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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 160 di lunedì 27 gennaio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 10,05.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 24 gennaio 2014.

Sul processo verbale (ore 10,07).

  FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ricordo che ai sensi dell'articolo 32 del Regolamento, le ipotesi nelle quali può essere concessa la parola sul processo verbale sono tre: se si intenda proporre una rettifica, se si intenda chiarire il pensiero espresso nella seduta precedente o per fatto personale. Per quale di queste fattispecie, onorevole Gallinella ?

  FILIPPO GALLINELLA. Per fatto personale.

  PRESIDENTE. Per fatto personale, prego, ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, intervengo perché io ritengo di essere stato ingiustamente allontanato dall'Aula e questo ha comportato per me un problema molto grande, in quanto molti dei nostri attivisti mi hanno scritto chiedendomi: perché alla prima e alla seconda chiama non hai detto «no» alla fiducia sul Governo Letta ? E io ho detto: purtroppo sono stato allontanato dall'Aula perché c’è stata un po’ di confusione, segnalando il fatto, da parte del gruppo MoVimento 5 Stelle, che si stava svendendo Banca d'Italia, e questa presa di posizione così forte ci ha costretto a manifestare il nostro dissenso a questa iniziativa.
  Io poi, però, casualmente mi sono trovato «incastrato» all'ingresso...

  PRESIDENTE. Onorevole Gallinella, mi scusi, la devo interrompere perché questa non è una richiesta sul processo verbale. Lei si sta dolendo di una pronuncia presidenziale ed è, come dire...

  FILIPPO GALLINELLA. Volevo leggere il pezzo, però...

  PRESIDENTE. Capisco il suo ragionamento, ma non è questo il momento per fare questo intervento, perché per fatto personale si dovrebbe intervenire in quanto ci si sente intaccati nella propria condotta o ci si sente attribuire opinioni contrarie a quelle espresse da un altro deputato...

  FILIPPO GALLINELLA. Mi faccia leggere il pezzo sul verbale che contesto...

  PRESIDENTE. Sì, ma non è questo il momento. Comunque, lei finisca rapidamente, ma non è questo il momento e non è questa la sede per fare questo suo intervento. Prego, finisca.

Pag. 2

  FILIPPO GALLINELLA. Io leggo solo le tre righe che contesto. C’è scritto: « Per favore,» – il Presidente – «alzatevi da terra e facciamo andare avanti i lavori ! Collega Vignaroli la richiamo all'ordine ! Collega Brugnerotto la richiamo all'ordine !» E poi: «Gallinella, abbandoni il varco dove si vota. Chiedo ai commessi di intervenire per favore ! Collega Gallinella si deve spostare ! Collega Gallinella si accomodi fuori dall'Aula». Così, freddamente, ma io ero rimasto incastrato perché non potevo uscire da lì, era solo per questo !

  PRESIDENTE. Ho capito, il senso del suo intervento è chiaro. L'ho richiamata al rispetto della questione del processo verbale, perché questo non è fatto personale...

  FILIPPO GALLINELLA. Comunque, chiedo che sia messo agli atti che avrei votato «no».

  PRESIDENTE. Va bene.

  DANIELE PESCO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su cosa, onorevole Pesco ? Sempre sul processo verbale, a che titolo ?

  DANIELE PESCO. Sul processo verbale, a titolo personale.

  PRESIDENTE. Per rettificare il suo pensiero...

  DANIELE PESCO. Sì...

  PRESIDENTE. ... per fatto personale, o per...

  DANIELE PESCO. Per rettificare, un pensiero che non è stato inserito nel processo verbale, perché, nel momento in cui sono stati alzati i cartelli con scritto «Giù le mani dalla Banca d'Italia», non è stato riportato nel verbale che dagli spalti del MoVimento 5 Stelle veniva urlata più volte la parola «Pubblica ! Pubblica ! Pubblica !» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo era inteso per pubblicizzare nuovamente la Banca d'Italia e non lasciarla in mano ai privati. Visto che nei processi verbali indicate quando vengono effettuati gli applausi, penso che sia doveroso inserire anche quando dagli spalti, pardon, dagli scranni di uno o di un altro partito, o di più partiti o di più movimenti, vengano pronunciati anche degli slogan come questo. È molto importante il pensiero che deve essere, appunto, riportato nel verbale, come molto importante è stato l'atto che abbiamo cercato di fare durante quella mattina, in quanto solo con i nostri corpi siamo usciti a opporci a quello che il Governo – e questa maggioranza – sta tentando di fare e su cui ha messo il voto di fiducia. Noi siamo veramente contrari in qualsiasi modo a quello che sta perpetrando questo Governo. Chiedo, quindi, che venga integrato il verbale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Pesco, le faccio notare che nel resoconto stenografico la parola che lei ha richiamato, cioè «Pubblica ! Pubblica !», è stata chiaramente riportata. Quindi nel resoconto integrale c’è, e questo non poteva essere riportato ovviamente nel resoconto sommario. In ogni caso, prendo atto di questo chiarimento che figurerà nel resoconto della seduta odierna.

  FERDINANDO ALBERTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, intervengo per fatto personale. Io sono stato richiamato dal Presidente in quanto avevo alzato un cartello, però, volevo far presente che molti altri colleghi avevano alzato il cartello e non sono stati richiamati. Secondo me dovrebbe essere sospesa l'Aula, perché se la Presidenza non riesce a richiamare tutti quelli che commettono lo stesso fatto, non è giusto che alcuni vengono richiamati e altri no. Quindi, secondo me, a quel punto, l'Aula doveva essere sospesa.

Pag. 3

  SEBASTIANO BARBANTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Sempre sul processo verbale, deputato Barbanti ?

  SEBASTIANO BARBANTI. Sì, Presidente.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, prima e terza fattispecie. La prima: non so se il segretario che ha letto il verbale ha avuto un lapsus, ma il mio collega si chiama «Vignaroli», non «Vignarola». Poi, vorrei anche ben mettere a verbale il fatto che il MoVimento 5 Stelle ha messo in campo una forma di protesta assolutamente pacifica, gandhiana e non violenta, proprio atta ad evitare che venisse interrotto il voto di fiducia. Tra i nomi non ho sentito il mio e volevo assolutamente, ci tenevo affinché il mio nome fosse tra quelle persone che si è seduta pacificamente ad ostruire il corridoio di passaggio della chiama. Con me, penso, c'erano altri colleghi, non so se vogliono essere aggiunti, ma assolutamente per quanto mi riguarda dovrebbe risultare anche il mio nome lì sopra. Grazie.

  MATTEO DALL'OSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Sullo stesso argomento del processo verbale, onorevole Dall'Osso ?

  MATTEO DALL'OSSO. Sì, Presidente, vorrei che, come ha detto il mio collega e amico, Barbanti, fosse aggiunto anche il mio nome, anche se io ero seduto qua. Grazie.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, volevo soltanto fare un appunto sul fatto che, leggendo lo stenografico, ci sono alcune, diciamo, sono riportate, come dire, alcune affermazioni del nostro gruppo dove diciamo «Pubblica ! Pubblica !», in relazione alla Banca d'Italia, perché, naturalmente, siamo contrari a questa manovra. L'unica cosa è che, ad un certo punto della seduta, io ho urlato – un attimo soltanto – : «Andate a fare...»

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia...

  CARLO SIBILIA. Non è stato riportato, per questo mi stavo ricordando semplicemente la frase «Andate a fare le gare di burlesque ad Arcore», oppure, «Andate a cena ad Arcore»: questo l'ho detto due volte e volevo fosse riportato. È una cosa che non è stata scritta nel verbale e lo urlavo a quelli del PD. Quindi, se era possibile inserirlo all'interno del verbale.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sibilia, come voi sapete, lo stenografico resoconta quello che si ascolta effettivamente, quindi o quello che viene detto al microfono o quello che viene detto in maniera sufficientemente forte da poter essere registrato. Ci sono altri interventi sul processo verbale ? No. Se non ci sono altre osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aiello, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Balduzzi, Baretta, Bergamini, Berretta, Bindi, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Bray, Brunetta, Carrozza, Casero, Castiglione, Causin, Centemero, Cesa, Chaouki, Cicchitto, Cicu, Cirielli, Costa, Costantino, D'Alia, D'Incà, Dambruoso, De Girolamo, Del Grosso, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Duranti, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Galati, Gasbarra, Giachetti, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Kyenge, La Russa, Pag. 4Legnini, Letta, Lorenzin, Lupi, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Nicoletti, Orlando, Pannarale, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Andrea Romano, Rossi, Rossomando, Sani, Santerini, Scanu, Schullian, Spadoni, Speranza, Tabacci, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1188 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato) (A.C. 1941) (ore 10,25).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1941: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia.
  Ricordo che nella seduta del 24 gennaio 2014 è stata approvata la questione di fiducia posta dal Governo sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del disegno di legge, nel testo della Commissione identico a quello approvato al Senato.
  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1941)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1941).
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno che recano un contenuto estraneo rispetto alle materie trattate dal provvedimento e che in taluni casi riproducono il contenuto di emendamenti già dichiarati inammissibili in sede referente per estraneità di materia: Prataviera n. 9/1941/44, che prevede l'introduzione di sistemi premiali ai fini del Patto di stabilità per i comuni virtuosi; Allasia n. 9/1941/47, che riguarda l'esclusione dai vincoli del Patto di stabilità per le regioni e i comuni che investono in opere finalizzate alla difesa idrica; Grimoldi n. 9/1941/49, che concerne la possibilità per i comuni di deliberare con proprio regolamento ulteriori riduzioni ed esenzioni fiscali; Mucci n. 9/1941/130, che prevede il divieto per le banche commerciali di detenere partecipazioni o accordi con alcuni soggetti, come le banche d'affari; Parentela n. 9/1941/131, in materia di divieto per i rappresentanti, i direttori e soci di riferimento delle banche d'affari di detenere posizioni di controllo nelle banche commerciali; Pisano n. 9/1941/133, volto a stabilire un differente trattamento fiscale tra banche commerciali e banche d'affari; Paolo Nicolò Romano n. 9/1941/164, recante iniziative volte a sancire il principio della proprietà popolare della moneta.
  Il deputato Alberti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/63.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, il presente decreto-legge, n. 133 del 2013, ha come oggetto: la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili, in particolare l'abolizione della seconda rata IMU dovuta per l'anno 2013 (articoli 1 e 2); la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici (articolo 3); e infine una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia, Pag. 5che altro non sono che una vera e propria riforma della nostra Banca centrale (articoli 4, 5 e 6).
  Tralasciando il fatto che nulla «c'azzecca» la riforma della Banca d'Italia con i primi due punti, non essendo oggetto del presente ordine del giorno, concentriamoci sull'articolo 3 del decreto in esame. Esso contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato ma anche quello degli enti locali. In particolare, il comma 1 recita: «Ai fini della valorizzazione degli immobili pubblici, in relazione ai processi di dismissione finalizzati ad obiettivi di finanza pubblica, anche allo scopo di prevenire nuove urbanizzazioni e di ridurre il consumo di suolo le disposizioni di cui al sesto comma dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, si applicano anche alle alienazioni di immobili di cui all'articolo 11-quinquies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito in legge 2 dicembre 2005, n. 248; per esse la domanda di sanatoria di cui al citato sesto comma dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, può essere presentata entro un anno dall'atto di trasferimento dell'immobile».
  In altre parole, il comma 1 estende il condono edilizio previsto dall'articolo 40 della legge n. 47 del 1985, valido per gli immobili soggetti a procedure esecutive, anche agli immobili pubblici acquistati da privati. Infatti, l'articolo 40 della citata legge n. 47 recita al comma 6: «Nell'ipotesi in cui l'immobile rientri nelle previsioni di sanabilità di cui al Capo IV della presente legge e sia oggetto di trasferimento derivante da procedure esecutive, la domanda di sanatoria può essere presentata entro centoventi giorni dall'atto di trasferimento dell'immobile, purché le ragioni di credito per cui si interviene o procede siano in data anteriore all'entrata in vigore della presente legge».
  Considerando inoltre l'articolo 31 della medesima legge n. 47, che limita la facoltà di richiesta di sanatoria ai soli immobili e fabbricati realizzati entro il 1o ottobre 1983, e che tale riferimento, a nostro avviso importante, non è esplicitato nella formulazione dell'articolo 3 del presente decreto-legge, e preso quindi atto dell'assoluta indeterminatezza della norma che non esprime tra l'altro se si possano condonare abusi in area vincolata e per quale superficie massima, con il presente ordine del giorno il MoVimento 5 Stelle chiede al Governo di adottare ogni provvedimento, anche normativo, diretto ad escludere che la norma in esame sia applicata per sanare abusi edilizi realizzati dopo la scadenza del termine massimo del 1o ottobre 1983, come previsto dall'articolo 31 della medesima legge n. 47 del 1985.
  Riteniamo infine che quanto disposto dal comma 1 possa dare comunque seguito a procedure irregolari, anche qualora il Governo si impegni – ma veramente, non come diceva Fassina – ad attuare questo ordine del giorno. Infatti, premesso che ogni genere di sanatoria, soprattutto edilizia, ancorché applicata ad immobili pubblici, non ci piace, uno dei nostri emendamenti all'articolo 3 era volto a specificare che le disposizioni previste dal comma 1 si applicano alle sole parti non sanate dell'immobile oggetto di dismissione, e accertate all'atto del suo trasferimento. Questo avrebbe eliminato qualunque dubbio e possibilità di cattiva interpretazione. Ma voi avete messo la fiducia: peccato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. La deputata Ruocco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/106.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, in questo «decreto-legge vergogna», degno di una classe politica insipiente, ingannevole, corrotta ed incapace, oltre a scegliere di far pagare la mini-IMU sulla prima casa alle persone oneste, a cui vengono contemporaneamente, nello stesso decreto-legge, rapinati 7 miliardi e mezzo di euro destinati alle banche private, troviamo anche all'articolo 3 – per non farci mancare nulla ! – un bel condono, riguardante gli abusi edilizi.
  L'articolo 3 al primo comma, infatti, detta disposizioni in materia di immobili Pag. 6pubblici, semplificando la procedura relativa alla vendita. E come lo fa ? Estendendo la procedura della sanatoria degli abusi anche successivamente all'alienazione dell'immobile. Beh, nel Paese in cui inondazioni, dissesti idrogeologici, terremoti sono purtroppo all'ordine del giorno e trascinano ormai quasi mensilmente intere popolazioni nel panico e nell'angoscia, in cui case, scuole, imprese sono in serio pericolo di crollo anche a causa delle scellerate politiche edilizie degli ultimi decenni, in cui si costruisce ormai perfino nel greto di un fiume, dentro il cratere di un vulcano o di fianco ad una diga, piuttosto che intraprendere immediatamente – magari questo sì attraverso un decreto-legge – un'opera di messa in sicurezza dell'edilizia mediante investimenti massicci di uomini e mezzi per prevenire disastri, il Governo pensa a raggranellare miseramente i suoi «spicciolini» per continuare a poter fare esattamente ciò che è stato fatto finora, cioè il «parassita» sulle spalle della gente produttiva ed onesta.
  Con l'ordine del giorno che vi chiediamo di approvare, in sostanza chiediamo di porre un freno, quanto meno temporale, allo scellerato condono, escludendo dalla sanatoria almeno gli abusi realizzati dopo la scadenza indicata dalla legge citata nel testo, cioè la n. 47 del 1985. Ebbene sì: anche oggi ci proviamo, come tutti i giorni, a ripristinare la legalità nell'Italia che voi avete trasformato in una Gomorra, in cui l'imbroglio della furbizia viene premiato di fronte alla lungimiranza dell'intelligenza, il danno prodotto dalla disonestà sopravvive a beneficio di una costruttiva onestà, dove l'arte di arrangiarsi prende il posto della visione del futuro, e dove, come un paradosso, due pregiudicati decidono nelle segrete stanze il destino di 60 milioni di italiani.
  Se ancora non si è capito siamo stufi della vostra truffaldina politica, che prima causa i morti e poi corre a piangerli al cospetto delle telecamere, con tanto di trucco e parrucco. Da un lato impone una tassazione immobiliare folle, e dall'altro premia chi le tasse immobiliari non le paga per niente. Prima parla di cambiamento e poi riesuma cadaveri in putrescenza per inquadrare la futura immagine del nostro Paese. Come dobbiamo dire che per noi questa classe politica, annidata sotto il partito «Renzusconi», è un ingombro, un incubo, una palla al piede ? Presidente, per quante volte ancora dobbiamo ricordare a questa gente che il popolo italiano non li sopporta più ? Quante volte ancora dovremo vedere commemorare morti ammazzati dalle loro politiche ?
  Per quanto ancora dovremo assistere alla farsa che vede, da un lato un Presidente che ascolta le mamme di bambini malati di cancro, e dall'altro un Parlamento che sospende immediatamente la discussione del decreto sulla «Terra dei fuochi» per regalare di fretta e di furia 7 miliardi e mezzo alle banche private ?
  Basta, liberateci dalla vostra scellerata idiozia, fatelo presto e fatelo silenziosamente, e nessuno mai non dico vi rimpiangerà, ma neanche vorrà ricordarvi ! (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Cancelleri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/137.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, quello che oggi ci apprestiamo ad esaminare è uno dei decreti peggiori di questa legislatura, e peggiorare rispetto ai decreti che ci sono stati presentati è veramente difficile, se ripenso per esempio al decreto «del fare», fare peggio è veramente da «esperti».
  Questo Governo – ma anche, devo dire, la maggioranza – quando deve coprire le nefandezze di un decreto-legge usa porre la fiducia, nonostante i bei discorsi iniziali in cui questo metodo doveva essere quasi scongiurato. Questo metodo utilizzato non permette alla Camera, ma in particolar modo all'opposizione e, nello specifico, al MoVimento 5 Stelle, di poter lavorare sui testi, cercando magari di migliorarli, quindi non ci permette di fare il nostro lavoro.
  Allora, abbiamo dovuto ripiegare sugli ordini del giorno, consapevoli che serviranno Pag. 7veramente a poco, visto che tra gli emendamenti che ci siamo ritrovati a dover ripresentare c'era proprio la possibilità da parte delle imprese di dedurre, totalmente o in percentuale, il pagamento dell'IMU dalla loro tassazione annuale. Quindi, consapevoli che questo tipo di atti, come anche confermato dall'ex-sottosegretario, hanno poco valore, abbiamo comunque cercato, stiamo cercando di fare il nostro lavoro secondo quello che ci permettete di fare.
  L'ordine del giorno che io oggi voglio discutere è il numero 137. Questo decreto-legge è stato presentato esclusivamente come il decreto che parlava dell'IMU, in realtà questo ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, infine, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia. In particolare, l'articolo 3 del decreto-legge contiene delle norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali. Al comma 2-quinquies si prevede che alcune aree pubbliche vengano mantenute in proprietà dallo Stato e siano vincolate ad area naturale protetta. Quindi, con questo ordine del giorno impegniamo il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative legislative, affinché per salvaguardare le aree pubbliche da destinare a parco, siano previste delle misure di salvaguardia fin dalla loro individuazione da parte degli enti pubblici locali.
  Ora, non sappiamo ancora quale sarà il parere che verrà dato dal Governo a questi ordini del giorno, speriamo che almeno in questa fase di discussione del testo ci sia una collaborazione da parte del Governo, perché veniamo sempre tacciati di essere quelli che non dialogano, in realtà la verità allo stato delle cose è che il dialogo non è possibile perché il Governo e la maggioranza ce lo impediscono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Pesco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/109.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, questo ordine del giorno è riferito all'articolo 3, comma 2, che parla di vendita di immobili pubblici, del patrimonio pubblico. Con esattezza fa riferimento a un articolo, l'articolo 7 del decreto-legge n. 282 del 2002, che in pratica dà l'opportunità all'Agenzia del demanio di vendere, con trattativa privata e in blocco, immobili pubblici.
  Il MoVimento 5 Stelle è del tutto contrario a queste politiche, per due ragioni principali: la prima è riferita al fatto che il patrimonio pubblico va tutelato, e non va venduto; il patrimonio pubblico fa parte della nostra Repubblica e quindi invito il Governo a ripensare al significato di res pubblica, «cosa pubblica».
  Ogni immobile è un pezzo della Repubblica, ogni immobile è proprietà dei cittadini e, quindi, l'interesse della collettività e di tutti i cittadini deve essere tutelato. La vendita degli immobili in questo caso viene effettuata per ridurre il debito pubblico e questo è totalmente sbagliato. Il debito pubblico, se deve essere ridotto, va ridotto con altri mezzi. I conti dello Stato non si guariscono vendendo gli immobili, il patrimonio, i gioielli di famiglia. I conti dello Stato vanno risanati e lo Stato dovrebbe riuscire ad affrancarsi da queste politiche legate alla logica del pareggio di bilancio. Dovremmo riuscire a guardare più avanti e a trovare le strade alternative per riuscire a trovare delle vere e proprie alternative a queste regole europee economiche che blindano la possibilità di creare sviluppo, di creare un corretto giro d'affari e una corretta ricrescita della politica economica del nostro Paese.
  Secondo il MoVimento 5 Stelle questa decisione rappresenta un altro oltraggio, un'offesa verso la collettività e verso i cittadini. Il Governo probabilmente quando compie questi atti, appunto come dicevo prima, dimentica il significato di Repubblica. L'interesse pubblico, e non Pag. 8quello di qualsivoglia acquirente, deve essere tutelato. Il fatto che si voglia vendere attraverso trattativa privata vuol dire che si vuole cercare di fare in modo di celare accordi, accordi sottobanco, con questa o quella società, con questo o quel fondo immobiliare, con questa o quella società di gestione del risparmio. Noi siamo totalmente contrari, e deve essere tutelato l'interesse pubblico, interesse pubblico che nel caso del patrimonio immobiliare dovrebbe essere ascoltato, in quanto ogni immobile deve essere non utilizzato, ma riutilizzato nuovamente a favore della collettività. La collettività dovrebbe essere chiamata per scegliere quale deve essere la nuova destinazione di un immobile del patrimonio pubblico. Questo, purtroppo, non avviene e si cerca di vendere il patrimonio utilizzando questo decreto di qualche anno fa, che dice proprio: «Nell'ambito delle azioni di perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica attraverso la dismissione di beni immobili dello Stato, l'alienazione di tali immobili è considerata urgente con prioritario riferimento a quelli il cui prezzo di vendita sia fissato secondo criteri e valori di mercato». Quindi, possiamo vendere in modo urgente gli immobili che hanno un giusto e corretto valore di mercato, ma gli altri, che non hanno valore di mercato, possiamo venderli lo stesso in modo non urgente ? No. È totalmente sbagliato. Quanto meno il valore di mercato va rispettato in qualsiasi caso. Non si può procedere alla vendita di un immobile se non è stabilito il giusto e più corretto valore di mercato. Questo è assolutamente da ritenere.
  In più, per tornare sul discorso del debito pubblico, non possiamo vendere pezzi della nostra nazione per riuscire a ripagare il debito pubblico perché è un miraggio, è un sogno impossibile. Il nostro debito pubblico è troppo ingente per riuscire a ripianarlo con la vendita di questo o quell'immobile, di questo o quel magazzino, di questa o quella caserma, di questa o quella isola. Ricordiamo bene che nell'elenco degli immobili che si intendono vendere si vogliono vendere anche due isole di Venezia, e questo è veramente scandaloso.
  In più, perseguendo questo tipo di politica andiamo incontro a un effetto, il famoso «effetto Corsica», laddove la Repubblica di Genova, molti, molti, molti anni fa, per riuscire a sopprimere i moti rivoluzionari in Corsica fece riferimento all'esercito francese, esercito francese che non combatté contro i rivoluzionari, ma non combatté e continuò a perdere tempo, un po’ come sta facendo l'Europa nei nostri confronti, che ci fa perdere tempo, ci fa perdere tempo. Dunque, cosa successe ? Successe che la Repubblica di Genova fu costretta a vendere la Corsica alla Francia per ripianare il proprio debito. Sta accadendo questo: stiamo vendendo tutto per ripianare i debiti, per rincorrere una chimera che non raggiungeremo mai. Questo è totalmente sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Nicola Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/60.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo per illustrare il nostro ordine del giorno, un ordine del giorno di buon senso, rispetto al quale ci auguriamo che possa trovare accoglimento da parte del Governo. Si tratta di un buon senso che ovviamente non riscontriamo nell'azione e nell'operato complessivo del Governo, un Governo che, tra l'altro, continua a perdere pezzi, un Governo che è in evidente e palese difficoltà.
  È un Governo che ancora con questo ennesimo decreto-legge ormai va avanti solo ed esclusivamente a decreti e a colpi di fiducia, per poter blindare una maggioranza sempre più in difficoltà e sempre più incerta nell'operato della propria azione politica.
  Siamo di fronte all'ennesima ingerenza, all'ennesima fiducia da parte del Governo su temi, il tema di Bankitalia, da un lato, e il tema della tassazione sulle case, sull'abitazione, che dimostra l'incapacità e l'inettitudine di questo Governo ad affrontare Pag. 9un tema così importante e così delicato, come il tema della tassazione sulla casa, tassazione che in questi nove mesi ha raggiunto livelli altissimi.
  Noi sappiamo benissimo che per poter far ripartire il sistema economico e far ripartire il sistema Paese, in modo particolare il sistema Nord, dove si lavora e si produce, da un lato, doveva essere necessario, anche a fronte dei buoni propositi che dieci mesi fa il Presidente Letta, venendo a prendere la fiducia alla Camera, manifestò davanti al Parlamento, affrontare temi come l'abbattimento della pressione fiscale. Voglio ricordare che la pressione fiscale complessiva sulle imprese è al 68,4 per cento, la più alta in assoluto in Europa. Quindi, vi sono: il tema della tassazione, che non è stata assolutamente toccata, anzi assistiamo ad un livello di tassazione sempre più crescente; il tema della burocrazia, che non viene toccata, anzi diventa sempre più difficile poter adempiere a quei meccanismi di natura burocratica che rallentano ovviamente il funzionamento delle attività delle nostre imprese e delle nostre famiglie; il tema del funzionamento del sistema giustizia: ne abbiamo discusso, e continueremo a discuterne in questi giorni. Ne abbiamo sentita vocazione proprio questo fine settimana con l'inaugurazione dell'anno giudiziario: è un sistema giustizia che non funziona, inefficace, inefficiente, in modo particolare per quanto riguarda il sistema civile.
  Quindi, sono fattori che dovrebbero rilanciare il sistema economico del Paese, fattori rispetto ai quali vi era stato un impegno importante da parte del Governo totalmente disatteso. Non vi è stato l'abbattimento della pressione fiscale, non sono stati attuati i meccanismi di sburocratizzazione per le nostre imprese, non si è toccato il sistema giudiziario civile del nostro Paese, cosa che invece avviene in Paesi a pochi chilometri di distanza dal nostro, penso ad esempio al sistema svizzero, all'efficienza del sistema svizzero, sistema che io conosco bene, vivendo a pochi chilometri di distanza. È un sistema che sta diventando attrattivo per le nostre imprese e per le nostre economie. Tante imprese stanno delocalizzando e stanno portando la propria attività proprio in Canton Ticino, perché le condizioni della tassazione, della burocrazia, del funzionamento dei processi è tale da poter allettare gli investitori, e purtroppo anche investitori italiani. E il tema della tassazione sulla casa è un'altra palese dimostrazione di incapacità del Governo di affrontare un tema così importante per le nostre famiglie.
  All'interno dell'incertezza, io credo che uno degli elementi rispetto ai quali la condanna da parte nostra nei confronti dell'operato del Governo è maggiore è il tasso di incertezza che avete creato nei cittadini e, in modo particolare, nelle famiglie, quindi l'incapacità da parte delle famiglie di poter sapere come, quando e in che modo poter pagare, in questo caso l'IMU, la IUC, che avete introdotto.
  E in questo rinnovamento del sistema della tassazione sulla casa vi siete abbondantemente dimenticati invece di una riforma – ve la siete dimenticata nel cassetto o probabilmente nemmeno sapete di averla –, la riforma del federalismo fiscale, che è stata fatta nel 2009, il disegno di legge n. 42 del 2009, che dà un assetto nuovo, più efficace secondo il principio di responsabilità, che avrebbe risolto e che potrebbe ancora oggi risolvere tanti problemi e tanti mali del Paese, accentuando il principio di responsabilità, soprattutto laddove questo principio viene sistematicamente disatteso. E la mini-IMU è l'esempio massimo della vostra incapacità nel saper governare e nel saper risolvere i problemi dei cittadini. Questo ordine del giorno – ripeto – su un decreto da noi fortemente contestato, va esattamente in questa direzione, proprio per spronare questo Governo ad avere maggior buon senso.

  PRESIDENTE. Il deputato Paglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/23.

  GIOVANNI PAGLIA. Signora Presidente, come si saprà, uno degli effetti più Pag. 10negativi di questo decreto-legge che stiamo andando a discutere e ad approvare oggi, in particolar modo, in sede di illustrazione degli ordini del giorno, è quello che prevede che a ciascun istituto bancario nazionale, o assicurativo, o ai fondi o ad altre tipologie di investitori sia data la possibilità di possedere non più del 3 per cento del capitale azionario. Perché io dico che è particolarmente negativo ? Non perché in sé sia sbagliata l'idea e la possibilità che il capitale si diffonda a un numero quanto più plurale di soggetti, rispetto alla situazione attuale, che vede essenzialmente due grandi istituti bancari possedere più della metà del capitale azionario della banca in un tempo solo – parlo in particolar modo di Unicredit e di Intesa San Paolo –, ma perché questa situazione avviene in quello che noi riteniamo essere un mercato molto chiuso. Infatti, si è deciso che solo alcuni soggetti, pochi, ovvero gli istituti di credito, le assicurazioni, i fondi pensione, le fondazioni bancarie e gli istituti di previdenza sociale, possano partecipare al capitale sociale, quindi un mercato molto ridotto, e contemporaneamente si è dato questo vincolo di cessione, ma non lo si è fatto in quanto tale, lo si è fatto dicendo che ci sono comunque trentasei mesi per adeguarsi al provvedimento, che in questi trentasei mesi si continuano a percepire i dividendi che altrimenti sarebbero inibiti in condizioni ordinarie e che alla fine di questo percorso comunque la Banca d'Italia ha la facoltà e può intervenire acquisendo le quote azionarie, che eventualmente quegli istituti di credito che avessero quote eccedenti si troverebbero nella condizione di dover vendere.
  Ora, noi rileviamo che i dividendi che verranno percepiti in questo modo sono stati elevati al 6 per cento del capitale azionario: anche su questo ci sarebbe da discutere, perché i dividendi normalmente vengono rilasciati in base all'utile dell'esercizio e non in base al capitale azionario, perché altrimenti può esserci il sospetto che si stia facendo un'altra operazione, ovvero che si stia restituendo attraverso un escamotage del capitale alle banche private. Ora, in particolar modo, noi abbiamo notato – come credo che abbiano notato tutti: da questo punto di vista, è il segreto di Pulcinella – questo singolare parallelismo, per cui noi abbiamo tre anni in cui si può continuare a godere della parte dei dividendi che ipotizziamo in 450 milioni annui, ovvero il 6 per cento del capitale rivalutato, e contemporaneamente esiste la possibilità per gli istituti di credito di pagare il 12 per cento di imposta sostitutiva e, con questo, liberarsi la coscienza: io ho un innalzamento del mio capitale sociale attraverso la rivalutazione delle quote; su quella rivalutazione io pago il 12 per cento di tassazione e poi, per tre anni, posso continuare a godere dei dividendi anche sul capitale eccedente.
  Ora, qual è la coincidenza ? La coincidenza fondamentalmente è che quei liquidi che attualmente vengono in qualche modo – bisogna dire – anticipati dalle banche, nel senso che si paga per poter fare la rivalutazione, sostanzialmente vengono restituiti esattamente tali e quali nei tre anni successivi. Quindi, noi da questa operazione non possiamo nemmeno dire che ci sia un beneficio fiscale reale per lo Stato, che ci sia un beneficio per le entrate di questo Stato. Noi chiediamo semplicemente un anticipo, chiediamo alle banche di anticipare oggi, dato che la politica economica di questo Governo ci ha messo a rischio, ci ha messo in seria difficoltà anche rispetto alla tenuta dei conti pubblici, perché l'assurdo di questo Governo è che combina, da un lato, un rigore che impedisce qualsiasi investimento nella spesa sociale, qualsiasi investimento nello sviluppo, qualsiasi possibilità di ripresa nel Paese, ma contemporaneamente, mentre, da un lato, fa questo, dall'altro, tassa la povera gente, ma fa operazioni come quella dell'IMU, che, alla fine della giostra, rimettono tutto a pari e continuano a mettere in discussione il bilancio pubblico.
  Quindi, abbiamo il bilancio pubblico a rischio e nessun investimento sullo sviluppo. Ci riduciamo a chiedere l'elemosina alle banche, ma alla fine, per chiudere il Pag. 11cerchio, anche l'elemosina viene restituita a chi l'ha data. Siamo ridotti a questo punto.
  Con questo ordine del giorno, noi chiediamo, per chiudere, che si prendano almeno le opportune iniziative per far sì che quella imposta sostitutiva sulle plusvalenze realizzate da soggetti partecipanti che viene fatta venga pagata almeno in un'unica rata, che almeno non si rateizzi e che paghino subito.
  Noi chiediamo, chiedevamo e continueremo a chiedere anche nei prossimi mesi, con emendamenti a qualsiasi provvedimento venga esaminato in quest'Aula, che i 36 mesi diventino zero, e che quindi almeno quei fondi possano essere di disponibilità dell'unico soggetto che sarebbe titolato ad esserne in possesso, ovvero il popolo italiano.

  PRESIDENTE. Il deputato Barbanti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/66.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, mi dispiace rilevare che l'Aula è abbastanza vuota per un provvedimento così tanto importante e discusso. Come abbiamo avuto modo di capire nei giorni scorsi durante il dibattito in Aula di questo decreto-legge, rammentiamo che questo si intende formato da tre sostanziali parti. La prima riguarda l'abolizione della seconda rata dell'IMU, abolizione che però non si è rivelata totale perché purtroppo abbiamo dovuto rilevare come non sia stato possibile trovare addirittura 440 milioni di euro di copertura. Questi 440 milioni di euro servivano per evitare, appunto, ai cittadini di dover pagare la cosiddetta mini-IMU sulle prime abitazioni ubicate nei comuni dove l'aliquota di base del 4 per mille era stata modificata al rialzo. Già questo distorce un poco quanto la maggioranza affermava circa l'abolizione dell'IMU: ne aveva fatto un cavallo di battaglia, ma in effetti, come vediamo, non è assolutamente morta. Il fatto poi che non si siano trovate le coperture per soli 440 milioni di euro la dice lunga su come purtroppo, ahimè, ahinoi, sono messi i conti dello Stato.
  La seconda parte, molto più sostanziosa e oggetto di molte contraddizioni e discussioni, è relativa alla riforma della Banca d'Italia. In questo caso si vogliono rafforzare patrimonialmente le banche attraverso una ricapitalizzazione della nostra Banca centrale, utilizzando però le riserve. Parliamo di 7,5 miliardi di soldi messi da parte dall'istituto centrale attraverso gli utili derivanti dall'espletamento delle sue funzioni pubbliche in regime di monopolio. Quindi sono soldi sostanzialmente di titolarità della Banca d'Italia e dello Stato italiano. Oltre a ciò, è stato garantito anche un rendimento fino al 6 per cento del capitale, a rivalersi sull'utile netto. Stiamo parlando di 450 milioni di euro, in un momento in cui trovare rendimenti che sono totalmente risk free superiori al 3-4 per cento è già un grandissimo miracolo.
  Vi è poi una terza parte del decreto che finora è sempre passata in secondo piano e che è quella della dismissione degli immobili pubblici. La norma in questione detta disposizioni in materia di dismissione degli immobili pubblici, semplificando la procedura relativa alla vendita a trattativa privata anche in blocco. Attenzione, perché si prevede che infatti possano essere interessati dalla vendita in blocco a trattativa privata immobili ad uso prevalentemente non abitativo appartenenti al patrimonio pubblico, i quali comprendono anche i locali accessori destinati al custode. Il meccanismo di dismissione a trattativa privata anche in blocco è esteso anche agli immobili degli enti territoriali. In tale ipotesi, si prevede che gli enti territoriali interessati individuino con apposita delibera gli immobili che intendono dismettere. La delibera conferisce mandato al Ministero dell'economia e delle finanze per l'inserimento nel decreto dirigenziale che autorizza la vendita in blocco. La vendita privata però potrebbe comportare il classico favoritismo agli amici degli amici.
  Inoltre, e qui entriamo nel pieno della problematica, si estende a tale procedura la normativa che consente la sanatoria di irregolarità successiva al trasferimento. Insomma Pag. 12ci sono voluti undici anni, ma alla fine è rispuntato il condono edilizio, con buona pace, anzi con l'assoluto silenzio, degli ambientalisti del PD. In questo decreto, cosiddetto «IMU-Banca d'Italia», all'articolo 3, comma 1, sono stati riaperti i termini del condono edilizio. Non per tutti, bene inteso, ma solo per chi compra un immobile dallo Stato o da enti pubblici. Questa norma, è chiaro, riaprirà gli appetiti di condono edilizio generalizzato, il malcostume italiano, e smentisce clamorosamente coloro che, quando erano all'opposizione, si stracciavano le vesti al grido: «Nuovo condono, mai più !».
  Ma le cose cambiano, le parole dette in campagna elettorale pure, e basta inserire le eccezioni. Per cui la soluzione di crisi giustifica qualsiasi cosa, tra cui anche la vergognosa vendita di Poste italiane e la privatizzazione di vari pezzi di Cassa depositi e prestiti. Scandaloso: per risparmiare 4 miliardi su oltre duemila di debito pubblico !
  Ora la norma in questione è così sgangherata che non chiarisce neanche se si possono condonare abusi in area vincolata. Si opera un semplice quanto improvvido rinvio all'articolo 40, comma 6, della legge n. 47 del 1985, che si applica alla tutto residuale ipotesi di immobili.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Barbanti.

  SEBASTIANO BARBANTI. Ora noi, con questo ordine del giorno, vogliamo quantomeno limitare la portata di questo ennesimo scempio. Vogliamo in altre parole evitare che il condono edilizio dettato dalla norma possa operare in zone dove grava un elevato rischio idrogeologico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Villarosa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/96 (Il deputato Barbanti espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»).

  PRESIDENTE. Riponga il cartello, onorevole Barbanti. Chiedo ai commessi di rimuovere il cartello. Onorevole Barbanti, non se lo faccia ripetere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Onorevole Barbanti, tolga il cartello (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente) ! Prego, onorevole Villarosa.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, leggo il mio ordine del giorno (Il deputato Pesco espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»).

  PRESIDENTE. Rimuovete il cartello ! Onorevole Villarosa, scusi. Onorevole Pesco (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente) ! Onorevole Villarosa, prosegua.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Stavo leggendo il mio ordine del giorno.
  Il decreto-legge n. 133 del 2013, recato dall'A.C. 1941, all'articolo 3 prevede interventi ai fini della valorizzazione degli immobili pubblici e disposizioni in materia di immobili pubblici.
  Con il mio ordine del giorno si impegna il Governo a valutare la possibilità che nei comuni nei quali vi siano immobili soggetti a valorizzazione non solo si prevengano nuove (Il deputato Alberti espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»)...

  PRESIDENTE. Deputato... Deputato, tolga il cartello. Tolga il cartello. Deputato Alberti, tolga il cartello ! Chiedo ai commessi di rimanere in quella zona, grazie, così evitiamo... (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  Prego, deputato Villarosa, continui.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Quindi, si impegna il Governo a valutare la possibilità che nei comuni nei quali vi siano immobili soggetti a valorizzazione non solo si prevengano nuove urbanizzazioni, ma queste siano oggetto di moratoria per almeno tre anni.
  È doveroso quindi leggere cosa dice l'articolo 3. Una continua dismissione di Pag. 13immobili e società in questo Paese. L'articolo 3 recita: ai fini della valorizzazione – anche qui le parole vengono usate in modi particolari – degli immobili pubblici, in relazione ai processi di dismissione finalizzati ad obiettivi di finanza pubblica, le disposizioni di cui al comma 6 dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47 si applicano anche alle alienazioni di immobili di cui all'articolo 11-quinquies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito in legge 2 dicembre 2005, n. 248; per esse la domanda di sanatoria di cui al citato comma 6 dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47 può essere presentata entro un anno dall'atto di trasferimento dell'immobile.
  Al comma 1 dell'articolo 11-quinquies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al secondo periodo, dopo le parole «i beni immobili ad uso non», è inserita la seguente: «prevalentemente»; b) dopo l'ultimo periodo sono aggiunti i seguenti: «L'autorizzazione all'operazione può ricomprendere anche immobili degli enti territoriali; in questo caso, ferme restando le previsioni dettate dal presente articolo, gli enti territoriali interessati individuano, con apposita delibera ai sensi e per gli effetti dell'articolo 58 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, gli immobili che intendono dismettere. La delibera conferisce mandato al Ministero dell'economia e delle finanze per l'inserimento nel decreto dirigenziale di cui al secondo periodo (...)».
  Il mio ordine del giorno nasce proprio perché in questo articolo ci sono delle lacune e delle mancanze, però per me, dopo aver letto l'articolo di cui parlo nel mio ordine del giorno, è appunto doverosa una premessa.
  Infatti, spesso e volentieri – anzi direi sempre – la vostra tattica è quella di creare dei decreti-legge che abbiano multimaterie, che siano multidisciplinari. Questo non solo crea un problema di struttura e di buona organizzazione dei lavori, perché non viene dato il tempo necessario né alla minoranza e spesso e volentieri neanche alla maggioranza per valutare perbene tutto il decreto-legge. Come possiamo mai affrontare argomenti così importanti, così complessi in così poco tempo ? Questo, cari colleghi, è il modo peggiore di affrontare i lavori che i nostri cittadini elettori ci hanno delegato a fare.
  E, infatti, gli errori sono continui. L'IMU sta vivendo un'odissea infinita: questo addirittura è il quarto decreto-legge che si occupa del tema. Circa quaranta disposizioni si sono occupate del tema IMU. Quanto tempo abbiamo perso per lo stesso tema ? Questo perché in ogni decreto-legge che trattava l'IMU, alla fine ci si trovava qualche altro argomento, qualche nuovo favore o incapacità governativa. Io la risposta ce l'ho, ma il quesito lo lascio ai cittadini, che – sono certo – sapranno cosa rispondere.
  Tornando al mio ordine del giorno, la valorizzazione degli immobili è ciò che non vi è mai interessato. Abbiamo il Paese più bello del mondo, non d'Europa, del mondo. Abbiamo il clima che ci permette di vivere pienamente, tutti i giorni, il nostro patrimonio storico e culturale. Il patrimonio storico e culturale italiano, cari colleghi, è imparagonabile. L'Italia possiede il più ampio patrimonio culturale a livello mondiale con oltre 3.400 musei, circa 2.100 aree e parchi archeologici... Presidente, però mi dovrebbe dare un po’ di tempo, vista la pausa.

  PRESIDENTE. Già fatto, ha già avuto più tempo. Prego, onorevole Villarosa.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Verificheremo. Questo Paese non ha più bisogno di nuove costruzioni. Questo Paese ha bisogno di nuove ristrutturazioni energetiche. Non possiamo più accettare questo modo di operare. L'efficientamento energetico e le ristrutturazioni – non nuove costruzioni – indirizzate verso una nuova forma di edilizia: questa è l'economia vera...

  PRESIDENTE. Provi a concludere. Deve concludere, onorevole Villarosa.

Pag. 14

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Provo a dire solo l'ultima parte. Il MoVimento 5 Stelle sta crescendo e sta crescendo anche grazie alla coerenza. Tutto ciò che abbiamo promesso l'abbiamo sempre mantenuto e ormai anche i più scettici iniziano ad avvicinarsi a noi. Vi invito a vedere i nostri incontri pubblici. Vi invito a respirare l'aria di quei luoghi. Verrete pervasi da una nuova sensazione che credo non conosciate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie. La deputata Castelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/140.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, io questa mattina ci tenevo, come i miei colleghi, a illustrare l'ordine del giorno n. 9/1941/140. Anche questo è volto a cercare di migliorare lo scempio che questo Governo è riuscito a fare su questo decreto-legge, che ricordiamo essere il decreto-legge IMU. (Il deputato Villarosa espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia»)...

  PRESIDENTE. Deputato Villarosa riponga il cartello. Avverto la deputata Castelli di proseguire, non possiamo interrompere.

  LAURA CASTELLI. Questo è il decreto-legge che parla di IMU, ma poi voi siete riusciti a inserirci una delle più grosse patate bollenti che questo Parlamento abbia mai visto, alla chetichella, in silenzio, senza che nessuno se ne accorgesse.
  Presidente, mi dispiace, ma anche le azioni eclatanti, che noi facciamo e che danno molto fastidio ai colleghi che ci siedono accanto, hanno proprio questa intenzione: far capire al Paese quelle cose che questo Governo e questo Parlamento non vogliono dire. Infatti è così: noi stiamo nelle piazze e facciamo dei momenti di incontro con i cittadini. E purtroppo, se non fosse stato per noi che ci siamo coricati sotto la sua Presidenza, nessuno oggi saprebbe del colpo di mano di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, abbiamo presentato una serie di ordini del giorno. Questo, in particolare, come altri, ha l'obiettivo di cercare di spiegarvi perché le dismissioni sono un'idiozia e, qualora voi vogliate farlo, almeno fatelo con dignità, nel senso di cercare di controllare quelli che sono i beni che veramente non si possono dismettere con un colpo di mano, perché per voi le dismissioni sono sempre la cura. Prima, erano la cura per la riduzione della spesa pubblica. Il buon Cottarelli, che ormai da qualche mese percepisce quotidianamente lo stipendio – io vorrei anche cominciare a capire che cosa sta facendo –, ha come obiettivo quello, sì, di ridurre i costi della macchina pubblica e magari fare un po’ di dismissioni. Quindi, subito le dismissioni sono state viste come abbattimento della spesa pubblica.
  Ora, io mi chiedo se voi, colleghi, lo sapete come è fatta la nostra spesa pubblica e come è fatto il saldo primario di questo Paese. Possono sembrare parole molto tecniche, però è bene che chi siede qui sappia che cosa vogliono dire. Allora, sarebbe carino interrogarsi sul perché questo Paese ha un saldo primario positivo (non so se qualcuno dei colleghi del PD, poi, ci vuole illustrare il suo punto di vista). Questo Paese spende meno di quanto prende dai cittadini. Questo Paese non sarebbe disastrato se non avesse il debito pubblico che ha e quindi gli interessi che, di fatto, mangiano tutto il suo saldo primario positivo.
  Mi soffermo su questi temi perché davvero, Presidente, io credo che tanti colleghi che siedono di là non sappiano neanche cosa significhi, perché, altrimenti, si farebbero delle domande, come se le fanno i cittadini, fuori, da quando qualcuno gli spiega che cosa accade qua, dentro il Parlamento.
  Quindi, prima è stata usata la dismissione per la riduzione della spesa pubblica, adesso qualcuno dice che è necessario dismettere per abbattere il debito. Ora, non ci prendiamo in giro: come può un'entrata fatta una volta abbattere un debito che è progressivo, è costante e durerà ancora per tanti anni ? Infatti, Pag. 15l'Europa ci sta obbligando a ridurlo anno per anno, pagando un sacco di miliardi, circa 40 miliardi all'anno.
  Io mi interrogo, io e i miei colleghi siamo molto perplessi su dove troverete questi soldi perché – io ve lo dico – non ho intenzione di contraddirvi quando direte che bisogna pagare 40 miliardi togliendoli dalle spese dei cittadini. Aspetterò che i cittadini, fuori, vi facciano, insieme a noi, quella pressione di cui avete bisogno per smettere di fare queste porcate.
  Ricordo anche che qualche anno fa il vostro obiettivo era recuperare 400 miliardi dalle dismissioni dei beni pubblici e ad oggi, come noi dicevamo da anni, siete riusciti a portare zero. L'unica cosa che avete fatto è aprire una SGR, una società di gestione del risparmio, che capitalizza e rende cartolarizzati i vostri beni. Quindi, non avete venduto proprio niente – questo bisogna dirlo ai cittadini – e avete fatto fare la stessa cosa agli enti locali, che ora si trovano con dismissioni che non faranno mai e con dei bilanci gonfiati dalle dismissioni che voi li avete obbligati a fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, io credo che il tema delle dismissioni sia pochissimo conosciuto all'interno di questo Governo e all'interno di questo Parlamento. Che questo Governo si metta una mano sulla coscienza ! Se vuole, gli spieghiamo cosa significa dismettere e cosa significa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie. Il deputato Sorial ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno (La deputata Ruocco espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia»)... Togliete i cartelli ! Onorevole Ruocco, tolga il cartello ! Chiedo ai commessi di togliere il cartello (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Constato l'assenza dell'onorevole Sorial: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/103.
Il deputato Stefano Borghesi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/51.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, do lettura del mio ordine del giorno, che, nella sostanza, chiede al Governo di valutare la possibilità di applicare già dal 2014 l'entrata in vigore della disciplina contabile in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio.
  Infatti, questo provvedimento prevede alcune modifiche alla disciplina sull'armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni e degli enti locali recata dal decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118. Riguarda, particolarmente, i tempi e i criteri concernenti la fase della sperimentazione di questo nuovo regime contabile.
  Quindi, noi, con la proposizione di questo ordine del giorno, chiediamo che, almeno in questa parte di questo decreto, che noi abbiamo duramente contestato, vi sia un impegno già dal 2014 a cercare di armonizzare queste discipline contabili.
  Riteniamo comunque questo provvedimento assolutamente insufficiente e assolutamente contrario a quelle che sono le concrete esigenze di questo Paese. Noi, attraverso questa nostra opera di opposizione, abbiamo cercato di sottolineare ancora una volta l'incapacità di questo Governo nel dare risposte concrete ai problemi che affliggono il nostro Paese e ai problemi della crisi, che, comunque, nonostante i proclami, sembra non essere ancora finita. Tutti gli indicatori principali, economicamente parlando, danno segno negativo e, quindi, a nostro modo di vedere, l'opera del Governo e della maggioranza si sarebbe dovuta incentrare su ben altri aspetti.
  Questo, invece, è un provvedimento che ancora una volta non rispetta le necessità di urgenza, un altro provvedimento omnibus, un altro provvedimento che vede ormai l'ennesima trattazione del tema dell'IMU, che, ovviamente, visto tutto quello che è successo in questi mesi, ormai è diventata una barzelletta. Ora, attraverso Pag. 16questo decreto-legge, viene abolita definitivamente la seconda rata dell'IMU, ma la nostra gente viene comunque costretta a pagare una mini-IMU. Si tratta di tutta una serie di questioni che ancora una volta sottolineano l'incapacità e l'inadeguatezza di questa maggioranza e di questo Governo nel cercare davvero di portare a casa qualcosa che vada nella direzione di risolvere alcuni problemi.
  Vi sono poi anche altre parti, come quella della dismissione degli immobili pubblici, oppure quella della rivalutazione delle quote della Banca d'Italia, che ci vedono fermamente contrari e, quindi, a tutto ciò si è aggiunto un ulteriore aggravio dell'aumento delle accise della benzina e degli alcolici, e un ulteriore aumento anche degli acconti di IRES e IRAP.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  STEFANO BORGHESI. Quindi, nel complesso questo è un provvedimento che noi giudichiamo assolutamente in maniera negativa e con la proposizione di questo ordine del giorno cerchiamo, comunque, un impegno del Governo nel cercare di valutare la possibilità di applicare, già dal 2014, l'entrata in vigore della disciplina contabile in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio.

  PRESIDENTE. Il deputato Caso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/139.

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, il decreto-legge in esame si occupa, tra le altre cose, oltre a questo immenso regalo di soldi pubblici che vanno alle banche private, di alienazione di immobili pubblici. In particolare, l'articolo 3 del provvedimento detta disposizioni dirette a semplificare la procedura relativa alla vendita a trattativa privata, anche in blocco, degli immobili pubblici.
  Queste semplificazioni si inquadrano perfettamente nell'ambito del programma straordinario di cessione di immobili pubblici previsto nella legge di stabilità da poco approvata, programma che, però, ad oggi, non è ancora stato definito dal Governo: cioè, ad oggi, non sappiamo neppure quali immobili verranno ceduti. Ciò che, invece, sappiamo è che dovrà consentire introiti non inferiori a 500 milioni di euro annui per i prossimi tre anni. Ed avete anche il coraggio di inserire nel testo che lo scopo della norma è prevenire nuove urbanizzazioni e ridurre il consumo di suolo, come se i cittadini non sapessero che si tratta dell'ennesimo modo per «tappare» i buchi di bilancio, ricorrendo alle risorse di proprietà dei cittadini, senza affrontare mai seriamente i temi degli sprechi, dei costi della politica, della lotta all'evasione fiscale, degli stipendi e delle pensioni d'oro, sui quali, invece, siete sempre pronti a fare un passo indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Poi si parla di ridurre il consumo di suolo, quando, invece, il comma 1 dell'articolo 3 niente altro è che un ennesimo condono edilizio. Le contraddizioni abbondano sempre in questo Governo non solo tra le dichiarazioni di intenti e i fatti, ma anche all'interno degli stessi decreti, addirittura, all'interno degli stessi commi.
  Il decreto è stato parzialmente modificato al Senato, che ha inserito il comma 2-quinquies dell'articolo 3, in cui si dà la possibilità da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, di individuare, nell'ambito dei beni immobili di proprietà dello Stato, beni di rilevante interesse ambientale da avviare a procedimenti rivolti alle istituzioni di aree naturali protette. In relazione al comma citato, l'ordine del giorno che illustro impegna, appunto, il Governo ad adottare, per quanto di competenza, iniziative, anche legislative, finalizzate alla salvaguardia di aree pubbliche da destinare a parco e che siano previste misure di salvaguardia fin dalla loro individuazione da parte degli enti pubblici locali.
  L'intento dell'ordine del giorno è quello di velocizzare i tempi affinché si attuino il prima possibile tutte quelle attività previste dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394, Pag. 17citata appunto nel testo del decreto, che ha come finalità la conservazione di specie animali o vegetali; l'applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un'integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali; la promozione di attività di educazione, formazione e ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili; e, alla fine, la difesa e la ricostruzione degli equilibri idraulici e idrogeologici.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  VINCENZO CASO. Infine, vorrei ricordare che ogni giorno il cemento sommerge un'area di suolo vergine pari a cento campi da calcio: quindi, auspichiamo che il Ministro dell'ambiente si informi sui disastri urbanistici a cui è stato ed è tuttora sottoposto il nostro Paese e che decida di sottrarre da questa svendita le aree verdi che caratterizzano il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Brugnerotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/113.

  MARCO BRUGNEROTTO. Signor Presidente, oltre a rivolgermi al Presidente e oltre a rivolgermi ai colleghi, io vorrei rivolgermi veramente di cuore alle persone che sono in tribuna e che ci stanno ascoltando – ai ragazzi e alle persone che sono in tribuna –, perché si chiederanno sicuramente cosa succedendo adesso in Aula: cioè, si chiederanno perché uno parla e gli altri non ascoltano.
  In questo momento, il MoVimento 5 Stelle sta facendo ostruzionismo e la tecnica adottata è quella detta del filibustering, che deriva proprio dalla parola «filibustiere», cioè i pirati che, una volta, assaltavano una nave, con un'azione in blocco, tutti insieme, un'azione veloce e decisa. È quello che stiamo facendo adesso: cioè, parlare, presentare ordini del giorno su cui intervenire, emendamenti da discutere proprio per prolungare la seduta e perdere tempo, per far sì che un decreto, una legge o qualcosa di simile decada e non abbia il tempo legale per diventare legge. È quello che stiamo facendo noi adesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci accusano spessissimo di essere vecchi e retrogradi con questa tecnica, dicendo che il filibustering è una tecnica che c’è sempre stata, non è una novità. È vero, il filibustering non è una novità: la novità di questa legislatura è che adesso, per la prima volta, c’è una vera opposizione. È questa la novità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E il MoVimento 5 Stelle sta provando, con questa tecnica, a fermare l'ennesimo scempio, l'ennesimo decreto-legge, di cui non parla nessuno perché è «coperto».
  È coperto da questo zucchero che viene messo sul bicchiere, come ha detto il collega Barbanti l'altra volta, nell'intervento sulla sfiducia al Governo Letta, perché si possa bere questo calice che è amaro proprio per il veleno. Si fa finta di abolire la seconda rata dell'IMU per poter privatizzare tranquillamente l'unica banca che è e che deve rimanere degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, torno a fare la mia parte di filibustering molto molto volentieri e vado a leggere l'illustrazione del mio ordine del giorno.
  La Camera, premesso che: il decreto-legge n. 133 del 2013, oggi in discussione – decreto, tra l'altro, per il quale io sono stato espulso dall'Aula per essermi seduto e per avere impedito che si continuasse a votare la fiducia al Governo Letta, e ribadisco, non l'ho fatto prima, il mio «no» incondizionato alla fiducia al Governo Letta; ribadisco il mio «no» – prevede la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili, partendo dall'abolizione della seconda rata IMU per l'anno 2013, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, infine, una serie di disposizioni normative sulla Pag. 18Banca d'Italia, quella che vogliono rendere privata; banca vostra, banca dei cittadini; l'articolo 3 del decreto-legge contiene delle norme che hanno come obiettivo quello di facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali; per tale motivo, si chiede l'impegno del Governo affinché si adoperi al fine di ridurre considerevolmente gli oneri della pubblica amministrazione per le locazioni degli immobili anche attraverso un censimento, da parte dell'Agenzia del Demanio, che dia notizia del patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato o da recuperare (ma che sia di una certa attuazione), con l'intento di destinarlo a sede di uffici, enti ed istituzioni che oggi utilizzano immobili, in affitto, in locazione, per la propria attività. Noi paghiamo affitti di palazzi, per istituti, quando siamo consapevoli di avere edifici che sono sfitti, vuoti, che possono essere tranquillamente utilizzati da questi enti pubblici per la loro attività (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Cariello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/136.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno intendiamo intervenire su questo decreto-legge, che ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili, cercando di impostare in maniera trasparente e dando la massima pubblicità a quelle che sono le aree pubbliche che verranno mantenute in proprietà dallo Stato e vincolate ad aree naturali protette, come previsto all'articolo 3 di questo decreto-legge e al comma 2-quinquies.
  Con quest'ordine del giorno impegniamo il Governo ad adottare, per quanto di sua competenza e di competenza di ogni singolo Ministero, tutte le iniziative finalizzate ad identificare queste aree pubbliche, in modo tale da consultare i cittadini, e a rilevare effettivamente quello che è l'impatto ambientale per i cittadini, per l’habitat circostante. In tale maniera, queste forme di consultazione popolare, di cui si deve dare massima pubblicità, potrebbero identificare in maniera più accurata queste aree. A tal proposito, ritengo sia importante, per il Governo e per i Ministeri competenti, adottare criteri per misurare il valore dell'ambiente, quindi stabilire una certa soglia sostenibile di valore per l'uomo in quanto inserito in questo habitat. Uno degli obiettivi fondamentali della politica ambientale europea è quello, appunto, di proteggere il nostro habitat.
  Il mondo naturale che ci circonda si confronta con molte minacce in varie parti del globo, soprattutto in Italia, viste le ultime evoluzioni: vediamo la «Terra dei fuochi», la deturpazione di alcune aree dove si sta andando a cementificare senza regole. Quindi, anche la biodiversità e la sostenibilità sono delle ricchezze che il nostro Paese dovrebbe valorizzare; e, a questo proposito, credo ci sia – e con questo discorso ora voglio dimostrarlo – molto più interesse a conservare queste aree e dare un valore, che non a dismettere beni patrimoniali dello Stato: si guadagnerebbe nel tempo molto più nella valorizzazione di questo indotto, piuttosto che dismetterlo e venderlo.
  Per quindi ovviare a tali pericoli, l'Unione europea si è impegnata ad arrestare e a combattere la perdita di biodiversità e di ecosistemi; con un obiettivo, il 2020, cioè entro il 2020. Oltre ad essere di per sé importante, la biodiversità, dicono le direttive, fornisce anche un flusso vitale di beni, come generi alimentari, fibre, carburanti e medicine, e presta servizi essenziali come la regolazione del clima, la prevenzione delle alluvioni, che tante tragedie fanno anche nel nostro Paese tuttora, la depurazione delle risorse idriche, l'impollinazione e la formazione del suolo. Sono tutti fenomeni necessari per la prosperità economica, la sicurezza, la salute e la qualità della vita.
  L'Unione europea ha adottato un primo piano di azione per la biodiversità nel 2006. Pochi mesi dopo, è stata concordata a Nagoya, in Giappone, un'ambiziosa Agenda a livello mondiale. La strategia europea è stata poi aggiornata all'inizio del Pag. 192011, con l'obiettivo prioritario di arrestare la perdita della biodiversità e il deterioramento dei servizi ecosistemici nell'Unione europea entro il 2020, ripristinandoli quando possibile ed aumentando il contributo dell'Europa alle iniziative intraprese a livello mondiale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FRANCESCO CARIELLO. È stato istituito a tal proposito il Programma Rete Natura 2000, che riconosce che gli esseri umani sono parte integrante della natura, con la quale sono chiamati a collaborare: non intende escludere le attività economiche, quanto piuttosto porvi alcuni limiti per salvaguardare specie ed habitat preziosi. Il Programma Rete Natura 2000 sostiene ecosistemi sani, che forniscano servizi importanti come le risorse idriche, la cattura e il sequestro della CO2 e la protezione contro le inondazioni e l'erosione costiera. Insieme tutti questi servizi hanno un valore che viene stimato tra i 200 e i 300 miliardi di euro l'anno, molto di più del costo annuale dei circa 6 miliardi di euro invece necessari per gestire tale rete.

  PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

  FRANCESCO CARIELLO. Riteniamo, quindi, importante per questo Paese valorizzare tali risorse e cercare il modo per proteggerle, non solo da un certo punto di vista, come si è fatto in questo decreto-legge, cercando di proteggerle da un'eventuale svendita...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FRANCESCO CARIELLO. ...ma valorizzandole e dandone opportuna pubblicità ai cittadini che le vivono, in maniera tale da far conoscere il proprio territorio e da valorizzarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Il deputato Guidesi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/45.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, noi, attraverso questo ordine del giorno, vogliamo porre la questione della visibilità, della trasparenza e dell'accessibilità, soprattutto dal punto di vista della visione degli immobili catastali, quindi del catasto.
  Il provvedimento in esame reca misure finanziarie urgenti in materia di finanza locale ed ha altresì previsto come per l'anno 2013 non fosse dovuta la seconda rata dell'imposta municipale sperimentale (IMU), di cui all'articolo 13 del decreto-legge n. 201 del 2011, per una serie di immobili (abitazioni principali e assimilati, casa coniugale assegnata al coniuge, immobili del personale in servizio permanente delle Forze armate, terreni agricoli posseduti e condotti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, fabbricati rurali ad uso strumentale).
  Il decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, ha riformulato gli obblighi di pagamento di diritti e tributi speciali in relazione all'acquisizione di dati e certificazioni di natura catastale ed ipotecaria, mantenendo tuttavia la gratuità per gli accessi e i certificati richiesti presso gli uffici dai possessori dell'immobile. Tale disposizione è stata finora interpretata – dal nostro punto di vista, sbagliando – dall'Agenzia del territorio, che è ora accorpata nell'Agenzia delle entrate, in senso restrittivo, ritenendo cioè che la gratuità dovesse limitarsi ai casi di richieste presentate agli uffici dell'amministrazione finanziaria e che tale orientamento discrimina ingiustificatamente i cittadini che si rivolgono agli sportelli catastali gestiti dai comuni – come sappiamo è una questione anche logistica e di comodità e comunque non per tutti c’è la possibilità di arrivare ad accedere agli uffici dell'autorità finanziaria – che attuano sperimentazioni di decentramento in tale campo, causando inoltre notevoli appesantimenti procedurali per gli stessi comuni gestori.
  Per agevolare i cittadini nell'accessibilità a questi dati, ma anche per una corretta interpretazione della norma, chiediamo che il Governo si impegni a valutare la possibilità di rivedere la normativa in oggetto, ovvero consentendo l'accesso ai Pag. 20servizi di consultazione delle banche dati ipotecarie e catastali gestite dall'Agenzia del territorio gratuitamente e in esenzione da tributi se ciò avviene presso gli uffici, ivi compresi gli sportelli comunali, nei comuni dove è in atto la sperimentazione catastale.
  Noi pensiamo che questa sia una richiesta assolutamente di buon senso, che aiuterebbe anche l'accelerazione di alcune valutazioni dal punto di vista delle registrazioni catastali che ad oggi i cittadini non riescono ad attuare perché viene richiesta una tassazione, per quanto riguarda l'accesso attraverso i comuni, ed è molto difficile spostarsi negli uffici dell'Agenzia delle entrate.

  PRESIDENTE. Il deputato Nuti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/87.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, gentili colleghi, con questo ordine del giorno, appunto il numero 87, ci proponiamo di intervenire per cercare di ripristinare i principi basilari del nostro ordinamento in materia fiscale. In questo provvedimento si parla di IMU, o meglio, della sua versione mini, e degli acconti IRES, tuttavia c’è oggi una confusione troppo elevata che impera tra i cittadini italiani. Avete creato e subito dopo cambiato i termini di numerosi tributi, cosicché oggi ci troviamo in un potenziale ingorgo di scadenze fiscali a cui troppe imprese non potranno far fronte.
  Questo ordine del giorno contiene semplicemente una richiesta di buon senso, ovvero ripristinare la certezza del diritto e con essa il diritto alla certezza degli adempimenti fiscali. Questo modus operandi porterà al verificarsi di situazioni critiche per le aziende che, trovandosi nell'imbarazzante situazione di non avere la certezza di sapere cosa e quando pagare, saranno soggette a sanzioni di tipo formale e sostanziale. È chiaro che ne deriva la sensazione di accanimento da parte dello Stato il quale, dissanguato da decenni di mala gestione, sembra pronto a tutto pur di trovare risorse, tra cui spicca il vessare le nostre imprese.
  La storia dell'IMU in questo ci insegna moltissimo: inizialmente creata come ICI, è stata poi trasformata in IMU e successivamente trasformata in uno strumento ancora più complicato, la IUC; peccato sia sopravvissuta la versione mini-IMU, che alcuni italiani dovranno pagare, mentre altri no, creando nuovamente ancora più confusione tra i contribuenti italiani.
  Dunque, come detto inizialmente, si tratta di un ordine del giorno di buon senso, che non fa altro che chiedere al Governo unicamente di rispettare i principi basilari in materia fiscale.
  Questo nell'interesse sia dei contribuenti, che hanno diritto di sapere le scadenze e i termini dei versamenti fiscali, sia dello Stato, che dovrebbe avere interesse a ridurre i disguidi e i ricorsi, oltre che al buon funzionamento della macchina burocratica fiscale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Fantinati ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/117.

  MATTIA FANTINATI. Signora Presidente, colleghe deputate, colleghi deputati, ancora una volta mi preme sottolineare che per il MoVimento 5 Stelle la trasparenza è un valore importantissimo, e mi spiace che siano andate via le generazioni più giovani di noi, perché è un concetto da spiegare bene, soprattutto per chi fa politica, anzi, proprio perché un politico possiede diritti e privilegi che un normale cittadino non ha, questi deve essere più corretto e trasparente di un normale cittadino.
  Ecco perché questo ordine del giorno che andrò ad illustrare va proprio in questa direzione: si parla tanto di sburocratizzare, si parla tanto di semplificare, ma, chissà perché, si va sempre in direzione opposta, e quando invece si chiede di rendere trasparenti i concorsi e di rendere trasparenti le modalità di accredito o di selezione per qualcosa, queste non vengono mai messe alla luce del giorno, ma sono sempre celate in qualche modo, perché forse in Italia è più importante Pag. 21chi conosci di che cosa sai fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo le aziende l'hanno capito e se ne stanno andando; se ne stanno andando le aziende, se ne stanno andando i nostri giovani, i nostri talenti e i nostri cervelli, dove magari, all'estero, non conoscono nessuno, ma vengono valorizzati perché sanno fare.
  Allora, vorrei ricordarvi che questo decreto-legge ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili, a partire dall'abolizione della seconda rata IMU dovuta per l'anno 2013, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, infine, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia. In particolare, l'articolo 3 del decreto-legge contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello di enti territoriali. Qui vorrei un attimo soffermarmi, perché la politica fa presto a fare cassa dismettendo tutti i suoi beni, perché tanto così questo Governo – che mi auguro duri veramente poco ed è sempre troppo – dice: «Va bene, il problema non è mio, io l'ho risolto» e lasceremo al Governo futuro la patata bollente. Così, tirando a campare, chi paga effettivamente sono i cittadini.
  Noi stiamo svendendo l'Italia, stiamo svendendo le nostre aziende, stiamo svendendo il nostro made in Italy, stiamo svendendo il nostro patrimonio e succede sia a livello nazionale, ma ormai anche questa filosofia sta passando, che a livello locale e territoriale.
  Il comma 2-quinquies assegna al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, il compito di individuare, nell'ambito dei beni immobili di proprietà dello Stato, anche valutando le segnalazioni provenienti da regioni, enti locali e associazioni portatrici di interessi diffusi, i beni di rilevante interesse ambientale in ordine ai quali ritenga prioritario mantenere la proprietà dello Stato ed avviare procedimenti rivolti all'istituzione di aree naturali protette o all'integrazione territoriale di aree naturali protette già istituite.
  Quindi, noi con questo ordine del giorno – e concludo il mio intervento – che cosa chiediamo ? Noi chiediamo effettivamente quella trasparenza che menzionavo poc'anzi e, quindi, noi chiediamo un impegno, un impegno concreto al Governo, che vengano adottate le misure necessarie a far sì che nell'individuazione di beni immobili di proprietà dello Stato aventi rilevante interesse ambientale, di cui ho parlato testé, siano individuati i criteri attraverso i quali definire le associazioni portatrici di interessi diffusi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Crippa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/79.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, questo ordine del giorno va a toccare l'articolo 3, che all'interno di questo decreto-legge recita: «Disposizioni in materia di immobili pubblici». Questo perché è in atto, ormai da troppo tempo, questa voglia pazzesca di svendere il nostro patrimonio edilizio pubblico, ovviamente in favore dei privati e ovviamente sempre con delle scuse drammatiche che sono quelle di fare cassa, considerando che probabilmente il patrimonio culturale e artistico serve solo per fare cassa ed eventualmente non come punto base di investimento nel settore cultura e turismo, per eventualmente fare cassa a livello collettivo e di pubblico interesse.
  Ma quello che viene sancito dall'articolo 3, comma 1, è qualcosa che va oltre. Si dà la possibilità all'Agenzia del demanio, previa autorizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero dell'economia e delle finanze e sentiti gli enti locali e associazioni, di vendere, a trattativa privata, immobili pubblici ad uso non prevalentemente abitativo, anche in blocco. Si consente all'acquirente dell'immobile pubblico di usufruire Pag. 22della possibilità di sanare irregolarità edilizie. A casa mia si chiamano «condoni» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quello che ancora una volta avviene è vedere una forza politica come il PD, che per anni ha finto di lottare contro i condoni edilizi lanciati dai Governi Berlusconi, che oggi si ritrova a fare un condono edilizio per gli immobili di proprietà pubblica. È come se il pubblico, in qualche modo, non sia un soggetto che debba rispettare le stesse regole che i cittadini devono rispettare. Immaginatevi, dunque, come possa arrivare alla gente comune questo concetto. Il pubblico va bene ed è condonato. C’è una sanatoria per quanto riguarda la prescrizione di termini edilizi e di compatibilità edilizia. Allora, immaginate se riusciamo veramente a estendere la cultura della prevenzione del rischio sismico, ad esempio, nelle strutture edilizie o la cultura della prevenzione del risparmio energetico e della parte impiantistica e voi, alla prima occasione, dite che gli immobili con difformità edilizie o con assenza addirittura di qualsiasi tipo di certificato possono essere sanati non prima della vendita, ma dopo la vendita. Ovvero, io Stato ti sto vendendo qualcosa, ad un soggetto privato e a trattativa privata, che in realtà è difforme dalle normative e, quindi, non potrei vendertelo, perché sostanzialmente non ha quei requisiti di regolarità che mi permetterebbero di vendertelo. Oggi, invece, ti sto dicendo che te lo vendo con difformità e sta a te eventualmente sanarle (eventualmente, perché ci sono alcune irregolarità che non sono sanabili). In alcuni casi, per alcune irregolarità, gli edifici devono essere demoliti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Allora, questo ordine del giorno cosa chiede ? Innanzitutto di adottare, per quanto di competenza, iniziative, anche legislative, finalizzate affinché il valore degli immobili pubblici oggetto di sanatoria sia stabilito dalla filiale dell'Agenzia del demanio e non da qualsiasi funzionario che a trattativa privata abbassi il prezzo per fare il favore a qualcuno, perché ormai di questi ce ne sono esempi in ogni dove all'interno del nostro territorio.
  E poi chiedo, inoltre, che il valore sia aumentato, ma sia aumentato della quota parte per permettere al pubblico di sanare prima di vendere. Nel senso che: è ovvio che oggi il pubblico non abbia le risorse, allora nella quotazione deve essere inserito quel quantum per sanare l'edificio dal punto di vista edilizio e strutturale, qualora sia necessario, e questo poi dovrà andare ovviamente a bando di gara e non a trattativa privata, come piace fare a voi, in maniera tale che, a quel punto, l'edificio, che il pubblico decide di mettere in vendita, è un edificio regolare.
  Invece voi fate il contrario: vendete qualcosa di irregolare e poi date al privato la facoltà di sanarlo. Allora, assumetevi le responsabilità e proviamo a fare qualcosa di diverso: lo Stato deve vendere e consentire le cose lecite, non potete vendere qualcosa che è illecito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Prodani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/111.

  ARIS PRODANI. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia firma fa riferimento all'articolo 4 del provvedimento in esame, che insieme ad altre disposizioni ridisegna la governance e il regime delle partecipazioni al capitale della Banca d'Italia. Questo istituto di diritto pubblico – mi preme ricordarlo – è Banca centrale della Repubblica italiana ed è ente preposto alla vigilanza bancaria nell'ambito del sistema di vigilanza unico in vigore.
  Nello specifico, la norma in questione, ampiamente modificata durante il passaggio al Senato, prevede la rivalutazione delle quote tramite l'aumento del capitale, fino all'importo di 7,5 miliardi di euro, ricorrendo all'utilizzo di riserve statutarie dell'istituto. A seguito dell'aumento previsto, il capitale è rappresentato da quote nominative di partecipazione di nuova emissione, pari a 25 mila euro ciascuna, che possono appartenere solo a banche, Pag. 23imprese di assicurazione, fondazioni bancarie, fondi pensione ed enti ed istituti di previdenza e di assicurazione che abbiano sede e amministrazione in Italia. La partecipazione diretta o indiretta al capitale, per la quale era precedentemente fissata la soglia del 5 è stata ragionevolmente ridotta al 3. Il possesso delle quote, inoltre, dà diritto a lauti dividendi annuali sugli utili netti che possono arrivare fino al 6 per cento: un rendimento di tutto rispetto che avrebbe potuto essere a vantaggio della collettività se la vendita fosse stata indirizzata in favore degli enti pubblici.
  È paradossale che il denaro relativo all'aumento del capitale sarà reso disponibile dalle riserve statutarie accantonate da Bankitalia riferite all'esercizio della funzione pubblica della gestione monetaria. Sarebbe stato più giusto rivolgersi agli azionisti, invece di adottare una disposizione a tutto vantaggio delle banche private. L'Esecutivo ha ormai deciso di trasformare la Banca d'Italia, il nostro istituto finanziario centrale, in una società ad azionariato diffuso in cui il controllore si confonde sempre di più con il controllato.
  Non bisogna dimenticare, infatti, che in precedenza le quote della Banca d'Italia erano detenute da numerose Casse di risparmio pubbliche, circostanza che non si prestava a nessuna criticità giuridica o a valutazione di opportunità, visto che era del tutto naturale avere come soci le banche pubbliche. A partire dagli anni Novanta, invece, a seguito di privatizzazioni e fusioni, le quote delle banche pubbliche sono passate gradualmente in mano ad organismi privati, al punto che oggi l'Italia è uno dei Paesi con il più alto tasso di istituti di credito privati.
  È in questo quadro che si inserisce il comma 6-bis dell'articolo 4, introdotto durante il passaggio al Senato, che prevede l'obbligo dell'Istituto di riferire annualmente alle Camere sulle operazioni di partecipazione al proprio capitale. Con il mio ordine del giorno propongo di estendere questo obbligo di trasparenza, fondamentale in un Paese civile e democratico, impegnando il Governo ad acquisire e a pubblicare sul proprio sito Internet l'intera documentazione trasmessa al Parlamento in merito alle operazioni di partecipazione al capitale di Bankitalia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Fedriga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/50.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, questo ordine del giorno impegna il Governo a destinare – perlomeno per andare un po’ a migliorare le norme che stiamo trattando – i dividendi delle quote in eccesso del capitale di Bankitalia ad un fondo destinato alla riduzione del cuneo fiscale sulle imprese. Non entro nel merito di questa norma, che noi ovviamente non condividiamo – per questo abbiamo votato contro la fiducia e voteremo contro anche nel voto finale al decreto che stiamo trattando –, però vorrei ricordare al Governo che, invece di mettere in campo misure d'urgenza per far pagare l'IMU o andare a rivedere le quote di Bankitalia in possesso delle banche, forse sarebbe il caso che iniziasse ad operare per agire sul quel cuneo fiscale su cui in molti interventi, anche di questi giorni, ho sentito parlare colleghi anche della maggioranza, trattando dell'emergenza della mancanza di competitività delle nostre imprese e dei nostri lavoratori.
  Purtroppo, però, vedo decreti in tutti i campi che favoriscono l'una o l'altra parte affine alla maggioranza, ma mai decreti d'urgenza per risolvere la situazione veramente emergenziale, veramente drammatica delle nostre imprese.
  Vorrei ricordare al Governo, a lei, Presidente, e all'Aula, che il nostro Paese, allo stato attuale – e questi sono i dati fornitici anche da Confcommercio – gode di un drammatico primato sul total tax rate, ovvero il 68,3 per cento. Ciò significa che le nostre aziende, circa per sette mesi l'anno, o anche per otto mesi l'anno, sono costrette a pagare tasse senza riuscire ad essere produttive. Ricordo, altrettanto, che la Slovenia ha il 34 per cento di total tax Pag. 24rate e l'Austria il 50 per cento, con una media europea di circa il 50 per cento.
  È chiaro quindi che in un momento drammatico, se non si usano i decreti per incidere sulla capacità competitiva delle nostre imprese, è impossibile illudersi di rilanciare il mercato occupazionale del nostro Paese, e quindi che le aziende possano tornare ad assumere. Abbiamo Paesi, come ho avuto modo di ricordare più volte in quest'Aula e anche nella Commissione lavoro di cui faccio parte, non Paesi che sono centinaia e migliaia di chilometri lontani dal nostro (quindi non stiamo parlando di Cina e India, che sono i classici Paesi di riferimento con cui di solito l'Europa mette in comparazione la propria capacità competitiva), ma anche Paesi all'interno dell'Europa stessa. Tornando all'esempio che ho fatto prima, quello della Slovenia, si tratta di un Paese che confina con il nostro e dista pochi chilometri dalle nostre città.
  Io mi domando come è possibile che una nostra impresa possa continuare, non dico ad insediarsi, ma nemmeno a rimanere sul territorio nazionale, quando esistono queste disparità competitive che non possiamo ovviamente imputare a quei Paesi che riescono a tenere bassa la pressione fiscale, il costo del lavoro e i costi anche burocratici a cui devono far fronte le imprese nel nostro Paese. La colpa è da ricercarsi nel nostro Stato, il quale non è in grado di dare i mezzi necessari per rendere le nostre imprese capaci di produrre, di vendere nel mercato interno e anche in quello esterno i propri prodotti.
  È chiaro che si tratta di una misura che richiederebbe un particolare impegno, evidentemente un impegno che questa maggioranza, e anche i nuovi segretari – concludo, grazie Presidente di ricordarmi che manca un minuto – dei vari partiti di maggioranza preferiscono dedicare alla norma elettorale per garantire il più alto numero di seggi possibili e il più alto numero di poltrone possibili al proprio partito, riservando forse un impegno minore per affrontare il grave problema di produttività, e quindi del lavoro, del nostro Paese.
  Concludo facendo un appello al nuovo segretario del Partito Democratico, Renzi. Io aspettavo con molta attenzione che rispettasse la sua promessa secondo cui avrebbe dovuto presentare la sua riforma del mercato del lavoro – non solamente data per titoli come ha fatto nei primi giorni dell'anno nuovo, ma una riforma dettagliata – alla Direzione del 16 gennaio. Noi come Lega, l'abbiamo presentata in modo molto puntuale anticipando anche le scelte fatte dal PD. Ma è chiaro che a noi interessa un confronto sui fatti concreti e sul problema del lavoro che esiste nel nostro Paese. Purtroppo, invece, ho visto che nella Direzione del 16 gennaio si è preferito parlare esclusivamente – e concludo, Presidente – delle poltrone dei deputati, piuttosto che parlare dei posti di lavoro dei nostri cittadini.

  PRESIDENTE. L'onorevole Da Villa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/81.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il decreto-legge n. 133 del 2013, la cui conversione in legge stiamo votando in questi giorni, ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili a partire dall'abolizione della seconda rata IMU dovuta per l'anno 2013, nonché la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, infine, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia.
  Con il mio ordine del giorno n. 9/1941/81 si intende intervenire in particolare rispetto all'applicazione dell'articolo 3 del decreto-legge, che contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali. L'impegno che si chiede al Governo, in particolare con codesto ordine del giorno, è quello di adottare, per quanto di competenza, iniziative anche legislative affinché, nell'ambito delle azioni di perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica attraverso la dismissione di beni pubblici, l'alienazione di tali immobili avvenga con bando pubblico ed il prezzo di Pag. 25vendita degli stessi immobili sia determinato secondo criteri e valori di mercato.
  Tale norma in particolare novella l'articolo 11-quinquies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, autorizzando l'Agenzia del demanio a vendere i beni immobili ad uso non prevalentemente abitativo appartenenti al patrimonio pubblico, compresi immobili di proprietà degli enti territoriali individuati con apposita delibera dell'ente stesso.
  Ecco, a quanto risulta al sottoscritto, il principio di prevalenza della destinazione ad uso non abitativo è già stato violato ancora prima della conversione in legge di questo decreto. Ad esempio risulta che il comune di Venezia abbia disposto, in virtù di questa disposizione di legge, l'alienazione di porzione del cosiddetto ex Ospedale al mare, in località Lido di Venezia. Tale complesso, unico presidio ospedaliero per l'isola del Lido, è stato vittima di una speculazione immobiliare incredibile come poche ed è il simbolo dell'inadeguatezza della politica locale, nonché delle gestioni commissariali straordinarie così care ai Governi passati come a quello attuale.
  Molti ricorderanno, infatti, che la vendita di quell'ospedale da parte dell'ASL al comune, con successiva variante al PRG, doveva servire come base economica per fare il Nuovo palazzo del cinema, in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Tale ricorrenza è passata, ma l'unica cosa rimasta al Lido è un buco davanti al vecchio Palazzo del cinema, buco che è costato la cancellazione di una bellissima pineta davanti alla quale hanno posato migliaia di attori, buco che è costato, solo tra scavo di 3 metri, estrazione amianto e ricopertura, quasi 40 milioni di euro statali, buco infine che è costato un danno di immagine incredibile in occasione delle ultime tre mostre del cinema.
  La Corte dei conti, nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2013, indicava il Nuovo palazzo del cinema come lampante esempio di spreco di risorse pubbliche e quantificava la spesa, necessaria a scavare ed a ricoprire le fondamenta, a quasi appunto 40 milioni di euro.
  Il periodo di crisi che stiamo vivendo e che ha investito pesantemente anche il settore edilizio ha però scompaginato i piani di quella che può considerarsi una sistematica svendita del territorio, per cui è andato in fumo il progetto di costruire un faraonico albergo con tanto di darsena privata al posto dell'ospedale. Il comune di Venezia ha così deciso di avvalersi della citata norma per alienare alla Cassa depositi e prestiti parte di questo complesso, che però risulta avere destinazione abitativa per il 91 per cento della superficie lorda di pavimento, violando palesemente la condizione posta dalla legge, secondo cui sono alienabili solo i beni immobili ad uso non prevalentemente abitativo.
  Giudicate voi se un immobile, che per il 91 per cento è a destinazione residenziale, possa ritenersi ad uso non prevalentemente abitativo. Insomma, il comune di Venezia ha tirato il classico bidone alla Cassa depositi e prestiti, la quale però investe il denaro di migliaia di correntisti postali e, quindi, farebbe bene il MEF a vigilare su tali operazioni di finanza creativa, come sollecitato dal sottoscritto in apposita interrogazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Vallascas ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/98 (Il deputato Da Villa espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»). Rimetta... onorevole Da Villa, tolga il cartello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Tolga il cartello !
  Non è in Aula il deputato Vallascas: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Il deputato Petraroli ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Parentela n. 9/1941/131, di cui è cofirmatario.

  COSIMO PETRAROLI. Signor Presidente, premesso che l'articolo 4 e l'articolo 5 di questo ennesimo provvedimento porcata definiscono la governance e il management della Banca d'Italia, modifica le normative riguardanti il capitale e, di fatto, autorizza la Banca ad aumentare il proprio capitale mediante utilizzo delle Pag. 26riserve statutarie dell'importo di 7,5 miliardi di euro: soldi dei cittadini, ovviamente.
  Le riserve ammontano a circa 23 miliardi di euro e derivano dall'accantonamento di una quota, circa il 40 per cento, dell'utile derivante dall'attività di emissione della moneta. Questo tesoretto – ricordiamolo ancora una volta – non è proprietà dei soci privati, ma è proprietà dello Stato. In ogni caso, seguendo una normale rivalutazione del costo della vita, l'ammontare del capitale sociale sarebbe stato rivalutato solo a 1,5 miliardi di euro. Il tutto approvato ad unanimità, ovviamente.
  Inoltre, ci sono disposizioni per la sua organizzazione, con il solito e assurdo obiettivo di rafforzare l'autonomia e l'indipendenza, quando in realtà sappiamo benissimo che per il bene dei cittadini bisogna percorrere la strada praticamente opposta, cioè la Banca d'Italia deve essere subordinata solo al volere dei cittadini. Inoltre, non capisco perché molti giornali mentono, definendo la Banca vero e proprio bene pubblico inalienabile, quando sappiamo benissimo che di pubblico non c’è praticamente nulla.
  In questi articoli, quindi, si confermano la natura di istituto di diritto pubblico, ma, come dicevo prima, di fatto quasi completamente privato, in cui come principali azionisti risultano le principali banche commerciali private e assicurazioni. Ricordo che la composizione del capitale dell'Istituto, aggiornata al 16 ottobre 2013, vede come principali azionisti Intesa San Paolo, Unicredito italiano, Assicurazioni Generali e una piccola percentuale è riservata allo Stato, attraverso l'Istituto nazionale di previdenza sociale. Inoltre, è parte integrante del sistema europeo di banche centrali ed autorità nazionale competente nel meccanismo di vigilanza unico europeo. In pratica, si tratta di un meccanismo che permette agli istituti di credito di controllarsi da soli.
  Premesso che è assolutamente non condivisibile lo strumento del decreto-legge su una questione così delicata e strategica, che avrebbe dovuto essere oggetto di ampio dibattito nelle sedi consone, cioè quelle parlamentari, purtroppo ci troviamo di fronte all'ennesimo decreto non urgente, non omogeneo, non straordinario.
  In ogni caso, vogliamo impegnare il Governo, per quanto di competenza, a tutte le iniziative, anche legislative, al fine di introdurre il divieto per rappresentanti, direttori, soci di riferimento, impiegati delle banche d'affari, delle banche d'investimento, delle società di intermediazione mobiliare e, in genere, di tutte le società finanziarie che non effettuano la raccolta dei depositi tra il pubblico di detenere posizioni di controllo e di ricoprire cariche direttive nelle banche commerciali (Espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia» – Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Riponga il cartello, deputato Petraroli. I commessi lo tolgano al deputato Petraroli (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente) !
  Il deputato Caon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/42.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, sono proprio contento che sia qui l'onorevole Baretta come sottosegretario oggi, perché forse, se mi guarda un po’, capisce molto bene quello che gli voglio dire, anche perché è un conterraneo, e perciò ha la possibilità di capire con esattezza quello che gli voglio dire.
  Dare 700 mila euro a delle «marchette» politiche con la legge di stabilità e poi chiedere, a quei piccoli imprenditori che fanno fatica a pagare la bolletta della luce della propria azienda, l'IMU è veramente disumano, per questa gente che sta portando avanti il lavoro. Ed è quell'ossatura che voi sempre avete detto che è la grande ossatura dell'Italia, ma sembra che partendo da quello che state facendo con i carrozzieri, per arrivare a questo tipo di IMU che non volete levare, voi non le volete le partite IVA in Italia, proprio non le volete, anzi vi danno fastidio; però io le chiedo, sottosegretario: si metta una mano sulla coscienza: meno marchette e meno Pag. 27IMU per le imprese che creano ricchezza ! (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Manlio Di Stefano, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/156. Si intende che vi abbia rinunciato.
  La deputata Nicchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/13. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, parto da un tema che può apparire marginale, ma Oxfam ha detto, di recente che 85 ricchi posseggono la metà della ricchezza del mondo, cioè più cresce la ricchezza di pochi contemporaneamente più cresce la povertà per tantissimi, e mentre si accentuano, nel mondo e in Italia, queste diseguaglianze, anche attraverso questi provvedimenti si perseguono politiche che non solo non contrastano questa disparità inaccettabile, ma la scelgono.
  In questo provvedimento si cancella la seconda rata dell'IMU del 2013, indiscriminatamente, per tutti i contribuenti proprietari di prima casa, come se tutti fossero sullo stesso piano, in una forma lineare, senza alcun collegamento con la capacità contributiva dei proprietari, violando i principi di capacità contributiva e progressività delle imposte sui quali si fonda il nostro sistema tributario, e che sono enunciati all'articolo 53 della nostra Costituzione. Il Governo sgancia il valore patrimoniale dalla capacità contributiva del singolo proprietario, con un'aliquota unica, e non progressiva. Si disattende quindi un principio costituzionale di progressività del sistema e si stabilisce, di fatto, una disparità tra i contribuenti, che accentua proprio quel principio di diseguaglianza che attanaglia la vita di tanti e la democrazia del nostro Paese. Si viola il principio di eguaglianza di tutti i cittadini, che è sancito dall'articolo 3 della Costituzione, perché più della metà del gettito IMU, questo si sa, di prima casa proviene da coloro che guadagnano di più, quindi abolire tout court l'IMU sull'abitazione principale significa alleggerire, andare incontro a quella parte di cittadini, di famiglie benestanti, già ricca.
  Ecco, noi chiediamo, con questo ordine del giorno, di reintrodurre questo tributo in modo proporzionale al crescere della ricchezza imponibile, di personalizzare l'imposta, stabilendo delle agevolazioni aggiuntive per situazioni sociali, familiari particolari, legandola ad una visione più equa, in modo tale che al primo posto ci sia il legame con la capacità di reddito del contribuente, con deduzioni e detrazioni collegate a quelle soglie che abbiamo determinato anche reimpostando l'ISEE, legandole alla titolarità di un mutuo ipotecario dell'abitazione principale, legandole a situazioni particolari del nucleo familiare: persone anziane, disoccupati, persone che abbiano delle disabilità.
  Insomma, noi, con questo ordine del giorno vogliamo una cosa: che si ritorni a più giustizia, a più eguaglianza, perché non c’è cosa più ingiusta che chiedere di contribuire in modo eguale tra chi eguale non è, tra diseguali, chiedere cioè di contribuire nello stesso modo sia a chi è povero sia a chi è ricco: questa è una delle origini dell'ingiustizia sociale.

  PRESIDENTE. Il deputato Di Battista ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/161.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, cittadini populisti, buongiorno anche a lei, Presidente. Oggi le voglio augurare buongiorno perché, comunque, è il primo giorno senza il Ministro De Girolamo, un Ministro indegno, e ci fa piacere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, stia all'ordine del giorno n. 9/1941/161.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Subito, ci arrivo subito. Volevo solo dirlo. Certo, le buone notizie vengono accompagnate da cattive notizie. Come lei sa, Presidente, noi stiamo presentando ordini del giorno, fra Pag. 28cui il mio, che sto appunto discutendo, per tentare di bloccare un decreto indecente, un decreto che, in sostanza, pur occupandosi di IMU...tra l'altro, leggo su Twitter che qualche collega del PD, tra cui il collega Rosato, che, forse, è anch'egli intellettualmente timido come il suo leader, dice che noi vogliamo far pagare l'IMU ai cittadini. No, stiamo presentando questo ordine del giorno, Presidente, per migliorare un «decreto porcata», che intende, in sostanza, regalare soldi nostri, della Banca d'Italia, alle banche private, attraverso una rivalutazione delle quote della Banca d'Italia, l'aumento degli utili distribuiti agli azionisti, privati, e la possibilità di vendere le quote anche a soggetti stranieri.
  Dove entra il mio ordine del giorno ? Entra nella governance della Banca d'Italia, perché intende, Presidente, far sì che il Governatore e i 13 consiglieri del consiglio superiore della Banca vengano nominati da assemblee dei partecipanti presso le sedi della Banca. La logica, cioè, è quella di evitare che i partiti controllino banche, che controllino il potere, cioè far sì che i membri del consiglio superiore della Banca vengano nominati internamente dalle persone che li conoscono bene.
  E come criterio di esclusione, altro punto di questo ordine del giorno, Presidente, vi sono le condanne. Oggi si parla molto, Presidente, di legge elettorale, ma si dimentica che una cosa importante che dovremmo inserire è che i condannati non si debbono presentare alle elezioni, e la stessa cosa vale per i condannati anche in primo grado. Dato che la Banca d'Italia è un argomento così importante per il futuro dei cittadini italiani, anche i dirigenti di Banca d'Italia non dovrebbero essere condannati, neanche in primo grado.
  Questa è la logica appunto dell'ordine del giorno: impegniamo il Governo ad adoperarsi il più possibile per escludere dai quadri dirigenti di Banca d'Italia i condannati. Oggi, Presidente, la questione morale – che lei si ricorderà, che sollevava Berlinguer – è ancora decisamente importante. Berlinguer ricordava che i partiti hanno occupato lo Stato, tutte le istituzioni, a partire dal Governo, hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la televisione, la RAI, i giornali e così via.
  Bene, la battaglia che stiamo facendo, per provare o a far decadere un decreto o, quanto meno, a far percepire agli occhi dell'opinione pubblica la gravità di provvedimenti del genere, ci tengo a precisare, non inficia minimamente il non pagamento dell'IMU. Se decadesse questo decreto, il Governo potrebbe immediatamente emanare un nuovo decreto per regolare il pagamento o il non pagamento dell'IMU (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Come lei sa, Presidente, il MoVimento 5 Stelle ha presentato fior di emendamenti perché non vuole che alcun cittadino italiano paghi mai l'IMU, mai, per sempre, e abbiamo presentato emendamenti con le coperture finanziarie. La battaglia la stiamo facendo per evitare che i partiti, a cominciare dal PD, regalino miliardi di euro alle banche private, che spesso sono le stesse banche – lo dico ai cittadini che, magari, vedranno questo video, ai quali va maggiore rispetto delle persone che siedono in quest'Aula – che finanziano le campagne elettorali di questi partiti.
  Questa è la logica della battaglia e, Presidente, di cartelli del genere (Espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»), come vede, che rimuoverò immediatamente...

  PRESIDENTE. Lo rimuova.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Lo do all'assistente parlamentare. Magari, lei lo può dare ai suoi figli.

  PRESIDENTE. Bravo, lo pieghi bene e lo dia al commesso.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Ben piegato. Giù le mani da Banca d'Italia (Gli assistenti parlamentari rimuovono il cartello) ! Lo faccia avere a suo figlio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 29

  PRESIDENTE. Concluda, perché sta esaurendo il suo tempo.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, questa è la logica della nostra battaglia. Mi auguro che questo ordine del giorno potrà passare e ricordiamo a tutti quanti che il MoVimento 5 Stelle vuole una banca pubblica e nazionalizzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Sibilia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/1941/89.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, quello che vorrei dire oggi discutendo il mio ordine del giorno è che da troppo tempo (Espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»)...

  PRESIDENTE. Quel cartello lo deponga sul tavolo, prego lo deponga.

  CARLO SIBILIA. Eh, ma io ho scritto gli appunti sul cartello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. No, no, no, lo deponga. Onorevole Sibilia, mi faccia il favore.

  CARLO SIBILIA. Eh, ma come lo leggo, se no ? Così ?

  PRESIDENTE. No, lo metta giù, lo pieghi.

  CARLO SIBILIA. Così va bene ?

  PRESIDENTE. Ecco, così, lo pieghi, bravo.

  CARLO SIBILIA. Poi dopo, quando devo passare all'altra pagina lo riapro.
  Quindi, volevo semplicemente fare il punto della situazione su quello che avete combinato un po’ in questo Paese, perché è da tanto tempo che gli italiani accettano la tassazione della ricchezza e, quindi, dei loro risparmi, chinando il capo come se fossero responsabili di qualcosa e, pertanto, meritevoli di essere sanzionati. Quindi, la casa equivale alla ricchezza: questo stiamo dicendo, quando invece la casa dovrebbe essere un diritto, un diritto fondamentale, la base, quello che ci dicevano le sinistre estreme, quello che ci dice anche la destra. La casa è un diritto, non è una ricchezza. Per quale motivo dovrebbe essere tassata e per quale motivo dovremmo noi sentirci colpevoli del fatto che abbiamo messo dei soldi da parte, magari, per aiutare i nostri figli ?
  Voi cosa fate, invece, questo Governo, come alcuni altri in precedenza, cosa avete fatto ? Più leggi, leggi di stabilità, la legge finanziaria, avete aggiunto la mini IMU, l'IMU, la IUC, la TARI, la TASI, l'IRAP, avete aumentato la TARES, avete chiesto un maggior anticipo per l'IRES: state mettendo in ginocchio il Paese con queste tasse. Continuamente tassate il risparmio delle persone, semplicemente per far sentire i cittadini controllati, controllati dalla longa manus del Governo. Perché questo Governo è un Governo che pronuncia delle sentenze e tutte rigorosamente senza processo e senza difesa alcuna. L'unica difesa per i cittadini è questa, quella che riusciamo a fare noi in Aula: 160 guerrieri, tra Camera e Senato, del MoVimento 5 Stelle che sono entrati per difendere gli interessi e anche i risparmi dei cittadini che voi avete rubato con le vostre leggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Voi operate con una velocità da fare invidia al recordman dei 100 metri Usain Bolt, siete bravissimi a mettere le mani nelle tasche degli italiani e fate leva sui nostri sensi di colpa, ipotetici sensi di colpa, per mettere, appunto, le vostre mani nelle nostre tasche. Pensate allo scherzo del destino che ci ha dato un Ministro che si chiama Saccomanni, che, anagrammandolo, significherebbe mani nel sacco, cioè mette proprio le mani nel nostro sacco, nelle nostre tasche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Voi usate questa tecnica, la tecnica del diluvio: andate a pontificare nelle trasmissioni televisive, dove non c’è un giornalista, uno, che vi faccia una domanda e vi Pag. 30chieda per quale motivo non avete voluto accettare il nostro emendamento che aumentava la tassazione sul gioco d'azzardo e quei soldi li spostava per eliminare l'IMU ? Perché non lo avete fatto ? Perché (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Il perché ve lo diciamo noi: perché voi siete finanziati dalle lobby del gioco d'azzardo ! E perché, per quale motivo, allora, con tutte le cose che avete detto in campagna elettorale, oltre a questa domanda, non vi viene chiesto per quale motivo non avete abolito le province, non vi chiedono perché non avete rinunciato al finanziamento pubblico, e non vi chiedono per quale motivo non rinunciate a metà del nostro stipendio come facciamo noi ? E secondo voi è giusto che oggi una tassazione debba ricadere sul reddito dei cittadini al 65 per cento e voi vi siete venduti per 15 mila euro mensili ? Che ve ne fate di tutti questi soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Datene metà alle piccole e medie imprese e vediamo come si arriva a trovare le coperture, è facilissimo !
  Poi fate così: questa pantomima dei problemi che create e poi risolvete, ma lo fate sempre voi, sempre Saccomanni, o mani nel sacco, emanò una nota...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CARLO SIBILIA. ... cioè, gli insegnanti dovevano ridare 150 euro al mese degli scatti di anzianità, che già avevano versato, delle loro buste paghe. L'avete fatto voi, Saccomanni è un Ministro del vostro Governo ! E voi che cosa avete fatto ? Vi siete indignati. Allora per quale motivo, poi, queste cose accadono ? Cioè voi che cosa avete fatto per risolvere questo problema ? Nulla ! In realtà non c'era il problema, lo avete creato per far vedere all'opinione pubblica che state facendo qualcosa, ma in realtà siete immobili, non state facendo nulla. Avete detto che questa minaccia non c'era più ! Quindi, balle per i cittadini italiani, tecnica del diluvio, molto cara al nostro Noam Chomsky, insegnante degli studi di sociologia, che spiega esattamente qual è il meccanismo: creare migliaia di informazioni inutili per i cittadini che non fanno più distinguere la realtà.
  E, allora, create tutte queste giustificazioni in televisione, date i numeri al lotto; bisogna sempre dare la colpa a qualcuno: c’è chi dice che c’è l'evasione fiscale, ci sono i furbi, questi furbi, i furbi da combattere...

  PRESIDENTE. Deve concludere, ha esaurito il suo tempo.

  CARLO SIBILIA. La verità è che gli unici furbi qui dentro siete sempre voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Del Grosso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno (Il deputato Sibilia espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»)..., l'onorevole Sibilia riponga il cartello ! Chiedo ai commessi di togliere il cartello al deputato Sibilia (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  Constato l'assenza dell'onorevole Del Grosso: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/150.
  Il deputato Caparini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/58.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, premesso che dopo il caos sul pagamento della mini IMU, di cui poi abbiamo chiesto conto al responsabile, al Ministro dell'economia, che non ha avuto per lo meno la decenza di riferire al Parlamento, ma neanche la decenza di fare l'unica azione che in un Paese civile con regole certe avrebbe potuto fare un Ministro responsabile, ovvero dimettersi; premesso questo caso, come del resto le ultime vicende che ruotano intorno alla tassazione sulla casa, che danno un quadro assolutamente inconsistente, privo di alcun tipo di certezze, privo di alcuna programmazione; premesso tutto ciò, con il mio ordine del giorno chiedo di dare finalmente al contribuente Pag. 31delle date certe, alleviare il più possibile gli oneri a carico di essi, e sono tanti – sappiamo che nel nostro Paese i possessori di case sono tantissimi, al di sopra della media europea –, a tutte queste persone, a tutti questi cittadini, a tutti questi contribuenti dare un quadro normativo certo, date certe per il pagamento; insomma, tutto ciò che oggi, purtroppo anche grazie alla vostra scellerata azione di Governo, sembra una chimera, sembra un obiettivo irraggiungibile, allorché siamo in presenza di uno Stato che si comporta sempre di più come uno Stato predone, uno Stato truffatore e uno Stato fraudolento.
  Predone è evidente perché: predone è colui che toglie la stragrande maggioranza delle risorse al sistema produttivo, a coloro che guadagnano con il frutto del loro lavoro e che mantengono, malgrado tutto, il nostro Paese ai livelli di competitività internazionali; uno Stato che depreda le ricchezze, le sottrae al sistema produttivo e prosciuga qualsiasi possibilità di investimenti, di ricerca, di sviluppo, di crescita economica e culturale del Paese. Uno Stato predone è quello, come il nostro, che toglie senza mai dare in termini di servizi, in termini di servizi alle famiglie, alla persona, alle imprese; uno Stato predone è quello come quello rappresentato dal Governo Letta, che continua imperterrito ad aumentare il carico fiscale, e nulla dà, ma tutto toglie. Truffatore, in quanto ormai non c’è certezza di diritto: l'abbiamo visto, è stato paradigmatico ciò che è avvenuto al Senato, laddove è stata messa la pietra tombale sugli abbattimenti degli edifici abusivi. Io avrei voluto vedere cosa sarebbe accaduto nel caso in cui un Governo di centrodestra avesse anche solo pensato – non dico fatto, ma pensato – una misura del genere. Si tratta di 70 mila abitazioni che sono state dichiarate abusive, illegali, che non potranno essere abbattute; ci sono 210 mila abitazioni che devono essere ancora verificate. Allora, con uno stratagemma degno della Prima Repubblica – e non sono parole mie, ma sono parole degli esponenti del centrosinistra al Senato –, il PD, il nuovo volto del PD, ovvero Matteo Renzi, stende un velo pietoso su una situazione che è tutta italiana, ovvero l'illegalità diffusa.
  Che poi sia uno Stato truffaldino, fraudolento, lo vediamo anche nelle modalità con cui queste azioni vengono compiute: senza neanche avere la decenza di porsi di fronte ai cittadini e agli elettori annunciando le misure per quelle che sono – in questo caso, delle mere misure di condono fatte per cercare di aumentare il dividendo elettorale – e non quelle che dovrebbero essere, ovvero lotta per la certezza del diritto, per la legalità, tutto ciò che noi sentiamo predicare in campagna elettorale e che abbiamo sentito dai banchi della maggioranza quando era all'opposizione ma che magicamente scompaiono nel momento in cui si passa dall'altra parte, ovvero si passa ad avere le redini del Governo. Per tutto questo, chiedo di approvare il mio ordine del giorno, per dare un quadro stabile e definitivo alla gravosa situazione della tassazione sulla prima casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. La deputata Di Salvo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/15.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, il gruppo Sinistra Ecologia Libertà ha presentato su questo decreto-legge una pregiudiziale di costituzionalità, e questo la dice lunga sul giudizio che noi diamo rispetto ad un decreto-legge che mette insieme argomenti e articoli che normano in modo a nostro avviso assolutamente sbagliato la disciplina dell'IMU – evito per carità di patria di aggiungermi ad altri interventi che mi hanno preceduto, quali quello dell'onorevole Paglia e dell'onorevole Nicchi di commento a questo punto – e unisce a questo anche una normativa non urgente, sicuramente assolutamente sbagliata, fallace e anche francamente totalmente distante dai bisogni, sulla Banca d'Italia.
  Ma l'ordine del giorno che voglio illustrare riguarda un punto specifico di grandissima sensibilità e ingiustizia che in Pag. 32parte questo decreto-legge risolve per alcune persone, cioè per i militari, per le persone che appunto prestano servizio militare, ma non risolve per altri. Cioè, il decreto-legge che si occupa di abolire la seconda rata dell'IMU – facendo quindi una scelta che, insisto, è sbagliata, perché non tiene conto delle differenze enormi che nel Paese esistono, producendo in questo modo ulteriore disuguaglianza –, insomma, questo decreto riconosce alle persone che prestano servizio militare, nel caso in cui per ragioni di servizio, per l'appunto, siano fuori dal luogo in cui possiedono una proprietà e quindi abitano in una città differente e quindi sono in affitto da un'altra parte, la possibilità di non versare l'IMU.
  Ora, questa condizione è una condizione che riguarda moltissime persone; pensate a tutti gli insegnanti che si spostano da una parte all'altra del Paese per dare seguito alle graduatorie dei concorsi e magari partono da Palermo e insegnano a Genova – vorrei dire che secondo me è giusto, non è ingiusto, perché non vorrei che il gruppo della Lega risolvesse questo problema dicendo che non lo possono fare, quindi prevengo questa critica e chiudo la parentesi –, o pensate a tutte le società, alle imprese di carattere nazionale che quindi trasferiscono il proprio personale secondo una mobilità ordinaria. Ciò è frequentissimo, il caso cioè di persone che debbono versare un'IMU nella quantità, nella somma, nella dimensione, pari a un'IMU della seconda casa per il solo fatto che per ragioni di lavoro queste persone abitano in città diverse da quelle in cui è collocata la loro casa di proprietà. Non possono fare una cosa diversa, perché per lavorare devono spostarsi, e versano l'IMU come se fosse una seconda casa quella di proprietà. Io trovo che questa cosa assomigli alle torture e dia l'idea di un fisco vessatorio.
  Penso sia incredibile che non si possa risolvere; tant’è che viene risolta per le persone che prestano servizio militare, per le persone che sono legate a quel tipo di lavoro.
  Noi chiediamo questo. L'abbiamo chiesto, continuiamo a chiederlo in tutti i decreti-legge sull'IMU che sono stati presentati, i tantissimi decreti-legge sull'IMU che sono stati presentati: sulla prima rata, sulla seconda rata. Ci pare francamente molto...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  TITTI DI SALVO. Sì, grazie, Presidente ho finito. Grazie. Ci pare veramente incredibile che non si possa trovare una soluzione.
  Insisto – ma voi, come me, parlamentari siete e lo sapete – che questa questione riguarda moltissime persone, e viene interpretata come una tortura che il Parlamento si diverte a comminare alle persone già in difficoltà per dover lavorare in posti diversi da quelli in cui hanno questa proprietà. Invito quindi il Governo ad assumersi un impegno su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La deputata Grande ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/128.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, dopo gli interventi dei miei colleghi, in particolar modo quelli del collega Sibilia e del collega Di Battista, che sono stati tanto esaustivi quanto completi nella spiegazione del perché questo decreto-legge secondo noi non è degno di essere chiamato tale perlomeno, vorrei porre l'attenzione sull'ordine del giorno che ho presentato, e che fa riferimento agli articoli 4 e 5, che voglio citare proprio per una questione di completezza e di informazione.
  L'articolo 4 ci dice: «La Banca d'Italia, istituto di diritto pubblico, è la banca centrale della Repubblica italiana, è parte integrante del Sistema europeo di Banche centrali ed è autorità nazionale competente nel meccanismo di vigilanza unico di cui all'articolo 6 del regolamento n. 1024 del 2013 del Consiglio del 15 ottobre 2013. È indipendente nell'esercizio dei suoi poteri e nella gestione delle sue finanze».Pag. 33
  Il comma 2, così come modificato al Senato, ci dice che: «La Banca d'Italia è autorizzata ad aumentare il proprio capitale mediante l'utilizzo delle riserve statutarie all'importo di euro 7 miliardi e mezzo, a seguito dell'aumento del capitale rappresentato da quote nominative di partecipazione di nuova emissione, di euro 25 mila ciascuna. Ai partecipanti possono essere distribuiti esclusivamente i dividendi annuali a valere sugli utili netti, per un importo non superiore al 6 per cento del capitale» Al comma 4 sappiamo che «le quote di partecipazione al capitale di cui al comma 2 possono appartenere solamente a banche aventi sede legale ed amministrazione centrale in Italia, imprese di assicurazione e riassicurazione aventi sede legale ed amministrazione centrale in Italia, fondazioni di cui all'articolo 27 del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153, enti ed istituzioni di previdenza ed assicurazione aventi sede legale in Italia e fondi pensione istituiti ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252».
  L'articolo 5, invece, ci dice: «L'assemblea dei partecipanti e il Consiglio superiore della Banca d'Italia non hanno ingerenza nelle materie relative all'esercizio delle funzioni pubbliche attribuite dal Trattato del funzionamento dell'Unione europea, dallo statuto della SEBC e della BCE, dalla normativa dell'Unione europea e dalla legge alla Banca d'Italia o al Governatore per il perseguimento delle finalità istituzionali. Il Consiglio superiore della Banca d'Italia si compone del Governatore e di 13 consiglieri nominati nell'assemblea dei partecipanti presso le sedi della Banca, fra i candidati individuati da un comitato costituito all'interno dello stesso Consiglio tra persone che posseggano i requisiti di indipendenza, onorabilità e professionalità previsti dallo Statuto della Banca d'Italia».
  Questo ordine del giorno vuole impegnare il Governo ad adottare per quanto di competenza le iniziative legislative affinché la Banca d'Italia autorizzi preventivamente l'acquisizione a qualsiasi titolo in una banca di partecipazioni che comportano il controllo o la possibilità di esercitare un'influenza notevole sulla banca stessa, o che attribuiscono una quota dei diritti di voto o del capitale almeno pari al 5 per cento, tenuto conto delle azioni o quote già possedute.
  Noi partiamo da una premessa, appunto quella che ho riferito relativamente agli articoli 4 e 5, che riguarda la governance, soprattutto partendo dall'assunto che non condividiamo assolutamente lo strumento del decreto-legge su una questione tanto delicata quanto strategica e che avrebbe dovuto più che altro, per lo meno dal nostro punto di vista, essere oggetto di un ampio e approfondito dibattito nelle sedi consone, ovvero quelle parlamentari.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Tacconi, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/91. Si intende che vi abbia rinunciato.
  Constato l'assenza della deputata Spadoni, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/90. Si intende che vi abbia rinunciato.
  Il deputato Scagliusi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/88.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, la particolarità di questo decreto-legge è che elimina le tasse rata per rata e non in toto, in più decide anche che la singola rata è meglio non annullarla totalmente ma solo in alcune varianti, per esempio facendo pagare il 40 per cento della differenza tra l'IMU calcolata con l'aliquota base e l'IMU calcolata con l'aliquota massima, una follia targata Partito Democratico, Nuovo Centrodestra e Scelta Civica. In sostanza il Governo, con la connivenza dell'intera maggioranza, sta facendo un mega-regalo alle banche a danno dei cittadini, sta sostanzialmente autorizzando una truffa a carico degli italiani per aiutare le amiche banche, soprattutto in vista del Semestre europeo di Presidenza.
  Il mio ordine del giorno si riferisce agli articoli 4 e 5 del decreto-legge che, ricorderemo Pag. 34fino alla noia, è un atto normativo di carattere provvisorio, avente forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità e di urgenza dal Governo, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione della Repubblica italiana. Si regalano soldi pubblici a banche, imprese di assicurazione, fondazioni, enti ed istituti di previdenza, senza portare un ampio e approfondito dibattito nelle sedi in cui ci sono i rappresentanti dei cittadini, quale il Parlamento. Siamo alle solite, signor Presidente, ormai i cittadini sono utilizzati solo ed esclusivamente come finanziatori al servizio dei privati. Eppure, di solito sono i soci che sborsano denaro per ricapitalizzare la loro azienda; qui funziona al contrario.
  Insieme alla cancellazione dell'IMU il Governo ha infilato provvedimenti ben più compromettenti e disastrosi attraverso un metodo ormai consolidato, che consiste nel creare questi decreti che, al momento del voto in Aula, sono un pacchetto di proposte eterogenee su cui viene posta la fiducia e quindi bisogna votare in blocco. In questo pacchetto vengono inserite sia proposte popolari positive, che hanno il compito di fare da traino o da specchietto per le allodole – come in questo caso l'abolizione in parte dell'IMU – sia proposte aberranti e impopolari, per far sì che tutte passino assieme al vaglio del voto in una sola volta. Leggi che favoriscono le lobby, come spesso ha denunciato il MoVimento 5 Stelle in quest'Aula, vengono infilate alla chetichella nello stesso pacchetto dove ci sono leggi di interesse popolare. È un metodo efficace per il Governo, che si porta dietro tutte le informazioni della stampa, che si concentrano solo sulla parte positiva.
  Così, venerdì, in Aula non solo si è votata la fittizia abolizione dell'IMU, ma anche la definitiva depauperazione della nostra banca nazionale. Infatti, il decreto su Banca d'Italia ci dilania in ben tre modi. In primo luogo, il capitale della Banca schizza dai classici 156 mila euro a 7,5 miliardi di euro. Questo enorme aumento, alimentato dalle stesse riserve della Banca d'Italia, da noi cittadini per intenderci, sarà a totale disposizione dei suoi azionisti, cioè le banche, le quali incrementeranno quasi del 5.000 per cento le loro quote. In secondo luogo, la Banca d'Italia fino ad ora non poteva distribuire utili superiori al 10 per cento all'anno e non più di una quota ai propri azionisti, cioè un massimo di 156 mila euro all'anno, circa lo 0,5 per cento del capitale sociale.
  Ora, con un ingente aumento di capitale, può arrivare anche a distribuire 450 milioni l'anno ai suoi azionisti, milioni così distribuiti: il 22 per cento all'Unicredit, il 30 per cento a Intesa San Paolo, il 4 per cento a Banca Carige, il 6 per cento ad Assicurazioni Generali, il 2,5 per cento al Monte dei Paschi di Siena, il 3 per cento circa alla BNL. In pratica, le banche private potranno tranquillamente impossessarsi delle nostre riserve nazionali.
  Infine, il colpo di grazia: ogni attuale azionista dovrà vendere tutte le quote che eccedono il 3 per cento, le quali, una volta cedute, potranno essere tranquillamente vendute alla Banca europea. Immaginiamo cosa accadrà quando i veri colossi bancari del continente metteranno definitivamente le mani sulla nostra ricchezza nazionale, un capitale in origine nato per far fronte alle emergenze di questo Paese. Quindi, dopo la perdita di sovranità monetaria dell'Italia, adesso perdiamo anche le riserve.
  Infine, il mio ordine del giorno impegna il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative anche legislative finalizzate affinché sia ribadito che la cessione delle quote deve risultare da girata autenticata da notaio, attergata al certificato originale, il quale deve essere presentato dall'amministrazione centrale della banca che provvederà al rilascio...

  PRESIDENTE. La ringrazio (Il deputato Scagliusi espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia»). Riponga il cartello, onorevole Scagliusi. Chiedo ai commessi di togliere il cartello (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  Il deputato Invernizzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/46. Ne ha facoltà.

Pag. 35

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, signor sottosegretario, già da quelle che una volta venivano chiamate scuole elementari e che adesso, se non sbaglio, si chiamano scuole primarie, i maestri solitamente insegnano, già da allora, perché è bello pagare le tasse o bisogna pagare le tasse: le tasse vanno pagate perché garantiscono servizi necessari alla collettività. Questo è il primo insegnamento con il quale i ragazzi vengono formati.
  Ci troviamo però, in questo momento – e sembra anche pleonastico ricordarlo – in cui, soprattutto per le imprese, pagare le tasse non significa semplicemente contribuire al benessere della collettività e ai servizi necessari di tutti, ma significa in alcuni casi addirittura avere difficoltà a fine mese di far quadrare i bilanci.
  Noi con questo ordine del giorno, che mi auguro possa essere approvato, innanzitutto dal Governo e, se così non fosse, comunque dai colleghi, richiamiamo l'attenzione sulla drammatica situazione, se ancora ve ne fosse bisogno, delle imprese all'interno del nostro Stato, soprattutto per quanto riguarda quella che è chiaramente, a detta di tutti, un'iniqua tassazione degli immobili strumentali che sono immobili che non rappresentano un lusso, che non rappresentano una speculazione, ma che rappresentano il luogo nel quale l'imprenditore o il commerciante svolge la propria attività a beneficio sicuramente suo, ma anche della collettività.
  In questo momento – lo sapete tutti e ce lo ricordano costantemente, ad ogni piè sospinto, tutte le associazioni di categoria degli imprenditori, dei commercianti e degli artigiani – in una situazione come questa, cioè con una crisi economica che dura ormai da sei anni e che, a differenza di quanto dice qualche esimio esponente del Governo che afferma di vedere la luce il fondo al tunnel, non sembra allentare la morsa, soprattutto – ripeto – per quanto riguarda gli imprenditori, i commercianti e gli artigiani, il continuare a tassare quelli che sono gli strumenti principali delle imprese per realizzare ricchezza è chiaramente un controsenso.
  Noi sappiamo che un imprenditore – lo si dice, lo dicono tutti e lo diciamo anche noi, molte volte quando parliamo ai giornali o in televisione – alla fine, per reagire alla crisi, deve fare riferimento alle ben note capacità sviluppate negli anni, alla necessità di restare competitivi sul mercato internazionale mediante continui investimenti nelle attività d'impresa, in modo tale da rilanciare il made in Italy che viene riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Il controsenso qual è ? Che mentre noi facciamo appelli di questo tipo, un imprenditore si trova a dover pagare l'IMU proprio sugli immobili strumentali e, quindi, a dovere sottrarre quelle risorse che sarebbero necessarie in questo momento di crisi per investire, appunto, sia nell'innovazione tecnologica sia, magari, nella possibilità di creare nuova occupazione.
  Sappiamo, signor sottosegretario, che probabilmente questa è una battaglia destinata ad essere persa, perché i soldi secondo voi, secondo chi in questo momento regge il Governo, vanno presi e bisogna andare a prendere i soldi laddove ci sono e, probabilmente, c’è ancora l'errore di fondo di pensare che proprio nelle imprese ci siano ancora soldi. Sappiamo che è una battaglia probabilmente destinata a essere persa con questo ordine del giorno, ma non per questo rinunciamo a combatterla.
  Chiediamo, pertanto, di approvare questo ordine del giorno, che impegna il Governo a valutare la possibilità di permettere l'integrale deduzione dell'imposta municipale propria relativa agli immobili strumentali, ai fini della determinazione del reddito di impresa e del reddito derivante dall'esercizio di arti e professioni e ai fini dell'imposta regionale sulle attività produttive. Sarebbe sicuramente qualcosa di straordinario, sarebbe qualcosa di eclatante, qualcosa che i nostri imprenditori, i nostri commercianti e i nostri artigiani sicuramente aspetterebbero e apprezzerebbero.

Pag. 36

  PRESIDENTE. La deputata Corda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/78.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, premettiamo innanzitutto che in questo decreto-legge, il n. 133 del 2013, c’è, come al solito, un po’ di tutto, dalla revisione normativa sulla tassazione degli immobili alla modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici ed infine, per concludere in bellezza, normative sulla Banca d'Italia, giusto per non farci mancare nulla, anche perché, avendo svenduto tutte le maggiori eccellenze di questo Paese, siamo giunti, infine, ai saldi di fine stagione (stiamo raschiando il fondo, per così dire).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 12,45)

  EMANUELA CORDA. All'articolo 3 sono contenute norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali.
  Dunque, che vogliamo fare con questo ordine del giorno ? Vogliamo semplicemente impegnare il Governo ad adottare, per quanto di competenza, iniziative opportune, anche legislative, finalizzate affinché i proventi del condono siano destinati, per ciò che attiene agli enti locali, ad un fondo vincolato, destinato ad interventi di bonifica dei suoli, mantenimento delle aree verdi, recupero e riqualificazione del patrimonio pubblico esistente, con priorità per gli interventi di messa in sicurezza e risanamento conservativo degli edifici scolastici, nonché interventi di riduzione del rischio idrogeologico.
  La ratio di questo ordine del giorno mira a non disperdere le risorse che deriverebbero da questa ennesima operazione di svendita di considerevoli porzioni del nostro patrimonio immobiliare. L'obiettivo è quello di tentare di mettere almeno una pezza ad un provvedimento che evidentemente non va nella direzione della tutela dell'interesse pubblico, come accade spesso e volentieri – da decenni ormai – in questo Paese.
  Proviamo, dunque, almeno ad indirizzare i fondi in quei settori che sono stati colpevolmente trascurati dai Governi che si sono succeduti nei decenni precedenti fino ad oggi. Basti pensare alle nostre scuole, che stanno cadendo a pezzi, talvolta mettendo a rischio la vita stessa dei nostri ragazzi, oppure al nostro territorio, violentato dalla speculazione edilizia dissennata e dalla mancanza di programmazione e di controllo. Non è pensabile che si provveda a mettere in sicurezza il territorio solo quando ci si ritrova dinanzi ad immani tragedie, come quella avvenuta di recente in Gallura a seguito dell'alluvione. Operare sempre in regime d'emergenza non è una prassi degna di un Paese civile, specialmente considerando quanto sia prezioso il nostro paesaggio, unico al mondo.
  Dunque, il nostro ordine del giorno si propone di mettere un vincolo a dei fondi che rischierebbero, così come già è accaduto in passato, di essere utilizzati per qualcosa di inutile. Non è pensabile mettere in vendita il patrimonio immobiliare di un Paese e non sapere neppure dove vadano a finire i soldi.
  Sarebbe l'ennesimo scempio perpetrato ai danni dei cittadini, vessati dal fisco e dal costo della vita insostenibile, i cui sacrifici risulterebbero ancora una volta inutili, considerato che in questo Paese si riesce a far cassa soltanto vendendo l'anima al diavolo, e l'abbiamo dimostrato in più occasioni, perché di questo si tratta. Probabilmente se non riusciremo a frenare questa deriva, non ci resterà che emigrare lontano, per non soccombere e vedere il nostro Paese depredato delle sue ultime risorse.
  Con il nostro ordine del giorno proviamo a dare un segnale chiaro al Governo, affinché almeno si impegni a trasformare lo scempio della vendita immobiliare in un qualcosa di virtuoso (Espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia» – Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 37

  PRESIDENTE. Il cartello, per favore, gentilmente, il cartello, lo tolga, grazie. I commessi, per favore, tolgano il cartello (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  L'onorevole Artini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/64. Non c’è, s'intende che vi abbia rinunciato.
  L'onorevole Paolo Bernini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/72. Non c’è, s'intende che vi abbia rinunciato.
  L'onorevole Basilio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/68.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, il nostro ordine del giorno n. 9/1941/68, che mi appresto ad illustrare, nasce dalla spiacevole constatazione che all'articolo 3 del decreto-legge n. 133 del 2013 sono state inserite norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato e anche quello degli enti territoriali.
  Più precisamente, il comma 3 estende il condono edilizio, previsto dall'articolo 40 della legge n. 47 del 1985 solo per gli immobili soggetti a procedure esecutive, anche agli immobili pubblici acquistati dai privati. Dunque, data l'assoluta indeterminatezza della norma, che non esprime neanche se si possono condonare abusi in area vincolata, per quali superfici massime né se c’è un termine massimo per terminare il fabbricato, vogliamo che il Governo si impegni ad adottare ogni provvedimento, anche normativo, diretto ad escludere la possibilità di utilizzare la sanatoria per condonare opere realizzate nella fascia entro centocinquanta metri dalle rive dei corsi d'acqua.
  Purtroppo, non è la prima volta che ci troviamo ad affrontare questo tema. Stranamente spunta sempre qualcosa che ha a che fare con il condono edilizio. Siete riusciti ad infilarlo anche in questo provvedimento, senza porvi il minimo problema che l'assenza di una adeguata pianificazione territoriale e una cementificazione incontrollata rappresentino fattori di rischio per l'equilibrio ambientale.
  La pratica dell'abusivismo, le continue deroghe alla normativa urbanistica, le ricorrenti politiche di condono edilizio hanno minato la creazione di una cultura diffusa in materia di sicurezza del territorio, di rispetto delle regole e di salvaguardia del Paese come risorsa per le generazioni future, le nostre generazioni, che saranno il nostro futuro. Noi continueremo sempre a combattere contro l'abusivismo edilizio e contro tutti gli illeciti ambientali connessi alle attività delle organizzazioni criminali.
  Non possiamo pretendere che le organizzazioni criminali non svolgano la loro attività criminosa se siete proprio voi, del Governo stesso, con decreti su decreti, ad invogliarli, regalando appezzamenti di terreni in Italia strappati alla natura, alla nostra natura, al nostro futuro. È inutile che poi si presentino proposte di legge nelle Commissioni per l'invio dell'esercito nelle terre martoriate dalla criminalità, che hanno divorato, come dei mostri famelici, suolo e sottosuolo. È inutile che inseriamo un reato ambientale se poi, in un altro decreto, regaliamo alla criminalità organizzata questi assist vergognosi.
  La tutela e la sicurezza del territorio italiano, signor Presidente, rappresentano per noi e per tutta la collettività un interesse prioritario, e questo voglio sottolinearlo. Capisco però, purtroppo, che la nostra educazione ambientale e civile mai si concilia con l'interesse individuale da cui deriva il fenomeno dell'abusivismo, ma non possiamo permettervi di utilizzare il condono edilizio per sanare tutte quelle situazioni di illegalità che si sono diffuse da troppi anni nel nostro Paese. Non possiamo contribuire ad aggravare situazioni di pericolo, non possiamo permettere che a causa dell'egoismo umano si creino altri dissesti idrogeologici.
  Ora voglio ricordare un increscioso fatto che è accaduto pochissimi mesi fa: era il 18 novembre 2013 quando una bomba d'acqua si è abbattuta sulla povera terra di Sardegna, ed io, signor Presidente, Pag. 38voglio ricordare a tutti coloro che sono gli artefici di un disastro simile, perché un artefice c’è sempre, che la natura non va imbrigliata in mezzo al cemento, prima o poi si riprende ciò che è suo.
  Voglio anche riportare la memoria a quei bollettini dei cittadini purtroppo defunti. Sì, quelli bisognerebbe propri evitarli, soprattutto se sono causati da negligenze attuate dalle menti umane, le quali continuano a perpetrare verso la volontà di non portare soluzioni, ma problemi su altri problemi, e si parla solo di continui e altri problemi, i quali sono solo i fautori di altri danni e di altre morti ingiuste. Dietro ogni morte, signor Presidente, ci sono famiglie spezzate e i sopravvissuti non perdoneranno mai coloro che hanno permesso simili drammi.
  Solo qualche giorno fa abbiamo visto la zona del modenese annegare sotto metri di acqua, paesi già martoriati dal terremoto, tra l'altro. Non si fa molta fatica a cercare notizie simili in Italia. Potrei trovarne molte altre.
  Non possiamo assolutamente tollerare che si liberalizzino tali pratiche abusive, e pertanto chiediamo al Governo, con questo ordine del giorno, di espungere dal testo del decreto una norma che comporterebbe la possibilità di utilizzare la sanatoria per condonare opere realizzate nella fascia entro centocinquanta metri dalle rive e dai corsi d'acqua, entro soli centocinquanta metri. Se vogliamo continuare a trovare e a provocare altre morti, questo è il modo giusto.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/48 (La deputata Basilio espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia» - Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Gentilmente, onorevole Basilio, tolga il cartello. I commessi gentilmente lo tolgano (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  Prego, onorevole Rondini, lei cominci tranquillamente.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, il catasto italiano nacque con funzione perequativa allo scopo di recare uniformità di valutazione all'interno della penisola, per l'innanzi retta da difformi catasti preunitari, ed ha avuto una costante caratteristica: è un catasto di redditi, e non di valori. La sua funzione, in sintesi, è sempre stata quella di indicare il reddito medio ordinariamente ritraibile da un terreno o da un immobile.
  Ebbene, noi sappiamo che queste buone intenzioni – cioè la funzione perequativa del catasto – sono andate disattese nel corso degli anni. Sappiamo che, dai rilievi effettuati dall'Agenzia del territorio, si è rilevata la presenza di circa due milioni di «case fantasma», che, secondo le inchieste, si trovano nella stragrande maggioranza nel Centro-sud. Le città che detengono il triste primato sono nell'ordine: Salerno, Roma, Cosenza, Napoli, Avellino, Lecce, Palermo, Catania, Bari, Reggio Calabria, Agrigento, Caserta, Potenza e Cuneo. A fianco del triste primato di queste province, vi è poi il triste primato delle regioni: 143 mila di questi immobili fantasma si trovano in Calabria, 170 mila in Campania, 100 mila in Puglia, 176 mila in Sicilia. Questa è una situazione che andrebbe assolutamente superata, ma non con i metodi che avete adottato finora. Se l'obiettivo unico non fosse solo quello di fare cassa, si dovrebbe pensare di passare in Italia invece decisamente ad una riforma seria del catasto, ad un catasto probatorio, che assommi cioè le attuali finalità fiscali del catasto con quelle di assicurare la certezza dei rapporti giuridici e dei diritti del servizio pubblicità immobiliare, cioè delle ex conservatorie dei registri immobiliari.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12,55)

  MARCO RONDINI. Ma questa, che sarebbe la vera rivoluzione da fare nell'interesse dei cittadini, non è, paradossalmente, minimamente all'ordine del giorno.
  Il risultato pratico più evidente della revisione degli estimi è stato finora il notevole contenzioso generatosi e la divergenza Pag. 39tra i valori catastali e i prezzi di mercato reali.
  Ebbene, un sistema catastale moderno deve essere, invece, progettato per durare a lungo e deve essere affrancato dai cicli del mercato immobiliare e dalle vicende congiunturali. Un sistema catastale moderno andrebbe concepito in una prospettiva di medio e lungo periodo, nel quale può variare la normativa sulle locazioni anche nella direzione di una loro liberalizzazione, ma non può venire meno la stima dei redditi degli immobili.
  Le grandezze da stimare, il reddito e i valori dipendono infatti dal sistema dei rapporti economico-sociali e dal quadro in positivo. Il peggior difetto di un catasto basato esclusivamente sui valori patrimoniali è il calcolo dei redditi ottenuto applicando surrettiziamente ai valori patrimoniale i saggi di fruttuosità.
  Ebbene, il sistema finora adottato ha evidenziato sicuramente che la tassazione sull'abitazione principale ha determinato un prelievo fiscale iniquo tra i cittadini dello stesso comune, a causa delle rendite catastali assolutamente sperequate. La sperequazione delle rendite catastali ha determinato un gettito molto squilibrato tra i diversi territori e tra i diversi comuni. In più, poi, non è andato neanche incontro alle necessità degli enti locali.
  È per questo che, alla luce di queste brevi premesse, prendendo atto che da più parti è stato, come ho già detto, evidenziato come l'attuale sistema di calcolo dell'imposta ha generato numerose situazioni di sperequazione tra gli immobili con proprietà degli edifici dal valore catastale inferiore, che hanno dovuto pagare un'imposta maggiore di proprietà degli edifici di maggior pregio, chiediamo al Governo, alla luce di ciò, di impegnarsi a prevedere con la massima urgenza una riforma del catasto, fissando con precisione un limite temporale entro il quale definire la stessa e consentendo così di superare le attuali criticità (I deputati Basilio, Corda e Mantero espongono un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia»).

  PRESIDENTE. Per favore, togliete i cartelli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Onorevole Basilio, onorevole Corda, onorevole Mantero ! Chiedo ai commessi di togliere i cartelli (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Consegnate i cartelli ai commessi, per favore. Onorevole Mantero, consegni il cartello all'assistente.
  Il deputato Frusone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/119.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, come tutti sappiamo gli ordini del giorno impegnano il Governo, anche se lo stesso Fassina un giorno disse che questi ordini del giorno servono a poco. E bisogna dargli ragione: ormai ci troviamo sotto una dittatura governativa, che con decreti come questo svende, distrugge e spezzetta il Paese. Forse è per questo che si parla sempre di governabilità, scordandoci che siamo una Repubblica parlamentare e che il Parlamento fa le leggi in Italia e che il Governo esegue.
  Ma fa comodo far credere ai cittadini che il Consiglio dei ministri sia ormai l'organo più importante del Paese, quando invece è il Parlamento, perché è l'unico organo diretta espressione dei cittadini, tant’è che, se andiamo a vedere le cariche dello Stato, tra le prime tre, oltre al Presidente della Repubblica naturalmente, troviamo il Presidente del Senato ed il Presidente della Camera, mica il Presidente del Consiglio !
  La sovranità appartiene al popolo ed il popolo – anche se noi naturalmente auspichiamo la democrazia diretta – delega i parlamentari. Quindi è quest'Aula che dovrebbe fare le leggi, non una decina di persone che pensano più ai loro affari che a tutto il resto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  
Prendiamo per esempio questo mio ordine del giorno n. 9/1941/119. Nelle premesse si dice che questo decreto-legge va a modificare la disciplina in materia di immobili, oltre naturalmente a regalare miliardi alle solite banca, ma di questo ne hanno parlato ampiamente i miei colleghi.Pag. 40
  Il comma 2-quinquies dà, in poche parole, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il compito di individuare i beni di rilevante interesse ambientale che non dovrebbero essere venduti. A parte che, ripeto, è una vergogna svendere il proprio patrimonio, figuriamoci quello ambientale, ma questa svendita come dovrebbe essere fatta ? Ascoltando diverse voci, come quelle delle regioni e di altri enti.
  Ecco, l'ordine del giorno ha il semplice scopo di inserire tra queste voci quella di qualsiasi associazione operante da almeno due anni nella provincia ove sia localizzato l'immobile. Perché inserire quindi anche tutte le altre associazioni ? Semplicemente perché le dismissioni di beni pubblici da sempre sono un grande business per chi ha le mani in pasta.
  Potrei parlare del perché ci siamo ridotti a dover svendere, quasi regalare, determinati beni. Si potrebbe fare un paragone con un'azienda in fallimento, per la quale viene scelto un curatore fallimentare, che so, anche uno importante, un professore ad esempio, magari della Bocconi, ed iniziare un processo che poi sarà irreversibile. Magari il professore ci lascia anche una bella agenda, che il suo successore, un giovane magari, un giovane vecchio, un nipote, segue pedissequamente e continua con la svendita dell'azienda perché si deve fare cassa e bisogna pagare i debiti, debiti che hanno fatto perché per anni quest'azienda ha avuto un consiglio di amministrazione corrotto ed incapace, che ha pensato solamente ai dividendi, senza pensare al bene dell'azienda, ed ora tocca svendere macchinari, capannoni e tutto il resto.
  In realtà ci sono anche altre strade diverse che non vanno verso il curatore fallimentare. Ci sarebbero strade che salverebbero il Paese – pardon, l'azienda – senza svendere i suoi beni. Però ci sarebbe bisogno di vere «palle d'acciaio» per fare una cosa del genere e non essere semplicemente dei curatori fallimentari, accomunati ai creditori che vogliono spolpare il Paese. Di nuovo, scusate, volevo dire l'azienda.
  Per esempio, potevate votare la nostra mozione sul fiscal compact. Quella sarebbe stata veramente una gran bella presa di posizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Come dicevo, la vendita di beni pubblici è sempre un bel business. Vogliamo parlare, per esempio, delle cartolarizzazioni magiche, in cui si vendono immobili pubblici, magari a conoscenti, forse amici, per poi riaffittarli immediatamente dopo con un costo immenso per lo Stato ? Vogliamo parlare delle aziende vendute, delle aziende che sono state svendute in tutto questo tempo, anche ultimamente ?
  Poco alla volta ci state togliendo tutto. Adesso si parla di Bankitalia, ma ci avete provato con l'acqua e ancora non mollate l'osso, nonostante un referendum. Ci siete riusciti con le telecomunicazioni. Ciao Telecom ! Adios ! E Alitalia ? Ve la ricordate la CAI, Compagnia aerea italiana ? Una società presieduta dall'imprenditore Roberto Colaninno e composta, tra gli altri, dal gruppo Benetton, quello di Autostrade per l'Italia Spa – anche quello è stato un gran bel regalo –, dal gruppo Riva, quelli dell'Ilva, dal gruppo Ligresti, quelli delle telefonate – e il nostro Ministro lo sa bene –, da quello Marcegaglia, quelli degli inceneritori senza autorizzazioni, dalla famiglia Caltagirone, quelli dell'acqua e dei palazzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dal gruppo Gavio e da Marco Tronchetti Provera. Questi nomi ci sono sempre. Un altro partner importante fu Intesa San Paolo – che coincidenza, è anche in Banca d'Italia ! –, il cui amministratore delegato era all'epoca l'ex Ministro Corrado Passera. Alla fine tutti i conti tornano. Alla fine tutti questi fili tornano sempre verso le stesse persone. Una volta tirati i fili noi abbiamo sempre le stesse persone.
  Lo scopo della CAI era rilevare il marchio Alitalia e la parte sana e migliore della compagnia...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

  LUCA FRUSONE. Concludo, sono arrivato alla fine. Dicono che tale spinta di Pag. 41patriottismo ci sia costata 4,5 miliardi di euro: grazie ! Tra poco addio anche ad Alitalia. Queste sono le svendite che vi piacciono e queste sono quelle che noi cerchiamo di impedire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Il deputato Frusone espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia»).

  PRESIDENTE. Tolga il cartello, la richiamo all'ordine, deputato Frusone ! La richiamo all'ordine ! Chiedo ai commessi di prendere i cartelli ! Deponga il cartello, onorevole Frusone (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente) !
  Il deputato Rizzo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/165. Non è in Aula, si intende che vi abbia rinunciato.
  Il deputato Tofalo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/92.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, prima di introdurre il mio importante ordine del giorno, vorrei solo precisare a tutti che il collega Daniele Del Grosso oggi non è in Aula in quanto è in India con la delegazione parlamentare, visto che prima non era stato detto. Già, perché dopo quasi due anni di chiacchiere – in questo Palazzo avete fatto solo chiacchiere da bar per televisioni e giornali – ci voleva il MoVimento 5 Stelle per farvi alzare delicatamente il fondoschiena dalle vostre care poltrone e andare finalmente dai nostri marò a fare tutto il possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato Tofalo, la richiamo al tema dell'ordine del giorno.

  ANGELO TOFALO. Ci arrivo. Detto ciò, l'ordine del giorno da me presentato, relativo al decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia, è il n. 9/1941/92.
  Bene, Presidente, premesso che gli articoli 4 e 5 del provvedimento in titolo ridefiniscono la governance della Banca d'Italia, modificando il quadro normativo concernente il capitale della Banca d'Italia stessa nonché le disposizioni relative alla sua organizzazione, è assolutamente non condivisibile lo strumento del decreto-legge su una questione delicata e strategica che avrebbe dovuto essere oggetto di ampio e approfondito dibattito nelle sedi consone, cioè quelle parlamentari. Invece, ci troviamo qui... (I deputati Nicola Bianchi e Dell'Orco espongono un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia»).

  PRESIDENTE. Togliete i cartelli (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente) !

  ANGELO TOFALO. Invece, ci ritroviamo qui ancora una volta, dopo aver votato l'ennesima sfiducia a questo Governo «dell'inciucio», causa l'ennesimo decreto-legge calato dall'alto. Vorrei ricordare che gli articoli 4 e 5 sono contenuti nel Titolo II. Il Titolo II riguarda le disposizioni concernenti la Banca d'Italia. Entrando più nello specifico, l'articolo 4, che ha subito anche la modifica da parte del Senato della Repubblica, tratta proprio l'argomento del capitale della Banca d'Italia.
  L'articolo 5, invece, che non ha subito modifiche da parte dell'altro ramo del Parlamento, appunto il Senato, tratta la materia relativa agli organi della Banca d'Italia, cioè l'assemblea dei partecipanti, il consiglio superiore ed il comitato costituito all'interno dello stesso consiglio. Presidente, mi scuso se certe volte sono ripetitivo, ma vorrei, inoltre, ricordare che il decreto-legge, nell'ordinamento giuridico italiano, è un atto normativo di carattere provvisorio avente forza di legge adottato in casi straordinari di necessità e urgenza dal Governo, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione della Repubblica italiana. Mi domando, come ci dovremmo domandare tutti: con tutte le emergenze che questa politica partitocratica fallimentare ha Pag. 42creato in questi decenni, andiamo ancora una volta – andate ancora una volta – con un'operazione scientifica e capillare a favorire banche private a discapito dei contribuenti ? Con tutti i pasticci che questa classe politica ha combinato – vedere per ultimi i casi di Vincenzino l'abusivo, ormai ex sindaco di Salerno, e dell'ex Ministro De Girolamo, caduta anche lei sotto i pesanti colpi del MoVimento 5 Stelle – si continua, anzi continuate imperterriti a far danni alla collettività (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma va bene, continuate pure, vorrà dire che vi butteremo giù uno ad uno senza mai fermarci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Concludo, simpatica Presidente Sereni, dicendo che nel mio ordine del giorno il Governo si deve semplicemente impegnare, quindi, ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative legislative affinché sia ribadito che i compensi spettanti ai consiglieri superiori, ai sindaci, ai reggenti delle sedi e ai consiglieri delle succursali della Banca d'Italia, siano direttamente proporzionali agli utili della Banca stessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Il deputato Nicola Bianchi espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»).

  PRESIDENTE. Onorevole Nicola Bianchi, la richiamo all'ordine ! Il deputato Luigi Gallo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/125.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, colleghi, in Italia uno dei principali detti di successo è: «fatta la legge, trovato l'inganno». Ma, in realtà, in questi dieci mesi in Parlamento abbiamo scoperto che la realtà è ben diversa. Quella frase tende a scaricare, come vi piace fare spesso, la responsabilità sul popolo italiota, truffaldino ed amorale. Invece, le vostre azioni, i vostri decreti, i vostri voti, le vostre leggine, i vostri emendamenti, ci convincono sempre di più che la moralità di questo Paese è tutta concentrata nei centri di potere che voi rappresentate con tutte le ramificazioni nella società, dalle imprese che controllate ai sindacati, dalle banche alle assicurazioni, dai giornali alle tv. Infatti, la frase dovrebbe essere: «la legge in Italia è pensata già con l'inganno». Sì, perché ogni volta che questo Governo e che i politici di centrodestra o centrosinistra scrivono una legge, già sanno quali amici andranno a favorire e sono pronti a suggerire quali trucchi adoperare a norma di legge per stuprare i cittadini, le imprese e i professionisti onesti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Premesso che per il MoVimento 5 Stelle è inconcepibile che la Banca d'Italia non sia di proprietà dei cittadini, alcuni economisti raccontano che l'attuale modello è valido perché evita che i partiti e i politici assegnino poltrone piegando Banca d'Italia agli interessi particolari e piegando la finanza e l'economia agli interessi politici e dei partiti. Ma questi economisti evitano di guardare il fenomeno complessivo e sembrano non rendersi conto del fenomeno delle porte girevoli che vede un indecente e disinvolto andirivieni dei potentati italiani dai partiti alle aziende partecipate e viceversa, dai partiti alle fondazioni bancarie e viceversa, da Banca d'Italia ad altri importanti centri decisionali del Paese. Il vostro Ministro Saccomanni viene da Banca d'Italia che è sostanzialmente controllata da tutte le banche private italiane. Allora, quale interesse sta portando avanti questo Ministro ? Sappiate che i cittadini non dormono più su questi temi; hanno subito sulla loro pelle gli effetti delle vostre scelte, le commistioni che avete creato tra potere politico, aziende, banche. Tutti questi danni arrivano ai risparmiatori che magari hanno messo i loro soldi in aziende che non vengono adeguatamente vigilate.
  Io vengo da un territorio dove vi è stato il crack della Deiulemar: 700 milioni di euro scomparsi, sfumati, di tutti i cittadini. Di questo problema, la Banca d'Italia era a conoscenza già da dieci anni: vi erano le banche locali che dovevano fare segnalazioni all'ufficio di vigilanza della Banca e poi queste segnalazioni si perdevano semplicemente in un monito, in una segnalazione Pag. 43dell'ufficio di vigilanza, che non portava a nessun risultato. Il risultato vero è che questi cittadini sono andati sul lastrico, non riescono ad arrivare a fine mese, non hanno più la pensione, non hanno più la liquidazione, persa in queste aziende non controllate, con manovre finanziarie e speculative che tanti soggetti sono bravi a costruire.
  Ma il Ministro Saccomanni non è l'unico esponente di spicco di Banca d'Italia che in questo momento controlla centri strategici. Abbiamo avuto Paolo Sestito, che governava l'Invalsi, un centro che si dovrebbe occupare di valutare la scuola, ma spesso i presidenti che stavano lì venivano dalla Banca d'Italia, quindi con un approccio e con, magari, volontà ben diverse da quella di assegnare una qualità nella scuola italiana.
  Ma non possiamo dimenticare Anna Maria Tarantola, che è stata dirigente della vigilanza di Banca d'Italia e poi funzionario generale della Banca. Oggi noi ci chiediamo: Anna Maria Tarantola, da presidente della RAI, offre un'adeguata informazione ai cittadini italiani, un adeguato approfondimento su Banca d'Italia, un adeguato approfondimento sugli scandali finanziari, sui soldi rubati ai cittadini ? Offre un dibattito serio sulla vigilanza ? Offre un dibattito...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  LUIGI GALLO. ...efficace su questi temi ? A noi pare di no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Il deputato Brescia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/76.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, questo decreto-legge ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia. Poi, magari, diremo qualcosa anche a riguardo dell'abuso che il Governo fa dei decreti-legge e sui contenuti di essi, eterogenei e privi di quei caratteri di urgenza e necessità di cui parla l'articolo 77 della Costituzione.
  Questo ordine del giorno si riferisce all'articolo 3 del decreto-legge, contenente norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali. Con il presente ordine del giorno si vuole impegnare il Governo ad adottare, per quanto di sua competenza, iniziative, anche legislative, affinché i comuni e le amministrazioni a vario titolo proprietarie di immobili non utilizzabili a fini istituzionali redigano un piano di utilizzazione dei medesimi, destinandoli, sulla base delle loro caratteristiche, ad usi pubblici o sociali, assicurando la pubblicazione e l'informazione ai cittadini sugli immobili da utilizzare.
  Riteniamo questo passaggio fondamentale per evitare che beni della collettività siano utilizzati per scopi che non rientrino tra i servizi destinati ai cittadini. Nello specifico, auspichiamo che a beneficiare di tali spazi siano i più bisognosi. Io ho lavorato nelle periferie, ho lavorato nel sociale e so quanto siano scarse le risorse a disposizione delle cooperative e delle associazioni che si occupano di servizi alla persona. Gli operatori sociali sono spesso costretti ad «elemosinare» spazi e risorse alle amministrazioni locali, che, quand'anche non sono contrarie e hanno qualcosa da mettere a disposizione, devono rispondere «picche», anche a causa dei vincoli di stabilità a cui sono sottoposte.
  Non è ammissibile che, in un solo colpo, questo Governo faccia un regalo di 7 miliardi e mezzo di euro a banche e assicurazioni private e non riesca a trovare il modo di fornire spazi adeguati a quei soggetti della società civile che si occupano dei più deboli. Se ciò avvenisse, sarebbe un vero paradosso.
  Riteniamo opportuno – e questa parrebbe un'ovvietà, ma con voi è sempre meglio specificare tutto – la pubblicazione e l'informazione ai cittadini sugli immobili da utilizzare. È logico che, se anche si riuscisse a destinare questi immobili pubblici Pag. 44dismessi ai fini sociali, sarà necessario prevedere una buona pubblicità per far sapere ai cittadini che hanno a loro disposizione queste nuove opportunità. Quindi, con questo ordine del giorno chiediamo semplicemente questo: che si rediga un piano degli immobili pubblici dismessi e che si destinino questi immobili a usi pubblici o sociali. Non chiediamo la luna, solo un po’ di buon senso da parte di tutti e, per questo, vi invitiamo a votare favorevolmente questo ordine del giorno.
  Ma veniamo al grande tema di questo decreto-legge: il regalo di 7,5 miliardi di euro alle banche private. Soldi che, come sappiamo, sono pubblici e che voi state destinando, appunto, a questi istituti privati. Io ora mi immagino chi ci segue da casa, i cittadini, che magari non hanno il tempo di seguire i lavori parlamentari e magari riescono a carpire, del titolo di questo decreto-legge, soltanto la parte che è loro più cara, quella relativa all'IMU, e di Banca d'Italia non si curano minimamente. Proverò a spiegare loro cosa sta avvenendo: un passaggio tecnico che è un po’ complicato.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIUSEPPE BRESCIA. Il capitale della Banca d'Italia passerà dagli attuali 156 mila euro a 7 miliardi e mezzo di euro, con un forte vantaggio patrimoniale per tutti i partecipanti, che saranno obbligati a pagare un'imposta, per di più agevolata, del 12 per cento e avranno poi tutto il tempo per eseguire l'obbligo di vendita della quota eccedente il 5 per cento, eventualmente detenuta, con una fortissima plusvalenza.
  E torniamo alla fregatura di cui si parlava all'inizio: la cosa più importante è che fino ad oggi la Banca d'Italia non poteva distribuire un utile superiore al 10 per cento dell'attuale capitale sociale di 156 mila euro, più di una quota delle riserve, che per prassi non superava mai lo 0,5 per cento all'anno. Nel progetto del Governo Letta, questo limite viene alzato al 6 per cento del nuovo capitale sociale di 7,5 miliardi di euro, vale a dire ben 450 milioni di euro di utili distribuiti all'anno.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIUSEPPE BRESCIA. Concludo. Come vedete, anche se ho cercato di spiegarlo, non si capisce molto di quello che volete fare, perché voi fate leva proprio su questo, fate leva sulla difficoltà dei vostri provvedimenti, affinché i cittadini non capiscano quello che voi volete fare e si bevano tutte le cose che andate raccontando in TV. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. La deputata Marzana ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/129.

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, prima di entrare nel merito dell'ordine del giorno, vorrei fare una breve introduzione. Innanzitutto, anche se l'Aula del Senato ha sancito la costituzionalità del decreto-legge, respingendo il parere negativo formulato dalla Commissione affari costituzionali, ribadisco la mia fortissima contrarietà e quella di tutto il MoVimento, rispetto all'ennesimo abuso della decretazione d'urgenza. Dov’è la necessità ? Dov’è l'urgenza, in particolare della parte riguardante la Banca d'Italia ? A dire il vero, non ci sarebbe neppure per la parte riguardante l'IMU, visto che questo Governo la tira per le lunghe da agosto, perpetrando un vero e proprio stillicidio ai danni dei cittadini. E dov’è l'omogeneità delle materie contenute nel decreto-legge, alla quale il Capo dello Stato non fa altro che richiamarci fino alla vergognosa figuraccia di cui siete stati protagonisti in occasione del decreto-legge «salva Roma» ? E poi, addirittura, ponete la questione di fiducia ! Evidentemente la coscienza, il buon senso e la ragionevolezza – qualità che questo Governo volutamente disconosce – avrebbero dovuto suggerire di rinviare la discussione ad una proposta di legge.
  Ma entriamo più nel merito della questione. Avendo verificato che nel decreto-legge IMU-Banca d'Italia, infatti, esistono una serie di criticità che non abbiamo potuto correggere attraverso i nostri emendamenti, dato che – ripeto – avete Pag. 45furbamente posto la questione di fiducia, con la presentazione dei nostri ordini del giorno stiamo cercando di dare al Governo un'ulteriore chance affinché si impegni a provvedere all'eliminazione di tali incongruenze.
  Il dispositivo normativo agli articoli 4 e 5 ribadisce la natura della Banca d'Italia quale istituto di diritto pubblico e ribadiscono, di conseguenza, l'indipendenza della banca italiana. In particolare, dispongono che né l'assemblea dei partecipanti né il consiglio superiore della Banca d'Italia possono interferire nelle materie relative all'esercizio delle funzioni istituzionali dell'istituto. Eppure, la privatizzazione bancaria degli anni Novanta ha creato un ingorgo procedurale, dando, di fatto, in gestione un ente di diritto pubblico a istituti privati. In questo quadro, andava prima risolto il ruolo e la partecipazione privata delle banche all'interno della Banca d'Italia, a nostro avviso. Intervenire sullo statuto della Banca d'Italia è questione delicata e di grande rilievo nazionale, pertanto, era d'obbligo per il Governo consentire al Parlamento di agire con strumenti tipici dell'attività parlamentare, con una vera e propria legge nata da questi scranni.
  C’è un aspetto che merita un'attenzione particolare e che vorrei che questo Governo riprendesse in seria considerazione: il criterio che ha determinato la rivalutazione delle quote, stabilendo un valore di 7,5 miliardi di euro. Potrei anche capire la voglia di colmare decenni di mancate rivalutazioni, ma una rivalutazione, così ingente e spropositata, è iniqua, ingiusta, da vera e propria frattura sociale ! Non può sfuggire un piccolo grande dettaglio: oggi, il valore delle quote è di 156 mila euro; domani, grazie a questa vostra rivalutazione, quanti miliardi occorreranno per il riacquisto ? Questa differenza tra il valore di oggi e il prezzo altissimo di riacquisto di domani da parte della stessa Banca d'Italia, prezzo tanto alto grazie alla vostra rivalutazione – ricordo 7,5 miliardi di euro contro i 156 mila euro di oggi – sarà la misura del regalone che questo Governo sta facendo alle grandi banche.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARIA MARZANA. Visto che nessuno potrà possedere più del 3 per cento delle quote, visto che sono concessi tre anni per dismettere le quote in eccesso e visto che dovranno essere banche e assicurazioni italiane o appartenenti alle Comunità europee a comprarle, nel migliore dei casi, sarà la stessa Banca d'Italia che finirà per ricomprare le sue stesse azioni e, quindi, in pratica, saranno gli italiani a ripagare a prezzi salatissimi quello che oggi viene regalato; nel peggiore dei casi, con l'intervento di banche estere, si cederà anche la sovranità bancaria del nostro Paese.
  Poiché quella parte della norma che riguarda la possibilità di riacquisto temporaneo da parte di Banca d'Italia di quelle quote che eccedono la soglia del 3 per cento non definisce infatti i dettagli di questa operazione di riacquisto, non viene dato alcun tipo di identificazione sui prezzi di cessione, sulla tempistica...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MARIA MARZANA. Concludo. Insomma, voglio dire, approfittando di questo quadro di profonda indeterminatezza, che, tra l'altro, voglio ricordare, viene evidenziato anche dal parere della BCE del 27 dicembre, con questo ordine del giorno voglio impegnare il Governo affinché per rivalutare le quote di partecipazione consideri come importo base il valore nominale della quota stessa, così come previsto dal regio decreto del 1936, applicando a tale importo base una percentuale di rivalutazione che è calcolata in base alla media degli utili netti...

  PRESIDENTE. Grazie...

  MARIA MARZANA. ... che la Banca... mi scusi, concludo, ancora trenta secondi.

Pag. 46

  PRESIDENTE. È già oltre quarantadue secondi !

  MARIA MARZANA. ... che la Banca d'Italia ha assegnato negli ultimi cinque anni ai quotisti. In tal modo si ottiene una rivalutazione...

  PRESIDENTE. Deve proprio concludere.

  MARIA MARZANA. ... delle quote – concludo – legate all'effettivo valore di mercato. Termino, ribadendo due termini in quest'Aula: quello di «esproprio», l'ennesimo che si commette ai danni dei cittadini, e «regalo» alle banche, che si unisce ai tanti altri regali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Il deputato D'Uva ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/160 (La deputata Marzana espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»)... Deputata Marzana, la richiamo all'ordine, deponga il cartello ! Chiedo ai commessi di togliere il cartello alla deputata Marzana (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  Prego, deputato D'Uva ha la parola.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, colleghi cittadini, con questo ordine del giorno non parliamo di legge elettorale, quindi, probabilmente, non interesserà a nessuno sentirmi.
  Lungi da me, infatti, ricordare che il «Forzitalicum», esattamente come il «Porcellum», contempla listini bloccati senza preferenze e premi di maggioranza sproporzionati. Io, Presidente, voglio parlare del decreto-legge «IMU-Banca d'Italia», che così poco importa ai media. In particolare, voglio parlare della modifica del quadro normativo concernente il capitale della Banca d'Italia e le disposizioni relative alla sua organizzazione. Devo però in premessa constatare che non vi è alcuna urgenza per l'argomento in questione e non è pertanto giustificato l'utilizzo dello strumento del decreto-legge da parte del Governo. Le cose possono essere fatte bene o possono essere fatte di fretta, voi avete optato per la seconda: farle di fretta. Così, una questione tanto delicata viene liquidata in pochi giorni. No, Presidente, non ci deve ringraziare se, come cittadini eletti del MoVimento 5 Stelle, stiamo continuando la discussione al fine di far prendere coscienza alla maggioranza di ciò che sta accadendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Grazie, colleghi. Noi avremmo auspicato un approfondito dibattito nelle sedi parlamentari e non nelle stanze del Governo a cui non siamo invitati a partecipare tra l'altro, né noi vogliamo andarci, questo sia chiaro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Il deputato espone un cartello recante la scritta «Giù le mani da Banca d'Italia»).

  PRESIDENTE. Deputato D'Uva, la richiamo all'ordine ! Finisca il suo intervento.

  FRANCESCO D'UVA. Avremmo affrontato l'argomento con i nostri colleghi parlamentari nel modo più costruttivo possibile, senza imposizione alcuna da parte del Governo. Giusto l'altro giorno, Presidente, leggevo su un quotidiano quante poche leggi sono state attuate dal nostro Governo. Ciò non stupisce nessuno. Se il Governo usa il suo prezioso tempo – e non sono ironico nel dire prezioso, lo ritengo davvero prezioso – per scrivere i decreti-legge, chi dovrebbe scrivere i decreti ministeriali ? Cioè, le risorse del Ministero sono quelle: o si occupa del legislativo o dell'esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Si sta creando un corto circuito che vede il Governo fare tutto, sia il legislativo che l'esecutivo, e li fa male; li fa male. Non si può fare tutto, bisogna dividersi i compiti. Ora, ai più sembrerò avanguardista, sembrerò un visionario, ma oggi qui voglio proporre che venga restituita l'attività legislativa al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), così che il Governo possa essere libero di scrivere i decreti ministeriali.Pag. 47
  Presidente, la premessa forse è stata lunga, ma voglio andare all'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Ha cinquanta secondi.

  FRANCESCO D'UVA. Cinquanta secondi ? Accidenti, non pensavo, perché ho scritto una pagina. Con questo ordine del giorno chiedo al Governo di adottare, per quanto di competenza, tutte le iniziative possibili – sottinteso anche accordi internazionali, va da sé – affinché la Banca d'Italia, di concerto la Banca centrale europea, estenda la vigilanza anche all'estero sulle imprese madri degli enti creditizi, cosiddetti quotisti. È sbagliato chiamarli azionisti, perché è una quota di mercato più piccola, quindi va bene chiamarli quotisti. La clausola di nazionalità, infatti, è efficace solo nell'immediato; chi impedisce alle banche straniere di comprare le banche con sede in Italia un domani ? È pertanto chiaro che con questo decreto-legge si svendono risorse finanziarie italiane anche all'estero. Non solo, va sottolineato che la frammentazione delle quote causerà una moltiplicazione di controllati che posseggono parte della quota... (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie. La deputata Di Benedetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/114.

  CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, io vorrei cominciare nel migliore dei modi l'illustrazione del mio ordine del giorno n. 9/1941/114, ribadendo fondamentalmente un concetto, qualora non fosse già stato ribadito in maniera opportuna all'interno di quest'Aula, che è esattamente espresso da queste parole: giù le mani da Banca d'Italia (La deputata espone un cartello recante la scritta «Giù le mani da Banca d'Italia»).

  PRESIDENTE. Deputata, deve togliere il cartello. La richiamo all'ordine !

  CHIARA DI BENEDETTO. Esattamente perché... Questo perché ci troviamo...

  PRESIDENTE. Deputata Di Benedetto, deve togliere il cartello ! La richiamo all'ordine !

  CHIARA DI BENEDETTO. Lo tolgo, lo tolgo, non si preoccupi, lo tolgo. Il concetto comunque è passato in maniera abbastanza chiara (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ci troviamo di fronte, Presidente, come se fosse un déjà vu, all'ennesimo decreto-legge non urgente, non omogeneo e non di importanza straordinaria. Questo perché ? Questo decreto-legge tratta fondamentalmente tre temi: l'abolizione della seconda rata dell'IMU, la dismissione di immobili pubblici e la rivalutazione delle quote di Banca d'Italia. Come è stato confermato dallo stesso Ministro Saccomanni (che, giusto per ricordare, è il Ministro che voleva mettere mano agli stipendi dei docenti, di 150 euro, cioè voleva togliere 150 euro agli stipendi dei docenti), i primi due argomenti nulla hanno a che vedere con la riforma della Banca d'Italia: nemmeno per le coperture il tema Banca d'Italia è stato utilizzato per l'abolizione, infatti, della seconda rata dell'IMU.
  In realtà un collegamento tra banche e il resto del decreto-legge lo possiamo infatti trovare: il Governo con una mano chiede ed ottiene un piccolo favore dagli istituti di credito e assicurativi, chiedendo loro un aumento dell'anticipo Ires ed Irpef, già fissato al 101 per cento per tutte le imprese, con il primo decreto-legge IMU, e adesso portato al 128,5 per cento; ma con l'altra mano il Governo ripagherà abbondantemente lo sforzo fatto dalle banche, grazie al regalo e alla rivalutazione delle quote di Banca d'Italia di 48 mila volte – 48 mila volte – il valore originario, e ai superdividendi del 6 per cento senza alcun rischio.
  Ma perché fare oggi un decreto-legge avente ad oggetto una riforma così importante come quella di Banca d'Italia, ossia la banca che dovrebbe essere degli italiani ? Questa domanda l'abbiamo posta Pag. 48più volte ai rappresentanti del Governo, al Ministro Saccomanni, e alla maggioranza naturalmente, e le risposte sono state in estrema sintesi che stiamo cercando di sanare un torto commesso ai danni dei soci della Banca, in un certo qual modo. In altre parole, dato che il capitale sociale della Banca d'Italia non è mai stato rivalutato da 77 anni, ovvero dal momento della sua costituzione, a questo Governo è sembrato giusto in questo preciso momento storico di sanare questa anomalia, che durava da troppo tempo; nel frattempo però ovviamente i disoccupati, i cassintegrati, i lavoratori possono tranquillamente ancora attendere i vostri comodi: non importa questo.
  Tornando quindi al decreto-legge: di quanto è stato rivalutato questo capitale ? Potevano secondo voi accontentarsi di applicare una rivalutazione che seguisse il costo della vita, quindi applicandolo sulla base dell'indice ISTAT ? Ovviamente no: questa opzione non è stata presa in considerazione, dato che facendo questo calcolo si sarebbe arrivati ad un capitale di 1,5 miliardi; ma questo non andava bene ai banchieri, per cui la rivalutazione opportuna si sarebbe dovuta aggirare tra i 5 e i 7 miliardi e mezzo, tenendo conto degli utili generati nel corso degli anni e di quelli che si potranno generare nel futuro grazie alle attività proprie della banca: che – ricordiamolo – non sono attività convenzionali ma funzioni uniche e speciali, concesse ad un ente privato di diritto pubblico, che sfrutta un bene pubblico in un regime di monopolio. Questo Governo poteva mai scegliere la cifra più bassa ? Ovviamente no; e quindi anche per questa scelta i nostri governanti dovrebbero dare quantomeno una motivazione, quantomeno ai cittadini italiani.
  Trattandosi di fatto di un aumento di capitale, l'azienda avrebbe dovuto bussare alle porte dei soci per chiedere una liquidità necessaria per l'aumento del capitale. Ovviamente questo non è avvenuto per Banca d'Italia, anzi sta avvenendo esattamente il contrario, in quanto sarà proprio la Banca stessa a mettere a disposizione parte del proprio «tesoretto» accumulato nel corso degli anni per questa ricapitalizzazione...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CHIARA DI BENEDETTO. Questo tesoretto, di cui parlavo, si chiama «riserva», che per definizione è dello Stato.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Di Benedetto.

  CHIARA DI BENEDETTO. Che può essere utilizzata dalla Banca centrale in caso di emergenza, e non, ripetiamo, non è in alcun modo a disponibilità dei soci, delle banche.
  Le riserve sono nostre, dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Busin n. 9/1941/55.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, innanzitutto sottolineo che è vero che i giorni scorsi abbiamo fatto notare che il Governo parla da mesi di spending review e non l'avete ancora fatta, ma non è che avete iniziato oggi, dal riscaldamento ? Perché mancano i pinguini e oggi siamo a posto ! Glielo faccio notare a latere.
  Detto questo, noi abbiamo presentato questo ordine del giorno, perché tra gli effetti negativi dell'introduzione dell'IMU sul patrimonio immobiliare emerge in particolare l'aggravio impositivo sui settori dei servizi e della produzione, che in nessun modo hanno beneficiato di alcuna attenuazione dell'imposta, né in fase di determinazione della base imponibile da parte dello Stato, né in fase di determinazione delle aliquote da parte dei comuni.
  Le faccio altresì notare la mortalità delle aziende: solo nel 2012 hanno chiuso l'8,4 per cento delle imprese artigiane e le previsioni per il 2013 non sono assolutamente positive, anzi, sono peggiori, perché prevedono un tasso di mortalità del 10 per Pag. 49cento. Gli immobili strumentali delle imprese sono destinati alla produzione o al dare i servizi e per questo sono già sottoposti a un'imposizione attraverso la tassazione dell'IRPEF e dell'IRES per il reddito che contribuiscono a generare.
  Quindi, noi sottolineiamo che questi interventi che voi avete fatto sull'IMU si sono completamente scordati delle realtà produttive, degli immobili produttivi, che è una categoria che, siccome tutti quanti qui parliamo della problematica numero uno di questo Paese, cioè l'occupazione, o se vuole, la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, però poi parimenti ci dimentichiamo di intervenire con una tassazione più agevolata per le imprese che sarebbero proprio quelle che potrebbero garantire una minor disoccupazione e di poter intervenire cercando di contenere quindi le difficoltà anche in momenti di crisi economica. Se delle imprese però ci si dimentica sempre, poi non si può chiacchierare o venire a piangere del fatto che in questo Paese c’è una disoccupazione elevata.
  Noi crediamo che gli interventi sulla tassazione debbano andare a tutela delle imprese, delle imprese che danno servizi e delle imprese che fanno produzione, delle imprese che esportano e che quindi portano risorse qui, nel nostro Paese e che creano un indotto assolutamente virtuoso per la nostra economia, perché portano soldi dall'estero qui a casa nostra; purtroppo però lo Stato centrale, nel legiferare, e il Governo, nell'intervenire si dimenticano sempre di questa categoria, che poi piaccia o no, al di là delle tante parole, è quella che tiene in piedi la baracca e che tiene in piedi tutto questo Stato. È una categoria purtroppo sempre dimenticata, soltanto negli ultimi anni le forze politiche hanno iniziato a parlarne, solo negli ultimi tempi si cerca timidamente di intervenire in qualche direzione, ma purtroppo manca organicità negli interventi, perché anche il Governo – a cui va riconosciuto che ha cercato di intervenire sull'imposizione ai contributi dei lavoratori per le imprese – d'altro canto non ha avuto la forza o quanto meno evidentemente i risultati non sono lì da vedersi e non è intervenuto sulla tassazione degli immobili. Io le faccio notare che ci sono casi di immobili assolutamente piccoli, piccolissimi, che sono tassati in modo eccessivo, ci sono aziende che per poter pagare l'IMU hanno dovuto accedere a ulteriori esposizioni con le banche, quindi hanno dovuto pagare degli interessi di mora sulle tasse. Questo in un Paese normale è inconcepibile, in un Paese normale quello che io pago di interessi passivi dovrebbe essere detratto, qui non solo mi fanno pagare gli interessi passivi per pagare l'IMU, ma poi all'azienda normale su quegli interessi viene calcolata anche l'IRAP, quindi siamo veramente alla beffa più totale.
  Noi ci chiediamo per quale motivo le imprese chiudono, oppure se ne vanno nei Paesi più vicini. Io non abito troppo lontano dalla Svizzera e ci sono tante imprese lombarde che purtroppo sono andate in Canton Ticino, in Svizzera.
  Ecco, un Paese normale e un Governo serio dovrebbero invece interrogarsi su quali provvedimenti mettere in campo per far sì che queste imprese non vadano all'estero, o – che è meglio – alcune di queste ritornino.
  Purtroppo, tutto questo è assolutamente un qualcosa di cui non si parla minimamente e anche in questi provvedimenti registriamo una continua imposizione vessatoria nei confronti delle piccole e medie imprese.

  PRESIDENTE. Per un errore della Presidenza, degli uffici e mio, abbiamo detto che l'illustrazione riguardava l'ordine del giorno n. 9/1941/55; in realtà riguardava l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1941/54, sottoscritto dal deputato Grimoldi, perché l'ordine del giorno n. 9/1941/55 verrà illustrato successivamente dall'onorevole Busin.
  Il deputato Vacca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/99.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, mi perdoni ma non ho fatto in tempo a Pag. 50scrivere il discorso, quindi parlerò cercando di riordinare gli appunti sparsi che ho raggranellato su questo ordine del giorno.
  Tralascio ovviamente tutte le premesse che sono state fatte dai miei colleghi, tipo il discorso sul mettere giù le mani dalla Banca d'Italia (I deputati Vacca e Simone Valente espongono un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia»).

  PRESIDENTE. Tolga il cartello. Onorevole Vacca, la richiamo all'ordine. Richiamo all'ordine anche il deputato Valente.

  GIANLUCA VACCA. È solo per richiamare le premesse fatte da altri miei colleghi, in particolare dal collega D'Uva, tutto il discorso che viene fatto sulla decretazione d'urgenza, sul fatto che il potere legislativo è stato completamente sottratto a questo Parlamento, che quindi è un mero esecutore delle decisioni governative. Tralascio tutto quello che è stato detto nello specifico sull'ennesimo decreto pastiche, un decreto dove c’è di tutto, dove dietro l'abolizione dell'IMU si nascondono altre schifezze, come tante altre sono state fatte da questo Governo; non so se si può dire «schifezze», ma penso di sì (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Tralascio tutti questi discorsi e vado direttamente a illustrare l'ordine del giorno che – ricordo – chiede un impegno al Governo a valutare la possibilità di procedere, oltre che alla valorizzazione degli immobili pubblici ai fini della dismissione, anche in quota parte al loro pieno utilizzo a fini sociali e abitativi, cioè praticamente noi chiediamo al Governo di prendere una parte del patrimonio immobiliare, una parte o tutto, e di destinarlo a una politica abitativa che in Italia manca ormai da molti decenni. Sembra un principio di equità sociale: utilizzare a fini sociali una ricchezza che ha lo Stato, invece di svenderla per pochi spiccioli che andranno a coprire un debito, ma in maniera del tutto insufficiente e ininfluente, perché il debito sta crescendo – sappiamo benissimo che, con un PIL che cala, il rapporto debito-PIL è destinato a crescere in maniera esponenziale, come sta accadendo già negli ultimi anni – e di destinarla invece per un fine utile, come può essere quello della politica abitativa. Infatti, ricordiamo che lo Stato deve garantire al maggior numero possibile dei cittadini un diritto sociale, quale appunto quello dell'abitazione. Esso rientra tra i diritti inviolabili dell'uomo, riconosciuti e garantiti dall'articolo 2 della Costituzione, e trova un riconoscimento anche nell'articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che cito: «Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario e all'abitazione» – siamo nel 1948 – e anche nell'articolo 11 del Patto internazionale dei diritti economici, sociali e culturali che cito...

  PRESIDENTE. Onorevole Vacca, cambi microfono.

  GIANLUCA VACCA. Chiedo ovviamente di recuperare il tempo...

  PRESIDENTE. Sì, il tempo è stato fermato (Commenti del deputato Colletti).

  GIANLUCA VACCA. La sospensione della seduta mi sembra troppo, deputato Colletti.

  PRESIDENTE. È stato fermato il tempo. Prego, riprenda.

  GIANLUCA VACCA. Riprendo. Quindi, eravamo rimasti all'articolo 11 del Patto internazionale dei diritti economici, sociali e culturali, che dice testualmente: «Gli Stati parte del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato per sé e per la loro famiglia, che include un'alimentazione, un vestiario e un alloggio adeguati», quindi riprende la Carta dell'ONU.Pag. 51
  L'abitazione costituisce indubbiamente, quindi, per l'importanza che riveste nella vita di ogni uomo, un bene primario, che deve essere tutelato in modo adeguato e concreto. I giovani che intendono formare una nuova famiglia debbono avere a disposizione una casa per realizzare un intimo legame tra loro. Per questo, lo stesso articolo 47 della Costituzione prevede che la Repubblica debba favorire il diritto alla proprietà dell'abitazione, con misure che possano aiutare le persone più bisognose ad avere un alloggio in proprietà e, quindi, rendendo concreto questo diritto.
  Questo è un principio che è stato più volte ribadito dalla stessa Corte costituzionale, che rifacendosi proprio alla Costituzione, ha chiarito che lo Stato dovrebbe garantire questo diritto ai propri cittadini. Sappiamo che occorrono, invece, in Italia 700 mila alloggi popolari, e che le criticità riguardano tra i 4 e i 5 milioni di cittadini (quindi, un numero ancora superiore). Per questo ci sembra il minimo che un Governo decente, un Governo che faccia gli interessi dei cittadini possa fare, quello di redistribuire il proprio patrimonio immobiliare, invece di svenderlo magari ai propri amici o alle persone che già hanno un adeguato patrimonio, di darlo, ridistribuendo la ricchezza, ai propri cittadini. Lo fanno in tutto il mondo, lo fanno in tutta Europa e dovrebbe farlo anche quest'Italia disgraziata.

  PRESIDENTE. Il deputato Simone Valente ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/94.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, prima di iniziare l'illustrazione dell'ordine del giorno voglio leggerlo, per fare comprendere ai cittadini quello che vogliamo ottenere. Allora, impegniamo il Governo «ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative legislative, affinché sia previsto che non possono far parte degli organi della Banca d'Italia soggetti condannati, anche con pena non definitiva, per reati non colposi».
  Ebbene, per noi del MoVimento 5 Stelle la moralità e l'etica sono un cardine da cui non si può prescindere, soprattutto per quanto riguarda istituzioni che perseguono finalità pubbliche (Il deputato Vacca espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia !»).

  PRESIDENTE. Deputato Vacca, chiuda il cartello ! La richiamo per la seconda volta all'ordine.

  SIMONE VALENTE. In questo Paese la sanzione sociale è praticamente inesistente. È assai raro, se non impossibile, trovare un amministratore pubblico che, indagato o addirittura condannato, faccia un passo indietro e si dimetta. In questo Paese è stata anche normalizzata la prassi per cui, in presenza di quei pochi casi di decadenza della carica per conflitto di interessi e per incompatibilità per indegnità morale, non si sia dato seguito alle disposizioni, anzi si fa una levata di scudi bipartisan per difendere la poltrona con i denti.
  Voglio fare alcuni esempi, prima di arrivare nel merito dell'ordine del giorno: il Viceministro De Luca, che vuole rimanere sindaco in barba alla legge; oppure Berlusconi, che è stato dichiarato decaduto dalla carica dopo lunghissime discussioni, quando bisognava semplicemente dare attuazione ad una disposizione normativa. Abbiamo il direttore dei giochi Tagliaferri, che è condannato dalla Corte dei conti per danno erariale per il caso delle black slot, ed è ancora seduto lì, senza dimenticare Scaroni, amministratore delegato dell'ENI, messo lì dal MEF, che ai tempi della Techint versava tangenti al Partito Socialista per gli appalti dell'ENEL e che per questo patteggiò la pena. Eppure, nessuno lo ha mai messo in discussione e, anzi, proprio dopo il patteggiamento del 1996 sembra che la politica lo abbia premiato e anziché metterlo da parte, lo ha prima piazzato all'ENEL stessa e poi all'ENI.
  La politica, quindi, sta piegando la legalità ma, soprattutto, la razionalità e l'etica. Per questo abbiamo presentato questo ordine del giorno. La Banca d'Italia persegue finalità pubbliche. È un istituto Pag. 52di diritto pubblico con il capitale sociale in mano privata. Benissimo, anzi direi malissimo, ma visto che la situazione era, e resterà, questa, lo Stato deve prevedere casi di incompatibilità con le cariche e con gli organi dell'istituto. Vogliamo impegnare il Governo ad intervenire con provvedimenti, anche legislativi, per quanto ovviamente di competenza, al fine di prevedere che i soggetti condannati, anche in via non definitiva, per reati non colposi non possano ricoprire incarichi interni alla Banca d'Italia. Pensate se una persona venisse condannata per reati fiscali o finanziari e, poi, quella stessa persona venisse selezionata per fare parte dell'assemblea dei partecipanti o del Consiglio superiore della Banca d'Italia. Ci troveremmo una persona, che ha commesso illeciti finanziari, a fare parte di un istituto che svolge queste funzioni: sovrintendere a compiti di vigilanza su banche, intermediari finanziari, IMEL e IP, e d'intesa con la Consob, su SIM, Sicav e SGR, con regolamenti, istruzioni e provvedimenti; supervisionare i mercati monetari-finanziari e i depositari centrali; poi altri svariati compiti, ma fondamentalmente sono controlli in materia di antiriciclaggio.
  Ebbene, allora, non sarebbe il caso che un istituto che vigila su istituti di credito finanziari o assicurativi sia composto da persone moralmente integre, integerrime, eticamente a posto ? È questa la domanda che ci poniamo. Già di per sé esiste una condizione di conflitto di interessi. Visto che gli azionisti della Banca d'Italia sono gli stessi istituti su cui Bankitalia stessa deve vigilare, che almeno i suoi componenti siano a posto con la giustizia allora.
  Questo Governo può essere in grado di assumere questo impegno ? Ho dei forti dubbi, signora Presidente, visto che è questa classe politica che ha permesso che questa condizione di illegittimità e immoralità divenisse la normalità in questo Paese. Eppure l'Esecutivo e i partiti di maggioranza vogliono sempre andare dietro l'Europa, ma la intendono seguire senza nulla obiettare solo quando si tratta di schiacciare e spolpare gli italiani. Quando invece si tratta di copiare normative serie sul conflitto di interessi e sulla indegnità morale si sono sempre voltati dall'altra parte.
  In Germania i Ministri si dimettono perché trenta anni fa copiarono una tesi d'esame, pensate. Qua dirigenti, politici e amministratori piegano le norme, commettono illeciti, hanno fascicoli aperti in decine di procure, ma restano al loro posto.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Valente.

  SIMONE VALENTE. Non solo, invece di dire «ho sbagliato e mi faccio da parte», loro continuano con le solite scuse: «colpa della magistratura». Allora, parole sovversive in uno Stato democratico...

  PRESIDENTE. La ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il deputato Battelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/69 (Il deputato Luigi Gallo espone un cartello recante la scritta «Giù le mani da Banca d'Italia»). Tolga il cartello, onorevole Gallo, tolga il cartello.

  SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, colleghi, questo ordine del giorno impegna il Governo sulla questione IMU. Premettiamo che questo decreto-legge, il n. 133 del 2013, al suo interno non solo ha tale materia ma anche la modifica di alienazioni (Mostra un computer dal cui display si legge una scritta)...

  PRESIDENTE. Onorevole Battelli, io non vedo, ma lei deve chiudere il suo computer, perché c’è una scritta che si legge da qua.

  SERGIO BATTELLI. No.

  PRESIDENTE. Chiuda il computer e finisca il suo intervento. Chiuda il computer.

  SERGIO BATTELLI. Non ci vedo, Presidente.

Pag. 53

  PRESIDENTE. Onorevole Battelli, chiuda il computer. La richiamo all'ordine.

  SERGIO BATTELLI. Adesso mi sono perso, aspetti.

  PRESIDENTE. La richiamo all'ordine e a un linguaggio consono, onorevole Battelli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SERGIO BATTELLI. Scusi, Presidente. Premettiamo che questo decreto-legge, il n. 133 del 2013, al suo interno non solo ha tale materia, ma anche la modifica di alienazioni di immobili pubblici e, cosa gravissima, che state tenendo nascosta a tutti gli italiani, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia, che, tradotto in semplici parole, significa che voi state svendendo la banca degli italiani. All'articolo 3 del decreto (La deputata Marzana espone un cartello recante la scritta «Giù le mani da Banca d'Italia»)...

  PRESIDENTE. Tolga il cartello.

  SERGIO BATTELLI. Io non ho fatto niente.

  PRESIDENTE. Deputata Marzana ! Non ce l'ho con lei, onorevole Battelli, ma con la sua vicina.

  SERGIO BATTELLI. All'articolo 3 del decreto legge n. 133 del 2013 ci sono norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, non solo quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali. Questa è la vostra brillante idea per risollevare le casse dello Stato ? Svendere tutto quello che gli italiani hanno ottenuto con fatica e impegno ? Bravi, complementi.
  Questo ordine del giorno impegna il Governo a riparare l'ennesimo problema che voi avete creato. Il comma 3 estende il condono edilizio previsto dall'articolo 40 della legge n. 47 del 1985, che prevede una serie di norme in materia di controllo dell'attività urbanistico-edilizia, sanzioni, recupero e sanatoria delle opere edilizie solo per gli immobili soggetti a procedure esecutive. L'articolo 40 della legge n. 47 del 1985 è molto chiaro: se nel termine prescritto non viene presentata la domanda di cui all'articolo 31 per opere abusive realizzate in totale difformità o in assenza della licenza o concessione, ovvero se la domanda presentata per la rilevanza delle omissioni o delle inesattezze riscontrate deve ritenersi dolosamente infedele, si applicano le sanzioni di cui al capo primo. Le stesse sanzioni si applicano se, presentata la domanda, non viene effettuata l'oblazione dovuta.
  Gli atti tra vivi, aventi per oggetto diritti reali, esclusi quelli di costituzione, modificazione ed estinzione di diritti di garanzia o di servitù, relativi a edifici o loro parti, sono nulli e non possono essere rogati se da essi non risultano, per dichiarazione dell'alienante, gli estremi della licenza o della concessione a edificare o della concessione rilasciata in sanatoria ai sensi dell'articolo 31, ovvero se agli atti stessi non viene allegata copia per il richiedente della relativa domanda munita degli estremi dell'avvenuta presentazione, ovvero copia autentica di uno degli esemplari della domanda medesima munita degli estremi dell'avvenuta presentazione, e non siano indicati gli estremi dell'avvenuto versamento delle prime due rate dell'oblazione, di cui al sesto comma dell'articolo 35.
  Per le opere iniziate anteriormente al 1o settembre 1967, in luogo degli estremi della licenza edilizia, può essere prodotta una dichiarazione sostitutiva di atto notorio rilasciata dal proprietario o altro avente diritto, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 4 della legge 4 gennaio 1968, n. 15, attestante che l'opera risulti iniziata in data anteriore al 1o settembre 1967. Tale dichiarazione può essere ricevuta e inserita allo stesso atto, ovvero in un documento separato da allegarsi all'atto medesimo.
  Per gli edifici di proprietà comunale, in luogo degli estremi della licenza edilizia o della concessione di edificare, possono essere prodotti quelli della deliberazione Pag. 54con la quale il progetto è stato approvato o l'opera autorizzata. Se la mancanza delle dichiarazioni e dei documenti rispettivamente da indicarsi ed allegarsi non sia dipesa dall'insussistenza della licenza o delle concessioni o dell'insistenza della domanda di concessione in sanatoria al tempo in cui gli atti medesimi sono stati stipulati, ovvero dal fatto che la costruzione sia stata iniziata successivamente al 1o settembre 1967, essi possono essere confermati anche da una sola delle parti mediante atto successivo redatto nella stessa forma del precedente.
  Quindi, preso atto che la norma non esprime neanche se si possono condonare abusi in area vincolata, per quali superfici massime e se c’è un termine massimo per terminare il fabbricato, chiediamo che il Governo si impegni ad adottare ogni provvedimento, anche normativo, diretto ad escludere la possibilità di utilizzare la sanatoria per condonare opere realizzate nei centri storici di cui al decreto ministeriale n. 1444 del 1968. Spero di essere stato chiaro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Busto: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/135.
  Il deputato Matteo Bragantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/1941/56.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, questo è un ordine del giorno molto semplice. In pratica, si chiede che si dia certezza di quanti siano gli introiti che derivano dall'IMU e dalla tassa dei rifiuti, che avranno i comuni, e che non si continui, come è successo particolarmente questo ultimo anno, a perpetuare l'incertezza di quanto potevano incassare i comuni, perché continuavamo a cambiare la norma. Questo ha creato un grandissimo disagio, se non difficoltà, a fare i bilanci e a programmare una spesa e degli investimenti per quanto riguarda i comuni, arrivando addirittura a spostare i termini per la presentazione del bilancio preventivo 2013 a fine novembre 2013, cosa che, come è ovvio e risaputo e come tutti concordiamo, è un po’ una presa in giro, perché in teoria si dovrebbe fare il bilancio consuntivo verso settembre-ottobre e noi gli abbiamo detto «Potete fare il preventivo a novembre».
  Noi chiediamo dunque che venga accolto questo ordine del giorno. Non si dovrebbe neanche fare un ordine del giorno, non si dovrebbe neanche fare una legge, perché è una legge di buonsenso, ma siccome in questo Stato e in questo Parlamento, soprattutto con questa maggioranza e con questo Governo, ormai non c’è niente di logico, non c’è niente di ovvio, preferiamo almeno mettere nero su bianco le cose ovvie, le cose di buon senso, quello che chiedono tutti i cittadini, quello che in qualsiasi azienda o in qualsiasi famiglia sarebbe la normalità. Come faccio a fare un bilancio, se ogni due-tre mesi, se non ogni trenta-quaranta giorni, mi vengono cambiati non solo i nomi (ormai veramente non riusciamo più a trovare acronimi, perché abbiamo cercato di tutto: avete chiamato IUC, TUC; sembravano addirittura dei biscotti salati, i TUC, che volevate trasformati in tassa), ma anche l'importo ? E questo veramente ci ha creato tantissime difficoltà, non solo ai comuni e agli investimenti, ma anche per tutte le aziende che lavorano con i comuni. Veramente si va a creare una situazione di disagio e si è creato un disagio anche di mancato sviluppo dal punto di vista delle aziende locali, delle aziende che lavorano con i comuni.
  Dunque veramente chiedo al sottosegretario di valutare questo ordine giorno in modo positivo. Non comporta un provvedimento di spesa, ma semplicemente è un provvedimento di buonsenso, in modo tale che così almeno il 1o gennaio i nostri comuni ed i nostri sindaci – il 1o gennaio no, perché ormai siamo già a fine mese – sappiano veramente quali saranno gli introiti che prudenzialmente possono calcolare di incassare. Anzi, senza neanche «prudenzialmente», perché sono delle imposte calcolate su dei beni immobili e, Pag. 55dunque, non hanno una variabile o hanno variabile molto piccola per quanto riguarda le variazioni catastali, ma non sono come un'imposta sulle aliquote dell'IRPEF o come l'IVA che dipendono dai consumi o dal reddito delle persone, che potrebbero cambiare tanto.
  Siccome gli immobili ormai speriamo di averli censiti tutti e sappiamo quali sono le rendite, ci saranno delle piccole modifiche, ma almeno un comune riuscirebbe veramente ad avere un calcolo e un bilancio e sapere quante sono le proprie entrate. Sapendo quante sono le proprie entrate, può calcolare quanto può spendere, non solo di spesa corrente, ma magari anche per fare investimenti e riuscire a sistemare e rilanciare le attività del proprio comune e, dunque, rilanciando le attività del proprio comune, per quanto riguarda anche le infrastrutture e le strade, rilanciare anche l'economia del proprio territorio. Infatti vorrebbe dire riuscire a dare un servizio migliore a tutte quelle aziende che hanno bisogno anche di una logistica e dunque di infrastrutture sane e che possano essere competitive con l'estero.
  Dunque veramente chiediamo al Governo che accolga questo ordine del giorno che, come dicevo prima, è semplice buon senso.

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Se non ho capito male, chiede di parlare per un richiamo al Regolamento ?

  DIEGO DE LORENZIS. No, signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori, gentilmente.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, sempre per l'economia dei nostri lavori, visto che i contributi dei colleghi sono assolutamente fondamentali, chiederei la sospensione di un'ora dell'Aula per espletare le funzioni fisiologiche a beneficio di tutti.

  PRESIDENTE. Guardi, poiché l'Aula non sta votando, avevo inteso che non ci fosse l'esigenza di una pausa. Però, per venirle incontro, poiché avevamo detto che ci poteva essere una pausa, proporrei mezz'ora di sospensione. Quindi i lavori riprenderanno alle ore 14,35.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, capisco quindi una pausa di mezz'ora, però le chiederei anche, come Presidenza, di avvisare le Commissioni che dovevano essere convocate nella pausa dei lavori d'Aula e che a questo punto non vengano convocate. Ci rivedremo poi nelle Commissioni quando l'Aula lo permetterà.

  PRESIDENTE. Va bene, le Commissioni erano comunque state sconvocate, perché si era convenuto che non si sarebbe fatta la pausa. Facciamo una pausa tecnica di trenta minuti. Riprenderemo i nostri lavori alle ore 14,35. Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,40.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Boccia, Leone e Meta sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 56

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 1941)

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del decreto-legge in materia di IMU.
  Il deputato Massimo De Rosa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/151.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, io volevo ragionare un po’ con lei, perché sono un po’ preoccupato. Sono preoccupato per il PD, che ha un sacco di problemi e se alcuni problemi, come la trasparenza, possiamo cercare di risolverli noi del MoVimento 5 Stelle, con delle leggi che rendano più trasparenti i partiti, non possiamo rendere più coerente il PD. Non possiamo farlo per legge.
  Abbiamo visto il Presidente Letta venire qua, in Aula, e proporci, come una delle principali iniziative, la tutela del paesaggio, una legge sul consumo di suolo. È venuto qui davanti a tutti a dircelo. Lo avete applaudito. Come al solito ci siamo fatti prendere in giro.
  Presidente, anche il Ministro Orlando ha detto che la sua proposta sul consumo di suolo era innovativa, andava naturalmente a coprire una proposta di legge fatta già dal PD e depositata in Commissione ambiente, che creava dei seri problemi sul lato della tutela vera del territorio e che era stata oscurata dalla proposta del MoVimento 5 Stelle.
  Bene, contro questa proposta di legge, indicata – ripeto – come prioritaria dal Governo, adesso arriva in questo decreto-legge un condono. Dietro alla scusa di non pagare l'ultima rata di IMU, che poi ci avete sottoposto sotto altro nome, come IUC, TARES, TIA – come le abbiamo chiamate ? –, TARI, TASI – chiamiamole in altro modo ma sempre noi dobbiamo pagarle –, siete riusciti a inserire un condono che è talmente largo, talmente ampio che permetterà di fare degli abusi e condonarli entro un anno dall'abuso stesso. Quindi, un condono che riguarda non solo gli abusi già avvenuti, ma anche gli abusi futuri. Si tratta di un condono che nei vostri intenti servirà a rendere più appetibili i terreni demaniali, gli edifici pubblici che verranno alienati.
  Ma quanto ci porterà nelle casse ? Io ho letto di stime che parlano di 2 miliardi di euro. Quant’è il debito pubblico ? Più di 2 mila miliardi di euro. Ma allora chi stanno prendendo in giro ? Chi state prendendo in giro ? Io non so, il PD è contento di farsi prendere in giro e, quindi, non avete capito quello che sta succedendo ? Lo chiedo ai colleghi del PD. Probabilmente non hanno capito e se hanno capito è ancora peggio, perché allora sono d'accordo con il Governo, sono d'accordo per il condono. E allora con che faccia andranno in giro ancora a parlare di consumo di suolo, di tutela del territorio e di tutela dell'Italia ? Con che coraggio riusciranno a proporsi ai loro elettori ?
  Non parliamo del fatto che, sempre in questo periodo, abbiamo una grande «speculazione Expo», portata sempre dal PD come grande esempio di evoluzione del nostro Paese. Abbiamo problemi sul dissesto idrogeologico; pensate che l'abusivismo non sia legato al dissesto idrogeologico ? E allora, andiamo in TV a stracciarci le vesti perché ci sono stati morti, ci sono stati disastri e qui diamo un altro condono edilizio ? Tra l'altro, diamo l'esempio, come Governo, di un condono edilizio sugli edifici pubblici. E poi, che esempio diamo al privato ? Come facciamo ad essere credibili come Stato ?
  Parliamo di altro: anche al Senato, per rafforzare questa cosa, state facendo passare una legge che rende più complessa la demolizione degli edifici abusivi. Anche questo è un altro passo verso una nuova democrazia, la democrazia «renzusconiana», quella che vede protetti i diritti di pochi e soggiogati i diritti di tutto il resto della popolazione ? Noi non ci stiamo più a questo.
  Con questo ordine del giorno noi chiediamo che il Governo si impegni ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative Pag. 57legislative affinché si assicuri la vigilanza sulle operazioni di vendita e cartolarizzazione, al fine di verificare la corretta attuazione delle normative vigenti in materia, prevenire fenomeni di riciclaggio o autoriciclaggio dei capitali di provenienza illecita, garantire la prevenzione e il contrasto delle operazioni speculative.
  Signor Presidente con questo ordine del giorno dobbiamo ridurci a cercare di migliorare la norma in esame che non condividiamo per niente. Lotteremo fino all'ultimo in Aula per cercare di ritardare l'applicazione di questa norma, sperando che un giorno capiate che l'Italia, il territorio sono di tutti, non sono solo nostri, ma anche del PD, che farebbe bene a difenderli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Totaro ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Giorgia Meloni n. 9/1941/18, di cui è cofirmatario.

  ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, con questo ordine del giorno del gruppo Fratelli d'Italia, a prima firma della presidente del gruppo, Giorgia Meloni, vogliamo porre l'accento sulla questione delle riserve auree, che riguardano la Banca d'Italia.
  Sappiamo che queste riserve ammontano a circa 110 miliardi di euro e con questo ordine del giorno vorremmo fosse fatta chiarezza su quale fine faranno.
  Noi, in quest'Aula, in questi mesi, e non soltanto in questi mesi, siamo stati abituati a vedere atti di Governo, interventi del Governo a favore delle banche fatti anche in maniera ripetitiva e continuata.
  Con questo decreto-legge sappiamo che, di fatto, state facendo un favore alle banche private a scapito dei cittadini, che ammonta a molti milioni di euro, a vantaggio di banche private. Vi chiediamo di fare chiarezza per quanto riguarda le riserve auree della Banca d'Italia.
  Con questo ordine del giorno chiediamo l'adozione di un atto normativo da parte del Governo, da prendere al più presto, che ribadisca esplicitamente che le riserve auree sono di proprietà dello Stato italiano e non della Banca d'Italia, a prescindere dall'assetto statutario di quest'ultima.
  Illustri costituzionalisti e personaggi che hanno affrontato il tema delle questioni riguardanti anche la Banca d'Italia ci hanno detto che quelli sono beni dei cittadini italiani, non sono beni che possono essere svenduti. Tra l'altro, la Banca d'Italia in questo periodo ha conosciuto il passaggio che riguarda le questioni che non ha più titolo a detenere essendo la sua funzione monetaria confluita in quella affidata ormai alla Banca centrale europea. Ci sono, quindi, varie questioni che riguardano l'aspetto anche giuridico di cosa è e cosa rimane della Banca d'Italia.
  Noi riteniamo che su questo aspetto e anche sul fatto che queste riserve auree sono presenti non solo in Italia, ma anche all'estero (sappiamo che sono detenute in altri Paesi), noi nell'ordine del giorno chiediamo che vangano riportate queste riserve auree in Italia. Penso che il Governo debba pendere un impegno serio su questo aspetto, perché riguarda i soldi dei cittadini italiani. Fate tutti gli interventi che volete a favore delle banche. Francamente questo sarebbe la vergogna finale di un provvedimento che già grida vergogna.
  Poi, sulle riserve auree che sono patrimonio dei cittadini italiani, non di banche o di altri, penso che il Governo debba fare chiarezza e noi chiediamo, attraverso questo ordine del giorno, un atto normativo in questa direzione che speriamo sia accettato dai rappresentanti del Governo.

  PRESIDENTE. La deputata Terzoni ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/1941/101.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, certo che è buffo esser in questa Aula per difendere i cittadini da un ennesimo attacco. È buffo, signora Presidente, perché in teoria la maggioranza è composta da un Partito Democratico che, ideologicamente, dovrebbe difendere i cittadini Pag. 58(Il deputato De Rosa espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia»).

  PRESIDENTE. Onorevole De Rosa, riponga il cartello. Onorevole De Rosa, la richiamo all'ordine. Chiedo ai commessi di togliere il cartello (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

  PATRIZIA TERZONI. Riprendo il discorso. Dicevo che ideologicamente la maggioranza è composta da un partito che dovrebbe difendere i cittadini. Dico «ideologicamente» perché lo afferma il partito stesso, che è un partito che intende contribuire a costruire e consolidare in Europa – anche se poi in Europa non ci va mai, forse ci va in vacanza – un ampio campo riformista, europeista e di centrosinistra, operando in un rapporto organico con le principali forze socialiste – ripeto: socialiste –, democratiche – ripeto: democratiche – e progressiste.
  E invece che succede ? Succede l'esatto opposto: non è vero che difende i cittadini. Prende in giro tutti, nascondendosi dietro la scusa dell'IMU, dietro un'ennesima scusa, che ora è quella dell'IMU, che poteva essere risolta benissimo tempo fa: bastava semplicemente prendere i soldi dalla tassazione delle slot machine, ma c’è un PD che prontamente ha buttato nel cestino questa possibilità. E lo tira fuori ora: tira fuori ora il problema, guarda caso, nascondendovi dietro un regalino alle banche, dando alle banche 7,5 miliardi di euro presi dalle riserve della Banca d'Italia e quindi dei cittadini, perché sono soldi che, in teoria, dovrebbero andare per le emergenze dei cittadini messi dalla Banca d'Italia e non quindi presi direttamente, come dovrebbe succedere in qualsiasi banca, cioè presi dalle tasche dei soci.
  Noi non possiamo stare zitti di fronte a questo ennesimo attacco, perché, signora Presidente, noi dobbiamo portare avanti una certa dignità ed una certa onestà, quindi non possiamo stare zitti. So che questi concetti di onestà e dignità non sono conosciuti qui dentro. Me ne rendo conto, ma noi non possiamo farne a meno, non possiamo levarceli di dosso e lasciarli fuori di questo palazzo, perché fanno parte di noi stessi, sono la nostra linfa vitale (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ragazzi, passano i cinque minuti, un attimo.
  Con il mio ordine del giorno chiedo che non si possano superare dieci anni di permanenza nel direttivo della banca, come chiediamo che, qui, non si possano superare due mandati, proprio per evitare che piano piano la dignità e l'onestà vengano dimenticate nello sgabuzzino di casa. Non fare più di dieci anni e non più di due mandati per non cedere alle tentazioni del diavolo tentatore, che oggi si immedesima in una nuova figura, una figura molto emblematica, che si chiama Renzusconi, che parla parla, parla parla, ma non si capisce più se parli in milanese o in fiorentino. Sta diventando per tutti quanti quindi difficile capire la vera origine di questa persona...

  PRESIDENTE. Stia all'ordine del giorno onorevole Terzoni, la richiamo al tema dell'ordine del giorno.

  PATRIZIA TERZONI. Io sto cercando di spiegare perché, secondo noi, la dirigenza della banca non dovrebbe stare nel direttivo per più di dieci anni, come chiediamo per noi, qui, non più di due mandati perché, altrimenti, si rischia di cadere nella ragnatela in cui poi rimani attaccato grazie a vari cordoni ombelicali di varie – come posso dire ? – concessioni che ti vengono regalate da parte di qualcuno e, in questo momento, chi tira le redini è una persona formata da due persone, che ormai si sono mischiate. Non si capisce e infatti l'ho detto: non si sa se parla fiorentino o milanese, perché sono diventate un tutt'uno. È proprio questo che io sto dicendo e mi serve per spiegare perché, secondo me questa Assemblea, anche se non lo farà mai, dovrà far passare questo ordine del giorno in cui si chiede una permanenza per non più di dieci anni all'interno del direttivo.
  Potrei continuare ancora su questa posizione. Perché ? Perché fare dieci anni nel Pag. 59direttivo di una banca significa che poi diventi tu stesso il diavolo tentatore, perché se sai che puoi stare nel direttivo per molti più anni, poi dopo hai anche un certo potere e questo potere, dopo, lo puoi riversare sui soci o altre persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Terzoni (La deputata Terzoni espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»). Tolga il cartello onorevole Terzoni ! La richiamo all'ordine ! I commessi sono pregati di aiutare l'onorevole Terzoni a riporre il cartello (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  Constato l'assenza della deputata Daga: si intende che abbia rinunziato all'illustrazione del suo ordine del giorno n. 9/1941/82.
  Il deputato Prataviera ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/1941/57, di cui è cofirmatario.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, mi trovo a presentare l'ordine del giorno firmato dal collega Pini, che è in India, ma non lo sostituisco semplicemente. Lo sostituisco perché il mio ordine del giorno è stato ritenuto di fatto non ammissibile perché chiedeva di inserire il carattere di premialità ai vincoli del Patto di stabilità per i nostri comuni virtuosi. E questo doveva essere, nelle mie intenzioni, coerente, oltre che con un decreto-legge che ha dentro molto, se non tutto, e mi riferisco alla discrezionalità della finanza pubblica dei comuni, con questa IMU, e voleva essere soprattutto una proposta di buon senso. Tale proposta di buon senso è stata ritenuta inammissibile dal Governo che, quindi, grazie ai compagni, gli stessi compagni che continuano a dire ai cittadini nel mio Veneto ma credo anche in giro nel resto d'Italia che bisogna cambiare...

  PRESIDENTE. Onorevole Prataviera, deve però parlare sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/1941/57. La richiamo solo su questo, perché è iscritto a parlare su quell'ordine del giorno.

  EMANUELE PRATAVIERA. Come sempre, signor Presidente, la ringrazio per la sua puntualizzazione e mi sto proprio avviando ad esporlo ma il filo logico di un ragionamento non può ovviamente subito essere svelato. Si svela il mistero, il bello anche di un minimo di dibattito. Altrimenti, che cosa stiamo qui a fare ?
   Mentre appunto nel resto del Paese, in tutto il Paese a livello locale, il PD è impegnato a dire che bisogna cambiare i limiti del Patto di stabilità, introducendo criteri che premiano i comuni virtuosi e io avevo proposto questo, non mi sarà possibile avanzare questa proposta, non mi sarà possibile iniziare a proporre di abbassare le tasse per erogare servizi degni delle tasse che i cittadini pagano, e mi riferisco anche alla scarsa competitività delle aziende dovuta proprio a queste tasse e, ancora una volta, di fatto prendiamo atto che si dice una cosa a casa ma qui dentro il PD fa tutt'altro.
  E proprio per rimanere in tema di coerenza – eccomi, signor Presidente, ad accogliere il suo invito – mi ricordo bene quando lo stesso PD (il PD vecchio ma anche quello nuovo con il nuovo leader Blues Brothers Matteo Renzi) era favorevole al federalismo fiscale. Era perché di fatto lo era solo a parole e non ha poi fatto nulla per portare avanti questa proposta.
  L'ordine del giorno con primo firmatario Pini prevedeva proprio il federalismo voluto fortemente dalla Lega ma che il PD nei fatti ha sempre osteggiato e continua a farlo, nonostante sia dieci mesi che governa. Ma nel territorio continua a scrivere centinaia di articoli a livello locale richiamando sulla necessità di introdurre questa evoluzione nel nostro sistema amministrativo. Un federalismo che è un'arma nelle nostre intenzioni per abbassare le tasse, lasciando ai sindaci più soldi per poter gestire, oltre che i servizi, anche una possibile riduzione del gettito fiscale, con un criterio semplice, quello del Pag. 60voto. Quindi: vedo come spendi e poi valuto se rivotarti o meno.
  Con questo ordine del giorno chiediamo di andare avanti su questa strada, di riprendere questa strada. L'impegno, infatti, è di dare piena e completa attuazione alla legge delega sul federalismo fiscale n. 42 del 2009, adottando tutti i decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive che saranno ritenuti utili e ad assumere iniziative per elaborare una vera service tax federale, il cui gettito sia interamente destinato ai comuni.
  Ritengo, inoltre, che questa strada sia da perseguire per quel principio di sussidiarietà, tanto caro alla sinistra, soprattutto portato avanti però nei fatti solo dalla Lega Nord con le azioni concrete che ha saputo fare quando era al Governo. Il principio di sussidiarietà, dal mio punto di vista, è indispensabile, oltre che come buona pratica di Governo, anche come avvicinamento in questo difficile periodo della politica, del rapporto tra politica e cittadini, appunto come potere di controllo da parte dei cittadini e, quindi, come avvicinamento della buona politica.
  Con questo sistema centralista, invece, ancora non continuiamo a capire come non si riesca a realizzare un chiaro sistema tributario, che premi chi le tasse le paga e non continui, invece, a bastonare chi paga le tasse, chiedendogli ancora di più da pagare, facendo finta che, fuori, vi sia un mondo di cattivi che le tasse non le vuole pagare, quando, in realtà, non le paga proprio perché non riesce ad arrivare a fine mese e a dare il pane in tavola ai propri figli la sera.

  PRESIDENTE. Deve concludere. Ha esaurito il suo tempo

  EMANUELE PRATAVIERA. Noi chiediamo, una volta tanto, adottando questo ordine del giorno, di iniziare a fare una politica cristallina, proprio adottando il federalismo fiscale in funzione delle tasse e del rispetto che dobbiamo ai cittadini.

  PRESIDENTE. Il deputato Segoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/104.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, capirà che, quando si porta un cognome come il mio, si sviluppa una certa curiosità nei confronti dei nomi e dei cognomi. Così, quando ho avuto sotto le mani questo decreto, ho notato che vi era il nome di Saccomanni. Allora mi sono divertito ad andare a cercare l'etimologia di questo cognome. I saccomanni mi risulta che sono gli uomini con il sacco, che seguivano gli eserciti germanici. Mentre gli eserciti germanici portavano in Italia la distruzione, i saccomanni raccoglievano il bottino. Quindi, diciamo così, un nome piuttosto profetico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Un altro nome profetico viene da Maastricht, la cittadina famosa per il Trattato in base a cui vengono fissati alcuni parametri economici per l'ingresso nell'Unione europea. Ecco, Maastricht, la cittadina, è famosa anche in geologia per un'altra cosa: lì sono stati ritrovati dei fossili ed è stato dato il nome di «Maastrichtiano» all'ultimo piano del periodo Cretaceo, che è famoso per le estinzioni di massa che hanno interessato, tra l'altro, anche i dinosauri.
  Quindi, un'altra volta, un nome profetico, perché da Maastricht deriverà la fine di tutta un'era: è da lì che sono iniziati tutti i salassi ai danni del popolo italiano. Rimanendo sempre in tema geologico, in questo decreto è contenuto anche una sorta di condono edilizio mascherato e, come è ormai di dominio pubblico, come ormai tutti sanno, i condoni edilizi invogliano e favoriscono l'abusivismo edilizio, che, a sua volta, risulta essere una delle concause principali del dissesto idrogeologico.
  Soltanto a titolo informativo, tra gli ultimi due eventi successi in Italia, quello in Liguria, che ha interessato un treno, è stato causato e favorito da un abuso edilizio e, lo stesso, a Montescaglioso, un supermercato e una strada erano stati costruiti dentro il letto di un fiume. Ovviamente, la natura si è ripresa i suoi spazi e ha distrutto tutto. Anche lì, magari non Pag. 61vi era proprio un abuso edilizio, però l'intelligenza dell'intervento edilizio è più che dubbia.
  In questo ordine del giorno vado ad intervenire sul regolamento direttivo della Banca d'Italia, che è stato pesantemente ritoccato in questo decreto; però, non si è fatto nulla per i conflitti di interesse. Il mio ordine del giorno va proprio in questa direzione: risulta strano che nel direttivo della Banca d'Italia, un organo così potente, risiedano persone che possono avere altri interessi. In una sede di questo tipo sarebbe lecito aspettarsi delle posizioni più che cristalline, senza alcun doppio interesse in aziende, in partecipate, in comuni e così via.
  Questi due temi contenuti nel decreto, il conflitto di interesse e il rischio idrogeologico, poi, alla fine, a cascata, vanno ad interessare tutta l'Italia. Io provengo da una circoscrizione della Toscana e proprio in questi giorni sono stato informato che, per quanto riguarda l'autorità di bacino del fiume Arno (l'autorità di bacino, uno degli enti principali per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, lo dovrebbe prevedere e scongiurare), si sta, proprio in questi giorni, discutendo, tra Ministero e regione, di rinnovare l'incarico di segretario generale a Gaia Checcucci, che, oltre a non avere certo brillato per interventi efficaci in questo senso, ha anche un notevole conflitto di interesse.
  Infatti, è la vicepresidente di Federutility, il cartello che sostanzialmente porta avanti gli interessi di tutte quelle società per azioni che vogliono lucrare sui beni comuni, ignorando il referendum del 2011. Perché c’è conflitto di interessi ? Perché proprio Federutility ha recentemente espresso l'interesse affinché venissero innalzate le tariffe dell'acqua per dare più soldi ai privati, sostenendo che questi soldi potrebbero essere reinvestiti nel dissesto idrogeologico. Quindi, ecco il conflitto di interessi tra Federutility, che altro non vuole che i soldi dei cittadini, e l'autorità di bacino che, sotto la guida di Checcucci, nell'Arno non ha fatto granché, parlano i fatti: ci sono alluvioni, frane e smottamenti ovunque. Ciò nonostante, riterrebbe lecito – e noi ovviamente ci opponiamo fortemente – che le tasse dei cittadini vengano innalzate non per servire direttamente al dissesto idrogeologico, ma per finanziare dei privati che, forse, potrebbero intervenire in tal senso.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  SAMUELE SEGONI. Noi abbiamo anche presentato un'interrogazione in tal senso e ci opponiamo fermamente, affinché il conflitto di interessi vada ad investire anche la sicurezza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Zolezzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/95.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, in questo ordine del giorno cerchiamo di occuparci di uno dei tanti aspetti del decreto-legge n. 133, l'ennesimo decreto proteiforme, in cui, all'articolo 3, si prevedono interventi per valorizzare gli immobili, in particolare gli immobili pubblici. Valorizzare non nel senso di evidenziare il valore, pubblicizzare all'estero quali pregi abbiamo a livello artistico ed anche a livello di immobili: si parla, invece, in qualche modo, di fare cassa attraverso gli immobili pubblici.
  Si parla, poi, anche di iniziative di sanatoria per immobili, e questo è decisamente particolare in un'epoca in cui – vi faceva riferimento anche il mio collega precedente – il dissesto idrogeologico è sempre più un problema significativo. Per cui, nell'ordine del giorno viene chiesto di evitare, in qualche modo, che questa domanda di sanatoria per alcuni immobili sia possibile eseguirla per immobili insistenti su aree protette, ai sensi, appunto, della legislazione vigente.
  Le faccio qualche esempio. Io penso al comune dove ho vissuto fino all'età di trent'anni: Sestri Levante. In questo comune sono stati costruiti, purtroppo, tantissimi immobili in deroga entro il margine dell'argine dei fiumi, troppo vicini alle Pag. 62coste. Il comune era stato preservato, negli anni della grande bolla speculativa, dall'edificazione controllata, ma poi, invece, si è andati nella direzione sbagliata: chiusa l'attività di fabbricazione di tubi, tutto il territorio occupato dalla fabbrica è stato occupato da immobili, peraltro di dubbio gusto. E, quindi, si è andati nella direzione di consumo del territorio.
  Adesso si sta provando a tornare indietro, anche perché purtroppo il rischio idrogeologico è molto forte: per ben due volte, negli ultimi diciotto mesi, uno dei torrenti, il torrente Chiusa, è esondato, peraltro in maniera anomala, proprio nel centro storico del paese. Ed è grazie all'azione dei consiglieri comunali, Tassano e Muzio, del MoVimento 5 Stelle locale, che si è riusciti un attimo a capire. Il sindaco di Sestri Levante, amministrato storicamente dal centrosinistra, aveva detto che il deflusso di questo fiume, che è sotterraneo, era assolutamente pervio, che l'esondazione era dovuta al volume delle piogge. Aveva detto di aver mandato delle sonde con telecamera a ispezionare il corso d'acqua sotterraneo, ma le esondazioni continuavano a ripetersi. I consiglieri addirittura sono riusciti a inviare una sonda con telecamera – ma lo avevano fatto veramente – e hanno verificato che questo torrente era assolutamente ostruito da detriti; tramite ciò è iniziata una pratica e il comune, apparentemente, non vuole ascoltare questo messaggio importante.
  La valutazione per costruire una vasca di decantazione non è fatta sul volume di questo torrente, ma è fatta sul volume emergente dai detriti. Quindi, invito il sindaco a porre attenzione ai dati che il MoVimento 5 Stelle locale porta, perché, apparentemente, la valutazione fatta è stata erronea.
  Per quanto riguarda la tutela del territorio, evitare sanatorie in questi territori è importante, per esempio per quanto riguarda l'amianto. In Liguria, nella cantieristica, da quando esiste il registro dei mesoteliomi, sono documenti circa 600 decessi per questa grave malattia. È abbastanza strano che si trovi una discarica di amianto sulla spiaggia di Sestri Levante, aspettiamo che il sindaco fornisca delucidazioni. Sempre sullo stesso comune è partita, e mi collego all'ordine del giorno, una interrogazione legata all'evasione fiscale per quanto riguarda il gioco d'azzardo; solo dai dati di questa interrogazione di cui sollecito la risposta, la n. 4-03214, a mia prima firma, arriverebbe la copertura per la mini-IMU, cioè circa 450 milioni di euro, perché risulta che in alcuni centri di trasmissione dati, compresi quelli presenti nel comune di Sestri Levante, si pratichino attività molto ai limiti della legalità, e auspichiamo che tutti gli organi competenti possano fare luce su questo fenomeno perché noi, con il MoVimento 5 Stelle, cerchiamo di regolamentare tutto il settore del gioco d'azzardo, ma se poi si gioca in locali non adibiti a scommesse molto vicino alle scuole, perché questi esercizi non hanno neanche la tutela di polizia giudiziaria...

  PRESIDENTE. Onorevole Zolezzi, concluda.

  ALBERTO ZOLEZZI. Per cui speriamo che si faccia luce su questo gravissimo fenomeno.

  PRESIDENTE. Il deputato Nicola Bianchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/74 (I deputati De Rosa e Zolezzi espongono cartelli recanti la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»)... Onorevole De Rosa, onorevole Zolezzi, vi richiamo all'ordine, togliete i cartelli ! Chiedo ai commessi di togliere i cartelli esposti (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). (Il deputato Segoni espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»). Onorevole Segoni, tolga il cartello ! Chiedo ai commessi di togliere il cartello al deputato Segoni (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  Prego, deputato Bianchi, ha la parola.

  NICOLA BIANCHI. Signora Presidente, ci risiamo, con questo decreto-legge si usa la zolletta di zucchero dell'eliminazione Pag. 63della seconda rata dell'IMU, e neanche tutta, per mandar giù il veleno della riforma della Banca d'Italia ed il vero problema, come sempre, è che i cittadini, secondo noi, non sono informati adeguatamente, anzi, non sono per niente informati su quello che sta accadendo. Si continua a prendere in giro i cittadini dicendogli che l'IMU verrà abolita, cancellata, eliminata, ma in realtà gli cambierete il nome e verrà aumentata (I deputati Sibilia e Di Battista espongono un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»).

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia e onorevole Di Battista, togliete il cartello ! Chiedo ai commessi di riporre il cartello (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Prego, deputato Bianchi.

  NICOLA BIANCHI. Usate la scusa del debito pubblico per vendere, anzi, svendere, il nostro patrimonio, con l'illusione di ridurre il debito, ma questo si riduce solo con una riforma seria della spesa pubblica.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 15,10)

  NICOLA BIANCHI. Il mio ordine del giorno è sicuramente di buonsenso (La deputata Liuzzi espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»)...

  PRESIDENTE. Togliete il cartello ! Deputata Liuzzi, per favore (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente) ! Prego, deputato Bianchi.

  NICOLA BIANCHI. Il mio ordine del giorno è sicuramente di buonsenso e auspico che il Governo, seppur sempre più a pezzi, ormai naviga praticamente a vista, lo accolga. L'articolo 3 sottolinea quanto sia importante valorizzare gli immobili pubblici sia per prevenire nuove urbanizzazioni sia per ridurre il consumo di suolo, cosa che per noi del MoVimento 5 Stelle è un argomento molto caro. Con questo ordine del giorno vorrei partire proprio da questo punto: per valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico dobbiamo ovviamente conoscerlo, se non lo conosciamo esattamente, di cosa stiamo parlando ? Come facciamo ad agire per sfruttare adeguatamente e utilizzare, quindi, nel giusto modo il patrimonio immobiliare ? Quello che chiedo con questo ordine del giorno è la cosa più semplice e banale del mondo, ovvero un censimento degli immobili di proprietà pubblica. Il compito di questa catalogazione deve essere dei comuni e dell'Agenzia del demanio. L'impegno che chiediamo al Governo è di adottare tutte le iniziative di propria competenza affinché i comuni e l'Agenzia del demanio possano provvedere a tale censimento. La scadenza è di sei mesi dall'entrata in vigore di questa legge, ci sembra una scadenza non impossibile per catalogare, uno per uno, i tanti immobili che sono di proprietà dello Stato. Non è un lavoro semplice, ce ne rendiamo conto, ma è necessario.
  È necessario per la trasparenza, per la valorizzazione, per il giusto utilizzo del patrimonio che, ricordo sempre, è di tutti i cittadini, e tutti i cittadini devono – e sottolineo «devono» – sapere quello che è di loro proprietà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Altro punto importante: la catalogazione deve essere riferita in modo particolare alle unità immobili e ai fabbricati che non sono utilizzati. Abbiamo idea di quanto grande sia il patrimonio immobiliare pubblico che non è utilizzato ? Noi sinceramente no; non sappiamo quantificare questo patrimonio, possiamo solo immaginarlo. In quale stato di manutenzione versano tutti questi immobili ? Sarebbe davvero importante saperlo. Apriamo questo vaso di Pandora, siamo certi che verranno fuori tante, tante e tante sorprese, purtroppo anche brutte, sicuramente. Basta nascondere ai cittadini italiani quello che i precedenti Governi e l'attuale hanno fatto e continuano a fare in tutti, in ogni settore.Pag. 64
  Allora, prima di dismettere il patrimonio dello Stato, prima di vendere i nostri immobili pubblici a privati in maniera massiccia e con criteri davvero molto molto dubbi, prima di fare dei condoni mascherati, perché è di questo che stiamo parlando – stiamo parlando di condoni mascherati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! –, dobbiamo almeno sapere che cosa stiamo cedendo ai privati. Quando vendo una casa di mia proprietà, sia pure essa vecchia, cadente, non utilizzata, so cosa sto vendendo; noi ad oggi non lo sappiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Nella ricorrenza del Giorno della Memoria (ore 15,15).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e il rappresentante del Governo). Care colleghe e cari colleghi, vorrei adesso un attimo di attenzione, per favore. Come sapete, si celebra oggi, 27 gennaio, il Giorno della Memoria, in ricordo di tutte le vittime dell'Olocausto. Qualcuno ha cercato nei giorni scorsi di offendere questo ricordo con ripugnanti gesti di odio, odio antisemita, e con scritte oltraggiose sui muri di Roma. Ho prontamente espresso, anche a nome della Camera dei deputati, la condanna per questi atti e la profonda solidarietà alla comunità ebraica di Roma (Applausi).
  Mi hanno scosso molto questi episodi, anche perché ho ancora nella mente quel che ho visto durante la mia recente visita in Israele, in particolare allo Yad Vashem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme, e le parole che ho sentito pronunciare una settimana fa, qui a Montecitorio, da due persone, due reduci dei campi di concentramento: Liliana Segre, deportata perché ebrea, e Mirella Stanzione, deportata perché sorella di un partigiano. Chi rappresenta le istituzioni ha tra i suoi doveri quello di mantenere viva la memoria della barbarie che attraversò e sconvolse il nostro continente, cioè tutta l'Europa: lo sterminio di ebrei, di rom, sinti, omosessuali, disabili e antifascisti.
  Si deve agire e far sì che il ricordo costituisca un ammonimento perenne. Questa memoria dobbiamo saperla investire nell'oggi, nel nostro quotidiano, con tanto maggiore impegno quanto più si allontana la data di quegli eventi. Sono infatti purtroppo assai significativi i dati concernenti la diffusione in Rete – in Rete ! –, sul web, qui in Italia, di siti razzisti e antisemiti, così come il dilagare di pagine di ispirazione nazifascista sui social media.
  Per questo sono fondamentali i racconti di superstiti come Liliana Segre e Mirella Stanzione: testimonianze vive, contro ogni insopportabile tesi negazionista. La speranza cui dobbiamo con forza aggrapparci è che i tanti ragazzi che martedì le hanno ascoltate qui alla Camera, quelli che ogni anno sono coinvolti nelle celebrazioni del Giorno della Memoria e che si recano in visita ad Auschwitz, le giovani e i giovani che leggono il Diario di Anna Frank, tutti loro sappiano mantenere viva la fiamma del ricordo e maturino coscienze in grado di reagire a tutte, e dico tutte, le manifestazioni di odio razziale.
  In questo senso gli episodi degli ultimi giorni, seppure hanno provocato in tutti noi sdegno e forse anche scoramento, devono indurci ad una nuova testimonianza, nuova determinazione, ad una rafforzata coscienza nel celebrare il Giorno della Memoria: contro ogni negazionismo, contro ogni discriminazione. E aggiungo: contro l'indifferenza, che rappresenta l'aspetto più inquietante e subdolo di ieri come di oggi.
  Nella visita allo Yad Vashem, si percepisce con nettezza un fatto opprimente: nell'Europa in cui i nazisti perpetravano lo sterminio molti sapevano; molti sapevano, ma preferirono non vedere. «L'opposto di amore non è odio, è indifferenza»: sono parole di Elie Wiesel. Vorrei che ci guidassero nella battaglia quotidiana contro l'antisemitismo, contro ogni logica razzista, contro le mille forme di discriminazione verso i tanti possibili diversi. E per queste ragioni, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea Pag. 65osserva un minuto di silenzio – Generali applausi, cui si associa il rappresentante del Governo).
  Vi ringrazio. Abbiamo ora degli interventi sulla commemorazione. Darei quindi la parola al deputato Andrea De Maria. Prego, ha cinque minuti.

  ANDREA DE MARIA. Signor Presidente, ricordiamo oggi nella Giornata della Memoria le vittime della Shoah e, con loro, tutte le vittime del nazismo. Scrivendo dell'eccidio di Marzabotto Don Giuseppe Dossetti ha parlato molto efficacemente, riferendosi ai crimini del nazifascismo, di «delitto castale»: lo sterminio di ebrei, oppositori politici, omosessuali, disabili e portatori di handicap, malati di mente, rom e sinti rientrava infatti in un perverso disegno di potere, nell'idea di un mondo organizzato sulla base di un ordine totalitario fondato sul razzismo insieme lucido e brutale. Ricordare oggi quello che è accaduto è anche la prima condizione per sconfiggere razzismo, xenofobia e antisemitismo, che non sono certo solo una terribile memoria del passato.
  Ce lo dice anche – ha fatto molto bene la Presidente Boldrini a ricordarlo qui – quell'inaccettabile gesto di oltraggio alla comunità ebraica romana compiuto in questi giorni. A questo proposito voglio rivolgere i più convinti sentimenti di solidarietà del gruppo del Partito Democratico alla Camera al presidente Pacifici e a tutta la comunità, ed auspicare che magistratura e forze dell'ordine individuino al più presto i responsabili.
  La memoria della Shoah richiede ai popoli europei di essere rigorosi ed impietosi nel ricordare quanto accaduto allora, non solo denunciando le responsabilità del nazismo tedesco – non dimentichiamo le responsabilità del fascismo italiano, dei tanti Stati fantocci alleati dei nazisti –, ma anche non dimenticando le radici profonde dell'antisemitismo nella storia europea e il fatto che tanti restarono inerti o furono complici più o meno attivi delle persecuzioni. Una vergogna riscattata dalla resistenza antifascista, che tanti italiani e tanti europei pagarono con un altissimo prezzo di sangue. Tra questi voglio ricordare gli oltre 23 mila italiani deportati nei campi di concentramento e nei campi di sterminio come prigionieri politici, tantissimi dei quali non tornarono mai alle loro case.
  Oggi l'Unione europea, quella nuova Europa nata dalla tragedia della guerra e delle dittature, è chiamata a sfide difficili e impegnative, a scongiurare pericoli e insidie che la fase storica difficilissima che stiamo vivendo le sta ponendo di fronte. La memoria delle tragedie del passato è da questo punto di vista davvero uno strumento straordinario per affrontare le sfide del futuro. La giornata di oggi e l'impegno costante e quotidiano che tutti siamo chiamati a mettere in campo rappresenta quindi insieme un dovere morale di memoria verso le vittime del nazismo e l'occasione per rafforzare l'impegno ad affermare quei grandi valori di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani fondamentali, giustizia sociale, i valori della nostra Costituzione nata dalla resistenza antifascista, che sono la migliore risposta alle barbarie del razzismo e dell'antisemitismo (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Signor Presidente, egregi colleghi, ritengo che la celebrazione della Giornata della Memoria rappresenti in primo luogo un atto di giustizia e grande civiltà, perché compiuta con il fine di adempiere ad uno dei principali doveri che uno Stato ha nei confronti della propria comunità: quello di ricordare gli orrori e i drammi della storia affinché essi non si ripetano, perché solo una conoscenza può contrastare e sconfiggere i rigurgiti di una società dove le insidie del fanatismo e della discriminazione sono sempre in agguato, specialmente in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando.
  Come sappiamo, nella lucida follia che ha animato il disegno nazista attuato contro il popolo ebraico, a milioni di vittime innocenti non fu risparmiato nulla: segregazione, Pag. 66sofferenze, privazioni, torture inimmaginabili e infine lo sterminio. Una strategia scientifica di annientamento non solo fisico, ma anche umano e morale, dove l'uomo venne privato di ogni dignità. Dico tutto ciò animata anche dal fatto che provengo da una città che ha incarnato più di altre le sofferenze del Secondo conflitto mondiale. A Trieste infatti venne realizzato dai nazisti dopo il 1943 l'unico campo di sterminio in Italia: la Risiera di San Sabba, divenuta poi monumento nazionale. Migliaia di ebrei furono concentrati in quel campo per poi essere deportati a Buchenwald, a Dachau e ad Auschwitz, un tragitto della morte che di fatto ha decimato la comunità ebraica triestina, che tanta parte ebbe nello sviluppo economico e sociale della città, anche – forse non tutti lo sanno – con la fondazione delle Assicurazioni Generali. Ma in questa giornata le nostre riflessioni ed i nostri pensieri dovrebbero essere ispirati da ciò che quei fatti e quelle testimonianze ci hanno insegnato, ovvero che di fronte a certi episodi non dobbiamo mai girare la testa dall'altra parte, anche se le ragioni della cosiddetta realpolitik spingono ancora oggi in qualche occasione i Governi ad essere colpevolmente miopi. E proprio per questo dobbiamo dire con forza oggi in quest'Aula che il non riconoscere consapevolmente o anche il minimizzare i reati compiuti da un regime contro l'umanità e contro i diritti umani è il peggior modo per offendere la memoria di quei milioni di uomini, donne e bambini che subirono le atrocità della Shoah (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, come ho già detto in quest'Aula, i miei primi ricordi dell'Olocausto li devo ai racconti di uno zio, scampato al campo di sterminio. Ero piccola e solo da adulta mi sono resa conto che quelle che a me apparivano come scene di un brutto film per lui erano un'ossessione, qualcosa che neanche il tempo avrebbe lenito e meno che mai fatto dimenticare.
  La Giornata della Memoria non serve a chi ha vissuto quei giorni, ai loro parenti, al popolo ebraico: loro non dimenticano. Serve a noi, e quello che celebriamo oggi non è uno stanco rito e neanche un'inutile commemorazione. Anzi, mai come adesso il 27 gennaio assume un significato che va oltre il simbolo, oltre la memoria.
  Sessantanove anni fa venivano abbattuti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz e il mondo occidentale seppe quello che forse si sospettava ma la cui portata non era immaginabile. La condanna di quell'orrore, che portò allo sterminio di oltre 6 milioni di persone e all'atroce e scientifica eliminazione di uomini, donne, bambini, bambine, dovrebbe essere unanime e scontata. Non dovrebbe esistere, nel nostro bel mondo civilizzato, qualcuno che osi mettere in discussione il genocidio o, peggio ancora, augurarsi che possa ripetersi.
  E, invece, non è così. Nei giorni scorsi a Roma si sono verificate delle gravissime intimidazioni nei confronti della comunità ebraica, che fanno vergogna al nostro Paese. Ovunque, nelle nostre città, tornano scritte razziste, che non possono semplicemente essere liquidate come l'opera di qualche imbecille. In momenti di crisi e malessere sociale, infatti, c’è sempre la tendenza a cercare un capro espiatorio, che è sempre l'altro, l'ebreo, l'immigrato, il disabile, l'omosessuale, i rom. Per questo non bisogna sottovalutare questi odiosi fenomeni e permetterci di abbassare la guardia. La spirale d'odio, se non viene subito fermata, genera maggiore odio, ed il passo verso la violenza è breve, brevissimo.
  Il nostro dovere non è solo quello di condannare e di prendere le distanze, ma anche e soprattutto di impedire che certi episodi possano ripetersi. La conoscenza e la consapevolezza di quanto è avvenuto è il primo passo contro i rigurgiti di negazionismo, e quanto è stato fatto e si fa nelle nostre scuole è un importantissimo lavoro che si fa per abbattere l'ignoranza.
  La tragedia della deportazione, del genocidio, così come l'adozione delle leggi razziali fanno parte della nostra storia, del nostro passato. È la nostra pagina nera, la Pag. 67nostra vergogna, e non appartiene solo al popolo ebraico e alla Germania nazista ma, come afferma Elena Loewenthal, siamo tutti noi che dobbiamo ricordarlo, in Italia come in Europa, perché quella è storia imprescindibile della nostra identità collettiva.
  Così come non possiamo dimenticare che, accanto al genocidio degli ebrei, c’è stato anche il Porrajmos zingaro, la soppressione di omosessuali, disabili e così via, ed è un dovere ampliare il ricordo a tutte le vittime dei campi nazisti. E questo ricordo congiunto non diminuisce e non diluisce la tragedia della Shoah ma la incardina, al contrario, in una memoria vasta del fenomeno totalitario nazifascista. Ma non solo, perché lega insieme diverse memorie e diverse tragedie, anche tragedie di oggi come quella del Ruanda e dell'altro ieri, come quella armena degli anni Dieci.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. Venti secondi ancora, Presidente. Conoscere e sapere tutto, però, a volte non basta. Il seme dell'intolleranza, che oggi trova amplificazione in Internet e nei vari social network, fa presto ad attecchire, e gli episodi razzisti a moltiplicarsi per opera di sciocchi emuli. Nei confronti di questi episodi non ci può essere tolleranza né comprensione. Bisogna intervenire subito con unanime, decisa condanna, perché è compito nostro, dei nostri figli e delle nostre figlie...

  PRESIDENTE. Concluda !

  PIA ELDA LOCATELLI. ... e delle generazioni che verranno tramandare la memoria, tramandare l'orrore affinché quanto è avvenuto non possa davvero accadere mai più (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ignazio La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con la sua solita puntualità ci invita a vigilare e intervenire contro ogni fenomeno di antisemitismo, di razzismo, di violenza contro gli innocenti e gli indifesi.
  Il gruppo di Fratelli d'Italia fa proprie le parole del Presidente e si unisce alle parole del Presidente della Camera nell'esprimere solidarietà alla comunità di Roma, la comunità ebraica più larga d'Italia, anche con riferimento agli episodi disgustosi e che sono stati prima censurati.
  Io su questi episodi mi sono chiesto se davvero rappresentino il pensiero di una frazione, ancorché minima, degli italiani e mi sono detto che penso, a differenza di quanto ho letto, che oggi, grazie a Dio, non vi sia in Italia se non un marginalissimo sentimento che quelle scritte possano in qualche modo cercare volgarmente di interpretare. E mi sono chiesto se fosse giusto che noi e che la comunità ebraica reagissimo magari dando forza a chi quelle scritte, con mano ignota, ha voluto fare.
  Il primo sentimento è che forse si rafforza l'importanza di questi gesti, ma mi sono detto che bisogna guardare a questi episodi non con lo sguardo nostro, ma con lo sguardo di chi ha una sensibilità giustamente acuita da quello che la storia ha loro riservato, ed è questo secondo me il motivo per cui esprimo piena vicinanza anche su questo punto.
  D'altronde, Presidente, è giusto in questo momento essere vicini alla comunità, a Pacifici, personalmente a Walker Meghnagi, mio caro amico e capo della comunità ebraica di Milano, e ricordare però che anche recentemente sui giornali ho letto, da parte di persone che più di me hanno titolo di esprimersi su questo argomento, che oggi l'antisemitismo è cambiato: non c’è più tanto contro l'ebreo, una parte che continua una antica storia, ma si è trasformato in una avversione all'ebreo collettivo, cioè ad Israele.
  Ecco, io credo che, sotto questo aspetto, bisogna fare qualche cosa di più. Io trovo spesso un certo cinismo nel mostrarsi solidali nella lotta contro ogni rigurgito razzista e invece magari sviare e avere un Pag. 68atteggiamento fortemente critico, eccessivamente critico (non che non si possa avere) sulla politica di Israele.
  Per quanto riguarda la mia formazione politica, abbiamo sempre ritenuto che non solo il diritto di Israele di esistere, ma il diritto di esistere come meglio ritiene, anche proprio per il ricordo del tentativo di non offrire uno spazio vitale a chi è figlio di quella religione, debba essere prioritario anche nelle scelte di politica internazionale, senza nulla togliere naturalmente al diritto dei palestinesi di avere una patria.
  E, infine, l'ultimo pensiero, Presidente, vorrei rivolgerlo ai «Giusti», a quel lungo elenco di 500 italiani considerati Giusti e che sono presenti, scritti con i loro nomi, uno dietro l'altro, a Gerusalemme e che rispecchiano non una, ma tutte le posizioni culturali e politiche del nostro Paese. Penso, in particolare, a Monsignor Angelo Rotta e a Giorgio Perlasca, che ho avuto l'onore di conoscere, che in Ungheria, facendo finta di essere un ambasciatore spagnolo e pure essendo di idee politiche sicuramente non vicine a quella posizione politica che allora poteva esprimere la comunità ebraica internazionale, ne salvò un numero forse superiore a cinquemila.
  A quegli uomini Giusti va oggi, nel giorno della Shoah, il mio pensiero, che rinnoverò nella giornata ormai vicina del 10 febbraio, quando ricorderemo le foibe e i martiri italiani assassinati in quella triste località (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, certe giornate consegnate a noi da una sorta di galateo della memoria rischiano di venire vissute come un piccolo dovere di cui sbarazzarsi con parole beneducate, quasi un adempimento da consegnare agli atti.
  Nessuno dei presenti in quest'Aula può dire di avere memoria diretta della Shoah, eppure – eppure – nessuno degli italiani può immaginare di vivere questa giornata come un adempimento rituale, devitalizzandone il significato. E questo, non solo perché la perdita di senso della cosa immonda che fu lo sterminio di un popolo non può e non deve trovare posto nelle generazioni che non l'hanno vissuta, solo perché hanno avuto la ventura di nascere dopo; non solo perché la distanza storica non può e non deve fare sconto sulla consapevolezza e consentire di vedere avvelenata la nostra contemporaneità con i rigurgiti criminali di antisemitismo e di razzismo che punteggiano, allignandone la voragine di un'ignoranza e di una inconsapevolezza senza limiti, episodi della nostra vita sociale; non soltanto perché la banalità del male – la banalità del male – trova la sua madre nella banalità tout court, che rappresenta oggi il terreno di coltura in cui consentiamo di allevare generazioni di italiani ancorandole a mitologie edonistiche che hanno in sé il germe dell'autocombustione; non solo perché in questo pericoloso contesto trovano spazio le farneticazioni dei cosiddetti «negazionisti», che attingono a piene mani al pozzo dell'ignoranza e della banalità.
  A ben vedere, solo i grandi artisti possono trasmettere il senso dell'orrore di quello che oggi stiamo ricordando. Picasso, Bosch, Munch, molto più delle nostre parole, raccontano il senso della degradazione che si nasconde dietro lo sterminio di esseri umani, dietro l'olocausto. Ebbene, forse noi dobbiamo cercare dentro quelle tele, dentro quello sgomento, piuttosto che nelle parole, la verità di una tragedia che nessuno potrà mai raccontare abbastanza.
  E dovremmo riflettere sul male sottile e penetrante del conformismo, della soggezione all'apparato imponente dei media che furono la grande e letale arma del nazismo e del fascismo, il seguire la corrente perché la maggioranza è tutta da quella parte.
  L'olocausto è anche, come ricordava Levi, una storia di ribellione al conformismo – concludo subito, Presidente –, di uscita dalla banalità, di rivendicazione dell'alterità che fa di ogni uomo e di ogni donna, un universo perfetto e irripetibile.Pag. 69
  Ecco, io credo, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, che questo memento noi oggi dovremmo consegnare ai cittadini e alle giovani generazioni: non siate conformisti, non siate indifferenti, non lasciatevi sopraffare dalla banalità, che è il primo vestito che sta addosso al male quando viene a cercarci (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signora Presidente, devo dire in premessa che la rete è lo specchio della società, quindi quello che avviene in rete è quello che comunque avverrebbe nel mondo reale. È, quindi, davvero inutile prendersela con questo mezzo. Mi viene in mente il chimico ebreo Haber che sintetizzò l'ammoniaca con cui poi fecero l'acido nitrico e si fecero gli arsenali, mi riferisco ai tedeschi, per poi fare la Seconda guerra mondiale. Anche se non ci fosse stata quell'ammoniaca, non ci fosse stato questo premio Nobel, la guerra sarebbe scoppiata lo stesso. Quindi, non credo che sia il caso di prendersela con la rete, ma piuttosto con la società tutta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Presidente, oggi è il sessantanovesimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, il Giorno della memoria. Un giorno per ricordare di cosa è capace l'essere umano. Milioni di morti tra ebrei, principalmente ebrei, ma anche omosessuali, rom, disabili, prigionieri politici e militari, tutti coloro ritenuti al tempo indesiderabili. La persecuzione del diverso. Vedere nel diverso una minaccia e non una possibilità di arricchimento culturale, attraverso un confronto con questo.
  Penso a Primo Levi, anch'egli un chimico. Penso al suo attestato di laurea, in cui era scritto a chiare lettere «di razza ebraica», alla sua frustrazione nel non trovare lavoro per colpa di tre parole, così come descrive lui stesso ne «Il sistema periodico».
  Penso alla vita nel lager, ben oltre i limiti dell'umanità, descritta in Se questo è un uomo. Penso al suo suicidio, che fa di lui una vittima dell'Olocausto a tutti gli effetti.
  Ma oggi quello che fa davvero male è l'ignoranza, è l'odio, ingiustificato, che ancora nel XXI secolo vengono manifestati attraverso atti vili come quello di ieri: la spedizione di teste di maiale alla sinagoga ebraica, all'ambasciata dello Stato di Israele e al museo di Roma di Trastevere, dove attualmente è allestita una mostra sulla cultura ebraica. Agghiacciante. Nessuno merita un trattamento del genere, per nessun motivo.
  Mi viene in mente oggi quello che mi accadde una sera di settembre. Volevo far vedere ad un amico il ghetto di Roma, una zona che visito volentieri. Ma quella sera trovai la zona transennata, perché si stava svolgendo una festa ebraica. Mi irritai di non potervi accedere come cittadino italiano su suolo italiano. Mi era sembrato un atto di superbia da parte della comunità. Una visione ingenua, la mia, molto ingenua. Il barbaro episodio di ieri spiega ampiamente quelle transenne e purtroppo impone la loro presenza anche per le festività future, cosicché per colpa di pochi stupidi, barbari, ignoranti, che si sono macchiati di un gesto tanto atroce, a tutti gli italiani non ebrei è preclusa la possibilità di assistere a tali feste e, quindi, di conoscere la religione ebraica, quella che – ricordo – praticava Gesù di Nazareth.
  La disumanizzazione che si è verificata negli anni della Shoah è la più grande ferita mai inferta alla dignità dell'uomo. Rendere un uomo non più tale, cancellarlo come miracolo vivente, magari anche tenendolo in vita come insieme di carne, muscoli e sangue, è un abominio più grande della morte stessa. Oggi l'eco storica delle urla delle vittime inevitabilmente si scontra con l'eco attuale delle urla di chi è tuttora vittima di violenze ingiustificate. E questo ci fa comprendere che molto dobbiamo fare, che la vita umana non è ancora tutelata come quel miracolo universale qual è.
  La storia oggi, in questo giorno di memoria ci deve essere maestra, deve bussare prepotentemente alle porte della Pag. 70nostra coscienza e deve farci capire che tutto ciò che è stato fatto non deve essere mai più ripetuto. Non possiamo più permetterci che l'umanità smetta di nuovo di essere tale. Non possiamo più permetterci che il seme dell'odio fiorisca di nuovo nel cuore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole D'Uva, non è prendersela con il web, ma è denunciare un fenomeno che è sotto agli occhi di tutti, e sarebbe connivenza non farlo, proprio perché stiamo dicendo «no» all'indifferenza. Mi sembra giusto dare voce a questa preoccupazione. Dunque, non è prendersela con il web, è osservare un fenomeno e dare voce a quel fenomeno (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ha chiesto di parlare il deputato Lorenzo Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signor Presidente, il gruppo dei Popolari per l'Italia esprime un'adesione convinta alle sue parole. Ciò che la legge ci suggerisce di fare oggi è di mettere in campo non una memoria generica, di generiche violazioni dei diritti degli uomini, ma piuttosto, invece, una memoria specifica, di una specifica azione contro il popolo ebraico. Così come ci invita ad una specifica memoria per le vittime dell'Olocausto, che sono persone con nome e cognome, con volti, con speranze, con sogni, con affetti, come capita di sentire evocare andando allo Yad Vashem, che lei prima ha ricordato, nel padiglione dei bambini.
  Noi non stiamo parlando neppure di una vicenda accaduta chissà quando e chissà dove, ma di un orrore di quel Novecento così vicino a noi e, soprattutto, di un dramma nato nel cuore di quella Europa che noi conosciamo come la patria della democrazia e della civiltà dei diritti.
  Questa giornata ha, dunque, senso – e ce l'ha – se serve a fare veramente memoria viva, se ci induce a non sottovalutare i segnali di un antisemitismo ancora presenti in Europa, nel mondo e anche in Italia, come purtroppo abbiamo visto in questi giorni.
  Per questa ragione non possiamo essere disattenti, per questa ragione i colleghi Santerini e Marazziti, del nostro gruppo, con altri colleghi di altri gruppi, hanno presentato una proposta di legge per rafforzare le misure preventive e repressive, soprattutto con riferimento alla rete, che non è solo uno specchio della società, ma ne è anche il megafono, nel bene e nel male.
  Per questa ragione, inoltre, noi riteniamo che occorre avere tolleranza zero rispetto a tutte le tesi negazioniste o anche solo vagamente giustificazioniste, e anche occorre battersi contro il rischio dell'oblio, come accade, per esempio, per quanto riguarda anche le norme approvate, per esempio la norma sulla restituzione dei beni illecitamente sottratti agli ebrei italiani per effetto delle leggi razziali o, per meglio dire, razziste.
  Per questa ragione, infine, in questa giornata dobbiamo e vogliamo ribadire amicizia e solidarietà ad Israele, contro la cui sicurezza e addirittura contro la cui esistenza, in questa stagione, convulsa, carica di grandi aspettative, ma anche di grandi contraddizioni che caratterizza i cambiamenti politici ed economici in molti Paesi arabi, contro la cui esistenza appunto stanno riemergendo spinte verso l'isolamento e azioni ostili. In questa giornata dunque la comunità ebraica italiana, che diversamente da quanto ha detto – mi è parso di capire – il collega, poco fa, a noi è sempre sembrata accogliente e fraterna nei confronti dei non ebrei, deve sentire la vicinanza e la solidarietà delle istituzioni democratiche, e Israele deve sentire che l'Italia e l'Europa non accetteranno mai che i nuovi equilibri nella regione e la doverosa ricerca della pace tra tutti i popoli che la abitano passino attraverso l'isolamento e l'insicurezza di quanti, sopravvissuti all'Olocausto – o loro discendenti – hanno ritrovato una loro patria in terra d'Israele (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Kronbichler.

  FLORIAN KRONBICHLER. Caro Presidente, care colleghe, cari colleghi, a rischio Pag. 71di passare per provinciale, io oggi, in occasione della giornata, credo e spero, giornata mondiale della memoria, parlerò di un personaggio molto provinciale, però che ha una storia, una storia e un messaggio, non stento a pronunciarlo: universali.
  È la storia di un mio compaesano che di questi giorni proprio, la settimana prossima, assieme a sua moglie Anna, festeggia i 90 anni della sua nascita. Per esattezza, entrano, i due, nel loro novantesimo anno di vita, che speriamo possano ancora compiere. È una storia di resistenza antinazista, di persecuzione (anche e soprattutto da parte dei propri compaesani, per la stragrande maggioranza nazisti, allora), di una eroica autoconsegna ai boia nazisti per evitare ritorsioni sui familiari, di internazione al lager di concentramento di Dachau, della sua miracolosa sopravvivenza a miserie e torture e, infine, del suo libro-memorie dal titolo: Unvergessen – Dimenticare mai. «Perdonare sì, ma dimenticare mai» è rimasto il motto di questo Franz Thaler, questo il suo nome.
  Sono fiero di portare, in questa occasione, alla memoria del Parlamento italiano la testimonianza di questo Franz Thaler. Fiero, non perché Franz Thaler fosse rappresentativo del popolo sudtirolese di quel funesto periodo, ma all'incontrario: perché ne rappresenta l'eccezione, una esigua eccezione.
  Noi sudtirolesi abbiamo tanto bisogno della lezione di quel piccolo uomo in costume sarentinese. Tanto, perché di memoria eravamo molto corti, e del dimenticare abbiamo fatto la nostra virtù.
  Non siamo stati solo vittime, quali volentieri ci esibiamo, ma pure rei attivi, e molto anche. La nostra rielaborazione del passato nazifascista fu per gran parte rimozione. Nella mia terra, provincia di Bolzano, tuttora coltiviamo una rara doppiezza di coscienza storica: chi era nazista, rivendica di esserlo stato in quanto antifascista, e chi era fascista lo vuol essere stato solo in nome dell'italianità, quindi dell'antinazismo.
  «Non rimestare !» è stata per mezzo secolo la parola d'ordine del nostro grande governatore dei tempi, Silvius Magnago. Di fatti, il passato di quel periodo è poco onorevole.
  E il piccolo grande Franz Thaler, uno di 17 fratelli di una povera famiglia di lavoratori agricoli della Val Sarentino, ne è testimone. Anno 1939: Hitler e Mussolini risolvono la cosiddetta «questione sudtirolese» con l'accordo sulle «opzioni»: oltre l'80 percento della popolazione tedesca e ladina «optano» – è certo un'espressione eufemistica – per lasciare la propria Heimat ed espatriare nel «Reich» tedesco. L'esigua minoranza di poco più del 10 per cento si decide per «restare». La famiglia del giovane Thaler è fra questi. Osteggiato e perseguitato fino alla fine della guerra dai propri compaesani, diffamato per «taliano», espulso dalla scuola del paese, lasciato solo anche dal proprio Stato. Pur essendo cittadino italiano, al Franz viene l'ordine di precetto in un reggimento di polizia della Wehrmacht. Ma Franz, ragazzo sveglio e pastore ancora minorenne a quell'epoca, si sottrae all'arruolamento e si rifugia nelle montagne della sua valle. I miliziani nazisti minacciano ritorsioni sui familiari. Il pastorello si consegna e finisce a Dachau, destinazione esecuzione.
  Poi, liberato il 29 aprile 1945, tornato a casa, il sopravvissuto Thaler ha dovuto fare l'esperienza di cosa voglia dire «ricordare» in una società che della smemoratezza ha fatto il suo segreto di successo. Isolato e deriso, evitato dal paese, compensato solo da una bella famiglia con quattro figlie, il ricamatore di piume d'oca ha iniziato a scrivere le sue memorie: il suo «Dimenticare mai», appunto, uscito in una piccola edizione.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  FLORIAN KRONBICHLER. Ancora due frasi: ecco, questa fu la sana spina nella pelle grossa, spessa ed insensibile della società neo-ricca e smemorata sudtirolese. Fu il personaggio mite, umile, nonviolento, gandhiano, ad aver avuto, alla lunga, la meglio sulla maggioranza diffidente e, a volte, apertamente offensiva. Oggi, la società sudtirolese si può ritener Pag. 72fortunata di avere trovato in questo uomo del «dimenticare mai» un contraltare al collaborazionismo nazista sudtirolese.
  Un buon compleanno al signor Franz e alla sua Anna (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonino Bosco. Ne ha facoltà.

  ANTONINO BOSCO. Signora Presidente, ricordare la tempesta devastante della Shoah, che tra il 1939 ed il 1945 portò al massacro di oltre 6 milioni di ebrei, non può, non deve, non possiamo permettere che diventi un giorno qualunque, una ricorrenza come le altre. Questo crimine, con tutte le sue premesse e le sue conseguenze, segna in maniera ineludibile il confine tra il bene e il male, e quanti hanno a cuore le sorti dell'umanità debbono sempre tenerlo a mente. E dobbiamo insegnarlo, ricordarlo, commentarlo con i giovani, perché se ne comprenda il significato vero, il senso autentico.
  Il nostro pensiero va a tutti costoro, ai sopravvissuti alla Shoah, che in tutti questi anni non si sono mai stancati nel raccontare le efferatezze dei campi di concentramento.
  E non dimentichiamo tutti coloro che hanno dovuto convivere con il dramma di avere un proprio familiare ucciso dalla follia nazista.
  Ricordare e non dimenticare, signor Presidente, quindi. Due verbi, due espressioni che soprattutto in giornate come quella odierna non dobbiamo mai stancarci di ripetere. Alla luce di tutto questo, il dovere di ognuno di noi, oggi, ma soprattutto di chi è chiamato a svolgere un ruolo nella società e nell'istituzione è quello di farci testimoni della memoria.
  Dobbiamo tramandare la memoria di questo orrore e vigilare per contrastare ogni rigurgito negazionista e antisemita. Dobbiamo lottare perché non primeggi il male dell'indifferenza. Nel nostro piccolo possiamo fare tanto per tenere alta la guardia contro ogni forma di antisemitismo, razzismo e discriminazione; per radicalizzare la cultura del rispetto e della tolleranza, a cominciare dalle scuole. Il nostro impegno deve essere quello di seminare una cultura di speranza per far germogliare il seme della vita, partendo soprattutto dai più giovani, dalla loro educazione, dal tramandare loro questa memoria affinché queste tragedie non si ripetano più.
  Per questo bisogna continuare a sostenere iniziative di studio, di ricerca, viaggi della memoria per gli studenti su questi temi. I giovani devono approfondire e vedere con i propri occhi cosa è stata la tragedia della shoah. Come dobbiamo lottare, anche attraverso iniziative di informazione e di sensibilizzazione, per evitare di assistere a fatti incresciosi come quelli avvenuti negli ultimi giorni a Roma contro la comunità ebraica, a cui va la nostra solidarietà. Sono offese a tutta la città, a tutto il Paese, una miserabile provocazione, come ha detto il Presidente Napolitano, che dobbiamo condannare con fermezza perché la violenza verbale, l'intolleranza e la demagogia sono armi che possono far male alla stessa stregua della violenza fisica, costituendone spesso il presupposto.
  Più in generale non possiamo più tollerare azioni dirette di movimenti e frange estremiste di stampo neonazista che ancora serpeggiano nei Paesi europei. Non di rado assistiamo, infatti, a manifestazioni che inneggiano alla purezza razziale, forme di antisemitismo che capita ancora di riscontrare in piazze di città europee che, seppur minoritarie, non devono essere sottovalutate principalmente per il carattere «attrattivo». Allo stesso tempo sono da stigmatizzare gli incitamenti all'odio contro lo Stato di Israele o le accuse rivolte quale pericolo per la sicurezza nel Medio Oriente. È giusto e legittimo criticare un Governo, le proprie scelte e le politiche. Ma quando questo travalica i confini delle critiche equilibrate, divenendo il pretesto per dichiarazioni intolleranti e forme di protesta ben più gravi, allora ciò non è più ammissibile. Noi con il nostro Paese siamo sempre stati vicini allo Stato di Israele. Negli anni ci siamo fatti promotori di iniziative per rafforzare la relazione tra Israele e l'Europa. Da Pag. 73parte nostra, delle istituzioni e di tutti i cittadini l'impegno per conservare la memoria non deve essere certamente circoscritto al 27 gennaio ma deve essere un impegno di ogni giorno perché, come ha detto Papa Francesco, mai più si ripetano tali orrori che costituiscono una vergogna per l'umanità. In molti luoghi in cui vennero massacrati bambini, uomini, donne semplicemente innocenti è tanto grande quel crimine che le parole, le nostre modeste parole, signor Presidente, non possono bastare per descriverlo, per giudicarlo e se dunque è solo nel nostro cuore che possiamo dargli una dimensione ed esprimere un giudizio, le nostre modeste parole possono però servire ad uno scopo: a ricordare, a raccontare, a spiegare alle nuove generazioni di quale peccato inenarrabile si sia macchiata l'umanità, perché, nel futuro che sono chiamate a disegnare queste nuove generazioni e ad interpretare, crimini di quel genere vengano banditi per sempre (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anzitutto vorrei ringraziare, a nome mio e del gruppo, il collega sudtirolese Kronbichler per le parole che ha detto, ricordando queste persone che sono indubbiamente delle memorie viventi.
  Celebrare oggi la Giornata della memoria significa riproporre e rafforzare i «no» della comunità civile ad ogni forma esplicita o nascosta di antisemitismo, di negazionismo, di indebita e inaccettabile distorsione della storia, di insostenibile semplificazione, di annullamento appunto della memoria collettiva. Sono nostre le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica, Napolitano: «Occorre vigilare e intervenire contro ogni fenomeno di antisemitismo, di razzismo, di violenza contro gli innocenti e gli indifesi». La coscienza storica è così la ragione primaria della nostra comunità civile, dell'esistenza stessa dei valori dell'Europa e del nostro Paese.
  Ha ragione il Segretario generale dell'ONU quando afferma come tutto ci rammenti quanto sia pericoloso dimenticare. Ciò affinché la nostra opposizione ad ogni atto di antisemitismo, ad ogni atto politico di odio per le minoranze, sia in primo luogo una scelta capace di prevenire nuove forme di razzismo e di negazione dei diritti umani.
  Il significato più profondo e costantemente attuale della nostra riflessione, della testimonianza, si traduce nella volontà di accrescere e rafforzare la coscienza come base della convivenza democratica. Un valore, conoscere per condividere, che noi, come autonomie, abbiamo adottato come modello di convivenza. Condividiamo il principio secondo cui ogni forma di antisemitismo e di odio razziale costituisce una ferita ai diritti di libertà, di cittadinanza e di pensiero che sono sanciti dalla nostra Costituzione.
  La lotta all'antisemitismo chiama in causa ognuno di noi. Siamo chiamati, nel contempo, a ricordare le profonde ragioni dell'atrocità della Shoah, le cui motivazioni appartengono alla storia e, come tali, devono essere conosciute e condivise, e a far comprendere che ogni ragione di odio, di contrapposizione razziale, ogni situazione in cui i diritti fondamentali siano negati non ha diritto di cittadinanza nella nostra coscienza civile (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signora Presidente, colleghi, anche il gruppo di Scelta Civica per l'Italia si riconosce nella sua introduzione forte, utile ed efficace. Il 27 gennaio, come è stato più volte ricordato, giorno della liberazione degli internati del campo di concentramento di Auschwitz, è diventato in Italia – e dobbiamo ringraziare il legislatore di allora –, con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, il Giorno della Memoria, per ricordare le ingiuste e terribili sofferenze del popolo ebraico e dei deportati italiani nei campi di sterminio.
  Siamo qui, oggi, in quest'Aula, a ricordare il pericolo di dimenticare, così come hanno titolato gli organi di stampa, in modo diverso, certo, ma identico nella Pag. 74sostanza. Occorre non dimenticare mai l'antisemitismo e le nefaste conseguenze cui è giunto, rinforzando più e più volte la memoria di ciò che è stato. È importante non dimenticare perché, a oltre sessant'anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, rimane sempre viva la paura che, una volta scomparsi gli ultimi sopravvissuti, tutto possa essere raccontato in modo non preciso, alterato, o, peggio ancora, possa essere obliato. Questa paura è viva, è attuale, e il moltiplicarsi delle commemorazioni, purtroppo, da solo, non serve ad impedire che ciò possa non verificarsi più.
  È testimonianza di ciò la crescita continua e costante dell'antisemitismo in Europa. Il mondo intero è stato testimone passivo di un crimine di Stato, di un delitto atroce contro l'umanità, opera di un'intera collettività e generato dalla prevaricazione violenta di assassini. Pertanto, quello che intendiamo realizzare e mantenere vivo attraverso queste commemorazioni non è soltanto il ricordo importantissimo e imprescindibile, perché negare l'Olocausto è vile, oltre che pericoloso, ma dare, soprattutto, alle generazioni future gli strumenti in grado di impedire che l'orrore possa ripetersi.
  L'orrore attuale e il lungo processo che ha portato ad Auschwitz ne sono la prova. Il culto della memoria è garanzia della nostra identità, ma occorre un'educazione costante nelle scuole, attraverso il confronto di storici, educatori, istituzioni, affinché non possa più ripetersi l'indifferenza, che fu la causa principale della barbarie, che trasformò un crimine in normalità, in banalità.
  Le armi per combattere l'indifferenza sono, pertanto, la cultura, l'educazione, che dobbiamo assicurare ai nostri giovani perché dalle tragedie del passato possano scaturire gli strumenti in grado di scongiurare i pericoli del presente e del futuro. Servono azioni concrete e positive, perché il pericolo che quanto accaduto a milioni di ebrei possa ripetersi sotto altre forme e modi è nascosto dietro i nostri pregiudizi, dietro la nostra indifferenza.
  In Europa esiste un fenomeno complesso di odio e pregiudizio razziale, che, purtroppo, si estende in tutti i Paesi, purtroppo anche in Italia, agendo attraverso minoranze malate che si rifugiano nell'antisemitismo e nel negazionismo e trovano spazio, ahimè – lo ha ricordato bene la Presidente Boldrini – anche sulla Rete, attraverso messaggi di istigazione all'odio.
  Quest'anno, la Giornata della Shoah viene celebrata dopo i fatti vergognosi e disgustosi dei giorni scorsi, quando tre plichi contenenti teste di maiale sono stati recapitati alla sinagoga di Roma, all'ambasciata israeliana e ad una mostra sulla cultura ebraica. Siamo al cospetto di un fenomeno di antisemitismo e di razzismo intollerabile e brutale che, come ha ricordato il Presidente della Repubblica, Napolitano, rappresenta una miserabile provocazione, un insulto assimilabile solo alla stessa ripugnante materia usata in quei pacchi.
  Il Presidente, nel corso della cerimonia, ha aggiunto che sul piano giudiziario e della tutela dell'ordine pubblico e della convivenza civile si può già oggi – e si deve – intervenire contro ogni istigazione all'odio razziale, foriera di violenze e di forme inammissibili di mortificazione della libertà e serenità delle persone e dei gruppi assunti come bersaglio. Nel ribadire e sostenere quanto detto dal Presidente Napolitano, ricordiamo prima di tutto a noi stessi quanto sia importante agire concretamente e personalmente per impedire ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, che possa ripetersi l'orrore della Shoah.
  Vorrei concludere con le mirabili e tremende parole del più grande drammaturgo, poeta e regista teatrale tedesco del Novecento, Bertolt Brecht: «Prima vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e tacqui perché mi erano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti e io non parlai perché non ero comunista. Pag. 75Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare». Grazie (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio per averci ricordato questa frase molto significativa.
  Ha chiesto di parlare il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, il 27 gennaio del 1945, le truppe russe entravano nel campo di sterminio di Auschwitz, abbandonato dai nazisti in fuga. L'apertura dei cancelli restituì la libertà ai sopravvissuti dallo sterminio e mostrò a tutto il mondo quanto era accaduto in quei luoghi.
  Con la legge n. 211 del 2000, la Repubblica italiana riconosce il 27 gennaio quale Giorno della Memoria, al fine di ricordare lo sterminio del popolo ebraico, l'infamia delle leggi razziali, la persecuzione dei cittadini di religione ebraica e di tutte quelle persone che hanno subito la deportazione, la prigioniera e la morte nei campi nazisti.
  Fare memoria significa interrogarsi sulle ragioni storiche, politiche e culturali che permisero al sentimento antisemita, radicato nei settori della società tedesca ed europea, di tramutarsi dapprima nel cuore dell'ideologia nazista e, poi, in un lucido e determinato disegno di persecuzione e di sterminio. Significa riconoscere che quell'orrore si sviluppò all'interno della civiltà europea, dissipando, insieme alla dignità umana di quanti caddero vittime della persecuzione e dello sterminio, quel patrimonio di principi e di valori che la stessa Europa aveva faticosamente e coraggiosamente costruito.
  Significa ricordare che il popolo ebraico fu anche drammaticamente vittima del violento totalitarismo sovietico. Significa non stancarsi di denunciare il sentimento antisemita, tuttora, purtroppo, non ancora completamente sopito – basti vedere gli ignobili atti compiuti nel fine settimana a Roma a sfregio della sinagoga e dell'ambasciata di Israele –, sentimento a volte camuffato sotto la terribile maschera dell'antisionismo, cioè dell'atteggiamento di chi non riconosce allo Stato di Israele neppure il diritto di esistere.
  Fare memoria significa anche onorare il valore di quanti riuscirono in quei difficili momenti a rimanere fedeli alla propria natura umana e ad opporsi con coraggio a quell'odioso, sistematico progetto di morte, adoperandosi con il rischio della propria vita in un silenzio poroso e per sottrarre anche una sola persona perseguitata al suo terribile destino.
  Per onorare la memoria di questi uomini giusti, accanto a quella di quanti patirono nel corpo e nello spirito gli effetti di quella brutale violenza, bisogna rinnovare l'invito a conoscere, proprio per non dimenticare mai simili barbarie, affinché con il monito della storia orrori simili non avvengano mai più. E per conoscere, Presidente – questo potrebbe essere un passo fattivo –, dovremmo impegnare le nostre istituzioni, in particolar modo quelle scolastiche, per esempio, a portare i nostri giovani su quei luoghi della memoria che hanno visto quei drammi europei, perché vedere di persona vuol dire anche rendersi conto dei drammi umani che ha vissuto molta gente e che purtroppo con il passare del tempo si rischia di dimenticare (Applausi).

  PRESIDENTE. È quello che, infatti, il Ministero sta facendo, ma sicuramente si può incrementare questo sforzo.
  Adesso, ha chiesto di parlare la sottosegretaria Sesa Amici. Ne ha facoltà.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, a nome del Governo anch'io intendo riaffermare la vicinanza alla comunità ebraica di Roma – colpita, ancora una volta, e si ripete ormai quasi come un orologio a ridosso proprio delle celebrazioni della Giornata della Memoria – per l'offesa ricevuta da atti che testimoniano un rigurgito antisemitico mai sopito del tutto e che non vanno, però, nemmeno sottovalutati, così come ella, Presidente, ha ricordato in modo molto efficace. Io credo che questi atti siano Pag. 76anche un'offesa profonda alla città di Roma, alle donne e agli uomini profondamente democratici di questa città che accoglie, nella sua storia, anche il rispetto per la stessa comunità ebraica. Nella Giornata della Memoria la condanna è totale verso una delle pagine più buie della storia dell'umanità per la ferocia, la violenza di crimini commessi da uomini verso altri uomini. Le nostre istituzioni credo siano impegnate per una continua e permanente attenzione nel rinsaldare i valori della democrazia, della pace e della tolleranza che sono a fondamento della nostra Costituzione e molte sono le iniziative nella Giornata della Memoria che vedono protagonisti incontri promossi proprio dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca verso la scuola e verso i giovani. Non è sufficiente, ma dobbiamo continuare su questa strada. La memoria, mi permetto di dirlo con queste pochissime parole, non è solo ricordo, memoria e conoscenza; dalla memoria alla consapevolezza, questo è l'ulteriore passaggio che dobbiamo compiere perché simili atti non abbiano mai più a ripetersi, e per sconfiggere, come ella ha detto in maniera efficace, signora Presidente, l'indifferenza, serbatoio da cui traggono alimento, ancora oggi, in tutto il mondo, atti criminosi e feroci compiuti verso popolazioni inermi di indifesi. Sconfiggere l'indifferenza è anche tutelare la libertà di ognuno di noi (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio, signora sottosegretaria.

TESTO AGGIORNATO AL 28 GENNAIO 2014

Si riprende la discussione (ore 16,15).

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 1941)

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del decreto-legge in materia di IMU.
  Il deputato Erasmo Palazzotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/37.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signora Presidente, il dibattito sul capitale della Banca d'Italia e segnatamente sulla partecipazione allo stesso risulta particolarmente ampio e risalente, a partire dalle decisioni che furono assunte nel 1936 con l'approvazione di un nuovo statuto della Banca. A tale proposito si possono richiamare due posizioni teoriche, una delle quali prevede che la Banca centrale sia interamente posseduta da soggetti pubblici, mentre l'altra, seguita dalla citata normativa italiana del 1936, prevede una maggiore distanza dell'assetto proprietario della Banca centrale rispetto ai poteri pubblici, secondo uno schema che è stato avvicinato, sia pure impropriamente, a quello della public company. L'assetto scelto nel 1936 costituisce forse una delle migliori realizzazioni assunte in un regime politico, quello dell'epoca, che non può certo essere rimpianto, ma ha subito nel corso dei decenni una torsione conseguente al processo di privatizzazione e di aggregazione bancaria avviato negli anni Novanta del secolo scorso e che ha portato a concentrare oltre il 50 per cento delle quote di partecipazione al capitale di Banca d'Italia in mano a due soli gruppi bancari. Quest'ultima circostanza stona evidentemente con il principio di indipendenza delle banche centrali facente parte del sistema europeo delle banche centrali sancito dai trattati europei, tant’è che già nel 2005, con la legge n. 262, si era tentato di intervenire su tale aspetto unitamente ad altre storiche modifiche nell'assetto interno alla Banca d'Italia.
  In particolare, con quell'intervento normativo si stabiliva che il Ministero dell'economia e delle finanze procedesse alla quantificazione del valore delle quote di capitale della Banca d'Italia, ai fini del suo riacquisto, dettando una previsione che, tuttavia, non è stata mai applicata. L'aumento del capitale della Banca d'Italia, previsto dall'articolo 4 del decreto-legge, riporta dunque il dibattito politico intorno ai temi della pubblicizzazione o meno della proprietà della Banca stessa, le cui conclusioni sono evidentemente condizionate dalla fiducia che si abbia relativamente Pag. 77alla maggiore o minore vicinanza dell'Istituto rispetto alla mano pubblica.
  In tale quadro, il decreto-legge consiste, per questo profilo, nella riforma dell'assetto definito nel 1936, in un'ottica di rivisitazione e correzione delle scelte allora compiute, mantenendo comunque una certa distanza fra la proprietà della Banca e l'autorità governativa, ma privatizzando un asset pubblico, sostanzialmente per venire incontro alle esigenze di tre soggetti diversi, ma che hanno trovato nelle disposizioni del provvedimento all'esame una convergenza di interessi: gli istituti di credito, che, senza colpo ferire, intascano una plusvalenza di 7,5 miliardi di euro; il Governo, che incasserà circa 1 miliardo di euro dalla tassazione, sia pure agevolata, di tali plusvalenze; la stessa dirigenza della Banca d'Italia, che ottiene la frammentazione della proprietà e, di fatto, anche il progressivo ridimensionamento dei poteri del Consiglio superiore dell'istituto. Tale processo di ulteriore privatizzazione della Banca d'Italia suscita perplessità e dubbi, espressi anche dalla stessa BCE nella sua lettera del 27 dicembre scorso.
  Per questo, noi vogliamo impegnare il Governo a riferire ogni sei mesi alle Camere in merito ai risultati conseguiti dalle operazioni relative al capitale della Banca d'Italia, in base a quanto stabilito dal Titolo II del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Ivan Catalano: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/141.
  Constato l'assenza del deputato Marco Marcolin: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/43.
  Il deputato Diego De Lorenzis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/149.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, mi permetta intanto di non rivolgermi soltanto a lei né soltanto ai colleghi in quest'Aula, che sono magari un po’ distratti o assenti, io vorrei rivolgermi anche e soprattutto ai cittadini italiani fuori da quest'Aula.
  Presidente, nonostante le temperatura polari all'esterno, parlare in quest'Aula, guardando i colleghi degli altri partiti, complici o ignoranti, mentre svendono l'Italia e i diritti degli italiani, mi fa mancare un po’ l'aria, sento anche un po’ caldo (Espone sotto la giacca la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia»)...
  Presidente, io mi rivolgo a lei per una premessa che in quest'Aula...

  PRESIDENTE. Può togliere quel cartello sotto la giacca, per favore ?

  DIEGO DE LORENZIS. Quale, Presidente ? Questo ?

  PRESIDENTE. La prego, non stiamo giocando in quest'Aula. Tolga quel cartello.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, non è un cartello...

  PRESIDENTE. Allora chiuda la giacca, c’è una scritta.

  DIEGO DE LORENZIS. L'ho dovuta cucire, Presidente. Non sono stato capace di tatuarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La prego di rispettare le regole di quest'Aula.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, io non posso spogliarmi, evidentemente, e ho caldo, come le ho detto.

  PRESIDENTE. Vuole continuare o no il suo intervento ?

  DIEGO DE LORENZIS. Sì, lo continuo.

  PRESIDENTE. Allora cerchi di fare qualcosa per non esporre quella scritta.

Pag. 78

  DIEGO DE LORENZIS. Continuo il mio intervento.

  PRESIDENTE. No, quella scritta non può essere lasciata lì con noncuranza.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, è un tessuto cucito, non posso farci nulla.

  PRESIDENTE. No. Lei chiuda la giacca oppure tolga quel cartello.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, rischia veramente che io poi svenga per il caldo.

  PRESIDENTE. Veramente, è una situazione imbarazzante che ha dell'increscioso, la prego.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, quello che è imbarazzante e increscioso è il fatto che voi vendiate Banca d'Italia a dei privati; questo è increscioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Va bene, la ringrazio della sua collaborazione. Prosegua il suo intervento.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, un suo collega, presiedendo, ha detto che in quest'Aula non si può dire schifezza, pertanto non userò questa parola, stia tranquilla. Io dirò che questo decreto è proprio una montagna gigantesca di letame, una vergogna e uno squallore, l'ennesimo decreto indegno, perché in questo caso, ancora una volta, fate una marchetta, un regalo, una porcata o un «Porcellum», visto che queste sono le parole che si possono usare in Parlamento.
  Questi partiti violano e stuprano continuamente la Costituzione, Presidente, perché l'articolo 77, lei lo sa bene, prevede un'eccezione, mentre questi partiti ne fanno una regola.
  Il Governo truffa gli italiani. Vorrei chiedere: in quale programma elettorale, in quale discorso di insediamento c'era l'aumento dell'IVA, la vendita di Poste italiane, di ENAV, di Finmeccanica e quella della Banca d'Italia ? Non c'era neanche in un discorso dei candidati alle primarie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Dite di voler ridurre il debito pubblico. Allora, Presidente, che si istituisca una commissione per valutare quale parte di questo debito è illegittima, e non addebitabile agli italiani, ma soltanto ai poteri finanziari e alla politica serva, e ripudiate questa parte di debito. Vada il Presidente del Consiglio in Europa: al Parlamento europeo, però, non alla BCE o al Fondo Monetario Internazionale, senza scodinzolare, e rinegozi le condizioni di questo debito.
  Stiamo parlando di 2 mila miliardi con 100 miliardi di interessi all'anno. Allora mi chiedo quant’è grande la miopia di questi partiti e di questo Governo. Direi che è almeno grande quanto la loro incoerenza. Presidente, non voglio offendere: mi consenta un'analogia per far capire agli italiani quello che sta accadendo, una piccola digressione.
  Vorrei parlare di Poste italiane, che con l'ennesimo decreto-legge state privatizzando. È un'azienda pubblica al 100 per cento, controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, il vecchio Tesoro. Gli italiani saranno indotti a pensare che se è un ente pubblico, allora farà deficit, è in debito; e così avete sempre giustificato l'ingresso delle lobby private nella gestione del pubblico. E invece no: Poste, nel 2012, fa ricavi per 24 miliardi e un utile di 1 miliardo. È il più grande datore di lavoro del Paese, con 145 mila persone e 13 mila uffici postali, ed è la più grande azienda italiana pubblica, perché ovviamente ricordate quello che avete fatto con Alitalia e con Telecom.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DIEGO DE LORENZIS. Il sottosegretario Catricalà è venuto in Commissione a dire che l'orientamento è quello di mantenere sia il controllo sia la maggioranza del capitale, e che una quota sarà riservata ai dipendenti, che però ovviamente non Pag. 79avranno accesso a rappresentanza nel consiglio di amministrazione.
  Si parlava di incentivi all'acquisto, di prassi internazionali e di precedenti, utili a ridurre la nostra esposizione debitoria come Paese. Queste sono altre ennesime bugie che raccontate agli italiani ! Allora dovreste provare ad imparare – Presidente, mi rivolgo ovviamente ai miei colleghi degli altri partiti – dai vostri errori, per cosa volete essere ricordati.

  PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, questo decreto-legge è un decreto-legge fraudolento.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DIEGO DE LORENZIS. Sto per concludere, Presidente.
  Vengo all'ordine del giorno. Noi con l'ordine del giorno...

  PRESIDENTE. Lei ha terminato il suo tempo, deve concludere.

  DIEGO DE LORENZIS. ... impegniamo il Governo ad adottare, per quanto di competenza, ovviamente, le iniziative legislative affinché a seguito della dismissione del patrimonio degli immobili pubblici, tali immobili non vengano acquisiti da soggetti pubblici o privati aventi sede in paradisi fiscali, o che abbiano usufruito negli ultimi vent'anni di procedure di scudo fiscale...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DIEGO DE LORENZIS. ... per il rientro di capitali illecitamente esportati o detenuti all'estero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Michele Dell'Orco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/147.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, in questo Paese i condoni non finiscono mai: il vizietto dei Governi di centrodestra lo ritroviamo guarda caso replicato dal Governo delle larghe intese. Ciò che non è riuscito a fare neppure il Governo Monti lo fa questo Governo, che suggerisce ai relatori del Senato di mettere a bollire nel calderone di questo nuovo decreto-legge omnibus – tanto per cambiare – un piccolo condono, riesumando la norma della Prima Repubblica, varata dal Governo Craxi addirittura, con il risultato di mettere insieme, in maniera come sempre sleale, l'attesa abolizione dell'IMU con operazioni discutibili come la privatizzazione di Bankitalia, e appunto l'ennesimo regalo agli abusivi, che si ritroveranno premiati vedendo di colpo aumentare il valore del loro immobile.
  Quanti sono gli abusi edilizi su terreni pubblici che godranno di questa norma ? Indicativamente sembrerebbe circa 500, localizzati in particolare in Calabria e in Veneto, mettendo insieme situazioni su cui non si è voluto intervenire per più di 50 anni, fino agli abusi recenti e recentissimi, magari che si stanno attuando pure mentre noi adesso siamo qui in Aula a parlare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 16,30)

  MICHELE DELL'ORCO. Questi abusi sono davvero di un numero talmente consistente da costituire un problema per lo Stato definirne la posizione per via amministrativa senza intaccare le regole, anche se sappiamo che a voi le regole non piacciono ?
  Questa per così dire «aggiustatina» farà incassare molto di più al nostro Paese ? Non sarà forse il solito regalo per qualche amico degli amici ? Nessuno ci ha tolto il sospetto, anche perché con la fiducia è stato, per l'ennesima volta, precluso qualsiasi dibattito qui in quest'Aula.
  Tra l'altro, questo sarebbe – se non sbaglio – almeno il terzo incentivo – o meglio, regalino –, sotto questo Governo all'edilizia fuori dalle norme, quindi non c’è solo la porcata di Banca d'Italia ma Pag. 80anche sugli abusi edilizi. Il primo è stato quello del decreto «del fare», per la ristrutturazione edilizia senza il vincolo della sagoma; poi abbiamo questa sanatoria che richiama, come dicevo, quella del 1985, però allungando i tempi addirittura di un anno rispetto alla normativa originaria. Infine, il terzo regalo: in Senato è stato appena approvato il disegno di legge Falanga che impone dei criteri per le demolizioni degli abusi edilizi che si traduce, nella pratica, in uno stop alle demolizioni. Con questa norma si complicherà enormemente il lavoro delle procure contro l'abusivismo edilizio.
  Quindi, tornando sul decreto-legge in esame, la cosa divertente è che senza vergogna viene scritto nero su bianco che queste misure avrebbero anche lo scopo di prevenire nuove urbanizzazioni e di ridurre il consumo di suolo. Qualcuno ci deve spiegare quale parte della norma avrebbe questa funzione. Tutto ciò è inaccettabile per i cittadini onesti, ma dovrebbe essere inaccettabile soprattutto per voi, per i rappresentanti delle istituzioni – se foste normali rappresentanti –, ben coscienti che passi del genere possono solo dare nuova linfa vitale alle ecomafie e contribuire ad aggravare situazioni di pericolo dovute al dissesto idrogeologico.
  Vogliamo quindi prevenire nuove urbanizzazioni e ridurre il consumo di suolo ? Allora si facciano sensati programmi di edilizia abitativa pubblica, che prevedano anche la ristrutturazione dei tantissimi immobili pubblici inutilizzati. Che senso ha costruire nuovi edifici e nuove case quando ci sono migliaia di edifici vuoti, sfitti, pubblici in giro per l'Italia ?
  È preoccupante che lo Stato non si faccia scrupolo di lucrare sull'illegalità, l'abusivismo edilizio è una delle forme di illegalità ambientale che più ha devastato il nostro Paese; non possiamo non tener conto che ogni annuncio di condono, ogni allentamento delle maglie legislative in materia di edilizia in Italia ha generato un consistente aumento di abusi su tutto il territorio, con grande vantaggio – ripeto – per le ecomafie, e a totale discapito dei cittadini onesti e dell'ambiente. Sembrano già dimenticate, tra l'altro, frane e alluvioni che in questi anni hanno devastato il nostro Paese. Voglio ricordare, ad esempio, l'alluvione nella bassa modenese che ormai nei media non è più ricordata, è passata sotto tono perché si parla solo di legge elettorale, di Renzi e Berlusconi, del Porcellum-bis, 2, la vendetta.
  Questo ordine del giorno, quindi, ripeto, impegna il Governo ad adottare iniziative legislative, affinché il responsabile dell'abuso edilizio quantomeno motivi le ragioni per le quali non si è proceduto alla risistemazione dello stato dei luoghi, secondo le vigenti prescrizioni urbanistiche ed edilizie, e affinché l'acquirente si impegni alla rimozione dell'irregolarità in un termine congruo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Scotto, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/19. Si intende che vi abbia rinunciato.
  Onorevole De Lorenzis, tolga quel cartello (Il deputato de Lorenzis espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia ! ») ! La richiamo all'ordine ! Tolga quel cartello ! Chiedo ai commessi di togliere il cartello (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  Il deputato Cristian Iannuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/127.

  CRISTIAN IANNUZZI. Signor Presidente, colleghi, gli articoli 4 e 5 del decreto-legge modificano il quadro normativo concernente il capitale della Banca d'Italia e le disposizioni relative alla sua organizzazione. Con questo ordine del giorno il MoVimento 5 Stelle chiede al Governo di adottare iniziative per ritornare alla separazione tra banche commerciali e banche d'affari. Le prime, quelle commerciali, devono tornare a raccogliere il denaro dei risparmiatori e fornire credito alle piccole imprese ed investire i risparmi al servizio dell'economia reale, remunerando i depositi e concedendo i prestiti.Pag. 81
  Le seconde, le banche d'affari appunto, possono dedicarsi a fare le loro scommesse e le loro speculazioni, senza rischiare a scapito dei loro correntisti.
  La grave crisi economica a livello globale ha minato e sta minando, oltre ai salari delle famiglie, la base produttiva e industriale del nostro Paese. Questa crisi ha un carattere strutturale e trova la sua radice nelle disfunzioni del sistema bancario e finanziario e nel suo sempre più ambiguo rapporto con l'economia reale. Con l'ondata di fusioni e di acquisizioni rese possibili dalla deregolamentazione del settore bancario, gli istituti bancari sono diventati talmente grandi che il loro fallimento viene considerato da voi, dai nostri governanti, un'eventualità tanto disastrosa da giustificare l'utilizzo del denaro dei contribuenti per evitarlo.
  In Italia, con il testo unico bancario del 1993, appunto, è stata di fatto rimessa in piedi la commistione tra banche commerciali e banche d'affari, abolendo la legge bancaria del 1936. In particolare, con il processo che va dalla «legge Amato» del 1992 alla «legge Draghi» del 1998 si è passati ad un regime in cui, abolite le specializzazioni, le banche sono diventate banche universali e, cioè, fanno tutto, compresa l'attività bancaria di affari. Il Fondo di tutela dei depositi, dunque, si trova a proteggere banche che mettono a repentaglio i risparmi dei cittadini, speculando sui mercati finanziari.
  L'Italia può iniziare una nuova fase tornando all'origine per evitare l'azzardo morale che è dei banchieri e restituire la vera funzione creditizia, ricominciando a raccogliere i risparmi per poterli impiegare con prudenza, come lubrificante degli ingranaggi dell'economia. Ciò sarebbe un vero strumento per la crescita della ripresa economica, perché permetterebbe di distinguere gli investimenti destinati ad attività produttive dai fondi immessi nel sistema bancario solo per coprire le perdite della speculazione.
  Se le banche venissero nuovamente separate, come disponeva il testo unico bancario del 1936, si creerebbe un nuovo ordine finanziario. Gli speculatori sarebbero lasciati alla loro sorte, senza compromettere i flussi finanziari connessi all'attività dell'economia reale. In questo modo i nuovi crediti emessi non finirebbero nel grande gioco d'azzardo della finanza speculativa.
  Il MoVimento 5 Stelle, dunque, con questo ordine del giorno chiede al Governo di impegnarsi affinché si ritorni alla separazione tra banche commerciali e banche d'affari, anche mediante modifica, integrazione e coordinamento della disciplina vigente, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, recante il testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Liuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/163.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, questo decreto non ci piace nemmeno un po’. Penso che sia chiaro. Abbiamo spiegato in tutti i modi il perché e anche con questo ordine del giorno vogliamo ribadirlo.
  Il decreto-legge n. 133 del 2013 tratta tre temi principalmente: l'abolizione parziale della seconda rata IMU; la dismissione di immobili pubblici e la rivalutazione delle quote di Banca d'Italia. Ma, cosa c'entrano IMU e dismissione di immobili con la Banca d'Italia (Il deputato Dell'Orco espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia») ?

  PRESIDENTE. Onorevole Dell'Orco ! Prosegua, deputata Liuzzi.

  MIRELLA LIUZZI. Ancora una volta abbiamo un decreto omnibus, disomogeneo e che non va a dare risposte urgenti ai veri bisogni del Paese. Questo decreto manifesta il solito giochetto, come sempre a favore di pochi e a discapito di tanti cittadini.
  Con questo decreto se da una parte il Governo chiede agli istituti di credito un aumento dell'anticipo IRES e IRPEF, portato adesso al 128,5 per cento, dall'altra Pag. 82ricambia questo favore con la rivalutazione delle quote di Banca d'Italia di 48 mila volte il valore originario e con i superdividendi del 6 per cento (e tutto questo senza alcun rischio).
  Una riforma avente come oggetto la Banca d'Italia richiederebbe come minimo un provvedimento specifico, adeguato. Ed invece no ! Invece, è il solito titolone, che vi permetterà di fare solo qualche spot elettorale qua e là. Del resto, questo è il Governo della comunicazione, è il Governo dei titoli, è il Governo dei decreti che hanno nomi impensabili e incredibili.
  Ritorniamo all'ordine del giorno in oggetto. Il capitale sociale della Banca d'Italia non è stato rivalutato per quasi un secolo, come si ricordava precedentemente, settantasette anni dal 1936, ed il Governo ha ritenuto proprio questo momento storico il momento giusto per farlo e per sanare questa anomalia, alla faccia di tutti coloro che in questo momento vivono gravi difficoltà economiche e nell'economia reale di questo Paese.
  Inoltre, la rivalutazione del capitale è ovviamente sproporzionata rispetto al costo della vita attuale. Facendo un brevissimo calcolo, ma anche molto approssimato, sarebbero stati sufficienti 1,5 miliardi di euro, invece di ben 7,5 miliardi, tenendo in considerazione gli utili generati nel corso degli anni e quelli che si potranno in seguito generare.
  Ma come motivare questa spesa ai cittadini ? Un'altra cosa molto grave è che Banca d'Italia non abbia chiesto nemmeno ai suoi soci l'autorizzazione all'uso della liquidità necessaria per l'aumento di capitale, ma sarà la stessa Banca d'Italia a mettere a disposizione parte del proprio tesoretto per la ricapitalizzazione. Questo tesoretto di proprietà statale ammonta a circa 23 miliardi e può essere utilizzato dalla Banca solo in caso di emergenza e solo secondo disponibilità dei soci. E chi sono questi soci ? Ancora una volta i cittadini e con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo ad adottare iniziative affinché si applichi un controllo sul limite di possesso di quote del capitale della Banca d'Italia. Ma il controllo si può considerare tale solitamente quando: 1) esiste un soggetto che ha il diritto di nominare o revocare la maggioranza degli amministratori o del consiglio di sorveglianza e quindi dispone da solo della maggioranza dei voti ai fini delle deliberazioni; 2) quando esiste il possesso di partecipazioni idonee a consentire la nomina o la revoca della maggioranza dei membri del consiglio d'amministrazione o di sorveglianza; 3) quando sussistono rapporti di carattere finanziario ed organizzativo idonei a conseguire la trasmissione degli utili e delle perdite; 4) quando consenta – e vado a conclusione – il coordinamento della gestione dell'impresa con quella di altre imprese per uno scopo comune, sono attribuiti poteri nella scelta degli amministratori a soggetti diversi da quelli legittimati in base alla titolarità delle partecipazioni e quando esiste una direzione comune in base alla composizione degli organi amministrativi.
  Insomma tutto questo discorso, anche abbastanza complicato probabilmente per i più, vuol far dire che noi questo decreto-legge non lo approviamo assolutamente e crediamo che si debba in tutti i modi informare i cittadini di quello che sta avvenendo in questa Aula e ovviamente contrastarlo con tutti i modi necessari, anche con i cartelli se necessario, anche bloccando il voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché in questo modo i media possono parlare di questa schifezza che sta avvenendo in quest'Aula.

  PRESIDENTE. Il deputato Allasia ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Bossi n. 9/1941/52, di cui è cofirmatario.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno in esame, presentato con riferimento alla conversione di un decreto-legge, che riguarda di nuovo materie disomogenee, perché si parla di IMU, di alienazione di immobili pubblici e della Banca d'Italia, va a toccare temi assai discutibili in un decreto stesso, perché andiamo a toccare le alluvioni che sono avvenute negli anni Pag. 83passati, anche in un momento storico dove non si parla di alluvioni; è infatti più interessante parlare della legge elettorale, il «Turchinum», come l'abbiamo soprannominato, perché va a tagliare una serie di movimenti e partiti territoriali che molto probabilmente fanno paura e hanno quindi interesse a renderli illegittimi perché dicono solo ed esclusivamente la verità con riferimento a ciò che accade nel nostro Paese.
  La sottoscrizione dell'ordine del giorno a prima firma Bossi innanzitutto è dovuta al fatto che l'ordine del giorno che avevo presentato è stato dichiarato inammissibile esclusivamente – penso e ipotizzo – per il fatto che si impegnava il Governo su un finanziamento pluriennale.
  Dato che sicuramente questo Governo ha le ore contate, non può andare a fare finanziamenti pluriennali, perché non sa cosa succederà domani.
  L'altro punto fondamentale, per cui sicuramente è stato giudicato inammissibile, è perché si parla di patto di stabilità, materia che anche questo Governo non vuole assolutamente modificare, strozzando ulteriormente i nostri comuni e i nostri enti locali.
  L'ordine del giorno chiede l'impegno del Governo a valutare la possibilità di corrispondere ai comuni delle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 un rimborso in ragione della mancata entrata derivante dagli immobili inagibili per l'anno 2013.
  A causa specificatamente, come è scritto nell'impegno, del terremoto del 2012 che ha colpito sostanzialmente le tre regioni, l'Emilia Romagna, la Lombardia e il Veneto, si è potuto vedere che, in quegli anni successivi, oltre agli scandali che hanno portato a una serie di dimissioni dell'allora Governo, si è verificata la spiacevole situazione che le persone colpite dal sisma venivano ulteriormente colpite dalle cartelle esattoriali, fra cui anche l'IMU. Per questo noi chiediamo che ci si metta cordialemente una mano sul cuore e, dall'altra parte, sul portafoglio e si faccia un'operazione lecita con un semplice impegno. Non voglio ribadire il concetto, come tanti stanno facendo, che un ordine del giorno non si nega a nessuno e non porta a nessun effetto. Abbiamo visto altri ordini del giorno molto, molto blandamente approvati, che poi hanno avuto una successione di eventi che hanno permesso dei benefici sui nostri territori.
  Questo ordine del giorno indubbiamente non parla solo ed esclusivamente di IMU. Ma mi si permetta: non essendoci omogeneità nel decreto, si può spaziare tranquillamente e parlare un po’ di tutto. Tanti colleghi precedentemente hanno voluto puntualizzare l'inefficacia, anzi il sistema che ha voluto attuare questo Governo con questo decreto sulla vendita degli immobili e sulla Banca d'Italia. Noi diciamo semplicemente che, se fossero quelli i problemi della Banca d'Italia, cambierà ben poco o niente rispetto a prima. Sicuramente sarà un sistema peggiorativo, ma riteniamo che il grande problema sia stato privatizzarla, la Banca d'Italia; questa è la continuazione di precedenti decreti, di precedenti provvedimenti che negli anni passati sono approdati in quest'Aula con colpi di mano, senza che poi effettivamente la gente percepisse cosa avveniva in quel momento storico. Come assolutamente riteniamo inopportuno rimanere ancora all'interno del sistema economico e monetario europeo, perché lo riteniamo uno di quei problemi annoverato da tutti come un problema «madre», perciò sostanzialmente un problema che dovremo risolvere nel breve tempo facendo effettivamente votare democraticamente gli italiani, chiedendo espressamente se hanno ancora intenzione di avere l'euro in questo Stato, nello Stato italiano o utilizzare altri sistemi alternativi.

  PRESIDENTE. La deputata Spessotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/1941/102.

Testo sostituito con errata corrige volante   ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, il presente decreto ha per oggetto la conversione in legge del decreto-legge n. 133 del 2013, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di Pag. 84immobili pubblici e la Banca d'Italia. Siamo di fronte ormai al quarto decreto che tratta di IMU e con cui il Governo, dietro la pretesa di abolirne la seconda da rata per l'anno 2013, intende niente meno che rafforzare ulteriormente il potere delle banche.
  È innanzitutto necessario chiedersi quali siano i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza attinenti alle previsioni concernenti la Banca d'Italia, che hanno giustificato, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, l'adozione del decreto-legge in materia, considerato che la disciplina relativa al capitale della Banca d'Italia è stata fissata dal regio decreto del 1936 di approvazione dello statuto della Banca d'Italia.
  Noi riteniamo che questi requisiti costituzionali non sussistano per quanto riguarda le norme del provvedimento relative alla Banca d'Italia. E più volte, in sede di esame e discussione del provvedimento, abbiamo segnalato l'esigenza di valutare molto attentamente tali previsioni, che avrebbero dovuto essere, a nostro giudizio, stralciate dal testo. Ma non siamo stati ascoltati.
  Di fatti, dalla lettura complessiva del disegno di legge di conversione in esame, alla luce dell'articolo 77 della Costituzione, come interpretato da ultimo dalla giurisprudenza della Corte costituzionale, emerge una lampante disomogeneità di oggetto del provvedimento di urgenza. È desolante constatare come, ancora una volta, questo Governo ricorra allo strumento del decreto-legge per disciplinare una questione delicata e strategica, che in un Paese civile e rispettoso delle prerogative del Parlamento avrebbe dovuto essere oggetto di un ampio e approfondito dibattito nelle sedi opportune, appunto quelle parlamentari. Sussistono, pertanto, dubbi non infondati di legittimità costituzionale dell'intera manovra, così come predisposta dal Governo, sia nel decreto-legge che nella legge di conversione. Siamo stufi dei decreti-legge multidisciplinari e che trattano di una varietà di materie. Come è possibile affrontare argomenti complessi e importanti attraverso l'ennesimo decreto-legge ?
  Ma veniamo all'esame dell'ordine del giorno. Questo ordine del giorno concerne gli articoli 4 e 5 del decreto-legge in esame. In particolare, questi due articoli ridefiniscono la governance della Banca d'Italia, modificando il quadro normativo complessivo concernente il capitale della Banca d'Italia, nonché le disposizioni relative alla sua organizzazione. Ricordo a quest'Aula che, secondo l'articolo 43 dello Statuto della Banca d'Italia, i senatori, i deputati e le altre persone che dedicano la loro attività al disimpegno di cariche di carattere politico, non possono far parte dei consigli della Banca. Sono, altresì, esclusi dal far parte del consiglio superiore della Banca i dipendenti e coloro che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo presso banche o altri soggetti operanti nel settore dell'intermediazione finanziaria, i dirigenti e gli impiegati della pubblica amministrazione nonché, in ogni caso, tutti coloro che si trovino in situazioni di conflitto di interessi con la Banca, in considerazione della posizione personale o delle cariche ricoperte.
  In Italia la commistione tra politica e finanza non è certo una novità. A guidare le nostre banche troppo spesso sono chiamati non tanto i manager più preparati e capaci, quanto quelli più disponibili a dire sì alle richieste del politico di turno, con l'inevitabile conseguenza che, ora che c’è la crisi, molti istituti di credito, per anni mal gestiti, si trovano in gravissima difficoltà e si vedono costretti a ricorrere al taglio dei dipendenti per ridurre i costi e al denaro dei tartassati contribuenti per evitare il default.
  Ma possiamo anche fare degli esempi. Alessandro Scajola, fratello dell'ex Ministro, quello famoso soprattutto per vivere in una casa pagata a sua insaputa, era vice presidente di Carige. Pierluigi Vinai, ex candidato a sindaco di Genova nelle liste del PdL, era vice presidente della fondazione Carige (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Alessandro Pag. 85Repetto, ex numero uno della provincia di Genova per il PD, era vice presidente di Carige Italia. Dirigenti di banche prestate alla politica o politici intrecciati con la banca ?
  Bankitalia, in una sua relazione, evidenzia che i soci pattisti, da Gavio a Vito Bonsignore, e le Coop hanno ottenuto 1 miliardo di euro di fidi. A Vito Bonsignore, in particolare, che vanta una condanna a due anni di reclusione – ricordiamolo –, confermata in appello e in Cassazione, per corruzione, abuso e turbativa d'asta per l'appalto dell'ospedale di Asti e che oggi è eurodeputato UDC come «premio», sono stati concessi i fidi trascurando variabili economiche e finanziarie, analisi consolidate e realizzabilità dei progetti sovvenuti. GF Group, della famiglia Orsero, sempre secondo questa relazione della Banca d'Italia, ha ricevuto trattamenti di favore in termini di istruttoria, gestione, pricing e classificazione. Azionisti che tutelano il loro capitale o imprenditori che ottengono privilegi ?
  Con questo ordine del giorno il MoVimento 5 Stelle chiede al Governo di adottare tutte le misure e le iniziative, anche legislative, necessarie a porre fine a questa indecenza, affinché venga precisato che i senatori e i deputati e tutte le altre persone che dedicano la loro attività al disimpegno di carattere politico...
  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, il presente decreto ha per oggetto la conversione in legge del decreto-legge n. 133 del 2013, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di Pag. 84immobili pubblici e la Banca d'Italia. Siamo di fronte ormai al quarto decreto che tratta di IMU e con cui il Governo, dietro la pretesa di abolirne la seconda rata per l'anno 2013, intende niente meno che rafforzare ulteriormente il potere delle banche.
  È innanzitutto necessario chiedersi quali siano i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza attinenti alle previsioni concernenti la Banca d'Italia, che hanno giustificato, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, l'adozione del decreto-legge in materia, considerato che la disciplina relativa al capitale della Banca d'Italia è stata fissata dal regio decreto del 1936 di approvazione dello statuto della Banca d'Italia.
  Noi riteniamo che questi requisiti costituzionali non sussistano per quanto riguarda le norme del provvedimento relative alla Banca d'Italia. E più volte, in sede di esame e discussione del provvedimento, abbiamo segnalato l'esigenza di valutare molto attentamente tali previsioni, che avrebbero dovuto essere, a nostro giudizio, stralciate dal testo. Ma non siamo stati ascoltati.
  Di fatti, dalla lettura complessiva del disegno di legge di conversione in esame, alla luce dell'articolo 77 della Costituzione, come interpretato da ultimo dalla giurisprudenza della Corte costituzionale, emerge una lampante disomogeneità di oggetto del provvedimento di urgenza. È desolante constatare come, ancora una volta, questo Governo ricorra allo strumento del decreto-legge per disciplinare una questione delicata e strategica, che in un Paese civile e rispettoso delle prerogative del Parlamento avrebbe dovuto essere oggetto di un ampio e approfondito dibattito nelle sedi opportune, appunto quelle parlamentari. Sussistono, pertanto, dubbi non infondati di legittimità costituzionale dell'intera manovra, così come predisposta dal Governo, sia nel decreto-legge che nella legge di conversione. Siamo stufi dei decreti-legge multidisciplinari e che trattano di una varietà di materie. Come è possibile affrontare argomenti complessi e importanti attraverso l'ennesimo decreto-legge ?
  Ma veniamo all'esame dell'ordine del giorno. Questo ordine del giorno concerne gli articoli 4 e 5 del decreto-legge in esame. In particolare, questi due articoli ridefiniscono la governance della Banca d'Italia, modificando il quadro normativo complessivo concernente il capitale della Banca d'Italia, nonché le disposizioni relative alla sua organizzazione. Ricordo a quest'Aula che, secondo l'articolo 43 dello Statuto della Banca d'Italia, i senatori, i deputati e le altre persone che dedicano la loro attività al disimpegno di cariche di carattere politico, non possono far parte dei consigli della Banca. Sono, altresì, esclusi dal far parte del consiglio superiore della Banca i dipendenti e coloro che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo presso banche o altri soggetti operanti nel settore dell'intermediazione finanziaria, i dirigenti e gli impiegati della pubblica amministrazione nonché, in ogni caso, tutti coloro che si trovino in situazioni di conflitto di interessi con la Banca, in considerazione della posizione personale o delle cariche ricoperte.
  In Italia la commistione tra politica e finanza non è certo una novità. A guidare le nostre banche troppo spesso sono chiamati non tanto i manager più preparati e capaci, quanto quelli più disponibili a dire sì alle richieste del politico di turno, con l'inevitabile conseguenza che, ora che c’è la crisi, molti istituti di credito, per anni mal gestiti, si trovano in gravissima difficoltà e si vedono costretti a ricorrere al taglio dei dipendenti per ridurre i costi e al denaro dei tartassati contribuenti per evitare il default.
  Ma possiamo anche fare degli esempi. Alessandro Scajola, fratello dell'ex Ministro, quello famoso soprattutto per vivere in una casa pagata a sua insaputa, era vice presidente di Carige. Pierluigi Vinai, ex candidato a sindaco di Genova nelle liste del PdL, era vice presidente della fondazione Carige (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Alessandro Pag. 85Repetto, ex numero uno della provincia di Genova per il PD, era vice presidente di Carige Italia. Dirigenti di banche prestate alla politica o politici intrecciati con la banca ?
  Bankitalia, in una sua relazione, evidenzia che i soci pattisti, da Gavio a Vito Bonsignore, e le Coop hanno ottenuto 1 miliardo di euro di fidi. A Vito Bonsignore, in particolare, che vanta una condanna a due anni di reclusione – ricordiamolo –, confermata in appello e in Cassazione, per corruzione, abuso e turbativa d'asta per l'appalto dell'ospedale di Asti e che oggi è eurodeputato UDC come «premio», sono stati concessi i fidi trascurando variabili economiche e finanziarie, analisi consolidate e realizzabilità dei progetti sovvenuti. GF Group, della famiglia Orsero, sempre secondo questa relazione della Banca d'Italia, ha ricevuto trattamenti di favore in termini di istruttoria, gestione, pricing e classificazione. Azionisti che tutelano il loro capitale o imprenditori che ottengono privilegi ?
  Con questo ordine del giorno il MoVimento 5 Stelle chiede al Governo di adottare tutte le misure e le iniziative, anche legislative, necessarie a porre fine a questa indecenza, affinché venga precisato che i senatori e i deputati e tutte le altre persone che dedicano la loro attività al disimpegno di carattere politico...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ARIANNA SPESSOTTO. ... non possono far parte dei consigli della Banca. Questo ordine del giorno contiene semplicemente una richiesta di buon senso e ci auguriamo che almeno in questa fase di discussione finale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie. La deputata Rostellato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/84.

  GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, l'ordine del giorno che vado ad esporre recita quanto segue. Premesso che l'articolo 3 del provvedimento concerne le operazioni di dismissione degli immobili pubblici e prevede, per la loro vendita, il ricorso alla trattativa privata, è disposto che la vendita degli immobili sia preclusa ai soggetti che siano stati condannati, con sentenza irrevocabile, per reati fiscali o tributari.
  Si impegna quindi il governo ad adottare le iniziative, anche legislative, finalizzate a introdurre il divieto di vendita dei beni indicati in premessa, a soggetti condannati per reati societari.
  Nel nostro ordinamento i reati societari sono disciplinati in due corpi normativi. La gran parte delle norme sono previste all'interno del codice civile, in particolare all'interno del libro V, quello del lavoro, nel quale troviamo tutta la disciplina delle società commerciali.
  Quello che ci interessa è il titolo undicesimo: disposizioni penali in materia di società e consorzi. In questo titolo sono previsti i reati societari, dall'articolo 2621 all'articolo 2641 del codice civile. Questa è la disciplina di base degli illeciti penali in ambito societario. A questa si accompagnano alcune previsioni, disciplinate dal decreto legislativo n. 58 del 1998, Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, la cosiddetta Legge Draghi. Si tratta di reati che non riguardano solo l'area imprenditoriale, ma più specificatamente quella dell'impresa collettiva, ovvero della società. I reati societari sono contemplati nell'elenco di quei reati, presupposto che in presenza di talune condizioni questi possono far derivare una responsabilità penale e amministrativa dell'ente medesimo. I reati societari sono considerati particolarmente gravi, tant’è che la competenza a giudicare è demandata al tribunale in composizione collegiale.
  Un primo gruppo di reati è quello delle false comunicazioni sociali consistenti nell'esposizione di fatti materiali non rispondenti al vero, ovvero omissioni di informazioni sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società o del gruppo, e tali da indurre in errore i destinatari quando gli agenti, amministratori, direttori generali, sindaci, liquidatori, Pag. 86agiscono con lo scopo di ingannare i soci o il pubblico e al fine di perseguire per sé o per altri un ingiusto profitto.
  Vi è poi un gruppo di reati che possono essere commessi dai soli amministratori, quali l'indebita restituzione dei conferimenti ai soci, l'illegale ripartizione degli utili e delle riserve, le illecite operazioni sulle azioni o sulle quote sociali o della società controllante, le riduzioni di capitale sociale o le fusioni o scissioni in violazione delle disposizioni di legge a tutela dei creditori; operazioni in pregiudizio dei creditori. Commettono inoltre il reato di infedeltà patrimoniale gli amministratori, direttori generali e liquidatori che, avendo un conflitto di interessi con quello della società, al fine di conseguire un ingiusto profitto o altro vantaggio, compiono o concorrono nel deliberare atti di disposizioni di beni sociali, così cagionando volutamente un danno patrimoniale alla società. Influire sull'assemblea dei soci, al fine di ottenere la maggioranza mediante atti simulati o fraudolenti che abbiano lo scopo di procurare a se o ad altri un ingiusto profitto, costituisce il reato di illecita influenza sull'assemblea. Costituisce una fattispecie di reato il pericolo di aggiotaggio che consiste nel diffondere notizie false o porre in essere operazioni simulate o altri artifici idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari non quotati, ovvero tale da incidere in modo significativo sull'affidamento del pubblico dei risparmiatori.
  Per tutti questi reati è prevista, in caso di condanna o di patteggiamento, la confisca del prodotto o del profitto del reato, nonché dei beni eventualmente utilizzati per commetterlo.
  Considerata la gravità dei reati sovresposti, riteniamo che sarebbe utile introdurre il divieto di vendita degli immobili pubblici in dismissione ai soggetti che si sono macchiati di tali reati. Chiedo quindi ai colleghi di votare favorevolmente al presente ordine del giorno. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Gianni Melilla ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/34.

  GIANNI MELILLA. Signora Presidente, in premessa, velocemente, vorrei dire alla collega del MoVimento 5 Stelle che ha parlato dell'ex Ministro Scajola, che proprio stamattina il tribunale di Roma ha assolto l'ex Ministro Scajola.
  Ora io, pur essendo distante mille miglia dall'ex Ministro Scajola come orientamento politico, però ritengo che... (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sta parlando sull'ordine del giorno, vero onorevole Melilla ?

  GIANNI MELILLA. ... le sentenze dei tribunali vanno rispettate, soprattutto quando assolvono una persona e quindi io penso che non possiamo più parlare di quella casa in quei termini.
  Fatta questa premessa da garantista, l'articolo 53 della Costituzione richiama la nozione di capacità contributiva intesa come forza economica su cui commisurare il prelievo fiscale e il principio di progressività su cui deve essere informato il sistema tributario. Nell'attuale disciplina la progressività, assicurata in maniera strutturale dal collegamento dell'IMU alle rendite catastali, non sussiste, in quanto la revisione dei catasti urbani è lungi dall'essere completata e, specialmente nei centri urbani di grandi e medie dimensioni, si assiste a disparità scandalose nell'attribuzione dei valori catastali, che non solo vanificano la progressività dell'imposta, ma a volte ne determinano una contraria in favore dei redditi più alti. Infatti i criteri di determinazione della base imponibile, basati su rendite catastali completamente avulse, in misura più o meno ampia, per eccesso o per difetto, dalla realtà, sono largamente erratici ed intrinsecamente sperequati, erraticità che risulta doppiamente enfatizzata a causa dell'incremento fino al 60 per cento del coefficiente di attualizzazione delle rendite disposto dal decreto-legge cosiddetto Pag. 87«salva Italia» da una parte e dell'incremento delle aliquote di prelievo fino al 10,6 per mille, livello cui quasi tutti i comuni sono stati costretti a posizionarsi.
  I suddetti incrementi della base imponibile IMU, realizzati attraverso l'applicazione alle rendite di coefficienti moltiplicativi uniformi, ha anche lasciato aperto il problema dell'iniquità dell'attuale sistema catastale tra diverse aree territoriali del Paese, tra diverse zone delle aree urbane, tra diverse tipologie di immobili, soprattutto residenziali, rendendo urgente il compimento della riforma degli estimi. Il sistema catastale italiano, progettato prima dell'inizio della seconda guerra mondiale, pur essendo in vigore dai primi anni Sessanta, ha subito una revisione negli anni Novanta con l'aggiornamento delle sole tariffe di estimo, lasciando immutati classamenti e zone censuarie. Esso è pertanto arretrato rispetto alla diffusa realtà economica immobiliare, sia sul piano della rappresentazione che su quello dell'adeguamento ai valori effettivi di mercato.
  Il processo di revisione delle rendite catastali, che verrà avviato al termine dell'iter parlamentare della delega fiscale, e che sarà inevitabilmente lungo e complesso, condurrà alla perequazione effettiva dei suddetti differenziali, assicurando una redistribuzione del carico tributario coerente con il valore degli immobili. A tutt'oggi, la mancata revisione dei valori catastali ha inoltre determinato il crescente divario tra il valore del patrimonio abitativo dichiarato ai fini fiscali e la ricchezza immobiliare effettiva.
  Per questo vogliamo impegnare il Governo ad avviare quanto prima il processo di revisione delle rendite catastali.

  PRESIDENTE. La deputata Bechis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/1941/70.

  ELEONORA BECHIS. Signora Presidente, il presente decreto-legge all'esame, ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili, a partire dall'abolizione della seconda rata IMU dovuta per l'anno 2013, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici ed infine una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia.
  All'articolo 3 del suddetto decreto-legge troviamo norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali.
  Infatti, al comma 1, leggiamo che: «Ai fini della valorizzazione degli immobili pubblici, in relazione ai processi di dismissione finalizzati ad obiettivi di finanza pubblica, anche allo scopo di prevenire nuove urbanizzazioni e di ridurre il consumo di suolo, le disposizioni di cui al sesto comma dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47 si applicano anche alle alienazioni di immobili di cui all'articolo 11-quinquies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito in legge 2 dicembre 2005, n. 248; per esse la domanda di sanatoria di cui al citato sesto comma dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47 può essere presentata entro un anno dall'atto di trasferimento dell'immobile.». Ovvero, in questo caso, viene esteso il condono edilizio previsto dall'articolo 40 della legge n. 47 del 1985 solo per gli immobili soggetti a procedure esecutive, anche agli immobili pubblici acquistati dai privati.
   Pertanto, il comma successivo continua dicendo che, al comma 1 del citato articolo 11-quinquies, dopo l'ultimo periodo sono aggiunti i seguenti: «L'autorizzazione all'operazione può ricomprendere anche immobili degli enti territoriali; in questo caso, ferme restando le previsioni dettate dal presente articolo, gli enti territoriali interessati individuano, con apposita delibera ai sensi e per gli effetti dell'articolo 58 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, gli immobili che intendono dismettere. La delibera conferisce mandato al Ministero dell'economia e delle finanze per l'inserimento nel decreto dirigenziale di cui al secondo periodo del presente comma. È in ogni caso vietata l'alienazione di immobili di cui al presente comma a società la cui struttura Pag. 88non consente l'identificazione delle persone fisiche o delle società che ne detengono la proprietà o il controllo. L'utilizzo di società anonime, aventi sede all'estero, nelle operazioni immobiliari di cui al presente comma è vietato e costituisce causa di nullità dell'atto di trasferimento. Fermi restando i controlli già previsti dalla vigente normativa antimafia, sono esclusi dalla trattativa privata i soggetti che siano stati condannati, con sentenza irrevocabile, per reati fiscali o tributari».
  Dopodiché, al comma 2-bis: «Dopo l'articolo 33-bis del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, è inserito il seguente: «Articolo 33-ter(Disposizioni sulla gestione dei fondi) – 1. I fondi di cui all'articolo 33, commi 1, 8-bis, 8-ter e 8-quater, e quelli di cui all'articolo 33-bis, gestiti in forma separata e autonoma dall'amministrazione della società di cui all'articolo 33, comma 1, operano sul mercato in regime di libera concorrenza».
  Preso atto dell'assoluta indeterminatezza della norma, che non esprime neanche se si possano condonare abusi in area vincolata, per quali superfici massime, né se c’è un termine massimo per terminare il fabbricato, impegniamo il Governo ad adottare ogni provvedimento normativo diretto ad escludere la possibilità di utilizzare la sanatoria per condonare opere realizzate su edifici vincolati per ragioni storiche, architettoniche e archeologiche in base al decreto legislativo n. 42 del 2004 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Busin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/55.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, esporrò quello che è il mio ordine del giorno che riguarda un caso isolato, paradossale, ma che è anche paradigmatico del caos totale in cui versa il sistema dei tributi locali sugli immobili. E, pur essendo un caso isolato, siccome collide con il senso di giustizia condiviso e diffuso, è un caso di quelli di cui uno Stato di diritto deve, secondo il mio parere, occuparsi. Riguarda un immobile nella città di Ancona: un alloggio viene affittato a canone concordato e, dunque, agevolato nell'anno 2010. L'inquilino poi è impossibilitato a pagare l'affitto e la proprietaria ottiene lo sfratto esecutivo a marzo 2013, però i locali rimangono occupati in quanto lo sgombero viene fissato per il mese di maggio 2014.
  E noi sappiamo che lo sgombero è affidato al potere del prefetto; un potere, peraltro, che è stato aumentato con l'ultima legge di stabilità. Quindi, viene ampliata la discrezionalità sia nei tempi che nei metodi lasciati al prefetto per effettuare questo sgombero. Quindi, la data di maggio 2014 è abbastanza teorica. Vi è, pertanto, un danno per la proprietaria dell'immobile, che non percepisce il fitto mensile per un periodo superiore a 18 mesi e, al tempo stesso, però, non può affittare ad altri, almeno fino a giugno 2014, oltre a far fronte a tutti gli oneri quali spese condominiali e spese legali.
  L'IMU – e questo è il caso, appunto, di ingiustizia palese – prevista per i locali a canone concordato corrisponde al 7,6 per mille, che è quello, appunto, che versava la proprietaria fino alla sentenza di sfratto, mentre per le abitazioni sfitte è all'1,06 per cento o 10,6 per mille, cioè l'aliquota massima riservata ai comuni. A rigor di logica – questo verrebbe da pensare a chiunque –, essendo un immobile ancora occupato in conseguenza di un contratto di affitto a canone concordato, si dovrebbe applicare la percentuale del 7,6 per mille.
  Invece, il comune di Ancona applica quella più alta, in quanto ritiene che il contratto sia tecnicamente chiuso per risoluzione in conseguenza della sentenza di sfratto, agendo, quindi, nella piena legalità. La proprietaria dell'immobile si è rivolta ad Ancona Entrate, che gestisce i tributi comunali, e la precisazione fornitale è stata che non è un vero e proprio rincaro, ma si applica semplicemente l'aliquota ordinaria prevista nei casi di immobili sfitti.
  Quindi, un doppio danno da parte del proprietario, che si vede, da una parte, Pag. 89negato l'affitto per la morosità dell'affittuario, e, dall'altra, si vede anche applicata l'aliquota massima da parte del comune. A questo punto, ciò non può risolversi come un caso legato al regolamento comunale del comune di Ancona, perché interviene anche il prefetto, che è emanazione territoriale del Governo, ed è quindi una di quelle situazioni paradossali che, a nostro avviso, deve riguardare l'Esecutivo.
  Per questo, il testo dell'ordine del giorno recita: «impegna il Governo a valutare la possibilità di prevedere misure normative finalizzate a regolamentare situazioni così descritte» – cioè quelle che vi ho appena esposto – «specificando come sugli immobili sottoposti a procedimento di sfratto esecutivo nei quali continua a dimorare l'inquilino insolvente si applichi l'aliquota dell'imposta municipale propria stabilita per gli immobili locati».

  PRESIDENTE. Il deputato Bonafede ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/75.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, l'ordine del giorno parte da una premessa, in particolare dal fatto che il decreto-legge n. 133 del 2013 ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili – a partire dall'abolizione della seconda rata IMU dovuta per l'anno 2013 –, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, infine, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia.
  Ora, l'articolo 3 del decreto-legge contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali; quindi, non solo i beni dello Stato, ma lo Stato arriva fino ai beni degli enti territoriali. È un po’, piano piano, come se i tentacoli di quella piovra che è diventata ormai la classe politica che governa questo Paese – ancora per poco, aggiungo io – stessero arrivando, anzi, ormai sono arrivati, fino al territorio, in maniera capillare, quasi fino alle case della gente.
  In realtà, ci sono arrivati alle case della gente. E come ci sono arrivati ? Tramite le banche, o meglio, le banche ci arrivano tramite la politica. Ormai la politica non fa altro che diventare il braccio esecutivo di quelli che sono i dettami di banche e assicurazioni. A tale proposito, tra poco discuteremo il decreto «Destinazione Italia», che è scritto praticamente dalle assicurazioni, in maniera indecente, tra l'altro, perché la classe politica che governa, ancora per poco, questo Paese si appresta a creare una situazione di privilegio non per i cittadini, che, a questo punto, ne avrebbero bisogno, ma per le assicurazioni e, con il decreto, invece, di cui si sta discutendo, per le banche.
  Come dicevo, l'impegno che, invece, si chiede al Governo è di adottare, per quanto di competenza, le iniziative, anche legislative, finalizzate affinché i comuni, entro diciotto mesi dall'entrata in vigore di questa legge, approvino i programmi di recupero all'uso sociale del patrimonio pubblico inutilizzato e da dismettere. Cioè, visto che lo Stato arriva ad un procedimento di dismissione che si articola anche sul territorio in maniera, a questo punto, capillare, quello che noi chiediamo è che si dia la possibilità ai comuni di intervenire in quella che è la fase di riutilizzazione del territorio, che i comuni si facciano promotori della ricerca della qualità di vita dei cittadini e che ritornino ad essere protagonisti.
  Quello a cui noi assistiamo, invece, oggi, è uno Stato – e, poi, a livello locale un comune – che non si prende più alcuna responsabilità, che non fa altro che privatizzare e delegare, nonostante in Italia ogni forma di privatizzazione abbia dimostrato di essere totalmente fallimentare. Ma noi continuiamo e perseveriamo su una strada che evidentemente è finalizzata a tutelare non gli interessi dei cittadini, che continuano a pagare il sacrificio per quello che si sta facendo, per quello che questa politica sta facendo, ma continuiamo a privilegiare gli interessi economici di assicurazioni, di banche, di quei poteri forti che hanno scritto praticamente la storia più brutta di questo Paese.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

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  ALFONSO BONAFEDE. Ne vediamo un esempio a livello statale, ne vediamo un esempio a livello locale: direi che, da questo punto di vista, non abbiamo molto da sperare, visto che il nuovo segretario del PD, Matteo Renzi, all'interno del comune di Firenze, non ha fatto altro che dimostrare come la direzione che deve prendere il pubblico sia quella della privatizzazione, della continua delega in bianco a privati, che, ovviamente, tuteleranno i loro interessi economici e mai – e dico mai –, in Italia, gli interessi di noi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Chimienti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/143.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, il decreto-legge n. 133 del 2013 ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili – a partire dall'abolizione della seconda rata IMU dovuta per l'anno 2013 –, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, infine, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia.
  Entrando nel dettaglio dell'articolato, l'articolo 3 del decreto in esame contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali. Affinché sia chiaro a tutti quello di cui si sta parlando, mi accingo a leggere integralmente l'articolo 3 del decreto in questione, rubricato «Disposizioni in materia di immobili pubblici», che recita: «1. Ai fini della valorizzazione degli immobili pubblici, in relazione ai processi di dismissione finalizzati ad obiettivi di finanza pubblica (...), le disposizioni di cui al sesto comma dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47 si applicano anche alle alienazioni di immobili di cui all'articolo 11-quinquies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito in legge 2 dicembre 2005, n. 248; per esse la domanda di sanatoria di cui al citato sesto comma dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47 può essere presentata entro un anno dall'atto di trasferimento dell'immobile.
  2. Al comma 1 dell'articolo 11-quinquies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al secondo periodo, dopo le parole «i beni immobili ad uso non», è inserita la seguente: «prevalentemente»; b) dopo l'ultimo periodo sono aggiunti i seguenti: «L'autorizzazione all'operazione può ricomprendere anche immobili degli enti territoriali; in questo caso, ferme restando le previsioni dettate dal presente articolo, gli enti territoriali interessati individuano, con apposita delibera ai sensi e per gli effetti dell'articolo 58 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, gli immobili che intendono dismettere. La delibera conferisce mandato al Ministero dell'economia e delle finanze per l'inserimento nel decreto dirigenziale di cui al secondo periodo del presente comma (...)».
  Con questo ordine del giorno chiediamo che il Governo si impegni ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative, anche legislative, finalizzate a far sì che, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, i comuni, le province, le regioni e le amministrazioni statali, tutti i soggetti pubblici, provvedano a inviare al Ministero dell'economia e delle finanze l'elenco delle proprietà immobiliari private con contratto di locazione passivo con la specificazione dei canoni e degli oneri sostenuti per la locazione.
  Tornando al contenuto del decreto-legge del 30 novembre 2013, n. 133, ricordiamo che esso abolisce il versamento della seconda rata dell'IMU per il 2013 per le abitazioni principali, ad esclusione dei fabbricati di lusso, e per le unità immobiliari appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa adibiti ad abitazione principale dei soci assegnatari, nonché Pag. 91per gli alloggi assegnati dagli IACP ed enti assimilati e per la casa coniugale in caso di separazione.
  Il decreto-legge ricomprende nell'esenzione anche l'unico immobile posseduto e non locato dal personale in servizio delle Forze armate e di polizia, dei vigili del fuoco e della carriera prefettizia. L'abolizione della rata dell'IMU interessa anche i terreni agricoli, nonché quelli non coltivati, posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola.
  Si incrementa al 128,5 per cento l'acconto IRES per il periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2013 per gli enti creditizi e finanziari, per la Banca d'Italia e per le società e gli enti che esercitano l'attività assicurativa. Per gli stessi soggetti si dispone che, per il periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2013, all'aliquota IRES del 27,5 per cento si applichi una addizionale di 8,5 punti.

  PRESIDENTE. Deputata Chimienti, concluda.

  SILVIA CHIMIENTI. Così come previsto dal decreto-legge convertito in legge si intendeva supplire con una clausola di salvaguardia alle eventuali minori entrate che si sarebbero potute registrare in relazione agli incassi previsti dalla definizione agevolata dei giudizi di responsabilità amministrativa e contabile dei concessionari di giochi o quella riferita al maggior gettito IVA dovuto al pagamento dei debiti pregressi della pubblica amministrazione.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Chimienti.
  L'onorevole Giulio Marcon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/30.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, colleghi e colleghe, come sappiamo l'articolo 4 del decreto-legge che stiamo discutendo, come modificato durante l'esame del decreto-legge al Senato, detta disposizioni concernenti il capitale della Banca d'Italia.
  In particolare, ricordo che il comma 1 ribadisce che la Banca d'Italia è istituto di diritto pubblico (ai sensi dell'articolo 20 del regio decreto-legge n. 375 del 1936 e dell'articolo 19 della legge n. 262 del 2005). Ricordo che la nostra Banca centrale della Repubblica italiana è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali, è l'autorità nazionale competente nel meccanismo di vigilanza unico di cui all'articolo 6 del Regolamento dell'Unione europea n. 1024/2013 del Consiglio del 15 ottobre 2013. Inoltre, la norma in oggetto ribadisce che la Banca d'Italia è indipendente nell'esercizio dei suoi poteri e nella gestione delle sue finanze, analogamente a quanto previsto per la BCE dall'articolo 282, paragrafo 3, del Trattato dell'Unione europea.
  L'istituzione del meccanismo di vigilanza unico nell'autunno 2014 rappresenta uno dei passaggi previsti per la realizzazione dell'unione bancaria in Europa, volta a dare vita a un quadro finanziario integrato per salvaguardare la stabilità finanziaria e ridurre al minimo il costo dei fallimenti delle banche. Le sue componenti saranno il meccanismo di vigilanza unico e i nuovi quadri integrati di garanzia dei depositi e di risoluzione delle crisi degli enti creditizi.
  Ricordo, inoltre, che la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione dal titolo «Un piano per un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita», che descrive nel dettaglio gli elementi e le tappe necessari per un'unione bancaria, economica, fiscale e politica a pieno titolo. Il cosiddetto pacchetto dell'unione bancaria, sul quale la discussione tra i partner europei è ancora molto aperta, comprende tre elementi fondamentali: il primo è la proposta di regolamento che attribuisce alla BCE compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi; il secondo elemento è l'istituzione dell'Autorità europea di vigilanza, la cosiddetta Autorità bancaria europea; terzo punto sono le proposte sul risanamento e la risoluzione delle crisi delle banche per affrontare le conseguenze di eventuali dissesti Pag. 92di enti creditizi, definendo un quadro efficace di gestione ordinata dei fallimenti bancari ed evitando così il contagio ad altri enti.
  L'unione bancaria, per essere realizzabile, per essere fattibile, si deve inserire in un progetto più ampio di unione fiscale e politica – questo è uno dei punti critici della costruzione europea –, anche perché, per funzionare ed essere credibile deve potere contare su risorse che solo un vero e proprio bilancio federale può assicurare. Il corretto funzionamento dell'unione bancaria richiede, infatti, l'introduzione di un finanziamento di ultima istanza di natura fiscale e, quindi, una qualche forma di bilancio federale, con rilevanti cessioni di sovranità dagli Stati nazionali al Governo federale. Questo è, ricordo, uno dei punti che noi sottolineiamo con questa proposta di ordine del giorno, ed è per questo che Sinistra Ecologia Libertà chiede al Parlamento di votare quest'ordine del giorno impegnando il Governo a sostenere la rapida approvazione ed attuazione delle misure per la realizzazione di un'effettiva e completa unione bancaria europea che includa un sistema centralizzato di vigilanza anche sulle banche di importanza nazionale e regionale, ma anche di tre punti che noi segnaliamo con quest'ordine del giorno: il primo, un quadro comune sugli strumenti nazionali di risanamento e di risoluzione delle crisi degli enti creditizi; il secondo, un fondo di garanzia europeo unico dei depositi bancari; il terzo, la creazione di un'Autorità europea unica e di un fondo unico di risoluzione per la gestione delle crisi bancarie.
  Ecco perché Sinistra Ecologia Libertà, proponendo quest'ordine del giorno, chiede al Parlamento di sostenerlo e di votarlo, per realizzare così un'effettiva stabilità del sistema bancario europeo.

  PRESIDENTE. Il deputato Cominardi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/77.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, signor Presidente. Grazie, si fa per dire, anche perché viene difficile ringraziare quando ci troviamo costretti ad ampliare la discussione sugli ordini del giorno, visto che il Governo, come un bambino capriccioso, quando vede che le cose non vanno come vorrebbe, ricorre ad uno strumento qual è la decretazione d'urgenza. Quindi, grazie è tra virgolette (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Con quest'ordine del giorno, il MoVimento 5 Stelle intende ribadire ancora una volta che questo Governo è politicamente illegittimo, sorretto da un Parlamento di nominati, che vende il proprio patrimonio immobiliare statale alle banche e agli investitori internazionali, solo ed esclusivamente per fare cassa, e qualche regalo agli amici degli amici; quello ovviamente non manca mai. Il patrimonio non è il vostro, è bene ribadirlo; non è il vostro, ma di tutti i cittadini italiani. E senza che vi sia stato rilasciato alcun mandato per porre in essere questa operazione, voi vendete tutto, nel più grande silenzio di quell'informazione asservita alla politica. Oggi proviamo pietà per i giornalisti, schiavi moderni, costretti a parlare di Renzi invece che della truffa della Banca d'Italia e della dismissione del patrimonio pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Difatti vediamo i presenti assenti della stampa.
  Per noi l'onestà tornerà di moda, per voi il silenzio e la disinformazione è la moda. Potevamo recuperare i fondi dagli F-35, dalla tassazione del gioco d'azzardo, avete preferito rapinare i cittadini italiani dei loro gioielli. Ma state tranquilli, non finirete nel limbo dei politici, gli italiani si ricorderanno di ognuno di voi quando sarà tutto finito, come si ricordano tutti i nomi dei deputati qui presenti che hanno approvato il fiscal compact, il MES, il pareggio di bilancio e che abbiamo ricordato qui; e ricorderemo anche i vostri, in questa occasione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il MoVimento 5 Stelle è entrato in Parlamento per tutelare il patrimonio dello Stato, dei cittadini e il futuro di una nazione intera, che per troppi anni è stato male amministrata da contabili: amici vostri, ovviamente, cose vostre. L'articolo 5 Pag. 93della Costituzione riconosce e promuove le autonomie locali, mentre al comma 2 dell'articolo 9 tutela il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico della nazione. Oggi, invece, calpestiamo la volontà popolare subordinandolo il diritto all'economia, il territorio al mercato, il pubblico al privato: insomma, i cittadini alle banche.
  Questo Governo ha un nome: è il Governo delle banche. Un Governo Sachs, Goldman Sachs. Nel Governo Letta la forma è più importante della sostanza: questa operazione di dismissione del patrimonio, prevista all'articolo 3 del decreto-legge n. 133 del 2013, è uno scellerato attacco alla democrazia ed alla sovranità del nostro Paese. Stiamo parlando del solito decreto-legge truffa, che passa nelle assemblee legislative e viene reso legittimo perché sostenuto dal Parlamento, dal Governo e dal firmatario di ultima istanza, il Quirinale. Complimenti.
  La lunga mano della finanza e dell'Europa penetra nel nostro Paese, arrivando ad una rapina a mano legislativa, invece che a mano armata, del patrimonio pubblico statale. Gli enti territoriali solo le prede di una caccia spietata. In questo preciso momento è in atto un'azione coordinata Governo – Parlamento – stampa – media per confondere gli italiani. Questo mercanteggiare viene spacciato agli italiani con nomi diversi: oggi si chiama semplificazione normativa per la dismissione del patrimonio immobiliare finalizzata al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica. Insomma, stiamo nuovamente assistendo allo smembramento dello Stato, come già in passato è avvenuto.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CLAUDIO COMINARDI. Dopo la cessione di sovranità all'Europa, stiamo cedendo e vendendo il nostro patrimonio: il Paese si concentra sulla legge elettorale, e voi, senza farvi notare, vendete tutto.
  Entrando nello specifico, con questo ordine del giorno intendiamo impegnare il Governo ad adottare tutte le iniziative necessarie affinché il Ministero ambiente e della tutela del territorio e del mare ed il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo creino un apposito registro, al quale dare ogni forma di pubblicità, dove tutti cittadini interessati possono depositare e visionare le richieste di mantenimento della proprietà pubblica degli immobili. Ciò che è fondamentale per il MoVimento 5 Stelle non lo è per il Governo: ecco perché non faremo mai nessun accordo con chi vende gli italiani.

  PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

  CLAUDIO COMINARDI. All'articolo 2-quater viene riconosciuta – e qui concludo – la possibilità a regioni, enti locali, associazioni di segnalare i beni di rilevante interesse culturale e paesaggistico, in ordine ai quali ritenga prioritario mantenere la proprietà dello Stato avviando procedimenti di tutela e valorizzazione.

  PRESIDENTE. Concluda.

  CLAUDIO COMINARDI. Questa norma è un'eccezione – e qui concludo, l'ultimo rigo –, invece dovrebbe essere la regola. Il Governo vende se stesso alle banche, o peggio: com’è previsto agli articoli 4 e 5, regala il «tesoretto» alle banche. Non si tratta più di capitalismo di Stato: questo è colonialismo economico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Tripiedi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/100.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, con questo decreto-legge si sta autorizzando l'aumento di capitale di Bankitalia, mediante l'utilizzo delle riserve statuarie, all'importo di 7 miliardi e mezzo di euro. Le categorie di investitori che possono acquistare le quote sono: banche ed imprese di assicurazioni che hanno sede all'interno dell'Unione europea, fondazioni bancarie, enti ed istituti di previdenza e assicurazione con sede in Italia, e fondi pensione. In sostanza, Presidente, questo Governo criminale sta andando a rubare Pag. 94altri 7 miliardi e mezzo dalle tasche dei cittadini per regalarli ai soliti amici banchieri, trasformando le banche private in proprietarie delle riserve che la Banca d'Italia aveva in deposito. Quale sarà la prossima mossa di questo Governo osceno, che cura solo gli interessi dei suoi amici lobbisti ? Sarà il prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani ? Staremo a vedere.
  Procedo con la lettura dell'ordine del giorno presentato dal sottoscritto sugli articoli 4 e 5 del decreto-legge, nella parte ove si tratta il capitolo di Banca d'Italia.
  Gli articoli 4 e 5 del provvedimento in titolo ridefiniscono la governance della Banca d'Italia, modificando il quadro normativo concernente il capitale della Banca d'Italia, nonché le disposizioni relative alla sua organizzazione.
  È assolutamente non condivisibile lo strumento del decreto-legge su una questione delicata e strategica, che avrebbe dovuto essere oggetto di ampio e approfondito dibattito nelle sedi consone, quelle parlamentari.
  Si impegna il Governo ad adottare, per quanto di sua competenza, le iniziative, anche legislative, affinché sia previsto che, a decorrere dall'esercizio in corso alla data del presente provvedimento, i partecipanti al capitale della Banca d'Italia, trasferiscano le quote, ove già non incluse, nel comparto delle attività finanziarie detenute per la negoziazione, ai medesimi valori di iscrizione del comparto di provenienza.
  Analizzando gli articoli 4 e 5 del decreto-legge IMU Banca d'Italia citato nell'ordine del giorno appena trattato, articolo 4, capitale della Banca d'Italia, la Banca d'Italia, istituto di diritto pubblico, la Banca centrale della Repubblica italiana, è parte integrante del Sistema Europeo di Banche Centrali ed è autorità nazionale competente nel meccanismo di vigilanza unico di cui all'articolo 6 del Regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio del 15 ottobre 2013. È indipendente nell'esercizio dei suoi poteri e nella gestione delle sue finanze. La Banca d'Italia è autorizzata ad aumentare il proprio capitale mediante utilizzo delle riserve statutarie all'importo di 7 miliardi e mezzo di euro; a seguito dell'aumento, il capitale è rappresentato da quote nominative di partecipazione di euro 20 mila ciascuna. Ai partecipanti possono essere distribuiti esclusivamente i dividendi annuali, a valere sugli utili netti, per un importo non superiore al 6 per cento del capitale. Le quote di partecipazione al capitale possono appartenere solo a: banche aventi sede legale in Italia, ovvero aventi sede legale e amministrazione centrale in uno Stato membro dell'Unione europea diverso dall'Italia; imprese di assicurazioni e di riassicurazione aventi sede legale in Italia, ovvero aventi sede legale e amministrazione centrale in uno Stato membro dell'Unione europea diverso dall'Italia; fondazioni di cui all'articolo 27 del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153, che cita – partecipazione al capitale della Banca d'Italia – le fondazioni che hanno adeguato gli statuti ai sensi dell'articolo 28, comma 1, sono incluse tra i soggetti che possono partecipare al capitale della Banca d'Italia, a condizione che abbiano un patrimonio almeno pari a 50 miliardi; operino, secondo quanto previsto dai rispettivi statuti, in almeno due province, ovvero in una delle province autonome di Trento e Bolzano; prevedano nel loro ordinamento la devoluzione ai fini statutari nei settori rilevanti di una parte di reddito superiore al limite minimo stabilito dall'Autorità di vigilanza ai sensi dell'articolo 10. Il trasferimento delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia agli enti di cui al comma 1 non costituisce presupposto per l'applicazione dell'imposta sul reddito delle persone giuridiche, dell'imposta regionale sulle attività produttive, dell'imposta sul valore aggiunto e delle altre imposte sui trasferimenti.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  DAVIDE TRIPIEDI. Ho finito. Ulteriori condizioni e requisiti per l'ammissione delle fondazioni al capitale della Banca d'Italia e per il trasferimento delle quote possono essere previsti dallo statuto della Banca, approvato con regio decreto 11 Pag. 95giugno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tripiedi. Il deputato Cecconi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/142.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, devo dire che mi sento stupito, quasi meravigliato, di come questo Governo abbia la capacità, diciamo «innata», di inanellare un decreto dietro l'altro e di fare una cosa peggio dell'altra. Non esiste decreto da inizio legislatura che abbia fatto qualcosa per il bene dei cittadini. Evidentemente a questo Governo proprio non riesce di andare verso i cittadini e fare qualcosa di bene per questo Paese. Questo decreto che vi accingete a votare ne è un'altra dimostrazione.
  Non è niente di meglio o di peggio di quello che siete riusciti a fare fino ad oggi e al suo interno ci sono indicate cose che noi riteniamo pericolose per la democrazia di questo Paese. Non c’è soltanto il bluff della seconda rata dell'IMU, seconda rata che sarebbe potuta decadere se soltanto il Partito Democratico avesse ascoltato i suoi sindaci nel territorio romagnolo e avesse approvato un semplice emendamento che avrebbe sanato e avrebbe trovato i soldi tassando leggermente quelli che sono i giochi d'azzardo attualmente in vigore nel nostro Paese.
  Ma, per effetto della fiducia che è stata posta sempre da questo Governo, ovviamente è stata precluso, sia a noi sia ai deputati della maggioranza, di poter esprimere un proprio libero parere su questo decreto e diciamo che questa è la cosa che è grave per noi che in opposizione non abbiamo la possibilità, in questo modo, di fare sentire la voce di nove milioni di cittadini ma anche per tutti quei deputati della maggioranza a cui viene tarpata la bocca e a cui viene tarpata la possibilità di intervenire efficacemente in un decreto. Ricordo che questa è una repubblica parlamentare e ancora non è una repubblica presidenziale o di governo e che il Parlamento ha tutta la possibilità – anzi, il dovere – di potere cambiare un decreto-legge se ritiene che il Governo non abbia fatto un buon lavoro.
  Nel merito dell'ordine del giorno che ho presentato vado a toccare una parte che forse è stata poco discussa, perché si è sempre parlato molto di seconda rata dell'IMU e della privatizzazione o della vendita di buona parte delle quote della Banca d'Italia a banche private anche straniere, ma è andato un po’ in ombra tutto quello che riguarda l'alienazione degli immobili pubblici e del modo in cui gli immobili pubblici verranno alienati, cioè la possibilità per lo Stato – ma anche che gli enti territoriali hanno – di sanare una serie di immobili che sono stati costruiti durante gli anni con i soldi dei cittadini e che spesso sono stati anche costruiti contro la normativa urbanistico-edilizia. Pensiamo non soltanto agli enti territoriali classici, che possono essere poi le regioni, le province e i comuni, ma anche gli enti parco e tutti gli altri enti che, comunque, hanno una dotazione immobiliare, che hanno costruito, con i soldi dei cittadini, immobili in zone e in aree in cui non si doveva edificare o violando palesemente i piani regolatori locali.
  Con questo decreto definitivamente per fare cassa, perché si sta cercando esclusivamente di fare cassa svendendo un patrimonio che è pubblico e che è di tutti i cittadini, questi enti possono sanare un patrimonio immobiliare che dovrebbe essere, se fosse di un cittadino comune, di un cittadino normale, abbattuto e bonificato.
  È un tentativo, diciamo, subdolo da parte di questo Governo di fare quattro spiccioli svendendo un patrimonio territoriale che è di tutti i cittadini e con questo ordine del giorno si va soltanto a chiedere al Governo di impegnarsi affinché vigili che le sanatorie chieste dagli enti territoriali non riguardino immobili o comunque superfici che sono state costruite da soggetti condannati per un reato, colposo o non colposo, relativo alla violazione della normativa urbanistico-edilizia.
  È un ordine del giorno di buon senso. Non credo che un cittadino normale abbia Pag. 96la possibilità di sanare un immobile se è stato costruito abusivamente e non vediamo perché un ente pubblico debba avere la possibilità di farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Baroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/67.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, questo ordine del giorno, in riferimento all'atto Camera n. 1941, si prefigge l'intenzione di impegnare il Governo ad adottare ogni provvedimento, anche normativo, diretto a escludere la possibilità di utilizzare la sanatoria per condonare opere realizzate nella fascia di 300 metri dalla spiaggia al mare.
  Per l'anno nuovo ognuno regala ciò che vuole. L'attuale maggioranza parlamentare o, meglio, l'attuale Governo ha preparato, nelle sue segrete stanze, un pacco che fa rimpiangere i peggiori sostenitori dell'abusivismo della Prima Repubblica. Andiamo avanti con deroghe che snaturano importanti vincoli ambientali. Ad esempio, con l'articolo 3 dell'atto Camera n. 1941 si estende il condono edilizio, previsto dall'articolo 40 della legge n. 47 del 1985 solo per gli immobili soggetti a procedure esecutive, anche agli immobili pubblici acquistati dai privati.
  Con questo fenomeno giurisprudenziale si snatura la legge n. 431 dell'8 agosto 1985, nota come legge Galasso, che ha introdotto a livello normativo una serie di tutele sui beni paesaggistici e ambientali. Proprio in quest'ottica, il decreto concede a chi acquista l'immobile pubblico un anno di tempo per inoltrare le domande di sanatoria relative alla presenza di eventuali opere realizzate senza autorizzazione.
  Ciò significa che i privati che acquisteranno dalla Stato un immobile con degli abusi avranno un anno di tempo per chiederne la regolarizzazione. In merito è molto allarmato l'Istituto nazionale dell'urbanistica dove riecheggia il condono. Quindi l'Istituto nazionale dell'urbanistica auspica che una tale ipotesi sia fugata al più presto. I condoni edilizi sono sempre un danno gravissimo per l'ambiente, vanificano le azioni di governo del territorio e, fra questi, gli interventi di difesa del suolo, oggi improcrastinabili.
  Ci sono voluti undici anni, ma alla fine è rispuntato il condono edilizio, con buona pace, anzi con assoluto silenzio degli ambientalisti del PD, del decreto-legge cosiddetto IMU Bankitalia, n. 133 del 2013, all'articolo 3, comma 1, dove sono stati riaperti i termini del condono edilizio, non per tutti, beninteso, ma solo per chi compra un immobile dallo Stato o da enti pubblici.
  Questa norma – è chiaro a tutti – riaprirà gli appetiti di condono edilizio generalizzato, il malcostume italiano, e smentisce clamorosamente coloro che, quando erano all'opposizione, si stracciavano le vesti al grido: nuovo condono, mai più. Ma le cose cambiano, le parole date in campagna elettorale pure, basta inserire le eccezioni, per cui la situazione di crisi, foglia di fico di ogni recente nefandezza normativa, giustifica qualsiasi cosa.
  Il fare cassa oggi serve a rendere più appetibile l'acquisto di immobili pubblici, ma, guarda caso, si applica anche a chi l'immobile lo ha già comprato da un anno. Domani servirà a giustificare un condono edilizio generalizzato forse. Il problema, come si è spesso detto, è culturale. In questo caso lo Stato perde ogni credibilità. Come può criticare chi è abusivo, applicargli sanzioni penali, minacciare di demolirgli gli immobili e poi quando è esso stesso abusivo non applicare a sé le medesime regole?
  La norma in questione oggi è così sgangherata che non chiarisce neanche se si possono condonare abusi in area vincolata, ipotesi esclusa dall'ultimo condono, per quali superfici massime né se c’è un termine finale per terminare il fabbricato. Il termine massimo previsto dall'ultimo condono era il 31 marzo 2003. Si opera un semplice, quanto improvvido, rinvio all'articolo 40, comma 6, della legge n. 47 del 1985, che si applica alla del tutto residuale ipotesi di immobili oggetto di procedure Pag. 97esecutive, fallimenti o esecuzioni familiari ed è assolutamente povero di indicazioni.
  Pertanto, per come è formulata questa norma di mero rinvio fioriranno interpretazioni che – c’è da scommetterci – affermeranno che l'abuso edilizio potrà essere condonato anche se realizzato successivamente all'acquisto da parte del privato, basta che si rispetti il termine di un anno per presentare la relativa domanda di sanatoria. È il due per uno dello Stato, l'ennesima prova di pochezza morale, ancora prima che legislativa, del Governo.
  Mai come nel caso del condono edilizio i partiti sono tutti d'accordo, non c’è destra, non c’è sinistra, sono tutti uguali. Nessun partito, a parte il MoVimento 5 Stelle, ha depositato un emendamento per sopprimere questa norma infame. Tutti hanno taciuto, soltanto il MoVimento 5 Stelle ha depositato trentaquattro emendamenti, poi decaduti in seguito alla posizione della questione di fiducia, per cercare di sopprimere o almeno limitare gli effetti di questa norma scellerata. Solo la Lega ha presentato un emendamento, tra l'altro, per chiarire che si possono condonare gli abusi anche in zona vincolata. Con gli ordini del giorno, lo stesso: un assordante silenzio.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMO ENRICO BARONI. A parte gli ordini del giorno del MoVimento 5 Stelle, nessuno ha presentato ordini del giorno su questa infamia, a parte l'ordine del giorno Realacci, che afferma che il decreto-legge è opportuno e che basta fare un monitoraggio del condono edilizio per lavarsi la coscienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Il deputato Cecconi espone un cartello recante la scritta «Giù le mani da Banca D'Italia»).

  PRESIDENTE. Tolga il cartello, onorevole Cecconi, la richiamo (Il deputato Baroni espone un cartello recante la scritta «Giù le mani da Banca D'Italia»). Anche lei, onorevole Baroni. Chiedo ai commessi di togliere i cartelli che vedono in giro (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Onorevole Baroni, forza.
  La deputata Silvia Giordano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/124.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, sono qui per illustrare l'ordine del giorno con cui chiediamo al Governo un impegno a valutare l'opportunità di ricalcolare l'entità del gettito associato alle diverse fattispecie che hanno portato alla quantificazione stimata con riguardo alle differenze previste dalle disposizioni di legge, al fine di precisare l'importo dell'onere derivante dalla non debenza dell'IMU rurale e riassegnare al comparto primario le maggior risorse (Il deputato Mantero espone un cartello recante la scritta: «SOS Bankaitalia» – Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Mantero, per favore, chiuda quel cartello ! Chiedo ai commessi di togliere anche quel cartello (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Sta diventando una cosa ridicola più che incresciosa, onorevole Mantero. La richiamo ! Prego, continui onorevole Giordano.

  SILVIA GIORDANO. È necessario sottolineare che per i terreni agricoli l'esonero è stato ridotto rispetto a quanto stabilito in sede di acconto 2013. L'esenzione del saldo IMU è prevista infatti solo per i terreni degli imprenditori agricoli professionali. Il tenore letterale porta a concludere che tutti i terreni posseduti da Iap sono esenti, indipendentemente dal fatto (Il deputato Tripiedi espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»)...

  PRESIDENTE. Onorevole Tripiedi ! Togliete il cartello all'onorevole Tripiedi ! Il cartello che poco fa era esposto. (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente) Prego continui, deputata Giordano.

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  SILVIA GIORDANO. ...indipendentemente dal fatto che siano coltivati o meno. I terreni posseduti da altri soggetti, coltivati o meno, dovrebbero invece pagare il saldo. Per questi ultimi, dato che l'esonero ha riguardato solo l'acconto, mentre oggi il saldo va versato, e dato che in sede di saldo si deve procedere a conguagliare l'imposta dell'anno, qualora il comune avesse incrementato l'aliquota rispetto a quella base si dovrebbe effettuare il conguaglio su tutto l'anno.
  Il rapporto sullo stato dell'agricoltura 2013 dell'INEA fotografa un settore, quello primario, in recessione, tanto è vero che nel 2012 si era già registrata, prima di tutto, una caduta della produzione del meno 3,3 per cento, del valore aggiunto del meno 4,4 per cento, e della domanda di prodotti alimentari (meno 3,2 per cento). Un comparto, quello primario, che chiede all'Esecutivo il coraggio nel varare seri provvedimenti nei suoi confronti, a partire dall'attuazione di politiche occupazionali che avvantaggino principalmente i giovani.
  Anche il Sottosegretario per l'economia e le finanze, Baretta, intervenendo alla sesta assemblea elettiva della Confederazione italiana agricoltori di Venezia, svoltasi lo scorso 24 gennaio, ha espresso perplessità rispetto alla battaglia di esenzione IMU quale unico strumento a sostegno del comparto, rispetto ad una ricerca finalizzata ad orientare le risorse verso altre finalità, come l'assunzione di giovani o il sostegno all'innovazione tecnologica, alla ricerca e al recupero di suolo. La bozza del decreto-legge conferma l'esenzione IMU per i terreni agricoli anche incolti se posseduti e condotti da coltivatori diretti o di imprenditori agricoli a titolo professionale iscritti alla previdenza agricola. Per i fabbricati strumentali all'attività l'esenzione è oggettiva. Questo significa che contrariamente a quanto previsto per i terreni agricoli, i fabbricati, anche se concessi in affitto unitamente al fondo, godono dell'esenzione dall'IMU. Il comma 3-bis dell'articolo 9 del decreto- legge n. 557 del 1993 richiamato dall'articolo 13 del decreto-legge n. 201 del 2011 stabilisce che per fruire anche dell'esenzione della seconda rata IMU il carattere di ruralità va riconosciuto alle costruzioni strumentali necessarie allo svolgimento dell'attività agricola. La norma fornisce un elenco non esaustivo delle destinazioni degli immobili idonee a definire la ruralità dell'immobile. Per quanto riguarda le abitazioni rurali la norma non prevede invece alcuna causa di esenzione e sotto questo profilo il dato normativo è differente dall'articolo 1 del decreto-legge n. 102 del 2013, che aveva previsto l'esclusione della prima rata IMU del 2013 per tutti i fabbricati rurali, e non solo per quelle strumentali.
  Approfitto di questi pochi secondi, per dare tutto il mio appoggio al PdL e al PD per la venuta meno, da un lato, dell'ex ministro De Girolamo e, dall'altro, del decaduto sindaco De Luca. D'altronde ve lo avevamo detto che vi avremmo mandati tutti a casa e, tranquilli, siamo solo all'inizio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Dall'Osso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/83. (La deputata Lorefice espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia» – Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tolga il cartello, onorevole Lorefice !

  MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, io volevo innanzitutto chiederle (Il deputato Bonafede espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»)...

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, tolga il cartello. Chiedo ai commessi di togliere tutti i cartelli. D'ora in poi tutti i cartelli che vengono esposti devono essere tolti. Sapete che questo non è consentito in Aula.
  Continui onorevole Dall'Osso, il suo tempo sta scorrendo.

  MATTEO DALL'OSSO. Le chiedo...

  PRESIDENTE. Continui, onorevole...

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  MATTEO DALL'OSSO. Volevo un po’ di silenzio, grazie.

  PRESIDENTE. Lo chieda ai suoi colleghi il silenzio, però.

  MATTEO DALL'OSSO. Ragazzi, silenzio, per favore, sto parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Volevo chiederle se può fare da tramite con la dottoressa, onorevole, Presidente della Camera Boldrini di questo messaggio. Ogni volta che una persona lascia un messaggio on line lascia un numero identificativo e glielo dico non perché sono ingegnere, ma semplicemente perché ho ricevuto minacce di morte on line. Facendo denuncia alle forze dell'ordine, penso si siano attivati e dal giorno dopo sia su facebook che su twitter, questo ex dittatore coreano – ovviamente è un nickname falso – ha smesso di importunarmi.

  PRESIDENTE. Tornerei all'ordine del giorno. Grazie.

  MATTEO DALL'OSSO. Era una giusta premessa, adesso torno all'ordine del giorno.
  Il decreto-legge, l'ennesimo con cui opera questo Governo, vorrebbe, tra l'altro, in materia di dismissioni di immobili pubblici, semplificare la procedura relativa a vendita a trattativa privata anche in blocco. Si prevede che possano essere interessati dalla vendita in blocco con trattativa privata gli immobili ad uso prevalentemente non abitativo, appartenenti al patrimonio pubblico, i quali comprendono anche locali accessori destinati ai custodi. Ma di costoro nessuno parla. Io, però, e il MoVimento 5 Stelle sì. Il meccanismo di dismissione a trattativa privata in blocco è esteso anche agli immobili degli enti territoriali. Si prevede, infatti, che gli enti territoriali interessati individuino, con apposita delibera, gli immobili che intendono dismettere.
  La delibera conferisce mandato al Ministero dell'economia e delle finanze per l'inserimento del decreto dirigenziale che autorizza la vendita in blocco. Si prevede, infine, che i Ministeri individuino e comunichino all'Agenzia del demanio gli immobili di rilevante interesse culturale, paesaggistico e ambientale in ordine ai quali ritengano prioritario mantenere la proprietà dello Stato.
  Ma siamo solo noi a pensare che la via migliore per preservare i beni pubblici dalle speculazioni dei privati, avallata da voi, signori del Governo... Non ho capito, non ho capito davvero... ma come è possibile ? Come è possibile ? Siamo solo noi a voler mantenere le strutture pubbliche per e del cittadino ? A non volerle vendere a nessuno ? Ma siamo solo noi a pensare al futuro delle generazioni e a voler donare loro un tesoro, quello che voi «mangiate» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Ma siamo solo noi a ricordarci dell'opera di uomini e donne di Stato che hanno combattuto e combattono per la libertà e per il diritto all'uguaglianza ? E proprio oggi che è la giornata dedicata alla memoria della Shoah ci troviamo a interfacciarci con uno Stato che vorrebbe distruggere un patrimonio, di fronte a cosa, poi ? Di fronte ai rimborsi elettorali che prendete ? Per mantenere i finanziamenti che elargite alla stampa ? Per pagare le strutture di partito ? Per finanziare gli F 35 ? Capito ? L'Italia ripudia la guerra.
  A fronte di tutto quello che vi ho detto e cercando di calmarmi un attimo – perché adesso che questo lo hanno ripristinato non vorrei distruggerlo nuovamente –, davvero io vi dico solamente: Vergognatevi tutti ! Vergognatevi (Espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia» Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Tolga il cartello, onorevole Dall'Osso. I commessi devono togliere i cartelli esposti !

  MATTEO DALL'OSSO. Sennò cosa mi fa?

  PRESIDENTE. La deputata Di Vita ha facoltà di illustrare il suo ordine del Pag. 100giorno n. 9/1941/115 (Il deputato Dall'Osso espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia» – Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tolga il cartello, onorevole Dall'Osso (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente) ! Prego, deputata Di Vita.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, questo ordine del giorno impegna il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative, anche legislative, finalizzate affinché per l'anno 2014 Banca d'Italia trasmetta semestralmente una relazione alle Commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari. La relazione dovrà riguardare l'attività svolta nel corso dell'esercizio 2014 da Banca d'Italia, evidenziando, in particolar modo, l'acquisito parere della BCE sulle modifiche normative introdotte dal presente provvedimento.
  Infatti, mi dispiace dovervelo nuovamente ricordare come hanno, tra l'altro, fatto i miei colleghi della Commissione Bilancio (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle espongono un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»)...

  PRESIDENTE. Togliete il cartello in alto, non vedo chi lo espone. Togliete il cartello in alto ! Richiamo il deputato o la deputata che è dietro quel cartello. Onorevole Sibilia, la richiamo all'ordine ! Stiamo rasentando il ridicolo. Lo abbiamo superato, avete ragione !
  Prego, deputata Di Vita.

  GIULIA DI VITA. Certo, il ridicolo lo stiamo discutendo con questo decreto, comunque andiamo avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo aneddoto, riguardante il parere della BCE, proprio non vi va a quanto pare di raccontarlo ai cittadini o mi sbaglio ? Certo non è mica la cosa peggiore che avete fatto con questo decreto per carità ! Avreste da spiegare molto di più, tipo smettere di usare la carota dell'abolizione della seconda rata dell'IMU e raccontare del bastone piuttosto con cui, con il voto che state per dare, prenderete a mazzate la banca degli italiani o quel che ne resta. Diciamolo che siamo stati richiamati dalla Banca centrale europea perché non abbiamo rispettato le regole sulla consultazione della BCE. Il trattato sul funzionamento dell'Unione europea prevede infatti che la consultazione della BCE debba precedere l'approvazione di un decreto come questo che dispone l'aumento di capitale della Banca d'Italia e fissa alcuni principi per la modifica dello statuto della stessa. Quindi, prima si chiede il parere alla Banca centrale europea e poi si approva il decreto. E cosa avete fatto voi invece ? Nel parere della BCE (è un parere pubblico che invito tutti a leggere; lo potete trovare sul sito della BCE, oppure cercando su google: parere della banca centrale europea del 27 dicembre 2013, relativo all'aumento di capitale della banca d'Italia) leggiamo che la stessa ha ricevuto richiesta di consultazione il 22 novembre 2013 mentre il decreto-legge è stato approvato il 27 novembre 2013. Quindi il Governo italiano ha dato solo tre giorni lavorativi alla BCE per emanare il parere e lo ha approvato prima di riceverlo. La BCE si legge ancora in molteplici pareri ha sottolineato che anche in casi di estrema urgenza le autorità nazionali non sono esonerate dall'obbligo di consultare la BCE e di accordarle un tempo sufficiente a consentire che il suo parere sia tenuto in considerazione e che inoltre gli stati membri sono obbligati a sospendere il processo di approvazione di un progetto di disposizioni legislative in attesa della ricezione del parere della BCE. Quindi, desidera richiamare l'attenzione del ministro circa il rispetto della procedura di consultazione, tenuto conto in particolare della rilevanza della normativa per la Banca d'Italia e l'eurosistema. Quindi, caro Governo tutta questo ubbidienza all'Europa quando non vi conviene passa in secondo piano, qualche strappo alla regola riuscite a farlo; tra l'altro sono le solite belle figure all'italiana. Ora la BCE parla per bocca ovviamente del suo presidente ovvero Mario Draghi, ex governatore della Banca d'Italia, il quale ha richiamato il ministro Pag. 101dell'economia ossia Saccomanni, anche lui ex direttore generale della banca d'Italia. Solo io colgo l'assurdità di questo bel quadretto ? Insomma, una questione europea sì, ma sempre in famiglia, ma vediamo cosa ci chiede l'Europa in questo caso. Praticamente, si teme che la Banca d'Italia possa mettere a rischio la propria indipendenza finanziaria; si fa presente infatti che Banca d'Italia dovrebbe essere sempre sufficientemente capitalizzata e trovarsi sempre in condizione di creare, consolidare e ricostituire riserve appropriate e commisurate a livello di rischio, emergente dalla natura delle sue attività, incluse le riserve costituite da utili non distribuiti al fine di preservare...(Un deputato del gruppo MoVimento 5 Stelle espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»)...

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI (ore 18)

  PRESIDENTE. Mi scusi. Deve uscire con quel cartello, gentilmente. Frusone, richiamato all'ordine la prima volta. Concluda, onorevole Di Vita, le sono rimasi 15 secondi.

  GIULIA DI VITA. Si, Presidente. Le modifiche normative dovrebbero quindi garantire che tali riserve siano gradualmente ricostituite nell'arco di un periodo di tempo adeguato fino all'ammontare ritenuto necessario a salvaguardare il capitale e le attività...(Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle espongono un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»)...

  PRESIDENTE. Deve uscire dall'Aula.
  Deve concludere.

  GIULIA DI VITA. ...Salvaguardare il capitale e l'attività della Banca d'Italia. Quindi, visto che di fare le cose proprio non ne volete sapere, né volete dare modo a questo Governo...

  PRESIDENTE. Onorevole Tripiedi, esca dall'Aula ! Anche l'onorevole Cominardi.
  Ha concluso ? Deve concludere.

  GIULIA DI VITA. Sto concludendo.

  PRESIDENTE. Deve chiudere. Può solo chiudere.

  GIULIA DI VITA. Sono stata interrotta. Chiedevo quindi...

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  La deputata Lorefice ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/126.

  MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, premesso che non riteniamo sia assolutamente condivisibile usare la decretazione d'urgenza su una questione delicata e strategica quale la governance...(I deputati Cominardi e Tripiedi espongono un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia») ?

  PRESIDENTE. Onorevole Cominardi, lo avevo già richiamata all'ordine; lei è espulso dall'Aula. Prego, fuori dall'Aula. Onorevole Tripiedi, anche lei. Era già stato richiamato all'ordine, è espulso dall'Aula.
  Prego onorevole Lorefice.

  MARIALUCIA LOREFICE. Usate quindi la decretazione d'urgenza su una questione delicata e strategica quale la governance, il quadro normativo concernente il capitale e le disposizioni riguardanti l'organizzazione della Banca d'Italia. Premesso che riteniamo che un tema così delicato come quello della Banca d'Italia avrebbe dovuto essere oggetto di un più ampio e approfondito dibattito nelle sedi opportune, cioè quelle parlamentari, come purtroppo non è stato fino ad ora, dato che siamo stati completamente esautorati del ruolo fondamentale che il Parlamento deve avere, cioè legiferare.
  Premesso ciò, mi trovo qui ad illustrare un ordine del giorno consapevole che per Pag. 102il Governo non ha alcuna reale valenza, sebbene invece sarebbe vincolato a darvi seguito.
  Ma sappiamo come vanno le cose qui dentro: qui ognuno fa quello che vuole e si sente libero di poterlo fare.
  Ma comunque ritorno all'ordine del giorno in questione: cosa chiediamo al Governo ?
  Chiediamo un impegno ben preciso: adottare tutte quelle iniziative di sua competenza, fossero anche di natura legislativa, affinché i soggetti che svolgono attività di impresa, anche attraverso società controllate in settori non finanziari né bancari, non vengano autorizzati ad acquisire partecipazioni, quando la quota di diritti di voto detenuta complessivamente sia superiore al 15 per cento o quando ne potrebbe comunque conseguire il controllo della banca.
  A tali fini è la Banca d'Italia che individua i diritti di voto e gli altri diritti rilevanti.
  Questo è l'impegno che chiediamo di prendere al Governo, perché vede, Presidente, ciò a cui stiamo assistendo è la svendita di Banca d'Italia, la rivalutazione delle quote di Banca d'Italia e la sua privatizzazione, in controtendenza rispetto a tutti i Paesi europei, che hanno banche centrali pubbliche. E lo avete fatto ricorrendo all'ennesimo voto di fiducia, regalando così 7,5 miliardi di euro alle banche.
  Ma ricordate che quello che avete commesso altro non è che un crimine economico contro gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il decreto, che rivaluta infatti le quote di Banca d'Italia da 156 mila euro a 7,5 miliardi di euro, altro non è che un crimine, è un gentile omaggio alle banche socie, Unicredit e Banca Intesa per prime, che potranno vantare una manna piovuta dal cielo di centinaia di milioni di euro.
  Privatizzare oro e riserve, sudato risparmio degli italiani, che potrà entrare a far parte del capitale di Banca d'Italia, equivale ad espropriare i cittadini di un bene indivisibile che appartiene al popolo.
  E invece il Governo continua ad inginocchiarsi ai piedi dei banchieri.
  Quando, quando vi renderete conto che state letteralmente distruggendo il Paese o ciò che di esso rimane ? Ma poi riflettendoci bene mi dico: in fondo, cosa ci si poteva aspettare dal Governo delle larghe intese, un Governo che lascia fare la legge elettorale a due pregiudicati ?
  Cosa ci si poteva aspettare dal Governo delle furberie illegali e dei favori alle lobby, che rifinanzia le guerre e acquista F-35 ?
  Insomma, ci provate ogni volta che ne avete l'occasione, in ogni decreto, e ci riuscite pure, perché avete i numeri.
  Ma statene certi: non c’è legge elettorale che potrà salvarvi. Mi auguravo che per una volta questo Parlamento, questo Governo facesse la cosa giusta.
  Ma poi mi rendo conto che o sono ingenua o sono pazza a pensare una cosa del genere, perché siete sempre pronti a difendere non le prerogative dei cittadini – non sia mai ! – ma quelle delle lobby, che qui in Parlamento si trovano a proprio agio, gli interessi delle banche, delle assicurazioni, delle concessionarie delle slot, degli speculatori. Questi vanno difesi perché sono potenti, perché portano voti, perché finanziano i partiti e perché a voi i soldi non bastano mai, perché i soldi servono – questo lo dite voi – a garantire la democrazia nel Paese.
  Ma di una cosa non vi siete resi conto: che proprio voi non siete per niente liberi, siete schiavi di un sistema perverso che avete creato, e spezzare le catene è diventato impossibile.
  Noi invece sì che siamo liberi: giù le mani da Banca d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. L'onorevole Mantero ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/121.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, presentiamo questo ordine del giorno perché, a seguito dell'entrata in vigore dell'IMU sperimentale, avvenuta il primo gennaio 2012, il legislatore è intervenuto più volte, modificando l'applicazione del tributo, toccando anche, tra gli Pag. 103altri aspetti, la base imponibile dei terreni agricoli.
  In particolare le disposizioni introdotte in materia di imposta municipale sperimentale penalizzano il comparto primario ovvero il nostro settore agroalimentare, oggi uno dei settori di rinascita dell'economia nazionale e dell'occupazione giovanile, in controtendenza con la crisi economica e finanziaria che interessa il nostro Paese da diversi anni.
  Nel primo semestre del 2013, tale settore ha registrato segnali positivi con una variazione tendenziale del PIL del più 0,1 per cento ed un aumento degli occupati complessivi pari allo 0,7. Infatti oggi i lavoratori agricoli sono sempre più spesso giovani che stanno inventando ovvero stanno riscoprendo, nelle nostre società ormai sature di consumo e di consumismo, un diverso modo di vivere.
  Dall'ultimo rapporto Excelsior Unioncamere emerge infatti che, grazie al turn over generazionale, in agricoltura saranno duecentomila i posti di lavoro a disposizione dei giovani nei prossimi anni, segnali questi che appaiono decisivi ed importanti e che non dovrebbero essere trascurati in un Paese che ha necessità di rilanciarsi. Peccato che, come sempre, nessuno guarda e nessuno si interessa. Nessun provvedimento sostanziale è stato preso negli ultimi anni per incentivare e promuovere l'avvicinamento dei giovani all'agricoltura, magari mettendo in campo un vero e proprio investimento in questo senso. Anzi, il provvedimento in questione sull'importante tema della dismissione del terreni agricoli e a vocazione agricola, il decreto-legge del 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, all'articolo 66, prevede di fatto l'alienazione di terreni agricoli demaniali che potranno essere venduti al miglior offerente con tutte le conseguenze che questo potrebbe comportare. Tale decreto stabilisce che l'assegnazione in affitto o concessione ai giovani imprenditori agricoli dei terreni demaniali a vocazione agricola non potrà avvenire ad un canone inferiore rispetto a quello indicato nell'avviso pubblico di gara, al fine di assicurare la tutela dell'interesse economico nell'utilizzo dei beni pubblici.
  Sta di fatto che, se il concessionario o l'affittuario è destinatario di un pagamento di base o di un pagamento per i giovani agricoltori a valere sulla Politica agricola comune, qualora il canone di cui sopra fosse superiore all'eventuale pagamento PAC, ne risulterebbe vanificato il beneficio comunitario. È evidente, infatti, che questo provvedimento contrasta con quella che dovrebbe essere una politica di promozione dell'accesso alla terra per i giovani agricoltori.
  Ciò che vi chiediamo, dunque, è che il Governo si impegni a valutare la possibilità di stabilire, qualora il concessionario o affittuario di un terreno demaniale a vocazione agricola riceva un pagamento a titolo di PAC, un canone di assegnazione non superiore all'eventuale beneficio comunitario, ridefinendo la possibilità da parte dello Stato di disporre dei propri terreni agricoli e provvedendo, quindi, al canone di locazione di terreni ad hoc per i giovani agricoltori ovvero di canone di concessioni inferiori ai pagamenti dati ai giovani agricoltori.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18,10)

  MATTEO MANTERO. Concluderei il mio intervento dicendo che in questo decreto-legge «porcata», oltre alla foglia di fico dell'IMU, c’è anche il fraudolento tentativo, che ormai tutti dovrebbero conoscere, di regalare oltre 7 miliardi di euro dei cittadini italiani alle banche di credito private e, secondo me, è questa la cosa ridicola, non i nostri cartelli, anzi la cosa oscena, non ridicola ! Ancora una volta state dimostrando quanto siete schiavi delle lobby e delle banche, ma questo regalo non ve lo lasceremo fare: giù le mani dalla Banca d'Italia (I deputati Mantero e Silvia Giordano espongono un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»).

  PRESIDENTE. Onorevole Mantero, siccome ho già richiamato all'ordine anche Pag. 104lei, la prego di uscire dall'Aula. Anche l'onorevole Silvia Giordano. Vi prego di allontanarvi dall'Aula.
  La deputata Lupo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/122.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, gentili colleghi, con questo ordine del giorno vorremmo promuovere e potenziare l'occupazione giovanile valorizzando il settore agricolo nazionale e, in particolare, valutando la possibilità di disporre l'affidamento in locazione delle terre agricole e a vocazione agricola, favorendo il ricambio generazionale e l'accesso alla terra da parte dei giovani agricoltori, con priorità a quei soggetti che presentino progetti di agricoltura biologica non intensiva e volta a valorizzare i prodotti agroalimentari del territorio nazionale. Ci risultano estremamente penalizzanti per il comparto primario le disposizioni introdotte in materia di imposta municipale sperimentale.
  Il provvedimento in parola interviene sull'importante tema della dismissione dei terreni demaniali agricoli e a vocazione agricola, così come previsto dall'articolo 66 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, stabilendo, in particolare, che il decreto di individuazione dei terreni è adottato entro il 30 aprile 2014. Alcuni recenti interventi normativi hanno disposto la vendita dei terreni agricoli e a vocazione agricola di proprietà dello Stato e degli enti territoriali ai giovani imprenditori agricoli.
  Alienare la terra pubblica significa non considerare il fatto che essa è un bene comune e garantire il suo accesso deve essere una prerogativa dello Stato; al contrario, mettere in vendita la terra pubblica al miglior offerente potrebbe comportare gravi conseguenze in termini di speculazione (vedi il fenomeno, esacerbato dalla crisi energetica, del land grabbing: oltre 700 mila piccole aziende sono sparite nell'arco di un decennio e il 30 per cento dei terreni fertili è in mano all'1 per cento delle aziende).
  Considerato che la stessa finalità di sostegno e potenziamento del settore agricolo nazionale può essere adeguatamente perseguita attraverso l'affidamento in locazione di detti terreni ai giovani imprenditori e ai giovani agricoltori come definiti dal Regolamento CE n. 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre 2005, non comprendiamo quale vantaggio si avrebbe da tale scellerata decisione, quando oggi un'equa distribuzione di tali risorse consentirebbe la messa a punto di un progetto nazionale per una diversa agricoltura, per una conseguente salvaguardia e manutenzione idrogeologica del territorio e per il rilancio di una nuova occupazione, in particolare giovanile, durevole e di qualità.
  Ancora una volta, l'obiettivo è quello di consegnare patrimonio pubblico alle banche e beni comuni alla speculazione finanziaria, con il paradosso di renderlo possibile attraverso l'utilizzo dei risparmi dei cittadini. Questo non è più tollerabile ed è per questo che lo chiediamo attraverso un atto deciso, oggi, in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Silvia Giordano, in effetti, era stata richiamata una sola volta; quindi, non è allontanata dall'Aula, a differenza dell'onorevole Mantero.
  Il deputato Massimiliano Bernini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/112.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signora Presidente, colleghi, colleghe, con l'ordine del giorno a mia firma chiedo al Governo di adottare ogni provvedimento normativo affinché nella cessione degli immobili pubblici viziati da irregolarità edilizie o urbanistiche il responsabile di queste irregolarità motivi le ragioni per le quali non si è proceduto al ripristino dello stato dei luoghi secondo le vigenti prescrizioni urbanistiche ed edilizie e che l'acquirente debba impegnarsi alla rimozione delle irregolarità medesime in un termine congruo.
  La ratio di questo ordine del giorno è quella di perseguire due obiettivi principali: in primis, inchiodare alle proprie Pag. 105responsabilità tutte le figure dirigenziali pubbliche che in questi anni avrebbero dovuto condurre il patrimonio pubblico con il principio, più volte declamato in quest'Aula, del buon padre di famiglia, e che, invece, per culpa in eligendo o in vigilando, hanno fatto sì che gran parte del nostro patrimonio edilizio, di proprietà del popolo italiano, come dovrebbe essere anche la Banca d'Italia, andasse, appunto, letteralmente in malora.
  Tra le principali irregolarità edilizie ed urbanistiche riscontrabili negli edifici pubblici ricordo: mancanza delle condizioni di igiene e salubrità, assenza delle condizioni minime di risparmio energetico, termico ed elettrico, inadeguato dimensionamento delle strutture sulla base dell'affollamento previsto, mutazione delle destinazioni d'uso senza un'adeguata segnalazione agli organi di vigilanza oppure la mancanza di parcheggi, di fognature, di illuminazione pubblica e così via.
  Quindi, la prima cosa che chiedo con il mio ordine del giorno è di accertare le responsabilità in modo chiaro e netto, visto che in questo Paese sembra che tutto debba accadere in modo fatalista, non riuscendo mai a individuare i colpevoli o i responsabili, che sarebbe più giusto definire, in questa sede, irresponsabili custodi della cosa pubblica.
  In seconda istanza chiedo, accertate le responsabilità di cui prima, di rendere nuovamente agibili e conformi alle normative vigenti gli immobili dal punto di vista dell'abbattimento delle barriere architettoniche, ad esempio, o della prevenzione incendi o della sicurezza degli impianti, garantendo, quindi, la pubblica incolumità, proponendo che di tutte queste segnalazioni se ne faccia capo il nuovo acquirente, rimuovendo tutte le irregolarità accertate che ho precedentemente elencato. Come al solito, mi auguro che questa mia proposta di buonsenso venga in qualche modo accolta, ristabilendo la dovuta dignità di tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Benedetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/71.

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, quali armi abbiamo per fermarvi, proteggere il Paese e gli italiani e proteggervi da voi stessi ? Abbiamo l'arma della parola, questi ordini del giorno, e il «costruzionismo» che stiamo facendo.
  Allora veniamo all'oggetto di questo ordine del giorno. Vorrei impegnare il Governo ad adottare ogni provvedimento, anche normativo, diretto ad escludere la possibilità di utilizzare la sanatoria per condonare opere realizzate in una fascia di 300 metri dalle rive dei laghi. In questo «decreto IMU» infatti, oltre ai provvedimenti sulla Banca d'Italia, non ci stancheremo mai di ripeterlo, si è verificato l'inserimento mimetico di provvedimenti sul – attenzione – condono edilizio, che è ritornato in auge dopo undici anni, specificatamente per chi compra un immobile dallo Stato o da enti pubblici. Quindi questo decreto-legge, in merito al quale qualche nostro collega di un'altra forza politica ha avuto il coraggio di dire «ma non è un decreto omnibus !», dovrebbe portare questo altisonante nome di decreto «IMU-Bankitalia-condono edilizio». Bentornato condono edilizio !
  Siamo all'ennesimo decreto-legge, all'ennesima fiducia, all'ennesimo atto di forza di questo Governo che non governa, che non ha alcun interesse a governare, perché è troppo occupato ad arraffare l'arraffabile e a spolpare il Paese, impoverendone i cittadini e svendendone il patrimonio. Siamo all'ennesima impossibilità per noi, che siamo all'opposizione, di intervenire per fermare questo decreto-legge e proteggere e tutelare gli italiani, tutti, e non solo i 9 milioni che ci hanno dato il voto. Esatto, perché agiamo per il bene degli italiani e nell'esclusivo interesse di tutti i 60 milioni di cittadini, compresi voi. Perché qui voi prendete delle decisioni nell'interesse delle lobby, delle banche, della casta. Ma non avete ancora capito che il danno che fate al Paese a agli italiani vi si ritorcerà contro, perché ci Pag. 106vivete anche voi in questo Paese. E non avete ancora capito che se danneggiate la barca su cui state navigando, affondiamo tutti quanti.
  Dunque, con questo decreto sono stati riaperti i termini del condono edilizio, si permette la regolarizzazione degli abusi presenti negli immobili pubblici alienabili, ma la norma in questione non chiarisce neanche se si possono condonare abusi in area vincolata (ipotesi esclusa dall'ultimo condono, con il decreto-legge n. 269 del 2003), per quali superfici massime, né se c’è un termine finale per terminare il fabbricato (il termine massimo previsto dall'ultimo condono era il 31 marzo 2003). Il risultato sarà perciò il fiorire delle interpretazioni nell'applicazione della norma suddetta, quando invece proprio ora più che mai c’è bisogno di definire bene, benissimo, cosa vogliamo condonare. Nei giorni scorsi, inoltre, il Senato ha approvato il cosiddetto disegno di legge Falanga, che introduce una lista di priorità cui rifarsi prima di demolire gli immobili abusivi, tutelando quindi cosa ? Tutelando, ancora una volta, l'abuso edilizio.
  Non sono la prima né sarò l'ultima a riferirmi al dissesto idrogeologico e ai danni da esso derivati, che sono sotto gli occhi di tutti, si vedono: lo vediamo in questi giorni in Emilia-Romagna, ma negli anni passati l'abbiamo visto in Liguria, nel Veneto, la mia regione di provenienza. Il suolo italiano è costantemente a rischio inondazioni e la principale causa va ricercata nella cementificazione selvaggia – iniziata un po’ di anni fa e ancora in corso, chiaramente –, ma anche nella logica ottusa del giustificare quanto costruito sino ad ora, seppur fuori da ogni regime di sicurezza.
  Con questi ordini del giorno sui provvedimenti sull'abuso edilizio, il Governo avrebbe ancora una possibilità di aggiustare il tiro, di creare una norma più precisa. E sarebbe in linea con quanto detto oggi da Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi: «La vera, grande opera che serve al Paese è un piano nazionale di prevenzione del rischio idrogeologico e di messa in sicurezza del territorio».
  Ma aggiustando il tiro, questo Governo sarebbe in linea anche con il pensiero di colui che, il 7 ottobre 2011, parlando di evasione fiscale, cosa con cui possiamo fare un parallelismo con l'abuso edilizio, disse: «il grande problema del nostro Paese è continuare a dire che bisogna fare la lotta all'evasione fiscale a parole come la fa questo Governo e poi, invece, proporre i condoni. I condoni sono il modo per dire ad ogni italiano: frega pure il fisco, perché poi tanto ti condono». Chi era costui ? Il portatore sano di balle d'acciaio, Enrico Letta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Gagnarli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/157.

  CHIARA GAGNARLI. Signora Presidente, innanzitutto ricordiamo la non opportunità dell'uso del decreto-legge per una questione centrale come la modifica della normativa della Banca d'Italia e per la sua organizzazione. Se, infatti, come sostenuto anche dal Ministro dell'economia e delle finanze, non esisteva nessuna urgenza sui conti pubblici per reperire risorse, non si comprende quale necessità ed urgenza – ricordiamo necessarie per l'articolo 77 della Costituzione – siano a giustificazione del decreto-legge; anzi, sì, l'urgenza c’è: l'abolizione della seconda rata dell'IMU, sempre il solito modo di fare, decreti eterogenei nei quale l'obiettivo più popolare nasconde i peggiori intenti.
   Questo ordine del giorno impegna il Governo ad adottare tutte le iniziative finalizzate affinché la Banca d'Italia autorizzi l'acquisizione a qualsiasi titolo in una banca di partecipazioni che comportino il controllo o la possibilità di esercitare un'influenza notevole sulla banca stessa o che attribuiscano una quota di diritti di voto o del capitale almeno al 5 per cento, tenuto conto delle azioni o quote già possedute. Il decreto-legge infatti Pag. 107autorizza Bankitalia ad utilizzare le riserve statutarie per aumentare il proprio capitale a 7,5 miliardi di euro.
  Nello scorso settembre la stessa Bankitalia aveva incaricato un comitato di studio al fine di avere una stima del valore del proprio capitale. Nell'analisi, consegnata sul finire di ottobre, si legge: «Per essere equa, la riforma non deve incidere sul valore delle quote dei partecipanti. Questo risultato dipende dal valore del capitale della Banca e (...) dalla percentuale di capitale distribuibile ogni anno ai partecipanti (...). Le nostre analisi mostrano che nelle attuali condizioni di mercato, qualora il capitale della Banca fosse aumentato a 6-7 miliardi di euro e il tasso di dividendo fosse stabilito al 6 per cento (...), il valore delle quote dopo la riforma si collocherebbe all'interno dell'intervallo di 5-7,5 miliardi di euro. La riforma risarcirebbe appieno i partecipanti, garantendo loro un flusso futuro di dividendi il cui valore attuale netto è pari al valore corrente stimato delle quote della Banca». Nella relazione c’è anche scritto: «Il modo più ovvio per ridurre la concentrazione dei partecipanti consiste nell'introduzione di un limite massimo alla percentuale di quote detenibili da ciascun soggetto, ampliando allo stesso tempo la base azionaria. A tal fine le quote dovrebbero essere facilmente trasferibili e in grado di attrarre potenziali acquirenti».
  Il Governo ha fatto proprio tale suggerimento, imponendo una proprietà molto più frazionata e diffusa. È stato infatti fissato il tetto massimo di partecipazione al capitale pari al 3 per cento ed è stata allargata la platea dei potenziali soggetti privati partecipanti al capitale: banche, assicurazioni, fondazioni, fondi pensione. Gli attuali soci con quote in eccesso hanno due anni per ridurre la partecipazione, periodo durante il quale è congelato il loro diritto di voto, ma non il diritto ai dividendi. Inoltre, nelle more della definizione del nuovo assetto azionario, Bankitalia potrà acquistare proprie quote di capitale e detenerle per massimo due anni, durante i quali il diritto di voto sarà sospeso e i dividendi imputati a riserva obbligatoria.
  Il Governo ha stabilito che nessun azionista potrà possedere più del 3 per cento della Banca centrale, rispetto al 5 per cento inizialmente previsto. E così Intesa e Unicredit, che insieme hanno in mano più del 64 per cento del capitale, oltre a rivalutare contabilmente le loro quote che erano iscritte in bilancio a un valore inferiore di 4-5 volte, dovranno metterle sul mercato. Intesa San Paolo si rivaluterà per circa due miliardi di euro, Unicredit per 1,5 miliardi di euro, Generali per 500 milioni di euro, e se nessuno si farà avanti per comprarle, non c’è problema. Il Governo Letta infatti ha dato facoltà alla stessa Banca d'Italia di ricomprarle e tenerle temporaneamente in mano fino all'arrivo di nuovi adeguati compratori. Un affare colossale mai visto o meglio una truffa: non metti un centesimo di capitale perché attingi alle riserve, che sono, lo ricordiamo, pubbliche, e ti ritrovi rivalutata 48 mila volte, paghi un'imposta sostitutiva ridotta al 12 per cento che ti rientra in due anni di dividendi, consolidi lo stato patrimoniale, vendi tutte le quote sopra il 3 per cento e incassi liquidità. Sicuramente l'obiettivo non era quello di usare risorse pubbliche per rafforzare il nostro sistema creditizio, né di garantire benefici diffusi, ma sproporzionatamente concentrati a vantaggio di pochi soggetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Gallinella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/120.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente Sereni, colleghi, prima di illustrare il mio ordine del giorno n. 9/1941/120, volevo dirvi che si trova a pagina 63, così, se volete seguirlo, vi do una mano.
  Oggi in Aula siamo costretti a votare: noi proviamo a far capire come mai siamo contro e voteremo contro, cercando di impedirlo, in qualche modo, questo ennesimo sopruso del Governo. Tra l'altro, Pag. 108vorrei anche ricordare che questa è stata la quindicesima posizione della questione di fiducia in soli dieci mesi: una buona media, insomma. Vorrei proprio capire i cittadini cosa pensano di questa cosa.
  Queste sono mosse abili, ma forse abili è la parola sbagliata: un po’ furbastre. Infatti, il Governo ha inserito nell'atteso «decreto IMU» anche la questione della privatizzazione-svendita della Banca d'Italia, e questa è la cosa più grave, ma non solo. È stato inserito anche un attacco al patrimonio con la sua svendita senza regole. Proprio per questo noi ci opponiamo. Che costa al Governo dividere queste questioni così diverse ? Dov’è l'omogeneità nel decreto ?
  È per questo che noi vogliamo combattere questo modo di fare, anche allungando i tempi della discussione. Il trucco è sempre lo stesso: si infilano nello stesso decreto iniziative eterogenee e senza carattere d'urgenza. Ora qui dovrebbe intervenire il Presidente Napolitano, perché l'articolo 77 della Costituzione ci dice come fare i decreti, a che servono e come si dovrebbe operare. Non lo so: o non si ricorda o forse lo fa apposta; questo è il dubbio che ho io.
  Nello specifico, con questo decreto è stata inserita una tematica molto popolare, che è l'abolizione di parte dell'IMU, bisogna essere precisi. In tale modo si usa la facciata dell'IMU, un pezzettino dell'IMU, per confondere l'opinione pubblica e ingannarla, perché poi ci troviamo la svendita della Banca d'Italia e regaliamo 7,5 miliardi di euro alle banche private, quelle banche che poi non erogano soldi alle imprese; ciò abbassando le riserve della stessa Banca, che sono il patrimonio dei cittadini. Per questo noi diciamo di no.
  Presidente Sereni, lei cosa pensa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Questo è un problema che tutti i cittadini dovrebbero conoscere. Noi vogliamo far capire con le nostre battaglie, con la forza che abbiamo, che bisogna cambiare anche le modalità con le quali si convertono i decreti. Questi non sono sicuramente d'urgenza; magari per la parte sull'IMU sì, ma quella sulla Banca d'Italia sicuramente no.
  Poi, tornando al testo del mio ordine del giorno, quello relativo alla svendita del patrimonio immobiliare dello Stato senza regole, io vorrei far capire che con questo ordine del giorno chiedo innanzitutto che l'eventuale vendita del patrimonio dello Stato sia fatta di concerto con gli enti locali, perché sicuramente il Governo avrà la lista degli immobili, ma non sa magari la storia dell'immobile e quanto conta per un territorio un certo immobile. Quindi, chiediamo proprio questo: che sia fatto di concerto con le regioni, con i comuni, perché magari è un edificio storico e i cittadini vorrebbero in qualche modo essere partecipi della vendita di un patrimonio che è loro, lo ricordiamo.
  Tutti i beni che abbiamo su questa terra, su questa Italia, sono dei cittadini, che hanno pagato con le tasse. Qui, invece, li svendiamo, li diamo in mano ai privati, regaliamo i soldi dei cittadini alle banche; e questa cosa non va bene. Io mi domando come mai in quest'Aula ne parliamo noi prevalentemente, insieme a qualche altro collega, e il resto del Parlamento se ne frega. Probabilmente sarà in qualche modo legato, colluso, non so, con questi affari. Quindi, vi chiedo: ripensate alle porcate che avete fatto e magari, votando gli ordini del giorno, riuscirete un po’ a ripulirvi la coscienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato L'Abbate ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/154.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, gentili colleghe, egregi colleghi, siamo al quinto Ministro in cinque anni: Luca Zaia, Giancarlo Galan, Francesco Saverio Romano, Mario Catania e Nunzia De Girolamo. Un vero e proprio Ministero mangia-ministri ! Ma con questi presupposti, non dovrebbe esser difficile comprendere come in agricoltura e nell'agroalimentare non vi sia uno sviluppo teso ad una visione da qui a 15-20 anni. Un Pag. 109settore primario che vede abbandonati a se stessi, trattati quasi come privilegiati ed agevolati, una fetta di italiani che lavorano in un campo in cui la nostra nazione si fa vanto in tutto il mondo, nonostante subisca contraffazioni e scopiazzamenti di bassa lega. Ancora di più in previsione dell'Accordo TTIP tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti che, a breve, dovrebbe ridisegnare l'accesso dei prodotti USA nei nostri mercati, con particolare riguardo soprattutto al settore agricolo.
  In tutto questo scenario, il decreto-legge «IMU-svendi Bankitalia» risulta estremamente penalizzante per il comparto primario riguardo alle misure introdotte in materia di imposta municipale sperimentale. Per questo chiediamo al Governo di intervenire sull'importante tema della dismissione dei terreni agricoli demaniali, o a vocazione agricola, che potrebbe dare un nuovo impulso al settore. In agricoltura, difatti, risulta oggi necessario e fondamentale sostenere il ricambio generazionale: ancor di più con dati e statistiche che alla mano denotano un'elevata disoccupazione giovanile tranne che nel settore primario, dove si è registrato un aumento record di oltre l'8,5 per cento nelle assunzioni di giovani sotto i 35 anni di età al primo trimestre 2013.
  Dall'inizio della recessione, poi, la facoltà di agraria ha fatto registrare un picco di immatricolazioni superiore al 40 per cento, a fronte di un crollo generalizzato delle iscrizioni di oltre il 12 per cento in 5 anni.
  Un ritorno alla terra, dunque, nonostante gli effetti negativi della crisi economica che impatta fortemente sui costi di produzione non adeguatamente compensati da un aumento dei consumi.
  Dal nostro punto di vista, la terra è un bene comune e come tale dev'essere trattato: il suo accesso non può essere inquadrato in uno schema di vendita che, di fatto, trasforma i terreni agricoli statali in un bene privato a cui difficilmente i giovani potranno accedere.
  E allora, proprio in virtù dei recenti interventi normativi che hanno disposto la vendita dei terreni agricoli di proprietà dello Stato e degli enti locali ai giovani imprenditori agricoli, chiediamo al Governo di valorizzare, promuovere e potenziare l'intero settore agricolo nazionale, valutando la possibilità di rivedere la disciplina della vendita di queste terre. La nostra richiesta è tesa al disporne l'affidamento in locazione, favorendo davvero quel ricambio generazionale che vede nell'accesso alla terra il principale problema, permettendo ai giovani imprenditori e agricoltori il loro primo insediamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Fico ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/118.

  ROBERTO FICO. Signor Presidente, lo scopo di questo ordine del giorno è molto chiaro. Come hanno precisato più volte i miei colleghi che mi hanno preceduto nella discussione in Aula, il decreto-legge IMU-Bankitalia è l'ennesimo provvedimento governativo che funziona come uno specchietto per le allodole. Con la differenza che in questo caso le allodole sono i cittadini di questo Paese, che continuano ad essere, diciamo, per usare un eufemismo, ingannati dall'Esecutivo e da tutta la maggioranza.
  Cosa fa il Governo: sceglie un titolo accattivante, che possa splendere davanti agli occhi delle persone e ne svia così lo sguardo. Intanto però dietro c’è tutt'altro. Il decreto-legge sull'abolizione, peraltro parziale, della seconda rata dell'IMU – e non fate disinformazione dicendo che noi non vogliamo abolire l'IMU se sono 10 mesi che non facciamo altro che presentare emendamenti per sopprimere una volta per tutte questa tassa – nasconde invece, come d'abitudine, altro.
  Si va, da un lato, a mettere le mani sulla Banca d'Italia saccheggiando 7,5 miliardi dalla riserva della Banca centrale per regalarli ai soci, ossia banche e assicurazioni private; dall'altro, si va ad intaccare il patrimonio dello Stato, in parte eredità del nostro passato, in parte costruito tassello dopo tassello con i sacrifici Pag. 110e il lavoro dei nostri genitori e dei nostri nonni. Svendete, come al solito, tutto il Paese, con il lavoro costruito da tutte le generazioni passate: siete una vergogna !
  Ed è proprio a quest'ultima tematica trattata dal decreto-legge che voglio indirizzare la vostra attenzione.
  L'articolo 3 contiene, infatti, norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, sia quello dello Stato che quello degli enti territoriali. Il Governo, che conta Ministri dimissionari e Ministri che fanno le telefonate ai potenti, il Governo attaccato quotidianamente dal segretario di uno dei partiti di maggioranza che lo compongono, non sa come affrontare la crisi creata negli anni da quelle stesse forze politiche che lo sostengono. Tutte, nessuna inclusa: a ben vedere Forza Italia è solo apparentemente all'opposizione. E, allora, qual è l'unica idea geniale che viene in mente al Premier e ai suoi Ministri geniali ? Vendiamo, anzi, svendiamo il patrimonio pubblico, confessando implicitamente di essere incapaci di tutelarlo e valorizzarlo, come invece meriterebbe. No, è meglio buttarlo via, così come avete fatto sempre, per tutte le cose di questo Paese, che non avete saputo gestire e le avete volute dare in mano ai privati. Continuate a fare così, ma prima o poi smetterete, perché ve lo chiedono i cittadini, non l'Europa.
  Occorre rimediare e salvare il salvabile e possiamo farlo solo grazie alla partecipazione e alla supervisione dei cittadini che, sia chiaro, ormai non potete più ingannare e che devono essere consultati quando si tratta di vendere parti di un patrimonio che appartiene a tutti, soprattutto a quelli che non sono ancora nati.
  Nel mio ordine del giorno faccio espresso riferimento ai beni immobili di proprietà dello Stato che hanno rilevante interesse ambientale. Il comma 2 del decreto-legge assegna al Ministero dell'ambiente, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, il compito di individuare i beni di rilevante interesse ambientale che devono essere assolutamente conservati nell'ambito della proprietà dello Stato, e può svolgere questo incarico anche valutando le segnalazioni provenienti da regioni, enti locali e associazioni portatrici di interessi diffusi.
  Ecco, questa valutazione non può in nessun modo essere banalmente facoltativa, e per un motivo molto semplice: non ci fidiamo più e, come noi, anche i cittadini non hanno più fiducia in chi, negli anni, non ha vigilato sul dissesto idrogeologico del Paese – per fare un esempio, tutti noi abbiamo ben presenti le immagini di ciò che sta avvenendo in Liguria e di ciò che è avvenuto in Sardegna qualche mese fa – in chi non ha impedito il disastro della «Terra dei fuochi», in chi ha fatto vivere la vergogna dell'emergenza rifiuti a Napoli, che è la mia città.
  Per questo chiediamo al Governo di adottare tutte le misure necessarie affinché le segnalazioni provenienti, in particolar modo, dalle associazioni portatrici di interessi diffusi siano necessariamente valutate dal Ministero competente, obbligatoriamente considerate. Non possiamo lasciare margini: serve un controllo anche da parte dei cittadini sulle operazioni di dismissione, in particolar modo quando si tratta di vendere beni che hanno una valenza ambientale.
  I cittadini devono essere ascoltati. E aggiungo: le associazioni e i comitati coinvolti devono essere informati se il Ministero dell'ambiente intende assumere decisioni difformi rispetto alle segnalazioni effettuate. Il Governo non può decidere al posto di una comunità sul destino di luoghi che hanno una grande importanza dal punto di vista paesaggistico.
  Oggi vendiamo, ma quale sarà il vero costo per il futuro ? Non vorremmo vedere il nostro territorio ancora una volta violentato da ecomostri e giganti di cemento, costruiti da immobiliaristi senza scrupoli, con l'avallo di una politica che è ancora e sempre senza scrupoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Nesci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/108.

Pag. 111

  DALILA NESCI. Signor Presidente, una premessa veloce al mio ordine del giorno che è giusto fare, ovvero ricordare che questo decreto-legge non presenta i caratteri della straordinarietà e nemmeno dell'urgenza, né tantomeno quell'altra caratteristica essenziale dei decreti-legge che è l'omogeneità dei contenuti, ma d'altronde questo accade ormai da mesi con tutti i decreti-legge che il Governo catapulta in quest'Aula.
  Poi bisogna ricordare qual è il vero obiettivo di questo decreto-legge; gli italiani lo devono sapere, l'abbiamo ripetuto e lo ripetiamo ancora: l'obiettivo vero è la rivalutazione delle quote di Banca d'Italia, che avverrà attraverso il saccheggio vero e proprio delle riserve della banca centrale, ovvero 7 miliardi e mezzo di soldi dei cittadini. Si tratta di un regalo speciale, l'ennesimo regalo speciale che fate alle banche private, che forse avreste preferito consegnare giusto a Natale, ma non avete avuto il tempo perché siete rimasti immersi nelle manovre della stabilità, che gioveranno, per usare una formula della prostituzione politica, agli utilizzatori finali.
  Ma questo decreto-legge ovviamente l'avete mascherato con un altro argomento, che è quello dell'IMU, l'IMU che tocca la vita degli italiani e riguarda anche il mio ordine del giorno. Per noi l'IMU è una tassa iniqua, è una vera e propria estorsione legalizzata perché è una percentuale sul valore dei sacrifici sopportati per realizzare la casa.
  È stata introdotta dal Governo Monti, legato ai poteri finanziari europei, ed è stata gestita in modo scriteriato, per trasferire il debito, come al solito, addosso ai comuni cittadini. Non si sono voluti tassare i grandi patrimoni, benché la situazione nazionale registri, oltre a suicidi da disperazione, enormi difficoltà nella gestione della vita quotidiana, difficoltà di condurre l'impresa, di mandare avanti la famiglia e la difficoltà di sopravvivenza vera e propria.
  Gli esperti hanno rilevato che tra i vari aggiornamenti della normativa sull'IMU vi sono dei salti che compromettono la certezza del diritto, fondamentale in una Repubblica che voglia definirsi ancora tale.
  La verità è che non si capisce più nulla, quanto, come e in quali termini bisogna pagare. Vi sono ritocchi, modifiche ravvicinate che confondono i contribuenti, spaventati e appesi alle notizie fluttuanti dei telegiornali. Sembra quasi che, in nome della burocrazia e della ragioneria di Stato, vi stiate divertendo a mantenere il disordine, senza provare a calarvi, nemmeno per un attimo, nei panni delle coppie che, per esempio, hanno appena acquistato una casa, dei pensionati che hanno visto aumentare ogni bene necessario e dei titolari delle PMI, che spesso hanno dovuto licenziare personale e ridimensionare o finanche chiudere l'impresa.
  Allora, con questo ordine del giorno speriamo, in qualche modo, di porre un freno che servirà a rasserenare i cittadini, per dare respiro alle famiglie.
  Il Governo diceva che avrebbe cancellato l'imposta ma, in pratica, non ne ha mai disposto la cessazione. Vi è stata, come il MoVimento 5 Stelle ha sempre ribadito, soltanto una sospensione e una cancellazione di rate. Il caso è stato aggravato anche dall'avvento della mini IMU, che si calcola riferendosi all'aliquota base e a quella massima, poi facendo la differenza tra i due importi ottenuti e dal totale il contribuente dovrebbe pagare il 40 per cento. Questa è la mini IMU che in concreto risulta una nuova complicazione, visto anche il ruolo dei singoli comuni nella definizione, appunto, delle aliquote.
  Per questo, con questo ordine del giorno impegniamo il Governo a predisporre delle scadenze che siano ragionevoli e, oserei dire, umane, in modo da dare la possibilità ai contribuenti di capire cosa e quanto pagare.

  PRESIDENTE. Il deputato Vignaroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/97.

  STEFANO VIGNAROLI. Signor Presidente, cari colleghi, il decreto-legge in esame contiene un ammasso di provvedimenti Pag. 112come l'abolizione della seconda rata IMU, l'aumento del capitale della Banca d'Italia, l'incremento degli acconti IRES e IRAP e gli interventi per agevolare la vendita degli immobili, il tutto blindato tramite fiducia (non si sa con quale urgenza).
  Usare soldi pubblici, quindi dei cittadini, per favorire banche private, come sta accadendo con questo decreto attraverso la Banca d'Italia, è un regalo inaccettabile. Però, mi vorrei focalizzare proprio sul tema della vendita immobili, in particolare sull'articolo 3, che detta disposizioni in materia di dismissione di immobili pubblici, semplificando la normativa vigente o, meglio, forse potrei dire che l'aggira pericolosamente.
  Per rendere più appetibile questa svendita, il Governo ha pensato bene di concedere agli acquirenti di sanare tutte le irregolarità o le destinazioni d'uso, non prima della cessione ma addirittura dopo il trasferimento effettivo degli stabili a tutto vantaggio del privato.
  La vergognosa procedura relativa a questo tipo di svendita, che viene fatta con trattative private anche in blocco, consentirà di sanare perciò molteplici irregolarità edilizie. Ma, questo non è forse un condono ? È una sanatoria, una prescrizione dei termini edilizi, un decreto «salva illegalità», che sembra partorito dalla mente del peggior Berlusconi. Insomma, una Italietta aumma aumma.
  Ormai è chiaro che lo Stato è in liquidazione e svende i suoi gioielli di famiglia per accontentare i propri strozzini, che lo stanno spremendo come un limone. Lo Stato è come una famiglia che, per tirare a campare, svende i propri beni per debiti. I partiti, invece di comportarsi come un buon padre di famiglia, si lasciano prima finanziare da banche e lobby private, salvo poi fare pagare il conto a tutti, ovvero ai cittadini.
  Ora, la scusa è che si svende per evitare una rata dell'IMU, così i cittadini disperati possono essere contenti. Ma presto il conto tornerà sulle loro spalle, con i relativi interessi. Uno Stato che svende i propri beni respira qualche mese e fa fare affari a qualche lobby. Poi, però, rimane per il futuro senza un patrimonio.
  Si potevano cercare le coperture finanziarie dell'IMU facendo pagare le tasse, per esempio, alle concessionarie slot o in mille modi più saggi, invece no. Questa svendita del nostro patrimonio pubblico, fatta solo con la scusa di far cassa spicciola, non viene attuata con finalità di pubblico interesse.
  Tornando al mio ordine del giorno, in Italia la devastazione urbanistica del territorio è arrivata ormai a livelli inaccettabili. Perché i Ministeri non rivalutano i propri immobili e non danno una serie di parametri per la riqualificazione degli stessi ? Magari con procedure sensate, attraverso una cultura del risparmio energetico, della sicurezza antisismica e della riqualificazione, o magari sfruttando direttamente queste risorse, invece di svenderle. Il nostro ordine del giorno impegna il Governo ad emanare norme molto più precise per quanto di competenza, in modo da evitare speculazioni certe in relazione agli immobili pubblici – ripeto: pubblici, dei cittadini – che con questo decreto possono essere soggetti a cambio di destinazione d'uso in modo, direi, indecente.
  Non si vende qualcosa semplicemente lavandosene le mani. Noi del MoVimento 5 Stelle lotteremo duramente affinché questo decreto possa decadere e i cittadini siano informati di questa truffa ai danni dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Luigi Di Maio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/61.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, colleghi deputati, dopo undici anni, alla fine, è rispuntato il condono edilizio. Non abbiamo sentito nessuna lamentela dai cosiddetti ambientalisti del Partito Democratico o di altri partiti di maggioranza, ma tant’è. Posso dire, da deputato di quella regione, che da tempo noi campani abbiamo potuto saggiare quanto la tutela Pag. 113del territorio stia a cuore ai colleghi del Partito Democratico, osservando che cosa è accaduto nelle nostre province quando governavano Bassolino, la Iervolino e i loro sodali.
  Abbiamo potuto constatare quanto stia loro a cuore la tutela ambientale del territorio quando abbiamo parlato della nostra mozione sulla Terra dei fuochi all'inizio di novembre. Non c'era neanche il Ministro Orlando in Aula e se non fosse stato per noi non si sarebbe mai parlato dell'olocausto di alcuni milioni di campani qui in quest'Aula, quando abbiamo letto il decreto-legge che il Consiglio dei Ministri ha licenziato lo scorso dicembre sempre sulla Terra dei fuochi e anche quando abbiamo partecipato all'esame, da parte della Commissione ambiente, del disegno di legge di conversione. Ora siamo proprio ansiosi di vedere che cosa succederà nei prossimi giorni.
  Mi pare sia del tutto evidente che questa norma riaprirà i mai del tutto sopiti appetiti di condono edilizio generalizzato, uno dei più gravi malcostumi italiani, addirittura lessicalmente intraducibile in molte lingue straniere. Si tratta della clamorosa smentita di coloro i quali, dall'opposizione, facevano le barricate contro i condoni berlusconiani.
  Tuttavia, come quotidianamente denunciamo, smascherandovi, le cose cambiano, gli impegni presi con gli elettori in campagna elettorale pure, basta, come in questo caso, inserire le eccezioni, di modo che la crisi possa essere la giustificazione per qualsiasi cosa, anche per un condono edilizio. Con questa norma oggi la maggioranza vorrebbe rendere più appetitoso l'acquisto di immobili pubblici, anche se, guarda caso, l'applicazione si estende anche a chi l'immobile lo ha già comprato da un anno. Un domani verosimilmente tutto ciò servirà a giustificare il condono edilizio generalizzato, nulla di più. Anche in questo caso si tratta di un problema culturale: lo Stato perde ogni credibilità. Come può criticare chi è abusivo, applicandogli sanzioni penali, minacciare di demolirgli gli immobili e poi quando è esso stesso abusivo non applicare a sé le medesime regole ?
  Si tratta di una norma così sgangherata che non chiarisce aspetti fondamentali. È probabile che ciò sia voluto, perché abbiamo imparato anche questo: la tecnica del non detto, in cui in quest'Aula troppo spesso siete maestri. Quando non si permette esplicitamente una cosa – molto spesso perché sarebbe indecente – ma al contempo nemmeno la si vieta, si crea l'incertezza perfetta dove si può infilare il malizioso. Quindi, in questo caso non si specifica neanche se si possono condonare abusi in area vincolata, ipotesi esclusa dall'ultimo condono, per quali superfici massime, né se c’è un termine finale per terminare il fabbricato. Il termine massimo previsto dall'ultimo condono era il 31 marzo 2003.
  Ulteriore conseguenza della tecnica del «non detto» è la moltiplicazione dei contenziosi, quando i privati più o meno in buona fede chiamano i magistrati ad interpretare norme volutamente poco chiare. È così che si opera un rinvio al sesto comma dell'articolo 40 della legge n. 47 del 1985, che si applica alla del tutto residuale ipotesi di immobili oggetto di procedure esecutive (fallimenti o esecuzioni mobiliari) ed è assolutamente povero di indicazioni. Pertanto, per come è formulata questa norma di mero rinvio, fioriranno interpretazioni che, c’è da scommetterci, affermeranno che l'abuso edilizio potrà essere condonato anche se realizzato successivamente all'acquisto da parte del privato, basta che si rispetti il termine di un anno per presentare la relativa domanda di sanatoria. È il 2 per 1 dello Stato, è l'ennesima prova di pochezza morale, ancor prima che legislativa, del Governo.
  Per tutte queste ragioni ho avvertito l'inderogabile esigenza politica di presentare questo ordine del giorno con il quale desideravo salvare il salvabile, cercando di impegnare il Governo ad adottare ogni provvedimento, anche normativo, diretto a scongiurare che la norma in esame sia interpretata nel senso di consentire la Pag. 114sanatoria edilizia su immobili vincolati ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, della legge quadro sui parchi, di ogni altra legge statale, regionale e di strumenti urbanistici diretti alla tutela di interessi storici, artistici, architettonici, archeologici, paesaggistici, ambientali, idrogeologici, anche a difesa delle coste marine, lacuali e fluviali.
  Chiedo pertanto che il Governo esprima parere favorevole sul mio ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza della deputata Pinna: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/110.
  La deputata Colonnese ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/148.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, leggo letteralmente la spiegazione dell'ordine del giorno. L'articolo 3 del decreto detta disposizioni in materia di dismissione di immobili pubblici, semplificando la procedura relativa alla vendita a trattativa privata. In particolare, si prevede, al comma 2-quater, che il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, nell'ambito dei beni immobili di proprietà dello Stato, anche valutando le segnalazioni provenienti da regioni, enti locali e alcune associazioni, individuano i beni in ordine ai quali ritengano prioritario mantenere la proprietà dello Stato e poi li comunicano all'Agenzia del demanio che procede sospendendo le eventuali procedure di dismissione o conferimento alle società di gestione del risparmio.
  Quindi le procedure di vendita, secondo tale disposizione, devono essere ultimate per la verifica da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo sull'eventuale valore storico dei beni, ed eventualmente di altri Ministeri interessati. Per i beni non ritenuti da tutelare, quindi da dimettere, invece, non è prevista comunicazione o motivazione.
  Con questo ordine del giorno, in ordine al fatto che le ragioni che portano alla dismissione dei beni pubblici sono di primaria importanza, chiediamo che il Governo si impegni ad introdurre iniziative, anche legislative, affinché la decisione relativa alla dismissione dei beni venga motivata in tempi brevi dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  L'ordine del giorno è stato presentato insieme agli altri dei miei colleghi per cercare di salvare la Banca d'Italia. Noi ci siamo molto preoccupati che il messaggio dovesse arrivare in maniera concreta, diretta, che dovesse essere comprensibile riguardo a che cosa stavamo facendo noi in Aula attraverso i cartelli e attraverso la spiegazione degli ordini del giorno. La comunicazione è fondamentale. Quindi un invito che faccio ai colleghi è quello di discutere la decretazione d'urgenza per quello che è: un mezzo che viene utilizzato dal Governo per imporre le proprie decisioni. Io mi sono stupita, vorrei dire, ma in realtà il tweet che è stato fatto dal collega Rosato era palese già nel momento in cui discutevamo. Dire che l'ostruzionismo sul decreto da parte del MoVimento 5 Stelle è stato fatto perché il MoVimento 5 Stelle vuole che si paghi l'IMU anche sulla prima casa è un falso. Noi stiamo lottando per salvare la Banca d'Italia. Lo abbiamo fatto anche rischiando l'espulsione, lo stiamo facendo cercando di rendere comprensibile quello che invece è stato reso incomprensibile da chi governa questo Paese da vent'anni. Quindi questa è la spiegazione più chiara del mio ordine del giorno.

  PRESIDENTE. La deputata Carinelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/138.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno da me presentato impegna il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative, anche legislative, affinché nell'istituzione delle nuove aree parco sia garantita la cogestione e la partecipazione dei cittadini, attraverso il ricorso allo strumento della comunità del Pag. 115parco, da inserire all'interno dello statuto dell'ente di gestione.
  L'ordine del giorno in questione si riferisce all'articolo 3, comma 2-quinquies, del presente decreto-legge, secondo il quale il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, nell'ambito dei beni immobili di proprietà dello Stato, anche valutando le segnalazioni provenienti da regioni, enti locali e associazioni portatrici di interessi diffusi, procede all'individuazione dei beni di rilevante interesse ambientale in ordine ai quali ritenga prioritario mantenere la proprietà dello Stato ed avviare procedimenti rivolti all'istituzione di aree naturali protette, ai sensi della legge 6 dicembre 1991, n. 394, o all'integrazione territoriale di aree naturali protette già istituite.
  La sopracitata legge 6 dicembre 1991, n. 394, definisce la classificazione delle aree naturali protette. È costituita da 38 articoli: i primi 7 enunciano i principi generali, dall'articolo 8 all'articolo 21, invece, sono trattate le aree naturali protette nazionali, dall'articolo 22 all'articolo 28 le aree naturali protette regionali e dall'articolo 29 all'articolo 38 le disposizioni finali e transitorie.
  L'elenco ufficiale delle aree naturali protette è un elenco stilato, e periodicamente aggiornato, dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Nell'elenco ufficiale delle aree naturali protette vengono iscritte tutte le aree che rispondono ai seguenti criteri, stabiliti dal Comitato nazionale per le aree naturali protette il 1o dicembre 1993: esistenza di un provvedimento istitutivo formale (legge statale o regionale, provvedimento emesso da altro ente pubblico, atto contrattuale tra proprietario dell'area ed ente che la gestisce con finalità di salvaguardia dell'ambiente); esistenza di una perimetrazione, documentata cartograficamente; documentato valore naturalistico dell'area; coerenza con le norme di salvaguardia previste dalla legge n. 394 del 1991 (per esempio, divieto di attività venatoria nell'area); garanzie di gestione dell'area da parte di enti, consorzi o altri soggetti giuridici, pubblici o privati; esistenza di un bilancio o provvedimento di finanziamento.
  Attualmente il numero di aree protette in Italia è 871, così ripartito: 24 parchi nazionali, 147 riserve naturali statali, 27 aree marine protette, più due parchi sommersi, il santuario internazionale dei mammiferi marini, 134 parchi naturali regionali, 365 riserve naturali regionali, 171 altre aree protette di diversa classificazione e denominazione. Ma cosa si intende esattamente per aree naturali protette ?
  Le aree naturali protette, chiamate comunemente anche oasi naturali, hanno la funzione di mantenere l'equilibrio ambientale di un determinato luogo, aumentandone la biodiversità. Si tratta di aree naturali caratterizzate da paesaggi eterogenei e abitate da diverse specie di animali e vegetali. Un'oasi naturale è destinata al rifugio, alla riproduzione e alla sosta della fauna selvatica, dove è proibita la caccia, salvo per motivi di controllo delle specie di fauna selvatica in soprannumero. Questo controllo selettivo può essere praticato mediante cattura, quando l'Istituto nazionale per la fauna selvatica verifichi l'inefficacia degli altri metodi.
  Le aree naturali protette possono essere designate, dalle istituzioni pubbliche o da privati, quali istituti di beneficenza o di ricerca. A seconda del livello di protezione garantito dalle leggi di ogni singolo Stato, le aree naturali protette sono divise nelle categorie dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN – International Union for the Conservation of Nature), un'organizzazione non governativa che svolge il ruolo di coordinamento tra diverse organizzazioni in materia ambientale.
  Questa premessa, forse un po’ lunga, era però doverosa per capire che cosa si intende per aree naturali protette e per capire la loro importanza. Quello che auspichiamo è che nell'istituzione di nuove aree parco, di nuove aree protette sia garantita la cogestione e la partecipazione dei cittadini, attraverso il ricorso allo strumento della comunità del parco, da inserire Pag. 116all'interno dello statuto dell'ente di gestione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Turco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/93.

  TANCREDI TURCO. Signor Presidente, sottosegretario Amici, colleghe e colleghi presenti in Aula, ci troviamo di fronte all'ennesimo decreto-legge non urgente, non omogeneo, non straordinario. Non è omogeneo perché consta di tre parti totalmente differenti tra loro.
  La prima parte riguarda l'abolizione della seconda rata IMU; la seconda parte riguarda la dismissione di immobili pubblici, mentre la terza parte, a cui fa riferimento il mio ordine del giorno, riguarda la rivalutazione delle quote di Banca d'Italia. Proprio con riferimento a quest'ultima parte, non sì può che definire questo provvedimento come un aiuto di Stato nei confronti delle banche. Fatta questa breve ma doverosa premessa, vado ad illustrare quello che è il mio ordine del giorno.
  Premesso che gli articoli 4 e 5 del provvedimento ridefiniscono la governance della Banca d'Italia, modificando il quadro normativo concernente il capitale della Banca d'Italia nonché le disposizioni relative alla sua organizzazione, ribadito che è assolutamente non condivisibile lo strumento del decreto-legge su una questione delicata e strategica, che avrebbe dovuto essere oggetto di ampio e approfondito dibattito nelle sedi consone, ossia quelle parlamentari, si impegna il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative legislative affinché la Banca d'Italia, quale autorità nazionale competente nel meccanismo di vigilanza unico europeo, sia soggetta al dovere di cooperazione in buona fede e all'obbligo di scambio di informazioni.
  Questo ordine del giorno va in qualche modo a completare e ad integrare e trae spunto e riscontro da quanto stabilito, tra l'altro, nella risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 12 settembre 2013 sulla proposta di regolamento del Consiglio che attribuisce alla BCE compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza. Infatti, in questa risoluzione che ho citato viene rimarcato quanto sia opportuno che la BCE cooperi pienamente con le autorità nazionali responsabili di garantire un'elevata tutela dei consumatori e la lotta contro il riciclaggio di denaro.
  L'attribuzione di compiti di vigilanza alla BCE dovrebbe iscriversi coerentemente nel quadro del SEVIF, cioè nel Sistema europeo delle autorità di vigilanza finanziaria, ed essere in linea con il relativo obiettivo di fondo di definire un corpus unico di norme e di migliorare la convergenza della prassi di vigilanza in tutta l'Unione.
  È importante che le autorità di vigilanza bancaria cooperino tra loro e con le autorità di vigilanza delle assicurazioni e dei mercati finanziari, per trattare questioni di interesse comune e per assicurare una vigilanza adeguata sugli enti creditizi attivi.
  La BCE dovrebbe pertanto cooperare strettamente con l'ABE, che è l'Autorità bancaria europea, con l'AESFEM, cioè l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, con la AEAP, cioè l'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali, con il CERS, il Comitato europeo per il rischio sistemico, e con tutte le altre autorità che fanno parte del SEVIF.
  Dovrebbe essere inoltre tenuta a cooperare con le pertinenti autorità di risoluzione delle crisi e con i meccanismi che finanziano assistenza finanziaria pubblica diretta od indiretta.
  Nell'ambito dei compiti conferiti alla BCE, il diritto nazionale conferisce alle autorità nazionali competenti taluni poteri attualmente non richiesti dal diritto dell'Unione, compresi taluni poteri cautelari di intervento precoce.
  La BCE dovrebbe poter chiedere alle autorità nazionali – quindi in questo caso anche la Banca d'Italia – degli Stati membri partecipanti, di utilizzare tali poteri al Pag. 117fine di garantire l'attuazione di una vigilanza piena ed efficace nell'ambito del meccanismo di vigilanza unico.
  Le autorità di vigilanza nazionali vantano competenze importanti e consolidate nella vigilanza sugli enti creditizi e sul rispettivo territorio e nelle relative peculiarità economiche, organizzative e culturali.
  Ai fini di una vigilanza di elevata qualità a livello dell'Unione, è opportuno che le autorità nazionali competenti siano responsabili dell'assistenza della BCE, nella preparazione e nell'attuazione degli atti inerenti all'assolvimento dei suoi compiti di vigilanza, tra cui in particolare la valutazione giornaliera della situazione di un ente creditizio e le relative verifiche in loco. Questo quindi è il mio ordine del giorno, che va appunto in questa direzione, auspicata anche dalla risoluzione che ho citato.
  Mi sembra un ordine del giorno di assoluto buonsenso, quindi invito tutti a valutarlo positivamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Businarolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/73.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signora Presidente, come sapete questo decreto reca disposizioni che intervengono su distinti ambiti materiali, disposizioni fiscali e in materia di immobili pubblici e disposizioni sulla Banca d'Italia.
  Tali interventi non risultano collegati ad alcun nesso di carattere oggettivo materiale né di carattere funzionale o finalistico, quindi un decreto «macedonia». In particolare, il Titolo I prevede la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili, partendo dall'abolizione della prima rata IMU, dovuta per l'anno 2013. Con l'abolizione della seconda rata IMU, apprezzata e attesa dai cittadini strozzati dalle tasse, avete promosso un segno di civiltà, ma lo avete collegato in modo scaltro e meschino a un condono edilizio, l'ennesimo. Infatti, l'articolo 3 prevede norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali.
  Il comma 1 dell'articolo 3 del decreto-legge, al fine della valorizzazione degli immobili pubblici in relazione ai processi di dismissione finalizzati ad obiettivi di finanza pubblica, prevede che l'ipotesi in cui l'immobile rientri nella previsione di sanabilità e sia oggetto di trasferimento derivante da procedure esecutive si applichi anche alle alienazioni di immobili ad uso non abitativo, appartenenti al patrimonio pubblico. Cosa vuol dire ? Che viene esteso il condono edilizio previsto prima solo per immobili soggetti a procedure esecutive, anche agli immobili pubblici acquistati dai privati. Procedendo a questa estensione del condono ai beni dei privati, avete dimenticato anche di effettuare i conseguenti coordinamenti con le preesistenti fonti normative sulle quali intervenite mediante modifiche non testuali. Questo è gravissimo, signor Ministro. Tale modalità di produzione normativa vanno proprio nel senso opposto rispetto allo scopo di semplificare e riordinare la legislazione vigente. Ricordo a tal proposito che, a proposito di dismissioni di immobili pubblici, nella Gazzetta Ufficiale 3 gennaio 2014, n. 2, sono stati pubblicati due decreti del Ministero dell'economia e delle finanze che hanno autorizzato la vendita a trattativa privata di determinati immobili individuati da alcuni enti locali e dall'Agenzia del demanio. Attenzione, perché le procedure di vendita dovevano essere ultimate entro il 31 dicembre 2013. C’è da notare che i decreti sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 3 gennaio 2014. Ora mi sorge un dubbio: non è che i decreti di fine anno abbiano il preciso scopo di salvare e autorizzare singole operazioni ?
  In base ai decreti menzionati tali procedure dovevano essere ultimate entro il 31 dicembre 2013. Signori, siamo a fine gennaio, i beni ad oggi dovrebbero essere già stati venduti. Sono stati verificati i valori di mercato o questi beni sono stati svenduti ? Di cosa stiamo parlando ? Stiamo parlando dell'ennesimo esempio di come tutto sia già stato stabilito nelle Pag. 118solite segrete stanze. In conclusione, all'articolo 3, oltre al problema dell'estensione del condono ai beni privati, esiste un problema di assoluta indeterminatezza della norma che non chiarisce se si possano condonare abusi in area vincolata, per quali superfici massime, secondo quali criteri economici, né se ci sia un termine massimo per terminare il fabbricato.
  Il Governo deve adottare un provvedimento anche normativo per chiarire che le somme da corrispondere ai fini della sanatoria siano almeno quelle di cui al decreto-legge n. 269 del 2003, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 326 del 2003, così come applicato dalle diverse normative regionali.
  Insomma, chiarite questa incertezza per evitare che i soliti speculatori immobiliari ne traggano indebitamente beneficio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Agostinelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/62.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, la prima cosa che vorrei fare è leggere qual è il testo letterale dell'ordine del giorno, affinché chi ci segue da casa possa capire di cosa stiamo parlando e affinché possa capire di cosa stiamo parlando anche chi è presente qui in Aula.
  «La Camera, premesso che il decreto-legge n. 133 del 2013 ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili – a partire dall'abolizione della seconda rata IMU dovuta per l'anno 2013 –, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, infine, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia; all'articolo 3 del decreto-legge contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali;
  L'articolo 3, comma 1, estende il condono edilizio previsto dall'articolo 40 della legge n. 47 del 1985 solo per gli immobili soggetti a procedure esecutive, anche agli immobili pubblici acquistati dai privati. Preso atto dell'assoluta indeterminatezza della norma, che non esprime neanche se si possono condonare abusi in area vincolata, per quali superfici massime, né se c’è un termine massimo per terminare il fabbricato, l'ordine del giorno impegna il Governo ad adottare ogni provvedimento, anche normativo, diretto a impedire che la norma in esame sia interpretata nel senso di consentire la sanatoria edilizia per superfici superiori ai 750 mc.
  Passo, dunque, all'esposizione del contenuto, alla spiegazione del contenuto dell'ordine del giorno. L'articolo 3, comma 1, del decreto-legge n. 133 del 2013, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia – meglio noto alle cronache come «decreto IMU-Bankitalia» – dispone che: «ai fini della valorizzazione degli immobili pubblici, in relazione ai processi di dismissione finalizzati ad obiettivi di finanza pubblica, anche allo scopo di prevenire nuove urbanizzazioni e di ridurre il consumo di suolo, le disposizioni di cui al sesto comma dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, si applicano anche alle alienazioni di immobili di cui all'articolo 11-quinquies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito in legge 2 dicembre 2005, n. 248 (beni immobili ad uso non abitativo appartenenti al patrimonio pubblico); per esse la domanda di sanatoria di cui al citato sesto comma dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, può essere presentata entro un anno dall'atto di trasferimento dell'immobile».
  In pratica, con la disposizione in parola si estende la sanatoria edilizia di cui all'articolo 40 della legge n. 47 del 1985, riguardante gli immobili il cui trasferimento sia l'effetto di procedure esecutive, anche alle alienazioni di immobili ad uso non abitativo appartenenti al patrimonio pubblico, di cui all'articolo 11-quinquies del decreto-legge n. 203 del 2005; ciò, a condizione che la domanda di sanatoria sia presentata entro un anno dal trasferimento dell'immobile. Si tratta, in poche Pag. 119parole, di un condono edilizio riguardante i beni patrimoniali dello Stato privatizzati ed alienati a privati.
  Siamo in presenza di una disposizione falsamente innocua, anzi, di una disposizione presentata perfino come rispondente ad interessi generali: ampollosamente, infatti, il disegno di legge parla di «obiettivi di finanza pubblica», parla di «valorizzazione degli immobili pubblici» come fini superiori da realizzare. Ora, che le esigenze di cassa dell'erario vengano invocate come giustificazione alla svendita dei nostri beni pubblici non ci stupisce, non ci stupisce più: siamo abituati.
  La politica dello spolpamento della cosa pubblica e dell’«economia all'osso» ormai è un leitmotiv quotidiano al quale siamo assuefatti, davvero ormai non ci stupiamo più. Non ci stupiamo più se le esigenze di cassa dello Stato, ormai da anni, sono il pretesto in nome del quale si giustifica lo smantellamento dello Stato sociale; la progressiva inarrestabile erosione del welfare; l'incremento, fino all'inverosimile, della pressione fiscale, ovviamente ai danni del ceto medio e dei ceti più deboli; la svendita di beni pubblici, che dovrebbero rimanere di pertinenza della collettività; infine, i condoni tombali in favore degli evasori fiscali e degli speculatori edilizi.
  Del resto, lo sappiamo, Presidente: pecunia non olet, il denaro non ha odore, diceva l'imperatore Vespasiano. Tutto questo in nome della suprema ragion di Stato, del batter cassa...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Agostinelli.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Finisco. Ma, nella disposizione in parola, onorevoli colleghi, c’è anche qualcosa in più della cinica logica machiavellica del «fine che giustifica i mezzi», alla quale siamo ormai avvezzi. C’è perfino l'inganno, il gioco di prestigio ! In pratica, una misura, quella del condono edilizio, potenzialmente in contrasto con l'interesse generale ad un ordinato sviluppo urbanistico del territorio, viene giustificata invocando proprio quello stesso interesse generale.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Un vero paradosso ! Quindi, concludo affermando che con questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo di impegnarsi ad adottare qualsiasi provvedimento, anche normativo, diretto ad impedire che la norma in esame possa essere interpretata nel senso di consentire la sanatoria edilizia per superfici superiori ai 750 mc.

  PRESIDENTE. Il deputato Colletti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/145.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, come sappiamo ci apprestiamo fra poco – non si sa ancora quando – a votare sul decreto «IMU-Banca d'Italia». Con questo decreto, la maggioranza di questa Camera e questo Parlamento – poiché sono colpevoli anche i senatori che hanno licenziato il testo, così come è pervenuto alla Camera e così come non modificato – hanno permesso di fare quello che noi chiamiamo un falso ideologico: cioè, le cosiddette quote di Bankitalia, che avevano in precedenza un valore nominale di 136 mila euro, sono state aumentate sino ad un valore di 7 miliardi e mezzo di euro.
  La cosa più interessante è che lo studio che rivalutava queste quote dava un valore compreso tra 3,5 miliardi di euro e 7,5 miliardi di euro. Ci domandiamo come mai questo Governo, invece di valutarle secondo una linea mediana – quindi che su 5-5 miliardi e mezzo di euro – le abbia valutate al massimo, così da aiutare le banche azioniste in questo caso, come Unicredit, come Intesa San Paolo, come anche MPS, che tanto sta a cuore al Partito Democratico, in un certo senso, a falsificare legalmente i propri bilanci. Di questa norma, inoltre, hanno parlato anche la Commissione europea e la stessa BCE, che, sebbene non abbiamo molta fiducia, valutava questo studio di rivalutazione senza alcun confronto con la realtà.Pag. 120
  Non è, però, la sola parte che ci interessava, la svendita di Banca d'Italia, grazie alla nuova tassazione oltretutto per le banche di addirittura il 12 per cento: ovvero, qualunque persona che guadagna, magari, 20 mila euro ha una tassazione del 19-23 per cento e le banche, per miliardi di euro che gli vengono regalati, hanno una tassazione del 12 per cento. Tutto a discapito della progressività della tassazione che dovrebbe essere costituzionalmente garantita.
  Invece, il mio ordine del giorno, in realtà, più che parlare del furto di Banca d'Italia, dell'approvazione indebita, sebbene legale, delle quote di Banca d'Italia, parla degli immobili di proprietà pubblica che verranno venduti. Questi immobili, nella migliore tradizione italica, non verranno venduti attraverso bandi pubblici, bensì anche a trattativa privata, ovvero anche in blocco. Questo provvedimento è passato anche presso la mia Commissione – la Commissione giustizia – e vi è stata anche un'interlocuzione con i colleghi di maggioranza. Non ricordo bene se il relatore fosse il collega Vazio o il collega Verini: ad ogni modo, lì, in quella sede, paventavamo il pericolo che tale tipo di vendita, oltretutto a trattativa privata, sebbene formalmente si applicassero i cosiddetti certificati antimafia alle società riconducibili a quella vendita, e siccome eravamo in costanza dello scandalo dell'appalto agli Uffizi, dato ad una società campana formalmente intonsa, bensì collegata ad uno dei clan camorristici, vi è il costante pericolo, quando si tratta di andare a trattativa privata, di favorire evidentemente chi ha della liquidità immediata. E, purtroppo, in questo Paese con crisi di liquidità chi ha liquidità immediata è sopratutto la criminalità organizzata.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANDREA COLLETTI. E, quindi, si prevederà, forse, che ci troveremo tra qualche anno a scoprire che formalmente questi beni pubblici sono stati acquistati, magari, dalla ’ndrangheta o dalla camorra.
  Oltretutto, prevedere di venderli a trattativa privata anche in blocco esclude di fatto tutte quelle piccole società che potevano avere interesse ad acquistare questi beni pubblici: quindi, tali beni saranno acquistati, magari, della Pirelli Re, magari da tante altre grandissime società che hanno al loro interno tantissimi beni pubblici; e, magari, gli stessi beni pubblici, poi, fra uno o due anni, saranno affittati allo stesso Stato. Quindi, ci troveremo a pagare due volte: una volta, li venderemo in blocco con un notevole sconto per l'acquirente e, prossimamente, li prenderemo in affitto, ovvero, come succede spesso anche tra gli enti previdenziali, ma anche allo stesso Stato, vendiamo un bene a 10 milioni di euro e, poi, lo affittiamo per dieci anni a 3 milioni di euro; ovvero, in dieci anni abbiamo una perdita secca di 10 milioni di euro.
  Tutto questo non è serio, noi siamo un po’ ai saldi di fine stagione, così come con le privatizzazioni; anzi, io direi «saldi per cessata attività», perché è questo che sta diventando l'Italia: sta chiudendo e questo per colpa vostra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Ferraresi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/159.

  VITTORIO FERRARESI. Signora Presidente, il mio ordine del giorno riguarda sempre la svendita di Bankitalia. Noi chiediamo l'impegno del Governo per adottare, per quanto di competenza, le iniziative affinché ai partecipanti il capitale sociale della Banca d'Italia possano essere distribuiti esclusivamente dividendi annuali a valere sugli utili netti, per un importo non superiore a una percentuale del capitale sociale pari al tasso medio ponderato riconosciuto sui titoli del debito pubblico con durata non superiore all'anno, emessi nell'anno solare precedente dallo Stato italiano.
  Parliamo di soldi, di soldi e di risorse che sono molto importanti soprattutto quando si parla di emergenza. Ecco perché voglio fare un confronto sulle parole Pag. 121spese dal prefetto Gabrielli, capo della Protezione civile, a Modena che dice: «Qui c’è stata un'alluvione, io ne ho in gestione attualmente dodici. Il Fondo della Protezione civile è già esaurito. O noi prendiamo coscienza che viviamo tempi molto complicati e non riusciamo a capire le attenzioni che vengono dedicate». Gabrielli poi continua e dice: «Mi ha fatto male che si sia polemizzato sul Presidente della Repubblica» – che si è ricordato dell'alluvione solo cinque giorni dopo, ma, va beh, sappiamo tutti che si può dimenticare, oltre a essersi dimenticato del terremoto nel suo discorso di fine anno l'anno scorso – «ed Errani», detto anche «capo chino» o «ci accontentiamo delle briciole», perché, insomma, ogni volta che si ottiene anche una briciola lui lo chiama un grande successo.
  «In un momento in cui in un Paese al 26 di gennaio» – continua Gabrielli – «il Fondo per le emergenze è già esaurito allora in tutti noi dovrebbe scattare una legittima domanda; forse siamo un po’ sfortunati perché ci sono tante emergenze. E forse anche perché il Paese vive, sotto il profilo della finanza pubblica, un momento di particolare disagio». Continua poi: «Mi rendo conto che per chi ha due metri di acqua in casa, l'imprenditore che ha avuto il terremoto e ha provato con tutta la forza a ripartire, questi ragionamenti risultino difficili. Tutti quelli che stanno intorno a queste persone dovrebbero aiutarci a far sì che le polemiche siano il giusto e che si riconosca se non altro lo sforzo. In questo periodo sono mancati i soldi, non l'attenzione». Dice sempre Gabrielli: «I cittadini di Bomporto e Bastiglia non saranno lasciati soli».
  Bene, per i commercianti, gli artigiani e gli imprenditori, questi discorsi non sono difficili, sono impossibili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Sono impossibili, Presidente, perché hanno sempre pagato le tasse, hanno sempre lavorato duramente per lo Stato che li ha lasciati soli, lo ripeto, soli ! Sono disperati perché hanno milioni di euro di danni e molti chiuderanno perché non sanno come fare per ripartire. Sei mesi di sospensione fiscale, lo ripeto, sei mesi di sospensione fiscale e 19 milioni di euro, siete ridicoli e vergognosi ! Ditelo agli italiani che state prendendo 7,5 miliardi di euro di soldi loro per darli agli azionisti privati di Bankitalia, ditelo ai cittadini che sui loro investimenti prendono lo «zero virgola» per cento che state garantendo agli azionisti un rendimento addirittura del 6 per cento senza rischi ! Quattrocentocinquanta milioni di euro sottratti alle casse dello Stato, 450 milioni che dovrete coprire con nuove tasse, mentre quelle stesse banche hanno fatto ripartire, per colpa vostra, i mutui su case inagibili, dopo che il Governo aveva dato parere favorevole a un nostro ordine del giorno che andava in questa direzione, ovvero di sospendere i mutui sulle case inagibili.
  Io vi chiedo: a voi sembra giusto pagare un mutuo su una casa in cui non si può entrare ? Vi sembra giusto ? Vergognatevi, voi non vi rendete conto che per malafede o stupidità l'Emilia è in ginocchio e lì vanno messi i soldi, lì vanno messe le risorse per far ripartire l'economia, per far ripartire il Paese. Voi, invece, li regalate ancora alle banche, quelle banche che hanno messo il Paese in ginocchio e che l'hanno affondato. Siete semplicemente vomitevoli ! Voglio chiudere con un messaggio ben preciso.

  PRESIDENTE. Deputato Ferraresi...

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, vuole dirmi il vademecum delle parole che non si possono dire ?

  PRESIDENTE. Cerchi di concludere...

  VITTORIO FERRARESI. Vomitevoli, che fate vomitare...

  PRESIDENTE. Cerchi di concludere...

  VITTORIO FERRARESI. Voglio chiudere con un messaggio molto chiaro e diverso da quello che hanno dato i miei colleghi, signori: bisogna dare meno soldi alle banche e più soldi agli alluvionati ! Meno soldi alle banche e più soldi gli Pag. 122alluvionati (Il deputato Ferraresi espone un cartello recante la scritta: «– soldi alle banche + soldi agli alluvionati»).

  PRESIDENTE. Deputato Ferraresi, tolga il suo cartello ! Chiedo ai commessi di togliere il cartello al deputato Ferraresi (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  La deputata Sarti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/105.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, in quest'Aula dire che ci vogliono più soldi per gli alluvionati sembra cosa sgradita, invece è sempre bene ribadire...

  PRESIDENTE. Deputata Sarti, non ho richiamato queste parole del suo collega Ferraresi. Lei lo sa, quindi non mi metta in bocca parole che io non ho detto.

  GIULIA SARTI. Ha richiamato il cartello, Presidente.

  PRESIDENTE. Qui dentro non è solo lei preoccupata per gli alluvionati, la rassicuro. La rassicuro. Parli dell'ordine del giorno.

  GIULIA SARTI. E, allora, invece di regalare 7,5 miliardi di euro alle banche private, diamoli a chi ne ha veramente bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Parli dell'ordine del giorno.

  GIULIA SARTI. Detto questo, il mio ordine del giorno impegna il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative, anche legislative, finalizzate a che sia precisato che i componenti del direttorio e tutti i dipendenti dell'istituto non possano svolgere attività nell'interesse di banche, intermediari finanziari e altri soggetti vigilati. Questo perché, come sappiamo, gli articoli 4 e 5 del decreto-legge n. 133 ridefiniscono la governance di Banca d'Italia, modificando il quadro normativo concernente il capitale della Banca, nonché le disposizioni relative alla sua organizzazione.
  Bene, un tale impegno per questo Governo dovrebbe essere sottinteso, e invece no. In questo Paese ormai è bene ribadire tutto, perché le regole che stanno alla base del nostro ordinamento vengono continuamente stravolte. Un esempio chiarissimo è rappresentato dall'impianto di questo decreto-legge, ed è bene ancora ricordarlo: per l'ennesima volta un decreto omnibus, o macedonia, come lo chiamiamo noi, che mischia disposizioni per l'abolizione parziale della seconda rata dell'IMU – e questo è lo zuccherino per l'opinione pubblica – con norme che riguardano l'alienazione di immobili pubblici e la ricapitalizzazione della Banca d'Italia.
  Questo Governo sta cercando in tutti i modi di far passare sotto banco, nel silenzio generale, mentre sono tutti intenti a parlare di legge elettorale, di accordi e accordini fra il pregiudicato cresciuto a pane e mafia e il condannato in primo grado per danno erariale, la conversione in legge del regalo alle banche private azioniste di Bankitalia – Intesa Sanpaolo e Unicredit in testa a tutte –, questo megapacco regalo da 7,5 miliardi di euro.
  Il bello è che questo decreto-legge è stato varato in fretta e furia dal Consiglio dei Ministri il 27 novembre scorso, proprio mentre al Senato ci si apprestava a votare la decadenza di Berlusconi. E poi, l’iter normativo che è stato seguito per la conversione di questo decreto-legge, colleghi, è semplicemente fuori da ogni logica. Basti ricordare l'abile mossa fatta in Aula dalla maggioranza per invertire l'ordine del giorno di discussione, qui alla Camera. Mentre stavamo esaminando il decreto-legge sulle emergenze ambientali, che toccava i problemi della «Terra dei fuochi» e dei danni causati dall'Ilva a Taranto, mentre stavamo votando gli emendamenti su questo decreto-legge, la maggioranza ha votato l'interruzione della discussione, perché improvvisamente ci si era resi conto di essere arrivati un po’ tardi, e Pag. 123quindi bisognava subito iniziare ad esaminare il decreto-legge su IMU e Banca d'Italia.
  Come se non bastasse, il Governo è stato capace di porre di nuovo l'ennesima questione di fiducia per cercare di impedire e di bloccare il dibattito in Aula sugli emendamenti proposti. Allora, noi in queste ore ci stiamo ponendo, fra le tante, una semplice domanda; per farla, però, è necessario tornare con le lancette indietro, a un mese fa, alla vigilia di Natale. Il 24 dicembre, il decreto cosiddetto salva-Roma è stato ritirato, a detta vostra, perché il nostro, anzi il vostro, innominabile Presidente della Repubblica si era reso conto che mancavano i requisiti di cui all'articolo 77 della Costituzione: urgenza, necessità e omogeneità dei contenuti.
  La verità ovviamente la sappiamo tutti: noi del MoVimento 5 Stelle avevamo promesso una dura opposizione a quel decreto-legge, e saremmo stati pronti a restare in quest'Aula anche fino a Capodanno, pur di farlo decadere. La maggioranza di questo Parlamento, però, in sostanza, non voleva rinunciare alle vacanze di Natale e così il decreto «salva-Roma» è stato ritirato.
  La domanda che ci stiamo ponendo in queste ore è questa: se Napolitano, o meglio, l'innominabile, non voleva promulgare la legge di conversione del decreto «salva-Roma», perché mai dovrebbe promulgare questa legge di conversione del decreto-legge n. 133 ?
  Dove sono i requisiti di necessità ed urgenza, Presidente, dove diavolo sono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Se qualcuno li vede ce li spieghi, li spieghi a tutti i cittadini italiani !

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIULIA SARTI. La verità è che questi requisiti non esistono, la verità è che questo Governo ha bisogno di aggirare continuamente le regole imposte dai Regolamenti della Camera e dalla nostra Costituzione per continuare a fare i propri comodi.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIULIA SARTI. Anzi, in questo caso, i comodi – e concludo – delle banche, e non dei cittadini italiani. Abbiate almeno il coraggio di ammetterlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Il deputato Micillo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/155.

  SALVATORE MICILLO. Signor Presidente, colleghi, ancora una volta l'obbedire di questo Governo a logiche clientelari, come quelle finora rilevate dagli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, ci obbliga al muro contro muro. Su un problema, come quello del rilancio economico del Paese, siamo costretti a dare battaglia per difendere quei sacrosanti interessi e bisogni della cittadinanza che, ancora una volta, col colpo di mano dato anche con questo decreto-legge, vengono sacrificati sull'altare dei favori ai potenti e ai lobbisti di turno.
  Tralasciando per un momento gli argomenti IMU e Bankitalia, che occupano la quasi totalità di un decreto-legge sul quale per l'ennesima volta questo Governo, ponendo la fiducia, si è rivelato un Esecutivo debole, è il caso di porre l'accento sull'articolo 7 del provvedimento in oggetto. In quest'articolo infatti, ignorando per l'ennesima volta persino le indicazioni del Presidente della Repubblica in merito all'allegro ed abusato utilizzo dello strumento della decretazione d'urgenza, viene fissata una norma che consente una nuova rimodulazione delle accise sugli alcolici. Quelle accise che in condizioni normali, ed è bene specificarlo, andrebbero a comporre un fondo destinato alla copertura finanziaria di interventi volti alla tutela dei beni culturali, al sostegno del turismo e del finanziamento del tax credit nel settore cinematografico.
  Insomma, finalità sicuramente nobili per un Paese che proprio in questi settori annovera eccellenze indiscusse in campo internazionale. Pensiamo ai tanti monumenti sparsi in giro per tutta l'Italia, allo straordinario patrimonio paesaggistico naturale che in alcuni casi è addirittura Pag. 124riconosciuto dall'UNESCO, alle pellicole che hanno reso il nostro cinema tale che negli anni si è affermato come punto di riferimento assoluto per tutti gli autori contemporanei. Gli stessi settori che però, in maniera curiosa, continuano a far parlare di loro non per i successi ma per le disavventure.
  Pensiamo alle varie proteste del mondo del cinema che la scorsa estate chiedeva a gran voce proprio la reintroduzione del tax credit per sostenere tutto il mondo che ruota attorno alla cosiddetta settima arte. Un mondo che nei mesi scorsi ha registrato il rischio chiusura di realtà storiche come quella degli studi di Cinecittà, e del conseguente rischio disoccupazione per migliaia di persone. Pensiamo all'immenso patrimonio storico-artistico che il mondo intero ci invidia, e che purtroppo continua a franare sotto i colpi mortali dell'abbandono e dell'incuria.
  Se penso alla mia terra, a proposito di patrimonio dell'UNESCO, è indelebile l'immagine dei crolli avvenuti presso gli scavi di Pompei o presso la Reggia di Caserta. Non si può non pensare allo stato di abbandono che aggredisce siti dall'immenso valore storico, come l'anfiteatro romano di Santa Maria Capua Vetere e gli scavi di Liternum a Giugliano. Insomma, se si pensa a tutto questo, allora la domanda viene naturale: ma i fondi raccolti con queste accise, in buona sostanza, che fine fanno ? E insieme a loro, che fine fanno le continue rideterminazioni, come l'ultima che lo scorso settembre è stata inserita nel decreto-legge n. 104 del 2013, convertito a novembre dalla legge n. 128 del 2013, recante «Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca» ? E basta andare appena un mese più indietro per trovare la precedente rimodulazione che ad agosto, a proposito di beni culturali e dintorni, è stata inserita nel decreto-legge n. 91 del 2013, convertito a ottobre dalla legge n. 112 del 2013, recante «Disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo».

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  SALVATORE MICILLO. A questo punto quindi, nel rispetto di una cittadinanza stanca di vedere i propri soldi finire nelle tasche di qualcun altro, invece che investiti realmente nel proprio futuro, ci chiediamo e vi chiediamo se non sia più logica l'idea di incidere maggiormente su queste concessionarie di gioco d'azzardo, invece di mettere continuamente le mani sui consumi che già sono ad un minimo storico.
  Ci chiediamo e vi chiediamo se non sia più coerente e percorribile la strada del recupero di queste multe per le attività di cui abbiamo parlato. Alla fine parliamo di multe, di debiti che questi signori hanno nei confronti delle casse dello Stato. Possibile che non vi riesca una volta tanto di dimostrarvi forti con questi poteri invece di continuare a mostrare rigore e severità solo con i piccoli ? Date un segnale di cambiamento una volta tanto, non lasciate questo lavoro sempre a noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Dadone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/86.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, sono consapevole che su alcuni dei temi, quali quello relativo alle prerogative costituzionali che dovrebbero giustificare il ricorso alla decretazione d'urgenza, l'insistenza del MoVimento 5 Stelle possa apparire un po’ monotona, sembriamo una sorta di disco rotto, in particolare a fronte di un Governo e di una maggioranza che è totalmente disinteressata a questo tema. Comprendo altresì che per un Governo che è oggettivamente in crisi sostanzialmente da quando si è instaurato, dovendosi attenere ad alcune norme relative alla produzione normativa sia una bella scocciatura quando una parte della maggioranza da un lato chiede di attivarsi sulla regolamentazione di un tema, mentre un'altra parte di questa maggioranza chiede l'inserimento di altre norme che non c'entrano assolutamente nulla. Siamo anche consapevoli del fatto che sia molto fastidioso avere una forza politica di opposizione, Pag. 125peraltro rilevante a livello numerico, come la nostra, che peraltro, non essendo minimamente limitata nelle proprie forze d'azione da patti o da accordi stipulati esternamente, si sente libera di fare le bucce anche su questo. Ma per rispondere a queste obiezioni mi scuserete se prendo in prestito una citazione dell'attuale giudice della Corte costituzionale, Giuliano Amato, che quando era Premier molti anni or sono pronunciò una famose frase: «purtroppo c’è la Costituzione». Questa frase fu pronunciata dall'allora Presidente del Consiglio nel 2000 quasi per scusarsi davanti a un'interrogazione che gli chiedeva perché consentisse lo scandalo del «gay pride» a Roma proprio nell'anno in cui c'era il Giubileo.
  Noi la riproponiamo sul tema dell'abuso della decretazione d'urgenza, perché sappiamo che per il Governo e la maggioranza la Costituzione è una sorta di palla al piede, e non a caso, tra l'altro, è stato proprio questo Governo a tentare di farla saltare minando l'articolo 138. Il disposto dell'articolo 77 è chiaro, come è chiaro che il Governo se ne infischi completamente. I criteri di necessità e urgenza sono rispettati in questo decreto ? Guardi, neppure Giucas Casella, che era veramente un mago divenuto famoso per la capacità di ipnotizzare la gente, riuscirebbe a far passare come urgente una rivalutazione di capitali ferma al 1936 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sulla necessità poi non ne parliamo proprio, perché la Banca d'Italia, che gestisce risorse pubbliche, in questa operazione, riduce di parecchio le sue riserve.
  Si poteva regolamentare la materia utilizzando la via ordinaria, senza dare vincoli di scadenza a questo Parlamento, invece per l'ennesima volta si è utilizzata la decretazione d'urgenza. Ecco, con questo ordine del giorno noi siamo a richiedere una cosa in realtà banale ma che evidentemente non lo è, cioè il rispetto del disposto dell'articolo 77 della Costituzione nell'emanazione dei futuri decreti da parte del Governo; ed il fatto che ad oggi abbiamo dovuto presentare un ordine del giorno la dice più lunga su questo tema, cioè sul rispetto della Costituzione sostanzialmente, che dovrebbe suscitare delle riflessioni approfondite invece della totale indifferenza che ha registrato fino ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Grillo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/123.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, gentili colleghi, da quasi un anno in quest'Aula assistiamo a una girandola vergognosa di decreti-legge che nascondono favori a destra e a sinistra, fregandosene dei reali bisogni popolari ma sanando i bisogni e le necessità economiche di una o più lobby. Ebbene, dopo tanto tempo è giunto il momento di chiamare le cose con il loro nome. Noi del Movimento siamo, io sono, populista, perché con orgoglio faccio politica a favore dei popoli e non a esclusivo beneficio di ristrette élite oligarchiche. Oggi in Italia, grazie a voi schiavi telecomandati o meglio guardie giurate, sta per essere commesso un altro crimine contro la nazione.
  Per questo voi sarete additati e accusati di alto tradimento – sì, sì, voi, così rilassati, tutti rilassati – e accusati di saccheggio. Da domani nei testi di storia si scriverà che voi siete stati complici e fattori di un consapevole vandalismo istituzionale ed istituzionalizzato della proprietà pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Voi oggi farete un altro favore a color che esercitano il signoraggio economico di questa nazione, una volta patria del diritto e oggi patria di lor signori. Ogni politico o tecnocrate o Ministro fa a gara a dimostrare quanto più è suddito e servo prescindendo dalle conseguenze disastrose e spesso controproducenti del suo operato, e queste non sono solo parole, sono fatti e la storia lo dirà.
  Ma, ricordatevi che quando si comincia con la sudditanza e il servilismo nei confronti dei poteri forti si sa da dove si parte, signori miei, ma non si può mai prevedere dove si arriva. Oggi ad alta voce Pag. 126vi rammento il tutto, al fine di rendervi pubblicamente coscienti e responsabili – coscienti – delle vostre scelte e al fine di lasciare nei libri di storia traccia del vostro operato, asservito totalmente alle lobby finanziarie e bancarie, e sopra ogni cosa non potete giustificarvi dicendo che non sapevate e che non pensavate. No, non ci saranno talk-show dove andrete a dire questo, no !
  Oggi voi sapete e coscientemente con forza voterete a favore di queste lobby. Oggi voi sarete liberamente consapevoli di essere complici di questo programma e sapete che ogni passaggio equivale ad un guadagno certo per loro banchieri e ad una perdita netta per noi cittadini. Da oggi per il futuro i cittadini italiani vi chiederanno conto dei danni apportati e magari – lo spero – vi potranno chiedere il risarcimento finanziario, sequestrando i vostri beni.
  Un progetto, quella della ridefinizione dell'assetto proprietario di Bankitalia, che se attuato in tempi brevi consentirebbe al Governo dei banchieri di raggiungere tre importanti obiettivi in un colpo solo: incassare una tassa una tantum sulle plusvalenze della rivalutazione pari a un miliardo e mezzo, utili a coprire il mancato gettito per il 2013 dell'IMU sulla seconda casa; migliorare la situazione patrimoniale dei disastrati istituti bancari italiani in vista degli stress test che la BCE condurrà per tutto il 2014; fornire annualmente maturi dividendi complessivi alle banche private azioniste italiane e straniere.
  Lo Stato incasserà subito, una tantum, un miliardo e mezzo da utilizzare per un anno a copertura di un mancato gettito privandosi, però, per tutti gli anni futuri... perché voi fate così: intanto vediamo oggi come va, poi domani ci pensa qualcun altro, perché poi magari vi alternate pure e fate gli accordi, vi alternate al Governo e poi fate la finanza creativa e poi paghiamo sempre noi, sempre i cittadini pagano... va bene. Di fatto, nel futuro immediato lo Stato si ritroverebbe senza un rendimento certo. Non solo lo Stato avrà un patrimonio minore a garanzia di quel debito, ma anche meno entrate nel suo conto economico, per riequilibrare le uscite e le eventuali perdite di esercizio.

  PRESIDENTE. Grazie...

  GIULIA GRILLO. Presidente, potrei continuare. Se mi fa concludere dico che...

  PRESIDENTE. Ha venti secondi.

  GIULIA GRILLO. ... dico che la condotta politica criminale che voi state portando avanti avrà conseguenze alle quali voi sarete chiamati a riparare nel prossimo futuro, immediato e prossimo futuro. Ricordatevi questi momenti, ricordateveli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Il deputato Cozzolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/85.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, colleghi, il decreto «IMU-Banca d'Italia», rispetto ad altri provvedimenti governativi che lo hanno preceduto, si compone di un testo abbastanza ristretto (e ci sembra strano). Il fatto che non ci siamo trovati, per una volta, davanti ad un diluvio infinito di articoli e commi non è servito a migliorare la qualità del provvedimento, che anzi si presenta come un concentrato degli errori e dei danni che in questi mesi abbiamo costantemente riscontrato e rimproverato sia al Governo che alla sua maggioranza.
  In estrema sintesi, c’è la parte sull'IMU che rappresenta l'assoluta incapacità di questo Governo di produrre una politica fiscale chiara.
  C’è la parte che riguarda la Banca D'Italia che si configura come uno scandaloso e indegno regalo alle banche. C’è la parte sulla dismissione degli immobili pubblici, che rappresenta una sorta di cammeo di incoerenza normativa o, peggio, un modo fraudolento di scrivere norme che hanno come unico fine quello di confondere chi le legge.Pag. 127
  L'ordine del giorno di cui sono firmatario e che mi appresto ad illustrare, interviene proprio su questo aspetto, in particolare si riferisce all'articolo 3, dove i commi 2-quater e 2-quinquies sono di fatto contraddetti e sterilizzati dal comma che li segue, il 2-septies.
  Il tema è quello ormai annoso della dismissione del patrimonio pubblico per fare cassa e ridurre il debito pubblico. Si tratta quasi sempre di svendite. I primi due commi prevedono, a nostro avviso, due disposizioni di buon senso perché in sostanza dicono: va bene dismettere il patrimonio pubblico che non serve, ma per quanto riguarda beni immobili di rilevante interesse culturale e storico e per quelli di rilevante interesse ambientale ci andiamo con i piedi di piombo, e per questo prevediamo una sorta di potere di veto dei Ministri competenti.
  Su questi due commi il MoVimento 5 stelle, alla faccia di chi sostiene che siamo contro ogni cosa, dice bene, bravi, bis. Il problema è che poi l'occhio scivola sui due commi successivi, in particolare il 2-septies, e ci si accorge che sono inconciliabili con i primi due, visto che la possibilità di evitare la vendita di beni che i Ministri competenti ritengono troppo rilevanti per essere alienati è vincolato all'invarianza finanziaria. Fantasia legislativa.
  Rispetto a questo punto, che è un'evidente incongruenza o peggio una presa in giro, mi limito a leggere quanto riportato nel dossier del Servizio bilancio della Camera, dunque una fonte che dobbiamo considerare neutra e quindi diciamo attendibile, per quanto possibile.
  «Con riferimento alle norme introdotte dal Senato, non appare chiaro con quali modalità si preveda di ottenere l'invarianza delle entrate attese dal processo di dismissione di immobili. La norma non dispone – infatti – che, nel caso di sospensione di procedure inerenti la dismissione di immobili per i quali sia considerato prioritario mantenere la proprietà in capo allo Stato, siano contestualmente individuati immobili sostitutivi da inserire nel piano di dismissione, al fine di garantire l'invarianza dell'incasso atteso. Su tali aspetti andrebbe pertanto acquisito un chiarimento del Governo».
  Poiché invece del chiarimento il Governo ha preferito rispondere con la fiducia sull'intero decreto ed anche su questo punto in particolare, con il nostro ordine del giorno chiediamo una cosa che riteniamo indispensabile e che, a nostro avviso, il Governo non può non accogliere. Impegniamo il Governo a valutare il pasticcio normativo che ha preparato e soprattutto a non subordinare la possibilità di evitare la dismissione per pochi soldi che servano a fare cassa di beni che membri di questo stesso Governo, e dunque non un «grillino» che passa per caso per strada, ritengono non si possano alienare se non producendo un grave danno culturale – perché sì, signori, con la cultura ci mangiamo –, storico o ambientale allo stesso tempo.
  Aggiungiamo inoltre che, se il Governo ritiene che comunque una certa cifra debba comunque affluire nelle casse dello Stato, allora i mancati introiti eventualmente previsti da commi 2-quater e 2-quinquies siano coperti con i proventi di quell'araba fenice che chiamiamo spending review, che risorge ad ogni decreto e mai viene messa in atto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Toninelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/134.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno e con gli ordini del giorno di tutti i miei colleghi cerchiamo di porre dei correttivi all'ennesimo decreto-legge che non ha nulla di urgente, nulla di straordinario e che ovviamente, purtroppo, come tutti gli altri, non è omogeneo. Sempre purtroppo la stessa musica sentiamo, il solito comportamento poco trasparente verso i cittadini ed il Paese e purtroppo verso questo Parlamento: l'uso distorto della politica per fare gli interessi di pochi, l'uso strumentale di decreti dagli aspetti quanto meno oscuri.Pag. 128
  Un decreto-legge confezionato ad arte che distrae l'opinione pubblica con il tentativo di intervenire sull'IMU, mentre guarda alla ricapitalizzazione della Banca d'Italia. E la nostra sovranità economica è sempre più fragile.
  Colleghi, lo sappiamo: questo non è un provvedimento utile e nemmeno necessario. Mentre l'insofferenza verso il nostro sistema bancario cresce ogni giorno di più e le nostre imprese si trovano in difficoltà enormi, questo Governo pensa a modificare lo statuto della Banca d'Italia, alla rivalutazione delle quote. Perché tanto i milioni di disoccupati possono ancora attendere, i nostri pensionati possono continuare a campare con miseri 500 euro al mese.
  Le priorità di questo Governo non sono le nostre perché non sono quelle dei cittadini e delle nostre imprese, ma sono evidentemente altre. Noi giudichiamo questo atteggiamento quantomeno irresponsabile, e di certo non staremo qui a fare i semplici pigia-bottoni.
  Dopo anni di stallo, improvvisamente per il Governo è diventato indispensabile intervenire sulla Banca d'Italia, che dovrebbe essere la banca degli italiani, e ha deciso di farlo senza un serio dibattito in Parlamento.
  Non è questo certamente il modo di procedere, ma purtroppo vediamo e siamo sempre più abituati a questo modo di produrre le leggi e di fare le leggi in questo Parlamento. Non è giusto il momento né è corretto lo strumento della decretazione d'urgenza, blindando il dialogo parlamentare. Il decreto-legge è diventato ormai un sistema per fare «pacchi sorpresa», dove dentro, se si guarda bene, ci si trova davvero un po’ di tutto.
  Rispetto ad un testo che rimane comunque inopportuno e fuori luogo, con i nostri ordini del giorno cerchiamo di porre dei correttivi, ad esempio chiedendo precisi impegni al Governo sulla norma relativa al processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato e quello degli enti territoriali, in quanto tale norma è caratterizzata a nostro avviso dall'assoluta indeterminatezza.
  Questa indeterminatezza è ormai ovunque e si ripercuote inevitabilmente sul complesso del nostro sistema legislativo. La sovrapposizione di norme è talmente insistente, da mettere a repentaglio la certezza stessa del diritto.
  Ormai i cittadini non sanno più dove, come, quando pagare le imposte, né la cifra esatta da versare. Il Governo può permettersi di fare e disfare, il cittadino invece, deve dunque solo pagare.
  Ribadiamo pertanto la necessità di rispettare i requisiti previsti dalla nostra Costituzione per l'esercizio straordinario del potere legislativo, che ormai sembra essere diventato un potere assolutamente arbitrario.
  Chiediamo inoltre, tra le altre cose, anche impegni sulla parte relativa alla governance della Banca d'Italia e sostanzialmente nel senso di una maggiore trasparenza.
  Con il mio ordine del giorno, voglio preliminarmente ricordare che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 196 del 28 giugno 2004, si è occupata del riparto delle competenze tra Stato e regioni, esprimendosi sull'ammissibilità del condono edilizio previsto dal decreto-legge 2 ottobre 2003, n. 269, convertito in legge 24 novembre 2003, n. 326, recante norme in materia di sviluppo dell'economia e di correzione dei conti pubblici. Tale provvedimento disciplinava il nuovo condono edilizio esteso a tutto il territorio nazionale. In tale occasione, la Corte Costituzionale ha ritenuto lese le prerogative delle regioni sotto diversi aspetti, e ha stabilito che: «in riferimento alla disciplina del condono edilizio (per la parte non inerente ai profili penalistici, integralmente sottratti al legislatore regionale, ivi compresa – come già affermato in precedenza – la collaborazione al procedimento delle amministrazioni comunali), solo alcuni limitati contenuti di principio di questa legislazione possono ritenersi sottratti alla disponibilità dei legislatori regionali, cui spetta il potere concorrente di Pag. 129cui al nuovo articolo 117 (ad esempio, certamente, la previsione del titolo abilitativo edilizio in sanatoria di cui al comma 1 dell'articolo 32, il limite temporale massimo di realizzazione delle opere condonabili, la determinazione delle volumetrie massime condonabili). Per tutti i restanti profili è invece necessario riconoscere al legislatore regionale un ruolo rilevante – più ampio che nel periodo precedente – di articolazione e specificazione delle disposizioni dettate dal legislatore statale in tema di condono sul versante amministrativo.»
  Concludo: il decreto legge, tra i vari e confusionari dispositivi, all'articolo 3 reca norme sulla dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, dello Stato e degli enti locali, ed estende il condono edilizio previsto dall'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, recante norme in materia di controllo dell'attività urbanistico-edilizia. Conseguentemente il decreto all'esame esautora le regioni dal potere di esprimere la loro competenza legislativa, in violazione delle norme costituzionali.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Toninelli.

  DANILO TONINELLI. Concludo, Presidente. Per tali ragioni, e nel rispetto del nostro impianto costituzionale, chiediamo al Governo l'impegno di convocare una Conferenza Stato-regioni proprio per restituire alle regioni la potestà legislativa concorrente anche in materia del condono edilizio.

  PRESIDENTE. La deputata Dieni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/162.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, ne approfitto per dire che noi del MoVimento 5 Stelle siamo populisti, populisti perché stiamo dalla parte del popolo, dei cittadini, e non vogliamo come voi regalare 7,5 miliardi di euro pubblici, quindi di tutti noi cittadini, alle banche.
  Mentre voi siete dalla parte dei poteri forti, mentre voi svendete le Poste, L'Enav, svendete tutto il patrimonio pubblico, tutto quel patrimonio che negli anni ha prodotto tante risorse, mentre voi non riuscite a trovare neanche 40 miliardi per la scuola, soldi per i pensionati, non avete appoggiato la nostra mozione volta ad abolire le «pensioni d'oro», mentre voi quindi applicate tutta questa politica di dare ai ricchi per togliere ai poveri, noi, al contrario, con questi nostri ordini del giorno cerchiamo di ottenere una cosa del tutto opposta, ossia ridare i soldi pubblici ai cittadini ed utilizzare tutti questi soldi per dare servizi pubblici.
  Quindi, abbiamo presentato tantissimi ordini del giorno.
  Bisogna ricordare che la Banca d'Italia, che è al 95 per cento è privata, emette moneta ed è anche una delle 17 banche centrali nazionali che aderiscono al sistema SEBC della BCE, ragion per cui è l'autorità monetaria più indipendente e autonoma che possa esistere sul pianeta, non potendo per statuto finanziare direttamente il proprio Governo o avere alcun collegamento politico-istituzionale con lo stesso. La Banca d'Italia ha l'esclusivo privilegio di emettere le banconote e le riserve elettroniche in euro e, malgrado la sua proprietà privatistica, ha acquisito nel tempo una chiara posizione dominante nell'assolvimento di un diritto pubblico.
  I banchieri, in primis Banca Intesa e Unicredit, si sono gradualmente, con il tacito consenso o l'approvazione unanime di tutti i politici, impossessati di un istituto giuridico pubblico, la moneta, cercando di ricavarne nel corso tempo un sempre maggiore profitto privato. E quando dico i politici intendo espressamente voi, illustri colleghi, che sedete tra questi scranni per la prima volta e voi che li occupate da decenni e quelli che oggi siedono fuori a ricevere laute pensioni da 15 mila euro al mese.
  Noi del MoVimento sin da subito ci siamo dichiarati consapevolmente populisti nel senso più democratico e difensivo dei diritti pubblici. Voi ex e voi attuali guardie giurate permetterete che una società idrica o una clinica privata o una banca privata dichiarata istituzione di diritto Pag. 130pubblico, grazie a particolari intrecci e favori politici, riuscirà ad occuparsi della gestione di un bene pubblico (l'acqua o la salute o la moneta). Una istituzione o è pubblica, nel senso che non è orientata ai profitti, ma a garantire un dritto di cittadinanza, o è privata, nel senso che antepone il raggiungimento del profitto al benessere dei cittadini. E grazie ai politici Bankitalia, da questo punto di vista, è assolutamente privata, perché antepone il profitto dei suoi azionisti banchieri (inflazione bassa, dividendi, prestiti agevolati agli amici della cricca) a quello dei cittadini (occupazione, bassa tassazione, ridotta difficoltà del credito a famiglie e imprese).
  Tuttavia, questo esproprio di fatto della funzione monetaria, un tempo subordinata al Governo democratico, fino ad oggi veniva quantomeno ricompensato versando gran parte degli utili di gestione alle casse dello Stato. Da oggi, invece, grazie a Letta e Saccomanni, ma in specie grazie a voi, colleghi della maggioranza, sarà legge la scandalosa proposta di trasformare Banca d'Italia in una public company e, quindi, gran parte di quegli utili verranno veicolati verso gli azionisti bancari privati e non più solo allo Stato. È una vergogna ! Siete complici dei ladri di oggi e dei ladri del futuro dei nostri figli e nipoti.
  Questa è un'incredibile truffa legalizzata, e basta leggere il documento riservato, redatto da tre consulenti nominati dalla Banca d'Italia. Uno è – udite, udite – il famigerato ex-presidente del consiglio della Grecia Papademos, proprio quel governatore della banca centrale ellenica, che confezionò e propinò all'Europa quei trucchi di bilancio, insieme a Goldman Sachs, per fare rientrare il Paese nei parametri di Maastricht.
  L'assetto proprietario attuale viene diviso in quote fittizie per un valore complessivo del capitale sociale simbolico di 156 mila euro, di cui Banca Intesa, Unicredit e Assicurazioni Generali insieme detengono quasi il 60 per cento del totale. Il fatto che sia stata creata una tale concentrazione di capitale sociale in pochi grandi gruppi dipende dal processo di trasformazione e fusioni successive avvenuto nel sistema bancario italiano a partire dai primi anni novanta. E invece di mettere un limite alla quota azionaria in possesso a ciascuna banca, si è, opportunamente per loro, lasciata libertà di possesso tanto da giungere alle abnormi concentrazioni azionarie odierne.
  Noi del MoVimento...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FEDERICA DIENI. ... siamo l'unica diga a difesa dei cittadini e non dei loro interessi. Noi siamo populisti e per questo diciamo «no !» a questo decreto-legge e alle vostre lobby di banchieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/107.

  WALTER RIZZETTO. Signora Presidente e colleghi, spiegherò brevemente il mio ordine del giorno. Noi abbiamo capito – e penso che tutti i cittadini abbiano compreso questo passaggio – che le azioni della Banca d'Italia sono dei soci.
  I soci però – ed è quasi un sillogismo in questo caso, anzi è un sillogismo – sono le banche private, ovvero i soci dei fondi rispetto a Banca d'Italia non sono il pubblico, ma sono il privato, attraverso le stesse banche private.
  Il MoVimento 5 Stelle vuole banche pubbliche ed in primis Banca d'Italia deve essere pubblica, vuole una banca che continui ad essere nazionale e una banca che non deve essere svenduta per qualche miliardo di euro. Vuole una banca in mano ai cittadini, in mano al pubblico e non in mano ai privati.
  Mi sembra che questo sia un concetto che abbiamo espresso in maniera del tutto lapalissiana.
  No, quindi, a soci privati, ma Banca d'Italia pubblica.
  Il mio ordine del giorno va nella direzione di adottare iniziative per rinegoziare la quota di proprietà che, adesso come adesso, come ho appena detto, è in mano ad enti privati.Pag. 131
  Sarebbe necessario, tra l'altro – sottosegretario Baretta, lei lo sa – applicare la legge n. 262 del 2005. Ebbene, questa legge, per spiegarlo in termini terra terra, che cosa dice ? Dice che doveva esserci un regolamento, rispetto a quanto detto, da perpetrarsi nell'arco e non oltre i tre anni, quindi al massimo alla fine del 2008 questo regolamento doveva essere fatto. Non è stato fatto nulla, non c’è nessun regolamento, non si è regolamentato in questo caso quello che doveva e dovrà essere Banca d'Italia.
  Andiamo a dirlo, quindi, ai nostri cittadini che i loro soldi sono in mano ai privati. E tra l'altro, Presidente, noto con piacere, in questi nuovi mezzi di comunicazione che sono i social network, che il delegato d'Aula del Partito Democratico poco fa ha scritto: «In aula ostruzionismo sul decreto IMU di MoVimento 5 Stelle: preferiscono che gli italiani paghino anche sulla prima casa».
  Ebbene, mente sapendo di mentire, in quanto sappiamo perfettamente che, nel silenzio assoluto dei media, le banche si ritrovano nei loro bilanci, dal giorno alla notte, un aumento di valore considerevole confluito non da capitali propri, ma di proprietà dello Stato.
  Ma il bello del provvedimento è che queste quote danno diritto a dei dividendi del 6 per cento annuo. Bene, andiamo a dirlo ai cittadini, andiamo a dirlo agli imprenditori, andiamo a dirlo ai correntisti, che ogni anno c’è un dividendo del 6 per cento con un rischio pari a zero.
  Attualmente i cittadini, se vanno in banca a mettere i loro depositi, hanno un interesse che può variare dall'1 al 2 per cento, 3 per cento lordo al massimo. Noi, invece, qui regaliamo il 6 per cento di dividendo annuo senza nessun rischio.
  Quindi io invito a firmare, a sottoscrivere e a votare questo ordine del giorno – e concludo Presidente –, e immagino che la prossima volta la letterina elettorale sull'IMU non arriverà più dal condannato Silvio Berlusconi, ma arriverà dai facenti parte del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Fraccaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/158.

  RICCARDO FRACCARO. Buonasera Presidente, devo confessarle che tra tutti i decreti che sono passati per quest'Aula forse questo è il più meraviglioso, il più fantasioso. Anzi, vorrei proprio conoscere il nome e il cognome di quel genio che ha partorito questo meraviglioso decreto.
  O forse magari è il frutto di un lavoro condiviso, più menti sicuramente hanno partorito questa legge, questo disegno, che non ha pari in questa legislatura. Anzi, me li vedo già Letta e Alfano, seduti ad un tavolo, ore e ore a spremersi le meningi per risolvere i problemi di questo Paese, quando ad un certo punto la scintilla di genialità arriva improvvisa ed arriva Letta che fa: «Ehi Alfi, sai che c’è ? Ho trovato, ho risolto: regaliamo a 7 miliardi e mezzo alle banche !». E tutti a festeggiare questa grande trovata.
  Peccato, però, che questo provvedimento presenta insormontabili profili di incostituzionalità, tanto per cambiare, che ovviamente il Parlamento, il Governo e la Presidenza della Repubblica fanno finta di non vedere; e anche lei, Presidente, in parte.
  Il decreto è volto ad attuare interventi in materia di abolizione della seconda rata dell'IMU, acconti di imposta, dismissioni di immobili pubblici, capitale e governance della Banca d'Italia, accise, disposizioni di coordinamento, tutte disposizioni che si caratterizzano per la loro straordinarietà, necessità ed urgenza, tanto da richiedere l'adozione di un decreto-legge.
  Ebbene, la necessità e l'urgenza di provvedere tramite uno strumento eccezionale quale il decreto-legge rappresentano un requisito di validità costituzionale dell'adozione del decreto stesso, perché, come da sempre ha detto la Corte costituzionale, «l'attribuzione della funzione legislativa al Governo ha carattere derogatorio rispetto all'essenziale attribuzione al Parlamento della funzione di porre le norme primarie». Sto citando la Corte costituzionale, che però questo Parlamento Pag. 132disattende quotidianamente. Anche nella legge elettorale attuale non c’è una parvenza di costituzionalità, ma il Parlamento se ne infischia. Sto citando, in particolare, la sentenza n. 171 del 2007.
  La necessità e l'urgenza di provvedere sono date «dalla intrinseca coerenza delle norme contenute in un decreto-legge, o dal punto di vista oggettivo e materiale, o dal punto di vista funzionale e finalistico». Queste, invece, sono le sentenze nn. 171 del 2007 e 128 del 2008.
  Il provvedimento che oggi questo Parlamento vorrebbe convertire non ha neppure uno dei requisiti di costituzionalità previsti. Come è evidente sin dal titolo, è un provvedimento che finisce per essere il solito insieme di norme disomogenee che nulla hanno a che vedere con quello che dovrebbe essere lo scopo di un decreto-legge: approntare rimedi urgenti, come dice la sentenza n. 22 del 2012, a situazioni straordinarie venutesi a determinare.
  È chiaro che il presente decreto-legge interviene a disciplinare una pluralità di ambiti materiali che difficilmente possono considerarsi avvinti da quel nesso richiesto dalla Corte costituzionale, affinché il contenuto di un provvedimento d'urgenza possa ragionevolmente considerarsi omogeneo. Ma anche la tecnica normativa utilizzata non è esente da critiche: per esempio, in materia di IMU esiste un difetto di coordinamento normativo tra le disposizioni dettate in materia che ha creato una tale sovrapposizione di numerose disposizioni, modificate in brevissimo lasso di tempo, da avere riflessi sulla certezza del diritto e, quel che è peggio, soprattutto in ordine agli adempimenti da parte dei contribuenti.
  Per questo, con il presente ordine del giorno vogliamo ribadire che è assolutamente non condivisibile lo strumento del decreto-legge per una questione così delicata e strategica, che anche il Presidente della Repubblica aveva ribadito a dicembre, se non erro; però, quando gli fa comodo, perché poi sappiamo che firma tutto quello che gli passa sul banco.
  Chiediamo, quindi, che il Governo si impegni ad adottare le misure necessarie per consentire alla Banca d'Italia di esercitare la dovuta vigilanza sui piani di risanamento degli enti creditizi. Lo dico, in particolare, a Letta che è toscano: il Monte dei Paschi di Siena non vi ha insegnato proprio nulla, Presidente ? Credo proprio che alle prossime elezioni saranno i cittadini a ricordarglielo e a ricordarvi la lezione. Anzi, lo spero, per il futuro democratico di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato D'Incà ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/116.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, credo che sia opportuno rileggere il mio ordine del giorno, perché sicuramente riguarda una parte fondamentale e importante del processo democratico di questo Paese.
  Il decreto-legge ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili – a partire dall'abolizione della seconda rata IMU dovuta per l'anno 2013 –, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, infine, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia.
  L'articolo 3 del decreto-legge contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali. Il comma 2-quinquies assegna al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, il compito di individuare, nell'ambito dei beni immobili di proprietà dello Stato, anche valutando le segnalazioni provenienti da regioni, enti locali e associazioni portatrici di interessi diffusi, i beni di rilevante interesse ambientale in ordine ai quali ritenga prioritario mantenere la proprietà dello Stato ed avviare procedimenti rivolti all'istituzione di aree naturali protette o all'integrazione territoriale di aree naturali protette già istituite.
  L'impegno, quindi, nei confronti del Governo è di adottare le misure necessarie Pag. 133a far sì che, nell'individuazione dei beni immobili di proprietà dello Stato aventi rilevante interesse ambientale di cui in premessa, siano tenute in conto, oltre alle segnalazioni provenienti da regioni, enti locali e associazioni portatrici di interessi diffusi, anche quelle provenienti da comitati di cittadini residenti nell'area ove sia localizzato l'immobile.
  Questo per quanto riguarda il mio ordine del giorno. Soffermandomi, invece, su una visione di più ampio respiro, è chiaro che siamo di fronte alla solita modalità di gestione dei decreti-legge, e quindi abbiamo un decreto omnibus contenente sia una parte relativa all'IMU sia una parte relativa alla Banca d'Italia: due argomenti che non c'entrano niente uno con l'altro e messi apposta vicino per nascondere all'opinione pubblica la svendita della Banca d'Italia attraverso una voce correlata quale l'IMU.
  Credo che il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle abbia posto la massima attenzione a tutto il provvedimento, lo abbia lavorato, abbia cercato di portarlo in Commissione, e poi in Aula, con dei miglioramenti, e ci vediamo oggi qui ad essere convinti in questa nostra volontà di poter portare avanti 106 ordini del giorno, di cercare di portare alla luce questo accadimento, questa malefatta nuova, di questo Governo fallimentare, che il è Governo Letta, e di cercare di portare l'opinione pubblica verso l'interesse nei confronti della nostra banca, la Banca d'Italia.
  Il nostro è un procedimento lento, ma inesorabile. La nostra volontà è una volontà comune di non perdere, un'altra volta, la nostra sovranità e di non perdere, per l'ennesima volta, la possibilità dei cittadini di poter intervenire all'interno del processo democratico del nostro Paese. Questa volontà è una volontà che noi ogni giorno portiamo avanti e chiediamo il rispetto nei confronti dei cittadini, e quindi il rispetto all'interno di questo decreto.
  È chiaro che la mia personale visione, che estendo nei confronti del gruppo parlamentare, è che vi sia un ripensamento fino all'ultimo e che domani, in Conferenza dei presidenti di gruppo, mi sia detto finalmente della volontà di cancellare questo decreto, di fare un passo indietro, di capirne l'esatta importanza, e quindi, nella prossima Conferenza dei presidenti di gruppo, come primo punto, io mi auguro che la Presidente Boldrini intervenga, non, come sempre, dicendo cose che già conosciamo, ma portando una novità di ampio respiro, quale l'eliminazione di questo decreto.
  Mi auguro che la notte porti consiglio sia a lei che al Ministro per i rapporti con il Parlamento, Franceschini, che al Primo Ministro, Letta, e che, finalmente, domani mattina, possiamo svegliarci con un nuovo sole, con un nuovo risveglio, senza questo decreto, perché questo decreto è il male di questo Paese e non siamo così in pochi in questo momento, qui dentro.
  Mi auguro che vi sia una profonda riflessione questa notte e di vedervi domani mattina portati su una condivisione della nostra volontà, quella di poter vedere cancellato definitivamente questo decreto nella parte relativa alla svendita della Banca d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato D'Ambrosio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/152.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, stiamo per approvare la conversione in legge di un decreto che include un sacco di regali per le banche, le banche di casa nostra. L'arma scelta per il duello è quella di sempre: inserire un piccolo dolcetto in un decreto pieno zeppo di carbone. In questo caso, però, ci siamo superati, Presidente, visto che non c’è nemmeno la caramella.
  Che bimbi cattivi che sono questi Ministri di questo Governo Letta, probabilmente si chiederanno i cittadini.
  Si rivalutano le quote di Banca d'Italia, si aumentano gli utili distribuibili agli azionisti. Che si sappia, il Governo Letta è ecumenico quando c’è da distribuire quattrini. Nonostante le feste natalizie siano finite da un pezzo, i regali alle banche, Pag. 134però, non mancano mai. Primo regalo: grazie a questo capolavoro di ingegneria finanziaria, il capitale della Banca centrale passerà da 156 mila euro a 7 miliardi e mezzo di euro, ma non saranno i suoi azionisti a rimetterci i soldi: come al solito, pagherà Pantalone, ovvero il popolo italiano.
  L'aumento di capitale, infatti, sarà finanziato con le stesse riserve della Banca d'Italia, soldi accantonati nel corso degli anni per far fronte alle emergenze future. Diremo, quindi, alle popolazioni della Sardegna, dell'Emilia-Romagna, dell'Abruzzo, della Liguria e della Campania, che c'erano banche indigenti, più bisognose dei cittadini. Era più urgente incrementare gli utili di istituti di credito come Sanpaolo, Unicredit, Banca Carige, BNL, Monte dei Paschi di Siena, e di assicurazioni come Generali. Il pranzo, si direbbe, è servito, magari, visto che siamo in merito ai talk, qualche segretario, dai talk è passato addirittura a diventare segretario di partito.
  E visto che i soldi sono degli italiani, a proposito di BNL e di italianità, chi sono i proprietari delle banche ? Le banche si ripagheranno le tasse dovute all'aumento di capitale e a partire dal terzo cominceranno a guadagnarci. Ma gli utili della Banca d'Italia, però, sono soldi pubblici, che venivano accantonati proprio per far fronte alle emergenze di questo Paese. E come al solito, invece, rispetto alle emergenze dei cittadini, si pensa a quello delle banche. Prelevano direttamente dal conto corrente dei cittadini italiani e, quindi, non da quello delle banche. Quando c’è da prelevare dai conti correnti e, quindi, dalle tasche dei cittadini, lì non c’è mai alcun problema di liquidità.
  Su questo argomento vorremmo conoscere il pensiero sempre di quel famoso segretario di partito, giovane e frizzante. Anche per questa operazione, magari, ha avuto il mandato dai militanti che hanno votato alle primari del PD ? Quindi, il rapporto è 2 euro contro 7 miliardi e mezzo: devo dire che gli italiani hanno fatto un gran bell'affare. Come vedete, per i conti correnti di Bankitalia, gli italiani hanno dovuto versare due euro e, poi, rimetterci 7 miliardi e mezzo.
  E che dire, poi, dell'IMU ? Si cancella, non si cancella, si rimanda: l'eterno ritorno, diremmo o, quasi, l'eterno riposo, verrebbe da dire. Capisco il Governo sia al de profundis, e quindi oramai l'eterno riposo va molto bene con questo Governo, ma qui siamo al masochismo puro, Presidente. Verrebbe da chiedersi se il famoso segretario a cui prima accennavo, che, oramai, fa cinquanta dichiarazioni al giorno sulla stampa – e non si capisce più quale sia effettivamente il suo lavoro, se ancora fa il sindaco –, ne riservi anche una a proposito della reintroduzione della TARI-TASI-IUC, che dalle mie parti, in Puglia, direbbero «yak», e i pugliesi sanno bene di cosa sto parlando.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chi paga, poi, la definitiva cancellazione dell'IMU 2013 ? Presidente – concludo –, compro una consonante, magari: la «C» di cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). I cittadini pagheranno questa cancellazione. E perché dico la «C» di cittadini ? Del resto, il famoso segretario, già in tempi non sospetti, era abituato a tentare di vincere cifre importanti alla «Ruota della fortuna». Sarà anche questa la strategia che immagina per il futuro Governo a sua guida (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Currò: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno.
  Il deputato Della Valle ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/146.

  IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, ho sentito tutti questi begli ordini del giorno e mi chiedevo: ma quando è che i due condannati si sono visti per scrivere questo decreto ? I due condannati...

Pag. 135

  PRESIDENTE. Dovrebbe parlare dell'ordine del giorno n. 9/1941/146.

  IVAN DELLA VALLE. Sì, ci arrivo subito, stavo parlando dell'ordine del giorno, perché mi interessava sapere quando Silvio Berlusconi e «dudù Renzi», il suo cagnolino, si sono trovati per scriverlo, perché, poi, ci arriva qui, perché è questo il metodo attuale, no ?

  PRESIDENTE. Onorevole Della Valle...

  IVAN DELLA VALLE. Arriva in Aula...

  PRESIDENTE. Onorevole Della Valle, siamo alla fine di una giornata abbastanza faticosa per tutti, la prego.

  IVAN DELLA VALLE. ... e alla fine schiacciamo il bottoncino, i servi che sono qui schiacciano un bottone rispetto a quello che hanno deciso ad Arcore o alla sede del PD, no (Commenti dei deputati del gruppo del Partito Democratico) ? È così che funziona ? Cambiamo verso, giusto ?

  PRESIDENTE. Onorevole Della Valle, o parla dell'ordine del giorno o le tolgo la parola.

  IVAN DELLA VALLE. No, no, torno all'ordine del giorno, perché solo il pensiero...

  PRESIDENTE. E si rivolga con delle parole rispettose al resto dell'Aula.

  IVAN DELLA VALLE. Certamente, non mi sembra di aver usato nessun... d'altronde è quello che fanno da quando sono qua.
  Tornando all'ordine del giorno, che penso si riferisca a quel decreto-legge scritto dai condannati, come al solito ci troviamo di fronte a un Governo che prima fa spese pazze, finanziando grandi opere inutili o ingenti spese militari, poi fa la vittima in conferenza stampa, dichiarando che non ci sono più soldi e che l'unica cosa da fare sia svendere il nostro patrimonio. Questa è la linea del Governo e della maggioranza che lo sostiene. Ne prendiamo atto e lo faranno i cittadini che, sicuramente, sapranno su quale simbolo segnare una croce durante le prossime elezioni. L'Italia che svende il suo patrimonio... ma non riuscite proprio a capire che non dobbiamo svendere ma valorizzare ciò che abbiamo ? Che futuro state dando ai nostri figli ? Ma tanto a voi cosa interessa, avete dimostrato di avere a cuore questo Paese ? Cari onorevoli, se ci riuscite, andate per le strade a chiedere un parere ai cittadini; voi che andate per le strade senza scorta ? Sarebbe impossibile !
  Ma torniamo pure a parlare dell'ennesimo decreto vergogna; non avendo la possibilità di intervenire per altre vie, data l'evidentissima dittatura governativa in atto, sono qui ad illustrare un ordine del giorno di natura molto seria e che riguarda la trasparenza nelle operazioni che coinvolgono interessi pubblici. Da cittadino mi sono occupato di simili questioni e ho visto come, quando ci sono di mezzo grandi interessi, tutto si fa per non rivelare al pubblico i dettagli delle grandi operazioni. È così che, per avere i soli lavori preparatori di un'opera che costerà decine di miliardi di euro in Valsusa, anche dei cittadini eletti in Parlamento hanno difficoltà nel disporre di tutta la documentazione e nel visionare e discutere i progetti con i proponenti e le autorità competenti. Non pensate anche voi che i cittadini debbano avere pieno controllo sulle attività legate al patrimonio pubblico ? Non è forse giusto che persone attive controllino giorno dopo giorno, atto dopo atto, gare d'appalto, concorsi, finanziamenti e così via ? Ma pensate a quanto marcio verrebbe fuori ! Quanti disastri potremmo prevenire !
  Forse l'Italia sarebbe un posto migliore. Ma forse è proprio ciò che non volete. Già, perché quando ci sono grandi interessi ecco che vediamo emergere il grande partito unico delle larghe intese, che ancora sopravvive nonostante le supercazzole mediatiche di Renzi. Mi viene in mente il caso del porto fantasma di Molfetta dove vediamo la cooperativa rossa CMC, la Pag. 136conoscete bene, vero, ed un Ministro Lupi, posso ancora nominarli i Ministri o nel frattempo si è dimesso...C’è ancora ?

  PRESIDENTE. Continui, onorevole Della Valle, ha un minuto.

  IVAN DELLA VALLE. Dopo Fassina chi e qualcun altro, magari, nel frattempo...
  Interrogato dal sottoscritto in un question time si dice sereno rispetto ai gravissimi capi di imputazione per un'impresa che lavora nel pubblico, la CMC sempre, la vostra amica.
  In questi giorni pensavo a questo momento: come può il Governo non approvare un simile ordine del giorno ? Ha forse qualcosa da nascondere ? Bene, cerco di fare l'illuso, sicuramente sarà tutto a posto, come mi ricordava il Ministro Lupi, sempre se è ancora in carica. Ma allora approviamo questo ordine del giorno e dei conseguenti atti governativi per dare delle garanzie, fatelo e il MoVimento 5 Stelle sarà con voi, a tutela dei cittadini. Non mi fermo qui e non mi limito cioè al decreto-legge che stiamo facendo finta di esaminare perché, lo sappiamo tutti, ormai i giochi sono fatti. Diamo trasparenza a ogni atto pubblico, diamo un reale segnale di cambiamento agli italiani, lo chiedo al Governo: andate oltre ! Prendendo l'esempio da qualcuno in quest'Aula.

  PRESIDENTE. La deputata Ciprini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1941/144.

  TIZIANA CIPRINI. Signora Presidente, con questo provvedimento il Governo saccheggia 7 miliardi e mezzo di euro delle riserve della Banca centrale, soldi di noi cittadini, e li regala a banche e assicurazioni private. Inoltre, si vuole consegnare la Banca d'Italia nelle mani delle banche straniere, un altro colpo alla nostra sovranità economica. Con questo provvedimento abbiamo di nuovo smascherato il vostro modo di fare: a questa porcata della Banca ci avete appiccicato l'IMU ovvero avete abbinato una cosa negativa e una positiva, socialmente desiderabile, per indurre al voto favorevole sull'intero provvedimento e per poter dire che il MoVimento 5 Stelle vuol far pagare l'IMU agli italiani. Ciò corrisponde al falso, siete quindi dei bugiardi. Il Governo pensa a privatizzare la Banca d'Italia invece che seguire l'esempio francese. La Francia, infatti, ha varato una banca pubblica di investimento per le piccole e medie imprese per rilanciare la produzione, l'occupazione e la crescita del proprio Paese.
  In Italia si vuole, invece, che le banche siano imprese private, che difficilmente erogano prestiti se non dietro stringenti garanzie, e che forniscono servizi a pagamento. Ogni transazione, come un bonifico, equivale ad una trasmissione di dati: più si informatizzano i servizi più il cittadino paga. Una volta le banche avevano bisogno di grandi casseforti per custodire banconote e lingotti d'oro, oggi invece di semplici PC con programmi di bilancio e protezione dei dati. La banca, invece, dovrebbe essere pubblica e dovrebbe essere al servizio dei cittadini, senza finanza e senza speculazioni, e l'unico utile che dovrebbe perseguire è l'interesse comune. La banca dovrebbe prestare e riscuotere a tassi, condizioni e fini etici. Eppure, il servizio di deposito bancario è antichissimo.
  Nell'antica Roma esistevano gli argentari, che operavano su un banco di legno – da qui è nato il termine banca –, sul quale era appoggiato il sacco con le monete e il registro dei clienti. Nella malaugurata ipotesi che l'argentario non riuscisse a tener fede ai suoi impegni, il suo banco veniva sfasciato dai miliziani a colpi d'ascia, perché non potesse più esercitare; da qui è nato il termine bancarotta. Quante banche dovremmo allora sfasciare dato che non esiste più una corrispondenza tra valore reale della moneta e valore nominale, dato che a garanzia del valore reale della moneta non vi è più nulla, niente oro, niente ricchezza ? Quindi, l'attuale sistema bancario è un'enorme truffa fondata sul nulla, è un enorme mercato del debito dove tutti comprano il debito di tutti senza più corrispondenza con l'economia reale. Almeno Pag. 137una volta la moneta aveva un valore di per sé, in quanto era fatta da metalli preziosi, come l'oro e l'argento, oggi invece solo da volgari leghe.
  Ma torniamo nello specifico all'ordine del giorno. Il decreto-legge in esame ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili, a partire dell'abolizione della seconda rata IMU dovuta per l'anno 2013, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, infine, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia. L'articolo 3 del decreto-legge contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato ma anche quello degli enti territoriali. Con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo ad adottare le iniziative legislative affinché il rilascio della sanatoria sia subordinato al pagamento, a titolo di oblazione, di un contributo speciale aggiuntivo determinato con legge regionale.

  PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste di intervento per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

Testo sostituito con l'errata corrige del 28 GENNAIO 2014   PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Fragomeli n. 9/1941/2, Realacci n. 9/1941/38, Marco Di Maio n. 9/1941/40, Causi n. 9/1941/41, Guidesi n. 9/1941/45, Invernizzi n. 9/1941/46, Rondini n. 9/1941/48, Giancarlo Giorgetti n. 9/1941/54, Busin n. 9/1941/55, Caparini n. 9/1941/58, Vacca n. 9/1941/99, Prodani n. 9/1941/111.
  Ordini del giorno accolti come raccomandazione: Schullian n. 9/1941/3, Nastri n. 9/1941/6, Costantino n. 9/1941/10, Giancarlo Giordano n. 9/1941/14, Di Salvo n. 9/1941/15, Lavagno n. 9/1941/16, Quaranta n. 9/1941/22, Daniele Farina n. 9/1941/24, Piras n. 9/1941/25, Aiello n. 9/1941/27, Marcon n. 9/1941/30, Ragosta n. 9/1941/31, Petrini n. 9/1941/39, Borghesi n. 9/1941/51, Matteo Bragantini n. 9/1941/56, Molteni n. 9/1941/60, Artini n. 9/1941/64, Baldassarre n. 9/1941/65, Nicola Bianchi n. 9/1941/74, Corda n. 9/1941/78, Crippa n. 9/1941/79, Daga n. 9/1941/82, Dall'Osso n. 9/1941/83, Cozzolino n. 9/1941/85, Villarosa n. 9/1941/96, Vallascas n. 9/1941/98, Brugnerotto n. 9/1941/113, D'Incà n. 9/1941/116, Fantinati n. 9/1941/117, Fico n. 9/1941/118, Frusone n. 9/1941/119, Gallinella n. 9/1941/120, Mantero n. 9/1941/121, Silvia Giordano n. 9/1941/124, Busto n. 9/1941/135; Inoltre: Cariello n. 9/1941/136, Cancelleri n. 9/1941/137, Carinelli n. 9/1941/138, Caso n. 9/1941/139, Castelli n. 9/1941/140, Chimienti n. 9/1941/143, Della Valle n. 9/1941/146, Del Grosso n. 9/1941/150, Micillo n. 9/1941/155, Mannino n. 9/1941/166.
  Ordini del giorno con parere contrario: Palmizio n. 9/1941/1, Airaudo n. 9/1941/4, Piazzoni n. 9/1941/5, Duranti n. 9/1941/7, Fava n. 9/1941/8, Nicchi n. 9/1941/13, Kronbichler n. 9/1941/17, Giorgia Meloni n. 9/1941/18, Scotto n. 9/1941/19, Paglia n. 9/1941/23, Lacquaniti n. 9/1941/26, Pannarale n. 9/1941/28, Pilozzi n. 9/1941/29, Boccadutri n. 9/1941/32, Fratoianni n. 9/1941/33, Placido n. 9/1941/35, Matarrelli n. 9/1941/36, Palazzotto n. 9/1941/37, Marcolin n. 9/1941/43, Fedriga n. 9/1941/50, Bossi n. 9/1941/52, Attaguile n. 9/1941/53, Buonanno n. 9/1941/59, Luigi Di Maio n. 9/1941/61, Agostinelli n. 9/1941/62, Alberti n. 9/1941/63, Barbanti n. 9/1941/66, Baroni n. 9/1941/67, Basilio n. 9/1941/68, Battelli n. 9/1941/69, Bechis n. 9/1941/70, Benedetti n. 9/1941/71, Paolo Bernini n. 9/1941/72, Businarolo n. 9/1941/73, Currò n. 9/1941/80, Da Villa n. 9/1941/81, Dadone n. 9/1941/86 per le premesse, Nuti n. 9/1941/87 per le premesse, Sibilia n. 9/1941/89, Spadoni n. 9/1941/90, Tacconi n. 9/1941/91, Tofalo n. 9/1941/92, Zolezzi n. 9/1941/95, Vignaroli n. 9/1941/97, Tripiedi n. 9/1941/100, Terzoni n. 9/1941/101, Rizzetto n. 9/1941/107, Nesci n. 9/1941/108, Pesco n. 9/1941/109, Massimiliano Bernini n. 9/1941/112, Di Benedetto n. 9/1941/114, Grillo n. 9/1941/123, Gallo Luigi n. 9/1941/125, Lorefice n. 9/1941/126, Saltamartini n. 9/Pag. 1381941/132, Toninelli n. 9/1941/134, Catalano n. 9/1941/141, Cecconi n. 9/1941/142, Ciprini n. 9/1941/144, Coletti n. 9/1941/145, Dell'Orco n. 9/1941/147, De Lorenzis n. 9/1941/149, D'Ambrosio n. 9/1941/152, Lombardi n. 9/1941/153, Ferraresi n. 9/1941/159, Di Battista n. 9/1941/161, Liuzzi n. 9/1941/163, Rizzo n. 9/1941/165.
  Ordini del giorno su cui viene formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario: Turco n. 9/1941/93, Simone Valente n. 9/1941/94, Spessotto n. 9/1941/102, Sorial n. 9/1941/103, Segoni n. 9/1941/104, Sarti n. 9/1941/105, Ruocco n. 9/1941/106, Di Vita n. 9/1941/115, Cristian Iannuzzi n. 9/1941/127, Marzana n. 9/1941/129, Manlio Di Stefano n. 9/1941/156, Gagnarli n. 9/1941/157, Fraccaro n. 9/1941/158, D'Uva n. 9/1941/160, Dieni n. 9/1941/162.
  Ordini del giorno su cui viene formulato parere favorevole, purché vengano riformulati introducendo l'espressione «a valutare l'opportunità»: Ferrara n. 9/1941/9, Nardi n. 9/1941/11, Pellegrino n. 9/1941/12, Fitzgerald Nissoli n. 9/1941/20, Rossi n. 9/1941/21, Scagliusi n. 9/1941/88, Pinna n. 9/1941/110.
  Ordini del giorno su cui viene formulato parere favorevole, purché vengano riformulati introducendo l'espressione «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica»: Caon n. 9/1941/42, Lupo n. 9/1941/122, L'Abbate n. 9/1941/154.
  Ordini del giorno su cui viene formulato parere favorevole, purché vengano riformulati sopprimendo la parola «legislative»: Brescia n. 9/1941/76, Cominardi n. 9/1941/77, Rostellato n. 9/1941/84, Colonnese n. 9/1941/148, De Rosa n. 9/1941/151.
  Veniamo agli ordini del giorno su cui viene formulato parere favorevole, purché vengano riformulati in modo particolare.
  Ordine del giorno Melilla n. 9/1941/34: fermarsi ad «attuali rendite», e cancellare il capoverso successivo da «ad accentuate» sino alla fine.
  Ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/1941/57: fermarsi a «ritenute utili», e togliere da «ed ad assumere» fino alla fine.
  Ordine del giorno Bonafede n. 9/1941/75: togliere «legislative» e «entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge».
  Ordine del giorno Tinagli n. 9/1941/167, il cui dispositivo va così sostituito: «impegna il Governo a raccomandare alla Banca d'Italia di assicurare che nell'esercizio della facoltà di acquisto temporaneo delle proprie quote di capitale e di successiva cessione, finalizzata a favorire il rispetto dei limiti di partecipazione al capitale fissati al comma 5 dell'articolo 4, il prezzo di rivendita non sia inferiore a quello del precedente acquisto; a reiterare la raccomandazione alla Banca d'Italia, già contenuta nel parere della BCE, al rigoroso rispetto della normativa europea nell'attuazione dello schema di acquisto temporaneo delle proprie quote di capitale; ad invitare altresì la Banca d'Italia, sempre nell'ambito dell'esercizio della predetta facoltà, a contrarre nella misura massima possibile l'intervallo temporale tra l'acquisto temporaneo e la successiva cessione, e ad attivarsi affinché la procedura di dismissione delle quote a favore di nuovi partecipanti venga avviata al più presto e si concluda in tempi rapidi; a proporre, qualora il processo di dismissione evidenziasse ritardi, adeguate misure che incentivino le dismissioni stesse, tra le quali in particolare l'imputazione dei dividendi a riserve statutarie della Banca d'Italia per tutte le quote che eccedono i limiti del 3 per cento fissati al comma 5».
  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Fragomeli n. 9/1941/2, Realacci n. 9/1941/38, Marco Di Maio n. 9/1941/40, Causi n. 9/1941/41, Guidesi n. 9/1941/45, Invernizzi n. 9/1941/46, Rondini n. 9/1941/48, Giancarlo Giorgetti n. 9/1941/54, Busin n. 9/1941/55, Caparini n. 9/1941/58, Vacca n. 9/1941/99, Prodani n. 9/1941/111.
  Ordini del giorno accolti come raccomandazione: Schullian n. 9/1941/3, Nastri n. 9/1941/6, Costantino n. 9/1941/10, Giancarlo Giordano n. 9/1941/14, Di Salvo n. 9/1941/15, Lavagno n. 9/1941/16, Quaranta n. 9/1941/22, Daniele Farina n. 9/1941/24, Piras n. 9/1941/25, Aiello n. 9/1941/27, Marcon n. 9/1941/30, Ragosta n. 9/1941/31, Petrini n. 9/1941/39, Borghesi n. 9/1941/51, Matteo Bragantini n. 9/1941/56, Molteni n. 9/1941/60, Artini n. 9/1941/64, Baldassarre n. 9/1941/65, Nicola Bianchi n. 9/1941/74, Corda n. 9/1941/78, Crippa n. 9/1941/79, Daga n. 9/1941/82, Dall'Osso n. 9/1941/83, Cozzolino n. 9/1941/85, Villarosa n. 9/1941/96, Vallascas n. 9/1941/98, Brugnerotto n. 9/1941/113, D'Incà n. 9/1941/116, Fantinati n. 9/1941/117, Fico n. 9/1941/118, Frusone n. 9/1941/119, Gallinella n. 9/1941/120, Mantero n. 9/1941/121, Silvia Giordano n. 9/1941/124, Busto n. 9/1941/135; Inoltre: Cariello n. 9/1941/136, Cancelleri n. 9/1941/137, Carinelli n. 9/1941/138, Caso n. 9/1941/139, Castelli n. 9/1941/140, Chimienti n. 9/1941/143, Della Valle n. 9/1941/146, Del Grosso n. 9/1941/150, Micillo n. 9/1941/155, Mannino n. 9/1941/166.
  Ordini del giorno con parere contrario: Palmizio n. 9/1941/1, Airaudo n. 9/1941/4, Piazzoni n. 9/1941/5, Duranti n. 9/1941/7, Fava n. 9/1941/8, Nicchi n. 9/1941/13, Kronbichler n. 9/1941/17, Giorgia Meloni n. 9/1941/18, Scotto n. 9/1941/19, Paglia n. 9/1941/23, Lacquaniti n. 9/1941/26, Pannarale n. 9/1941/28, Pilozzi n. 9/1941/29, Boccadutri n. 9/1941/32, Fratoianni n. 9/1941/33, Placido n. 9/1941/35, Matarrelli n. 9/1941/36, Palazzotto n. 9/1941/37, Marcolin n. 9/1941/43, Fedriga n. 9/1941/50, Bossi n. 9/1941/52, Attaguile n. 9/1941/53, Buonanno n. 9/1941/59, Luigi Di Maio n. 9/1941/61, Agostinelli n. 9/1941/62, Alberti n. 9/1941/63, Barbanti n. 9/1941/66, Baroni n. 9/1941/67, Basilio n. 9/1941/68, Battelli n. 9/1941/69, Bechis n. 9/1941/70, Benedetti n. 9/1941/71, Paolo Bernini n. 9/1941/72, Businarolo n. 9/1941/73, Currò n. 9/1941/80, Da Villa n. 9/1941/81, Dadone n. 9/1941/86 per le premesse, Nuti n. 9/1941/87 per le premesse, Sibilia n. 9/1941/89, Spadoni n. 9/1941/90, Tacconi n. 9/1941/91, Tofalo n. 9/1941/92, Zolezzi n. 9/1941/95, Vignaroli n. 9/1941/97, Tripiedi n. 9/1941/100, Terzoni n. 9/1941/101, Rizzetto n. 9/1941/107, Nesci n. 9/1941/108, Pesco n. 9/1941/109, Massimiliano Bernini n. 9/1941/112, Di Benedetto n. 9/1941/114, Grillo n. 9/1941/123, Gallo Luigi n. 9/1941/125, Lorefice n. 9/1941/126, Saltamartini n. 9/Pag. 1381941/132, Toninelli n. 9/1941/134, Catalano n. 9/1941/141, Cecconi n. 9/1941/142, Ciprini n. 9/1941/144, Colletti n. 9/1941/145, Dell'Orco n. 9/1941/147, De Lorenzis n. 9/1941/149, D'Ambrosio n. 9/1941/152, Lombardi n. 9/1941/153, Ferraresi n. 9/1941/159, Di Battista n. 9/1941/161, Liuzzi n. 9/1941/163, Rizzo n. 9/1941/165.
  Ordini del giorno su cui viene formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario: Turco n. 9/1941/93, Simone Valente n. 9/1941/94, Spessotto n. 9/1941/102, Sorial n. 9/1941/103, Segoni n. 9/1941/104, Sarti n. 9/1941/105, Ruocco n. 9/1941/106, Di Vita n. 9/1941/115, Cristian Iannuzzi n. 9/1941/127, Marzana n. 9/1941/129, Manlio Di Stefano n. 9/1941/156, Gagnarli n. 9/1941/157, Fraccaro n. 9/1941/158, D'Uva n. 9/1941/160, Dieni n. 9/1941/162.
  Ordini del giorno su cui viene formulato parere favorevole, purché vengano riformulati introducendo l'espressione «a valutare l'opportunità»: Ferrara n. 9/1941/9, Nardi n. 9/1941/11, Pellegrino n. 9/1941/12, Fitzgerald Nissoli n. 9/1941/20, Rossi n. 9/1941/21, Scagliusi n. 9/1941/88, Pinna n. 9/1941/110.
  Ordini del giorno su cui viene formulato parere favorevole, purché vengano riformulati introducendo l'espressione «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica»: Caon n. 9/1941/42, Lupo n. 9/1941/122, L'Abbate n. 9/1941/154.
  Ordini del giorno su cui viene formulato parere favorevole, purché vengano riformulati sopprimendo la parola «legislative»: Brescia n. 9/1941/76, Cominardi n. 9/1941/77, Rostellato n. 9/1941/84, Colonnese n. 9/1941/148, De Rosa n. 9/1941/151.
  Veniamo agli ordini del giorno su cui viene formulato parere favorevole, purché vengano riformulati in modo particolare.
  Ordine del giorno Melilla n. 9/1941/34: fermarsi ad «attuali rendite», e cancellare il capoverso successivo da «ad accentuate» sino alla fine.
  Ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/1941/57: fermarsi a «ritenute utili», e togliere da «ed ad assumere» fino alla fine.
  Ordine del giorno Bonafede n. 9/1941/75: togliere «legislative» e «entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge».
  Ordine del giorno Tinagli n. 9/1941/167, il cui dispositivo va così sostituito: «impegna il Governo a raccomandare alla Banca d'Italia di assicurare che nell'esercizio della facoltà di acquisto temporaneo delle proprie quote di capitale e di successiva cessione, finalizzata a favorire il rispetto dei limiti di partecipazione al capitale fissati al comma 5 dell'articolo 4, il prezzo di rivendita non sia inferiore a quello del precedente acquisto; a reiterare la raccomandazione alla Banca d'Italia, già contenuta nel parere della BCE, al rigoroso rispetto della normativa europea nell'attuazione dello schema di acquisto temporaneo delle proprie quote di capitale; ad invitare altresì la Banca d'Italia, sempre nell'ambito dell'esercizio della predetta facoltà, a contrarre nella misura massima possibile l'intervallo temporale tra l'acquisto temporaneo e la successiva cessione, e ad attivarsi affinché la procedura di dismissione delle quote a favore di nuovi partecipanti venga avviata al più presto e si concluda in tempi rapidi; a proporre, qualora il processo di dismissione evidenziasse ritardi, adeguate misure che incentivino le dismissioni stesse, tra le quali in particolare l'imputazione dei dividendi a riserve statutarie della Banca d'Italia per tutte le quote che eccedono i limiti del 3 per cento fissati al comma 5».

  PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Cozzolino n. 9/1941/85, al secondo e terzo capoverso della premessa, reca per un mero errore materiale il riferimento al comma 2-sexies, laddove invece deve intendersi 2-septies. Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 139

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, vorrei ricordare alla Presidenza e ai colleghi che questo è un decreto che scade il 29. Visto come sono andati anche i lavori oggi, io riterrei opportuno che si sfruttasse quanto previsto dal calendario, ovvero l'eventuale prosecuzione notturna della seduta stessa, altrimenti rischieremmo – è chiaramente una responsabilità della maggioranza – di non poter discutere approfonditamente anche nelle dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno e nelle dichiarazioni di voto finale.
  Quindi, invito la Presidenza a fare una valutazione in tal senso perché ovviamente se non si sfruttasse il tempo a disposizione e si imponessero altri tipi di soluzioni mai utilizzate in passato per chiudere il decreto entro un tempo utile, è chiaro che la situazione diventerebbe difficile, particolarmente difficile, nei rapporti maggioranza-opposizione.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io intervengo solo per dire che oggi abbiamo assistito ad una lunga discussione su cui credo che i gruppi di opposizione abbiano potuto darci tanti elementi di riflessione per chi aveva voglia di ascoltarli. Io li ho ascoltati a lungo. Penso che domani ci sia tutto il tempo per procedere alla votazione degli ordini del giorno in mattinata, così come da pareri dati dal Governo, per poi procedere a rapide dichiarazione di voto così come previsto dalle prassi e dal Regolamento e da come è sempre accaduto, per poi quindi poter approvare fin dal primo pomeriggio o alla fine della mattinata questo decreto-legge e mandarlo alla Presidenza della Repubblica per la sua promulgazione, salvo che poi invece non ci sia un atteggiamento ostruzionistico dichiarato e, se questo atteggiamento ostruzionistico viene dichiarato, è chiaro che qualsiasi notte noi vogliamo passare qui non è sufficiente per porvi rimedio, e di conseguenza io penso che la responsabilità di tutto quanto può accadere cade direttamente ed unicamente sulle spalle di chi l'ostruzionismo vuole praticarlo.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, accogliamo l'invito del collega Fedriga e chiediamo anche noi la prosecuzione dei lavori, perché comunque non stiamo facendo ostruzionismo, le opposizioni non stanno facendo ostruzionismo, però in qualche modo stanno sollevando un problema che è presente all'interno di questo decreto-legge. Un decreto-legge che effettivamente scade e che noi invece non vogliamo portare a scadenza, ma vogliamo o che venga ritirato dal Governo o che pure possa essere migliorato. Allora siamo qui semplicemente a chiedere un qualcosa: la prosecuzione dei lavori, della discussione, visto che comunque i temi che stiamo sollevando, come diceva il collega Rosato, sono temi importanti, e di questo magari se ne assume la responsabilità la Presidenza, perché nel caso in cui invece domani ci dovessimo trovare di fronte a un contingentamento o ad una tagliola di quelli che sono i tempi e quindi a una riduzione di quelle che sono le prerogative anche dell'opposizione nel porre determinati temi all'attenzione sia del Parlamento che dei cittadini al di fuori del Parlamento stesso, di questo invece se ne assumeranno le responsabilità la maggioranza, il Governo e la Presidenza.
  Quindi, noi ci auguriamo che da questo punto di vista, invece, vi sia il rispetto di quelle che sono le regole normali delle discussioni in Parlamento e il rispetto del Parlamento stesso.

  GIOVANNI PAGLIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, io credo che si debba puntualizzare e Pag. 140rendere molto chiara una cosa: la responsabilità dei tempi con cui noi arriviamo all'approvazione o alla non approvazione di questo decreto – meglio sarebbe il ritiro, diciamo – non può che ricadere sulla maggioranza, cominciamo a dircelo fin da subito. Non lo diciamo oggi, ma è un'affermazione che risale ancora ad una settimana fa.
  A questa maggioranza sono state fatte, dall'opposizione e da me personalmente, tutte le proposte che potevano farsi, sia in termini di stralcio sia in termini di modifica del decreto, per velocizzare i tempi. Io credo che bisogna dare atto a tutte le opposizioni di avere garantito dall'inizio la possibilità di avere percorsi rapidissimi di approvazione, sia in prima battuta qui sia in seconda battuta al Senato.
  A questo punto, da parte nostra c’è la disponibilità a continuare i lavori questa sera e questa notte, non c’è la disponibilità a evitare che il dibattito vada fino in fondo perché, lo ripetiamo, qui si tratta, dal nostro punto di vista, di tutelare un interesse pubblico, cioè l'interesse pubblico a che non venga svalutato il patrimonio della Banca d'Italia e che non venga sottratta quella che è la disponibilità dei cittadini italiani.

  PRESIDENTE. La Presidenza ritiene che, non essendo stata preannunciata in tempo la seduta notturna, si debba tenere conto che ci sono due Commissioni già convocate, la I e la II Commissione, su oggetti all'ordine del giorno di questo calendario settimanale. Per questo motivo non possiamo procedere con la seduta notturna.
  Domani mattina, come i capigruppo sanno, è convocata comunque una Conferenza dei presidenti di gruppo in cui si deciderà come procedere.
  Interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà, dunque, nella seduta di domani, a partire dalle ore 10.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,45).

  GIORGIO BRANDOLIN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIORGIO BRANDOLIN. Signor Presidente, intervengo per portare una testimonianza. Mercoledì 22 gennaio si è spento, improvvisamente ma serenamente, nella sua casa di Gorizia, all'età di 87 anni, l'onorevole senatore Michele Martina. Oggi qui alla Camera è giusto che lo si ricordi come giovane deputato, dal 1958 al 1963, dove ha operato soprattutto portando la testimonianza e la cultura di terre, il goriziano e l'isontino, travolte dalle tragedie del secolo breve, ma capaci di superarle nella logica della collaborazione concreta, dell'ascolto e della comprensione nel reciproco rispetto, dimenticando la contrapposizione ideologica e linguistica.
  Giovanissimo dirigente dell'Azione cattolica della Democrazia Cristiana di Gorizia, confortato nella sua fede cristiana, ha dedicato con laicità tutta la sua lunga vita al bene della comunità.
  Michele Martina aveva studiato il martirio delle moltitudini di giovani italiani e delle tante altre nazioni sul fronte dell'Isonzo, durante la Prima guerra mondiale. Sapeva dei misfatti del fascismo, aveva assistito alle barbarie del nazismo e del comunismo reale ed alla immane tragedia delle foibe, fino alla divisione, anche fisica, della città di Gorizia, divisa in due con un confine parte della cosiddetta «cortina di ferro» che nel 1947 divise anche case e fabbriche, comunità e famiglie e perfino cimiteri e chiese.
  Dal 1965 al 1972 è stato sindaco di Gorizia e successivamente ha svolto il ruolo di senatore. Come amministratore si impegnò per la ricostruzione del suo territorio, favorì le prime esperienze di apertura dei manicomi del professor Basaglia proprio a Gorizia.
  Ricordava con grande onore di avere partecipato, nel 1967, agli Stati generali d'Europa, voluti da Willy Brandt nel 1967 a Berlino, dicendo: «Anche noi siamo tra quelli che credono che l'Europa non vada costruita solo su schemi di convenienza economica ma deve soprattutto guardare ad un'integrazione politica che offra per matrici la storia, la cultura, la civiltà, che Pag. 141deve esprimersi in comprensione tra popoli, in convivenze amichevoli nelle diversità e in umanità».
  Tante cose ha fatto Michele Martina, favorendo in particolare l'eliminazione anche fisica, avvenuta nel 2006, del confine tra Italia e Slovenia, unendo di nuovo le due città, Gorizia e Nuova Gorizia, in un unico territorio goriziano, per un terzo in Italia e due terzi in Slovenia, ma tutti in Europa.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Brandolin.

  GIORGIO BRANDOLIN. Una grande eredità quella dell'onorevole Michele Martina da conservare, valorizzare e attuare da tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Non so se c’è ancora... Che lei ci sia lo vedo, non so se chiedeva ancora di parlare. Prego, ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, volevo fare un intervento riguardo al fine settimana che è appena passato in cui c’è stata ovviamente in tutte le corti d'appello l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Un cittadino mi ha scritto una e-mail, ovvero una sorta di lettera aperta indirizzata al presidente Vincenzo Oliveri della corte d'appello di Palermo e fa riferimento al discorso per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, dove si testimonia il totale disagio e il rammarico di questo cittadino per non aver udito dalla sua voce, del magistrato Vincenzo Oliveri, parole di incoraggiamento e vicinanza a chi si batte con tutta l'anima per sconfiggere finalmente la mafia in questo Paese.
  Dice il cittadino: non capisco come ha fatto a non spendere nemmeno una parola per il PM Di Matteo, che ha subito e subisce continuamente minacce dal peggior nemico dello Stato, il signor Riina. Sono veramente sconcertato da questa situazione perché, come tutti ben sanno, la mafia è ben radicata nelle istituzioni e le persone pulite e oneste molto spesso sono lasciate sole, come è accaduto per Falcone e Borsellino. Queste persone andrebbero difese e soprattutto andrebbe difeso l'onore di questo Paese, perché al posto di quel puzzo che oggi si sente avvicinandosi alle istituzioni si respiri ora un profumo di fresco e di libertà, che manca in questo Paese da troppo tempo.
  Per quanto riguarda il Presidente della Repubblica, non ho parole su chi si è fatto eleggere per il secondo mandato al fine di ordinare l'immediata distruzione delle conversazioni avute con l'indagato signor Mancino.

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti.

  ANDREA COLLETTI. Mi preme dire che, a questo punto, è un'insinuazione legittima.
  Vogliamo parlare poi della Terra dei fuochi e dell'inquinamento ambientale causato dalla camorra ?
  Devo, invece, ringraziare il procuratore generale Roberto Scarpinato per spendere sempre parole dure nei confronti della mafia e delle istituzioni conniventi. È uno dei pochi procuratori generali che fa della lotta alla mafia una ragione di vita.
  Questo cittadino si chiama Stefano Giannini e, quindi, lo vorrei ringraziare di questa lettera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Pag. 142

  Martedì 28 gennaio 2014, alle 10.

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1188 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato) (C. 1941).
  — Relatori: Causi, per la maggioranza; Busin, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate (C. 1885-A).
  — Relatori: Bratti, per la maggioranza; De Rosa e Grimoldi, di minoranza.

  3. – Discussione della risoluzione Nicola Bianchi ed altri n. 7-00202 sulla revoca del Commissario straordinario dell'Autorità portuale di Cagliari (a norma dell'articolo 117, comma 3, del Regolamento).

  La seduta termina alle 20,50.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIORGIO BRANDOLIN SULL'ORDINE DEI LAVORI

  GIORGIO BRANDOLIN. Mercoledì 22 gennaio si è spento improvvisamente ma serenamente nella sua casa di Gorizia all'età di 87 anni, l'onorevole e senatore Michele Martina.
  Michele Martina ha svolto innumerevoli e importanti incarichi pubblici e privati nella sua lunga vita.
  Oggi, qui alla Camera dei Deputati, lo ricordiamo come giovane deputato dal 1958 al 1963, dove ha operato soprattutto portando la testimonianza e la cultura di una terra «il Goriziano e l'Isontino», travolta dalla tragedia del secolo breve, ma capace, grazie a uomini come l'onorevole Michele Martina, di superarle nella logica della collaborazione concreta, dell'ascolto, della comprensione nel reciproco rispetto, dimenticando la contrapposizione ideologica o linguistica che tanti hanno creato in una terra, la mia, multilingue, dove da sempre hanno vissuto in pace genti friulane, slovene e italiane.
  Giovanissimo dirigente dell'Azione cattolica e della Democrazia cristiana di Gorizia, confortato nella fede cristiana, ha dedicato con laicità tutta la sua lunga vita al bene della comunità, sia goriziana sia friuligiuliana, italiana e slovena.
  Michele Martina aveva studiato il martirio della moltitudine di giovani italiani e delle tante altre nazioni sul fronte dell'Isonzo durante la prima guerra mondiale.
  Sapeva dei misfatti del fascismo; aveva assistito alla barbarie del nazismo e del comunismo reale ed alla immane tragedia delle foibe, fino alla divisione, anche fisica, della città di Gorizia, divisa in due, con un confine, porta della cosiddetta «Cortina di ferro», che divise dal 1947 case, fabbriche, comunità e famiglie, perfino cimiteri e chiese.
  Dal 1965 al 1972 è stato sindaco di Gorizia. Successivamente ha svolto il ruolo di senatore.
  Come amministratore locale e politico a Roma, politico con la «p» maiuscola, si impegnò nella ricostruzione della città di Gorizia e della sua provincia alla realizzazione dell'aeroporto del Friuli-Venezia Giulia, dell'autostrada Venezia-Trieste con diramazione Lubiana, alla fondazione dell'Istituto di sociologia internazione e dell'Istituto di incontri culturali mitteleuropei di Gorizia, a favorire la prima esperienza di apertura dei manicomi del professor Basaglia proprio a Gorizia, allo sviluppo della partecipazione nella ricostruzione industriale, in particolare dei cantieri di Mantova; infine si impegnò per la nascita della zona franca di Gorizia per favorire il Trattato di Roma e alla nascita della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia Pag. 143riuscendo a far riconoscere la nostra specialità proprio per il ruolo di ponte verso l'Est.
  Della sua vita ricordava alcuni eventi, in particolare la sua presenza da sindaco di Gorizia, il 9 giugno 1967 Kongresshalle di Berlino, invitata da Willy Brandt davanti ai duemila componenti degli Stati Generali d'Europa ai quali disse: «Desidero recare l'esperienza della mia città, Gorizia. Anche noi siamo tra quelli che credono che l'Europa non vada costruita solo su schemi di convenienza economica ma debba soprattutto guardare ad una integrazione politica che offra per matrici la storia, la cultura, la civiltà e che deve esprimersi in comprensione tra i popoli, in convivenze amichevoli tra nazionalità diverse, in umanità».
  Michele Martina nel 1967, ripeto nel 1967, aveva poco più di quarant'anni e parlava così avendo scritto accordi, iniziati nella clandestinità, con il sindaco di Nova Gorica Josko Strukelj (diventato negli anni fraterno amico) nonostante quest'ultimo fosse figlio del commissario goriziano, nei quaranta giorni della spietata tragedia consumata a Gorizia dai partigiani del maresciallo Tito, con la scomparsa di più di seicento cittadini.
  Tra lui – italiano, cattolico e democristiano – e Joska (sloveno, non credente e comunista iugoslavo) c'era quindi una distanza enorme ma entrambi avevano al primo punto del loro agire il futuro della popolazione legata dalla storia e decisero di avviare assieme la stagione della pacificazione e dello sviluppo culturale, sociale ed economico di questa terra di confine, arando i solchi della diffidenza e del rancore ed inserendo in profondità i semi che avrebbero portato al Trattato di Osimo, al crollo del muro di Berlino, alla pacificazione ed integrazione europea, che ha poi portato nel 2006 alla eliminazione, anche fisica del confine tra Italia e Slovenia, unendo di nuovo la città di Gorizia con Nova Gorica e ricostruendo un unico territorio, il goriziano, per un terzo in Italia e due terzi in Slovenia, ma tutto in Europa.
  Circa un mese fa, a Gorizia, l'ho incontrato insieme a sua moglie Lidia per l'ultima volta e nell'occasione mi diede la sua disponibilità a confrontarci, ancora una volta, sulla mia esperienza di deputato e sulle difficoltà politiche, economiche e sociali che oggi viviamo a testimonianza di una innata volontà di conoscere, confrontarsi e costruire il futuro.
  Quanto ricordato non è stato solo merito di Michele Martina ma in tutto c’è la sua impronta di un servizio prestato alla comunità, da uomo semplice ma forte modesto negli atteggiamenti ma severo nella responsabilità di tutti verso il bene comune, schivo ma sempre pronto a sostegno dei più deboli e bisognosi, operatore di pace e solidarietà.
  Una grande eredità quella dell'onorevole Michele Martina, da conservare e valorizzare ed attuare da tutti noi.