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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 166 di martedì 4 febbraio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 18,30.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 gennaio 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bressa, Causin, Censore, Luigi Di Maio, Epifani, Ferranti, Giampaolo Galli, Mogherini, Nicoletti, Realacci, Sani, Sisto e Speranza sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

TESTO AGGIORNATO AL 5 FEBBRAIO 2014

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria. (A.C. 1921-A/R) (ore 18,32)

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1921-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria.
  Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea. (vedi l'Allegato A della seduta del 3 febbraio 2014).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 1921-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente e signora Ministra, il gruppo socialista voterà la fiducia a questo Governo, convinti che questo provvedimento sia un provvedimento giusto, un provvedimento che noi aspettavamo, perché riteniamo che uno Stato civile debba porsi il problema del sovraffollamento delle carceri. Uno Stato democratico e forte non ha bisogno di avere paura di quelle misure che in questo provvedimento – mi consenta – sono ovviamente esplicitati.Pag. 2
  Non è possibile che questo Paese limiti le libertà. Non è possibile che non si vadano a difendere i diritti, i diritti complessivi dei cittadini, siano essi liberi, siano essi detenuti. Abbiamo il dovere di rispettare i diritti dei cittadini italiani ed è per questo che il presente provvedimento va in questa direzione. E a coloro i quali sostengono, con manifestazioni inadeguate e strumentali, che questo provvedimento è un provvedimento di indulto o di amnistia, dico: non è così, è un provvedimento che rende più civile e più democratico il nostro Paese. Noi crediamo, signora Ministra, che lei abbia iniziato un percorso importante.
  Mi consenta altri due secondi: nel momento in cui dovevamo darle la fiducia le abbiamo espresso la nostra solidarietà e fiducia. Continuiamo ad esprimergliele dicendo: vada avanti, abbiamo bisogno di una riforma della giustizia, di una riforma della giustizia giusta, che dia garanzia a tutti i cittadini di questo Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi e onorevole Ministra, al netto delle note pregiudiziali ideologiche che sono state espresse da parte di alcuni gruppi, non è possibile non riconoscere la necessità e l'urgenza di un intervento normativo, assunto per mettere in moto misure contro il sovraffollamento dei nostri istituti di pena. La questione carceraria, che sarà oggetto di una riflessione specifica da parte di quest'Aula, sulla scorta di un documento prodotto dalla Commissione giustizia, a seguito del messaggio del Capo dello Stato, rappresenta, nella sinteticità dei suoi numeri, una metafora di una mala giustizia.
  A fronte di una capienza di 47.600 detenuti, nelle carceri italiane ce ne sono oltre 64.500. Rammentiamo che nel 2006, quando il Parlamento intervenne con l'indulto, la popolazione carceraria ammontava a 61.400 unità, quindi 3 mila e passa in meno. Ma un dato che racconta tutto è racchiuso nel numero dei condannati in via definitiva: 38.564, mentre 24.700 – sono dati che ci ha fornito la Ministra – sono quelli in attesa di giudizio. Credo che non ci sia da commentare oltre, ma solo da agire con interventi immediati e strutturali.
  Sul tema della disastrosa condizione delle carceri italiane, condizione che contraddice in modo stridente e doloroso l'articolo 27, comma 3, della Costituzione, si è come noto pronunciata, con la sentenza dell'8 giugno 2013, la Corte europea dei diritti dell'uomo che ha accertato la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Dunque, oltre che ragioni di carattere costituzionale, sollecitazioni da parte della più alta magistratura della Repubblica, ragioni umanitarie sostenute per i credenti e i non credenti anche dal Papa, esistono anche concrete ragioni di adempimento nell'ambito dell'ordinamento europeo.
  Il decreto-legge si muove allora in questo contesto, ponendosi l'obiettivo di diminuire le presenze nelle carceri incidendo sui flussi di ingresso e quelli di uscita del circuito italiano, facendo anche degli interventi interessanti dal punto di vista del procedimento davanti al magistrato di sorveglianza con la figura nuova del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. È una prima risposta, non risolutiva, certamente non miracolistica, alle molte non esaudite domande che il sistema ci pone, ma è una risposta, e va nella direzione giusta. Per questo riceverà il voto favorevole del Centro Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi, componenti del Governo, ci troviamo di fronte all'ennesimo decreto-legge, l'ennesima fiducia, l'ennesimo provvedimento d'urgenza in materia carceraria. Se non vado errato sono 11 le fiducie, 28 Pag. 3complessivamente sono i decreti-legge, di cui una buona parte li abbiamo già convertiti, ma ce ne sono all'orizzonte ancora 9, mentre nell'arco di appena tre anni e due legislature, questo è il terzo intervento per svuotare gli istituti penitenziari, quindi deflazionare i processi e pensare di rispondere, cioè, con un provvedimento d'urgenza, ai richiami dell'Unione europea e ai messaggi del Capo dello Stato. Praticamente un Governo che emana decreti su ordinazione, un tanto al chilo. È evidente che esiste un problema di natura non solo programmatica, ma anche politica. La soluzione dei problemi annosi della giustizia non può essere garantita attraverso provvedimenti spot, episodici, né attraverso la decretazione d'urgenza, ma forse sarebbe opportuno che arrivasse finalmente il tempo di una riforma globale che abbia come principio ispiratore, come abbiamo più volte invocato, la certezza della pena, insieme con un altro precetto dal nostro punto di vista, come Fratelli d'Italia, fondamentale, ossia il garantismo. Due capisaldi alla base di uno Stato di diritto che soltanto volgari strumentalizzazioni riescono a far confliggere tra loro. Non c’è contrasto, se si fanno ovviamente le cose a mestiere, se si è in buona fede, se si è nelle condizioni di leggere la realtà senza come al solito, come ha fatto questo Governo e come ha fatto anche il Governo precedente Monti, di cui l'attuale Governo Letta è espressione, avere la tentazione di intraprendere le solite scorciatoie. Non si risolve il problema del sovraffollamento carcerario attraverso indulti veri o surrettizi, come questo, con continui appelli all'amnistia. Mi pare che gli ultimi siano stati più o meno interrotti dalla discesa in campo del neo segretario del Partito Democratico perché, altrimenti, la strada maestra dell'amnistia era stata imboccata dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene, anche con alcuni pezzi dell'opposizione che sarebbero casomai entrati in soccorso, con annunci che di fatto pongono sul piedistallo, come soggetti principalmente attenzionati dalle istituzioni repubblicane, non già le vittime dei reati e le loro famiglie, ma gli artefici, i colpevoli di questi reati. È questo che è assolutamente indigeribile. Infatti, se da una parte si diminuisce la popolazione carceraria, dall'altra questo modo di procedere non risolve in maniera strutturale il problema del sovrannumero di detenuti, né è in grado di garantire che entro pochi mesi non abbia a riproporsi il medesimo problema, come sappiamo e come già accaduto, non soltanto in questa legislatura, ma anche nelle legislature precedenti. Non si fa nulla per improntare un piano, un programma efficace di reinserimento dei detenuti attraverso programmi di riabilitazione sociale e lavorativa, magari dopo aver lavorato sodo sulla svolta delle pene alternative e dei lavori di pubblica utilità.
  La questione del sovraffollamento può essere risolta soltanto così, con questo programma di costruzione di strutture carcerarie tali da poter garantire, attraverso una serie di iniziative che devono necessariamente viaggiare contemporaneamente, si diceva, la certezza della pena, si diceva la riforma della custodia cautelare – un altro cavallo di battaglia di Fratelli d'Italia, autentica vergogna italiana ed europea –, un programma di rieducazione e riabilitazione del detenuto, la tutela delle vittime e dei loro familiari – che deve essere assolutamente centrale, per dare almeno la suggestione di una giustizia giusta –, iniziative quindi tali da poter garantire una giustizia che faccia protendere la bilancia a favore non dei delinquenti, come già detto, e, magari, che possa convertire i provvedimenti in provvedimenti sulle pene alternative.
  Sulla tutela delle vittime e dei loro familiari, inoltre, vorremmo che ci fosse la stessa, altrettanta costante e disperata attenzione che si destina ai detenuti. Apprezziamo il lavoro che è stato fatto spesso e volentieri anche da colleghi, dai radicali per esempio, per la loro concentrazione sui diritti dei carcerati, ma noi restiamo attenti a quella parte della barricata che, viceversa, fin qui è stata sempre trascurata, a difesa della parte più debole e rimossa del sistema italiano, quello che è privo di una giustizia risarcitoria, viceversa, prevista in tutti gli Stati europei. Pag. 4Evidentemente, siamo capaci di prendere, di assorbire le peggiori nefandezze che ci costringe a condividere l'Europa e non riusciamo, invece, a prendere i provvedimenti, le indicazioni, quelli più sagge e più utili, che possono, magari, anche fare evolvere il nostro sistema e la nostra democrazia.
  È per questo che abbiamo presentato un ordine del giorno, nel quale chiediamo un impegno del Governo, affinché firmi la Convenzione di Strasburgo del 1983, entrata in vigore il 1o febbraio del 1998. La Convenzione obbliga gli Stati contraenti a prevedere, nell'ambito delle legislazioni nazionali, un meccanismo di risarcimento per le vittime di infrazioni violente che hanno causato gravi lesioni corporali o, addirittura, il decesso. Tale Convenzione indica anche quali siano i danni che devono essere necessariamente risarciti, come il mancato guadagno subito dalla persona immobilizzata a causa della lesione, le spese mediche, le spese di ospedalizzazione, nonché la perdita degli alimenti, quando si tratta di persone a carico. Si tratta di un principio di giustizia sociale, che obbliga gli Stati contraenti ad indennizzare chi sia stato colpito da una violenza grave. Ebbene, questa Convezione l'Italia, Ministro Cancellieri, misteriosamente non l'ha ancora firmata.
  Penso, ancora, in particolare a quello che il Ministro, nella relazione al decreto, definisce piccolo spaccio di strada o cosiddetti reati di lieve entità, che, viceversa, nascondono un tentativo di andare indietro nel tempo, di impostare, da un punto di vista culturale, un rapporto con lo spaccio e con il consumo di sostanze tossicologiche che avevamo ormai gettato dietro alle nostre spalle, che non ha niente di ideologico, che va al di là della destra e della sinistra. Perché il problema del consumo di sostanze stupefacenti è un problema di questa società: deve prevedere dosi massicce di prevenzione e, poi, altrettante dosi di recupero all'interno delle comunità terapeutiche, dove prevalga il discorso della ricostruzione della personalità, non già il perdonismo che, invece, in questi anni, attraverso il tentativo di legalizzare e liberalizzare le droghe, ha condotto ad un'iperbole, ad una sorta di impennata, che ha di fatto messo in ginocchio tante generazioni, inducendole, in una sorta di malcelata attenzione verso elementi trasgressivi, a farsi del male, a smettere di esercitare un ruolo di protagonisti nella società per generazioni, che, invece, avrebbero non tanto il dovere, quanto il diritto di tracciare il passo, soprattutto, in una fase di grande crisi che colpisce più di tutti le giovani generazioni.
  Il decreto prevede la trasformazione in autonoma fattispecie di reato della circostanza attenuante del delitto di detenzione e cessione illecita di stupefacenti, la cosiddetta attenuante di lieve entità. Si produce così l'effetto della riduzione della pena per le fattispecie di minore gravità.
  Inoltre, viene abrogato il divieto di disporre, per più di due volte, l'affidamento terapeutico al servizio sociale. Provvedimenti che non ci convincono, iniziative contenute in questo decreto-legge che non ci lasciano stare tranquilli e che, al contrario, mettono ancora una volta al centro dell'occhio del ciclone le famiglie perbene, le persone più deboli della società, coloro i quali non hanno la possibilità, neanche economica, di garantirsi il diritto alla sicurezza.
  Ancora una volta, per l'ennesima volta, Ministro Cancellieri, lei ci aveva promesso che dopo i primi due provvedimenti sarebbe giunta in Aula con un provvedimento quadro, invece questo provvedimento penso che né lo ha chiesto l'Unione europea, che non può continuare a minare la sovranità e il diritto degli italiani, del popolo italiano alla difesa della sovranità, né è contenuto nell'appello del Capo dello Stato, che peraltro neanche lo ha chiesto; il Capo dello Stato ha posto degli argomenti all'ordine del giorno, lo ha fatto con lo stile che lo contraddistingue, ma giammai ha pensato di imporre delle soluzioni, di preconfezionarle al Parlamento italiano o di suggerirle perentoriamente al Governo.
  Dunque, erano condizioni ideali per tentare di sviluppare una riforma strutturale che potesse, lo ripeto, salvaguardare Pag. 5questi due addendi fondamentali che vengono attenzionati dal popolo italiano in quanto tale: la certezza della pena, ormai una chimera perché non passa anno che non si sia impegnati in provvedimenti che di fatto vanno nella direzione opposta, e il garantismo, che significa anche la tutela, per l'appunto, delle vittime.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, oggi va in scena sulla pelle dei cittadini onesti l'ennesimo esempio di incapacità e mancanza di volontà di affrontare, in modo serio, la questione del sovraffollamento delle nostre carceri da un lato e dall'altro va in scena l'esercizio di cattivo gusto, buonista di scontare le pene a chi soggiorna nelle patrie galere. Agevolazione prevista anche per i criminali incalliti che domani potranno tranquillamente ripopolare le nostre strade.
  Questo brillante decreto-legge arriva dopo quello convertito con la legge n. 9 del 17 febbraio del 2012, che recava interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri, che introduceva l'innalzamento da 12 a 18 mesi della pena detentiva per qualsiasi reato che può essere scontata presso il domicilio del condannato anziché in carcere. Ed ancora, stabiliva che non è possibile procedere a giudizio direttissimo in caso di arresti eseguiti a ridosso di Natale, di Pasqua o di altre festività nazionali immediatamente precedute da una domenica; in tale circostanze sarà impossibile la celebrazione dell'udienza dibattimentale nelle 48 ore previste per legge portando quindi il giudice a doversi limitare a dichiarare la sopravvenuta inefficacia dell'arresto stesso e quindi a non convalidarlo.
  Il secondo provvedimento «svuotacarceri» recante disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena, convertito con la legge n. 94 del 9 agosto 2013, ha introdotto il divieto di disporre la custodia cautelare preventiva in carcere per delitti per cui è prevista la pena non inferiore nel massimo a cinque anni, ed ancora è stata ampliata la modalità di svolgimento di lavori di pubblica utilità per i detenuti i quali possono svolgere la loro attività anche a sostegno delle famiglie delle vittime dei reati da loro commessi. Inoltre, è elevata a 30 giorni la durata dei permessi premio per i detenuti minori ed è stata ampliata la possibilità di accesso a permessi premio per tutti. È solo grazie al lavoro intenso in Commissione e in Aula della Lega Nord se oggi non può godere della detenzione domiciliare il detenuto condannato per evasione.
  Ma veniamo infine al provvedimento sul quale avete posto la questione di fiducia che prevede l'innalzamento dello sconto per la liberazione anticipata dagli attuali 45 giorni a semestre a 75 giorni a semestre, applicabile a tutti. Ancora, è abbassata la pena per spaccio dagli attuali sei anni a cinque anni, così consentendo di non applicare più la possibilità della carcerazione preventiva. Queste, alcune delle stravaganze contenute in un provvedimento che, con la scusa dell'urgenza per evitare le condanne europee che incombono sull'Italia a partire da maggio per il sovraffollamento delle celle, porta da tre a quattro anni le pene intere o residue che i detenuti possono scontare ai servizi sociali, cioè in libertà, e soprattutto innalza da tre a cinque mesi lo sconto annuale della liberazione anticipata per qualunque detenuto, mafiosi inclusi. Questo fino a quando il decreto-legge che lo prevedeva non terminerà il suo iter e se da questi benefici, dopo l'entrata in vigore, saranno esentati i criminali condannati per mafia è solo grazie alla Lega Nord che ha posto il problema, raccogliendo anche le dure critiche della magistratura impegnata nella lotta alla criminalità organizzata ben riassunte nella parole pronunciate dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita.
  Dunque, su questa questione non possiamo che denunciare un ravvedimento tardivo di un Esecutivo incapace di ascoltare. Sicuramente, però, lo «svuotacarceri», che vi apprestate a convertire in legge un primo risultato lo ha già ottenuto: Pag. 6in meno di un mese ha seppellito i magistrati sotto montagne di carta, mandando in tilt gli uffici di sorveglianza di tutta Italia. L'assalto allo sconto di pena è stato immediato, aggravato e continuato. Nel giro di poche settimane sono state presentate 525 istanze di liberazione anticipata a Lecce, 450 a Padova, oltre 500 a Milano, 758 a Bari, 408 a Reggio Emilia, 450 a Vercelli, 282 a Verona. Ci voleva poco a scoprire che le richieste di ricalcolo dei benefici concessi dalla liberazione anticipata speciale, da 45 a 75 giorni ogni sei mesi, dal 2010 in poi, avrebbero mandato in tilt gli uffici, già provati dai tagli. Dare un ordine a questo vero e proprio assalto è un'impresa, lamentano i magistrati, che si trovano sui tavoli istanze di integrazione anche per scadenza della pena nel 2030, anche se queste non determinano l'immediata scarcerazione. Questo uno dei risultati prodotti da una norma che ha le ruote sgonfie o forse non le ha proprio, per usare le parole di Giovanni Pavarin, coordinatore nazionale dei magistrati di sorveglianza e presidente del tribunale di Venezia.
  Dunque, un brutto provvedimento per i magistrati, un brutto provvedimento per le forze dell'ordine, che hanno ricordato, con lettera aperta a lei, Ministro Cancellieri, che in Italia si denuncia un reato ogni dieci secondi, e chiedono al Ministro – chiedono a lei, Ministro –: come possiamo infondere fiducia ai cittadini, se poi chi comanda rema in senso contrario ? Ancora, ci ricordano, in questa lettera, anzi, le ricordano, signor Ministro, che chi sbaglia deve pagare e la pena deve essere certa. Le attenuanti sono previste dal nostro codice penale e nessuno le mette in discussione, avvertono, ma non si possono perdonare persone che, con i loro reati, anche se giudicati minori, spesso sono causa di vere e proprie tragedie familiari. Minati, per usare le parole di Sebastiano Ardita, i principi stessi del trattamento penitenziario, che presuppone sempre percorsi nei quali i benefici siano il frutto di sacrificio attraverso la revisione critica del proprio passato criminale e la provata volontà di reinserirsi nel tessuto sociale.
  Insomma, il vostro provvedimento, che i magistrati e le forze dell'ordine contestano, è l'ennesimo regalo che fate a delinquenti e criminali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), che arriva, nonostante l'aumentata insicurezza giustamente avvertita dai cittadini onesti, di cui la cronaca ci dà notizie tutti i giorni, purtroppo; quei cittadini onesti che sono alle prese con una crisi che morde, stando ai dati dell'ISTAT, secondo cui il 12,7 per cento delle famiglie è relativamente povero (3.232.000), mentre il 6,8 per cento lo è in termini assoluti (1.725.000). La crisi ha messo in ginocchio l'Italia: vola la disoccupazione, le aziende chiudono, crolla la produzione industriale e aumenta la povertà, i poveri relativi sono 9.563.000, il 15 per cento della popolazione italiana, di cui 4.814.000 si trovano in condizione di povertà assoluta, l'8 per cento della popolazione.
  Uno degli effetti della crisi è stato il crollo storico dei consumi di beni essenziali, come il cibo. Il 16,6 per cento degli italiani non può neanche permettersi un pasto con un contenuto proteico adeguato almeno una volta ogni due giorni, stando a quanto denuncia Coldiretti. Questo provvedimento, nel solco della politica dissennata di questo Governo, non solo non interviene per queste situazioni, che richiedono coraggio, quel coraggio al quale veniva esortato il Presidente del Consiglio, Letta, anche dalla recente lettera di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, pubblicata su Il Sole 24 Ore. D'altronde, il coraggio chi non ce l'ha non se lo può dare. Anzi, il vostro provvedimento va nella direzione di consegnare le nostre comunità alla paura e all'insicurezza, già fortemente provate per la crisi, alla quale voi non date priorità perché non avete soluzioni. Ed è per questo che voteremo contro la fiducia di un provvedimento inutile e pericoloso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piepoli. Ne ha facoltà.

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  GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, colleghi, a nome del gruppo Popolari Per l'Italia confermo la fiducia al Governo su questo provvedimento. La diamo con convinzione, perché siamo consapevoli che esso è un tentativo di rispondere alla drammatica emergenza nella quale il nostro sistema giuridico, e più in generale la nostra società italiana, si trova. Ed è un'emergenza drammatica, perché riguarda uomini, non ceto politico, non giochini interni ad una casta.
  Qual è questa emergenza ? Noi sappiamo che le sentenze e le pene detentive devono essere eseguite, perché non eseguirle significa negare una delle condizioni essenziali dello Stato di diritto, e dunque condurrebbe sotto questo profilo a negare i cardini della Convenzione europea; ma al tempo stesso, ogni qual volta viene eseguita una sentenza a pena detentiva, il nostro Paese è sistematicamente a rischio di commettere un'altra illegalità altrettanto e più grave, essendo contrario alle norme realizzare una pena inumana e degradante.
  Noi dobbiamo uscire da questo paradosso tragico e da questa emergenza. I conflitti politici possono avere l'illusione di mettere tra parentesi le sentenze e la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, ma è un'illusione, perché è la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che mette con le spalle al muro le nostre inadempienze. Ecco perché noi ci attendevamo, e ci attendiamo tuttora, che questo provvedimento venga riconosciuto come un primo passo per uscire da questa emergenza, ed in particolare che venga sottratto ai conflitti politici: perché i conflitti politici che estraggono dalla società interessi, paure e sentimenti, li radicalizzano, ne fanno bandiere identitarie, li rendono incomponibili, sono essi incompatibili con l’idem sentire della Repubblica, e quindi con quel compito di civiltà giuridica che adesso noi abbiamo il dovere di costruire sino in fondo. Perché noi pensavamo di poter bypassare le inadempienze relative al quadro costituzionale della certezza della pena e della funzione rieducativa della medesima, ma ora siamo messi con le spalle al muro, perché siamo dentro uno scenario giuridico che non è più quello domestico, e dunque a questo noi dobbiamo dare risposta.
  Questo decreto-legge è un primo passo in questa direzione: raccoglie in una visione non più carcerocentrica, per così dire, le iniziative e il mondo della giustizia e il mondo della detenzione. Noi sappiamo che è semplicemente un primo passo, e siamo sempre in affanno; ecco perché ne abbiamo bisogno e questo in un certo qual modo il lavoro della Commissione lo ha fatto perché ha depurato di alcune imperfezioni e di alcune inadeguatezze il testo originario del decreto-legge e quindi ha dato anche il senso della possibilità di ricostruire un'unità profonda del Paese su quello che è fondamentalmente la centralità della persona umana (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, colleghi, oggi Scelta Civica voterà la fiducia al Governo su questo provvedimento, perché riteniamo che gli interventi contenuti nel decreto-legge vadano nella direzione di conformare meglio il nostro ordinamento ai principi costituzionali e internazionali in materia di umanità e correttezza e legalità nel trattamento dei detenuti. Il nostro sistema carcerario infatti in questi ultimi anni ha vissuto un sovraffollamento incivile e assurdo, che è il frutto soprattutto di una serie di interventi legislativi che si sono verificati negli ultimi anni, in particolare della normativa introdotta sotto i precedenti governi PdL e Lega in relazione... Parlo della Fini-Giovanardi, parlo della Bossi-Fini, parlo delle norme sulla recidiva, che hanno determinato un sovraffollamento delle carceri per dei reati in molti casi – ovviamente non tutti – non sufficientemente gravi per portare alla carcerazione.
  Ancora più grave è stato l'utilizzo della custodia cautelare, perché, secondo i dati Pag. 8alla fine dell'anno, dei 64 mila detenuti in Italia, 24 mila, credo, erano ancora in attesa di sentenza definitiva e 12 mila erano in attesa della sentenza di primo grado.
  Cosa che non corrisponde a civiltà, non è conforme a ciò che avviene negli altri Paesi e non è conforme neppure alla Costituzione e al principio di innocenza. Ora, a questo tipo di problemi il Governo ha cercato di ovviare perché è arrivata, anche per effetto della sentenza della Corte europea, la condanna proprio per la situazione nel nostro sistema carcerario. Giustamente, il Presidente Napolitano ha richiamato il Parlamento ad intervenire e ad intervenire non soltanto, come si è detto, con provvedimenti di clemenza ma anche con interventi di natura strutturale e qui gli interventi di natura strutturale ci sono stati.
  C’è stata una serie di interventi, da quello sulla custodia cautelare approvato alla Camera e che speriamo possa venire approvato adesso definitivamente, a quello che viene oggi all'esame del Parlamento.
  Questo provvedimento contiene una serie di aspetti positivi: dal fatto che si tenga conto delle condotte di più lieve entità dal punto di vista della legislazione sugli stupefacenti, limitando il ricorso alla carcerazione; al fatto che vengano rafforzati ed estesi istituti come l'affidamento ai servizi sociali e la possibilità di applicarlo; alla stessa liberazione anticipata sulla quale tornerò tra breve, che ha sicuramente in sé degli elementi positivi. Così come positivi sono gli interventi in materia di diritti dei detenuti che, fino ad oggi, sono stati spesso e sistematicamente violati.
  Per questo noi voteremo la fiducia al Governo. Devo dire però che uno dei problemi che noi stiamo scontando oggi e che ha portato anche a molti dei dibattiti e delle discussioni con le opposizioni, nasce dal modo in cui si è arrivati a questa legislazione perché il ricorso al decreto-legge presenta spesso inconvenienti e in materia penale ancora di più. L'esempio più chiaro in questo caso è quello della norma sulla liberazione anticipata e della sua possibile applicabilità a chi abbia commesso reati di mafia.
  Questo tema è stato sollevato dopo che il decreto-legge è stato emanato, la Commissione ha ritenuto di intervenire; si tratta di un intervento che noi condividiamo totalmente e abbiamo presentato emendamenti in questo senso. Certo, se si fosse passati per un disegno di legge ordinario anziché per un decreto-legge e se si fosse stati in grado di discutere in Commissione di questo argomento, prima di arrivare all'efficacia del provvedimento, si sarebbero evitate le contestazioni, devo dire anche giuste, di parte dell'opposizione sul fatto che alcuni interventi, alcune situazioni si sono già verificate, alcune liberazioni potrebbero essersi già verificate.
  Questo rientra in una più generale analisi di come si è intervenuti nel diritto penale in questi ultimi anni e anche sul tema carcerario, dove anche misure corrette sarebbero state probabilmente più corrette, meglio predisposte, e meglio discusse se si fosse intervenuti magari con un unico provvedimento con un ambito di applicazione più ampio. Si è scelto di intervenire con una serie di provvedimenti successivi e credo che di questo abbia risentito in modo pesante anche la qualità della legislazione e, conseguentemente, anche il rapporto con le opposizioni con cui ci sono state delle discussioni molto animate sul procedimento perché ci si è trovati all'ultimo momento, ancora una volta, nell'approvazione e nella conversione del decreto.
  Quindi, il giudizio è sicuramente positivo ma, al tempo stesso, direi che, da parte di Scelta Civica per l'Italia, vi è la raccomandazione al Governo, soprattutto in materia penale ma in generale, di dare più tempo e occasione al Parlamento di discutere di questi provvedimenti prima che vengano emanati.
  Vorrei poi, visto che stiamo parlando di giustizia, ricordare che, superato il tema della carcerazione e il tema del problema dei detenuti, sarebbe ora di iniziare ad occuparsi di altre priorità per il sistema della nostra giustizia e ne vorrei citare tre: Pag. 9la prima, che è di recente attualità, è quella della legalità. È urgente che noi interveniamo nel campo della corruzione, sul quale siamo stati richiamati dall'Unione europea. Il Governo, quando si è insediato, l'aveva indicata come una delle sue priorità, noi di Scelta Civica per l'Italia abbiamo depositato dei disegni di legge per ovviare alle norme sul falso in bilancio e alle norme sulla prescrizione approvate sotto i precedenti Governi, di cui faceva parte la Lega, e che hanno determinato chiaramente una crisi della legalità dal punto di vista della corruzione...

  NICOLA MOLTENI. Li avete votate anche voi...

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Noi non c'eravamo !

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Non c'eravamo eh !

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Mi scuso. Quindi, su questi interventi, e credo sarebbe importante tornare indietro, noi abbiamo presentato dei disegni di legge equilibrati e riteniamo che si debba intervenire.
  Per quel che riguarda la seconda priorità, credo sia la giustizia civile, il Governo ha presentato un disegno di legge delega e noi di Scelta Civica abbiamo presentato un disegno di legge che riforma il processo civile in generale e speriamo che possano essere calendarizzati presto perché sono temi di grandissima urgenza per le nostre imprese e per i nostri cittadini.
  Da ultimo, vorrei citare il tema della responsabilità dei magistrati, non nel senso che è stata portata avanti in questi anni la polemica costante pro e contro Berlusconi, delle toghe rosse e cose di questo tipo, ma perché gli ultimi interventi legislativi, anche quello su cui oggi ci apprestiamo a votare la fiducia, hanno molto esteso la responsabilità dei magistrati in termini di decisioni. Credo che molte decisioni diventino discrezionali; in molti casi toccherà al giudice prendere decisioni su temi delicati e credo sia importante, quando si tratta di libertà personale, che si avvii un percorso di analisi e approfondimento accurato del problema della responsabilità, non tanto civile quanto disciplinare dei magistrati in questo campo, perché è a tutela dei cittadini, non solo dei detenuti, dei cittadini prima che si trovino nella condizione di detenzione; credo quindi sia importante riformare questo settore e questa area.
  Quindi, concludo ribadendo che Scelta Civica voterà la fiducia su questo provvedimento e auspico che nei prossimi mesi si possa, superato il problema del sovraffollamento carcerario, passare all'esame e all'approvazione dei provvedimenti che sono di più diretto interesse dei cittadini e delle imprese comuni (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del liceo statale «Regina Margherita» di Torino, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo parlamentare Nuovo Centrodestra voterà a favore della fiducia sulla legge di conversione in legge del decreto recante «misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e riduzione controllata della popolazione carceraria», però molte cose francamente ci hanno lasciato perplessi. Per esempio – entro subito nel vivo – al 31 ottobre, i dati statistici ci dicono che avevamo una popolazione carceraria di 64 mila 323 detenuti reclusi in 205 istituti di pena, per una capienza di 47 mila 668 posti; poco meno di un terzo, cioè 22 mila 770 erano i detenuti non italiani, cioè il 35 per cento della popolazione.
  Abbiamo quindi un tasso di detenzione per 100 mila abitanti che è pari al 112,6. Ricordo che l'Europa ha una media di 127 e il mondo in generale ha una media carceraria di 156 detenuti ogni 100 mila abitanti.
  Quindi, per quanto concerne la popolazione straniera, occorre precisare che Pag. 10abbiamo anche una popolazione variegata, che viene soprattutto da due o tre aree del mondo e che comunque in generale queste macroaree (Marocco, Romania e Tunisia) rappresentano il 18, il 16 e il 12 per cento della popolazione carceraria. Cito questo perché penso che tornerà utile nel ragionamento complessivo che mi permetterò di offrire nei minuti messi a disposizione del mio gruppo.
  In totale, ci sono quindi 38 mila 845 detenuti condannati e il 18,9 dei reclusi è in attesa di giudizio. Dicevo poc'anzi che si tratta di statistiche che non cito per caso perché – qui vorrei subito evidenziare un passaggio al Ministro – il sovraffollamento non dipende da un eccessivo numero di condannati, ma dalla scarsità dei posti in carcere a disposizione.
  La popolazione carceraria italiana infatti, in rapporto alla popolazione residente, come avete sentito, è la più bassa al mondo: il sovraffollamento dipende dalla scarsità dei posti a disposizione e del poco personale dedicato. Ecco perché riteniamo che il rallentamento del «Piano carceri» è certamente una lacuna di questo Ministero, signor Ministro Cancellieri, e che si aveva il dovere di colmare.
  Abbiamo assistito, per l'appunto, a un rallentamento rispetto alle programmazioni avvenute negli anni passati. Questi rilievi ci sono stati confermati in sede di indagine conoscitiva in Commissione giustizia. Rilievi critici che oggi ci permettiamo di offrire in sintesi: la criminalità organizzata – e questo è noto –, reati derivanti da disagio sociale, immigrazione clandestina, aumento dell'area penalmente rilevante, con nuove ipotesi di reato derivanti da situazioni emozionali dell'opinione pubblica, mancati investimenti in nuove strutture penitenziarie; mancati ampliamenti delle stesse, e infine, una generale scarsa capacità a utilizzare il carcere, risorsa limitata e rilevante, come strumento di controllo del crimine.
  Oggi vorremmo sapere del perché non sono stati resi fruibili quei 5 mila nuovi posti in più nelle carceri che si sarebbe potuto ottenere proponendo deroghe significative al blocco del turnover – attenzione a questo passaggio – e indicendo concorsi per l'assunzione di nuovi agenti penitenziari. Ci saremmo aspettati, in questo provvedimento, anche questo tipo di intervento.
  Altra questione non affrontata in questo provvedimento è quella che riguarda i detenuti in custodia cautelare. Ricordo a chi ci ascolta, e non solo in questo Parlamento, che il 40 per cento dei detenuti si trova in questa fattispecie. Il Nuovo Centrodestra sarebbe stato propenso a non presentare, quindi, un provvedimento così come è stato concepito, ma ci rendiamo conto che le esigenze di ottemperare in breve tempo a quanto previsto dalla sentenza Torreggiani abbiano indotto l'Esecutivo a mettere mano a una questione decisamente spinosa nei termini che però certamente non soddisfa i più.
  Nel corso dell'iter parlamentare del provvedimento abbiamo riscontrato altre criticità che non abbiamo esitato a sottolineare, allo scopo di pervenire, per quanto possibile, a un miglioramento del testo, soprattutto su alcuni punti che si ritiene essenziali e importanti.
  Riteniamo, da questo punto di vista, che con il nostro contributo ciò è avvenuto. Mi riferisco innanzitutto alla parte relativa alla «liberazione anticipata speciale», che siamo riusciti, assieme ad altri gruppi – per carità, non è stato un lavoro solitario –, ad escludere nelle fattispecie più gravi. Ricordo, infatti, che, per come il testo era giunto qui in Parlamento, i reati di cui all'articolo 4-bis della legge n. 354 del 1975, in materia di criminalità organizzata e terrorismo, rientravano nelle fattispecie della liberazione anticipata. Pare evidente che non avremmo potuto tollerare che esponenti di organizzazioni criminali e quant'altro avessero addirittura potuto evitare il carcere grazie a queste misure. Mai avremmo votato un provvedimento così come è uscito dal Ministero. Sarebbe stata un'ingiustizia palese e intollerabile. Si pensi a come avrebbe potuto reagire l'opinione pubblica se questo provvedimento fosse stato approvato. Sarebbe scoppiato un pandemonio, con speculazione dei movimenti populistici. Per fortuna questo è stato bloccato !Pag. 11
  Uguale compiacimento esprimiamo per l'approvazione, frutto di una nostra iniziativa, di un emendamento che sopprime una disposizione che avrebbe rischiato di danneggiare seriamente il bilancio dell'Amministrazione penitenziaria. Nel testo originario, infatti, era prevista una norma che consentiva l'indennizzo di 100 euro al giorno per i detenuti, in caso di violazione o ritardo da parte dell'amministrazione nell'esecuzione del provvedimento, in particolare su iniziativa del magistrato di sorveglianza. In tale contesto vorrei sottolineare come l'impegno e l'iniziativa del Nuovo Centrodestra hanno evitato l'approvazione di tale norma che avrebbe suscitato forti e ingiustificate reazioni nel Paese. Per rendere chiara l'ingiustizia e l'assurdità basti pensare, per esempio, che in teoria un soggetto detenuto che avesse sollevato eccezioni di «trattamento non adeguato agli standard» e avesse avuto ragione dal magistrato di sorveglianza sarebbe stato risarcito con 36.500 euro l'anno. Penso che sarebbe scoppiato uno scandalo e l'opinione pubblica, di destra, di sinistra e di quant'altro si sarebbe rivoltata. Tutto questo in un contesto sociale complesso, dove le famiglie non arrivano alla terza settimana del mese e in cui un italiano su quattro è costretto a mangiare cibi scaduti, così come ci sottolinea l'Istat. La nostra battaglia per impedire simili ingiustizie è stata compresa ed è arrivata a buon fine.
  Senza contare che questa cifra teorica, qualora fosse stata moltiplicata «n» volte, avrebbe potenzialmente mandato anche in default il bilancio dell'amministrazione penitenziaria. Capisco che l'obiettivo era snellire la popolazione carceraria, ma certamente non questa trovate.
  Ecco perché ci aspettiamo, per esempio, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, interventi che mirino a moltiplicare i contatti con quegli Stati esteri che sono disponibili a riprendersi i loro cittadini, che per ora sono detenuti presso di noi. Questa, signor Ministro, per esempio, è una battaglia su cui bisogna buttare a «peso morto» tutte le proprie energie, perché è chiaro che molte delle soluzioni che questo Parlamento e questo Paese si attende possono venire da lì.
  Il limite del provvedimento è che la riduzione del carico carcerario avrà certamente dei costi in termini di sicurezza dei cittadini; ci è stata chiesta la fiducia e noi la diamo, però restano tante le riserve che dovranno essere affrontate nelle settimane successive e su cui saremo ovviamente attenti.
  Un altro punto essenziale sul quale intendo soffermarmi è quello che ha riguardato il senso di un emendamento che a sorpresa è stato presentato in Commissione. Non era nel testo base che è arrivato dal Governo, ma è stato trattato in lungo e in largo dalla Commissione. Un emendamento del PD che ha bloccato per intere giornate i lavori della stessa Commissione. Mi riferisco alla differenziazione di pena per lo spaccio fra droghe leggere e droghe pesanti, allo scopo – almeno questo era l'intendimento dichiarato – di snellire un po’ della popolazione carceraria. Noi abbiamo detto di no, senza alcuna esitazione o tentennamento portando in Commissione dati e argomenti che hanno fornito riflessioni serie ed approfondite fin quando l'emendamento è stato ritirato.
  Infatti, sulla scorta di studi scientifici nazionali e internazionali – ormai c’è una letteratura infinita in questo senso – sappiamo che la differenza tra droghe leggere e pesanti è superata. Non esistono più droghe leggere. La marijuana, la canapa, che addirittura oggi attraverso selezioni genetiche è presente sul mercato – ovviamente illegale – in centinaia di varianti, hanno un THC, cioè il componente attivo, superiore a venti o trenta volte rispetto al passato. Quindi, il grado di nocività per i neuroni, e in particolare per i ragazzi sino a ventuno anni che sono ovviamente nella fase della formazione cerebrale sarebbe stato enorme.
  L'aumento delle schizofrenie e dei deficit mentali fra adolescenti è spiegato anche in questa maniera e, come è stato spiegato anche più volte in una letteratura ampia, questo avrebbe realizzato di fatto una tendenza all'aumento delle stesse.Pag. 12
  In conclusione, e mi avvio agli ultimi secondi del mio intervento...

  PRESIDENTE. Ha sedici secondi, onorevole.

  ALESSANDRO PAGANO. Per questo ci siamo opposti a questo emendamento, che era orientato sostanzialmente a costituire le premesse culturali per una liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere, che noi riteniamo, proprio sulla base di quanto ho appena citato, assolutamente inaccettabile.
  Quindi, in conclusione, pur sostenendo l'iniziativa del Governo, che tende a regolare la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e a curare maggiormente la gestione della popolazione carceraria, ho ritenuto opportuno, a nome del Nuovo Centrodestra, sottolineare quanto fatto per ottenere i miglioramenti del provvedimento sul quale ci accingiamo a votare la fiducia. Abbiamo ritenuto opportuno alzare il livello della mediazione al fine di trovare un compromesso accettabile che, se da una parte si prefigge di regolare i diritti dei detenuti e la questione della popolazione carceraria, dall'altra non diminuisse la percezione della sicurezza da parte dei cittadini.
  Questo provvedimento non ci piaceva, ma, dovendolo approvare per i motivi spiegati in premessa, riteniamo di aver realizzato un compromesso alto, che ha affrontato la questione del sovraffollamento carcerario non in termini esaustivi, ma con la chiara determinazione di creare le premesse per una soluzione congrua del problema ed assicurare, nel frattempo, condizioni migliori alla popolazione carceraria ed agli stessi uomini della polizia penitenziaria e a cui siamo grati per il loro lavoro e che sono quotidianamente impegnati in un compito difficile e delicato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, noi voteremo contro la fiducia che è stata posta dal Governo a questo decreto e lo facciamo con convinzione perché innanzitutto riteniamo che questo Governo abbia reiterato la metodologia della decretazione d'urgenza. Anche in questo caso, ormai, sono innumerevoli le volte nelle quali il Governo ha deciso di non avviare una discussione parlamentare serrata ed ha preferito strumenti che la troncassero. Ma nello stesso tempo lo facciamo anche con una grande delusione, perché questo voto contrario al Governo è anche un voto contrario al provvedimento, così come verrà chiarito nella dichiarazione di voto finale. Lo dico con grande rammarico, perché basterebbe scorrere l'elenco degli ordini del giorno di quest'Aula per comprendere come in quest'Aula sono due gli argomenti di cui si è parlato di più: l'IMU e le carceri. E talvolta ho ascoltato anche negli interventi che mi hanno preceduto una sorta di...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Migliore. Colleghi, grazie.

  GENNARO MIGLIORE. ...una sorta di attenzione spasmodica nei confronti di una presunta capacità di quest'Aula di affrontare in maniera lassista, si è detto, quasi a mascherare delle forme di indulto, i provvedimenti che, invece, necessariamente e rigorosamente devono rispettare tanto l'appello che qui è stato rivolto con il messaggio che il Presidente della Repubblica ha inviato a queste Camere, e che, finalmente, verrà discusso in quest'Aula sulla base della relazione della presidente Ferranti, tanto sulla base di quelle sentenze, come la sentenza pilota Torreggiani, che ci faranno andare inevitabilmente in infrazione, a danno anche dell'erario statale, a partire dal mese di maggio.
  Ma, soprattutto, lo voglio dire per la condizione inaccettabile di inumanità nella quale le nostre galere sono ormai messe all'interno del nostro Paese. Noi non abbiamo più alcuna dignità come Paese, se non affrontiamo questo tema, e siccome ho sentito qui, da altri colleghi, Pag. 13dire che il problema è quello di una nuova edilizia carceraria, io qui ripeto e insisto nel dire che non si tratta tanto di aumentare il numero dei posti, ma di capire se è diritto o non è diritto del nostro Paese detenere persone che, magari, potrebbero essere sottoposte a misure alternative, visto che la maggioranza di esse sono in una custodia che non ha previsto ancora l'espletamento finale del giudizio, sono in attesa di giudizio, e se è vero o non è vero che il 40 per cento della popolazione carceraria ha a che vedere con quella norma introdotta anche in quel caso surrettiziamente, la cosiddetta Fini-Giovanardi sulle tossicodipendenze, che, abolendo la distinzione tra sostanze leggere e sostanze pesanti, ha riempito le nostre galere di persone che, invece di essere preposte, come dice la nostra Costituzione, alla rieducazione e al reinserimento, possono essere più facilmente preda – questo sì crea allarme sociale – delle spire della criminalità organizzata.
  Questo decreto non è uno «svuota carceri»: è un decreto svuotato, perché, se si è già intervenuti tre volte e in questi tre precedenti provvedimenti l'unica cosa che si è ottenuta è passare da 66 mila a 63 mila unità, significa che questi provvedimenti funzionano piuttosto come porte girevoli, e cioè non affrontano il dato strutturale. Lo abbiamo detto in più occasioni: bisognerebbe rivedere strutturalmente la normativa delle leggi criminogene, come la Fini-Giovanardi, innanzitutto, l'ex Cirielli, innanzitutto, e la Fini-Bossi, con il vergognoso reato di clandestinità, che ancora oggi persiste all'interno del nostro ordinamento.
  Nello stesso tempo, però, bisognerebbe avere più coraggio, e lo dico al Ministro della giustizia, perché non è che ci si può far cambiare un provvedimento perché vi sono demagoghi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) che in quest'Aula, fuori da quest'Aula, sui giornali, su il Fatto Quotidiano, dicono che vi è un indulto mascherato, perché io lo vorrei vedere un provvedimento di clemenza. La politica ha abdicato al suo ruolo, che è quello che nella crisi morale ed economica non ha portato mai a nessun avanzamento. Lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che hanno impedito fisicamente la riunione della II Commissione, facendo così un favore a quelli che vogliono un altro tipo di giustizia, una giustizia ingiusta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Allora, noi non vogliamo rinunciare a ricostruire un senso comune, e il senso comune, soprattutto per chi si appella alla Costituzione e dice di volerla difendere, è innanzitutto da difendere tra le sbarre (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), perché, se una Costituzione non si difende dietro una sbarra, dove non vi è alcuna possibilità di avere una tutela, non si riesce certo a difenderla con un assalto alla Presidenza.
  Noi abbiamo rinunciato alla distinzione tra privilegi e garanzie, alla distinzione tra un avviso di garanzia e una condanna, e vi è un abisso giuridico ed etico di fronte a noi. Vedete, ci sono parole che bruciano le coscienze – sono le parole della demagogia della Lega Nord – e vi sono quelli che bruciano direttamente le parole, perché sono contenute in libri magari di autori che non fanno piacere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico). La nostra è un'altra idea del fare politica e del fare opposizione. Avete fatto poco, avete fatto poco, Ministro, e avete ceduto a questa campagna, che è una «vandea». Un Paese stremato, preda di facili demagogie, è destinato a nuovi autoritarismi.
  E allora, vedete, noi, che volevamo intervenire prima di intervenire con misure che potessero essere, come quella dell'amnistia o dell'indulto, strutturali, siamo qui a chiedere che si facciano provvedimenti di clemenza perché in extrema ratio si deve scegliere tra il diritto all'esistenza delle persone e quello alla volontà di fare propaganda per il proprio vantaggio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Noi riteniamo che le istituzioni non possano essere disprezzate e che, per questo motivo, l'idea che abbiamo noi della Pag. 14detenzione è un'idea innanzitutto di come è il nostro patto di convivenza. Il nostro patto di convivenza – lo dico alle colleghe e ai colleghi – è un patto di convivenza basato sul fatto che noi non possiamo scendere al livello di chi compie i crimini, perché questa è la distinzione. Infatti, per me la vittima deve essere sempre salvaguardata e la certezza della pena deve essere sempre garantita. E l'idea che possa essere attenuato l'impatto sociale di un delinquente, di qualcuno che ha compiuto un delitto deve essere la mia preoccupazione.
  Ma non posso passare dalla parte del carnefice, di quello che dice: «Occhio per occhio, dente per dente». Noi siamo una civiltà che ha conosciuto le rivoluzioni liberali e le rivoluzioni democratiche. Siamo una civiltà che ha conosciuto lo Stato di diritto come fondamento della sua esistenza. Siamo il Paese che ha scritto con Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene e non siamo certo quelli che scrivono gli editoriali per dire: «Più galera per tutti». Mai ! Mai ! Mai (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico – Congratulazioni) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, riteniamo che il provvedimento presentato dal Governo per l'ennesima volta in forma di decreto-legge non intervenga, come richiesto, in modo strutturale, rimuovendo alla fonte le cause del sovraffollamento delle carceri italiane. Ho un'idea, o meglio avevo un'idea che...

  PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, gentilmente lasciamo parlare anche gli altri.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Avevo un'idea, che l'opposizione in quest'Aula avesse un significato. Avevo un'idea, che l'opposizione fosse messa in condizione di poter, insieme alla maggioranza e alle forze di Governo, dare quel contributo vero, reale, che servisse a migliorare quelle che sono le condizioni in cui i detenuti – così come è censurato dall'Unione europea – si trovano attualmente.
  Io condivido alcune considerazioni fatte poco fa dal collega Migliore. Io ritengo che abbiamo... Presidente, mi consenta, non riesco a...

  PRESIDENTE. Colleghi, potrei pregarvi gentilmente di abbassare la voce, per favore ?

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Io ritengo che noi abbiamo un ottimo Ministro della giustizia. Il nostro gruppo è tra quelli che hanno sempre sostenuto che il Ministro Cancellieri è una persona affidabile, preparata, seria e lo abbiamo dimostrato con i fatti in ogni circostanza. Però, riteniamo, nella stessa maniera, che un Ministro ha anche il dovere di imporre le sue scelte al Governo di cui fa parte. E i segnali che lo stesso Ministro ha dato in questi ultimi giorni, apprezzabili, parlando con i vertici delle camere penali, sono un segnale positivo.
  Però, non è un mistero che, ogni volta che si è introdotta la questione della riforma della giustizia, si sia alzato un muro di gomma da parte della sinistra, ossessionata com’è dal timore di produrre un qualunque possibile vantaggio per il leader del centrodestra.
  Un'ossessione che persiste anche dopo l'illecita decadenza inflitta al Presidente Berlusconi, che, grazie ai milioni di sostenitori che continuano a votarlo, resta e resterà sempre l'incubo di una sinistra giustizialista ed incapace di confrontarsi sul piano politico. Per questo temiamo che si continuerà a procedere con provvedimenti tampone come quello che stiamo discutendo, un provvedimento che mette le classiche pezze a colori su un abito ormai impresentabile.
  Tutto l'impianto del decreto punta esclusivamente a ridurre la carcerazione e ad anticipare i flussi in uscita, semplicemente aprendo le maglie di una giustizia Pag. 15che non è capace di garantire quel giusto equilibrio tra il diritto ad una carcerazione dignitosa e la domanda di sicurezza dei cittadini.
  È di tutta evidenza che l'unica preoccupazione del Governo sia quella di dare risposte alla Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha già condannato l'Italia e che, a seguito della sentenza Torreggiani, potrebbe infliggere ulteriori pesanti sanzioni economiche. Non è possibile proseguire sulla strada dell'emergenza. Ben altre sono le risposte da dare.
  È evidente che il voto del gruppo che rappresento, quello di Forza Italia, è un voto negativo alla fiducia del Governo e lo è anche nel merito del provvedimento di conversione del decreto, che sarà approfondito domani e sarà sviscerato, perché, contrariamente a quello che chi mi ha preceduto, che fa parte della maggioranza, sostiene, è stato un provvedimento su cui è stato inibito in Commissione di poter espletare tale approfondimento e di poter aiutare a migliorare quelli che erano gli elementi di negatività di questo decreto.
  Ci troviamo a dover necessariamente esprimere un voto negativo, perché ci troviamo di fronte ad un Governo che arranca, che sforna decreti in quantità (ben 11, se non erro, in appena 8 mesi), un Governo che non risolve i problemi dei cittadini, che non affronta le tante emergenze del Paese, che non avvia le riforme indispensabili, prima delle quali quella della giustizia, che non crea le condizioni per una reale ripresa economica del Paese: un Governo che non governa.
  Eppure su questo tema più volte lei, Ministro Cancellieri, si è espressa. Anche il Presidente della Repubblica ha detto, a più riprese, che occorre una riforma complessiva della giustizia.
  Ma non può essere una riforma condizionata, una riforma che va solo in alcune direzioni o che può essere una riforma tampone. Noi abbiamo necessità di altro.
  D'altronde, le parole di ieri del presidente di Confindustria, Squinzi, associate alla fuga della FIAT, solo per fare alcuni esempi, rappresentano la cartina di tornasole di un'economia ormai asfittica, oppressa da tasse e rigore imposti dalla Unione europea. Un Governo che continua a sopravvivere ricorrendo sempre più con frequenza al voto di fiducia.
  Presidente, signori del Governo, noi riteniamo che tutte le questioni importanti siano state affrontate da questo Governo in modo minimalista, con provvedimenti tampone, spesso con tanta confusione. Non dimentichiamo che abbiamo votato un decreto per l'IMU favorendo la Banca d'Italia. Così come stanno le cose, l'unica soluzione, a mio parere e a parere del nostro gruppo, è quella che si cambi registro, ma si cambi registro al più presto, perché l'Italia e gli italiani non possono più aspettare.
  Noi siamo fra quelli che hanno il coraggio di dire le cose, che non si nascondono, che non sono vittime della doppia morale, come tanti altri. Io sono stato tra quelli che hanno sostenuto che l'amnistia e indulto erano gli unici provvedimenti in questo momento, seppur per l'Italia e per gli italiani rappresentano un fatto storico negativo, ma erano l'unica condizione necessaria per consentire all'Italia di ripartire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente), perché da una parte si aveva la possibilità, con l'amnistia, di azzerare i procedimenti per i magistrati, e dall'altra si consentiva l'uscita, o meglio, la diminuzione della popolazione e dell'affollamento carcerario.
  Bisogna avere il coraggio, Ministro Cancellieri, bisogna avere il coraggio delle nostre azioni, al di là della demagogia che qualcuno fa. Qua ci troviamo di fronte a un problema reale del nostro Paese che non può più aspettare. Ecco perché io invito tutti a una seria riflessione sul tema della giustizia perché la giustizia non riguarda una sola persona, ma riguarda tutti gli italiani. Ecco perché il gruppo di Forza Italia voterà «no» alla fiducia su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Pag. 16

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, quale fiducia vi dovremmo dare ? Dovremmo dare fiducia a chi ha prodotto l'ennesimo decreto-legge incostituzionale ? A chi in vent'anni non ha risolto il problema del sovraffollamento carcerario in Italia ? A chi se ne è sempre fregato dei diritti dei detenuti e adesso sta facendo un provvedimento solo per non pagare multe e per non perdere la faccia in Europa ? Questo non è un intervento umanitario, ma l'ennesimo intervento di chirurgia plastica per salvare una faccia, la vostra, sfigurata da anni di mala politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Avete preso in giro per anni i detenuti e le loro famiglie prendendoli per la gola, annunciando indulti mascherati o meno e lo state facendo anche oggi quando siete stati i primi responsabili di questa situazione di degrado nelle carceri che non avete mai risolto in maniera strutturale.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 19,40).

  VITTORIO FERRARESI. Cosa ha fatto Alfano prima e lei, Ministro Cancellieri, poi per le carceri ? Milioni di euro in un conto speciale che è tuttora attivo e inefficace, per quanti posti carcere ? Ve lo dico io: zero. Cosa ha fatto il centrosinistra quando, invece di votare un indulto fallimentare assieme a Berlusconi nel 2006, poteva eliminare le sue leggi vergogna che di fatto questo sovraffollamento l'avevano creato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Ve lo dico io: niente. L'ex Cirielli, infatti, è ancora lì, tagliata dagli interventi provvidenziali della Corte costituzionale. La Fini-Giovanardi è ancora lì. Mandate dietro le sbarre ragazzi per una piantina o qualche grammo di marijuana, come il povero Stefano Cucchi e tanti altri morti nelle mani dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dall'altra parte, però, lasciate fuori chi rovina migliaia di risparmiatori con bilanci fasulli, corruzione e frodi fiscali, gli stessi magari con cui poi andate a fare addirittura la legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è il vostro concetto di legalità ? Vogliamo ricordare che la differenziazione dei fatti di lieve entità relativi alla cannabis è stata affossata perché non c'era l'accordo di Governo ? E voi ipocritamente vi riempite la bocca sui giornali di superamento della Fini-Giovanardi, ma dove ?
  E di fatto come lo state risolvendo il problema, Ministro ? Come lo state risolvendo ? Avete scarcerato i mafiosi, avete scarcerato gli assassini e avete scarcerato gli stupratori. Sì, gli stupratori e non quelli finti, Presidente, quelli veri. Con i mafiosi per strada, usciti dalle galere prima del tempo, con che coraggio continuerete a guardare le foto di Falcone e Borsellino ? Con che coraggio guarderete in faccia un poliziotto in divisa quando il suo sacrificio quotidiano viene mortificato da un provvedimento che rimette in libertà i criminali ? Starete già pensando alle solite frasi fatte da somministrare ai cittadini sulle tv compiacenti: sono i soliti grillini che gridano, insultano e sanno solo contestare. Ma avete deciso che non ci volete ascoltare, quindi vi ricordo cosa ha detto in audizione il procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita, una delle persone più competenti in materia, essendo stato per nove anni direttore generale dei detenuti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, su questo decreto-legge: «Non serve a risolvere il problema del sovraffollamento. È molto più di un indulto e soprattutto premia i mafiosi. La misura prevista dal decreto-legge si applica a tutti i detenuti, 416-bis compresi, perché si basa come unico presupposto sull'opera di rieducazione». Cosa significa ? Non vuol dire altro che colloqui con la famiglia, attività teatrali, attività sportive. Nessuno escluso, dunque non raccontiamoci delle balle. E continua Ardita: «Il legislatore d'urgenza sembrerebbe, da un lato aver effettuato un'opzione minimale e, Pag. 17dunque, certamente non in grado di risolvere il problema dell'affollamento, e, dall'altro, avere scelto i soggetti da scarcerare tra i mafiosi e i più pericolosi» e solo in parte minima – aggiungiamo – tra coloro che di fatto creano il sovraffollamento, ovvero, da una parte, gli extracomunitari da rimandare con accordi bilaterali nei propri Paesi di origine, e, dall'altra, i tossicodipendenti che in carcere non ci dovrebbero proprio stare.
  E così come Ardita, Franco Roberti, Procuratore nazionale antimafia, che ha denunciato che siamo di fronte a qualcosa di peggio che un indulto mascherato; Nicola Gratteri e Raffaele Cantone, di certo non grillini, che hanno denunciato come in Italia stiamo rasentando il paradosso: per ogni anno di reclusione si scontano sette mesi.
  Chi, al di là della solidarietà ipocrita, ascolterà le parole di Nino Di Matteo sul decreto ? Proprio quel magistrato che rischia ogni giorno la sua vita a causa dei destinatari del vostro regalo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un regalo bello e buono a chi ha commesso gravi delitti e non ha mostrato neanche il minimo segno di pentimento. E questo lo voglio rimarcare in maniera forte: è grazie al MoVimento 5 Stelle e al suo urlo solitario, l'unico gruppo che ha denunciato fortemente quello che stava passando sotto silenzio da subito, che in Commissione giustizia si è fatto un passo indietro, inserendo l'esclusione dei reati di cui al 4-bis dalla liberazione anticipata speciale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Però questo, Ministro, non toglie che il Presidente Letta, cofirmatario, il Ministro Cancellieri, con la complicità della firma del Presidente della Repubblica, Napolitano, il danno l'avevano già fatto, perché di questo regalo hanno beneficiato: Nicola Ribisi, arrestato nel 2011 con l'accusa di aver riorganizzato la famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro, falcidiata dalle faide degli anni Novanta, e l'anziano boss agrigentino, Carmelo Vellini, scarcerato proprio alla vigilia di Natale, arrestato nel 2008 con l'accusa di essere il capomafia di Naro e, soprattutto, di aver favorito la latitanza di alcuni boss; pure Gilberto Caldarozzi, ex capo dello SCO, condannato in via definitiva per le violenze alla scuola «Diaz», durante il G8 di Genova, nel 2001, ne ha beneficiato.
  Ma con questo decreto abbiamo avuto anche la conferma di avere contro non solo maggioranza, Governo e Presidente della Repubblica, ma anche la presidenza della Commissione giustizia, ormai completamente allineata allo stile dittatoriale della Presidente Boldrini, già passata alla storia come «Presidente della ghigliottina» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi di questa vergogna siete i responsabili: avete prodotto qualcosa di mai visto per uno Stato, che, invece di incidere in modo strutturale sul sovraffollamento e proteggere i propri cittadini, fa regali alla mafia e tradisce la fiducia – questa sì – di migliaia di giovani, che ogni anno studiano per diventare avvocati, magistrati, poliziotti; di migliaia di detenuti, che vivono al freddo nelle carceri, senza acqua calda, senza possibilità di un concreto recupero sociale – questo è molto importante – e di tutti i cittadini onesti, che sacrificano la propria vita per la giustizia. Quegli stessi cittadini sono stati traditi da un Governo che, forte della firma di Napolitano, oggi fa passare un indulto per decreto-legge, su cui chiede la fiducia, calpestando l'articolo 79 della Costituzione, calpestando, ancora una volta, la dignità del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Verini. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI. Signora Presidente, il Consiglio superiore della magistratura ha espresso parere favorevole su questo provvedimento con alcune osservazioni che sono state pienamente recepite negli emendamenti. Il procuratore generale della Cassazione, Santacroce, ha giudicato positivo questo atto, anche se non sufficiente. L'Unione delle camere penali, poi, Pag. 18smentendo chi parla di indulto mascherato, ha affermato testualmente che i benefici penitenziari non sono un atto di debolezza, ma di forza, quella che ci viene dal rispetto della Costituzione; aggiungendo, in polemica con il signor Grillo, che tali benefici aiutano a prevenire la recidiva e, dunque, la sicurezza pubblica, non il contrario, come demagogicamente sostiene.
  Potrei continuare, citando il capo del DAP, dottor Tamburino, o il magistrato Raffaele Cantone, che aveva parlato di alcuni aspetti preoccupanti del decreto, che abbiamo anche noi colto e cambiato con gli emendamenti a firma Ferranti, Bindi, Mattiello.
  Cantone ha definito il provvedimento: strumento indispensabile nel quadro di altri provvedimenti strutturali. Basterebbero questi giudizi autorevoli, super partes, per capire e smontare il castello di bugie messo in piedi in questi giorni da Lega Nord e MoVimento 5 Stelle in particolare. Questo provvedimento, infatti, insieme a quello sulla messa alla prova, insieme alla riforma della custodia cautelare, insieme alla riforma, sì, della Fini-Giovanardi – che noi faremo perché è una vergogna, è una vergogna anche per noi che i piccoli consumatori-spacciatori o i ragazzi che si scambiano uno spinello siano equiparati ai delinquenti che vendendo morte traggono profitti dal mercato della droga – insieme all'abolizione del reato di clandestinità che noi perseguiremo, questo provvedimento, insieme anche a un piano di edilizia carceraria ancora troppo limitato, ma necessario, sta dentro un quadro di interventi strutturali, in grado di attenuare il dramma, sì, lo ripeto, il dramma di una condizione disumana delle nostre carceri. Serve a ridurre il drammatico sovraffollamento, a evitare le pesanti sanzioni che ci ha comminato l'Europa; rispetta la Costituzione che prevede che chi ha sbagliato sconti la pena, ma pena come reinserimento e recupero. Noi la vogliamo la certezza della pena che spesso, troppo spesso, in questo Paese non è garantita; vogliamo la sicurezza dei cittadini, siamo solidali con chi subisce, con chi è vittima di reati. E vogliamo, anche per questo, carceri sicure e umane, perché quando una persona esce, dopo aver scontato la giusta pena, possa tornare alla vita e non a delinquere e possa tornare a un lavoro, magari appreso durante la detenzione e non a commettere nuovi reati.
  Solidarietà, lo dico con convinzione, va anche a chi vive non da detenuto in carcere in condizioni difficili, come gli agenti di polizia penitenziaria, e penso agli uomini che ieri sono stati assaliti a Gallarate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la filosofia contenuta nel provvedimento. Avete detto che si liberano mafiosi, delinquenti, non è vero, volete alzare i toni, alimentare insicurezze e paure. Con gli emendamenti del Partito Democratico approvati, si badi, anche da chi fa allarmismo, reati gravissimi di mafia, violenza sessuale, terrorismo, rapina aggravata, sono esclusi dagli ulteriori sconti di pena che erano inizialmente previsti. I ragazzini tossicodipendenti accusati di piccolo spaccio potranno andare a curarsi in comunità e non a morire in carcere; si sono rinforzati gli organici dell'esecuzione penale esterna, quelli che si occupano del trattamento socio educativo dei detenuti.
  Ci sono poi altri punti nel decreto-legge come quello legato all'uso del braccialetti elettronici, come l'estensione dei domiciliari dietro parere motivato del giudice di sorveglianza, come quello legato a benefici fiscali per imprese e cooperative che assumono detenuti (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Sono misure serie che vanno, come ha detto Antigone, nella direzione giusta e il decreto-legge avrebbe potuto ancora essere migliorato se i lavori in Commissione non fossero stati traumaticamente impediti dai 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie).
  Alla Lega Nord, che pure nel 2010 con Maroni Ministro dell'interno votò un decreto definito anche allora «svuota carceri,» voglio dire: il vostro populismo è penoso, ieri il vostro Salvini ha perfino Pag. 19avuto la faccia tosta di attribuire un legame tra questo provvedimento e il grave fatto di sangue di Gallarate. Che si deve fare per cercare di acchiappare un voto in più ? Voi della Lega Nord vi fate sempre riconoscere, come vi siete fatti riconoscere questa mattina quando a Strasburgo i vostri rappresentanti hanno interrotto e contestato il nostro Presidente della Repubblica che, come ha sempre fatto in questi anni, teneva ancora una volta alto il nome dell'Italia e al quale tutto il Parlamento europeo ha dedicato uno straordinario applauso e un convinto omaggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Applausi polemici dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie).
  Da ultimo, vorrei riferirmi al comportamento politico del MoVimento 5 Stelle, condividendo in merito quanto già detto dal Presidente del Consiglio, dal segretario del mio partito e da altre personalità. Lo dico in polemica ma lo dico interloquendo. Io non so se ci si renda pienamente conto del peso e delle conseguenze di certi comportamenti. Una decisione difficile, coraggiosa come quella che la Presidente Boldrini ha dovuto, sì ha dovuto, assumere, giustifica l'assalto ai banchi della Presidenza della Camera (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ? La decisione obbligata...

  PRESIDENTE. Lasciatelo parlare, per favore. Quando sarà il vostro turno replicherete. Lasciatelo finire ! Prego.

  WALTER VERINI. La decisione obbligata della Presidente giustifica il blocco anche fisico dei lavori delle Commissioni ?

  NICOLA MOLTENI. Non ci avete fatto votare nemmeno un emendamento !

  WALTER VERINI. L'opposizione, l'ostruzionismo, debbono essere consentiti, quello che non è consentito è causare il blocco delle istituzioni e della democrazia, e questo voi avete fatto. Però, vi voglio dire una cosa, e lo dico a nome – credo, ovviamente – non solo del Partito Democratico, ma anche di tante persone, anche di altri gruppi, ne sono certo: su questo, sul tentativo di bloccare la democrazia e le istituzioni, troverete sempre un muro, perché noi siamo stati educati a difendere le istituzioni, moltissimi deputati del mio gruppo, ma anche di altri, ce l'hanno anche nel DNA questo, perché tanti nostri nonni, tanti nostri genitori, per difendere il diritto di parola, il Parlamento, hanno fatto la Resistenza, hanno combattuto la guerra di liberazione; e non abbiamo certamente paura di un qualche gruppo di deputati che assalta la Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Infine, vi siete resi conto della deriva pericolosa che il vostro atteggiamento ha conosciuto, ha provocato ? Avete offeso donne con insulti volgari e sessisti, come quelli rivolti alla stessa Presidente Boldrini e alle parlamentari del Partito Democratico. A tutte va la nostra piena solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
  E dopo le gogne di Fazio o della Bignardi e di giornalisti, il rogo, qualche vostro militante ha perfino bruciato libri, quelli di Augias, proprio come nei regimi dittatoriali, quando si bruciava la cultura e si voleva impedire ai cervelli di pensare. Ma vi rendete conto dei pericoli di questa deriva ? Io penso che molti di voi se ne rendano conto, perché leggiamo, vediamo, rispettiamo questo disagio, ma fatevi sentire. Noi pensiamo – e concludo – che al fondo di questi atteggiamenti vi sia una grande preoccupazione da parte di Grillo: che finalmente la politica riesca a dare segni di vita e di cambiamento, riesca a fare riforme troppo a lungo disattese, riesca a dare risposte al malcontento, al disagio, alle ansie di un Paese che ancora soffre e troppo spesso è smarrito, al disagio vero dei tanti, troppi cittadini che non ce la fanno e di altri che vogliono farcela.
  Grillo vuole impedire il cambiamento perché vive e lucra solo su una politica e istituzioni ingessate e chiuse, autoreferenziali e incapaci di costruire il futuro. Ecco, però, questi atteggiamenti, se continuano, Pag. 20troveranno un muro insormontabile, e la barriera più robusta sta in tutti noi del Partito Democratico, perché, mentre Grillo investe sul fallimento dell'Italia, noi, non da soli, investiremo sul cambiamento del Paese, e per questo votiamo convinti la fiducia al Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo intervenire a titolo personale, ma poi credo proprio, come gruppo della Lega, perché questo... Signor Ministro, visto che sto parlando di giustizia, se può guardare me e non il cellulare... Magari sta telefonando a Ligresti, non lo so; però io volevo solo dire, con attenzione al sottoscritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...

  PRESIDENTE. Onorevole Buonanno...

  GIANLUCA BUONANNO. Dicevo, signor Ministro, che la giustizia in Italia va male. Voi con questo provvedimento, ancora una volta, fate gli sconti come al supermercato: ogni 12 mesi di condanna, 7 in galera e 5 abbonati, come un tre per due al supermercato ! Noi della Lega vogliamo che i delinquenti e i mafiosi stiano in galera, e la gente perbene stia tranquilla fuori casa. Allora, le dico, signor Presidente... Signor Ministro, le vede queste (Mostra un paio di manette) ? Queste sono quelle per mettere i delinquenti in galera !

  PRESIDENTE. Tolga questa cosa ! Ma la smetta, la smetta !

  GIANLUCA BUONANNO. E io gliele regalo (Si dirige verso i banchi del Governo – I deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie espongono cartelli recanti la scritta: «No al salva mafiosi») !

  PRESIDENTE. Tolga queste manette ! Intervengano i Questori ! Togliete i cartelli, per favore ! Per favore, i commessi tolgano quei cartelli (Il deputato Buonanno raggiunge i banchi del Governo e pone le manette di fronte al Ministro Cancellieri) ! Buonanno (Commenti) !
  Ora sospendiamo la seduta fino alle 20,25, e riprenderà con la chiama. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 20, è ripresa alle 20,25.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico A.C. 1921-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalla Commissione, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
  Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
  Per quanto riguarda i membri del Governo, verranno accolte soltanto le richieste motivate da indifferibili impegni istituzionali.
  Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
  Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

  (Segue il sorteggio).

Pag. 21

  La chiama avrà inizio dal deputato De Menech.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Fedriga espone un cartello recante la scritta: «No al libera criminali»).

  PRESIDENTE. Il cartello, onorevole Fedriga ! Tolga quel cartello !

  (Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Grimoldi espone un cartello recante la scritta: «No al libera criminali»).

  PRESIDENTE. Tolga quel cartello !

  (Segue la chiama – Al momento della chiama il deputato Guidesi espone un cartello recante la scritta: «No al libera criminali»).

  PRESIDENTE. Il cartello ! Il cartello ! Deve toglierlo !

  (Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Invernizzi espone un cartello recante la scritta: «No al libera criminali»).

  PRESIDENTE. Invernizzi, la prego ! Grazie, molto gentile !

  (Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Marcolin espone un cartello recante la scritta: «No al libera criminali»).

  PRESIDENTE. Il cartello !

  (Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Molteni espone un cartello recante la scritta: «No al libera criminali»).

  PRESIDENTE. Molteni, per favore ! Ma ancora così, ma lasci stare !

  (Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Prataviera espone un cartello recante la scritta: «No al libera criminali»).

  PRESIDENTE. Prataviera, il cartello !

  (Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Rondini espone un cartello recante la scritta «No al libera criminali» – Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Borghesi espone un cartello recante la scritta «No al libera criminali» – Gli assistenti parlamentari rimuovono il cartello – Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Matteo Bragantini espone un cartello recante la scritta «No al libera criminali»).

  PRESIDENTE. Il cartello (Gli assistenti parlamentari rimuovono il cartello) !

  (Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Buonanno espone un cartello recante la scritta «No al libera criminali» – Gli assistenti parlamentari rimuovono il cartello).

  PRESIDENTE. Eccolo ! Tanato !

  (Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Busin espone un cartello recante la scritta «No al libera criminali» – Gli assistenti parlamentari rimuovono il cartello – Segue la chiama – Al momento della chiama, il deputato Caparini espone un cartello recante la scritta «No al libera criminali»).

  PRESIDENTE. Onorevole Caparini, si arrenda (Gli assistenti parlamentari rimuovono il cartello) !

  (Segue la chiama – Al momento della chiama, i deputati del MoVimento 5 Stelle espongono copia della Costituzione e del Regolamento della Camera – Al momento della chiama deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà espongono copia del libro «I misteri d'Italia» di Corrado Augias).

Pag. 22

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

   Presenti e votanti  547   
   Maggioranza  274   
    Hanno risposto  347    
    Hanno risposto no  200    

  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  Hanno risposto sì:

  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Albanella Luisella
  Alfano Angelino
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Balduzzi Renato
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Bazoli Alfredo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bianchi Dorina
  Bianchi Mariastella
  Biffoni Matteo
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonafè Simona
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghese Mario
  Borghi Enrico
  Borletti Dell'Acqua Buitoni Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Caruso Mario
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castricone Antonio
  Catania Mario
  Causi Marco
  Cenni Susanna
  Cera Angelo
  Cesa Lorenzo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto FabrizioPag. 23
  Cimbro Eleonora
  Civati Giuseppe
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuperlo Giovanni
  D'Agostino Angelo Antonio
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  De Girolamo Nunzia
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Gianni
  Fassina Stefano
  Fauttilli Federico
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fitzgerald Nissoli Fucsia
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Gadda Maria Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Carlo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasbarra Enrico
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Genovese Francantonio
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Giorgetti Alberto
  Giorgis Andrea
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Gregori Monica
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Kyenge Cecile
  Laforgia Francesco
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Legnini Giovanni
  Lenzi Donata
  Leone AntonioPag. 24
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lo Monte Carmelo
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Matarrese Salvatore
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Minardo Antonino
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretti Alessandra
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardella Dario
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti Michele
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Palma Giovanna
  Paolucci Massimo
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Pastorino Luca
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Petitti Emma
  Petrini Paolo
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccone Filippo
  Piepoli Gaetano
  Pini Giuditta
  Pisicchio Pino
  Piso Vincenzo
  Pizzolante Sergio
  Pollastrini Barbara
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Quartapelle Procopio Lia
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rotta Alessia
  Rubinato SimonettaPag. 25
  Rughetti Angelo
  Saltamartini Barbara
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Vaccaro Guglielmo
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Velo Silvia
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vezzali Maria Valentina
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Vitelli Paolo
  Zampa Sandra
  Zanin Giorgio
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Abrignani Ignazio
  Agostinelli Donatella
  Aiello Ferdinando
  Airaudo Giorgio
  Alberti Dino
  Attaguile Angelo
  Baldassarre Marco
  Baldelli Simone
  Barbanti Sebastiano
  Baroni Massimo Enrico
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bechis Eleonora
  Benedetti Silvia
  Bergamini Deborah
  Bernini Massimiliano
  Bernini Paolo
  Bianchi Nicola
  Biancofiore Michaela
  Bianconi Maurizio
  Biasotti Sandro
  Boccadutri Sergio
  Bonafede Alfonso
  Bordo Franco
  Borghesi Stefano
  Bossi Umberto
  Bragantini Matteo
  Brambilla Michela Vittoria
  Brescia Giuseppe
  Brugnerotto Marco
  Brunetta Renato
  Buonanno Gianluca
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Calabria Annagrazia
  Cancelleri Azzurra Pia Maria
  Caparini Davide
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Castelli Laura
  Castiello Giuseppina
  Catalano Ivan
  Catanoso Genoese Francesco detto Basilio Catanoso
  Cecconi Andrea
  Cesaro Luigi
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Chimienti Silvia
  Ciprini TizianaPag. 26
  Colletti Andrea
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Costantino Celeste
  Cozzolino Emanuele
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Currò Tommaso
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Del Grosso Daniele
  Della Valle Ivan
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Dieni Federica
  D'Incà Federico
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Fabrizio
  Di Stefano Manlio
  Di Vita Giulia
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Faenzi Monica
  Fantinati Mattia
  Farina Daniele
  Fava Claudio
  Fedriga Massimiliano
  Ferrara Francesco detto Ciccio
  Ferraresi Vittorio
  Fico Roberto
  Fitto Raffaele
  Fontana Gregorio
  Fraccaro Riccardo
  Frusone Luca
  Furnari Alessandro
  Gagnarli Chiara
  Galati Giuseppe
  Gallinella Filippo
  Gallo Riccardo
  Garnero Santanchè Daniela
  Gelmini Mariastella
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgetti Giancarlo
  Grillo Giulia
  Grimoldi Paolo
  Guidesi Guido
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Labriola Vincenza
  Lacquaniti Luigi
  Laffranco Pietro
  Lainati Giorgio
  Latronico Cosimo
  Lavagno Fabio
  Liuzzi Mirella
  Lorefice Marialucia
  Lupo Loredana
  Maietta Pasquale
  Mantero Matteo
  Marcolin Marco
  Marcon Giulio
  Marotta Antonio
  Marti Roberto
  Marzana Maria
  Matarrelli Toni
  Melilla Generoso
  Meloni Giorgia
  Micillo Salvatore
  Migliore Gennaro
  Milanato Lorena
  Molteni Nicola
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Nardi Martina
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Parentela Paolo
  Parisi Massimo
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petraroli Cosimo
  Petrenga Giovanna
  Piazzoni Ileana Cathia
  Picchi Guglielmo
  Pilozzi Nazzareno
  Pinna Paola
  Placido Antonio
  Polidori Catia
  Polverini Renata
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Prodani ArisPag. 27
  Quaranta Stefano
  Rampelli Fabio
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Romano Francesco Saverio
  Romano Paolo Nicolò
  Romele Giuseppe
  Rondini Marco
  Rostellato Gessica
  Rotondi Gianfranco
  Ruocco Carla
  Russo Paolo
  Sannicandro Arcangelo
  Santelli Jole
  Sarro Carlo
  Sarti Giulia
  Savino Sandra
  Scagliusi Emanuele
  Scotto Arturo
  Sibilia Carlo
  Sisto Francesco Paolo
  Sorial Girgis Giorgio
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Tacconi Alessio
  Taglialatela Marcello
  Terzoni Patrizia
  Tofalo Angelo
  Toninelli Danilo
  Totaro Achille
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Valente Simone
  Valentini Valentino
  Vallascas Andrea
  Vella Paolo
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Vito Elio
  Zaccagnini Adriano
  Zan Alessandro
  Zolezzi Alberto

  Sono in missione:

  Bray Massimo
  Castiglione Giuseppe
  Causin Andrea
  Censore Bruno
  Cicu Salvatore
  Cirielli Edmondo
  D'Alia Giampiero
  Dambruoso Stefano
  Dell'Aringa Carlo
  Di Maio Luigi
  Galan Giancarlo
  Galli Giampaolo
  La Russa Ignazio
  Letta Enrico
  Lombardi Roberta
  Mannino Claudia
  Merlo Ricardo Antonio
  Mogherini Federica
  Orlando Andrea
  Pes Caterina
  Pini Gianluca
  Pistelli Lapo
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Rigoni Andrea

  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1921-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1921-A/R).
  Avverto che l'ordine del giorno Parentela n. 9/1921-A/R/84 è stato ritirato dal presentatore.
  Avverto che sono pervenute alla Presidenza nove richieste di iscrizione a parlare per illustrazione degli ordini del giorno.
  Esauriti tali interventi, si concluderà la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno e si passerà all'espressione del parere sugli stessi da parte del rappresentante del Governo.
  L'esame del provvedimento riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9, con la votazione degli ordini del giorno.
  Seguiranno le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.Pag. 28
  La deputata Francesca Businarolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1921-A/R/27.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signora Presidente, chiedo di ritirare l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. D'accordo. Il deputato Andrea Colletti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1921-A/R/26.

  ANDREA COLLETTI. Signora Presidente, oggi non illustro l'ordine del giorno: farò direttamente la mia dichiarazione di voto domani qui in Aula.

  PRESIDENTE. La deputata Paola Binetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1921-A/R/2. Ne constato l'assenza, dunque s'intende che vi abbia rinunziato.
  La deputata Roberta Agostinelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1921-A/R/48.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signora Presidente, mi chiamo deputata Donatella Agostinelli.

  PRESIDENTE. Qui è scritto Roberta, chiedo scusa.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Siamo anche conterranee, va bene. Il decreto-legge n. 146 del 2013, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione della popolazione carceraria ha, come obiettivo apparente, quello di diminuire in maniera selettiva e non discriminata il numero delle persone ristrette in carcere, così da affrontare il fenomeno ormai endemico del sovraffollamento carcerario. Come è noto, la Corte europea dei diritti dell'uomo, con la sentenza Torreggiani, ha condannato il nostro Paese per le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere i detenuti, a causa del sovraffollamento carcerario, stabilendo il termine ultimo del maggio 2014 per l'adozione di incisivi interventi riformatori.
  Le norme previste nel decreto-legge in esame operano, pertanto, su due piani: su un primo piano, il decreto vuole diminuire le presenze in carcere attraverso misure dirette ad incidere sia sui flussi d'ingresso che su quelli d'uscita dal circuito penitenziario; su un secondo piano, si dice che vengono rafforzati gli strumenti di tutela dei diritti delle persone detenute o comunque sottoposte a misure di restrizione della libertà personale, attraverso il potenziamento del reclamo generico, l'introduzione di un reclamo giurisdizionale al magistrato di sorveglianza e soprattutto l'istituzione, presso il Ministero della giustizia, della figura del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute.
  L'effetto cosiddetto svuotacarceri in particolare si afferma che viene perseguito ampliando i casi di espulsione dello straniero come sanzione alternativa alla detenzione. Quest'ultima misura, in particolare, è contenuta nell'articolo 6 del decreto-legge. L'articolo 6 apporta una serie di modifiche all'articolo 16 del Testo unico sull'immigrazione, decreto legislativo n. 286 del 1998. Il testo risultante come effetto di tali modifiche è il seguente e vado a leggere l'articolo per chiarezza: «Nei confronti dello straniero identificato detenuto che si trova in taluna delle situazioni indicate nell'articolo 13, comma 2, che deve scontare una pena detentiva, anche residua, non superiore a due anni, è disposta l'espulsione. Essa non può essere disposta nei casi di condanna per delitti previsti dal presente testo unico per i quali è stabilita la pena detentiva superiore nel massimo a due anni ovvero per uno o più delitti previsti dall'articolo 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura penale, fatta eccezione per quelli consumati o tentati di cui agli articoli 628, terzo comma, e 629, secondo comma, del codice penale e 73 e 80, comma secondo, del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309. In caso di concorso di reati o di unificazione di pene concorrenti, l'espulsione è disposta anche quando sia stata espiata la parte di pena relativa alla condanna per reati che non la consentono». Vado avanti e lo vorrei leggere Pag. 29tutto anche per chiarezza per chi ci ascolta da casa. Comma 5-bis: «Nei casi di cui al comma 5, all'atto dell'ingresso in carcere di un cittadino straniero, la direzione dell'istituto penitenziario richiede al questore del luogo le informazioni sull'identità e nazionalità dello stesso. Nei medesimi casi il questore avvia la procedura di identificazione interessando le competenti autorità diplomatiche e procede all'eventuale espulsione dei cittadini stranieri identificati. A tal fine il Ministro della giustizia e il Ministro dell'interno adottano i necessari strumenti di coordinamento». Tralascio la parte finale.
  In pratica, che cosa vogliamo affermare con questo ordine del giorno ? La disposizione in parola, oltre ad ampliare le ipotesi di espulsione dello straniero, prevede, al comma 5-bis, che l'avvio della procedura di identificazione avvenga sin dall'ingresso in carcere da parte del questore del luogo il quale procede all'eventuale espulsione dei cittadini stranieri identificati su richiesta della direzione dell'istituto penitenziario. Contraddittoriamente, il successivo comma 6 attribuisce la competenza ad adottare il decreto di espulsione al magistrato di sorveglianza del luogo di detenzione del condannato. L’impasse in cui è caduto il legislatore dunque è davvero macroscopica. Si attribuisce, infatti, la competenza ad adottare il provvedimento di espulsione sia al questore che al magistrato di sorveglianza. L'errore è evidente.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Sì, Presidente, concludo. Pertanto, preso atto del contrasto esistente tra il comma 5-bis e il comma 6 laddove attribuiscono la competenza ad adottare il provvedimento di espulsione rispettivamente, l'uno al questore, l'altro al magistrato di sorveglianza, si chiede al Governo di impegnarsi...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DONATELLA AGOSTINELLI. ... affinché venga eliminata la rilevata antinomia tra le suddette disposizioni, attribuendo la competenza esclusivamente al magistrato di sorveglianza.

  PRESIDENTE. Il deputato Ferraresi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1921-A/R/46.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, in questo decreto-legge, all'articolo 2, si è intervenuti in materia di Testo unico sugli stupefacenti. Si è intervenuti a nostro avviso in maniera alquanto ridicola perché si è abbassata solo di un anno la pena massima prevista per i fatti di lieve entità che oggi, appunto, sono stati resi autonomi. Questo ordine del giorno mira ad inserire appunto la cannabis e i prodotti da essa ottenuti in Tabella II dell'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, quindi il Testo unico sugli stupefacenti. Pensiamo che sia un primo passo importante per la differenziazione, anche sul piano delle sanzioni penali, tra le cosiddette droghe pesanti e droghe leggere.
  In questo caso, appunto, in Tabella 2, sono contenute le sostanze medicinali a blando effetto stupefacente: noi vorremmo ricomprendervi anche la cannabis e i suoi derivati, perché non può di certo rientrare tra le cosiddette sostanze pesanti come l'eroina o la cocaina.
  Abbiamo già visto che questa maggioranza si è spaccata subito quando il relatore Ermini ha voluto introdurre un emendamento che mirava proprio alla differenziazione per i fatti di lieve entità, quindi una differenziazione rispetto proprio alla cannabis e ai suoi derivati. Quindi, speriamo che questo orientamento cambi, speriamo che questo ordine del giorno venga approvato e si vada finalmente al superamento di una legge come la cosiddetta Fini-Giovanardi che, in questo caso, ha aggravato, se non creato, il sovraffollamento carcerario, mettendo in galera persone che, sinceramente, magari, non ci dovrebbero stare.
  Noi lo auspichiamo, anche se sappiamo che c’è un muro, di fatto, rispetto alla volontà di andare oltre questa legge, ma Pag. 30con questo impegno al Governo pretendiamo che si cambi strada, si cambi via e si prenda una direzione diversa, che possa agire sia sul sovraffollamento carcerario, sia sulle persone che usufruiscono di questa sostanza a fini terapeutici, ma anche ricreativi, per combattere finalmente quella criminalità organizzata che, ogni anno, guadagna milioni di euro grazie al controllo del commercio di queste sostanze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Bonafede ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1921-AR/49.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente colleghi, l'ordine del giorno a mia firma insiste, come molti del resto, e non poteva essere altrimenti, sugli effetti dell'articolo 4 del decreto e, cioè, sulla liberazione anticipata speciale, meglio conosciuta come indulto mascherato.
  Presidente, era l'antivigilia di Natale, il 23 dicembre, e il Ministro Cancellieri si scervellava su quale regalo fare al caro Presidente della Repubblica, un Presidente che si era dimostrato così preoccupato dalle conseguenze economiche della sentenza Torreggiani, da inviare addirittura un accoratissimo messaggio alle Camere per richiedere al Parlamento di produrre un indulto o, magari, un'amnistia, che evitasse allo Stato di dover risarcire i detenuti stipati in maniera disumana nelle patrie galere.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 21,55)

  ALFONSO BONAFEDE. Anche se di solito, nel dubbio di non saper cosa acquistare, si cerca sempre di regalare qualcosa che sia almeno utile, il Ministro Cancellieri, forse per troppo zelo e ignorando sfacciatamente le precise prerogative riservate alle Camere dall'articolo 79 della Costituzione per i provvedimenti di indulgenza, ha voluto regalare al Presidente della Repubblica, addirittura per decreto, un bell'indulto mascherato, un indulto mascherato incostituzionale, ma anche e, soprattutto, un indulto inutile perché inefficace. Che sia inefficace allo scopo di deflazionare il sovraffollamento degli istituti penitenziari lo ammette lo stesso Governo nella sua relazione tecnica, calcolando, nell'immediato, un alleggerimento della popolazione carceraria di sole 1.700 unità per arrivare a 3 mila nel corso di due anni: 1.700 detenuti a fronte di 17 mila presenze oltre la capienza regolare delle nostre carceri.
  E come si sviluppa questo indulto mascherato ? Lo ricordiamo ancora una volta: grazie a quella liberazione anticipata speciale, con la quale si applica retroattivamente e pro futuro, in un arco di tempo compreso tra il 1o gennaio 2010 e il dicembre 2015, una detrazione fino a 75 giorni per ciascun semestre di pena. In sei anni, quindi, si potranno evitare ben 900 giorni di carcere ovvero quasi due anni e mezzo: uno sconto di pena generalizzato e incondizionato assimilabile, quindi, negli effetti, ad un provvedimento di indulto. Una politica da tagli lineari degna del miglior Ministro Tremonti, solo che qui, invece dei fondi, si tagliano le condanne.
  Ma una sola cosa si frappone all'automatismo puro del taglio della detenzione e solo per quei condannati che, dal 2010, abbiano già usufruito della liberazione anticipata. Questi, per accedere ai nuovi benefici di un ulteriore sconto di pena di 30 giorni per ogni semestre scontato, devono aver continuato a dare prova di partecipazione all'opera di rieducazione. E cosa è questa prova di meritevolezza ?
  Non è altro che una clamorosa foglia di fico messa dal Governo sulle vergogne di questo indulto. Audito in Commissione, lo stesso capo del DAP, dottor Tamburino, ci ha detto che la frequenza della concessione della liberazione anticipata speciale in questi casi sarà del 100 per cento, una pura formalità burocratica insomma. Da ciò se ne deduce che il Governo ha inteso scaricare sulle sole spalle del magistrato di sorveglianza la responsabilità formale, ma piena, di una decisione che politicamente è stata già presa, quella di scarcerare più Pag. 31detenuti possibili senza andare troppo per il sottile. Per questi motivi l'ordine del giorno è da ritenersi fondamentale per contrastare almeno in parte questo automatico e perverso meccanismo, rimuovendo sostanzialmente, nell'interesse di una duplice salvaguardia dei principi della certezza del diritto e della pena, qualsiasi margine di indefinitezza in capo alla concessione del beneficio della liberazione anticipata speciale.
  Pertanto, si impegna il Governo ad emanare un apposito atto ministeriale sottoposto alla valutazione delle competenti Commissioni parlamentari, rivolto a fissare, in maniera puntuale ed esaustiva, quali siano i requisiti che i detenuti debbano maturare ai fini della concessione di tale beneficio, tali altresì da precisare in cosa consista l'enunciazione di cui al comma 2, ove si richiede che il detenuto debba dare prova di partecipazione all'opera di rieducazione.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Tancredi Turco: s'intende che abbia rinunziato al suo ordine del giorno n. 9/1921-AR/28.
  L'onorevole Salvatore Micillo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1921-AR/47.

  SALVATORE MICILLO. Signor Presidente, colleghi, il tempo di tutti i cittadini italiani è scandito da quello che viene conosciuto come calendario gregoriano, trattasi di un calendario solare, vale a dire un calendario che si basa sull'alternarsi delle stagioni. Secondo detto calendario l'anno si compone di dodici mesi di durata variabile dai 28 ai 31 giorni per un totale di 365 o 366 giorni. Questa affermazione, che a prima vista potrebbe sembrare ovvia, in realtà non lo è. Infatti, mentre per il quisque de populo l'anno si compone, come detto poc'anzi, di dodici mesi, per un soggetto carcerato invece il tempo ha una durata e un significato diverso. Secondo questo Governo, il quale verrà ricordato come il Governo che si sostituisce in tutto e per tutto al Parlamento, anche per quanto riguarda la concessione del provvedimento di indulto, atto di matrice assolutamente parlamentare, un anno non dura dodici mesi bensì ne dura solo sette. Avete capito bene, cari colleghi, per ogni sei mesi dove il condannato detenuto in carcere abbia dato prova di partecipazione all'opera di rieducazione sarà concesso uno sconto di pena di 75 giorni. Il conto è presto fatto, ad ogni anno di buona condotta corrisponde uno sconto di pena pari a 150 giorni; vengono pertanto detratti cinque mesi ogni anno di buona condotta. Un anno di carcere non significherà più dodici mesi di carcere, bensì dovrà essere letto come: sette mesi di carcere.
  Cari colleghi, questa situazione è a mio avviso paradossale, ecco pertanto perché nel nostro ordine del giorno suggeriamo al Governo una diversa chiave di lettura dell'istituto della liberazione anticipata per buona condotta. Con questo nostro atto, firmato da me, ma portato avanti idealmente da tutto il MoVimento 5 Stelle, vogliamo spingere il Governo a fare in modo di rendere tale istituto della liberazione anticipata speciale operativo solo dopo un determinato periodo di tempo scontato all'interno della casa di reclusione. Tale determinato periodo di tempo deve, a nostro avviso, essere pari almeno alla metà della pena prevista dal giudice. Per riprendere un argomento a me caro, se ad esempio un soggetto venisse condannato per attività organizzata finalizzata al traffico illecito di rifiuti ad una pena di tre anni, pari a 36 mesi, ebbene, secondo l'impostazione data dal Governo, questo soggetto potrebbe uscire di prigione, nel caso di buona condotta, dopo un periodo pari a un anno e nove mesi. Trentasei mesi di reclusione presso la casa circondariale si trasformano magicamente in ventuno mesi. Ebbene, secondo l'impostazione da me presentata, sempre riprendendo l'esempio fatto di cui sopra, il trafficante di rifiuti dovrebbe scontare regolarmente, senza sconto di pena, un anno e mezzo di prigione e, dopo tale periodo, qualora ricorrano i requisiti della buona condotta Pag. 32ed abbia effettivamente dato prova di partecipazione all'opera di rieducazione, allora si potrebbe iniziare l'eventuale agevolazione dovuta al corretto comportamento.
  Quindi, il periodo di detenzione potrebbe accorciarsi qualora il Governo dovesse operare nella direzione da noi suggerita di soli quattro mesi e mezzo. Attenzione, cari colleghi, da 450 giorni a 135 giorni, i numeri parlano da soli. Tutto questo, cari colleghi, nel rispetto di un principio sacrosanto che qualsiasi diligente studente della facoltà di giurisprudenza al secondo anno di corso ha ben impresso nella mente. Sto parlando del principio di effettività della pena, sto parlando della corrispondenza tra la pena irrogata con sentenza di condanna e l'effettiva espiazione di essa. Quale corrispondenza possiamo avere se 365 giorni ne diventano 215 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste di intervento, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, l'ordine del giorno Gozi n. 9/1921-AR/1 è accolto come raccomandazione; ordine del giorno Binetti n. 9/1921-AR/2: accolto purché riformulato con l'inciso «a valutare l'opportunità di inserire» come premessa all'impegno; ordine del giorno Santerini n. 9/1921-AR/3: accolto come raccomandazione; ordine del giorno Di Lello n. 9/1921-AR/4: accolto come raccomandazione, purché riformulato sempre con la premessa «a valutare l'opportunità di»; ordini del giorno Capelli n. 9/1921-AR/5 e Crivellari n. 9/1921-AR/6: accolti come raccomandazione; ordine del giorno Zampa n. 9/1921-AR/7: accolto; ordine del giorno Allasia n. 9/1921-AR/8: chiediamo che sia riformulato con omissione delle premesse, in tal caso l'impegno è accolto come raccomandazione; allo stesso modo, ordine del giorno Borghesi n. 9/1921-AR/9: chiediamo una riformulazione con omissione delle premesse, il tal caso l'impegno è accolto come raccomandazione; lo stesso parere vale per gli ordini del giorno Attaguile n. 9/1921-AR/10, Matteo Bragantini n. 9/1921-AR/11, Buonanno n. 9/1921-AR/12, Busin n. 9/1921-AR/13, Caon n. 9/1921-AR/14, Caparini n. 9/1921-AR/15, Fedriga n. 9/1921-AR/16 e Giancarlo Giorgetti n. 9/1921-AR/17.
  Ordini del giorno Grimoldi n. 9/1921-AR/18, Guidesi n. 9/1921-AR/19 e Invernizzi n. 9/1921-AR/20: parere contrario.
  Ordine del giorno Marcolin n. 9/1921-AR/21: si chiede che venga riformulato omettendo le premesse, in tal caso, limitatamente all'impegno, è accolto come raccomandazione. Ordini del giorno Molteni n. 9/1921-AR/22, Gianluca Pini n. 9/1921-AR/23, Prataviera n. 9/1921-AR/24 e Catalano n. 9/1921-AR/25: parere contrario. Ordine del giorno Colletti: invito al ritiro, altrimenti parere contrario. Ordine del giorno Businarolo n. 9/1921-AR/27...

  PRESIDENTE. È ritirato.

Testo sostituito con l'errata corrige del 5 FEBBRAIO 2014   GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Ordine del giorno Turco n. 9/1921-AR/28, chiediamo la seguente riformulazione: omettere tutte le premesse e inserire le parole «impegna il Governo a valutare l'opportunità di intervenire con modificazioni del codice di procedura penale» e così via fino a «n. 309» e dopo «n. 309» inserire le seguenti: «all'esito dell'imminente pronunzia della Corte costituzionale»; con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Ordini del giorno Sarti n. 9/1921-AR/29, Zolezzi n. 9/1921-AR/30, Villarosa n. 9/1921-AR/31, Corsaro n. 9/1921/AR-32, parere contrario.
  Ordine del giorno Simone Valente n. 9/1921-AR/33, vi è una richiesta di riformulazione con l'omissione di tutte le premesse, mentre sì all'impegno. Parere favorevole, quindi, limitatamente all'impegno.
  Ordini del giorno Vacca n. 9/1921-AR/34, parere contrario. Ordine del giorno Scagliusi n. 9/1921-AR/35, parere favorevole. Ordine del giorno Sorial n. 9/1921-Pag. 33AR/36, parere favorevole purché riformulato introducendo l'espressione «a valutare la possibilità di».
  Ordine del giorno Rostellato n. 9/1921-AR/37, parere favorevole purché riformulato introducendo l'espressione «a valutare la possibilità di».
  Ordini del giorno Ruocco n. 9/1921-AR/38, Pesco n. 9/1921-AR/39, parere contrario. Ordine del giorno Petraroli n. 9/1921-AR/40, parere favorevole purché riformulato introducendo l'espressione «a valutare la possibilità di» nell'impegno.
  Ordine del giorno Pisano n. 9/1921-AR/41, parere contrario. Ordini del giorno Nesci n. 9/1921-AR/42, Nuti n. 9/1921-AR/43, Cristian Iannuzzi n. 9/1921-AR/44, parere favorevole. Ordine del giorno Gagnarli n. 9/1921-AR/45, accolto come raccomandazione.
  Ordini del giorno Ferraresi n. 9/1921-AR/46, Micillo n. 9/1921-AR/47, Agostinelli n. 9/1921-AR/48, Bonafede n. 9/1921-AR/49, Alberti n. 9/1921-AR/50, Artini n. 9/1921-AR/51, Barbanti n. 9/1921-AR/52, Baroni n. 9/1921-AR/53, Battelli n. 9/1921-AR/54, parere contrario.
  Ordine del giorno Brugnerotto n. 9/1921-AR/55, parere favorevole senza le premesse, limitatamente quindi all'impegno.
  Ordine del giorno Colonnese n. 9/1921-AR/56, parere favorevole senza le premesse, con un impegno nel quale si inserisca l'espressione «a valutare la possibilità di».
  Ordini del giorno Cominardi n. 9/1921-AR/57, Basilio n. 9/1921-AR/58, parere contrario. Ordine del giorno Daga n. 9/1921-AR/59, parere favorevole con la premessa «a valutare l'opportunità di adottare ogni atto di competenza per attuare la revisione normativa idonea», fino a «Giovanardi», «all'esito della imminente pronunzia della Corte costituzionale». Accolto come raccomandazione, però.
  Ordine del giorno Dall'Osso n. 9/1921-AR/60, parere favorevole purché riformulato introducendo l'espressione «a valutare l'opportunità di», e senza le premesse.
  Ordine del giorno D'Ambruoso n. 9/1921-AR/29, parere favorevole purché riformulato omettendo le premesse, mentre sì limitatamente all'impegno. Lo stesso vale per l'ordine del giorno De Rosa n. 9/1921-AR/62.
  Ordine del giorno Del Grosso n. 9/1921-AR/63, parere favorevole purché riformulato omettendo le premesse ed inserendo le espressioni «a valutare l'opportunità di» e «nei limiti dei vincoli di finanza pubblica».
  Ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/1921-AR/64, parere favorevole senza le premesse, e lo stesso vale per l'ordine del giorno Di Vita n. 9/1921-AR/65.
  Ordine del giorno Fantinati n. 9/1921-AR/66, parere favorevole. Ordine del giorno Fraccaro n. 9/1921-AR/67, parere contrario. Ordine del giorno Frusone n. 9/1921-AR/68, parere favorevole all'impegno, senza le premesse.
  Ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/1921-AR/69, parere favorevole senza le premesse, limitatamente all'impegno; l'impegno integrato con l'espressione «a valutare l'opportunità di».
  Ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/1921-AR/70, parere favorevole purché riformulato introducendo le espressioni «a valutare l'opportunità di», «nei limiti dei vincoli di finanza pubblica», e sempre senza le premesse.
  Ordine del giorno Liuzzi n. 9/1921-AR/71, Lombardi n. 9/1921-AR/72, parere contrario.
  Ordine del giorno Lorefice n. 9/1921-AR/73, parere favorevole senza le premesse ed introducendo nell'impegno l'espressione «a valutare l'opportunità di».
  Ordine del giorno Lupo n. 9/1921-AR/74, parere contrario.
  Sull'ordine del giorno Mannino n. 9/1921-AR/75 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Mantero n. 9/1921-AR/76 il parere è favorevole, purché riformulato senza le premesse e, nell'impegno, con l'inserimento di «a valutare l'opportunità di, nel rispetto dei limiti di finanza pubblica,».Pag. 34
  Sull'ordine del giorno Prodani n. 9/1921-AR/77 il parere è favorevole purché riformulato nell'impegno con l'inserimento di «a valutare l'opportunità di» e «nei limiti di finanza pubblica».
  L'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1921-AR/78 è accolto.
  Sull'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/1921-AR/79 il parere è favorevole purché riformulato nell'impegno con l'inserimento di «a valutare l'opportunità di pubblica, nei limiti dei vincoli di finanza pubblica,».
  Sull'ordine del giorno Segoni n. 9/1921-AR/80 il parere è favorevole, purché riformulato senza le premesse e, nell'impegno, con l'inserimento di «a valutare l'opportunità di, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica,».
  L'ordine del giorno Spessotto n. 9/1921-AR/81 è accolto.
  Sull'ordine del giorno Dadone n. 9/1921-AR/82 il parere è favorevole purché riformulato, nell'impegno, con l'inserimento di «a valutare l'opportunità di».
  L'ordine del giorno Rizzo n. 9/1921-AR/83 è accolto.
  GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Ordine del giorno Turco n. 9/1921-AR/28, chiediamo la seguente riformulazione: omettere tutte le premesse e inserire le parole «impegna il Governo a valutare l'opportunità di intervenire con modificazioni del codice di procedura penale» e così via fino a «n. 309» e dopo «n. 309» inserire le seguenti: «all'esito dell'imminente pronunzia della Corte costituzionale»; con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Ordini del giorno Sarti n. 9/1921-AR/29, Zolezzi n. 9/1921-AR/30, Villarosa n. 9/1921-AR/31, Corsaro n. 9/1921/AR-32, parere contrario.
  Ordine del giorno Simone Valente n. 9/1921-AR/33, vi è una richiesta di riformulazione con l'omissione di tutte le premesse, mentre sì all'impegno. Parere favorevole, quindi, limitatamente all'impegno.
  Ordini del giorno Vacca n. 9/1921-AR/34, parere contrario. Ordine del giorno Scagliusi n. 9/1921-AR/35, parere favorevole. Ordine del giorno Sorial n. 9/1921-Pag. 33AR/36, parere favorevole purché riformulato introducendo l'espressione «a valutare la possibilità di».
  Ordine del giorno Rostellato n. 9/1921-AR/37, parere favorevole purché riformulato introducendo l'espressione «a valutare la possibilità di».
  Ordini del giorno Ruocco n. 9/1921-AR/38, Pesco n. 9/1921-AR/39, parere contrario. Ordine del giorno Petraroli n. 9/1921-AR/40, parere favorevole purché riformulato introducendo l'espressione «a valutare la possibilità di» nell'impegno.
  Ordine del giorno Pisano n. 9/1921-AR/41, parere contrario. Ordini del giorno Nesci n. 9/1921-AR/42, Nuti n. 9/1921-AR/43, Cristian Iannuzzi n. 9/1921-AR/44, parere favorevole. Ordine del giorno Gagnarli n. 9/1921-AR/45, accolto come raccomandazione.
  Ordini del giorno Ferraresi n. 9/1921-AR/46, Micillo n. 9/1921-AR/47, Agostinelli n. 9/1921-AR/48, Bonafede n. 9/1921-AR/49, Alberti n. 9/1921-AR/50, Artini n. 9/1921-AR/51, Barbanti n. 9/1921-AR/52, Baroni n. 9/1921-AR/53, Battelli n. 9/1921-AR/54, parere contrario.
  Ordine del giorno Brugnerotto n. 9/1921-AR/55, parere favorevole senza le premesse, limitatamente quindi all'impegno.
  Ordine del giorno Colonnese n. 9/1921-AR/56, parere favorevole senza le premesse, con un impegno nel quale si inserisca l'espressione «a valutare la possibilità di».
  Ordini del giorno Cominardi n. 9/1921-AR/57, Basilio n. 9/1921-AR/58, parere contrario. Ordine del giorno Daga n. 9/1921-AR/59, parere favorevole con la premessa «a valutare l'opportunità di adottare ogni atto di competenza per attuare la revisione normativa idonea», fino a «Giovanardi», «all'esito della imminente pronunzia della Corte costituzionale». Accolto come raccomandazione, però.
  Ordine del giorno Dall'Osso n. 9/1921-AR/60, parere favorevole purché riformulato introducendo l'espressione «a valutare l'opportunità di», e senza le premesse.
  Ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/1921-AR/61, parere favorevole purché riformulato omettendo le premesse, mentre sì limitatamente all'impegno. Lo stesso vale per l'ordine del giorno De Rosa n. 9/1921-AR/62.
  Ordine del giorno Del Grosso n. 9/1921-AR/63, parere favorevole purché riformulato omettendo le premesse ed inserendo le espressioni «a valutare l'opportunità di» e «nei limiti dei vincoli di finanza pubblica».
  Ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/1921-AR/64, parere favorevole senza le premesse, e lo stesso vale per l'ordine del giorno Di Vita n. 9/1921-AR/65.
  Ordine del giorno Fantinati n. 9/1921-AR/66, parere favorevole. Ordine del giorno Fraccaro n. 9/1921-AR/67, parere contrario. Ordine del giorno Frusone n. 9/1921-AR/68, parere favorevole all'impegno, senza le premesse.
  Ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/1921-AR/69, parere favorevole senza le premesse, limitatamente all'impegno; l'impegno integrato con l'espressione «a valutare l'opportunità di».
  Ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/1921-AR/70, parere favorevole purché riformulato introducendo le espressioni «a valutare l'opportunità di», «nei limiti dei vincoli di finanza pubblica», e sempre senza le premesse.
  Ordine del giorno Liuzzi n. 9/1921-AR/71, Lombardi n. 9/1921-AR/72, parere contrario.
  Ordine del giorno Lorefice n. 9/1921-AR/73, parere favorevole senza le premesse ed introducendo nell'impegno l'espressione «a valutare l'opportunità di».
  Ordine del giorno Lupo n. 9/1921-AR/74, parere contrario.
  Sull'ordine del giorno Mannino n. 9/1921-AR/75 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Mantero n. 9/1921-AR/76 il parere è favorevole, purché riformulato senza le premesse e, nell'impegno, con l'inserimento di «a valutare l'opportunità di, nel rispetto dei limiti di finanza pubblica,».Pag. 34
  Sull'ordine del giorno Prodani n. 9/1921-AR/77 il parere è favorevole purché riformulato nell'impegno con l'inserimento di «a valutare l'opportunità di» e «nei limiti di finanza pubblica».
  L'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1921-AR/78 è accolto.
  Sull'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/1921-AR/79 il parere è favorevole purché riformulato nell'impegno con l'inserimento di «a valutare l'opportunità di pubblica, nei limiti dei vincoli di finanza pubblica,».
  Sull'ordine del giorno Segoni n. 9/1921-AR/80 il parere è favorevole, purché riformulato senza le premesse e, nell'impegno, con l'inserimento di «a valutare l'opportunità di, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica,».
  L'ordine del giorno Spessotto n. 9/1921-AR/81 è accolto.
  Sull'ordine del giorno Dadone n. 9/1921-AR/82 il parere è favorevole purché riformulato, nell'impegno, con l'inserimento di «a valutare l'opportunità di».
  L'ordine del giorno Rizzo n. 9/1921-AR/83 è accolto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Parentela 9/1921-AR/84 è ritirato.

  GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sull'ordine del giorno Mucci n. 9/1921-AR/85 il parere è favorevole, purché riformulato senza le premesse e, nell'impegno, con l'inserimento di «a valutare l'opportunità di».
  Sull'ordine del giorno Marzana n. 9/1921-AR/86 il parere è favorevole purché riformulato senza le premesse.
  L'ordine del giorno Spadoni n. 9/1921-AR/87 è accolto come raccomandazione.
  Sugli ordini del giorno Grillo n. 9/1921-AR/88 e Grande n. 9/1921-AR/89 il parere è favorevole, purché riformulati senza le premesse.
  Sull'ordine del giorno Gallinella n. 9/1921-AR/90 il parere è favorevole, purché riformulato, nell'impegno, con l'inserimento di «nei limiti dei vincoli di finanza pubblica».
  Sull'ordine del giorno Fico n. 9/1921-AR/91 il parere è favorevole, purché riformulato senza le premesse.
  Sull'ordine del giorno D'Uva n. 9/1921-AR/92 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno D'Incà n. 9/1921-AR/93 il parere è favorevole, purché riformulato senza le premesse e quindi con riguardo all'impegno.
  Sull'ordine del giorno Dieni n. 9/1921-AR/94 il parere è favorevole, purché riformulato senza le premesse e, nell'impegno, con l'inserimento di «nei limiti dei vincoli di finanza pubblica».
  Sull'ordine del giorno Di Maio n. 9/1921-AR/95 il parere è favorevole purché riformulato, nell'impegno, con l'inserimento di «a valutare la possibilità di».
  Sull'ordine del giorno Di Benedetto n. 9/1921-AR/96 il parere è favorevole, purché riformulato senza le premesse e, nell'impegno, con l'inserimento di «a valutare la possibilità di».
  Sull'ordine del giorno Di Battista n. 9/1921-AR/97 il parere è favorevole, purché riformulato senza le premesse.
  L'ordine del giorno Taglialatela n. 9/1921-AR/98 è accolto come raccomandazione.
  Sull'ordine del giorno Terzoni n. 9/1921-AR/99 il parere è contrario.
  L'ordine del giorno Tacconi n. 9/1921-AR/100 è accolto come raccomandazione.
  Sull'ordine del giorno Da Villa n. 9/1921-AR/101 il parere è favorevole purché riformulato senza le premesse e, nell'impegno, con l'inserimento di «a valutare la possibilità di compiere tutti gli atti di competenza tendenti alla normalizzazione».
  L'ordine del giorno Currò n. 9/1921-AR/102 è accolto come raccomandazione.
  L'ordine del giorno n. Crippa 9/1921-AR/103 è accolto purché riformulato, nell'impegno, con l'inserimento di «a valutare le opportune iniziative idonee a realizzare un effettivo miglioramento della qualità dell'amministrazione della giustizia».Pag. 35
  L'ordine del giorno Tofalo n. 9/1921-AR/104 è accolto come raccomandazione.
  Sull'ordine del giorno Corda n. 9/1921-AR/105 il parere è favorevole, purché riformulato senza le premesse.
  Sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/1921-AR/106 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  L'ordine del giorno Toninelli n. 9/1921-AR/107 è accolto.
  Sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/1921-AR/108 il parere è favorevole, purché riformulato senza le premesse.
  L'ordine del giorno Vallascas n. 9/1921-AR/109 è accolto.
  Sull'ordine del giorno Tripiedi n. 9/1921-AR/110 il parere è favorevole, purché riformulato, nell'impegno, con l'inserimento di «nel rispetto dei vincoli di bilancio e di finanza pubblica,».
  Ordine del giorno Carinelli n. 9/1921-AR/111, accolto con riformulazione: «a valutare la possibilità di prevenire reati e controllo, assumendo iniziative per introdurre altresì misure per incentivare la celerità dei processi».
  Ordine del giorno Cariello n. 9/1921-AR/112: le premesse vanno riformulate e, in tal caso, l'impegno potrebbe essere accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Riformulate con «a valutare l'opportunità di», presumo ?

  GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì.
  Ordine del giorno Cancelleri n. 9/1921-AR/113: accolto come raccomandazione, con riformulazione che ometta le premesse.
  Il Governo formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario sugli ordini del giorno Busto n. 9/1921-AR/114 e Brescia n. 9/1921-AR/115.
  L'ordine del giorno Cirielli n. 9/1921-AR/116 è accolto.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rampelli n. 9/1921-AR/117, se riformulato espungendo le premesse.
  Il Governo formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario sugli ordini del giorno Maietta n. 9/1921-AR/118 e La Russa n. 9/1921-AR/119.
  Ordine del giorno Totaro n. 9/1921-AR/120: parere favorevole se riformulato inserendo la frase «nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica».

  PRESIDENTE. Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9.

Modifica nella composizione della Giunta per le autorizzazioni.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta per le autorizzazioni il deputato Giampiero Giulietti in sostituzione del deputato Francesco Sanna, dimissionario.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 5 febbraio 2014, alle 9:

  (ore 9 e ore 16).

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
  Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria (C. 1921-A/R).
  Relatori:Ermini, per la maggioranza; MoltenieColletti, di minoranza.

Pag. 36

  2. – Discussione della proposta di legge (per la discussione sulle linee generali):
  GIORGIA MELONI ed altri: Disposizioni in materia di pensioni superiori a dieci volte l'integrazione al trattamento minimo INPS (C. 1253-A).
  Relatore:Gnecchi.

  3. – Discussione delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-00288, Busin ed altri n. 1-00329, Paglia ed altri n. 1-00330 e Zanetti ed altri n. 1-00331 concernenti iniziative per armonizzare il sistema europeo dell'imposta sul valore aggiunto alla luce del Libro verde sul futuro dell'IVA adottato dalla Commissione europea.

  (ore 15).

  4. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 22,25.