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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 235 di mercoledì 28 maggio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10.

  VALERIA VALENTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Bonifazi, Michele Bordo, Boschi, Brescia, Dambruoso, Dellai, Di Lello, Ferranti, Fico, Fontanelli, Gasbarra, Leone, Locatelli, Lotti, Manciulli, Migliore, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Scalfarotto, Sisto, Speranza, Tabacci e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1417 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (Approvato dal Senato) (A.C. 2325) (ore 10,02).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2325, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari.
  Ricordo che, nella seduta di ieri, è iniziato l'esame degli emendamenti ed è stato da ultimo respinto l'emendamento Molteni 1.86.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,04).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,30.

  La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,30.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 2325)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A della seduta del 27 maggio 2014 – Per le proposte emendative riferite agli Pag. 2articoli del decreto-legge nel testo approvato dal Senato vedi l'allegato A – A.C. 2325). Passiamo alla votazione dell'emendamento Silvia Giordano 1.66.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, semplicemente vorrei ribadire tutta la nostra contrarietà a questo emendamento, non tanto per il merito, dal momento che propone un coinvolgimento delle Commissioni parlamentari competenti, che può essere anche considerato utile (lo abbiamo previsto in tanti provvedimenti), quanto rispetto alla necessità di procedere all'approvazione di tale provvedimento che, com’è noto dalle dichiarazioni fatte dal relatore in sede di parere sugli emendamenti, noi riteniamo vada approvato in via definitiva da questo ramo del Parlamento, e quindi non è possibile modificarlo.
  In questo, Presidente, credo che la discussione che si è sviluppata in queste giornate su un tema così delicato, che riguarda una situazione che nel nostro Paese non è circoscrivibile solo ai pochi o tanti soggetti tuttora ospitati negli ospedali giudiziari, ma riguarda anche la coscienza di un Paese che su questo tema si deve comunque interrogare rispetto alle misure e alle strutture che pone al servizio della sua collettività, sia stata utile e, anche da questa discussione, bisogna prendere spunti necessari per poter, in maniera seria, trovare modalità operative sempre migliori per stare accanto ai comuni e a coloro che, poi, sono chiamati a trovare soluzioni operative, abitative, di lavoro e di cura per persone che hanno commesso reati, sì, ma che hanno anche avuto evidentemente problemi che non possono essere circoscritti e risolti semplicemente con il carcere. Io credo che questa discussione sarà utile anche al Governo, che ha preso buona nota con il sottosegretario De Filippo, sempre presente ai nostri lavori, per poter sviluppare in maniera più adeguata possibile le misure che il Ministero intenderà applicare sui decreti attuativi che discendono anche dall'applicazione di questi provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, innanzitutto farei i complimenti al collega Gianluca Buonanno per l'elezione al Parlamento europeo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), credo che se lo meriti.
  Presidente, ascoltare il collega Rosato dire che, in merito a questo decreto, vi è stato dibattito, vi è stato confronto, vi è stata una discussione, credo sia una ipocrisia allo stato puro, visto che su questo decreto, che la maggioranza si intesta – questo è il decreto, come giustamente il collega Caon ieri l'ha definito, «svuota manicomi»; dopo cinque «svuota carceri» oggi assistiamo allo «svuota manicomi»; – io credo che l'ipocrisia del Partito Democratico non abbia più confini, perché tutti possono avere ascoltato nel dibattito di ieri – e ciò avverrà anche oggi – che le uniche forze politiche che hanno affrontato nel merito, proponendo delle soluzioni migliorative, questo decreto sono state, da un lato, la Lega Nord e, dall'altro lato, il MoVimento 5 Stelle.
  Ascoltare dal collega Rosato parole del tipo: «l'emendamento è giusto, l'emendamento è di buon senso, l'emendamento è condivisibile, l'emendamento serve per poter migliorare questo decreto, ma per cause di forza maggiore e per cause legate alla scadenza del decreto noi non lo possiamo accogliere», credo sia la negazione della funzione del Parlamento. Diteci che il Parlamento non serve più assolutamente a nulla, diteci che la funzione di questa Camera è assolutamente una funzione di ratifica rispetto alla volontà del Governo: ne prendiamo atto. Noi della Lega continueremo a fare le nostre battaglie politiche giuste e costruttive per il bene dei cittadini, però evitiamo di prenderci in giro.
   Questo è un emendamento che dà maggiori garanzie di controllo al Parlamento Pag. 3attraverso la funzionalità delle Commissioni, e quindi credo che chi è animato dal buonsenso e dalla voglia di migliorare un decreto sciagurato, come quello che oggi viene sottoposto al Parlamento, non può che votare favorevolmente.
  Rimane, Presidente, una riflessione generale assolutamente negativa rispetto a questo decreto, da un lato, dettata da una proroga assolutamente inconsistente: noi, tra un anno, ci ritroveremo qui, semmai questo Parlamento ci sarà ancora, a discutere esattamente della medesima proroga.
   Ieri, nel dibattito di ieri...

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore.

  NICOLA MOLTENI. ...nel dibattito di ieri è passata assolutamente sotto silenzio una parte di questo decreto, che, a nostro avviso, è estremamente pericolosa: quella relativa alla modifica della funzionalità delle misure di sicurezza. Noi sappiamo benissimo, e voi sapete benissimo, che la misura di sicurezza è ancorata al principio della pericolosità sociale del soggetto, ma voi fate passare il principio che, quando taluno è sottoposto ad una misura di sicurezza perché socialmente pericoloso, questa misura di sicurezza non potrà più essere rinnovata e quindi il malato di mente o colui il quale è colpito da un vizio di mente ed è socialmente pericoloso perché ha commesso un reato gravissimo, come può ad esempio essere l'omicidio, rischia di non rimanere più all'interno dell'ospedale psichiatrico giudiziario, ma di essere messo in libertà, con grave danno alla salute e alla sicurezza dei cittadini.
  Voi, con questo decreto, state nuovamente attentando alla sicurezza dei cittadini ed è bene che i cittadini che ci stanno ascoltando lo sappiano. Il Partito Democratico e il Governo, con questo decreto-legge, mettono a repentaglio nuovamente la sicurezza delle persone oneste e vi dovete vergognare !

  PRESIDENTE. Colleghi !

  NICOLA MOLTENI. Vi nascondete dietro la necessità di chiudere gli OPG e, con questo alibi, rimettete in discussione e rimettete a repentaglio la vita e la sicurezza dei cittadini onesti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
   Dopo cinque decreti «svuota carceri» – come ha detto giustamente il collega Caon ieri – questo è lo «svuota manicomi» e se lo intestano il Partito Democratico e il Governo. La Lega non vuole essere complice di questo ennesimo smantellamento delle politiche di sicurezza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 1.66, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Ginoble, Ravetto, Tinagli, Luigi Gallo, Ciprini, Fraccaro, Mannino, Gianni Farina, Bombassei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  374   
   Votanti  373   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato   71    
    Hanno votato no  302    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Capodicasa e Censore hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 4Businarolo 1.93, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, che ha votato. Chi non ha votato ancora ? Chaouki, Manzi, Dellai, Binetti, Venittelli, Bolognesi, Rizzetto, che non riesce a votare; adesso ha votato. Binetti ancora non riesce a votare; vediamo se c’è bisogno di un tecnico. Chi altro non ha votato ? Chiarelli...adesso Chiarelli ha votato. Sembra che abbiano votato tutti...no, Manzi non riesce a votare; adesso ha votato. Qualcun altro non riesce a votare ? No.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  386   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato   58    
    Hanno votato no   328.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Capodicasa e Censore hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.254, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non ha votato ? Mauri. Chi altro non ha votato ? Richetti; ecco, adesso ha votato. Dellai, Nesci, Monchiero, Guerini, Buttiglione. Chi non ha votato ancora ? Nesci. Nesci sta votando ancora; Nesci non riesce a votare. Hanno votato tutti ? Nesci ancora non ha votato; ecco, adesso ha votato. Colaninno, che sta votando; adesso ha votato. Sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  386   
   Votanti  385   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  104    
    Hanno votato no  281.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Businarolo 1.94, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Nuti, Fucci, Simone Valente. Fucci, provi a votare altrimenti...ecco, adesso può votare. Simone Valente ha votato. Sembra che abbiano votato tutti... no, Galperti sta andando a votare, Iacono, Cominelli. Chi altro non ha votato ? Boccia... Boccia sta votando; ecco, adesso ha votato. Sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  395   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no  305.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grillo 1.62.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

Pag. 5

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, questo decreto, seppur fatto con tutte le buone intenzioni, manca di un particolare, di un grosso particolare, che sono le risorse, le risorse che dovrebbero andare alle Aziende sanitarie che prendono in carico tutti questi soggetti. Infatti, si sono stanziati 180 milioni di euro per la costruzione materiale di queste nuove strutture, REMS, ma si è lasciata al caso tutta la questione dell'assunzione di nuovo personale e, seppure nei precedenti decreti si è previsto che sia fuori dal vincolo del blocco del turnover, comunque non vengono stanziati soldi per l'assunzione di questo nuovo personale.
  E non vengono stanziati soldi neanche per la sicurezza di queste strutture, che è un altro punto che manca pesantemente in questo decreto e nei decreti precedenti.
  E, quindi, con questo emendamento si chiede semplicemente di far sì che tutti i rapporti di lavoro in essere all'interno degli OPG, che sicuramente sono di personale specializzato che da anni lavora in quelle strutture e quindi è capace di avere a che fare con un certo tipo di patologie e di lavorare in certi ambienti, siano reimpiegati in queste nuove strutture e, come è già stato chiesto con altri emendamenti, che tutte le proprietà, che tutti i mezzi, i servizi e gli strumenti che sono oggi impiegati all'interno degli ospedali psichiatrici giudiziari non vengano persi, ma che vengano perlomeno recuperati. Noi prevediamo infatti che ci sarà sicuramente un problema di risorse nel momento in cui gli OPG verranno chiusi, perché le ASL non avranno i soldi per assumere nuovo personale. Non si sa bene chi dovrà fare la sicurezza, se la farà la Polizia, se la farà la Polizia penitenziaria, quindi almeno recuperare queste risorse potrebbe essere un elemento importante.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 1.62, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Carnevale, Gribaudo, Pili, Del Grosso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  403   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   80    
    Hanno votato no  323    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Businarolo 1.96.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, è dal 2011 che gli ospedali psichiatrici giudiziari dovrebbero essere chiusi; siamo al 2014 e ancora abbiamo queste strutture in piedi e le avremo in piedi probabilmente non solo fino al 2015, ma anche per gli anni a venire. Imputare tutte le colpe alle regioni è sicuramente un grave errore che stiamo facendo e questo decreto è estremamente punitivo per le regioni. Queste infatti sicuramente si saranno adagiate e avranno preso tutto il tempo necessario – molte sono in ritardo, mentre tante altre sono già molto avanti con i lavori – però non è tutta colpa delle regioni. Lo Stato centrale e i Governi che si sono succeduti sicuramente hanno una grossa parte di colpa se gli ospedali non sono stati chiusi.
  Con questo emendamento prevediamo semplicemente che, visto che si dà la possibilità alle regioni di cambiare i progetti in corso d'opera – perché i progetti sono stati consegnati tutti nell'aprile dell'anno scorso – e gli si permette pure di evitare di costruire strutture che ovviamente al punto in cui siamo arrivati Pag. 6sarebbero non necessarie o superflue e questo è sicuramente un buon punto di partenza...
  Con l'emendamento noi chiediamo, però, che le regioni che sono inadempienti alla data di entrata in vigore di questo decreto, e quindi non hanno ancora né un progetto né una gara d'appalto, non hanno neanche cominciato a costruire una struttura, non costruiscano strutture nuove, il che comporta molto più tempo rispetto a quello di ristrutturare e rimettere in sicurezza strutture che già abbiamo sul territorio.
  Il Servizio sanitario e le Aziende locali sono pieni di edifici, di padiglioni di vecchi ospedali che dovrebbero semplicemente essere rimessi a posto per entrare in funzione. Perdere questo patrimonio, per costruire delle strutture nuove, ci sembra solo una speculazione edilizia aggiuntiva. Recuperiamo quello che abbiamo: si spende molto di meno, ci sono molte meno speculazioni e sicuramente le regioni in meno tempo – non certo in dieci mesi, ma comunque in meno tempo – saranno in grado di costruire e di aprire queste nuove strutture, e quindi di chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, questo decreto, a nostro avviso, è un'occasione persa. È un'occasione persa perché poteva essere l'occasione, e la Lega ne ha dato lo strumento attraverso la nostra relazione di minoranza, da un lato, e attraverso la presentazione di un emendamento, per far sì che il dibattito sul tema delle malattie mentali potesse essere affrontato in maniera molto più generale e molto più complessa.
  Poiché la chiusura degli ex OPG avviene attraverso un emendamento in un decreto-legge del 2011 che aveva ad oggetto il tema delle carceri, lo «svuota carceri» targato Ministro Severino, a nostro avviso è un'occasione persa perché vi è un tema, che noi abbiamo tentato di portare nel dibattito, ma non è stato recepito dalla maggioranza e da parte del Governo, che è il tema della modifica della legge Basaglia, la legge n. 180 del 1978, e della legge n. 833 del 1978, in materia di cura preventiva delle malattie mentali.
  Oggi il problema vero, il problema reale, che tocca migliaia di famiglie, è la gestione all'interno delle famiglie stesse, con costi, problemi e difficoltà, di migliaia di persone che hanno malattie mentali. Questo era, a nostro avviso, il tema che meritava di essere approfondito; questo era il tema che, in maniera generale e complessiva, andava portato all'interno del dibattito. Noi dobbiamo prevenire il fatto che la persona con evidenti disturbi psichici possa, poi, degenerare nella commissione di reati di grave, gravissimo allarme sociale, e aprire poi, ovviamente, il dibattito, come voi avete fatto, sulla sostituzione degli ex OPG con altre strutture sanitarie a livello regionale.
  Ma il problema vero, che non è stato affrontato, che noi abbiamo portato e vogliamo portare nel dibattito, e che voi ci avete impedito, è quello della cura preventiva delle malattie mentali, del potenziamento di tutte quelle strutture che devono e che dovrebbero aiutare le famiglie a gestire problemi enormi, che, spesso e volentieri, le famiglie non riescono ad assolvere senza l'aiuto e senza il sostegno dello Stato.
  Per noi questa è una battaglia di civiltà, è una battaglia di giustizia, è una battaglia di difesa delle istanze dei cittadini. Non avete consentito a noi di portare, attraverso l'emendamento, il dibattito, ripeto, sulla cura preventiva delle malattie mentali; lo faremo successivamente, presentando una nostra proposta di legge, che mi auguro possa trovare la disponibilità del dibattito e dell'accoglienza da parte di tutte le famiglie.
  Tantissime sono le famiglie italiane che oggi si trovano a dover gestire all'interno delle proprie abitazioni, abbandonati rispetto al mondo intero, situazioni di disagio enormi, che affrontano con grande dignità, che affrontano con grande difficoltà, senza che nessuno dia loro una Pag. 7mano ad affrontare queste vicende. Per noi è un tema centrale, voi ve ne fregate. La Lega sta dalla parte di queste famiglie, che non riescono più a gestire situazioni tanto gravi quanto delicate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Businarolo 1.96, con parere contrario di Commissioni e Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno ? Misiani ? Ferranti ? Bossa ? Capodicasa ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  416   
   Votanti  398   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato   65    
    Hanno votato no  333    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Businarolo 1.97, con parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Manzi ? Capua ? Vitelli ? Aiello ? Della Valle ? Dellai ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  413   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  301    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grillo 1.68.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, il comma 2-bis dell'articolo 1 del decreto prevede un altro, un ulteriore tavolo di coordinamento, che deve essere fatto dal Ministero della giustizia, sanità, enti locali, province autonome e regioni. Io voglio ricordare all'Assemblea che noi abbiamo già diversi tavoli di coordinamento attivi sulla questione degli OPG in Italia: ci sono al Ministero della giustizia, c’è un tavolo interministeriale tra giustizia e sanità, ce l'abbiamo anche all'interno del Ministero della sanità e nei bacini di utenza dei vari OPG abbiamo dei tavoli di coordinamento delle varie regioni. Noi troviamo che un nuovo tavolo di coordinamento sia un'operazione che certamente può avere un'utilità, ma che non risolverà certamente il problema. Ma almeno prevediamo che all'interno di questi tavoli, visto che non è previsto in tutti gli altri, vengano inserite anche le associazioni di familiari e le associazioni che lavorano all'interno dell'OPG.
  Questo è un punto, che è stato anche approfondito durante il lavoro in Commissione, che ha trovato anche da parte del Governo un apprezzamento, in quanto avere la voce, avere il punto di vista di chi vive giornalmente all'interno degli OPG, di chi vive giornalmente di fianco alle persone che hanno problemi psichiatrici è certamente un punto che va affrontato, va argomentato all'interno di questi tavoli, perché possono dare degli spunti e delle soluzioni che il Governo e che quest'Assemblea non sono in grado di elaborare, perché non possono conoscere esattamente come loro la vera e cruda realtà che si vive all'interno di queste strutture.
  È semplicemente un emendamento di buon senso, in quanto prevede che i cittadini, i normali cittadini che fino ad oggi sono stati esclusi dalla discussione di questi provvedimenti, dove è calato un po’ tutto dall'alto, possano comunque intervenire all'interno di questi tavoli.Pag. 8
  Certo è da dire che molte associazioni si stanno battendo e si sono battute, hanno dato anche un contributo effettivo alla costruzione di questi e dei precedenti decreti. Prevedere che loro possono dare, anche durante l'esecuzione tecnica, le soluzioni tecniche, che si possono trovare in quest'anno e negli anni a venire, ci sembra un elemento di realtà e di verità che va inserito.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 1.68, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Folino, Catania, Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  387   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  118    
    Hanno votato no  269    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Businarolo 1.98, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Giachetti, Manzi, Tartaglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  415   
   Votanti  414   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  298    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Baroni 1.57.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, questo è uno degli ultimi emendamenti, ma ha un'importanza fondamentale nell'insieme della discussione di questo decreto-legge perché la nostra prima paura, proprio all'inizio dei lavori delle Commissioni, mentre affrontavamo il decreto-legge, era che un anno è sicuramente troppo poco – anzi, dieci mesi perché non è più un anno – per chiudere gli OPG.
  Lo Stato ha previsto, nei confronti delle regioni, che quelle inadempienti verranno commissariate, ma la nostra più grave paura è che lo Stato, trovandosi nella difficoltà di riuscire, nel tempo di dieci mesi o anche qualche mese in più, a costruire queste nuove strutture ed effettivamente chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari, ceda il proprio lavoro e i propri compiti a delle aziende private, a delle cooperative e a delle associazioni. È il mestiere preferito negli ultimi vent'anni quello di esternalizzare, di dare tutto in mano alle cooperative, e con questo emendamento, che ha un'importanza fondamentale per noi, si evita proprio questo.
  Infatti, non è possibile dare in gestione delle strutture sanitarie e la sicurezza di queste strutture a privati quando ad oggi gli OPG sono gestiti esclusivamente a titolo nazionale, da parte dello Stato. La sicurezza è data dalla Polizia penitenziaria, gli infermieri che lavorano all'interno sono dati dalle aziende sanitarie locali. Evitare che nel breve periodo, perché sarebbe nel brevissimo periodo, lo Stato si dichiari sconfitto e dia tutto in mano alle cooperative per interessi, ovviamente, delle grandi cooperative sociali che lavorano nel nostro territorio nazionale, è un atto dovuto. Infatti, i pazienti che attualmente risiedono anche nei reparti di psichiatria possono essere ricoverati solo in strutture pubbliche, non in strutture private, e solo con personale pubblico. Questa è una situazione che va assolutamente evitata.Pag. 9
  È una grande lacuna che non è stata colmata, né con i decreti precedenti, né tantomeno con questo e oggi si prospetta veramente un pericolo per il nostro Servizio sanitario nazionale, che si vede espropriato di un altro compito, di altri soldi e di altre capacità in favore di cooperative private e di interessi politici sottesi che le cronache giudiziarie di tutti i giorni ci raccontano.

  PRESIDENTE. Capogruppo Brescia, colgo l'occasione per dirle che sono arrivati gli ordini del giorno. Quindi, ci sono pervenuti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 1.57, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lo Monte... Capua... Monaco... Pagano... Colletti... Gelmini... deputato Pagano, provi a identificarsi...va bene, arriva un tecnico... provi a votare direttamente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  425   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  121    
    Hanno votato no  304    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cecconi 1.32, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rabino...Taricco...Tartaglione...Greco... Costantino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  426   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  122    
    Hanno votato no  304    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  PRESIDENTE. Dobbiamo ora passare agli ordini del giorno. Sono appena stati presentati venti ordini del giorno da parte del MoVimento 5 Stelle. Quindi, per dar tempo alla Presidenza di valutarne l'ammissibilità e al Governo di prenderne visione, sospendo per venti minuti la seduta, che riprenderà alle ore 11,30.
  Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 11,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2325)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2325).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno – mi pare che sia così – invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli, nel brevissimo tempo che abbiamo avuto a disposizione proviamo ad esprimere un parere puntuale sui, più o meno, quaranta ordini del giorno presentati.Pag. 10
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Nicchi n. 9/2325/1 e Piazzoni n. 9/2325/2; il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Locatelli n. 9/2325/3, con una piccola riformulazione: modificare l’incipit dell'impegno sostituendo le parole «a riconsiderare» con le parole «a valutare».
  Procedo su tutti, Presidente ?

  PRESIDENTE. Assolutamente sì.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Binetti n. 9/2325/4, con una piccola riformulazione del dispositivo nel modo seguente: «a mettere in alto misure volte alla formazione di personale...» e così via, quindi espungendo le parole «anche di natura normativa».
  Il Governo esprime, quindi, parere favorevole sugli ordini del giorno Villecco Calipari n. 9/2325/5, Miotto n. 9/2325/6, Marazziti n. 9/2325/7 e Morani n. 9/2325/8; il Governo esprime parere negativo sull'ordine del giorno Allasia n. 9/2325/9; il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/2325/10; il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bragantini n. 9/2325/11; il Governo esprime parere negativo sugli ordini del giorno Busin n. 9/2325/12, Molteni n. 9/2325/13, Caparini n. 9/2325/14, Rondini n. 9/2325/15, Caon n. 9/2325/16 e Fedriga n. 9/2325/17; il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Prataviera n. 9/2325/18; il Governo esprime parere negativo sugli ordini del giorno Grimoldi n. 9/2325/19, Marcolin n. 9/2325/20 e Invernizzi n. 9/2325/21.
  Il Governo, inoltre, può accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/2325/22, in quanto è già previsto un procedimento commissariale e sanzionatorio molto netto nel provvedimento che stiamo approvando: si tratta, quindi, di un'ulteriore raccomandazione e si potrebbe accogliere come tale.
  Il Governo accetta, quindi, l'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/2325/23, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a valutare che la realizzazione delle REMS si attui partendo prioritariamente dalla riconversione delle strutture sanitarie pubbliche»; il Governo esprime, poi, parere favorevole sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/2325/24; l'ordine del giorno Grillo n. 9/2325/25 è simile e mi pare una duplicazione dell'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/2325/23, a cui abbiamo già dato un parere favorevole: sono sullo stesso argomento, quindi, se abbiamo accettato l'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/2325/23, reputo ridondante accettare anche l'ordine del giorno Grillo n. 9/2325/25...

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/2325/23 lo ha accettato con una riformulazione, signor sottosegretario.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sì, l'ho accettato con una riformulazione, quindi invitiamo al ritiro dell'ordine del giorno Grillo n. 9/2325/25...

  PRESIDENTE. Scusi, quindi anche l'ordine del giorno Grillo n. 9/2325/25 avrebbe la stessa riformulazione dell'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/2325/23 ?

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sì.

  PRESIDENTE. Ce la può ripetere, scusi, signor sottosegretario ?

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Allora, l'ordine del giorno Grillo n. 9/2325/25 è sullo stesso tema dell'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/2325/23...

  PRESIDENTE. Sì, sì, ma ci può dire qual è la riformulazione dell'ordine del giorno Grillo n. 9/2325/25, con il quale viene accettato ?

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. La riformulazione proposta per l'ordine del giorno Grillo n. 9/Pag. 112325/25 è la stessa che ho proposto per l'ordine del giorno n. 9/2325/23 e cioè: «a valutare che la realizzazione delle REMS si attui partendo prioritariamente dalla riconversione delle strutture sanitarie pubbliche».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Sarti n. 9/2325/26.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'ordine del giorno Sarti n. 9/2325/26 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Turco n. 9/2325/27.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'ordine del giorno Turco n. 9/2325/27 il parere è favorevole

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Colletti n. 9/2325/28.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'ordine del giorno Colletti n. 9/2325/28 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Bonafede n. 9/2325/29.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'ordine del giorno Bonafede n. 9/2325/29 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Agostinelli n. 9/2325/30.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'ordine del giorno Agostinelli n. 9/2325/30 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Ferraresi n. 9/2325/31.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'ordine del giorno Ferraresi n. 9/2325/31 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Cominardi n. 9/2325/32.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'ordine del giorno Cominardi n. 9/2325/32 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/2325/33.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/2325/33 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Artini n. 9/2325/34.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'ordine del giorno Artini n. 9/2325/34 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Zolezzi n. 9/2325/35.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. L'ordine del giorno Zolezzi n. 9/2325/35 è accolto con riformulazione. Dopo le parole: «a garantire che i fondi in conto capitale destinati alla realizzazione delle REMS non possano essere», sostituire le parole: «destinati a soggetti privati» con le seguenti: «devono essere utilizzati nel rispetto delle più rigorose procedure di evidenza pubblica». Questa è la riformulazione che proponiamo.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Cancelleri n. 9/2325/36.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. L'ordine del giorno Cancelleri n. 9/2325/36 è accolto con la seguente riformulazione: «a valutare in futuro la possibilità di ulteriori risorse destinate dalle regioni». Così l'incipit dell'impegno del Governo.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Tacconi n. 9/2325/37.

Pag. 12

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'ordine del giorno Tacconi n. 9/2325/37 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Daga n. 9/2325/38.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'ordine del giorno Daga n. 9/2325/38 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Prodani n. 9/2325/39.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'ordine del giorno Prodani n. 9/2325/39 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Lupo n. 9/2325/40.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. L'ordine del giorno Lupo n. 9/2325/40 è accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Rizzetto n. 9/2325/41.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. L'ordine del giorno Rizzetto n. 9/2325/41 è accolto con la seguente riformulazione: «impegna il Governo affinché il termine recato all'articolo 1 sia rispettato».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Businarolo n. 9/2325/42.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. L'ordine del giorno Businarolo n. 9/2325/42 è accolto con la seguente riformulazione: «a monitorare la puntuale applicazione del divieto di ergastolo bianco anche alle pene in corso di esecuzione». È materia del magistrato...

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario.
  Saluto gli alunni e i docenti del liceo scientifico Nomentano, di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, chiederei, se fosse possibile, visto che a noi l'ultimo fascicolo degli ordini del giorno, ovvero quello degli ordini del giorno dal n. 9/2325/22 al n. 9/2325/42 è stato consegnato alle ore 11,30, ovviamente non per responsabilità degli uffici, ma perché ci sono stati ordini del giorno presentati all'ultimo, non abbiamo neanche avuto modo di leggerlo...

  PRESIDENTE. È in distribuzione.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Noi questo fascicolo lo abbiamo avuto fisicamente alle ore 11,30. Quindi chiederei, se fosse possibile, di sospendere dieci o quindici minuti l'Aula, almeno da poterlo leggere e dopo potere esprimere dei voti consapevoli...

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, capisco perfettamente, magari veniamoci incontro. Se non vi sono obiezioni possiamo sospendere dieci minuti, perché poi abbiamo una programmazione....
  Se non ci sono obiezioni la seduta è sospesa e riprende alle ore 11,45.

  La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 11,45.

  PRESIDENTE. Sono sicuro che i minuti di sospensione sono stati utili a tutti per prendere visione degli ordini del giorno ultimi arrivati. Quindi, riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. Pag. 13Avverto che l'ordine del giorno Tacconi n. 9/2325/37 è stato ritirato dal presentatore.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Nicchi n. 9/2325/1 e Piazzoni n. 9/2325/2, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Locatelli n. 9/2325/3 e Binetti n. 9/2325/4, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Villecco Calipari n. 9/2325/5, Miotto n. 9/2325/6, Marazziti n. 9/2325/7 e Morani n. 9/2325/8, accettati dal Governo.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/2325/9, non accettato dal Governo. Onorevole Fedriga, questo era già stato presentato.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, lo so. E poi è nostro, l'abbiamo presentato noi, quindi l'avevamo letto. La ringrazio. Chiederei solamente al Governo di fare un ulteriore approfondimento su questo ordine del giorno, perché ci sembra che miri a ripristinare misure di sicurezza proprio a favore dei nostri cittadini.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, si può, essendo un tema così vasto, accoglierlo come raccomandazione. Possiamo accogliere l'ordine del giorno Allasia n. 9/2325/9 come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/2325/9, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/2325/10, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/2325/11, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Busin n. 9/2325/12, non accettato dal Governo.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, chiedo al Governo se può rivedere il suo parere.

  PRESIDENTE. Il Governo intende rivedere il parere ?

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, c’è una possibile riformulazione che propongo: «a valutare l'opportunità di destinare ulteriori risorse finanziarie per la copertura delle dotazioni esistenti»; quindi, sostituendo le parole «piante organiche» con «dotazioni».

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Busin n. 9/2325/12, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Molteni n. 9/2325/13, non accettato dal Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molteni n. 9/2325/13, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Moretti, Marco Di Stefano, Malpezzi, Paola Bragantini, Bonafede, Civati.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  413   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  297.    

Pag. 14

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/2325/14, non accettato dal Governo.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, chiederei al Governo di rivalutare il parere, in quanto si chiede di dare più risorse finanziarie all'Arma dei carabinieri, così da consentire, attraverso l'aumento delle piante organiche o comunque la piena copertura dell'esistente, un maggiore e più puntuale controllo del territorio.
  Dal momento che si tratta di un impegno a valutare, chiederei se c’è la possibilità di rivedere il parere, magari proponendo una riformulazione.

  PRESIDENTE. Signor sottosegretario, c’è la possibilità ?

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Come raccomandazione sembra accoglibile. Come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/2325/14, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/2325/15, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/2325/15, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Zaccagnini, Mazzoli, Morassut, Baruffi, Cristian Iannuzzi, Alli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  359   
   Astenuti   62   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato   50    
    Hanno votato no   309.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Caon n. 9/2325/16, con il parere contrario del Governo.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, chiediamo al Governo se può rivedere il parere sull'ordine del giorno Caon n. 9/2325-A/16.

  PRESIDENTE. Prego.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, si può accogliere come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caon n. 9/2325/16, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/2325/17, con il parere contrario del Governo.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, anche su questo non capiamo il parere contrario. Questo è un ordine del giorno mirato proprio ad affrontare il dramma che vivono le famiglie che hanno all'interno del loro nucleo persone con disturbi psichiatrici. Andare ad approvare quest'ordine del giorno, che ovviamente è semplicemente un indirizzo al Governo, però vorrebbe dire andare ad affrontare anche questo problema: un problema che è sia della persona malata, sia delle persone, Pag. 15dei familiari che devono gestire e convivere con questa persona malata. Non pensiamo che lasciando indistintamente all'interno della famiglia queste persone si vada a risolvere il problema: anzi, semplicemente c’è qualcuno forse che si lava la coscienza dicendo «va bene, li lasciamo in famiglia», ma non sanno il dramma che vivono le famiglie e che vivono anche queste persone, e il pericolo che rappresenta questa situazione sia per le famiglie, sia ovviamente per le persone esterne alla famiglia. Quindi chiediamo al Governo di rivedere il parere, altrimenti ovviamente chiediamo il voto dell'Aula.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, si può accogliere sempre come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/2325/17, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Prataviera n. 9/2325/18, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2325/19, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2325/19, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Tidei, Chaouki, Ricciatti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  426   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  120    
    Hanno votato no   306.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marcolin n. 9/2325/20, con il parere contrario del Governo.

  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/2325/20, con parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palmieri, Scotto, Fanucci, Raciti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  432   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato sì   58    
    Hanno votato no  374    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2325/21, anch'esso con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2325/21, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Manzi, Malpezzi, Manlio Di Stefano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  428   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato sì  122    
    Hanno votato no  306    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 16

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/2325/22, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/2325/23, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cecconi n. 9/2325/24, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grillo n. 9/2325/25, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sarti n. 9/2325/26, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Turco n. 9/2325/27, accettato dal Governo.
  Onorevole Colletti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2325/28, non accettato dal Governo ?

  ANDREA COLLETTI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, io vorrei conoscere le motivazioni per le quali il Governo non vuole accogliere questo ordine del giorno dove prevediamo semplicemente che dove sono poste in custodia queste persone la sicurezza venga affidata alla Forza pubblica, che si tratti di Polizia, Carabinieri, Polizia penitenziaria ad esempio, e non che vengano gestiti da cooperative date in appalto o, ancora peggio, in subappalto in un luogo dove è fondamentale che ci vadano dei professionisti ad assicurare la sicurezza delle persone.
  Sappiamo bene come spesso nella vigilanza purtroppo i requisiti per accedervi non sono così stringenti come dovrebbero essere. Quindi qua vorremmo solo andare a tutelare le persone che sono lì rinchiuse per la loro sicurezza e per il loro bene. Quindi vorrei sapere davvero la motivazione da parte del Governo.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Qui parliamo del sistema di sicurezza delle REMS future degli ospedali psichiatrici e lo possiamo accogliere come raccomandazione. Dall'ordine del giorno non si individua proprio puntualmente quale è il tema. Noi potremmo accoglierlo o come raccomandazione o proporre una riformulazione. È evidente che sono materie anche di competenza regionale. Un obbligo dall'alto così forte è un'incursione anche indebita in una attività amministrativa e non possiamo farlo in maniera perentoria. Quindi la riformulazione sarebbe: «ad intraprendere iniziative affinché il sistema di sicurezza garantito per queste strutture sia prevalentemente pubblico». Così lo possiamo accogliere.

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti va bene la riformulazione ? Mi deve dire solo si o no. Prendo atto che non accoglie la riformulazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, io sottosegretario francamente dal Governo mi aspetterei un impegno preciso da questo punto di vista, perché sia che sia tratti di personale che fisicamente è all'interno di queste strutture a garantire la sicurezza, sia che si tratti di impianti a audiovisivi gestistiti da una centrale esterna alla struttura, in ogni caso la Pag. 17sicurezza all'interno di queste strutture deve essere garantita dallo Stato e dal pubblico, come avviene oggi all'interno delle carceri, dei nostri penitenziari e come avviene nei reparti psichiatrici, dove c’è solo personale pubblico.
  Non è un'incursione dello Stato all'interno della gestione della sicurezza di queste strutture, lo Stato già lo fa; questo sarebbe un precedente che dal nostro punto di vista potrebbe essere anche pericoloso nei confronti dei penitenziari stessi, perché noi abbiamo a che fare con persone che hanno commesso un reato e che la magistratura indirizza in quelle strutture e pensare, anche soltanto poter immaginare che si possa esternalizzare ad altri la gestione della sicurezza, che è una questione esclusiva dello Stato oggi, non ci pare un approccio giusto da parte dello Stato.
  Non accettiamo la raccomandazione, noi l'impegno lo vogliamo lasciare così com’è stato proposto, perché è a garanzia sia dei dipendenti, sia dei lavoratori, sia degli stessi malati che sono all'interno delle strutture ma è anche una questione di garanzia e di sicurezza per tutti i cittadini che vivono intorno a queste strutture o dei familiari che hanno all'interno persone che hanno commesso il reato e sono all'interno di queste REMS, perché così garantisce lo Stato e non un privato che sopra la malattia e sopra alcuni reati non ci si possa lucrare. Non sono ambienti, non sono questioni che possono essere messe nelle mani dei privati e permetterne un lucro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, anche alla luce della dichiarazione dell'onorevole Cecconi, mi pare di capire che non viene accolta né la proposta di accoglimento come raccomandazione né la riformulazione che è stata proposta dal Governo. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colletti n. 9/2325/28, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Pilozzi, Melilla, Fossati, Berlinghieri....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  435   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  125    
    Hanno votato no  310.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Bonafede n. 9/2325/29, Agostinelli n. 9/2325/30, Ferraresi n. 9/2325/31, Cominardi n. 9/2325/32 e Artini n. 9/2325/34, accettati dal Governo.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Zolezzi n. 9/2325/35, accettato dal Governo, purché riformulato.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione nel senso che credo che sia importante definire con chiarezza la realizzazione di queste nuove strutture sanitarie per l'esecuzione delle misure di sicurezza, per cui, per evitare che poi si creino delle strutture inadeguate, io credo che i fondi in conto capitale debbano essere con chiarezza non destinati a soggetti privati. Questa è la mia opinione e lascio al sottosegretario, se non viene accettata così chiedo di porlo in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zolezzi n. 9/2325/35, con il parere contrario del Governo.Pag. 18
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  434   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  124    
    Hanno votato no  310.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cancelleri n. 9/2325/36, accettato dal Governo, purché riformulato. Ricordo che l'ordine del giorno Tacconi n. 9/2325/37 è stato ritirato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Daga n. 9/2325/38 e Prodani n. 9/2325/39, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lupo n. 9/2325/40, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rizzetto n. 9/2325/41, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/2325/41, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Ferrara...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  398   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no   290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo infine atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Businarolo n. 9/2325/42, accettato dal Governo, purché riformulato.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
  Colleghi, un momento di attenzione. Essendo esaurito l'esame degli ordini del giorno, sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 18,45 per lo svolgimento con ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Seguirà la votazione finale.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,05).

  PRESIDENTE. È stato fatto presente alla Presidenza che sarebbe stata raggiunta un'intesa tra tutti i gruppi, nel senso di passare immediatamente al punto 5 dell'ordine del giorno che reca il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative a favore del settore dell'apicoltura.
   Sempre secondo tale intesa, a partire dalle ore 16, ove l'esame del provvedimento sia stato concluso dalla Commissione, si passerà al punto 8 dell'ordine del giorno che reca la discussione generale del disegno di legge di conversione del decreto-legge, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico. Il termine per le iscrizioni a parlare nella discussione generale è fissato alle ore 15.
   Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

  (Così rimane stabilito).

Pag. 19

Seguito della discussione delle mozioni Bergamini ed altri n. 1-00426, Zaccagnini e Pisicchio n. 1-00473, Cova ed altri n. 1-00474, Massimiliano Bernini ed altri n. 1-00476 (Nuova formulazione), Caon ed altri n. 1-00477 e Dorina Bianchi n. 1-00478 (Nuova formulazione) concernenti iniziative a favore del settore dell'apicoltura (ore 12,08).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Bergamini ed altri n. 1-00426, Zaccagnini e Pisicchio n. 1-00473, Cova ed altri n. 1-00474, Massimiliano Bernini ed altri n. 1-00476 (Nuova Formulazione), Caon ed altri n. 1-00477 e Dorina Bianchi n. 1-00478 (Nuova Formulazione), concernenti iniziative a favore del settore dell'apicoltura (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 26 maggio 2014 sono state presentate una nuova formulazione della mozione Massimiliano Bernini ed altri n. 1-00476 e una nuova formulazione della mozione Dorina Bianchi n. 1-00478, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto altresì che in data odierna il deputato Piccone ha sottoscritto la mozione Dorina Bianchi n. 1-00478 (Nuova Formulazione) e i deputati Catalano e Franco Bordo hanno sottoscritto la mozione Zaccagnini e Pisicchio n. 1-473.
  Colleghi, vi chiedo scusa, siccome mi pare che ci sia un forse utile lavoro tra i gruppi per vedere se è più facile semplificare poi il lavoro dell'Aula, sospendo la seduta per dieci minuti, che riprenderà alle ore 12,20 proprio al fine di vedere se è possibile raggiungere delle intese che ci aiutino in una migliore prosecuzione dei lavori.

  La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 12,25.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa e sono lieto di comunicarvi che la pausa è stata utile. È stata presentata una nuova formulazione della mozione Cova ed altri n. 1-00474, il cui testo è in distribuzione, che è stata sottoscritta anche dai deputati Massimiliano Bernini e Zaccagnini che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne divengono rispettivamente il secondo e il terzo firmatario (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Contestualmente le mozioni Zaccagnini e Pisicchio n. 1-00473 e Massimiliano Bernini ed altri n. 1-00476 (Nuova formulazione) sono state ritirate dai presentatori.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno, ovvero sulla mozione Cova, Massimiliano Bernini, Zaccagnini ed altri n. 1-00474 (Nuova formulazione) e sulla mozione Bergamini ed altri n. 1-00426.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, non solo esprimiamo il nostro parere favorevole ma anche un apprezzamento per avere riportato in quest'Aula un tema che, nonostante non sia totalmente conosciuto e riconosciuto, è rilevante da un punto di vista imprenditoriale e anche da un punto di vista sociale e culturale, che è quello dell'apicoltura nel nostro Paese. Quindi, esprimo apprezzamento per questa rilevante iniziativa dei gruppi parlamentari.
  Il parere del Governo è quindi favorevole sulla mozione riformulata, che praticamente raccoglie le mozioni Zaccagnini e Pisicchio n. 1-00473, Cova ed altri 1-00474, Massimiliano Bernini ed altri n. 1-00476, Caon ed altri n. 1-00477 e Dorina Bianchi n. 1-00478. Esprimiamo anche parere favorevole sull'altra mozione, che rimane invece in vita, che è la mozione Bergamini ed altri n. 1-00426, con una richiesta di riformulazione negli impegni finali della stessa mozione. L'incipit dei vari impegni deve contenere questa dicitura: «nel rispetto delle competenze istituzionali».

Pag. 20

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà per due minuti.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, preannunzio il mio voto favorevole sulla mozione unitaria e il mio vivo apprezzamento per essere arrivati a questa stesura, proprio perché all'interno degli impegni di questa mozione è contemplata un'importante iniziativa in sede europea che è, appunto, quella di cercare di eliminare le sostanze nocive, in particolare i neonicodinoidi, e sgomberare il campo, sostanzialmente, da quelli che sono gli elementi accertati dannosi per le api...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Zaccagnini. Colleghi ! Prego.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Quindi, questo è un fatto molto rilevante e certamente la collaborazione che si è instaurata in Commissione con i colleghi del PD, del MoVimento 5 Stelle, di SEL e della Lega è importante. Anche il Nuovo Centrodestra ha sottoscritto.
  Invece, vorrei preannunziare il mio voto contrario sulla mozione che rimane, quella di Forza Italia, proprio perché è una mozione che evidenzia chiaramente un'apertura alle richieste delle case farmaceutiche di continuare ad utilizzare i farmaci – autorizzare i farmaci – nei confronti delle api, cosa che assolutamente non ha senso. Non ha nessun fondamento scientifico, anzi è in controtendenza.
  Quindi, queste sono le mie posizioni e il mio vivo apprezzamento per il risultato ottenuto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'apicoltura e l'apicoltore è il primo e costante problema delle sue colonie. Spesso interviene per allertare i poteri e l'ordine pubblico sulla presenza nell'ambiente di inquinanti pericolosi. In Europa alcuni prodotti fitosanitari sono stati proibiti proprio grazie all'intervento degli apicoltori.
  Intendo ribadire che il nostro Paese non è autosufficiente per quello che riguarda la produzione di miele. Circa il 50 per cento del consumo è sostenuto dal prodotto di importazione. La maggior parte del miele importato proviene da Paesi extraeuropei.
  I prodotti provenienti da questi Paesi arrivano sul mercato italiano ad un prezzo che è di molto inferiore. Molti degli aspetti qualitativi dipendono dal produttore e confezionatore; la scelta dell'azienda in cui riporre la fiducia non è quindi senza importanza. La scelta del produttore è molto importante soprattutto per quegli aspetti per i quali il consumatore è meno tutelato dalle norme vigenti. Spesso la coscienziosità del produttore si può misurare sulla completezza e trasparenza dell'etichetta. La ricchezza culturale dell'apicoltura, le ampie disponibilità di risorse nettarifere che da sempre caratterizzano il nostro territorio, la varietà e la selezione negli anni di un ceppo di api universalmente riconosciute come le migliori del mondo hanno portato il nostro Paese ad importanti traguardi sul piano interno ed internazionale per numero degli addetti, per tipologia qualitativa delle produzioni e per diffusione dell'allevamento sul territorio.
  Un dato: il giro d'affari legato alle produzioni DOP e IGP supera solo nel nostro Paese i 7 miliardi di euro per fatturato alla produzione e i 12,6 miliardi di euro per consumo, di cui circa 8,9 registrati sul mercato nazionale. Circa un terzo del volume prodotto è destinato all'export per un valore di circa 2,5 miliardi di euro.
  Punto importante di questa discussione è la problematica dell'imprenditoria giovanile in agricoltura. È sicuramente una questione prioritaria che attira l'attenzione non solo del Parlamento, ma anche Pag. 21dell'Europa. Gli aiuti per i giovani sono necessari per evitare l'abbandono del territorio. Non deve venire a mancare la futura generazione di agroimprenditori in quanto importanti più che mai nella gestione del territorio. Infatti, l'agricoltore è suo migliore alleato, ma servono le condizioni per assicurare l'attività degli imprenditori agricoli, altrimenti si rischia l'abbandono. È necessario andare avanti sulla linea di individuare soluzioni concrete volte a favorire l'ingresso dei giovani nel mondo dell'agricoltura, che costituisce una valida opportunità occupazionale. L'apicoltura, considerata come un'attività agricola, va tutelata e rilanciata, essendo l'agricoltura da sempre un settore strategico per l'economia italiana.
  Sono proprio i giovani agricoltori che hanno dato prova di saper scommettere ancora nell'agricoltura e i dati lo dimostrano. Infatti, il settore primario è in controtendenza rispetto ai dati dell'ISTAT sull'occupazione. Nelle campagne ci sono molte opportunità, soprattutto per le nuove generazioni, che la politica deve continuare ad incentivare. Nell'ultimo anno sono stati proprio i giovani a contribuire in modo più significativo alla crescita del lavoro in agricoltura, visti gli occupati con meno di trentacinque anni, che sono aumentati del 5,1 per cento. È necessaria un'accelerazione alla luce anche del fatto che oltre un terzo degli agricoltori ha più di sessantacinque anni, mentre gli imprenditori under trentacinque non arrivano al 10 per cento. Le imprese agricole se messe nelle condizioni di farlo possono offrire possibilità e opportunità concrete e preziose soprattutto per i giovani. Lo spirito imprenditoriale giovanile è una funzione centrale per lo sviluppo del settore. Si deve ritrovare la vocazione agricola e sostenere la redditività delle imprese agricole in modo da attirare il più possibile i giovani e dare loro le prospettive interessanti sul piano economico, assecondando le esigenze di ricambio generazionale in un comparto come anche quello apistico che costituisce una delle fonti importanti oggi dell'agroalimentare.
  L'apicoltura può essere una buona opportunità, essendo compatibile con le esigenze e gli stili di vita dei giovani di oggi, che lascia spazio per la vita sociale dell'imprenditore. Altro punto importante è che oggi abbiamo un sistema burocratico talmente macchinoso che scoraggia il più delle volte la possibilità di promuovere imprese anche in questo settore. È necessario facilitare l'ingresso dei giovani nel mondo dell'impresa agricola attraverso una migliore sburocratizzazione del sistema. Dobbiamo fare molto in un momento in cui i giovani si avvicinano di nuovo all'agricoltura, in cui abbiamo il boom di iscritti alle scuole agrarie e alla facoltà di agraria. Come intendiamo spingerli e sostenerli effettivamente in un momento cruciale in cui comunque hanno chiuso circa 100 mila imprese agricole ? È un momento particolare e lo sforzo deve essere totale, considerando che l'agricoltura in Italia è stata sempre una fonte primaria nei decenni subito dopo la guerra. Le politiche e accordi sbagliati in Europa l'hanno penalizzata. Sicuramente si può fare di più e meglio sulle agevolazioni per quanto riguarda gli imprenditori agricoli, soprattutto giovani, e non mi riferisco solamente alle agevolazioni fiscali, ma appunto, anche e soprattutto, allo snellimento burocratico.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo D'Avino di Striano, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Avverto che la mozione unitaria è stata sottoscritta anche dal deputato Caon, che è testé intervenuto, e dalla deputata Dorina Bianchi, e che, contestualmente, sono state ritirate le mozioni a loro prima firma.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catania. Ne ha facoltà.

  MARIO CATANIA. Signor Presidente, il comparto dell'apicoltura, pur se spesso questo aspetto viene dimenticato, non ha solo un grandissimo rilievo per il sistema di imprese che producono e commercializzano Pag. 22il miele, ma ha anche delle ricadute importantissime su tutta la gestione dell'ambiente e sull'intera produzione agricola nazionale. Questo perché il ruolo delle api nell'impollinazione è un ruolo, ovviamente, fondamentale e non sostituibile, da cui dipende, quindi, il buon assetto del sistema agricolo nazionale e anche tutto il corretto andamento dell'ecosistema nazionale.
  Negli ultimi anni, il comparto ha subito notevoli traversie, dovute alla presenza di inaspettate e a lungo incomprese patologie, che hanno notevolmente inciso sul patrimonio nazionale di api, provocando una contrazione nel numero di alveari e nel numero di api esistenti, che ha raggiunto una punta massima nel triennio 2007-2009. Questo fenomeno, fortemente negativo, è stato poi, sulla base di studi approfonditamente svolti sia a livello comunitario che nazionale, in larga parte ascritto all'abuso della chimica in agricoltura e, in particolare, alla presenza di alcuni elementi, di alcune sostanze, basate su un principio attivo, quello dei neonicotinoidi, che si è rivelato dannoso per la popolazione di api.
  Sono state, quindi, assunte, prima in Italia e poi anche a livello comunitario, misure nel senso di restringere l'utilizzo di questo principio attivo, in particolare nella concia delle sementi di mais, e tali misure hanno già avuto, a distanza di pochissimo tempo, un impatto positivo. Resta il fatto che il sistema apistico nazionale è un sistema fragile, è un sistema esposto non solo alla patologia che avevo testé ricordato, ma a numerose altre problematiche, dovute sia alla presenza di patologie più tradizionali sia anche alla presenza di nuovi problemi, come l'introduzione in Europa di insetti concorrenti con l'ape domestica, che hanno portato anche in questo caso – il tema è ancora aperto – numerosi problemi.
  Resta, quindi, fondamentale l'impegno condotto dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali negli ultimi anni per contrastare i problemi dell'apicoltura nazionale, per affrontare le patologie esistenti e per riportare il parco di api presenti sul territorio nazionale ai livelli numerici auspicabili. Naturalmente, a fianco di questa problematica, non vanno dimenticati i temi riguardanti le imprese produttrici di miele. Noi abbiamo un comparto del miele ricco di produzioni di qualità, che, però, ha sofferto, negli ultimi 20 anni, la presenza sul mercato di importazioni, provenienti in particolare dall'Asia, di qualità non elevata, ma che hanno fortemente danneggiato il reddito delle imprese nazionali.
  Su questo tema è fondamentale che prosegua l'impegno già praticato negli ultimi anni dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per una normativa a livello comunitario che tuteli i produttori, in particolare valorizzando e rendendo trasparente l'origine del prodotto. In questo senso, le norme riguardanti l'etichettatura del miele sono fondamentali.
  È, infatti, decisivo per il consumatore conoscere l'origine del prodotto e questo può essere anche indirettamente ottima tutela per la produzione nazionale.
  Per tutte le ragioni esposte – quindi, per l'importanza del comparto e per la vitalità delle imprese, per gli effetti ambientali ed economici collegati all'impollinazione –, noi riteniamo che l'impegno del Governo debba essere rafforzato secondo le linee già intraprese.
  Riteniamo, altresì, che le mozioni presentate, in particolare la mozione unificata residua e la seconda mozione tuttora sul tavolo, debbano essere sostenute nella misura in cui il Governo le sostiene, le considera sostenibili e condivisibili ed in tal senso, quindi, annuncio il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piccone. Ne ha facoltà.

  FILIPPO PICCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intanto lasciatemi esprimere soddisfazione per il fatto che si sia arrivati ad un'unica mozione e che vi sia stata questa convergenza per l'apicoltura, Pag. 23che è attività zootecnica conosciuta principalmente per il miele, ma che è anche fonte di produzione di polline, pappa reale e cera. Gli allevatori presenti nella Comunità europea sono circa 600 mila, ma la produzione è lontana dal soddisfare il fabbisogno dei consumatori europei.
  L'ape è soprattutto, da sempre, un anello indispensabile nell'equilibrio ambientale, sia per il suo apporto come impollinatore di numerose specie botaniche e, quindi, anche per il suo impatto sull'ambiente, sia per il suo ruolo indispensabile per le numerose produzioni agricole e forestali.
  Il settore apicolo rappresenta il 10 per cento del valore della produzione agricola interna dell'Unione europea e nel 2011 la produzione di miele è stata pari a 200 mila tonnellate, con un aumento del 6 per cento negli ultimi anni.
  Per quanto riguarda la realtà italiana del settore, gli apicoltori sono circa 50 mila, mentre i produttori apistici, ovvero gli agricoltori che svolgono attività a fini economici, sono circa 7.500. Gli alveari presenti sul nostro territorio sono circa 1.100.000, con una presenza di oltre 55 miliardi di api.
  Annualmente in Italia si producono circa 8-11 mila tonnellate di miele: un dato comprensibilmente condizionato dall'andamento stagionale e dalle variazioni climatiche. Il giro di affari della produzione di miele, e quindi dell'allevamento di api, è di circa 20 milioni di euro, ai quali bisogna sommare gli oltre 57-62 milioni di euro derivanti dall'indotto collegato al settore.
  I milioni di prelievi quotidiani di differenti matrici (nettare, acqua, polline, polveri, aria, propoli, eccetera) delle bottinatrici espongono in modo particolare le api e gli alveari alle modificazioni e contaminazioni dell'ambiente circostante. Negli ultimi anni, perdite importanti di alveari sono state individuate e messe in relazione alla presenza di neurotossici in numerose regioni, in differenti Paesi europei (Francia, Germana, Italia, Slovenia). Perdite simili sono state segnalate in numerosi altri Paesi, ma il nesso tra causa ed effetto non è stato altrettanto ben evidenziato. In parallelo a questo fenomeno, si assiste a un aumento su vasta scala di anomale sostituzioni di api regine nelle colonie, così come si registra un aumento delle colonie fucaiole (api regine deponenti uova non fecondate o uova rimosse dalle operaie) e di altre forme di anomalie comportamentali.
  Al fine di contrastare il fenomeno della moria delle api ed allo scopo di sostenere il settore apicolo in termini di produzione di reddito e difesa dei livelli occupazionali, la Commissione europea ha previsto una serie di adeguate misure. In particolare, il regolamento (UE) n. 1308/2013 si pone l'obiettivo di migliorare le condizioni generali di produzione e commercializzazione dei prodotti apicoli all'interno della Comunità europea. Una appropriata assistenza tecnica è intesa ad aumentare l'efficacia della produzione del miele grazie all'introduzione di migliori tecniche e di corsi aggiornati per quanti solo oggi decidono di dedicarsi all'apicoltura, ma anche per quanti già da anni esercitano questa attività.
  Lo scopo principale di questi corsi è di fornire agli operatori il maggior numero di informazioni sulle tecniche di allevamento delle api e la prevenzione delle malattie, nonché le condizioni di raccolta e di condizionamento, il magazzinaggio ed il trasporto del prodotto finale, ovvero il miele.
  Di notevole importanza, inoltre, è il regolamento che si occupa specificamente della lotta contro la varroasi: il fine è di controllare l'infestazione degli alveari da parte di questo parassita endemico, in maniera tale da giungere ad una diminuzione, se non eliminazione, del fenomeno della moria delle api, con conseguente spopolamento degli alveari.
  Appare evidente, quindi, come la mozione oggi al nostro esame chieda al Governo di impegnarsi affinché, a livello nazionale, venga adottata una politica pubblica di profilassi che metta in condizione gli apicoltori di informarsi sulle più moderne tecniche di allevamento delle api, Pag. 24della loro cura e prevenzione da malattie letali, in modo da non perdere terreno nella commercializzazione del prodotto finale.

  PRESIDENTE. Onorevole Piccone, le chiedo scusa. Abbiamo avuto una sospensione per lavorare. Adesso i deputati hanno il diritto di essere ascoltati dal Governo. Prego.

  FILIPPO PICCONE. È indispensabile che anche il personale veterinario sia adeguatamente monitorato ed aggiornato sugli ultimi sviluppi delle patologie che colpiscono le api: una loro capacità di diagnosticare in tempo le malattie e di mettere in atto i dovuti trattamenti risulterebbe di vitale importanza per il sostegno all'intero settore dell'apicoltura.
  È per tutti questi motivi che auspichiamo e chiediamo un impegno serio, fattivo e concreto del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, l'attività apistica in Italia è un'attività agricola di antiche tradizioni, grazie alla nostra biodiversità e ad un ambiente naturale favorevole per condizioni climatiche e geografiche ed alla presenza di una razza di api particolarmente adatta all'allevamento, l’apis mellifera ligustica, nativa della penisola e conosciuta nel mondo come ape italiana, apprezzata per il valore biologico ed economico. Il suo allevamento ha contribuito significativamente alla diffusione ed al successo dell'apicoltura in tutto il mondo.
  Oggi però è urgente e non più rinviabile una strategia nazionale per difendere questo settore, per combattere il fenomeno della moria delle api, affrontando tempestivamente le problematiche sanitarie rispetto alle quali, al momento, gli apicoltori si trovano impotenti, vista la mancanza di adeguato supporto da parte dei servizi veterinari e la mancanza di assistenza tecnica in merito.
  Bisogna dare risposte adeguate per tutelare un settore che in Italia conta oltre un milione di alveari, per un giro d'affari complessivo di oltre 80 milioni di euro. In Italia i nostri apicoltori sono 50 mila, di cui 7.500 professionisti, che totalizzano un fatturato di circa 25 milioni di euro. A ciò si aggiunge il fatto che le api – un fatto molto importante – concorrono per l'80 per cento al lavoro di impollinazione e l'alimentazione umana dipende per un terzo da coltivazioni impollinate attraverso il lavoro degli insetti. Le api, inoltre, rappresentano uno dei più rilevanti biosensori per l'ambiente e contribuiscono alla crescita di una maggiore coscienza collettiva in merito alle attuali sfide ambientali, rappresentando anche un importante strumento per la sensibilizzazione ai temi dell'ambiente e della sostenibilità in ambito educativo.
  Per queste ragioni, SEL ritiene che si debba essenzialmente convergere su tre punti, come previsto nella mozione unitaria: che si debba vietare l'uso di pesticidi nocivi per le api, a partire dalle tre sostanze più pericolose in circolazione nell'Unione europea; nonché sostenere e promuovere pratiche agricole che apportino benefici al servizio di impollinazione all'interno dei sistemi agricoli, come la rotazione delle colture, la promozione di aree di interesse ecologico a livello aziendale e i metodi dell'agricoltura biologica. Infine, occorre aumentare i finanziamenti per ricerca, sviluppo e applicazione di pratiche agricole ecologiche che si allontanino dalla dipendenza da sostanze chimiche e antibiotiche per il controllo dei parassiti, per andare verso l'uso di strumenti basati sulla biodiversità per controllare i parassiti e migliorare la salute dei nostri ecosistemi.
  Per questi motivi, ci riconosciamo nella mozione unitaria a cui SEL ha dato il suo apporto poco fa in fase di stesura unitaria. L'abbiamo sottoscritta e di conseguenza Pag. 25voteremo a favore della mozione unitaria e voteremo contro la proposta Bergamini perché si approccia all'argomento con un'ottica completamente diversa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, un ulteriore approfondimento sulla mozione Bergamini ed altri n. 1-00426. Noi proponiamo che al secondo impegno l’incipit sia modificato con questa dizione: «a valutare che il periodo di autorizzazione», eccetera. Sul terzo impegno: «ad attivarsi presso l'Agenzia europea dei medicinali affinché avvii una fase di ricerca avanzata che studi anche eventuali nuovi principi attivi». Tutto il resto chiederemmo di cancellarlo. In più, le altre due modifiche che avevamo già proposto all'inizio e che riguardano il quinto e il settimo capoverso, «nel rispetto delle competenze istituzionali», eccetera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bergamini. Immagino anche per dire al Governo se accoglie questa ennesima riformulazione. Prego.

  DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, sì, ringrazio il sottosegretario e accetto anche questa successiva e ulteriore riformulazione del testo della mia mozione.
  Voglio ricordare, non per prendere dei meriti personali, assolutamente, che se in quest'Aula si è dibattuto ieri a lungo sul settore dell'apicoltura e ne stiamo discutendo anche oggi, e se il Parlamento ha prodotto due mozioni in materia, è grazie all'impegno di Forza Italia e grazie all'iniziativa politica di Forza Italia, che ha ritenuto necessario e urgente che quest'Aula affrontasse un tema che spesso è trattato con toni ultimativi, quando viene trattato, anche a livello politico e che, invece, ha bisogno di tutto il nostro sostegno e di tutto l'impegno del Governo.
  Per questo ho invitato il Governo, nel testo della mozione che ho presentato, ad assumere impegni stringenti, perché quello in esame è un settore che sta conoscendo da anni gravi difficoltà ed è a rischio di sopravvivenza. I colleghi che mi hanno preceduto hanno ricordato diverse cifre: un milione di alveari e un mercato importante; forse non è stato ricordato, non credo di sbagliarmi, il fatto che noi consumiamo più miele di quello che produciamo e, dunque, lo importiamo da tanti Paesi.
  Il settore dell'apicoltura è colpito da una serie di rischi molto pesanti. Il primo è quello della tutela della salute delle api, perché le api qui in Italia sono colpite da una serie di malattie, anche determinate da un uso sconsiderato di pesticidi sui quali, come ho ascoltato anche dalle parole del collega di SEL, sarà opportuno fare una seria e abbondante riflessione, ma non è questa l'occasione per farla.
  Comunque, la mia mozione parte proprio dall'imperativo di ragionare in modo organico e di muoverci in modo organico per quello che riguarda la tutela di questi animali e di prendere atto anche del fatto che sempre più frequentemente vi sono atti di sabotaggio agli alveari nel nostro Paese, con avvelenamento e addirittura furto delle popolazioni di api che vi abitano.
  E poi c’è un problema di burocrazia, tanto per cambiare, con la necessità imperativa di procedere a una semplificazione della burocrazia, sperando di arrivare ad una certezza delle regole che oggi non esiste e anche ad una sensibilizzazione di quelle che sono le prerogative delle amministrazioni locali che spesso, con le loro decisioni, non riescono proprio a tenere conto delle esigenze specifiche di questo settore. Esigenze specifiche che, lo voglio sottolineare, Forza Italia ascolta da anni.
  Questa mozione – lo dico al collega Zaccagnini del MoVimento 5 Stelle – non è stata scritta con le case farmaceutiche e Pag. 26neppure su Wikipedia, che magari è qualcosa di più familiare al collega, ma è stata il frutto di un lavoro di anni svolto proprio tra i produttori di miele, tra gli apicoltori di questo Paese, apicoltori di diverse parti del nostro Paese. Infatti, voglio ricordare che la produzione di miele attraversa tutta la nostra nazione, dal Nord al Sud fino alle isole, e ovunque le richieste sono state di aiuto perché è un settore in gravissima crisi e che è anche sottoposto, tra l'altro, a rischi di contraffazione sempre più grandi, sempre più elevati; e anche qui sappiamo che dovremo impegnarci molto di più in ambito comunitario affinché i regolamenti europei, soprattutto in ordine all'etichettatura dei prodotti e alla provenienza dei prodotti, vengano incontro alle esigenze dell'apicoltura italiana, cosa che oggi non avviene.
  Vi dicevo della contraffazione agroalimentare, che è un fenomeno che colpisce il nostro Paese al cuore, colpisce in particolar modo, proprio per la natura della produzione che la contraddistingue, il settore dell'apicoltura. Dunque, da tutto questo nasce l'esigenza di affrontare in modo organico per una volta, strutturato e voglio dire non ipocrita – ripeto: non ipocrita – il punto che è all'origine della nostra discussione oggi, cioè la salute delle api, e di questo stiamo trattando. Per questo ho deciso di accettare le riformulazioni proposte dal nostro rappresentante del Governo e confermo che voteremo naturalmente a favore di questa mozione.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, purtroppo abbiamo lavorato a queste mozioni in un tempo brevissimo per dare una corretta formulazione anche in termini di scrittura. Infatti, potremmo rischiare di dire cose contraddittorie.
  Nella riformulazione « a valutare che», al secondo capoverso, che l'onorevole Bergamini ha già accettato, se non mettiamo la chiusa mi sono reso conto che il pensiero rimane sospeso. Quindi, alle parole «a valutare che (...)» bisogna aggiungere, dopo le parole «medicinali generici», le seguenti: «sia modificabile».

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, signor sottosegretario. Colleghi, non è che noi possiamo svolgere in Aula un lavoro che si deve svolgere prima. Quindi, siccome adesso l'onorevole Bergamini sta chiaramente dicendo che non è d'accordo, la pregherei di concludere la sua riformulazione. Dopodiché è chiaro che, se l'onorevole Bergamini non l'accetta, il parere del Governo è contrario e la finiamo qui, perché non possiamo fare in corso d'opera qualcosa di diverso da quello che le regole ci impongono. Vorrei capire, signor sottosegretario: lei sta ulteriormente riformulando la mozione (mi pare di capire di sì) e mi dica anche però se per lei...

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. È una rilettura di drafting legislativo, altrimenti il pensiero rimane appeso. Nella riformulazione del secondo capoverso, «a valutare che», se non scriviamo alla fine a valutare cosa, cioè sia modificabile il periodo di autorizzazione, non significa niente. Non so se mi spiego: «A valutare che il periodo di autorizzazione, indicato dal comma 3 dell'articolo 13 del decreto legislativo 6 aprile 2006, n. 193, per quanto riguarda le domande semplificate di autorizzazione all'immissione in commercio di medicinali veterinari per i medicinali generici sia modificabile».

  PRESIDENTE. Mi scusi, signor sottosegretario, mi permetterei – ma per carità, poi decide lei – di leggere. Il fatto è che se noi, al secondo capoverso, non eliminiamo la frase «ad assumere iniziative per prolungare» e, quindi, «a valutare che il periodo di autorizzazione indicato dal comma 3» eccetera, eccetera, se lei mi lascia la prima riga non funziona molto... Quindi, onorevole Bergamini, adesso le do la parola e poi la darò all'onorevole Zaccagnini. La riformulazione che il Governo Pag. 27propone al secondo capoverso è: «a valutare che il periodo di autorizzazione» eccetera, eccetera, fino alla fine del periodo, «sia modificabile». Vanno aggiunte le parole: «sia modificabile». Non so se è chiaro. Viene soppressa la prima riga «ad assumere iniziative per prolungare» e, alla fine, dopo la parola «generici» sono aggiunte le parole «sia modificabile».
  Chiarisco che questo è il parere del Governo con la riformulazione proposta. Se lei non accetta la riformulazione, il parere del Governo è contrario. Questo è il quadro.

  DEBORAH BERGAMINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Bergamini, ne ha facoltà.

  DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, sottolineo l'anomalia di tre riformulazioni...

  PRESIDENTE. L'ho già sottolineata io, onorevole Bergamini.

  DEBORAH BERGAMINI. Ritengo di doverlo sottolineare anch'io, visto che sono la firmataria della mozione...

  PRESIDENTE. Benissimo, lo abbiamo sottolineato in due.

  DEBORAH BERGAMINI. ... e che la richiesta è successiva al mio intervento.

  PRESIDENTE. Le sto dando la parola, onorevole Bergamini, perché il rappresentante del Governo può intervenire in qualunque momento e lei, dopo che è intervenuto il rappresentante del Governo, ha facoltà di intervenire nuovamente. Quindi, gliela sto dando. Questo non è anomalo, è normale.

  DEBORAH BERGAMINI. Stavo finendo però di intervenire, se no perdo anche il filo e lei è più bravo di me in questo e, quindi, la ringrazio se posso continuare.
  Detto questo, visto che si tratta di una questione di grammatica, d'accordo, quindi benissimo, e ne approfitto anche per scusarmi con il collega Zaccagnini, perché gli ho detto che fa parte del MoVimento 5 Stelle e chiedo scusa perché non è più vero, dal momento che si è iscritto al gruppo Misto, giusto ?

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bergamini, comunque la situazione era anomala e abbiamo cercato di gestirla.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Posso sapere a quale articolo del Regolamento ?

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, è per sollecitare lei, nel caso in cui venga ribadito altre volte che faccio parte del MoVimento 5 Stelle; lei immagina quanto io invece ci tenga a non essere ricompreso in questo soggetto politico che mi è molto lontano (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi la invito, Presidente, se possibile, o invito la Presidenza, ogni volta, a fare attenzione e a richiamare il deputato che, magari inconsapevolmente, non lo sa. Io accetto le scuse della deputata Bergamini, ma volevo sottolineare questa cosa perché è fondamentale. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Onorevole Zaccagnini, in tutti gli atti pubblici della Camera risulta qual è la sua collocazione. Non è compito del Presidente quello di intervenire. Eventualmente lei, come ha fatto, prende la parola e chiarisce la sua posizione, ma non è compito della Presidenza correggere o intervenire anche in cose che può ritenere non corrette che vengono espresse da un altro deputato. Comunque, la questione è risolta. Ripeto, quando lei parla, anche in televisione compare in sovrimpressione, perfettamente, la dizione del suo gruppo di appartenenza.Pag. 28
  A questo punto possiamo passare, invece, a un deputato del MoVimento 5 Stelle, l'onorevole Bernini, che ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Sì, signor Presidente, sono ancora del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Con le mozioni riguardanti iniziative a favore del settore dell'apicoltura, affrontiamo finalmente in quest'Aula una tematica preminente per l'agricoltura italiana e direi per l'intera nostra società, quella riguardante la sopravvivenza di alcune specie di insetti che assolvono ad un importante ruolo economico, ecologico ed ambientale: le api, per l'appunto.
  L'ape è un insetto sociale che ha la caratteristica di poter essere allevato dall'uomo ed è diffuso pressoché in tutti i continenti, Italia compresa, dove si segnala, tra l'altro, il maggior numero di sottospecie selvatiche d'Europa. L'ape è un insetto pronubo, ossia trasporta il polline da un fiore all'altro permettendo l'impollinazione e la conseguente fruttificazione di piante erbacee ed arboree. Per questo assolve anche ad un importantissimo ruolo ecologico ed ambientale di mantenimento della biodiversità vegetale tra le piante spontanee e coltivate. A queste ultime, in modo particolare, i pronubi garantiscono la produttività di un'ampia gamma di colture europee di importanza economica e di miglioramento della qualità della produzione.
  Secondo recenti studi, in Europa gli insetti impollinatori come l'ape contribuiscono alla produzione agricola di 150 colture, l'84 per cento del totale, che dipendono parzialmente o interamente dagli insetti per l'impollinazione e il raccolto, per un valore commerciale che si aggira intorno ai 22 miliardi di euro all'anno. Tra le principali colture che beneficiano di questa impollinazione entomofila, annoveriamo il melo, l'arancio, il pero, gli ortaggi come il pomodoro, la carota, la patata, molte colture industriali, la frutta secca, le piante aromatiche, il foraggio per gli animali, le piante officinali.
  Inoltre, le api e le loro arnie svolgono anche un importante ruolo ecologico, quello cioè di essere degli indicatori sullo stato di salute dell'ecosistema, dato il loro continuo contatto con l'ambiente a seguito dell'attività bottinatrice. Per questo all'interno dell'alveare si possono trovare accumuli di sostanze con le quali questi insetti entrano in contatto, come ad esempio i prodotti chimici delle attività agricole ed industriali.
  Dal punto di vista produttivo, l'apicoltura, inquadrabile nell'ambito della zootecnia, presenta in Italia e in Europa un mercato vivace ed interessante, secondo l'osservatorio nazionale del miele, infatti, il mercato dei prodotti apistici è caratterizzato da 12 mila produttori e da quasi 40 mila apicoltori, con attività apistica per autoconsumo, e da un milione 157 mila alveari censiti, che nel 2012 hanno fatto registrare una produzione di 23 mila quintali di miele, il cui giro d'affari, insieme alla cera d'api, al polline e agli altri prodotti apistici, ammonta a circa 65 milioni di euro annui.
  L'Italia, inoltre, grazie alla sua varietà climatico-vegetazionale e alla professionalità degli apicoltori, che hanno sviluppato raffinatissime ed impegnative tecniche di nomadismo, può contare su un patrimonio di mieli unico al mondo, annoverando un'infinità di millefiori, oltre 30 monoflora classificati e numerosi prodotti apistici di qualità DOP e IGP.
  Purtroppo, arriviamo però alle dolenti note. Secondo molte associazioni di apicoltori, come la FAI, l'UNAAPI o la stessa associazione ambientalista Greenpeace, si segnalano, da almeno un decennio, gravi casi di moria delle colonie di api, inquadrabili, a volte, in una vera e propria estinzione di massa. Addirittura, la rete nazionale di monitoraggio degli alveari del progetto BeeNet, attivo dal 2011, ha segnalato gravi fenomeni di apicidio nelle annate 2012-2013 in molte regioni italiane, a seguito dei trattamenti primaverili nei fruttiferi in fioritura o dell'uso dei diserbanti Pag. 29nelle colture industriali. La stessa associazione UNAAPI ha segnalato, anche durante questa primavera, quindi parliamo del 2014, nuovi, estesi e reiterati fenomeni di avvelenamento, moria e spopolamento di interi apiari, soprattutto in concomitanza con l'epoca delle semine del mais, in Friuli-Venezia Giulia, ad esempio, in Veneto, in Lombardia, e analoghi fenomeni sui fruttiferi e sulle colture di cereali della Lombardia e della Campania.
  Per queste ragioni, la Commissione europea, nel maggio 2013, ha dato il via alla moratoria contro tre insetticidi della famiglia dei neonicotinoidi, considerati i più dannosi per la api europee e destinati alla concia delle sementi, all'applicazione al suolo ed ai trattamenti fogliari su piante e cereali. Inoltre l'EFSA, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha pubblicato le nuove linee guida per la valutazione dei rischi da pesticidi per la sopravvivenza delle api, alle quali tutte le ditte di fitofarmaci dovrebbero attenersi prima della commercializzazione dei loro prodotti.
  C’è un'ultima minaccia, in ordine cronologico, che incombe sull'apicoltura europea ed italiana ed è quella della vespa velutina o calabrone asiatico, importato accidentalmente dalla Cina, in grado di predare le api e distruggere gli alveari di tutta Europa. In Francia è scomparso circa il 50 per cento degli alveari e in Italia ci sono state delle segnalazioni riguardo alla sua presenza nella provincia di Imperia e di Cuneo. A parte tutte queste questioni di carattere ecologico e ambientale, sussistono anche ragioni di carattere burocratico che scoraggiano la libera iniziativa degli apicoltori italiani.
  Quindi, signor Presidente, considerando tutte le criticità sopra descritte, con questa mozione unitaria, abbiamo, oggi, l'occasione di poter intervenire concretamente, promuovendo azioni tangibili a tutela degli apicoltori e dell'ecosistema. Tra gli impegni accogliamo favorevolmente quello con il quale noi chiediamo all'Esecutivo che si faccia portavoce in Europa, e non solo, di una messa al bando definitiva, e non solo temporanea, di tutti i fitofarmaci neonicotinoidi e degli altri insetticidi sistemici dannosi per i pronubi, finanziando anche la ricerca di nuove procedure e test per l'accertamento delle conseguenze per le api e per gli altri impollinatori, dovute allo spandimento di molecole e preparati.
  Accogliamo favorevolmente anche tutte le azioni riguardanti gli operatori del settore, date le sue peculiarità ed eccellenze che dovrebbero tutelare, appunto, il settore apistico italiano da pesanti fenomeni di concorrenza estera, estendendo a tutti i prodotti alimentari apistici, nello specifico pappa reale e polline, l'obbligo, attualmente in vigore solo per il miele, di indicare in etichetta il Paese d'origine del prodotto confezionato e, per tutte le categorie di prodotti, la provenienza dei pollini utilizzati. Accogliamo favorevolmente, con interesse, l'altro impegno, quello che va, quindi, a risolvere la minaccia incombente, la calamità che va sotto il nome di vespa velutina.
  E chiediamo che si apra immediatamente un tavolo di confronto con le parti coinvolte: con l'ISPRA, con le università, con le associazioni apistiche, eccetera, per stabilire protocolli di intervento e programmi formativi per gli agricoltori e al fine dell'immediata individuazione ed eradicazione del predatore asiatico. Inoltre, ci aspettiamo, Presidente, che nel prossimo futuro vengano affrontati programmi sviluppati, o meglio programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo-ambientale che favoriscano i pronubi, come la creazione o il mantenimento di habitat specifici attraverso aiuole incolte per le fioriture spontanee, la gestione e l'utilizzo di agrofarmaci in modo da tutelare l'entomofauna, la riduzione dell'uso di diserbanti per salvaguardare le piante che offrono fioriture e la semina e la coltivazione di specie che producono fioriture abbondanti, inserendole anche nelle rotazioni colturali.
  Auspichiamo anche che nel prossimo futuro ci si attivi per una semplificazione burocratica del settore, soprattutto per quanto riguarda la vendita diretta e la cessione al dettaglio dei prodotti che l'apicoltore effettua presso la sede aziendale, Pag. 30come d'altronde già è previsto per i produttori agricoli che cedono in campo il proprio raccolto.
  Quindi, in virtù di questo, il MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente sulla mozione Cova, Massimiliano Bernini, Zaccagnini ed altri n. 1-00474, (Nuova formulazione) per quanto riguarda, invece, la mozione Bergamini ed altri n. 1-00426, chiediamo la votazione per parti separate, e voteremo contrariamente, voteremo «no», sulla premessa, sul primo, sul secondo, sul terzo, sul sesto, sul settimo e sull'ottavo impegno, mentre voteremo favorevolmente sul quarto, sul quinto e sul nono impegno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cova. Ne ha facoltà.

  PAOLO COVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come avevo detto in sede di discussione sulle linee generali, stiamo parlando della moria delle api, ma dobbiamo anche valutare il ruolo prezioso che stanno giocando questi animali, questi insetti, per tutta l'alimentazione, le persone e anche la natura. Questo perché ? Perché il miele è un nettare prezioso per l'alimentazione e viene usato in particolare anche per alcune categorie di persone come forma di integratore. Dobbiamo tenere anche presente come proprio la pappa reale, questa parte del prodotto delle api, svolga un ruolo fondamentale per le persone debilitate.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 13,15)

  PAOLO COVA. Il miele è anche importante per tutto il nostro settore dell'apicoltura proprio perché esportiamo all'estero quasi 10 mila quintali di miele, un prodotto altamente prezioso e gradito all'estero. Viene esportato in Europa, ma anche in tanti Paesi extraeuropei, proprio per la qualità che abbiamo. Inoltre, il ruolo che giocano le api è fondamentale per tutto il nostro ecosistema, in quanto le api svolgono l'impollinatura, vanno ad impollinare le piante. Buona parte dell'impollinazione e della successiva nascita di frutti e fiori avviene proprio perché ci sono questi animaletti, questi insetti che svolgono questo ruolo.
  Il tema, però, è perché c’è questa moria di api: quali sono le cause ? In questi anni, soprattutto a partire dal 2008, si è ritenuto che la causa principale della morte delle api sia legata all'uso di pesticidi e di insetticidi in agricoltura. In particolare, si è fatto un uso indiscriminato dei nicotinoidi di nuova generazione, per cui è stato introdotto a livello europeo un divieto per l'uso di questi nicotinoidi. Però, pure dopo quattro, cinque, sei anni siamo ancora di fronte ad una difficoltà e una moria delle api. Per cui, non è l'unica causa, ci sono altre cause ed altre concause che intervengono su questo tema. Voglio dire che questo tema in Italia è stato affrontato sempre e solamente dal settore agricolo, dall'agricoltura, invece è un tema sanitario, perché stiamo parlando di un animale, stiamo parlando di un insetto e stiamo parlando di un animale che produce un alimento destinato al consumo umano.
  Allora, a questo punto, la competenza su questa moria è a livello sanitario, a livello del nostro Ministero della salute: dev'essere ricondotta all'interno dei servizi sanitari veterinari. Invece, dal 2008 si è posta l'attenzione solo nel settore agricolo, si è posta l'attenzione sulla gestione dell'anagrafe degli allevamenti. Ma noi siamo di fronte a una diversità di banche dati sugli allevamenti di api: una banca dati gestita dal settore dell'agricoltura e una gestita dal settore della sanità; non sono ricondotte in un'unica banca dati. Questo perché ? Perché questo potrebbe permettere di conoscere effettivamente qual è la consistenza dei nostri allevamenti, e soprattutto le problematiche all'interno dei singoli allevamenti.
  Il Ministero delle politiche agricole ha istituito anche un servizio di assistenza, che viene chiamato SPIA; un servizio di pronto intervento gestito dal settore dell'agricoltura, che ha escluso tutta la parte Pag. 31del settore sanitario-veterinario. Questo è stato un gravissimo danno attuato dal 2008 fino ad oggi, perché nessuno si è messo nella condizione di valutare quali erano le cause che portavano poi alla morte delle api. Infatti, se noi andiamo a vedere, è stata fatta in Trentino un'esperienza molto importante e significativa; la regione Trentino ha effettuato un'indagine epidemiologica, che è andata valutare quali erano le cause all'interno degli allevamenti: i veterinari che sono andati nelle aziende hanno fatto una verifica per capire quali erano le malattie infettive.
  Noi abbiamo una serie di malattie infettive che stanno attanagliando i nostri allevamenti e non lo sappiamo: non ne siamo a conoscenza. Infatti questa indagine ha portato a verificare qual era la consistenza della peste americana, della varroasi, della aethina, di tutte quelle malattie che possono causare ad un danno solo all'allevamento, e non direttamente al miele, possono portare alla moria di questi animali.
  Allora, noi chiediamo con questa mozione che venga fatta questa indagine epidemiologica: venga ricondotto tutto all'interno del servizio sanitario nazionale, dove i veterinari aziendali, con i veterinari pubblici dipendenti, possano fare una diagnosi delle malattie presenti. A questo io voglio ricondurre quello che è avvenuto negli anni scorsi, quando in Italia c'era la presenza, all'interno dell'allevamento delle vacche da latte e delle vacche da carne, della tubercolosi, della brucellosi, della leucosi. In questo passaggio, in quella situazione è stato il sistema sanitario veterinario che è intervenuto per debellare queste malattie. Questo è quello che deve avvenire adesso anche nel settore apistico: per cui occorre un'indagine epidemiologica, che ci porti a capire qual è la reale mortalità anche delle api, perché noi non sappiamo e non abbiamo, come ho detto prima, una reale conoscenza della consistenza di questa mortalità.
  C’è poi un divieto: chiediamo di mantenere il divieto all'uso degli antibiotici e dei sulfamidici, anche se venissero determinati i tempi residuali massimi della presenza dei farmaci. Questo perché ? Perché l'allevamento delle api è particolare: quando noi andiamo a trattare questi animali all'interno della matrice dell'alveare – e qui penso alla cera, che c’è all'interno delle api, ma a tutta la matrice –, all'interno di questa struttura permane comunque l'antibiotico, e questo antibiotico viene rilasciato comunque nel tempo e nell'arco dei mesi. Per cui andare a determinare qual è il tempo residuale massimo non ci permette poi comunque di dire l'assorbimento che avranno le api rimanendo all'interno dell'alveare.
  Ricordo anche che le api sono degli animali che volano, e questo permette di portare l'antibiotico, che è rimasto all'interno della matrice al di là dei tempi di resistenza e di persistenza, anche sui fiori e sugli altri frutti che vanno a toccare: per cui avremo una diffusione comunque dell'antibiotico. Pertanto noi chiediamo comunque di vietare l'uso di antibiotici e sulfamidici.
  Voglio dire anche che il nostro miele in Europa è ancora esente dall'uso di antibiotici: è vietato l'uso di antibiotici in tutta Europa; cosa che non avviene negli altri Paesi, dove è consentito.
  E se noi consentissimo l'uso di antibiotici e sulfamidici anche in Italia a questo punto avremmo la possibilità di avere l'immissione sul mercato nazionale di miele che avrebbe comunque la presenza di residui minimi. Il tema è dunque quello di una vera politica sanitaria per combattere la moria delle api.
  Allora, bisogna fare delle azioni di profilassi e di prevenzione ad opera dei veterinari pubblici dipendenti con i veterinari liberi professionisti aziendali che, in collaborazione con le associazioni apistiche e con agli apicoltori, si mettano in campo per andare a vedere quali sono le problematiche. È vero, c’è un tema che è concreto, che è stato sollevato anche dalla mozione della collega Bergamini: quello della denuncia, il tema che alcune di queste malattie sono soggette a denuncia. Forse conviene intervenire e sottoporre queste patologie, queste infezioni alla denuncia proprio per andare a debellare Pag. 32queste malattie, come chiede il regolamento di polizia veterinaria, proprio per evitare un futuro contagio.
  Credo anche che l'iniziativa messa in campo dal Ministero dell'agricoltura, quella di «Campo libero», che prepara e pensa ad una assistenza tecnica veterinaria, una assistenza tecnica all'interno delle aziende zootecniche, sia fondamentale, per cui non più una assistenza, come previsto da SPIA, dove non c’è una relazione sanitaria da parte dei veterinari, ma un'assistenza tecnica dove i veterinari, con i tecnici apistici e con le associazioni degli apicoltori possano veramente portare a uno sviluppo di questo settore.
  Mi permetto di fare anche un accorato invito alle associazioni degli apicoltori e a tutti gli apicoltori perché come in Italia abbiamo debellato altre malattie che hanno riguardato altri animali, e penso alle vacche da latte, alle vacche da carne, ai suini, dove gli stessi allevatori in collaborazione con il settore veterinario e i servizi veterinari hanno debellato alcune malattie, io credo che in questo caso bisogna proprio mettere mano a questa situazione, per cui gli stessi apicoltori per mantenere la propria qualità e per mantenere il proprio patrimonio zootecnico si devono rimettere a questa nuova attenzione, cioè prevenzione e profilassi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, prima di passare al voto finale desidero commemorare, come già avevamo preannunciato ai gruppi, il quarantesimo anniversario della strage di Piazza della Loggia a Brescia.

Nel quarantesimo anniversario della strage di Piazza della Loggia (ore 13,25).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Cari colleghi, oggi 28 maggio 2014 ricorre il quarantesimo anniversario della strage di Piazza della Loggia a Brescia. Abbiamo già avuto occasione di ricordare questa ricorrenza il 9 maggio scorso qui in Aula nel corso della cerimonia per il giorno della memoria delle vittime del terrorismo, con la testimonianza dell'associazione dei familiari.
  Otto furono le persone rimaste uccise e oltre cento i feriti mentre partecipavano ad una manifestazione antifascista in occasione di uno sciopero generale. In quegli anni la scelta crudele di uccidere persone inermi a Brescia, ma anche in molte altre città e luoghi d'Italia, faceva parte di un progetto folle, un progetto che mirava a colpire le istituzioni democratiche e la convivenza civile nel nostro Paese. L'Italia e il suo popolo pagarono un prezzo altissimo nella lotta contro questa azione eversiva. Il ricordo delle stragi, del sacrificio di molti nostri concittadini deve aiutare, quindi, soprattutto le nuove generazioni, a comprendere come la democrazia non possa considerarsi acquisita una volta per tutte.
  Ma invece la democrazia è esposta a ricorrenti minacce e necessita per questo di essere costantemente alimentata attraverso la partecipazione e l'impegno, critico, di tutti. Partecipazione e impegno che hanno sempre contraddistinto l'opera delle associazioni dei familiari delle vittime condotta senza coltivare odio, odio o spirito di vendetta, ma ispirata esclusivamente dalla volontà di ricercare verità e giustizia; un cammino questo troppo spesso ostacolato da depistaggi, complicità e silenzi. Anche da parte di alcuni settori deviati dell'apparato statale.
  Ai familiari delle vittime a tutta la città di Brescia vanno quindi il pensiero e la vicinanza miei e di tutta la Camera dei deputati (Applausi).
  Ora ci sono degli interventi legati appunto alla commemorazione della strage di Piazza della Loggia.
  Ha facoltà di parlare la deputata Cominelli.

  MIRIAM COMINELLI. Signor Presidente, quarant'anni fa, alle 10,12, in piazza della Loggia a Brescia si consumava un atto che avrebbe segnato per sempre la storia e la coscienza della nostra città e dell'Italia intera. Da quando quella bomba Pag. 33scoppiò, durante una manifestazione indetta da partiti e sindacati contro gli episodi di violenza fascista attuati nei mesi precedenti nel territorio bresciano, da quando lo scoppio, il fumo, le urla e il terrore si sono impadroniti di quella piazza, non siamo stati più gli stessi, tutti noi, accanto ai familiari di Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi, Clementina Calzari Trebeschi e Vittorio Zambarda.
  La storia del «dopo» è stata da subito collettiva ed è cominciata con i funerali delle vittime, autogestiti dalla cittadinanza e prosegue ancora oggi con la volontà, mai venuta meno nel corso di questi quarant'anni, con cui si è sempre chiesta la verità giudiziaria su quanto accaduto, perché la verità storica, quella, è già stata raggiunta da tempo: parla di una strage politica, di stampo neofascista, coperta anche da apparati statali deviati vicini a quei mondi. Ed è proprio questo obbiettivo di verità che oggi possiamo perseguire con una speranza in più: da un lato la sentenza della Cassazione che ha confermato la responsabilità della destra e dei depistaggi e annullato assoluzioni e ricorsi degli imputati, dall'altro l'importante atto della desecretazione dei fascicoli che riguardano la strage.
  Arrivare al fondo di questa missione di verità è il passaggio necessario per permetterci di far entrare momenti come questo nella nostra memoria collettiva, attribuendo il giusto valore agli ideali per cui otto persone hanno perso la vita e oltre cento sono state ferite, perché una ferita alla nostra democrazia, come è stata la strage di Piazza della Loggia, non si rimargina con la rimozione o l'oblio, ma anzi, è doveroso che essa diventi parte riconosciuta della nostra storia democratica.
  Il rischio per un Paese senza memoria è quello di essere un Paese che non impara dai propri errori, di un Paese che dà per scontate le istituzioni democratiche raggiunte con enormi sacrifici. Fare che momenti come quello di oggi diventino non dei riti stanchi ma passaggi fondamentali di riflessione collettiva è una delle strade per diventare un Paese migliore e più coeso. Questo dipende da noi oggi e per questo Brescia non dimenticherà e continuerà a chiedere con forza giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il deputato Cominardi.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, alle 10,12 del 28 maggio del 1974, in Piazza della Loggia, a Brescia, esplode una bomba uccidendo in totale otto persone e ferendone più di cento. Si tratta dei militanti politici appartenenti a diverse strutture organizzate dell'epoca, scese in piazza quella mattina con diversi cortei, tutti confluiti nella piazza principale della città per il comizio organizzato dai sindacati confederali e dal Comitato antifascista.
  In Piazza della Loggia quando esplode la bomba è immediatamente chiaro a tutti che l'esecutore non possa che essere la manovalanza fascista, a molti è chiaro anche il mandante e per coloro ai quali il mandante non fosse chiaro, arriva un suggerimento da parte del vice-questore di Brescia: dopo il boato, il panico, il fuggi fuggi disordinato, l'evacuazione dell'intera piazza, questi compie un gesto eloquente, ordinando ai pompieri di pulire detriti e sangue dal selciato, distruggendo così la possibilità di raccogliere reperti importanti per le indagini e per i riscontri probatori. Il mandante è lo Stato italiano, governato dalla Democrazia Cristiana. Quella di piazza della Loggia è una strage di Stato e i responsabili ancora oggi non si trovano, pare, perché sono sempre stati coperti. C'era di tutto, c'erano i servizi segreti deviati, c'era la politica, c'era anche la CIA.
  Dalle parole di Ferdinando Imposimato, presidente onorario della suprema Corte di Cassazione, che nella sua lunga esperienza di magistrato ha indagato su vicende scottanti, dal «caso Moro», all'omicidio di Vittorio Bachelet, fino all'attentato Pag. 34a Giovanni Paolo II, il giudice Imposimato ha dichiarato tempo fa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... Mi scusi, Presidente, non capisco quale sia il problema...

  PRESIDENTE. Colleghi !

  CLAUDIO COMINARDI. Il giudice Imposimato ha dichiarato tempo fa: Ho trovato un documento che mi ha lasciato sgomento, dove quando si parla di stragi, si parla anche del gruppo Bilderberg, un documento in possesso di un terrorista di Ordine Nuovo, Ventura. Io credo a questo documento. Ho fatto delle verifiche e posso dire che dietro la strategia della tensione e alle stragi, c’è anche il gruppo Bilderberg, così come riportato in un importantissimo documento del 1967 dal giudice Emilio Alessandrini, nel quale si diceva che Bilderberg era tra i responsabili della strategia della tensione e si arriva poi a Vincenzo Calcara, in una recente intervista con Gea Ceccarelli, per il quotidiano on-line «Articolo 3». Il pentito ha ricordato di quando rivelò l'esistenza a Borsellino di quelle che chiamò «le cinque entità» che influenzano negativamente l'Italia: Cosa Nostra, la massoneria deviata, il Vaticano deviato, i servizi segreti deviati e la ’ndrangheta, che ancora sono presenti in questo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA GELMINI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, è un atto di civiltà e un dovere verso le nuove generazioni ricordare in quest'Aula la strage di Piazza della Loggia, in cui otto persone rimasero uccise e decine ferite a seguito dello scoppio di una bomba posta in un cassonetto. Era in corso una manifestazione sindacale e la piazza era gremita. Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Clementina Calzari Trebeschi, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi e Vittorio Zambarda furono le vittime di quel gesto orribile, uno dei troppi gesti orribili che in quegli anni insanguinavano strade e piazze d'Italia. Purtroppo, tre indagini istruttorie e cinque processi non sono bastati per fare emergere la verità. La strage è rimasta senza colpevoli, come è capitato ad altri tragici avvenimenti in quel periodo. E una strage senza colpevoli è una strage che si rinnova ad ogni anniversario perché la memoria dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime non ha potuto trovare la quiete che sola può venire dalla verità, la verità che aspettano i familiari, i discendenti delle vittime, la verità che aspetta la città di Brescia, ferita nel suo tessuto civile, ma non nello spirito comunitario e nel sentimento di solidarietà.
  Ricordare le vittime di quell'attentato e ricordare gli attentati compiuti dall'estremismo di destra e di sinistra è soprattutto un dovere verso le nuove generazioni, non per alimentare in esse uno spirito vendicativo o per trasmettere un senso di allarme permanente, ma per costruire nei giovani il sentimento di appartenenza ad un comune destino, radicare in essi la consapevolezza che la libertà di ciascuno vive e si nutre della libertà di tutti. Strumentalizzare quegli eventi a fini politici, come per lunghi anni è stato fatto, non ha avvicinato la verità, ma ha invece contribuito ad annebbiare la coscienza delle persone e a creare nel Paese la sindrome dell'assedio permanente e di minacce oscure sempre pronte a materializzarsi.
  Il nostro pensiero corre oggi alle famiglie delle vittime e in qualche caso ai loro discendenti, diventati – ne sono certa – custodi di una memoria dolorosa. A loro va il saluto commosso della nostra Assemblea; con loro siamo uniti nell'auspicio che gli autori di quella strage mostruosa possano avere un volto ed un profilo.
  Quarant'anni dopo quel 28 maggio del 1974, questa Assemblea ha il dovere di ricordare quella pagina tragica del nostro recente passato senza più le divisioni di questi anni. Dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni perché possano trarne l'unica vera lezione che essa ci lascia. Pag. 35Mai più ! La democrazia è un bene supremo da difendere e da coltivare sempre (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il popolo della libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lacquaniti. Ne ha facoltà.

  LUIGI LACQUANITI. Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, sono trascorsi dunque quarant'anni da quel 28 maggio del 1974.
  Pioveva quel mattino a Brescia, il selciato era bagnato, c'era una folla di lavoratori assiepata per la manifestazione antifascista convocata dai sindacati confederali e dai partiti dell'arco costituzionale dopo un'inquietante serie di atti dinamitardi.
  C'erano le scuole e poi la voce dell'oratore interrotta da quello scoppio sordo, terribile, a perpetuare il fotogramma crudele della strage neofascista. Decine di volte ho attraversato quella piazza e non c’è stata una sola volta che non abbia ripensato a quel mattino.
  Nei giorni scorsi, in un'altra piazza della provincia bresciana, ho assistito a una bellissima festa. Centinaia di bambini di scuola elementare, accompagnati dalle loro insegnanti, impegnati in uno spettacolo di danze popolari. E ancora una volta, nella prossimità dell'anniversario, il mio pensiero è andata a quell'altra piazza e a quella mattina di maggio: Piazza della Loggia, che ci ricorda, con il suo carico di dolore, l'essenza oscura del fascismo, il deliberato annientamento delle libertà individuali, il terrore seminato proprio nella piazza, storicamente luogo di riunioni, luogo della civitas, sede di dialogo e di incontro, un luogo di vita e anche di gioia, appunto le danze popolari di quei bambini, ridotto a luogo di morte.
  A distanza di quarant'anni non ci sono responsabili certi per questa strage. Lo Stato si deve fare carico di questa giustizia negata. A nome del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà rivolgo il mio pensiero alle vittime di quella terribile mattina di dolore, esprimo ancora una volta solidarietà ai loro familiari, rivendico giustizia, ben sapendo che, al di là delle connivenze di apparati deviati dello Stato, che ci sono state, al di là di tutto questo a distanza di tanto tempo la risposta più efficace che possiamo dare a quella violenza, a quelle connivenze, a ogni violenza, risiede nel nostro lavoro di ogni giorno e in un rinnovato spirito di collaborazione tra le parti sociali, le forze politiche, le istituzioni e tutti i cittadini, nell'incessante ricerca delle ragioni costituzionali di solidarietà, di libertà e di giustizia sociale che ieri ci hanno permesso di superare la stagione terribile del terrorismo e che oggi ancora ci motivano a essere comunità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si è trattato, lo possiamo dire dopo quarant'anni, di una strage politica, una vicenda paradigmatica della strategia della tensione, la cui impunità pesa enormemente sui familiari delle vittime e fa provare a tutti noi una sensazione strana, che quel fatto non sia mai accaduto e che le vittime di quella mattina siano state anch'esse annullate e dimenticate.
  Da quel giorno i magistrati bresciani non hanno mai smesso di indagare per individuare la mano che pose l'ordigno, ma le inchieste avviate non hanno portato a nulla di fatto. In quarant'anni si sono susseguite tre inchieste differenti, una delle quali ha generato processi finora conclusi tutti con proscioglimenti e assoluzioni per mancanza di prove. Ma il 24 febbraio 2014 la V sezione penale della Corte di cassazione ha accolto il ricorso della procura generale di Brescia contro le assoluzioni di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte e, quindi, dovrà essere celebrato un nuovo processo d'appello.
  Di questa strage, come di quella di Piazza Fontana, è stato ricostruito il contesto e identificati ambienti e collusioni in Pag. 36cui l'attentato venne ideato e organizzato. Ma anche per Brescia, come per Piazza Fontana, manca una parola fine che sul piano giudiziario indichi autori e complici delle stragi. L'Italia dopo la Colombia, ci è stato detto anche qui da Manlio Milani, che è il presidente dell'associazione dei caduti di Piazza della Loggia, è il Paese con il più alto numero di cittadini funzionari dello Stato caduti per atti di terrorismo oppure per stragismo politico e mafioso. L'esigenza di ottenere giustizia costituisce un valore fondante di ogni società, l'aspetto irrinunciabile per tornare a dare vita a quell'ideale di comunità che il crimine ha violato, attraverso il riconoscimento della responsabilità ed il ripristino delle regole infrante.
  Da quel giorno sono passati quarant'anni, ma noi abbiamo il dovere di non dimenticare, anzi dobbiamo impegnarci per evitare che una tragedia come quella, che oggi ricordiamo insieme, possa accadere di nuovo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, sono passati quarant'anni da quel tragico 28 maggio 1974, giorno in cui una bomba esplose sotto i portici di Piazza della Loggia a Brescia, durante una manifestazione indetta dai sindacati. L'attentato provocò otto morti e 102 feriti. Sono appunto passati quarant'anni e non sono ancora stati individuati i colpevoli, anche se è stata accertata la matrice neofascista della strage.
  Dopo tanti anni le parole rischiano di perdere la loro forza, la loro efficacia. È importante tenere vivo il ricordo di quei fatti con una partecipazione attiva e convinta alle commemorazioni e alle iniziative di oggi per affermare una richiesta ineludibile, la richiesta di esigere giustizia, di esigere la verità, che dopo quarant'anni dai tragici fatti ancora purtroppo non è stata raggiunta. Non per questo ci dobbiamo arrendere, anzi non dobbiamo avere paura di ripeterci, ma dobbiamo mostrare chiara la nostra indignazione per quei tragici fatti che hanno ferito la città di Brescia ed esprimere una ferma condanna, senza se e senza ma. È una ferita alla democrazia che ancora oggi non si è sanata, un atto tragico e inaccettabile il cui ricordo va tenuto vivo per le generazioni nate dopo il 1974, perché fatti come questi non accadano più e per creare una coscienza comune di indignazione e condanna verso ogni episodio di violenza.
  Il peso del tempo, a distanza di quarant'anni, è senza dubbio gravoso. Rabbia e indignazione sono state tante. Non per questo non si deve continuare a nutrire una speranza di verità e giustizia affinché con la condanna dei colpevoli possa chiudersi almeno in parte una ferita che ha segnato la vita della città di Brescia. La strada per costruire democrazia, giustizia e senso di comunità passa necessariamente dal ricordo. E allora oggi dobbiamo continuare ancora con maggiore determinazione questo cammino democratico, partecipativo, per ottenere verità e giustizia. Lo dobbiamo a chi in quella tragica mattina ha perso la vita, lo dobbiamo alle loro famiglie, lo dobbiamo alle generazioni future, lo dobbiamo a noi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, era un giorno come tanti altri, per noi giovani di terza media particolarmente eccitante: stava per finire la scuola, gli esami, si concludeva un ciclo della nostra giovane vita. Pioveva, c'era sciopero per i grandi, papà era in Piazza Loggia. Non c'erano ancora le radio libere, men che meno Internet o la rapidità delle notizie che abbiamo oggi. Eppure, in poco tempo tutta la città seppe. Vennero chiuse le scuole e mandati a casa i figli. Ricordo mamma che parlava con la nostra vicina di casa: entrambi i mariti stavano là, in Piazza Loggia. La disperazione di quelle donne, mogli e madri, era palpabile. Ricordo papà, quando finalmente tornò a Pag. 37casa, facendosi precedere da una telefonata dalla cabina a gettoni: «Torno». Non una parola entrando in casa. Si sedette al tavolo tondo della nostra cucina, mise la testa tra le mani e, per la prima volta in tutta la nostra vita, io e i miei fratelli lo vedemmo piangere. Era un uomo forte papà, un operaio temprato dal calore delle acciaierie nelle quali spendeva la vita. Gocce di purissimo dolore scendevano dalle sue gote, noi ammutoliti sul divano, mamma in piedi che carezzava dolcemente la nuca del babbo, il volto scolpito dalle lacrime.
  Piangeva Brescia. La città cantata dal Carducci, Brescia la forte, Brescia la ferrea, Brescia leonessa d'Italia, giaceva a terra ferita dalla belva fascista. Sul selciato insanguinato, a brandelli distendevano, come agnelli sgozzati, i corpi di Euplo Natali (69 anni, pensionato), Livia Bottardi Milani (32 anni, insegnante), Bartolomeo Talenti (56 anni, operaio), Luigi Pinto (25 anni, insegnante), Alberto Trebeschi (37 anni, insegnante), Clementina Calzari Trebeschi (31 anni, insegnante), Vittorio Zambarda (60 anni, operaio), Giulietta Banzi (34 anni, insegnante, mamma di un piccolo bimbo, che abbiamo oggi l'onore di avere come collega e amico, Alfredo Bazoli del Partito Democratico) (Applausi dei deputati dei gruppi Per L'Italia e Partito Democratico).
  Manifestavano democraticamente, con coraggio civile, in piena strategia della tensione, nel mezzo della peggiore storia di collusione tra pezzi di Stato malato e belva fascista. E caddero, innocenti. Ebbe a dire Norberto Bobbio, commemorando la strage nel ventennale: «Fra tutte le forme di violenza, quella più vicina alla violenza assoluta è la strage, il massimo delitto, l'omicidio diretto consapevolmente contro innocenti». Innocenti.
  Ho scolpito nella memoria il giorno dei funerali. Nonostante la paura che la belva fascista si risvegliasse, non paga della strage e in cerca ancora di sangue, papà ci portò tutti in via Milano, quella strada che raccoglie il corso che discende da Piazza Loggia e porta al cimitero della nostra città. Ricordo pugni chiusi, senza soluzione di continuità, alzati al cielo da compagni e compagne stretti in un dolore indicibile; ricordo i segni della croce, composti da cristiani, coi volti rigati dalle lacrime di fronte a quei crocifissi del ventesimo secolo; ricordo i fiori, un tappeto di fiori variopinti, sui quali brillava non la rugiada né la pioggia, ma le gocce del dolore di chi, baciandoli, li aveva lanciati sul corteo funebre. Ricordo la lunga processione di bare, interminabile.
  La voce di Brescia e dei bresciani ha però ruggito per quarant'anni chiedendo verità e giustizia. Non vendetta: verità e giustizia.
  Una verità che non è mai arrivata, tra menzogne, depistaggi, silenzi e omertà. Dirà San Karol Wojtyla, in un memorabile messaggio per la Giornata della pace: «Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono». I martiri di Piazza della Loggia chiedono pace, i loro familiari chiedono pace, la città chiede pace, perché i familiari non siano continuamente defraudati, come in tragica spirale, dei corpi dei loro amati e perché alla comunità...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARIO SBERNA. ...non venga lasciata sanguinare – concludo, Presidente – una ferita che non può, senza perdono, rimarginarsi; perché il perdono giunga come dono di un'intera città, sapendo a chi rivolgerlo. Questa assenza di verità e giustizia impedisce di esercitare il perdono, impedisce, a noi e ai nostri morti, la pace. Continueremo, dunque, a ricordare, finché un giorno, mi auguro, alfine, non lontano, la verità, la giustizia, la pace, e dunque il perdono, accadano (Applausi dei deputati dei gruppi Per l'Italia, Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e Scelta Civica per l'Italia). (La Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto del testo integrale dell'intervento).

  PRESIDENTE. Come ultimo intervento sulla commemorazione, do la parola alla deputata Rosanna Scopelliti. Prego.

Pag. 38

  ROSANNA SCOPELLITI. Signor Presidente, il dolore immenso che, attraverso le urla, il pianto, la disperazione dei superstiti, attraversò il Paese intero, poco dopo le 10,12 del 28 maggio 1974, lo avvertiamo ancora oggi sulla nostra pelle, perché la strage di Piazza della Loggia, a Brescia, con i suoi otto morti e oltre cento feriti, non ha mai smesso di far parte di quel buio baule nel quale vengono riposti quelli che sono ormai definiti «i segreti italiani».
  Oggi, chi va in quella straordinaria, bellissima piazza, trova solo una targa con i nomi delle vittime, un vecchio manifesto che invitava alla mobilitazione ed una colonna del loggiato danneggiata dall'esplosione del cestino, ma, non visto e neppure fortemente avvertito, in quel posto ci vive ancora il dolore, ci vivono le domande, le mille domande che ci si pone di fronte a una simile tragedia, ed una, soprattutto, forte: quella richiesta di verità che sembra perdersi nel tempo e nei faldoni, che non hanno ancora portato a nulla.
  Il Paese, infatti, a quarant'anni da quell'esecrabile strage, ancora non è in grado di conoscere la verità. E non voglio dilungarmi su tale argomento, perché oggi dobbiamo solo esprimere alle vittime, ai loro familiari, alla stessa città di Brescia, il senso della nostra solidarietà, il nostro affetto, il nostro dolore; sentimenti che, intendo rassicurarli, avvertiamo in maniera attiva e che ci sollecitano e ci spingono a chiedere a gran voce che si arrivi alla verità, alla pura e alla semplice verità. Questo ricordo, infatti, non può e non deve diventare un rito inutile, perché sarebbe deleterio per tutti e offensivo per chi è stato colpito in quella strage.
  Non sappiamo se la direttiva emanata dal Presidente del Consiglio di disporre la declassificazione degli atti relativi alle grandi stragi del Novecento italiano potrà essere utile a questo scopo, lo speriamo, ma è di sicuro un dato positivo, uno strumento nuovo, che va, comunque, valutato e utilizzato al meglio. E oggi, ripeto, con queste parole, non vogliamo contribuire ad istituzionalizzare un rito, ma ricordare che vi è una strage italiana, quella di Piazza della Loggia a Brescia, che aspetta ancora risposte alle domande poste e che dobbiamo ancora lavorare, combattere e insistere perché queste arrivino, perché la verità storica e la verità processuale possano aiutare questo Paese a crescere senza guardarsi, sospettoso, indietro.
  Lo dobbiamo al nostro Paese, lo dobbiamo alle vittime, lo dobbiamo ai familiari delle vittime che ancora aspettano (Applausi).

Si riprende la discussione di mozioni (ore 13,50).

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha chiesto la votazione per parti separate della mozione Bergamini ed altri n. 1-00426, nel senso di votare distintamente dapprima la premessa, congiuntamente ai capoversi primo, secondo, terzo, sesto, settimo e ottavo del dispositivo. A seguire, quindi dopo, un'altra votazione sui capoversi quarto, quinto e nono del dispositivo.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, in merito alla richiesta di votazione per parti separate.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Noi chiediamo di votare in maniera separata il secondo e il terzo capoverso della mozione a prima firma Bergamini, su cui chiediamo anche al Governo di ripensare la sua valutazione. Mi dispiace, il dibattito è stato interessante, ma vi sono dei punti su cui non si è riusciti a trovare un'intesa e il nostro gruppo chiede al Governo di procedere a Pag. 39una rivalutazione, alla luce delle dichiarazioni di voto che si sono sviluppate in quest'Aula.

  PRESIDENTE. Quindi, procediamo alla votazione per parti separate.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa e congiuntamente sui capoversi primo, sesto, settimo e ottavo del dispositivo della mozione Bergamini ed altri n. 1-00426.
  Dichiaro aperta la votazione.

  ROBERTO CAON. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Revoco la votazione. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, chiedo che il settimo capoverso venga votato separatamente.

  PRESIDENTE. Quindi, sono quattro voti a questo punto.

  DEBORAH BERGAMINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, alla luce di quello che è accaduto, io non accetto le riformulazioni e chiedo che venga votata la mia mozione nel testo originario.

  PRESIDENTE. Il parere del Governo ?

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Il parere del Governo sul testo con la formulazione originaria è contrario.

  PRESIDENTE. Sarà quindi posta in votazione la mozione Bergamini ed altri n. 1-00426 nel suo complesso.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bergamini ed altri 1-00426, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Alberti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  389   
   Votanti  388   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  29    
    Hanno votato no  359.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cova, Massimiliano Bernini, Caon, Dorina Bianchi, Zaccagnini ed altri n. 1-00474 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Manzi, Nicchi, Di Salvo, Ginoble, Galperti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  392   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  364    
    Hanno votato no  28.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il voto e la deputata Valeria Valente ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Pag. 40

  La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro dell'interno.

(Iniziative urgenti per il rilancio del settore delle infrastrutture e per ricondurre le infrastrutture strategiche nell'ambito della competenza esclusiva statale – n. 3-00840)

  PRESIDENTE. Il deputato Laffranco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Abrignani n. 3-00840, concernente iniziative urgenti per il rilancio del settore delle infrastrutture e per ricondurre le infrastrutture strategiche nell'ambito della competenza esclusiva statale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), che ha sottoscritto in data odierna.

  PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, signor Ministro, come avrà letto su Il Sole 24 Ore di pochi giorni fa, emerge un quadro del settore infrastrutturale che lei guida per questo Governo estremamente negativo. Le cause sono individuate in modo, a nostro avviso, oggettivo: investimenti che diminuiscono negli ultimi anni, vincoli del Patto di stabilità per gli enti locali, le procedure lunghe e complesse, le tante ma disorganiche modifiche del codice degli appalti, i ritardi negli stessi appalti che producono allungamento dei tempi e soprattutto aumenti di spesa. È chiaro che se il settore delle infrastrutture non funziona, il rilancio dell'economia e la crescita sono in grave difficoltà. Ecco perché noi la interroghiamo per sapere che cosa intenda fare in modo urgente per invertire la tendenza rispetto al settore che lei guida per questo Governo.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti perché hanno posto l'attenzione del Governo, del Parlamento e di chi ci sta vedendo e ascoltando da casa su un tema fondamentale.
  Il problema non è che cosa si ha intenzione di fare, ma che cosa si è fatto in questi mesi, perché una questione condivisa da tutti, condivisa dal Governo, condivisa dal Parlamento, condivisa in tutta Europa e in tutto il mondo, è che le risorse per le infrastrutture non sono dei costi, ma sono degli investimenti. Sono un volano, non solo per la crescita immediata e per il ritorno alla crescita, ma sono un volano nei tempi della loro realizzazione e nella certezza della loro realizzazione per la competitività del sistema Paese.
  Io ricordo solo ai colleghi interroganti e a chi ci ascolta che la competitività di un Paese passa attraverso lo sviluppo competitivo e infrastrutturale dello stesso Paese. Le imprese oggi pagano più del 20 per cento rispetto alle altre imprese, quelle tedesche o francesi, riguardo ai costi della logistica. Per questa ragione, nonostante il contesto che gli interroganti hanno correttamente fotografato, che è quello ovviamente del percorso al contenimento dell'indebitamento pubblico e quindi, di conseguenza, della scarsità di risorse che sono messe a disposizione per gli investimenti pubblici, il Governo si è mosso in tre direzioni.
  La prima, quella di individuare in maniera chiara e certa le priorità su cui mettere le risorse che sono a disposizione. La prima priorità è quella di scegliere Pag. 41razionalmente le opere strategiche, le grandi opere, che sono immediatamente cantierabili e che sono pronte.
  La seconda priorità è che non basta solo mettere risorse sulle grandi opere, ma bisogna mettere risorse e dare risorse – il decreto del fare dello scorso anno, la legge di stabilità approvata per il 2014, i primi provvedimenti nel corso di questi mesi vanno in questa direzione – anche per la prevenzione, la manutenzione straordinaria, la manutenzione straordinaria del territorio, delle infrastrutture, dei ponti, dei viadotti, delle reti ferroviarie.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il terzo elemento fondamentale è la discussione che voi sottolineate, concludo, Presidente, riguardo al Patto di stabilità in Europa e al Patto di stabilità interno nel nostro Paese. La posizione, già espressa dal Presidente del Consiglio Renzi, anche in queste ore, è quella di lavorare perché l'Europa cambi, cambi radicalmente in particolare riguardo all'atteggiamento delle risorse che vengono messe a disposizione dei diversi Paesi per la realizzazione delle infrastrutture e delle reti TEN, cioè delle reti strategiche, e per quanto riguarda la manutenzione e le risorse che vengono stanziate per la manutenzione straordinaria e di prevenzione sul territorio.
  Per quanto riguarda il Patto di stabilità interno, e concludo, già le prime indicazioni, sia nella legge di stabilità del 2014, che prevedono un miliardo di euro per la prima volta a disposizione dei comuni per sforare dal Patto di stabilità per la realizzazione delle opere, e poi, nella spending review (c’è qui il Ministro dell'economia), l'indicazione nell'articolo che, per quanto riguarda le risorse investite nella ristrutturazione...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. ...degli edifici scolastici, queste vengono escluse dal Patto di stabilità, mi sembra indichino non un'intenzione, concludo Presidente, ma la strada giusta da percorrere insieme, perché tutti condividiamo che le infrastrutture non sono un costo, ma una risorsa per un Paese.

  PRESIDENTE. Il deputato Laffranco ha facoltà di replicare, per due minuti.

  PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, signor Ministro, io ho ascoltato con attenzione quello che lei ha detto, che, in linea teorica, è assolutamente condivisibile. Purtroppo, resta il quadro attuale di questa situazione, che crea grave preoccupazione tra le nostre imprese e che continua a non dare risposte in termini di sviluppo infrastrutturale ai nostri territori. Uno sviluppo infrastrutturale che dovrebbe rappresentare non solo il volano per la crescita e lo sviluppo, ma anche una capacità logistica più significativamente efficiente per le nostre imprese e per la loro competitività.
  Noi, naturalmente, staremo a vedere quello che il Governo, di cui lei fa parte, farà concretamente: se farà una proposta di riforma del codice degli appalti più organica; se vorrà finalmente riportare, come da noi chiesto, la competenza delle infrastrutture totalmente sotto lo Stato, sottraendola agli enti locali e, quindi, facendo venir meno quella confusione di ruoli che ha generato contenziosi, ricorsi e quant'altro, che hanno rallentato obiettivamente e di molto lo sviluppo infrastrutturale; se vorrà correggere la «legge obiettivo»; se vorrà, in buona sostanza, fare anche un lavoro significativo in Europa per far si che queste che noi condividiamo essere non delle spese ma degli investimenti rilancino lo sviluppo infrastrutturale e, finalmente, facciano tornare a crescere questo Paese, che sta soffrendo in maniera straordinaria e che non trova nel settore infrastrutturale quello strumento, come denunciato dall'ANCE, così determinante per ripartire e per ridare all'Italia il benessere che merita.

Pag. 42

(Iniziative di competenza per la piena operatività dell'aeroporto «Gino Lisa» di Foggia e per il potenziamento infrastrutturale dell'intero territorio – n. 3-00841)

  PRESIDENTE. Il deputato Di Gioia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00841, concernente iniziative di competenza per la piena operatività dell'aeroporto «Gino Lisa» di Foggia e per il potenziamento infrastrutturale dell'intero territorio (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signor Ministro, io parto dalle sue parole della prima interrogazione: bisogna utilizzare i fondi comunitari. Guarda caso, non si utilizzano 14 milioni di euro. Lei ha aggiunto che bisogna mettere in moto un processo propulsivo per attivare le situazioni di infrastrutturazione di questo Paese: non si apre l'aeroporto «Gino Lisa». Eppure, il 6 di maggio, imprenditori, lavoratori, gente comune hanno svolto un'iniziativa davanti alla sede della società Aeroporti di Puglia per capire perché questo aeroporto non si apre, per capire perché, come dicevo, 14 milioni di euro non vengono ad essere utilizzati; e il 30 di giugno scadono i termini per utilizzare questi 14 milioni di euro.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LELLO DI GIOIA. Come mai, le chiedo, nel gennaio di questo anno è stato declassato l'aeroporto «Gino Lisa» ? È ovvio che il resto lo dirò nella replica.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevole Di Gioia, le va dato merito e atto che, da più tempo e per più volte, lei ha sottoposto la questione dell'aeroporto di Foggia «Gino Lisa» all'attenzione del Governo per la priorità e per la funzione che questo aeroporto può rappresentare sul territorio. Quindi, tralascio, ovviamente, di ripercorrere il lungo iter procedurale che gli onorevoli interroganti e lei stesso conoscete molto bene.
  Vengo, quindi, nella risposta – anche per forza di cose puntuale, visto che la sua interrogazione è molto puntuale – a verificare lo stato di avanzamento delle procedure per quanto riguarda l'aeroporto di Foggia, ricordando e condividendo che è evidente che uno dei problemi che questo Governo ha posto e si sta ponendo concretamente è l'utilizzo fino in fondo: vogliamo cambiare l'Europa, ma prima di tutto dobbiamo utilizzare al meglio e in maniera certa le risorse che l'Europa mette a disposizione del nostro Paese. Questo come principio generale; vedo anche l'onorevole Leone, con cui avevamo fatto un incontro con tutti gli operatori.
  Sotto il profilo dell'aspetto finanziario, ricordo che le risorse oggetto della questione sono state stanziate con delibera CIPE del 2011, come giustamente sottolineato dagli interroganti, cioè quindi all'interno del piano per il sud, con obbligo di impegno entro il 31 dicembre 2013.
  Tali risorse – riconducibili all'ex fondo per le aree sottoutilizzate, oggi fondo di sviluppo e coesione – sono state assegnate, per la loro attribuzione alla gestione delle regioni competenti e nel caso specifico alla Puglia, attraverso il programma attuativo regionale 2007-2013.
  Con successiva delibera del CIPE del 31 dicembre 2013, per l'assunzione delle obbligazioni giuridicamente vincolanti è stato prorogato al 30 giugno 2014 l'utilizzo.
  Pertanto, ad aggiornamento di quanto già esposto nel corso della seduta del question time del 27 novembre 2013, faccio presente che alla Commissione tecnica VIA-VAS del Ministero dell'ambiente è attualmente in corso l'istruttoria tecnica relativa alla procedura di valutazione di impatto ambientale, come lo stesso riferisce. Peraltro, ad oggi non è ancora pervenuto il dovuto parere da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del Ministero dell'ambiente.Pag. 43
  Ho provveduto altresì ad acquisire informazioni di competenza del Dipartimento politiche europee presso la Presidenza del Consiglio per aggiornamenti in ordine alla notifica di aiuti di Stato, ex articolo 108 del trattato effettuato dalla regione Puglia.
  Al riguardo, detto Dipartimento ha comunicato che è tuttora – e concludo – in corso, da parte della Commissione europea, la valutazione di compatibilità della misura con le regole UE in materia di aiuti di Stato. Stando al recente carteggio tra la regione Puglia e la Commissione, quest'ultima ha chiesto informazioni alle quali la regione avrebbe corrisposto in data 23 aprile ultimo scorso.
  In considerazione dell'obbligo ovviamente stabilito dall'articolo 108, la misura di finanziamento dell'opera non potrà trovare attuazione prima che la Commissione abbia adottato una decisione favorevole al riguardo.
  È ovvio che seguiremo costantemente, come Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'iter che abbiamo appena descritto, che lei conosce molto bene e che è la fotografia della realtà che dobbiamo constatare.

  PRESIDENTE. Il deputato Di Gioia ha facoltà di replicare.

  LELLO DI GIOIA. Signor Ministro, lei sa benissimo la stima che ho nei suoi riguardi. Pur tuttavia, devo constatare e devo ribadire ancora una volta la non soddisfazione per la sua risposta. Non possiamo limitarci esclusivamente ad un riepilogo dei fatti.
  Io credo che ci debba essere una forte volontà politica per risolvere i problemi di un'area che è devastata da un punto di vista sociale, perché lì abbiamo livelli di occupazione e disoccupazione che hanno ormai raggiunto i limiti insostenibili; abbiamo una situazione infrastrutturale certamente deficitaria e quindi è obbligo dell'istituzione e della politica dare risposte serie ai problemi che vengono ad essere sottoposti. E se questo Governo ha voglia e deve avere voglia di cambiare, bisogna fare in modo che questi problemi siano affrontati con grande determinazione.
  Che cosa le chiediamo ? Certo, vi sono dei problemi al Ministero dell'ambiente, vi sono dei problemi con i beni culturali. Si deve fare carico, per le sue competenze, di fare in modo che ci sia un tavolo dove lei assume la responsabilità di sbloccare una situazione che sta diventando insostenibile.
  Dobbiamo dare risposte alla gente e dobbiamo dare risposte al popolo della Capitanata, che è stato già depauperato di beni.
  E le ricordo, signor Ministro, quello che è accaduto con l'Agenzia della sicurezza alimentare, finanziata con la legge del 2007 e che nel 2008-2009 è stata totalmente tagliata fuori.
  Ecco, dobbiamo ridare dignità, dobbiamo restituire a quel popolo quello che è stato tolto.

(Iniziative per l'applicazione della disciplina relativa alla destinazione dell'otto per mille dell'IRPEF per interventi in materia di edilizia scolastica – n. 3-00842)

  PRESIDENTE. Il deputato Cariello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00842, concernente iniziative per l'applicazione della disciplina relativa alla destinazione dell'otto per mille dell'IRPEF per interventi in materia di edilizia scolastica (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente e Ministro, la nostra interrogazione parte dal presupposto che nella legge di stabilità è stata introdotta una nuova finalità per l'utilizzo della quota otto per mille. Questa finalità è l'edilizia scolastica.
  Notiamo che, dal 14 gennaio di quest'anno, quando il segretario generale della Presidenza del Consiglio ha emanato il decreto che assegna i nuovi parametri di valutazione per le istanze presentate, manca ancora l'adeguamento di tutte le Pag. 44procedure e la modulistica necessari appunto a comuni, province e a tutti i proprietari di edifici adibiti a edilizia scolastica per presentare queste istanze. Ad oggi, sussiste ancora sul sito della Presidenza del Consiglio una dicitura che parla appunto di una modifica in corso del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998. Considerato il termine ultimo per la presentazione delle domande, che è il 30 settembre, come deciso dall'ultima modifica con il decreto del Presidente della Repubblica n. 82 del 2013, ci chiediamo...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FRANCESCO CARIELLO. ...se sia il caso, magari, di modificare questo regolamento entro, al massimo, il 30 giugno 2014.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, grazie. Onorevole Cariello, come lei ha ricordato, l'articolo 1, comma 206, della legge n. 147 del 2013, cioè la legge di stabilità per il 2014, introduce, in aggiunta alle categorie destinatarie della quota otto per mille dell'IRPEF, una quinta tipologia costituita da ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica. L'erogazione della quota statale dell'otto per mille è disciplinata dal regolamento emanato con il decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, che ha previsto, tra l'altro, l'articolo 2. Il decreto del segretario generale della Presidenza del Consiglio, come lei ricordava, onorevole, da adottarsi entro il 31 gennaio, decreta che siano individuati i parametri specifici di valutazione delle istanze di richiesta di contributo distinti per tipologia di intervento.
  In attuazione della previsione regolamentare del 14 gennaio 2014, è stato adottato il previsto decreto che individua i parametri di valutazione riferiti anche agli interventi di edilizia scolastica. Fra i parametri di valutazione individuati dal decreto del segretario generale della Presidenza del Consiglio del 14 gennaio, condivisi con le amministrazioni interessate, è introdotto quello attinente alla riqualificazione per la bonifica dell'amianto in quanto rientrante nell'ipotesi di messa in sicurezza degli immobili di proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica, espressamente prevista dalla modifica introdotta all'articolo 1, comma 206, della legge di stabilità. La circostanza che la bonifica dell'amianto degli edifici scolastici sia poi oggetto di altri interventi legislativi non osta all'introduzione della stessa fra i vari parametri previsti, attesa la rilevanza sulla salute dei cittadini, in particolar modo nei confronti della popolazione in età scolare.
  Per quanto riguarda, infine, come lei sollevava, l'adeguamento del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, ivi compresa l'adozione della modulistica, in tempo utile per la presentazione delle istanze, si rappresenta che il testo è stato oggetto di un tavolo tecnico fra le amministrazioni interessate ed è in fase di concertazione avanzata. Esso sarà sottoposto a breve all'esame preliminare del Consiglio dei ministri per essere successivamente trasmesso per il parere al Consiglio di Stato e alle Commissioni di Camera e Senato.

  PRESIDENTE. Il deputato Cariello ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, grazie, Ministro, per le puntualizzazioni che chiariscono anche l'aspetto relativo alle bonifiche da amianto rientranti appunto nella sicurezza. Avrei preferito ricevere un impegno più preciso dal punto di vista della modifica del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, quindi una data certa affinché tutte le amministrazioni e gli enti locali potessero veramente attivarsi per la produzione di tutte le istanze necessarie alla richiesta di accesso a questo fondo.Pag. 45
  Mi preme ricordare anche come il Governo avrebbe potuto magari far di più da un punto di vista comunicativo e informativo, perché si è notato ed è evidente che le amministrazioni locali non abbiano ben compreso la modalità con cui poter usufruire di questa nuova opportunità dell'otto per mille. E in funzione anche delle caratteristiche che la gestione statale dei fondi dell'otto per mille avevano previsto con la modifica, l'anno scorso, del decreto del Presidente della Repubblica n. 82 del 2013, mi preme ricordare che appunto queste devono avere una coerenza con gli indirizzi della legge e un'effettiva utilizzazione nel territorio italiano. Quindi, diamone massima diffusione e massima comunicazione anche attraverso tutta la rete di amministratori locali che abbiamo in Italia.

(Iniziative per la deduzione dal reddito imponibile delle spese sostenute per l'Imu relativa agli immobili utilizzati per attività produttive, sia ai fini Ires sia ai fini Irap – n. 3-00843)

  PRESIDENTE. Il deputato Busin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00843 concernente iniziative per la deduzione dal reddito imponibile delle spese sostenute per l'Imu relativa agli immobili utilizzati per attività produttive, sia ai fini Ires sia ai fini Irap (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, noi sappiamo quanto è drammatica la situazione economica nel nostro Paese, in particolare nelle aree produttive come il Veneto, dove le imprese sono così esposte ai cosiddetti «venti gelidi» della competizione globale. E noi a queste imprese, a questi imprenditori offriamo un clima ideologicamente ostile ed inoltre degli evidenti svantaggi competitivi, quali una giustizia alla paralisi, una energia tra le più costose d'Europa, una burocrazia lenta e costosissima e un fisco – ricordiamoci sempre quel numero 68,5 del tax rate sugli utili di impresa – che ci pone venti punti sopra la media europea. Chiediamo almeno che l'IMU sui fabbricati strumentali sia deducibile interamente dalla base IRAP ed IRES perché quanto previsto dalla legge di stabilità 2014 è assolutamente insufficiente.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevole Busin la ringrazio per i suoi punti. Vorrei ribadire che il Governo è pienamente consapevole dello stato di estremo disagio in cui si trova il Paese e il suo apparato produttivo.
  Quanto alla deducibilità dell'IMU relativa agli immobili utilizzati a finalità produttive dalle imposte dirette e dall'IRAP, deve preliminarmente rappresentarsi che, con la legge di stabilità per il 2014, sono state approntate prime misure relativamente al reddito di impresa e al reddito derivante dall'esercizio di arti e professioni. Si prevede infatti che, a partire dal periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2014, l'IMU relativa agli immobili strumentali è deducibile ai fini della determinazione del reddito di impresa e del reddito derivante dall'esercizio di arti e professioni nella misura del 20 per cento. La deducibilità è stabilita al 30 per cento relativamente al periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2013. Non è invece ammessa la deducibilità ai fini IRAP.
  Proprio relativamente a tale ultima imposta, tuttavia, occorre sottolineare come il Governo, consapevole del peso dalla stessa rappresentato, abbia inteso fornire, con il decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, una prima importante risposta alle istanze che vengono dal mondo produttivo. L'articolo 2 del decreto-legge, infatti, prevede una riduzione generalizzata dell'aliquota IRAP applicabile ai diversi soggetti passivi del tributo.Pag. 46
  Ulteriori interventi sia in tema di deducibilità dell'IMU, delle imposte sui redditi, sia in tema di ulteriore diminuzione delle aliquote IRAP richiederebbero per la loro concreta attuazione il reperimento di ingenti risorse finanziarie per far fronte alla diminuzione di gettito. Deve rilevarsi che la diminuzione degli oneri che gravano sul mondo imprenditoriale, verso il quale, ribadisco, c’è un preciso impegno del Governo, può essere perseguita anche attraverso strumenti diversi, tra i quali si considera rilevante la semplificazione prevista all'articolo 7 della delega fiscale, e che il Governo si sta accingendo ad adottare nell'ambito di una revisione sistematica dei regimi fiscali volta ad eliminare complessità di adempimenti superflui e costosi per le imprese. Le attese semplificazioni, oltre ad avere lo scopo di migliorare il rapporto tra fisco e contribuente, avranno quindi anche l'effetto di ridurre i costi che il mondo produttivo deve oggi sostenere per rispettare complessi obblighi procedurali tributari.

  PRESIDENTE. Il deputato Busin ha facoltà di replicare.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Ministro, mi dispiace perché non colgo nella sua risposta una consapevolezza di quanto sia drammatica e profonda la crisi. Le do alcuni dati. Dal 2007 abbiamo perso il 25 per cento della nostra produzione industriale. Siamo in una fase di deindustrializzazione molto forte e di desertificazione produttiva. Nella mia regione i disoccupati sono passati, in sei anni, da 73 mila a 171 mila, per un tasso di disoccupazione da noi mai visto, di quasi l'8 per cento. Abbiamo un tasso di occupazione, in Italia, inferiore. Abbiamo abbattuto il muro del 60 per cento e siamo sotto il 60 per cento, quando la media europea è al 68 per cento e la Germania, nostro competitore diretto, è al 72 per cento. Ma questo si traduce anche in effetti tragici a livello sociale perché negli ultimi anni abbiamo registrato settanta suicidi di imprenditori, tanto che nella mia regione, per l'intervento meritorio del governatore Zaia, è stato istituito l'unico sportello antisuicidi in Italia, che ha trattato oltre 1.100 casi negli ultimi 19 mesi.
  Il telefono dello sportello antisuicidi squilla, cerchiamo di dare risposte, sono state evitate delle tragedie. Il telefono del Governo ci sembra squillare, invece, a vuoto, quando chiediamo che vengano svincolati dal Patto di stabilità gli interventi previsti per il dissesto idrogeologico, quando chiediamo contributi per i gravi disastri alluvionali che abbiamo subito quest'anno e quando chiediamo, soprattutto, fatti come questo della mia interrogazione, relativi al fisco; dopo tante promesse ci aspettiamo anche qualcosa di concreto, altrimenti le illusioni e le aspettative, che ha saputo molto abilmente creare Renzi, evaporeranno con una certa fretta, così come sono arrivate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

(Iniziative per la riduzione dell'imposta di registro sugli atti posti in essere da organizzazioni non lucrative di utilità sociale relativi a beni immobili – n. 3-00844)

  PRESIDENTE. La deputata Santerini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00844 concernente iniziative per la riduzione dell'imposta di registro sugli atti posti in essere da organizzazioni non lucrative di utilità sociale relativi a beni immobili (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MILENA SANTERINI. Signor Presidente, signor Ministro, il Presidente del Consiglio e questo Governo hanno più volte rimarcato l'importanza del terzo sentore, di tutto il settore cioè che opera senza fini di lucro, e recentemente le linee guida della riforma che sono state emanate, Pag. 47a nostro parere, sono ampiamente condivisibili. Noi però volevamo far notare che, dal 1o gennaio 2014, con l'entrata in vigore della legge n. 23 del 2011, le ONLUS pagheranno per gli atti traslativi a titolo oneroso della proprietà di beni immobili in genere un'imposta pari al 9 per cento del valore dell'immobile, anziché la tassa fissa che era prevista precedentemente.
  Questa norma evidentemente penalizza tutti gli enti senza fini di lucro e, tra l'altro, potrebbe avere anche un effetto non positivo, faccio un esempio, su tutte le operazioni che vengono fatte dai comuni di traslazione di immobili sottratti, ad esempio, alla criminalità organizzata.
  Volevamo chiedere, appunto, al Governo se, nell'ambito di questo processo di riforma più generale del terzo settore, si potesse esaminare, intanto, questo aspetto specifico che, a nostro parere, è piuttosto critico.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevole Santerini, riguardo alla sua interrogazione, vorrei ricordare che, a seguito dell'entrata in vigore dell'articolo 10, comma 1, del decreto legislativo n. 23 del 14 marzo 2011, a decorrere dal 2014 sono state stabilite nuove aliquote per l'imposta di registro applicabile ai trasferimenti di beni immobili, fissate al 2 per cento per le abitazioni principali, prima casa, e al 9 per cento per gli altri immobili. Altresì, è prevista l'esenzione dall'imposta ipotecaria, catastale e di bollo dei relativi atti. Inoltre, la stessa disposizione ha previsto, per i trasferimenti di immobili, l'applicazione di un'imposta non inferiore a mille euro e l'abrogazione di tutte le esenzioni e le agevolazioni, anche se previste da leggi speciali.
  Successivamente, ad opera dell'articolo 26, comma 1, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, per le imposte ipotecarie e catastali l'esenzione è stata abrogata, ed è stata prevista l'applicazione di una misura fissa ridotta di 50 euro. In questo contesto è stata, quindi, abrogata l'agevolazione prevista per i trasferimenti di immobili ceduti a favore delle ex IPAB, riordinati in aziende di servizio o in ONLUS dalla normativa previgente. L'abrogazione dell'agevolazione rientra, pertanto, in una riforma complessiva che non può essere basata sulla valutazione dell'attività specifica svolta dagli organismi del terzo settore, per il quale il Governo non può che esprimere il massimo apprezzamento.
  Si segnala, in ogni caso, che la materia sarà oggetto di attuazione della recente legge 11 marzo 2014, n. 23, recante una delega al Governo per la realizzazione di un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla cresciuta, ove si prevede una razionalizzazione delle misure di agevolazione fiscale che potrà prendere in considerazione anche il profilo sollevato dall'onorevole interrogante.

  PRESIDENTE. La deputata Santerini ha facoltà di replicare.

  MILENA SANTERINI. Signor Presidente, signor Ministro, noi auspichiamo veramente che nell'ambito di questa razionalizzazione delle misure previste, appunto, con la legge del marzo 2014 si prenda, invece, in considerazione la differenza che c’è tra un trasferimento della proprietà di un immobile ad una ONLUS o invece ad un altro soggetto commerciale.
  Dico ciò perché è chiaro che, nel momento in cui si emanano delle linee guida che, giustamente, esaltano questo tipo di welfare di tipo partecipativo, cooperativo, in cui c’è un apporto dei cittadini, in cui prevale il criterio di sussidiarietà, anche le norme di tipo fiscale devono essere conseguenti. Quindi, la penalizzazione di una traslazione di un immobile di una ONLUS, di un ente non lucrativo, con un'imposta al 9 per cento, ci aspettiamo e ci auguriamo davvero che con questa risposta venga sanata.

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(Iniziative di competenza in ordine alle modalità di recesso previste nei contratti stipulati tra Sisal entertainment spa e singoli esercenti per il servizio di comodato e connessione degli apparecchi di gioco – n. 3-00845)

  PRESIDENTE. Il deputato Totaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00845, concernente iniziative di competenza in ordine alle modalità di recesso previste nei contratti stipulati tra Sisal entertainment spa e singoli esercenti per il servizio di comodato e connessione degli apparecchi di gioco (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto

  ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, signor Ministro, Sisal ha sottoscritto una convenzione con l'Agenzia delle dogane e dei monopoli in base alla quale garantisce il collegamento di oltre 40 mila apparecchi da intrattenimento alla rete telematica dei monopoli, dei quali circa 15 mila di proprietà della stessa società. Sisal stipula con i singoli esercenti un contratto per il servizio di comodato e connessione delle macchinette e, al punto che disciplina le modalità di recesso, è previsto che il concessionario si riserva di chiedere una somma a titolo di rimborso per le spese amministrative di installazione e di allocazione pari ad euro 6 mila per ogni apparecchio di gioco installato presso l'esercizio. Noi chiediamo, signor Ministro, che nei contratti stipulati tra società concessionaria del gioco e singoli esercenti non siano previste clausole che penalizzano la loro libertà.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevole Totaro, vorrei sottolineare che l'atto di convenzione 20 marzo 2013, che lega il concessionario all'amministrazione, prevede, quanto ai contratti che il concessionario deve sottoscrivere a propria volta con i soggetti della filiera, solo alcuni contenuti minimi e prestabiliti e come tali imprescindibili, ferma restando la possibilità di integrazione nell'esercizio della libertà negoziale delle parti. Fra i contenuti minimi rientrano, per quanto interessa la problematica posta: primo, la previsione di una clausola di recesso unilaterale a favore del concessionario nel caso di comportamenti irregolari da parte del contraente; secondo, la previsione della facoltà bilaterale per il concessionario e l'esercente di recedere comunque dal contratto con un preavviso di almeno sei mesi.
  In relazione al caso rappresentato dagli onorevoli interroganti, la concessionaria Sisal ha già riferito all'amministrazione, con nota 12 maggio 2014, di aver raggiunto un accordo con una delle associazioni di categoria interessate, FIT-STS, secondo il quale la società è impegnata – cito – a non richiedere alcuna forma di indennizzo agli esercenti per il recesso dal contratto nel caso gli stessi non volessero più ospitare apparecchi da intrattenimento all'interno del loro punto di vendita. Il contenuto di questo accordo sembra dunque poter rispondere alla problematica segnalata, garantendo la libertà di recesso senza alcun tipo di onere economico. Può aggiungersi che la concessionaria, nell'occasione, ha pure segnalato che il contenuto del predetto accordo è comunque esteso – cito di nuovo – a tutti gli esercenti anche non associati a FIT-STS che intendano aderire all'accordo medesimo. L'Agenzia delle dogane e dei monopoli vigilerà certamente sull'osservanza dei contenuti dell'accordo.

  PRESIDENTE. Il deputato Totaro ha facoltà di replicare.

  ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, volevo ringraziare il Ministro per la risposta, che mi lascia in parte insoddisfatto, nel senso che è stato fatto questo accordo con una parte contraente, un'associazione di categoria, ma resta il fatto che noi qui facciamo un gran parlare, anche in quest'Aula, Pag. 49della problematica riguardante la ludopatia, del problema riguardante il gioco. Sapete benissimo e conoscete meglio di me cosa c’è dietro questo tipo di attività; abbiamo visto anche degli interventi in televisione, dei servizi televisivi, che hanno parlato del riciclaggio di denaro sporco, per non parlare poi di chi subisce il fatto di avere questa problematica del gioco. Se ne fa un gran parlare qui dentro, poi vediamo che esercenti che vogliono recedere dall'avere macchinette nel proprio esercizio devono pagare 6 mila euro alla società che dà le macchinette. Francamente, è un atteggiamento che va in senso contrario a quello che noi raccontiamo e predichiamo in quest'Aula, o quanto meno a quanto si sente dire dai banchi del Governo.
  Se questo, poi, si aggiunge ai fatti che sono successi da qui a un anno fa, e cioè che abbiamo visto interventi da parte del precedente Governo – per la verità, però sempre a conduzione dello stesso partito e degli stessi partiti – che ha fatto avere un condono di molti miliardi alle società che gestivano le slot machine, oppure altri interventi come la mancata diminuzione degli aggi per queste società, allora a noi sorge spontaneo un dubbio molto grave, e cioè se non ci sia un interesse da parte di qualcuno nel mondo della politica a mantenere certe situazioni perché portano dei vantaggi.
  Noi denunciamo con forza questo fatto, anche in questa Aula e il motivo di questa interrogazione era, sì, riferito alla società Sisal, ma in generale a un atteggiamento che si ha in quest'Aula in cui si predica bene e si razzola male su questi temi.

(Intendimenti del Governo in merito all'agenda di politica economica da promuovere nell'ambito del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea – n. 3-00846)

  PRESIDENTE. Il deputato Martella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00846 concernente intendimenti del Governo in merito all'agenda di politica economica da promuovere nell'ambito del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, signor Ministro, come ormai tutti sanno, il risultato elettorale del 25 maggio è stato inequivocabile. In Italia hanno vinto le forze determinate a portare in Europa la capacità concreta di cambiare le cose e non quelle che invece puntavano sullo sfascio, sulla paura e sul malessere sociale. Ha vinto chi è convinto non solo che la via maestra per progredire e crescere sia quella europea, ma chi crede anche che sia necessario dare una svolta profonda al modo di governare il nostro continente con politiche di sviluppo e non di austerità, con una visione autenticamente comunitaria nell'affrontare i problemi complessi come il lavoro, il sostegno alle imprese e la competitività.
  Il mandato che gli elettori hanno dato da domenica scorsa a questo Governo è chiaro: andare avanti con le riforme e lavorare per dare un nuovo volto all'Unione europea. Si tratta di una doppia sfida da vincere.
  Per riuscire a vincere questa sfida, non esiste occasione più importante della Presidenza che l'Italia assumerà dal 1o luglio. In questa prospettiva le chiediamo, signor Ministro, quale sia l'agenda che il Governo italiano intende promuovere, a livello politico ed economico, a livello europeo.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, grazie, onorevoli, per questa domanda ampia che permette di anticipare alcuni temi che saranno oggetto della Presidenza italiana dell'Unione europea che comincia il 1o luglio.
  Vorrei innanzitutto dire che il Governo ha posto con estrema chiarezza nei luoghi di dibattito pubblico e, per quanto mi riguarda, nelle conversazioni bilaterali con Pag. 50i miei colleghi in via informale, che l'Europa deve chiaramente mettere al centro della sua agenda di politica economica la crescita e l'occupazione, dopo che al centro della politica economica negli anni precedenti la crisi è stato piuttosto il consolidamento fiscale, che peraltro va mantenuto perché bene prezioso e fondamentale per la crescita, e l'aggiustamento profondo del sistema finanziario nel quale la crisi si è alimentata negli anni passati.
  Quindi, crescita e occupazione come tema centrale in un contesto nel quale stabilità finanziaria e stabilità di bilancio siano rafforzate ulteriormente.
  Detto questo, l'agenda della Presidenza italiana si sta delineando, però posso anticipare alcuni filoni nei quali noi intendiamo muoverci allo scopo non solo di ottenere nella durata del semestre risultati concreti ma anche, e forse soprattutto, di indirizzare in misura molto sostanziale il dibattito che sarà successivo alla Presidenza italiana, durante il quale – vorrei ricordare – si insedierà la nuova Commissione, probabilmente tra la fine dell'anno e l'inizio dell'anno prossimo. Quindi, dare una indicazione strategica importante che credo che l'autorevolezza e il peso del Paese e del Governo permetteranno di ottenere.
  Quali sono, per riassumere rapidamente, i pilastri di questa strategia ? Ne indico tre. Innanzitutto individuare e rafforzare, negli strumenti a livello europeo, strategie per una maggiore crescita. Quello che ho in mente è un rafforzamento dell'iniziativa «Europa 2020» che pone, come sapete, al centro crescita, occupazione, sviluppo sostenibile, innovazione. Qui noi riteniamo che si debba fare uno sforzo che leghi molto meglio e più chiaramente gli obiettivi agli strumenti, che ci sia un raccordo forte con l'approfondimento del mercato interno e che si sostenga lo sviluppo di accordi di integrazione commerciale in investimenti transatlantici.
  Secondo filone, sfruttare meglio il potenziale delle riforme strutturali e l'interazione delle riforme strutturali con il processo di aggiustamento del bilancio che deve essere migliorato sia nella qualità che nel profilo. Infine – chiudo, signor Presidente – l'attivazione di strumenti finanziari che permettano di fare leva sugli investimenti pubblici per avere molti più investimenti privati, anche con nuove regolazioni finanziarie e nuove risorse da destinare alla Banca europea per gli investimenti.

  PRESIDENTE. Il deputato Causi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARCO CAUSI. Signor Presidente, nel dichiarare la soddisfazione del gruppo del Partito Democratico per la risposta del Ministro, devo al tempo stesso dire che è il momento in cui noi stiamo investendo, l'intero Paese sta investendo molte delle sue energie e delle risorse politiche in questa trattativa che si va a fare in funzione delle nuove regole europee, dello spostamento dell'asse della politica europea verso la crescita e l'occupazione e noi invitiamo il Governo a essere molto determinato in questa trattativa.
  Oltre alle cose che il Ministro ha detto, credo che un impegno vada preso sul fronte dell'occupazione, in particolare degli strumenti europei, dei fondi comuni europei per il sostegno dell'occupazione, in particolare giovanile. Vanno organizzate nuove politiche di coordinamento delle politiche economiche degli Stati, attivate le procedure per gli squilibri macroeconomici eccessivi anche nei confronti dei Paesi occidentali. Va compiuto qualche passo almeno sull'ipotesi finanziaria di fondi comunitari dell'Unione per la riduzione dei debiti sovrani, va supportata ogni azione che la Banca centrale europea potrà fare per contrastare il razionamento del credito e le tendenze deflazionistiche.
  Nessuno chiede, Ministro, l'Italia non chiede una deroga ai principi di stabilità finanziaria e di consolidamento fiscale, soprattutto non può chiederlo l'Italia che è un Paese ad alto debito, ma così come alcuni settori dell'opinione pubblica tedesca sono riluttanti ad accettare l'azione della Banca centrale, altri settori dell'opinione Pag. 51pubblica italiana potrebbero essere al tempo stesso riluttanti a continuare ad accettare le politiche europee di austerità, così come impiantate in questi anni. Voglio leggerle, Ministro, l'articolo 2 del trattato dell'Unione, il quale afferma che le politiche economiche europee devono tendere a uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile, a una crescita non inflazionistica, a un elevato livello di occupazione e protezione sociale. Quindi anche alcuni settori dell'opinione pubblica di Spagna, Francia, Italia e Grecia potrebbero adire la Corte costituzionale e il Consiglio d'Europa prospettando l'ipotesi che le attuali politiche europee...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MARCO CAUSI. ...sono anticostituzionali perché in contrasto con l'articolo 2. Quindi si tratta adesso non di sbattere i pugni sul tavolo ma di mettere su tavolo europeo delle idee, delle idee di buona politica, che è dovere e possibilità del Governo italiano portare oggi in Europa in modo determinato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza per assicurare un'adeguata protezione agli amministratori di Benestare (Reggio Calabria) e di Marano Marchesato (Cosenza) destinatari di atti intimidatori – n. 3-00847)

  PRESIDENTE. Il deputato Aiello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00847, concernente iniziative di competenza per assicurare un'adeguata protezione agli amministratori di Benestare (Reggio Calabria) e di Marano Marchesato (Cosenza) destinatari di atti intimidatori (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FERDINANDO AIELLO. Signor Presidente, è il terzo attentato che il sindaco di Benestare, cittadina della Locride, subisce insieme ai suoi familiari, un amministratore che vive in un comune particolare, un territorio particolare – il Ministro lo conosce bene – e che sta cercando di portare avanti un'amministrazione alla base con la legalità, combattendo ed essendo lì un sindaco in prima linea. Dopo l'elezione anche a Marano, un'amministrazione giovane, che ha vinto una competizione dura, hanno subito un attentato addirittura spettacolare nella notte, spettacolare fra virgolette ovviamente.
  Io penso che i sindaci sono al confine, riescono ad essere un baluardo di democrazia, soprattutto in quei territori e concludo dicendo che noi dobbiamo farci carico di tutelare queste persone perché quando si arriva ai familiari vuol dire che si sta arrivando in prima persona a loro e che qualcosa succederà prima o poi.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, le vicende segnalate dall'onorevole Aiello e relative ai gravi episodi di intimidazione consumati ai danni di amministratori di due comuni della Calabria sono state immediatamente poste all'attenzione delle rispettive autorità provinciali di pubblica sicurezza, cioè Reggio e Cosenza, impegnate in una costante azione di contrasto alle pressioni e ai condizionamenti che attentano alla libera determinazione degli enti locali. La tutela dell'incolumità degli amministratori locali costituisce infatti una priorità alla quale non si manca di dare adeguata risposta, sia attraverso la pianificazione di mirati interventi di polizia nell'ambito dei piani coordinati di controllo del territorio, che peraltro vengono periodicamente aggiornati, sia mediante l'adozione di specifiche misure di protezione personale.
  In merito agli episodi segnalati a danno del sindaco e di altri due amministratori del comune di Marano Marchesato, a cui prima sono state recapitate buste contenenti proiettili e scritti minatori e poi incendiate le autovetture, informo che il 9 maggio scorso il prefetto di Cosenza ha convocato una riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia. All'esito di Pag. 52questa riunione, a cui ha partecipato anche il sindaco del comune interessato, è stato previsto un consistente incremento dei servizi di controllo del territorio da parte di tutte le forze dell'ordine, a cui hanno contribuito anche aliquote del reparto prevenzione crimine appositamente inviate. Sono state inoltre disposte le misure di sicurezza della vigilanza generica radiocollegata presso le abitazioni dei tre amministratori coinvolti, nonché presso la casa comunale. Attive sono le indagini dell'arma dei carabinieri e sono in corso e si confida anche in una loro positiva conclusione.
  Un altro episodio di intimidazione a cui faceva riferimento l'onorevole Aiello, lo scorso 18 maggio, è quello relativo al comune di Benestare, in provincia di Reggio Calabria, dove sono stati ignoti a porre in essere ai danni del sindaco riconfermato nella carica a seguito delle ultime elezioni un attentato incendiario, dando alle fiamme l'auto del padre. Il prefetto della provincia di Reggio ha immediatamente convocato, anche lì, una riunione tecnica di coordinamento, che ha visto la partecipazione anche del procuratore di Reggio, del procuratore distrettuale, del procuratore della Repubblica di Locri e, in questa occasione, il sindaco è stato a lungo ascoltato e ha potuto fornire un proprio contributo alla ricostruzione della vicenda. In quella occasione, dopo un attento esame dell'episodio e di alcuni precedenti fatti di analoga natura proprio accaduti nell'ottobre e nel febbraio dell'anno precedente, cioè del 2013, e che avevano visto coinvolto anche un altro familiare del sindaco si è ritenuto che la misura più adeguata corrispondesse a una intensificazione delle attività di prevenzione del territorio, essendo esclusa per ora la necessità di misure ravvicinate di tutela. Anche in questo caso, al potenziamento dei servizi di prevenzione e controllo, hanno contribuito i reparti speciali di intervento che sono intervenuti a supporto delle articolazioni territoriali delle forze di polizia come da qualche mese accade regolarmente in tutta la locride.
  Sta di fatto che le consultazioni di domenica 25 non hanno fatto registrare alcuna turbativa, portando peraltro alla conferma dello stesso amministratore alla carica di primo cittadino. In tutta la Calabria, come nelle altre zone di maggiore radicamento della criminalità organizzata, resta alta l'attenzione verso quei segnali, anche di minima entità, da cui possa desumersi una pressione verso amministratori locali allo scopo di condizionarne comportamenti amministrativi. In particolare, i dispositivi di vigilanza radiocollegata attualmente attivati a tutela degli amministratori locali calabresi sono trentasei, a testimonianza del concreto impegno profuso.

  PRESIDENTE. Il deputato Lacquaniti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per questa risposta e per l'impegno che di buon grado acquisiamo.
  Il fenomeno mafioso e quello, in particolare, relativo alla ’ndrangheta è un fenomeno che ormai è diffuso sull'intero territorio nazionale, a dispetto anche di precedenti dichiarazioni anche dell'ex «governatore» della regione Lombardia, Formigoni.
  La riprova di questo è che i fenomeni di intimidazione sono fenomeni che colpiscono anche i sindaci del nord Italia, tuttavia nelle province in cui la mafia storicamente nasce il fenomeno mafioso mantiene peculiarità proprie, linguaggi talora arcaici e appunto le intimidazione di cui oggi parliamo e su cui l'abbiamo chiamata a rispondere. Ripeto: noi acquisiamo di buon grado quanto ci dice, però dobbiamo dirle che, da quello che noi sappiamo e dalle associazioni che sono impegnate sul territorio, il fenomeno delle intimidazioni ai sindaci e alle amministrazioni che sono in trincea in Calabria e in tutto il sud Italia è un fenomeno in forte aumento: negli ultimi tre anni c’è stato un incremento del 66 per cento.
  Per tutto questo, riteniamo che una risposta solo legata alla filosofia emergenziale Pag. 53non sia sufficiente. Ci va bene quello che state facendo per i casi oggetto dell'interrogazione di oggi, ma non è sufficiente. Occorre un maggiore impegno, occorrono nuove risorse, una rinnovata presenza sul territorio, controlli sugli appalti, una più intensa tutela anche in ambito ambientale.
  Se non faremo questo noi ci troveremo ancora a parlare di questo tipo di fenomeni per i prossimi anni e non vedremo alcun miglioramento.
  Per tutto questo noi vi invitiamo ad una maggiore presenza, all'impegno di maggiori risorse sul territorio e, dunque, ci possiamo ritenere solo parzialmente soddisfatti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative, anche normative, per garantire la tutela dei minori nell'utilizzo dei social network – n. 3-00848)

  PRESIDENTE. Il deputato Antimo Cesaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00848, concernente iniziative, anche normative, per garantire la tutela dei minori nell'utilizzo dei social network (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ANTIMO CESARO. Signor Presidente, signor Ministro, sono sempre più numerosi i minori che navigano in rete. Molto spesso, ahimè, il gioco si trasforma subdolamente in un incubo. Si è abbassata l'età media dei piccoli utenti ed è cresciuto il numero di ore che i bambini trascorrono davanti al computer.
  La rete è uno spazio libero di informazione, di divertimento e di socialità. Da essa, però, scaturiscono anche i tristi fenomeni dell'adescamento e del cyberbullismo. Tredici anni è l'età minima per accedere ai social network. Io mi chiedo come si può richiedere ad un minore di sottoscrivere un contratto che ha notevoli implicazioni sulla sua immagine e sulla sua privacy. Troppo blande la cautele predisposte. Si pensi agli account falsi creati da minori ignari dei pericoli, con date di nascita fittizie.
  Signor Ministro, io chiedo come si intende intervenire per garantire la tutela dei minori nell'utilizzo dei social network e, in particolare, quali iniziative si ritiene di porre in essere a presidio dell'esercizio della potestà genitoriale, magari garantendo, su richiesta della famiglie, connessioni protette per impedire la veicolazione di contenuti violenti o pornografici.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'interrogazione dell'onorevole Antimo Cesaro è incentrata su un tema, cioè quello della protezione dei minori dalle insidie del crimine informatico, su cui è stata sempre molto alta la nostra attenzione e chiede di conoscere, l'onorevole Cesaro, quali iniziative noi intendiamo adottare riguardo a questo fenomeno.
  In effetti già nel provvedimento sulla violenza di genere sono state inserite disposizioni specifiche sul contrasto al cyberbullismo, una delle forme più odiose e intollerabili di violenza psicologica, con conseguenze anche che possono essere devastanti per le giovani vittime. Il fenomeno ha una sua particolarità e forza d'urto per il carattere virale del messaggio informatico, capace di moltiplicarsi raggiungendo in poco tempo un pubblico globale.
  Sotto altro aspetto, chi commette azioni di «prepotenza informatica», anche a causa della giovane età e della facilità di uso del mezzo, può non essere in grado di comprendere adeguatamente la portata lesiva delle azioni compiute e le conseguenze che ne possono derivare.
  L'emersione di queste forme comportamentali, inoltre, incontra una seria difficoltà nella forte reticenza, da parte delle giovani vittime, a denunciare i casi di aggressione online consistenti talora nel coinvolgimento, infatti, di molestia sessuale, di pornografia o in altri episodi altrettanto capaci di ledere la vulnerabilità della personalità dei minori.
  Per tali ragioni la forma più efficace di prevenzione deve basarsi su un'azione capillare Pag. 54di informazione e di sensibilizzazione diretta non solo alla fascia dei minorenni, per un uso cosciente e responsabile del mezzo informatico, ma anche agli adulti, al fine di creare un'efficace rete di protezione. A tale scopo, la polizia di Stato è impegnata da anni a svolgere nelle scuole specifici progetti educativi sui rischi e sui pericoli connessi alla navigazione in Internet, in collaborazione con enti pubblici e privati. Sono stati più di 400 mila i bambini e circa 20 mila gli adulti incontrati, con il coinvolgimento simultaneo dei genitori e degli insegnanti.
  Sempre in questa direzione è stato sviluppato un progetto informativo itinerante, anche al di fuori del circuito scolastico, denominato «Una vita da social», che vedrà il coinvolgimento del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e la collaborazione dei principali attori del web, tra i quali Facebook, Google, Youtube, per illustrare i pericoli della rete e incoraggiare i ragazzi a denunciare i casi di cyberbullismo subiti.
  Infine, la costante attività di monitoraggio della polizia postale su oltre 28 mila siti ha portato all'oscuramento di più di 1.600 siti esteri, per vietarne la visione in Italia. Proprio quest'ultimo dato rende del tutto evidenti le esigenze di sviluppare le più ampie sinergie con le polizie degli altri Paesi e di rafforzare la collaborazione e lo scambio informativo, come appunto ci apprestiamo a fare in occasione del semestre di presidenza europea.

  PRESIDENTE. Il deputato Antimo Cesaro ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ANTIMO CESARO. Signor Presidente, sono soddisfatto, Ministro, delle sue osservazioni e dei dati che ci ha ricordato e anche i recenti provvedimenti normativi testimoniano un impegno.
  Basti ricordare che il 23 per cento degli under diciotto oggi trascorre tra le cinque e le dieci ore su Internet e l'8 per cento dei nostri giovani è perennemente connesso durante la giornata. Uno smartphone è posseduto dall'85 per cento degli under diciotto. Perché dico questo ? Perché mi rendo conto che è impossibile un controllo capillare ed è giusto, come lei ha sottolineato, intervenire molto sulla prevenzione e sull'educazione, oltre che sulla repressione, come è doveroso fare. Occorre – credo – anche sostenere maggiormente associazioni come il Moige, che mi ha spinto a questa interrogazione, Save the children e Telefono azzurro e sostenere associazioni del terzo settore che operano in questo campo, è doveroso, e non si fa mai abbastanza. Ricordo infine che ho avuto il piacere, insieme a lei, di essere presente alla sottoscrizione di un protocollo di intesa tra la Polizia di Stato e il Garante per l'infanzia e l'adolescenza sui diritti dei minori e, in quella circostanza, ricordo proprio che lei si è intrattenuto sul rapporto pericoloso tra social e minori. Credo che questo sia un aspetto che vada ulteriormente rafforzato e fa parte di quella collaborazione tra forze di polizia, terzo settore e Autorità garante, sinergie sulle quali tutti quanti ci sentiamo impegnati. Però non bisogna abbassare la guardia. Molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare soprattutto in termini di prevenzione, come lei ha ricordato. Noi del gruppo di Scelta Civica siamo molto sensibili a questi temi e non esiteremo a sollecitare un maggiore impegno, oltre a quanto di buono è già stato fatto, per sostenere e reprimere: sostenere fenomeni di educazione, agenzie del terzo settore, e reprimere chi nella rete cerca di abusare della fiducia dei nostri ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

(Misure per incrementare la sicurezza nella capitale, anche con riferimento al cosiddetto «piano Roma sicura» – n. 3-00849)

  PRESIDENTE. La deputato Dorina Bianchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00849, concernente misure per incrementare la sicurezza nella Pag. 55capitale, anche con riferimento al cosiddetto «piano Roma sicura» (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
  Avverto che in data odierna i deputati Piso e Sammarco hanno sottoscritto l'interrogazione.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, Roma è importante non solo perché è la capitale del nostro Paese, ma come vetrina che milioni di persone ammirano nel mondo. Negli ultimi tempi però è stata teatro di numerosi fatti violenti e di degrado, che non solo ne hanno offuscato l'immagine, ma hanno contribuito a una crescente domanda di sicurezza da parte dei commercianti e dei cittadini romani. Mi riferisco ai disordini nel centro di Roma durante alcuni cortei e a quelli che si sono verificati fuori dallo stadio olimpico. Noi abbiamo molto apprezzato, alla luce del piano Roma sicura, anche l'arresto nella zona del Pigneto di uno spacciatore grazie ad una segnalazione da parte di un cittadino tramite SMS, ed è per questo che crediamo sia importante che oggi lei ci illustri quali sono le misure e soprattutto i tempi previsti in questo piano.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevole Bianchi, grazie per la domanda. Il patto per Roma sicura si inserisce nell'ambito delle iniziative che intendiamo estendere ad altre importanti realtà urbane proprio con l'intento di contrastare la microcriminalità e anche fenomeni di illegalità diffusa nell'ambito di una categoria generale, che è quella della vivibilità dei centri urbani. È mia intenzione coinvolgere in questo percorso ovviamente le autorità di governo locale per costruire con il loro aiuto una strategia comune, che punti a rivitalizzare anche il ruolo dei sindaci e la possibilità di un loro diretto intervento sui temi della sicurezza urbana.
  Il piano per Roma è articolato su diversi livelli, con coinvolgimento del prefetto, cui spetterà di dare attuazione in base ad una mia direttiva, che sono fondati proprio anche sulla figura del prefetto. Le operazioni di controllo e contrasto si svilupperanno in sei diversi ambiti a cui sono associate le situazioni più critiche: sfruttamento della prostituzione, spaccio di droga, reati predatori, abusivismo commerciale, mala movida e tifoseria violenta. Sul piano operativo Roma sarà divisa in tre macroaree, affidate a Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, con nuclei di intervento appositamente dedicati. Si tratta di un modello sperimentale di sicurezza, ritagliato sulle specificità di Roma capitale, che ha l'ambizione di coniugare, in una virtuosa sinergia, nuove modalità operative delle forze dell'ordine con strumenti agevoli di coinvolgimento della stessa popolazione.
  In tal senso, i cittadini potranno segnalare, come lei ricordava, anche mediante l'invio di un semplice sms, quelle situazioni di maggiore pericolo che richiedono l'intervento immediato delle forze dell'ordine.
  Per il contrasto ai reati predatori, verrà messo a punto un sistema di georeferenziazione dei reati, che, grazie alle più moderne tecnologie, porrà a disposizione degli organi investigativi un patrimonio informativo capace di rappresentare in termini statistici la realtà criminale della città, entrando nel dettaglio dei singoli quartieri e delle singole strade. Ciò consentirà di orientare nel migliore dei modi gli strumenti di risposta e la stessa azione di prevenzione. La Guardia di finanza, inoltre, dispiegherà, sulla base di piani specifici di intervento, un particolare e mirato impegno nel contrasto all'abusivismo commerciale e alla cosiddetta «industria del falso», avvalendosi, in collaborazione con le altre Forze di polizia, anche del recente sistema informativo anticontraffazione.
  Per quanto riguarda la violenza degli ultrà, sono stati messi a punto diversi interventi, che vanno da una segmentazione Pag. 56dei settori dell'Olimpico più funzionale alla tenuta dell'ordine pubblico, al potenziamento del servizio di videosorveglianza dello stadio e delle vie di afflusso, unitamente al rafforzamento dei controlli sulle attività commerciali e all'ampliamento dell'anello di sicurezza intorno allo stadio.
  Un'attenzione particolare sarà rivolta alle iniziative necessarie a garantire condizioni di maggiore tranquillità e vivibilità nel centro storico, in particolare nelle ore notturne. A tal fine, sarà disposta l'intensificazione dei controlli, anche mediante l'utilizzo di uffici mobili, sulle attività di vendita e somministrazione di bevande alcoliche. La predisposizione di questo nuovo modello di sicurezza corrisponde al preciso obiettivo di rilanciare con forza il tema della sicurezza urbana, sul quale, peraltro, il Viminale sta approntando, in collaborazione con l'ANCI, un nuovo organico disegno di carattere normativo.

  PRESIDENTE. La deputata Dorina Bianchi ha facoltà di replicare.

  DORINA BIANCHI. Signor Ministro, noi apprezziamo moltissimo quello che lei sta facendo, soprattutto per quanto riguarda lo sfruttamento della prostituzione, lo spaccio di droga, i reati collegati alla movida, le questioni legate alle tifoserie violente, ma apprezziamo, soprattutto, lo spirito di collaborazione con cui è venuto alla luce questo piano, che, come lei ha detto, è nato anche da una collaborazione tra le categorie, anche con le diverse tifoserie, per quanto riguarda il piano sugli stadi sicuri. Soprattutto, dà un messaggio chiaro, che è quello dell'importanza di una collaborazione tra le istituzioni – lo Stato, e quindi i sindaci, le forze dell'ordine e i prefetti – e il contributo attivo dei cittadini.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,10 con la discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bindi, Boccia, Michele Bordo, Borghese, Brescia, Centemero, Dambruoso, De Girolamo, Dellai, Ferranti, Fitzgerald Nissoli, Garavini, Giancarlo Giorgetti, La Marca, Malpezzi, Porta, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Schullian, Speranza, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 1430 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2014, n. 58, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico (Approvato dal Senato) (A.C. 2385).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2385: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2014, n. 58, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico.
  Ricordo che nella seduta del 27 maggio 2014 è stata respinta la questione pregiudiziale Buonanno ed altri n. 1.

Pag. 57

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2385)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  La VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, deputata Mara Carocci.

  MARA CAROCCI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il decreto-legge n. 58 del 2014 reca misure per garantire la continuità del servizio scolastico in situazioni in cui si sono determinati contenziosi giurisdizionali ovvero disfunzioni organizzative ed amministrative e intende risolvere in tempi utili due problemi, che già in quest'anno scolastico hanno prodotto disfunzioni notevoli e disagi alle scuole.
  Si tratta del contenzioso che ha riguardato alcune procedure concorsuali per dirigenti scolastici, in particolare, ma non solo, in Toscana e in Lombardia, affrontato, questo, nell'articolo 1, mentre nell'articolo 2 si affronta la vicenda degli appalti per la pulizia nelle scuole che questa Camera ha già discusso in precedenti occasioni.
  Durante l'esame al Senato sono state apportate alcune modifiche al testo presentato dal Governo. Nell'articolo 1 si vuole garantire ai dirigenti scolastici vincitori del concorso indetto nel 2011 la permanenza nelle stesse sedi cui sono stati assegnati e fare salvi gli atti da essi adottati fino alla rinnovazione della procedura concorsuale annullata in sede giurisdizionale. Il Senato ha precisato che, qualora la medesima rinnovazione si concluda in corso d'anno scolastico, le funzioni sono esercitate fino a conclusione dello stesso. Ciò in considerazione del fatto che i tempi di rinnovazione dipendono dalla formulazione del parere richiesto dal Ministero al Consiglio di Stato, parere che potrebbe non arrivare in tempo utile per l'avvio del prossimo anno scolastico. La soluzione proposta evita che i dirigenti scolastici già dichiarati vincitori del concorso annullato siano rimossi dalle loro funzioni – funzioni che già svolgono – e vengano assegnati come docenti in soprannumero agli istituti di provenienza, in quanto ciò comporterebbe la necessità, in primo luogo, di ricorrere al complesso e dispendioso istituto delle reggenze, ed in secondo luogo priverebbe le scuole del proprio dirigente in servizio da ormai due anni scolastici. La disposizione, che si riferisce alla situazione determinatasi in Toscana, regione nella quale il Consiglio di Stato ha parzialmente annullato gli atti della procedura concorsuale del 2011, potrà peraltro essere utilizzata anche in altre regioni in cui la situazione di contenzioso non è ancora definita.
  I commi 2-bis e 2-ter dell'articolo 1 dispongono in ordine all'indizione del primo corso-concorso selettivo per il reclutamento di dirigenti scolastici di cui all'articolo 17 del decreto-legge n. 104 del 2013. In particolare, la nuova procedura concorsuale è indetta limitatamente alle esigenze di copertura di posti vacanti nelle regioni nelle quali sia esaurita la graduatoria del concorso del 2011. A tal fine, si sopprime la previsione, contenuta nell'articolo 17 del decreto-legge n. 104 del 2013, in base alla quale non si poteva dar luogo all'indizione del corso-concorso prima dell'assunzione di tutti i vincitori ed idonei presenti in tutte le graduatorie regionali del concorso del 2011, in quanto tale norma, alla luce delle previsioni attuali, non consentirebbe di emanare un nuovo bando per i prossimi 10-12 anni.
  Si prevede poi che la prima tornata del corso-concorso nazionale venga bandita entro il 31 dicembre 2014 e che una quota dei posti sia riservata ai vincitori o idonei collocati nelle graduatorie di concorso successivamente annullate in sede giurisdizionale, ai soggetti che hanno un contenzioso pendente e che abbiano avuto una sentenza Pag. 58favorevole almeno nel primo grado di giudizio ovvero non abbiano avuto, alla data di entrata in vigore della legge di conversione presente decreto-legge, alcuna sentenza definitiva. Ci si riferisce al contenzioso legato ai concorsi per dirigente scolastico banditi nel 2004 e nel 2006 e alle procedure di rinnovazione in Sicilia del medesimo concorso del 2004. Faccio presente che, per esempio, in Abruzzo c’è una situazione particolare per cui tutte le carte dei procedimenti giurisdizionali sono andate perse a causa del terremoto, per cui i TAR non si possono pronunciare.
  L'ultima categoria per la quale è prevista la riserva riguarda i dirigenti i cui incarichi di presidenza sono stati confermati ai sensi dell'articolo 1-sexies del decreto-legge n. 7 del 2005, che ha sospeso a decorrere dall'anno scolastico successivo il conferimento di nuovi incarichi di presidenza, confermando però quelli già conferiti. La riserva deve essere prevista nel rispetto della normativa vigente, oggi dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957, che dispone che nei concorsi per l'ammissione alle carriere direttive e di concetto le riserve non possono complessivamente superare la metà dei posti messi a concorso. Da ultimo, si dispone che il bando individui i titoli valutabili, fra i quali si stabilisce, sin da ora, che sia ricompreso l'aver svolto le funzioni di dirigente scolastico.
  L'articolo 2 reca, come dicevo, misure volte a garantire lo svolgimento dei servizi di pulizia e ausiliari, nonché di interventi di mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili sede di scuole statali nei territori nei quali non è stata ancora attivata la convenzione quadro Consip per l'affidamento di detti servizi. In particolare, dispone che in tali regioni, ossia ad oggi, Campania e Sicilia, le scuole acquistino fino al 31 dicembre 2014 i medesimi servizi dagli stessi raggruppamenti e dalle stesse imprese che le assicuravano al 31 marzo 2014 e che gli acquisti dei servizi avvengano nei limiti della spesa che si sosterrebbe espletandoli mediante esclusivo ricorso a personale dipendente alle condizioni tecniche previste dalla convenzione Consip e alle condizioni economiche pari all'importo del prezzo medio di aggiudicazione per ciascuna area omogenea nelle regioni in cui è la convenzione è attiva.
  Il comma 2-bis dispone che gli interventi di mantenimento del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici, sempre nei medesimi territori, siano effettuati acquistando il relativo servizio dagli stessi raggruppamenti e dalle stesse imprese che già assicuravano i servizi di pulizia alla data del 30 aprile 2014, alle stesse condizioni tecniche ed economiche che ho già indicato. Gli interventi devono essere definiti secondo le modalità individuate in una successiva delibera del CIPE, nell'ambito delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente.
  Ricordo, inoltre, l'accordo sottoscritto il 28 marzo 2014 presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali con il quale si è voluto, tra l'altro, avviare a definitiva soluzione la programmatica occupazionale conseguente alla riduzione degli affidamenti derivanti dalle gare Consip e riguardante i lavoratori ex RSU e quelli appartenenti alle ditte dei cosiddetti appalti storici. In base a tale accordo, il MIUR, nell'ambito del più ampio programma per l'edilizia scolastica, utilizzerà risorse complessive pari a 450 milioni di euro a decorrere dal 1o luglio prossimo fino al 30 marzo 2016. Risorse che saranno appunto impiegate per lo svolgimento da parte del personale adibito alla pulizia nelle scuole di ulteriori attività consistenti in interventi di ripristino del decoro e della funzionalità degli immobili adibiti ad edifici scolastici statali, quali, per esempio, rifacimento di intonaci, tinteggiatura, piccole riparazioni, sostituzioni di componenti dei controsoffitti, tende e persiane, piccole opere in cartongesso, manutenzione delle aree verdi esterne, piccoli interventi sull'impianto idricosanitario.
  Il MIUR individuerà gli istituti scolastici capofila per l'acquisto dei nuovi servizi. L'importo complessivo degli ordini integrativi di fornitura sarà pari a 150 milioni per quest'anno e a 300 milioni di euro per il 2015 e i primi tre mesi del Pag. 592016. L'elenco degli interventi da realizzare sarà predisposto dal MIUR entro la fine di questo mese sulla base delle richieste delle scuole.
  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali si è inoltre impegnato ad attivare percorsi di formazione e di riqualificazione professionale, al fine di consentire l'effettiva implementazione delle attività descritte, e si è anche impegnato a garantire, per il periodo dal 1o aprile al 30 giugno 2014, strumenti di ammortizzazione sociale in deroga per un importo complessivo di 60 milioni di euro.
  Le parti hanno, infine, concordato sull'istituzione di tavoli a livello territoriale e nazionale volti a monitorare l'andamento e l'efficacia del sistema di pulizia nelle scuole e degli interventi ausiliari aggiuntivi, nonché le relative ricadute occupazionali.
  Sulla base dell'accordo, dunque, nelle regioni in cui la convenzione Consip è stata attivata, le istituzioni scolastiche, sulla base delle specifiche che saranno elaborate dal MIUR, dal 1o luglio, potranno acquistare dal soggetto aggiudicatario della gara i servizi di ripristino del decoro e della funzionalità degli immobili, mentre la disposizione inserita nell'attuale decreto-legge ne legittima l'acquisto anche nelle regioni in cui la convenzione Consip non è ancora attiva.
  Esaminati i pareri espressi dalle Commissioni permanenti, riteniamo di mantenere comunque invariato il testo del decreto-legge così come pervenuto dal Senato, sia in considerazione dei chiarimenti e delle rassicurazioni offerte dal Governo riguardo all'attenzione e ai rilievi che verranno posti in sede di formulazione dei decreti attuativi e dei bandi di concorso, sia in considerazione dell'equilibrio raggiunto in sede di discussione al Senato su un tema alquanto complesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il decreto in esame nasce dalla necessità di risolvere due problemi urgenti per il Governo: le conseguenze dell'annullamento di alcuni concorsi regionali a dirigente scolastico a seguito di contenziosi amministrativi, nonché la situazione dei lavoratori socialmente utili addetti ai servizi di pulizia delle scuole.
  Ci si riferisce, in particolare, ai dirigenti scolastici della Toscana, in riferimento ai quali una recente sentenza del Consiglio di Stato ha annullato la procedura concorsuale per 112 su 483. Nel 2011, era stato indetto un concorso per il reclutamento di 2.386 dirigenti scolastici, visto che esisteva una reale esigenza di queste figure, in quanto molte scuole, da anni, ricorrevano alle cosiddette reggenze, con dirigenti che svolgevano la funzione in più istituti scolastici contemporaneamente. In diverse regioni italiane vi sono stati, purtroppo, alcuni ricorsi che hanno messo in discussione gli esiti del concorso.
  Vicende analoghe hanno, infatti, interessato anche l'Abruzzo, dove il TAR ha disposto l'annullamento delle graduatorie dei vincitori, ma il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza a seguito dell'appello avanzato dall'amministrazione. In Lombardia, il Consiglio di Stato ha disposto una nuova correzione degli elaborati da parte di una diversa commissione esaminatrice, che ha già proceduto all'approvazione della nuova graduatoria. In Molise, il TAR ha sospeso la fase conclusiva della procedura concorsuale, ma l'amministrazione ha proposto appello al Consiglio di Stato. Infine, in Calabria e in Campania, il TAR ha respinto i ricorsi amministrativi concernenti le graduatorie già approvate.
  Il decreto-legge in esame consente, quindi, ai dirigenti scolastici già nominati di continuare ad esercitare la propria funzione fino all'avvenuta rinnovazione del concorso e conferma gli atti da loro posti in essere. Se così non fosse, è evidente che si creerebbero situazioni di grossa difficoltà nell'organizzazione scolastica. Nelle more della rinnovazione concorsuale, i dirigenti già dichiarati vincitori che stanno lavorando da anni nelle scuole sarebbero stati rimossi dalle funzioni dirigenziali Pag. 60ormai in corso di svolgimento per essere assegnati in soprannumero agli istituti di provenienza, determinando la necessità di ricorrere all'istituto della reggenza ed ostacolando una razionale programmazione dei trasferimenti dei docenti per l'anno scolastico successivo, rischiando inoltre che gli atti svolti nell'esercizio dell'incarico possano essere dichiarati inefficaci per il principio di continuità amministrativa.
  Ma non solo: ad oggi sono ancora aperti diversi contenziosi in diverse regioni, che si trascinano dal precedente concorso del 2004.
  La cosa particolarmente odiosa nel caso lombardo, ma anche in Toscana, è che l'annullamento delle procedure di reclutamento è avvenuto per cause inerenti esclusivamente ad errori procedurali compiuti dall'amministrazione, non essendoci stata alcuna contestazione nel merito dei vincitori, ai quali non può essere addebitata alcuna responsabilità.
  Occorre però evidenziare che si tratta dell'ennesimo provvedimento tampone, con la solita sanatoria di concorsi annullati perché male impostati.
  La giustificazione addotta, cioè che la sanatoria dei dirigenti scolastici viene effettuata per la regolare conclusione dell'anno scolastico, è in evidente contraddizione con i contenuti della proposta. Infatti, la proroga della permanenza in servizio viene effettuata per ben oltre la conclusione dell'anno scolastico, fino al 31 agosto 2014. Probabilmente, salvo ulteriori future proroghe, tramite futuri decreti, fino all'indizione del prossimo concorso.
  Noi crediamo che ormai sia arrivato il momento di affrontare finalmente il problema alla radice.
  È ormai notoria la questione, molto sentita al nord, delle regioni dove, nonostante un buon livello medio di preparazione certificato da indagini internazionali, troppi candidati alla dirigenza scolastica non superano le prove di idoneità, con il rischio che, per i posti vacanti, scatti l'ennesimo provvedimento che consente il trasferimento di colleghi di altre aree del Paese, dove, chissà perché, gli idonei abbondano. È da tempo che la Lega Nord propone una revisione del sistema di reclutamento dei dirigenti scolastici ispirato a quello proposto per l'assunzione di docenti, basato su graduatorie regionali.
  L'accesso al posto, dopo aver scelto in assoluta libertà la regione dove candidarsi, in ossequio alla Costituzione ed alle norme europee, dovrà dipendere dalla posizione in lista, sulla base di un punteggio in buona parte acquisito sottoponendosi ad una valutazione approfondita, a parità di condizioni con gli altri iscritti in quella regione.
  Riteniamo che questo costituisca un modo concreto per superare il problema della disomogeneità di valutazione sul territorio, tenendo conto dell'importanza della conoscenza del territorio dove si sceglie di svolgere la propria attività, un'attività che porta a gestire una comunità locale con ruoli e sensibilità diverse. Quella del dirigente scolastico, infatti, non è solo un posto di lavoro.
  Nell'auspicare che il Governo, quanto prima – come avvenuto in altre occasioni, come ad esempio per i test di ingresso alla maturità, dove il Ministero si sta finalmente avvicinando alle posizioni assunte dalla Lega Nord tempo addietro, ovvero l'abolizione dei predetti test con valutazione dei risultati dopo il primo anno di corso di laurea (il cosiddetto modello francese) –, sposi il sistema di reclutamento regionale di docenti e dirigenti scolastici, non possiamo non chiedere a gran voce un impegno effettivo del Governo a rinnovare con urgenza il concorso, affinché, dall'inizio del prossimo anno scolastico, sia assicurata l'assegnazione definitiva dei capi di istituto, senza creare problemi alla continuità didattica e amministrativa degli istituti.
  Restiamo assolutamente contrari a qualsiasi ipotesi di sanatoria ed auspichiamo che il Governo, invece, non scelga in futuro questa strada che, pur apparendo più semplice e meno onerosa, rischierebbe però di scatenare una nuova ondata di ricorsi.
  Venendo all'articolo 2, il testo evidenzia che in alcune regioni le gare della Consip Pag. 61per il servizio di pulizia ed altri servizi ausiliari nelle scuole non si sono ancora concluse. Di conseguenza, sempre per non creare un pesante disservizio all'utenza scolastica, in queste regioni le scuole potranno continuare ad acquisire questo tipo di servizio dalle imprese o cooperative che li hanno assicurati fino al 31 marzo scorso, purché alle stesse condizioni previste dalla convenzione Consip.
  Il problema degli appalti esterni dei servizi di pulizia ed ausiliari si sostanzia da molti anni nell'assunzione del cosiddetto personale LSU, con il tramite di cooperative o altre agenzie esterne. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca però, allorché si verificano questi appalti, provvede a diminuire l'organico del personale ausiliario delle scuole per mantenere un'invarianza di spesa. Questo sistema non ha dato luogo ad alcun tipo di risparmio, ma ha provocato notevoli disfunzioni organizzative, anche per la diversificazione dei vari contratti di lavoro. Si ravvisa, quindi, l'opportunità di una soluzione definitiva, che non può essere quella di affidare ad un nuovo soggetto appaltante, la Consip, i contratti.
  È ormai evidente che il ricorso ai lavori socialmente utili sia una soluzione negativa. In tal modo, infatti, vengono distribuiti appalti a cooperative, spesso vicine ad alcune aree, con corrispondente riduzione dell'organico dei bidelli statali, che hanno diverse competenze: oltre che le attività di pulizia, fanno attività di sorveglianza anche degli alunni e le responsabilità di eventuali mancanze possono essere facilmente individuate. Queste cooperative, invece, forniscono un servizio limitato quasi esclusivamente alle pulizie, il più delle volte di dubbia qualità. Infatti, per aggiudicarsi gli appalti al prezzo più basso, devono forzatamente abbassare lo standard dei servizi ed il livello professionale degli addetti.
  Nel passaggio al Senato è stato approvato un emendamento all'articolo 1 che proroga la permanenza dei dirigenti alla guida degli istituti fino al termine dell'anno scolastico in cui avverrà la rinnovazione del concorso secondo le modalità determinate dal Consiglio di Stato, per salvaguardare la continuità della guida delle scuole. Inoltre, stabilisce che, entro il 31 dicembre 2014, venga bandita la prima tornata del nuovo corso-concorso nazionale per il reclutamento dei diversi dirigenti scolastici voluto dal decreto-legge n. 104 del 2013, in cui una quota sarà riservata per tutti quei soggetti che hanno contenziosi aperti con l'amministrazione dal concorso 2004 e che si attribuirà a coloro che hanno svolto già anni di servizio un punteggio aggiuntivo.
  Riguardo all'articolo 2, è stato poi approvato un emendamento che proroga al 31 dicembre 2014 la possibilità di continuare ad acquistare i servizi di pulizia dalle imprese che già li forniscono. Ciò per evitare un nuovo decreto per rinnovare i termini di proroga qualora l'assegnazione definitiva non ci sia stata. Inoltre, destina 150 milioni di euro per il mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili.
  A tal proposito, andrebbe chiarito che questi lavori, che possono essere di manutenzione edilizia, elettrica, idraulica e così via, non saranno effettuati dalle ditte che effettuano le pulizie, come risulterebbe dal tenore dell'attuale norma, ma da imprese specializzate. Riteniamo, quindi, che dovrebbe essere recepito l'emendamento interpretativo da me presentato. Sempre il Senato ha approvato anche un ordine del giorno che invita il Governo a fare una valutazione degli effetti che le nuove modalità di gestione delle pulizie scolastiche stanno avendo sulle scuole. Va denunciato il fatto che il Governo è stato costretto a trovare ben 150 milioni di euro che fungessero da ammortizzatori sociali per questi 12 mila dipendenti. Adesso, con le modifiche apportate nell'altro ramo del Parlamento, si prende ufficialmente atto che questi 150 milioni di euro, che dovevano gravare sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, non esistono in realtà, tant’è vero che nella riformulazione si dice che i fondi dovranno definirsi secondo analisi che andrà effettuata successivamente al CIPE.

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  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

  ROBERTO REGGI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, solo per confermare che questo provvedimento ha natura strutturale, nel senso che tende a risolvere un problema che si è verificato in una situazione particolare riferita ai dirigenti scolastici della Toscana, ma che, in sostanza, nella sua proposta, trova una soluzione a tutta una serie di situazioni che si sono verificate anche in altre parti del Paese dove soggetti che hanno partecipato a vari concorsi hanno subito un torto da parte dell'amministrazione centrale. Pertanto, il provvedimento, che è stato individuato con l'articolo 1, di fatto porta un contributo di chiarezza e un'opportunità di soluzione a tutte queste situazioni che si sono verificate in varie occasioni nel Paese.
  Il secondo intervento in particolare, previsto dall'articolo 2, partendo da un risparmio che lo Stato ha conseguito, aggiudicando con gara Consip le pulizie delle scuole, mette a disposizione le risorse risparmiate per affrontare un'esigenza forte che hanno le nostre scuole, che è quella di effettuare quelle piccole manutenzioni che portano decoro e ripristino funzionale nelle stesse scuole dando, quindi, l'opportunità ad un numero molto significativo di plessi scolastici del nostro Paese di avere appunto un aspetto più dignitoso rispetto a quello attuale.
  In particolare, l'articolo 2 consente di sanare una situazione di mancata aggiudicazione in due regioni, la Campania e la Sicilia, della gara Consip, equiparando, però, il comportamento delle aziende che, in precedenza, lavoravano con questi istituti scolastici alle condizioni assegnate con gara Consip. Quindi, è un intervento che consente, nelle more di aggiudicazione della gara Consip, di non mettere in difficoltà i nostri dirigenti scolastici che, in assenza di questa norma, si troverebbero a dover gestire gare a loro volta in condizioni molto difficili.
  Quindi, in realtà, per precisare anche quanto è stato detto da chi è intervenuto prima di me, non sono necessarie riprogrammazioni per alimentare questo provvedimento, perché esso si alimenta completamente con i 40 milioni di euro che sono in possesso già del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. La riprogrammazione sarà necessaria, invece, per realizzare gli interventi in tutte le scuole escluse rispetto alla Campania e alla Sicilia, che dovranno, quindi, godere del beneficio degli interventi di manutenzione e di ripristino funzionale.
  Mi auguro che anche da parte della V Commissione arrivi al più presto il parere favorevole che è stato annunciato, perché non ci sono condizioni che, diciamo, impediscono un parere positivo.
  Volevo ringraziare la relatrice e tutti i parlamentari che hanno collaborato all'interno della Commissione per trovare una soluzione di grande equilibrio ad un tema oggettivamente complesso, perché si incardinava all'interno di una sentenza del Consiglio di Stato che ovviamente noi dobbiamo accettare e rispettare per come è stata espressa.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rocchi. Ne ha facoltà.

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Signor Presidente, colleghi, da anni si afferma che istruzione e formazione rappresentano il più potente fattore competitivo delle società moderne. In quest'Aula abbiamo affermato più volte che non possiamo concentrarci solo su una società che richiede sempre più elevati livelli di competenze professionali per reggere la sfida delle innovazioni tecnologiche, ma vi è la necessità di sostenere processi formativi realmente capaci di costruire inclusività e cittadinanza.
  Concordiamo che, in assenza di livelli adeguati di istruzione e formazione e davanti a processi sempre più rapidi di trasformazione, si dilatano i rischi di impossibilità di trovare le risorse per muovere inserimenti produttivi e sociali. Aumentano le probabilità di esclusione, di Pag. 63perdita della possibilità di sentirsi concretamente soggetti autonomi e responsabili capaci di esercitare pienamente i propri diritti.
  Mai come adesso la politica ha avvertito la necessità di fornire alla scuola gli strumenti essenziali affinché possa riconoscere ed esercitare le proprie funzioni fondamentali, stretta com’è tra il compito di trasmettere i paradigmi di un sapere e di una cultura condivisa e quello di contribuire a fornire strumenti per vivere in un futuro incerto e complesso.
  Certo, noi oggi interveniamo per convertire in legge il decreto-legge n. 58, cioè per dare delle risposte emergenziali in assenza, però, delle quali noi porremmo a serio rischio la normale funzionalità di molte scuole italiane. Agiamo su alcune delle molte emergenze figlie di una stagione che ha visto politiche scolastiche confuse sia nei principi enunciati che negli strumenti attuativi, che, nel nome della razionalizzazione, ha usato la scuola come un bancomat per la finanza pubblica.
  Ormai, vedete, non sfugge a nessuno che le procedure concorsuali per il reclutamento nella pubblica amministrazione siano fonte di forte contenzioso, ma difficilmente si è assistito al caos che ha travolto l'ultimo concorso di reclutamento dei dirigenti scolastici.
  Con il decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del luglio 2011 è stato emanato il bando di concorso per esami e titoli relativo al reclutamento di dirigenti scolastici per la scuola primaria e secondaria e per gli istituti educativi, alla cui attuazione provvedevano gli uffici scolastici regionali incaricati, peraltro, di redigere le rispettive graduatorie regionali di merito.
  La procedura concorsuale ha generato innumerevoli ricorsi, è già stato ricordato, che hanno coinvolto molte regioni (Molise, Lombardia, Lazio, Toscana, Campania), e ciò ha imposto riflessioni importanti sull'eccesso di procedure che stanno alla base dei pubblici concorsi, non solo quelli dei dirigenti scolastici, i cui aspetti formali sono frequentemente oggetto di contenzioso che genera incertezze nelle parti coinvolte, il dilatarsi dei tempi per la loro risoluzione e costi elevati per la pubblica amministrazione.
  Tali considerazioni sono state attentamente valutate durante la discussione del decreto-legge n. 104, convertito con la legge n. 218 del 2013, che, con l'articolo 17, offre una nuova disciplina per il reclutamento dei dirigenti. Si accentra così la procedura che diventa nazionale, riducendo, pertanto, la frammentazione delle interpretazioni normative nell'espletamento dei concorsi che hanno poi generato, anche, una difformità nelle sentenze che sono state emanate in caso di ricorsi dai vari tribunali regionali amministrativi; si disciplina la formula del corso-concorso, si affida la gestione e formazione alla Scuola superiore della pubblica amministrazione.
  I ricorsi, in alcune regioni, sono stati addirittura confermati da sentenze del Consiglio di Stato, con ciò provocando l'annullamento parziale o totale della procedura concorsuale. Nelle regioni, però, in cui la carenza di dirigenze aveva determinato la necessità di utilizzare l'originaria graduatoria per evitare le reggenze e procedere, dunque, all'immissione in ruolo di nuovi dirigenti scolastici, già dal 1o settembre 2012, si è venuta a creare una situazione di totale confusione e di pericolosa incertezza circa le sorti della continuità gestionale della scuola. Assistiamo, così, al caso di circa un quarto delle scuole toscane che, da aprile, si trovano condotte da dirigenti nominati su graduatorie dichiarate nulle, dirigenti i cui atti rischiano di essere invalidati, e vi parlo di contratti, di liquidazione di stipendi, di fatture ai fornitori, di graduatorie di docenti, della validità degli scrutini, della validità delle nomine dei commissari agli esami di Stato.
  Con l'articolo 1 del decreto-legge, si interviene per dare piena efficacia ad ogni atto amministrativo prodotto, ma si interviene anche per evitare interruzioni nella conduzione e nella gestione delle scuole. Anche in Commissione ho ascoltato interventi che stigmatizzavano la permanenza in servizio dei dirigenti assunti sulla base di graduatorie annullate da sentenze. Per Pag. 64questo, ora, mi sembra doveroso indurre ad una riflessione sul ruolo della dirigenza scolastica, che non si esaurisce in meri atti di gestione e di amministrazione o in funzioni sanzionatorie; sempre di più assume funzioni di leadership educativa, promuove innovazione, coordina piani di valutazione dell'istituzione scolastica, attiva azioni di miglioramento, sostiene e valorizza l'impegno dei docenti, destina le sempre più esigue risorse all'ampliamento dell'offerta formativa. Nella catena decisionale rappresenta un anello fondamentale che può interpretare, nell'ambito dell'autonomia scolastica, gli impulsi di innovazione e trasformazione, anche, dei comportamenti che derivano dalla società, dal territorio, dall'amministrazione centrale stessa.
  Molti dei neodirigenti avevano avviato profonde trasformazioni in scuole complesse con forti criticità; criticità che derivavano proprio dal fatto che erano state a lungo private di stabile leadership. E da queste scuole, da questi territori, è giunto alto l'appello a non venir privati di una ritrovata stabilità.
  L'articolo 1 del decreto-legge n. 58, nelle more di una complessa rinnovazione del concorso, lascia i dirigenti in servizio fino alla conclusione dell'anno scolastico, e ciò perché si è correttamente anteposto l'interesse generale delle comunità scolastiche. È apparsa ad alcuni, poi, discutibile la previsione di una riserva di posti da assegnare sul prossimo corso-concorso – quello previsto dalla nuova procedura di cui parlavo prima – da riservare, dunque, a coloro che, a fronte di procedure concorsuali annullate, si sono visti privati di utili posizioni nelle graduatorie di merito.
  Vede, Presidente, non si offre un privilegio a qualcuno, ma si ricerca un difficile equilibrio tra tanti interessi in gioco: quelli dei ricorrenti che, siamo consapevoli, hanno il diritto di ripetere la procedura concorsuale; quelli di professionisti, incolpevoli vittime, che hanno vinto un concorso ritenuto valido sotto ogni profilo sostanziale, ritenuto valido da questo punto di vista anche dalle sentenze, e annullato per meri errori della pubblica amministrazione.
  Dirò di più, ritengo che l'esperienza maturata in più ambiti scolastici, accompagnata da investimenti pubblici nella formazione ad un ruolo di ampia complessità, meritasse ben altra valorizzazione. Pertanto, appare auspicabile che il Governo attivi ogni misura che eviti di far ricadere su lavoratori reclutati ed immessi in servizio le conseguenze negative accertate di irregolarità della pubblica amministrazione, con ciò evitando di esporre la stessa al rischio di ulteriore contenzioso e ulteriori costi. Vorremmo rapidamente esaurire l'epoca delle emergenze nella scuola, quelle dei contenziosi mai risolti, delle riforme incomplete, dei cantieri che non si chiudono mai. La scuola italiana merita molto di più, è ricca di buone pratiche da valorizzare, di seri ed impegnati professionisti, di intelligenza progettuale. Possiamo invertire il trend, abbiamo già iniziato, abbiamo già iniziato con i primi progetti di edilizia scolastica. In questo scorcio di campagna elettorale ha, insieme ad altri sindaci, assistito alle e-mail e ai telegrammi che erano arrivati in cui si assegnavano le prime risorse per i progetti che 4.500 comuni hanno fatto pervenire: sono 4.500 nuove scuole, 4.500 nuovi cantieri che da qui a pochi mesi vedranno l'avvio. Andiamo avanti, dunque, per operare nel segno di azioni che restituiscano dignità, strumenti, certezza di regole e risorse alla scuola italiana, dunque ai nostri bambini, ai nostri ragazzi, al nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, ancora una volta a creare emergenza in questo Paese non è una calamità naturale, ma sono le scelte politiche sprovvedute di Governi passati, a partire da quello del 1999, Governo D'Alema (lo zampino di «baffetto» c’è sempre), fino ai giorni d'oggi, in cui si continua la stessa politica Pag. 65con il Governo Letta e poi il Governo Renzi. Non c’è che dire: perfetta continuità o perfetta sintonia.
  Ma osserviamo da vicino quali sono queste scelte politiche scellerate. Nella scuola pubblica statale si è deciso di consegnare l'espletamento di servizi essenziali come quello della vigilanza e delle pulizie in mano a ditte esterne, che dovrebbero garantire il funzionamento della scuola. Come lo hanno fatto i Governi di questo Paese ? Rubando al personale ATA, per sempre, 12 mila posti di lavoro a tempo indeterminato; e con la mancata spesa in questo capitolo, hanno scelto di appaltare all'esterno il servizio di pulizie. Questa scelta è scellerata per tre motivi. Il primo motivo è che le condizioni delle scuole non sono adeguate. Noi, solo in questi ultimi mesi, abbiamo sentito tantissimi casi in cui le scuole sono state costrette a chiudere perché non erano in condizioni di accogliere i nostri studenti. Ci sono stati casi di asma e di crisi respiratorie perché le scuole non erano adeguatamente pulite. E questo è accaduto perché il servizio funziona a «macchia di leopardo», con appalti capestri su questo tema. Non c’è naturalmente la presenza vera dello Stato, che dovrebbe garantire una cosa essenziale, cioè l'apertura delle scuole, il diritto all'istruzione, il diritto ad avere un servizio costante ed efficace all'interno di un'istituzione pubblica statale. Ma non è così.
  Il secondo motivo per cui questa scelta è scellerata è che i lavoratori che attualmente garantiscono questo servizio di pulizia, sono lavoratori che lavorano per ditte esterne alla scuola, che sono cooperative o aziende, che sono costantemente e continuamente sotto ricatto perché ogni volta la convenzione si rinnova e quindi ogni volta non si conosce l'esito di queste convenzioni, né l'esito degli appalti e quindi si trovano continuamente a dover subire qualsiasi scelta del dirigente o della ditta di turno, perché disobbedire potrebbe costare addirittura il posto di lavoro. Queste sono le segnalazioni che ci arrivano tutti i giorni dai lavoratori di queste ditte e delle cooperative che ci raccontano le loro esperienze che vivono quotidianamente.
  Il terzo motivo per cui la scelta è scellerata è che in questo modo, con questa scelta, si sono sprecati centinaia e centinaia di milioni di euro ormai dal 1999, perché questi appalti esterni, invece di far risparmiare allo Stato, hanno in pratica moltiplicato la spesa, e questo noi lo abbiamo osservato semplicemente nel corso di un anno ma la storia va avanti dal 1999. Quindi le risorse sprecate sono tantissime. Quindi abbiamo una situazione a macchia di leopardo in tutta l'Italia, dove abbiamo il Veneto che ha subito queste condizioni gravi di interruzione di pubblico servizio, dove sono nati addirittura comitati spontanei di genitori e dove spesso ci contattano gli assessori e i sindaci, che ci raccontano che la situazione di degrado all'interno della scuola, nonostante sia scomparsa dai media, continua ad esistere.
  È una situazione dove attualmente questo decreto, all'articolo 2, non inserisce nessuna ulteriore risorsa quindi, sebbene il Governo si è reso conto più volte che questo servizio non era sufficiente e le risorse assegnate non erano sufficienti – tant’è che ha fatto due-tre proroghe – adesso si arriva fino al 31 agosto – almeno fino al 31 agosto – senza ulteriori risorse e quindi senza l'effettiva capacità di intervenire per garantire un servizio che fino ad ora non erano state capaci, le ditte, di garantire. Quindi, qui si profilano degli interventi che potrebbero interessare anche la Corte dei conti, visto lo spreco di danaro pubblico in questa vicenda.
  A questa vicenda si è poi interessata l'Europa. Nel 2002 in pratica la Commissione europea ha constatato che l'affidamento dei relativi servizi, senza procedure di gara, non era idoneo e quindi ha obbligato il Governo a fare l'introduzione di bandi di gara europei e quindi adesso c’è Consip che giustamente è un ottimo sistema per centralizzare la spesa e risparmiare. Ma non lo si può fare in un servizio che ci costa un diritto essenziale per i cittadini.Pag. 66
  Il rischio è che anche con questo decreto ricorriamo in una ulteriore infrazione europea perché, guardate, qui al comma 2-bis dell'articolo 2 che cosa si dice ? Che i raggruppamenti e le imprese che assicurano i servizi di pulizia automaticamente saranno gli stessi che assicureranno i servizi di manutenzione. Questo significa che per decreto noi diciamo chi deve vincere l'appalto per questo nuovo servizio, che dovrebbe essere diverso, perché di manutenzione. Prima la collega del PD ha raccontato tutti i tipi di manutenzioni che dovranno fare queste ditte, quindi non ha senso assegnare, se non perché c’è stato un accordo del Governo con le parti sociali e con le ditte stesse.
  Ma stiamo garantendo un servizio, stiamo garantendo l'apertura delle scuole in condizioni adeguate o stiamo garantendo gli appalti per le ditte esterne ? In questi tipi di appalti ci sono cooperative rosse, cooperative bianche, ditte che finanziano politici e partiti e abbiamo anche la Manutencoop, che ha ricevuto negli ultimi appalti centinaia di milioni di euro e oggi il presidente è indagato per turbativa d'asta all'Expo.
  Allora, strutturalmente questo decreto è scritto male e non sta in piedi quello che afferma il sottosegretario, che questa è una riforma strutturale, un intervento strutturale perché innanzitutto le norme che riservano quote a particolari categorie nel concorso per dirigenti sono norme che già la Corte costituzionale ha in altri casi bocciato, e poi come fa ad essere un intervento strutturale un decreto che dice che si affidano i servizi di pulizia alle ditte che attualmente offrono questo servizio fino al 31 dicembre 2014 ? È chiaro che sicuramente ci troveremo nei prossimi mesi di nuovo ad intervenire su questo tema, ci ritroveremo di nuovo a discutere su questo tema, mentre noi vorremmo una soluzione definitiva, quella sì strutturale, perché abbiamo presentato una proposta di legge a prima firma Marzana che prevede di assumere i lavoratori che attualmente sono nelle ditte degli appalti storici, degli ex LSU, riconoscendo parte del loro servizio che durante questi dieci anni hanno dato allo Stato e mettendoli nelle graduatorie ATA, sbloccando finalmente quei 12 mila posti che sono stati scippati per le assunzioni a tempo indeterminato e prevedere un piano triennale di assunzioni. Questa sarebbe una misura strutturale che non ci porrebbe più di fronte ai problemi che ho elencato prima.
  Quindi invito il Governo a prendere in considerazione questa soluzione, perché ormai è più di un anno che noi del MoVimento 5 Stelle dialoghiamo con il Governo, abbiamo avuto contatti precedentemente con il Ministro Carrozza, abbiamo continuato il dialogo con il Ministro Giannini, ma ogni volta questa questione viene rimandata o ci viene detto semplicemente un «no» politico. Allora, noi crediamo che la soluzione è lì sul piatto, la nostra proposta di legge l'abbiamo anche inviata al Ministero per farla visionare e ci aspettiamo quindi un atto finalmente di presa di posizione del Governo, perché questo decreto non è stato modificato in Commissione, ma abbiamo ancora il tempo di modificarlo, perché scade il 7 giugno. Possiamo intervenire rapidamente se c’è un accordo, se c’è la volontà politica di dialogare con l'opposizione e poi torna al Senato per la definitiva approvazione.
  Noi misureremo prossimamente, nelle prossime ore, la volontà politica di dialogare sulle proposte che continuamente fa il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Molea. Ne ha facoltà.

  BRUNO MOLEA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge oggi all'esame dell'Aula prevede una pluralità di misure urgenti che intendono garantire la continuità del servizio scolastico in corso, evitando così che disfunzioni organizzative e amministrative e contenziosi giurisdizionali ne possano mettere a repentaglio il regolare svolgimento. Il provvedimento di fatto sana l'annullamento del concorso da dirigente scolastico – 2.386 erano i posti banditi – stabilendo che i Pag. 67presidi a tempo determinato continuino a svolgere le proprie funzioni nelle sedi di assegnazione finché ci saranno i risultati della prossima selezione. La prima è previsto che venga pubblicata entro il 31 dicembre e in ogni caso non prima che termini l'anno scolastico.
  Di fatto una deroga al principio generale, che ne avrebbe imposto la decadenza, ma funzionale a garantire la continuità delle attività. Una quota dei posti sarà comunque riservata ai vincitori del concorso poi annullato. Inoltre, fino a fine 2014, anche nei casi in cui le regioni non abbiano ancora attivato la convenzione con la Consip, saranno assicurati i servizi di pulizia nelle scuole, grazie alla concessione di una proroga alle imprese che se ne occupano attualmente. Per il rinnovo degli arredi invece saranno a disposizione nel corso dell'anno 150 milioni di euro, assicurati dal Fondo per lo sviluppo e la coesione.
  Il decreto giunge all'esame della Camera dopo un lungo ed attento esame al Senato, dove sono state apportate varie modifiche. In particolare, all'articolo 1, il decreto intende far terminare l'anno ai 112 dirigenti scolastici della Toscana che, vincitori del concorso del 2011, dovranno ripetere, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, parte del concorso. Un emendamento approvato in commissione propone che il personale continui a svolgere le proprie funzioni, nel caso in cui la rinnovazione della procedura concorsuale si concluda ad anno scolastico iniziato, fino al termine del medesimo anno. Il concorso, bandito durante la gestione Gelmini su base regionale e concluso durante il ministero di Profumo, è stato in più regioni annullato dal giudice amministrativo. Nelle more della rinnovazione concorsuale, i dirigenti già dichiarati vincitori e che stavano lavorando da due anni nelle scuole toscane sarebbero stati rimossi dalle funzioni dirigenziali, ormai in corso di svolgimento, per essere assegnati in soprannumero agli istituti di provenienza, determinando la necessità di ricorrere all'istituto delle reggenze ed ostacolando una razionale programmazione dei trasferimenti di docenti per l'anno scolastico successivo, rischiando inoltre che gli atti svolti nell'esercizio dell'incarico possano essere dichiarati inefficaci per il principio di continuità amministrativa.
  La Toscana non è l'unica regione in cui si sono verificati tali problemi. Il TAR dell'Abruzzo ha disposto l'annullamento della graduatoria dei vincitori, ma finora il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza. In Lombardia, dopo la pubblicazione della graduatoria dei vincitori, il Consiglio di Stato ha disposto con sentenza la ricorrezione degli elaborati ad opera di una nuova commissione esaminatrice e ha approvato una nuova graduatoria. Il TAR del Molise ha sospeso la procedura concorsuale nella fase conclusiva, ma l'amministrazione ha proposto appello al Consiglio di Stato. Il TAR ha invece respinto i ricorsi amministrativi in Calabria e Campania. Non solo: ad oggi, sono ancora aperti diversi contenziosi in diverse regioni, che si trascinano dal precedente concorso del 2004. Già nel decreto-legge n. 104 del 2013, «l'istruzione riparte», avevamo deciso di riformare le modalità di reclutamento dei dirigenti scolastici, passando al corso-concorso nazionale, non più dunque su base regionale, presso la Scuola della pubblica amministrazione.
  Il provvedimento intende quindi assicurare che in Toscana e nelle altre regioni interessate da analoghi contenziosi, i dirigenti scolastici già nominati continuino ad esercitare medio tempore le funzioni alle quali sono stati preposti nelle sedi di rispettiva assegnazione fino ad avvenuta rinnovazione e completamento delle procedure concorsuali.
  Ciò che mi preme sottolineare nel caso dei dirigenti scolastici toscani, che ormai lavorano nelle sedi loro assegnate da due anni e nel caso lombardo, è che l'annullamento delle procedure di reclutamento è avvenuta per cause interamente ascrivibili ad errori procedurali compiuti dall'amministrazione, non essendoci stata alcuna contestazione nel merito dei vincitori, ai quali non può essere addebitata alcuna responsabilità.Pag. 68
  Sempre durante l'iter presso l'altra Camera del Parlamento, il rappresentante del Governo ha poi precisato che i tempi di rinnovazione dipendono dai tempi con cui il Consiglio di Stato risponderà alle richieste di chiarimento avanzate dal Ministero, mettendo in evidenza che tale parere rischia di non arrivare in tempo utile per l'avvio del prossimo anno scolastico.
  L'intervento normativo in discussione evita che i dirigenti scolastici già dichiarati vincitori del concorso annullato siano rimossi dalle funzioni dirigenziali ormai in corso di svolgimento, per essere assegnati in soprannumero agli istituti di provenienza, determinando la necessità di ricorrere alle reggenze, complesse e costose.
  In data 31 marzo 2014, tramite un comunicato stampa, il Ministero dell'istruzione ha precisato che la disposizione si riferisce alla situazione della regione Toscana, nella quale il Consiglio di Stato ha annullato parzialmente gli atti del concorso del 2011 e che tale disposizione potrà essere estesa anche in altre regioni ove sia necessario definire dei contenziosi simili.
  Un provvedimento questo che se approvato ripristina il buon andamento della pubblica amministrazione scolastica toscana, che rischiava di subire un duro colpo sotto il profilo della corretta direzione degli istituti nonché dei singoli progetti e programmi educativi, anche loro colpiti da una situazione che rischiava di mettere in pericolo il diritto allo studio.
  L'approvazione di questo decreto, oltre ad essere un segnale forte dell'attenzione che questo Governo riserva alla scuola, è un notevole passo avanti per la soluzione della ben nota vicenda dei dirigenti scolastici toscani che si sono visti annullare, a seguito di un errore procedurale, un concorso che avevano vinto, dopo avere affrontato e superato le prove previste, svolto le attività formative d'ingresso, gestito istituzioni scolastiche anche complesse.
  Quello che auspico, come parlamentare ma soprattutto come cittadino, è che in sede di regolamentazione siano risolte alcune questioni relative ai possibili effetti derivanti dagli esiti del rinnovo e soprattutto siano ridefinite nuove procedure che garantiscano un reclutamento dei dirigenti scolastici in condizione di maggiore ordine, trasparenza e certezza, mettendo fine alla lunga stagione di assunzioni condizionate più da sentenze che dal principio di una seria e rigorosa valutazione del merito.

  PRESIDENTE. Saluto lo Speaker del congresso sudafricano Cedric Frolick, che guida una delegazione di Globe International che sta assistendo ai lavori dell'Aula dalla tribuna del pubblico (Applausi).
  È iscritto a parlare il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, non mi si alza l'asta del microfono...

  PRESIDENTE. Prego. La sentiamo comunque.

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento, perché dopo la campagna elettorale sono un po’ provato anche se ho vinto e sono diventato parlamentare...

  PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la ringrazio.
  È iscritto a parlare il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, noi in quest'Aula siamo ormai abituati a vederne un po’ di tutti i colori. Siamo abituati a vedere anche leggi approvate, sebbene palesemente incostituzionali, e quindi non ci siamo stupiti della forzatura costituzionale che è prevista in questo decreto-legge e per il pasticcio normativo, lessicale e grammaticale. Questo non lo diciamo noi, ma lo dice il Comitato per la legislazione che – cito testualmente – afferma che il comma 2-ter, quello un po’ più spinoso che è stato inserito al Senato, Pag. 69«ha una formulazione particolarmente ostica sul piano grammaticale, che appare idonea a ingenerare equivoci e dubbi interpretativi circa l'effettiva estensione soggettiva». Quindi, anche scritti male, molto male. Il problema è che poi questa confusione, questa incertezza, questi pasticci che vengono fatti nel luogo in cui, invece, dovrebbe essere fatto tutto nel migliore dei modi, produrranno, appunto, dei disastri anche per la pubblica amministrazione.
  Ovviamente, facciamo una premessa. Noi non siamo contro i dirigenti scolastici, che sono oggetto di questo provvedimento e che naturalmente sono vittime di un sistema, indubbiamente. Sono stati vittime di un sistema che non funziona, ma non da adesso. Non funziona da decenni ed è proprio questo uno dei punti che noi abbiamo sollevato, cioè il fatto che lo Stato, il Governo e il Parlamento continuino a tamponare questi pasticci che periodicamente si verificano, con i concorsi pubblici e con le procedure appunto di selezione del personale della pubblica amministrazione, con dei provvedimenti tampone che spesso sono delle «fetecchie» normative – potremmo chiamarle così – come in questo caso e che non risolvono alla radice il problema ma anzi come in questo caso potranno aprire una serie di ulteriori contenziosi e creare un precedente molto grave.
  Diciamo la verità – e non lo diciamo noi ma lo dicono costituzionalisti, lo dicono persone che, visto che noi siamo inesperti, hanno molta più esperienza normativa di noi – in particolare proprio sul comma 2-ter può anche andare bene il fatto di salvare gli atti normativi che sono stati fatti, così come il portare a conclusione l'anno scolastico per i dirigenti che hanno prestato servizio in questo anno scolastico e dunque portare al compimento dell'anno in corso.
  Ma l'attuale formazione del comma 2-ter in particolare – cioè quello che noi qua abbiamo contestato fortemente all'articolo 1 e che contestiamo tuttora e per il quale abbiamo presentato e presenteremo una serie di emendamenti correttivi, convinti che ci sia il tempo per intervenire su questo decreto, perché la scadenza è a ben più di dieci giorni, quindi lavorando normalmente avremmo il tempo per correggere questi obbrobri – riserva una quota dei posti del prossimo corso-concorso a soggetti già vincitori, ovvero utilmente collocati in graduatorie di concorso successivamente annullate in sede giurisdizionale, ai soggetti che hanno un contenzioso pendente, nonché a coloro i quali abbiano ottenuto una sentenza favorevole almeno in primo grado.
  Il problema di questa norma è che costituisce una deroga al principio del pubblico concorso sancito dall'articolo 97 della Costituzione e la giurisprudenza costituzionale ritiene che una siffatta deroga debba essere supportata da un'idonea ragione giustificatrice. Per esempio varie volte la Corte costituzionale ha detto che un'idonea ragione può essere quella del rapporto di lavoro a tempo determinato, che poi abbia una riserva in prove selettive per l'accesso ai lavori della pubblica amministrazione. Ma non può ritenersi che tale presupposto sia soddisfatto da questo caso. La deroga appare un'elusione del giudicato – noi l'abbiamo detto in Commissione e lo ripetiamo qui – perché ci chiediamo come può ritenersi ragione giustificatrice di una deroga agli articoli 3 e 9 della Costituzione l'aver vinto o addirittura essere risultato solo idoneo in un concorso annullato dalla magistratura. Che valore si riconosce quindi alla sentenza che ne ha pronunciato l'annullamento ? E che valore si riconosce al merito ? Coloro i quali abbiano ottenuto una sentenza favorevole potrebbero in ipotesi essere arrivati ultimi al precedente concorso e aver fatto ricorso per motivi formali, motivi formali come è stato più volte detto anche qui. Pertanto la sentenza nulla dimostra circa la loro preparazione.
  La norma costituirebbe un pericoloso precedente per tutti i concorsi pubblici in cui, come noto, i ricorsi già non mancano. Appare quindi un incentivo alla litigiosità, questo provvedimento, premiando non chi ha un titolo di merito, ma chi ha presentato ricorso. L'amministrazione dunque – Pag. 70è una logica conseguenza – si espone a ulteriori paralisi e fiumane di ricorsi.
  E poi c’è la questione della norma ad personam perché sono individuabili molto chiaramente i destinatari di questa norma, quindi siamo in presenza di una norma chiaramente ad personam, che si riferisce ad una determinata categoria e, come noi sappiamo, invece la legislazione non dovrebbe essere mirata a determinate categorie.
  Siamo quindi in presenza, come dicevamo prima, di un pasticcio e lo dice anche lo stesso parere della Commissione affari costituzionali, che solleva numerose questioni, tra le quali oltretutto riporta le posizioni della Corte costituzionale. Quindi di fatto le nostre osservazioni sono suffragate anche dalla Commissione affari costituzionali. Quindi siamo di fronte ad una palese violazione di alcuni principi costituzionali; non solo, ma anche ad una contrapposizione con la magistratura, perché riservare una quota di posti a persone la cui graduatoria è stata annullata dalla magistratura vuol dire andare contro il disposto della magistratura.
  La cosa bella è che non sono neanche contenti i diretti interessati, perché i diretti interessati, in una lettera che ci hanno fatto recapitare via e-mail, sono fortemente scontenti di questo provvedimento, e lo dicono appunto nella lettera che noi abbiamo ricevuto. Quindi stiamo riuscendo a fare un pasticcio che non accontenta neanche i diretti interessati. E come dicevo le soluzioni alternative c'erano.
  Vi è la soluzione del concorso riservato, vi è una soluzione, che noi presenteremo come emendamento, che è quella di fare in modo che la riserva sia soltanto limitata alle persone che hanno già svolto servizio – quindi, in quel caso, i dirigenti, per esempio, della Toscana avrebbero un legittimo riconoscimento del servizio prestato –, che, quindi, ricomprenderebbe anche gli incaricati, i presidi incaricati, tutti quelli che rientrano in queste aspettative che la Corte costituzionale ha riconosciuto come legittime. Ma tutti gli altri casi ci sembrano, francamente, non fondati e una forte elusione del giudicato.
  Quindi, il nostro giudizio è completamente negativo; lo ripetiamo, è l'ennesimo pasticcio che questo Parlamento sta approvando, per il quale abbiamo, abbiamo, il tempo e abbiamo anche le soluzioni alternative che si potrebbero apportare, e quindi le modifiche che si potrebbero apportare, per trovare una soluzione che vada bene ai diretti interessati, che salvaguardi, soprattutto, i principi costituzionali e i principi di buona amministrazione, che, soprattutto, non esponga la pubblica amministrazione a ulteriori futuri contenziosi e che non introduca nella normativa italiana un principio secondo il quale fare ricorso, anche se non si è risultati idonei, potrebbe essere motivo per avere una riserva di accesso alla pubblica amministrazione.
  Confidiamo, quindi, che la maggioranza e il Governo vogliano ragionare un attimo su questo provvedimento. Apriamo un altro tavolo di confronto e cerchiamo di apportare, in questi dieci giorni che mancano alla scadenza del provvedimento, delle modifiche, in modo da evitare di creare un obbrobrio normativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Signor Presidente, il decreto di cui stiamo discutendo, come sappiamo, come anche i miei colleghi hanno detto, comprende due punti piuttosto urgenti. Uno riguarda l'articolo 2, che reca misure volte a garantire lo svolgimento dei servizi di pulizia e ausiliari, il mantenimento del decoro, la funzionalità degli immobili delle scuole, nei territori nei quali non è stata ancora attivata la convenzione quadro Consip; quindi, mira a sanare, potremmo dire, con queste proroghe, una situazione di grave disagio, che ha interessato le scuole, gli alunni, le classi e, naturalmente, anche le famiglie.
  Anche l'articolo 2, per la parte modificata dal Senato, invece, che riguarda i Pag. 71dirigenti, è una norma, potremmo dire, di emergenza, perché cerca di sanare la situazione estremamente problematica dei dirigenti di alcune regioni italiane – in particolare, la Toscana, dove sono almeno 112 gli interessati; poi vi è la Lombardia con 96 e poi sappiamo di altre regioni, il Molise e così via – che erano vincitori di concorso nel 2011. Quindi, sono già ben tre anni di travaglio, potremmo dire, per questi dirigenti, per le scuole nelle quali hanno prestato servizio, che dovrebbero lasciare, e per quelle in cui, invece, dovrebbero arrivare come dirigenti.
  Questo concorso del 2011 era stato indetto, per esami e per titoli, per il reclutamento di 2.386 dirigenti scolastici dei ruoli regionali per la scuola primaria, secondaria di primo grado, di secondo grado e per gli istituti, appunto, educativi a livello regionale. Quello che stiamo, però, vedendo e a cui stiamo assistendo è una questione di carattere nazionale. Una prima riflessione è che noi vediamo necessaria questa proroga e questo intervento, chiamiamolo «salva dirigenti», ma auspichiamo che, al più presto, si pervenga ad una stabilizzazione del reclutamento dei dirigenti, appunto, a livello nazionale, così come previsto dalla legge n. 128 del 2013.
  In Toscana, con una sentenza del 2013, il TAR, accogliendo i ricorsi presentati da alcuni candidati che non avevano superato le prove scritte, ha annullato gli atti della procedura concorsuale, ritenendo fondato il motivo del ricorso relativo alle violazioni in materia di composizione della commissione di valutazione e di collegialità della valutazione (la composizione della commissione non prevedeva, come invece prescritto, la presenza, ad esempio, di docenti universitari). È successivamente intervenuta una sentenza del Consiglio di Stato, che ha accolto parzialmente il ricorso e quindi ha annullato gli atti soltanto a partire da una certa data, il 2 aprile 2012, rivalutando gli elaborati soltanto di questa seconda fase del concorso.
  In Lombardia, il Consiglio di Stato ha rigettato l'appello dell'amministrazione contro il TAR, ha annullato le prove scritte, ha deciso la ricorrezione degli elaborati e ora, dopo una serie di vicende e di alterne decisioni, e anche con un rimbalzo tra il MIUR e l'ufficio scolastico regionale, la data di assunzione in servizio è stata fissata per il 30 giugno 2014. Nel frattempo, gli interessati rimangono in cattedra.
  Vorrei sottolineare che le procedure concorsuali erano state annullate a causa di ricorsi che sono stati vinti. Evidentemente, quindi, i motivi erano fondati e riguardavano, in alcuni casi, la possibilità che le prove non fossero segrete (le buste trasparenti), in altri la formazione delle commissioni senza il rispetto adeguato delle regole.
  Per questo giudichiamo positivamente l'intervento che potremmo chiamare «salva dirigenti», in primo luogo per garantire la continuità nelle sedi di assegnazione fino alla rinnovazione della procedura concorsuale annullata in sede giurisdizionale ovvero, quando la medesima rinnovazione si concluda in corso d'anno scolastico, fino alla conclusione dello stesso. Insomma, i dirigenti rimarranno al loro posto in attesa della rivisitazione delle procedure concorsuali secondo le indicazioni dei tribunali, e contemporaneamente saranno salve le decisioni dei presidi che in questi mesi hanno diretto le scuole. Vogliamo però segnalare che i tempi di rinnovazione dipendono dai tempi con cui il Consiglio di Stato risponderà alle richieste di chiarimenti del MIUR, e questo parere rischia di non arrivare in tempo utile per l'avvio del prossimo anno scolastico.
  Per tali motivi noi riteniamo – pur esprimendo un parere favorevole sul decreto-legge, e lo ribadiremo in sede di dichiarazioni di voto – che vada sicuramente prevenuto un ulteriore contenzioso. Avevamo auspicato, ad esempio, che il testo fosse reso più chiaro, per includere tutti i soggetti che abbiano un contenzioso pendente. Riteniamo debba essere chiarito che l'accesso al corso-concorso deve essere prioritariamente riservato, anche in deroga a quanto previsto dall'articolo 5 del testo unico di cui al decreto del Presidente Pag. 72della Repubblica n. 3 del 1957, ai soggetti già vincitori ovvero risultati idonei nelle procedure concorsuali. Vorremmo cioè essere sicuri che la riserva preveda un numero di posti sufficiente a coprire l'eventuale vittoria dei vincitori del precedente concorso annullato che dovessero ripresentarsi. Questo non vuol dire affatto – vorrei ribadirlo, anche rispetto a quanto affermato da alcuni colleghi – garantire un posto senza una legittima gara, che si dovrà ripetere, ma il problema è anche evitare di limitare i posti necessari, altrimenti gli idonei che ne avessero diritto e rivincessero il concorso rischierebbero di non trovare posto.
  Giudichiamo quindi positivamente il decreto-legge, proprio per questo suo carattere d'urgenza e d'emergenza, al quale ormai siamo purtroppo abituati in questi mesi. Si tratta di una fase che vorremmo vedere superata. Ci sembra tuttavia che l'introduzione non solo della norma della continuità ma anche del corso-concorso, così come previsto dalla legge n. 128 del 2013, in qualche modo non dia solo un carattere d'urgenza al provvedimento, ma apra anche a quella nuova regolamentazione che tutti auspichiamo. Infatti, la nuova procedura concorsuale, che dovrà essere bandita entro il 31 dicembre, prevede novità sostanziali.
  La prima è che il soggetto valutatore sarà la Scuola nazionale della pubblica amministrazione che gestirà la selezione dei candidati con un corso-concorso e naturalmente la dimensione sarà quella nazionale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,30).

  MILENA SANTERINI. Dispiace dire che i concorsi svolti ed espletati fino ad ora in sede regionale, certamente, hanno lasciato uno strascico di pendenze e di contenzioso che davvero era assolutamente da evitare.
  Naturalmente, quindi, in questo senso, noi speriamo e auspichiamo che questa stabilizzazione dei concorsi per dirigenti metta fine a questa annosa, spiacevole e sgradevole vicenda su cui hanno pagato alunni, insegnanti, dirigenti e famiglie (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Ottavio. Ne ha facoltà.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, la collega Rocchi è già intervenuta sulla prima parte del decreto-legge, io mi soffermerò un po’ di più sulla seconda, ricordando che questa nostra discussione avviene esattamente a due mesi, il 28 marzo, dall'accordo dal quale nasce la parte del decreto-legge, quella sulla piccola manutenzione e il decoro della scuola. Quell'accordo ha avuto, ed ha, il pregio di tenere insieme la continuità del servizio, la tenuta occupazionale, l'ampliamento delle attività e – per chi fosse interessato – anche l'accompagnamento alla pensione.
  Inoltre, nel decreto-legge e nell'accordo si è previsto l'istituzione di appositi tavoli regionali territoriali volti a monitorare l'andamento e l'efficacia del sistema di pulizia e di decoro delle scuole.
  Personalmente ho seguito la vicenda fin dall'inizio e credo che ci siano stati problemi d'impostazione degli appalti; questo bisogna dirlo. Francamente mettere come unica clausola il massimo ribasso non va bene. Questo tipo di attività molto semplici hanno visto impegnate molte persone che, attraverso un contratto di lavoro, hanno recuperato un po’ di dignità che soltanto un lavoro può aiutare ad avere. Moltissimi di questi cittadini, se non impegnati nelle mansioni di assistenza scolastica, lo dico con chiarezza, avrebbero e sarebbero grvati nei meccanismi dell'assistenza.
  Mi rendo conto che sto proponendo un'ottica più complicata, perché qui come sapete sono coinvolti due Ministeri, anche quello del lavoro, ma di questo si tratta. Per esempio, nella realtà dalla quale provengo io, quella piemontese, le prime esperienze risalgono addirittura alla decisione – siamo nel 2000 – di far passare il personale ATA da dipendenti dei comuni e delle province, perché prima erano dipendenti Pag. 73comunali e provinciali, ad essere dipendenti dello Stato. In molte realtà, per esempio a Torino, si decise in gran parte di monetizzare il passaggio e, invece di assumere bidelli, vi fu l'affidamento a cooperative sociali di tipo B, con il chiaro intento di far lavorare molti cittadini, che diventavano così più cittadini, passando dall'assistenza al lavoro.
  Direi che il sistema si è poi incrinato quando, da un lato, alle cooperative sociali è stata tolta la riserva, perché sapete non c’è più la riserva e sarebbe molto importante riflettere su quella cosa che venne abolita, perché riservare una quota di lavoro alle politiche sociali – guardate – è un'operazione importante che non dobbiamo dimenticare; dall'altro, ci sono state anche le provocazioni politiche di chi diceva che c'erano più bidelli che carabinieri.
  Le cooperative, le imprese, hanno dovuto competere, soprattutto le cooperative sociali, con un mercato che, se fondato solo sul massimo ribasso – è vero non bisogna negarlo – ha trovato anche concorrenti sleali, che hanno sfruttato i loro dipendenti. Se neghiamo questo fatto, neghiamo una realtà e sarebbe un peccato.
  Per questo l'impegno contenuto nel decreto è importante, soprattutto per quanto riguarda la parte del monitoraggio. In questo senso – ne abbiamo già discusso in Commissione, ma in previsione della discussione di oggi, in preparazione del dibattito di oggi – ho potuto fare una serie di verifiche, perché siamo a due mesi dall'attuazione di quell'accordo.
  Devo dire che la cosa più importante è che il servizio è stato garantito dappertutto, il personale in esubero è in cassa integrazione e, tra l'altro, è in cassa integrazione per lo stesso numero di ore dei contratti precedenti. Lo dico al sottosegretario: in molti posti non sono ancora partiti i corsi di formazione e molti dirigenti scolastici mi segnalano che sarebbe, per esempio, molto importante se, all'elenco di attività che sono scritte nell'accordo, i servizi del protocollo si potessero ampliare anche alla sorveglianza. Le dico questo, perché ci consentirebbe di raggiungere l'obbiettivo di scuole più aperte il pomeriggio, perché – il sottosegretario lo sa – oggi uno dei problemi che abbiamo in tutta Italia è che l'apertura delle scuole non è garantita quanto servirebbe per la mancanza di personale.
  Chi ha seguito questa vicenda sa che la storia poteva avere un altro sviluppo e concludersi, magari, con l'affermazione documentata che per fare lo stesso lavoro potevano essere sufficienti meno persone. Altro che Corte dei conti ! Quindi, questo ragionamento poteva essere fatto. Invece, avere tenuto insieme il lavoro delle persone con i servizi di cui le scuole hanno bisogno sta testimoniando più di tutto la scelta politica importante che il nostro Governo ha fatto.
  Molto spesso, in quest'Aula è stato criticato il ricorso al decreto d'urgenza: quanto nel decreto è contenuto ha le caratteristiche d'urgenza e spero che tutti i gruppi lo possano riconoscere. Noi stiamo con fatica cercando di trasmettere al mondo della scuola la prova di una rinnovata attenzione. Intervenire come fa il decreto su questioni concrete, fondamentali, ribadendo che tutte le scuole devono avere un dirigente e che tutte le scuole devono essere pulite e manutenute sono elementi per la garanzia del diritto allo studio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi e colleghe, dirò subito che questo provvedimento, che interviene sulle due questioni note – la questione del concorso a dirigente scolastico bandito nel 2011 e le pronunce giurisdizionali successive ai contenziosi aperti, da un lato, e, dall'altro lato, la questione degli ex LSU e dei servizi di pulizia nelle scuole – che sono urgenti e delicate, ora non ci convince. Noi ci convince perché crea sperequazioni ulteriori e moltiplica i problemi a valle. Aggiungo, in premessa, che anche la modifica prodotta al Senato è addirittura peggiorativa, se non palesemente dannosa.Pag. 74
  La prima questione: il concorso a dirigente scolastico bandito nel 2011. Ebbene, in alcune regioni, a causa di un vizio di procedura e per responsabilità dell'amministrazione, alcuni concorrenti vincitori di concorso e ora dirigenti scolastici hanno avuto la buona sorte di vedere i loro elaborati corretti da una commissione legittima nella sua composizione, altri, invece, hanno avuto la sventura di vedere i loro elaborati corretti da una commissione non legittima nella sua composizione e hanno visto così decadere la posizione acquisita. Per questi ultimi, il Consiglio di Stato stabilisce la cosiddetta rinnovazione della procedura di correzione.
  Alcuni di questi ex concorrenti sono già, come si sa, dirigenti scolastici: questo provvedimento consente loro di continuare ad esserlo, potendo emettere provvedimenti amministrativi validi fino alla rinnovazione della procedura e alla sua conclusione. Ciò tutela, evidentemente, non tanto posizioni soggettive, quanto il legittimo interesse delle scuole a non essere gettate allo sbando in corso d'anno, recando così altro danno ad alunni e personale, essendo le scuole stesse già messe a dura prova nel corso degli ultimi anni da una costante sottrazione di risorse.
  Fin qui niente da dire. Tuttavia, poiché le pronunce giurisdizionali e il contenzioso aperto riguardano diverse regioni, con conseguenti differenze da regione a regione, rileviamo che il rimedio individuato dai commi 2-bis e 2-ter introdotti al Senato – noto come emendamento Puglisi – è peggiore della malattia.
  Primo punto: introduce l'indizione del primo corso-concorso, secondo il modello di reclutamento della Scuola superiore della pubblica amministrazione previsto dall'articolo 17 della legge n. 128 del 2013, senza che le graduatorie del concorso bandito nel 2011 siano esaurite. Infatti il comma 2-bis dell'articolo 1 novella lo stesso articolo 17 della medesima legge n. 104 del 2013.
  Secondo punto, più contraddittorio ed anche più sperequativo: introduce una quota di posti riservata, in questa nuova procedura, da bandire entro il 31 dicembre 2014, riservata a determinate categorie di soggetti che hanno partecipato a precedenti procedure, in relazione alle quali è sorto un contenzioso.
  Seppure non sfugge a nessuno l'intento di sanare e di ristorare posizioni di concorrenti e vincitori che hanno subito il malgoverno o la mala organizzazione delle procedure concorsuali per responsabilità delle amministrazioni scolastiche regionali (concorrenti che erano vincitori di concorso o idonei che si sono ritrovati a decadere), seppur condividiamo in linea di principio il fatto che essi non debbano essere ulteriormente danneggiati, tuttavia non comprendiamo e non condividiamo la scelta di estendere la categoria dei soggetti destinatari di riserva, che appare irragionevolmente troppo ampia rispetto ai veri interessati e danneggiati.
  Dunque, la quota di riserva è costituita, nell'emendamento Puglisi, da tre categorie: la prima testualmente riguarda vincitori o idonei collocati nelle graduatorie di concorso successivamente annullate in sede giurisdizionale. La formulazione è troppo generica, andrebbe specificato a quali procedure concorsuali ci si riferisce e a quali regioni.
  Ma ciò che non si comprende affatto riguarda la seconda e la terza categoria che sono beneficiarie della quota di riserva. Riguardo alla seconda categoria, nello specifico, sempre testualmente, si dice: soggetti che hanno un contenzioso pendente o che abbiano avuto una sentenza favorevole nel primo grado di giudizio ovvero non abbiano avuto, alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, alcuna sentenza definitiva. Si può dire che il caso Campania diverrebbe un esempio da manuale di sperequazione: gli ammessi con riserva alle prove scritte del concorso in Campania, appunto, ammessi senza aver superato lo sbarramento della prova preselettiva da un TAR che ha pure riconosciuto la propria incompetenza, acquisirebbero una posizione di privilegio anche nei confronti degli idonei di diritto, quelli ammessi cioè senza riserva e collocati nella graduatoria ad esaurimento, ma non Pag. 75vincitori, che in Campania potrebbero attendere anni per la propria assunzione e che non avrebbero diritto ad alcuna riserva. Questa è una sperequazione troppo evidente per essere accettabile.
  Riguardo invece alla terza categoria, anche qui cito testualmente: soggetti che hanno avuto la conferma di incarichi di presidenza di cui all'articolo 1-sexies del decreto-legge n. 7 del 2005. E qui non si comprende quale attinenza abbia la questione degli incarichi di presidenza e lo strascico di contenziosi che ha generato, attraverso procedure di corso-concorso già di per sé riservate, con l'attuale procedura bandita nel 2011.
  L'idea, per queste ultime due categorie, che i problemi generati da una cattiva gestione da parte della amministrazione andrebbero risolti elargendo discutibili privilegi in pubblici concorsi, a danno di altri concorrenti, non tiene in alcuna considerazione la posizione di coloro che hanno regolarmente superato il concorso e che sarebbero ulteriormente danneggiati.
  E questa quota di riserva, in relazione alle categorie 2 e 3 dell'emendamento Puglisi, genera una contraddizione troppo stridente per non essere sottolineata con la giusta forza.
  La senatrice della stessa maggioranza a cui appartiene il Ministro propone una soluzione in assoluta contraddizione, a nostro giudizio, con i criteri meritocratici a cui si ispira il Ministro, senza che ciò generi in alcuno il benché minimo dubbio. Infatti il Ministro stesso, nello scorcio della campagna elettorale per le europee – lo vorrei ricordare –, ha firmato un decreto con cui ha dato un chiaro saggio di cosa intende per applicazione di criteri meritocratici.
  Dal 23 maggio abbiamo ufficialmente due categorie di precari: quelli di serie A e quelli di serie B. Quelli bravi, che hanno fatto il concorso e vanno premiati, e gli asini, che sono nelle graduatorie ad esaurimento e vanno puniti. Badate bene che, senza sottrarre merito a chi ha superato la procedura per insegnamento, diventando idoneo, va detto pure che questi ultimi meritevoli idonei potrebbero anche non avere un giorno di insegnamento sulle spalle, ma scavalcheranno i precari di serie B, che di certo hanno spesso anche più di dieci anni di esperienza.
  Questo solo per sottolineare, se non fosse abbastanza chiaro, le contraddizioni che generano provvedimenti che sono ispirati da una politica di austerità che pratica la coperta stretta e lascia fuori molte persone che i diritti ce li hanno, li hanno maturati e dovrebbero vederseli riconosciuti.
  Ritornando al tema dei dirigenti, vincitori di concorso, idonei dell'ultimo concorso bandito nel 2011, noi riteniamo, come Sinistra Ecologia Libertà, che la soluzione più equilibrata e meno ingiusta, perché tutelerebbe a trecentosessanta gradi gli interessi individuali e collettivi e perché consentirebbe di non arrecare nuovi oneri alla finanza pubblica, potrebbe essere la seguente: primo, indire un corso-concorso solo nelle regioni in cui le graduatorie sono state annullate dal Consiglio di Stato, aperto a coloro che erano inseriti in tali graduatorie e da espletarsi solo in tali regioni; secondo, utilizzare l'istituto della mobilità interregionale assegnando incarichi di dirigenza ad idonei, invece che darli in reggenza a dirigenti a tempo indeterminato, tranne nelle regioni in cui è in atto il corso-concorso di cui sopra. Ciò al fine di ottimizzare l'esaurimento delle graduatorie regionali e procedere alla sua indizione, come da legge n. 128 del 2013.
  Affronto il secondo punto – sarò più breve e, quindi, mi avvio alla conclusione – soffermandomi sulla questione dei servizi di pulizia esternalizzati nelle scuole. Si tratta di una vicenda nota. Anche il collega D'Ottavio, prima, è intervenuto soffermandosi prevalentemente su questo punto. Ricordo che abbiamo passato dei mesi molto complicati e molto difficili. Io sono stato eletto nel Veneto e lì la situazione, soprattutto nel mese di gennaio, è stata molto critica. Decine di scuole sono state di fatto chiuse per la condizione igienica delle stesse. Ci sono stati scioperi, non solo dei lavoratori, ma ci sono state mobilitazioni dei genitori, della popolazione e della Pag. 76comunità locale per chiedere un intervento risolutivo. Intervento che noi riteniamo non sia ancora soddisfacente con questo provvedimento.
  La soluzione anche qui è figlia delle politiche di austerity. Sostanzialmente, si risparmiano soldi. Meno soldi e meno ore di pulizia, se rapportate con quelle che fanno i bidelli dove i bidelli ci sono. E le condizioni igieniche sono estremamente difficili ed estremamente precarie. Ricordo che si sono verificati molti casi – faccio anche qui riferimento al Veneto – di genitori che hanno dato un contributo alle pulizie delle loro scuole. Si sono dovuti attivare con soluzioni inusuali come, ad esempio, la fornitura a spese proprie di detergenti ed altri materiali, l'impiego di lavoratori socialmente utili, piuttosto che lo svolgimento in prima persona del lavoro di pulizia.
  Credo che questo sia un fatto grave, che non dovrebbe essere tollerato in un Paese in cui l'istruzione è un diritto e andare nelle scuole pubbliche dovrebbe essere per tutti una condizione da realizzare con tutte le condizioni di sicurezza, anche igieniche, che, invece, purtroppo, in molte scuole non sono state rispettate. Mobilitazioni, quindi, sia dei lavoratori che dei genitori, che hanno portato a questo ulteriore provvedimento.
  E ricordo che, ovviamente, c’è la questione dei tanti lavoratori socialmente utili che sono coinvolti. In realtà, come ho detto prima, la vicenda non è stata risolta definitivamente perché, con le esternalizzazioni di questi servizi e con la copertura delle spese per i prossimi mesi, la questione è solo tamponata temporaneamente. E anche qui si tratta di una soluzione figlia delle politiche di austerity e che non risolve il problema in modo stabile.
  Gli scioperi dei lavoratori e le mobilitazioni dei genitori hanno solo portato alla luce una questione che è originata dalle restrizioni di spesa, a cui si è data risposta con soluzioni, come ricordavo prima, meramente temporanee. Oggi noi ci troviamo, come veniva ricordato, con l'accordo del 28 marzo stipulato al MIUR, ad avere una soluzione appunto temporanea, che naturalmente tutela i livelli occupazionali, prevede lo stanziamento di risorse impegnate per attività ulteriori, come quelle della manutenzione e dei piccoli lavori da fare nelle scuole. E questo potrà portare a una soluzione per i prossimi mesi. Ma ci sono regioni dove la situazione è ancora molto difficile e molto complessa.
  Ricordo che nelle regioni interessate, come la Campania e la Sicilia, regioni in cui non sono state attivate ancora le convenzioni-quadro Consip per l'approvvigionamento dei servizi di pulizia ausiliari e per gli interventi di mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili, si è disposta una proroga che consente di acquistare i medesimi servizi dai precedenti raggruppamenti alle condizioni, però, previste dal capitolato Consip, che tuttavia prevede una decurtazione delle risorse a disposizione. Ricordo che, essendo gare al massimo ribasso, spesso per vincere queste gare in realtà non c’è proprio l'equivalenza. Nel caso del Veneto questo ha portato, ad esempio, a una riduzione di circa il 40 per cento delle risorse disponibili per effettuare l'attività di pulizia e di manutenzione.
  Quindi, il provvedimento, con una certa faciloneria, non tiene assolutamente conto delle ricadute sulla realtà organizzativa delle singole scuole, su cui graverebbero ulteriori incombenze. Per rimanere al caso della Campania, ci si troverà di fronte ad una frammentazione in mille contratti di appalto, centinaia di contratti di appalto, gestiti dalle singole scuole per le pulizie e per la piccola manutenzione, con situazioni di disparità e di disomogeneità.
  Sottolineiamo, inoltre, che bisognerebbe tener conto anche della fase applicativa di questi provvedimenti, che dovrebbero in qualche modo portare il Governo a rendere necessarie, a concentrare in questo modo le procedure di acquisto in capo agli uffici scolastici regionali in funzione di stazioni appaltanti uniche, sgravando le scuole da questo ulteriore onere, che ovviamente pesa molto anche dal punto di vista organizzativo.
  La seconda ricaduta negativa riguarda l'efficacia della spesa. È evidente che la Pag. 77stessa frammentazione della spesa in una miriade di contratti non consentirà di rispettare i tetti stabiliti. Ciò ovviamente andrà a detrimento del personale LSU, che potrebbe non vedere riconosciuto e garantito l'accordo del 28 marzo e la conseguente tenuta dei livelli occupazionali.
  In definitiva, auspichiamo che, a partire da questa discussione, si apportino reali miglioramenti a questo provvedimento, che nasce come un pasticcio e potrebbe partorire un vero e proprio obbrobrio, ovvero un dispositivo che, come detto in apertura, crea più ingiustizie, più contenzioso e non tutela la dignità di chi opera nelle scuole e di chi fruisce di uno dei principali servizi pubblici del nostro Stato.
  Concludo ricordando un punto. Sono stati presentati in Commissione questa mattina, ma sono stati dichiarati inammissibili, degli emendamenti, presentati sia da Sinistra Ecologia Libertà e credo anche dall'onorevole Ghizzoni, sulla questione «quota 96», l'annosa questione di lavoratori che non possono andare in pensione per un errore della manovra della riforma Fornero. Già erano inammissibili perché la materia è estranea, però mi chiedo come mai il Governo, visto che ha inserito due punti così urgenti in un decreto-legge che si occupa dei problemi della scuola, non abbia voluto, visto che ripetutamente ha detto che c’è un impegno a risolvere la questione; se ci fosse stato un impegno in questa direzione, avrebbe aggiunto un terzo capitolo di questo decreto e avrebbe inserito la risoluzione dell'annoso tema «quota 96». Il fatto che non l'abbia scritto, non l'abbia inserito, ci induce a ritenere che, forse, questa volontà politica non c’è e, quindi, noi continueremo, qui in Aula e nelle Commissioni competenti, a batterci perché questo diritto venga riconosciuto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 2385)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Fedriga. Prendo atto che l'onorevole Fedriga è assente.
  Prendo atto che il relatore per la maggioranza, onorevole Carocci, e il rappresentante del Governo, sottosegretario Reggi, rinunziano alla replica.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
  Poiché, come convenuto, le dichiarazioni di voto finale, con la ripresa televisiva diretta, sul decreto-legge in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari avranno luogo a partire dalle ore 18,45, sospendo la seduta fino a tale ora.

  La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18,45.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2325.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014 n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2325)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.Pag. 78
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, per preparare questo intervento sono andato a rivedermi una vecchia puntata di Presadiretta del 2011. In quel video, per la prima volta, i malati hanno potuto far sentire le loro voci, anzi, le loro urla.
  Per la prima volta abbiamo assistito ad un orrore inimmaginabile in un Paese civile, una vergogna per tutti noi, per lo Stato, per l'intera comunità: persone trattate peggio delle bestie, rinchiuse in luoghi putridi e fatiscenti, legate a letti di ferro, ricoperte da escrementi, sedate da psicofarmaci, dimenticate per anni in strutture che non sono ospedali perché non ci sono medici a curare, e non sono carceri, perché al confronto le nostre carceri sono alberghi di lusso. Un inferno in cui sono internate oltre mille persone giudicate incapaci di intendere e di volere e dunque non punibili. Luoghi di tortura, veri e propri lager. Dovevano essere chiusi nel marzo del 2013, continuano ad essere aperti. E ancora oggi c’è chi per meri calcoli elettorali vorrebbe perpetuare questo orrore.
  Se è vero, come ha detto il Ministro Orlando, che la proroga al prossimo anno è un passo obbligato, è anche vero che ora non si può accettare più alcun rinvio. Quella di oggi è dunque una scelta necessaria, ma anche l'ammissione di un fallimento. Ora questo Parlamento deve affermare con forza che i tempi per la chiusura degli OPG sono certi, che nessuna proroga sarà più ammessa, che in caso di ulteriori ritardi delle regioni il Governo interverrà con misure sanzionatorie, come chiedono i deputati socialisti nell'ordine del giorno presentato.
  Occorre, dunque, lavorare per rafforzare i dipartimenti di salute mentale e limitare solo ai casi più gravi gli invii negli ospedali psichiatrici giudiziari, evitando che le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza sanitaria che sostituiranno gli OPG divengano nuovi lager. La vera follia è pensare di cancellarli, questi malati, renderli invisibili, metterli come la polvere sotto il tappeto, come si è fatto per troppi e lunghi anni. Un Paese giusto e civile non si divide su dove e come rinchiudere queste persone, ma su dove curarle e come curarle. Perciò, i deputati e la deputata socialista votano favorevolmente a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Presidente, colleghe e colleghi, nella conclusione dei lavori della Commissione di inchiesta del Senato, nel 2011, sulle condizioni di vita e di cura all'interno degli ospedali psichiatrici giudiziari, più nota come «Commissione Marino», si legge: la Commissione formula l'auspicio che le istituzioni possano conoscere per deliberare, deliberare il superamento di una situazione di fatto e di diritto che per molti aspetti è del tutto incompatibile con i dettami della Costituzione.
  Più tardi, nel 2011, il Presidente Napolitano, nel suo discorso di fine anno, denuncia un autentico orrore indegno di un Paese civile. Per comprendere ancora meglio questo grido di dolore e di sdegno vi invito a soffermarvi su alcuni passaggi della relazione della suddetta Commissione d'inchiesta. Per brevità vi riporto solo la fotografia illustrata a pagina 16.
  Siamo nell'OPG di Napoli, nel 2010. Il direttore, Stefano Martone, riferiva che il 40 per cento degli internati è detenuto in proroga e all'uopo riportava il caso eclatante del signor M.L., il quale, a fronte di una misura detentiva di due anni, risultava internato da ben 25 anni. Si constatava la presenza anche del signor E.V., che presentava un vistoso livido ad un'orbita oculare che non era riportato nel diario sanitario. Ancora, la presenza del signor M.D.F., che presentava ustioni nelle mani ma che nulla era riportato nella documentazione sanitaria.Pag. 79
  Da allora sono passati quattro anni e uomini e donne – ripeto, uomini e donne ! – sono ancora internati negli OPG. E noi siamo chiamati oggi a un voto che noi del Centro Democratico accordiamo con profonda tristezza, rammarico e autocritica per ciò che non è stato ancora fatto; un voto per prorogare ancora di un anno il percorso per il superamento degli OPG e la costruzione di un ulteriore percorso umano di cura.
  Il decreto-legge n. 52, saggiamente integrato e approvato dal Senato, consente di guardare con fiducia al futuro, ma quest'Aula e le Commissioni competenti hanno il dovere di vigilare sulla tempistica degli interventi previsti. Questo ulteriore anno di proroga, e non uno di più, non può e non deve passare inutilmente e nel prossimo aprile 2015 il tema del superamento degli OPG non deve entrare nell'ordine del giorno dei lavori del Parlamento, se non per arricchire ulteriormente gli interventi utili ad un ulteriore miglioramento delle condizioni di vita dei malati mentali soggetti a pene detentive. È un impegno che noi del Centro Democratico prendiamo, nel nostro piccolo e nel limite delle nostre possibilità, davanti a tutti gli italiani, ma è soprattutto un impegno che chiediamo al Governo, alle regioni, a tutti noi.
  I nuovi piani di spesa che dovranno affrontare le regioni per la realizzazione delle residenze delle cosiddette REMS, con aumento degli investimenti per la formazione del personale responsabile dei programmi di cura e reinserimento di competenza dei dipartimenti di salute mentale, sono solo alcuni dei passaggi che hanno una scadenza inderogabile. Immediatamente attuabili invece le modifiche sul piano giudiziario, che in particolare non potranno e non dovranno più consentire che il signor M.L. condannato...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTO CAPELLI.... a due anni di detenzione sia dimenticato in un OPG per 25 anni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signora Presidente, onorevoli colleghi del Governo, in ordine agli ospedali psichiatrici giudiziari vi sono due aspetti fondamentali sui quali occorre introdurre principi certi.
  Il primo aspetto è relativo alla individuazione di un termine ragionevole per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, già prevista per il marzo 2013, poi differita al 1o aprile 2014. Con questo decreto sono stati fissati al 31 marzo 2015 la proroga della chiusura degli OPG e il termine per la realizzazione di strutture sanitarie sostitutive nell'ambito di una programmazione dei dipartimenti salute, da parte delle regioni o delle province autonome di Trento e Bolzano.
  Vi sono profili di costituzionalità che impongono di intervenire, laddove la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del codice penale quando non consente al giudice l'opportunità, in luogo del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, di adottare misure di sicurezza alternative che consentano di curare in modo adeguato la persona inferma.
  È evidente che la nostra riflessione debba essere condivisa su tale punto: occorre operare affinché il superamento degli OPG avvenga. Ciò comporta responsabilità del Governo e in modo prevalente delle regioni, perché a loro è affidata l'individuazione delle strutture sanitarie territoriali competenti: i REMS (Residenze per l'esecuzione di misure di sicurezza).
  Siamo consapevoli della complessità di tali problemi e della sensibilità sociale connesse al superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari ed alla effettiva adozione di programmi terapeutico-riabilitativi nell'ambito delle nuove strutture regionali. È necessaria una profonda attenzione all'impatto che tutto ciò avrà sul piano sociale e ciò richiede una analisi che rigetti ogni forma, pro o contro gli OPG, di visione ideologica. Riteniamo indispensabile individuare un percorso nel quale Governo e regioni cooperino al fine di Pag. 80rendere congruo il termine del marzo 2015. Non vi sono alternative a tali responsabilità condivise. Dobbiamo superare gli OPG e ciò comporta una programmazione adeguata e risorse agli enti locali, affinché ciò avvenga senza che siano i cittadini e gli operatori sanitari a dover sostenere il costo e le problematiche di una tale riforma.
  Il secondo aspetto, a nostro giudizio, del tutto fondamentale è che con questo provvedimento si stabilisca che non sia più possibile la restrizione senza limiti di tempo negli ospedali psichiatrici giudiziari, introducendo il principio che la permanenza negli OPG debba avere una durata massima non superabile e pari al massimo della pena prevista per il reato commesso. Si pone, dunque, termine ad una condizione, la possibile proroga senza limiti della permanenza negli OPG, senza alcun rapporto con la pena detentiva e in assenza di pericolosità sociale, che con i cosiddetti «ergastoli bianchi» ha rappresentato un'offesa alla civiltà umana. Permane la disciplina vigente per i reati più gravi, ad esempio i delitti puniti con la pena dell'ergastolo, per i quali vi è una tutela rafforzata della collettività in presenza di casi ad elevata pericolosità sociale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Totaro. Ne ha facoltà.

  ACHILLE TOTARO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, noi siamo contro questo provvedimento e voteremo contro non perché riteniamo che come sono stati gestiti finora gli OPG sia una cosa positiva, ma perché siamo contro la filosofia che vi porta a fare questo tipo di provvedimenti, una filosofia che ormai si è contraddistinta in questo scorcio di legislatura, ma che parte da lontano: esiste il problema del sovraffollamento delle carceri ?
  Ecco, voi intervenite e fate i provvedimenti «svuota carceri», come se poi dopo, facendo questi provvedimenti, non ci sia lo stesso il problema del sovraffollamento delle carceri oppure il fatto che molti cittadini vengono colpiti da una criminalità diffusa che è sempre più opprimente all'interno di molte città. Esiste il problema dell'immigrazione clandestina ? Voi non è che intervenite per cercare di governare questo fenomeno, no, eliminate il reato di immigrazione clandestina, come se questo possa servire a risolvere il problema di migliaia di persone che vengono qui senza lavoro, senza una casa e poi alla fine una parte di loro purtroppo va a ingrossare le fila della criminalità.
  Ecco il vostro modo, la vostra filosofia di affrontare i problemi: eliminate il problema, come se poi dopo, fatto questo, il problema non esiste più. Anche su questo, sugli ospedali psichiatrici giudiziari, sono anni che esiste questa vergogna, in Italia, del trattamento che c’è all'interno di quelle strutture. Io condivido quello che ha detto qualche collega che è intervenuto prima: cosa avete fatto al Governo di questa nazione per tanti anni per provvedere a risolvere questo problema ? Niente.
  Quindi, siete venuti qui, grandi filosofie anche stavolta, il prossimo anno chiudiamo la struttura perché esiste il problema: chiudiamo la struttura. Allora, se c'era la volontà, si potevano ristrutturare quelle strutture, intervenire all'interno di quelle strutture, perché ci sono persone che possono essere recuperate, perché ci sono persone che possono essere recuperate alla vita civile. Io spesso vado in queste strutture e vedo anche persone che vogliono studiare, che vogliono fare delle attività e non gli viene consentito, e allora improvvisamente – classico dell'atteggiamento «renziano» o «renzista» di gestire il problema in Italia – si interviene dicendo: il prossimo anno chiudiamo queste strutture.
  Allora, io voglio dirvi con molta franchezza che voi non fate gli interessi né dei cittadini che possono subire dei reati da parte di queste persone che hanno problemi di salute, né delle persone che sono lì internate, perché vedete, se volevate fare un discorso e partire da lontano, dovremmo partire dal momento in cui qui ci siamo dimenticati di quelle migliaia di famiglie che vivono il problema di avere Pag. 81un familiare con problemi psichiatrici all'interno delle mura familiari. Avete fatto anche lì la filosofia: chiudiamo gli ospedali psichiatrici ? Per l'amor di Dio, era una cosa anche quella vetusta, poco seria e un po’ vergognosa, molto vergognosa in molti casi; però cosa avete fatto per stare vicino alle famiglie che avevano il problema di una persona con gravi problemi mentali all'interno della propria abitazione ? Assolutamente niente, queste famiglie vengono lasciate sole a sé stesse e poi alcune di queste persone, purtroppo, commettono dei reati e vanno a finire in quelle strutture. Io li ho visti questi ragazzi, alcuni che non ci dovrebbero stare, lo so bene, perché non hanno commesso gravissimi reati, però è quella la fase finale del problema, perché le istituzioni se ne fregano, perché le famiglie sono sole, perché voi ve ne fregate sostanzialmente, voi signori del Governo.
  Quindi, ora intervenite con questi provvedimenti e chi si dovrebbe occupare di queste persone ? Se mai hanno commesso dei reati, alcuni di loro – lo vorrei dire anche a qualche collega che è intervenuto, non si può fare di tutta l'erba un fascio – hanno gravi problemi mentali e sono un rischio e un pericolo per le persone all'esterno. Io sono stato ultimamente in una di queste strutture, mi dicevano gli operatori che alcune persone se non erano sedate potevano commettere di nuovo questi reati fuori, tranquillamente, perché sono incapaci di intendere e di volere. Quindi, anche riguardo al fattore, che qualcuno poneva, della reiterazione della pena e del prolungamento, ci saranno dei giudici che dovranno gestire questa cosa. Dire che il giudice non decide più dopo un certo numero di anni e li si lascia liberi vuole dire di nuovo che si fa della filosofia campata in aria, della demagogia che non porta a risolvere il problema, né per la persona che subisce un eventuale reato, né per le persone che hanno dei problemi di carattere psichico.
  Allora, noi dobbiamo veramente dire cosa vogliamo fare di queste strutture, cosa succederà da qui a un anno. Io non ho visto da voi una proposta seria. Dite che dovrà gestire questa situazione il Servizio sanitario nazionale, ma se non riesce già a gestire i problemi che riguardano la salute mentale, non lo riesce a fare !
  Avete stanziato dei soldi per questo ? Assolutamente no. Queste strutture che nasceranno poi chi le controllerà ? Siete mai stati in un ospedale psichiatrico giudiziario ? Avete parlato con gli operatori all'interno ? È facile fare filosofie e poi nascondere la «sporcizia», o quello che non conviene vedere, ai lati di una stanza. Andate a vedere perché poi, qui, si è fatta tanta filosofia sui letti di contenzione e sul fatto che lì ci sono persone che con gli psicofarmaci sono degli zombie – altro che recupero ! – degli zombie, delle larve umane. Di questo non parlate perché tanto l'importante è che non esista il problema.
  Allora, signori, il problema è molto più complesso di quello che proponete voi. La chiusura: la chiusura di che cosa ? Chi gestirà questi spazi ? Con quale tutela ? Chi saranno ? Gli infermieri ? Chi saranno ? I medici e basta ? E se si creerà un problema all'interno di queste strutture chi interverrà ? La Polizia penitenziaria, i Carabinieri, le forze dell'ordine, quando ci sono – e ci sono continuamente – casi in quelle strutture di persone che devono essere fermate, che commettono atti che nuocciono a loro stessi oppure alle persone che sono lì dentro recluse ? Allora, signori, fate meno filosofie, perché di queste filosofie ormai la gente è stanca. Non se ne rende conto certe volte perché vi vota lo stesso, però è stanca perché poi, quando subisce il problema sulla propria pelle, penso che dopo qualche riflessione la debba pur fare.
  Quindi, volevo ringraziare, ad esempio, gli operatori della Polizia penitenziaria che in questi anni hanno sopperito alle carenze dello Stato lì dentro, un Corpo strano che non ha nemmeno una gerarchia. Però queste persone lì dentro fanno una specie di lavoro da infermieri, poliziotti, assistenti sociali; fanno un po’ di tutto nel silenzio generale e nel menefreghismo delle istituzioni.
  Cari signori del Governo, intervenite su questi problemi, intervenite su chi lì dentro Pag. 82sta e soffre insieme agli altri. Ebbene, niente fate. È bello dire ai cittadini: chiuderemo una struttura che è brutta, è brutta da vedere. Sì, e come si risolve il problema ? Nessuna soluzione. Voi siete quelli delle chiacchiere e delle poche soluzioni, purtroppo. Spiace dirlo per i cittadini italiani, ma purtroppo è così.
  Allora, noi non possiamo che essere contro questo modo di impostare il problema. Noi avremmo voluto un intervento per aiutare le famiglie che vivono il problema del malato psichiatrico nelle mura familiari, avremmo voluto intervenire per ristrutturare le strutture che ci sono. Vorremmo però anche, cari signori del Governo, che personaggi come Kabobo, che sono stati dichiarati infermi di mente, poi dopo non possano uscire tranquillamente fuori da un posto in cui sono internati e commettere di nuovo quel reato, perché altrimenti alle famiglie e alle persone vittime di quel reato cosa raccontiamo ? Che abbiamo fatto le filosofie qui dentro ? Non è possibile !
  Ecco, noi non accettiamo questo modo di impostare il problema. Vorremmo più serietà, cari amici del Parlamento e cari signori del Governo, perché questi sono spot, sono spot. Non avete le risorse per fare niente. Voi dite che chiuderete delle strutture che sono brutte perché fanno delle riprese perché ci sono problemi lì dentro, ma i problemi resteranno anche dopo, perché purtroppo la malattia mentale è un problema serio, e chi ha vissuto questo problema o ha visto queste cose lo sa. Sono problemi che toccano i familiari e le persone che vivono costantemente questa problematicità o quelli che hanno subito i reati di queste persone.
  Allora, cerchiamo di lavorare in una certa direzione; recuperiamo le persone che lì dentro possono essere recuperate, perché non tutte – condivido – sono persone che hanno commesso gravissimi reati e ci sono persone che potrebbero essere recuperate alla società civile. Io ho visto tante di quelle persone anche in quelle strutture: parlo della struttura di Montelupo Fiorentino che conosco bene, da fiorentino, e, a più riprese, ho visto persone passare lì dentro che sono state recuperate grazie all'impegno di assistenti sociali, di medici, tra mille difficoltà, e di operatori della polizia penitenziaria.
  Allora, io vi chiedo più serietà nell'affrontare questo tipo di problematiche che riguardano la vita dei cittadini sotto tutti i punti di vista. Noi non possiamo stare a fare dei discorsi e poi abbiamo persone che subiranno dei gravi reati per l'atteggiamento che porta a dire che il giudice non reitera dopo dieci anni il percorso di internamento all'interno di queste strutture. Sono cose che deve stabilire un giudice e che devono stabilire i medici. Non lo potete stabilire voi con una legge perché questo mette a repentaglio la sicurezza dei cittadini.
  Allora, basta con queste filosofie. Noi riteniamo che voi farete qualcosa di sbagliato con questo provvedimento, che non porterà da nessuna parte, non garantirà la sicurezza dei cittadini e non garantirà nemmeno il recupero di alcune persone che in queste strutture possono essere recuperate e che adesso, non domani e non tra un anno, vivono in condizioni vergognose perché le istituzioni non si interessano a questo tipo di problemi; fanno grandi filosofie, ma non si interessano concretamente di questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gian Luigi Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente. L'istituzione manicomiale, al pari del carcere, fu definita da Michel Foucault come un'istituzione totale, cioè come un luogo chiuso, deputato al controllo di quella forma di devianza che è rappresentata dalla follia. La necessità di un'istituzione totale, come luogo adeguato per la cura dei malati mentali, è stata ormai superata nel sistema sanitario del nostro Paese grazie agli sviluppi della psicofarmacologia e all'approccio basato sulla comunità terapeutica, che Franco Basaglia introdusse in Italia mutuandola dall'esperienza di Maxwell Jones.Pag. 83
  Una rivoluzione del modello di assistenza, il cui bilancio non può che essere definito globalmente come positivo e umanizzante, seppure con un pesante strascico di sofferenze prodottesi a causa delle forzature operate a partire da pregiudizi ideologici che hanno segnato soprattutto l'iniziale fase di applicazione della legge n. 180 del 1978, quando per motivi ideologici la malattia mentale fu negata come dato biologico esistente, quindi, indipendentemente dalle contraddizioni della società in cui si produce. E quando avvenne la deistituzionalizzazione selvaggia di molti pazienti, messi sulla strada prima che venissero approntate le strutture territoriali per assisterli, ne derivò un corto circuito doloroso di sofferenze, sia per i pazienti abbandonati sia per le famiglie, che senza supporto adeguato hanno dovuto e talora purtroppo ancora debbono farsi carico di accoglierli al loro interno, andando incontro spesso a situazioni drammatiche.
  Se gli ospedali psichiatrici sono ormai una realtà che appartiene al passato, l'ospedale psichiatrico giudiziario continua, tuttavia, ad esserne l'ultimo pesante residuo. Nell'ospedale psichiatrico giudiziario la persona, in quanto soggetto che per le sue condizioni mentali è pericoloso per la società e cioè a seguito di una condanna e di una diagnosi, viene internata in una istituzione in cui si sommano le caratteristiche e il potere distruttivo di due istituzioni totali: il manicomio ed il carcere.
  Un'istituzione, dunque, doppiamente totale, l'ospedale psichiatrico giudiziario che, benché superata, fa fatica a morire. È infatti dal 1o aprile 2008 che con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stato avviato l'iter per il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, prevedendo la loro chiusura e il trasferimento degli internati in strutture sanitarie regionali, gestite dalle aziende sanitarie entro il 2010. A distanza di sei anni siamo ancora qui a parlarne ed è già la seconda volta in questa legislatura che siamo chiamati a votare lo slittamento della definitiva chiusura degli OPG di un altro anno. Lo facciamo dopo che durante l'esame al Senato il decreto ha già subito significative e positive modificazioni, alcune delle quali vorrei brevemente commentare.
  Il Senato anzitutto ha esteso il provvedimento anche ai seminfermi di mente ed ha stabilito che le condizioni per le quali è possibile derogare in via eccezionale dall'obbligo di misure di sicurezza diverse dall'ospedale psichiatrico giudiziario possono essere accertate solo sulla base delle qualità soggettive della persona, cioè senza tenere conto delle condizioni individuali, familiari e sociali, come previsto dall'articolo 133 del codice penale. In altre parole, non si potrà finire in ospedale psichiatrico giudiziario perché si è poveri o perché la famiglia vive in un ambiente degradato.
  Significativo è anche il fatto che il Senato abbia disposto che la mancanza di programmi terapeutici individuali non possa essere invocata a supporto del giudizio di pericolosità sociale. L'inerzia del sistema sanitario non potrà dunque più essere invocata come alibi per giustificare l'internamento in ospedale psichiatrico giudiziario.
  Apprezzabile è anche il nuovo comma 1-bis, introdotto dal Senato, con cui viene disposta la realizzazione, da parte delle regioni, di corsi di formazione per gli operatori del settore, finalizzati alla progettazione e alla organizzazione di percorsi terapeutico-riabilitativi e con cui soprattutto l'adempimento degli impegni per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari viene a fare parte della valutazione del rispetto dei LEA nel sistema premiale che porta alla ripartizione delle risorse destinate al servizio sanitario nazionale.
  Per favorire la dimissione delle persone attualmente internate in OPG, il nuovo comma 1-ter, aggiunto dal Senato, impone alle regioni di predisporre, entro quarantacinque giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione, percorsi terapeutico-riabilitativi individuali di dimissione da inviare al Ministero della salute, documentando quindi in modo puntuale le ragioni Pag. 84che sostengono l'eccezionalità e la transitorietà del ricovero per quei pazienti per i quali sia stato accertato il persistere della pericolosità sociale.
  In ogni caso, come previsto dal comma 1-quater, le misure di sicurezza sia in ospedale psichiatrico che nelle residenze non potranno protrarsi sine die come è avvenuto in passato, finanche oltre il tempo stabilito per la pena detentiva massima prevista per il reato commesso. Su questo punto dissentiamo fermamente da quanto affermato da alcuni colleghi durante la discussione degli emendamenti avvenuta questa mattina e ieri. A loro avviso il permanere di esigenze di sicurezza sociale costituirebbe una ragione valida per rimandare per una durata di tempo imprevedibile la fine del periodo di internamento.
  Si tratta di una visione custodialista che non può esser accettata. Infatti, se proviamo ad uscire dall'ospedale psichiatrico e ci caliamo nella realtà della vita quotidiana, di quale soggetto che passeggia per strada è possibile escludere in modo assoluto la pericolosità sociale ? E se questo è vero, dove andremo a collocare i soggetti potenzialmente pericolosi ma che non hanno ancora compiuto reati ? Dovremo forse riaprire gli ospedali psichiatrici ? Terminata la pena dunque il paziente deve essere curato come qualunque altro malato. La contestata norma del comma 1-quater è stata voluta per evitare che, come nel Conte di Montecristo avvenne per l'abate Faria, compagno di Edmond Dantès, nella fortezza di If, possano esservi ancora in futuro dei sepolti vivi all'interno degli ospedali psichiatrici giudiziari, dimenticati fino al giorno della loro morte, solo perché, come troppe volte è accaduto, nessuno era in grado di certificare che dopo dieci, venti o anche trenta anni di internamento senza problemi evidenti di pericolosità essi fossero ormai sicuramente non pericolosi anche per i secoli a venire.
  Come ho già avuto modo di affermare in quest'Aula, nella nostra cultura e per la nostra Costituzione fondata sulla centralità della persona e sui suoi diritti inalienabili le ragioni della clinica e della cura debbono sempre prevalere non solo su quelle dell'ideologia, ma anche su quelle molto più nobili della giustizia e della sicurezza.
  Tenuto conto anche di queste osservazioni, il gruppo dei Popolari per l'Italia voterà dunque convintamente a favore di questo decreto di proroga. Ora però occorre che le istituzioni dello Stato e delle regioni facciano la loro parte con responsabilità, dimostrando di saper lavorare anche senza l'affanno dell'emergenza. E a questo riguardo, per evitare alla radice la richiesta di nuove proroghe, salutiamo come molto opportuno il dispositivo contenuto al comma 2 dell'articolo 1, con il quale si prevede che lo Stato possa automaticamente sostituirsi alle regioni che si rivelassero inadempienti nell'assumere le iniziative necessarie a garantire il completamento del processo di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari.
  Non tutti in questa Aula possono aver avuto il privilegio, come è stato dato a me, di lavorare in ospedale psichiatrico o nell'osservazione psichiatrica di un carcere. È certo però che solo chi non è mai entrato in un ospedale psichiatrico può non rendersi conto che oggi stiamo qui scrivendo una pagina di civiltà e che stiamo pagando un debito verso tante persone a cui la nostra società non ha offerto un percorso di cura e di riabilitazione, ma bensì una condizione di isolamento, di degrado, di abbandono, di violenza peggiore di quella che si vive nelle peggiori carceri della Repubblica. Il fatto che si tratti di criminali, per quanto ammalati, non rende per questo meno doveroso il nostro intervento di oggi. È per questo che noi voteremo questo decreto e lo voteremo in modo convinto, come ho detto (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, questo brutto provvedimento è frutto di una visione ideologica, che si muove dal Pag. 85vizio di considerare la malattia mentale quale prodotto della società, e dunque considerare malata la società e le logiche sulle quali questa società si regge. Ed ecco allora che il superamento degli OPG passa attraverso la realizzazione delle residenze sanitarie per l'esecuzione della misura di sicurezza, e questo nonostante le osservazioni contrarie delle regioni e degli altri attori che si trovavano e che si troveranno coinvolti dal vostro provvedimento.
  Individuate gli attuali servizi di psichiatria come luogo di invio delle persone che hanno commesso reati in stato di incapacità, e quindi non imputabili, ma da custodire per la loro pericolosità sociale. Non si tiene conto che i dipartimenti di salute mentale non si occupano di persone incapaci di intendere e di volere, ma di patologie psichiatriche, che richiedono, per essere curate, adeguati ambienti di cura. Ovvio che, in assenza di OPG o di qualsivoglia struttura alternativa, gli autori dei reati provenienti dal carcere con precise esigenze di custodia altererebbero profondamente la possibilità di cura e di servizi. Nel cercare, poi, di forzare le dimissioni dagli OPG, la vostra brutta proposta impone al giudice di non considerare la possibilità di reiterare il reato per motivi ambientali.
  Il giudice dovrebbe così valutare solo la personalità e la soggettività dell'imputato. Il provvedimento prevede che le persone possano essere dimesse dagli OPG anche in assenza di un progetto di cura e di riabilitazione, e questo è uno degli aspetti più incredibili, che fa il paio con la previsione che il ricovero negli OPG sia l’extrema ratio. Avete, in sostanza, gettato le basi per scardinare l'esistente sistema delle misure di sicurezza, che prevedeva che per il soggetto socialmente pericoloso potessero essere rinnovate le misure di restrizione.
  Il testo modificato dal Senato pone, invece, un limite massimo alla misura di sicurezza, che non può durare oltre il tempo stabilito per la pena detentiva prevista per il reato commesso. In sostanza, una volta scontata la pena, ritenete, e lo stabilite per legge, che il soggetto non sia più socialmente pericoloso. Ordinate che un soggetto pericoloso debba guarire in un tempo massimo prestabilito: una cosa veramente incredibile. Le strutture residenze sanitarie per l'esecuzione della misura di sicurezza, dove finiranno gli ospiti degli OPG, non prevedono la presenza di personale di pubblica sicurezza, mettendo così fortemente a rischio l'incolumità del personale sanitario, che dovrà gestire persone socialmente pericolose e situazioni per le quali non è preparato.
  E ancora, queste nuove strutture, che andranno ad insistere nei nostri centri abitati, saranno dotate, quali misure di controllo, di telecamere e recinzioni assolutamente insufficienti a tutelare la quiete e la sicurezza di quelle comunità che avranno la sfortuna di veder sorgere queste strutture sul proprio territorio. In sostanza, nel complesso, un brutto provvedimento; un brutto provvedimento contro il quale noi voteremo e che rappresenta, anche e soprattutto, un'occasione persa. Avremmo desiderato, infatti, che il Governo e il Parlamento, nell'affrontare il tema degli OPG, avessero colto questa occasione per riconsiderare il problema delle malattie mentali in tutti i suoi aspetti. La verità è che per troppo tempo in questo Paese si è ragionato come se la malattia mentale non esistesse.
  Lo Stato, in nome del solito ipocrita buonismo, ha delegato alle famiglie il problema. Lo Stato non ha dimostrato di essere capace di superare lo schifo – ripeto, lo schifo – dei manicomi, trovando, al contempo, forme alternative di presa in carico delle persone sofferenti e delle loro famiglie. Ha trionfato il pensiero privatistico di gestione della problematica, senza alcun rispetto per le persone coinvolte direttamente o indirettamente, sottovalutando il problema delle conseguenze legate alla necessità di garantire la sicurezza dei cittadini.
  Lo Stato ha pensato bene, giocando sulle famiglie interessate dalla problematica, portando in scena la recita della falsità, di chiudere le strutture di accoglienza per le persone sofferenti, senza minimamente studiare metodi alternativi Pag. 86di presa in carico del malato e delle famiglie. Se da un lato – è necessario ricordarlo – la riorganizzazione dell'assistenza psichiatrica per la tutela dei malati di mente è stata affrontata in parte dalle regioni con proprie iniziative legislative, dall'altro lato è quanto meno sempre più opportuno che, con una legge quadro nazionale, vengano definiti in modo chiaro i principi e i criteri che delineano i presidi e le strutture minime indispensabili per garantire un livello di assistenza adeguata ed uniforme su tutto il territorio dello Stato.
  Nel nostro Paese, come in altri Paesi d'Europa, deve esserci una normativa chiara ed univoca che sappia contemperare il diritto alla libertà con il diritto alla salute e alle cure del malato di mente grave.
  Le regioni, infatti, non hanno la potestà di legiferare in questo campo e il Parlamento, per affrontare questo problema, deve essere in grado di dare un giudizio obiettivo sulla legge Basaglia, valutandola in tutte le sue luci e le sue ombre.
  Dopo oltre vent'anni di bombardamento mediatico, praticamente a senso unico, le luci tutti le conosciamo perfettamente. Le ombre – e le conseguenti necessità di modifica della legge n. 180 del 1978 – le hanno invece imparate a conoscere, direttamente sulla propria pelle, quasi esclusivamente i malati di mente – passati, senza via di mezzo, dalla reclusione all'abbandono – e le loro famiglie, lasciate sole con i propri insostenibili problemi.
  Le loro disperate richieste di aiuto ed esasperate proteste sono state dapprima ignorate, poi criminalizzate come colpevole nostalgia dei manicomi, infine strumentalizzate a sostegno della tesi, in gran parte pretestuosa, che i problemi non nascevano dalla errata impostazione ideologica della legge n. 180, ma dalla sua mancata attuazione.
  Signor Presidente del Consiglio, lei che è a capo del partito di sinistra più forte d'Europa e che ha ricevuto dagli elettori un consenso storico, forse proprio perché lei non è di sinistra, superi, finalmente, quei vizi ideologici che non hanno mai permesso alla sinistra di rappresentare la maggioranza degli italiani. Parlo di quella sinistra incapace di autocritica, di fare i conti con la sua storia, di prendere le distanze dalla propria perniciosa ideologia, di imparare dai fatti e dai propri errori. Quella sinistra che non ha mai voluto prendere atto dei limiti e delle contraddizioni della legge n. 180.
  Avviandomi alle conclusioni, sottolineo che è necessario innovare e profondamente modificare la normativa sull'assistenza psichiatrica prevista dalla ben nota legge n. 180 del 1978. Una legge simbolo di un'epoca, di una cultura, del regime consociativo catto-comunista; sentita, perciò, dalle forze che l'hanno consapevolmente voluta come una bandiera, dichiarata più intoccabile della Costituzione, difesa con le unghie e con i denti da ogni pur pacata e motivata critica, nonostante le sue evidenti lacune ed incongruenze e la conseguente incapacità di affrontare i problemi dei pazienti psichiatrici più gravi.
  Per anni agli appelli, alle proteste, alle denunce dei familiari, sulle cui fragili spalle era stato scaricato il peso, spesso insostenibile, dell'assistenza di questi pazienti, fu opposto un muro di silenzio. Ad ogni fatto o persona che potessero testimoniare contro l'immacolata perfezione della legge n. 180 fu applicata una censura degna dei Paesi totalitari da parte di giornalisti, intellettuali e persino magistrati, uniti dal collante dell'ideologia.
  Chi, come il parlamentare ed intellettuale comunista Antonello Trombadori, illuminato sulla legge n. 180 da una drammatica esperienza familiare, rifiutava la complicità di un'omertà ideologica, veniva rimproverato di dire cose giuste, ma politicamente non opportune. A questi rimproveri Trombadori replicava giustamente: il momento per dire la verità è sempre opportuno; ed aggiungeva testualmente: khomeinisti quali altri non sono i sostenitori dell'intoccabilità della legge n. 180: dei dogmatici che rifiutano il principio della verifica e della sperimentazione pur di salvare l'intangibilità di un disegno ideologico.Pag. 87
  Quello dei fautori della legge n. 180 è uno sbarramento terroristico a una ponderata analisi della situazione, è una mostruosa indifferenza ai casi concreti, alla vita come si manifesta, terribile e disperata.
  Io dubito che Franco Basaglia, se fosse ancora vivo, approverebbe il loro operato. I basagliani sostenevano che Trombadori non era obiettivo, che, come familiare di un paziente psichiatrico, era troppo emotivamente coinvolto per giudicare in modo equilibrato. Perché, quando la congiura del silenzio non riusciva più a soffocare le accuse disperate ed esasperate dei familiari, i basagliani, in quella che era ormai diventata una lotta senza esclusione di colpi in difesa della propria ideologia e delle proprie posizioni di potere conquistate, brandivano come arma impropria alcuni concetti psicoanalitici, usati in modo selvaggio, per colpevolizzare le famiglie di essere la causa dei sintomi del malato.
  Signor Presidente del Consiglio, abbia il coraggio di essere ideologicamente scorretto: si assuma, come fece il deputato del PD Trombadori, l'onere della verità e si faccia carico di intervenire affinché finalmente in questo Paese sia superata l'arroganza ideologica e si torni a discutere nel merito del problema e si intervenga, finalmente, a legiferare per stabilire una normativa nazionale capace realmente di delineare un sistema di presa in carico delle persone malate e, soprattutto, delle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, colleghi deputati, il gruppo di Scelta Civica per l'Italia voterà serenamente il provvedimento che abbiamo in discussione nell'Aula della Camera. Lo farà serenamente perché convinto che si tratti di un provvedimento che porta dei progressi di carattere sociale nel nostro Paese e che va a sanare delle situazioni che sono di grave sofferenza nel nostro sistema. Però, questo non ci impedisce di fare alcune considerazioni che raccolgono in parte preoccupazioni che sono risuonate all'interno di quest'Aula portate spesso da partiti che stanno all'opposizione.
  Nella mia riflessione vorrei parlare di una legge, di una grande legge – che ancora oggi viene studiata da economisti e da operatori sanitari che vengono da fuori del nostro Paese, da altri Paesi europei, e qualche volta da altri Paesi del mondo – che è la legge Basaglia del 1978. Una legge importante che decretò la fine degli ospedali psichiatrici e stabilì la necessità che si dovesse iniziare a ragionare complessivamente della presa in carico dell'individuo, del cittadino, del paziente, del malato, della persona bisognosa e sofferente, e non della malattia psichiatrica come stigma, come sono soliti dire gli psichiatri, non come fattore di emarginazione dell'individuo.
  È stata una grande legge, la legge Basaglia, oggi tutti sono convinti nel dire questo; ma sarebbe difficile dire che sia stata una legge che non abbia portato complicazioni nel nostro Paese. E per capire quale tipo di complicazioni questa legge ha portato basterebbe farsi un giro nelle famiglie che hanno il carico di un paziente psichiatrico. Farsi il giro delle famiglie e capire quante volte ci sono difficoltà a carico di queste famiglie che non sono adeguatamente supportate da un sistema pubblico di assistenza, che non sempre è capace di dare risposte che sollevino le famiglie dalla sofferenza della gestione di un paziente psichiatrico, che non sempre è in grado di dare alla patologia psichiatrica del singolo individuo, della singola persona, quelle risposte di qualità che la legge Basaglia presupponeva.
  Se noi ignorassimo questo tipo di criticità e se noi ignorassimo che deve esistere comunque un equilibrio tra le esigenze di civiltà, ma anche le esigenze di sicurezza sociale e l'esigenza di tutela delle famiglie che hanno in carico un peso che l'assistenza dello Stato, l'assistenza sanitaria Pag. 88pubblica, non sempre è in grado di aiutare a supportare, noi faremmo un grave errore e potremmo ripetere, nell'approvare questa legge, che è una legge di civiltà, degli errori già fatti in passato.
  Io credo che sia utile non ripeterli, che sia utile tenere a mente che le regioni sono venute in Parlamento e hanno chiesto una deroga non annuale, non uno slittamento di un anno (aprile 2015 come termine per la chiusura degli OPG), ma hanno chiesto una deroga triennale, cioè hanno chiesto che si spostasse al 2017 il termine di chiusura degli OPG.
  Perché l'hanno fatto le regioni ? Perché sono meno civili del Parlamento ? Perché meno del Parlamento hanno a cuore la salute dei loro cittadini ? Perché sono più pavide del Parlamento nell'affrontare la paura ? No non credo. L'hanno fatto perché sono consapevoli delle difficoltà di produrre un sistema alternativo di assistenza che sia in grado, in maniera qualificata, di prendersi carico delle esigenze dei cittadini oggi internati negli ospedali psichiatrici giudiziari.
  Le regioni sanno perfettamente, ad esempio, quanto è difficile la gestione della sanità penitenziaria, perché oggi le regioni, a cui la competenza della sanità penitenziaria è stata passata dallo Stato, si lamentano che lo Stato non gli abbia passato adeguate risorse sanitarie per gestire in modo moderno, in modo qualificato, in modo adeguato, in modo dignitoso, l'assistenza sanitaria penitenziaria. Le regioni sanno perfettamente quali siano le sofferenze del Sistema sanitario nazionale, sanno perfettamente quali sono le sofferenze del Fondo sanitario nazionale, sanno perfettamente quali sono le sofferenze e le criticità che oggi vive il sistema dell'erogazione di una salute di qualità al cittadino.
  Sanno quanto è difficile garantire i LEA nelle regioni italiane e quanto difformemente i LEA – i livelli essenziali di assistenza, per intenderci – vengano garantiti nelle varie regioni italiane. Quindi, sanno quale è la sofferenza di un sistema, che enuncia principi rivoluzionari qualche volta, importanti sempre, di civiltà e di civiltà sanitaria e di welfare sociale, ma, poi, non mette – perché non le ha – le risorse che sono necessarie e indispensabili perché il sistema funzioni.
  Questo è il grido di allarme che è venuto da diversi partiti dell'opposizione e che quest'Aula deve tenere in considerazione sul rischio che fare delle grandi iniziative, attuare delle grandi iniziative rivoluzionarie dal punto di vista del progresso sociale senza avere l'adeguata copertura finanziaria, può comportare. Allora, non bisogna ignorare – non l'ha fatto il Senato – questo grido d'allarme; infatti, il Senato ha introdotto – ed è l'unico accenno tecnico che faccio al testo del provvedimento – una funzione di monitoraggio puntuale nei confronti del Parlamento e, soprattutto nei confronti di chi è attuatore, lo Stato, di questo provvedimento: una funzione che consenta di accompagnare le regioni e di valutare con attenzione quali sono le eventuali criticità di questo provvedimento, per evitare che le criticità travolgano l'immensa parte buona che in questo provvedimento c’è.
  Colleghi, quando noi ci poniamo il problema dell'impatto sociale della persona che esce da un ospedale psichiatrico giudiziario, dobbiamo tenere conto che le strutture sanitarie, oggi, ci stanno mandando un segnale di impreparazione; dobbiamo tenere conto di quello che dicono le strutture che, all'interno dei SERT, negli SPDC, all'interno dei REMS che si stanno facendo, all'interno del mondo della psichiatria, devono prendersi carico di queste persone. Da questi settore arrivano dei gridi d'allarme che non sarebbe soltanto stupido ignorare, ma sarebbe controproducente, perché correremmo il rischio, poi, di trovarci di fronte a problemi, anche di allarme sociale, difficili, difficilissimi da gestire e che potrebbero costringere questo Parlamento non solo a rinviare ulteriormente, ma, addirittura, a rivedere sostanzialmente il provvedimento.
  Quindi, io credo che tutte le indicazioni, tutte le segnalazioni, tutti gli elementi di criticità che questo provvedimento dovesse avere nella sua attuazione debbano essere monitorati, affinché questo Pag. 89Parlamento, se dovesse succedere che l'anno prossimo – io credo che succederà – riprenderà in mano questo provvedimento, sappia quali sono gli elementi attraverso i quali superare le criticità. Ciò per consegnare al Paese non solo un buon provvedimento sulla carta, ma anche un provvedimento che sia supportato adeguatamente come risorse finanziarie, che sia supportato adeguatamente come preparazione dei professionisti che si devono occupare della presa in carico del territorio e che sia supportato adeguatamente sui temi della sicurezza sociale, sui temi della sicurezza e della garanzia delle famiglie, che devono collaborare nella presa in carico del territorio.
  Quindi, io credo che sia stato giusto che si sia parlato di questi problemi in quest'Aula: il voto serenamente e convintamente favorevole di Scelta Civica tiene conto di queste problematiche e di queste criticità (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.

  RAFFAELE CALABRÒ. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, è pleonastico affermare che tutti noi siamo convinti della necessità di superare gli ospedali psichiatrici giudiziari, soprattutto conoscendo le condizioni disumane in cui versano le persone recluse.
  Allorché si parla di diritti umani e civili, la parola «proroga» stona in maniera vistosa, ma non esistevano alternative a quello che tutti ci auguriamo essere l'ultimo rinvio: nel corso di quest'ultimo anno non sì è riusciti a completare la procedura per la realizzazione delle strutture destinate all'accoglienza degli internati. Abbiamo mancato di realismo in passato, pensando che bastava un rimando di un anno e avremmo voltato definitivamente pagina. È sotto gli occhi di tutti che in un solo anno non si potevano approntare tutte le misure necessarie a chiudere questi luoghi di segregazione.
  Durante la scorsa legislatura, abbiamo legiferato sull'onda emotiva suscitata da un'inchiesta che ha avuto il merito di aver squarciato il velo su queste strutture, ma mirava, per i tempi previsti, forse più alla visibilità politica che al raggiungimento di obiettivi di tutela dei soggetti infermi.
  Ed eccoci qui, dinanzi ad una nuova proroga che non si poteva evitare perché nel biennio che ha preceduto la proroga non si è fatto molto. Non si è sviluppata una buona penetrazione di culture e proposte alternative, e ci si è fermati sulla costruzione delle nuove strutture, che dovranno sostituire gli OPG, come fosse questa la soluzione. Ma tutti sappiamo che ci vuole tempo per costruirle, e non sempre ci si riesce; e, infatti, non ce n’è ancora una.
  Anche per i continui tagli alla sanità, le regioni non potevano che incontrare enormi difficoltà, innanzitutto per la fragilità dei dipartimenti di salute mentale e per i ritardi registrati nel costruire territorialità (i presidi h 24), ed ora, nel momento in cui è arrivata la legge «svuota carceri» e la chiusura degli OPG, devono correre ai ripari e costruire le REMS.
  Dobbiamo, comunque, ammettere che il decreto-legge che stiamo esaminando, pur prevedendo un'ulteriore proroga al marzo del 2015 per il completo superamento degli OPG, ha contestualmente introdotto, grazie al miglioramento apportato al Senato, misure concrete da parte delle amministrazioni coinvolte nel realizzare la chiusura degli istituti.
  Dobbiamo essere ottimisti, anche perché in questi tre anni, qualcosa è cambiato e anche le regioni hanno cominciato ad attivarsi.
  Dichiarando il voto favorevole del gruppo del Nuovo Centrodestra, vorrei sottolineare la necessità di ridurre effettivamente gli invii in ospedale psichiatrico giudiziario prevalentemente derivanti dall'applicazione della misura di sicurezza provvisoria nei confronti di persone detenute e libere.
  Qualche dato potrà esserci di aiuto. Con riferimento alle persone di competenza delle regioni del bacino campano (che significa Abruzzo, Campania, Lazio e Molise), dal 1o gennaio del 2012 al marzo Pag. 90del 2014, sono stati registrati complessivamente 383 nuovi ingressi. Bene, quasi il 70 per cento vi sono entrati in applicazione di una misura di sicurezza provvisoria, in mancanza di alcun accertamento sia della pericolosità sociale che della patologia psichiatrica.
  Tra l'altro, il ricorso all'ospedale psichiatrico giudiziario in alternativa agli istituti penitenziari ordinari risulta del tutto privo di motivazioni, dall'entrata in vigore, nel 2008, della riforma della sanità penitenziaria, che ha introdotto, anche a favore delle persone detenute, l'obbligazione propria del Servizio sanitario nazionale a garantire i livelli essenziali di assistenza in tutti gli istituti penitenziari.
  C’è, inoltre, una preoccupazione che non può che essere condivisa e che va prevenuta. Molti giustamente nutrono il dubbio che le REMS finiscano per essere degli OPG mascherati e che ripropongano le contraddizioni, le inefficienze e le carenze sul piano terapeutico, di risocializzazione e riabilitazione, che hanno caratterizzato gli ospedali psichiatrici giudiziari; insomma, che si perda di vista l'obiettivo finale, ovvero il rafforzamento dei dipartimenti di salute mentale, la creazione di condizioni che consentano al Servizio sanitario nazionale la presa in cura di questi soggetti al fine di creare le concrete condizioni per l'accoglienza dei soggetti dimissibili.
  Ma non ci sarà soluzione fino a quando non si procederà ad una riorganizzazione che porti ad una riqualificazione dei dipartimenti di salute mentale, limitando il numero complessivo di posti letto da realizzare nelle REMS.
  Sarebbe peccare di mancanza di lungimiranza se si pensasse di risolvere il problema soltanto con nuove strutture. Le parole d'ordine devono essere, lo ripeto: rafforzamento dei dipartimenti di salute mentale, lavoro di concerto per limitare gli invii negli ospedali psichiatrici giudiziari e nei REMS domani, tenendo conto delle sentenze della Corte costituzionale e delle necessità delle singole persone.
  Ma anche il Governo deve fare la sua parte, perché è senz'altro determinante che sia stato previsto che le regioni adempiano a quanto previsto dal provvedimento e che la verifica sia fatta al tavolo degli adempimenti dei livelli essenziali di assistenza; ma allo stesso tempo è necessario accelerare l'erogazione alle regioni delle risorse di parte corrente, a partire da quelle relative agli anni 2012 – 2014, la cui effettiva disponibilità è fondamentale per il reclutamento e la formazione del personale necessario al rafforzamento dei servizi per la salute mentale.
  Concludendo, ritengo che questa volta non siamo semplicemente dinanzi ad una proroga, ma che con questo decreto siano stati messi in moto meccanismi che consentiranno la chiusura di queste strutture vergognose, che poco si addicono ad un Paese come il nostro, che si è sempre preso cura dei soggetti più fragili.
  Questa è una battaglia che appartiene a tutti e che finora non ha ancora conosciuto una fine, ma sempre una proroga: che sia davvero l'ultima (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Piazzoni. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signora Presidente, «luoghi di estremo orrore, che umiliano l'Italia rispetto al resto dell'Europa»: così il Presidente Giorgio Napolitano definiva gli ospedali psichiatrici giudiziari nel discorso di fine anno del 2012. Ed è con profondo rammarico, ha detto, che ha firmato il decreto di proroga del termine definitivo per la loro chiusura.
  Noi esprimiamo lo stesso rammarico, perché ogni giorno di permanenza in essere degli OPG è una colpa che ricade su tutte le istituzioni.
  Era il luglio 2011 quando la Commissione d'inchiesta del Senato sul Servizio sanitario nazionale fece esplodere in tutta la sua drammaticità la realtà degli OPG. La Commissione tornò dalle sue visite a sorpresa nei sei ospedali psichiatrici giudiziari italiani con una relazione che riportava come tutti gli OPG avessero personale sanitario insufficiente e una struttura Pag. 91da carcere o manicomio del tutto diversa da quella dei servizi psichiatrici e non potevano trattare i pazienti in modo diversificato. Quattro avevano carenze strutturali ed igienico-sanitari gravi e inaccettabili. Erano anche stati rilevati sovraffollamento e pratiche di contenzione inadeguate e in alcuni casi lesive della dignità della persona. Il Parlamento ne dispose allora la chiusura entro il 1o febbraio 2013. Ma alla scadenza dovemmo rilevare che ben poco era stato fatto materialmente dallo Stato e dalle regioni per rendere possibile quella chiusura e fummo costretti a concedere una proroga di un anno. Io stessa in quest'Aula chiesi fortemente di evitare che la proroga diventasse solo la prima di una lunga serie e fummo favorevoli all'inserimento di modalità di commissariamento delle regioni inadempienti. Vi lascio immaginare, quindi, con quale stato d'animo ci troviamo oggi costretti ad acconsentire ad un'ulteriore proroga. E tuttavia riteniamo che l'attuale contenuto del decreto-legge, così come è stato modificato dal Senato, contenga misure utili, non solo ad ottenere finalmente l'indispensabile chiusura degli OPG, ma anche ad iniziare a cambiare la cultura di approccio al tema disagio psichico e responsabilità penale.
  Un anno fa, in sede di conversione del primo decreto di proroga, cercammo inutilmente di far comprendere che la soluzione non poteva stare nella costruzione delle REMS, cioè di OPG in miniatura. Temevamo, infatti, che l'impegno finisse con l'essere molto più rivolto alla creazione di nuove strutture di mero contenimento, piuttosto che a seri percorsi di riabilitazione. Ci preoccupava l'assegnazione dei finanziamenti in prevalenza alla costruzione e all'attivazione delle strutture residenziali speciali, a scapito del trasferimento di risorse ai dipartimenti di salute mentale a cui spettava il compito, invece, di assicurare i progetti terapeutico-riabilitativi.
  Per questo riteniamo fondamentale che il decreto-legge oggi preveda che le regioni possano rivedere i programmi sulle REMS, riducendone i posti e reinvestendo i finanziamenti per potenziare i servizi di salute mentale. Le REMS sono finalmente viste come una soluzione residuale perché il decreto-legge prevede che il giudice debba privilegiare le misure alternative all'internamento, anche per misure provvisorie e per le dimissioni, casi che oggi costituiscono una quota rilevante degli internamenti impropri.
  È una riforma importantissima, che recepisce, finalmente, un'indicazione data in più pronunce dalla Corte costituzionale negli anni passati. È importante, dunque, che le regioni rivedano i loro piani. Per anni le politiche nazionali e regionali hanno determinato la fragilità dei dipartimenti di salute mentale, hanno frammentato i servizi e non hanno costruito territorialità. Bisogna cambiare profondamente questo stato di cose. Nel decreto-legge è stata inserita la possibilità del commissariamento delle regioni inadempienti e una verifica tra sei mesi. Ma occorre sostenere il cambiamento delle politiche regionali anche dal punto di vista culturale.
  Il decreto-legge introduce altre importanti novità, a partire dall'introduzione del limite alla durata massima delle misure di sicurezza. Queste misure nei confronti dell'autore di un reato bisognoso di cure psichiatriche non potranno più avere durata superiore a quella della pena a cui potrebbe essere condannato se fosse ritenuto imputabile. Finora si entrava nell'OPG e ci si restava finché il magistrato di sorveglianza giudicava la persona non più socialmente pericolosa. E poiché nella struttura non ci sono cure, la persona era destinata a rimanere lì, per sempre. La durata, dunque, non è più ora indeterminata nel suo massimo. Si mette fine così ai tanti casi di ergastolo bianco, con permanenze lunghissime anche per reati non pericolosi.
  L'altra importante novità riguarda l'impossibilità che le condizioni economico-sociali di un individuo, nonché la mancanza del progetto terapeutico individuale, possano determinarne la pericolosità sociale. Vale a dire che l'internamento in OPG e, in generale, le proroghe delle Pag. 92misure di sicurezza, non potranno più essere stabilite per le condizioni di svantaggio sociale della persona o semplicemente e drammaticamente perché non esistono servizi che li possano prendere in carico. Queste nuove norme risultano ancora più importanti perché, nonostante oggi la malattia mentale, per la vigente legislazione italiana, venga considerata uguale alle altre malattie, le persone affette da tali patologie sono ancora ritenute pericolose, violente e inaffidabili, quando, invece, la pericolosità e la violenza non hanno alcuna correlazione con disturbi psichici, che rappresentano una variabile assolutamente indipendente.
  Ma la strada da percorrere è ancora molto lunga e lo dimostrano le affermazioni che abbiamo dovuto purtroppo ascoltare in Commissione e in quest'Aula che fanno spregio della rivoluzione culturale rappresentata dalla legge Basaglia. Si è giunti a dipingere le associazioni che da anni si battono per la chiusura degli OPG con un lavoro meritevole come lobby di sinistra. Ora a me non stupisce che un approccio così retrivo venga dalla Lega Nord o dai Fratelli d'Italia che, com’è noto, fanno della guerra ai poveri cristi, ai deboli, agli emarginati il proprio – consentitemi –, infame cavallo di battaglia. Mi stupisce e preoccupa che vi si affianchi il MoVimento 5 Stelle, che è composto da giovani generazioni che vorremmo solide in alcuni principi che veramente avremmo sperato essere ormai diventati consolidati.
  Voglio chiarire tuttavia che l'obiezione avanzata in particolare dai deputati del MoVimento 5 Stelle circa il rischio che ci si trovi tra a un anno ad accordare una nuova proroga, poiché le regioni hanno chiesto attraverso la loro conferenza un tempo più ampio per poter ottemperare, è fondata. Ma non credo debba essere accolta nella misura in cui il decreto-legge, come ho già detto, cambia completamente la filosofia con cui si va ad affrontare la chiusura degli OPG. Del resto, ci sono regioni in condizioni avanzate di questo percorso come il Friuli Venezia Giulia e l'Emilia Romagna. Prevedere il potere sostitutivo è indispensabile perché i casi di regioni che finora non hanno proceduto non si devono solo a problemi organizzativi ma a forti resistenze culturali che possono essere rimosse solo attraverso un forte coordinamento che speriamo nasca nei tempi previsti e che possa assumere un ruolo fondamentale in questo processo. E in questo senso siamo favorevoli all'introduzione nell'organismo di coordinamento di rappresentanti delle associazioni impegnate sul tema, purtroppo non prevista dal decreto-legge ma su cui il Governo ha accolto un ordine del giorno.
  Per tutto ciò abbiamo ritenuto che l'impianto del decreto non dovesse essere modificato e che occorresse giungere ad una sua approvazione in tempi celeri, come richiesto dalle organizzazioni che da anni seguono la questione degli OPG. Del resto, il protrarsi dei tempi di chiusura finirebbe inevitabilmente con il danneggiare ulteriormente coloro che vi sono rinchiusi, perché il regime transitorio potrebbe compromettere l'assegnazione e ridurre ancora di più le risorse a disposizione degli operatori.
  Signora Presidente, io vorrei concludere con le parole dello psichiatra Peppe Dell'Acqua, perché sono le stesse che ho pensato visitando di recente l'OPG di Aversa. Diceva: «Gli OPG non possono migliorare. Possono essere più puliti, senza più latrine sporche o letti arrugginiti, ma restano comunque insensati. La cosa che ti stringe il cuore quando li visiti non è né lo sporco né lo squallore. È l'insensatezza e la consapevolezza che chi è lì non sa perché, non sa più quando è entrato e non sa quando uscirà. E poi, quando esce, non sa neanche perché». Ecco noi dobbiamo mettere fine a tutto questo al più presto. Ma sappiamo anche che la battaglia culturale contro la cattiveria dello stigma è ancora molto lunga e andrà affrontata con decisione, energia e vitalità. Noi saremo sempre al fianco delle associazioni, degli operatori, di tutti coloro che vorranno continuare a far a battersi per una società migliore anche per chi ha avuto la sfortuna di nascere con qualche problema che vuole essere per forza indicato come la sua fine, la sua impossibilità di vivere una Pag. 93vita normale. Noi ci batteremo per questo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà-Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Onorevoli colleghi, colleghe, il gruppo di Forza Italia voterà contro il provvedimento in esame. Prima di entrare brevemente nel merito delle ragioni del nostro voto voglio ricordare, a beneficio di quanti non se ne siano ancora accorti, che la campagna elettorale è terminata. Dunque è il caso di mettere definitivamente da parte slogan e spot elettorali per affrontare un tema così delicato come quello degli OPG con un nuovo approccio, più serio e responsabile, nel pieno rispetto degli ammalati e di chi ha il diritto di vedere tutelata la propria sicurezza. La mia non è un'affermazione fuori tema e non è mia intenzione innescare nuove polemiche. La verità è che, come questo Governo ci ha ormai abituati ad assistere, si va avanti con annunci e provvedimenti tampone che hanno esclusivamente valore mediatico. Una riprova viene proprio dalla scadenza che coincide oggi dell’ultimatum dell'Unione europea in tema di condizione delle carceri italiane.
  E vorrei ricordare a quest'Aula che alcuni minuti fa, nel carcere di Bari, vi è stato un ennesimo suicidio, di un ragazzo di 28 anni. Su questo dobbiamo riflettere. Come avevamo ampiamente previsto, i provvedimenti adottati finora non hanno risolto alcunché: appena 6 mila detenuti in meno rispetto all'epoca della sentenza Torreggiani; organici invariati, se non ridotti; ed il concreto rischio di un danno materiale vicino ai 100 milioni di euro, oltre l'infamante accusa di trattamento inumano dei detenuti. Questi sono i risultati di una politica fatta di diapositive, di tweet, di annunci.
  E puntualmente, anche in tema di OPG assistiamo ad una politica degli annunci e dei rinvii: la legge n. 9 del 2012 stabiliva la chiusura degli OPG entro il 31 marzo 2013, scadenza poi prorogata al 10 aprile 2014. Il decreto-legge n. 52 del 2014, a fronte della verificata difficoltà per la realizzazione delle apposite strutture intermedie regionali ma anche per qualche eccessiva inerzia di qualche regione, proroga nuovamente il termine per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari fissandolo al 31 marzo 2015; un rinvio che appare irrealistico ed irrealizzabile e che lascia prevedere ulteriori future proroghe. Davvero difficile ipotizzare che quanto non si sia realizzato finora possa farsi nel giro dei prossimi dieci mesi.
  Nel provvedimento sottoposto alla discussione appare estremamente chiara, tra le altre, una contraddizione tra la volontà, dichiarata a parole, di chiudere gli OPG e la pretesa di regolarizzare sul piano normativo gli ingressi. Così facendo si crea solo ulteriore confusione, introducendo norme ridondanti. Da ciò non potranno che scaturire, in sede di applicazione, le solite problematiche relative alle diverse interpretazioni da parte del giudice. Il nostro gruppo ha tentato di inserire, già nel passaggio al Senato, elementi di chiarezza che riteniamo indispensabili per riformare concretamente una parte così rilevante della nostra legislazione penale. Così come si sta procedendo, da un lato, non si chiudono le strutture esistenti, ma contemporaneamente non si fa nulla concretamente per contemperare le esigenze di cura per i rei incapaci non imputabili e la sicurezza sociale per tutti i cittadini.
  Il muro opposto dal Governo, che ha bocciato ogni emendamento, chiarisce come non vi sia da parte della maggioranza di sinistra, e da chi, da altre sponde, la sostiene, la volontà di aprirsi al confronto. Il nuovo rinvio al 2015 vuol dire solo accantonare il problema e disinteressarsi ancora una volta delle gravi problematiche di malati e cittadini. Le lentezze e le inefficienze delle regioni si possono risolvere con l'attivazione da parte dello Pag. 94Stato dei poteri sostitutivi, per evitare che si continuino a perdere e a disperdere le risorse messe a disposizione.
  Un'ulteriore grave contraddizione consiste nella ipotesi che, senza alcuna reale prospettiva di risoluzione concreta, si mettano in piedi altre strutture che procureranno unicamente ulteriore dispendio di risorse, alla faccia dello snellimento e della spending review. Il Parlamento è intervenuto per la quarta volta in meno di otto mesi sulla questione: questa è la quinta. Sì, la quinta ! È evidente il fallimento più completo nell'affrontare una problematica così rilevante, così come comprendiamo, e ovviamente stigmatizziamo, lo sforzo comunicativo del Governo nel far passare il messaggio di un interessamento che in realtà si traduce solo in una serie continua di rinvii, che di fatto nulla risolvono ma, anzi, aggravano la situazione, condannando i rei non imputabili per malattia ad un ergastolo bianco e la società a disperdere risorse. Va ricordato, a tal proposito, che per la realizzazione e la riconversione delle strutture sono complessivamente già stati stanziati a favore delle regioni, per gli anni 2012 e 2013, 180 milioni di euro, di cui vorremmo conoscere la destinazione.
  Come ho già detto in premessa, la campagna elettorale è terminata: è ora di smetterla con gli annunci e le trovate mediatiche. Proseguire con ulteriori rinvii è un modo per non affrontare il problema, e questo provvedimento, nei fatti, non affronta né tantomeno risolve il problema degli OPG. Lo Stato, ripeto, piuttosto intervenga sostituendosi a quelle regioni inadempienti e provveda con immediatezza alla chiusura di queste strutture ottocentesche.
  Strutture, cari colleghi, caro Presidente, che se qualcuno ha il piacere, o meglio, il tempo di andare a vedere quel video che in una trasmissione del Maurizio Costanzo Show veniva definito video dell'orrore, io credo che questa Aula dovrebbe veramente ribellarsi a tale modo di condurre tali problematiche così delicate.
  Pertanto è evidente che noi chiediamo che si diano certezze a chi ha necessità di cura e che si garantisca al pari la sicurezza sociale. Per questo riteniamo il provvedimento invotabile e quindi confermo per Forza Italia il voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, oggi, come già un anno fa di questi tempi, ci troviamo di nuovo a dover convertire un decreto-legge che proroga la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. È passato un anno e che cosa è accaduto in questi dodici mesi ? Praticamente nulla.
  È dal 2008 che ci trasciniamo la tanto agognata chiusura degli OPG e non siamo riusciti ad effettuare minimamente questo superamento. Già l'anno scorso avevamo immaginato che la proroga di un anno non sarebbe bastata, ma oggi ci domandiamo: siamo in primavera, ma per quante primavere ancora dovremo andare avanti a colpi di proroghe ? Ma in che Paese viviamo ? Oggi stiamo dicendo ai cittadini che l'Italia, uno dei Paesi più industrializzati e potenti al mondo, non è stata in grado in 7 anni – in 7 anni ! – di dare una vita dignitosa a mille persone malate. Mille persone malate affette da serie problematiche psichiatriche che certo hanno commesso un reato, ma sono state abbandonate, lasciate nella loro detenzione e nella loro malattia in strutture vecchie, fetide, con personale sanitario sottodimensionato.
  Che cosa ci sia di civile in tutto questo, francamente ci sfugge, e possiamo girarci attorno quanto vogliamo; la verità è che questo non è un decreto-legge urgente, questo, signor Presidente, è una sconfitta, un fallimento.
  Oggi questo Governo e questa maggioranza si apprestano ad approvare e ad Pag. 95osannare questo decreto come la soluzione definitiva, la soluzione di tutti i mali, il provvedimento che sancirà definitivamente la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. Cari cittadini non temete, gli OPG a marzo 2015 saranno ancora lì e cari colleghi state sereni, tra qualche mese saremo nuovamente qui in questa Aula a votare l'ennesima proroga, la quarta ennesima proroga.
  Certamente questo decreto ha apportato delle giuste modifiche, sarebbe falso non ammetterlo: è un provvedimento che è pieno di speranze e di soluzioni ideali; un provvedimento sicuramente fatto con il cuore, che ci descrive un mondo perfetto, ma che sbatterà contro inevitabilmente la dura realtà dei fatti.
  Perché troppe sono le cose che mancano, e non è certo una questione di benaltrismo perché con il tentativo di risolvere un problema che affligge il nostro Paese da troppi anni, avete tentato di elaborare un testo che favorirà l'uscita dagli OPG di un alto numero di detenuti, ma nel fare questo vi siete dimenticati del mondo reale. Avete proposto l'etica e la moralità senza considerare che abbiamo un servizio sanitario e dei dipartimenti di salute mentale che sono in evidente difficoltà, se non al collasso, con le nostre Forze dell'ordine sotto organico, senza strumenti e siete stati sordi ad un intero settore professionale di medici e infermieri che giornalmente lavorano all'interno di queste strutture c che manifestano una forte preoccupazione.
  Durante i lavori in Commissione e in Aula noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo provato a portare la voce degli operatori sanitari, quelli che quotidianamente si trovano ad affrontare le patologie psichiatriche. Mi avete visto molto animato e partecipe in questi giorni nel tentativo di dare ai colleghi e all'Aula un diverso punto di vista. Un punto di vista che è completamente assente in questo decreto, un vuoto che abbiamo cercato di colmare ma che purtroppo siamo riusciti a colmare solo a parole, perché nulla è stato modificato, nessun emendamento è stato approvato e non si sono fatte nemmeno le dovute valutazioni e i dovuti approfondimenti.
  Questo ramo del Parlamento ha completamente abdicato al suo compito dichiarando fin dal primo giorno che il decreto è blindato, immodificabile e che quel che si è fatto al Senato non può essere minimamente messo in discussione. Ora le chiedo Presidente: quando abbiamo deciso che questo Paese è una repubblica monocamerale ? Quando abbiamo deciso che quest'Aula invece di rappresentare la casa della buona politica, che tanto sta a cuore a lei Presidente, si è trasformata in un luogo vuoto ? Il tempo, l'impegno e le ore passate in quest'Aula sono state un esercizio inutile. E voi questa la chiamate democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  
Vede signor Presidente, io prima di essere un deputato della Repubblica, sono un infermiere.
  Ho lavorato per due anni all'interno di un carcere somministrando la terapia ai detenuti e lavorando fianco a fianco agli agenti di polizia penitenziaria. Ho lavorato per quasi due anni anche all'interno di un reparto di psichiatria. Non ho ovviamente la presunzione di avere la verità in tasca o che quello che abbiamo proposto sia l'unica e sola possibile soluzione di questo eterno problema, ma vi posso garantire cari colleghi che lavorare e operare in un carcere o in psichiatria, non è facile. Abbiamo migliaia di professionisti che giornalmente si adoperano affinché le persone detenute e i malati psichiatrici ricevano cure e assistenza. E a tutte queste persone voi non avete voluto dare nessuna risposta. Ci chiedono sicurezza, risorse, certezze e voi ve ne siete fregati. Ma lo sapete cosa significa prestare servizio in una psichiatria e trovarsi davanti un paziente completamente fuori di sé che ti aggredisce o aggredisce i tuoi colleghi ? Sapete come ci si sente da professionisti della salute preparati a prendersi cura dei propri Pag. 96assistiti, ad aspettare che arrivi la volante della polizia perché hai in reparto un paziente psichiatrico che sta completamente distruggendo il mobilio e le attrezzature ? Lo sapete cosa significa lavorare con la paura ? Bene, colleghi, io lo so, e lo sanno anche tutti gli addetti che oggi lavorano in questi difficili contesti, ma non bisogna essere dei geni o degli esperti del settore per comprendere che quello della sicurezza è un problema irrisolto, basta saper leggere i dati che ci vengono forniti dagli OPG, dati che fanno venire i brividi, Presidente: ad Aversa nel 2011 ci sono stati 43 feriti e 184 risse, nel 2011 69 feriti e 94 risse, come anche a Barcellona Pozzo di Gotto, dove ci sono stati 39 feriti e 146 risse, e potrei andare avanti ancora a lungo. Oggi all'interno degli OPG ci sono soggetti che, contro la loro volontà ovviamente e a causa della loro patologia, sono pericolosi sia per sé stessi sia per il prossimo. E voi cosa avete previsto ? Nulla, nulla, signor Presidente. Le strutture che dovranno ospitare i pazienti oggi detenuti negli OPG lo sapete che sistema di sicurezza prevedono ? Un sistema di telecamere a circuito chiuso. Complimenti per lo sforzo, complimenti. E lo sapete quanti soldi sono stati stanziati per la formazione e l'assunzione del personale necessario alla gestione di queste nuove strutture ? Nessuno, Presidente, nessuno. I nostri territori e le nostre aziende sanitarie non sono pronte e decidere per decreto che quanta più gente possibile deve uscire dagli OPG non è la soluzione del problema, possiamo essere moralmente a posto, potremo dire che il Parlamento ha fatto tutto il possibile per dare un futuro degno e civile ai soggetti oggi detenuti in OPG, ma quello che ci stiamo apprestano a votare, colleghi, è un provvedimento falso e vuoto. Falso perché promette ai cittadini che gli OPG verranno chiusi il prossimo marzo e qui dentro sappiamo tutti che questa è una menzogna, lo sappiamo tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ed è un provvedimento vuoto perché è pieno di buoni propositi, sprizza di morale in ogni suo paragrafo, ma purtroppo anche questo decreto è l'ennesimo prologo di un fallimento annunciato. Ci abbiamo provato in tutti i modi a farvi capire che un problema così serio e così complesso andava approfondito, ascoltando tutti gli attori coinvolti. Sono mesi che ci sentiamo dire che non parliamo, che diciamo sempre di no. Scongelatevi. Questo poteva essere un buon provvedimento, che non avrebbe risolto il problema in dieci mesi ma che avrebbe certamente messo basi solide affinché si avesse nel nostro Paese un vero cambiamento nella gestione di queste gravose patologie che interessano migliaia di cittadini e i loro famigliari. Il dramma è che nulla è stato possibile fare perché la campagna elettorale e le elezioni hanno avuto la meglio rispetto al futuro e il destino dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è indegno, signor Presidente, e il MoVimento 5 Stelle voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Signor Presidente, quello di cui parliamo oggi, che voteremo fra poco, non è la solita proroga. Avremmo potuto limitarci a spostare una data in avanti di neanche un anno, come succede in questo caso, invece abbiamo voluto fare di più, abbiamo voluto cercare di mettere alcune condizioni, alcuni paletti che permettano di evitare ulteriori slittamenti, che permettano di raggiungere l'obiettivo dello smantellamento degli OPG, cioè degli ospedali psichiatrici giudiziari, peggio della galera. Abbiamo sentito oggi parlare molto di carceri, giustamente è un problema che il nostro Paese deve sempre tener presente. Qui stiamo parlando di una situazione peggio della galera. Noi abbiamo voluto intervenire agendo su due piani.Pag. 97
  Il primo è quello di una sollecitazione di strumenti di spinta nei confronti delle regioni perché facciano la loro parte fino ad arrivare ad un potere sostitutivo nei confronti della regione inadempiente. L'altro è quello per il quale il ricovero nelle strutture nuove che andremo a fare, le REMS, sia comunque una soluzione estrema, quando non è possibile percorrere nessun'altra strada terapeutica. È dal 1999 che parliamo, dopo un decreto legislativo che trasferiva la medicina penitenziaria dalla giustizia alla sanità, degli OPG. Quel decreto conteneva una delega al Governo a intervenire, dovrei dire ai Governi perché fino al 2008 nessun Governo l'ha presa in mano. Con il 2008, vi è stato il primo DPCM, una prospettiva di intervento divisa in tre fasi, ma anche questo è finito nel cassetto. C’è voluta un'indagine conoscitiva voluta dal PD, voluta da Ignazio Marino, per sollevare un velo sulla situazione all'interno dei sei ospedali psichiatrici italiani. Non tutte le situazioni erano uguali, ma nella maggioranza dei casi quello che ne è uscito è stato un quadro disastroso. Da lì, nasce l'impegno, che si è tradotto nella legge n. 9 del 2012 e poi nel decreto-legge n. 24 del 2013, che ha già comportato una riduzione degli accessi – abbiamo 300 ricoverati in meno – e ha messo in piedi una serie di interventi, oltre che finalmente un finanziamento di 50 milioni di euro che le regioni devono utilizzare per questo scopo.
  Ma questo non è bastato, non è bastato. Allora, in questo provvedimento si prevede che dovranno essere preparati e inviati al Ministero della salute e alle autorità giudiziarie i singoli progetti terapeutici e riabilitativi per ogni singolo caso e spiegate le ragioni che richiedono la persistenza e il ricovero in una struttura. È prevista la costituzione di un tavolo con la responsabilità del coordinamento delle azioni pratiche tra i due Ministeri e le regioni. È previsto l'inserimento del superamento degli OPG dentro i LEA, in modo tale che il sistema premiale che finanzia il sistema sanitario nazionale ne tenga conto. È previsto il potere sostitutivo delle regioni; è prevista ogni tre mesi un'informativa al Parlamento che avrà la responsabilità di non lasciare questa informativa nel cassetto, ma di leggerla e di prendere i provvedimenti conseguenti. Abbiamo previsto una serie di interventi per garantire il raggiungimento dell'obiettivo.
  E poi ci sono in questo breve progetto di legge alcuni cambiamenti profondi che hanno comportato una notevole discussione e hanno probabilmente riportato al centro dell'attenzione la necessità di parlare della psichiatria, del tema della salute mentale, di fare il tagliando alla legge n. 180 del 1978 dopo quarant'anni, mantenendone i valori, ma adattandoli ai problemi di oggi.
  Ma lì noi abbiamo affrontato anche alcune questioni che riguardano la giustizia e la normativa penale. Stiamo parlando – ricordiamoci sempre – di persone che hanno compiuto dei reati e i reati nel nostro Paese sono giustamente puniti con pene variabili, raramente con l'ergastolo, ma chi finiva in un ospedale giudiziario era come se avesse un ergastolo, un ergastolo bianco, non c'era limite e non c'era termine. Perché ? Che senso ha ? Possiamo noi accettare di nuovo che ancora, per un furto di settemila lire si rimanga tutta la vita richiusi a Barcellona Pozzo di Gotto ? È questo che dobbiamo accettare, o dobbiamo mettere fine a questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ? Bene, con questo provvedimento – e questo non c'entra con la proroga: è sostanza e contenuto del provvedimento – le misure di sicurezza, ad eccezione del caso che siano punite con l'ergastolo, anche per queste persone, non potranno più avere una durata illimitata, ma quella massima prevista dalla pena edittale per quel reato. Basta con l'ergastolo bianco !
  Noi sappiamo che stiamo chiedendo molto ai dipartimenti di salute mentale.
  Sappiamo, abbiamo ricevuto, abbiamo compreso, abbiamo incontrato e abbiamo Pag. 98parlato con operatori in un settore che si è trovato caricato di un grande aumento di bisogni e di richieste di intervento, dovuti a tanti elementi che dovremo affrontare, e che, anche questo, ha subito i tagli che hanno colpito la sanità in questi anni. Ovviamente, vedono con grande preoccupazione un aumento ulteriore di responsabilità. Comprendiamo anche il loro timore che sotto ci sia di nuovo la tentazione di fare del settore della psichiatria la discarica della società, come erano una volta i manicomi, e quindi di portare lì dentro persone che non hanno a che fare con la salute mentale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  A loro noi diciamo che molte delle loro osservazioni vanno raccolte e potranno farlo all'interno degli atti di indirizzo che ancora mancano e che sono conseguenti al confronto che deve essere avviato con le regioni.
  Però, a loro noi diciamo che gli chiediamo la sfida di essere i registi di questo intervento, di assumere la regia dello svuotamento degli OPG. Chi altro, se non loro, può svolgere questo ruolo ? E in questo campo chiedere e ottenere – e così dovrà essere – la collaborazione di altri dipartimenti all'interno dell'unico soggetto, l'azienda sanitaria locale, quella a cui, alla resa dei conti, spetta la responsabilità. Noi non vorremmo lasciarli soli e prendiamo l'impegno di un confronto che durerà nei prossimi mesi.
  Chi ha visto la malattia mentale da vicino, chi l'ha vista negli occhi di un familiare o di un amico, di un conoscente, ha provato paura. È una delle cose che ci fa più timore perché non la possiamo comprendere, perché non riconosciamo più la persona amata, perché non riusciamo a sapere e a intervenire. Non basta la pillola, ci vuole molto di più; a volte non abbiamo strumenti. Con quello di oggi noi abbiamo invece voluto avviare, per i casi più difficili che si possano incontrare, un percorso di speranza.
  Annuncio il voto positivo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2325)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione, già approvato dal Senato, n. 2325, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Tartaglione, Zardini... Mi aiutate a vedere ? Ci sono altri che non hanno votato ? Se non si siedono i colleghi non riusciamo a vedere chi ha votato e chi non ha votato. Per favore ! Allora, mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 1417 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari» (Approvato dal Senato) (2325):

   Presenti  406   
   Votanti  403   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  294    
    Hanno votato no  109    

  La Camera approva – Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e Per l'Italia (Vedi votazioni).

Pag. 99

Sui lavori dell'Assemblea (ore 20,15).

  PRESIDENTE. Avverto che, sulla base delle intese intercorse tra tutti i gruppi, al primo punto dell'ordine del giorno della seduta di domani, giovedì 29 maggio, sarà iscritto il seguito della discussione del testo unificato in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,16).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signora Presidente, gli ultimi tre Governi nazionali sono stati costretti dalla nota scelta giurisdizionale europea ad avviare un percorso di riduzione della popolazione carceraria italiana. Il sovraffollamento delle nostre carceri è stato affrontato, come è noto, con varie misure: cambio delle norme sulla custodia cautelare, estensione della liberazione anticipata e delle misure alternative alla detenzione, più detenzione domiciliare, avvio di un percorso di depenalizzazione, ma permane ancora, nonostante un parziale risultato di aver alleggerito, dopo la sentenza Torreggiani, di seimila detenuti le nostre carceri, una situazione di grave sovraffollamento. Il tasso di sovraffollamento delle carceri in Italia oggi è del 134,6 per cento, la media europea è invece del 97,8 per cento.
  Per questo è necessario che il Parlamento adotti misure di clemenza, come è stato detto ripetutamente dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e da autorevoli personalità del mondo politico e associativo del nostro Paese.
  Per questo io ritengo necessario che quanto prima la Presidenza della Camera ponga in discussione all'esame del Parlamento l'adozione di misure volte a limitare l'affollamento delle nostre carceri (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 29 maggio 2014, alle 9,30:

  1. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   AMICI ed altri; CENTEMERO ed altri; MORETTI ed altri; BONAFEDE ed altri; DI LELLO ed altri; DI SALVO ed altri: Disposizioni in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio nonché di comunione tra i coniugi (C. 831-892-1053-1288-1938-2200-A).
  — Relatori: D'Alessandro e Moretti.

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1430 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2014, n. 58, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico (Approvato dal Senato) (C. 2385).
  — Relatori: Carocci, per la maggioranza; Fedriga, di minoranza.

  3. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2013 – secondo semestre (C. 1836-A).
  — Relatore: Alli.

  4. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013-bis (C. 1864-A).
  — Relatore: Michele Bordo.

Pag. 100

  5. – Seguito della discussione delle mozioni Catania ed altri n. 1-00146, Fiorio ed altri n. 1-00052, Gagnarli ed altri n. 1-00088, Migliore ed altri n. 1-00161, Faenzi ed altri n. 1-00472, Caon ed altri n. 1-00475, Dorina Bianchi n. 1-00479 e Rampelli ed altri n. 1-00481 concernenti iniziative volte a ridurre gli sprechi alimentari.

  La seduta termina alle 20,20.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MARIO SBERNA NELL'AMBITO DELLA COMMEMORAZIONE DEL QUARANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI PIAZZA DELLA LOGGIA

  MARIO SBERNA. Era un giorno come tanti altri, per noi giovani di terza media particolarmente eccitante: stava per finire la scuola, si concludeva un ciclo della nostra giovane vita. Pioveva, c'era sciopero per i grandi, papà era andato in Piazza della Loggia. Non c'erano ancora le radio libere, men che meno Internet o la rapidità delle notizie che abbiamo oggi. Eppure in poco tempo tutta la città seppe. Vennero chiuse le scuole e mandati a casa i figli. Ricordo mamma che parlava con la nostra vicina di casa: entrambi i mariti stavano là, in Piazza della Loggia. La disperazione di quelle donne, mogli e madri era palpabile. Ricordo papà, quando finalmente tornò a casa, facendosi precedere da una telefonata dalla cabina a gettoni: «Torno». Non una parola entrando in casa. Si sedette al tavolo tondo e lucido della nostra cucina, mise la testa tra le mani e, per la prima volta in tutta la nostra vita, io e i miei fratelli lo vedemmo piangere. Era un uomo forte papà, un operaio temprato dal calore delle acciaierie nelle quali spendeva la vita. Gocce di purissimo dolore scendevano dalle sue gote, noi ammutoliti sul divano, mamma in piedi che carezzava dolcemente la nuca del babbo, il volto scolpito dalle lacrime.
  Piangeva Brescia. La città cantata dal Carducci, Brescia la forte, Brescia la ferrea, Brescia leonessa d'Italia, giaceva a terra ferita dalla belva fascista. Sul selciato insanguinato, a brandelli distendevano, come agnelli sgozzati da mano assassina, i corpi di Euplo Natali (69 anni pensionato), Livia Bottardi Milani (32 anni insegnante), Bartolomeo Talenti (56 anni operaio), Luigi Pinto (25 anni insegnante), Alberto Trebeschi (37 anni insegnante), Clementina Calzari Trebeschi (31 anni insegnante), Vittorio Zambarda (60 anni operaio), Giulietta Banzi in Bazoli (34 anni insegnante, mamma di un piccolo bimbo, che oggi abbiamo l'onore di avere come collega e amico, Alfredo Bazoli del partito Democratico). Manifestavano democraticamente, con coraggio civile, in piena strategia della tensione, nel mezzo della peggiore storia di collusione tra pezzi di Stato malato e belva fascista. E caddero, innocenti. Ebbe a dire Norberto Bobbio, commemorando la strage nel ventennale: «Fra tutte le forme di violenza, quella più vicina alla violenza assoluta è la strage, il massimo delitto, l'omicidio diretto consapevolmente contro innocenti». Innocenti.
  Ho scolpito nella memoria il giorno dei funerali. Nonostante la paura che la belva fascista si risvegliasse, non paga della strage e in cerca ancora di sangue, papà ci portò tutti in Via Milano, quella strada che raccoglie il corso che discende da Piazza della Loggia e porta al cimitero della nostra città. Ricordo pugni chiusi, senza soluzione di continuità, alzati al cielo da compagni e compagne stretti in un dolore indicibile; ricordo i segni della croce, composti da cristiani, coi volti rigati dalle lacrime di fronte a quei crocifissi del ventesimo secolo; ricordo i fiori, un tappeto di fiori variopinti, sui quali brillava non la rugiada né la pioggia ma le gocce del dolore di chi, baciandoli, li aveva lanciati sul corteo funebre. Ricordo la lunga processione di bare, interminabile. Ricordo il silenzio, quel silenzio frutto del dolore che ti prende il cuore e rende muta la voce.
  Sono passati quarant'anni da quei giorni e il ricordo non solo resta ma si fa sempre più prossimo, vicino alle giovani generazioni che non c'erano ma sanno. Sanno. Quella colonna di marmo sbrecciata Pag. 101dal tuono omicida che ancora oggi guarda incredula la bellissima piazza, quella stele che ricorda con caratteri d'oro i nostri martiri, quei fiori che giungono da ogni dove a profumare i nomi degli innocenti caduti, tutto in Piazza della Loggia ricorda l'evento lacerante, le perdite inconsolabili, la ferita mai rimarginata. Perché la comunità bresciana quella ferita non ha voluto chiuderla, affinché restasse vivo il ricordo dell'orrore, contrapposto ai valori della solidarietà, della libertà, del bene comune, della giustizia che animano da sempre Brescia la leonessa.
  La voce di Brescia e dei bresciani ha ruggito per quarant'anni chiedendo verità e giustizia. Non vendetta: verità e giustizia. Una verità che non è mai arrivata, tra menzogne, depistaggi, silenzi e omertà. Dirà Papa Giovanni Paolo II in un memorabile messaggio per la giornata della Pace: «Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono». I martiri di Piazza della Loggia chiedono pace, i loro familiari chiedono pace, la città di Brescia chiede pace. Perché i familiari non siano continuamente defraudati, come in tragica spirale, dei corpi dei loro amati; perché alla comunità bresciana non venga lasciata sanguinare una ferita che non può, senza perdono, rimarginarsi; perché il perdono giunga come dono di un'intera città sapendo a chi rivolgerlo.
  Questa assenza di verità e giustizia impedisce di esercitare il perdono. Impedisce, a noi e ai nostri morti, la pace. Continueremo dunque a ricordare finché un giorno, mi auguro alfine non lontano, la verità, la giustizia, la pace e dunque il perdono accadano.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIANLUCA BUONANNO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2385

  GIANLUCA BUONANNO. Onorevole Presidente, colleghi. Il decreto in esame nasce dalla necessità di risolvere due problemi urgenti per il Governo: le conseguenze dell'annullamento di alcuni concorsi regionali a dirigente scolastico a seguito di contenziosi amministrativi, nonché la situazione dei lavoratori socialmente utili (LSU) addetti ai servizi di pulizia delle scuole.
  Ci si riferisce in particolare ai dirigenti scolastici della Toscana, in riferimento ai quali, una recente sentenza del Consiglio di Stato ha annullato la procedura concorsuale per 112 su 483.
  Nel 2011 era stato indetto un concorso per il reclutamento di 2.386 dirigenti scolastici, visto che esisteva una reale esigenza di queste figure, in quanto molte scuole da anni ricorrevano alle c.d. reggenze, con dirigenti che svolgevano la funzione in più istituti scolastici contemporaneamente. In diverse regioni italiane vi sono stati purtroppo alcuni ricorsi che hanno messo in discussione gli esiti del concorso.
  Vicende analoghe hanno infatti interessato anche l'Abruzzo dove il TAR ha disposto l'annullamento della graduatoria dei vincitori, ma il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza a seguito dell'appello avanzato dall'Amministrazione.
  In Lombardia il Consiglio di Stato ha disposto una nuova correzione degli elaborati da parte di una diversa commissione esaminatrice, che ha già proceduto all'approvazione della nuova graduatoria.
  In Molise, il TAR ha sospeso la fase conclusiva della procedura concorsuale, ma l'Amministrazione ha proposto appello al Consiglio di Stato.
  Infine in Calabria e in Campania il TAR ha respinto i ricorsi amministrativi concernenti le graduatorie già approvate.
  Il decreto-legge in esame consente quindi ai dirigenti scolastici già nominati di continuare ad esercitare le proprie funzioni, fino ad avvenuta rinnovazione del concorso e conferma gli atti da loro posti in essere. Se così non fosse è evidente che si creerebbero situazioni di grossa difficoltà nell'organizzazione scolastica.
  Occorre però evidenziare che si tratta dell'ennesimo provvedimento tampone, con la solita sanatoria di concorsi annullati Pag. 102perché male impostati. La giustificazione addotta, cioè che la sanatoria dei dirigenti scolastici viene effettuata per la regolare conclusione dell'anno scolastico, è in evidente contraddizione con i contenuti della proposta. Infatti la proroga della permanenza in servizio viene effettuata ben oltre la conclusione dell'anno scolastico (fino al 31 agosto 2014), probabilmente – salvo ulteriori future proroghe, tramite futuri decreti – fino all'indizione del prossimo concorso.
  Noi crediamo che ormai sia arrivato il momento di affrontare finalmente il problema alla radice. È ormai notoria la questione – molto sentita al Nord – delle regioni dove, nonostante il buon livello medio di preparazione, certificato dalle indagini internazionali, troppi candidati alla dirigenza scolastica non superano le prove di idoneità, con il rischio che per i posti vacanti scatti l'ennesimo provvedimento che consente il trasferimento di colleghi dal Meridione, dove (chissà perché) le idoneità abbondano.
  È da tempo che Lega Nord propone una revisione del sistema di reclutamento dei dirigenti scolastici, ispirato a quello proposto per l'assunzione di docenti, basato su graduatorie regionali.
  L'accesso al posto (dopo aver scelto in assoluta libertà la regione dove candidarsi, in ossequio alla Costituzione e alle norme europee), dovrà dipendere dalla posizione in lista sulla base di un punteggio in buona parte acquisito sottoponendosi a una valutazione approfondita a parità di condizioni con gli altri iscritti in quella regione. Riteniamo che questo costituisca un modo concreto per superare il problema della disomogeneità di valutazione sul territorio, tenendo conto dell'importanza della conoscenza del territorio dove si sceglie di svolgere la propria attività, un'attività che porta a gestire una comunità locale con ruoli e sensibilità diverse, quello del dirigente scolastico, infatti, non è solo un «posto di lavoro».
  Nell'auspicare che il Governo quanto prima – come avvenuto in altre occasioni, come ad esempio per i test d'ingresso alla maturità dove il Ministro si sta finalmente avvicinando alle posizioni assunte da tempo dalla Lega Nord, ovvero l'abolizione dei predetti test, con valutazione dei risultati dopo il primo anno di corso di laurea (c.d. modello francese) – sposi il sistema di reclutamento regionale di docenti e dirigenti scolastici, non possiamo non chiedere a gran voce un impegno effettivo del Governo a rinnovare con urgenza il concorso, affinché dall'inizio del prossimo anno scolastico sia assicurata l'assegnazione definitiva dei capi d'istituto, senza creare problemi alla continuità didattica-amministrativa degli istituiti.
  Restiamo assolutamente contrari a qualsiasi ipotesi di sanatoria e auspichiamo che il Governo invece non scelga in futuro questa strada che, pur apparendo più semplice e meno onerosa, rischierebbe però di scatenare una nuova ondata di ricorsi.
  Venendo all'articolo 2, il testo evidenzia che in Campania e in Sicilia le gare della Consip per i servizi di pulizia ed altri servizi ausiliari nelle scuole non si sono ancora concluse e di conseguenza, sempre per non creare pesanti disservizi all'utenza scolastica, in queste regioni, le scuole potranno continuare ad acquistare questo tipo di servizi dalle imprese o cooperative che li hanno assicurati fino al 31 marzo scorso, purché alle stesse condizioni previste dalla convenzione Consip.
  Il problema degli appalti esterni dei servizi di pulizia ed ausiliari si sostanzia da molti anni nelle assunzioni del cosiddetto personale LSU (lavori socialmente utili) con il tramite di cooperative o altre agenzie esterne.
  Il MIUR però, allorché si verificano questi appalti, provvede a diminuire l'organico del personale ausiliario delle scuole, per mantenere un'invarianza di spesa. Questo sistema non ha dato luogo ad alcun tipo di risparmio, ma ha provocato notevoli disfunzioni organizzative, anche per la diversificazione dei vari contratti di lavoro. Si ravvisa quindi l'opportunità di una soluzione definitiva, che non può essere quella di affidare a un nuovo soggetto appaltante (Consip) i contratti.Pag. 103
  Ormai è evidente che il ricorso ai Lavoratori Socialmente Utili sia una soluzione negativa, in tal modo infatti vengono distribuiti appalti a cooperative (spesso vicine a sindacati), con corrispondente riduzione dell'organico dei bidelli statali, che hanno diverse competenze, oltre alle pulizie, fanno attività di sorveglianza anche degli alunni e le responsabilità di eventuali mancanze possono essere facilmente individuate. Queste cooperative invece forniscono un servizio limitato quasi esclusivamente alle pulizie, il più delle volte di dubbia qualità. Infatti per aggiudicarsi gli appalti al prezzo più basso, devono forzatamente abbassare lo standard dei servizi e il livello professionale degli addetti.
  In conclusione, Signor Presidente, pur considerando la necessità e l'urgenza soprattutto per l'utenza scolastica che si vedrebbe pesantemente sacrificata se queste norme non dovessero essere approvate, non possiamo non considerare molto negativamente il continuo ricorso del Governo, o meglio dei Governi che si sono succeduti ultimamente, alla decretazione d'urgenza volta a risolvere problemi che ormai sono sul tappeto da anni, come quello sui servizi di pulizia nelle scuole.
  Sarebbe il caso di non continuare a «rattoppare» un sistema che ormai è assodato che funziona sempre peggio, ma piuttosto di trovare una soluzione che contemperi le esigenze del risparmio di spesa con la qualità del servizio, soluzione che non passa certo dagli appalti costantemente assegnati sempre alle stesse imprese, che spesso fanno cartello e che per contenere i costi, forniscono sempre meno ore di lavoro, a tutto danno degli alunni, costretti a studiare in scuole sempre più sporche.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2325 - em. 1.66 374 373 1 187 71 302 75 Resp.
2 Nom. em. 1.93 386 386 194 58 328 75 Resp.
3 Nom. em. 1.254 386 385 1 193 104 281 74 Resp.
4 Nom. em. 1.94 396 395 1 198 90 305 74 Resp.
5 Nom. em. 1.62 404 403 1 202 80 323 73 Resp.
6 Nom. em. 1.96 416 398 18 200 65 333 72 Resp.
7 Nom. em. 1.97 413 413 207 112 301 72 Resp.
8 Nom. em. 1.68 418 387 31 194 118 269 72 Resp.
9 Nom. em. 1.98 415 414 1 208 116 298 72 Resp.
10 Nom. em. 1.57 425 425 213 121 304 71 Resp.
11 Nom. em. 1.32 426 426 214 122 304 71 Resp.
12 Nom. odg 9/2325/13 413 413 207 116 297 72 Resp.
13 Nom. odg 9/2325/15 421 359 62 180 50 309 72 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/2325/19 428 426 2 214 120 306 72 Resp.
15 Nom. odg 9/2325/20 433 432 1 217 58 374 72 Resp.
16 Nom. odg 9/2325/21 429 428 1 215 122 306 72 Resp.
17 Nom. odg 9/2325/28 435 435 218 125 310 72 Resp.
18 Nom. odg 9/2325/35 435 434 1 218 124 310 72 Resp.
19 Nom. odg 9/2325/41 433 398 35 200 108 290 72 Resp.
20 Nom. Moz. Bergamini e a. n. 1-426 389 388 1 195 29 359 71 Resp.
21 Nom. Moz. Cova e a. n.1-474 n.f. 395 392 3 197 364 28 71 Appr.
22 Nom. Ddl 2325 - voto finale 406 403 3 202 294 109 73 Appr.