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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 156 di martedì 21 gennaio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9,30.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Baretta, Bindi, Cariello, D'Incà, Damiano, Epifani, Gregorio Fontana, Galan, Gasbarra, Gozi, Leone, Meta, Mogherini, Pannarale, Pes, Ravetto, Andrea Romano, Sereni, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
   I deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto che il Ministro della giustizia, con lettera in data odierna, ha trasmesso un supporto informatico: «Relazione sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150», con la relativa nota di sintesi in formato cartaceo.
  I documenti sono posti a disposizione dei deputati.

(Intervento del Ministro della giustizia)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra della giustizia, Annamaria Cancellieri.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signora Presidente e onorevoli deputati, l'anno 2013 ha visto il Ministero della giustizia impegnato a fondo su alcuni temi fondamentali nei più delicati settori di competenza, tutti connotati da una situazione prossima all'emergenza e tutti essenziali per la corretta tutela dei diritti, soprattutto delle persone più vulnerabili.Pag. 2
  Mi riferisco in particolare agli interventi sul sistema carcerario, su quanto dirò più innanzi, volti non solo a conferire dignità ai detenuti, nell'ottica del recupero della funzione rieducativa della pena, ma anche a restituire all'Italia, nel confronto internazionale, l'immagine di un Paese culturalmente attento alla tutela dei diritti delle persone, in linea con la propria tradizione civile e giuridica e con la propria storia.
  Mi riferisco, inoltre, al compiuto disegno organizzativo di attuazione della riforma della geografia giudiziaria e normativo di modifica del sistema civile e penale, finalizzati al recupero di efficienza del sistema processuale italiano, che impedisce ai cittadini ed alle imprese di fruire in tempi ragionevoli della giustizia quale servizio imprescindibile di uno Stato moderno.
  Come già detto dalla Presidente, è stata depositata una completa documentazione sullo stato della giustizia, in modo da garantire il massimo della trasparenza e dell'accessibilità dei dati, mentre concentrerò la mia esposizione su quanto è stato realizzato, nonché sui punti di maggiore criticità ancora da affrontare, oltre che sui possibili rimedi da sottoporre all'esame del Parlamento.
  Ancora una volta, voglio evidenziare che i punti di maggiore criticità restano quelli del funzionamento del sistema giudiziario. Pur a seguito di numerosi interventi introdotti negli ultimi anni, la situazione non è ancora soddisfacente: è sotto gli occhi di tutti l'eccessivo carico di lavoro che affligge gli uffici giudiziari. Alla data del 30 giugno 2013 si contano 5 milioni, 257 mila e 693 processi pendenti in campo civile e quasi 3 milioni e mezzo in quello penale.
  Il sistema continua ad essere in sofferenza, nonostante la risposta offerta dalla magistratura italiana, che l'ultimo rapporto della Commissione europea per l'efficienza della giustizia colloca ai primi posti in termini di produttività.
  Siamo in presenza di un fenomeno imponente di dilatazione in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi del lavoro giudiziario provocato non solo da un aumento della litigiosità nel campo civile o dell'attività criminale in campo penale. Le cause sono molteplici e hanno una loro radice anche nella trasformazione in atto nella società moderna, caratterizzata da rapida evoluzione dei processi economici e accrescimento dei diritti e interessi diffusi. Si pensi alla dilatazione delle fattispecie penalmente rilevanti che ha contribuito a produrre un intasamento del sistema.
  Se dalla giustizia penale passiamo alla giustizia civile, registriamo come sia enormemente accresciuto il catalogo di quei diritti soggettivi che, per la loro natura, possono trovare soltanto nelle vie giudiziarie il loro riconoscimento e la loro attuazione. Diritti oggi estesi a tutte quelle situazioni collegate a complessi interessi economico-sociali, la cui definizione in sede giudiziaria assume maggiore difficoltà e tempi sempre più lunghi.
  Aumentano i carichi di lavoro e lo spazio di azione di magistrati. Da qui traggono origine le insoddisfazioni per le lentezze dei giudici e i timori che la sovraesposizione della magistratura possa alterare il delicato equilibrio istituzionale che deve segnare il rapporto tra i poteri dello Stato.
  Compito della politica, più che mai in questa contingenza storica, è fare fronte alle insoddisfazioni e ai timori, ponendo la giurisdizione nelle condizioni di esercitare con pienezza di legittimazione e credibilità sociale, l'essenziale funzione di tutela dei diritti e della legalità.
  In questo modo si delinea l'orizzonte delle iniziative di riforma assunte dall'azione del Governo per il prossimo futuro. La necessità di affrontare in modo radicale una situazione di crisi apparentemente irreversibile ha spinto all'adozione di alcune innovazioni con l'obiettivo di una maggiore efficienza.
  Pur nel breve lasso di tempo trascorso dall'insediamento del Governo e dovendo tener conto dei severi vincoli di bilancio conseguenti alla crisi economica, è mia ferma intenzione proseguire lungo questa strada secondo le seguenti direttrici: razionalizzazione dell'organizzazione giudiziaria Pag. 3sotto il profilo della struttura territoriale; efficienza complessiva del servizio giudiziario sotto il profilo della domanda e dell'offerta di giustizia con la connessa problematica della diminuzione dell'arretrato; allentamento della tensione detentiva connessa al sovraffollamento carcerario.
  In ordine al primo punto, ritengo che l'attuazione della riforma della nuova geografia giudiziaria abbia un'importanza strategica. Il sistema era caratterizzato da una grave arretratezza. La carta giudiziaria italiana, che risaliva in gran parte alla seconda metà dell'Ottocento, era fonte di diseconomie organizzative e costi elevati. Dall'attuazione della riforma ci si attende non soltanto significativi risparmi di spesa ma soprattutto un netto recupero di efficienza in forza della migliore distribuzione delle scarse risorse. La riforma assicura anche maggiore prevedibilità e qualità delle decisioni giudiziarie, fattori rilevantissimi, insieme ai tempi, per attrarre nel nostro Paese gli investitori internazionali.
  L'analisi delle serie statistiche dell'ultimo trentennio mostra che gli uffici giudiziari di maggior efficienza sono quelli di medie dimensioni con una dotazione di magistrati giudicanti compresa tra le 30 e le 60 unità. Per questo non solo sono state eliminate le strutture di modeste dimensioni, dove in alcuni casi era evidente una sproporzione tra il numero di persone addette all'ufficio e il basso carico di lavoro, ma è stata anche alleggerita la pressione sugli uffici metropolitani di maggiori dimensioni come Milano, Torino e Napoli.
  Il conforto ottenuto dalla riforma in seguito alle sentenze della Corte costituzionale ci sprona a proseguire senza indugio. Con i decreti correttivi, alcuni già adottati ed altri allo studio, sarà apportata ogni modifica necessaria nella consapevolezza che un'opera di così vaste dimensioni rende certamente opportuno qualche aggiustamento.
  Sono ben consapevole, infatti, che il nuovo disegno della geografia giudiziaria, pur nella convinzione della sua indispensabilità, non è stato privo di sacrificio e ha destato non poche preoccupazioni per la classe forense, per i magistrati, per il personale amministrativo e per la comunità locale direttamente interessata, preoccupazioni che sono state condivise anche da molti parlamentari.
  Devo dare atto, tuttavia, che il territorio ha risposto con grande disponibilità, dando prova di profonda maturità civica e senso di responsabilità.
  Accanto all'accorpamento delle sedi giudiziarie, che ha permesso il recupero del personale amministrativo e giudiziario, anche nell'anno 2013 il Ministero ha profuso grande impegno nel portare avanti le procedure concorsuali di assunzione di nuovi magistrati. Con decreto del 2 maggio 2013 sono stati assunti 273 magistrati ordinari in tirocinio. Si è conclusa l'ultima procedura di concorso per esami a 370 posti di magistrato ordinario. La graduatoria finale è stata approvata il 27 novembre 2013 e sono risultati idonei 352 candidati. Le somme necessarie per l'assunzione dei nuovi magistrati sono state stanziate in bilancio: ciò consentirà di procedere con celerità all'assunzione di nuovi magistrati onorari di tribunale a decorrere dalla primavera del prossimo anno.
  Con decreto ministeriale del 30 ottobre 2013 è stato indetto un nuovo concorso per esami a 365 posti di magistrato ordinario. Per la prima volta la procedura di compilazione ed invio della domanda di partecipazione al concorso è stata informatizzata. Le prove scritte si svolgeranno nella tarda primavera del 2014. Sono in via di completamento, infine, agli adempimenti stabiliti dal decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, il cosiddetto «decreto del fare», volti al reclutamento di 400 giudici ausiliari, destinati ad agevolare la definizione dei procedimenti civili pendenti presso ciascuna corte di appello. L'entrata in servizio di tale nuova categoria di giudici onorari è prevista nella prossima primavera.
  Per i magistrati onorari che offrono un contributo insostituibile al servizio giustizia, in attesa che venga realizzata una compiuta riforma che è all'esame dal Parlamento, Pag. 4è stata disposta un'ulteriore proroga nella legge di stabilità, in forza della quale 2400 di loro potranno rimanere ancora in servizio per un anno. Inoltre, con un emendamento al decreto-legge cosiddetto «mille proroghe» si è proposto di posticipare la proroga di un ulteriore anno, affinché possano operare serenamente in costanza di approvazione della riforma.
  Mi sono impegnata, inoltre, con i giudici di pace ad aprire un tavolo tecnico sulla riforma: iniziativa che partirà a giorni. È mio intendimento procedere allo stesso modo con i magistrati onorari per i quali fisserò a breve un incontro con le relative rappresentanze.
  Gli ulteriori interventi per favorire l'efficienza del servizio giudiziario sono stati adottati in una prospettiva globale ed integrata, incidendo, con riferimento alla giustizia civile, sui farraginosi meccanismi processuali che spesso di per sé generano un ritardo.
  Si intende, inoltre, incidere sia sulla domanda di giustizia, anche mediante la valorizzazione dell'istituto della media-conciliazione, valutata pubblicamente in termini estremamente positivi anche a livello europeo, sia sull'offerta di giustizia, aggredendo l'arretrato e razionalizzando il sistema processuale. In altri termini, gli interventi sul processo civile hanno l'obiettivo di far tornare a livelli fisiologici, in un arco temporale contenuto, la gestione e l'entità del contenzioso.
  I primi risultati provenienti dal monitoraggio statistico sono confortanti. Dai dati relativi all'ultimo semestre 2013 emerge, infatti, l'impatto positivo delle scelte già adottate (filtri in appello, aumento dei contributi unificati e riforma della legge «Pinto») e da questo Governo proseguite. Si registra un calo delle pendenze rispetto al 2012 per tutti i gradi di giudizio del 4 per cento, che arriva al 6 per cento in corte di appello, nonché la riduzione del 20 per cento in tema di ricorsi in materia di equa riparazione per la irragionevole durata dei processi.
  Fra i diversi interventi realizzati vanno menzionate le misure introdotte con il decreto-legge n. 69 del 2013, disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, il cosiddetto «decreto del fare», finalizzate a ridurre ulteriormente il carico della giustizia civile e a garantire una ragionevole durata dei procedimenti. Con esso sono stati introdotti, come si è detto, giudici ausiliari (onorari) nelle corti di appello; è stato introdotto il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari per i laureati in giurisprudenza, conciliando in questo modo le esigenze di maggiore efficienza con quelle di formazione dei giovani.
  È stato aumentato l'organico dei magistrati del massimario della Cassazione a supporto delle attività ordinarie; si è intervenuti con specifiche misure volte ad abbattere i tempi per il recupero del credito, impedendo condotte dilatorie del debitore.
  Per diminuire il numero dei procedimenti giudiziari in entrata, dopo la sentenza della Consulta di fine 2012, è stata ripristinata in via sperimentale per un quadriennio la mediazione obbligatoria per numerose tipologie di cause: l'opera di un mediatore, cioè, di un professionista qualificato, è funzionale al raggiungimento di un accordo tra le parti, impedendo che la lite arrivi in tribunale ovvero, per i procedimenti già pendenti, facilitandone la conclusione senza la decisione del giudice.
  Ritengo, infatti, che la mediazione obbligatoria rappresenti uno strumento di grande efficacia per restituire alla decisione autoritativa il suo predicato di extrema ratio e favorire un mutamento culturale nella direzione della riduzione della tendenza alla litigiosità perdurante nel nostro Paese.
  Sono sinceramente convinta che, dopo un'iniziale ed inevitabile periodo di assestamento, l'istituto sortirà effetti positivi sul carico processuale. A tal fine, è stato costituito un sistema di controllo dell'operatività degli organismi di mediazione, da effettuarsi mediante la programmazione di ispezioni periodiche.
  Vorrei ancora ricordare il disegno di legge approvato dal Governo il 17 dicembre 2013, collegato alla legge di stabilità 2014, volto a snellire e a velocizzare l'intera Pag. 5sequenza processuale civile. La proposta normativa, che si articola in norme di delega e in norme immediatamente precettive, ha ad oggetto misure di ordine processuale e sostanziale per il recupero dell'efficienza del processo di cognizione e di esecuzione, nonché misure finalizzate alla riforma della disciplina delle garanzie reali mobiliari, con l'obiettivo di agevolare l'accesso al credito.
  Tra le misure poste all'attenzione del Parlamento vi sono quelle di semplificazione delle forme processuali per le controversie non connotate da specifiche complessità; di accelerazione dei tempi di definizione del processo con la previsione di una sentenza priva di una completa motivazione, fermo il diritto delle parti di ottenerla in un momento successivo, se la richiedono; di sostegno alla produttività delle corti d'appello con la previsione che, in alcuni tipi di cause, la sentenza possa essere pronunciata da un solo giudice e non da un collegio di tre magistrati; l'obbligatorietà nelle cause ad alto tasso di tecnicità della richiesta di nomina di un consulente tecnico, prima di iniziare il processo, che possa agevolare una definizione transattiva.
  Con norme immediatamente precettive si incide sul processo di esecuzione forzata al fine precipuo di contenerne i tempi, eliminando inutili passaggi procedimentali.
  Una serie di altri interventi sono stati realizzati sul versante dell'offerta di giustizia: l'intensificazione del processo di informatizzazione, la stabilizzazione dei tribunali per le imprese, progetti volti a migliorare l'organizzazione dei tribunali.
  Nel corso del 2013, è proseguita l'attività di informatizzazione e digitalizzazione dell'amministrazione giudiziaria, malgrado la costante contrazione delle risorse finanziarie disponibili.
  Oggi, servizi quali il deposito telematico degli atti e le comunicazioni online di cancelleria sono disponibili su tutto il territorio nazionale e i pagamenti telematici sono una realtà di uso quotidiano in ventuno distretti su ventisei, con risparmi significativi e maggiori garanzie rispetto alle possibilità di errore. A partire dal 30 giugno 2014, il processo civile telematico sarà obbligatorio per legge per tutti i procedimenti monitori.
  Non va taciuto che le inefficienze della giustizia ordinaria non comportano solo disagi per le utenze e per l'economia privata, ma determinano pesanti ricadute anche sul debito pubblico. I ricorsi per il riconoscimento delle responsabilità dello Stato per i ritardi in materia giudiziaria regolati dalla cosiddetta legge Pinto costituiscono larga parte del contenzioso seguito dal Ministero, nonostante i segnali di un progressivo abbattimento.
  Il numero e l'entità delle condanne rappresenta annualmente ancora una voce importante del passivo del bilancio della giustizia, la cui eliminazione va posta come prioritario obiettivo. L'alto numero di condanne e i limitati stanziamenti sul relativo capitolo di bilancio hanno comportato un forte accumulo di arretrato del cosiddetto debito Pinto che a ottobre 2013 ammontava a oltre 387 milioni di euro. La questione dei ritardi nei pagamenti degli indennizzi da parte del Ministero ha portato, negli anni, alla creazione di ulteriori filoni di contenzioso in costante aumento, procedure esecutive, giudizi di ottemperanza, ricorsi alle Corte europea dei diritti dell'uomo, con l'aggiunta di ulteriori spese. In questo quadro problematico si iscrivono anche i circa mille ricorsi proposti alla Corte europea dei diritti dell'uomo per lamentare il pagamento ritardato degli indennizzi che comporterà un ulteriore esborso a carico dello Stato per porre fine al contenzioso e per il quale è stato presentato un piano di rientro da attuarsi entro il prossimo settembre. Con l'accelerazione del processo si conta, quindi, di incidere considerevolmente per l'immediato futuro sui tempi delle decisioni, anche al fine di arrestare una tale e ingiustificabile crescita esponenziale di ritardi e spese.
  Anche in materia penale l'obiettivo prioritario è la riduzione dei tempi dei procedimenti la cui durata risulta in tendenziale decrescita per le corti d'appello e le procure della Repubblica, mentre lo stesso non può dirsi dei tribunali. È necessario, Pag. 6pertanto, introdurre meccanismi di deflazione del carico giudiziario capaci di eliminare, già in fase di indagine, gli accertamenti che per la modestia degli interessi concretamente in gioco non meritano il vaglio processuale.
  Parallelamente si dovrà potenziare l'efficacia deflattiva dei riti alternativi senza dibattimento e agire risolutamente sul sistema della notificazione degli atti giudiziari. Infine, si intende realizzare una calibrata revisione del meccanismo delle impugnazioni nella prospettiva di rafforzare la vocazione accusatoria del processo e la funzione di garanzia dei ricorsi. Razionalizzazione della spesa ed incremento dell'efficienza del servizio sono anche gli obiettivi che si intendono perseguire attraverso il completamento della procedura sulla gara unica per le intercettazioni.
  Sul piano sostanziale una particolare attenzione è stata rivolta al contrasto della cosiddetta violenza di genere. Pur nella consapevolezza che per eliminare la diffusione di questo triste fenomeno occorre prima di tutto una profonda presa di coscienza sociale, è stato presentato nell'agosto scorso il decreto-legge n. 93 del 2013, convertito con modificazioni dalla legge n. 119 del 2013, che contiene specifiche disposizioni di natura sia sostanziale che procedimentale, al fine di fornire una tutela più efficace alle vittime, di consentire una più ampia partecipazione delle persone offese al processo e di evitare il fenomeno della cosiddetta vittimizzazione secondaria.
  Come anticipavo all'inizio, un notevolissimo impegno è stato profuso per affrontare e cercare soluzioni immediate e concrete per la questione carceraria. L'attività dell'intero anno è stata segnata dalla sentenza della Corte europea di Strasburgo dell'8 gennaio 2013, cosiddetta sentenza Torreggiani, che ha posto il rispetto di una proporzione minima tra numero dei detenuti e spazio vitale di cui essi dispongono in carcere. Per superare le complesse problematiche derivanti da tale statuizione è stato necessario uno sforzo straordinario che ha portato, peraltro, ad oggi, risultati positivi sotto i plurimi profili di intervento programmati. Il piano presentato nelle scorse settimane al Consiglio d'Europa è apprezzato pubblicamente dai nostri interlocutori istituzionali e muove lungo tre direttrici: interventi di tipo legislativo; adozione di un nuovo modello di esecuzione penale intramuraria pienamente rispettoso dei principi costituzionali e ispirato alla responsabilizzazione dei detenuti che ne migliori le condizioni di vita, ne favorisca l'attività trattamentale e i rapporti con la famiglia e la società esterna; prosecuzione di una azione di recupero, di riconversione e ampliamento del patrimonio penitenziario che possa portare già entro l'anno appena iniziato un ulteriore incremento della capacità ricettiva degli istituti di pena nella misura di circa 4.500 unità.
  Sul piano normativo, il Consiglio dei Ministri ha varato, poco prima di Natale, un nuovo intervento che prosegue lungo un percorso già trattato da analoghi provvedimenti di riduzione della popolazione carceraria. Il decreto-legge n. 141 del 17 dicembre 2013 persegue l'obiettivo di diminuire in maniera selettiva e non indiscriminata il numero delle persone ristrette in carcere attraverso misure dirette a incidere sia sui flussi di ingresso negli istituti di pena, con un intervento chirurgico in materia di piccolo spaccio di stupefacenti, responsabile della presenza in carcere di un numero elevatissimo di persone, che su quelle in uscita dal circuito penitenziario. Viene ampliata la possibilità di accesso agli affidamenti in prova al servizio sociale; si estende in via sperimentale a 75 giorni per ciascun semestre la liberazione anticipata; si stabilizza l'istituto dell'esecuzione della pena presso il domicilio, previsto dalla legge n. 199 del 2010; vengono rafforzati, inoltre, gli strumenti di tutela dei diritti delle persone detenute attraverso la previsione di un nuovo procedimento giurisdizionale davanti al magistrato di sorveglianza, nonché attraverso l'istituzione della figura del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o comunque private della libertà personale; si potenzia l'istituto dell'espulsione Pag. 7come sanzione alternativa per i detenuti stranieri, anticipando già al momento dell'ingresso in carcere l'inizio della complessa procedura di identificazione; si introducono poi alcune disposizioni finali, onde evitare che i ritardi nell'adozione del regolamento previsto dalla cosiddetta legge Smuraglia sul lavoro penitenziario impediscano di utilizzare le risorse finanziarie già stanziate per le agevolazioni e gli sgravi fiscali in favore dei datori di lavori che impieghino lavoratori detenuti o internati.
  I primi risultati sono assai incoraggianti: al 9 gennaio 2014 i detenuti in carcere erano 62.326, 59.644 uomini e 2.682 donne, in progressivo decremento rispetto alla precedente rilevazione del 4 dicembre 2013, quando il numero era di 64.056 detenuti. Si registra, inoltre, un sostanziale dimezzamento degli ingressi mensili per effetto del decreto-legge n. 78 del 2013, che, tra l'altro, ha eliminato il divieto di sospensione dell'ordine di carcerazione per illeciti riqualificati. Il 50 per cento dei detenuti ristretti nei circuiti di media sicurezza, pari a circa 25 mila, usufruisce dell'apertura delle celle per otto ore giornaliere. L'obiettivo è consentire, entro maggio prossimo, che l'80 per cento dei detenuti di media sicurezza possa usufruire del medesimo beneficio. La possibilità di aumentare gli spazi di socialità offre maggiori opportunità trattamentali e favorisce la personalizzazione dei percorsi rieducativi. Al tempo stesso, mi preme ribadire che l'insieme delle misure programmate ed in corso di attuazione non produce un'alterazione dell'equilibrio sociale, poiché non è previsto alcun automatismo nella concessione dei benefici penitenziari. Ogni decisione è assunta dal magistrato di sorveglianza sulla base di una valutazione positiva della personalità del detenuto. Ulteriori effetti potranno prodursi con l'approvazione del disegno di legge n. 925, attualmente in discussione alle Camere, che prevede l'introduzione della detenzione agli arresti domiciliari per i delitti puniti con la reclusione fino a sei anni. Il numero dei destinatari della norma potrebbe essere di circa 4 mila detenuti. Al Parlamento resta poi la responsabilità di scegliere se ricorrere a quegli strumenti straordinari evocati dal Presidente della Repubblica e che certamente ci consentirebbero di rispondere in tempi certi e celeri alle sollecitazioni del Consiglio d'Europa.
  Ciò che preme ribadire in questa sede è che tali provvedimenti, qualora assunti, non sarebbero destinati a produrre effetti nel breve periodo, come in passato, in quanto si sono adottate e si stanno adottando una serie di misure volte a contenere anche nel futuro i nuovi ingressi in carcere. In un'ottica organizzativa è in fase avanzata la revisione del sistema penitenziario per ottenere una più razionale distribuzione dei detenuti nelle strutture. La realizzazione di questo nuovo sistema renderà più vivibile l'esperienza del carcere e consentirà di ridurre il disagio dei detenuti, causa spesso di azioni di autolesionismo e suicidi, che sono peraltro sensibilmente diminuiti nel corso dell'ultimo anno.
  Ne trarranno beneficio anche le donne e gli uomini della polizia penitenziaria, che da troppo tempo sono chiamati a svolgere compiti straordinari e che potranno essere restituiti alle funzione di sicurezza che sono loro proprie. Permangono, in ogni caso, sempre con riguardo alla polizia penitenziaria, le gravi carenze di organico e di risorse economiche, cui sempre più indifferibilmente occorrerà fare fronte. Fondamentali saranno anche gli interventi sul lavoro penitenziario, nella prospettiva di aumentare sensibilmente le offerte formative e di avviamento professionale della popolazione detenuta.
  Proseguono, infine, gli interventi infrastrutturali tesi ad una migliore distribuzione ed ampliamento degli spazi esistenti. Nell'ambito del cosiddetto Piano carceri, sono in corso di realizzazione 12.324 posti detentivi, di cui 3.100 grazie all'apertura di quattro nuovi istituti penitenziari. Nell'arco dell'anno 2014 è previsto inoltre il recupero di almeno 1.500 posti attualmente non fruibili, nella maggior parte dei casi per cause di natura strutturale, che saranno resi disponibili Pag. 8grazie ad interventi di ripristino già in corso e al recupero di edifici destinati ad ospedale psichiatrico giudiziario.
  Sul piano internazionale, com’è noto, l'anno 2014 propone all'Italia la sfida della presidenza semestrale del Consiglio dell'Unione europea, che si aprirà il 1o luglio. In tale quadro si collocherà l'attività di negoziato relativa ai diversi strumenti in fase di elaborazione. Senza poterli tutti menzionare, si richiama l'attenzione in particolare sulle due proposte di regolamento dirette all'istituzione di una procura europea, il più rilevante cantiere attualmente avviato in materia di cooperazione penale, destinato ad entrare in una fase decisiva di negoziato nel corso del nostro semestre, ed alla valorizzazione di Eurojust, nonché sulle tre nuove proposte in materia di rafforzamento dei diritti di garanzia per i minori imputati, sulla presunzione di innocenza, sul gratuito patrocinio, recentemente depositate dalla Commissione europea e destinate a completare la cosiddetta road map sui diritti procedurali adottata nel 2009 dal Consiglio.
  Sul versante delle criticità, deve ancora una volta evidenziarsi come, nonostante taluni recenti progressi, si registra un perdurante ritardo nell'attuazione legislativa degli obblighi derivanti dagli accordi di diritto internazionale e degli atti normativi dell'Unione europea in ambito penale. Tale situazione desta preoccupazione in relazione all'ormai prossima scadenza del 1o dicembre 2014, data dalla quale, da parte della Commissione, potranno essere evidenziate procedure di infrazione anche dinanzi alla Corte di giustizia, in relazione alla mancata attuazione degli strumenti adottati anche prima dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, il 1o dicembre 2009. Un forte segnale di inversione di tendenza può rinvenirsi nelle deleghe legislative conferite al Governo per il recepimento di ben sei direttive dell'Unione recentemente adottate in materia penale, e previste dalla legge 6 agosto 2013, n. 96, legge di delegazione europea 2013.
  Non meno importanti gli obiettivi del Semestre europeo sul fronte della cooperazione civile: nel programma di presidenza si prevede la conclusione di tre proposte di regolamento riguardanti il sequestro conservativo dei conti, la procedura di insolvenza e la legalizzazione dei documenti pubblici. Attraverso tali misure si assicurerà maggiore tutela ai creditori e si agevolerà la libera circolazione dei cittadini e delle imprese nell'ambito dell'Unione europea.
  La presidenza italiana dedicherà i suoi maggiori sforzi infine a realizzare progressi sostanziali sul pacchetto Data protection, con l'obiettivo di adeguare la vigilanza degli Stati membri circa l'uso, la raccolta e il trattamento dei dati personali, in un mondo che cambia in ragione dell'economia digitale e dei nuovi diritti legati all'utilizzo di piattaforme e servizi online.
  Un notevole impegno è stato dedicato anche alla riorganizzazione delle professioni. In attuazione della legge 24 marzo 2012, n. 27, che ha aumentato di 500 unità il numero dei notai, si e proceduto alla revisione della tabella notarile, che ne determina il numero e la residenza. Il decreto offre un contributo al processo di liberalizzazione intrapreso dal precedente Governo e proseguito da quello attuale, ed assicura una capillare diffusione territoriale del servizio notarile.
  Nella stessa ottica di liberalizzazione si è proceduto per gli altri ordini professionali vigilati dal Ministero. Sono stati pubblicati diversi regolamenti adottati dai Consigli nazionali in materia di istituzione degli organi di disciplina territoriali, di formazione continua e di tirocinio professionale.
  Quanto alla giustizia minorile, si segnala un preoccupante aumento della presenza di minori con molteplici disagi e problematiche di malessere sociale correlati a fenomeni di dispersione scolastica, emarginazione e vulnerabilità sociale, disagio psichico, assunzione ed abuso di sostanze stupefacenti, reclutamento nella criminalità organizzata, immigrazione di minori non accompagnati, difficoltà di integrazione dei minori stranieri di seconda generazione, formazione di bande giovanili, sfruttamento, abuso e tratta a danno di minorenni. Negli ultimi anni si Pag. 9sta assistendo ad una sempre maggiore applicazione del collocamento in comunità, non solo quale misura cautelare, ma anche nell'ambito di altri provvedimenti giudiziari, per la sua capacità di contemperare le esigenze educative con quelle contenitive di controllo.
  I dati confermano inoltre l'incremento della presenza di cittadini minori stranieri, provenienti dal Nord Africa, in particolare dalla Tunisia e dall'Egitto. L'approccio trattamentale per i minori deve principalmente fondarsi sull'ascolto e l'accoglienza, quindi sul dialogo. A tale fine nel 2013 è stata redatta la Carta dei diritti e dei doveri dei minorenni che incontrano i servizi minorili della giustizia, disponibile in più lingue per consentirne la fruizione all'utenza straniera.
  Sul piano dei rapporti familiari, è stata realizzata la tanto attesa completa parificazione tra i figli nati nel matrimonio e i figli nati fuori del matrimonio, eliminando qualsiasi anacronistica discriminazione, anche da un punto di vista sostanziale, ed ogni disparità di trattamento sul piano dei diritti e dei doveri dei genitori nei confronti dei figli.
  Le considerazioni che ho sviluppato spero consentano di apprezzare l'azione del Governo, sia con riferimento alle iniziative normative che all'impegno organizzativo ed esecutivo. Per esigenze di sintesi, rinvio per gli approfondimenti sui singoli temi alla relazione prodotta. Al Parlamento spetta l'apprezzamento decisivo sugli ulteriori progetti normativi in cantiere. Credo – ho cercato di dimostrarvelo con questa rapida esposizione – che ci siamo incamminati su una strada responsabile e virtuosa, sorretti da una concreta e precisa strategia di intervento. L'attuale condizione di difficoltà in cui versa il sistema giudiziario non deve infatti far prevalere l'erronea convinzione che le cose non possano migliorare, né costituire un alibi per l'immobilismo. Tutti possiamo contribuire a far sì che l'ottimismo della volontà prevalga sul pessimismo della ragione. Vi ringrazio per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

(Discussione)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni della Ministra della giustizia. È iscritto a parlare il deputato Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, come gruppo Scelta Civica per l'Italia abbiamo già espresso in più occasioni il nostro certo, sicuro ma anche spesso critico apprezzamento per il lavoro svolto finora dal Ministro Cancellieri e per il suo approccio pragmatico nell'individuare obiettivi sostenibili e misure programmatiche idonee a ridurre i costi e ad incrementare l'efficienza del sistema giustizia.
  Oggi, ascoltando la sua relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2013, signor Ministro, noi siamo ulteriormente sollecitati a sostenerla in questo progetto di cambiamento già avviato dal Governo Monti, che oggi spetta a noi proseguiremo e perfezionare per il bene del Paese. Riporterò quindi solo alcune ulteriori poche considerazioni.
  Sempre più spesso la giustizia viene recepita dai cittadini come un elemento estraneo, un ostacolo che rallenta o addirittura impedisce lo sviluppo e il progresso del Paese. Troppo a lungo abbiamo sperato che la giustizia si potesse autoriformare, adottando al suo interno quelle misure utili a garantire una sempre maggiore efficienza e terzietà. Purtroppo questo non è accaduto e la forte esigenza di cambiamento in questo settore strategico deve essere raccolta dalla politica. In primis, signor Ministro, abbiamo apprezzato – esprimo il mio apprezzamento e anche quello di tutto il gruppo – l'impegno e la determinazione con cui lei ha affrontato il problema dell'emergenza carceraria.
  Prima ancora di passare ad esprimere singolari apprezzamenti, ci è piaciuto molto – a me è piaciuto molto – il richiamo che ha fatto allo sforzo della polizia penitenziaria, che quotidianamente Pag. 10condivide quello stato di difficoltà all'interno e appena fuori dalle carceri. Quindi, la ringrazio davvero personalmente per questo richiamo.
  Dall'inizio della legislatura abbiamo registrato una grande sintonia tra Governo e Parlamento nella volontà di migliorare le condizioni dei detenuti, impegnandoci su diversi fronti e recependo, con i fatti, le sollecitazioni inviate dal Presidente della Repubblica con la sua accorata lettera alle Camere. Penso, ad esempio, signor Ministro, alla proposta di legge sulla delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili, già approvato alla Camera e attualmente fra le tante all'esame del Senato che indica, in modo molto preciso e puntuale, la sfera di azione del Governo per la riforma della disciplina sanzionatoria dei reati e per la contestuale introduzione di sanzioni amministrative e civili, secondo una serie di principi e criteri direttivi.
  Negli anni trascorsi in magistratura gli strumenti che avevo a disposizione erano pene detentive e pene irrogate congiuntamente o alternativamente. Oggi, signor Ministro, con le modifiche introdotte (a cui noi abbiamo partecipato) a questa proposta di legge, il giudice può anche valutare le condizioni del soggetto e la gravità dei fatti e scegliere un tipo di pena diverso da irrogare in tempi più rapidi. La ratio e lo scopo di questo provvedimento non è quello di lasciare impuniti dei criminali, ma, semmai, quello di disporre pene alternative alla detenzione solo nel caso in cui il giudice, a seguito di un dibattimento, nell'ambito quindi del processo, riconosca la responsabilità penale di un soggetto e lo condanni con l'irrogazione della pena alla reclusione presso il suo domicilio.
  Questo testo rappresenta – e ne siamo davvero convinti – un grande atto di civiltà giuridica, in un momento in cui l'emergenza carceraria impone l'adozione di misure urgenti per circoscrivere il ricorso alla pena della reclusione in carcere e favorire l'applicazione di sanzioni alternative. È, quindi, necessario accelerarne il più possibile l'approvazione definitiva, considerazione che auspico che il Senato colga. Il tema, d'altronde, non è nuovo per il nostro Parlamento ed è stato affrontato anche nella scorsa legislatura, con la presentazione di un apposito disegno di legge proprio da parte del Governo Monti. La misura si ispirava ai principi del diritto penale minimo, riducendo l'intervento repressivo dello Stato sul piano penale alla sola tutela dei valori primari del nostro ordinamento, sia attraverso la soppressione di alcune fattispecie di reato ritenute anacronistiche sia con la trasformazione di alcuni illeciti penali in illeciti amministrativi. Allora, come oggi, l'urgenza era dettata anche da una serie di sentenze con cui la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo condannava l'Italia per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e, in particolare, per avere sottoposto i ricorrenti, durante il periodo di detenzione, a pene o trattamenti inumani o degradanti. Sul punto anche il Consiglio d'Europa, nel rapporto sulla popolazione carceraria ai 47 Stati membri dello scorso 3 maggio, ha indicato l'Italia come un Paese che ha delle situazioni da migliorare.
  Sarebbe pertanto auspicabile una riforma organica, sistemica davvero, dell'intero sistema sanzionatorio, al fine di risolvere in modo definitivo il problema del sovraffollamento carcerario. Si dovrebbe, quindi, introdurre la previsione di pene diverse da quella detentiva tradizionale, purché dotate di effettività, forza deterrente e capacità di recupero.
  Occorre intervenire soprattutto sul trattamento sanzionatorio da applicare a soggetti portatori di disagio, quali tossicodipendenti od immigrati, scegliendo, ove possibile, lavori di pubblica utilità, la detenzione domiciliare o la riparazione del danno.
  In questa direzione alcuni risultati – lo abbiamo riscontrato – sono stati certamente raggiunti con l'approvazione della legge n. 94 del 2013, di conversione del decreto sulle disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena, e ancora di Pag. 11più si potrà fare con la conversione del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria, attualmente all'esame della Commissione giustizia della Camera. Questo provvedimento consentirà di uniformarci, entro il 28 maggio 2014, alle prescrizioni indicate dalla Corte di Strasburgo, evitando così una già annunciata procedura di infrazione, e su questo, signor Ministro, noi confermiamo il nostro sostegno a tutto quello che insieme stiamo cercando di fare.
  Su questi temi, inoltre, la Camera ha da poco approvato la proposta di legge n. 631, d'iniziativa della presidente Ferranti, con cui si propone di modificare la disciplina delle misure cautelari personali, circoscrivendone i presupposti applicativi e precisando che la misura della custodia in carcere deve essere disposta solo quando ogni altra misura risulti inadeguata, nonché di novellare l'articolo 73 del testo unico sugli stupefacenti, riducendo la pena ad alcuni illeciti di lieve entità. Ci auguriamo che anche questo provvedimento arrivi al più presto ad una definitiva approvazione.
  Per quanto riguarda poi un altro tema da lei affrontato, quello dei tempi della giustizia civile, occorre a nostro avviso adottare strumenti davvero efficaci per abbattere l'arretrato processuale e, al contempo, elaborare una riforma organica che consenta la semplificazione dei riti. Già nella legge n. 98 del 2013, di conversione del decreto-legge per il rilancio dell'economia, e in particolare con le misure per l'efficienza del sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile, il Governo ha ritenuto necessario inserire nelle disposizioni concernenti la giustizia civile e i suoi noti tempi biblici la convinzione che una più rapida definizione del contenzioso ordinario è funzionale alla crescita del Paese.
  D'altronde, l'ultimo rapporto «Scoreboard» sui sistemi dei ventisette Paesi dell'Unione europea ha registrato una nuova critica per l'Italia. Il nostro Paese si colloca al terzultimo posto, seguito solo da Cipro a Malta, nella classifica europea di funzionamento della macchina della giustizia, e questo sebbene l'apprezzato lavoro e l'apprezzato valore della produttività che lei ha ricordato da parte della magistratura.
  A fronte di questi dati, il rapporto di «Doing Business 2013» segnala, tuttavia, un esempio di eccellenza del sistema giudiziario italiano: la World Bank attribuisce infatti al tribunale di Torino la migliore performance italiana nei tempi di risoluzione delle dispute commerciali, con una durata di soli 855 giorni contro i 1.210 di media nazionale, grazie all'applicazione del programma Strasburgo, così denominato con riferimento alla sede della Corte europea.
  Queste best practice, signor Ministro, non sono da sole sufficienti a smaltire il carico di arretrato che in alcune corti d'appello porteranno a breve a nuove condanne da parte dell'Europa. È necessario, quindi, aprire un confronto più ampio, al netto di ogni polemica ideologica, su eventuali strumenti alternativi di risoluzione delle controversie, sull'opportunità di riformare il sistema delle impugnazioni e sulle misure più idonee a migliorare l'efficienza degli organi giudiziari, partendo dalla riorganizzazione delle cancellerie degli uffici amministrativi e arrivando ad una piena attuazione del processo telematico che lei ci ha ricordato.
  Da ultimo – e concludo – mi sia consentito invitare, signor Ministro, sia lei che il Governo e il Parlamento nella sua interezza a mantenere alta la tensione sul tema della lotta alla criminalità organizzata. In questa sede, proprio perché ci stiamo avvicinando al prossimo turno di elezioni, si sta parlando tanto in questi giorni di legge elettorale. Voglio ricordare che all'inizio della legislatura la Camera ha approvato all'unanimità, con 503 voti favorevoli, una modifica dell'articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico mafioso. In qualità di relatore di quel provvedimento, da magistrato e da un membro del Parlamento italiano, mi sento davvero in dovere Pag. 12di sollecitarne al Senato l'approvazione in tempi rapidi, recependo le indicazioni che da tempo la giurisprudenza offre per disciplinare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
  Vado subito alla fine, per ricordare che politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  STEFANO DAMBRUOSO. Concludo, Presidente, con l'auspicio ancora una volta che su questi temi non si cavalchi una battaglia ideologico-mediatica e che si uniscano le forze per una rapidissima approvazione del nuovo articolo 416-ter.
  Tutto ciò premesso, signor Ministro, esprimo la soddisfazione, anche a nome del mio gruppo, per la sua dettagliata relazione e per la tenacia con cui fino ad oggi ha dimostrato di portare avanti questo percorso di riforma della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, signor Ministro, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, con grande difficoltà e rammarico rileviamo che il nuovo anno giudiziario si apre senza alcuna significativa variazione rispetto a quello che termina.
  Signor Ministro, abbiamo letto attentamente la sua relazione e, nelle sue conclusioni, leggiamo che, per concludere, il 2014 sarà un anno fondamentale per il completamento delle riforme organizzative che già sono state avviate.
  Conosciamo, signor Ministro, il suo impegno, la sua competenza, la sua determinazione. Ci consenta, però, di definire quella direttiva un inutile libro dei sogni. Nel testo che riepiloga gli obiettivi prevale il verbo futuro – dovrà, dovrà farsi, dovrà essere programmato, dovrà realizzarsi –, senza indicazione puntuale dei tempi e dei modi.
  Le priorità sono in gran misura condivise, in taluni casi sono state spesso da noi indicate. Una cosa è elencare le priorità, altro è trasformare le intenzioni in provvedimenti. Riteniamo questa sua dichiarazione di intenti, o meglio, il fondamento su cui posa, assolutamente privo di alcuna validità, per il merito e per la forma.
  Nella forma, riteniamo che una seria riforma della giustizia non possa realizzarsi a colpi di decreti, in maniera parcellizzata, senza un disegno complessivo. Nel merito, avrò modo di elencare sinteticamente i tanti provvedimenti che sono stati approvati negli ultimi anni e che riteniamo assolutamente poco efficaci, quando, addirittura, inutili. Nel suo programma rileviamo obiettivi condivisi e più volte, ripeto, da noi stessi sollecitati, che riguardano la velocizzazione dei processi, l'informatizzazione del sistema giudiziario, la questione del sovraffollamento delle carceri, la razionalizzazione dei costi.
  Assolutamente meno condivisibili sono le soluzioni prospettate, laddove indicate, con qualche seria riserva su alcune importanti omissioni, come, ad esempio, la totale assenza di riferimento alla responsabilità civile dei magistrati. Un apparato amministrativo efficiente non può prescindere dall'attuazione in tempi brevi delle riforme necessarie a ricondurre il sistema giudiziario agli standard qualitativi che il Paese e la comunità internazionale si attendono.
  Senza voler mancare di rispetto né alla sua persona né all'ufficio che rappresenta, appare essere una dichiarazione assolutamente scontata, quasi banale e di nessuna utilità, e ancor più questo giudizio si rafforza nel contestare il pieno fallimento di ciò che lei definisce «profondi processi di riorganizzazione che questo Dicastero sta sperimentando e che dovranno essere perseguiti e, in parte, completati nel 2014».
  Mi accingo ad elencare succintamente quali sono i processi di riorganizzazione che lei inserisce nei profili della sua attività e del suo Governo, cominciando dalle strutture. Come non riferire del disastro Pag. 13derivato dal frettoloso accorpamento delle sedi giudiziarie ! Lei, signor Ministro, sa quante sollecitazioni le siano pervenute da questi banchi, e non solo, perché si rinviasse l'attuazione di quel provvedimento. Nulla quaestio sulla necessità di razionalizzare i costi della giustizia, ma non solo attraverso gli accorpamenti delle sedi: ritenevamo e continuiamo a ritenere che si dovesse procedere con ben altri criteri, criteri ispirati alle reali esigenze del territorio.
  Incomprensibile, infatti, appare come, a solo due mesi dall'entrata in vigore del provvedimento, si sia dato corso ad una pasticciata revisione, che, di fatto, ha concesso alcune limitate deroghe in base non si sa a quali criteri, se non, ci è parso di capire, quello della discrezionalità affidata a qualche dirigente ministeriale.
  Fra i provvedimenti di dubbia validità, quello che riforma il codice penale, l'articolo 168, la messa alla prova. Una misura che, lei sa bene, non risolve in modo strutturale il problema del sovraffollamento delle carceri e incentiva, a nostro parere, ancor più a delinquere. Solo qualche giorno fa l'ennesimo episodio aberrante: un pericoloso assassino, che aveva già ucciso a bastonate la propria compagna alcuni anni prima, si è ritrovato in una casa famiglia, giudicato poco pericoloso; così poco pericoloso da consentirgli nuovamente di impossessarsi di un'accetta e massacrare il proprio compagno di camera.
  Episodio che segue a poco tempo di distanza l'evasione di due altri pericolosi assassini. Cosa dire del sovraffollamento delle carceri ? Signor Ministro, fa specie che, da un lato, si sprechino le dichiarazioni di stima incondizionata per il Presidente Napolitano, dall'altro, poi, non si faccia assolutamente nulla per dare seguito alle sue raccomandazioni.
  Mi chiedo: fra i tanti decreti che questo Governo adotta, perché non ha pensato di adottare anche un decreto in via d'urgenza per risolvere in maniera definitiva il problema delle carceri ? E prima ancora, una riforma complessiva della giustizia è necessaria.
  È evidente – e questo lo dico – che per noi un'amnistia e un indulto significano sicuramente una sconfitta per lo Stato, ma così come stanno le cose non è più possibile tergiversare. Certo, altro sarebbero soluzioni diverse, come la realizzazione di quel piano di edilizia carceraria presentato dal presidente Berlusconi e bloccato dai Governi che gli sono succeduti.
  Cosa dire, Presidente, della mediazione ? Mi consenta, ma è una notazione di natura personale. Da oltre trentatré anni svolgo attività forense in Puglia e ritengo di conoscere bene il nostro sistema giudiziario: nella realtà il vero effetto che finora la mediazione ha prodotto è quello di allungare i tempi dei processi e aumentare i costi per i cittadini. Al di là dei dati statistici e soprattutto della soddisfazione chiaramente espressa da chi ha intravisto nella mediazione nuove forme di business, la realtà dice che si tratta di un istituto che nel bilancio costi-benefici è destinato al fallimento.
  Per quanto riguarda la classe forense, da lei certamente molte volte bistrattata e ad oggi ancora non nelle sue simpatie, attendiamo, come categoria, l'attuazione delle direttive sul tariffario a cui lei aveva garantito di dare esecuzione già nel maggio 2013.
  In materia di assicurazioni il decreto-legge 23 dicembre 2013 n. 145 introduce norme che rappresentano un grave vulnus per la libertà e l'uguaglianza dei cittadini e che rischiano di causare la perdita stimata di oltre 60 mila addetti al settore carrozzerie.
  In tema di droga e clandestini, la maggioranza che sostiene questo Governo di sinistra-centro è ormai pronta ad approvare norme per la liberalizzazione delle droghe, leggere o meno, comunque droghe, e ad abolire il reato di clandestinità. Ci ritroveremo quindi a fare i conti con un'invasione senza limiti di chi verrà a cercare nel nostro Paese libertà e lavoro, e non trovando occupazione – perché di questo si tratta, occupazione – potrà solo delinquere. È davvero inaccettabile che si parli di valore terapeutico Pag. 14della cannabis, per mascherare un provvedimento che rende lecita un'attività assolutamente da combattere.
  Passando a quello che noi vorremmo realizzare e da anni – e la sensibilità su questi temi è stata in alcune occasioni riscontrata, però mai messa in atto – in tema di intercettazioni, caro Ministro, non può essere ritardata una seria riforma che metta fine a quello che rappresenta una grave violazione del diritto alla riservatezza. Le intercettazioni telefoniche devono limitarsi a casi di reale e comprovata presenza di gravi indizi, e riguardare esclusivamente gli indagati. Deve essere severamente punita la diffusione, prima ancora del rinvio a giudizio, delle intercettazioni telefoniche, soprattutto se riguardano terzi non indagati e vengono peraltro, come lei sa, estrapolate da un contesto generale. Occorre inasprire la pena per chi divulga, ma anche individuare la responsabilità di chi rilascia le informazioni all'interno delle procure.
  In materia di misure cautelari, oggi circa il 42 per cento della popolazione carceraria è in attesa di giudizio. Tanti detenuti con la formula della carcerazione preventiva risulteranno prosciolti. La carcerazione cautelare non può e non deve essere un anticipo di pena inflitta a chi – principio costituzionale – è considerato innocente.
  Per quanto riguarda la magistratura, se le proposte del referendum sono state, diciamo, bloccate sotto il profilo della regolarità formale, sul piano sostanziale non si può sottacere che tantissimi italiani hanno chiaramente espresso la volontà di riformare il sistema di governo della magistratura. La politica ha quindi il dovere di dare ascolto a queste istanze e proporre soluzioni.
  In tema di responsabilità civile dei magistrati, perché non si ripetano più casi eclatanti come tante volte abbiamo posto all'attenzione, facciamo solo rilevare un dato: dal 2005 ad oggi si contano almeno cinquecento casi l'anno di ricorso contro magistrati; sul totale di questi, quindi 4.500, solo sette procedimenti si sono conclusi con un provvedimento a carico dei responsabili. Cosa veramente assurda è che il risarcimento il magistrato lo deve prevedere attraverso la trattenuta del quinto del suo stipendio. Cioè un magistrato non può essere aggredito, così come un libero cittadino, anche se si è reso responsabile di reati, se non attraverso la trattenuta del quinto dello stipendio.
  Signor Ministro, indipendenza della magistratura non può significare infallibilità e impunità. Abbiamo sempre sostenuto che il rientro nelle funzioni dei magistrati fuori ruolo sia condizione indispensabile per consentire lo smaltimento e lo snellimento di tanti processi che troviamo e che rischiano di andare in prescrizione, garantendo con ciò la separazione dei poteri ed eliminando la commistione tra magistratura e alta amministrazione.
  Concludendo, il giudizio di Forza Italia sul disegno complessivo non può che essere completamente negativo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 10,35)

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Nella nostra convinzione, suffragata urbi et orbi, che l'applicazione concreta del programma giustizia del Governo Letta abbia disatteso le linee programmatiche astratte prospettate dal Ministro Cancellieri – concludo –, riteniamo imprescindibile adattare le nostre doglianze a una vera e risolutiva, ma oggi fondamentale e auspicabile giustizia giusta.
  Ma le varie discordanze manifestate nel corso dell'anno sono state figlie di grandi ipocrisie, conseguenze di un'ambiguità che mescola interessi nazionali con alcuni destini personali, con l'effetto di ridefinire gli orizzonti generali su modelli individuali, contrari all'interesse generale.
  Penso, infine, che voi possiate convenire con le mie osservazioni che definiscono l'esistenza di condizioni contrarie alle espressioni basilari del diritto e della giustizia, una giustizia che non è stata in grado di applicare la più semplice delle regole della democrazia: la legge è uguale per tutti.Pag. 15
  I programmi possono essere cambiati e chiedo oggi, di fronte a questa Assemblea...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. ... in nome di tutti i cittadini italiani, alla giustizia italiana di sospendere l'abuso della nostra pazienza e concedere finalmente una risposta adeguata alle nostre aspettative in applicazione...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. ...dell'articolo 3 della Costituzione già troppo disatteso precedentemente.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Leva. Ne ha facoltà.

  DANILO LEVA. Signor Presidente, signor Ministro, il dibattito che noi stiamo affrontando questa mattina in Aula non è un mero adempimento burocratico, né tanto meno un banale passaggio formale. Quest'anno l'inaugurazione dell'anno giudiziario coincide con una stagione di riforme, di innovazioni legislative che incidono sul sistema giudiziario italiano.
  La macchina della giustizia in questo Paese è stata ferma per troppi anni, schiacciata sotto il peso, da un lato, di delicati equilibri politici, terminali di enormi quanto giganteschi conflitti di interessi e, dall'altro lato, di paure, molto spesso anche di difesa ad oltranza di logiche corporative. E i risultati della spinta di queste forze opposte e contrarie sono sotto gli occhi di tutti. Lei stessa ha citato le cifre che riguardano la durata dei procedimenti civili e penali nel nostro Paese.
  L'Italia è collocata al centocinquantesimo posto, su 183 nazioni, nella graduatoria annuale della Banca mondiale, proprio relativamente alla durata e ai tempi dei procedimenti. Abbiamo assistito, nel corso di questi ultimi anni, ad una quadruplicazione dei costi di accesso alla giustizia: altro tema su cui avviare una riflessione profonda, perché tutto questo ha significato, da parte dei cittadini, una rinuncia preventiva all'esercizio dei propri diritti. E sono tutti elementi di debolezza che si riverberano sulla tenuta del nostro tessuto imprenditoriale. Ma, soprattutto, si tratta di un profilo, quello dell'aumento dei costi di accesso e quello della durata dei processi, che svilisce la tenuta stessa dei diritti dei cittadini, alimentando forti disuguaglianze sociali.
  La situazione della giustizia penale non è più confortante. Anche qui si tratta della dilatazione della durata dei procedimenti, molto spesso anche della scarsa effettività del sistema penale. C’è un dato, che è stato diffuso in queste ultime settimane, che mi ha colpito particolarmente: l'81 per cento dei delitti denunciati rimane senza l'autore. Rimangono ignoti gli autori dell'81 per cento dei delitti denunciati. Vuol dire che c’è qualcosa che non funziona nella macchina. E a queste cifre bisogna aggiungere quelle del sovraffollamento carcerario.
  Si tratta insomma di una panoramica devastante, che alimenta sfiducia e molto spesso anche senso di impotenza.
  Quindi, il sistema giudiziario è da riorganizzare. Abbiamo messo in campo in questi mesi interventi importanti ed è innegabile, questo è sotto gli occhi di tutti. Però mi consenta una riflessione, una considerazione quanto meno ad alta voce, anche pacata: io credo che ogni riforma debba passare attraverso la condivisione e ci vuole uno sforzo in più, da parte della politica, nel creare quel clima positivo, nel Paese, affinché le riforme possano avere le gambe per poter camminare.
  In queste ultime settimane ci sono state troppe contrapposizioni inutili, contrapposizioni che fomentano poi anche divisioni, divisioni tra gli operatori e molto spesso contrapposizioni tra la politica e gli operatori (penso al mondo dell'avvocatura); io credo che siano contrapposizioni queste che non aiutano: non aiutano a rafforzare quel disegno riformatore che il Governo sta portando avanti, a fatica, perché sappiamo il contesto in cui andiamo ad operare, ma lo sta portando avanti.Pag. 16
  E allora, per quanto riguarda il processo civile, io credo che bisognerebbe superare una filosofia di interventi che abbiamo conosciuto fino ad oggi – lo faccio come premessa – e cioè quella filosofia secondo cui è sufficiente intervenire sulle regole del processo a costo zero.
  Noi abbiamo vissuto negli anni una serie di interventi che poi non hanno risolto in realtà i problemi, perché molto spesso questo non basta. Non esistono riforme a costo zero, non esistono riforme del processo civile che possono funzionare se non c’è un aumento di risorse, se non c’è un aumento degli investimenti.
  E dobbiamo aprire una partita sul FUG, sul fondo unico di giustizia, che non può essere ancora oggi tripartito: deve essere ripartito e soprattutto va fatta anche chiarezza, in termini di trasparenza, di gestione delle risorse degli anni addietro.
  E il lavoro del Parlamento, nei rapporti con il Governo, è un lavoro, almeno per quanto riguarda il Partito Democratico, contraddistinto da uno spirito costruttivo. Noi abbiamo lavorato per migliorare il testo sulla mediazione, anche quello un passo sicuramente importante e che è stato migliorato grazie al nostro intervento, grazie ad una forma anche di dialogo e di confronto che c’è stata tra il Governo e le forze politiche presenti in Parlamento.
  E faremo lo stesso lavoro sul disegno di legge civile, di cui bisogna accelerare l'iter, non c’è dubbio, su cui bisogna andare avanti, proprio perché abbiamo un dovere anche etico da questo punto di vista, e però allo stesso tempo ci sono alcuni aspetti da correggere, senza svilire quelli che sono il senso e la natura dell'intervento riformatore.
  Il processo telematico: bisogna accelerare affinché non sia diffuso a macchia di leopardo sull'intero territorio nazionale, ma conosca uniformità di diffusione.
  E poi la semplificazione dei riti: abbiamo bisogno di un'unica grande riforma, quella che affermi il rito del lavoro, che negli anni ha dimostrato di poter e di saper funzionare e di caratterizzarsi in termini di efficienza e in termini di speditezza.
  Sulla riforma delle circoscrizioni giudiziarie: noi dobbiamo andare avanti anche lì a testa alta, senza paura, andare avanti nell'attuazione della riforma, ma allo stesso tempo monitorare e correggere quelle che sono delle distorsioni oggettive che si sono venute a creare, senza drammatizzare, senza cedere a rivendicazioni campanilistiche, e tenendo conto però di criteri appunto oggettivi, che sono quelli per cui, dove si è creata una riduzione della qualità del servizio, bisogna intervenire (e penso ai territori insulari, penso ai territori montani e penso ai territori che presentano un'alta infiltrazione di criminalità organizzata).
  Il campo penale, anzitutto la visione del diritto penale. Non voglio vivere in un Paese che immagina un diritto penale massimo e immagina che il diritto penale possa prendere lo spazio, occupare lo spazio che spetta, invece, ad altri ambiti e ad altra tipologia di interventi.
  Dobbiamo superare l'uso simbolico che si è fatto del diritto penale nel corso dell'ultimo decennio, un uso simbolico che ha prodotto solo guasti. I guasti sono sotto gli occhi di tutti: le leggi sull'immigrazione, il testo unico in materia di droghe, la cosiddetta Fini-Giovanardi, leggi che hanno prodotto carcere, più carcere e soprattutto hanno riempito le carceri italiani di poveri cristi, hanno riempito le carceri italiane di ultimi. Infatti, bisogna mettere da parte la propaganda quando si agisce in materia penale. Non è soltanto inasprendo le pene che si possono risolvere i problemi di diritto sociale: è solo propaganda.
  Ed è in questo solco che rivolgo un invito al Governo che è quello di abbandonare l'idea dell'introduzione del reato di omicidio stradale che si inserisce nel solco dell'uso simbolico del diritto penale (Applausi del deputato Rocco Buttiglione): l'affermazione di una fattispecie che non risolverebbe un solo problema di quelli che, invece, si pone di affrontare.Pag. 17
  E poi andiamo avanti sulla rimozione delle condizioni di inciviltà presenti nel nostro sistema. Bene la riforma della custodia cautelare, bene hanno fatto ieri i presidenti di gruppo ad agganciare la riforma della custodia cautelare al percorso di conversione del decreto «carceri» perché così potremmo consentire alla riforma di diventare legge, riducendo l'ambito di applicabilità. Perché il 40 per cento di detenuti in attesa di giudizio è un dato da Paese incivile, non è un dato da Paese europeo e l'Italia si deve allineare ai Paesi europei, ai sistemi penali più avanzati.
  Questa è la sfida e a questa sfida rispondono l'introduzione dell'istituto della messa alla prova, le misure alternative, la liberazione anticipata speciale contenuta nel decreto «carceri» che noi difenderemo sino alla fine perché non si tratta di un indulto mascherato, ma si tratta anche in quel caso di una norma di civiltà che adegua il rigore di un ordinamento anche all'articolo 27 della nostra Costituzione e, quindi, alla funzione rieducativa della pena. Vi è poi l'istituzione del garante dei detenuti, l'avere introdotto come fattispecie autonoma di reato il comma 5 dell'articolo 73 del testo unico sulle droghe.
  Insomma, siamo nel solco di interventi e di riforme strutturali. Sarebbe del tutto sbagliato non rendersene conto e credo che, proprio perché siamo lì dentro, proprio perché siamo in questo solco, questo Parlamento deve affrontare il tema di un provvedimento straordinario di clemenza. Lo dobbiamo fare, abbiamo il dovere morale, abbiamo anzitutto il dovere morale. Non sarebbe sganciato da un percorso di riforme strutturali e potrebbero esserne comprese facilmente le ragioni, potrebbero essere compresi anche i motivi che andrebbero a sorreggere un provvedimento di clemenza.
  Sento molto parlare di certezza della pena. Mi auguro che si parli di più in questo Paese di certezza del diritto che viene prima della certezza della pena perché nella certezza del diritto c’è anche la tutela vera e stringente delle vittime da reati.
  I tempi del processo penale. Anche qui attendiamo il decreto che lei stessa ha annunciato nelle scorse settimane.
  Io aggiungerei la rimodulazione dell'obbligatorietà dell'azione penale, rendendola effettiva, introducendo istituti come quello della tenuità del fatto, che aiutino in qualche modo anche la magistratura a selezionare i reati da perseguire. E credo che in questo Paese siano maturi i tempi per una riforma delle intercettazioni che sappia in qualche modo aumentare ed espandere la tutela della privacy dei cittadini, senza andare a svilire il senso stesso delle intercettazioni come strumento o mezzo di ricerca della prova.
  Noi siamo pronti anche a fare la nostra parte sulla responsabilità civile. Abbiamo presentato una proposta di legge che prevede la modifica della legge «Vassalli», una legge che negli anni non ha funzionato e che va corretta, anche qui, senza tabù, ma va corretta con buon senso, senza immaginare di utilizzare una clava contro qualcuno. Ecco, io credo che occorra bonificare il clima. Bisogna poter affrontare tutte le cose che non funzionano...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DANILO LEVA. ...ad esempio, i magistrati fuori ruolo: io credo che anche questo sia un tabù da abbattere, perché in un periodo di grande difficoltà, come quello che il nostro Paese sta vivendo, credo che tutti quanti dobbiamo dare una mano – tutti ! – e non esistono intoccabili. E lo dobbiamo fare, anche qui, con grande serenità.
  Concludo dicendo che va rifondata la legalità in questo Paese e per farlo abbiamo bisogno della buona politica, perché è la buona politica che fa la buona giustizia e non viceversa. Se noi abbiamo sbagliato qualcosa nel corso degli anni è proprio questo: abbiamo delegato solo ai tribunali la costruzione di un'idea di giustizia nella società.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

Pag. 18

  DANILO LEVA. Riappropriamoci della nostra autorevolezza e riappropriamoci, soprattutto, della nostra autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, signora Ministra, colleghi deputati, quello che lei ci ha rappresentato è un quadro di crisi, non nuovo, della giustizia civile e penale, nonché delle carceri e dei complessi problemi cui non si è data in questi anni adeguata risposta da parte del legislatore e del Governo. Questo insieme rappresenta una delle più gravi questioni che vi è nel Paese, alla pari di altre straordinarie emergenze di carattere sociale e lavorativo.
  Le vittime sono milioni di persone, per la lentezza dei processi, per le condizioni di detenzione inaccettabili, che, tra l'altro, hanno prodotto, differentemente da quello che afferma qualche collega, un aumento della recidiva, come ci verificano i dati di questi anni. Lo stato della giustizia italiana, per tutte queste complesse ragioni, ha raggiunto un livello di drammaticità inaccettabile, sconosciuto in altri Paesi democratici, rispetto al quale l'Italia versa stabilmente in una condizione di illegalità sostanziale e tale da avere aperto la strada alle condanne intervenute nel tempo da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo, che in questa sede tutti gli interventi hanno ricordato.
  Ma dobbiamo essere chiari. Lei ha parlato di una necessaria radicalità degli interventi, dell'affrontare le questioni con piglio radicale. Il corpo normativo, in particolare la Fini-Giovanardi e la Bossi-Fini, con le modifiche apportate ai testi unici di riferimento rispetto al tema degli stupefacenti e delle immigrazioni, ha offerto risposte palesemente inadeguate a fenomeni che richiedono approcci diversi sul piano penale e interventi su quello sociale, aggravando lo stato di sovraffollamento degli istituti di pena e lavorando in senso contrario alla auspicata inversione di tendenza circa la reiterazione dei reati.
  Ecco perché – differentemente, ad esempio, dall'intervento fatto in quest'Aula poc'anzi dall'onorevole Chiarelli – Sinistra Ecologia Libertà ritiene che la legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati sarebbe misura necessaria non solo per deflazionare il sovraffollamento carcerario, ma anche per consentire di impostare una diversa politica circa il consumo di stupefacenti, concentrando l'azione repressiva e maggiormente quella preventiva e le risorse esigue, là dove effettiva è la pericolosità sociale e il potenziale danno individuale.
  E che dire degli effetti della legge cosiddetta Cirielli, concernente la prescrizione dei reati e la recidiva ? La mancata revisione di insufficienti piante organiche degli operatori in carcere ha largamente contribuito a cristallizzare nelle nostre carceri lo stato di emergenza. Al riguardo, non possono bastare risposte tampone, ma sono necessarie serie riforme strutturali e, ovviamente – e qui è il punto della nostra discussione –, queste riforme non possono essere, come fino ad oggi è stato, a costo zero, o quasi.
  Questa preliminare digressione ci fa dire che anche provvedimenti di tipo clemenziale, auspicati anche nel messaggio del Presidente della Repubblica alle Camere, se non trovano questi interventi come prerequisito, sono destinati ad una sostanziale inefficacia. È, dunque, opportuno che il Governo e il Parlamento lavorino velocemente in questa direzione.
  Circa gli interventi sulla geografia giudiziaria che sono stati citati, valuteremo la bontà degli interventi, caso per caso, ma hanno ricevuto critiche da ogni dove in merito sia alla razionalità sia all'asserito risparmio che vi sarebbe connesso. Ci aspettiamo, dunque, che l'organismo ministeriale alla ricognizione destinato evidenzi al Governo e al Parlamento l'insieme degli interventi da riconsiderare. Finora e nonostante le diverse commissioni istituite Pag. 19nel tempo e all'uopo, non si è avuto ancora modo o coraggio di procedere ad una riforma organica della normativa sostanziale e processuale in direzione di un processo come da tutti auspicato: snello e breve, nel rispetto delle garanzie.
  Noi siamo, oggi, di fronte ad una situazione che dovrebbe vedere al centro della nostra attenzione anche i fenomeni di corruzione. È necessario ripristinare e rafforzare il controllo di legalità su tutto il ciclo economico pubblico e privato. Sarebbe ingeneroso affermare che poco è stato fatto, ma, evidentemente, non bastante, che nel Paese continua a fare cronaca quotidiana.
  Concludo, riaffermando che un sistema giudiziario efficace non può prescindere dallo stanziamento in via prioritaria di risorse adeguate e idonee per garantire l'effettività dei diritti, nonché il concreto miglioramento della qualità e dell'organizzazione del sistema giustizia. Perché è vero, come ci diceva l'onorevole Leva poc'anzi, che le carceri sono riempite, ma non di poveri cristi, quanto di cristi poveri: perché quell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge sancita dalla nostra Costituzione molto spesso si realizza, si verifica diversa dalla scritta che troviamo alle spalle dei nostri magistrati e, cioè, che la giustizia dovrebbe essere uguale per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, Ministro, abbiamo ascoltato attentamente la sua relazione sullo stato della giustizia italiana. Svolgeremo, ovviamente, alcune riflessioni per il tempo che abbiamo a disposizione, però, credo che qualunque riflessione sullo stato della giustizia italiana non possa prescindere dalla considerazione di alcuni fatti di cronaca, alcuni, tra l'altro, anche imminenti, di cui ci sembra giusto investire anche il Ministro stesso.
  A cosa mi riferisco, Ministro, proprio perché stiamo parlando dello stato della giustizia italiana ? È notizia di ieri che, a breve, il tribunale del riesame di Milano sarà chiamato a decidere in merito all'incompatibilità, sulla base di una perizia integrata, del carcere di un pericolosissimo assassino: mi riferisco, ovviamente, a tal Mada Kabobo, un clandestino presente nel nostro Paese che ha preso a picconate tre poveri cristi: un disoccupato, un operaio e un giovane. Siamo a maggio del 2013 e questo criminale – non pazzo –, questo criminale assassino ha picconato, al mattino, tre poveri cristi.
  Il tribunale del riesame sarà chiamato a decidere circa l'incompatibilità di questo criminale assassino rispetto al carcere con la possibilità, qualora il tribunale del riesame dovesse accertare questa incompatibilità, che venga mandato negli ex OPG, dico ex OPG perché, come sa benissimo, dal 1o di aprile probabilmente verrà ulteriormente prorogata questa norma scellerata voluta dal suo predecessore, l'ex Ministro Severino, col rischio che esca dal carcere e finisca in una struttura sanitaria regionale. Ecco, su questa vicenda, su questa gravissima vicenda, io credo che se ciò si dovesse verificare ovviamente saremmo di fronte al fallimento e alla morte certa e certificata dello stato di diritto, come giustamente veniva ricordato prima, e della giustizia italiana. Quindi investiamo lei, Ministro, della responsabilità affinché verifichi, controlli e si attivi perché una vicenda come questa, che rischierebbe di essere veramente una vicenda vergognosa, non si possa verificare. Qua sì che noi avremmo la certificazione della morte della giustizia nel nostro Paese. Questa era la prima riflessione che ritenevo opportuno fare.
  Ministro, io non so se Napoli sia più bella di Mosca, ovviamente sa a cosa mi riferisco. Lei ha scelto di andare a Mosca, l'altro giorno; io credo che lei dovesse andare a Napoli. A Napoli si è tenuta un'importante conferenza nazionale dell'avvocatura; in questo momento in cui la giustizia italiana è al collasso – lo diciamo in maniera estremamente chiara, e i numeri che ci ha dato non sono nulla di più che la conferma che la giustizia italiana è Pag. 20gravemente malata, è un malato gravissimo e come tutti i malati gravissimi non li sì può aiutare e curare con delle semplici aspirine, ma si devono curare con ben altri farmaci –, io credo che lei dovesse andare a Napoli, dovesse avere maggiore rispetto nei confronti dell'avvocatura, perché comunque l'avvocatura rappresenta un interlocutore importante del sistema giustizia, anche perché a quell'incontro sono uscite alcune soluzioni estremamente importanti rispetto ai problemi che ha il sistema giustizia.
  Le ricordo che il sistema giustizia Italia coinvolge tutti i cittadini italiani, 60 milioni di cittadini italiani, tutti i cittadini. Una cosa riscontriamo e cioè che, in questi nove mesi, lei e il suo Governo, in nove mesi di Governo, vi siete occupati e preoccupati solo ed esclusivamente del problema delle carceri. Il problema delle carceri coinvolge 60 mila cittadini. Quindi sono 60 milioni i cittadini coinvolti nel sistema giustizia e voi vi siete occupati e preoccupati solo di 60 mila, che è il numero dei detenuti. Tra questi 60 mila vi sono 23 mila detenuti che nemmeno sono italiani, ma sono stranieri. Quindi solo il tema delle carceri è stato di vostra competenza. Questa è la certificazione del fallimento di questo Governo, del fallimento suo, rispetto ad un sistema giustizia che, come è stato detto da tutti, è completamente al collasso.
  Sabato mattina era a Milano, la Lega ha fatto una docile e civile contestazione nei suoi confronti, al tribunale di Milano per discutere del bilancio sociale alla presenza del presidente del tribunale di Milano, Livia Pomodoro, e sono usciti alcuni dati interessanti sulla durata dei processi in Italia rispetto alla media europea. Glieli ricordo, perché uno dei problemi maggiori, uno dei due problemi principali che ha il nostro sistema giustizia è che non avete affrontato i problemi; pur nella consapevolezza che la bacchetta magica non ce l'ha nessuno, un conto è non avere la bacchetta magica e risolvere magicamente i problemi della giustizia, un conto è non occuparsi dei problemi storici, cronici e strutturali del nostro sistema. Mi riferisco innanzitutto alla durata dei processi, alla irragionevole durata dei processi. In quell'incontro a Milano sono state date le cifre della durata media dei processi in Italia, e lei sa benissimo che un processo in Italia giunge a sentenza dopo 3 mila giorni. Una sentenza di primo grado arriva, secondo la media OCSE, dopo 296 giorni, arriva in Italia dopo 586 giorni, e nel tribunale di Milano, che è un tribunale che funziona, efficiente, dove si è investito, dove c’è il processo telematico, c’è l'informatizzazione, c’è la digitalizzazione, siamo a circa 300 giorni. Quindi un sistema che funziona.
  Uno dei due gravi mali del sistema giustizia in Italia è l'irragionevole durata dei processi, lo ripeto, 3 mila giorni per arrivare a una sentenza definitiva, e questo è grave in un Paese come il nostro che deve recuperare credibilità rispetto agli investitori stranieri. Sappiamo benissimo che per rilanciare il sistema economico del Paese serve: abbassare la pressione fiscale, ridurre la burocrazia, far sì che le banche possano dare credito alle nostre imprese, e serve un sistema giustizia efficiente che funzioni.
  È già stato ricordato, lo ripeto anch'io: se l'Italia è al 158o posto al mondo, secondo la relazione della Banca mondiale Doing Business, per quanto riguarda l'efficienza del sistema giustizia e per quanto riguarda la durata dei processi, ben oltre alcuni Paesi dell'Africa (Gabon e Etiopia), è la conferma che il nostro è un Paese che ha un sistema giustizia non civile, un sistema giustizia che non dà giustizia, e se dà giustizia la dà in tempi eccessivamente lunghi. E una giustizia che dà giustizia in tempi lunghi è una denegata giustizia. Sul problema delle carceri, Ministro, ho sentito da parte sua l'apertura all'indulto; abbiamo sentito dal collega Leva l'apertura all'indulto; abbiamo sentito dal collega Farina l'apertura all'indulto: noi chiudiamo completamente. Ministro, glielo ripetiamo, sono nove mesi che glielo diciamo: il problema del sovraffollamento delle carceri non lo può affrontare, non lo può risolvere, con gli «svuota carceri», con gli indulti mascherati. Ieri, in Commissione Pag. 21antimafia, alcuni magistrati che lottano contro la criminalità organizzata, in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata, da ultimo proprio in Commissione giustizia, la settimana scorsa, il magistrato Ardita, hanno chiaramente detto che lo svuota carceri che noi porteremo, che voi insistete a portare in Aula la settimana prossima, è un regalo alla mafia, è un regalo alla criminalità organizzata. Non è un indulto mascherato, peggio ancora, è un vero e proprio indulto. Siamo di fronte ad una giustizia al collasso, a una giustizia che non funziona, e il fallimento della giustizia è il fallimento suo e di questo Governo, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti del Liceo Ginnasio «Gesù-Maria» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  È iscritto a parlare l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, signora Ministro, devo confessare che abbiamo raccolto con un certo imbarazzo l'assenza nella sua relazione di qualsiasi riferimento alle cose che sono accadute in Sicilia in questi mesi. Lei ha ritenuto evidentemente che siano fatti fuori contesto, rispetto alla sua relazione, ma sono fatti gravi. Lei è Ministro della giustizia e stiamo parlando di due magistrati che sono stati gravemente minacciati. È la prima volta che c’è un concerto di intenzioni tra due capimafia nei confronti di due magistrati, con due minacce di morte che hanno una vocazione stragista: ci saremmo aspettati almeno un accenno di preoccupata attenzione nella sua relazione. Prendiamo atto che non c’è stato, come prendiamo atto che c’è una debolezza nella messa a fuoco di due aspetti che noi riteniamo centrali nell'attività del Governo sul tema della giustizia, e riguardano la lotta alla mafia e la lotta alla corruzione.
  Noi condividiamo una parte delle misure che questo Governo intenderà portare avanti rispetto alla situazione carceraria; crediamo che le condizioni di dignità umana e la capacità rieducativa della pena debbano essere obiettivo civile di questo Parlamento, non soltanto di questo Governo, ma pensiamo che sia molto preoccupante l'assenza di attenzione sugli effetti che questo decreto può avere nei confronti di alcuni reati di mafia. Penso, in particolare, al reato di associazione mafiosa; penso a una riduzione eccessiva della pena. Il combinato disposto del giudizio abbreviato e la continuazione dei 45 giorni di sconto già insiste pericolosamente su una riduzione della pena che, portando lo scontro a 75 giorni, renderebbe vano qualsiasi elemento di deterrenza della pena e al tempo stesso vedrebbe aumentato in modo preoccupate il coefficiente di rischio. Penso alla lotta alla corruzione, che è molto più difficile, come ci confermavano i magistrati auditi ieri in Commissione antimafia, da contrastare della mafia, perché non ci sono gli strumenti normativi a disposizione della lotta contro la mafia. Ma la corruzione spesso è il polmone economico-finanziario della mafia.
  L'Unione europea ci ha chiesto di intervenire sulla tagliola della prescrizione, cosa che fino ad adesso non è avvenuta, e lei sa che la prescrizione, cominciando dal momento in cui si consuma il reato, per reati di cui si ha notizia spesso molto tempo dopo da loro consumazione, è l'obiettivo naturale al quale si tende allungando i processi e facendo in modo che la macchina della giustizia si ingolfi. Il 6 per cento dei ricorsi in Cassazione sono firmati da pubblici ministeri, il 94 per cento sono presentati da imputati; spesso l'obiettivo dichiarato è quello di arrivare alla prescrizione. Ci augureremmo che su questo ci sia un intervento sollecito, anche tenendo conto dei richiami che più volte sono stati fatti dall'Unione europea su questo tema.
  Terzo ed ultimo punto: la diversa gestione dei beni confiscati alla mafia. La sordità del Governo e della sua Agenzia su questo punto è preoccupante, perché sta passando nel Paese un concetto perverso, Pag. 22un'idea malata, e cioè che alla fine la mafia conviene, la lotta alla mafia non conviene, perché fa perdere migliaia di posti di lavoro, perché rende inutilizzabili beni per miliardi di euro che sono stati confiscati ai mafiosi. Su questo occorre intervenire, non soltanto agitando la lettera di una norma, ma facendo in modo che ci siano strumenti concreti perché i beni confiscati possano essere restituiti al patrimonio sociale di questa nazione. E allora noi continuiamo a chiedere, come Commissione antimafia (e quello che le dico è un sentimento e una preoccupazione, su questo e sugli altri punti a cui ho accennato, condivisa da tutti i componenti della Commissione antimafia), misure di sostegno al lavoro in aziende confiscate alla mafia: soltanto 40 sulle 1.300 che sono state confiscate oggi funzionano...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, ho parlato soltanto quattro minuti. Mi sembra di avere...

  PRESIDENTE. Lei ha cinque minuti.

  CLAUDIO FAVA. Esatto. Pensavo di avere esaurito...

  PRESIDENTE. Mancano 50 secondi.

  CLAUDIO FAVA. Sì, appunto. Dicevo, misure di sostegno al lavoro nelle aziende confiscate alla mafia. Occorre favorire l'accesso al credito a chi si trova nel rischio, e nello stesso tempo nell'esposizione di andare a gestire un bene confiscato alla mafia, si trova spesso a dover accedere al circuito finanziario alle stesse condizioni-capestro che vengono poste nei confronti di qualsiasi altro operatore.
  Occorre un albo nazionale degli amministratori giudiziari che sia aperto anche a manager imprenditori. In Calabria abbiamo scoperto, come lei saprà certamente, che un amministratore giudiziario indicato dal tribunale gestiva i beni per conto dello Stato e per conto della mafia, della ’ndrangheta, avendo questa contemporanea funzione di garantire due soggetti assai diversi tra loro; e vorremmo che quest'albo fosse aperto anche a figure manageriali e imprenditori.

  PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

  CLAUDIO FAVA. Vorremmo soprattutto che su questo ci fosse uno scatto – e concludo, signor Presidente – di attenzione e di sensibilità, che questo Governo non dovesse essere richiamato alla necessità di considerare lotta alla corruzione e lotta alla mafia priorità soltanto quando il Parlamento lo pretende, ma che rientri nelle sue corde, che – lo ripeto – non sono corde che vanno sollecitate soltanto da parte della maggioranza, ma che riguardano il dovere civile di tutto il Parlamento di essere punto di riferimento in queste due battaglie (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fava. Volevo solo dirle che la Presidenza normalmente segnala a quattro minuti, in maniera che l'oratore abbia la possibilità di concludere.
  È iscritto a parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, lei ha tutta la mia ammirazione, però non la invidio. Non la invidio, perché lei si trova ad essere politicamente responsabile di un sistema del quale ha un controllo limitato, perché giustamente questo sistema nella sua parte principale gode di una autonomia costituzionalmente tutelata; e io credo che buona parte dei problemi di cui parliamo oggi nascano dal fatto che il dialogo tra politica e magistratura si è interrotto: per una fase per colpa della politica, che ha tentato di intervenire per influenzare singoli procedimenti, facendo leggi che erano in realtà provvedimenti amministrativi o addirittura giudiziari travestiti; e anche per colpa della magistratura, di cui settori importanti hanno reagito con comportamenti fortemente politicizzati.Pag. 23
  Credo che siamo adesso in una fase in cui forse un dialogo può riprendere. Fino a ieri ogni provvedimento è stato valutato principalmente dal punto di vista del «favorisce Berlusconi nei suoi processi», «ostacola Berlusconi nei suoi processi». Dovremmo cominciare a guardare alla magistratura con un punto di vista diverso, il punto di vista del cittadino comune: non so se Cristo povero o povero Cristo, ma il cittadino comune che si trova a fare i conti con la giustizia.
  Mi auguro che questo sia possibile, e faccio un esempio. Si è parlato in quest'Aula adesso della legge Fini-Giovanardi. si è parlato della legge Fini-Bossi. Siamo d'accordo qui fra di noi, e con i magistrati, nel dire che occorre procedere alla espulsione degli immigrati clandestini i quali non hanno titolo per permanere sul territorio italiano, come si fa in altri Paesi ?
  Per quello che ricordo, all'istituzione del reato di immigrazione clandestina si arriva, constatata l'impossibilità, per la resistenza di settori importanti della magistratura, di arrivare ad espulsione per via amministrativa. Siamo in grado, in un dialogo, di arrivare alla formulazione di una norma che consenta rapidamente ed efficacemente l'espulsione di chi non ha titolo per stare sul territorio italiano ? In tal caso, sono favorevole all'abolizione del reato di immigrazione clandestina. Per fare un altro esempio: siamo tutti d'accordo sul fatto che, come ci ripete, in modo crescente negli ultimi anni, la scienza medica, le droghe fanno male ? Il cannabis fa male, la marijuana fa male, provoca danni gravi e permanenti nel cervello degli adolescenti. Siamo d'accordo su questo ? Se siamo d'accordo su questo e se pensiamo di dover avere una legislazione che contrasta quindi lo spaccio e il consumo della marijuana, discutiamo se il reato penale è la modalità più adeguata o meno di contrastare il fenomeno. Leggo invece, talvolta, anche con il sostegno di qualche magistrato, posizioni le quali sembrano dire che la cannabis fa bene, meglio della sigaretta, e che chi arriva in Italia comunque ha il diritto di rimanere per sempre. Dobbiamo riuscire a trovare un accordo su tali aspetti, perché sono problemi reali che non si risolvono fuori da un dialogo con la magistratura.
  I romani avevano un detto: «Fiat iustitia, pereat mundus»; mi pare che una parte della magistratura accetti questo detto e, ritenendosi interprete della giustizia, si chiuda su sé stessa. I romani avevano anche un altro detto: «Salus rei publicae suprema lex esto»; e vivevano, bilanciando questi due detti, la preoccupazione politica del bene comune e la preoccupazione della giustizia nel caso singolo e, non a caso, dicevano che non è possibile separare la iustitia dalla aequitas. Riusciamo a riaprire questo dialogo ?
  Abbiamo toccato due punti, ma potremmo toccarne altri. Mi riferisco ad esempio al problema dei ritardi della giustizia civile, giustizia ritardata è giustizia delegata. Molte volte, la pronuncia del magistrato arriva quando il contenuto economico si è esaurito, è irrecuperabile. Un grande giurista tedesco, il von Jhering, ha scritto un aureo libretto di cui consiglio la lettura, «Der Zweck im Recht», sulla finalità nel diritto. La norma giuridica esiste per tutelare un interesse; quando la pronuncia non tutela più l'interesse, il diritto ha fallito. In molti casi, il nostro diritto civile fallisce perché la sua pronuncia arriva quando il contenuto economico della vicenda si è perduto. Allora, vale la pena forse rischiare qualche volta di dare giudizi non del tutto corretti purché arrivino tempestivamente a salvare almeno in parte gli interessi che sono coinvolti. Ma, su questo, siamo convinti che tutte le nomine dei dirigenti degli istituti giudiziari sono state fatte avendo come preoccupazione prioritaria l'efficienza del servizio e non per ragioni di opportunità politica, per affiliazione politica del magistrato ? Noi sappiamo che alcuni uffici giudiziari funzionano, ma il far funzionare l'ufficio giudiziario più piccolo è titolo per ottenere la nomina all'ufficio giudiziario più importante ? Ho l'impressione che non sempre sia così e su tutte queste cose di cui abbiamo parlato è evidente che il Ministro porta una responsabilità solo parziale.Pag. 24
  Io le chiedo, signor Ministro, di aiutare però ad aprire un dialogo nuovo che è inevitabile e necessario tra politica e magistratura. Faccio riferimento ad un'osservazione del collega Leva di cui ho molto apprezzato l'intervento. Ha avuto – non so se molti se ne sono accorti – forse per la prima volta il coraggio di mettere un punto interrogativo su un dogma costituzionale: l'obbligatorietà dell'azione penale. È evidente che, quando c’è una sproporzione enorme fra il numero dei reati che vengono denunciati e la possibilità effettiva di trattarli, non è possibile adempiere all'obbligo di trattare effettivamente ogni singolo reato. Si arriva ad una selezione, fatta da chi ? Come ? Con quali criteri ? Chi decide quale pratica sta in cima e quale pratica sta in fondo al catasto delle pratiche che occupa inevitabilmente il tavolo dei nostri magistrati ?
  Lo decide il singolo magistrato. E questo vuol dire avere un potere straordinario, un potere che la Costituzione non gli conferisce. Lo decide la politica, lo si decide, definendo criteri. È un tema che va affrontato.
  Vi sarebbero molte altre cose da dire. Svolgo solo una osservazione sulla carceri. Io penso che dobbiamo difendere i diritti umani dei detenuti e, quindi, approvo i suoi provvedimenti. Però, diciamo anche ai cittadini che vi è un piano di edilizia carceraria funzionante, perché non possiamo dire che, se la società italiana produce domanda di carceri per 80 mila persone, noi abbiamo soltanto 46 mila posti. La gente pensa che vi sono troppi delinquenti in giro, non che vi sono troppi pochi posti in carcere.
  Curiamo il tema della detenzione preventiva e vediamo di abbatterla. Il 40 per cento di detenzione preventiva è inaccettabile...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Buttiglione.

  ROCCO BUTTIGLIONE. ... e vediamo di curare il reinserimento contro la recidiva. Sappiamo che norme adeguate di reinserimento – vedo che lei se ne sta occupando, signor Ministro – sono la miglior barriera contro la recidiva e, quindi, il migliore «svuota carceri».

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, signor Ministro, con il suo scritto lei ha dimostrato di non avere contezza di come funziona la giustizia in Italia. Forse lei non è mai andata in un tribunale, nelle aule del tribunale di giustizia, nelle cancellerie, a fare la fila anche solo chiedendo un numerino, come si fa dal salumiere. Forse non ci è mai andata. Ma io, per la mia piccola esperienza, ci sono stato e, purtroppo, non è come dice lei.
  Noi del MoVimento 5 Stelle non crediamo che lei sia in malafede, non totalmente. Però, crediamo che lei, purtroppo, sia totalmente inconsapevole ed inadeguata al suo ruolo e questo è un grave problema per la giustizia italiana, ma per tutti, utenti, cittadini, avvocati e magistrati. Lei ha parlato di arretrato civile e penale, di dilatazione dei termini quantitativi del processo, che sono effetti gravissimi, effetti distorsivi del sistema, ma si è confusa sulle cause. Lei ha indicato, nelle cause, l'accrescimento dei diritti dei cittadini. Signor Ministro, questa causa, l'accrescimento dei diritti, deve essere il fulcro dell'attività di ogni Governo e di ogni Parlamento civile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non può essere un problema l'accrescimento dei diritti dei cittadini !
  Ha parlato anche della sovraesposizione della magistratura. Ora io sono abbastanza giovane, però mi ricordo che questo era uno dei punti voluti da Licio Gelli. Si ricorda la P2 ? Proprio questo, questo punto che poi era stato in parte ripreso dagli intendimenti del Ministro Alfano sotto il Governo Berlusconi, e ora lei qui, in quest'Aula, ci sta di nuovo dicendo del problema della sovraesposizione della magistratura. Non è questo il problema della magistratura né della giustizia, sia civile sia penale.
  Lei ha parlato di alcune direttrici: razionalizzazione degli uffici giudiziari. Questo Pag. 25significa: cancellazione del diritto all'accesso alla giustizia in determinati territori, territori magari in cui c’è una forte influenza della criminalità organizzata, e questo non ci va bene.
  Lei ha parlato di efficienza della domanda, ma, in realtà, efficienza della domanda significa aumentare i costi, e difatti lei ha affermato che sono state realizzate delle buone riforme, il cosiddetto «filtro in appello» e l'aumento del contributo unificato, che ha portato finalmente ad una diminuzione della domanda. Le servirebbe un piccolo corso di microeconomia: ogni aumento del prezzo significa riduzione della domanda. Ma, davvero l'obiettivo è la riduzione della domanda e, quindi, la riduzione dei diritti del cittadino ? Per noi «no» ! Per noi l'accrescimento della domanda, l'accrescimento della tutela dei diritti dei cittadini è il vero obiettivo che lei dovrebbe esprimere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Grazie al Governo Monti e anche al Governo che lei rappresenta qui in quest'Aula, sono aumentati i costi della giustizia, e questo non è un bene. In un momento di crisi, in realtà, magari si dovrebbero diminuire i costi della giustizia, perché la giustizia si attua nelle aule dei tribunali, nel contraddittorio delle parti, di fronte ad un giudice terzo e non la si applica mettendo i bastoni fra le ruote a persone che reclamano i propri diritti.
  Lei ha parlato anche di diminuzione dei ricorsi della legge Pinto. Vuole sapere perché sono diminuiti ? Perché è cambiata la normativa, è molto semplice. Non perché il Ministero ha lavorato bene o perché le cause si sono accorciate nelle tempistiche ma perché è cambiata la legge, sono cambiati i criteri e i requisiti per accedere alla legge Pinto.
  Sulle intercettazioni, lei vorrebbe diminuire l'uso delle intercettazioni – è uscito anche un articolo su un giornale qualche giorno fa – ovvero attuare la stessa politica che aveva attuato, ma non c’è riuscito, il Governo Berlusconi. E abbiamo sentito stranamente le stesse parole dal collega Leva del Partito Democratico. D'altra parte, non è un mistero e capiamo perché le interessano le intercettazioni, perché, proprio grazie alle intercettazioni, è emerso il suo interesse nella vicenda di Giulia Ligresti. Se non ci fossero state le intercettazioni, non sarebbe emerso tutto questo.
  Passiamo poi all'assurdo disegno di legge collegato alla legge di stabilità sulla giustizia. Noi non abbiano idea di chi l'abbia scritto, ma, per certe assurdità, è meglio non conoscere chi sono i genitori. Prevedere che il cittadino debba pagare per avere la motivazione della sentenza a noi sembra una estorsione legalizzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Per non parlare del piano «destinazione Italia», ovvero delle «marchette» che sono state fatte dal suo Governo alle varie assicurazioni, in primis Unipol, che ha tanti amici soprattutto in questo Parlamento dentro il Partito Democratico. Le norma sull'RC auto sono norme assurde, sono norme incostituzionali. Spero se ne renda conto e spero che anche i componenti della Commissione giustizia se ne rendano conto quando dovremo discuterlo.
  Lei ha parlato anche dei suoi decreti «svuota carceri». Ebbene, l'ultimo noi l'abbiamo soprannominato un indulto mascherato. Questo indulto mascherato, perché ovviamente non avete il coraggio di fare un indulto vero e proprio, rischia, come già è avvenuto, di far uscire di carcere i mafiosi. Glielo dico: ne sono già usciti cinque di mafiosi, ma, secondo il DAP, ne potrebbero uscire ben cinquanta di condannati ex articolo 416-bis del codice penale. Spero se ne renda conto e sinceramente sapere che un suo atto faccia uscire prematuramente dei mafiosi dal carcere e sentire invece il silenzio delle istituzioni verso il PM Di Matteo, minacciato da Riina e dalla mafia ci sembra veramente assurdo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci sembra che questo Governo vada addirittura oltre la trattativa Stato-mafia; questa è la trattativa mafia-Stato, non Stato-mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento Pag. 265 Stelle). E guarda caso sono uscite anche queste intercettazioni su Riina, che parlava nel carcere di Opera, dove, da un certo punto di vista, faceva i complementi a coloro, politici, che affermavano che Napolitano non dovesse testimoniare nel processo di Palermo.
  Lei si rende conto del corto circuito che c’è in questo momento tra giustizia, politica e criminalità organizzata ? Se ne rende conto ? E fare uscire i mafiosi cosa crea in questo corto circuito ? Che ci rimette la magistratura, coloro che fanno il loro lavoro onestamente, e ci rimettono i cittadini.
  Bene, signor Ministro, lei sa bene che noi ovviamente, avendo presentato già una mozione di sfiducia, non abbiamo fiducia nel suo operato e ancora con il decreto-legge «svuota carceri» la nostra fiducia manca del tutto, perché, signor Ministro, secondo noi, il Ministero della giustizia, come quello dell'interno, dovrebbe lottare contro la mafia e non dovrebbero lottare per fare uscire i mafiosi dal carcere. Se ne renda conto prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Morani. Ne ha facoltà.

  ALESSIA MORANI. Signor Presidente, io ringrazio il Ministro Cancellieri per l'ampiezza della sua relazione, anche per la franchezza con cui non ha nascosto i problemi enormi della giustizia italiana, relativi al carico della giustizia, alla durata dei processi e al sovraffollamento carcerario. Quindi, cercherò di concentrarmi su alcune criticità che vorrei portare all'attenzione del Ministro.
  Parto dalla geografia giudiziaria. Il Ministro sa la posizione del Partito Democratico, la conosce bene, sulla riforma. Una riforma necessaria, una delle poche riforme che sono state portate a termine in questo Paese, che, però, ha risposto a criteri di taglio di spesa solo quantitativa e non qualitativa. Abbiamo assistito ad alcune distorsioni degli effetti di questa riforma della geografia giudiziaria. Penso, ad esempio, alla permanenza dei tribunali in Molise, a differenza del tribunale di Lucera, lì a fianco. Penso a qualche altra situazione in Italia, dove alcune sezioni distaccate che sono state abolite avevano un carico giudiziario più pesante del tribunale stesso.
  Quindi, ferma restando la nostra posizione sulla riforma, che riteniamo necessaria, ribadisco, e sulla quale il Ministero si è anche impegnato – ne do atto – ad alcune correzioni e integrazioni, ritengo, però, che si debba superare il congestionamento di alcuni tribunali metropolitani, di alcune corti di appello, delle sezioni insulari (Lipari, Piombino, Ischia). Mi riferisco alla situazione infrastrutturale di alcuni tribunali, alle gravose spese che incombono sui comuni, di cui, però, nessuno parla. Mi riferisco ad alcune situazioni che riguardano gli indici di criminalità organizzata, a un effettivo completamento delle piante organiche del personale giudiziario e dell'informatizzazione degli uffici.
  Riguardo, invece, al carico giudiziario, sul quale, appunto, ho apprezzato la franchezza nella relazione del Ministro, i cui numeri sono ancora impressionanti, ritengo che, da un punto di vista del contributo che il Partito Democratico può dare in questo specifico problema della giustizia, sul piano penale, soprattutto, si possano adottare alcuni provvedimenti necessari ed utili per deflazionare il carico penale, che consentano di ridurre la durata dei processi senza comprimere le garanzie della difesa e, tanto meno, diminuire la sicurezza dei cittadini.
  Riteniamo che strumenti in esame alle Camere, insieme ad alcuni importanti provvedimenti governativi, possano essere di grande aiuto alla deflazione del carico penale. Penso al provvedimento sulla messa alla prova, alla sospensione del processo per gli irreperibili, all'introduzione della «particolare tenuità del fatto», alla riduzione dell'area penale, la cosiddetta «depenalizzazione», a un nuovo e più efficace sistema delle pene, ad un ampliamento dell'applicazione dell'oblazione, Pag. 27al rafforzamento di alcuni strumenti della giustizia riparativa, a tutela delle vittime.
  Penso alla revisione della disciplina della prescrizione, delle notificazioni e delle nullità, e anche ad una ristrutturazione di un sistema delle impugnazioni. Sul carico di giudizio civile, che è quello che pesa di più sulla nostra economia e che ha dei numeri anch'essi spaventosi, signora Ministro, vorrei appuntare delle critiche rispetto ad alcuni provvedimenti che ritengo parziali rispetto alla giustizia civile ed insufficienti, soprattutto sul processo civile.
  Anche qui, vorrei dare alcuni spunti per poter contribuire al superamento ed alla semplificazione del processo civile, con una revisione organica, anche in questo caso, delle impugnazioni, attraverso il completamento del processo civile telematico e l'incentivazione delle modalità informatiche, che consentano alle parti di conoscere in tempo reale lo stato del processo.
  Penso anche, ad esempio, all'istituzione di sportelli informatici, alla costituzione di organismi conciliativi a livello regionale per la definizione delle controversie tra cittadini-utenti e pubbliche amministrazioni locali, alla deflazione del contenzioso civile attraverso l'istituzione di camere arbitrali dell'avvocatura presso gli ordini forensi e attraverso la promozione della negoziazione assistita da parte degli avvocati.
  Signora Ministro, mi permetto anche di auspicare un recupero del rapporto con l'avvocatura italiana.
  In questi giorni vi sono stati toni accesi e forse un segnale anche verso l'avvocatura sarebbe quello di dare finalmente attuazione alla riforma forense, che purtroppo non è stata ancora completata.
  Sempre come strumento per il processo civile, io mi permetto di consigliare anche, in questo caso – vi ha fatto riferimento nella sua relazione – una collocazione definitiva ordinamentale dei giudici di pace e della magistratura onoraria.
  Vengo al tema del carcere, che è il tema anche più sentito, su cui ci siamo concentrati dall'inizio della legislatura, consapevoli della condizione inumana in cui vivono i detenuti in alcune carceri del nostro Paese. Ci siamo trovati purtroppo ad affrontare l'ennesima emergenza. Qualcuno prima di noi questa emergenza non l'ha affrontata, anzi ha generato leggi, come la «ex Cirielli», la «Fini-Giovanardi», che purtroppo hanno riempito le nostre carceri. Il Presidente Napolitano ha fatto bene con il suo messaggio alle Camere ad invitarci a prendere in esame la questione carceraria e la sentenza Torreggiani.
  Sulle tematiche oggetto dell'alto messaggio del Presidente della Repubblica, che sostanzialmente si suddividono in tre ambiti, ossia la riduzione del numero dei detenuti attraverso provvedimenti di carattere strutturale, l'aumento della capienza degli istituti penitenziari e il ricorso a provvedimenti di clemenza, il Partito Democratico, il segretario del Partito Democratico ha scelto l'approccio riformatore. Noi riteniamo di seguire questo approccio riformatore attraverso l'introduzione, come dicevo, di alcune importanti novità, come la probation, la riforma della custodia cautelare, l'attenuazione degli aspetti della recidiva, l'introduzione di pene detentive non carcerarie, la depenalizzazione di alcuni reati di minore allarme sociale e la modifica della cosiddetta legge Fini-Giovanardi, che non possiamo più rinviare per il numero altissimo di detenuti che abbiamo in carcere per colpa – e dico colpa – di questa legge.
  L'aver scelto la via delle riforme piuttosto che quella dei provvedimenti di clemenza va nella direzione di una soluzione definitiva a questi problemi. L'indulto lo abbiamo già sperimentato nel 2006. L'indulto alleggerisce solo temporaneamente il sovraffollamento, e noi invece vogliamo risolvere il sovraffollamento attraverso provvedimenti di carattere strutturale e ci prendiamo anche la responsabilità di farlo.
  Tutte queste riforme, i provvedimenti di cui ho parlato hanno però bisogno di gambe per poter camminare. Per questo dico che rischiano di rimanere inefficaci Pag. 28se non si procede al contestuale potenziamento, ad esempio, dell'area dell'esecuzione penale esterna, prevedendo un adeguamento delle risorse umane e strumentali e nuovi compiti, in analogia a quanto avvenne nel 1998 con la legge «Simeone-Saraceni», grazie alla quale nel 1999 furono assunti 684 assistenti sociali e 140 assistenti amministrativi.
  Purtroppo, nel corso di questo decennio, abbiamo assistito invece al depauperamento della dotazione organica degli assistenti sociali e della dirigenza dell'esecuzione penale. In particolare, i funzionari del servizio sociale sono diminuiti di circa 500 unità, tra pensionamenti e tagli di organici, senza possibilità di ricorso al turn over. Ad oggi, risultano infatti in servizio circa mille unità di servizio sociale e i dirigenti si sono ridotti a 35 unità, a fronte di 55 posti di funzione.
  Questa drammatica situazione degli organici comporta che, allo stato attuale, si sta realizzando una organizzazione degli uffici UEPE che torna indietro nel tempo rispetto al progetto faticosamente costruito negli anni scorsi. Le sedi UEPE declassate saranno infatti affidate purtroppo a funzionari di servizio sociale costretti a una responsabilità che, in relazione alla complessità delle strutture da gestire, appare del tutto incompatibile con il loro status giuridico ed economico.
  Oltre alla questione del personale occorre affrontare anche, facendo scelte mirate sulla gestione delle risorse finanziarie, la problematica delle dotazioni strumentali. Mi riferisco, in particolare, alle postazioni informatiche per gli operatori, e mi riferisco anche e soprattutto alle autovetture di servizio, attraverso le quali gli assistenti sociali non hanno un benefit, ma che servono a garantire l'espletamento del loro mandato istituzionale, ossia le indagini della libertà per accesso a misure alternative, la collaborazione con altri UEPE per indagini socio-familiari e lavorative dei detenuti, gli accertamenti di domicilio, le gestioni delle detenzioni domiciliari secondo la legge n. 199 del 2010 e le successive modifiche, nonché i sopralluoghi a semiliberi e lavoranti all'estero.
  Non è possibile, in molti casi, raggiungere con i mezzi pubblici i luoghi di lavoro, i domicili, le strutture di ricovero, di cura e di comunità. È per questo, signora Ministro, che chiedo che, assieme a un rafforzamento degli UEPE, si faccia anche una riflessione sulla polizia penitenziaria.
  Già dal 2010, quando si sono conclamati la crisi e lo stato di emergenza del sistema penitenziario, il Partito Democratico ha chiesto l'apertura di un dossier sulla situazione numerica e professionale della polizia penitenziaria. Nell'ambito della legge «Alfano» del novembre 2010 avevamo già impegnato il Governo dell'epoca a svolgere una ricognizione sulla necessità di adeguamento e di valorizzazione di queste professionalità, che corresse in parallelo allo sviluppo del piano carceri. Quell'impegno, assunto solennemente davanti al Parlamento, è stato disatteso dai Ministri della giustizia che si sono succeduti fino ad oggi ed i problemi della polizia penitenziaria sono rimasti sostanzialmente irrisolti, fagocitati dalle politiche più generali del pubblico impiego, dalla riduzione degli assetti organizzativi della pubblica amministrazione, in poche parole dalla spending review.
  Concludo, signora Ministro, con alcune note positive su alcuni provvedimenti con cui abbiamo iniziato a risolvere uno dei problemi più urgenti di questo Paese e che ringrazio il Governo per aver adottato in tempi così tempestivi e che il Parlamento ha anche contribuito a migliorare. Mi riferisco, in particolare, alle norme sul femminicidio. Ce lo dicono i dati: qualche giorno fa la procura di Roma ci ha comunicato che nel 2013, ad esempio, rispetto al 2012, le notizie di reato che comprendono tutte le ipotesi di violenza di genere, compresa quella economica, sono passate da 5.475 a 7.295, ovvero 1.820 procedimenti in più, il 33 per cento. Questo significa che le denunce per violenza sessuale, compresa quella di gruppo, sono state l'anno scorso – dico purtroppo – di più rispetto a quelle dell'anno precedente, così come i maltrattamenti in famiglia, così come lo stalking. Questo significa che Pag. 29questo provvedimento ha aiutato tante donne ad uscire dal silenzio, ad uscire dall'isolamento e ad essere più forti, anche nei confronti degli uomini che le maltrattano.
  In conclusione, signora Ministro, rispetto alle positività che ho espresso sul femminicidio, vorrei esprimere anche l'auspicio che il Governo proceda anche sull'omicidio stradale. So che è stato faticosamente trovato un accordo tra i Ministeri. Come abbiamo fatto sul femminicidio credo che, anche da questo punto di vista, si possa fare un buon lavoro, si possa andare incontro alle richieste di tantissimi cittadini che chiedono giustizia da anni e, da questo punto di vista, il Partito Democratico sarà al fianco del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo Giacomo Matteotti di Aprilia, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  È iscritto a parlare l'onorevole Tancredi Turco. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, abbiamo ascoltato, signor Ministro, le sue comunicazioni e la sua relazione, ma non possiamo che prendere atto che, relativamente alla materia dell'ordinamento giudiziario, il reiterato ricorso, da parte del Governo, all'utilizzo dello strumento della decretazione d'urgenza desta notevoli perplessità in quanto i limitatissimi tempi del procedimento parlamentare di conversione di un decreto-legge non sono idonei a garantire un'adeguata discussione e ponderazione dei delicati interessi in conflitto.
  A tal proposito, è necessario che le misure di iniziativa governativa relative alla giustizia debbano sempre essere sottoposte all'esame del Parlamento nelle forme ordinarie, rispettose della funzione legislativa che la Costituzione riconosce al Parlamento. La rapidità dell'accertamento delle responsabilità penali e la predisposizione di norme e riforme, anche strutturali, tali da garantire la certezza del diritto e la certezza della pena, idonee tra l'altro a garantire la conclusione dei processi prima del decorso del termine prescrizionale, debbono necessariamente rappresentare una priorità dell'azione governativa.
  Nel corso di questo avvio di legislatura, il Governo ha sottoposto all'esame del Parlamento numerosi atti, prevalentemente attraverso appunto lo strumento del decreto-legge, i quali, oltre che incostituzionali sotto il profilo del metodo, hanno avuto un impatto assolutamente negativo sul duplice fronte della garanzia del diritto dell'accesso per il cittadino alla giustizia e dell'effettività e della certezza della pena per i condannati.
  Penso appunto anche agli interventi sul riordino della geografia giudiziaria, oggetto di impugnazione ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione da parte di ben 9 consigli regionali, che ne hanno richiesto un referendum abrogativo. Penso all'ultima legge di stabilità del 2014, dove si è inteso mortificare l'istituto del gratuito patrocinio, sottraendo ad esso risorse fondamentali. E penso, infine, al recentissimo decreto-legge cosiddetto «svuota carceri», recante un vero e proprio indulto mascherato, estraneo alla Costituzione, volto all'unico fine di evitare allo Stato le gravose ripercussioni economiche derivanti dall'applicazione della sentenza Torreggiani.
  Va quindi considerato che la produzione dei ricordati interventi legislativi è stata costantemente dettata dall'esigenza di sfruttare politicamente il clamore suscitato dalla stampa di fronte a casi eclatanti, che hanno sensibilizzato l'opinione pubblica (penso anche al decreto sul femminicidio), dando luogo ad esili e lacunose riforme, rappresentate come un intervento urgente e necessario ad arginare ciò che di volta in volta occupava il dibattito sui media.
  Si auspica quindi che l'attuale fase politico-parlamentare possa trovare, perlomeno sui temi della giustizia, spazi utili per efficaci quanto durature riforme strutturali in favore di un settore strategico, con l'attrazione di investimenti stranieri, Pag. 30attraverso un reale snellimento del procedimento penale ed una drastica riduzione dei tempi di accertamento dei diritti in ambito civile, tale da allinearsi agli standard europei. Tale auspicio dovrà tuttavia concretizzarsi in provvedimenti nel metodo e nel merito radicalmente diversi da quelli presentati sino ad oggi da parte del Governo.
  Un altro aspetto negativo del cattivo funzionamento della giustizia penale e dei problemi più impellenti che affliggono la giustizia italiana concerne la ragionevole durata del processo. Siamo in presenza di oltre 5 milioni di processi civili e 3 milioni di processi penali e di tempi medi di definizione che nel civile sono pari ad oltre 7 anni e nel penale ad oltre 5 anni.
  Con riferimento alle problematiche della situazione carceraria, non si può non rilevare il permanere di condizioni assolutamente paradossali, come quelle di strutture terminate da molti anni e non ancora entrate in funzione, talune delle quali si presentano già obsolete; o come quelle dei braccialetti elettronici, per la cui fornitura e gestione lo Stato ha speso, nell'arco di 10 anni, circa 110 milioni di euro, e che sono rimasti sostanzialmente o totalmente inutilizzati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Va ricordato che nel 2012 la Corte dei conti ha affermato che la corruzione costa allo Stato italiano 60 milioni di euro ed il nostro Paese è al sessantanovesimo posto su 117 Paesi.
  Una delle questioni cruciali per il nostro Paese, quindi, anche dal punto di vista economico, è rappresentata dalla risposta che il sistema giustizia è in grado di offrire al fenomeno della corruzione, che costituisce una vera e propria zavorra per il sistema economico, con effetti devastanti sulle medie e piccole imprese in termini di mancata concorrenza.
  La corruzione ha sempre trovato terreno fertile dal fatto che molteplici strumenti normativi siano stati depressi o distrutti o non ancora introdotti, come la sostanziale depenalizzazione del falso in bilancio, che consente a vile prezzo le uscite in nero dalle casse di imprese pubbliche e private (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Consideriamo infine che ogni ipotesi di amnistia o di indulto rappresenta una sconfitta per il principio di legalità, per il principio di effettività della pena e per le tante vittime che hanno aspettato e sperato nel funzionamento della giustizia.
  Il ricorso a provvedimenti indulgenziali rischia di dar luogo a meccanismi in base ai quali lo sconto di pena cresce con il crescere della pena, consentendo proprio ai soggetti più pericolosi sul piano criminale di poter uscire dal carcere.
  Ciò premesso, si invita quindi il Governo a porre il servizio giustizia che lo Stato rende al cittadino basilare per il recupero di competitività del Paese.
  Occorre intraprendere la strada di una riforma coerente e positiva di sistema proposta mediante l'esclusivo strumento del disegno di legge (quindi non con i soliti decreti-legge) che intervenga sulla struttura del procedimento penale per eliminare gli ostacoli alla sua celere celebrazione, tale da risolvere definitivamente i problemi della giustizia legati alla ragionevole durata del processo. Occorre rimuovere gli ostacoli economici e procedurali che si frappongono tra il cittadino e l'esercizio del proprio diritto alla giustizia. Occorre rivedere, tenendo presente l'istanza di referendum abrogativo avanzata da nove regioni, l'attuale provvedimento di riordino degli uffici giudiziari, sospendendone l'attuazione ed implementando strumenti più adeguati per ottenere gli attesi obiettivi di risparmio e di efficienza.
  Occorre sostenere altresì l'esame e l'approvazione delle proposte di legge d'iniziativa parlamentare in tema di: revisione dell'impianto normativo e depenalizzazione dei reati connessi alla coltivazione, cessione e consumo della cannabis; depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina; inasprimento delle pene legate ai reati di corruzione ed alla loro prevenzione; revisione della prescrizione nel processo penale; riciclaggio; autoriciclaggio; detenzione di attività finanziarie all'estero; Pag. 31protezione degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità nell'interesse pubblico; divorzio breve; delitti contro l'ambiente e azione di risarcimento del danno ambientale. Con riferimento al sistema carcerario si impegna inoltre il Governo a mettere in campo un'incisiva opera di depenalizzazione sia sul fronte del reato di clandestinità che sugli inasprimenti dei reati sugli stupefacenti indotti dalla legge cosiddetta Fini-Giovanardi. Occorre reperire le necessarie risorse finanziarie per l'edilizia penitenziaria, prevedendo la realizzazione di nuove strutture solo ove necessario e con priorità all'ampliamento e all'ammodernamento di quelle esistenti che siano adattabili, evitando il ricorso a procedure straordinarie in deroga alla normativa sugli appalti di lavori pubblici.

  PRESIDENTE. Onorevole Turco, concluda.

  TANCREDI TURCO. Concludo. Occorre assumere le opportune iniziative volte ad incentivare, favorendo la conclusione di appositi accordi in tal senso con altri Paesi, in modo da consentire ad un maggior numero di persone di scontare la condanna nel Paese di origine ed, infine, occorre garantire il principio della certezza della pena, ponendo fine all'emanazione di norme emergenziali recanti sconti di pena generalizzati a scapito della sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'Istituto tecnico agrario «Giuseppe Garibaldi» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  È iscritto a parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, signora Ministro, anzitutto per dirle che sinceramente, dopo aver ascoltato la sua relazione, buona parte dei nostri interventi come forze di opposizione sarebbero inutili perché lei ha parlato come se fosse sostanzialmente un componente dell'opposizione e non il Ministro del Governo che dovrebbe risolvere i problemi. L'ottanta per cento di quello che ha detto era una critica alla sua gestione e alla gestione del Governo, ma su questo comunque credo che qualcos'altro ancora va detto. Anzitutto sul sistema penale siamo di fronte ad una «Caporetto» assoluta: da una parte si cancella la ragionevole durata del processo, da un'altra un largo uso della custodia cautelare che sicuramente non verrà limitato dalla riforma messa in campo dal Parlamento e non dal Governo, poiché ancora si alterna a una carcerazione facile, senza prove e senza condotte determinanti nei confronti di cittadini stranieri, un'eccessiva larghezza nel considerare scarsamente sufficienti le esigenze cautelari in flagranza di reato. Alla stessa maniera processi che si prescrivono per effetto della lunghezza di essi, anche per il combinato della legge ex Cirielli e lo dico perché qualche collega l'ha citata. Guarda caso la legge Cirielli nelle parti in cui inasprisce il sistema penale e prevede giustamente che i recidivi siano puniti più severamente dallo Stato è stata ampiamente smantellata da questa maggioranza, mentre, invece, la parte da tutti criticata sulla prescrizione non viene toccata. Chissà che non sia una volontà messa in campo anche nell'accordo tra Berlusconi e Renzi per il sistema elettorale.
  Sul versante dell'esecuzione della pena la «Caporetto» è totale. Il fallimento ridicolo da parte di questa maggioranza e del Governo è ancora più plateale. Lo è perché, da una parte, non si fa nulla in maniera seria per intervenire in maniera strutturale sul sovraffollamento carcerario e non è vero che in Italia ci sono troppi detenuti. In Italia i detenuti sono meno in media rispetto ad altri Paesi.
  In Italia ci sono poche carceri, in Italia ci sono pochi assistenti sociali, in Italia ci sono pochi rappresentanti delle forze di polizia penitenziaria, che sono anch'essi vittime della mala giustizia, perché sono in pochi, non c’è un ricambio, sono mal Pag. 32pagati, ripeto, non si mette mano al portafoglio, non si fa nulla per rieducare i detenuti: semplicemente li si scarcera prima del tempo perché si riconosce che lo Stato ha fallito.
  Probabilmente non si fa nulla – e hanno ragione alcuni colleghi di altri gruppi – per rimuovere le cause sociali della criminalità, ma poi non si fa nulla per rieducare e reintegrare nella società i detenuti: semplicemente li si libera anticipatamente, cancellando i diritti delle vittime. Perché vede, in Italia vittime sono la polizia penitenziaria, vittime sono magari i detenuti che vivono in condizioni disumane in carcere, ma ci sono poi le vittime dei reati.
  E siccome tutti citano sempre il fatto che l'Italia è condannata per la lunghezza del processo, è condannata per le condizioni disumane del sovraffollamento carcerario, le ricordo che l'Italia è stata messa in mora anche a seguito del procedimento di infrazione promosso contro di essa dalla Commissione europea per la cattiva applicazione della direttiva 2004/80/CE, che prevede un sistema adeguato di tutela delle vittime dei reati. E l'Italia è il fanalino di coda.
  Noi come gruppo di Fratelli d'Italia abbiamo presentato sia una proposta di legge costituzionale, per inserire nella Costituzione la tutela delle vittime di reato, sia una proposta di legge che mira a sanzionare l'inefficienza dello Stato, nel senso, come capita sempre: se una persona viene liberata anticipatamente per effetto di tutte le diavolerie messe in campo dalla riforma dell'ordinamento carcerario del 1974 e della legge «Gozzini» – sospensione condizionale della pena, affidamento in prova ai servizi sociali, detenzione domiciliare, liberazione anticipata, e chi più ne ha, più ne metta – se una persona non sta in galera e commette un reato, deve pagare lo Stato ! Poiché questi delinquenti il più delle volte non sono capienti, la vittima, oltre a subire il reato, alla fine non è neanche in grado di essere soddisfatta dal delinquente.
  E capita addirittura che il suo Ministero chieda alle vittime dei reati o a familiari delle vittime dei reati di pagare il processo alla fine, invece in tutti gli altri Paesi europei è lo Stato che è vicino alle vittime, è lo Stato che dà loro il gratuito patrocinio, è lo Stato che tutela con assistenti sociali ed economicamente le vittime dei reati.
  C’è il problema degli stranieri in carcere: sono il 30 per cento. Qualcuno dice: tutto sommato è un fatto normale. Ma in Italia non sono il 30 per cento, gli stranieri. C’è un motivo, evidentemente, e noi dovremmo in tempi rapidi fare accordi con i Paesi stranieri. E questi accordi non si fanno perché i Paesi stranieri, giustamente, non vogliano i delinquenti perché non vogliono avere spese maggiori per il loro sistema giudiziario, ma siccome a noi costano, sarebbe giusto fare accordi, a pagamento dell'Italia, per far scontare all'estero, nei Paesi d'origine, la pena agli stranieri.
  Sulla débâcle nella giustizia civile, penso che lei sia stata assai più chiara di quello che potrei essere io...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  EDMONDO CIRIELLI. Vado verso la conclusione, sì.
  Sul piano amministrativo dei TAR, anche qui c’è una credibilità dello Stato messo in difficoltà. Voglio concludere – visto che lei è Ministro di grazia e giustizia – sulla vicenda dei marò. E lei dice: cosa c'entra ? C'entra, perché è stato violato il codice di procedura penale, che prevede che nessuno possa essere consegnato – cittadino straniero – senza il procedimento di estradizione. E c'entra perché sui giornali – e lo dicono anche i familiari – c’è scritto che qualcuno ha minacciato i due marò per farli rientrare in India, dove possono essere condannati alla pena di morte o semplicemente subiscono un processo ingiusto.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  EDMONDO CIRIELLI. Per cui io credo che lei debba avviare un'inchiesta per accertare chi li ha consegnati senza estradizione Pag. 33e se ci sono estremi di reato di violenza privata a danno di quei due marò, dei due militari che sono stati riconsegnati contro il loro volere o con un volere estorto da qualcuno, forse qualche suo ex collega del vecchio Governo.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni della Ministra della giustizia.

(Annunzio della presentazione di risoluzioni)

  PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Verini, Costa, Dambruoso, Gitti e Pisicchio n. 6-00043, Giancarlo Giorgetti ed altri n. 6-00044, Turco ed altri n. 6-00045, Daniele Farina ed altri n. 6-00046, Cirielli e Giorgia Meloni n. 6-00047 e Brunetta ed altri n. 6-00048. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Risoluzioni).

(Replica e parere del Ministro della Giustizia)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la Ministra della giustizia, Anna Maria Cancellieri, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, procederei con l'esprimere il parere sulle risoluzioni, poi, eventualmente, svolgerò altre considerazioni.
  Sulla risoluzione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 6-00044 esprimo parere favorevole per quanto riguarda le lettere b), c), e), g), h), j) ed l). Si può esprimere una posizione favorevole rispetto alla revisione del sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura, nonché la legge di responsabilità civile dei magistrati...

  PRESIDENTE. Mi scusi, signora Ministro. Mi scusi, altrimenti, non riusciamo a seguire. Dovrebbe prima dare il parere sulla prima risoluzione, che è la risoluzione Verini, Costa, Dambruoso, Gitti e Pisicchio n. 6-00043.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Le risoluzioni sono segnate tutte, quindi... la devo trovare, un attimo solo.

  PRESIDENTE. Magari se possiamo darne una copia al Ministro. Le sta arrivando, signor Ministro.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Sulla risoluzione Verini, Costa, Dambruoso, Gitti e Pisicchio n. 6-00043, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Bene, attenda un attimo. Volevo verificare se abbiamo raccolto il parere sulla seconda risoluzione. Se può ripetere gentilmente il parere sulla risoluzione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 6-00044. La prego di alzarsi in piedi, per favore.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il parere è favorevole sulle lettere b), c), e), g), h), j) ed l), parere favorevole per quanto riguarda la revisione del sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura nonché le leggi di responsabilità civile dei magistrati, a condizione che siano previsti meccanismi diretti ad impedire che possano esserci azioni strumentali volte ad intimidire il magistrato, in modo da mettere in crisi i valori d'indipendenza e autonomia della magistratura. Quanto alla modernizzazione tecnologica e alla realizzazione del processo telematico, verranno rispettati i tempi stabiliti. La realizzazione delle riforme organiche della magistratura onoraria sarà organizzata in modo che sia definitivamente realizzato il ruolo nell'ambito della funzione giudiziaria; assoluta implementazione degli accordi internazionali diretti a consentire l'esecuzione della pena nei Paesi d'origine.

  PRESIDENTE. Mi scusi, signor Ministro, sempre per chiarezza. Quindi, lei, Pag. 34sostanzialmente, dà un parere favorevole su quei punti che adesso ha menzionato, a condizione che siano soppressi gli altri dalla risoluzione. Diversamente, il parere è contrario su tutto, mi pare di capire.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Sì, Presidente.

  PRESIDENTE. Sta bene, grazie.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Per quanto riguarda la risoluzione Turco ed altri n. 6-00045, il parere è favorevole. C’è una disponibilità alla valorizzazione del gratuito patrocinio dei non abbienti. È già in corso una complessiva realizzazione della depenalizzazione in ordine ai reati di non particolare allarme sociale. Vi è la disponibilità a rivedere il sistema processuale diretto a ridurre i tempi del processo; ci sarà un intervento tempestivo su tali temi per realizzare un assoluto miglioramento del sistema giustizia.
  Non può che condividersi che l'impulso alla definizione del processo abbia avuto un impatto sul sistema economico e, in particolare, sulle imprese. L'azione del Ministero è diretta, con la realizzazione di ben due interventi sul processo civile, proprio a ridurre i tempi del giudizio civile. Quanto al giudizio penale, ho già precisato nella mia relazione, che presenterò a breve un disegno di legge per snellire le procedure in modo da coniugare garanzie, efficienza ed efficacia del processo.

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, signor Ministro, perché questo è un problema della Presidenza che non ha aiutato i colleghi. Riassumo, quindi, che la prima risoluzione, su cui c’è parere favorevole, è la n. 6-00043 ed è a firma dell'onorevole Giancarlo Giorgetti ed altri; poi c’è la risoluzione n. 6-00044, che è quella con i diversi punti sui quali ha dato parere favorevole... Sto cercando di riassumere perché alcuni colleghi non sapevano quale fosse il nome dei firmatari. Chiedo scusa. Dunque, la prima è quella di maggioranza, sostanzialmente, ed è la risoluzione Verini, Costa, Dambruoso, Gitti e Pisicchio n. 6-00043, su cui c’è un parere favorevole. Poi c’è la risoluzione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 6-00044.
  Poi c’è la risoluzione Turco ed altri n. 6-00045, poi c’è la risoluzione Daniele Farina ed altri n. 6-00046 che è quella su cui ha fatto le considerazioni ora e su cui ha dato parere favorevole; adesso il Ministro dà il parere sulla risoluzione Cirielli e Giorgia Meloni n. 6-00047...

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. La risoluzione Turco ed altri n. 6-00045 è quella che ho appena detto....

  PRESIDENTE. Sulla risoluzione Turco ed altri n. 6-00045 ha dato parere favorevole, dico bene ? Adesso bisogna dare il parere sulla risoluzione Daniele Farina ed altri n. 6-00046.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Il parere è favorevole, purché riformulata nel senso di permettere al primo capoverso del dispositivo, che mira «a rafforzare il controllo di legalità in tutto il ciclo economico pubblico e privato in cui tracciabilità e prescrizione sulla regolarità dei procedimenti siano assunti come punti di forza della lotta alla corruzione e alle mafie  (...), le seguenti parole: «a valutare l'opportunità di».
  Posso procedere con la risoluzione Cirielli e Giorgia Meloni n. 6-00047 ?

  PRESIDENTE. Lei adesso ha dato il parere sulla risoluzione Daniele Farina ed altri n. 6-00046; ora deve dare il parere sulla risoluzione Cirielli e Giorgia Meloni n. 6-00047. Mi scuso con i colleghi, ma succede quando ci sono tanti atti di indirizzo. Comunque poi riassumiamo tutto.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Il parere è favorevole sulla risoluzione Cirielli e Giorgia Meloni n. 6-00047.

Pag. 35

  PRESIDENTE. Ora abbiamo la risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00048.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ministro, ritiene di fare altre considerazioni oppure la sua replica si conclude con il parere ?

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Penso che la replica si concluda con una attenta valutazione di tutto quanto è stato prospettato in questa sede e con un impegno ad attenermi per realizzare tutte quanto ivi richiesto (Deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie espongono cartelli recanti la scritta: Kabobo in galera a vita).

  PRESIDENTE. Colleghi della Lega, gentilmente vi pregherei di levare i cartelli, come sapete non si possono esporre. Gentilmente, per favore, leviamo i cartelli, per favore chiedo agli assistenti parlamentari dell'Aula di intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Bene, vi ringrazio.
  Signor Ministro, mi dica se vuole fare altre considerazioni in replica.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. No, la ringrazio.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,05).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Il che vuol dire, per essere chiari, che da questo momento decorrono i 20 minuti anche per la sospensione dei lavori delle Commissioni che entro 20 minuti dovranno essere conclusi affinché i colleghi possano venire in Aula.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, gentile Ministra, i deputati e la deputata socialista apprezzano la direzione assunta da lei e dal Governo verso l'accelerazione processuale, l'efficientamento delle strutture, l'alleggerimento della popolazione carceraria. Consideriamo un nostro successo l'accoglimento nel decreto-legge n. 241 dell'identificazione in regime carcerario degli extracomunitari altrimenti destinati ad una ulteriore ingiusta detenzione nei CIE come avviene tutt'oggi. Era scritto nella nostra risoluzione votata in quest'Aula il 9 dicembre scorso e rende oggi più vicina la chiusura dei CIE che con gli OPG rappresentano a volte veri luoghi di tortura indegni di un Paese civile.
  Auspichiamo, come da noi propostole e da lei oggi ricordato, l'implementazione del lavoro penitenziario, l'allargamento della detenzione domiciliare, la diminuzione in entrata per fattispecie di poco rilievo della popolazione carceraria. Mi consenta però di cogliere questa occasione per esprimerle due dubbi che temo fondati ed un auspicio. Il primo, come sa non da oggi lo avanziamo, sulla reale efficienza del riordino della geografia giudiziaria. Lei ha annunciato dei correttivi, li attendiamo. Il secondo: la liberazione anticipata di 75 giorni ogni sei mesi prevista per tutti, nessuno escluso, rischia, signora Ministra, di depotenziare fortemente l'effetto sanzionatorio per reati di grave allarme sociale come estorsioni, rapine o anche delitti associativi. Lo dico da garantista convinto.
  Una valutazione prognostica e non un automatismo per condannati di tali fattispecie potrebbe forse fugare le preoccupazioni che ci appaiono fondate e che Pag. 36sono giunte in queste settimane dalle procure e dai pool antimafia. Infine, un auspicio, e concludo: lo scorso 24 ottobre quest'Aula votò un ordine del giorno per stabilizzare i precari della giustizia; a questi si affiancano, in una logica di tutela, quanti, da esterni, penso ai fonici e agli stenotipisti, ogni giorno consentono la celebrazione delle udienze: qualunque processo di efficientamento del sistema e di accelerazione dei procedimenti non può non affrontare anche questo nodo.
  Su tali premesse preannunzio il voto favorevole dei deputati e della deputata socialista.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, il rischio che questo dibattito corre è quello di inciampare in una sorta di zona franca della necessità legata all'adempimento istituzionale in cui continuino ad intrecciarsi, da un lato, i cahiers de doléance di una giustizia ingiusta e malandata e, dall'altro, la burocratica declinazione dei capitoli di competenza ministeriale. Diciamo subito, allora, che noi intendiamo sottrarci al rito e che, se l'orizzonte della relazione, che poi dà il «la» all'apertura dell'anno giudiziario in tutti i distretti italiani, qualcuno intenda debba essere questo, forse è più giusto impegnare il nostro tempo in modo meno burocratico. Ma io non ho inteso l'intervento della Ministra come un adempimento burocratico, né avrebbe potuto, del resto. Non è un vezzo retorico quello che racconta della condizione drammatica in cui versa il pianeta giustizia in Italia; non è un modo di dire quello che riconduce a questa condizione una parte importante delle difficoltà economiche, imprenditoriali, occupazionali del nostro Paese; non è certamente un caso se il Capo dello Stato, compiendo un gesto carico di significato istituzionale, ha voluto mandare un messaggio alle Camere per sottolineare l'urgenza di un intervento sul sistema carcerario per correggere una condizione che appare in palese contrasto con il dettato costituzionale, perché i mali della giustizia sono la parte più cancerosa e profonda del male di questo Paese. Sono mali sistemici che non tollerano più esercizi retorici da legulei né pannicelli caldi e si spandono e si articolano in tutti gli interstizi della vita italiana danneggiandola, dalla dimensione amministrativa a quella civile a quella penale e a quella lavoristica. Mi permetterò, Presidente, di consegnare il testo più articolato che il mio poco tempo non consente di leggere, non prima però di aver dichiarato l'adesione della componente di Centro Democratico alla relazione del Ministro.
  Chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto del testo integrale del mio intervento.

  (La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare per una precisazione.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, per quanto riguarda la risoluzione Brunetta n. 6-00048, il parere favorevole è su tutti i punti che vengono esplicitati nella risoluzione, a condizione però che venga cassata la frase finale: «non le approva», perché, se così fosse, saremmo in contraddizione. Su tutti i punti c’è un parere favorevole di impegno da parte del Governo, chiediamo però che venga tolta la frase finale: «non le approva».

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, signora Ministro, vorrei anzitutto ringraziarla, perché accoglie la nostra risoluzione, così come ha accolto un po’ tutte le risoluzioni che oggettivamente pongono l'accento in maniera un po’ unanime Pag. 37sulla gravità della situazione della giustizia in Italia. Ovviamente, credo che lei debba mettere in campo – se rimarrà Ministro – iniziative veramente importanti, innanzitutto chiedendo a questa maggioranza di finanziare, in maniera seria, la giustizia italiana, senza sprecarne i fondi; è assurdo che non si spendano soldi per gli assistenti sociali, per la polizia penitenziaria, per migliorare le carceri, e poi magari si sprecano soldi perché si spende troppo per le intercettazioni, oppure si sprecano soldi perché si hanno carceri inutili e inefficienti, oppure si sprecano soldi perché si fanno processi sempre per le stesse persone plurirecidive.
  Pochi mesi fa, anzi un mese fa, vi è stato il caso di una persona con tre omicidi alle spalle, il caso Gagliano: in 20 anni, omicidi violenti; aveva potuto commettere decine di rapine, estorsioni, evasioni, e in realtà poi si trovava inspiegabilmente sempre in libertà.
  Colgo l'occasione ovviamente nella nostra replica per dirle che l'accettazione della nostra risoluzione mal si sposa con l'idea che lei più volte ha rilanciato, con componenti autorevoli della sua maggioranza, di volere un'amnistia, di volere un indulto, quando l'amnistia e l'indulto (per esempio, nel 2006 l'indulto) hanno fatto andare in libertà proprio quel Gagliano. È vero, sono contento che il Governo si è adoperato per dare attuazione alla Convenzione di Istanbul in maniera molto rapida, prevedendo il reato di femminicidio; però solo oggi, nella mia provincia, a Salerno, con riferimento ad uno stupro di gruppo, tre persone, che hanno violentato una donna in pieno centro a Salerno, sono state condannate a meno di quattro anni di carcere. Quindi, ciò vuol dire, con le leggi e con le diavolerie che avete messo in campo voi, con la legge Gozzini e con tutti questi svuota-carceri, non andranno in carcere: questo è il punto ! Se, per una violenza di gruppo, tre persone hanno meno di quattro anni (legga oggi i giornali di Salerno se glieli inviano per le notizie), vedrà che ci troviamo di fronte ad una vera e propria vergogna di Stato.
  Per quanto riguarda la tematica della magistratura nel suo complesso, ne approfitto anche per chiarire la nostra posizione. Noi non siamo come qualcuno che, in maniera demagogica, per difendersi dai processi personali, attacca la magistratura: quando si attaccano le istituzioni, si distrugge lo Stato. Per quanto ci riguarda, la magistratura rappresenta una salvaguardia e un presidio di libertà democratica. Vi potranno essere, come in tutti i mondi, persone che sbagliano e vanno punite adeguatamente. Noi riteniamo che la causa di tutti i mali sia il sistema di elezione del CSM: se i magistrati eleggono dei magistrati che devono controllare il loro operato, è evidente, chi viene eletto tenderà a tutelare i suoi. E quindi la magistratura è divisa in correnti, e quindi poi, anche per lo sconto degli ultimi venti anni, qualcuno si è politicizzato.
  Allora, salvaguardiamo l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, poniamo freno al correntismo e lo facciamo, procedendo ad un sorteggio per i componenti dei magistrati: se vi sono magistrati che possono decidere sulla libertà delle persone, a sorteggio possono anche occuparsi della disciplina interna dei propri colleghi o per le proprie carriere. Sappiamo tutti come vengono assegnate le carriere, le più alte cariche istituzionali all'interno della magistratura: con una spartizione tra correnti inaccettabili.
  Sul tema della responsabilità dei giudici: anche qui, in venti anni, non solo non si è fatta alcuna legge, solo chiacchiere, nonostante che, per dieci anni, abbia governato il centrodestra, ma la cosa grave è che una legge c’è. Tutti sappiamo che i magistrati potrebbero essere chiamati a rispondere nel caso di ingiusta detenzione se lo decidesse la Presidenza del Consiglio dei ministri, ed è una vergogna che se ne debba occupare la politica e, guarda caso, in vent'anni, non è stata mai attuata, compresi i dieci anni di Governo Berlusconi, nessun magistrato è stato chiamato a rispondere dei suoi errori. E allora, secondo noi, certamente non possiamo dare in mano al delinquente l'opportunità di ricattare il magistrato con la chiamata Pag. 38diretta di responsabilità civile; ma potremmo fare, per esempio, una riforma, e noi presenteremo una proposta di legge in tal senso, molto semplice: la responsabilità dei giudici, quando lo Stato viene chiamato alla condanna per ingiusta detenzione, viene accertata in maniera automatica dalla Corte dei conti, che sono altri magistrati, così come avviene per tutti gli altri dirigenti dello Stato. In quel caso, non c’è assolutamente un'aggressione alla categoria, non si mette in mano il fucile al delinquente, che quando viene messo sotto processo è pronto a minacciare una causa diretta contro il magistrato e si fa sì che ci sia una giustizia: la Corte dei conti valuterà se in quel caso, di danno per lo Stato, vi sia stato un comportamento colposo, e quindi un danno ingiusto, un danno erariale.
  Nel concludere, signora Ministra, spero che la sua alta esperienza come dirigente dello Stato, come alto burocrate dello Stato, la porti in questi mesi, anche grazie al lavoro che è stato svolto da tutti i colleghi parlamentari con queste risoluzioni, a dare una svolta decisiva. Certo, senza l'intervento del Governo Letta e del nuovo Berlusconi che esiste in Italia, Matteo Renzi, difficilmente vi saranno le risorse idonee per cambiare le cose nello stato della giustizia, e passare dai proclami ai fatti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gitti. Ne ha facoltà.

  GREGORIO GITTI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto sottolineare un dato politico... scusi, signor Presidente, non riesco a parlare con i capannelli !

  PRESIDENTE. Sì, anche dai banchi... bene, grazie.

  GREGORIO GITTI. Signor Ministro, vorrei sottolineare un dato politico che è all'evidenza dei cittadini e non solo delle Camere: il rapporto tra Governo e Parlamento è in una fase di assoluta delicatezza per quanto riguarda le iniziative e i momenti di riforma che lei ha illustrato, rispetto ai quali la risoluzione della maggioranza ha dato segnale verde di approvazione. Dico con fermezza che la Commissione giustizia del Senato è oggi il «porto delle nebbie» di ogni riforma in materia di giustizia e, a nome del gruppo dei popolari «Per l'Italia», chiedo a lei Ministro un'azione incessante e incisiva per sbloccare cinque provvedimenti di iniziativa parlamentare che giacciono sospesi, sonnacchiosi, in quel contesto istituzionale. Anche questa, è evidente, è una delle ragioni per cercare di risolvere il tema istituzionale e di riforma complessiva del bicameralismo paritetico, ma c’è di più, c’è un dato politico: c’è una forza, che era di maggioranza, che sta presidiando alcuni gangli fondamentali a livello istituzionale con presidenze che non sono più, credo, fiduciariamente rappresentate per quanto concerne la maggioranza. Lo dico con chiarezza e lo dico anche ai colleghi della maggioranza, lo dico soprattutto ai colleghi della forza politica che rappresenta alla Camera e al Senato il gruppo parlamentare più numeroso; il PD è stato troppo lasco nel sopportare e nel tollerare questa disfunzione, ripeto, non solo istituzionale ma soprattutto politica.
  Nel venire al merito di alcune cose che lei, signor Ministro, ha detto quest'oggi, vorrei sottolineare la necessità di una maggiore attenzione che superi quello che, in più occasioni, ho definito il «panpenalismo» del nostro legislatore e probabilmente anche della struttura burocratica che sta nel suo Ministero, signor Ministro; c’è una disattenzione radicale nei confronti delle esigenze della giustizia civile.
  I dati che lei oggi ha declinato rappresentano una crisi sistemica; è ormai troppo tardi, siamo troppo in ritardo per l'istituzione del processo telematico, vi sono cancellerie in cui, a tutt'oggi, vengono dispersi fascicoli giudiziari, vi sono lentezze determinate da un'organizzazione arcaica, ottocentesca. Questo deve essere uno degli elementi più importanti non solo dal punto di vista delle norme; abbiamo Pag. 39dimostrazione in Italia che la giustizia amministrativa, soprattutto con i procedimenti cautelari, funziona. La giustizia in materia societaria, pur con dati che disegnano ancora anni e non mesi nella soluzione dei processi, funziona meglio della giustizia ordinaria.
  È ora di dare un segnale di investimento preciso anche dal punto di vista della logistica giudiziaria, dal punto di vista – ripeto – dell'innalzamento della qualità professionale delle cancellerie (vi sono concorsi intermittenti e non sempre in grado di selezionare professionisti adeguati), ma soprattutto – ribadisco – con riferimento all'ingresso finalmente della tecnologia nell'organizzazione del processo. A fronte – lo ribadisco – di queste elementari basi organizzative, vi sono senz'altro la riottosità e la reticenza di un sistema che non è in grado di rispondere a standard che sono – come dire – non di tipo europeo, ma certamente di arretratezza su un piano più globale e che sono certamente le ragioni assolute e principali della perplessità con cui gli investitori internazionali guardano al nostro sistema complessivo per quanto concerne l'esecuzione dei contratti.
  Qualcuno qui ha citato esattamente questo tema. Per quanto concerne i contratti di valore assoluto, soprattutto per quanto concerne i rapporti transnazionali, non ci sono contratti che abbiano clausole di scelta dei fori italiani. Sono contratti che vengono assistiti al massimo da clausole arbitrali che, per di più, raramente scelgono le camere arbitrali italiane. Anche con riguardo a questo punto, sottolineo alla sua attenzione il fatto dell'indipendenza degli arbitri: spesso e volentieri, gli arbitri si trovano ad essere poi professionisti e avvocati delle società più importanti a livello italiano ed europeo, minando anche la loro indipendenza.
  Il tema dell'arbitrato è stato più volte oggetto di riforma nel nostro Paese, ma mai con riferimento al punto dell'indipendenza. Questo per quanto concerne sia le camere arbitrali nazionali, sia tutto il sistema degli appalti, nell'ambito del quale ancora troppa conflittualità di interessi alligna su tutti i «formanti» professionali, da giudici, giudici ordinari e amministrativi, avvocati, professionisti e funzionari ministeriali.
  Anche questo è un tema su cui il Ministero deve lavorare e, da questo punto di vista, questo è un dato ineliminabile per quanto concerne la valutazione del sistema giudiziario in Italia da parte di investitori internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, signor Ministro, continuo nell'intervento rispetto a quanto affermato nella discussione generale di prima. È evidente, Ministro, quanto risulta in questa relazione: basterebbe vivere la quotidianità del sistema giustizia del nostro Paese per capire lo stato assolutamente comatoso in cui versa la giustizia del Paese e uno Stato che ha una giustizia che funziona ovviamente è uno Stato che si qualifica per essere uno Stato civile e democratico.
  Io prima le ho citato un esempio che le ribadisco. L'abbiamo voluta manifestare con dei cartelli l'indignazione, laddove un criminale, come è Kabobo (è un assassino e non è un pazzo), qualora dovesse essere liberato e quindi dichiarato incompatibile rispetto alla custodia in carcere e messo nell'ospedale di polizia giudiziaria, sarebbe una vergogna che credo si possa tranquillamente condividere.
  Una persona, un criminale che si macchia di un reato così grave, che prende a picconate tre poveri cristi che stavano andando a lavorare credo sia indegno per un Paese civile. Una persona come Kabobo deve scontare la pena in carcere. Si è parlato prima di certezza della pena e di certezza del diritto: qualora dovesse uscire dal carcere, questo sarebbe un grave fallimento del diritto, un grave fallimento della giustizia italiana e io spero che lei possa condividere con noi questo gravissimo pensiero.
  Vogliamo però essere fiduciosi rispetto al fatto che il riesame non accolga Pag. 40l'istanza di scarcerazione. Ministro, è una giustizia – come dicevo prima – malata, una giustizia gravemente malata.
  Lei ci ha dato i numeri relativi all'arretrato: 5,2 milioni di cause civili pendenti e 3,5 milioni di cause penali pendenti sono un fardello pesantissimo che ci portiamo dietro e diventano, evidentemente, un ostacolo, un ostacolo gravissimo allo sviluppo del Paese, un Paese che ha un arretrato così pesante che si porta dietro.
  Un Paese dove ci vogliono 3 mila giorni per arrivare ad una sentenza definitiva, dove servono 8 anni per una sentenza di fallimento, quasi 600 giorni per una sentenza di primo grado in ambito civile è, evidentemente, un Paese che non è appetibile per chi vuole venire ad investire nel nostro Paese. L'arretratezza del nostro sistema giustizia costa un punto di PIL, 2,3 miliardi di euro e rappresenta inevitabilmente un disincentivo allo sviluppo economico del Paese.
  Sappiamo benissimo che la bacchetta magica non ce l'ha nessuno, però quello che imputiamo a lei e quello che imputiamo al Governo è, in questi nove mesi, di essere stati troppo tiepidi nelle misure che vanno nella direzione di potere bloccare l'irragionevole durata dei processi e scontare l'arretrato pendente.
  Ministro, il meno 4 per cento che lei ci ha annunciato prima nel contenzioso, meno 4 per cento di contenzioso, non è frutto di un sistema di giustizia civile e penale che funziona meno. Esso deriva semplicemente da un aumento dei costi di accesso alla giustizia, su cui noi siamo contrari. Sono stati fatti gli aumenti dei contributi unificati e, quindi, diventa più difficile e più costoso. La giustizia diventa inaccessibile ai cittadini e questa non è giustizia. Noi non possiamo caricare sulle spalle dei cittadini, che chiedono giustizia, costi ulteriori e costi eccessivi.
  Quindi, si è fatto poco, si è fatto poco o non si è fatto nulla. È per questo che il nostro è un giudizio assolutamente negativo sull'operato. Non si è intervenuti su alcuni temi dove si poteva e si doveva intervenire. Cito, ad esempio, il tema della responsabilità civile dei magistrati. Nessuno vuole penalizzare i magistrati, ma chiediamo che i magistrati, come tutti gli altri professionisti del diritto, nel momento in cui sbagliano per dolo o colpa grave paghino, paghino direttamente. Ci sono svariate proposte di legge. Guardo l'attuale Vicepresidente della Camera, Giachetti, che ha presentato delle proposte di legge in materia di responsabilità civile dei magistrati, in modo particolare sui filtri. Noi abbiamo sei filtri alle domande di ammissibilità sulla responsabilità...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Molteni. Colleghi, capisco che ci avviciniamo al momento del voto e che rientrate in Aula, però non è che chi parla dopo ha meno diritti di chi ha parlato prima. Quindi, pregherei tutti, se è possibile, di abbassare il tono della voce. Prego, onorevole Molteni.

  NICOLA MOLTENI. Dicevo che sulla responsabilità civile serve mettere mano alla legge n. 117 del 1988 non – e lo ripeto – per penalizzare i magistrati, ma per responsabilizzare i magistrati. Tutti i professionisti del diritto quando sbagliano pagano e riteniamo opportuno che anche i magistrati, laddove sbagliano per dolo o colpa grave, debbano pagare di fronte ai cittadini.
  Capitolo geografia giudiziaria. Ci siete lei e l'ex Ministro Severino, che precedentemente a lei aveva annunciato una riforma epocale. Glielo abbiamo detto, glielo ripetiamo e continueremo a ripetere che la riforma della geografia giudiziaria, la riforma delle circoscrizioni giudiziarie, non è una riforma epocale, ma è un disastro epocale. Basta girare, basta andare nei tribunali: non c’è un risparmio. I famosi 95 milioni di euro di risparmi non li vediamo. Si è ingolfato il sistema giustizia, si è rallentato il sistema giustizia. Non si sta fornendo un servizio efficiente ai cittadini e alle imprese. Si sono tolti dei presidi di legalità importanti.
  È stato annunciato che nel prossimo Consiglio dei Ministri verrà presentato un decreto correttivo su alcune sedi distaccate. Io me lo auguro e noi lavoreremo per Pag. 41quello. Avevamo chiesto una proroga dell'entrata in vigore della riforma non per delle logiche clientelari sul territorio, ma perché sul territorio vi erano alcune esigenze di mantenere alcuni tribunali che funzionano, alcuni tribunali efficienti. La Lega ha sempre detto: razionalizziamo. Va bene razionalizzare, ma nel momento in cui vengono chiuse 220 sedi distaccate su 220 qui siamo di fronte ai famosi tagli lineari e questo non va bene per il funzionamento del sistema giustizia. Quindi, ci auguriamo che non ci sia una chiusura netta sui tribunali, su quei tribunali che funzionano, su quei tribunali che danno giustizia ed efficienze funzionali ai cittadini.
  E ancora – e su questo punto guardo ancora il Presidente Giachetti – ci sono i famosi 200 magistrati fuori ruolo. Noi abbiamo 200 magistrati che potrebbero essere ricollocati all'interno dell'amministrazione giudiziaria e dare un servizio importante e, invece, vengono distaccati nelle amministrazioni periferiche dell'amministrazione.
  E ancora, Ministro, oggi il sistema giustizia si regge anche grazie al lavoro importante e fondamentale della magistratura onoraria. Lei ha fatto un piccolo accenno prima. Serve una riforma. Noi dobbiamo dare certezze, dobbiamo...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Molteni, aspettiamo, quando i colleghi avranno finito i loro comodi e smetteranno di parlare riprenderemo la discussione, finché non c’è silenzio in Aula io non proseguo. Prego, onorevole Molteni.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Dobbiamo tornare a investire sulla magistratura onoraria, sui giudici di pace, che rappresentano quel presidio territoriale fondamentale per poter dare giustizia anche in tempi rapidi, e quindi serve una riforma. La Lega ha presentato una proposta di legge sulla magistratura onoraria e vi invitiamo ovviamente a prenderla in considerazione.
  Tornando sul caso Kabobo, quest'ultimo accederà al rito abbreviato. C’è una proposta della Lega per rendere inapplicabile il rito abbreviato a chi si macchia di reati gravissimi. È in Commissione giustizia e la stiamo sostenendo, mi auguro ci sia anche il sostegno da parte del Governo.
  Bisogna investire. A Milano, sabato, la presidente Pomodoro le ha chiesto più uomini e più risorse. Io dico più uomini e più risorse soprattutto laddove abbiamo dei tribunali che funzionano. Ad esempio, il tribunale di Milano è un tribunale che funziona. Le ricordavo prima i numeri e i dati della durata dei processi: la media OCSE è di 250 giorni, la media italiana della durata di un processo in primo grado è di quasi 600 giorni, la media del tribunale di Milano è poco più o poco meno di 300 giorni. Il tribunale di Milano funziona, nel tribunale di Milano si è investito sull'informatizzazione, sulla digitalizzazione, sul processo telematico. Investiamo sulle best practice degli uffici. Il tribunale di Milano (ma anche, ad esempio, il tribunale di Torino) è efficiente ed è un modello che va preso appunto a modello per il buon funzionamento del sistema giustizia.
  Ci sono alcune proposte della Lega. Le citavo prima il tema della riforma della magistratura onoraria, c’è una proposta della Lega in materia di responsabilità civile dei magistrati, c’è una proposta della Lega – e io credo che il Parlamento ne debba discutere – sulla obbligatorietà dell'azione penale, poiché di obbligatorio non c’è assolutamente nulla, è puramente discrezionale e serve una riflessione. Così come serve una riflessione importante anche sulla necessità di sottrarre la polizia giudiziaria all'autorità giudiziaria.
  E poi c’è il tema carceri, Ministro. In nove mesi quattro «svuota carceri», quattro indulti mascherati. Abbiamo sentito nel dibattito complessivo che da tutte le forze politiche e dal Governo, per bocca del Ministro stesso, si invoca l'indulto. Qualcuno ha avuto timore a pronunciare le parole indulto e amnistia, ma si è parlato, in modo particolare da parte del Partito Democratico, di atti di clemenza.
  Non è con gli indulti, non è con gli «svuota carceri», Ministro, che si affronta Pag. 42il problema del sovraffollamento delle carceri. Ministro, lei ha fatto il Ministro dell'interno, gli ultimi dati dicono che ogni secondo si verifica un furto. I furti, in modo particolare i furti nelle abitazioni, sono aumentati in maniera esponenziale soprattutto negli ultimi sei mesi. A Milano abbiamo un più 30 per cento, a Bologna un più 29 per cento. Se la risposta del Governo rispetto ad una maggiore richiesta di sicurezza da parte dei cittadini che vogliono vivere sicuri e tranquilli nelle proprie case e nelle proprie abitazioni sono gli indulti mascherati... Tra l'altro, Ministro, le faccio presente – l'abbiamo ricordato anche prima – che i magistrati che sono in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata ritengono la liberazione anticipata speciale un premio, una regalia, nei confronti dei mafiosi e dei criminali. Questo non ce lo possiamo permettere.
  Le annuncio, Ministro, una battaglia durissima a partire da questa settimana sul decreto «svuota carceri». Questa non è la direzione che i cittadini chiedono. Abbiamo una giustizia comatosa e la state affrontando con l'aspirina, quando invece servono provvedimenti molto più seri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà. Ovviamente ribadisco l'invito a tutti colleghi, in particolare chiederei ai colleghi del MoVimento 5 Stelle davanti a me: colleghi vi posso pregare gentilmente di consentire, abbassando il tono della voce, che tutti possano parlare ?

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, premetto subito che Scelta Civica approva e approverà la relazione del Ministro, che ha confermato sia la serietà degli intenti che gli sforzi profusi dal Ministero per far fronte a una situazione gravissima, che non si può dire di emergenza, visto che dura da anni, e che riguarda tutto il nostro sistema di giustizia, come i numeri illustrati oggi dimostrano. Sia il sistema penale che quello civile sono in una situazione di crisi profonda e non sono in grado oggi di rendere ai cittadini il servizio che dovrebbero rendere.
  La situazione delle carceri non c’è bisogno che la descriva, perché è stata descritta più volte oggi. Questo è il frutto di decenni nei quali, soprattutto gli ultimi, ci si è concentrati molto poco sui problemi strutturali e moltissimo su questioni che non erano sicuramente di interesse generale dei cittadini.
  Per quel che riguarda il sistema di giustizia penale, noi abbiamo detto fin da subito, fin dal messaggio alle Camere del Presidente Napolitano di quest'anno, che saremmo stati favorevoli a qualsiasi intervento di natura strutturale e che sottoscrivevamo completamente la posizione del Presidente, che era quella che si potessero valutare anche interventi di clemenza nell'ambito di una revisione strutturale del sistema.
  In questo senso, abbiamo apprezzato tutto quello che il Governo ha fatto, insieme al Parlamento, per intervenire sull'emergenza carceraria, perché riteniamo che i colpevoli di reati gravi debbano essere puniti e, al tempo stesso, che chi, invece, ha commesso dei reati per i quali il carcere non è necessario, in carcere non debba andare e si debbano adottare meccanismi sanzionatori differenti.
  Per questo, anche in relazione ad amnistia e indulto, ai quali il Ministro si è richiamato oggi, la nostra posizione è che se ne possa discutere nell'ambito di misure strutturali, possibilmente circoscrivendone l'ambito di applicazione a condotte per le quali il sistema oggi consente soluzioni diverse, cioè estendendoli a persone – penso a chi ha commesso reati lievi in materia di stupefacenti – che sono oggi in gran quantità nelle nostre carceri e che magari, con le nuove disposizioni, sarebbero, invece, in condizione diversa.
  Per quel che riguarda, invece, il sistema di giustizia penale più in generale, se gli interventi sono stati spesso condivisibili, i metodi e il procedimento seguito, non necessariamente per colpa del Governo, Pag. 43ma anche per colpa del Parlamento, che si è spesso bloccato e incartato e non è riuscito a procedere, non sono stati, invece, sempre dei migliori, perché credo che il ricorso continuo alla decretazione d'urgenza per questioni che esistono da anni – penso alla violenza di genere, che sicuramente non è un tema di urgenza immediata, e ad altre vicende simili, dove si è intervenuti da parte del Governo per l'inattività del Parlamento – sia un aspetto sul quale intervenire e riflettere, anche a livello parlamentare e di Governo, perché il sistema penale dovrebbe essere riformato con un altro livello di riflessione, con meno frammentazione di provvedimenti e in un modo più ampio e coerente.
  In questo senso, la riforma più ampia del sistema penale che il Governo ha annunciato è sicuramente un fatto positivo, perché dovrebbe contenere interventi su vari aspetti importanti in maniera più coerente, almeno auspichiamo.
  Vorrei toccare tre argomenti di merito, velocemente, che credo siano quelli sui quali nel prossimo anno sarebbe importante concentrarsi. Il primo, che sembra un po’ ignorato nell'ultimo periodo, perché stiamo parlando soprattutto di misure che risolvano l'emergenza carceraria, è quello della legalità e della lotta alla corruzione, che è uno dei problemi che danneggiano principalmente il nostro sistema economico. Nella scorsa legislatura si era arrivati quasi a un accordo su una riforma del sistema delle norme sul falso in bilancio, poi mai attuata. Come Scelta Civica, abbiamo presentato una proposta di legge che riporta a un livello di normalità le norme sul falso in bilancio e riteniamo che sarebbe importante portare avanti questo percorso.
  Analogamente, riteniamo che sia importante che i processi per i reati, soprattutto per quelli più gravi, si concludano senza essere prescritti. Per questo, abbiamo presentato una proposta di legge che prevede una riforma complessiva del sistema della prescrizione, in particolare una sospensione della prescrizione per due anni in appello e per un anno in Cassazione, per cercare di evitare quell'odioso fenomeno per il quale alcuni processi finiscono in corso di appello soltanto, magari, perché le indagini sono state avviate molto dopo la commissione del reato.
  Il secondo tema che vorrei toccare è quello della responsabilità civile dei magistrati o della responsabilità dei magistrati. Se ne è parlato molto: sicuramente ha fatto del male al dibattito di questi anni la polemica di chi insultava in maniera aprioristica qualsiasi iniziativa dei magistrati, occupava tribunali e gridava ai complotti.
  Credo, però, che altrettanto dannoso sia stato il comportamento di chi, invece, ha rifiutato, nello stesso modo pregiudiziale, qualsiasi discussione. Credo sia importante avviare una discussione seria sul tema della responsabilità dei magistrati, civile, ma soprattutto disciplinare, soprattutto perché le riforme che noi stiamo approvando in materia penale in questo momento aumentano la discrezionalità e i casi nei quali la decisione sul carcere, ad esempio, deve essere adottata dal giudice. Le valutazioni del giudice sono sempre più frequenti. Credo che, in questo contesto, sia fondamentale andare a discutere seriamente, ripeto, senza partigianerie, di come gestire i casi degli errori più gravi, perché le norme attuali sono evidentemente insufficienti, come l'andamento anche della sola applicazione della legge «Vassalli» dimostra in questi anni.
  Passiamo all'ultimo tema, che è credo il più importante. Io spero che, oltre al tema carceri, il 2014 sia l'anno della giustizia civile, perché il disegno di legge delega che è stato presentato dal Governo è sicuramente importante e contiene una serie di interventi, ed è fondamentale che si vada avanti. Oggi, infatti, parliamo solo di sistema penale, ma il sistema civile sta distruggendo – e non è una esagerazione – la nostra economia, perché giovani imprese che partono e hanno bisogno di lavorare, funzionare e incassare i loro soldi, non riescono a incassarli, e magari cattive aziende che non dovrebbero neppure essere sul mercato, ci rimangono semplicemente bloccando i pagamenti.Pag. 44
  Il tema dei crediti commerciali è un problema di crescita gigantesco, che oltretutto impedisce gli investimenti esteri perché per chi legge quanto dura un processo di riscossione di un credito in Italia, è impensabile venire a investire qui e cercare di avviare un'attività industriale qui.
  Il Governo ha previsto nel disegno di legge delega alcuni interventi importanti. Noi abbiamo presentato, sia l'onorevole Dambruoso che il sottoscritto, come Scelta Civica, delle proposte di legge...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Mazziotti Di Celso. Vi prego di fare silenzio, grazie.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Dicevo, noi abbiamo presentato delle proposte di legge su questo argomento, che prevedono alcune misure a costo sostanzialmente zero per accelerare i meccanismi e le procedure del processo civile e, in particolare, prevedono la gestione consecutiva dei procedimenti, che è una delle famose best practice di cui si è molto discusso e che non intacca minimamente l'indipendenza dei magistrati e degli uffici nello stabilire come gestire gli uffici stessi, ma che semplicemente prevede una cosa logica, e cioè che, se i processi vengono gestiti e completati uno dietro l'altro, il livello di attenzione, qualità e approfondimento da parte sia dei legali che dei magistrati è molto più elevato e quindi il processo va più veloce (le sperimentazioni lo dimostrano).
  Le proposte di legge prevedono inoltre una riduzione, neanche una eliminazione, della chiusura estiva dei tribunali, che è una cosa abbastanza unica dell'Italia, e credo unica anche tra gli uffici pubblici e inspiegabile, che è rimasta soltanto per motivi corporativi, e prevedono una serie di altri interventi specifici coerenti con quelli presentati dal Governo.
  Per questo chiediamo che il Governo sostenga anche l'attività parlamentare e incentivi l'attività parlamentare su questi temi che rientrano in quella politica del Governo di miglioramento della situazione della nostra giustizia e che sono coerenti con quegli sforzi per i quali noi oggi approviamo la relazione del Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Grazie. Pregherei i gruppetti e, in particolare, in questo caso, nei banchi del Partito Democratico, di cessare di infastidire chi vuole intervenire, deve intervenire e ha il diritto di intervenire, e magari anche di essere ascoltato. Ovviamente vale anche per gli altri.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA. Signor Presidente, sono alcuni anni che mi tocca svolgere l'intervento in occasione della relazione annuale sull'amministrazione della giustizia, e devo dire che, leggendo i vari documenti che sono stati presentati nel corso dell'ultimo paio di anni, lo schema è sempre lo stesso, cambiano marginalmente i numeri, e vi sono alcuni, anche qui, marginali giudizi legati chiaramente alle attualità politiche.
  Avevo letto tempo fa una divertente espressione dell'allora Ministro della giustizia Mino Martinazzoli, che, già all'epoca in cui lui aveva ricoperto questo incarico, in sostanza diceva: «Quando si parla di giustizia si parla sempre di sovraffollamento delle carceri, si parla sempre di arretrato giudiziario, si parla sempre di tempi dei processi, si parla sempre di geografia giudiziaria».
  Quindi, devo dire che i temi all'ordine del giorno – chiaramente con tutti quelli che sono gli accessori – sono sempre i medesimi.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Costa, io torno a richiedere..., onorevole Ghizzoni, onorevole Verini...., siccome si può parlare fuori, non capisco perché si deve parlare dentro l'Aula. Prego onorevole Costa, vediamo se riusciamo a sentire un intervento.

  ENRICO COSTA. È chiaro che questa attualità di interventi, che hanno avuto luogo trent'anni fa, dimostra che di passi Pag. 45avanti non se ne sono fatti molti. Ma soprattutto perché ? Perché penso che il tema della giustizia sia stato sempre affrontato dal legislatore, complice anche un tempo non adeguato alle coalizioni di Governo per poter affrontare i temi, in termini di emergenza; provvedimenti di emergenza che vediamo ancora in questa circostanza, affianco – e devo dire – ad alcuni provvedimenti organici, che però io non ho condiviso personalmente, che sono quelli relativi alla geografia giudiziaria, che quanto meno – devo dire – hanno dato un segnale di un provvedimento comunque con una gittata particolarmente lunga.
  Quando si parla di deficit di efficienza degli uffici giudiziari si parla di uno Stato, come il nostro, che ha quasi 5 mila contenziosi ogni 100 mila abitanti: è uno degli Stati in cui si litiga di più. Ma io non penso che sia legato alla natura del cittadino italiano arrivare a questo. Ci sono delle ragioni normative molto evidenti. Ci sono le troppe leggi che caratterizzano il nostro ordinamento: non sappiamo se sono 50 mila, 60 mila, 70 mila. È chiaro che in un ginepraio di questo genere chiunque trova il suo appiglio normativo per provare, anche quando ha palesemente torto, a far valere le proprie ragioni.
  Questa – secondo me – è la vera causa della grande litigiosità. Mi pare che siamo il quarto Paese in Europa in termini di litigiosità, ma, se non sbaglio, in altre statistiche siamo addirittura il secondo Paese d'Europa in quanto a nuove cause che invadono i tribunali nel corso di ogni anno.
  Noi dobbiamo, quindi, pensare al sistema della giustizia non come limitato al Ministero della giustizia, ma come esteso a tutta una serie di particolari di grande rilevanza che toccano il nostro sistema normativo. La semplificazione della normativa, la semplificazione dell'assetto normativo del nostro Paese è essenziale. La lotta alla burocrazia è altrettanto essenziale, perché si parte da qua, da questa confusione, da questi intrecci, da questa serie di norme che sostituiscono altre norme, le prime però non vengono abrogate, con un accavallamento e disordine normativo che porta un aumento chiaramente di quello che è il contenzioso giudiziario.
  Quindi, non si può pensare che sia solo il responsabile della giustizia, il Ministro della giustizia, a dover affrontare il tema sotto questo profilo. Deve essere un discorso, deve essere un approccio di più ampio respiro.
  Quando parliamo di arretrato da smaltire, noi sappiamo che abbiamo circa 9 milioni di cause, perché nel corso degli anni più o meno si sale o si scende ma sono sempre quelle. Ma non possiamo pensare di risolvere questo problema soltanto aumentando la tassa di ingresso per quello che riguarda gli appelli, le cause o i ricorsi e pensando che chiaramente si limiti l'ingresso o l'accesso alla giustizia solo attraverso l'aumento della tassazione.
  Questo sicuramente magari ci potrà dare qualche spicciolo numerico da poter spendere in qualche relazione, ma certamente consentirà di portare avanti le proprie ragioni soltanto a chi se lo può permettere. Quindi, anche sotto questo profilo è necessario un approccio organico.
  Quando parliamo di tempi della giustizia, parliamo di tempi in cui vengono affrontate le cause: cause civili in 7 anni e processi penali, in media, in oltre 4 anni.
  Ebbene, dobbiamo interrogarci su questo e dobbiamo farlo qua anche attraverso una revisione organica di quelli che sono i codici, di quelle che sono le norme base che gestiscono e che sovrintendono a quella che è l'amministrazione della giustizia.
  E, venendo ai temi più attuali, non dobbiamo dimenticare chiaramente l'approccio legato al numero di detenuti, un approccio che ha molto concentrato l'attività del Governo, sia attraverso la decretazione d'urgenza, sia attraverso delle norme presentate attraverso delle proposte di legge parlamentari, che sono comunque state sostenute dal Governo.
  L'auspicio è che anche sotto questo profilo si esca dalla logica emergenziale. Pag. 46Abbiamo un decreto-legge, il cosiddetto «svuota carceri», che chiaramente ha un approccio molto emergenziale. Anche il fatto stesso...

  PRESIDENTE. Onorevole Di Lello, posso chiederle gentilmente... grazie. Prego, onorevole Costa.

  ENRICO COSTA. Anche il fatto stesso di essere un decreto-legge denota la sua caratteristica di provvedimento di emergenza. Dobbiamo quindi cercare di uscire da questa logica.
  Noi sicuramente, signora Ministro, sosterremo quelli che sono i suoi giusti obiettivi. Cercheremo magari di affrontare in termini costruttivi, anche con delle rimodulazioni, alcuni provvedimenti. Faccio un esempio: l'auspicio è che il suo decreto, cosiddetto «svuota carceri», venga completato attraverso un emendamento, e l'auspicio è che questo emendamento trovi il consenso, non soltanto dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista tecnico, che consenta di allargare la materia non soltanto ai detenuti definitivi, ma anche a quei tanti soggetti che si trovano in custodia cautelare.
  Ecco, il testo che abbiamo approvato in quest'Aula va veramente in questa direzione.
  Il problema è il cosiddetto doppio binario: l'uno con una velocità chiaramente caratterizzata dall'emergenza, l'altro ad un'altra velocità, caratterizzata dai tempi della proposta di legge parlamentare.
  L'auspicio è che i tempi, anche in un'organicità di visione della materia, possano essere abbinati. C’è stato un emendamento che è stato presentato, e quindi io spero veramente che si possa arrivare a questo risultato di maturità politica.
  Mi piacerebbe ancora parlare di un tema che è stato molto spesso oggetto di discussione politica. Il tema è quello della responsabilità civile dei magistrati, un argomento che molto spesso è stato affrontato in tema ritorsivo.
  Ecco, noi dobbiamo affrontarlo in tema di equilibrio rispetto a tutta una serie di professioni e di attività, per cui coloro che sbagliano vengano sanzionati in modo adeguato.
  Non bisogna colpire nessuno più del dovuto, ma bisogna fare in modo che anche nel sistema della giustizia, soprattutto nel sistema della giustizia, chi commette degli errori possa essere sanzionato.
  Troppa tolleranza non è accettabile e non è accettabile soprattutto dai cittadini, che chiedono una giustizia rapida, che chiedono giustizia equa, che chiedono una giustizia severa, ma sopratutto che chiedono che sia una giustizia credibile anche all'esterno (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni ed i docenti dell'Istituto di Istruzione Superiore «E. Mattei» di Cerveteri, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, signora Ministra, colleghi deputati, nell'intervento in dibattito generale, noi abbiamo parlato di mafia, abbiamo parlato di corruzione, abbiamo parlato di testi unici, di piante organiche di polizia penitenziaria, di esecuzione penale esterna. Ci aspettavamo, signora Ministra, magari due parole in più, due specificazioni, un entrare nel merito. Non è valso per noi, non è valso per altre forze politiche. E quindi ci risulta ostico votare favorevolmente a risoluzioni che in maniera non specificata, neppur minimamente critica, approvino la sua relazione.
  Ma l'esame dell'Europa si avvicina e il Parlamento non mi sembra che abbia affrontato con la dovuta serietà quella scadenza che arriva di «sentenza pilota» né le tensioni riformatrici e neppure, in questi mesi, devo dire, ahimè, il messaggio del Presidente della Repubblica sulla situazione della giustizia e delle carceri in particolare.
  È continuato a prevalere in quest'Aula un triste palleggio di carattere ideologico già visto più volte e che oggi purtroppo si Pag. 47è ripetuto con quei cartelli esposti al di là del merito e del buonsenso. È un bilancio difficile quello che facciamo, ma che è finalmente possibile tracciare. Oggi è possibile giudicare gli interventi legislativi delle scorse legislature. Lì c’è stato un grande inganno – non lo dico per la prima volta, è utile ripeterlo – . Si è fatto credere che sicurezza dei cittadini e carcere andassero a braccetto sempre e comunque: così non è stato, così non è e così non sarà. E trovo incomprensibile l'atteggiamento di quelle forze politiche che difendono l'esistente a prescindere. Vorrei chiedergli se piace loro la situazione attuale, se ritengono che i cittadini siano soddisfatti del lavoro che avete compiuto (perché spesso questi sono stati i protagonisti) delle leggi in vigore. È evidente che non si può fare solo la critica del passato. Bisogna guardare al futuro e servono strategie nuove, servono leggi nuove. Se non si mette mano al cuore industriale dell'errore che sono i due testi unici, quello sull'immigrazione e quello sulle droghe, due testi che con evidenza non hanno superato l'esame del tempo, se non si mette mano a questi credo che l'origine di molti mali (ce ne sono degli altri) del sistema giudiziario e di quello carcerario rimarranno lì esattamente dove sono. Questi testi unici sono l'origine del problema, ma sono anche il bandolo della soluzione. Il mondo comincia qua e là a correggere gli errori. È tempo di farlo anche in Italia. La paura dell'ignoto è oggi certamente meno forte di quella del noto, di quello che abbiamo visto. Anche perché possiamo guardare appunto ad esperienze concrete, ad interi Stati che sperimentano politiche diverse. Abbiamo, lo ripeto, esempi concreti. Nell'azione del Governo di cui riconosciamo sul tema della giustizia un attivismo tutto speciale rispetto ai precedenti Esecutivi, nell'azione del Governo riscontriamo molte debolezze, tante debolezze. Le riforme soprattutto non si fanno a costo zero, non si fanno a piante organiche inchiodate; se non si riconosce – lo ribadisco – l'uovo del serpente, le tante cause antiche del sistema, difficilmente usciremo rapidamente da questa situazione, certamente non con i tempi che l'Europa ci detta. E allora vi abbiamo parlato di geografia giudiziaria. Staremo a vedere cosa racconterà l'organismo ministeriale costituito per il monitoraggio, perché sono certamente vere e giuste forse le esigenze di razionalizzazione, ma da ogni luogo e da ogni territorio sono emerse critiche anche pesanti sia sulla razionalità che sui risparmi che se ne dovrebbero conseguire.
  Un ultimo passaggio – e vado a concludere –, ce ne sarebbero tanti altri...

  PRESIDENTE. Prima che l'onorevole Farina concluda, io torno a chiedere a tutti quanti, se fosse possibile... grazie.

  DANIELE FARINA. Ai colleghi della Lega dico: voi avete esposto dei cartelli su una vicenda straziante. Ebbene, quella vicenda, che riguardava Kabobo, è accaduta nel raggio di 100 metri da casa mia, a Milano, a Niguarda. Quando siete venuti in quella sede a strumentalizzare, quel quartiere vi ha risposto di non venire a farlo e di rispettare il dolore e anche il lavoro della magistratura. Con quello che avete fatto oggi e quello che state dicendo, mi sembra di capire che non avete capito la lezione e che continuate a non rispettare né l'uno, né l'altro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, Ministro, colleghi e colleghe, la Ministra ha condotto in maniera brillante un discorso assolutamente privo di contenuti, come già ho avuto modo di esporre stamattina di seguito alla precedente relazione. Ha fatto un discorso su ciò che è stato fatto – ovvero pochissimo e in maniera poco incisiva – e su ciò che dovrà fare, senza a mio avviso focalizzare l'attenzione sui veri gravi problemi che ci affliggono mettendo a rischio il sistema Paese.Pag. 48
  Io vorrei che ascoltasse con attenzione le parole di chi è preoccupato per quello che sta accadendo per questo momento storico di incertezze, di scelte deboli e poco eclatanti. Noi siamo qui dentro a decidere le sorti del nostro Paese, ma il Paese è fuori: sono fuori i suicidi dei carcerati, sono fuori i delinquenti che agiscono indisturbati, mentre sono dentro quelli ingiustamente giudicati.
  L'amministrazione della giustizia in Italia viene avvertita dai cittadini come distante e incapace di contribuire al progresso civile. L'attuale irragionevole durata dei processi e la mancanza di certezza dei tempi della giustizia costituiscono, tra l'altro, un grande disincentivo agli investimenti nel nostro Paese. In particolare, nel corso della presente legislatura la questione giustizia è stata relegata a una serie di piccoli interventi dagli orizzonti limitati. Lo stesso Presidente del Consiglio Letta, nel suo discorso dell'11 dicembre alla Camera per chiedere la fiducia sul proprio programma di Governo, ha solo accennato alla questione, tralasciando completamente la necessità di un dibattito che sia realmente costituente sull'assetto della giustizia.
  Perché vede, signor Ministro, se c’è un'autorità morale, quale Papa Francesco, che ci indica una strada e un monito di reale speranza, qui ci sono strumenti meno forti, forse, dal punto di vista della volontà di seguire quelle indicazioni.
  Il sistema giudiziario dell'Italia ha bisogno di interventi idonei a ridurre la durata dei processi civili e penali. A tal fine è necessario individuare strumenti moderni, soluzioni adeguate ed effettivamente praticabili per rispondere ai bisogni di sicurezza, per ripristinare un efficace servizio della giustizia nel rispetto dei principi costituzionalmente sanciti e per garantire l'effettività dei diritti di tutti i cittadini e la competitività del sistema economico e produttivo del Paese.
  Le proposte di referendum abrogativi sulla giustizia avanzate nei mesi scorsi sono state bocciate sul piano della regolarità formale, ma è evidente che sul piano sostanziale tantissimi italiani hanno chiaramente espresso la volontà di riformare il sistema di governo della magistratura. La politica ha, quindi, il dovere di dare ascolto a queste istanze e proporre soluzioni.
  Noi come gruppo di Forza Italia abbiamo più volte avanzato delle proposte. In diverse occasioni ci siamo battuti su alcuni temi a cui lei, signor Ministro, non ha fatto assolutamente cenno, e noi riteniamo che siano indispensabili per un Paese civile quale dovrebbe essere l'Italia. Non ha fatto alcun cenno alla responsabilità dei magistrati, non ha fatto alcun cenno al problema delle intercettazioni, eppure sappiamo bene – è inutile mettere la testa sotto la sabbia – che sono dei temi scottanti, che hanno la loro radice e la loro importanza per lo sviluppo del nostro Paese, per lo sviluppo dell'Italia.
  Non abbiamo fatto nulla in ordine a quello che è stato il monito del Presidente della Repubblica: il Presidente della Repubblica che viene osannato da tanti e soprattutto da voi ! Ecco allora perché il Governo non ha fatto un decreto-legge d'urgenza sul problema delle misure carcerarie o meglio sul problema delle carceri.
  Vediamo solamente pannicelli caldi che non risolvono in toto il problema. È chiaro che l'amnistia e l'indulto, come lei sa e come ho avuto modo di dire stamattina, per noi rappresentano una sconfitta dello Stato; però è vero anche che l'amnistia e l'indulto, in assenza di quella svolta che doveva esserci nel sistema dell'edilizia carceraria, oggi si rendono improcrastinabili. Perché con l'indulto si consentirebbe, sostanzialmente, di far uscire gran parte delle persone dal carcere e, quindi, di rendere una vita vivibile a chi fra quelle mura ci vive; allo stesso tempo, consentiremmo di azzerare, attraverso la depenalizzazione di alcuni reati o attraverso un'amnistia, di ripartire da zero, consentendo lo smaltimento dei tantissimi processi che oggi sono relegati nelle cancellerie dei tribunali.
  Per non parlare, caro Ministro, di quello che è stato, secondo voi, il fiore all'occhiello, ossia la riforma della geografia Pag. 49giudiziaria, ne abbiamo già parlato e lo vedremo. Possiamo solo dire che, a distanza di due mesi dall'entrata in vigore, si è ritenuto necessario fare un provvedimento con il quale si è tenuto contento qualcuno – e non si sa chi, perché e dove –, scontentando tutti gli altri, senza una logica vera circa la necessità e l'urgenza per quei territori. Queste ed altre sono le valutazioni che il gruppo di Forza Italia fa in ordine alla sua risoluzione.
  Pertanto, concludendo, dichiaro il nostro voto contrario sulla risoluzione favorevole alle dichiarazioni del Ministro Cancellieri, in quanto le comunicazioni del Ministro non mostrano alcuna soluzione idonea a risolvere i gravi problemi della giustizia italiana, né indicano la corretta copertura finanziaria dei pochi interventi annunciati. Dichiaro altresì il voto favorevole alla risoluzione presentata dal mio gruppo, contraria alle dichiarazioni del Ministro Cancellieri oggi espresse in questa sede (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, Ministro, a distanza di otto mesi dall'inizio del suo incarico, ci troviamo qui a fare il punto sullo stato della giustizia in Italia. Ebbene, il bilancio è un vero e proprio lago di sangue. In questi mesi, questo Governo e questa maggioranza hanno ridotto in brandelli quel poco che restava della giustizia italiana, una giustizia che, grazie ai suoi continui tagli, Ministro, esce completamente massacrata da quel vero e proprio mattatoio che è diventato il suo Ministero.
  Una premessa fondamentale: ci asterremo volutamente dal parlare dell'ormai tristissimo scandalo Ligresti, e non perché abbiamo dimenticato quella pagina orribile della politica italiana: quella ferita brucia ancora forte in tutti noi cittadini, che crediamo in una giustizia uguale per tutti come unica giustizia possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non ne parleremo, Ministro, perché dopo quello scandalo diamo per scontato che lei non sia più il nostro Ministro della giustizia. Non sarà certo un voto di fiducia di questi partiti a legittimare un Ministro che, mentre le forze di polizia arrestano una famiglia coinvolta in uno scandalo finanziario di 600 milioni di euro...

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, mi ascolti. Noi abbiamo all'ordine del giorno un argomento preciso. Lei ha fatto un inciso che riguarda un altro tema, che si è discusso in un'altra occasione, e io gliel'ho fatto fare. Adesso io la prego di ritornare all'argomento, quindi la richiamo all'argomento, perché l'argomento è la risoluzione (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... Colleghi, è così (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Vi informo che è così ! E vi prego, per favore, di far continuare il vostro collega, Bonafede, che deve attenersi al tema (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non stiamo discutendo della mozione di sfiducia nei confronti del Ministro, quindi, la prego serenamente, onorevole Bonafede, di riprendere il suo ragionamento sulla base di quello che è l'ordine del giorno. Grazie.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, mi permetta però di contraddirla, perché ritengo che, nella valutazione del MoVimento 5 Stelle in ordine allo stato della giustizia in Italia, lo scandalo Ligresti possa avere anche una sua rilevanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Su questo, d'altronde, possiamo non essere d'accordo. Tra l'altro, Presidente, mi dispiace...

  PRESIDENTE. Assolutamente sì e le faccio recuperare il tempo, onorevole Bonafede, basta che ci intendiamo. Ovviamente, quell'aspetto può sicuramente rientrarci: siccome lei lo stava facendo in riferimento alle responsabilità del Ministro della giustizia e l'argomento è stato già trattato da quest'Aula, peraltro sulla base Pag. 50di una mozione presentata, le sto semplicemente chiedendo di non personalizzare quell'argomento, che è estraneo alla discussione che stiamo facendo oggi. Ci siamo intesi, onorevole Bonafede ? Penso di sì.

  ALFONSO BONAFEDE. Perfettamente, anche se non stavo personalizzando nulla.
  Come dicevo, Ministro, ribadisco che diamo per scontato – e questo per me è essenziale – che lei non è più il nostro Ministro della giustizia, visto che si è messa a disposizione di quella famiglia e ha solidarizzato, chiamando don Salvatore Ligresti: povero figlio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Uno che, per decenni, ha tenuto in mano i politici come marionette, tanti miseri Pinocchio di legno che non vivranno mai il lieto fine di diventare uomini. Ma allora, perché siamo qui, se lei non è il nostro Ministro ? Semplicemente perché, in virtù di quel voto di fiducia, lei è ancora il Ministro della giustizia del PD di Matteo Renzi, che diceva che l'avrebbe sfiduciata quando non era segretario – ricordiamo che ancora deve essere votata la mozione in Senato con Renzi che ora, invece, è segretario – e ovviamente, visto che ormai c’è perfetta sintonia, lei è Ministro della giustizia anche del PdL, o chiamatelo come credete, di Silvio Berlusconi, escluso dal Senato perché condannato e accolto nella sede del PD come possibile padre della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Lei è il Ministro di quel sistema di intrecci che si alimenta dietro le quinte ai danni di noi cittadini; per scelta esclusivamente imputabile agli altri siamo qui e con lei ci dobbiamo ancora confrontare, lo dobbiamo a tutti i cittadini italiani che non vogliono che l'Italia rimanga nelle vostre mani.
  Torniamo alla giustizia: cosa è stato fatto in questi mesi ? Ci piacerebbe dire che non è stato fatto nulla, e invece no, purtroppo qualcosa avete fatto. Per capire di cosa stiamo parlando proviamo ad immaginare un'aula di tribunale, immaginiamo di essere lì con una telecamera nascosta, proviamo a capire cosa vediamo. Cominciamo con il giudice: dopo il decreto del «fare finta di fare» è un precario, non c'erano soldi per i concorsi e potrebbe essere anche un notaio a riposo che prenderà una piccola aggiunta alla sua pensione. Passiamo al cancelliere: ops ! non c’è nessun cancelliere, non ci sono soldi per i concorsi. C’è però un giovane laureato di venticinque anni, è ambizioso, vuole fare il magistrato, è cresciuto con il mito di Falcone e Borsellino. Questo Governo gli ha detto di andare a lavorare per la giustizia, di aiutare i giudici, non lo pagherà nemmeno un euro, ma gli ha promesso che sarà un'esperienza formativa. Caliamo la nostra telecamera nascosta nei pensieri di quel giovane, mi sembra già di sentirlo mentre chiede a se stesso perché il Governo può permettersi così impunemente di sfruttare la sua voglia di imparare e di rimanere in Italia; mi sembra di sentirlo mentre si chiede perché non ha ancora deciso di andare all'estero. Vuole fare il magistrato, crede ancora nella giustizia, gli avevano detto...

  PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia...

  ALFONSO BONAFEDE. La prego poi di farmi recuperare, Presidente.

  PRESIDENTE. Tutto, recupererà.

  ALFONSO BONAFEDE. Gli avevano detto che, dopo 18 mesi di sfruttamento presso il tribunale, avrebbe potuto almeno accedere al concorso in magistratura. Ora gli hanno spiegato che, dopo lo sfruttamento in tribunale, dovrà fare un anno di scuola di specializzazione a pagamento e soltanto allora, all'età di 28 anni, dopo circa tre anni di sfruttamento, sarà pronto per partecipare al concorso in magistratura. Ma, ovviamente, dovrà attendere il primo bando utile. Quel giovane ha saputo che il MoVimento 5 Stelle aveva presentato un emendamento per riconoscere almeno un rimborso di 500 euro al mese, ma è stato bocciato perché non ci sono soldi. Gli hanno spiegato anche, a quel giovane, che i soldi per il finanziamento pubblico ai Pag. 51partiti, per i palazzinari, per le «pensioni d'oro», per le lobby delle slot machine, per gli F-35, per tutto questo i soldi ci sono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Mancano solo per quel ragazzo di 25 anni, e sinceramente non so come facciate ancora a guardare in faccia i vostri figli e a non vergognarvi.
  Ovviamente, Ministro, non mi riferisco a lei che ha il figlio top manager presso la Telecom a cui stiamo affidando, finalmente, la gestione dei braccialetti elettronici per chi è agli arresti domiciliari. Bella storia quella dei novanta braccialetti elettronici per chi è agli arresti domiciliari, bella storia quella dei novanta braccialetti elettronici costati allo Stato italiano 9 milioni di euro all'anno dal 2001 ad ora. Quei braccialetti il cui appalto è stato rinnovato dal Ministro dell'interno; e chi era il Ministro dell'interno ? Lei, Ministro Cancellieri, che adesso, nelle nuove vesti di Ministro della giustizia, emana un decreto che prevede l'impiego massiccio dei braccialetti in gestione a Telecom di cui è top manager suo figlio. È un cerchio senza fine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ogni tanto mi chiedo se, per questo Governo, l'indecenza ha qualche limite; la risposta la potete immaginare da soli. Ma torniamo a quell'aula di tribunale. Se si tratta di processo civile, c’è anche un signore, un cittadino che non ha i soldi per affrontare il processo e non sa cosa fare. Quando aveva deciso di iniziare la causa, non sapeva che la Cancellieri avrebbe aumentato del 300 per cento la marca da bollo per le notifiche, che avrebbe aumentato il contributo unificato e ridotto drasticamente i fondi per consentire il gratuito patrocinio. Tra l'altro, quel signore non sa ancora che nel nuovo «processo Cancellieri» è previsto che il giudice suggerisca costantemente alla parte di conciliare e di non continuare il processo, ma «vabbè»: dopo quattro anni di causa, saprà almeno se ha torto o ragione e soprattutto il perché, ma quando mai ! Non sa, quel cittadino, che la diabolica fantasia del Ministro della giustizia è arrivata a concepire la motivazione della sentenza a pagamento. Per non parlare del fatto che, in materia di sinistri stradali, con il «Destinazione Italia» i cittadini saranno costretti a rivolgersi ai carrozzieri di fiducia delle assicurazioni, e sembra che verranno dimezzati i risarcimenti dei danni non patrimoniali. Natale è passato, ma evidentemente per i regali alle assicurazioni c’è sempre tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  C’è anche un giovane avvocato in quell'aula di tribunale, uno di quelli che lei voleva incontrare solo per toglierselo dai piedi, uno di quelli che lavora in condizioni allucinanti e che riceve da lei soltanto accuse e indifferenza. Se poi parliamo di diritto penale, c’è un imputato; ha commesso un altro reato, era già stato condannato per associazione mafiosa, ma era fuori dal carcere grazie al suo indulto mascherato. E c’è anche la persona offesa dal reato; è incredula. Le avevano detto che l'imputato avrebbe scontato sette anni di carcere e lo ha incontrato per strada dopo tre anni e mezzo. Chissà perché c’è una parola che le rimbomba nella mente; quella parola è «vergogna». Le spiegano che il provvedimento è essenziale per svuotare le carceri, lei si è informata e ha capito che dopo anni di piani di sfollamento delle carceri e di commissari straordinari, dopo anni di appalti assurdi dati in pasto ai palazzinari di sempre, dopo anni, adesso lo Stato si ritrova semplicemente ad aprire le celle e a fare uscire detenuti. Questa, Ministro, non è una soluzione, è l'ammissione di un fallimento.
  Ma c’è di più: lo Stato si muove come un delinquente soggetto ad una sanzione. Non ve ne può fregare di meno di come stanno i detenuti, state facendo di tutto per limitare il numero semplicemente perché avete paura di pagare la multa all'Europa. Ma i detenuti che rimarranno in carcere continueranno a vivere in condizioni indicibili, continueranno a dormire con la pioggia che entra nelle loro celle e a farsi la doccia con l'acqua fredda. Lei è il Primo Ministro e questa è la prima maggioranza che, per vigliaccheria e per paura di parlare di indulto, fa uscire i Pag. 52mafiosi e i delinquenti per reati gravi dal carcere con un decreto-legge. Lo ha denunciato anche il procuratore nazionale antimafia, Roberti. E questo, immagino, per dare un segnale forte mentre proprio oggi si legge su tutti i giornali che, dal carcere, Totò Riina fa sapere che vuole che il giudice Di Matteo venga ucciso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sono già usciti – e mi avvio a concludere – cinque mafiosi, Ministro. Sono già usciti tanti altri condannati per tanti altri reati, senza motivazioni, senza criterio. Magari, chissà, il prossimo passo sarà quello di accoglierli nella sede del PD, non si sa mai ci sia tra di loro qualche nuovo possibile padre della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI. Signor Presidente, una coincidenza e un caso molto significativi fanno cadere questa relazione del Ministro e questo dibattito in un momento di grandi possibilità di cambiamento del nostro Paese. Non mi appassiona la retorica di chi parla di Prima, Seconda, Terza Repubblica, ma è indubitabile che se si eliminasse un bicameralismo farraginoso...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Verini. Soprattutto i colleghi dell'onorevole Verini, se potessero magari abbassare il tono della voce.

  WALTER VERINI. La ringrazio, Presidente. Dicevo che, se si eliminasse un bicameralismo farraginoso e non in sintonia con le esigenze del Paese, se si modificasse il Titolo V della Costituzione e se si approvasse, come possibile, una legge elettorale finalmente seria e democratica, il Paese guarderebbe al futuro con maggiore speranza e fiducia...

  PRESIDENTE. Veniamo all'argomento, onorevole Verini. Grazie.

  WALTER VERINI. La ringrazio del richiamo: arrivo subito al tema, Presidente, nei miei dieci minuti. Se questo è il quadro, se il 2014, come auspicabile, potrebbe essere l'anno delle riforme e dell'avvio della ripresa di un Paese per molti versi stremato, allora questo impegno, questa speranza devono decisamente essere indirizzati anche verso il settore della giustizia. Possiamo, dobbiamo farlo, senza più quel peso opprimente delle leggi ad personam che, per troppi anni, hanno impedito di affrontare i temi reali del funzionamento della giustizia. E possiamo farlo senza più quel clima di scontro che ha avvelenato il nostro Paese; e dobbiamo farlo in un clima di collaborazione, con la magistratura innanzitutto, della cui indipendenza e della cui autonomia noi siamo strenui difensori, come la Costituzione prevede; ma anche, Ministro (è stato già richiamato), con tutte le categorie professionali, a partire da quella forense, con la quale è necessario ristabilire un clima di dialogo e non di scontro.
  La relazione del Ministro, con i dati anche drammatici che ha richiamato, confermano questa esigenza, e indicano alcune strade da proseguire. Già gli interventi di Danilo Leva e di Alessia Morani hanno bene illustrato le proposte e le iniziative del Partito Democratico; e io lo voglio ribadire in questa dichiarazione conclusiva: il Partito Democratico c’è. Noi siamo disposti a mettere tutto l'impegno e la volontà a riformare una giustizia lenta, i suoi ritardi, i suoi carichi di lavoro, l'inefficienza del processo penale e soprattutto di quello civile.

  PRESIDENTE. Onorevole Bianconi !

  WALTER VERINI. E insieme a lavorare contro il disumano sovraffollamento delle carceri, e per una pena che sia davvero umana e fattore di rieducazione e reinserimento; e non solo perché ce lo impone la Costituzione, ma un principio di civiltà ce lo indica. In questi otto mesi, questo è stato l'impegno del Parlamento, della Commissione giustizia e del Partito Democratico; la Commissione, ed anche l'Aula, Pag. 53con il contributo di tutti, presieduta con rigore e competenza dalla collega parlamentare Donatella Ferranti, ha lavorato molto; e i diversi, molteplici provvedimenti approvati per esempio in materia di emergenza carceraria, e quelli in corso di approvazione, sono di grande rilievo, proprio perché strutturali, e una volta diventati legge, nelle prossime settimane, potranno anche rendere obiettivamente meno pressante, se non residuale, l'esigenza di provvedimenti di clemenza. Ma voglio ricordare anche altri provvedimenti di grande valore civile, come quelli presentati dal Governo sul reato di femminicidio, o quelli di iniziativa parlamentare legati all'introduzione del reato di omofobia, all'eliminazione della pena carceraria per i giornalisti nella diffamazione a mezzo stampa, o quello sui reati ambientali, approdato ieri all'esame dell'Aula; e voglio ricordare l'approvazione unanime della riforma dell'articolo 416-ter, per combattere la piaga del voto di scambio politico-mafioso.
  Ho sentito insulti nell'ultimo intervento, ho sentito nominare la parola «decenza». Lo vorrei dire, al gruppo 5 Stelle: sarebbe onesto, sarebbe rispettoso della verità, smetterla con gli insulti e con la propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e riconoscere che in questo lavoro, così come in quello di altre Commissioni e in altri campi, tutti questi parlamentari «abusivi» il loro dovere lo hanno fatto e lo stanno facendo. Meno insulti e più idee, allora ! E noi, come Partito Democratico, siamo anche disponibili a prevedere su questi temi la possibilità di stabilire sessioni parlamentari specifiche, intense, con tempi certi, nelle quali discutere ed approvare provvedimenti per la semplificazione del processo civile, per il completamento di quello telematico, per facilitare ed incentivare l'informatizzazione, e quindi la trasparenza del sistema; e per qualsiasi altra misura utile a semplificare, semplificare, semplificare, e garantire al Paese un processo civile di standard europeo, che rispetti innanzitutto i diritti dei cittadini, delle imprese, e le esigenze della crescita o degli investitori anche esteri.
  Siamo pronti poi – lo ricordava Morani, lo ricordava Leva – lungo la strada della deflazione del carico penale e di forme di depenalizzazione mirate e di semplificazione di un nuovo sistema delle pene.
  Infine, siamo pronti ad affrontare anche i temi della modernizzazione e riorganizzazione degli uffici giudiziari nell'ambito della riforma della geografia giudiziaria che noi approviamo, anche se ancora rileviamo criticità. Sono state ricordate le isole, per esempio oggi se ne rappresentavano situazioni come quella di Olbia, altre ancora sono all'esame di tante comunità locali, ma noi siamo favorevoli al lavoro per decongestionare gli uffici, per razionalizzare le risorse e per incentivare la necessità di risorse finanziarie umane e professionali.
  Ho finito, signor Presidente, voglio dire che siamo pronti anche ad affrontare e a continuare a discutere sui temi legati alla giustizia che potranno rendere il nostro Paese più europeo e più civile. Ho citato prima l'omofobia, ma noi siamo pronti a discutere – sono già calendarizzati – i temi del divorzio breve, delle adozioni nazionali e internazionali e le misure di tutela dei minori. E penso poi alla riforma e al superamento della vergogna del reato di clandestinità, simbolo di politiche per l'immigrazione sbagliate, inefficaci e incivili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), per le quali in diversi, a cominciare dalla Lega Nord che strilla molto, dovrebbero chiedere scusa.
  Noi siamo infine anche contro la cultura della droga, ma pensiamo anche al superamento delle norme sbagliate della Fini-Giovanardi, che non distinguono tra gli spacciatori e i ragazzini che si scambiano lo spinello. Potrei continuare, ma il terreno che il Ministro con la sua relazione ci ha offerto è un terreno che tutti dobbiamo cogliere con serietà, per l'Italia, non per noi. Dobbiamo farlo anche con due parole, con le quali voglio concludere, che si chiamano coraggio e innovazione. Pag. 54Proprio perché noi siamo difensori dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura, siamo anche disponibili a discutere insieme e non contro la stessa, forme di responsabilizzazione più trasparenti come quelle contenute nel disegno di legge presentato dal PD. Siamo pronti anche a discutere forme di semplificazione coraggiose, ridando alle istituzioni il primato. Lo ricordava il nostro segretario nazionale, non debbono più essere i TAR a discutere e a decidere sulla salute e non debbono essere le corti a decidere sulla legge elettorale, ma il Parlamento, la politica e le istituzioni.
  Ecco, Presidente, lo voglio ripetere, per noi questo 2014 dovrà essere un anno di cambiamento e di riforma anche della giustizia, perché in questo Paese non solo tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge, ma anche perché la legge sia uguale, efficiente e trasparente davanti a tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Avverto che secondo la prassi, la Relazione sull'amministrazione della giustizia trasmessa dal Ministro ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150, sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.
  Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Come da prassi – colleghi, vi prego di ascoltare – le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Pongo in votazione la risoluzione Verini, Costa, Dambruoso, Gitti e Pisicchio n. 6-00043, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piras, Nesi, Madia, Bargero, Corsaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  470   
   Votanti  438   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  296    
    Hanno votato no  142.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e la deputata Pellegrino ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Passiamo alla votazione della risoluzione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 6-00044.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la premessa e le lettere b), c), e), g), h), j) e l) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, dalle restanti parti della risoluzione su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 6-00044, limitatamente alla premessa e alle lettere b), c), e), g), h), j) e l) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccolo, Nesi, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  474   
   Votanti  446   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  399    
    Hanno votato no  47.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 55

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 6-00044, limitatamente alla restante parte del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Leva, Simone Valente, Alli, Nesi, Romele, Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  474   
   Votanti  348   
   Astenuti  126   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato  23    
    Hanno votato no  325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Turco ed altri n. 6-00045, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Leva, Dambruoso, Nesi, Palma, Venittelli, Crippa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  473   
   Votanti  434   
   Astenuti   39   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  377    
    Hanno votato no  57.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Orfini e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione della risoluzione Daniele Farina ed altri n. 6-00046.
  Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo, nel senso di premettere al primo capoverso del dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità di».
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Daniele Farina ed altri 6-00046, come riformulata su richiesta del Governo e in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dambruoso, Nesi, Patriarca, Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  467   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  410    
    Hanno votato no  57.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cirielli e Giorgia Meloni n. 6-00047, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ? Mi pare di sì.Pag. 56
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  476   
   Votanti  443   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  354    
    Hanno votato no 89.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Argentin e Rosato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione della risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00048.
  Avverto che, in conformità ai precedenti, tale risoluzione è preclusa nella parte in cui non approva le comunicazioni del Ministro, ma che nella parte restante contiene numerose indicazioni per l'azione del Governo ed è questa parte, quindi, che va posta in votazione.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00048, limitatamente alla parte non preclusa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nesi, Marroni. Ci siamo ? Non vedo mani alzate. Morassut, Nesi. Mi pare che ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  474   
   Votanti  425   
   Astenuti   49   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  339    
    Hanno votato no  86.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Burtone e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Sono così esaurite le comunicazioni della Ministra della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto del 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione del decreto-legge in materia di emergenze ambientali.

  La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Michele Bordo, Caparini, Capezzone, Dambruoso, Di Lello, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Gozi, Migliore, Pes, Pisicchio, Ravetto, Sani, Schullian, Sisto e Speranza sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

In ricordo dell'onorevole Sergio Stanzani Ghedini (ore 15,08).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed il rappresentante del Governo). Invito i colleghi, poiché ci accingiamo a fare una commemorazione, anche a silenziare i telefoni ed a prendere posto.Pag. 57
  Colleghi, come sapete, lo scorso 17 ottobre è venuto a mancare, all'età di novanta anni, Sergio Stanzani Ghedini, già membro della Camera dei deputati nella prima parte della VIII, nella IX e X legislatura e membro del Senato della Repubblica nella seconda parte della VIII e nella XII legislatura.
  Nato a Bologna il 1o marzo 1923, laureato in ingegneria, dirigente di Finmeccanica, partecipò, dando prova di grande coraggio e passione civile, alla lotta partigiana in Emilia Romagna.
  Fin dal 1946 fece parte degli organi dirigenti dell'Unione Goliardica Italiana, l'organizzazione laica degli studenti universitari fondata alla fine della Seconda guerra mondiale che, insieme alle organizzazioni studentesche cattoliche, formava l'Unione nazionale universitaria rappresentativa italiana, associazione, quest'ultima, di cui divenne presidente nel 1952.
  Iniziò la sua carriera politica come membro del Partito Liberale Italiano per essere, successivamente, tra i fondatori del Partito Radicale, nell'ambito del quale, oltre a costituire un importante punto di riferimento ed un interlocutore attento per tutti i dirigenti e gli iscritti, è sempre stato in prima linea nelle battaglie civili condotte da tale formazione politica.
  Nel partito ricoprì ruoli di primissimo piano, apportando, nel 1967, un fondamentale contributo alla redazione dello statuto e ricoprendo tra il 1988 e il 1993 la carica di segretario: in tale veste, ne ha promosso e realizzato lo sviluppo in ambito transnazionale.
  Eletto presidente del Partito Radicale transnazionale nel 2002, ha mantenuto tale incarico sino alla sua recente scomparsa. In qualità di presidente del comitato «Non c’è pace senza giustizia», si è impegnato con tenacia, determinazione e passione nella campagna per l'istituzione della Corte penale internazionale con competenza per i crimini di guerra, di genocidio, contro l'umanità e di aggressione.
  Come membro di questa Camera è stato componente, tra l'altro, della Commissione parlamentare per i procedimenti d'accusa, delle Commissioni igiene e sanità pubblica, trasporti, lavoro, agricoltura, attività produttive, bilancio, nonché della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Ha altresì ricoperto nella X legislatura la carica di segretario di Presidenza.
  Profondo conoscitore del settore dell'emittenza radio-televisiva, ha dato un prezioso apporto alla redazione e all'approvazione, nella X legislatura, della proposta di legge per la concessione di contributi alle imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale.
  Come componente del Senato, nella XII legislatura, è stato vicepresidente del gruppo parlamentare di Forza Italia. Sergio Stanzani è stato un protagonista della vita democratica italiana, un uomo di grande rigore, coraggio e coerenza, un politico appassionato, che ha sostenuto durante tutto il corso della sua vita la causa della libertà e della conquista dei diritti umani, civili e sociali.
  La Presidenza ha fatto pervenire ai familiari e al figlio Duccio, che sta assistendo ai nostri lavori e che salutiamo, le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
  Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Applausi).

  DANIELE CAPEZZONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, grazie, grazie davvero, anche per l'iniziativa che lei ha assunto di questo ricordo e per le parole così belle che ha voluto spendere. È per me un onore partecipare al ricordo – spero di farlo in modo minimamente adeguato – della figura di Sergio Stanzani, ed è un onore non solo per alcuni anni di comune militanza radicale – egli un monumento, uno dei Pag. 58fondatori di quel partito, io un ragazzino –, ma per ragioni più profonde che credo possano importare non solo in quest'Aula a chi – penso ad altri colleghi – ha condiviso quell'esperienza umana e politica nel Partito Radicale, in momenti diversi, ma credo possa riguardare davvero tutti.
  In questi anni – lo dico a chi non ha conosciuto Stanzani, lo dico, in particolare, ai colleghi più giovani di me – in cui, a torto o a ragione, si parla di antipolitica e, diciamolo, il ceto politico non ha spesso molti e solidi argomenti per chiedere ai cittadini rispetto e fiducia, invece la biografia di Sergio Stanzani ha il valore di una grande testimonianza della possibile nobiltà della politica; voglio ripeterlo ancora, della possibile nobiltà della politica.
  La sua è una storia italiana, da conoscere e da far conoscere, che per i più giovani avrebbe il valore di un romanzo di formazione. Sia consentito, spiace constatare che, perfino nell'ottobre scorso, in occasione della sua scomparsa, il sistema dei media italiani, scritti e audiovisivi, quasi senza eccezioni, sia stato così avaro nel far conoscere la sua vicenda. Si dirà: è la solita polemica sull'informazione di uno dei figli della scuola radicale. No, mi permetto di dire a quei media: cosa vi siete persi, voi, media italiani, a non far conoscere la vita e la storia di Stanzani, che lei, Presidente, ha ricordato.
  Cito disordinatamente la sua esperienza giovanile nella Resistenza; Resistenza, va ricordato, che non fu solo Resistenza comunista e cattolica, ma fu anche una Resistenza con una componente laica, liberale, radicale e azionista. Poi, la sua esperienza universitaria, che lei citava, Presidente, di grande animatore dell'Unione Goliardica Italiana, scuola e palestra di vita e di politica liberale, libertaria, innovativa, anticipatrice.
  Poi, la sua vicenda professionale di dirigente di Finmeccanica, della grande impresa pubblica, così come poteva concepire tutto ciò un radicale e un liberale onesto e capace. Ancora, la sua militanza nella sinistra liberale e, da quella costola, l'azione per la rifondazione del Partito Radicale, insieme a Marco Pannella e ai suoi compagni di strada di una vita.
  Nel 1967, il lavoro sullo statuto che lei citava, Presidente, che è un lavoro di straordinaria attualità anche per l'oggi. Lo dico ai colleghi che si avvicinano oggi alla politica: un partito che nel 1967 diceva «congresso annuale e per obiettivi e per campagne», che diceva «centralità degli iscritti, congressi senza deleghe e senza delegati, assenza di probiviri e di espulsioni, di provvedimenti disciplinari», un partito che puntava e, per tanta parte, è riuscito a prefigurare in se stesso gli obiettivi liberali e libertari che indicava al Paese.
  Questo è il senso di tutta la sua vita politica: la militanza in un partito che, nelle sue diverse incarnazioni, ha cercato, con non pochi successi, un percorso fuori dalle due grandi chiese, la chiesa democristiana e la chiesa comunista, lo dico tra virgolette, essendo, di volta in volta, compagni di strada, in genere scomodi, della sinistra o del centrodestra – è stato ricordato che Sergio Stanzani, nel 1994, fu vicepresidente del gruppo senatoriale di Forza Italia – e tentando sempre di proporre sfide liberali agli uni e agli altri, dalle riforme istituzionali alla giustizia, dall'economia ai diritti civili, alla grande politica internazionale.
  Si dice oggi locale e globale. Sergio Stanzani fu locale e globale: papà di una delle prime gloriose televisioni libere degli anni Settanta e Ottanta, Teleroma 56, ma anche globale, con il suo impegno come leader di «Non c’è pace senza giustizia», l'organizzazione che si è battuta per la Corte internazionale contro il genocidio e i crimini contro l'umanità, e poi come segretario e presidente del Partito Radicale Transnazionale in anni in cui la transnazionalità delle grandi questioni sembrava un concetto strano, stravagante, ed era solo invece un'anticipazione di quello che oggi tutti sappiamo.
  E ancora – e concludo – il suo rapporto indicibile con Marco Pannella, impossibile da descrivere, l'amicizia di una vita, il rapporto fra due vecchi ragazzi, Pag. 59due tremendi ragazzi che però hanno scritto pagine, io credo, delle quali siamo tutti debitori.
  Ho speso qualche parola per rendere alcune pillole politiche di Sergio Stanzani, membro di questa Camera, membro del Senato della Repubblica anche, ma mi permetto di utilizzare l'ultimo minuto per fare quello che mi piacerebbe di più, e cioè restituire qualche pillola dello Stanzani persona, della sua vita, perché la vita è sempre più grande della politica.
  La sua lezione è letteralmente commovente, il suo impegno, lungo decenni, fino a novant'anni, fino all'ultimo istante della sua vita, per imparare ancora, per fare ancora, la sua capacità di appassionarsi e di discutere da pari a pari anche con l'ultimo collega o con l'ultimo compagno di strada arrivato. E come si appassionava e come si arrabbiava ! Fatevelo raccontare da chi per qualche anno è stato non solo oggetto, ma forse anche causa, di tante arrabbiature.
  Da dove si trova, mi permetto di rivolgergli un pensiero affettuoso e sorridente. Per quelli come lui, come me, come tanti di noi che, non aveva lui, e non abbiamo noi, certezza di fede sull'aldilà e viviamo il dubbio agnostico, lo stupore rispettoso, il confronto costante con il mistero nel quale siamo tutti immersi, una sola cosa è certa: il dovere e il piacere di ricordare le persone care che ci hanno preceduto, di conservarne la memoria, il sorriso, l'intelligenza, le cose che abbiamo da loro imparato, facendone tesoro e facendo il possibile perché altri ancora possano scoprirle, conoscerle, meditarle. È così che contribuisco al ricordo di un grande italiano, Sergio Stanzani (Applausi).

  ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Invito i colleghi, se è possibile, a mantenere il silenzio, giacché stiamo...

  ROBERTO GIACHETTI. La ringrazio, Presidente. Commemorare un parlamentare è sempre un compito singolare. Da un lato, si deve rendere onore ad un uomo che ha servito la nostra nazione e, dall'altro, bisogna tratteggiarne i caratteri che hanno dato corpo e forma all'azione politica, all'attività parlamentare, a tutto ciò che ha saputo e potuto fare per migliorare la vita dei suoi connazionali.
  Se, quindi, ricordare un parlamentare richiede una pervicace ed ossessiva attenzione biografica ed una attenta ricostruzione storica, ricordare un amico, un amico parlamentare, necessita di un particolare distacco, perché si è tentati di enfatizzare momenti ed episodi vissuti insieme, battaglie e proposte condivise, vittorie festeggiate magari con un semplice sorriso.
  Sergio Stanzani, per tutti noi Sergino, ha fatto parte di quella Italia che ci ha regalato aria di cambiamento, vera e sofferta lotta civile, fresca e pulita, e insofferente nei confronti di qualsiasi tentazione illiberale.
  Ha vissuto una stagione ricca di inquietudini politiche e morali che per mia personale considerazione non sono riuscite, se non in parte, a cambiare il nostro Paese.
  Lo ricordava lei, Presidente: classe 1923, bolognese di nascita e anche di piglio, non risponde alla chiamata alla Repubblica sociale italiana e, varcato il fronte, prende parte attiva alla Resistenza nella sua Romagna. La guerra ne segna la sua inclinazione al rispetto della persona contro le tirannie, alla laicità dell'operato, alla solidarietà verso i deboli e gli esclusi della vita, germogli di quelle che saranno in seguito le sue più meritevoli e conosciute iniziative politiche e sociali, di cui fu ispiratore e protagonista: il comitato «Non c’è pace senza giustizia», l'istituzione della Corte penale internazionale per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità, le campagne contro la pena di morte con «Nessuno tocchi Caino».
  Laureatosi in ingegneria, la sua formazione culturale e il suo impegno civile si legano indissolubilmente alla grande esperienza universitaria dell'Unione Goliardica Italiana, traccia indelebile del suo percorso politico. Il programma fondativo Pag. 60della Goliardia fu vissuto e interpretato da Stanzani come un vero leitmotiv della sua vita, dove in quella esperienza si fondevano cultura e intelligenza, amore per la libertà e coscienza della propria responsabilità di fronte agli studenti di allora, lavoratori di domani.
  Viveva alla luce di un'assoluta libertà di critica, senza pregiudizi e senza preclusioni. Attento più alle parole degli altri che alle proprie, sapeva trarre dalla operosità di chi effettivamente crede in ciò che sta facendo sintesi politiche feconde, lungimiranti e spesso precorritrici di nuove strade, oggi per tanti versi non ancora battute fino in fondo.
  Entra nel Partito Liberale Italiano, da cui ne esce per dare vita al Partito Radicale, insieme a Marco Pannella e ad altri amici e compagni. Eletto nel Popolo della Libertà nel 1994, fu scomodo alla destra, inviso ai comunisti, non gradito ai cattolici. Senatore e deputato, come lei ha ricordato, per più legislature, ha onorato le istituzioni da autentico liberale e libertario, convintamente consapevole di essere parte del tempio della libertà e della democrazia, convinto anche, però, che quel tempio spesso non sapeva rappresentare la democrazia.
  Diceva sempre che aveva letto poco e scritto ancora meno, ma la prova di democrazia pratica che ha lasciato a tutti noi è ineguagliabile. Mi riferisco allo statuto del Partito Radicale, che ha citato il collega Capezzone, pensato, discusso e approvato a metà degli anni Sessanta, quando i partiti erano gestiti a colpi di segreterie politiche e congressi preconfezionati. E se penso al lavoro che noi dovremmo fare, magari di revisione dell'articolo 49 della Costituzione, penso che ricordare i punti cardine di questo statuto, che è stato immaginato dal Partito Radicale nel 1960, sia qualcosa di assolutamente attuale, anche per la nostra riflessione: congresso a data fissa e non quando lo decide il segretario; possibilità per chiunque di potersi iscrivere con il versamento della semplice quota associativa; possibilità per gli iscritti di avere doppia tessera; possibilità per ogni iscritto, indipendentemente da mesi o anni di appartenenza e di iscrizione al partito, di avere il diritto di partecipare al congresso, parlare, votare e presentare documenti, intervenire, quindi, nelle reali scelte politiche del partito fin da subito e diventare, senza preclusioni, dirigente, perché scelto per le proprie proposte e per i propri progetti.
  Un antico proverbio cinese racconta che quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento. Ebbene, Sergio Stanzani ha percorso la nostra storia democratica e repubblicana così: come un semplice costruttore di mulini a vento capace di non fermare mai i cambiamenti che stava vivendo (Applausi).

  EUGENIA ROCCELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EUGENIA ROCCELLA. Signor Presidente, è difficile per me commemorare una persona come Sergio Stanzani, che, prima di essere un parlamentare, una persona pubblica, era per me prima di tutto una persona cara, come tutta la sua famiglia. Lo conoscevo da sempre, perché era un grande e fraterno amico di mio padre, Franco Roccella, e questo strettissimo rapporto nasceva dalla comune militanza nell'UGI, nell'Unione Goliardica Italiana.
  Mio padre dal profondo Sud era andato a Bologna per frequentare l'università e lì aveva conosciuto un gruppo di giovani che vivevano con grande vitalità e speranza, con l'entusiasmo della ritrovata libertà, il desiderio di ricostruire la cultura e la democrazia italiana.
  L'UGI, l'UNURI, gli organismi di rappresentanza studentesca furono la palestra di una generazione piena di un'energia che derivava dall'euforia per la ritrovata libertà, un'energia intellettuale che derivava appunto dalla fine del fascismo, una generazione certa che il futuro del Paese poteva essere disegnato ed inventato e che li avrebbe visti protagonisti.Pag. 61
  Dall'UGI è uscita l’élite intellettuale e politica del nostro Paese, fatta di professori universitari, di politici influenti, di professionisti di grande spessore, persone che si sono impegnate per rinnovare la cultura italiana, disincagliarla dalle secche del fascismo e liberarla dalle scorie ideologiche, aprendola ai flussi rinfrescanti ed innovativi che provenivano dall'Europa, dall'America, dal mondo.
  Di quel gruppo, mio padre insieme ad altri fu il teorico, colui che propose alcune idee e concetti, sintesi che ancora oggi sono ricordati, dal famoso manifesto che cominciava con le parole: «Goliardia è cultura e intelligenza» fino allo slogan: «Non l'unità delle forze laiche, ma l'unità laica delle forze».
  La caratterizzazione laica, non banale e non laicista, era componente essenziale di quella cultura, e a quella impostazione tutti loro sono stati fedeli fino alla fine.
  Laicità come approccio libero, non ideologico, alla conoscenza.
  Per capirsi, Sergio, che non era solo un laico, ma anche fortemente anticlericale e un po’ «mangiapreti», come si diceva allora, non si sottrasse però alla richiesta di essere mio padrino di battesimo, assecondando un desiderio dell'unica persona credente della mia famiglia, mia zia.
  Mi scuso per questo intreccio di ricordi anche personali, ma mi è impossibile commemorare Sergio senza ricordare anche i suoi amici, alcuni ormai scomparsi, altri ancora in vita, da Marco Pannella a Franco Roccella, a Gino Roghi, a Sergio Castriota e tanti altri che hanno giocato ruoli importanti anche quando non apparivano in primo piano sulla scena italiana.
  Sergio di quel gruppo era soprattutto l'organizzatore, la mente pratica, anche perché era uno dei pochi ad avere una formazione universitaria di questo tipo.
  Per tutti era, oltre che Sergino, l'ingegnere, e da ingegnere fece il suo cammino professionale, raggiungendo livelli apicali di grande responsabilità in un'azienda pubblica come Finmeccanica.
  Ma per tutta la vita Sergio è stato prima di tutto un appassionato di politica e sempre, fino alla fine, un radicale.
  Lo era quando Pannella raccolse l'eredità del vecchio partito di Pannunzio ed iniziò a trasformarlo profondamente, adeguandolo alla ventata di nuovo che veniva dai movimenti alternativi e non violenti americani.
  Lo è stato quando, ormai malato e costretto sulla sedia a rotelle, ha continuato a frequentare le riunioni di partito, ad occuparsi di politica, a seguire Marco Pannella nella sua avventura personale e pubblica.
  Ha condiviso battaglie antiche e nuove, accettando metodi di lotta molto lontani dal suo carattere, da quelli che appartenevano alla sua formazione ed al suo stile personale, ma la passione e le convinzioni hanno sempre avuto la meglio anche su eventuali riserve.
  La sua storia, la sua vita è legata in modo indissolubile a quella dello stesso partito che ha contribuito a costruire, un partito laico e libertario, che ha svolto un ruolo fondamentale non solo nell'ambito dei diritti civili, in particolare negli anni Settanta, ed è stato una grande scuola per molti di noi, molti che hanno continuato a fare politica, magari seguendo strade diverse.
  Questo nonostante sia sempre stato un piccolo partito, un partito che però ha mantenuto sempre, in fondo, quella caratteristica di gruppo di amici e di sodali che aveva all'inizio, e mai è diventato un partito come gli altri.
  Ricordo l'invito di Pasolini, che come testamento ha lasciato proprio al Partito Radicale la frase: «Continuate ad essere diversi, continuate a scandalizzare».
  Sergio di quel partito era stato tesoriere, segretario, autore dello statuto, giocando mille ruoli, oltre naturalmente ad essere eletto come parlamentare nelle sue liste.
  Commemorarlo vuol dire ricordare prima di tutto un modo di intendere la politica, un modo – è stato definito anche in quest'Aula adesso – nobile, un modo disinteressato, coerente, appassionato, coinvolgente, militante, che ha segnato tutta la sua esistenza ed ha insegnato tantissimo a tutti quelli che lo hanno Pag. 62conosciuto e gli sono stati vicini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia–Il Popolo della Libertà–Berlusconi Presidente).

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, abbiamo tutti e tutte in quest'Aula un debito di riconoscenza nei confronti di Sergio Stanzani Ghedini, per la sua storia, per il suo percorso intellettuale e politico, per l'impegno a migliorare e cambiare la società italiana e anche e soprattutto per il suo impegno sul fronte internazionale per rimettere al centro, in una stagione storica dove c'era la contrapposizione tra i blocchi, il grande tema dei diritti umani. Sergio Stanzani ha avuto un percorso estremamente interessante, ma sempre lineare. Lineare fu la sua scelta di partecipare alla Resistenza in Romagna. Lineare fu la sua adesione al Partito Liberale e poi, successivamente, attraverso la sua formazione laica e libertaria, al Partito Radicale di Marco Pannella. E sempre dentro una visione in cui la centralità dei diritti delle persone più deboli era fondamentale. Lesse il Sessantotto nella sua accezione più libertaria e meno ideologica. Fu curioso nei confronti del vento nuovo che veniva portato avanti dalle giovani generazioni. Fu sempre attento rispetto al tema, come ricordava il collega Giachetti, della riforma delle forme di partecipazione attiva alla politica. E fu tra i promotori fondamentali delle battaglie contro la fame nel mondo e contro la pena di morte. E fu, in qualità di presidente del comitato «Non c’è pace senza giustizia», uno dei promotori principali di quella Corte penale internazionale che oggi è una delle luci fondamentali che si accendono dentro un mondo attraversato da guerre, da violenza, da genocidi, da crimini contro l'umanità (crimina iuris gentium). E lui fu tra quelli che riuscirono a realizzare in una battaglia gigantesca questo sogno, nel tempo dei crimini di guerra nell'ex Jugoslavia, nel Ruanda, sprofondato in un genocidio mai visto, e nel tempo oggi del Centrafrica, dell'Uganda, del Darfur, della Repubblica democratica del Congo, attraversati da violazioni gigantesche che oggi sono all'attenzione di quella Corte penale internazionale di cui parlavo prima.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI (ore 15,35)

  ARTURO SCOTTO. Per questo dobbiamo ringraziare Sergio Stanzani e salutare con affetto la sua famiglia, per ringraziarla di aver dato e offerto alla politica e alla società italiana una grande figura come lui (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate (A.C. 1885-A) (ore 15,36).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1885-A: Conversione in legge del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate.
  Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 2.800, che è in distribuzione, con riferimento al quale il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato per le ore 16.
  Avverto, altresì, che prima dell'inizio della seduta gli emendamenti 1.40, 1.53, 1.79, 2.9, 2.22, 2.40, 2.290, 7.12, 7.13 e 7.17 sono stati ritirati dai presentatori.
  Avverto, infine, che le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno espresso il prescritto parere sui nuovi emendamenti presentati dalla Commissione contenuti nel fascicolo n. 3 e sui relativi subemendamenti. Tali pareri sono Pag. 63in distribuzione. (Vedi l'allegato A – A.C. 1885-A). In particolare, la Commissione bilancio, a seguito del parere favorevole espresso sugli emendamenti della Commissione 2.800, 2-bis.800 e 3.800, ha revocato le condizioni recate, rispettivamente, dagli emendamenti 2.706, 2-bis.700 e 3.700. Per effetto di tale revoca e ferme restando le altre condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione contenute nel parere espresso il 16 gennaio 2014, la Commissione bilancio ha subordinato il parere favorevole sul testo del provvedimento all'approvazione dei predetti emendamenti 2.800, 2-bis.800 e 3.800.
  Ricordo che nella seduta dello scorso 16 gennaio è stato, da ultimo, respinto l'emendamento Busto 1.15. Avverto che, a seguito della proposta di riformulazione dell'emendamento De Rosa 1.14, accettata dal presentatore, lo stesso verrà posto in votazione dopo l'emendamento Russo 1.56, a pagina 6 del fascicolo.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1885-A).

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A della seduta del 16 gennaio 2014 – A.C. 1885-A).
  Ricordo che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 1885-A).
  Passiamo quindi alla votazione dell'emendamento Busto 1.208.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, con questo emendamento volevamo solo chiedere l'analisi dei pattern della diossina. Analizzando le diossine, si può avere una specie di impronta digitale e, quindi, capire se queste diossine arrivano da un luogo piuttosto che da un altro. Facendo, dunque, questa analisi potremmo sapere da che luogo provengono gli sversamenti e, quindi, eventualmente individuare anche i colpevoli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, per dire che anche noi siamo favorevoli a questo emendamento. Dicevamo la settimana scorsa che ci sono una serie di emendamenti che vanno a favorire la quantità e la qualità delle analisi. Visto che facciamo un decreto sulla «Terra dei fuochi» ed è un decreto ad hoc sulla «Terra dei fuochi», penso che vada fatto bene e «fatto bene» significa che un maggior numero di analisi consente di avere una maggiore e più approfondita conoscenza della situazione, a tutela soprattutto dei cittadini residenti nonché anche di tutti quelli che poi sono consumatori dei prodotti che in loco vengono realizzati.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, l'intento è condivisibile, però la natura del decreto, che prevede, per la prima parte, uno screening molto veloce per decidere quelli che sono i terreni idonei ad attività agricola e quelli che non lo sono, non consente di effettuare quelle analisi che vengono suggerite e che potrebbero essere oggetto, invece, di un secondo approfondimento. Quindi il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Colleghi, vorrei chiedere a tutti se è possibile abbassare un po’ il tono della voce, perché diventa semplicemente faticoso anche semplicemente ascoltare gli oratori.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 64Busto 1.208, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gutgeld... Toninelli.... Gitti... Venittelli... Scuvera... Petraroli... Palmieri... Capodicasa... Toninelli... Roccella... Petraroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  403   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati D'Incecco, Diacono, Pes, Gnecchi e Cassano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Zan 1.24, sul quale è stato espresso il parere contrario della Commissione, del Governo e di uno dei due relatori di minoranza e favorevole dell'altro relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, questo emendamento a prima firma dell'onorevole Zan è un emendamento similare a quello precedente, però dice sostanzialmente una cosa che noi condividiamo: dice di utilizzare tutte le analisi che finora sono state pagate, che sono in essere e di cui abbiamo disponibilità. Quindi non avrebbe alcun costo aggiuntivo. Mi sembra un emendamento di buonsenso: abbiamo delle analisi che sono state fatte, perché non utilizzarle e non sfruttarle al fine di capire come è la situazione attuale della cosiddetta «Terra dei fuochi» ?

  PRESIDENTE. Aspettate, colleghi, perché per un problema del Presidente non era stato visto l'onorevole Zaratti, che voleva intervenire, e credo che volesse farlo per una ragione. Quindi, darò la parola prima a lui, poi vedremo.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, ritiro l'emendamento Zan 1.24.

  PRESIDENTE. La ringrazio e mi scuso con lei, onorevole Zaratti. Quindi, ovviamente, le dichiarazioni di voto su questo emendamento terminano qui.
  Passiamo all'emendamento 1.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.700 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico... Folino... Ci siamo ? Fantinati. Hanno votato tutti ? Mi riferisco a coloro che sono in Aula. Almeno auspico che quelli che entrano lo facciano rapidamente, soprattutto se sono giovani ! Sto per chiudere la votazione.

  CARLO SIBILIA. Stavamo lavorando, eravamo al Senato !

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, guardi che è colpa sua, è inutile che se la prende con il Presidente ! Rapidi, grazie. Appena ha votato l'onorevole Di Stefano, chiudo, quindi, teniamone conto.

  MANLIO DI STEFANO. Eravamo al Senato !

  PRESIDENTE. Ma voi siete eletti alla Camera, mi pare. Potremmo fare uno Pag. 65scambio culturale, onorevole Di Stefano ! Vi pregherei di accelerare. Mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  441   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  440    
    Hanno votato no  1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Rigoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e la deputata Rubinato ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'emendamento Russo 1.34.

  PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ritiro l'emendamento a mia prima firma 1.34.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Russo 1.35.

  PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ritiro anche l'emendamento a mia prima firma 1.35.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Grimoldi 1.36.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, questo emendamento a noi sta a cuore per principio, visto che vengono demandate alcune funzioni alla cosiddetta Agea. Il problema è che nella cosiddetta spending review, di cui sentiamo parlare dai tempi dell'insediamento del Governo Monti, questo ente rientra fra quelli che dovrebbero essere soppressi. Ora, non si capisce se l'intento del Governo è quello di parlare seriamente della spending review, come sentiamo ormai da quasi un anno – e, quindi, fare qualcosa di concreto, sopprimendo alcuni degli enti ritenuti inutili, annoverati tra quelli inutili, da tempo immemore – oppure continuare a blaterare di spending review, ma fregarsene nel merito di fare tagli, continuando ad aumentare le tasse e, anzi, demandando agli enti che dovevano essere soppressi nuove funzioni, come questo decreto prevede.
  Il Governo ha già risposto, affermando che si tratta di un decreto che attribuisce delle deleghe e delle funzioni a questo ente, ma la spending review sarà un provvedimento a latere che verosimilmente sopprimerà questo ente. Ora, non capisco perché siamo qui in fase di analisi di un decreto che dovrebbe essere il più omogeneo e calzante alla situazione mentre poi, con un prossimo venturo provvedimento, ci riproporremo di cambiare ciò che oggi stiamo facendo, prevedendo delle funzioni in capo ad un ente che forse, almeno a parole, tra qualche mese dovremmo sopprimere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA ORLANDO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, credo che la risposta di merito si debba dare anche perché questo tema è ricorrente in diversi emendamenti e in molti interventi che si sono succeduti. Noi abbiamo deciso di affidare, in un gruppo di lavoro tecnico che sta già oggi esaurendo le sue funzioni, questo ruolo di coordinamento ad Agea per una ragione molto semplice: Agea al momento è l'ente che ha più notizie a disposizione, più elementi per realizzare la mappatura dei suoli. Noi consideriamo che Pag. 66questo gruppo di lavoro debba esaurirsi rapidamente, sicuramente prima di quando si realizzeranno le indicazioni della spending review; e in tutti i casi, se dovessero trascinarsi delle code di questo lavoro, come è possibile, negli sviluppi ulteriori, sarà l'ente, che, in qualche modo, sostituirà nelle sue funzioni Agea, a dover proseguire questo lavoro. Ma la scelta che abbiamo fatto è quella di non istituzionalizzate questo gruppo di lavoro e di limitarci semplicemente a dargli un carattere tecnico. Partendo da questo presupposto, l'analisi che abbiamo compiuto è assolutamente empirica: qual è, tra tutti i soggetti che hanno mappato il territorio, quello che ha più elementi a disposizione ? Per ragioni storiche, che prescindono persino dalla funzione che Agea ha dal punto di vista normativo, il soggetto che ha più elementi sullo stato dei suoli in quell'area è in questo momento Agea. Abbiamo voluto così evitare qualunque forma di istituzionalizzazione e di formalizzazione, tanto che io credo che, quando questo ramo del Parlamento e il Senato avranno convertito questo decreto con l'ultima lettura, mi auguro che il lavoro di quel gruppo si sarà già esaurito, perché per il decreto quella è una funzione assolutamente transeunte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, che sa che su molti argomenti c’è stata convergenza e abbiamo registrato anche un'apertura proprio da parte sua, ma il problema è che stiamo parlando di un ente sotto inchiesta. Allora, c’è anche l'opportunità politica: stiamo parlando di emergenze ambientali che sono avvenute in un territorio proprio per connivenze e corruzioni anche della classe politica e diamo ancora, ancora una volta, l'organizzazione della mappatura ad un ente che è sotto inchiesta da parte della Guardia di finanza, che è stato commissariato e che ha avuto molti problemi nel passato. C’è anche un'opportunità politica, oltre che tecnica, che doveva essere valutata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, rispetto alle parole del Ministro vorrei sottolineare il fatto che noi abbiamo anche presentato un progetto di legge per l'abolizione di Agea, non solo per i motivi che citava il collega precedentemente, dovuti all'inchiesta. Non ultimo, c’è stato un premio a tre dirigenti di Agea, in funzione della spending review, molto elevato rispetto a quanto erano le previsioni. Ma io vorrei sottolineare al Ministro che gli obiettivi che Agea aveva in questi anni sono stati praticamente tutti falliti. La mappatura, le mappe che Agea ha a disposizione sono state utilizzate in una maniera sconsiderata. Forse era proprio quella di oggi l'opportunità per fare in modo di utilizzare gli archivi di Agea ma di non farglieli più gestire, perché con i danni che hanno combinato in passato non vorremmo che la stessa cosa si ripetesse adesso.
  Agea gestisce praticamente tutto il territorio nazionale per le funzioni che ha; lo fa in maniera omogenea, nonostante i territori, per i quali utilizza le funzioni che le sono state attribuite, siano estremamente diversi dal punto di vista morfologico, e questa cosa da Agea non è mai stata presa in considerazione. L'auspicio è che, invece, si voti questo emendamento di abrogazione delle funzioni di Agea, in questo caso, ma soprattutto che il Governo faccia il prima possibile una revisione di quell'agenzia, perché quell'agenzia è uno spreco e non è funzionale agli obiettivi che si propone.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo rapidamente solo per riconoscere Pag. 67al Ministro la disponibilità che ha avuto nell'analizzare questo provvedimento e per dire che, in parte, con il suo intervento, sono d'accordo. Se il problema è quello di recuperare più dati e informazioni possibili che sono in capo a questo ente, ad Agea, va benissimo, siamo d'accordo, recuperiamo le informazioni, ma non riteniamo che vada delegato a continuare a svolgere una funzione con riferimento alla quale non ha operato sicuramente in senso particolarmente positivo, come le cronache ci ricordano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, riconosco l'impegno del Ministro, e sono convinto anche della buona fede dello stesso; però lo invito a riflettere, e invito a riflettere il Governo, che se gli auspici del Ministro non si verificheranno, e nemmeno lui, come ha detto nel suo intervento, non ha certezza che i tempi saranno quelli auspicati dal Ministro stesso, si rischia di proseguire con delle procedure farraginose che dovrebbero spostare poi ad Agea o ad altro organismo il prosieguo delle procedure stesse, e quindi si rischia di andare non ad agevolare, ma andare ad aumentare la verifica stessa.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. E per questo credo che responsabilità – e mi ricollego, e concludo, all'intervento del mio collega Guidesi – sarebbe quella già di individuare un percorso definito, anche utilizzare il materiale che ha a disposizione Agea stessa, ma affidandolo ad un ente o ad un soggetto che possa avere continuità, fino effettivamente ad una certa ed esaustiva fine della procedura stessa.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Prima di dare la parola all'onorevole Matteo Bragantini saluto gli studenti delle classi II del Liceo scientifico Avogadro di Vercelli, che seguono i nostri lavori (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, trovo veramente assurdo: stiamo dicendo che stiamo per chiudere un ente, un'agenzia, e intanto le si danno ulteriori funzioni, perché si dice: ma sì, finché è in essere questa agenzia, finché...

  PRESIDENTE. Presumo che sia il suo telefono, onorevole Bragantini.

  MATTEO BRAGANTINI. No.

  PRESIDENTE. No ? E allora c’è qualche attentato ... Prego.

  MATTEO BRAGANTINI. Alla libertà di parola della minoranza: dopo la legge elettorale anche questo. Va bene.
  Dicevo, è una cosa veramente assurda, perché se continuiamo, come succede molto spesso e in moltissimi provvedimenti, a dire: sì, vogliamo abolire le province, però intanto facciamo la riforma delle province; vogliamo abolire questo ente, ma finché non lo aboliamo diamogli altre funzioni.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MATTEO BRAGANTINI. Sembra quasi che si continui, in questo modo, ad attribuire certe funzioni, ma, in questo modo, poi tali enti non verranno più abrogati, perché si dirà: lasciamogli il tempo per concludere queste indagini; successivamente verrà abrogata, verrà chiusa questa agenzia. Se si è deciso di chiudere un ente, smettiamo immediatamente di prevedere nuove funzioni e vediamo a chi andranno in carico, perché, altrimenti, vuol dire prendersi in giro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 68Grimoldi 1.36, con il parere contrario della Commissione e del Governo e quello favorevole dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Folino, Gasparini, Gregori, Gebhard...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  457   
   Votanti  428   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no  318    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento De Rosa 1.37.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, questo emendamento è un po’ l'emblema della nostra battaglia, quella del MoVimento 5 Stelle: portare i cittadini nelle istituzioni e farli collaborare alla vita pubblica. Noi chiediamo che i documenti per questi gruppi di lavoro possano essere forniti anche dai cittadini; quindi, che documenti cartacei e fotografie possano essere portati volontariamente anche dai cittadini per poterli utilizzare nelle indagini e nelle mappature. Non ci sembra un emendamento particolarmente gravoso per lo Stato ma semplicemente di buonsenso: far partecipare il cittadino al miglioramento del territorio dove vive.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Noi siamo favorevoli a questo emendamento e vorrei anche chiarire: ma scusate, da un lato, viene mandato l'esercito per monitorare la «Terra dei fuochi», vengono utilizzati tutti gli strumenti a disposizione per monitorare il territorio ma, dall'altro, non si vuole prendere in considerazione che ci possano essere dei cittadini che vogliono contribuire al flusso di informazioni che arrivano per capire lo stato dell'arte.
  Allora, mi sembra un'esagerazione, da un lato, se si decide di mandare l'esercito se, parimenti, non si vuole tener conto del contributo dei singoli cittadini bensì di quello di enti che magari male hanno operato come appunto il caso della AGEA di cui prima stavamo parlando.

  PRESIDENTE. Colleghi per favore, alla mia destra gentilmente possiamo abbassare un po’ la voce ? Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Per esprimere il nostro voto favorevole su questo emendamento. Qualunque tipo di partecipazione da parte dei cittadini in un processo così complesso come quello che riguarda il risanamento della «Terra dei fuochi» credo sia da prendere positivamente. Tra l'altro, voglio sottolineare che anche questo decreto, signor Ministro, arriva sull'onda di un grande movimento popolare, di una grande manifestazione che ha visto decine di migliaia di persone partecipare a Napoli per la prima volta e che tante delle informazioni che sono arrivate sui tavoli della politica derivano appunto dalla partecipazione dei cittadini e dal fatto che i cittadini si sono fatti protagonisti, diciamo, di questo grande problema che riguarda il loro territorio.
  Per questo penso che l'emendamento presentato sia da valutare positivamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, questo emendamento, a nostro parere, è molto importante anche perché conosciamo la complessità dei monitoraggi e l'estensione importante delle zone da Pag. 69controllare tanto che, addirittura, si è pensato di inviare l'esercito. Ormai la tecnologia consente di accelerare e di facilitare tutti procedimenti di mappatura e di controllo del territorio che a volte vengono svolti da associazioni o da privati cittadini spesso con prove decisamente inoppugnabili. Oltretutto le popolazioni interessate, in alcuni casi, sono state accusate di stare troppo in silenzio su questi gravi crimini che si compivano sui loro territori; per cui questo emendamento in qualche modo dà la possibilità di contribuire al ristabilimento dell'ordine.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, questo emendamento è esemplificativo della nostra volontà. Spesso, le istituzioni sono state assenti e cieche di fronte a questi problemi. Allora, è giusto che tutti i cittadini diventino delle vedette della legalità. Perché sono loro stessi, in prima persona, che si accorgono dei cambiamenti e dei problemi che ineriscono l'ambiente circostante. È anche, secondo me, un bellissimo esempio che diamo alle nuove generazioni.
  Quando riscontriamo un problema o vediamo un'illegalità, non ci giriamo dall'altra parte bensì andiamo a verificarla e andiamo a denunciarla alle autorità competenti. Quindi, invito a votare questo emendamento per dare questo esempio alle nuove generazioni, considerato anche che alcune generazioni ci stanno vedendo in questo momento dalla platea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei ribadire il concetto che siamo a favore di questo emendamento in quanto, anche per una questione di chiarezza, riteniamo che tutti i contributi che possono essere forniti al fine di trovare delle soluzioni e di denunciare delle irregolarità, quindi tutti i contributi anche dei singoli cittadini, sono i benvenuti in quanto tutti possono compartecipare ad un'azione che mira solo ed esclusivamente a far rispettare le regole e appunto a denunciare eventuali irregolarità. Quindi, crediamo che, con questo emendamento, vi sia una possibilità concreta per favorire il rispetto della regole e la legalità, quindi, alla luce di questo, noi voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, vorrei sottolineare anche il mio personale favore in ordine a questo emendamento che ha un risvolto pratico molto utile in quanto arricchisce l'insieme di informazioni a disposizione della pubblica amministrazione per lo scopo. Peraltro, per inciso, questo è un sistema utilizzato anche in altri ambiti; cito, ad esempio, l'ambito giornalistico, in cui appunto il contributo, anche spontaneo dei cittadini, è molto importante per dare completezza e un maggior dettaglio alle informazioni. Secondariamente, va nella direzione, da noi auspicata, dell'impegno politico in quanto coinvolge e responsabilizza la cittadinanza, la rende attiva al processo democratico e alla tutela del proprio territorio; questo, in particolar modo nelle zone a cui si rivolge il provvedimento in esame.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, in realtà è una preghiera di votazione di questo emendamento. Negli anni, i cittadini hanno già documentato e spesso non trovavano risposta; se questo decreto deve avere un'utilità, deve avere l'utilità di partecipazione dei cittadini. Vi sono molte denunce che non trovano rilievo proprio perché non costituiscono prove questi video Pag. 70e questi filmati che vengono fatti costantemente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, mi sembra quasi strano arrivare alla Camera e chiedere quasi per piacere che venga votato un emendamento così normale, un emendamento del buon senso civico. Qui, si vuole addirittura quasi premiare l'omertà, mentre mi sembra che, in qualsiasi momento, qui venga detto che siamo contro l'omertà. Invece, quasi andiamo a premiare oppure creare uno stato di omertà tra chi magari avrebbe voglia di dire che ha visto o vorrebbe portare il suo contributo per poter scoperchiare questi problemi. Mi sembra veramente un po’ anche svilente per quelle persone che hanno voglia di fare il buonsenso civico nel proprio territorio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, semplicemente per dire che l'intento è apprezzabile, però non riesco a capire perché mai i cittadini abbiano bisogno di una legge per fornire eventualmente agli inquirenti, comunque a coloro che svolgono indagini o monitoraggio, materiale cartaceo o materiale fotografico e via discorrendo. Io non vorrei che adesso facessimo un'ora di discussione e di confronto su una cosa che già la legge consente.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, farei una proposta, poiché le motivazioni degli interventi sono condivisibili, visto che abbiamo discusso a lungo sulla possibilità di introdurre dei procedimenti di trasparenza ed è stata avanzata una proposta che, di fatto, ricomprende e mette in capo alla regione Campania l'obbligo di trasparenza nei confronti dei cittadini e anche questa richiesta nell'articolo preposto è stata accettata.
  Quindi, proporrei un invito al ritiro proprio perché nei contenuti questa proposta è stata, potremmo dire, pienamente introitata nell'articolato successivo.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore. Onorevole De Rosa, se lei vuole rispondere risponda, non è che la posso obbligare...

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, noi non ritiriamo l'emendamento perché l'altro emendamento presentato è sostanzialmente diverso, quindi riteniamo che sia importante sottolineare anche questo aspetto e vogliamo che sia posto in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 1.37, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicchi, Folino, Russo, Vecchio, Minardo, Gelli, Pilozzi, Peluffo. Colleghi bisogna stare in Aula. Non funziona così... L'onorevole Garavini sta in Aula, ma non riesce a votare. Mognato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  468   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato  140    
    Hanno votato no  328.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 71

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.701, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione, dei relatori di minoranza e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Rotta, Greco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  467   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  464    
    Hanno votato no  3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Marazziti 1.205.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, visto che gli emendamenti Marazziti 1.205 e 1.206 sono assorbiti da altri emendamenti che abbiamo accettato, proporrei un invito al ritiro dei medesimi.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Marazziti 1.205.

  DOMENICO ROSSI. Si, signor Presidente, tenuto conto di quanto detto dal relatore, accediamo all'invito al ritiro.

  PRESIDENTE. Sta bene.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, dato che l'emendamento Marazziti 1.205 è stato ritirato non può intervenire.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, lo facciamo nostro.

  PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Fedriga anche se dovrebbe però intervenire il responsabile d'Aula. Abbiamo comunque capito che avete fatto vostro l'emendamento Marazziti 1.205. Vuole intervenire per dichiarazione di voto ? Ci sono delle procedure che si devono rispettare.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, noi su questo emendamento, il numero 1.205 sottoscritto dagli onorevoli Marazziti, Rossi, Gigli, De Mita e Caruso, vogliamo chiarire una cosa. Da un lato – poi lo vedremo – nel provvedimento vengono stanziati 50 milioni di euro per le aree inquinate dall'Ilva di Taranto in Puglia e per la cosiddetta Terra dei fuochi per fare le analisi sulla tutela della salute dei cittadini lì residenti.
  Su questo punto, innanzitutto, noi pensiamo che non ci sono solo queste due aree che sono inquinate e che mettono a rischio la salute dei cittadini, ma ce ne sono molte altre. C’è Alessandria, per il problema dell'amianto; c’è Seveso, con il problema della diossina; c’è Porto Marghera e ci sono tanti siti inquinati nel centro-nord, su cui tutti i colleghi di questa Aula parlamentare poi intervengono e dicono: «No, beh tranquillo, io vengo da Alessandria, io vengo da Seveso, ma farò un bel ordine del giorno perché nei prossimi mesi ci penserò». Poi, però, resta un bel pezzo di carta ma non arrivano i risultati, non arrivano i fatti. Ormai è passato un anno dai primi ordini del giorno a favore dei territori dei siti inquinati del nord, ma per quelli non arriva mai il becco di un quattrino.Pag. 72
  Dall'altro lato, oltre che stanziare questi soldi, io mi ricordo che c’è stata una pubblicità, come hanno riportato le cronache nazionali, di un'azienda che produce prodotti alimentari agricoli, pomodori, che ha lanciato appunto una bella pubblicità dicendo: «I miei pomodori vengono per lo più dall'Emilia-Romagna, dal sud della Lombardia, dal Veneto e dal Piemonte, non arrivano dalla Terra dei fuochi», che è quella terra che, sappiamo bene, può essere inquinata e, quindi, comportare dei danni per la salute dei cittadini.
  Questo emendamento dice semplicemente di monitorare i prodotti che vengono coltivati nella cosiddetta Terra dei fuochi, di fare dei monitoraggi per sapere se sono dannosi o no o se sono inquinati o no. Emaniamo un decreto per intervenire, facciamo delle analisi. Abbiamo un ente che dovrebbe essere soppresso ma che, comunque, raccoglierà e avrà a disposizione tutti questi dati per capire lo stato dell'arte. Non si capisce per quale motivo da un lato vengono stanziati 50 milioni di euro, dal Fondo sanitario nazionale, per andare a vedere se questi prodotti hanno creato dei problemi relativi alla salute e dall'altro non vogliamo fare le analisi sui prodotti medesimi. Non se ne capisce il motivo, quando sappiamo benissimo che l'opinione pubblica è molto attenta all'ultimo punto della filiera, cioè a quando si consuma, a quando si compra il prodotto.
  Quindi, fare delle analisi anche sui prodotti che vengono da questi territori, mi sembra un emendamento di elementare buon senso, anche perché rispetto al danno a posteriori, come dimostrato cifre alla mano, è una cosa che non darebbe assolutamente problemi a differenza, invece, di problemi, oltre che umani anche economici, che costringono poi ad intervenire con delle risorse, come fate in questo decreto, per quei territori.

  PRESIDENTE. Solo per precisione, questo non è più l'emendamento Marazziti 1.205 ma è l'emendamento “Fedriga”, perché è stato fatto proprio dalla Lega Nord e Autonomie. L'onorevole De Rosa rinuncia.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.205, fatto proprio dal gruppo della Lega Nord e Autonomie, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Folino, Moretti, Piccolo. Hanno votato tutti i colleghi ? Casellato, Ghizzoni ha votato, Mongiello ha votato. Mi pare che abbiano votato tutti. Onorevole Bressa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  463   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no  320.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  Passiamo all'emendamento Vignaroli 1.207, sul quale c’è un invito al ritiro da parte della Commissione.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, l'invito al ritiro si riferisce all'emendamento Marazziti 1.206.

  PRESIDENTE. Avevo capito che l'invito al ritiro si riferisse all'emendamento Vignaroli 1.207. Chiedo scusa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, sull'emendamento Vignaroli 1.207, l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo sostanzialmente l'istituzione di un marchio specifico, che verifichi i prodotti agroalimentari nella zona della Terra dei fuochi. Questo per dare forza anche alle aziende agroalimentari, che lavorano in quei territori, che ancora hanno dei terreni Pag. 73sani e che, quindi, con un marchio registrato potrebbero tutelarsi e continuare a lavorare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che uno degli aspetti positivi del decreto-legge è rappresentato dal tentativo di definire una normativa per quanto riguarda le concentrazioni anche degli elementi tossici, sia nei suoli che nei prodotti ortofrutticoli. Questo varrà adesso per la «Terra dei fuochi», ma poi chiaramente dovrà valere in tutto il territorio nazionale, perché non si vuole sfavorire nessuno, però questa previsione, così come il nostro emendamento, potrà dare l'avvio ad una alimentazione più salutare.

  PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Marazziti 1.206 è stato ritirato dal presentatore.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sull'emendamento Vignaroli 1.207 l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie Presidente. Noi condividiamo lo spirito dell'emendamento presentato su un marchio che garantisca la qualità, però non vorremmo che, diciamo così, si ottenesse l'esatto contrario di quello che si vuole: cioè che la definizione del marchio dovesse produrre poi l'effetto di penalizzare quei prodotti che portano quel marchio. Mi sembra che in altre parti del decreto-legge abbiamo affrontato questo problema della qualità e della sicurezza alimentare, quindi esprimo un parere contrario al fatto che si possa realizzare questo marchio – lo ripeto –, perché le aziende che producono prodotti agroalimentari nella «Terra di fuochi» potrebbero addirittura vedere come un elemento controproducente questo aspetto nel momento in cui si recano al mercato. Siccome la garanzia della qualità e della salubrità dei prodotti è già garantita in altre parti del decreto-legge, penso che questo emendamento sia inopportuno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo solo per preannunciare il voto favorevole sull'emendamento. Io non sono campano, però se ci sono dei prodotti di alta qualità che provengono dalla Campania è giusto che abbiano la possibilità di avere un marchio che consenta di dire: «questo prodotto è assolutamente sano, è di alta qualità». Siccome sappiamo benissimo – simpatica o antipatica che sia la Campania – che quei prodotti hanno un mercato importante, perché sono largamente consumati, in quanto molto graditi, è giusto che il consumatore abbia la possibilità di individuare i prodotti più meritocratici (tra virgolette) che provengono da quel territorio, perché hanno un marchio che li identifica poiché hanno superato tutte le analisi. Ciò serve inoltre a premiare chi, in loco, produce secondo tutti gli standard, in terreni assolutamente sicuri, prodotti che, magari a sproposito, qualcuno invece non ritiene assolutamente ineccepibili e perfetti dal punto di vista salutistico solo perché vengono dalla Campania.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vignaroli 1.207, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza, nonché con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccolo Giorgio... Ventricelli... Colonnese... Casellato... Greco ... onorevole Cassano, se lei si siede io posso vedere se la collega dietro di lei ha votato... sì, ha votato. Mi pare che hanno votato tutti.Pag. 74
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  464   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  107    
    Hanno votato no  357.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Russo 1.30. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, con questo emendamento discutiamo sulle modalità con le quali consentire l'accesso ai terreni da parte degli operatori tecnici che devono fare le analisi in campo. La norma, così com’è scritta, prevede che questo accesso ai terreni in proprietà, nel possesso o comunque nella disponibilità di soggetti privati, sarà consentita dal NOE, ossia dal Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, dal Corpo forestale dello Stato, dal Comando carabinieri per le politiche agricole, alimentari e forestali e dal Comando carabinieri per la tutela della salute che, con la loro sparuta pattuglia di uomini, garantiscono questo accesso.
  Noi crediamo viceversa che si debba consentire a tutte le forze dell'ordine, a cominciare dall'Arma dei carabinieri, quella territoriale, passando per la polizia di Stato e utilizzando anche le polizie locali, per al meglio consentire l'accesso. Diciamo questo nella consapevolezza che sono quelle forze dell'ordine quelle che meglio conoscono i territori, meglio conoscono le proprietà, meglio conoscono, anche dal punto di vista degli accessi geografici, le aree, e soprattutto, diciamo, è molto meglio utilizzare delle forze dell'ordine aspecifiche e non sottrarre preziose risorse specializzate al contrasto della criminalità organizzata.
  Non vorremmo che non approvando questo emendamento si renda più complessa ogni attività di accesso, si allunghino i tempi – voi immaginate centinaia di accessi che devono essere fatti con le poche unità del Noe o dei Nas – e si rischi di fatto di rendere impraticabile la procedura degli accessi. Per questa ragione, abbiamo proposto di consentire a tutte le forze dell'ordine di garantire questi accessi ai terreni.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.30, con il parere contrario della Commissione e del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino... Piccolo... Benamati... Gelmini... Pagano... Rossi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  380   
   Votanti  365   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  54    
    Hanno votato no  311.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 1.85.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, è ritirato.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 1.86.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, chiediamo che il sindaco riacquisti quella centralità nel processo di conoscenza e di tutela della salute pubblica, e quindi attraverso questo emendamento da me presentato chiediamo che si consenta al sindaco di richiedere all'autorità giudiziaria, ovviamente fatto salvo il segreto istruttorio, Pag. 75ogni utile informazione che può riguardare il proprio territorio nella sensibilità di tutela della salute.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, per dire che noi siamo favorevoli a questo emendamento e non capiamo il motivo per cui dobbiamo avere un parere contrario, visto che tutti gli emendamenti che vanno nella direzione di raccogliere il maggior numero di informazioni ritengo siano di elementare buon senso e di maggiore utilità per la collettività e per le problematiche all'esame. Se c’è un sindaco che può intervenire e ha delle informazioni, non riesco a capire per quale motivo non ci si possa avvalere delle stesse e non si possa utilizzare il contributo che egli voglia dare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.86, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con un invito al ritiro o altrimenti parere contrario dell'onorevole Grimoldi e con il parere favorevole dell'onorevole De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino... Beni... Carocci... Ventricelli... Vitelli... Di Lello... Sanga... Fitzgerald Nissoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  380   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  92    
    Hanno votato no  288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  Passiamo alla votazione dell'emendamento De Rosa 1.41.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, sapete che al MoVimento 5 Stelle piace rendicontare ai cittadini, e quindi essere trasparenti. Noi, con questo emendamento, vogliamo che le amministrazioni centrali e locali rendicontino il loro lavoro ogni novanta giorni. Vogliamo che ci spieghino effettivamente in cosa vadano a finire i fondi che mandiamo per le emergenze ambientali, perché per anni si è agito su questa emergenza ambientale sulla Campania, per anni sono stati mandati dei fondi.
  Adesso siamo sulla cresta dell'onda mediatica, e quindi se ne parla anche, ma per anni sono andati soldi in Campania che non si sa dove sono andati a finire, perché nessuna bonifica è stata fatta. Quindi, a questo punto, noi vogliamo chiarezza e vogliamo capire che cosa si farà e che cosa si sta facendo con i fondi che sono stati stanziati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, in realtà, non sappiamo neppure quanti siano stati i fondi arrivati per questa emergenza in passato: vi è chi parla, addirittura, di circa tre miliardi di euro, che sarebbero anche e veramente una cifra adeguata. Il problema è che, non essendoci stata una rendicontazione chiara, non sappiamo bene per quali interventi siano andati.
  Per cui, è assolutamente necessario provvedere ad impostare una diversa rendicontazione per il futuro, anche perché il presidente della regione Campania, Caldoro, ha parlato di altri tre miliardi di euro. Quindi, bisogna capire per bene dove vanno, altrimenti si andrà avanti all'infinito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, noi voteremo favorevolmente a Pag. 76questo emendamento, e non capisco come mai la maggioranza e il relatore non condividano le finalità dell'emendamento, che, oltre tutto, non è ovviamente strumentale, in quanto non lo abbiamo nemmeno presentato noi, ma un altro gruppo di opposizione, e precisamente il MoVimento 5 Stelle.
  Potrei capire, magari, forse, che la maggioranza, il relatore e il Governo possano avere dei dubbi sui tipi di procedura che la rendicontazione stessa deve avere, ma, visto che il merito è assolutamente condivisibile, potrei capire, al massimo, se il relatore prevedesse una riformulazione dell'emendamento stesso, magari prevedendo che la rendicontazione si debba fare tramite organi istituzionali, tramite il sito del comune, e in che modo la documentazione debba essere messa a disposizione, però, dire e dare un parere negativo tout court, ci sembra assolutamente fuori luogo.
  Anzi, più la popolazione è a conoscenza di quanto è accaduto e di quanto accade, maggiori sono le tutele anche verso quei falsi allarmismi che, magari, non dovrebbero esserci. Non capisco perché non dobbiamo fare trasparenza e aiutare i cittadini ad essere consapevoli di quanto accade e di quanto anche le amministrazioni, magari le amministrazioni virtuose, possono fare.
  Ovviamente, se, invece, il fine è quello di nascondere quanto viene messo in atto dalle amministrazioni, perché non le ritenete virtuose, questo è un altro ambito, ma allora, in quel caso, si tratta di andare a favorire quelle amministrazioni che non svolgono il loro compito a tutela dei cittadini e a tutela della salute.
  Invece, noi crediamo che questo, ovviamente, debba essere evitato, ed anzi, bisogna contestare coloro i quali non mettono in atto tutti gli strumenti che hanno a disposizione per andare ad evitare situazioni e il ripetersi di situazioni drammatiche, come quella avvenuta nella regione Campania.
  E per questo dobbiamo responsabilizzare in primo luogo gli amministratori locali, questo è chiaro. Perché se gli amministratori locali non hanno la responsabilità anche di rendere conto, di fronte ai loro elettori e ai cittadini che amministrano, periodicamente di quanto fanno, allora vuol dire che, se non facciamo passare questo principio, è chiaro che ognuno avrà la possibilità di fare ciò che vuole, e quindi verrà meno quel rapporto diretto tra elettori ed eletto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ricordare a me stesso che il diritto di accesso dei cittadini alle informazioni possedute dalle pubbliche amministrazioni è ampiamente disciplinato, e anche da tempo, qui in Italia, per cui io sarei cauto a stravolgere una normativa già esistente con innesti improvvisati. Anche perché, per esempio, io confesso che non capisco che cosa significa che «Le amministrazioni centrali e locali sono tenute a rendicontare ogni novanta giorni ai ministri competenti, agli enti sovraordinati (...)». Vorrei sapere quali sono gli enti sovraordinati alle amministrazioni centrali. E poi qui si parla di «tutte le attività svolte», e non si parla, credo, come si è detto negli altri interventi, di rendicontazione finanziaria.
  Alla luce di questo, se vogliamo ricordarci anche di un'altra cosa, e cioè che stiamo in sede di conversione di un decreto-legge che porta tutt'altro titolo e tutt'altra finalità, dovremo essere cauti nell'innestare delle modifiche a normative di sistema, come quella, appunto, del diritto di accesso, o altre normative che vengono coinvolte con gli emendamenti successivi.
  Voglio ricordarvi che, a fine anno, tutta l'Italia ha commentato, io dico, favorevolmente, nel caso mio, il diniego da parte del Presidente della Repubblica di convertire in legge un decreto-legge che era una specie di pot-pourri. Abbiamo però subito dimenticato quell'ammonimento e stiamo procedendo con duecento emendamenti Pag. 77circa a fare esattamente il contrario di quanto avevamo invece apprezzato non più tardi di quindici giorni fa.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la rendicontazione credo che sia la base della buona politica in senso generale. Tra l'altro, chi ha seguito i lavori in Commissione sa che il gruppo del Partito Democratico, all'inizio della discussione, ha proprio chiesto, nell'audizione con il presidente Caldoro, di avere esattamente le specifiche economiche di tutti i finanziamenti che sono stati erogati in Campania. Quindi, l'attenzione è molto elevata.
  Volevo anche dire, per rassicurare tutti i colleghi, che all'interno del provvedimento legislativo sia in termini di trasparenza che in termini di rendicontazione delle attività che vengono fatte nei confronti del Parlamento, e in base, come ricordava giustamente l'onorevole Sannicandro, a quella che è la legislazione vigente, sono attivati tutti i sistemi immaginabili e possibili di rendicontazione delle attività in essere.
  Questo è, quindi, il motivo per cui noi diamo parere contrario a questo emendamento, che ci sembra oggettivamente non portare nulla di più a quello che già oggi c’è in tema di trasparenza e rendicontazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 1.41, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino... Gelmini... Cenni... Simoni... Garavini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  468   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no  359.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busto 1.45.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, questo emendamento è per favorire l'accesso ai fondi da mappare. Quindi, per fare la caratterizzazione noi vorremmo ci fosse un accesso coatto all'interno del fondo in qualunque caso, in modo da avere dei dati concreti e precisi sulla mappatura e, quindi, non ci sia la possibilità di opporre divieto da parte del proprietario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. In realtà, vorremmo conoscere il perché del parere contrario sia del relatore di maggioranza sia eventualmente del Governo, perché ci sembra assolutamente di buon senso che, in caso di mancato accesso, le forze dell'ordine, soprattutto su incarico dell'autorità giudiziaria, possano entrare per verificare materialmente quello che succede su quei terreni, perché senza la verità materiale di quello che succede su quei terreni cosa si può difendere della terra e delle terre in Campania ? Nulla. Allora, lo dico al relatore e al Governo, spiegateci il perché del vostro parere contrario, così almeno potremmo rivalutare questo emendamento. Però, dateci concretamente la vostra idea.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 78

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, scritto così è molto più largo questo emendamento di quello che è previsto nel decreto-legge, perché nel decreto-legge è automaticamente previsto che, se uno non consente di accedere al fondo, va a finire subito in una black list. Questo è il motivo della risposta all'onorevole Colletti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Non vedo il perché ci sia parere non favorevole. Quindi, invito tutti a votare in maniera positiva, proprio per questo: andiamo a rafforzare il decreto-legge.

  ERMETE REALACCI, Presidente dell'VIII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ERMETE REALACCI, Presidente dell'VIII Commissione. Per essere seri, quello che ha spiegato l'onorevole Bratti è che, mentre adesso se un coltivatore non permette l'accesso al proprio terreno, quel terreno subito finisce nella black list, il meccanismo che è ipotizzato in questo emendamento permette a colui che non dà accesso al terreno di avere più spazio. Oggi non conviene non dare accesso al terreno, perché si finisce subito nella black list. Quindi, questo emendamento è più largo della normativa esistente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Intervengo per discutere. Uno dei rischi di questo periodo in tutta la nazione è che, dal punto di vista agricolo, si passi direttamente dal produrre per l'alimentazione all'energia da biomasse. Se io vado nella black list, da quello che dice il decreto-legge, non è detto che poi la produzione no food non possa entrare in un impianto a biomasse e potrebbe anche essere una scorciatoia. Ma è solo per ragionare, non voglio dire che sia così, e spero di no.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, in realtà noi ribaltiamo la logica adesso espressa dal presidente Realacci. Il discorso della black list ha un senso fino a un certo punto, perché i soggetti che secondo il decreto-legge entrano nella black list probabilmente arriveranno anche ad accedere a fondi per la bonifica e per la riconversione. Quindi, evitiamo questa possibilità che i terreni che sono chiusi, a cui non viene dato accesso, poi possano usufruire, invece, di soldi pubblici.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Io inviterei a leggere realmente il decreto-legge, perché stiamo parlando di due cose completamente diverse, per quanto riguarda sia l'accesso ai fondi, sia la black list sia le colture per la biomassa. L'accesso ai fondi è garantito.
  Se ciò non avviene, automaticamente, come diceva giustamente il relatore, c’è la black list, pertanto quei terreni vanno nella black list. E dalla black list nessuno può pensare che quei terreni, finiti nella black list, possano poi avere agevolazioni o quelli che possono essere finanziamenti, contributi o quant'altro per opere di bonifica, perché sono terreni in realtà bloccati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, intervengo brevemente per invitare ad una più attenta lettura sia del Pag. 79decreto che dell'emendamento. Ora, non c’è bisogno di questo emendamento, in cui praticamente, è scritto, «qualora i soggetti di cui al primo periodo impediscano o oppongano resistenza all'accesso, le forze dell'ordine incaricate devono (... )» e via dicendo, perché questo è già previsto dal codice: non si può fare resistenza a pubblico ufficiale o all'ufficiale giudiziario che va ad esercitare lo sfratto da una casa.
  Ora, è evidente che questa possibilità, che io ritengo – ripeto – già esistente, per cui l'emendamento è superfluo, poi si inserisce in un'altra ipotesi; il decreto dice: «nel caso sia comunque impossibile», allora si entra nella black list. Ma qualora ciò sia possibile, cioè l'accesso sia possibile, la forza pubblica lo garantisce. Lo voglio dire ai signori che hanno presentato l'emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busto 1.45, con il parere contrario della Commissione, del Governo e di uno dei due relatori di minoranza, onorevole Grimoldi, e con il parere favorevole dell'altro relatore di minoranza, onorevole De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Petraroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  468   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato  124    
    Hanno votato no  344    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Dovremmo passare ora alla votazione dell'emendamento Terzoni 1.59.
  Avverto che, a seguito della proposta di riformulazione dell'emendamento Terzoni 1.59, accettata dal presentatore, lo stesso verrà posto in votazione dopo l'emendamento De Rosa 1.63, a pagina 7 del fascicolo.
  Passiamo, quindi, all'emendamento Pellegrino 1.46.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pellegrino 1.46, con il parere contrario della Commissione, e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Folino... Moretti... Ventricelli... Casellato... Migliore... Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  465   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  31    
    Hanno votato no  434    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.48, sul quale vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e di uno dei due relatori di minoranza, onorevole Grimoldi, il parere favorevole dell'altro relatore di minoranza, onorevole De Rosa, e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Colonnese... Folino... Casellato... Silvia Giordano... Gigli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  471   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  117    
    Hanno votato no  354.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Pag. 80

  Passiamo all'emendamento Russo 1.201, su cui vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Russo 1.201 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore per la maggioranza.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.201, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Airaudo, Capodicasa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  385   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  91    
    Hanno votato no  294.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 1.92.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, intervengo per ritirarlo, così consentiamo anche ai colleghi di scendere dal tetto.

  PRESIDENTE. Onorevole Russo, ritira anche il prossimo a sua prima firma, l'emendamento 1.54 ?

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, perché vuole anticipare ?

  PRESIDENTE. Assolutamente no, onorevole Russo, era semplicemente una domanda.

  PAOLO RUSSO. Comunque, per farle cosa gradita, sì, ritiro anche quello.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti del liceo scientifico «Medi» di Montegiorgio (Fermo) e gli alunni e i docenti dell'istituto di istruzione superiore «De Marco-Valzani» (Brindisi), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere qui (Applausi).
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 1.56.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ci pare cosa ragionevole mettere in campo ogni iniziativa ed ogni attività sul fronte della messa in sicurezza e delle bonifiche. Non credo si possa fare diversamente, ma l'ostracismo rispetto a questo emendamento mi fa pensare che c’è qualche idea diversa. Cosa diciamo con questo emendamento ? Che c’è già un piano regionale di bonifica dei siti inquinati della regione Campania. È evidente che qualunque attività deve partire, per quanto attiene i 57 e passa comuni, dai quei siti già indicati in quel piano. Non solo questo renderebbe più celere qualunque attività, ma mi pare anche che sia un'azione rispettosa nei confronti della regione Campania, che ha specifiche e definite competenze, invero definite anche dalla nostra Carta costituzionale. Non capisco, quindi, perché vi è questa posizione ostativa nei confronti di questo emendamento che null'altro chiede che attivare le procedure in ragione di quanto già indicato dal piano regionale di bonifica dei siti inquinati della regione Campania.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, in merito a questo emendamento, ribadisco per l'ennesima volta la posizione del MoVimento 5 Stelle di non votare questo emendamento.
  Ma non perché, come diceva il collega, dobbiamo scendere dal tetto: infatti noi ci siamo saliti sul tetto, ci siamo scesi e siamo andati tra i cittadini. Il MoVimento 5 Stelle comincerà a votare gli emendamenti Pag. 81di certi colleghi magari quando questi colleghi scenderanno dal Palazzo senza scorta o polizia o qualsiasi altra cosa simile, scenderanno tra i cittadini della Terra dei fuochi senza alcuna paura perché – ripeto ancora una volta – magari gli si aprono gli occhi, si vede una realtà diversa e, se non si ha alcun timore nei confronti dei cittadini, di che si ha paura ? Ci vediamo tra i cittadini della Terra dei fuochi e vedrà che forse la visione è migliore rispetto a quella che abbiamo goduto noi su dal Palazzo, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Dall'oggetto del suo intervento aveva capito male il Presidente: non era sull'ordine dei lavori ma era in dichiarazione di voto, presumo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manfredi. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO MANFREDI. Signor Presidente, solo per ricordare che il piano regionale delle bonifiche riguarda le discariche e il provvedimento, invece, riguarda i terreni agricoli. Quindi, le due cose sono differenti, pur essendo giusta l'osservazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. No, chiedo scusa, signor Presidente, per la mia ignoranza, perché ignoro dove vive e abita il collega dei 5 Stelle che mi pare si chiami D'Ambrosio. Infatti tutti i colleghi parlamentari della Campania di Forza Italia, la maggior parte vivono e risiedono nella Terra dei fuochi: pertanto la conoscono bene, ci vanno senza scorta e vanno a parlare con i cittadini. Io lei non l'ha mai vista, collega d'Ambrosio.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.56, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gigli...Moretti...Grassi...Folino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  382   
   Maggioranza  192   
   Hanno votato  49    
    Hanno votato no  333.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento De Rosa 1.14, l'emendamento che è stato riformulato all'inizio dei nostri lavori e che è stato collocato per l'appunto in questa fase. Per l'utilità di tutti, ricordo la riformulazione dell'emendamento che recita: «Al comma 5, secondo periodo, dopo le parole: “destinati all'agricoltura”, aggiungere le seguenti: “o utilizzate ad uso agricolo, anche temporaneo, negli ultimi 20 anni”». La nuova formulazione è quella che vi ho letto ed è numerata De Rosa 1.14 (Nuova formulazione).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 1.14 (Nuova formulazione), con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino...Madia...Ascani...Di Lello...D'Attorre...Galperti..,Costantino...Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  464   
   Votanti  462   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  461    
    Hanno votato no  1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 82

  Passiamo alla votazione dell'emendamento De Rosa 1.63.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, con l'emendamento a mia prima firma 1.63 noi chiediamo che nei terreni no food si applichi la fitodepurazione e, quindi, si vadano a coltivare quelle essenze e quelle piante che possono portare un miglioramento nelle condizioni di inquinamento del terreno. Con questo emendamento, sostanzialmente, vogliamo che sia applicata sia la fitodepurazione che la fitoestrazione per un periodo di tempo massimo strettamente necessario, appunto, alla depurazione e al risanamento dei terreni.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 1.63, con il parere contrario della Commissione, del relatore di minoranza Grimoldi e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Spadoni, Pesco, Cassano, Molteni, Palma. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  461   
   Votanti  431   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato   97    
    Hanno votato no  334.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Cardinale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo ora all'emendamento Terzoni 1.59 (Nuova formulazione), che abbiamo ricollocato in quanto è stata accolta la riformulazione, che recita in questo modo: all'articolo 1, comma 6, primo periodo, dopo le parole: «agroalimentare ma esclusivamente a colture diverse», aggiungere le seguenti: «in considerazione delle capacità fitodepurative». È questa, quindi, la nuova formulazione dell'emendamento Terzoni 1.59.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, questo emendamento sostanzialmente accoglie la nostra richiesta, anche se in modo molto più blando. La nostra paura è, appunto, che si vada a coltivazioni che siano agroenergetiche sui terreni no food e che, quindi, si vada a stimolare una produzione che andrebbe ulteriormente a caricare di inquinanti quei territori. Quindi, chiediamo che si vada verso la fitodepurazione. Questo emendamento va in quella direzione, secondo noi in modo poco incisivo, ma sostanzialmente siamo d'accordo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, in effetti ci stupiamo anche un po’ del voto di prima del gruppo di SEL. Bisogna approfittare per parlare dello scandalo della proliferazione incontrollata degli impianti a biomasse: circa 10 miliardi di euro sprecati in impianti insostenibili e sovradimensionati nel 2012, e chissà quanto nel 2013. Per cui tutto quello che va in quella direzione va assolutamente analizzato e contrastato.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Terzoni 1.59 (Nuova formulazione), con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.Pag. 83
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Ventricelli, Palma. Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  457   
   Votanti  456   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  446    
    Hanno votato no    10.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busto 1.69, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza Grimoldi e il parere favorevole del relatore di minoranza De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Bolognesi, Paola Bragantini, Madia, Garavini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  433   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no  340.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busto 1.72.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, anche questo emendamento del MoVimento 5 Stelle va nella direzione di pubblicizzare e dare comunicazioni attraverso il web. La differenza, però, con altri emendamenti analoghi è che in questo caso si parla proprio di mettere sul web una mappa dei terreni. Quindi, a nostro parere, l'idea di mettere una mappa evidentemente va nella direzione di rendere più chiaro quanto riportato sul web rispetto a una documentazione che i cittadini avrebbero molta più difficoltà a leggere in completezza così come avrebbero sicuramente più difficoltà a capire, a seconda dei territori, lo stato dell'arte degli inquinanti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, l'idea è proprio di rendere facilmente consultabile al cittadino comune dei dati che invece sarebbero di difficile interpretazione, se parliamo di analisi chimiche. Quindi, con una mappa noi potremmo a colpo d'occhio visualizzare quali sono i terreni in pericolo e quali sono i terreni sani. Questa è proprio la ratio di questo emendamento, che volge sempre verso la trasparenza e la comunicazione al cittadino delle informazioni base.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, anche noi esprimiamo parere positivo su questo emendamento. Tutto quello che va nella direzione di dare maggiore certezza ai cittadini, un maggiore accesso alle informazioni e la possibilità di capire, appunto, qual è la situazione delle falde, in particolare dei terreni da bonificare, secondo noi va in qualche modo approvato. Da questo punto di vista penso che sarebbe importante anche un ripensamento da parte del relatore, perché davvero la pubblicazione nei siti dei Ministeri competenti, della regione e degli enti territoriali di una mappa che evidenzi quelle che sono le zone di rischio e quali sono le Pag. 84situazioni delle falde acquifere è una di quelle informazioni necessarie e fondamentali per permettere una maggiore partecipazione, un maggiore coinvolgimento delle realtà locali, un maggior coinvolgimento dei cittadini, che partono dalla consapevolezza e dalla conoscenza dei dati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, riteniamo questo emendamento molto importante, quindi esprimiamo il nostro parere favorevole, in quanto va nella direzione di creare una maggiore chiarezza verso questa problematicità; va nella direzione di stabilire, con informazioni più chiare e più trasparenti, quella che è una situazione che altrimenti potrebbe sembrare di più difficile comprensione. Quindi, questo emendamento va nella direzione di creare una nuova trasparenza, e quindi non possiamo che esprimere il nostro parere favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busto 1.72, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole dei relatori di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Russo, Gutgeld, Campana, Spadoni, Locatelli, Savino, Biasotti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  462   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  135    
    Hanno votato no  327.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 1.74, con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore di minoranza Grimoldi e il parere favorevole del relatore di minoranza De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Bonifazi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  457   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no   366.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.300 della Commissione.

  FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, credo sia la terza volta che dalla parte sinistra dell'emiciclo si alzano le mani per intervenire e non viene raccolta questa nostra richiesta. La prego di garantire anche a noi la possibilità di intervenire nei tempi previsti dal Regolamento.

  PRESIDENTE. Quindi, onorevole Zaratti, lei pensa che la Presidenza scientemente non vede a sinistra per non dare la parola a voi ? O forse lei può pensare che, magari, come il Presidente ha chiesto, se si alza la mano per tempo e non quando si è aperta la votazione...Cerchiamo di venirci incontro, siamo 630. Come può immaginare Pag. 85non è il Presidente che vede, sono gli assistenti parlamentari che devono controllare 630 persone che si muovono: può capitare, dopo decine di voti, che magari non si veda una mano. Non lasci intendere che ci sia una volontà da parte della Presidenza di non vedere, perché non mi pare corretto. Prego.

  FILIBERTO ZARATTI. No, guardi non volevo intendere che lei ce l'avesse con la parte sinistra dell'emiciclo: constato semplicemente che, forse per la scomodità della nostra posizione, evidentemente non si butta sufficientemente occhio da questa parte, tutto qui.

  PRESIDENTE. Va bene, butteremo più occhio, onorevole Zaratti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, secondo l'emendamento 1.300 della Commissione, su cui penso che saremo tutti d'accordo, anche la maggioranza, sostanzialmente chi non permette le indagini e le verifiche sui propri terreni non può accedere ai finanziamenti pubblici per tre anni. Io aggiungo: e ci mancherebbe altro ! Se, in regione Campania, fino a ieri chi non ha permesso le verifiche e le analisi su propri terreni evidentemente aveva qualcosa da nascondere, perché chi non ha nulla da nascondere non riesco a capire per quale motivo non permette le verifiche e le analisi non si capisce perché solo oggi interveniamo per bloccare i finanziamenti pubblici a queste figure, che evidentemente non rispettano le leggi, delinquono, hanno causato il problema della Terra dei fuochi, e poi magari prendevano anche i finanziamenti pubblici.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, si tratta di un emendamento proprio chiesto dal MoVimento 5 Stelle e recepito dalla Commissione che si collega all'accesso, che chiedevamo, all'accesso coatto all'interno dei fondi: in questo caso, chiediamo, se non vi è la possibilità di accedere, che almeno sia vietato qualunque tipo di incentivi, per evitare che questa struttura sia presa come metodo per guadagnarci con colture no food, che vadano verso il biogas e le biomasse.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, solo ovviamente per rimarcare quanto detto dal collega Grimoldi, che il gruppo è favorevole, e anche personalmente condivido lo spirito.
  Devo altrettanto dire che mi auguro che tali tipi di sospensione di finanziamenti avvenga in via amministrativa per qualsiasi soggetto sia sottoposto ad indagine; è utile prevederlo nella norma, però mi auguro che, anche in via amministrativa, l'amministrazione che eroga il finanziamento, se si accorge che il soggetto per esempio (come dice l'emendamento) è sottoposto ad indagini, anche per altri tipi di reato e non solo questo, automaticamente vada, soprattutto in caso ambientale, a fermare il finanziamento erogato perché sarebbe ovviamente un controsenso; anzi, si andrebbero a finanziare attività illecite che, nella sostanza, avvengono su questi terreni.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del liceo scientifico e classico «Alessandro Volta» di Colle di Val d'Elsa in provincia di Siena, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

  ENRICO BORGHI. Signor Presidente, vorrei far presente due osservazioni: la prima è che la proposta che emerge dalla Commissione, naturalmente frutto di un Pag. 86lavoro di merito che abbiamo svolto anche come maggioranza e di conseguenza la questione che viene qui portata all'attenzione dell'Aula è anche un percorso sul quale abbiamo lavorato. La seconda è che, proprio per questo motivo, le preoccupazioni che in precedenza erano state sollevate dall'intervento del MoVimento 5 Stelle vengono assolutamente fugate, e l'intervento del collega De Rosa lo conferma, rispetto anche alle questioni in precedenza sollevate.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento della Commissione 1.300, su cui vi è il parere favorevole della Commissione, dei relatori di minoranza e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Colonnese...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  459   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  453    
    Hanno votato no   6.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.702 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione dei relatori di minoranza e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Bragantini Matteo, Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  467   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  467    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.703 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione, dei relatori di minoranza e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Giordano, Greco, Abbrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  464   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  464    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 1.204.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, si tratta di uno degli emendamenti che ci sta abbastanza a cuore, visto che questo decreto attribuisce la facoltà di acquistare dei nuovi mezzi per andare a monitorare questo territorio. Noi diciamo una cosa semplicissima: se fate mente locale in quest'Aula – tra l'altro, ve la ricordate – non poche trasmissioni televisive, non da ultimo Striscia la notizia, hanno mandato in onda filmati dove si vede la regione Campania strapiena di mezzi pubblici inutilizzati, che sono nei magazzini a marcire. La regione Campania è la seconda regione di questo Paese per numero di mezzi in capo agli enti pubblici – auto blu, mezzi della Protezione civile e dei Vigili del fuoco –; la maggior parte dei quali inutilizzati e fermi nei depositi, come non pochi video Pag. 87ci documentano. Per chi non li ha visti, basta che vada su Internet o su YouTube, li recupera immediatamente e può averne visione immediata.
  Noi affermiamo semplicemente che, prima di acquistare nuovi mezzi, soprattutto in un momento di crisi economica e di difficoltà in cui dovremmo cercare di limitare la spesa pubblica (ormai dai tempi dell'insediamento del Governo Monti sentiamo parlare di spending review, ma invece di spending review compriamo altri mezzi per la seconda regione classificata per numero di autovetture in capo), si utilizzino quelli che già ci sono e che magari sono nei depositi a marcire; ciò, in un momento di crisi economica questo, oltre che di elementare buon senso, è anche eticamente e moralmente fondamentale e ineccepibile, perché non è possibile intervenire sempre con nuove risorse e lasciare andare al macero le risorse ed i mezzi che già sono stati comprati e che sarebbero semplicemente da mettere in funzione.
  Cerchiamo di non creare problemi di carattere burocratico, perché quando si è parlato di questo problema qualcuno ha detto: no, hai ragione, ma quei mezzi sono in capo alla Protezione civile, quindi non è possibile. Va bene, troviamo le soluzioni per utilizzare i mezzi che sono a marcire nei depositi invece che sprecare altri soldi per meri problemi di carattere burocratico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, sorprende veramente la posizione che hanno assunto il relatore e la maggioranza. Noi addirittura non diciamo che i nuovi mezzi non si possono acquistare, ma chiediamo perlomeno, come ha spiegato in modo molto corretto e puntuale il collega Grimoldi, che vengano utilizzati prima quelli che sono già a disposizione. Abbiamo fatto una norma che non è, Presidente, di dieci o quindici anni fa, ma del 2014, che andiamo a sconfessare in questo momento senza nemmeno mettere la clausola per la quale si utilizzano i mezzi che sono già a disposizione. Sono stufo personalmente di sentirmi dire che ci sono problemi burocratici, si prenda il tempo semmai per fare una riformulazione che li superi, ma non si può sempre sentirci dire che non sì può, vorremmo tanto, ma non si può. È inaccettabile, perché altrimenti che senso ha questo Parlamento se ogni cosa non la può fare ? L'abbiamo sentito troppe volte. In questo momento nel quale non troviamo risorse...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Concludo. In casi drammatici di emergenza sociale, diciamo che non possiamo ottimizzare l'utilizzo delle risorse a disposizione. È inaccettabile, spero che i gruppi responsabilmente accoglieranno questa nostra posizione di buon senso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, io faccio anche l'amministratore nel mio Paese e qualche anno fa abbiamo dovuto fare un piacere alla stazione dei Carabinieri e, come comune, comprare un'auto ai Carabinieri perché potessero «girare» per il nostro comune. Diventa veramente difficile per un amministratore del Nord vedere che sempre in queste regioni ci sono questi sprechi, sempre in queste regioni arriviamo allo stesso punto, lo spreco, invece per certe regioni o per certi paesi c’è solo il Patto di stabilità. Io mi appello anche a lei, signor sottosegretario: come potete chiedere sempre sacrifici da una parte, per poi sprecarli da un'altra ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

Pag. 88

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, mi sembra veramente un emendamento di buon senso. Già abbiamo sollevato più di una volta la problematica dei depositi militari, che sono pieni di mezzi che potrebbero essere utilizzati per la protezione civile o di vestiario, che vengono mandati al macero dopo qualche anno perché non sono più a norma, o sono troppo vecchi anche se in perfette condizioni.
  Da troppi anni, in questo Stato si è pensato sempre e solamente a comprare e non a utilizzare quello che abbiamo. Con questa norma, diciamo una cosa semplicissima: prima di comprare nuovi mezzi, verifichiamo che tutti i mezzi che sono a disposizione vengano utilizzati nella maniera ottimale, altrimenti non serve nominare nuovi commissari o responsabili o esperti per la spending review per cominciare finalmente a fare quello che fanno tutti i buon padri di famiglia o i proprietari di azienda, che prima utilizzano le proprie risorse e dopo semmai comprano nuovi mezzi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, credo che razionalizzare la spesa sia un atto dovuto e credo che, quando si amministra, si amministra con il senso del buon padre di famiglia e credo che questo emendamento vada nella giusta direzione.
  Io spero almeno che, se si debbono comprare altri mezzi, non siano di una nota marca americana, che si è fusa magari da qualche giorno con una italiana, ma che si usino chiaramente i mezzi già a disposizione, in quanto credo e sostengo che sia doveroso da parte nostra non sprecare ciò che il Nord produce.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.
  Qui stiamo parlando di una banalità, che purtroppo in Italia dobbiamo stabilire per legge, altrimenti non riusciamo a farla eseguire. Semplicemente, noi per un eccesso di burocrazia, non riusciamo ad ottimizzare le risorse che abbiamo. Queste sono risorse dello Stato, in strutture dello Stato e devono servire in un momento in cui chiediamo un coordinamento tra vari enti per un'emergenza. Ci si deve coordinare anche sull'utilizzo dei mezzi. Quindi, prima di andare a spendere e poi magari tagliare sulle pensioni, andiamo a verificare quello che abbiamo e utilizziamo quello che abbiamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vecchio. Ne ha facoltà.

  ANDREA VECCHIO. Signor Presidente, a titolo personale, voto a favore di questo emendamento (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) e ritengo sia la prova provata, qualora ce ne fosse bisogno, che la palla al piede di questo Paese è l'ottusità della burocrazia, perché solo per un cavillo burocratico non si riesce a far dialogare due amministrazioni tra di loro.
  Io ritengo che, se questo Parlamento adotta un'azione di imperio con la quale si ordina alle amministrazioni di cedere i mezzi in soprannumero, ciò sia possibile. Ciò non è possibile per l'ottusità e l'inutilità della nostra grande burocrazia.
  Io spero che questo Parlamento, che questa legislatura possa aggredire – e uso il termine aggredire – l'ottusità della burocrazia.

  ERMETE REALACCI, Presidente dell'VIII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ERMETE REALACCI, Presidente dell'VIII Commissione. Signor Presidente, come è chiaro, le considerazioni che sono state fatte trovano una larga condivisione. Il problema è capire come tecnicamente si può realizzare questo. Io propongo, visto Pag. 89che non riusciremo sicuramente a terminare questo provvedimento entro questa sera e che abbiamo anche un altro emendamento da esaminare, di accantonarlo, in maniera tale da capire se riusciamo a trovare una formulazione che possa tener conto di questa esigenza.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, a questo punto, l'emendamento Grimoldi 1.204 si intende accantonato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 1.95.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, c’è una certa tendenza di questo Parlamento a considerare gli agricoltori e le imprese agricole quasi come gli avversari nostri e i responsabili di quanto accaduto in Campania.
  È evidente che al danno che è derivato agli agricoltori, soprattutto sul fronte delle produzioni, ma ancor di più sul fronte della capacità di commercializzare i prodotti coltivati, laddove sia accertata l'assenza di responsabilità della contaminazione delle aree di propria titolarità, non si debba aggiungere la beffa di oneri che, peraltro, renderebbero impraticabile qualunque prospettiva di vita di quella azienda agricola.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.95, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ?... onorevole Marroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  362   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato  56    
    Hanno votato no  306.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Cimbro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'articolo aggiuntivo Silvia Giordano 1.04.
  Passiamo ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, all'articolo aggiuntivo Silvia Giordano 1.04, con il parere contrario della Commissione, del relatore di minoranza Grimoldi e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  Onorevoli Colonnese, Frusone, Bossa, Lavagno, Petrini, Bragantini, Balduzzi...
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  450   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  92    
    Hanno votato no  358.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 17,30)

  PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo Russo 1.07, sul quale ricordo che la Commissione, il Governo e i relatori di minoranza hanno espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, si tratta di una questione importante e centrale sulla quale vorrei cogliere l'attenzione dell'Aula. Il precedente Governo declassificò i quattro siti di interesse nazionale, ai fini delle attività di caratterizzazione e di bonifica, e più precisamente: il Pag. 90Litorale Domizio Flegreo, che coincide sostanzialmente con gran parte dell'area, l'Agro Aversano, Pianura, il bacino idrografico del fiume Sarno e le aree del litorale vesuviano, in aree di interesse non più nazionale. Ora, con questo emendamento, null'altro chiediamo se non che venga ripristinata tale condizione, e devo dire che è naturale che così sia, poiché se stiamo ragionando di tale questione è perché c’è una criticità registrata in quei territori in ragione anche di quei siti di interesse nazionale.
  È evidente che noi chiediamo che sia ripristinata la condizione per cui quelle aree, quei siti di interesse, declassificati a livello regionale, vengano di nuovo considerati, con atto normativo ovviamente, siti di interesse nazionale.
  Non è questione di poco conto, non è questione semantica, non è questione relativa alla specificità di quale sia l'interesse, ma è evidente che se c’è una legge nazionale che si sta occupando della specificità di quella vicenda, che è evidente che ritiene quella questione non questione locale ma questione nazionale, è evidente allo stesso modo come quei siti, inopportunamente declassificati, debbano ritornare ad essere dei siti di interesse nazionale.

  MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, sulla norma in questione, che conosco abbastanza, io proporrei il ritiro dell'emendamento e anche la trasformazione in ordine del giorno, con l'impegno comunque che ha già preso il Ministro di rivedere la normativa amministrativa in generale, che ha portato al declassamento di alcuni siti di interesse nazionale a quello regionale. Pertanto, la proposta è: invito al ritiro e anche con trasformazione in ordine del giorno, così c’è un impegno più concreto.

  PRESIDENTE. Deputato Russo ?

  PAOLO RUSSO. Per capire meglio dal Governo, solo perché non ho compreso: se è per ridefinire la materia, ovviamente non ritiro l'emendamento, se è per consentire al Ministro, con strumenti diversi, di accedere alla domanda, ovviamente lo ritiro.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Cirillo ?

  MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Scusi se non sono stato chiaro: è esattamente la seconda ipotesi che lei ha fatto, onorevole.

  PRESIDENTE. Prego, deputato Russo.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ritiro l'emendamento e preannuncio la presentazione di un ordine del giorno in tal senso.

  PRESIDENTE. A questo punto, per chi ha chiesto di parlare faccio presente che l'emendamento è ritirato, quindi non è possibile intervenire.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 2.1.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 2.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese... Turco... Rizzetto... Greco... Ginefra... Chaouki... Pisicchio... Santerini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  440   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  221   Pag. 91
    Hanno votato  45    
    Hanno votato no  395.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busto 2.4, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer... Rizzetto... Ravetto... Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  448   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  432    
    Hanno votato no  16.

  La Camera approva (Vedi votazioni).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Gioia 2.257, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza De Rosa e con il parere contrario del relatore di minoranza Grimoldi.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Leva... Ventricelli... Spadoni... Patriarca... Grassi... Latronico... Terrosi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  457   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  229   
   Hanno votato  126    
    Hanno votato no  331.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Luigi Gallo 2.5, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza De Rosa e il parere contrario del relatore di minoranza Grimoldi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Micillo. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MICILLO. Signor Presidente, abbiamo presentato questo emendamento perché, da sempre, il MoVimento 5 Stelle è contrario alla costruzione di inceneritori. Su questi territori, più volte, comitati di cittadini, come un fiume in piena, cittadini campani, hanno portato piani alternativi per non far costruire gli inceneritori.
  Questi vanno nell'ottica dei rifiuti zero, quella strategia che riduce a monte i rifiuti. Per quanto riguarda le ecoballe sversate in tutto il territorio campano, abbiano presentato sia al Ministro Orlando che ai vari assessori regionali il nostro piano per smaltirle. Questo per far capire che noi siamo contrari sia ai vecchi che ai nuovi inceneritori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, intervengo per dare il nostro parere positivo a questo emendamento. Anche noi siamo contrari alla realizzazione di nuovi inceneritori in quell'area (non solo in quell'area, in verità). Credo che i fatti dimostrino che una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti non può che partire dal fatto che i rifiuti vanno ridotti, che i rifiuti vanno raccolti in modo differenziato e che la termocombustione, l'incenerimento dei rifiuti, è una delle cose più sbagliate che si possa fare nella gestione del ciclo dei rifiuti.
  Oltretutto, vorrei ricordare che anche le linee direttive dell'Unione europea prevedono la termocombustione soltanto come ultima e parziale soluzione alla chiusura del ciclo. Penso che proprio in Pag. 92quella zona sia necessario evitare la realizzazione di nuovi termocombustori e sia necessario, invero, incrementare tutte quelle politiche a impatto ambientale zero che possono difendere la salute dei cittadini e che possono, finalmente, permettere una gestione moderna del ciclo dei rifiuti.
  Con il fatto che si prevede la realizzazione di nuovi inceneritori è del tutto evidente che si incrementa quella politica del malaffare che è stata poi a monte anche di quello che stiamo cercando di risanare attraverso l'intervento nella «Terra dei fuochi». Per questo, penso che questo emendamento sia particolarmente importante, che sia un emendamento da sostenere convintamente. Spero che l'Aula possa dare il suo parere positivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, noi, invece, su questo emendamento siamo assolutamente contrari, e spiego anche il motivo. In linea di principio, posso essere anche d'accordo: si decide che i rifiuti non vanno più inceneriti ? Perfetto, abbiamo deciso che i rifiuti non vanno più inceneriti. Però, allo stato attuale, noi abbiamo preso atto di scelte, giuste o sbagliate che fossero, dove bisognava andare, da un lato, nella direzione della raccolta differenziata, e dall'altro lato, per quella parte dei rifiuti che fanno parte della raccolta del rifiuto cosiddetto indifferenziato, si è scelto di procedere con i termovalorizzatori. Questa è stata la scelta, giusta o sbagliata, che ha preso il nostro Paese.
  Oggi che cosa succede ? Ci troviamo in una situazione dove, nel nord di questo Paese, le nostre città e i nostri cittadini sono arrivati a punte dell'80-85 per cento della raccolta differenziata e gli impianti di termovalorizzazione ubicati nel Nord si trovano a lavorare, come previsto, per quella che è la parte del rifiuto indifferenziato.
  Vi sono invece altre realtà che non hanno fatto la raccolta differenziata, non hanno realizzato i termovalorizzatori e hanno causato lo sperpero di denaro pubblico e la catastrofe nota come «i rifiuti di Napoli», che oggi è sotto gli occhi di tutti, perché ancora oggi ne paghiamo le conseguenze in termini di immagine e in termini di risorse economiche.
  Se noi oggi decidiamo che non si costruiscono più termovalorizzatori, dobbiamo però dirci: attenzione, allora ci aspettiamo che domani mattina le regioni del Sud arrivino a fare una raccolta differenziata dell'80-85 per cento. Siccome sappiamo benissimo che questa è una velleità e non è assolutamente praticabile, una soluzione dobbiamo trovarla, perché non è più plausibile che il trasporto dei rifiuti dal Sud al Nord sia ancora oggi pagato dai contribuenti, poi tra l'altro del Nord, che mandano a Roma sacchi di soldi per poi ricevere indietro magari sacchi di rifiuti nei propri impianti di termovalorizzazione.
  Quindi una soluzione va trovata: o al Sud si realizzano gli impianti di termovalorizzazione o domani mattina si inizia a fare una raccolta differenziata seria con punte dell'80-85 per cento. Non è più plausibile oggi che sia ancora il cittadino del Nord a pagare due volte, a pagare in termini economici e a pagare poi per ricevere sul proprio territorio i rifiuti non raccolti in modo differenziato dalle regioni del Sud, tra l'altro inadempienti, che non hanno realizzato i termovalorizzatori che avrebbero dovuto realizzare a suo tempo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, io non riesco a capire il discorso che ha fatto il collega della Lega, perché in tutto questo chi paga ? Pagano sempre i cittadini, intanto che le regioni del Nord e le regioni del Sud litigano ? Sempre i cittadini devono poi subire ? Noi abbiamo una possibilità: decidiamo di migliorare anche al Nord togliendo gli inceneritori, o decidiamo di punire ancora il Sud mettendone altri ? Oppure dobbiamo fare una gara al ribasso ? Ricordiamoci Pag. 93che, a proposito dei bei lumbard, nella mia regione è stato detto che Paolo Berlusconi contribuiva a smistare i rifiuti dal nord dell'Europa verso il sud, verso la Campania. Quindi, non ci dobbiamo mai dimenticare tutti questi passaggi. Lo stesso Schiavone l'ha dichiarato. Non dimentichiamoci questi passaggi. Il problema in Campania non è un problema della Campania, è un problema dell'Italia, un problema di gestione di rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il relatore per la maggioranza, onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la discussione sicuramente è molto interessante e merita un approfondimento che però – e questo è il motivo del parere contrario – non rientra nei contenuti del presente decreto. Le questioni sollevate sono questioni importanti, che io spero e credo che all'interno del collegato ambientale siano riprese, almeno nella stesura approvata dal Consiglio dei ministri, e che ci consentiranno di fare un ragionamento ampio sul tema della gestione dei rifiuti in questo Paese.
  Quindi, la motivazione del voto contrario non sta nell'essere più o meno d'accordo sulle diverse interpretazioni, ma sta nel fatto che, essendo questa una conversione di un decreto-legge, per poter stare al merito del decreto stesso – che, ricordiamo, è quello di cercare di definire quali sono i territori idonei a scopo agricolo e quelli non idonei (perché questa è la motivazione della prima parte), oltre che gli interventi di bonifica eventualmente da eseguire dopo le prime analisi e i primi sondaggi – è evidente che questa discussione qui dentro non ci sta. Lo volevo precisare, perché la motivazione di contrarietà sta nei contenuti della discussione che abbiamo iniziato a fare e che io spero e penso faremo un po’ più avanti su un altro provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castiello. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, il collega De Rosa non capiva il collega Grimoldi. Io non capisco il collega De Rosa, quando dice e quindi è favorevole alla soppressione di questo emendamento. Vedete, il problema è questo: se oggi noi siamo qui a discutere della «Terra dei fuochi», è perché è mancato nel corso degli anni, e chi aveva il compito di farlo allora non l'ha fatto per una errata, demagogica, politica ambientale, perché bisognava mettere in atto in Campania un sistema di smaltimento industriale dei rifiuti attraverso la composizione degli impianti. Purtroppo, noi in Campania, nonostante lo sforzo che oggi – e dico oggi – sta facendo il governo regionale, non avevamo gli impianti, perché chi doveva farlo non l'ha fatto.
  Questo ha prodotto quello che è successo. Lo stato dell'arte sono le discariche, sono gli sversamenti, le discariche abusive.
  E allora non possiamo pensare di risolvere il problema parlando soltanto di raccolta differenziata, perché purtroppo è vero, ha ragione il collega Grimoldi: se noi mettiamo in evidenza il dato della raccolta differenziata nella città di Napoli – non sto parlando della provincia – è bassissimo, perché c’è una politica che va diversamente. Il sindaco De Magistris ha una linea diversa e, quindi, non vuole l'inceneritore. Però, cosa fa ? Spreca, perché ci sono risorse economiche che vengono impiegate per mandare poi i rifiuti sulle navi in Olanda. Allora, vedete, non solo gli diamo i rifiuti, che significano ricchezza ed energia, ma dobbiamo anche spendere e sperperare fondi.
  Allora, io su questo inviterei ad una riflessione diversa. È chiaro che questa non è la sede per entrare nel merito di questo argomento, ha ragione il relatore Bratti, perché stiamo parlando di un'emergenza diversa. Però, rispetto a questo emendamento, debbo esprimere in maniera netta il voto contrario del gruppo di Forza Italia, perché ritengo che non Pag. 94risolve il problema. Anzi, continuiamo a fare demagogia parlando dei cittadini. La gente vuole le strade pulite. Le persone di quel luogo non vogliono più le discariche, per cui va bene l'inceneritore, va bene un sistema di trasformazione industriale che, con tutti quelli che sono gli accorgimenti del caso – è ovvio –, possa risolvere questo problema.
  Quindi, non facciamo più demagogia in tal senso, ma cerchiamo realmente, in maniera responsabile di fare in modo che la Campania diventi una regione normale, come tutte le regioni, non d'Italia, ma d'Europa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. I dati, anche se ancora empirici – e mi stupisco che non ci siano dati scientifici su questo –, dimostrano che con la raccolta differenziata spinta porta a porta, intanto, si risparmia circa il 20 per cento nella gestione di tutta la filiera dei rifiuti, per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani, e poi che vi è, sempre secondo dati empirici, la possibilità di creare circa 20 mila posti di lavoro se la raccolta differenziata venisse applicata alle parti d'Italia – e sono circa l'87 per cento – dove non è applicata. Quindi, come stimolo per il futuro, bisogna andare in questa direzione senza alcun bisogno di inceneritore, ma al limite di un po’ di compostaggio aerobico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io penso che affrontando questa discussione bisogna guardare la realtà concreta dei fatti. L'alternativa all'inceneritore non è il 100 per cento di raccolta differenziata, con tutto pulito, tutto che profuma e tutti che stanno bene. L'alternativa sono le discariche abusive, l'inquinamento ambientale e quello che abbiamo visto. Adesso, se vogliamo fare filosofia, stiamo qui a fare filosofia, però io credo che prima di tutto una misura di questo tipo colpisce le popolazioni che vivono la Campania e lo stiamo vedendo.
  Non possiamo pensare semplicemente di venire qua e dire: «Eliminiamo gli inceneritori. Non permettiamo la costruzione di nuovi inceneritori» quando – e chiudo Presidente – abbiamo percentuali di raccolta differenziata così basse e non esiste un'alternativa, perché oltre ai danni ambientali, che ovviamente sono la cosa più grave, c’è anche, come ha ricordato giustamente la collega di Forza Italia, uno sperpero di denaro pubblico in modo assolutamente ingiustificato.
  Ricordo che molti altri territori, specialmente nel nord del Paese, hanno accettato, loro malgrado la costruzione di inceneritori e i loro rifiuti se li bruciano e se li smaltiscono da soli e non devono portarli in Olanda.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, io non credo che questo decreto-legge non sia il posto giusto per parlare di questo tema, perché noi parliamo di incenerimento di rifiuti. Abbiamo previsto addirittura delle norme che aggravano l'incenerimento dei rifiuti, però se lo fa il cittadino, perché se l'incenerimento lo fa lo Stato e produce lo stesso morte e malanni non è così, quello va bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ad Acerra, secondo l'ARPAC, 35 volte l'inceneritore ha sforato i limiti che erano consentiti per legge, per non parlare degli innumerevoli stop, il che significa che quell'inceneritore che è già costruito non funziona.
  Ma io vorrei ricordare che forse la Lega difende l'incenerimento dei rifiuti, perché tutte le aziende che vengono ad uccidere le persone in Campania sono del nord (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 95

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, in realtà una cosa che ha funzionato in Campania molto male sono stati gli appalti sugli inceneritori. Noi sappiamo che Impregilo, che era ed è una famosissima società del nord, era stata chiamata per risolvere la questione in Campania. L'emendamento di buon senso del MoVimento 5 Stelle non dice che non devono esserci impianti, dice che gli inceneritori non vanno bene, anche perché ad Acerra c’è un inceneritore che non funziona, quindi sono stati sprecati dei soldi. La questione è sempre questa: il MoVimento 5 Stelle rispetta la condizione per cui non ci devono essere impianti che devono essere negativi e lesivi per la comunità circostante. Quindi cerchiamo di dire i fatti e di non nasconderci in demagogia, a questo punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, la demagogia oggi la vedo proprio dal MoVimento 5 Stelle e proprio dal collega De Rosa, perché lui si indigna che al nord forse funzionano gli inceneritori e non li vuole al sud, molto probabilmente lui vuole l'immondizia del sud al nord. Allora, mi chiedo: se non facciamo gli inceneritori, se non facciamo una raccolta differenziata «spinta», cosa ci ritroviamo ? Ci ritroviamo le classiche discariche abusive, ci ritroviamo le classiche immondizie per le strade, ci ritroviamo tutti i problemi poi a livello salutare e sanitario, che vediamo tutti i giorni in certe città.
  È anche un po’ difficile, quando si gira per il mondo, sostenere queste città da buon italiano ! Allora, di cosa e di quale demagogia parliamo ? La demagogia è quella che ognuno si deve recuperare le immondizie nella propria regione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, vorrei contraddire un attimo i colleghi della Lega, perché la questione non è assolutamente una questione di impianti. Vi porto l'esempio della mia città, che è Brescia, con un impianto da 800 mila tonnellate l'anno, che brucia rifiuti che nemmeno la città riesce a produrre. La città ha ancora una raccolta differenziata mediante il cassonetto e dopo vent'anni non riesce a superare il 40 per cento (ovviamente un 40 per cento falsato, perché lo fanno tutte le attività produttive). Tra l'altro, l'amministratore, o meglio il direttore generale, dell'azienda che gestisce l'impianto ha già dichiarato che, anche qualora la città dovesse raggiungere elevate percentuali di raccolta differenziata mediante il «porta a porta», lui se ne fregherà altamente, perché andrà a prendere i rifiuti dal resto dell'Italia.

  PRESIDENTE. Concluda.

  FERDINANDO ALBERTI. Non è questo quello che vogliamo, non è una questione di impianti: è una questione di raccolta differenziata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Devo dire, signor Presidente, un po’ per materia inconferente, ma comunque ragioniamo anche di questo: mi sembra una discussione un po’ datata e a tratti anche stucchevole.
  Intanto l'espressione «inceneritore» qui collocata renderebbe soltanto un elemento di scarsa chiarezza e non indicherebbe, viceversa, cosa è necessario davvero fare su quei territori. Allora, non va bene quello, va bene il gassificatore, va bene altro: come dire, pasticci su pasticci.
  Ma tutto questo nasconde un approccio ovviamente ideologico che si appalesa in Pag. 96questa area, ed è il tipico approccio che noi a Napoli conosciamo, perché a Napoli città non si consente di costruire un termovalorizzatore, ma si consente di spedire a 5 mila chilometri di distanza, con navi, quei rifiuti che poi vengono termovalorizzati. Guardate, io non sono a favore o contro il termovalorizzatore. È come la storia del treno, dell'aereo o della bicicletta...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  PAOLO RUSSO. Presidente, ho concluso: ognuno di questi mezzi può servire, può funzionare in ragione dell'esigenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, in questa discussione direi che la demagogia probabilmente appartiene a chi per anni ha gestito e amministrato i rifiuti in diverse regioni. Io provengo da una regione del Nord, spesso governata, quindi, anche dalla Lega. Nel territorio, ad esempio, di Vercelli, dove regnava un inceneritore chiuso pochi mesi fa, Vercelli stessa era un fanalino di coda nella raccolta differenziata di sempre. Chi oggi, quindi, crede che, programmando di nuovo inceneritori sul nostro territorio, si possa avere una raccolta differenziata più efficiente, sta sbagliando di grosso. Vercelli da sempre è l'esempio che, ove c’è un inceneritore, la raccolta differenziata va male. Sono contento della dichiarazione di Forza Italia che in maniera netta va contro la nostra idea, perché loro sono il passato, da sempre, sulla gestione dei rifiuti e non hanno nulla da insegnare su questo tema a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, sempre in tema di questo emendamento, vorremmo far presente che oramai in questa sede potrebbero esserci di insegnamento probabilmente i bambini delle elementari, a cui educatori appassionati proiettano delle slide con PowerPoint, spiegando come sia possibile, per esempio, che a Colli Aniene, a Roma, una semplice sperimentazione programmata abbia portato ad una raccolta differenziata di oltre il 65 per cento in circa quattro anni. Io non so se quest'Aula ha bisogno di ritornare alle elementari per capire che c’è solo bisogno della volontà. Forse vi potremmo proiettare davanti al cartellone dopo che il PD, il PdL e la maggioranza avranno votato contro, così ci rendiamo conto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, come Fratelli d'Italia abbiamo votato a favore della maggior parte degli emendamenti presentati dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, a dimostrazione che non vi è alcun atteggiamento di preclusione, ma ugualmente chiediamo che non vi sia nemmeno una posizione di carattere ideologico nei confronti della vicenda rifiuti.
  Se non fosse stato commesso il clamoroso errore che il vecchio presidente della regione Bassolino ha di fatto imposto ai cittadini e, cioè, impedire per molti anni la realizzazione degli impianti che avrebbero certamente evitato la tragedia dei comuni e avrebbero certamente impedito lo sperpero di miliardi di vecchie lire o di milioni degli attuali euro, se, in sintesi, si fosse proceduto, così come accade nella maggior parte del mondo occidentale, a preoccuparci della qualità degli impianti e non ad avere una posizione ideologicamente contraria agli impianti stessi, ebbene io sono convinto che gran parte dei problemi che oggi la nostra regione continua ad affrontare sarebbero stati risolti. Ed è questo il Pag. 97motivo per il quale io ritengo che un emendamento che pone come principio il divieto di poter realizzare moderni, controllati, efficienti impianti per il trattamento dei rifiuti sia una posizione sbagliata. E sia una posizione sbagliata, perché una posizione di questo genere è una posizione ideologica ed è anche una posizione che la gente non comprende se approfondisce l'argomento e vuole affrontarlo per arrivare ad una soluzione. Ed è questo il motivo per il quale il nostro voto sarà contrario, diversamente da quello che è accaduto per una gran parte degli emendamenti che sono stati presentati dal MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fico. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Signor Presidente, quando si analizzano le tecnologie non c’è mai niente di ideologico. C’è solo un'analisi della realtà e gli inceneritori (e non termovalorizzatori) sono strutture tecnologicamente arretrate come la cultura delle persone che li propongono. Un inceneritore è un impianto costosissimo: che cosa ci dovremmo bruciare dentro ? Nel momento in cui in una città si fa la raccolta differenziata porta a porta, noi abbiamo un impianto di compostaggio dove dentro ci buttiamo l'umido che corrisponde al 30 per cento dei rifiuti solidi urbani che produce una città. Questo 30 per cento diventa compost, il resto è carta che si sa che va al riciclo, il resto è plastica che si sa che va al riciclo, il resto è vetro che deve essere tramutato magari in pile.
  Quando creiamo l'idea nuova dei rifiuti, è culturalmente nuova e, quindi, il rifiuto non esiste ma esistono solo materie prime e seconde, vediamo che possiamo riciclare tutto con una progettazione industriale anche diversa, la riduzione a monte dei rifiuti, e non c’è niente da buttare in un inceneritore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Gli inceneritori vivono perché ci sono i finanziamenti pubblici che li fanno vivere. Nessun imprenditore costruirebbe un inceneritore senza incentivi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, ho sentito parole come: «demagogia», «ideologia», vi siete dimenticati «ecoterrorismo». Inceneritori ? Ma dove l'avete messo Veronesi ? Perché non ve lo siete portato a sostenere le bugie che dite...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, deputato Zaccagnini.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Scusi, mi rivolgo a lei. Gli inceneritori per funzionare hanno bisogno della «monnezza» e la «monnezza» per funzionare ha bisogno che non vi sia la differenziata. Quindi, ci vuole la criminalità organizzata a gestire il tutto e la politica collusa. Gli inceneritori come treno, aereo, bicicletta ? Ma cosa state cercando di rigirare come una frittata ? Che strumentalizzazione volete fare di elementi del progresso tecnologico della rivoluzione industriale, cercando di farci passare e ingerire la bontà o la necessità della combustione dei rifiuti ? Siete anacronistici, obsoleti, ridicoli...

  PRESIDENTE. Deputato Zaccagnini, deve concludere.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Sì, Presidente... per dirla tutta, Presidente, solo «monnezza», rifiuti.

  PRESIDENTE. Si rivolga con rispetto ai suoi collegi.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Il futuro è possibile solo svelando la verità e comprendendo che solo la limitazione del nostro impatto antropico con un impatto ecosostenibile è possibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

Pag. 98

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, io voterò a favore, come il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, su questo emendamento. Trovo intollerabile che un territorio che ha pagato il prezzo di ospitare le ecoballe per vent'anni con rischi molto seri per la salute debba addirittura subire la presenza di un inceneritore. È il territorio di Giugliano che è uno dei più colpiti sul terreno ambientale e sul terreno sociale. Per questo non credo sia una scelta ideologica ma una scelta di buonsenso vietare la presenza di inceneritori lì (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, ma io non ho capito: qui ancora stiamo parlando di inceneritori e di discariche, quando l'Europa ci dice ormai da tempo che discariche e inceneritori sono fuori legge. In Germania li stanno chiudendo gli inceneritori. Nella mia terra, in Calabria, stavano costruendo una discarica, a Battaglina, che è grande quanto Malagrotta, per una popolazione di un milionenovecentomila abitanti e i miei compaesani – ne sono fiero – sono riusciti a farla bloccare. Si deve capire che il futuro è quello del riciclo e chi mi parla di inceneritori e di discariche, per cercare di coprire un problema che è quello della mancata raccolta differenziata, o è ignorante o lo fa in malafede. Il futuro è quello del riciclo e della riduzione dei rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, come diceva il collega Bratti, il dibattito mi sembra interessante, appassionante e i punti di vista sono chiari, ma non è questo il giorno, è il caso di dire. Io personalmente penso che oggi l'obiettivo di rifiuti zero sia un obiettivo praticabile. Ci sono ottime amministrazioni che lo fanno, ci sono molti modelli differenti, anche in zone amministrate sia dalla Lega Nord sia dal centrosinistra. Penso alla provincia di Treviso. Ci sono risultati eccellenti.
  L'Europa ci dice che le discariche vanno abbandonate, nel senso che vanno portati lì solo rifiuti trattati, non ci dice che vanno abbandonati i termovalorizzatori. Io penso che il futuro non sia dei termovalorizzatori, ma facciamolo nella sede opportuna. Questo provvedimento parla di altro, i punti di vista si sono chiariti, cerchiamo di andare avanti.

  PRESIDENTE. Presidente, semplicemente per ribadire: lei capisce, questo è un emendamento ammesso, quindi, stiamo discutendo sull'emendamento, semplicemente per ribadirlo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, utilizzassi la metà degli insulti che ho sentito da parte di esponenti in quest'Aula, sarei stato già ripreso e, forse, cacciato da quest'Aula, come già è stato fatto. Dovrebbe utilizzare gli stessi metodi per tutti, ma questo va oltre.
  Nel contesto di questo emendamento, si tratta di una proposta irricevibile assolutamente, perché concettualmente stiamo discutendo di non sviluppare un territorio, fermando il progresso, perché oggi il progresso è, purtroppo, dei termovalorizzatori, come a Torino, come a Brescia, come a Treviso, anche nella «Terra dei fuochi». Perciò, concettualmente, c’è la necessità di andare oltre. Poi, nell'eventualità, personalmente, come piemontese e torinese, spererei che gli inceneritori un domani chiudessero, però con il disagio enorme che noi stiamo affrontando a Torino, c’è la necessità e la volontà di superare gli ostacoli di una differenziata, come succede in tutti gli altri paesi di questo territorio italiano. C’è la necessità di andare oltre, di Pag. 99non fermarsi ad un emendamento, cercando di fare lo sgambetto e fare i più furbi della classe.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, vorrei rammentare a ciascuno di coloro i quali hanno partecipato a questo dibattito, lo hanno animato, lo hanno arricchito anche di particolari, che esistono in Campania circa 6 milioni di ecoballe e, nel caso in cui noi volessimo accedere a questo emendamento, sarebbe ben difficile trovare una soluzione definitiva per ciò che fin qui è stato comunque fabbricato. Quindi, bisogna tentare di essere seri, di non fare demagogia, perché a San Francisco, dove esiste il famoso obiettivo strategico «rifiuti zero», che verrà con tutta probabilità raggiunto tra sei anni, nel 2020 – cioè, tutto ciò che si produce verrà recuperato e rientrerà nel ciclo dei consumi –, comunque esiste un inceneritore che chiude il ciclo. Quindi, un conto è avere un obiettivo strategico, che è quello di non realizzare inceneritori e non avere discariche, altro conto è pensare che da oggi si possano chiudere le discariche e non realizzare gli inceneritori. Questa è demagogia allo stato puro, che danneggia l'Italia e i cittadini italiani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, dobbiamo cercare di fare un po’ di chiarezza: io non posso sentirmi dire dal presidente della Commissione ambiente della Camera dei deputati che oggi non è il giorno per parlare dell'inceneritore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché se l'emendamento che è stato dichiarato ammissibile – e il presidente l'ha confermato – chiede che in futuro non si costruiscano più inceneritori nella «Terra dei fuochi», cioè in una zona dove già sono morte le persone, già sono morte in passato (Commenti dell'onorevole Realacci)... Perché non è vero che sono morte le persone, Realacci ?

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore.

  RICCARDO NUTI. Allora, io ho trovo assolutamente incoerente che ci si dica che il futuro non è rappresentato dai termovalorizzatori, però, poi, non si vuole votare a favore di un emendamento che dice che in futuro non devono essere costruiti gli inceneritori, che sono la stessa cosa. Ed è assurdo il discorso che viene fatto dagli altri colleghi.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  RICCARDO NUTI. La domanda è semplice: il PD e tutti gli altri partiti sono a favore degli inceneritori, sì o no ? Questo chiede l'emendamento, e lo sta chiedendo in particolare in una terra dove per l'inquinamento sono morte delle persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, io vorrei sapere, per il PD in particolare, quando arriva questo futuro, perché sono trent'anni che si parla sempre del fatto che oggi, purtroppo, bisogna mettere tutti i rifiuti indifferenziati nelle discariche e continuare a costruire gli inceneritori. Dopodiché, forse, un giorno, finalmente, si penserà definitivamente a risolvere il problema.
  Sono trent'anni che si sentono le stesse soluzioni, quindi vorrei sapere finalmente questo futuro quando arriverà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Busin. Ne ha facoltà.

Pag. 100

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, siamo contrari a questo emendamento, perché semplicemente non sono questi i termini in cui porre un problema del genere. Non si può dire «sì» o «no» ad un inceneritore in futuro. Le strategie per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti vanno valutate in modo razionale e soprattutto realistico. Non capisco come si possa pretendere di dire «no» in modo netto ad un inceneritore e dire «sì» solo alla raccolta differenziata, quando abbiamo intere zone del nostro Paese, intere regioni dove la raccolta differenziata non arriva neanche al 10 per cento. Bisogna essere realisti, non demagogici, e porre le questioni in modo razionale e non demagogico, appunto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, credo che l'inceneritore di Acerra, che oggi funziona circa al 70-80 per cento, bruci gran parte dei rifiuti della Campania. Però questo non basta. Penso che non sia giusto spendere un sacco di soldi per mandare via nave molti di questi rifiuti in Olanda per far arricchire chi produce energia e calore in Paesi europei. Ma soprattutto, credo fermamente che il progresso vada messo in sicurezza, perché aver sempre paura di adoperare il progresso, anche per sistemare i rifiuti, penso non sia giusto, né per la «Terra dei fuochi» né per altre situazioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, molto spesso mi sorprendo del candore virgineo di alcuni deputati del PD, proprio perché noto che c’è una profonda sintonia tra il PD e il termovalorizzatore o, meglio, l'inceneritore. Si annovera quello di Acerra, sponsorizzato direttamente dal Premier Romano Prodi, poi potremo ovviamente parlare dell’affaire Bassolino-Impregilo, però potremmo anche dire che Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, sogna anche lui di riuscire a realizzare il secondo termovalorizzatore campano nella sua città. Al Nord c’è Piero Fassino, che aveva in corso la privatizzazione dell'inceneritore Gerbido, realizzato nel 2006 dal suo compagno di partito Sergio Chiamparino. Poi, sempre al Nord, c’è Pietro Vignali, sindaco di Parma fino al 2011, che sponsorizzava la realizzazione dell'inceneritore. Poi, improvvisamente, Pizzarotti lo voleva togliere, e si è reso conto che era meglio levarlo, strumentalmente alla campagna elettorale.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputato.

  CARLO SIBILIA. Poi andiamo a Modena, dove sempre il sindaco, Giorgio Pighi, autorizza il potenziamento dell'inceneritore. Quindi ci facciano capire i deputati del PD se sono a favore o contro, perché i fatti dicono un'altra cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, le parole del collega Realacci risuonano in quest'Aula. Proprio lui, l'unico baluardo rimasto di Legambiente, l'unico candidato dal PD, in quest'Aula dice che oggi non si deve parlare di inceneritore. Ora, la frattura tra PD e Legambiente credo non ci sia mai stata, perché Legambiente sostiene gli inceneritori tanto quanto il PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 2.5, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord Pag. 101e Autonomie, Grimoldi, e il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ragosta... Buttiglione... Librandi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  440   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  324.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fragomeli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con parere favorevole di Commissione, Governo e relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Abrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  441   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  436    
    Hanno votato no  5.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Richetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Luigi Gallo 2.20.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, in pratica nella gestione dei rifiuti e sui temi ambientali i Governi in questi anni hanno dimostrato di essere molto, ma molto indietro rispetto alle proposte dei cittadini, dei comitati e delle associazioni, che hanno sempre dimostrato che esistevano soluzioni che la politica non ho voluto adottare in questi anni: così non si sono evitati i disastri, e oggi ci troviamo a parlare di «Terra dei fuochi». È chiaro che, in virtù di queste dinamiche, i cittadini oggi non si fidano più delle istituzioni: non si fidano, perché si trovano l'istituzione sorda, ma non solo sorda, un'istituzione che ha portato disastri sui territori.
  Con questo emendamento semplicemente si vuole portare l'istituzione a fianco ai cittadini, e i cittadini all'interno degli organi decisionali delle istituzioni. Per cui la commissione prevista da questo decreto-legge dovrebbe accogliere le personalità indicate dalle associazioni e dai comitati di competenze tecnico-scientifiche, ad elaborare, a lavorare insieme alle commissioni che devono intervenire su questo decreto-legge.
  Attraverso questo emendamento, inoltre, si introduce anche la possibilità di intervenire in termini di prevenzione sul fenomeno, perché ricordiamo che questo decreto-legge non affronta proprio il tema della prevenzione, mentre i cittadini, quelli che non volete ascoltare quando vi propongono soluzioni alternative agli inceneritori o alla gestione di rifiuti o ad affrontare i temi ambientali sui territori, hanno delle soluzioni indicate con l'aiuto dei comitati scientifici che li supportano. Allora perché non garantire uno strumento partecipativo e decisionale che funziona ? Noi chiediamo innanzitutto che i cittadini possano controllare l'operato della commissione, e possano definire anche un loro parere sul lavoro della commissione: un parere che non sarà vincolante, che però permetterà a tutti i cittadini di essere informati, e di programmare interventi di prevenzione per questa «Terra dei fuochi». Perché non si può arrivare solo alla fine a raccogliere i morti Pag. 102e i feriti dopo lo scempio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, noi siamo contrari, perché in questo decreto-legge viene istituito sostanzialmente il comitato, viene istituita la commissione, vengono coinvolti i Ministeri, l'Agea, gli enti locali. Se facciamo un ennesimo organismo, una consulta, penso che poi si rischi che il caos regni sovrano ! Penso che così come è stato impostato il decreto-legge sia già abbastanza caratterizzato dal confronto tra i vari organismi: non crediamo che un ulteriore ente, o organismo, possa essere di utilità; anzi, semmai assolutamente il contrario, visto che già avevamo presentato dei dubbi sul fatto che esista sia il comitato che la commissione, presieduta dei medesimi Ministeri con i medesimi compiti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Noi diciamo sì a questo emendamento e siamo perfettamente coscienti della complessità, diciamo, delle commissioni e dei comitati che ci sono, delle competenze che si incrociano, ma davvero ci sembra abbastanza bizzarro il fatto che l'unico elemento che dà fastidio a questo tipo di architettura è il fatto che si costituisca una consulta dei cittadini e delle associazioni. Perché nella complessità forse l'elemento più importante è proprio la partecipazione dei cittadini, è proprio il fatto che i comitati possono dire una loro parola; e guardate che partecipazione significa soprattutto partecipare ai livelli decisionali nel momento nel quali si decidono le cose, si fanno le cose. Non possiamo pensare di ascoltare i cittadini soltanto a valle quando le cose sono state decise, quando le cose sono state fatte, perché guardate che la partecipazione e il coinvolgimento può determinare il fatto che vengano compiute delle scelte con consapevolezza in rapporto ai diritti e ai bisogni dei cittadini, con la conoscenza diretta dei comitati che a volte è addirittura superiore a quella di tanti esperti nominati dai ministeri.
  Per questo io penso che questo emendamento vada sostenuto, e penso che sia giusto che sia data la possibilità ai cittadini e ai comitati di associazioni di costituire una consulta che possa coadiuvare la commissione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Come diceva il collega Zaratti, partecipazione equivale a responsabilizzazione. Noi crediamo che sia necessario votare questo emendamento perché la discussione che stiamo affrontando oggi, e che interessa larga parte del Paese, è frutto anche di una larga e vasta mobilitazione di donne e di uomini della regione Campania. I comitati che hanno costruito questa mobilitazione sono anche affollati di presenze, di competenze che meritano di poter dire la propria.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 2.20, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Giorgio Piccolo, Capodicasa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  438   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  171    
    Hanno votato no  267.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 103

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 2.200.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, con questo emendamento cerchiamo in modo semplice, devo dire senza stravolgere l'assetto della norma così com’è costruita, senza stravolgere l'assetto della commissione come prevista, senza insomma incidere sull'articolazione complessiva della norma, chiediamo di aggiungere cinque rappresentanti delle associazioni territoriali alla commissione in modo tale da rendere in modo concreto, tangibile, diretto quella partecipazione democratica che altrimenti – vedo – si vuole negare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 2.200, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Patriarca, Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  365   
   Votanti  364   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  80    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Le deputate Zampa e Pes hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare, sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, ritengo che sia abbastanza importante la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è prevista alle ore 18,30 in riferimento ai lavori soprattutto di questa settimana, perché abbiamo il decreto-legge che è attualmente in discussione, poi c’è anche il decreto-legge concernente l'IMU, l'alienazione di beni e la Banca d'Italia e, in prospettiva, possiamo avere la prossima settimana anche la legge elettorale. Quindi io penso che sia opportuno, in un contesto così complesso di questi provvedimenti, che ci sia un attimo di sospensione da parte dell'Aula, per poi eventualmente riprendere dopo la Conferenza dei presidenti di gruppo ma, stante l'importanza della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, io formulo una richiesta formale di sospensione.

  PRESIDENTE. Sulla questione della sospensione io non ho problemi, anche perché è una cosa importante e riguarda tutti i presidenti di gruppo, però, se per lei va bene, votiamo questo ultimo emendamento, visto che sono le ore 18,25, e poi per me possiamo sospendere la seduta, se non ci sono obiezioni. Passiamo alla votazione dell'emendamento Antimo Cesaro 2.259.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signor Presidente, questo emendamento va, come sottolineato anche da altri colleghi – mi riferisco al collega Luigi Gallo e al collega Russo – nel senso di garantire la partecipazione dei comitati civici che in questi anni si sono battuti per sollevare il coperchio da questo vaso di Pandora che poi è stato la «Terra dei fuochi» e, siccome noi sappiamo che la commissione è il fulcro di questa governance complessa che deve provvedere poi alle attività di bonifica sul territorio, ci sembrava giusto inserire in questa commissione anche eminenti studiosi ed esperti dei comitati, ma, siccome già in sede di discussione sulle linee generali è emersa la difficoltà di rendere vieppiù Pag. 104complessa la gestione di questa governance, allora io, pur ribadendo – voglio che resti agli atti – questa esigenza di trasparenza, di partecipazione e di accesso alle informazioni e ai dati, soprattutto sanitari, delle organizzazioni locali, ritiro l'emendamento riservandomi eventualmente di trasformare questa esigenza in un ordine del giorno.

  PRESIDENTE. La ringrazio, quindi questo emendamento è ritirato. A questo punto la seduta è sospesa e riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo, che si terrà alle ore 18,30. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 18,30, è ripresa alle 19,35.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo si è convenuto che il seguito dell'esame della mozioni Andrea Romano ed altri n. 1-00168, Costantino ed altri n. 1-00315, Battelli ed altri n. 1-00316, Tancredi e Dorina Bianchi n. 1-00317 e Caparini ed altri n. 1-00318 concernenti iniziative per la riforma della normativa in materia di diritti d'autore e per la disciplina del relativo mercato, già previsto per la seduta di domani, sarà inserito in un successivo calendario.
  L'avvio dell'esame del disegno di legge n. 1921 – Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria (da inviare al Senato – scadenza: 21 febbraio 2014), già previsto per lunedì 27 gennaio, avrà luogo a partire dal pomeriggio di martedì 28.
  La Conferenza dei presidenti di gruppo tornerà a riunirsi giovedì 23 gennaio, alla luce dell'andamento dei lavori sui vari provvedimenti, per definire l'articolazione dei lavori dell'Aula per la prossima settimana.
  Il seguito dell'esame del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate è rinviato a domani mattina alle 10.

In morte dell'onorevole Giorgio Gardiol.

  PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giorgio Gardiol, già membro della Camera dei deputati nella XIII legislatura.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

  GIULIO MARCON. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, colleghi e colleghe, domenica scorsa, a settantun anni, ci ha lasciato Giorgio Gardiol, deputato per il gruppo dei Verdi dal 1996 al 2001, valdese, convinto pacifista, attento ai temi della solidarietà e dei diritti. Ha fatto parte, alla Camera dei deputati, delle Commissioni lavoro e attività produttive e ha sempre voluto, cercato la coniugazione tra i temi dell'ecologia e del lavoro, del cosa e del come produrre.
  Originario di Pinerolo, ha sempre amato le sue valli e ha rivendicato, contro ogni logica separatista, l'autonomia e l'identità dei suoi luoghi e delle valli alpine.
  Aveva una sobrietà particolare. Aveva una compostezza e un rigore morale tipico della cultura valdese. Grazie a Giorgio Gardiol si attivò alcuni anni fa una collaborazione importante e proficua tra la campagna «Sbilanciamoci» e la Tavola Valdese, che ha permesso alla campagna «Sbilanciamoci» di svolgere per molti anni il suo forum alternativo a Cernobbio.
  L'ultima volta che ho incontrato Giorgio Gardiol è stato a Pinerolo qualche Pag. 105tempo fa per un dibattito sul mutualismo, insieme a Bruno Manghi. In quella occasione Giorgio ci fece visitare la sede della prima società di mutuo soccorso in Italia, nata proprio a Pinerolo.
  A Gardiol stavano a cuore l'ecologismo, le sue valli, il lavoro e la solidarietà. Ci mancheranno la sua passione, la sua onestà, un impegno dedicato al cambiamento e alla riconversione sociale ed ecologica dell'economia. È stato uno degli ecologisti migliori e più seri che il nostro Paese abbia conosciuto.

  PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza si associa.

Sull'ordine di lavori.

  SERGIO BOCCADUTRI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Gentile Presidente, colleghe deputate e colleghi deputati, il 21 gennaio 1921 nasceva a Livorno il Partito Comunista Italiano. Si tratta di una storia lunga, complessa e travagliata, che si snoderà lungo il Novecento italiano per concludersi nel 1991, all'indomani di quella che poi sarà considerata, appunto, la fine del «secolo breve».
  Al di là di come la si pensi, la storia del PCI ci riporta ad una politica forse totalizzante, del Paese nel Paese, della scelta di vita, per dirla come Giorgio Amendola, in cui i partiti tuttavia assolvevano a una funzione pedagogica, in cui la dimensione collettiva era di certo superiore alle aspirazioni personali, e gli scontri più feroci non si consumavano certo per una candidatura o per postazioni personali. La politica come missione, dunque. Come non ricordare, ad esempio, la profondità dello scontro in punta di fioretto tra Ingrao e Amendola, sul grado di sviluppo del capitalismo nel nostro Paese e quindi sulle linee di intervento strategico in politica economica. Davvero: uomini e modi di un'altra epoca.
  Nei lunghi anni di opposizione, ed è questo forse l'aspetto più interessante, il Partito Comunista ha mantenuto quella doppiezza tra partito antisistema e forza riformista, di cui parla magistralmente anche Emanuele Macaluso nel suo ultimo lavoro. La storia del PCI è una storia di grandi conquiste, dalla resistenza alla costruzione della democrazia, dalla scuola media unica nel 1962 alla mobilitazione nel 1968, fino allo Statuto dei lavoratori nel 1970, come le battaglie per la legge sull'aborto e sul divorzio.
  Le lotte delle donne sono quindi un tratto essenziale di questa vicenda storica. Proprio dalle file comuniste verrà eletta per la prima volta una donna come Presidente della Camera, Nilde Iotti.
  Non si trattava tuttavia di una storia priva di errori. Come non ricordare, ad esempio, il sostegno alla sanguinosa repressione dei fatti di Ungheria da parte dell'Unione Sovietica, l'espulsione del Manifesto e i troppi silenzi per quanto avveniva oltre cortina.
  Negli anni ’80, subito dopo la stagione più buia del dopoguerra, quella segnata dal terrorismo e dalla violenza politica, il PCI renderà sempre più serrata la critica all'Unione Sovietica. Berlinguer in un intervento a Mosca ricorderà come la democrazia è un valore universale. Poi, in una celeberrima intervista, dirà che si sente protetto sotto l'ombrello della NATO: parole inequivoche, che collocano il partito oggettivamente, anche se non ancora pienamente in modo consapevole, nel campo riformista. Sono gli anni in cui la segreteria di Berlinguer...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  SERGIO BOCCADUTRI. Sto finendo... stringerà legami con il mondo dell'ambientalismo e del pacifismo, dalla lotta dei missili a Comiso all'assassinio di Pio La Torre.
  Ecco, attraverso l'idea dell'eurocomunismo il PCI sposa in quegli anni fino in fondo l'ispirazione europeista, eleggendo al Parlamento europeo nelle sue liste Altiero Spinelli, l'estensore del Manifesto di Ventotene, Pag. 106che era stato espulso nel terribile 1937.
  Ecco, io penso che questi venti anni e più che ci separano dalla fine di quell'esperienza ci dicono che si tratta di una vicenda storica irripetibile. Grazie al PCI – e ho concluso – milioni di donne e uomini hanno conosciuto la politica e, attraverso di essa, hanno potuto crescere culturalmente e contribuire all'avanzamento del Paese: un'idea di politica molto diversa da quanto si vede spesso in giro oggi.
  Sono convinto che gran parte di quella storia, così come quella di altre forze politiche che avevano contribuito all'affermazione dell'Italia come democrazia compiuta, debba sempre di più diventare parte della memoria storica condivisa nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, voglio ricordare lo storico Aurelio Lepre, scomparso a 83 anni a Napoli. Gli studenti dell'università di Napoli erano forse intimoriti da uno storico che non perdonava la sciatteria, ma rimanevano affascinati dalle sue lezioni sulla questione meridionale o sulla seconda guerra mondiale. Dedicò la sua ricerca storica alla storia del Mezzogiorno, prevalentemente.
  La sua adesione al Partito Comunista Italiano non gli impedì una grande autonomia di giudizio. Ancora si ricorda una sua polemica con Giorgio Amendola che non aveva gradito le sue tesi sul pensiero di Antonio Gramsci non funzionale alla via italiana al socialismo. Si definì sempre un ex comunista non pentito. Con lui scompare uno dei più grandi esponenti della ricerca storiografica del nostro Paese.

  VITTORIO FERRARESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, nella mattinata di domenica scorsa l'argine del fiume Secchia ha ceduto aprendo una falla circa 3 chilometri a valle della città di Modena. L'argine ha ceduto per problemi strutturali. Diversi paesi, tra i quali Bastiglia e Bomporto, sono andati sotto. Assistiamo ad un evento naturale, che per l'ennesima volta crea danni per colpa e inadempienza dell'uomo: migliaia di sfollati, un disperso, 1.800 aziende che hanno interrotto la produzione, oltre 5 mila addetti senza lavoro, milioni di euro di danni.
  L'esondazione del Secchia si poteva evitare con normali azioni di interventi di prevenzione. Basti pensare che il letto del fiume non viene dragato da decenni ed è più alto del livello della campagna circostante, o che alcune casse di espansione attendono il collaudo da oltre quarant'anni.
  Di fronte a carenze evidenti delle politiche di prevenzione ci si aggrappa a cause di agenti estranei: le nutrie, le volpi, i tassi. Come se il controllo dell'azione di questi animali fosse opera impossibile. Viene da chiedersi perché non si è preveduto anticipatamente, sapendolo, per limitarne l'azione ?
  Chiediamo l'immediato intervento dello Stato, con il riconoscimento della calamità naturale e lo stanziamento di fondi concreti per l'emergenza, un impegno per ottenere la proroga di scadenze fiscali, non solo per le aziende colpite dall'alluvione, e la deroga del patto di stabilità.
  In Emilia Romagna il 95 per cento dei comuni è a rischio alluvione e frane, ha subito una tromba d'aria, due terremoti, un'alluvione. Che cosa deve succedere ancora perché lo Stato agisca in maniera strutturale ? Non abbiamo bisogno di autostrade come la Cispadana, di inceneritori o di grandi palazzine. L'unica grande opera di cui il Paese ha bisogno è un forte intervento per la prevenzione del rischio idrogeologico.
  Nessuna allerta era stata data ai cittadini, che si sono ritrovati sotto un metro e mezzo d'acqua. Chiediamo di far luce sulle responsabilità politiche e tecniche, in Pag. 107primis del Governo, che non ha destinato le giuste risorse per il rischio idrogeologico, nonché dell'AIPO, della regione Emilia Romagna e della provincia di Modena, di chi non ha ascoltato per anni i cittadini e i sindaci, che chiedevano la manutenzione e il consolidamento degli argini che hanno ceduto.
  E ora, grazie ad una mancanza di questi signori, si è consumata questa tragedia, che era stata annunciata e denunciata. I miei compaesani e concittadini sono sotto un metro e mezzo d'acqua perché il Governo non ha stanziato le idonee risorse.
  Che si faccia qualcosa e si faccia subito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MANUELA GHIZZONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, anche noi vogliamo ricordare gli eventi che hanno martoriato la provincia di Modena a partire da domenica. È già stato richiesto, da parte dell'onorevole collega Bratti, che il Governo venga a riferire su questi fatti e quelli che hanno interessato la Liguria, quindi ci riferiremo, ovviamente con più dovizia di particolari, in quella sede. Però anche noi vogliamo ricordare quello che è accaduto in queste giornate drammatiche: una situazione che ha coinvolto territori che, come è stato ricordato, hanno già patito gli effetti di un sisma che si è abbattuto su questi stessi comuni solo 20 mesi fa. Le conseguenze sono drammatiche.
  In realtà la pianura padana, la fertile pianura modenese, si è trasformata in un lago, vastissimo, di 20 chilometri, e l'alluvione ha colpito i centri di Bastiglia, di Bondeno e di molte zone allagate anche di Modena, di San Prospero, di Medolla e di Camposanto. Migliaia sono le persone evacuate, circa mille hanno trovato già ospitalità nei punti messi a disposizione dalla Protezione civile, ma alcuni dati sono davvero oltremodo preoccupanti: ci sono 3 mila ettari di terreno agricolo inondati, 200 aziende agricole seriamente danneggiate, poco meno di 2 mila le aziende che hanno le scorte deteriorate e i macchinari danneggiati ed oltre 2.500 gli addetti e i lavoratori che hanno dovuto fermarsi. Questa è la situazione e credo di interpretare un sentimento (credo di avere almeno lo stesso tempo che è stato concesso precedentemente al collega)...

  PRESIDENTE. Certamente.

  MANUELA GHIZZONI. Credo che ci siano tutte le condizioni perché si parli di questo, perché crediamo ed abbiamo questo timore: che sia sottovalutato in generale quello che è accaduto.
  Anche noi chiediamo con fermezza degli interventi immediati. Li ha chiesti già la regione Emilia-Romagna, li chiediamo anche noi: interventi che siano di supporto alla popolazione, alle aziende che non possono permettersi un altro colpo come questo e ai comuni. Come è stato ricordato, non possiamo permetterci di perdere un posto di lavoro: è vero, non possiamo pensare che quello che è accaduto fosse inevitabile. Questi fatti devono essere affrontati con la politica e non con il fatalismo.
  Pertanto noi riteniamo che quello che è stato fatto con la legge di stabilità sia un piccolo passo, ma assolutamente insufficiente per mettere mano ad una strategia nazionale di intervento contro il dissesto idrogeologico.
  Ha ragione, concludo: parole ne abbiamo fatte tante in questa Assemblea, adesso aspettiamo i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  TATIANA BASILIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, gentili colleghi, la scorsa settimana avevamo già chiesto un informativa, mai sollecitata, in quanto nel frattempo eravamo riusciti ad audire il direttore generale dell'OPAC, ma, a seguito dell'incontro avvenuto Pag. 108con il sottosegretario Patroni Griffi quest'oggi, non ci riteniamo assolutamente soddisfatti delle informazioni acquisite in relazione alle procedure di sicurezza che dovrebbero essere messe in atto durante il trasbordo delle componenti chimiche siriane nel porto di Gioia Tauro. I cittadini gioiesi e gli amministratori locali non si sentono dovutamente garantiti ed informati su ciò che accadrà effettivamente in quel porto.
  Chiediamo dunque che i Ministri Bonino e Lupi vengano a riferire in Aula per fornire risposte precise su taluni aspetti di questa vicenda non ancora del tutto chiariti, tra i quali ci sono i tempi di arrivo delle navi, tipo di trasbordo, sicurezza esterna e soprattutto indicare il perché della scelta del porto di Gioia Tauro.
  Inoltre, sarebbe opportuno che l'informativa, oltre che in Parlamento, sia fatta ai cittadini in Calabria. Solo così sarà possibile informare la cittadinanza ed evitare l'alimentarsi di strumentalizzazioni e/o la diffusione di iniziative di protesta, che saranno purtroppo difficilmente controllabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ELENA CENTEMERO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, oggi a Roma si è svolto un convegno sulla legge sulla blasfemia e la pena di morte in Pakistan. Vorrei qui ricordare la figura di Asia Bibi.
  Durante la scorsa legislatura molti deputati e deputate sono stati impegnati proprio a difendere la figura di Asia Bibi. La libertà religiosa non è solo un problema cristiano, è una questione che ci riguarda tutti. Dove non c’è libertà religiosa, anche gli altri diritti sono violati e messi gravemente a rischio. Chi si ricorda di Asia Bibi ? Penso in pochi ricordino Asia Bibi, una donna cristiana del Pakistan che nel novembre 2010 fu accusata, in base a false testimonianze, di blasfemia da alcuni abitanti del suo villaggio. La donna venne condannata a morte da un tribunale di primo grado e ora è in attesa che la Corte suprema si pronunci sul suo caso. Per avere espresso dubbi sul suo processo, furono uccisi da fondamentalisti islamici il governatore musulmano del Punjab e il Ministro per le minoranze, il cattolico Shahbaz Bhatti. Oltre a molti altri casi giudiziari, la legge sulla blasfemia ha già prodotto oltre 2.500 vittime extragiudiziarie dal 1986 ad oggi. Ricordo, ad esempio, gli 83 cristiani uccisi nell'attentato suicida alla All Saints Church. Noi non possiamo restare in silenzio. È stata promossa in questi giorni una petizione da CitizenGO per chiedere la liberazione di Asia Bibi. Informo, appunto, l'Aula e lei, Presidente, che esiste questa petizione che è a favore della libertà religiosa.

  ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, da qualche giorno gira per le trasmissioni di diverse televisioni italiane, sia di Stato che private, tale Iaia Calvio, ex sindaco di Orta Nova, da qualche giorno sfiduciata, non solo dalle opposizioni, ma anche dai consiglieri della sua stessa maggioranza. Orbene, le trasmissioni sono un monologo della signora Calvio, un monologo senza contraddittorio. Lei se la canta, lei se la suona. E per delle televisioni private senza contraddittorio mi sembra oltremodo strano che non si accetti, o quantomeno non si inviti, anche chi in queste trasmissioni viene attaccato. La novella santa Maria Goretti, perché è questo quello che pare evidente vogliono creare, dovrebbe in qualche maniera accettare il contraddittorio. Quello che è strano, Presidente, è che un sindaco sfiduciato va ad Agorà, poi va alla trasmissione L'Arena di Giletti domenica, stasera sta a Ballarò ed è stata anche a Servizio pubblico. Io vorrei capire a che cosa serve tutto questo, se non, probabilmente, a creare un candidato per la prossime europee.
  In tutto questo, che cosa sta succedendo ? Che la città di Orta Nova, la sua Pag. 109città, quella che l'ha sfiduciata, ci sta rimettendo in dignità di immagine, e credo che i cittadini di quella città non meritano tutto questo. Per cortesia, intervenite, quantomeno sulle tv di Stato, non su quelle private, per far capire che la televisione è di tutti, anche perché l'abbonamento lo pagano tutti.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 22 gennaio 2014, alle 10:

  (ore 10 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate (C. 1885-A).
  — Relatori: Bratti, per la maggioranza; De Rosa e Grimoldi, di minoranza.

  2. – Discussione del disegno di legge:
   S. 1188 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato) (C. 1941).
  — Relatori: Causi, per la maggioranza; Busin, di minoranza.

  3. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   REALACCI ed altri; MICILLO ed altri; PELLEGRINO ed altri: Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente (C. 342-957-1814-A).
  — Relatori: Bazoli e Micillo.

  (ore 15)

  4. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 19,55.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO PINO PISICCHIO SU RISOLUZIONI IN ORDINE A COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

  PINO PISICCHIO. Il rischio che il nostro dibattito corre è quello di inciampare in una sorta di zona franca della necessità legata all'adempimento istituzionale, in cui continuino ad intrecciarsi da un lato i cahiers de doléances di una giustizia ingiusta e malandata, e dall'altro la burocratica declinazione dei capitoli di competenza ministeriale.
  Diciamo subito, allora, che noi intendiamo sottrarci al rito e che, se l'orizzonte della relazione ministeriale, che poi dà il «La» all'apertura dell'anno giudiziario in tutti i distretti italiani, si intenda debba essere questo, forse è più giusto impegnare il nostro tempo in altro modo. Ma io non ho voluto intendere l'intervento della ministra come un adempimento burocratico. Né avrebbe potuto, del resto: non è un vezzo retorico quello che racconta della condizione drammatica in cui versa il pianeta giustizia in Italia.
  Non è un modo di dire quello che riconduce a questa condizione una parte importante delle difficoltà economiche, imprenditoriali, occupazionali del nostro paese. Non è certamente un caso se il Capo dello Stato, compiendo un gesto carico di significato istituzionale, ha voluto mandare un messaggio alle Camere per sottolineare l'urgenza di un intervento sul sistema carcerario, per correggere una condizione che appare in palese contrasto col dettato costituzionale. Perché i mali della Giustizia sono la parte più cancerosa Pag. 110e profonda del male di questo Paese. È un male sistemico, che non tollera più esercizi retorici da legulei, né pannicelli caldi. E si spande e si articola in tutti gli interstizi della vita italiana, danneggiandola dalla dimensione amministrativa a quella civile, a quella penale, a quella lavoristica. La questione carceraria, che sarà oggetto di una riflessione specifica da parte di quest'aula sulla scorta del documento prodotto dalla Commissione giustizia a seguito del Messaggio del Capo dello Stato, rappresenta, nella scabra sinteticità dei suoi numeri, una metafora della malagiustizia italiana.
  A fronte di una capienza di 47.600 detenuti, nelle carceri italiane ci sono 64.564 unità. Rammentiamo che nel 2006, quando il Parlamento intervenne con l'indulto per decongestionare le carceri, la popolazione di detenuti ammontava a 61.400 unità, alcune migliaia in meno, dunque. Ma il dato che racconta tutto è racchiuso nel numero dei condannati in via definitiva, 38.564, mentre 24.700 sono quelli in attesa di giudizio e più di 12.300 ancora in attesa del primo grado.
  Credo che non ci sia da commentare oltre ma solo da agire con interventi immediati e strutturali, che vanno dalla depenalizzazione all'adozione di pene detentive non carcerarie, dalla riduzione dell'applicabilità della custodia cautelare all'espiazione della pena detentiva nei paesi d'origine. Non si tratta di interventi orientati da una ideologia della politica penitenziaria, ma solo dal buon senso e dalla consapevolezza dell'urgenza e dell'inevitabilità di alcune scelte.
  Ma la percezione della giustizia che giunge al cittadino italiano, e che genera il senso di sfiducia letale che la connota, purtroppo anche fuori dai confini italiani, è la sua farraginosità, l'insostenibile durata dei processi, specie civili e amministrativi, perché sono quelli che vanno ad impattare con la quotidianità. Certo, c’è una distorsione sistemica nel procedimento civile, legata anche ad un ordinamento che tende a giurisdizionalizzare le liti, piuttosto che comporle prima di varcare la soglia dei tribunali. E c’è, in tutti i tipi di procedimento, la tendenza ad utilizzare il terzo grado di giudizio come tribunale di merito. Ma i lustri di attesa cui sono costretti i cittadini per risolvere una controversia civile sono la negazione della giustizia. E l'incentivo per chi può permettersi di farlo ad accedere ai percorsi più veloci della giustizia civile privata, attraverso arbitrati e momenti conciliativi.
  Medesimo discorso per la giustizia amministrativa: non siamo sospettabili di indulgenze nei confronti delle posizioni leghiste, ma, vivaddio, si può accettare che gli abitanti della regione Piemonte vengano a sapere di avere un presidente illegittimo dopo quattro anni dalla sua elezione ? Con il rischio, peraltro, che qualche artificio leguleio allunghi il brodo per un altro pezzo di strada ancora attraverso il legittimo esercizio della difesa attraverso il ricorso ? No, tutto questo non è accettabile, evidentemente.
  Ma, affinché il dibattito di oggi non si esaurisca con l'esercizio retorico da cui abbiamo preso le distanze in apertura, vorrei consegnare una sommessa proposta: non so quanto fiato la politica fragile e incerta di questo nostro tempo fragile e incerto vorrà dare al Parlamento della XVII legislatura. Se questo tempo ci sarà, però, dobbiamo lavorare per una Costituente della Giustizia, in cui tutti i soggetti della giurisdizione, avvocatura e magistratura e il Parlamento concordino le riforme di struttura da attuare insieme. Senza barriere ideologiche. Senza sbarramenti corporativi. Insieme, perché se non funziona la giustizia è finita la vita civile di un paese.

NOTA DI SINTESI ALLA RELAZIONE SULL'AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA NELL'ANNO 2013

  L'anno 2013 ha visto il Ministero della giustizia impegnato a fondo su alcuni temi fondamentali nei più delicati settori di competenza, tutti connotati da emergenza.
  La priorità è stata quella della atterrì ione ai diritti fondamentali, con una serie di interventi sul sistema carcerario.Pag. 111
  È stato predisposto inoltre un compiuto disegno, organizzativo (di attuazione della riforma della geografia giudiziaria) – e normativo (di modifica al sistema civile e penale) – finalizzato al recupero di efficienza del sistema processuale italiano.
  Per una più dettagliata elencazione delle attività normative, regolamentari, di studio, progettazione ed analisi poste in essere dai singoli Dipartimenti del Ministero della Giustizia si rinvia alla documentazione depositata su supporto informatico, in modo da garantire il massimo della trasparenza e dell'accessibilità dei dati.
  Di seguito i tratti salienti del programma realizzato nel corso del 2013.

  1) I punti di maggiore criticità della Giustizia restano quelli del funzionamento del sistema giudiziario a causa dell'eccessivo carico di lavoro che affligge gli uffici giudiziari.
  Alla data del 30 giugno 2013 si contano 5.257.693 milioni e mezzo di pendenze in campo civile e quasi 3 milioni e mezzo in quello penale, con un fenomeno in imponente di dilatazione, in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi.
  Pur nel breve lasso di tempo trascorso dall'insediamento del Governo e dovendo tener conto dei severi vincoli di bilancio conseguenti alla crisi economica, le direttrici assunte e sulle quali si intende proseguire sono state le seguenti:
   razionalizzazione dell'organizzazione giudiziaria sotto il profilo della struttura territoriale;
   efficienza complessiva del servizio giudiziario sotto il profilo della domanda ed offerta di giustizia, con la connessa problematica della diminuzione dell'arretrato;
   allentamento della tensione detentiva connessa al sovraffollamento carcerario.

  2) In ordine al primo punto, l'attuazione della riforma della nuova geografia giudiziaria ha avuto un'importanza strategica.

  L'attuazione della riforma ha mirato non soltanto a significativi risparmi di spesa, ma, soprattutto, a un netto recupero di efficienza in forza della migliore distribuzione della scarse risorse.
  La riforma ha inteso anche assicurare maggiore prevedibilità e qualità delle decisioni giudiziarie per attrarre nel nostro Paese gli investitori internazionali.
  L'analisi delle statistiche dell'ultimo trentennio ha mostrato che gli uffici giudiziari di maggiore efficienza sono quelli di medie dimensioni, con una dotazione di magistrati giudicanti compresa tra 30 e 60 unità: per questo non solo sono state eliminate le strutture di modeste dimensioni, dove in alcuni casi era evidente la sproporzione tra il numero di persone addette all'ufficio ed il basso carico di lavoro, ma è stata anche alleggerita la pressione sugli uffici metropolitani di maggiori dimensioni, come Milano, Torino e Napoli.
  Con i decreti correttivi, alcuni già adottati ed altri allo studio, si è inteso apportare ogni modifica necessaria, nella consapevolezza che un'opera di così vaste dimensioni rende certamente opportuno qualche aggiustamento.

  3) Accanto all'accorpamento delle sede giudiziarie, che ha permesso il recupero di personale amministrativo e giudiziario, anche nell'anno 2013 il Ministero ha portato avanti le procedure concorsuali e di assunzione di nuovi magistrati.
  Con decreto ministeriale 2.5.2013 sono stati assunti n. 273 magistrati ordinari in tirocinio.
  Si è conclusa l'ultima procedura di concorso per esami a 370 posti di magistrato ordinario. La graduatoria finale è stata approvata il 27.11.2013 e sono risultati idonei 352 candidati. Le somme necessarie per l'assunzione dei nuovi magistrati sono state stanziate in bilancio: ciò consentirà di procedere con celerità all'assunzione dei nuovi m.o.t. nella primavera del prossimo anno.
  Con decreto ministeriale 30.10.2013 è stato indetto un nuovo concorso per esami Pag. 112a 365 posti di magistrato ordinario. Per la prima volta la procedura di compilazione ed invio della domanda di partecipazione al concorso è stata informatizzata. Il candidato non dovrà più spedire o depositare la domanda ma la invierà esclusivamente on line. Le prove scritte si svolgeranno nella tarda primavera del 2014.
  Sono stati introdotti moduli organizzativi volti a ridurre i costi nella organizzazione del concorso in magistratura in un'ottica di maggiore trasparenza.
  Sono stati quasi completati, infine, gli adempimenti stabiliti dal decreto-legge 21.6.2013, n. 69 (c.d. decreto del fare), volti al reclutamento di 400 giudici ausiliari destinati ad agevolare la definizione dei procedimenti civili pendenti presso ciascuna Corte di appello, la cui previsione di entrata in servizio è per la prossima primavera.

  4) Per i magistrati onorari, in attesa che venga realizzata una compiuta riforma che è all'esame del Parlamento, è stata disposta una ulteriore proroga, in forza della quale 2400 di loro potranno rimanere ancora in servizio per un anno. È stato assunto l'impegno, inoltre, con i giudici di pace per aprire un tavolo tecnico sulla riforma, iniziativa che partirà a giorni. Si intende procedere allo stesso modo con i magistrati onorari, per i quali sarà fissato a breve un incontro con le relative rappresentanze.

  5) Gli ulteriori interventi per favorire l'efficienza del servizio giudiziario sono stati adottati in una prospettiva globale ed integrata, incidendo, con riferimento alla giustizia civile, sui farraginosi meccanismi processuali che spesso, di per sé, generano ritardo e cercando di contenere, con accorgimenti preventivi, il bisogno di accesso alla giustizia da parte dei cittadini.  Per quanto riguarda il settore civile, si è inciso sia sulla domanda di giustizia, anche mediante la valorizzazione dell'istituto della media-conciliazione, sia sull'offerta di giustizia, con lo scopo di aggredire l'arretrato e di razionalizzare il sistema processuale.
  In altri termini, gli interventi sul processo civile hanno avuto l'obiettivo di far tornare a livelli fisiologici, in un arco temporale contenuto, la gestione del contenzioso.
  Dai dati relativi all'ultimo semestre 2013 sono emersi i primi risultati positivi delle scelte già adottate (filtri in appello, aumento dei contributi unificati, riforma della legge Pinto).
  Si è registrato un calo delle pendenze rispetto al 2012, per tutti i gradi di giudizio, del 4%, che arriva al 6% in corte di appello; nonché la riduzione del 20% in tema di ricorsi in materia di equa riparazione per l'irragionevole durata dei processi.
  Fra i diversi interventi realizzati, vanno menzionate le misure introdotte con il decreto-legge n. 69 del 2013 («disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia» – cd. Decreto del fare), finalizzate a ridurre ulteriormente il carico della giustizia civile e a garantire una ragionevole durata dei procedimenti.
  Con esso sono stati introdotti, come si è detto, giudici ausiliari (onorari) nelle corti di appello; è stato introdotto il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari per i laureati in giurisprudenza (conciliando in questo modo le esigenze di maggiore efficienza con quelle di formazione dei giovani); è stato aumentato l'organico dei magistrati del Massimario della Cassazione a supporto delle attività ordinarie; si è intervenuti con specifiche misure volte ad abbattere i tempi per il recupero del credito impedendo condotte dilatorie del debitore.
  Per diminuire il numero dei procedimenti giudiziari in entrata è stata ripristinata, in via sperimentale per un quadriennio, la mediazione obbligatoria, per numerose tipologie di cause: l'opera del mediatore, cioè di un professionista qualificato, è funzionale al raggiungimento di un accordo tra le parti impedendo che la lite arrivi in tribunale ovvero, per i procedimenti già pendenti, facilitandone la conclusione senza la decisione del giudice.
  È stato costituito un sistema di controllo della operatività degli organismi di mediazione da effettuarsi mediante la programmazione di ispezioni periodiche.Pag. 113
  Va inoltre ricordato il disegno di legge approvato dal Governo il 17 dicembre 2013, collegato alla legge di stabilità 2014, volto a snellire e velocizzare l'intera sequenza processuale civile.
  La proposta normativa, che si articola in norme di delega ed in norme immediatamente precettive, ha ad oggetto misure di ordine processuale e sostanziale per il recupero dell'efficienza del processo di cognizione e di esecuzione, nonché misure finalizzate alla riforma della disciplina delle garanzie reali mobiliari, con l'obiettivo di agevolare l'accesso al credito.
  Tra le misure poste all'attenzione del Parlamento, vi sono quelle di semplificazione delle forme processuali per le controversie non connotate da specifiche complessità; di accelerazione dei tempi di definizione del processo con la previsione di una sentenza priva di una completa motivazione, fermo il diritto delle parti di ottenerla in un momento successivo, se la richiedono; di sostegno alla produttività delle Corti di appello con la previsione che, in alcuni tipi di cause, la sentenza possa essere pronunciata da un solo giudice e non da un collegio di tre magistrati; con l'obbligatorietà, nelle cause ad alto tasso di tecnicità, della richiesta di nomina di un consulente tecnico, prima di iniziare il processo, che possa agevolare una definizione transattiva.
  Con norme immediatamente precettive si intende incidere sul processo di esecuzione forzata al fine precipuo di contenerne i tempi, eliminando inutili passaggi procedimentali.
  Una serie di altri interventi sono stati realizzati sul versante dell'offerta di giustizia: l'intensificazione del processo di informatizzazione; la stabilizzazione dei tribunali per le imprese; progetti volti a migliorare l'organizzazione dei tribunali.

  6) Nel corso del 2013 è proseguita l'attività di informatizzazione e digitalizzazione dell'amministrazione giudiziaria, malgrado la costante contrazione delle risorse finanziarie disponibili.
  È stato impresso maggiore impulso ad alcuni obiettivi specifici, individuati sulla base di criteri di sostenibilità finanziaria e funzionali all'azione giudiziaria ed amministrativa, al fine di ridurre i tempi processuali.
  Oggi servizi quali il deposito telematico degli atti e le comunicazioni on line di cancelleria sono disponibili su tutto il territorio nazionale e i pagamenti telematici sono una realtà d'uso quotidiano in 21 distretti su 26, con risparmi significativi e maggiori garanzie rispetto alle possibilità di errore.
  A partire dal 30 giugno del 2014 il processo civile telematico sarà obbligatorio per legge per tutti i procedimenti monitori.
  Tutti questi interventi mirano a restituire snellezza ed efficienza al servizio della giustizia civile, nella convinzione che il funzionamento di quest'ultima comporti anche immediate ricadute in termini di miglioramento del complessivo sistema economico.

  7) I ritardi della giustizia ordinaria determinano ricadute anche sul debito pubblico. I ricorsi per il riconoscimento della responsabilità dello Stato per i ritardi in materia giudiziaria, regolati dalla cosiddetta legge Pinto, costituiscono larga parte del contenzioso seguito dal Ministero, nonostante i segnali di un progressivo suo abbattimento.
  Il numero e l'entità delle condanne rappresentano annualmente ancora una voce importante del passivo del bilancio della Giustizia, voce la cui eliminazione è stata posta come prioritario obiettivo.
  L'alto numero di condanne ed i limitati stanziamenti sul relativo capitolo di bilancio, hanno comportato un forte accumulo di arretrato del debito Pinto ancora da pagare che, ad ottobre 2013, ammontava ad oltre 387 mil. di euro.
  La questione dei ritardi nei pagamenti degli indennizzi da parte del Ministero ha portato negli anni alla creazione di ulteriori filoni di contenzioso in costante aumento (procedure esecutive, giudizi di ottemperanza, ricorsi alla Corte EDU), con l'aggiunta di ulteriori spese.
  In questo quadro problematico, si iscrivono anche circa 1000 ricorsi proposti alla Pag. 114Corte EDU per lamentare il pagamento ritardato degli indennizzi da parte della Giustizia, che comporteranno ulteriori esborsi a carico dello Stato per porre fine al contenzioso e per i quali è stato presentato un Piano di rientro da attuarsi entro il prossimo settembre.
  Con l'accelerazione del processo si è contato quindi di incidere considerevolmente, per l'immediato futuro, sui tempi delle decisioni, anche al fine di arrestare una tale ingiustificabile crescita esponenziale di ritardi e spese.

  8) Anche in materia penale la prospettiva è stata la riduzione dei tempi dei procedimenti.
  Dai dati raccolti si è rilevato una andamento altalenante delle pendenze, già ricorrente da qualche anno.
  La durata dei procedimenti è risultata in tendenziale decrescita per le Corti di Appello e le Procure della Repubblica, mentre lo stesso non può dirsi per i Tribunali.
  A tale riguardo si sta pensando di intervenire con l'introduzione di meccanismi di deflazione del carico giudiziario, capaci di eliminare, già in fase di indagine, gli accertamenti che, per la modestia degli interessi concretamente in gioco, non meritano il vaglio processuale.
  Parallelamente, si intende potenziare l'efficacia deflattiva dei riti alternativi senza dibattimento ed agire risolutamente sul sistema delle notificazioni degli atti giudiziari.
  Infine, si intende agire in direzione di una calibrata revisione del meccanismo delle impugnazioni, nella prospettiva di rafforzare la vocazione accusatoria del processo e la funzione di garanzia dei ricorsi.
  Razionalizzazione della spesa ed incremento di efficienza del servizio sono anche gli obiettivi che si è inteso perseguire attraverso il completamento della procedura sulla gara unica per le intercettazioni.
  Sul piano sostanziale una particolare attenzione è stata rivolta al contrasto della c.d. violenza di genere.
Con il concerto del Ministero della Giustizia è stato presentato nell'agosto scorso il decreto legge n. 93, convertito con modifiche dalla legge n. 119/2013, che contiene specifiche disposizioni di natura sia sostanziale che procedimentale, al fine di fornire una tutela più efficace alle vittime, di consentire una più ampia partecipazione delle persone offese al processo e di evitare il fenomeno della c.d. vittimizzazione secondaria.
  Sul versante amministrativo, il Ministero della Giustizia ha portato avanti i lavori tecnici del tavolo istituito per la lotta al cd. femminicidio.
  Sono inoltre stati svolti i lavori di diverse commissioni di studio in materia di contrasto alla criminalità organizzata e di riforma del sistema sanzionatorio penale.

  9) Un notevolissimo impegno è stato profuso per affrontare e cercare soluzioni immediate e concrete per la questione carceraria.
  L'attività dell'intero anno è stata segnata dalla sentenza della Corte europea di Strasburgo dell'8 gennaio 2013 (cd. Sentenza Torreggiani), che ha imposto il rispetto di una proporzione minima tra numero dei detenuti e spazio vitale di cui essi dispongono nel carcere.
  Per superare le complesse problematiche derivate da tale statuizione è stato necessario uno sforzo straordinario, che ha portato peraltro ad oggi risultati positivi sotto i plurimi profili di intervento programmati.
  Il piano presentato nelle scorse settimane al Consiglio d'Europa, e apprezzato pubblicamente dai nostri interlocutori istituzionali, muove lungo tre direttrici:
   interventi di rango legislativo;
   adozione di un nuovo modello di esecuzione penale intramuraria, pienamente rispettoso dei principi costituzionali e ispirato alla responsabilizzazione dei detenuti, che ne migliori le condizioni di vita, ne favorisca le attività trattamentali e i rapporti con la famiglia e la società esterna;Pag. 115
   prosecuzione di un'azione di recupero, riconversione e ampliamento del patrimonio penitenziario che possa portar già, entro il prossimo anno, un ulteriore incremento della capacità ricettiva degli istituti di pena nella misura di circa 4500 unità.
  Sul piano normativo, il Consiglio dei Ministri ha varato, poco prima di Natale, un nuovo intervento che prosegue lungo un percorso già tracciato da analoghi provvedimenti di riduzione della popolazione carceraria.
  Il decreto-legge n. 141 del 17 dicembre 2013 persegue l'obiettivo di diminuire, in maniera selettiva e non indiscriminata, il numero delle persone ristrette in carcere, e ciò attraverso misure dirette ad incidere sia sui flussi di ingresso negli istituti di pena (con un intervento «chirurgico» in materia di piccolo spaccio di stupefacenti, responsabile della presenza in carcere di un numero elevatissimo di persone), che su quelli di uscita dal circuito penitenziario. Viene estesa la possibilità di accesso all'affidamento in prova al servizio sociale; si estende in via sperimentale a 75 giorni per ciascun semestre la liberazione anticipata; si stabilizza l'istituto della esecuzione della pena presso il domicilio prevista dalla legge n. 199 del 2010.
  Vengono rafforzati inoltre gli strumenti di tutela dei diritti delle persone detenute, attraverso la previsione di un nuovo procedimento giurisdizionale davanti al magistrato di sorveglianza caratterizzato dalla previsione di meccanismi diretti a garantire l'effettività delle decisioni giudiziarie, nonché attraverso l'istituzione della figura del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o comunque private della libertà personale.
  Si potenzia l'istituto dell'espulsione come sanzione alternativa per i detenuti stranieri, anticipando, già al momento del loro ingresso in carcere, l'inizio della complessa procedura di identificazione.
  Si introducono poi alcune disposizioni finali, onde evitare che i ritardi nell'adozione del regolamento previsto dalla c.d. legge Smuraglia sul lavoro penitenziario impediscano di utilizzare le risorse finanziarie già stanziate per le agevolazioni e per gli sgravi fiscali in favore dei datori di lavoro che impieghino lavoratori detenuti o internati.
  I primi risultati sono assai incoraggianti: al 9 gennaio 2014 i detenuti in carcere erano 62.326 (59.644 uomini e 2682 donne), in progressivo decremento rispetto alla precedente rilevazione del 4 dicembre 2013 quando il numero era di 64.056 detenuti (con una significativa diminuzione di quasi duemila unità in poco meno di due mesi).
  Si è registrato inoltre un sostanziale dimezzamento degli ingressi mensili per effetto del decreto legge n. 78 del 2013, che, tra l'altro, ha eliminato il divieto di sospensione dell'ordine di carcerazione per i recidivi qualificati.
  Il 50 per cento dei detenuti ristretti nei circuiti di media sicurezza – pari a circa 25.000 – usufruisce dell'apertura delle celle per 8 ore giornaliere ed è stato previsto l'obiettivo di consentire, entro il maggio prossimo, che 1'80 per cento dei detenuti di media sicurezza possano usufruire del medesimo beneficio.
  L'importanza di queste misure è stata intesa nell'ottica di una riforma complessiva volta al recupero sociale dei condannati, come costituzionalmente previsto nella convinzione che la possibilità di aumentare gli spazi di socialità offra maggiori opportunità trattamentali e favorisca la personalizzazione dei percorsi rieducativi.
  Al tempo stesso, l'insieme delle misure programmate ed in corso di attuazione non ha voluto produrre un'alterazione dell'equilibrio sociale, poiché non è stato previsto alcun automatismo nella concessione dei benefici penitenziari.
  Si è inteso mantenere un corretto equilibrio tra il profilo afflittivo e quello rieducativo della pena, tra carattere umanitario del trattamento del condannato e diritto dei cittadini alla sicurezza.
  Per questo ogni decisione è assunta dal magistrato di sorveglianza sulla base di una valutazione positiva della personalità del detenuto.
  In tale prospettiva alla magistratura di sorveglianza è stato conferito un ruolo Pag. 116essenziale, ristabilendo le indispensabili sinergie tra la giurisdizione di sorveglianza e l'amministrazione penitenziaria.
  Nell'ottica organizzativa, è in fase avanzata la riorganizzazione del sistema penitenziario per ottenere una più razionale distribuzione dei detenuti nelle strutture.
  La realizzazione del nuovo modello organizzativo ha inteso affermare i contenuti della cd. sorveglianza dinamica. Uno dei punti fondamentali di tale programma è la differenziazione degli istituti penitenziari, da attuarsi secondo i criteri di diversa pericolosità dei soggetti e della loro posizione giuridica. Altro obiettivo fondamentale è stato quello di creare le condizioni affinché il detenuto trascorra la maggior parte del proprio tempo al di fuori della stanza detentiva, relegando quest'ultima a luogo di mero pernotto e distinguendola dai restanti spazi dedicati alle attività trattamentali. Un tale utilizzo degli ambienti, adottato anche da altri paesi europei, è stato voluto per rendere più efficaci le operazioni di controllo, consentendo al contempo di incrementare le attività trattamentali ed innalzare i livelli di sicurezza nonché per rendere più vivibile l'esperienza del carcere e consentire di ridurre il disagio dei detenuti, causa spesso di azioni di autolesionismo o suicidio.
  Sono stati anche previsti anche interventi sul lavoro penitenziario. Si è ottenuto per il 2013 ed anche per il 2014 la destinazione di adeguati finanziamenti per sgravi contributivi e crediti di imposta, nella prospettiva di aumentare sensibilmente le offerte formative e di avviamento professionale della popolazione detenuta, così da ampliare la platea di coloro che potranno usufruire di tali opportunità e recuperare alla società civile il maggior numero possibile di persone provenienti dai circuiti criminali.
  Sono proseguiti infine gli interventi infrastrutturali tesi ad una migliore distribuzione ed ampliamento degli spazi esistenti.
  Nell'ambito del cd. «Piano carceri» sono stati programmati e sono in corso di realizzazione n. 12.324 posti detentivi, di cui 3.100 grazie all'apertura di 4 nuovi istituti penitenziari che porteranno, nell'arco dell'anno 2014, a recuperare almeno 1.500 posti, attualmente non fruibili.
  Il «Piano carceri» ha previsto l'aumento della capacità ricettiva del sistema penitenziario attraverso l'attivazione di strutture progettate ispirandosi ad un diverso ed inedito modello di edilizia carceraria che offra una vivibilità migliore: spazi pensati in funzione della tipologia dei detenuti e delle relative esigenze trattamentali; metodi e forme di vigilanza di maggiore efficienza; migliori condizioni di lavoro per la Polizia Penitenziaria.
  Attraverso tale percorso, il concetto di edilizia penitenziaria è stato integrato alle altre riforme di sistema, dando vita ad un programma che opera su più livelli:
   - tutela della persona umana e miglioramento delle condizioni di permanenza per i detenuti;
   - miglioramento delle condizioni di lavoro presso le strutture carcerarie;
   - valorizzazione del patrimonio immobiliare carcerario;
   - ammodernamento generale delle infrastrutture e incremento dell'utilizzo di nuove tecnologie per rendere più efficiente il sistema.

  In sintesi, un modello tecnicamente e funzionalmente adatto a favorire la rieducazione del detenuto, supportato nel percorso di riabilitazione ed assistito in tutte le fasi della detenzione.

   10) Sul piano internazionale, sono state avviate le attività di preparazione per il semestre italiano della Presidenza del Consiglio dell'Unione europea, che si aprirà il 1o luglio 2014.
  È proseguita inoltre l'attività di negoziato relativa ai diversi strumenti in corso.
  Senza poterli tutti menzionare, si richiama l'attenzione in particolare sulle due proposte di regolamento dirette all'istituzione di una Procura europea – il più rilevante «cantiere» attualmente avviato Pag. 117in materia di cooperazione penale, destinato a entrare in una fase decisiva di negoziato nel corso del nostro semestre – ed alla valorizzazione di Eurojust, nonché sulle tre nuove proposte in materia di rafforzamento dei diritti di garanzia (per i minori imputati, sulla presunzione di innocenza e sul gratuito patrocinio), recentemente depositate dalla Commissione europea e destinate a completare la c.d. roadmap sui diritti procedurali adottata nel 2009 dal Consiglio.
  Sul versante delle criticità, nonostante taluni recenti progressi, si è registrato il perdurante ritardo nell'attuazione legislativa degli obblighi derivanti dagli accordi di diritto internazionale e dagli atti normativi dell'Unione europea in ambito penale, situazione che ha determinato preoccupazione in relazione alla ormai prossima scadenza del l o dicembre 2014, data dalla quale da parte della Commissione potranno essere iniziate procedure di infrazione anche dinanzi alla Corte di Giustizia in relazione alla mancata attuazione degli strumenti adottati anche prima dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona (1o dicembre 2009).
  Un forte segnale di inversione di tendenza va rinvenuto nelle deleghe legislative conferite al Governo per il recepimento di ben 6 direttive dell'Unione recentemente adottate in materia penale e recate dalla legge 6 agosto 2013, n. 96 (Legge di delegazione europea 2013).
  Non meno importanti i negoziati in corso sul fronte della cooperazione civile.
  Nel programma stilato della Presidenza italiana è stata prevista la conclusione di tre proposte di regolamento riguardanti il sequestro conservativo dei conti, le procedure di insolvenza e la legalizzazione dei documenti pubblici. Attraverso tali misure si intende assicurare maggiore tutela ai creditori ed agevolare la libera circolazione dei cittadini e delle imprese in ambito UE.
  Nel programma è stato inserito anche il pacchetto Data Protection, il cui negoziato è stato portato avanti nel corso dell'anno. Queste importanti riforme mirano ad adeguare la vigilanza degli Stati membri circa l'uso, la raccolta e il trattamento dei dati personali, in un mondo che cambia in ragione dell'economia digitale e dei nuovi diritti legati all'utilizzo di piattaforme e servizi on-line.
   11) Un notevole impegno ha determinato anche la riorganizzazione delle professioni.
  In attuazione della legge 24 marzo 2012, n. 27, che ha aumentato di cinquecento unità il numero dei notai, si è provveduto alla revisione della tabella notarile che determina il numero e la residenza dei notai sul territorio. Il decreto ha offerto un contributo al processo di liberalizzazione intrapreso dal precedente governo e proseguito da quello attuale e ha assicurato una capillare diffusione territoriale del servizio notarile.
  Nella stessa ottica di liberalizzazione si è proceduto per gli altri ordini professionali vigilati dal Ministero.
  Sono stati pubblicati diversi regolamenti adottati dai Consigli nazionali in materia di istituzione degli organi di disciplina territoriali, di formazione continua e di tirocinio professionale.

  12) Quanto alla Giustizia Minorile, si è segnalato un preoccupante aumento della presenza di minori con molteplici disagi e problematiche di malessere sociale correlati a fenomeni di dispersione scolastica, emarginazione e vulnerabilità sociale, disagio psichico, assunzione ed abuso di sostanze stupefacenti, reclutamento nella criminalità organizzata, immigrazione di minori non accompagnati, difficoltà di integrazione dei «minori stranieri di seconda generazione», formazione di bande giovanili, sfruttamento, abuso e tratta a danno di minorenni.
  Il quadro d'insieme che è emerso dall'analisi statistica ha confermato come la maggior parte dei minori autori di reato sia in carico agli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni nell'ambito di misure all'esterno; la detenzione ha assunto per i minorenni carattere di residualità, per lasciare spazio a percorsi e risposte alternativi.Pag. 118
  Negli ultimi anni si è assistito ad una sempre maggiore applicazione del collocamento in comunità, non solo quale misura cautelare, ma anche nell'ambito di altri provvedimenti giudiziari, per la sua capacità di contemperare le esigenze educative con quelle contenitive di controllo.
  I dati hanno anche confermato l'incremento dell'utenza straniera, proveniente dal Nord Africa, in particolare dalla Tunisia e dall'Egitto. I dati sulle provenienze hanno evidenziato come, negli ultimi anni, alle nazionalità tipiche della criminalità minorile, quali il Marocco, la Romania, l'Albania e i Paesi dell'ex Jugoslavia, tuttora prevalenti, si siano affiancate altre nazionalità, singolarmente poco rilevanti in termini numerici, ma che hanno contribuito a rendere multietnico e più complesso il quadro dell'utenza.
  L'approccio trattamentale per i minori ha inteso principalmente fondarsi sull'ascolto e l'accoglienza, quindi sul dialogo.
  A tale fine nel 2013 è stata redatta la «Carta dei diritti e dei doveri dei Minorenni che incontrano i Servizi Minorili della Giustizia», disponibile in più lingue per consentirne la fruizione all'utenza straniera. Uno strumento di facile utilizzazione scritto con un linguaggio semplice e diretto, pensato per ottenere una più immediata efficacia comunicativa adeguata all'utenza a cui è rivolta.
  Sul piano dei rapporti familiari, è stata realizzata la tanto attesa completa parificazione tra i figli nati nel matrimonio e i figli nati fuori del matrimonio, eliminando qualsiasi discriminazione, anche da un punto di vista sostanziale ed ogni disparità di trattamento sul piano dei diritti e dei doveri dei genitori nei confronti dei figli. (Per la Relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2013, vedi Doc. CCXI, n. 1).

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Risoluzione n. 6-43 470 438 32 220 296 142 57 Appr.
2 Nom. Risoluzione n. 6-44 - I parte 474 446 28 224 399 47 57 Appr.
3 Nom. Risoluzione n. 6-44 - II parte 474 348 126 175 23 325 57 Resp.
4 Nom. Risoluzione n. 6-45 473 434 39 218 377 57 57 Appr.
5 Nom. Risoluzione n. 6-46 rif. 477 467 10 234 410 57 57 Appr.
6 Nom. Risoluzione n. 6-47 476 443 33 222 354 89 57 Appr.
7 Nom. Risoluzione n. 6-48 474 425 49 213 339 86 57 Appr.
8 Nom. Ddl 1885-A - em. 1.208 403 403 202 113 290 69 Resp.
9 Nom. em. 1.700 441 441 221 440 1 64 Appr.
10 Nom. em. 1.36 457 428 29 215 110 318 64 Resp.
11 Nom. em. 1.37 469 468 1 235 140 328 61 Resp.
12 Nom. em. 1.701 467 467 234 464 3 61 Appr.
13 Nom. em. 1.205 463 463 232 143 320 61 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.207 464 464 233 107 357 61 Resp.
15 Nom. em. 1.30 380 365 15 183 54 311 60 Resp.
16 Nom. em. 1.86 380 380 191 92 288 60 Resp.
17 Nom. em. 1.41 468 468 235 109 359 60 Resp.
18 Nom. em. 1.45 468 468 235 124 344 60 Resp.
19 Nom. em. 1.46 465 465 233 31 434 60 Resp.
20 Nom. em. 1.48 471 471 236 117 354 60 Resp.
21 Nom. em. 1.201 385 385 193 91 294 60 Resp.
22 Nom. em. 1.56 382 382 192 49 333 61 Resp.
23 Nom. em. 1.14 n.f. 464 462 2 232 461 1 61 Appr.
24 Nom. em. 1.63 461 431 30 216 97 334 61 Resp.
25 Nom. em. 1.59 n.f. 457 456 1 229 446 10 62 Appr.
26 Nom. em. 1.69 458 433 25 217 93 340 61 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.72 463 462 1 232 135 327 61 Resp.
28 Nom. em. 1.74 457 457 229 91 366 61 Resp.
29 Nom. em. 1.300 459 459 230 453 6 60 Appr.
30 Nom. em. 1.702 467 467 234 467 60 Appr.
31 Nom. em. 1.703 464 464 233 464 60 Appr.
32 Nom. em. 1.95 362 362 182 56 306 60 Resp.
33 Nom. articolo agg. 1.04 450 450 226 92 358 60 Resp.
34 Nom. em. 2.1 442 440 2 221 45 395 59 Resp.
35 Nom. em. 2.4 n.f. 448 448 225 432 16 59 Appr.
36 Nom. em. 2.257 458 457 1 229 126 331 59 Resp.
37 Nom. em. 2.5 440 440 221 116 324 59 Resp.
38 Nom. em. 2.700 441 441 221 436 5 59 Appr.
39 Nom. em. 2.20 440 438 2 220 171 267 59 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 40)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 2.200 365 364 1 183 80 284 59 Resp.