Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 140 di mercoledì 18 dicembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 8,40.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Bonifazi, Carbone, Costa, Di Lello, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Pes, Gianluca Pini e Venittelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Giunta per il Regolamento.

  PRESIDENTE. Comunico che, a norma dell'articolo 16, comma 1, del Regolamento, udito il parere della Giunta per il Regolamento espresso nella seduta del 17 dicembre 2013, la Presidente della Camera ha integrato la composizione della Giunta medesima, chiamandovi a far parte i deputati Massimo Enrico Corsaro e Mario Catania.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 17 dicembre 2013, il deputato Lorenzo Dellai ha reso noto di essere stato eletto, in data 16 dicembre 2013, presidente del gruppo parlamentare Per l'Italia.

Sull'ordine dei lavori (ore 8,42).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge, già approvati dal Senato, recanti «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014)» e «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016» e relativa Nota di variazioni.
  Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il presidente della Commissione Bilancio, l'onorevole Francesco Boccia. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per informare la Presidenza che il voto sul mandato al relatore è avvenuto questa notte intorno alle 2. Il lavoro – come la Presidenza sa – è stato lungo, complesso, faticoso, ma, alla fine, è stato completo. Ovviamente, immagino che la conclusione dei lavori e la necessità di mettere insieme i testi nel miglior modo possibile – come sempre – non si sposi perfettamente con gli orari che avevamo previsto per l'inizio della discussione sulle linee generali. Quindi, penso sia più opportuno Pag. 2consentire che questo lavoro si svolga con maggior calma e ipotizzare l'inizio della discussione sulle linee generali per il primo pomeriggio di oggi.

  PRESIDENTE. Sulla base degli elementi forniti dal Presidente Boccia, al fine di stabilire una nuova articolazione dei lavori, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata per le ore 10,30.
  La seduta è, dunque, sospesa e riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

  La seduta, sospesa alle 8,45, è ripresa alle 12.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di oggi, è stato stabilito che la discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge n. 1865 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014) e n. 1866 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 avrà luogo oggi, a partire dalle ore 16. Il seguito dell'esame dei medesimi disegni di legge si svolgerà domani a partire dalle ore 9,30.
  Il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. 1866 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 è fissato alle ore 17.30 di oggi e quello per gli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 1865 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014) alle ore 19.30 di oggi.

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, cento anni fa, esattamente il 18 dicembre 1913, nasceva a Lubecca da una single mother (noi le chiamiamo ragazze madri, anche se non ragazze) Herbert Frahm. Il suo vero nome era Willy Brandt: uno dei più grandi padri della socialdemocrazia europea, Premio Nobel per la pace, statista che come pochi altri ha contribuito alla pace, alla comprensione, alla riconciliazione e alla solidarietà in Europa e nel mondo. Un fantastico visionario, capace di intuizioni e di progetti originali, che ha precorso i tempi, sia nelle idee sia nel linguaggio.
  Fu borgomastro di Berlino, Ministro degli esteri, Cancelliere, leader della SPD e Presidente dell'Internazionale socialista, che fece uscire dai confini europei aprendola al mondo. Willy Brandt era nemico di tutte le divisioni: da cui la Ostpolitik, che ci ha portati fuori della Guerra fredda, ha creato le condizioni per la riunificazione della Germania, ha consentito di superare la divisione dell'Europa, dando nel contempo importanti impulsi alla Comunità europea. Già nel 1972 Brandt formulava l'auspicio di una «unione sociale europea», molto prima che venisse approvata la Carta sociale europea.
  La Ostpolitik lo rese famoso, ma altrettanto, e forse ancor più importante, fu il Rapporto nord-sud che predispose su incarico delle Nazioni Unite. «All'ombra della contrapposizione est-ovest» dice il Rapporto «è maturata una frattura ancor più profonda e radicale, suscettibile di compromettere irreversibilmente gli equilibri mondiali. La frattura è quella che oppone i Paesi ricchi ed industrializzati dell'emisfero nord al resto del mondo». Era il 1980.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. Sto concludendo. Probabilmente il gesto più significativo della vita di Brandt fu la visita a Varsavia, nel 1970. Racconta Enzo Biagi: «È il 7 dicembre. Brandt va nella piazza in cui, tra le grigie case popolari, sorge il monumento agli eroi del ghetto ebreo, e si Pag. 3inginocchia chinando il capo. È in quel momento che il Cancelliere assume su di sé la colpa di un passato di cui non è colpevole».
  La sua opera, ancora attualissima, è una sorta di testamento spirituale che può guidarci nelle sfide che ci attendono: libertà, pace, democrazia, umanità e giustizia sociale. Questi i suoi principi, che devono guidare anche noi, devono essere anche i nostri (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Locatelli, per questo bel ricordo di una grande figura europea.
  Sospendo la seduta che riprenderà alle 16.

  La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Matteo Bragantini è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,06).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, vorrei sottoporre alla sua attenzione, come è stato fatto in Ufficio di Presidenza da diversi gruppi parlamentari, una questione. Faccio una premessa: il Governo, almeno nell'Ufficio di Presidenza, ha detto che la questione che le sottoporrò deve essere vagliata dalla Presidenza stessa e non è di competenza del Governo. Io, però, vorrei farle presente che il testo uscito dalla V Commissione, bilancio, per quanto riguarda la legge di stabilità, non rispetta la legge n. 196 del 31 dicembre 2009, precisamente l'articolo 11, comma 3, nella quale è esplicitato come deve essere formulata la stessa legge.
  Io voglio ricordare a lei e ai colleghi che la legge stessa, al comma 3, dice esplicitamente: «Essa non può contenere norme di delega o di carattere ordinamentale ovvero compensatorio, né interventi di natura localistica o microsettoriale».
  Detto questo, Presidente, io solo per fare alcuni esempi vorrei ricordare i commi 5-septies della norma che dà 25 milioni di euro al SIN di Brindisi, 10-bis che dà 1,5 milioni di euro ai forestali, 13-bis che dà 2 milioni di euro nel 2014 per ristoranti del sud del mondo, 26-bis che dà 2 milioni di euro all'Istituto studi di Napoli, 46-bis riguardo al collegamento Termoli-San Vittore, 47-bis che dà 3 milioni di euro per il trasporto marittimo dello Stretto di Messina, 162-bis che dà 3 milioni di euro per i volontari in aree di conflitto, 171-bis riguardo alla stabilizzazione di 12 persone nell’Authority per la privacy.
  Insomma, non le faccio tutto l'elenco ovviamente, perché occuperei troppo tempo all'Aula, però vorrei sottolineare che se, tramite il Governo o rimandando in Commissione la norma o tramite la Presidenza, in qualche modo, con qualche procedura che la Presidenza riterrà ammissibile, non si mette mano al testo uscito dalla Commissione noi votiamo una legge di stabilità che è contro la legge che ha istituito la legge di stabilità stessa.
  Non sono mai avvenuti casi così eclatanti in passato da quando è stata istituita la stessa legge di stabilità. Io, quindi, le farei presente che, a questo punto, porrei il problema a lei perché ritengo – e riteniamo come gruppo parlamentare – Pag. 4che, essendo una legge di stabilità che va contro la norma che ha stabilito come deve essere formulata la legge di stabilità stessa, il Presidente della Repubblica non potrebbe nemmeno firmare un atto di questo tipo, in quanto gli emendamenti approvati sono contro la legge n. 196 del 2009.
  Sottopongo ciò alla sua attenzione. Spero di avere una risposta che non si limiti semplicemente a prenderne atto, ma che vada a risolvere i problemi. Ripeto, non vogliamo entrare nel merito delle contestazioni che facciamo alla legge di stabilità stessa, ma ci riferiamo alla legittimità della legge di stabilità.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, prendo atto delle sue osservazioni, tra l'altro le questioni sollevate hanno un rilievo sul quale forse il presidente della Commissione Bilancio avrebbe facoltà di esprimersi. Le chiedo, onorevole Boccia, se lei crede di poter rispondere. Non so se ha ascoltato le questioni sollevate in ordine all'articolo 11 della legge di contabilità da parte dell'onorevole Fedriga. Le chiedo se ella intenda dare precisazioni al riguardo.

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Posso ritornarci su anche più tardi, perché ho sentito solo l'ultima parte dell'intervento dell'onorevole Fedriga, che non mi è parso diverso da quelli che avevo ascoltato già in Commissione da parte di suoi colleghi.
  Potrei essere sostanzialmente d'accordo con l'onorevole Fedriga se stessimo parlando, per astratto, della legge di stabilità ideale. Ma stiamo parlando della legge di stabilità approvata con un maxiemendamento al Senato, che ha fatto arrivare qui alla Camera dei deputati una serie di norme che avevano caratteristiche ordinamentali che sono sotto gli occhi di tutti.
  È evidente che rispetto ad una serie di integrazioni, rettifiche, soppressioni, valutazioni connesse a molti passaggi ordinamentali inseriti nell'altro ramo del Parlamento questa Commissione è stata chiamata ad esprimersi.
  Era, a mio avviso, sia sul piano procedurale che sul piano squisitamente della responsabilità di questo ramo del Parlamento, assolutamente sconsigliabile dichiarare l'inammissibilità su tutto, perché avremmo creato davvero due pesi e due misure esageratamente diversi. Se questo tema può essere utile per riproporre alla Presidenza un aspetto che avevamo già posto con il decreto «del fare», cioè quello di raccordare Governo e Parlamento sulle caratteristiche che le proposte emendative devono avere, soprattutto per i provvedimenti di natura finanziaria, io, come lei sa, sono il primo a richiedere questa valutazione ma deve tenere conto di quello che davvero accade nel nostro processo legislativo.
  Detto questo, abbiamo appena iniziato il cammino della discussione della legge di stabilità in Aula, penso che sia auspicabile che il Parlamento si confronti con una legge di bilancio snella e tabellare e poi con una serie di decreti collegati settoriali che consentano alle singole Commissioni di entrare nel merito di aspetti che sono senz'altro necessari, urgenti e centrali nella vita del Paese ma che molto spesso sono inevitabilmente contraddittori rispetto ad una manovra come quella a cui abbiamo fatto riferimento.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Boccia.

  GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Guidesi, sullo stesso punto ?

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, sì.

  PRESIDENTE. Però, collega Guidesi, una preghiera: siccome ho dato la parola al responsabile d'Aula del suo gruppo, che credo abbia avuto facoltà di rappresentare compiutamente le ragioni del suo gruppo, e ho ascoltato anche le precisazioni fornite dal presidente Boccia e, in relazione a quanto detto, sia dal rappresentante del suo gruppo sia dalle precisazioni successive del presidente Boccia – rispetto alle quali mi corre anche l'obbligo di sottolineare un problema «storico» in relazione Pag. 5ai diversi criteri di ammissibilità fra Camera e Senato che non da questa legislatura è presente e non da questa legislatura è un problema – credo di poter procedere, per non dilungarci su una discussione che inevitabilmente sennò ci porterebbe a un dibattito rispetto al quale il presidente Boccia è già intervenuto e non potrebbe farlo una seconda volta nell'ambito della stessa circostanza, e farmi carico delle posizioni acquisite dall'onorevole Fedriga – anche se la questione è già stata sollevata nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo – e delle precisazioni fatte dall'onorevole Boccia presso la Presidenza, affinché la Presidenza svolga le proprie valutazioni al riguardo, se lei crede, e a questo punto procedere con i nostri lavori. Prego, ha facoltà di parlare.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, proprio per il motivo che lei cita in ultimo, cioè per il fatto che la Presidenza possa procedere ad una dovuta valutazione, vorrei integrare due considerazioni della Commissione bilancio dicendo che gran parte delle questioni della «lista della spesa» – chiamiamola così – che ha detto il mio collega Fedriga è stata integrata proprio dalla Commissione bilancio attraverso degli emendamenti del relatore e del Governo; proprio per questo non posso che confermare le sue parole, a differenza di quanto diceva il presidente della Commissione. Noi non possiamo sommare l'errore del Senato all'errore della Camera, cioè qui il presidente della Commissione, con le parole che ha detto, si assume una grandissima responsabilità, si assume la responsabilità di dire che quella che è uscita dalla Commissione è un provvedimento conforme alle regole prestabilite per strutturare la legge di stabilità, cosa che per noi non è vera.
  Per cui, le questioni sono molto semplici: o la maggioranza e il Governo intendono andare avanti con le parole del presidente della Commissione, che si assume la responsabilità di questa scelta e, ripeto, nella consapevolezza che le integrazioni sono state fatte dalla Camera che, al posto di «pulire» gli errori fatti dal Senato, ne ha messi di nuovi, o se no, se si intende invece «pulire» dagli errori che sono stati fatti da Senato e Camera alla legge di stabilità affinché sia conforme al Regolamento.
  Tutto qui, noi dopo le parole del presidente confermiamo, anzi aumentiamo le nostre perplessità rispetto a questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Era chiaro.

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego, Presidente Boccia.

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, non le richiedo la parola su questo tema, però l'intervento del collega Guidesi mi ha ispirato una valutazione ulteriore e un impegno entro la fine della discussione sulle linee generali a fare un'analisi comparata di questa legge di stabilità, che a mio avviso ha caratteristiche molto «ristrette» sui temi in questo momento evidenziati dai colleghi della Lega, e le ultime cinque-sei manovre di stabilità che mi pare avessero, da questo punto di vista, problemi simili, ma con dimensioni quantitative molto più grandi.
  Penso che sia inevitabile discutere, quando si parla di legge di stabilità, del legame tra la manovra finanziaria in senso stretto e le caratteristiche dei decreti collegati, quando ci sono, o degli interventi che incidono su aspetti ordinamentali, però penso che l'intervento di Guidesi debba spingere tutti noi a essere consapevoli di quello che abbiamo fatto quest'anno e di come il trend si è evoluto, o involuto rispetto alle ultime manovre. Questo potrà consentirci di avere una visione oggettiva di quello che è successo quest'anno rispetto agli anni che abbiamo alle spalle.
  Penso che servirà a tutti, se non altro per fare un'analisi più onesta di quello che è accaduto in questi giorni.

Pag. 6

Discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014) (A.C. 1865-A); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 (e relativa nota di variazioni) (Approvati dal Senato) (A.C. 1866-A) (ore 16,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 (e relativa nota di variazioni) già approvati dal Senato.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali congiunta è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 1865-A-1866-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari del Partito Democratico e di Sinistra Ecologia Libertà ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la Commissione V (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza sul disegno di legge di stabilità, deputato Maino Marchi.

Testo sostituito con errata corrige volante   MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza sul disegno di legge n. 1865-A. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, la legge di stabilità è uno degli appuntamenti più importanti del lavoro parlamentare – anche quest'anno è così – e, per affrontare la mole di lavoro a cui è stata sottoposta la Commissione Bilancio, è stato necessario un forte impegno. Quindi, desidero innanzitutto ringraziare il presidente della Commissione, tutti i colleghi della Commissione Bilancio e delle altre Commissioni, che hanno seguito i lavori, il Governo e, in particolare, il Viceministro Fascina e i sottosegretari Baretta e Legnini, il Governo nel suo complesso, tutto il personale della Commissione bilancio, della Camera, del MEF, degli altri Ministeri e anche il personale dei gruppi parlamentari, che hanno collaborato e svolto un ruolo decisivo.
  Purtroppo abbiamo avuto meno tempo a disposizione degli altri anni – parlo di tempo reale, senza i lavori d'Aula – ma, nonostante ciò, possiamo vantarci di una cosa: tutti gli emendamenti segnalati sono stati valutati in Commissione e, per questo, da una parte, mi vanto, avendolo posto come condizione per accettare il mandato al relatore, e, dall'altro, mi dolgo per l'abbandono dell'Aula da parte di alcuni gruppi di opposizione, come il MoVimento 5 Stelle e Forza Italia, proprio a poche decine di minuti dalla conclusione dei lavori.
  Veniamo al merito. Farò alcune considerazioni politiche su come è uscita la legge di stabilità dalla Commissione Bilancio. Parto da come vi è entrata, a cominciare dal disegno di legge del Governo. La scelta è stata netta: fare, per la prima volta dopo tanti anni, una manovra espansiva, a sostegno dello sviluppo, con interventi sul piano economico-sociale, pur dentro un quadro di rigore nella gestione della finanza pubblica.
  Gli impegni assunti in sede europea sono per noi da mantenere fino a quando non intervengono cambiamenti degli accordi, però le politiche europee di questi anni che hanno contribuito a determinare una situazione di bassa crescita o di recessione in Europa vanno cambiate.
  Questo è l'impegno dell'Italia, del Parlamento e del Governo e la Presidenza italiana, nel corso del secondo semestre Pag. 72014, sarà una grande occasione per dare impulso e cogliere risultati significativi e concreti.
  La stabilità politica, sotto questo aspetto, è molto importante, ovviamente purché non si trasformi in immobilismo, ma si coniughi con la capacità di approvare riforme decisive per il cambiamento del Paese. La legge di stabilità aiuta in questa direzione perché, dopo tanti anni, è intervenuta sul cuneo fiscale e lo ha ridotto, in modo insufficiente, al di sotto delle aspettative, ma in modo concreto e non solo come impegno per il futuro. Perché ha fatto scelte per aumentare la spesa per investimenti, oltre a contenere quella corrente, e siamo un Paese che sulla spesa ha agito in questi anni. Alla fine del 2012 si è registrato il terzo anno consecutivo di diminuzione della spesa pubblica primaria in termini nominali e, sul piano degli investimenti, è decisivo che, per la prima volta, si operi un alleggerimento del Patto di stabilità interno per un miliardo e non invece un suo inasprimento. Perché si sono fatte scelte per il sostegno del credito alle imprese e si sono avviate in questi mesi politiche industriali.
  Ricordo tra l'altro che quest'anno è iniziata concretamente – è stata la prima decisione di questa legislatura – un'operazione rilevante di pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni alle imprese – parliamo di decine di miliardi – atto dovuto in una situazione normale, ma l'Italia non è proprio in una situazione normale. Inoltre, vi sono azioni per il sostegno alle scuole, alla ricerca, alla cultura e per dare risposte ai problemi sociali, sapendo che la questione di fondo è il lavoro e la drammatica situazione di aumento della disoccupazione. È finita la recessione: dallo zero raggiunto si passerà finalmente al più per il PIL, ma gli effetti sia negativi che positivi sull'occupazione si registrano sempre con ritardo.
  L'azione del Governo e del Parlamento deve tendere a consolidare e rafforzare la crescita del PIL reale e ridurre le distanze tra quella crescita e il momento in cui ha effetti positivi sull'occupazione, sapendo, come sostiene il Viceministro Fassina, che la crescita sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale per l'Italia deve avere due obiettivi guida, due driver sistemici e complementari, sollecitatori e bussola di tutte le riforme di settore. Il primo è l'innalzamento del tasso di occupazione femminile per raggiungere in un decennio il 60 per cento, cioè tre milioni di donne occupate in più rispetto ad oggi; il secondo è l'innalzamento della specializzazione produttiva dell'Italia.
  Il Senato ha migliorato il testo del Governo, lo ha fatto nonostante la legge di stabilità si sia discussa in quel ramo del Parlamento in una fase di fibrillazione politica. Alla Camera abbiamo potuto operare in un contesto politico più chiaro e devo ringraziare per la forte collaborazione i colleghi deputati della maggioranza in Commissione bilancio, così come i colleghi dell'opposizione per la correttezza del confronto, che ho davvero apprezzato.
  Il Senato la rafforzato le misure di sostegno alla crescita, in particolare sul credito, con il sistema nazionale di garanzia e altre misure, misure che alla Camera vengono in parte corrette, ma rimanendo nel solco di una forte azione su questo piano. Il Senato ha poi deciso di concentrare maggiormente i benefici della riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con redditi più bassi. Alla Camera non modifichiamo quella decisione, che condividiamo, ma correggiamo alcuni effetti distorsivi sulle aliquote.
  Il Senato è intervenuto sulla fiscalità locale con l'istituzione della IUC. Alla Camera si conferma l'impianto della IUC, si interviene sulle modalità di pagamento e si sposta al 24 gennaio la scadenza di pagamento della seconda rata IMU 2013, prima casa, relativa al 40 per cento dell'aumento dell'aliquota base ove vi sia stata in sede comunale tale decisione, ancorché assunta nel 2012, così come previsto nel recente decreto-legge del Governo. Si è poi intervenuti sull'IMU agricola con l'esenzione dei fabbricati rurali ad uso strumentale.
  Il Senato ha rafforzato le misure sul piano sociale, in particolare per il fondo per la non autosufficienza, che resta Pag. 8drammaticamente al di sotto delle necessità, e per la sperimentazione di un programma di sostegno per l'inclusione attiva, volta al superamento della condizione di povertà, all'inserimento e al reinserimento lavorativi e all'inclusione sociale.
  Il Senato ha poi migliorato la legge stabilità sul piano delle misure relative alle numerose calamità naturali che hanno colpito il nostro Paese. La Camera si è data ulteriori obiettivi di miglioramento. Posso dire con soddisfazione che molti degli obiettivi, la gran parte, che ho indicato in sede di replica della discussione generale in Commissione, sono stati raggiunti. Il primo è quello di rafforzare le misure la riduzione del cuneo fiscale e della pressione fiscale. Si istituisce un fondo che sarà alimentato da ulteriori risparmi di spesa a seguito della spending review, nonché da maggiori entrate, anche una tantum, derivanti dalle attività di contrasto all'evasione fiscale. Si dirà: è stato detto o previsto altre volte, poi non si è mai realizzato. È vero, ma questa volta c’è una novità: la legge di stabilità 2014 stabilisce che in sede di DEF, quindi ad aprile, si deve valutare la situazione e quindi individuare le risorse e prevederne la destinazione. Si interverrà in particolare su IRPEF e IRAP. È importante la decisione per cui concorrono anche entrate una tantum, derivanti da misure straordinarie di contrasto all'evasione. Finora si era stabilito che ci si riferiva solo a miglioramenti strutturali. Con questo punto sia è valorizzata la risoluzione approvata qualche giorno fa dalla Commissione bilancio sulla spending review, risoluzione proposta dall'onorevole Bobba.
  Rimanendo in campo fiscale, vi è stata una discussione impegnativa su almeno tre aspetti: tassa sulle transazioni finanziarie, imposta sulle società che operano nel settore della raccolta di pubblicità on line e sui giochi. Si sono assunte decisioni sul secondo punto che hanno visto alcune modifiche nella fase finale dei lavori della Commissione. Sui giochi si è rinviato all'attuazione della delega fiscale, una volta approvata al Senato, ma impegnando il Governo a partire da questo aspetto nell'attuazione della delega.
  Sulla tassa sulle transazioni finanziarie vi è l'impegno a sostenere il Governo affinché in Europa si assumano decisioni per la sua istituzione a scala europea e l'impegno ad approfondimenti e decisioni in un forte confronto Parlamento-Governo nelle Commissioni bilancio e finanze fin da gennaio.
  Sul Patto di stabilità interno e sulla finanza locale ho in parte già detto, ma voglio anche sottolineare le misure sulla ripartizione dell'alleggerimento del Patto di stabilità interno tra province e comuni, per evitare penalizzazioni dei comuni capofila di gestioni associate, a favore del comune di Olbia, colpito dalla recente calamità naturale, sulla finalizzazione del patto regionale verticale in misura consistente per i piccoli comuni e sui limiti di indebitamento dei comuni.
  Per il Fondo di solidarietà comunale, sottolineo la destinazione di non meno di 30 milioni a sostegno delle fusioni e altre misure a sostegno delle unioni.
  Non siamo riusciti, in materia di IMU, ad aumentare la deducibilità per le imprese dei beni strumentali, ma è un tema che deve rimanere nell'agenda del Governo e del Parlamento.
  Su pensioni e lavoro vi sono diversi interventi significativi. Innanzitutto, si sono modificate le misure sulla rivalutazione delle pensioni. Resta fermo il 100 per cento fino a tre volte il trattamento minimo INPS...
  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza sul disegno di legge n. 1865-A. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, la legge di stabilità è uno degli appuntamenti più importanti del lavoro parlamentare – anche quest'anno è così – e, per affrontare la mole di lavoro a cui è stata sottoposta la Commissione Bilancio, è stato necessario un forte impegno. Quindi, desidero innanzitutto ringraziare il presidente della Commissione, tutti i colleghi della Commissione Bilancio e delle altre Commissioni, che hanno seguito i lavori, il Governo e, in particolare, il Viceministro Fascina e i sottosegretari Baretta e Legnini, il Governo nel suo complesso, tutto il personale della Commissione bilancio, della Camera, del MEF, degli altri Ministeri e anche il personale dei gruppi parlamentari, che hanno collaborato e svolto un ruolo decisivo.
  Purtroppo abbiamo avuto meno tempo a disposizione degli altri anni – parlo di tempo reale, senza i lavori d'Aula – ma, nonostante ciò, possiamo vantarci di una cosa: tutti gli emendamenti segnalati sono stati valutati in Commissione e, per questo, da una parte, mi vanto, avendolo posto come condizione per accettare il mandato al relatore, e, dall'altro, mi dolgo per l'abbandono dell'Aula da parte di alcuni gruppi di opposizione, come il MoVimento 5 Stelle e Forza Italia, proprio a poche decine di minuti dalla conclusione dei lavori.
  Veniamo al merito. Farò alcune considerazioni politiche su come è uscita la legge di stabilità dalla Commissione Bilancio. Parto da come vi è entrata, a cominciare dal disegno di legge del Governo. La scelta è stata netta: fare, per la prima volta dopo tanti anni, una manovra espansiva, a sostegno dello sviluppo, con interventi sul piano economico-sociale, pur dentro un quadro di rigore nella gestione della finanza pubblica.
  Gli impegni assunti in sede europea sono per noi da mantenere fino a quando non intervengono cambiamenti degli accordi, però le politiche europee di questi anni che hanno contribuito a determinare una situazione di bassa crescita o di recessione in Europa vanno cambiate.
  Questo è l'impegno dell'Italia, del Parlamento e del Governo e la Presidenza italiana, nel corso del secondo semestre Pag. 72014, sarà una grande occasione per dare impulso e cogliere risultati significativi e concreti.
  La stabilità politica, sotto questo aspetto, è molto importante, ovviamente purché non si trasformi in immobilismo, ma si coniughi con la capacità di approvare riforme decisive per il cambiamento del Paese. La legge di stabilità aiuta in questa direzione perché, dopo tanti anni, è intervenuta sul cuneo fiscale e lo ha ridotto, in modo insufficiente, al di sotto delle aspettative, ma in modo concreto e non solo come impegno per il futuro. Perché ha fatto scelte per aumentare la spesa per investimenti, oltre a contenere quella corrente, e siamo un Paese che sulla spesa ha agito in questi anni. Alla fine del 2012 si è registrato il terzo anno consecutivo di diminuzione della spesa pubblica primaria in termini nominali e, sul piano degli investimenti, è decisivo che, per la prima volta, si operi un alleggerimento del Patto di stabilità interno per un miliardo e non invece un suo inasprimento. Perché si sono fatte scelte per il sostegno del credito alle imprese e si sono avviate in questi mesi politiche industriali.
  Ricordo tra l'altro che quest'anno è iniziata concretamente – è stata la prima decisione di questa legislatura – un'operazione rilevante di pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni alle imprese – parliamo di decine di miliardi – atto dovuto in una situazione normale, ma l'Italia non è proprio in una situazione normale. Inoltre, vi sono azioni per il sostegno alle scuole, alla ricerca, alla cultura e per dare risposte ai problemi sociali, sapendo che la questione di fondo è il lavoro e la drammatica situazione di aumento della disoccupazione. È finita la recessione: dallo zero raggiunto si passerà finalmente al più per il PIL, ma gli effetti sia negativi che positivi sull'occupazione si registrano sempre con ritardo.
  L'azione del Governo e del Parlamento deve tendere a consolidare e rafforzare la crescita del PIL reale e ridurre le distanze tra quella crescita e il momento in cui ha effetti positivi sull'occupazione, sapendo, come sostiene il Viceministro Fassina, che la crescita sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale per l'Italia deve avere due obiettivi guida, due driver sistemici e complementari, sollecitatori e bussola di tutte le riforme di settore. Il primo è l'innalzamento del tasso di occupazione femminile per raggiungere in un decennio il 60 per cento, cioè tre milioni di donne occupate in più rispetto ad oggi; il secondo è l'innalzamento della specializzazione produttiva dell'Italia.
  Il Senato ha migliorato il testo del Governo, lo ha fatto nonostante la legge di stabilità si sia discussa in quel ramo del Parlamento in una fase di fibrillazione politica. Alla Camera abbiamo potuto operare in un contesto politico più chiaro e devo ringraziare per la forte collaborazione i colleghi deputati della maggioranza in Commissione bilancio, così come i colleghi dell'opposizione per la correttezza del confronto, che ho davvero apprezzato.
  Il Senato la rafforzato le misure di sostegno alla crescita, in particolare sul credito, con il sistema nazionale di garanzia e altre misure, misure che alla Camera vengono in parte corrette, ma rimanendo nel solco di una forte azione su questo piano. Il Senato ha poi deciso di concentrare maggiormente i benefici della riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con redditi più bassi. Alla Camera non modifichiamo quella decisione, che condividiamo, ma correggiamo alcuni effetti distorsivi sulle aliquote.
  Il Senato è intervenuto sulla fiscalità locale con l'istituzione della IUC. Alla Camera si conferma l'impianto della IUC, si interviene sulle modalità di pagamento e si sposta al 24 gennaio la scadenza di pagamento della seconda rata IMU 2013, prima casa, relativa al 40 per cento dell'aumento dell'aliquota base ove vi sia stata in sede comunale tale decisione, ancorché assunta nel 2012, così come previsto nel recente decreto-legge del Governo. Si è poi intervenuti sull'IMU agricola con l'esenzione dei fabbricati rurali ad uso strumentale.
  Il Senato ha rafforzato le misure sul piano sociale, in particolare per il fondo per la non autosufficienza, che resta Pag. 8drammaticamente al di sotto delle necessità, e per la sperimentazione di un programma di sostegno per l'inclusione attiva, volta al superamento della condizione di povertà, all'inserimento e al reinserimento lavorativi e all'inclusione sociale.
  Il Senato ha poi migliorato la legge stabilità sul piano delle misure relative alle numerose calamità naturali che hanno colpito il nostro Paese. La Camera si è data ulteriori obiettivi di miglioramento. Posso dire con soddisfazione che molti degli obiettivi, la gran parte, che ho indicato in sede di replica della discussione generale in Commissione, sono stati raggiunti. Il primo è quello di rafforzare le misure la riduzione del cuneo fiscale e della pressione fiscale. Si istituisce un fondo che sarà alimentato da ulteriori risparmi di spesa a seguito della spending review, nonché da maggiori entrate, anche una tantum, derivanti dalle attività di contrasto all'evasione fiscale. Si dirà: è stato detto o previsto altre volte, poi non si è mai realizzato. È vero, ma questa volta c’è una novità: la legge di stabilità 2014 stabilisce che in sede di DEF, quindi ad aprile, si deve valutare la situazione e quindi individuare le risorse e prevederne la destinazione. Si interverrà in particolare su IRPEF e IRAP. È importante la decisione per cui concorrono anche entrate una tantum, derivanti da misure straordinarie di contrasto all'evasione. Finora si era stabilito che ci si riferiva solo a miglioramenti strutturali. Con questo punto sia è valorizzata la risoluzione approvata qualche giorno fa dalla Commissione bilancio sulla spending review, risoluzione proposta dall'onorevole Bobba.
  Rimanendo in campo fiscale, vi è stata una discussione impegnativa su almeno tre aspetti: tassa sulle transazioni finanziarie, imposta sulle società che operano nel settore della raccolta di pubblicità on line e sui giochi. Si sono assunte decisioni sul secondo punto che hanno visto alcune modifiche nella fase finale dei lavori della Commissione. Sui giochi si è rinviato all'attuazione della delega fiscale, una volta approvata al Senato, ma impegnando il Governo a partire da questo aspetto nell'attuazione della delega.
  Sulla tassa sulle transazioni finanziarie vi è l'impegno a sostenere il Governo affinché in Europa si assumano decisioni per la sua istituzione a scala europea e l'impegno ad approfondimenti e decisioni in un forte confronto Parlamento-Governo nelle Commissioni bilancio e finanze fin da gennaio.
  Sul Patto di stabilità interno e sulla finanza locale ho in parte già detto, ma voglio anche sottolineare le misure sulla ripartizione dell'alleggerimento del Patto di stabilità interno tra province e comuni, per evitare penalizzazioni dei comuni capofila di gestioni associate, a favore del comune di Olbia, colpito dalla recente calamità naturale, sulla finalizzazione del patto regionale verticale in misura consistente per i piccoli comuni e sui limiti di indebitamento dei comuni.
  Per il Fondo di solidarietà comunale, sottolineo la destinazione di non meno di 30 milioni a sostegno delle fusioni e altre misure a sostegno delle unioni.
  Non siamo riusciti, in materia di IMU, ad aumentare la deducibilità per le imprese dei beni strumentali, ma è un tema che deve rimanere nell'agenda del Governo e del Parlamento.
  Su pensioni e lavoro vi sono diversi interventi significativi. Innanzitutto, si sono modificate le misure sulla rivalutazione delle pensioni. Resta fermo il 100 per cento fino a tre volte il trattamento minimo INPS...

  PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza sul disegno di legge n. 1865-A. ...si passa dal 90 al 95 per cento per i trattamenti tra tre e quattro volte il minimo, resta al 75 per cento tra quattro e cinque volte il minimo, resta al 50 per cento tra cinque e sei volte il minimo e passa dal 45 al 40 per cento oltre sei volte il minimo. Si è operato all'interno del sistema, riportando la situazione a quella pre-disegno di legge stabilità fino a quattro volte il minimo Pag. 9e riducendo la rivalutazione per le pensioni oltre sei volte il minimo.
  Per il contributo di solidarietà, vi sarà l'estensione, con decisioni autonome, anche a pensioni e vitalizi relativi a organi costituzionali, regioni e province autonome, così com’è già avvenuto in analoghe condizioni negli ultimi anni. Si prevede, poi, che chi è titolare di pensione in futuro non potrà avere...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza sul disegno di legge n. 1865-A. Io le chiedo, Presidente, qualche minuto in più, perché fare la sintesi...

  PRESIDENTE. La Presidenza non può darle qualche minuto in più.

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza sul disegno di legge n. 1865-A. Mi avevano detto 15 minuti. Dieci minuti mi pare veramente un tempo...
  Si prevede, poi, che chi è titolare di pensione, in futuro, non potrà avere incarichi o contratti da parte di amministrazioni pubbliche che portino, nel cumulo, a superare il trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione. Si è intervenuti sul cosiddetto «galleggiamento» e in precedenza, al Senato, sulle «propine».
  A favore degli esodati vi è l'intervento più consistente operato alla Camera. Alle somme già precedentemente stanziate si aggiungono 199 milioni nel 2014, 238 nel 2015, 162 nel 2016, 72 nel 2017, 46 nel 2018 e 12 nel 2019. Ciò permette di estendere la platea dei salvaguardati di ulteriori 17 mila lavoratori, a condizione che perfezionino i requisiti pensionistici entro 36 mesi dall'entrata in vigore del «salva Italia» – riforma Fornero, cioè entro il 7 dicembre 2014, appartenenti a una serie di categorie specificate nella disposizione di legge.
  È anche questo un intervento molto importante operato alla Camera. Sul piano del lavoro, sottolineo gli interventi per lavoratori socialmente utili e precari di diverse regioni, città e settori, come la scuola, e, tra le politiche attive del lavoro, sottolineo gli stanziamenti per i contratti di ricollocazione.
  Altra grande questione è costituita dal dissesto idrogeologico e dalle calamità naturali. Si interviene con tre modalità.
  Una prima, del tutto innovativa, avviene attraverso la destinazione di risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione per il finanziamento degli interventi di messa in sicurezza del territorio. Una quota di queste risorse – sappiamo che sono quelle più ingenti a disposizione – dovranno essere destinate d'intesa tra il Ministro delegato alle politiche per la coesione territoriale e gli altri Ministri interessati.
  Mi auguro, come specificava la proposta che ha portato a questa determinazione, che almeno un miliardo possa arrivare per questa fondamentale finalità.
  In secondo luogo, si sono aggiunti 50 milioni, per ognuno degli anni 2014, 2015 e 2016, per interventi in conto capitale nei territori colpiti da interventi calamitosi dal 2009 e si è individuata questa finalità come prioritaria nell'utilizzo dei fondi.
  In terzo luogo, si è intervenuti, sul piano ordinamentale, a perfezionare provvedimenti già assunti per calamità degli ultimi anni.
  Sono, poi, particolarmente soddisfatto per l'intervento relativo alle borse di studio per gli studenti universitari. Era un impegno assunto durante l'esame del decreto-legge «scuola e università». Non solo lo abbiamo mantenuto, con 50 milioni per il 2014, ma lo abbiamo stabilizzato per il triennio, 50 milioni per il 2015 e 50 milioni per il 2016, così come per gli specializzandi in medicina vi sono 30 milioni per il 2014 e 50 milioni per ognuno degli altri due anni.
  Potrei proseguire con numerose altre questioni. Voglio sottolineare le misure per la sicurezza, forze dell'ordine e vigili del fuoco.
  Solo per il 2014 vi sono più di 250 milioni di ulteriori risorse ed altre negli anni successivi: in un momento così difficile Pag. 10per il Paese è un messaggio molto chiaro a sostegno di chi opera in un campo delicatissimo.
  Precari del Ministero della giustizia, emittenza locale, derrate alimentari, collegi universitari, traghetti veloci, interventi per l'emergenza umanitaria in territorio nazionale, lavoratori dei call center, piattaforma Uirnet, aumento delle dotazioni per la cooperazione internazionale, artigianato digitale, frontalieri: sono alcuni degli altri numerosi temi affrontati.
  C'era attesa su spiagge e impianti sportivi: vi è stata la risposta con norme per entrambi questi aspetti.
  E lasciatemi concludere con le norme e gli interventi su vittime del terrorismo, luoghi della memoria e settantesimo della Resistenza.
  Non si può in questa sede ovviamente soffermarsi su tutto. Spero di aver dato il senso di un lavoro ampio, che sono convinto contribuirà alla ripresa economica e sociale ed alla coesione del Paese, che è l'obiettivo per cui in particolare operano il Governo ed il Parlamento, insieme a quello delle riforme istituzionali, compresa la legge elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia, Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore sul disegno di legge di bilancio, onorevole Andrea Romano.

  ANDREA ROMANO, Relatore per la maggioranza sul disegno di legge n. 1866-A. Signor Presidente, mi limiterò volontariamente a contenere il mio intervento in 5 minuti, cedendo volentieri qualche minuto all'intervento che mi ha preceduto, dell'onorevole Marchi, che voglio ringraziare, insieme agli altri colleghi della Commissione bilancio, a partire dal presidente, per il lavoro estremamente intenso, devo ammettere, ma anche utile, così come naturalmente ringrazio tutti i funzionari della Commissione e delle altre Commissioni che hanno lavorato con noi in questi giorni.
  Dunque, mi limiterò ad alcune considerazioni tecniche, impegnandomi poi a trasmettere l'intervento agli uffici.
  Come evidenziato nella relazione illustrativa, il disegno di legge di bilancio per il 2014 è coerente con lo scenario macroeconomico illustrato nella Nota di aggiornamento del DEF, presentata a settembre 2013, al fine di perseguire, mediante la legge di stabilità, i volumi di entrata e di spesa programmata, e si colloca in un percorso di progressivo risanamento dei conti pubblici.
  Gli aggregati di entrata e di spesa del bilancio, predisposti secondo il criterio della legislazione vigente, includono gli effetti finanziari delle misure adottate nel corso di questi ultimi anni e dei provvedimenti di urgenza disposti nell'anno in corso, volti principalmente al sostegno dell'economia.
  Inoltre, come illustrato nella relazione, sul processo di formazione delle dotazioni finanziarie per l'esercizio 2014 hanno inciso, sotto il profilo quantitativo, le rimodulazioni proposte dalle amministrazioni sulla base dei criteri di flessibilità previsti dalla normativa vigente.
  Per quanto, invece, concerne la componente rimodulabile e riconducibile al fattore legislativo, sia l'articolo 6 del decreto-legge n. 95 del 2012 sia l'articolo 23, comma 3, della legge di contabilità, ne prevedono apposita evidenza contabile.
  Nel disegno di legge di bilancio per il 2014 è pertanto presente, in allegato a ciascuno stato di previsione della spesa, l'allegato 1 «Prospetto delle autorizzazioni di spesa per programmi», che espone le autorizzazioni di spesa di ciascun Ministero che, per l'appunto, sono state rimodulate in tal senso. In proposito voglio rinviare alla documentazione prodotta dagli uffici della Camera.
  L'ammontare complessivo degli effetti dei 284 regimi agevolativi indicato nell'allegato A è pari a 152.667 milioni per il 2014, a 151.958 milioni per il 2015 e a 151.633 milioni per il 2016.
  L'allegato B indica un ammontare degli effetti delle 14 agevolazioni introdotte da Pag. 11ottobre 2012 a settembre 2013 pari a 220 milioni per il 2014, a 241 milioni per il 2015 e a 218 milioni per il 2016.
  Tanto doverosamente precisato in ordine ai criteri di formazione del disegno di legge all'esame, vado quindi ad esporre i risultati esposti nel bilancio di previsione. Il quadro generale riassuntivo del bilancio di previsione a legislazione vigente evidenzia come, per il 2014, si prevedono entrate finali per 512,1 miliardi di euro e spese finali per 548,6 miliardi.
  Il saldo netto da finanziare, corrispondente alla differenza tra le entrate finali e le spese finali, risulta dunque pari nel 2014 a circa 36,6 miliardi di euro.
  Per il biennio 2015-2016, il disegno di legge evidenzia un progressivo miglioramento del saldo netto da finanziare, in termini di competenza, pari, rispettivamente, a 13.402 milioni nel 2015 e a 21.681 milioni nel 2016 in corrispondenza ad un andamento progressivamente in aumento delle entrate finali e in diminuzione delle spese finali.
  A seguito dell'approvazione del disegno di legge di stabilità per il 2014 da parte del Senato, la Nota di variazioni al bilancio evidenzia, in termini di competenza, sempre al netto delle regolazioni contabili e dei rimborsi IVA, un aumento sia delle spese finali di circa 7,5 miliardi di euro nel 2014 che delle entrate finali di circa 5,9 miliardi.
  Il saldo netto da finanziare, pari a 38,4 miliardi di euro, risulta, pertanto, peggiorato per il 2014 rispetto al bilancio a legislazione vigente, il quale, come detto, risulta pari a 36,6 miliardi di euro, con un aumento di circa 1,8 miliardi di euro. Negli anni successivi, invece, il saldo netto da finanziare manifesta un deciso miglioramento rispetto a quanto previsto a legislazione vigente, fino ad evidenziare un valore positivo per 5,6 miliardi di euro nel 2016.
  Vado, invece, ad esporre quelle che sono state le variazioni, le modifiche dunque introdotte nel corso dell'esame che è stato svolto in Commissione. Il provvedimento, i cui principali elementi ho appunto riepilogato, è stato oggetto di alcune modifiche nel corso dell'esame presso la V Commissione, che, lasciandone invariati i risultati finanziari, sono intervenute su alcuni profili ordinamentali del provvedimento ed hanno effettuato alcune variazioni di carattere prevalentemente compensativo nella parte tabellare.
  Per gli aspetti più specificatamente normativi, sono stati in particolare approvati tre emendamenti presentati dal Governo che sono costituiti: dall'emendamento 2.2, che ha assegnato al programma «Analisi, monitoraggio e controllo della finanza pubblica e politiche di bilancio» del Ministero dell'economia e delle finanze per il 2014, le somme provenienti dalla chiusura di due gestioni commissariali, vale a dire quella del Fondo gestione istituti contrattuali lavoratori portuali e quella per le particolari esigenze, anche di ordine pubblico, della città di Palermo, entrambe in liquidazione coatta amministrativa. Ciò è stato fatto al fine di consentire il completamento delle residuali attività liquidatorie ancora in essere alla cessazione degli incarichi di commissario in queste due gestioni; successivamente dall'emendamento 6.2, che ha soppresso, all'articolo 6, comma 6, del disegno di legge in esame, il riferimento al «Ministero per la cooperazione internazionale e l'integrazione», non più previsto nell'attuale composizione del Governo; e, infine, dall'emendamento 8.1, che autorizza il Ministro dell'economia e delle finanze ad effettuare variazioni compensative tra due programmi di spesa dello stato di previsione del Ministero dell'interno in relazione alle effettive occorrenze del programma di spesa relativo alla «Gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali», a seguito dell'intervenuta soppressione dell'Agenzia autonoma per la gestione di tale albo, con il subentro del Ministero dell'interno nelle funzioni dell'Agenzia stessa. L'emendamento si è reso necessario per riallocare in corso d'anno le risorse finanziarie iscritte in tale programma in base alle esigenze che via via si produrranno.
  Per quanto concerne le modifiche alle tabelle sono intervenuti invece cinque emendamenti, anch'essi presentati dal Governo, Pag. 12ovvero: l'emendamento 1.1, che riduce di 2,3 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2014-2016 lo stato di previsione dell'entrata e, contestualmente, a fronte di questa minore entrata, riduce per un pari importo la dotazione di spesa del programma sistema universitario e formazione post-universitaria della missione 23 (istruzione universitaria). Tale modifica consegue agli emendamenti apportati nel corso dell'esame parlamentare al decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione e ricerca, i cui effetti erano stati iscritti in bilancio con riferimento al testo iniziale del decreto-legge medesimo; successivamente l'emendamento 2.6, che opera alcune variazioni, sia sullo stato di previsione dell'entrata, che su alcuni programmi dello stato di previsione di alcuni Dicasteri, che qui non è necessario dettagliare, i quali, anche nel caso in esame, sono conseguenti alla necessità di tener conto degli emendamenti intervenuti durante l'iter di conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni in materia di IMU e fiscalità immobiliare; poi l'emendamento 2.7 che per le stesse ragioni dei due precedenti, riferiti in tal caso alle modifiche operate sul decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, relativo al perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni, modifica le dotazioni di spesa di alcuni programmi dei Ministeri del lavoro e delle politiche sociali, dell'economia e delle finanze, degli affari esteri, nonché dello stato di previsione dell'entrata; l'emendamento 2.8, che opera tre diverse variazioni di carattere compensativo, la prima delle quali tesa ad una migliore allocazione delle risorse finanziarie relativamente all'attività di analisi e monitoraggio della spesa, la seconda volta a riallocare in bilancio le risorse per il pagamento dei buoni pasto di alcune categorie di dipendenti, ed una terza concernente l'attuazione dell'accordo di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dell'economia e delle finanze e la regione Sardegna. Riduce, inoltre, per circa 50 milioni di euro, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, la dotazione finanziaria del programma relativo agli organi costituzionali, in relazione all'effettiva richiesta avanzata dalla Camera dei deputati; infine, l'emendamento 2.9 che riduce le risorse nel programma relativo alle regolazioni contabili del Ministero dell'economia e delle finanze, incrementandole per un pari ammontare complessivo nel programma servizi e affari generali dello stato di previsione del Ministero medesimo e in quello relativo ai fondi da assegnare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  Tali modifiche – mi avvio alla conclusione – sono da mettere in riferimento alla necessità di incrementare le risorse da destinare alla Sogei per gestire, nel sistema del pagamento delle retribuzioni ai pubblici dipendenti, anche i cedolini del personale delle Forze armate, come è stato disposto dal disegno di legge di stabilità in esame, nonché di aumentare le risorse da destinare al previsto fabbisogno del Fondo consumi intermedi del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare. La corrispondente compensazione è a valere sulle risorse disponibili sugli aggi trattenuti dagli agenti della riscossione.
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Giulio Marcon.

  GIULIO MARCON, Relatore di minoranza. Gentile Presidente, onorevoli colleghi, volevo chiederle quanto è il tempo a mia disposizione per la relazione.

  PRESIDENTE. Sempre dieci minuti.

  GIULIO MARCON, Relatore di minoranza sul disegno di legge n. 1865-A. Il disegno di legge di stabilità e di bilancio, Pag. 13che oggi esaminiamo, bene esprime i limiti e l'insufficienza e anche la contraddittorietà delle politiche economiche di questo Governo in questi mesi. Di fronte ad una crisi economica gravissima le politiche e le misure messe in campo in questo disegno di legge sono assolutamente inadeguate.
  Ricordiamo i principali dati di questa crisi: in sei anni il PIL si è ridotto del 9 per cento. Il PIL pro capite è diminuito addirittura del 10,4 per cento, cioè circa 2700 euro in meno di disponibilità a persona, e il reddito disponibile in termini reali è sceso dell'11,1 per cento.
  Ricordo che la contrazione dei consumi delle famiglie è del 7,8 per cento. L'occupazione è calata del 7,2 per cento. Abbiamo perso un milione e 800 mila posti di lavoro. La produzione industriale è a un livello inferiore del 24 per cento rispetto al periodo pre-crisi. In alcuni settori la diminuzione supera addirittura il 40 per cento.
  Di fronte a questo quadro così drammatico il disegno di legge di stabilità che discutiamo oggi non aggredisce i punti della crisi che andrebbero affrontati e risolti. Le misure più importanti del provvedimento sono sbagliate ed inutili e difettano di strategia. Non ci sono scelte univoche e qui c’è una contraddittorietà e una confusione anche nelle scelte fatte dalla maggioranza di Governo.
  Prendiamo la riduzione del cuneo fiscale. Questa non porta sollievo alle tasche dei dipendenti (solo pochi euro al mese) e non porta alcun sollievo ai disoccupati, ai precari, ai pensionati. È un provvedimento che non farà aumentare la competitività delle imprese, che non rilancerà la produzione, non rilancerà la domanda e i consumi. Sono miliardi e miliardi di euro spesi male che potevano, invece, essere utilizzati per un piano del lavoro, come Sinistra Ecologia Libertà ha proposto, per creare nuovi posti di lavoro. Soldi che potevano essere spesi per tirare fuori dalla disoccupazione centinaia di migliaia di ragazzi e di ragazze, altro che la youth guarantee ! Soldi che potevano essere utilizzati per dare la quattordicesima alle pensioni più basse. Soldi che potevano essere utilizzati per un piano straordinario di piccole opere come la messa in sicurezza delle scuole, la lotta al dissesto idrogeologico e, in questo modo, una nuova opportunità per le imprese di creare nuovi posti di lavoro, per cantieri che possono partire subito e portare benessere alla comunità. E, invece, niente.
  Altro provvedimento centrale in questo disegno di legge è la riforma della tassazione sulla casa. Cambiano le sigle ma non il peso fiscale sulle famiglie che pagheranno non di meno. In alcuni casi pagheranno addirittura di più, come nel caso degli inquilini in affitto.
  Per il lavoro in questo disegno di legge di stabilità non c’è praticamente nulla. Si allarga parzialmente la platea degli esodati garantiti dalla legge, ma si tratta ancora di un provvedimento limitato che non affronta la gravità di questo problema. Non ci sono altre misure significative che vadano nella direzione di quello che già veniva definito dal relatore un piano del lavoro. Di piano del lavoro, in questo disegno di legge di stabilità, non c’è traccia. Anzi, nel disegno di legge di stabilità c’è il blocco dei contratti dei dipendenti pubblici che già ha portato grave danno ai redditi di questi lavoratori. Il Governo, la maggioranza di Governo hanno detto di «no» nella discussione in Commissione bilancio a provvedimenti essenziali, anche limitati e parziali, che costavano pochi milioni di euro, come l'armonizzazione del trattamento pensionistico dei macchinisti dei treni, vittime della legge degli errori, la legge Fornero, oppure hanno detto di «no» all'assunzione di pochi ispettori INAIL per prevenire disastri come quelli che abbiamo visto a Prato.
  E mentre il Governo negava questi pochi milioni – diceva che non c'erano, che non c'era la copertura per questi provvedimenti –, nello stesso tempo, stanziava, ha stanziato nel disegno di legge di stabilità oltre 2 miliardi di euro per fare nuove navi da guerra, le navi da guerra Fremm. Vengono stanziati inoltre centinaia di milioni per le grandi opere; opere spesso inutili, che non si faranno mai. Pag. 14Tutte risorse che potrebbero essere utilizzate per finalità assolutamente più importanti.
  Inoltre, altre risorse si sarebbero potute trovare, se la maggioranza di Governo avesse avuto il coraggio di alzare l'imposizione fiscale sulle rendite finanziarie, cosa che non ha fatto, e se avesse voluto varare una nuova, più equa e più incisiva imposta sulle transazioni finanziarie, la cosiddetta Tobin tax. E, invece, niente, anche in questo caso.
  E proprio sulla Tobin tax, nonostante ci fosse – voglio ricordarlo – un accordo trasversale tra maggioranza e opposizione per cambiare questo provvedimento, allargando la platea dei soggetti interessati alla tassa, diminuendo l'imposizione, ma colpendo tutte le operazioni speculative durante la giornata di scambi, su questa proposta, che vedeva insieme maggioranza e opposizione, il Governo con il Ministero dell'economia e delle finanze ha detto di «no», ha posto il veto e ha costretto la maggioranza di Governo ad alzare bandiera bianca venendo meno ad un impegno preso unitariamente. Noi auspichiamo, speriamo che ci possa essere un ripensamento e che si possa varare un'imposizione, una tassa nuova sulle transazioni finanziarie che possa essere più adeguata alle esigenze che ha il Paese anche di colpire e di frenare le dinamiche speculative dei mercati finanziari.
  Questo disegno di legge di stabilità, come ricordavo prima, è prigioniero dell'assenza di strategia, è prigioniero dell'assenza di scelte chiare ed è ancora prigioniero dell'austerità. È un disegno di legge di stabilità in cui non ci sono politiche per la crescita, non ci sono politiche per il lavoro; ci sono politiche, la continuazione di politiche che hanno provocato, in Italia e in Europa in questi anni, depressione economica, disoccupazione e diminuzione della produzione. E, nonostante il Primo Ministro Letta avesse solennemente dichiarato che non ci sarebbero stati tagli al Servizio sanitario nazionale, questi tagli ci sono: oltre un miliardo e 100 milioni di tagli per il 2015 e il 2016. Ci sono limitati provvedimenti per il welfare: c’è un allargamento minimo della social card, che è un provvedimento sicuramente utile per la povertà più estrema, ma ha un'impostazione caritatevole e limitata; c’è il rinnovo di un provvedimento che ha fallito, come quello del credito per i nuovi nati che non è il bonus bebè, ma è, appunto, il credito alle famiglie per i nuovi nati: provvedimento che non ha funzionato e meglio sarebbe stato se quei soldi fossero stati utilizzati per fare nuovi asili nido e per «rimpolpare» il fondo per la famiglia.
  In questo disegno di legge di stabilità non ci sono politiche industriali; in questo disegno di legge di stabilità non c’è una strategia per la crescita economica di questo Paese. Questo disegno di legge di stabilità non ha affrontato, appunto, i temi che sono centrali di questa crisi e che andrebbero affrontati con decisione. Non affronta il problema delle disuguaglianze drammatiche di questo Paese che, ricordo, non sono semplicemente la conseguenza della crisi, ma sono la causa di questa crisi, sono alla base della crisi che stiamo attraversando. Questo disegno di legge non affronta il drammatico fenomeno della povertà diffusa, che cresce, e della disoccupazione che aumenta, dei redditi in costante calo.
  Grazie all'impegno – e mi avvio alle conclusioni – delle opposizioni e di SEL che io rappresento – Sinistra Ecologia Libertà – sono stati apportati dei piccoli miglioramenti: maggiori fondi per il diritto allo studio, maggiori fondi per la cooperazione internazionale, i corpi civili di pace, maggiori fondi per la lotta al dissesto idrogeologico e anche alcuni provvedimenti legati alla garanzia del lavoro per i lavori socialmente utili. Ma tutto questo non basta. Tutti questi sono cambiamenti minimi che non cambiano il segno di questo disegno di legge di stabilità, che noi continuiamo a criticare durante i lavori, nella discussione di oggi, e abbiamo invece bisogno di una svolta nella politica economica, che in questo provvedimento non c’è. Questo disegno di legge è un «pannicello caldo», senza coraggio, senza spina dorsale. Una politica economica che mette al centro – questo è quello di cui noi Pag. 15abbiamo bisogno – un vero piano del lavoro: interventi per il welfare e la salvaguardia per i redditi, per il diritto allo studio.
  Abbiamo bisogno di un piano di piccole opere e non di grandi opere, di asili nido e non di «bonus bebè»; abbiamo bisogno di investire nell'istruzione pubblica e non nei sussidi per le scuole private; abbiamo bisogno di una politica economica radicalmente diversa per un'Italia giusta che in questa legge non c’è e per questo noi ci impegneremo, nelle prossime ore, per cambiarla, ma vogliamo informare subito che noi voteremo contro questa legge se rimarrà con questo impianto e con questa impostazione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Marcon.
  Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, mi riservo di intervenire dopo la discussione sulle linee generali.

  PRESIDENTE. La ringrazio, Viceministro.
  È iscritto a parlare l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

  ERMETE REALACCI. Signor Presidente, voterò convintamente a favore di questo disegno di legge di stabilità perché serve all'Italia e ci sono molti spunti positivi, però voglio sollevare due questioni: una di metodo e l'altra di merito.
  Per quanto riguarda quella di metodo, il collega Marchi, giustamente, ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver votato tutti gli emendamenti che erano stati segnalati, però sono stati bocciati quasi tutti gli emendamenti segnalati dalle Commissioni; penso, ad esempio, alla Commissione ambiente dove molti emendamenti approvati dal Governo, attraverso il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Orlando, sono stati semplicemente ignorati. Quindi, c’è il rischio di deprimere in qualche maniera la capacità di lavoro del Parlamento e, sicuramente, è un disegno di legge, come i precedenti, in cui l'irruzione di interessi particolari, alla fine, fa perdere di vista il disegno generale. Molti di questi interessi particolari sono anche positivi, condivisibili; altri, a volte, appartengono a un «cuore di tenebre» di interessi forti che provano in qualche maniera a cambiare il segno di domande che sono anche legittime (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Faccio ad esempio il caso degli stadi dove la richiesta legittima di avere degli impianti più moderni, efficienti per un calcio che sia in ordine con i conti e anche pulito, da anni, da almeno sei anni, diventa la richiesta, sostanzialmente, di andare in deroga alle normative urbanistiche, di andare in deroga ai vincoli idrogeologici e ai vincoli dei beni culturali.
  Faccio l'esempio delle spiagge dove la richiesta giusta di adeguare le normative comunitarie a una situazione italiana molto particolare, alla forza del turismo balneare italiano, diventa poi un «tana libera tutti», come è accaduto in alcuni testi dell'emendamento che erano stati presentati. Penso a quanto era accaduto al Senato sul fronte dell'energia dove un emendamento scritto sotto la dettatura di interessi del passato proponeva sostanzialmente un forte favore agli impianti di combustibili fossili a scapito delle rinnovabili.
  Queste cose sono state, nel corso della discussione, eliminate, ridotte e orientate bene, però fanno perdere di vista, queste scelte, un po’ il disegno di fondo. Questo è il punto di merito che voglio sottolineare. Obiettivamente, in questa manovra il senso del futuro dell'Italia non è fortissimo.
  Ci sono tante cose positive però, parliamoci chiaro, chi conosce l'Italia non è sorpreso del fatto che Moncler, tutti adesso sembrano sorpresi di questo, abbia una forte quotazione in Borsa, perché quando l'Italia fa l'Italia, quando scommette sull'innovazione, sulla qualità, sulla green economy, sulla bellezza, è un Paese molto forte. Noi siamo uno dei soli cinque Pag. 16Paesi manifatturieri al mondo che ha un surplus sopra i cento miliardi di dollari, gli altri sono la Cina, la Germania, il Giappone e la Corea. Qual è la nostra debolezza ? La debolezza, il dramma dell'Italia è la debolezza del mercato interno che è figlia delle politiche di austerità, della mancanza di lavoro, della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, della paura. Per affrontare questa debolezza servono delle scelte comprensibili, chiare; e ne cito solo due: è stato citato anche dal collega Marchi il tema della manutenzione del territorio, che è stato citato anche da altri colleghi. Qualche passo avanti è stato fatto, ma siamo molto distanti da quello che è necessario all'Italia, dalla necessità di mobilitare, per esempio, liberando dal Patto di stabilità i comuni, le risorse che possono essere investite in questa direzione e lì c’è tanto lavoro e c’è tanta sicurezza. Abbiamo tutti in mente le drammatiche immagini della Sardegna e dei tanti luoghi colpiti dalle alluvioni e sappiamo che oltre il 50 per cento delle scuole italiane è stato costruito prima che venissero emanate le norme antisismiche.
  E poi c’è il terreno dell'edilizia. Di gran lunga – il Viceministro Fassina lo sa, ne abbiamo ragionato assieme – la misura più efficace che questo Governo ha portato avanti sul terreno dell'occupazione è stato il credito di imposta per le ristrutturazioni edilizie e per l'ecobonus. Questa misura, in un settore che ha perso oltre 500 mila posti di lavoro dall'inizio della crisi e ha visto chiudere 12 mila imprese, quest'anno produce 19 miliardi di euro di fatturato e, secondo i dati del Cresme e del servizio studi della Camera, 283 mila posti di lavoro fra diretto e indotto. Allora, un piano che rilanci l'edilizia nella direzione della qualità e dell'efficienza energetica. Io ricordo che noi abbiamo discusso molto di IMU, ma l'anno scorso l'IMU pagata in media sulla prima casa dagli italiani era di 235 euro, e fra una casa costruita bene e una casa costruita male passa una bolletta da 1.500 euro. Abbattere questa bolletta fa bene alle famiglie, fa bene alla riduzione dei consumi energetici, fa bene all'ambiente. Ecco, vorrei che la prossima manovra, che saremo chiamati ad affrontare, e l'azione del Governo si concentrassero su un'idea di un'Italia ambiziosa che non lascia indietro nessuno, che non lascia solo nessuno, ma che ha un'idea più chiara del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto Omnicomprensivo di Piaggine, in provincia di Salerno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  È iscritto a parlare l'onorevole Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Viceministro, il Paese, dopo un anno durissimo per l'economia nazionale che si aggiunge ad altri anni duri, aspettava questa legge di stabilità con la speranza che venissero date risposte concrete alle esigenze delle famiglie, delle imprese e dei territori.
  Le imprese continuano a chiudere perché sono sempre più alle prese con la drastica contrazione del credito che le banche hanno sempre più difficoltà a concedere; si riscontra, inoltre, una riduzione della spesa delle famiglie, quelle famiglie che faticano ad arrivare a fine mese con stipendi – per chi ha la fortuna di averlo – sempre più inadeguati e bloccati ai livelli di dieci anni fa.
  Tutte le agenzie – non è la valutazione di una forza d'opposizione – ci segnalano indicatori di difficoltà: aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile e concentrata nel Sud del Paese; riduzione dell'occupazione; aumento della indigenza e della povertà (ed è l'ISTAT che ci ha ricordato, qualche giorno fa, che circa il 30 per cento delle persone residenti in Italia è a rischio povertà); crollo dei consumi e conseguente crollo delle entrate fiscali.
  Nel quadro delineato non avevamo certo la pretesa di vedere una legge di stabilità definitivamente risolutiva, ma almeno ci aspettavamo un provvedimento che iniziasse a dare segnali, come si dice, quel nuovo inizio di cui parlava il Presidente Pag. 17del Consiglio, Letta, anche di recente, nell'intervento dell'11 dicembre in quest'Aula. Il Governo si preoccupa di presentare, invece, e di consentire – come è stato ricordato dai colleghi della Lega – l'approvazione di emendamenti che moltiplicano e polverizzano la spesa.
  Signor Presidente, dopo il Senato, che ha peggiorato i saldi di parte corrente per 5 miliardi di euro ed in conto capitale per 2,5 miliardi, la Camera, se non bastasse, ha completato l'opera includendo nella stabilità – ha ragione il presidente Realacci – interventi che andavano dichiarati inammissibili.
  Da un lato si nomina un commissario straordinario per la spending review e si promettono misure di riduzione del cuneo fiscale connesse alle azioni di riduzione della spesa, dall'altro si introducono nuove e fantasiose ragioni di spesa. Un esempio è il tentativo da parte del Governo, bloccato dall'opposizione, di incrementare i commissari della Consob, elevando il numero del consiglio da tre a cinque, per ragioni tutte da indagare.
  Entrando nel dettaglio delle risposte date al Paese, ecco solo una short list di quella che non ho difficoltà a definire la nuova «legge mancia» che è entrata senza pudore nella legge di stabilità: 25 milioni per il SIN di Brindisi; quanti sono i siti da bonificare, presidente Realacci, in Italia, che hanno la stessa urgenza di Brindisi (per il quale portiamo rispetto e ne sottolineiamo la necessità) ? Il Ponte sullo stretto di Messina non si fa più, però si trova il tempo per impegnare 200 mila euro per l'ennesimo studio di fattibilità per migliorare l'offerta trasportistica; 2 milioni di euro per il reimpiego sostenibile degli scarti provenienti dalla lavorazione degli agrumi; 2,5 milioni di euro per l'istituzione dell'area marina protetta di Ripalta-Torre Calderina, contro cui, per carità, non ho nulla, essendo luoghi splendidi della Puglia, ma ricordo a me stesso, che sono tante le aree marine che attendono dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un riconoscimento e forse un finanziamento. Accolgo con piacere la riapertura del Tribunale di Olbia a seguito degli eventi alluvionali, ma chiedo al Governo ed al Ministro della giustizia perché non hanno avuto uguale ascolto tutti gli altri problemi connessi con il riordino delle sedi giudiziarie che presentano altrettante criticità ed inefficienze. Ancora una volta risposte parziali e localistiche in violazione di una legge di contabilità che, l'altra legislatura abbiamo approvato e abbiamo reso anche rinforzata. Questa è stata violata in più parti: 2 milioni di euro per i campionati di pallavolo femminile; 300 mila euro per l'orchestra « I Virtuosi Italiani» di Verona; 1 milione di euro per l'orchestra del Mediterraneo presso il teatro San Carlo di Napoli; per l'Istituto italiano di studi filosofici di Napoli, per numerose fondazioni «sponsorizzate» a livello parlamentare. Noi non ci siamo fatti mancare nulla, onorevole Palese.
  Mi fermo qui, anche per carità di patria, per non continuare l'elenco delle dazioni che segnalano, però questo lo dobbiamo dire senza infingimento, un decadimento istituzionale, Presidente, che segna la cifra di questo Governo esposto a condizionamenti e particolarismi che sfigurano e smentiscono la sussistenza di una strategia organica per un «nuovo inizio» (sono le parole del Presidente Letta). Non voglio neppure discutere gli interventi, forse tutti degni di considerazione, ma contesto lo strumento: la legge di stabilità dovrebbe avere altra ambizione e cioè quella di definire i saldi di finanza pubblica ed attestare i grandi aggregati di spesa del bilancio dello Stato.
  Non si riescono a trovare risorse per mettere in condizioni le zone alluvionate di rialzarsi o per varare un piano di prevenzione e di difesa del territorio afflitto dallo «sfasciume pendulo» come ricordava il presidente conterraneo, Giustino Fortunato, agli inizi del `900. Non si trovano le risorse per assicurare il cofinanziamento ai fondi comunitari, uniche risorse disponibili, che l'Italia rischia di perdere per assenza di «sponda finanziaria» sia a livello nazionale che a livello regionale. Ed ancora, sappiamo che le spese per il personale sono quelle che più Pag. 18di tutte incidono sulla finanza pubblica, spese incomprimibili ed obbligatorie. Ebbene nonostante ciò, vengono avviate procedure per l'assunzione di 120 persone al Dipartimento della Coesione, senza tacere le vaste azioni di stabilizzazione di migliaia di unità di personale precario negli organici della pubblica amministrazione, all'indomani di un provvedimento di assetto che il Ministro D'Alia aveva celebrato come un disegno di razionalizzazione e di riorganizzazione.
  Non siamo in grado di stimare l'impatto che queste norme avranno sui saldi di finanza pubblica, ma con il presidente Palese lanciamo un grido di allarme a chi porta la responsabilità di questa vigilanza, perché abbiamo registrato in Commissione bilancio un comportamento accondiscendente e poco trasparente da parte del Governo rispetto alle pressioni provenienti da settori e regioni in cui questi fenomeni sono cresciuti a volte in un contesto di poca trasparenza sia nella stima dei fabbisogni che nei metodi di selezione. Un Paese che ha bisogno di riqualificare la sua spesa non risponde aggravando gli oneri del bilancio pubblico, accendendo aspettative e diritti soggettivi che si trascineranno nel tempo.
  Come è possibile promettere ad un tempo riduzione e qualificazione della spesa, giungendo – come dice il relatore Marchi – ad istituire fondi per la riduzione della pressione fiscale, per la riduzione del cuneo, per lo smaltimento del debito, se non si ha poi il coraggio di respingere la pressione di una vecchia politica, che fonda le sue ragioni ancora una volta su una logica puramente distributiva e di scambio ? Per parte nostra, abbiamo proposto l'introduzione immediata dei costi standard in sanità e nei comuni, contrastando gli sprechi e le inefficienze e finalizzando i corrispondenti risparmi di spesa all'abbassamento delle tasse.
  È questa, signor Presidente, signor Viceministro, la nuova politica di Renzi ? Lo chiediamo al Partito Democratico, che ha condotto le danze in questi giorni, rappresentando scene in Commissione bilancio che gettano seri dubbi sulla forza e sulla effettività del cambiamento. Senza risparmi di spesa non possiamo finanziare né la riduzione delle tassazione né gli incentivi per lo sviluppo del nostro Paese. Ed infatti, l'altra cifra di questa legge sono le tasse, che non si riducono e che crescono sotto diversa denominazione. Più tasse sulla casa: siamo passati dai 21 miliardi del Governo Berlusconi, ai 30 che si stabilizzeranno nel 2014.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  COSIMO LATRONICO. Sto per concludere, Presidente. Si tratta di una patrimoniale vera e propria, insopportabile per le famiglie italiane. Più tasse sul web, pur nelle sue varie versioni. Non bastava la Tobin Tax, come se non bastasse il fallimento della sua prima esperienza: ora anche la rete, il web, che sembrava una frontiera di libertà per le nostre imprese, deve subire nuovi balzelli. Tasse su banche ed assicurazioni: incremento dell'8,5 per cento dell'IRES, che si rifletterà negativamente sull'operatività del settore bancario, che dovrebbe finanziare la ripresa dell'economia reale. E da ultimo – e salto il periodo, perché conosciuto – l'imbarazzante capitolo dei commi 74 e 75 del disegno di legge di stabilità, che interferisce in un contenzioso amministrativo tra comune ed un'importante società privata: a segnalare una legislazione ad personam, una violazione dell'interesse pubblico, la subordinazione a gruppi di pressione contigui al Partito Democratico.
  Quella della stabilità, colleghi (e concludo), doveva essere la legge del «nuovo inizio» del Governo Letta-Renzi. Se questi sono i frutti dell'astro nascente, crediamo – e ce ne dispiacciamo per il destino del nostro Paese, che rassomigli piuttosto ad un precipitoso tramonto. Il Presidente Letta deve sapere che con questa legge di stabilità tradisce il primo e più significativo impegno che ha preso in questa Camera:...

  PRESIDENTE. Concluda.

Pag. 19

  COSIMO LATRONICO. ...far scendere (ho concluso) il deficit, il debito, le spese correnti e le tasse sulle famiglie e sulle imprese. Tutti impegni, colleghi, clamorosamente traditi e contraddetti dal contenuto di questa legge di stabilità: presupposto che giustifica la nostra convinta contrarietà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Latronico. Il presidente Palese, che lei ha evocato nel suo intervento, deduco sia in realtà il presidente Boccia, anche se il lapsus può essere di buon augurio, diciamo.
  È iscritto a parlare l'onorevole Schirò. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ. Signor Presidente, colleghi, nel valutare i contenuti dei provvedimenti oggi al nostro esame è necessario, in via propedeutica, non dimenticare che essi, pur esprimendo le scelte fondamentali della politica economica del nostro Paese, si inseriscono in una cornice giuridica e politica disegnata a livello europeo negli ultimi anni. Per un verso, i provvedimenti danno attuazione agli obiettivi definiti in esito al semestre per il coordinamento delle politiche economiche e alla raccomandazione del Consiglio Ecofin del 9 luglio 2013 sul Programma nazionale di riforma 2013 dell'Italia, e sul Programma di stabilità dell'Italia 2012-2017. Per altro verso, essi sono necessari per assicurare il rispetto dei vincoli derivanti dal Patto di stabilità e crescita in merito al debito e al PIL.
  La rispondenza della manovra esposta nel disegno di legge di stabilità per il 2014 a questi obiettivi e parametri è stata oggetto, com’è noto, di una specifica valutazione secondo le regole del cosiddetto two pack da parte della Commissione europea, che il 15 novembre scorso ha emesso il proprio parere formulando alcuni rilievi.
  Non intendo in questa sede richiamare specificamente le criticità evidenziate dalla Commissione, che peraltro coincidono in buona misura con quelle che il nostro gruppo ha sollevato sin dalla presentazione del disegno di legge di stabilità; voglio però ribadire che l'approvazione dei provvedimenti al nostro esame non è una mera questione di politica interna ma è oramai questione di interesse europeo. Non possiamo pertanto, nell'esaminare le singole disposizioni di cui essi constano, valutarne gli effetti finanziari in base a logiche partigiane e localistiche, di cui sono purtroppo il frutto molti tra gli emendamenti presentati. Dobbiamo invece assumere necessariamente la dimensione europea in cui la manovra di finanza pubblica si colloca. Ciò non vuol dire che il Parlamento nazionale stia ratificando decisioni assunte altrove, come – ripeto – alcune forze populistiche o forse, meglio, euroscettiche sostengono, significa invece tradurre in scelte politiche nazionali, con ampio margine di discrezionalità, obiettivi e parametri che il nostro Paese ha concorso a definire preventivamente a livello europeo nella prospettiva di una maggiore integrazione economica e finanziaria.
  Se ciò è vero, voglio al tempo stesso sottolineare come i disegni di legge al nostro esame vadano intesi come un «intervento ponte», vale a dire come cerniera fra due fasi distinte del processo di integrazione economica europea. Come il Presidente Letta ha ricordato lo scorso 11 dicembre, l'Unione europea deve superare la visione, sinora prevalente e sottesa al sistema attuale di governance economica, incentrata sul rafforzamento dei vincoli stringenti di finanza pubblica e sulla riduzione degli squilibri macroeconomici. Le politiche di austerità si sono rivelate infatti non soltanto poco efficaci nel contenimento del debito ma hanno addirittura alimentato le divergenze strutturali fra le economie dei vari Paesi. Questo enorme debito, ereditato anche dalla crisi, se da un lato è un contrappasso al programma europeo, dall'altro allontana le condizioni politiche per un accordo coraggioso, e siamo alla vigilia, oltretutto, di un Consiglio europeo.
  Su impulso dell'Italia e di altri Stati membri, questa impostazione è in via di Pag. 20graduale correzione al fine di attribuire maggiore rilievo alle politiche per la crescita e l'occupazione e agli strumenti di solidarietà tra gli Stati membri, quantomeno nell'area euro. Siamo consapevoli che questi obiettivi saranno realisticamente perseguibili solo quando si sarà riusciti ad affrontare strutturalmente il problema del debito, per ora fortunatamente valutato solo internamente, e regolamentando la vigilanza preventiva.
  Ricordo in estrema sintesi gli interventi necessari a questo scopo. Occorre innanzitutto attuare integralmente e senza esitazione la tabella di marcia per un'autentica unione economica e monetaria, concordata dal Consiglio europeo nel dicembre 2012. In particolare sembra in via di superamento l'ostruzionismo miope di alcuni Stati membri, che ha rallentato la realizzazione dell'unione bancaria in tutti i suoi pilastri, in modo da spezzare il circolo vizioso tra crisi del debito sovrano e crisi bancarie e rimettendo in moto i canali di finanziamento al sistema produttivo. Al tempo stesso occorre tradurre in interventi concreti, tra le altre misure prospettate nella tabella di marcia, gli strumenti per un reale coordinamento delle politiche economiche e i meccanismi per la mutualizzazione del debito sovrano in assenza dei quali sarà impossibile prevenire le manovre speculative verso alcuni Paesi dell'Eurozona, tra cui l'Italia. Va quindi realizzata – sto terminando – una capacità di bilancio autonoma...

  PRESIDENTE. Ha un minuto.

  GEA SCHIRÒ. ... in particolare attraverso l'emissione di titoli europei, con l'obiettivo di finanziare progetti di comune interesse europeo ad alto potenziale di crescita e di occupazione. Alla luce di queste considerazioni, crediamo che ci siano due buone ragioni per approvare i provvedimenti al nostro esame: la prima consiste – come ho già detto – nella necessità di rispettare gli impegni già assunti; la seconda, ad essi strettamente connessa, risiede nel fatto che approvando il disegno di legge di stabilità, il nostro Paese avrà pertanto ulteriori argomenti e maggiore autorevolezza per fare prevalere a livello europeo questa nuova visione dell'integrazione economica e finanziaria.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, questa legge di stabilità assomma 531 commi, di un articolo unico peraltro, su aspetti variegati, a volte imbarazzanti, come finanziamenti a orchestrali, mentre su argomenti sui quali le Commissioni competenti avevano espresso valutazioni e proposte, che sicuramente erano ispirate a criteri di programmazione e di interesse generale, come ad esempio quelli della Commissione Ambiente, c’è stata una chiusura.
  Io non condivido le osservazioni fatte strumentalmente da parte di esponenti del centro-destra su una legge di stabilità che quest'anno sarebbe caratterizzata esclusivamente da «mance». Non è solo quest'anno che siamo in presenza di scelte discutibili. La differenza con il passato è che ieri queste mance erano molto più consistenti, perché magari eravamo in un periodo di vacche grasse e oggi invece la ristrettezza della situazione che viviamo ha limitato fortemente questa capacità particolaristica della maggioranza pro tempore, anzi io mi sento di rilevare anche l'estrema correttezza del presidente Boccia, dei relatori Marchi e Romano e anche dei rappresentati del Governo, il Viceministro Fassina e il sottosegretario Legnini. Io ho avuto l'impressione che loro hanno limitato i danni, nel senso che l'assalto sarebbe stato molto più consistente, quindi la domanda era molto più alta di quello che in effetti si poteva e si è offerto.
  A Brunetta consiglio di andare a leggere le finanziarie e le leggi di stabilità che, negli anni Duemila, hanno fatto i Governi di centro-destra e di fare un quadro sinottico e vedrà che le sue grida manzoniane sono assolutamente ipocrite.
  C’è un altro problema di metodo: oggi, questo modo di discutere e di approvare la legge primaria, la legge più importante che Pag. 21si fa nel corso dell'anno, è inadeguato alla gravità della situazione che viviamo. Occorre ripensare anche in termini regolamentari la sessione di bilancio e la sessione di stabilità.
  Vedete, colleghi, ad un treno si possono agganciare tanti vagoni, ma la potenza motrice ha un limite: se i vagoni che si attaccano al treno della legge di stabilità sono superiori alla capacità del Paese di reggerli, il treno deraglia ed è quello che purtroppo, in questi anni, spesso è successo. L'Italia è una pentola che bolle, c’è una protesta variegata, una protesta organizzata e ordinata, in alcuni casi, ribellistica e rancorosa. In altri, ci sono ultras di ogni genere che cavalcano la protesta e c’è chi soffia sul fuoco. Fu così anche negli anni Venti e la destra liberale, anche allora, pensava di manovrare il fascismo incipiente e sappiamo come andò a finire.
  Quindi, dobbiamo essere estremamente attenti alla saldatura che si può creare tra una situazione di malessere sociale oggettiva, che ha delle responsabilità, e il disprezzo per la politica.
  Paolo VI disse (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, non disturbate l'onorevole Melilla.

  GIANNI MELILLA. A me non disturba.

  PRESIDENTE. Ho capito, però disturba la Presidenza e i colleghi che magari sono interessati.

  GIANNI MELILLA. Quando le osservazioni sono sciocche...

  PRESIDENTE. Per carità, però se trasformiamo poi la cosa in un contraddittorio con l'oratore mentre parla...

  GIANNI MELILLA. Ognuno si qualifica per quello che dice. Paolo VI disse che il più alto atto di carità cristiana è la politica. Zanotelli ieri è stato qui alla Commissione affari esteri ad un'audizione importante e ha detto: la politica è bella, importante, utile e necessaria. Dinanzi al disprezzo imperante che c’è per la politica, noi dobbiamo tenere la schiena dritta e dire che la politica è necessaria. Ovviamente la politica buona, onesta e seria è necessaria per affrontare i problemi del Paese e bisogna reagire a questa saldatura che si va determinando nel Paese.
  Sappiamo tutti che la crisi che noi viviamo non è una crisi passeggera e secondaria; è la crisi più duratura che c’è stata da quando è nata la Repubblica italiana. È dal 2008 che l'Italia vive una situazione economica e finanziaria con i derivati sociali drammatici, che doveva essere affrontata diversamente e che purtroppo è stata fatta incancrenire con una politica dei rinvii, dei veti, delle scelte che non hanno mai messo in discussione il cuore del problema, che è la politica dell'austerità. Lo diceva benissimo il collega Marcon nella sua relazione di minoranza. Dal 2008 ad oggi noi abbiamo avuto una caduta del PIL del 12 per cento, la produzione industriale è crollata del 25 per cento, gli investimenti sono crollati al 2 per cento rispetto ai 700 miliardi di spesa pubblica, i consumi sono precipitati, la pressione fiscale aumenta, ma la riduzione della base imponibile e dei consumi produce meno entrate fiscali, 8 milioni di persone sono sotto la soglia di povertà.
  Da almeno cinque anni questa crisi viene affrontata a senso unico: stringere la cinghia, accettare i piani di austerità e i vincoli dell'Unione europea. Il mantra è sempre lo stesso: ce lo chiede l'Europa, come se noi non fossimo Europa. Chiediamo a parole una svolta, come spesso fa anche il Presidente del Consiglio Letta e tanti altri esponenti di Governo, ma non la otteniamo. Dopo due anni di austerità pesante il Paese è in ginocchio. Tra l'altro, prima della politica di austerità avevamo un rapporto debito/PIL notevolmente migliore di quello che abbiamo adesso, intorno al 130 per cento.
  È molto lontano il periodo in cui il Governo Prodi, il tanto vituperato Governo Prodi, lasciava l'Italia ad un rapporto debito pubblico/PIL di poco superiore al 100 per cento. I tagli alla spesa pubblica e l'aumento della pressione fiscale provocano Pag. 22una caduta del PIL più veloce della riduzione del debito e l'Europa, ridotta all'austerità, alla moneta unica, alla libera circolazione dei capitali, non funziona. L'austerità è il problema, non è la soluzione. Noi lo diciamo da molto tempo eppure l'Europa per prima e noi dietro l'Europa non ci discostiamo dal fanatismo del rispetto di parametri del tutto arbitrari.
  L'immenso casinò finanziario mondiale responsabile della crisi che noi viviamo – tutti ricordano la crisi dei subprime nel 2008 – continua a regnare sulle sorti del mondo. Questa legge di stabilità fa scelte praticamente di sostanziale continuità con questa politica.
  In questo modo si ammazza l'Italia e si ammazza anche l'idea di Europa, quell'idea per la quale si sono spesi i figli migliori del nostro Paese, a partire da Altiero Spinelli. Oggi quell'idea di unità europea non ha più un consenso nel popolo italiano, come, ad esempio, lo aveva alla fine del Novecento, dopo il crollo dei blocchi occidentali ed orientali.
  Vi era questa grande idea dell'Europa, su cui si attestava oltre il 90 per cento del popolo italiano. L'euro, sicuramente, non è il responsabile in ultima istanza di tutto quello che è successo, ma, sicuramente, l'Europa, le politiche dell'austerità perseguite dall'Europa, nell'immaginario collettivo, sono il colpevole di questa situazione.
  Il processo è fatto da parte dei cittadini: la sentenza penso che ci sarà alle prossime elezioni di maggio. Noi abbiamo una grande responsabilità: non buttare bambino e acqua sporca insieme; distinguere l'acqua sporca, che è la politica dell'austerità, dal bambino, che è l'idea di un'Europa dei popoli, di un'Europa unita, di un'Europa politica, oltre che economica, di un grande spazio sociale, che è la grande idea su cui i costituenti italiani si sono cimentati e, mano a mano, hanno allargato questa idea a tutte le forze politiche del Parlamento.
  Noi abbiamo avanzato un'altra proposta di legge di stabilità. Questa proposta l'abbiamo costruita con i movimenti, con le associazioni, con tanti intellettuali ed economisti progressisti. In particolare, ci siamo legati molto all'elaborazione di Sbilanciamoci, della campagna Sbilanciamoci, che coinvolge decine e decine di associazioni del volontariato, della migliore intellettualità del nostro Paese.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,30)

  GIANNI MELILLA. Al centro della proposta che noi abbiamo avanzato vi erano scelte forti: vi era una patrimoniale forte, vera – perché non è possibile che il 10 per cento che nel nostro Paese detiene la metà della ricchezza non partecipi, in modo proporzionale alla ricchezza che ha, alla soluzione della crisi economica che viviamo –, la tassazione sui capitali scudati, il miglioramento delle tassazioni sulle transazioni finanziarie, il blocco di grandi opere inutili e dispendiose, come la TAV, il taglio delle spese militari, la sperimentazione sul reddito minimo garantito, un grande piano del lavoro, che raccogliesse la proposta avanzata dai sindacati confederali, investimenti nell'istruzione, nella ricerca e nella cultura, nuove politiche di assistenza e inclusione sociale, una tutela dell'ambiente e dei beni comuni, una mobilità sostenibile, un rilancio dell'edilizia residenziale pubblica.
  Tutte queste proposte possono essere riassunte con poche parole: lotta alle disuguaglianze e piano del lavoro. Su questo, noi, nel Paese, daremo vita, nel mese di gennaio, ad una grande campagna di sensibilizzazione e di mobilitazione, perché le cose che diciamo qui noi le vogliamo confrontare anche con i cittadini, con i sindacati, con le organizzazioni degli imprenditori, con le associazioni ambientaliste.
  Noi non sottovalutiamo anche alcuni risultati parziali che abbiamo ottenuto sulle spese militari, sugli F-35, sui Corpi giovanili civili per la pace, su alcune tutele per gli esodati, per i precari – penso ai precari della giustizia –, per i lavori socialmente utili, ma una rondine non fa primavera.Pag. 23
  Per questo motivo noi, pur valorizzando questi risultati e riconoscendo al Governo e ai relatori di aver consentito che queste nostre proposte assolutamente parziali potessero avere una maggioranza, non disponendo ovviamente noi dei numeri per poterle fare approvare, non possiamo non riconoscere l'assoluta inadeguatezza di questa legge di stabilità e di questa manovra di bilancio e quindi noi annunciamo il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media «Martiri di Ungheria» di Scafati, in provincia di Salerno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  È iscritto a parlare il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signora Presidente, colleghi e rappresentanti del Governo, con la legge di stabilità all'esame dell'Assemblea si intende avviare una svolta nella programmazione economica e finanziaria del Governo, realizzando le due priorità di politica economica alla base del programma: favorire la crescita e promuovere l'occupazione. Con le misure disposte dai provvedimenti, infatti, si avvia un percorso di riduzione del carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese.
  Si può contestare la consistenza di tali misure, ma non ci sono dubbi, non ci possono essere dubbi sulla direzione che esse segnano, in discontinuità con gli anni precedenti. La spending review, che verrà progressivamente implementata nel corso del 2014, potrà ulteriormente contribuire ad individuare razionalizzazioni della spesa con le quali finanziare l'ulteriore riduzione della pressione fiscale.
  Gli interventi previsti dalla finanziaria sono stati programmati con soluzioni che consentano di rispettare l'impegno di contenere il deficit nell'ambito degli obiettivi europei ed invertire le tendenze sul debito pubblico.
  Su questo tema, su cui mi vorrei soffermare particolarmente, al di fuori delle solite litanie demagogiche e del dibattito pubblico italiano, molto spesso ripiegato su se stesso, è bene dire – a mio avviso, naturalmente – che la favola che sia l'Europa ad imporci attenzioni sui limiti dell'indebitamento netto (il famigerato 3 per cento) e sulla dinamica del debito è una balla clamorosa, che vuol far credere agli italiani che senza l'Europa noi potremmo permetterci ancora politiche di bilancio leggere, che in realtà oggi non ci sono più consentite non dall'Europa, ma dai nostri creditori e dalla necessità di dover collocare sul mercato un'enorme quantità di debito, impresa che sarebbe oltremodo difficile e molto più onerosa di quanto non sia attualmente, se disgraziatamente decidessimo di stare fuori dal quadro di regole concordate in sede UE.
  L'Italia deve avere, al pari con gli altri maggiori Paesi europei, una struttura di soluzioni, regole e comportamenti adeguati alla piena e vincente partecipazione alla moneta unica europea.
  L'Europa deve essere il punto di riferimento forte delle politiche dell'Italia, che a sua volta deve dare un contributo affinché le politiche europee sappiano combinare sempre più e meglio rigore e crescita.
  L'Italia quindi deve confermare il proprio impegno al rispetto delle regole di disciplina delle finanze pubbliche ed assumere le priorità strategiche nel quadro delle raccomandazioni che provengono dalla UE.
  L'obiettivo quindi dell'azione di Governo deve essere, come è, improntato alla crescita e alla riduzione del debito pubblico.
  La crescita si può costruire solo su finanze pubbliche che siano in linea con quanto afferma l'Europa, un'Europa che deve impegnarsi con grande sforzo per superare la crisi, creare le condizioni per un'economia maggiormente competitiva, per un più alto tasso di occupazione e per una crescita che assicuri investimenti più efficaci nell'istruzione, nella ricerca, nell'innovazione e per la creazione di posti di lavoro e riduzione della povertà.Pag. 24
  L'Italia quindi deve essere protagonista attiva ed autorevole per perseguire in modo efficace l'obiettivo della crescita economica e sociale del continente, un'Europa più comunitaria, più unita, più vicina ai cittadini.
  In questo contesto occorre però un nuovo approccio ai temi di politica economica: non più una strategia fondata sull'obiettivo della stabilità di bilancio – che va comunque assicurata e garantita – ma occorre guardare appunto allo sviluppo ed alla crescita.
  In questa direzione appunto – e mi piace sottolinearlo – vanno molte delle norme contenute nella legge di stabilità oggi al nostro esame: penso agli investimenti per le infrastrutture, al rafforzamento delle garanzie per il sistema delle PMI, all'allentamento dei vincoli del Patto di stabilità, all'intervento sul cuneo fiscale, anche se insufficiente ma importante come impegno ed inizio di un percorso, ai doverosi interventi a favore delle forze dell'ordine e di sicurezza, a molte altre misure che non cito per brevità.
  Non si può, tuttavia, anche in questa sede, nascondere che la profonda crisi economica che ha colpito l'Europa ha alimentato un dibattito sempre più critico nei confronti della UE, rimarcandone la fragilità ed evidenziando il deficit democratico e i limiti della capacità decisionale. Da tali perplessità nasce l'esigenza di una profonda riflessione sul processo di integrazione europeo, sull'attuale stato dell'Unione e sugli scenari che si stanno delineando partendo, però, da una premessa di fondo: la prospettiva europea è la dimensione a cui dobbiamo guardare e da cui dobbiamo ripartire per guardare al futuro con fiducia. Tale prospettiva non può essere subordinata ad un mero calcolo di convenienza, ad un grezzo rapporto tra dare e avere. L'Europa federale è l'obiettivo a cui ogni seria politica a favore dei cittadini europei deve tendere come unico sbocco possibile a livello politico e sociale, prima ancora che economico. Non si capisce come si possa immaginare nei prossimi decenni un mantenimento della nostra qualità della vita, del nostro livello di welfare e di tutela dei diritti se non in un'Europa integrata che possa essere guida del processo di globalizzazione in atto, invece di subirlo come vittima persa nelle sue secolari divisioni interne di cui ancora oggi si sentono il retaggio e la zavorra.
  Mi piace citare il Presidente del Consiglio nel corso della fiducia che dice: «Chi ama l'Europa ne riconosce le contraddizioni, vuole riformarla, non delega ad altri la responsabilità di provare a farlo. Sa che senza l'Unione europea ripiombiamo nel Medioevo». Queste parole vanno condivise fino in fondo, contro chi specula sul malessere e chi fomenta facili populismi. Occorre, quindi, avviare quelle riforme che sono indispensabili per creare una vera Unione. In primo luogo, l'unione bancaria e anche su questo Letta ha insistito ed è oggetto, tra l'altro, del prossimo Consiglio europeo. Ciò servirà ad abbassare il costo del credito per famiglie e imprese e servirà a impedire nuove crisi nel settore bancario. Per l'Italia in particolare questo è un fattore forte di squilibrio vista la rigidità del nostro sistema di vigilanza, forse il più rigido d'Europa. Di fatto, questo diventa un fattore di minor competitività per il nostro sistema economico che può accedere con maggiore difficoltà di quello di altri Paesi al credito. In secondo luogo, servono le riforme strutturali degli Stati membri. In terzo luogo, occorre realizzare un governo più equilibrato dell'unione economica e monetaria, per politiche più convincenti, per il contrasto alla disoccupazione, specie quella giovanile.
  Il semestre di Presidenza dell'Italia deve essere l'occasione per ridisegnare una strategia comunitaria per l'Europa che, dopo l'austerità, punti su innovazione e investimenti e rivitalizzi l'industria manifatturiera. Il Nuovo Centrodestra sostiene con senso di responsabilità il Governo che deve continuare a fare quelle riforme necessarie che portino il Paese fuori dalla crisi. Occorre, infatti, rilanciare gli investimenti usando al meglio i fondi strutturali dell'Unione. Si devono, infine, aggiornare le politiche per le medie e piccole imprese affinché siano più innovative, digitalizzate, Pag. 25internazionalizzate e capaci di competere nel contesto europeo e mondiale. Siamo sicuri che il semestre di Presidenza europea dell'Italia contribuirà a creare le condizioni migliori per lo sviluppo e la crescita e per rilanciare l'occupazione, soprattutto nel nostro Paese. Di conseguenza, il giudizio su questa finanziaria non può che essere positivo (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, leggendo questo testo di legge si può osservare che ciò che non manca a questo Governo è il coraggio, quello di presentare una siffatta legge di stabilità, pasticciata e priva di contenuti e di risposte. Partiamo dal cuneo fiscale, pochi spicci ad una sparuta minoranza, per acquistare i prodotti magari made in China, gli unici facilmente reperibili a bassissimo costo e gli unici ormai realmente competitivi sul mercato. A fronte, infatti, di un irrisorio sconto concesso ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 28 mila euro, si ignorano totalmente tutti gli altri che continuano a subire un'aliquota complessiva di oltre il 40 per cento. Ma niente paura, Letta and company prepareranno un fondo taglia tasse per il futuro, alimentato con i famigerati risparmi di spesa. Ma, vogliamo ancora sperarci, anche se, come si dice, chi di speranza vive, disperato muore.
  Quindi parlerei dell'oggi e, quindi, del «regalo» alle banche che, però, ci costerà un miliardo di euro solo nel prossimo biennio. Grazie al nipote di suo zio, gli istituti di credito avranno la possibilità di dedurre fiscalmente dal reddito le svalutazioni e le perdite su crediti in cinque anni e non più in diciotto. Il MoVimento 5 Stelle aveva proposto di vincolare l'uso di queste risorse alla riduzione del credit crunch che opprime imprese ed anche cittadini, ma il Governo ha avuto il coraggio di dire «no».
  Passiamo all'imposizione locale. Come non tessere le lodi del federalismo fiscale ? Un autentico miracolo che, così com’è stato congetturato, invece di moltiplicare i pani e i pesci ha moltiplicato le tasse e gli adempimenti da nord a sud. Si pensi che, dal 1997 ad oggi, i tributi locali sono aumentati sino al 204 per cento. Se il federalismo fiscale significava ridurre alla fame i comuni, beh, complimenti, ci siete riusciti.
  Sulla tassazione degli immobili, poi, il Governo del non far nulla ha fatto, invece, anche troppo. Da una tassa che avevamo ne sono spuntate cinque: IMU, Tari, Tasi, TIA, IUC, insomma una selva oscura da cui non si esce. Il risultato è quello di vedere la casa supertartassata.
  L'IMU ritorna rinvigorita e rigenerata. Il suo nuovo nome oscillerà tra IUC e Tasi. Quindi, si riproduce. Mentre siamo qui a parlarne, alcuni comuni si stanno già affrettando, a scanso di equivoci, a riaccatastare le modeste abitazioni di molti cittadini nella categoria A1 onde poterli «spellare» meglio, senza se e senza ma: geniale, no ?
  Con la nuova Tasi si rischia il paradosso: i comuni avranno meno soldi per tenere aperte le scuole o pulire le strade mentre parte dei cittadini che prima non pagavano l'IMU sulla prima casa si ritroveranno a pagare il tributo. Perché, anche se l'aliquota è diminuita, le detrazioni sono state tagliate. Quindi, le famiglie, che grazie alle detrazioni non pagavano l'IMU, si ritroveranno per incanto a pagare la Tasi. Queste non sono parole mie o dei facinorosi grillini ma, pensate un po’, di Piero Fassino. Mi pare che sia del PD. Come dire, sparare sulla Croce Rossa di un partito allo sbando.
  E la tariffa rifiuti ? Da quando siamo qui abbiamo proposto in tutte le sedi, il disegno di legge di stabilità è solo l'ultima, l'applicazione della tariffa agganciata esclusivamente alla quantità e alla qualità dei rifiuti prodotta. Ma anche da questo orecchio il Governo del «tanto per fare» non ci sente.
  A proposito di enti locali e non solo, il disegno di legge di stabilità fa un pensierino anche alla riscossione e proroga il mostro Equitalia, una Spa mangia soldi che vanta un passivo di tributi non riscossi Pag. 26pari a 545 miliardi di euro. Ci sarebbe davvero da interrogarsi sull'efficienza e la qualità dell'operato. Contro questa proroga il MoVimento 5 Stelle aveva presentato un emendamento, ovviamente bocciato. Grazie al disegno di legge di stabilità Equitalia si stabilizza.
  Ma, in definitiva, dove sono andati a finire i nostri soldi ? Beh, ad esempio, 126 milioni ai bacini elettorali di Calabria, Napoli e Palermo tramite gli LSU, i lavoratori socialmente utili, oppure, annidato tra le pieghe di un comma, c’è un finanziamento ad una ONLUS che, coincidenza curiosissima, ha come presidente proprio il firmatario di quell'emendamento o l'assunzione senza concorso di 120 esperti per la gestione degli interventi cofinanziati dai fondi strutturali europei. Un buon inizio per parlare di meritocrazia e spending review. Mi fermo qui.
  Eppure siamo noi, secondo quello che va a raccontare in giro, per le numerose turnée televisive, il sindachello di Firenze assenteista e condannato in primo grado dalla Corte dei conti per danno erariale, gli inesperti, i perditempo, i buffoni. Ma noi non ci offendiamo, anzi invitiamo lui, come chiunque ignori totalmente la materia, a venirci a trovare qui a Montecitorio. Siamo pronti a spiegare tutto con calma, ripartendo perfino dal pallottoliere. Di pazienza ne abbiamo e tanta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, il disegno di legge di stabilità per il 2014 dovrebbe rappresentare uno spartiacque, un punto di passaggio dalle politiche necessarie per recuperare la situazione finanziaria disastrosa che i Governi passati ci avevano lasciato ad una politica di crescita.
  Questo l'abbiamo detto parecchie volte, la politica di risanamento ha portato all'uscita dalla procedura di infrazione e, da quel momento in poi, si è detto: ci sono nuovi spazi di risorse disponibili, si deve ripartire con la crescita. E il Presidente Letta ha detto molto correttamente, quando è venuto qui per la fiducia, che il destino dell'Italia è in Europa, che senza l'Europa la nostra economia non ha speranze di affrontare il mondo globale e ha anche detto che, per fare questo, dovremo andare in Europa a chiedere di più, a chiedere una maggior politica della crescita, a chiedere una maggior disponibilità.
  Ora, questo è assolutamente vero. Per farlo, però, bisogna essere credibili e bisogna intervenire con delle riforme altrettanto credibili, dimostrando che anche noi facciamo i nostri compiti a casa. Ora, i segnali sono contrastanti e io vorrei partire da un aspetto che forse è meno eclatante e meno discusso, ma che è quello del metodo, perché credo che una classe politica e un Parlamento che voglia lavorare per il Paese, dovrebbe lavorare secondo dei criteri ordinati, precisi.
  Esiste una legge che prevede che il disegno di legge del Governo arrivi in Parlamento il 15 ottobre, che il percorso si concluda il 31 dicembre, e questo probabilmente avverrà, però quello che non si può dire è che il procedimento sia un procedimento normale, perché noi abbiamo visto tremila emendamenti presentati al Senato, alcuni morti per motivi di copertura, ma non molti, poi una discussione infinita al Senato con mille nottate, poi un maxiemendamento – che è il vero disegno di legge del Governo – che arriva alla fine del periodo e sul quale viene posta la fiducia, il quale arriva qui, dove ricomincia questo meccanismo abbastanza perverso per il quale vengono depositati migliaia di emendamenti, dopodiché i gruppi li autoeliminano attraverso il meccanismo della segnalazione e poi parte una discussione che ha abbastanza del surreale, perché in realtà in Parlamento si discute, durante le riunioni di Commissione, di nuovi emendamenti.
  Ora, in una situazione normale la proposta del Governo dovrebbe essere una proposta precisa, che arriva all'inizio e che è il frutto anche, ovviamente, di un accordo di maggioranza; poi su quella arrivano Pag. 27degli emendamenti, se ne discute, si discute della copertura, ma alla fine non c’è un cambiamento sostanziale, non si interviene su cose nuove.
  Invece, quello che accade è che una buona parte del disegno di legge finanziaria – o legge di stabilità, oggi – viene scritta durante il percorso e, quel che è peggio, viene scritta spesso attraverso emendamenti dei relatori, che dei relatori non sono e che si trovano a farsi latori o di istanze del Governo o dei partiti di maggioranza, sulla base di negoziati che avvengono fuori dalle Camere parlamentari.
  Credo che questo sia molto dannoso, sia perché l'effetto è che gli emendamenti del relatore diventano una specie di mezzi di trasporto di emendamenti altrui, sia perché nessuno sa neanche a chi imputare gli interventi e, conseguentemente, non si sa chi fa determinate proposte e alla fine si arriva, come ieri sera, a un macroemendamento del relatore, che ha dentro tutta una serie di cose che non sono neanche ascrivibili a qualcuno, perché sono ascrivibili al relatore.
  Ora, io credo che, a prescindere dal metodo, gli italiani abbiano il diritto di sapere chi propone una determinata cosa, se è il Governo, se è un partito, se è un partito che di quell'emendamento ha fatto un cavallo di battaglia oppure no. Invece, il meccanismo è che, paradossalmente, questo è impossibile saperlo tranne per chi, magari, dell'emendamento è il beneficiario.
  Poi, sempre sul piano del contenuto, io ricordo che la legge n. 196 del 2009 dice che la legge di stabilità non deve contenere – cito – norme di «natura localistica o microsettoriale», ma deve avere una portata generale.
  Ora, nell'emendamento del relatore di ieri – cito di nuovo – ci sono: 200 mila euro per uno studio di fattibilità dei collegamenti allo stretto di Messina, 2 milioni di euro per uno studio del reimpiego degli scarti degli agrumi, 2 milioni di euro per il Gaslini di Genova, 300 mila euro per «i Virtuosi» di Verona. Sono tutti interventi che, magari, sono assolutamente corretti, ma non li definirei di portata generale e, soprattutto, sarebbe bene che si sapesse chi li ha promossi, chi li ha portati avanti, chi ne ha fatto oggetto di un patto di maggioranza. Questo lo dico perché credo che sia un tema culturale.
  Io l'avevo già detto intervenendo in Aula sul «decreto del fare»: credo che il messaggio che arriva all'esterno da questo tipo di attività sia particolarmente negativo, perché si ha la percezione, spesso anche corretta, che ci si preoccupi di aspetti minori, particolari, di bacini elettorali, anziché occuparsi di temi generali.
  Io posso dire che noi di Scelta Civica abbiamo sempre presentato, in proporzione, molti emendamenti meno degli altri e non credo che ci si possa accusare di aver presentato alcun emendamento che avesse una natura strettamente territoriale o, appunto, di microsettore. Credo che questa sia una cosa sulla quale tutti dovrebbero riflettere, perché, quando escono i giornali e raccontano queste cose, l'effetto su chi ci legge è disastroso.
  Venendo al merito del provvedimento, ci sono numerose cose positive: penso al rafforzamento della spending review, all'automatismo tra spending review e abbattimento del cuneo fiscale – che pure è stato annacquato e su questo noi siamo stati fortemente negativi –, al contratto di ricollocazione, che è stata una nostra battaglia, al contributo di solidarietà sulle pensioni, alle dismissioni, ai divieti di cumulo. Ci sono tutta una serie di cose corrette.
  C’è anche, però, credo, una mancanza di coraggio in molti casi. L'automatismo tra attribuzione della spesa e riduzione del cuneo fiscale è un esempio: introdurre una serie di ulteriori beneficiari fa sì che quell'automatismo sia stato indebolito dal punto di vista, ad esempio, fiscale. Noi avevamo proposto degli interventi che riducessero le sanzioni e gli interessi sui piccoli debitori fiscali: ci è stato detto che era un condono, poi, è stato fatto un condono sulle concessioni marittime, che è assolutamente inspiegabile.
  Ci sono tutta una serie di interventi – come quelli che sono stati citati sugli LSU, Pag. 28eccetera – che non sono in sé, non mi sento di dire se sono giusti o sbagliati, ma che credo diano la percezione di una distinzione fra chi ha un lavoro, chi ha una categoria, chi è identificabile e chi, invece, non lo è, cioè chi il lavoro non lo ha affatto. Credo che questo, dal punto di vista delle manifestazioni che vediamo in questi giorni, sia il tema: esiste una grande parte della popolazione, che poi, magari, manifesta in maniera scomposta e sbagliata, ma che ha la percezione che in Parlamento soltanto alcune categorie, soltanto alcuni punti di riferimento dei partiti che governano questo Paese sono tutelati.
  Insomma, credo che sia mancato di nuovo il cambiamento, il salto culturale che serve per poter fare degli interventi di portata generale e dire davvero che questo Paese viene rilanciato. Noi abbiamo detto che crediamo alle intenzioni del Presidente Letta, confidiamo anche nel fatto che il neosegretario Renzi del PD e il Ministro Alfano, che ha appena avviato una nuova formazione politica, possano portare dell'innovazione. Perché se questo tipo di innovazione non arriverà, noi continueremo ad avere, innanzitutto, un problema nel rilanciare questo Paese, a cui servono riforme radicali e non interventi di mantenimento, ma, soprattutto, non saremo perdonati da tutti quelli che si sentono estranei a questo percorso.
  Noi di Scelta Civica siamo fortemente impegnati su questo, continueremo a stimolare il Governo su questo aspetto. Credo che i partiti debbano fare la loro parte, perché non si può attribuire al Governo l'assurdità delle migliaia di emendamenti che vengono presentati: credo che si debba tutti concentrarci sui problemi generali e, in questo modo, si potrà, poi, andare in Europa, chiedere di più, dimostrare di essere seri e avviare un percorso di risanamento vero (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo dire di essere praticamente in disaccordo su quasi tutto quello che ho sentito qui durante questa discussione generale.
  Innanzitutto, io vorrei sottolineare come ci siamo trovati di fronte ad una maggioranza alquanto divisa e impreparata che ha creato non poche difficoltà nella gestione dei lavori della Commissione.
  Quindi, abbiamo sostenuto ripetuti ritardi, ripetuti rinvii delle comunicazioni, delle convocazioni, ripetute sospensioni che altro non hanno fatto se non certificare un dibattito e una divisione che chiaramente sono emersi all'interno delle diverse forze di maggioranza che compongono questo Governo.
  Vorrei sottolineare anche come la maggior parte degli emendamenti presentati siano stati presentati, appunto, da partiti che compongono la maggioranza stessa; in questi giorni, abbiamo assistito a un continuo dibattito, a un continuo scontro, a continue prese di posizione totalmente opposte e antitetiche le une dalle altre, fatte da componenti della stessa maggioranza e, a volte, anzi, spesso, da componenti dello stesso partito. Quindi, abbiamo assistito a dei lavori di una Commissione bilancio che si sono protratti oltre il dovuto e che, sicuramente, non hanno agevolato anche il ruolo delle opposizioni.
  Detto questo, sottolineo come questo disegno di legge di stabilità uscito dalla Commissione bilancio sia per noi un disegno di legge assolutamente inaccettabile, un disegno di legge pessimo, un disegno di legge che, sicuramente, non tiene conto della drammatica situazione in cui versa il nostro Paese in questo momento.
  Questo è un momento drammatico; la maggioranza forse non se ne è accorta o forse fa finta di non vedere, ma tutti i principali indicatori economici hanno segno negativo, basta leggere anche l'ultimo rapporto del Censis di pochi giorni fa per avere una fotografia della drammatica realtà in cui versa la nostra gente, in cui versa il nostro sistema produttivo, in cui versano le nostre imprese.
  Il PIL, anche quest'anno subirà un calo, attorno al 2 per cento, la tanto sospirata Pag. 29e annunciata crescita non si vede all'orizzonte e le nostre imprese nel frattempo continuano a chiudere, penalizzate da una tassazione senza uguali in Europa e nel mondo, penalizzate da un costo del lavoro esorbitante, penalizzate da un costo dell'energia che le pone, di fatto, fuori mercato. Ormai non si contano più gli imprenditori che hanno deciso di delocalizzare, ma non in Paesi emergenti o in paradisi fiscali, bensì a pochi chilometri dai nostri confini, come in Carinzia, in Slovenia, in Svizzera.
  Nel nostro Paese, in questo momento, non esistono più le condizioni per poter fare impresa e, di conseguenza, la disoccupazione ha registrato dei livelli record; il dato della disoccupazione giovanile è un dato terrificante, siamo arrivati a sfondare il 40 per cento. Sono sempre di più i nostri giovani che vanno all'estero per cercare di garantirsi un futuro che qui non riescono a vedere. Gli ammortizzatori sociali oramai non sono più sufficienti per coprire le situazioni di emergenza, le situazioni di gravità che stanno portando sempre più persone in condizioni di povertà e di povertà vera.
  I nostri enti locali, come se questo non bastasse, sono soffocati da un Patto di stabilità che scarica su di essi la quasi totalità dei vincoli di risparmio imposti da questa Europa. I nostri sindaci, i nostri amministratori locali oggi non sanno più come far quadrare i loro bilanci, ma a questa maggioranza non sembra interessare nulla; nessun provvedimento, in questa legge di stabilità, è stato preso in loro favore.
  Come se tutto ciò non bastasse, stiamo assistendo a un continuo calo dei consumi, meglio dire a un crollo dei consumi; la domanda interna è in continua flessione, il mercato interno è in fase depressiva ormai da anni e non dà alcun segnale di ripresa. Gli indici di fiducia delle imprese e dei consumatori sono in continuo calo e in continuo peggioramento. Vi è una situazione di generalizzato pessimismo dovuto al continuo peggioramento del potere d'acquisto e alla crescente percezione che questo Paese, così come è conciato ora, non sarà in grado di uscire da questa crisi economica, se non con le ossa rotte e pagando un prezzo altissimo in termini di smantellamento del nostro sistema produttivo e di qualità del nostro tenore di vita.
  Quindi, non so quale fotografia della realtà del Paese abbia questa maggioranza e abbiano i membri che la sostengono.
  La situazione è assolutamente grave e imponeva delle scelte, delle scelte chiare, delle scelte nette, che purtroppo non sono state prese in questa legge di stabilità. Chi ha parlato prima di me ha parlato di misure che io definirei vergognose e in totale controtendenza con i bisogni del Paese. Ricordiamo le assunzioni di 120 persone per la gestione dei fondi dell'Unione europea, gli 89 milioni di euro per i lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo e i 126 milioni di euro per i lavori socialmente utili della Calabria; ci siamo dimenticati di buona parte degli esodati, a cui oggi non abbiamo ancora dato delle risposte concrete e delle risposte che erano assolutamente dovute e doverose. Abbiamo assistito, in questa finanziaria, ad una serie infinita di finanziamenti ad associazioni, ad amici e ad amici di amici, che, a nostro modo di vedere, sono inaccettabili. Sono stati stanziati 25 milioni di euro per una bonifica a Brindisi, alti 4,5 milioni di euro per assumere nuove guardie forestali e, via via discorrendo, vi è una serie infinita di impegni di spesa che nulla hanno a che vedere con la risoluzione dei problemi della nostra gente. Quindi, noi riteniamo assolutamente scarsa, pessima e insufficiente la legge di stabilità che è stata approvata in questa Commissione.
  Vediamo poi un altro aspetto, un aspetto altrettanto grave che è appunto dimostrato dalle misure che sono state prese in questo contesto, ossia l'assoluta assenza di visione strategica di questo Governo e di questa maggioranza: non c’è assolutamente nulla che lasci presagire bene per il futuro; vediamo che la crisi viene fatta pagare solo ai soliti noti; non c’è stato nessun segnale di controtendenza sulla riduzione della spesa pubblica. Ci Pag. 30chiediamo come si possa continuare a mantenere un apparato pubblico così costoso senza che esso sia toccato; in compenso, la spesa pubblica non viene tagliata nonostante i proclami, ma vengono comunque imposte nuove tasse, nuove tassazioni; si guarda solo alle entrate e non alle spese. Non c’è alcuna traccia della realizzazione di una parte del federalismo fiscale, come quella realizza relativa ai costi standard, e quindi tutto l'insieme di questa manovra è, a nostro modo di vedere, assolutamente insufficiente. Come se tutto ciò poi non bastasse, molte delle misure che sono state citate sono in aperto contrasto con la legge n. 196 del 2009, in quanto misure di natura localistica e microsettoriale, che, quindi, inficiano questa legge di stabilità e che quindi le danno un carattere di illegittimità.
  Quindi, io credo che peggio di così, questo Governo e questa maggioranza, fino ad oggi, non potessero fare. Non ci sono stati i tagli nel settore pubblico, della spesa pubblica; ci sono stati ulteriori adempimenti di spesa agli amici e agli amici degli amici; non sono state date le risposte concrete al mondo del lavoro, agli esodati, alle nostre imprese che stanno chiudendo, ai nostri disoccupati. In compenso, abbiamo assistito a dei lavori in continuo ritardo e a una chiara e netta dimostrazione di una non visione politica programmatica e di una non maggioranza, che altro non ha fatto se non litigare tra i diversi suoi componenti, in queste settimane che hanno visto la legge di stabilità in Commissione. Quindi, il nostro giudizio resta fortemente negativo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Corsaro. Non essendo presente, s'intende che vi abbia rinunziato.
  È iscritto a parlare il deputato Angelo Rughetti. Ne ha facoltà.

  ANGELO RUGHETTI. Signor Presidente, io penso che il lavoro che è stato fatto in Commissione sia un lavoro positivo; di questo ringrazio tutti i colleghi della Commissione bilancio, di maggioranza e opposizione, la presidenza e i rappresentanti del Governo.
  È stato un lavoro positivo nonostante il testo, che ci è giunto dal Senato, fosse complicato, con più di 500 commi e con una scarsa connessione oggettiva tra le misure che venivano adottate; penso che ciò sia una ulteriore conferma della necessità di modificare il bicameralismo perfetto: oggi noi abbiamo una Camera che legifera e un'altra che insegue i contenuti di questa legislazione, mentre avremmo bisogno di una sola Camera che legiferi e che confermi la fiducia al Governo. Avremmo, invece, un disperato bisogno di una rappresentanza degli enti territoriali, come avviene in Germania con il Bundesrat, con una presenza, con una rappresentanza delle regioni e dei comuni dentro il Parlamento che dia indirizzi e si impegni sulle leggi che hanno relazione con le loro competenze.
  È stata una discussione faticosa, ne portiamo ancora i segni, laboriosa, però, penso, che ha messo anche un po’ in evidenza il modo diverso di interpretare l'azione politica dentro le Camere, almeno a me l'ha data.
  Da un lato c’è chi pensa di fare politica anche durante la discussione di una legge così importante come la legge di Stabilità per piantare le bandierine o per scoprire una nuova forma di economia, che è quella virtuale, fatta di annunci e di commenti sui social network; insomma chi si accontenta di fare l'attività politica per raccontare di cambiare le cose, per la cosiddetta «narrazione della politica», per fare testimonianza ma non si preoccupa poi del problema, di quali conseguenze genera l'aver assunto una posizione o aver detto quelle cose dentro la Commissione.
  Abbiamo avuto un classico esempio durante la discussione sugli esodati – una discussione importante poi ci tornerò – quando ci sono stati due interventi delle opposizioni che hanno detto cose sbagliate, spero colposamente e non dolosamente, ma l'effetto che in quel caso si generava, mi riferisco in particolare al collega della Lega, era quello di mettere in allarme 17 Pag. 31mila famiglie che invece con questo provvedimento trovano una soluzione e che, invece, sentendo quel modo di esprimersi, anche molto partecipato, metteva in discussione un principio molto semplice.
  Dall'altro invece, come abbiamo fatto noi del gruppo del Partito Democratico, c’è chi ha interpretato il lavoro dentro la legge di Stabilità per dare delle risposte perché pensa che la politica sia un agevolatore di soluzioni, non sia un faro illuminato ma sia comunque un agevolatore di soluzioni. Insomma chi pensa che bisogna sempre mantenere quella che Mazzacurati diceva essere «la giusta distanza», cioè quella che deve frapporsi tra il problema, tra la passione politica che uno giustamente ci deve mettere nelle cose che fa, ma anche la lucidità di mantenere una freddezza perché altrimenti la passione politica rischia a volte di generare confusione perché ognuno di noi deve ricordarsi che sta qui e che dovrebbe far questo per cercare di risolvere i problemi e non soltanto per far finta di impegnarsi sulle cose.
  Soprattutto oggi quando la situazione del Paese è una situazione difficile, pesante, per certi versi quasi straziante. Se uno vede i dati sulla povertà si rende conto che sono dati che non sono più allarmanti, ma sono ormai vere e proprie emergenze. La distanza tra chi sta meglio e chi sta peggio, tra chi sta nel primo 10 per cento della classe di reddito e chi sta nell'ultimo 10 per cento è aumentata, le differenze tra Nord e Sud sono aumentate, le differenze tra le famiglie meno abbienti e più abbienti sono aumentate.
  La distanza si è aperta e noi non possiamo non farci coinvolgere da quanto sta accadendo dentro le famiglie, dentro le imprese che chiudono ma anche quanto sta accadendo nelle piazze, nelle scuole e nelle università. Non possiamo lasciare questo problema alle forze dell'ordine, questo non è un problema soltanto di ordine pubblico.
  Io penso che la politica debba dare un segnale, debba farsi carico, deve sentire che c’è qualcosa nell'aria e nella nostra società che non funziona e deve, ovviamente allo stesso modo, condannare fermamente ogni forma di violenza e minaccia ma deve cercare di recuperare il dialogo con questa società, deve cercare di ricucire questa frattura che si è aperta, questo spazio che si è allargato con la crisi. Soprattutto non deve mai strumentalizzare per fare propaganda questa sofferenza che oggi c’è nel Paese.
  Così come non si deve far passare l'idea, come spesso accade, che basta un colpo di bacchetta magica per risolvere i problemi: che basta soltanto fare un annuncio e una conferenza stampa o un decreto-legge e dal giorno dopo le fabbriche ricominciano ad assumere e il potere di acquisto dei redditi comincia a salire. O pensare – e continuare a far passare il messaggio – che siamo tutti uguali, che tanto è inutile fare distinzioni, che tanto la responsabilità è di una soltanto, ed è sempre della classe politica del Paese: come ieri ha fatto un autorevole, fosse il secondo o terzo sindacato italiano, mettendo in evidenza quali sono i costi della politica, e attribuendo a questa classe politica le responsabilità di tutti mali del Paese. Mi domando io dove stava questo sindacato negli ultimi vent'anni, dal 1993 in poi, quando ha partecipato a tutte le forme di concertazione in Italia.
  È in questo contesto e in questo quadro che è arrivata questa legge di stabilità, che ha preso una serie di provvedimenti. Sappiamo non sono sufficienti. Non stiamo qui a dire che questa legge di stabilità da oggi in poi cambia in modo netto le sorti del Paese; ma dobbiamo dire che però sono dei passi in avanti. Innanzitutto perché è la prima legge di stabilità che ha una manovra espansiva al suo interno, e non succedeva da anni; che è la prima legge di stabilità che conserva dei margini positivi al suo interno: fra le tabelle ci sono ancora dei «cuscinetti» da utilizzare nell'eventualità in cui durante l'anno ve ne fosse il bisogno.
  Ed è grazie a questo – un po’ l'eredità delle ultime misure che sono state prese – che abbiamo potuto prendere delle strade che danno delle risposte. Come dicevo prima, sul tema degli esodati, 6 mila al Senato e 17 mila qui alla Camera: sono 23 Pag. 32mila che si sommano agli altri interventi già fatti. Sappiamo che c’è ancora molto da fare, ma noi stiamo dando un segnale a queste famiglie: nessuno resterà da solo. Stiamo dando loro un segnale che noi arriveremo, piano piano, con gli strumenti che abbiamo, con le risorse che abbiamo, ma loro possono contare su queste misure.
  Sul cuneo fiscale, oggi ho letto con un po’ di dispiacere, ad esser sincero, la prima pagina de Il Sole 24 Ore, perché noi abbiamo fatto uno sforzo importante dal punto di vista tecnico, per organizzare da un lato la risoluzione sulla spending review e dall'altro la norma sull'istituzione del fondo per l'abbattimento del cuneo fiscale; e mi aspettavo non un grazie, ma insomma una condivisione, una comprensione. Abbiamo messo soldi dentro questa legge stabilità, che già da subito, dal 2014, si trasformeranno in maggiore soldi nelle buste paga e minori costi per le imprese. Abbiamo detto: facciamo dimagrire lo Stato dal 2014, inizieremo a mettere più soldi nelle buste paga dei lavoratori. Purtroppo ho visto che la reazione è stata una reazione sbagliata. Spero che nei prossimi giorni il dibattito, la dottrina potrà esprimersi e cercare di verificare poi come effettivamente andranno le cose.
  È stata fatta in questo provvedimento la più grande e la più imponente forma di sostegno al credito degli ultimi vent'anni, perché attraverso il fondo di garanzia è stata fatta un'operazione veramente importante, che consentirà alle banche di alleggerirsi da una serie di pesi e poter riaprire dei rubinetti importanti. Sul lato dell'equità, possiamo citare tante cose, però penso che il contributo di solidarietà sui redditi, sulle pensioni, l'estensione di questo per la prima volta ai vitalizi dei parlamentari e dei consiglieri regionali, il divieto di cumulo fra le cosiddette pensioni d'oro pubbliche e gli incarichi pubblici: questi sono interventi che stanno dentro questa legge; e siccome li abbiamo fatti dentro la Commissione bilancio fra la Camera e il Senato, mi aspettavo dall'opposizione anche una sorta di rivendicazione, non soltanto l'accusa che non c’è nulla, che son soltanto «mance».
  Dal lato degli investimenti, per la prima volta dal 2003 si «cambia verso», per la prima volta ci sono 850 milioni sul Patto di stabilità dei comuni, cosa che in passato non era mai stata fatta.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANGELO RUGHETTI. Ci sono altre cose che non ci piacciono. L'abbiamo detto in modo chiaro ieri sera, lo continueremo a dire: sulla casa bisogna rivedere il sistema della tassazione come è stato istituito e pensato. Ci saranno persone che non pagavano l'IMU 2012 che invece pagheranno la Tasi nel 2014, quindi lì bisognerà fare una correzione; così come ci aspettiamo che sul piano dell'occupazione nel 2014 ci sarà veramente un colpo d'ala: noi su quello spingeremo, perché dobbiamo dare un segnale per riprendere il lavoro. Adesso abbiamo agito per aiutare chi un reddito ce l'ha, pensionati, lavoratori, e per alleggerire il carico fiscale sulle imprese; nel 2014 dobbiamo lavorare per riaprire il mercato del lavoro, e su questo il PD sarà in prima fila (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, oggi in discussione, colleghi, abbiamo il provvedimento più importante all'attenzione del Parlamento, è il più importante perché determina tutto quello che è la programmazione non solo economica ma anche sociale per l'anno 2014, in un contesto in cui va sottolineato che noi siamo comunque nel contesto Europa e, quindi, la legge di stabilità del nostro Paese, così come quella degli altri Paesi, è sotto continua osservazione e vigilanza dell'Unione europea; ed è anche la prima legge di stabilità che il Governo è chiamato a valutare ed eventualmente approvare dopo l'uscita dalla procedura di infrazione.
  A onor del vero il dato che si riscontra in maniera inequivocabile e inoppugnabile è che, purtroppo per il Paese, questo disegno di legge di stabilità non ha nulla Pag. 33di stabilità dei conti pubblici, nulla rispetto alla certezza di tenuta dei conti pubblici, contrariamente a quanto previsto dalle regole che insieme agli altri Stati europei ci siamo dati tutti: si pensi al nuovo articolo 81 della Costituzione, alla nuova legge di contabilità dello Stato, la legge n. 196 del 2009, alle disposizioni e agli accordi con l'Unione europea in sede di Ecofin; tutte disattese a iniziare dalla struttura del provvedimento.
  Nessuno può dimenticare quello che è stato detto dal Governo e dal Parlamento dell'epoca, da una legge approvata all'unanimità, la legge n. 196 del 2009, vale a dire che la legge di stabilità avrebbe dovuto contenere solo ed esclusivamente aspetti legislativi e normativi riguardanti la parte contabile, la parte finanziaria.
  Le scelte andavano fatte con il DEF e, quindi, avrebbero dovuto esserci solamente tabelle. Ahimè, il disegno di legge in discussione prevede esattamente il contrario, basti pensare a come e in che modo l'ha peggiorato il Senato – qui alla Camera sono arrivati 531 commi – e a cosa è successo in Commissione bilancio, dove è stato ulteriormente amplificato e peggiorato. Arriveremo quasi a 900 commi probabilmente, un libro dove c’è di tutto.
  Mi soffermo su un aspetto su cui, stranamente, solo l'ufficio studi della Camera e le relazioni tecniche si sono soffermati, perché anche in Commissione abbiamo parlato di tutto, anche in questa discussione, tranne che di un problema importante e fondamentale da cui parte la costruzione della legge di stabilità e di ogni legge finanziaria.
  Mi riferisco alle entrate, perché qui si parla di spese, interventi, eccetera – di cui parleremo – ma poco o quasi nulla si è dedicato alle entrate e, a mio modo di vedere, così come in questi ultimi tempi anche quest'anno, sulle entrate noi avremo problemi per come è costruita la legge di stabilità; dico ciò perché, purtroppo, a mio modo di vedere c’è una sovrastima del prodotto interno lordo per il 2014 e, quindi, questa legge di stabilità non stabilizza assolutamente nulla.
  Saremo costretti, durante il corso dell'anno, purtroppo a rivedere al ribasso le stime delle entrate e a vedere quasi annullata la stragrande maggioranza degli interventi fatti. In più si aggiunge anche, causa la gravissima crisi – riferisco quello che Befera mesi fa ha detto rispetto alle entrate –, l’«evasione di sopravvivenza».
  Quindi, una mancanza di certezza delle entrate sia per la sovrastima su cui è stato costruito il bilancio dello Stato, sia e soprattutto per la necessità di sopravvivenza rispetto alla situazione dell'evasione, perché la gente non ha soldi per pagare le tasse, non ha soldi, sia per la crisi, sia per l'altissimo carico fiscale, oltre il 44 per cento a livello centrale, a cui si aggiunge poi una tassazione infinita e senza limiti a livello locale.
  Questa, purtroppo, è una legge di stabilità che, contrariamente a quanto previsto dalla legge n. 196 del 2009, ha una struttura, come conformazione, con i suoi commi, che alla fine saranno quasi novecento, di un compendio delle vecchie leggi finanziarie ante 1992, dei decreti-legge che riguardavano la finanza locale e del cosiddetto «milleproroghe»; siamo tornati ad ante 1992, con una specie di compendio che raccoglie tutte insieme tutte e tre queste fattispecie di provvedimenti legislativi che venivano fatti a suo tempo.
  Non è poi dato sapere riguardo alla bollinatura ufficiale da parte della Ragioneria generale dello Stato. Attenzione, noi abbiamo pareri, e su questo noi torneremo come Forza Italia, non solo qui, in sede di ufficio bilancio della Camera, ma anche sulla valutazione della Presidenza della Repubblica quando la legge sarà varata. Si tratta di norme ordinamentali di ogni tipo che non dovrebbero esistere e non dovrebbero esserci. Abbiamo assistito al tentativo, che finora è in atto, di varare norme contro le sentenze della giustizia amministrativa, a favore di ben noti interessi aziendali riferibili a determinati settori politici.
  Il testo del Senato – e in maniera inequivocabile lo dicono le relazioni allegate al bilancio dello Stato – ha incrementato la spesa pubblica, rispetto al Pag. 342013, di 7, 5 miliardi di euro, di cui 5 miliardi di spesa corrente, la spesa discrezionale, la spesa improduttiva e due miliardi e mezzo di euro di spesa per investimenti.
  Peggio ancora ha fatto la Camera. La Camera finora ha approvato un testo che è a piè di lista, sia a livello centrale, come uscite, sia soprattutto per quello che alcune norme consentono come moltiplicatore di spesa, senza controllo e a piè di lista, sugli enti territoriali, in particolare, mi riferisco alle regioni, dove è stato consentito che si possa procedere ad assunzioni à gogo, a piè di lista, al di fuori del punto di riferimento della spesa storica, che dovrebbe essere quella del 2004, diminuita dell'1,4 per cento, al di fuori dei limiti del turnover, al di fuori del rispetto del Patto di stabilità, comma 532-bis. Per non parlare delle altre autorizzazioni che sono state date e per non parlare dell'enorme perimetro della pubblica amministrazione, a cui è stato concesso a livello generale – ma si tratta di moltiplicatori di spesa a cascata – per non parlare dei tentativi che ci sono stati, ahimè, dopo l'intervento che abbiamo fatto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, in cui è stata sollecitata la Presidenza dell'Aula ad intervenire perché, in maniera immotivata, si era dato vita all'aumento da tre a cinque componenti di un’authority come la Consob, e da tre a cinque della Sogei, in un momento particolare per la Consob, perché quella authority oggi è a tutela dello Stato e dei cittadini, circa il passaggio paventato di Telecom a Telefonica, con un'OPA che sta avvenendo in queste ore e che sta avvenendo solo per un intervento deciso a tutela dei cittadini italiani da parte della Consob, senza che ci fosse qualche «voce grossa» in questo senso da parte Governo.
  Sul problema fiscale, delle tasse, si è tanto parlato della patrimoniale e dell'esproprio da parte della sinistra sulla casa, sul bene principale dei cittadini: l'84 per cento degli italiani è possessore di prima casa. E che cosa è successo ? È successo che il Governo ha istituito l'ICU, l'imposta comunale unica, e che questa imposta comunale unica è un mostro a tre teste, perché poi si sfiocca nell'IMU, nella Tasi e nella Tari. Di queste tre tasse, l'IMU è uguale più o meno a quella del Governo Monti, la Tasi si aggiunge – è la tassa sui servizi individuali, illuminazione pubblica, manutenzione strade e quant'altro da parte dei comuni – la Tari è per i rifiuti al 100 per cento, per lo smaltimento e lo spazzamento. La previsione ottimistica è che i cittadini italiani debbono pagare ai comuni di residenza una cifra che oscilla tra i 28 e i 30 miliardi di euro, perché di questo si tratta.
  Abbiamo assistito all'introduzione di nuove tasse. I giovani che debbono fare un concorso per laureati in giurisprudenza, per iscriversi all'ordine, sono costretti a pagare anche una tassa di 50 euro. Ci manca insomma che venga tassata l'aria.
  Altra mini patrimoniale: Monti l'imposta di bollo sui depositi finanziari l'aveva istituita all'1,5 per mille; subito vi è stato l'aumento al due per mille. Cassa sempre cassa, per fare che cosa ? Che tipo di spesa ? La spesa che è stata prevista è solo di natura discrezionale. Noi abbiamo tentato in tutti i modi e in tutte le maniere, come Forza Italia, di fare un discorso in primo luogo di responsabilità, perché non abbiamo assunto nessun atteggiamento di tipo ostruzionistico all'interno della Commissione. Abbiamo avuto grande pazienza e abbiamo lavorato tranquillamente nel rispetto delle diverse posizioni. Però poteva essere dato qualche segnale di più sulla spending review e sull'evasione, per poter aumentare la quota irrisoria che si prevede per il cuneo fiscale, che è uno dei tanti problemi per consentire alle famiglie di avere qualche euro in più per allargare il livello dei consumi.
  Sulla situazione delle spiagge, quello che avete fatto voi, bocciando la nostra proposta, è stato un «pannicello caldo», perché sì e no si dà la possibilità di risolvere trecento contenziosi, invece la riforma è stata completamente disattesa.
  La modifica delle tasse locali che noi avevamo proposto...

Pag. 35

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, la prego di concludere.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione, se no prendo spazio all'onorevole Galati. Il problema degli stadi, tanto sbandierato, è completamente irrisolto. Tante altre cose abbiamo proposto e nessuna ce ne è stata accettata a priori. Presidente, proprio lei che ha assistito ai lavori – con grande piacere da parte di tutti – si è accorta che un po’ tutti abbiamo criticato questa parcellizzazione dei contributi, una parcellizzazione incredibile che c’è stata delle risorse e che ha convinto quasi tutti i colleghi di maggioranza, anche nei colloqui privati, che in pratica questa legge di stabilità si è trasformata in questo senso in «legge mancia». Gridano vendetta i contributi che sono stati dati a orchestre e orchestrine.

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, dovrebbe concludere.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Contributi per studi fantomatici di fattibilità, contributi per ricerche sul Mezzogiorno, con 2 milioni di euro per la pubblicizzazione del semestre europeo e così via. C’è un problema però Presidente – e le chiedo scusa pure per il tempo – che noi tutti dobbiamo porci. Le uniche risorse vere che il Paese ha a disposizione tra il 2014 e il 2020 sono i fondi strutturali, 107 miliardi di euro.
  Questi 107 miliardi di euro hanno due problemi principali dal punto di vista della spesa. Il primo è che bisogna «nettizzarli» assolutamente dal Patto di stabilità, perché, altrimenti, non saremo in grado di spendere queste risorse che l'Europa ci assegna; secondo, sicuramente devono essere cofinanziati e noi non abbiamo visto alcun segno di ciò da questo punto di vista. Penso che questo sia un disegno di legge di stabilità totalmente senza strategia di sviluppo, senza strategia per l'occupazione, per il lavoro, per gli investimenti. Anche sulla situazione delle pensioni è molto molto deludente. Io penso che sia solo una sommatoria infinita di «strumenti a pioggia» e basta.
  Ho una grande preoccupazione: il Paese era in rianimazione e l'uscita dalla procedura di infrazione ha determinato che il Paese andasse in terapia intensiva, ma ho l'impressione, purtroppo, che questo disegno di legge di stabilità ci porterà di nuovo in rianimazione, con la cura della trojka che sicuramente arriverà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, io ho lasciato che lei concludesse il suo intervento, ma ha utilizzato tre minuti in più di quelli che il suo gruppo, cioè lei stesso, ci aveva comunicato.
  È iscritta a parlare la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, illustri colleghi, questo disegno di legge di stabilità, nell'angolatura con cui ho potuto osservarne gli aspetti più concreti, quelli che sono anche più vicini ai problemi di cui mi occupo, alla sensibilità che ho, ha destato in me una serie di elementi di perplessità non indifferenti, soprattutto per quello che ha riguardato le politiche per la famiglia.
  Non nascondo che davvero ci sono stati molti e molti elementi di delusione; elementi di delusione che hanno raggiunto le famiglie, perché la sensazione che loro ricavano da questo disegno di legge di stabilità è che, probabilmente, il carico fiscale che c’è sulle loro spalle è destinato ad aumentare. Ora, io stessa non sono certa che questo avvenga, ed è ovvio che mi auguro che non avvenga, ma devo dire che la percezione che se ne ha è che il carico fiscale possa risultare, nel suo complesso, più pesante e che non abbia adeguatamente tenuto conto delle esigenze, che noi stessi avevamo posto in numerose occasioni, di far fronte alle famiglie con il maggiore livello di indigenza e, soprattutto, alle famiglie con il maggior numero di figli a carico. È vero che la notizia del «bonus bebè» ha riportato una sorta di sorriso: vuole essere un augurio, vuole essere, in qualche modo, una speranza che Pag. 36vi sia un'inversione di tendenza in quello che è l'inverno demografico del Paese, però ricordo la vicenda del «bonus bebè», ricordo quando fu istituito, ricordo quando fu abolito, ricordo quando fu sostituito da altre iniziative. Non so, di fatto, quale sarà il suo impatto positivo. Mi auguro che vi sia, perlomeno sul piano di una speranza concreta e operativa, la dimostrazione che i figli, di chiunque siano, ci stanno a cuore veramente e stanno a cuore a tutto il Paese. Per il resto, mi auguro che, per quello che riguarda le tasse per le famiglie, si faccia quanto meno chiarezza e ogni famiglia prima di Natale possa sapere davvero fino a che punto le proprie tredicesime verranno impegnate radicalmente a soddisfare il carico fiscale o in che misura ne resterà per la loro possibilità di esprimere anche il senso gioioso della festa.
  Fatta questa osservazione negativa, che mi sembra, però, importante mettere in primo piano, voglio però anche sottolineare tre piccole cose concrete, che a me sembra rappresentino, in questo disegno di legge di stabilità, anche un elemento di speranza per quello che riguarda il mondo della sanità. Sono tre cose e faccio in fretta a elencarle.
  La prima è quella che riguarda l'ampliamento dei fondi per quello che costituisce lo screening esteso. Il fatto che vi sia stata una sensibilità a raccogliere le istanze non solo relative al diritto alla vita, ma al diritto a nascere sani, al diritto a non essere discriminati in base al luogo dove si nasce, perché ci si rende conto che poter fare dei test diagnostici subito significa prevenire un disagio molto grave, molto profondo, per i bambini, per le loro famiglie, ma anche un costo molto rilevante per quello che riguarda lo Stato, è un segnale positivo.
  È un segnale positivo che la medicina proceda lungo le strade se non della prevenzione – perché evidentemente in questo caso non si parla di prevenzione – di una diagnosi precoce, quindi anche di un intervento che possa davvero cercare di porre un freno a quelle che sono poi certe conseguenze devastanti. Penso ad esempio a patologie che comportano un disagio mentale, un disagio anche fisico, un handicap motorio piuttosto rilevante. Questa sensibilità da parte del Governo sempre riferita ai bambini mi sembra un fatto positivo.
  Mi sembra un fatto positivo un secondo elemento: quello che riguarda i cosiddetti farmaci orfani e quindi, in questo senso, riguarda le malattie rare. Noi abbiamo vissuto ieri una giornata drammatica, anche oggi è una giornata difficile. In questa settimana chiunque di noi abbia attraversato la piazza ha potuto toccare con mano che cosa significa il peso delle malattie rare quando di queste malattie rare non ci si prende cura, quando questi malati si sentono soli e in qualche modo si esce da quella che è una medicina scientifica e, con un passo indietro vistoso, si torna a quella che è una sorta di medicina magica, una sorta di promessa senza contenuto. Ecco, il fatto che in questa legge ci sia un gesto concreto di attenzione ai farmaci rari e quindi, indirettamente, ma anche molto concretamente, ai farmaci orfani, quindi indirettamente, ma molto concretamente, alle malattie rare, questo è un segno concreto ed esplicito che questo Governo sta traendo dal decreto Balduzzi e quindi da quella che è la vicenda «Stamina» indicazioni positive.
  Il terzo punto, che accenno soltanto perché ci torneranno sopra anche altri colleghi, che mi sembra positivo è quello che riguarda i contratti di lavoro per gli specializzandi. Il gap tra il numero di studenti che si iscrivono – quest'anno erano 7 mila i laureati, ma nei prossimi anni ne sono previsti 10 mila per ogni anno – ed il numero di contratti – quest'anno erano 2 mila, ma questo emendamento ha permesso quasi di raddoppiare questo numero – pone da un lato un motivo di soddisfazione in atto, ma dall'altro un motivo di preoccupazione sul percorso. Io mi auguro che su questo elemento il Governo torni a riflettere e a ragionare, non solo – attenzione – per l'aumento dei contratti di lavoro, perché io sono quella che sostiene il diritto di uno studente di medicina a considerare in Pag. 37un'unica visione il corso di laurea e la specializzazione e quindi la possibilità di inserirsi sul mondo del lavoro, ma ovviamente lo considero un diritto di tutti gli studenti universitari.
  Mi auguro che questo ripensamento possa davvero essere salvato con quello che è il tema che preoccupa tutti noi, che è quello della disoccupazione, della disoccupazione giovanile e soprattutto della disoccupazione qualificata (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Pili, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
  È iscritta a parlare la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Signora Presidente, la prima considerazione che desidero fare nel momento in cui il Parlamento è chiamato a discutere la legge di stabilità, riguarda il quadro sociale e politico nel quale essa si inserisce, perché la nostra scelta di sostenere un Governo che assicuri al Paese la governabilità e la stabilità si è rivelata e si sta rivelando essenziale. Non si può infatti affrontare una crisi tanto complessa e difficile come quella che stiamo vivendo senza avere questa certezza, la certezza cioè che il Paese ha un Governo stabile, che costituisce un punto di riferimento per tutti: per i singoli cittadini, per il mondo produttivo e per la stessa Europa.
  La situazione socioeconomica del Paese è arrivata ad un punto tale per cui non ci si può permettere di perdere altro tempo, e la stabilità è il presupposto essenziale per affrontare da subito problemi che potrebbero diventare drammatici. I mercati non aspettano e noi non possiamo e non avremmo potuto permetterci di entrare nel cono d'ombra di una nuova campagna elettorale, in un quadro di immenso e complesso movimento in cui occorre, al contrario, essere presenti e vigili, al fine di approntare le misure necessarie per affrontarlo. In questo quadro solo chi è dotato di scarso senso di responsabilità e, ad essere buoni, non guarda al di là del proprio naso, avrebbe potuto o potrebbe pensare ad un'avventura elettorale che ci esporrebbe a pericoli e guasti forse irreversibili.
  Questa è stata la nostra prima preoccupazione, assicurare al Paese la governabilità. Ci si è quindi concentrati sulla legge di stabilità che abbiamo concepito per affrontare questioni ed esigenze immediate e di medio periodo e ciò in un quadro di compatibilità con gli impegni inderogabili del Paese e con la necessità di tenere i conti in ordine. In effetti, questa legge di stabilità, concepita in un'ottica di bilancio triennale che potrà essere progressivamente incrementato, consente di definire e di diminuire deficit e spesa pubblica primaria e vara misure positive sul lavoro, sul sociale, sulla famiglia e sugli investimenti, attraverso investimenti di natura infrastrutturale ed attraverso l'allentamento del Patto di stabilità per i comuni. E tutto questo senza aumentare, come di consueto invece succede, il carico fiscale.
  La necessità di non sforare la soglia del 3 per cento del rapporto debito/PIL, la rilevante evasione fiscale e l'enorme debito pubblico non hanno impedito al Governo di iniziare un percorso virtuoso – dico iniziare indubbiamente un percorso virtuoso – che affronta problemi immediati e porre le basi per la crescita futura del Paese, per la prima volta attraverso il taglio della spesa pubblica e attraverso la riduzione del deficit e delle tasse. Me ne rendo conto, le aspettative erano e sono tante, anche perché sono molte le realtà del Paese che soffrono in questo momento. Erano tante, quindi, le realtà a cui bisognava dare una risposta. Proprio in questo quadro credo che il Governo abbia operato positivamente e con coraggio. Si poteva fare meglio ? Si poteva fare di più ? Indubbiamente sì. Senza presunzione, a mio parere il Governo nel Parlamento ha tentato di coniugare quello che si doveva con quello che si poteva fare. Di una cosa sono certa, che oggi l'Italia può avere i conti in ordine e l'Italia che ha i conti in ordine può parlare con voce più sicura ed ascoltata in Europa. Un'Europa che stenta Pag. 38nella proposizione di una forte iniziativa politica, ma che costituisce il nostro punto di riferimento costante, che deve rispettare il nostro Paese, non solo per il suo valore e per il suo peso obiettivo, ma anche per l'enorme lavoro fatto di dure scelte e sacrifici costanti che le ha consentito di imboccare e procedere sulla strada del risanamento e della crescita.
  Io voglio ringraziare i colleghi del Nuovo Centrodestra della Commissione bilancio che in questi giorni sono stati presenti giorno e notte in Commissione perché hanno portato avanti quelle che erano delle nostre richieste. Una di queste, che voglio ricordare, concerne la problematica degli immobili. Sottolineo l'emendamento che determina gli sgravi sull'IMU agricola e che impedisce l'adozione di una mini Tasi. Provvedimento che ha conseguito due risultati positivi, il primo sull'IMU, applicando una riduzione da 110 a 75 del moltiplicatore sui terreni agricoli e un'esenzione per i fabbricati rurali ad uso strumentale, e il secondo sulla Tasi, arrivando a ottenere un tetto massimo dell'uno per mille dell'aliquota base sui fabbricati rurali ad uso strumentale. Io credo che aver puntato sul mondo agricolo sia importante essendo questo una parte rilevante della nostra economia. Per quanto concerne anche il capitolo della salvaguardia degli esodati, si è riusciti a tutelare altri 17 mila esodati stanziando 950 milioni di euro da qui al 2020. Abbiamo sostenuto la necessità di porre un tetto al cumulo tra le pensioni e gli stipendi per incarichi pubblici. A fronte di quanto accaduto recentemente in Sardegna e senza dimenticare gli eventi alluvionali del passato più remoto, mi preme sottolineare il passaggio della legge di stabilità che si occupa del rischio idrogeologico del nostro Paese nel quale vengono assegnate risorse con priorità alle opere stradali volte alla messa in sicurezza del territorio dal rischio derivante da calamità naturali. Abbiamo poi scongiurato l'aumento delle bollette elettriche dei cittadini evitando che sugli stessi gravassero gli oneri per la stabilità della rete elettrica. Per quanto concerne il capitolo dei beni demaniali, non posso non citare l'emendamento che introduce una procedura per la chiusura del contenzioso in corso con i soggetti concessori con il pagamento del 30 per cento delle somme dovute.
  Vorrei infine, ma non perché meno importante, ricordare anche la disposizione a tutela e sostegno delle forze dell'ordine. Il tema di coloro che assicurano la nostra sicurezza non poteva essere sottovalutato o trattato in maniera superficiale. Per questo si è previsto un finanziamento della rete nazionale «comunicazione sicura» tra le forze di polizia. Vorrei sottolineare l'incremento di 100 milioni di euro che porta il fondo per le forze dell'ordine a 250 milioni di euro.
  Per restare in tema di incrementi di risorse va ricordata l'istituzione di un fondo integrativo per la concessione di borse di studio agli specializzandi che sarà di 50 milioni quest'anno e di altri 50 milioni nel 2015, un tema importante su cui, qualche giorno fa, durante il question time, il Governo non aveva dato una risposta e oggi siamo contenti che, in qualche modo, almeno per una parte quella risposta si sia realizzata.
  Un importante emendamento, come già sottolineava la collega Binetti, è rappresentato da quello concernente gli interventi per la cura delle malattie rare. Relativamente anche ai farmaci innovativi e ai farmaci orfani sono previste norme a favore oltre che delle aziende produttrici di farmaci innovativi, come previsto a legislazione vigente, anche a favore di aziende produttrici di farmaci orfani.
  Abbiamo fortemente voluto anche la disposizione relativa ai lavoratori socialmente utili in zone disagiate del nostro Paese come la Calabria, la Campania e la Sicilia per i quali è previsto uno stanziamento di 126 milioni di euro.
  Vorrei anche ricordare il fondo che nasce dalle pensioni d'oro e che andrà a vantaggio delle piccole e medie imprese. Noi siamo tuttavia consapevoli delle perplessità che anche il presidente Squinzi ha voluto rendere pubbliche attraverso le pagine di alcuni giornali ma, all'interno di Pag. 39questo disegno di legge di stabilità, abbiamo introdotto sicuramente una certezza.
  La certezza è che le risorse che verranno ricavate dalla spending review e dalle risorse che arriveranno dalla lotta all'evasione fiscale andranno alla riduzione del costo del lavoro.
  Siamo consapevoli che molto deve essere fatto, ma sicuramente siamo anche consapevoli che questo è un punto di partenza per fare meglio.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Prodani. Ne ha facoltà.

  ARIS PRODANI. Signor Presidente, il disegno di legge di stabilità in esame si inserisce in un quadro economico allarmante per il nostro Paese, che registra il calo vertiginoso della produzione industriale e una pressione fiscale senza precedenti, attualmente al 44,6 per cento.
  La manovra finanziaria varata dal Governo non riduce questa oppressione che opprime cittadini e imprese, mentre aumenta la confusione del sistema impositivo con la riorganizzazione di alcuni tributi locali, oltre a non sostenere l'economia reale e il rilancio del settore industriale.
  Le piccole e medie imprese, che costituiscono l'ossatura del sistema economico nazionale, non sono, come avrebbero dovuto essere, le principali destinatarie delle misure normative contenute nel provvedimento.
  Una politica di questo tipo, miope e orfana di un piano industriale, non è condivisibile soprattutto in un periodo di grave crisi economica, quando la produzione nazionale – secondo i dati di Confindustria – è inferiore del 24,2 per cento rispetto al suo apice pre-crisi del terzo trimestre 2007 e la stima di incremento mensile, da ottobre a novembre, è solo dello 0,4 per cento.
  Noi della Commissione attività produttive del MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato una serie di emendamenti per migliorare questo testo che disattende ampiamente le aspettative di cittadini e imprese, affrontando situazioni emergenziali che devono essere risolte.
  Mi riferisco in particolare alla deducibilità dell'IMU sui beni strumentali delle aziende, alla tassazione eccessiva della filiera delle sigarette elettroniche, alla grave situazione dell'edilizia scolastica e all'annoso problema dei canoni demaniali marittimi.
  Riguardo alla deducibilità IMU su beni strumentali (come capannoni e alberghi), abbiamo proposto l'innalzamento della soglia dal 20 al 50 per cento, in modo da alleviare l'imposizione fiscale alle imprese che devono essere messe in condizione di assumere e produrre.
  Abbiamo sostenuto, inoltre, la revisione della tassazione sulle sigarette elettroniche con un'equilibrata imposta di fabbricazione sui liquidi delle ricariche, in modo da non stroncare un settore che ha vissuto una rapida espansione e su cui graverà, senza alcun intervento, dal 1o gennaio 2014, un'imposta del prezzo di consumo del 58,5 per cento.
  Su questa proposta, a mia firma, presentata in Commissione bilancio – che prevede anche un iter autorizzativo semplificato per l'apertura degli esercizi – PD, SEL e Forza Italia avevano preannunciato il loro sostegno, venuto meno al momento del voto, a dimostrazione di come alle parole, troppo spesso, non facciano seguito i fatti.
  Abbiamo proposto, inoltre, di rimodulare alcune spese dei Ministeri per assegnare 2 miliardi di euro, per il triennio 2014-2016, al Fondo unico per l'edilizia scolastica, in modo da risolvere una piaga strutturale del sistema formativo italiano, rimettendo in sesto una struttura scolastica su dieci.
  Riguardo ai pagamenti dei canoni delle concessioni demaniali marittime, non siamo a favore di regali o condoni per gli imprenditori, ma vogliamo un riordino di una normativa confusa che genera contenziosi continui con l'erario. Quindi abbiamo fissato un termine certo, entro il quale bisogna provvedere alla riforma del settore.
  Le nostre proposte non sono solo una risposta a criticità ormai radicate nel nostro tessuto produttivo, ma fanno parte Pag. 40della nostra visione strategica dell'economia e dell'industria. Per questo motivo abbiamo sostenuto la ricerca con una proposta che stanzia 150 milioni per la nascita dei FabLab, strutture legate alla promozione della manifattura sostenibile e dell'artigianato digitale. Questo settore, in rapida crescita in molti Paesi, punta a una riconversione industriale pulita e competitiva, basata sulla ricerca e sull'aggregazione delle imprese in reti o distretti produttivi.
  Sul fronte della proiezione delle nostre piccole e medie imprese (PMI) nei mercati internazionali, siamo molto critici – ma non è la prima volta – di fronte al continuo fiorire di società e agenzie pubbliche finalizzate a sostenere le aziende italiane all'estero e a favorire l'attrazione di investimenti stranieri.
  Negli ultimi anni, infatti, soggetti di questo tipo – come ICE-Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, Invitalia, Simest e altre – hanno reso sempre più confusionario il quadro di riferimento per gli investitori nazionali e internazionali. Per questo motivo abbiamo proposto una prima razionalizzazione – dovuta – sopprimendo Invitalia, accorpandone funzioni e personale all'ICE.
  Per riconsiderare anche il sistema dei benefici statali concessi alle imprese, riteniamo necessaria una clausola di «sicurezza» contro la delocalizzazione. Abbiamo sostenuto, in tal senso, che sia prevista la restituzione dei contributi pubblici nel caso in cui le aziende italiane o estere operanti nel Paese intendano trasferirsi in Stati extracomunitari tagliando il personale di più del 50 per cento.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ARIS PRODANI. Sul fronte del settore energetico, abbiamo chiesto l'abrogazione del Capacity Payment, finalizzato a remunerare i «servizi di flessibilità» delle fonti energetiche termoelettriche: meccanismo che, in sostanza, fa pagare in bolletta le perdite delle centrali a energia non rinnovabile. Mentre, a favore della mobilità sostenibile, abbiamo presentato un emendamento sul retrofit, la facilitazione burocratica della conversione da mezzi a trazione tradizionale in mezzi a trazione elettrica.
  Come risulta evidente dal contenuto di questi emendamenti, il nostro programma non è un libro dei sogni: avevamo affermato la centralità delle PMI per il rilancio dell'economia e stiamo mantenendo la parola, impegnandoci a modificare i provvedimenti – come questo disegno di legge di stabilità – per nulla incisivi e lontani dalle esigenze reali del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Irene Tinagli. Ne ha facoltà.

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, questo disegno di legge di stabilità, come ha già citato anche il mio collega Mazziotti, ci lascia soddisfatti, ma non al 100 per cento, e questo sia per una questione di metodo – come ricordava il mio collega – per le modalità con cui il processo ha avuto luogo, che non aiuta la trasparenza, non aiuta la qualità del lavoro, che è una cosa di cui si parla troppo poco, perché noi siamo qua, sempre a parlare di quanti deputati, quante Camere, quanti emolumenti, e non si parla mai della qualità delle nostre decisioni. Dovremmo, invece, interrogarci di più su questo e sui processi che mettiamo in atto per dare qualità al nostro Paese in termini di provvedimenti, di interventi legislativi e di misure di policy.
  Ma, al di là del metodo, ci sono delle forti perplessità che noi abbiamo sul merito, su alcune parti del contenuto di questo disegno di legge di stabilità, e credo sia importante che ci riflettiamo insieme, perché, se davvero noi vogliamo cambiare l'Italia, se davvero questo Governo si pone questo obiettivo, come il Presidente Letta ci ha più volte ricordato, anche l'ultima volta che è venuto a chiedere la fiducia a questo Parlamento, ecco allora bisogna fare uno sforzo e capire che certe cose non devono più avvenire. Ci devono essere, per esempio, degli impegni precisi e chiari, delle priorità.Pag. 41
  Il collega Rughetti prima si lamentava delle reazioni negative di alcuni media alla forma che poi ha preso l'emendamento sul fondo per il taglio al cuneo. Io capisco la sua delusione, perché c’è stato un grande lavoro che è stato fatto su questo emendamento e sul cercare di creare questo fondo, però – mi rivolgo anche al Governo che è qui presente – mettiamoci un po’ anche nei panni dei cittadini. Noi abbiamo creato uno strumento che era partito con grandi speranze come uno strumento importante che vincolava delle risorse ad un obiettivo chiaro, ad una priorità urgentissima per questo Paese, che è quella di ridurre la pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese, e, alla fine, è venuto fuori uno strumento fortemente depotenziato. Non è solo e soltanto per il meccanismo dell'automatismo annacquato, ma anche perché, poi, su questo strumento ci sono saltati su un po’ tutti, si è allargata la platea per l'ennesima volta, ci sono finiti dentro pensionati, professionisti, di tutto e, quindi, l'immagine, l'idea che si dà è di una mancanza di priorità di chiarezza, di intervento, di azione per il futuro.
  Quindi, noi dobbiamo cercare di evitare queste cose, di cambiare. È una logica che è stata spesso perseguita nel passato: appena c’è un'opportunità di risorse, si cerca con queste risorse di accontentare tutti. Ma così non si fa il bene del Paese e non si perseguono delle priorità chiare e precise. Quindi, su questo fronte, mi auguro, e ci auguriamo come Scelta Civica, che questo strumento, che ritengo uno strumento importante – e ho apprezzato che ci sia stato uno sforzo in questo senso –, si possa raffinare e migliorare nel futuro.
  Inoltre, mi riferisco anche ad alcune modalità di spesa: capiamo che è una finanziaria che si svolge in un contesto duro, di ristrettezza e penso, anzi, che sia stato anche positivo che non si sia sforato troppo – ci dobbiamo sempre ricordare anche le condizioni da cui veniamo e da cui siamo uscendo – però, è anche vero che, con questa finanziaria, alla fine, stiamo ripercorrendo delle strade di spesa abbastanza antiche: quindi, sussidi passivi, politiche passive, rifinanziamento di casse integrazioni in deroga, che tengono i lavoratori praticamente nel congelatore per non far niente, ma solo per tamponare delle emergenze, e su questo investiamo quasi un miliardo di euro; 126 milioni per rinnovare, prorogare lavoratori socialmente utili in Calabria, a Palermo, a Napoli, e non è chiaro esattamente, poi, con quali prospettive future; si continua ad andare avanti così, con le proroghe, con i «lavoretti», usando la pubblica amministrazione; altri sussidi alle industrie, alle imprese.
  Noi tutti gli anni parliamo di tagliare i sussidi, gli incentivi alle imprese: abbiamo fatto il rapporto Giavazzi e tutti gli anni abbiamo nuove promesse e speranze di tagliare questa spesa pubblica, a partire anche dagli incentivi alle imprese, però, poi, comunque, ritornano, riaffiorano i 120 milioni l'editoria, 330 milioni per gli autotrasportatori, che, poi, comunque, ce li ritroviamo con i «forconi».
  Tra l'altro, sono i tipi di sussidi che, in questi anni, secondo me, hanno anche frenato un serio rinnovamento di alcuni settori, perché, finché mettiamo le «pezze» e diamo il contentino con gli incentivi, non si stimola una vera riorganizzazione di alcuni settori industriali. Non è così che si fanno politiche industriali vere, che restituiscono competitività al nostro tessuto produttivo. Quindi, io credo che su questi punti noi dovremo fare delle riflessioni serie per invertire la rotta nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
  Detto questo, però, penso anche che ci dobbiamo ricordare il contesto in cui ci troviamo adesso, quello che ci siamo lasciati alle spalle, le difficoltà, le ristrettezze, i vincoli di bilancio, anche una campagna che è stata fatta nei mesi scorsi da alcuni ex partner di maggioranza di Governo che, con le loro bandiere elettorali, hanno drenato quasi 4 miliardi per metterli in un'abolizione temporanea – perché era evidente che non fosse sostenibile nel lungo periodo – dell'IMU, per poi sfilarsi dalla maggioranza e rinfacciare la mancanza di risorse in questa finanziaria, che mi sembrava fosse abbastanza Pag. 42prevedibile, visto il tipo di battaglia e di ricatti che sono stati fatti nei mesi scorsi.
  Quindi, di fronte a questo contesto, io credo che si debba comunque apprezzare quello che è stato fatto in questa finanziaria, e in particolare cito due cose. Molti colleghi hanno citato dei risultati importanti, interessanti, alcune «sforbiciate», segnali anche importanti per i cittadini sui privilegi, sui burocrati, sul divieto di cumulo degli stipendi e di pensioni, eccetera, ma io ne cito due in particolare: le politiche sociali, perché si torna anche ad investire su alcune politiche sociali, il fondo per le non autosufficienze.
  Si può fare di più; lo so, ha ragione la collega Binetti, si può e si dovrà fare di più, però ricordiamoci anche che, per esempio, questo fondo il Governo Berlusconi lo aveva azzerato. Quindi, come dicevo prima, non ci dimentichiamo da dove arriviamo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 19).

  IRENE TINAGLI. Quindi, si sta cercando di porre dei rimedi e di migliorare questa situazione, ma soprattutto, mi piace segnalare quello che reputo un po’ un nostro successo di Scelta Civica e di questo ringrazio anche il Governo, in particolare il Ministero del lavoro e delle politiche sociali che è stato ricettivo su questo fronte. Infatti, per la prima volta, si introduce un fondo per le politiche attive del lavoro e, quindi, si introduce l'idea che quando si vanno ad investire risorse sul lavoro non sono esclusivamente politiche passive di sussidi, di cassa integrazione, ma che si può cominciare, si sta cominciando ad investire su delle politiche attive che aiutino i lavoratori al reinserimento e che questo possa essere fatto attraverso strumenti innovativi come il contratto di ricollocazione che abbiamo proposto e che viene citato anche in questo comma.
  Quest'ultimo è uno strumento innovativo perché non si affida esclusivamente al monopolio statale, pubblico dei centri per l'impiego provinciali, ma introduce anche il criterio di una concorrenza di agenzie, di outplacement che operano nel mercato e che possono consentire al lavoratore di rivolgersi all'agenzia che meglio risponde alle proprie esigenze e in un certo senso, in questo modo, anche vincolare le risorse pubbliche che si danno per i sussidi ad una effettiva ricerca di lavoro, ad un effettivo risultato ottenuto dall'agenzia che viene controllata comunque dall'ente pubblico sulla base dei risultati. Questa, secondo noi è la vera riforma che noi dobbiamo perseguire. Sappiamo che in confronto al miliardo e passa di euro dedicati alle politiche passive, i 15 milioni di euro per il 2014 e i 20 milioni di euro per il 2015 messi in questo fondo possono sembrare una piccola cosa, ma noi siamo contenti che sia passato un principio, che sia passata l'idea che su questo fronte si possono usare strumenti innovativi, si può dare fiducia alla società e dare un aiuto concreto ai cittadini perché si rimettano in gioco.
  Mi auguro veramente che il Governo nell'accettare questa sfida che noi abbiamo proposto non l'abbia vista come un contentino che viene dato ad un partito di maggioranza, ma che la veda come un'opportunità, un'opportunità su cui investire ancora di più in futuro, da monitorare, da verificare, un modo per poter fare un cambiamento del nostro Paese e del mercato del lavoro. Come diceva Rughetti, l'anno prossimo deve essere l'anno in cui si riapre il mercato del lavoro; ecco, possiamo farlo a partire da questo tipo di strumenti e di logiche di politiche attive che rappresentano un primo importante segnale su cui noi speriamo, davvero, che ci possa essere una maggiore attenzione e un investimento per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Stefania Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è francamente difficile commentare il provvedimento Pag. 43legislativo più importante dell'anno quale il disegno di legge di stabilità che avrebbe dovuto rappresentare un segnale di svolta, così entusiasticamente manifestato dal Presidente del Consiglio, Letta. Un segnale di svolta che, purtroppo, non ci sarà. Risulta arduo, infatti, discutere nel merito norme eterogenee, norme settoriali, norme localistiche, norme nella più completa inosservanza della disciplina vigente che vieta espressamente l'introduzione di deleghe, di norme ordinamentali, di misure che non hanno mai prodotto alcun significativo risultato per l'economia del Paese, per non parlare poi delle modalità con le quali è stato esaminato il contenuto di questa manovra: riunioni convocate in piena notte, poi sconvocate, proposte emendative annunciate e poi ritirate, continui rinvii di misure inizialmente previste, ripetute marce indietro. Il tutto a conferma del totale stato confusionale del Governo e della maggioranza. Guardate, colleghi, nel passato ne abbiamo viste tante di leggi finanziarie, ma mai, mai, si è vista tanta disorganizzazione.
  Questa maggioranza, questo Governo, questo metodo di lavoro ci hanno ributtato indietro in quegli anni certamente negativi per l'economia del Paese: anni del «tassa e spendi» e «finanziamenti a pioggia». Lo hanno ricordato tutti i colleghi della maggioranza – mi piace sottolinearlo – che sono intervenuti; tutti, anche i colleghi del PD, hanno detto: troppi finanziamenti a pioggia, che somigliano fortemente a quelle leggi di stabilità, quelle leggi finanziarie del passato. La svolta, quindi, non c’è stata, c’è stata, invece, un'inversione ad U, perché questo, onorevoli colleghi, è un provvedimento che accentua la recessione, deprime ulteriormente la domanda interna, peggiora i bilanci previsionali delle aziende e delle famiglie già impegnate nei pagamenti di scadenze fiscali e di tasse locali, accresce ulteriormente il carico delle imposte, soprattutto quelle dei servizi comunali. Era già un pessimo provvedimento quando fu presentato dal Governo lo scorso ottobre attraverso l'eccessiva enfasi messa dal Premier Letta nel presentare la manovra. Mai visto un tasso comune di insoddisfazione e di straordinaria convergenza proveniente dal mondo imprenditoriale e dai sindacati; critiche non strumentali, critiche fondate che provengono da ogni angolo del Paese e da ogni categoria del tessuto economico e sociale.
  Una legge di stabilità fortemente criticata in Europa, tanto che il Premier Letta è stato costretto ad una repentina retromarcia inserendo norme di riduzione del cuneo fiscale attraverso le risorse provenienti dalla spending review. Una misura, quella del fondo taglia cuneo, tanto annunciata a parole quanto deludente nei fatti. Infatti, l'auspicato meccanismo automatico, che il Governo si era impegnato a prevedere nell'ambito dell'introduzione dei vincoli di attribuzione dei risparmi della spesa pubblica e della lotta all'evasione fiscale destinati a ridurre il cuneo fiscale su lavoro e imprese, in realtà non ci sarà, trattandosi verosimilmente di un inganno. La misura, fortemente invocata dalle imprese e da Forza Italia attraverso la nostra proposta emendativa, prevedeva infatti tutt'altra impostazione: un meccanismo automatico, immediatamente esecutivo, cogente, blindato, senza tentennamenti, come invece ha previsto il Governo, e soprattutto senza ulteriori dimostrazioni di dissipazione di risorse pubbliche.
  Invece, l'eccessivo allargamento della platea beneficiaria, previsto attraverso l'emendamento del Governo tramite un meccanismo creato per accontentare le parti sociali, alla fine non accontenterà nessuno, e determinerà nella realtà una dispersione dei benefici.
  Ma è stato fatto di peggio. Nel suo complesso, infatti, questo testo, accreditato come provvedimento per la ripresa e soprattutto antitasse, andrebbe denominato come «legge mancia per il 2014» anziché di stabilità: dalla pioggia di fondi per i «parassiti dell'ulivo» alle assunzioni concesse a palazzo Chigi da impegnare nell'attività del prossimo semestre europeo (come se il personale di palazzo Chigi non fosse sufficientemente capace di occuparsene), ai fondi destinati per coprire il tappobuco della società EUR.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,10).

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. E ancora, lo stanziamento di 1,5 milioni di euro per finanziare la norma «bella ciao», a favore della Confederazione italiana delle associazioni combattentistiche partigiane. Per carità, importante, ma potrei continuare. In tutto questo, signor Presidente, onorevoli colleghi, appare francamente pilatesco addebitare le responsabilità della natura della manovra alle fibrillazioni politiche e parlamentari, come in più occasioni il Ministro dell'economia e delle finanze ha nel corso delle settimane passate dichiarato.
  Non ricordo una legge finanziaria senza fibrillazioni, senza migliaia di emendamenti che proponevano tutto e il contrario di tutto. Questo fa assolutamente parte della dinamica parlamentare, oggi come ieri, ma ascoltiamo scuse manichee. Non lo diciamo solo noi di Forza Italia che, anche a causa di questa brutta finanziaria, abbiamo ritirato l'appoggio al Governo. I maggiori opinionisti politici ed economici della carta stampata, spesso molto lontani dalle nostre posizioni, concordano: questo provvedimento non c'entra l'obiettivo essenziale, ovvero il rilancio del sistema delle imprese e dell'occupazione del Paese, e non favorisce quella fiducia contagiosa del «corpo vivo» del Paese di cui la domanda interna ha assolutamente bisogno.
  Di favori, invece, questo Governo e la maggioranza oltre alle prebende più disparate attribuite a quella o a questa associazione, a quello o a questo istituto più o meno sconosciuto, con un milione di qua, due milioni di là, ne hanno fatti tanti. Siamo pertanto di fronte, onorevoli colleghi, a un testo che lascia irrisolti i problemi del Paese. Il mondo delle imprese, quello dell'artigianato, del commercio, dell'agricoltura, dell'autotrasporto, sono tutti concordi nel valutare negativamente questo provvedimento assolutamente deludente in cui emerge chiaramente la mancanza di una visione di insieme e si accontenta di tappare i buchi.
  Il Governo e la maggioranza in questa delicatissima fase socio-economica che attraversa il Paese avrebbero dovuto impostare la legge di stabilità in attuazione degli obiettivi programmatici triennali definiti con il Documento di economia e finanza in un progetto armonico, con norme semplici e chiare in grado di determinare uno scatto di competitività e, quindi, di efficienza combinandolo con misure di equità durevoli nel tempo.
  In realtà, non c’è niente di tutto questo ed è stata così persa di vista l'unica rotta che le famiglie e le imprese chiedono in maniera ormai estrema da anni: meno tasse e più sviluppo.
  Si parla tanto di cambiamento e di inversione di tendenza dai banchi di questo Governo di sinistra-centro ma a noi pare che questa legge sia una finanziaria vecchio stile e utilizzi le poche risorse disponibili, ripeto, per accontentare un po’ tutti o perlomeno tentare di compiacere l'associazione, l'accademia: l'hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, ma voglio ricordare i 3 milioni di euro per l'acquisto dell'isola di Budelli che è super vincolata e dove un privato non avrebbe nemmeno potuto piantare un ombrellone ed è solo di pochi giorni fa l'intervento in televisione, in uno dei talk show, di una senatrice renziana che appunto criticava questo intervento. Bene, potevamo correggerlo qui alla Camera ma non ho visto emendamenti dei renziani in tal senso. Insomma, è andato perduto il senso della politica economica di cui il Paese ha bisogno lasciando colpevolmente irrisolta una serie di drammatici problemi economici e sociali che, a partire dal 2014, saranno sotto gli occhi di tutti, famiglie, imprese e istituzioni.
  Il grottesco «gioco delle tre carte» sull'IMU ha determinato incertezza e disorientamento fra istituzioni locali e amministrazione centrale dello Stato, con il risultato non solo di far rientrare dalla finestra quello che si proclamava cacciato via dalla porta, ma segnando anche uno Pag. 45dei più bassi livelli di credibilità del Governo presso i cittadini che si sentono giustamente presi in giro da un Esecutivo pasticcione che, in questa come in altre materie, sembra non sapere che pesci prendere. Disorientamento, quello sull'abolizione definitiva della seconda rata dell'IMU, che ha destato stupore e sconcerto nelle imprese, nei commercianti, negli agricoltori, non consentendo di pianificare alcun tipo d'investimento, in considerazione delle informazioni giornaliere altalenanti, tra conferme e smentite di un Ministro e successivamente di un altro, che hanno dimostrato l'evidente mancanza di una visione d'insieme.
  Un ulteriore salasso quindi in un momento in cui il Paese avrebbe bisogno invece di ricostituenti. Come dicevo, il testo originale era sbagliato ma si poteva fare di peggio ed è stato fatto.
  Anche i pensionati dovranno fare i conti con aumenti risicati e con la prospettiva di dover lasciare sul campo un consistente contributo di solidarietà, nonostante i timidi interventi inseriti in corso d'opera, saranno trascinati da questo quadro d'insieme negativo. E coloro che si ritireranno dal lavoro con l'anno nuovo, in particolare le donne, subiranno l'innalzamento dei requisiti per ottenere la rendita di vecchiaia. Ed i contribuenti italiani alle prese con il nuovo anno con una nuova serie di imposte che si aggiungono a quelle già insostenibili attuali, saranno chiamati a pagare un prezzo alto. Segnalo infine come, dal dato più preoccupante, ovvero il tasso di disoccupazione giovanile salito al 41,2 per cento che segna un nuovo record storico negativo, il Ministro del lavoro Giovannini abbia sostenuto che i rilievi sono coerenti e non sorprendono. Le disposizioni contenute all'interno del disegno di legge di stabilità, infatti, brillano per l'assenza di misure a favore dell'emergenza lavoro, ed in particolare a favore dei giovani.
  Questa è una legge di stabilità che non rilancia il Paese e lo danneggia; e vorrei invitare quindi il Presidente Letta in quest'Aula e i suoi Ministri ad interrompere il mantra della ripresa alle porte: non se n’è accorto nessuno in Italia, di questa ripresa alle porte. E, se fosse in arrivo, questa finanziaria alla ripresa chiude le porte in faccia.
  Pertanto, Presidente, onorevoli colleghi, concludo il mio intervento con un appello: invito il Governo e la maggioranza a valutare ed accogliere le proposte emendative del gruppo di Forza Italia. Ci ripensino ancora una volta ! Misure mirate e significative in grado di rilanciare i consumi e gli investimenti. Rivedere profondamente l'impianto di questa manovra insufficiente, al fine di garantire un minimo e timido segnale di ripresa della domanda interna. Diversamente il tessuto economico e sociale delle imprese, ne sono certa, avvertirà nel prossimo anno gli effetti prolungati di un logoramento di questa legge di stabilità nei riguardi di un Paese ormai stremato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Causi. Ne ha facoltà.

  MARCO CAUSI. Signor Presidente, voglio discostarmi da ciò che ritengo sia un eccesso di critiche e di rimproveri alla legge di stabilità per il 2014, almeno per ciò che riguarda l'area di competenza della Commissione finanze. A me sembra che questa legge sia come Jessica Rabbit: non è poi così tanto cattiva, è che la descrivono così. Ecco infatti dodici misure fiscali positive contenute nella legge, di cui spesso la discussione pubblica si dimentica, distraendosi intorno a questioni particolari o di minore importanza.
  Primo, aumento delle detrazioni per lavoro dipendente per 1,8 miliardi nel 2014 e 1,7 miliardi dal 2015 in poi. In Commissione, in sede referente, è stato poi accolto un emendamento del PD che migliora in modo definitivo la nuova curva delle detrazioni.
  Secondo, messa a regime delle deduzioni IRAP per l'incremento della base occupazionale: 15 mila euro di deduzione per ogni nuovo assunto a tempo indeterminato.Pag. 46
  Terzo, rafforzamento dell'ACE, il meccanismo di detassazione degli incrementi del patrimonio d'impresa, con un aumento del rendimento nozionale riferibile ai nuovi apporti di capitale di rischio, integralmente deducibile, dall'attuale 3 per cento al 4,75 nel 2016. La riduzione d'imposta a vantaggio delle imprese che reinvestono sul loro capitale salirà da 1,4 a 2,4 miliardi fra il 2014 e il 2017; finora voglio ricordare che ben 310 mila piccole imprese hanno usufruito di questo importante vantaggio fiscale, finalizzato a rafforzare la struttura patrimoniale dell'impresa italiana.
  Quarto, proroga delle detrazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica. Si tratta di un potente incentivo che, se pienamente utilizzato per l'intera sua capienza, produce 6 miliardi di investimenti fra quelli in corso e quelli del prossimo biennio.
  Quinto, modifica del regime fiscale delle rettifiche su crediti e delle perdite su crediti nel settore bancario, finanziario ed assicurativo, allineando così il nostro sistema alle norme prevalenti in Europa, anche in vista della realizzazione dell'Unione bancaria.
  Sesto, ripristino dell'aliquota IVA al 4 per cento per le prestazioni socio-sanitarie ed educative delle cooperative sociali.
  Settimo, deducibilità dell'IMU sugli immobili strumentali dal reddito d'impresa, seppure in misura parziale.
  Ottavo, programma straordinario di cessione di immobili pubblici, con la novità di un pieno coinvolgimento degli enti locali nei processi di valorizzazione.
  Nono, avvio e quantificazione dell'importante lavoro per il disboscamento delle agevolazioni tributarie esistenti, con l'obiettivo di superare i regimi ormai obsoleti e che hanno perduto valore dal punto di vista degli obiettivi di politica pubblica.
  Decimo, riforma dell'imposta di bollo sul possesso di titoli finanziari, con l'abolizione della tariffa fissa di 34,2 euro e l'aumento del tetto massimo.
  Con questo intervento, introdotto durante l'esame in sede referente in Commissione su iniziativa del Partito Democratico, il bollo diventa pienamente proporzionale per i possessori di titoli e di patrimoni di piccola entità, con ciò incentivando l'investimento del piccolo risparmio in azioni, come richiesto da una vasta platea di operatori. La misura si lega con l'obiettivo del Governo di stimolare la partecipazione dei lavoratori alla proprietà delle imprese, eliminando un vincolo di natura fiscale al possesso di piccole quantità di azioni, con ciò contribuendo alla ripresa del mercato azionario italiano.
  Undicesimo, deflazione del contenzioso con Equitalia, con la possibilità di pagare i ruoli entro il mese di febbraio, risparmiando sugli interessi.
  Dodicesimo, introduzione, durante l'esame in Commissione, del principio di tassazione in base a indicatori di ricavi e di profitto, non di costo, per le stabili organizzazioni d'impresa che, appartenendo a gruppi multinazionali, operano nel settore della raccolta della pubblicità on line e nei servizi ad essa ausiliari. Voglio sottolineare – perché c’è un po’ di confusione in merito – che questo meccanismo, noto come transfer pricing, è pienamente compatibile con le procedure europee e OCSE e che anzi le trattative internazionali in corso per ridurre le potenzialità elusive delle imprese multinazionali si basano proprio su questo tipo di procedura. Tale misura – che porta anche, secondo le previsioni del Governo, entrate aggiuntive per 80 milioni in termini di competenza – non va confusa con l'altra, anch'essa introdotta durante l'esame in Commissione, che introduce il principio di acquisto da soggetti aventi partita IVA italiana.
  Infine, il capitolo della finanza locale. Si tratta forse del capitolo più difficile di questa legge di stabilità ed è stato certamente faticoso arrivare ad un punto di sintesi, un punto che occorrerà monitorare e manutenere in futuro, tuttavia va ribadito che il peso fiscale sulla prima casa viene ridotto con l'introduzione della nuova Tasi al posto dell'IMU: con la stessa base imponibile, infatti, l'aliquota base dell'IMU era il 4 per cento e poteva Pag. 47arrivare al 6, mentre l'aliquota base della Tasi è l'1 per cento e può al massimo arrivare al 2,5, mentre ai comuni è stato attribuito un fondo di 500 milioni per coprire i sistemi di detrazione a vantaggio degli immobili di più modesto valore catastale. Inoltre la Commissione in sede referente ha introdotto – per iniziativa del Partito Democratico – due importanti norme di semplificazione per i contribuenti – ho concluso, signor Presidente – per ridurre gli effetti negativi dell'incertezza in cui, per settimane e mesi, sono stati tenuti i cittadini. Chi ha pagato la seconda rata IMU entro il 16 dicembre con una cifra insufficiente, potrà saldare entro giugno 2014 senza sanzioni e le date dei versamenti dell'addizionale Tares e del conguaglio IMU 2013 sono state unificate nella data del 24 gennaio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, anche il sottoscritto ha avuto il piacere, o sarebbe meglio dire il dispiacere, di assistere e seguire la farsa, che definirei indegna, sui lavori di Commissione sulla legge di stabilità. Se solo i cittadini fossero messi nella condizione di comprendere e capire come questo Governo e questa maggioranza gestiscono i soldi dei cittadini, l'indignazione e la rabbia per questa classe politica monterebbe a livelli insostenibili. Se vi state chiedendo per quale ragione nei cittadini stia montando una rabbia incontrollabile, non avete che da guardarvi allo specchio, perché i colpevoli di una tenuta sociale oramai allo sfacelo, colleghi, non siamo noi, siete voi. Siete colpevoli e bugiardi e mi piacerebbe poter dire che siete inutili per questo Paese, ma la verità è che voi siete pericolosi.
  Ma è giusto far capire ai cittadini come si svolgono i lavori di Commissione: ci si riunisce in Commissione bilancio, coperti da un sistema di informazione carente e inadeguato che tiene all'oscuro i cittadini dalle peggiori porcate che questa classe politica è in grado di architettare, e mentre i lobbisti sono indaffarati a tessere pubbliche relazioni con i commissari e il Governo qui, nelle stanze di questo Parlamento, i cittadini disoccupati, gli esodati, i deboli e gli ultimi, vengono allontanati e denigrati. Voi approvate emendamenti scritti e formulati nelle segrete stanze, avanzati dagli amici, dagli amici degli amici e persino proposti, senza un minimo di pudore, da deputati che siedono negli stessi consigli di amministrazione di enti e fondazioni per i quali i soldi vengono stanziati.
  Questa è follia, anzi questo è servilismo. Questo siete: dei servi sempre pronti a piegarvi, a inginocchiarvi ai voleri del partito.
  Perché, diciamocelo chiaramente, questa legge di stabilità, non solo è al di sotto delle aspettative, con pochi soldi e con norme inique e capestro, ma dopo il trattamento di riguardo subito al Senato e qui alla Camera, si è trasformata, da una norma iniqua, in uno schifo, in una marchetta gigantesca che – lo ripeto, per chi non avesse capito – è uno schiaffo per i cittadini, ma un grande regalo per voi, per i vostri amici e per i grandi centri di potere e le lobby che vi hanno sempre voluto tanto bene, della serie: «Ricordati degli amici» !
  A questo proposito, vorrei ricordare il milione di euro dato all'Istituto di genetica molecolare legato a filo diretto con Comunione e Liberazione, i 300 mila, i 900 mila, i 500 mila, eccetera eccetera, potrei andare avanti per ore, donati alle fondazioni, alle onlus, agli enti lirici e alle associazioni che vi stanno a cuore. E come non ricordare l'assunzione di 120 dipendenti per la Presidenza del Consiglio dei ministri, in barba a qualsiasi genere di Patto di stabilità e blocco del turnover, che invece attanaglia i nostri enti locali ?
  Sentite bene, mentre i nostri comuni non possono neanche permettersi di assumere una centralinista, queste 120 Pag. 48nuove assunzioni verranno fatte senza neanche prevedere un concorso pubblico; cioè noi abbiamo centinaia di migliaia di giovani super preparati costretti ad emigrare dal Paese per trovare un minimo di futuro e voi vi permettete di assumere 120 persone senza alcun minimo di meritocrazia, selezione o concorso ?
  Fate schifo !

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Presidente, questo è veramente insopportabile !

  ANDREA CECCONI. Sì, lasciatevelo dire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), questa legge di stabilità fa schifo. Vi spartite milioni di euro, anzi miliardi, perché l'ammontare delle marchette ammonta a circa un miliardo e mezzo di euro, mentre il popolo scende in piazza a esprimere tutta la sua rabbia.
  I cittadini vengono a urlarci che sono disperati, che non hanno più un futuro, né una speranza, ci gridano che non hanno più il pane da mangiare, e voi, signor Viceministro, con questa legge di stabilità, gli state rispondendo che se non hanno il pane, che si mangino le brioche. Avete completamente perso il senso della misura e della decenza. Lo ripeto, signor Presidente, voi siete pericolosi per questo Paese e non vi rendete neanche conto dei danni che state creando.
  Concludo, Presidente, esprimendo il più profondo sdegno per come i lavori di questa legge di stabilità si sono svolti e lo sdegno per i sorrisi e il compiacimento con cui voi, maggioranza, vi siete intascati i soldi dei cittadini per finanziare e sostenere i vostri balzelli locali o peggio personali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Signor Presidente, qui c’è ben poco di cui essere soddisfatti e vorrei esternare all'Assemblea un pensiero che da giorni mi gira testa. Se in questi giorni, signor Presidente, nella sala del Mappamondo, invece dei lobbisti, ci fossero stati i cittadini, tutto questo non sarebbe potuto accadere e, ne sono sicuro, ci sarebbe stato ben poco da ridere. Ma una cosa è certa, avrete da ridere ancora per poco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Presidente, questo è veramente insopportabile !

  ANDREA CECCONI. Lasciatevelo dire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Cecconi, io l'ho lasciata concludere perché siamo in fase di discussione sulle linee generali, però chiedo a lei e a tutti i colleghi che interverranno da adesso in poi di usare – tutte le critiche sono ammesse, ovviamente, perché questa è una discussione libera, liberissima – un linguaggio che non sia offensivo per l'Aula e per i colleghi che la stanno ascoltando.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gitti. Ne ha facoltà.

  GREGORIO GITTI. Signor Presidente, signor Viceministro, l'occasione della discussione generale è propizia e opportuna per fare il punto su alcune dinamiche e alcune scelte che il Governo deve fare, tenendo in considerazione sia le forze politiche che le forze sociali. Però la cosa che più mi ha stupito e sorpreso, nell'ambito di questa legge di stabilità – e ovviamente il discorso, sebbene provenga da un rappresentante di un gruppo che fa parte della maggioranza, deve essere evidentemente di stimolo e di sprone, quindi anche di sana critica – è che questo Governo non ha ancora bene inteso come il sistema del credito, rispetto al quale la stragrande maggioranza delle imprese italiane non ha accesso, non può rimanere bancocentrico. Non è possibile immaginare una situazione così consolidata di monopolio e di assenza di concorrenza.
  Il mio gruppo ha presentato un progetto di legge sui mini bond per potere finalmente creare i presupposti giuridici, economici e finanziari che il vecchio decreto presentato durante il Governo Monti Pag. 49dal Ministro Passera non aveva risolto. È stato approvato un ordine del giorno e questo Governo nella legge di stabilità, che poteva dare respiro, perché ci sono interessi, ci sono capitali, c’è liquidità, anche di provenienza internazionale, perché fondi e, come dire, investitori internazionali vedono nel tessuto delle piccole e medie imprese italiane un target di riferimento e un centro di possibili interessi e investimenti, non ha recepito – ripeto – nonostante un ordine del giorno che era stato approvato, nulla sulla disciplina dei mini bond.
  Ci sono stati dei timidi tentativi di aggiustare qualche cosa – credo da parte di qualche valoroso sherpa del coordinamento legislativo di Palazzo Chigi – ma che probabilmente non ha ancora centrato le reali esigenze di imprese che vengono strozzate in processi di ristrutturazione gestiti da funzionari di banca che – ripeto – sono ingolfati di lavoro e spesso non a conoscenza del tipo di business e di prodotto imprenditoriale. E non si dà spazio a possibili veicoli e a possibili iniziative specifiche sul settore, mentre registro, anche da un punto di vista degli strumenti che il tesoro ha opportunamente messo in atto – parlo per esempio del Fondo italiano di investimento – un certo rallentamento nella selezione delle imprese e soprattutto nella erogazione del credito. In questo momento le imprese italiane, anche quelle più dinamiche dal punto di vista della innovazione di prodotto, sono in una crisi di liquidità che non si può ignorare e da cui non si può prescindere.
  Il Governo ha fatto troppo poco e lo invito, attraverso il Viceministro qui presente, a darsi una solenne sveglia sul tema dell'accesso al credito e ad immaginare nuove dinamiche di apertura della concorrenza in questo mercato da troppo tempo incrostato in logiche – ripeto – di vero e proprio monopolio (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia ha la necessità di superare rapidamente l'emergenza economico-sociale che le impedisce di crescere e di affrontare in maniera compiuta e stabile le preoccupanti problematiche che la crisi in atto le impone. Occorrono pertanto interventi rapidi e significativi che affrontino l'emergenza e pongano le basi per il rilancio del Paese. In questo quadro appaiono significative le misure tendenti a migliorare la competitività con politiche coraggiose che migliorino l'efficienza delle istituzioni, semplificando innanzitutto le regole che costituiscono un peso per lo sviluppo del Paese.
  Ciascuna istituzione ha le sue ben distinte responsabilità alle quali, nel rispetto del nostro incarico, dobbiamo far fronte con assoluta coscienza. La crisi ha infatti creato profonde lacerazioni nel tessuto sociale del Paese. Dal 2007 l'occupazione è diminuita in modo notevole e il tasso di disoccupazione è raddoppiato. Per questo le imprese e i lavoratori, le persone e le famiglie, che hanno dimostrato di saper sopportare grandi sacrifici, ora manifestano una forte domanda di cambiamento che ridia prospettive e fiducia soprattutto ai giovani.
  Il progresso dell'Italia non può che nascere da una netta discontinuità rispetto a periodi di stagnazione del passato, rilanciando l'industria che ha consentito al nostro Paese la ricostruzione postbellica e perseguendo quella serie di riforme strutturali del sistema Italia di cui vi è un enorme bisogno.
  Occorre pertanto un progetto di rilancio economico-sociale che possa consentire al nostro Paese una prospettiva di maggiore benessere.
  L'Italia deve avere, alla pari degli altri maggiori Paesi europei, una struttura di istituzioni, regole e comportamenti adeguati alla piena e vincente partecipazione alla moneta unica europea. L'Europa deve essere il punto di riferimento forte delle politiche dell'Italia, che, a sua volta, deve dare un contributo affinché le politiche europee sappiano combinare sempre più e sempre meglio rigore e crescita. Il nostro Paese si appresta ad affrontare, a partire da luglio prossimo, il semestre di presidenza Pag. 50del Consiglio dell'Unione europea. In modo compatto e deciso, saremo chiamati a seguire un'agenda tendente a mettere in primo piano le questioni del lavoro e della ripresa.
  Le nostre carenze rispetto agli altri Paesi sono state minuziosamente individuate e ripetute nel tempo: eccesso di pressione fiscale, di pressione contributiva, di adempimenti burocratici, inefficienza della giustizia civile, sprechi nella pubblica amministrazione, insufficiente qualità e quantità dei servizi pubblici, scarsi investimenti in ricerca e sviluppo, costi eccessivi dell'energia e dei servizi bancari, gravi deficit infrastrutturali, soprattutto al sud, mancate liberalizzazioni, infiltrazione della criminalità organizzata.
  Le organizzazioni criminali rimangono tra i più gravi fattori di sottosviluppo del Meridione e la più grave minaccia alla libertà economica nelle aree produttive del Paese. È necessario, pertanto, un cambiamento che assicuri stabilità nei conti pubblici, flessibilità nel lavoro, pieno utilizzo dei fondi comunitari, apertura dei mercati alla concorrenza, aumento e diffusione della conoscenza, innalzamento della partecipazione al lavoro, promozione dell'innovazione e della ricerca, dell'internazionalizzazione delle nostre imprese e dell'attrazione degli investimenti esteri.
  In tale contesto, la governabilità è un valore, perché vuole dire stabilità, condizione determinante per riavviare un ciclo positivo della nostra società. In realtà, il gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra si è costituito anche per permettere, con il suo sostegno al Governo, di garantire al Paese la stabilità e per fare quelle riforme necessarie che consentano all'Italia di uscire dalla grave crisi economica e sociale.
  Obiettivo di questo disegno di legge di stabilità è dunque quello di avviare una svolta nella programmazione economico-finanziaria, realizzando le due priorità di politica economica del Governo: favorire la crescita e promuovere l'occupazione.
  Con le misure disposte nel provvedimento si avvia un percorso di riduzione del carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese. In questo disegno di legge è stato istituito un automatismo che destina i fondi della spending review, anche quelli che saranno recuperati nel corso del 2014, così come il ritorno dei capitali dall'estero, al taglio delle tasse sul lavoro. Al tempo stesso, si interrompe un'attitudine a privilegiare la spesa in conto capitale rispetto ai tagli alla spesa in conto corrente, e quindi si aumentano le risorse finanziarie per effettuare investimenti, sostenendo così anche le potenzialità di crescita di cui si registrano, da qualche tempo, segnali.
  Inoltre, vengono destinate risorse economiche per le politiche sociali adeguate a sostenere le fasce più deboli della popolazione e ad aiutarle ad affrontare gli effetti della prolungata crisi che, tuttora, si avvertono. Gli interventi previsti dal disegno di legge di stabilità sono stati programmati con soluzioni che consentono di rispettare, comunque, l'impegno di contenere il deficit nell'ambito degli obiettivi comunitari ed invertire le tendenze sul debito pubblico.
  Entrando più in particolare nel contenuto del disegno di legge di stabilità, per quanto concerne il mondo del lavoro, gli interventi sono destinati, in primo luogo, alla proroga di determinati strumenti di sostegno del reddito e di incentivazione al lavoro, anche in favore dei giovani, incrementando, altresì, le misure a favore dei lavoratori cosiddetti esodati (950 milioni di euro stanziati fino al 2020 per 23 mila ex lavoratori che, a causa delle ultime riforme, sono stati esclusi dalla pensione). Condivisibili sono, altresì, le misure in tema di riordino della tassazione immobiliare e quelle sulla riduzione del cuneo fiscale.
  Altro gruppo di disposizioni riguarda l'ambiente e il territorio. In particolare, le politiche in materia ambientale sono rivolte alla messa in sicurezza del territorio, incluso quello interessato da eventi emergenziali pregressi.
  Vi sono, poi, interventi in favore della banda larga e quelli destinati a ridefinire il Patto di stabilità interno per regioni ed enti locali. Sia per le regioni che per gli enti locali sono previste disposizioni dirette Pag. 51ad alleggerire gli obiettivi finanziari del Patto, con esclusione dei vincoli per determinate tipologie di spese, quali quelle in conto capitale, per incentivare gli investimenti e gli interventi di ricostruzione da eventi sismici.
  Non meno importanti ritengo siano i provvedimenti quali l'estensione della garanzia della Cassa depositi e prestiti per il sostegno alle piccole e medie imprese, gli interventi di efficientamento energetico delle infrastrutture pubbliche, illuminazione pubblica compresa, e gli incentivi per il fotovoltaico, anche per gli impianti entrati in funzione nel 2013.
  Alcune misure sono, altresì, volte a favorire il sistema produttivo, sostenendo le piccole e medie imprese, alla valorizzazione dell'innovazione e della ricerca, nonché al rafforzamento della loro presenza internazionale.
  Ho sentito alcuni interventi dai banchi dell'opposizione, da alcuni colleghi dell'opposizione, molto critici su questa legge finanziaria e inviterei tutti, però, ad andare a vedere se alcuni di quegli emendamenti presentati da questi colleghi non andavano nella direzione identica ad altri che, invece, sono stati accolti dal Governo, cioè tutti parlano di una legge di stabilità che ha accolto delle spese che non c'entrano nulla con questa legge. Ma andate a leggere questi emendamenti, quelli non approvati, e vedrete se questi non erano ancora più puntuali, invece di essere più generali, rispetto alla legge di stabilità. Delle critiche che spesso sono assolutamente sterili, che vogliono portare assolutamente discredito ad un'azione nuova, ad un'inversione di tendenza che questo Governo sta cercando di realizzare.
  Ed è per questo che va dato atto al Governo di avere varato, anche la settimana scorsa, -proprio perché è ancora necessario implementare tutti gli strumenti che servono per una ripresa – il piano «Destinazione Italia», con misure importanti come la riduzione del costo delle bollette energetiche ed il credito di imposta sulla ricerca.
  Si tratta, pertanto, di affrontare un cammino per portare il Paese fuori dalla crisi attraverso un complesso di riforme economico-sociali, ma anche istituzionali.
  In primo luogo è necessario intervenire sul fronte crescita e sulla riduzione del debito pubblico. Infatti, se l'economia non cresce non si ridurrà il debito pubblico, l'occupazione non aumenterà ed il tenore di vita delle famiglie continuerà a declinare.
  Oggi è indispensabile affrontare la riduzione della tassazione sui ceti produttivi, lavoratori ed imprese che, già in parte, questa legge di stabilità affronta.
  Va rivisto, infatti, il modello di tassazione sulle imprese che ha inflitto al nostro Paese prima il rallentamento, poi il ristagno ed infine il declino cui oggi assistiamo. Un declino che era già in atto prima della crisi del 2007-2011, ma di cui quella crisi ha reso evidenti i costi sociali.
  Infatti, l'interruzione della crescita comporta alcune conseguenze negative: peggioramento del tenore di vita, mancanze di occasioni per i giovani, indebolimento dello Stato sociale. Quello che il Paese non può permettersi è la stagnazione dell'economia. E per fare questo occorre ridurre la tassazione sui produttori. Ridurre la tassazione sulle imprese rappresenta l'elemento fondamentale di base per accrescere la competitività delle stesse.
  Tornare a crescere è l'unica strada che ha l'Italia per uscire dall’impasse e risalire la china. Solo così, infatti, possiamo ridurre il nostro enorme debito pubblico e creare le condizioni per un miglioramento delle condizioni di vita dei nostri cittadini, frenando la dilagante fuga delle nostre risorse, intellettuali e creative, perdendo capitale che è prima di tutto umano ma che è anche fatto di competenza e professionalità, quello che i nostri giovani acquisiscono nel nostro Paese e che, via via, esportano altrove per mancanza di prospettive stabili in casa propria. Non è soltanto un distacco emotivo quello che dobbiamo evitare, ma anche la perdita di un investimento per il futuro di questa nazione, un investimento culturale, formativo e accademico che le nostre strutture offrono alle nuove generazioni, poi costrette Pag. 52a mettere in atto quanto appreso, oltre i confini italiani. È nostro dovere preservare il know-how e la competenza dei giovani, facendo sì che si sviluppino e crescano in Italia, perché un domani siano a loro volta risorsa per la crescita dell'Italia stessa.
  È nostra precisa responsabilità lavorare in direzione di questa ripresa che passa da noi, per poi giungere a chi ci succederà.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signora Presidente, alla fine dello scorso novembre il prefetto Alessandro Pansa, capo della Polizia di Stato e delle forze dell'ordine – tra l'altro è fresca fresca la notizia di un suo rinvio a giudizio – ha dichiarato al giornalista di la Repubblica Alberto Custodero: «Oggi non siamo in grado di accrescere la sicurezza in nessuna parte del territorio». Il riferimento era alla carenza d'organico dovuta ai tagli e a procedure che non hanno mai risolto il problema dei posti vacanti.
  Sotto l'ultimo profilo i tempi si sono dilatati e la copertura è avvenuta in piccoli blocchi.
  Oltretutto spesso non ci sono mezzi adeguati e neppure i soldi per la benzina delle volanti, specie a Roma e al sud. Per questo il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha emendato la legge di stabilità per destinare i beni mobili sottratti alle mafie, con priorità, per le attività delle forze dell'ordine e della sicurezza.
  Le forze dell'ordine hanno soprattutto problemi di personale. I giovani non riescono a trovare posto, anche se vincono i concorsi. È successo, per esempio, agli allievi agenti della Polizia di Stato, anche con riferimento alle seconde aliquote. Si tratta di ragazzi che, terminati i quattro anni nell'Esercito previsti dalla normativa, rischiano di tornare a casa, pur se vincitori di concorso. È una vergogna, Presidente. Una vergogna di cui sono responsabili il Governo e il Parlamento tutto. È un'ingiustizia che mortifica profondamente la dignità delle persone ed esclude dall'amministrazione pubblica le nuove generazioni, generazioni già compromesse dai pacchetti Treu e dalla sballata riforma delle pensioni targata Fornero. Riguardo a tali aliquote, siamo intervenuti con un emendamento, al fine di assicurare la continuità di lavoro dei vincitori di concorso, eliminando la possibilità di cessazione del rapporto.
  Ancora, nel ruolo dei sovrintendenti della Polizia di Stato, c’è un vuoto di organico di circa ottomila persone. Si tratta di ufficiali di polizia giudiziaria indispensabili per il contrasto dell'illegalità e della criminalità. E per coprire questi ottomila posti vacanti nel ruolo di sovrintendente, il Ministero dell'interno cosa fa ? Ha predisposto un maxi concorso al quale parteciperanno circa 50 mila candidati. E l'apposita commissione dovrà valutare più o meno 450 mila posizioni. Il Consiglio di Stato ha già espresso forti perplessità sulla speditezza della procedura. Ancora, l'ultima graduatoria di 7.828 idonei ha richiesto ben quattordici mesi per la valutazione dei soli titoli. Secondo un'agevole stima servirebbero cinque anni per completare l'esame delle 450 mila posizioni del maxiconcorso. Capiamo subito, quindi, che questo concorsone non servirà a coprire velocemente i posti vacanti, anzi nel giro di qualche anno produrrà un nuovo buco di organico per anzianità dei collocati. Ancora, il concorso farà spendere allo Stato e, dunque, ai contribuenti, a noi cittadini, circa 24 milioni di euro, cifra che il Ministero dell'interno non ha mai smentito, neppure in sede di interpellanza. Proprio adesso che si chiedono enormi sacrifici agli italiani, il Governo e il Parlamento stanno legittimando questo spreco. Il Partito Democratico, come direbbe Gaber, ha mantenuto una schifosa ambiguità. Alla fine ha ceduto a pressioni del SIULP e del SAP, evidentemente interessati al concorsone. In particolare, i colleghi deputati del PD Fiano e Rosato hanno assicurato per giorni il sostegno all'emendamento sulle graduatorie perché ne condividevano il contenuto, poi, però, si sono piegati quando hanno ricevuto precise richieste dall'alto.Pag. 53
  C'era un rimedio, c’è ancora un rimedio per ridare dignità a questi sovrintendenti ed è molto semplice. È il nostro emendamento, basta votarlo. Prevede che il Ministero dell'interno sia autorizzato a procedere con scorrimento delle graduatorie valide. Tra l'altro, poiché il nostro emendamento – badate bene – non contempla un obbligo giuridico in capo al Ministero dell'interno, esso può costituire un valido appiglio proprio per la copertura dei posti vacanti. Ebbene, qui si è perduto il senso delle cose, si è perduta la responsabilità e la coscienza. Il voto a favore dell'emendamento avrebbe provato una svolta nei palazzi, finalmente liberi da rapporti di forza e contrapposizioni di bandiera. Ancora una volta, però, avete mantenuto i lussi del potere ignorando l'efficienza delle istituzioni e soprattutto il bene dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare per fatto personale.

  PRESIDENTE. No, dopo, adesso non c’è nessun fatto personale. È iscritto a parlare il deputato Taranto. Ne ha facoltà.

  LUIGI TARANTO. Signor Presidente, signor Viceministro, colleghe e colleghi, il percorso di discussione politica e parlamentare del disegno di legge di stabilità è stato costantemente accompagnato dall'esortazione a rafforzarne il profilo sviluppista, a rafforzarne, cioè, la capacità di sostenere il tessuto dell'economia reale del Paese in un'ancora delicatissima fase di transizione dal tempo della recessione più lunga e più profonda della storia repubblicana al tempo del ritorno alla crescita. Merita allora di essere sottolineato quanto l'impegno congiunto del Senato, della Camera e del Governo sia riuscito a realizzare in questa direzione e merita in particolare di essere sottolineata la qualità della risposta messa in campo per la riattivazione del circuito del credito all'economia. Lo merita perché, all'interno del percorso di transizione che prima richiamavo e in cui segnali tecnici di conclusione della recessione si confrontano con prospettive ancora fragili di ripartenza del sistema produttivo, la capacità di un'efficace contrasto della restrizione creditizia può davvero fare la differenza.
  Le cifre che danno conto della misura di questa restrizione sono inequivoche. Nei primi nove mesi dell'anno in corso, i prestiti erogati alle società non finanziarie sono stati pari, in Italia, a 305 miliardi di euro: 51 in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente ed addirittura il 38 per cento in meno rispetto ai primi nove mesi del 2008.
  Cifre inequivoche e che possono anche essere lette come una vera e propria cartina di tornasole del lascito della recessione. Sono, infatti, cifre che dicono di una gravissima crisi della domanda aggregata, dell'accresciuta avversione al rischio da parte delle banche, delle loro esigenze di ricapitalizzazione e, soprattutto, della necessità del decollo operativo dell'unione bancaria.
  Rispetto a questo scenario, il disegno di legge di stabilità per il 2014 mette in campo una scelta chiara ed efficace per la riattivazione del circuito del credito.
  Lo fa definendo l'architettura di un sistema nazionale delle garanzie, che recepisce, tra l'altro, anche larga parte delle indicazioni congiuntamente venute dalle principali associazioni imprenditoriali e dal sistema bancario.
  È un'architettura alla cui definizione concorrono le disposizioni che estendono l'operatività di Cassa Depositi e Prestiti all'acquisto di titoli emessi nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione di crediti verso piccole e medie imprese e che prevedono, su tali acquisti, la garanzia dello Stato.
   È un'architettura che si fonda sui pilastri del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, della sua sezione speciale per i grandi progetti di ricerca ed innovazione e sul fondo di garanzia per la prima casa.
  In particolare, la sezione speciale è destinata alla concessione, a titolo oneroso, di garanzie su portafogli costituiti da Pag. 54finanziamenti BEI per la realizzazione di grandi progetti di ricerca ed innovazione.
  È un punto di particolare importanza, perché sceglie di sospingere – proprio su un terreno cruciale per la competitività e per la produttività – i processi di aggregazione di rete delle piccole e medie imprese, che costituiscono, oggi, la più promettente prospettiva evolutiva del modello tipicamente italiano dell'impresa diffusa e della sua capacità di confrontarsi con le sfide dell'economia globalizzata.
  Costituiscono, ancora, parte integrante del disegno del sistema delle garanzie, le misure indirizzate al rafforzamento patrimoniale dei consorzi fidi.
  Esse si sostanziano nell'attivazione del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese in favore dei consorzi fidi vigilati e di quelli che realizzino operazioni di fusione al fine di rientrare nell'elenco o nell'albo degli intermediari vigilati, nonché in favore dei consorzi fidi che comunque stipulino contratti di rete allo scopo di migliorare efficienza ed efficacia degli aderenti.
  Al sistema delle Camere di Commercio – pur nel rispetto della sua autonomia funzionale – è poi richiesto l'impegno a porre a disposizione 70 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016, allo scopo di favorire l'accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese attraverso il rafforzamento dei consorzi fidi, ivi inclusi i consorzi non vigilati.
  In sintesi, dunque, le misure dedicate ai consorzi fidi ne riconoscono il ruolo positivo, scelgono di accompagnare l'azione degli intermediari vigilati e di incentivarne la costituzione. Ma, insieme, non dimenticano – queste misure – che efficacia ed efficienza operativa possono e debbono essere ricercate e stimolate anche nei confronti dei consorzi di minori dimensioni.
  Il tutto nella consapevolezza della necessità che i processi di razionalizzazione della rete dei consorzi avanzino, assicurando qualità di organizzazione e servizi e perseguendo la ricerca di un giusto equilibrio tra crescita dimensionale e prossimità territoriale.
  Sul piano del reperimento delle risorse, poi, tanto gli interventi dedicati al Fondo di garanzia, quanto le misure per i consorzi fidi aprono la prospettiva di un crescente concorso dei fondi comunitari al potenziamento del sistema delle garanzie.
  Si delinea, così, un'eccellente opportunità per il più tempestivo e produttivo impiego delle risorse europee, in particolare nell'area del Mezzogiorno, ove «grande crisi» e «grande recessione» hanno reso più che mai critico il funzionamento del circuito del credito.
  Un'opportunità coerente con l'esigenza, giustamente sottolineata dalla Svimez, di fare della politica di coesione «una strategia di sviluppo nazionale da declinare sui territori».

  PRESIDENTE. Onorevole Taranto, deve concludere.

  LUIGI TARANTO. Il disegno del sistema delle garanzie è convincente; ma occorre far presto, perché anche da questo – dall'esercizio tempestivo della buona amministrazione – dipende la capacità di dare risposta alle straordinarie emergenze di questa stagione del Paese.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, avete mai sentito parlare della stabilizzazione a tempo determinato ? Ebbene, questa è la nuova presa in giro che i partiti hanno inventato per continuare a schiavizzare i lavoratori socialmente utili – detti anche LSU – e simili, della Calabria in questo caso.
  In pratica, queste persone, questi lavoratori, non verranno stabilizzati, ma verranno illusi per l'ennesimo anno, promettendo loro il posto di lavoro fisso, magari in cambio di voti. Questa pratica, quella che di seguito racconterò, è stata portata avanti da tutti i partiti: SEL, PD, PdL, Scelta Civica, o altre sigle che prima magari erano UDC e altri nomi come DS e company.Pag. 55
  Ebbene, il primo dato – alquanto scandaloso – è che da trent'anni nelle leggi di stabilità, dette anche finanziarie in passato, i partiti inseriscono 100 milioni di euro ogni anno per gli LSU di sole due città, o meglio due zone: Napoli e provincia, e Palermo. In pratica, due miliardi e mezzo destinati a che cosa ? A prorogare la scadenza dei contratti di questi lavoratori senza alcuna sicurezza e continuando con il meccanismo descritto sopra.
  Ma lo scandalo non finisce qui: nonostante negli ultimi trent'anni gli LSU nel tempo sono diminuiti, i fondi sono rimasti intatti, sono sempre 100 milioni. In Sicilia, per esempio, negli ultimi sei anni, gli LSU sono diminuiti del 70 per cento e in Campania del 30 per cento. Questo non lo dico io, ma lo dice la relazione semestrale del Ministero del lavoro. Negli anni questi fondi sono stati utilizzati per lo più per le solite logiche clientelari e per schiavizzare tanta gente, che, pur di guadagnare qualcosa, si è prestata a questo sistema venendo così sfruttata. Inoltre, di questi 100 milioni, 1 milione, da qualche anno (circa sei, sette o forse anche di più), va ai comuni con LSU con meno di 5 mila abitanti, e guarda caso 800 mila di questo milione vanno sempre al comune di Sciacca. Il Ministero ha detto che, in realtà, in Commissione bilancio, si pagano anche i dipendenti dei comuni, ma qui c’è un altro scandalo: come è possibile che si paghino i dipendenti di alcuni comuni con questi fondi e di altri comuni no ?
  Abbiamo chiesto di avere certezza di questi dati perché probabilmente i dati in nostro possesso sono sbagliati e, quindi, ci siamo posti il dubbio e ci siamo chiesti: la Ragioneria generale dello Stato ci ha detto che gli LSU del comune di Palermo sono 363; visto che normalmente vengano destinati 40 milioni di euro a Palermo, a conti fatti significa dare più di 9 mila euro al mese agli LSU, il ché, ovviamente, avrebbe molto di più che dello scandaloso, ma probabilmente – ripeto – questi dati sono sbagliati. Tuttavia, nonostante abbiamo chiesto di accantonare questi emendamenti, finché non avessimo avuto dei dati, questi non ci sono stati forniti e a distanza di giorni ancora non li abbiamo. Il Viceministro, in Commissione, ha vagheggiato dei problemi sociali, come se queste persone fossero in grado di ricattare uno Stato o una città e noi dovessimo obbedire ad eventuali rivolte che potevano nascere, cosa che era stata fatta anche in passato dal Ministro Barca, per intenderci.
  Andiamo al dunque. Noi volevamo destinare questi fondi all'organico delle polizie locali e ci è stato bocciato da tutti i partiti, tranne che dal MoVimento 5 Stelle e dalla Lega. Successivamente si è tentato di destinare questi fondi per le spese del miglioramento delle reti di asilo nido: bocciato.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  RICCARDO NUTI. Si è tentato di finanziare progetti di sicurezza urbana: bocciato. Abbiamo anche proposto di pagare gli arretrati degli LSU e magari, con il resto dei soldi, bandire nuovi concorsi per far sì che, ove ci fosse una carenza degli enti locali certificata, non autocertificata, potessero essere banditi i concorsi, e invece il silenzio; il voto è stato contrario ed è chiaro, è stato evidente che si vuole perpetrare ancora, dopo trent'anni, questa pratica che non mira, non dico a stabilizzare, ma a dare dignità alle persone e a far sì che quella che è la meritocrazia e che circa sette sentenze della Corte costituzione dicono, ovvero che non si possono stabilizzare delle persone e non si possono assumere delle persone della pubblica amministrazione senza concorso. E invece il Governo e la maggioranza, e non solo la maggioranza preferiscono e continuano a «schiavizzare» queste persone prendendole in giro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, la valutazione complessiva di questo disegno di legge, signor Viceministro, non suscita in noi certamente un entusiasmo travolgente. Il minimo che si possa dire è Pag. 56che è stata persa un'occasione per operare scelte coraggiose, malgrado le intese più strette avrebbero dovuto rendere l'obiettivo più perseguibile.
  Come Popolari per l'Italia avremmo voluto una legge di stabilità che tagliasse finalmente la spesa improduttiva e aiutasse la ripresa e l'occupazione con una significativa riduzione del cuneo fiscale; una legge che desse una mano alle troppe famiglie in difficoltà per un sistema di tassazione iniquo che colpisce soprattutto le famiglie numerose; una legge che mostrasse concreto interesse per scelte di solidarietà a favore delle sacche di povertà e degli elementi più fragili della nostra comunità nazionale. Purtroppo, dobbiamo riscontrare che i risultati ottenuti sono molto lontani dalle aspettative.
  Se per la prima volta da tanti anni le tasse non vengono aumentate, tuttavia, alla fine della fiera, l'intervento sul cuneo fiscale può essere definito irrisorio, mentre il peso della fiscalità non è stato per nulla redistribuito soprattutto a favore delle famiglie in difficoltà. E senza una maggiore tutela della famiglia, nella forma riconosciuta dalla nostra Costituzione, non sarà possibile salvare questo Paese.
  Si è voluto, invece, continuare a sostenere, per esempio, il valore produttivo dell'intoccabile industria del gioco, non tenendo conto che, a fronte delle entrate per il fisco, dovrebbero essere considerati anche i costi per il Servizio sanitario nazionale causati dal gioco d'azzardo, nonché il fatto che l'industria del gioco non produce certo ricchezza, ma semmai l'impoverimento, talora fino alla miseria, di troppe famiglie.
  Soprattutto, fiumi di denaro sono stati dispersi in piccoli rivoli, talora per il finanziamento di iniziative commendevoli, come ricorrenze, musei, istituzioni scientifiche e culturali, ma non certo prioritarie in un momento di profonda crisi, talora, invece, indubitabilmente, per pagare quelle che i nostri colleghi del MoVimento 5 Stelle chiamano spregiativamente «marchette».
  L'ammontare dei fondi destinati alla solidarietà impallidisce rispetto a quanto destinato a rifinanziare senza alcuna rivisitazione critica interventi che da troppi anni si rinnovano. Cito solo come esempio il finanziamento occulto che, in barba alla legge che sarà presto approvata sul finanziamento ai partiti, viene generosamente riassegnato alla radio di un partito politico per un'attività che il servizio pubblico potrebbe offrire senza particolari oneri. Naturalmente, anche in questo caso ci è stato obiettato che si sarebbero creati problemi occupazionali per alcuni lavoratori. Restiamo, tuttavia, convinti che il termine appropriato per definire anche questa operazione sia ancora una volta quello usato dagli amici del MoVimento 5 Stelle.
  Lo stesso dicasi per la mancanza di attenzione per alcuni emendamenti intesi a potenziare gli interventi per lo sviluppo della sussidiarietà. Mi riferisco, in particolare, alla mancata accettazione delle nostre proposte per la completa destinazione al no profit del ricavato del 5 per mille e la mancata risposta alle attese delle scuole paritarie facenti parte del sistema nazionale pubblico dell'istruzione. È vero che per queste ultime il Governo sembra essersi impegnato a sanare a breve una situazione che, insieme alla libertà di educazione, mette a rischio – questo sì – il lavoro di tanti, tantissimi operatori del settore. Vigileremo, dunque, affinché questo impegno sia effettivamente onorato dall'Esecutivo.
  Il testo è arrivato dal Senato già blindato e le modificazioni che, al termine di una lunga maratona, è stato possibile apportare con i circa 285 milioni di euro a disposizione sono purtroppo marginali. Alcuni interventi sono stati, tuttavia, positivamente significativi e, tra essi, alcuni hanno costituito fin dall'inizio oggetto del nostro interesse e sono stati da noi sostenuti lungo tutto il percorso del provvedimento in Commissione bilancio. Vorrei citare, in particolare, il finanziamento a favore del MIUR di 30 milioni per il 2014 e 50 milioni per il 2015 e 2016 per i contratti di formazione specialistica per i giovani medici, obiettivo per il quale ci siamo molto impegnati. Grazie a tale cifra Pag. 57il numero dei contratti disponibili, pari attualmente solo a 2 mila, arriverà a 3.200, una cifra tuttavia ancora molto lontana dal fabbisogno di specialisti calcolato dalle regioni (stimato in 8.600 circa) e dal numero dei neolaureati in medicina, pari quest'anno a circa 8 mila.
  Si tratta peraltro di un numero che, per schizofrenica volontà dei Governi succedutisi negli anni, è destinato ad aumentare nei prossimi anni, arrivando, tra sei anni, a circa 10 mila nuovi medici all'anno. In assenza di risposte, come da noi più volte sollecitato, si creeranno inevitabilmente disoccupazione qualificata, emigrazione di personale laureato e, soprattutto, verranno poste le premesse per l'implosione del Servizio sanitario nazionale. È per questo che nei prossimi anni dovremo lavorare ancora per trovare risorse aggiuntive.
  Tra gli interventi particolarmente significativi vorrei citare anche il finanziamento di cinquanta milioni di euro, a partire dal 2014, per il diritto allo studio degli studenti universitari capaci. Valutiamo positivamente anche gli ulteriori cinque milioni di euro assegnati al fondo per le derrate alimentari, sebbene drammaticamente insufficienti a coprire il fabbisogno delle mense per i poveri e del Banco alimentare, i cui interventi si sono forzatamente moltiplicati negli anni della crisi, proprio mentre i fondi europei andavano a esaurimento. Altri esempi potrebbero essere fatti, esempi che, insieme a ovvie considerazioni di natura politica, ci consentono di votare oggi, senza entusiasmo – come ho detto –, un disegno di legge di stabilità che – ci auguriamo – sarà l'ultimo a caratterizzarsi per «l'assalto alla diligenza». Da parte nostra, siamo orgogliosi, di non aver presentato alcun emendamento che non fosse finalizzato a interessi di carattere generale.

  PRESIDENTE. Onorevole Gigli, concluda.

  GIAN LUIGI GIGLI. Mi avvio a concludere signora Presidente; siamo orgogliosi, inoltre, per aver presentato solo emendamenti miranti a favorire la crescita economica attraverso l'introduzione di maggiori elementi di solidarietà e di giustizia. Siamo tuttavia consapevoli di essere riusciti nel nostro intento solo molto parzialmente e in chiusura ci sia consentito di dire con chiarezza al Partito Democratico che se il nuovo corso verso cui si è avviato non parte da un'autocritica, ma si limita ad un giudizio sugli altri, le cose in questo Paese non cambieranno, perché è dal Partito Democratico che dipendono, soprattutto alla Camera, sia la tenuta della coalizione che la sua capacità di operare, davvero, il cambiamento.
  Signora Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giovanni Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, in Italia, in questo Paese, la disoccupazione è oggi al 12,5 per cento ed è cresciuta in un anno del 10 per cento. Quattro giovani su dieci non hanno un lavoro e più della metà di questi, oltre ad essere senza occupazione, non studia né è in formazione, in altre parole non ha un presente e, temo, nemmeno una prospettiva di futuro. Il 30 per cento della popolazione è a rischio di povertà, quasi il 50 per cento se guardiamo al nostro Sud, ma per sette italiani su cento non stiamo parlando di un rischio ma della vita quotidiana, perché sono in condizione di povertà assoluta. Non va meglio sul fronte imprenditoriale con un nuovo record di aziende in chiusura che supera solo altri record degli anni immediatamente precedenti con il credito in continua restrizione a causa della contemporanea carenza di offerta sul breve termine e di domanda sul medio lungo; il che significa: nessuno sguardo sul domani e rischio di affondare oggi.
  Abbiamo anche perso un quarto della nostra produzione industriale per la crisi. Pag. 58Non c’è, quindi, nulla di cui si stupirsi se l'OCSE prevede che chiuderemo il 2013 con un PIL al meno 1,9 per cento, in un Paese in cui sempre meno persone hanno un lavoro e anche chi ne ha uno ha spesso difficoltà ad arrivare a fine mese.
  In questo quadro non ci saremmo aspettati nulla da questo Governo in cui abbiamo pochissima fiducia, ma avremmo voluto un disegno di legge di stabilità ambizioso, coraggioso, di rottura con schemi del passato che prevedono solo austerità e depressione. Avremmo voluto, ma purtroppo non siamo noi a governare questo Paese, e ci ritroviamo quindi con un provvedimento timido, che sostanzialmente si caratterizza per due elementi: il taglio del cuneo fiscale, basso, e la modifica della tassazione locale, con l'introduzione della IUC che, sostanzialmente, chiude degnamente il dibattito di un anno sull'IMU, riportandolo al punto di partenza. A questo si aggiungono tanti interventi microsettoriali, tanto inutili sul piano complessivo, quanto necessari per piccole quote di consenso, che ci hanno tenuti impegnati per giorni in Commissione. Noi siamo orgogliosi di poter dire che abbiamo partecipato con tenacia alla discussione, ottenendo 50 milioni di euro per il diritto allo studio, l'istituzione dei Corpi civili di pace, 10 milioni di euro per la cooperazione internazionale, 30 milioni di euro per gli specializzandi in medicina, questo, tra l'altro.
  Niente, lo voglio dire, che ci riguardi direttamente, ma molto, invece, che riguardi direttamente il futuro del Paese. Ma per chiarire quanto tuttavia siamo lontani da ciò che sarebbe necessario, voglio dire che un nostro emendamento, che puntava all'adozione di un piano per il lavoro che creasse sviluppo e occupazione attraverso investimenti nella manutenzione del territorio e nella riconversione ecologica del ciclo produttivo, è stato dichiarato inammissibile e, appunto, nemmeno discusso.
  Parlavamo di 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro in tre anni, con soluzioni credibili, non di un palliativo su una ferita mortale. Un altro emendamento, che trovava risorse vere da destinare alla riduzione della pressione fiscale sui lavoratori attraverso l'innalzamento delle imposte sulle rendite finanziarie, sui grandi patrimoni mobiliari, sui redditi scandalosamente elevati, è stato bocciato senza che nemmeno si sia potuto discuterne approfonditamente. Evidentemente, a questa maggioranza il tema della disuguaglianza fa paura e si preferisce spacciare come grande risultato la promessa di destinare alla riduzione del cuneo su lavoratori e imprese la miseria di oggi, drasticamente insufficiente a qualsiasi scopo, e le promesse che domani saranno qui impegnate le risorse che arriveranno da spending review e lotta all'evasione fiscale, naturalmente in senso paritario, 50 per cento ai lavoratori e 50 per cento alle imprese, quando noi proponevano che al lavoro andassero almeno i due terzi.
  E tuttavia, a questo punto vorremmo essere molto chiari su quello che pensiamo di questa impostazione, che punta a vedere nella riduzione della pressione fiscale l'unico possibile volano di ripresa economica; noi riteniamo questa impostazione sbagliata alla radice. L'Italia ha prima di tutto un problema di mancanza di lavoro. Se risorse ci sono – e ci sono, se si vogliono trovare, per esempio con una patrimoniale – dovrebbero essere destinate tutte a questo scopo. Creare occupazione, e farlo ora, subito, prima che il crollo continuativo dei consumi e l'aumento delle disuguaglianze, l'espulsione di massa dalla piena cittadinanza di tante persone in questo Paese rendano il quadro sociale ed economico insostenibile.
  Ma il lavoro non si crea per decreto, dite voi, senza nemmeno rendervi conto di quanto ideologica sia questa affermazione. Non vi rendete conto di quanto sia necessario un piano straordinario di manutenzione di un territorio che ad ogni autunno ci presenta il conto di una nuova tragedia ? Non vi rendete conto di quanto sia insufficiente l'offerta di trasporto pubblico, di servizi agli anziani e ai non autosufficienti, di quanto carente sia diventata la nostra scuola ? Da cosa nasce il lavoro, se non dalla necessità di soddisfare Pag. 59i bisogni umani, chiedo ? E cosa vi costa ammettere che oggi esiste, in questo Paese, una grande massa di bisogni collettivi insoddisfatti, che il mercato non potrà mai colmare, perché insistono su settori di cui il mercato non si occupa perché non c’è alcun profitto da cogliere, non per altre ragioni, almeno finché viga la nostra Costituzione e il modello sociale di questo continente ?
  Vorrei raccontare a quest'Aula una storia di questi giorni di cui si parla a Bologna. Un bambino di 12 anni giunge in Italia a seguito di un ricongiungimento famigliare. Come tutti i bambini della sua età, chiede immediatamente di iscriversi alla scuola media, in corso d'anno. Viene respinto, per carenza di posti. Da allora passano otto mesi, e le sue richieste di fruire di un diritto umano fondamentale, quello all'istruzione, continuano a essere respinte, perché pare non ci siano posti disponibili nelle scuole di Bologna. Quanti sono i bambini come lui in Italia, in questo momento ? E cosa ci dice questo se non che il lavoro si crea ? Perché abbiamo bisogno di insegnanti, per rendere nuovamente decente la nostra scuola, e di insegnanti di accoglienza, per rendere reale la parola integrazione. E cosa ci dicono le immagini terribili di Lampedusa, così evocative di un passato innominabile, quello delle docce collettive di donne e uomini umiliati e spogliati della loro dignità, se non che la carenza di investimenti nell'accoglienza di chi fugge da guerre e miseria spalanca le porte alla disumanità ?
  Il lavoro si crea, colleghe e colleghi, perché è necessario, dato che non stiamo parlando di scavare buche per poi riempirle, ma di restituire a questo Paese le infrastrutture materiali e sociali minime indispensabili per chi voglia pensare ad un futuro migliore. Ma di tutto questo, appunto, nella legge di stabilità non si parla. Si parla, anzi, di continuare a bloccare l'indicizzazione delle pensioni e degli stipendi dei pubblici dipendenti, perché, evidentemente, quando si guadagnano 1.200 euro al mese ci si deve considerare fortunati, e poco importa se negli ultimi anni si è persa una mensilità secca. Si continua a parlare di competitività, guardandola sempre e solo dal lato più semplice e irrilevante, quello del costo del lavoro, e mai si presta attenzione alla domanda interna, come se non fosse dal suo rilancio che passa qualsiasi possibilità di ripresa.
  Per questo, come dicevo prima, noi pensiamo che se si deve investire sulla riduzione del carico fiscale ci si debba concentrare sui lavoratori e non sulle imprese.
  Non per un presunto e anche superato pregiudizio di classe, ma per il suo contrario, perché crediamo che le migliaia di imprese che ogni anno chiudono in Italia soffrano certo il peso delle tasse, ma soprattutto soffrano il crollo dei consumi, che segue l'impoverimento di massa che attraversa questo Paese. Allora, se le risorse sono scarse, e lo sono soprattutto a causa dell'austerità che ci viene imposta dall'Europa, perché, al di là della retorica dei «pugni sul tavolo», noi non siamo in grado di fare nessuna trattativa reale in Europa, dato che noi stessi siamo i primi a non avere il coraggio di un discorso di verità sui nostri problemi e quindi sulle soluzioni; dicevo, se le risorse sono scarse è allora che bisogna scegliere le priorità. Per noi la priorità é il lavoro, per voi, a parte lo spread, non sarei in grado di dire, dato che continuate su una linea di bonaccia e galleggiamento. Quando d'altronde vi muovete, lo fate a vuoto, come con la riforma del fisco locale e immobiliare.
  Ora é il turno della IUC, mentre stiamo ancora discutendo dell'IMU 2012. IUC significa Tari, e quindi, comunque la si voglia mettere, aumento dei costi relativi al ciclo dei rifiuti per famiglie e imprese, IMU, su case diverse dalla prima e capannoni, e Tasi, ovvero la nuova imposta sulla residenza. Voglio farla breve. Avete cancellato l'IMU prima casa a tutti, anche a coloro per cui la prima casa é la prima di una lunga serie, anche a coloro per cui é un attico di lusso nel centro di una metropoli, e ora vi apprestate a far pagare la Tasi anche agli inquilini, ovvero alla parte più debole di questo Paese. Avete Pag. 60fatto lo sconto ai ricchi, pagandolo con i soldi dei poveri. E questa va chiamata col suo nome: è una vergogna !
  Certo, direte voi, chiunque usufruisca dei servizi offerti da una città deve pagare. E perché, dico io ? I lavoratori di questo Paese non pagano già abbastanza con l'Irpef di Stato, regionale, comunale ? Con le tasse locali travestite da tariffe, che ogni anno hanno aumenti esponenziali ? Con le multe utilizzate solo per fare cassa ?
  Io vorrei sapere: a cosa serve l'Irpef dei lavoratori ? Ad acquistare F-35, fregate militari, a finanziare grandi opere inutili ? Servono a questo le nostre tasse, se poi anche agli inquilini é chiesto di pagare una nuova imposta per l'illuminazione pubblica e l'asfaltatura della strade ?
  In questo momento nella mia città una famiglia intera vive in un camper senza nemmeno l'acqua perché i bambini possano lavarsi prima della scuola. Fra poco finirà che chiederemo una Tasi anche a loro, perché pur sempre fruiscono dell'illuminazione pubblica ?
  Come sapete io non sono certo ostile alle tasse. Le ritengo utili e necessarie ad una società equa e giusta. Credo che tutti dovrebbero pagarle e che non ci sia mai alcuna necessità di essere comprensivi con chi evade il fisco, come è stato fatto anche in questa legge di stabilità, essere comprensivi sulle spiagge e sulle cartelle. Però credo anche ad un sistema fiscale come quello descritto dalla nostra Costituzione, che parla di capacità contributiva e di progressività.
  La seconda in questo Paese é sempre minore, se é vero che la scala Irpef si é appiattita e che sono cresciute le imposte indirette, che le rendite finanziarie sono colpite meno del lavoro e che i patrimoni, ovvero la misura della diseguaglianza di ieri, sono indenni. La prima, la capacità contributiva, é messa a dura prova da misure come questa Tasi, che ormai comincia ad avvicinarsi pericolosamente alla tassa sul macinato.
  Allora deve essere chiaro che noi, la sinistra, «il partito delle tasse», come la destra ama dire, le tasse sul macinato, le tasse che colpiscono i lavoratori e la povera gente, le abbiamo sempre combattute, mentre loro le hanno sempre messe, per tutelare la libertà dei ricchi di arricchirsi ancora di più. E lo hanno fatto anche stavolta, scaricando appunto su inquilini, mutuatari, piccoli proprietari il rifiuto di cambiare il fisco in senso progressivo, come noi proponiamo seguendo sempre la via maestra, quella della Costituzione.
  La stessa via che ci aveva portato a proporre con altri di approvare finalmente con questa legge di stabilità una vera Tobin tax, una tassa sulle transazioni finanziarie speculative, diversa dal pasticcio introdotto da Monti, che non é riuscito a produrre un gettito significativo, non ha fatto nemmeno il solletico alla speculazione e ha comunque, per di più, prodotto una perdita dell'attività finanziaria del nostro Paese. Un bilancio disastroso, a cui avrebbe potuto e voluto porre rimedio un emendamento firmato da tutti i gruppi, appoggiato da una campagna popolare, frutto di tanti anni di accumulo di studi e riflessioni in Italia e a livello internazionale. Il risultato finale é stato il suo ritiro definitivo alle due di notte di ieri, dopo pressante e insistente richiesta di Governo e parte della maggioranza.
  Siamo rimasti soli, per una volta dalla parte della ragione, ma di farcene una ragione non abbiamo nessuna intenzione; e quindi lo vorremmo riproporre in Aula, e ancora e sempre lo rifaremo in ogni occasione utile. Perché è sempre bene ricordare che se oggi viviamo la tragedia della crisi non è perché i nostri nonni e padri siano stati troppo generosi nel provare a costruire uno Stato del benessere, dove a tutti fosse garantita una vita degna, dove il lavoro fosse un diritto e non un privilegio, dove tutti potessero ugualmente accedere a sanità, istruzione, assistenza e pensioni. Se oggi siamo qui è perché da trent'anni quel modello è stato distrutto da chi ha messo in atto una gigantesca operazione di spoliazione della realtà, costruendo un gigantesco sistema di speculazione finanziaria, generando un’«economia ombra» che supera quella normata, demolendo ogni sicurezza e poi pretendendo Pag. 61che fossimo noi a pagare i danni. Quindi è giusto tassare la speculazione, come forma minima di risarcimento, così come è giusto senza esitazione provare a far sì che le grandi multinazionali non diventino extra-nazionali, eludendo il fisco ovunque su fatturati di miliardi di euro.
  Dite che servirebbe l'Europa ? E io dico che l'Europa si può conquistare anche con l'esempio, non sempre e soltanto con il cappello in mano e lo sguardo contrito. Perché l'Italia è e rimane un grande Paese, ma per tornare ad esserlo fino in fondo deve uscire dalla favola velenosa di questo ventennio: quella in cui le regole sono un ostacolo da eliminare, la fedeltà fiscale un optional, il precariato una regola, un salario degno un miraggio da compensare con i gratta e vinci, e il futuro un bene che vale solo per chi può comprarlo. Noi vogliamo cambiare non solo verso, vogliamo proprio cambiare direzione. Per questo oggi votiamo contro questa legge di fragilità, più che di stabilità; però con energia che non muta continueremo a batterci perché anche voi, da domani, possiate fare ciò che è giusto insieme a noi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, signor Viceministro, vorrei ringraziare lei, e vorrei anche ringraziare il presidente della Commissione bilancio nonché il relatore, perché credo che sia giusto. Non è stata una legge di stabilità semplice, abbiamo avuto momenti di difficoltà, sicuramente anche per mancanza qualche volta di organizzazione, ma è un fatto comune nell'iter delle leggi di stabilità; tutto sommato, però, si è riusciti a portare in Aula questa legge di stabilità, con tanti problemi e con tante difficoltà.
  Credo che quest'Aula ora vuota – ma dove da domani mattina incominceremo a discutere e a votare – dovrà avere la responsabilità e l'onestà intellettuale di non addebitare le responsabilità di una situazione così drammatica a questo Governo. Credo che dobbiamo ricordare che questo Governo è in carica semplicemente da pochissimi mesi, e che ha ricevuto un'eredità difficile da recuperare e superare nell'arco di sei mesi. Chi non ricorda – e lo dico a coloro i quali oggi sono all'opposizione, alla nuova Forza Italia – il dramma, le difficoltà economiche, i provvedimenti sbagliati, i tagli lineari del Governo Berlusconi, che hanno portato a un debito pubblico elevato, ad un rapporto deficit-PIL estremamente significativo nei rapporti con l'Unione europea, ad avere il segno meno sull'avanzo primario ? In buona sostanza, un Paese in ginocchio, un Paese senza nessuna credibilità nei riguardi dell'Europa e nei riguardi del mondo intero: un Paese che era al default.
  E credo che anche l'esperienza del Governo Monti non abbia portato a quei risultati che ci eravamo tutti quanti augurati che venissero raggiunti.
  Anche lì non ci hanno certo lasciato un'eredità solida e importante per iniziare un nuovo anno. Eppure, con tutte queste difficoltà, questo Governo è riuscito a recuperare un'immagine internazionale, un'immagine europea che credo non possa essere messa in discussione da parte di nessuno. È riuscito a mantenere il rapporto deficit/PIL al di sotto del 3 per cento e anche questa legge di stabilità, pur aumentando di 2,1 miliardi di euro, mantiene il rapporto al di sotto ancora del 3 per cento. Nei prossimi anni diminuirà questo tipo di rapporto. Certo, vi è un debito pubblico elevato, dovuto soprattutto alla mancanza di crescita, su cui dobbiamo ovviamente intervenire nei prossimi mesi, costruendo delle riforme che siano riforme strutturali, ma abbiamo un avanzo primario importante, che credo debba essere sottolineato nel momento in cui sappiamo che serve soprattutto a garantire i nostri titoli di Stato.
  Allora, come poter non sottolineare questi aspetti positivi, come poter non pensare all'impegno che questo Governo sta producendo nonostante le fibrillazioni, nonostante l'instabilità politica che comunque è un momento di crescita per il Paese nel momento in cui vi è stabilità Pag. 62politica, nel momento in cui sistematicamente i grandi gruppi industriali, le grandi testate giornalistiche – non certamente editori puri – tentano di attaccare questo Governo perché in animo ha anche la riforma complessiva del sistema ?
  Io credo quindi che dobbiamo avere la grande onestà intellettuale, tutti quanti, di capire che sicuramente vi sono dei problemi – che tenterò di elencare con molta rapidità – ma che anche a livello regionale, in quelle regioni dove governa la sinistra, certamente non sono stati attuati provvedimenti nei riguardi di crescita, sviluppo e occupazione, tant’è vero che in quelle realtà credo che ci sia un prodotto interno lordo certamente più basso di altre regioni, che vi sia un esodo di giovani verso realtà del centro-nord e che vi sia un calo di produzione industriale estremamente significativo. Ecco perché è giusto che si ragioni con onestà, che si risponda certamente invitando il Governo a fare di più, a costruire quei processi di sviluppo e di crescita, a fare riforme strutturali che pongano questo Paese nella direzione di poter affrontare la possibile ripresa che c’è.
  Problemi seri, dicevo, come quelli del Mezzogiorno d'Italia, un Mezzogiorno che giorno dopo giorno perde terreno nei confronti del centro-nord, un Mezzogiorno che perde come prodotto interno lordo, che perde per ciò che riguarda i consumi, un Mezzogiorno – credo che sia il dato più significativo che dobbiamo sottolineare e che la Svimez ha sottolineato con grande puntualità – in cui si è verificato soltanto nel 1878 che i morti fossero maggiori di coloro i quali nascono. Quindi il Mezzogiorno non più come bacino di crescita demografica, ma come momento di decrescita democratica, che preoccupa.
  Mi avvio alla conclusione, signora Presidente. Eppure in questo provvedimento, con tutti i limiti che abbiamo avuto, con tutte le difficoltà che abbiamo avuto, vi sono stati elementi positivi. Certo è poco il cuneo fiscale, però comunque c’è. Abbiamo avviato un processo diverso dagli anni passati, comunque vi sono certo interventi sull'occupazione giovanile, vi sono processi importanti che vanno a recuperare quelle persone che non hanno un futuro come gli esodati; in buona sostanza elementi importanti che ci consentono di guardare con fiducia al futuro. Ecco perché, e concludo con questo, vorrei ancora sottolineare ciò e ringraziare il Viceministro che è stato con grande pazienza a seguire i lavori, il presidente della Commissione bilancio e il nostro relatore, ai quali va un grazie di cuore per quello che è stato fatto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, colleghi, mi appresto a fare questo intervento così come lo farebbe un padre di famiglia preoccupato di non vedere un buon futuro per i propri figli. Pensandoci un attimo, io sono un padre di famiglia, preoccupato per quanto accadrà a mio figlio, come padri di famiglia siete voi e madri di famiglia ce ne sono parecchie in quest'Aula, che probabilmente nascondono in questo momento la preoccupazione rispetto a quanto accadrà all'interno di questo disgraziato Paese entro il quale viviamo.
  Presidente Boccia, onorevole Marchi, voi siete gli unici – ho sentito prima l'intervento di apertura dell'onorevole Marchi – siete probabilmente gli unici a vedere un rilancio in questa legge di stabilità. Il tema politico applicabile alla stessa, e che potrebbe essere abbastanza simpatico, è quello di un colpo al cerchio e di un colpo alla botte; questo «cogoverno», tra l'altro, fa finta di accontentare tutti, per non accontentare alla fine nessuno, Viceministro, onorevole Fassina.
  L'orizzonte vitale di questo Esecutivo sembra quindi essere quello della vostra stessa sopravvivenza, non di quella di un Paese che invece vuole vivere dignitosamente, ma sta affondando, ma sta affondando velocemente e questo è e sarà il limite dell'Esecutivo stesso. Avete ridotto, Pag. 63quindi, la legge fondamentale dello Stato italiano, dell'economia del nostro Stato e del nostro Paese, ad un insieme di risibili iniziative, buone soltanto per essere esposte mediaticamente, ben infiocchettate e consegnate ai media, totalmente però prive di consistenza. Gli inconsistenti provvedimenti che oggi adottate potranno soddisfare le vostre esigenze soltanto – come detto – pubblicitarie e di partito, ma ben presto si tradurranno in un boomerang per voi e per i vostri partiti, che, ahinoi, colpiranno voi e i vostri partiti, ma colpiranno anche la cittadinanza italiana.
  Volevo sapere se il nuovo che avanza, ovvero il nuovo segretario, Renzi, sa che cosa è successo in Commissione Bilancio, se sa della presentazione di emendamenti last minute e di emendamenti «mancia». Sull'IMU che cosa è successo ? C’è stato un corto circuito – immagino – non si capisce più nulla; i contribuenti non capiscono più nulla perché prima c'era la Tari, dopo la Tasi, la Tarip, la IUC. Sulle spiagge cosa vogliamo fare ? Vogliamo regalare le spiagge ? Sulla disoccupazione cosa abbiamo fatto ? C’è una disoccupazione record: vi ricordo che la disoccupazione giovanile, quota record del mese scorso, è al 40,2 per cento.
  È giunto il momento, quindi, di dire basta a queste promesse, a queste mere promesse; si chiede, a questo punto, una vera e propria rottura, una discontinuità nella politica economica di questo Governo con provvedimenti che dovranno essere, tutto sommato, dei provvedimenti shock, che qui non vediamo, onorevole Fassina, entro questa legge di stabilità.
  L'Unione europea boccia in fase preventiva la legge di stabilità, si cerca di correre ai ripari con Commissioni notturne raffazzonate nelle tempistiche e negli intenti. Molteplici tra l'altro le criticità che conducono ad una netta disapprovazione dello stato di previsione della legge in oggetto. Ma il Ministro D'Alia lo sa che ci sarà l'ennesima proroga del blocco degli incrementi retributivi del personale dipendente della pubblica amministrazione, nonché il congelamento dell'indennità di vacanza contrattuale e del trattamento pensionistico accessorio ? Lo sa ? E il Presidente del Consiglio Letta lo sa che la stabilità prevede un incremento per la detrazione al lavoro di dipendenti con redditi tra i quindici e i trentacinque mila euro all'anno e non per i redditi più bassi ? Il Ministro Giovannini lo sa che abbiamo, per l'ennesima volta, negato la pensione – lei, onorevole Fassina, lo sa perché ne abbiamo discusso in Commissione – ai macchinisti delle Ferrovie dello Stato, che dovrebbero andare in pensione in un Paese civile a 58 anni e, invece, per un mero errore, tra articolo e comma, devono andare in pensione, grazie alla manovra Fornero a 67 anni ?
  Renzi conosce l'emendamento che è stato proposto dal MoVimento 5 Stelle rispetto all'abrogazione della legge n. 252 del 1974, ovvero la fatidica legge Mosca, che regala pensioni a coloro che non hanno versato un euro di contributo, anzi una lira di contributo ?
  Noi non vediamo – e concludo – riduzioni del cuneo fiscale, noi non vediamo reddito di cittadinanza, noi non vediamo dentro questa legge di stabilità sburocratizzazioni, noi non vediamo fondi per il dissesto idrogeologico. Noi non vediamo nulla che vada a toccare questa disgrazia che è il patto di stabilità per i comuni. Vediamo soltanto troppa confusione, finalizzata al mantenimento dello status quo e finalizzata soprattutto a mangiare il panettone il prossimo anno.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  WALTER RIZZETTO. Ma sarà l'ultimo anno – concludo Presidente – in cui mangerete il panettone, ammesso che riuscirete a mangiare la colomba pasquale. Passi da noi quindi, utilizzando un linguaggio biblico, questo amaro calice e sia fatta non la nostra volontà, non la volontà del cittadino, non la volontà del Parlamento italiano, ma la volontà del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, amen e così sia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Coscia. Ne ha facoltà.

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  MARIA COSCIA. Signor Presidente, Viceministro, colleghe e colleghi, questo bilancio e questa legge di stabilità si collocano ahimè ancora in un contesto difficile per gli effetti devastanti della crisi, anche se avvertiamo dei segni di inversione di tendenza, ma tuttavia siamo ancora in una situazione nella quale tutto questo pesa negativamente sul bilancio dello Stato. Soprattutto pesa moltissimo sulla condizione di vita delle italiane e degli italiani che in questi anni si sono impoveriti e che ha prodotto un ampliamento delle diseguaglianze sociali, colpendo insieme ai ceti più deboli anche il ceto medio, milioni di famiglie e, in particolare, i nostri giovani e il nostro capitale umano. Voglio ricordare in particolare i dati drammatici sulla dispersione scolastica, sui milioni di giovani che non studiano né lavorano, sull'occupazione giovanile e femminile, che ci collocano agli ultimi posti in Europa.
  Negli anni passati, in particolare nel 2008, quando cioè la crisi non era ancora esplosa nel nostro Paese e anzi veniva negata dal Governo Berlusconi, sono state compiute da quel Governo scelte miopi e ingiustificate, ad esempio su tutto il sistema culturale e della conoscenza del nostro Paese, con tagli indiscriminati, oltre 10 miliardi, che hanno ulteriormente indebolito la capacità di reazione ad una crisi economica e finanziaria che ha riguardato tutto il mondo occidentale, ma che ha trovato il nostro Paese impreparato e ancora più indebolito da quelle scelte miopi, rendendo ancora più ardua una capacità di reazione possibile se appunto si fosse investito di più sulla conoscenza, sulla cultura, sulla formazione e sulla ricerca, come hanno fatto altri Paesi più lungimiranti, come gli Stati Uniti d'America, la Germania, la Francia.
  Con questo bilancio e con questa legge di stabilità tuttavia finalmente si cambia strategia e si adottano misure concrete per invertire la rotta. Si torna a investire su questi comparti fondamentali per la fuoriuscita dalla crisi e per la costruzione di una nuova prospettiva di crescita e di sviluppo sostenibile e intelligente.
  Certo sono dei primi segnali, ma importanti e significativi. Dunque non solo non ci sono più i tagli, ma si continua sulla linea tracciata già con i decreti in vigore «del fare», del «valore cultura», dell’«istruzione riparte».
  Nel bilancio e nella legge di stabilità sono i dati a parlare: ci sono più risorse destinate all'istruzione, più 382 milioni, in particolare più 150 milioni sul Fondo di finanziamento ordinario per le università, più risorse alla cultura, con i 29 milioni in più sul FUS.
  Inoltre, grazie alla nostra iniziativa parlamentare e agli emendamenti del gruppo del Partito Democratico, abbiamo migliorato il provvedimento approvando, ad esempio, l'emendamento del relatore che accoglieva appunto un nostro emendamento, cioè quello che incrementa il fondo destinato alle borse di studio per gli studenti universitari di 50 milioni, che si vanno ad aggiungere ai 100 milioni stanziati con il decreto sull'istruzione.
  Voglio qui sottolineare che prima di questo provvedimento nel bilancio 2014 erano stanziati solo 12,8 milioni.
  Non solo, ma queste risorse, finalmente, sono rese permanenti, e finisce così l'altalena che si ripeteva ogni anno per stabilire l'entità di questo fondo e che, negli anni scorsi, veniva in parte ripristinato per l'iniziativa pressante dei parlamentari del Partito Democratico. Pensiamo, dunque, che questa sia una delle misure più significative di questo disegno di legge di stabilità, che riafferma certezze sul fondo e dà seguito concreto al dettato costituzionale che stabilisce il principio di eguaglianza sociale e di pari opportunità per l'accesso agli studi, in modo particolare per i capaci e meritevoli che si trovino in una condizione debole sia da un punto di vista economico che sociale.
  Quindi, le borse di studio e il diritto allo studio universitario sono uno dei punti più importanti e significativi. Un altro nostro emendamento significativo, ma anche di altri gruppi, accolto, riguarda anche i giovani medici specializzandi, per le cui borse vi è un incremento di 30 milioni nel 2014 e di 50 milioni per il Pag. 652015. Certo, siamo consapevoli che ci sono tante questioni ancora aperte, che noi avevamo posto anche con altri emendamenti non accolti: penso all'incremento dei finanziamenti per la ricerca, al turnover per l'università e al problema degli scatti di anzianità del personale della scuola. Dunque, non a tutte le nostre proposte è stato dato seguito, ma tutto questo non offusca il nostro giudizio.
  Il Presidente Letta, in primo luogo, ha, con coerenza e determinazione, mantenuto gli impegni che aveva assunto in quest'Aula, e cioè quello non solo di non tagliare la cultura, l'istruzione e il settore della conoscenza, ma di investire, e noi avvertiamo questi primi segnali di inversione di tendenza. Grazie, dunque, Presidente, grazie al relatore e al Viceministro, alla Commissione e al suo presidente. Per questo, voteremo convintamente questi due provvedimenti.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Loredana Lupo. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, gentili colleghi, chiedo scusa anticipatamente se quanto dirò arrecherà offesa a qualcuno, ma tutto ciò che viene detto all'interno di quest'Aula dovrebbe essere il più possibile aderente alla realtà, soprattutto se si tratta delle parole che escono dalla bocca del Presidente del Consiglio. Ogni qual volta questo Governo è venuto a chiederci la fiducia, ci ha ricordato dello stretto rapporto che intercorre tra l'Italia e l'Europa.
  Il Presidente Letta più volte si è vantato di avere ottenuto una maggiore flessibilità finanziaria, da utilizzare come incentivo per aumentare le opportunità di sviluppo del nostro Paese, sempre all'interno di un quadro di rigore. E poi ? Arriva il disegno di legge di stabilità, che altro non è che la denominazione rinnovata della tradizionale manovra finanziaria, e improvvisamente l'Europa, quasi magicamente, scompare.
  Non si tratta più di adoperare questa ritrovata flessibilità per l'intero Paese, ma per l'egoismo personale; si contrappone, quindi, al bene comune. Il risultato ottenuto in Europa è unicamente frutto dei sacrifici chiesti agli italiani, anche se il pareggio di bilancio si sarebbe dovuto ottenere con il taglio delle spese, piuttosto che con l'aumento delle tasse. Considerate le belle parole spese dal nostro Premier, ci saremmo aspettati delle misure a sostegno del comparto primario più incisive, e non qualche contentino utile solo ai soliti noti per rifarsi il trucco, perché è di questo che stiamo parlando.
  Quando noi del MoVimento 5 Stelle cerchiamo soluzioni, intraprendiamo tutte le strade legalmente concesse. Non abbiamo amici da far contenti, ma un popolo che ci guida verso soluzioni stabili, che guardano al futuro a lungo termine di questo Paese. E cosa abbiamo chiesto di così trascendentale che non poteva essere in linea con le stesse promesse del Presidente Letta ?
  Ve lo dico con sincerità: nulla ! Abbiamo chiesto di svincolare dal Patto di stabilità interno delle regioni i cofinanziamenti dei programmi di sviluppo rurale per il periodo 2014-2020. Cosa vuole dire ? Come è noto, ogni regione contribuisce ai fondi europei per il programma di sviluppo rurale con una quota di cofinanziamento. È giusto che si sappia, e noi lo denunciamo a gran voce qui, che è la sede opportuna. Vi è un serio rischio: le regioni che non dovessero rispettare questo Patto di stabilità non potranno erogare la quota di cofinanziamento, bloccando, di conseguenza, gli aiuti europei, nello specifico per l'agricoltura.
  Per non parlare del Fondo per lo sviluppo e la coesione: il Ministro Trigilia in audizione, in Commissione politiche dell'Unione europea, lo scorso 19 novembre, parlando del fondo in parola, che come è noto serve per rafforzare e massimizzare l'impatto delle politiche di coesione soprattutto nelle aree più svantaggiate, ha dichiarato che avrebbe posto fine alle prassi consolidate negli anni precedenti di utilizzare la sua dotazione come un bancomat e di rompere quindi con la pratica di apportare continui tagli volti a sfornare risorse per andare incontro alla Pag. 66spesa corrente quando serve, così come avveniva con l'ex fondo aree sottosviluppate e sottoutilizzate.
  Non ci risulta che questo intendimento sia stato tradotto in norma, né emerge la volontà di non rendere aggredibile il fondo, visto che viene utilizzato per finanziare l'Istituto italiano per gli studi storici e l'Istituto per gli studi filosofici o per fronteggiare le emergenze, per citare solo alcuni esempi.
  E le sembra, Ministro, che questa sia la strada per consolidare il Fondo per la coesione come strumento per gli investimenti pubblici in conto capitale ? Vogliamo lo sviluppo sì o no ? Chiediamo maggiore efficienza.
  Altra questione annosa è quella di Agea, agenzia per le erogazioni in agricoltura che, al comma 187, vede riportare in capo alla stessa le attività a carattere tecnico-operativo relative al coordinamento della politica agricola comune; Agea che, con il decreto legislativo del 6 luglio 2012, n. 95, era stata depotenziata, assegnando ai Ministri delle politiche agricole e forestali il preciso compito di ridurre le spese di funzionamento e di incrementare e migliorare la qualità dei servizi resi alle imprese agricole.
  Tale decisione era stata presa per l'acclarata mala gestione della succitata agenzia, coinvolta in diversi scandali, che non sembrano essersi magicamente risolti allo stato attuale delle cose.
  E non cito poi le ripetute irregolarità ed inefficienze gestionali della pletora di enti controllati da Agea, il cui operato è ormai giornalmente esposto ai più pietosi giudizi.
  Quindi, qual è il gioco che stiamo giocando ?
  La verità è che non volete migliorare questo Paese.
  Siete accecati dai vostri interessi personali ed anche quando vi chiediamo di perseguire i vostri stessi obiettivi ci ignorate.
  Tutto questo ha un prezzo e prima o poi lo pagheremo tutti, noi compresi.
  Ma sappiatelo: la soluzione era qui, ad un passo da voi, ed è stata deliberatamente ignorata.
  Presidente, vuol sapere perché l'Italia non si salverà ? Per mancanza di umiltà ed eccesso di egoismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, Viceministro onorevole Fassina, ci troviamo a discutere della legge di stabilità, mentre osserviamo che i dati recentemente comunicati dall'ISTAT indicano che la ripartenza dell'economia italiana è ancora debole e che ogni facile ottimismo è fuori luogo. Sicuramente c’è qualche segno di fine caduta, ma gli indicatori dei diversi settori continuano ad essere contrastanti, possono al massimo essere considerati timidamente positivi.
  Inoltre, il PIL stimato dello 0,7 per cento annuo, per il 2014, è troppo modesto per permettere al Paese di tornare ai livelli precrisi, cancellando gli effetti della recessione con ricadute significative sul livello dell'occupazione. C’è tanta disperazione in giro – per le imprese, tra la gente – ed è un fattore sempre più preoccupante. In quest'ottica, la legge di stabilità è soltanto un inizio per risanare e se non saranno affrontati e risolti definitivamente i problemi strutturali dell'economia e del sistema Italia, non potrà esserci né crescita né ripresa.
  È necessario rilanciare la domanda interna e l’export ed è sicuramente positivo il capitolo inerente il cuneo fiscale. Vogliamo assicurare stabilità politica al Governo per iniziare subito con gli interventi inderogabili.
  Tuttavia, se si può dire che nel complesso si sta svolgendo un'azione positiva non possiamo essere sicuramente soddisfatti per quanto concerne l'azione del Governo circa gli italiani all'estero.
  Signor Viceministro, la voce «Italiani all'estero» ha già subito numerosi tagli in Pag. 67passato: potremmo citare la lingua e cultura italiana, l'assistenza, la mancanza di fondi per le elezioni di Comites e CGIE, per non parlare dei pesanti tagli che la rete consolare ha già subito negli ultimi anni. È vero ! È stato dato qualcosa al Senato, ma non basta e non basta se si vuole ragionare in termini di sistema, anche nella prospettiva di «Destinazioni Italia».
  Abbiamo colto un piccolo segnale nel fatto che i comuni possono attingere al fondo di solidarietà comunale di 500 milioni di euro l'anno per attivare eventuali detrazioni in favore dei cittadini italiani iscritti all'AIRE, ma non basta perché è solo facoltativo dei comuni.
  Eppure, noi eletti all'estero siamo stati costruttivi, disponibili a riflettere sulle priorità da porre in cantiere, ma abbiamo registrato molta chiusura. Signor Viceministro, noi rappresentiamo circa 4 milioni e 341 mila cittadini italiani iscritti all'AIRE, una vera e propria regione fuori dai confini nazionali, ma una regione che gode di scarsa considerazione nonostante abbia sempre avuto un'attenzione privilegiata per la propria terra di origine nei momenti del bisogno. Siamo cittadini disponibili a contribuire al rilancio del nostro Paese per farlo uscire dalla crisi con i propri investimenti, con il turismo di ritorno, ma si è sordi nel non voler riconoscere la parità di trattamento fiscale degli italiani all'estero, iscritti all'AIRE, con quelli residenti in Italia, sulla prima casa. Addirittura abbiamo registrato una chiusura completa anche di fronte a quelle richieste emendative inerenti i carichi familiari e quest'anno per la prima volta non saranno possibili le detrazioni, un passo indietro, signor Viceministro, e chiedo al Governo di rimediare. Abbiamo chiesto di valorizzare l'associazionismo che si occupa di emigrazione, ma anche qui la risposta è stata «no». Lei sa che in politica non è possibile dire sempre «no», soprattutto quando le richieste sono ragionevoli e volte al bene comune. Allora, date un segnale di attenzione perché la corda, il legame umano e culturale tra le comunità emigrate e l'Italia delle istituzioni, si sta rompendo.
  Nel ringraziare i colleghi della Commissione bilancio per il lavoro prezioso che hanno svolto, chiedo al Governo di fare un gesto di buon senso, chiedo di riconoscere che queste comunità sono una grande, seppure silente, ricchezza per l'Italia. Esse potranno essere il vero motore di Destinazione Italia.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, è forte la percezione che questa legge di stabilità, seppur con alcune modifiche sostanziali rispetto alla prima lettura al Senato, non riuscirà ad assicurare la piena ripresa della nostra economia come, invece, auspicato da tutti. La motivazione è semplice: questa legge non ha saputo dare una risposta concreta ad un problema che sta realmente bloccando la nostra economia, ossia i pagamenti dei debiti commerciali della pubblica amministrazione. Qualcuno potrà obiettare che non era possibile farlo con le risorse a disposizione e noi gli rispondiamo che le risorse vanno reperite laddove sono state bloccate, ovvero al tavolo della Commissione europea. Non è questa la sede per dimostrarlo, ma vi posso garantire che nei trattati è anche prevista la via di uscita dalla crisi. Il rapporto tra il disavanzo pubblico – previsto o effettivo – e il prodotto interno lordo può superare il valore di riferimento purché il superamento di questo valore di riferimento sia solo eccezionale e temporaneo e il rapporto resti vicino al valore di riferimento. Queste sono le parole scritte nel Trattato. Quindi, analizziamo la nostra condizione. Il nostro Paese è venuto fuori di recente da una procedura di infrazione per la quale ha dovuto fare sacrifici notevoli in termini di imposizione fiscale e tagli alla spesa. Quindi, direi che la nostra è una situazione eccezionale e temporanea. Pertanto, ci sono tutte le condizioni per chiedere una deroga al Patto di stabilità Pag. 68prevista dai trattati e di cui altri Stati membri stanno usufruendo.
  Fatta questa premessa, ritorniamo a ciò che manca realmente a questa legge per poter essere determinante nell'azione di rilancio dell'economia del nostro Paese. Manca il coraggio, il coraggio di fare scelte decise in un'unica direzione: la ripresa dell'occupazione. Manca un piano serio di estinzione dei debiti commerciali della PA verso le imprese. Manca una forma di sostegno immediato al reddito dei cittadini sotto la soglia di povertà. Su questi due temi, il Presidente del Consiglio Letta, in tutte le sue recenti dichiarazioni ha sempre usato il futuro: «faremo», anziché «abbiamo fatto». Bene, anzi male direi, il tempo dell'attesa è finito, bisogna agire subito e con coraggio, liberare il credito per quelle imprese che stanno chiudendo e lasciano senza reddito gli operai e le loro famiglie, mentre bisogna sostenere con un reddito minimo chi il lavoro l'ha perso o non l'ha mai avuto. Sul primo punto il Governo doveva preparare il terreno di questa legge di stabilità in Europa e non l'ha fatto, far comprendere le ragioni per cui questo Paese ha necessità di restare ai limiti, se non disattenderli, senza dover rientrare in alcuna procedura di infrazione. È la stessa procedura ad essere in contrasto con gli obiettivi della Comunità europea perché dal 1999 ad oggi il dato certo è che tutti i Paesi dell'area euro sono tra i Paesi che crescono meno di tutti al mondo, mentre l'occupazione cala ovunque nella stessa area euro.
  Il Governo doveva riaprire il dossier italiano in Europa subito dopo la chiusura della procedura di infrazione per mettere le cose in chiaro e affermare a voce alta che con questi vincoli si affonda. Le condizioni al contorno del nostro Paese e dell'intera comunità europea sono critiche ed allo stesso tempo favorevoli ad un dialogo che riapra la valutazione oggettiva dell'efficacia dei regolamenti che hanno portato a questa situazione. Ripeto: i regolamenti hanno portato a questa situazione. Ristabilire la validità dei Trattati originari dell'Unione ed annullare invece le «storture» introdotte da quei regolamenti che hanno in maniera fraudolenta disatteso i Trattati stessi e sono stati creati solo per il raggiungimento dell'unione monetaria.
  Il Governo poteva, anzi doveva, ascoltare le indicazioni del MoVimento 5 Stelle quando, in sede di discussione della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, consigliava di anticipare un programma di stabilità alle istituzioni europee, nel quale si chiedeva di «contrattare» il pareggio di bilancio quanto meno per avere un cronoprogramma in linea con altri Paesi membri. Si veda, per esempio, il Governo francese e quello spagnolo. Paese, quest'ultimo, che ha dimostrato una capacità di trattativa politica in Europa molto più incisiva della nostra. Dobbiamo fare squadra con chi è nella nostra stessa condizione e non andare al cospetto di chi detiene la posizione predominante. Dobbiamo farci portavoce di una serie di Stati membri che vogliono tornare ad essere una comunità, in linea con l'articolo 2 del Trattato dell'Unione europea che prevede di adoperarsi per lo sviluppo sostenibile dell'Europa e mirare alla piena occupazione e al progresso sociale. Bene entrambi gli obiettivi sono stati disattesi; quindi i metodi utilizzati non funzionano.
  Intanto eliminiamo i vincoli ed andiamo nelle sedi opportune ad affermare le nostre ragioni giuridiche e politiche per rivendicare la illegittimità di certe imposizioni. Tesi autorevoli che supportano la causa ci sono, basta solo contattarle e dargli ascolto. Invitiamo il Governo alle audizioni organizzate dal MoVimento presso le varie sedi della Camera in cui abbiamo ascoltato tutte le tesi disponibili oggi nel panorama degli economisti italiani. Voi lo dovete fare.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cariello... mi scusi... però ha finito il suo tempo... pensavo avesse finito.

  FRANCESCO CARIELLO. Ancora un minuto...

  PRESIDENTE. No, un minuto no, trenta secondi. Concluda.

Pag. 69

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

  PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. È iscritto a parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Signor Presidente, colleghi, signor Viceministro, mi occuperò di elogiare questo aspetto della legge di stabilità ovviamente ringraziando per tutto il lavoro che si è svolto sicuramente il relatore Maino Marchi, il presidente della Commissione e tutti i colleghi della Commissione, il Viceministro Fassina, i sottosegretari Baretta e Legnini. Vorrei occuparmi di una questione che è stata centrale nello sviluppo di questo disegno di legge sia per iniziativa parlamentare sia per iniziativa del Governo ed è la questione dei comparti sicurezza e soccorso pubblico che sono stati trattati con molta attenzione. Penso che lo si sia fatto, che il Governo abbia fatto questo sforzo e abbia accolto le proposte del Parlamento, conscio del fatto che non vi è democrazia senza sicurezza e che la sicurezza è un diritto di libertà di ciascuno di noi e che per arrivare a questo oltre a dover vigilare affinché la cura della sicurezza avvenga come avviene e come dovrà sempre avvenire nel nostro Paese secondo i crismi della democrazia, noi dobbiamo anche occuparci delle condizioni materiali di chi lavora nella sicurezza, delle centinaia di migliaia di donne e di uomini dei comparti sicurezza e soccorso pubblico in questo caso.
  E penso anche che vada sottolineato il fatto che gli operatori, i lavoratori, gli attori di questi comparti vivono due volte la crisi economica e sociale che noi stiamo attraversando: la prima in quanto cittadini perché le donne e gli uomini di questi comparti vivono la crisi per la ristrettezza dei loro salari. Vivono la crisi come cittadini italiani che come altri milioni di persone hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese, come suol dirsi. E la seconda perché la vivono in quanto chiamati dal loro compito istituzionale a occuparsi di coloro che in questo Paese manifestano legittimamente la rabbia per la situazione che vivono come avviene in questi giorni e devono occuparsi del fatto che questi cortei, queste manifestazioni, purtroppo in alcuni casi succede, non travalichino nella violenza o nella sopraffazione o la violenza verso altri o verso le cose.
  Quindi si occupano della crisi dovendo garantire, ad un tempo, il diritto costituzionale di manifestare e il diritto dei cittadini che non stanno manifestando. Anche per questo, in questo disegno di legge di stabilità noi abbiamo approvato emendamenti molto importanti: uno che mette 100 milioni di euro, prelevandoli dal Fondo per il riordino delle carriere, che ancora non c’è, e mettendolo nel Fondo di perequazione, e, quindi, una sorta di perequazione del loro trattamento salariale, ricordando che questo comparto, ancora di più del resto del settore pubblico, ha bloccata da tempo la dinamica salariale.
  Un secondo emendamento compie un'innovazione perché rompe un tabù – sentivo che lo citava prima un'altra collega del MoVimento 5 Stelle – ma noi siamo riusciti, questa volta, a far sì che il Fondo unico di giustizia, che viene spartito in parti uguali tra il Ministero dell'interno e il Ministero della giustizia, più una piccolissima quota per il Ministero dell'economia, venga utilizzato non solo come fino a oggi è stato, ossia per spese per investimento, ma anche per spese riguardanti per l'appunto i trattamenti accessori del personale, il cosiddetto Fondo per l'efficienza dei servizi istituzionali. È una primizia e siamo molto lieti di aver messo questa novità a favore di coloro che operano per la sicurezza.
  A questo si deve aggiungere un emendamento del Governo, che ha stanziato, nell'arco di due anni, 153 milioni di euro per investimenti, quindi non per il personale, nell'ambito dell'operazione Expo 2015 e altri 100 milioni di euro per il trattamento economico accessorio delle forze dell'ordine, più altri provvedimenti ancora per il Corpo nazionale dei vigili del Pag. 70fuoco. In totale, tra 400 e 500 milioni di euro stanziati per questi comparti. Io penso che questo sia un risultato molto utile e molto giusto.
  Nei giorni scorsi ci sono state molte tensioni nell'ordine pubblico di questo Paese, ci sono stati anche episodi in cui qualcuno ha cinicamente voluto ipotizzare comportamenti di insubordinazione delle forze dell'ordine, in parallelo a fenomeni di protesta di massa per le strade di alcune delle nostre città. Io penso che la democrazia debba occuparsi della qualità della vita e della situazione economica e sociale di coloro che operano per noi, per la sicurezza, e che questa sia la migliore risposta per la garanzia del funzionamento della sicurezza.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  EMANUELE FIANO. Infine, voglio trattare l'argomento dello scorrimento delle graduatorie interne dei Corpi di polizia, per il quale sono stato citato da una collega prima e per questo avevo chiesto di poter intervenire a titolo personale.
  Io non ho ricevuto pressioni da nessuno, né dall'alto, né dal basso. Ribadisco qui qual è la mia opinione, che mi ha portato a votare favorevolmente a quell'emendamento presentato dal MoVimento 5 Stelle, insieme a tutto il gruppo del Partito Democratico nella I Commissione Affari costituzionali: favorevolmente abbiamo votato, perché noi eravamo e siamo favorevoli al ragionamento che porterebbe a dire scorriamo le graduatorie già esistenti. Dopodiché appartengo ad un gruppo politico e ad una maggioranza che sostiene un Governo, ed il Governo, sulla base dell'opinione dei tecnici del Ministero dell'interno, ha espresso, invece, parere negativo, che io non condivido, ma il Partito Democratico ha liberamente scelto – com'era ovvio che sarebbe stato – di non contrapporsi al parere del Governo e, per questo, la natura di quell'emendamento non è passata.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  EMANUELE FIANO. Ho finito Presidente, l'ultima frase. Ma in quest'Aula – e mi rivolgo a lei, Presidente – non penso che sia corretto che qualcuno dica e ipotizzi che, al contrario di una libera opinione, qui si esprimano pensieri o idee perché si sono esercitate pressioni da questo o da quell'altro sindacato su di noi. Esprimo qui, sempre, la mia opinione liberamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giorgio Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, sono qui per l'ennesima volta di fronte al Viceministro Fassina. È successo parecchie volte in questi mesi, penso che succederà ancora e ne sono contento.
  Io ripercorro un attimino la nostra «storia», Viceministro Fassina. Io già sul decreto-legge n. 35 del 2013 avevo chiesto, da parte sua e del Governo, un impegno per trovare attuazione effettiva al pagamento di tutti i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle piccole e medie imprese e da allora c'era stata un'apertura in merito, dicendo che, una volta finito di pagare i 40 miliardi del decreto-legge n. 35 del 2013, sicuramente saremmo riusciti a fare qualcos'altro per le piccole e medie imprese.
  Purtroppo non siamo riusciti neanche a pagare 40 miliardi e ci sono moltissime altre aziende che stanno aspettando questo pagamento.
  Poi siamo arrivati al punto dell'IVA, del famoso aumento dell'IVA di un punto percentuale: a tal riguardo, feci un'interrogazione e le chiesi di valutare effettivamente di non procedere con l'aumento di un punto percentuale dell'IVA, perché i dati che ci erano stati forniti dimostravano come un aumento della percentuale dell'IVA poi si ripercuotesse, in un certo modo, sugli acquisti stessi e, quindi, sul gettito che, in qualche modo, il Governo si preparava ad avere. Ed effettivamente già si era visto, con il passaggio dal 20 al 21 per cento, che era una cosa poco utile e poco intelligente. Poi, le chiesi, sul «decreto Pag. 71del fare», di evitare di toccare per l'ennesima volta l'8 per mille, così come era stato fatto in tutti i decreti precedenti utilizzandolo come copertura. Lì ci impegnammo insieme, in un ordine del giorno presentato al Governo, che mai più sarebbe stato toccato l'8 per mille. E lei sa benissimo che, purtroppo, così non fu.
  Allora, innanzitutto, io sono contento che prima di me hanno parlato tutti i miei colleghi, perché hanno potuto far vedere quante proposte abbiamo presentato in questo disegno di legge di stabilità, hanno dimostrato di essere veramente delle persone, dei deputati che riescono a portare avanti ottime proposte, a portarle in discussione in Commissione, l'ha visto anche lei, Presidente Sereni, durante questi giorni, ha visto come i deputati del MoVimento 5 Stelle, effettivamente – e me darà sicuramente conferma – sono riusciti a portare avanti un grandissimo dibattito, una grandissima discussione su alcuni temi.
  Ora, però, il problema fondamentale è che, pur avendo presentato tanti temi, tante proposte, qualcosa è andato storto: perché oggi noi siamo qui ad ascoltare i deputati della maggioranza che ci raccontano un provvedimento di stabilità che, in realtà, è differente da quello licenziato dalla Commissione bilancio. Si parla oggi sui giornali di alcune azioni che, in qualche modo, sono azioni rafforzative, migliorative, sono azioni per il Paese, per i cittadini, però, in realtà, poi, se si va a leggere tra le righe, si trovano quelle piccole clausole, tipo: «fatti salvi gli andamenti della finanza pubblica» sul fondo che servirebbe a tagliare il cuneo fiscale. Cosa vuol dire ? Vuol dire che si istituisce il fondo, si verseranno al suo interno dei soldi, ma se la finanza pubblica non va bene, questi soldi verranno presi per rientrare nei patti di finanza pubblica. Quindi, diciamo che è un tesoretto che serve al Governo nel momento in cui sfora qualcosa per rimettere a posto i propri conti.
  E così ce ne sono tante altre di questioni: ci sono le questioni delle «marchette» di cui abbiamo parlato per giorni. Brutta parola «marchette»: utilizzeremo altri termini, sono sicuro che in questi giorni ci verranno in mente nuovi sinonimi. Ma ci sono tantissime altre situazioni: c’è la situazione imbarazzante di Sorgenia, che ha permesso, in qualche modo, di evidenziare ancora di più come, quando noi parliamo di lobby, continuiamo ad avere ragione. Il collega che mi ha preceduto ha parlato del fatto che non esistono pressioni, che non ci sono pressioni, che nessuno qua subisce pressioni da nessuno. Comprendo, può essere veritiero, ma poi quando arriviamo in Commissione ci rendiamo conto che il primo firmatario di un emendamento che serve a ripartirsi delle risorse, oltre che ad accreditare una fondazione, è il presidente della fondazione stessa, allora, effettivamente, magari, pressioni non ci sono state, perché lì è la volontà del titolare stesso dell'emendamento, che, poi, cerca di accaparrarsi qualche soldino per la fondazione che ha appena creato.
  E come questa vicenda, tante altre: noi ne abbiamo viste parecchie, le abbiamo denunciate; pur avendole denunciate, pur avendo spiegato che si andava contro la legge di contabilità, che si andava contro una legge che il Parlamento stesso ha varato, preparando un'altra legge. È un paradosso, è una cosa particolare: noi abbiamo cercato di farlo capire in tutti i modi, ma, probabilmente, c'era proprio la volontà di andare contro la legge, preparando queste tipologie di emendamenti ed approvandoli, poi, in Commissione.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Vorrei fare un'ultima battuta, perché, comunque sia, ci sarà modo ancora, Viceministro, di parlarle durante questi giorni, ne sono sicuro. C’è un problema fondamentale: tutto ciò, oltre ad essere, in qualche modo, stato preparato, preventivato, portato dal Governo e accettato dalla maggioranza in Commissione, tutto ciò è viziato da un problema di fondo, ossia che ci doveva essere una Ragioneria di Stato che, in qualche modo, dicesse «no» a tutto ciò e c'era bisogno che i funzionari, che hanno Pag. 72vagliato con la Presidenza anche l'ammissibilità, in alcuni casi, dicessero «no» ad alcune situazioni.
  Quindi io ritengo che le pressioni di cui prima, probabilmente non vengono da fuori verso il Parlamento, ma alcune volte vengono dal Governo stesso nei confronti del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Massimo Fiorio. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FIORIO. Signora Presidente, nei pochi minuti che restano della discussione sulle linee generali del provvedimento vorrei sottolineare come anche nel disegno di legge di stabilità vi sia un segnale positivo nei confronti del settore dell'agricoltura, segnale che rinnova un'inedita attenzione e sensibilità per questo comparto. Lo abbiamo visto da subito nel cominciamento del Governo Letta, nel provvedimento che esentava il pagamento della prima rata dell'IMU, lo abbiamo visto nel cosiddetto «decreto del fare», lo vediamo ora. Certo si tratta di primi passi, ma il fatto di averli voluti, di averli messi in campo con il lavoro prezioso del Parlamento in un'ottica costruttiva è un dato positivo.
  Diciamolo, si tratta di un cambio di impostazione rispetto al passato. Questo atteggiamento nasce dalla consapevolezza che il settore agricolo, quello agroalimentare, della produzione e della trasformazione, si sta rivelando uno di quelli che sta resistendo meglio alla crisi, anzi, che sta sostenendo anche il Paese con performance nella bilancia commerciale davvero importanti. Il prodotto agroalimentare italiano si sta posizionando nei mercati globali con prestazioni di tutto rilievo e per certi comparti in continua crescita. I nostri produttori, le aziende italiane si stanno muovendo con capacità ed innovazione.
  Naturalmente questa constatazione è accompagnata dalla convinzione che il settore ha bisogno di politiche attive, di uscire dalla subalternità e dalla minorità, un tempo anche culturale, ma ora sempre meno, che lo hanno condannato ad un deficit strutturale che rischia di penalizzarlo in modo fatale, non solo impedendogli di fare ciò che sta facendo e che potrebbe fare sempre di più, ma rischiando anche di compromettere quello che sta, effettivamente, facendo.
  Non lo dico per mettere le mani avanti rispetto a coloro che diranno che ben altro andava fatto – costoro li invito a leggere il provvedimento – lo dico con la coscienza che certamente molto di più va fatto, ma che la strada è quella giusta. Lo dico al Governo che deve nei prossimi provvedimenti mettere mano a provvedimenti di sistema, lo dico al Parlamento che deve continuare a mantenere alto lo standard delle proposte, lo dico anche alle associazioni di settore le quali, pur comprendendone le differenti opzioni, devono ricominciare a trovare nel Parlamento un momento di sintesi condivisa.
  Non si può non prendere atto che dei miglioramenti sono stati introdotti nel passaggio alla Camera; va dato atto del lavoro condotto in Commissione agricoltura, poi continuato nella Commissione bilancio, e per questo ringrazio il presidente Boccia e il relatore Marchi, e va anche dato atto al Ministro e al Ministero delle volontà di costruire miglioramenti.
  La manovra come approvata al Senato configura interventi importanti e strategici per il settore. Da questo punto di vista l'incremento della dotazione del Fondo rotativo (50 milioni di euro) destinato alla concessione di finanziamenti a tasso agevolato alle imprese esportatrici a sostegno dei processi di internazionalizzazione, così come la destinazione di una riserva per quelle imprese che si aggregano per finalità di promozione, sviluppo e consolidamento nei mercati stranieri, significa la consapevolezza che su quel fronte si gioca una partita decisiva per il settore e per il nostro Paese intero.
  Inoltre, la possibilità di aver compreso anche le aziende agricole come beneficiarie delle garanzie offerte dalla Cassa depositi e prestiti rispetto a spese di investimento e, soprattutto, le normative per favorire i giovani imprenditori che vogliono iniziare attività di impresa agricola Pag. 73(e mi riferisco in particolare agli strumenti previsti dal Fondo investimenti nel capitale a rischio gestito da Ismea) stanno a significare che il Governo e il Parlamento guardano all'agricoltura non come a un settore marginale. E questo lo dico anche pensando a coloro che qualche anno fa, evidentemente prima della crisi, pontificavano dai giornali e dagli inserti economici che un settore primario come quello dell'agricoltura era da abbandonare a favore di un terziario avanzato. Ebbene, ora su questo settore si intende investire.
  Altra questione fondamentale sono le misure di carattere fiscale, la cui incertezza, finora, non ha consentito la tranquillità di operare. Ora sulla questione IMU si è giunti a sintesi e a sintesi positiva. Alla Camera, la Commissione e il Governo hanno raggiunto il risultato di esentare i fabbricati rurali strumentali dall'IMU che avranno aliquote Tasi fissate con un limite massimo all'1 per mille. È ridotto, poi, da 110 a 75 il moltiplicatore per i terreni agricoli di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali.
  Questo è stato un risultato importante che non deve essere letto come una concessione al settore agricolo di cui non beneficiano altri settori, ma come il riconoscimento delle condizioni produttive strutturali che possiede l'agricoltura e che non sono riproducibili in altri comparti. Non da meno è il ripristino che è avvenuto in sede di discussione in Commissione alla Camera della possibilità di scegliere il regime fiscale per le società di persone e di capitale che svolgono esclusivamente attività agricola, ovvero la possibilità di optare per la determinazione del reddito su base catastale anziché di bilancio.
  Riteniamo importante la proposta, approvata in Commissione bilancio della Camera, con la quale si consente di utilizzare, anche nel settore agricolo, il 5 per cento delle risorse del Fondo di sviluppo e di coesione, che può essere utilizzato per interventi di urgenza. Ma diciamolo: le condizioni strutturali stesse dell'agricoltura richiedono più attenzioni sul tema del risarcimento del danno. Alcune questioni sono state affrontate, ma voglio ricordare che ben 12 regioni in questo momento hanno chiesto uno stato di calamità e che l'agricoltura paga in modo più pesante. Prima di finire vorrei ricordare il ruolo sociale dell'agricoltura e la decisione di mantenere il Fondo per gli indigenti, che è stato incrementato alla Camera di altri 5 milioni di euro. Questo significa il riconoscimento del legame tra agricoltura e solidarietà, che è connaturato all'agricoltura e che sul quel fronte è possibile lavorare, così come sta facendo la Commissione agricoltura, per dare vita a politiche di welfare alternativo.
  I passi, dunque, procedono, lo riconosciamo al Governo, e diciamo che il Parlamento non si è sottratto al confronto costruttivo. Concludo. Si tratta, nei prossimi provvedimenti, di mettere mano a riforme di sistema che guardino in avanti, soprattutto a semplificazioni burocratiche che non portino via tempo e risorse agli agricoltori. Siamo fiduciosi, sappiamo che il lavoro sarà duro e complesso, ma sono convinto che delle cose si possano fare. Non deludiamo gli agricoltori e i cittadini del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, questo è l'ultimo intervento di questa discussione sulle linee generali e quindi tenterò di tirare un po’ le fila rispetto a quello che è stato detto, perché questa legge di stabilità, ce lo dobbiamo dire in faccia, non serve più a niente. Cioè, la legge di stabilità di per sé non serve più a nulla, perché la legge di stabilità nasce per un motivo, per fare quei movimenti di saldi finanziari che servono al Paese. Bene, ormai il Parlamento e il Governo fanno – soprattutto il Governo attraverso decreti – movimenti continui durante l'anno. Per cui, veramente questa legge di stabilità non serve più a niente se non a mettere a posto gli ultimi blocchetti del mosaico, quello che a voi piace molto e quello che soprattutto serve agli interessi privati di chi è seduto qui. Poi, si può parlare della Pag. 74legge di contabilità, il mio collega l'accennava. La legge di contabilità dello Stato dovrebbe essere la guida che questo Parlamento segue e che i deputati, i funzionari e il Governo seguono per fare leggi come questa.
  Questo non accade, non accade più da tempo forse perché nessuno più la legge o forse la legge solo quando bisogna metterci il pareggio di bilancio dentro. Dico ciò perché, come abbiamo visto, esiste un articolo dentro il quale si dice che non si possono approvare norme relative a questioni localistiche, robe che siano indirizzate a cose singole.
  Bene, questo continua ad accadere. Quindi, quando noi chiediamo alla Presidente Boldrini di tutelare la legge di contabilità, di farla rispettare – e lo chiediamo in una maniera preoccupata –, lo facciamo proprio perché crediamo che la legge di contabilità sia quella più importante che questo Paese deve applicare. Perché ? Perché questo Paese segue solamente criteri di contabilità. Allora, siccome non esiste più un'economia reale, non esiste più una posizione politica, non esiste più una necessità del Paese, ma esistono solo i soldi e l'attività finanziaria, allora che almeno si rispetti la legge di contabilità.
  C’è stato detto che il problema arriva dal Senato: è il Senato che ha messo dentro questo provvedimento le peggio cose, quelle che noi abbiamo definito «marchette». Bene, il problema è che poi anche la Camera si è comportata nella stessa maniera. Allora qui delle due l'una: se il problema è del Senato, allora che la Presidente Boldrini parli con il Presidente Grasso; se il problema è della Camera e del Senato, che si risolva, e si risolva in tutti i modi, si risolva nella politica e si risolva nell'amministrazione. E la difficoltà politica di cui noi parliamo è quella difficoltà politica che ci ha fatto vedere delle scene raccapriccianti come una Commissione bilancio della Camera che decide una posizione politica netta, chiara, decide che cosa vuole per questo Paese e poi vede un Governo che forse è obbligato a dire «no» perché la Ragioneria generale dello Stato dice «no».
  Ma questa stessa Ragioneria dello Stato non spiega, non fa analisi, non illustra e allora noi non possiamo che dire che la Ragioneria dello Stato forse è diventata un organo altrettanto politico come questa Camera, perché queste cose non succederebbero se non fosse così. Questo ci preoccupa tantissimo perché il rapporto che il Governo e la Ragioneria dello Stato hanno, a noi non pare chiaro, soprattutto quando una Commissione, quella più importante probabilmente della Camera, non riesce a portare avanti una posizione politica decisa in maniera unitaria. Ed è successo più volte su questa legge di stabilità e questo è preoccupante perché quando la politica decide in maniera democratica, visto che siamo una Repubblica parlamentare, ancora, lo decide e allora ciò che è stato deciso deve essere rispettato anche dalla Ragioneria.
  Io chiudo dicendo che «noi non siamo amici vostri », cosa che ho sentito dire in quest'Aula, noi siamo cittadini, siamo cittadini onesti, stanchi e soprattutto arrabbiati, che hanno messo in gioco la propria vita mettendola al servizio del bene comune. Noi questo Paese lo cambieremo, perché tutti noi cittadini ce lo meritiamo, ce lo meritiamo tutti e voi sarete solo un brutto ricordo.

  PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 1865-A – 1866-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore di minoranza sul disegno di legge di Bilancio e sul disegno di legge di stabilità, onorevole Marcon, e il relatore per la maggioranza sul disegno di legge di Bilancio, onorevole Andrea Romano, rinunciano alla replica.
  Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza sul disegno di legge di stabilità, Maino Marchi.

Pag. 75

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza sul disegno di legge n. 1865-A. Signor Presidente, cercherò di essere il più breve possibile. Il dibattito ha visto ribadire le posizioni dei gruppi parlamentari già espresse in Commissione. Da parte delle opposizioni sono venute critiche di diversa natura. Da parte del MoVimento 5 Stelle, aldilà di termini anche offensivi o del parlare – come sempre si è sentito fare – di «marchette», si è detto che non c’è discontinuità, si è parlato di iniziative inconsistenti, si è detto che non c’è la terapia d'urto ma solo l'orizzonte della nostra sopravvivenza. Sulla terapia d'urto credo anch'io che non ci sia, ma una netta inversione di tendenza c’è, e in modo del tutto significativo.
  Le tasse sul lavoro e le imprese cominciano a calare, il Patto di stabilità interno comincia ad allentarsi, la manovra, a differenza degli ultimi anni in cui era restrittiva, è una manovra espansiva; in settori strategici fondamentali, come quello della scuola, si sono fatte scelte importanti, come è stato ribadito anche in questa Aula.
  Su un tema molto delicato sul piano sociale, quello degli esodati, si è fatto il più rilevante intervento finanziario qui alla Camera e cioè la maggior parte delle risorse che abbiamo avuto a disposizione le abbiamo messe lì. Ecco se si può parlare di «marchette» quando si fa una scelta di questo genere credo che ci sia una forte contraddizione.
  Si interviene sul credito per le imprese dopo averlo fatto per i pagamenti della pubblica amministrazione verso le imprese come principale scelta nel corso del 2013.
  Su tutte queste materie è poco quello che si è fatto, quello che è previsto ? Può essere. Ma per esempio rimettere risorse, come si sta facendo per le politiche sociali, è l'esatto contrario del tagliarle o azzerarle come è avvenuto negli ultimi anni. Certo vi sono limiti, limiti in gran parte oggettivi, con cui chiunque governasse dovrebbe fare i conti e lo dico perché non c’è solo il limite dell'Europa. C’è il limite comunque dell'Italia, nel senso che noi siamo un Paese con un alto debito pubblico, con cui in qualunque condizione dovremo fare i conti.
  Voglio anche sottolineare che non si dovrebbero dire poi cose con che non reggono come quella che ho sentito dire: «volete regalare le spiagge». Cercare di chiudere i procedimenti giudiziari pendenti sui canoni demaniali marittimi per riformare questo settore successivamente, non vuol dire vendere ma definire regole nuove e certe per gli operatori.
  Quindi stiamo cercando di accompagnare l'inizio della ripresa. L'onorevole Palese ha detto che si rischia di tornare in terapia intensiva con questa legge di stabilità, e questa è quasi un'ammissione di dove ci aveva portato il suo leader. No, noi non facciamo passi indietro da questo punto di vista, andiamo avanti per iniziare la ripresa.
  La Lega Nord dice: nessun provvedimento per i comuni; dopo anni di provvedimenti contro i comuni, anche quando la Lega Nord era al Governo, nessun provvedimento sarebbe già di per sé un passo avanti, ma qui c’è l'inizio dell'allentamento del Patto di stabilità interno e non nessun provvedimento.
  Dal gruppo di SEL ho sentito parlare di questioni sull'equità; noi siamo pienamente consapevoli dei processi di disuguaglianza che sono andati avanti in questi decenni. L'equità in questa legge di stabilità si vede dalle cose che ho citato nella relazione, che non riprendo, ma anche dalla Tobin tax. Io intanto dico che siamo l'unico Paese in Europa ad avere una tassa sulle transazioni finanziarie. È sbagliata, è stata fatta male, è da correggere ? Su questo anche nel dibattito in Commissione ho registrato pareri diversi che vanno approfonditi, ed è quello che ci siamo impegnati a fare all'inizio del prossimo anno, ma sapendo però che su questo tema il luogo decisivo non può essere un Paese solo. Non si può fare una tassa sulle transazioni finanziarie che abbia un'efficacia vera in un solo Paese. L'Europa è il luogo dove dobbiamo condurre questa battaglia e vincerla, e questa è stata per diversi anni una battaglia non di tutti i Pag. 76gruppi parlamentari e credo che ci sia da registrare con soddisfazione che invece ci sono forti convergenze in questa fase, quindi si tratta di vedere come poter attuare al meglio questo indirizzo.
  Ringrazio poi tutti i deputati di maggioranza che sono intervenuti nel corso del dibattito per il sostegno che è stato dato al lavoro compiuto e per il contributo che hanno dato su diversi temi in questi giorni.
  Infine due precisazioni. Su tanti emendamenti la Ragioneria ha detto no, non è vero che non ci sia stato un ruolo di valutazione seria da parte della Ragioneria. Io ho avuto due miei emendamenti presentati come relatore, sui quali non c’è stata l'ammissibilità per questo aspetto, per aspetti relativi alla copertura e alle valutazioni che giustamente la Ragioneria in questo caso ha ritenuto di compiere. Quindi ognuno ha svolto il suo ruolo e l'ha svolto in una situazione certamente di difficoltà anche da parte dei tecnici, perché dover valutare 500 emendamenti in pochi giorni non è una cosa semplice e si è cercato di farlo al meglio.
  Infine un'altra precisazione importante, perché potrebbe esserci una contraddizione anche nella lettura dei testi: quando mi sono riferito a interventi sull'emergenza umanitaria in territorio nazionale mi riferivo e volevo riferirmi ai minori non accompagnati, perché è un intervento che abbiamo compiuto, va in quella direzione ed è importante che questo risulti in qualche modo agli atti anche per l'interpretazione futura nel momento in cui questi fondi dovranno essere utilizzati.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, ringrazio anche il presidente della Commissione bilancio, il relatore onorevole Marchi, ringrazio i miei colleghi di Governo che non sono qui in questo momento e che hanno accompagnato la discussione lunga e approfondita della Commissione bilancio. È evidente che a questo punto della nostra discussione, data anche la presenza, eviterò di abusare della pazienza e della sensibilità istituzionale dei colleghi che sono rimasti in Aula, tengo però a fare qualche chiarimento, qualche considerazione perché credo sia giusto nel rispetto del lavoro di ciascuno di noi, sia dei deputati delle forze della maggioranza, sia dei deputati delle forze di opposizione.
  Innanzitutto un punto sul quale credo dovremmo tutti riflettere, è quanto la difficoltà della discussione delle leggi di stabilità indica la necessità di una riforma profonda dei nostri meccanismi istituzionali. Avendo negli ultimi tre mesi seguito l'iter prima al Senato e poi alla Camera, credo davvero che la legge di stabilità, nei suoi contenuti, nei suoi tempi, nella sua faticosa approvazione, sia un indicatore assolutamente chiaro dell'urgenza di andare ad una riforma profonda del nostro sistema e del nostro assetto bicamerale, della modalità con cui svolgiamo le discussioni tra Commissioni e Aula, perché credo questo sia un punto decisivo per la qualità delle riforme. La qualità delle riforme è molto segnata dalla funzionalità dell'assetto istituzionale.
  Fatta questa premessa, mi preme sottolineare un punto: da più parti, in più interventi, sia stasera sia durante la discussione in Commissione, ma anche da tante forze esterne al Parlamento che hanno commentato, forze economiche e sociali, è stata più volte invocata la necessità di uno shock. La legge di stabilità non dà lo shock, non c’è lo shock che servirebbe all'economia. A me pare che questa invocazione nuova dia una valutazione non pienamente consapevole del quadro in cui si muove qualunque Governo nazionale oggi, e tanto più un Governo di un Paese gravato da un peso di debito pubblico così elevato: gli spazi per dare uno shock a livello nazionale non ci sono. Mi rendo conto che è difficile prendere atto di un dato così drammatico, ma è da tanto tempo che purtroppo è così. Non ci sono strutturalmente, Pag. 77se non modifichiamo la forza della politica rispetto ai processi dell'economia.
  Si insiste molto nella nostra discussione, a volte con toni polemici, sul fatto che abbiamo messo il pareggio di bilancio in Costituzione. Noi siamo stati impegnati a raggiungere il pareggio di bilancio negli ultimi vent'anni, quando non c'era l'euro, non c'era il pareggio di bilancio in Costituzione, perché purtroppo i mercati sono diventati globali, e l'economia è globale, la politica è nazionale e non ce la fa più a dettare le condizioni. Per questo siamo così convinti della necessità di ricostruire, in una condivisione sovranazionale, la forza della politica; per questo siamo così convinti della necessità di un'Europa che sia in grado di far fronte alle esigenze che ha di fronte.
  Purtroppo oggi l'Unione europea e l'Eurozona non vanno nella direzione auspicata, e questo è l'altro punto di fondo. Oltre ai vincoli dovuti ai dati di realtà, c’è anche una politica macroeconomica europea che è insostenibile. Non solo non aiuta la ripresa, ma pone su una rotta le economie europee, che è una rotta che non funziona: una rotta che è quella mercantilista, dove tutti puntiamo a crescere attraverso le esportazioni, svalutiamo il lavoro, puntiamo ad obiettivi di finanza pubblica impossibili, con uno scivolamento nella recessione o nella stagnazione che rende impraticabili gli obiettivi di riduzione del lavoro.
  È per questo che il Governo è impegnato in una radicale correzione di rotta. Nelle ultime ore c’è stata una presa di posizione importante del Governo italiano, attraverso il Ministro Saccomanni, sull'unione bancaria, con un confronto con altri Paesi europei, in primo luogo la Germania, per dare efficacia al progetto di unione bancaria, che è così rilevante ai fini degli obiettivi di cui discutiamo e che cerchiamo di raggiungere con mezzi che sono sempre inadeguati.
  È fondamentale per l'accesso al credito delle nostre imprese, soprattutto di quelle più piccole, il fatto di avere una divaricazione, un rallentamento e una rottura del legame che oggi c’è tra il rischio sovrano e il rischio bancario. Purtroppo, su questo, le difficoltà che incontriamo a livello europeo sono molte, ma l'Italia in queste ore sta conducendo una battaglia molto determinata.
  Io ho apprezzato l'intervento dell'onorevole Cariello; meno – lo confesso – quello di altri suoi colleghi di gruppo. Il problema non è la deroga dell'Italia al Patto di stabilità, non è questo il punto; il problema è che i meccanismi e la rotta di politica economica dell'euro zona non funziona. Anche se noi riuscissimo ad avere una deroga, il punto fondamentale del problema non cambierebbe: rimane una rotta insostenibile. Per questo, la battaglia deve essere per cambiare rotta, non per cercare noi di avere uno sconto e una qualche possibilità di evitare passaggi particolarmente duri.
  Non è questo il punto: l'Italia deve battersi in Europa e questo sarà il segno della Presidenza italiana, non per avere sconti particolari, ma per cambiare la rotta. Abbiamo problemi sistemici. Se non risolviamo questi problemi sistemici, nessun allentamento dei vincoli di finanza pubblica ci consentirà di venire fuori dalle difficoltà nelle quali siamo e di dare le risposte che cerchiamo di dare.
  L'onorevole Marchi ha ricostruito in modo molto puntuale, preciso e fondato i contenuti del disegno di legge di stabilità approvato dal Governo, gli apporti fatti dal Senato, i lavori della Camera e devo dire che amareggia sentire ridurre una discussione – che è durata due settimane, che ha consentito, grazie all'impostazione che il presidente della Commissione ha dato e grazie alla serietà dell'onorevole Marchi, di discutere ogni emendamento in modo approfondito, violando le regole interne che si erano stabilite per limitare ad uno gli interventi per ogni gruppo, tornando sugli emendamenti accantonati – mi dispiace e credo non sia utile a comunicare la serietà delle istituzioni ridurre questo nostro lavoro a una sorta di servilismo verso l'ovvio e verso obiettivi di marchette o quanto altro. Abbiamo fatto un Pag. 78lavoro serio, con una discussione che è stata seria; divergiamo su tanti punti, però davvero non è giusto per le istituzioni e non è giusto per ciascuno di noi che la qualità del lavoro che abbiamo fatto in questi giorni venga presentata nel modo inaccettabile, per quanto mi riguarda, che ho sentito in queste Aule. Poi ovviamente ciascuno di noi può avere il dissenso più radicale sulle scelte che sono state fatte, ma credo che non fa passi avanti il Paese se la legittima e doverosa distinzione di posizioni scade sistematicamente nell'insulto e nella negazione innanzitutto della dignità dell'interlocutore e della serietà morale dell'interlocutore, che si intende criticare.
  Ci si è concentrati su degli esempi assolutamente marginali rispetto alle risorse che siamo riusciti a recuperare in questo passaggio. Io spero che quando si vedrà la tabella con tutti gli emendamenti onerosi che abbiamo approvato si finisca con questa storia di prendere due o tre punti, indicandoli come rappresentativi del lavoro fatto. Abbiamo dato 50 milioni per le borse di studio; non so quanti anni era che il diritto allo studio non aveva 150 milioni per le borse e non è la rivoluzione, ma certamente una grande inversione di tendenza che va verso il segno dell'equità.
  Abbiamo trovato altre risorse per le calamità naturali.
  Abbiamo affrontato un problema drammatico come quello degli specializzandi in medicina e dei precari della giustizia. Non faccio l'elenco, ma è stato un lavoro che ha dato risposte, per carità sempre parziali, certamente non sufficienti ad affrontare le mille emergenze economiche e sociali che abbiamo di fronte, ma siamo andati nella direzione giusta. È facile chiedere di più o trovare carenze, è complicato nel quadro di finanza pubblica in cui ci muoviamo dover scegliere e dover dare delle priorità.
  Concludo – perché davvero non voglio abusare, mi sarebbe piaciuto avere più tempo per tornare su alcuni punti importanti del nostro lavoro – con alcuni chiarimenti che mi sento di dare, perché anche qua sono state fatte affermazioni sbagliate, in particolare per quanto riguarda la Ragioneria generale dello Stato.
  Credo sia utile anche qua per la qualità delle nostre istituzioni e per il rispetto delle istituzioni che la polemica politica la facciamo tra di noi. Io ringrazio la Ragioneria generale dello Stato per la professionalità e per la dedizione con la quale ha svolto il lavoro. Se ci sono state carenze sono state carenze che vanno attribuite al Governo e al sottoscritto, ma lasciamo fuori dalla battaglia politica le istituzioni, altrimenti anche qua facciamo un danno al Paese, non a chi si trova temporaneamente al Governo.
  Sul fondo per la riduzione della pressione fiscale ho sentito valutazioni davvero poco comprensibili perché infondate, a cominciare da un importante giornale che stamattina parlava di tradimento di Letta a proposito del fondo. Davvero si fa fatica a capire. Se noi avessimo avuto qualche miliardo da dedicare in modo automatico alla riduzione del cuneo fiscale l'avremmo già fatto nella legge di stabilità. È chiaro che il fondo individua un meccanismo automatico e che per la prima volta non ha la condizione della strutturalità delle maggiori risorse raccolte dall'evasione fiscale per potere intervenire.
  È stato criticato il fatto che si indichi «fatti salvi i saldi di finanza pubblica», come se fosse una novità che le misure di politica di bilancio che prendiamo devono fare salvi i saldi di finanza pubblica.
  È stata criticata la finalizzazione Ma quando parliamo di imprese, quando parliamo di economia, di pressione fiscale sui produttori, intendiamo soltanto la grande impresa ? Perché è un tradimento del Presidente del Consiglio il fatto che, quando riduciamo la pressione fiscale, interveniamo anche sul lavoro autonomo e sui professionisti ? Non hanno esigenza di competere, non hanno esigenza di stare sul mercato, non hanno difficoltà nella fase in cui siamo a stare sul mercato ?
  E poi diciamo tutti oramai – prima era un po’ di meno, ma adesso lo diciamo tutti – che c’è un problema di domanda interna. E allora, se a partire dal 2015 una Pag. 79parte delle risorse che riusciremo a recuperare dal contrasto all'evasione e dalla spending review vanno a ridurre la pressione fiscale sul reddito da pensione, non è un aiuto alla domanda interna e quindi un aiuto alla crescita ?
  Allora credo che ci voglia da parte di tutti, nella differenza legittima di posizioni, serietà, che ci voglia attenzione al merito, altrimenti rischiamo davvero di rimanere aggrovigliati in un percorso che non porta da nessuna parte.
  Voglio dare anche altri chiarimenti. L'onorevole Marchi ha detto bene sulle spiagge. Guardate, lì l'intervento di riduzione del debito fiscale dovuto è riferito ad una fattispecie di cosiddetti beni pertinenziali, che erano stati oggetto di concessioni di importo elevatissimo rispetto alle medie del settore.
  Quindi, vi è un'oggettiva presa d'atto che allora si fece un errore, che va corretto, altrimenti tante aziende, qualche centinaio, qualche migliaio di aziende importanti per il nostro Paese, non ce la fanno. Su Brindisi, anche qui, la categoria delle «marchette» è stata utilizzata in modo molto disinvolto. I 25 milioni che sono stati individuati per Brindisi sono la restituzione di un debito dovuto.
  Negli scorsi anni le aziende di quel territorio, per contribuire alla bonifica, hanno versato 25 milioni di euro alle casse dello Stato, 25 milioni di euro che sarebbero dovuti tornare al comune. Il Governo di allora non fece il decreto per ripristinare quella dotazione e quei fondi andarono in perenzione. Quindi, noi stiamo restituendo al comune di Brindisi 25 milioni di euro versati dalle aziende del territorio di Brindisi per contribuire alle bonifiche del territorio.
  Questa storia l'ho già ribadita in Commissione: mi spiace che, per amore di polemica, si faccia finta di non capire. Le 120 assunzioni per il capitolo dei fondi strutturali, che non comportano un euro di spesa in più, perché vengono finanziate dai progetti che si attiveranno grazie a quelle assunzioni, avvengono per concorso e non comportano maggiori oneri di finanza pubblica. Nella relazione tecnica è indicato chiaramente !
  Non insisto, perché non c’è tempo, sul versante Iuc, Tari e Tasi. Mi permetto di sottolineare che, attraverso questa operazione, che si condivida o meno, vi è una riduzione della pressione fiscale sulla casa di abitazione. L'aliquota standard scende dal 4 all'1 per mille e l'aliquota massima può arrivare al 2,5 per mille. I 500 milioni trovati per le detrazioni sono adeguati a eliminare l'imposta per lo stesso numero di famiglie che non pagavano l'imposta quando vigeva ancora l'IMU e l'ammontare complessivo delle risorse per le detrazioni era più alto.
  E anche sugli LSU, davvero ho sentito parole inaccettabili. Vi sono certamente mille problemi, ma la stragrande maggioranza di queste persone fa il suo lavoro, fa il suo lavoro con dignità e in una condizione che dobbiamo risolvere, perché è insostenibile che ogni anno noi dobbiamo trovare risorse ad hoc. Dobbiamo trovare una soluzione strutturale, però attenzione ad offendere la dignità delle persone che lavorano, e che lavorano in condizioni che certamente preferirebbero non avere.
  Concludo, nonostante vi siano altri punti importanti da affrontare. Spero che gli interventi di domani ci consentiranno una discussione meno demagogica, anche a tratti, più legata al lavoro fatto in questi giorni, perché credo che, nonostante, ripeto, non sia uno shock, che non poteva essere, nonostante non risolva le mille emergenze che abbiamo di fronte, il disegno di legge di stabilità che la Camera si appresta ad approvare sia un'inversione di rotta che aiuta e che affronta tanti problemi importanti.
  Quindi, ritengo che vada valorizzato per quello che è, senza atteggiamenti propagandistici, ma per le risposte che effettivamente riesce a dare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Il seguito dell'esame dei disegni di legge, a partire dal disegno di legge di bilancio, avrà luogo nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Pag. 80

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia ha reso noto che, nella riunione del 17 dicembre 2013, è stato eletto il nuovo direttivo del gruppo, che risulta così composto:
  presidente: Andrea Romano;
  comitato direttivo: Antimo Cesaro (vicepresidente vicario); Bruno Molea (vicepresidente), Giulio Cesare Sottanelli (tesoriere), Mariano Rabino (segretario d'Aula), Maria Valentina Vezzali, Salvatore Matarrese e Mario Catania.
  Ai deputati Antimo Cesaro, Bruno Molea e Mariano Rabino è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 19 dicembre 2013, alle 9,30:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1121 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 (Approvato dal Senato) (C. 1866-A).
   Nota di variazioni al Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 (C. 1866-bis).
  – Relatori: Andrea Romano, per la maggioranza; Marcon, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1120 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014) (Approvato dal Senato) (C. 1865-A).
  – Relatori: Marchi, per la maggioranza; Marcon, di minoranza.

  La seduta termina alle 21,50.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO ANDREA ROMANO IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA SULLE LINEE GENERALI DEI DISEGNI DI LEGGE NN. 1865-A E 1866-A

  ANDREA ROMANO, Relatore per la maggioranza sul disegno di legge n. 1866-A. Il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno 2014 e il bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 (A.C. 1866) è predisposto sulla base del criterio della legislazione vigente, ai sensi dell'articolo 21, comma 1, della legge di contabilità pubblica e della indicazioni fornite con la circolare del Ministero dell'economia e delle finanze n. 32 del 17 luglio 2013, e impostato secondo la struttura contabile per missioni e programmi, finalizzata a privilegiare il contenuto funzionale della spesa.
  La struttura del disegno di legge di bilancio 2014-2016 conferma, rispetto allo scorso anno, le 34 missioni, che rappresentano le funzioni principali della spesa pubblica e ne delineano gli obiettivi strategici, ed i 174 programmi di spesa, che costituiscono le unità di voto parlamentare. Resta, inoltre, stabile il numero delle missioni di spesa condivise tra più amministrazioni (21) così come quello dei programmi condivisi tra Ministeri (4).
  Come evidenziato nella Relazione illustrativa, il disegno di legge di bilancio per il 2014 è coerente con lo scenario macroeconomico illustrato nella Nota di aggiornamento del DEF, presentata a settembre 2013 – al fine di perseguire, mediante la legge di stabilità, i volumi di Pag. 81entrata e di spesa programmata – e si colloca in un percorso di progressivo risanamento dei conti pubblici.
  Gli aggregati di entrata e di spesa del bilancio, predisposti secondo il criterio della legislazione vigente, includono gli effetti finanziari delle misure adottate nel corso di questi ultimi anni, in particolare in materia di spending review, e dei provvedimenti di urgenza disposti nell'anno in corso volti principalmente al sostegno dell'economia, dell'occupazione e del reddito delle famiglie.
  Inoltre, come illustrato nella Relazione, sul processo di formazione delle dotazioni finanziarie per l'esercizio 2014 hanno inciso, sotto il profilo quantitativo, le rimodulazioni proposte dalle Amministrazioni sulla base dei criteri di flessibilità previsti dalla normativa vigente, ai sensi dell'articolo 23, commi 1-3, della legge n. 196/2009 e dell'articolo 6, comma 16, del decreto-legge n. 95/2012.
  Per quanto concerne la componente rimodulabile riconducibile al fattore legislativo, sia l'articolo 23, comma 3, della legge di contabilità, sia l'articolo 6 del decreto-legge n. 95/2015 ne prevedono apposita evidenza contabile.
  Nel disegno di legge di bilancio per il 2014 è pertanto presente, in allegato a ciascuno stato di previsione della spesa, l'Allegato 1 «Prospetto delle autorizzazioni di spesa per programmi’, che espone le autorizzazioni di spesa di ciascun Ministero (con riferimento ovviamente solo a quelli che risultano aver esercitato le misure di flessibilità in questione) che, per l'appunto, sono state rimodulate in tal senso. In proposito si rinvia alla documentazione prodotta dagli uffici della Camera.
  Vanno inoltre segnalati gli allegati A e B alla nota integrativa della Tabella 1 (Stato di previsione delle entrate), che recano gli effetti connessi alle disposizioni normative vigenti, con separata indicazione di quelle introdotte o nell'esercizio, recanti esenzioni o riduzioni del prelievo obbligatorio, con l'indicazione della natura delle agevolazioni, dei soggetti e delle categorie dei beneficiari e degli obiettivi perseguiti.
  Tali allegati sono predisposti sulla base di quanto dispone 1'21, comma 11, lettera a), della legge n. 196 del 2009, che tra l'altro prevede, per le entrate, che la nota integrativa al bilancio di previsione specifichi gli effetti connessi alle disposizioni normative vigenti evidenziando separatamente gli effetti di quelle introdotte nell'esercizio, recanti esenzioni o riduzioni del prelievo obbligatorio, con l'indicazione della natura delle agevolazioni, dei soggetti e delle categorie dei beneficiari e degli obiettivi perseguiti.
  Nel rispetto della citata disposizione, l'allegato A considera gli effetti delle disposizioni in materia di esenzioni o riduzioni del prelievo obbligatorio ivi incluse; l'allegato B contiene solo gli effetti di quelle introdotte nell'esercizio, ossia le disposizioni intervenute successivamente alla presentazione del disegno di legge di bilancio per l'anno finanziario 2012. Rispetto alle misure dell'allegato A inserito nella nota integrativa dello stato di previsione delle entrate per l'anno finanziario 2013, il numero delle disposizioni recanti esenzioni o riduzione del prelievo obbligatorio, nel complesso, è pari a 284 misure, risultante dalla variazione in aumento derivante dall'ingresso di nuove disposizioni (Allegato B) introdotte nell'esercizio (14) e da quella in diminuzione correlata alle disposizioni non più in vigore.
  Gli effetti di tali misure, di seguito indicati, riferiti al triennio 2014-2016, sono stati aggiornati per tener conto degli affinamenti delle metodologie di stima di alcune misure nonché dei dati delle dichiarazioni dei redditi ultimi disponibili, con estrapolazione all'anno 2014 e proiezioni per il biennio successivo (2015-2016).
  L'ammontare complessivo degli effetti dei 284 regimi agevolativi indicato nell'allegato A è pari a 152.667 milioni per il 2014, a 151.958 milioni per il 2015 e a 151.633 milioni per il 2016.
  L'allegato B indica un ammontare degli effetti delle 14 agevolazioni introdotte da ottobre 2012 a settembre 2013 pari a 220 milioni per il 2014, a 241 milioni per il 2015 e a 218 milioni per il 2016. Tali importi sono comunque contabilizzati, come sopra detto, anche nell'allegato A.

I RISULTATI ESPOSTI NEL BILANCIO DI PREVISIONE

  Tanto doverosamente precisato in ordine ai criteri di formazione del disegno di legge all'esame, Il quadro generale riassuntivo del bilancio di previsione a legislazione vigente ( esposto A.S. 1121 nell'atto Camera lo stesso include la nota di variazioni, come più avanti si precisa), evidenzia come, per il 2014, in termini di competenza, al netto delle regolazioni contabili e dei rimborsi IVA, si prevedono entrate finali per 512,1 miliardi di euro e spese finali per 548,6 miliardi.
  Il saldo netto da finanziare, corrispondente alla differenza tra le entrate finali e le spese finali, risulta pari nel 2014 a circa 36,6 miliardi di euro.
  Per il biennio 2015-2016, il disegno di legge evidenzia un progressivo miglioramento del saldo netto da finanziare, in termini di competenza, pari, rispettivamente, a 13.402 milioni nel 2015 (anno nel quale scende da -36,6 a – 23,2 miliardi) e a 21.681 milioni nel 2016 (in cui diminuisce da -23,2 a -1,5 miliardi) in corrispondenza ad un andamento progressivamente in aumento delle entrate finali e in diminuzione delle spese finali.
  In termini di cassa, il saldo netto da finanziare, è pari a 104,7 miliardi di euro nel 2014, a 87,7 miliardi nel 2015 e a 66,2 miliardi nel 2016. Com’è noto, la differenza rispetto al corrispondente valore in termini di competenza dipende essenzialmente dal fisiologico scostamento tra i valori degli accertamenti di entrata e i corrispondenti importi degli incassi.
  A seguito dell'approvazione del disegno di legge di stabilità per il 2014 da parte del Senato, la Nota di variazioni al bilancio (che come si preciserà meglio più avanti riporta nel bilancio gli effetti finanziari della legge di stabilità) evidenzia, in termini di competenza, sempre al netto delle regolazioni contabili e dei rimborsi IVA, un aumento sia delle spese finali di circa 7,5 miliardi di euro nel 2014 che delle entrate finali di circa 5,9 miliardi.
  Il saldo netto da finanziare, pari a 38,4 miliardi di euro, risulta, pertanto peggiorato per il 2014 rispetto al bilancio a legislazione vigente (BLV), nel quale come detto risulta pari a 36, 6 miliardi, con un aumento di circa 1,8 miliardi di euro.
  Negli anni successivi, invece, il saldo netto da finanziare manifesta un deciso miglioramento rispetto a quanto previsto a legislazione vigente, fino ad evidenziare un valore positivo (per 5,6 miliardi) nel 2016.
  Ciò è da mettere in relazione all'incremento delle entrate finali che si registra nel corso del triennio, determinato dalle disposizioni introdotte dal disegno di legge di stabilità per il 2014 (+12.561 milioni di euro nel 2015 e +14.230 milioni nel 2016 rispetto alla legislazione vigente).
  Per quel che concerne le spese finali, esse – pur in aumento rispetto alla legislazione vigente – mantengono, nel triennio, un andamento in diminuzione, con una riduzione da 556.085 milioni nel 2014 a 534.642 milioni nel 2016.
  Considerando i dati al lordo delle regolazioni contabili e debitorie (pari a 27.099 milioni di euro per quanto concerne le entrate e a 30.249 milioni di euro, per quanto concerne le spese3), per il 2014, il saldo netto da finanziare, al lordo delle regolazioni, si attesta a 39,7 miliardi di euro, quale differenza tra entrate finali per 539,2 miliardi di euro e spese finali per 578,9 miliardi.
  Per gli anni successivi, il saldo netto da finanziare evidenzia, anche al lordo delle regolazioni debitorie, un progressivo miglioramento.
  A seguito dell'approvazione del disegno di legge di stabilità 2014 da parte del Senato, la Nota di variazioni al bilancio evidenzia, al lordo delle regolazioni debitorie, un aumento delle spese finali del 2014, in termini di competenza, di oltre 10 miliardi di euro, solo parzialmente compensato da un incremento delle entrate finali, pari a 5,7 miliardi, con conseguente Pag. 83peggioramento del saldo netto da finanziare, che sale da 39,7 a 44,1 miliardi nel 2014:
   Anche al lordo delle regolazioni, comunque, il disegno di legge di bilancio, come integrato dalla Nota di variazioni, evidenzia poi, in termini di competenza, un progressivo miglioramento del saldo netto da finanziarie nel triennio rispetto alla legislazione vigente, fino al raggiungimento di un valore positivo nel 2016.

  In particolare, per le entrate l'importo di 27.099 milioni è interamente ascrivibile ai rimborsi IVA, mentre per la spesa l'importo di 30.249 milioni deriva per 27.099 milioni dai rimborsi IVA, e per 3.150 milioni dal rimborso delle imposte dirette pregresse dirette.
  È utile rammentare, circa le ragioni che determinano la presentazione del quadro riassuntivo al lordo ed al netto delle regolazioni contabili e debitorie, come ciò derivi dalla necessità di fornire un quadro quanto più completo possibile della situazione del bilancio, atteso che la presenza o meno delle regolazioni (nonché dei rimborsi d'imposta) incide sulla rappresentatività del documento del bilancio.
  Ciò in quanto al netto delle regolazioni il documento esprime il risultato effettivo d'esercizio, ma non dà compiutamente conto di tutti gli effetti finanziari che si determinano nell'esercizio medesimo, non considerando gli effetti di operazioni che, pur gravando sullo stesso, sono riconducibili a fatti gestionali degli esercizi precedenti. Al lordo, invece, il documento di bilancio espone tutte le risultanze finanziarie che si registrano nell'esercizio di riferimento, ma, ricomprendendovi anche quelle derivanti da obbligazioni insorte negli esercizi precedenti, può non dare un quadro del tutto rappresentativo del risultato gestionale dell'esercizio cui attiene il bilancio, atteso che tale quadro risulta modificato – e di norma peggiorato, per la liquidazione delle partite pregresse – dalle regolazioni debitorie, oltre che, naturalmente, dai rimborsi d'imposta.
  Ad un rapido raffronto (eseguito in termini di competenza, e riferito al d.d.l di bilancio presentato al Senato, vale a dire senza gli effetti della Nota di variazioni), delle previsioni iniziali e quelle assestate del bilancio per il 2013 con le previsioni del bilancio a legislazione vigente per il 2014 e per il biennio successivo, come presentate nel disegno di legge del Governo, si evidenzia per il 2014 un saldo netto da finanziare pari a circa 36,6 miliardi di euro. Il dato del 2014 registra un aumento rispetto all'assestamento 2013, per un importo di 5,5 miliardi di euro, derivante da:
   – un aumento delle entrate finali di oltre 2,8 miliardi, determinato da un incremento delle entrate tributarie per circa 9,4 miliardi a fronte di una riduzione di quelle extratributarie per circa 6 miliardi e di quelle da alienazioni per circa 600 milioni;
   – un incremento delle spese finali di oltre 8,3 miliardi, derivante da un aumento delle spese correnti (+14,4 miliardi) cui fa riscontro una riduzione delle spese in conto capitale (-6,1 miliardi).

  Per gli anni successivi, il progressivo miglioramento del saldo netto da finanziare è da porre in relazione, come già ricordato, al miglioramento dell'andamento sia delle entrate (+0,7% nel 2015 e +2% nel 2016) che delle spese finali (-1,8% nel 2015 e -2,1% nel 2016). Tuttavia, è da segnalare come la riduzione delle spese finali sia interamente dovuta al calo consistente della spesa in conto capitale, che risulta più che dimezzata nel 2016 rispetto alla previsione di spesa del 2014. Tale distanza dovrebbe risultare ridotta per circa 10 miliardi a seguito della Nota di variazioni, atteso che il ddl di stabilità ha aumentato (come si illustra più avanti) tale categoria di spesa, ma il trend rimane comunque preoccupante.
  È importante anche segnalare la positiva evoluzione dell'avanzo primario, che, com’ è noto, costituisce un indicatore essenziale ai fini della sostenibilità del debito pubblico: l'avanzo si amplia nel triennio, passando dai 56,9 miliardi del 2014 ai 73,6 miliardi del 2015 e ai 97,3 miliardi del 2016.Pag. 84
  Va anche constatato, tuttavia, come la spesa per interessi – che com’è noto, peraltro, non rileva ai fini dell'avanzo primario – presenta un andamento peggiorativo dei saldi del bilancio, in quanto espone importi crescenti per tutto il periodo. Infine, il risparmio pubblico (differenza tra entrate e spese correnti)risulta positivo in tutto il triennio.
  La relazione illustrativa al disegno di legge contiene inoltre una dettagliata analisi economica delle entrate e delle spese, che per ragioni di sintesi non si riporta in questa sede ma a cui comunque si ritiene opportuno far rinvio ai fini dell'analisi del provvedimento, e sulla quale si potrà in seguito tornare nel corso dell'esame.

LE MODIFICHE AI RISULTATI DERIVANTI DALLA I NOTA DI VARIAZIONI

  Il disegno di legge di bilancio non ha ricevuto modifiche nel corso dell'esame presso il Senato.
  Tuttavia, come di norma si verifica tra i diversi passaggi parlamentari della manovra annuale di finanza pubblica – che si compone sia della legge di bilancio che della legge di stabilità – le modifiche a quest'ultima, che sono state numerose durante l'esame della stessa presso l'altro ramo del Parlamento, si riflettono sul bilancio di previsione mediante la Nota di variazioni, che, per così dire, «scarica» sul bilancio gli effetti finanziari conseguenti alle modifiche al disegno di legge di stabilità.
  Con le integrazioni apportate con la Nota di variazioni, le entrate finali nel 2014 risultano pari a 517,7 miliardi, con un incremento rispetto al BLV 2014, relativo in particolare alle entrate tributarie.
  L'incremento delle entrate finali rispetto alla legislazione vigente aumenta nei due anni successivi, a seguito delle disposizioni introdotte dal disegno di legge di stabilità per il 2014, che determinano un aumento di circa 12,6 milioni di euro nel 2015 e di oltre 14,2 milioni nel 2016.
  Le variazioni sul lato delle entrate rispetto al BLV sono principalmente da porre in relazione agli effetti delle disposizioni contenute nell'originario articolo 10, comma 35, del d.d.l. di stabilità 2014 (ora comma 288 dell'articolo unico), concernenti la clausola di salvaguardia relativa alle misure di razionalizzazione e di revisione della spesa pubblica (c.d. spending review) disposte ai commi precedenti, in base alla quale, con DPCM da adottare entro il 15 gennaio 2015, qualora non si realizzino i risparmi di spesa previsti, sono disposte variazioni delle aliquote di imposta e riduzioni della misura delle agevolazioni e delle detrazioni vigenti, tali da assicurare maggiori entrate per 3 miliardi nel 2015, di 7 miliardi nel 2016 e di 10 miliardi nel 2017. Gli effetti di tale disposizione sono riscontrabili nei considerevoli aumenti di risorse dei capitoli dell'Entrata relativi alle imposte dirette e indirette (cfr. cap. 1085 e cap. 1266).
  Inoltre, si segnala l'aumento del gettito delle imposte di registro, bollo e sostitutiva, di 1,6 miliardi nel 2014 e di 1,2 miliardi negli anni successivi, a seguito di quanto previsto dal comma 391 del d.d.l. di stabilità 2014 (ex articolo 17, comma 7, del testo originario), che incrementa a decorrere dal 2014 (dall'1,5 per mille al 2 per mille) l'imposta di bollo sulle comunicazioni periodiche alla clientela relative a prodotti finanziari, ivi compresi i depositi bancari e postali.
  Tra le entrate extra tributarie si segnala un maggiore gettito di oltre 600 milioni nel 2014 e di 4,7 miliardi sia nel 2015 che nel 2016, riferibile al versamento dell'IMU propria di spettanza dei comuni da destinare al fondo di solidarietà comunale (cfr. comma 522 del disegno di legge di stabilità 2014.
  Le spese finali si attestano a 556,1 miliardi nel 2014, di cui circa 501,6 miliardi di spese correnti e 52 miliardi di spese in conto capitale.
  Rispetto al BLV 2014, si evidenzia un aumento delle spese finali di 7,5 miliardi, dovuta ad un incremento di circa 5 miliardi delle spese correnti e di 2,5 miliardi di quelle in conto capitale.
  Nei due anni successivi, il disegno di legge di bilancio integrato dalla Nota di Pag. 85variazione evidenzia, invece, una riduzione delle spese correnti di 2,2 miliardi nel 2015 e di 3,6 miliardi nel 2016, rispetto alla legislazione vigente.
  Nel complesso, va sottolineato che le spese finali del bilancio dello Stato registrano, nel triennio, un andamento decrescente, passando da 556,1 miliardi nel 2014 a 534,6 miliardi nel 2016.
  Per quel che concerne le spese di parte corrente, si ricorda che il disegno di legge di stabilità per il 2014, contiene numerose disposizioni che determinano maggiori spese, tra le quali, le più consistenti riguardano il Fondo di solidarietà comunale (cap. 1365/Economia), che risulta incrementato di circa 2 miliardi nel 2014 (rispetto ai 5,1 miliardi previsti a legislazione vigente) e la cui dotazione per gli anni successivi viene indicata in 6,5 miliardi (si veda, in particolare, il comma 522 del disegno di legge di stabilità); l'adeguamento Istat per le gestioni previdenziali (734 milioni per ciascuna annualità, ai sensi del comma 2), il Fondo missioni di pace (614 milioni per il 2014, di cui al comma 162), il Fondo sociale per l'occupazione per gli ammortizzatori in deroga (600 milioni, di cui al comma 122), i trasferimenti all'INAIL quale compensazione per la riduzione dei premi e contributi per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (500 milioni nel 2014, 600 milioni nel 2015 e 700 milioni nel 2016, previsti dal comma 77), le modifiche alla disciplina del regime IRAP e IRES delle rettifiche su crediti e delle perdite su crediti relativamente a enti creditizi, finanziari ed assicurativi (410 milioni nel 2014, 630 milioni nel 2015 e 852 milioni nel 2016, previste dai commi 103-106), l'applicazione anche all'esercizio finanziario 2014 delle disposizioni relative al riparto della quota del cinque per mille IRPEF, stabilito dal comma 131 (400 milioni), i finanziamenti in favore dell'autotrasporto (330 milioni, di cui al comma 52, cui si aggiungono altri 326 milioni quale maggiori agevolazioni conseguenti alla conferma del credito d'imposta in favore degli autotrasportatori, comma 389).
  Va sottolineato, infine, l'aumento delle spese in conto capitale registrato nel disegno di legge di bilancio, come integrato dalla Nota di variazioni a seguito delle disposizioni introdotte dal disegno di legge di stabilità per il 2014: nel corso del triennio, tale comparto di spesa registra un incremento di 2,5 miliardi nel 2014, di 1,8 miliardi nel 2015 e di oltre 10,7 miliardi nel 2016 rispetto alla legislazione vigente.
  Tale incremento è legato, essenzialmente, al finanziamento delle misure di manutenzione straordinaria manutenzione straordinaria della rete stradale per l'anno 2014 e alla prosecuzione degli interventi previsti dai contratti di programma già stipulati tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l'ANAS S.p.A. che comportano maggiori spese per 350 milioni di euro nel 2014 e di 150 milioni nel 2015 (vedi l'attuale comma 40 del ddl di stabilità) nonché di manutenzione straordinaria della rete ferroviaria inseriti nel contratto di servizio 2012-2014 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la società Rete Ferroviaria italiana al contratto di servizio con RFI per 500 milioni (comma 44) all'acquisto di veicoli per il trasporto pubblico locale (circa 300 milioni, di cui al comma 50) nonché alla costituzione del Fondo di garanzia per la prima casa (220 milioni) e per le piccole e grandi imprese (200 milioni), ai sensi del comma 31 del disegno di legge di stabilità 2014.
  Le spese finali per missioni.
  Il disegno di legge di bilancio per il 2014 presenta una struttura contabile articolata in 34 Missioni e 174 programmi.
  In termini di composizione, circa il 46 per cento della spesa complessiva dello Stato, calcolate al netto della missione debito pubblico, è concentrato in sole 2 missioni: «Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali» (che rappresenta il 25,7 per cento) e «Politiche previdenziali» (20,1 per cento).
  Un ulteriore 30 per cento della spesa è rappresentato dalla somma degli stanziamenti per le missioni «Istruzione scolastica» (8,9 per cento), «Politiche economico-finanziarie Pag. 86e di bilancio» (8,3 per cento), «Diritti sociali, politiche sociali e famiglia» (7,2 per cento) e «L'Italia in Europa e nel mondo» (5,6 per cento).
  A seguito della Nota di variazioni, al netto della missione debito pubblico, rispetto all'assetato 2013, le Missioni di spesa che registrano il maggior incremento, in termini assoluti, nel 2014 sono le seguenti:
   – Relazioni finanziarie con le autonomie locali (+11,7 miliardi), che aumenta da 107,9 a 119,2 miliardi per il 2014, in relazione, principalmente, alle disponibilità del fondo per assicurare agli enti territoriali la liquidità per i pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili, istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 10, del decreto-legge n. 35/2013, e agli effetti della sentenza n. 187 del 2012 della Corte Costituzionale, che comporta trasferimenti alle regioni per 2.000 milioni annui, conseguenti alla mancata introduzione dei ticket. Il disegno di legge di stabilità per il 2014, inoltre, dispone ulteriori trasferimenti agli enti locali, in particolare ai comuni, ad integrazione delle risorse del Fondo di solidarietà comunale (circa 1 miliardo per il 2014, quale incremento della quota IMU di spettanza comunale da trasferire al Fondo e quale quota di risorse da trasferire ai comuni per finanziare la previsione di detrazioni dalla TASI);
   – Politiche previdenziali (+4,5 miliardi), che passa da 88,5 a 93,5 miliardi per l'anno 2014. La relazione illustrativa al disegno di legge iniziale evidenzia come, a seguito degli effetti della legge n. 92 del 2012 (c.d. legge Fornero), che ha riformato il mercato del lavoro e, in particolare, a causa della revisione degli istituti per ammortizzatori sociali in caso dí disoccupazione e del relativo finanziamento, il peso della missione relativa alle «Politiche previdenziali» sull'intero bilancio dello Stato è destinato ad aumentare al 21,4 per cento nel 2015 e al 22 per cento nel 2016. Le misure introdotte con il disegno di legge di stabilità per il 2014, hanno ridimensionato tale missione, che, nel bilancio come integrato dalla Nota di variazioni, si mantiene pari al 20,1 per cento delle spese complessive nel triennio 2014-2016;
   – Politiche per il lavoro, che reca un incremento di circa 2 miliardi, passando da 7.361 milioni nel 2013 a 9.371 milioni per l'anno 2014;
   – Diritti sociali e famiglia, che reca un incremento di circa 1 miliardo, passando da 33.717 milioni nel 2013 a 33.135 milioni per l'anno 2014.

  Tra le maggiori variazioni in diminuzione in valore assoluto, si segnalano, invece, la Missione Diritto alla mobilità (-1.011 milioni); la Missione L'Italia in Europa e nel mondo (-2.665 milioni), per la componente relativa alla partecipazione italiana alle politiche di bilancio in ambito UE e in conseguenza della conclusione del programma triennale di sostegno finanziario mediante prestiti bilaterali alla Grecia (articoli 1 e 2 del decreto-legge n. 67 del 2010), e la Missione Sviluppo territoriale (-1.738 milioni).

LE MODIFICHE INTRODOTTE NEL CORSO DELL'ESAME IN COMMISSIONE

  Il provvedimento, i cui principali elementi ho sinteticamente riepilogato, è stato oggetto di alcune modifiche nel corso dell'esame presso la V Commissione, che, nel lasciarne invariati i risultati finanziari, sono intervenute su alcuni profili ordinamentali del provvedimento ed hanno effettuato alcune variazioni di carattere prevalentemente compensativo nella parte tabellare.
  Per gli aspetti più specificatamente normativi sono stati in particolare approvati tre emendamenti presentati dal Governo, costituiti:
   – dall'emendamento 2.2, che ha assegnato al programma «Analisi, monitoraggio e controllo della finanza pubblica e politiche di bilancio» del Ministero dell'economia e delle finanze per il 2014, le Pag. 87somme provenienti dalla chiusura di due gestioni commissariali, vale a dire quella del Fondo gestione istituti contrattuali lavoratori portuali e quella per le particolari esigenze, anche di ordine pubblico, della città di Palermo, entrambe in liquidazione coatta amministrativa. Ciò al fine di consentire il completamento delle residuali attività liquidatorie ancora in essere alla cessazione degli incarichi di commissario in tali due gestioni;
   – dall'emendamento 6.2, che ha soppresso, all'articolo 6, comma 6, del d.d.l. in esame, il riferimento al «Ministero per la cooperazione internazionale e l'integrazione», non più previsto nell'attuale composizione del Governo;
   – dall'emendamento 8.1, che autorizza il Ministro dell'economia ad effettuare variazioni compensative tra due programmi di spesa dello stato di previsione del Ministero dell'interno in relazione alle effettive occorrenze del programma di spesa relativo alla «Gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali», a seguito della intervenuta soppressione dell'Agenzia autonoma per la gestione di tale albo, con il subentro del Ministero dell'interno nelle funzioni dell'Agenzia stessa. L'emendamento si è reso necessario per riallocare in corso d'anno le risorse finanziarie iscritte in tale programma in base alle esigenze che via via si produrranno.

  Per quanto concerne le modifiche alle tabelle sono intervenuti cinque emendamenti, anche essi presentati dal Governo, vale a dire:
   l'emendamento 1.1, che riduce di 2,3 milioni per ciascun anno del triennio 2014-2016 lo stato di previsione dell'entrata (entrate ricorrenti) e contestualmente, a fronte della minore entrata, riduce per un pari importo la dotazione di spesa del programma sistema universitario e formazione post-universitaria della missione 23 (istruzione universitaria). Tale modifica consegue agli emendamenti apportati nel corso dell'esame parlamentare al decreto-legge 12 settembre 2013, n.104 (recante misure urgenti in materia di istruzione e ricerca), i cui effetti erano stati iscritti in bilancio con riferimento al testo iniziale del decreto-legge medesimo;
   l'emendamento 2.6, che opera alcune variazioni sia sullo stato di previsione dell'entrata che su alcuni programmi dello stato di previsioni di alcuni dicasteri, che qui non ritengo necessario dettagliare, i quali anche nel caso in esame sono conseguenti alla necessità di tener conto degli emendamenti intervenuti durante l'iter di conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n.102 (recante disposizioni in materia di IMU e fiscalità immobiliare), i cui effetti erano stati iscritti in bilancio con riferimento al testo iniziale dello stesso;
   l'emendamento 2.7 che per le medesime ragioni dei due precedenti emendamenti, riferiti in tal caso alle modifiche operate sul decreto-legge 31 agosto 2013, n.101 (relativo al perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni), modifica le dotazioni di spesa di alcuni programmi dei ministeri del lavoro, dell'economia e delle finanze, degli affari esteri, nonché dello stato di previsione dell'entrata;
   l'emendamento 2.8, che opera tre diverse variazioni di carattere compensativo, la prima delle quali tesa ad una migliore allocazione delle risorse finanziarie relativamente all'attività di analisi e monitoraggio della spesa, la seconda volta a riallocare in bilancio le risorse per il pagamento dei buoni pasto di alcune categorie di dipendenti, ed una terza concernente l'attuazione dell'Accordo di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dell'economia e la regione Sardegna, che trasferisce alla stessa i compiti di programmazione ed amministrazione dei servizi di trasporto pubblico locale ferroviario di interesse regionale erogati da Trenitalia; riduce inoltre per circa 50 milioni di euro, nello stato di previsione del Ministero dell'economia, la dotazione finanziaria del programma relativo agli organi Pag. 88costituzionali, in relazione alla effettiva richiesta avanzata dalla Camera dei deputati;
   l'emendamento 2.9 che riduce le risorse nel programma relativo alle regolazioni contabili del Ministero dell'economia e delle finanze, incrementandole per un pari ammontare complessivo nel programma servizi e affari generali dello stato di previsione del Ministero medesimo e in quello relativo ai fondi da assegnare del Ministero dell'ambiente. Tale modifiche sono da mettere in riferimento alla necessità di incrementare le risorse da destinare alla SOGEI per gestire nel sistema del pagamento delle retribuzioni ai pubblici dipendenti anche i cedolini del personale delle forze armate, come disposto dal disegno di legge di stabilità in esame, nonché di aumentare le risorse da destinare al previsto fabbisogno del fondo consumi intermedi del Ministero dell'ambiente; la corrispondente compensazione è a valere sulle risorse disponibili sugli aggi trattenuti dagli agenti della riscossione.

TESTO INTEGRALE DEGLI INTERVENTI DEI DEPUTATI MARCO CAUSI, GIAN LUIGI GIGLI E FRANCESCO CARIELLO IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA SULLE LINEE GENERALI DEI DISEGNI DI LEGGE NN. 1865-A E 1866-A

  MARCO CAUSI. Voglio discostarmi da ciò che ritengo un eccesso di critiche e rimproveri alla legge di stabilità 2014, almeno per ciò che riguarda l'area di competenza della Commissione finanze. A me sembra che questa legge sia come Jessica Rabbit: non è così tanto cattiva, è che la descrivono così.
  Ecco infatti dodici misure fiscali positive contenute nella legge, di cui spesso la discussione pubblica si dimentica, distraendosi intorno a questioni particolari o di minore importanza:
   1. Aumento delle detrazioni per lavoro dipendente per 1,8 mld nel 2014 e 1,7 dal 2015 in poi. In Commissione, in sede referente, è stato accolto un emendamento del PD che linea rizza la nuova curva delle detrazioni fino a 55 mila euro. Per effetto di ciò, le prime due aliquote effettive Irpef si distanziano di quattro punti percentuali, con un leggero aumento della progressività sui redditi bassi e medio-bassi. Le risorse erano troppo poche per centrare altri obiettivi, ma la riduzione Irpef sui redditi bassi è significativa: a 15 mila euro l'incidenza Irpef per un lavoratore senza figli scenda da 14 a 12,57 per cento.
   2. Messa a regime delle deduzioni Irap per l'incremento della base occupazione: 15 mila euro di deduzione per ogni nuovo assunto a tempo indeterminato, con aumento effettivo e verificabile della base occupazionale complessiva, con un effetto stimato di almeno 135 mila nuove assunzioni.
   3. Rafforzamento dell'ACE – il meccanismo di detassazione degli incrementi di patrimonio d'impresa – con un aumento del rendimento nozionale riferibile ai nuovi apporti di capitale di rischio, integralmente deducibile, dall'attuale 3 per cento al 4 nel 2014, 4,5 nel 2015, 4,75 nel 2016. La riduzione d'imposta a vantaggio delle imprese che reinvestono sul loro capitale – via Ires o Irpef società di persone e ditte individuali – salirà da 1,4 a 2,4 miliardi fra 2014 e 2017. Finora, ben 310 mila piccole imprese hanno usufruito di questo importante vantaggio fiscale, finalizzato a rafforzare la struttura patrimoniale dell'impresa italiana.
   4. Proroga delle detrazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica. Si tratta di un potente incentivo che, se pienamente utilizzato per la sua capienza, produce sei miliardi di investimenti fra quelli in corso e quelli del prossimi biennio, da spalmare nel corso dei prossimi 14 anni.
   5. Modifica del regime fiscale delle rettifiche su crediti e delle perdite su crediti nel settore bancario, finanziario e assicurativo, portando la deducibilità fiscale a 5 anni invece di 18, allineando così il nostro sistema alle norme prevalenti in Europa, anche in vista della realizzazione dell'Unione bancaria.Pag. 89
   6. Ripristino dell'aliquota Iva al 4 per cento per le prestazioni socio-sanitarie o educative delle cooperative sociali.
   7. Deducibilità dell'Imu sugli immobili strumentali dal reddito d'impresa, seppure in misura parziale.
   8. Programma straordinario di cessione di immobili pubblici, con la novità di un coinvolgimento nei processi di valorizzazione degli enti locali.
   9. Avvio dell'importante lavoro per il disboscamento delle agevolazioni tributarie esistenti, con l'obiettivo di superare i regimi ormai obsoleti e che hanno perduto valore dal punto di vista degli obiettivi di politica pubblica.
   10. Riforma dell'imposta di bollo sul possesso di titoli finanziari, con l'abolizione della tariffa fissa di 34,2 euro e l'aumento del tetto massimo. Con questo intervento, introdotto durante le sede referente in Commissione bilancio su iniziativa del PD, il bollo diventa pienamente proporzionale per i possessori di titoli e patrimoni di piccola entità, con ciò incentivando l'investimento del piccolo risparmio in azioni, come richiesto da una vasta platea di operatori, a partire dalla Banca Etica, promotrice in merito di una petizione popolare. La misura si lega con l'obiettivo del Governo di stimolare la partecipazione dei lavoratori alla proprietà delle imprese, eliminando un vincolo di natura fiscale al possesso di piccole quantità di azioni, e con ciò può contribuire alla ripresa del mercato azionario italiano.
   11. Deflazione del contenzioso con Equitalia, con la possibilità di pagare i ruoli entro il mese di febbraio 2014 risparmiando sugli interessi.
   12. Introduzione, durante l'esame in Commissione, del principio di tassazione in base a indicatori di ricavi e di profitto, e non di costo, per le stabili organizzazioni d'impresa che, appartenendo a gruppi multinazionali, operano nel settore della raccolta della pubblicità on line e nei servizi ad essa ausiliari. Voglio sottolineare – poiché c’è un po’ di confusione in merito – che questo meccanismo, noto come transfer pricing, è pienamente compatibile con le procedure UE e OCSE, e che anzi le trattative internazionali in corso per ridurre le potenzialità elusive delle imprese multinazionali si basano proprio su questo tipo di procedura. Tale misura – che porta anche, secondo le previsioni del Governo, entrate aggiuntive per 80 milioni in termini di competenza e per 130 in termini di cassa nel 2014 – non va confusa con l'altra, anch'essa introdotta durante l'esame in Commissione, che introduce il principio di acquisto da soggetti aventi partita Iva italiana.

  Infine, il capitolo finanza locale. Si tratta forse del capitolo più difficile di questa legge di stabilità, ed è stato certamente faticoso arrivare ad un punto di sintesi, un punto che occorrerà monitorare e mantenere con attenzione per il futuro. E tuttavia va ribadito che il peso fiscale sulla prima casa viene ridotto con l'introduzione della nuova Tasi al posto dell'Imu: con la stessa base imponibile, infatti, l'aliquota base dell'Imu era il 4 per cento e poteva arrivare al 6, mentre l'aliquota base della Tasi è l'uno per cento e può al massimo arrivare al 2,5, mentre ai comuni è stato attribuito un fondo di 500 milioni per coprire i sistemi di detrazione a vantaggio degli immobili di più modesto valore catastale.
  Inoltre, la Commissione in sede referente ha introdotto – per iniziativa del PD – due importanti norme di semplificazione per i contribuenti, per ridurre gli effetti negativi esercitati dall'incertezza in cui, per settimane e mesi, sono stati tenuti i cittadini e gli intermediari in merito alle decisioni finali dello Stato e dei comuni. Chi ha pagato la seconda rata Imu entro il 16 dicembre con un pagamento insufficiente potrà saldare entro giugno 2014 senza sanzioni. E le date dei versamenti dell'addizionale Tares e del conguaglio Imu 2013 a carico dei contribuenti sono state unificate nella data del 24 gennaio.
  In conclusione, la principale critica che si rivolge a questa legge di stabilità è la scarsità di risorse destinate alla riduzione del cuneo fiscale, dimenticando però che si tratta comunque del primo intervento Pag. 90espansivo da molti anni in Italia. E che questo intervento avrebbe potuto essere più consistente e anticipato nel tempo se la vecchia maggioranza che sosteneva il Governo non si fosse per mesi attardata a discutere, come unico e principale argomento, a vantaggio di approcci superficiali e populistici alle politiche tributarie, dell'abolizione dell'Imu su tutte le case, comprese quelle di maggior pregio. Con la nuova, e più coesa, maggioranza è possibile aprire una nuova fase per le politiche tributarie, a partire dall'approvazione definitiva e dall'attuazione della delega per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita che è in corso di seconda lettura in Senato.

  GIAN LUIGI GIGLI. La valutazione complessiva di questa Legge di stabilità non suscita in noi un entusiasmo travolgente.
  Il minimo che si possa dire è che è stata persa un'occasione per operare scelte coraggiose, malgrado le intese più strette avrebbero dovuto rendere l'obiettivo più perseguibile.
  Come gruppo dei popolari per l'Italia avremmo voluto una legge di stabilità che tagliasse finalmente la spesa improduttiva e aiutasse la ripresa e l'occupazione con una significativa riduzione del cuneo fiscale, una legge che desse una mano alle troppe famiglie in difficoltà per un sistema di tassazione iniquo che colpisce soprattutto le famiglie numerose, una legge che mostrasse concreto interesse per scelte di solidarietà a favore delle sacche di povertà e degli elementi più fragili della nostra comunità nazionale.
  Purtroppo dobbiamo riscontrare che i risultati ottenuti sono molto lontani dalle aspettative.
  Se per la prima volta da tanti anni le tasse non vengono .aumentate, tuttavia, alla fine della fiera, l'intervento sul cuneo fiscale può essere definito irrisorio, mentre il peso della fiscalità non è stato per nulla ridistribuito, soprattutto a favore delle famiglie in difficoltà. Senza una maggiore tutela della famiglia, nella forma riconosciuta dalla nostra Costituzione, non sarà possibile salvare questo Paese.
  Si è voluto continuare a sostenere il valore produttivo dell'intoccabile industria del gioco, non tenendo conto che, a fronte delle entrate per il fisco, dovrebbero essere considerati anche i costi per il SSN causati dal gioco d'azzardo, nonché il fatto che l'industria del gioco non produce ricchezza, ma l'impoverimento, fino talora alla miseria, di troppe famiglie.
  Soprattutto, fiumi di denaro sono stati dispersi in piccoli rivoli, talora per il finanziamento di iniziative commendevoli (come ricorrenze, musei, istituzioni scientifiche e culturali), ma non certo prioritarie in un momento di profonda crisi, talora invece – indubitabilmente – per pagare quelle che i nostri colleghi del M5S chiamano spregiativamente marchette.
  L'ammontare dei fondi destinati alla solidarietà, impallidisce rispetto a quanto destinato a rifinanziare, senza alcuna rivisitazione critica, interventi che da troppi anni si rinnovano. Cito solo, come esempio, il finanziamento occulto, che, in barba alla legge che sarà presto approvata sul finanziamento ai partiti, viene generosamente riassegnato alla radio di un partito politico, per un'attività che il servizio pubblico potrebbe offrire senza particolari oneri. Naturalmente anche in questo caso ci è stato obiettato che si sarebbero creati problemi occupazionali per alcuni lavoratori. Restiamo tuttavia convinti che il termine appropriato per definire anche questa operazione sia ancora una volta quello usato dagli amici del M5S.
  Lo stesso dicasi per la mancanza di attenzione per alcuni emendamenti intesi a potenziare gli interventi per lo sviluppo della sussidiarietà. Mi riferisco in particolare alla mancata accettazione delle nostre proposte per la completa destinazione al no-profit del ricavato del 5 per mille e la mancata risposta alle attese delle scuole paritarie facenti parte del Sistema Nazionale Pubblico dell'Istruzione.
  È vero che per queste ultime il Governo si impegnerebbe a sanare a breve una situazione che, insieme alla libertà di educazione, Pag. 91mette a rischio il lavoro di tantissimi operatori del settore. Vigileremo tuttavia affinché questo impegno sia effettivamente onorato dall'Esecutivo.
  Il testo è arrivato dal Senato già blindato e le modificazioni che, al termine di una lunga maratona, è stato possibile apportare con i circa 285 milioni di euro a disposizione sono purtroppo marginali.
  Alcuni interventi sono stati tuttavia positivamente significativi e, tra essi, alcuni hanno costituito fin dall'inizio oggetto del nostro interesse e sono stati da noi sostenuti lungo tutto il percorso della legge in Commissione bilancio.
  Vorrei citare in particolare il finanziamento a favore del MIUR di 30 milioni per il 2014 e 50 milioni per il 2015 e 2016 per i contratti di formazione specialistica per i giovani medici, obiettivo per il quale ci siamo molto impegnati. Grazie a tale cifra il numero dei contratti disponibili, pari attualmente solo a 2000, arriverà a 3200, una cifra tuttavia ancora molto lontana dal fabbisogno di specialisti calcolato dalle regioni (circa 8600 nel 2012) e dal numero dei neolaureati in medicina, pari quest'anno a circa 8000. Si tratta peraltro di un numero che – per schizofrenica volontà dei governi succedutisi negli anni – è destinato ad aumentare nei prossimi anni, arrivando tra sei anni a circa 10.000 nuovi medici all'anno. In assenza di risposte, come da noi più volte sollecitato, si creeranno inevitabilmente disoccupazione qualificata, emigrazione di personale laureato con perdita secca dei nostri investimenti formativi e, soprattutto verranno poste le premesse per l'implosione del SSN.
  La cifra di 50 milioni allocata per il 2015 ed il 2016 costituirà certamente un'inversione di tendenza, consentendo di finanziare 4000 contratti, un numero che resterà comunque ancora al di sotto dei 4500 messi a bando nel 2013 e dei 5000 già insufficienti del 2012.
  È per questo che nei prossimi anni dovremo lavorare ancora per trovare risorse aggiuntive per quella che si sta delineando come un'autentica priorità nazionale.
  Auspichiamo che prima del concorso di giugno prossimo il Governo voglia seriamente valutare la possibilità di reperire risorse aggiuntive attraverso il ricorso ai fondi strutturali comunitari e di rivisitare i meccanismi previdenziali che regolano i contratti di formazione, riallocando risorse di fatto inutilizzabili a fini previdenziali.
  Tra gli interventi particolarmente significativi vorrei citare anche il finanziamento di 50 milioni a partire dal 2014 per il diritto allo studio degli studenti universitari capaci, meritevoli e bisognosi che permette finalmente di stabilizzare il sistema delle borse di studio e che rappresenta un autentico investimento per lo sviluppo delle conoscenze e per i processi di innovazione di questo Paese, prima ancora che un segnale di giustizia per cercare di ridurre le diseguaglianze sociali nelle possibilità di accesso all'istruzione superiore.
  Valutiamo positivamente anche gli ulteriori 5 milioni assegnati al fondo per le derrate alimentari, sebbene insufficienti a coprire il fabbisogno delle mense per i poveri e del banco alimentare, i cui interventi si sono forzatamente moltiplicati negli anni della crisi, proprio mentre i fondi europei andavano a esaurimento.
  Altri esempi positivi potrebbero essere fatti, esempi che, insieme a ovvie considerazioni di natura politica, ci consentono di votare oggi, pur senza entusiasmo, una legge di stabilità che – ci auguriamo – sarà l'ultima a caratterizzarsi per l'assalto alla diligenza. Da parte nostra, siamo orgogliosi, come popolari per l'Italia, di non aver presentato alcun emendamento non finalizzato a interessi di carattere generale. Siamo orgogliosi inoltre per aver presentato solo emendamenti miranti a favorire la crescita economica attraverso l'introduzione di maggiori elementi di solidarietà e di giustizia, guardando al Paese nella sua dimensione comunitaria, e non già esasperando le diseguaglianze attraverso politiche liberiste.
  Siamo tuttavia consapevoli di essere riusciti nel nostro intento solo molto parzialmente e in chiusura ci sia consentito di Pag. 92dire con chiarezza al PD che se il nuovo corso verso cui si è avviato non parte da un'autocritica, ma si limita ad un giudizio sugli altri, le cose in questo Paese non cambieranno, perché è dal PD che dipendono, soprattutto alla Camera, sia la tenuta della coalizione che la sua capacità di operare il cambiamento.

  FRANCESCO CARIELLO. È forte la percezione che questa legge di stabilità, seppur con alcune modifiche sostanziali rispetto alla prima lettura al Senato, non riuscirà ad assicurare la piena ripresa della nostra economia, come invece auspicato da tutti.
  La motivazione è semplice. Questa legge non ha saputo dare una risposta concreta ad un problema che sta realmente bloccando la nostra economia. I pagamenti dei debiti commerciali della pubblica amministrazione. Qualcuno potrà obiettare che non era possibile farlo con le risorse a disposizione. E noi gli rispondiamo che le risorse vanno reperite laddove sono state bloccate, ovvero al tavolo della Commissione europea.
  Non è questa la sede per dimostrarlo ma vi posso garantire che nei trattati è anche prevista la via di uscita dalla crisi. Il rapporto tra il disavanzo pubblico, previsto o effettivo, e il prodotto interno lordo «può» superare il valore di riferimento, purché il superamento del valore di riferimento sia solo eccezionale e temporaneo ed il rapporto resti vicino al valore di riferimento; queste sono parole tratte dal trattato.
  Quindi analizziamo la nostra condizione. Il nostro Paese è venuto fuori di recente da una procedura di infrazione per la quale ha dovuto fare sacrifici notevoli in termini di imposizione fiscale e tagli alla spesa. Quindi direi che la nostra è una situazione eccezionale e temporanea. Pertanto ci sono tutte le condizioni per chiedere una deroga al patto di stabilità prevista dai trattati e di cui altri Stati membri stanno usufruendo.
  Fatta questa premessa ritorniamo a ciò che manca realmente a questa legge per poter essere determinante nell'azione di rilancio dell'economia del nostro paese. Manca il coraggio, il coraggio di fare scelte decise in un'unica direzione: la ripresa dell'occupazione.
  Manca un piano serio di estinzione dei debiti commerciali della PA verso le imprese;
  Manca una forma di sostegno immediato al reddito dei cittadini sotto la soglia di povertà.
  Su questi due temi il Presidente del Consiglio Letta in tutte le sue recenti dichiarazioni ha sempre usato il futuro: faremo anziché abbiamo fatto.
  Bene, anzi male direi ! Il tempo dell'attesa è finito. Bisogna agire subito e con coraggio ! Liberare il credito per quelle imprese che stanno chiudendo e lasciano senza reddito gli operai e le loro famiglie. Mentre bisogna sostenere con un reddito minimo chi quel lavoro lo ha già perso o non lo ha mai avuto.
  Sul primo punto, il Governo doveva preparare il terreno di questa legge di stabilità in Europa e non lo ha fatto ! Far comprendere le ragioni per cui questo paese ha necessità di restare ai limiti se non disattenderli senza dover rientrare in alcuna procedura di infrazione. È la stessa procedura ad essere in contrasto con gli obiettivi della comunità europea. Perché dal 1999 ad oggi il dato certo è che tutti i paesi dell'area euro sono tra i paesi che crescono meno di tutti al mondo mentre l'occupazione cala ovunque nella stessa area.
  Il Governo doveva riaprire il dossier italiano in Europa subito dopo la chiusura della procedura di infrazione per mettere le cose in chiaro e affermare a voce alta che con questi vincoli si affonda. Le condizioni al contorno del nostro paese e dell'intera comunità europea sono critiche ed allo stesso tempo favorevoli ad un dialogo che riapra la valutazione oggettiva dell'efficacia dei regolamenti che hanno portato a questa situazione. Ristabilire la validità dei trattati originari dell'unione ed annullare invece le «storture» introdotte da quei regolamenti che hanno in maniera Pag. 93fraudolenta disatteso i trattati stessi e sono stati creati solo per il raggiungimento dell'unione monetaria.
  Il Governo poteva, anzi doveva ascoltare le indicazioni del Movimento 5 stelle quando, in sede di discussione della nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, consigliava di anticipare un Programma di stabilità alle Istituzioni europee, nel quale si chiedeva di contrattare il pareggio di bilancio quanto meno per avere un cronoprogramma in linea con altri stati membri. Si veda per esempio il Governo francese e quello spagnolo. Paese, quest'ultimo, che ha dimostrato una capacità di trattativa politica in Europa molto più incisiva del nostro. Dobbiamo fare squadra con chi è nella nostra stessa condizione e non andare al cospetto di chi detiene la posizione predominante. Dobbiamo farci portavoce di una serie di Stati membri che vuole tornare ad essere una comunità in linea con l'articolo 2 del Trattato dell'unione europea dice che l'UE «si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, [...)» e «mira alla piena occupazione e al progresso sociale». Bene entrambi gli obiettivi sono stati disattesi quindi i metodi utilizzati non funzionano.
  Intanto eliminiamo i vincoli ed andiamo nelle sedi opportune ad affermare le nostre ragioni giuridiche e politiche per rivendicare la illegittimità di certe imposizioni. Tesi autorevoli che supportano la causa ci sono, basta solo contattarle e dargli ascolto. Invitiamo il Governo alle audizioni organizzate dal movimento presso le varie sedi della camera in cui abbiamo ascoltato tutte le tesi disponibili oggi nel panorama degli economisti italiani.
  Secondo punto è che si faccia una chiara distinzione tra politiche economiche a effetto rapido e politiche strutturali a effetto differito. Anche se entrambe sono necessarie, riteniamo che in questo momento servono misure immediate di notevole portata ovvero devono rappresentare il motorino di avviamento di una economia ormai ferma. Voi parlate continuamente di misure infrastrutturali come «il volano» della nostra economia, ma ricordate che il volano gira se riuscite ad avviare il motore, altrimenti resterà fermo.
  Tra le misure immediate che avremmo voluto vedere in questa legge vi è il pagamento dei restanti debiti che le pubbliche amministrazioni hanno verso le imprese e l'istituzione di un reddito minimo garantito. Questi sono numeri da manovra economica che servono al nostro Paese e non abbiate paura a pronunciarli perché la strada c’è ed è percorribile.
  La strada è stata indicata chiaramente dalle audizioni effettuate in questo parlamento. Imparate ad ascoltare se volete governare questo paese, altrimenti fatevi da parte e ci pensiamo noi !
  In sede di audizioni congiunte tra le Commissioni di Camera e Senato sono state ascoltate le forze imprenditoriali e sindacali.
  Le prime hanno bisogno di capitali per investire e le seconde affermare che ci sia una enorme massa di fattore produttivo umano a disposizione che vuole lavorare !
  In situazioni come l'attuale momento storico bisogna investire perché è altamente remunerativo, vista l'abbondanza di fattori produttivi inutilizzati.
  Per effettuare investimenti servono capitali. E le imprese non riescono ad accedere al credito perché già in situazione di sofferenza per crediti non riscossi. Il Governo stesso nella nota di aggiornamento al DEF aveva effettuato una simulazione sugli impatti macroeconomico dei pagamenti dei debiti pregressi già effettuati nel 2013. Il provvedimento è stato significativo e positivo, ma l'entità degli effetti sul PIL sono stati fortemente condizionati dai tempi e dalle modalità con cui i rimborsi sono giunti alle imprese creditrici, dalle condizioni di ciascuna di queste imprese.
  La stima implicita di mezzo punto percentuale sul PIL del 2014 come da previsioni governative, è plausibile. In uno scenario come quello che stiamo vivendo, in cui vi sono forti tensioni finanziarie, l'effetto sarebbe notevole perché iniettare alcune decine di miliardi di euro di liquidità verso un sistema di imprese che vive problemi finanziari può modificare molto Pag. 94le loro scelte future. L'unico intervento in tal senso è stato l'allentamento del patto di stabilità per solo 1 miliardo di euro per i pagamenti effettuati nel primo semestre del 2014. Ecco questa riteniamo fosse la strada giusta per determinare una riduzione permanente dei tempi di pagamento della Pubblica amministrazione verso le imprese. Sarebbe questo un aspetto positivo, che potrebbe migliorare il contesto in cui operano le imprese italiane e la loro competitività. Per questo motivo riteniamo che il governo debba spingere su questa strada per determinare realmente il cambio di verso del nostro paese ma non con le risorse individuate in questa legge di stabilità. Si possono reperire le risorse nel contesto dei fondi strutturali europei cercando di svincolarle dal patto di stabilità interno.
  Ecco in tal senso questo Governo poteva fare molto di più ed invece ha disatteso le aspettative di tutte le categorie interessate dal problema occupazione.

Pag. 95

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE NN. 1865 E 1866 E DELLA NOTA DI VARIAZIONI

Ddl 1865 – Legge di stabilità 2014 e Ddl 1866 – Bilancio di previsione dello Stato

Discussione generale congiunta: 8 ore e 30 minuti.

Relatori 25 minuti (complessivamente)
Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 25 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
 Gruppi 6 ore e 5 minuti
 Partito Democratico 43 minuti
 MoVimento 5 Stelle 52 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 43 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 38 minuti
 Nuovo Centrodestra 31 minuti
 Scelta civica per l'Italia 31 minuti
 Lega Nord e Autonomie 34 minuti
 Per l'Italia 31 minuti
 Fratelli d'Italia 32 minuti
 Misto: 32 minuti
  Centro Democratico 9 minuti
  Minoranze Linguistiche 9 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 7 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Li berali per l'Italia (PLI) 7 minuti
Pag. 96

Ddl 1866 – Bilancio di previsione dello Stato

Seguito dell'esame: 6 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 47 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 23 minuti
 Partito Democratico 37 minuti
 MoVimento 5 Stelle 37 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 21 minuti
 Nuovo Centrodestra 12 minuti
 Scelta civica per l'Italia 12 minuti
 Lega Nord e Autonomie 17 minuti
 Per l'Italia 11 minuti
 Fratelli d'Italia 14 minuti
 Misto: 14 minuti
  Centro Democratico 4 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Li berali per l'Italia (PLI) 3 minuti

Ddl 1865 – Legge di stabilità 2014

Seguito dell'esame: 14 ore.

Relatori 50 minuti (complessivamente)
Governo 50 minuti
Richiami al Regolamento 20 minuti
Tempi tecnici 2 ore Pag. 97
Interventi a titolo personale 1 ora e 54 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 8 ore e 6 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 29 minuti
 MoVimento 5 Stelle 1 ora e 30 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 1 ora e 8 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 50 minuti
 Nuovo Centrodestra 29 minuti
 Scelta civica per l'Italia 28 minuti
 Lega Nord e Autonomie 40 minuti
 Per l'Italia 27 minuti
 Fratelli d'Italia 33 minuti
 Misto: 32 minuti
  Centro Democratico 9 minuti
  Minoranze Linguistiche 9 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 7 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Li berali per l'Italia (PLI) 7 minuti

Nota di variazioni

Tempo complessivo: 3 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 23 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ore e 42 minuti
 Partito Democratico 21 minuti
 MoVimento 5 Stelle 18 minuti Pag. 98
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 14 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 10 minuti
 Nuovo Centrodestra 6 minuti
 Scelta civica per l'Italia 5 minuti
 Lega Nord e Autonomie 8 minuti
 Per l'Italia 5 minuti
 Fratelli d'Italia 7 minuti
 Misto: 8 minuti
  Centro Democratico 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Li berali per l'Italia (PLI) 2 minuti