il problema della struttura della pubblica amministrazione ma è il problema della eccessiva discrezionalità e di procedure farraginose. Si deve intervenire su quello perché è quella la parte che, a nostro giudizio, causa il problema della corruzione e danneggia le imprese.
  Poi il semestre europeo, in cui noi andremo a promuovere tutte le iniziative, a livello italiano ed europeo, che dovrebbero veramente cambiare volto a questo Paese, dovrebbe essere l'occasione per quelle riforme radicali sulle quali Scelta Civica per l'Italia insiste dall'inizio. Non siamo riusciti ad avere il patto di coalizione che abbiamo chiesto e che nei Paesi normali viene fatto tra le forze che partecipano a una coalizione di larghe intese, ma speriamo, quanto meno, di riuscire a condividere con il Governo un ampio programma di riforme, che dovrà andare anche in direzioni che magari non sono del tutto coerenti o gradite ad alcuni dei Pag. 12partiti di maggioranza. Penso, in particolare, a un aspetto, che è quello delle liberalizzazioni. Il DEF contiene poche righe su questo aspetto e fino ad oggi le iniziative sulle liberalizzazioni sono state sostanzialmente inesistenti. Sappiamo benissimo il perché: perché se si tratta di liberalizzare l'energia, i servizi pubblici locali, gli ordini ed intervenire su questi aspetti ci si scontra con bacini elettorali, categorie di riferimento, posti di lavoro e anche qualche area, come posso dire, di occupazione politica e partitica che è difficile scardinare. Però sono un tema fondamentale.
  Noi, come Paese, siamo all'ultimo posto, secondo degli studi, in termini di libertà dei mercati e questo ultimo posto, secondo stime di Bankitalia, ci costa 130 miliardi all'anno di PIL. Ora, si tratta di 130 miliardi, che sono una tassazione sul settore privato sostanzialmente, con cui si potrebbero fare moltissime cose e che sono nascosti nelle pieghe di un sistema che non si riesce a modificare. Quando il Governo Monti tentò di farlo fu immediatamente bloccato e i segnali oggi non sono positivi. Si sta persino cercando di tornare indietro, ad esempio, sulla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali (per «indietro» intendo a prima di Bersani).
  In Parlamento, in questo momento, c’è un dibattito su questi aspetti. Ora questo tipo di situazioni sono quelle nelle quali il Governo deve intervenire con più decisione: deve avere il coraggio di litigare, di litigare con parte del partito del Presidente del Consiglio e talvolta con gli altri partner di maggioranza, perché a seconda di dove si tocca si finisce per incontrare le resistenze di questo o quel partito.
  Senza liberalizzazioni pensare ad una vera crescita del nostro Paese è impensabile, così come allo stesso tempo è fondamentale una completa riforma del nostro sistema universitario, di ricerca e di rapporti tra imprese e università, per promuovere l'innovazione del nostro Paese, che è un passaggio essenziale su cui accusiamo moltissimi anni di ritardo. Così come si deve intervenire finalmente sulla giustizia: abbiamo avuto esperienze abbastanza catastrofiche in Parlamento recentemente, in cui si è dovuto discutere di un tema fondamentale come la responsabilità dei magistrati in un emendamento alla legge europea che francamente fa ridere dopo vent'anni di discussione su questi temi. Sono tutti argomenti che hanno un'importanza fondamentale e il Governo fino ad ora ha adottato delle misure importanti – le ha adottate con coraggio – ma non strutturali e definitive, e non è andato a toccare quelle che sono le situazioni più difficili, gli scontri più difficili con potentati, monopoli, gruppi di interesse. Fino ad oggi sono stati relativi, da adesso in avanti devono essere ancora più forti.
  Ultimo punto che vorrei toccare è quello della spesa pubblica che forse è il più importante e su cui il Governo si giocherà il suo destino, perché sono previsti tagli di spesa nel 2015 e nel 2016 di un importo tale da non poter essere gestiti senza una previsione di dove si andrà a tagliare, come si andrà a tagliare e di come questa impatterà anche le diverse aree geografiche del Paese che ovviamente ne possono soffrire in maniera molto diversa. Credo che il Governo debba cominciare ad esporsi fin da ora ad affrontare le difficoltà che questo esercizio presenta, perché altrimenti se ci troveremo a metà 2015 a discutere di questi aspetti, questi tagli semplicemente non verranno fatti. Per cui, concludo dicendo che noi voteremo a favore di questo provvedimento e continueremo a dare la nostra fiducia al Governo, nell'auspicio che ci siano interventi molto più radicali, molto più incisivi e molto più coraggiosi nei prossimi mesi. Il Presidente del Consiglio ha voluto incarnare il coraggio delle riforme e se continuerà a farlo Scelta Civica non farà mai mancare il suo appoggio (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

  DORE MISURACA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Nuovo Centrodestra Pag. 13conferma la sua fiducia al Governo e lo fa nel corso dell'esame di un provvedimento che ha sostenuto nell'impostazione iniziale e convintamente apprezzato nella definizione finale. Noi condividiamo questo provvedimento, dunque, per le misure che contiene e per l'impostazione liberale che, come ha già saggiamente precisato qualcuno, caratterizza e determina la nostra partecipazione al Governo e alla maggioranza che lo sostiene. Debbo anche dire che, nell'ambito delle varie forze politiche, registriamo con soddisfazione sempre maggiori convergenze su questo punto, segno che si sta facendo strada un'idea positiva di società che, meno appesantita dal fisco e spesa pubblica e finalmente affrancata da opprimenti e spesso inutili vincoli regolatori, è in grado di liberare le proprie energie e la propria intraprendenza e puntare così al rilancio socio-economico del Paese. Questo nostro voto di fiducia al Governo ha anche un altro significato: esso rafforza e conforta l'azione dell'Esecutivo chiamato ad una sfida difficilissima e complessa, un impegno che ha bisogno soprattutto di stabilità politica ed istituzionale, perché solo in un quadro di questa natura, in un tale equilibrio politico l'Esecutivo può operare in termini virtuosi. La nostra presenza al Governo, frutto di scelta consapevole e significativa, ha le connotazioni della lealtà, del confronto su ogni tema, della disponibilità alla mediazione, ma anche dell'affermazione convinta dei nostri principi. E questo provvedimento crediamo sia l'esempio tangibile di un tale atteggiamento e della volontà stessa che, dopo il confronto, vede forze politiche di diverso orientamento raggiungere una mediazione che, come abbiamo già messo in evidenza, perviene ad un risultato positivo ed utile per il Paese. L'avere lavorato tanto su questo provvedimento, condividerlo e sottolinearne il valore e gli aspetti positivi non significa però giudicarlo esaustivo. Il decreto al nostro esame, che già indica quale sarà l'azione del Governo in materia economica, costituisce infatti solo un primo, anche se fondamentale intervento disposto per affrontare situazioni emergenziali e preparare il terreno per una equa e migliore definizione della materia delle spese istituzionali, della spesa pubblica e dell'intervento fiscale.
  Dopo alcune considerazioni, intervengo sulle norme, sul contenuto del decreto-legge, e in primo luogo sulla riduzione delle imposte. Il provvedimento riconosce un credito di 80 euro mensili ai lavoratori dipendenti qualora il reddito complessivo non superi i 24 mila euro l'anno. La disposizione si applica per il 2014, in attesa di un intervento di carattere strutturale da attuarsi con la prossima legge di stabilità. La norma agisce sulle busta paga in modo da ottenere un doppio effetto, sia sui consumi che sul cuneo fiscale.
  Su iniziativa del Nuovo Centrodestra e dopo un serrato confronto con il Governo, si è deciso di rinviare alla legge di stabilità la norma che comporterà l'estensione del bonus fiscale alle famiglie monoreddito e a quelle con più figli a carico. Il decreto n. 66 opera, infatti, sulle buste paga dei dipendenti; pertanto, non può riguardare tutta la platea dei contribuenti. Si è quindi stabilito di lavorare sui carichi di famiglia. A tale scopo, nell'articolo 50 del provvedimento è costituito un fondo apposito di 1.930 milioni per il 2015 e di 4.680 milioni per il 2016. Il Nuovo Centrodestra ritiene fondamentale, quindi, che dal 1o gennaio 2015 le famiglie monoreddito e quelle con più figli a carico possano ottenere il bonus fiscale. Ciò determinerà un sensibile rilancio dei consumi interni e un riequilibrio dei bilanci familiari.
  Nel decreto si opera, inoltre, una riduzione del 10 per cento delle aliquote IRAP sulle imprese. Sotto questo profilo, il Nuovo Centrodestra ha fatto approvare al Senato un ordine del giorno che impegna il Governo, in sede di applicazione della legge sulla delega fiscale, ad introdurre una sensibile estensione della platea delle imprese e dei professionisti esentati dal pagamento dell'IRAP, intervenendo a tal fine sulla precisazione del criterio dell'autonoma organizzazione dell'attività, sulla determinazione e revisione della base imponibile, nonché sull'incremento delle deduzioni calcolate sul costo del lavoro.Pag. 14
  Sono previste, inoltre, norme riguardanti il trattamento fiscale dei redditi di natura finanziaria. Viene, infatti, modificata la tassazione sulle rendite finanziarie, fissandola al 26 per cento in luogo del 20 per cento attualmente previsto, sull'ammontare delle ritenute, su dividendi, plusvalenze e interessi su depositi e conti correnti. Sono esclusi titoli di Stato, buoni di risparmio e fondi pensione. Scelta importante fatta con questo decreto-legge riguarda il risparmio e l'efficienza della spesa pubblica e si prevedano misure che riguardano quasi tutto il comparto delle istituzioni e delle società pubbliche, al fine di ottenere risparmi di spesa.
  Si passa così dai tagli lineari ad un contenimento strutturale delle spese, che consentirà un progetto condivisibile di revisione e di riduzione della spesa improduttiva: si tratta di 2,1 miliardi per gli anni 2014 e 2015. Nell'ottica di una maggiore razionalizzazione della spesa, si prevedono anche disposizioni per la razionalizzazione della spesa pubblica per beni e servizi, che passa per le centrali uniche degli acquisti e per la Consip. Si prevede, altresì, un limite massimo per il trattamento economico annuo omnicomprensivo per i pubblici dipendenti e per il personale delle società partecipate e si limita la possibilità per le amministrazioni pubbliche di conferire incarichi di consulenza.
  Altro importante obiettivo di questo provvedimento è quello relativo al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Infatti, si interviene adeguando i meccanismi previsti dal nostro ordinamento, consentendo di migliorare le tecniche di accesso da parte delle pubbliche amministrazioni al pagamento dei debiti nei confronti delle imprese. In tal modo, l'Esecutivo risponde alla procedura di preinfrazione per i ritardi dei pagamenti avviata dall'Unione europea. Le norme che andiamo ad approvare autorizzano l'emissione di titoli fino a 40 miliardi per il 2014, per reperire, appunto, le risorse necessarie ad anticipare la liquidità agli enti debitori.
  A ridurre fortemente i tempi di pagamento contribuiscono anche le norme del decreto che prevedono l'avvio definitivo della fatturazione elettronica: una svolta che va accolta con favore almeno per tre motivi.
  Da un lato, infatti, il passaggio alla fatturazione elettronica dà la possibilità di ridurre i costi di gestione della pubblica amministrazione. In seconda battuta, questo strumento dovrebbe portare ad una tracciabilità sempre maggiore, con un impatto diretto sull'efficacia delle politiche antievasione. In terzo luogo, si avrà una ricaduta positiva per le imprese e più chiarezza nei rapporti con la pubblica amministrazione, con debiti e crediti definiti in anticipo, senza defatiganti passaggi certificativi. Nello specifico, auspichiamo che questa scelta inneschi il circolo virtuoso semplificazione-benefici per le imprese. Ciò rappresenta, senza ombra di dubbio, la possibilità di un allineamento delle nostre norme alle direttive europee che, come sappiamo, pongono delle scadenze congrue per i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione a tutto vantaggio dell'economia reale.
  In realtà, questo provvedimento raccoglie passate e recenti segnalazioni dell'Unione europea, agendo in un quadro di futuro azzeramento del debito, di riforme fiscali, di sostegno del lavoro, delle famiglie e delle imprese. Stabilità e azioni concrete di riforma sono questi gli elementi che possono legittimare le nostre richieste all'Europa improntate alla richiesta di consentire che gli investimenti per lo sviluppo siano svincolati dal Patto di stabilità, e a favorire un maggior credito per le imprese perché questa nostra Europa, ormai in crisi endemica, deve puntare decisamente ad una crescita, una crescita che noi consideriamo possibile ed auspicabile. Oggi stiamo per dar vita ad un primo tassello di un grande e concreto progetto, di una strategia che può spingere in avanti l'economia del Paese, restituire opportunità e speranza alla nostra società. Noi andremo avanti su questa strada con convinzione e con coraggio, ma desidero ripeterlo: la grande madre di tutte le Pag. 15condizioni che possono consentire il raggiungimento di tali obiettivi sono la stabilità interna ed europea.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DORE MISURACA. Concludo Signor Presidente. Anche in questo senso noi opereremo per favorire e rendere possibile tale essenziale elemento. Una scelta che conferma con chiarezza la nostra decisione dello scorso novembre e che legittimeremo con un impegno leale e con il contributo forte di quei principi che sono alla base della nostra azione politica (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,35).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2433)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Viceministro, il Governo chiede a quest'Aula di esprimersi con un voto di fiducia su un provvedimento che, in base anche all'anomalia del nostro Regolamento, poi verrà anche discusso successivamente, prima nella parte riguardante gli ordini del giorno e poi per un voto finale dove si entrerà nel merito più di quanto io stesso farò. Chiedete la fiducia come un atto routinario, come una considerazione ormai stanca di quelle che dovrebbe essere le funzioni di un rapporto con il Parlamento, chiedete la fiducia ad un Parlamento che in questo si deve schierare sulla base delle proprie dichiarazioni pregiudiziali rispetto a qual è la collocazione per il Governo. Guardi, noi, parlo a nome ovviamente del mio gruppo e del mio partito che lo ha ribadito di recente, siamo una forza di opposizione ed è per questo motivo che votiamo contro la fiducia, perché comunque la fiducia al Governo, sebbene attaccata ad un provvedimento piuttosto che a delle scelte più generali, ha a che vedere strettamente con quelli che sono i caratteri generali dell'azione del Governo e delle relazioni tra le forze politiche e il Governo stesso. Ma votiamo contro anche perché la fiducia è uno strumento che strangola il dibattito parlamentare. Come sa, perché ha seguito con attenzione i nostri lavori, come è sempre suo costume, noi ieri abbiamo votato, per esempio, contro la pregiudiziale proposta dal MoVimento 5 Stelle, perché ritenevamo che non ci fossero i crismi dell'incostituzionalità dietro quella che è stata rappresentata come una sorta di ritorsione: non ci accogliete la discussione parlamentare, vi dichiariamo una sorta di guerra preventiva con la dichiarazione d'incostituzionalità.
  Abbiamo inteso cioè rimanere al merito e ci meravigliamo, una volta di più, del fatto che non sia stato compiuto un tentativo serio, approfondito, come su altre materie, visto anche tutto il tempo che c'era stato a disposizione per discuterne sia al Senato che, ahimè poco, alla Camera, ma credo si sarebbe potuto avviare, e per ridurre gli emendamenti ad una serie di interventi che avrebbero potuto oggettivamente migliorare e qualificare la nostra parte di responsabilità nel sottoscrivere un provvedimento di questo genere. Questi emendamenti avrebbero sicuramente allargato la platea degli aventi diritto: 10 milioni di persone, lavoratori dipendenti, ai quali viene abbassato con un bonus il carico fiscale. È una scelta Pag. 16diversa da quella che è stata fatta in precedenza, in cui, invece, questa riduzione avveniva attraverso delle esenzioni o facilitazioni sulla base imponibile patrimoniale, come è stato fatto sull'IMU.
  Ma noi abbiamo segnalato fin dall'inizio la necessità di implementare e di allargare questa platea e prendiamo per buone – anche se su queste non faremo sconti e saremo sempre vigili – tutte le affermazioni che vanno nella direzione dell'allargamento di un bonus del genere ad incapienti, partite IVA, pensionati innanzitutto. Pensionati ai quali noi non manchiamo mai di pensare, nel momento in cui questo Governo, che propone spesso una retorica della ricostruzione dell'uguaglianza, non parla più degli esodati e del diritto soggettivo che degli esodati deve essere garantito: quello di vedere soddisfatto il patto sottoscritto al momento della firma di un'intesa tra Governo, azienda e lavoratore, che li vedeva con un futuro certo, e non nell'incertezza drammatica nella quale ormai centinaia di migliaia di persone sono ancora costrette.
  Abbiamo bisogno cioè di un Governo che faccia un proprio lavoro e che stabilisca l'azione del proprio intervento più estesamente, più estesamente. Infatti, non ci sfuggono gli elementi positivi di una individuazione di una parte della società che è stata particolarmente in sofferenza in questo periodo, ma non ci sfugge neppure il fatto che la Corte dei conti, per esempio, ha indicato con chiarezza che bisogna ristrutturare l'IRPEF, introducendo degli elementi che possano essere chiaramente redistributivi rispetto a quelle che sono le indicazioni che pure vengono sottese dalle proposte che vengono avanzate dallo stesso Governo.
  Una riforma della struttura dell'IRPEF è necessaria rispetto alla capacità che questo Paese ha di ripartire. Infatti, sappiamo benissimo – ed è per questo motivo che su questo aspetto diamo un giudizio positivo – che l'incremento dei redditi bassi genera maggiore domanda. È un intervento anticiclico e su questo si può investire per realizzare anche una forma di ripartenza del nostro Paese.
  Così come, però, sappiamo che non basta la politica fiscale, perché c’è bisogno di una politica di investimenti, c’è bisogno di un piano per il lavoro che contempli effettivamente quegli investimenti che devono essere sottratti al Patto di stabilità. Approfitto di questa sede per dire che già nel prossimo Consiglio europeo il punto centrale della sottrazione dal Patto di stabilità di tutti gli investimenti che generano possibile crescita – crescita ecologicamente sostenibile, crescita occupazionalmente densa, crescita innovativamente qualificata sul piano degli investimenti, sulla nuova tecnologia e sulla formazione: misure che sono state largamente disattese nel corso di questi anni – può essere un banco di prova importante, sul quale misureremo anche la coerenza tra le parole, che sono venute nel corso di questi mesi, e i fatti.
  Abbiamo bisogno, cioè, di dire, in Europa e non solo, non sbattendo semplicemente i pugni sul tavolo, ma facendo valere il peso del nostro ruolo continentale ed anche di guida delle forze che in questo momento si pongono il problema del cambio delle politiche di austerità e della sconfitta delle politiche di austerità, che ci sono determinate spese che non possono essere conteggiate in una rigida e ottusa verifica del pareggio di bilancio, pareggio di bilancio che va – diciamocelo con chiarezza – rivisto in una maniera profonda, al punto che io penso sarà utile sostenere la tesi di chi vuole proporre un referendum per l'abolizione di questa regola, introdotta in un momento drammatico del nostro Paese dal punto di vista dei suoi fondamentali finanziari ed economici e che oggi può essere, secondo me, con più oculatezza rivista e ridiscussa, anche sulla base della sollecitazione che viene dal basso.
  Ma noi dobbiamo anche ristrutturare il welfare e cioè sottrarre dai conti del Patto di stabilità anche quelle misure che, in questo momento, sarebbero necessarie per quella parte della popolazione che non è un contribuente, ma che è quella parte che in questo momento reclama da un lato lavoro e dall'altro certezza di un reddito Pag. 17che possa sottrarlo – l'individuo, il lavoratore potenziale, il disoccupato – da quelle che sono le spire di un ricatto permanente, che è alimentato dalla maggiore e più forte precarizzazione dei rapporti di lavoro, precarizzazione che tende di fatto a mettere in una condizione di regolarizzazione quasi – mi lasci passare questo termine – del lavoro nero, coloro i quali nel corso di questi anni hanno contrabbandato questa come un'introduzione di maggiore regolamentazione e quindi di maggiori tutele. Ma se il lavoratore precario diventa un lavoratore povero è difficile che su questa persona si possa fare un investimento e che questa persona possa fare un investimento su se stessa.
  Oggi ho letto una dichiarazione del Presidente del Consiglio che parla del fatto che le banche non hanno più sconti e non hanno più scuse per non intervenire con una linea di credito nei confronti delle persone e delle imprese. Io penso che questo non possa essere affidato, per esempio, ad una dichiarazione astratta e generica. Ci sono altri Paesi che hanno vincolato – e concludo – la capacità di accedere ai finanziamenti che sono stati generosamente erogati dalla Banca centrale europea, per avere anche un corrispettivo di finanziamento innanzitutto delle persone ed anche delle imprese.
  Noi chiediamo quindi – ed è per questo che richiediamo che questo Governo faccia più sforzi rispetto al suo impianto generale complessivo – che un'altra politica fiscale venga attuata, che un'altra politica degli investimenti venga attuata, che si tagli dove si deve tagliare nelle spese militari e degli sprechi, e non nei servizi essenziali, che si introduca una patrimoniale, finalmente, perché è chiaro dove si è redistribuito verso l'alto questo patrimonio che, nel corso di questi anni di crisi, pure si è accumulato in maniera così diseguale.
  Chiediamo insomma che non sia semplicemente un Governo che si fermi qui, sul bonus degli 80 euro, ma che abbia ancora un lungo percorso da fare, sul quale il nostro partito intende operare una sfida positiva (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo ed onorevoli colleghi, il Governo e la sua maggioranza, alle prese in queste ore con gravi contraddizioni in materia di riforme costituzionali e di legge elettorale, che hanno consigliato atteggiamenti nei confronti del dissenso interno, modalità di risoluzione dei conflitti che in altri tempi avrebbero fatto gridare all'attentato ai principi basilari della nostra Carta costituzionale, sembrano aver perso di vista – Governo e maggioranza – anche con il contenuto di questo provvedimento, la dura realtà sociale ed economica che attanaglia il nostro Paese, profondamente colpito e senza strumenti effettivi per una prospettiva di ripresa.
  Non si tratta di essere disfattisti, non è assolutamente intenzione di una forza di opposizione come Forza Italia, contestare a priori qualsiasi iniziativa del Governo, con modalità e atteggiamenti praticati per anni contro i governi di centrodestra.
  Si tratta di affrontare in maniera equilibrata e concreta, però, la realtà attuale. Una fase ancora emergenziale, colleghi, tutt'altro che in uno stadio conclusivo, e che questo Governo, sebbene insediatosi da pochi mesi, sta affrontando in modo errato e, a nostro parere, inadeguato, se consideriamo la genericità delle misure introdotte e la inconsistenza delle coperture finanziarie utilizzate per i provvedimenti approvati. Provvedimenti che, spesso, appunto, fanno ricorso alla decretazione d'urgenza. A fronte di un'onda di esagerato ottimismo e di dichiarazioni debordanti, con le risposte live del Presidente Renzi, le relazioni e le analisi di organismi istituzionali autorevoli ed indipendenti descrivono un quadro generale della situazione italiana di grande e persistente vulnerabilità ed uno scenario generale Pag. 18del Paese che consiglierebbe un freno all'eccessiva euforia diffusa con una certa dose di ottimismo da parte del Premier. Ricordiamo gli annunci ripetuti e le rivoluzioni nei media, secondo un cronoprogramma peraltro già ampiamente «saltato».
  Gli impegni di una riforma al mese, di cui ovviamente non c’è traccia, e realisticamente, per chi ha cognizione dei tempi e delle dinamiche parlamentari, non poteva essere diversamente. Questo stile non è certamente degasperiano, il cui monito, al contrario, richiamava i politici ad una certa sobrietà, anche delle parole, esortando a promettere sempre meno di quanto si potesse realisticamente fare. Gli scenari promessi dal Presidente Renzi, con un'ansia di prestazione, stridono con i dati della caduta libera della produzione in Italia del 25 per cento dal 2000 ad oggi, contro un incremento del 36 per cento nel resto del mondo, con i picchi drammatici in quelli che un tempo erano i settori di punta dell'industria italiana (meno 48 per cento del tessile, meno 52 per cento degli autoveicoli). Per non parlare dei preoccupanti numeri, di stampo sudamericano, sulla disoccupazione. Qui stride, collega Palese, il dato dei giovani che nel Mezzogiorno non hanno lavoro, per il 60 per cento. Con questi segnali, con i sentimenti di profonda inquietudine per il futuro delle famiglie e le imprese, con questa crisi profonda che si vive nelle aree depresse come il Mezzogiorno, la possibilità che il prodotto interno lordo possa accelerare in modo significativo diventa remota. E l'auspicio che il bonus di cui parliamo, degli 80 euro, in busta paga possa in tempi brevi produrre i suoi effetti, temiamo si riveli una cocente delusione.
  La tentazione di cercare l'abbrivio a tutti i costi, per legittimare una posizione politica, la presenza di Renzi a Palazzo Chigi, che ha destituito nelle forme che conosciamo il Presidente Letta, ci auguriamo non debba essere pagata a caro prezzo dagli italiani. La bassa crescita che prosegue anche quest'anno renderà ancora più problematico «far tornare» i conti nei prossimi mesi. In tale ambito, la Commissione europea, sebbene abbia evitato di chiedere esplicitamente una manovra correttiva, ha chiaramente rilevato che occorrerà un rafforzamento delle misure in corso d'anno. Tanto più che la già prossima legge di stabilità per il 2015 dovrà individuare le coperture per 15 miliardi di euro solo per confermare il bonus, oltre che per finanziare spese inderogabili come le missioni internazionali.
  In questo contesto, si colloca l'ennesima richiesta di voto di fiducia. Siamo a quota tredici, da quando Matteo Renzi ha preso posto a Palazzo Chigi, su un provvedimento tanto inutile per la ripresa della domanda interna, quanto dannoso per gli effetti derivanti dalle incerte coperture finanziarie, molte delle quali realizzate attraverso un ulteriore innalzamento della pressione fiscale. Una ulteriore prova, secondo noi, di un procedere confuso del Governo, la cui azione in tema di politica economica e di rilancio della crescita si sta rivelando estremamente inefficace ai fini della ripresa. La levità con cui il Ministro Boschi chiede queste ripetute fiducie sugli atti del Governo non rende giustizia della difficile condizione che vive il Governo e del complicato rapporto che si sta instaurando tra Governo e Parlamento, che viene di fatto ripetutamente privato delle sue prerogative costituzionali.
  Un atteggiamento che in realtà cela una superficialità nel modo di agire, unitamente alla fatica che il partito di maggioranza relativa, il Partito Democratico, dimostra nel tenere uniti i propri gruppi parlamentari, anche quando si tratta di convertire decreti-legge come questo. Un decreto, dal punto di vista tecnico, definito «uno spezzatino» dal Comitato per la legislazione, che viola e aggira lo Statuto del contribuente, introduce proroghe a scoppio ritardato anche di due anni, che delegifica quando non dovrebbe e che interviene quando proprio non dovrebbe sui decreti legislativi.
  Un decreto che, invece, sul piano dei suoi contenuti risulta ancora peggio che sotto il profilo tecnico. Impostato principalmente sul bonus degli 80 euro in busta paga per una limitata platea di beneficiari, Pag. 19che ha rappresentato come evidenziavo in precedenza, un riuscito spot elettorale per Renzi e per le elezioni europee, di fatto produrrà più danni sul piano della tenuta dei conti pubblici e dei mancati stimoli alla ripresa della domanda interna, che effetti benefici per la sempre auspicata ripresa dell'economia e della competitività delle imprese.
  Per finanziare gli 80 euro e renderli strutturali con la prossima legge di stabilità, si dovrà provvedere al reperimento di 15 miliardi di euro, cifra che, visto l'andazzo, probabilmente sarà definita con ulteriori tasse piuttosto che con misure provenienti dalla revisione della spesa.
  L'Esecutivo, rinviando il pareggio strutturale di bilancio, sta insidiando i fragili equilibri della finanza pubblica, ricorrendo a coperture finanziarie per così dire deboli ed incerte, ed aumentando in maniera discutibile la già esorbitante pressione fiscale. Il Governo ha fatto ricorso ad aumenti di nuove tasse: all'aumento della tassazione sulla prima casa – più 60 per cento rispetto al 2013 secondo Bankitalia – sui conti correnti, sulle addizionali dell'IRPEF, comunali e regionali, sui bolli dei passaporti e dei conti correnti e delle rendite finanziarie, il cui previsto gettito presenta anche profili di aleatorietà. Si interviene attraverso l'aumento della tassazione sui fondi pensione, che passa dall'11 per cento al 11,5 per cento, nonostante il Ministro del lavoro e delle politiche sociali abbia più volte dichiarato l'importanza di far crescere le adesioni ai «prodotti previdenziali».
  Il frequente utilizzo delle clausole di salvaguardia, dimostra anche una certa aleatorietà dell'effettività del gettito previsto.
  Un decreto-legge, insomma, per il quale il Governo ha chiesto l'ennesimo voto di fiducia, definito – non da noi, ma dalla Corte dei conti – un surrogato di quella che dovrebbe essere, invece, una reale ed equa riforma del carico fiscale; un decreto che fa ricorso a nuove tasse, che finiranno per erodere buona parte dello stesso bonus; un provvedimento che evidenzia ampie lacune e perplessità in ordine alle stime legate al gettito derivante dalle disposizioni indicate...

  PRESIDENTE. Onorevole Latronico, concluda.

  COSIMO LATRONICO. Concludo, Presidente... indicate come copertura finanziaria dagli stessi uffici tecnici del Senato e della Camera.
  Pertanto il Gruppo di Forza Italia voterà, senza esitazione, contro la fiducia posta dal Governo al provvedimento in esame. Così come è già accaduto con i Governi Monti e Letta, con numerosi quanto inutili decreti-legge per rilanciare il Paese, anche questo provvedimento rischia di infrangersi sulla barriera delle riforme promesse. «L'immaginazione al potere», signor Presidente, è stata una tentazione di una fase culturale e politica del Paese che, in verità, non ha prodotto al risveglio grandi ricadute per il nostro Paese, che ha dovuto ricominciare il suo cammino su basi più realistiche e attendibili. È il consiglio che ci permettiamo di suggerire al Presidente Renzi, più realismo, perché il sogno non si trasformi in un drammatico risveglio per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, volevo iniziare facendovi una domanda: quale è il messaggio che volete far passare ai cittadini ? Perché qui ai cittadini stiamo insegnando il non rispetto delle regole come prassi. Noi qui siamo una Repubblica parlamentare, ma voi continuate a mettere il bavaglio a questo Parlamento. Lo Stato dovrebbe dare il buon esempio e dovrebbe comportarsi da buon padre di famiglia, ma non lo fa. Il Governo Renzi e il Governo Letta non rispettano le regole costituzionali dettate dall'articolo 77 della nostra Costituzione.Pag. 20
  Ma non solo, qui siete andati addirittura oltre, perché vorrei ricordare che siamo al tredicesimo decreto-legge e alla tredicesima fiducia. Ma non solo: questo decreto-legge è arrivato alla Camera e voi avete deciso di imbavagliare tutti i parlamentari ben sedici giorni prima della reale scadenza. Quindi, non c'era nessuna motivazione per imbavagliare i deputati.
  Questo decreto-legge potevamo migliorarlo, abbiamo fatto anche delle proposte ai presidenti di Commissione, avevamo presentato 100 emendamenti, abbiamo chiesto di poter lavorare su questo decreto, riducendo notevolmente il numero dei nostri emendamenti, ma ci è stato risposto «picche», come al solito qui dentro.
  Più e più volte ho sentito le vostre giustificazioni per questi tipi di comportamento: questo Paese è ingovernabile, per questo dobbiamo emanare decreti-legge, se seguissimo le regole costituzionali resteremmo bloccati. Questo abbiamo sentito da voi ! Cari colleghi, a me queste affermazioni fanno paura, estrema paura. Cosa significa: «se seguissimo le regole», che cosa significa ? Noi dobbiamo seguire le regole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Che esempio vogliamo dare a questo Paese ? Come possono i cittadini, figli dello Stato, comportarsi bene se il padre, lo Stato, non rispetta le regole che lui stesso si è dato ? Se non volete seguire queste regole e se siete così sicuri che tutti la pensino come voi, le potete sempre cambiare queste regole ! Le regole costituzionali si possono cambiare, sono state già cambiate, ma ci vogliono i numeri e voi non li avete, e lo sapete bene ! Quindi, iniziate a rispettarle queste regole ! Non emanate decreti-legge che contengono venti, trenta argomenti differenti. Ed in caso, emanateli solo se vi è realmente una necessità, se vi è una reale urgenza.
  Ora ditemi: come possiamo costringere il cittadino a pagare le tasse ? Perché dovrebbe pagare le tasse se queste sono ingiuste ? Se le stesse non servono a fornire i servizi che, invece, dovrebbero fornire ? Se queste tasse costringono questo cittadino al suicidio ? Allora, visto che i vostri concetti sono questi, dite a quest'uomo di non pagarle, le tasse ! Perché non si possono pagare ! Come possiamo chiedere di non rubare a chi viene abbandonato dallo Stato senza un reddito minimo di dignità ? Potremmo dire al ladro la stessa cosa: se non puoi rispettare le regole, non le rispettare, vai a rubare ! Il concetto è questo, il concetto che noi stiamo facendo passare oggi, non rispettando l'articolo 77 della Costituzione, è proprio questo. Quale padre lascerebbe morire i propri figli ? Quale ?
  Voi avete bocciato un nostro articolo aggiuntivo, anzi, nemmeno lo avete bocciato, lo avete dichiarato inammissibile: l'articolo aggiuntivo Pesco 1.01. Questo articolo aggiuntivo introduceva il reddito di cittadinanza e voi prima – e ci sono gli scritti che lo confermano –, in Commissione, nel documento sulle ammissibilità, ci informavate che questo testo era troppo articolato, dopo, in Aula, ieri, ci dite che l'articolo aggiuntivo non è attinente alla materia. Ma davvero volete, davanti a tutto il popolo italiano, dire che quell'articolo aggiuntivo non è attinente alla materia ? Avete questo coraggio ? Una proposta che elimina l'ingiustizia sociale, dando a chi non ha nulla qualcosa per poter vivere dignitosamente. Sbaglio o l'articolo 3 della nostra Costituzione recita che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli economici e sociali ? Sbaglio o il titolo di questo decreto-legge è: misure urgenti per la competitività e giustizia sociale ? Sbaglio ? Quindi, non è attinente alla materia il reddito di cittadinanza ? Come vi permettete di prendere in giro 9 milioni di cittadini che noi, qui dentro, rappresentiamo ? Come vi permettete ?
  Spesso ci chiedono: ma perché non avete portato in Aula le vostre proposte di legge ? Ad oggi, nonostante abbiate preso quanto gli altri partiti, le vostre proposte che sono riuscite a varcare quest'Aula sono solo due. Cari cittadini, sono solo due perché vengono continuamente emanati decreti-legge che hanno la precedenza sugli altri provvedimenti ! E non ho dubbi che si tratti di una strategia ben architettata. Pag. 21Vorrei ricordare che, ad oggi, da quando è arrivato il nuovo Presidente, sono stati emanati tredici decreti-legge, con tredici fiducie, e solo tre proposte di legge di iniziativa parlamentare. Questa è una palese dittatura governativa che non permette alle minoranze di esprimersi. La maggioranza usa la forza e, facendosi forte del fatto che nessuno all'esterno riesce a fermarvi in tempo, continua a lavorare in questo modo !
  La Corte costituzionale ci metterà tre anni per dichiarare incostituzionale un decreto e il Presidente Napolitano è lo stesso che ha firmato la Fini-Giovanardi – nonostante si trovasse all'interno del decreto sulle Olimpiadi di Torino –, dichiarata incostituzionale dopo ben sette anni dalla sua emanazione. E vi ricordate il Porcellum ? Ecco quali sono i vostri trucchetti, i trucchetti che però molti italiani non conoscono. Voi giocate così, giocate con delle armi sporche, voi prendete per i fondelli gli italiani.
  Presidente, vi sembra normale abolire una tassa sulla casa per mettere un'altra tassa sulla casa, che funziona esattamente come la tassa di prima – esattamente –, ma che stavolta ci viene semplicemente detto che servirà per i servizi ? Ma funziona allo stesso identico modo. Vede, caro Presidente, cos’è questa ? Non è una presa in giro ? È cambiato semplicemente questo tra TASI e IMU. L'altro giorno, un mio amico mi diceva: guarda, non pago più l'IMU, però pago la TASI e pago di più di quanto pagavo prima con l'IMU. Cos’è, Presidente ? Non è una presa in giro ?
  Non sono numerose le prese in giro di questo nuovo Presidente del Consiglio ? Su Letta, «stai sereno», per poi cacciarlo via; la Moretti, che in televisione ci parla di «movimento costruttivo» e, poi, parla di politica di distruzione; Renzi, che dice di volere una legge elettorale con le preferenze e, poi, mette il listino bloccato; Renzi che dice, su Berlusconi, che quando la condanna è passata in giudicato, vuol dire che la partita è finita – game over – e, poi, fa un accordo sulla legge elettorale; dice di volere eliminare i rimborsi elettorali e, poi, si pappa tutto fino al 2017 e li camuffa dietro al 2 per mille; vuole volti nuovi alla guida di questo Paese e, poi, mette la stessa, quasi identica, compagine di Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E, allora, Presidente, raccontiamo qual è la verità dietro questi 80 euro: pagheremo il 6 per cento in più sui nostri conti correnti, sulle nostre obbligazioni; 50 milioni li prenderemo dalla riduzione del fondo per la tutela dell'ambiente; 350 milioni li prenderemo dalla nuova IMU sui terreni agricoli dei comuni collinari e montani; 150 milioni di euro dal canone RAI, e questo nasconde la volontà di vendere Rai Way Spa – e noi lo abbiamo detto più volte –, l'azienda più importante della RAI. Gli sprechi in RAI ci sono, ma vanno ricercati negli appalti: un miliardo e 300 milioni di appalti esterni che la RAI affida ai privati. Lì vanno fatti i tagli, utilizzando le risorse interne, non svendendo a chissà chi, e lo sappiamo tutti, Rai Way Spa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). 33 milioni li prenderete dalla tassazione sulle energie rinnovabili: invece di incentivare le fonti rinnovabili, volete favorire gli inceneritori; 2 miliardi e 100 milioni verranno dai tagli alle regioni e ai comuni.
  Avete fatto una battaglia contro l'edilizia scolastica. L'edilizia scolastica, cari colleghi, costa 50 miliardi di euro: qui ne avete erogati – all'articolo 48 – 300 milioni di euro. Siete andati in giro a dire che avreste risolto il problema dell'edilizia scolastica: neanche il 2 per cento. Neanche il 2 per cento !

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Ma io mi sono andato a spulciare quella vostra copertura finanziaria e sono rimasto ancora più scioccato. Perché lo sapete quei 300 milioni da dove vengono ? Vengono da fondi europei – 2007 e 2013 – destinati a che cosa ? Alla messa in sicurezza degli edifici scolastici. Cioè, li prendete per qualcosa, servivano per l'edilizia scolastica e ci dite che li prendete e li date all'edilizia scolastica ! Ma chi volete prendere in giro Pag. 22(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Avete calcolato 650 milioni di euro di IVA in entrata che avete messo a copertura: e se dovesse mancare l'IVA – e mancherà sicuramente –, da dove li prendete i soldi ? Dall'aumento sulle accise sulla benzina, che già avete aumentato tre volte nel 2013.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. In ultimo, farete un'altra enorme fesseria, che può essere concepita solo se si è o in enorme difficoltà – e concludo, Presidente – oppure se si è completamente folli, cari colleghi. Voi state pagando i debiti della pubblica amministrazione, stampando 40 miliardi di nuovo debito ! Stampate debito per pagare il debito: 20 immediatamente e 20 successivamente. Come si può creare debito per pagare debito ? Siete alla follia, cari colleghi.
  La gente se ne è accorta, non guardate alla campagna elettorale delle europee: molti hanno deciso di non votare e molti li avete terrorizzati grazie ai mass media, compagni, vostri.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Ma le bugie hanno le gambe, cari colleghi e, a breve, ne sono certo, vi troverete all'improvviso con il culo per terra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, anche quest'Aula necessita di una dignità, malgrado non si sia più ai livelli di una volta.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fanucci. Ne ha facoltà.

  EDOARDO FANUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, oggi la Camera è chiamata ad esprimersi con il voto sulla questione di fiducia su un provvedimento che segna una svolta epocale per il nostro Paese. Il Governo ha, da non molto, superato i primi cento giorni di vita, un periodo breve ma che ci consente di tracciare già un primo bilancio positivo del lavoro svolto. L'Esecutivo ha mostrato un attivismo e una capacità di incidere a cui non assistevamo da anni, realizzando finalmente in diversi settori dello Stato quella scossa invocata da più parti, ma mai fino in fondo portata a compimento.
  Il Governo Renzi può finalmente approvare quelle riforme, di cui il Paese ha bisogno; gli italiani, con il voto del 25 maggio, hanno spinto con forza in questa direzione; proseguiamo con decisione la strada intrapresa, la strada del cambiamento. Nel solco di questo binario, il decreto-legge n. 66 del 2014, anche detto decreto IRPEF, ha avuto un duplice effetto; da una parte, viene rimessa in moto la macchina dello Stato, resa più semplice ed efficiente, dall'altra, si restituiscono risorse nelle tasche dei dipendenti, ma non di tutti, di quelli a reddito medio basso, e lo si fa dopo anni in cui lo Stato ha chiesto a questa categoria solo lacrime e sangue. Il perché lo ha fatto è tanto tristemente quanto facilmente spiegabile: i lavoratori dipendenti non possono evadere le tasse, non possono scappare in comodi paradisi fiscali e non possono rifiutare una trattenuta che è certa e definitiva, in quanto dispiega i suoi effetti direttamente in busta paga. La rivoluzione parte oggi, dai più deboli. Il credito IRPEF, infatti, scatta anche per i lavoratori che percepiscono somme a sostegno del reddito anche fuori dal mondo del lavoro, cassa integrazione, indennità di mobilità, indennità di disoccupazione. Pensate che beneficio può derivare da questo intervento per questa categoria di ex, purtroppo, lavoratori. A questo provvedimento affidiamo la nostra speranza di rilanciare i consumi, ormai stagnanti da troppo tempo, di rilanciare l'economia reale, quella che parte dal basso, dalle famiglie, dai lavoratori, dai ceti meno abbienti, rilanciare la voglia di tornare a credere e di investire in questo Paese, ricco di opportunità, creatività e voglia di fare.
  All'articolo 1 del decreto-legge è previsto un bonus fiscale di 640 euro per i Pag. 23lavoratori dipendenti, 80 euro in più al mese in busta paga da maggio a dicembre, ma solo per i possessori di un reddito complessivo compreso tra gli 8 mila e i 24 mila euro, una scelta forte a cui non ci vogliamo sottrarre. Il Governo si è preso un impegno solenne nei confronti dei beneficiari del provvedimento: con la prossima legge di stabilità il bonus diventerà permanente, risorse certe e stabili su cui poter costruire piccoli e grandi progetti di vita, in buona sostanza su cui poter contare.
  Con questo provvedimento assistiamo ad una grande opera di ridistribuzione sociale di risorse pubbliche, 80 euro consegnati direttamente in busta paga, senza bisogno di avanzare alcuna richiesta, di compilare moduli o di rivolgersi a professionisti del settore. Questo risultato è indicativo della rivoluzione realizzata dal Governo con questo provvedimento. «Stop» alla burocrazia vuol dire «stop» anche a questo tipo di richieste; per sconfiggere l'evasione il primo passo da compiere è un sistema fiscale più semplice, che rafforzi il rapporto di fiducia tra Stato e cittadini, ma prima del sistema fiscale occorre, anche, un sistema di rapporto tra Stato, imprese e cittadini che va nella direzione giusta e questo provvedimento va nella direzione giusta.
  Il prossimo obiettivo da portare a termine entro pochi mesi dovrà essere quello di destinare risorse agli incapienti totali, a coloro che, purtroppo, ancora molti, non hanno occupazione o non godono di alcun ammortizzatore sociale. Occorre che l'impegno del Governo e del Parlamento sia fortissimo su questo punto; non possiamo permetterci di lasciare ulteriormente indietro chi non ce la fa più, chi è costretto a vivere una situazione di disagio estremo. Allo stesso tempo, è prioritario anche un intervento in favore delle pensioni minime e delle partite IVA; la coperta, in questa fase, era corta, anzi cortissima, e di conseguenza abbiamo fatto delle scelte, ma riteniamo che si debba andare ancora più avanti. Per realizzare queste ulteriori misure il Governo, comunque, dovrà individuare le necessarie coperture.
  A nostro avviso, dovremo continuare sulla strada del taglio alla spesa pubblica improduttiva e alla lotta, senza se e senza ma, all'evasione e all'elusione fiscale. Soltanto in questo modo sarà possibile cogliere una crescita davvero reale e duratura senza gravare sui conti pubblici, oggi in via di riordino, ma ancora fortemente condizionati dal macigno del nostro assai gravoso debito pubblico.
  Il Parlamento dovrà sostenere e non ostacolare questo processo. Chi si opporrà dovrà assumersene la responsabilità, sopratutto di fronte all'elettorato, che si è dimostrato essere, all'ultima tornata elettorale, il più forte e convinto sostenitore di questo Governo.
  A parole pare semplice, ma nella realtà sarà più difficile di quanto non si voglia credere, basti pensare alla spesa pubblica, su cui si adoperano e vivono gran parte delle nostre corporazioni: 800 miliardi di euro di spesa pubblica. Quando andremo a toccare queste risorse, quando andremo a toccare piccoli e grandi privilegi, il Parlamento troverà lobby forti che chiederanno di invertire questa richiesta e di stoppare questa richiesta, e noi dovremo avere la forza e il coraggio di andare avanti.
  Sul fronte delle imprese, da cui dipende la crescita e lo sviluppo del nostro Paese, il decreto «Irpef», con un taglio complessivo del 10 per cento, riduce le aliquote della tanto avversata IRAP, una tassa odiosa perché più si creano posti di lavoro più aumenta la tassazione; ma, cosa ancor più grave, questo avviene a dispetto della produzione o meno di utili, quindi un'azienda che perde ma assume è ancora più tassata.
  In coerenza con quanto previsto dal provvedimento in esame, i decreti-legge approvati lo scorso venerdì vanno nella giusta direzione. Vale ricordare la detassazione degli investimenti, il taglio del 10 per cento alla bolletta elettrica, il rafforzamento dell'ACE, ovvero dell'aiuto alla crescita economica, con sgravi sulla patrimonializzazione.
  Parliamo di risparmi e parliamo di coperture. Da un lato, occorreva spostare Pag. 24il carico fiscale dal lavoro alle imprese, dal lavoro al capitale, dal lavoro ma anche dalle imprese al capitale. Lo abbiamo fatto, con le rendite finanziarie, aumentando la tassazione dal 20 al 26 per cento; con le banche, in particolare con le banche detentrici delle quote di Bankitalia, chiedendo il giusto prezzo per questo intervento. Dall'altro lato, si continua ad incidere sulla spesa dello Stato rafforzando la spending review e rendendola sempre più incisiva e mirata.
  Sul taglio della spesa improduttiva dello Stato il Governo si gioca una partita fondamentale da cui dipende il successo della nostra politica economica e, da un certo punto di vista, anche la nostra resistenza in questo Parlamento.
  Risparmi apprezzabili sono attesi dalla riforma della pubblica amministrazione, in particolare dalla riorganizzazione dello Stato sul territorio. Ma dobbiamo considerare anche il taglio netto alle auto blu, un forte ma importante simbolo della lotta alla casta, a tutte le caste. Inoltre, il taglio agli stipendi della pubblica amministrazione, il prossimo superamento del Senato, i corposi tagli alla difesa, con tagli per 400 milioni di euro, di cui 150 milioni – e qui mi rivolgo agli amici del MoVimento 5 Stelle e di SEL – per la revisione del programma degli F-35; l'adozione di costi standard per la sanità. In particolare, il tetto agli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione è fissato a 240 mila euro, una parte dei quali legati ai risultati raggiunti e all'andamento dell'economia, una misura di buonsenso che va nella direzione giusta. Qui mi rivolgo a tutti i deputati e penso anche ai senatori, perché la Camera e il Senato, nella loro piena autonomia costituzionale, dovranno adeguarsi e in fretta a tale indicazione. Volontariamente, certo, ma con senso della realtà, dell'equità e della giustizia. Per ritrovare la fiducia e la credibilità delle istituzioni abbiamo bisogno di misure improntate al senso di sobrietà e di responsabilità.
  Quando si parla di pubblica amministrazione non si può non parlare di RAI. Allora, anche qui, è stato chiesto un contributo pari a 150 milioni di euro alla RAI, salvando le sedi regionali, salvando il servizio pubblico, ma un contributo doveva essere chiesto ed è stato chiesto.
  Lotta all'evasione: due miliardi di euro a partire dal 2015, avanti su questa strada; edilizia scolastica e pagamento dei debiti della pubblica amministrazione: siamo sulla strada giusta. E qui chiudo, Presidente.
  Oggi è finito il tempo di piangersi addosso.
  Oggi è il tempo di guardare al futuro con rinnovato entusiasmo; oggi è il nostro tempo, oggi tocca a noi sfidare il futuro cambiando il nostro presente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
  Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 15,25, la seduta sarà sospesa fino a tale ora. Nella certezza di far cosa gradita, procediamo all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama alla ripresa.
  La chiama inizierà, ahimè, dall'onorevole Impegno.
  La seduta è sospesa fino alle ore 15,25.

  La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,30.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, l'onorevole Pannarale è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 25

Si riprende la discussione.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2433)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
  Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
  Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
  La chiama avrà inizio dal deputato Impegno.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Colleghi, è presente nelle tribune una delegazione della Commissione politiche agroalimentari del Parlamento del Regno di Danimarca, guidata dall'onorevole Orla Hav. La saluto a nome dell'Assemblea (Applausi).

  (Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Buonanno mostra delle banconote)

  PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la richiamo all'ordine ! Onorevole Buonanno !

  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Ore 16,50)

  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (Ore 16,52)

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti e votanti  543   
   Maggioranza  272   
    Hanno votato  342    
    Hanno votato no  201    

  La Camera approva (Vedi votazioni).
  Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

  Hanno risposto sì:

  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Aiello Ferdinando
  Albanella Luisella
  Albini Tea
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Balduzzi RenatoPag. 26
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Bazoli Alfredo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bersani Pier Luigi
  Bianchi Dorina
  Bianchi Mariastella
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Borghi Enrico
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bray Massimo
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabrò Raffaele
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Caruso Mario
  Casati Ezio Primo
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castricone Antonio
  Catania Mario
  Causi Marco
  Cenni Susanna
  Cera Angelo
  Cesa Lorenzo
  Cesaro Antimo
  Cicchitto Fabrizio
  Cimbro Eleonora
  Cimmino Luciano
  Civati Giuseppe
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuperlo Giovanni
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  De Girolamo Nunzia
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco VittoriaPag. 27
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Gianni
  Fassina Stefano
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Gadda Maria Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Carlo
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgis Andrea
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gregori Monica
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Laforgia Francesco
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Legnini Giovanni
  Lenzi Donata
  Leone Antonio
  Letta Enrico
  Leva Danilo
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lo Monte Carmelo
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Matarrese Salvatore
  Mattiello DavidePag. 28
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Minardo Antonino
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Narduolo Giulia
  Nicoletti Michele
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Palma Giovanna
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Pastorino Luca
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Petitti Emma
  Petrini Paolo
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piccone Filippo
  Piepoli Gaetano
  Pini Giuditta
  Pisicchio Pino
  Piso Vincenzo
  Pizzolante Sergio
  Plangger Albrecht
  Pollastrini Barbara
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Quintarelli Giuseppe Stefano
  Rabino Mariano
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Saltamartini Barbara
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio FrancoPag. 29
  Vecchio Andrea
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vezzali Maria Valentina
  Vignali Raffaello
  Zampa Sandra
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Abrignani Ignazio
  Agostinelli Donatella
  Airaudo Giorgio
  Alberti Dino
  Allasia Stefano
  Archi Bruno
  Artini Massimo
  Attaguile Angelo
  Baldassarre Marco
  Baldelli Simone
  Baroni Massimo Enrico
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bechis Eleonora
  Benedetti Silvia
  Bernini Massimiliano
  Bianchi Nicola
  Bianconi Maurizio
  Biasotti Sandro
  Bonafede Alfonso
  Bordo Franco
  Borghese Mario
  Borghesi Stefano
  Bossi Umberto
  Bragantini Matteo
  Brescia Giuseppe
  Brugnerotto Marco
  Brunetta Renato
  Buonanno Gianluca
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Calabria Annagrazia
  Caon Roberto
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Castiello Giuseppina
  Catalano Ivan
  Catanoso Genoese Francesco
   detto Basilio Catanoso
  Cecconi Andrea
  Cesaro Luigi
  Chimienti Silvia
  Cicu Salvatore
  Ciprini Tiziana
  Colletti Andrea
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Costantino Celeste
  Cozzolino Emanuele
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Currò Tommaso
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Da Villa Marco
  Della Valle Ivan
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Dieni Federica
  D'Incà Federico
  Di Salvo Titti
  Distaso Antonio
  Di Stefano Fabrizio
  Di Stefano Manlio
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Faenzi Monica
  Fantinati Mattia
  Farina Daniele
  Fava Claudio
  Fedriga Massimiliano
  Ferraresi Vittorio
  Fratoianni Nicola
  Fucci Benedetto Francesco
  Furnari Alessandro
  Gagnarli Chiara
  Galati Giuseppe
  Gallinella FilippoPag. 30
  Gallo Luigi
  Gallo Riccardo
  Garnero Santanchè Daniela
  Gelmini Mariastella
  Giacomoni Sestino
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgetti Giancarlo
  Grillo Giulia
  Grimoldi Paolo
  Guidesi Guido
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Labriola Vincenza
  Lacquaniti Luigi
  Laffranco Pietro
  Lainati Giorgio
  Latronico Cosimo
  Lavagno Fabio
  Liuzzi Mirella
  Lombardi Roberta
  Lorefice Marialucia
  Lupo Loredana
  Mannino Claudia
  Mantero Matteo
  Marcolin Marco
  Marcon Giulio
  Marotta Antonio
  Marti Roberto
  Martino Antonio
  Marzana Maria
  Matarrelli Toni
  Melilla Generoso
  Micillo Salvatore
  Migliore Gennaro
  Milanato Lorena
  Molteni Nicola
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mucci Mara
  Nardi Martina
  Nastri Gaetano
  Nesci Dalila
  Nicchi Marisa
  Nuti Riccardo
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Parentela Paolo
  Parisi Massimo
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petraroli Cosimo
  Petrenga Giovanna
  Piazzoni Ileana Cathia
  Pilozzi Nazzareno
  Piras Michele
  Pisano Girolamo
  Placido Antonio
  Polidori Catia
  Polverini Renata
  Prataviera Emanuele
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Rampelli Fabio
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Romano Francesco Saverio
  Romano Paolo Nicolò
  Romele Giuseppe
  Rondini Marco
  Rostellato Gessica
  Rotondi Gianfranco
  Ruocco Carla
  Russo Paolo
  Sannicandro Arcangelo
  Sarro Carlo
  Sarti Giulia
  Savino Elvira
  Savino Sandra
  Scagliusi Emanuele
  Scotto Arturo
  Segoni Samuele
  Sibilia Carlo
  Sisto Francesco Paolo
  Sorial Girgis Giorgio
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Tacconi Alessio
  Taglialatela Marcello
  Terzoni Patrizia
  Tofalo Angelo
  Toninelli Danilo
  Totaro Achille
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Vacca GianlucaPag. 31
  Valentini Valentino
  Vallascas Andrea
  Vella Paolo
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Vito Elio
  Zan Alessandro
  Zaratti Filiberto
  Zolezzi Alberto

  Sono in missione:

  Alfano Angelino
  Alli Paolo
  Berlinghieri Marina
  Bordo Michele
  Borletti Dell'Acqua Buitoni
   Ilaria Carla Anna
  Brambilla Michela Vittoria
  Caparini Davide
  Castiglione Giuseppe
  Causin Andrea
  Censore Bruno
  Centemero Elena
  Chaouki Khalid
  Cirielli Edmondo
  Di Maio Luigi
  Ferrara Ciccio
  Fico Roberto
  Fontana Gregorio
  Fraccaro Riccardo
  Frusone Luca
  Gasbarra Enrico
  La Russa Ignazio
  Meloni Giorgia
  Merlo Ricardo Antonio
  Mogherini Federica
  Pes Caterina
  Pini Gianluca
  Pistelli Lapo
  Rigoni Andrea
  Schullian Manfred
  Sereni Marina
  Tancredi Paolo
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Vitelli Paolo
  Zanetti Enrico

  PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2433)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2433).
  Colleghi, per favore ! Colleghi, per favore ! Invito i colleghi presentatori di ordini del giorno a seguire anche questa fase, altrimenti dopo dobbiamo replicare un'altra volta tutti i pareri del Governo.
  Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei veramente pregare i presentatori di seguire l'esposizione, perché in alcuni casi il mio parere sarà favorevole, ma condizionato all'introduzione di qualche ulteriore modifica ai testi.
  Una premessa di carattere generale: il testo degli ordini del giorno mi è stato fisicamente reso disponibile soltanto meno di due ore fa e, se voi guardate la quantità ed il volume degli ordini del giorno, vi rendete conto della difficoltà dell'operazione di semplice lettura dei testi, non parliamo della difficoltà a definire una posizione nel merito.
  Per questa ragione, io confesso di avere adottato in modo esplicito il seguente metodo: mi sono concentrato sulla parte dispositiva degli ordini del giorno, cioè sugli impegni al Governo, ed ho in larga misura trascurato, salvo casi nei quali mi sembrava politicamente possibile, la parte relativa, invece, alle osservazioni in premessa.
  Detto questo, comincio con la formulazione dei pareri: sull'ordine del giorno Zanin n. 9/2433/1 – è vero, Presidente, che posso citarli solo così, senza la premessa, senza i numeri che stanno prima del numero 1 ? – il parere del Governo è favorevole.Pag. 32
  Sull'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2433/2 mi rivolgo ai presentatori per chiedere se sono d'accordo ad adottare, per quello che riguarda la parte dispositiva, le seguenti modifiche: dopo le parole «anche di carattere legislativo volte a» togliere le parole «prevedere misure alternative a quelle» e scrivere «rendere più flessibile l'applicazione del comma 7-bis,» proseguendo «anche attraverso la distribuzione di riserve, assicurando ugualmente la copertura delle somme previste dal provvedimento». Se i proponenti accettassero queste modifiche, il parere sarebbe favorevole.
  Sull'ordine del giorno Coppola n. 9/2433/3 il parere del Governo è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Schullian n. 9/2433/4, se i proponenti accogliessero, nella parte dispositiva, di introdurre l'espressione «a valutare l'opportunità di prevedere, in uno dei prossimi decreti...» e così via, il parere sarebbe favorevole. Se invece i proponenti chiedono di lasciare il testo esattamente come così com’è, in modo dispositivo, il parere non potrebbe che essere contrario.
  Passiamo all'ordine del giorno Rampelli n. 9/2433/5. Anche in questo caso sulla parte dispositiva il Governo esprime parere contrario. Noi abbiamo scelto di intervenire con la riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul lavoro e con la riduzione dell'IRAP. La riduzione dell'IRAP è finanziata con un aumento dell'aliquota sui redditi da capitale. Questa per noi è una scelta consapevole che non intendiamo per la sua seconda parte mettere in discussione ed è per questa ragione che il parere è contrario, tanto più che come voi sapete questo tipo di interventi risponde perfettamente alle raccomandazioni che ci vengono da anni sistematicamente rivolte al fine di ridurre la pressione fiscale sul lavoro e sull'impresa cioè sui produttori, anche aumentandola sui consumi e sui patrimoni. Veniamo all'ordine del giorno Giorgia Meloni n. 9/2433/6...

  PRESIDENTE. Sottosegretario Morando, organizziamoci così: io richiamo gli ordini del giorno così procediamo con maggiore facilità. Io richiamo l'ordine del giorno e il primo firmatario, lei mi dà il parere, con una precisazione: le premesse degli ordini del giorno non possono essere lasciate e accantonate; le premesse o il Governo le accoglie o chiede che vengano soppresse come una riformulazione.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Quando dico che accolgo l'ordine del giorno è perché accolgo l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Questo è di tutta evidenza. Quindi a questo punto lei esprime il parere sul dispositivo ma la premessa in quel caso viene sempre accolta.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ho spiegato perché mi concentro sul dispositivo ma è chiaro che, quando il parere è favorevole o contrario, lo è su tutto l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Giorgia Meloni n. 9/2433/6 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Bueno n. 9/2433/7 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole nella parte dispositiva purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo ad utilizzare parte delle» (poi prosegue con la terza riga) «nuove risorse provenienti dalla trattazione degli atti di riconoscimento della cittadinanza in maniera che possano affluire più direttamente» (quindi c’è un «più direttamente») «al finanziamento delle singole sedi diplomatico-consolari». A queste condizioni il parere sarebbe favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Nardi n. 9/2433/8 ?

Pag. 33

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Quaranta n. 9/2433/9 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere è contrario sul primo capoverso del dispositivo così come sul secondo. Sarebbe favorevole se i presentatori accettassero di ridurre...

  PRESIDENTE. Quindi il parere è favorevole con riformulazione che consiste nella soppressione dei primi due capoversi.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Solo l'ultimo capoverso del dispositivo.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Zaratti n. 9/2433/10 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere contrario sul primo capoverso dell'impegno ma favorevole se i proponenti accettassero la riformulazione del secondo e del terzo capoverso.

  PRESIDENTE. Quindi il parere è favorevole con riformulazione.
  Ordine del giorno Melilla n. 9/2433/11 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Paglia n. 9/2433/12 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere contrario perché nella norma a proposito di questi articoli, in particolare il 14 e l'8, sono stati introdotti principi, elementi di gestione e di flessibilità che consentono a tutti i soggetti istituzionali interessati di operare le scelte secondo criteri di effettiva revisione della spesa non con tagli lineari. Se si escludono interi comparti di spesa si rischia di introdurre rigidità.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Bordo n. 9/2433/13 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole purché sia riformulato nel seguente modo: al primo capoverso dell'impegno, «a valutare l'opportunità, in sede di sessione di bilancio 2015-2018». Qui, Presidente, faccio una premessa. Gli ordini del giorno parlano sistematicamente di legge di stabilità 2015 ma noi sappiamo che abbiamo approvato la riforma della nostra sessione di bilancio che prevede che la legge sia la legge di bilancio. È il primo caso in cui c’è questa modifica da fare e quindi lo chiarisco.
  Come dicevo, la riformulazione è la seguente: «a valutare l'opportunità, in sede di sessione di bilancio 2015-2018, di rendere strutturale la suddetta misura». Il Governo esprime, invece, parere contrario sul secondo capoverso dell'impegno.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Costantino n. 9/2433/14 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Costantino n. 9/2433/14, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «ad adottare le opportune iniziative, anche legislative, al fine di introdurre nel nostro Paese una forma di sostegno al reddito delle persone più esposte al rischio di permanente esclusione».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Marcon n. 9/2433/15 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

Pag. 34

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Placido n. 9/2433/16 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Placido n. 9/2433/16, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «ad assumere iniziative, nella prossima sessione di bilancio, per includere, tra i soggetti beneficiari del bonus di cui all'articolo 1 del decreto-legge in esame, i pensionati e i cosiddetti incapienti». Quindi, non «fin dal primo provvedimento successivo adottato», perché abbiamo purtroppo dovuto constatare che in questa fase, cioè in questo 2014, le risorse necessarie non ci sono.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Palazzotto n. 9/2433/17 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Ferrara n. 9/2433/18 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Ferrara n. 9/2433/18, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «ad incentivare le assunzioni nelle imprese, anche valutando la possibilità di escludere progressivamente, con futuri interventi normativi, dalla base imponibile dell'IRAP, il costo del lavoro», per proseguire con il testo dell'emendamento, eliminando però...

  PRESIDENTE. Ordine del giorno.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Dell'ordine del giorno, mi scusi. Eliminando, però le parole da: «, consentendo inoltre», fino alle parole: «dell'aliquota».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Lavagno n. 9/2433/19 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Lavagno n. 9/2433/19, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «ad applicare la suddetta norma in modo da non incidere negativamente sui servizi rivolti alla tutela dei diritti e della salute delle persone con disabilità».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Porta n. 9/2433/20 ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Porta n. 9/2433/20, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a considerare l'opportunità di adottare un provvedimento per il ricorso, presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari, a procedure, da concertare con il Ministero degli esteri e quello dell'economia e delle finanze, volte alla contrattazione con personale locale».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Oliverio n. 9/2433/21.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Lodolini n. 9/2433/22.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole a condizione che sia riformulato modificando il quarto capoverso dell'impegno nel modo seguente: «ad operare per individuare la copertura finanziaria necessaria per allentare, anche per le province, il Patto di stabilità interno a fronte degli interventi (...)» e così via. Infine, all'ultimo capoverso dell'impegno il Governo propone di fare Pag. 35punto dopo: «Cassa Depositi e Prestiti»; togliere cioè: «e di aprire comunque (...)» e così via.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Mura n. 9/2433/23.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie l'ordine del giorno a condizione che si accetti la riformulazione inserendo, all'inizio dell'impegno, la formula: «a valutare la possibilità di estendere» e così via.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Fitzgerald Nissoli n. 9/2433/24.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie l'ordine del giorno a condizione che si accetti la riformulazione modificando l'impegno in questo senso: «ad assicurare che una quota degli introiti che deriveranno (...)» e così via.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Rosato n. 9/2433/25.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Allasia n. 9/2433/26.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Caparini n. 9/2433/27.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Guidesi n. 9/2433/28.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario alle prime tre righe dell'impegno dove dice: «a valutare gli effetti delle attuali disposizioni in materia di contributo alla finanza pubblica da parte delle province». Se invece il proponente accettasse di scrivere: «a valutare la possibilità di prevedere in futuri provvedimenti appositi stanziamenti a favore dell'ente provinciale finalizzati a sostenere l'edilizia scolastica attraverso l'esclusione degli stessi dai vincoli del Patto di stabilità interno», a questo punto, questo ordine del giorno sarebbe accolto con riformulazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Borghesi n. 9/2433/29.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole, perché è già così nel credito di imposta che abbiamo previsto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Busin n. 9/2433/30.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il rapporto previsto per giugno dal Governo già prevede queste indicazioni, ma comunque, proprio per questo, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Bragantini n. 9/2433/31.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Rondini n. 9/2433/32.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. I farmaci hanno già un regime speciale per gli acquisti, quindi, secondo me è ultroneo, comunque il parere è favorevole se i proponenti insistono.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Caon n. 9/2433/33.

Pag. 36

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Prataviera n. 9/2433/34.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Fedriga n. 9/2433/35.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Grimoldi n. 9/2433/36.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Invernizzi n. 9/2433/37.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Marcolin n. 9/2433/38.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Molteni n. 9/2433/39.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere potrebbe essere favorevole se il proponente accettasse la seguente riformulazione. Dove si dice: «(...) citato in premessa sia calcolato», occorrerebbe sostituire le parole: «previa intesa», con le seguenti: «attraverso una fase di concertazione con l'ANCI per una puntuale verifica della correttezza degli importi».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Pini n. 9/2433/40.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Bossi n. 9/2433/41.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo potrebbe accogliere questo ordine del giorno come raccomandazione. Così come è formulato è troppo specifico anche tecnicamente quindi se rimane così il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Non ho capito, se lo accoglie come raccomandazione è una cosa, altrimenti...

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ho detto che potrei accoglierlo, ma immagino che i proponenti potrebbero insistere per votarlo, se insistono per votarlo il parere è contrario, se invece lo considerano accolto come raccomandazione, sono d'accordo.

  PRESIDENTE. Benissimo, accolto come raccomandazione.
  Ordine del giorno Giorgetti n. 9/2433/42.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Vitelli n. 9/2433/43.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Sottanelli n. 9/2433/44.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Lo accoglierei come raccomandazione.

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  PRESIDENTE. Ordine del giorno Vignali n. 9/2433/45.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Accolto come raccomandazione. C’è un eccesso di tecnicalità che così com’è mi induce a proporre di accoglierlo come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Ottobre n. 9/2433/46.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole con una riformulazione: alla quinta riga, dopo la parola «utile» introdurre l'espressione «la flessibilità per tutti i comuni, indipendentemente dalle loro dimensioni, di una deroga».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Alfreider n. 9/2433/47.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Se i proponenti accettano di inserire all'inizio l'espressione «a valutare la possibilità di», il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Gebhard n. 9/2433/48.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Inviterei i proponenti a ritirarlo, perché è già chiarissimo che la norma al Senato sia stata modificata proprio per escludere qualsiasi coinvolgimento della regola cosiddetta dei nove decimi nella procedura di cui stiamo parlando. Quindi, quest'ordine del giorno finisce per precisare qualcosa che, essendo già scontato, se deve essere precisato con l'ordine del giorno rischia addirittura di essere revocato in dubbio. E già così, quindi io proporrei di ritirarlo.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Plangger n. 9/2433/49.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Garofalo n. 9/2433/50.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole se il proponente accetta di aggiungere, alla terza riga, dopo le parole «delle proprie competenze» le seguenti: «e nel rispetto di quelle delle regioni e delle province autonome».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Faenzi n. 9/2433/51.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Lo accoglierei come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Sandra Savino n. 9/2433/52.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Idem: accolto come raccomandazione, sennò ci sarebbe un lungo elenco di zone franche.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Latronico n. 9/2433/53.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole se il proponente accetta di cominciare l'intero impegno al Governo con l'espressione «a valutare l'opportunità di ridefinire». C’è già un ordine del giorno identico approvato dal Senato, ma due forse non guastano.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Lombardi n. 9/2433/54.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Se il proponente accetta di togliere, alla seconda riga, l'inciso «entro i 30 giorni successivi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione», il parere sarebbe favorevole.

Pag. 38

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Bechis n. 9/2433/55.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere sarebbe favorevole se il proponente accettasse di togliere dalla parte impegnativa al Governo tutto ciò che viene a metà del testo dell'impegno, dalle parole «la sanzione disciplinare a carico del dirigente amministrativo» fino in fondo. Se toglie questa, per l'altra parte il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Pelillo n. 9/2433/56.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Baroni n. 9/2433/57.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole. A proposito, i soldi relativi, cioè la quantità di risorse, sono 35 milioni di euro. Si sa già, non c’è bisogno di aspettare la relazione il Governo.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Ruocco n. 9/2433/58.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ora arriva una serie di ordini del giorno nei quali in premessa si dice esplicitamente che questo decreto, questo insieme di norme, soprattutto quella dell'articolo 1, genera disparità di trattamento sostanziale; poi spesso segue un impegno al Governo che si potrebbe anche condividere. Mi rivolgo ai proponenti di tutti questi ordini del giorno che contengono in premessa questa affermazione: se accettate di togliere dall'ordine del giorno questa premessa, che ovviamente il Governo non può in nessun modo condividere, allora nel merito dell'impegno al Governo scendiamo con delle proposte, ma sostanzialmente spesso c’è un accoglimento.
  Se invece si insiste, come sarebbe legittimo, su questa parte relativa giudizio sul provvedimento, è ovvio che il Governo non può condividere il giudizio sul fatto che questo provvedimento crei gravissime discriminazioni.

  PRESIDENTE. Quindi, è favorevole con la riformulazione della soppressione delle premesse.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. In quel caso dovrebbe essere però questo testo nella parte impegnativa del Governo corretto così: «ad assumere iniziative nella prossima sessione di bilancio 2015-2018, al fine di estendere il riconoscimento ai soggetti», e così via.

  PRESIDENTE. Sta bene. Ordine del giorno Pesco n. 9/2433/59.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Idem come sopra per i presupposti; per quello che riguarda la disposizione, «ad assumere ogni ulteriore iniziativa in sede di sessione bilancio 2015-2018, anche di carattere normativo, al fine di predisporre misure che garantiscano un adeguato sostegno al reddito dei cittadini in difficoltà», cioè non reddito minimo ma adeguato sostegno al reddito.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Cancelleri n. 9/2433/60.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Barbanti n. 9/2433/61.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Idem Pag. 39come sopra per le premesse. Nella parte impegnativa sarebbe favorevole, se le premesse venissero tolte.

  PRESIDENTE. Quindi, riformulazione. Ordine del giorno Pisano n. 9/2433/62.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Idem per le premesse, favorevole al testo impegnativo.

  PRESIDENTE. Quindi, riformulazione con la soppressione del premesse.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esatto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Alberti n. 9/2433/63.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Idem per le premesse, invece per la parte dispositiva sarebbe favorevole se non ci fosse l'erogazione immediata, ma la parola «immediata» venisse tolta e sostituita da «nel 2015 e successivi». In quel caso parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Villarosa n. 9/2433/64.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Castelli n. 9/2433/65.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Cariello n. 9/2433/66.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Nuti n. 9/2433/67.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Qui nell'ultima parte della parte impegnativa per il Governo, «a valutare l'opportunità di proporre iniziative legislative volte ad estendere», perché il Governo non può accettare un impegno a fare un intervento sopra ciò che è di competenza di altri organi costituzionali.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/2433/68.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole. Ho già detto a proposito prima.

  PRESIDENTE. Non ho capito. È favorevole prima.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/2433/68, parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Zolezzi n. 9/2433/69.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole se viene accettato come raccomandazione da me, sì; se no il parere sarebbe contrario, se lo votassimo così com’è.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Artini n. 9/2433/70.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Scagliusi n. 9/2433/71.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

Pag. 40

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/2433/72.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno D'Uva n. 9/2433/73.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Busto n. 9/2433/74.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sul primo impegno al Governo il parere è contrario; sul secondo «a valutare l'opportunità di avviare un'efficace revisione», sarebbe favorevole, c’è anche una direttiva comunitaria in tal senso.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno De Rosa n. 9/2433/75.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Currò n. 9/2433/76.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno D'Incà n. 9/2433/77.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Qui bisogna nella parte impegnativa che i proponenti accettino, per avere un parere favorevole, di togliere quell'espressione «già nel periodo di imposta in corso», per la ragione che ho già spiegato a proposito di un altro ordine.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Caso n. 9/2433/78.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Sorial n. 9/2433/79.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Se il proponente togliesse la parola «fissi», i compensi fissi, se togliesse questo «fissi», allora il parere potrebbe essere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Brugnerotto n. 9/2433/80.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Lupo n. 9/2433/81.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.
  Il parere è contrario anche sull'ordine del giorno Brescia n. 9/2433/82.
  Sull'ordine del giorno Mannino n. 9/2433/83 il parere è favorevole soltanto sul primo impegno per il Governo, se insistono su tutti gli altri il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Quindi, è favorevole con riformulazione soltanto sul primo impegno.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esatto. Sull'ordine del giorno Rostellato n. 9/2433/84, dato che vi è una precisa delega da esercitare che contiene i suoi principi, il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Saltamartini n. 9/2433/85 il parere è favorevole se si procede alla seguente riformulazione e pregherei di seguire perché è un po’ complessa.

Pag. 41

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, mancano ancora venti pareri. Cerchiamo di ascoltare sennò dopo dobbiamo ripeterli nuovamente. Prego, sottosegretario.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La riformulazione è la seguente: «a procedere, tendo conto dei vincoli di bilancio, all'avvio della riforma del carico fiscale sulle famiglie, secondo quanto previsto dal comma 1 dell'articolo 1, adottando il sistema già in uso in altri Paesi europei del fattore famiglia – non quoziente familiare –; a prevedere già con la prossima sessione di bilancio 2015-2018, un aumento della deducibilità fiscale degli asili nido, con l'obiettivo di portarla sino al 100 per cento della spesa sostenuta, tenendo conto dell'ISEE; ad introdurre, in via sperimentale il sistema del voucher familiare». A queste condizioni il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Bernardo n. 9/2433/86 il parere è favorevole se si procede alla seguente riformulazione: «ad individuare in sede di sessione di bilancio 2015-2018, le risorse necessarie all'attuazione di quanto esposto nell'ultimo capoverso delle premesse».
  Sull'ordine del giorno Fiorio n. 9/2433/87 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di prorogare la scadenza del 30 giugno 2014 al 30 settembre 2014», perché al 31 dicembre sarebbe poi impossibile applicare la norma.
  Il parere è, poi, favorevole sull'ordine del giorno Lenzi n. 9/2433/88.
  Sull'ordine del giorno Carella n. 9/2433/89 il parere è favorevole con la riformulazione consistente nella eliminazione dal testo del primo impegno del secondo capoverso.
  Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Peluffo n. 9/2433/90.
  Sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/2433/91 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: al primo impegno sostituire le parole «nonché ai lavori, servizi e forniture» con la parola «purché» e poi togliere tutta la lettera c).
  Il parere è, poi, favorevole sugli ordini del giorno Maestri n. 9/2433/92, Incerti n. 9/2433/93, Fragomeli n. 9/2433/94.
  Sull'ordine del giorno Ginato n. 9/2433/95 il parere è favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità di».
  Sull'ordine del giorno Causi n. 9/2433/96 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: al primo impegno «a fornire una corretta interpretazione dell'articolo 18, comma 2-bis, citato in premessa, che ne specifichi il campo di applicazione: a) valutando l'esclusione dei soggetti che, benché partecipati dalla pubblica amministrazione locale, non risultino titolari di affidamenti diretti o di concessioni senza gara».
  Infine, alla lettera b), alla terza riga, sopprimere la parola «rimanenti», alla sesta riga sopprimere le parole «nel contempo» e infine fermarsi, sempre alla lettera b), dopo le parole «autorità indipendente». Togliere le righe che seguono della lettera b) e togliere interamente la lettera c). Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Montroni n. 9/2433/97 e Fabbri n. 9/2433/98, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Melilli n. 9/2433/99 se il proponente accetta questa riformulazione: al penultimo capoverso «ad individuare una adeguata copertura finanziaria necessaria per allentare anche per le province» e così via; infine, nella parte impegnativa successiva, fermarsi a «Cassa Depositi e Prestiti» e togliere «e di aprire, in ogni caso», come per un ordine del giorno, pressoché identico, precedente.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Folino n. 9/2433/100, se il proponente accetta la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di adottare specifiche forme di tutela per le province sottoposte al piano di riequilibrio», poi, dopo «degli enti locali», «rispetto al versamento del contributo di finanza pubblica».
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno De Maria n. 9/2433/101 e Petitti n. 9/2433/102, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il Pag. 42parere è contrario, sull'ordine del giorno Bargero n. 9/2433/103, perché l'esclusione di tutte quelle società sarebbe troppo pesante finanziariamente.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Marco di Maio n. 9/2433/104, se alla terzultima riga la parola «eliminando» viene sostituita dalle parole «rendendo più flessibile la previsione relativa», mentre esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Misiani n. 9/2433/105, Capozzolo n. 9/2433/106 e Sanga n. 9/2433/107.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zanin n. 9/2433/1, accettato dal Governo. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2433/2, accettato dal Governo, purché riformulato.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, accetto.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Coppola n. 9/2433/3, accettato dal Governo. Onorevole Schullian c’è una riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2433/4: acconsente, tacendo. Onorevole Rampelli c’è una riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2433/5: va bene. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Giorgia Meloni n. 9/2433/6 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
  Passiamo dunque ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giorgia Meloni n. 9/2433/6, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli, Gutgeld, Buonanno, Bossa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  454   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
 167    
    Hanno votato
no  287).    

  (Il deputato Fiorio ha segnalato di non essere riuscito a esprimere voto favorevole).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Bueno n. 9/2433/7. Colleghi, che succede ? Prego, onorevole.

  RENATA BUENO. Signor Presidente, giusto per ringraziare il Governo per l'approvazione di questo emendamento...

  PRESIDENTE. ... ordine del giorno.

  RENATA BUENO. ... ricordando sempre l'importanza di rinforzare i servizi consolari e diplomatici all'estero.
  Queste sono le proprie percezioni, che verranno conservate in un Fondo speciale per migliorare i servizi all'estero.

  PRESIDENTE. Prendo quindi atto che l'onorevole Bueno accetta la riformulazione del suo ordine del giorno.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nardi n. 9/2433/8, con il parere favorevole del Governo.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Quaranta n. 9/2433/9.

  STEFANO QUARANTA. Signor Presidente, volevo interloquire con il Viceministro Morando, tanto per intenderci su un tema che è delicato, quello della RAI. Anche a questo proposito, per essere chiari, io pensavo, con questo ordine del giorno, di aver lanciato una sfida positiva al Governo: se il tema è la spending review, cioè la lotta agli sprechi, noi ci siamo e nell'ordine del giorno abbiamo proposto anche delle cose ulteriori rispetto a quelle che ci sono scritte nel decreto.
  Siccome però parliamo di un tema delicato, che attiene anche alla qualità Pag. 43della democrazia del nostro Paese, allora vorremmo essere chiari che qui non si tratta di penalizzare il servizio pubblico e che quindi, laddove si vanno a toccare degli asset strategici, c’è tutto un ragionamento su Rai Way ad esempio, si possono fare anche delle verifiche successive.
  Allora, a me sembrava che nel nostro dispositivo si chiedessero degli impegni di buonsenso. Lei ha ricordato l'ultimo che sarebbe stato accolto dal Governo, che è quello della lotta all'evasione del canone, però ce n'erano altri due che, secondo me, andavano nella stessa direzione e avrei voluto capire meglio perché non sono stati accolti.
  In particolare, siccome l'articolo 21 comporta dei tagli, allora noi chiedevamo una verifica successiva per capire se, in termini occupazionali, industriali e di offerta editoriale, questa cosa andava a penalizzare il servizio pubblico.
  Il secondo tema che noi ponevamo – credo altrettanto importante – è quello di sollecitare una più forte lotta agli sprechi e indicavamo noi dei rimedi possibili. Il primo era quello di evitare le esternalizzazioni – ce ne sono molte – che penalizzano anche il bilancio della RAI, mentre il secondo era quello di una razionalizzazione del patrimonio immobiliare, che è un problema che c’è perché alcune strutture effettivamente sono abnormi rispetto alle esigenze.
  Quindi, mi pareva che il nostro fosse un contributo positivo che chiedeva però anche una verifica puntuale su un tema che è delicato e – ripeto – attiene alla qualità della nostra democrazia.
  Quindi, se non c’è un'interlocuzione possibile, siccome mi sembra una cosa di buonsenso, chiedo che sia posto in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Quaranta n. 9/2433/9, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Malpezzi, D'Ambrosio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  465   
   Votanti  460   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 175    
    Hanno votato
no  285).    

  (Le deputate Terzoni e Pellegrino hanno segnalato di non essere riuscite a esprimere voto favorevole).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Zaratti n. 9/2433/10 ?

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, io accetto la riformulazione, però francamente ritengo abbastanza bizzarro il fatto che il Governo ci chieda di cancellare il primo capoverso degli impegni, laddove si dice che si impegna il Governo a riferire in prima persona o quanto prima al Parlamento circa le coperture che saranno utilizzate per mantenere la promessa fatta dal Governo di 3,7 miliardi legati all'edilizia scolastica. Insomma, che si voglia depennare questo primo capoverso, che impegna il Governo a riferire, mi pare abbastanza bizzarro. Comunque, accettiamo la riformulazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che non insiste per la votazione.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Melilla n. 9/2433/11, con il parere contrario del Governo.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, oggi l'IRPEF, nata nelle intenzioni del legislatore come imposta sul reddito complessivo di un determinato soggetto, risulta essere nella pratica contributo che colpisce i soli redditi da pensione e da lavoro dipendente, proprio a causa dell'intervenuto fenomeno di erosione della sua base imponibile, che ha portato, a seguito di Pag. 44graduali riforme, determinate categorie reddituali ad essere sottoposte a regimi sostitutivi particolarmente e notoriamente favorevoli, redditi da capitale soprattutto, o a stimare determinati redditi tramite metodi forfettari, redditi fondiari. Con questo ordine del giorno noi cerchiamo di impegnare il Governo su una questione che io ritenevo fosse scontata e rientrasse in una cultura storica del centrosinistra, quella cioè di una riforma del sistema tributario che mantenesse l'IRPEF uno strumento principale e privilegiato di redistribuzione del reddito, facendo ricomprendere nella sua base imponibile, ai fini della determinazione dell'IRPEF, anche i redditi da capitale e da rendite finanziarie già assoggettati a regime sostitutivo ai sensi dell'articolo 44 del TUIR. Per cui io chiedo al Governo di rivedere questo orientamento negativo.

  PRESIDENTE. Ho come la sensazione che il Governo invece non intenda prendere la parola.
  Passiamo dunque ai voti
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Melilla n. 9/2433/11, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marzana...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  471   
   Votanti  470   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 166    
    Hanno votato
no  304).    

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Paglia n. 9/2433/12, con il parere contrario del Governo.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, io avrei bisogno di un chiarimento da parte del Governo rispetto a questo ordine del giorno. Forse si può anche arrivare ad una riformulazione che chiarisca meglio quella che è la richiesta ed eventualmente la renda accoglibile. Qui si tratta di questo e, nello specifico, di quello che è previsto all'articolo 23 di questo decreto. L'articolo 23 prevede, per il commissario alla spending review, la possibilità di intervenire sulle aziende speciali o istituzioni o altri enti di finanza locale, partecipati dagli enti locali, per razionalizzarli, scioglierli, accorparli eccetera.
  Sul principio si è evidentemente d'accordo; qui nessuno difende le spese inutili, sprechi e quant'altro. C’è un «però»: vi è uno specifico settore, che è quello dei servizi educativi, scolastici e socio-assistenziali, su cui, di fatto, è il Governo stesso ad avere, anche negli ultimi mesi e in questo provvedimento stesso, incentivato gli enti locali ad attivare istituzioni per gestirli. Ora, anche da parte di alcuni enti locali in cui, in presenza di questo decreto, si stanno in questo momento creando istituzioni, per esempio allo scopo di gestire servizi scolastici, vi è il timore che, nell'indeterminatezza, oggi si creino tali enti e tra tre mesi arrivi a scioglierli il commissario Cottarelli.
  Credo che questo rischio e questo dubbio andrebbe tolto, perché non trovo quella cosa che si diceva prima, che diceva prima il Viceministro Morando, all'interno di questo decreto. Quindi, anche solo limitatamente a quanto previsto all'articolo 23, chiederei di rivedere il parere e di accogliere l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Il Governo non sembra voler rivedere il parere.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paglia n. 9/2433/12.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 45
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  472   
   Votanti  467   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
 179    
    Hanno votato
no  288).    

  (La deputata Maestri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Franco Bordo n. 9/2433/13, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, accogliamo la riformulazione perché manteniamo aperto uno spiraglio, però la questione del reddito degli agricoltori è una questione importante. Signor sottosegretario, non potete, come Governo, andare in tutti i convegni a dire agli agricoltori che il problema della sostenibilità del reddito del mondo agricolo è una cosa fondamentale, e poi, con dei colpi di mano, prevedere di inserire l'IMU sui capannoni ad uso agricolo e prevedere una tassazione imprevista per chi ha investito nel mondo delle agroenergie.

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  FRANCO BORDO. Questi sono due punti che devono essere, nei prossimi mesi, rivisti e per il 2015 dovete senza dubbio tornare sui vostri passi.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Costantino n. 9/2433/14, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato. Non viene accettato ? Prego.

  CELESTE COSTANTINO. Signor Presidente, anch'io vorrei interloquire con il Governo, sperando di sortire un risultato migliore rispetto a quello dei miei colleghi, perché, sinceramente, non capiamo il motivo di questa riformulazione. L'ordine del giorno interviene su un tema che è quello del reddito minimo garantito. Noi individuiamo, evidentemente, anche delle fasce, un sostegno ai soggetti disoccupati, precariamente occupati e in cerca di prima occupazione pari a 600 euro mensili.
  Portiamo anche un esempio, facciamo una carrellata di tutti i Paesi europei che in questo momento si dotano di questo strumento prezioso contro la povertà e contro la crisi economica che sta attanagliando tanti Paesi europei e facciamo vedere come l'Italia, di fatto, e la Grecia siano gli unici Paesi che ancora non hanno delle forme di reddito minimo garantito.
  Tra l'altro, noi sottolineiamo come lo stesso Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e il MoVimento 5 Stelle, in questa legislatura, abbiano depositato proposte di legge che vanno in questo senso. Ma, al di là di tutta questa mia premessa, non capiamo la formulazione, perché quella che noi individuiamo alla fine del nostro ordine del giorno, quindi l'impegno che noi chiediamo al Governo, è una formulazione di una risoluzione europea del 2010 che è stata votata all'unanimità in questo Parlamento.
  Quindi, non capiamo perché, oggi, il Governo non accetti la dicitura che apportiamo all'intero dell'ordine del giorno, ma, invece, proponga una formulazione diversa. Se il Governo ha voglia di rispondere, altrimenti chiediamo di porre in votazione l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Costantino n. 9/2433/14, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Approfitto per precisare che i colleghi possono intervenire per dire che accettano, o non accettano le riformulazioni e, nel caso in cui non le accettino, intervenire Pag. 46per dichiarazione di voto. L'interlocuzione con il Governo è sempre legittima, ma il Governo non è tenuto a reintervenire dopo gli interventi dei colleghi.
  Mura, Cicu, Rotta, Brescia, Morassut...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  476   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato
 169    
    Hanno votato
no  307).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcon n. 9/2433/15, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli... la Presidenza ricambia il saluto...anche dal Governo ci sono problemi per il voto...Amici, Tinagli, Tidei... Abbiamo tutti esercitato il diritto di voto ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  486   
   Votanti  392   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
  80    
    Hanno votato
no  312).    

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione e non insistano per la votazione dell'ordine del giorno Placido n. 9/2433/16, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  ANTONIO PLACIDO. Va bene, la prossima sessione di bilancio.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Palazzotto n. 9/2433/17, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, devo dire che mi ritengo sorpreso del parere negativo espresso...

  PRESIDENTE. Mi perdoni un istante, onorevole Palazzotto, colleghi allora ? Per favore.

  ERASMO PALAZZOTTO. Mi ritengo sorpreso del parere negativo a questo ordine del giorno, perché in realtà interveniamo su una preoccupazione ovvero che le coperture, trovate all'articolo 20, nello specifico ai commi 1 e 5, che prevedono che le società, a totale partecipazione diretta o indiretta dello Stato, vengano attuate attraverso politiche di spending review, non intervengano direttamente sui livelli occupazionali di quella società, magari andando ad incrinare asset strategici o licenziando giovani preparati che hanno dei contratti di inserimento, cosa che ci risulta stia accadendo in molte aziende di Stato, prima di essere intervenuti, invece, attraverso una riduzione di politica di spending review che vada a colpire, per esempio, consulenze milionarie che vengono attribuite, molto spesso, da questa società ad ex dirigenti che vanno in pensione e che rientrano dalla finestra dopo essere usciti con buonuscite sostanziose dalla porta.
  Ci sembra che, invece, questa politica sposi la filosofia che questo Governo ha messo in campo fino ad ora e punti a ridurre degli sprechi e dei privilegi insopportabili senza che a pagare il costo di questo decreto siano le nuove generazioni e sopratutto asset strategici fondamentali per il nostro Paese.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palazzotto n. 9/2433/17, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 47

  Monaco, Santerini, Tidei, Boccadutri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  488   
   Votanti  485   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato
 162    
    Hanno votato
no  323).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Ferrara n. 9/2433/18, Lavagno n. 9/2433/19 e Porta n. 9/2433/20, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Oliverio n. 9/2433/21, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Lodolini n. 9/2433/22 e Mura n. 9/2433/23, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Fitzgerald Nissoli n. 9/2433/24, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  MARIO CARUSO. Signor Presidente, va bene, però chiedo che venga aggiunto che gli introiti rimangono presso le sedi.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, lei non può chiedere che venga aggiunto qualcosa: la riformulazione la propone il Governo al presentatore e il presentatore o l'accoglie o non l'accoglie.

  MARIO CARUSO. Va bene, va bene, con l'occasione vedo se c’è questa possibilità.

  PRESIDENTE. Quindi la riformulazione è accolta ? Va bene.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rosato n. 9/2433/25, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/2433/26, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/2433/26, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Monaco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  480   
   Votanti  444   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 148    
    Hanno votato
no  296).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/2433/27, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/2433/27, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Valente.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  481   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato
  61    
    Hanno votato
no  420).    

Pag. 48

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Guidesi n. 9/2433/28, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Borghesi n. 9/2433/29 e Busin n. 9/2433/30, sui quali il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/2433/31, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/2433/31, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  444   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 149    
    Hanno votato
no  295).    

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/2433/32, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caon n. 9/2433/33, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caon n. 9/2433/33, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cinzia Fontana, Bonifazi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  478   
   Votanti  473   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 179    
    Hanno votato
no  294).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Prataviera n. 9/2433/34, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Prataviera n. 9/2433/34 con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori ? Ricciatti ? Polverini ? Lenzi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  485   
   Votanti  449   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato
 154    
    Hanno votato
no  295).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/2433/35, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/2433/35, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello ? Valente ? Gregori ? Fabbri ? Spadoni ?
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 49
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  484   
   Votanti  447   
   Astenuti   37   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato
 154    
    Hanno votato
no  293).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2433/36, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2433/36, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mura ? Gregori ? Monaco ? Burtone ? Provate a votare, non a sbloccare la postazione: quando vi si chiama, gli uffici provano a sbloccare la postazione, voi provate col tasto. Anche senza salutare, io vi vedo. Onorevole Mura, provi a votare. In questo caso, poi arrivano i tecnici. Se invece salutate la Presidenza, il tecnico non arriva. Eccolo qua. Aiutiamo anche l'onorevole Monaco, che ha problemi. Perfetto, ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  489   
   Votanti  395   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
  95    
    Hanno votato
no  300).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2433/37, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2433/37, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  Prego il tecnico di rimanere in zona.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere è favorevole !

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, c’è stato un errore. Noi avevamo segnato contrario, quindi evidentemente non solo il Presidente, ma anche gli uffici, quindi forse c’è stato un errore.
  Revoco la votazione. Il Governo ci dice che il parere è favorevole sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2433/37. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2433/37, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marcolin n. 9/2433/38, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/2433/38, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cicu ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  487   
   Votanti  361   
   Astenuti  126   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
  63    
    Hanno votato
no  298).    

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Molteni n. 9/2433/39 con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.Pag. 50
  Comunico che, in effetti, in sede di parere, il Governo aveva dato parere contrario sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2433/37, quindi era stato un errore di comunicazione, ma non della Presidenza.
  Passiamo all'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2433/40. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2433/40, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bossi n. 9/2433/41, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2433/42 e Vitelli n. 9/2433/43, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Sottanelli n. 9/2433/44 e Vignali n. 972433/45 accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Ottobre n. 9/2433/46 e Alfreider n. 972433/47 con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Gebhard n. 9/2433/48, formulato dal Governo.

  RENATE GEBHARD. Date le rassicurazioni del Viceministro, ritiro l'ordine del giorno n. 9/2433/48 a mia prima firma.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Plangger n. 9/2433/49, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garofalo n. 9/2433/50, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Faenzi n. 9/2433/51, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Sandra Savino n. 9/2433/52, accolto dal Governo come raccomandazione.

  SANDRA SAVINO. Signor Presidente, insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sandra Savino n. 9/2433/52, a questo punto con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino... Colletti... Carra... Costantino... provi a votare... Pagano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  494   
   Votanti  487   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato
  70    
    Hanno votato
no  417).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Latronico n. 9/2433/53, Lombardi n. 9/2433/54 e Bechis n. 9/2433/55, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Pelillo n. 9/2433/56 e Baroni n. 9/2433/57, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ruocco n. 9/2433/58, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Pesco n. 9/2433/59, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

Pag. 51

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, siamo alle solite, in pratica viene fatta una riformulazione che, secondo noi, è iniqua perché non abbiamo nessuna garanzia che effettivamente quanto indicato dalla riformulazione del Governo possa effettivamente essere un vero aiuto alle persone in difficoltà, soprattutto perché non ha usato l'espressione «tutti i cittadini». Noi abbiamo assolutamente bisogno che tutti i cittadini attualmente in stato di povertà abbiano la necessità... Sappiamo che hanno l'esigenza di ricevere un aiuto da parte dello Stato per quanto riguarda il proprio reddito. Non aver utilizzato l'espressione «tutti i cittadini» secondo noi è veramente una riduzione che non possiamo accettare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pesco n. 9/2433/59, con il parere contrario del Governo, a questo punto.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brandolin... Polidori...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  490   
   Votanti  484   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato
 185    
    Hanno votato
no  299).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cancelleri n. 9/2433/60, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Amoddio... è nota la sua opposizione laica, onorevole Bianconi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  489   
   Votanti  484   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato
 154    
    Hanno votato
no  330).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Barbanti n. 9/2433/61, Pisano n. 9/2433/62 e Alberti n. 9/2433/63, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Villarosa n. 9/2433/64, con il parere contrario del Governo.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, durante l'espressione del parere, il Governo non ha dato una motivazione: mi ha detto «no», ma non mi ha dato proprio la motivazione del «no». Allora, io vi leggo semplicemente l'impegno. In un Paese come il nostro, l'Italia, che spicca, soprattutto all'estero, nel settore turistico e nel settore agricolo, visto che in questo decreto è stata introdotta l'IMU sui terreni agricoli nelle zone collinari e montane – quindi, anche a rischio di abbandono –, noi chiedevamo semplicemente di prevedere, di valutare e assumere iniziative «volte a prevedere una maggiore riduzione delle imposte a carico di coltivatori diretti e micro, piccole e medie imprese del settore agricolo»... È un nostro settore fondamentale, principale: in questo decreto si mette l'IMU agricola, ma non vedo la motivazione. Se mi potrebbe...se può spiegarmi...

  PRESIDENTE. Se mi potesse !

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Se può spiegarmi... mi sono corretto da solo, Presidente, non c’è bisogno che mi corregge lei.

Pag. 52

  PRESIDENTE. Si, va bene.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Mi sono corretto immediatamente da solo, non c’è bisogno che mi corregge lei. Posso sapere la motivazione del Governo ?

  PRESIDENTE. Il Governo intende rispondere ? Prego.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la risposta sta nelle ultime tre righe. Si ipotizza di fare tutto ciò, e quel tutto ciò andrebbe benissimo, solo che si ipotizza di fare tutto ciò ulteriormente aumentando la pressione fiscale IRAP, in particolare, su banche e assicurazioni. Non posso essere consenziente, questo non è parte del programma. Mi consentirà, onorevole Villarosa, quando ho valutato l'ordine del giorno, ho valutato un ordine del giorno con questa indicazione operativa: sgravate le piccole imprese, aggravando ulteriormente banche e assicurazioni che hanno già una aliquota molto più elevata. Se lei lo toglie, è chiaro che non posso che essere favorevole alla prima parte del testo.

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, prego.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, se viene accettato va bene, anche perché non era un impegno: era «a valutare anche l'opportunità di aumentare». Quindi, per me va anche bene cancellare l'ultima parte dell'ordine del giorno, se viene accolto e viene votato favorevolmente. Senza la seconda parte va bene, accetto.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, giacché la riformulazione la fa il Governo al proponente, per chiarezza, onorevole Villarosa, il Governo proponga la riformulazione così come vi siete accordati, diciamo, in questa fase interlocutoria. Dopo di che, se l'onorevole Villarosa dice che va bene, lo consideriamo accolto; diversamente, lo poniamo in votazione, ricordando che originariamente il parere era contrario.
  Prego sottosegretario.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, certamente il parere era contrario perché erano presenti le ultime tre righe del testo: «anche valutando l'opportunità di aumentare l'imposizione fiscale per le banche e le assicurazioni». Se il deputato Villarosa accetta di togliere queste ultime tre righe, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa ?

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Accetto.

  PRESIDENTE. Tutto è bene ciò che finisce bene. Prendo, dunque, atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Villarosa n. 9/2433/64, con il parere favorevole del Governo purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Castelli n. 9/2433/65, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Castelli n. 9/2433/65, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico, Artini, Locatelli. Ci siamo ? Villarosa, Nesci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  488   
   Votanti  484   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato
 184    
    Hanno votato
no  300).    

Pag. 53

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cariello n. 9/2433/66, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cariello n. 9/2433/66, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni, Latronico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  487   
   Votanti  423   
   Astenuti   64   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  299).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato di non essere riuscita a votare a favore).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Nuti n. 9/2433/67, accettato dal Governo, purché riformulato.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo se può ripetere la riformulazione, gentilmente.

  PRESIDENTE. Se il sottosegretario può ripetere la riformulazione dell'ordine del giorno Nuti n. 9/2433/67, grazie...

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la riformulazione è molto semplice, si tratta di inserire le parole: «a valutare l'opportunità di proporre iniziative legislative volte a». Perché il Governo non può prendere iniziative dirette su competenze degli organi costituzionali, quale è quella di cui qui si sta parlando.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nuti n. 9/2433/67, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Onorevole D'Ambrosio, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2433/68, accettato dal Governo ?

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, vorrei comunque metterlo in votazione perché questo ordine del giorno, già presentato a suo tempo come emendamento soppressivo e, poi, come modifica dell'articolo 41-bis, parla di una cosa della quale vorrei comunque interessare l'Aula e cioè delle ultime tre province approvate in ordine di tempo. Ricordiamo che qualche mese fa, quest'Aula si vantava di avere in qualche modo cancellato le province. Ebbene in questo decreto IRPEF ridiamo ancora milioni di euro per quelle che sono state le ultime tre province e cioè Monza-Brianza, Fermo e Barletta-Andria-Trani. Nello specifico stiamo dando quasi 40 milioni di euro che erano spettanti nei fondi speciali di queste province, però sin dagli anni Novanta, quando queste province sono state create e allora questo ordine del giorno impegna il Governo, entro 60 giorni, a presentare una relazione scritta su quelli che sono stati i fondi da allora destinati che vengono continuamente prorogati, che questa volta, ancora una volta, nonostante l'abolizione delle province, sono stati prorogati e non si capisce per cosa. Infatti, del resto, come diceva il relatore stesso, presidente di gruppo della maggioranza, all'interno della Commissione affari costituzionali, all'interno dell'articolo 41-bis potrebbe esserci anche il possibile fattore di incostituzionalità di questo decreto-legge, perché vorrei che il Governo e la maggioranza ci dimostrassero che questi soldi sono soldi destinati alle imprese e ai cittadini e non alle province, perché se sono soldi destinati alle province logicamente fuoriusciamo da quella che è la specifica materia di questo decreto-legge. Allora visto che comunque il presidente di gruppo nella Commissione affari costituzionali del PD Pag. 54diceva di avere carte che attestavano che questi soldi erano destinati alle imprese e ai cittadini, ma queste carte non le abbiamo viste, adesso aspettiamo, entro 60 giorni, che la relazione del Governo ci mostri che questi soldi realmente sono destinati alle imprese e ai cittadini e non a delle province morenti, ancora una volta facendo finta di averle cancellate.

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, alla fine non ho capito, noi andiamo oltre o lei insiste per la votazione ? Bene, prendo atto che l'onorevole D'Ambrosio insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2433/68.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/2433/68, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Bratti, Marroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  484   
   Votanti  472   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 449    
    Hanno votato
no   23).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zolezzi n. 9/2433/69, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Artini n. 9/2433/70, non accettato dal Governo.

  MASSIMO ARTINI. Sì, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Artini, ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, questa volta, su questo argomento, dispiace vedere che il Governo non accetti quest'ordine del giorno. In particolare, su cosa verteva quest'ordine del giorno ? Sulla possibilità di attuare finalmente, con un atto di indirizzo, anche se solamente un ordine del giorno, quelli che sono stati gli esiti dell'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma, ovvero con la sua approvazione – e lo ricordo, Presidente, a tutti i colleghi del Partito Democratico – in Assemblea da parte di tutti voi. Quell'esito andava in particolare ad indicare la necessità di un risparmio drastico sul progetto F-35. L'ordine del giorno andava proprio in questa direzione: canalizzava i risparmi, che in questo decreto sono previsti all'articolo 8, comma 11, di circa 400 milioni di euro in tre anni, solo ed esclusivamente, o comunque nella maggior parte, su quel progetto. Il Governo è stato sordo a quest'ordine del giorno e io spero che i colleghi del Partito Democratico, per coscienza, secondo quanto hanno deciso all'unanimità nella loro assemblea, procedano con una votazione favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il sostegno del gruppo Sinistra Ecologia Libertà a quest'ordine del giorno. Approfitto anche per invitare la Ministra Pinotti a venire in Aula a riferire sull'informativa chiesta due mesi fa. La Ministra Pinotti ha detto che non è in un bar che si può decidere la riduzione degli F-35. Il Parlamento è la sede più opportuna, quindi invitiamo la Ministra, che due mesi fa ha dato la disponibilità a venire in Parlamento a riferire su questa informativa, a farlo e di non fuggire dal confronto con i deputati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scanu. Ne ha facoltà.

Pag. 55

  GIAN PIERO SCANU. Signor Presidente, senza volere entrare nel merito delle buone ragioni – e lo dico con convinzione –, che hanno informato la stesura dell'ordine del giorno che ha come primo firmatario il collega Artini, vorrei considerare che il Governo ha già espresso parere favorevole ad un ordine del giorno, a firma Zanin, Carlo Galli ed altri, con il quale si impegna il Governo a sottoporre lo schema del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri indicato in premessa al parere delle competenti Commissioni prima che venga emanato. Questo significa che le Commissioni della Camera e del Senato potranno, vorranno e dovranno esprimere il loro parere conformemente a quanto indicato nell'indagine conoscitiva che il collega Artini ha appena ricordato. Quindi, tutto secondo il disposto dell'articolo 4 della legge di riforma n. 244 del 2012. Siamo assolutamente coerenti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Artini n. 9/2433/70, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  476   
   Votanti  474   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato
 192    
    Hanno votato
no  282).    

  (La deputata Covello ha segnalato di non essere riuscita a esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Scagliusi n. 9/2433/71, sul quale vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/2433/72, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/2433/72, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Locatelli, Colonnese, Lavagno, Nicchi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  467   
   Votanti  461   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 179    
    Hanno votato
no  282).    

  (La deputata Di Salvo ha segnalato di non essere riuscita a esprimere voto favorevole).

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno D'Uva n. 9/2433/73, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, intanto voglio ringraziarla in generale per il fatto che ogni tanto ci corregge quando noi sbagliamo a parlare: devo dire che dopo un anno proviamo ancora una fortissima emozione a parlare in quest'Aula, quindi ci deve scusare. Allo stesso modo il mio collega Gallo voleva intervenire poco fa per l'ordine del giorno, ma non l'ha visto: questo ci dispiace. Sicuramente posso dire che quello che può allentare la tensione in quest'Aula potrebbe essere un suo contributo: ad esempio, sappiamo che ha un grandissimo talento con le imitazioni, qualche volta potrebbe presiedere imitando.

Pag. 56

  PRESIDENTE. Proceda sull'intervento, per favore.

  FRANCESCO D'UVA. Presidente, questo ordine del giorno chiede di stanziare alcuni fondi relativi ai tagli che sono all'articolo 8, quindi alla difesa, per la formazione di nuovi medici. Noi sappiamo che molto spesso qui davanti a Montecitorio dei ragazzi in camice bianco... Non sono dei macellai, ma anche se lo fossero non sarebbe un problema. Sto parlando di ragazzi: sono dei neolaureati in medicina, che molto spesso vengono a protestare per il fatto che non ci sono sufficienti borse di specializzazione. È notizia di ieri, va detto, che il Presidente del Consiglio stanzierà ulteriori borse, e di questo siamo felici; chiaramente non avendo le carte ancora, perché non sono arrivate, mi sono permesso di fare quest'ordine del giorno, e chiedere che il Governo possa in qualche modo prendere in considerazione di stanziare... Io ho scritto «interamente», ma se il Governo vuole propormi una riformulazione, e stanziare soltanto in parte i fondi di cui al taglio dell'articolo 8 per la formazione di nuovi medici, noi saremmo grati di quest'azione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Per chiarezza, onorevole D'Uva: l'onorevole Gallo ha chiesto la parola a votazione già aperta, e poi mi ha fatto correttamente segno che intendeva rinunciare, quindi non ho interrotto la votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia a questo ordine del giorno, perché con favore anche il gruppo di Forza Italia accoglie questo annuncio (ancora non abbiamo pubblicato niente) da parte del Presidente del Consiglio, che l'altro giorno in Consiglio dei Ministri ha integrato da 3.500, secondo le indiscrezioni, a 5.000 le borse di studio. Ma le necessità sono per 9.000 candidati, quindi 9.000 potenziali concorrenti che possono tranquillamente aspirare acché ci sia l'acquisizione del corso di formazione specialistica in maniera essenziale. Quindi mi sembra abbastanza pertinente ed opportuno che il Governo aderisca a questo impegno previsto dall'ordine del giorno, perché si tratta solo nella misura in cui ci sia reperimento di ulteriori risorse così come descritte, di destinarle all'integrazione del fondo per le borse di studio. Se poi le risorse non ci saranno non succederà nulla, quindi è incomprensibile perché mai c’è questo parere contrario da parte del Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, anche noi annunciamo il voto a favore del nostro gruppo. Siamo consapevoli anche noi del provvedimento annunciato dal Governo, che salutiamo con grande favore, e che ha permesso di portare a 5.000, dovrebbe permettere di portare a 5.000 il numero delle borse per la formazione specialistica dei medici. E tuttavia, proprio perché siamo consapevoli anche dell'insufficienza di questo numero, e d'altronde non abbiamo ancora di fronte nemmeno una certezza di iscritti al riguardo, riteniamo opportuno, pur considerando questo ordine del giorno in parte anche demagogico, non far mancare il nostro voto a favore per quanto riguarda l'avvenire dei giovani medici.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crimì. Ne ha facoltà.

  FILIPPO CRIMÌ. Signor Presidente, vorrei far presente all'Aula che con il decreto-legge pubblica amministrazione all'articolo 26 sono già stati stanziati 50 milioni di euro per portare le borse di studio da 3.500 a 5.000. Quindi direi che l'emergenza è stata tamponata e risolta, e non vedo perché ci sia la necessità di votare un ordine del giorno che prevede all'incirca le stesse cose.Pag. 57
  Mi permetto di sottolineare anche che alcune forze della maggioranza che hanno Ministri che in Consiglio dei ministri hanno approvato questo provvedimento, in questo momento non sostengono il fatto di rigettare questo ordine del giorno che alla fine non fa altro che ripetere quello che già è stato deciso all'interno del Consiglio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, anche per segnalare il voto favorevole all'ordine del giorno di Sinistra Ecologia Libertà; un tema che noi abbiamo sollevato con coerenza, è un passo in avanti importante e chiediamo al Governo di assumerlo con coerenza fino in fondo e in modo completo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabrò. Ne ha facoltà.

  RAFFAELE CALABRÒ. Signor Presidente, noi ci troviamo ormai da 2 anni in una situazione che a fronte degli 8 mila laureati in medicina abbiamo avuto un numero di borse di studio di specializzazione che sono passate da 5 mila a 4.500, a 3.600 per il prossimo anno. Nel provvedimento «pubblica amministrazione» che è stato varato nell'ultimo Consiglio dei ministri si ipotizza che queste possano arrivare a 5 mila, cioè ritornare ai dati precedenti delle borse di studio per specializzandi.
  Noi vogliamo esprimere voto favorevole all'ordine del giorno che è stato presentato ma vorremmo invitare in qualche modo il Governo a fare una riflessione per poter ragionare sull'entità delle possibilità delle borse di studio. L'ordine del giorno parla di un numero di borse di studio che probabilmente non è possibile coprire allo stato attuale. Ma io credo che se il Governo guardasse con attenzione a quali sono le esigenze potrebbe chiedere una riformulazione dell'ordine del giorno in maniera tale che, con una riformulazione di livello di spesa, si possa ritornare almeno alle 5 mila borse di studio che ci sono state precedentemente nella storia delle scuole di specializzazione.
  Se non c’è riformulazione da parte del Governo noi comunque votiamo a favore dell'ordine del giorno.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, io ho dato parere contrario a questo ordine del giorno leggendo quello che c’è scritto nella parte impegnativa. Nella parte impegnativa, qui sta scritto chiaramente di prendere le risorse recate dall'articolo 8 e dedicarle interamente a realizzare questo intervento per i medici specializzandi.
  Se mi si presenta un ordine del giorno che elimina questa prima parte del testo, cioè mi dice che non è vero che questo impegno a favore dei medici specializzandi si realizza impegnando a questo scopo le risorse recate dall'articolo 8 ovviamente il mio parere sarà favorevole; tanto è favorevole che in parte il tema è già stato affrontato, come alcuni hanno osservato, in questo dibattito in altro testo.
  Ma vorrei far notare a tutti colleghi che se prendiamo sul serio questo ordine del giorno questo significa che se il Governo dice si e la Camera lo vota viene scoperto per la cifra relativa all'articolo 8 il bonus per i lavoratori dipendenti. Vogliamo fare questo ? Impegniamo il Governo a realizzare questa operazione ? Io non credo che i proponenti vogliano fare questo. I proponenti vogliono risolvere il problema dei medici specializzandi.
  Se fate una riformulazione che elimina completamente la prima parte di questo impegno al Governo, ovviamente il Governo darà parere favorevole. Ma se la lasciate il Governo non può dire che si usano le risorse oggi recate a copertura del Pag. 58bonus per i lavoratori per un altro scopo, per la ragione ovvia che la legge lo fissa destinato a questo scopo.

  PRESIDENTE. Quindi, sottosegretario Morando lei propone un parere favorevole con la riformulazione che ha appena esplicitato e cioè in relazione alle coperture. Sbaglio ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esattamente.

  PRESIDENTE. A questo punto sento il presentatore. Prego onorevole D'Uva.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, guardi non ci sono problemi per noi per la copertura. L'ho anche detto e lo ripeto: se il Governo vuole proporre una riformulazione per un'altra copertura per noi non ci sono problemi.

  PRESIDENTE. Onorevole D'Uva, il Governo gliel'ha proposta.

  FRANCESCO D'UVA. Accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Busto n. 9/2433/74, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, si può riascoltare la riformulazione ?

  PRESIDENTE. Prego sottosegretario, se può ripetere.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la proposta era di togliere il primo capoverso dell'impegno al Governo, lasciando invece il secondo, che il Governo accoglie pienamente, così com’è.

  PRESIDENTE. Vuole intervenire o procediamo con il voto ? Non accetta la riformulazione, questo è evidente.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, non accettiamo la riformulazione e intervengo. Questo ordine del giorno in sostanza ricalca l'ordine del giorno n. 9/2433/72, a mia prima firma e conosciamo tutti quanto sia serio il tema dell'edilizia scolastica, l'emergenza in centinaia di istituti del Paese e i rischi per gli studenti. Secondo le consultazioni online svolte tra i genitori dell'associazione Cittadinanzattiva, la sicurezza dei propri figli è la prima preoccupazione delle famiglie. In questa legislatura la Commissione cultura, con l'accordo e contributo di tutte le forze politiche, ha condotto una cospicua indagine conoscitiva sull'edilizia scolastica. Il MoVimento 5 Stelle ha introdotto finalmente nell'ordinamento la possibilità per i cittadini di donare il proprio 8 per mille per l'edilizia scolastica in dichiarazione dei redditi; il precedente Governo, per l'utilizzo delle risorse ha messo in campo i sindaci e i presidenti di provincia, ha deciso di dare a questi soggetti il ruolo di commissario di Governo per spendere i soldi dell'edilizia scolastica per la messa in sicurezza degli edifici allocati nel territorio di loro competenza, ma ciò che è grave e che affermiamo in questo ordine del giorno è che la concessione di poteri derogatori, rispetto alle norme dettate a tutela della trasparenza e della regolarità dell'espletamento delle procedure degli appalti pubblici, è una funzione derogatoria esagerata, soprattutto per quanto riguarda l'articolo 48, comma 1 e comma 1-bis del codice degli appalti. In sostanza, la deroga introdotta cosa prevede ? Prevede che non esiste più la necessità di riscontrare la sussistenza dei requisiti di capacità economico-finanziaria e tecnico-organizzativa nei soggetti aggiudicatari dell'appalto. Cioè, in poche parole, se noi abbiamo un'azienda che si costituisce un paio di settimane prima, partecipa al bando dell'edilizia scolastica e non ha strutture, non ha professionalità, può aggiudicarsi l'appalto. Questo non rende più veloce la procedura – come vorrebbe il Premier Renzi – sull'edilizia scolastica, non rende più veloce questa procedura ma in realtà la può rallentare, se l'azienda non è in Pag. 59sostanza adeguatamente pronta. Allora, quello che noi pensiamo sia grave è che, in un'epoca in cui abbiamo visto gli scandali del MOSE, gli scandali dell'EXPO, ci accorgiamo che, se si abbassano i controlli, la corruzione è dietro l'angolo. Non possiamo credere che il Presidente del Consiglio Renzi prenda sotto gamba un aspetto così delicato. Chiediamo quindi che, dal prossimo provvedimento normativo utile, si ristabiliscano adeguati sistemi di controllo sugli aggiudicatari di opere pubbliche di tale rilevanza sociale, quali sono quelle connesse all'edilizia scolastica, e si cancelli la deroga all'articolo 48 del codice degli appalti. Renzi dimostrerà di fare una vera battaglia contro la corruzione e non solo una sequela di spot mediatici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. A questo punto deduco che non ci sia l'accoglimento della riformulazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busto n. 9/2433/74, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  472   
   Votanti  466   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
 179    
    Hanno votato
no  287).    

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno De Rosa n. 9/2433/75, con il parere contrario del Governo.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, volevo chiedere al sottosegretario la motivazione del parere contrario che prima non ha dato, più che altro perché qui stiamo parlando di un ordine del giorno che chiede praticamente la revoca dei contratti alle aziende che si sono trovate in ambiti di corruzione.
  Siamo in un momento in cui parliamo di Mose ed Expo; chiedere di applicare una norma del genere, che tra l'altro mi sembra già in parte contenuta nelle norme che abbiamo, mi sembra condivisibile. In più, abbiamo chiesto di inibire la partecipazione di queste società dagli appalti pubblici per un periodo non inferiore ai dieci anni.
  Ecco, chiedo al sottosegretario una motivazione. Che eventualmente vi sarebbe stata una riformulazione me l'aspettavo, ma non addirittura un parere contrario.

  PRESIDENTE. Sottosegretario ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Molto semplicemente, qui c’è una proposta di soluzione di questo problema. Nel decreto-legge che sarà pubblicato tra qualche giorno in tema di pubblica amministrazione ci sarà una soluzione di cui il Presidente del Consiglio ha parlato a più riprese a questo proposito nei giorni scorsi ed è quella che non prevede di bloccare le operazioni di costruzione delle opere relative, quando si determinano i casi di cui stiamo parlando, ma di adottare un complesso di procedure non altrettanto, ma più garantiste di quelle già proposte.
  Il parere contrario è motivato semplicemente dal fatto che la soluzione alla quale pensiamo di questo problema è diversa da quella qui proposta (Commenti del deputato Bianconi).

  PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, per favore. Onorevole Bianconi la richiamo.
  Onorevole De Rosa ?

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, giusto per replicare al sottosegretario...

  PRESIDENTE. Onorevole De Rosa, abbia pazienza: qui non possiamo fare un Pag. 60dibattito tra lei e il sottosegretario. Lei è intervenuto in dichiarazione di voto, approfittando per chiedere un chiarimento. Il sottosegretario si è alzato e ha dato il chiarimento. Io a questo punto pongo in votazione il suo ordine del giorno con il parere contrario del Governo perché il sottosegretario non ha cambiato parere.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Rosa 9/2433/75, con il parere contrario del Governo
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Ginoble...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  472   
   Votanti  471   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 182    
    Hanno votato
no  289).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Currò n. 9/2433/76, non accettato dal Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Currò 9/2433/76, con il parere contrario del Governo
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marchi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  475   
   Votanti  469   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
 173    
    Hanno votato
no  296).    

  (Il deputato Fiorio ha segnalato di non essere riuscito a esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno D'Incà n. 9/2433/77, accettato dal Governo, purché riformulato.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, gentilmente chiedo al sottosegretario Morando se può ripetere la riformulazione.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Morando, prego.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere è favorevole se si sopprime l'inciso: «già nel periodo di imposta in corso» poiché nel periodo di imposta in corso è risultato materialmente impossibile.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno D'Incà n. 9/2433/77, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caso n. 9/2433/78, non accettato dal Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caso n. 9/2433/78, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Stefano, Colonnese...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  477   
   Votanti  472   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 182    
    Hanno votato
no  290).    

Pag. 61

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Sorial n. 9/2433/79, non accettato dal Governo.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, mi rivolgo direttamente al sottosegretario e chiedo di seguire un attimo il ragionamento. Magari mi sbaglio, ma con il suo aiuto capiamo insieme questo ordine del giorno.
  È già previsto nel decreto, al comma 5 dell'articolo 20, il collegamento tra i compensi e per l'appunto il risultato ottenuto dai dirigenti per una somma, per una percentuale, del 30 per cento, dei compensi variabili. È già all'interno del decreto. Quello che noi chiediamo con questo ordine del giorno è che questo venga fatto anche ai compensi fissi. Se lei mi dice di togliere la parola fissi, mi sta chiedendo una cosa che avete già fatto nel decreto, quindi viene meno il ragionamento dell'ordine del giorno. Io dico: manteniamo questa cosa, dato che va incontro all'obiettivo di un generale contenimento di spesa nell'ambito delle società a totale partecipazione diretta. Manteniamo la parola fissi e poi, suvvia, sappiamo che è un ordine del giorno e, quindi, non penso che crei nessun problema, insomma.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario intende prendere la parola ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se noi dobbiamo legare la remunerazione dei dirigenti a obiettivi di risultato, naturalmente lo facciamo con riferimento alla componente variabile di questi emolumenti. Se noi lo facciamo in relazione alle ipotesi di retribuzione fissa, naturalmente ci avviamo dentro una procedura che è assolutamente sconosciuta. Credevo che fosse una intenzione di confermare e rendere più esplicito con un discorso, come è l'ordine del giorno a differenza della norma già contenuta nel decreto, questo intendimento. Se invece si intende effettivamente che in rapporto ai risultati negativi io non intervengo per esempio togliendo la funzione dirigente, ma riducendo la componente fissa della remunerazione, ebbene allora il Governo su questa parte non è d'accordo.

  PRESIDENTE. Onorevole Sorial, prego.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, brevemente: sono amministratori delegati di società a partecipazione diretta dello Stato e a controllo diretto dello Stato, che sono persone che ad oggi in Italia sappiamo benissimo quanto guadagnano e, se lavorassero un po’ di più in funzione dei risultati ottenuti, sarebbero comparati a qualsiasi altro dirigente di altre società, come succede nel resto d'Europa e nel resto del mondo. Quindi, è una cosa che è conosciuta e può essere applicata. Se non viene accettato questo metodo di lavorare, mettiamolo noi voti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sorial n. 9/2433/79, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  473   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 149    
    Hanno votato
no  324).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/2433/80, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

Pag. 62

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, in pratica l'articolo 8 del testo del decreto dispone obiettivi di spesa pubblica, di riduzione della spesa pubblica. E non si va a ridurre la spesa pubblica sulle mense e sui servizi scolastici ! Andiamo ancora a tagliare sulla scuola pubblica. Noi siamo stufi, non sopportiamo più questi tagli di spesa. Vogliamo che la scuola pubblica sia tutelata e non si vada a tagliare sulle mense e sul mangiare dei nostri nipoti e figli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/2433/80, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mura, Segoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  467   
   Votanti  462   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
 170    
    Hanno votato
no  292).    

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Lupo n. 9/2433/81, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, io chiedo scusa al Governo per questo ordine del giorno, però il mio problema è tecnico, nel senso che verso l'Expo sono già stati dati circa 10 milioni di euro, giusto ? E materialmente si è visto in che condizioni ci siamo trovati.
  Nell'andare a dare ulteriormente 4,8 milioni di euro in una condizione non controllata come questa, per fare, sì, promozione nel settore agroalimentare, dovete, però, considerare che il MIPAAF, a prescindere, deve fare questo tipo di azione, e non vi è bisogno di andare a dare ulteriori soldi in questa direzione. Per questo, chiedo, possibilmente, che si riveda questa posizione, che il Governo ci rifletta, perché, in un momento in cui facciamo spending review, dobbiamo tagliare gli enti di ricerca, dobbiamo razionalizzare le spese, continuiamo a dare soldi nella direzione sbagliata. Quindi, la mia è semplicemente una precisazione e non comprendo perché il Governo non l'abbia accettata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lupo n. 9/2433/81, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Se rimaniamo al posto, le votazioni le facciamo presto. Ricordo che poi abbiamo all'ordine del giorno le questioni pregiudiziali; quindi, è opportuno procedere con una certa velocità. Crimi, Stumpo, Artini, Pizzolante, Zardini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  471   
   Votanti  465   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 100    
    Hanno votato
no  365).    

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Brescia n. 9/2433/82, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, intervengo velocemente, perché mi sono impegnato in prima persona a chiudere i lavori quanto prima. Prendo la parola solo per evidenziare che questo ordine del giorno, praticamente, vuole Pag. 63semplicemente velocizzare i lavori su una decisione che il Governo ha preso, di fatto, copiando una nostra proposta di legge. Quindi, per una volta, ci troviamo d'accordo su un tema.
  Qual è il tema ? È quello di sopprimere l'obbligo di pubblicazione sui quotidiani dei bandi pubblici, ovviamente prevedendo, per una questione di trasparenza, una pubblicazione telematica degli stessi. Questa operazione comporterebbe un risparmio di fondi pubblici per circa 75 milioni di euro. Ora, durante la campagna elettorale il Governo Renzi aveva annunciato di fare questa azione; subito dopo la campagna elettorale, con un emendamento al Senato su questo provvedimento, si è spostato l'effetto di questa azione al 1o gennaio 2016, vanificando, di fatto, questa intenzione.
  Noi, con questo ordine del giorno, chiediamo semplicemente che nei prossimi provvedimenti si prevedano delle misure per anticipare questo termine; quindi, non più il 2016, ma il prima possibile. Forse faccio un appello vano al Governo e a quest'Aula, però potremmo prendere una decisione: accogliere questo ordine del giorno e prevedere, in un prossimo provvedimento del Governo stesso, una maggiore velocità su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, come dice il collega Brescia, non vorremmo che questo veramente fosse stato un mero spot del Presidente Renzi, perché ha deciso, per una volta, di seguire una traccia proprio chiara, precisa, quella che era scritta nella proposta di legge Brescia n. 1990 e nella proposta di legge Gallo n. 2061. Era una norma obsoleta ! Tra l'altro, oltre ad essere una norma che pagano le amministrazioni, e quindi le amministrazioni sono costrette a pagare pubblicità di bandi sui giornali a grossa tiratura nazionale e locale, è una norma che pagano anche le imprese che vincono gli appalti.
  Sembra assurdo che un Premier e una maggioranza che si dicono vicini alle imprese, vicini alle imprese locali, vogliano, invece, drenare risorse alle imprese che vincono gli appalti dalle pubbliche amministrazioni, per darli sempre alla solita lobby per l'editoria. Questa sembrerebbe una tassa veramente occulta, un finanziamento veramente occulto all'editoria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché l'unica stima che abbiamo di questa spesa è una stima che ci dà la stessa Federazione degli editori, che parla di 120 milioni di euro.
  Però se prendiamo pedissequamente la legge ci sono un milione di bandi, ci sono dei costi che si aggirano intorno a circa 2 mila euro a pubblicazione di bandi, si arriva anche a una stima di miliardi di euro. Ora non sappiamo se la norma viene pedissequamente applicata dalle pubbliche amministrazioni, ma sappiamo che questa è la vera tassa occulta sulle tasche degli imprenditori e della pubblica amministrazione per la lobby dell'editoria e, quindi, cerchiamo di spazzarla via (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brescia n. 9/2433/82, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Valente, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  445   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  314).    

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Mannino Pag. 64n. 9/2433/83, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, io accetto la riformulazione però volevo solo chiedere al Governo se poteva prendere in considerazione il terzo punto dell'ordine del giorno, dove semplicemente si chiede al Governo, in base ai dati raccolti in queste settimane, se può fare semplicemente una graduatoria degli istituti scolastici, mettendo al primo posto gli edifici scolastici che hanno al loro interno l'amianto. Quindi, solo per mettere in qualche modo al primo posto la salute e subito dopo le ristrutturazioni strutturali degli edifici.

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, questa operazione sull'edilizia scolastica è in corso e stiamo cercando di realizzarla e di accelerarla. Mentre io e il Governo siamo d'accordissimo, e l'ho detto, sul fatto che si lavori per assicurare anche negli anni prossimi la prosecuzione, previo finanziamento, di questo intervento, l'introduzione di nuovi criteri di valutazione delle priorità, e così via, a mezzo opera, secondo me, fa più male che bene. Per questo io insisterei con la proponente perché accettasse la riformulazione di cui sopra. Impegniamoci per rifinanziare il piano pluriennale e lasciamo le procedure come stanno e come sono già in fase di applicazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/2433/83, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo altresì atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rostellato n. 9/2433/84, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rostellato n. 9/2433/84, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Boccia, Rotta, Dambruoso, Rossomando...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  476   
   Votanti  456   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
 140    
    Hanno votato
no  316).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Saltamartini n. 9/2433/85 e Bernardo n. 9/2433/86 sui quali il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, ci sono una serie di ordini del giorno del Partito Democratico su cui il Governo ha proposto delle riformulazioni che, salvo segnalazioni particolari, il gruppo accoglie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rosato, questo aiuta molto i nostri lavori.
  Quindi, prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fiorio n. 9/2433/87, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lenzi n. 9/2433/88, accettato, e dell'ordine del giorno Carella n. 9/2433/89 sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/2433/90 sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/2433/91, sul quale il Pag. 65Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato, se accettino la riformulazione proposta dal Governo.

  MAURO GUERRA. Signor Presidente, solo per chiedere al Governo una riflessione ulteriore sul punto della lettera c) del dispositivo dell'impegno.
  Comprendo che il Governo abbia espresso un parere contrario all'indicazione di una proroga con una tempistica definita per questi adempimenti. Il punto è questo: il 1o luglio noi avremo 8 mila comuni – quindi tutti i comuni italiani, esclusi i comuni capoluogo di provincia – che dovrebbero attivare, attraverso unioni o convenzioni da realizzare, modalità associate di gestione di tutti gli acquisti di beni, servizi, forniture e lavori.
  Se il Governo, pur mantenendo la sua posizione, potesse valutare una formulazione del tipo: «prevedere una procedura e una tempistica attuative che consentano ai comuni di adeguarsi alla nuova normativa»... La preoccupazione è quella che, dal 1o luglio, siccome la norma è prevista a pena di nullità, noi potremmo avere una paralisi per qualche settimana, se non per qualche mese, di tutte le attività di acquisto e di fornitura di beni e servizi e di appalti di lavori in tanti comuni, 8 mila comuni.
  Quindi, chiedevo al Governo se ci fosse la possibilità e lo spazio per una riflessione di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sottosegretario Morando, intende intervenire ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se si elimina il riferimento alla proroga della data del 1o luglio il parere è favorevole anche alla lettera c) secondo la formulazione che è stata appena proposta dal deputato proponente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  SIMONETTA RUBINATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente per ringraziare dell'accoglimento della proposta sulla lettera c). Solo perché resti a verbale, nella riformulazione alla lettera b), che accogliamo, del Viceministro c’è un refuso da correggere.
  Perché stia in piedi, così come è stata riproposta dal Viceministro, sarebbe necessario che fosse chiaro che la parola «amministrazione» venga sostituita con la parola «affido», anche per essere coerenti con la normativa attuale. Sostanzialmente, se non ho capito male, – la rileggo – verrebbe così: «valutando l'opportunità di mantenere la possibilità per i comuni di procedere autonomamente alle acquisizioni di lavori, servizi e forniture effettuate in economia, mediante affido diretto, inferiori a 40 mila euro». Va bene ? Altrimenti c'era un problema sull'amministrazione.

  PRESIDENTE. Sottosegretario, a questo punto questa è la riformulazione definitiva che lei tiene ?

  ENRICO MORANDO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sulla parola «amministrazione» cambiata con «affido» sì, purché sia chiaro che rimane l'espressione: «purché inferiori a 40 mila euro», togliendo «nonché i lavori, servizi e forniture». Se ciò è accolto, è accolto anche il resto.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/2433/91, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Maestri n. 9/2433/92, Incerti n. 9/2433/93 e Fragomeli n. 9/2433/94, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Ginato Pag. 66n. 9/2433/95 e Causi n. 9/2433/96, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Montroni n. 9/2433/97 e Fabbri n. 9/2433/98, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Melilli n. 9/2433/99 e Folino n. 9/2433/100, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno De Maria n. 9/2433/101 e Petitti n. 9/2433/102, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Bargero n. 9/2433/103 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marco Di Maio n. 9/2433/104, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Misiani n. 9/2433/105, Capozzolo n. 9/2433/106 e Sanga n. 9/2433/107, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  È così esaurito, finalmente, l'esame degli ordini del giorno presentati.
  Come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, mercoledì 18 giugno, a partire dalle ore 12,30, per lo svolgimento, con la ripresa diretta televisiva, delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentati dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Seguirà la votazione finale.

Discussione del disegno di legge: S. 1479 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche (Approvato dal Senato) (A.C. 2447) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali)(ore 19,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Grimoldi ed altri n. 1 e De Rosa ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2447), presentate al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2447: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche.
  Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  Ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Grimoldi ed altri n. 1 l'onorevole Grimoldi.
  Chiedo cortesemente ai colleghi intorno all'onorevole Grimoldi di permettergli di svolgere il suo intervento.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, più che intorno a me, nell'universo mondo dell'aula.

  PRESIDENTE. Sì, quello è un po’ più complesso, ma invito i colleghi, che intendono lasciare l'emiciclo, a farlo in silenzio e, quelli che rimangono in aula, a rimanere in silenzio, grazie.

  PAOLO GRIMOLDI. Grazie Presidente, gentilissimo. Premesso che il provvedimento Pag. 67di conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche, presenta profili di incompatibilità con diverse norme costituzionali e con la giurisprudenza costituzionale che è intervenuta ripetutamente in merito alle circostanze che rendono ammissibile o meno l'utilizzo dello strumento del decreto-legge, il decreto-legge n. 73 del 2014 presenta contenuti non omogenei, in quanto accosta la materia della realizzazione delle opere viarie a quella della realizzazione di opere acquedottistiche e alla funzionalità degli impianti di collettamento e depurazione della regione Campania. Tuttavia lo stesso titolo non è in alcun modo esaustivo, né chiarificatore rispetto alla eterogeneità di temi che il decreto in realtà abbraccia.
  Peraltro, il Senato ha aggiunto al testo del decreto l'articolo 3-bis, concernente la proroga della nomina del Capo del Dipartimento della protezione civile commissario delegato a provvedere al coordinamento degli interventi connessi al superamento del contesto emergenziale relativo alla rimozione del relitto della nave Costa Concordia, naufragata il 13 gennaio 2012 sulle rocce dell'isola del Giglio...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Grimoldi: colleghi, per favore ! Colleghi ! Prego.

  PAOLO GRIMOLDI. E nonostante tale proroga – quella appunto della Costa Concordia – sia l'unica concernente un'emergenza dal carattere veramente straordinario, la stessa non ha nulla a che vedere con il completamento di opere pubbliche, poiché il recupero del relitto è stato gestito con procedure di carattere privatistico, condotte da Costa Crociere, sotto il controllo della Protezione civile e dell'Osservatorio.
  Quindi, spaziamo dalla viabilità agli acquedotti, al capo del dipartimento della protezione civile, al collettamento e depurazione per la regione Campania, alle questioni della Costa Concordia: tutte queste questioni non c'entrano nulla con il titolo, ma il Presidente Napolitano pare non abbia proferito parola; mentre in passato, in merito all'eterogeneità del contenuto, si ricorda la lettera del Presidente della Repubblica del 15 luglio 2009, secondo cui «provvedimenti eterogenei nei contenuti (...) sfuggano alla comprensione della opinione pubblica e rendano sempre più difficile il rapporto tra il cittadino e la legge. (...) è indispensabile porre termine a simili “prassi” (...). Questa volta, però, non abbiamo notizia che il Presidente Napolitano abbia rammentato quanto da lui detto in passato, rimandando a volte indietro anche dei decreti.
  E la stessa Corte costituzionale, con la sentenza n. 22 del 2012, ritiene essenziale che il decreto-legge debba essere inteso «nella sua interezza, come insieme di disposizioni omogenee per la materia o per lo scopo». Anche secondo l'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, ...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Grimoldi: colleghi, io sospendo la seduta, poi votiamo verso le nove oppure votiamo domattina, se credete ! Liberiamo il banco della Presidenza. I colleghi, che hanno questioni da affrontare con altri colleghi, che devono parlare, possono farlo fuori. Siccome in questo momento non siamo in prossimità di una votazione e ci sono altri interventi, vi invito ad uscire dall'aula, oppure, rimanendo in aula, a stare in silenzio. Per favore ! Onorevole Grimoldi, prego.

  PAOLO GRIMOLDI. Come dicevo, anche secondo l'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400 i decreti-legge «devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo» ed anche in questo caso non ci risulta assolutamente che quanto contemplato nel decreto corrisponda lontanamente al titolo.
  Altre sentenze della Corte Costituzionale, ad esempio la n. 171 del 2007 e la n. 128 del 2008, collegano «il riconoscimento dell'esistenza dei presupposti fattuali, Pag. 68di cui all'articolo 77, secondo comma, della Costituzione, ad una intrinseca coerenza delle norme contenute in un decreto-legge, o dal punto di vista oggettivo e materiale, o dal punto di vista funzionale e finalistico. La urgente necessità del provvedere può riguardare una pluralità di norme accomunate dalla natura unitaria delle fattispecie disciplinate, ovvero anche dall'intento di fronteggiare situazioni straordinarie, complesse e variegate, che richiedono interventi oggettivamente eterogenei, afferenti quindi a materie diverse, ma indirizzati all'unico scopo di approntare rimedi urgenti a situazioni straordinarie venutesi a determinare». Quindi, per la giurisprudenza costituzionale occorre che il corpo di un decreto-legge sia «oggettivamente o teleologicamente unitario» cioè un «insieme di disposizioni omogenee per la materia o per lo scopo». Basta scorrere le rubriche degli articoli del decreto in esame per rendersi conto che così non è.
  Inoltre, con l'articolo 2 del decreto in esame, relativamente al completamento della viabilità nella zona di Grottaminarda, si reiterano nella sostanza alcune misure già approvate con decretazione d'urgenza due volte ma mai convertite in legge; in un caso la norma di proroga è stata ritirata dal Governo e, nell'altro, è stata addirittura soppressa durante la conversione del decreto-legge n. 150 del 2013. Infatti, sulla base di questi precedenti, il Governo non ha ritenuto opportuno riproporre una norma già presente in altri decreti-legge, ma non convertita, ravvisando profili di delicatezza costituzionale, mascherando, in realtà la proroga con un'altra struttura, che tuttavia funzionerebbe con lo stesso personale della struttura commissariale precedente. Durante l'esame del provvedimento al Senato è stato approvato un emendamento che contiene, invece, una vera e propria proroga della struttura commissariale precedente, simile alla norma soppressa dalla Camera dei deputati durante la conversione del decreto-legge n. 150 del 2013.
  La dichiarazione dello stato di emergenza dovrebbe servire per periodi brevi, altrimenti comporta una stabilizzazione dell'emergenza che costituisce una forzatura del sistema democratico del governo del Paese. La gestione delle emergenze attraverso l'adozione di regimi commissariali derogatori, anziché accelerare l'esecuzione delle opere ha, in molti casi se non in tutti, ritardato la realizzazione delle opere stesse. Infatti, il decreto-legge n. 59 del 2012, all'articolo 3, comma 2, ha disposto, per tutte le gestioni commissariali in corso, il divieto di proroga o rinnovo, se non una sola volta e comunque non oltre il 31 dicembre 2012. Si ricorda, inoltre, che l'articolo 5, comma 1-bis, più volte modificato, della legge n. 225 del 1992, istitutiva del Servizio nazionale della protezione civile, al fine di contenere e sottoporre a più restrittiva disciplina le gestioni emergenziali svolte sotto l'egida della Protezione civile, stabilisce che la durata della dichiarazione dello stato di emergenza non possa superare i 180 giorni e che uno stato di emergenza già dichiarato possa essere prorogato per non più di ulteriori 180 giorni. Qui a me pare che si faccia riferimento alla questione dell'Acquedotto pugliese. Parliamo di rinnovo di qualche anno. Penso che la questione fosse più antica ancora del 2006 da quando mi è capitato di arrivare in quest'aula per la prima volta e andiamo avanti invece con proroghe su proroghe.
  Le proroghe previste dal decreto-legge n. 73 del 2014 vanno molto oltre i termini stabiliti dal testo vigente della legge n. 225 del 1992 e comportano un consolidamento di stati di emergenza emersi alcuni anni fa, sostituendo in via stabile le procedure ordinarie; ciò toglie valore al carattere straordinario sia ai fini del proseguire dello stato di emergenza sia ai fini della sussistenza degli stessi presupposti della necessità ed urgenza, in quanto vengono stabilizzati e prolungati nel tempo i motivi, già posti a fondamento della dichiarazione dello stato di emergenza molti anni indietro.
  Per questo e per tutti i motivi elencati noi presentiamo questa questione pregiudiziale Pag. 69e ne chiediamo l'accoglimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. L'onorevole De Rosa ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale De Rosa ed altri n. 2.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, non starò a ripetermi visto che i dati oggettivi sono già stati esposti dal collega.
  Quindi, andrò molto velocemente a ribadire che all'interno di questo decreto non ci sono questioni omogenee...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole De Rosa. Colleghi, per favore, lasciamolo intervenire in una condizione anche in cui possa ascoltare quello che dice egli stesso. Prego.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. ... ecco, non ci sono questioni omogenee, che all'interno di un titolo così di ampio raggio si può porre di tutto e, a questo punto, il decreto non è più una questione urgente; che le questioni di urgenza vanno poste, appunto, in un tempo limitato, mentre qui si continuano a prorogare dei commissariamenti e, addirittura, a portarli avanti oltre per anni: non per 180 giorni, ma per anni. Sono questioni che non si sono mai risolte, quindi, a questo punto, crediamo che anche il commissariamento sia alquanto inutile in molti casi.
  Sappiamo che sia il Presidente della Repubblica sia la Corte costituzionale si sono già espressi chiaramente in tutti questi casi: semplicemente continuiamo a porre questa questione pregiudiziale di costituzionalità, perché crediamo che il Parlamento, per una benedetta volta, dovrebbe ascoltarci, dovrebbe ascoltare dei cittadini portavoce che chiedono il rispetto semplicemente delle regole, regole anche dettate da un Presidente che avete eletto e che è Napolitano. Quindi, vi chiediamo di ricordare chi avete eletto, di ricordare la Costituzione a cui giuriamo tutti fedeltà come cittadini italiani. Quindi, chiediamo semplicemente il rispetto delle regole e di votare a favore di questa questione pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,30)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tino Iannuzzi. Ne ha facoltà.

  TINO IANNUZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo del Partito Democratico esprimerà voto contrario sulle questioni pregiudiziali che sono state presentate dalla Lega e dal MoVimento 5 Stelle, dal momento che riteniamo del tutto insussistenti e infondati i rilievi sulla compatibilità del decreto-legge in esame rispetto alla normativa costituzionale.
  Il decreto-legge n. 73 dello scorso 12 maggio ha un contenuto chiaro, ben delimitato. Difatti, le sue disposizioni, dall'articolo 1 all'articolo 3-bis, riguardano unicamente la proroga delle gestioni commissariali concernenti tutte la realizzazione di opere pubbliche, per ragioni che noi condividiamo e sosteniamo, prolungando, altresì, nel tempo gli effetti delle relative ordinanze della Presidenza del Consiglio dei ministri. È, quindi, evidente – lo vogliamo dire con grande chiarezza – che questo decreto-legge ha un contenuto molto chiaro, assolutamente omogeneo, del tutto coerente nel complesso delle norme che lo costituiscono. È un decreto-legge che costituisce un insieme di disposizioni che sono assolutamente omogenee per materia e per finalità e che hanno un effetto applicativo immediato ed un contenuto ben specifico.
  È evidente che tutte queste disposizioni, a differenza di quanto si sostiene nelle questioni pregiudiziali, riguardano la realizzazione di opere pubbliche, differenti certamente nella loro natura e tipologia, ma sempre opere pubbliche: opere idrauliche ed acquedottistiche, nel caso della galleria «Pavoncelli» per l'acquedotto del Sele; un asse stradale di grande e preminente interesse strategico, quale il completamento della Lioni-Grottaminarda Pag. 70verso Termoli, destinato a creare un asse di collegamento diretto tra l'autostrada 16 Napoli-Bari e la 3 Salerno-Reggio Calabria; una serie di proroghe che concernono gli impianti e collettamento di depurazione nella regione Campania.
  Si è aggiunta, in sede di conversione al Senato, all'articolo 3-bis, una disposizione che concerne, invece, la rimozione del relitto della Costa Crociere dal territorio dell'isola del Giglio. Non c’è dubbio che anche questa operazione investe un'esigenza fondamentale della comunità nazionale; proprio perché implica una molteplicità di attività tecniche e di grande delicatezza e di grande rilevanza, è indiscutibile la valenza pubblicistica che assume anche questa opera.
  Né è valido il rilievo sulla reiterazione di norme non convertite in precedenti decreti-legge con riguardo all'articolo 2. Infatti, in questo caso, siamo di fronte, attualmente con questo decreto-legge n. 73, ad una norma formulata in termini assolutamente differenti rispetto al passato, perché si introducono, proprio per il rispetto del principio di trasparenza e di limpidezza dell'azione amministrativa, norme nuove ed aggiuntive di grande rilevanza, che tendono ad assicurare un'informativa completa, costante e in tempo reale dell'attività del commissario rispetto all'Authority di vigilanza sui contratti pubblici, ai Ministeri interessati, alle Commissioni parlamentari, con una relazione che deve dare conto dei lavori eseguiti, delle opere ancora da farsi, con una contabilizzazione dettagliata e minuziosa delle somme impiegate e degli importi che ancora bisogna mettere in essere.
  Ecco perché rispetto a queste pregiudiziali noi diciamo che siamo di fronte ad un esercizio non serio della funzione parlamentare, perché abbiamo pregiudiziali che di decreto-legge in decreto-legge si moltiplicano e si sovrappongono come clausole di stile, senza che mai vengano affrontati i temi al centro del merito costituzionale. Si adoperano slogan, proclami, toni non accettabili, non si va nel cuore e nel merito delle questioni. Per tutte queste ragioni, noi con grande convinzione voteremo contro le pregiudiziali che sono state prospettate a questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gaetano Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Signora Presidente, anche noi Popolari per l'Italia voteremo contro queste questioni pregiudiziali di incostituzionalità. Lo faremo per gli stessi argomenti che il collega che mi ha appena preceduto del Partito Democratico ha molto sapientemente e analiticamente illustrato. Infatti, qui ci troviamo di fronte a materie in cui il filo comune, a prescindere dagli oggetti, è quello veramente dell'emergenza, della straordinarietà e dell'attesa per un risultato comune, che non solo è relativo a opere pubbliche in senso stretto, ma anche ad attività di controllo su beni comuni come, in particolare, quelli messi a rischio dalla vicenda della Costa.
  Quindi, il gruppo di Popolari per l'Italia sottolinea che anche questo continuo ricorso alle questioni pregiudiziali piuttosto che essere scelte per ipotesi diventano scelte di tesi, cioè a prescindere da un'analisi nel merito e che, quindi, diventano inevitabilmente clausole di stile, come ha detto il collega del Partito Democratico e, soprattutto, nei fatti, finiscono con l'essere incompatibili con un'analisi nel merito dei provvedimenti stessi. Vorrei anche dire che il dover essere attestati a discutere in maniera quasi tralaticia su questioni di costituzionalità presunte rischia veramente di allontanare la funzione legislativa dall'analisi del merito e, quindi, finisce, ahimè, con il contribuire, nonostante le buone intenzioni dei proponenti, a quella eclissi del Parlamento che noi tutti, a parole, vogliamo combattere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Renato Balduzzi. Ne ha facoltà, se l'onorevole Vecchio glielo consente.

  RENATO BALDUZZI. Signora Presidente, si sì, me lo consente. Non ci sarebbero Pag. 71molti argomenti da dover impiegare per motivare la non sussistenza delle ragioni poste alla base delle questioni pregiudiziali; tuttavia, qualche problema esiste, non con riferimento a questo specifico decreto-legge, ma con riferimento alla decretazione d'urgenza. Ecco perché, motivando il convinto voto contrario alle questioni pregiudiziali di Scelta Civica, nella seconda parte dell'intervento farò qualche breve considerazione sul problema di fondo di cui le questioni pregiudiziali oggi in discussione costituiscono un sintomo, dunque ben vengano, da questo punto di vista.
  Come dicevo, non sono necessarie molte parole per motivare perché queste questioni pregiudiziali non sono fondate in quanto si tratta di un decreto-legge, in questo caso, che corrisponde molto bene ai requisiti, alle caratteristiche di un decreto-legge. Nulla quaestio sulla questione dell'urgenza, si tratta di norme specifiche, gestioni commissariali, si tratta di una omogeneità funzionale. La sentenza, in particolare, più volte menzionata, la n. 22 del 2012, precisa che ci sono due tipi di omogeneità, c’è una omogeneità per oggetti, oggettiva, e una omogeneità teleologica, funzionale. È evidente che noi siamo in presenza, in questo caso, di una omogeneità funzionale, perché si tratta non solo di prorogare gestioni commissariali, ma di monitorare meglio il lavoro dei commissari, di avere meglio e con maggiore tempestività l'esito del loro lavoro. Dunque c’è certamente una omogeneità funzionale e sono corrispondenti al titolo. Anche l'aggiunta che ha fatto il Senato con riferimento ad un'emergenza antica, si parla del sisma del 1980, con una gestione commissariale dal 2002, nel merito, sicuramente crea un problema e mette a nudo un problema di fondo del nostro Paese, ma è difficile non pensare che si tratti di una norma che validamente può stare in un decreto-legge.
  Da questo punto di vista io non ho compreso il senso dell'affermazione contenuta in una delle mozioni, in cui si dice che non sarebbe – stiamo parlando dell'isola del Giglio – una questione che riguarda le opere pubbliche. No, se uno va a vedere l'ordinanza che riguarda l'isola del Giglio si vede chiaramente che tra i compiti del commissario ci sta proprio la possibilità di adottare e di provvedere ad opere pubbliche. Dunque siamo dentro un decreto-legge che sicuramente ha i requisiti dell'articolo 77, però c’è un problema. E qual è il problema, Presidente ? È che ormai la decretazione..., mi piacerebbe che la Presidente ascoltasse. Posso essere ascoltato ?

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Balduzzi.

  RENATO BALDUZZI. Qualche giorno fa l'Osservatorio sulla legislazione ci ha distribuito un opuscolo, un opuscolo molto interessante, perché si dedica alla produzione normativa nella XVII legislatura. Da questo opuscolo veniamo ad apprendere – cosa che già ormai sapevamo – che sul totale degli atti normativi primari, quelli che hanno solo la Costituzione sopra di sé, decreti-legge e leggi di conversione costituiscono più del 50 per cento; dell'altro quasi 50 per cento la stragrande maggioranza sono decreti legislativi. Quindi, sotto questo profilo la legge è diventata certamente una fonte residuale. Ma non è solo un problema quantitativo (l'opuscolo conta i commi), nelle ultime legislature, ad avere sottolineato il problema dei decreti-legge, ma è anche un problema qualitativo. Infatti – e chiudo con questa piccola annotazione –, la considerazione che più stupisce è quella dell'intervallo tra la deliberazione del Consiglio dei Ministri e la pubblicazione del decreto-legge. Tra l'altro, proprio per questo decreto-legge c’è stato un certo intervallo. Esso è aumentato nel corso degli anni fino ad arrivare, per questo Governo, ad una media di 8,73 giorni. La media vale poco, perché magari c’è un decreto-legge che aspetta 15 o 20 giorni e un decreto-legge che ne aspetta due. Ma cosa vuol dire questo ? Vuol dire che il momento in cui si approfondiscono le questioni è diventato il momento che passa tra la deliberazione del Consiglio dei Ministri e la pubblicazione del decreto-Pag. 72legge. Questo vale a dimostrare che non solo dal punto di vista quantitativo ma anche dal punto di vista qualitativo dobbiamo fare una grande riflessione, Presidente. Ecco perché sottolineavo la sua attenzione e la ringrazio per avermela data (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Zan. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO ZAN. Signora Presidente, anche noi siamo fermamente contrari a queste pregiudiziali di costituzionalità e ravvisiamo un uso abnorme di pregiudiziali di costituzionalità, che dovrebbero essere usate in modo proprio e non al posto di emendamenti o degli ordini del giorno. Voglio precisare che noi rimaniamo fermamente contrari a questo decreto-legge, che ancora una volta innesca una sorta di gioco al massacro di proroghe su proroghe mentre il nostro Paese avrebbe bisogno di essere normalizzato, avrebbe bisogno di punti fermi sulle opere pubbliche. Invece abbiamo ancora la nomina di commissari, e nel nostro Paese, soprattutto dopo gli ultimi scandali che hanno travolto l'Expo di Milano e il Mose di Venezia. Di normalizzarsi e uscire da un buco nero che mina pesantemente la credibilità stessa dell'Italia all'estero non ne vediamo traccia. Rischiamo, allora, di non riuscire a superare una vecchia pratica che si fonda su una logica puramente emergenziale sul commissariamento continuo, su procedimenti amministrativi che non si concludono da anni e anzi rischiano di affossarsi per sempre. Penso, ad esempio, agli interventi infrastrutturali in Campania, in Basilicata, in Puglia e in Calabria relativi al terremoto – pensate ! – del 1980 o del febbraio del 1981.
  Sono chiusure per le quali ancora si dispone con questo decreto-legge un differimento dei termini a distanza di oltre 30 anni dai fatti ! Allora, non possiamo con un decreto-legge prorogare sine die ancora queste opere pubbliche.
  E pur rappresentando il decreto-legge in esame una sorta di stallo alla normalizzazione del Paese, tuttavia noi siamo fermamente contrari alla pregiudiziale di costituzionalità presentata su questo decreto-legge. Si tratta di un'opposizione che appare sterile e unicamente tesa al blocco indiscriminato di ogni tentativo di dialogo e intervento in ambito istituzionale, su un problema invece che ci riguarda ed al quale non possiamo più assolutamente sottrarci. Votare favorevolmente una pregiudiziale senza che sia ravvisabile alcuna eccezione valida di costituzionalità sul provvedimento, significherebbe affossare anche il tentativo di discussione, di criticare le misure presenti in questo decreto-legge nel merito.
  Dunque l'appello che faccio anche ai colleghi e alle forze politiche è quello di usare con cura e con grande attenzione lo strumento della pregiudiziale, proprio per intervenire laddove vi sia una reale incostituzionalità della norma. Ed ecco perché noi siamo contrari a questa pregiudiziale...

  PRESIDENTE. Colleghi, un po’ di silenzio ! C’è un brusio molto..., un po’ troppo elevato. Prego, onorevole Zan.

  ALESSANDRO ZAN. Grazie, Presidente. Per questo noi restiamo contrari a questa pregiudiziale, pur ribadendo fermamente la nostra contrarietà a questo decreto-legge per le ragioni che poc'anzi ho espresso (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vincenzo Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, il gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità presentate al decreto-legge recante misure urgenti di proroga dei commissari per il completamento di opere pubbliche. Il provvedimento infatti rispecchia i presupposti di necessità e di urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione, in quanto consente la prosecuzione delle attività volte a fronteggiare la situazione di emergenza nel territorio Pag. 73delle regioni Campania e Puglia, in relazione alla vulnerabilità sismica della galleria Pavoncelli necessaria a garantire l'approvvigionamento idrico della zona interessata, la prosecuzione delle attività volte alla realizzazione del completamento della viabilità Lioni-Grottaminarda, nonché per consentire alla regione Campania di proseguire nelle attività avviate per l'affidamento delle gestioni degli impianti di collettamento e depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli nord, Foce Regi Lagni, Cuma e l'impianto di grigliatura e derivazione di Succivo.
  Il lavoro dei commissari sta andando avanti in modo congruo anche rispetto alle risorse disponibili per lo stesso, e se venissero a cessare istantaneamente le gestioni commissariali si aprirebbe un vuoto preoccupante, che porterebbe con tutta probabilità ad un'interruzione delle opere che sono essenziali per il territorio cui si riferiscono. Nel dibattito svoltosi al Senato sono stati ascoltati i commissari delle strutture commissariali di cui questo decreto-legge prevede la proroga, e si è avuta la possibilità di conoscere lo stato dei lavori, lo stato di attuazione e le criticità che hanno contraddistinto le gestioni commissariali stesse; ma ci si è resi conto, sostanzialmente, che i tre commissari hanno svolto il lavoro affrontato con competenza, trasparenza e correttezza.
  Si tratta quindi di un provvedimento che contiene norme diversificate, ma con la finalità ultima di risolvere problematiche urgenti che attengono alla vita dei cittadini. Infatti, come abbiamo già rilevato precedentemente, la necessità e l'urgenza del provvedere derivano soprattutto dal fatto che se venissero a cessare le gestioni commissariali si aprirebbe un problema di ritardo nel completamento di opere fondamentali per il territorio. La stessa Corte costituzionale, intervenendo in materia di decreti-legge, ha ribadito che l'urgente necessità del provvedere può riguardare una pluralità di norme accomunate da un unico scopo: in questo caso, si tratta di ultimare dei lavori che sono necessari per i territori, e quindi per gli stessi cittadini. Non si può dimenticare, ad esempio, che la galleria Pavoncelli è infatti l'unica via d'acqua che consente di servire oltre 1 milione di cittadini lucani e pugliesi, così come risultano necessari gli impianti di depurazione e collettamento della Campania. Per questo ribadiamo il nostro voto contrario sulla pregiudiziale di costituzionalità presentata.

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

In ricordo dell'onorevole Bartolo Ciccardini (ore 19,45).

  PRESIDENTE. Colleghi chiedo un attimo di attenzione. Prima di passare alla votazione delle questioni pregiudiziali ha chiesto di intervenire la deputata Piccoli Nardelli per svolgere una breve commemorazione dell'ex deputato Bartolo Ciccardini, deceduto lo scorso 12 giugno. Prego, onorevole Piccoli Nardelli.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI. Signor Presidente, io vorrei oggi dedicare a Bartolo Ciccardini, scomparso la scorsa settimana a Roma, un ricordo non formale, come quello che si deve ad alcuni importanti testimoni delle culture politiche che hanno fatto la storia di questa Repubblica.
  Ciccardini, che ha fatto parte di questa Camera per sei legislature, dal 1968 al 1992, nelle file della Democrazia Cristiana, ricoprendo anche il ruolo di sottosegretario di Stato al Ministero dei trasporti ed al Ministero della difesa in diversi Governi, è stato un testimone capace di ritrasferire alle giovani generazioni il senso alto della politica di cui è stato ricco quel primo periodo della storia repubblicana.
  Ciccardini aveva 86 anni, era marchigiano di Cerreto d'Esi, aveva lavorato per la sua laurea con Massimo Severo Giannini sul formarsi dei partiti nel Parlamento italiano dopo l'unità d'Italia. Quindi, sulla funzione dei partiti, sul riconoscimento giuridico, i loro compiti, i loro doveri, temi che in quegli anni venivano discussi nella Costituente a proposito di quello che diventerà l'articolo 49 della Pag. 74Costituzione, e che saranno presenti nelle sue battaglie referendarie degli anni Novanta.
  Al suo arrivo a Roma, aveva trovato come punto di riferimento casa Portoghesi e la Comunità del «Porcellino» di La Pira, Dossetti, Lazzati, Fanfani. Un periodo di speranze e successi: con Malfatti e Baget Bozzo aveva fatto parte della direzione di Per l'Azione, il mensile dei giovani democristiani, in un periodo in cui Dossetti lasciava la politica e quei giovani scoprivano lo spessore di De Gasperi.
  Bartolo Ciccardini aveva seguito con Baget Bozzo le tesi di Felice Balbo, leader morale dopo l'abbandono di Rossetti, dirigendo Terza Generazione e sviluppando un discorso importante sulla società civile di giovani.
  Negli anni successivi vennero poi un'esperienza nell'ENI di Mattei, dove si occupò di comunicazione, e nella Spes negli anni tra la fine del 1950 e l'inizio degli anni Sessanta.
  Da valente giornalista curò per la Rai trasmissioni di grande successo. Aperto al sociale, vicino alle ACLI, diresse La discussione, il settimanale della Democrazia Cristiana, tra il 1970 e il 1976.
  La sua apertura, la sua curiosità ed onestà intellettuale, l'amore per il confronto delle idee, fecero di lui un grande innovatore anche nelle successive stagioni politiche. La sua lunga battaglia per rinnovare i modi ed i contenuti della politica lo videro impegnato nei dibattiti che portarono alle riforme elettorali degli anni Novanta. Vide con grande soddisfazione nel 1993 l'elezione diretta dei sindaci, di cui era stato promotore, e fu attento fino agli ultimi mesi della sua vita, all'ANCI. ed alle sue politiche. Era lui stesso a raccontarlo, Presidente, quando negli ultimi anni aiutava i giovani studiosi impegnati sulle fonti di quel periodo ad interpretarle ed a ricollocarle. Era per lui un motivo di inquietudine la differenza che scopriva fra il ricordo che da protagonista aveva di quegli avvenimenti ed il racconto che gli storici, anche i più seri e preparati, traevano da quelle carte.
  Faceva dunque parte, a buon diritto, di quel gruppo numeroso di straordinari testimoni di cui gli studiosi e le fondazioni, come l’’Istituto Sturzo, a cui era molto legato, hanno potuto avvalersi nel lavoro di riordino ma soprattutto di valorizzazione degli archivi del cattolicesimo politico. Di quegli archivi, Presidente, e finisco rapidamente, conosceva molte cose ed era generoso di sé nel raccontarle, nel discuterle, nel commentarle. Sapeva tutto, assolutamente tutto, sulla straordinaria documentazione iconografica che fa oggi la felicità di studiosi e documentaristi.
  Dei manifesti elettorali sapeva come erano nati, quale era stata l'origine, spesso chi era stato il grafico o il tipografo, e la fortuna che avevano avuto nelle diverse campagne elettorali. Ciccardini aveva un'altra dote: era curioso, attento a come cambiava il mondo ed aveva adottato la rete in anticipo sui tempi ed al di fuori degli schemi tradizionali previsti dalla sua età. Ne è testimonianza Camaldoli, la sua rivista, diffusa in rete ad un indirizzario fatto di vecchi e nuovi amici, che pubblicava interventi ed editoriali, soprattutto i suoi editoriali, di commento politico sulla situazione attuale, brillanti, mai banali, capaci di cogliere le prospettive nuove che di volta in volta si aprivano.
  Fino al giorno della sua morte, Presidente, ha lottato e protestato per garantire i fondi necessari per la sopravvivenza dell'Associazione nazionale dei partigiani cristiani, di cui era presidente, che erano stati dirottati altrove, causandogli immensa amarezza. Noi oggi ricordiamo e rimpiangiamo Bartolo Ciccardini, Presidente, e soprattutto rimpiangiamo la sua fede nella politica (Applausi).

  PRESIDENTE. La Presidente si associa al suo ricordo. Mi dispiace di averla dovuta richiamare ai tempi, ma siamo purtroppo in fase di votazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione, per due minuti, mi affido alla sua capacità di sintesi. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, ci proverò. Ricordo un amico, io ho Pag. 75conosciuto Bartolo Ciccardini quando dirigeva il primo pensatoio politico forse che ci sia stato in Italia, «Europa 70», insieme con Giuseppe Zamberletti e con Celso De Stefanis, e individuava già i primi sintomi della decadenza della democrazia italiana e indicava la necessità di un suo più profondo rinnovamento, vedendo, da dossettiano popolare, uno che aveva una formazione dossettiana ma che, guidando a lungo la Spes, era stato in contatto diretto con gli umori della gente e con le ragioni del consenso politico democristiano, vedendo come il sistema si andava bloccando e cresceva la incapacità decisionale a partire, non solo ma anche, forse soprattutto, dalla riforma dei Regolamenti di Camera e Senato che in quegli anni venne fatta. Esplorava la possibilità di restituire alla democrazia la capacità di decidere, perché gli autoritarismi hanno come dato precedente la crisi della democrazia, il fascismo non ha ucciso la democrazia italiana, ha sepolto una democrazia italiana che si era screditata per la sua incapacità di prendere decisioni e indicare al popolo un percorso da seguire. Questo era il timore che lui avvertiva già allora e non a caso anche Mario Segni, che fu poi con il referendum l'iniziatore del processo di trasformazione della democrazia italiana, era un uomo che si incontrava in quel giro di amici e lì si affrontarono, molto tempo prima che la stampa e la pubblica opinione ne fossero consapevoli, i nodi che ahimè rimangono davanti a noi ancora irrisolti. Il miglior omaggio alla sua memoria sarebbe se finalmente riuscissimo a dare all'Italia una democrazia funzionante, facendo quelle riforme che la allineano con i grandi Paesi occidentali, senza smarrire la specificità che ci deriva dalla nostra storia così tormentata, ma anche rinunciando all'idea che si possa costruire un modello che ignora le esigenze e le logiche istituzionali che hanno consentito ad altri Paesi vicini di ottenere migliori effetti di governabilità e quindi più vasto, più profondo consenso democratico (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Balduzzi. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, sono molto lieto di avere due minuti per ricordare Bartolo Ciccardini. Appartiene a un'epoca della mia vita, la direzione da parte sua – erano altri tempi – della rivista La discussione, che era un'occasione settimanale per tuffarmi in un pensiero robusto, molto curioso, molto aperto a tante novità come curioso e aperto a tante novità è stato tutta la sua vita Bartolo Ciccardini.
  Nelle diverse fasi, da dossettiano fino ai cristiano-sociali, nelle diverse riviste Per l'Azione, Terza generazione, La Discussione e, da ultimo, Camaldoli.org che egli ha diretto è sempre stato dentro la sua storia, la storia di un cattolico democratico, ma con una grande apertura e con una grande capacità di ascolto degli altri, fino agli ultimi editoriali legati al commento benevolo e incoraggiante relativamente al nuovo Governo di Matteo Renzi.
  Allora, ecco che ricordare Bartolo Ciccardini, persona mai sfiorata – e non si dice poco – da questioni giudiziarie o questioni di problemi etici, ma persona sempre di grande spessore morale è un modo anche – e mi unisco a quello che ricordavano l'onorevole Piccoli Nardelli e l'onorevole Buttiglione – per fare noi tesoro di queste testimonianze e di questi testimoni, che sono stati in quest'Aula e che continuano in qualche misura ad essere presenti anche attraverso la nostra azione politica.
  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, sono molto lieto di avere due minuti per ricordare Bartolo Ciccardini. Appartiene a un'epoca della mia vita, la direzione da parte sua – erano altri tempi – della rivista La discussione, che era un'occasione settimanale per tuffarmi in un pensiero robusto, molto curioso, molto aperto a tante novità come curioso e aperto a tante novità è stato tutta la sua vita Bartolo Ciccardini.
  Nelle diverse fasi, da dossettiano fino ai cristiano-sociali, nelle diverse riviste Per l'Azione, Terza generazione, La Discussione e, da ultimo, Camaldoli.org che egli ha diretto è sempre stato dentro la sua storia, la storia di un cattolico democratico, ma con una grande apertura e con una grande capacità di ascolto degli altri, fino agli ultimi editoriali legati al commento benevolo e incoraggiante relativamente al nuovo Governo di Matteo Renzi.
  Allora, ecco che ricordare Bartolo Ciccardini, persona mai sfiorata – e non si dice poco – da questioni giudiziarie o questioni di problemi etici, ma persona sempre di grande spessore morale è un modo anche – e mi unisco a quello che ricordavano l'onorevole Piccoli Nardelli e l'onorevole Buttiglione – per fare noi tesoro di queste testimonianze e di questi testimoni, che sono stati in quest'Aula e che continuano in qualche misura ad essere presenti anche attraverso la nostra azione politica (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Prego i colleghi di prendere posto, così da non tenere troppo a lungo aperta la votazione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Grimoldi e altri n. 1 e De Rosa e altri n. 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 76

  Patriarca, Brugnerotto, Lauricella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  431   
   Votanti  428   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 108    
    Hanno votato
no  320).    

  (La deputata Ricciatti ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Come stabilito, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, l'esame del disegno di legge avrà luogo nella seduta di giovedì 26 giugno.

Per un richiamo al Regolamento (ore 20).

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Presidente, volevo far presente al Vicepresidente Baldelli, che prima mi ha interrotto durante l'intervento sull'ordine del giorno che stavamo discutendo, che rispetto al Regolamento, all'articolo 88 comma 1, io potevo fare fino a due interventi di complessivi 5 minuti e il fatto che l'intervento del Governo aveva riaperto la discussione mi dava la possibilità di intervenire.
  Su un argomento così importante che toccava delle tematiche come il Mose, l'Expo e gli appalti mi è sembrato ingiusto ricevere questo trattamento e mi dispiace che il Vicepresidente Baldelli non fosse informato del Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole De Rosa, può succedere nella concitazione di tanti ordini del giorno. Comunque, è chiaro che lei ha ragione, nel senso che effettivamente gli uffici confermano che avrebbe potuto riprendere la parola poiché il Governo aveva riaperto la discussione.
  Può succedere a tutti, a me per prima.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,02).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Presidente, per informare la Presidenza e l'Aula che l'intesa dei gruppi tende a chiedere alla Presidenza e quindi alla valutazione che riterrà la Presidente di anticipare a lunedì della prossima settimana la discussione generale e poi a martedì il seguito del decreto-legge: «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014 n. 73, recante misure urgenti di proroga di commissari per il completamento di opere pubbliche».
  Questo grazie alla disponibilità dei gruppi e soprattutto grazie alla disponibilità della Commissione, che evidentemente si assume un carico di lavoro maggiore in queste giornate per cercare di concluderlo nei tempi previsti e cioè entro la settimana.

  PRESIDENTE. Io prendo atto di questa informazione, che naturalmente trasmetto alla Presidenza. Poiché la Commissione competente – abbiamo appena votato le pregiudiziali – inizia l'esame al termine di questa seduta dell'Aula e deve, quindi, valutare la chiusura, anche se l'opinione dei gruppi sarà rilevante, io direi che trasmettiamo questo accordo alla Presidenza e comunque valutiamo per decidere definitivamente domani, anche sulla base dell'andamento dei lavori della Commissione. Se lei è d'accordo, possiamo procedere in questo modo. Prego, onorevole Rosato.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, è evidente che però la Commissione, se vogliamo fare quello che abbiamo deciso come gruppi, cioè cercare di anticipare il Pag. 77provvedimento per regolamentare e per organizzare meglio i lavori di quest'Aula, ha bisogno oggi, stasera, di riunire l'ufficio di presidenza – cioè il presidente Realacci che naturalmente lo ricorda – fissare il termine per gli emendamenti e tutto quanto consegue in base ai lavori che verranno articolati sul venire in Aula lunedì. Quindi, è giusto quello che lei dice, perché la formalità prevede che naturalmente sia la Presidente, poi di conseguenza la Commissione articola i suoi lavori con questa premessa che facciamo.

  PRESIDENTE. Se l'ufficio di presidenza della Commissione...ovviamente il presidente Realacci ha ascoltato e i gruppi sono presenti anche in Commissione...procediamo in questa direzione.

Discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00495, Palese n. 1-00499 e Berlinghieri ed altri n. 1-00500, concernenti l'applicazione di misure relative alla sicurezza e alla protezione sociale di cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari (ore 20,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00495, Palese n. 1-00499 e Berlinghieri ed altri n. 1-00500, concernenti l'applicazione di misure relative alla sicurezza e alla protezione sociale di cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 11 giugno 2014 (vedi resoconto).
  Avverto che è stata presentata la mozione Pizzolante ed altri n. 1-00503 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare il deputato Massimiliano Fedriga, che illustrerà anche la mozione Giancarlo Giorgetti n. 1-00495, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, la mozione che la Lega ha presentato e dalla quale nasce la discussione che oggi ci apprestiamo ad affrontare e sulla quale sono state presentate mozioni anche di altri gruppi, ovviamente che vanno in direzione opposta rispetto a quella presentata dalla Lega, vuole semplicemente andare a far sì che nel nostro Paese, anche in relazione alla revisione costituzionale che, in particolar modo il ramo del Senato sta affrontando, si possa finalmente andare ad inserire un principio che noi riteniamo prioritario, ovvero quello di una precedenza ai cittadini del nostro Paese. Diciamo questo, Presidente, perché in relazione a quanto anche possiamo leggere dalle diverse notizie di stampa giunteci rispetto a iniziative portate avanti in altri Paesi dell'Unione europea vediamo come determinati Paesi – faccio l'esempio della Germania – stiano adoperandosi proprio in tal senso. Ovvero la Germania, con il Governo Merkel, vuole approvare una legge che preveda delle limitazioni rispetto ai sussidi, in particolar modo per quanto riguarda la disoccupazione, a coloro che non sono cittadini tedeschi. Tale iniziativa è stata presa in quanto le risorse economiche a disposizione persino della Germania, uno dei pochi Paesi che cresce per quanto riguarda il prodotto interno lordo, sono limitate.
  Quindi, la Germania cerca di portare avanti un principio di precedenza per i cittadini del proprio Paese. Notizia proprio di oggi è anche una ricerca condotta in Inghilterra dove ben il 61 per cento dei cittadini inglesi vuole una stretta sui benefit per gli immigrati intra UE. Questo Pag. 78sondaggio vuole andare a sottolineare come gli stessi cittadini inglesi, sempre considerata la situazione economica, vedono come negativo, giustamente, quella sorta di turismo mirato ad acquisire dei benefit di assistenza in altri Paesi appartenenti all'Unione europea.
  Per questo, abbiamo deciso di presentare questa mozione. Visto come si stanno muovendo altri Paesi europei e considerata anche la presa di posizione che abbiamo sempre avuto come Lega, una posizione storica, ovvero quella di precedenza ai cittadini del nostro Paese, riteniamo che sarebbe ingiusto avere dei Paesi di serie A, dove queste norme sono applicate, e dei Paesi, invece, di serie B, che devono obbligatoriamente adeguarsi a dare assistenza a qualsiasi cittadino straniero presente sul proprio territorio.
  Non è possibile che ai nostri contribuenti, vedendo anche i dati drammatici sulla disoccupazione – ricordo il 46 per cento di disoccupazione giovanile, il 13 per cento di disoccupazione generale: i massimi storici, dati che non abbiamo mai visto nel nostro Paese – si chieda, anzi, li si obblighi a garantire un'assistenza a cittadini stranieri, in molti casi anche immotivata. Presidente, guardi, ho visto e ho letto le mozioni di alcuni colleghi: faccio l'esempio della mozione del Partito Democratico, nella quale, in modo non diretto, ma molto palese, si va ad accusare l'azione politica del nostro movimento quale discriminatoria o razzista.
  Non crediamo che un padre di famiglia che abbia un solo piatto di minestra a disposizione e lo dia al proprio figlio sia razzista, perché altre forze politiche vorrebbero che si lasci il figlio affamato e si dia il piatto di minestra al vicino di casa. Per quanto ci riguarda, quel padre è un padre degenere, non è un padre democratico. Un padre che non pensa prima ai propri figli è un padre degenere e lo Stato, noi crediamo, dovrebbe lavorare e adoperarsi come un buon padre di famiglia.
  Quando ha poche risorse, deve dare un principio di priorità ai propri figli, che sono i propri cittadini, e, ovviamente, un po’ di spazio nella discussione. Quest'anno spendere più di 10 miliardi per i costi dell'immigrazione clandestina, e parlo di costi diretti e indiretti, e, per esempio, non avere ancora rifinanziato gli ammortizzatori in deroga, avere abbandonato centinaia di migliaia di esodati, non garantire i necessari sussidi ai cittadini disperati nel nostro Paese, per noi è come il padre degenere che non sfama il proprio figlio, ma va a dare il piatto di minestra al vicino di casa.
  Quindi, in tal senso, penso che la mozione che abbiamo presentato sia di assoluto buon senso. Oltretutto, voglio ricordare ai colleghi che, nelle giornate di domani, si presenteranno ad approvare e a votare questa risoluzione che nella nostra mozione non diciamo che l'assistenza e gli aiuti devono essere dati esclusivamente ai cittadini del nostro Paese, ma diciamo «in via prioritaria».
  E se adesso non possiamo neanche inserire un principio di priorità verso coloro che hanno contribuito, con la loro fatica, con il loro lavoro, con il loro sudore, a costruire il nostro benessere – che oggi, purtroppo, è sempre minore, vista la crisi, anche dovuta a scelte del Governo, che stiamo affrontando –, verso coloro che hanno contribuito a costruire i nostri asili, le nostre scuole, le nostre strade, anche i nostri ministeri – parlo, quindi, al rappresentante del Governo che è seduto qui oggi in Aula – e a queste persone non si dà una priorità nelle misure assistenziali e di aiuto, penso che si vada a svilire e a tradire il rispetto verso i cittadini di questo Paese.
  E per questo noi ovviamente non potremo votare a favore sicuramente di quella del Partito Democratico, ma domani ci sarà modo di sottolinearlo e approfondirlo nelle dichiarazioni di voto, ma vorremmo che anche altri gruppi che si rifanno all'opposizione all'interno di questo Parlamento avessero il coraggio di dire le cose come stanno, ovvero che non ci può essere una discriminazione al contrario. Non possiamo pensare che le tasse dei nostri contribuenti vengano utilizzate per salvare chiunque indiscriminatamente. E lo dico, e parlo al sottosegretario, con un Pag. 79principio di realismo che dobbiamo avere: se noi pensiamo di essere i salvatori del mondo, nella realtà ci troveremmo come quelli che, invece, hanno ridotto alla disgrazia non solamente i cittadini che vengono da fuori, ma anche i cittadini del nostro Paese, perché noi dobbiamo fare i conti con le risorse che abbiamo a disposizione e con le possibilità che possiamo dare ai cittadini stranieri e ai cittadini del nostro Paese. Io credo, noi crediamo, che a fronte di queste possibilità non si possa prescindere di dire che prima ci sono cittadini del nostro Paese. Penso che sia un principio di buonsenso che mi auguro, eliminando forse qualche ideologia di troppo, anche altri parlamentari di altri schieramenti possano condividere e che, quindi, durante il prosieguo della discussione di queste mozioni, possano venire a più miti consigli e capire che forse fare il buonismo ad oltranza non significa dare delle risposte a tutti, ma significa non dare le risposte a nessuno.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Palese, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00499. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel procedere con l'esame delle mozioni all'attenzione di quest'Aula è doveroso fare una premessa: l'accesso alle misure di sicurezza e protezione sociale è un diritto fondamentale che, conformemente al diritto dell'Unione europea, alle leggi e prassi nazionali, è parte integrante del modello sociale europeo. L'Organizzazione internazionale del lavoro ha adottato raccomandazioni sui sistemi nazionali di sicurezza sociale di base, allo scopo di garantire il diritto fondamentale di ognuno alla sicurezza sociale e a un decoroso livello di vita. Come insieme di politiche sociali per promuovere una crescita economica inclusiva, un alto livello di vita e condizioni di lavoro dignitose, il modello sociale europeo ha svolto un ruolo fondamentale nella costruzione della società europea del dopoguerra. Durante la crisi finanziaria ed economica, il modello sociale europeo è stato però messo duramente alla prova, in particolare in alcuni paesi dell'Unione europea, con l'adozione di politiche di risanamento di bilancio esasperate e con risultati disastrosi. La protezione sociale è uno strumento chiave delle politiche per la riduzione della povertà: serve a stimolare una crescita inclusiva, migliorando la salute e le possibilità dei componenti più vulnerabili della società, e serve anche ad aumentare la produttività, a sostenere la domanda interna e a facilitare la trasformazione strutturale delle economie nazionali.
  L'importanza di queste politiche è stata chiaramente dimostrata durante la prima fase della crisi, dove elementi come la protezione sociale sono serviti a mitigare l'impatto negativo della crisi in termini di crescita, di disoccupazione e di povertà. In diversi Paesi, le parti sociali, grazie al dialogo sociale, sono riuscite a stabilire sistemi di condivisione del tempo di lavoro per ridurre i licenziamenti, spesso con il supporto dei Governi; così in Germania, in Belgio, in Lussemburgo, in Austria e in diversi altri Paesi. Ma a partire dal 2010, le preoccupazioni relative al livello del debito pubblico e del disavanzo di bilancio, hanno portato diversi Paesi ad adottare politiche di austerità. Finora, la spesa sociale funzionava come uno stabilizzatore automatico, e il suo aumento nel 2009 ha permesso di limitare la diminuzione del potere d'acquisto dei cittadini e della domanda aggregata; tuttavia, la situazione si è invertita nel 2011, quando la spesa sociale dei 27 paesi dell'Unione europea è diminuita dell'1,5 per cento rispetto al 2010. In alcuni Paesi, la spesa pubblica è stata tagliata a livelli inferiori a quelli pre-crisi.
  I sistemi di protezione sociale sono diventati meno generosi, e alcune volte meno universali, con l'inasprimento delle condizioni di accesso ai sussidi di disoccupazione e alle prestazioni universali come gli assegni familiari, per l'alloggio e le indennità di malattia. Le riforme del mercato del lavoro si sono moltiplicate con l'intento di migliorare i tassi di occupazione, il che ha, com'era prevedibile, Pag. 80minato la sicurezza del posto di lavoro per i lavoratori dipendenti e ha anche scoraggiato gli investimenti. In molti Paesi, i tagli alla spesa pubblica hanno influito anche sulla qualità e la presenza dei servizi pubblici. Nell'Unione europea, i tagli alla protezione sociale hanno già contribuito a fare aumentare la povertà che colpisce ormai 123 milioni di persone, ovvero il 24 per cento della popolazione, e tra esse molti bambini, donne, anziani e disabili.
  Questo cambiamento nelle politiche pubbliche non è stato, quindi, privo di conseguenze per il modello sociale europeo. Ad oggi, l'organizzazione e il finanziamento dei sistemi di protezione sociale sono compiti che spettano agli Stati membri. Tuttavia, l'Unione europea svolge un ruolo particolare tramite la sua legislazione che coordina i sistemi di sicurezza sociale nazionali, in particolare per quanto attiene alla mobilità nell'ambito dello spazio comunitario.
  Da poco, l'Unione europea si sta impegnando al fine di promuovere una maggiore collaborazione tra gli Stati membri in materia di modernizzazione dei sistemi di protezione sociale per far fronte a problematiche simili all'interno dell'Unione europea. È stato, infatti, ampiamente riconosciuto che il modello sociale europeo, nella sua forma attuale, non è perfetto. Sia l'Organizzazione mondiale del lavoro che la Commissione europea hanno riconosciuto che alcuni elementi del modello sociale europeo vanno riformati di fronte a sfide come la crescente concorrenza nei mercati globali e l'invecchiamento delle società europee.
  Le politiche di sicurezza e protezione sociale attuate a livello nazionale ed europeo devono saper rispondere ad una molteplicità di problemi legati a diversi fattori, dai nuovi rischi sociali centrati sulla profonda modifica dei cicli di vita, a partire da quelli legati a famiglia e vecchiaia, alla ristrutturazione crescente delle forme di lavoro sempre più orientate alla flessibilità, per arrivare alla presenza di nuove domande di integrazione sociale provenienti da persone che arrivano da altri Paesi.
  Ricordiamo che il tema dell'immigrazione e dei richiedenti asilo, ed in Europa, non è solo parte della cronaca recente, ma è di importanza strategica per il futuro del nostro Paese: per la sicurezza dei cittadini, per la percezione di fiducia e di solidità che diamo ai Paesi stranieri e, soprattutto, per la presa di posizione che l'Italia deve affrontare con coraggio e determinazione in Europa, in particolare ora che si appresta a presiedere il Semestre europeo.
  C’è una differenza rispetto al passato che non va sottovalutata. L'Italia subisce le oscillazioni delle situazioni politiche dell’«Euromediterraneo», essendo geograficamente il Paese di prima accoglienza per l'Unione europea. Più della metà di quelli che hanno intrapreso i disgraziati viaggi per mare o che stanno per partire sono persone che vengono da Paesi in guerra o in condizioni tali da aver diritto all'asilo per rifugiati o per motivi politici; ma l'Italia non è più in grado di assorbirne, né di garantire sicurezza e protezione sociale a tutti.
  È fondamentale che l'Unione europea si pronunci con fermezza, anche su questo tema, e adotti le decisioni necessarie a preservare il modello sociale che ha svolto un ruolo così centrale nella propria storia.
  La mozione del gruppo Forza Italia impegna il Governo su due fronti: quello nazionale, affinché vengano messe in campo con urgenza politiche di crescita adeguate a superare l'attuale situazione economica che ha causato l'impoverimento delle famiglie italiane e, in particolar modo, di quelle con figli minori, incrementando la quota d'investimento pubblico in protezione sociale destinato all'area famiglia-minori. È necessario, altresì, adottare tutte le opportune iniziative di contrasto alla povertà e alla disoccupazione giovanile, che ha raggiunto livelli assolutamente intollerabili, e promuovere la qualità dell'occupazione e delle relazioni industriali, al fine di favorire una ripresa della fiducia nei confronti delle prospettive economiche e sociali del Paese.Pag. 81
  La mozione, inoltre, impegna il Governo sul fronte europeo, per rilanciare il modello sociale europeo e creare una strategia integrata di tutti gli Stati membri che garantisca un'integrazione positiva delle politiche di sicurezza e protezione sociale per i cittadini europei e per i migranti.
  È importante, quindi, adeguare i sistemi di protezione sociale alle esigenze attuali, alla crescente concorrenza nei mercati globali e all'invecchiamento delle società europee, basandosi sulla solidarietà e potenziandone il ruolo di fattore produttivo.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Antonino Moscatt, che illustrerà la mozione Berlinghieri ed altri n. 1-00500, di cui è cofirmatario.

  ANTONINO MOSCATT. Signor Presidente, colleghi, mi corre l'obbligo di avviare la trattazione della nostra mozione con alcuni spunti giuridici, non per un mero vezzo dottrinale, ma per fare la necessaria chiarezza.
  La libera circolazione dei lavoratori, una delle libertà fondamentali dei cittadini europei, sancita dall'articolo 45 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, sancisce l'abolizione di qualsiasi discriminazione fondata sulla nazionalità tra i lavoratori degli Stati membri per quanto riguarda l'impiego, la retribuzione e le altre condizioni di lavoro e prevede ulteriori diritti relativi alle famiglie dei lavoratori stessi, al fine di assicurare l'effettivo ed integrale perseguimento del principio.
  La sicurezza e la protezione sociale dei cittadini, parte della natura stessa del modello sociale europeo, sono collegate al principio di solidarietà e al valore della coesione sociale, rappresentando un orizzonte ineludibile, insito nei principi fondanti dell'ordinamento dell'Unione, anche al di là del legame strettissimo con il diritto alla libera circolazione.
  Per tali ragioni, pur non essendo contemplata dal diritto dell'Unione europea un'uniforme regolazione dei sistemi di welfare, i Trattati vigenti indicano alcuni principi fondamentali, che fungono da parametri invalicabili per la legislazione dei Paesi membri, tra cui si rileva il principio di non discriminazione e di cittadinanza.
  Accanto a questi, naturalmente, vi sono tutte le regole che disciplinano la mobilità, la permanenza, la cittadinanza e che solo per ragioni di tempo non citerò, ma che mi permetto di dire che sono senza dubbio delle importanti, importantissime conquiste.
  Ciò detto, insieme agli elementi giuridici, che già da soli basterebbero per giustificare la bontà della nostra proposta, mi permetto di aggiungere alcuni spunti, chiamiamoli utilitaristici, chiamiamoli di convenienza: dal punto di vista economico e dei lavoratori in cerca di occupazione, la cittadinanza europea e la libera circolazione rappresentano indiscutibilmente un vantaggio e un elemento chiave per consentire ai cittadini di accrescere la propria formazione ed esperienza, cogliendo nuove opportunità di lavoro: secondo alcune stime, ad esempio, della Commissione europea, restano vacanti nell'Unione europea circa 2 milioni di posti di lavoro, nonostante la crisi.
  È chiaro e palese che ancora vi è molta strada da fare, che vi è un lungo percorso per costruire un'Europa dei cittadini, sociale, solidale, giusta, sostenibile e per garantire uno spazio effettivo di circolazione, di opportunità e lavoro per i cittadini europei. In tale direzione va, ad esempio, la proposta di regolamento di riforma della rete europea dei servizi per l'impiego – Eures – all'esame del Parlamento europeo.
  Ripeto che vi è tanta strada da fare e questo è indubbio, però altrettanto indubbia è la necessità di contrastare alcune visioni che mi permetto di chiamare miopi e primitive, che, strumentalizzando per fini politici le paure causate dalla grave crisi economica, vorrebbero rialzare gli steccati tra gli Stati, rinazionalizzare il mercato del lavoro, ridurre il diritto delle genti di cercare un lavoro, meglio retribuito nello spazio comune europeo; tali Pag. 82visioni hanno l'unica conseguenza di impoverire e danneggiare proprio coloro che si pensa di voler sostenere, ad esempio i giovani che si muovono per l'Europa in cerca di nuova occupazione, di formazione, per migliorare le proprie competenze o tutti quegli italiani, sì, tutti quegli italiani che hanno acquisito negli anni diritti pensionistici perché hanno lavorato all'estero. Cosa si propone, abbassando il livello del welfare ? Di togliere pure a loro, ad esempio, le pensioni ?
  Ebbene, tale impostazione, errata e dannosa, emerge in alcuni dibattiti sviluppatisi in Paesi dell'Europa, è vero, e su questo aspetto, particolarmente sentito, quello dei turisti del welfare, vi è un tema in Germania. Ma attenzione, attenzione a strumentalizzarlo, perché le proposte che in questo periodo si stanno facendo in Germania mirano semplicemente a meglio definire ipotesi di abuso in tema di prestazioni sociali, con l'introduzione di maggiori verifiche circa i requisiti, con l'obiettivo di colpire con misure più severe i casi irregolari, come per i cosiddetti matrimoni di comodo, l'attestazione di false residenze, il mantenimento di figli non residenti nel Paese ospitante o i casi di lavoro nero.
  Quindi, attenzione alle strumentalizzazioni, perché nonostante la strumentalizzazione da parte di alcune forze, tali previsioni non mirano assolutamente a scardinare il sistema di welfare minimo europeo esistente e non potranno comunque in nessun caso risultare in contrasto con i principi stabiliti dai Trattati europei e dalla giurisprudenza della Corte di giustizia europea.
  L'esclusione dal welfare di coloro che provengono da altri Stati e in cerca di lavoro è considerata dalla Commissione europea una violazione del principio di uguaglianza e di trattamento, sancito dai Trattati e ribadito dalla direttiva europea sulla libera circolazione.
  Occorre fare anche chiarezza sui flussi migratori, che vengono definiti così abnormi e che in realtà non lo sono. Bisogna anche capire il perché di questi flussi migratori interni anche alla stessa Comunità, molti dei quali sono italiani, come dicono i dati ISTAT, che vanno via a causa di una forte crisi nel nostro Paese. E soprattutto bisogna sottolineare che i dati e le ricerche che vengono fatte mostrano con forza come coloro che si spostano dagli stessi Paesi appartenenti alla Comunità europea lo fanno per trovare un lavoro e negli altri Stati lavorano, pagano le tasse che contribuiscono a migliorare lo Stato sociale. Altro che turisti del welfare.
  È evidente che interventi restrittivi, attuati o paventati, in materia di libera circolazione, di mobilità dei lavoratori nello spazio europeo e di sicurezza sociale risentono di un clima antieuropeo e anti-immigrazione in tutta Europa. Questa è la verità. Occorre affrontare con forza e respingere i tentativi di far saltare i principi fondanti dell'identità europea e diversamente promuovere un'azione costruita sui diritti concreti, che rimodellino e diano vita a una cittadinanza europea non retorica ma che si assuma la responsabilità di una nuova generazione europea maggiormente mobile rispetto al passato.
  Per tali ragioni, con una mozione completamente, diametralmente diversa da quella dei colleghi, degli amici della Lega, chiediamo al Governo di rilanciare nelle sedi opportune una nuova programmazione e una nuova linea di politica economica volta a superare l'esclusivo ricorso al contenimento dei bilanci nazionali, al rigore e all'austerità che rischiano di minare alla base diritti, il welfare e gli stessi presupposti della costruzione europea, ostacolando la ripresa e la crescita nei Paesi del sud Europa e, di conseguenza, di tutta l'Europa.
  Chiediamo al Governo di farsi promotore di un nuovo patto sociale, inserendo tra le priorità del semestre europeo di Presidenza italiana azioni decisive in favore di una vera Europa sociale che attui concretamente i cosiddetti obiettivi faro del programma Europa 2020, per garantire standard minimi comuni per i diritti dei lavoratori, uniformare le condizioni Pag. 83salariali e impedire la delocalizzazione industriale nei Paesi più poveri o con più debole legislazione sociale.
  Chiediamo al Governo di sostenere le proposte legislative europee e le azioni politiche in favore di una migliore protezione e inclusione sociale, la libera circolazione dei diritti dei lavoratori, in particolare delle prestazioni previdenziali maturate, di forme di assicurazione contro la disoccupazione a carico del bilancio dell'Unione, di percorsi di ricollocamento per chi ha perso il lavoro durante la crisi, quale primo tassello per l'armonizzazione del sistema di assistenza sociale dell'Unione.
  Vedete, infine, il dibattito di questi giorni e anche attraverso queste nostre mozioni, ha un significato profondo che ci permettiamo di dire che va oltre il tema stesso delle mozioni che sono state presentate, perché riportano in discussione il tema centrale, il modello di Europa possibile, la differenza tra i diversi modelli di Europa che abbiamo in mente e che vogliamo realizzare e francamente, sia nel cogliere lo spirito di alcune delle mozioni presentate e soprattutto il dibattito che ogni volta, dentro e fuori l'Aula, si innesca su questa tematica, mi sorge spontanea una domanda. Mi dispiace che i colleghi della Lega non possano sentirmi perché sono andati via. Perché mi piaceva chiedere loro, tramite lei naturalmente, signor Presidente, che Europa volete, che Europa volete riproporci: quella dei castelli medievali, con le loro piccole bandiere issate sulla torre e un po’ di soldati armati fino ai denti a difendere i confini di cartapesta ? Che Europa volete riproporci, quella dei recinti alti, così alti da non far intravedere l'orizzonte, dentro i quali si sta asserragliati con le proprie povertà, con i propri piccoli piatti di minestra, per parafrasare il nostro collega, utili solo per alimentare e cavalcare i peggiori incubi ? Che Europa ci state riproponendo, quella delle campagne contro l'inforestieramento della destra Svizzera, quella del disastro di Marcinelle o della strage delle saline di Camargue dove il fomentare l'odio produsse alla fine vittime innocenti dei lavoratori italiani ? Questa è l'Europa che immaginate per i vostri figli, questa è l'Europa che ci proponete, che Europa ? Quella dei cartelli davanti ai bar dove vi era su scritto, con una ferocia atroce: qui non si può entrare e si proibiva l'ingresso agli italiani o agli stranieri.
  Questa è l'Europa che voi oggi ci volete riproporre, un'Europa proibizionista. Mi spaventa l'idea – sapete ? – che possano esserci classi dirigenti che per qualche consenso in più si trasformano in untori della politica, baionette cariche contro il diverso: oggi l'immigrato, domani il meridionale, dopodomani il meno abbiente, ma sempre contro. Noi a questo non ci stiamo, noi quel piatto di minestra lo distribuiamo su chi ha più bisogno (Applausi), noi quel piatto di minestra lo facciamo diventare parte di chi ha più bisogno. Abbiamo un'idea diversa, totalmente diversa, dell'Europa e con la nostra mozione e con il nostro dibattito che si svilupperà ribadiremo ancora una volta che noi all'Europa dell’austerity contrapponiamo quella solidale delle opportunità, la socialità e la condivisione, e non la paura e il pregiudizio.
  Un'Europa che dia cittadinanza alle donne e agli uomini, aperta alla fantasia e ai talenti delle nuove generazioni, solidale, solidale con il bisogno diffuso. Questa è l'Europa che vogliamo costruire e lo dobbiamo ad una generazione che non si rassegna, che, malgrado gli untori della politica, ha negli occhi l'orgoglio di esserci e che oggi ci chiede, ci ha chiesto e ci chiederà un'Europa più giusta in un modo diverso (Applausi).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
  Comunico che, a seguito di intese intercorse tra i gruppi, la discussione delle mozioni concernenti iniziative in relazione Pag. 84al fenomeno dei minori stranieri non accompagnati prevista all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviata alla seduta di domani e sarà svolta prima del relativo seguito dell'esame.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani, ricordando che, nella seduta di domani, è convocato alle ore 19 il Parlamento in seduta comune per lo svolgimento del secondo scrutinio per l'elezione di due giudici della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

  Mercoledì 18 giugno 2014, alle 10,30, con votazioni non prima delle ore 12,15:

  (ore 10,30, con votazioni non prima delle ore 12,15)

  1. – Seguito della discussione delle mozioni Migliore ed altri n. 1-00440, Bargero ed altri n. 1-00200, Grande ed altri n. 1-00286, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00484, De Mita ed altri n. 1-00485, Palese ed altri n. 1-00486, Fedriga ed altri n. 1-00488, Taglialatela ed altri n. 1-00492 e Balduzzi ed altri n. 1-00494 concernenti iniziative a favore delle vittime dell'amianto.

  (ore 12,30)

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1465 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale. Deleghe al Governo per il completamento della revisione della struttura del bilancio dello Stato, per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa, nonché per l'adozione di un testo unico in materia di contabilità di Stato e di tesoreria (Approvato dal Senato) (C. 2433).
  — Relatori: Fauttilli, per la V Commissione; Petrini, per la VI Commissione.

  (ore 15)

  3. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16)

  4. – Seguito della discussione della Relazione sulle prospettive di riforma del sistema di gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 1).

  5. – Seguito della discussione delle mozioni Tabacci, Taricco, Palese, Lavagno, Dorina Bianchi, Monchiero, De Mita ed altri n. 1-00265, Cozzolino ed altri n. 1-00487, Prataviera ed altri n. 1-00491 e Balduzzi ed altri n. 1-00493 in materia di semplificazione normativa e amministrativa.

  6. – Seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00495, Palese n. 1-00499, Berlinghieri ed altri n. 1-00500 e Pizzolante ed altri n. 1-00503 concernenti l'applicazione di misure relative alla sicurezza e alla protezione sociale di cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari.

  7. – Discussione delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00209, Palese ed altri n. 1-00497, Dall'Osso ed altri n. 1-00498, Zampa ed altri n. 1-00501, Palazzotto ed altri n. 1-00502 e Rondini ed altri n. 1-00504 concernenti iniziative in relazione al Pag. 85fenomeno dei minori stranieri non accompagnati.

  8. – Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali, l'esame e la votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata ed il seguito dell'esame):
   Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (C. 1589-A).
  — Relatori: Ferranti, per la II Commissione; Nicoletti, per la III Commissione.

  La seduta termina alle 20,35.Pag. 86

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2433 - odg 9/6 454 454 228 167 287 34 Resp.
2 Nom. odg 9/2433/9 465 460 5 231 175 285 34 Resp.
3 Nom. odg 9/2433/11 471 470 1 236 166 304 34 Resp.
4 Nom. odg 9/2433/12 472 467 5 234 179 288 34 Resp.
5 Nom. odg 9/2433/14 479 476 3 239 169 307 34 Resp.
6 Nom. odg 9/2433/15 486 392 94 197 80 312 34 Resp.
7 Nom. odg 9/2433/17 488 485 3 243 162 323 34 Resp.
8 Nom. odg 9/2433/26 480 444 36 223 148 296 34 Resp.
9 Nom. odg 9/2433/27 481 481 241 61 420 34 Resp.
10 Nom. odg 9/2433/31 479 444 35 223 149 295 34 Resp.
11 Nom. odg 9/2433/33 478 473 5 237 179 294 34 Resp.
12 Nom. odg 9/2433/34 485 449 36 225 154 295 33 Resp.
13 Nom. odg 9/2433/35 484 447 37 224 154 293 33 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/2433/36 489 395 94 198 95 300 33 Resp.
15 Nom. odg 9/2433/38 487 361 126 181 63 298 33 Resp.
16 Nom. odg 9/2433/52 494 487 7 244 70 417 33 Resp.
17 Nom. odg 9/2433/59 490 484 6 243 185 299 33 Resp.
18 Nom. odg 9/2433/60 489 484 5 243 154 330 33 Resp.
19 Nom. odg 9/2433/65 488 484 4 243 184 300 33 Resp.
20 Nom. odg 9/2433/66 487 423 64 212 124 299 33 Resp.
21 Nom. odg 9/2433/68 484 472 12 237 449 23 33 Appr.
22 Nom. odg 9/2433/70 476 474 2 238 192 282 33 Resp.
23 Nom. odg 9/2433/72 467 461 6 231 179 282 32 Resp.
24 Nom. odg 9/2433/74 472 466 6 234 179 287 32 Resp.
25 Nom. odg 9/2433/75 472 471 1 236 182 289 32 Resp.
26 Nom. odg 9/2433/76 475 469 6 235 173 296 32 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 33)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/2433/78 477 472 5 237 182 290 32 Resp.
28 Nom. odg 9/2433/79 474 473 1 237 149 324 32 Resp.
29 Nom. odg 9/2433/80 467 462 5 232 170 292 32 Resp.
30 Nom. odg 9/2433/81 471 465 6 233 100 365 32 Resp.
31 Nom. odg 9/2433/82 479 445 34 223 131 314 31 Resp.
32 Nom. odg 9/2433/84 476 456 20 229 140 316 31 Resp.
33 Nom. Ddl 2447-quest pregiud 1 e 2 431 428 3 215 108 320 30 Resp.