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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 177 di giovedì 20 febbraio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balduzzi, Bonavitacola, Brunetta, Carbone, Carrozza, Dellai, Gasbarra, Leone, Madia, Migliore, Miotto, Ravetto, Andrea Romano, Schullian, Speranza, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,40 è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1213 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, recante abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore (Approvato dal Senato) (A.C. 2096) (ore 10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2096: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, recante abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento Toninelli 1.54.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 2096)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato vedi l'allegato A della seduta del 19 febbraio 2014 – A.C. 2096). Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportare dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 2096). Passiamo quindi all'emendamento Dadone 1.51, sul quale la Commissione e il rappresentante del Governo hanno espresso un invito al ritiro e il relatore di minoranza parere contrario. Chiedo alla presentatrice se intenda ritirarlo o meno. Mi dice il delegato d'Aula che è ritirato e quindi proseguiamo.
  C’è l'annuncio del ritiro di un certo numero di emendamenti, quindi bisogna consentire alla Presidenza di verificare quali sono gli emendamenti che rimangono.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Lello 3.1, a pagina 4, sul quale c’è un invito al ritiro da parte della Commissione ed il parere contrario del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, pur mantenendo intatte tutte le nostre perplessità sul provvedimento, non sarà la componente socialista ad assumersi la responsabilità della decadenza di questo decreto e dunque ritiriamo gli emendamenti.

  PRESIDENTE. Allora è ritirato anche l'emendamento Di Lello 3.1.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ottobre 5.6, su quale c’è il parere contrario, atteso che non si ritenga accolto l'invito al ritiro, da parte della Commissione, il parere contrario del Governo ed il parere contrario anche del relatore di minoranza. Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ottobre 5.6, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  È il primo voto colleghi, quindi aspettiamo un po’... Turco, Tripiedi, Burtone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  357   
   Votanti  351   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato   26    
    Hanno votato no  325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Matteo Bragantini 5.2, sul quale vi è un invito al ritiro, che non viene accolto dai presentatori. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, proprio trenta secondi. Questo emendamento andava a chiedere che anche nelle fondazioni ci fosse tutta questa trasparenza, come avevamo chiesto che anche nei sindacati i bilanci fossero normati come nei partiti. Anche i sindacati hanno molte risorse dallo Stato e riteniamo che il principio di trasparenza sia da trasferire anche a questi grandissimi organismi per la vita democratica.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 5.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Braga, Spessotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 3
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  376   
   Votanti  345   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no  237.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Avverto che sono stati ritirati tutti gli emendamenti del gruppo del MoVimento 5 Stelle, ad eccezione degli emendamenti Nuti 10.81, D'Ambrosio 12.91, Toninelli 11.50, Cozzolino 16.51, Dadone 12.97, Lombardi 8.52, Fraccaro 5.53, Toninelli 12.75, Dieni 10.82, Fraccaro 5.57 e Cozzolino 11.51.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fraccaro 5.53.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, con questo emendamento chiedo che dopo il comma 2-bis venga inserito il comma 2-ter che prevede che i partiti che hanno ricevuto finanziamenti o contributi di importo superiore a euro 500, ovvero più finanziamenti o contributi che, erogati dallo stesso soggetto, sommati tra loro superino tale importo, entro cinque giorni dall'erogazione ricevuta hanno l'obbligo di rendere pubblici e di facile accessibilità, mediante pubblicazione sul sito Internet in apposita sezione dedicata, l'elenco dei soggetti che hanno erogato questi finanziamenti. Con questo emendamento cerchiamo semplicemente di garantire la trasparenza dei finanziamenti o contributi di importi superiori a 500 euro, ovvero dei finanziamenti o contributi che, erogati dallo stesso soggetto, sommati tra loro superino la soglia di 500 euro. Si tratta di un obbligo che deve gravare su tutti i partiti in quanto tali a prescindere dall'iscrizione o meno nel registro, di cui all'articolo 4, o dal possesso o meno di determinati requisiti.
  Già nel 2012 il gruppo europeo greco nel suo rapporto di valutazione dell'Italia sulla trasparenza del finanziamento dei partiti politici aveva manifestato dubbi sulla trasparenza delle modalità con cui i soggetti privati elargiscono denaro ai partiti. Il gruppo di Stati contro la corruzione auspicava norme in materia di trasparenza delle donazioni più chiare e severe. Sempre il gruppo greco aveva evidenziato che le soglie di divulgazione sono troppo elevate e possono nascondere l'origine delle donazioni di soggetti privati, cosa che contrasta con l'esigenza di piena trasparenza del finanziamento dei partiti, e aveva raccomandato un sistema coordinato di pubblicazione dei dati finanziari concernenti i partiti e le campagne elettorali che garantisse che tale informazioni siano rese disponibili in modo coerente, comprensibile e tempestivo.
  Ebbene da allora ad oggi poco è stato fatto e non sembra che le previsioni attualmente vigenti in materia siano sufficienti a rispondere in maniera adeguata all'esigenza di tutelare la trasparenza anche alla luce delle raccomandazioni formulate proprio dal gruppo europeo. Non lo è la soglia di 5 mila euro che si presenta non solo elevata ma non tiene conto delle ipotesi in cui più finanziamenti e contributi erogati dallo stesso soggetto sommati tra loro superano tale importo.
  Non lo sono i tempi di pubblicità previsti, che non appaiono adeguatamente tempestivi e non danno modo ai cittadini di conoscere informazioni rilevanti anche laddove l'erogazione del contributo avvenga nella fase che precede immediatamente la competizione elettorale. La divulgazione di informazioni relative al finanziamento dei partiti consente ai cittadini di svolgere un ruolo importantissimo di supervisione, un ruolo fondamentale in un sistema veramente democratico, di vitale importanza per il funzionamento della democrazia. Altro che articolo 49 ! Quindi, per spiegarlo in maniera molto più Pag. 4semplice, mi potete spiegare cosa serve che l'elettore sappia quale lobby ha finanziato un partito, dopo che le elezioni sono state svolte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Questa per voi è la trasparenza ! L'utilità sta proprio nel saperlo prima delle elezioni, così l'elettore si può adeguare e magari non vota chi ha preso finanziamenti dalle lobby del tabacco, slot machine, costruzioni di armi di distruzione di massa, eccetera.
  Qualcosa, Presidente, qualcosina mi sta dicendo che forse qualcosina voi avete da nascondere se non votate questo emendamento. Sarei molto contento di essere smentito, per la prima volta in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 5.53, con il parere contrario della Commissione e del Governo e anche del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Incecco.... Bonaccorsi... Giuliani... Moretti... Piras...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  415   
   Votanti  410   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no  302    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fraccaro 5.57, a pagina 21 del fascicolo degli emendamenti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Sempre io, Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Aprite l'articolo 5, direi, alla grande: Norme per la trasparenza e la semplificazione. Ma l'articolo 5, che promette molto, mantiene molto poco. Trasparenza è una parola forte, evidentemente, più volte utilizzata nei provvedimenti recenti tanto da essere ormai parte integrante del livello essenziale delle prestazioni che le pubbliche amministrazioni devono garantire ai cittadini.
  Il comma 3 dell'articolo 5 prevede che i finanziamenti superiori a 5 mila euro e i dati dei soggetti che li hanno erogati vengano dichiarati al Presidente della Camera e che i partiti redigano al riguardo un elenco da pubblicare sul proprio sito e su quello del Parlamento italiano. Il settimo periodo del comma 7, introdotto al Senato, rischia di rendere vane queste disposizioni e l'attuazione del principio di trasparenza – e quando dico «rischia» uso un eufemismo evidentemente – vietando la pubblicazione dei dati di quei soggetti che non abbiano presentato il proprio consenso, con il rischio che sia, quindi, impossibile conoscere chi ha dato i soldi ai partiti.
  Con questo emendamento chiediamo di sopprimere la limitazione della pubblicazione dei dati ai soli soggetti che abbiano prestato il proprio consenso ai sensi del Codice della privacy. La norma che si vuole sopprimere, nel richiamare espressamente gli articoli 22, comma 12, e 23, comma 4, del Codice in materia di protezione dei dati personali, di fatto rende possibile l'attuazione del principio di trasparenza solo laddove l'erogatore abbia espresso un consenso specifico alla pubblicazione online dei finanziamenti e dei contributi erogati, in quanto ritenuti dati sensibili. Al riguardo, se sicuramente rappresentano dati sensibili le opinioni politiche, l'adesione ai partiti, associazioni o organizzazioni di carattere politico, lo stesso evidentemente non può dirsi per le erogazioni in questione.
  Da ciò, inoltre, l'importanza dell'attuazione del principio di trasparenza, che svolge un ruolo fondamentale per il funzionamento della democrazia e per il compito di supervisione che, in un ambito così delicato quale quello del finanziamento Pag. 5pubblico, devono poter svolgere i media e i cittadini. Questo compito impone che tale principio debba essere, comunque, ritenuto prevalente nel bilanciamento di interessi con altri principi e valori di rango sicuramente molto elevato.
  Quindi, concludo cercando di spiegarlo ancora in maniera semplice, e questa volta mi rivolgo ai miei concittadini, a lei, Presidente e ai concittadini che ci stanno seguendo da casa: per Renzi e per la nuova maggioranza, questa nuovissima maggioranza di rinnovamento, le lobbies possono dare soldi ai partiti, ma tu, elettore, lo puoi sapere solo dopo che le elezioni si sono svolte, e solo – ripeto – solo se il lobbista dà il proprio consenso. Allora, Presidente non posso che dirle che mandarli a casa, mandarvi a casa, sarà ancora più una soddisfazione grande (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 5.57, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Allasia, Gregori, Galperti, Paola Bragantini, Guerini, Folino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  424   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no  314.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Boccadutri 5.4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, intervengo soltanto perché rimanga agli atti di questa Camera che noi presentiamo un emendamento alla luce del fatto che il sistema dei registri, relativamente anche all'applicazione di norme di trasparenza, potrebbe essere facilmente eluso attraverso i finanziamenti alle articolazioni territoriali. Si dovrebbe, a questo punto, successivamente verificare se anche articolazioni territoriali, che non sono di fatto iscritte al registro quando hanno una propria autonomia amministrativa e una propria rappresentanza legale separata dal partito nazionale, siano soggette, appunto, a quelle regole di trasparenza. E per questo l'abbiamo presentato e questo è il senso di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boccadutri 5.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, vi prego di restare in Aula, perché non possiamo tenere le votazioni aperte per due ore. Abbiamo alcuni emendamenti. Onorevole Allasia, Gregori, Paola Bragantini, Lotti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  436   
   Votanti  411   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  126    
    Hanno votato no  285.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 5.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.Pag. 6
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto. Abbiamo votato tutti ? Miccoli, Gandolfi, Kronbichler.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  424   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  125    
    Hanno votato no  299.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (I deputati Capodicasa e Rughetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Boccadutri 5.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, tanto abbiamo il tempo, credo, brevissimo. Intervengo anche per spiegare il senso dell'emendamento e lasciarlo agli atti: le innovazioni tecnologiche, anche di comunicazione, vanno raccolte quando si predispongono dei nuovi divieti. Il provvedimento dispone il divieto di un tetto di 100 mila euro ai contributi da parte dei privati. C’è un fatto però: se il contributo, se i soldi che vengono dati ad un partito quale pubblicità in un sito si configurano o meno come contributo ovvero come una controprestazione e, quindi, se soggiace o no al tetto. Ecco, da questo conto di vista, il tema è di provare ad inserire una norma antielusiva di quel tetto di 100 mila euro, che pure, in un sistema di finanziamenti tutti privati, è cosa buona e giusta.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, nel confermare il parere contrario del relatore per la maggioranza su questo emendamento, vorrei dire, perché rimanga a verbale, che, se fossimo in altre condizioni, io personalmente, condividendo in toto il contributo dell'emendamento Boccadutri, avrei dato il mio parere favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boccadutri 5.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo, colleghi ? Nicchi, Baruffi, Iacono, Garavini, Currò.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  436   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  53    
    Hanno votato no  383.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Lombardi 8.52, a pagina 27 del fascicolo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo una rimodulazione delle sanzioni a fronte delle irregolarità contabili e l'eliminazione del limite massimo dei due terzi delle somme spettanti dal 2 per mille. L'emendamento mira ad attribuire dei poteri ispettivi e sanzionatori concreti alla Commissione per la trasparenza e punire i partiti inadempienti. L'articolo 8 del decreto-legge, Pag. 7infatti, elenca una serie di casi nei quali i partiti non adempiono agli obblighi di trasparenza nei bilanci; chiaramente partono dai più gravi che consistono nella mancata presentazione alla Commissione del rendiconto e dei relativi allegati, del verbale di approvazione dell'assemblea di partito, fino ai casi meno gravi – «meno gravi» virgolettati, ovviamente – di irregolarità contabile e di violazione delle norme sulla pubblicità dei bilanci. Dopodiché si parte con l'elencazione delle sanzioni che, neanche a dirsi, sono sanzioni irrisorie, per le più gravi si parla di cancellazione dalla seconda parte del registro, questo significa che i partiti non potranno usufruire del 2 per mille che ovviamente è la parte minore di quella che sarà la futura forma di finanziamento pubblico indiretto dei partiti. Ma la cosa bella è che non potranno usufruire del 2 per mille, non a partire dal momento della contestazione dell'irregolarità, ma a partire dai due anni successivi.
  Ecco, quello che chiediamo con l'emendamento è di ripristinare un apparato sanzionatorio che sia adeguato alla gravità dei fatti commessi, ma anche degno di questo nome; dunque, nel caso di mancata presentazione dei bilanci e delle relazioni dei revisori, quello che chiediamo come sanzione è: niente 2 per mille, niente agevolazioni fiscali per le donazioni liberali e niente finanziamento pubblico residuo. L'obiettivo che vogliamo raggiungere è chiaro e semplicissimo e cioè che i partiti restituiscano tutto quello che abbiano indebitamente percepito; non ci sembra assolutamente nulla di assurdo, se qualcuno compie qualcosa di irregolare non ha diritto di ricevere né 2 per mille, né finanziamenti e né agevolazioni fiscali.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lombardi 8.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Grassi, Covello, Orfini, Nicchi, Berlinghieri, Rostellato, Savino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  431   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no  320.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (I deputati Nicoletti, Piccione e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Boccadutri 10.1 e Dieni 10.82.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, io ritiro l'emendamento perché abbiamo presentato, comunque, un ordine del giorno che spero sarà accolto dal Governo perché nelle modifiche fatte al Senato, sostanzialmente, è stato fatto un pasticcio, me lo lasci passare, Presidente, perché al primo comma si prevede un criterio esclusivo e invece nelle successive lettere del medesimo comma per l'iscrizione nel registro ci sono scritti altri criteri affinché i partiti possano registrarsi al 2 per mille e al sistema delle detrazioni agevolate. Penso che successivamente questa cosa andrà sistemata.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Grazie Presidente, solo il MoVimento 5 Stelle vuole abolire il finanziamento pubblico ai partiti e ritiene, infatti, che la politica debba tornare ad essere un servizio pubblico e quindi debba essere a servizio dei cittadini. Per queste ragioni riteniamo che siano sufficienti le piccole donazioni. Voi invece volete trasformare il finanziamento pubblico da Pag. 8diretto a indiretto e volete distinguere i partiti tra buoni e cattivi. Sì, buoni e cattivi a seconda di una falsa demarcazione basata su false patenti di democraticità. La posizione del MoVimento 5 Stelle sul dentro o fuori dal registro è molto chiara. Noi riteniamo che voler imporre per legge a una forza politica l'adozione di uno statuto equivalga a una visione della politica, ma soprattutto a una visione dell'impegno civile e della stessa militanza politica, che guarda al passato e non tiene conto della nuova realtà che si sta determinando in misura sempre maggiore. Movimenti, comitati, semplici gruppi di cittadini già fanno attività politica senza bisogno di strutture o statuti, ma l'impostazione che emerge da questo articolo evidentemente disconosce questa nuova forma di impegno e militanza civile e politica.
  Appare inoltre antidemocratica l'esclusione di una forza che potrebbe magari crescere e invece si privilegia sempre chi è forte e stabile e chi ha già i numeri. Tutte le caratteristiche individuate da questo provvedimento per lo statuto di cui una forza politica si deve dotare, a nostro avviso producono il grande rischio di scambiare la burocrazia con la democrazia, risentendo più di un'impostazione vagamente sovietica piuttosto che cercare di declinare la democrazia del terzo millennio. Il problema di fondo è come quello di un sarto che vuole confezionare vestiti per tutti i clienti ma utilizzando un'unica taglia uguale per tutti, e la taglia che questo provvedimento ha preso a modello è sempre la stessa, ovvero quella di chi vuole accedere al finanziamento pubblico, anche nelle sue nuove forme. Con questo emendamento individuiamo gli unici due paletti che a nostro avviso uno statuto deve avere su temi che davvero attengono alla democrazia. Il primo riguarda le modalità con le quali una forza politica accetta o meno le richieste di adesione e dunque seleziona alla fonte chi può entrare a farne parte e chi no, caratteristica che non è presente tra quelle individuate al comma 2; l'altra riguarda, invece, la selezione delle candidature, un tema che è divenuto molto sentito nell'opinione pubblica ed è forse l'unico vero metro di democraticità interna di una forza politica, anche perché, giova ricordarlo, le disposizioni dell'articolo 3 e soprattutto dell'articolo 4 di questo provvedimento non sono patenti di democraticità in senso assoluto, ma solo caratteristiche individuate per accedere alla forma di finanziamento pubblico ! Il TEF che è cosa ben diversa ! (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Dieni, e mi rivolgo anche all'onorevole D'Ambrosio, se mi ascolta, si pone un problema: essendo questo emendamento identico all'emendamento dell'onorevole Boccadutri, che lo ritirava per presentare un ordine del giorno, nel caso in cui voi manteneste l'emendamento, verrebbe elusa la possibilità per l'onorevole Boccadutri di presentare l'ordine del giorno, perché non si può presentare un ordine del giorno che riproduce un emendamento che è stato respinto. Non so se sono stato chiaro. Lo voglio solo dire, perché ci troviamo in questa condizione.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiediamo la votazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dieni 10.82, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Frusone, Capelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   Presenti  462   
   Votanti  457   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  134    
    Hanno votato no  323.    

Pag. 9

  Passiamo all'emendamento Di Lello 10.2. Onorevole Di Lello, lei mantiene l'emendamento ?

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, come avevo detto prima, noi ritiriamo tutti gli emendamenti, mantenendo le riserve sul testo.

  PRESIDENTE. Sta bene, tutti gli emendamenti. La ringrazio. Quindi è ritirato anche l'emendamento Di Lello 10.3.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 10.81. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, con questo emendamento noi chiediamo la riduzione del limite massimo per le erogazioni liberali presente nel testo, a 30 mila euro. Il testo del decreto pone un limite massimo alle donazioni che una persona fisica o un altro soggetto possono effettuare nel corso di un anno a vantaggio di un partito politico. Il tetto delle erogazioni liberali in denaro o valore corrispondenti in beni e servizi verso i partiti politici è stato ridotto rispetto al vecchio testo, ma a nostro avviso permane una criticità di fondo: l'entità delle cifre rimane comunque alta, 100 mila euro. La filosofia del MoVimento 5 Stelle è questa: preferiamo un piccolo contributo di moltissimi cittadini ad un contributo cospicuo da parte di pochi o pochissimi. A nostro avviso, la piccola somma di molti può definirsi un contributo, la grande, grandissima somma di pochi un finanziamento, e noi questo non lo vogliamo, da parte di nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nuti 10.81, con il parere contrario della Commissione, del relatore di minoranza e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giacomoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  456   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no  341.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 11.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo, della V Commissione e quello favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capelli, Tripiedi, Zoggia, Rabino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  464   
   Votanti  459   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato   18    
    Hanno votato no  441.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 11.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, nell'articolo 11, a seguito della novella introdotta al Senato, si prevede per l'anno in corso l'accesso ad erogazioni liberali, per cui si è previsto uno sgravio fiscale, anche a non meglio precisate associazioni promotrici di partiti. Non si capisce questa nuova creatura, oltre le fondazioni: non capiamo il perché di creare questa nuova associazione.
  Questi soggetti che non si capisce cosa siano: ovvero fondazioni, associazioni fiancheggiatrici, Pag. 10soggetti politici, lobbisti, che all'atto dell'entrata in vigore della legge stanno dando vita ad un partito o movimento politico, che però non è ancora stato costituito. Insomma, si rischia di dar vita ad una zona grigia, con tutta probabilità che è tanto voluta e mirata da chi ha sottoscritto questa norma, quanto difficilmente comprensibile e definibile nei suoi contorni da parte di chi la legge. Per questo ovviamente la sopprimiamo con il nostro emendamento. Quindi è un emendamento per introdurre la trasparenza: visto che almeno nelle fondazioni non c’è trasparenza, non capiamo perché dobbiamo inserire delle nuove associazioni promotrici di partiti, quando nel regolamento ordinario esistono le associazioni di promozione sociale che potrebbero tranquillamente essere sostenitrici di partiti. Quindi, vi invito a valutare questo ulteriore aggravio di sostenitori grigi dei partiti esistenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 11.51, con il parere contrario della Commissione, del relatore di minoranza e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani, D'Attorre, Gebhard, Cariello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  461   
   Votanti  456   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no  366.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Boccadutri 11.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, in moltissimi Stati stranieri, laddove si disciplina la contribuzione privata, è espressamente vietata la contribuzione da parte di stranieri, perché è del tutto evidente che si potrebbe creare il fatto che uno straniero, con ingenti somme, va ad agevolare un partito che poi definisce la rappresentanza politica: e ci sarebbe un piccolo problema, quindi, è del tutto evidente. Del resto anche negli Stati Uniti, durante la campagna presidenziale, uno straniero non può contribuire alla campagna del Presidente in corsa per la Casa Bianca. Allora, noi stabiliamo esattamente questo principio: che uno straniero non possa finanziarie i partiti italiani.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, ne avevamo già discusso la volta scorsa di questo provvedimento. Il principio lo condividiamo ma a nostro avviso, scritto in questa maniera, non è sufficiente per un motivo molto semplice perché la norma è facilmente aggirabile. Perché basta che ci sia un cittadino straniero che invece sia residente in Italia e che possa prendere le risorse da delle lobby straniere, da degli Stati stranieri e può benissimo dare i contributi a un partito o l'altro. Dunque, il sottoscritto ha dato un parere negativo, in quanto riteniamo che la norma scritta in questa maniera non sia sufficiente e sia facilmente aggirabile.

  PRESIDENTE. Onorevole Boccadutri, devo porre a lei lo stesso problema, perché su questo stesso argomento c’è un identico ordine del giorno del suo collega Sannicandro.

  SERGIO BOCCADUTRI. Lo ritiro, Presidente.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 11.50.Pag. 11
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, questo emendamento è un emendamento molto pericoloso e fa capire quanti partiti siano attaccati al denaro. Questo emendamento fa riferimento a tetti massimi sia per quanto riguarda il 2 per mille che per quanto riguarda le detrazioni fiscali per le erogazioni liberali. Noi abbiamo già detto, in più occasioni, che il 2 per mille lo riteniamo essere un finanziamento pubblico diretto ai partiti. Abbiamo però preso atto che rispetto alla legge n. 96 ci sia almeno una diminuzione del tetto, che in questo caso ammonta, con questo decreto-legge, a regime a circa 45 milioni di euro.
  Noi però vediamo l'illogicità di questo ragionamento, ovverosia se vengono stabiliti dei tetti come sono ad esempio 27 milioni di euro per gli stanziamenti per le erogazioni liberali e, a regime, 45 milioni per il 2 per mille, diciamo come nel momento e nel caso in cui cittadini che erogano il 2 per mille o chi fa erogazioni liberali (persone fisiche o giuridiche), la somma totale non raggiunge il tetto massimo evidentemente quella differenza di somma effettivamente erogata rispetto al tetto massimo – cioè la somma stanziata dallo Stato – deve ritornare all'erario, deve ritornare allo Stato. Ebbene in questo caso, con un vero e proprio gioco di prestigio, i partiti cosa fanno ? Dicono che nel caso in cui non si raggiunga il limite previsto dalle detrazioni fiscali delle erogazioni liberali, questa differenza va a chi ? Al fondo per il 2 per mille, che di conseguenza viene notevolmente aumentato e può essere redistribuito tra i partiti, andando ad annullare l'obiettivo che si vuole raggiungere, ovverosia partiti che stanno in piedi solo con una volontaria e coscienziosa erogazione liberale o del 2 per mille da parte di cittadini e, nel primo caso, anche di persone giuridiche. No, quei tetti massimi sono i tetti che certamente i partiti potranno utilizzare. Addirittura mette ancora maggiore incertezza o meglio certezza della volontà dei partiti di tenersi i soldi. C’è un passaggio che va ad accennare ad un articolo della legge istitutiva della legge di stabilità che addirittura potrebbe vanificare che cosa ? Quel tetto massimo che già è un tetto massimo certo di denari per i partiti. Questo probabilmente, tra la negatività e la forma di truffa che questo decreto-legge ha, è la parte che maggiormente prende in giro i cittadini, perché, ripeto, garantisce un tetto massimo, nonostante i cittadini e le imprese con le loro erogazioni questo tetto massimo non l'hanno raggiunto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 11.50, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baruffi, Fragomeli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  457   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no  365.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere parere contrario).

  L'emendamento Boccadutri 11-bis.02 è ritirato.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Kronbichler 12.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 12

  Ci siamo, colleghi ? Rabino, Boccuzzi, D'Arienzo. Ci siamo, colleghi ? No, D'Arienzo ancora non riesce a votare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  373   
   Astenuti   96   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  34    
    Hanno votato no   339.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Boccadutri 12.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, l'emendamento ovviamente – anche perché rimanga agli atti – è stato già oggetto di discussione in questa sede. Disciplina soltanto il fatto che noi riteniamo che chi è stato condannato con pena definitiva per certi reati si è posto al di fuori, diciamo, del patto sociale di convivenza, appunto, anche politica e civile che disciplina le relazioni fra i cittadini e non possa, quindi, per questo poi dare i soldi a un partito.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boccadutri 12.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ? Sberna, Gandolfi, Vitelli ha votato. Ci siamo, colleghi ? Mi pare di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  470   
   Votanti  463   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  124    
    Hanno votato no   339.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Brugnerotto ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 12.75.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, in questo emendamento intendiamo sostituire le parole con le quali viene utilizzato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che secondo giurisprudenza costante è fonte di incertezza di natura giuridica ed è una fonte atipica del diritto nonché un atto politico e non amministrativo – e ciò va a escludere il parere delle Camere e del Consiglio di Stato – con, appunto, un decreto ministeriale.
  Il comma 3 dell'articolo 12 prevede che i decreti e le modalità di riparto del 2 per mille siano stabiliti da un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che appunto, ripeto, è di natura regolamentare. Ciò significa che tale importante provvedimento sarebbe completamente sottratto non solo al controllo parlamentare, anche per l'espressione di un semplice parere, ma anche addirittura al controllo del Consiglio di Stato. Con l'emendamento scongiuriamo tale ipotesi, ripristinando di fatto quella che era la disposizione originaria del decreto, ovvero prevedendo un regolamento da adottarsi con decreto ministeriale, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti. In questo modo restauriamo sia il controllo parlamentare sia quello di un organo terzo, il Consiglio di Stato. Non solo è una norma di buon senso, ma è una norma di assoluta legalità. Il Parlamento, in questo passaggio fondamentale, deve dire la propria. In questo caso non lo può Pag. 13fare, perché il passaggio dà il potere esclusivamente a un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Riteniamo che sia un emendamento che debba essere assolutamente votato.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 12.75, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Lavagno, Vitelli, Nicchi, Marzano, Crippa, Stumpo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  471   
   Votanti  466   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato   95    
    Hanno votato no   371    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 12.91.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, su questo decreto – possiamo dirlo oramai – si celebra ufficialmente la fine del Governo Letta e senza il suo Governo siamo ancora una volta qui a scrivere l'ultimo capitolo del viaggio di un nuovo Governo prima dell'avvento del «grande generale», che almeno a parole aveva detto di essere contrario al finanziamento pubblico ai partiti. E invece di cosa ci ritroviamo a discutere in Aula ? Ancora una volta del finanziamento pubblico ai partiti. Con questo emendamento noi vogliamo sostituire due o tre parole per sistemare una delle «porcate» presenti all'interno di questo decreto. Parliamo del 2 per mille, parliamo di milioni di euro. E dire che questa discussione, Presidente, l'avevamo già fatta, l'avevamo già vista, però quest'Aula oramai è un continuo eterno ritorno. Ebbene, signori, oggi come sempre, come abbiamo già detto, noi teniamo fede agli impegni presi con i cittadini, nessuno sconto, nessun compromesso. Questo decreto-legge sul finanziamento pubblico ai partiti non si vota, non sia accetta, non sta in piedi. E con quale faccia portate qui questo provvedimento ? È cambiato tutto: è cambiato il segretario, è cambiato il Governo, è cambiato il verso, ma non sono cambiati i contenuti.
  Parliamo di fatti appunto. Parliamo del finanziamento pubblico, ad esempio, Presidente, alle imprese, perché, secondo l'ultima relazione della Corte dei conti, ci sono 6 miliardi di euro non spesi di fondi europei. Anche nel 2013 abbiamo dato a Bruxelles più di quanto non siamo riusciti a spendere e i soldi stanziati, meno della metà, sono stati usati veramente, il resto si è perso tra ritardi, frodi e inadempienze, anche di questa classe politica.
  Presidente, comunque, per restare all'emendamento, vorrei citare alcuni pezzi testuali. Cito: Il rimborso elettorale ai partiti va interamente abrogato, perché rappresenta una forma impropria di finanziamento pubblico alla politica. Il meccanismo disciplinato dalla legge attualmente in vigore non fa infatti alcun riferimento alle spese sostenute dai partiti nelle competizioni elettorali, ma eroga un finanziamento sulla base dei voti ricevuti. Ancora, cito testualmente Presidente: bisogna ripartire dal referendum del 1993 che fu clamorosamente aggirato – da voi – per poi studiare meccanismi alternativi che prevedano il contributo diretto dei cittadini. Il modello al quale ci ispiriamo – sto sempre citando testualmente – stimola una larga partecipazione degli elettori con l'obiettivo di incentivare micro versamenti volontari, micro versamenti volontari. In quarant'anni di finanziamento dello Stato alla politica è venuto meno l'obiettivo nobile che lo ispirava, ovvero la capacità di eliminare corruzione e malversazione. Pag. 14Ci auguriamo che il nostro disegno di legge trovi un ampio consenso in Parlamento.
  Presidente, secondo lei, queste parole che sto citando sono di un certo Beppe Grillo ? Purtroppo devo dire di no. Tutte queste parole vengono dalla bocca di un certo Matteo Renzi. Matteo Renzi diceva queste cose qua. Ma l'attuale Presidente del Consiglio incaricato è d'accordo con quanto diceva allora anche da sindaco di Firenze ? Boh.
  Però, Presidente, devo anche rivolgermi a questa parte dell'Aula, perché questa parte del PdL, Forza Italia, Nuovo Centrodestra – non so più come chiamarli – durante la scorsa campagna elettorale ... si ricorda il famosissimo «patto del parlamentare», che era sottoscritto da tutti i candidati.
  Lì avevano promesso solennemente, ancora una volta davanti ai cittadini italiani, di azzerare – sottolineo, azzerare – il finanziamento pubblico ai partiti. Ancora una volta, le chiacchiere stanno a zero, soprattutto quando si tratta dei soldi dei cittadini. E allora, Presidente, inutile vestirsi da agnelli o da lupi: qui, ancora una volta, dimentichiamo lo strazio e la sofferenza che i cittadini provano e, ancora una volta, in quest'Aula, in maniera bipartisan, tranquillamente, quando si tratta di mettere le mani soprattutto nelle tasche degli italiani, magari facendo finta, con l'altra mano, di non farlo, sono sempre tutti d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare al collega e all'Aula che noi, l'emendamento per azzerare il finanziamento pubblico ai partiti, lo avevamo presentato, è il primo emendamento relativo a questo disegno di legge di conversione. Ieri noi lo abbiamo votato, loro non hanno votato quell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Ambrosio 12.91, con il parere contrario dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti...calma, collega...Piccoli Nardelli ...colleghi, colleghi, sereni. Siamo...

  MAURIZIO BIANCONI. No, no, che porta male ! No, sereni no !

  PRESIDENTE. Ci siamo ? Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  471   
   Votanti  467   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no   375.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 12.97.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo la soppressione dei commi 6-bis e 6-ter dell'articolo 12, che sono stati introdotti dal Senato e che prevedono che i partiti possano fare propaganda tra i cittadini per ottenere più destinazioni possibili del 2 per mille. Ora, questo è un provvedimento teoricamente di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
  È appurato, è chiaro e cristallino a chiunque che non si abolisce assolutamente niente e che quello che si fa uscire dalla porta lo si fa rientrare dalla finestra, ma la cosa divertentissima è che qui si danno addirittura delle agevolazioni per la propaganda, affinché i partiti possano ottenere il 2 per mille, che già si sa che sarà la parte minore di finanziamento, perché Pag. 15voglio ancora vederli dei cittadini che doneranno il 2 per mille ai partiti, dopo tutti gli scandali che la politica ci ha regalato in questi anni.
  Ovviamente, l'opera di propaganda verrà pagata dallo Stato, e quindi dai cittadini, mettendo a disposizione tariffe postali agevolatissime. Questo farà sì che si produrrà un costo di 9 milioni di euro nel 2014, di 7,5 milioni di euro nel 2015 e di 6 milioni di euro nel 2016. Questi soldi verranno pagati dallo Stato, e quindi dai cittadini, che teoricamente stanno affogando tra le tasse, perché i partiti possano fare quelle splendide cartoline che ci troviamo solitamente nelle buche della posta, e gli costeranno quanto lingotti d'oro, sostanzialmente.
  Per noi questa disposizione è completamente inaccettabile. Ecco perché ne chiediamo lo stralcio completo: prima cosa, perché produce un aggravio di costi esagerato; seconda cosa, perché, oltre a prevedere un finanziamento pubblico indiretto, si prevede un'ulteriore spesa per fare in modo che i partiti possano ottenere più risorse possibili.
  Questo è un privilegio, a parere nostro, perché questo tipo di agevolazione è prevista solo per i partiti, mentre non è prevista, per esempio, per il 5 per mille. Ora, a parere nostro, questo – lo ripeto – è un privilegio ed è una disparità di trattamento esagerata; per cui, ne chiediamo lo stralcio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, proprio in merito a questo emendamento appunto parliamo di soppressione, e vorrei ricordarlo agli amici di Forza Italia, oltre la quantità immane di emendamenti che sono stati presentati e adesso ritirati per la soppressione del finanziamento pubblico ai partiti. Ma voglio dire un'altra cosa in più: come in maniera molto semplice e modesta abbiamo dimostrato, non c’è bisogno di un emendamento, non c’è bisogno di una legge. Onorevole Bianconi, i soldi basta non prenderli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), basta semplicemente questo...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole D'Ambrosio.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Se Forza Italia fosse consequenziale da questo punto di vista, chapeau (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 12.97, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palmieri, Tancredi, Colletti, Lo Monte, Vitelli, Micillo... Oliaro ha votato ora... Orfini...Orfini è riuscito... Abbiamo votato tutti, colleghi ? No, Terzoni non riesce a votare... Bene, ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  463   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no   370    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 14.1, con il parere contrario del relatore per la maggioranza e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 16

  Ci siamo ? Abrignani ha votato... mi pare che abbiano votato tutti... Spessotto no...ora sì. Bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  461   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato  142    
    Hanno votato no   319    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Mazziotti Di Celso 16.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tinagli. Ne ha facoltà.

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, questo emendamento si propone due cose. Innanzitutto si propone di sostituire la previsione di cassa integrazione in deroga, per i dipendenti dei partiti che si trovino momentaneamente a perdere il lavoro, con l'Aspi, che è lo strumento proprio, introdotto nella nostra disciplina dalla riforma di due anni fa per supportare i lavoratori che si trovino a perdere il lavoro.
  In secondo luogo, quello che prevede l'emendamento è creare un collegamento tra questo sussidio ed un'effettiva ricerca di lavoro e ricollocazione sul mercato del lavoro, attraverso i centri e le agenzie per il lavoro accreditate, anche queste esistenti e previste dal nostro ordinamento.
  Perché noi proponiamo questo emendamento e ci teniamo e ci tengo ad illustrarlo ai colleghi ed a difenderlo ed a chiedere che si possa convergere su questo ? Prima di tutto perché noi sappiamo benissimo – non nascondiamoci dietro a un dito – che la cassa integrazione in deroga non è lo strumento adeguato per tutelare i lavoratori dei partiti in questo momento. La cassa integrazione in deroga è uno strumento che è stato introdotto e si utilizza, così come la cassa integrazione, per momenti di crisi economica ciclica, che possono anche cambiare nei tempi brevi o medi. Sappiamo benissimo che in questo caso, andando ad abolire delle forme di finanziamento pubblico stabile, non è come quando accade una crisi economica ciclica temporanea di breve periodo. Quindi in questo caso è veramente uno strumento improprio.
  Oltretutto questo strumento non è collegato ad alcuna forma di supporto per il lavoratore nella ricerca di lavoro, cioè veramente non è uno strumento che aiuta il lavoratore, nella transizione da una situazione lavorativa che va a chiudersi, accompagnandolo ad un'altra opportunità lavorativa.
  Quindi questo veramente non va nell'interesse vero dei lavoratori. L'interesse del lavoratore non è essere sussidiato, ma essere supportato nella ricerca di una situazione occupazionale e lavorativa più soddisfacente e stabile.
  Quindi, il terzo motivo per cui noi proponiamo questa soluzione è che davvero con questa norma, con questo articolo, si ignorano e si bypassano per l'ennesima volta delle norme e degli strumenti che esistono nella nostra legislazione.
  Noi abbiamo fatto in questi anni dei passi avanti, abbiamo introdotto degli strumenti, degli ammortizzatori sociali, come l'Aspi, abbiamo creato negli anni anche dei sistemi di agenzie per il lavoro, sistemi di accreditamento, per consentire una migliore ricerca di lavoro da parte dei lavoratori che lo perdano o che lo cerchino. Ma perché non utilizzare mai questi strumenti quando maggiormente ne abbiamo bisogno e quando ne abbiamo l'opportunità ? Quindi, perché noi dobbiamo sempre parlare di grandi riforme e sottoporci allo stress di fare grandi riforme e di introdurre innovazioni e poi non abbiamo mai il coraggio, quando è il momento, di utilizzarle per far cambiare le cose per davvero ?
  Quindi, io veramente mi auguro che ci possa essere una riflessione. Questo è uno strumento che va incontro, che vuole andare incontro ai dipendenti e ai lavoratori di questi partiti per supportarli con uno strumento attivo e non di mero sussidio (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

Pag. 17

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, abbiamo già espresso l'opposizione del MoVimento 5 Stelle per quanto riguarda la cassa integrazione in deroga per i dipendenti dei partiti. Anche in questo caso, valutiamo positivamente questa apertura. Si tratta comunque di uno strumento previsto dalla legislazione. Non capiamo perché i cittadini normali che perdono il lavoro non possano accedere tutti a questa agevolazione, a questo beneficio. Non capisco perché non possiamo iniziare a votare e a parlare in questa sede del reddito di cittadinanza. C’è già la proposta pronta, che potrebbe essere estesa a tutti i cittadini, quindi non solo ai dipendenti dei partiti. In questo caso si tratta di un beneficio ridotto solo a loro. Quindi, per questo motivo voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 16.1, con il parere contrario della Commissione, del relatore di minoranza e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Madia, Buttiglione.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  475   
   Votanti  441   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato   22    
    Hanno votato no   419.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 16.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, in questo caso limitiamo la cassa integrazione a due anni. Non capiamo perché i partiti dovrebbero godere di tre anni, mentre la cassa integrazione in deroga normalmente dura due anni.
  L'attuale articolo 16 istituisce appunto la cassa integrazione per i dipendenti dei partiti e prevede che questa permanga per sempre: insomma, una specie di reddito di cittadinanza per i dipendenti dei partiti, quindi, un ulteriore privilegio. Ovviamente noi non ce l'abbiamo con i lavoratori dei partiti, perché ovviamente loro non sono i responsabili di quello che succede qua.
  Il nostro emendamento ristabilisce, invece, che la cassa integrazione sia limitata a soli due anni. Il MoVimento 5 Stelle non condivide che per i lavoratori si crei immediatamente una cassa integrazione ad hoc. Comunque, trattandosi di lavoratori che rischiano di trovarsi in mezzo a una strada da un giorno all'altro, non sarebbe sbagliato in linea di principio prevedere una qualche forma di ammortizzatore sociale. Quello che non va è che questo ammortizzatore sociale è inserito e previsto senza un limite temporale ben definito, perché in questo modo si rischiano giochi strani e poco chiari da parte dei partiti.
  Noi con il nostro emendamento, ai fini di un accordo anche sul provvedimento, che purtroppo non c’è stato, non eliminiamo la cassa integrazione e non modifichiamo gli stanziamenti, ma mettiamo un limite temporale, che, se fissato a tre anni, a noi consente di piantare una bandierina e di rivendicare un successo – ma, come abbiamo visto, alla fine qui non si vuole cambiare –, mentre ai partiti e ai loro lavoratori non fa male nell'immediato.
  Per il futuro – si dice – Dio provvede. E speriamo che quest'Aula provveda anche con il reddito di cittadinanza per le persone che ci chiedono aiuto tutti i giorni. E credo che anche a voi arriveranno tutti i Pag. 18giorni richieste di aiuto di persone in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, prima di portare al voto questo importante emendamento chiedo che si possa esprimere il relatore per la maggioranza per quanto riguarda proprio il passaggio appena menzionato dal collega Cozzolino. Infatti a noi sembra, e sembra anche piuttosto evidente, che scrivere «di 11,25 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2016» ovverosia riferendosi ai soldi stanziati per la cassa integrazione per dipendenti di partiti e non solo, e poi non chiosare dicendo che non ce ne sono altri per gli anni successivi, con quel «a decorrere» a noi sembra tanto, come ha detto bene il collega, che si sia creata una sorta di reddito di cittadinanza per queste categorie professionali. Chiediamo quindi che il relatore per la maggioranza possa esprimersi fornendo un'interpretazione, che noi in questo caso abbiamo ben chiara, ovverosia che non ci sia questa durata all'infinito di una copertura per questa categoria professionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha inteso, onorevole Fiano ? L'onorevole Toninelli chiede che l'interpretazione di questa norma, quando si riferisce al «decorrere», sia riferita al decorrere di quell'anno – se non ho capito male, onorevole Toninelli – e non a decorrere per tutti gli anni che seguono fino alla fine.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, ho capito l'interpretazione che ne dà il collega Toninelli, ma io non posso aggiungere nulla rispetto al testo che è in esame. Capisco il punto di vista dell'onorevole Toninelli, non credo che sia l'unico applicabile in questo caso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, capisco la difficoltà del collega Fiano a giustificare questa norma assurda. Quindi, da quello che ho ben capito, una ex collega deputata come Livia Turco prenderà una bella cassa integrazione da qui fino all'avvenire. È una bellissima norma, perché oltre a farle prendere un vitalizio, i vari cittadini pagheranno anche un eventuale licenziamento di una persona che forse non ha mai lavorato veramente in vita sua. Ringrazio il PD e tutti gli altri per la cortesia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 16.51, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi ? Barbanti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   Presenti  470   
   Votanti  418   
   Astenuti   52   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato sì  106    
    Hanno votato no  312.

  (La deputata Di Benedetto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Pag. 19

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2096)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2096).
  Se nessuno chiede di illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, sono pervenuti solo quattro ordini del giorno, tre del gruppo di SEL ed uno del gruppo della Lega Nord.
  Come già ho avuto occasione di dire in occasione della scorsa conversione, sarebbe veramente molto antipatico, da parte del Governo uscente, ed in attesa del Governo entrante, poter dare dei pareri che impegnano la nuova formazione di Governo, e quindi per questo motivo gli ordini del giorno vengono accolti tutti come raccomandazione.
  In particolare però vorrei dire ai colleghi di SEL che il terzo ordine del giorno, quello relativo ad una contraddizione che oggettivamente è nel testo, che è legata ad un articolo in cui si dice «nessun parlamentare» ed ad un altro in cui si dice «almeno un eletto», credo che potrà essere ripresa successivamente anche attraverso una precisazione con una circolare.
  Ai colleghi della Lega Nord: già oggi, per alcuni uffici di diretta collaborazione dei Ministri c’è l'obbligo della pubblicazione patrimoniale dei propri dirigenti.
  Per questo motivo e quindi scusandomi di non poter dare pareri che su alcuni sarebbero stati favorevoli, ma proprio per rispetto al Governo entrante, gli ordini del giorno vengono accolti come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Amici. Volevo avvisare l'onorevole Bragantini che è arrivato, su un altro ordine del giorno che, oltre ad essere arrivato fuori termini, è anche inammissibile per estraneità di materia, quindi abbiamo risolto il problema.
  Proviamo a vedere se i presentatori accolgono la proposta del Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Boccadutri n. 9/2096/1, Sannicandro n. 9/2096/2 e Pilozzi n. 9/2096/3, accolti dal Governo come raccomandazione. Onorevole Matteo Bragantini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2096/4, accolto dal Governo come raccomandazione ?

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, capisco l'imbarazzo del sottosegretario ed è giusto che la sua posizione sia quella per rispetto del Governo entrante, anche perché è vero che alcuni dipendenti di alcuni uffici hanno l'obbligo di trasparenza come noi parlamentari, ma, come ho esplicitato nell'emendamento e anche nell'ordine del giorno, chiedevo che tutti i dipendenti apicali della pubblica amministrazione avessero l'obbligo di trasparenza. Invece, per quanto riguarda quello dichiarato inammissibile, è ancora la vecchia storia dei sindacati che spero prima o poi, con il nuovo Governo o come Parlamento, perché è giusto che noi come Parlamento riusciamo a fare le leggi, riusciamo a risolvere il problema della trasparenza dei sindacati. Comunque, accetto che l'ordine del giorno sia accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati. A questo punto, dovremmo sospendere la seduta, essendo la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale prevista per le ore 12.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,15).

  WALTER VERINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI. Signor Presidente, ho chiesto la parola – e potevano farlo anche altri – per annunciare anche a Pag. 20questa Camera la scomparsa di Gianni Borgna. Gianni Borgna è morto questa mattina dopo mesi di malattia. In questo momento tutte le agenzie e tutti i siti lo piangono e sono invasi da dichiarazioni e commenti che vengono da tutte le parti politiche perché Gianni Borgna, fin da ragazzino, quando la passione politica lo portò a ricoprire incarichi importanti, è stato apprezzato da tutti per la sua apertura, per la sua gentilezza. La cultura italiana, come ha detto anche il Ministro Bray, perde un intellettuale importante e raffinato.
  Gianni iniziò a fare politica a Primavalle, a Roma, negli anni in cui si compì quella terribile strage. È poi stato consigliere regionale, presidente della Commissione cultura; è stato consigliere alla Biennale di Venezia; è stato per 13 anni assessore alla cultura della città di Roma con il sindaco Rutelli e con il sindaco Veltroni. Se Renato Nicolini ha inventato l'Estate romana, Gianni ha consolidato quella straordinaria esperienza facendo della cultura un volano e un motore di rinascita in quegli anni di questa capitale. In questa sala ci sono persone, a partire dal Presidente, ma penso a Paolo Gentiloni, Roberto Morassut, Ileana Argentin, Maria Coscia e Marco Causi, che hanno lavorato per anni, come è capitato a me, a stretto contatto con Gianni. Gianni non era un politico tipico, era prima di tutto un amante della cultura. Il suo rapporto personale, assieme a Goffredo Bettini e allo stesso Veltroni, con Pier Paolo Pasolini, è stato uno degli esempi di come la sinistra ha saputo aprirsi anche a voci scomode.
  Io sono emozionato nel ricordare Gianni. Tra l'altro, nel momento in cui si celebra in questi giorni la principale manifestazione musicale italiana, il Festival di Sanremo, è giusto ricordare che anche in tempi in cui sembrava che la politica non si dovesse occupare di certi argomenti o di certe cose, Gianni è stato il principale storico della canzone italiana e ha scritto importantissimi libri, diventati poi testi universitari, sulla storia della canzone, sulla storia del Festival di Sanremo. E mi auguro che questa rassegna trovi il modo di ricordarlo.
  Concludo, Presidente: domani Roma renderà omaggio a Gianni, gli renderà omaggio con la Camera ardente in Campidoglio dove amici, compagni e anche avversari saranno presenti. Verrà ricordato domani pomeriggio alle ore 16. Ma credo che anche la Camera debba rendere omaggio ad un protagonista, non solo della sua Roma, ma della cultura nazionale, un politico che teneva insieme passione, cultura e apertura, che sono, secondo tanti di noi, ingredienti per una bella politica. Ciao Gianni (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Verini, ovviamente la Presidenza si associa alle sue considerazioni e in particolare al condoglianze alla famiglia di Gianni Borgna.

  VITTORIA D'INCECCO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VITTORIA D'INCECCO. Gentili onorevoli colleghi, signor Presidente, intervengo per un caso delicato che sta molto a cuore non solo a me, ma a tutta la cittadinanza pescarese ed abruzzese. Giuseppe Di Fabio, consigliere comunale d'opposizione a Maneiro, nell'isola di Margarita, originario di Corvara (Pescara), all'inizio del mese di febbraio è stato arrestato dalla polizia nell'ambito delle manifestazioni politiche scoppiate in Venezuela. Secondo le accuse del procuratore Erarthy Salazar, Di Fabio, militante del partito di opposizione a quello chavista del Presidente Nicolas Maduro, avrebbe partecipato alle proteste di fronte all'Hotel Venetur, dove alloggiava la squadra cubana di baseball che partecipava alla serie del Caribe. Le accuse sono: associazione per delinquere, istigazione alla violenza e resistenza a pubblico ufficiale. I legali del giovane politico abruzzese protestano sostenendo che Di Fabio in quel momento si trovava altrove. La notizia è stata data dal Tg online del Pag. 21quotidiano italiano in Venezuela La Voce d'Italia, che, però, definisce Di Fabio italo-venezuelano.
  In un'intervista, Rosalia Di Fabio, la sorella, ha dichiarato: «mio fratello è partito per Cantaura giovedì 30 gennaio con il volo delle 12 ed è tornato a Margarita domenica sera del 2 alle 22». Giuseppe Di Fabio, 26 anni, ha partecipato alla fiera di Cantaura, dove è stato pure intervistato la sera del primo febbraio da una TV venezuelana, come si vede da un video pubblicato su Youtube.
  So per certo che i miei colleghi parlamentari, Fabio Porta e Marco Fedi, si sono occupati di rivolgersi al dirigente del Ministero degli affari esteri che ha già parlato con l'ambasciatore. Chiediamo però un intervento autorevole del Ministro.

  LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, noi ve lo avevamo detto: oggi la Corte dei conti boccia per 13 miliardi di mancate coperture la legge di stabilità. Questo Governo, questo Parlamento e la vostra claque di complici hanno fallito e hanno fallito alla grande. Noi lo avevamo comunicato in maniera ufficiale al Presidente della Repubblica Napolitano, alla Presidente Boldrini, oltre ad averlo detto centinaia di volte in Commissione bilancio. Tutta documentazione che è agli atti. La morale di questa disgustosa storia è che voi considerate le istituzioni come cosa vostra, come casa vostra. Per voi è normale comportarvi così, come un parassita che vive a spese degli altri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Bene, signori, la festa è finita: preparatevi a raccogliere i vostri indegni cocci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle 12 con le dichiarazioni di voto finale sul provvedimento.

  La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 12,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2096)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, questo provvedimento elimina il finanziamento pubblico ai partiti ed inserisce la volontarietà dei cittadini al finanziamento ai partiti. Io credo che dobbiamo essere onesti e non certamente dire falsità, cavalcando anche un'onda di difficoltà che sta vivendo questo Paese e l'indignazione dei cittadini. Noi come socialisti siamo contro il Governo delle lobbies del sistema elettorale. Siamo contro questo sistema perché riteniamo che si metta in discussione la democrazia all'interno di questo Paese. Per questo rivendichiamo con grande onestà e con fermezza che vi debba essere un finanziamento pubblico dei partiti esclusivamente per le spese elettorali, come esiste in tutti gli altri Paesi d'Europa dove vi è una grande democrazia avanzata. Noi siamo profondamente convinti, signora Presidente, che vi sia bisogno di un controllo serio, serrato, sul finanziamento ai partiti; vi è necessità che i cittadini si riavvicinino alle istituzioni, dando dignità al finanziamento pubblico e al finanziamento ai partiti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LELLO DI GIOIA. Mi avvio alle conclusioni.Pag. 22
  Certo, siamo favorevolmente convinti che vi sia bisogno di una legge organica sui partiti, una legge che abbia controlli, una legge che vada a definire le spese, una legge che crei quelle condizioni serie di garanzia, ma nello stesso tempo siamo contro le lobbies delle elezioni, siamo contro gli interessi privati e per questo i socialisti non parteciperanno al voto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-ApI).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, il Centro Democratico, invece, voterà a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame sul finanziamento pubblico ai partiti e la sua abolizione, non nascondendo comunque alcune perplessità. Già in passato noi, con il nostro presidente Tabacci, siamo intervenuti, chiedendo all'Aula di prendere in considerazione una diversa distribuzione delle somme destinate ai partiti e chiedendo la destinazione di 20 milioni di euro per la ricerca. Non ebbe fortuna quell'iniziativa, così come non hanno avuto fortuna i nostri emendamenti tendenti a limitare la contribuzione privata e tendenti a una maggiore regolamentazione, più rigorosa, dello stesso finanziamento.
  Ma, permettetemi, colleghi, signor Presidente, le perplessità maggiori sono legate al fatto che è nostra convinzione che il tema del finanziamento pubblico ai partiti tornerà – ne siamo sicuri come altri – e molto presto, in quest'Aula; tornerà quando la politica saprà riconquistare il suo ruolo, la giusta autorevolezza, la dovuta trasparenza, l'auspicata sicurezza, quando non sarà dominata dalla spasmodica ricerca dell'apparire, condizionata dal populismo e dalla demagogia, quando smetterà di rincorrere la stampa e saprà farsi rincorrere dai media, perché sono più attenti, oggi, i politici e la stampa, alla straordinarietà dell'insulto, alla straordinarietà della proposta demagogica e della protesta, e non colgono la straordinarietà delle proposte, perché poche straordinarie proposte vengono da quest'Aula e dalla politica.
  Quando si capirà che il finanziamento ai partiti è un finanziamento equilibrato, trasparente, da rendicontare puntualmente, strettamente legato all'attività politica e non agli investimenti o alla patrimonializzazione di detto finanziamento, bene quello sarà un finanziamento per le pari opportunità per tutti nel fare politica, quando la politica tornerà sui suoi passi.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROBERTO CAPELLI. Ma non basta. Serve un approccio diverso. Prima di raggiungere questo risultato dovremo e dovrete parlare di scuola e di scuole, di conoscenza, di formazione, di equità sociale e fiscale, di lavoro, in breve di pari opportunità per i nostri giovani.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ROBERTO CAPELLI. Di pari opportunità derivanti da una legge elettorale che sappia tradurre – ho finito, Presidente – la reale volontà dei cittadini senza alchimie correttive. Noi, per questo, auspicando questi cambiamenti, votiamo a favore di questo inizio di riforma, auspicando che fin dalle prossime ore dei prossimi giorni il Governo e la nuova maggioranza sappiano dare risposte concrete al lavoro, all'economia, al sistema sociale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Plangger. Ne ha facoltà.

  ALBRECHT PLANGGER. Signora Presidente, colleghi, i deputati della SVP e del PATT voteranno a favore dell'abolizione del finanziamento pubblico diretto. Tutti, tutti noi, in realtà, certamente anche il nostro partito, siamo convinti che il finanziamento deve essere pubblico per garantire Pag. 23libertà di espressione e di mandato nel primario interesse del bene comune e secondo i principi costituzionali.
  Per quanto avvenuto, tuttavia, siamo posti di fronte alla scelta che pare obbligata, e per l'opinione pubblica senza credibili alternative, di cambiare ancora la legge e di sostituire i contributi pubblici ai partiti con un sistema di finanziamento indiretto a contribuzione volontaria. Per noi, come piccolo partito locale, unico partito senza scandali e che da sempre ha rendicontato con la massima trasparenza le risorse, il finanziamento del partito non dovrebbe dipendere esclusivamente dalla liberalità dei privati, ma deve garantire il ruolo pubblico dei partiti nel sistema democratico e per questa ragione dovrebbe rimanere pubblico.
  Nonostante queste nostre preoccupazioni, voteremo a favore di questa legge: come SVP e PATT applicheremo, come sempre, le regole rigorose del nostro statuto, abbassando ulteriormente la liberalità dei privati ad una somma più ragionevole e garantendoci così libertà di espressione e di mandato, rafforzando ulteriormente il peso dei più di 50 mila nostri iscritti che costituiscono il nostro partito del popolo. Con la loro scelta nella dichiarazione dei redditi possono sostenere il nostro lavoro politico nell'assoluta trasparenza. È stato importante aver ottenuto al Senato, su iniziativa anche della SVP e del PATT, la salvaguardia dei piccoli partiti regionali, correggendo in tal senso le norme limite relative alle erogazioni liberali.
  Siamo convinti che si possa fare un lavoro efficace anche con il finanziamento indiretto e noi non temiamo per il futuro del nostro partito, anzi, il voto di oggi conferma che, di passo in passo, si riesce ad attuare il programma che è stato annunciato da alta voce all'inizio della legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, il gruppo di Fratelli d'Italia condivide, ovviamente, le preoccupazioni dell'opinione pubblica sulla corruzione dei partiti, sugli scandali e su tutte le vergognose vicende che hanno caratterizzato l'utilizzo del denaro pubblico, che era stato dato ai partiti negli anni per rappresentare la democrazia, per essere presente come mediazione politica seria nell'interesse dei cittadini rispetto al bene comune.
  Tuttavia, crediamo, così com’è stato espresso anche da altri gruppi, che sia preoccupante vedere come, quando si ha mal di testa, anziché prendere un'aspirina, si decida di tagliare la testa. Noi siamo preoccupati perché in un mondo, in una società italiana sempre più governata da banche, da assicurazioni, da poteri forti che sono proprietari dei giornali, delle TV, che condizionano la scelta mediatica dei leader che, di fatto, «spersonizzano» sempre di più la nostra democrazia, anziché rispondere con provvedimenti che garantiscano una maggiore coesione sociale, una maggiore partecipazione dei cittadini al bene comune e alla vita insieme e, quindi, un rafforzamento del ruolo pubblico dei partiti, si propende, invece, in maniera demagogica, alla privatizzazione dei partiti. D'altro canto è coerente con una certa politica di questi governi, prima il Governo Monti poi questo pseudo Governo tecnico che adesso Renzi ha affossato, che c’è una deriva sempre più alla privatizzazione.
  Qualche giorno fa c’è stata la polemica della privatizzazione della Banca d'Italia, come logica conseguenza adesso si privatizzano i partiti, rendendoli dipendenti dai poteri forti, senza poi fare una legge per governare le lobby così come avviene negli altri Paesi democratici. Semplicemente si danno in pasto all'opinione pubblica i partiti, approfittando di quattro ladri che si sono rubati i soldi e che non pagheranno perché, attenzione, con le leggi che ci sono, anziché aumentare la pena, inasprire le pene, rendere credibili le pene nei confronti dei ladri dei partiti, si fa, di Pag. 24fatto, un mucchio unico che poi va a finire nella spazzatura, mettendo insieme i ladri e mettendo insieme anche i partiti.
  Noi crediamo, invece, che il ruolo pubblico dei partiti vada rafforzato e che i partiti, anche quelli cosiddetti minori, debbano avere il diritto di esprimere le loro idee, di poter rappresentare in maniera democratica ai cittadini quello che accade, di battersi per il bene comune. Quei partiti che magari non fanno favori a banche e assicurazioni, che non stanno con il cappello in mano dietro ai poteri forti, quei partiti avrebbero bisogno di poter comunicare ai cittadini le proprie opinioni, avrebbero bisogno di potersi battere e per farlo c’è necessità anche di risorse, è inutile ingannarci; e invece si sceglie la strada più furba, più semplice, quella di rispondere in maniera demagogica. Rispetto a una crisi sociale, economica che investe il Paese si approfitta di scandali e di colpe di individui per poi intervenire in maniera, non da risolvere il problema, ma da peggiorarlo. Allora, noi chiaramente non portiamo la «testa all'ammasso» come gli altri, un provvedimento del genere non lo possiamo votare. Ci asterremo perché riteniamo, invece, che questo provvedimento fosse inemendabile, ci batteremo per portare avanti una legge che possa regolare i conflitti di interesse, possa regolare gli interventi e le pressioni delle lobby, possa, anche dal punto di vista della comunicazione, andare verso quell'editoria pura, non contigua e connessa ai poteri finanziari che in qualche maniera inquinano in maniera incredibile il nostro Paese. In un momento in cui vi è la globalizzazione, la forza delle multinazionali, la capacità dei poteri oscuri e finanziari di condizionare la nostra vita, sarebbe ancora più necessario consentire un rafforzamento, un potenziamento del ruolo pubblico.
  Certo, sicuramente, i partiti di militanti come il nostro sapranno difendersi e sapranno organizzare anche una partecipazione militante della nostra comunità, ma d'altro canto vediamo con preoccupazione questa deriva plebiscitaria, televisiva. Non è un caso che adesso ci sia un accordo tra Renzi e Berlusconi che rappresentano al massimo questa deriva demagogica e plebiscitaria. Però noi continueremo a fare la nostra battaglia, portando avanti i valori della nostra società, difendendo gli interessi delle future generazioni. Cercheremo di garantire l'interesse pubblico in maniera intelligente, anche con pochi parlamentari, facendo una battaglia per la democrazia, una battaglia per la trasparenza, una battaglia per il ruolo pubblico dei nostri partiti. In altre parole, cari colleghi, signora Presidente, noi a questa deriva non ci stiamo e non ci arrenderemo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, forse oggi finisce finalmente il discorso del finanziamento pubblico ai partiti, dopo molti annunci, dopo un provvedimento che ha avuto un percorso travagliato, per non dire altre cose. Infatti, dovevamo approvarlo prima dell'estate, è arrivato in Aula prima dell'estate, abbiamo impiegato tre mesi per approvarlo in questa Camera e l'abbiamo mandato al Senato, ma il Senato non riusciva ad approvarlo entro la fine dell'anno. Dunque, se non fosse stato approvato entro la fine dell'anno, per il 2014 ci sarebbe stato ancora il finanziamento pubblico ai partiti.
  E il Governo ha adottato un decreto-legge, di modo che producesse immediatamente i suoi effetti. Politicamente ciò può avere una logica, dal punto di vista del metodo assolutamente no. Non è corretto che si faccia un decreto che non abbia i presupposti di urgenza. Abbiamo aspettato tantissimi anni, la maggioranza di questo ramo del Parlamento ha impiegato sei mesi per approvarlo, quindi non ci sono motivazioni tecniche se non politiche, condivisibili per certi versi. Dunque per questo noi voteremo contro, anche se sono state fatte delle migliorie. Ricordiamoci che già nel primo passaggio eravamo riusciti a togliere quell'assurdità in cui si Pag. 25prevedeva che il demanio dovesse dare gli uffici e le sedi ai partiti che ne avessero fatto richiesta.
  Provate a pensare cosa poteva succedere. Poteva succedere che il demanio dava degli edifici pubblici ad alcuni partiti e ad altri no; ad alcuni partiti avrebbe potuto dare edifici che erano già a posto e ad altri degli edifici da ristrutturare. Dunque, una grandissima discrezionalità con una grandissima possibilità di fare degli errori o dei favoritismi.
  Per fortuna siamo riusciti a toglierlo. Siamo riusciti a migliorarlo per molti versi, ma non del tutto. Non siamo mica riusciti a fare in modo che già dal 2014 finisse finalmente il finanziamento pubblico e a mettere a regime il sistema che è stato previsto, di contributo volontario da parte dei cittadini o attraverso il 2 per mille !
  Questa è una grande colpa, ed è per questo che voteremo contro, perché si doveva essere più incisivi. Bisognava avere più coraggio. Bisognava avere più coraggio per dire, ad esempio, che la trasparenza – come affermato dall'ordine del giorno approvato prima come raccomandazione – non deve essere solo per gli esponenti politici, ma per tutti i funzionari dello Stato. Infatti, è incredibile – ed è giusto, per certi versi – che noi politici dobbiamo rispondere a tutti i cittadini, dunque dobbiamo essere trasparenti, dobbiamo essere una casa di vetro, mentre, cosa che non riusciamo a capire, tutti i burocrati non lo devono essere, che sono persone alle quali, se non erro, non abbiamo ancora ridotto lo stipendio, anche se c’è una legge in vigore che prevede che i funzionari dello Stato non possano prendere più di 297 mila euro all'anno.
  Scusate, nel gennaio 2013 è già stato fatto l'adeguamento Istat e questo limite è già stato portato a 315 mila euro. Ma dobbiamo ancora applicarlo, perché ? Per quale motivo ? Se dobbiamo far tutti dei sacrifici, anche loro possono fare sacrifici; e vi è una stessa norma, che avevano previsto, per la quale anche i dirigenti e gli amministratori delle società controllate dallo Stato non potessero avere una cifra superiore a questa.
  Monti aveva chiesto una proroga dei termini perché aveva detto che c'erano delle problematiche di costituzionalità, ma non abbiamo più fatto niente. E intanto abbiamo rimesso le mani in tasca ai nostri cittadini, come sulle pensioni. Lì i diritti acquisiti non ci sono mai. Non siamo riusciti – e si poteva benissimo, all'inizio con il disegno di legge – andare anche a normare i bilanci dei sindacati. I sindacati hanno un ruolo importantissimo, giusto, ma hanno molte agevolazioni e soldi dallo Stato, dunque è giusto che anche loro, come abbiamo stabilito per i partiti, debbano avere un bilancio trasparente, controllato, conosciuto. Invece, un'altra volta, non avete avuto il coraggio di affrontare questa grandissima tematica.
  Per quale motivo ? C’è qualcosa da nascondere ? Spero e penso di no. Ma è sbagliato, perché finché ci sono delle zone d'ombra, c’è qualcuno che potrebbe pensare male. C’è qualcuno che potrebbe dire: perché non si possono vedere i bilanci dei sindacati ? Perché anche loro non devono essere certificati ? Perché anche loro non devono rispondere a delle esigenze di trasparenza ? Sono sempre soldi pubblici, hanno un grande ruolo ! E per un'altra volta non si è voluto toccare questo tasto.
  Per carità, a parole tutti d'accordo; ma nei fatti non si è fatto assolutamente niente, ed è questo che noi non riusciamo a comprendere di questa maggioranza. Non riusciamo a capire perché questa maggioranza di colleghi, che a parole sono d'accordo per cambiare questo Stato, per farlo più snello, per farlo finalmente più trasparente, dopo nei fatti non si faccia mai assolutamente niente. Perché noi politici giustamente dobbiamo rispondere, ma i nostri dirigenti e i nostri funzionari dello Stato sono inamovibili: a meno che non facciano grandissimi reati, sono sempre allo stesso posto, sono sempre con le solite prebende, sono sempre nei luoghi di comando; e sono sempre quelli che alla fine preparano i documenti al Governo di turno, che preparano gli emendamenti, e alla fine sono loro che stanno decidendo come gestire questo Stato.Pag. 26
  Questo Governo aveva un grande compito; ce l'aveva anche Monti, ma al Governo Monti non ho mai creduto perché era formato dai boiardi di Stato. Ma questo Governo, che era di grandi intese, doveva avere il coraggio di andare a colpire i grandi di questa burocrazia che ha distrutto questo Stato. Non l'avete fatto, e in questo provvedimento non è ancora stato fatto.
  E dunque per tutti questi motivi..., anche se condividiamo che finalmente almeno è stato messo un limite al finanziamento pubblico, perché nel 2017 non ci sarà più, finalmente: finalmente ci saranno dei sistemi trasparenti. Forse su alcune cose bisognava lavorarci un po’ di più: ad esempio il 2 per mille doveva essere dato esclusivamente per quei redditi di cittadini che dichiareranno e metteranno la firma di darli ai partiti, e non su un monte. Questo non è stato fatto, e dunque noi su questo decreto-legge voteremo contro in modo convinto; perché di sicuro, anche se ci sono dei piccoli elementi positivi, bisognava avere il coraggio, e a parole tutti erano favorevoli per l'abolizione del finanziamento pubblico immediatamente. E invece un'altra volta abbiamo perso un'altra occasione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gregorio Gitti. Ne ha facoltà.

  GREGORIO GITTI. Signor Presidente, i popolari italiani su questa legge hanno fatto una battaglia identitaria. Non è una coincidenza: il popolarismo nella politica italiana ha avuto tre ondate, compresa la nostra, e sempre ha voluto affermarsi sulla testimonianza diretta di una lotta per la democrazia in periodi in cui questo principio, questo obiettivo nell'ambiente esterno era negato.
  Il costo di sacrifici, anche di vite umane, è stato testimoniato soprattutto nella prima fase del popolarismo italiano; ma anche nella fase che è stata inaugurata più recentemente da Mino Martinazzoli, la battaglia fu una battaglia per una moralità nella politica. In quest'Aula risuonavano attacchi alle istituzioni, attacchi ai partiti, che pure erano nati dalla resistenza, ai partiti che nella semplificazione mediatica, giornalistica venivano identificati e bollati come partiti della Prima Repubblica. Quei partiti che erano su questi banchi imputati: imputati di una questione morale denegata, tralasciata, sfrangiata, che li poneva davanti all'opinione pubblica come non più in grado di rappresentare in modo democratico gli elettori.
  Ebbene, anche quella battaglia mise al centro la questione morale. Oggi noi Popolari per l'Italia affermiamo con grande chiarezza e orgoglio che siamo un movimento politico che prima di questa approvazione di questa legge, ha rinunciato al finanziamento pubblico dei partiti: noi non siamo destinatari volontariamente di alcun contributo pubblico.
  Con questo possiamo affermare con grande libertà, e se permettete con indipendenza di giudizio, il nostro voto favorevole per questa legge che certamente, da questo punto di vista, è innovatrice; affida alla volontà e al contributo dei cittadini elettori, militanti dei partiti politici, una scelta di riferimento, una scelta identitaria che vale anche dal punto di vista del contributo economico e finanziario.
  Ma la battaglia più importante, dal nostro punto di vista, è stata quella sul piano della democrazia interna ai partiti. Finalmente questa legge assume con chiarezza che l'articolo 49 della Costituzione così come Costantino Mortati, importante ed autorevole costituzionalista eletto nella Assemblea costituente tra le file della Democrazia Cristiana, aveva cercato di far approvare anche nell'ambito di quel consesso: un metodo democratico che caratterizzasse in modo preciso, in modo chiaro, in modo concreto la vita all'interno dei partiti.
  Si poteva fare di più e noi, con molti emendamenti, avevamo cercato di rendere lo statuto democratico dei partiti più chiaro e trasparente soprattutto sul tema della politica intesa come servizio, come un servizio a tempo, indicando – faccio Pag. 27questo esempio per tutti – il limite ai mandati parlamentari e non solo, anche a livello regionale, anche a livello di enti locali così come abbiamo visto funzionare in modo efficace la legge sui sindaci. Proprio il limite dei due mandati è la certezza di un rinnovamento nell'ambito dell'amministrazione locale.
  Così come pure la nostra politica nazionale parlamentare avrebbe bisogno di un ricambio; lo stiamo vedendo peraltro in queste ore quanto deflagrante può essere il contributo, in termini di ricambio personale, generazionale; l’intuitus personae nella politica è decisivo. Ebbene, questo Parlamento non ha avuto il coraggio di spingersi fino a questi limiti, fino a queste sponde.
  Mi auguro però che il discorso non si chiuda qui. Questa Aula riprenderà presto l'esame della legge elettorale e anche nell'ambito della legge elettorale io mi auguro che possa essere ripreso il discorso della rappresentanza politica, attraverso i partiti, per esempio con la discussione, che noi faremo con molta caparbietà, sul tema delle liste bloccate, ovvero della scelta da parte dei cittadini dei loro rappresentanti. Anticipo qui, noi siamo evidentemente per la scelta dei parlamentari, per quanto riguarda la legge elettorale per le elezioni politiche, da parte dei cittadini con il criterio delle preferenze. Ma se non ci sarà maggioranza e accordo su questo dovremmo cercare di trovare delle soluzioni perché, vuoi con un sistema di primarie che vadano a verificare ed a completare l'elenco in entrata delle liste bloccate, vuoi con altri sistemi come altri ordinamenti prevedono – come per esempio con le liste semirigide della elezione politica in Belgio – per potere sovvertire l'ordine di entrata nelle liste e quindi per poter sovvertire quelle che possono essere le scelte dei vertici dei partiti.
  Insomma, con questa legge e con la prossima legge elettorale noi ingaggeremo una battaglia affinché il potere decisionale della rappresentanza politica sia restituito ai cittadini. I cittadini dovranno non solo poter scegliere i loro rappresentanti ma, ribadisco e concludo ancora ritornando su quella che è la caratteristica principale della legge che stiamo adesso per approvare, anche sulla loro sopravvivenza, anche sulla loro gestione, anche sulla loro trasparenza, anche sulla contribuzione che ritorna ad essere pubblica nel senso più nobile della parola, pubblica perché è determinata da una scelta consapevole dei cittadini. In questo senso credo che anche la qualificazione della legge sia stata un po’ troppo populistica, l'abolizione del finanziamento pubblico, ribadisco, è l'abolizione di un finanziamento che deriva da una contribuzione automatica dello Stato, ma lo è ancora una volta, ribadisco, nel senso più nobile nel momento in cui i cittadini elettori possono destinare una parte dell'imposizione fiscale a un partito che sappia rappresentarli, che sappia determinare con chiarezza e onestà le politiche e sappia gestire anche le risorse finanziarie ed economiche a loro destinate in senso coerente per questi obiettivi (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, i cambiamenti importanti si misurano e si valutano nel tempo e questo è un cambiamento importante, in tutte e due le parti che compongono il provvedimento, sia quella che attiene all'abolizione del finanziamento pubblico diretto dei partiti sia quella che, attuando dopo oltre sessantacinque anni l'articolo 49 della Costituzione, detta una disciplina essenziale della loro democraticità interna.
  Per quanto attiene al finanziamento, la disciplina contenuta è molto innovativa, direi coraggiosa e quasi unica nel panorama internazionale, nel momento in cui la consonanza tra l'organizzazione dei partiti e dei movimenti politici e l'opinione pubblica è arrivata, nel nostro Paese – ma non solo – ai minimi storici e nel momento in cui il tasso di partecipazione alle elezioni nazionali e locali, dove il ruolo dei partiti e dei movimenti politici è evidentemente Pag. 28cruciale, tende a decrescere in misura che sembra irresistibile, può apparire paradossale e in controtendenza affidare ai cittadini singoli e non alla collettività l'onere di sostenere le spese del funzionamento della democrazia attraverso l'attività dei partiti e dei movimenti politici. Paradossale e anche – lo dico soprattutto guardando il rappresentante del Governo – costituzionalmente problematico, in quanto ricollegare il funzionamento della vita democratica alla disponibilità economica, reddituale e patrimoniale dei cittadini rischia di confliggere con quel principio fondamentale di eguaglianza sostanziale che impone alla Repubblica di rimuovere quegli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto l'eguaglianza e la libertà dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori, tra l'altro, all'organizzazione politica del Paese.
  Eppure, Presidente, sta proprio in questo paradosso il carattere di sfida che questo provvedimento ha oggi, la scelta di andare in «mare aperto» dopo un breve periodo transitorio e di raccordo tra due discipline nettamente alternative e di scommettere su un rinnovato patto tra cittadini e organizzazioni politiche, con un coerente sistema di controlli, un sistema di controlli non privo peraltro di profili che destano perplessità a causa del mancato coordinamento interno nel testo e del coordinamento tra questo testo e altre normative, in particolare la legge n. 96 del 2012, ma ci sarà tempo per rimediare.
  Il provvedimento non si esaurisce nelle regole sul finanziamento, non esaurisce qui la sua portata innovativa, le norme sulla trasparenza e sulla democraticità ci riportano a una domanda cruciale che proprio in quest'Aula, il 22 maggio del 1947, l'onorevole Aldo Moro pose, cioè come è possibile che i partiti possano trasfondere democrazia nel Paese senza una base di democrazia interna.
  Non le nascondiamo, signora Presidente, che la scelta del Governo Letta – e anche in questo caso lo dico guardando il rappresentante del Governo – di trasformare il testo approvato da quest'Aula lo scorso 16 ottobre nel contenuto di un decreto-legge, se comprensibile come segnale di un'attenzione e di una sfida nel senso che ho appena detto, presenta almeno due profili problematici: il primo è legato al carattere di attuazione organica dell'articolo 49 della Costituzione, oggi possibile essendo state superate le remore di ordine culturale, politico e giuridico-istituzionale che lo hanno impedito in più di sessant'anni. Ma, appunto, trattandosi di riforma organica, la sua presenza in un decreto-legge, alla luce di quanto la Corte costituzionale ci ha ricordato da ultimo nella sentenza n. 220 del 2013, non può non essere fonte di perplessità. C’è, poi, una seconda ragione di insoddisfazione, legata all'avere incluso in un decreto-legge il testo approvato da questa Camera, peraltro con alcuni non secondari cambiamenti, il che ha impedito a questa Camera non soltanto di portare una propria valutazione sul testo del Governo come modificato, ma anche sulle modifiche, sulle tante modifiche apportate dal Senato.
  Questo comporta la presenza nel testo di alcuni elementi di debolezza. Ne elenco i principali dal punto di vista di Scelta Civica. Avevamo sottolineato l'importanza che negli statuti fossero garantite le minoranze, ma il testo è stato ancora ulteriormente reso più timido, meno coraggioso; avevamo sottolineato l'importanza del ruolo della commissione nel controllare davvero e nel verificare davvero che gli statuti dei partiti fossero all'altezza del modello e il ruolo di questa commissione è stato attenuato; avevamo sottolineato l'importanza di dare uno spazio maggiore alle detrazioni per quanto riguarda soprattutto la partecipazione a momenti di formazione politica, di formazione alla cittadinanza, che è una sfida importante del nostro Paese, ma queste sono state soppresse e sono state soppresse con un argomento problematico, dicendo come si fa a riconoscere un maggiore spazio alle detrazioni per i partiti politici, per la formazione dei partiti politici, rispetto a quello che si fa, per esempio, rispetto ad altre onlus. Ma, il partito politico è un'organizzazione Pag. 29che ha un ruolo cruciale e decisivo, unico nella nostra Costituzione, e ciò la differenzia anche da altre Costituzioni, come quella tedesca e quella spagnola, che si limitano a dire che il lavoro dei partiti serve a favorire la formazione politica dei cittadini, non a concorrere a determinare la politica nazionale. Quindi, un ruolo ben più importante e ben più decisivo, che legittima un'attenzione importante alla formazione politica.
  C’è poi la commissione di garanzia che ha cambiato nome, ma ha cambiato soprattutto attribuzioni, eppure è rimasta la stessa nella composizione. C’è qualche dissonanza in tutto questo.
  Concludo, però, signora Presidente. Pur nella consapevolezza di quelle che ho chiamato e abbiamo chiamato le debolezze del testo e pure riaffermando l'intrinseca problematicità di un decreto-legge intervenuto ad attuare organicamente l'articolo 49 della Costituzione e che presenta contenuti, come ho provato a sintetizzare, che rischiano di essere in contrasto con il principio di uguaglianza sostanziale, Scelta Civica voterà a favore del provvedimento. Lo farà perché, come amava dire un santo della mia regione, San Giovanni Bosco, l'ottimo è sempre o quasi sempre nemico del bene, e il bene del Paese in questo momento storico è di dare un segnale forte, un segnale di rottura rispetto a regole come quelle sui rimborsi elettorali, che pure essendo ragionevoli e ammesse in tanti altri ordinamenti – nella generalità degli ordinamenti –, da noi, Presidente, rappresentante del Governo, hanno avuto contenuti e applicazioni così deteriori da rendere comprensibile una reazione come quella di cui il decreto-legge è espressione.
  In una situazione in cui la nozione di partito e di movimento politico è molto diversa da quella del passato, questo strumento, ancorché imperfetto, ancorché bisognoso probabilmente di modificazioni per il futuro, è comunque un avvio di una nuova fase dei rapporti tra cittadini e potere politico nel nostro Paese. Scelta Civica pone in questo una grande speranza (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, voglio subito mettere in evidenza, prima di ogni altro aspetto pratico, che il decreto al nostro esame ha anche – sostanzialmente è riconosciuto da tutti – un valore sicuramente simbolico. Debbo dire che per noi addirittura ha anche un valore affettivo, perché saremmo il primo partito in assoluto a non usufruire del finanziamento pubblico ai partiti, salvo chi per scelta lo ha fatto in maniera diversa, e va riconosciuto.
  È un messaggio politico autentico ed è diretto al Paese, perché intende costituire il primo concreto passo di una politica che, conscia degli errori commessi, intende rigenerarsi ed assumere, nella trasparenza e nella correttezza, quel ruolo primario di guida del Paese, che l'articolo 49 – già richiamato in quest'Aula – della Costituzione le affida. È evidente, infatti, come il deterioramento del rapporto tra cittadini e partiti politici abbia assunto dimensioni sin troppo preoccupanti per il corretto funzionamento della vita democratica italiana. E la politica – ripeto – nella piena consapevolezza delle sue responsabilità – bisogna prenderne atto – ha il compito ed il dovere di ricostruire con atti concreti – e questo lo è – un clima costruttivo e di fiducia.
  Il decreto in questione è stato presentato dal Governo dopo che l'iter di un suo disegno di legge in materia, consegnato al Parlamento nel maggio dello scorso anno, aveva incontrato ostacoli e difficoltà alla sua approvazione, motivo per il quale l'Esecutivo ha assunto una decisione che permettesse la soluzione rapida del problema. Ciò non ha compresso, peraltro, va detto, le prerogative del Parlamento. Il testo, infatti, riproduce sostanzialmente quello già approvato dalla Camera dei deputati. Non apro polemiche su questo punto proprio in virtù del fatto che concretamente e sostanzialmente questo provvedimento è un prodotto parlamentare, ancorché sia giunto in maniera tardiva, con il timbro del Esecutivo.Pag. 30
  Certamente questa non è una riforma definitiva della materia. Ci sono molti punti infatti da migliorare e da chiarire. Punti e questioni che in particolare noi avevamo posto in evidenza nei lavori preparatori. Cito ad esempio la necessità di pervenire ad una forte accelerazione nel passaggio dal precedente sistema al nuovo, anche attraverso l'immediata abolizione delle quote residue del rimborso elettorale. Ciononostante il decreto costituisce, dopo oltre sessant'anni, un primo e fondamentale passo verso le prerogative di trasparenza e democraticità previste dall'articolo 49 della nostra Costituzione. Il cammino intrapreso manifesta dunque elementi positivi e di consapevole rinnovamento, ed è per questo motivo che noi ci esprimiamo favorevolmente rispetto alla sua approvazione.
  Il Nuovo Centrodestra ha espresso da subito il suo pensiero in materia, proponendo di rompere con il passato, per affidare alla libera scelta del cittadino la decisione in merito a quale partito politico sostenere con il suo, eventuale, contributo. Una decisione adottata sulla scorta di precise considerazioni, che hanno tenuto conto del drammatico momento che il nostro Paese sta attraversando. Abbiamo argomentato e sostenuto con forza la nostra posizione nel corso dell'intero iter di approvazione del decreto, pur valutando con grande attenzione temi e questioni sollevate e proposte da altre formazioni politiche e che, però, abbiamo ritenuto in contrasto con le attese e le sollecitazioni che il difficile momento richiede.
  In sostanza, avevamo di fronte due alternative: il riconoscimento giuridico dei partiti, mantenendo un minimo di finanziamento pubblico con precise garanzie di trasparenza e di controllo; l'abolizione del finanziamento pubblico, lasciando ai cittadini la libera scelta di decidere chi sostenere con il proprio contributo. Noi abbiamo scelto, da subito, la seconda opzione. Per ricostruire un credibile e forte rapporto con il Paese, infatti, crediamo si debba offrire un segnale forte, deciso ed inequivocabile, segno di una reale volontà di cambiamento rispetto ad un sistema di cui tutti conosciamo il percorso e, purtroppo, gli esiti. Naturalmente non ci sfuggono gli elementi essenziali sui quali si può e si deve basare la ricostruzione di un rapporto, ora compromesso, con i cittadini. Mi riferisco alla necessità che le forze politiche affrontino con decisione e coraggio un periodo particolarmente difficile per il Paese, cercando e trovando soluzioni che lo portino fuori dalla crisi nella quale versa, e direi non soltanto dalla crisi economica, ma dalla crisi istituzionale, alla necessità stessa che, quali che siano le pur legittime posizioni dei vari partiti sulle soluzioni da adottare, si proceda con correttezza e spirito costruttivo nell'opera di rilancio del Paese, evitando scontri e confronti esasperati e procedendo, al contrario, attraverso un confronto civile e proficuo.
  Nel corso dei lavori si è potuta registrare, nonostante le diverse posizioni circa le soluzioni da adottare, la convergenza di tutte le formazioni politiche su un punto preciso: questo testo doveva realizzare la svolta auspicata da tutti. Una condizione, questa, che ha permesso di pervenire al testo che oggi siamo chiamati ad approvare. Di sicuro, il provvedimento, lo ripeto, non è esaustivo rispetto alle problematiche che la materia ampiamente pone e non tutti i nostri emendamenti, che pure abbiamo sostenuto sino alla fine, sono stati recepiti, ma la svolta vi è stata, il messaggio al Paese è concreto e significativo.
  Voglio, però, approfittare, Presidente, non solo della sua presenza, ma dell'attenzione dei colleghi, per sottolineare anche l'anomalia con cui siamo giunti al finire di questo provvedimento. A parte quel passaggio polemico sulla questione dei decreti-legge rispetto alle leggi che debbono – dico, debbono – essere di produzione parlamentare, vi è anche la prospettiva che ci è stata sottoposta sino ad ora, che speriamo che cambi con l'avvento della nuova era e che il Premier in pectore possa portare avanti in maniera diversa rispetto a quello che ci è già giunto.Pag. 31
  Mi riferisco alla legge elettorale, mi riferisco alle riforme che saranno fatte: sono leggi che devono trovare non il consenso del Parlamento, ma l'attenzione, la riflessione e la produzione da parte del Parlamento sulle indicazioni e sulle direttive politiche che possono essere date ai singoli gruppi che compongono questo Parlamento. Questo significherà riportare al centro della politica e della produzione legislativa un Parlamento che, forse, sino ad ora, con i meccanismi che si sono innescati, sta perdendo un po’, addirittura, il suo senso costituzionale.
  È per questo che noi, con tutte le riserve che abbiamo avuto, anche sul metodo con cui si è arrivati a finire oggi su questo provvedimento, diamo fiduciosi il nostro consenso, nella speranza che gli insegnamenti che ci portano a dire queste cose, qui, oggi, in Aula, possano servire anche per le future e profonde riforme che in questo Paese si intendono fare e di cui esso ha certamente bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, gentili colleghe deputate, gentili colleghi deputati, oggi, quindi, chiudiamo, con il voto su questo disegno di legge di conversione, l'annosa questione del finanziamento della politica, e lo facciamo su un testo che era stato pure approvato dalla Camera e che, poi, è stato modificato anche al Senato, secondo me anche in senso ulteriormente peggiorativo. Abbiamo segnalato anche alcune evidenti storture proprio interne al testo, che andranno successivamente corrette con interventi normativi.
  Sto qui a sottolineare un punto, secondo me, politico: alla fine, di tutte le sbandierate riforme del Governo Letta al momento del suo insediamento, l'unica portata realmente a compimento di una certa rilevanza costituzionale, perché i partiti sono nominati nella Costituzione, è questa. È, a nostro modo di vedere, una riforma che peggiora la qualità della nostra democrazia.
  Negli ultimi decenni, prima le campagne stampa e poi, soprattutto, ovviamente, anche per un uso distorto delle risorse pubbliche, messe a disposizione dei partiti per l'attività politica, da parte di taluni criminali, il finanziamento pubblico è stato presentato non come uno strumento necessario all'esercizio della democrazia anche da parte di chi non ha risorse economiche – qui il collega Balduzzi ha citato il secondo comma dell'articolo 3 della nostra Costituzione –, ma soltanto ed esclusivamente come occasione di ruberie, sottrazione di risorse alla collettività, costruzione di una casta di agiati, indifferenti ai problemi del Paese.
  Come noto, il nostro gruppo si è battuto da subito contro l'idea di cancellare il finanziamento pubblico delle attività politiche – quindi, delle attività politiche, non di altro –, e per questo oggi noi ribadiamo convintamente il nostro voto contrario.
  Voglio dire anche che l'assenza totale di finanziamento pubblico ai partiti ci allontana dall'Europa e ci avvicina al sistema adottato da Paesi che hanno ben poco a spartire con la democrazia. Il finanziamento pubblico infatti nel mondo non c’è in quei Paesi in cui il partito è lo Stato o appunto non c’è, per così dire, neanche un partito perché c’è un dittatore. E tutto questo con un risparmio annuo, per tutti i cittadini italiani, per ciascuno dei cittadini italiani, di 1,5 euro, cioè un euro e mezzo risparmiati all'anno.
  Questo, infatti, era il costo della legge n. 96 del 2012, che di fatto oggi cancelliamo, una legge che seppure con molti limiti, approvata neanche un anno e mezzo fa da questo Parlamento, aveva anche innovato il sistema, introducendo il metodo del cofinanziamento, un metodo anche tradotto dal modello tedesco, che di certo non può non essere annoverato tra le mature democrazie.
  Sono anche un po’ stanco che si continui a raccontare in quest'Aula, come fuori da qui, che le campagne elettorali e l'attività politica si possono fare gratis, unicamente con la partecipazione dei cittadini. Pag. 32Io sono pronto ad accettare una sfida e lo dico al MoVimento 5 Stelle: SEL rinuncia al finanziamento pubblico futuro, anche quello residuo che ci lascia questa legge, se il MoVimento 5 Stelle rinuncia al supporto di Beppe Grillo nei tre mesi precedenti qualunque competizione elettorale. E poi vediamo (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Perché tanto, non prendiamoci in giro, non prendiamoci in giro ! Perché le strutture territoriali, la partecipazione che si costruisce nei circoli, sul territorio e nelle province, ha bisogno ovviamente... quando dà fastidio al potere che c’è intorno ed a quello che c’è. Voglio vedere, voglio vedere come lo fai, senza avere un minimo di risorse per fare un manifesto o prendere una sala per fare una riunione, costruire un minimo di condivisione, di momenti di condivisione con i cittadini. Voglio vedere come si fa senza soldi e voglio vedere chi ti dà i soldi, quando magari si tratta di mettere in discussione una giunta comunale o una giunta regionale, senza un euro ! Certo ! Si può fare anche con la visibilità che si è appunto accumulata in anni di presenza televisiva e di spettacolo, che alla fine è un po’ come avere contributi sotto forma di servizi, per così dire.
  Ecco io penso che da questo punto di vista noi facciamo un passo indietro. Lo facciamo anche perché forse sarebbe stata anche l'occasione questa di sistemare alcune cose che andavano sistemate. Parlo in termini di trasparenza e non voglio qui ritornare su quello che manca in questa legge, relativamente alla trasparenza, dei soldi che i partiti possono ricevere a livello territoriale. Parlo della trasparenza che dovrebbero avere le fondazioni prettamente politiche, che tra l'altro non sono neanche vincolate a non accettare i soldi dalle società partecipate, come giustamente invece è vietato i partiti. Parlo della trasparenza che si deve ad ogni cittadino che decide di avere una carica pubblica, che viene scelto dai cittadini ed assume una carica pubblica amministrativa e che, se raccoglie soldi per l'attività politica, deve essere esattamente trasparente quanto i partiti.
  Noi non possiamo quindi, noi stiamo facendo un errore oggi, perché abbiamo liquidato, quindi, il tema del finanziamento alla politica con analisi affrettate e proposte che hanno cavalcato soltanto le pulsioni profonde che si agitano nel ventre molle di questo Paese, ignorando quanto invece questo tema sia profondamente innervato al principio democratico ed alle garanzie costituzionali.
  Il finanziamento alla politica è ed è stato garanzia dell'indipendenza degli stessi dagli interessi economici dei più forti. Io mi rivolgo anche ai colleghi del Partito Democratico, che hanno ceduto culturalmente ad un'idea, che era necessario fare una dieta, una dieta necessaria per i partiti per ridare loro dignità. I partiti la dignità se la riconquistano non così, ma quando riescono a risolvere i problemi reali delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ! I partiti si conquistano la loro funzione quando hanno un ruolo nel cambiare e migliorare la vita delle persone, non con una dieta ! Ed avere deciso di fare un finanziamento tutto privato è un cedimento culturale per un partito che ha anche «origini» ed ha conosciuto cosa è stato lo scontro verso i poteri economici di questo Paese, anche stranieri.
  Infatti, poi non è soltanto un problema di partiti nazionali, perché sul territorio, un territorio ancora innervato di interessi mafiosi, non avere risorse per fare la politica significa non avere le risorse per contrastare, per costruire i momenti anche di mobilitazione contro interessi che hanno ben poco a che vedere con la democrazia o il confronto democratico.
  Addirittura, infatti, non è stato neanche approvato un emendamento semplice, che diceva che se uno è stato condannato per mafia, per corruzione, per collusione, per frode fiscale si pone al di fuori del patto di convivenza civile e, quindi, quello lì è stato condannato in via definitiva, per lo meno per la durata della pena, almeno non finanzi i partiti. Questo sarebbe stato anche un tentativo per dire: ti sei posto Pag. 33fuori da solo, a questo punto per quegli anni della pena non contribuisci a dare i soldi a un partito.
  Chiudo. Noi usciamo dall'Europa. L'Europa – i colleghi forse non lo sanno – sta approvando un regolamento europeo per disciplinare il finanziamento dei partiti e delle fondazioni europee, un regolamento che è stato già esaminato nella scorsa legislatura dalla I Commissione di Camera e Senato, al quale è stato dato parere favorevole. E il Consiglio d'Europa con una raccomandazione, la n. 4 del 2003, aveva confermato che lo Stato deve: provvedere a supportare i finanziamenti ai partiti, assicurando che il contributo da parte dello Stato, ma soprattutto da parte dei cittadini, non interferisca – quello privato – con l'indipendenza dei partiti politici.
  Guardate, Obama, proprio qualche mese fa, nel luglio dell'anno scorso, ha detto che se un candidato riceve 20 mila dollari, forse quel candidato dovrà qualche cosa a chi gli ha dato quei 20 mila dollari. Se si è posto il problema Obama, che è il leader e l'ispiratore del Partito Democratico, io non capisco come è che il Partito Democratico di casa nostra non si sia posto lo stesso problema.
  Il punto era un altro. Era impedire che le risorse assegnate dallo Stato fossero oggetto di ruberie, venissero distratte per pericolose operazioni finanziarie all'estero o venissero utilizzate per attività che non c'entrano nulla con la politica.
  Avremmo potuto fare una buona legge, avremmo potuto affrontare il tema dell'inerenza della spesa, della trasparenza, del controllo, del rapporto tra soldi che si ricevono per l'attività politica e i dipendenti che si impiegano. Ecco, noi abbiamo fatto, invece, una cosa brutta, sulla quale – credo – questo Parlamento nei prossimi anni – vedrete – sarà costretto a ritornare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare oggi e su cui il gruppo Forza Italia esprimerà il proprio voto favorevole segna un ulteriore importante passo verso un nuovo modo di intendere la politica, i partiti e il loro rapporto con i cittadini, e vuole essere la dimostrazione – come è stato ricordato più volte dal nostro gruppo – della capacità della politica di autoriformarsi, di ascoltare la voce del Paese e dei cittadini in un momento di grave preoccupazione e di disagio sociale. Un provvedimento che si basa, quindi, sulla necessità di ripristinare un rapporto di fiducia tra eletti ed elettori, basato sulla piena trasparenza e sulla responsabilità per recuperare fiducia, per restituire autorevolezza e la legittimazione alla politica stessa.
  Il provvedimento in esame segue la strada già indicata dal Governo Berlusconi nella scorsa legislatura, quando erano state effettuate pesanti riduzioni nell'erogazione dei rimborsi elettorali ed era stata avviata la discussione che poi ha portato, nel luglio 2012, al dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti e, contemporaneamente, all'introduzione del principio del cofinanziamento, aprendo così la strada al finanziamento privato.
  La posizione del gruppo di Forza Italia sul punto è sempre stata chiara. In maggioranza come all'opposizione, ci siamo sempre espressi per l'abolizione del finanziamento pubblico e per il passaggio ad un sistema di finanziamento trasparente, controllato e assolutamente tracciabile, che fosse totalmente a carico dei privati, in piena coerenza con un'ottica liberale del modo di intendere la politica e i partiti.
  Già nel 2012, quindi, per esser arrivati a parlare di una contribuzione mista, in parte pubblica e in parte privata, e soprattutto con la ricerca della contribuzione privata, è stato fatto un notevole passo in avanti. Viviamo infatti in un'epoca di transizione. C’è stato un momento in cui la politica del nostro Paese era nelle mani dei partiti-Stato, che avevano la necessità di tenere un forte apparato di struttura, ma purtroppo venivano Pag. 34finanziati diversamente da altrove, magari anche da altri Paesi stranieri ed altri partiti che non avevano la legittimazione ad agire. La legge n. 195 del 1974 nacque, quindi, in questo particolare contesto.
  Ora, dopo il referendum del 1993, dopo la legge sui rimborsi elettorali e dopo la riforma del 2012, stiamo chiedendo alla politica di crescere ancora, di compiere un passo ulteriore, superando definitivamente il finanziamento pubblico e mettendo al centro i cittadini anche nella questione legata al finanziamento. Una rivoluzione culturale, che deve partire dalla consapevolezza che la libera contribuzione ai partiti è un contributo alla democrazia che va incentivato.
  In particolare il tema dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ha avuto in questa legislatura una storia particolare, che ha visto il nostro gruppo pienamente coinvolto nell'approvazione del disegno di legge approvato dalla Camera lo scorso ottobre, il cui contenuto è stato poi riportato integralmente nel testo iniziale del decreto che oggi ci apprestiamo a convertire in via definitiva.
  Certo è che, nei vari passaggi che hanno portato alla conversione di questo decreto, lo sforzo di equilibrare, di contemperare diverse esigenze e punti di vista, come è logico che sia, vista la delicatezza del tema in oggetto, ha portato ad un risultato che sotto alcuni aspetti appare non ancora del tutto soddisfacente.
  Dobbiamo infatti riconoscere che il provvedimento che ci apprestiamo a votare non risponde ancora pienamente agli obiettivi prefissati.
  Aprire definitivamente la strada al finanziamento privato tracciabile e trasparente e contemporaneamente porre dei limiti rigidissimi all'erogazione dei privati è infatti un po’ un controsenso rispetto all'obiettivo primario del decreto e snatura lo spirito liberale che una simile proposta deve avere, spirito liberale che ci auguriamo in futuro riesca a trovare piena attuazione.
  La rivoluzione culturale di cui parlavo e che sosteniamo convintamente deve superare l'errata convinzione che porre un limite all'erogazione dei privati ai partiti possa rappresentare un valore aggiunto, magari un valore morale.
  Al contrario, noi riteniamo che chi sostiene un partito con i propri denari merita di essere considerato un cittadino benemerito.
  Proprio perché è un gesto di altissimo valore civico, va agevolato attraverso disposizioni che non limitino in alcun modo la volontà dei cittadini.
  La magistratura deve avere gli strumenti per compiere ogni indagine quando necessario, ma finanziare un partito non deve essere una ragione di sospetto o di pubblica gogna continua.
  Ad ogni modo, tale nuovo tipo di finanziamento è accompagnato da nuove regole in materia di trasparenza, tracciabilità, pubblicità, anche attraverso i siti Internet. Il provvedimento garantisce infatti una disciplina rigorosa dei finanziamenti privati ai partiti, ispirata al criterio della massima trasparenza. In particolare il tema dei controlli, il lavoro fatto dalla Camera nel corso dell'esame del disegno di legge, confermato nell'impianto del decreto, ha portato all'approvazione di un sistema più incisivo rispetto alla riforma del 2012, prevedendo sanzioni per chi non rispetta gli obblighi e non solo i termini di deposito dei rendiconti e della documentazione contabile, ma anche in termini di trasparenza e pubblicità.
  Un finanziamento quindi trasparente e controllato, che non apre la strada a meccanismi che rischiano di vincolare la libertà di scelta dei singoli partiti, ma a cui deve corrispondere la totale trasparenza di utilizzo dei fondi da parte degli stessi partiti. L'esistenza stessa dei partiti ha senso se i singoli partiti sono liberi, totalmente liberi di compiere le proprie scelte.
  Ma siccome ogni libertà comporta anche una responsabilità, a questa libertà dei partiti deve corrispondere un'assoluta trasparenza e quindi la libertà degli elettori di conoscere e giudicare, con assoluto rigore, come si conviene a chi svolge una funzione pubblica.Pag. 35
  La credibilità è legata alla responsabilità dei partiti, la responsabilità di essere innanzitutto trasparenti.
  La credibilità della politica non si riconquista semplicemente con tagli rigorosi di spesa.
  La politica riacquisterà credibilità solo se saprà dimostrare di essere in grado di dare delle risposte ai cittadini, una risposta ai problemi del Paese, ma prima ancora una risposta alla voglia e al bisogno di partecipazione, un bisogno ed una voglia che esistono e che sono molto diffusi nel Paese. Una vera rivoluzione, quindi, in un contesto nel quale oggi i partiti vengono descritti al contrario come un male inevitabile, è riproporsi ai cittadini con nuovi strumenti di finanziamento e di piena trasparenza delle scelte, così come prevede il decreto-legge. Una rivoluzione non si fa solo con le leggi, ma con la consapevolezza di chi fa politica. Le leggi aiutano, ma non sostituiscono mai la volontà politica. L'Italia negli ultimi vent'anni è cambiata, ha imparato ad aspettarsi di più da una politica capace di parlare il linguaggio della gente. Sta a noi, a tutti noi, ritrovare questo linguaggio fatto di contenuti e non solo di parole. Abbiamo il dovere di provarci verso noi stessi e verso chi ci ha votato e ci ha dato fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lombardi. Ne ha facoltà.

  ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, onorevoli cittadini che vedrete questo intervento, mi rivolgo a voi, non alle persone in quest'Aula, esordisco con un'avvertenza per l'ascolto di questa dichiarazione di voto: noi oggi non useremo parole consone. Infatti, se quest'Aula, sorda e insensibile alle questioni che toccano la carne vita della gente, trova consono mettere il bavaglio all'opposizione mentre questa si oppone ad una maggioranza che regala 7,5 miliardi di euro dei soldi dei cittadini alle banche; se quest'Aula trova consono assistere, senza dire una parola di indignazione, ad uno schiaffone dato in mondovisione ad una persona, un deputato della Repubblica e per di più donna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); se quest'Aula trova consono non avere parole di solidarietà per questa persona, fosse anche una solidarietà ipocrita e di facciata, tanto è accecata dall'avversione verso noi cittadini, e non dice nulla sul fatto che la tutela venga data al picchiatore e non alla persona offesa; se questo è consono qui dentro, noi oggi useremo parole non consone. Noi oggi ci rivolgiamo a tutte quelle persone che, stanche di sentire i bla bla bla della politica, ci chiedono risposte concrete. Per questo tacciateci pure di demagogia, di populismo, di qualunquismo, perché noi, ahimè, non conosciamo e non possiamo usare parole diverse da quelle che usano le mamme lavoratrici senza una rete sociale che le aiuti, i lavoratori che oggi forse lavorano, forse prenderanno uno stipendio, domani chissà, gli esodati che voi avete creato all'interno di quest'Aula, i cassintegrati, gli studenti senza futuro, gli anziani senza assistenza, gente normale quali noi siamo.
  Siamo all'epilogo di una farsa recitata da vent'anni, il cui ultimo atto si è aperto dodici mesi fa durante l'ultima campagna elettorale. E coglieremo questa occasione per ribadire le proposte che il MoVimento 5 Stelle ha tenacemente e strenuamente sostenuto nell'ambito del dibattito sul finanziamento pubblico ai partiti e che, ovviamente, non sono state minimamente prese in considerazione da chi ci governava o governa, non si capisce bene, congelato, anzi direi ibernato, dal freddo delle correnti che soffiano in tutte le stanze dei vostri partiti.
  Abbiamo chiesto con forza, come primo punto, di abolire immediatamente qualsiasi forma di sostentamento pubblico ai partiti. Lo so, noi siamo stucchevoli e abbiamo questo viziaccio di rispettare la volontà referendaria dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perdonateci e compatiteci per questo vizio.Pag. 36
  Secondo punto: vogliamo fissare un tetto massimo per le donazioni che impedisca di consegnare le sorti del Paese nelle mani di pochi facoltosi benefattori o di potenti lobby che certamente non hanno a cuore la situazione dei milioni di cittadini ancora oggi costretti a finanziare i vizi di una classe politica degenere.
  Terzo punto: volevamo limitare nel tempo la cassa integrazione per i dipendenti dei partiti perché ci pare ingiusto garantire solo quei lavoratori mentre milioni di operai lanciano continue grida di disperazione perché lo Stato si è dimenticato di loro e delle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Infine, di fronte a partiti del tutto incapaci di rinunciare a mettere le mani nelle tasche dei cittadini, come quarto punto abbiamo chiesto con forza che chiunque tenti di rubare o violi le regole sia costretto a restituire fino all'ultimo centesimo. Pensate che trovata rivoluzionaria, eversiva, direi, quasi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questo è quello per cui ci siamo battuti sin dal primo momento, perché noi del MoVimento 5 Stelle non ci stancheremo mai di gridare il nostro «no» ad un sistema del genere perché ci rendiamo conto di quante cose si potrebbero fare con tutti i soldi che i partiti hanno dissipato in questi anni, per le imprese, soldi che potevano andare alle imprese – parlo, quindi, dei 60 mila piccoli imprenditori che due giorni fa erano sotto questo Palazzo implorandoci di dargli una mano a sopravvivere – al lavoro, agli ammortizzatori sociali, alle pensioni che non ci sono più, ed essere utilizzate per le energie rinnovabili, per la riduzione del debito pubblico, per il sussidio di disoccupazione, per il sostegno alle famiglie, per infrastrutture davvero necessarie nel nostro Paese, per la tutela di un territorio devastato che è diventato un killer, per il servizio sanitario, per l'istruzione e la ricerca e mi fermo qui.
  Nonostante quasi un anno qui dentro, noi non siamo diventati come voi perché vogliamo che questo Parlamento inizi a lavorare per risolvere i problemi reali di chi sta fuori dai palazzi del potere. Pensiamo per un attimo ai provvedimenti su cui siamo stati costretti a concentrarci negli ultimi mesi a causa di un Governo autofomentato da proclami e continui spot elettorali: la deroga e non la modifica secondo la legge alla Costituzione, la finta abolizione delle province, il decreto IMU-Bankitalia, il milleproroghe, la legge elettorale peraltro al momento non pervenuta e, dulcis in fundo, una legge di stabilità che, notizia di ieri sera, è stata bocciata dalla Corte dei conti perché mancano solo 13,7 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Nel frattempo, mentre il Parlamento si occupava di ratificare questi decreti-legge, quante delle nostre proposte di legge sono state prese in considerazione tra legge sul conflitto di interessi, riduzione degli stipendi dei parlamentari, tagli alle pensioni d'oro, reddito di cittadinanza, rilancio della piccola e media impresa, legge anticorruzione, istituzione di un politometro per verificare gli arricchimenti illeciti dei politici negli ultimi vent'anni, il ripristino dei fondi alla sanità e alla scuola pubblica, l'abolizione dei finanziamenti ai giornali, l'abolizione di Equitalia, la cancellazione dell'IRAP: quante di queste propose avete calendarizzato e ci avete permesso di discutere in quest'Aula finora ? Nessuna.
  Vediamo però quanto ci è fruttato a noi cittadini questo investimento sui partiti ed in quali condizioni questi hanno trascinato il nostro Paese in questi vent'anni di gestione, in cui, nonostante lo stucchevole referendum, si sono indebitamente appropriati di 2,5 miliardi di euro dei cittadini (dato della Corte dei conti aggiornato solamente, ahimè, al 2008). Ve lo diciamo subito che cosa ha fruttato: una disoccupazione al 12,6 per cento; una disoccupazione giovanile al 41,6 per cento; un debito pubblico oltre i 2100 miliardi, al 133 per cento del PIL, peggio di noi solo la Grecia; un rapporto deficit/PIL in bilico sulla soglia del 3 per cento nonostante i feroci tagli lineari ai servizi per i cittadini; una pressione fiscale oltre il 44 per cento, a livelli svedesi senza avere un briciolo dei Pag. 37servizi svedesi; un cuneo fiscale oltre il 53 per cento; il 25 per cento del sistema manifatturiero, la linfa vitale di questo Paese bruciato dall'inizio della crisi; un costo della burocrazia per l'impresa pari a 31 miliardi di euro; un livello di corruzione che è il più alto dell'Unione europea. Noi da soli ne occupiamo il 50 per cento di una corruzione che ci costa 60 milioni di euro l'anno... miliardi di euro, scusate ero stata troppo buona.
  In questo quadro tragico rimbomba l'eco dei continui scandali che stravolgono la vostra classe politica. Quella classe politica che ha ridotto questo Paese sul lastrico: i soldi che i cittadini con sacrificio e fatica versano allo Stato sono usati per festini, per comprare diamanti, case, macchine, lauree, quando non addirittura (è la stampa che lo dice) mutande e boxer color kiwi/Padania, trenta pecore ed un vitello, il libro Mignottocrazia di Paolo Guzzanti, campanacci per bovini, bardature per cavalli, finimenti per carrozze (un nostalgico evidentemente), chewing-gum, caramelle, acqua, caffè, salatini, caffè Borghetti, aerei di carta, corna d'avorio, salsicce di Norimberga, mazze da golf, una caldaia, un congelatore, un frigorifero, una lavatrice e un televisore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questa è la rappresentazione, signori, di un Paese lacerato: da una parte c’è il mondo reale, che guarda, attonito e incredulo, all'altra parte, quella di un mondo che, più che surreale, è diventato il palcoscenico dei peggiori vizi dell'essere umano. Tra questi due mondi ci siamo, umilmente e indegnamente, noi del MoVimento 5 Stelle, cittadini entrati nelle istituzioni per restituire al popolo il potere di decidere della propria sorte, per ricordare a tutti coloro i quali siedono su questi scranni che lì fuori c’è un mondo vero, fatto di gente vera, con problemi veri, e forse...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROBERTA LOMBARDI. ...forse, dare loro un segnale per dimostrare di non essere a una distanza siderale dalla realtà, può restituire dignità e credibilità alla politica. Se le persone normali lì fuori vedessero, riacquistassero fiducia nei partiti, verserebbero con piacere i loro soldi per contribuire a costruire un mondo migliore, come è stato, onorevole Boccadutri, per la nostra ultima campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  
Vi lasciamo soli a prendervi la responsabilità di mentire nuovamente e continuamente derubare gli italiani. Per questo voteremo contro, ma non prima di esserci congratulati con il Presidente del Consiglio incaricato per la sua prima bugia in Parlamento, aperte virgolette, citazione testuale: «se sarà abolito il finanziamento pubblico ai partiti, sarà una vittoria dell'Italia e non una vittoria di Renzi». Benvenuto, signor Renzi (Prolungati applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea De Maria. Ne ha facoltà (Proseguono applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  ANDREA DE MARIA. Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo (Proseguono applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, consentite al collega De Maria di parlare (Proseguono applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... abbiamo capito, grazie.
  Prego, onorevole De Maria.

  ANDREA DE MARIA. Grazie Presidente. Nel dibattito di ieri e di questa mattina, ancora una volta, si stanno confrontando due visioni radicalmente diverse tra loro. Noi del Partito Democratico siamo impegnati a rinnovare profondamente il sistema politico per far sì che le nostre istituzioni siano più forti per affrontare la crisi morale, sociale ed economica che vive il Paese.Pag. 38
  Dal MoVimento 5 Stelle, invece, troppo spesso viene solo un messaggio di rabbia e persino di odio, che strumentalizza la sofferenza degli italiani colpiti dalla crisi, non per costruire, ma per distruggere. Quando si dice che i programmi non interessano, quando si rifiuta quella disponibilità al dialogo che gli stessi sostenitori di Beppe Grillo hanno chiesto votando sulla rete, si perde un'occasione, non per un movimento politico – di questo francamente ci interessa poco – ma per il Paese. Infatti, facendo così, si congela, colleghi del MoVimento 5 Stelle, la voglia di cambiamento di tanti italiani che hanno dato fiducia alle vostre liste e la si indirizza verso un'opposizione pregiudiziale, senza proposte e fine a se stessa.
  Ieri ho sentito citare Enrico Berlinguer, per dire che avrebbe condiviso le posizioni di ieri e di oggi del MoVimento 5 Stelle. Forse un maggiore approfondimento della posizione di Berlinguer sul finanziamento pubblico dei partiti avrebbe aiutato a evitare affermazioni palesemente assurde. Ma soprattutto un'altra cosa voglio dire qui: nella sua famosa intervista sulla questione morale, Enrico Berlinguer aveva denunciato i rischi che i fenomeni di corruzione e di occupazione, da parte dei partiti, delle istituzioni del sistema pubblico comportavano per quelle stesse forze politiche, da lui richiamate a svolgere il loro ruolo fondamentale previsto dall'articolo 49 della Costituzione, prevenendo così una degenerazione del nostro sistema istituzionale, che poi si è puntualmente verificata negli anni di Tangentopoli. Un messaggio, quindi, non volto a cancellare il ruolo dei partiti, ma al contrario ad una rigenerazione di serietà, rigore ed efficacia di quello stesso ruolo.
  La necessità della riforma che discutiamo oggi, che abolisce il meccanismo dei rimborsi elettorali e mette in atto una modalità profondamente innovativa nelle norme che regolano la vita dei partiti politici in Italia, nasce dagli abusi che hanno caratterizzato l'applicazione materiale dalla normativa precedentemente in vigore, che si è dimostrata drammaticamente inefficace sul piano dei controlli e della trasparenza.
  Da questo punto di vista, un primo provvedimento di riforma della legge sui rimborsi elettorali era stato approvato al termine della scorsa legislatura ed oggi approviamo una nuova normativa che abolisce definitivamente quei rimborsi, una normativa che nasce in Parlamento e che, poi, il Governo ha tradotto nel decreto-legge in discussione e votazione oggi.
  Vedete, il Partito Democratico può rivendicare con orgoglio di certificare da sempre, da quando è nato, i propri bilanci e di aver sempre posto al centro della propria vita politica e associativa la trasparenza di tutta la sua gestione finanziaria. Può rivendicare con orgoglio la propria attività di autofinanziamento, fatta da migliaia e migliaia di volontari, che non si limitano a sostenere il loro partito e gli ideali e i valori che il loro partito rappresenta con qualche post su Facebook, ma vivono la politica con l'impegno faticoso e quotidiano delle feste del PD, del tesseramento, delle sottoscrizioni per finanziare le nostre iniziative e la nostra presenza sul territorio.
  Ed ai grillini, che ho sentito parlare così impropriamente delle nostre «case del popolo», dico che dovrebbero farsi raccontare i sacrifici, la passione e anche il sangue versato da migliaia e migliaia di italiani per costruirle, difenderle e farle vivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e per farne una straordinaria occasione di vita democratica e sociale per le nostre comunità. Ma sappiamo che questo non basta. Sappiamo che per ricostruire il rapporto tra cittadini e istituzioni serve una riforma come quella in discussione oggi ed a questa sfida di radicale cambiamento abbiamo voluto e saputo rispondere.
  Vedete, in tanti Paesi europei, il finanziamento pubblico dei partiti esiste: anzi, nei Paesi dove le istituzioni si dimostrano più forti nell'affrontare la crisi economica che è in atto, il ruolo dei partiti è centrale e nessuno mette in discussione il loro finanziamento con risorse pubbliche. Non Pag. 39solo partiti che dipendano solo da risorse private, magari, di grandi centri di potere economico, rischiano di perdere autonomia ed autorevolezza. E in Italia c’è di più: quando c’è un capo che tiene i cordoni della borsa, che si chiami Berlusconi, Grillo o Casaleggio, perdono sempre la democrazia e la trasparenza. Abbiamo visto nell'incontro in streaming di ieri fra Renzi e Grillo che peso ha per i grillini, anche per i più autorevoli, la voce del padrone.
  Serviva, quindi, una normativa seria ed efficace che realizzasse un difficile equilibrio e che i cittadini italiani capissero. Una normativa che assicurasse trasparenza, protagonismo e libera scelta dei cittadini nel sostenere la forza politica da loro preferita, che rappresentasse una rottura radicale con il sistema precedente. Una normativa che facesse i conti, nella sua radicalità, con quell'obiettivo fondamentale per chi vuole uscire dalla crisi con una democrazia più forte e rinnovata, scongiurando il rischio di qualunque deriva populistica, d'istituzione di un sistema politico che torni in sintonia con il Paese per guidarne il cambiamento ed affermare una politica di forte redistribuzione dei redditi all'insegna della giustizia sociale con la necessaria credibilità ed autorevolezza.
  Questa legge rappresenta tutto questo: rappresenta una grande sfida per tutte le forze politiche e si caratterizza prioritariamente proprio sul terreno delicatissimo ed oggi cruciale della sintonia fra partiti e cittadini. Infatti, il punto centrale di questa riforma consiste nell'abolizione dei contributi pubblici come disciplinati fino ad oggi e la loro sostituzione con forme di contribuzione volontaria fiscalmente agevolate e sulle scelte espresse dai cittadini, con l'articolo 11 (detrazioni per le erogazioni liberali) e con l'articolo 12 (destinazione volontaria del 2 per mille dell'IRPEF). Benefici a cui le forze politiche potranno accedere, se risponderanno ad alcuni criteri fondamentali di trasparenza e democrazia interna. Anche in questo caso, come in quello precedente, questa nuova normativa tocca temi fondamentali: l'articolo 49 della Costituzione, infatti, assegna ai partiti un ruolo pubblico di grandissimo rilievo e, proprio per questo, la trasparenza e le garanzie democratiche nella loro vita interna rappresentano elementi determinanti della qualità complessiva della nostra democrazia.
  Nell'articolo 2 si stabilisce, quindi, una espressa relazione fra l'osservanza e le disposizioni contenute nel decreto-legge e il rispetto del metodo democratico che deve presiedere al concorso che i partiti svolgono alla determinazione della politica nazionale, come è previsto, appunto, nell'articolo 49 della Costituzione. Nell'articolo 3 si prevede che sempre per fruire dei benefici previsti le forze politiche si dotino di uno statuto nelle forme dell'atto pubblico e negli articoli seguenti sono previste normative che garantiscono trasparenza e forme efficaci di controllo interno ed esterno. Sono poi previsti limiti ai finanziamenti privati, rispondendo a quell'esigenza di indipendenza e autonomia delle forze politiche dal potere economico e finanziario a cui ho già fatto riferimento. Come è noto gli importi massimi previsti per i finanziamenti privati sono stati ridotti dal Senato a centomila euro sia per le persone fisiche che per le persone giuridiche.
  Infine, voglio sottolineare come nell'articolo 9 si dispongano norme che incentivano la parità di genere nell'accesso alle cariche elettive. In questo come in altri casi, penso alla legislazione in materia elettorale, si tratta di un obiettivo fondamentale per la qualità della democrazia a cui tutti i partiti sono chiamati a concorrere.
  Il gruppo del Partito Democratico voterà, quindi, oggi con convinzione a favore della conversione di questo decreto-legge e soprattutto vuole dire a tutti gli italiani che c’è una grande forza politica popolare fatta di gente seria ed onesta, radicata nella società italiana, che è pronta a fare fino in fondo la sua parte per cambiare l'Italia, per far vincere i grandi valori della nostra Costituzione, rinnovando e rafforzando Pag. 40le nostre istituzioni democratiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
  Ha chiesto ora di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ottobre. Ne ha facoltà. Ricordo che ha un minuto di tempo.

  MAURO OTTOBRE. Signora Presidente, intervengo solo per dire che io non parteciperò al voto su questo decreto-legge anche perché oggi è stato bocciato un emendamento da me presentato il cui obiettivo era di introdurre una disciplina altrettanto rigorosa per i blog riconducibili ad organizzazioni politiche e sui quali vi siano attività a scopo di lucro, ad esempio introiti pubblicitari. È immorale speculare sulla pelle e sulle paure della gente con notizie allarmistiche e, poco o per niente, corrispondenti al vero. Per questo motivo io non voto questa legge.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2096)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione, già approvato dal Senato, n. 2096, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brunetta, Massimiliano Bernini, Gregari, Piccoli Nardelli, Gutgeld, Lauricella ...
  Che cosa succede ? Colleghi ! Per favore, non si possono fare riprese in Aula, lo sapete bene, né fotografie..., per favore...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – I deputati del gruppo Movimento 5 Stelle espongono un cartello recante la scritta: «Bugia n. 1: se vince Renzi aboliamo il finanziamento pubblico dei partiti» – Vedi votazioni).

  S. 1213 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, recante abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.» (Approvato dal Senato) (2096):

   (Presenti  458   
   Votanti  453   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato
 312    
    Hanno votato
no  141).    

  Togliete quei cartelli ! Intervengano i commessi, prego ! Intervengano i commessi ! Togliete quei cartelli ! Togliete quei cartelli ! Prego i commessi ! Intervenite velocemente ! Togliete quei cartelli, colleghi (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente) !
  Ringrazio i commessi per essere intervenuti. C’è qualcuno che continua a brandire un cartello. Colleghi, continuiamo. Mantero ! Vorrei continuare con i nostri lavori, per favore. Sibilia, tolga quel cartello ! Sibilia, tolga quel cartello ! Per favore, potete intervenire ?

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo ai sensi dell'articolo 59. Io vorrei ricordare, lo dico in maniera molto pacata, che tutto è legittimo in quest'Aula, anche la protesta, anche il dissenso, quello Pag. 41che non è più legittimo è il mancato rispetto del Regolamento, che prevede alcune regole. Il mio gruppo, il mio partito non ha mai alzato un cartello in quest'Aula che non sia la Costituzione. Io le chiedo, Presidente, di far sì che l'Ufficio di Presidenza prenda dei provvedimenti, perché se non ci sono dei provvedimenti vuol dire che la Presidenza acconsente che in quest'Aula si faccia tutto. Quindi, io le chiederei cortesemente, Presidente, rispettando il suo lavoro, ringraziandola per il suo lavoro, lodandola per il suo lavoro, che l'Ufficio di Presidenza assuma dei provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza non consente che in quest'Aula venga fatto tutto, onorevole Rosato, e lei lo sa bene.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, leggo l'articolo 59: «Se un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba col suo contegno la libertà delle discussioni o l'ordine della seduta, il Presidente lo richiama nominandolo». Chiedo al collega Rosato: dove abbiamo fatto questo, se l'italiano ancora vale, in quest'Aula, e non le regole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Continuiamo.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 13,39).

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda l'organizzazione dei lavori della prossima settimana, avverto che, in conseguenza della crisi di Governo, tutti gli argomenti previsti dal calendario per la giornata di lunedì si intendono rinviati ad altra seduta. La Camera sarà convocata lunedì 24 febbraio alle ore 14, per comunicazioni del Presidente, fatta salva l'eventualità che l'ordine del giorno venga modificato in relazione allo svolgimento di adempimenti costituzionali dovuti.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 24 febbraio 2014, alle 14:

  Comunicazioni del Presidente.

  La seduta termina alle 13,40.

Pag. 42

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2096 – em. 5.6 357 351 6 176 26 325 68 Resp.
2 Nom. em. 5.2 376 345 31 173 108 237 68 Resp.
3 Nom. em. 5.53 415 410 5 206 108 302 68 Resp.
4 Nom. em. 5.57 429 424 5 213 110 314 67 Resp.
5 Nom. em. 5.4 436 411 25 206 126 285 67 Resp.
6 Nom. em. 5.3 429 424 5 213 125 299 66 Resp.
7 Nom. em. 5.5 444 436 8 219 53 383 66 Resp.
8 Nom. em. 8.52 451 431 20 216 111 320 66 Resp.
9 Nom. em. 10.82 462 457 5 229 134 323 66 Resp.
10 Nom. em. 10.81 462 456 6 229 115 341 67 Resp.
11 Nom. em. 11.1 464 459 5 230 18 441 67 Resp.
12 Nom. em. 11.51 461 456 5 229 90 366 66 Resp.
13 Nom. em. 11.50 462 457 5 229 92 365 65 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 12.1 469 373 96 187 34 339 65 Resp.
15 Nom. em. 12.2 470 463 7 232 124 339 65 Resp.
16 Nom. em. 12.75 471 466 5 234 95 371 65 Resp.
17 Nom. em. 12.91 471 467 4 234 92 375 65 Resp.
18 Nom. em. 12.97 467 463 4 232 93 370 64 Resp.
19 Nom. em. 14.1 467 461 6 231 142 319 64 Resp.
20 Nom. em. 16.1 475 441 34 221 22 419 64 Resp.
21 Nom. em. 16.51 470 418 52 210 106 312 63 Resp.
22 Nom. Ddl 2096 – voto finale 458 453 5 227 312 141 51 Appr.