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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 162 di mercoledì 29 gennaio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 10,15.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale ore (10,21).

  FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Vedo anche altre mani alzate, quindi il deputato Gallinella, che è il primo, potrà parlare per cinque minuti, gli altri per un minuto. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, intervengo perché ieri, mentre stavo svolgendo la mia dichiarazione di voto sull'ordine del giorno n. 9/1941/120, a mio nome, ho anche parlato un po’ di tutto il decreto-legge e, nello specifico, mi sono permesso di ricordare che questo decreto-legge contiene tre argomenti molto diversi: la svendita – per noi – della Banca d'Italia, la dismissione del patrimonio immobiliare dello Stato e anche la questione della mini-IMU. Io mi sono permesso di ricordare all'Aula che sarebbe stato opportuno che il Governo ritirasse il decreto-legge perché contiene appunto queste tre cose molto diverse e discutibili e che il giorno dopo presentasse subito un decreto-legge relativo solo all'IMU.
  In questo momento di chiarimento lei, Presidente Boldrini, sulla sua pagina Facebook, ha commentato, durante la seduta, la questione che, se questo decreto-legge non sarà approvato, l'IMU la dovrebbero pagare gli italiani, accusando, dicendo che il pagamento dell'IMU è legato in qualche modo a questo decreto-legge. Questo ha creato non poco imbarazzo e anche molti turbamenti nelle persone che ci vedono da casa. Sono contento che molti seguano i lavori dell'Aula anche via Internet...

  PRESIDENTE. Questo non interessa il processo verbale però. Gli interventi sono motivati se riferiti al processo verbale.

  FILIPPO GALLINELLA. È importante... arrivo subito al tema, Presidente. Praticamente mi hanno scritto, dicendo: perché Gallinella ha detto che questo decreto-legge non è legato all'IMU, quando il Presidente Boldrini ti ha smentito ? Io dico «no»: il Presidente Boldrini, a mio avviso, ha omesso dei dettagli, la verità, perché, se avesse chiarito lei, Presidente, il pensiero che l'IMU non è legato a questo decreto-legge... perché, questa mattina, il Consiglio dei ministri avrebbe potuto varare un decreto-legge ad hoc sull'IMU e non si sarebbe creato questo turbamento fra le persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io volevo chiarire questo pensiero, con il quale ritengo corretta la mia osservazione mentre ritengo scorretta la sua osservazione, perché è stata imprecisa sulla questione decreto-legge, IMU, Banca d'Italia, pagamento dell'IMU da parte dei cittadini.Pag. 2
  Quindi, ieri sera, leggendo i commenti ed i messaggi, mi sono trovato un po’ danneggiato dal suo intervento e, quindi, oggi mi sono permesso di intervenire sul processo verbale perché lo volevo chiarire all'Aula e anche a tutte le persone che ci guardano da casa, proprio perché non ci sembra corretto il suo intervento durante la discussione su un tema come quello.
  Quindi, mi auguro, visto che lei comunque è la terza carica dello Stato e rappresenta un po’ tutti gli italiani, che lei magari si astenga nel corso della votazione dall'esprimere giudizi di questo tipo, anche perché lei dovrebbe essere imparziale. Nel suo commento Facebook ha parlato anche di «tagliola», quindi capisce che ha creato non pochi turbamenti all'interno di noi, che siamo l'opposizione, sul fatto che, in qualche modo, si potesse paventare l'idea che oggi venisse interrotta la nostra discussione.
  Quindi, questo intervento mira a chiarire la posizione, che ritengo corretta, e la mia osservazione che l'IMU non si può legare solo a questo decreto-legge e soprattutto chiarire a chi ci ascolta che in questo caso lei, secondo me, ha fatto un peccato di omissione di informazioni.
  Concludo, Presidente, augurandomi che, nel futuro, si evitino questo tipo di scivoloni, anche perché danneggiano le opposizioni, in questo caso l'opposizione del MoVimento 5 Stelle, che giustamente fa la propria battaglia su temi che ritiene importanti.
  Concludo, ricordando che non si può mettere insieme la «svendita-regalo i soldi» alle banche con l'IMU, con questa pillola dell'IMU, che fa da cavallo di Troia, alla fine, nel cuore degli italiani perché si potrebbero affrontare questi temi in maniera separata.
  Quindi, Presidente Boldrini, questo era solo un confronto per chiarire, a seguito della sua osservazione, perché molte persone sono rimaste un po’ turbate da questo tipo di segnalazione.
  Io la ringrazio, Presidente e mi auguro che le cose possano migliorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Si faccia dire come è andata la riunione dei presidenti di gruppo dal suo capogruppo prima di esprimere questi pareri. Chi la pensa diversamente da lei, non fa scivoloni, la pensa diversamente.
  Ha chiesto di parlare il deputato Fico. Ne ha facoltà, per un minuto.

  ROBERTO FICO. Signora Presidente, volevo fare una precisazione in merito al mio intervento di ieri per far comprendere meglio agli italiani il fatto che, se noi votiamo «sì» a questo decreto, regaliamo 7 miliardi e mezzo alle banche private e facciamo risparmiare un po’ di IMU agli italiani.
  Se votiamo «no» a questo decreto...

  PRESIDENTE. Lei deve rettificare qualcosa sul processo verbale ?

  ROBERTO FICO. Sì, devo specificare l'argomento perché non si era compreso bene ieri rispetto al mio intervento. Se votiamo «no» quindi che cosa succede ? Succede che gli italiani non risparmiano un po’ di IMU, però tutto lo Stato risparmia 7 miliardi e mezzo di euro.
  Quindi, la cosa più giusta e logica da fare, secondo me, è scorporare questo decreto, quindi votare «no» ai 7 miliardi e mezzo rubati alla Banca d'Italia e votare «sì» al decreto IMU scorporato.

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  ROBERTO FICO. Un Governo che non fa questo è un Governo irresponsabile.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signora Presidente, innanzitutto vorrei specificare il mio pensiero rispetto a dei dati che avevo dato sulla disoccupazione giovanile. In realtà, la disoccupazione giovanile è attorno al 41, 6 per cento, quattro punti in più rispetto al 2012. Ci sono 351 mila persone in più che non riescono a trovare Pag. 3lavoro e, in totale, siamo al 12,7, dati che, rispetto al novembre del 1977, non si erano mai verificati prima.
  Vorrei chiudere: forse lei avrà difficoltà a crederci, ma noi, Presidente, abbiamo profondo rispetto per lei, quindi confidiamo nella sua serietà. Quindi, le faccio una supplica: la prego, non metta la «tagliola» a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Veramente, glielo dico con il cuore in mano: non lo faccia, non lo faccia !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Signora Presidente, volevo chiarire il mio discorso di ieri perché forse non si è capito, infatti la questione è stata sollevata anche dal collega, di cui non ricordo il nome, dal professore Buttiglione. Noi non siamo contrari al fatto di aiutare il sistema bancario perché sappiamo benissimo che il sistema bancario è alla base del sistema economico. Il problema è che noi aiutiamo le banche, ma chi ci garantisce che, una volta che diamo quei 7,5 miliardi di euro «regalati» alle banche, poi questi finiscono al sistema economico ? È questo che manca ! Se voi ci rassicurate che avviene anche questo secondo passaggio, siamo prontissimi ad approvare questo decreto.
  Il problema è che non è così, mi spiace ma non è così: mille miliardi di euro sono arrivati dalla Banca centrale europea e niente, neanche un euro, è arrivato alle piccole e medie imprese.
  Mi associo al collega per quanto riguarda la supplica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signora Presidente, specifico il mio pensiero, ieri espresso nella dichiarazione di voto sul mio ordine del giorno, in cui effettivamente c'era stata una valutazione che andava fuori dai limiti della dichiarazione di voto sull'ordine del giorno stesso e riguardava, in realtà, l'ordine dei lavori perché in quel momento contestavo anche il Partito Democratico per aver votato sfavorevolmente rispetto alla nostra richiesta di sospensione dei lavori.
  Le dico, Presidente, che però probabilmente questo errore è motivato dal fatto che ci sono circostanze come quella che stiamo vivendo in questi giorni in questa Camera in cui la procedura si mescola con la sostanza e diventa sostanza.
  Il nostro diritto a fare gli interventi è, nella sostanza, il nostro diritto all'opposizione. Io sono sicuro che lei è molto sensibile rispetto a questo nostro diritto, Presidente, e sono certo, in cuor mio, che non ci sarà nessuna «tagliola» e non perché...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bonafede. Ha terminato il tempo.
  Ha chiesto di parlare il deputato Daniele Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, ieri ho commesso un errore e chiedo che venga modificato il verbale, se possibile. Ho detto che la tassa sulla plusvalenza dovrebbe essere del 20 per cento e in realtà è del 16 per cento, ma in realtà dovrebbe essere più alta – diciamolo – perché non ha senso che le tasse sul lavoro, per esempio, arrivino fino a percentuali molto più alte e invece la tassa sulle plusvalenze è solo al 16 per cento. Io ho detto 20, considerando e pensando che fosse, appunto, almeno a quei livelli. In realtà, appunto, è al 16 per cento.
  Volevo intervenire anche sulle cose dette dal professor Buttiglione, riferite al fatto che dare soldi alle banche in questo caso fa bene e che questo decreto fa bene alle banche, in quanto dà più soldi alle banche. In realtà, non ho potuto esprimermi, ma avrei voluto farlo nel mio enunciato. Direi che una cosa è la circolazione della moneta, che è regolata con regole proprie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Concluda !

  DANIELE PESCO. ...un'altra cosa è, invece, una dazione a gratis di soldi...

Pag. 4

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha terminato il suo tempo.
  Ha chiesto di parlare il deputato Sergio Battelli. Ne ha facoltà.

  SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, vorrei fare un piccolo chiarimento su quanto detto da me ieri. Durante il mio intervento ho dichiarato che i tassi di interesse attivi, per i conti privati dei cittadini, rendono circa la 0,001 per cento. In realtà, ho fatto un piccolo errore, omettendo uno zero. La cifra giusta è lo 0,0001 per cento. Quindi, non vorrei mai che le banche private si potessero offendere e venissero accusate di applicare interessi a favore dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carla Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, anch'io volevo correggere e spiegare meglio la nostra posizione nei confronti dell'IMU, della mini IMU e delle tasse immobiliari. In realtà ieri, infatti, nell'intervento – e con questo mi riferisco al verbale – non ho forse esplicitato bene. Oggi il Governo, come ha fatto con il decreto n. 151 a dicembre e come per prassi fa, può emanare un decreto per l'abolizione della rata dell'IMU, subito, anche perché – ricordiamolo – gli acconti che sono stati chiesti a copertura sono già stati versati. Quindi, intanto per prassi il Governo opera in questo modo: quando decade un decreto, ne fa un altro, che regola alcune situazioni intermedie che si sono venute a creare per effetto del decreto-legge decaduto.
  Quindi, non è assolutamente vero che la questione IMU è collegata con la questione Bankitalia. Fate come avete fatto venti giorni fa con il decreto-legge n. 151...

  PRESIDENTE. Concluda !

  CARLA RUOCCO. ...che il «salva Roma» è decaduto e avete preso un pezzo del «salva Roma» e lo avete messo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Ha terminato il suo tempo.
  Ha chiesto di parlare la deputata Giulia Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, riguardo al resoconto stenografico a pagina 129 vorrei chiarire due pensieri, che magari ho espresso in maniera errata. Quando mi riferisco alla Banca centrale, siccome ho praticamente letto il parere della BCE, la dicitura generica «Banca centrale» fa riferimento, chiaramente, alla Banca d'Italia. Vorrei che venisse precisato, appunto per chiarire meglio il messaggio.
  Inoltre, faccio anche riferimento al fatto che la BCE, quindi per bocca di Mario Draghi, ha, per così dire, tirato le orecchie al Ministro Saccomanni. Quindi, vorrei che passasse bene il messaggio che l'ex governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha tirato le orecchie all'ex direttore generale della Banca d'Italia su un provvedimento che fa sempre riferimento, appunto, alla Banca d'Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patrizia Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signora Presidente, io volevo fare una correzione a pagina 90, riga 18, della prima colonna del resoconto stenografico. Ieri il Partito Democratico si è tanto scandalizzato per una parola, ma non si è scandalizzato per il fatto che, dopo tre mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del decreto-legge n. 102, ancora non è stato fornito l'elenco, da parte della Cassa depositi e prestiti, delle banche per accedere al mutuo da parte dei cittadini, ma si è scandalizzato per un congiuntivo.
  Quindi, vorrei cambiare la parola «ascolterebbe» con «ascoltasse», perché, altrimenti, non dormirebbero un'altra notte sonni tranquilli, mentre io mi scandalizzerei Pag. 5di più per il fatto che il Governo si è tanto vantato di aiutare i cittadini ad accedere a mutui attraverso il plafond casa e, invece, dopo tre mesi dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, questo ancora non è successo. E di questo il Partito Democratico non si è affatto scandalizzato, quando ci sono cittadini che non hanno più una casa, mentre loro una casa ce l'hanno e quindi forse a loro non interessa del resto d'Italia, che non ha un tetto... (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, io in quest'Aula mi sento perseguitato, principalmente dalla sua collega, la Sereni, perché ieri mi ha bloccato dicendomi: onorevole Villarosa, non la stavo ascoltando, ma lei sta usando delle parole non consone; mi è stato segnalato, quindi se ho sbagliato e lei non ha detto una parolaccia vorrei cancellarlo.
  Io la invito a leggere il resoconto e a trovare una parolaccia nel mio discorso. Forse: le riserve sono nostre ? Quella è una parolaccia forse. Non so, quindi le chiedo cortesemente di fare questa correzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, durante l'intervento che ho tenuto ieri, avevo fatto un passaggio con riferimento al discorso del collega Buttiglione in precedenza, però, per ragioni di tempo, ieri lo avevo espresso in maniera poco chiara. Volevo spiegare meglio, in realtà, proprio le sue parole, cioè quelle che, con questa misura, stiamo prendendo una misura che aiuta a rafforzare il capitale di alcune banche. Per cui è evidente che, quando qualcuno dice: no, non stiamo facendo un favore alle banche, le dichiarazioni del collega Buttiglione sono in senso stretto. Aggiungo, vista la lezione di economia del professore Causi, a fine seduta, che in qualche modo anche lui stesso ha riportato le stesse identiche parole, ribadendo che stiamo aiutando le banche del sistema finanziario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Dopo il verbale se non le dispiace, onorevole Buttiglione. Stiamo andando avanti con gli interventi sul processo verbale adesso. L'intervento sul Regolamento, se non le dispiace, preferirei farlo alla fine degli interventi sul verbale. La ringrazio. Barbanti, vada avanti, prego.

  SEBASTIANO BARBANTI. Devo ancora iniziare, signor Presidente. Giusto una cosa: mi informano che non si vede lo streaming della Camera, quindi se volete indagare.

  PRESIDENTE. Va bene, grazie, vada con il suo intervento. Prego.

  SEBASTIANO BARBANTI. Se mi attiva il microfono. Per precisazione, perché non vorrei che passasse un messaggio sbagliato. Ieri ho fatto riferimento ai trentasei mesi durante i quali i quotisti possono detenere anche quote eccedenti il 3 per cento, ovviamente è riferito anche alla maturazione dei dividendi che sono a 6 per cento. Ecco, la precisazione che volevo fare, per dovere di cronaca, era che questi dividendi sono fino ad un 6 per cento. È ovvio che noi pensiamo che il 6 per cento verrà applicato, perché chi stabilisce l'entità di questo dividendo è il Consiglio superiore della Banca d'Italia, quindi anche i soci, per cui è naturale pensare che i soci stessi siano interessati e abbiano tutto l'interesse affinché questa aliquota venga posta al massimo e quindi incassare i 450 milioni che meritano.

Pag. 6

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, mi scusi per la voce. Dopo il mio intervento di ieri, ci sono state alcune domande che mi sono giunte dalla rete e da lì ho capito appunto di non essermi espresso correttamente.
  Mi riferisco alla fine del mio discorso, quando dicevo che, per capire che questo capitale finanziario non ha comprato i partiti che da vent'anni governano questo Paese, per toglierci i dubbi, potevano ritirare questo decreto, ripubblicizzare la Banca d'Italia, togliere le mani dall'acqua pubblica e da tutte le aziende che danno profitto e abolire, insieme, l'IMU.
  Quindi, mi hanno detto: ma, scusate, per abolire l'IMU ci vuole una nuova proposta di legge ? No, io questo non avevo precisato e voglio farlo qui: il Governo può immediatamente adottare un nuovo decreto, che ha efficacia immediata, e quindi non vi è assolutamente alcun pericolo di dover pagare la seconda rata dell'IMU. Quindi, questo sta tutto al Governo...

  PRESIDENTE. Concluda.

  LUCA FRUSONE. ...anche perché il Governo poteva tranquillamente adottare un decreto solamente per la seconda rata dell'IMU...

  PRESIDENTE. Concluda.

  LUCA FRUSONE. ...e non fare assolutamente nulla...

  PRESIDENTE. Ha terminato il suo tempo, la ringrazio.
  Ha chiesto di parlare il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, volevo semplicemente chiarire il mio pensiero, perché, finendo la mia argomentazione di ieri, non sono riuscito a dire che l'operazione di speculazione che è stata fatta su UniCredit, che è arrivata a tassi del 18.249 per cento, è stata proposta da Alessandro Profumo e dai suoi compagni per attuare l'aumento di capitale sociale fino a tre miliardi di euro anche per la banca italiana Monte dei Paschi di Siena, che è stato approvato un mese fa dall'assemblea dei soci con rinvio da gennaio a maggio-giugno 2014.
  Quindi, la mia domanda finale era: questo megamodello di megaspeculazione, sperimentato per UniCredit, si ripeterà per il Monte dei Paschi di Siena, con buona pace delle autorità di vigilanza ed ordinamentali, oppure pensiamo di mettere qualche argine a questo genere di speculazioni bancarie ? Forse perché il PD ha qualche interesse all'interno della banca del Monte dei Paschi di Siena e abbiamo rinviato questa speculazione perché, forse, Renzi doveva mettere all'interno...

  PRESIDENTE. Concluda.

  CARLO SIBILIA. ...del consiglio di amministrazione delle persone...

  PRESIDENTE. Ha terminato il tempo, la ringrazio.
  Ha chiesto di parlare il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, volevo riprendere il mio intervento fatto ieri relativo all'articolo 86, comma 8, del Regolamento, perché vi sono circa tre imprecisioni. La prima quando ripercorrevo i lavori di martedì, tra lunedì e martedì, lunedì notte e martedì mattina, della Commissione sulla legge elettorale, perché, Presidente, vennero dati gli emendamenti, per la prima volta, ai membri della Commissione non alle 23, ma alle 22,30.
  Immagino che per lei questo sia importante: così, con questa mezz'ora in più di tempo, magari si potrà fare un'altra seduta notturna, far fare un'altra seduta notturna, magari anche sabato e domenica. Dopodiché, devo fare una correzione anche su un altro passaggio, ovverosia su quando ho indicato di voler firmare, da parte del MoVimento 5 Stelle, alcuni emendamenti ritirati dal PD. In realtà, Pag. 7volevo specificare che questi emendamenti riguardavano le preferenze, in particolare.
  Al termine, poi, richiamavo la necessità di una convocazione...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANILO TONINELLI. ...della Giunta per il Regolamento, che, come sempre, lei, Presidente, non solo non ha dato...

  PRESIDENTE. Lei ha terminato il suo tempo, la ringrazio.
  Ha chiesto di parlare il deputato Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, vorrei specificare due punti: ieri, mentre facevo la mia correzione sul processo verbale, è passato qui di fianco un deputato di «sciolta civica», o quello che resta, Piepoli...

  PRESIDENTE. No, no, si deve attenere al processo verbale, ai contenuti del processo verbale. Se deve riconsiderare quello che ha detto ieri nella seduta, a cui si riferisce il processo verbale, va bene; altrimenti, no.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Chiedo una rettifica: nel processo verbale manca quello che il collega mi ha detto e si è sentito anche in video. Il collega si è avvicinato a me e ha detto: «Studiate, studiate, la prossima volta studiate meglio», riferito a me e toccandomi anche con la mano. Questo nel processo verbale non c’è. Io voglio dire al collega che, se egli avesse studiato, sarebbe qui a fare ostruzionismo con noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. D'accordo, la ringrazio.
  Ha chiesto di parlare il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

  GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, vorrei soltanto fare una considerazione sulla base dell'intervento finale dell'onorevole Causi, che noi abbiamo in Commissione, è anche lui in Commissione finanze. Vorrei specificare che, forse, non si è chiarito molto bene il nostro pensiero sui vari interventi che ci sono stati.
  In realtà, il passaggio di capitale dalla riserva della Banca d'Italia ai fondi delle quote dei soci non è affatto un'operazione trasparente per i cittadini, in quanto quel passaggio comporta una rivalutazione di proprietà che non sono più disponibili per la Banca d'Italia, ed è per questo che, poi, queste, mettendole sul mercato, saranno comprate.
  Il passaggio che manca nella descrizione dell'onorevole Causi è proprio il discorso che alla fine queste banche proprietarie, non riuscendo più a vendere le quote nei trentasei mesi che hanno di tempo, finiranno per rivendere la stessa Banca d'Italia. Quindi in realtà ci sarà un doppio passaggio di capitale dalle riserve della Banca alle quote...

  PRESIDENTE. Concluda !

  GIROLAMO PISANO. ...che poi andranno in favore delle banche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Buongiorno Presidente. A pagina 7 del resoconto ho detto: «Buongiorno Presidente, guardi, ricordandole sempre l'appello che avevo fatto alla dottoressa onorevole Presidente di Camera Boldrini, che tutte le minacce fatte online lasciano una traccia (...)». Vorrei rettificare che questa traccia è un identificativo univoco che mostra l'ubicazione territoriale di dove si trova la persona quando commenta. Visto che ho ricevuto minacce di morte, sono andato alla polizia, li ho denunciati, e dal giorno dopo hanno smesso di importunarmi. Volevo solo farglielo presente, perché in questa maniera, magari, ha consapevolezza della polizia e del loro lavoro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giuseppe Brescia. Ne ha facoltà.

Pag. 8

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, quando mi riferisco all'eliminazione dell'IMU, dico: «In questo decreto-legge c’è l'abolizione della seconda rata dell'IMU». Vorrei che la frase fosse rettificata e fosse inserita la parola «parziale», perché è parziale l'eliminazione della seconda rata dell'IMU che state facendo con questo decreto. Mi ripeto qualche rigo dopo, quando dico: «In questo caso, è quindi probabilmente urgente l'annullamento della seconda rata dell'IMU»: anche qui vorrei che fosse inserita la parola «parziale».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, ieri, durante la mia dichiarazione di voto sull'ordine del giorno, ho detto, parlando di lei: «(...) la Presidente Boldrini fa una valutazione politica, peraltro erronea e quindi evidentemente mente o sbaglia», per quanto riferito al suo messaggio di Facebook in cui lei diceva che se questo decreto decadesse gli italiani dovrebbero pagare l'IMU. Vorrei chiarire questo pensiero: ritengo che nel suo ruolo di Presidente della Camera lei non debba fare valutazioni politiche di questo tipo e soprattutto mente disinformata sui fatti, perché, secondo lo statuto del contribuente, se avviene una modifica legislativa – la volevo informare, Presidente, se no poi continua ad essere disinformata – una modifica sulla legislazione in corso su un termine scaduto...

  PRESIDENTE. Concluda !

  MATTEO MANTERO. ...si applica la norma più favorevole al contribuente. Di conseguenza, i contribuenti, i cittadini, non devono pagare niente.

  PRESIDENTE. La ringrazio, ha terminato il tempo.
  Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, volevo segnalare che durante il mio intervento di ieri, quando parlavo degli equilibri verso le banche, la mia non era un'affermazione, ma una domanda. Sul resoconto invece la frase è riportata come se si trattasse di un'affermazione, precisamente quando dico «(...) ai consiglieri delle succursali della Banca d'Italia gli utili della Banca stessa». Va aggiunto quindi un punto interrogativo. Vorrei poi evidenziare un altro fatto: quando parlavo del gatto e la volpe – quindi, mi riferivo a Renzi e Berlusconi – sul resoconto è riportato: applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico. Non credo che abbiano battuto le mani i deputati del PD. Hanno battuto le mani i deputati del MoVimento 5 Stelle, a meno che i deputati del PD non confermavano che io avessi ragione sul gatto e la volpe e sul fatto che si fa una legge elettorale nella sede del Partito Democratico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, ieri affermavo che se il Presidente avesse messo la tagliola sarebbero state «le prove tecniche di una dittatura». Nello stenografico poi segue: «(Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)». A me pare che più che commenti fossero urla quelle dei deputati del gruppo Partito Democratico.
  Poi affermavo che i due boss «Renzusconi e il delinquente» avevano avviato una road map verso il totalitarismo. Anche qui si scrive: «(Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)». Invece a me sembravano più delle urla.
  Io vorrei semplicemente chiarire che tutto...

  PRESIDENTE. Concluda.

  LUIGI GALLO. ...questo processo potrebbe permettere al delinquente la prossima legislatura di andare al potere e governare senza che...

Pag. 9

  PRESIDENTE. Grazie. È terminato il tempo.
  Ha chiesto di parlare la deputata Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, con riferimento a pagina 69 dello stenografico, quando il mio collega Sergio Battelli ha illustrato il suo ordine del giorno, il Presidente di turno – che mi sembra fosse Baldelli – dice: «Collega Battelli, mi perdoni se la interrompo. Gli onorevoli Bernini e Basilio sono pregati di non esporre cartelli, devo richiamarvi... Prego. Prego, continui.».
  Ora, signor Presidente, mentre il mio collega illustrava l'ordine del giorno, io sono stata richiamata proprio per questo motivo, ma le devo dire che non stavo esponendo questo cartello, perché, se avessi voluto esporre il cartello, come noi siamo abituati quando facciamo un'azione eclatante in Aula, avrei fatto questo (Espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia»), ma così non è stato.

  PRESIDENTE. Tolga il cartello.

  TATIANA BASILIO. Sì, sì, lo tolgo, volevo solo fare vedere che non ho fatto questo, ma che semplicemente ero seduta al mio posto ed il cartello era appoggiato allo scranno. Poi, malauguratamente, siccome il mio collega Sergio che stava illustrando l'ordine del giorno era davanti a me...

  PRESIDENTE. Concluda.

  TATIANA BASILIO. ...probabilmente ero inquadrata e, quindi, il cartello è stato inquadrato, ma non era mia intenzione esporlo.

  PRESIDENTE. È terminato il tempo. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, anch'io vorrei rettificare alcune cose del mio intervento sul mio ordine del giorno n. 9/1941/102.
  A pagina 113 dello stenografico di seduta, alla sesta riga, dove è scritto «volto a modificare le numerose criticità presenti nel decreto-legge» vorrei sostituire «numerose» con «numerosissime».
  Poi, alla diciassettesima riga, dopo le parole «pur consapevoli dello scarso valore» vorrei aggiungere le parole «, praticamente nullo,», che questi ordini del giorno rivestono per il Governo.
  Alla trentatreesima riga vorrei sostituire «numerosi» con «numerosissimi». Poi vorrei correggere un errore, alla nona riga partendo dal basso della seconda colonna, dove c’è scritto «più disponibili altresì» io avevo detto «più disponibili a dire sì».

  PRESIDENTE. È terminato il tempo. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare la deputata Grillo. La deputata Grillo ? Non c’è. Benissimo, andiamo avanti. Ha chiesto di parlare il deputato Villascas. Ne ha facoltà.

  ANDREA VALLASCAS. Signor Presidente, intervengo semplicemente per segnalare una piccola correzione.
  Quando dico: «mentre i due “Eva” della sinistra», vorrei che fosse corretto con «mentre le due “Eva” della sinistra» o in alternativa con «i due volti di Eva», perché era semplicemente una citazione cinematografica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Da Villa. Ne ha facoltà.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, faccio riferimento allo stenografico, al mio intervento alle pagine 87 e 88, intervento al quale il collega Rocco Buttiglione, poi, approfittando della dichiarazione di voto, mi rispondeva personalmente.
  In questo caso tengo a dire al collega Buttiglione che anche se gli interventi dei miei colleghi non sono stati magari così precisi e puntuali nelle indicazioni come il mio, certo questo è un peccato veniale rispetto alle informazioni che vengono date da stampa e giornali in merito al MoVimento 5 Stelle e al perché si sta Pag. 10facendo questo ostruzionismo, che non è certo per far pagare l'IMU agli italiani, ma è per bloccare questo provvedimento sulla Banca d'Italia.
  Ecco, questo è assolutamente da precisare e da chiarire, in particolare in riferimento all'intervento del professor Buttiglione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, nel mio intervento di ieri forse non si è capito che volevo intendere che già gli enti pubblici hanno problemi con la gestione dei propri flussi di cassa e, quindi, dei loro immobili. Adesso, una delle storture di questo decreto-legge, a mio parere, è proprio che in qualche modo si cerca di valorizzare, ma con la vendita o con la svendita, alcuni immobili pubblici.
  Addirittura a Mantova questo è successo anche per altri beni pubblici, come la fermata dell'autobus. Non solo il comune, ma anche la provincia è in questo affare. Adesso si sta costruendo un parcheggio al posto della fermata dell'autobus. Per costruirlo sono stati tolti 200 parcheggi già pubblici, per costruire poi sopra un albergo, e adesso verranno tolti gli ultimi parcheggi pubblici vicino alla stazione di Mantova, ed è uno scandalo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, anch'io ieri sera ho omesso una parte, a mio avviso, importante – piccola, ma importante – nel mio intervento. Quando parlo di dati ISTAT, che vedono la ricchezza nazionale suddivisa in maniera iniqua, quindi quando dico che il 46,6 per cento della popolazione italiana detiene il... o meglio, che il 90 per cento della popolazione italiana è costretta a dividersi il 50 per cento della ricchezza restante, questo aspetto io non lo ho specificato. E vorrei che venisse aggiunto nel mio intervento nel resoconto stenografico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Silvia Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, nella mia dichiarazione di voto sugli ordini del giorno parlo di indeterminatezza della norma, che è diretta a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, sia dello Stato che degli altri enti territoriali.
  Volevo fare alcune precisazioni su quello che ritengo essere elemento di indeterminatezza per il provvedimento. Ad esempio, non viene indicata la superficie massima condonabile che, a nostro avviso, dovrebbe essere non superiore a 750 metri cubi. Poi non vengono indicate le tipologie di intervento condonabili, sicché rischiano di essere ricomprese nella sanatoria anche ristrutturazioni edilizie pesanti, che, invece, a nostro avviso, andrebbero escluse. Sul piano temporale poi non viene indicato quali sono i manufatti abusivi passibili di sanatoria, che, sempre a nostro avviso, dovrebbero essere solo quelli realizzati non oltre il termine del 31 ottobre 1983...

  PRESIDENTE. Concluda.

  SILVIA BENEDETTI. ...cioè il termine di cui alla legge n. 47 del 1985.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, intervengo per esprimere meglio il concetto, perché a pagina 76 del resoconto stenografico, riga 36, dove dico: «lo Stato vende al privato l'immobile», il concetto che volevo esprimere meglio è che lo Stato vende al privato l'immobile, però poi – come è capitato molte volte – lo Stato stesso va a prendere in affitto lo stesso immobile pagandolo cifre fuori mercato, e questo davvero è un'assurdità che noi volevamo segnalare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Emanuele Cozzolino. Ne ha facoltà.

Pag. 11

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, la mia correzione riguarda un'espressione che ho usato ieri nella dichiarazione di voto relativa all'ordine del giorno n. 9/1941/85. Ho parlato di «spending rewiev», espressione riportata sia alla pagina 93 che alla pagina 94. Io vorrei correggere l'espressione in «revisione della spesa» o «riduzione della spesa», perché «spending rewiev», come tutti i termini inglesi utilizzati in questo Parlamento, alla fine sono solo una truffa, non vengono mai attuati.
  Questo vorrei che fosse cambiato per rendere più chiara l'espressione agli italiani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, volevo rispecificare quanto specificato ieri. Durante la dichiarazione di voto sul mio ordine del giorno facevo riferimento ad un certo «Vincenzino l'abusivo».
  Ebbene, l'ormai quasi ex sindaco di Salerno – avevo detto ieri – si aggrappava alla poltrona fino alla fine come una piovra, come molti altri politici purtroppo stanno facendo in questi decenni. Credevo di aver detto un'altra cosa; in realtà, vedendo il resoconto stenografico, ho pensato ma non ho detto una cosa e la volevo aggiungere adesso: boia chi molla, Presidente Boldrini, boia chi molla, e noi non molleremo fino alla fine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Perfetto, la ringrazio. Ha chiesto di parlare il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.

  IVAN DELLA VALLE. Signora Presidente, ieri, dopo il mio richiamo al Regolamento, la Presidente mi risponde che l'eventuale richiesta di intervento, dopo il richiamo, spetta al deputato, non certo alla Presidenza, che non può concedere la parola quando il deputato non la chiede.
  La Presidenza ha mentito, perché io ho chiesto la parola ed ho fatto quel richiamo perché non mi era stata data. Ma d'altronde abbiamo l'abitudine ad avere delle Presidenti che mentono, dei Presidenti della Camera bugiardi, che mentono sapendo di mentire ! Lei lo sa bene, vero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  GIANNI MELILLA. Mascalzone ! Mascalzone ! Mascalzone ! Si vergogni (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Onorevole Melilla, per favore.
  Ha chiesto di parlare la deputata Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Grazie, Presidente, io purtroppo mi ritrovo ad intervenire sul processo verbale di ieri, visto che anche ieri, nel chiarire il pensiero espresso nell'intervento dell'altro giorno, non ho concluso, visto che mi è stato ancora una volta staccato il microfono. Per cui vorrei terminare la frase del mio intervento. Dicevo che quello che si sta attuando è l'ennesimo esproprio a danno dei cittadini e si sta nel frattempo, invece, facendo un regalo alle banche, che si unisce a tanti altri regali che nei vari decreti il Governo ha confezionato per amici, lobby, gruppi di potere e che continua instancabilmente a proteggere e favorire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lorefice. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Grazie Presidente, ieri sono intervenuta sul processo verbale e quindi chiedo di intervenire sullo stesso, poiché non ho avuto il tempo di finire il concetto che volevo esprimere. Allora, nella parte in cui dico: cosa ci si poteva aspettare dal Governo delle furberie illegali, dei favori alle lobby, che rifinanziano le guerre e acquistano gli F-35 ?, allora vorrei che fosse aggiunto quanto segue: «nonostante in campagna elettorale avessero fatto ben altre promesse. Pertanto, i cittadini e i loro elettori sono stati Pag. 12presi in giro per l'ennesima volta» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Signora Presidente, ieri io ho espresso questo concetto, parlando appunto di questo decreto, e ho detto che il discorso vergognoso della Banca d'Italia viene edulcorato dall'eliminazione della rata IMU. In realtà basterebbe – e sarebbe semplicissimo – fare un decreto appositamente per l'IMU, che ha tutte le caratteristiche d'urgenza, caratteristiche che invece non ha, appunto, la tematica della Banca d'Italia. Per questo, questo ennesimo decreto è assolutamente incostituzionale e vergognoso ! Se voi doveste appunto scrivere un nuovo decreto per la rata IMU noi ve lo voteremmo subito, anche domani se possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signora Presidente, in merito al mio intervento del pomeriggio, a pagina 65 del resoconto stenografico, in merito al condono edilizio che era oggetto del mio ordine del giorno, c’è un errore. Riporto le parole: «Noi abbiamo un'attenzione costante. È inutile che il PD e PdL si straccino le vesti dicendo: il nuovo condono edilizio... questo è un condono edilizio degno del meglio giocatore di poker». No: la mia parola era «del miglior giocatore di poker». Forse non si era sentito bene. Anche dopo viene ripetuto: «E l'ultima mano l'ha fatta adesso il Governo dicendo: noi valuteremo positivamente questo ordine del giorno». Quindi, chiedo che venga modificato «meglio» con «migliore», perché evidentemente non si è sentito bene quando ho parlato.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di intervenire Giulia Grillo, che io ho chiamato prima. Dunque, di regola sarebbe decaduta dall'intervento. Le do trenta secondi in via eccezionale. Prego.

  GIULIA GRILLO. Grazie Presidente, scusi, ero al bagno. Volevo semplicemente ribadire il mio ordine del giorno di ieri in cui chiediamo, appunto, di prevedere uno sgravio sull'IMU dei terreni agricoli...

  PRESIDENTE. Sul verbale, sul verbale deve intervenire, se ha un intervento sul verbale !

  GIULIA GRILLO. Sì, volevo correggere il verbale di ieri riguardo al mio intervento e aggiungere, appunto, che ritengo fondamentale il voto negativo dei colleghi e, quindi, naturalmente, porterò questo anche nei miei colloqui con i cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colonnese... la deputata Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Grazie Presidente, soprattutto per avermi dato il giusto sesso. Intervengo sulla pagina 2 del resoconto perché non è chiara la mia intenzione. Noi qui stiamo lottando per salvare la Banca d'Italia, invece qui si riferisce solo a eventuali bugie dette, a reali bugie dette dal PD e dal delegato d'Aula del PD. Quindi, vorrei che venisse specificato che il MoVimento 5 Stelle sta lottando per la salvezza della Banca d'Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, volevo fare delle precisazioni. Ieri ho detto che gli articoli 4 e 5 del provvedimento in titolo si riferiscono alla governance della Banca d'Italia, modificando il quadro normativo concernente il capitale della Banca d'Italia, nonché le disposizioni relative alla sua organizzazione. Volevo fare questa precisazione e vorrei cercare...

  PRESIDENTE. La ringrazio.

Pag. 13

  DAVIDE TRIPIEDI. Presidente !

  PRESIDENTE. Prego, prego.

  DAVIDE TRIPIEDI. Ho capito «La ringrazio» e pensavo...

  PRESIDENTE. Prego, prego, continui.

  DAVIDE TRIPIEDI. Volevo fare un appello a lei, veramente con tutto il cuore: eviti di mettere la «tagliola» perché non è democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Si deve cercare di rispettare anche le opposizioni, anche se so che abbiamo avuto dei problemi, ma noi la rispettiamo con grande cuore. Io la stimo veramente, Presidente. Cerchi di rispettare le opposizioni.

  PRESIDENTE. La ringrazio, se non le rispettassi, non staremmo qui a parlare.
  Allora, con queste osservazioni, il processo verbale si intende approvato. (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Dai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si grida: No ! No ! No !)
  Non avevo le vostre iscrizioni a parlare. Il processo verbale si intende approvato. Bisogna prenotarsi in tempo utile... mi dispiace (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Balduzzi, Michele Bordo, Caparini, Cicchitto, Cirielli, D'Ambrosio, Dambruoso, Dellai, Di Lello, Epifani, Fontanelli, Losacco, Merlo, Meta, Mogherini, Gianluca Pini, Realacci, Schullian, Tabacci, Venittelli e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna (Proseguono le proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,10).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io vorrei sottoporle (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Il deputato Fedriga vorrebbe fare un intervento. Consentitegli di parlare. Prego, onorevole Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Io vorrei sottoporle una questione di cui abbiamo discusso anche ieri sera in quest'Aula, e so che ne avete discusso nell'Ufficio di Presidenza nella giornata di ieri. Come sa meglio di me, ieri sera, alle ore 22, sono stati sospesi i lavori di quest'Aula per svolgere i lavori della I Commissione affari costituzionali per quanto riguarda la legge elettorale. Io vorrei farle presente che, durante la Commissione stessa, non si è svolto un voto che sia uno, è stata fatta la discussione sul complesso degli emendamenti nella quale la maggioranza di fatto ha portato avanti un autostruzionismo per non passare ai voti. Quindi, le faccio presente che quest'Aula è stata sospesa non per portare avanti la legge elettorale ma affinché la maggioranza, all'interno di quella Commissione, facesse autostruzionismo.
  Quest'oggi, leggendo le sue dichiarazioni, almeno di ieri, c’è il rischio che la Presidenza sia costretta a mettere la cosiddetta «ghigliottina». Quindi, vorrei farle presente, affinché lei prenda coscienza del fatto che, se avverrà per la prima volta nella storia che un Presidente metta la «ghigliottina», la responsabilità non è da imputare ai gruppi di opposizione, che erano disponibili – come ho Pag. 14detto ieri sera a quest'Aula – a fare una seduta fiume (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle) e a chiudere anche la lunga discussione che stiamo portando avanti all'interno di quest'Aula.
  Ma la colpa è da ricercarsi – e la colpa che purtroppo ricadrà sulle sue spalle –, ma è a causa di Renzi e Berlusconi, che vogliono utilizzare la sua figura e la Presidenza della Camera per cercare di portare avanti degli interessi elettorali, con questa legge elettorale, bloccando di fatto all'Aula la possibilità di lavorare e, oltretutto – oggi lo constatiamo – con il nulla di fatto in I Commissione. È una responsabilità che ha tutta la maggioranza, che hanno i principali esponenti della maggioranza, e mi dispiace – glielo dico prima di tutto da un punto di vista umano – che lei sarà costretta, a causa loro, ad essere il primo Presidente nella storia della Camera a mettere la «ghigliottina» (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,12).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... cosa c’è (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Sto per dare il preavviso e poi vi darò la parola.
  Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento (ore 11,13).

  PRESIDENTE. Aveva chiesto di intervenire il deputato Toninelli. Poi c'era il deputato Corsaro.
  Prego, onorevole Toninelli, ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Intervengo sull'ordine dei lavori, Presidente, per ricordarle che ieri anche il mio gruppo parlamentare, a seguito dell'intervento del collega Fedriga su questo argomento appena trattato, ha ribadito e confermato la richiesta di una seduta notturna, che riguardava il decreto-legge oggi in trattazione. Anche noi ci accodiamo a quanto detto, ovverosia al fatto che la calendarizzazione e l'organizzazione dei lavori relativamente alla legge elettorale si è allungata a causa esclusivamente della maggioranza, la quale, invece che depositare gli emendamenti agli orari pattuiti, li ha depositati molte ore dopo e che non ha permesso alle minoranze... E lei, Presidente, le devo sempre ricordare, ma purtroppo, ahimè, vedo sempre di più che sta tutelando non le minoranze, ma la maggioranza. Le minoranze devono avere la possibilità, i tempi minimi garantiti per poter affrontare nel merito tutti gli emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Forse lei non si è accorta, Presidente – lo ha fatto in notizie stampa, in interviste, nelle quali sollecitava una forte celerità nella produzione di una legge tanto importante per il livello e la qualità della nostra democrazia, quale la legge elettorale –, ma le ricordo che la scelleratezza di aver calendarizzato per il 29 di gennaio, nella prima Conferenza dei presidenti di gruppo, la legge elettorale, ha comportato una stretta infinita all'interno dei lavori dell'Aula.
  Se a ciò abbiniamo che la maggioranza non ha mai voluto condividere con le minoranze i temi in trattazione sulla legge elettorale, perché sono stati definiti al di fuori del Parlamento, capisce in quale situazione inaccettabile noi ci troviamo a lavorare. Dopo due notturne di lunedì e di ieri notte, noi ci troviamo stasera, per la prima volta, dopo una pantomima di ieri, nella quale la maggioranza hanno allungato il brodo lavorando fino alle 2,30 e parlando del nulla su un complesso di emendamenti che nulla riguardavano, perché gli accordi li stanno facendo al di fuori del Parlamento, stanotte, per la terza notte, ci dobbiamo trovare a trattare, anzi, Pag. 15iniziamo a trattare per la prima volta circa 250 emendamenti, con la previsione, da lei avallata, Presidente, e sta difendendo il Governo e la maggioranza...

  PRESIDENTE. Ha terminato il suo tempo, la ringrazio !
  Vi prego di attenervi (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... di attenervi al tema d'Aula. Queste discussioni sulla Commissione non si tengono in Aula (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  DIEGO DE LORENZIS. È sull'ordine dei lavori ! Ma come si permette !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Corsaro (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... due minuti, due minuti...

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Vergogna ! Vergogna !

  PRESIDENTE. ...ognuno ha due minuti ! Abbiamo un'agenda molto fitta. Prego, deputato Corsaro.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, deve anche concederci e riconoscerci la difficoltà di prendere la parola, perché per dovere e per rispetto istituzionale cerchiamo di esprimerci, evidentemente, evitando di ricorrere al turpiloquio, ma, per quello che sta vivendo l'Aula, diventa davvero difficile trovare le aggettivazioni corrette sotto il profilo lessicale con le quali esprimere il disgusto e il disappunto.
  Perché non solo quello che hanno detto il collega Fedriga e il collega del MoVimento 5 Stelle corrisponde al vero rispetto alla circostanza che si è improvvidamente deciso di chiudere i lavori dell'Aula ieri alle 22, evitando una richiesta, formalizzata anche dal gruppo di Fratelli d'Italia durante i lavori per bocca dell'onorevole Totaro, di provvedere a convocare la seduta notturna, ciò che ci avrebbe consentito di proseguire fino alla mezzanotte, o, addirittura, la cosiddetta seduta fiume, in modo tale che, nel corso di tutta la notte che ci ha diviso da ieri sera a questa mattina, si sarebbe potuta svolgere tutta la serie di interventi che erano iscritti a parlare.
  Ciò non è stato determinato semplicemente perché si vuole parallelamente portare avanti una doppia truffa: quella ai danni delle tasche degli italiani, ai quali viene sottratto il patrimonio di Banca d'Italia e le riserve auree che sono ivi contenute, e quello nei confronti del diritto costituzionale ed istituzionale, perché si cerca con una manfrina, tutta fatta al di fuori di questo Parlamento, di portare avanti una legge di riforma del sistema elettorale, sulla quale non c’è evidentemente nessuna intesa neanche tra quelli che sbandierano il raggiungimento di un accordo sui giornali.
  E a proposito dei giornali, onorevole Presidente, mi rivolgo direttamente a lei perché non si presti a questa vergogna di cui si parla e si vocifera, che potrebbe avvenire nel corso dei prossimi minuti, se lei dovesse per davvero, per la prima volta, diventare il primo Presidente della Camera che toglie il diritto ai parlamentari di portare avanti la loro richiesta. A proposito dei giornali...

  PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Mi appello alla sua sensibilità politica e, concludo, Presidente. Lei si renderà conto che oggi il primo quotidiano nazionale dedica tutto il titolo di prima pagina e la pagina numero due...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ... a rivolgersi solo al rischio che decada il provvedimento sull'IMU senza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)...

  PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo. Andiamo avanti. Ha chiesto di Pag. 16parlare il deputato Ruzzetto. Allora, deputato Rizzetto...

  WALTER RIZZETTO. No, Rizzetto, grazie Presidente.

  PRESIDENTE. Prego, deputato Rizzetto.

  WALTER RIZZETTO. Intervengo per un richiamo al Regolamento, articolo 8, comma 1, Presidente: io le ricordo che lei ha violato l'articolo 32, commi 2 e 3, nel senso che parecchi deputati del MoVimento 5 Stelle, durante il processo verbale, per rettificare o per chiarire il proprio pensiero avevano alzato la mano. Tra l'altro, l'assistente che è alla sua sinistra aveva fatto un cenno di sì con il capo – l'assistente parlamentare che lei ha alle sue spalle, oltre che essere Segretario generale, come mi ricordano –, e non ci è stata data la parola sul processo verbale, che lei ha chiuso.
  Quindi, di fatto, Presidente, lei ha violato l'articolo 32, nello specifico il comma 3. Chiederemo, tra l'altro, le registrazioni di questo e, se questo dovesse essere vero, creerebbe un precedente non indifferente rispetto al Regolamento stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Presidente, non so se l'hanno informata, ma io sono la delegata d'Aula di questo gruppo e avevo diritto a parlare, visto che avevo chiesto la parola molto tempo prima. Vorrei delle spiegazioni a nome del gruppo, perché noi avevamo diritto di parola, a norma dell'articolo 32 del Regolamento, perché abbiamo il diritto di rettificare o chiarire il nostro pensiero espresso nelle sedute precedenti. Lei ha fatto finta di niente, a meno che non ci sta obbligando a mettere sotto accusa i commessi che non vedono le nostre mani alzate. Quindi, ci dica cosa dobbiamo pensare: se lei non è stata leale nel prendere le prenotazioni di parola o se, per caso, dobbiamo obbligarci a chiedere ai commessi spiegazioni. Anche perché lei, a norma dell'articolo 8 del Regolamento, deve garantire il buon andamento dei lavori: non lo sta facendo, soprattutto, sta facendo forzature, una dopo l'altra e, ovviamente, si prenderà la responsabilità delle sue azioni. Vogliamo subito delle spiegazioni e, soprattutto, siccome ha dato il preavviso di venti minuti per il voto, sa bene che deve sospendere l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Toninelli ha chiesto di parlare su cosa ? Perché sull'ordine dei lavori ha già parlato.

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Ieri, come le ho ricordato nella rettifica del mio intervento, ho fatto un richiamo al Regolamento che si concludeva con una richiesta di convocazione di una Giunta, in quanto nella Commissione dell'altro ieri è avvenuta una grave violazione regolamentare, articolo 86, comma 8: ovvero, sui circa 50 emendamenti ritirati da parte del Partito Democratico e presentati poche ore prima – che hanno obbligato noi a lavorare di notte per subemendarli –, non ci è stata data la possibilità dal presidente di Commissione di farli nostri.
  Se, come è indicato da questo articolo, il ritiro è stato consentito da parte dei presentatori, alla stessa stregua doveva essere consentita la possibilità di farli nostri nella stessa sede, anche se – abbiamo ribadito – questo passaggio regolamentare riguarda esclusivamente l'Assemblea. Abbiamo chiesto esplicitamente che venissero bloccati i lavori in sede referente da parte della Commissione o, in alternativa, una convocazione della Giunta per il Regolamento per trattare l'argomento di specie. Non abbiamo avuto risposta alcuna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 17

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1188 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato) (A.C. 1941) (ore 11,22).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato n. 1941: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/1941/125.
  In attesa del decorso dei termini di preavviso, sospendo la seduta fino alle 11,35.

  La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 11,45.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 1941)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno (Vedi l'allegato A – A.C. 1941).
  Passiamo all'ordine del giorno Lorefice n. 9/1941/126, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marialucia Lorefice. Si intende, quindi, che insista per la votazione. Prego, deputata Lorefice, ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Grazie, Presidente, sì, insisto per la votazione, e vorrei anche fare la mia dichiarazione di voto sull'ordine del giorno.
  Il Governo ha espresso parere contrario su questo ordine del giorno, ma io invito comunque tutti i presenti a votarlo favorevolmente. Chiediamo al Governo di adottare tutte quelle iniziative di sua competenza, anche di natura legislativa, perché i soggetti che svolgono attività di impresa attraverso società controllate in settori non bancari, e nemmeno finanziari, non vengano autorizzati ad acquisire partecipazioni quando la quota dei diritti di voto detenuta complessivamente sia superiore al 15 per cento, o quando ne potrebbe comunque conseguire il controllo della banca. È a tali fini che la Banca d'Italia individua i diritti di voto e gli altri diritti rilevanti.
  Sappiamo che per il Governo gli ordini del giorno non hanno alcuna rilevanza; ma il nostro è un invito: un invito a riconsiderare le vere priorità di questo Paese, che non sono di certo le banche.
  State dando via la Banca d'Italia all'insaputa dei cittadini, fate loro credere che il decreto-legge si occupi solo della parziale cancellazione della rata dell'IMU. Pensate che proprio noi avevamo proposto a questa maggioranza di cancellare persino la mini-IMU tassando il gioco d'azzardo.
  Il trucco è sempre lo stesso: nello stesso decreto-legge mettete insieme iniziative diverse, dando risalto a quelle che ritenete più opportune, in questo caso l'abolizione dell'IMU, in modo che le altre vengano approvate all'insaputa dei cittadini. E, di solito, sono vere e proprie indecenze: proprio come l'aumento di capitale della Banca d'Italia, l'aumento degli utili agli azionisti e la possibilità di vendere le quote anche ai soggetti stranieri.
  Perché la cosa assurda è proprio questa: la Banca d'Italia è un istituto pubblico, ma è proprietà privata e i suoi azionisti sono le banche. I ricavi di Bankitalia sono i proventi che derivano dalla gestione della moneta circolante che ci gira la Banca centrale europea. Sono soldi pubblici che per il 60 per cento vanno allo Stato e per il 40 per cento finiscono nelle riserve nazionali.
  Pensavate di essere furbi; e forse lo siete stati, perché fino ad ora nessuno poteva sbugiardarvi. Ma adesso è finita ! Quanti, quanti cittadini hanno avuto fiducia in voi, e voi come li avete ricambiati ? Pag. 18Prendendoli in giro, rimbalzandovi le colpe gli uni con gli altri per poi approdare alla larghe intese, e fare insieme persino la legge elettorale.
  Quello che ci auguriamo è che questo ordine del giorno venga preso in seria considerazione, che il Governo, questo Parlamento lo approvino. Basta con i soliti giochetti usati per evitare di prendere seriamente gli impegni chiesti: frasi come «a valutare la possibilità di». Ma scusate, che senso ha introdurre una frase del genere in un ordine del giorno ?
  Vogliamo impedire che i cittadini vengano presi in giro per l'ennesima volta, vorremmo che finalmente si cominciasse a pensare davvero a loro, gli unici di cui dovremmo occuparci, per i quali dovremmo lavorare e dai quali dovremo farci perdonare per tutti gli orrori commessi e di cui oggi sono le uniche vittime. Vedete, questo nostro ostruzionismo non è una cosa inutile: è la nostra protesta per cercare di bloccare lo scempio al quale avete dato vita.
  Vogliamo lo stralcio degli articoli che riguardano la rivalutazione delle quote della Banca centrale: vogliamo che il regalo venga fatto ai cittadini italiani, che ritorniate sui vostri passi, invece di continuare ad andare a braccetto con concessionari di slot, assicurazioni, banche, speculatori e colossi dell'energia fossile. Per una volta, fate in modo che siano gli italiani gli unici a contare sul serio !
  I rappresentanti del Governo, la maggioranza, hanno detto che il loro intento è sanare un torto involontariamente commesso ai danni dei soci della Banca; ma i torti causati volontariamente a famiglie, disoccupati, esodati, cassintegrati, anziani, alle generazioni presenti e future, questi chi li sana ? Questa è la domanda alla quale il Governo dovrebbe rispondere, questo è il problema al quale bisognerebbe trovare soluzione, queste sono le vere emergenze del Paese.
  E concludo. Concludo il mio intervento con una proposta costruttiva, Presidente, perché è errato il messaggio secondo il quale vorremmo far pagare l'IMU agli italiani.
  Facciamo domani stesso un decreto solo sull'abolizione dell'IMU, statene sicuri, noi lo voteremo; ma voi farete altrettanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lorefice n. 9/1941/126, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ruocco, Madia, Gianni Farina, Galperti, Centemero, Folino, Fabbri, Calabria, Bianchi, Bossi, Biasotti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  430   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  333).    

  PATRIZIA TERZONI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, con riferimento agli articoli 41 e 10.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, durante gli interventi sul processo verbale, il deputato Buttiglione aveva fatto una richiesta per richiamo al Regolamento. L'articolo 41 recita...

  PRESIDENTE. Ha rinunziato.

  PATRIZIA TERZONI. No, non ha rinunciato, gli ha detto che avrebbe parlato alla fine dell'intervento sul processo verbale. Quindi, «I richiami al Regolamento o per l'ordine del giorno o per l'ordine dei lavori o per la posizione della questione o Pag. 19per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulla discussione principale». Mentre l'articolo 10 recita: «I questori curano collegialmente il buon andamento dell'amministrazione della Camera, vigilando sull'applicazione delle relative norme e delle direttive del Presidente».
  Ora, siccome è una seduta alquanto difficile, me ne rendo conto, in teoria i questori dovrebbero darle una mano. Quindi, mi chiedo perché i questori non intervengano ad aiutarla in questa seduta, specialmente quando siamo andati contro l'articolo 41 prima e anche adesso e, precedentemente, quando hanno chiesto la parola loro e, invece, è stata data a Totaro. Quindi, chiedo perché i questori non vigilino sull'applicazione di queste norme e non la aiutino a portare avanti l'Assemblea.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Terzoni.
  A questo punto abbiamo l'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/1941/127, su cui c’è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cristian Iannuzzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN IANNUZZI. Signor Presidente, naturalmente non lo ritiro e vorrei intervenire sul mio ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sì, prego, lo immaginavo, era già iscritto.

  CRISTIAN IANNUZZI. Naturalmente, il mio gruppo spera che questo provvedimento, che questo decreto-legge decada e quindi che gli ordini del giorno non servano, comunque nel caso in cui non decada spero che questa Aula possa prendere in considerazione di votare a favore dell'ordine del giorno in questione.
  Questo ordine del giorno chiede al Governo di adottare provvedimenti per ritornare alla separazione tra banche commerciali e banche d'affari. Le banche commerciali hanno il compito principale di accettare depositi e di concedere prestiti ad imprese e famiglie. Questo tipo di banche fungono da sostegno per l'economia reale. Ciò che noi dovremmo tutelare in questa istituzione è appunto l'economia reale, quella fatta di beni e servizi, di panettieri, di artigiani, di piccole e medie imprese e di tutti coloro che svolgono una funzione tangibile, che danno un contributo reale alla società e che svolgono un ruolo utile alla collettività.
  Le banche d'affari invece sono intermediari finanziari che operano esclusivamente nel finanziamento e nell'investimento in capitale di rischio. L'operato di questi istituti ha esasperato il capitalismo fino a ridurre l'economia ad un fatto di numeri su uno schermo. I numeri corrono così veloci che niente riesce a stargli dietro – lo schermo è diventato autonomo oramai –, la vita reale con il lavoro e i beni di servizio e i cittadini ne vengono schiacciati. I numeri della finanza falciano il Paese con la disoccupazione, il taglio della spesa, la perdita del potere d'acquisto e l'aggravio del debito pubblico.
  Inoltre, gli istituti bancari sono diventati così grandi ormai, che il loro fallimento viene considerato una catastrofe per tutti i settori del Paese, una eventualità tanto disastrosa che le istituzioni giustificano l'utilizzo del denaro dei contribuenti per evitarne il fallimento. Le banche dunque possono correre enormi rischi, tanto poi c’è lo Stato, c’è la collettività a coprirne le eventuali perdite. Lo Stato invece dovrebbe tutelare i risparmiatori e le attività dell'economia reale, allontanandole e distinguendole da quelle legate all'investimento e alla speculazione sui mercati finanziari, nazionali e internazionali.
  Questa crisi si è infiltrata nella società ed ha la sua radice nelle disfunzioni e nelle storture del sistema bancario e finanziario. Il Governo continua a perpetrare gli errori del passato, promuovendo provvedimenti che tutelano gli interessi delle banche d'affari a discapito di quelli di tutti i cittadini.
  Con questo ordine del giorno dunque il MoVimento 5 Stelle chiede al Governo di adottare provvedimenti finalizzati alla separazione Pag. 20tra banche commerciali e banche d'affari, lasciando dunque gli speculatori alla loro sorte senza compromettere l'economia sana, l'economia fatta di lavoro e beni reali e non permettendo che i crediti finiscano nel grande gioco dell'azzardo della finanza speculativa.
  Votiamo dunque, colleghi, questo ordine del giorno per tornare a fare l'interesse dei cittadini e non quello delle banche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, solo per dire che in tutti i Paesi del mondo la banca è un elemento fondamentale per il funzionamento dell'economia reale: quando una grande banca fallisce, milioni di piccoli imprenditori e di operai perdono il lavoro.
  Proprio per questo, in tutti i Paesi del mondo esiste una regolamentazione specifica e delle norme le quali regolano l'attività delle banche e cercano di prevenire possibili fallimenti. In Europa, in questo momento, proprio di questo stiamo discutendo: l'Unione bancaria mira a creare un sistema che permetta di venire incontro a banche in difficoltà a spese del sistema bancario e non...

  PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione, mi scusi, ma abbiamo verificato che lei ha parlato ieri e ha esaurito il suo tempo. Mi spiace, ma devo seguire le regole. Mi spiace.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/1941/127.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Folino, Vitelli, Ruocco, Russo, Frusone. Hanno votato tutti i colleghi ? Mucci, ha votato ? No. Ditemi voi... sì, hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  459   
   Votanti  458   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  338).    

  Passiamo all'ordine del giorno Grande n. 9/1941/128, su cui il Governo ha formulato un invito al ritiro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marta Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mio nome impegna il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative legislative affinché la Banca d'Italia autorizzi preventivamente l'acquisizione, a qualsiasi titolo, di partecipazioni di una banca che comportano il controllo o la possibilità di esercitare un'influenza notevole sulla banca stessa o che attribuiscono una quota dei diritti di voto o del capitale almeno pari al 5 per cento, tenuto conto delle azioni o quote già possedute.
  I due punti che questo ordine del giorno vuole stigmatizzare sono relativi alla ridefinizione della governance della Banca d'Italia attraverso gli articoli 4 e 5, che vogliono modificare il quadro normativo concernente il capitale della Banca d'Italia e la sua organizzazione. Riteniamo, infatti, che sia assolutamente incondivisibile l'uso del decreto-legge su una questione tanto delicata quanto strategica e che, piuttosto, avrebbe dovuto essere oggetto di un più ampio e approfondito dibattito.
  Sebbene questo dibattito ostruzionistico probabilmente non è la modalità migliore per affrontare temi relativi alla Banca d'Italia o argomenti così delicati come l'IMU, specialmente in questo periodo storico, allo stesso tempo è l'unico strumento in possesso per l'opposizione per potere argomentare le nostre criticità, Pag. 21da una parte, e per potere sottolineare un modus operandi che, secondo la nostra opinione, non è il più consono.
  Sono oramai tre giorni che andiamo avanti con questo ostruzionismo per sottolineare e per porre l'attenzione su questi temi, che altrimenti cadrebbero in un articolo di fondo pagina senza attenzione. Sono tre giorni che continuiamo a cercare di fare capire che questo tipo di intervento non può passare in secondo piano, che non si può decidere su questioni di tale portata con un decreto-legge.
  Sono anche mesi che continuiamo a chiedere coerenza, che cerchiamo di fare luce sulle vere responsabilità di questi atti. Viene chiesto a noi di comportarci responsabilmente, quando la responsabilità – e questo è strettamente legato al mio ordine del giorno – è del Governo, che decide di accostare l'IMU alla Banca d'Italia, così poi da potere giustificare la sua approvazione, chiaramente scaricando la responsabilità di ogni ritardo sulle opposizioni, che in virtù dell'urgenza non dovrebbero sottolineare le maggiori criticità.
  Pertanto, questo ordine del giorno vuole non solo sottolineare una contraddizione tra gli intenti e i modi di questo Governo, ma soprattutto la contraddizione di questo Paese: si crea la presunta emergenza e la scadenza per potere intervenire. Procrastinare e agire nell'urgenza non può essere la via giusta, come non può esserlo il continuo uso della fiducia. Non siamo noi a rallentare i lavori parlamentari, è questo Parlamento a non essere totalmente onesto con il Paese.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grande n. 9/1941/128.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capezzone, Galperti, Cassano, Giammanco. Allora, ci siamo ? Nesci. Ha votato ? Sì, bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  459   
   Votanti  444   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
  86    
    Hanno votato
no  358).    

  Passiamo all'ordine del giorno Marzana n. 9/1941/129, sul quale vi è un invito al ritiro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, stiamo vedendo che questo Governo non riesce a fare a meno di sfornare decreti-legge, per giunta disomogenei. Direi che soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo. Difatti in questi giorni ci stiamo trovando a discutere degli argomenti più diversi, IMU, patrimonio immobiliare e banche private. Sì, perché la Banca d'Italia è composta per il 95 per cento da banche e assicurazioni private. Non contento, questo Governo, con l'avallo della maggioranza, ha blindato il decreto per affrettarne l'esame e ha millantato che la mancata conversione avrebbe rappresentato un esborso ai danni degli italiani.
  Innanzitutto, vorrei chiarire che il Governo potrebbe immediatamente emanare un decreto per abolire la seconda rata dell'IMU, in secondo luogo, vorrei precisare che il vero esborso per i cittadini è rappresentato dai 7 miliardi e 500 milioni di soldi pubblici che passano nelle casse delle banche private. Poi vorrei richiamare l'attenzione anche sui media e sulle loro responsabilità, visto che continuano a tacere alla cittadinanza ciò che sta davvero accadendo, una scandalosa riforma della Banca d'Italia, supervalutando il valore delle quote detenute dalle banche private.
  Il mio ordine del giorno mira proprio a ricalcolare il valore di queste quote, in modo da rendere questo valore più congruo. Quindi, vi invito a votarlo, se tenete Pag. 22a riconquistare un briciolo di credibilità. Ciò che di fatto si sta facendo è eliminare qualsiasi speranza che la legge n. 262, la cosiddetta legge sul risparmio, del 2005, che indica esplicitamente che la Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico, diventasse realtà. Infatti, per disciplinare le modalità del trasferimento delle partecipazioni delle banche allo Stato, si sarebbe dovuto varare un regolamento entro il 2008, ma ad oggi non era stato ancora fatto. A nostro avviso, quindi, sarebbe stato plausibile emanare urgentemente il regolamento per attuare questo trasferimento, visto che da allora sono trascorsi altri cinque anni e, invece, si sta facendo il contrario.
  Accentuando con il decreto la natura privata della Banca d'Italia, infatti, i profitti non verranno redistribuiti allo Stato, ma agli azionisti. Infatti, visto che il primo comma dell'articolo 39 dello statuto della Banca d'Italia stabilisce che ai partecipanti sono distribuiti i dividendi per un importo fino al 6 per cento del capitale, un conto è calcolare il 6 per cento su 156 mila euro, distribuendo utili alle banche pari a 9.360 euro, e un altro è calcolarlo su 7,5 miliardi di euro, ottenendo per gli istituti di credito un dividendo di 450 milioni di euro.
  Ma voglio chiarire un passaggio: le riserve ammontano a circa 23 miliardi di euro e derivano dall'accantonamento di una quota, il 40 per cento dell'utile, derivante dall'attività di emissione della moneta. Queste non sono di proprietà dei soci privati, ma di proprietà dello Stato. Di fatto adesso una parte, 7,5 miliardi, sarà data ai privati per aumentare il loro capitale, piuttosto che lasciarla nelle disponibilità dello Stato italiano, e quindi della collettività.
  Dicevo che le riserve, quindi, sono dello Stato, eppure già dal 1999 si introdusse un dividendo massimo del 4 per cento calcolato sulle riserve. Si autorizzava, quindi, a distribuire ai soci privati parte di ciò che a loro non spettava. Dal 1999 ad oggi i dividendi sulle riserve, però, sono sempre stati al di sotto del limite massimo del 4 per cento, e questo per i banchieri è un motivo sufficientemente valido per andare a bussare alla porta del Ministro Saccomanni e pretendere un giusto indennizzo quantificato nella modica cifra di 7,5 miliardi di euro.
  Ecco perché il Governo interviene urgentemente, procedendo per decreto-legge alla rivalutazione delle quote di Banca d'Italia, per rimediare ad un danno fatto ai soci della nostra Banca centrale.
  Ammettiamo per un attimo che questo sia giusto e dovuto, ammettiamo che effettivamente un danno è stato compiuto e che, pertanto, un rimedio debba essere concesso. Ma allora, chiedo a questo Governo, perché non rimediare al diabolico errore compiuto nella «riforma Fornero», restituendo ai «quota 96» del comparto scuola un diritto leso, negato, offeso, quello della pensione ?
  Perché non restituire agli esodati la dignità di lavoratori o pensionati, anche questa strappata dalla disastrosa «riforma Fornero» ? Perché non rimediare alle innumerevoli ingiustizie compiute ai danni dei lavoratori del personale della scuola ? Mi riferisco alle ferie dei precari, agli scatti stipendiali.
  Per non parlare dei tagli che stanno penalizzando tantissimo l'offerta formativa dei nostri studenti. Tutti diritti sanciti per legge e demoliti da questo Governo e da quelli che lo hanno preceduto, con l'unico scopo di fare gli interessi dei banchieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Prendo atto che si insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marzana n. 9/1941/129, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gasbarra, Ventricelli, Barbanti, Gribaudo, Pellegrino, Tancredi, Schirò, Misuraca, Rabino, Dambruoso, Andrea Romano... siamo in votazione. Colleghi, affrettatevi.

Pag. 23

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  464   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 125    
    Hanno votato
no  339).    

  Gli ordini del giorno Mucci n. 9/1941/130 e Parentela n. 9/1941/131 sono inammissibili.
  Passiamo all'ordine del giorno Saltamartini n. 9/1941/132, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Constato l'assenza dell'onorevole Saltamartini. Procediamo.
  L'ordine del giorno Pisano n. 9/1941/133 è inammissibile.
  Passiamo all'ordine del giorno Toninelli n. 9/1941/134, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, ci troviamo di fronte all'ennesimo decreto, all'ennesimo diluvio o profluvio di decreti-legge su questo Parlamento, il quale non ha ancora approvato una legge di iniziativa parlamentare; cosa che testimonia, nei fatti, una certezza che esiste da anni, ovverosia che la funzione legislativa, costituzionalmente garantita, è oramai spostata, di fatto, completamente, dal Parlamento al Governo, e purtroppo e ahimè vediamo come in altre sedi, quali, ad esempio, la Giunta per il Regolamento, si vuole trasformare una situazione di fatto in una situazione di diritto.
  Addirittura, dal 30 novembre ad oggi – 30 novembre, data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di questo decreto-legge – ben nove, come appena detto, sono stati i decreti depositati. Riguardo a questo decreto, in particolare, abbiamo sentito e abbiamo già accennato al fatto che lei, Presidente, ha annunciato – speriamo, sommessamente, non lo farà – la cosiddetta «ghigliottina parlamentare».
  Noi, Presidente, le diciamo che ci sono soluzioni alternative ad un'aberrazione, ad una disgrazia per la democrazia quale potrebbe essere una «ghigliottina parlamentare», che non ha precedenti, ed è ovvio che non abbia precedenti, perché il decreto non è un atto costituzionalmente obbligato, ovverosia che deve essere – come invece, purtroppo, abbiamo letto in un suo post su Facebook – approvato e convertito in sessanta giorni. Non lo deve essere, non deve esserlo, perché decreti sono scaduti, sono sempre scaduti, ed è un passaggio del procedimento legislativo assolutamente normale.
  Noi le facciamo, però, una proposta, prima di entrare nel merito di questa mia dichiarazione di voto sull'ordine del giorno, ovverosia vi sono due alternative molto chiare, e la prego di ascoltarmi. L'una è di spacchettare il decreto, di prendere quella parte relativa all'IMU, che, tra l'altro, è la parte i cui rapporti giuridici sono già insorti a seguito della vigenza del decreto stesso, e di scorporarla da quella truffa della seconda parte, quale è la vendita alle banche e l'ulteriore privatizzazione della Banca d'Italia.
  Questa è una prima soluzione. Vi sono però altre soluzioni. Ce n’è un'altra, in particolare, che purtroppo non abbiamo neanche mai sentito nominare, se non da parte del capogruppo che rappresenta il mio gruppo parlamentare nella Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, ovverosia il fatto che le Camere, una volta scaduti i sessanta giorni per la conversione di un decreto-legge, possono regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti. Ciò significa, Presidente – e il MoVimento 5 Stelle le dà la totale disponibilità – che se questo decreto scadesse, noi l'indomani, in sede legislativa in Commissione e in pochi giorni, approveremmo un provvedimento che abolisce l'IMU (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché, le ricordo, siamo la forza politica che realmente e sostanzialmente, e non per un mero consenso elettorale, sta portando avanti questa battaglia per l'abolizione.
  Ebbene, queste mie due richieste verranno confermate nella Conferenza dei Pag. 24presidenti di gruppo che pensiamo verrà convocata anche oggi e sono una soluzione per permettere, appunto, che i rapporti giuridici sorti con questo decreto a seguito e relativamente all'IMU possano essere confermati.
  Abbiamo capito, di conseguenza, che il Governo si sta nascondendo dietro questa continua produzione di natura legislativa. All'urgenza ci si arriva perché non si fanno le cose nei tempi e nei modi giusti, questa è la verità. Ci troviamo troppo spesso a sentire parole nelle quali si colpevolizza il Parlamento per la lentezza. Se le ho appena detto che sono nove i decreti depositati dal 30 novembre ad oggi, capite bene come è assolutamente normale che uno di questi decreti possa scadere. Le chiediamo quindi, Presidente, che lei si faccia portavoce, in quanto garante di quest'Aula, delle prerogative del Parlamento e delle minoranza e che tuteli, quindi, il Parlamento, a discapito invece di una forzatura, ormai diventata un fatto, da parte del Governo.
  Il risultato è che in questa materia si producono provvedimenti malfatti, che più che rappresentare dei decreti-legge, rappresentano dei veri e propri ordini del giorno. Se voi andate a leggere le decine di decreti-legge che sono stati approvati da parte di questo Governo, essi si avvicinano molto di più alla stesura di un qualsiasi ordine del giorno che ad un vero e proprio atto normativo definitivo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Toninelli n. 9/1941/134, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Grassi, Bonafè, Marazziti, Vitelli, Petraroli, Marchi, Dall'Osso, Sanga, Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  472   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 107    
    Hanno votato
no  365).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  GIUSEPPE BRESCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori per chiedere formalmente una sospensione dei lavori per circa un'ora, per permettere al nostro gruppo parlamentare di riunirsi. Nella nostra assemblea decideremo se sospendere o meno l'ostruzionismo. Quindi, nell'interesse di tutti chiedo di concederci questa sospensione. Sappiamo quanto gravosa sia la situazione in questo momento, e sappiamo che pende su di noi anche questa «ghigliottina». Quindi, vorremmo avere l'opportunità di decidere tutti insieme se continuare con questa azione o meno. Se gentilmente ci concedete questa occasione, una riunione giusto di un'ora, vi ringraziamo.

  PRESIDENTE. A questo punto devo acquisire il parere dell'Aula, chiaramente.
  Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io, o meglio il nostro gruppo, vuole intendere questo non come un ennesimo atto per tentare di prendere tempo, ma come un tentativo legittimo di riflessione all'interno di un gruppo, che peraltro forse poteva essere fatto in un altro momento. Ma noi riteniamo che questa è una richiesta legittima e, fidandoci sull'impegno che questo non faccia perdere un'altra ora, siamo d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 25

  PRESIDENTE. Allora, se non ci sono obiezioni...
  Ha chiesto di parlare la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, scusi, ci tenevo a dire la nostra opinione. Noi siamo d'accordo. Ricordiamo che quando noi abbiamo chiesto per il nostro congresso di anticipare il voto di un'ora o due non c’è stato concesso. Ma noi siamo molto attenti alle richieste delle discussioni democratiche, per cui siamo d'accordo comunque (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. D'accordo, la ringrazio. Se non ci sono altre obiezioni da parte dei gruppi...
  Ha chiesto di parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, nessuna obiezione, anche noi aderiamo, nella consapevolezza che fuori di quest'Aula tanti cittadini attendono risposte. Ritengo che questo momento possa essere sfruttato dal gruppo dei colleghi del MoVimento 5 Stelle in senso positivo. Questo è l'augurio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Domenico Rossi. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, a nome del gruppo Per l'Italia, noi accogliamo la richiesta. Peraltro, corre l'obbligo di sottolineare evidentemente che questa è – a nostro avviso deve essere – una prova di correttezza sia da parte di chi consente, ma soprattutto da parte di chi chiede nei confronti degli altri gruppi. Questa prova di correttezza ci pone dei dubbi, perché questa riflessione poteva essere svolta tranquillamente dal MoVimento 5 Stelle ieri o durante la nottata. Però non possiamo non sottolineare che questo è anche a nostro avviso un gesto di indubbia valenza, se porta ad una positività e ad una soluzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, nel dire che anche noi siamo ovviamente favorevoli a che ci sia una sospensione per consentire al gruppo del MoVimento 5 Stelle – ma evidentemente in questo senso anche a tutti gli altri gruppi – di valutare come proseguire il proprio atteggiamento d'Aula, mi permetta, onorevole Presidente, di puntualizzare che questa pausa di sospensione evidentemente non può condizionare l'esito delle valutazioni che ciascun gruppo farà nella libera espressione delle valutazioni politiche.
  Mi spiace, mi spiace molto, avere sentito in questa sede il rappresentante di Forza Italia, l'onorevole Palese, che ha preso la parola come per richiamare il pericolo che incomberebbe sulla testa degli italiani qualora non venisse convertito in legge questo decreto, come se il problema per davvero, come sta cercando falsamente di segnalarci la stampa, fosse quello della conversione del blocco della seconda rata dell'IMU. È un provvedimento, questo, che il Governo potrebbe reiterare domani mattina, con un decreto sostitutivo nel tempo utile di circa 45 secondi.
  Ciò di cui oggi stiamo parlando è, invece, la volontà di questo Governo, figlio, complice, servo della massoneria e degli gnomi della finanza nazionale ed internazionale, di svendere la Banca d'Italia e di regalare le riserve auree. Questo è il tema di cui stiamo parlando (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, anche il gruppo di Scelta Civica per l'Italia acconsente alla richiesta avanzata dal gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Io mi auguro, però, davvero che in sede di Giunta per il Regolamento, nelle prossime settimane, il tema di arrivare ad una nuova disposizione per i provvedimenti su cui il Governo pone la fiducia, così come Pag. 26avviene per il Senato, e non si apra poi, dopo il voto di fiducia, questo carosello di ordini del giorno, di voti e di ostruzionismo, diventi davvero una priorità, la priorità assoluta (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 13,30.

  La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 13,40.

  PRESIDENTE. Andiamo avanti con l'ordine del giorno Busto n. 9/1941/135, accolto come raccomandazione.

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo, deputato Toninelli ?

  DANILO TONINELLI. Sull'ordine dei lavori, Presidente.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signora Presidente, riporto a nome del mio gruppo parlamentare l'esito dell'assemblea che ci avete permesso di effettuare in questa ora, in seguito all'attività ostruzionistica legittima che stiamo portando avanti. Lo faccio indicandole due proposte che fa il MoVimento 5 Stelle.
  La prima proposta è in punta di diritto, ovverosia: l'articolo 77 della Costituzione, ultimo comma, dice, riguardo ai decreti-legge non convertiti nei sessanta giorni, che le Camere possono regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti. Noi sappiamo, Presidente, che questo decreto, che riguarda l'IMU e che riguarda Banca d'Italia, ha rapporti giuridici insorti vigenti che riguardano esclusivamente l'IMU. Noi stiamo elaborando in questi minuti – e sarà pronta nei prossimi minuti – una proposta di legge sanatoria, che chiediamo che venga immediatamente calendarizzata dalla Commissione competente e chiediamo che venga lavorata in sede deliberante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In pochi giorni ci sarà una legge ordinaria, approvata da quest'Aula, che riguarderà l'IMU e che non farà pagare l'IMU agli italiani. Questo è quanto dice la Costituzione. Questa è la prima proposta, Presidente.
  La seconda proposta che facciamo a quest'Aula riguarda invece il cosiddetto «spacchettamento» di questo decreto eterogeneo, ovverosia diciamo: prendiamo la parte per cui dei rapporti giuridici sono insorti, cioè l'IMU, stralciamola lasciando decadere il decreto e rendiamola un emendamento da incollare all'interno di un qualsiasi altro decreto attualmente in trattazione in quest'Aula. È una prassi che è già stata utilizzata e ci permetterà di dare vigenza ulteriore ai rapporti giuridici relativi all'IMU.
  In alternativa a queste due mie proposte, Presidente, le chiedo di convocare immediatamente una Conferenza dei presidenti di gruppo (Commenti)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  DANILO TONINELLI. Il MoVimento 5 Stelle sarà costretto ad andare avanti con quello che è l'ultimo baluardo rimasto per questa democrazia parlamentare, ovverosia l'ostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Bene, i gruppi e il Governo sono presenti, quindi sta a loro dare seguito alla sua proposta, non certo alla Presidenza. Allora, io direi di continuare i nostri lavori. Dicevo che eravamo all'ordine del giorno Busto n. 9/1941/135, accolto come raccomandazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busto. Ne ha facoltà.

  MIRKO BUSTO. È un ordine del giorno, Presidente. Con questo decreto il Governo promuove una nuova stagione di dismissione selvaggia dei beni dello Stato, con il fine unico di far cassa, raschiando Pag. 27il fondo del barile dello Stato per far fronte alla voragine crescente del debito pubblico.
  Forse vale la pena ricordare che, da quando il Paese è stato messo in mano ai tecnici – e mi riferisco al glorificato professor Monti, almeno prima glorificato – il debito pubblico è inesorabilmente cresciuto e con esso sono cresciuti i dati della disoccupazione, che ha raggiunto cifre che ricordano periodi bellici. È proprio ribadendo con forza il concetto di debito pubblico che si stanno svendendo questi veri e propri asset di proprietà del tesoro, cioè della collettività, cioè nostri, perché pagati con le tasche dei cittadini. Secondo le vostre teorie servirebbero a ridurre il macigno che sta schiacciando noi tutti, quel debito pubblico causa di tutti i mali finanziari ed economici attuali: la disoccupazione, la mancanza di consumi, i tagli al welfare, alla sanità, all'istruzione e via dicendo.
  Peccato che, a seguire queste ricette suicide, il Paese Italia stia affogando e finirà per sparire come soggetto indipendente e sovrano, per far posto ad un'entità non ben definita, ma sicuramente sempre più in mano di capitali privati, che avranno a cuore il loro proprio profitto e non certo il bene comune del Paese e dei cittadini.
  Dopo due anni di Governi tecnici e un anno di Governo Letta, oculati nei conti, di austerità, lacrime e sangue, tagli e sacrifici per famiglie e persone, la cifra del debito pubblico è aumentata, non è nemmeno rimasta stazionaria. Qua non si tratta di una crisi, ma di una truffa internazionale, che assume anche la forma del vero e proprio strozzinaggio, un meccanismo perverso ben congegnato che rende il debito semplicemente inestinguibile.
  In nome di questa truffa si scrivono «decreti pasticcio» come questo, che hanno poco di emergenziale e, per fare confusione e mischiare le carte in tavola, uniscono nello stesso atto temi diversi e complessi come l'IMU e la questione della Banca d'Italia. Ma veniamo al tema specifico dell'ordine del giorno vale a dire l'articolo 3 del decreto-legge in questione... si potesse parlare con un pochino meno di rumore di fondo, per cortesia... io continuo...

  PRESIDENTE. Colleghi, c’è l'esortazione del deputato Busto ad avere un po’ più di attenzione, per favore, prego.

  MIRKO BUSTO. L'articolo 3 del decreto-legge in questione contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, dello Stato e degli enti territoriali. Al comma 2-quinquies si prevede che, alcune aree pubbliche che vengono mantenute in proprietà dello Stato, siano vincolate ad aree naturali protette. Praticamente lo Stato Italia, da quando è parte della zona euro, non è più in sostanza un vero e proprio Stato. Somiglia sempre più ad un'azienda, un imprenditore in fallimento che, pur di salvare economicamente la propria famiglia, inizia a vendersi tutto, le case di cui dispone, al punto che pure la stessa famiglia che doveva salvare, in realtà è in vendita. Tempo fa il Presidente Letta ha parlato di terra promessa.
  Se venisse in Aula un giorno a spiegarci come sarà fatta quella terra promessa, che fine farà lo Stato italiano nella terra promessa e, proprio perché ha usato quel termine, vorremmo sapere di chi sarà la proprietà di quella terra. Potremo ancora dire di vivere in un'Italia nostra o dovremo pagare il pedaggio a qualcuno anche per fare una passeggiata in riva al mare o nel parco che, ahinoi, fu pubblico ? È questa la vostra terra promessa ? In quest'ottica questo Governo, diretta emanazione degli accordi bancari europei, pur di avere liquidità fresca, sangue fresco – verrebbe da dire – per i «mercati squali», vende i propri immobili per poi pagare gli affitti ai privati i quali spesso sono i soliti amici o gli amici degli amici, i soliti che guadagnano a danno della collettività. In questo scempio organizzato, l'ordine del giorno in esame si prefigge di difendere almeno quelle aree oggi pubbliche destinate a parco. Chiediamo al Governo di avviare immediatamente le relative procedure istitutive al fine di proteggere le aree pubbliche Pag. 28destinate a parco. Perché quella terra non è promessa, ma è già nostra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Siamo in votazione, onorevole Fedriga, quindi le do un minuto. Se per lei va bene, altrimenti dopo.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, dopo il voto.

  PRESIDENTE. Dopo il voto, d'accordo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busto n. 9/1941/135, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Morani... Giorgis... Schirò... Oliaro... Locatelli... Simoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  369   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
  92    
    Hanno votato
no  277).    

  (Le deputate Bossa, Cardinale e Argentin hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, a questo punto per due minuti. Prego.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Ho fatto un affare ! Signor Presidente, volevo farle presente che io solleciterei il Governo a rispondere alla proposta avanzata dal MoVimento 5 Stelle che mi sembra di assoluto buonsenso ((Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).
  Riuscirebbe in questo modo a soddisfare quanto lei ha scritto ieri, Presidente, sul suo profilo Facebook, ovvero andare ad eliminare il rischio che i cittadini debbano pagare la seconda rata dell'IMU. Quindi, lei non sarebbe più costretta a mettere la «ghigliottina», i lavori dell'Aula andrebbero avanti in modo normale e magari su Banca d'Italia avremmo il modo di discutere in modo approfondito senza un decreto-legge sul quale verrà messa la «tagliola» e prima è stata messa la fiducia. Mi sembra una misura che tutti i colleghi potrebbero apprezzare: salvaguardiamo prima i nostri cittadini, poi per salvaguardare le banche pensiamoci con calma e discutiamone insieme (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Come saprà dal suo presidente di gruppo si è parlato a lungo di questo tema, ieri, nella Conferenza, e io oggi ho appena sollecitato il Governo. Dunque, altro penso di non poter fare in questo momento.
  Ha chiesto di parlare la deputata Di Salvo. Prego, ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Grazie Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Naturalmente noi, il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà dall'inizio – e ha anche presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità in questo senso – ha chiesto al Governo di fare esattamente questo, cioè di separare gli argomenti dando vie diverse: una legislativa, Banca d'Italia, e una d'urgenza, poi sull'IMU noi pensiamo altre cose, ma non è questo il punto. Il punto è lo strumento. Il Governo oggi ha la possibilità, ancora oggi, di rispondere positivamente a una domanda, che è molto larga dentro il Parlamento, di evitare cioè che tutto si scarichi e si concluda in un momento, che diventa un momento di tensione che non risolve alcun problema. Per cui anche noi invitiamo il Governo a Pag. 29riflettere veramente su quello che si sta consumando qui (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Di Salvo e ricordo anche a lei che abbiamo discusso a lungo, infatti, su questo tema, che era uno dei temi più sentiti nella nostra Conferenza dei presidenti di gruppo.
  Ha chiesto di parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Sì, grazie, Presidente. Noi prendiamo atto con grande favore che lei ha sollecitato poco fa il Governo a dare una risposta importante. Indipendentemente da quello che è emerso nella discussione in Conferenza dei presidenti di gruppo, anche in quest'Aula, a più riprese, moltissimi colleghi di vari gruppi hanno posto questo problema sulla eventuale praticabilità, cioè di stralciare la parte che riguarda l'IMU – tanto per intenderci la seconda parte dell'IMU – da parte del Governo, indipendentemente dagli altri suoi provvedimenti.
  Noi vorremmo che il Governo, così come lei ha sollecitato in maniera molto opportuna poco fa, si pronunciasse sulla praticabilità del percorso, che anche qui è stato richiamato dal rappresentante del MoVimento 5 Stelle, da noi, da vari e anche dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Sostanzialmente è la parte più consistente anche rispetto al proseguo dei lavori e io mi auguro che, una volta che si chiarisca questo aspetto dal punto di vista procedimentale, possa anche contribuire, questo, non solo a dare la possibilità al mio gruppo di avere una scelta in maniera molto più opportuna rispetto a quella attuale, ma anche a tanti altri colleghi e, forse, anche al prosieguo dei lavori, perché, se è praticabile, è un conto, se non è praticabile in maniera oggettiva e inconfutabile, molto probabilmente le cose dovrebbero poi...cioè ognuno si assume le responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, ieri, infatti, io ho rivolto un appello a tutti i gruppi e al Governo perché prevalga il senso di responsabilità in merito al prosieguo dei lavori, esattamente questo.
  Ha chiesto ora di intervenire il deputato Corsaro. Prego, ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, onorevole Presidente, intervengo per segnalare da parte di Fratelli d'Italia la condivisione alla richiesta avanzata dal collega Toninelli e poi, a seguire, dagli altri che si sono succeduti sul fatto che il tema della opportunità, non solo politica ma sostanziale, di espungere dal testo sul quale stiamo lavorando in questo momento la parte che riguarda il blocco della seconda rata di pagamento dell'IMU e vedere quale sia lo strumento immediato per far salvi gli effetti. Ciò esattamente al pari di quanto questo stesso Governo ha fatto non più di un mese fa, quando nella pausa di interruzione tra il Natale e il capodanno decisero di far venir meno il decreto «salva Roma», che – voglio ricordarle, Presidente – era un decreto che, al pari di questo, era stato approvato nell'altro ramo del Parlamento con apposizione del voto di fiducia da parte del Governo, il quale, improvvisamente, nella fase di lettura nel secondo ramo del Parlamento aveva deciso di «tirarlo via».

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Io mi rendo conto, signor Presidente – e concludo – che non possiamo caricare di eccessiva responsabilità le pur autorevoli spalle del sottosegretario Baretta, che sta svolgendo, nei limiti di quello che gli è possibile fare, il suo ingrato compito, ma non sarebbe inopportuno – e in questo mi rivolgo alla sua autorevole funzione, signora Presidente – che in questa fase così delicata, in Aula, potesse essere ascoltato il già direttore generale della Banca d'Italia, perché è lui che, occasionalmente, adesso ricopre la carica di Ministro dell'economia e delle finanze...

Pag. 30

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ...che dovrebbe venirci a raccontare se per davvero è disposto a mandare tutto «a carte quarantotto», pur di servire quelli che erano i suoi datori di lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Romano. Poi, direi di chiudere, perché dobbiamo andare avanti con gli ordini del giorno. Prego.

  ANDREA ROMANO. Grazie Presidente, dunque, io non penso che ci sia in quest'Aula un partito che più di Scelta Civica abbia criticato il percorso che ha portato alla confusione che regna nel campo della tassazione sulla casa. Lo abbiamo detto anche ossessivamente e siamo anche contenti di averlo detto, con più coerenza di altri partiti (Commenti)...

  PRESIDENTE. Continui, onorevole Andrea Romano, continui.

  ANDREA ROMANO. Ci sono dei comici che vogliono commentare...

  PRESIDENTE. Prego, prego, vada avanti.

  ANDREA ROMANO. Detto questo, dobbiamo anche, io credo, rispettare il volere di questa Camera dei deputati che, qualche giorno fa, si è espressa con un voto di fiducia sul complesso del provvedimento. Allora, se si tratta di sfruttare le maglie di un Regolamento nefasto che, per fortuna, sta per essere rinnovato, per carità, lo capisco, ognuno si sceglie la sua tattica parlamentare, e questa è la tattica parlamentare di alcuni gruppi che sono qua; però, in questo caso, noi crediamo che si tratti di rispettare la volontà della Camera. Noi abbiamo votato la fiducia al Governo su questo provvedimento e, a questo punto, il provvedimento deve essere varato. Quindi, dobbiamo prendere una decisione nei tempi definiti da questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Passiamo ora all'ordine del giorno Cariello n. 9/1941/136.

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa ?

  DANILO TONINELLI. Per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Noi siamo in votazione, io vorrei (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... Sì, però, non possiamo interrompere continuamente. Quindi, adesso io le do la parola in questo momento per un richiamo al Regolamento e, poi, andiamo avanti. Prego.

  DANILO TONINELLI. Però le chiedo di prendere atto anche dei richiami, con delle risposte alle richieste che le facciamo. In questo caso, intervengo per un richiamo al Regolamento, articolo 13. Abbiamo sentito le voci di molti rappresentanti dei partiti all'interno di quest'Aula, dei gruppi parlamentari. L'articolo 13 dice – evidentemente, speriamo lei abbia ascoltato e ne abbia preso atto – che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata dal Presidente della Camera, ogniqualvolta lo ritenga utile, anche su richiesta di un solo gruppo parlamentare.
  Ecco, noi riteniamo che questo sia un momento importante, lei ha annunciato un qualche cosa che non ha precedenti nella nostra democrazia parlamentare – quella «ghigliottina» parlamentare –, le abbiamo, e abbiamo a quest'Aula presentato due soluzioni fattibili, in maniera molto rapida, di soluzione di un problema che riguarda la parte dell'IMU. Le chiediamo di prendere atto delle richieste non solo nostre, ma di una parte ampia di Pag. 31quest'Aula e di valutare l'utilità della convocazione, a norma di Regolamento, articolo 13, della Conferenza dei presidenti di gruppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Io ho preso atto di questa richiesta di convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo. La richiesta è stata recepita, faremo sapere quando faremo una Capigruppo. Ora andiamo avanti con gli ordini del giorno. Io direi di andare avanti con l'ordine del giorno Cariello n. 9/1941/136.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, intendo metterlo in votazione, ma mi preme fare una premessa, perché ormai il dialogo è puramente politico. C’è un precedente e, visto il valore che in questo Parlamento si dà agli ordini del giorno, vorrei richiamare un ordine del giorno a mia firma, sottoscritto e accolto dal Governo il 21 novembre 2013, cioè nove giorni prima che questo decreto fosse emanato. Bene, quell'ordine del giorno imponeva e impegnava il Governo, che lo ha accolto, nella presentazione di tutti i decreti-legge, da sottoporre all'approvazione del Parlamento, ad inserire nel relativo preambolo tutti i riferimenti normativi che impongono al Governo di intervenire con le disposizioni di quel decreto.
  Bene, guardiamo a questo decreto, perché qui il Governo si è preso un impegno politico che sta disattendendo. Nel preambolo di questo decreto viene citata la prima parte, e si fa riferimento all'IMU e a tutti gli articoli che hanno giustificato un intervento sull'IMU, ma veniamo, invece, alla parte in cui si chiede di intervenire sulla Banca d'Italia.
  Testualmente: considerata la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre nuove disposizioni in materia di disciplina del capitale della Banca – e già le nostre pregiudiziali in termini di necessità e urgenza hanno dimostrato che non ce n'erano, ma veniamo al dunque dei riferimenti normativi, che non ci sono – dalla partecipazione ad esso e degli organi rappresentativi dei soggetti partecipanti, al fine di superare le incertezze interpretative in ordine alla natura della partecipazione stessa e al suo contenuto economico, anche in vista dell'imminente partecipazione della Banca d'Italia al sistema unico europeo di supervisione bancaria... Bene, signori, qual è la norma applicata che ha giustificato il vostro intervento in materia ? Qui è stato disatteso, ancora una volta, un impegno politico tra il Governo e il Parlamento. Quindi, questa è una questione che – considerando anche la discussione che stiamo avendo – è un'aggravante rispetto a quanto il Governo sta attuando. Quindi, vi invito a riconsiderare nella maniera opportuna, attraverso una Conferenza dei presidenti di gruppo, quello che il MoVimento 5 Stelle e tante altre forze politiche hanno presentato.
  Ma veniamo all'ordine del giorno. L'ordine del giorno in questione interviene, appunto, sull'articolo 3, comma 2, del decreto, dove si parla di dismissioni, dismissioni che possono in alcuni casi anche interessare le proprietà dello Stato vincolate ad aree naturali protette. Con quest'ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo affinché ci sia un pieno coinvolgimento dei cittadini nella definizione di quelle che sono le aree naturali protette e dell'eventualità che queste aree non vengano dismesse, non soltanto includendo gli enti territoriali o le regioni attraverso una pura formalità, ma attraverso un reale e pieno coinvolgimento dei cittadini che riconoscono in queste aree un patrimonio pubblico che va tutelato e non va dismesso al primo offerente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Allasia ha chiesto di parlare su questo ordine del giorno. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, sull'ordine dei lavori, più che altro.

Pag. 32

  PRESIDENTE. No, era sull'ordine del giorno. Mi hanno detto sull'ordine del giorno.

  STEFANO ALLASIA. Parlo sull'ordine del giorno, va bene. Come vuole.

  PRESIDENTE. No, non deve parlare a tutti i costi. Mi hanno detto che lei voleva parlare sull'ordine del giorno. Se non ha nulla da dire, passiamo ai voti.

  STEFANO ALLASIA. Cose ne ho da dire, non si preoccupi, perché è avvenuto un fatto che tanti di noi conoscono, un evento che avrà ripercussioni sul territorio nazionale e grosso modo, in particolare, sul territorio piemontese e torinese. È già stata data notizia a mezzo Ansa che la sede legale della FIAT, la Fabbrica Italiana Automobili Torino, sarà in Olanda.
  Ciò avrà una ripercussione economica e fiscale non indifferente sul nostro territorio, sul nostro Paese, perciò chiedo che alla prossima Conferenza dei presidenti di gruppo, che sarà a breve, si possa calendarizzare al più presto un'audizione urgente dei Ministri Zanonato e Saccomanni, in Aula, per riferire in merito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), perché è un'azienda nazionale che ha percepito negli ultimi vent'anni milioni e milioni di euro dallo Stato, per non dire miliardi. Abbiamo necessità di capire quale sarà il futuro di questa azienda a livello occupazionale e anche quali sono le raccomandazioni che ci potrà dare il Ministro in merito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cariello n. 9/1941/136, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco, Bolognesi, Kronbichler, Toninelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  416   
   Votanti  397   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  314).    

  (I deputati Richetti e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
  Passiamo all'ordine del giorno Cancelleri n. 9/1941/137, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, sottosegretario, il voto sugli ordini del giorno presentati dal MoVimento 5 Stelle, ed in particolare su questo ordine del giorno a mia firma, sarà favorevole. Sarà favorevole perché esprimono quegli emendamenti che noi avremmo voluto poter discutere democraticamente in Aula e votare. Sì, votare: solo che la ritenete una richiesta estrema, o magari populista. Ma le voglio far notare, Presidente, che stiamo parlando di democrazia che da tutti qui dovrebbe essere tutelata e garantita, soprattutto poi da chi la inserisce nel nome del proprio partito.
  Invece no: blindatura, fiducia, blindatura, fiducia. Basta ! Basta ! Abbiate il coraggio di intraprendere una discussione con le forze di opposizione, con noi del MoVimento 5 Stelle; oppure abbiate il coraggio di andare nella vostra amata TV o nei giornali che vi sponsorizzano a dire che voi temete il confronto, perché voi temete la discussione con chi non esegue ordini lobbistici ma segue la voce dei cittadini o gliene dà una.
  Siamo stati collaborativi in Commissione finanze, e voi ci avete comunque bloccato ponendo la fiducia: perché a voi evidentemente piace sporcare, e vi infastidisce chi vuole pulire. Dovevate soltanto eliminare la seconda rata IMU, e siete Pag. 33riusciti a creare un decreto-legge che è l'ennesima schifezza. Avete messo nello stesso calderone il caos IMU-mini-IMU, che tra l'altro era risolvibile, con la vendita del patrimonio pubblico e il malaffare Bankitalia. Tutto ciò con coperture inesistenti, che utilizzate per ogni decreto-legge, coperte a loro volta dalla clausola di salvaguardia, che come ogni decreto-legge ricade sui cittadini, o con un aumento delle accise, o con l'aumento degli acconti IRES: acconti che con questo decreto-legge arrivano al 102,5 per cento, insostenibile !
  Lo avete detto anche voi che con questo decreto-legge aiutate le banche. Quando penserete di aiutare le piccole e medie imprese italiane ?
  Con il mio ordine del giorno chiedo che il Governo si impegni ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative legislative affinché, per salvaguardare le aree pubbliche da destinare a parco, siano previste delle misure di salvaguardia fin dalla loro individuazione da parte degli enti pubblici locali. Quindi lo pongo in votazione, signora Presidente, perché non vedo il problema nel votarlo favorevolmente.
  Il problema non è neanche nel MoVimento 5 Stelle, che secondo alcuni esponenti della maggioranza, ed in particolare del PD, vorrebbe far pagare l'IMU. Falsità smentita innanzitutto dal fatto che abbiamo presentato già da tempo una proposta di legge, a prima firma Barbanti, per eliminare l'IMU sulla prima casa; smentita dal nostro comportamento in Commissione e dal nostro emendamento che copriva addirittura la mini-IMU, sgravando ancora di più i cittadini, inserendo una tassa sui giochi. Emendamento non votato dal PD, che ci accusa di voler far pagare eventualmente l'IMU. Quindi, per esempio l'onorevole Rosato, che si è espresso in tal senso, dovrebbe farsi delle domande prima di dare a tutti delle risposte.
  Il vero problema, signor Presidente, è che, oltre all'IMU e alla mini-IMU, Partito Democratico, Nuovo Centrodestra e Scelta Civica, chiamasi maggioranza, sono favorevoli all'ennesimo condono, all'aumento eccessivo degli acconti IRES (e poi andate in TV a dire che state diminuendo la pressione fiscale) e alla rapina tramite Bankitalia.
  Riprendendo un'assurdità sentita ieri in Aula, è per tutto questo che voi state approvando che bisognerebbe chiedere scusa e non per i nostri cartelli in cui chiediamo di tenere giù le mani da Banca d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cancelleri n. 9/1941/137, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Bossa, Brandolin, De Menech, Gigli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  409   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato
no  296).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Carinelli n. 9/1941/138, accolto come raccomandazione dal Governo. Deputata Carinelli intende intervenire per dichiarazione di voto ?

  PAOLA CARINELLI. Sì, signor Presidente. Nell'attesa che il Governo si faccia carico di quello che buona parte del Parlamento ha proposto e nell'attesa che, magari, il ministro Franceschini si ricordi di essere Ministro per i rapporti con il Parlamento e si faccia vedere in Aula, io procedo con l'illustrazione del mio ordine del giorno, anzi in realtà con una dichiarazione di voto.
  Il mio ordine del giorno è stato accolto come raccomandazione e sinceramente Pag. 34sono molto sorpresa perché non capisco perché venga accolto solo come raccomandazione e non come formulazione piena.
  Quello che chiede il mio ordine del giorno mi sembra, infatti, facilmente condivisibile. L'ordine del giorno da me proposto impegna il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative anche legislative affinché nella istituzione delle nuove aree parco sia garantita la cogestione e la partecipazione dei cittadini attraverso il ricorso allo strumento della comunità del parco, da inserire all'interno dello statuto dell'ente di gestione.
  L'ordine del giorno in questione si riferisce all'articolo 3, comma 2-quinquies, secondo il quale il Ministro dell'ambiente, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, nell'ambito dei beni immobili di proprietà dello Stato, procede all'individuazione dei beni di rilevante interesse ambientale in ordine ai quali ritenga prioritario mantenere la proprietà dello Stato ed avviare procedimenti rivolti all'istituzione di aree naturali protette.
  In via preliminare, occorre chiarire cosa si intende per area naturale protetta o come parco. Infatti, non tutto ciò che comunemente viene chiamato «parco» corrisponde giuridicamente ad un'area naturale protetta, la quale, perché possa assumere tale qualificazione, necessita di un particolare, complesso e specifico iter amministrativo di individuazione.
  Per individuare correttamente quali sono le aree naturali protette occorre far riferimento alla legge quadro n. 394 del 1991 che è la fonte normativa di settore. La legge n. 394 del 1991 definisce la classificazione delle aree naturali protette e istituisce l'elenco ufficiale delle aree protette.
  Per quanto riguarda i parchi e la loro gestione (che è il punto su cui si concentra l'ordine del giorno in questione), occorre specificare che il parco è gestito dall'ente parco, soggetto a personalità di diritto pubblico, sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'ambiente. Sono organi dell'ente parco: il presidente, il consiglio direttivo, la giunta esecutiva, il collegio dei revisori dei conti e, appunto, la comunità del parco.
  Occorre, inoltre, precisare che il regolamento del parco disciplina l'esercizio delle attività consentite; il piano del parco, invece, è lo strumento attraverso il quale viene perseguita la tutela dei valori naturali e ambientali, la promozione dello sviluppo sostenibile dei territori interessati.
  La comunità del parco, a cui ci riferiamo, promuove le iniziative atte a favorire lo sviluppo economico e sociale delle comunità residenti nel parco e nei territori adiacenti mediante la elaborazione di un piano pluriennale economico e sociale. La comunità del parco è, infatti, organo consultivo e propositivo dell'ente parco ed esercita le seguenti funzioni: designa con scrutinio palese cinque rappresentanti per la formazione del consiglio direttivo dell'ente parco provvedendo a segnalarli al Ministro dell'ambiente; delibera su tutti gli atti e materie che per legge competono alla comunità del parco e, in particolare, previa espressione di motivata valutazione del consiglio direttivo dell'ente parco, sul piano pluriennale economico e sociale, vigilando sulla sua attuazione; esprime parere obbligatorio sul bilancio preventivo e sul conto consuntivo dell'ente parco, sul regolamento del parco, sul piano del parco e su altre questioni richieste da almeno un terzo dei componenti il consiglio direttivo dell'ente parco; partecipa alla definizione dei criteri riguardanti la predisposizione del piano del parco indicati dal consiglio direttivo; esprime parere obbligatorio sullo statuto dell'ente parco e sulle eventuali revisioni; adotta il proprio regolamento interno che viene sottoposto all'approvazione del consiglio direttivo.
  Questa premessa forse è un po’ lunga, però era doverosa per capire cosa si intende per aree naturali protette e per capire la loro importanza.
  Quello che auspichiamo è che nell'istituzione delle nuove aree parco sia garantita la cogestione e la partecipazione dei cittadini attraverso il ricorso allo strumento della comunità del parco. Ci sembra Pag. 35una richiesta facilmente condivisibile, non capisco perché l'ordine del giorno venga accolto solo come raccomandazione e non con parere favorevole. Chiediamo, quindi, che venga accolto in forma piena, oppure lo poniamo in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carinelli n. 9/1941/138.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gullo, Gigli, Campana, Roberta Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  412   
   Votanti  396   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
  92    
    Hanno votato
no  304).    

  (I deputati Gullo e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Caso n. 9/1941/139, accolto dal Governo come raccomandazione.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, cambio il parere da raccomandazione a favorevole.

  PRESIDENTE. A questo punto, insiste per la votazione, deputato Caso ?

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, sì, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia firma riguarda l'articolo 3 del provvedimento, che detta disposizioni dirette a semplificare la procedura relativa alla vendita a trattativa privata, anche in blocco, degli immobili pubblici.
  Il decreto-legge è stato parzialmente modificato al Senato, che ha inserito il comma 2-quinquies all'articolo 3, appunto, in cui si dà la possibilità, da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di individuare, nell'ambito dei beni immobili di proprietà dello Stato, beni di rilevante interesse ambientale da avviare a procedimenti rivolti all'istituzione di aree naturali protette.
  In relazione al comma citato, l'ordine del giorno che illustro impegna il Governo ad adottare, per quanto di competenza, iniziative anche legislative finalizzate alla salvaguardia di aree pubbliche da destinare a parco e chiede che siano previste misure di salvaguardia fin dalla loro individuazione da parte degli enti pubblici locali.
  La contraddizione è che poi, all'interno di questo articolo, si parla di riduzione del consumo di suolo, quando però all'interno dello stesso articolo, il comma 1 appunto dell'articolo 3, nient'altro è che l'ennesimo condono edilizio. Vero che ci avete detto che quelli sono beni pubblici, per cui non c’è bisogno di questo condono. Io non ci metterei la mano sul fuoco, ma neanche un dito, e penso neanche voi, considerando che questo condono l'avete inserito, e abbiamo visto anche come lo Stato spesso va contro le proprie leggi, come è accaduto, ad esempio, nella legge di stabilità.
  Detto questo, Presidente, è un po’ chiaro a tutti che la finanza pubblica è in chiara difficoltà. Quello che però fa strano Pag. 36è che, con questa svendita del patrimonio pubblico, si tenta di racimolare ogni risorsa disponibile nell'immediato. Questo forse è anche dovuto al fatto che, con la firma che avete posto al fiscal compact, quest'anno serviranno 50 miliardi di euro.
  Lo fate cercando di racimolare nell'immediato il più possibile, come se domani non ci fosse futuro. Questo sinceramente spaventa, perché sembra davvero che così non avremo proprio un futuro. Non riesco a capire come lo immaginate questo futuro se oggi svendiamo gli immobili, se oggi svendiamo la Telecom o le Poste, mentre sento spesso – lo diceva spesso anche il Presidente Letta – che invece lo Stato si dovrebbe comportare come il buon padre di famiglia. Un buon padre di famiglia non guarda solo al domani, ma guarda ai figli e ai nipoti, e lo Stato dovrebbe andare invece anche oltre e guardare alle future generazioni.
  Voi siete invece quelli che, come futuro dell'Italia, ad esempio in ambito energetico, guardate nei prossimi trent'anni al TAP, pensando che fra trent'anni il futuro energetico dell'Italia sia ancora il gas. Questo è veramente, ma veramente preoccupante.
  Venendo poi alla questione dell'IMU, penso che ormai anche con le dichiarazioni iniziali del nostro collega Toninelli sia chiara la nostra proposta per non far pagare l'IMU. Voi, oggi, già solo con questo decreto, farete pagare la cosiddetta mini-IMU, quando sapete benissimo che noi, in Commissione finanze, avevamo proposto di abolire anche questa mini-IMU tassando il gioco d'azzardo, quello che chiedevano i vostri sindaci, i sindaci del Partito Democratico dell'Emilia-Romagna.
  Per quanto poi riguarda la Banca d'Italia, vorrei ancora una volta ribadire che, oltre ai 7,5 miliardi, vi è anche lo sconto vergognoso sull'imposta sostitutiva che è stata portata al 12 per cento e che permetterebbe alle banche di rientrare dalle imposte dovute in soli due anni grazie anche ai dividendi fissati al 6 per cento.
  Ribadisco ancora, infine, che è assolutamente inaccettabile lo strumento del decreto-legge su una questione delicata e strategica che avrebbe dovuto essere oggetto di ampio e approfondito dibattito nelle sedi opportune.
  D'altronde, Presidente, concludo: di cosa ci vogliamo meravigliare se anche sulla legge elettorale i parlamentari della maggioranza e anche dell'opposizione-maggioranza che rientrano e riescono, calano il capo e si fanno dettar legge da due soggetti esterni al Parlamento ?

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  VINCENZO CASO. Uno di questi, Presidente, vi ricordo che è stato cacciato da questo Parlamento...

  PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto. La ringrazio.

  ANGELO CERA. Presidente, il rispetto dei tempi !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caso n. 9/1941/139.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  418   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 111    
    Hanno votato
no  307).    

  (I deputati Capodicasa e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Castelli n. 9/1941/140, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 37

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signora Presidente, su questo ordine del giorno mi rimetto all'Assemblea.
  Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castelli, ma non è presente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Castelli n. 9/1941/140.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Abrignani... Colleghi, affrettatevi, siamo in votazione e abbiamo molti ordini del giorno. Forza ! Da Villa non riesce a votare... Roberta Agostini... Chi altro ? Hanno votato tutti ? Mi pare di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  417   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 108    
    Hanno votato
no  309).    

  (Le deputate Argentin e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario e il deputato Cariello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'ordine del giorno Catalano n. 9/1941/141, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

  IVAN CATALANO. Signor Presidente, l'ordine del giorno che stiamo per votare è molto semplice. Riguarda l'articolo 3 del presente decreto e riguarda la dismissione dei beni dello Stato. L'ordine del giorno tende ad impegnare il Governo affinché, per quanto di sua competenza, possa, anche tramite degli impegni a livello legislativo, far sì che la sanatoria possa essere concessa solamente in caso di assenza di irregolarità e in occasione soltanto di restauro e risanamento conservativo dell'edificio. È un ordine del giorno molto semplice e banale e non vedo il motivo per cui il Governo debba dare parere contrario. Invito, dunque, l'Assemblea a votarlo in maniera favorevole.
  Inoltre, volevo fare una considerazione riguardo al decreto, nella parte riguardante la Banca d'Italia, e la volevo rivolgere a tutti i deputati che sono più o meno convinti dell'appartenenza dell'Italia alla zona della moneta unica. Privandoci di una banca pubblica, l'Italia si priva della possibilità del ritorno alla moneta nazionale, anche in una futura previsione di uscita dalla zona euro, perché, dal momento in cui il nostro Parlamento potrebbe decidere, in futuro, di volere uscire dalla moneta unica, non disporrebbe più di una banca nazionale pubblica per l'emissione monetaria. Questa è una cosa su cui riflettere, oltre a tutte le altre argomentazioni poste dai miei colleghi al riguardo. Quindi, chiedo all'Aula di votare favorevolmente su questo ordine del giorno, in base a quanto adesso ho detto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Catalano n. 9/1941/141.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Mosca... Chi altro ? Mosca... Vitelli, Ottobre... Hanno votato tutti i colleghi ? Di Lello, Frusone... Ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 38
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  414   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
  89    
    Hanno votato
no  325).    

  (Le deputate Argentin e Antezza hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Cecconi n. 9/1941/142, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Grazie Presidente, mi ero preparato un discorso pacato, tranquillo e sereno da fare oggi in seduta, però visti gli avvenimenti, quello che è successo oggi in Aula e quello che ha fatto lei ieri sui social network, mi devo un attimo ricredere e chiedere anche forse delle spiegazioni a lei, Presidente, perché ieri il collega della Lega Fedriga ha illustrato qui in Aula il suo post sul social network che spiegava il perché del suo atteggiamento nei riguardi della millantata «tagliola» che vorrebbe mettere a questo provvedimento.
  Io gradirei lasciare agli atti quello che ha scritto, in modo che i cittadini lo possano sentire e possano anche valutare il suo operato.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno ! La riporto all'ordine del giorno. Se vuole intervenire, intervenga sull'ordine del giorno !

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, mi dispiace molto che lei è sempre così restia a rispondere alle richieste che le provengono dall'opposizione. Non risponde alla domande fatte sul Regolamento, non risponde alle richieste fatte dal gruppo parlamentare riguardo alla possibile ipotesi...

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno !

  ANDREA CECCONI. ... alla possibile ipotesi di uscita da questo impasse, e francamente questo comportamento è piuttosto irritante...

  PRESIDENTE. Allora, o lei parla sull'ordine del giorno o non c’è motivo che lei abbia la parola.

  ANDREA CECCONI. Passo all'ordine del giorno, Presidente, e passo al merito del decreto.

  PRESIDENTE. Prego.

  ANDREA CECCONI. Concludo questo argomento dicendo che forse da parte sua sarebbe il caso di dare una risposta...

  PRESIDENTE. Lei parli sull'ordine del giorno, non mi porti a toglierle la parola, parli sull'ordine del giorno.

  ANDREA CECCONI. Non si preoccupi, Presidente, passo all'ordine del giorno, perché questa questione degli ordini del giorno tutte le volte che l'affrontiamo in sede di decreto è francamente abbastanza paradossale. Sentiamo una serie di rettifiche da parte del Governo (accettano, non accettano, valutano l'opportunità di...), però evidentemente il Governo e il big boss Saccomanni, che oggi è il Ministro dell'economia, ma fino a ieri era presidente di Bankitalia, hanno valutato bene l'opportunità di fare un regalo ad inizio anno ai suoi compagni di merende. Infatti, non è vero che i soldi verranno, come è stato detto in quest'Aula, dal libero mercato. Le azioni sono degli azionisti di Bankitalia, che non verrà quotata alla banca di Milano, ma queste banche riceveranno un dividendo di gran lunga superiore e venderanno le loro azioni a banche private italiane e anche straniere, perché il controllo può essere anche straniero, regalandogli un bel gruzzoletto, facendo passare le azioni da pochi centesimi, da pochi euro, a diverse migliaia di euro.
  Io mi sono sempre riproposto di non depositare più un ordine del giorno in seduta, proprio perché ritengo che l'istituto Pag. 39dell'ordine del giorno sia completamente inutile, visto che dall'inizio della legislatura a dicembre, degli 911 ordini del giorno approvati e accolti dal Governo solo nove sono stati poi applicati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ora mi chiedo che senso abbia fare tutte queste discussioni su «approvare, non approvare o valutare l'opportunità di...», quando il Governo se ne frega altamente e, fra ordini del giorno e mozioni, non applica nessuna direttiva che questo Parlamento gli dà. Questo, secondo me, signor Presidente, è un suo compito. È sua la responsabilità di innalzare il livello parlamentare e il rispetto di quest'Aula affinché il Governo faccia quello che l'Aula gli dice. Ritornando al discorso dell'ordine del giorno e dell'opposizione che stiamo facendo, lei sta cercando in tutti i modi di evitare l'ostruzionismo...

  PRESIDENTE. Sì, ma non si capisce quale sia questo ordine del giorno, abbia pazienza. Vuole parlare nel merito di questo ordine del giorno o del mio comportamento ? Perché non è più chiaro cosa lei voglia fare. Sono quattro minuti che parla di altro, abbia pazienza. Lei ha ancora un minuto, vuole parlare dell'ordine del giorno ?

  ANDREA CECCONI. Voglio parlare dell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. La invito a farlo.

  ANDREA CECCONI. Guardi, l'ordine del giorno è depositato e lo può leggere tranquillamente. Parla della sanatoria edilizia che è inserita in questo decreto, un altro scandalo, oltre a quello della Banca d'Italia, tutto mascherato dalla seconda rata dell'IMU. Siccome questa è una cosa secondo noi incresciosa – e la proposta uscita da questo gruppo è stata palesata dal mio collega Toninelli –, io chiedo prima di tutto al Governo di rivedere il suo parere su questo ordine del giorno, perché dire che si possono condonare gli edifici pubblici, anche se sono stati di fatto messi sotto sequestro da parte della magistratura o comunque accusati ... dirigenti pubblici che hanno causato un illecito, ci pare una decisione alquanto singolare da parte di questo Governo, che ha detto che di condoni non ne avrebbe mai fatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/1942/142.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Petraroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  423   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  309).    

  Passiamo all'ordine del giorno Chimienti n. 9/1941/143, accolto dal Governo come raccomandazione.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi rimetto all'Aula.

  GIANLUCA VACCA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa chiede di parlare ?

  GIANLUCA VACCA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ha due minuti.

Pag. 40

  GIANLUCA VACCA. Le ricordo che il Regolamento, per quanto riguarda gli ordini del giorno, specifica che ogni deputato ha a disposizione cinque minuti per intervenire sul proprio ordine del giorno o può anche intervenire per dichiarazione di voto su due ordini del giorno, sempre per un totale di cinque minuti.
  Io, prima che lei mettesse in votazione il precedente ordine del giorno, ho alzato la mano, e i commessi penso mi abbiano visto e le abbiano riferito il mio nome, perché, siccome mi avanzavano alcuni minuti dalla dichiarazione di voto che ho fatto ieri, volevo intervenire in dichiarazione di voto su questo ordine del giorno, che ritengo particolarmente significativo.
  Lei, però, non mi ha dato la parola. Quindi...

  PRESIDENTE. Mi sono accorta, quando già eravamo in fase di votazione, che lei aveva alzato la mano. Mi dispiace, però eravamo già in fase di votazione.

  GIANLUCA VACCA. Allora, la invito ad essere un po’ più attenta e, magari, a guardare meglio l'Aula. La prossima volta che alzo la mano, magari...

  PRESIDENTE. Magari, anche lei alzi la mano un po’ prima. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, il decreto-legge n. 133 del 2013 ha come oggetto la revisione normativa sulla tassazione degli immobili, a partire dall'abolizione della seconda rata dell'IMU dovuta per l'anno 2013, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, infine, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia. Entrando nel dettaglio dell'articolato, l'articolo 3 del decreto in esame contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali.
  Con questo ordine del giorno noi chiediamo che il Governo si impegni ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative, anche legislative, finalizzate a far sì che, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, i comuni, le province, le regioni, le amministrazioni statali e i tutti soggetti pubblici provvedano ad inviare al Ministero dell'economia e delle finanze l'elenco delle proprietà immobiliari private con contratto di locazione passivo, con specificazione dei canoni e degli oneri sostenuti per la locazione.
  Faccio anch'io un appello accorato a lei, Presidente: lei, che è garante di tutti e che proviene da un gruppo di opposizione, certamente si rende conto di quanto sia fondamentale tutelare i diritti delle minoranze. È molto spiacevole che tutti i giornali di oggi riportino la notizia, falsa, che il MoVimento 5 Stelle vuole far pagare l'IMU agli italiani; proprio il MoVimento 5 Stelle, che ha presentato una proposta di legge per l'abolizione dell'IMU sulla prima casa, un emendamento per coprire la mini-IMU e, poco fa, ha formulato due diverse proposte in questo senso, che potrebbero essere messe in atto subito.
  Già solo il termine «tagliola» è un termine violento, che ci fa paura e che non può non suscitare in noi una legittima reazione di incredulità e di rifiuto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'appello che le rivolgo è dunque questo...

  PRESIDENTE. Colleghi !

  SILVIA CHIMIENTI. Faccia un atto di coraggio ed eviti di imbavagliarci e di impedirci di svolgere il nostro ruolo di opposizione. Quanto sta avvenendo in questi giorni è a dir poco assurdo, ma, d'altra parte, è da quando siamo arrivati che assistiamo a questo spettacolo indecoroso. Il Parlamento è stato svuotato delle sue prerogative, si continuano ad approvare «decreti macedonia» estemporanei, che altro non sono che delle pezze apposte maldestramente su situazioni degenerate completamente.Pag. 41
  Decidete, mese per mese, giorno per giorno, ora per ora, su provvedimenti che dovrebbero essere studiati, programmati e condivisi anche con le opposizioni e con i cittadini. Sono dieci mesi che fate il bello e il cattivo tempo in questo Palazzo, prendendo puntualmente decisioni che vanno contro l'interesse e il bene del Paese. Perseverate a sommare errori su errori e date a noi sempre più argomenti da sciorinare quando torniamo sui territori nel fine settimana e raccontiamo ai cittadini quanto avviene qui dentro e di quali danni vi rendete responsabili.
  I cittadini italiani se ne stanno sempre più rendendo conto e noi riceviamo ogni giorno centinaia, migliaia di messaggi di sostegno e di incoraggiamento, che ci danno la conferma che le battaglie che stiamo portando avanti qui dentro, giorno dopo giorno, sono battaglie giuste, necessarie, condivise da migliaia di persone. Qualche minuto fa ho letto un messaggio di un cittadino che recitava: «Grazie a tutti i ragazzi del MoVimento 5 Stelle. Continuate così, siete la nostra ultima speranza» (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  La sensazione che abbiamo...

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi, fatela finire. Prego, onorevole Chimienti, vada avanti.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie Presidente, la sensazione che abbiamo è quella di essere anche la vostra ultima speranza, l'ultima chance che vi viene data per cambiare rotta, per iniziare a occuparvi del bene dell'Italia dopo averla ridotto sul lastrico, dopo avere lavorato alacremente per far perdere a tutti la fiducia in voi, dopo avere sprecato, per non dire rubato, milioni e milioni di denaro pubblico, a ogni livello.
  Dal Piemonte alla Sicilia ci sono quindici regioni sotto inchiesta con consiglieri di tutti i partiti accusati di peculato, truffa, uso illecito di fondi e di rimborsi alle regioni, dalle mutande alle pecore, dai cornetti ai profumi, dai 50 centesimi di accesso ai bagni pubblici ai Suv, dai biglietti per lo stadio alle munizioni per la caccia, dagli ovetti Kinder alle adozioni a distanza, dalla toilettatura del cane alla tassa sui rifiuti.
  Noi del MoVimento 5 Stelle siamo diversi, e siamo diversi non perché voi siete tutti ladri e noi siamo tutti onesti: siamo diversi perché abbiamo tolto i soldi dalla politica e non rischiamo di essere indotti in tentazione. Sono mesi che vi chiediamo di seguire il nostro esempio per riportare un po’ di moralità nelle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato Cera, un secondo, mi lasci procedere con la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Chimienti n. 9/1941/143.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Dorina Bianchi, Valentini, Gadda... Colleghi, siamo in votazione: se intendete votare, affrettatevi... De Rosa, Liuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  434   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  313).    

  Deputato Cera, a che titolo chiede di parlare ? Rinuncia ? D'accordo, la ringrazio.
  Passiamo all'ordine del giorno Ciprini n. 9/1941/144, con il parere contrario del Governo
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno è stato presentato a Pag. 42scopo meramente «costruzionistico» per far sì che la svendita di Bankitalia venisse stralciata dal provvedimento relativo all'abolizione della seconda rata dell'IMU, tanto attesa da noi cittadini. L'inganno è sempre lo stesso, ovvero mettere insieme una cosa negativa, la svendita di Bankitalia, e una positiva, per mettere alle strette le opposizioni e indurre il voto favorevole. Pochi cittadini, complice la stampa eterodiretta, si sono resi conto che in questo decreto si è messa volutamente in secondo piano la questione Banca d'Italia. Per argomenti così importanti, che riguardano gli interessi degli italiani, il Governo avrebbe dovuto agire con altri strumenti, che non sono quelli di emanare un decreto-legge ma quelli di presentare un disegno di legge vero e proprio a riguardo. È indubbio che il Governo ha pasticciato sui tempi. Doveva mettere il provvedimento in discussione martedì pomeriggio e invece lo ha fatto giovedì. Il weekend si poteva lavorare e non l'ha fatto. Lunedì e martedì si poteva fare la «seduta fiume» e ora invece siamo a rischio di «tagliola». Per la verità, abbiamo già avuto un assaggio di «tagliola» questa mattina, quando – sì, sì, nell'ordine del giorno – ci avete tagliato i nostri interventi sul processo verbale. Vogliamo però comunque ringraziare il Governo e la Presidenza per tutto questo, perché abbiamo imparato...

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno !

  TIZIANA CIPRINI. ... una nuova procedura, nell'ordine del giorno, che è la «tagliola»...

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno, deputata !

  TIZIANA CIPRINI. ... che è la «tagliola» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), una parola che non avevamo mai sentito prima in settant'anni di storia della Repubblica italiana. Si tratta di un potere speciale, di uno strumento...

  PRESIDENTE. Credo che lei debba andare nel merito dell'ordine del giorno come tutti gli altri. Quindi la prego di attenersi alle regole.

  TIZIANA CIPRINI. Presidente, io capisco che lei ami tagliare...

  PRESIDENTE. Parli sull'ordine del giorno, per favore, deputata !

  TIZIANA CIPRINI. Io capisco che lei ami particolarmente «tagliare» la parola. Io vado avanti. Si tratta di uno strumento limite di esclusiva competenza del Presidente della Camera (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico), che permette di bypassare il Regolamento e porre...

  PRESIDENTE. Allora, voi avete già discusso. O entra nel merito dell'ordine del giorno o io sono tenuta a toglierle la parola. Decida lei.

  TIZIANA CIPRINI. È sul complesso.

  PRESIDENTE. Siamo in dichiarazioni di voto, forse le è sfuggito. Dichiarazioni di voto.

  TIZIANA CIPRINI. La Camera, premesso che il decreto-legge in esame ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili... Presidente, ravvedo un certo ciarpame politico... (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) quindi, vorrei continuare.

  PRESIDENTE. Se si attiene all'ordine del giorno può continuare.

  TIZIANA CIPRINI. Certo... la seconda rata IMU, dovuta per l'anno 2013, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, infine, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia. L'articolo 3 del decreto-legge contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali.Pag. 43
  Pertanto, impegniamo il Governo a non mettere la «tagliola» a questo provvedimento per dar voce alle opposizioni, ricordando che noi capiamo la sua difficile posizione, Presidente, di essere seduta su una poltrona rovente, perché sarebbe il primo Presidente della Camera nella storia italiana che...

  PRESIDENTE. Allora, per l'ultima volta o parla dell'ordine del giorno o io le tolgo la parola. Ha ancora un minuto, decida lei cosa vuole fare. Abbia rispetto di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  TIZIANA CIPRINI. Lei abbia rispetto di tutti gli italiani !

  PRESIDENTE. Abbia rispetto di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  TIZIANA CIPRINI. Riscontriamo un diktat da parte del sistema «Renzusconi», che sta dettando le tappe alla Camera per varare la legge...

  PRESIDENTE. Bene, la ringrazio. Basta !
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/1941/144, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  MASSIMO ARTINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su cosa, deputato Artini ?

  MASSIMO ARTINI. Per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Revoco la votazione. Prego, deputato Artini.

  MASSIMO ARTINI. Grazie Presidente, questa è la seconda volta che mi impedisce di fare la dichiarazione di voto, come il collega Vacca, anche prima...

  PRESIDENTE. Le sto dando l'opportunità di fare la dichiarazione di voto. Prego.

  MASSIMO ARTINI. E io con gentilezza inizio a fare il ragionamento e spero di tranquillizzare tutta l'Aula, perché andrò, come ha richiesto lei e come è da Regolamento, nel merito dell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  MASSIMO ARTINI. Prego. In particolare rimango stupito dal parere contrario – arriverò poi alla fine della mia dichiarazione – espresso dal Governo su questo ordine del giorno.
  Lo ricordo anche a me stesso, il presente decreto-legge ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili ed in particolare l'abolizione della seconda rata dell'IMU dovuta per l'anno 2013 – in particolare gli articoli 1 e 2 –, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici – l'articolo 3, che riguarda espressamente questo ordine del giorno – e, infine, in una maniera assolutamente incredibile, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia, che altro non sono che una vera e propria riforma della Banca centrale.
  In particolare, il comma 1 dell'articolo 3 recita che ai fini della valorizzazione degli immobili pubblici, in relazione ai processi di dismissione finalizzati ad obiettivi di finanza pubblica, anche allo scopo di pervenire a nuove urbanizzazioni e di ridurre – non si capisce come – il consumo di suolo, le disposizioni di cui al sesto comma dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, si applicano anche nelle alienazioni di immobili di cui all'articolo 11-quinquies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito in legge 2 dicembre 2005, n. 248. Per esse la domanda di sanatoria di cui al citato sesto comma dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, può essere presentata entro un anno dall'atto di trasferimento dell'immobile.
  L'articolo 40, infatti, cosa indicava ? Indicava la parte di estensione del condono Pag. 44edilizio. Infatti, si diceva: nelle ipotesi in cui l'immobile rientri nelle previsioni di sanabilità di cui al capo IV della presente legge e sia in oggetto di trasferimento derivante da procedure esecutive, la domanda di sanatoria può essere presentata entro centoventi giorni dall'atto di trasferimento dell'immobile, purché le ragioni di credito per cui si interviene o procede siano di data anteriore all'entrata in vigore della stessa legge.
  Considerando, inoltre, che l'articolo 31 della medesima legge n. 47 del 1985, che limita la facoltà di richiesta di sanatoria ai soli immobili e fabbricati realizzati entro il 1o ottobre 1983, e che tale riferimento – a nostro avviso – importante, non è esplicitato nella formulazione dell'articolo 3 del presente decreto-legge.
  Quindi, preso atto dell'assoluta indeterminatezza della norma, che non esprime tra l'altro se si possono condonare abusi in area vincolata, ci si chiede, in questa situazione, di fare una cosa con questo ordine del giorno, cioè di demandare alle regioni la definizione di un pagamento a titolo di oblazione. Questa, signora Presidente, indubbiamente è una cosa che mi fa rimanere stupito del fatto che il Governo indichi su questo un parere contrario, perché negli anni dal 1974 ad oggi abbiamo avuto circa 12 condoni sia fiscali che edilizi ed hanno portato l'Italia ad essere una catastrofe da un punto di vista urbanistico.
  Aggiungere questa norma, senza nemmeno mettere un minimo di quella che è una valutazione economica del danno che potrebbe derivare da questa sanatoria, è quello su cui ci si aspettava che il Governo avrebbe dato parere favorevole.
  Quindi invito gli altri colleghi a votare a favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Sì signora Presidente, perché ho ancora il tempo io a disposizione, giusto ?

  PRESIDENTE. Prego.

  GIANLUCA BUONANNO. Innanzitutto la volevo ringraziare, perché quando lei presiede l'Aula io mi sento più tranquillo e a mio agio rispetto agli altri Vicepresidenti.
  Volevo parlare appunto dell'IMU e ne volevo parlare più che altro come amministratore locale.

  PRESIDENTE. Però si attenga all'ordine del giorno per favore.

  GIANLUCA BUONANNO. Io la ringrazio signora Presidente, però ogni volta che io parlo con lei in camera caritatis mi tratta tutto bello tranquillo, mi fa anche dei complimenti. Poi, quando siamo qua davanti a tutti, mi tratta male.

  PRESIDENTE. Proceda, proceda onorevole Buonanno.

  GIANLUCA BUONANNO. Io sinceramente come la tratto privatamente la tratto anche qua davanti a tutti.

  PRESIDENTE. Perfetto, però sull'ordine del giorno, la prego.

  GIANLUCA BUONANNO. Sì, se posso parlare.
  Intendevo dire che, come amministratore locale, signora Presidente, tutta la vicenda dell'IMU – e quindi ovviamente vado anche all'ordine del giorno – è stata, per dirla alla Fantozzi, una grande boiata.
  Perché ? Perché chi fa l'amministratore locale, non chi siede magari in questi banchi – ce ne sono tanti di amministratori locali, di tanti colori politici – quando uno fa l'amministratore locale e non fa esclusivamente il politico, si rende conto di che cosa significa avere a che fare con le persone, che ti chiedono delle risposte, mentre il Governo ha fatto, in tutti questi mesi, solo dei gran pasticci. Infatti, ancora fino ad oggi non capiamo bene cosa dovranno fare gli amministratori locali. Non avevamo capito neanche alla fine del 2013. È nata poi la mini IMU, che 2.400 comuni Pag. 45hanno fatto pagare ai propri concittadini, dopo che il Governo aveva promesso – e qui sì che Letta dovrebbe dare le dimissioni – che tutto quello che riguardava l'IMU non sarebbe più gravato sui cittadini.
  E invece ci si è trovati ad avere a che fare con un Governo che prima ha detto una cosa e poi ne ha fatta un'altra, con il risultato finale che chi ha tirato fuori i soldi sono stati i cittadini, non certamente il Governo e neanche le amministrazioni locali.
  In questo caso, signora Presidente, siamo partiti da un'IMU dove gli amministratori locali si sono visti anche conteggiare, da pagare, le scuole e i municipi ad esempio e da lì è nato tutto un problema che si è susseguito nel corso dei mesi.
  Allora nel mio intervento vorrei solo sottolineare che sarebbe bene, da parte del Governo, che quando decide di fare determinati provvedimenti, avesse la capacità di interloquire meglio e di decidere meglio con chi fa l'amministratore locale, e non di parlare solo con i burocrati di Stato, che alla fine non capiscono un tubo di quello che succede tutti i giorni nei municipi e non sanno che cosa significa per la gente avere la confusione, e non vedersi code chilometriche, come sono capitate ancora in questi giorni...

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno, onorevole Buonanno.

  GIANLUCA BUONANNO. Se io fossi stata una donna lei queste cose non me le avrebbe dette, perché lei, come al solito, se parla un uomo la vede in una maniera, se parla una donna fa in maniera diversa, perché io qua dentro, in questa Camera, mi sento veramente, dopo quello che ho sentito oggi, ieri e l'altro ieri, un lord inglese, perché rispetto a quello che dico io, altri dicono ben di peggio.
  Quindi mi tratti come mi tratta in privato anche in pubblico, ripeto, faccia la stessa cosa.
  Io quando sono in privato le faccio i complimenti come glieli faccio in pubblico.

  PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la sto esortando ad attenersi all'ordine del giorno.

  GIANLUCA BUONANNO. E io sto esortando lei ad ascoltare ciò che le dico...

  PRESIDENTE. Prego, continui, ma sull'ordine del giorno.

  GIANLUCA BUONANNO. ...perché, siccome lei rappresenta comunque...

  PRESIDENTE. Continui sull'ordine del giorno.

  GIANLUCA BUONANNO. ...siccome lei rappresenta i deputati, le voglio significare che si stanno emanando leggi che, invece di andare a favore dei cittadini, vanno contro i cittadini, vanno contro la gente. E poi non si può riempire la bocca dicendo che noi siamo vicino alla gente quando in realtà queste cose qua sono solo delle bastonate alla gente. E se ci sono un Governo e un Presidente del Consiglio, come ci sono attualmente, che dovrebbero andare a casa, questo è il Governo del signor Enrico Letta perché fa delle cose che neanche mio figlio che ha dieci anni farebbe così male. Questo è il succo di quello che è il mio intervento. La esorto, quindi, d'ora in avanti, a questo punto, visto che mi tratta così, a darmi del lei anche fuori dalla Camera.

  PRESIDENTE. Bene, la ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, tre minuti ?

  PRESIDENTE. Sì.

  GIANLUCA VACCA. Quindi, ieri, ho parlato due minuti ? Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Sì, quindi tre minuti, essendo cinque i minuti a disposizione.

Pag. 46

  GIANLUCA VACCA. Sì, cinque meno due fa tre.

  PRESIDENTE. Prego, continui.

  GIANLUCA VACCA. La ringrazio Presidente. Intervengo su questo ordine del giorno perché non sono potuto intervenire su quell'altro, non avendomi lei visto, in quanto anche questo lo ritengo particolarmente importante. Certo, chiedere a un Parlamento in cui i capi dei partiti principali, almeno della maggioranza, che fanno la legge elettorale, sono uno pregiudicato e l'altro condannato in primo grado per danno erariale, di approvare un ordine del giorno dove si stabilisce un principio che chi sbaglia paga... infatti, questo ordine del giorno praticamente che cosa chiede ? Chiede che chi ha commesso un abuso edilizio e, quindi, in base al decreto-legge può avere il rilascio della sanatoria, debba pagare quanto meno un'oblazione che è stabilita dalla legge della regione in cui si trova l'immobile. Certo è un principio di giustizia, è un principio di equità, è un principio che in un altro Paese sarebbe il minimo richiesto. Questa, però, è una classe politica che va avanti a sanatorie, una classe politica, ovviamente, che va avanti a condoni.
  Ricordo che in questo Parlamento ci sono ancora una quarantina di persone, tra Camera e Senato, che hanno dei procedimenti giudiziari in corso che vanno appunto dall'essere indagato all'essere già condannato. Faccio un appello, quindi, a questo Parlamento, affinché riveda la posizione su questo ordine del giorno, perché già prevedere una sanatoria sugli abusi edilizi è a nostro avviso qualcosa di inammissibile, ma oltretutto prevederla senza neanche un corrispettivo da pagare o quantomeno una sanzione o quantomeno una partecipazione al danno che il singolo ha arrecato alla collettività con l'abuso che ha commesso nei giorni, nei mesi o negli anni precedenti, ci sembra un principio inaccettabile. Visto che il tempo sta per scadere, rivolgo di nuovo l'appello, sia al Governo a rivedere il suo giudizio, che a tutto il Parlamento di votare secondo coscienza e di leggere bene questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato Corsaro, ha esaurito il tempo.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Mi dia la parola.

  PRESIDENTE. No, ha esaurito il suo tempo, non posso darle la parola.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori alla fine, siamo in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/1941/144, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Pilozzi, Luigi Gallo, Battaglia, Basilio, Morani, Benamati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  437   
   Votanti  421   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
  91    
    Hanno votato
no  330).    

  Passiamo all'ordine del giorno Colletti n. 9/1941/145, con parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, in questo ordine del giorno ribadiamo sempre lo stesso concetto, anche scritto in Pag. 47modo un po’ più formale, ma il concetto è semplice. Ossia stiamo regalando 7,5 miliardi a quelle banche che sono azioniste della Banca d'Italia, a quelle banche che hanno come amministratori delegati persone che alcuni di quelli seduti in questi banchi conoscono benissimo come, ad esempio, Bazoli Giovanni, che non solo è un caro amico del PD ma è anche un parente di alcuni di loro; in particolare ci sono persone, come ad esempio Alfredo Bazoli, che è un deputato del PD, prima in quota Bersani poi, ovviamente come molti altri....

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno, per favore, l'attinenza con l'ordine del giorno...

  SILVIA GIORDANO. Purtroppo, signor Presidente, è attinente. Per un semplice fatto...

  PRESIDENTE. Prego, allora, vada all'ordine del giorno.

  SILVIA GIORDANO. Grazie, quindi continuo. Oltretutto costui era prima in quota Bersani e ora è in quota Renzi. Poi abbiamo un'altra un parente in Scelta Civica...

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno ce lo vuole spiegare ?

  SILVIA GIORDANO. Stiamo regalando 7,5 miliardi alle banche. L'ordine del giorno voglio chiarirlo benissimo, perché voglio far capire a tutti come in realtà ci sia un conflitto di interessi incredibile, perché questo Governo, con questa maggioranza, non solo sta regalando dei soldi alle banche azioniste della Banca d'Italia ma se li stanno regalando a loro stessi, perché quelli che votano sono i parenti di chi è amministratore delegato di queste banche. Rendiamocene conto ! E questo, signor Presidente, mi dispiace tantissimo ma è attinente, è fin troppo attinente perché questo è il decreto-legge, non è il decreto IMU. Non si parla solo di questo. Lo so che noi siamo abituati benissimo a fare questi decreti-legge «macedonia». Ricordiamoci in primis il decreto-legge...

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Colletti n. 9/1941/145, però... La richiamo a rifarsi all'ordine del giorno Colletti n. 9/1941/145.

  SILVIA GIORDANO. ...che parla della Banca d'Italia...

  PRESIDENTE. Benissimo.

  SILVIA GIORDANO. Azionisti della Banca d'Italia sono le altre banche che anche ricordiamo: Monte dei Paschi di Siena, ricordiamolo, la vostra banca, avete creato uno scandalo con il Monte dei Paschi di Siena. Oltretutto altra azionista della Banca d'Italia citata qui nell'ordine del giorno è l'INPS, che ha come presidente Mastrapasqua, un altro vostro amico che è indagato per una serie di cartelle gonfiate ma che ha ben venticinque posti, venticinque poltrone. Per non parlare poi della moglie che è anche in Rai, e che anche lei ha altrettante poltrone. Parliamone, per non parlare di altri azionisti della Banca d'Italia, ancora qui citata nell'ordine del giorno come, ad esempio, sono le Assicurazioni generali al cui interno abbiamo anche Lottomatica. Ricordiamoci cos’è Lottomatica: è una delle concessionarie del gioco d'azzardo che ha avuto lo sconto da questo Governo a pagare un quarto della multa che doveva pagare, da miliardi si è passati 100 milioni, da 7,6 miliardi siamo passati a 100 milioni che doveva pagare. Oltretutto Lottomatica, sempre per un conflitto di interessi non troppo chiaro ...

  PRESIDENTE. Lei ha chiesto la parola per dichiarazione di voto: o lei si attiene a questo o io le tolgo la parola, la dichiarazione di voto sull'ordine del giorno Colletti n. 9/1941/145.

  SILVIA GIORDANO. Sto parlando sulla Banca d'Italia presente nell'ordine del Pag. 48giorno, signor Presidente. Il Decreto-legge è sulla Banca d'Italia, non è colpa mia, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Lei si attenga all'ordine del giorno !

  SILVIA GIORDANO. Ma mi sto attenendo.

  PRESIDENTE. No, non si sta attenendo all'ordine del giorno.

  SILVIA GIORDANO. Disposizioni normative...

  PRESIDENTE. Rispetti quest'Aula !

  SILVIA GIORDANO. Lo sto leggendo !

  PRESIDENTE. Allora si attenga all'ordine del giorno.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, mi lasci finire. Disposizioni normative sulla Banca d'Italia. L'ordine del giorno lo devo chiarire e lo devo specificare, nel momento in cui si parla di Banca d'Italia. Se sta cercando, è a pagina 72 nei primi tre capoversi dove si parla di «disposizioni normative sulla Banca d'Italia». Dobbiamo capire che cos’è la Banca d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Vogliamo chiarire che stiamo dando 7,5 miliardi a voi stessi perché i parenti stanno qui. Di cosa stiamo parlando ? Lottomatica, oltre a essere tra le azioniste, è anche presente tra quelli che finanziava VeDrò – l'ormai defunta VeDrò, ringraziando il cielo – sempre dopo che ha dato i migliori esponenti al Governo tra cui, ricordiamo, talmente migliori che ha dato anche la De Girolamo.

  PRESIDENTE. Deputata Silvia Giordano, concluda.

  SILVIA GIORDANO. Va bene, signor Presidente. Io purtroppo capisco, sono allibita quanto lei, perché anche per me sembra così assurdo pensare che una cosa del genere sia in un ordine del giorno, addirittura in un decreto-legge: purtroppo è così. Sono scandalizzata anch'io e la inviterei a scrivere anche questo sul social network (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Colletti ci parlerà forse, in dichiarazione di voto, del suo ordine del giorno n. 9/1945/145 ?

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, come lei ben saprà, stiamo votando il decreto IMU-Bankitalia ed è per questo che noi abbiamo presentato così tanti ordini del giorno. Noi avremmo preferito, magari, un decreto-legge solo sull'IMU e non anche su Bankitalia, perché, ovviamente, non capivamo il motivo di mettere insieme queste due cose che nulla c'entrano, se non per dei meri motivi di bilancio, ovvero non c’è la copertura IMU, svendiamo Bankitalia per avere la copertura IMU di un miliardo di euro. E questo ci mette abbastanza in apprensione, anche per i risultati economici che avremo nel prossimo anno.
  Noi già sappiamo che c’è l'abolizione dell'IMU, ma, in realtà, non c’è l'abolizione di tutta l'IMU, perché vi siete tenuti ovviamente la mini-IMU; mini-IMU su cui noi avevamo proposto una copertura, ovvero con l'aumento della tassazione sulle slot, ma che hanno rifiutato. Ci dispiace molto e non capiamo veramente il perché, se non per evidenti collusioni tra partiti, Governi e concessionari di slot.
  Questo ordine del giorno è molto similare anche ad un emendamento che abbiamo discusso in precedenza – ormai sembra essere passato molto tempo – sul decreto-legge «Terra dei fuochi», poiché riguarda delle eventuali segnalazioni dei cittadini su eventuali immobili da mantenere pubblici. Noi sappiamo che con questo provvedimento, con questo decreto-legge stiamo altresì svendendo il nostro patrimonio pubblico. La cosa più assurda è che non sappiamo neanche a chi lo svenderemo, poiché se svendo semmai ai dei privati cittadini che si vogliono comprare magari anche la loro prima casa potrebbe essere una questione molto positiva. Pag. 49In realtà, la norma in questione prevede una svendita in blocco, ovvero come far fare affari ai soliti «palazzinari», e qui Scarpellini docet. Purtroppo, troppo spesso, lo Stato ci ha rimesso con le cosiddette cartolarizzazioni di immobili pubblici e, lo sappiamo bene, con le famose società che avevano sede addirittura in Lussemburgo. Quindi, lo Stato italiano ha fatto addirittura una società di diritto lussemburghese per svendere il patrimonio pubblico. E questo proprio perché ci teniamo alla sovranità nazionale. Grazie Tremonti per questo.
  Ad ogni modo, noi riteniamo che in prima fila, sempre sulle cosiddette dismissioni, ci debbano essere i cittadini, poiché loro in prima fila vivono la città, vivono il loro complesso residenziale e sanno benissimo cosa può servire alla società e cosa no, spesso molto meglio di quelli che ci comandano. Non capiamo perché il Governo ci abbia dato un parere contrario: ci sembra sinceramente una opinione di buonsenso quella di attuare una sorta di federalismo di segnalazione: permettiamo ai cittadini, a chi è più in basso nella scala piramidale del potere, di segnalare all'alto, agli enti territoriali, ma anche allo Stato, cosa è da svendere – o vendere, sarebbe meglio – e cosa, invece, è da tenere.
  Nel passato abbiamo visto che altri, ad esempio, enti previdenziali hanno svenduto i propri immobili, che poi hanno riaffittato a peso d'oro, avendo oltre tutto un chiarissimo deficit finanziario in merito. Tale modalità, in realtà, si ripete, e si ripete già dai primi anni Novanta, ovvero già dalle svendite di Stato effettuate, ad esempio, all'epoca, dal Governo di centrosinistra, da quelle famose Autostrade, che sono state svendute per un tozzo di pane e che noi cittadini, con le tariffe o con le tasse, come io amo dire, perché in realtà sono delle tasse occulte, stiamo ricomprandoci, rimanendo di proprietà nominalmente di quei privati che hanno foraggiato la politica, come, ad esempio, Benetton e Toto.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANDREA COLLETTI. Qui rischiamo di andare a finire sempre nello stesso calderone: ovvero svendere delle quote, svendere patrimonio pubblico, a «palazzinari» che, poi, ricompenseranno coloro che hanno fatto, magari, questo decreto-legge o che hanno votato questo decreto-legge, attraverso il finanziamento pubblico oppure attraverso la famosa quota del – mi sembra – 2 per mille – adesso dovrebbe essere stato messo – sul finanziamento pubblico ai partiti, apparentemente «abolizione» da parte Governo Letta, ma che, in realtà, rientrerà dalla finestra.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ANDREA COLLETTI. Appunto per questo, chiedo al Governo, che so essere così interessato a dare la parola ai cittadini, di cambiare il parere su questo ordine del giorno e, quindi, magari, di dare se non parere favorevole, perché capiamo che essendo del MoVimento 5 Stelle possa essere duro, almeno di rimettersi alla volontà dell'Aula. Con questo la ringrazio, Presidente.

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Colletti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno, che ha ancora trenta secondi del suo tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Davvero solo trenta ?

  PRESIDENTE. Prego...

  GIANLUCA BUONANNO. Allora, cerco di essere più velocemente pregnante. Le volevo dire che il Ministro Saccomanni, casualmente prima direttore della Banca d'Italia, visto che parliamo della Banca d'Italia, oggi che è Ministro ne ha combinate di tutti i colori. L'unico che ha sbloccato per i dipendenti della Banca d'Italia gli stipendi è stato lui. Adesso con questa operazione della Banca d'Italia è stato lui. Io guardo il tenente Colombo da quando era bambino, se gli indizi sono Pag. 50quelli, lui è veramente colui che dalla Banca d'Italia viene qui, fa i porci comodi della Banca d'Italia e i risultati sono questi...

  PRESIDENTE. Va bene, d'accordo, grazie.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colletti n. 9/1941/145, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lodolini, Lavagno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  414   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
  88    
    Hanno votato
no  326).    

  (I deputati Oliverio e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Della Valle n. 9/1941/146.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, cosa c’è ?

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signora Presidente, per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Guardi, veramente io vorrei rimandare, se possibile...

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Onorevole Presidente, l'articolo 41 prevede che i richiami al Regolamento o per l'ordine del giorno o per l'ordine dei lavori o per la posizione della questione o per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulla discussione principale.

  PRESIDENTE. Sì, ma decide il Presidente, come lei ben sa. Allora, la inviterei ad andare oltre.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Certo, Presidente. Io la invito a seguire sia il Regolamento che la prassi che fino a qui lei stessa ha rispettato nel caso in cui un parlamentare chieda un intervento sull'ordine dei lavori...

  PRESIDENTE. Siamo in una fase ostruzionistica, lei lo sa... lei sa che cosa vuol dire.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Peraltro io le avevo chiesto di poter parlare sull'ordine dei lavori perché avverto la necessità di chiedere un'interpretazione del Presidente della Camera esattamente sull'argomento di cui è investita oggi l'Aula. Per cui credo di poter avere una richiesta accolta su una formulazione di un intervento sull'ordine dei lavori che, come lei sa, non è particolarmente ostruzionistico, perché si esaurisce al limite in un minuto.

  PRESIDENTE. Allora, sull'ordine dei lavori, onorevole Corsaro, posso chiederle di rimandare dopo gli ordini del giorno, così che poi lei potrà intervenire. Adesso io vorrei andare avanti con le votazioni.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. La domanda che intendo porle riguarda il lavoro che noi stiamo compiendo adesso, quindi, se lei me la fa porre alla Presidenza una volta che i lavori sono ultimati diventa ultroneo il mio intervento.

  PRESIDENTE. Adesso andiamo avanti. Ordine del giorno Della Valle n. 9/1941/146, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 51

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signora Presidente, se permette lo dico per tutti gli ordini del giorno accolti come raccomandazione o favorevoli: mi rimetto all'Aula, salvo per l'ordine del giorno Tinagli n. 9/1941/167, su cui confermo il parere favorevole con riformulazione.

  PRESIDENTE. Va bene. Andiamo avanti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Valle. Ne ha facoltà.

  IVAN DELLA VALLE. Grazie Presidente, per non essere interrotto vado proprio a leggere l'impegno per dire il voto favorevole a questo ordine del giorno. «Impegna il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative legislative affinché le procedure di dismissione prevedano la più ampia trasparenza sulla struttura finanziaria delle operazioni di compravendita degli immobili pubblici, con particolare riferimento alla pubblicazione degli atti, informazioni, documenti utili alla conoscenza dei passaggi di titolarità del patrimonio pubblico e alla valutazione degli effetti sulla finanza pubblica (...)». Perché chiediamo questa trasparenza e questa informazione ? Perché purtroppo abbiamo un problema di informazione in questo Paese. Titolo del Corriere della Sera: «IMU, torna lo spettro della seconda rata, corsa alla Camera per salvare il decreto». Con una bella foto della Presidente della Camera. Il Giornale: «L'ostruzionismo grillino rischia di far tornare l'IMU».

  PRESIDENTE. Si attenga all'ordine del giorno.

  IVAN DELLA VALLE. Sull'ordine del giorno ci ritorno, perché si parla di informazione e dell'importanza della trasparenza. La Repubblica – non poteva mancare –: «Ostruzionismo del MoVimento 5 Stelle, può tornare la seconda rata IMU».
  Se noi andiamo a vedere quest'ordine del giorno, il rischio è che si facciano dei provvedimenti e nel frattempo si nascondano, ad esempio, le operazioni di compravendita degli immobili pubblici. E poi ci troviamo sui giornali questi titoli. Noi non vogliamo assolutamente far pagare l'IMU agli italiani, vogliamo bloccare quello che è nascosto dentro questo decreto, cioè la svendita di Banca d'Italia. Ma i giornali dicono il contrario.
  Allora, se il Governo appoggia questo ordine del giorno e chiede trasparenza e maggiore informazione su tutti questi rischi, probabilmente questi giornali non potranno titolare in questo modo e non potranno fare una falsa informazione, come sono abituati a fare tutti i giorni. Quindi, chiedo a tutta l'Aula di approvare questo ordine del giorno, come farà il nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Della Valle n. 9/1941/146, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Russo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  404   
   Votanti  395   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 326    
    Hanno votato
no   69).    

  (I deputati Gianni Farina, Taricco e Tartaglione hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Pag. 52

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Dell'Orco n. 9/1941/147, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Dell'Orco non c’è. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dell'Orco n. 9/1941/147.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Abrignani, Ghizzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  411   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  312).    

  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Vega Colonnese sul suo ordine del giorno n. 9/1941/148, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, questo ennesimo decreto-legge che ci viene propinato dal Governo è un altro broglio mascherato dall'urgenza di eliminare l'IMU, perché si vuole far credere agli italiani che questo decreto contenga solo questo, invece prevede l'alienazione di immobili pubblici e una consistente riforma della Banca d'Italia. Riguardo al primo punto abbiamo una confusione totale e si pensa che con il calcolo della differenza fra l'importo pagato con l'aliquota base e l'importo dovuto con la nuova aliquota, mini-IMU, finisce la vita dell'IMU, ma l'imposta da pagare, alla fine della fiera, non scompare. Quindi, in fondo in fondo l'IMU sopravvive sotto altro nome, poiché l'imposta unica comunale si articola, da una parte, nell'imposta municipale propria (IMU), dovuta dal possessore di immobili escluse le abitazioni principali, e, dall'altra, nel tributo per i servizi indivisibili, TASI, a carico sia del possessore sia dell'utilizzatore, e nella tassa sui rifiuti, TARI, destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti a carico dell'utilizzatore.
  Quindi, è tutta una finzione-realtà, quella di eliminare l'IMU. Il decreto prevede anche di supplire, con una clausola di salvaguardia, alle minori eventuali entrate che si sarebbero potute avere in relazione agli incassi dovuti alla sanatoria sui giochi on-line (600 milioni di euro) e dalla maggiore IVA incassata dopo l'accelerazione dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione (altri 950 milioni di euro).
  La clausola è scattata il 30 novembre, e l'Agenzia delle dogane ha disposto l'aumento dal marzo delle accise su birra, benzina e gasolio; ma non dimentichiamo che il decreto prevede anche un aumento dell'IRES e IRAP per le imprese. Non ci pare quindi che questo provvedimento sia tanto un vantaggio per gli italiani: qui mi sembra che consista proprio in un imbroglio ai danni dei cittadini.
  Ma altra questione, oltre alla vergogna relativa alla svendita della Banca d'Italia, è l'alienazione degli immobili pubblici ad uso non prevalentemente abitativo, anche in blocco. Il mio ordine del giorno riguarda proprio questo, e nello specifico l'articolo 3 del decreto-legge detta disposizioni in materia di dismissioni di immobili pubblici semplificando la procedura relativa alla vendita a trattativa privata. In particolare, si prevede al comma 2-quater, e successivi, che il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con il Ministero dell'economia e delle finanze, individuano i beni che ritengano debbano essere pubblici; poi li comunicano all'Agenzia del demanio, che procede sospendendo le eventuali procedure di dismissione. Quindi le procedure di vendita, secondo tale disposizione, devono essere ultimate previa verifica da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo sull'eventuale valore storico dei beni, ed eventualmente di altri Ministeri interessati. Per i beni non ritenuti da tutelare, e quindi da dismettere, invece non è prevista comunicazione e motivazione.Pag. 53
  Con questo ordine del giorno, in ordine al fatto e alle ragioni che portano alla dismissione dei beni pubblici, che sono di primaria importanza, chiediamo che il Governo si impegni ad introdurre iniziative, anche legislative, affinché la decisione relativa alla dismissione dei beni venga motivata in tempi brevi dal Ministero dei beni e delle attività culturali e dal Ministero dell'ambiente.
  Una cosa che questo decreto-legge, come tutti gli altri che sinora sono in discussione hanno causato, hanno causato una sana indignazione da parte del popolo italiano: dopo anni e anni di rassegnazione finalmente il popolo partecipa !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colonnese n. 9/1941/148.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Paglia, Cozzolino, Gallinella, L'Abbate, Portas, Simone Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  422   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 117    
    Hanno votato
no  305).    

  (Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, il deputato Carlo Galli ha segnalato che non è riuscito a votare e il deputato Gasbarra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/1941/149, su cui c’è il parere contrario del Governo.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, non la farò innervosire e citerò ovviamente il mio ordine del giorno. Mi permetta però di fare un piccolo preambolo: vorrei che coloro che siedono e sono stati eletti nei partiti si vergognassero, perché non fate gli interessi degli italiani. Vorrei anche che si vergognassero...

  PRESIDENTE. Però non faccia il comizio: vada all'ordine del giorno.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, le ho detto che quello che sto chiedendo è una dichiarazione ovviamente politica, ed è attinente...

  PRESIDENTE. Ma questa è la dichiarazione di voto: non siamo qui a fare dichiarazioni politiche ! È una dichiarazione di voto ! Prego, faccia la dichiarazione di voto.

  DIEGO DE LORENZIS. È strettamente attinente all'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Allora, il suo ordine del giorno!

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, il decreto-legge che stiamo votando fa due regali sostanzialmente: modifica la disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici (leggasi: condono), e una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia (leggasi: regalo ai banchieri). All'articolo 3 del decreto-legge ci sono norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio pubblico, quello dello Stato, quello degli italiani.
  Tra l'altro, si compie anche un vizio perché si tende, con questa norma, anche a regolamentare quelli che sono i patrimoni degli enti territoriali. Noi chiedevamo di impegnare il Governo ad adottare iniziative affinché l'acquisizione degli immobili pubblici non possano essere effettuate da soggetti pubblici o privati aventi sede in paradisi fiscali – quei paradisi fiscali dove spesso vanno a finire i patrimoni di chi finanzia le campagne elettorali di questi partiti – o che abbiano usufruito negli ultimi vent'anni di procedure di scudo fiscale per il rientro di capitali illecitamente esportati e detenuti all'estero, Pag. 54che grazie al voto del PD del 2009 sono potuti rientrare, mentre le imprese italiane pagavano tasse ben più alte.
  Ancora, Presidente, a proposito dello scudo fiscale è opportuno ricordare agli italiani che nel 2009 c'erano degli assenti eclatanti di quella che doveva essere una opposizione all'epoca altrettanto finta come quella di SEL di oggi. Tra gli assenti colpevoli c'erano: Ileana Argentin, Paola Binetti, Gino Bucicchio, Angelo Capodicasa...

  PRESIDENTE. Senta...

  DIEGO DE LORENZIS. ... Enzo Carra...

  PRESIDENTE. ... il suo ordine del giorno di che cosa parla ? Lei lo vuole illustrare o no ?

  DIEGO DE LORENZIS. Assolutamente sì.

  PRESIDENTE. Allora lo illustri !

  DIEGO DE LORENZIS. L'ho illustrato...

  PRESIDENTE. Lo illustri adesso !

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, se lei fosse stata attenta e avesse ascoltato...

  PRESIDENTE. No, perché io ho davanti il suo ordine del giorno...

  DIEGO DE LORENZIS. ... saprebbe che il mio ordine del giorno...

  PRESIDENTE. ... e non parla di questo il suo ordine del giorno...

  DIEGO DE LORENZIS. ... parla di paradisi fiscali...

  PRESIDENTE. ... parla di alienazione di immobili !

  DIEGO DE LORENZIS. ... e di scudo fiscale...

  PRESIDENTE. No ! Allora, c’è l'ho sotto gli occhi il suo ordine del giorno !

  DIEGO DE LORENZIS. Parla di scudo fiscale ! Parla di scudo fiscale ! Legga, impari !

  PRESIDENTE. Allora, entri nel merito !

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, il mio ordine del giorno, come ho illustrato, parla di paradisi fiscali e di scudo fiscale e quindi è possibile fare un cenno ai parlamentari presenti in questa Aula affinché votino il mio ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Bene, continui.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie, dicevo che all'epoca alcuni parlamentari, alcuni dei quali siedono ancora in questi banchi, hanno votato a favore dello scudo fiscale che oggi nell'ordine del giorno in qualche modo chiediamo non venga usufruito per chi compra gli immobili della dismissione statale presente nel decreto.
  Ancora, Presidente, in questo decreto, con questo condono ovviamente, voi state regalando alle lobby e ai poteri finanziari privati quella che è proprietà degli italiani e quindi li state derubando e li state spogliando; non solo il controllore, cioè la Banca d'Italia, diventa controllata dalle banche private e commerciali, e questo ovviamente è una differenza che voi arbitrariamente, in maniera assolutamente cosciente, tendete ad attuare: confondete il controllore con il controllante.
  Pertanto, scrivete l'ennesimo condono per i grandi poteri che acquisiranno questo patrimonio.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DIEGO DE LORENZIS. Ho quasi concluso, Presidente. Noi non siamo soltanto indignati e arrabbiati, noi siamo coscienti, siamo coerenti, siamo informati e siamo anche non violenti... (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

Pag. 55

  PRESIDENTE. Concluda. Ha esaurito il suo tempo.

  DIEGO DE LORENZIS. La prossima volta sul tetto non saliremo noi per salvare la Costituzione ma vorrete salirci voi per prendere gli elicotteri e fuggire alla...

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/1941/149.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Manfredi, Artini, Bechis, Bombassei, Frusone, Placido, Causi, Ciprini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  446   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  345).    

  Passiamo all'ordine del giorno Del Grosso n. 9/1941/150, sul quale il Governo si è rimesso all'Aula. Deputato Del Grosso, intende intervenire per dichiarazione di voto ?

  DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, sì, intendo intervenire per dichiarazione di voto. Prima mi permetta di portare il saluto dei due marò che ieri e l'altro ieri abbiamo incontrato a New Delhi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È stata una missione compatta di tutto il Parlamento, loro hanno apprezzato questo, chiedono di poter ritornare in Italia il prima possibile e vogliono un'azione concreta da parte nostra.
  Tolto questo, tornando invece all'ordine del giorno, ovviamente come lei sa questo decreto-legge prende in esame la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili a partire sia dalla seconda rata dell'IMU dovuta per l'anno 2013, sia la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e infine una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia. Ovviamente ora, se scendiamo più nel particolare e andiamo sull'articolo 3 del decreto-legge, esso contiene delle norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato quindi, ma anche quello degli enti territoriali.
  Quello che noi chiediamo con l'ordine del giorno e, quindi, impegniamo il Governo ad adottare, per quanto di competenza – quindi c’è da parte nostra anche una certa elasticità – le iniziative legislative affinché siano esclusi dalla trattativa per l'acquisto degli immobili pubblici i soggetti che siano stati condannati o abbiano procedimenti in corso per reati fiscali o tributari.
  Come può vedere, questa forse è una di quelle prerogative che, oltre ad essere dal MoVimento 5 Stelle, dovrebbe essere vista come una cosa ottimale da parte di ogni gruppo politico, ecco perché noi chiediamo che questo ordine del giorno sia accolto ma non come raccomandazione, come inizialmente era stato espresso, ma che venga accolto da quest'Aula, perché c’è un senso di onestà morale, di legalità e di giustizia all'interno di questo ordine del giorno. Non possiamo permetterci che qualcuno che abbia dei procedimenti penali o che sia stato condannato possa appropriarsi di dismissioni pubbliche, è come cedere la nostra casa ad un delinquente. Questo non deve essere possibile, pertanto chiediamo un voto unanime su questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/1941/150, sul quale il Governo si è rimesso all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 56
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  420   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 339    
    Hanno votato
no   81).    

  (Il deputato Lodolini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto).

  Passiamo all'ordine del giorno De Rosa n. 9/1941/151, accettato dal Governo, purché riformulato. Accetta la riformulazione, deputato De Rosa ? No. Allora vuole intervenire per dichiarazione di voto ? Prego.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, sì, chiedo di parlare per dichiarazione di voto. Signor Presidente, l'altro giorno abbiamo parlato con la Vicepresidente Sereni di coerenza nel PD, che viene a mancare ultimamente, se ce n’è mai stata. Adesso volevo parlare di credibilità.

  PRESIDENTE. Io la richiamo ad attenersi all'ordine del giorno.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. È legato all'ordine del giorno e al...

  PRESIDENTE. Partiamo dall'ordine del giorno, per favore.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Per prendere certi provvedimenti bisogna avere una certa credibilità, quindi quel partito del Monte dei Paschi di Siena, il partito de «abbiamo una banca» questa credibilità non mi sembra ce l'abbia. Il partito di Letta, Letta quello che manda i «pizzini» a Monti parlando di miracolo.

  PRESIDENTE. No, ma possiamo andare all'ordine del giorno ?

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Sì, ma è legato, perché sono colleghi nel Bilderberg, dove ci sono tutti i banchieri, dove si fanno gli interessi delle banche. Dunque, questa credibilità non possiamo darla a questo partito.
  Ma andiamo all'ordine del giorno. L'ordine del giorno è sul condono. Allora, parliamo dei danni già fatti da questo Governo sul territorio. Io le dico che urbanisti ed esperti hanno rilevato, in questi mesi, come dalle semplificazioni volute con il «decreto del fare» si originano, a livello regionale, preoccupanti effetti sulla pianificazione locale. È successo con il piano casa in Veneto, la seconda regione per cementificazione dopo la Lombardia, che vedrebbe esplodere ulteriore edificazione in aree già densamente edificate, soprattutto di villini e capannoni industriali. La legge regionale, infatti, è impostata prevedendo un sostanziale esproprio del controllo dei comuni e l'accentramento dei poteri dello sviluppo urbanistico, che sono sempre stati di competenza delle amministrazioni comunali. A Milano, invece, si sono verificati numerosi casi di trasformazione senza mantenimento della sagoma, con cui è stato possibile alzare l'originale altezza di un piano ad altezze molto superiori.
  Il coordinamento dei comitati italiani per la vivibilità urbana, in particolare il coordinamento dei comitati milanesi e il laboratorio «Carte in regola» di Roma, giudicano le nuove norme come una cancellazione dei cosiddetti standard urbanistici, fra cui la distanza minima di 10 metri che è il pilastro fondamentale di tutela della civile convivenza e dell'igiene nei tessuti abitativi urbani italiani. Si corre il rischio di scardinare le regole di tutela a difesa del paesaggio e dei beni culturali. Aggiungono che potrebbe svilupparsi, come già successo in passato, una densificazione edilizia esagerata che, se replicata legalmente, altererebbe ulteriormente il già precario equilibrio urbanistico della città.
  L'errore è chiaro. La semplificazione edilizia sarebbe utile se limitata a favorire solo la riqualificazione energetica degli edifici. In caso contrario, invece, diventa il veicolo di uno sviluppo edilizio ancora più disordinato e opprimente, che modifica la costruzione di eco-mostri, fenomeno largamente Pag. 57presente in Lombardia a causa di norme regionali troppo permissive che hanno consentito di derogare altezze, volumi e sagome degli edifici preesistenti, dando vita a un vero e proprio far west edilizio.
  I comitati si oppongono e chiedono la tutela in particolare del vincolo di sagoma nelle ristrutturazioni. A favore si è anche espresso l'Istituto nazionale di urbanistica, INU, che ne ha ribadito l'importanza. Ma, contro questo vincolo si erano mossi, invece, i costruttori e con la legge sopraccitata è stato soppresso: questo grazie anche al Ministro Lupi e a Comunione e Liberazione. Dobbiamo ringraziarlo proprio per tutte le deroghe che sta dando per l'edilizia.
  Abbiamo sentito le vostre scuse per fare passare queste norme all'epoca del «decreto del fare». Poi, abbiamo visto fermarsi il discorso sul consumo di suolo che sembrava essere imminente, urgente, ma tuttora non si muove di un passo. Ora, avete il coraggio di ripresentarvi con un decreto che contiene un condono mirato agli edifici pubblici e recuperato dall'era craxiana (addirittura Craxi siete andati a riesumare, dopo Berlusconi d'altra parte).
  Senza ritegno ponete la fiducia e forse la «tagliola». Tutto questo con l'avallo di SEL, la finta opposizione, stampella del Governo nei momenti che contano. Siete ancora grati, probabilmente, dei deputati che vi ha regalato il premio di maggioranza quando eravate in maggioranza, giusto (Proteste dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ? Fino a che punto pensate che gli italiani siano fessi ?

  PRESIDENTE. Si rivolga a me, per favore.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Tutti vi stanno avvisando (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà)...

  PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore ! Continui. Si rivolga a me.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Certo, Presidente, questo vale anche per lei. Tutti vi stanno avvisando dei gravi errori che fate consapevolmente (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), le associazioni, gli ordini professionali, i cittadini e il MoVimento 5 Stelle. Quando arriverà il conto non avrete più scuse. Sarete spazzati via da questo Parlamento e saranno i cittadini a farlo !

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Rosa n. 9/1941/151.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Manfredi... Qualcuno vada ad assisterlo. Ecco, ce l'ha fatta. Chi altro deve votare ? Nicchi... Ha fatto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  414   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
  96    
    Hanno votato
no  318).    

  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/1941/152, con il parere contrario del Governo.
  La deputata Silvia Giordano, che ha chiesto la parola, è già intervenuta.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/1941/152, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  427   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  324).    

  (Il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 58

  Passiamo all'ordine del giorno Lombardi n. 9/1941/153, con il parere contrario del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, questo ordine del giorno parla di dismissioni degli immobili pubblici e di condono edilizio, due cose che piacciano, per un motivo o per l'altro, sia alla sinistra sia alla destra che anche al centro. Insomma, piacciano un pochino a tutti, diciamo. Sostanzialmente forse ci si scorda che con il condono si richiamano abusi edilizi che a loro volta richiamano catastrofi idrogeologiche.
  Cito testualmente alcune parti dell'ordine del giorno. Questo decreto-legge contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico dello Stato ed anche degli enti territoriali. Questo passaggio è molto importante. Inoltre estende il condono edilizio agli immobili pubblici acquistati dai privati. Questo va un po’ in contrasto anche con l'articolo 118 della Costituzione, perché in questo modo regioni ed enti locali sono costretti a subire, invece che a governare, le destinazioni urbanistiche del territorio.
  Allora con questo ordine del giorno il MoVimento 5 Stelle va ad impegnare il Governo ad adottare ogni provvedimento normativo diretto a restituire agli enti territoriali la capacità di Governo del territorio, anche mediante l'attribuzione delle possibilità di escludere parti del proprio territorio dall'applicabilità della nuova forma di condono edilizio.
  Questo è un impegno che noi consideriamo assolutamente di buonsenso, perché capiamo che l'intento del Governo sia quello di fare cassa in tempi immediati miopemente, perché sul lungo periodo la strategia è perdente – questa cosa va sottolineata –, perché la natura riprende i propri spazi e lo fa con tanto di morti e danni miliardari. In questo sono complici sia le politiche del Governo, come nel caso di questo decreto, sia le scelte di molti amministratori locali che ragionano soltanto in termini elettorali, dove l'orizzonte temporale massimo, quando va bene, è limitato a cinque anni, la durata di un'amministrazione, mentre la natura ovviamente si muove su tempi di ritorno ben più ampi, ma poi presenta il conto con gli interessi.
  Noi però abbiamo bisogno di credere che non tutti gli amministratori degli enti territoriali siano collusi o scriteriati. Dobbiamo pensare che ci sono anche amministratori e pianificatori più attenti ed oculati. Ed ecco, quindi, il senso del nostro ordine del giorno: se il Governo centrale è così miope, non vede lontano e pensa solo a far cassa nell'immediato, gli amministratori e i pianificatori territoriali sono sul loro territorio e si suppone che ne conoscano le criticità ambientali ed idrogeologiche, si suppone che abbiano un legame più diretto con la cittadinanza.
  D'altronde, tecnicamente le zone esposte al rischio di elevata pericolosità sono ben note, in molti casi addirittura si saprebbe anche quali sarebbero gli interventi più efficaci da adottare, ma regolarmente non si riesce ad intervenire attivamente a causa di una carenza strutturale dei fondi. Ed ecco che entra in gioco il nostro ordine del giorno: almeno, se proprio non si riesce ad intervenire attivamente – e si è visto anche ultimamente con la legge di stabilità, in cui si sono riuscite a trovare soltanto briciole per il dissesto idrogeologico – almeno interveniamo passivamente.
  Anche se non abbiamo la possibilità economica di intervenire direttamente, almeno diamo la possibilità agli enti territoriali più responsabili, più attenti, più giudiziosi, di difendersi da questa che è una vera e propria aggressione del territorio, restituendo loro la possibilità di governare il loro territorio in modo da garantire la sicurezza e l'incolumità dei loro cittadini e del tessuto produttivo del loro territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 59giorno Lombardi n. 9/1941/153, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Petraroli, Marti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  422   
   Votanti  421   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 100    
    Hanno votato
no  321).    

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno L'Abbate n. 9/1941/154, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, non accetto la riformulazione e chiedo di intervenire per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Prego.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, gentili colleghe, egregi colleghi, siamo qui a cercare di convincere il Governo ad accettare ordini del giorno che diano un minimo di ratio ad un decreto che unisce l'IMU e la svendita della Banca d'Italia: un coacervo orfano di raziocinio. Ebbene, su questo decreto siete riusciti ad ottenere dalla vostra Europa bacchettate sulle mani sia sul metodo sia nel merito del provvedimento.
  Nella relazione della BCE, la tiratina di orecchie di Mario Draghi al suo ex collega Saccomanni, rinominato «Saccodanni», che prima di diventare Ministro, ricordiamolo, sedeva al vertice della Banca d'Italia, parte dell'eurosistema, è lampante. Quando l'Unione europea impone l’austerity, vi crogiolate nel «ce lo chiede l'Europa»; quando, invece, arrivano i rimbrotti perché quello che state ostinatamente perpetrando può comportare un trasferimento di risorse finanziarie agli azionisti, ovvero alle banche private, citando testualmente dalla relazione della BCE, fate orecchie da mercanti.
  Nel chiedervi di approvare il mio ordine del giorno, che punta all'affidamento in locazione, e non alla vendita, dei terreni a vocazione agricola di proprietà dello Stato e degli enti locali ai giovani imprenditori agricoli, vi invito, per una volta, almeno, in questo Parlamento, a non utilizzare l'agricoltura come un settore da cui pescare per recuperare i denari da elargire a destra e a manca, ma a sostenerla per garantire un futuro roseo a quel poco vero made in Italy che ci rimane, ovvero l'agroalimentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Per questo abbiamo bisogno di un ricambio generazionale, di una visione del futuro del settore, concedendo ai giovani imprenditori e agricoltori il primo insediamento. Insomma, regalate alle banche private, togliete risorse ad altre misure e settori e spacciate questo andazzo, grazie alla vostra stampa, come un provvedimento che, se decade, costringe gli italiani a pagare la seconda rata dell'IMU. Voglio ricordare a lei, Presidente, e a tutti gli italiani che affermare che il MoVimento 5 Stelle, lottando per far decadere questo decreto, farà pagare l'IMU agli italiani è semplicemente una menzogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Falsità, inganni, menzogne, bugie, false minacce: questo è il vostro modo di operare, questo è il vostro modo di essere onorevoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Potevate appoggiare l'emendamento del MoVimento 5 Stelle in Commissione finanze per l'abolizione anche della mini-IMU, coprendolo con un aumento del prelievo sul gioco d'azzardo, e lo avete bocciato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il Governo, poi, il giorno in cui decade un decreto, può emanarne un altro che regolamenti le situazioni intermedie, proprio come avete già fatto il 30 dicembre scorso con il «salva Roma» decaduto, e non volete farlo.Pag. 60
  Il collega Toninelli vi ha appena illustrato l'alternativa dello spacchettamento e non si è ancora capito cosa volete fare. Vi ha anche proposto la possibilità di una legge di iniziativa parlamentare, da approvare in pochissimo; anche qui, non si sa ancora nulla.
  Questo giocare alle falsità, alle menzogne, non vi fa onore, e non fa onore a lei, Presidente, così stimata e apprezzata nel mondo soprattutto dai più deboli e indifesi.
  Vi chiedo, dunque, di votare favorevolmente il mio ordine del giorno per rendervi un minimo onorevoli in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno L'Abbate n. 9/1941/154.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccolo, Luigi Gallo, Gelmini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  419   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  298).    

  Passiamo all'ordine del giorno Micillo n. 9/1941/155, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Ha chiesto di parlare il deputato Micillo. Ne ha facoltà. Accetta l'accoglimento come raccomandazione ?

  SALVATORE MICILLO. Signor Presidente, no, non accetto. Utilizzare risorse pubbliche per rafforzare il sistema bancario-creditizio italiano: questa è la sintesi del decreto-legge. Ma vediamo nello specifico come viene strutturato questo passaggio agli istituti di credito italiani. Gli strumenti utilizzati sono sostanzialmente due: il primo strumento è l'aumento del capitale della Banca d'Italia che si ripercuote nella distribuzione dei dividendi; il secondo strumento è l'acquisto da parte della stessa Banca d'Italia delle quote di partecipazione superanti il 3 per cento del capitale sociale della stessa Banca.
  Per comprendere il primo meccanismo citato è necessario fare delle precisazioni. Il capitale di Banca d'Italia, attualmente posseduto dalle maggiori banche italiane, viene aumentato dagli attuali 156.000 euro fino a 7,5 miliardi di euro. Ma chi beneficia di questo aumento di capitale ? I soci, naturalmente.
  Tuttavia, non dobbiamo ragionare secondo le logiche civilistiche che governano le società per azioni di diritto civile. Infatti, la Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico e pertanto i meccanismi che ne regolano il funzionamento sono diversi rispetto ai meccanismi civilistici. L'operazione in parola si figura, infatti, come un vero e proprio trasferimento di ricchezza da parte dello Stato e a favore delle banche socie, trasferimento di ricchezza che vale 7,5 miliardi di euro.
  A fronte di questo trasferimento di ricchezza, le banche socie di Bankitalia dovranno pagare un'imposta sostitutiva del 12 per cento sull'incremento che le loro partecipazioni hanno avuto. Ma chi paga questo aumento di capitale ? È presto detto: è la stessa Banca d'Italia. Le quote di Bankitalia davano il diritto a percepire i dividendi nella misura fissata dallo statuto, pari al 10 per cento del capitale sociale. Tradotto in soldoni significa una distribuzione di dividendi per una cifra pari a circa 15.000 euro, 10 per cento di circa 156.000 euro. Pertanto, quindi, un aumento del capitale sociale fino a 7,5 miliardi si ripercuote in modo corrispondente sui dividendi che i soci hanno diritto di percepire.
  Il decreto del Governo stabilisce che tali dividendi possono arrivare fino al 6 per cento del capitale sociale: tradotto in termini monetari significa aumentare i dividendi da circa 150.000 fino a circa 450 milioni di euro, il 6 per cento di 7,5 miliardi di euro. In cambio di tutto questo, le banche pagheranno, come detto, un'imposta Pag. 61sostitutiva del 12 per cento sulla plusvalenza. Pertanto, nelle casse dello Stato entrano immediatamente 900 milioni, il 12 per cento di 7,5 miliardi, a fronte di una minore entrata di 450 milioni annui a partire dal prossimo anno.
  Il secondo strumento attraverso il quale il Governo regala liquidità alle banche è il seguente. Il decreto-legge prevede, una volta effettuato l'aumento di capitale, un limite massimo alle singole quote della Banca d'Italia che ogni singolo socio può possedere, limite individuato nel 3 per cento del capitale della Banca. Questo significa che molte quote dovranno essere vendute dai soci di Bankitalia e tali quote potrebbero finire in mano a soggetti controllati da banche straniere. In altre parole, si rischia un altro colpo alla nostra sovranità economica. Banche tedesche potranno diventare socie di Bankitalia.
  «La BCE prende atto che la possibilità per la Banca d'Italia di effettuare tali operazioni può comportare un trasferimento di risorse finanziarie agli azionisti». Queste parole non sono mie, sono del presidente della BCE Mario Draghi, il quale così si è espresso a pagina 5 del parere che è stato inviato relativamente all'operazione in oggetto. In sostanza, la BCE richiama l'attenzione sul potenziale costo a carico della Banca centrale di quella operazione a favore dei suoi azionisti.
  Praticamente Bankitalia si è impegnata al riacquisto delle proprie azioni nel caso in cui le banche non dovessero trovare acquirenti sul mercato. A quale prezzo avverrà il riacquisto ? Non è immaginabile che, dopo aver stimato il valore in 7,5 miliardi di euro, Bankitalia acquisti le azioni a un prezzo inferiore.
  Questo passaggio merita, però, attenzione. Qualora non mi fossi spiegato bene, l'acquisto da parte della Banca d'Italia delle quote di partecipazione eccedenti il limite del 3 per cento sarà un costo a carico dello Stato...

  PRESIDENTE. Concluda. Il suo tempo è scaduto, concluda.

  SALVATORE MICILLO. A pagare sarà il bilancio dello Stato, cioè i contribuenti, visto che, sempre da statuto, gli utili di Bankitalia non distribuiti ai soci vengono versati allo Stato stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Micillo n. 9/1941/155.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Terzoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  429   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 127    
    Hanno votato
no  302).    

  (Il deputato Manfredi ha segnalato di non essere riuscito a esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/1941/156 sul quale vi è un invito al ritiro da parte del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Daga. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DAGA. Signor Presidente, questo ordine del giorno parla dei principi di trasparenza e di pubblicità dei dati. Infatti, l'ordine del giorno dice che si impegna il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative, anche legislative, finalizzate a rispettare gli obblighi di pubblicità e trasparenza delle retribuzioni e degli emolumenti del Governatore della Banca d'Italia e dei membri del direttorio. A tal fine, qualsiasi forma di compenso, qualsiasi titolo corrisposto ai predetti soggetti deve essere conoscibile mediante pubblicazione sul sito Internet istituzionale della Banca d'Italia.Pag. 62
  Quindi, parliamo di pubblicità dei dati e di trasparenza. Ciò è anche previsto da quello che è il testo unico degli enti locali, che non viene purtroppo rispettato in alcune parti di sua competenza. Gli enti locali sono quelle amministrazioni più vicine alla cittadinanza e nei confronti dei cittadini è prevista la pubblicità dei consigli comunali, anche se non viene garantita questa pubblicità.
  Faccio un esempio, che mi auguro non sia ripetuto in altri comuni o enti locali in genere. È quello di Roma.
  A Roma si è travisato, nel tempo, un articolo del testo unico che dice che, in casi straordinari e in caso di eventi particolari, l'aula viene limitata agli ingressi. In pratica il presidente del consiglio può limitare gli ingressi del pubblico e in sala Giulio Cesare è possibile far entrare solamente due persone, due cittadini per ogni consigliere comunale presente in quel momento in aula. Viene presa una lista di nomi su un foglio volante – purtroppo questo era il sistema – che viene messo al vaglio del presidente del consiglio comunale, che dà o meno il permesso di entrare. Questo significa che, se non conosci un consigliere comunale, in sostanza non puoi avere accesso alla seduta di consiglio. E questo succede tutte le volte che il consiglio tratta di temi cari ai movimenti e ai cittadini e si tratta poi di invarianza al piano regolatore (lo abbiamo visto nelle ultime sedute), dismissione di patrimonio pubblico, vendita dei servizi pubblici locali, vendita dell'acqua, vendita e non svendita, perché non esistono i saldi sui beni comuni.
  Ora, il TUEL, il testo unico, prevede appunto la pubblicità del consiglio, e magari, dico io, ci fosse la diretta su tutti i siti degli enti locali, la diretta, come avviene già in quest'aula, ma purtroppo per altri enti locali non è prevista.
  Così come mancano anche trasparenza e pubblicità dei dati sul sito della Cassa depositi e prestiti, riguardo alla lista delle banche che dovrebbero aver accettato di erogare i mutui per acquisto prima casa tramite il plafond casa, che è stato appunto decretato quasi tre mesi fa. Questo plafond casa, come è scritto da un comunicato del Ministero delle infrastrutture, permetterà a determinate categorie di cittadini di accedere ai mutui a vantaggiosi tassi di interesse, per un totale di 2 miliardi di euro. La lista non c’è, perché non ci sono banche aderenti al progetto governativo e la domanda mi sorge spontanea: è forse perché le banche non intendono erogare mutui a tassi agevolati, favorendo i propri mutui ? È chiaro comunque che le aziende private fanno i propri interessi e non quelli della cittadinanza.
  Ora noi vorremmo che Banca d'Italia fosse come una casa di vetro, trasparente e limpida, con i dati fruibili da chiunque tramite il sito Internet, l'ordine del giorno lo chiede, e anche un vetro blindato, magari, per evitare rapine, perché metti che qualcuno volesse sottrarre 7 miliardi e mezzo dalle casse, facciamolo blindato questo vetro.
  Quindi invito comunque al voto favorevole, in nome della trasparenza e del diritto all'informazione sui dati, che credo sia dovuto ai cittadini, magari anche in favore di un ripristino della sovranità popolare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Valle. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  IVAN DELLA VALLE. Signora Presidente, visto che il mio ordine del giorno precedente, che parlava appunto di trasparenza e di informazione, è stato approvato da quasi tutti i membri della Camera, anche questo ordine del giorno ripercorre e va anche oltre quelle che sono le richieste di trasparenza che devono essere messe all'interno di questo decreto. Infatti, parla della pubblicazione sul sito Internet degli stipendi e afferma: «A tal fine, qualsiasi forma di compenso, a qualsiasi titolo corrisposto ai predetti soggetti deve essere conoscibile mediante pubblicazione sul sito Internet».
  Quindi io spero che anche questo ordine del giorno, che va nella stessa direzione Pag. 63dell'ordine del giorno precedente, quindi verso la trasparenza e verso l'informazione a tutti i cittadini, possa essere accolto favorevolmente. Siamo stati fortunati in precedenza, vediamo se andate sulla stessa direzione dell'ordine del giorno precedente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fragomeli. Ne ha facoltà.

  GIAN MARIO FRAGOMELI. Signora Presidente, una precisazione rispetto a questo ordine del giorno: visto che molto spesso nel MoVimento 5 Stelle sono molto esperti nella navigazione in Rete, ribadiamo che già pubblicati sono i compensi sia del governatore della Banca d'Italia che di tutti i membri del direttorio. Di conseguenza la legge viene già applicata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/1941/156.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spessotto, Zolezzi, Mazzoli, Grimoldi, Schirò, Pagani, Allasia, Caon, Latronico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  430   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  309).    

  (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'ordine del giorno Gagnarli n. 9/1941/157 su cui è stato formulato un invito al ritiro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, innanzitutto ripetiamo ancora una volta come non sia condivisibile lo strumento del decreto-legge per una questione centrale come la modifica e l'organizzazione del quadro della Banca d'Italia, argomento che, come detto più volte dai miei colleghi, avrebbe dovuto essere oggetto di ampio dibattito nelle sedi consone che sono ancora quelle parlamentari. Questo decreto-legge nasce da un Governo che gioca a fare l'illusionista: focalizza l'attenzione del pubblico pagante, i cittadini, solo sull'IMU, sviando l'attenzione dai trucchi in esso contenuti. Nasce, guarda caso, il 27 novembre, data in cui tutti gli occhi sono puntati al Senato per la decadenza di Silvio Berlusconi. Governo bacchettato, come ricordato anche dalla mia collega Di Vita, anche dalla BCE che ha ricevuto richiesta di consultazione il 22 novembre 2013. Arriva poi il 23 dicembre, è l'antivigilia di Natale e in tempi veloci e a porte chiuse si adegua lo statuto di Bankitalia ad una normativa che ancora non c’è. Il trucco c’è ed è sempre quello: è l'ennesimo decreto-legge eterogeneo.
  Tornando all'ordine del giorno, come sappiamo l'articolo 4 del decreto-legge che stiamo discutendo detta disposizioni concernenti il capitale della Banca d'Italia. Ricordo che il comma 1 ribadisce che la Banca d'Italia è istituto di diritto pubblico, ai sensi dell'articolo 20 del regio decreto-legge n. 375 del 1936 e dell'articolo 19 della legge n. 262 del 2005. La Banca d'Italia è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali ed è autorità nazionale competente nel meccanismo di vigilanza unico di cui all'articolo 6 del regolamento n. 1024/2013. È indipendente nell'esercizio dei suoi poteri e nella gestione delle finanze. Il comma 2 afferma che la Banca d'Italia è autorizzata ad aumentare il proprio capitale mediante l'utilizzo delle riserve statutarie all'importo di 7 miliardi e mezzo di euro a seguito dell'aumento di capitale rappresentato Pag. 64da quote nominative di partecipazione di nuova emissione di 25 mila euro ciascuna.
  Nello scorso settembre la Banca d'Italia aveva incaricato un comitato di studio al fine di avere una stima del valore del proprio capitale. Nella relazione si estrapola che il modo più ovvio per ridurre la concentrazione dei partecipanti consiste nell'introduzione di un limite massimo alla percentuale di quote detenibili da ciascun soggetto ampliando allo stesso la parte azionaria. A tal fine le quote dovrebbero essere facilmente trasferibili e in grado di attrarre potenziali acquirenti. Il Governo ha fatto proprio questo suggerimento, imponendo una proprietà molto più frazionata e diffusa, fissando il tetto massimo al capitale pari al 3 per cento. L'operazione si configura come un vero e proprio trasferimento di ricchezza dallo Stato alle banche socie. Un trasferimento da 7 miliardi e mezzo di euro dove non saranno gli azionisti a metterci i soldi, ma come al solito pagheranno i cittadini. L'aumento di capitale, finanziato con le stesse riserve della Banca d'Italia, è un regalo alle banche azioniste dell'istituto che vedono rivalutate le loro quote di 48 mila volte e abbassata la tassa sulla plusvalenza al 12 per cento, anziché al 16 per cento previsto inizialmente.
  La rivalutazione delle quote della Banca d'Italia, grazie all'utilizzo delle riserve, permetterà alle banche private detentrici di consolidare la situazione patrimoniale e per quelle che possiedono quote eccedenti al 3 per cento di percepire liquidità dalla vendita delle quote stesse. Vantaggi notevoli per gli attuali quotisti, essendo stato loro concesso di aumentare il patrimonio di vigilanza senza versare un euro per la rivalutazione. Un versamento spot che appare finanziariamente davvero un ottimo affare per le banche.
  Se non venderanno le quote, quanto versato verrà recuperato integralmente entro tre anni, grazie al mero incasso dei dividendi. Mentre, dal terzo anno in poi, il flusso di dividendi sarà sicuramente più abbondante di quanto percepito sinora. Anche nel caso di cessione delle quote, il prezzo di vendita sarà molto elevato, consentendo di rientrare abbondantemente nell'imposta una tantum pagata sulla rivalutazione. I maggiori benefici saranno per Intesa e Unicredit. L'obbligo di vendita della loro partecipazione eccedente e l'attribuzione di un valore di mercato alle quote, regala loro, senza colpo ferire, qualche miliardo di euro. Il 42 per cento che Intesa detiene acquisisce un valore di poco più di 3 miliardi; il 22,1 per cento in mano ad Unicredit, poco più di un miliardo e mezzo. Appare inoltre incredibile che nelle more della cessione obbligatoria, a tali istituti vengano riconosciuti comunque dividendi relativi alle quote eccedenti il 3 per cento.
  Quest'ordine del giorno impegna il Governo ad adottare tutte le iniziative finalizzate affinché la Banca d'Italia autorizzi l'acquisizione a qualsiasi titolo in una banca di partecipazioni che comportano il controllo o la possibilità di esercitare un'influenza notevole sulla banca stessa o che attribuiscono una quota dei diritti di voto o del capitale almeno pari al 5 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, intervengo su questo ordine del giorno, partendo dalla premessa. Volevo ringraziare la collega per questo importante ordine del giorno, che poi ne rispecchia tanti altri. In effetti gli articoli 4 e 5 del presente decreto-legge, di fatto, modificano tutta la normativa che riguarda la governance della Banca d'Italia e sostanzialmente ne designano un futuro di privatizzazione. È un po’ banale definirla così, ma nella sostanza è questo quello che viene messo in campo, ed è una cosa esattamente in controtendenza rispetto a quello che fanno tutti i Paesi occidentali, soprattutto in un momento di grave difficoltà finanziaria, in cui una grande speculazione finanziaria ha messo in ginocchio le economie reali. Andrebbe Pag. 65piuttosto privatizzato il settore dell'economia reale, piuttosto che diminuire di fatto i controlli sugli istituti bancari privati e, anzi, di fatto affidare il controllo stesso proprio ad istituti bancari privati che, peraltro, sappiamo bene, sono spesso espressione, con un sistema di scatole cinesi, anche di banche estere. Voglio dire che la prima considerazione che nella stessa premessa viene fatta è la seguente: è assurdo che il Governo voglia di fatto fare una riforma epocale della Banca d'Italia, senza neanche l'attuale Ministro pro tempore, che sappiamo bene essere anzitutto un ex-direttore generale della Banca stessa, con un decreto-legge.
  Sostanzialmente, da una parte si infilano in un decreto-legge materie estranee tra di loro, senza un contesto assoluto di straordinaria necessità e urgenza previsto dalla Costituzione per emanare un decreto-legge stesso. Mi rendo conto che qualche collega usa parole grosse nei confronti del Presidente della Repubblica, ma non si capisce questa liberalità con la quale il Presidente della Repubblica si appresta a far calpestare i principi previsti dalla Costituzione e non si capisce come, di fronte ad un tema così importante, non si dia l'occasione al Parlamento di discutere nel merito. Né si capisce come, di fronte ad una riforma epocale che è stata fatta – lo ricordo ad esempio nel 1929 del secolo scorso – di fronte a crisi internazionali di natura megagalattica (passatemi un termine moderno) il Governo sia assente, il Presidente del Consiglio se ne disinteressi, il leader del maggior partito di maggioranza – spero solo, per ora, nei sondaggi – Renzi, si occupi di alchimie elettorali o di come fregare i cittadini e non farli partecipare più alla rappresentatività in Parlamento, anziché occuparsi del destino del risparmio pubblico, delle riserve auree. Infatti, con questa disposizione, di fatto non interveniamo per garantire che gli oltre 100 miliardi in oro che custodiamo e che rappresentano l'unico tesoro che possiamo tramandare alle future generazioni, rispetto a quello che ci hanno lasciato i nostri antenati, di fatto non venga a cadere o, comunque, venga conservato.
  Per cui riteniamo assolutamente giusto, così come conseguentemente viene detto negli impegni del Governo, che, poiché è logico che chi acquista quote di Banca d'Italia essendo un privato a sua volta può cedere le sue partecipazioni ad altri privati, la Banca, che comunque è un istituto di vigilanza, che comunque anche a chiacchiere rimarrebbe un istituto che svolge una funzione pubblica ancorché proprietà dei privati, possa controllare in maniera anticipata e preventiva chi entra in quella banca, e che poi, surrettiziamente, controlla la Banca d'Italia. Io spero che ci sia un'attenzione da parte dei colleghi e che non si voti semplicemente per ordine di scuderia rispetto ad una cosa che segnerà il futuro economico e il destino dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gagnarli n. 9/1941/157.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Catania, Fiano, Tidei, Latronico... Hanno votato tutti i colleghi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  424   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  314).    

  Passiamo all'ordine del giorno Fraccaro n. 9/1941/158, sul quale c’è un invito al ritiro.
  Deputato Fraccaro, vuole porlo in votazione ? Sì ? Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie, Presidente, io vorrei illustrare le ragioni per cui credo che questo ordine del giorno debba essere votato favorevolmente dall'Assemblea. Pag. 66Le ragioni sono molteplici, ma mi vorrei soffermare in maniera preliminare su quella che credo sia la ragione fondamentale, ossia che questo decreto-legge si basa fondamentalmente su un ricatto, e il ricatto consiste in questo: da una parte, troviamo l'esigenza da parte del Governo di fare un regalo alle banche private, esigenza che nasce, forse, dalla sudditanza della maggioranza rispetto a certe lobby, le più dannose per un sistema democratico, quelle bancarie private; e, dall'altra, vi è un'altra esigenza: quella di non informare l'opinione pubblica di quello che sta avvenendo, perché è chiaro che questa volontà non trova riscontro, non trova nell'opinione pubblica condivisione.
  Ebbene, allora, qual è il gioco che abbiamo di fronte, il ricatto che abbiamo di fronte ? Hanno pensato bene i nostri governanti di inserire la svendita di Banca d'Italia in un altro contesto – quello dell'IMU –, per poter dire all'opinione pubblica che, qualora le opposizioni avessero fatto decadere questo decreto-legge, la colpa del pagamento dell'IMU sarebbe andata in capo alle opposizioni stesse e non alla maggioranza, che ha creato un decreto incostituzionale. Tra l'altro, le dichiarazioni di autorevoli esponenti della maggioranza nella giornata di ieri testimoniano lo schema che nasconde questo ricatto: e mi riferisco alle dichiarazioni, ad esempio, di Franceschini o del capogruppo del PD, Speranza, che ha parlato di colpa del MoVimento 5 Stelle se il decreto-legge dovesse decadere.
  Allora, io mi chiedo, Presidente, come possiamo scardinare questo ricatto ? Io penso che la cosa migliore per farlo, lo strumento migliore sia quello di informare, di fare una buona informazione nei confronti dei cittadini, di spiegare concretamente il contenuto del decreto. Se riusciamo a fare questo, insieme, in quest'Aula, approvando questo ordine del giorno, facciamo un passo in avanti in questa direzione.
  Ed è per questo, Presidente, per esempio, che ieri abbiamo criticato il suo messaggio, proprio perché secondo noi faceva disinformazione, non informazione, avvalorava questo ricatto. Ed è per questo, Presidente, che abbiamo chiesto una Capigruppo, abbiamo anche chiesto di smentire alcune dichiarazioni, in particolare il fatto che, se fosse decaduto il decreto-legge, gli italiani avrebbero dovuto, necessariamente, pagare l'IMU, ma il mio collega Toninelli ha spiegato a quest'Aula che non è così. Ci sono degli ulteriori strumenti per poter scindere le due cose, Bankitalia ed IMU.
  Ma andiamo alle altre motivazioni che io vorrei addurre a difesa dell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Si attenga all'ordine del giorno, per favore.

  RICCARDO FRACCARO. Siamo in dichiarazione di voto, esprimo le motivazioni per cui si dovrebbe votare a favore di questo ordine del giorno, sono molteplici e quindi vorrei poterlo fare. L'altro aspetto su cui vorrei focalizzare l'attenzione è quello del Titolo II che concerne la ricapitalizzazione di Banca d'Italia. Il testo presenta, Presidente, insormontabili profili di incostituzionalità, anche sul piano del contenuto specifico, non solo dell'impianto generale. L'articolo 47 della Costituzione stabilisce infatti che: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito». Con questo decreto-legge, invece il diritto al risparmio viene calpestato in nome di una rivalutazione delle quote che sarà pagata con le riserve proprio di Banca d'Italia; Banca d'Italia, che è un bene pubblico; si tratta di risorse che appartengono alla collettività e non possono essere usate per una speculazione di Stato. Con questo decreto-legge la Banca d'Italia, utilizzando le proprie...

  PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, concluda.

  RICCARDO FRACCARO. Un minuto, vero, Presidente, mi è rimasto ?

  PRESIDENTE. Ha otto secondi, ancora. Concluda.

Pag. 67

  RICCARDO FRACCARO. Cerco di concludere; così non riesco a coordinarmi con il discorso... Comunque, Presidente, con questo ordine del giorno chiediamo che siano assicurate le funzioni di vigilanza di Banca d'Italia sui cambiamenti strutturali richiesti agli enti creditizi per prevenire lo stress bancario e il fallimento, perché è inaccettabile che siano i cittadini a pagare il risanamento delle voragini causate dalla gestione scellerata del sistema finanziario con la complicità della politica.

  PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, concluda.

  RICCARDO FRACCARO. Concludo. Quindi, io chiedo che si ponga fine, una volta per tutte, a questa che chiamerei una associazione per delinquere, Presidente.

  PRESIDENTE. Mi pare di aver capito che anche il deputato Maietta ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto. Prego, ne ha facoltà.

  PASQUALE MAIETTA. Signora Presidente, semplicemente intervengo per dire che oggi ci troviamo dinanzi a due fatti a mio parere spregevoli, il primo è che il Governo e la sua maggioranza stanno facendo credere agli italiani che l'operazione di ostruzionismo che alcuni partiti stanno ponendo in essere all'interno di quest'Aula rischia di danneggiare i cittadini italiani che si vedranno costretti a pagare l'IMU. Ma in realtà le cose non stanno così, non stanno così perché, da un canto, c’è stato chi, come il mio collega precedentemente, l'onorevole Corsaro o qualche altro collega, all'interno dell'Aula ha chiaramente detto che tecnicamente esiste il modo per trasferire il pagamento dell'IMU in un altro decreto-legge così com’è stato fatto alla fine di dicembre con il decreto «salva Roma»; ma non è così anche perché io credo che la questione dell'IMU questo Governo l'abbia gestita male fin dall'inizio, perché evidentemente ha promesso qualcosa che non si poteva permettere di fare.
  Vedete, io sono assessore al bilancio nel comune della mia città e ho dovuto approvare il bilancio di previsione del 2013 il 30 novembre semplicemente perché non sapevo quali erano le entrate che il mio comune aveva o poteva avere oppure non poteva avere. Quindi, ancora oggi noi ci troviamo con le idee poco chiare e, quindi, se ci troviamo all'ultimo secondo a dover decidere se gli italiani dovranno pagare l'IMU oppure no, non si deve dare la colpa a chi in quest'Aula sta difendendo, oggi, un principio, ma semplicemente è la colpa di un Governo che ha promesso un qualcosa agli italiani senza sapere come coprire quelle spese che ha detto di fare. Ma la cosa più grave e che abbiamo evidenziato ieri noi come Fratelli d'Italia è che si sta svendendo quello che è un patrimonio della nostra nazione.
  Ciò perché il patrimonio, il capitale sociale della Banca d'Italia, è per il 95 per cento in mano ai privati, che oggi, grazie a questo decreto, vedranno il loro patrimonio, le loro quote, passare da 0,5 euro a 20 mila euro ciascuna, pagando semplicemente un'imposta sostitutiva che farà entrare, una tantum, nelle casse dello Stato italiano 900 milioni di euro; una tantum.
  Pensate che le banche private, o comunque le società private che detengono il capitale sociale, sin dall'anno successivo, saranno remunerate con il 6 per cento. Quindi, vedete che, dal secondo anno in poi, avranno di gran lunga remunerato ciò che hanno investito. La cosa più grave che bisogna evidenziare è che oggi stiamo svendendo il nostro patrimonio per pochi spiccioli. La cosa che desta più scalpore e più sospetto è che quando ieri abbiamo evidenziato e chiesto, attraverso un nostro ordine del giorno, se i lingotti d'oro che appartengono alla Banca d'Italia – ma in realtà appartengono a tutta la collettività – rimanessero in possesso della collettività oppure facessero altre strade, e abbiamo chiesto che questa cosa fosse messa per iscritto, il sottosegretario Baretta ha praticamente detto che questo era scontato, perché i lingotti d'oro sono già a garanzia della Banca centrale, ma dicendo un'ulteriore Pag. 68baggianata, perché – lo abbiamo evidenziato ieri – delle 2.500 tonnellate circa di lingotti d'oro che noi abbiamo – ricordo che siamo la terza nazione per quantità di lingotti d'oro posseduti – solo 60 sono a garanzia della Banca centrale. Quindi, è un'ulteriore bugia detta in quest'Aula, con gli italiani che ascoltano.
  Allora, lo diciamo a gran voce, lo diciamo a tutti quelli che oggi sono in quest'Aula e che dovranno poi tornare a casa, guardare i propri figli negli occhi e dire che non si sono resi protagonisti di un sopruso a danno di tutti gli italiani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà, per un minuto e quaranta secondi.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, in questo brevissimo spazio temporale cercherò di suggerire alla Presidenza della Camera di adoperarsi affinché ci sia una corretta informazione dei nostri lavori. Non si sa bene per quale motivo – lo si sa fin troppo bene – la stampa nazionale, quella più importante, sta cercando di veicolare il messaggio che questo decreto riguardi l'IMU. Forse basterebbe dire che su sette articoli solo uno riguarda l'IMU, il primo, e forse basterebbe dire che il Parlamento, e soprattutto il Governo, se vuole, in 15 minuti può salvare gli effetti dell'IMU, come ha fatto con il «salva-Roma» non molti mesi fa, non dimentichiamolo. Allora, questa è la cosa più portante. Ma visto che ci sono, signor Presidente, pongo un quesito: noi, se non rieletti, per un lungo periodo non potremo rivestire cariche pubbliche come essere membri di consigli di amministrazione – giusto –, com’è che votiamo un decreto che è stato redatto e firmato da una persona rispettabilissima, ma che fino a pochi mesi fa, il Ministro attuale e in carica, era direttore generale della Banca d'Italia ? Non ci sarà qualche piccolo conflitto di interesse in questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) ? Sarebbe bene che qualcuno ci pensasse.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fraccaro n. 9/1941/158.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stumpo, Folino, Grassi, Moretti, Sanga...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  436   
   Votanti  416   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 105    
    Hanno votato
no  311).    

  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Ferraresi n. 9/1941/159, con parere contrario del Governo.
  Deputato Ferraresi, è iscritto per dichiarazione di voto. Dov’è ? C’è ? Non è in Aula. Allora, che cosa facciamo ? Passiamo alla votazione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ferraresi n. 9/1941/159, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Bossa, Ventricelli, Gasparini, Vitelli, Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  427   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  304).    

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno D'Uva n. 9/1941/160, formulato dal Governo.

Pag. 69

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, il Governo sta regalando i soldi pubblici degli italiani alle banche private. Come lo sta facendo ? Lo sta facendo saccheggiando 7,5 miliardi dalle riserve della Banca centrale. E come lo fa questo ? Lo fa con un decreto: un decreto in cui, oltre a saccheggiare, viene data una pillolina, una carruba agli italiani. Ricorda vagamente quello che facevano gli europei quando andavano nel nuovo mondo: chiedevano oro e terre in cambio di qualche collana di perline.
  È un po’ la stessa cosa, perché da un lato si elimina l'IMU o parte di essa, e dall'altro lato si prendono tutti questi soldi. Questi sono soldi di tutti gli italiani: sono stati realizzati tramite il regime di monopolio. Come viene fatto questo saccheggio, di cui parlavo poc'anzi ? Lo fanno rivalutando arbitrariamente – sottolineo arbitrariamente – le quote di Bankitalia. Non solo: alle banche sarà garantito un dividendo del 6 per cento, una percentuale elevatissima: i cittadini, quando penso ai loro dividendi, ai loro investimenti, si parla di cifre dello zero virgola zero zero zero, cose ridicole insomma. Invece qui si parla del 6 per cento alle banche: perché mi devo sentir dire dai colleghi che le banche sono in crisi. Certo, gli italiani invece stanno bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... Presidente, non mi sta seguendo... così, se prima... Presidente, mi rivolgo a lei... grazie. Così, se fino a ieri le banche si dividevano 90 milioni annui, da oggi se ne divideranno 450 di milioni di euro sui profitti della Banca d'Italia. E allo Stato, cosa va allo Stato ? Poco, Presidente, quello che avanza: qualche spicciolo.
  State svendendo anche a soggetti esteri. Sì, colleghi: credete che una semplice clausola di nazionalità sia sufficiente ad impedire a queste di controllare quote italiane ? È difficile, difficile voi lo possiate anche solo credere; e se lo credete, non andiamo da nessuna parte. Questo funzionerà nell'immediato: questa clausola di nazionalità nell'immediato funzionerà. Ma, Presidente, dov’è la lungimiranza ? Non credo che la lungimiranza sia al Governo, né tantomeno alla maggioranza. Sì, avete svecchiato la classe politica, abbiamo un Presidente del Consiglio molto giovane, il segretario-sindaco-condannato in primo grado del PD è anch'egli molto giovane.
  Ma non c’è lungimiranza, si applica la stessa politica di vent'anni fa, la politica che ha portato ad avere vent'anni fa, anche più in là, una nazione con un debito pubblico esorbitante: 2 mila miliardi di euro, e oltre. È stato ricordato giusto ieri che le riserve auree dell'Italia sono molte cospicue, si arriva a 110 miliardi; questo per fare capire quanto è alto il nostro debito: 2 mila miliardi di debito pubblico, 110 miliardi le risorse auree. Questo è menefreghismo totale. Chi è che pagherà questo debito pubblico ? Non voi, lo pagheremo noi, lo pagheranno i giovani ahimè, le nuove generazioni. Quello che la clausola di nazionalità... Presidente, però non mi ascolta, mi scusi.

  PRESIDENTE. Lei proceda, vada avanti. Io ho da fare più cose.

  FRANCESCO D'UVA. Lei ha ragione, ma se io non mi posso rivolgere alla Presidenza, non posso rivolgermi a loro, e se lei non mi ascolta a chi mi devo rivolgere ? Allora mi rivolgo ai colleghi ? Vado avanti e mi rivolgo ai colleghi, visto che lei non mi ascolta.

  PRESIDENTE. Vada avanti.

  FRANCESCO D'UVA. Colleghi, quello che la clausola di nazionalità non contempla è la possibilità che le banche straniere possano acquisire le banche con sede in Italia, quindi questa clausola di nazionalità funziona nell'immediato, ma un domani le banche straniere acquisiscono le banche italiane e la cosa è fatta, non è che ci vuole un genio per capire queste cose.
  Non solo, ci saranno tanti controllori, anzi scusate, tanti controllati che avranno parte delle quote del controllore, perché la Banca d'Italia ha una funzione di controllo. Se le quote possono essere massimo al 3 per cento è chiaro che si moltiplicherà tantissimo.Pag. 70
  Quindi invito a votare il mio ordine del giorno, che chiede, Presidente, che il Governo adotti, per quanto di sua competenza, tutte le iniziative possibili affinché la Banca d'Italia, di concerto con la Banca centrale europea, eserciti la vigilanza...

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Uva n. 9/1941/160.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folini, Ventricelli, Giorgis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  422   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  299).    

  Adesso siamo all'ordine del giorno Di Battista n. 9/1941/161, con parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, il cuore del mio ordine del giorno è la corruzione. Lei assicura che convenga a questo Parlamento che io mi attenga strettamente al tema in questione ?

  PRESIDENTE. Si attenga all'ordine del giorno, prego.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. È la corruzione, assieme all'ipocrisia, Presidente Boldrini, uno dei drammi di questa Italia e non lo dico io, lo dice la Corte dei conti, che la corruzione costa a questo Paese 60 miliardi di euro all'anno. Faccio mie, Presidente, le parole di Sandro Pertini: «La corruzione è una nemica della Repubblica e i corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà e dare la solidarietà, per ragioni di amicizia o di partito, significa diventare complici di questi corrotti». Questo è stato il cuore di un messaggio che il Presidente Pertini indirizzò agli italiani nel 1979, messaggi di ben altro spessore di quelli che arrivano ultimamente dal Quirinale, Presidente Boldrini.
  Questa è una proposta di legge a firma Ruocco-Barbanti, che il MoVimento 5 Stelle ha depositato per impedire per sempre il pagamento dell'IMU sulla prima casa a tutti gli italiani.
  Se lei si fosse opposta alla decretazione d'urgenza, all'abuso della decretazione d'urgenza, e avesse voluto sul serio trasformare questo tempio della legge nella casa della buona politica, avremmo votato e approvato provvedimenti di iniziativa parlamentare, e non avremmo svilito la Costituzione della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  L'ordine del giorno vuole spingere il Governo a mettere in campo qualsiasi atto per impedire che all'interno del consiglio di amministrazione della Banca centrale, una banca che voi state terminando di svendere, state finendo di svendere – i soldi nostri, Presidente –, nessun condannato, neanche in primo grado, per reati ai quali verrebbe applicata la pena detentiva, possa sedere all'interno del consiglio di amministrazione di Banca d'Italia, e questo Governo – lo dico ai cittadini, Presidente, che ci stanno seguendo in diretta da casa – e questa maggioranza non sono in grado neppure di approvare un ordine del giorno, quindi uno strumento non vincolante, che cerca di impedire il dilagare del male dell'Italia, che è la corruzione, Presidente Boldrini.
  Se non combatti per porre termine alla corruzione e al marciume finirai con il farne parte, anche per questo noi abbiamo con forza lottato contro la corruzione e anche per questo a volte – e me ne dispiace – magari utilizziamo delle parole fuori posto, ma questo è per via di una rabbia sana che, come cittadini della Repubblica italiana, portiamo in quest'Aula che rispettiamo, il tempio della legge e la casa della buona politica, è una spinta Pag. 71importante per migliorare e per ripulire la Repubblica italiana dal marciume della corruzione.
   Io non ho altre parole, potrei dire che nessuno si deve offendere, perché nessuno ha dato del corrotto a nessuno, ciononostante è sotto gli occhi di tutti che questo Parlamento negli ultimi decenni non ha fatto nulla per lottare contro la corruzione e chi non lotta contro la corruzione, anzi tenta di giustificarla, dando la colpa alla magistratura, ai giornalisti liberi o a un movimento di cittadini come il MoVimento 5 Stelle, è colluso con questo marcio, con questo marciume che è l'Italia. Corrompere significa rompere, mandare in frantumi. Voi avete mandato in frantumi la Banca nazionale, avete mandato in frantumi i sogni degli italiani togliendo il futuro ai giovani e il presente alle persone anziane, e ve ne dovete assumere la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Battista n. 9/1941/161.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, Moretti, Palma, Folino, Piccolo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  428   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 104    
    Hanno votato
no  324).    

  Passiamo all'ordine del giorno Dieni n. 9/1941/162, su cui c’è un invito al ritiro da parte del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, le fonti storiche dicono che Cesare, quando si scontrò con Pompeo per impossessarsi del potere, dimenticando le promesse che aveva fatto alla popolazione, mise per prima cosa le mani sull'erario. Uno dei tribuni eletti dal popolo, Lucio Cecilio Metello, tentò di contrastare la requisizione dell'erario ordinata da Cesare. Poiché la sua opposizione legale era valsa a ben poco, cercò di fare da scudo con il suo corpo contro i soldati di Cesare, ponendosi davanti al tempio di Saturno dove era custodito il tesoro pubblico. Ma i soldati di Cesare, senza badarvi minimamente, tagliarono il chiavistello del portone e portarono via il denaro.
  Nell'antica Roma, dove si coniò per la prima volta il termine res publica, cosa pubblica, il tesoro e il demanio avevano un particolare carattere sacrale.
  Come in ogni tempo, nel momento in cui muta il regime i beni dello Stato da comuni diventano di pochi, se non di uno solo. Ieri come oggi il palcoscenico è sempre Roma e il luogo dove il tribuno si contrappone al regime è il tesoro pubblico. Se le riserve della Repubblica romana erano custodite nel tempio di Saturno oggi le riserve d'Italia, con uno dei più cospicui depositi aurei del mondo, sono nei forzieri della Banca d'Italia.
  Il MoVimento 5 Stelle ha eletto come uno dei punti qualificanti della sua attività la difesa dei beni comuni. Fino a ieri, quando ancora non sedevamo in quest'Aula, le nostre battaglie più importanti sono state per l'acqua pubblica, per la difesa dell'ambiente, per il diritto alla salute dei cittadini. Oggi abbiamo esteso il nostro ambito di attività. Oggi difendiamo altri beni pubblici: la Costituzione, il patrimonio dello Stato, il tesoro pubblico, e difendiamo il principio di una Banca d'Italia che sia patrimonio degli italiani e non dei pochi, dei vostri amici.
  Già oggi la Banca d'Italia è solo relativamente d'Italia ma è, piuttosto, delle banche d'Italia. Il vostro decreto, questa vergogna, amplia la platea degli amici e amplia il quantitativo di elargizioni «sponsorizzate» dai cittadini italiani. Ma ciò che trovo scandaloso e inquietante non sono tanto queste pratiche, cui negli anni ci Pag. 72avete ampiamente abituati, ma sono piuttosto i vostri metodi di manipolazione della democrazia. Ci volevano davvero delle menti specializzate a mistificare la realtà, a confondere le acque e a coprire le tracce delle nefandezze che partoriscono per confondere, nello stesso testo, le norme relative all'IMU e quelle relative alla spoliazione della Banca d'Italia.
  La stampa di regime oggi comincia a suonare la grancassa. Guardiamo i giornali: «IMU, torna lo spettro della seconda rata»; «IMU-Bankitalia, a rischio caos»; «Corsa per salvare il decreto»; «Ostruzionismo del MoVimento 5 Stelle. La maggioranza irritata con la Boldrini». Titoli che inseriscono la stampa nostrana nel glorioso filone della Pravda di sovietica memoria. Ed ecco che il motivo di merito della protesta come d'incanto scompare. Restano, invece, i «grillini» che cercano di fare pagare l'IMU agli italiani, i ragazzetti che si mettono seduti per impedire il voto, le proteste folkloristiche fini a se stesse. Ma che brutto spettacolo. No, cari colleghi, fino a ieri potevate sperare che il film finisse in questo modo, ma oggi sempre più cittadini vanno oltre la pagine de la Repubblica o del Corriere online.
  Oggi chiediamo risposte, le pretendiamo, e queste risposte, nonostante tutto, non vengono. Tutti a parlare di offesa alle istituzioni, di indecenza, tutti a volere insegnare a questi scalmanati ciò che è politicamente corretto. Ebbene, parliamo del merito delle cose. Fateci sapere perché dobbiamo regalare 7,5 miliardi di nostri soldi alle banche, perché noi non l'abbiamo francamente capito ! E dove sarebbero le risposte ? Ho provato a cercarle nella relazione del decreto. Voglio leggere in quest'Aula cosa dice la relazione: L'articolo 4, comma 2, fissa i limiti massimi della rivalutazione del capitale della Banca d'Italia, sostituendo il valore indicato nella vecchia legge bancaria del 1936-38, ormai privo di significato. A tal fine viene determinato in modo trasparente il valore corrente delle quote.
  Comunque concludendo, ditemi: è solo un'impressione o mi sembra che siete partiti già voi stessi prevenuti, cercando di giustificarvi ? Una definitiva rivalutazione del valore del capitale a suo tempo conferito dai soggetti partecipanti, secondo le loro legittime aspettative non diversamente da qualcun altro investitore. Ebbene, noi non ci illudiamo più di potervi cambiare.
  Continuate a fare le vostre operazioni: i favori agli amici, le regalie con i soldi pubblici. Continuate a defraudare lo Stato delle sue proprietà per svenderle a qualche acquirente grato e interessato. Continuate, finché potete, perché i cittadini stanno aprendo gli occhi. Oggi non c’è un solo tribuno a difesa dei beni pubblici: oggi, a differenza dei tempi di Cesare, sono più di 100 solo in quest'Aula e scoprirete presto che fuori di qui ci sarà qualche milione di persone a gridarvi il suo «no».

  PRESIDENTE. Concluda.

  FEDERICA DIENI. Ho concluso. La prossima volta non la passerete, la prossima volta vinciamo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti).

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dieni n. 9/1941/162.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mura, Giammanco, Brandolin, Silvia Giordano, Galperti, Caon...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  438   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato
 115    
    Hanno votato
no  323).    

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Liuzzi n. 9/1941/163, con il parere contrario del Governo.Pag. 73
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, un decreto blindato e senza modifiche ammesse: è questo quello che ci ha presentato il Governo. È la più grossa vittoria delle lobby del credito: 7,5 miliardi di euro, abbiamo sentito più volte parlare di questa cifra in quest'Aula. Ma come siamo arrivati a questo ? La Banca d'Italia viene istituita con la legge n. 449 del 1893 ed è completamente detenuta da azionisti privati. Nel 1926 il Governo fascista la pubblicizza ed espropria i suoi azionisti, successivamente le quote del capitale della Banca d'Italia vengono cedute alle banche private, nel frattempo pubblicizzate a causa della crisi degli anni Trenta.
  Nel 1993, a seguito della crisi finanziaria, il Governo Amato concepisce un mostro giuridico: la privatizzazione delle banche italiane, mediante l'attribuzione delle loro quote di controllo alle fondazione nominate dai partiti. Nel 2005 il Governo Berlusconi fa per miracolo una legge giusta e stabilisce che le quote nel capitale della Banca d'Italia detenute da soggetti non pubblici debbano passare, entro tre anni, allo Stato. Dopo nove anni quella legge è rimasta inattuata. Il 27 novembre 2013, mentre i cittadini erano distratti dalla decadenza di Berlusconi, il Ministro Saccomanni fa una clamorosa marcia indietro: con un decreto stabilisce che la Banca d'Italia non sarà più destinata a diventare un istituto di diritto pubblico detenuto dallo Stato, ma una società ad azionariato diffuso con azionisti tutti privati.
  Un ex dipendente Banca d'Italia, Lucio Di Gaetano, racconta: le quote della Banca d'Italia che dovevano passare allo Stato potranno essere vendute e potranno essere vendute a soggetti stranieri, purché comunitari. Insomma, viviamo già oggi in un Paese che conta poco nel sistema europeo delle Banche centrali, immaginate quanto potrà contare se la sua Banca centrale sarà di proprietà degli stranieri.
  Avete voluto nascondere la Banca d'Italia dietro la foglia di fico della cancellazione parziale dell'IMU e usate lo zucchero per nascondere il sapore amaro di questo decreto. Eppure sulla questione di Banca d'Italia la legge del Governo Berlusconi, prima citata, era chiara: sul risparmio del 2005 si prevedeva che lo Stato si riprendesse le quote detenute dalle banche, anche per dare maggiore credibilità all'azione di vigilanza della Banca d'Italia, che oggi è formalmente di proprietà dei vigilati.
  Niente da fare. Il decreto attuativo non è mai arrivato, come tanti del resto, e avrebbe creato troppi fastidi alle banche. Così oggi cambia la legge, andando in direzione completamente opposta: dopo la rivalutazione, lo Stato non potrà mai rientrare in possesso di una Banca d'Italia che vale 7,5 miliardi di euro invece che 156 mila, perché di questo si parla: rivalutazione contabile del capitale di Banca d'Italia da 156 mila euro a 7,5 miliardi quale premessa per incassare una miliardaria plusvalenza per gli azionisti privati, dicesi banche. Settore che, come avete ammesso anche ieri, è in forte crisi. Il sistema bancario è in crisi e quindi dobbiamo aiutarlo. Tutto questo è passato sotto il silenzio-assenso dei media, e noi siamo stati costretti a gesti eclatanti pur di riuscire a portare l'attenzione su un procedimento che è uno dei tanti tasselli di un mosaico che mira a svendere l'Italia, e lo vedremo nei prossimi giorni.
  Cosa andrete a raccontare in TV e sui giornali ? Un'altra farsa, un'altra pantomima, l'ennesimo spot elettorale ? Continuiamo a batterci su due fronti diversi. Voi siete per le banche, noi per le piccole e medie imprese.
  Voi siete per le assicurazioni, noi per i piccoli carrozzieri. Voi siete per le grandi lobby delle slot che vi finanziano, noi siamo per le persone che pagano le tasse. Voi siete con i palazzinari e gli altri speculatori edilizi, noi siamo per la difesa del territorio. Voi andate a braccetto con i lobbisti delle energie fossili, noi, invece, vogliamo energia pulita per tutti i cittadini.
  Quello che sta accadendo, come sempre, avviene per mantenere questa casta di Pag. 74banchieri in sella alle attuali banche italiane: si regala del denaro per tirare avanti con la stessa identica classe dirigente. La Banca d'Italia e lo Stato hanno deciso di acconsentire al desiderio dei banchieri italiani per mantenere un'autonomia a spese dei contribuenti italiani.
  Oggi, approvando questi ordini del giorno che stiamo presentando, Presidente, avete la possibilità di raccontare fuori da queste mura che, per una volta, una volta, avete fatto qualcosa di buono per il Paese. Concludo dicendo che la proposta del MoVimento 5 Stelle era chiara: potremmo procedere all'abolizione totale, e non parziale, della seconda rata dell'IMU, come abbiamo già proposto, con un incremento del prelievo sul gioco d'azzardo, vera piaga sociale.
  Nonostante questo, abbiamo anche presentato una proposta ulteriore...

  PRESIDENTE. Concluda, il suo tempo è scaduto.

  MIRELLA LIUZZI. ...del mio collega Toninelli, che l'ha presentata in quest'Aula; per cui, non si dica che il MoVimento 5 Stelle non fa delle proposte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno, che è passato, come anche questo, vuole solo porre rimedio all'offesa che state rivolgendo a noi cittadini e a tutte le persone che hanno lavorato duramente per vedersi rovinare il tutto da un branco di mascalzoni. Si vuole impegnare il Governo, in questo caso, a un controllo sia sui dividenti sia sull'attività dei soci. Quale buon padre di famiglia, Presidente, svenderebbe, come state facendo voi, il patrimonio di una vita di lavoro ? Siete scellerati !
  Per salvaguardare gli interessi dei vostri amici banchieri, state dando un ulteriore colpo ad un Paese già stremato. Stiamo aiutando le stesse banche che non fanno il loro lavoro, ovvero quello di prestare soldi ai cittadini che vogliano investire in questo Paese, che ormai sono sempre meno, e a quelli che vogliono salvare la propria azienda in crisi, ma forse a voi non importa.
  Non lo stanno facendo, questi signori, e hanno, di fatto, a livello mondiale, creato questa crisi per cui ora chiedono aiuto. Non meritano, quindi, i continui regali che questo Parlamento gli sta facendo da anni. Questa è solo l'ennesima vergogna ! Ma perché fare oggi un decreto avente ad oggetto una riforma così importante come quella della Banca d'Italia, ossia la banca che dovrebbe essere degli italiani ?
  Mi chiedo, inoltre, qual è il messaggio che stiamo dando ai milioni di italiani che, fuori da queste mura, non arrivano alla seconda settimana del mese. Mi chiedo quale possa essere la reazione del disoccupato che si sente dire: questa settimana abbiamo approvato una riforma importante, abbiamo aiutato le banche concedendo loro l'usufrutto di 7,5 miliardi di euro di denaro pubblico e un dividendo annuo del 6 per cento, a rischio zero, per la misera sommetta di 450 milioni all'anno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma con che faccia noi parlamentari possiamo tornare nei nostri territori, incontrare i nostri elettori, cittadini, e raccontare queste cose ? Di certo, solo noi avremo il coraggio di farlo, Presidente, perché i colleghi, soprattutto quelli del PD, andranno in giro a dire che noi volevamo far pagare l'IMU agli italiani, e non che hanno regalato soldi ai privati e condonato, proprio come quel Berlusconi, che facevano finta di combattere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Le persone che si trovano al di sotto della soglia di povertà relativa sono tantissime, Presidente: 9 milioni 563 mila, pari al 15, 8 per cento della popolazione. Nel biennio 2012-2014, la contrazione complessiva dei consumi delle famiglie italiane ammonterà a circa 60 miliardi di Pag. 75euro, influendo significativamente, in modo negativo, sulla produzione e sull'occupazione.
  Ricordiamo che, a oggi, la disoccupazione è arrivata ad un livello del 12,5 per cento. Questa è la drammatica situazione del nostro Paese, Presidente. Voi state chiudendo gli occhi davanti ai poveri, agli indigenti (in questo caso, anche agli alluvionati e ai terremotati), sempre e comunque per riempire il vostro stomaco ingordo e quello dei vostri amici e soci in affari.
  Questo giochino non potrà andare avanti per sempre ovviamente, perché mentre voi «scorticate» il popolo, l'occupazione è calata del 7,2 per cento, pari a 1,8 milioni di unità di lavoro in meno rispetto al 2007. Ve ne rendete conto che state togliendo il futuro ai nostri giovani ? Forse, no.
  Questo provvedimento non è altro che un aiuto di Stato nei confronti delle banche: è inutile nascondersi dietro un dito. Aiutare il sistema bancario in difficoltà può anche essere giusto, solo, però, se dopo si ricorda di obbligarle a concedere liquidità alle piccole imprese, a quelle imprese che non possono avere accesso a capitali finanziari che rappresentano il 90 per cento del nostro tessuto, e alle imprese, per esempio, delle zone alluvionate e terremotate che chiedono solo la possibilità di ripartire e a cui voi avete chiuso la porta sbattendogliela in faccia.
  Io vi invito a ritirare questo provvedimento nella parte riguardante Bankitalia, sapendo di esprimere in concetto utopico, ma giusto, di cui un giorno, guardandomi allo specchio, non mi dovrò vergognare, come molto probabilmente, se avete una coscienza, dovreste e dovrete fare voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Liuzzi n. 9/1941/163.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Silvia Giordano, Brandolin, Folino, Farina...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  441   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  347).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Rizzo 9/1941/165, con il parere contrario del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzo. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA RIZZO. Signor Presidente, intanto vorrei fare una premessa e scusarmi con i miei colleghi del gruppo del MoVimento 5 Stelle per non essere stato presente ieri e l'altro ieri, a dare loro man forte sulla denuncia, con annessi cartelloni, contro questo decreto-legge con il quale si sta perpetrando l'ennesimo sopruso ai danni dei cittadini.
  Relativamente all'ordine del giorno n. 9/1941/165, vorrei premettere che nel 2014 parlare ancora di sanatoria, cioè di rimediare alla realizzazione di opere edili che non hanno rispettato le leggi, per lo più su immobili dello Stato, dipinge esattamente il quadro dello sfascio dell'Italia che state consegnando alle prossime generazioni.
  Comunque, ritornando all'ordine del giorno, chiediamo al Governo di attivarsi, tramite l'Agenzia del demanio, per far pervenire comunicazione ai soggetti che hanno sottoscritto atti di trasferimento di immobili pubblici per i quali non è decorso il termine di 12 mesi fissato dall'articolo 3, comma 1, data entro la quale possono presentare domanda di sanatoria, informandone contestualmente con appositi avvisi pubblici i comuni nel cui territorio è ubicato l'immobile oggetto della compravendita. Ciò, per garantire maggiore trasparenza negli atti di compravendita di immobili che necessitano di sanatoria.Pag. 76
  Chiediamo inoltre al Governo di definire meglio alcuni aspetti previsti dall'articolo 3, comma 1, nel caso in cui ci sia il rigetto della domanda di sanatoria previsto dall'articolo 40, sesto comma, della legge n. 47 del 1985, relativamente agli immobili pubblici oggetto già di trasferimento. Con questo ordine del giorno vorremmo che il Governo indicasse più esplicitamente a quale regime giuridico dovranno appartenere gli immobili oggetto del rigetto, e quali procedimenti osservare per provvedere alla demolizione delle opere abusive, al ripristino dello stato dei luoghi e/o alla rifunzionalizzazione degli immobili e delle aree in questione, compatibilmente con la strumentazione urbanistica e i regolamenti edilizi approvati.
  Inoltre chiediamo al Governo di dare sempre maggiore risalto alla comunicazione, negli avvisi di asta pubblica per la cessione degli immobili pubblici, sull'indicazione concernente la sussistenza dell'obbligo di presentare la domanda di sanatoria di cui all'articolo 40, sesto comma, della legge n. 47 del 1985, e di sospendere in modo espresso l'efficacia degli atti di trasferimento degli immobili, al buon esito del procedimento di rilascio della sanatoria edilizia, in quei casi ove è necessario presentare la domanda stessa.
  In conclusione, Presidente, con l'insieme di tutti questi ordini del giorno cerchiamo di mettere una «pezza» a tutta una serie di previsioni normative che questo Governo intende applicare alla popolazione italiana, che, direttamente o indirettamente, si troverà ancora una volta a pagare di tasca propria il fallimento di una classe politica che negli ultimi venti anni ha portato al collasso l'Italia.
  Infine, Presidente, non aver deciso per il bene del popolo italiano, ma soltanto per ciò che interessava alle banche, alle multinazionali, alle lobby di potere e ai finanzieri facoltosi non vi salverà dal giudizio della gente comune (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, sono contenta che oggi ci sia lei ad ascoltare questi discorsi, perché, proprio sul tema della cessione degli immobili l'altro giorno quest'Aula ha detto tanto. E allora forse è giusto ricordare anche a lei i discorsi che sono stati fatti per spiegare come negli ultimi anni questa classe politica abbia utilizzato le cessioni di immobili come manna e panacea di tutti i mali.
  Perché ? Perché la politica, soprattutto i partiti di Governo, ha usato, prima, le cessioni di immobili per dire che era necessario utilizzare queste entrate per abbattere la spesa pubblica. E allora io, l'altro giorno, chiedevo ai colleghi – e spero che nel frattempo si siano informati – se sanno che la nostra spesa pubblica non è esattamente quella che loro forse pensano, perché il nostro Paese è in avanzo primario. Questo cosa significa, Presidente ? Significa che le nostre spese sono più basse delle nostre entrate, cioè i cittadini pagano più tasse dei servizi che ricevono. Ora, solo un pazzo venderebbe gli immobili della pubblica amministrazione per diminuire la spesa pubblica, avendo un avanzo primario.
  Allora, mi chiedevo come mai, colleghi, e spero che oggi qualcuno abbia fatto i compiti a casa e, quindi, ci venga a raccontare qual è, secondo loro, la loro verità, continuano a cedere immobili. La risposta sta nella loro giustificazione, quella che il Governo dà, ossia l'abbattimento del debito pubblico. E questa è la seconda fandonia che voi raccontate ai cittadini: abbattere il debito pubblico.
  Ora, il nostro avanzo primario, quello di cui sopra, è letteralmente mangiato dagli interessi sul debito, quelli che le vostre generazioni di politici hanno fatto negli ultimi venti, trent'anni. E i nomi li sapete, li sappiamo bene anche noi. E quando li urliamo nelle piazze, vi assicuro, ci sono un sacco di applausi scroscianti, perché tutti se ne sono accorti e tutti conoscono questi nomi. Sono quei nomi e quelle persone che voi mettete su quelle poltrone, le poltrone più alte di questo Paese.Pag. 77
  Però, c’è da dire che questo tema, quello del debito pubblico, un po’ alle banche è legato e, quindi, è legato a questo decreto-legge. Perché ? Perché tutte le banche sono state spinte – letteralmente spinte – dalla politica a comprare oltre 200 miliardi di euro di debito italiano. E sono, dunque, loro, le banche, che oggi fanno il prestatore di ultima istanza, che tiene a bada lo spread; lo spread: quella parola che anche i bambini a un anno hanno imparato a dire, perché voi ne avete fatto un motto.
  Mi ricorderò per sempre il Presidente Letta che in televisione si dà le pacche sulle spalle e dice che lui è un bravo Presidente perché abbattere lo spread ha permesso di pagare interessi sul debito molto più bassi rispetto ad altri governatori di questo Paese. Credo che questo non sia un criterio accettabile da dare ai cittadini per essere felici di vivere nelle condizioni in cui voi li avete messi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, chiedo alla gente che ci ascolta da casa, ai cittadini, quelli che con noi popolano le piazze e le sale, quelli che finalmente, insieme a noi, possono avere la fortuna di capire come gira questo Paese, di non arrabbiarsi solo con le piccole banche, ma soprattutto con le grosse banche.
  Le solite banche, quei mostri che oggi ci rubano tutto e che la politica usa; usa, perché è chiaro che c’è un concetto di connivenza chiaro tra la politica e gli istituti bancari. Primo, per le cariche – ricordo ancora una volta – che la politica regala e concede loro.
  Io vengo dal Piemonte: Chiamparino, dopo aver smesso di fare debiti nella sua città, usando i fondi delle Olimpiadi di Torino, va ad occupare la prima sede dell'Istituto San Paolo. Ora, credo che un sindaco che riempie di debiti la propria città non sia in grado di governare un istituto come Intesa Sanpaolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Partito Democratico: «Fondazione !»).
  Sì, sì, Fondazione San Paolo, ma tanto è la stessa cosa, perché qui le fondazioni e le banche ormai sono la stessa identica cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti).

  PRESIDENTE. Per favore ! Vada a concludere, ha concluso il suo tempo.

  LAURA CASTELLI. Concludo, Presidente, dicendo che l'ignoranza di quest'Aula è imbarazzante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tacconi. Ne ha facoltà.

  ALESSIO TACCONI. Signora Presidente, ringrazio i colleghi che hanno parlato prima di me riguardo a questo ordine del giorno. Sono costretto ad intervenire per evitare qualsiasi fraintendimento riguardo a questo ordine del giorno e, quindi, vorrei tornare anche al contenuto espresso in questo ordine del giorno, per far capire a tutti quanti l'estrema importanza di quello che stiamo chiedendo.
  Il decreto-legge in esame, all'articolo 3, disposizioni in materia di immobili pubblici, al comma 1, prevede che alle alienazioni di immobili di cui all'articolo 11-quinquies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito in legge 2 dicembre 2005, n. 248 si applicano le disposizioni di cui al sesto comma dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47.
  Inoltre, il sesto comma del citato articolo 40 prevede la possibilità di presentare domanda di sanatoria, ai fini urbanistico-edilizi, relativamente ad immobili oggetto di trasferimento derivante da procedure esecutive, entro centoventi giorni dall'atto di trasferimento dell'immobile, sempre che l'immobile rientri nelle previsioni di sanabilità di cui al capo IV della stessa legge 28 febbraio 1985, n. 47.
  Sottolineiamo inoltre, in questo ordine del giorno, che la domanda di sanatoria – relativamente agli immobili di cui all'articolo 11-quinquies del decreto-legge 30 Pag. 78settembre 2005, n. 203 – può essere presentata entro un anno dall'atto di trasferimento.
  Ora, l'articolo 3, al comma 1, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, estende la possibilità di presentare domanda di sanatoria per gli immobili interessati dai processi di dismissione finalizzati ad obiettivi di finanza pubblica.
  Inoltre, il capo IV della legge 28 febbraio 1985, n. 47, come integrato e modificato da successivi provvedimenti legislativi, definisce, tra le altre cose, non suscettibili di sanatoria, le opere realizzate in contrasto con i vincoli, elencati nell'articolo 33 della stessa legge e qualora detti vincoli comportino inedificabilità e siano stati imposti prima della esecuzione delle opere stesse.
  Lo stesso articolo 33, signora Presidente, stabilisce che sono escluse dalla sanatoria anche le opere realizzate su edifici ed immobili assoggettati alla tutela della legge 1o giugno 1939, n. 1089, ossia sui beni culturali di cui alla parte seconda del codice dei beni culturali e del paesaggio, che non siano compatibili con la tutela medesima.
  Lo stesso capo IV, in realtà, della legge 28 febbraio 1985, n. 47, fissa le condizioni in presenza delle quali le opere costruite su aree sottoposte a vincoli possono essere sanate, e disciplina la procedura da osservare in questi casi, stabilendo che il rilascio del titolo abitativo edilizio in sanatoria per opere eseguite su immobili sottoposti a vincolo è, comunque, subordinato al parere favorevole delle amministrazioni preposte alla tutela del vincolo stesso.
  L'ultima premessa, invece, dice che la disposizione normativa introdotta con il decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, con specifico riferimento agli immobili pubblici oggetto di atti di trasferimento già sottoscritti, può innescare dei contenziosi tra le parti in caso di non suscettibilità di sanatoria delle opere realizzate ovvero di rigetto della domanda di sanatoria.
  Detto tutto questo, con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo su alcuni punti. Il primo è a provvedere affinché l'Agenzia del demanio comunichi ai soggetti che hanno sottoscritto atti di trasferimento di immobili pubblici, per i quali non è decorso il termine di 12 mesi dell'articolo 3, comma 1, la data entro la quale possono presentare domanda di sanatoria, di cui all'articolo 40, sesto comma, della legge n. 47 del 1985, informandone contestualmente, con appositi avvisi pubblici, i comuni nel cui territorio è ubicato l'immobile oggetto della compravendita.
  Il secondo importante punto che chiediamo, signor Presidente, è che, con particolare riferimento agli immobili pubblici oggetto di atti di trasferimento, già sottoscritti e divenuti comunque efficaci, il Governo intervenga, anche nel primo provvedimento di iniziativa governativa utile, per definire: a) il regime giuridico degli stessi immobili, in caso di non suscettibilità di sanatoria delle opere realizzate ovvero di rigetto della domanda di sanatoria di cui all'articolo 40, sesto comma, della legge n. 47 del 1985, presentata nei termini stabiliti...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALESSIO TACCONI. ... dall'articolo 3, comma 1, del decreto-legge in esame – sto concludendo, finisco –; b) i procedimenti...

  PRESIDENTE. No, no, ha concluso il tempo. Deve concludere.

  ALESSIO TACCONI. Ho concluso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzo n. 9/1941/165.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Mongiello, Locatelli, Frusone, Petraroli, Ginoble, Covello...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 79
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  432   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato
no  319).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Mannino n. 9/1941/166, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, in questo ordine del giorno io dovevo parlare di turismo, ma in realtà è il nostro ultimo intervento, quindi penso che sia l'ennesimo appello che le facciamo, Presidente, affinché non applichi la «tagliola» sulla discussione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Siamo un'opposizione, ma in sé rappresentiamo anche il 25 per cento degli elettori, quindi anche per questo noi le chiediamo di dare voce alla nostra protesta democratica.
  In questo ordine del giorno, come dicevo, parlerò di turismo perché si parla dell'individuazione da parte del Mibact e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dei beni da sottoporre a tutela, dei quali deve essere mantenuta la proprietà dello Stato, e della consultazione con le regioni, con gli enti locali e con le associazioni portatrici di interessi diffusi.
  Anche attraverso questo brusio vorrei far passare il messaggio di quanto è importante il turismo in Italia. Difatti, i dati parlano dell'11,7 per cento più o meno del PIL che porta il turismo in Italia; 2,6 milioni di persone occupate. Nel 2013 l'OMT ha dato i risultati e ha definito l'Italia al quinto posto rispetto alle entrate di turisti. Se facciamo un confronto con la Francia, che attrae anche 83 milioni di turisti, noi siamo sotto i 43 milioni. Abbiamo un grandissimo potenziale che non sfruttiamo.
  Se alzassimo il livello di turisti in Italia in entrata di 35-40 milioni, porteremmo, per turista che lascia a testa 100 euro in tasse, una entrata di 3,5-4 miliardi di entrate fiscali. Trent'anni fa – lo ricordo – circa trent'anni fa eravamo al primo posto; ora siamo al quinto.
  Sessanta milioni di arrivi in più porterebbero alle casse dello Stato 1,5 o 2 miliardi addirittura di entrate. Sarebbero anche una copertura possibile per l'IMU, visto il balzello che c’è stato negli ultimi mesi e visto che siamo al quarto decreto-legge che ne parla. Qui si parla di mini-IMU, ma insomma è una tassa che è stata riesumata diverse volte, che è uscita dalla porta per rientrare dalla finestra, un po’ come nello stile del miglior illusionismo politico. Inganni semantici, insomma.
  Qualora decadesse questo decreto-legge – lo hanno già detto diversi miei colleghi – sarà un problema soprattutto del Governo eventualmente rispondere ad un'ennesima figuraccia già sancita dalle diverse file che si sono registrate da parte dei cittadini per pagare la mini-IMU.
  Troppa fretta in questo decreto-legge, come troppa fretta per quanto riguarda il prossimo decreto-legge che arriverà e che è già in discussione in Consiglio dei ministri, che parla di turismo in Italia e che si proponeva di far crescere il PIL di 30 miliardi di euro. Le regioni non hanno fatto in tempo a chiedere al Governo di premere sull'acceleratore per quanto riguarda questa tematica sottovalutata che, subito, con grande tempismo, è arrivato l'annuncio che il decreto «valore turismo», da lungo atteso, sarà portato in discussione i primi giorni di febbraio. Un po’ la stessa fretta che c’è stata per questo tipo di decreto-legge, che è arrivato, è stato approvato il 29 novembre e che ha dato soltanto cinque giorni lavorativi alla BCE per emanare un parere. Si tratta di un caso di non consultazione. La BCE, nell'Europa, quando vogliamo è molto importante, altre volte meno, come quando firmiamo i Trattati senza neanche pensarci Pag. 80un attimo. Mario Draghi ha tirato le orecchie al suo ex-collega Saccomanni che sedeva ai vertici di Banca d'Italia. Quindi questo «ce lo chiede l'Europa» a volte lo rispettiamo, altre volte meno.
  Per quanto riguarda sempre l'ordine del giorno, vorrei ricordare che ci sono 8 milioni per le reti di impresa del turismo bloccati perché non si fa un bando; 5 milioni per i buoni vacanza anch'essi bloccati per mancanza di decreto; il portale Italia.it è ancora fermo, nonostante le dichiarazioni del Ministro Bray. Il sottosegretario al turismo Simonetta Giordani nel corso della presentazione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Prego, continui.

  MARA MUCCI. Sentivo un po’ di disappunto...

  PRESIDENTE. Vada avanti, vada avanti, non se ne occupi...

  MARA MUCCI. Forse volevo ribadire il fatto che l'opposizione dovrebbe avere il suo giusto rilievo e dovrebbe magari essere anche ascoltata in sede di Assemblea. Questo brusio dispiace... Pensiamo che, come stavo dicendo, senza credito alle imprese, agevolazioni fiscali e diminuzione del costo del lavoro, da un lato, diminuzioni delle ritenute in busta e un aumento del potere d'acquisto sarà difficile riuscire a migliorare le condizioni del turismo italiano e, quindi, anche quelle della nostra amata Italia. Il turismo è economia...

  PRESIDENTE. Concluda. È scaduto il suo tempo.

  MARA MUCCI. ... ma è anche impresa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mannino n. 9/1941/166.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Ginoble, Marti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  451   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  319).    

  (I deputati Preziosi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Tinagli n. 9/1941/167, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Ha chiesto di parlare la deputata Tinagli. Ne ha facoltà.

  IRENE TINAGLI. Grazie, Presidente, premesso che sono abbastanza sbalordita dal livello di confusione che è emerso dagli interventi di quest'Aula negli ultimi due giorni in merito alla parte del provvedimento che riguarda Bankitalia, sulla sua svendita e privatizzazione, quando sappiamo bene che la Banca d'Italia era già di banche private. E non solo: con questo provvedimento, abbassando al 3 per cento la soglia di detenzione delle quote e garantendo una maggiore diffusione dell'azionariato, noi diminuiamo la potenziale influenza dei soggetti privati su Banca d'Italia per tutelare l'indipendenza di Banca d'Italia, che da sempre ha caratterizzato un istituto che è stato un vanto dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia). E l'intervento del Governo Berlusconi del 2005 non era un vanto, ma un tentativo di riportare la Banca d'Italia sotto l'influenza del potere politico, ed è una cosa che nessuno di noi – o, per lo meno, noi di Scelta Civica – ci saremmo mai augurati.
  Quindi, siamo contenti che si ristabilisca un principio fondamentale, che è Pag. 81quello dell'indipendenza della Banca d'Italia, con un provvedimento che, contrariamente a quanto è stato ripetutamente detto in quest'Aula, non prevede come rivalutazione un esborso di 7 miliardi e mezzo, come è stato ripetuto anche dal relatore Causi. Quindi, premetto che non abbiamo dubbi su questa operazione nel suo complesso: noi abbiamo semplicemente sollevato delle osservazioni di merito molto serie su una parte della norma, che riguarda specificatamente il riacquisto da parte di Banca d'Italia delle quote eccedentarie questa soglia del 3 per cento.
  Cos'era che ci lasciava perplessi ? Era l'indeterminatezza della norma riguardo alla tempistica e alle modalità di questo riacquisto, una indeterminatezza che è stata anche evidenziata dal parere della Banca centrale europea, che questa ci ha mandato a dicembre. Quindi, noi eravamo preoccupati in maniera particolare che si potessero allungare i tempi in cui la Banca d'Italia avesse in possesso questi titoli e preoccupati per le condizioni di acquisto e di cessione, perché se si acquista ad un prezzo troppo elevato rispetto a quello a cui poi verrà ceduto, lì sì che si potrebbe verificare un danno patrimoniale per la Banca d'Italia; un danno di lungaggine, che poteva anche essere incentivato dal fatto che, nel periodo transitorio, si concedevano dividendi su queste quote eccedentarie.
  Quindi, noi avevamo proposto con questo ordine del giorno, e già prima con degli emendamenti, di instaurare dei criteri che collegassero il prezzo di acquisto e di successiva cessione – quindi, per cercare di evitare danni patrimoniali alla Banca –, dei criteri, quindi, anche per ridurre al massimo possibile questo tempo che intercorre tra l'acquisto e la cessione e incentivare il più possibile le banche a collocare le quote sul mercato privato, prevedendo anche la sospensione della corresponsione dei dividendi su queste quote eccedentarie.
  Quindi, da questo punto di vista, io sono molto soddisfatta del fatto che il Governo abbia riconosciuto l'importanza di questi rilievi, e li abbia accettati sulla parte in particolare dei dividendi, e l'importanza di stimolare la massima compressione del tempo che intercorre fra l'acquisto e la cessione, e anche del tentativo di introdurre questi criteri che colleghino il prezzo di acquisto al prezzo di rivendita.
  Mi permetto solo di suggerire, quando si dice nella riformulazione che il prezzo di rivendita non sia inferiore a quello del precedente acquisto, di invertire, suggerendo di far sì che il prezzo di acquisto sia determinato in misura non superiore al valore di realizzo ragionevolmente atteso sulla base di un'adeguata istruttoria. Questo per garantire anche ai cittadini che ci sia, al momento dell'acquisto, una procedura, un'accuratezza, un'oculatezza nell'acquisto, accompagnato da un'istruttoria che garantisca trasparenza e correttezza della procedura. Quindi, mi permetto di suggerire questo, se il Governo ritiene, perché credo che questo sia il modo di operare e, quindi, di garantire trasparenza e correttezza nelle modalità di implementazione.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, accolgo il suggerimento e, quindi, sulla base della riformulazione, sostituire, al primo capoverso, le parole: «il prezzo di rivendita non sia inferiore a quello del precedente acquisto», con le parole: «il prezzo di acquisto sia determinato in misura non superiore al valore di realizzo ragionevolmente atteso sulla base di un'adeguata istruttoria». Il resto della riformulazione resta uguale.

  PRESIDENTE. Deputata Tinagli, accetta la riformulazione ?

  IRENE TINAGLI. Sì, Presidente, accetto la riformulazione.

Pag. 82

  PRESIDENTE. Ma insiste per la votazione ?

  IRENE TINAGLI. No, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1941)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

  GIORGIA MELONI. Signora Presidente, in questi giorni in cui ampiamente si è discusso di questo decreto-legge, noi abbiamo più volte fatto notare come in questo provvedimento si assista a un vecchio trucco che conosciamo fin troppo bene: il Governo sceglie di mettere, all'interno dello stesso decreto-legge, delle norme molto popolari, in questo caso l'abrogazione della rata dell'IMU, e delle autentiche porcate, nella speranza che gli italiani non se ne accorgano...

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi, un po’ di attenzione e silenzio ! Per favore...

  GIORGIA MELONI. Chiaramente recupererò il tempo, Presidente.

  PRESIDENTE. Certo, lo faccio anche per lei.

  GIORGIA MELONI. Grazie. Sperando, dicevo, che gli italiani non si accorgano del fatto che in questo decreto-legge – anche se, insomma, non c’è stato grande diritto di cittadinanza per questi temi nella grande comunicazione, in questi giorni – permangono delle norme che noi consideriamo una autentica porcata; quindi io non perderò tempo sui temi dell'IMU, non perderò tempo a ribadire come il Governo avrebbe potuto varare, in qualche ora, un decreto-legge che noi avremmo votato con grande convinzione per non far pagare agli italiani la seconda rata dell'IMU, non perderò tempo a dire quanto sia comunque ridicolo parlare di abrogazione dell'IMU poche ore dopo che qualche milione di italiani ha dovuto di nuovo pagare una tassa sulla casa nella quale vive, io voglio dedicarmi, come abbiamo fatto in tutti questi giorni, alla vergogna delle norme su Bankitalia.
  Vedete, colleghi, qui siamo di fronte, in realtà, a qualcosa di molto più grave del solito regalo fatto dal Governo agli amici delle banche; siamo di fronte a qualcosa di molto più grave della ennesima «legge marchetta» nei confronti dello lobby amiche. Noi siamo di fronte, e mi prendo la responsabilità di quello che dico, perché lo dico per convinzione, a un atto di alto tradimento nei confronti del popolo italiano. Questo è questa norma, e vi spiegherò il perché; intanto noi siamo di fronte ad una autentica truffa di Stato. Questo è. Guardate, colleghi, quelli che l'hanno congegnata devono anche avere uno scarso rispetto di noi se pensano che non ce ne accorgiamo.
  Allora, come è noto, le quote di partecipazione della Banca d'Italia risalgono agli anni Trenta, a un periodo cioè nel quale non vigeva esattamente un sistema liberale e liberista, e quelle quote di partecipazione non erano da intendersi come quote di possesso del capitale di Banca d'Italia, erano molto più banalmente delle quote simboliche che servivano e servono a regolare la governance della nostra Banca centrale e a regolarne il diritto di voto. Questo si intendeva e questo conferma la Corte di Cassazione nel 2006 in una sentenza a sezioni riunite nella quale si dice, cito testualmente, che la Banca d'Italia non è una società per azioni di diritto privato. Ovviamente questo lo sa bene anche il Governo, che però gioca su questo equivoco, per tentare di mettere a segno la truffa del secolo. Nella relazione illustrativa riguardo a questo punto il Governo dice: l'operazione realizza una definitiva rivalutazione del valore del capitale a suo tempo conferito dai partecipanti, Pag. 83secondo le loro legittime aspettative, non diversamente da qualunque altro investitore.
  Per capirci, in spregio a qualunque forma di credibilità, il Governo sostiene che negli anni Trenta un gruppo di investitori privati, invece di mettere i propri soldi sull'apertura di una pizzeria o di una fabbrica di scarpe ha deciso di investire i suoi soldi nella Banca d'Italia e oggi, legittimamente, dopo ottant'anni si aspetta di veder rivalutato quel suo investimento. Ma siamo di fronte al ridicolo ! È una vergogna ! Ed è una presa in giro di questo Parlamento, è una presa in giro del popolo italiano ! Il Governo sa benissimo che negli anni Trenta, cioè nel 1936, gli azionisti privati della Banca d'Italia vennero espropriati e le loro quote furono riservate a enti finanziari di rilevanza pubblica, quindi se c’è un investitore che andrebbe ricompensato, guarda un po’, quell'investitore è lo Stato, non sono i privati e il Governo lo sa bene e sta giocando su un equivoco per rubare dei soldi ! Perché questo si sta facendo con questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) !
  Non paghi di ciò, si è anche previsto che il meccanismo con il quale si realizza questa operazione sia un meccanismo a costo zero per chi mette le mani sulla Banca d'Italia. Noi sappiamo che il capitale sociale viene rivalutato di 50 volte – da 156 mila euro si passa a 7,5 miliardi di euro, è stato ripetuto centinaia di volte in questi giorni – ma questo aumento di capitale non viene pagato dagli azionisti, se così li vogliamo chiamare, viene pagato dallo Stato attraverso le riserve statutarie di Bankitalia. Perché ? Perché per questi signori il libero mercato funziona così: va bene solamente quando i costi li paga lo Stato e i dividendi se li spartiscono i privati. Allora, l'aumento di capitale è gratis per le banche – gratis ! –, però i dividendi, d'ora in poi, verranno calcolati al 6 per cento del nuovo capitale da 7,5 miliardi di euro, cioè 450 milioni di euro ogni anno verranno sottratti indebitamente dalle casse dello Stato e andranno regalati ai banchieri privati.
  La truffa diventa addirittura farsa nella parte nella quale si prevede che Banca d'Italia possa riacquistare con proprie risorse le quote di partecipazione dei privati. Qui attenzione, perché è divertente, per paradosso: Bankitalia paga l'aumento di capitale, cioè lo Stato paga l'aumento di capitale, ma la rivalutazione è di proprietà delle banche private, che possono rivendere le loro quote rivalutate a Bankitalia, che sono quote rivalutate pagate da Bankitalia. Cioè, neanche Totò con la vendita della Fontana di Trevi. Siamo di fronte veramente al delirio ! È ridicolo !
  Io penso che alla fine, per quanto i temi siano complessi, gli italiani si accorgeranno di che cosa sta accadendo. Se ne accorgeranno perché noi lo racconteremo; se ne accorgeranno perché a un certo punto tutte queste prebende, tutti questi regali agli amici diventano troppi. Presidente, quali interessi sta tutelando il Governo ? Per conto di chi agisce ? Perché si sta esagerando !
  Però, la truffa di miliardi e miliardi che con questo provvedimento viene messa a segno non è la parte più grave di questo provvedimento – e qui arrivo all'accusa principale che ho mosso all'interno del mio intervento –, perché oggi il Governo sta provando a regalare alle lobby finanziarie che lo sostengono qualcosa di più di questi miliardi. Il tentativo lurido che si sta portando avanti è quello di tentare di regalare alle lobby finanziarie che sostengono questo Governo la nostra stessa sovranità monetaria e nazionale. Un po’ come il traditore che lascia aperta la porta di ingresso nelle mura della città per facilitare l'invasione del nemico. Questo si sta facendo, perché altrimenti alcune cose non si spiegano. Non si spiega perché con questo decreto viene eliminato il controllo effettivo dello Stato sull'attività della Banca d'Italia, perché viene eliminato il potere di veto dell'ispettore governativo e del Ministro dell'economia e delle finanze, responsabile del tesoro, perché viene abrogato quel precetto inserito nella legge del 2005 del Governo di centrodestra che prevedeva la riacqusizione da parte dello Stato delle quote – ovviamente non rivalutate Pag. 84– in possesso dei privati, e non si spiega perché, invece, allo stesso tempo, si prevede la possibilità che i privati vendano queste presuntamente loro quote anche ad altri soggetti, a banche, assicurazioni, fondi pensione, tutti soggetti di natura legittimamente privata che, quindi, attenzione anche qui, potranno anche avere capitale straniero. E allora vedete che si arriva al punto ? Se lo Stato e il popolo italiano volessero tornare in possesso della propria Banca centrale dovrebbero riacquistarne le quote, al valore di 7,5 miliardi di euro a salire, in possesso di privati, anche stranieri.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIORGIA MELONI. Allora, Presidente, e concludo, l'operazione per noi è chiarissima: sottrarre la sovranità monetaria al popolo italiano per consegnarla nelle mani delle lobby; rendere impossibile ogni ipotesi di uscita dall'euro, perché così noi non saremo più cittadini consapevoli dell'Europa, noi saremo schiavi dell'Europa ! E non staremo all'interno dell'euro perché ci conviene, ci staremo perché non avremo scelta ! Questo sta facendo il Governo e questa è l'operazione !
  Allora, colleghi, penso che non dobbiate essere complici di questa infamia, penso vi sia un momento in cui gli ordini di partito, il confronto tra maggioranza e opposizione, la realpolitik debbano venir meno, perché noi siamo rappresentanti del popolo italiano e stiamo facendo gli interessi del popolo italiano.
  Mi appello a chi viene dalla storia della sinistra – e concludo – e in cuor suo, con sincerità, ha fatto politica perché voleva difendere gli interessi del popolo dalla voracità delle grandi concentrazioni economiche. Mi appello a chi viene dalla storia della destra, che ha sempre messo l'interesse nazionale davanti all'interesse di parte. Mi appello a chi dice di essere la nuova politica: non rendetevi complici di questo scempio, di quella che sarà ricordata come la legge del grande tradimento, non rendetevi complici approvando questo provvedimento, perché questo Parlamento, se dovesse approvare questo provvedimento, sarebbe banalmente ricordato...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Meloni.

  GIORGIA MELONI. ... come un Parlamento di infami e di traditori !
  Concludo, signor Presidente. E noi non ci renderemo complici di questa vergogna, non solo votando contro, ma raccontando agli italiani che cosa avete fatto, perché devono sapere come vi siete venduti e come li avete venduti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Filippo Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie Presidente, con il provvedimento su cui ci apprestiamo a votare siamo all'epilogo della vicenda IMU prima casa e, con molta probabilità – mi spingo fino a fare questa previsione –, anche del Governo Letta. Si tratta di un provvedimento che ha accompagnato per nove mesi, in sostanza dalla sua nascita, questo esecutivo. Le varie tappe che ne hanno segnato il percorso sono state altrettante occasioni per mostrarne la fragilità e la mancanza di prospettiva politica.
  Conosciamo bene la genesi di questo provvedimento. L'abolizione dell'IMU sulla prima casa è stata imposta da una parte della maggioranza originaria per interessi elettorali, e subita dall'altra, anche se numericamente più consistente, alla ricerca di equilibri politici poi rivelatisi illusori. Ciò nonostante, il Governo Letta aveva l'occasione per riscrivere finalmente le norme riguardanti le imposte municipali sugli immobili e in verità questa era la promessa fatta dallo stesso Governo a maggio con il decreto-legge che sospendeva la prima rata dell'IMU, il decreto-legge n. 102 del 2013. Si è trasformata invece in una specie di calvario che ha mandato fuori giri fin dall'inizio il Governo Letta, mettendolo in grave affanno nella ricerca, spesso fantasiosa e velleitaria, di risorse che ne coprissero il mancato Pag. 85introito. Il problema forse più grave è che di questo perenne stato confusionale del Governo sono stati vittima innanzitutto i comuni, lasciati nella più totale incertezza sui tempi e ammontare di un'entrata imprescindibile, purtroppo, per i loro bilanci. In secondo luogo i cittadini, vittime di un'illusione, perché sgravati parzialmente e momentaneamente di un'imposta che è stata più che compensata da una serie di aumenti di tasse, accise, imposte sul consumo, che hanno avuto come esito finale l'aumento del carico fiscale complessivo sui contribuenti. Oltre a ciò, la beffa di vedersela reintrodotta sotto un nome diverso nel 2014 – la TASI – e più pesante di prima per molti contribuenti, soprattutto i meno abbienti e coloro che hanno carichi familiari.
  Una grande occasione persa, a nostro parere. Un percorso iniziato male e finito peggio. Innanzitutto sbagliando il metodo, poiché la riforma ha riguardato un'imposta municipale, ma in nessun modo sono stati coinvolti i comuni, gli enti territoriali competenti in materia. Un comportamento in spregio delle più basilari istanze federaliste che mai come in questo caso sono state tradite. L'IMU è sempre stata trattata come un problema nazionale, argomento di scambio politico fra partiti, ignorando totalmente le esigenze delle autonomie.
  All'abolizione dell'IMU sulle abitazioni principali – sottolineo parziale – con l'epilogo della mini-IMU da versare, contraddicendo una promessa fatta a settembre dallo stesso Governo, si è accompagnato l'aumento pesantissimo, più che triplicato in alcuni casi, dei carichi fiscali sui fabbricati e sulle seconde case. Anche sotto quest'aspetto si registra un passo indietro nel processo di responsabilizzazione degli amministratori locali, visto che ora, gravando l'IMU per quasi la totalità sui non residenti, viene meno il principio federalista del «vedo-pago-voto».
  Il triste epilogo della vicenda IMU è ben fotografato anche dall'immagine vergognosa di onesti e oltremodo pazienti cittadini in coda di domenica per pagare le imposte municipali, con funzionari e amministratori locali volonterosi ma disorientati, costretti loro malgrado a districarsi nel caos totale generato da queste norme scritte in fretta e male.
  Mi sono concentrato sull'IMU prima casa perché è di tutta evidenza che gli altri due provvedimenti sono stati inseriti, nonostante l'assoluta estraneità della materia, per far quadrare, in un modo che definirei rocambolesco, il bilancio dello Stato. Si è addirittura scomodata una riforma che potremmo definire storica dell'assetto proprietario e di governance della Banca d'Italia, inserita in totale e palese assenza dei presupposti di straordinarietà, urgenza, necessità, in un decreto-legge al solo scopo di coprire l'abolizione, parziale, di una rata IMU sulla prima casa. Credo che questa considerazione basti da sola a dare la cifra del Governo Letta.
  Ripetiamo, come già espresso in occasione della relazione di minoranza, che una questione di tale rilevanza non avrebbe dovuto sottrarsi al dibattito e al contributo del Parlamento, ancora una volta sminuito nelle sue funzioni e relegato a corte di registrazione delle decisioni del Governo. Non ci soffermiamo sui dettagli dell'operazione, che obiettivamente per alcuni aspetti potrebbe anche essere condivisa, ma rileviamo quella che ci appare la più grave fra le questioni irrisolte, quella del prezzo al quale la Banca d'Italia sarà tenuta a riacquistare le azioni in esubero degli istituti che ora detengono più del 3 per cento delle azioni. Un valore lasciato nell'indeterminatezza, e quindi nel potere discrezionale di Banca d'Italia di fare o delle regalie o di tenere sotto ricatto le aziende di credito cedenti per gli importanti risvolti che questo prezzo avrà sulla loro consistenza patrimoniale.
  Il gruppo Lega Nord darà il proprio voto contrario al decreto anche in considerazione di quanto previsto all'articolo 2, cioè l'aumento delle accise sul carburante dal 2015 che da solo annulla, per fare un esempio, i benefici che si ottengono dalla riduzione del cuneo fiscale. Basta, infatti, essere costretti a percorrere appena 30 Pag. 86chilometri al giorno per recarsi al lavoro perché un operaio si trovi a spendere più di quanto riceve dal fisco.
  Poi il vero e proprio scandalo rappresentato dall'aumento, è il secondo in meno di un anno, dell'acconto su IRES e IRAP, arrivato al 102,5 per cento sull'utile societario dell'anno precedente. Una misura che si può definire pro-ciclica, l'esatto contrario cioè di quello che servirebbe per rianimare un'economia depressa e rassegnata, ma il contrario di quanto lo stesso Governo si era proposto con il PNR appena a maggio del 2013 collocando l'IRAP fra le anomalie da superare nel nostro sistema tributario.
  Voteremo contro perché siamo stanchi dell'improvvisazione, del dilettantismo e dell'arroganza dimostrata da questo Governo, della sua manifesta incapacità di mantenere quanto promesso e di realizzare quanto necessario, invece, e urgente per il Paese. Ci facciamo portavoce dell'indignazione dei cittadini, delle imprese, dei comuni d'Italia, sempre più disillusi, rassegnati e spaventati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mario Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, nel dichiarare il voto favorevole del gruppo Per l'Italia, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Irene Tinagli. Ne ha facoltà.

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vincenzo Garofalo. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Chiedo di parlare al posto di Garofalo.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Anche io dichiaro il voto favorevole del gruppo Nuovo Centrodestra e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, è difficile intervenire alla fine di un dibattito che segue una storia lunga. Poi vediamo come andrà a finire; dal mio punto di vista, questo lo voglio dire anticipandolo, questo decreto è già decaduto, almeno dal punto di vista morale. Ciò per come abbiamo dovuto affrontare la discussione e per i percorsi che ci sono stati.
  Io voglio ricordare questo: per arrivare alla fine di questo provvedimento la maggioranza, voi, siete dovuti passare da una compressione del diritto della Camera di decidere attraverso gli emendamenti, per un voto di fiducia, per l'ostruzionismo delle opposizioni.
  Forse sarà necessaria persino l'umiliazione di dover chiedere alla Presidenza della Camera di applicare uno strumento, la «ghigliottina», che nega di fatto ulteriormente la nostra possibilità di bloccare un provvedimento vergognoso. È una possibilità reale quella di bloccarlo, che ci era stata data non da un nostro atto di prepotenza, di cui saremmo incapaci, ma dalla vostra incapacità persino di calcolare correttamente i tempi necessari all'approvazione di un decreto-legge – sono sessanta giorni e stanno scritti in Costituzione – anche quando questi tempi sono fino in fondo nella vostra piena disponibilità. Li avevate.
  Lasciar decadere questo decreto-legge sarebbe un bene, salveremmo l'assalto al caveau della Banca d'Italia, sarebbe reintrodotta Pag. 87l'IMU, la cui sottrazione sta terremotando le casse dello Stato, e disporremmo comunque di risorse più che sufficienti ad esentarne l'80 per cento dei proprietari. Eviteremmo a questo Paese l'ennesimo mini-condono edilizio, abbinato per di più a dismissione di massa di immobili pubblici. Sarebbe un risultato ottimo, quasi un programma di Governo che si potrebbe ottenere al prezzo di una decadenza, al semplice prezzo di una decadenza. Ma sarebbe stata possibile anche un'altra via d'uscita, che pubblicamente vi era stata offerta. Potevate stralciare l'articolato relativo alla Bankitalia, in rispetto delle disposizioni costituzionali che vietano al Governo di legiferare se non in condizioni di necessità e urgenza, che qui non sono ravvisabili, se non nella vostra precarietà esistenziale che rende tutto urgente, perché del domani, come si sa, non v’è certezza per questo Governo. Per noi invece l'urgenza è proprio che togliate il disturbo, la qual cosa sarebbe anche necessaria, anche se purtroppo non si può fare per decreto. Ma, nonostante demoliscano ogni giorno il vostro lavoro, nonostante parlino di immobilismo, di mesi buttati, vi hanno appena riconfermato la fiducia, signori Ministri. La legislatura finirà, dicono, se il Parlamento si rifiuterà di resuscitare il porcellum, ma può serenamente continuare se si tratta di continuare a fare danni. È una curiosa selezione di priorità quella che vi date, che certamente incontrerà il favore degli italiani, che ogni giorno, a causa di ciò che fate o di ciò che rifiutate di fare, perdono reddito e lavoro.
  Vi avevamo quindi chiesto di stralciare queste modifiche allo statuto di Bankitalia e avete rifiutato di farlo. Siamo andati oltre, perché siamo tanto responsabili da offrire sempre una via d'uscita, se c’è di mezzo il bene del Paese. Vi abbiamo quindi offerto un pacchetto di emendamenti che andasse in una direzione che sappiamo essere «collaudata» con favore – l'abbiamo sentito anche qui – anche da settori della maggioranza. Parliamoci chiaro, non è stato facile in questo dibattito, abbiamo sentito anche molte cose, e molto confuse. Questo decreto-legge ha un obiettivo dichiarato, ovvero consentire agli istituti di credito italiani di aumentare sensibilmente la propria solidità patrimoniale senza che ciò comporti un immediato intervento che coinvolga denaro pubblico. L'intento è in sé condivisibile, se non fosse che di denaro pubblico ne esce, e ne esce eccome, e attendiamo di scoprire quale sarà il parere definitivo, fattuale della Banca centrale europea, che per ora si è di fatto limitata ad una presa d'atto, su cui però pesa, stante quello che si dice, un giudizio negativo della Bundesbank.
  Cerchiamo di capire, si dice che nessun soggetto potrà possedere più del 3 per cento di Bankitalia, a partire da una situazione che vede sopra quella soglia Unicredit, Intesa Sanpaolo, Generali, Carige. Si tratta quindi di creare un mercato, perché nulla, come si sa, ha un prezzo se non esiste un mercato reale disposto a vendere e a comprare. Allora, si allarga a fondi e fondazioni il perimetro dei possibili azionisti, però in Senato si impone la residenza in Italia dei possibili soci, restringendo così il mercato, al punto di renderlo poco credibile perché sottodimensionato. Per rendere appetibile a qualcuno l'acquisto delle quote e in particolare di quelle eccedenti, si allarga allora a dismisura il livello dei dividendi, portandoli dagli attuali 40 milioni di euro l'anno ai futuri 450, con un rendimento fissato al 6 per cento massimo sul capitale. Stiamo parlando – qui lo ricordo per la prima volta – di denaro pubblico, di tutti noi, dato che deriva da attività prettamente statali. Basta ? Probabilmente no, proprio perché sono troppo pochi i soggetti che possono acquistare e troppo elevato – il 58 per cento – il plafond delle quote che dovranno essere messe obbligatoriamente sul mercato. Allora, si prende tempo e si concede ai subjets tenenti di continuare per 36 mesi a percepire dividendi sull'intera partecipazione, in deroga a questa stessa legge, che si limiterebbe al massimo del 3 per cento.
  Infine, per giustificare l'aumento del valore iscritto a bilancio dalle banche, che si deve giustificare con un valore reale Pag. 88liquidabile dell'asse perché altrimenti non vale nulla, si inserisce la figura straordinaria, eccezionale, dell'acquirente di ultima istanza e, contro ogni logica e buon senso, lo si fa coincidere con la stessa Banca d'Italia. Si mette così la Banca centrale nella condizione di dovere prendere nei prossimi anni una scelta strettamente politica, ovvero fissare il prezzo di riacquisto e, quindi, il prezzo di mercato sulla base dell'effetto che questo avrà sui soggetti vigilati, ovvero parte consistente del nostro sistema bancario e assicurativo.
  Qui interviene potenzialmente il secondo grande esborso di denaro pubblico, perché qualora Bankitalia decidesse di esercitare questa opzione di acquisto lo farebbe, evidentemente, utilizzando le riserve, almeno per circa 4 miliardi di euro, riserve che derivano dall'esercizio decennale di funzione pubblica da parte di un organo costituzionale, partecipato da istituti di proprietà pubblica che solo la riforma del 1990 ha privatizzato.
  D'altronde, il solo costo sostenuto dagli istituti di credito per beneficiare di tutto questo è la tassazione separata al 12 per cento – decisamente non esosa – sulle rivalutazioni, che non sembra, tuttavia, niente più che un anticipo sui dividendi dato che, caso unico di coincidenza, le due cifre sostanzialmente coincidono (quelle che si pagano e quelle che si prendono).
  Poi, mi rendo conto che bisognerebbe parlare sottovoce quando si parla di denaro pubblico, visto ciò che pensa l'Unione europea degli aiuti di Stato e, quindi, dovrei fermarmi qui. Però, temo che in Europa già si sappia ciò che qui stiamo approvando, mettendo le banche nella condizione di andare verso gli stress test in condizione di incertezza reale sulla solidità del proprio stato patrimoniale. Con l'Europa, peraltro, questo decreto rischia già di avere qualche problema, data la violazione, che a me sembra abbastanza evidente, della direttiva sul mercato unico e la non discriminazione per nazionalità. Però, evidentemente si doveva fare in fretta, anche a costo di fare errori, perché si trattava di trovare una qualsiasi copertura all'abolizione dell'IMU sulla prima casa.
  Eccoci, quindi, al secondo corno del decreto, che per qualcuno è ricattorio, perché lo condivide, ma non noi, che abbiamo sempre considerato un atto di impareggiabile irresponsabilità e ingiustizia l'abolizione dell'IMU per tutti. Allora, ricordiamo come sarebbe stato possibile fare un atto di equità, liberando dalla patrimoniale dei poveri la maggioranza dei nostri concittadini e insieme mantenendo, anzi alzando l'imposta, su quel 10 per cento che possiede il 47 per cento della ricchezza nazionale e che ora è libero anche dall'ingombro dell'IMU sulla prima casa.
  Ricordiamo che siete riusciti nell'impresa epocale di sbagliare conti e modalità di rapporto con gli enti locali, finendo per fare pagare la mini-IMU a chi avesse l'unica colpa di essere nato in un comune che avesse elevato l'imposta, senza alcuna distinzione, anche in questo caso, tra cittadini abbienti e meno abbienti, rifiutando persino di coprire l'ammanco con quel prelievo straordinario sul gioco d'azzardo che noi, e tanti altri, vi avevano chiesto. Ricordiamo, infine, che l'IMU torna comunque sotto mentite spoglie con la TASI, che dall'IMU si differenzia perché libera i proprietari di un po’ di pressione fiscale per scaricarla sugli inquilini, cioè sulla parte più debole della nostra società, oltre che per diminuire le garanzie sui piccoli proprietari. Un'altra bella trovata.
  I conti sono già stati fatti – non invento nulla – e sono tutti a favore delle abitazioni di lusso e a sfavore delle case di minore pregio. Un'operazione, quindi, quella del passaggio da IMU a TASI tutta all'insegna della redistribuzione a favore dei più ricchi, dopo aver privato per il 2013 la collettività di risorse che avrebbero potuto essere utilizzate per favorire lo sviluppo e misure di equità sociale, in un Paese che vede crescere, giorno dopo giorno, povertà, disoccupazione ed esclusione sociale.
  Quindi, colleghi della maggioranza e del Governo, potete evitare con noi di Pag. 89agitare il ricatto dell'IMU per salvare Bankitalia. Attaccherà, forse, con tutto il resto della Camera, ma non attacca con noi, perché sappiamo ancora come fare a riconoscere l'ingiustizia quando ce la troviamo davanti e in questo decreto la vediamo ovunque, sull'IMU come su Bankitalia. Quindi, la sua decadenza non ci turberebbe, non ci turberebbe per nulla.
  Non ci turberebbe nemmeno nel terzo aspetto, quello che riguarda la dismissione del patrimonio di edilizia pubblica, dove si persiste in una ricetta che non porta da nessuna parte, senza mai trovare il coraggio di fare quello che dovrebbe fare uno Stato che si rispetti, ovvero davanti al dramma esplosivo della casa, del diritto alla casa negato, un Governo che si rispetti, il nostro Governo, liquiderebbe il patrimonio inutilizzato, quello non abitativo, e lo farebbe senza indugio, come fate, ma non per buttare il ricavato nel pozzo del debito...

  PRESIDENTE. Concluda !

  GIOVANNI PAGLIA. ... bensì per acquistare case popolari da destinare a chi ne abbia bisogno. Questo noi faremmo e lo lasciamo qui, come promemoria per il futuro, quando questo Paese avrà un Governo più degno di rappresentarlo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, alla vigilia di un voto così grave, c’è un presupposto che spero sia ben chiaro ai membri del Governo, soprattutto, e del Parlamento. Mi auguro che tutti comprendano che, tra qualche anno, chi oggi dice «sì» non tanto al principio, ma al modo e alle relative conseguenze con cui questa operazione viene realizzata – mi riferisco all'operazione Banca d'Italia chiaramente – potrà subire un durissimo giudizio da parte dell'opinione pubblica. E non occorre essere profeti per capire che due saranno le parole usate: esproprio a danno dei cittadini e regalo a qualche grande banca.
  Inoltre, in maniera molto surrettizia, l'attuale provvedimento in discussione contiene anche il provvedimento che riguarda la seconda rata dell'IMU, dove noi riteniamo che il Governo abbia fatto una confusione incredibile. Abbiamo visto su tutti i giornali e sui mezzi di comunicazione i cittadini costretti a fare file chilometriche, vergognose per responsabilità di un'azione e di provvedimenti totalmente sbagliati e totalmente schizofrenici. Occorreva, a nostro avviso, fare una cosa semplice: l'esenzione totale dell'IMU 2013, della prima e della seconda rata, così com'era stata suggerita dal presidente Berlusconi e da i tutti rappresentanti di Forza Italia per un anno intero e i cittadini avrebbero usufruito di un grande mezzo, dimostrato anche successivamente da agenzie specializzate e da organismi specializzati, che effettivamente avrebbe provocato un beneficio nei confronti delle famiglie pari a circa 300 euro l'anno.
  Detto questo, l'altro elemento che preoccupa assai è il modo abbastanza senza controlli e senza criteri con cui si procede a dismissione di patrimonio pubblico. Io ritengo che il provvedimento che è stato adottato necessiti di ulteriore vigilanza da parte dei rappresentanti del Governo e da parte anche del Parlamento, con le relazioni che erano state suggerite anche dal mio gruppo in sede di discussione, soprattutto in Commissione, che non sono state recepite per niente.
  Detto ciò, intendo evidenziare due questioni molto precise. In primo luogo, esprimiamo fortissima contrarietà rispetto allo strumento del decreto-legge. Dove sono la necessità, l'urgenza e la straordinarietà ? Perché privare il Parlamento e il Paese di una discussione ampia e adeguata, come il nostro stesso gruppo, sollevando il tema, aveva proposto rispetto al problema complesso che riguarda sempre Banca d'Italia ? In secondo luogo, in base alle modalità tecniche inopinatamente scelte dal Governo esiste il rischio fortissimo – è Pag. 90inutile negarlo – che presto sia la stessa Banca d'Italia a finire per ricomprare le sue stesse azioni. Piccolo dettaglio: oggi il prezzo è 156 mila euro, domani invece quanti miliardi saranno ? Questa differenza o se si preferisce questo spread sarà la misura dell'indignazione dei cittadini e dell'opinione pubblica. Per questo, avevamo chiesto di sopprimere tutta la parte su Bankitalia e rinviare tutto ad una discussione più ampia e con un disegno di legge. È semplicemente inaccettabile che senza alcuna spiegazione il Governo e la maggioranza abbiano fatto muro contro questa ragionevolissima impostazione.
  Debbo evidenziare ancora una volta che anche di fronte all'autorevole richiamo e alla sollecitazione della Presidente della Camera, avvenuti oggi nei confronti del Governo a procedere e a dire se era praticabile questo suggerimento – e anche altri colleghi lo hanno evidenziato – noi abbiamo avuto il silenzio tombale da parte del Governo. Ufficialmente il Governo non si è pronunciato sulla possibilità di esperire questa strada.
  Quanto all'IMU, il Governo aveva promesso la cancellazione totale della tassazione sull'abitazione principale. Dati alla mano, invece, il Governo non è riuscito ad eliminare, così come inizialmente avevo evidenziato, totalmente l'IMU sull'abitazione per il 2013. Ed è difficile accettare la filosofia di pensiero secondo la quale, per ciò che riguarda i residui del 2013, si tratti di importi modesti, visto che in un periodo di crisi anche gli importi modesti pesano sulle famiglie e sui contribuenti in generale.
  Peggio ancora, il Governo, attraverso la Tasi, ha reintrodotto la tassa sulla prima casa nel 2014, sulla quale c’è ancora grande confusione, e, per il 2015, ha addirittura peggiorato, e di molto, la tassazione sull'abitazione principale, visto che l'aliquota massima sale al 6 per mille. È una vera e propria patrimoniale contro le tasche degli italiani !
  Per queste ragioni, ribadisco, così come in Commissione, così come in tante manifestazioni pubbliche, che il nostro gruppo esprime un voto assolutamente e convintamente contrario a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, ancora oggi, in Aula, stiamo parlando del decreto IMU-Bankitalia. Questo decreto non è la solita macedonia a cui il Governo spesso ci sottopone: è peggio ! Innanzitutto, le coperture, che sono acconti: ora ci sono, domani no. Ponete la solita clausola di salvaguardia, clausola che va contro ogni regola, divenendo un ulteriore carico per i cittadini.
  Questa volta avete scelto di aumentare le accise e di colpire gli acconti IRES, che sono arrivati al 102,5 per cento; 102,5 per cento, signor Presidente. Non è un acconto che viene chiesto ai contribuenti, è un prestito. Ma come fate, poi, ad andare in TV a dire che state diminuendo la pressione fiscale ? Vergogna !
  Questo decreto-legge verrà ricordato come quello che ha cancellato l'IMU. A parte che questa affermazione è inesatta, perché ci possiamo onorare, e sono altamente ironica, di essere in grado di eliminare un'imposta a pezzettini: oggi una rata, domani un'altra, però non tutta, solo il 40 per cento della differenza tra il calcolo con l'aliquota massima e il calcolo con l'aliquota minima. Una confusione enorme, a discapito, sempre, dei cittadini, e scaricata sui sindaci. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  State continuando ad alimentare questa confusione dicendo che, decadendo questo decreto-legge, si tornerebbe a pagare l'IMU. Falso ! Avete già ripreso un decreto decaduto, inserendo una parte in un nuovo decreto. In più, noi vi abbiamo fornito, a inizio della sospensione della seduta, un'altra alternativa. Quindi, l'intera responsabilità, sia dell'eventuale decadenza che dell'eventuale pagamento, sarebbe interamente una vostra scelta (Applausi Pag. 91dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Con alcune forze dell'opposizione abbiamo cercato, in questi giorni, di far sentire la nostra voce contro una parte di questo decreto-legge, che riteniamo non urgente, inopportuna e dannosa per il Paese. Noi del MoVimento 5 Stelle, in particolare, abbiamo anche esposto dei cartelli con la scritta «Giù le mani da Banca d'Italia».
  Siamo stati costretti a fare questo e vi spiego subito il perché: il decreto-legge è rimasto al Senato per 45 giorni. Avete mai sentito parlare del tema Bankitalia ? No ! Da quando il decreto-legge è alla Camera, e prima delle nostre manifestazioni in Aula, avete sentito parlare pubblicamente di Bankitalia ? No ! Ma facciamo un passo indietro: il decreto-legge viene finalmente calendarizzato nella Commissione finanze della Camera.
  Da subito facciamo presente la nostra contrarietà, tanto che in Aula presentiamo una pregiudiziale, ritenendo che il carattere di urgenza, che è necessario per l'emanazione di un decreto-legge, mancasse, oltre ad altre importantissime questioni. La maggioranza, però, totalmente assente – totalmente assente – dall'Aula durante l'illustrazione fatta dal collega Villarosa, ha votato negativamente. Essendo assenti in Aula, tramite quali informazioni avranno votato ? Mistero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ritorniamo ai lavori di Commissione: audiamo il Ministro Saccomanni. Proviamo a sapere dallo stesso Ministro quali siano questi requisiti di urgenza, in particolare per la ricapitalizzazione della Banca d'Italia, visto che ciò non avveniva dal 1977.
  Il Ministro risponde: era urgente. Chiaro, no ? Per niente ! Come per niente chiare sono state le risposte, molto vaghe, che ci hanno fatto pensare che il Ministro, questo decreto-legge, non lo abbia neanche letto. Chiediamo allo stesso di concordare una pacifica soluzione: il Governo elimina gli articoli su Bankitalia e noi non blocchiamo l'approvazione della parte IMU, sia alla Camera che al ritorno del decreto-legge, modificato, al Senato. Nulla ! Primo tentativo di dialogo con Governo e maggioranza, fallito.
  Arriva il momento degli emendamenti in Commissione. Per continuare con il nostro atteggiamento costruttivo presentiamo solo due emendamenti: l'abrogazione del Titolo II del decreto-legge e la cancellazione della mini-IMU, coprendo la somma con l'introduzione di una tassa sui giochi, emendamento tra l'altro proposto da ANCI Emilia Romagna, mica da quei populisti del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma niente: neanche lo spirito collaborativo riesce a farvi dialogare con noi. La motivazione data ? Non c’è tempo.
  Riproponiamo in sede referente l'eliminazione del Titolo II in cambio di un sereno passaggio dell'abolizione IMU. Nulla: secondo tentativo di dialogo con Governo e maggioranza fallito. Decidiamo, allora, di arrivare in Aula con gli emendamenti che, secondo noi, erano il minimo indispensabile per un decreto-legge che riteniamo impresentabile. Ma senza neanche cercare una mediazione – senza neanche cercare una mediazione – il Governo che fa ? Pone la fiducia. Motivo ? Non c’è tempo. Discutiamo, allora, gli ordini del giorno, magra consolazione visto il valore che date agli ordini del giorno. Ma non ci arrendiamo, e li discutiamo e votiamo uno ad uno.
  Tutto ciò avviene nel caos di tempi e calendarizzazioni errate che ci portano ad oggi, quando, a causa delle mancanze organizzative del Governo che emana decreti à gogo e non riesce a gestire le scadenze e per le mancanze della maggioranza che non riesce a gestire due prime donne come Letta, che vuole portare a casa questo decreto-legge dopo aver zittito il suo stesso partito, e Renzi, che invece necessita di nuovi slogan sulla legge elettorale da condividere con Berlusconi, prima nemico ora alleato, giungiamo al paradosso per il quale la colpa di una possibile decadenza o di una dittatoriale «tagliola» è delle opposizioni e quindi Pag. 92anche del MoVimento 5 Stelle. Penserei ad una assurdità, se solo non sapessi che è tutto reale.
  Le dirò di più, signora Presidente: il 27 dicembre 2013 è stato approvato un decreto-legge che «accetta» la modifica al regolamento di Bankitalia, cioè un decreto che approva qualcosa contenuto in questo decreto ancora da approvare. Non voglio crederci, però è realtà. Le cose sono due: o il Governo fa il passo più lungo della gamba, oppure se ne infischia del lavoro che dovrebbe svolgersi in quest'Aula, e io voterei per la seconda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Oggi vi abbiamo anche lanciato un nuovo messaggio collaborativo: se il punto che rende urgente questo decreto n. 133 è l'IMU, perché non accettare la nostra proposta risolutiva del problema che avete paventato sull'IMU e che contemporaneamente dava ascolto alle richieste di gran parte della Camera (mi riferisco alla proposta fatta da Toninelli) ? Non abbiamo risposta. Probabilmente anche per questa questione il motivo è: non c’è tempo.
  Signora Presidente, noi abbiamo esposto i motivi della nostra contrarietà a questo decreto-legge che riassumo così: modalità di svolgimento dell'operazione su Bankitalia che secondo noi andava fatta in Parlamento con una apposita proposta di legge; la valorizzazione del valore delle quote che è stata scelta, di 7,5 miliardi, è del tutto arbitraria; vi sono numerose autorevoli fonti da cui si evincono rivalutazioni di importi al massimo di 2,5-3 miliardi. Quindi, questa scelta è stata fatta sulla base dell'utile che volevate dare ai soci, cioè alle banche private, e non sulla base di valutazioni finanziarie, così come detto anche dalla Banca centrale europea.
  La scelta scellerata di mantenere per 36 mesi il diritto a riscuotere utili da parte di quelle banche che non soddisfano la regola imposta di non avere più del 3 per cento delle quote, è un invito a mantenere quelle proprietà per incassare nello stesso periodo tutti gli utili della Banca d'Italia.
  Terzo motivo: la riserva contenuta nel decreto-legge che consente a Bankitalia di riacquistare quelle quote eccedenti dai propri azionisti è una ingiustificabile garanzia data alle stesse banche che, alla fine dei 36 mesi, otterranno dalle loro quote azionarie da dismettere un valore anche superiore a quello offerto sul libero mercato, con un ulteriore esborso finanziario di circa 4,5 miliardi di euro.
  Quarto motivo: si tratta di un'operazione considerata un escamotage di contabilità creativa a beneficio delle banche, beneficio che lo stesso parere della Banca centrale europea, che ci ha anche bacchettato per le procedure che abbiamo infranto, ha limitato, impedendo che la rivalutazione del capitale di Bankitalia possa avvantaggiare gli istituti italiani nei test di solidità che verranno svolti in Europa nel corso del 2014.
  Quindi, l'urgenza che avevate paventato è stata bloccata dalla stessa BCE.
  Le riassumo anche le motivazioni da noi ottenute, per cui, secondo Governo e maggioranza, non si dovrebbe modificare o far cadere il testo: non c’è tempo.
  Noi siamo convinti degli effetti negativi che avrà questo decreto-legge, come le ho esposto. Non riteniamo soddisfacenti le non risposte date dal Governo e la non motivazione della maggioranza. Noi non ci renderemo complici di questa rapina autorizzata e spero che lei, con il suo operato e a seguito di questa mia relazione, condivida con noi la necessità di non approvare questo testo e di dare corso alla nostra richiesta di regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base di decreti-legge non convertiti.
  Per questi motivi dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Colaninno. Ne ha facoltà.

  MATTEO COLANINNO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della Pag. 93seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Avverto che, per fare una riflessione sui lavori relativi al decreto-legge, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata tra 10 minuti al piano Aula. Nel frattempo possiamo sospendere brevemente la seduta e aggiornarci a dopo.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 18,15, è ripresa alle 19,40.

  PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti di gruppo si è appena riunita ed ha constatato che il numero residuo degli interventi per dichiarazione di voto finale è pari a 164. Poiché non è stato accolto il mio invito a ritirare queste restanti iscrizioni a parlare, non risulta possibile convertire il decreto-legge nei termini previsti dalla Costituzione, che scade nella giornata odierna.
  Pertanto, come già preannunciato in Capigruppo, la Presidenza si vede costretta a procedere direttamente al voto finale, per assicurare che la deliberazione dell'Assemblea sul decreto-legge «IMU-Bankitalia» avvenga nei termini costituzionali. Faccio presente, in ogni caso, che tutte, tutte le fasi del procedimento si sono svolte e anche che i gruppi hanno potuto già esprimere le loro posizioni in dichiarazione di voto.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1941)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale (Vive proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1941, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione – Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle indossano un bavaglio – Deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia scendono verso il centro dell'emiciclo e raggiungono i banchi del Governo – Deputati del gruppo Fratelli d'Italia lanciano monete di cioccolata – Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle espongono cartelli recanti le scritte: «Noallatagliola» e «Giù le mani da Banca d'Italia» – Deputati del gruppo Fratelli d'Italia espongono cartelli recanti le scritte: «Venduti», «Vergogna» e «Giù le mani da BanKitalia»).
  Invito i colleghi a votare (Il deputato Rampelli espone un cartello recante la scritta: «Corrotti» sotto il banco della Presidenza).
  Togliete quei cartelli !
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vive proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia – Il deputato Rampelli sale sui banchi del Governo esponendo la bandiera tricolore – Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: «Fascisti !» – Vedi votazioni).

  S. 1188 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia» (Approvato dal Senato) (1941):

   (Presenti e votanti  265   
   Maggioranza  133   
    Hanno votato
 236    
    Hanno votato
no   29    
    Sono in missione   63).    

  (I deputati Argentin, Cassano, Cardinale, Rubinato, Tartaglione, Cani, Meta, Taricco, Rughetti, Stumpo, Ginoble e Brandolin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole – Il deputato Buonanno ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario – Il deputato Mottola ha segnalato che non è riuscito a votare).

Pag. 94

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 30 gennaio 2014, alle 13:

  Discussione della proposta di legge (per la discussione sulle linee generali):
   D'INIZIATIVA POPOLARE: Modifiche alle norme per l'elezione della Camera dei deputati e reintroduzione del voto di preferenza (C. 3)
  e delle abbinate proposte di legge: CIRIELLI; PISICCHIO; BERSANI ed altri; FRANCESCO SAVERIO ROMANO; MIGLIORE ed altri; LENZI; ZAMPA e MARZANO; ZAMPA e GHIZZONI; MARTELLA; FRANCESCO SANNA; BOBBA ed altri; GIACHETTI ed altri; GIORGIA MELONI ed altri; RIGONI ed altri; RIGONI e RUBINATO; NICOLETTI ed altri; MARTELLA ed altri; VARGIU; BURTONE ed altri; BALDUZZI ed altri; VARGIU; TONINELLI ed altri; ZACCAGNINI ed altri; VALIANTE ed altri; LAURICELLA (C. 35-182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-1025-1026-1116-1143-1401-1452-1453-1514-1657-1794-1914-1946).

  La seduta termina alle 19,45.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI MARIO SBERNA, IRENE TINAGLI, PAOLO ALLI E MATTEO COLANINNO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1941

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, onorevoli membri del Governo, onorevoli colleghi una fiducia forzata anche dall'ennesimo profluvio di emendamenti presentati dai colleghi del Movimento 5 Stelle e che ha impedito al nostro gruppo così come a tutti gli altri gruppi presenti in Aula, di svolgere pienamente il loro ruolo di legislatori.
  Se da un lato dobbiamo infatti sottolineare la lentezza con la quale l'altro ramo del Parlamento ha agito (ben 45 giorni di tempo per esaminarlo paiono davvero un'infinità) sottolineando come la revisione del bicameralismo perfetto ormai s'impone con estrema urgenza, sentiamo il dovere di sottolineare dall'altro lato la sottomissione in massa dei colleghi ostruzionisti alle logiche che da troppo tempo rendono difficile se non impossibile svolgere il nostro lavoro.
  È del tutto evidente infatti che la presentazione di una valanga di emendamenti, spesso inutili, impraticabili, inefficienti quando non dannosi, fantasiosi o del tutto simili gli uni agli altri, talvolta per nulla inerenti l'oggetto del decreto, è un'operazione funzionale ad impedire un normale dibattito parlamentare e favorire, anzi incoraggiare fingendo di opporvicisi, l'approvazione tramite fiducia di un decreto. Cioè ci si applica, e con costanza e pervicacia, al fine di ottenere il licenziamento di un decreto nell'esatta formulazione con la quale lo si è ricevuto.
  O si pensa che i colleghi dell'altro ramo lo abbiano interamente modificato secondo le proprie istanze, cosa che potrebbe avere un suo senso, oppure si è – lo ripeto – perfettamente funzionali e asserviti ad una logica che, nei fatti, al di là delle parole, impedisce di modificare in meglio e per il bene comune qualunque documento.
  Non v’è dubbio che di fronte a questo disegno disfattista sia necessario reagire: la riforma del nostro bicameralismo nonché dei regolamenti, ripeto, ormai s'impone con tutta evidenza. Non è infatti possibile continuare a votare senza poter discutere nel merito delle questioni né attendere le calende greche prima di vedere realizzate quelle riforme di cui necessita con urgenza il Paese.
  Lo abbiamo già detto in occasione della discussione in Aula e lo ribadiamo ora: dobbiamo procedere speditamente, tutti insieme, per il bene del Paese. Basta lentezze, basta furbizie, basta ritardi. E qui non possiamo non ricordare, per esempio, che un tema come quello della Pag. 95delega fiscale è al momento ancora fermo in Senato; una delega che contiene al suo interno la riforma del catasto, così fondamentale per il completamento della fiscalità immobiliare; Capace magari anche di evidenziare con chiarezza le ville A/8 accatastate in A/7.
  Ma basta anche, al contrario, con il gioco delle scadenze, con la fretta a causa delle scadenze: qui basti ricordare il palese vulnus presente inizialmente nel provvedimento che votiamo oggi, mi riferisco alla iniziale libera trasferibilità delle quote senza previsione di «veto» su nuovi pretendenti che non abbiano sede legale e amministrazione centrale in Italia, vulnus dovuto probabilmente proprio alla fretta del Governo di concretizzare l'assetto proprietario della banca centrale. Fretta che è stata rimarcata dalla stessa BCE che ha avuto solo tre giorni per esprimere il parere previsto. Fretta che ha poi impedito di approfondire e modificare al meglio la questione della rivalutazione delle quote.
  Poiché se è vero che questo provvedimento realizza una riforma della governance dell'Istituto e mette le banche in condizione di sostenere i prossimi stress test europei grazie alla rivalutazione della loro partecipazione in Bankitalia; se è vero che questo adeguamento di valore era quanto meno dovuto dopo 77 anni e se è pur vero che per effetto dei processi di fusione e acquisizione avvenuti nel passato due solo banche oggi detenevano il 64,6 per cento del capitale di Palazzo Koch; e se è altrettanto vero che sia un bene l'allargamento della base azionaria definendo nel contempo il tetto di possesso e la tipologia di soggetti cui è consentito partecipare, ebbene se tutto questo è vero, è vero anche che la politica in Aula deve poter comunque svolgere il suo ruolo attivo, propositivo e – con intelligenza, passione, condivisione – anche emendativo. Il gruppo Popolari per l'Italia insiste dunque nel rivendicare il ruolo che gli è proprio, di rappresentanza delle istanze dei cittadini e di dialogo all'interno di questo ramo del Parlamento per migliorare ove possibile e comunque discutere sempre ogni singolo provvedimento e argomento, affinché non sia vero solo ciò che arriva dall'Esecutivo, non almeno necessariamente e come questione di fiducia.
  Anche sulla dismissione degli immobili pubblici avremmo dunque voluto dire la nostra, così come sulla soppressione della seconda rata IMU e sulla cosiddetta mini IMU. Molto si è parlato di questa soppressione durante l'anno passato: una vera e propria promessa elettorale, per essere un eufemismo, pagata il doppio dagli italiani, un pessimo affare per tutto il Paese.
  L'auspicio, da questo punto di vista, è che si faccia un po’ d'ordine nel marasma delle norme in materia di fiscalità immobiliare comunale introdotte nel corso del 2013.
  In conclusione il gruppo dei Popolari per l'Italia, ferme restando le criticità già segnalate sia nel merito del provvedimento sia nelle modalità col quale si giunge a questa dichiarazione di voto, augurandoci da un lato che tanti colleghi rifiutino finalmente la logica del tanto peggio tanto meglio e lavorino per il bene comune e augurandoci dall'altro lato di vedere presto prendere vita quelle riforme di sistema che servono al Paese per poter riavviare un virtuoso ciclo di sviluppo e prosperità, dichiara al fine il voto favorevole al decreto. Grazie.

  IRENE TINAGLI. Signora Presidente, il provvedimento che ci accingiamo a votare contiene disposizioni in materia di IMU, dismissioni e Banca d'Italia. Scelta Civica ha già espresso, in numerose occasioni, la sua contrarietà rispetto alle decisioni politiche assunte dal Governo in materia di IMU. Abbiamo cercato in ogni modo di convincere la maggioranza ad assumere scelte diverse, che alleviassero il peso di questa tassa sul 70 per cento della popolazione lasciandola però invariata sul 30 per cento della popolazione più abbiente, per poter utilizzare questo gettito a copertura di misure ritenute più urgenti come la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro.
  Nonostante i nostri sforzi di emendare il provvedimento già ai tempi della prima rata IMU, la maggioranza di governo ha Pag. 96deciso di proseguire su questa strada, decidendo di ripartire l'alleggerimento della pressione fiscale tra immobili e lavoro attraverso misure ed interventi diversi, rimandando la riduzione del cuneo fiscale ad un primo intervento all'interno della legge di stabilità e poi a provvedimenti successivi che verranno adottati nei prossimi mesi.
  Nell'ambito di questo accordo di maggioranza, fiduciosi che il Governo rispetterà l'impegno preso di intervenire quanto prima con ulteriori e significativi interventi volti alla riduzione del cuneo fiscale, Scelta Civica appoggia le misure in materia di IMU contenute in questo provvedimento.
  Per quanto riguarda le misure sulla rivalutazione del capitale di Banca d'Italia, Scelta Civica condivide il principio ispiratore della rivalutazione del capitale sociale e l'intervento che mira ad ottenere una maggiore diffusione dell'azionariato di Banca d'Italia fissando delle soglie, del 3 per cento, per le quote in possesso di soggetti privati. Due misure che servono da un lato a rendere più solido il nostro sistema bancario e la sua capacità di erogare credito, e, dall'altro, a garantire il principio dell'indipendenza della Banca d'Italia tanto dalle pressioni private quanto da quelle politiche. Tuttavia abbiamo sollevato forti perplessità su alcune delle modalità previste per la realizzazione di questa operazione, soprattutto laddove si prevede che la Banca d'Italia possa riacquistare in via temporanea le quote eccedentarie il 3 per cento senza però specificare alcuna condizione né sulla «temporaneità» né sui prezzi di acquisto e successiva vendita di tali quote. Una indeterminatezza già sottolineata anche dalla Banca centrale europea nel parere che ci ha inviato nel dicembre 2013 e che lascia prefigurare due rischi principali. In primo luogo che la banca si trovi a dover sostenere un consistente esborso di liquidità senza poter reintegrare tali liquidità nei tempi più brevi possibili. In secondo luogo il rischio anche più preoccupante che la banca possa acquistare delle quote ai prezzi rivalutati e non riesca poi a ricollocarle allo stesso prezzo ma ad un prezzo inferiore, dovendo subire così un danno patrimoniale. Una eventualità assolutamente da scongiurare, per noi assolutamente inaccettabile. Rischi che si farebbero tanto più concreti e allarmanti qualora le banche private tardassero a dismettere le loro quote, ritrovandosi alla fine del periodo transitorio con tutte le quote eccedentarie in loro possesso e la Banca d'Italia si trovasse nella condizione di doverle acquisire tutte e, a quel punto, sarebbe probabilmente assai complicato riuscire a ricollocarle tutte sul mercato al prezzo rivalutato tre anni prima (ricordiamo che la norma prevede un periodo transitorio di 36 mesi). Il fatto che la norma preveda la corresponsione di dividendi sulle quote eccedentarie nel periodo transitorio non fa che aumentare il timore che le banche possano allungare i tempi di dismissioni di tali quote.
  Per questo motivo noi abbiamo presentato emendamenti e, successivamente, un ordine del giorno volto a scongiurare il realizzarsi di tali ipotesi. Ciò che noi avevamo chiesto è innanzitutto l'introduzione di criteri che leghino il prezzo di acquisto al prezzo di vendita, in modo da accertarsi che, nelle operazioni di acquisto e rivendita, non si verifichi un danno patrimoniale per la Banca d'Italia. Avevamo anche chiesto un pagamento differito al momento del realizzo delle quote riacquistate e poi vendute, in modo da evitare ogni esborso di liquidità senza la certezza della vendita. In secondo luogo avevamo chiesto misure per accorciare al massimo i tempi della dismissione da parte delle banche private come, per esempio, la previsione che nel periodo transitorio le banche non percepissero dividenti sulle quote eccedentarie. Il Governo ha riconosciuto l'esistenza di questi problemi e la necessità di intervenire per definire meglio le condizioni della procedura di riacquisto da parte della Banca d'Italia, e, pur non sostenendo la nostra richiesta in merito al pagamento differito – adducendo questioni di impossibilità tecnica per la realizzazione di tale norma – ha accolto le nostre richieste in merito al prezzo di acquisto. Il prezzo di acquisto, Pag. 97secondo quanto previsto dall'ordine del giorno accolto dal Governo, dovrà essere stabilito in misura non superiore al prezzo di vendita ragionevolmente atteso sulla base di un'adeguata istruttoria, garantendo in questo modo la massima correttezza e trasparenza delle procedure di riacquisto delle quote. Il Governo si è inoltre impegnato a sollecitare la Banca d'Italia affinché limiti il più possibile il tempo intercorrente tra acquisto di tali quote e successiva cessione. Ed infine ha anche accolto la nostra richiesta di sollecitare la Banca d'Italia ad adottare tutti gli strumenti in suo possesso per accorciare i tempi di dismissione delle quote eccedentarie da parte delle banche private, incluso la possibilità di sospendere la corresponsione dei dividendi su tali quote.
  Siamo quindi soddisfatti degli impegni che il governo si è assunto nell'accogliere le nostre richieste, perché crediamo che siano misure importanti per garantire la correttezza e la trasparenza dell'operazione di rivalutazione e revisione dell'assetto proprietario della Banca d'Italia. Anche in virtù di questo dialogo costruttivo con il Governo e degli impegni presi, diamo parere favorevole al provvedimento.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, siamo giunti al termine di un ciclo che porterà alla soppressione del pagamento dell'Imposta municipale sugli immobili per l'anno 2013, introdotta dall'articolo 13 del decreto legge n. 201 del 2011 del Governo Monti.
  Questa decisione di sopprimere l'IMU è riconducibile alla politica delle cosiddette «larghe intese» sulle quali l'attuale Governo è nato: possiamo quindi affermare che questo atto finale conduce alla realizzazione di uno dei punti del Programma di Governo.
  Ritengo sia il caso di ricordare che mentre il decreto legge 31 agosto n. 102 del 2013 ha provveduto a sopprimere il pagamento della prima rata dell'IMU, con oneri pari a 2,327 miliardi di euro, il presente decreto sopprime il pagamento della seconda rata della stessa imposta, con oneri pari a 2,164 miliardi di euro.
  La soppressione della seconda rata riguarda, come ampiamente già delineato in sede di discussione generale, la abitazioni principali ed immobili assimilati, esclusi i fabbricati di lusso, la casa coniugale assegnata al coniuge a seguito di provvedimento di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, i terreni agricoli anche non coltivati posseduti e condotti da coltivatori diretti ed imprenditori agricoli, i fabbricati rurali ad uso strumentale e, in ultimo, gli immobili posseduti dal personale in servizio permanente appartenente alle Forze armate e di polizia.
  Come si può notare, quindi, si è provveduto ad eliminare questa imposta in modo da evitare di estendere la pressione fiscale su beni immobili di primaria utilità, in un momento in cui sappiamo quanto sia difficile mantenere una casa ed una occupazione che produca reddito.
  A fronte dell'abolizione dell'IMU, ed in attuazione del Federalismo Fiscale, la legge di stabilità per il 2014 ha previsto l'istituzione di una nuova tassa sugli immobili, ovvero l'Imposta Unica Municipale.
  Mi preme sottolineare che a difesa della capacità contributiva delle famiglie i regolamenti comunali dovranno prevedere opportune riduzioni nell'applicazione della IMU residuale e della TASI: questo consentirà di tutelare le fasce più deboli della società evitando di indebolirne la capacità di spesa, soprattutto relativamente all'acquisto di beni di prima necessità.
  Consentirà, inoltre, di dare seguito anche nel 2014 alla tendenza già avviata di riduzione delle tasse sulle famiglie, come anticipato dal Premier Letta, dalla CGIA di Mestre con un suo apposito studio e ribadito con forza dall'intero Gruppo del Nuovo Centrodestra: una questione, questa, non di mero principio ma in grado di realizzare benefici concreti per le famiglie alle prese con la difficoltà a far quadrare bilanci di già indeboliti da riduzioni di reddito e comunque dall'incremento di costi e spese da sostenere.
  A ciò si aggiunge la costante attenzione che il Nuovo Centrodestra pone al tema Pag. 98del contenimento di prezzi e tariffe, pur con i limiti legati al fatto che essi non sono regolabili in sede di Governo, se non in forme molto limitate: ricordo, a tal proposito, che sulle tariffe autostradali l'azione del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti ha consentito che l'incremento di quest'ultime scendesse dal 4,8 per cento al 3,9 per cento.
  Segnalo inoltre che il Nuovo Centrodestra ha ulteriormente provveduto ad avviare l'iniziativa che impedirà ai costi del cosiddetto «capacity payment» (ovvero i costi necessari a mantenere stabile la rete elettrica), di ricadere sui produttori di energia: abbiamo così evitato di assistere ad un aumento tra il 3 ed il 5 per cento delle bollette elettriche di famiglie ed imprese.
  Per quanto concerne la parte del decreto relativa alla Banca d'Italia, ricordo che in una audizione tenutasi il 17 marzo 2009 davanti alla Commissione Finanze della Camera, l'allora Governatore Mario Draghi, riferendosi alla necessità di indirizzare il credito concesso dalle banche verso le imprese, bloccato dalla percezione di un rischio non più quantificabile, segnalò l'opportunità di rivedere il ruolo e la proprietà della Banca d'Italia che, in accordo con il suo mandato, si era sempre limitata a operazioni di vigilanza finalizzata alla stabilità del sistema e al controllo dell'inflazione.
  Questo provvedimento si muove in quella direzione. Infatti, come ha argomentato con chiarezza ieri sera il collega Causi, gli interventi previsti dal decreto non toccano le riserve della Banca d'Italia ma le mobilizzano per consentire al sistema bancario di migliorare la propria capacità di fornire credito soprattutto a favore delle piccole e medie imprese. Ciò viene ottenuto senza la necessità di impiegare denaro pubblico, come fatto invece da altri Paesi, ma mobilitando risorse private. Tant’è vero che su questo provvedimento vi era la contrarietà della Bundesbank. È quindi un buon punto di partenza, anche se non ancora sufficiente, per rilanciare il credito per il sistema delle imprese, in grave sofferenza.
  E, più in generale, si tratta di interventi che consentono di migliorare l'assetto del nostro sistema finanziario, garantendo contemporaneamente un maggior gettito tributario ed anche un reale rafforzamento patrimoniale del sistema bancario pubblico e privato e una sua maggiore stabilità: elementi che daranno certamente benefici in termini di fiducia degli investitori e di rating. Ciò che finora è stato realizzato non basta sicuramente a risolvere tutte le questioni relative ai problemi quotidiani delle famiglie, dei giovani precari o senza lavoro, dei pensionati o di quanti improvvisamente si sono ritrovati senza occupazione e senza una precisa prospettiva futura.
  Ma quanto fatto può rappresentare un passo ulteriore di sostegno alle fasce più deboli del tessuto sociale del nostro Paese e ad un tessuto produttivo che deve essere messo in condizioni di ripartire, di creare lavoro, di incrementare le nostre esportazioni di ridare slancio alla domanda interna di prodotti e di servizi.
  Il Nuovo Centrodestra appoggerà sempre provvedimenti orientati in tal senso, a tutela dei più deboli e a tutela della capacità produttiva delle tante imprese italiane che sono e dovranno continuare ad essere il motore della nostra economia.
  Per queste ragioni il voto del Nuovo Centro Destra sarà favorevole.

  MATTEO COLANINNO. Signor Presidente, onorevoli deputati, la democrazia, per sua natura, è continua ricerca e continuo confronto su ciò che può essere ritenuto prossimo al bene sociale; è il regime delle possibilità sempre aperte, perché non si basa su certezze ed è sempre disposta a correggersi. È una cosa, questa, che tutti dovremmo ricordare.
  La democrazia è al tempo stesso un modo per decidere, per compiere scelte in nome del bene comune. Attraverso delle «regole del gioco», per dirlo con Bobbio, basate sulla capacità di argomentare, di negoziare e quando è il momento, di votare. Per arrivare a una decisione che tutti s'impegnano in anticipo ad accettare, qualunque essa sia. Anche questa, colleghi Pag. 99deputati, è una cosa che dovremmo tutti ricordare. Sempre.
  Lo dico perché da molti interventi che mi hanno preceduto e che ho ascoltato nei giorni scorsi non ho avuto questa impressione. Sia allora ben chiaro, come prima cosa, che noi democratici non permetteremo mai, a nessuno, di infrangere queste che sono le prime regole di ogni democrazia. Ci si confronta in Parlamento, nelle istituzioni, possibilmente con degli argomenti. Non esponendo striscioni o con grida da stadio. E poi si decide, votando, in nome del bene comune e degli interessi generale del Paese. Non del proprio tornaconto.
  Sono abituato, per mia natura, a distinguere, a cercare nelle ragioni degli altri quel che c’è di buono e comunque di sincero e rispettabile. Cosa diversa, molto diversa, sono le posizioni di chi è animato da pregiudizio e da un interesse piccolo e di parte.
  Nessuno, ha il monopolio della critica. Perplessità ne abbiamo espresse anche noi, a cominciare dai tempi stretti che hanno limitato la possibilità di svolgere riflessioni più ampie su temi certamente delicati. O anche a proposito dell'incertezza vissuta per troppo tempo da cittadini e amministrazioni comunali, che ha aperto una crisi di fiducia che è di fatto all'origine della cosiddetta «mini Imu».
  Ma continuiamo a vivere tempi complessi, e dunque dobbiamo vedere innanzitutto quel che nel decreto c’è di importante e positivo, a cominciare da due rilevanti obiettivi di politica economica: 1o) il rafforzamento del capitale di vigilanza del sistema bancario italiano, che è presupposto essenziale per l'accesso al credito delle famiglie e delle imprese; e 2o) la copertura della perdita di gettito legata all'abolizione della seconda rata Imu sulla prima casa.
  Partiamo proprio da qui. Con questo decreto si arriva finalmente alla chiusura di una vicenda cominciata nove mesi fa. Va ricordato, per amore della verità, che il Presidente Letta ha avuto la fiducia del Parlamento su un programma che includeva il superamento dell'Imu sulla prima casa, mantenendo poi l'impegno a non far pagare la prima rata del 2013, e che il PD ha accettato la forzatura anche sulla seconda rata per scongiurare una irresponsabile crisi di governo, ben sapendo che la nostra proposta sarebbe stata l'opzione ottimale. Davvero non si contano le volte in cui abbiamo detto che i quasi cinque miliardi di euro reperiti con enorme fatica per abolire l'Imu si sarebbero potuti utilizzare meglio per il lavoro, per le imprese, per far ripartire la crescita.
  Per quanto riguarda, poi, la riforma della struttura proprietaria della Banca d'Italia, si parla, con faciloneria o malafede, di «regalo» alle banche.
  Questa riforma, al contrario mette al riparo da potenziali contenziosi rendendole definitivamente intangibili le riserve auree, le attività derivanti dal signoraggio o attivi che comunque appartengono allo Stato e agli italiani. La riforma interessa quote già privatizzate e di proprietà delle banche private, senza un euro di spesa pubblica e senza chiedere nulla ai contribuenti. Nello Statuto «ante riforma», infatti, gli utili dei quotasti erano legati proprio alle riserve; nel nuovo Statuto solo al capitale investito.
  Si guarda un verso della medaglia, quello relativo al fatto che il settore finanziario si rafforzerà con la rivalutazione del capitale della Banca centrale, ma si dimentica volutamente l'altro, e cioè che la copertura finanziaria per l'abolizione della seconda rata dell'Imu sulla prima casa arriva proprio dall'aumento degli acconti IRES e IRAP e da un'addizionale IRES a carico di banche e sistema finanziario.
  E comunque l'esigenza di una riforma c'era, e non da oggi, come peraltro dimostrano gli interventi del legislatore fra gli anni ’90 e il primo decennio del Duemila. Era giusto e doveroso, per prima cosa, correggere la situazione creatasi con i processi di concentrazione bancaria degli ultimi anni, con due soli soggetti – Intesa San Paolo e Unicredit – a detenere più del 50 per cento del capitale sociale di Bankitalia.
  Possono rimanere alcune perplessità sulla fase transitoria che porterà al nuovo Pag. 100assetto, con la presenza, da oggi, di soci non superiori al 3 per cento. Ma superare tale concentrazione, fare in modo che la proprietà delle quote rappresentative del capitale diventi più equilibrata e diffusa, introdurre una nuova regola per legare i dividendi alla redditività del capitale investito, mobilitare risorse per 7,5 miliardi al fine di ricapitalizzare il sistema bancario, e finanziario e farlo senza chiedere nulla ai contribuenti e senza gravare sulla finanza pubblica; tutto questo non significa affatto fare un'operazione azzardata, poco trasparente o «privatizzare» la Banca d'Italia, come si vuole far credere.
  Significa muoversi su un solco già tracciato e consolidare l'indipendenza secolare dell'Istituto, che qui non corre alcun pericolo, ma che anzi ne esce ancor più rafforzata.
  È utile qui domandarsi cosa sarebbe accaduto se la stessa operazione si fosse compiuta tramite l'acquisto di quote da parte dello Stato, come previsto dalla legge del 2005 del Governo Berlusconi: un'esplosione di contenziosi che si sarebbero conclusi, in quel caso sì, magari con smisurati «regali alle banche» che avrebbero potuto pretendere diritti anche su riserve e patrimonio che, da oggi invece, diventano intangibili. E comunque avremmo dovuto trovare 7,5 miliardi di risorse pubbliche per comprare carta dalle banche invece di ridurre la pressione fiscale o presidiare i beni pubblici.
  In campo finanziario, noi abbiamo agito diversamente e meglio dagli altri paesi europei che per la più grande crisi finanziaria hanno pagato un conto salatissimo: Germania, 64 miliardi; Francia, 25; Regno Unito, 82; Spagna 60. L'Italia soltanto 6 miliardi in obbligazioni che dovranno essere restituite all'erario.
  È per tutto questo, insomma, che noi democratici voteremo a favore del provvedimento. Lo faremo con lo stesso spirito con cui abbiamo sostenuto il governo ogni qual volta ha operato per consentire all'Italia di uscire dal caos e dalla marginalità in cui ci trovavamo poco più di due anni fa, senza una guida politica, sull'orlo del baratro economico, senza la minima credibilità internazionale.
  È stata, e continua ad essere, una corsa ad ostacoli. Ma piuttosto che starsene comodamente seduti sugli spalti a fischiare e ad augurarsi irresponsabilmente che il concorrente cada, noi faremo di tutto per permettergli di giungere al traguardo, perché il filo di lana è fatto di stabilità finanziaria, di crescita economica, di occupazione giovanile, di giustizia e coesione sociale.
  Certo è più facile, molto più facile, rimanere fermi e chiusi sulle proprie posizioni. Mi riferisco agli oppositori di questo decreto e più in generale dell'azione del governo. Sono – siete – coloro che in politica si comportano secondo l'etica dei principî, senza tener conto delle conseguenze delle proprie idee: l'importante è tener fede ai propri convincimenti, non importa se poi lo stato delle cose peggiora.
  Noi democratici non ragioniamo così. Non è quel che serve al Paese, specie in tempi come questi. Noi, invece, in ogni momento, per stare sempre a Weber, cerchiamo di agire seguendo l'etica della responsabilità, che per ogni decisione da prendere tiene conto delle conseguenze prevedibili. Vuol dire porsi il problema, innanzitutto, di come servire l'interesse generale, di come migliorare l'esistente.
  Il contrario di chi dimostra ogni giorno, compreso oggi, di avere come unico obiettivo la conquista di qualche consenso in più, non esitando, per questo, a sfruttare il disagio sociale e le ansie delle persone, cavalcando l'onda della demagogia, del populismo, dell'antieuropeismo.
  È un vento che soffia in tutta Europa, lo sappiamo, e noi non facciamo purtroppo eccezione. Con la presunzione di parlare a nome dei cittadini e del popolo, c’è infatti chi continua a soffiare sul fuoco del malcontento. Sono posizioni irresponsabili, che tuttora rischiano di far precipitare il Paese nel vuoto. Un salto nel buio le cui conseguenze verrebbero pagate dagli italiani, da quei milioni di lavoratori che Pag. 101hanno fatto più sacrifici di tutti per permetterci di risalire la china che avevamo imboccato.
  È facile seguire solo le proprie convinzioni o peggio vacui opportunismi.
  E ancora più facile è protestare senza porsi il problema di cercare soluzioni governando.
  Eppure noi continueremo lungo questa strada, con pazienza e tenacia. A volte non riuscendo a fare il massimo, a volte anche sbagliando, ma sempre cercando il meglio, per l'Italia, per i lavoratori italiani, per gli imprenditori che combattono la crisi, per tutti quei ragazzi che il lavoro non ce l'hanno, per le generazioni di nuovi italiani che verranno.
  Per tutti loro, per il bene e il futuro dell'Italia, il Partito Democratico non farà mai venir meno il suo impegno.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 28 gennaio 2014:
   a pagina 100, seconda colonna, quarantunesima riga, le parole «Partito Democratico» si intendono sostituite dalle seguenti: «MoVimento 5 Stelle»;
   a pagina 120, seconda colonna, trentatreesima riga, il nome «Piccioni» è sostituito dal seguente: «Piccione».

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1941 - odg 9/1941/126 452 430 22 216 97 333 79 Resp.
2 Nom. odg 9/1941/127 459 458 1 230 120 338 79 Resp.
3 Nom. odg 9/1941/128 459 444 15 223 86 358 79 Resp.
4 Nom. odg 9/1941/129 464 464 233 125 339 77 Resp.
5 Nom. odg 9/1941/134 472 472 237 107 365 77 Resp.
6 Nom. odg 9/1941/135 390 369 21 185 92 277 73 Resp.
7 Nom. odg 9/1941/136 416 397 19 199 83 314 73 Resp.
8 Nom. odg 9/1941/137 409 409 205 113 296 73 Resp.
9 Nom. odg 9/1941/138 412 396 16 199 92 304 73 Resp.
10 Nom. odg 9/1941/139 418 418 210 111 307 73 Resp.
11 Nom. odg 9/1941/140 419 417 2 209 108 309 73 Resp.
12 Nom. odg 9/1941/141 414 414 208 89 325 74 Resp.
13 Nom. odg 9/1941/142 424 423 1 212 114 309 74 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/1941/143 434 434 218 121 313 74 Resp.
15 Nom. odg 9/1941/144 437 421 16 211 91 330 73 Resp.
16 Nom. odg 9/1941/145 429 414 15 208 88 326 73 Resp.
17 Nom. odg 9/1941/146 404 395 9 198 326 69 72 Appr.
18 Nom. odg 9/1941/147 411 411 206 99 312 71 Resp.
19 Nom. odg 9/1941/148 422 422 212 117 305 70 Resp.
20 Nom. odg 9/1941/149 446 446 224 101 345 68 Resp.
21 Nom. odg 9/1941/150 423 420 3 211 339 81 69 Appr.
22 Nom. odg 9/1941/151 415 414 1 208 96 318 68 Resp.
23 Nom. odg 9/1941/152 427 427 214 103 324 68 Resp.
24 Nom. odg 9/1941/153 422 421 1 211 100 321 68 Resp.
25 Nom. odg 9/1941/154 419 419 210 121 298 67 Resp.
26 Nom. odg 9/1941/155 429 429 215 127 302 67 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 37)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/1941/156 430 430 216 121 309 67 Resp.
28 Nom. odg 9/1941/157 424 424 213 110 314 67 Resp.
29 Nom. odg 9/1941/158 436 416 20 209 105 311 67 Resp.
30 Nom. odg 9/1941/159 427 427 214 123 304 67 Resp.
31 Nom. odg 9/1941/160 422 422 212 123 299 66 Resp.
32 Nom. odg 9/1941/161 429 428 1 215 104 324 66 Resp.
33 Nom. odg 9/1941/162 438 438 220 115 323 66 Resp.
34 Nom. odg 9/1941/163 441 441 221 94 347 66 Resp.
35 Nom. odg 9/1941/165 452 432 20 217 113 319 65 Resp.
36 Nom. odg 9/1941/166 452 451 1 226 132 319 65 Resp.
37 Nom. Ddl 1941 - voto finale 265 265 133 236 29 60 Appr.