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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 152 di mercoledì 15 gennaio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10,10.

  CATERINA PES, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brunetta, Carbone, Castiglione, Dambruoso, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fico, Fontanelli, Galati, Gasbarra, Gitti, Lauricella, Antonio Martino, Giorgia Meloni, Migliore, Orlando, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Sani, Speranza, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,15).

(Rinvio dell'esame del disegno di legge di conversione n. 1885-A).

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei dirle che la Commissione bilancio ha ricevuto gli emendamenti dalla Commissione di merito solo questa notte all'1,15. La Commissione bilancio era convocata per le ore 9, quindi non c'erano i tempi tecnici per esaminare i circa 300 emendamenti pervenuti.
  Abbiamo chiesto circa 24 ore di tempo per lavorare sul testo, sul quale teoricamente potrebbe essere già pronto il parere nel primo pomeriggio, e soprattutto sugli emendamenti per i quali chiediamo appunto 24 ore di tempo per completare il lavoro.

  PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, intanto comprendiamo le ragioni della Commissione bilancio per la complessità del testo in esame e anche per la molteplicità degli emendamenti che sono stati presentati che, ovviamente, richiedono quella necessaria attenzione e quel necessario approfondimento che, tradizionalmente, la sensibilità della Commissione bilancio è capace di offrire. Ovviamente, sono certo che, nella considerazione della delicatezza, anche di merito, del provvedimento, della particolarità, della necessità e dell'urgenza del suddetto, anche in considerazione del fatto che, nelle ultime ore, il Governo, con più ministri, si è sperticato in interviste radiotelevisive e sui media per rappresentare come il successo di taluni emendamenti, peraltro presentati dalle opposizioni, abbiano ottenuto il parere favorevole Pag. 2della Commissione, mi auguro che tutto ciò produca il risultato atteso e cioè l'approvazione e il parere favorevole rispetto al testo così come, con tanta difficoltà, ma anche, con tanto impegno, la Commissione referente, la Commissione ambiente, ha saputo offrire.
  Mi permetterei di esser certo di questo, sapendo e conoscendo anche la solerzia non solo della Commissione bilancio ma anche del suo presidente.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, prendiamo atto anche noi della necessità, così come ha sottolineato la Conferenza dei presidenti di gruppo pochi minuti fa, di rinvio richiesta dal presidente Boccia. Comprendiamo anche le motivazioni e le ragioni che sono insite nella mole di lavoro e nella dimensione che questo comporta. È utile a questo punto procedere con il resto dei punti all'ordine del giorno per rinviare a domani, così come mi sembra abbia chiesto in maniera formale il presidente Boccia, la discussione sul decreto. Aggiungo che sul decreto c’è stato un lavoro della Commissione di merito molto accurato che è cominciato durante la pausa natalizia, con un esame approfondito dei tanti emendamenti che sono stati presentati dai gruppi dell'opposizione e con un recepimento di molte delle loro indicazioni.
  Quindi, questo lavoro, che è stato un lavoro approfondito da parte del relatore, del presidente, di tutti coloro che ci hanno lavorato, non deve andare disperso, e mi auguro quindi che, a seguito del lavoro della Commissione bilancio, ci possa essere anche un Comitato dei nove che consenta un rapido percorso del provvedimento, andando a sgravare molti degli emendamenti che sono stati presentati e che, probabilmente, alla luce del lavoro che la Commissione ha svolto precedentemente, possono essere anche ritirati. Auspichiamo, quindi, che il lavoro di queste ventiquattr'ore serva anche per rendere più rapido l'esame del decreto.

  DOMENICO ROSSI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, noi ci associamo a quanto affermato adesso dall'onorevole Rosato, soprattutto per un punto di carattere essenziale: questo decreto pone fine o crea le premesse affinché si concluda una situazione di emergenza riconosciuta da tutti quanti. È per questo che abbiamo dei tempi ristretti; è per questo che abbiamo lavorato in Commissione, abbiamo lavorato con spirito costruttivo, abbiamo lavorato in periodi natalizi, abbiamo lavorato con urgenza, perché urgenza ci è richiesta dal territorio. Se queste ventiquattro ore possono essere utili affinché il percorso di questo provvedimento possa poi essere più snello, più rapido, più costruttivo e arrivare a conclusione, allora, non solo ben venga, ma ritengo che sia un dovere preciso di tutti noi per poter dare una risposta tempestiva al territorio. In questo senso ci associamo alla richiesta.

  PRESIDENTE. A questo punto, se non vi sono altri interventi, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, presidente Boccia, si era prospettata l'ipotesi di rinviare al pomeriggio. Comunque, alla luce di quanto da lei illustrato, e secondo quanto già anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, se non vi sono obiezioni, passiamo direttamente al seguito dell'esame delle mozioni in materia di fiscal compact, per poi procedere all'esame dei successivi argomenti all'ordine del giorno.
  Se non vi sono obiezioni, l'esame del disegno di legge di conversione n. 1885-A; a questo punto si intende rinviato a domani al primo punto dell'ordine del giorno.
  (Così rimane stabilito).

Seguito della discussione delle mozioni Ciprini ed altri n. 1-00292, Marcon ed altri n. 1-00298, Guidesi ed altri n. 1-00303, Piso e Dorina Bianchi n. 1-Pag. 300305, Martella ed altri n. 1-00310 e Zanetti ed altri n. 1-00312 concernenti iniziative in ambito europeo e nazionale per la revisione dei vincoli derivanti dal Trattato noto come «fiscal compact».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Cipriani ed altri n. 1-00292, Marcon ed altri n. 1-00298, Guidesi ed altri n. 1-00303, Piso e Dorina bianchi n. 1-00305, Martella ed altri n. 1-00310, Zanetti ed altri n. 1-00312 concernenti iniziative in ambito europeo e nazionale per la revisione dei vincoli derivanti dal trattato noto come «fiscal compact» (vedi Allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 13 gennaio 2014, sono state presentate le mozioni Martella ed altri 1-00310 e Zanetti ed altri 1-00312, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto altresì che la mozione Martella ed altri n. 1-00310 è stata testè sottoscritta dal deputato Buttiglione, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il secondo firmatario.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ieri lei mi ha avvertito dell'esigenza di brevità nell'espressione dei pareri: mi atterrò al suo invito semplicemente esprimendo due osservazioni, che servono però a spiegare le ragioni del parere.
  La prima è che – lo dico con riferimento al dibattito di una buona parte delle opposizioni – la lettura puntuale dell'articolo 81 della Costituzione così come è riscritto dice esplicitamente: equilibrio di bilancio, tenendo conto del ciclo avverso e del ciclo favorevole economico. Si tratta quindi di un'impostazione ben diversa da quella in letteratura definita come «rigoroso pareggio di bilancio»: è un pareggio di bilancio strutturale che tiene conto del ciclo, e questo consente di affrontare anche con autorevolezza, dal punto di vista politico, le condizioni generali che ci sono.
  La seconda osservazione è che l'Ufficio del bilancio è nato ed ha una sua validità proprio per assicurare al Parlamento una autonomia di valutazione sui conti con i quali si costruiscono le scelte e le decisioni politiche.
  Troppo spesso, si è detto che c'era bisogno di un confronto dialettico; il valore e l'importanza che assume nel nostro ordinamento il ruolo della Ragioneria generale dello Stato è fondamentale per il principio della bollinatura, ma non c’è dubbio che la scelta di affiancare un organismo indipendente aiuterà il Parlamento a prendere decisioni che non sono soltanto relative alle cosiddette coperture ma sono finalizzate ad una valutazione, anche preventiva, di quadro.
  Con queste precisazioni è quindi disponibile il Governo a qualsiasi ulteriore discussione su questa importantissima materia ed esprimo un parere favorevole sulle mozioni Martella ed altri n. 1-00310, Piso e Dorina Bianchi n. 1-00305 e Zanetti ed altri n. 1-00312 mentre il parere è contrario sulle altre.

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Baretta. Ovviamente la precisazione che la Presidenza le ha fatto ieri – intanto la ringrazio della concinnitas e della brevitas – era in forza del fatto che, come alcuni autorevoli colleghi già dalla scorsa legislatura facevano presente, la sede della replica del Governo è in coda alla discussione sulle linee generali e a volte invece ascoltiamo delle vere e proprie repliche in sede di espressione dei pareri. Comunque la ringrazio nuovamente per la sua brevità.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.Pag. 4
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, grazie anche della sua pazienza poiché siamo stati informati ad horas dell'inversione dell'ordine del giorno.
  Noi come Partito Socialista Italiano eravamo e siamo contrari a quello che è stato realizzato nella scorsa legislatura, cioè a definire all'interno del quadro costituzionale il cosiddetto pareggio di bilancio e conseguentemente anche il discorso che riguarda il fiscal compact. Questo è stato un esperimento già verificatosi in America negli anni passati, soprattutto negli anni Novanta, e dobbiamo dire con altrettanta chiarezza che quell'esperimento è stato un esperimento fallito perché limitava la possibilità di intervenire su quelli che potevano essere gli assi portanti di una possibilità di intervento pubblico per lo sviluppo e per la crescita del nostro Paese.
  Noi abbiamo avuto in questi anni politiche economiche e pubbliche che hanno determinato una condizione sicuramente di abbattimento del deficit, facendo rientrare all'interno di quei parametri del 3 per cento il nostro Paese, ma certamente abbiamo avuto una politica economica pubblica che sicuramente non ha determinato quelle condizioni di sviluppo e di crescita del nostro Paese. Abbiamo, quindi, la necessità di riverificarlo, di fare in modo che ci siano quegli interventi necessari a livello europeo, non certamente come dice il Ministro Saccomanni, esaltando anche alcuni processi di coloro i quali sono contro l'Europa. Noi socialisti siamo per più Europa, sicuramente un'Europa diversa, un'Europa che non sia semplicemente un'Europa monetaria, un'Europa che guardi con attenzione ai processi di crescita e di sviluppo dell'intero continente, un Europa che adotta politiche fiscali comunitarie diverse, un'Europa che dia appunto quell'impulso necessario affinché ci possa essere in questo Paese la crescita e lo sviluppo.
  Per questi motivi e per tanti altri che, purtroppo, non siamo in grado in questa mattinata di potere esprimere, in virtù dei tempi ridotti che abbiamo, noi siamo profondamente convinti che bisogna riverificare la questione del fiscal compact e per questo voteremo a favore della mozione che hanno presentato i colleghi di SEL.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro, che però non è presente.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, le direttive dell'Unione europea in questi ultimi anni ed i nuovi strumenti, come quello del fiscal compact che discutiamo in queste mozioni, hanno determinato l'arrivo di una nuova governance europea.
  Se pensiamo che il MES è gestito da un consiglio di amministrazione, ci rendiamo conto di quanto la gestione europea sia lontana dalla volontà popolare e dal concetto di democrazia. La tecnocrazia burocrate europea ha causato principalmente due evidenti problemi. Il primo è che le politiche economiche e monetarie e di sviluppo sono gestite direttamente attraverso l'indirizzo ed il controllo di tecnici profondamente lontani dalla realtà anche perché non scelti democraticamente attraverso la volontà popolare. Il secondo problema è che l'Unione europea tenta di affrontare la velocità dei cambiamenti dei mercati finanziari e delle speculazioni finanziare con un apparato tecnoburocratico, cioè il modello più lento per dare risposte o anticipare le situazioni. Aggiungiamoci la mancanza di senso della realtà e la sconfitta con la finanza, determinata prima di giocare la partita, sempre che la partita la si sia voluta o la si voglia giocare. Addirittura, alcuni interventi europei hanno ulteriormente aggravato i danni provocati dai giochi della finanza, peggiorando la grave situazione economica e sociale.
  Sin dal primo momento, noi abbiamo contestato non solo il modello, ma anche il metodo attraverso cui veniva strutturato il modello, privo di alcun passaggio democratico, privo di referendum, da noi più Pag. 5volte chiesti affinché i cittadini potessero esprimersi su un'Europa priva di democrazia. Questa Europa priva di democrazia non è un'Europa dei popoli, per cui non è l'Europa che noi vogliamo.
  Nel 2011, il Presidente del Consiglio italiano, già senatore a vita, Mario Monti, dichiarava orgogliosamente che in quell'anno l'Italia era il maggior contribuente dell'Unione europea. In più, aggiungiamoci che al MES questo strano Paese sottoscriverà quote per 125 miliardi di euro. Se attivato il fiscal compact, l'Italia dovrà trovare 40 miliardi all'anno, fatto salvo che il PIL giri intorno al 2 per cento.
  Allora, oggi è giusto trasparentemente e correttamente dire ciò che la Lega ha sempre detto: questa situazione è insostenibile. I numeri dicono che questa situazione non può essere sostenuta da questo Paese e tutte le mozioni oggi, sulle quali il Governo ha dato pareri diversi, impegnano il Governo a ritrattare i vincoli e i parametri con l'Unione europea.
  In questi nove mesi, dal Governo, ogni volta che è tornato da Bruxelles, in serie abbiamo ascoltato parole come «sostegno all'occupazione», «golden rule», «picchiare i pugni sui tavoli» e «attributi d'acciaio». Risultati zero, per cui o la trattativa con l'Unione europea deve ancora iniziare o avete già perso il confronto.
  Oggi però, attraverso queste mozioni, che tutti i gruppi parlamentari hanno presentato, determiniamo una situazione nella quale tutto il Parlamento dice al Governo che non vi è più tempo perché il tempo è completamente finito. È finito il tempo di poter contrattare con l'Unione europea una situazione di imposizioni assolutamente insostenibili. Se il Governo non provvederà urgentemente, la situazione di questo Paese dal punto di vista economico, visti i vincoli e gli indirizzi dell'Unione europea, provocherà un fallimento sia economico che strutturale di tutto il Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ieri abbiamo discusso di politica industriale. Oggi queste mozioni ci offrono una buona occasione per fare il punto sulla situazione della nostra politica europea nella quale è bene ricordare, a me stesso prima di tutto, naturalmente, ma anche a chi non l'avesse capito dopo tanti anni, che l'Europa ha un suo modello di politica economica e i modelli di politica economica che noi in Italia possiamo sostenere devono essere inquadrati all'interno del modello europeo. Si può cambiare il modello europeo ? Forse in parte, in parte ridotta sulla base dei trattati attuali e in parte naturalmente molto più cospicua se si arrivasse a un processo di cambiamento dei trattati, a un rinnovo dei trattati.
  Sento, a volte, nel Paese delle dissertazioni di politica economica, le quali non tengono conto di questo quadro di riferimento e chi non tiene conto di questo quadro di riferimento si colloca automaticamente fuori dalla realtà, a meno che non proponga che l'Italia esca dall'Unione europea con tutte le conseguenze che ne derivano. Ma non sento nessuno il quale affronti il problema con questa radicalità. Se non lo si affronta con questa radicalità bisogna stare dentro il quadro normativo dettato prima di tutto dai trattati e questo quadro normativo è un quadro normativo che non rende possibili alcune cose.
  Di recente c’è l'invito al Governo, rivolto autorevolmente dal nuovo segretario del Partito Democratico, ad accelerare. Anche a me piacerebbe che il Governo andasse più veloce. Però, vorrei capire su quale strada il Governo deve accelerare. Perché se sono su di una strada piena di curve e qualcuno vuole che io acceleri in curva forse non ha capito bene dove ci troviamo e di cosa stiamo parlando e se qualcuno vuole che io superi in curva una colonna di autotreni forse faremmo bene a dirgli: «lascia perdere». Allora, accelerare sì, ma con intelligenza. Diceva il Manzoni, in un non dimenticato passaggio dei Promessi Sposi: «Adelante Pedro con juicio», avanti ma con giudizio.Pag. 6
  Cosa significa oggi «con giudizio» ? C’è un modello di politica economica italiano che è finito e al quale non è possibile tornare ed è un modello trainato dalla spesa pubblica. Il modello europeo non è trainato dalla spesa pubblica. Su questo credo che non dobbiamo farci illusioni. Il modello europeo oggi è un modello trainato dalle esportazioni, con grandi sacrifici, con grandi sforzi. L'Italia sta entrando nel modello europeo. Le nostre esportazioni hanno avuto un boom straordinario negli ultimi anni, con grande sacrificio dei nostri lavoratori, con grande impegno, con grande intelligenza della nostra industria e dei nostri imprenditori. Siamo cresciuti sui mercati internazionali e se stiamo uscendo dalla crisi è a causa di questo sforzo. Non compromettiamo questo sforzo con un ritorno a politiche di spesa pubblica scriteriata, che non verrebbero tollerate prima di tutto dai mercati, perché quando hai il 130 per cento di indebitamento certe cose non le puoi fare, Unione europea o non Unione europea. Questo credo che debba essere ribadito continuamente. Stiamo cambiando modello di sviluppo.
  È desiderabile un modello di sviluppo tutto trainato dalle esportazioni ? Si può estendere all'Unione europea il modello tedesco, che è tutto trainato dalle esportazioni ? Io penso di no e qui entriamo sul terreno concreto delle cose che dobbiamo e possiamo fare, delle cose che questo Governo sta già facendo, delle cose, per la verità, che ha iniziato a fare il Governo Monti a partire dalla fine del 2012, anzi dal giugno 2012, e che progressivamente si vanno concretizzando. Noi dobbiamo puntare ad un modello europeo il quale non sia tutto trainato dalle esportazioni, che non può essere il modello basato sulla spesa pubblica, e deve essere un modello che miri ad un equilibrio e un equilibrio nasce da un raccordo di politica economica.
  Dobbiamo dire al Governo che insista, come già sta facendo con alcuni risultati importanti, nel dire che la Germania deve trainare lo sviluppo spendendo di più, la Germania ha i margini per fare una politica di spesa pubblica più accentuata. Se lasciano più soldi nelle tasche dei lavoratori, se distribuiscono maggiori benefici ai tedeschi, questi compreranno di più, compreranno più merce italiana e aiuteranno anche noi, che, invece, dobbiamo mantenere le posizioni che abbiamo guadagnato come Paese esportatore, per poter pagare progressivamente l'ampio debito pubblico che si trova davanti a noi.
  Gli anni del keynesismo sono finiti, provvisoriamente. Perché ? Lo ha spiegato Milton Friedman nel discorso del 1977 con il quale accolse il premio Nobel per l'economia. Infatti, una volta, nel sistema keynesiano di una volta, quello che abbiamo praticato anche noi, tu spendevi di più, il deficit dello Stato teneva su la domanda, la gente comprava di più e quindi le fabbriche producevano di più, per ogni euro speso dallo Stato si aveva un aumento del prodotto interno lordo pari a due o più euro, aumentavano anche le tasse – non le aliquote, ma l'introito fiscale – e, come conseguenza, alla fine, si pagava pure il debito.
  Oggi questo non succede più, perché, in un mercato aperto, se lasci più soldi in tasca alla gente, è probabile che la gente compri merci cinesi, vietnamite, di tutti i Paesi del mondo. Allora, quel modello di sviluppo è finito. Mi rivolgo intensamente agli amici di SEL, agli amici del PD, ma anche agli amici di Forza Italia, perché anche Forza Italia ha un modello di quel tipo lì, un po’ modificato: «Non aumentiamo i salari, non aumentiamo la spesa pubblica, ma diminuiamo le tasse, e quindi aumentiamo comunque il deficit».
  I deficit fatti così non si riassorbono, non nel mondo di oggi. Si può premere perché a livello mondiale vi sia un accordo, un raccordo di politica economica a livello mondiale, per cui tutti i Paesi facciano politiche espansive. Questo si può fare, questo si può chiedere al Governo: che si dia da fare, non solo a livello interno europeo, ma, in occasione del semestre di Presidenza, anche per portare avanti un discorso serio a livello di G8, che non è sufficiente, a livello di una riforma del G8, a livello della costruzione di un Pag. 7G27 o G28 o G30, in cui siano veramente rappresentate tutte le grandi aree economiche mondiali, per raccordare politiche per lo sviluppo.
  Allora politiche keynesiane possono tornare ad essere attuali. Il tentativo di riportarle oggi in Italia è un tentativo sbagliato e che non funzionerà. Esistono margini, possiamo già adesso, e poi nel semestre di Presidenza, utilizzare dei margini per migliorare la situazione italiana, possiamo ottenere un cammino verso la golden rule, possiamo ottenerlo; anzi, per la verità, lo abbiamo ottenuto.
  Se vi è un modo di ottenere flessibilità, però, esso passa per la rinuncia alle boutade del tipo «battiamo i pugni sul tavolo, abbiamo gli attributi di acciaio»; passa attraverso la paziente negoziazione e l'acquisizione di una fiducia. Vi dirò che noi, in parte, questo lo abbiamo già fatto, questo Governo, in parte, lo ha già fatto, perché abbiamo ottenuto dall'Unione europea che il cofinanziamento dei fondi strutturali europei venga valutato in modo diverso dalla spesa ordinaria.
  E sapete qual è il problema che abbiamo nel tentativo di ottenere una vera golden rule, che ci venga accettato il fatto che abbiamo bisogno di investire, e che quindi gli investimenti ci devono essere valutati più favorevolmente ? I problemi sono due: uno è l'ammontare del debito. Non è la questione del 3 per cento, è l'ammontare del debito, perché dobbiamo essere molto attenti a come i mercati reagiscono a qualunque ulteriore aumento del debito.
  Ma l'altro problema è la fiducia nel nostro sistema. Fate davvero spesa di investimento ? Non camuffate spesa ordinaria come spesa di investimento ? E qui, magari passando attraverso un uso diverso della Banca europea per gli investimenti, seguendo lo stesso cammino che abbiamo iniziato con i fondi strutturali, molto si può fare.
  Quindi, concludo annunciando il voto favorevole sulla mozione del mio partito e dicendo: bene questo Governo, andate avanti, accelerate, ma con giudizio, e non lasciatevi condurre su strade sbagliate (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enrico Zanetti. Ne ha facoltà.
  Chiedo ai colleghi se possono abbassare il tono della voce, perché diamo fastidio all'oratore di turno. Chiedo anche ai colleghi vicino... Onorevole Vecchio ! Onorevole Vecchio ! Collega ! Chiedo ai colleghi, se possibile, anche intorno all'onorevole Zanetti che sta per intervenire, se riusciamo a creare un clima non dico di serenità, ma almeno di silenzio. Anche senza passargli davanti.
  Prego, onorevole Zanetti.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, la crisi economica e finanziaria che si è registrata a partire dal 2009, nonostante chi era all'epoca al Governo in Italia si sia ostinato a negarla fino al giugno 2011, aggravandone in modo scellerato gli effetti per il nostro Paese, ha spinto l'Unione europea a porre mano ad un'ampia revisione delle regole cui i Paesi membri aderenti devono conformarsi in sede di implementazione delle loro politiche di bilancio. Di queste regole, quelle del fiscal compact sono senza dubbio le assi portanti. Cosa chiedono queste regole ? Due cose: la prima, il pareggio di bilancio; la seconda, il rientro nei prossimi vent'anni in misura pari ad un ventesimo l'anno dell'eccedenza di rapporto tra debito pubblico e PIL, rispetto ad un rapporto, giudicato target ottimale di solidità finanziaria, del 60 per cento.
  Per un Paese come l'Italia, che, a differenza di molti altri, non ha mai chiuso un bilancio in pareggio in tutta la sua storia e che, ininterrottamente dal 1992, ha un rapporto tra debito e PIL stabilmente e abbondantemente superiore al 100 per cento, non vi è dubbio che si tratta di due regole che richiedono un cambiamento profondo a livello culturale prima ancora che finanziario.
  Contro la prima regola, quella del pareggio di bilancio, si scagliano, da un lato, coloro che ritengono che la crescita economica Pag. 8non possa prescindere da iniezioni di spesa non solo abbondanti, ma anzi sovrabbondanti rispetto alle entrate e quindi generatrici di un deficit da questo punto di vista apparentemente indispensabile; dall'altro, si scagliano contro coloro che, pur avendo una visione meno visceralmente statalista dell'economia, denunciano come queste politiche non possano essere adottate attualmente, ma possano essere adottate semmai più avanti, e non ora in una fase congiunturale di crisi, perché la aggravano, laddove invece politiche di spesa anticicliche la allevierebbero.
  Non vi è dubbio che la spesa, anche a costo di far esplodere il deficit, aiuti a far crescere il PIL, ma questo non necessariamente coincide con il far crescere l'economia.
  Proprio l'esperienza dell'Italia dovrebbe insegnare qualcosa: dal 2000 al 2011, la spesa pubblica al netto degli interessi passivi è cresciuta in termini nominali di 243 miliardi e pure il PIL, così ben irrorato ogni anno di più, è cresciuto in termini nominali di 355 miliardi.
  Peccato che gran parte di quella crescita era di carta, creata non con l'efficienza dei processi e l'ammodernamento dello Stato, ma appunto solo con la spesa.
  E alla fine, allo scoppiare della crisi, l'unica cosa che rimane di questo modo di fare che si vorrebbe continuare a perpetrare come se nulla fosse, è il maggiore debito di 551 miliardi generatosi in quell'arco di tempo, mentre, proprio la natura artefatta e artificiosa della crescita, è stata completamente spazzata via e il livello della nostra economia reale è tornato a quello di quindici anni fa.
  Noi difendiamo la regola del pareggio di bilancio. La difendiamo perché vogliamo consegnare ai nostri figli non un Paese indebitato oltre l'osso del collo e inefficiente perché comodamente sedutosi sulla possibilità di mantenere il proprio tenore di vita attraverso una gestione della spesa che rinvia proprio a loro il prezzo delle decisioni di cui non vogliamo farci carico noi, ma perché vogliamo invece consegnare ai nostri figli un Paese solido ed efficiente perché riformatosi, in modo anche radicale laddove necessario, per poter vivere nel massimo benessere possibile data la sua capacità effettiva di produrre e distribuire ricchezza.
  Siamo perfettamente consapevoli che non è la via più facile ed è due volte più difficile chiedere ed ottenere consenso su questi principi, quando intorno a noi si moltiplicano le sirene di coloro che tanto criticano gli speculatori finanziari, altrettanto però non esitano a rendersi speculatori politici altrettanto spregiudicati.
  Non ci interessa. A chi cerca la scorciatoia del deficit e del debito per ricominciare a fare quello che ha sempre fatto, portando il Paese sull'orlo del baratro, così come a chi, affacciatosi soltanto ora sulla scena politica, non ha altra idea nuova per il Paese che tornare a governarlo con le logiche vecchie che solo a parole contesta, noi rispondiamo e risponderemo sempre con l'intransigenza sulle riforme strutturali che costituiscono la vera risposta per trovare già in questi saldi di bilancio spazi di crescita economica e di redistribuzione della ricchezza che sono enormi.
  Dopodiché, rimane chiaro che siamo noi per primi convinti che, quando si tratta di fenomeni complessi – come indiscutibilmente sono quelli macroeconomici –, la rigidità è una caratteristica ottima nell'approccio che si deve avere quando si tratta di rispettare una regola, mentre è una caratteristica pessima quando riguarda direttamente la regola in se stessa. Una maggiore flessibilità, ad esempio per quel che concerne la spesa per investimenti, quando suscettibile di incidere in modo misurabile e individuabile a breve termine sulla crescita, merita senz'altro di essere richiesta nelle competenti sedi europee, non sbattendo i pugni, come si sente ridicolmente dire da chi evidentemente ha un concetto delle relazioni internazionali in stile osteria, bensì con argomentazioni puntuali, tanto meglio se portate avanti da persone che godono di oggettivo prestigio internazionale, piuttosto che da buffoni oramai screditati oppure orgogliosamente patentati come tali.Pag. 9
  E proprio la serietà e la capacità argomentativa ci portano alla seconda regola del fiscal compact: quella del piano ventennale di rientro dal debito per quei Paesi, Italia in testa purtroppo, che si collocano sopra l'asticella del 60 per cento rispetto al PIL. Non c’è una mozione – o quasi – tra quelle presentate dalle forze di opposizione che non affermi che, per effetto di questa regola, l'Italia dovrà necessariamente patire manovre recessive di aggiustamento dei conti da 40-50 miliardi di euro ogni anno per vent'anni.
  Il conteggio è presto fatto secondo questa visione: siccome il nostro debito pubblico si colloca attualmente a più del doppio della soglia del 60 per cento ed ammonta a più di 2 mila miliardi, per dimezzarlo – cioè per portarlo giù di mille miliardi di euro – in vent'anni, un ventesimo all'anno significa manovre da 50 miliardi di euro l'anno. Se le cose stessero effettivamente così, credo che non esisterebbe al mondo nessuno così cretino da poter ritenere il fiscal compact una regola meno che suicida.
  Il punto, però, è che arrivare non solo a dire queste cose in modo concitato in un comizio, ma addirittura a scriverle in una mozione parlamentare, dopo – si presume – avervi pure ragionato sopra, è veramente qualcosa che lascia esterrefatti.
  Non sta a me decidere se si tratta di ignoranza crassa o propaganda bieca, anche perché, in entrambi i casi, la figura rimane molto magra davanti agli italiani. Rimane il fatto che la regola del rientro implica non già il dimezzamento del debito, bensì del suo rapporto con il PIL. In altre parole, se il contenimento del deficit ferma le dinamiche di crescita di anno in anno del debito, il rispetto del piano di rientro del debito stesso può essere interamente assicurato da aumenti del PIL, senza peraltro la necessità che si tratti di aumenti spettacolari. Già bastano i tassi di crescita nominale e reale, tutt'altro che da primato mondiale, messi in conto nell'ultimo aggiornamento del DEF per i prossimi anni.
  Pareggio di bilancio e tanta determinazione nel fare quelle riforme strutturali che servono per liberare spazi qualitativi di efficienza sui saldi attuali di bilancio, recuperando risorse che non solo non rendano necessario aumentare la spesa, ma consentano anzi di ridurla per ridurre parallelamente la pressione fiscale su cittadini e imprese: questa è la politica del futuro e per costruire un futuro, almeno quanto quella di chi guarda al deficit come unico strumento di crescita e alla politica del passato e per lasciare uguale ad esso il presente.
  In tutto questo, l'Europa non può essere vissuta come una controparte innaturale, ma semplicemente come il contesto naturale. Per queste ragioni, il gruppo di Scelta Civica voterà a favore, oltre che della propria mozione, anche delle altre che hanno ricevuto il parere favorevole del Governo, mentre voterà contro le altre mozioni.
  Chiudo con un'ultima riflessione. Se oggi, nella sofferenza generale di tutto il Paese, le parti di esso che soffrono di più sono quelle più produttive, quelle dove ancora adesso la ricchezza prodotta è largamente superiore alle risorse che lo Stato restituisce, è proprio perché queste parti produttive si trovano strette nella tenaglia tra un'Italia in cui troppo spesso la solidarietà viene concessa senza pretendere responsabilità e un'Europa in cui, invece, la solidarietà implica accettazione di responsabilità. Queste parti del Paese non sono da intendersi solo in una accezione geografica, ma in modo assai più trasversale a società e categorie.
  Noi di Scelta Civica non crediamo che il futuro di queste parti d'Italia – e, con esse, di tutto il resto del Paese – passi attraverso il rigetto di regole europee sicuramente perfettibili, ma condivisibili sin dai presupposti culturali che le determinano.
  Noi di Scelta Civica crediamo invece che il futuro passi semmai attraverso la capacità di assimilare e fare nostre anche al nostro interno queste regole, farle nostre anche nei rapporti tra aree del Paese nel nome di un vero federalismo, tra categorie di cittadini nel nome di una vera lotta alla corruzione nel settore pubblico e Pag. 10all'evasione fiscale nel settore privato, tra padri e figli nel nome di una vera comunità nazionale, dove ciascuno vive per ciò che produce e non lascia a chi viene dopo il conto da pagare per ciò che non ha voluto o non ha avuto il coraggio di fare. Noi quel coraggio ce l'abbiamo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piso. Ne ha facoltà. Chiedo sempre ai colleghi lì intorno se riuscite ad abbassare il tono della voce e magari anche a prendere posto.

  VINCENZO PISO. Signor Presidente, componenti del Governo ed onorevoli colleghi, da tempo e da esponenti politici di tutti gli schieramenti giungono sollecitazioni sempre più pressanti per la revisione delle regole del fiscal compact, in particolare per quel che riguarda due aspetti dello stesso: il pareggio di bilancio e la regola del limite del 3 per cento nel rapporto deficit-PIL.
  Come noto, il pareggio di bilancio è stato adottato con la legge costituzionale n. 1 del 2012, approvata con notevole sollecitudine nel pieno del periodo in cui lo spread era alle stelle e quindi sotto la pressione dell'opinione pubblica internazionale, che chiedeva all'Italia l'adozione di provvedimenti che le restituissero una maggiore credibilità. La cosa ha condotto all'approvazione di provvedimenti anche non perfettamente in linea con quello che è il pensiero del centrodestra, come ad esempio l'IMU, che ultimamente è stata rimessa in discussione.
  Il Governo Monti ha voluto o è stato costretto ad adottare una politica di rigorosa stretta di bilancio, prendendo anche provvedimenti che non hanno avuto sicuramente effetti positivi sulla nostra economia. Un esempio è la tassa sul lusso (perché poi andiamo avanti con questi slogan) su barche e aeromobili, che doveva incassare 300 milioni di euro ma ne ha incassati solo 40. Ma questo sarebbe il meno: l'effetto sull'economia reale è stato devastante ed il solo comparto della nautica ha denunciato una diminuzione del volume degli affari di poco meno di 2 miliardi. Di conseguenza abbiamo scambiato 40 milioni di maggiori entrate con 2 miliardi di PIL. A queste norme «lungimiranti» potremmo anche aggiungere quella sul superbollo per quanto riguarda le macchine da una certa potenza fiscale in su, ed io spero che di questo avremo modo poi di riparlare nella Commissione competente.
  Nonostante questo fosse in discussione da tempo, il testo del pareggio approvato risente di quelle condizioni particolari, in quanto con esso si esclude la possibilità di avviare a debito qualsiasi politica di sostegno all'economia e qualsiasi programma infrastrutturale volto a dotare il Paese delle attrezzature necessarie a favorire lo sviluppo economico, ma anche ad ampliare l'occupazione. In sostanza la legge costituzionale esclude la possibilità di utilizzare lo strumento del deficit spending per rilanciare l'economia. Il deficit spending è lo strumento con il quale Roosevelt consentì agli Stati Uniti di uscire dalla grande depressione degli anni Trenta, chiaramente con modalità aggiornate ai nostri giorni ed alle esigenze che anche ci vengono indicate dall'Europa. Un'ampia politica di investimenti pubblici infrastrutturali finanziati a debito consentì, negli anni Trenta, di riavviare il motore dell'intera economia. L'articolo 5 della citata legge costituzionale prevede che si possa investire a deficit solo in caso di gravi recessioni economiche, crisi finanziarie e gravi calamità naturali quali eventi eccezionali.
  La successiva legge applicativa, la n. 243 del 24 dicembre 2012, precisa inoltre che il Governo, qualora al fine di fronteggiare gli eventi eccezionali, economici o naturali, ritenga indispensabile discostarsi temporaneamente dall'obiettivo programmatico, sentita la Commissione europea presenta alle Camere una relazione con cui aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, nonché una specifica richiesta di autorizzazione che indichi la misura e la durata dello Pag. 11scostamento, stabilisca le finalità alle quali destinare le risorse disponibili in conseguenza dello stesso e definisca il piano di rientro verso l'obiettivo programmatico.
  Si tratta, quindi, di un vincolo di forza tale da impedire qualsiasi tentativo di rilancio dell'economia. Va precisato che la legge costituzionale n. 1 prevede che in ogni caso lo Stato, nelle fasi avverse del ciclo economico o al verificarsi degli eventi eccezionali specificati nel comma 2 dell'articolo 6, concorre ad assicurare il finanziamento, da parte degli altri livelli di governo, dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali. Ciò significa anche che, per finanziare i livelli essenziali di assistenza, le autonomie territoriali sono praticamente obbligate a incrementare il livello di imposizione fiscale.
  Riteniamo che i risultati siano sotto gli occhi di tutti, nel crollo generale della spesa pubblica, investimenti, consumi intermedi, spese di funzionamento delle amministrazioni, spese dei comuni e delle regioni, spese per i dipendenti pubblici, che sono numericamente in diminuzione, bloccate da tre anni in quanto sussiste il blocco dei rinnovi contrattuali. Solo la spesa sociale e la connessa spesa sanitaria crescono in media del 2 per cento l'anno. Gioverà ricordare che l'eccesso di spesa sociale, o meglio una spesa sociale svincolata dal ciclo economico e dalle reali possibilità dello Stato di sostenerla, è stato determinante nel crollo economico della Grecia.
  Un solo esempio per far capire la rilevanza di questo argomento: la spesa per le «pensioni baby», che ci trasciniamo dagli anni Settanta, riguarda oggi 535 mila unità, con un onere di 9 miliardi di euro l'anno, per la media di 39 anni a soggetto. I «baby pensionati» ricevono oltre il 300 per cento di quanto versato. Un calcolo alla buona: 9 miliardi di euro per 39 anni dà più o meno 351 miliardi di euro; tolto un terzo che è stato versato, dà 234 miliardi di euro. Volendo essere prudenti, si può tranquillamente affermare che oltre 200 miliardi di euro dello stock attuale del debito sono da imputare alle scelte pensionistiche di precedenti periodi della storia recente di questo Paese. Oppure, che ogni anno occorre praticamente una manovra finanziaria solo per coprire le spese dei «baby pensionati». Spese incomprimibili e intoccabili, sia sotto il profilo contabile, sia sotto quello costituzionale.
  La conseguenza è che le risorse necessarie allo sviluppo possono essere individuate solo tramite taglio delle altre spese delle amministrazioni (spending review), l'incremento dell'imposizione fiscale e la lotta all'evasione fiscale. Nell'incertezza dell'obiettivo fissato con la spending review e nell'aleatorietà dei risultati della lotta all'evasione, l'unica leva certa è, quindi, quella fiscale. Certo, l'imposizione fiscale centrale non cresce, anzi, grazie alla legge di stabilità, diminuisce per talune fasce sensibili della popolazione, ma quella di regioni e comuni è libera d'agire.
  Nel corso del dibattito sull'ultima legge di stabilità il gruppo del Nuovo Centrodestra ha fatto approvare un ordine del giorno di attuazione del disposto della legge sul federalismo fiscale n. 42 del 2009, disposto che, all'articolo 28, prevede che l'applicazione del federalismo deve garantire la determinazione periodica del limite massimo della pressione fiscale nonché del suo riparto tra i diversi livelli di governo, salvaguardando l'obiettivo di non produrre aumenti della pressione fiscale complessiva anche nel corso della fase transitoria. Vedremo nel corso del 2014 come il Governo darà corpo a questo impegno.
  Il pareggio di bilancio, ritornando ad uno dei temi principi di questa nostra mozione e di questo mio intervento, non è contestato solo dai deputati del Nuovo Centrodestra, ma personaggi come i premi Nobel Arrow, Diamond, Sharpe, Maskin e Solow, in un appello rivolto al Presidente Obama, circa due anni fa, quando il dibattito sul pareggio di bilancio era al centro dell'attenzione internazionale, hanno affermato che inserire nella Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio rappresenterebbe – e ha rappresentato – una scelta politica estremamente improvvida; aggiungere ulteriori restrizioni, quale Pag. 12un tetto rigido della spesa pubblica, avrebbe effetti perversi in caso di recessione. Ed è quello che sta accadendo. Nei momenti di difficoltà diminuisce, infatti, il gettito fiscale e aumentano alcune spese pubbliche tra cui i sussidi di disoccupazione e le spese assistenziali. Queste spese fanno aumentare il deficit pubblico, anche se limitano la contrazione del reddito disponibile, del potere di acquisto e di conseguenza dei consumi.
  In una economia recessiva, sostengono i Nobel, è pericoloso tentare di riportare il bilancio in pareggio troppo rapidamente. I grossi tagli di spesa e/o gli incrementi della pressione fiscale necessari per raggiungere questo scopo, danneggerebbero una ripresa economica già di per sé debole, specialmente in un periodo recessivo. La nostra mozione fa riferimento anche alle parole dell'economista e premio Nobel Paul Krugman, il quale afferma che l'inserimento in Costituzione del vincolo di pareggio del bilancio può portare alla dissoluzione dello Stato sociale.
  Altrettanto asfissiante è il vincolo del 3 per cento relativo al rapporto massimo deficit/PIL, che è anche un residuo di epoche lontane e che dovrebbe essere superato. Nel 1992 era uno dei criteri (cosiddetti «di Maastricht») per l'accesso all'Unione europea; nel 1997 è diventato la prescrizione del Patto di stabilità e crescita, lo strumento di coordinamento delle politiche fiscali tra i Paesi membri dell'area euro, ed è sopravvissuto alle due riforme del 2005 e del 2011. Viceversa è rimasto immutato anche con l'entrata in vigore del Fiscal Compact (il 1o gennaio 2013) nonostante quest'ultimo vincolo si riferisca ad un diverso aggregato di finanza pubblica, vale a dire il disavanzo corretto per il ciclo e al netto delle misure una tantum.
  Dalla procedura di infrazione per sforamento del limite siamo usciti a giugno, ma già nell'autunno il Governo è dovuto ricorrere ad una manovrina correttiva, per evitare il superamento della soglia comunitaria. Eppure si era intervenuti solo per pagare alle imprese le somme che loro doveva la P.A., per la gran parte già iscritta a bilancio.
  In complesso, quindi, per cittadini e imprese, l'assieme dei vincoli comunitari ha effetti depressivi e anche paradossali, in quanto, nell'intento di risanare, potrebbe finire per sfasciare in maniera definitiva la nostra economia e potrebbe comportare una crescita non controllabile, per non dire automatica, della pressione fiscale, in presenza di una riduzione dei servizi.
  La nostra mozione richiede di attenuare l'attuale rigidità delle metodologie con le quali è calcolato il vincolo del 3 per cento del rapporto indebitamento/PIL; individuare in sede comunitaria, (siamo d'accordo sul non sbattere i pugni, qui è questione di credibilità) meccanismi che consentano di escludere le spese destinate allo sviluppo economico, ivi comprese quelle che consentono la riduzione del carico fiscale sulle imprese; individuare meccanismi interni che consentano di tenere sotto controllo la crescita automatica della spesa sociale ed assistenziale (tale spesa dovrebbe essere una variabile dipendente del PIL disponibile, non una variabile indipendente). Altrimenti il rischio Grecia, dove sono state tagliate pensioni e stipendi pubblici e azzerate le prestazioni sociali, in queste condizioni potrebbe essere dietro l'angolo. Per questo il gruppo NCD ha intenzione di votare favorevolmente alla propria mozione, ma chiaramente anche a quella dei partiti di maggioranza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.
  Saluto gli studenti dell'istituto comprensivo di Castel Gandolfo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, oggi Sinistra Ecologia Libertà propone alla Camera dei deputati di votare una mozione, la nostra, che impegna il nostro Pag. 13Governo a rivedere le sue politiche in Europa e gli accordi presi in sede europea sulla convergenza dei bilanci e il pareggio di bilancio. Quelle politiche e quegli accordi si sono dimostrati non sono fallimentari ma drammaticamente nefasti per le economie europee e per le condizioni sociali di decine di milioni di persone in Europa. Si tratta di quelle che sono universalmente conosciute come le politiche di austerità che hanno aggravato la crisi economica, impoverito milioni di persone e aumentato la disoccupazione. Inoltre sono politiche che hanno segnato un progressivo indebolimento della democrazia e della politica economica a favore della tecnocrazia e delle oligarchie finanziarie. Queste politiche hanno alla base, da una parte, una visione assolutamente sbagliata della crisi che stiamo attraversando, come se fosse colpa del debito pubblico, mentre la colpa è della cupidigia dei mercati finanziari, del modello e delle ricette neoliberiste e di un'economia reale incapace di rigenerarsi dopo la caduta di produzioni e consumi non solo negli ultimi sei anni ma negli ultimi venti.
  Per anni ci è stato detto che non avevamo bisogno dell'intervento pubblico, che non avevamo bisogno di politiche pubbliche, che non avevamo bisogno di politica economica, e che a tutto ci avrebbe pensato il mercato. Ed ecco il capolavoro che ora stiamo pagando: una crisi catastrofica e drammatica.
  Dall'altra parte, però, queste politiche sono originate da un corposo groviglio di interessi materiali, che sono all'origine di una enorme redistribuzione della ricchezza dal basso verso l'alto, dai salari ai profitti, dai redditi alle rendite. Negli ultimi sei anni il debito pubblico in Europa è aumentato mediamente di 20 punti, in gran parte perché si sono spesi soldi pubblici per salvare le banche private e non per coprire le spese del Welfare. Tra l'altro, ricordiamo che mediamente in Europa si spende, per la protezione sociale, circa il 25 per cento del bilancio pubblico, e in questo 25 per cento ci sono anche i soldi dei lavoratori e delle imprese.
  È ora di finirla – come già ci ha invitato a fare in diverse occasioni l'ex Viceministro Stefano Fassina – con questa caccia alle streghe contro la spesa pubblica: una caccia alle streghe a danno dei pensionati, dei lavoratori, della scuola e della sanità. Tagliate da altre parti: le spese militari, le grandi opere, gli sprechi di molti inutili incentivi alle imprese. E andate a prendere i soldi dove si trovano: nei paradisi fiscali, nelle rendite finanziarie e nelle grandi ricchezze.
  Noi di SEL, con la nostra mozione, chiediamo al Governo di rivedere radicalmente le scelte fatte in questi anni. Con la nostra mozione chiediamo al nostro Governo di sostenere in ambito europeo la radicale modifica del Trattato sulla convergenza dei bilanci, il cosiddetto «fiscal compact», chiediamo l'applicazione della golden rule, che esclude dalle regole di spesa gli investimenti degli enti territoriali per il lavoro, la messa in sicurezza delle scuole, gli interventi per il risparmio energetico e la salvaguardia dell'assetto idrogeologico dei territori. Chiediamo di ridefinire il ruolo della BCE, trasformandola in soggetto prestatore di ultima istanza. Chiediamo a livello europeo l'emissione di eurobond e di project bond per finanziare e promuovere l'occupazione giovanile e la riconversione ecologica del sistema produttivo. Infine, chiediamo che si stabilisca per l'Italia la possibilità di un rientro più morbido e graduale del debito sovrano.
  Ed è folle quello che abbiamo fatto qualche settimana fa, quando abbiamo approvato, prima della legge di stabilità, la cosiddetta manovrina: abbiamo buttato dalla finestra 1 miliardo e 600 milioni di euro per far tornare il rapporto deficit-PIL dal 3,1 al 3 per cento, quando quei soldi avrebbero potuto essere impiegati, invece che per obbedire ai dogmi della tecnocrazia europea, nel sostegno dell'economia reale e dei redditi. Quei dogmi, cioè i vincoli del Patto di stabilità, sono – lo ricordava a suo tempo Romano Prodi – vincoli stupidi, che non hanno alcun senso dal punto di vista della politica economica. Le politiche di rigore di bilancio e di pareggio di bilancio sono sempre state Pag. 14politiche di destra e liberiste, e ci stupisce come parte del centrosinistra, che si colloca dentro il campo del cambiamento, continui a sostenerle.
  Vorrei ricordare che uno dei più prestigiosi e amati sindaci di Firenze, Giorgio La Pira, diceva: a che serve il pareggio di bilancio se non è in pareggio la vita ? Aveva ragione La Pira, che si batteva contro i liberisti di allora, un po’ più seri dei liberisti di oggi. Già, a che serve il pareggio di bilancio, se aumentano i disoccupati, se la sofferenza sociale diventa insopportabile, se la vita è in perdita ? Noi dobbiamo portare in pareggio la vita e non i conti delle banche.
  Noi pensiamo che l'Italia dovrebbe dare, invece, il buon esempio. Dovrebbe dare il buon esempio rispettando per prima gli obiettivi di «Europa 2020»: la riduzione della dispersione scolastica al 10 per cento, l'aumento dei laureati al 40 per cento della popolazione giovanile, l'incremento al 3 per cento del PIL degli investimenti in ricerca ed innovazione. Invece, non solo non diamo il buon esempio, ma siamo la pecora nera dell'Europa, siamo clamorosamente indietro a tutto il resto dell'Europa.
  E noi pensiamo che tutto questo influisca non solo sulla coesione sociale e sul benessere di una comunità, ma anche sulla capacità competitiva e innovativa dell'intero sistema produttivo. Noi pensiamo che sia necessaria un'iniziativa legislativa abrogativa del fiscal compact e siamo disponibili a sostenere tutte le iniziative referendarie che, rispettando l'articolo 75 della Costituzione, diano un colpo all'impianto legislativo delle politiche di austerità.
  Il fiscal compact è un Trattato nullo ed illegale, come ha sostenuto un prestigioso Ministro delle finanze di molti anni fa, Giuseppe Guarino. È un Accordo che viola il Trattato di Lisbona e i Trattati istitutivi della Comunità europea e per questo avanzeremo nei prossimi giorni ricorso alla Corte di giustizia.
  Noi pensiamo che la mozione di SEL – che chiediamo al Parlamento, alla Camera, di votare – sia utile per chiedere al Governo di cambiare radicalmente strada in Europa, per non essere più succube della tecnocrazia europea e delle oligarchie finanziarie; per mettere al centro in Europa il lavoro, la democrazia, la giustizia sociale, la sostenibilità del modello di sviluppo. È questa la vera sfida che abbiamo avanti. Il Governo non sia più remissivo e anteponga agli interessi dei tecnocrati e dei banchieri quelli dei lavoratori e dei cittadini. È questo il modo migliore per battere il populismo, per rilanciare il progetto democratico di un'Europa dei cittadini.
  Per questo, chiediamo alla Camera di votare la nostra mozione e di sostenere in Europa tutte le iniziative politiche che possono portare alla sconfitta delle politiche di austerità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'esame della mozione che si avvia oggi, concernente iniziative in ambito europeo e nazionale per la revisione dei vincoli derivanti dal Trattato noto come fiscal compact segue gli atti di indirizzo e di controllo approvati nel corso della presente legislatura nei mesi di maggio e giugno del 2013, che affrontavano una serie di aspetti e prospettive all'interno di un più ampio e complesso sistema di nuove regole per il rafforzamento e il monitoraggio comune per la disciplina fiscale, il cosiddetto fiscal compact, e la costruzione di meccanismi di sostegno finanziario.
  Le risoluzioni approvate nel corso dell'inizio della legislatura avevano, infatti, impegnato il Governo ad intervenire in sede europea su diversi ambiti, affinché sollecitasse le istituzioni comunitarie attraverso una serie di articolate questioni socio-economiche tuttora irrisolte, anzi, direi, per alcuni aspetti, attualmente inaspritesi, relative all'individuazione dei nuovi meccanismi, anche in via sperimentale, in grado di favorire e finanziare Pag. 15direttamente l'economia reale ed invertire un trend economico e finanziario così negativo dalle conseguenze pericolosissime sul piano dell'occupazione, specie quella giovanile, e del sostegno alle famiglie e alle imprese.
  Tuttavia, da giugno dello scorso anno, l'auspicio di tutti noi e del Paese intero era che l'azione del Governo, oltre a dar seguito agli impegni assunti in sede nazionale ed europea, potesse realmente determinare quella desiderata inversione di tendenza che le famiglie e le imprese attendono trepidamente da anni, in grado di agganciare la, seppur timida, ripresa di altri Paesi europei e quella già avviata in altre zone del pianeta.
  Così, purtroppo, non è stato. Infatti, nonostante le continue rassicurazioni e l'enfasi con la quale sia il Presidente del Consiglio Letta e, in particolare, il Ministro dell'economia e delle finanze, Saccomanni, in diverse occasioni hanno pubblicamente sostenuto che il fulcro della politica economica del Governo era basato principalmente sui programmi di crescita e di sviluppo e di radicali interventi basati sul taglio della spesa pubblica improduttiva, la situazione attuale evidenzia, invece, come l'estrema prudenza e l'eccessivo attendismo hanno prevalso e hanno complicato e peggiorato l'attuale situazione socio-economica del Paese.
  Dall'inizio della scorsa estate, infatti, l'Esecutivo di larga coalizione, oggi Esecutivo di sinistra-centro, ha perso un tempo prezioso e fondamentale per avviare un percorso obbligatorio orientato esclusivamente sulle politiche di crescita, di sviluppo e di stimolo per l'economia reale e per accelerare i meccanismi virtuosi per la ripresa della domanda interna.
  L'evidente insufficienza e superficialità nel non aver compiuto ogni sforzo per evitare l'aumento del punto di IVA, dal 21 al 22 per cento, che sta comportando l'aumento medio per ogni famiglia di almeno 200 euro all'anno, attraverso l'aumento dei beni e servizi – dall'alimentare, ai servizi di trasporto –, ha contribuito a deprimere ulteriormente la già fragile domanda interna; la mancanza di una strategia in grado di cogliere le priorità del Paese e fornire risposte adeguate alle famiglie e alle imprese e da ultimo la legge di stabilità per il 2014 – la legge delle mance à gogo – che rischia di aggravare irrimediabilmente il logoramento del tessuto economico e civile di un'Italia ormai stremata, confermano come il guscio della governabilità del Premier Letta, dopo il suo avvio dello scorso maggio pieno di buoni propositi, si sia rivelato amaramente vuoto.
  I timori e le incertezze del Paese sul futuro dei prossimi anni, che in economia, com’è noto, pagano un prezzo molto alto, in quanto non contribuiscono a trasmettere fiducia nel tessuto socio-economico e nei mercati finanziari, se da un lato si sono ridotti secondo le previsioni di alcuni economisti, dall'altro permangono nella realtà tra le famiglie e negli imprenditori, in maniera più che evidente.
  Le previsioni dello scorso novembre della Commissione europea e successivamente della Banca d'Italia sui principali indicatori economici che riguardano l'Italia, confermano infatti una situazione che rimane nel complesso tuttora allarmante e ribadiscono come l'intensa e lunga recessione dell'economia italiana, la seconda in sei anni, non si sia conclusa in maniera definitiva. Di fronte a tali previsioni, emerge invece l'evidente contrasto in cui affiorano gli ostacoli del prolungamento di una inaccettabile performance negativa dell'eurozona, in cui la restrizione del credito, l'inarrestabile aumento della disoccupazione di massa e l'alto cambio dell'euro, sono soltanto alcuni degli effetti distorsivi e penalizzanti delle politiche economiche di austerità che avvolgono nelle fosche nubi dell'insicurezza e della sfiducia l'Europa ed in particolare il nostro Paese, minandone la base dei modelli sociali. Per rafforzare i processi d'inversione di tali fattori negativi, il Governo avrebbe dovuto puntare su investimenti e competitività. Tutto ciò, purtroppo, non è successo.
  Per questo motivo noi riteniamo che, nel contesto di tutte le mozioni che sono state presentate dai vari gruppi, ci siano Pag. 16dei punti condivisibili e dei punti che non sono completamente condivisibili da parte del gruppo di Forza Italia. Per questo motivo io annuncio l'astensione su tutte le mozioni da parte del nostro gruppo e comunque la raccomandazione principale è volta a impegnare il Governo, in concomitanza con l'avvio della Presidenza del semestre italiano che partirà il primo luglio, ad intraprendere in sede comunitaria azioni in grado di accelerare i ritmi di crescita e sostenere l'economia italiana, anche e soprattutto con particolare riferimento alla persistente contrazione creditizia nei confronti delle famiglie e delle imprese.
  Io penso che il principale scopo debba essere la possibilità di superare il cosiddetto stallo rispetto alla concessione del credito, con il credit crunch, che continua a soffocare l'economia nonostante la Banca centrale europea, avesse contribuito con una politica accomodante a immettere liquidità nel sistema finalizzato a sostenere l'economia reale.
  L'altra raccomandazione, che mi preme sottolineare sollecitando l'impegno del Governo, è riferita all'occupazione. Mi riferisco ai livelli di disoccupazione in generale e a quella giovanile in particolare in Italia e nell'eurozona. Occorre evitare adesso e con urgenza che il contrasto economico sulla disoccupazione giovanile e sulla inattività giovanile, diventi spaccatura sociale e civile dentro l'eurozona, anche perché è chiaro che la crisi ha avvantaggiato la Germania, come dimostrano molti dati, tra cui i tassi di interesse e quelli dei surplus commerciali.
  Per questo io ritengo che gli aspetti essenziali e le prospettive debbano essere indicate soprattutto nel contesto del semestre europeo dove io mi auguro che il Governo italiano solleciti un cambio di marcia e di passo da parte dell'Europa e, soprattutto, che l'Europa effettivamente si renda conto che la recessione ha portato un grande disagio all'interno soprattutto dell'eurozona sugli aspetti socio-economici e soprattutto nei confronti dei giovani perché la disoccupazione è veramente diventata intollerabile e mina assolutamente la convivenza sociale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mara Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, l'idea che l'austerità, di cui il fiscal compact è l'atto supremo, sia espansiva solo nei sogni di qualche «Dottor Stranamore», ormai sembra aver fatto breccia persino dalle parti di chi ha voluto eleggere un Presidente del Consiglio che nel 1997 diede alle stampe un profetico libretto dal titolo «Euro Sì. Morire per Maastricht».
  In effetti, guardando alla situazione attuale del nostro sistema produttivo, dobbiamo concludere che anche grazie alla sua preziosa opera, che si innesta in quella del suo predecessore, le sue previsioni si stanno felicemente realizzando. È dal 2008 che state fingendo di curare un malato che grazie a voi non ha fatto altro che peggiorare: forse dovreste aver capito che è inutile cambiare i medici, se questi ottusamente, forse sadicamente, continuano ad usare le stesse ricette. Errare è umano, perseverare no: è diabolico.
  L'economia in fondo è semplice: quando non si possono fare politiche di svalutazione esterna perché hai una moneta fatta apposta per garantire i creditori e imporre vincoli esterni, l'unica cosa che ti rimane da fare sono politiche di svalutazione interna. Espressione economicamente molto elegante, che purtroppo fuori da qui, nel mondo reale, si traduce in maniera molto più brutale, in condanne di precariato a vita per intere generazioni che finiranno la loro esistenza come pensionati ridotti alla fame.
  L'economia in fondo è semplice. Il PIL è composto da quattro voci: consumi interni delle famiglie, investimenti delle imprese, la spesa pubblica ed il saldo tra esportazioni ed importazioni. Ma se un'economia è in recessione, come si fa a far crescere questo PIL ? Si chiede alle famiglie di aumentare i costi ? No, perché chi è in cassa integrazione o peggio ancora Pag. 17ha perso il lavoro non ha i soldi per farlo. Si chiede alle imprese di aumentare gli investimenti ? No, perché senza la prospettiva di ritorno è inutile buttare i soldi. E allora si chiede alle aziende esportatrici di esportare di più. Se hai una moneta tua, che rispecchia la forza della tua economia, puoi farlo, e il suo valore verrà aggiustato dal mercato.
  Ma se invece sei stato talmente geniale da adottarne una che rispecchia la forza di un'economia più robusta della tua, allora puoi solo sperare in ciò che pubblicamente definisci in maniera pudica riforma del mercato del lavoro, oppure Job Act, se sei un po’ più cool, ma che molto onestamente dovresti chiamare un'operazione di «macelleria sociale».
  A questo punto l'ultima voce per tentare di aumentare il PIL è la spesa pubblica, che se tu fossi stato uno Stato sovrano dotato di sovranità fiscale potresti usare per far ripartire i consumi e gli investimenti delle imprese, ragionevolmente certo che in una situazione di eccesso di offerta, lontano dalla piena dell'occupazione, questo non si scatenerebbe nel tanto temuto effetto tipo Repubblica di Weimar, dove il pane ti tocca andarlo a comprare con una carriola piena di monete. Se invece sei stato talmente geniale da legarti mani e piedi ad un Trattato di cui parliamo oggi, che è il fiscal compact, dove per i prossimi vent'anni dovrai addirittura tagliare la spesa pubblica di circa 50 miliardi di euro ogni anno per ridurre il tuo rapporto deficit-PIL del 60 per cento, allora significa che proprio non hai più speranze.
  Non solo: persuaso di aver vissuto sopra le tue possibilità e convinto di doverne fare a meno da qui al 2034, per colpa di un astruso strumento chiamato moltiplicatore keynesiano, il tuo sforzo eroico prevedibilmente si tradurrà in un calo del PIL ancora maggiore del taglio alle spese che hai effettuato. Cosa che, beffardamente, non solo renderà inutile la tua virtuosa penitenza, ma addirittura getterà il tuo rapporto debito-PIL in un abisso ancora più profondo.
  È il drammatico spettacolo che stiamo vivendo sulla nostra pelle e che la cittadinanza vive quotidianamente. Come se non bastasse, a questo si aggiunge una questione giurisdizionale altrettanto pesante: il fiscal compact giuridicamente è soltanto un Accordo di diritto internazionale tra Stati, che ovviamente per l'Unione europea non ha la forza di legge costituzionale pari a quella del Trattato di Lisbona, nel quale poi sono recepiti i famosi limiti: obiettivo del deficit al 3 per cento e rapporto debito-PIL al 60 per cento introdotti da Maastricht.
  Questo Accordo è stato usato finora come uno stratagemma, per aggirare il fatto che non c'era la possibilità di riformare il Trattato dell'Unione europea per l'opposizione di Gran Bretagna e Repubblica Ceca. Visto che però agli articoli 2 e 3 – lo ricordiamo – di tale Accordo si dice che si applica conformemente e compatibilmente ai Trattati su cui si fonda il diritto dell'Unione europea, e visto che allo stesso articolo 3 di tale Accordo scellerato si prevede che la posizione delle pubbliche amministrazioni sia in pareggio o in avanzo, appare evidente che, in base a ciò che lo stesso fiscal compact prevede, tale misura è invalida in quanto non conforme e non compatibile con i Trattati su cui si fonda l'Unione prima, Maastricht, e i Trattati di Lisbona poi.
  Per queste due motivazioni, una di sostanza e una di diritto, e in nome della sopravvivenza del nostro sistema produttivo e per ridare un barlume di speranza alla situazione attuale e alle future generazioni, chiediamo che votiate la nostra mozione prima che questa strada, che qualcuno davvero molto scaltro ha lastricato di buone intenzioni, ci porti tutti troppo lontano, in un territorio davvero incontrollabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, colleghi, arrivo subito al dunque: Pag. 18noi chiediamo, signor Presidente, con la nostra mozione di avviare immediatamente negoziati in ambito internazionale e comunitario per ridiscutere dell'adesione dell'Italia al Trattato internazionale sul fiscal compact e agli altri strumenti riguardanti la nuova governance economica europea, incentrata sulla gestione della crisi del mercato unico.
  I vincoli hanno ridotto questo Parlamento, quindi tutti noi che sediamo qui in Parlamento, ad un mero organo di ratifica. L'Italia – ricordiamolo – è uno Stato sovrano e non può essere sottoposto ad alcuna autorità superiore. Una nazione che prende parte ad un Trattato internazionale ed europeo ha quanto meno la facoltà in questo caso di esercitare il diritto di recesso rispetto allo stesso, impegnandosi per rimettere al centro della politica nazionale ed internazionale le prerogative dello Stato sovrano rispetto a qualsivoglia pretesa di dominio politico o economico di mercati o nazioni più forti.
  Tra l'altro, con la regola aurea del Governo Monti, avete cambiato di fatto il primo articolo – vergognatevi rispetto a questa cosa – della Costituzione italiana, la sovranità non appartiene più al popolo italiano ma in questo caso, con questo Trattato, appartiene ad una mera burocrazia europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Con 380 voti a favore siete stati nel 2012 il primo esempio delle larghe intese. Il Governo Monti, con due manovre, signor Presidente, ovvero con il fiscal compact e la manovra Fornero, ha «strozzato» gli italiani, ha strozzato i cittadini italiani, ha strozzato i disoccupati, ha strozzato i giovani, ha strozzato le persone assolutamente in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e continuerà a strozzarle per i prossimi vent'anni a suon di 50 miliardi all'anno più gli interessi !
  Avete stretto – visto che mi dite: ha salvato il Paese – un cappio al collo all'Italia da parte del principale azionista del fiscal compact che con il 27 per cento voi sapete essere la Germania. Questo a danno di che cosa ? A danno di scuole, di investimenti su scuole, di investimenti su ospedali, di investimenti su case popolari, su infrastrutture, su assistenza ai malati, su nuovi posti di lavoro. Tra l'altro, siete pure dei bugiardi.
  Vado a citare le dichiarazioni di due persone, in primis dell'ex-segretario Epifani che, lo scorso anno, anzi quasi due anni fa a questo punto, sottoscrisse e citò al Corriere della Sera: «Il Governo ha le mani legate dal peso del debito, dalle scelte dell'Europa che non si smuovono da una linea di austerità e dalla eredità del Governo di centrodestra che ha assunto il fiscal compact».
  Ebbene, l'ex – fortunatamente – segretario Epifani mentiva sapendo di mentire, perché sapeva perfettamente che il fiscal compact è una manovra del Governo Monti. Inoltre, con una certa boria, in dichiarazione di voto il senatore Giorgio Tonini scrisse e disse che «Il gruppo del Partito Democratico vota sì alla ratifica del Trattato del fiscal compact con consapevolezza e convinzione» – quindi quasi vantandosi rispetto a questa cosa per poi fare marcia indietro – «votando sì vincoliamo il nostro Paese, e dunque non soltanto il Governo Monti, ma anche chiunque governerà dopo le elezioni del 2013 per almeno un decennio successivo». Bene, complimenti, vi vantate pure di questa dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Chiudo, Presidente, dicendo che il Presidente Letta molto spesso «twitta» – questo è un termine abbastanza in uso ultimamente – citando dei testi delle canzoni.
  Ebbene, anch'io vorrò, nella mia modestia, fare questa cosa, rivolgendomi in primis a coloro che hanno firmato questo accordo, dicendo loro che – e cito una canzone di Ligabue – «siete il culo sulla sedia»: è una citazione, Presidente. Il dramma è che siete una commedia, siete il facile rimedio. Voi avete perpetrato un facile rimedio ai danni dei cittadini italiani con questo provvedimento.
  Siete – mi rivolgo nello specifico al Governo Monti e all'ex Primo Ministro Monti e chiudo, Presidente, ed è una frase che a me piace tantissimo – la «montblancPag. 19con cui vi facciamo fuori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)».

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rizzetto. Per un attimo ho temuto che cantasse.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,35).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini le do la parola, ma dovevo dare il preavviso di venti minuti perché, altrimenti, nel caso in cui si voti, saremmo costretti a sospendere la seduta.
   Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, solo un Governo di diversamente intelligenti poteva firmare la condanna a morte del proprio popolo. Non era obbligatorio firmare fiscal compact e MES per rimanere nell'Unione europea. Regno unito e Repubblica CECA infatti si rifiutarono di firmare e 173 di questi diversamente intelligenti siedono ancora in quest'Aula.
  Ebbene, «non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma la quarta sarà combattuta con pietre e bastoni» e forconi, aggiungo io oggi. Einstein non sapeva come si sarebbe combattuta la terza guerra mondiale, ma adesso noi lo sappiamo: si combatte a colpi di raccomandazioni, di regolamenti e direttive, di complicati meccanismi con finti piani di salvataggio, che comportano la perdita di sovranità, nuove forme di colonialismo e nuovi bottini di guerra. D'altronde, nel 2012, il salvatore eurocrate, Mario Monti, affermò che eravamo in guerra e che bisognava salvare l'Italia o meglio le banche. L'Europa ha bisogno di gravi crisi per fare passi avanti. I passi avanti dell'Europa sono, per definizione, cessione di parti di sovranità nazionale a un livello comunitario: parole esatte di Mario Monti, che ha ammesso l'esistenza di crisi economiche indotte per sottrarre sovranità ai singoli Governi democraticamente eletti. Proprio un bello spirito di coesione europeo ! Ricordo che nel 1773 il fondatore della finanza internazionale Rothschild sosteneva che la nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo conferenze di pace. Le guerre devono essere condotte in modo tale che gli schieramenti sprofondino sempre più nel loro debito e quindi sempre di più sotto il nostro potere.
  In questo schema di guerra, i ricatti si chiamano accordi e i prestiti da usura si chiamano aiuti. Con due leggi di ratifica ci avete condannato ad essere una colonia delle superpotenze da spogliare a piacimento. Avete rinunciato ad essere uno Stato sovrano e ci avete consegnato nelle mani di un'oligarchia finanziaria anonima. Con due leggi del 23 luglio 2012 avete ratificato il fiscal compact e il MES e con una legge costituzionale, la n. 1 del 2012, avete inserito nella Costituzione il pareggio di bilancio, a colpi di maggioranza e senza alcun coinvolgimento dell'opinione pubblica.
   Con la legge n. 243 del 2012 avete collocato la sentinella della Commissione europea direttamente dentro il Parlamento, con l'istituzione dell'Ufficio parlamentare di bilancio, mettendo così vincoli penetranti all'attività del legislatore nazionale. Ogni copertura di spesa che verrà trovata infatti sarà messa in discussione dalla Commissione europea. Il tutto con la complicità del silenzio omertoso della stampa, colpevole, che non ha informato i cittadini sugli esiti nefasti di simili scelleratezze Pag. 20legislative (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma sono convinta che quel giorno d'estate avevate già la mente in vacanza e non sapevate cosa stavate votando. Allora, vi rinfresco la memoria: MES, Meccanismo europeo di stabilità, chiamato impropriamente Fondo salva-Stati, che in verità serve a salvare banche e la Germania. Per farne parte, ogni Stato aderente deve pagare una quota e l'Italia paga 125 miliardi di euro in cinque anni. È il terzo Paese finanziatore del MES.
  Quanti redditi di cittadinanza avreste potuto finanziare con tutti quei soldi, invece di buttarli nel MES (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Ma dove li trovate tutti questi soldi in un Paese pesantemente colpito dalla disoccupazione e con le casse della tesoreria perennemente vuote ? Semplice: questi soldi si prendono sul mercato a debito, ma con gli interessi, quindi cominciamo il nostro processo di salvataggio, indebitandoci ancora di più, con interessi da usura. Il meccanismo perverso del MES finisce per finanziare paradossalmente soprattutto la Germania perché, per statuto, può acquistare sul mercato solo titoli sovrani privi di rischio per finanziarsi.
  Questo significa che acquista soprattutto titoli tedeschi, aumentando lo spread tra noi e la Germania. L'Italia contribuisce al MES per finanziare la Germania. Ma, come funziona in pratica ? In pratica, nella zona euro ci sono Paesi considerati pericolosi, che devono essere attenzionati o, meglio, assistiti. In base al MES, se un Paese è in difficoltà ti erogano l'assistenza finanziaria solo sulla base di condizioni rigorose. La concessione dell'aiuto è subordinata alla stipula di un protocollo di intesa. La Troika, cioè la Commissione europea, la BCE e il Fondo monetario internazionale, ti detta le cose che devi fare per salvarti, ovvero le riforme strutturali che devi attuare nel tuo Paese nel settore finanziario, fiscale e sociale. È l'aiutino subordinato. Scatta la trappola del ricatto e si entra nel loop dei sacrifici richiesti ai cittadini: privatizzazioni, tagli della spesa pubblica, smantellamento del sistema pensionistico. È l'inventario del bottino di questa guerra combattuta senza armi.
  Nel momento in cui si accede a questi prestiti il Paese perde la propria sovranità. Non si è più liberi di affrontare le politiche economiche che si ritengono necessarie per il benessere dei cittadini. La strada intrapresa lascia ormai chiaramente emergere tutta una serie di squilibri in Europa tra i Paesi del nord e quelli del sud e l'Italia è diventata un territorio di conquista, assieme agli altri PIGS.
  Poi, c’è il fiscal compact, fortemente voluto dalla Germania, che ci obbliga al pareggio di bilancio, costringendoci a un percorso di rientro dal debito da 50 miliardi l'anno per vent'anni. Il futuro di due generazioni di italiani è ipotecato. Il fiscal compact è in contrasto con i trattati fondanti dell'Unione europea e per il MoVimento 5 Stelle slittare nel tempo l'applicazione del pareggio di bilancio significa accettare questo sistema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma, i cittadini non lo sanno. Silenzio stampa. Se ne accorgeranno quando tra qualche mese aumenteranno le tasse, si ridurrà l'occupazione e i salari pubblici, per pagare 50 miliardi di euro per ridurre il debito. È il «sistema Mario Draghi» che, come nel 1992, trasforma l'emergenza in normalità. Con la scusa della gravità della situazione economica molte decisioni vengono prese in fretta e in furia, esautorando il Parlamento. Si privatizza tutto. Sono le «mandrakate» di Draghi.
  Ricordo che non tutti i Governi sono coglioni come quello italiano e alcuni si sono rifiutati di firmare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini ! Non mi costringa...

  TIZIANA CIPRINI. Scusi, Presidente. Vi chiediamo di votare «sì» su questa mozione, per allentare il nodo scorsoio che ci sta strangolando, impegnando il Governo a rivedere i trattati con l'Unione europea. In quest'Aula, allora, siedono ben 173 parlamentari che votarono favorevolmente sul Pag. 21MES e sul fiscal compact nella scorsa legislatura. Quindi, oggi vi domandiamo: avete finalmente capito la gravità della vostra scelta ? E oggi come voterà sulla nostra mozione l'onorevole Alfano Gioacchino, del Nuovo Centrodestra, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio ? Come voterà Allasia Stefano, Lega Nord e Autonomie, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio ? Come voterà Amici Sesa, del Partito Democratico ? Votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio.

  PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto.

  TIZIANA CIPRINI. Angelucci Antonio, come voterà ? Votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. Argentin Ileana, votò a favore del fiscal compact. E, poi, c’è anche lei, Presidente, con una bella tripletta (mi complimento con lei). Votò fiscal compact, MES e approvazione del pareggio di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto, onorevole Ciprini !

  TIZIANA CIPRINI. Come voterà Baretta Pier Paolo, del Partito Democratico ? Voterà a favore del fiscal compact (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ciprini.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, la discussione di questa mattina sulle mozioni che sono state presentate e’ un interessante quanto vacuo esercizio di ipocrisia dialettica e non è un caso che questa discussione sia utilizzata in questa sede un po’ come riempitivo, perché la Commissione bilancio non ha ancora finito di lavorare su un provvedimento legislativo sul quale è impegnato il calendario della Camera.
  Dico che si tratta di un esercizio ipocrita perché è assolutamente tardivo scoprire oggi che l’«eurocrazia» che governa e che determina ogni passaggio della nostra legislazione da oramai almeno due anni a questa parte non opera sulla logica dell'interesse dello sviluppo dei popoli, ma opera nell'interesse di una ristretta oligarchia di carattere economico-finanziario, che ha finito per piegare e soggiogare le condizioni di vita di decine di milioni di cittadini europei in funzione di un'opportunità speculativa che è stata offerta a questa oligarchia dalla posizione di crisi prima finanziaria e poi economica che ha colpito tutto il mondo occidentale oramai da diversi anni.
  Dov'erano tutte le voci che oggi si alzano a denunciare l'imbarazzante strapotere dell’«eurocrazia» in quella fase in cui in Italia sembrava che sollevare un dubbio nei confronti della correttezza delle ricette europee fosse uno scandalo ?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 11,45)

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Era più difficile – voglio ricordarlo – in quell'epoca di spread, in cui si cercava di guardare dal buco della serratura quello che succedeva in alcune stanze per aumentare e alimentare un odio sociale nei confronti del Governo, della politica.
  Era più facile sostenere di avere compiuto qualche efferato delitto all'interno delle mura domestiche, di avere ucciso i genitori e di averli spezzettati per conservarli nel congelatore di casa, piuttosto che dire che, nei confronti di questa Europa, vi era la necessità che l'Italia arrivasse con la schiena dritta a chiedere e a pretendere la rinegoziazione di alcune determinate condizioni che ci venivano imposte.
  Ma non si poteva fare, non era corretto: guai a pensare di essere contro questa Europa, guai a pensare di non Pag. 22seguire la disposizione della massima somma delle intelligenze italiche, che la massoneria, che il sistema bancario, che il sistema finanziario internazionale, che Bilderberg, ci avevano fatto calare direttamente dalla più alta poltrona dell'Università Bocconi alla Presidenza del Consiglio dei ministri; guai, non si poteva dire nulla !
  E allora abbiamo accettato delle condizioni che oggettivamente, sin dall'inizio, non potevano essere compatibili con la nostra economia: il pareggio di bilancio anticipato, inserito in Costituzione; il rientro forzoso dell'indebitamento pubblico nella misura del 5 per cento all'anno sino a ridiscendere alla soglia del 60 per cento, il che significa che, fatte salve tutte le altre manovre di carattere economico, tutte le altre operazioni che attengono al finanziamento della spesa pubblica, noi dovremo rimborsare 50 miliardi all'anno per i prossimi 20 anni. Ma di questo nessun giornale, nessuna televisione di carattere ampiamente mediatico fa cenno in alcuna occasione.
  Abbiamo accettato l'imposizione del limite del deficit del 3 per cento, che non solo impedisce di fare delle spese in investimenti per rilanciare l'economia, ma, addirittura, condiziona le nostre amministrazioni in misura tale da non potere fare le spese di ordinaria di gestione anche nel caso in cui nelle proprie casse vi siano le risorse per poter finanziare le necessità dei propri cittadini.
  Tutto questo in barba alla valutazione fatta non già da un umile deputato di Fratelli d'Italia, ma da una serie sconfinata di premi Nobel per l'economia, che dichiarano come, in una fase di recessione, limitare l'uso delle risorse pubbliche e condizionare tutto al pareggio di bilancio non fa altro che aumentare quella fase di crisi che determina la contrazione della capacità produttiva, determina la caduta dei posti di lavoro, determina, quindi, per mantenere quel pareggio che si è inserito in Costituzione, l'obbligo per i Paesi di aumentare la pressione fiscale, attivando un circolo vizioso, e non virtuoso, per effetto del quale siamo ogni giorno più poveri, ogni giorno più privi di capacità e di opportunità di sviluppo, ogni giorno meno capaci di offrire posti di lavoro, soprattutto alle nuove generazioni e a quanti, ancora in età attiva, si trovano estromessi anzitempo dal mondo del lavoro.
  Tutto questo in barba alle ricette che altri Paesi hanno mostrato essere efficaci ed efficienti, in barba alle ricette che gli Stati Uniti d'America, che, per quanto riguarda la capacità di fare economia, da sempre sono tenuti in considerazione, o dovrebbero essere tenuti in considerazione, come un punto di riferimento, che hanno ricominciato a fare degli investimenti in deficit spending e hanno riattivato una crescita del loro sistema economico che, nella migliore delle ipotesi, noi conosceremo, forse, fra trent'anni, se sono vere e se sono attendibili le proiezioni che ci vengono offerte dagli istituti statistici.
  Noi ci siamo invece consegnati a una banca centrale che non ha nemmeno la possibilità di agire sulla moneta, che non ha possibilità di battere moneta, che non ha possibilità di gestire il percorso inflattivo, che non ha quindi nessuna possibilità, ancorché ci fosse una volontà non conosciuta fino ad oggi, di determinare nessuna azione di leva positiva sullo sviluppo dell'economia.
  L'Italia è stata annientata dalla scelta di abdicare al ruolo della politica, di accettare che la voce del popolo venisse postergata agli interessi di una ristretta oligarchia eurocratica ed è stata consegnata al Governo di Bilderberg di Mario Monti, e al suo degno figlioccio Enrico Letta, prodotto, fin dall'infanzia, di questa oligarchia, che nulla ha a che vedere con la naturale propensione di chiunque faccia politica, da qualunque angolazione, di difendere innanzitutto l'interesse nazionale. Ciò che hanno fatto – perché, guardate che in Europa si può fare – i francesi e gli spagnoli, che stanno operando con un deficit superiore al 3 per cento, senza chiedere nessun permesso e nessuna condizione all'Europa, e senza che nessuno in Europa si permetta di andargli a chiedere perché e per come. E come hanno fatto gli inglesi, che per bocca del loro Primo Pag. 23Ministro hanno rappresentato all'Europa, hanno comunicato – non chiesto, comunicato ! Perché questo fa un Paese che ha spina dorsale ! – all'Europa che, fino a quando le condizioni economiche del suo Paese non torneranno a consentirglielo, la Gran Bretagna non verserà al Fondo salva-Stati europeo un centesimo di euro in più di quello che la Gran Bretagna riuscirà ad ottenere come beneficio dall'Unione europea.
  Esattamente il contrario di quello che l'Italia continua a fare ! Noi che siamo messi peggio di tutti come prospettive di crescita economica, noi che siamo messi peggio di tutti come prospettive di creazione di posti di lavoro, noi che siamo messi peggio di tutti come utilizzo della leva fiscale da parte di un Governo cieco che non è capace di capire nulla di economia, noi continuiamo a essere i principali contribuenti attivi dell'Unione europea, alla quale versiamo dei soldi e dalla quale riceviamo solo schiaffi.
  Ecco, signor Presidente, voglio concludere, motivando il perché Fratelli d'Italia non si sente di aderire a questa fiera dell'ipocrisia e si asterrà su tutte le mozioni che sono state presentate questa mattina su questo tema: perché non è questo – figlio di Bilderberg, figlio dell'eurocrazia, figlio delle banche, figlio della massoneria – non è questo il Governo al quale si può chiedere autorevolezza e difesa dell'interesse nazionale. Non è questo il Governo al quale si può chiedere spina dorsale, la spina dorsale che ci è chiesta dagli italiani e che gli italiani possono pretendere solo per il tramite di un Governo che venga scelto da loro e che torni a chiedere le condizioni di fattibilità e di operatività direttamente al voto degli italiani. Non so quanto durerà questa legislatura. So per certo che ci sarà un'importante competizione elettorale di qui a poche settimane, il rinnovo del Parlamento europeo. Ecco, è lì, nel vero confronto con l'Europa, in cui tutti dovremo metterci la faccia, in cui finalmente voi sarete smascherati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, io prendo la parola per riportare il dibattito nell'oggettività e nella correttezza dei dati. Tra noi ed il MoVimento 5 Stelle ci sono delle diversità di opinioni legittime che attengono alla diversità di impostazione politica. Per noi l'Europa è un grandissimo sogno di libertà, di pace e di benessere che deve riprendere a correre. Per loro, evidentemente, no. Al di là di questo però vi è un punto che dobbiamo chiarire e che attiene non alla differenza di impostazione politica, ma alla correttezza dei dati e riguarda quello che loro affermano, ovvero che noi dovremo ridurre il debito di 50 miliardi l'anno.
  Abbiamo già spiegato, in un precedente intervento, perché questo non è vero e non è corretto. Prima del nostro intervento avevamo dei dubbi sul fatto che la loro posizione fosse di bieca propaganda o di ignoranza «grassa». Dal momento che si sono ben guardati dal risponderci, a questo punto riteniamo che sia questione di entrambe le cose e vogliamo dire loro che la nuova politica non si fa con la demagogia, ma si fa con la competenza (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Causi. Ne ha facoltà.

  MARCO CAUSI. Signor Presidente, mi lasci premettere che io sono molto stupito che, nel parlare di crisi europea, i movimenti populisti antieuropei sposino un approccio puramente economicistico e finanziario, proprio quell'approccio che criticano nell'impianto che loro descrivono dell'Unione europea.
  Io credo che noi non riusciremo mai a capire la crisi europea e ad affrontarla se non assumiamo in pieno la prospettiva storica, politica, geopolitica. Il progetto dell'Europa è un progetto storico, non economicistico.Pag. 24
  E anche la crisi italiana non viene capita da questi approcci. La fanno dipendere tutta dall'euro e si dimenticano e si lavano le mani degli enormi problemi strutturali irrisolti di questo Paese dal 1989 in poi. Preferivano forse il muro di Berlino.
  La vera critica agli errori europei è quella che si impegna per la modifica delle politiche della governance dell'Unione in una prospettiva di rafforzamento delle istituzioni e della democrazia europea. E la vera critica è quella che è capace di far camminare le critiche con le proposte, sulle gambe di alleanze politiche sovranazionali e di una chiara strategia geopolitica. La critica all'Europa non ha nessuna credibilità se viene da parte di chi soffia sul vento della crisi per lucrare in termini elettorali e propone idee che, se applicate, avrebbero ricadute devastanti per il Paese.
  Presidente, poco fa ho sentito in questo Parlamento evocare la possibilità che l'Italia torni a un regime di cambi flessibili, facendo liberamente fluttuare la sua moneta, e che questo sarebbe il modo per recuperare sovranità nazionale. Questa è una baggianata, me lo lasci dire. Con una moneta flessibile avremmo molti più vincoli, molta meno spesa pubblica; i nostri redditi calerebbero; tutte le nostre ricchezze verrebbero drasticamente ridotte; avremmo molti più forti vincoli di bilancio; avremmo un enorme aumento dell'inflazione perché importiamo il petrolio e il gas e rischieremmo, quindi, di non essere più un Paese manifatturiero; avremmo l'inflazione. Ricordiamo cosa successe all'Italia dopo il 1971, quando si ruppe l'accordo di Bretton Woods e per due, tre anni l'Italia fluttuò liberamente. Fu proprio allora forse che si costituirono le premesse per la crisi storica che ancora oggi stiamo vivendo.
  Non è credibile chi critica l'Europa senza avere alleanze sovranazionali, ma soltanto annusandosi con altri movimenti antieuropei da cui non emergono prospettive e speranze, ma solo paura e regressione e da cui emergono, anzi, linguaggi di ripiegamento nazionalistico, se non proprio di tipo revanscista, linguaggi che avremmo sperato di mai più risentire in giro per l'Europa.
  La crisi ha messo in evidenza difetti gravi della costruzione europea, e soprattutto dell'Eurozona. A livello macroeconomico è cominciato un percorso per superarli, un percorso che va velocizzato e irrobustito. La fase acuta della crisi è stata superata con interventi non convenzionali della Banca centrale europea e contestualmente costruendo nuove procedure di coordinamento delle politiche di bilancio. Fra questi due elementi c’è un legame. L'Italia, che è un Paese ad altissimo debito pubblico – voglio sempre ricordarlo – ereditato dagli anni Ottanta, non può chiedere all'Europa di aiutarla sul debito pubblico, che la BCE compri i titoli pubblici italiani o dia alle banche i soldi per comprarli, se non offre in cambio un coordinamento di bilancio.
  Anzi, è interesse dell'Italia chiederlo, il coordinamento del bilancio.
  È interesse dell'Italia chiedere procedure che vadano verso assetti di decisioni di bilancio propriamente federali. E il dividendo di questa stabilità è per l'Italia immediato: è un dividendo in termini di riduzione della montagna di 84 miliardi di euro di interessi sul debito pubblico che ogni anno paghiamo e che, se potessimo invece ridurre, potremmo invece ridurre la pressione fiscale ed aumentare la spesa per la scuola, per il sociale e per tutti i beni pubblici.
  Non diamo al Paese informazioni distorte.
  Il fiscal compact sul piano degli effetti finanziari non aggiunge nulla alle procedure incardinate nel Semestre europeo, nel six pack e nel two pack, e questo sia in termini di regola sul deficit e sia in termini di regola sul debito.
  Il nostro obiettivo a medio termine è un pareggio di bilancio al netto del ciclo e delle una tantum; è questo il nuovo articolo 81 (lo diceva il sottosegretario Baretta poco fa): equilibrio di bilancio al netto del ciclo e degli eventi eccezionali.
  L'Ufficio parlamentare di bilancio è molto diverso dal fiscal council che Pag. 25l'Unione europea ha imposto a Grecia, Portogallo e Irlanda: quelli sono uffici europei dentro il Governo. L'Italia ha ottenuto invece un rilevante risultato: sarà l'ufficio parlamentare più simile al CBO (Congressional Budget Office) americano, quindi altro che perdita di sovranità.
  E poi, infine, tutti questi obiettivi possono essere ricontrattati, così come possono essere modificati i trattati. Anzi, il 2014 è, in base alle clausole esistenti, proprio l'anno della possibile revisione di tutti i trattati che abbiamo preso dopo la crisi e con esso anche della possibile revisione dei nostri obiettivi a medio termine.
  È irresponsabile chi predica il ripudio dei trattati, quando è in atto un processo di revisione e quando questo processo potrà avere un'influenza positiva da parte della Presidenza italiana nel Semestre europeo a partire da luglio.
  Ed è incomprensibile la critica al Meccanismo europeo di stabilità: quello è un meccanismo per gestire le crisi bancarie a livello europeo, esattamente come i Paesi che hanno dovuto nazionalizzare le banche in crisi; invece che nazionalizzarle in qualche modo le europeizziamo, come è stato fatto nel caso spagnolo.
  Guardate che i fallimenti bancari non sono una bella cosa: portano con sé, a ricaduta, fallimenti industriali, perdita di risparmio da parte di tutti i depositanti, quindi non c’è nessun sistema economico serio che si possa permettere un fallimento bancario. Quello è un meccanismo di gestione pubblica, a livello europeo, delle crisi.
  Piuttosto questo è il momento di spingere l'Europa a fare di più e meglio sul rafforzamento del quadro giuridico ed istituzionale in senso democratico e federale e sul completamento dell'assetto delle nuove politiche europee, perché i difetti dell'impianto dell'Eurozona non sono ancora stati del tutto superati e in qualche caso ancora neanche del tutto compresi, e su questo c’è da continuare un'importante battaglia culturale e politica.
  Voglio ricordare a questo Parlamento che nel mese di dicembre, a Strasburgo, il Parlamento europeo ha approvato un importante rapporto, il rapporto Gualtieri-Trzaskowski, approvato a larghissima maggioranza, il cui punto di fondo è quello di superare la simmetria fra accordi intergovernativi nell'ambito dell'Eurozona e quadro giuridico ed istituzionale dell'Unione, basato sul tridente Consiglio-Commissione-Parlamento, in cui peraltro sono incardinati Semestre europeo, six pack e two pack.
  In questo rapporto si propone l'unificazione della governance dell'Eurozona all'interno del quadro giuridico esistente dell'Unione europea e si propone anche di partire subito con le riforme possibili, a partire dalla costruzione di una capacità fiscale aggiuntiva dell'Eurozona, da collocare all'interno del bilancio dell'Unione, e si propone di usare la capacità fiscale aggiuntiva per attivare vere politiche di crescita a livello dell'Unione e un coordinamento rafforzato delle politiche dei 18 Paesi dell'euro, con un approccio quindi diverso da quello degli accordi contrattuali per le riforme che sarà in discussione nel prossimo Consiglio europeo.
  Qui emerge un tema vero di strumentazione economica (l'ha citato poco fa l'onorevole Buttiglione), perché la crisi dell'Eurozona non può essere solo risolta con gli strumenti monetari, dalla BCE, da Draghi: ci vuole anche una politica fiscale comune e una politica fiscale coordinata e ci vogliono meccanismi asimmetrici anticiclici incardinati nel bilancio europeo per il finanziamento dell'occupazione e per il finanziamento soprattutto dell'occupazione giovanile.
  Il Programma «Garanzia Giovani» è un primo importante passo, ma molto di più andrà fatto. Occorrono politiche europee per gli investimenti e occorre una gestione intelligente dei nuovi meccanismi di coordinamento dei bilanci. Una gestione che tenga conto, così come chiediamo al Governo nella mozione a prima firma Martella, ma così come chiedono altre mozioni qui presentate, della necessità di tornare sul sentiero di crescita; della necessità di tenere conto di tutti gli interessi sociali e nazionali in gioco, superando Pag. 26approcci ottusamente tecnocratici; della necessità di ricontrattare gli obiettivi a medio termine dando maggiore flessibilità ai bilanci; della necessità di evitare che l'unione bancaria possa avere dei meccanismi di attuazione che siano negativi per i nostri titoli pubblici; della necessità di introdurre sedi europee di coordinamento delle politiche degli investimenti e della golden rule; e della critica, infine, alla governance della crisi degli anni passati. La troika non ha funzionato e ormai se ne sono accorti tutti. Occorrono meccanismi di gestione delle crisi pienamente incardinati nelle istituzioni europee.
  Ho finito, Presidente. L'Europa, fin dai tempi di Delors, ha sempre declinato i suoi obiettivi in due parole: stabilità e crescita. È il momento di dire con forza in tutte le sedi che senza crescita e con Paesi dove la disoccupazione giovanile ha superato il 40 per cento, anche la stabilità europea è a rischio. Il Governo italiano faccia di tutto in questa direzione. Noi, il Partito Democratico, faremo la nostra parte, anche durante la campagna elettorale europea, nel campo delle forze progressiste e democratiche d'Europa, per costruire una nuova Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ci sono ora alcuni interventi a titolo personale. Ciascuno ha un minuto a disposizione. Avverto, quindi, i colleghi che, al termine del minuto, sarà loro tolta la parola.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, in merito alla nostra mozione, relativamente a mettere in discussione il fiscal compact, io vorrei ricordare che c’è la via tecnica, ossia l'articolo 62 della Convenzione di Vienna, per mutate condizioni contrattuali dal momento della stipulazione. Noi siamo più poveri e abbiamo la disoccupazione al 12,5 per cento. Io trovo l'occasione per ringraziare da umbro i colleghi umbri che hanno distrutto l'Italia permettendo questo. Parto da lei, Presidente Sereni, che ha firmato il fiscal compact, il pareggio di bilancio e la ratifica del MES, come l'onorevole Verini e il collega Bocci. E, poi, vorrei anche ricordare i senatori Lanzillotta e Rossi Luciano. Poi ci sono, però, altri come Bellanova Teresa, sempre del Partito Democratico, Benamati Gianluca, Bernardo Maurizio – ora qui ci sarebbe Berlusconi, ma l'abbiamo mandato via –, Berretta Giuseppe, Bersani Pierluigi, al quale mando gli auguri, però lui ha ratificato questi provvedimenti, Biasotti Sandro, Binetti Paola. È voi, quindi, che dobbiamo ringraziare perché avete...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Rostellato. Ne ha facoltà.

  GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, con il mio intervento vorrei annunciare il mio voto in dissenso dal gruppo in quanto non sono d'accordo con i nomi che hanno fatto i miei colleghi, o meglio vorrei aggiungerne degli altri. Mi chiedo, quindi: come voterà oggi Abrignani Ignazio di Forza Italia che a suo tempo votò il fiscal compact, il MES e il pareggio di bilancio ? Come voterà Adornato Ferdinando che a suo tempo votò anche lui il fiscal compact, il MES e il pareggio di bilancio ? Lo stesso mi chiedo per Agostini Luciano, Bobba Luigi del Partito Democratico (anche lui votò tutti e tre i provvedimenti), Bocci Gianpiero (anche lui tutti e tre i provvedimenti), Boccia Francesco (votò anche lui fiscal compact, MES e pareggio di bilancio), Boccuzzi Antonio (anche lui fiscal compact, MES e pareggio di bilancio), Bonavitacola Fulvio del Partito Democratico (anche lui votò fiscal compact e pareggio di bilancio e sul MES probabilmente era assente) e Bordo Michele del Partito Democratico (votò anche lui fiscal compact, MES e pareggio di bilancio).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Bechis. Ne ha facoltà.

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  ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, calcolando che, come ben si sa, la curiosità è donna e che se la curiosità non esistesse, si farebbe assai poco per il bene del prossimo, ed edotti degli effetti deleteri per l'economia italiana dei provvedimenti di cui abbiamo ampiamente discusso in questa giornata, non vedo l'ora di conoscere quali saranno i voti degli onorevoli colleghi Braga Chiara, che votò a favore del fiscal compact, del MES e del pareggio di bilancio; Bragantini Matteo, che votò a favore dell'approvazione della legge del pareggio di bilancio; Baratti Alessandro, che votò a favore del fiscal compact, del MES e del pareggio di bilancio; Bressa Gianclaudio che votò a favore del fiscal compact, del MES e del pareggio di bilancio; Brunetta Renato che votò a favore del fiscal compact, del MES e del pareggio di bilancio; Buonanno Gianluca che votò a favore del pareggio di bilancio; Burtone Giovanni che votò a favore...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, volevo dire anzitutto che la nostra sarà pure un'ignoranza «grassa» ma quella di qualcun altro in quest'Aula è un'ignoranza crassa veramente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Intervengo leggermente in dissenso dal mio gruppo perché ho altri nomi da portare a conoscenza di quest'Aula. Ad esempio Buttiglione Rocco che votò a favore del fiscal compact e del MES; Calabria Annagrazia di Forza Italia che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio; Capodicasa Angelo del Partito Democratico che votò a favore del fiscal compact e del pareggio di bilancio; Cardinale Daniela del Partito Democratico che votò a favore del fiscal compact, del MES e del pareggio di bilancio; Carella Renzo del PD che votò a favore del fiscal compact e del pareggio di bilancio; Carra Marco del PD...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, anch'io sono in leggero dissenso con il mio gruppo perché ai nomi fatti preferisco citare Casero Luigi del Nuovo Centrodestra che votò a favore del fiscal compact, del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio; Catanoso Basilio di Forza Italia che votò a favore del fiscal compact; Castiello Giuseppina di Forza Italia che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio di pareggio del bilancio; Causi Marco del Partito Democratico che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale sul principio di pareggio di bilancio (Commenti del deputato Marco Causi – Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); Cenni Susanna del Partito Democratico che votò a favore del fiscal compact, del MES...

  PRESIDENTE. Onorevole Causi... onorevole Causi, lasci concludere... concluda, deputata Cancelleri, ha dieci secondi.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Centemero Elena di Forza Italia che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del pareggio di bilancio; Cera Angelo, Per l'Italia, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, anch'io intervengo in leggero dissenso dal gruppo, perché, per completezza di informazione, proprio perché qua ognuno deve prendersi le proprie responsabilità e risponderne poi davanti ai cittadini, Pag. 28volevo aggiungere i nomi dell'onorevole Fabrizio Cicchitto che ha votato a favore anche lui del fiscal compact e del pareggio di bilancio; Salvatore Cicu di Forza Italia; Matteo Colaninno del Partito Democratico; Massimo Enrico Corsaro; Coscia Maria del Partito Democratico; Enrico Costa del Nuovo Centrodestra, che votò il mitico trio fiscal compact, legge costituzionale sul pareggio del bilancio e MES; Rocco Crimi di Forza Italia; Cuperlo Giovanni del Partito Democratico, anche qua tutti e tre i voti; Dal Moro Gian Pietro del Partito Democratico; D'Alessandro Luca di Forza Italia; Damiano Cesare del Partito Democratico; Paola De Micheli del Partito Democratico, anche qua fiscal compact e legge sul pareggio di bilancio; sempre del Partito Democratico, Vittoria D'Incecco votò a favore del fiscal compact...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

  GIROLAMO PISANO. La favola dell'Europa è che noi dovremmo essere uniti: siamo Stati uguali ed assimilabili. Ogni Stato deve rispettare le stesse regole e le regole sono sempre più invasive. La realtà è che noi siamo divisi negli interessi nazionali, noi siamo diversi: creditori e debitori. Non possiamo rispettare le stesse regole.
  Il MoVimento 5 Stelle non è contro l'Europa del libero scambio, della libera circolazione delle persone e delle merci. Siamo contro l'Europa delle lobby finanziarie e delle multinazionali del commercio e di quell'Europa che non rispetta le differenze piegandosi alla legge del più finanziariamente forte o adottando scelte per tutti gli Stati.
  Vedete, colleghi, che seguite diligenti le lezioni delle scuole tedesche, non è per fare i loro interessi che siete lì ma è per fare gli interessi degli italiani che vi hanno votato che non sono quelli degli europeisti tedeschi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ferdinando Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, anch'io in leggero dissenso rispetto al gruppo perché vorrei fare i nomi di altri personaggi che hanno votato. Ricordo: Faenzi Monica, di Forza Italia, che votò a favore del fiscal compact, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fava Giovanni, della Lega Nord, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fedi Marco, Partito Democratico, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fedriga Massimiliano, ancora Lega Nord, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Ferranti Donatella, del Partito Democratico, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fiano Emanuele, del Partito Democratico, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fiorio Massimo...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Massimo Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, voglio anch'io far presenti altri nomi, peraltro persone che sono state saltate ingiustamente: il collega Burtone Giovanni Mario Salvino, del Partito democratico, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; non ci dimentichiamo di Cesa Lorenzo, Per l'Italia, che votò a favore del fiscal compact, del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio e già noto alle cronache Pag. 29giudiziarie a suo tempo, negli anni di tangentopoli; non ci dimentichiamo di Colaninno Matteo, del Partito democratico, che votò a favore del fiscal compact, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; non dimentichiamoci di Cuperlo Giovanni – o Cuperlo, scusatemi, è così ignoto che effettivamente anche l'accento sul cognome... – che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Massimo Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, sempre per chiarire chi ha contribuito a scollegare la cittadinanza italiana dalle istituzioni. Ricordiamo che Fiorio Massimo, del Partito Democratico, ha votato a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge di bilancio; Fioroni Giuseppe, del Partito Democratico, ha votato a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fitto Raffaele, di Forza Italia, ha votato ovviamente a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Gregorio Fontana, di Forza Italia, ha votato a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Paolo Fontanelli, del Partito Democratico, ha votato a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Tatiana Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, il mio sarà un intervento in dissenso dal gruppo perché è solo per ricordare, in quanto in un Paese civile e democratico si cresce solo attraverso la memoria storica e l'Italia manca di memoria storica. Quindi, partirei di nuovo da: Aniello Formisano, gruppo Misto, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Franceschini Dario, Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fucci Benedetto Francesco, Forza Italia, votò a favore del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Galati Giuseppe, Forza Italia, votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Garavini Laura, Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Garofani Francesco Saverio votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Constato l'assenza del deputato Sergio Battelli, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Silvia Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, mi collego a quanto detto già dalla mia collega: c’è poca memoria storica per quel che è stato fatto e, quindi, richiamiamo alla responsabilità chi ha votato il fiscal compact e il MES. Vogliamo che questi nomi vengano ripetuti e ripeteremo all'infinito questa frase, perché deve entrare nella testa delle persone che la politica ha una responsabilità e che quello che si fa, poi, è anche quello di cui dobbiamo rispondere.
  Quindi, deve rispondere della sua votazione anche Garofalo Vincenzo, Nuovo Centrodestra, che votò a favore del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Pag. 30Gasbarra Enrico del Partito Democratico, che votò a favore del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del pareggio di bilancio; Gelmini Mariastella, Forza Italia, anche lei votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Genovese Francantonio, del Partito Democratico, che votò a favore...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, anch'io mi chiedo come voteranno oggi i seguenti deputati che adesso andrò ad elencare, auspicando, magari, un loro ripensamento: Gentiloni Silveri Paolo, del Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Ghizzoni Manuela, del Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Giachetti Roberto votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. Ci ripensi, onorevole Giachetti !; Giacomelli votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; ancora: Giacomoni Sestino votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Constato l'assenza del deputato Paolo Bernini, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, anch'io intervengo in dissenso dal gruppo, perché voglio completare la lista dei nomi che si devono assumere le proprie responsabilità. Quindi: Giammanco Gabriella, Forza Italia, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio del bilancio; Ginefra Dario, Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Ginoble Tommaso, Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Giorgetti Alberto, Nuovo Centrodestra, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Giorgetti Giancarlo, Lega Nord, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Constato l'assenza del deputato Bonafede, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, anch'io vorrei sapere come voterà oggi Gnecchi Maria Luisa, del Partito Democratico, che all'epoca votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Gozi Sandro, sempre del Partito Democratico, che votò, anch'egli, a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Gero Grassi, votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Grimoldi Paolo, della Lega Nord, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del pareggio di bilancio; Iannuzzi Tino, del Partito Democratico, lo stesso, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio Pag. 31del pareggio di bilancio; Lainati Giorgio, di Forza Italia...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brugnerotto. Ne ha facoltà.

  MARCO BRUGNEROTTO. Signor Presidente, solo un promemoria per chi si fosse messo in collegamento adesso: stiamo facendo la lista dei deputati che il 23 luglio 2012 ratificarono fiscal compact e MES, con due distinte leggi, infilando di fatto le teste degli italiani in un cappio. La lista è lunga e serve da promemoria, sia agli italiani sia ai deputati che oggi si troveranno a votare la stessa cosa. Sono numerati, c’è una lista abbastanza lunga, e siamo al numero 94 con Iannuzzi Tino, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Lainati Giorgio, di Forza Italia, votò favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Ignazio La Russa votò a favore...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Francesca Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, in disaccordo con il mio gruppo, continuo l'elenco di persone che stanno trascinando l'Italia dentro al buio ma si divertono a fare i luminari, e qui cito Caparezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ricordo che tra quelli che hanno firmato e aderito a questa convenzione c’è La Russa Ignazio, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio di bilancio; Lenzi Donata, Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Letta Enrico, Partito Democratico, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Lorenzin Beatrice, Nuovo Centrodestra, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge diritto costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Losacco Alberto, Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vincenzo Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, ho sentito dire oggi che il grosso problema del debito pubblico è stato causato soprattutto negli anni Ottanta; questo è sicuramente vero, però vorrei anche ricordare a tutti i colleghi che nel 2000 il nostro debito pubblico era di 1.300 miliardi, oggi, dopo 13 anni, siamo arrivati a 2.100 miliardi, quindi è troppo, troppo facile dare la colpa a chi ha governato negli anni Ottanta e invece non prendersi le colpe che voi avete di questo enorme debito pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Vorrei poi inoltre continuare la lista di chi ci ha portato all'approvazione di fiscal compact, MES e principio del pareggio di bilancio. Quindi, continuiamo con Madia Marianna, del Partito Democratico, che votò a favore di fiscal compact, MES e pareggio di bilancio; Marantelli Daniele, del Partito Democratico....

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Laura Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, quando i giornalisti accusano il MoVimento 5 Stelle di decidere con i cittadini senza opportuno dibattito, cosa di cui voi vi siete opportunamente incoronati in questi giorni, allora io vorrei chiedere a voi che cosa avete fatto quando avete deciso di votare in quest'Aula questa roba abominevole: MES, fiscal compact e pareggio di Pag. 32bilancio. Chi avete informato ? I cittadini lo sapevano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Allora noi siamo contenti di essere «colpevoli» di chiedere ai cittadini, dopo opportuni dibattiti, che voi spesso fate sui vostri giornali pagati con i nostri soldi. Per cui, Presidente, vorrei sapere veramente dai colleghi che hanno firmato e votato questa roba chi hanno informato, quali cittadini di piazza hanno informato e soprattutto se loro ne erano consapevoli e coscienti o se ci possono spiegare quale era la ratio, perché fino a quando...

  PRESIDENTE. Grazie, Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ivan Catalano. Il deputato Ivan Catalano non c’è, s'intende che abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Andrea Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, anch'io, in dissenso dal gruppo, continuo a dire che ci sono tanti altri colleghi che negli anni passati hanno votato per queste cose che, come ha già detto la collega Castelli, sono abominevoli, stanno stringendo al cappio i cittadini italiani e la nostra nazione.
  Vorrei ricordare Maino Marchi del Partito Democratico che votò a favore del fiscal compact, del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Raffaella Mariani del Partito Democratico che votò a favore del fiscal compact, del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Siro Marrocu del Partito Democratico che votò a favore del fiscal compact, del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Andrea Martella del Partito Democratico che votò a favore del fiscal compact, del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Pierdomenico Martino del Partito Democratico che votò a favore del fiscal compact, del MES...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Vega Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Io sono in dissenso in parte nel senso che, secondo me, sono mancati alcuni nomi perché è importante parlare di responsabilità qui; queste persone che adesso stiamo elencando dove erano ? Dov'erano le loro responsabilità ? Erano qui semplicemente a pigiare dei bottoni ? Questa è la domanda. Allora questo lo vorrei sapere anche da Meta Michele Pompeo del Partito Democratico che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio; Milanato Lorena di Forza Italia che votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Minardo Antonino del Nuovo Centrodestra che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Miotto Anna Margherita del Partito Democratico che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Misiano Antonio...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Emanuela Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, io non sono del tutto d'accordo con la collega Colonnese perché lei ha parlato di nomi. Questo non è un mero elenco di nomi ma è un modo molto semplice per indicare che le persone vengono definite dalle loro azioni e dal loro agire. Quindi quando si è in contraddizione con le proprie azioni evidentemente c’è un problema da rilevare. Per questo voglio ricordare i nomi delle persone che sono a tutt'oggi in contraddizione: Mogherini Federica del Partito Democratico che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione Pag. 33della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Morassut Roberto che fece la stessa cosa, identica; Mosca Alessia Maria che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Mottola Giovanni Carlo Francesco di Forza Italia che anch'egli si unì a questo scempio; Murer Delia del Partito Democratico, quindi tutti appartenenti al partito unico, come possiamo...

  PRESIDENTE. Grazie. Constato l'assenza del deputato Cozzolino, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Davide Crippa. Non c’è ? Sì, ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, non pensavo di essere così piccolo. Volevo anch'io, perché lo ritengo importante, precisare come questa Europa così come l'avete pensata caro onorevole Causi, perché anche lei c'era ed è inutile che oggi dica che il Partito Democratico è pronto a fare la sua parte... state pure lì, non muovetevi troppo, avete già fatto danni in quantità mostruose.
  Credo che sia importante anche precisare come questa Europa che avete pensato non è l'Europa che permette alle aziende di sopravvivere, non è l'Europa che permette un mercato unico chiaro. Oggi è chiaro a tutti che per una merce in arrivo ai confini extraeuropei in qualche modo vige una tassazione differente a seconda di quale sia il porto europeo in cui arriva. Questo secondo voi è ammissibile ? Cioè il fatto che ci siano delle agenzie delle dogane che applicano dazi a seconda del Paese dove si sbarca pur essendo all'interno della stessa Comunità europea ? Questa è l'Europa che avete creato ?...

  PRESIDENTE. Grazie. Constato l'assenza del deputato Currò, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Da Villa. Ne ha facoltà.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, sono in dissenso con il mio collega Crippa perché ha interrotto la lettura di questo interessante elenco, e quindi andrei avanti con il collega Alessandro Naccarato, del Partito Democratico che ha votato a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. Ma non dimentichiamoci di Nastri Gaetano di Fratelli d'Italia: votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. Poi c’è anche Nazzareno Oliverio Nicodemo, Partito Democratico: votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. E anche Andrea Orlando, del Partito Democratico: votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. Alessandro Pagano, Nuovo Centrodestra: votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. E ancora...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Fabiana Dadone. Ne ha facoltà. È assente: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Daga. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DAGA. Signor Presidente, anch'io ritengo che le responsabilità chi ha un ruolo istituzionale se le debba prendere, e quindi rispondere alla propria cittadinanza, e quindi ai propri elettori dei disastri che combina. E continuo la lista: Palmieri Antonio, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. Stessa cosa Parisi Massimo, di Forza Italia, che votò anche per il fiscal compact e il MES. Peluffo Vinicio Giuseppe Guido, del Partito Democratico, che votò a favore di fiscal compact, MES e modifica della Costituzione. Pes Caterina: votò a favore del fiscal compact, MES e pareggio di bilancio in Pag. 34Costituzione. Petrenga Giovanna, di Forza Italia: votò a favore di fiscal compact, MES e modifica costituzionale per il pareggio di bilancio. Guglielmo Picchi, di Forza Italia: votò a favore di fiscal compact, MES e modifica costituzionale per il pareggio di bilancio. Salvatore Piccolo, del Partito Democratico: stessa votazione. Pina Picierno, sempre Partito Democratico...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

  STEFANO FASSINA. Signor Presidente, oltre ovviamente a sottolineare il mio voto favorevole alla mozione presentata dal Partito Democratico, vorrei comunicare la mia astensione sulla mozione presentata da Marcon ed altri di SEL. La mozione Marcon, oltre a punti in larga sintonia con quelli contenuti nella mozione del PD, coinvolge nella valutazione critica anche parti rilevanti della legislazione nazionale a partire dalla legge n. 243 del 2012, e insiste soprattutto sull'urgenza di correzioni alla insostenibile rotta mercantilista che domina l'Europa e che fa male, soffoca l'economia reale e allontana gli obiettivi di finanza pubblica. Pertanto, mi astengo sulla mozione Marcon ed altri (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle entrerà in Europa per cambiarla, per renderla trasparente con decisioni condivise a livello referendario (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi ! Lasciatelo... Tranquilli, tranquilli !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. State zitti, rosiconi !

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Come ieri avete fatto con il referendum che ha smentito le vostre critiche puerili e gli attacchi...
  Mi stanno interrompendo: mi faccia parlare !

  PRESIDENTE. Ho già detto che devono tacere: lei concluda !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie. Oggi l'Unione europea, per colpa vostra, vili traditori della sovranità popolare, energetica, monetaria, è un Club Med infestato dalle lobby (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Colleghi, lasciate concludere !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Ed è colpa vostra: è colpa di Boccia Francesco, che ha votato a favore del fiscal compact, del MES, dell'approvazione della legge costituzionale per il pareggio di bilancio. È colpa di Boccuzzi Antonio del Partito Democratico, è colpa di Fabrizio Cicchitto del Nuovo Centrodestra, che votò a favore del fiscal compact e della legge costituzionale per il pareggio di bilancio. Di Cesare Damiano, che poi difende i lavoratori, del Partito Democratico, che votò a favore del fiscal compact...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Busto. Ne ha facoltà.

  MIRKO BUSTO. Signor Presidente, intervengo riguardo alla breve lezione di economia del professor Buttiglione. Peccato si sia dimenticato di dirci come uno Stato possa finanziare i servizi ai cittadini, il welfare. Forse vorremmo mettere tutto in mano ai privati, il cui unico scopo è il profitto.
  Ha nominato il professor Milton Friedman, le consiglio di leggere «Shock Economy» della statunitense Naomi Klein, e Pag. 35vedrà quante cose belle sono state fatte nel nome dei suoi principi economici, soprattutto in Paesi come l'America latina.
  Noi non vorremmo riproporre questa strada di agonia per la popolazione italiana e a tal proposito, ricordandoci la storia, andiamo avanti con la lista: Pisicchio Pino votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Piso Vincenzo votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Pistelli Lapo, del Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Pizzolante Sergio...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, anch'io volevo rivolgere il mio appello di denuncia di questi falsi patrioti, che, dopo aver reso il nostro Stato moribondo, lo hanno consegnato incappucciato a qualcuno che ha una ghigliottina. Lo fanno camminare sul bordo di un burrone dicendo che loro non c'entrano, che loro non c'erano, che loro non sono responsabili, invece sono questi, i falsi patrioti, i responsabili di quello che oggi stiamo subendo in Italia, una carneficina, un massacro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E questo è solo vostra responsabilità !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, non per fare il pignolo, ma sono stati saltati, o almeno io non li ho sentiti, alcuni deputati: uno è il centododicesimo (ce ne sono centosettantacinque). Il centododici è Misiani Antonio, del Partito Democratico, che votò a favore del fiscal...

  ANDREA MARTELLA. È stato detto !

  MATTEO DALL'OSSO. Se è stato detto, avete fatto casino ! Votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione del partito di bilancio; Misuraca Dore, votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; poi ce n’è un altro ancora che ho segnato e che non ho sentito, Picierno Pina – non ci posso credere – Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, oggi il partito dei montiani si divide in Scelta Civica e Per l'Italia, il PdL si divide in Forza Italia e Nuovo Centrodestra, ma sono sempre loro e lo dobbiamo ricordare, perché anche Prestigiacomo Stefania, ora Forza Italia, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Rampelli Fabio, Partito Democratico; Ravetto Laura, ora Forza Italia, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Realacci Ermete, del Partito Democratico, che votò a favore del fiscal compact e del MES (Commenti); Rigoni Andrea del Partito Democratico, Roccella Eugenia...

  PRESIDENTE. Colleghi ! Abbiate pazienza !

  DALILA NESCI. Grazie per il rispetto, colleghi !

  PRESIDENTE. Fate completare l'intervento della deputata Nesci !

  DALILA NESCI. Complimenti per la civiltà, complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

Pag. 36

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente,« bla, bla, bla», bando alle ciance, continuiamo la lista: Polidori Catia, di Forza Italia, votò a favore del MES; Pollastrini Barbara, del Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact e del MES; Porta Fabio, del Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Portas Giacomo Antonio, del Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Prestigiacomo Stefania, di Forza Italia, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Rigoni Andrea, del Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; un'altra tripletta di Roccella Eugenia Maria, Nuovo Centrodestra...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, io volevo solamente ribadire una cosa per precisare quello che stanno facendo i miei colleghi, che stanno appunto nominando le persone che sono oggi in Parlamento. Naturalmente, ce ne sono altre che ora in Parlamento non ci sono più e che magari si trovano su qualche poltrona di qualche ente inutile, creato appositamente per loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma che comunque sono stati sostituiti degnamente da altri deputati che non penseranno minimamente a rompere questa catena e a distruggere questo meccanismo che sta veramente condannando a morte l'Italia.
  Quindi, io continuo con la lista, anzi quasi quasi, visto che bisogna ribadire bene chi lo sta facendo, chi sta condannando a morte gli italiani, mi verrebbe quasi voglia di ricominciare, ma continuo: la deputata Roccella Eugenia Maria, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signora Presidente, oggi il MoVimento 5 Stelle dà la possibilità a tutte queste persone in questa lista e qui sedute di riparare all'errore fatto perché, signora Presidente, errare è umano, ma perseverare è diabolico, quindi, o queste persone hanno fatto un patto con il diavolo, oppure sono proprio prive di intelligenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, continuerò questa lista di persone che porteranno, anzi che stanno già portando l'Italia al suicidio. Parlo di Romano Francesco Saverio di Forza Italia, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio, di Romele Giuseppe, sempre di Forza Italia, che votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio del bilancio, di Rondini Marco della Lega Nord, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio, di Rosato...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signora Presidente, c’è poco da dire. Continuo la lista dei colpevoli che hanno infilato, di fatto, le teste degli italiani al cappio del boia. Continuo la lista: Rosato Ettore, Pag. 37Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Rossomando Anna votò a favore del fiscal compact e del MES, Rotondi Gianfranco, Forza Italia, votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Rubinato Simonetta, Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dall'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Russo Paolo, Forza Italia, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Saltamartini Barbara, Nuovo Centrodestra, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio, Sammarco Gianfranco, Nuovo Centrodestra, votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, in risposta al grande malcontento che sta nascendo in quest'Aula, noi vogliamo semplicemente ricordare che non stiamo facendo nulla di speciale, ma stiamo semplicemente dicendo chi ha permesso, o meglio chi ha dato al Consiglio europeo il potere di veto sui singoli bilanci di ogni Stato membro.
  Quindi, andiamo avanti con Sanna Giovanna del Partito Democratico, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Sani Luca del Partito Democratico, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio, Santelli Jole, Forza Italia, votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio, Savino Elvira di Forza Italia, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Sbrollini Daniela del Partito Democratico...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, anch'io vorrei esprimermi in dissenso dal mio gruppo in quanto anch'io avrei altri deputati da elencare, deputati che oggi siedono in Parlamento e che hanno votato queste «schifezze» che hanno portato, appunto, gli italiani alla situazione in cui si trovano oggi.
  Allora, Sbrollini Daniela, votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Sereni Marina, del Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Sisto Francesco Paolo, di Forza Italia, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Tabacci Bruno, del gruppo Misto, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Tullo Mario, del Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Vaccaro Guglielmo, Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact...

  PRESIDENTE. Grazie, deputata Spessotto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, mi rendo conto che è fastidioso sentire il proprio nome nella lista dei traditori della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti). Pag. 38È fastidioso quando in quest'Aula si danno delle informazioni corrette ai cittadini, perché è corretto dire che voi, traditori, ci avete condannato al pagamento di 117 miliardi di euro per onorare il Meccanismo europeo di stabilità e ci condannerete a 50 miliardi di euro di taglio della spesa pubblica. Cosa taglierete ? I servizi, quello che avete sempre fatto. E non vi permettete di darci degli ignoranti, voi che avete distrutto la domanda interna e che avete ucciso il lavoro e la speranza dei giovani italiani !
  Chi si è macchiato di questa colpa è un traditore della Repubblica italiana e vi voglio guardare in faccia tutti, per ricordarvelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), di come vi nascondete dietro i Trattati internazionali ! Letta è il primo, Letta è il primo...

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Sibilia, ha esaurito il suo tempo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, poco fa abbiamo sentito urlare a gran voce in quest'Aula che grazie a questi provvedimenti, MES, fiscal compact e principio del pareggio di bilancio, l'Italia è stata salvata. Allora, io invito tutti i colleghi a dare un'occhiata fuori dalle mura di questo palazzo, per capire che questo Paese non sta affatto bene, per capire che gli italiani sono arrabbiati e stanno male per le pessime scelte politiche e per i pessimi esempi di questi ultimi vent'anni e tra le pessime scelte politiche c’è anche questa, ci sono anche questi provvedimenti.
  Allora, io continuo con l'elenco. Andiamo avanti con Valentini Valentino, di Forza Italia, che votò a favore del fiscal compact e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Vella Paolo, Forza Italia, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio...

  PRESIDENTE. Grazie, deputata Sarti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, abbiamo capito recentemente che avete un po’, diciamo, bisogno di essere invitati a prendervi le vostre responsabilità e, allora, noi siamo qui per voi. Vi diamo l'occasione e, dunque, continuiamo con Vella Paolo, Forza Italia, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Verini Walter, Partito Democratico, che, dopo la bella sorpresa sulla legge contro l'omofobia, ricordiamo che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Vignali Raffaello, Nuovo Centrodestra, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio.
  Continuiamo con Villecco Calipari Rosa Maria, Partito Democratico, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio...

  PRESIDENTE. Grazie, deputata Di Vita.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, grazie a questi accordi europei, che molte delle persone che siedono qui, oggi, in Aula, hanno sottoscritto, firmato e votato, siamo costretti ogni anno a trovare 50 miliardi di euro, e questo per vent'anni. Infatti, cosa ha fatto il Governo ad inizio anno ? È partito subito aumentando le tasse e le tariffe praticamente ovunque.
  Faccio alcuni esempi: almeno 26 euro in più per il rinnovo della licenza di guida; sono aumentate le tasse con il conseguente rialzo dei prezzi dei carburanti, una novità; aumenti dei pedaggi autostradali; aumenti delle tariffe sui servizi postali; aumenti sui trasporti locali, sui rifiuti; addirittura, la porno tax sulla produzione e vendita di materiale pornografico.Pag. 39
  Praticamente, avete tassato tutto. E chi è che ha votato questi accordi europei ? Riprendo l'elenco: Vito Elio, di Forza Italia, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lorefice. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, grazie al fiscal compact siamo condannati a trovare 50 miliardi tra tasse e tagli per i prossimi vent'anni; grazie al MES abbiamo già pagato 15 miliardi di euro e ci siamo indebitati per altri 125 miliardi solo per tranquillizzare i detentori esteri dei nostri titoli di Stato. Cifre che da sole basterebbero per avviare la nostra economia.
  Quindi, dovete vergognarvi per avere decretato il declino di questo Paese. Continuo con la lista dei nomi di tutti coloro che hanno votato per MES e fiscal compact: Pizzolante Sergio, Nuovo Centrodestra, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio; Rampelli Fabio, Partito Democratico, votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.

  IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, intervengo in parziale dissenso con il mio gruppo, perché alcuni nomi, invece, li vorrei ricordare. Infatti, ho visto alcuni sbracciarsi: magari è perché pensavano di essere saltati. Ad esempio, Causi Marco, del Partito Democratico (lo ribadiamo, perché, magari, non aveva sentito bene); Madia Maria Anna, della nuova segreteria di Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma una segreteria che non va molto bene, anche perché mi sembra che vi sia qualche indagato per qualche spesuccia, nella segreteria, o vi è questa Madia, che non sa chi è il Ministro di riferimento. Vi sono queste cose qui.
  Abbiamo Letta, «palle d'acciaio», nell'elenco, che, logicamente, fa il forte con l'Europa e non con i cittadini, sicuramente, fa il bene in Europa. Abbiamo Grassi Gero, del Partito Democratico; abbiamo Grimoldi Paolo, della Lega Nord. Adesso, nella campagna elettorale europea, parlano tanto di uscire dall'Europa e dall'euro, però la Lega queste cose le ha votate (Commenti del deputato Fedriga).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, intanto poc'anzi ha parlato Fassina. Ma Fassina chi ?

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, lasciamo finire.

  MANLIO DI STEFANO. Siccome già siete in campagna elettorale... Presidente, se vuole, ricomincio.

  PRESIDENTE. Prego, il cronometro non era ancora partito.

  MANLIO DI STEFANO. Vi chiedevo chi fosse Fassina, perché qualcuno se lo è già dimenticato: sta nel Partito Democratico, le cose volano. Siete già in campagna elettorale e quindi in televisione parlate di fiscal compact, 3 per cento, pareggio di bilancio e compagnia bella, però i nomi eccellenti, ovvero Letta del PD, La Russa di Fratelli d'Italia, Lorenzin del Nuovo Centrodestra, Picierno, Madia e Mogherini, il triplete della nuova segreteria di Renzi, Sisto di Forza Italia, Allasia della Lega Nord e sempre Rosato del PD – guarda caso, coprono tutto questo Parlamento, tranne noi –, tutti loro votarono per il Pag. 40pareggio di bilancio e per il fiscal compact (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, quando fate campagna elettorale, in previsione delle elezioni europee, fatela dicendo che avete approvato voi MES e fiscal compact e vediamo quanti vi voteranno, visto che oggi il cappio al collo non se lo sentono i ricchi come voi, grazie a queste poltrone; se lo sentono i poveracci fuori da questo palazzo. Fate la campagna elettorale così e ricordategli che li avete uccisi e ogni giorno li uccidete grazie alle vostre scelte scellerate.
  Quando vi arrabbiate, vi fomentate perché ve lo ricordiamo, ricordatevi...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lupo. Ne ha facoltà.
  Onorevole Rampelli, lei interverrà dopo la deputata Lupo.

  LOREDANA LUPO. Grazie, Presidente. Rampelli... rientra pure nell'elenco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ) ! Io non voglio ricordarvi. In questo istante vi abbiamo dato i nomi di chi si è macchiato, diciamo, di questo reato nei confronti della Repubblica italiana, perché in questo caso si potrebbe parlare anche di questo, perché ci avete veramente soffocato con questa azione. Voglio darvi invece un altro nome, che è il mio: Loredana Lupo. Vi voglio dare il mio nome perché io voterò a favore di questa mozione, perché sono stanca di vedere questo popolo soffrire in questo modo, perché sono stanca di vedere quest'Aula che non comprende cosa realmente sta accadendo al popolo italiano. Quindi io vi chiedo e chiedo a tutte le persone che hanno votato precedentemente in questo modo e che sono qui adesso, di ripensarci e di votare la nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, essendo accaduto già in tre circostanze, ci terrei a sottolineare innanzitutto che mi chiamo Fabio Rampelli, corretto, ma che appartengono non al Partito Democratico, ma a Fratelli d'Italia. Lo volevo precisare al «MoVimento 5 palle» che per tre volte consecutive, per l'appunto, sta cercando di attribuirmi un'appartenenza politica che è lontana mille miglia – rispettabile, per carità – dalle mie posizioni. Vorrei anche aggiungere, nei pochi secondi che mi restano, una precisazione ulteriore: a mio giudizio, tradisce chi equipara i kamikaze di Al-Qaeda ai marò, non già chi, per esempio, ha sostenuto dei provvedimenti, in alcuni casi anche molto utili e necessari, come quello del pareggio di bilancio, che nulla ha a che vedere con il fiscal compact, e forse i colleghi del MoVimento 5 Stelle dovrebbero fare un corso accelerato per capire la differenza tra questi due provvedimenti.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Rampelli, vale per lei quello che vale per tutti: i gruppi parlamentari in quest'Aula si chiamano con il nome che hanno.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, io ho sentito dare dei «traditori» qui a dei parlamentari della Repubblica. Penso che giustamente lei debba ricordare che non si offendano i traditori, perché dire che i traditori sono come voi è un'offesa per i traditori. Voi siete peggio dei traditori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Deputato Sorial !

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Voi, Presidente, quando si è parlato di un processo...

  PRESIDENTE. Deputato Sorial, la richiamo ad un linguaggio rispettoso di quest'Aula e dei suoi colleghi. Concluda !

Pag. 41

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Ho un minuto, Presidente, e non mi sembra di aver offeso nessuno.

  PRESIDENTE. No, ha trenta secondi.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Perché qua la questione è peggiore di ciò. La questione è che quando si parla di un processo, quello di riverginamento, che i partiti oggi vogliono avere, dopo essersi prostrati, dopo essersi prostituiti all'Europa tutta, vanno in televisione a dire che loro sono dei movimenti, quando sono dei partiti che hanno ucciso il nostro Paese. Allora, qual è la differenza tra questi nomi e Berlusconi ?

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, colgo l'occasione per ringraziare il collega Rampelli che ci attribuisce grande coraggio, evidentemente, visto che ci chiama «MoVimento 5 palle», ma può continuare a chiamarci MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io volevo ritornare a quel luglio 2012. Ero uno studente universitario, stavo facendo la tesi, di lì a una settimana mi sarei laureato ed ero molto attento a quello che stavo facendo effettivamente, visto che dovevo presentare, dovevo parlare apposta. Devo dire che chi invece votò per il fiscal compact non fu altrettanto attento, e lo dimostrano alcune interviste che sono state fatte dal servizio di Ultima parola su «Rai due», in cui intervistavano alcuni colleghi che non sapevano esattamente cosa stavano votando. Forse questo è anche dovuto ai media, perché non hanno dato il giusto risalto alla cosa. È stata fatta una riforma costituzionale e nessuno se ne è reso conto.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, io vorrei dire ai colleghi che siedono in quest'Aula che oggi è il loro giorno fortunato, perché possono redimersi da ciò che hanno fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Possono restituire quella sovranità e quella dignità che hanno strappato al popolo italiano. E, quindi, continuo con l'elenco, perché repetita iuvant: Binetti Paola, Per l'Italia, che votò a favore del fiscal compact, del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Bobba Luigi del Partito Democratico, che votò a favore del fiscal compact, del MES e del pareggio di bilancio; Bocci Gianpiero, Partito Democratico, che votò a favore del fiscal compact...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Avverto che il tempo residuo per gli interventi a titolo personale è di nove minuti e mezzo. Terminato questo tempo non darò più la parola per interventi a titolo personale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, con la firma del fiscal compact il nostro ex Presidente del Consiglio Mario Monti ci ha condannati alla perpetua schiavitù. Il pareggio di bilancio è diventato un mantra al quale le nostre istituzioni, tutte, devono sacrificare definitivamente la propria sovranità. In sintesi, lo Stato dovrà preoccuparsi solo ed esclusivamente di ripagare gli interessi del debito pubblico finché non avrà centrato l'obiettivo del 60 per cento per il parametro debito-PIL e il 3 per cento per il rapporto deficit-PIL.
  In pratica, non si potrà più spendere a deficit. Scordiamoci la sanità pubblica, scordiamoci l'istruzione, scordiamoci tutti i servizi sociali del welfare italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il vero obiettivo è smantellare tutto il patrimonio pubblico a favore degli stessi speculatori che hanno gettato le basi per Pag. 42creare la peggiore situazione di crisi globale dal 1929 ad oggi. Se le nostre catene hanno un nome, ebbene le nostre catene oggi si chiamano fiscal compact.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, io vorrei ricordare a quest'Aula le persone che sono all'interno della Commissione cultura, che si occupano di istruzione, scuola, università, chi sono i responsabili che, ogni anno, permettono di portare in un fondo 4 miliardi di euro, italiani, e, dal 2015, 50 miliardi di euro. Dopo, i tagli alla scuola, i tagli all'università sappiamo da dove provengono: da queste scelte scellerate di Bossa Luisa del PD, di Coscia, che è capogruppo del PD nella Commissione istruzione, di Gelmini Mariastella, di Ghizzoni Manuela, segretario della Commissione cultura... vicepresidente, mi scuso, Lainati Giorgio, membro della Commissione cultura di Forza Italia, di Misiani Antonio, del Partito Democratico...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, prima si parlava, si diceva che dà fastidio il nome che c’è scritto, no ? Io l'altra volta non c'ero, ma se ci fossi stato avrei votato a favore, perché, cari ragazzi, se non avete un motivo valido per restare in Europa, ricordiamoci i nostri nonni che hanno subito la guerra. Ed è un momento tale, un lasso di tempo che il nostro territorio non è mai stato così, non ha mai subito la guerra.
  Quindi, l'Europa ci ha portato la pace, che è un valore che non è negoziabile neanche con dati numerici. Quindi, cari ragazzi, pensateci bene quando dite queste cose, perché se non fossimo stati in Italia staremmo peggio della Grecia e a questo noi non vogliamo arrivarci, chiaro ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mariastella Bianchi. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA BIANCHI. Signor Presidente, volevo cogliere questa occasione per dire una cosa semplice. Il mio nome non viene citato dagli appassionati del metodo delle liste di proscrizione, perché nella scorsa legislatura non ero seduta in questi banchi.
  Sono orgogliosa di far parte del Partito Democratico, di un partito che nell'estate del 2011, in un momento drammatico del nostro Paese, quando l'Italia era veramente sull'orlo del default, sull'orlo del fallimento, ha saputo assumersi la responsabilità anche di scelte difficili e ha salvato le pensioni e gli stipendi degli italiani di questo Paese.
  Sono orgogliosa di un partito che mette l'Europa al centro del suo programma politico, che lavorerà per realizzare gli Stati Uniti d'Europa, che sa perfettamente che le politiche di rigore, di stabilità dei conti pubblici sono assolutamente necessarie e che a queste devono unirsi politiche per la crescita e per la redistribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Io ho preso nota di tutti quelli che hanno chiesto di parlare e ho spiegato che il tempo a titolo personale sta finendo, quindi, quando è finito, non prendete più la parola. Ci sono gli uffici che controllano il tempo e non io.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signora Presidente, volevo solo ricordare a quest'Aula che noi siamo schiavi di un sistema economico europeo che è stato approvato dal nostro sistema italiano a causa di leggi costituzionali e di approvazioni di trattati che ci hanno reso schiavi. Leggi costituzionali approvate nel silenzio dei media, e questa è una cosa scandalosa. Queste leggi sono state fatte durante il Governo Monti (Applausi Pag. 43dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); un Governo che è stato sostenuto da questa politica, un Governo che è stato sostenuto grazie alle minacce provenienti dall'Europa e che è stato sostenuto anche dalla Lega e ciò, anche se dopo ha vuotato il sacco e ha detto di aver subito queste minacce, non li esclude dalle loro responsabilità: siete responsabili, insieme agli altri partiti, di aver sostenuto, di aver sostenuto, di aver sostenuto il Governo Monti e di averci portato a queste leggi, a queste leggi contro l'interesse pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signora Presidente, io oggi vorrei che i colleghi in Aula facessero un favore ai cittadini votando la nostra mozione. Invece i colleghi in Aula oggi faranno un favore a noi non votandola, così avremo un altro argomento da spenderci quando andremo a parlare con i cittadini.
  Voglio dire anche che non concordo con il collega Manlio Di Stefano, perché, vedete, in campagna elettorale non si parla di fiscal compact o di MES: avete sentito Renzi parlarne ? No. E perché ? Perché nel marzo 2012, quando è stato approvato, è stato approvato nel totale silenzio dei media, asserviti al regime di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ditemi quale cittadino sa cos’è il MES e cos’è il fiscal compact, e ditemi quale cittadino sa che noi stiamo pagando ogni anno 50 miliardi di euro di 2 mila miliardi di euro di debito contratto da una classe politica collusa, marcia e incapace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signora Presidente, spesso ci accusano, nei salotti televisivi, di essere violenti, ma noi siamo un movimento pacifico e rivoluzionario. Le nostre vere armi sono la parola, le libertà di parola, quindi la lingua, la penna e soprattutto la Rete. I veri violenti forse siete voi, perché c’è una bella differenza tra violenza comportamentale e violenza strutturale. Gandhi lo capì e aveva dannatamente ragione. Disse: «La peggior forma di violenza è la povertà». Quindi tutti coloro che votarono a favore del fiscal compact, del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio hanno causato una povertà inaudita in questo Paese come nel resto del mondo. Quindi siete voi i veri violenti. Noi di sicuro non lo siamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signora Presidente, forse un concetto non è ancora chiaro: il fiscal compact prevedeva delle regole d'oro, tra le quali il pareggio di bilancio, ed è stato votato attraverso legge costituzionale, quindi serviva una maggioranza dei due terzi. Quindi probabilmente qualcuno ha fatto anche da stampella. Forse non è ancora chiara questa cosa: avete fatto una cazzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), fatevene una ragione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  E con questo state affamando, perché ci ricordiamo anche la letterina della BCE: parliamo di una «macelleria sociale» incredibile, milioni e milioni anche di pensionati. Non si può toccare la riforma Fornero perché non ci sono i soldi. E allora ? I soldi non ci sono, però per l'Europa, per i banchieri... ? Perché le banche sono sempre state salvate: è vero o non è vero ? Provate a smentirlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Cominardi, ha usato una parola che io non ho ascoltato Pag. 44perché dovevo parlare con gli uffici, però lei sa, come tutti i colleghi che siedono qui dentro, che il linguaggio che ha poco fa usato non è ammesso in quest'Aula: la richiamo per questo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa, la cui dichiarazione di voto non è a titolo personale, immagino, perché Fratelli d'Italia ha ancora qualche minuto. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, visto il livello degli interventi, rinunzio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, visto che è stato detto che il fiscal compact è stato votato nell'interesse degli italiani, io ho provato, sulla mia bacheca Facebook e su Twitter, a sentire gli italiani e a chiedergli: che cosa direste voi alle persone che hanno votato fiscal compact, MES e pareggio di bilancio ? Ovviamente, mi limito solo a quello che può essere riportato in Aula, perché gran parte dei commenti li ho dovuti cancellare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tra queste cose che mi hanno detto di riferire c’è che andrebbero processati per alto tradimento, che devono restituire i soldi, che sono degli ignoranti. A tal proposito, ricordo che girano su Internet dei video di alcune trasmissioni televisive che, proprio nei giorni in cui si votava il fiscal compact, andavano a chiedere ai vari Pelino, Lusetti, Belcastro, Razzi, Speciale, Boccuzzi, Rotondi e Scilipoti, tra gli altri, che cosa fosse il fiscal compact, e ovviamente non sapevano cosa stessero votando. Quindi, il termine «ignoranti» mi sembra appropriato in questo caso. Inoltre, mi hanno scritto «abusivi», «nominati che approvano il suicidio economico dell'Italia», «gentaglia» e hanno concluso – gli ultimi che mi sono arrivati proprio adesso – con «traditori che votano trattati, come criminali» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, voglio ricordare ai colleghi di Scelta Civica per l'Italia che il loro capopartito di recente ha rilasciato un'intervista al giornale Libero nella quale dice testuali parole virgolettate dal giornale: «Io non avrei, nell'estate del 2011, accettato di impegnare il Governo italiano con una lettera. Non avrei aderito al six pack, con l'impegno del rientro nel fiscal compact. E non direi che l'Italia può fare quello che vuole perché tanto non ci sarebbero ancora conseguenze». Questo è un virgolettato: o lo smentite o oggi votate la nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, ho sentito prima dire di chi si fanno gli interessi degli italiani in quest'Aula. Ebbene, forse il collega che è intervenuto prima si è sbagliato perché in quest'Aula fino ad oggi si sono fatti gli interessi della Germania, della Merkel, di Draghi, della BCE, delle banche, delle assicurazioni, gli interessi di tutti fuorché gli interessi degli italiani. Allora, finalmente con questo voto potete prendere coscienza del vostro ruolo ovvero di essere rappresentanti delegati dal popolo italiano. Ragionate e mettetevi una mano sulla coscienza finalmente e votate a favore di questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giampaolo Galli. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  GIAMPAOLO GALLI. Signor Presidente, non ho sentito citare il mio nome fra coloro che hanno votato le leggi che ad Pag. 45alcuni sembrano non piacere e, allora, volevo che fosse agli atti che io sono assolutamente orgoglioso di far parte di un gruppo parlamentare che ha votato per il MES, per il fiscal compact e per l'equilibrio di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quelle norme hanno salvato l'Italia in un momento assolutamente drammatico. Senza quel voto non ci sarebbero stati gli interventi della BCE che hanno contribuito in maniera decisiva a salvare l'Italia. Senza quel voto la crisi economica e sociale di questo Paese sarebbe cento volte più grave.
  Oggi votiamo per una mozione, quella di maggioranza, che impegna il Governo a fare passi avanti fondamentali per un'Europa dei popoli, per un'Europa più solidale. Noi di queste cose ci occupiamo, delle cose vere che si possono ottenere in Europa, delle cose vere che si possono fare per il popolo italiano. Per quello che mi riguarda, il resto è propaganda e quando la propaganda assume tanto rilievo, essa è abdicazione a quel senso di responsabilità che è essenziale in una sede istituzionale come è questo Parlamento.
  Chiedo, quindi, che il mio nome sia associato a quello di tutti i colleghi che hanno votato quelle leggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, cercherò con molta calma e tranquillità di spiegare all'Aula un po’ di disinformazione che si è fatta quest'oggi.
  Lo faccio, Presidente, perché non pretendo, tra virgolette, che i colleghi leggano le leggi che sono state approvate da quest'Aula – fanno i parlamentari mi augurerei che lo facessero – ma perlomeno anche importanti articoli di giornale usciti quando è stato approvato il cosiddetto pareggio di bilancio, che non è pareggio di bilancio, e per il quale proprio la Lega era stata accusata di non aver fatto mettere il pareggio di bilancio bensì l'equilibrio di bilancio.
  È un consiglio e spiego anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che è cosa ben diversa. Forse bisognerebbe studiare, approfondire per capire la differenza. Lo spiego in modo molto semplice con le parole del precedente presidente della Commissione bilancio il quale spiegava chiaramente che la parola «equilibrio» di bilancio, che è ben diversa da «pareggio», era stata inserita anche per permettere il disavanzo al fine di favorire misure anticicliche che andassero a contrastare i momenti di recessione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). È particolare, perché noi, al tempo, eravamo stati accusati da tutti i vari pensatori pro Monti, che erano eurofideistici e che dicevano «serve assolutamente il pareggio di bilancio»; e noi (lo rivendichiamo come nostro merito) eravamo riusciti e siamo riusciti a far affossare il pareggio di bilancio introducendo il principio dell'equilibrio, il fatto che l'equilibrio deve essere fatto anche con le entrate.
  Quindi, invito i colleghi del MoVimento 5 Stelle a informarsi meglio, a conoscere come è stata modificata la Costituzione perché altrimenti non facciamo un servizio ai cittadini. Vendiamo solo frottole. Esattamente, Presidente, se permette questa piccola digressione, le stesse frottole che il MoVimento 5 Stelle sta vedendo sulle mozioni delle pensioni d'oro. Stanno dicendo che la loro mozione tagliava le pensioni d'oro, cattivi tutti gli altri parlamentari che non l'hanno votata. Ebbene, la loro mozione colpiva le pensioni da 600 euro al mese, la loro mozione era anticostituzionale perché non hanno nemmeno letto la sentenza della Corte costituzionale che dice che il contributo di solidarietà non può essere solo sulle pensioni ma anche su altri tipi di reddito (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia). Non sanno nemmeno leggere le sentenze della Corte Pag. 46costituzionale ed è drammatico per chi è presente in quest'Aula e vota in quest'Aula.
  Infine voglio rassicurare i colleghi del MoVimento 5 Stelle – lo prendano come un contributo alla loro crescita parlamentare – che la Lega non ha mai votato orgogliosamente la fiducia a Monti e non ha mai sostenuto quel Governo. Va bene fare disinformazione sui blog però perlomeno in quest'Aula si dica la verità (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, Partito Democratico e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Andrea Romano, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, io non sono stato nominato in quell'elenco perché io non ho consapevolmente votato né il fiscal compact né l'equilibrio di bilancio né tutte quelle leggi. Io sono uno di quelli che non ha mai dato, tranne la prima volta per dovuta solidarietà, la fiducia al Governo Monti. Io sono uno di quelli che pensavo di non essere ricandidato per via di questo mio atto di revisione totale rispetto alle indicazioni del mio partito. Io sono uno di quelli che pensa che il senatore a vita Monti abbia deliberatamente rovinato l'Italia. Lo ha dichiarato alla CNN: sono stato fatto Primo Ministro per impoverire l'Italia e deprimere la domanda interna dell'Italia. Sono uno di quelli convinti che, se ci fosse un articolo del codice penale per cui quest'uomo si potesse acchiappare e mandare dove deve essere mandato, firmerei la denuncia. Questo sono io.
  Ma non accetto che una battaglia così seria nei confronti di un popolo che è rimasto sacrificato da tutte quelle lobby che oggi hanno ricordato i colleghi del 5 Stelle, una battaglia che richiede una invenzione economica alternativa, che richiama all'identità nazionale, che richiama alla serietà di posizioni, possa essere avvilita da uno show tremendo come oggi ho visto fare dai colleghi del 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Rivendico orgogliosamente di non aver votato. Rivendico orgogliosamente di ritenere il Governo Monti il Governo che ha rovinato l'Italia.
  Rivendico, però, altrettanto orgogliosamente che queste battaglie richiedono in queste sedi una dignità ben diversa da quella che oggi ho visto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

In ricordo dell'onorevole Alessandra Siragusa (ore 13,20).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi, come sapete, lo scorso 28 dicembre è venuta a mancare, alla giovane età di 50 anni, Alessandra Siragusa, membro di questa Camera nella scorsa legislatura.
  Nata a Palermo il 30 giugno 1963, laureata in lettere classiche, insegnante di scuola secondaria superiore, ha iniziato la sua attività politica e nelle istituzioni rappresentative nel 1990, come consigliere comunale della sua città, ricoprendo tre anni più tardi la carica di assessore alla scuola. Sarà ricordata come l'assessore alla scuola della «primavera palermitana».
  Costantemente impegnata per la legalità e lo sviluppo della sua comunità, ha promosso, tra l'altro, numerose iniziative volte ad avvicinare all'arte e alla cultura i più giovani, anche allo scopo di arginare il drammatico fenomeno della dispersione scolastica.
  Eletta alla Camera (Applausi)... eletta alla Camera nel 2008, nelle liste del Partito Democratico... scusate (Applausi)... come componente della Commissione cultura ha dato un fondamentale contributo alla redazione ed approvazione di iniziative normative in materia di ricerca scientifica e diritti civili, ed è stata prima firmataria di Pag. 47una proposta di legge, anch'essa divenuta legge, concernente la salvaguardia del sistema scolastico in Sicilia. Donna coraggiosa e competente nell'attività di amministratore, così come nell'impegno politico, si è sempre dedicata con profonda passione alla crescita sociale della sua terra e al bene comune.
  La Presidenza ha fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore. Ad essi, e in particolare alla mamma e al papà, al figlio Carlo e alla figlia Marta, che sono presenti in tribuna, desidero rinnovare le condoglianze più sincere (Applausi) anche a nome di tutta l'Assemblea, invitandola ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Vivi applausi, cui si associano i membri del Governo).

  CATERINA PES. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CATERINA PES. Signor Presidente, Alessandra Siragusa visse la politica con sacrificio e passione, facendo della battaglia per il rinnovamento dell'istruzione e del cambiamento culturale una ragione di vita, sempre dalla parte delle donne, dei bambini, degli ultimi. Parlare di lei oggi in modo politico diventa inevitabilmente, almeno per me, un modo personale fatto di ricordi, di emozioni condivise e di giorni talvolta difficili, ma sempre di battaglie politiche e di orizzonti di senso comune.
  Era nata nella Palermo che fu poi ferita al cuore dall'uccisione di Falcone e di Borsellino, e proprio le stragi del 1992 furono per Alessandra uno spartiacque profondo nella sua vita.
  Giovanissima, imbracciò la potente arma dell'impegno politico per riportare un po’ di luce in una città afflitta dal dolore, ingrigita dal piombo.
  Visse da protagonista la stagione preziosa e bellissima che fu la «primavera di Palermo». Non ancora trentenne, divenne assessore alla scuola nella giunta Orlando e, da assessore, Alessandra Siragusa ricreò la comunità cittadina intorno ai bambini, come in una recita natalizia che dura tutto l'anno e dove tutto e tutti per un minuto si fermano ad ascoltare e ritrovano quel po’ di se stessi da bambini con cui andare avanti nei momenti peggiori.
  E si inventò il modo di far sorridere Palermo, di farla tornare ad avere fiducia nel domani, di riportare le persone impaurite per la strada. Per lei la soluzione era una sola: i colori, i bambini, l'innocenza, la speranza. Fu così che Alessandra aprì le scuole alla città. Si inventò quella buona pratica, poi ripresa da molti comuni in tutta Italia, nota con il nome «La scuola adotta un monumento». E Palermo diventò una scuola a cielo aperto, e non ci fu – è non c’è ancora – palermitano che non si sia soffermato ad ascoltare incantato i piccoli ciceroni raccontare la storia e descrivere il pregio artistico di una statua, di un'opera scelta per essere condivisa da tutti.
  Sempre nella sua Palermo, in quella stagione felice di cui è stata amministratore locale – lo dobbiamo dire, uno dei più bei mestieri che possa capitare di fare ad un politico –, Alessandra Siragusa fece la battaglia di civiltà per abbattere i doppi turni nelle scuole. Perché come si fa a non investire nell'istruzione dei nostri figli ? Come si fa a decidere chi è lo studente di serie «A» e chi quello di serie «B» ? Tutti uguali i bambini, ricordiamolo, tutti uguali.
  E fu subito, come ha scritto qualcuno, una grande festa di riappropriazione della città, che era stata troppi anni occupata dalla paura per gli studenti, per le famiglie, per i professori. Moltissimi edifici furono allora costruiti grazie al suo impegno e rimasero aperti anche d'estate per quei bambini che d'estate non sapevano dove andare, soprattutto, nelle zone più a rischio criminalità organizzata. Ebbe minacce Alessandra, ebbe problemi, ne parlava con gli amici, ne parlava con noi, ma ha sempre taciuto, con la discrezione di chi ritiene l'interesse comune prioritario rispetto al proprio privato.
  Sono così le persone come Alessandra: conservano lo sguardo aperto e, a tratti, ingenuo; quelli che non amano la matematica Pag. 48della politica, ma sono percorsi da idee rivoluzionarie, di straordinaria creatività. Apparteneva a quel genere di persone che non si risparmiano, a quel tipo di donne che si buttano a capofitto nel lavoro; a quel modo di fare politica così lontano dai populismi che oggi sono tanto in voga; una che preferiva stare per strada che su Twitter; non una patita del dibattito politico o televisivo, a volte così sterile, no: lei era una che si rimboccava le maniche perché solo così poteva vivere, rispondendo a quella spinta interiore che, ogni tanto, ci dice che la vita ci è stata data per un fine, a ognuno di noi e ad ognuno il suo.
  Apparteneva a quella schiera di persone di tutti i giorni che stanno un passo indietro e circolano nella società, cercando di ristabilire un minimo di equità sociale, ridando speranza al futuro a chi non ce l'ha.
  Ci sono maestri di strada che riportano i bambini sui banchi oppure portano la scuola dove c’è disagio, secondo una norma non scritta che dice: la scuola è dove è un maestro e chiunque abbia voglia di imparare. Ci sono i preti coraggiosi che combattono la malavita, creando una rete virtuosa, una sorta di antidoto fatto di cura, di regole, di buonsenso. Ci sono i volontari e le associazioni che, ogni giorno, si confrontano con il disagio sociale, con la violenza domestica, con l'abbandono e con la povertà. Alessandra era una di loro e, con lei, rendiamo omaggio oggi all'Italia migliore, quella che vive e opera nella sfera dei diritti negati, all'ombra del disagio sociale, nelle estreme periferie del cuore, dove ci vuole coraggio e anima per andare.
  Proprio la scuola oggi, la sua Palermo, non hanno potuto aspettare i dieci anni canonici per intitolare alla sua memoria un pezzo di quella città cui fu legata da un affetto viscerale e profondo. Nella sua città, oggi, la lista delle scuole che hanno chiesto di avere il suo nome sulla porta di ingresso è talmente lunga da convincere gli ispettori incaricati a derogare, a scivolare sull'eccezione, anticipando i tempi della dedica.
  Lei ha aperto le scuole e le scuole le hanno risposto aprendo le porte alla sua memoria.
  In ultimo, vorrei ricordare Alessandra come la donna che era ai tempi in cui è stata una deputata del nostro Parlamento, con quella modalità vivace e pragmatica che molti di noi ricordano quando faceva la spola tra Roma e Palermo, anche giornalmente e con grande fatica per non mancare mai ai suoi figli e alla sua famiglia, che oggi sono qui e che noi abbracciamo con affetto. Con lei scrissi una proposta di legge; ci ridevamo sopra: una siciliana e una sarda, due isolane insieme si scornano, e talvolta lo facevamo anche. Ma la nostra provenienza e la condizione di dover vivere in realtà difficili ci portò a disegnare un provvedimento che andava nel solco tracciato: dare continuità nell'istruzione a quei bambini e ragazzi che vivono sulle isole e nelle zone a forte spopolamento; fare in modo che le scuole ci siano, che non siano loro a doversi spostare per mare, i bambini, d'inverno, per studiare e prepararsi al futuro. Ci lavorammo a lungo con le colleghe ed i colleghi della Commissione cultura, che ringrazio, perché con loro fummo una grande squadra.
  Mi legava a lei un affetto profondo, e più ci penso più mi dico che sono stata fortunata ad averla incontrata. Noi colleghi del Partito Democratico, di cui Ale, come eravamo soliti chiamarla, è stata un'orgogliosa dirigente al punto da voler votare alle primarie dell'8 dicembre anche dal suo letto d'ospedale, noi amici di questi banchi, noi amiche che l'abbiamo stimata e amata profondamente, oggi noi tutti ne piangiamo la scomparsa e il vuoto che lascia.
  Per questi motivi e altri ancora, Presidente, chiedo all'Aula oggi di tributarle giustamente l'omaggio che lei le ha tributato. Di lei si sentirà la mancanza, nella sua famiglia, nella sua amata Palermo, nel Partito Democratico, e di Alessandra e del suo esempio tutti noi, prometto, faremo memoria (Applausi).

  GEA SCHIRÒ. Chiedo di parlare.

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  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ. Signor Presidente, io ho conosciuto Alessandra alla fine degli anni Ottanta, ai tempi della Rete, e non è mai stata un'amica come si intende e si pensa spesso agli amici, ma è stata un'amica politica. Dire di più, ancora qualcosa dopo la sua collega di Commissione, la persona con cui ha lavorato in questa luogo, è inutile; però vorrei partecipare alla sua commemorazione non solo perché è una mia concittadina, ma per, da un lato, onorarla e, dall'altro, tesaurizzare un passaggio di testimone per questo Parlamento e per questa Camera. Innanzitutto, una cosa che forse è sfuggita e che voglio aggiungere è che Alessandra Siragusa è stata la deputata siciliana più produttiva nella storia della Sicilia: questa è una cosa che le fa ulteriore onore, non solo la proposta di legge che ha ricordato la Presidente Sereni. L'altra cosa, che davvero rivolgo come un rimprovero a tutti noi, è che questa commemorazione avviene alla fine di una mattinata un po’ surreale, in cui ci sono degli interventi come dei rimproveri non so se più o meno strumentali o propagandistici; noi dobbiamo continuare il nostro lavoro e cercare di farlo per il bene della nostra patria e onorando l'articolo 54 della Costituzione.
  Ebbene, però stiamo commemorando una donna che veniva da una città che è stata sempre problematica e lei ha lavorato in momenti difficilissimi, dal ’93 in poi, con una giunta e con un sindaco complicato però erano anche i giorni della Primavera. Però io ricordo ancora quando Alessandra è stata una delle prime a fare quel passaggio da Margherita, PDS, DS ed è stata una donna coraggiosa anche in quel momento, politicamente, perché ha scelto un cosiddetto sincretismo che all'epoca si intuiva, di cui si capiva la necessità e l'importanza ma non si coglievano ancora le valenze ed è stata anche spesso osteggiata.
  Insomma, per concludere vorrei che tutto ciò servisse anche a noi per riflettere su delle amministrazioni e su degli amministratori o su un ceto politico che non è stato in grado di valorizzare – o ha spesso sacrificato – le sue migliori forze, le sue migliori persone. Alessandra, e mi rattrista, ed è una parte della mia profonda emozione, fa parte di un ceto politico, soprattutto siciliano, che è stata fagocitato e osteggiato. Questo è una cosa che l'ha molta amareggiata, cosa che mi turba, e spero che in futuro nelle nostre scelte tutti noi sapremo anche meglio, come dire, pensare alla persone e al lavoro delle persone (Applausi).

  CHIARA DI BENEDETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, io non ho mai conosciuto Alessandra Siragusa, sono di Palermo però. Io ho fatto un'esperienza di quelle che citava la collega Pes; io ero uno di quelle bambine che hanno adottato un monumento a Palermo. Ho davvero in bel ricordo di quel periodo, ero molto piccola e andavo alle elementari ed è stata un'esperienza che ancora oggi ricordo con molto piacere.
  Penso che questi siano degli esempi di politica buona, degli esempi di politica da perseguire. È anche la dimostrazione che la politica non ha scuse, perché basta volere veramente le cose, crederci, affinché si possa ottenere qualcosa di veramente buono, che rimanga nel tempo e che sia utile per i cittadini (Applausi).

  ELENA CENTEMERO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, anche qui oggi io mi trovo a ricordare l'onorevole Alessandra Siragusa e lo faccio a nome personale ma a nome anche di tutti i componenti della Commissione VII della Camera dei deputati di Forza Italia e a nome del mio partito. Ricordare Alessandra Siragusa dopo le parole che ho udito da tante colleghe qui oggi in questa Aula significa ricordare una persona che Pag. 50ha dato il proprio impegno per la scuola, una persona che ha sempre mantenuto un confronto alto, un confronto sereno, un confronto leale nell'attività parlamentare, nell'attività costante nella sua presenza all'interno delle Commissioni.
  La ricordiamo e la ricordo come una donna coraggiosa, una donna impegnata per tante bambine e tanti bambini, per tante studentesse e tanti studenti, per tante ragazze e per tanti ragazzi per permettere loro, attraverso la lotta che Alessandra Siragusa fece alla dispersione scolastica, che è uno dei problemi più grandi che la nostra scuola deve affrontare, di aprirsi una strada per il futuro. Ma la ricordo anche come donna impegnata in politica, proprio nel suo non derogare mai al suo impegno, alla sua attività e a questo confronto che, voglio ancora una volta sottolinearlo, è stato sempre leale.
  È stata una grande «costruttrice di scuole», non solo in senso fisico ma anche in senso morale, e credo che questo debba essere nel cuore di tutti noi e animare la nostra azione politica qui in questo Parlamento (Applausi).

  ERASMO PALAZZOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, non so quanti studenti conoscano il nome del proprio assessore alla scuola della propria città, o quanti oggi non più studenti ricordino chi fosse l'assessore al tempo in cui andavano a scuola. Io, come alcune generazioni di giovani palermitani, quel nome me lo ricordo, me lo ricordo bene, perché Alessandra Siragusa ha segnato con la sua azione la storia della mia città, la città di Palermo.
  Era il 1993 quando Leoluca Orlando la indicò come assessore alla scuola nella stagione della Primavera. Palermo era una città che era stata martoriata dalla violenza stragista nel 1992, ferita a morte insieme ai suoi uomini più coraggiosi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E in quegli anni un grande moto di orgoglio aveva coinvolto tutta la città: con una grande passione civile la città aveva reagito. Le catene umane, le lenzuola ai balconi, la ribellione alla violenza si trasformava sempre di più in un sogno: quello di una nuova stagione per la Sicilia.
  La Primavera di Palermo è stata questo, e Alessandra è stata una protagonista di quella stagione. Durante il suo impegno, in quegli anni, per la prima volta a Palermo si sono costruite le nuove scuole, alcune nel quartiere di Brancaccio, il quartiere di Pino Puglisi, che oggi porta ancora quel nome. Ecco, Alessandra ha fatto questo, ha cancellato gli affitti ai privati delle scuole di Palermo e ha costruito delle scuole pubbliche, ha cancellato i doppi e tripli turni a cui erano costretti gli studenti palermitani.
  E poi ha avuto la capacità di capire che c'era bisogno che i cittadini palermitani si riappropriassero della propria città, dei propri luoghi, che la sottraessero alla paura che l'aveva presa. E «Palermo apre le porte» fu questo: fu la capacità di riappropriarsi della città attraverso l'amore per la sua cultura e per la sua storia. E non erano solo i bambini coinvolti in quella cosa: la chiave fu quella di capire che, attraverso i bambini e attraverso gli studenti delle scuole di Palermo, si poteva coinvolgere tutta la società, studenti, insegnanti, genitori, nonni, tutti ad attraversare e a riaprire monumenti che erano stati chiusi e dimenticati nella memoria di una città che aveva spento i suoi fari su quella che era la sua storia.
  E poi «Tempo d'estate»: aprire le scuole d'estate soprattutto nei quartieri delle periferie di Palermo, per sottrarre i ragazzi alla strada. Perché ecco un'altra grande intuizione: solo attraverso la cultura si poteva sconfiggere la mafia, si poteva sconfiggere quello che era stato un insediamento sociale così forte da permeare anche con l'omertà il silenzio di quanti sapevano in quegli anni. Alessandra è stata anche l'impegno per le donne di quella città, con l'associazione Emily, nelle tante battaglie che hanno attraversato la Sicilia.Pag. 51
  Io non ero un amico di Alessandra Siragusa: l'ho conosciuta nelle tante battaglie per la mia città, per la mia terra, per la cultura. E anche nell'ultima campagna elettorale, orgogliosamente e convintamente combattuta anche se sapeva di essere in una posizione non sicuramente eleggibile; ma l'ha fatto con il coraggio e con la passione civile di chi è sempre stata prestata alla politica come un servizio, per il bene comune e per la sua comunità. La sua morte ha scosso l'intera città di Palermo, la sua città ha risposto al suo amore con altrettanta forza. Ecco, oggi ricordandola in quest'Aula, vorrei che tutti noi fossimo consapevoli dell'esempio che lei ha dato alla politica tutta, e che l'Italia e la politica hanno perso una donna straordinaria (Applausi).

  MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, anche come gruppo della Lega Nord, vogliamo unirci a questo ricordo. Vogliamo unirci a questo ricordo per un motivo molto semplice: quando qualcuno di noi, qualcuno dei nostri cittadini, qualcuno che con passione fa politica... Qualsiasi sia lo schieramento: molte volte ci scontriamo anche pesantemente, ma sulle idee e sulla politica. Perdere una persona che dedica il suo tempo e vede giustamente la politica come un servizio per il proprio territorio, dà veramente un grande dolore.
  In questi anni molti vedono i politici solo come delle persone che sono dei banditi, degli affaristi. La maggior parte di chi fa politica – Alessandra era una di queste – lo fa per passione e perché crede che bisogna dare qualcosa alla propria terra, qualunque sia, al proprio territorio e ai propri cittadini. Essere al servizio dei propri cittadini.
  Dunque non possiamo non ricordarla, e anche se era di un'altra parte politica in confronto alla nostra, aveva altre idee, di sicuro la riconosciamo come una vera politica, una politica con la «p» maiuscola, e soprattutto speriamo che in cielo ci ricordi tutti e ci dia una mano a ricordare a tutti noi che anche se certe volte ci scontriamo in modo pesante, dobbiamo solo scontrarci sulle idee politiche e mai sul livello personale (Applausi).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Matteo Bragantini. Le parole che abbiamo ascoltato qui hanno reso omaggio, credo, alla nostra cara Alessandra, e penso che la Camera dovrà trovare altri momenti per ricordare adeguatamente e per lasciare un segno stabile della sua presenza in quest'Aula e in questa Istituzione.

Si riprende la discussione (ore 13,50).

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite o non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-00292, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino..., Covello..., Paola Bragantini..., Misuraca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  487   
   Votanti  394   
   Astenuti   93   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
  90    
    Hanno votato
no  304).    

Pag. 52

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marcon ed altri n. 1-00298, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni..., Leva..., Taricco..., Bossa..., Daniele Farina..., Gadda..., Spessotto..., Bianconi..., Borghi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  488   
   Votanti  320   
   Astenuti  168   
   Maggioranza  161   
    Hanno votato
  34    
    Hanno votato
no  286).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Guidesi ed altri n. 1-00303, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa..., Folino..., Gutgeld..., Rotondi..., Piccolo..., Leva..., Bratti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  491   
   Votanti  433   
   Astenuti   58   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
  96    
    Hanno votato
no  337).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Piso e Dorina Bianchi n. 1-00305, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco..., Folino..., Bossa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  486   
   Votanti  308   
   Astenuti  178   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato
 305    
    Hanno votato
no    3).    

  (I deputati Morassut e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Martella, Buttiglione ed altri n. 1-00310, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ferranti..., Bossa..., Folino..., Madia..., Bianchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  494   
   Votanti  395   
   Astenuti   99   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 310    
    Hanno votato
no   85).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 53Zanetti ed altri n. 1-00312, per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa..., Folino..., Gutgeld..., Taricco..., Luciano Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  493   
   Votanti  437   
   Astenuti   56   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 304    
    Hanno votato
no  133).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento (ore 13,55).

  GIANLUCA VACCA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, ma molto rapidamente, onorevole Vacca, proprio eccezionalmente, perché sapete che generalmente questi interventi si fanno a fine seduta e finite le votazioni.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, è vero che ormai in questi giorni siamo abituati a sentirne di tutti i colori dai Ministri – sembra che ultimamente ci sia una gara a chi ha l'armadio con più scheletri o le casseforti più colme – ma non sapevamo di certo che Palazzo Chigi potesse essere utilizzato come sede per svolgere le più disparate attività perché, in un verbale di un concorso nazionale per docenti universitari del 20 novembre 2013, abbiamo trovato come sede proprio largo Chigi 29, ovvero la sede del Governo.
  Non solo, ma uno dei membri della commissione concorsuale è il professor Carlo Trigilia, che – guarda caso – è il nome anche di uno dei Ministri di questo Governo, quello della coesione territoriale, che si dovrebbe occupare di questioni non proprio secondarie, come i fondi europei per il terremoto de L'Aquila.
  Quindi, il 20 novembre si sarebbe svolta a Palazzo Chigi l'ultima riunione della commissione di un concorso nazionale per docenti, in quanto uno dei commissari sarebbe il professor Ministro Trigilia...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Vacca, non ho capito qual è l'oggetto del suo intervento, perché aveva anticipato agli uffici che chiedeva un'informativa da parte del Governo.

  GIANLUCA VACCA. Esatto.

  PRESIDENTE. Concluda. Deve concludere !

  GIANLUCA VACCA. Se mi fa spiegare le premesse...

  PRESIDENTE. Non deve fare un discorso. Deve chiedere su che cosa...

  GIANLUCA VACCA. Se mi fa spiegare le premesse, altrimenti come faccio ? Quindi, a novembre c’è stata questa riunione...

  PRESIDENTE. No, non ci siamo capiti. Lei ha già esaurito il suo tempo. Dica qual è l'informativa urgente che chiede e basta...

  GIANLUCA VACCA. Lo sto dicendo.

  PRESIDENTE. ... perché il merito lo discute quando e se si discuterà questo tema.

  GIANLUCA VACCA. Lo sto dicendo.

  PRESIDENTE. Perfetto.

Pag. 54

  GIANLUCA VACCA. Se mi fa finire lo dico.

  PRESIDENTE. Concluda, ha già esaurito il suo tempo !

  GIANLUCA VACCA. Chiediamo, perché il problema è questo: da aprile a novembre il Ministro Trigilia avrebbe fatto parte di questa commissione con una riunione, il 20 novembre, di questa commissione che si sarebbe tenuta proprio a Palazzo Chigi. Ora, noi vogliamo sapere...

  PRESIDENTE. Grazie. È chiaro qual è l'oggetto dell'informativa di cui lei tratta (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Scusate, voi sapete che questi interventi si fanno a fine seduta. Mi è stato detto, eccezionalmente, di farlo fare adesso. Questo non per aprire una discussione, ma solo per dire che c'era una richiesta di un'informativa urgente. Ho detto di no ad altri colleghi (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo spiego a voce alta: ho detto di no ad altri colleghi, perché normalmente questi interventi si fanno a fine seduta. Mi era stato detto che era la sollecitazione di un'informativa urgente. Poiché la materia è stata esplicitata, la Presidenza ha preso atto. Il Governo è presente e ha ascoltato che c’è una richiesta di informativa su questo problema.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Su quale articolo del Regolamento, Colletti ?

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, chiedo di parlare sugli articoli 8 e seguenti del Regolamento, ovviamente.
  Capisco bene che il collega Vacca non è del PD, però quando si chiede un'informativa urgente ovviamente per avere un valore deve essere spiegata e, quindi, la invito prossimamente a utilizzare le stesse modalità non solo con il MoVimento 5 Stelle ma anche con il PD e con i suoi colleghi di maggioranza...

  PRESIDENTE. Come faccio sempre, onorevole Colletti.

  ANDREA COLLETTI. ... perché lei è il Presidente di tutti.

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, come faccio sempre.

  ANDREA COLLETTI. Impari a essere il Presidente di tutti.

  PRESIDENTE. Lei sa benissimo...

  ANDREA COLLETTI. Lei è il Presidente della Camera e deve essere il Presidente di tutti...

  PRESIDENTE. Il Presidente di turno...

  ANDREA COLLETTI. Chiuda il microfono, perché è di una scostumatezza incredibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, il Presidente di turno è sempre il Presidente di tutti. Ho già detto che questi interventi si fanno a fine seduta e avevo detto di no ad altri colleghi di altri gruppi, che avevano chiesto di parlare. Per questo motivo ho chiesto all'onorevole Vacca di chiudere rapidamente il suo intervento. Ha citato l'episodio, che è stato registrato, e chiede, su quell'episodio, una informativa urgente da parte del Governo. Io ho capito perfettamente (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e alle ore 16 con la proposta di legge in materia di professioni dei beni culturali.

  La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

Pag. 55

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro della giustizia.

(Problematiche riguardanti i criteri di selezione dei docenti universitari con particolare riguardo all'oggettività della valutazione del merito dei candidati – n. 3-00549)

  PRESIDENTE. Il presidente Migliore ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00549, concernente problematiche riguardanti i criteri di selezione dei docenti universitari con particolare riguardo all'oggettività della valutazione del merito dei candidati (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, signora Ministra, noi con questa interrogazione intendiamo rappresentare un problema grande che si è verificato nel corso di questi mesi, cioè il fatto che vi siano state abilitazioni per professori, di prima e di seconda fascia, che hanno bypassato dei criteri oggettivi di valutazione, soprattutto in riferimento alle caratteristiche bibliografiche e ai criteri bibliometrici che sono insiti nella normativa. Questa deroga per noi è inaccettabile, anche perché molti «figli di» si sono messi in questa condizione e sono stati cioè fatti passare, così come avveniva nelle precedenti situazioni con i concorsi locali, e invece molti luminari non sono riusciti a superare queste abilitazioni per motivi che per ora sono assolutamente incomprensibili. Per questo chiediamo al Ministero di intervenire al riguardo.

  PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Migliore, anche per essere stato nei tempi.
  La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, la questione posta dall'onorevole interrogante investe il problema del rapporto tra regole e discrezionalità, tra i criteri che vincolano le commissioni di concorso e l'apprezzamento che rimane loro. Da un lato, occorrono regole per prevenire distorsioni e abusi, dall'altro, non si possono snaturare le procedure di valutazione comparativa che implicano appunto una valutazione. Nell'abilitazione scientifica nazionale gli indicatori ai quali si fa riferimento nell'interrogazione corrispondono all'esigenza di limitare la discrezionalità, ma la loro applicazione deve tenere conto dell'esigenza di un consapevole apprezzamento delle qualità dei candidati.
  Vorrei precisare che, in base alla disciplina vigente, gli indicatori servono non a decidere sull'idoneità di un candidato, ma solo a valutarne la produzione scientifica. Il giudizio sul candidato dipende anche da altri fattori, come la partecipazione a ricerche nazionali e internazionali, l'attività editoriale, gli incarichi ricoperti e il trasferimento tecnologico. Vorrei anche rilevare che essi non sono strumenti perfetti, tanto meno in fase di prima applicazione, perché sono elaborati sulla base di informazioni limitate. Vorrei soprattutto chiarire che essi non sono mai stati intesi come meccanismi sostitutivi del giudizio delle commissioni, ma come strumenti di ausilio delle commissioni stesse, che devono tenerne conto, motivando ove ritengano di discostarsene.
  Non si può certo ritenere che il legislatore abbia mai ritenuto di sottrarre alle commissioni composte da professori Pag. 56esperti di ciascuna disciplina il compito di valutare i candidati, imponendo loro di applicare i criteri automatici. Se così fosse, non servirebbero i giudizi né le commissioni, al contrario la legge n. 240 del 2010 e il regolamento di attuazione prevedono motivati giudizi delle commissioni sui candidati e lo stesso decreto ministeriale n. 76 del 2012, citato nell'interrogazione, prevede la possibilità che la commissione si discosti, motivando, dai criteri definiti per l'applicazione degli indicatori.
  La circolare alla quale l'onorevole interrogante si è riferito non ha fatto altro che ribadire questo indirizzo, la cui correttezza è stata confermata dalla giurisprudenza amministrativa. Non posso ovviamente pronunciarmi sull'operato delle singole commissioni né sostituirmi ad esse; mi limito dunque ad osservare, con riferimento ai dati riportati dall'onorevole interrogante, che la presenza di un numero ridotto di abilitati non è contraria alla logica dell'abilitazione e può esserne indice di rigore. Non escludo, peraltro, l'opportunità di interventi correttivi alla disciplina dell'abilitazione scientifica nazionale, da valutare sulla base dei risultati della prima tornata che si sta concludendo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gennaro Migliore ha facoltà di replicare.

  GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, non mi dichiaro soddisfatto da questa risposta, perché in realtà ribadisce un metodo che – vorrei sottolineare – non risponde all'allarme che si è generato.
  Vi sono figure professionali che, sebbene, magari, siano professori in conclamate e acclamate università statunitensi o di altri Paesi, qui non possono avere un'abilitazione; vi sono abilitati che non hanno un'autonomia in questa sfera disciplinare, che è quella, delicatissima, della cardiochirurgia. Non hanno un'autonomia chirurgica, invece, altrettanto conclamata. Spesso sono state realizzate carriere «cartacee» e spesso coloro i quali sono riusciti a conseguire il risultato dell'idoneità sono legati, in qualche modo, da stessi cognomi o da vincoli di attività comune a coloro i quali hanno espresso la funzione di commissario.
  Per questo motivo, ritengo che l'allarme che noi abbiamo lanciato debba essere raccolto in maniera più radicale da parte del Ministero, che so essere interessato al massimo della valorizzazione dell'università, perché è impossibile, e concludo, che i nostri figli non abbiano a disposizione il meglio che c’è, soprattutto se si tratta di persone che sono italiane, e che quindi potrebbero svolgere questa funzione.
  Invece, magari, gli stessi devono andare ad arrecare vantaggio ad università straniere, che poi, magari, attrarranno studenti italiani, che saranno costretti ad emigrare. Per questo mi dichiaro non soddisfatto e per questo penso che il Ministero debba riconsiderare anche una nuova e completa normativa, anche relativamente ai concorsi che sono stati appena celebrati (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative in merito alla vicenda del blocco degli automatismi stipendiali per il personale del comparto scuola – n. 3-00550)

  PRESIDENTE. L'onorevole Luigi Gallo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00550, concernente iniziative in merito alla vicenda del blocco degli automatismi stipendiali per il personale del comparto scuola (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, signora Ministro, prima che il MoVimento 5 Stelle denunciasse, per opera del sottoscritto, il prelievo forzoso di 150 euro dagli stipendi dei lavoratori del comparto scuola, la Ministra, lei, dormiva sonni beati, né ha fatto barricate per l'ennesimo blocco degli stipendi dei lavoratori della scuola, con insegnanti italiani che, ricordiamolo, hanno lo stipendio più basso d'Europa.Pag. 57
  Anzi, sono notizie di ieri che il blocco degli scatti di stipendio è confermato. Il Governo Letta è goffamente tornato sui propri passi su questa vicenda, ma, ufficialmente, solo per gli insegnanti. E gli altri lavoratori della scuola ? Il Ministero dell'economia e delle finanze, con una nota del 7 gennaio scorso, annuncia un'ulteriore restituzione di denaro dello stipendio del personale ATA, ausiliario, tecnico ed amministrativo, della scuola. Addirittura, qui la norma del 2010 ha dell'incredibile: i collaboratori scolastici hanno un tetto ai compensi annuali, neanche fossero magistrati componenti della Corte Costituzionale o super manager.

  PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

  LUIGI GALLO. Vogliamo sapere, a nome dei lavoratori della scuola, con quali modalità normative, con quale tempistica e con quali risorse il Ministro intenda risolvere le questioni riguardanti il personale docente e il personale ATA del comparto scuola.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Gallo, il decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013, che contiene la disposizione relativa agli incrementi economici del personale del comparto scuola, è stato emanato sulla base delle previsioni del decreto-legge n. 98 del 2011, che consentiva al Governo, tra l'altro, di prorogare gli effetti di disposizioni vigenti che limitassero la crescita delle retribuzioni dei pubblici dipendenti.
  Si tratta di una disposizione oggettivamente retroattiva, che imporrebbe al Ministero dell'economia e delle finanze di recuperare importi percepiti legittimamente e in buona fede da decine di migliaia di dipendenti nell'anno 2013. Vorrei segnalare che si tratta di un provvedimento elaborato non dal Governo in carica, ma da quello precedente, che lo ha inizialmente deliberato.
  Il relativo procedimento è stato avviato a marzo 2013 e, a causa della sua complessità, si è concluso a poche settimane dalla fine dell'anno. Mi sono attivata per evitare il recupero delle somme, che avrebbe costituito un'evidente ingiustizia nei confronti dei dipendenti. Ho segnalato il problema al Ministro dell'economia e delle finanze e al Presidente del Consiglio.
  La disponibilità e il buonsenso di tutti hanno consentito di definire una soluzione che eviterà il recupero delle somme in questione. Trattandosi di intervenire sugli effetti di un atto del Consiglio dei ministri, questa soluzione non potrà che essere sottoposta al Consiglio dei ministri stesso. Ho chiesto che ciò avvenga con urgenza.
  Come già chiarito dal Presidente del Consiglio, il Governo sta lavorando per trovare una soluzione affinché i dipendenti interessati non debbano restituire quanto ricevuto e non debbano avere alcuna decurtazione dello stipendio. Per ottenere questo risultato, si procederà, eventualmente, con una compensazione tra una riduzione e un accredito immediatamente successivo.
  Rispondendo alla specifica domanda posta dall'interrogazione e ribadendo quanto già dichiarato, aggiungo che la soluzione ipotizzata riguarderà tutto il personale scolastico, docente e non docente.
  Aggiungo infine che non mancherò di sottoporre al Consiglio dei Ministri anche l'altra questione segnalata dall'onorevole interrogante, relativa alla retribuzione di mansioni superiori al personale amministrativo tecnico ausiliario, per le quali, pure, vi è stata una percezione in buona fede.
  Nel corso del mio mandato il MIUR ha dovuto affrontare numerose crisi dovute a tagli e stratificazioni normative del passato, come, per esempio, quelle relative ai lavoratori socialmente utili, con le risorse disponibili. Voglio ribadire con forza che il Ministero non ha più a disposizione risorse per ovviare ad emergenze, essendo Pag. 58tutti i capitoli di spesa vincolati alla missione fondamentale dell'istruzione. Occorre pensare a un reinvestimento nel fondo di funzionamento delle scuole per dare definitivo avvio all'autonomia scolastica e dotare le scuole delle risorse necessarie al potenziamento dell'offerta formativa.

  PRESIDENTE. L'onorevole Luigi Gallo ha facoltà di replicare, per due minuti.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, Ministra, devo registrare che lei sta accumulando una gaffe dietro l'altra. A questo punto ci chiediamo come possiamo affidare un compito così delicato, qual è la gestione e la politica dell'istruzione nel nostro Paese, ad una Ministra tanto distratta e dilettante, che non si accorge di quello che accade nel suo Ministero.
  I collaboratori della scuola, che hanno ricevuto lo scatto stipendiale con il blocco retroattivo, si troveranno comunque a vedere i propri stipendi, rispetto a dicembre, più bassi di 90-120 euro, perché non percepiranno più lo scatto stipendiale per l'anno 2014. Oggi, la Ministra viene a raccontarci questa storia; sostiene che, durante il suo Ministero, non sono avvenuti tagli, ma evidentemente lei non è abituata a leggere i documenti tecnici e le leggi, come la disposizione relativa all'8 per mille sull'edilizia scolastica, che già esiste grazie al MoVimento 5 Stelle, lo dica a Fazio. Se si fosse scomodata a leggere i dossier del Parlamento collegati alla legge di stabilità, si sarebbe già accorta, prima che glielo dica il Movimento 5 Stelle, che nel suo comparto c’è stato un taglio di mezzo miliardo. Letta ha pronte le sue dimissioni ? Lei, Ministra, è arrivata a toccare l'anello più debole del comparto scuola, con stipendi medi di mille euro al mese, prevedendo una restituzione forzata, ulteriore a quella delle 150 euro già denunciate, restituzione per prestazioni aggiuntive e uno straordinario già svolto, lo straordinario che ha garantito l'apertura della scuola in orari pomeridiani, misure che servono anche contro la dispersione scolastica che in Italia, ricordiamo, è drammaticamente al 18 per cento. I trecento milioni per coprire il mezzo passo indietro del suo Governo li prenderete dagli studenti, dalla loro possibilità di svolgere visite guidate sul territorio, dai corsi di recupero, dal potenziamento dell'offerta formativa, e non ultimo dal riconoscimento economico delle funzioni strumentali ai docenti che si impegnano di più per formare le équipe di collaboratori dei dirigenti scolastici che garantiscono l'organizzazione e la gestione della scuola.

  PRESIDENTE. Concluda.

  LUIGI GALLO. Concludo con la frase del Presidente dell'Uruguay José Alberto Mujica che ha dichiarato: «Intendiamo investire primo nell'istruzione, secondo nell'istruzione e terzo nell'istruzione. Un popolo istruito ha le migliori possibilità nella vita ed è molto difficile che corrotti e bugiardi lo ingannino».

(Iniziative di competenza in relazione ad alcune dichiarazioni e comportamenti dei rettori delle università di Cagliari e di Sassari in vista delle prossime elezioni regionali in Sardegna – n. 3-00551)

  PRESIDENTE. La deputata Centemero ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00551, concernente iniziative di competenza in relazione ad alcune dichiarazioni e comportamenti dei rettori delle università di Cagliari e di Sassari in vista delle prossime elezioni regionali in Sardegna (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, signora Ministra, noi siamo qui a chiedere con forza di difendere l'onorabilità e l'imparzialità delle istituzioni accademiche e quindi delle università sarde e di quelle italiane. Chiediamo quindi quali provvedimenti seri lei intenda prendere per garantire, appunto, questa onorabilità e soprattutto questa imparzialità, tenuto presente quello che è stato il comportamento del rettore dell'università di Sassari, Pag. 59il professor Attilio Mastino che, nei giorni scorsi, ha dichiarato il proprio incondizionato sostegno al candidato del Partito Democratico alle elezioni regionali della Sardegna e lo ha fatto per mezzo stampa, con dichiarazioni sulle agenzie che sono state riprese dai principali quotidiani sardi. Ricordo una frase, in particolare, che cito virgolettata, del professore, rettore dell'università di Sassari: «Lavorerò per mettere al sicuro il risultato elettorale del Partito Democratico».

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, le due vicende alle quali gli onorevoli interroganti fanno riferimento sono alquanto diverse l'una dall'altra, ma entrambe richiedono qualche precisazione. Il rettore dell'università di Sassari ha espresso le proprie opinioni politiche attraverso alcuni articoli pubblicati su testate giornalistiche regionali. È evidente che non lo ha fatto in quanto rettore, bensì in qualità di cittadino ed elettore. Egli stesso ha pubblicamente chiarito che ha inviato i contributi senza alcuna indicazione della propria qualifica, che è stata inserita per una scelta redazionale dei giornali.
  Il rettore, quindi, non ha fatto altro che esercitare la libertà di manifestare le proprie opinioni politiche, libertà rigorosamente tutelata dalla Costituzione, che non può essere negata o compressa se non entro i ristrettissimi limiti previsti dalla Costituzione stessa, certo non in casi come quello in esame. Tanto meno può ipotizzarsi un potere del Governo di limitare questa libertà o di censurare le opinioni espresse.
  Per quanto riguarda il sito istituzionale dell'università di Cagliari, non viene in rilievo alcun comportamento del rettore, trattandosi di notizie pubblicate dall'ufficio stampa dell'università stessa, che segnala regolarmente le notizie pubblicate da organi di stampa relative a docenti dell'ateneo. L'ufficio stampa si è limitato a dare conto, senza commenti o prese di posizione politiche, delle notizie relative alla candidatura del prorettore a presidente della regione. A parte l'inapplicabilità ad attività del genere della disciplina dell'emittenza radiotelevisiva, neanche in questo caso sembra esservi stata una strumentalizzazione delle strutture universitarie per interessi di parte.
  Al di là delle mie valutazioni, devo comunque ricordare che i rettori sono responsabili della propria condotta innanzitutto nei confronti delle relative comunità accademiche, mentre sono molto limitati i poteri del Ministro nei loro confronti. Ove riscontrassi comportamenti impropri o partigiani da parte di organi universitari, mi adopererei per la loro sanzione e rimozione nel rispetto dell'autonomia universitaria, eventualmente sollecitando l'attivazione dei meccanismi di controllo e di responsabilità interni agli atenei. Nei casi indicati non mi sembra che vi siano i presupposti per un simile intervento.

  PRESIDENTE. L'onorevole Centemero ha facoltà di replicare per due minuti.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, noi ci dichiariamo insoddisfatti della risposta del Ministro, anche perché è vero che il rettore di Sassari può aver espresso un'opinione come libero cittadino, ma il fatto che sia rettore di un'università frequentata da migliaia di studenti non lo esime, nella propria libertà personale e nell'espressione delle proprie opinioni, di considerare il ruolo professionale e istituzionale che ricopre all'interno del mondo accademico.
  Io credo che questa sia una gravissima violazione del ruolo di rettore, che ha una funzione di indirizzo di quella che è l'attività accademica e didattica, non certo di esprimere quella che è la propria opinione, sapendo che è rettore di un'università e sapendo che l'università è il luogo in cui si formano i nostri studenti, è un luogo plurale, in cui bisogna garantire quella che Pag. 60è l'imparzialità, la terzietà, la neutralità rispetto alla politica, in modo particolare.
  E noi, che non ci arroghiamo il diritto di essere gli unici interpreti della cultura, della scuola e dell'università, ma che vogliamo confrontarci e poter far sì che i nostri studenti, i nostri ragazzi possano pensare e scegliere liberamente senza condizionamenti esterni, soprattutto da chi ricopre un ruolo così importante come quello di rettore, vorremmo ricordarle, a titolo puramente esemplificativo, l'articolo 5 della legge n. 28 del 2000, che chiede particolare rigore nella tutela del pluralismo, dell'imparzialità, dell'indipendenza e dell'obiettività, proprio per creare questa condizione di pluralità come è richiesta nel mondo delle università.
  Credo che, quindi, questa espressione del rettore dell'università di Sassari sia particolarmente grave e debba essere oggetto di una indicazione ben chiara, nel rispetto ovviamente dell'autonomia delle università, da parte del Ministero.

(Iniziative di competenza in merito alle modalità di reclutamento del personale docente da parte di alcune università non statali – n. 3-00552)

  PRESIDENTE. L'onorevole Santerini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00552, concernente iniziative di competenza in merito alle modalità di reclutamento del personale docente da parte di alcune università non statali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  MILENA SANTERINI. Signor Presidente, signor Ministro, l'articolo 1 della legge n. 230 del 2005 prevede la figura del professore straordinario a tempo determinato, che può realizzare programmi specifici di ricerca, sulla base di convenzioni con imprese, fondazioni o altri soggetti della durata massima di tre anni. Questa norma esclude la didattica universitaria. Riconosce, però, a questi docenti lo stesso trattamento giuridico ed economico dei professori ordinari.
  L'articolo stabilisce anche che i soggetti non possessori dell'abilitazione nazionale non possono partecipare al processo di formazione delle commissioni né far parte dell'elettorato attivo e passivo.
  In realtà alcune università – in particolare quelle telematiche – hanno utilizzato queste disposizioni per assumere figure il cui curriculum non corrisponde al profilo prescritto dalla legge e ne hanno poi autorizzato l'impiego per la didattica. Il Ministero ha vietato tale pratica...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MILENA SANTERINI. ...ma attualmente vi sono in servizio ben oltre 150 professori di questo tipo e pochissimi docenti di chiara fama. Vorremmo ovviamente sapere quali iniziative intende prendere il Ministero in questo campo.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Santerini, la figura dei professori straordinari a tempo determinato è stata introdotta dalla legge n. 230 del 2005, che li ha previsti per la realizzazione di specifici programmi di ricerca sulla base di convenzioni con imprese o fondazioni. Obiettivo del legislatore era di consentire uno strumento di reclutamento più flessibile, principalmente orientato alla ricerca e destinato a coloro che ottenessero l'idoneità a professore di prima fascia o avessero una specifica qualificazione scientifica o professionale.
  Non è escluso, peraltro, che i soggetti così reclutati in quanto professori affianchino alla ricerca un'attività didattica, come confermato dalla possibilità che essi siano computati dagli atenei, sia pur transitoriamente, ai fini dell'accreditamento dei corsi di laurea.
  La possibilità di svolgere un'attività didattica è una logica conseguenza del collegamento tra didattica e ricerca, che è propria dell'università e la distingue da altri luoghi di cultura.Pag. 61
  Non si può escludere che la flessibilità che la legge consente agli atenei venga utilizzata in modo distorto, reclutando professori a tempo determinato per finalità diverse dalla realizzazione di progetti di ricerca. Per questa ragione il Ministero opera un monitoraggio dei relativi regolamenti di ateneo e delle assunzioni operate dalle università. Non mancherò di intervenire, nei limiti delle mie competenze e nel rispetto dell'autonomia degli atenei, ove emergessero illegittimità o abusi.
  Desidero comunque ricordare che ogni università è responsabile della propria politica di reclutamento e che le cattive decisioni possono essere sanzionate non solo dalle scelte degli studenti in sede di iscrizione, ma anche dal Ministero, in particolare in sede di riparto delle risorse finanziarie.
  Ciò premesso, condivido le preoccupazioni dell'onorevole interrogante, con particolare riferimento all'esigenza di garantire la qualità della didattica e concordo sull'opportunità di una correzione della disciplina nel senso del rigore e allo stesso tempo del rispetto dell'autonomia, per prevenire conflitti di interessi e alcuni possibili abusi, come l'uso di questa figura di docente per aggirare il limite di età stabilito per la permanenza in servizio dei professori universitari, per valorizzare ulteriormente la responsabilità degli atenei per la loro politica di reclutamento e per assicurare che alla figura in esame si ricorra effettivamente per reclutare studiosi meritevoli e per realizzare credibili progetti di ricerca.

  PRESIDENTE. L'onorevole Santerini ha facoltà di replicare per due minuti.

  MILENA SANTERINI. Signora Ministro, io sono soddisfatta dell'osservazione che lei fa sulla necessità di vigilanza da parte del Ministero su queste università telematiche. Vorrei un attimo portare l'attenzione sul fatto che i precedenti Governi hanno autorizzato a volte con eccessiva disinvoltura l'apertura di università telematiche che operano in settori appunto di formazione dei nostri studenti e che non sempre garantiscono gli stessi standard delle università statali. Questo diviene un danno all'intero sistema universitario.
  Abbiamo appunto, come le dicevo, in servizio ben oltre 150 professori, tra cui pochissimi docenti di chiara fama. Sono 138 in atenei non statali, ma guarda caso nessuno all'Università Cattolica, alla Bocconi, alla IULM, al San Raffaele, alla LUMSA, alla Suor Orsola Benincasa. Solo 19 in atenei statali.
  Questi docenti che formano i nostri studenti non presentano dei curricula che soggiacciono al profilo prescritto dalla legge. Quindi, quello che noi vi chiediamo è una vera vigilanza proprio nel momento in cui il sistema universitario ha operato rigorose procedure di selezione: con la VQR, con le abilitazioni nazionali, il sistema universitario ha mostrato di volersi e potersi sottoporre ad un severo controllo della qualità dei propri docenti e ricercatori.
  Noi chiediamo che questo valga per tutti i docenti, in particolare per quelli delle università telematiche.

(Modalità di utilizzo dei fondi europei destinati alla ricollocazione dei lavoratori disoccupati – n. 3-00553)

  PRESIDENTE. L'onorevole Tinagli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00553, concernente modalità di utilizzo dei fondi europei destinati alla ricollocazione dei lavoratori disoccupati (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, il 10 dicembre scorso in Consiglio dei ministri il Ministro per la coesione territoriale Trigilia ha presentato un programma per la riprogrammazione dei fondi europei. Tra questi fondi, che ammontano a 6 miliardi e 200 milioni di euro da quello che ho letto dall'informativa, 700 milioni sono destinati a misure a sostegno dell'occupazione e, in particolare, tra questi, 350 milioni alle misure per la ricollocazione dei lavoratori disoccupati.Pag. 62
  Nel frattempo noi, nella legge di stabilità, come lei sa meglio di noi, abbiamo istituito un fondo per le politiche attive che specificamente vuole dedicarsi a queste misure. Chiederei, quindi, al Ministro come pensava di utilizzare queste risorse riprogrammate dei fondi, se intendeva utilizzarle per alimentare questo fondo e gli strumenti preposti.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Tinagli e gli altri onorevoli interroganti segnalano un problema estremamente importante e soprattutto un'opportunità, l'opportunità, cioè, di utilizzare questi fondi per le politiche attive.
  Vorrei ricordare che le regioni hanno una competenza esclusiva o concorrente sugli strumenti attivabili in materia di politiche attive del lavoro come la formazione professionale, le politiche di ricollocazione dei lavoratori in ammortizzatori sociali, i tirocini formativi e l'apprendistato, nonché la responsabilità, fin qui delle province, sulla gestione dei centri per l'impiego.
  Di fronte a questa complessità del quadro istituzionale, fin dall'inizio abbiamo avviato la cosiddetta struttura di missione presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali che aveva il compito, non solo di sviluppare il Piano «Garanzia Giovani» – cosa che è stata fatta e l'Italia è stato il primo Paese che la Commissione europea ha considerato virtuoso nel senso che ha vidimato in qualche modo il piano del Governo –, ma, attraverso questa struttura di missione, possiamo adesso fare molte più cose con lo spirito di collaborazione che abbiamo creato.
  Come ho descritto ieri nel corso dell'audizione sulle politiche attive presso la Commissione lavoro del Senato, in questi mesi abbiamo disegnato e iniziato a realizzare una strategia per lo spostamento progressivo dalle politiche passive a quelle attive. Il primo atto di tale strategia è stato proprio la costituzione della struttura di missione. La struttura ha costituito un prototipo per una sinergia istituzionale multilivello che ha prodotto risultati già molto positivi. Con i provvedimenti già adottati il Governo ha stanziato oltre 5 miliardi di euro per le politiche attive e passive in più rispetto a quello che era previsto a legislazione vigente e, in particolare, per il triennio 2014-2016, i provvedimenti già adottati determineranno un aumento di circa un miliardo di euro all'anno per le politiche attive, cioè un aumento del 20 per cento all'anno rispetto ai livelli precedenti.
  Abbiamo, quindi, un modello istituzionale che funziona, di cooperazione, e abbiamo i fondi. La nostra proposta è quella di usare questo approccio anche per il resto delle politiche attive.
  Io proporrò alle regioni la stesura di un piano straordinario per le politiche attive analogo a quello che abbiamo fatto per «Garanzia Giovani». Per disegnare tale piano, la società Italia Lavoro è già stata incaricata di completare il censimento delle buone pratiche e delle politiche attive, mentre all'Isfol è stato dato un analogo compito per le attività formative.
  Di conseguenza, con i 55 milioni di euro messi inizialmente sul fondo con la legge di stabilità, più i 350 milioni di euro per le regioni meridionali, siamo veramente nella condizione di fare il passaggio. Si tratta, quindi, di individuare ora le iniziative, anche sperimentali, per realizzare questa opportunità ed è quello su cui il mio Ministero sta lavorando per fare una proposta alla Conferenza unificata e alla Conferenza Stato-regioni per avviare immediatamente gli strumenti, anche normativi, per utilizzare questi fondi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Tinagli ha facoltà di replicare per due minuti.

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, ringrazio molto il Ministro per le informazioni e, quindi, sono soddisfatta di sapere che il Ministero sta attivamente operando su questo fronte attivando tutte le istituzioni.Pag. 63
  Mi rendo conto che il tema sia complicato da un punto di vista istituzionale perché ci sono competenze anche regionali e degli enti locali in materia che rendono tutto più complicato. Tra l'altro, su questo si potrebbe aprire anche un capitolo sulle nuove attribuzioni con il decreto «province» perché, in tema di formazione, quello sarà un altro capitolo. Mi auguro che saremo puntuali e rapidi nel risolverlo, nello stimolare le regioni a risolverlo al più presto.
  Ricordo che ci sono degli strumenti, come il contratto di ricollocazione, che prevedono comunque una concorrenza di Stato e regioni, con lo Stato che fa il suo ruolo di erogare, ad esempio, un sussidio, che viene interpretato come politica passiva, collegato però e condizionato alle azioni delle regioni con eventuali voucher per le agenzie e le politiche attive. Quindi, magari, si può cercare di utilizzare questo modo di lavoro, questo strumento, per accelerare l'utilizzo di questi fondi anche dal livello centrale.
  In ogni caso ringrazio. Il Ministro sa che noi siamo molto attenti a queste attività e, quindi, magari avremo modo anche in futuro di riaggiornarci.

(Iniziative per aumentare le risorse finanziarie destinate all'assistenza delle persone diversamente abili, anche stornando le risorse necessarie da quelle destinate all'accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati – n. 3-00554)

  PRESIDENTE. L'onorevole Buonanno ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00554, concernente iniziative per aumentare le risorse finanziarie destinate all'assistenza delle persone diversamente abili, anche stornando le risorse necessarie da quelle destinate all'accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati, per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per la sua presenza, e in pratica le voglio chiedere in maniera molto schietta: in questo Paese c’è una crisi economica forte, molte famiglie sono in difficoltà e noi scopriamo che rifugiati politici del nostro Paese costano circa 35 euro al giorno e, quindi, hanno la facoltà di avere vitto e alloggio e qualche soldino e scopriamo anche, purtroppo, che chi ha gravi disabilità in questo Paese ne riceve meno di 15. Allora, io mi chiedo, signor Ministro, se le sembra giusto che in questo Paese chi si dichiara rifugiato politico prenda più soldi e abbia più servizi rispetto ad uno, ad esempio, che ha gravi disabilità oppure chi ha in famiglia delle grosse difficoltà o chi non ha neanche i soldi per mangiare a pranzo e a cena. Ecco perché le chiedo se può mettere più soldi in favore degli italiani e della nostra gente.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giovannini, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, con questa interrogazione gli onorevoli Buonanno, Fedriga ed altri chiedono di conoscere quali iniziative intenda assumere il Governo per incrementare le risorse destinate, in particolare, alla presa in carico delle persone in condizione di disabilità ma, visto che la domanda ha riguardato anche altri aspetti, non sfuggirò alla richiesta.
  In proposito, vorrei ricordare che il Governo, già in sede di presentazione del disegno di legge di stabilità per il 2014, aveva rivolto particolare attenzione alle persone in condizioni di grave disabilità destinando 250 milioni per l'anno 2014 agli interventi di pertinenza del Fondo per le non autosufficienze, inclusi quelli a sostegno delle persone affette dalla sclerosi laterale amiotrofica.
  Successivamente, nel corso dell'iter parlamentare di approvazione della legge di stabilità, tali risorse sono state ulteriormente incrementate assegnando al Fondo nazionale per le non autosufficienze 275 milioni per l'anno 2014, prevedendo che tali risorse fossero destinate agli interventi Pag. 64di pertinenza del Fondo. Con il comma successivo, il comma 200, sono state assegnati al medesimo fondo ulteriori 75 milioni da destinare esclusivamente in favore degli interventi di assistenza domiciliare per le persone affette da disabilità gravi e gravissime.
  In questo modo, come si vede, siamo arrivati a 350 milioni rispetto ad uno stanziamento per il 2013 di 275 milioni, quindi, il Governo è andato esattamente nella direzione sollecitata dagli interroganti.
  Vorrei anche ricordare che complessivamente, grazie alle misure per la povertà, nel 2014 sono stati complessivamente stanziati 800 milioni per attività sul territorio di sperimentazione della carta di inclusione sociale e del nuovo sostegno all'inclusione attiva che riguarderanno sia le regioni del Mezzogiorno ma anche le regioni del centro-nord dopo la sperimentazione che è già in corso di realizzazione nelle grandi città.
  In questo senso, quindi, il Governo, proprio in considerazione della difficoltà di migliaia e migliaia di persone, ha avviato una iniziativa che consentirà nel 2014 di «coprire» almeno quattrocentomila persone in condizioni di estremo disagio, così ponendo le basi per l'introduzione in Italia di uno strumento per la lotta alla povertà che sia, invece, universale e permanente e che noi abbiamo appunto individuato nel sostegno all'inclusione attiva, che non è solo un trasferimento di fondi, ma è una presa in carico dell'intera famiglia – il che vuol dire che i figli devono essere mandati a scuola, devono fare le visite mediche, l'avviamento al lavoro con la ricerca attiva – proprio per colmare questo gap, questo buco che nell'ordinamento italiano esiste da sempre; purtroppo, Italia e Grecia sono gli unici due Paesi, tra i quindici più importanti dell'Unione, che condividono questo gap.

  PRESIDENTE. L'onorevole Buonanno ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, signor Ministro, lei ancora una volta si è dimostrato una persona puntuale nelle sue risposte, ovviamente anche se tale risposta è stata preparata da qualche funzionario; però, io ritorno al punto di prima e cioè le chiedo se, secondo lei, questo Paese, l'Italia, abbia la necessità di dare troppi soldi a chi si professa rifugiato politico e non pensi ai nostri cittadini. Non ce l'ho solo, giustamente, con chi ha delle gravi disabilità, ma ce l'ho anche con chi, giovane, non ha neanche i soldi per mangiarsi un panino, con l'anziano con la pensione minima che, magari, non arriva neanche a 400 euro al mese. Però noi, ai rifugiati politici, riusciamo a dare vitto, alloggio e qualche soldino ogni giorno, per almeno dieci mesi.
  Allora, io dico agli italiani: ma facciamo tutti così. Andate nelle caserme dei carabinieri, andate nelle prefetture e dichiaratevi rifugiati politici, così vi daranno vitto, alloggio e qualche soldino ! (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Ma qua i padroni siamo noi o sono gli altri ? Siamo sempre quelli che devono fare il buonismo, sempre e comunque, perché magari troviamo il Presidente della Camera o qualche Ministro che dice: venite tutti, tanto noi siamo pieni di soldi e vi diamo tanti soldi.
  Allora, signor Ministro, io penso che, alla fine, forse, in questo Paese, per ottenere qualcosa bisogna essere un po’ più scuri. Allora, io dico: siamo più scuri; allora tutti noi ci trucchiamo, ci facciamo un po’ più neri, quindi poi andiamo in giro tutti truccati di nero e diciamo: anche noi vogliamo gli aiuti che si danno agli extracomunitari, anche noi vogliamo gli aiuti che si danno a quelli che arrivano all'ultimo minuto e che magari prendono la pensione rispetto agli italiani che non la prendono. Perché qua in Italia ci sono anche quelli che prendono la pensione senza aver lavorato neanche un minuto. Ma è una cosa normale, secondo lei, Ministro ?

  PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, concluda.

Pag. 65

  GIANLUCA BUONANNO. Io penso di no, io penso che allora gli italiani, oltre che andare nelle caserme dei carabinieri e dichiararsi rifugiati politici, si devono anche fare un po’ più scuri e andare in giro a dire: anch'io ho bisogno. Vediamo se lo Stato italiano anche con gli italiani è così buono come è con gli stranieri, perché questo è un razzismo al contrario. Basta buonismo, facciamo le cose concrete e diamo a chi ha bisogno prima di tutto.

(Iniziative per incrementare l'ammontare del trattamento di integrazione salariale per i contratti di solidarietà, con particolare riferimento ai lavoratori con redditi bassi – n. 3-00555)

  PRESIDENTE. L'onorevole Gribaudo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Velo n. 3-00555, concernente iniziative per incrementare l'ammontare del trattamento di integrazione salariale per i contratti di solidarietà, con particolare riferimento ai lavoratori con redditi bassi (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  CHIARA GRIBAUDO. Signor Presidente, signor Ministro, negli ultimi anni i contratti di solidarietà hanno rappresentato uno strumento di sostegno alle attività produttive, di salvaguardia dei posti di lavoro, sono una forma di ammortizzatore sociale e costituiscono, dunque, una preziosa risorsa di tutela del reddito che merita di essere sostenuta, soprattutto in questo momento. Gli interventi legislativi dal 2009 ad oggi hanno, infatti, sempre tenuto conto di questa esigenza e la stessa sensibilità è stata ribadita all'interno della legge di stabilità con uno stanziamento pari a 50 milioni di euro.
   Siamo preoccupati però perché l'integrazione al reddito prevista inizialmente del 20 per cento è stata portata al 10 per cento, attestando così l'ammontare dell'importo al 70 per cento del trattamento perso a seguito della riduzione dell'orario di lavoro. Questa scelta potrebbe provocare ricadute negative su migliaia di lavoratori già coinvolti dalle procedure di diminuzione del reddito ed è per questo, signor Ministro che il PD chiede al Governo un ulteriore intervento con l'obiettivo di aumentare il trattamento di integrazione salariale, considerando, appunto, che si parla di lavoratori che sono già in profonda difficoltà.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti perché la specifica problematica posta alla mia attenzione mi consente di affrontare la più generale questione del ridisegno dell'istituto del contratto di solidarietà – in particolare quello di natura difensiva – in connessione con il più ampio scenario di riassetto degli ammortizzatori sociali, di cui assolutamente abbiamo bisogno. Ricordo che il contratto di solidarietà fu introdotto nell'ormai lontano 1984 e fissò nel 60 per cento del trattamento retributivo perso dal lavoratore l'integrazione che doveva essere appunto effettuata dal finanziamento pubblico. Tale misura è stata individuata dal legislatore nella considerazione che l'istituto del contratto di solidarietà, a differenza di altri ammortizzatori sociali, non prevede massimali di retribuzione, e quindi si applica a tutte le retribuzioni, ivi comprese quelle potenzialmente molto elevate.
  Pertanto, negli anni, con interventi contingenti di natura normativa, la misura del 60 per cento è stata elevata all'80 per cento, ma sempre e comunque nell'ambito delle misure messe a disposizione dalla legge finanziaria prima e dalla legge di stabilità successivamente. Per questo noi abbiamo stanziato 50 milioni per i contratti di solidarietà e abbiamo portato la percentuale al 70 per cento. Vorrei però far notare che con le integrazioni e con gli sgravi fiscali questa percentuale sale, arrivando quasi all'80 per cento. Con la vecchia normativa, quindi, dall'80 per cento si arrivava quasi al 90 per cento e, ripeto, questa normativa si applicava anche Pag. 66alle retribuzioni molto alte. Allora, in considerazione dell'attuale crisi occupazionale e quindi della necessità di avere un numero elevato di persone che possono usufruire di questo strumento, dati i limiti quantitativi, noi abbiamo abbassato il limite individuale per consentire proprio un allargamento della platea delle persone che ne possono usufruire.
  Detto questo, sono assolutamente d'accordo che abbiamo bisogno di rivedere questo strumento. Anzi, bisogna dare stabilità a questo istituto in maniera tale che imprese, lavoratori e parti sociali, quando contrattano anche le prospettive a medio termine di un'azienda, sappiano in anticipo e non debbano aspettare al 31 dicembre, con l'approvazione della legge di stabilità, quali saranno le disponibilità. Con tali premesse, si può pertanto pensare ad una revisione di questo istituto, anche nella prospettiva di rivisitazione del sistema complessivo degli ammortizzatori sociali. Voglio ricordare a tale proposito che, proprio per esaminare e discutere con le parti sociali il sistema degli ammortizzatori sociali, ho già avviato un confronto lo scorso 9 gennaio, cui seguiranno altri incontri, che consentiranno di entrare nel merito anche di specifici aspetti e problemi di singoli istituti quali appunto il contratto di solidarietà.

  PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di replicare, per due minuti.

  SILVIA VELO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta e soprattutto lo ringrazio per l'impegno che ha preso a nome del Governo. Non posso che augurarmi, a nome del PD, e credo non solo, che questo impegno si realizzi in scelte concrete al più presto. I contratti di solidarietà hanno rappresentato uno strumento efficace, seppur limitato, per garantire due obiettivi: la salvaguardia del tessuto produttivo per le aziende in crisi e la tutela della dignità dei lavoratori. L'integrazione del reddito dal 60 all'80 per cento, poi, ha costituito non solo un elemento di dignità per i lavoratori, ma anche un elemento prociclico nel sistema complessivo, garantendo che non ci fosse un crollo dei consumi nelle aree colpite appunto da crisi industriali. Io vivo a Piombino, che ne è un esempio chiarissimo. Quindi, il fatto che non si sia rifinanziato per il 20 per cento, ma solo per il 10, questa misura ha rappresentato un elemento di preoccupazione e d'allarme. Bene che il Governo abbia questa consapevolezza e bene anche, lo dico, che il Governo pensi a destinare le risorse concentrandole soprattutto sui redditi medio-bassi, perché questo è un elemento di equità che va garantito e che noi tuteliamo.
  Quello che mi auguro, e chiedo al Governo, è di rendere appunto questo impegno fattivo al più presto, di reperire in questo settore le risorse che comunque sono necessarie – lo ha detto lei, c’è la crisi e quindi i casi a cui si può applicare sono tantissimi –, e di farlo sapendo che le risorse necessarie che lo Stato impiega in questi ammortizzatori sociali al netto di tutte le valutazioni possono essere non solo un elemento positivo sul piano sociale ma anche sul piano economico perché il tessuto, poi, al servizio di un'area industriale può beneficiare complessivamente di queste risorse.

(Iniziative in relazione alla disciplina riguardante i benefici ai fini pensionistici derivanti dall'esposizione all'amianto, con particolare riferimento al requisito della durata dell'esposizione medesima – n. 3-00556)

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00556, concernente iniziative in relazione alla disciplina riguardante i benefici ai fini pensionistici derivanti dall'esposizione all'amianto, con particolare riferimento al requisito della durata dell'esposizione medesima (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, egregio Ministro, come gruppo Fratelli d'Italia abbiamo presentato, in sede di esame della legge di stabilità, un emendamento e poi un ordine del giorno Pag. 67su un tema che riguarda i lavoratori che in Italia, fino alla fine degli anni ’80, sono stati direttamente impegnati in attività che hanno, purtroppo, previsto il rischio dell'esposizione all'amianto. Vi è un problema legato ad una categoria particolarissima di questi lavoratori, che non hanno potuto beneficiare degli effetti della legge n. 257 del 1992 che contemplava un beneficio previdenziale al raggiungimento dei dieci anni di effettivo lavoro a contatto con il rischio amianto. Questo è un problema importante, tenendo conto che molti di questi lavoratori che non hanno raggiunto i dieci anni, sono comunque ammalati e molti di loro hanno subito il rischio amianto in una giovane età. Quindi noi chiediamo che l'età anagrafica possa essere presa in considerazione come ulteriore elemento per poter beneficiare delle norme previste dalla legge n. 257 del 1992.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, nell'atto parlamentare presentato dall'onorevole Taglialatela si chiede di valutare l'eventualità di una modifica normativa volta ad introdurre un criterio che consenta, anche ai lavoratori che non abbiano maturato il requisito dei dieci anni di esposizione all'amianto, di accedere ai benefici pensionistici di cui alla legge n. 257 del 1992, modificata dalla legge n. 271 del 1993. Ora, è ovvio che le conseguenze dell'esposizione all'amianto sono gravi, e su questo tema il legislatore è intervenuto da oltre vent'anni attraverso sistemi di prevenzione e tutela piuttosto incisivi, ma occorre considerare che i benefici pensionistici richiamati dall'onorevole interrogante non sono correlati all'insorgere di patologie, ma alla generica potenzialità lesiva connessa all'esposizione all'amianto in quanto tale, per un lasso di tempo ritenuto, dalle attuali conoscenze mediche, quale precondizione per l'insorgenza della patologia e conseguentemente congruo dal legislatore.
  Ne consegue che la scelta di riconoscere il beneficio pensionistico solo a fronte di un periodo minimo di esposizione, pari appunto a dieci anni, è stata a suo tempo considerata una sorta di punto di equilibrio nell'ambito di un sistema di tutela basato comunque su dati potenziali e probabilistici. È noto, altresì, che il sistema di tutela prevede invece tutele diverse da quelle pensionistiche nel caso di insorgenza della patologia, quale l'erogazione di un apposito indennizzo conseguente all'insorgere effettivo di patologie a prescindere dal periodo minimo di esposizione.
  Naturalmente permane sempre la possibilità di avviare una riflessione sulla congruità e attualità del richiamato periodo decennale, ma occorre essere consapevoli che un'eventuale iniziativa normativa nel senso indicato dall'onorevole interrogante richiederebbe l'avvio di appositi studi clinici volti a ricercare ulteriori evidenze scientifiche, al momento non disponibili, tali da supportare l'introduzione di un diverso e congruo periodo minimo di riferimento. A ciò deve ovviamente aggiungersi la necessità di reperire adeguate risorse finanziarie.
  Ad ogni modo, non posso escludere che le indicazioni contenute nell'atto parlamentare a cui rispondo, possano essere oggetto di ulteriori approfondimenti tecnici e scientifici nell'ambito degli incontri in corso tra le diverse amministrazioni competenti, compreso naturalmente il Ministero che rappresento, per la predisposizione del cosiddetto «Piano nazionale amianto», che dovrà fornire risposte adeguate al fenomeno anche a seguito della seconda Conferenza governativa sulle patologie asbesto-correlate, che si è tenuta a Venezia nel novembre del 2012.

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, signor Ministro, la parte finale della sua risposta apre uno spiraglio, ma mi permetto di sottolineare che le valutazioni che sono state rese all'inizio del suo intervento, e cioè sulla caratteristica di Pag. 68scientificità della norma, cozzano contro una evidente valutazione che è proprio di carattere razionale. È una cosa molto diversa essere sottoposti al rischio amianto quando si hanno 20 anni, e quindi una aspettativa di vita particolarmente elevata, rispetto a quando di anni se ne hanno 40 o 50, quindi con un'aspettativa di vita completamente diversa. E quindi l'esigenza di introdurre come ulteriore elemento di valutazione l'età anagrafica, risponde esattamente al principio del rischio dell'esposizione per la durata della vita in ragione dell'aspettativa della vita.
  In tante occasioni la malattia si manifesta in modo subdolo, in tante occasioni non è completamente invalidante, ma in ogni caso è un problema che si sa e si conosce bene essere assolutamente molto grave. È evidente che si tratta di fare delle valutazioni anche in ordine ai costi, ma sull'argomento la Commissione lavoro di questa legislatura ha dedicato una sua sessione di incontro con esponenti sindacali che hanno già evidenziato questo tema con il presidente Damiano.
  Mi permetto quindi di sottolineare che, al di là dell'aspetto scientifico, ve n’è uno di carattere razionale e che è facilmente comprensibile da tutti: a 20 anni essere sottoposti al rischio amianto è completamente diverso che essere sottoposti allo stesso rischio quando di anni se ne hanno 40 o 50; e quindi la prego di valutare l'aspetto dell'età anagrafica come condizione per rendere una vita diversa, migliore, a persone che quando hanno svolto quel tipo di lavoro non sapevano dei rischi, e a vent'anni questa mi pare che sia una cosa alla quale il Governo, lo Stato debba dare una risposta.

(Chiarimenti in ordine al regime giuridico degli attestati di prestazione energetica con riferimento ai contratti di vendita, agli atti di trasferimento di immobili a titolo gratuito o ai nuovi contratti di locazione – n. 3-00557)

  PRESIDENTE. Il deputato Schullian ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00557, concernente chiarimenti in ordine al regime giuridico degli attestati di prestazione energetica con riferimento ai contratti di vendita, agli atti di trasferimento di immobili a titolo gratuito o ai nuovi contratti di locazione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MANFRED SCHULLIAN. Signor Presidente, signora Ministra, con il decreto-legge n. 63 del 2013 sono state approvate disposizioni per il recepimento della direttiva europea sulla prestazione energetica, modificando l'assetto del decreto legislativo n. 192 del 2005: in quell'occasione è stato riscritto l'articolo 6 che riguarda l'attestazione di prestazione energetica, ed è stata prevista l'obbligatorietà di allegare il predetto attestato a determinati contratti aventi ad oggetto beni immobili a pena di nullità. Vorrei ricordare pure che il successivo comma 12 demanda ad un decreto ministeriale la definizione delle modalità di redazione e predisposizione di questo attestato.
  Con il decreto-legge n. 145 del 2013, entrato in vigore il 24 dicembre 2013, questa nullità è stata sostituita da una sanzione amministrativa, mentre con la successiva legge di stabilità n. 147 del 2013, entrata in vigore il 1o gennaio 2014, sembra essere stata ripristinata la sanzione della nullità, anche se posticipata per quanto riguarda la decorrenza di questa sanzione.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MANFRED SCHULLIAN. Le possibilità sono tre: o la nullità è stata ripristinata, sulla base della legge di stabilità, anche se con entrata in vigore posticipata, oppure la nullità è sostituita da sanzione amministrativa come da decreto-legge «Destinazione Italia»; oppure una terza ipotesi, avallata anche anche dal Servizio di questa Camera, che sia applicabile sia la nullità posticipata che la sanzione amministrativa. Si chiede qual è l'intenzione vera del Governo nel coordinare questa normativa.

Pag. 69

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, l'attestato di prestazione energetica degli edifici e delle unità immobiliari, introdotto dall'articolo 6 del decreto legislativo n. 192 del 2005, attuativo di una direttiva comunitaria sul rendimento energetico nell'edilizia, dev'essere allegata ai contratti traslativi della proprietà di immobili e ai nuovi contratti di locazione immobiliare.
  La legge n. 90 del 2013, entrata in vigore il 4 agosto 2013, nel convertire il decreto-legge n. 63 del 2013 sulla prestazione energetica in edilizia, ha previsto un comma, il 3-bis del citato articolo 6, in base al quale i predetti contratti che non abbiano l'attestato di prestazione energetica sono dichiarati nulli.
  Il decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, cosiddetto «Destinazione Italia», ha sostituito i commi 3 e 3-bis dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 192 del 2005 con un nuovo comma, il 3, che prevede che in caso di omessa dichiarazione o allegazione dell'attestazione di prestazione energetica ai contratti di compravendita immobiliare, agli atti di trasferimento di immobili a titolo oneroso e ai nuovi contratti di locazione di edifici, la sola applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria. Il decreto-legge è entrato in vigore il 24 dicembre 2013 e non è stato ancora convertito.
  L'articolo 1, comma 139, lettera a), della legge 27 dicembre 2013, n. 147, legge di stabilità 2014, entrata in vigore il 1o gennaio di quest'anno, ha stabilito che la norma contenuta nel comma 3-bis dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 192 del 2005, si applica a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto del Ministro dello sviluppo economico di adeguamento delle linee guida per la certificazione energetica negli edifici.
  Tale sequenza normativa appare evidenziare che la legge di stabilità 2014 è intervenuta sulla norma – il comma 3-bis dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 192 del 2005 – non più in vigore, essendo stato sostituito appena qualche giorno prima dal decreto-legge cosiddetto «Destinazione Italia».
  Il Ministero dello sviluppo economico, interpellato in quanto Ministero competente sulle iniziative legislative citate, nel convenire con l'inefficacia del rinvio al comma 3-bis contenuto nella legge di stabilità, ha fatto presente di ritenere che la nullità dei contratti privi dell'attestazione di prestazione energetica pare eccessiva, mentre la sanzione pecuniaria è da ritenersi maggiormente adeguata.
  Sarà valutato, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, un intervento di coordinamento normativo per l'eliminazione dell'erroneo richiamo al non più vigente comma 3-bis da parte dell'articolo 1, comma 139, lettera a), della legge di stabilità, per la risoluzione delle questioni interpretative sollevate dagli interroganti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Schullian ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MANFRED SCHULLIAN. Signor Presidente, ringrazio per la risposta, vorrei solo ricordare che la certezza del diritto è il vero patrimonio e l'unico modo per ripristinare, come vogliamo, la competitività, per cui abbiamo bisogno di questa certezza anche perché stiamo discutendo di semplificazione mentre tutt'altro stiamo facendo, anche in questo Parlamento, devo dire. Comunque spero che la cosa sia risolta in senso definitivo e chiaro.

(Intendimenti in ordine alla predisposizione di atti normativi in relazione al monitoraggio degli effetti della recente revisione delle circoscrizioni giudiziarie – n. 3-00558)

  PRESIDENTE. L'onorevole Costa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 70n. 3-00558, concernente intendimenti in ordine alla predisposizione di atti normativi in relazione al monitoraggio degli effetti della recente revisione delle circoscrizioni giudiziarie (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ENRICO COSTA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, come sappiamo l'articolo 1 della legge n. 148 del 2011 ha delegato il Governo a rivedere la geografia giudiziaria, sono stati posti in essere i decreti legislativi, anzi il decreto legislativo, particolarmente consistente, ed è stata poi avviata la riforma nel mese di settembre.
  È evidente che alla luce dei primi passi di questa riforma si possono cominciare a trarre dei bilanci e a individuare, laddove ve ne siano, delle criticità, dal punto di vista organizzativo, strutturale e della gestione del personale. Mi pare che proprio questo fosse l'intendimento del Ministro nelle fasi di predisposizione di eventuali atti correttivi. In sostanza il Ministro aveva evidenziato alle Commissioni che è opportuno avviare la riforma e vedere cosa non funziona.
  Mi chiedo, alla luce del monitoraggio, quali sono gli intendimenti del Governo.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

  ANNAMARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, all'onorevole Costa intendo innanzitutto premettere che la riforma della geografia giudiziaria, con la conseguente soppressione dei tribunali, sezioni distaccate ed uffici del giudice di pace, ha fin qui dato complessivamente buona prova.
  Il processo di revisione continuerà pertanto senza ripensamenti, anche se potrà evidenziarsi un'opportunità di realizzare alcuni e mirati correttivi.
  Come è noto, con lo schema di decreto legislativo approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri, il 19 settembre 2013, il Governo ha predisposto interventi integrativi e correttivi dei decreti legislativi n. 155 e n. 156 del 2012. La scelta di intervenire già nell'immediatezza dell'avvio della riforma testimonia l'attenzione del Ministero su tutte le questioni connesse all'applicazione di una riforma così rilevante.
  Sullo schema di decreto legislativo correttivo hanno già espresso il proprio parere il Consiglio superiore della magistratura e le Commissioni parlamentari competenti, sicché il testo dell'intervento correttivo potrà essere approvato in via definitiva nel corso di una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri. Tra l'altro, va ricordato che la legge di delega assegna al Governo il termine di anni due dall'entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi per adottare disposizioni integrative e correttive di coordinamento. Ne consegue che sino al 13 settembre 2014 potranno essere adottati altri provvedimenti recanti siffatte disposizioni.
  Ciò premesso, la necessità rappresentata dall'interrogante di sottoporre a un attento monitoraggio gli effetti derivanti dalla prima applicazione della revisione delle circoscrizioni giudiziarie è da me pienamente condivisa, proprio nell'ottica di verificare la sussistenza di eventuali problematiche applicative o funzionali e di poter così determinare il percorso necessario per portarlo a soluzione. A questo fine, infatti, sta già operando un gruppo di lavoro istituito con il decreto 19 settembre 2013 per il monitoraggio dello stato di attuazione delle riforme introdotte con i decreti n. 155 e 156, con il compito di rilevare eventuali criticità e proporre idonee soluzioni normative da adottare nell'ambito dei decreti legislativi correttivi.
  Tra le possibili misure correttive, sono allo studio quelle relative ad una diversa modulazione dei bacini di utenza di alcuni uffici giudiziari interessati dagli accorpamenti. Posso assicurare in ogni caso che sarà prestata la massima attenzione al monitoraggio degli effetti della riforma e che sarà adottata ogni cautela per conciliare la necessità di razionalizzare le risorse Pag. 71disponibili con la non meno rilevante esigenza di assicurare in modo efficace e corretto il servizio giustizia su tutto il territorio.

  PRESIDENTE. L'onorevole Costa ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ENRICO COSTA. Signor Presidente, devo dire che la risposta del Ministro è una risposta convincente. Il punto è in che cosa consisteranno questi interventi correttivi.
  Noi, in Commissione, abbiamo affrontato il tema del decreto legislativo su Napoli Nord e io penso che, anche in modo corretto, la Commissione della Camera ha puntato la sua attenzione su quel provvedimento e non ha voluto estenderlo alle criticità che potevano esserci sul resto della riforma.
  È notizia di oggi che la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta di effettuare il referendum sulla riforma, questo però non toglie che delle criticità sussistano ancora. C’è una Commissione di monitoraggio incaricata di svolgere un'analisi territoriale; il nostro auspicio è che, laddove ci siano delle criticità che emergano in modo oggettivo, queste portino e convincano il Governo a fare, almeno sotto qualche profilo di qualche presidio giudiziario, una piccola marcia indietro rispetto a quello che era il testo originario del provvedimento, perché solo così si potrà avere una riforma che sia efficace e che non abbia dei presidi giudiziari che vanno avanti e altri che invece rimangono al palo per ragioni organizzative che chiaramente erano impreviste e imprevedibili per taluni e magari annunciate da parte di altri, che però comunque oggettivamente sussistono.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,10 con il seguito della discussione della proposta di legge recante modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professionisti dei beni culturali, e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Dambruoso, Damiano, Luigi Di Maio, Epifani, Ferranti, Fontanelli, Galan, La Russa, Giorgia Meloni, Meta, Migliore, Ravetto, Realacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della proposta di legge: Madia ed altri: Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professionisti dei beni culturali, e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti (A.C. 362-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 362-A: Madia ed altri: Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professionisti dei beni culturali, e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti.
  Ricordo che nella seduta del 13 gennaio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Pag. 72

(Esame degli articoli – A.C. 362-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge nel testo della Commissione e delle proposte emendative presentate.
  Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 362-A).
  Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.100, che è in distribuzione e con riferimento al quale risulta alla Presidenza che i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione di subemendamenti.
  Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, l'articolo aggiuntivo Prodani 2.020, non previamente presentato in sede referente, che, nel prevedere la sospensione dell'efficacia dell'articolo 3 della legge n. 97 del 2013, riguardante il riconoscimento dell'efficacia nel territorio nazionale della qualifica professionale di guida turistica conseguita da un cittadino di qualunque Stato membro dell'Unione europea, concerne materia estranea rispetto al contenuto del provvedimento in esame.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 362-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 362-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  MANUELA GHIZZONI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Luigi Gallo 1.20, altrimenti esprimendo parere contrario.
  Poi c’è da inserire – lo dico per i colleghi che lo possono ritirare – il nuovo emendamento 1.100 della Commissione, sul quale il parere ovviamente è favorevole.
  Infine, la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Luigi Gallo 1.21, altrimenti esprimendo parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Luigi Gallo 1.20.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Malisani.

  MANUELA GHIZZONI, Relatore. Signor Presidente, chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MANUELA GHIZZONI, Relatore. Signor Presidente, approfitto del fatto che ora ci siano i colleghi, mentre la discussione sulle linee generali è avvenuta ovviamente alla presenza solo dei diretti interessati, cioè dei componenti della VII Commissione, per giustificare l'espressione negativa del parere, fermo restando che – lo dico a vantaggio sempre dell'Aula – il Comitato ristretto ha lavorato a lungo e concordemente su questo provvedimento, come ho ricordato nella discussione sulle linee generali.
  Nel merito già allora, cioè durante...

  PRESIDENTE. Onorevole Ghizzoni, chiedo scusa. A me fa piacere la precisazione. Volevo sapere semplicemente intanto se il suo intervento è sostitutivo di quello dell'onorevole Malisani o...

  MANUELA GHIZZONI, Relatore. Sì, è sostitutivo.

Pag. 73

  PRESIDENTE. È addirittura sostitutivo. Prego, onorevole Ghizzoni.

  MANUELA GHIZZONI, Relatore. Nel senso che si è discusso a suo tempo molto...

  PRESIDENTE. Intanto, invito i colleghi a prendere posto.

  MANUELA GHIZZONI, Relatore. ... sugli ambiti di intervento espressi nel primo articolo del provvedimento e ci siamo riferiti, in realtà molto puntualmente – e i colleghi lo ricorderanno –, sugli ambiti di azione che vengono già oggi indicati nel codice per i beni culturali e ambientali. Ecco perché alla fine di un'attenta discussione l'ambito di intervento della gestione non è stato inserito.
  Così anticipo anche alcune valutazioni. Poi, mi spiace che questa discussione molto seria, che meriterebbe davvero l'attenzione di tutta l'Aula, non sia stata portata a suo tempo nell'ambito del Comitato ristretto, nei riguardi di alcuni profili professionali. Vorrei però ricordare – e spero poi che ci siano date altre opportunità in sede di Commissione per riflettere in termini più generali sui profili dei professionisti che intervengono nell'ambito della cultura – che in questo caso, invece, abbiamo lavorato per individuare dei profili professionali che abbiano un'univocità nel loro intervento sui beni culturali. Faccio un esempio che forse chiarisce: non abbiamo ricompreso i fotografi, che naturalmente lavorano a sostegno per il tema della valorizzazione, per esempio, e la fruizione dei beni culturali, ma non hanno un rapporto univoco nella loro professione con i beni culturali. Ecco le ragioni, in modo molto sintetico, che ci portano a dire quasi collegialmente che rigettiamo queste proposte modificative.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ghizzoni. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Luigi Gallo 1.20 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti ? Sembrava avessimo votato tutti. Ora però abbiamo votato tutti. Onorevole Santerini, se lei ha fatto abilitare la tessera sostitutiva deve votare con quella sostitutiva, altrimenti la sua personale non funzionerà mai. Anche nel verso giusto; ecco. Funziona ? Evviva. Con calma colleghi, abbiamo tempo. Ci siamo ? Forza, colleghi, su !
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  368   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
  62    
    Hanno votato
no  306).    

  (I deputati Oliverio e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spiace per i colleghi che si sono attardati, ma anche quelli che da dieci minuti stavano col dito dentro la postazione per votare, forse meritano un po’ di rispetto. Provate, provate prima di disperare e di salutare la Presidenza con gesti... Vede, onorevole Carbone ? Abbia fiducia. La Presidenza ricambia i saluti. Onorevole Madia, prego. Onorevole Rampelli... Onorevole De Maria, onorevole Palma, onorevole Tripiedi, onorevole Laffranco. L'onorevole Madia non ne è venuta a capo ? Ci siamo Pag. 74tutti ? L'onorevole Pannarale non riesce. Provi a votare onorevole Pannarale, non a sbloccarla. Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
   (Presenti e votanti  393   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 393).    

  (I deputati Oliverio e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'emendamento Luigi Gallo 1.21. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Luigi Gallo 1.21 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gandolfi, Lainati, Bergamini, Giacomoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  409   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  77    
    Hanno votato
no  332).    

  (I deputati Oliverio e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Palazzotto, Capodicasa, Borghi, Brescia, Antimo Cesaro, Sammarco, Valeria Valente, Gelmini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  419   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 419).    

  (I deputati Oliverio e Genovese, Rotta, Burtone e Zampa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 362-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 362-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  MANUELA GHIZZONI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Marzana 2.25. La Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 2.100 e formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Luigi Gallo 2.21 e Marzana 2.26. Sull'emendamento Luigi Gallo 2.23 la Commissione esprime parere favorevole con una riformulazione. Espongo adesso la riformulazione ?

  PRESIDENTE. Ce la legga adesso.

  MANUELA GHIZZONI, Relatore. Il comma aggiuntivo non va aggiunto in fine, bensì dopo il comma 2, in modo che diventerà nel testo di legge il comma 3 e non il comma 5.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Marzana 2.25, formulato dal relatore.

Pag. 75

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, non ritiro l'emendamento e chiedo di illustrarlo.

  PRESIDENTE. Non lo ritira ?

  MARIA MARZANA. Non lo ritiro.

  PRESIDENTE. Perfetto. Prego, ha facoltà di intervenire in dichiarazione di voto.

  MARIA MARZANA. Questo emendamento intende far sì che al decreto ministeriale restino demandate solo le definizioni delle modalità di tenuta dei registri, e non la definizione dei requisiti. Demandare al Governo la fissazione dei requisiti per accedere agli elenchi nazionali delle professioni culturali vuole dire non riconoscere il percorso di formazione e di esperienze compiuto nell'ambito di questo delicato settore, ma burocratizzare la professione e snaturare la proposta di legge, che è di tipo parlamentare, rafforzando, invece, il ruolo delle associazioni.
  A nostro parere, l'iscrizione alle associazioni non deve rappresentare un obbligo, ma un'opportunità aggiuntiva per l'esercizio e la valorizzazione delle professioni connesse con la fruizione dei beni culturali, in attesa di una riforma del percorso di formazione, in modo che siano coerenti con le nuove richieste sulla preparazione teorica e pratica.
  Infatti, poiché il fine della proposta di legge è annullare il forte disagio che nasce dalla mancanza di un riconoscimento degli operatori dei beni culturali e assicurare la qualità degli interventi sul nostro patrimonio, che sappiamo essere un settore importante dal punto di vista economico, riteniamo sufficiente per l'iscrizione negli elenchi nazionali il possesso del requisito minimo del titolo di studio per esercitare queste professioni. Quindi, concludo ribadendo che gli elenchi, a nostro avviso devono avere un carattere ricognitivo e favorire, non complicare, l'accesso alle professioni culturali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Su questo emendamento qual è il parere del Governo ?

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Così come per tutti gli altri emendamenti ?

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo. Giusto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Malisani. Ne ha facoltà.

  GIANNA MALISANI. Signor Presidente, su questo emendamento molto si è discusso in Commissione durante l'iter di preparazione di questa proposta di legge. L'emendamento proposto dal MoVimento 5 Stelle è proprio in contraddizione con il senso di questa proposta di legge, perché noi sappiamo che, soprattutto nel nostro Paese, abbiamo delle eccellenze delle professionalità che intervengono sui beni culturali, ma questa eccellenza non è automaticamente conseguita con un titolo di studio.
  Sappiamo, per esempio, per esperienza, anche quando si è trattato della materia dei restauratori, quanto si sia discusso di questo tema: si consegue la preparazione sull'intervento di restauro e di valorizzazione sui beni culturali soprattutto sul campo. Quindi, noi sosteniamo, proprio con la proposta di legge, anche il valore delle associazioni, perché vi è una sorta di controllo, comunque di riconoscimento, proprio di queste professionalità, anche per le differenze intervenute. Alcune professionalità sono del tutto nuove, vi sono corsi di laurea che sono, tra l'altro, mutati nel tempo. Quindi, riconoscere la professionalità e la capacità di intervenire sui Pag. 76beni culturali solo con un titolo di studio a noi pare proprio in contraddizione con il senso di questa proposta di legge.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzana 2.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Romele, Chiarelli, Ragosta, Melilli, Nardi, Bianconi, Sarti, Folino...onorevole Bianconi, più che votare, cosa dobbiamo aspettare ? Un momento, l'onorevole Bianconi sta litigando con la postazione. Prego, onorevole Bianconi, ce l'abbiamo fatta ? Benissimo...onorevole Carella, prego...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  448   
   Votanti  447   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato
  85    
    Hanno votato
no  362).    

  (Il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Capodicasa, Galli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  455   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
 452    
    Hanno votato
no    3).    

  Il successivo emendamento Luigi Gallo 2.21 è precluso dall'approvazione dell'emendamento 2.100 della Commissione, come anche l'emendamento Marzana 2.26.
  Passiamo dunque all'emendamento Luigi Gallo 2.23, su cui la Commissione ha espresso parere favorevole purché riformulato. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'emendamento.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, accetto la riformulazione e sono contento che, diciamo così, con questa aggiunta all'articolo noi sventiamo la possibilità che questo elenco nazionale possa diventare un futuro albo professionale e quindi precludere la possibilità a soggetti che operano nel settore di svolgere comunque la loro professione. Siccome non ero prima in Aula per poter discutere il precedente emendamento, volevo solo aggiungere a verbale che la volontà, in quell'emendamento, è quella di riconoscere anche altre figure professionali che agiscono oggi nei beni culturali, che sono i manager culturali, cioè i soggetti che dovrebbero occuparsi di gestire, dal punto di vista della fruibilità del bene amministrativo e della gestione, la possibilità di promuovere un bene culturale. Questa figura è oggi solitamente coperta da persone che non hanno i titoli o le competenze adeguate, anche all'interno delle varie figure di sovrintendenti oppure altri soggetti che vanno a gestire un bene culturale. Siccome da diversi anni esistono dei corsi di laurea che formano queste figure, come MoVimento 5 Stelle chiediamo che vada valorizzato il merito e la formazione anche in questo ambito, per rendere moderna anche la fruizione dei beni culturali del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 2.23, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 77

  Carocci, Palma, Nardella, Luigi Gallo, Zanin, Gelli, Romano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  463   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
 463).    

  Salutiamo, intanto, gli insegnanti e gli studenti dell'Istituto comprensivo statale Ferrucci, di Larciano in provincia di Pistoia, che assistono ai nostri lavori (Applausi).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Matarrese, Taricco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  471   
   Votanti  470   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 469    
    Hanno votato
no    1).    

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 362-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 362-A). Se nessuno chiede di intervenire per l'illustrazione, chiedo al rappresentante del Governo qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ?

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo. Il Governo accoglie gli ordini del giorno presentati.

  PRESIDENTE. Nel frattempo salutiamo anche gli insegnanti e gli studenti dell'istituto comprensivo statale Marco Polo Galilei, di Cardito, in provincia di Napoli, che assistono ai nostri lavori (Applausi).
  A questo punto, se sugli ordini del giorno non vi sono richieste di votazione comunque e si intendono accolti, passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Crippa ?

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, volevo capire l'emendamento Prodani 2.020....

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, quell'emendamento è stato dichiarato inammissibile all'inizio della seduta.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 362-A)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Buonanno. Ne ha facoltà. Chiedo scusa, così andiamo anche in ordine crescente, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli.

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa onorevole Buonanno ?

  GIANLUCA BUONANNO. Su quello che ha detto: no, se ha detto che si parte in termini crescenti, io sono piccolo...

  PRESIDENTE. Sì, ma non parlavo di altezza, onorevole Buonanno.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

Pag. 78

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, il mio intervento voleva essere in dichiarazione di voto finale.

  PRESIDENTE. Sì: è proprio per quello che le sto dando la parola, onorevole Rampelli. Prego.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, noi abbiamo cercato di portare il nostro contributo con grande fatica, perché abbiamo puntato su degli emendamenti che purtroppo sono pervenuti fuori tempo e quindi non hanno trovato attenzione da parte dell'Aula, e non sono stati quindi giudicati.
  La proposta è una proposta che riteniamo interessante, è una proposta che certamente va nella direzione di rendere maggiormente efficaci alcune professioni nell'ambito dei beni culturali. Le perplessità che in qualche maniera ci hanno animato riguardano la non compiutezza dell'elenco delle professioni culturali che sono state enucleate all'interno della proposta che stiamo esaminando. In modo particolare, abbiamo ritenuto immotivatamente escluse alcune professioni che comunque operano in questo settore con una certa tradizione, con una certa importanza, legate prevalentemente all'attività di promozione, che pure è un'attività sacrosanta e direi strategica per quel che attiene alle condizioni generali del nostro patrimonio culturale ed alla necessità di metterle in sintonia con le esigenze anche di produttività e quindi con la possibilità di migliorare le risorse economiche della nostra nazione.
  Quante volte ci siamo intrattenuti dicendo che il nostro autentico «giacimento petrolifero» è rappresentato dal patrimonio culturale, dal patrimonio artistico, dal patrimonio archeologico, dal patrimonio naturalistico, paesaggistico ! Ce lo siamo detti tante volte, direi che è una sorta di tormentone di ogni dibattito sulla materia che si intraprende, sia in campagna elettorale, ma anche al di fuori dei contesti elettorali. E poi non siamo consequenziali, perché non prevediamo una centralità di alcune figure professionali, come per esempio quelle dei manager che operano nei beni culturali e che, affiancati al filone – che legittimamente viene valorizzato – della conservazione e della tutela, possono o potrebbero rappresentare quella miscela fondamentale in grado appunto di coniugare tutte le funzioni di conservazione, tutela, salvaguardia con quelle di promozione e valorizzazione. Non riteniamo questo argomento poco importante. Direi che, se fosse stato trattato – noi non siamo presenti nella Commissione VII – con questa semplicità, probabilmente avremmo potuto migliorare il provvedimento e lo avremmo potuto mettere maggiormente in sintonia con quelle che sono le esigenze della nostra comunità.
  Prima mi riferivo appunto a quanto sia ricco il nostro patrimonio culturale e a quanto fin qui noi abbiamo viceversa interpretato il ruolo della salvaguardia come un ruolo praticamente esclusivo, addirittura in alcune fasi ci si è spesi per quasi colpevolizzare coloro i quali operano in questo comparto per tentare di produrre ricchezza attraverso un uso congruo e rispettoso. Abbiamo potuto constatare il tempo che si è reso necessario per attivare addirittura quei meccanismi di sponsorizzazione che potessero rendere fattibili operazioni di restauro. Mi riferisco per esempio all'Anfiteatro flavio a Roma, che per decenni è stato lasciato in stato di abbandono, nonostante ci fossero delle proposte di sponsorizzazione e quindi delle disponibilità a mettere in campo dei contributi, dei contributi economici.
  In altre parole, ad agire attraverso un concetto che si estrinseca con una parola quasi inflazionata, ma purtroppo poco praticata, ossia in regime di sussidiarietà, cioè di totale e perfetta sintonia e collaborazione tra pubblico e privato, che risulta ancora più necessaria in una fase di difficoltà economiche che svuotano progressivamente le casse dello Stato, a cominciare ovviamente da quei settori che vengono ritenuti meno importanti. Evidentemente, purtroppo, quello dei beni culturali è un settore che è stato sempre ritenuto poco importante e, quindi, vive gravi difficoltà.Pag. 79
  Le professioni, che sono state trascurate e i cui albi evidentemente non verranno compilati o autorizzati, rappresentano un problema, così come l'assenza dalla commissione che è prevista all'interno di questo provvedimento legislativo della figura del manager che potrebbe portare, insieme a quelle magari anche di altri professionisti – i restauratori sono fondamentali, ma ci sono anche delle altre figure – a una visione dinamica della gestione dei beni culturali. Noi già l'abbiamo detto altre volte e come Fratelli d'Italia l'abbiamo inserito nel nostro programma elettorale e riteniamo che sia straordinariamente efficace nella gestione, nella manutenzione, nell'uso e nella valorizzazione dei beni culturali, la formula che prevede l'incedibilità dei beni stessi, che devono appartenere in aeternum al patrimonio pubblico, ma con una capacità di gestione degli stessi da parte del privato, che magari è più attento, che magari riesce ad avere anche una visione più dinamica della gestione rispetto al pubblico che magari diventa, invece, imbattibile proprio sul piano del restauro, della manutenzione e della conservazione.
  Ricordo a me stesso, però, che spesso, per una scelta, che non credo sia un vezzo, ma penso sia obbligata, che viene fatta da parte dei soprintendenti, ci troviamo di fronte al fatto che quando ritroviamo, attraverso le indagini geognostiche, dei reperti archeologici, dopo averli monitorati e censiti, piuttosto che chiedere una collaborazione al privato nella loro gestione e, quindi, nella valorizzazione e nella – tra virgolette, è una pessima parola, ma almeno rendiamo bene l'idea – loro «commercializzazione», non facendo questo tipo di attività, addirittura procediamo al seppellimento dei beni archeologici ritrovati, perché si ritiene che finché sono coperti da sabbia e terra siano ben conservati. Non si vuole, quindi, cogliere il rischio di un loro uso e di una loro gestione virtuosa che possa produrre anche una ricchezza. Noi non ci possiamo nascondere dietro a un dito, questo è uno dei problemi fondamentali che ci sta facendo collezionare ritardi su ritardi. In giro per il mondo ci sono tante nazioni altrettanto dotate da un punto di vista di presenza di beni culturali e ce ne sono altrettante, anzi la gran parte, che non sono affatto dotate da questo punto di vista di patrimonio artistico, ma se lo inventano. Ecco, noi l'abbiamo, ma non riusciamo a valorizzarlo. E quando insieme discutiamo di una proposta come questa, noi saremo costretti a fare un'ulteriore proposta di legge per vedere recuperati questi argomenti. Purtroppo, questa è la conclusione a cui ovviamente siamo costretti e condannati. Lo faremo in tempo reale già da domani mattina, perché il codice dei beni culturali e del paesaggio possa assumere una visione maggiormente dinamica e, quindi, lo Stato italiano possa dotarsi di una legislazione capace di mettere questo patrimonio incommensurabile, esteso, variegato, apprezzato e catalogato nel patrimonio UNESCO spesso e volentieri, nelle condizioni di produrre una ricchezza per il popolo italiano e per lo Stato italiano.
  Come ripeto, su questa proposta noi ci asterremo proprio perché non vogliamo passare per coloro i quali la contrastano in via di principio. Lo spunto è uno spunto interessante e positivo, ma è uno spunto incompleto, perché la visione resta una visione di attenzione verso il nostro patrimonio artistico e culturale, ma un'attenzione limitata alla materia della conservazione, della salvaguardia e della tutela.
  Manca completamente nell'impianto di questa proposta di legge l'aspetto che dicevo della valorizzazione e della promozione, con l'inserimento di quelle figure manageriali che possono realizzare finalmente un sistema capace di cominciare a costruire anche delle figure professionali nuove da offrire non solo alla nostra comunità nazionale ma direi alla comunità internazionale. Infatti, sul patrimonio artistico, sul patrimonio culturale italiano, e concludo, Presidente, si può fondare una nuova sensibilità che possiamo esportare, visto che non possiamo farlo attraverso la trasposizione delle nostre opere, soprattutto se si tratta di siti archeologici, ma Pag. 80possiamo esportare professionalità, conoscenza e qualità e lo possiamo fare se modifichiamo la nostra posizione e se entriamo in un altro ordine di idee, se assumiamo e acquistiamo una diversa velocità in ordine alla capacità di mettere a patrimonio questi nostri beni con una gestione corretta e una valorizzazione adeguata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Ho trovato un mio collega piccolo, stavamo parlando....

  PRESIDENTE. Però non interviene...

  GIANLUCA BUONANNO. Per fortuna.

  PRESIDENTE. Questa è un'opinione sua.

  GIANLUCA BUONANNO. Dicevo che il mio sarà un intervento molto breve anzitutto per dire che la Lega Nord è favorevole al provvedimento e inizio col dire – non è mia consuetudine – che ringrazio la relatrice Ghizzoni perché, secondo me, pur essendo del Partito Democratico, ha fatto un lavoro molto efficace e la Lega Nord si dice soddisfatta di questo provvedimento, pur rendendosi conto che si poteva fare anche qualche cosa di più, ma nell'ambito della Commissione si è visto che comunque poteva essere questo il punto di incontro tra le forze politiche. E quindi voteremo a favore di questo provvedimento, anche perché finalmente offriamo una possibilità a una serie di soggetti che, alla fine, sono i veri protagonisti dei beni culturali. Noi ci lamentiamo del fatto che abbiamo un Paese che non va bene in tanti settori, però, fossimo un po’ più furbi, il settore del turismo, il settore di quelli che sono i beni culturali, sarebbe veramente il nostro petrolio. E talmente ci credo a questo, che il nostro Paese potrebbe essere davvero protagonista mondiale: prima di tutto perché, per sua fortuna, ha il vantaggio sia della bellezza, non solo artistica, ma anche proprio del territorio, e poi perché ha una grandissima storia, solo che non siamo capaci di sfruttare ciò che abbiamo e, anzi, siamo dei campioni nel criticare, nel danneggiare, nel menefreghismo.
  In questo caso vogliamo dare un segnale di positività. Come componente della Commissione voglio dare un segnale di positività, perché se cominciamo come ogni volta a guardare le cose come il bicchiere mezzo vuoto, ancora una volta questo provvedimento uscirebbe già malandato. Invece ho fatto il ragionamento del bicchiere mezzo pieno, cercando di essere finalmente capaci di produrre un qualcosa che possa essere utile per la nostra economia. Infatti sono uno di quelli che dicono che i beni culturali, e ovviamente anche il turismo, danno da mangiare, non sono un problema, sono una virtù, una risorsa. Sono contrario a quelli che dicono che le spese per i beni culturali sono soldi buttati via. Io non ci credo e penso invece l'esatto contrario. E quindi a queste persone che mettono le mani nel patrimonio del nostro Paese, con questo provvedimento diamo un segnale. Quindi, per non togliere spazio ai miei colleghi, chiudo subito il mio intervento dicendo: abbiamo fatto qualcosa di buono, la Commissione capitanata dal presidente Galan e in questo caso dalla relatrice Ghizzoni, ha fatto, secondo me, un buon lavoro e la Lega Nord in una maniera convinta vota a favore di questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Signor Presidente, colleghi, questa proposta di legge che stiamo discutendo è una di quelle proposte rarissime, ormai, di iniziativa parlamentare e, quindi, dobbiamo rivolgere ad essa un'attenzione particolare non fosse altro che per questo, e apporta innovazioni normative al codice dei beni culturali e del paesaggio in materia di professioni culturali.Pag. 81
  L’iter della legge è stato molto lungo, dato che il testo originario era del 2008; ritengo però che in questa legislatura il lavoro sia stato utile e collegiale, tanto che il dibattito ha portato ad una nuova, abbastanza rapida, formulazione del testo, sottoscritta da tutte le forze politiche, anche se con una inversione di percorso dell'ultima ora.
  L'intervento proposto si inserisce in un ambito, quello delle professioni non organizzate in ordini o collegi, che è disciplinato, come sappiamo, dalla legge n. 4 del 14 gennaio 2013; un disegno normativo che garantisce le forme associative delle professioni e le buone prassi in materia di autoregolamentazione.
  La legge n. 4 del 2013, all'interno di un quadro caratterizzato dalla libertà di esercizio, di fatto, produce un riconoscimento delle professioni non regolamentate da albi o collegi. In totale, non stiamo parlando soltanto di quelli della cultura, si tratta di due milioni di professionisti, che operano e vogliono continuare ad operare nel mercato in un regime di piena concorrenza, senza beneficiare di rendite di posizione. D'altra parte, non si può rinunciare a adeguate garanzie di qualità. Quindi, si tratta di operare quello che chiamerei un riconoscimento di tipo non corporativo.
  In questo quadro di liberalizzazione in applicazione della strategia di Lisbona, sarebbe anacronistica la costituzione di un albo professionale che violerebbe i principi europei di non discriminazione e non esclusività mentre, allo stesso tempo, emerge la necessità di dare garanzie alla collettività. In questo caso, lo abbiamo detto, si tratta di archeologi, archivisti, bibliotecari, antropologi, esperti di diagnostica e di scienze e tecnologia applicate ai beni culturali, storici dell'arte, restauratori e collaboratori restauratori di beni culturali; insomma, tutte figure d'indubbia importanza per un Paese che ha nel patrimonio artistico, architettonico, antropologico materia viva sulla quale costruire lo sviluppo sociale. Penso allo strategico sviluppo dei musei, degli archivi, dell'arte, dove, a una forte specializzazione nella formazione, non corrisponde sempre una puntuale definizione dei ruoli e delle funzioni.
  Affidare la tutela, il restauro e, in generale, la cura del patrimonio a figure dotate di adeguata formazione, significa sottolineare la responsabilità dello Stato, cioè dire: questi beni sono nostri, sono beni italiani e vogliamo definire bene i ruoli e le funzioni dei professionisti che se ne occupano. Anche perché, fino ad oggi, noi abbiamo un panorama vario di professionisti del settore privi di riconoscimento professionale adeguato.
  Quindi, approviamo, guardiamo con favore a questa iniziativa che vuole disciplinare un sistema di garanzie della qualificazione professionale. Una proposta non per creare nuovi albi o nuove corporazioni, ma per dare il giusto riconoscimento alle capacità di chi si impegna nelle attività di intervento, di tutela, di vigilanza, di ispezione, di protezione e di conservazione dei beni culturali nel pieno rispetto, però, della normativa europea.
  Mi pare che questa iniziativa sia valida perché premia il merito e la qualità, ma è anche lontana da velleità corporativistiche che troppo spesso hanno creato danni al sistema Italia.
  Vorrei però sottolineare che il tema della formazione riguarda anche l'intervento nel settore analogo del pubblico che è carente di regolamentazione. Vorrei fare l'esempio del fatto che chiunque oggi può operare nelle biblioteche statali spesso senza titolo sia a livello di collaboratore, di operatore che di dirigente di strutture che richiederebbero invece delle competenze adeguate.
  Non si dimentichi il ruolo fondamentale che le associazioni di professionisti dei beni culturali hanno avuto nel dare un input fondamentale al dibattito politico, contribuendo al successo di questa proposta di legge che è oggi in Aula.
  Entrando nel merito del provvedimento, si istituisce una sorta di «riserva di attività» in favore dei professionisti per le azioni di tutela, protezione e conservazione Pag. 82dei beni. Una qualità che il nostro patrimonio artistico e culturale merita di avere.
  Vorrei fare, in particolare, riferimento alla padronanza delle tecnologie informatiche necessarie a presiedere operazioni di digitalizzazione del patrimonio o di costituzione di biblioteche digitali o ibride, cioè tecnologiche e tradizionali allo stesso tempo. Senza questo tipo di formazione rischiamo di restare arretrati rispetto a tutti gli altri Paesi, soprattutto agli Stati Uniti o alla Cina, che peraltro recentemente ha guardato con interesse al nostro sistema di scambi documentali tramite le reti protette di biblioteche. Abbiamo un vantaggio da mantenere. Senza questa evoluzione verso la digitalizzazione delle biblioteche e degli archivi rischiamo di perdere un patrimonio preziosissimo; i libri deperiscono, si deve pensare a una politica di conservazione dei testi antichi; bisogna rendere accessibile la consultazione.
  Certo, poi bisogna anche ripensare i luoghi della formazione, perché nelle università sono ormai pochissimi i corsi di formazione per i professionisti della cultura, sia a livello di corso di laurea di base che di specializzazione.
  Infine, vorrei apprezzare la specifica all'articolo 9-bis, sui collaboratori, che spesso svolgono ruoli delicatissimi che prevedono il contatto fisico con il bene a volte senza preparazione adeguata. Si prevede, quindi, che il Ministero predisponga, con un decreto, le modalità e i requisiti di iscrizione ai registri nazionali, e la mia speranza è che l'individuazione di tali modalità e requisiti siano trasparenti e coerenti in termini di effettiva tutela del nostro patrimonio.
  Sarà nostra cura monitorare l’iter degli adempimenti, vigilando perché merito e qualità delle professioni rimangano il criterio attraverso il quale orientarsi nella definizione normativa, e saremo quindi pronti a dare il nostro contributo nel momento in cui le Commissioni saranno chiamate a dare il parere. Il gruppo parlamentare Per l'Italia, mentre richiama l'attenzione su altre categorie di professionisti quali i pedagogisti, che svolgono un ruolo fondamentale nel campo dei servizi alla persona, nelle strutture di accoglienza, nelle scuole, e che non hanno ancora ricevuto analogo riconoscimento, è lieto di dichiarare il suo voto a favore del provvedimento per dare dignità professionale agli operatori della cultura (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno Molea. Ne ha facoltà.

  BRUNO MOLEA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il testo della proposta di legge che ci apprestiamo a votare reca disposizioni in materia di esercizio della professione dei soggetti impegnati nelle attività di tutela, protezione, conservazione, valorizzazione e fruizione dei beni culturali, prevedendo l'istituzione di elenchi nazionali di professionisti. Esso verte, dunque, nell'ambito della disciplina delle professioni non organizzate in ordini o collegi, affrontato in termini generali dalla legge 14 gennaio 2013, n. 4.
  Le professionalità che afferiscono a tale area strategica, sul piano identitario, valoriale nonché economico della nazione, si sono moltiplicate nel corso degli ultimi anni, connotandosi di specificità culturali e tecnico-scientifiche che sono in continuo aggiornamento. Lo sviluppo costante delle realtà a finanziamento privato che incentrano la propria azione, in particolare nel campo della conservazione dei beni artistici e della loro fruizione, impone un monitoraggio delle figure professionali coinvolte, soprattutto in considerazione della natura delicatissima che tale sfera di competenza assume nel nostro Paese. Va considerato, a questo proposito, che le modalità di reclutamento a tempo determinato, sempre più diffuse nel settore privato come in molte amministrazioni periferiche dei beni culturali, richiedono una verifica ex ante delle competenze tale da assicurare l'impiego di personale effettivamente adeguato alle mansioni richieste.
  Il provvedimento non intende creare albi professionali, difatti la proposta di un Pag. 83elenco di professionisti obbligatorio avrebbe reso la disposizione fuori dalla normativa dell'Unione europea e quindi inapplicabile, a fronte dell'opportunità di garantire i principi di non discriminazione, di necessità e di proporzionalità previsti dalla direttiva dell'Unione europea n. 2006/123/CE, per evitare così i cosiddetti diritti esclusivi, che riservano alcune attività ad una categoria ristretta di esperti.
  Al contrario, invece, si interviene a favore dello sviluppo del mercato e dell'ingresso delle competenze del mondo delle professioni, in un'ottica di tutela dei consumatori (che in questo caso equivalgono all'intera collettività nazionale) e in accordo con il processo in atto di riordino della formazione universitaria e di coinvolgimento, nella certificazione delle competenze, delle associazioni rappresentative delle professioni non regolamentate.
  Tali garanzie si rendono particolarmente necessarie in una fase storica che vede sia una profonda trasformazione delle politiche pubbliche per i beni culturali (si sono modificati i compiti dello Stato di fronte alle regioni, con l'esistenza di competenze concorrenti), sia una evoluzione nel quadro europeo dei requisiti per l'esercizio delle attività professionali, in cui vige il principio della libertà dei cittadini di vivere e lavorare in ciascuno degli Stati membri.
  La normativa dell'Unione europea e la legislazione italiana di recepimento prevedono, a questo proposito, che le azioni degli stessi siano improntate alla creazione di una piattaforma comune per colmare le differenze sostanziali in materia di requisiti per l'esercizio delle professioni, incluse appunto quelle non regolamentate.
  Migliaia di professionisti dei beni culturali attendono questo momento da anni: archeologi, archivisti, bibliotecari, antropologi, restauratori di beni culturali e collaboratori restauratori di beni culturali, esperti di diagnostica e di scienze e tecnologia applicate ai beni culturali e storici dell'arte in possesso di adeguata formazione ed esperienza, da tempo chiedono che sia finalmente riconosciuto il loro ruolo lavorativo, professionale, economico e culturale, attualmente mortificato da condizioni lavorative inaccettabili.
  Oggi, questa legge offre loro una risposta in tal senso, sulla strada intrapresa da questo Governo per dare respiro al settore della cultura, che ha visto un primo importante intervento nel decreto approvato nell'ottobre 2013, di cui si stanno definendo, appunto, i regolamenti attuativi.
  Tuttavia, molto ancora resta da fare per poter garantire a tutti gli operatori del settore buone soluzioni occupazionali, attraverso regole di mercato del lavoro, in grado di favorire forme contrattuali e misure specifiche in materia di appalti pubblici che tengano conto degli interventi sui beni culturali, funzionali ad un maggiore sviluppo del comparto.
  La tutela del nostro patrimonio culturale non può prescindere dalla valutazione delle competenze degli specialisti che se ne prendono cura, perché diversamente metteremmo a rischio il nostro patrimonio storico-artistico che nel Paese rappresenta un importante volano di crescita economica oltre che culturale.
  La cultura non rappresenta soltanto uno degli interessi pubblici essenziali, tutelato dalla Costituzione e dai Trattati internazionali, ma rappresenta anche l'oggetto di un insieme di diritti fondamentali del cittadino, della persona, delle formazioni sociali: il diritto di accesso al sistema della produzione culturale; il diritto alla più ampia fruizione di tutti i beni culturali e dei prodotti delle attività culturali.
  La cultura è una componente fondamentale della nostra società, comprende consuetudini, usi, costumi, credenze, ma anche strati e strati di sapere, di dottrina accumulati dal lavoro di ricerca e di studio dell'uomo. Da un punto di visto antropologico essa costituisce il grado di evoluzione di un'etnia, di una civiltà, di un popolo, alla pari con la tecnologia ed il processo scientifico.
  Per tali ragioni va tutelata, protetta ed incentivata dal sistema di governo, in quanto anche espressione del livello di democrazia e partecipazione.Pag. 84
  Rispetto alla formulazione originaria del 2008, notevole è stato il confronto di idee e proposte che hanno inaugurato un periodo di riflessione e di discussione; i suggerimenti e le osservazioni di questa ulteriore fase di approfondimento sono stati adeguatamente valutati e recepiti, in modo da arrivare all'adozione di un testo condiviso.
  Siamo soddisfatti del fatto che nel corso del lavoro delle Commissioni, anche per nostra iniziativa, sia stata corretta la stortura contenuta nel testo originario per la quale l'iscrizione ai registri era automatica, senza verifica dei requisiti, per gli iscritti ad associazioni di categoria. Una norma questa che sapeva molto di corporativismo e che rischiava di creare delle rendite di posizione ingiustificate.
  La proposta di legge, come ha giustamente rilevato in discussione generale la collega Nardelli, arriva in ritardo e disciplina l'esistente, ma presenta oggettivi punti di forza. Contribuisce infatti a mettere in ordine i settori in cui serve chiarezza e rappresenta un primo importante passo verso forme di attestazione e certificazione della professionalità che favoriranno qualità e responsabilità del settore.
  Nella nostra visione, di Scelta Civica, la cultura, la storia, la memoria rappresentano un dovere della politica verso la collettività nel suo complesso: il bene culturale, inteso come testimonianza materiale di civiltà, ha un rilevante interesse pubblico e la sua tutela, la sua protezione, la sua conservazione, la valorizzazione e fruizione meritano senza dubbio specifiche professionalità e competenze. Quindi, nel ringraziare l'onorevole Ghizzoni per il grande sforzo messo in campo per giungere a questo traguardo, e per le ragioni espresse, comunico che Scelta Civica per l'Italia voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, la proposta di legge all'esame interviene nel delicato settore delle professionalità degli operatori privati impegnati nelle attività di intervento, tutela, vigilanza e ispezione, protezione e conservazione dei beni culturali, riconoscendo loro il ruolo e la qualificazione professionale. La valorizzazione del patrimonio culturale consiste, infatti, nell'esercizio delle funzioni e nella disciplina di tutte quelle attività volte a promuovere la conoscenza del patrimonio nazionale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione del patrimonio stesso ad ogni tipo di pubblico, al fine di incentivare lo sviluppo della cultura.
  La valorizzazione del patrimonio culturale prezioso come quello italiano dev'essere fondata su una base di conoscenza che supporti i tecnici dell'amministrazione nell'orientare le scelte strategiche e ponderare accuratamente le decisioni operative. In tale contesto risulta essenziale avere delle competenze specifiche e di alta professionalità, che possano contribuire a creare le condizioni per una migliore valorizzazione dei beni culturali provvedendo all'incremento dei servizi resi.
  La valorizzazione del patrimonio culturale del nostro Paese deve, quindi, passare attraverso una gestione moderna fatta di investimenti mirati alla cura, al mantenimento ed al risanamento dei nostri beni, intorno ai quali deve crescere una classe di professionisti ed esperti di professionalità più che adeguata. Il progetto di legge all'esame dell'Assemblea intende, quindi, intervenire per favorire l'ingresso di competenze professionali in un settore che riveste particolare importanza per il nostro Paese.
  Il provvedimento è atteso da molto tempo da professionisti del settore che svolgono un'attività di rilevante interesse pubblico ed attendono che sia riconosciuto il loro ruolo lavorativo. Le disposizioni contenute nel progetto di legge, quindi, mirano a garantire la qualificazione e le competenze di figure professionali che operano nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio culturale e rappresentano un importante punto di arrivo per un Pag. 85settore, quello dei beni culturali, che ha bisogno di figure professionali di qualità.
  È stato frutto di un lavoro attento in Commissione. Il progetto di legge giunge all'esame dell'Assemblea con l'obiettivo di creare le condizioni idonee per garantire l'ingresso di competenze nel mondo delle professioni dei beni culturali in modo da tutelare i consumatori che, in questo caso, equivalgono all'intera collettività nazionale, e di qualificare e garantire un numero elevato di professionisti che operano nella tutela dei beni culturali. Non si tratta, quindi, di creare nuovi albi professionali; e a questo proposito ritengo che sia stata opportuna, anche se ad una prima analisi poteva sembrare ultronea, l'approvazione dell'emendamento Gallo, che mette in norma questa esclusione della possibilità che si tratti di albi professionali e ribadisce il fatto che chi è escluso da questi elenchi ha tutto il diritto comunque di esercitare le professioni.
  Non si tratta quindi di creare nuovi albi professionali, ma al contrario interviene a favore dello sviluppo del mercato e dell'ingresso di competenze nel mondo delle professioni, soprattutto nella tutela dei beni culturali che è prevista dalla nostra Carta costituzionale.
  La proposta di legge parla di tutela, vigilanza, ispezione, protezione, conservazione e fruizione dei beni culturali. È estremamente importante ricomprendere tra gli interventi regolamentati anche quello della fruizione, un'area professionale importantissima che ha assunto una dimensione di grande interesse sotto il profilo dell'occupazione dei giovani. Si tratta, quindi, di riconoscere e valorizzare competenze professionali che oggi consentono di garantire la sopravvivenza del nostro patrimonio storico-artistico considerato uno dei più belli del mondo.
  Il Nuovo Centrodestra, quindi, esprime un voto favorevole su questa proposta di legge che rappresenta per molti professionisti, impegnati da anni nella valorizzazione e tutela dei beni culturali, il riconoscimento del loro ruolo lavorativo e professionale in un settore strategico anche per l'economia del nostro Paese. L'obiettivo è, infatti, quello di investire in risorse umane che consentano di incrementare il flusso turistico che, sempre, più deve costituire uno dei settori trainanti della nostra economia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà. Chiedo, se possibile, di liberare i banchi del Governo e anche l'emiciclo.

  NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, il gruppo Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore del provvedimento che stiamo discutendo e lo farà a partire da alcuni elementi di riflessione. Il primo è che questa legge è una legge attesa da migliaia di lavoratori e lavoratrici, per lo più giovani lavoratori e lavoratrici, quegli stessi che sabato mattina si sono dati appuntamento in piazza, al Pantheon, mettendo al primo punto della loro piattaforma proprio la rapida approvazione di uno strumento, quello di cui stiamo discutendo, che si pone un doppio obiettivo: da un lato, quello di riconoscere quel lavoro a partire da un elemento di regolamentazione, di dare finalmente un riconoscimento a professioni che in questi anni hanno concretamente contribuito a prendersi cura, a valorizzare il nostro patrimonio culturale ma che lo hanno fatto in un contesto nel quale l'assenza di qualsiasi elemento di regolamentazione e riconoscimento ne ha penalizzato fortemente la possibilità di una condizione di lavoro ragionevole, in grado di dare a quegli operatori il giusto riconoscimento; dall'altro, questo strumento legislativo si pone il problema di fare in modo che su un settore così delicato e così importante per un Paese come il nostro – molti colleghi lo hanno ricordato prima di me ed è stato tema di discussione in quest'Aula in occasione del dibattito sul decreto sulla cultura presentato dal Ministro Bray nei mesi scorsi – nel quale i beni culturali rappresentano un patrimonio straordinario: l'Italia è il Paese al mondo con più siti Unesco, è uno dei Paesi con più beni culturali e architettonici vincolati, Pag. 86un Paese nel quale questo grande patrimonio rappresenta per questa ragione anche una potente occasione di costruzione di occupazione. Allora con questo intervento ci poniamo il problema di fare in modo che quell'occupazione venga da un lato riconosciuta e valorizzata, ma anche che chi opera su un terreno così rilevante e delicato lo faccia a partire dalla definizione di alcuni requisiti sui quali lo Stato, nella sua funzione di controllo, è in grado di determinare alcune soglie minime che siano innanzitutto uno strumento di garanzia affinché chi lavora in quel settore, lo faccia senza produrre disastri e danni invece che elementi di valorizzazione.
  Naturalmente – lo sappiamo – questa legge è un primo passo. L'articolo 2, che determina il procedimento attraverso cui la legge e il suo obiettivo avrà concretamente attuazione, ci dice che quest'Aula, questo Parlamento e le Commissioni parlamentari competenti in particolare dovranno lavorare ancora per verificare che la fase di attuazione inveri le ragioni che hanno spinto quest'Aula oggi ad approvare questa legge e non le stravolga producendo in qualche modo una eterogenesi dei fini. Lo sappiamo, questo è un Paese nel quale troppe volte i meccanismi di attuazione tradiscono le ragioni anche di buone proposte e di buoni sforzi sul piano legislativo.
  E, tuttavia, lo dico: questo provvedimento – e gli aspetti positivi che contiene – ci aiuta, ancora una volta, a guardare dentro le contraddizioni di questo Paese e delle politiche che lo governano, perché da un lato si pone l'obiettivo, come ho detto poco fa, di dare strumenti di riconoscimento e di regolamentazione a un settore che tutti ogni volta definiscono come un settore strategico e, dall'altro, si misura con scelte che in questi anni hanno costantemente visto ridursi gli sforzi e gli investimenti da parte del settore pubblico in questo settore.
  Io credo che oggi, mentre approviamo questo provvedimento riconoscendone l'importanza, dobbiamo, però, evitare di dimenticarci di questo che è un grande limite e che dice di un'idea sbagliata con la quale questo Paese, questo Governo e i Governi che l'hanno preceduto – bisogna dire la verità – hanno provato ad immaginare il ruolo del nostro Paese anche sul terreno della competizione internazionale. Non ha saputo, questo Paese, immaginare la cultura nella sua dimensione complessiva e, in questo caso, la valorizzazione e la fruizione dei beni culturali come un terreno strategico di investimento. Non l'ha fatto sul piano delle risorse e non l'ha fatto neanche con strumenti dedicati a questo settore. Quegli stessi lavoratori e quelle lavoratrici, che sabato rivendicavano e chiedevano a questo Parlamento l'approvazione di questo provvedimento, protestavano contro una della misure inserite nel «decreto cultura», il famoso bando delle borse a 500 euro, che ancora una volta, diciamo, disvelava l'incapacità di questo Paese di trattare con serietà un settore, un terreno rispetto al quale, appunto, tutti dichiarano ogni volta un interesse così grande.
  Allora, concludendo, Presidente, noi voteremo a favore, perché condividiamo fino in fondo questo provvedimento. Abbiamo partecipato attivamente alla discussione in Commissione, una discussione interessante che credo abbia contribuito a migliorare la versione iniziale di questo provvedimento, una discussione che ha visto coinvolti tutti i soggetti che in questo provvedimento sono chiamati a svolgere una funzione perché possa avere un'attuazione efficace e che li ha visti, diciamo, coinvolti anche in un dibattito acceso, che ha visto confrontarsi interessi diversi e che ha visto rivendicazioni da parte di soggetti anche pubblici. Penso alla richiesta, venuta tante volte dal mondo dell'università, di svolgere una funzione più rilevante nella costruzione e nella definizione, per esempio, degli elenchi nazionali alla quale abbiamo risposto, pur dentro, diciamo, un elemento di approfondimento, dicendo all'università che dobbiamo cercare di evitare una sovrapposizione di ruoli, pur comprendendo l'importanza che gli istituti della formazione hanno per un settore come questo.
  Dunque, dicevo, noi voteremo a favore ma – vogliamo dirlo ancora una volta – Pag. 87questo voto non è una cambiale in bianco. Non lo è sul percorso che porterà all'attuazione di questo provvedimento; non lo è, in modo più netto e più rilevante, rispetto alle politiche di questo Governo su questo fronte, su questo settore, che noi continuiamo a considerare largamente deficitarie (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanna Petrenga. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA PETRENGA. Signor Presidente, la proposta di legge in discussione, atta a disciplinare la materia dell'esercizio della professione dei soggetti impegnati nelle attività di tutela, protezione, conservazione e valorizzazione dei beni culturali, è frutto di un lungo dibattito avvenuto nel corso del suo esame in Commissione, che ha portato in Aula un testo sostanzialmente condiviso tra le forze politiche, anche grazie al recepimento di molte modifiche migliorative volute da Forza Italia.
  Sono state, inoltre, recepite le condizioni poste dalla I Commissione, dalla V e dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali e, sulla base dei predetti pareri, è stata inserita la clausola di neutralità finanziaria.
  È stata prevista l'intesa con la Conferenza Stato-regioni ai fini dell'adozione del decreto ministeriale di cui all'articolo 2, ed è stata eliminata la previsione in base alla quale lo stesso decreto ministeriale doveva inserire, tra i requisiti per l'iscrizione negli elenchi, il possesso da parte dei professionisti della certificazione di conformità alla norma tecnica UNI, in considerazione del fatto che, in base alla normativa vigente, il professionista è libero di non iscriversi ad un'associazione e che la citata certificazione UNI non è obbligatoria.
  Grazie ad un lavoro condiviso, questo provvedimento, quindi, innesca un processo di qualificazione nell'ambito della disciplina delle professioni non organizzate in ordini o collegi, processo da tempo atteso da tutti gli operatori del settore. Finalmente nel codice per i beni culturali vengono inserite delle figure professionali che oggi sono assenti e che troveranno finalmente un riconoscimento non solo formale, ma anche qualificato. Essi son gli archeologi, gli archivisti, i bibliotecari, gli storici dell'arte, e tutte le figure che vengono richiamate dalla proposta di legge e che vedranno finalmente rispettati e, quel che è più importante, vedranno qualificato il riconoscimento del loro sapere, del loro impegno nella totale dedizione alla divulgazione dell'arte italiana. Non dobbiamo dimenticare che il patrimonio culturale e naturale italiano rappresenta il punto di riferimento, il modello, l'identità di un popolo e costituisce l'eredità del passato da trasmettere alle generazioni future. Non si può quindi non considerare l'inclinazione turistica di gran parte dei luoghi italiani. La nostra Costituzione è una delle poche al mondo a prevedere esplicitamente, nella parte dedicata ai principi fondamentali e precisamente all'articolo 9, che «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,35)

  GIOVANNA PETRENGA. Vorrei inoltre ricordare un'importante sentenza della Corte costituzionale che recentemente ha sancito la primarietà del valore estetico-culturale, capace di influire profondamente sull'ordine economico e sociale. Sappiamo inoltre tutti che la lista del patrimonio UNESCO pone l'Italia al primo posto tra i Paesi che detengono il maggiore numero dei siti riconosciuti. La nostra, quindi, non è una responsabilità solo nei confronti degli italiani: la valorizzazione e la tutela del patrimonio artistico e culturale italiano è un dovere nei confronti del mondo, che ogni giorno viene a visitare le nostre bellezze, ad apprezzarle ma, anche, purtroppo, molte volte a criticarci per come certi siti sono gestiti o addirittura abbandonati.Pag. 88
  A fronte dei riferimenti normativi che ho appena citato, era dunque indispensabile aggiungere un altro tassello alla valorizzazione del nostro patrimonio.
  Mi auguro infine che questa legge dia un'ulteriore sferzata di passione per il proprio lavoro a tutti coloro che quotidianamente si dedicano a quanto abbiamo di bello in Italia, proseguendo l'attività di ricerca, ma specialmente di divulgazione in un settore che credo fermamente possa essere il volano da cui ripartire, per il nostro Paese.
  È per tali motivi che ci pronunciamo a favore della proposta di legge: la cultura e la valorizzazione dei beni culturali di questo Paese sono il punto da cui ripartire per un nuovo futuro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Chiara Di Benedetto. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, la proposta di legge su cui mi accingo a pronunciare la dichiarazione di voto reca modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, attraverso l'inserimento di due nuovi articoli. In sintesi, attraverso l'introduzione di questi articoli, si mira a regolamentare alcune figure professionali finora non ricompresse nella normativa. Mi preme rimarcare, prima di tutto, quanto sia stato collaborativo e proficuo il lavoro in VII Commissione e, in particolare, nel comitato ristretto, che ha con attenzione lavorato sul testo per parecchi mesi.
  Grazie, infatti, all'impegno e alla disponibilità di tutte le parti, sono state apportate notevoli migliorie alla proposta di legge rispetto alla sua versione originale, tali da centrare in maniera più efficace la ratio stessa della proposta ed evitare ambiguità di interpretazione. È un dato di fatto, in effetti, che diverse figure professionali di grande importanza nell'attività di conservazione e valorizzazione dei beni culturali ricadessero in una vacatio legis cui bisognava porre rimedio con urgenza e determinazione. Sono migliaia i professionisti che aspettano questa norma e non dobbiamo dimenticare il ruolo fondamentale che tali figure professionali svolgono nella tutela del nostro patrimonio culturale.
  Il MoVimento 5 Stelle ha insistito molto ed ha agito affinché la suddetta proposta di legge venisse discussa in questa Aula e ci fosse, quindi, un'ulteriore possibilità di apportare delle modifiche alla proposta, tutte migliorative, ovviamente, dal nostro punto di vista, alcune delle quali sono state infatti approvate, come ad esempio l'emendamento 2.23, che fuga ogni dubbio circa la coincidenza tra i registri nazionali che la legge andrebbe a istituire e veri e propri albi professionali.
  Un ulteriore miglioramento è da riconoscersi nella disposizione che prevede la pubblicazione di tali registri nel sito web del Ministero, in nome quindi della trasparenza. Ulteriori proposte emendative in sede di Commissione sono pervenute anche da altre forze politiche e ciò a conferma evidentemente della necessità, non solo nostra, di riaprire la discussione sul provvedimento al solo fine di migliorarlo, nell'interesse delle categorie professionali coinvolte.
  Sempre in seguito ad ulteriori approfondimenti è stato possibile definire vincolanti i pareri delle Commissioni competenti di Camera e Senato se concordanti, circa la determinazione dei criteri, delle modalità e dei requisiti per l'iscrizione dei professionisti negli elenchi, condizione che ribadisce ulteriormente la centralità che il Parlamento e quindi le Camere, dovrebbero avere.
  Intento del nostro gruppo, come qualunque osservatore attento rileverà, è sempre stato quello di migliorare un testo che affronta un settore che merita attenzione e che si trova ad oggi scoperto. E questo risulta imbarazzante se pensiamo al numero, alla quantità e al valore dei beni culturali che il nostro Paese accoglie.
  Non abbiamo quindi mai cercato di rallentare od ostacolare l'iter della proposta, che condividiamo e che riconosciamo fondamentale per le categorie, tuttavia ci Pag. 89auguriamo che tale proposta di legge possa essere migliorata ulteriormente, magari nel suo passaggio al Senato, dove speriamo, ad esempio, nel riconoscimento di altre categorie di professionisti portatrici del medesimo interesse ad essere regolamentate.
  Considerando quindi il sostanziale apporto che il nostro gruppo ha dato al provvedimento e alla luce della sua importanza, il nostro sarà un voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Orfini. Ne ha facoltà.

  MATTEO ORFINI. Signor Presidente, nel nostro Paese e purtroppo spesso anche in questa Aula sulla cultura si fa molta retorica, altrettanto frequentemente a quella retorica ci si ferma, senza poi prendere le misure conseguenti. Devo dire che questa legislatura, tra i meriti che ha, ha quello di aver invertito la rotta – lo ricordo anche all'onorevole Fratoianni – non solo con le parole, che in più di un'occasione il Presidente del Consiglio ha pronunciato in quest'Aula, ma soprattutto con i provvedimenti, che tra i primi assunti da questo Governo hanno riguardato settori che per anni erano stati dimenticati dalle politiche in questo Parlamento: la scuola, università, la ricerca, la cultura.
  Credo che questa scelta sia stata importante persino al di là del merito di quei provvedimenti, perché ha contribuito a spazzare via un'idea tanto sbagliata quanto insidiosa che era passata in questo Paese e che era insidiosa perché parlava a una «pancia» del Paese, a un pezzo dell'opinione pubblica, cioè quell'idea secondo cui la cultura è un lusso e, tanto più in tempi di crisi, a quel lusso si potrebbe serenamente rinunciare. In realtà non è così, è vero l'opposto e c’è un nesso indissolubile tra la capacità di un Paese di reagire alla crisi e l'attenzione che quel Paese rivolge alla cultura, al sapere e alla ricerca. Si tratta a ben vedere di scegliere: o accettare l'idea che l'unico modo per competere oggi sia quello di ridurre i diritti, ridurre i salari e acconciarsi all'idea di gestire il lento declino di questo Paese oppure reagire andando all'attacco, cercando di competere sull'innovazione e sulla qualità. Nel primo caso evidentemente la cultura, la scuola, la ricerca, l'università non servono a nulla; nel secondo caso invece sono indispensabili, anzi non sono solo indispensabili ma sono preliminari, e lo vediamo anche nella gestione drammatica di questa crisi, in cui ogni giorno registriamo come le imprese che reagiscono meglio sono quelle che hanno saputo investire in innovazione e in qualità.
  E, proprio perché crediamo che questa seconda sia la strada giusta, abbiamo voluto partire da una proposta di legge come questa, che rimette al centro il tema del riconoscimento professionale e del lavoro. Infatti, evidentemente, se questo settore, quello della cultura, dei beni culturali, della creatività e delle industrie di questi settori – segnalo che, prima della crisi, le industrie culturali e creative in Europa producevano il doppio del PIL dell'industria dell'automobile –, se oggi questi settori non riescono a dare il loro contributo a portare il Paese fuori dalla crisi, è perché vi è una mancanza di valorizzazione del lavoro di chi opera in questo settore ed è indispensabile mettere la soluzione di questi problemi al centro dell'attività legislativa e dell'azione di questo Governo.
  Credo che chi opera in questo settore viva in condizioni oggi non più accettabili, in condizioni drammatiche di mancanza di riconoscimento professionale e di assenza di tutele, di diritti, nella precarietà più assoluta. Questa norma non risolve, evidentemente, tutti questi problemi, però è un primo passo, atteso da decenni da decine di migliaia di professionisti, che sono donne e uomini iperqualificati, che ogni giorno, con passione e competenza, tutelano e rendono fruibile il nostro patrimonio. Sono archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, restauratori, esperti di diagnostica e di scienze e tecnologie applicate ai Pag. 90beni culturali, storici dell'arte, persone che hanno avuto un percorso di studio molto, molto lungo e difficile, e la cui mancanza di riconoscimento è non solo un'offesa alla loro dignità professionale, ma è un rischio per tutti e per il patrimonio culturale, che così corre il rischio, e a volte accade, di essere gestito, tutelato e reso fruibile da persone incompetenti, da persone che non hanno quelle qualifiche e quella capacità di agire su un terreno così delicato.
  Con questo proposta di legge noi saniamo questo vulnus e lo facciamo, come molti hanno rilevato, in modo moderno ed europeo, senza creare nuove corporazioni, senza creare albi, senza creare ordini professionali, ma nell'alveo della legge n. 4 del 2013, coinvolgendo le associazioni professionali esclusivamente per quanto compete al lavoro delle associazioni professionali e per quanto normato dalla lettera di questa legge e dalla legge n. 4 del 2013. Lo dico perché, come ha ricordato l'onorevole Fratoianni, vi è chi si è preoccupato che con questa norma si potesse ritagliare per le associazioni professionali un ruolo che andasse ad invadere il campo di altre realtà importanti e istituzionali, come l'università, come le sovrintendenze. Non è così, e anche una lettura disattenta di questo testo basterà a dimostrare che non è questa l'intenzione e che, soprattutto, non è possibile che accada una cosa del genere.
  Credo sia anche importante che questa giornata, in cui discutiamo questa proposta di legge, arrivi a pochi giorni dalla manifestazione in cui tanti di quei professionisti hanno richiesto e sollecitato, tra le altre cose, l'approvazione di questa norma. Naturalmente, non è solo una fortunata coincidenza: è anche frutto della volontà di questo Parlamento di dare delle risposte a quelle richieste e a quelle domande, perché riteniamo che questo sia un tema straordinariamente importante, come credo sia importante che il Ministro Bray ascolti le rivendicazioni di quei professionisti anche sulle altre questioni che venivano poste in quella manifestazione e che sono altrettanto importanti.
  È chiaro, dicevo, non risolviamo tutti i problemi, però oggi cominciamo a riannodare il filo spezzato del rapporto tra cultura e lavoro, perché il fatto che il lavoro in questo settore venga tutelato, venga riconosciuto, venga rispettato, è anche garanzia di forza e autonomia della cultura, che è il punto forse decisivo affinché la cultura riesca a rendere più forte la nostra democrazia, perché vi è un nesso tra lavoro e cultura, e tra cultura e democrazia.
  Ora voglio anche spendere qualche parola sul metodo che ha portato oggi a discutere questa proposta di legge, perché questa norma viene da lontano, viene dalla passata legislatura, dove, grazie alla sensibilità di Maria Anna Madia, fu presentata una prima proposta di legge, da cui questo testo, poi, ha tratto le mosse. Nasce da un'iniziativa parlamentare e da un lavoro, come tutti i gruppi hanno riconosciuto, appassionato e serio in Commissione, di cui bisogna dare atto soprattutto alla paziente opera di cucitura della relatrice Ghizzoni, ed è avvenuto anche aprendo il Parlamento proprio a quei professionisti di cui la politica, per anni, si era dimenticata, che sono stati coinvolti, passo dopo passo, nell'individuazione delle correzioni che erano necessarie per ottenere che questa proposta di legge divenisse migliore.
  Io credo che questo percorso così partecipato, così lungo – ci abbiamo messo sette mesi – sia stato però utile e abbia portato degli indubbi miglioramenti a questo provvedimento, e oggi ci consente di chiuderlo, spero, con un voto che sarà di approvazione la più larga possibile. Credo però, e con questa riflessione voglio concludere, che questo metodo che noi abbiamo usato dica anche qualcosa che va al di là del merito del provvedimento che oggi siamo chiamati ad approvare, perché in qualche modo dimostra che questo Parlamento, che le istituzioni, sanno essere diverse da come spesso vengono raccontate fuori, ma purtroppo anche dentro quest'Aula, e che a volte questo Parlamento sa essere il luogo dove i problemi degli italiani trovano la loro soluzione Pag. 91grazie al confronto con gli italiani. E in qualche modo dice anche che i partiti, quando sono partiti veri che sono in grado di ascoltare, che sono in grado di partire dai problemi dei cittadini, sanno essere davvero all'altezza di quel compito che la Costituzione riconosce loro, cioè quello di costruire la democrazia in questo Paese. Io credo che oggi noi qui, tutti insieme, cerchiamo di scrivere una piccola – per carità – pagina positiva di questa legislatura e sono orgoglioso, siamo orgogliosi, che di questa piccola pagina positiva il Partito Democratico sia stato promotore e protagonista, e per questo, evidentemente, annuncio il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 362-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 362-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 362-A: «Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professionisti dei beni culturali, e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti», di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rotondi... Giammanco... Simoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professionisti dei beni culturali, e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti»(362-A):

   Presenti  455   
   Votanti  452   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  452    

  La Camera approva. (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà e Per l'Italia). (Vedi Votazioni).

  (La deputata Paris ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione delle mozioni Gigli, Sereni, Cimmino ed altri n. 1-00254, Bobba, Luigi Cesaro, Scotto, Antimo Cesaro, Binetti ed altri n. 1-00058, Di Salvo ed altri n. 1-00295, Calabria ed altri n. 1-00297, Rondini ed altri n. 1-00304, Silvia Giordano ed altri n. 1-00306 e Dorina Bianchi e Roccella n. 1-00307 concernenti iniziative per il contrasto alla povertà (ore 17,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della discussione delle mozioni Gigli, Sereni, Cimmino ed altri n. 1-00254, Bobba, Luigi Cesaro, Scotto, Antimo Cesaro, Binetti ed altri n. 1-00058 (Nuova formulazione), Di Salvo ed altri n. 1-00295, Calabria ed altri n. 1-00297, Rondini ed altri n. 1-00304, Silvia Giordano ed altri n. 1-00306 e Dorina Bianchi e Roccella n. 1-00307, concernenti iniziative per il contrasto alla povertà (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta di lunedì 13 gennaio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che è stata presentata in data odierna la mozione Gigli, Patriarca, Dorina Pag. 92Bianchi ed altri n. 1-00313, (Vedi l'Allegato A – Mozioni) il cui testo è in distribuzione. Contestualmente le mozioni Gigli, Sereni, Cimmino ed altri n. 1-00254, Bobba, Luigi Cesaro, Scotto, Antimo Cesaro, Binetti ed altri n. 1-00058 (Nuova formulazione) e Dorina Bianchi e Roccella n. 1-00307 sono state ritirate dai presentatori.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Maria Cecilia Guerra, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, le mozioni che sono state presentate dai vari gruppi parlamentari hanno delle differenze, ovviamente, ma anche dei punti comuni di particolare rilievo per quanto riguarda l'attenzione, la sottolineatura dell'emergenza del tema della povertà e la necessità, quindi, di mettere in atto politiche di tipo strutturale e sistematico per contrastarla.
  Si esprimono in maniera diversa per quanto riguarda la valutazione dell'intervento, che comunque il Governo sta mettendo in atto su questo fronte e che – vorrei brevissimamente ricordare – porterà, nel corso di quest'anno, ad avere per la prima volta nel nostro Paese, su tutto il territorio nazionale, una misura di contrasto alla povertà ispirata al criterio dell'inclusione attiva. Si tratta di una misura che sostanzialmente accompagna al sostegno materiale – che è assolutamente inevitabile quando si parla di povertà – anche politiche di accompagnamento finalizzate a favorire la riattivazione delle persone che sono abili al lavoro, ma che sono temporaneamente fuori dal mercato del lavoro, e, al tempo stesso, pone una particolare attenzione all'inclusione sociale dei bambini, attraverso un impegno mutuale tra il nucleo che viene preso in carico e i servizi sociali, che stabiliscono con esso una sorta di impegno contrattuale in cui, a fronte del sostegno economico, c’è un impegno della famiglia ad assolvere, ad esempio, l'obbligo scolastico o quello relativo alle visite pediatriche di protocollo ed altre cose che sappiamo essere alla base, assieme alla deprivazione materiale, di un disinvestimento sull'infanzia che ha conseguenze poi molto negative anche nello sviluppo di vita.
  Questo progetto, questo piano, che sarà attivo – ripeto – su tutto il territorio nazionale nella seconda metà del 2014, ha ancora un target ristretto, cioè è finalizzato in primo luogo alle famiglie con minori – nella consapevolezza, che anche voi sottolineate nelle vostre mozioni, che la povertà minorile è particolarmente rilevante ed emergenziale nel nostro Paese –, in cui gli adulti abbiano un grande disagio lavorativo. Ovviamente si tratta di un target ristretto rispetto a quello che dovrebbe essere raggiunto. E, quindi, è impegno del Governo estendere progressivamente la misura, anche dopo avere messo alla prova la capacità degli enti che devono gestirla, cioè gli enti comunali o gli ambiti socio-assistenziali, in rete con i centri per l'impiego, le ASL, le scuole e ovviamente anche le associazioni del terzo settore. Dopo avere messo in atto questa sperimentazione della capacità di costruire rete, il Governo intende estendere la misura progressivamente in modo da farne davvero una misura permanente universale.
  Una richiesta in questo senso, con parole e enfasi diversa, viene da molte delle mozioni su cui fra pochi minuti esprimerò il parere. E, quindi, la linea che seguiamo come Governo è una linea che cerca di valorizzare gli elementi comuni delle mozioni, piuttosto che sottolineare gli elementi di divisione e di diversità. Quindi, anche con riferimento alle mozioni su cui è forse più forte la distanza fra il modo in cui il Governo sta agendo e le sollecitazioni che vengono dal Parlamento, i pareri che vado a esprimere sono pareri che propongono delle riformulazioni tese ad accogliere il più ampio numero possibile di impegni che i vari gruppi hanno formulato.Pag. 93
  Presidente, io adesso darei il parere, ma avrei bisogno di un minimo di maggior silenzio in Aula, perché altrimenti i presentatori delle mozioni non potranno capire le proposte di riformulazione che vado a fare.

  PRESIDENTE. Soprattutto lo dico ai primi firmatari delle mozioni: poiché la Viceministro Guerra sta per leggere le riformulazioni, è bene che si stia in silenzio e che i primi firmatari, in particolar modo, ascoltino le riformulazioni. Prego, Viceministro, prosegua.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Allora, noi abbiamo dei gruppi che fanno riferimento a misure di contrasto della povertà, che sono comunque nell'ottica dell'inclusione attiva e quindi nell'ottica comunque anche dell'attivazione al lavoro con terminologie diverse, come tipicamente «reddito minimo garantito». Allora la proposta che io faccio, nel dare il parere partendo dalla mozione Di Salvo ed altri n. 1-00295, è quella di chiedere, in questa formulazione, se vi è disponibilità da parte dei proponenti a considerare questa loro proposta come l'obiettivo a cui tendere, ma senza per questo considerarla in discontinuità rispetto ai primissimi passi che comunque si stanno facendo con la misura che ho appena descritto.
  E quindi, per quanto riguarda specificamente questa mozione, propongo per il primo impegno questa riformulazione: «ad assumere, in continuità con le misure già adottate dal Governo, iniziative...» e via dicendo, lasciando invariato tutto il resto del primo impegno.
  Per quanto riguarda il secondo impegno: «ad assumere iniziative...» e via dicendo, c’è il parere favorevole da parte del Governo.
  Anche per quanto riguarda il terzo impegno: «ad assumere iniziative per prevedere interventi...» e via dicendo, il parere è favorevole.
  Per quanto riguarda il quarto impegno c’è una proposta di riformulazione, che consiste nel sopprimere le ultime righe: «ad assumere iniziative per procedere alla proroga degli sfratti, compresi quelli per morosità incolpevole, per tutto l'anno 2014» e ad aggiungere invece un inciso dopo l’incipit, cioè dopo «nelle more degli adempimenti previsti dall'articolo 6, comma 5, della legge n. 124 del 2013», aggiungere «valutare la possibilità di assumere iniziative per dare modo...» e via dicendo fino al «Ministro delle infrastrutture e dei trasporti». Il motivo di questa richiesta, che viene dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è che detto Ministero ha predisposto lo schema di criteri e priorità per il riparto del fondo sulla morosità incolpevole, che dopo il previsto concerto con il MEF sarà sottoposto alla Conferenza Stato-regioni. Si conta pertanto di poter erogare ai comuni le somme disponibili (20 milioni nel 2014 e 20 milioni nel 2015) in tempi molto ravvicinati. Si auspica di poter incrementare queste risorse e, quanto alla proroga degli sfratti, si precisa che è stata prorogata al 30 giugno la sospensione degli sfratti già effettuata negli anni precedenti (finita locazione per categorie estremamente svantaggiate).
  Per quanto riguarda l'ultimo impegno, anche su questo il parere è favorevole con una proposta di riformulazione...

  PRESIDENTE. Scusi, Ministro, quale impegno ? Perché noi siamo rimasti al quarto capoverso.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. «A prendere le opportune iniziative per...» e via dicendo.

  PRESIDENTE. Sì, ma il capoverso precedente invece ? «A prevedere, con apposito provvedimento, un piano nazionale per la messa in atto...» e via dicendo ? Lei ha proposto una riformulazione del capoverso precedente...

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Certo, certo, ha ragione, scusate, ho saltato io un impegno. Allora, per quanto riguarda Pag. 94quell'impegno lì, sostituire l'inizio: «a prevedere, con apposito provvedimento, un piano nazionale...» con «a valutare la possibilità di prevedere, compatibilmente con le prerogative dei diversi livelli di Governo e in coordinamento con tali enti, un piano nazionale...» e via dicendo. Qui il problema è dato unicamente dal fatto che è difficile prendere come impegno statale, nazionale, un impegno che coinvolge anche competenze di altre amministrazioni.
  Per quanto riguarda invece – mi scusi Presidente ancora – l'ultimo impegno, su questo vi è una piccola proposta di riformulazione per quanto riguarda la lettera b): invece di «sostenere gli affitti agevolati con una ulteriore riduzione...», «valutare la possibilità di sostenere gli affitti agevolati...» e via dicendo. L'impegno verrebbe invece assunto e in particolare il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti chiede di precisare che è proprio sua intenzione destinare una quota parte del fondo revoche alla ristrutturazione degli alloggi ERP non utilizzati. Quindi vi è sintonia in questo senso. Ovviamente poi la quantità e la velocità degli interventi e anche la loro qualità possono essere diversi, però volevo proprio sottolineare questo aspetto di convergenza.

  PRESIDENTE. Passiamo alle mozioni successive. Adesso la proponente e i proponimenti ci pensano, ci ragionano e poi ci fanno sapere. Prego, passiamo alle mozioni successive.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Per quanto riguarda la mozione Calabria ed altri n. 1-00297, vi è un parere favorevole su tutti gli impegni richiesti. Per quanto riguarda la mozione Rondini ed altri n. 1-00304...

  PRESIDENTE. Scusi, sulla mozione Calabria ed altri n. 1-00297, il parere del Governo è quindi favorevole ?

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Sì, il parere è favorevole sull'assunzione di tutti gli impegni. Come dicevo, per quanto riguarda la mozione Rondini ed altri n. 1-00304, che consta di tre impegni, circa il primo impegno il parere è favorevole purché vengano eliminate le ultime cinque parole, ossia l'espressione: «principale causa dell'attuale crisi economica».
  Per quanto riguarda il secondo impegno, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «ad avviare, in tempi rapidi, tutti i necessari interventi per rendere attuativo il federalismo fiscale, valutando la possibilità di interventi di revisione del Titolo V della Costituzione e di altri interventi normativi che rendano possibile la destinazione delle risorse che scaturiscono...», eccetera eccetera. L'intervento, quindi, è per chiarire appunto questo inciso in quanto il quadro normativo attuale non permetterebbe la destinazione delle risorse che scaturiscono dall'applicazione dei costi standard a destinazioni predeterminate a livello nazionale e, quindi, l'inciso non sarebbe accettabile. Sappiamo tutti che si sta ragionando su una revisione del Titolo V ed è in quest'ambito che va inquadrata l'attuazione del federalismo fiscale.
  Per quanto riguarda il terzo impegno, il parere è favorevole.
  Circa la mozione Silvia Giordano ed altri n. 1-00306, si tratta di una mozione che prevede un numero molto elevato di impegni, anche con la finalità, come ci veniva ricordato pure dalla proponente, di far convergere in questa mozione degli impegni che sono stati sollecitati anche in altri contesti. Anche in questo caso, lo sforzo che è stato fatto è quello di cercare di capire tutti i punti possibili di convergenza e, quindi, dovrete avere la pazienza, perché si tratta di molti impegni, di seguirmi mentre ve li propongo.
  Per quanto riguarda il primo impegno, il punto è esattamente lo stesso a cui abbiamo fatto riferimento riguardo alla mozione Di Salvo ed altri n. 1-00295 e, cioè, va bene mettere in piedi delle misure che vadano verso la costruzione di una misura di contrasto alla povertà di tipo universale, inclusivo, quindi con attivazione Pag. 95al lavoro, che possiamo chiamare «reddito minimo garantito», però il punto è capire se siete disposti ad accettare la seguente riformulazione: «ad assumere, in continuità con le misure già adottate dal Governo, iniziative per introdurre un reddito minimo garantito...», poi segue come è stato scritto nella mozione fino al termine «povertà». Poi bisognerebbe togliere il termine «relativa», perché è vero che queste misure possono essere di qualsiasi tipo, ma, generalmente, sono misure che fanno riferimento non al concetto di povertà relativa, che è molto molto ampio, ma a un qualche concetto di povertà che potrebbe essere la povertà assoluta, ma possiamo stare sul generico, e quindi, come indicatore il numero di cittadini che vivono al di sotto della soglia di povertà, e la riformulazione prosegue così: «assumendo iniziative per superare la social card tradizionale». Questa è la proposta di riformulazione.
  Per quanto riguarda il secondo impegno, anche su questo si suggerisce una riformulazione che è necessaria, perché la formulazione attuale dà per implicito che sia già stato concordato in sede di Conferenza delle regioni il riparto delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali, cosa che era vera probabilmente quando la mozione è stata formulata e si riferiva al 2013, ma non è vera con riferimento al 2014. Quindi, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a procedere al riparto delle risorse del Fondo nazionale per politiche sociali previa intesa in sede di Conferenza unificata – non già di Conferenza delle regioni, perché questa è l'intesa che è richiesta per legge – al fine di rendere» e il resto dell'impegno è invariato.
  Per quanto riguarda il terzo impegno, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a reperire le risorse necessarie, anche attraverso la lotta all'evasione fiscale». Fino a questo punto, se siete disposti a togliere le altre possibili fonti su cui non c’è accordo, l'impegno verrebbe accolto con questa riformulazione.
  Per quanto riguarda l'impegno «ad attuare specifiche politiche sociali e dell'occupazione per inoccupati e disoccupati» il Governo esprime parere favorevole.
  Per quanto riguarda «la riduzione dell'IVA per l'acquisto di prodotti di prima necessità» questo non è accoglibile in quanto non è compatibile con la disciplina comunitaria non solo per quanto riguarda la possibilità di attribuire aliquote ridotte a beni che non siano già inclusi nel paniere delle aliquote ridotte, ma anche perché la disciplina non permette di avere aliquote differenziate in funzione di tipologie di consumatori.
  Per quanto riguarda il successivo impegno «a procedere alla revisione dell'articolo 5...» eccetera, anche questo impegno non viene assunto, in quanto ci si riferisce ad una norma che prevedeva la possibilità di introdurre delle soglie di accesso, possibilità che non è stata comunque esercitata nel decreto di attuazione previsto appunto dall'articolo 5 e, quindi, trattiamo di una cosa che non è attuale.
  Per quanto riguarda il successivo impegno «a sostenere, per le parti di propria competenza e d'intesa con l'ANCI, il coordinamento con gli enti locali per la distribuzione efficace e tempestiva di derrate alimentari...», anche in questo caso non possiamo accettare l'impegno non già perché non sia importante, è importantissimo, ma perché c’è un'altra politica in atto integrata con l'Europa, cioè abbiamo il Fondo europeo per gli indigenti a cui abbiamo partecipato, sia con la quota obbligatoria sia con la quota volontaria, che prevede appunto un accordo di partenariato più ampio rispetto ai soli comuni che coinvolge anche la catena del banco alimentare, della Caritas, con cui avverrà la distribuzione delle derrate alimentari e di altri beni materiali. Quindi, non è un rifiuto, è solo ricordare che c’è un'altra modalità con cui questa stessa finalità viene perseguita. Per quanto riguarda il successivo impegno «a promuovere e sostenere in relazione all'emergenza freddo...», anche qui c’è solo una precisazione: Pag. 96«a promuovere e sostenere, nel rispetto delle competenze dei diversi livelli di governo,» eccetera.
   Per quanto riguarda il successivo impegno che richiede un censimento ufficiale dei «senza fissa dimora» questo non è accoglibile, non perché non sia importante, ma perché ci sono già due fonti di raccolta dati che stanno partendo in questo momento che sono alternative rispetto a questa: una è la nuova rilevazione che stiamo facendo con l'ISTAT di approfondimento di quella che era già stata fatta con lo stesso ISTAT sui senza dimora, in accordo anche con la Fiopsd, e quindi quella che ci ha dato le informazioni che voi stessi richiamate, e l'altra è il cosiddetto casellario delle prestazioni assistenziali – è stato approvato ieri l'ultimo passaggio – che permetterà di avere un database completo di tutte le prestazioni, anche materiali, che riguardano tutti i soggetti che abbiano una presa in carico.
  Per quanto riguarda il successivo capoverso il Governo esprime parere favorevole.
  Per quanto riguarda i due successivi capoversi, parere favorevole con una richiesta di riformulazione che sostituisca all'espressione «a prevedere» l'espressione «a valutare la possibilità di prevedere»: «a valutare la possibilità di prevedere agevolazioni» da un lato e «a valutare la possibilità di prevedere la destinazione» e così via.
  Per quanto riguarda il successivo punto sul 5 per mille, anche su questo impegno il Governo esprime parere favorevole con una riformulazione: dove dice «valutando nell'immediato di assumere iniziative per aumentare da 400 milioni di euro a 500 milioni di euro» sostituire con «valutando la possibilità di aumentare da 400 milioni di euro a 500 milioni di euro».
  Per quanto riguarda l'ultimo impegno riportato nella stessa pagina, «ad avviare tutte le iniziative...», sostituirlo con «a valutare la possibilità di avviare tutte le iniziative, anche di carattere normativo...» eccetera, con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Per quanto riguarda il successivo impegno dove si prevede una relazione alle competenti Commissioni parlamentari, la proposta è di riscriverlo in questi termini: «ad inviare una relazione sulla povertà e le politiche di contrasto alle competenti Commissione parlamentari»; per evitare che, anche rispetto ad altre previsioni esistenti, ci sia una pletora di comunicazioni, è meglio focalizzare su un unico impegno che riguarda tutte le politiche di contrasto alla povertà, nonché la povertà, e questo quindi è il suggerimento di riformulazione che diamo.
  Per quanto riguarda il punto successivo, vorrei comunicare che stiamo lavorando già a linee guida in accordo con le principali città in cui si ha il fenomeno dei senza dimora e, quindi, siamo d'accordo, però chiederemo una riformulazione per motivi tecnici e cioè chiediamo di modificare le parole: «ad attivarsi, di intesa con l'ANCI» con: «ad attivarsi, in collaborazione con l'ANCI», e di sopprimere l'inciso: «individuando indirizzi di residenza non fittizi», in quanto la soluzione tecnica che probabilmente si rende necessaria è proprio l'individuazione di indirizzi di residenza che sono però fittizi, nel senso che un senza dimora una residenza non fittizia non ce l'ha. Però proprio la cosa che sollevate con questo impegno è fondamentale. Bisogna avere comunque un riferimento anagrafico.
   Per quanto riguarda l'impegno successivo, il parere del Governo è favorevole, ma con la solita precisazione che chiediamo sempre quando si tratta di impegni che hanno, comunque, anche delle conseguenze finanziarie e cioè l'inserimento della formula: «a valutare la possibilità di prevedere» e poi si prosegue con: «anche con iniziative di carattere normativo, nell'ambito del riordino del sistema delle agevolazioni fiscali...».
  Per quanto riguarda l'ulteriore impegno, idem, cioè: «a valutare la possibilità di assumere iniziative anche di carattere legislativo (...)» e così via. Per quanto riguarda la definizione dei livelli essenziali, il Governo è d'accordissimo. Semplicemente chiediamo con la proposta di Pag. 97riformulazione di introdurre la parola: «progressiva» cioè modificando nel modo seguente: «a procedere alla definizione progressiva dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (...)» e togliere, in fine, la parola: «relativa», per il motivo che ho già spiegato prima.
  Per quanto riguarda l'ulteriore impegno: «ad attivare le necessarie intese (...)», anche in questo caso il parere del Governo è favorevole con la precisazione: «a valutare la possibilità di attivare le necessarie intese (...)».

  PRESIDENTE. Scusi Viceministro, ha saltato un punto. «A procedere alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali...»

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signora Presidente, l'ho detto, cioè: «a procedere alla definizione progressiva dei livelli...».

  PRESIDENTE. Sì, mi scusi, perché le parole: «povertà relativa» sono su due punti diversi, sia sopra che sotto.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Ha ragione, infatti la riformulazione è su questo punto che la proporrei, non sull'altro, perché sull'altro può rimanere, nel senso che il microcredito può essere dato anche con riferimento a quel parametro.
  Per quanto riguarda il penultimo impegno proponevo di inserire: «a valutare la possibilità di attivare le necessarie intese al fine di prevedere per i comuni e le amministrazioni (...)».
  Per quanto riguarda l'ultimo impegno, il Governo è d'accordo, però c’è da correggere il riferimento normativo, perché non si tratta dell'articolo 6, comma 5, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, ma del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, così come modificato dalla legge 28 ottobre 2013, n. 124.
  Con queste proposte di riformulazione il parere è favorevole. In caso di non accettazione delle proposte di riformulazione, invece, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Signora Viceministro, questo vale anche per le premesse, ovviamente. Le riformulazioni riguardano l'impegno. Se le riformulazioni vengono accettate il parere è complessivamente favorevole sull'intera mozione, comprese le premesse.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Sì, lo stesso vale ovviamente per le proposte di riformulazione che avevo fatto per le altre mozioni.
  Per quanto riguarda l'ultima mozione a prima firma Gigli n. 1-00313, il parere del Governo è favorevole senza proposte di riformulazione.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  I proponenti hanno ascoltato le varie proposte di riformulazione, poi, prima di passare alle votazioni ci diranno se verranno accettate o meno.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, stiamo vivendo un periodo estremamente particolare, nel senso che sappiamo tutti, con gli ultimi dati che sono a nostra disposizione, che è aumentata notevolmente la povertà sia essa relativa che assoluta; credo che questo ci debba far riflettere tutti, e le mozioni che sono state presentate in questi giorni, la discussione che abbiamo, appunto, non soltanto deve impegnare il Governo da un punto di vista formale, ma deve impegnarlo da un punto di vista sostanziale. I dati, come dicevo prima, sono estremamente significativi, c’è un aumento dell'1 per cento per quanto riguarda la povertà relativa, c’è un incremento di quasi due punti per la povertà assoluta. Pag. 98
  Ma il dato che mi preoccupa e che ci preoccupa, come socialisti, è che non si riesce a discutere e a determinare una politica attiva per il Mezzogiorno d'Italia. Come lei ben sa, la povertà aumenta sempre più in virtù del fatto che aumenta la difficoltà nel rapporto tra Nord e Sud, e nel momento in cui aumenta questo rapporto tra Nord e Sud si ha sempre più un aumento della povertà in termini relativi ed assoluti nel Mezzogiorno d'Italia; e questa povertà si incrementa nel momento in cui le famiglie hanno un disoccupato o più disoccupati o delle persone disabili all'interno del proprio nucleo familiare. Ecco per cui noi chiediamo con forza, come parlamentari socialisti, che si incominci sicuramente ad affrontare con determinazione una politica attiva contro la povertà con misure che devono essere in piedi, ma nello stesso tempo che si affronti con determinazione il problema del Mezzogiorno d'Italia, che è un problema importante non soltanto di un'area, ma dell'intera nazione.
  Vi voglio dare un dato che viene fuori dai dati della Svimez: per la prima volta nella storia, nel Mezzogiorno d'Italia, che era il serbatoio anche delle nascite, abbiamo dal 1878 ad oggi nascite inferiori alle morti, e che i nati di un anno di età sono inferiori ai settantacinquenni. Capite bene qual è il fenomeno che oggi abbiamo all'interno di quest'area e che non è nell'agenda dei partiti politici e, oserei dire, consentitemi, anche all'interno del programma di Governo. Dobbiamo accelerare un processo, un processo che va in questa direzione, per fare in modo che vengano ad essere recuperate sacche importanti nella povertà nel Mezzogiorno d'Italia e che diventi, il Mezzogiorno d'Italia, un problema dell'intera nazione e dell'intero Parlamento. Noi, come socialisti, ancora una volta apprezziamo la mozione che hanno presentato i colleghi di SEL e per tale motivo noi voteremo a favore di quella mozione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Totaro, ma mi pare di aver capito che rinuncia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gian Luigi Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, colleghi, per la maggioranza della popolazione il perdurare della crisi sta causando certamente un impoverimento relativo, ma non ha impedito la fruizione dei beni e dei servizi essenziali. Per molte, troppe altre persone, invece, la crisi ha significato lo scivolamento nella fascia sociale di coloro che non raggiungono uno standard di vita minimamente accettabile non potendo disporre di un'alimentazione adeguata o di una situazione abitativa decente o per non essere in grado di far fronte ad altre necessità primarie riguardanti la salute, l'abbigliamento, i trasporti. Si tratta di quella che viene definita povertà assoluta, una condizione che è arrivata ad interessare nel 2012 l'8 per cento della popolazione, un numero di italiani doppio rispetto ai dati rilevati solo sette anni prima.
  Che l'Italia oggi costituisca un Paese a rischio medio di fame non serve che ce lo ricordi il Food security risk index; sempre più frequentemente, infatti, ci capita di osservare persone insospettabili frugare nei cassonetti. A ognuno di noi è capitato di incontrare figure nuove di senzatetto costituite non più da disadattati con problemi psichici, ma, per esempio, da persone che hanno perso il lavoro e non hanno più potuto reinserirsi nel ciclo produttivo, o da padri di famiglia che, dopo un divorzio o una separazione non hanno più avuto a disposizione un reddito sufficiente per provvedere ai bisogni elementari della vita. Ognuno di noi ha dovuto rendersi conto del numero crescente di famiglie che fanno fatica a pagare l'affitto di un'abitazione, per quanto modesta. Molti di noi, spero, hanno anche avuto modo di riflettere sul cambiamento della tipologia degli utenti che affluiscono oggi alle mense dei poveri. Tanti, spero, si sono resi conto della sempre più frequente Pag. 99richiesta di pacchi viveri che ogni giorno perviene alle organizzazioni sostenute dal Banco alimentare.
  Quando mi affaccio dalla mia finestra a Udine non posso fare a meno di vedere la fila delle persone che bussa per abbigliamento al cancello delle suore vincenziane che, insieme a numerosi volontari, selezionano, sistemano e stirano vestiti usati. Anche tra di essi numerosi sono gli italiani.
  Infine, anche chi non fa il medico saprà che è crescente il numero delle persone che non si curano perché non hanno i soldi per acquistare alcuni tipi di farmaci o si curano male o con ritardo per non gravarsi del pagamento dei ticket sanitari che pure loro competerebbe.
  A ridurre l'impatto di questi problemi ci hanno pensato finora, come ho già detto, il volontariato e gli enti locali con risorse peraltro sempre più ridotte. Ci hanno pensato soprattutto le famiglie assumendosi il ruolo di autentico e più importante ammortizzatore sociale verso i membri in difficoltà perché minori, disabili, disoccupati, non autosufficienti nella loro vecchiaia. Oggi anche queste famiglie sono allo stremo.
  Anche per questo la condizione di povertà assoluta ha assunto oggi un profilo nuovo; a differenza del passato, infatti, non interessa più quasi esclusivamente le popolazioni del Meridione e le famiglie con almeno tre figli, anche se queste rimangono le realtà dove la povertà risulta prevalente. La povertà, infatti, è cresciuta anche al Nord e anche tra le famiglie con solo due figli; oggi ogni nuovo figlio rischia di costituire per la famiglia, oltre che una speranza di vita, una crescita del rischio di impoverimento.
  A fronte di questi problemi la mozione, per quanto ben consapevoli dei limiti dello strumento, vuole segnalare la drammaticità del problema a questo Parlamento, al Governo e a tutto il Paese. Questa mozione, che è già frutto della maturazione di una consapevolezza, vuole contribuire a far crescere il livello di attenzione di tutto il Paese per un problema che l'Italia, sola nell'Europa a 15 insieme alla Grecia, ha ritenuto di affrontare finora senza uno strumento di intervento organico a carattere nazionale.
  In discussione generale abbiamo dato atto al Governo degli sforzi compiuti e di aver segnato finalmente un'inversione di tendenza nell'approccio ai problemi della povertà, in particolare con l'avvio della nuova social card per l'inclusione attiva, con i finanziamenti assegnati in legge di stabilità e da ultimo con la seconda riallocazione dei fondi europei in occasione del Consiglio dei ministri del 27 dicembre.
  Diamo atto al Governo di aver stanziato 887 milioni per il periodo dal 2014 al 2016, ora però chiediamo al Governo di impegnarsi a fare di più. La mozione intende impegnare il Governo a compiere ora un passo avanti ulteriore.
  Si tratta di superare l'ottica dei provvedimenti «tampone» e delle logiche assistenziali passando definitivamente alla costruzione di uno strumento di largo respiro fondato sul principio dell'inclusione attiva in base al quale, tra lo Stato e il beneficiario, viene sottoscritto un autentico patto.
  Gli impegni che chiediamo al Governo mirano a sviluppare dunque una strategia di lungo respiro, a superare la fase sperimentale positivamente avviata, a stabilizzare i provvedimenti adottati e a far sì che ci sia una graduale estensione degli stessi fino ad una platea di aventi diritto sempre più larga per arrivare alla universalità nell'accesso per gli aventi diritto.
  Mirano anche a chiedere al Governo una integrazione di tutte le prestazioni oggi disperse in mille interventi del Governo stesso, delle regioni, degli enti locali e a favorire il pieno coinvolgimento del privato sociale e del volontariato, delle associazioni, a valorizzare anche l'apporto dei donatori privati attraverso opportuni meccanismi di detassazione.
  Mirano a chiedere al Governo una attenzione per le famiglie ed in particolare per quelle con più figli e per quelle che si fanno carico dei soggetti disabili o di anziani non autosufficienti, per le famiglie monogenitoriali; mirano a ridare un ruolo centrale alle stesse famiglie nelle pratiche Pag. 100per l'inclusione e a stabilizzare e a dare completa allocazione ai fondi del 5 per mille a sostegno delle associazioni no profit.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIAN LUIGI GIGLI. Registriamo – concludo – positivamente da parte del Governo anche un'attenzione per il passaggio ad un sistema fiscale che contempli valide detrazioni a favore delle famiglie per la cura dei figli, per l'assistenza ai membri disabili e non autosufficienti: un cambiamento degli strumenti fiscali che potrà avere anche positive ricadute nel far emergere il lavoro nero ed una fascia di evasione fiscale.
  Da ultimo, questa mozione evidenzia la compattezza delle forze di maggioranza sul tema del contrasto alla povertà assoluta, concordemente ritenuto ormai una priorità dell'azione di Governo, sia per la gravità del problema sociale che sottende sia per le conseguenze negative che esso ha sullo sviluppo del Paese. Superare la povertà, infatti, non significa solo contribuire a superare il disagio sociale, non significa solo redistribuire una parte delle risorse per offrire nuove opportunità di ripartenza a chi ha perso tutto: significa anche liberare energie lavorative ed intellettuali oggi bloccate, reimmettere nel circuito produttivo risorse umane che avevano perso ogni speranza, ridurre il fenomeno della dispersione scolastica, permettere a giovani coppie di metter su famiglia, contribuire a superare l'inverno demografico, sostenere le famiglie nell'opera preziosa di ammortizzatore sociale che con amore ed abnegazione oltre ogni limite continuano a svolgere. In una parola: il contrasto alla povertà assoluta può diventare per l'Italia uno strumento per uscire dalla crisi ed un volano per agganciare la ripresa (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, quasi 85 mila giovani residenti per la stragrande maggioranza nel nord del Paese sarebbero pronti, secondo i dati elaborati e pubblicati da una ricerca di Datagiovani, ad emigrare per lavorare. Il guadagno medio desiderato punta ai 900 euro, ma quattro su dieci si accontenterebbero anche di meno di 800 euro.
  Prima di sviluppare qualsiasi altro tipo di ragionamento, ho ritenuto di riportare questi dati. Avrei potuto citare altri numeri per fotografare un Paese dilaniato da questa crisi economica, un Paese dove il tasso percentuale delle persone indigenti è andato negli ultimi tre anni via via aumentando in modo esponenziale. Ma il dato dei giovani pronti a lasciare il nostro Paese più di ogni altro mostra chiaramente che le politiche adottate sinora non sono riuscite a dare delle risposte idonee a superare questo momento critico, ma anzi stanno portando le nuove generazioni a perdere totalmente la speranza.
  L'attuale crisi economica, manifestatasi a livello globale soprattutto negli ultimi tre anni, ha investito tutti i Paesi d'Europa ed ha avuto pesanti ripercussioni sull'intero sistema economico nazionale del nostro Paese. Gli esperti hanno individuato da subito tra le cause principali dell'attuale crisi economica il fallimento di un modello di mercato senza regole, nel quale le istituzioni hanno abdicato al loro ruolo a favore del potere esercitato invece dalla finanza internazionale; ma nessuno, dico nessuno, in questi anni ha chiesto a coloro che hanno sbagliato, a coloro che hanno speculato di rispondere in prima persona dei crimini commessi.
  La tanto decantata autoregolamentazione del mercato si è dimostrata totalmente incapace di mantenere il sistema su binari funzionanti. Il sistema finanziario e monetario, sempre più deregolamentato e sottratto ai controlli preposti, ha minato ogni forma di governance, dando così origine ad una serie di bolle finanziarie, fagocitando i settori industriali, commerciali ed agricoli-produttivi. Una volta ritrovata la stabilità grazie al sostegno pubblico, le banche e gli istituti finanziari Pag. 101hanno ricominciato a mettere in moto meccanismi speculativi, come se da questa crisi non si sia stati capaci di comprendere la necessità di cambiare rotta e ritornare ad una politica del fare, abbandonando per sempre il sistema viziato da una finanza creativa e dominatrice del mercato.
  Stando ai dati elaborati elaborati e pubblicati dai principali istituti scientifici, dalle associazioni di categoria e dei consumatori, nel nostro Paese diminuiscono in modo drastico i consumi, anche quelli riferiti ai beni alimentari, aumenta in modo esponenziale il numero dei disoccupati, degli inoccupati e dei cassintegrati, delle famiglie in sovraindebitamento ed in emergenza abitativa, degli anziani in condizione di grave indigenza, delle persone diversamente abili prive di adeguata assistenza.
  Dal 2005 al 2012 il numero degli italiani che vivono in povertà assoluta è raddoppiato. Nel 2012, anno a cui risalgono gli ultimi dati dell'ISTAT, le famiglie che versavano in una condizione di povertà assoluta erano 1 milione 725 mila, il 6,8 per cento delle famiglie residenti, per un totale di oltre 4,8 milioni di persone, l'8 per cento della popolazione.
  La perdurante crisi economica ha prodotto l'impoverimento di un'ampia parte della popolazione, ma non ne ha impedito la fruizione dei beni e dei servizi essenziali, a differenza di chi non raggiunge uno standard di vita minimamente accettabile calcolato dall'ISTAT e legato ad un'alimentazione adeguata, a una situazione abitativa decente e ad altre spese basilari, come quelle per la salute, i vestiti ed i trasporti. Negli ultimi anni infatti si è assistito ad un incremento sempre più crescente di tale fenomeno in segmenti della popolazione prima ritenuti immuni: il nord, dove le persone in povertà assoluta sono aumentate dal 2,5 per cento del 2005 al 6,4 per cento del 2012, e le famiglie con due figli, dal 4,7 per cento al 10 per cento.
  L'attuale congiuntura economica che ha investito l'Italia ha imposto ai Governi che si sono succeduti una politica di contenimento dei costi che ha generato tagli ingenti ai finanziamenti diretti agli enti locali, con conseguente difficoltà da parte delle amministrazioni comunali nella gestione degli interventi diretti ai servizi e ai cittadini secondo standard di qualità, efficienza ed efficacia.
  L'introduzione del federalismo fiscale, che sarebbe sicuramente una soluzione, pur rappresentando un cambiamento epocale che segna finalmente una netta inversione di rotta in merito alle politiche sociali, nei fatti ha subito fin qui un'inspiegabile rallentamento nella sua effettiva applicazione. Fermo è il nostro convincimento che l'autonomia impositiva regionale e locale, e diretta a superare la logica dei trasferimenti vincolati ad alto tasso di burocrazia e a basso tasso di incidenza sullo sviluppo reale, aprirebbe una nuova stagione anche per le politiche fiscali e a tutela dei cittadini e delle famiglie, soprattutto nelle fasce più deboli della nostra popolazione.
  Si tratta di principi altamente innovativi, che connotano questa riforma del federalismo fiscale nella direzione di un maggior riconoscimento fiscale dei carichi familiari e quindi nella direzione di una maggiore attuazione di quella tutela della famiglia che orienta il nostro dettato costituzionale. Il nostro sistema fiscale si è ostinato ad operare sin qui come se la capacità contributiva delle famiglie non fosse influenzata dalla presenza di figli e dall'eventuale scelta di uno dei due coniugi di dedicare parte del proprio tempo a curare, crescere ed educare i figli, mentre di norma in tutti gli altri Paesi europei, a parità di reddito, la differenza fra chi ha e chi non ha figli a carico è consistente. Il sistema di tassazione deve essere riformulato in modo tale da lasciare a disposizione del nucleo familiare una maggiore disponibilità di reddito, ponendo fine all'iniqua penalizzazione a cui è sottoposta dall'attuale sistema fiscale.
  Al fine quindi di contrastare la diffusa povertà, è necessario che si sviluppi una rete di interventi diretti a sostenere l'attività di welfare territoriale, facendo sì che il Governo metta a disposizione delle regioni e dei comuni maggiori risorse finanziarie Pag. 102da destinare alle politiche sociali, con l'obiettivo di sviluppare programmi ed interventi straordinari finalizzati ad una reale presa in carico dei cittadini e delle famiglie più bisognose. In un momento drammatico come quello che stiamo vivendo è doveroso che il legislatore e il Governo siano capaci di tutelare quel sistema di garanzie che si fonda sul rispetto dei principi e valori che rappresentano il motore di un Paese civile. La politica di solidarietà deve essere inquadrata in un'azione ampia, finalizzata a garantire la coesione sociale come condizione stessa dello sviluppo. Per questo motivo è necessario mettere in moto una politica diretta a dare un segno decisivo di cambiamento, volta innanzitutto a far sì che la nostra società si riappropri di quei principi e valori insiti nella nostra tradizione religiosa, etica e culturale della nostra comunità, certi che, attraverso una riforma dello Stato in ottica federalista, si possa realizzare una società partecipata dove il principio di sussidiarietà diventi strumento sinergico dell'attività amministrativa e politica del Governo e degli enti locali.
  Ma questi interventi non possono, secondo noi, prescindere dall'avviare una decisa politica di contrasto ai meccanismi speculativi del sistema finanziario, principale causa dell'attuale crisi finanziaria ed economica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pierpaolo Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, colleghi deputati e deputate, io tenterò nel mio intervento di stare lontano dalla genericità, che in un argomento come questo rappresenta uno dei rischi in cui più facilmente può incorrere l'intervento di qualsiasi deputato. Credo che dire ovvietà sul tema della lotta alla povertà, sul tema dell'inclusione e sulla coesione sociale non rappresenti una delle necessità che ciascuno di noi in quest'Aula vuole svolgere, anche se devo dire che, ovviamente, penso che una parte dell'intervento debba obbligatoriamente essere dedicata a sottolineare quanto importante sia oggi la lotta alla povertà in questo Paese. È importante soprattutto perché ci consente di contrastare le spinte alla disgregazione sociale, che creano dei rischi forti nel corpo della nostra società e che, ovviamente, nella loro azione di contrasto sono interesse di tutti, cioè non rappresentano l'interesse di una parte soltanto della nostra società ma, credo, che rappresentino un interesse generale, di cui ciascuno di noi deve essere interprete.
  In questo senso credo di poter dire che Scelta Civica condivide l'atteggiamento sulla lotta alle povertà che sino a questo momento il Governo ha tentato di mettere in campo, cioè un atteggiamento che non è meramente basato su logiche di tipo assistenziale, che tentano di affrontare il problema semplicemente lenendo con spolverature tipo quelle dello zucchero a velo problemi che sono sparsi nell'intero corpo sociale del Paese, ma andando ad avere una logica di inclusione attiva, cioè una logica che stimoli e una logica che aiuti il corpo sociale del Paese all'inclusione attiva e non semplicemente ad attendere un aiuto da parte dello Stato.
  Però, detto questo io credo che Scelta Civica abbia il dovere di sottolineare un aspetto che è altrettanto importante e, cioè, che la povertà in Italia non è il problema. Noi faremmo un grave errore se pensassimo di affrontare il tema della povertà come se il tema delle povertà fosse un problema a sé stante, come se il tema delle povertà non rappresentasse, invece, la faccia di una medaglia, la faccia di un mosaico che ha tante altre tessere che devono essere coerentemente esaminate in un quadro di cornice, perché altrimenti non avremmo la capacità di comprendere qual è il problema che stiamo affrontando e non avremmo neanche idea di quali sono le azioni che è indispensabile mettere in campo per affrontarle.
  Io credo che il tema che è risuonato, anche negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, il tema della solidarietà e il tema di un welfare moderno di tipo occidentale, sia senz'altro un tema che è Pag. 103presente nelle nostre riflessioni e nei nostri ragionamenti. Però, colleghi, è bene che tutti i deputati che sono presenti in quest'Aula abbiano ben chiaro che il welfare è sostenibile se c’è sviluppo nel Paese. La lotta alla povertà si può fare con la speranza di vincerla se c’è sviluppo nel Paese. Quindi, il tema della povertà non è un tema scollegato dal tema dello sviluppo che complessivamente abbiamo sempre davanti agli occhi, anzi, è una parte strettamente collegata con questo. Se questo Paese non torna a crescere, se questo Paese non torna a produrre ricchezza, la lotta alla povertà è una partita persa. Un Paese povero divide soltanto povertà, mentre un Paese ricco può avere le logiche della solidarietà, può sostenere le parti più deboli e può fare in modo davvero che nessuno resti indietro.
  Questo credo che sia l'appello finale di Scelta Civica. Scelta Civica vota a favore della mozione che è stata accettata dal Governo, ma Scelta Civica ha bene in chiaro che la scommessa di questo Paese è che questo Paese deve riprendere a crescere, che questo Paese deve spezzare i lacci dei privilegi, che tante consorterie ancora tengono in piedi, che questo Paese deve sapere superare i veti delle corporazioni, che sono figlie di logiche borboniche che niente hanno a che vedere con un Paese modernamente liberale, che questo deve riattivare gli ascensori sociali, che oggi sono fermi.
  Questo paese deve riattivare gli ascensori sociali che oggi sono fermi; questo paese deve ricordarsi che gli ascensori sociali fermi puniscono i deboli, puniscono i poveri, perché quelli che hanno più bisogno di ascensori sociali che funzionano sono proprio le parti più deboli, le uniche che possono investire sulla loro ricchezza, sull'unica loro ricchezza: il merito, la capacità, il talento. Se noi abbiamo questo chiaro in testa, se abbiamo in mente come riferimento la «società aperta» di Popper e non quella chiusa, non quella statica, non quella morta, non la palude che è la società italiana, bene, questo Paese può riprendere a crescere e smantellare una burocrazia che non serve, può fare tante semplificazioni; può ridare centralità al merito e al talento, che è l'unica cosa che consente la crescita del Paese e che, secondo Scelta Civica, è l'unico modo vero – fuori dagli slogan – di lottare contro le povertà. (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Roccella. Ne ha facoltà.

  EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Mi sembra un ottimo risultato, e un segnale importante aver prodotto con facilità su questo, che è un tema sensibile, un testo largamente condiviso come quello Gigli, che abbiamo sottoscritto. Apprezzo anche la disponibilità del Governo nei confronti di tutte le mozioni che sono state prodotte su questo tema. È in sintesi, in fondo, l'obiettivo che si pone la maggioranza che sostiene il Governo: affrontare le emergenze di un paese che è in sofferenza, ma ha le risorse umane, sociali e anche economiche per uscire dalle difficoltà. È necessario, però, per uscire dalle difficoltà, anche uno sforzo comune per il bene comune. La crisi economica ha fatto dei danni che possiamo constatare. Anzi, è anche difficile constatare l'entità di questi danni, dal momento che la gravità della crisi ha inciso sul tessuto sociale del nostro paese e i dati non sempre riportano la realtà del paese; ha messo in pericolo una realtà che si considerava consolidata e, anzi, che si considerava a prova di crisi, perché la tenuta sociale del nostro Paese era ed è molto particolare nel contesto europeo, direi unica, a partire dalla solidità delle reti familiari e dalla ricchezza, dalla diffusione delle reti di solidarietà. Oggi però anche classi sociali che fino a pochi anni fa si potevano ritenere al riparo dal rischio povertà, potendo contare su una sicurezza economica legata alla stabilità lavorativa, si sono viste minacciate e lambite dalla povertà. I dati sono noti: basta leggere il rapporto sulla coesione sociale pubblicato a dicembre dall'ISTAT. Sono stati ricordati anche in Pag. 104quest'Aula da altri colleghi, quindi non li ripeterò. Vorrei però almeno ricordare che un minorenne su cinque vive in famiglie che versano in condizione di povertà relativa; uno su dieci in nuclei familiari poveri in senso assoluto. I trasferimenti sociali riescono fino a un certo appunto ad alleggerire la situazione, dato che abbassano la percentuale di poveri solo del 5 per cento. Devo dire che in altri paesi invece questa percentuale è più alta: il 10 per cento in Germania e in Francia. Questa situazione, questo mutamento del tessuto sociale, del tessuto della realtà in cui viviamo, non può non comportare uno stravolgimento delle esistenze di intere fasce della popolazione e, soprattutto, delle giovani generazioni. Basti pensare a tutti i ragazzi e a tutti i giovani che, in assenza di occupazione, finiscono per vivere sempre più a lungo presso le proprie famiglie originarie. Già era in atto il fenomeno, individuato anni fa, della «famiglia lunga», ma oggi si è molto aggravato. Si posticipa o si accantona addirittura l'idea e il progetto di formarsi una famiglia propria. Tra l'altro, l'inverno demografico che affligge il nostro Paese è, di per sé, un fattore di crisi, e invece di alleggerirlo siamo riusciti soltanto, in questo periodo, ad accentuarlo. È un fattore di crisi sia per la sostenibilità degli equilibri del welfare, sia in senso più generale, per la mancanza di dinamismo, di iniziativa, di innovazione che produce nella nostra società.
  Questa mozione vuole sollecitare un Governo che è già sensibile a una politica, alla lotta alla povertà vecchia e nuova, ad una politica di ampio respiro, con una strategia che non abbia valenza esclusivamente assistenziale, ma che sia capace di rivitalizzare il tessuto economico e sociale, incidendo fortemente sulle politiche del lavoro e su quelle degli incentivi, del sostegno, delle opportunità.
  In questo condivido quanto è stato detto da altri colleghi in Aula, in particolare proprio dall'ultimo intervento dell'onorevole Vargiu. Il nostro Paese ha necessità di rispettare i vincoli di bilancio, ma questo non può e non deve impedire una forte azione a favore della lotta alla povertà. Certo il Governo deve stabilire l'ordine e le dimensioni della platea dei beneficiari, la priorità degli interventi e i criteri di individuazione, quindi, dei soggetti più fragili. Le famiglie numerose, i disabili, le famiglie monogenitoriali, la povertà minorile, gli anziani soli devono trovare risposte a esigenze obiettive, socialmente rilevanti e umanamente e indifferibili. Il Governo ha il dovere di valutare tutto questo stabilendo un ordine e misure adeguate per il suo piano di intervento. Dicevamo che c’è uno slogan che dice: «le persone prima di tutto», e questo deve essere il nostro slogan.
  È urgente anche sostenere con forza il ruolo sociale del terzo settore, cioè di quel complesso di soggetti organizzativi di natura privata volti però alla produzione di beni e servizi a destinazione pubblica e collettiva, associazioni di volontariato, organizzazioni non governative e così via, che sono elemento di vitalità della società civile e soprattutto della nostra società, perché sono particolarmente diffuse in Italia, e sono spesso in grado di farsi carico dei bisogni delle persone perché, tra l'altro, generano relazioni positive e attivano le reti di solidarietà.
  La situazione di ristrettezze economiche in cui è il nostro Paese, l'esigenza di contenere la spesa in modo da mantenere i conti in ordine, anche e soprattutto in considerazione del fatto che ormai siamo sempre più soggetti ai giudizi delle autorità europee preposte allo scopo, richiede però da parte del Governo una maggiore attenzione nei confronti appunto di tutti questi soggetti che operano nel volontariato. È sostenendo chi sostiene che possiamo ottenere i nostri obiettivi, attivando appunto i meccanismi di solidarietà che nascono già dall'interno della stessa società, le reti di sussidiarietà di cui il nostro Paese è ricco. Quindi, il rafforzamento dell'istituto del 5 per mille in termini di immediato sostegno a queste realtà. Nell'affrontare la questione dell'impoverimento della società, risulta essenziale per riattivare e rivitalizzare il tessuto sociale, sostenere – insisto – il comparto dell'associazionismo, Pag. 105del volontariato e delle Onlus, proprio per rimettere in moto un circolo virtuoso, un circolo virtuoso all'insegna della solidarietà che nasce dalle comunità e dalle famiglie.
  È necessaria anche un'azione forte che solleciti l'Unione europea a fornire il proprio contributo nel difficile processo di sostegno ai meno abbienti e di creazione di occupazione per quanti cercano il lavoro senza trovarlo. L'Unione europea deve, accanto alle politiche di rigore e di bilancio e proprio per un necessario riequilibrio degli effetti di tali politiche, fornire risposte a quanti all'interno del proprio territorio vengono a trovarsi in situazione di bisogno, di indigenza, che non può essere certamente ignorata o considerata di secondaria importanza dall'Unione europea. Sarebbe questo il modo per iniziare a gettare le basi di una Unione più vicina alla gente, anziché semplice portavoce di problematiche legate al rispetto del deficit, del debito pubblico e del rigore, che la rendano così lontana in questo momento dai cittadini e anche poco amata dai cittadini dei Paesi membri.
  Annuncio quindi il voto favorevole del nostro gruppo alla mozione Gigli ed altri, che abbiamo sottoscritto, ma anche a quelle Rondini e Calabria. Sulle altre aspettiamo di capire quale sarà la formulazione definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, ci sono delle cifre che parlano più di molte parole, ne sono risuonate tante in quest'Aula, sia quando abbiamo fatto la discussione sulle linee generali, sia ancora adesso. Quando in un Paese di sessanta milioni di abitanti – questo dice l'ultimo censimento – ci sono dieci milioni di poveri, persone che hanno condizioni di povertà relativa, e cinque milioni di persone in povertà assoluta, mettere a confronto queste cifre con il numero delle persone che sono in Italia, dà il senso dell'enormità di ciò di cui stiamo parlando.
  Un'enormità che va poi anche arricchita di un racconto: le persone che sono in povertà assoluta sono spesso donne in pensione, magari con una lunga vita lavorativa alle spalle e pensioni da 500 euro; sono bambini. La Commissione per l'infanzia sta facendo un'indagine conoscitiva e cominciano a venire fuori dati che già erano conosciuti, ma che acquisiscono oggi una dimensione straordinariamente preoccupante. Dietro quelle cifre vi sono lavoratori, lavoratori poveri, vi è un'Italia che, via via, è scivolata verso la china, il piano inclinato della povertà.
  Ma, quando noi descriviamo questa Italia, parliamo di una democrazia fortemente a rischio. La povertà non è soltanto un dato sociologico o un dato economico: è un dato democratico. Un Paese come l'Italia, che è tra le potenze industriali e che convive con questo livello così grande di povertà dei bambini, delle donne, degli anziani, è un Paese che rischia che la rabbia travolga le sue istituzioni, travolga il suo assetto democratico, perché la politica non risponde e al suo posto vi è la rabbia.
  Ma è anche il Paese in cui il 10 per cento delle famiglie possiede il 50 per cento della ricchezza; è anche il Paese in cui i CEO, i capitani d'azienda, guadagnano, all'ora, 957 euro, il doppio dei CEO tedeschi, quasi il doppio dei CEO inglesi. Il livello di disuguaglianza, unito alla raffigurazione che facevo prima, rende urgente, per noi, passare dal commento, dal racconto, dalla rappresentazione dell'Italia, agli interventi per superare quelle disuguaglianze. Certo, nessuno pensa che tutto ciò possa essere risolto con un colpo di bacchetta magica, però noi chiediamo e vi chiediamo di non fermarsi semplicemente né al racconto né all'indignazione e nemmeno al compatimento, nel senso di patire insieme, nel senso greco.
  Si tratta di capire perché siamo arrivati qui, perché, se non si capisce perché, si Pag. 106rischia semplicemente di agire, con magari ottima volontà, per ridurre il numero delle persone in difficoltà, non per cambiare le scelte che hanno prodotto la povertà, le scelte macroeconomiche, quella politica non più a guida della finanza, ma quella finanza che ha guidato la politica, per scendere all’austerity tecnocratica, per scendere alle conseguenze di scelte, appunto, economiche e politiche, macroeconomiche, globali ed europee, che, agli occhi di tutti, non hanno risolto la crisi, l'hanno aggravata e hanno prodotto in Italia, ma anche in altri Paesi – pensate alla Grecia, pensate alla Spagna, pensiamo alla nostra situazione – un livello di «rottura» sociale che ha le caratteristiche che dicevo prima.
  Ma poi, venendo a noi, vi sono le scelte. Quali scelte ? È possibile raffigurarci come un Paese che, semplicemente, ha sofferto le conseguenze di scelte su cui non incideva ? Non è giusto neppure questo punto, non è giusto neppure, io penso, assolverci scaricando la croce sull'austerità tecnocratica europea, che pure c’è, o sulla globalizzazione non guidata dalla politica, che pure c’è, sulla riforma degli organismi internazionali, che pure va fatta, o sulle regole del WTO, che pure vanno cambiate.
  Non è giusto neanche questo, perché non è vero. Infatti, di fronte a quelle cifre, a quel quadro che descrivevo prima, vi sono scelte della politica italiana che hanno determinato tale situazione, come quando si riduce il fondo sociale, i fondi sociali; come quando si tagliano le risorse e i trasferimenti agli enti locali; come quando si realizza una legge, come quella Fornero, che, inevitabilmente, se non si interviene a cambiarla, condanna i giovani di oggi ad essere futuri pensionati poveri, su cui, poi, bisognerà intervenire per correggere quella povertà; come quando si immagina che la competizione delle imprese debba avvenire sul piano dei costi e non della politica industriale, sul piano della precarietà e non delle scelte di abbattimento dei costi di sistema.
  Vi sono delle scelte che abbiamo fatto noi, che ha fatto il sistema italiano che non solo non hanno contrastato la povertà, ma che hanno portato fino qui. E allora dobbiamo pensare a come si correggono quelle scelte. Noi abbiamo delle opinioni precise sia su come deve cambiare questo modello di sviluppo europeo e globale, come si deve creare lavoro, come si deve vincere la precarietà ridando valore al lavoro, come bisogna ridare una speranza ai giovani e sia su come bisogna reinventare uno Stato sociale che deve parlare alle persone e sostenere la loro autonomia. Perché il tema del non lasciare sole le persone, le donne, i giovani, gli anziani, è il tema che deve guidare la riscrittura dello Stato sociale italiano. Lo Stato sociale è stata la scelta dell'Europa sociale, insieme al grande ruolo che le organizzazioni e i corpi intermedi hanno avuto nella costruzione dell'Europa. Dobbiamo pensare agli Stati Uniti d'Europa, alla democrazia delle sue istituzioni e dobbiamo pensare, anche e soprattutto, a difendere quell'Europa sociale. Per difenderla non serve la retorica europea, serve modernizzare lo Stato sociale qui in Italia e in Europa. E allora il tema dell'autonomia delle persone, come chiave di riscrittura dello Stato sociale, è il tema. Ed è per questo che noi da tempo parliamo di reddito minimo, cioè di uno strumento di inclusione, di sostegno all'autonomia delle persone, che riesce anche, nel momento in cui si realizza, ad essere una chiave di difesa dal ricatto del lavoro precario e del lavoro nero. La pensiamo così, e siamo convinti che le risoluzioni europee, e particolarmente quella del 2010 che finalmente ha superato la contrapposizione spesso ideologica sui piani su cui era meglio agire – bisogna creare lavoro o bisogna pensare al reddito minimo ?- e finalmente in quella risoluzione si dice che lavoro e reddito minimo sono entrambi strumenti di sostegno della cittadinanza ed è per questo che la Carta di Nizza ne parla e dice che il reddito minimo è un diritto sociale. Ed è per questo che noi insistiamo su questa scelta che non è una scelta banale, dicevo, e di riscrittura dell'impianto del welfare, perché noi non pensiamo che lavoro e reddito siano temi che debbano essere contrapposti, strumenti Pag. 107appunto di inclusione, non pensiamo che con il reddito minimo si debba cancellare la previdenza pubblica – tanto per dirne una –, non pensiamo che il reddito minimo sia la chiave per cancellare gli ammortizzatori sociali, pensiamo a una riscrittura che abbia la libertà delle persone, delle donne, degli uomini, e la loro autonomia, al centro.
  Allora, e concludo credo, per questa ragione noi abbiamo ascoltato le proposte che la Viceministra Cecilia Guerra ci ha avanzato. Intanto voglio dire che ho apprezzato la scelta di una lettura attenta delle mozioni per trovare ciò che unisce. Detto ciò, dico subito che noi accettiamo la riformulazione sui punti successivi, ma sul primo punto invece proporremmo noi al Governo un'attenzione a una nostra idea: per tutte le cose che ho detto prima, noi pensiamo che la cosa più importante sarebbe quella di dire che il Governo si impegna a sperimentare il reddito minimo in continuità con le risoluzioni europee di cui ho parlato prima, perché questo dà il senso di riportare questo Paese nell'ambito di quella Europa sociale, di quella cultura politica che si sta misurando in modo differente e combatte una guerra contro la globalizzazione e la povertà utilizzata come strumento contundente della globalizzazione. Per questo noi saremmo disponibili ad accettarla, ma questo è un punto assolutamente dirimente per considerare positivamente la richiesta della Viceministra.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetto Fucci. Ne ha facoltà.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi con questa mozione affrontiamo il problema che interessa, purtroppo, una larga fetta della popolazione del nostro Paese e che per questo non possiamo sottovalutare. La grave crisi economica che ormai da anni sta attraversando non solo il nostro Paese, ma l'intera Europa ha condotto la ricchezza delle famiglie lungo una parabola discendente di cui non si ha recente memoria.
  È bene in questa sede ricordare che il 30 dicembre 2013 è stato pubblicato il «IV Rapporto sulla coesione sociale», elaborato congiuntamente da INPS, ISTAT e Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il rapporto fotografa un'Italia scivolata in pochi anni ad un passo dal baratro della crisi economica. Nel rapporto si forniscono sia i dati concernenti lo stato della povertà relativa, che nel 2012 ha toccato il 12,7 per cento delle famiglie e il 15,8 per cento degli individui residenti in Italia, sia i dati della povertà assoluta, che colpisce, invece, il 6,8 per cento delle famiglie e l'8 per cento degli individui. Trattasi dei valori più alti dal 1977. I poveri in senso assoluto sono raddoppiati dal 2005 e triplicati nelle regioni del Nord, che da sempre sono considerate le più abbienti del Paese.
  La perdurante crisi economica ha prodotto l'impoverimento di un'ampia parte della popolazione e l'Italia, secondo il Food security risk index, non è più considerata a basso rischio fame, ma a rischio medio. Questo significa che il rischio di malnutrizione di una fetta della popolazione italiana – problema, questo, che in tutta la sua evidenza si sta facendo sempre più sentire anche in un altro Paese europeo quale la Grecia – è reale.
  Onorevoli colleghi, stiamo parlando di questioni che sembrano riportarci a una situazione post-bellica, in cui la malnutrizione e la mancanza di lavoro erano delle piaghe per il Paese. Pensiamo che un minore ogni cinque vive in una famiglia in una condizione di povertà relativa e uno ogni dieci in una famiglia in condizione di povertà assoluta. Sono dati da brivido questi, che non possono non farci riflettere. Chiudere gli occhi di fronte a cifre di questo genere significa condannare quei minori, future donne e futuri uomini del nostro Paese. In Italia ogni nuovo figlio costituisce per la famiglia, oltre che una speranza di vita, una crescita del rischio di impoverimento e, al di là delle cifre e dei dati, oggi è doveroso guardare la realtà dei fatti.
  Signor Presidente, quando si parla di famiglie a rischio povertà si fa riferimento Pag. 108a quelle famiglie che arrivano con difficoltà alla quarta settimana del mese, e in alcuni casi non raggiungono neanche la terza, e sono costrette a indebitarsi e a ricorrere ai centri assistenziali, nonostante abbiano un lavoro e un reddito per permettersi una vita che sfiori la soglia della dignità. Esponenzialmente cresce sempre di più l'insicurezza delle famiglie italiane che temono di non essere più in grado di far fronte ad eventi imprevisti, eventi come, per esempio, un'improvvisa malattia o l'instabilità del rapporto di lavoro o gli oneri finanziari sempre maggiori.
  Fino ad ora un forte ammortizzatore sociale è stata la famiglia di provenienza, dove i padri e le madri dei genitori delle nuove famiglie si sono attivati per i loro figli. E certamente non possiamo pensare che questa soluzione sia sufficiente per risolvere il problema. A mio modo di vedere, non può che essere appena sufficiente per arginarlo. Ed è per questa ragione che, signor Presidente, onorevoli colleghi, se non ci attiveremo al più presto, saremo complici purtroppo di una crisi che colpirà in modo ancor più forte le future generazioni.
  Va ricordato, inoltre, che la povertà è legata anche alla carenza di lavoro. Ancora oggi, anzi purtroppo oggi più che mai, il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni ha raggiunto la soglia del 36,6 per cento, dato che si attesta tra i più alti dell'Europa. Non possiamo far finta di non sapere. Possiamo e dobbiamo fare qualcosa.
  Le politiche sociali volte a contrastare la povertà dovrebbero saper rispondere ad una molteplicità di problemi legati a diversi fattori: dai nuovi rischi sociali, centrati sulla profonda modifica dei cicli di vita, a partire da quelli legati a famiglie e vecchiaia, alla ristrutturazione crescente delle forme di lavoro, sempre più orientate alla flessibilità e alla precarizzazione, per arrivare alla presenza di nuove domande di integrazione sociali provenienti, queste, da persone che arrivano da altri Paesi.
  L'endemica diffusione del precariato e della disoccupazione tra le giovani generazioni, mai così diffusa dal 1977 ad oggi, rende questa categoria tra quelle a maggior rischio di povertà, rinviando le possibilità e il desiderio di una vita quantomeno normale e di una progettualità di lungo termine.
  Dobbiamo attivarci, onorevoli colleghi, affinché la povertà non diventi un fenomeno strutturale e non più contingente.
  Se non riusciremo ad incidere in maniera efficace su questa, che posso ben definire come una piaga sociale, allora anche gli effetti positivi portati da un'eventuale ripresa economica correrebbero il rischio di sfiorare il fenomeno, più che di incidere con convinzione sullo stesso.
  Dobbiamo adottare misure che consentano di sostenere persone cadute nell'emarginazione a causa ad esempio della perdita di lavoro o perché prive di una famiglia abbiente alle spalle e questo anche al fine di favorire una ripresa della fiducia nei confronti delle prospettive economiche e sociali del Paese.
  Dobbiamo porre particolare attenzione alle politiche per la famiglia, con l'intento di fronteggiare la crisi demografica che ha effetti negativi soprattutto nel medio e lungo termine, di arrestare l'aumento della povertà assoluta, di contrastare la disoccupazione giovanile (che, come dicevamo, ha raggiunto livelli assolutamente intollerabili), di implementare quei servizi alla persona in grado di incrementare il tasso di occupazione femminile anche attraverso la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro.
  È per questo, signor Presidente e signori onorevoli colleghi, che chiediamo a questo Governo di compiere ogni sforzo a sostegno delle politiche sociali, considerando queste non come delle fonti di spesa, ma, in un'ottica di lungo periodo, quali forme di interventi in settori strategici in grado di migliorare il futuro del nostro Paese.
  Ed è per questo che chiediamo al Governo – e mi avvio a conclusione – di porre finalmente in atto le misure atte a prevenire e combattere tutte le forme di povertà attraverso la buona e piena occupazione femminile, attraverso l'adozione di misure fiscali e monetarie a sostegno Pag. 109dei figli, attraverso l'elaborazione di politiche di conciliazione tra lavoro nel mercato e responsabilità di cura per donne e uomini, con l'accesso ai servizi socio-educativi per la prima infanzia, con l'adozione di misure per prevenire, rallentare e prendere in carico la non autosufficienza attraverso la piena, concreta e reale attuazione del fondo all'uopo creato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signora Presidente, il salasso è una pratica medica che si usava nell'antichità e consisteva nel prelevare quantità spesso considerevoli di sangue ad un paziente, nella speranza che questo l'avrebbe curato. È esattamente quello che questo Governo sta cercando di fare al nostro Paese: curarlo dalla crisi spillando quantità considerevoli di sangue ai cittadini.
  I modi in cui lo fa sono sempre gli stessi: aumento delle imposte, IMU, Tasi, IUC, aumento dell'IVA, tagli lineari in ogni settore, sanità, scuola e sociale.
  Questo Governo ha recepito prono ogni ordine della troika. Ci avete condannato letteralmente a morte con accordi capestro come il pareggio di bilancio e il fiscal compact, per il quale dovremo trovare 50 miliardi di euro l'anno per i prossimi vent'anni.
  Nel frattempo i disoccupati crescono: siamo oltre il 41 per cento di giovani senza lavoro. Nove milioni di cittadini italiani non percepiscono alcun reddito e quindi a rischio di povertà e di esclusione sociale.
  Il potere di acquisto delle famiglie diminuisce, anzi crolla. Il 17 per cento dei pensionati percepisce meno di 500 euro al mese e il 77 per cento dei pensionati percepisce meno di mille euro al mese.
  I consumi alimentari nel 2012 sono diminuiti del 3 per cento e voi, davanti a questo dramma sociale, tutto quello che avete saputo fare è proporre strumenti inadeguati come la nuova social card e la carta di inclusione sociale, poco più di un'elemosina, per di più proposte come l'ennesima sperimentazione circoscritta ad alcune zone del Paese e ad un numero limitato di cittadini.
  Con questa mozione chiediamo al Governo di intraprendere immediatamente misure concrete volte a contrastare la povertà dilagante: assegnare immediatamente risorse al Fondo nazionale per le politiche sociali, ridurre l'IVA sui beni di prima necessità per singoli e famiglie che si trovino sotto la soglia di povertà, garantire la distribuzione di beni di prima necessità per le famiglie povere e beni di conforto, in particolare sacchi a pelo, per i senza fissa dimora, nonché trasformare in ricoveri temporanei gli immobili sfitti delle amministrazioni locali. Chiediamo, inoltre, di aumentare la tassazione delle imposte sul gioco d'azzardo per reperire le risorse necessarie. Aumentare la tassazione del gioco d'azzardo e non l'allineamento delle imposte come chiedono i colleghi del PD, anche perché a cosa si voglia allineare non ci è dato sapere. Allineare cosa ? E allineare a che cosa ?
  E, infine, chiediamo di introdurre un reddito minimo garantito per tutti coloro che si trovano sotto la soglia di povertà. A questo proposito, il 21 ottobre 2010 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sul reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa con una maggioranza di 540 voti a favore e 30 contrari. Tale risoluzione, in modo ancora più netto rispetto alla precedente sullo stesso tema, ha sancito in modo pieno il riconoscimento di un diritto dei cittadini dell'Unione europea e delle persone che vi risiedono stabilmente ad un reddito che ne salvaguardi la dignità sociale.
  Non è la vostra frase preferita «Ce lo chiede l'Europa» ? «Ce lo chiede l'Europa» in questo caso non vale ? PD, voi che dell'Europa ne fate un vanto, come avete intenzione di votare ? Siamo l'unico Paese, insieme a Grecia ed Ungheria, a non avere uno strumento come questo che deve essere un diritto per tutti gli italiani, Pag. 110che garantirebbe una reale redistribuzione della ricchezza con soldi che sarebbero immediatamente disponibili sul mercato contribuendo ad un rilancio per la nostra economia. Un reddito minimo permetterebbe a tutti quei giovani che hanno lavori precari o a tempo determinato di guardare con fiducia al futuro, di uscire di casa e di farsi una famiglia. Contribuirebbe ad abbattere le sacche sempre più ampie di povertà e a creare una vera inclusione sociale, a ridare dignità alle persone.
  I soldi ci sono, li possiamo recuperare facilmente contrastando l'evasione fiscale, riducendo i costi della politica, aumentando la tassazione sul gioco d'azzardo, mettendo un tetto alle pensioni d'oro. Nonostante ciò, continuate a perdere tempo con nuove sperimentazioni o con mozioni che non hanno nulla di concreto. Passiamo ore e giorni chiusi in quest'Aula a discutere e trattare con il Governo nella speranza di far recepire qualche impegno così da poter sbandierare alla stampa e ai cittadini che siamo bravi, siamo capaci e che il Governo finalmente fa qualcosa per i cittadini. Me lo lasci dire, Presidente, questa, secondo me e secondo noi, è tutta una farsa, l'ennesima presa in giro per i cittadini.
  Da maggio a novembre 2013 in quest'Aula sono stati votati e accettati dal Governo 911 ordini del giorno, 65 mozioni e 37 risoluzioni in Commissione. Presidente, sa quanti di questi impegni sono stati attuati dal Governo ? Lo sapete, colleghi, quanto del nostro lavoro viene effettivamente recepito dai Ministeri ? Ve lo dico io: di 911 ordini del giorno, ne è stata data attuazione a 9. Di 911, 9 ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Di 37 risoluzioni, 2. E delle 65 mozioni ? Qui il Governo ha dato il meglio di sé: zero. Neanche una mozione approvata da questo Parlamento nel 2013 ha trovato una benché minima attuazione. Lo ripeto, Presidente, quella che lei chiama casa della buona politica è una farsa, un insulto all'intelligenza dei cittadini.
  E anche oggi eccoci qui, in linea di principio tutti d'accordo a combattere la povertà, ma senza mai un concreto passo avanti. E questo perché a voi il popolo serve indigente. Voi volete cittadini disperati, costretti a lavorare dodici ore al giorno per arrivare a fine mese o a trovare espedienti per sopravvivere. In questo modo saranno deboli, manipolabili, dipendenti dalla vostra elemosina, disposti a tutto pur di avere in cambio un posto, una raccomandazione, un sussidio e magari anche continuare a votarvi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La povertà e l'ignoranza sono l'arma che state utilizzando per difendere i vostri privilegi, le lobby che vi foraggiano e gli interessi dei potenti, ma durerà ancora per poco. Noi oggi non voteremo mozioni con magnifici impegni, grandi speranze e mille soluzioni perché sappiamo che, chiuso questo siparietto, il Ministero le raccoglierà, prenderà il faldone di morbida carta bianca e l'appoggerà alla prima toilette utile per farne l'uso dovuto. Ricordo al Governo e ai colleghi che tutto ciò che chiediamo con questi atti noi e voi lo stiamo ribadendo da mesi. Con i vostri «valutare l'opportunità di» per ogni questione, ogni impegno, ogni atto, svilite totalmente l'attività di un Parlamento che è sovrano o almeno dovrebbe esserlo.
  Ci sono centinaia di proposte di legge e migliaia di emendamenti che abbiamo votato in legge di stabilità e decreti vari che chiedevano esattamente e ripercorrono tutto ciò che ci stiamo apprestando a votare. Il Governo non li ha mai accettati e voi maggioranza, proni al loro volere, avete sempre bocciato ogni seria iniziativa parlamentare a sostegno della povertà tra cui il reddito di cittadinanza, l'aumento della tassazione del gioco d'azzardo, la revisione dei criteri ISEE, rispetto alla quale, come ha ricordato proprio il sottosegretario, oggi il nostro impegno non è più attuale proprio perché il mese scorso, sotto la legge di stabilità, lo stesso identico atto, inserito con un emendamento, è stato bocciato. Oggi venite qui a chiedere al Governo di accettare degli impegni che voi avete sempre sistematicamente bocciato ? Sarebbero già legge solo se voi aveste un Pag. 111minimo di coerenza e molta, molta, molta meno ipocrisia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bobba. Ne ha facoltà.

  LUIGI BOBBA. Signor Presidente, colleghi, quando nel maggio del 2013 ho presentato una mozione dedicata alle misure di contrasto alla povertà, subito la stessa mozione trovò adesioni numerosi e trasversali non solo nel mio gruppo politico ma anche da parte di deputati di Scelta Civica, dell'allora PdL e di Sinistra Ecologia Libertà. Segno che il tema era ed è all'attenzione di molti anche perché chiunque di noi si trova a svolgere il proprio ruolo di rappresentante delle istituzioni nel territorio da cui proviene, non può non toccare con mano quanto le condizioni di impoverimento e di fragilità delle famiglie abbiano coinvolto strati sempre più ampi della popolazione. E ciò non solo in relazione alla crisi che abbiamo vissuto in questi anni, ma anche ad alcune specificità della situazione italiana vale a dire che l'Italia presenta un livello di diseguaglianze che non è solo tra i più alti nei Paesi all'OCSE ma anche che la forbice nella distribuzione dei redditi è cresciuta a dismisura tanto che il 10 per cento della popolazione detiene più del 40 per cento della ricchezza nazionale.
  E questo non è accettabile e non solo per una ragione di tutela indispensabile della dignità di ogni singola persona. Ma anche perché è in contrasto con il principio costituzionale per cui la Repubblica ha il dovere di rimuovere gli ostacoli che impediscono una reale e piena uguaglianza tra tutti i cittadini. E ancor di più perché, come è evidenziato da molti studi, la diseguaglianza diventa sempre di più un ostacolo alla crescita, un impedimento a mettere in moto percorsi virtuosi di sviluppo.
  Se a ciò si aggiunge che in Italia la povertà è particolarmente concentrata tra i minori, tra coloro che hanno meno di diciotto anni, si ha il segno di come la povertà sia in qualche modo un impoverimento stesso di futuro, del futuro delle generazioni più giovani.
  In secondo luogo le politiche sociali degli scorsi anni sono state caratterizzate da progressivi tagli di risorse proprio alle politiche sociali, con uno scarico delle responsabilità sui comuni, sulle realtà del no-profit e sulle famiglie che meritoriamente in questi anni hanno fronteggiato l'avanzare della povertà che ha visto appunto, tra il 2005 e il 2012, il raddoppio degli italiani coinvolti in fenomeni di povertà assoluta. Ebbene, per citare un solo dato, tra il 2004 e il 2012 il Fondo per le politiche sociali che viene trasferito alle regioni è passato da un miliardo a 43 milioni. Solo nel 2013 è cominciata una parziale inversione di tendenza con un finanziamento di 300 milioni che viene confermato e allargato anche nella legge di stabilità di questo anno. A ciò si aggiunga che siamo, insieme alla Grecia, l'unico Paese che non ha una misura universale di contrasto alla povertà.
  Diceva il Presidente del Consiglio, nelle sue dichiarazioni programmatiche, che il welfare tradizionale non basta più, non stimola la crescita, non riesce a correggere le disuguaglianze. Non occorrono isterismi, occorre un cambiamento radicale. Credo che con questa mozione, che ora si presenta in un testo unificato, sottoscritto dai gruppi Per l'Italia, Partito Democratico e NCD, vogliamo segnare un'inversione di tendenza, sia nella concezione delle politiche di contrasto alla povertà che nelle necessarie risorse da allocare a tale scopo. Non è un caso se il principio chiave che regge la proposta qui contenuta è ispirato al duplice criterio del diritto al sostegno pubblico per chi versa in condizioni di povertà assoluta, ma anche al dovere della persona di darsi da fare per uscire dalla condizione di povertà e di marginalità. È un principio ben diverso da quello sottostante all'introduzione, negli scorsi anni, della cosiddetta social card, strumento che ha rivelato, non solo molti limiti, ma anche non ha conseguito gli obiettivi che ci si era proposti.Pag. 112
  In questo senso non credo che sia un caso che proprio nel 2013, prima da alcune realtà della società civile, poi dalle istituzioni, siano state elaborate proposte per mettere a punto uno strumento universalistico di contrasto alla povertà. Mi riferisco, da un lato, alla proposta delle ACLI e della Caritas del REIS, il reddito di inclusione sociale e, poi, al SIA, il sostegno di inclusione attiva elaborato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giovannini, perché questa è la strada da seguire per giungere al più presto, come in parte già è stato fatto, seppur in modo timido nella legge di stabilità, ad una misura nazionale non di tipo assistenziale, ma capace, insieme, di sopperire alla mancanza di reddito delle persone con la capacità di suscitare atteggiamenti attivi per uscire dalla marginalità e dalla povertà.
  Dunque, su questo asse principale – che ci dovrebbe portare a ridurre uno spread dimenticato, lo spread sociale forse altrettanto rilevante e più marcato che l'Italia ha nei confronti di altri Paesi europei – si innestano alcuni impegni essenziali che voglio richiamare della mozione. Prima di tutto che venga fatto rapidamente il riparto delle risorse da destinare alle regioni. I poveri non possono attendere i tempi delle burocrazie. Secondo, di giungere finalmente all'introduzione di una normativa nazionale per i livelli essenziali delle prestazioni assistenziali, strada indispensabile perché queste prestazioni non siano considerate un elemento facoltativo, ma oggetto di diritti esigibili da parte delle persone. Così come appare essenziale, proprio per evitare che l'impoverimento si allarghi a macchia d'olio, di potenziare l'utilizzo dello strumento delle deduzioni e delle detrazioni per le spese relative all'assistenza e al sostegno delle famiglie con componenti minori, persone non autosufficienti e anziani. Un modo per andare incontro alle famiglie che hanno un maggior carico di bisogno e per facilitare l'emersione del lavoro nero. Così come è necessario che il Governo faccia un attento monitoraggio nell'applicazione del nuovo indicatore dell'ISEE, considerando attentamente i fattori di correzione che proprio l'ISTAT e l'Osservatorio nazionale sulla famiglia hanno suggerito, in modo da far sì che il nuovo ISEE tenga conto di tutte le spese che le famiglie hanno per i figli.
  Infine, questa lotta per contrastare la povertà, restituire alle persone dignità e facilitare il loro reinserimento deve camminare su una stretta alleanza tra le istituzioni locali e nazionali e i soggetti del terzo settore, i soggetti del mondo associativo e del volontariato.
  C’è uno straordinario patrimonio di energie e di risorse che, se chiamato in causa, coinvolto valorizzato e utilizzato, non solo come fornitore di servizi, ma come soggetto attivo nella programmazione dei servizi, può diventare una carta decisiva per sconfiggere i fenomeni della povertà, in particolare la povertà assoluta; un'alleanza virtuosa che dovrebbe avvalersi anche della stabilizzazione del 5 per mille e l'abolizione del tetto dello stesso 5 per mille.
  Concludo, Presidente, ricordando un pensiero di un fine studioso dei fenomeni sociali di questi anni, Zygmunt Bauman, che, nel libro La solitudine del cittadino globale, utilizza una metafora: paragona la società a un ponte e dice che la tenuta del ponte non dipende dalla capacità di tutti i pilastri, ma si regge e si riferisce alla tenuta del pilastro più debole. Così vale anche nella società: la tenuta, la coesione sociale si regge su come le politiche vanno a trattare i cittadini e i soggetti più deboli. Tanto più crescerà la sicurezza, la fiducia, l'appartenenza, le risorse disponibili per questi cittadini più deboli, tanto più si rafforzerà la coesione sociale. Sia questa la stella polare nel trasformare questi impegni in scelte tangibili capaci di riportare al centro della vita sociale i molti che oggi se ne trovano ai margini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 113

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, volevo intervenire sulle proposte di riformulazione che hanno guidato il mio parere, anche tenendo conto delle sollecitazioni che sono venute dagli interventi. Per quanto riguarda, in particolare, la mozione Di Salvo n. 1-00295, proporrei la seguente riformulazione del primo impegno: «ad assumere, in coerenza con le risoluzioni europee del 2008 e del 2010, ulteriori iniziative per introdurre» e così via. Questa formulazione sottolinea elementi comuni anche a proposte diverse che sono state presentate in questo Parlamento e a quella che stiamo attuando come Governo, cioè il riferimento alla strategia europea fondata su tre pilastri: un sostegno economico affiancato a mercati del lavoro inclusivi e a servizi personalizzati, nella volontà di dare rilievo alla dignità delle persone, che è il punto che stavamo cercando come minimo comune denominatore.
  Allo stesso modo, questa riformulazione la proporrei per la mozione Silvia Giordano n. 1-00306, per il primo impegno, che quindi sarebbe: «ad assumere, in coerenza con le risoluzioni europee del 2008 e del 2010, ulteriori iniziative per introdurre» e così via; così come, sempre in questa mozione, al punto 16, dove c’è la parola «Anci», sostituirei le parole «in collaborazione con Anci» con le seguenti: «in collaborazione con i comuni», come era nell'intenzione di meglio precisare da parte dei proponenti.
  Con queste proposte ulteriori di riformulazione, il parere su entrambe le mozioni resta positivo.
  Vorrei però sottolineare, alla luce del dibattito che c’è stato, che io ho espresso un parere dopo aver letto attentamente non solo gli impegni che il Governo assume, ma anche le premesse che sono a fondamento di questi impegni. Non ho riscontrato – pur nella diversità di approccio che è a tutti nota – nella mozione di Silvia Giordano ed altri, motivi per dissociarmi dalle premesse, così come per non accettare gli impegni che ho appunto accettato con le proposte di riformulazione, che sono qui a riconfermare. Devo però sottolineare che l'intervento con cui è stata motivata la mozione ha avuto toni e contenuti decisamente molto più negativi rispetto all'azione che anche stiamo facendo e rispetto a quelli che sono desumibili dalle premesse. Da questo punto di vista, e quindi non in sede di parere tecnico, che non posso che confermare, e di impegni che veramente, come Governo, mi sento di assumere, non posso che sottolineare che l'intervento non mi trova assolutamente d'accordo.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Passiamo alla votazione della mozione Di Salvo ed altri n. 1-00295.
  Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta da ultimo dal Governo. Avverto che il gruppo di Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare separatamente il primo e il quinto capoverso dal resto della mozione.
  Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto su questa mozione perché sui punti primo e quinto noi ci asteniamo, mentre sugli altri votiamo a favore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Salvo ed altri n. 1-00295, come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione del primo e quinto capoverso, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Benamati, Piccolo, Silvia Giordano...

Pag. 114

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  446   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato
 432    
    Hanno votato
no   14).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Salvo ed altri n. 1-00295, come riformulata su richiesta del Governo e su cui il Governo ha espresso parere favorevole, limitatamente al primo e al quinto capoverso.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Kronbichler, Bargero, Rizzetto, Fauttilli, Brescia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  457   
   Votanti  419   
   Astenuti   38   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 404    
    Hanno votato
no   15).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Calabria ed altri n. 1-00297, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Scalfarotto, D'Attorre, Taricco, Russo, Petraroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  429   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 339    
    Hanno votato
no   90).    

  (Il deputato Tripiedi ha segnalato di essersi astenuto, mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00304, come riformulata su richiesta del Governo e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Latronico, Lavagno, Carbone, Totaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  455   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
 338    
    Hanno votato
no  117).    

  Passiamo alla votazione della mozione Silvia Giordano ed altri n. 1-00306.
  Avverto che i presentatori di tale mozione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, intendendosi pertanto espunti i capoversi su cui è stato espresso parere contrario. Ciò ad eccezione della riformulazione relativa al terzo capoverso del dispositivo e all'espunzione del sesto capoverso del dispositivo, che sempre su richiesta del gruppo MoVimento 5 Stelle saranno votati separatamente.
  Avverto inoltre che da parte del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente è stata chiesta la votazione per parti separate del ventunesimo capoverso del dispositivo.
  Passiamo ai voti. Pag. 115
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Silvia Giordano ed altri n. 1-00306, come riformulata su richiesta del Governo e in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, ad eccezione del terzo, del sesto e del ventunesimo capoverso del dispositivo. Ricordo che il parere del Governo è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Gribaudo, Malisani, Marti, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  459   
   Votanti  152   
   Astenuti  307   
   Maggioranza   77   
    Hanno votato
 138    
    Hanno votato
no   14).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Silvia Giordano ed altri n. 1-00306, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Magorno, Latronico, Russo, Galperti, Bargero, Costantino, Catania, Crippa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  456   
   Votanti  412   
   Astenuti   44   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  294).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Silvia Giordano ed altri n. 1-00306, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Orco, Malisani, Taricco, Dall'Osso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  455   
   Votanti  412   
   Astenuti   43   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 116    
    Hanno votato
no  296).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Silvia Giordano ed altri n. 1-00306, limitatamente al ventunesimo capoverso del dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Taricco, Carrescia, Gutgeld, Giulietti, Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  451   
   Votanti  193   
   Astenuti  258   
   Maggioranza   97   
    Hanno votato
 134    
    Hanno votato
no   59).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gigli ed altri n. 1-00313, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 116

  Bossa, Vargiu...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  455   
   Votanti  452   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato
 357    
    Hanno votato
no   95).    

  (I deputati Liuzzi e Toninelli hanno segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario).

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea e aggiornamento del programma.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che l'esame del disegno di legge n. 1920 – Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, recante interventi urgenti di avvio del piano «Destinazione Italia», per il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, per la riduzione dei premi RC – auto, per l'internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed EXPO 2015 (da inviare al Senato – scadenza: 21 febbraio 2014) non potrà avere luogo a partire dal 27 gennaio come previsto, ma dall'inizio del successivo calendario.
  Si è altresì convenuto che l'esame in Aula del disegno di legge n. 1941 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato – scadenza: 29 gennaio 2014), già previsto per lunedì 20 gennaio, avrà luogo a partire da martedì 21 gennaio, pomeridiana, dopo la conclusione delle comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
  Domani, giovedì 16 gennaio, a partire dalle ore 13,30, avrà luogo l'esame delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge n. 1941 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato – scadenza: 29 gennaio 2014).
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,40).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, dieci giorni fa è morto un grande economista, Augusto Graziani. Aveva ottant'anni, era nato il 4 maggio del 1933. Professore universitario di economia a Napoli e Roma, accademico dei Lincei, ha segnato il pensiero economico italiano. È stato anche un parlamentare del PDS nella XII legislatura.
  È noto per avere elaborato una famosa teoria, la teoria del circuito monetario. Di formazione marxista, ha studiato a lungo i classici Schumpeter e Keynes, e con grande lungimiranza ebbe una posizione critica nei confronti del sistema monetario europeo e della stessa formazione dell'euro. Ha formato tanti giovani che sono diventati famosi economisti, da Bellofiore a Messori a Brancaccio.
  Di lui voglio ricordare il rigore morale, l'amore per la ricerca e una grandissima attenzione per la giustizia sociale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pagano, ma mi pare sia al telefono. Pag. 117Deputato Pagano, ha chiesto di parlare ? Se vuole faccio parlare un altro collega intanto.

  PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, vorrei sollecitare la risposta a un'interrogazione urgente per una questione tutt'altro che banale per quello che riguarda tutta una popolazione di giovani laureati in medicina, che attende di sapere con certezza se quest'anno ci sarà la graduatoria nazionale per l'ammissione agli esami delle scuole di specializzazione o se questa indicazione viene posticipata.
  Al di là delle ragioni a favore dell'una o dell'altra ipotesi, tutta una popolazione di ragazzi che calcoliamo nel numero di perlomeno di 7 mila, che sono i laureati di quest'anno in medicina, più quelli che sono in attesi dagli anni precedenti, a distanza di poche settimane dall'esame, non sa ancora come si svolgerà la prova, con quali modalità e a quali condizioni.
  Io credo che questo sia un interrogativo che merita risposta proprio per una questione di giustizia e perché non si abbiano a verificare quelle incresciosissime situazioni che abbiamo vissuto quest'anno, all'inizio degli esami di ammissioni, quando ci fu il problema del bonus maturità. Non vorremmo che questo si chiudesse con una informazione piena di dubbi e di incertezze, dopo essersi aperto all'insegna di un'altra situazione profondamente ambigua.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, in effetti ero preso da altre incombenze. Io desidero fare una comunicazione che, in verità, sarebbe stato giusto fare il 9 gennaio, ma lei ricorderà, Presidente, che quel giorno l'attività d'Aula fu sospesa e, quindi, la tempestività non è oggi, diciamo, il massimo. Però, va bene lo stesso, perché penso che sia un evento che vale la pena raccontare a tutta l'Assemblea e, soprattutto, realizzare quei giusti processi di informazione e – perché non anche di opinione.
  Il giorno 9, dicevo, c’è stata una manifestazione organizzata davanti all'ambasciata dell'Arabia Saudita, qui a Roma, per chiedere la liberazione di un blogger, Raif Badawi. Questo ragazzo è in carcere dal 2012 per avere promosso il dibattito – pensi un po’, Presidente – nel suo Paese, attraverso un sito, Free Saudi Liberals, e per colpa di questo dibattito oggi rischia la pena di morte. Adesso dirò anche il motivo per cui questa persona viene minacciata di morte, attraverso la pena capitale nel suo Paese. È stata individuata questa data, assieme ad altre associazioni a livello mondiale, perché questa giornata la si vuole fare diventare una giornata simbolo nella lotta al reato di apostasia e, quindi, sensibilizzare l'opinione pubblica è diventato indispensabile. Lei pensi che contemporaneamente a quello che è stato...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALESSANDRO PAGANO. L'ultimo minuto. Dicevo che contemporaneamente a quello che è stato l'intervento fatto anche presso l'ambasciata dell'Arabia Saudita, la stessa cosa è accaduta o sta per accadere negli Stati Uniti, in Canada, in Norvegia e nel Regno Unito.
  Se questa proposta, quindi, otterrà l'approvazione ovviamente degli organi competenti, l'Italia potrebbe diventare la prima nazione a compiere un passo fondamentale nella lotta contro la violenza e i diritti umani perpetrati nelle comunità islamiche, che adottano la Sharia per intimidire e ridurre al silenzio molti attivisti e oppositori non graditi, tra cui giornalisti e intellettuali. È un bavaglio chiaramente inaccettabile, sia per la democrazia che per le istituzioni dei Paesi civili come il nostro che, quindi, hanno il dovere di contrastare e di impedire altre vittime innocenti.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputato Pagano.

Pag. 118

  ALESSANDRO PAGANO. Da qui, la piena solidarietà nei confronti di Raif Badawi e, soprattutto, la sollecitazione perché questa giornata, il 9 gennaio, diventi la giornata mondiale contro il reato di apostasia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Annalisa Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, intervengo per annunciare di avere depositato una interrogazione su un fatto politico grave che è accaduto ieri mattina nella mia città, Bari. Alle 7 della mattina la polizia, in tenuta antisommossa, su ordine del magistrato, ha sgombrato Villa Roth. Villa Roth a Bari è ed era conosciuta. È stato fino a novembre 2011 un luogo dell'ente provinciale dimenticato all'incuria e al degrado. Poi, grazie a studenti, a giovani, a artisti, a migranti, è diventato uno spazio autogestito collettivo. È diventato un luogo dove incontrarsi, dove conoscersi, dove gioire, dove condividere musica, dove combattere solitudine e disagio e dove, ad un certo punto, le famiglie del quartiere hanno cominciato a mandare anche i loro bambini, per giocare a calcio.
  Ieri mattina, quando è cominciato lo sgombero, c'erano una quindicina di persone, tra queste migranti richiedenti asilo, studenti che avevano perso il loro diritto al posto letto in collegio e precari senza fissa dimora.
  Non è ovviamente in discussione la decisione dell'autorità giudiziaria, invece è in discussione il metodo perché, prima di arrivare ad una scelta così drastica che interrompe in maniera repentina un'esperienza collettiva e prima di decidere di mettere fuori al freddo giovani e famiglie, c’è altro. Prima di uno sgombero c’è il confronto, c’è il dialogo, c’è la mediazione. E allora io intendo esprimere, anche a nome del mio gruppo, la solidarietà a questi ospiti che stanno continuando comunque coraggiosamente la loro attività davanti a questa struttura sigillata. Al Governo invece esprimo la mia intenzione di andare a fondo di questa vicenda sbagliata e violenta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.

  MANFRED SCHULLIAN. Signor Presidente, intervengo a nome dei deputati dell'SVP affinché sia posta agli atti la nostra profonda indignazione. Noi chiediamo l'attenzione di tutti i deputati espressione delle autonomie speciali e in generale di coloro che credono nella democrazia per la trasmissione Porta a Porta sulle autonomie speciali, trasmessa su RAIUNO il 13 gennaio. Siamo di fronte ad una impostazione e ad una conduzione della trasmissione che, a nostro giudizio, violano i principi di correttezza e obiettività dell'informazione che dovrebbero regolare in primo luogo la RAI come servizio pubblico. Impedire al presidente della provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher di poter replicare alle informazione parziali, distorte e prive dunque della necessaria oggettività date dagli autori e dal conduttore della trasmissione sulle autonomie speciali, spegnere il suo microfono mentre egli stava parlando per rendere di fatto impossibile il suo intervento sono comportamenti di esplicito e profondo contrasto con le regole di correttezza dell'informazione.
  Sostenere infine, come la redazione di Porta a Porta ha fatto in dispregio all'evidenza della registrazione e in risposta alle diffuse e radicali proteste dei rappresentanti di governo, dei membri delle assemblee elettive, nonché dei parlamentari delle autonomie speciali, che il presidente Kompatscher abbia avuto la possibilità di esporre compiutamente le proprie opinioni, è un falso che aggrava ancora di più la posizione della RAI e di Bruno Vespa quale responsabile della testata.
  Replicare alle giuste e motivate reazioni suscitate dalla trasmissione e alla presa di posizione che il presidente Kompatscher ha fatto in prima persona con affermazioni false significa rendere manifesta quella che è stata la deliberata intenzione Pag. 119degli autori della trasmissione, cioè di denigrare le autonomie speciali con un'opera di disinformazione che non ha mai alcuna legittimità né se si ragiona in relazione alle competenze, alla reale esperienza di governo ed al modello vissuto di convivenza delle autonomie speciali né se si richiamano i principi dell'informazione obiettiva e fondata, che non si presti alla propaganda di posizioni pregiudiziali.

  PRESIDENTE. Onorevole Schullian, questa è anche materia, come lei sa, della Commissione specifica di vigilanza RAI.
  Ha chiesto di parlare il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, faccio questo intervento per cercare in qualche modo di mantenere la serenità dei lavori all'interno di questa Aula, perché questa mattina, quando vi era al suo posto il Presidente Baldelli, il sottoscritto è andato a mettersi in qualche modo d'accordo con la Presidenza per l'intervento dell'onorevole Vacca, nostro deputato, per chiedere di riferire all'interno dell'Aula di un Ministro. Lei non ha consentito all'onorevole Vacca, secondo Regolamento, di intervenire così come era nelle sue prerogative per richiedere l'intervento in Aula e quindi che riferisse un Ministro.
  Io voglio ricordarle che proprio qualche giorno fa il nostro capogruppo Federico D'Incà, l'onorevole D'Incà, aveva chiesto al Presidente Giachetti un intervento sull'ordine dei lavori e lo stesso Presidente avendo dato meno tempo al parlamentare, rispetto a quello che spettava, gli ha chiesto poi scusa perché l'intervento sull'ordine dei lavori non solo ha la precedenza rispetto a tutti gli altri, ma ha anche cinque minuti.
  Io credo che questo sia quanto meno rispettoso nei confronti dei parlamentari, soprattutto da parte di chi continuamente chiede al MoVimento 5 Stelle il rispetto delle regole. Allora, se, da una parte, si chiede il rispetto delle regole, il minimo è che, dall'altra parte, comunque si rispettino anche le prerogative e le regole dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, la ringrazio per questo intervento perché mi consente di chiarire l'equivoco di questa mattina. A me era stato detto che l'onorevole Vacca intendeva fare richiesta di un'informativa urgente. La materia che ha sottolineato nell'intervento l'onorevole Vacca è degnissima, ma non è tipicamente da informativa urgente. Avevo detto di no ad altri gruppi, perché quel tipo di intervento del deputato Vacca, così come altri che si stanno svolgendo, per quanto ci riguarda, abbiamo deciso di farli svolgere a fine seduta, e la fine seduta è esattamente ora.
  Comunque, mi dispiace per l'equivoco, perché è determinato dal cambio della Presidenza di turno. Quindi, è evidente che avremmo dovuto scambiarci le informazioni io e il Presidente Baldelli, e non lo abbiamo fatto, ma insisto sul fatto che un tipo di intervento come quello che ha fatto il deputato Vacca legittimamente sarebbe stato più proprio in questa sede e non riguardava la richiesta di un'informativa urgente, quanto, piuttosto, la segnalazione di un problema che riguarda un comportamento del Governo e che è materia di tanti altri strumenti di sindacato ispettivo.
  Comunque, raccolgo il problema in termini metodologici sulla necessità che, nel cambio dei Presidenti di turno, vi sia uno scambio di informazioni corretto.

  MARA MUCCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione in Commissione, la n. 5-01474, in merito all'atleta Nadia Sbitri, atleta diciottenne di origine marocchina e residente in Italia dall'età di 1 anno. Pag. 120
  Dal 2009 è in attesa della cittadinanza italiana. Questa ragazza pattina da quando ha cinque anni e pochi mesi fa era stata selezionata dalla Federazione italiana hockey e pattinaggio per partecipare ai mondiali in Taiwan. L'atleta stessa ha dovuto rinunciare alla convocazione per i campionati in corso a causa dei ritardi della sua pratica per la cittadinanza italiana (lo ricordiamo, è dal 2009 che attende).
  La legge n. 91 del 5 febbraio 1992, all'articolo 9, comma 1, lettera f), recita che, dopo dieci anni di residenza nel territorio italiano, si può richiedere la cittadinanza e la tempistica è di due anni dal momento in cui la domanda viene acquisita dall'autorità. Quindi, ci chiediamo quali siano le misure urgenti che i Ministri interrogati intendano assumere al fine di snellire le pratiche, però lei, intanto, ha dovuto rinunciare alla presenza ai campionati del mondo.

  GIULIA NARDUOLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA NARDUOLO. Signor Presidente, anch'io intervengo per sollecitare una risposta a un'interrogazione, la n. 5-01450, che, insieme ad altri colleghi, ho presentato in data 13 novembre e che è stata assegnata alla IX Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni.
  È già stato individuato il delegato a rispondere, che è il Ministro dello sviluppo economico. Si tratta di un'interrogazione che riguarda i lavoratori dell'appalto dei centri di meccanizzazione di Poste Italiane e, nello specifico, i tecnici che si occupano della manutenzione delle macchine, che sono da ormai un paio di mesi in stato di agitazione per la salvaguardia del loro posto di lavoro e anche per la salvaguardia della qualità di quello che è il servizio di distribuzione postale.
  Siccome è una questione che riguarda, in realtà, alcune decine di lavoratori, però lungo tutta l'Italia, è una questione che è già all'attenzione del Ministro. Quindi, chiedevo, anche a nome dei colleghi che hanno sottoscritto l'interrogazione, una risposta, se possibile, abbastanza rapida.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, riprendo, in qualche modo, ciò che aveva detto il collega Vacca questa mattina. Il collega Vacca – purtroppo, è stato interrotto dalla Presidenza – in realtà voleva proprio richiedere un'informativa urgente. Pertanto, non era un intervento di fine seduta, bensì un intervento sull'ordine dei lavori.
  L'informativa si basava sul fatto che il Ministro Trigilia faceva parte di una commissione per la valutazione per l'abilitazione all'insegnamento universitario. A parte che essere Ministro e far parte di una commissione ci appare quanto meno assurdo – magari per un conflitto di interessi –, ma la cosa più interessante era che il succitato Ministro aveva convocato la commissione a Palazzo Chigi, cioè proprio qui a due passi. Penso che non si sia mai visto nella storia delle commissioni che una commissione per l'abilitazione all'insegnamento sia stata convocata da un Ministro in carica a Palazzo Chigi. Proprio per questo, proprio per questa duplicazione del personaggio del Ministro Trigilia, da una parte Ministro, quindi a capo di una amministrazione, e dall'altra commissario – controllore e controllato, magari – richiedevamo una informativa urgente da parte dello stesso Ministro per chiarire i termini della questione. Pertanto l'intervento del collega Vacca non era una interrogazione, non era un intervento di fine seduta, ma un intervento sull'ordine dei lavori, chiedendo una informativa urgente. Qualora lo avesse fatto concludere, lo avrebbe capito e non ci sarebbero stati questi problemi.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colletti. Mi dispiace ma devo insistere: l'argomento è assolutamente meritevole di attenzione; per quanto io so e capisco Pag. 121degli strumenti a disposizione di ogni deputato e deputata, è tipicamente argomento di un atto di sindacato ispettivo, piuttosto che di una richiesta di informativa urgente. Tuttavia, ci siamo chiariti e mi pare che non ci sia più bisogno di ritornarci.
  Ha chiesto di parlare il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, io intervengo perché spesse volte alcuni politici, come dire, non garantiscono il rispetto di altri politici che ricoprono ruoli istituzionali diversi, ma altrettanto importanti. E mi riferisco in questo caso all'onorevole Vendola, nonché presidente della regione Puglia, perché in merito al gasdotto TAP dice che la regione Puglia non ha voltato le spalle al gasdotto e al consorzio TAP, e altresì ci dice che noi urliamo e a volte non conosciamo quello di cui parliamo. Io vorrei chiedere che il partito di SEL, che siede in quest'Aula ed è rappresentato in Parlamento, sia coerente, e quindi quello che fa in quest'Aula si ripercuota anche nelle scelte del governatore, nonché leader di quel partito. E se qui quel partito ha votato per l'incostituzionalità della legge varata e quindi della ratifica dell'accordo su TAP, chiediamo al presidente Vendola altresì di impugnare presso la Corte costituzionale la legge di Stato della ratifica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, intervengo per un semplice motivo, perché anche gli organi di informazione, quelli collegati alla RAI, continuano a dare informazioni sbagliate sulla nostra autonomia del Trentino e dell'Alto Adige. Questo noi non possiamo più accettarlo, signora Presidente, in quanto noi trentini e sudtirolesi siamo stufi di questi inutili attacchi, senza magari comprendere che l'unica regione, le uniche province che funzionano – e i dati che sono a disposizione del Ministero ne danno ragione – è proprio questo modello di autonomia applicata. Ricordando che noi abbiamo oltre il 70 per cento del territorio montano, ricordando che fare economia in montagna non è facile, abbiamo i numeri favorevoli. Ricordiamo però che se tutta l'Italia pagasse le tasse come le pagano i trentini e i sudtirolesi, in soli cinque anni non ci sarebbe più debito pubblico. E voglio anche ricordare in quest'Aula, affinché rimanga agli atti, che la provincia di Trento e la provincia di Bolzano compartecipano alla riduzione del debito statale con quasi tre miliardi di euro, frutto dei soldi e del lavoro onesti dei nostri abitanti. Noi queste cose siamo stufi di accettarle, non siamo più disponibili a questa inutile e insulsa propaganda di potere centrale, romano che danneggia la nostra autonomia e la nostra immagine. Se noi vogliamo far ripartire questo Paese, l'unico modello è il sistema dell'autonomia nostra. A tutte le regioni va data l'autonomia, perché autonomia vuol dire assunzione di responsabilità, senza delegare ogni volta Roma.
  Noi non diamo mai colpa a Roma se vanno male le cose: è colpa nostra se qualcosa non funziona. Quindi, cercate di prendere esempio almeno delle cose che funzionano in questo Paese e non denigrarle. Grazie, e chiedo il suo intervento presso la Commissione vigilanza RAI, Presidente.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 16 gennaio 2014, alle 10:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze Pag. 122ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate (C. 1885-A).
  – Relatori: Bratti, per la maggioranza; De Rosa e Grimoldi, di minoranza.

  (a partire dalle ore 13,30)

  2. – Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate):
   S. 1188 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato) (C. 1941).

  La seduta termina alle 20,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Ciprini e a. 1-292 487 394 93 198 90 304 65 Resp.
2 Nom. Moz. Marcon e a. 1-298 488 320 168 161 34 286 65 Resp.
3 Nom. Moz. Guidesi e a. 1-303 491 433 58 217 96 337 64 Resp.
4 Nom. Moz. Piso e a. 1-305 486 308 178 155 305 3 64 Appr.
5 Nom. Moz. Martella e a. 1-310 494 395 99 198 310 85 64 Appr.
6 Nom. Moz. Zanetti e a. 1-312 493 437 56 219 304 133 64 Appr.
7 Nom. Pdl 362-A – em. 1.20 368 368 185 62 306 74 Resp.
8 Nom. em. 1.100 393 393 197 393 74 Appr.
9 Nom. em. 1.21 409 409 205 77 332 73 Resp.
10 Nom. articolo 1 419 419 210 419 72 Appr.
11 Nom. em. 2.25 448 447 1 224 85 362 71 Resp.
12 Nom. em. 2.100 455 455 228 452 3 71 Appr.
13 Nom. em. 2.23 rif. 463 463 232 463 71 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 24)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 2 471 470 1 236 469 1 70 Appr.
15 Nom. Pdl 362-A – voto finale 455 452 3 227 452 69 Appr.
16 Nom. Moz. Di Salvo e a. 1-295 rif. I p. 446 446 224 432 14 66 Appr.
17 Nom. Moz. Di Salvo e a. 1-295 rif. II p 457 419 38 210 404 15 66 Appr.
18 Nom. Moz. Calabria e a. 1-297 458 429 29 215 339 90 66 Appr.
19 Nom. Moz. Rondini e a. 1-304 rif. 458 455 3 228 338 117 66 Appr.
20 Nom. Moz.Giordano S. e a.1-306 rif. I p 459 152 307 77 138 14 66 Appr.
21 Nom. Moz.Giordano S. e a.1-306 rif II p 456 412 44 207 118 294 66 Resp.
22 Nom. Moz.Giordano S. e a.1-306 rif IIIp 455 412 43 207 116 296 66 Resp.
23 Nom. Moz.Giordano S. e a.1-306 rif IV p 451 193 258 97 134 59 66 Appr.
24 Nom. Moz. Gigli e a. 1-313 455 452 3 227 357 95 66 Appr.