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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 135 di martedì 10 dicembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bergamini, Brunetta, Ferranti, Fico, Garavini, Gozi, Kyenge, Lombardi, Antonio Martino, Migliore, Mogherini, Speranza e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative per il completamento dei percorsi formativi presso uffici giudiziari che hanno coinvolto lavoratori cassintegrati, disoccupati e inoccupati – n. 3-00021)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Carella n. 3-00021, concernente iniziative per il completamento dei percorsi formativi presso uffici giudiziari che hanno coinvolto lavoratori cassintegrati, disoccupati e inoccupati (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, rispondo subito all'interrogazione presentata dall'onorevole Carella. Proprio con riferimento a questa interrogazione, relativa ai progetti formativi di cui all'articolo 1, comma 25, della legge n. 228 del 2012, va segnalato che, nell'ambito delle misure previste per assicurare l'efficienza del sistema giudiziario e la celere definizione delle controversie, le attuali disposizioni normative hanno previsto uno stanziamento di risorse per il solo anno 2013, per consentire ai lavoratori cassintegrati, in mobilità, socialmente utili e ai disoccupati e agli inoccupati, che a partire dall'anno 2010 hanno partecipato a progetti formativi regionali o provinciali presso gli uffici giudiziari, il completamento del percorso formativo entro il 31 dicembre 2013, nel limite di spesa di 7,5 milioni di euro. La titolarità del relativo Pag. 2progetto formativo è assegnata al Ministero della giustizia.
  Questa Amministrazione, a seguito dell'approvazione di questa norma, di cui mi sono permesso di rileggere il testo, si è tempestivamente attivata procedendo alla ricognizione delle convenzioni stipulate nel periodo di riferimento con le amministrazioni provinciali e regionali per i progetti formativi presso gli uffici giudiziari, nonché alla ricognizione di tutti i lavoratori che avevano partecipato ai predetti progetti formativi, disponibili a partecipare al percorso formativo di completamento.
  Dai dati pervenuti, i potenziali destinatari dell'iniziativa sono risultati 3.326, vale a dire oltre il doppio delle 1.500 unità indicate nella relazione tecnica allegata alla legge.
  In considerazione delle risorse finanziarie disponibili e dell'elevato numero di partecipanti, sulla base delle indicazioni tecniche fornite dalla direzione generale del bilancio, si è stabilita in 220 ore complessive la durata del percorso formativo per ciascun partecipante, fissando la conclusione di tutti i progetti formativi, già avviati dallo scorso mese di luglio in gran parte degli uffici giudiziari interessati, per il 30 novembre 2013.
  La direzione generale del personale ha, quindi, predisposto e diramato le linee guida ed uno schema di progetto formativo con l'obiettivo di assicurare la sostanziale omogeneità degli interventi, prevedendo, al tempo stesso, la modulazione dei percorsi formativi in funzione delle specifiche esigenze degli uffici e delle connesse modalità di utilizzazione dei destinatari.
  Inoltre, con apposita procedura gestita a livello centrale, si è provveduto a stipulare la polizza assicurativa per la copertura del rischio derivante dalla responsabilità civile verso terzi e a costituire le relative posizioni INAIL. Con tale ultimo adempimento sono state realizzate tutte le condizioni per dare avvio ai progetti formativi e sono state anche impartite ulteriori indicazioni operative agli uffici in relazione alle attività di competenza per la costituzione dei rapporti formativi con i soggetti interessati e per la connessa gestione sotto il profilo amministrativo-contabile.
  Pertanto, questa Amministrazione ha provveduto ad attivare un'articolata procedura per consentire agli uffici giudiziari interessati di avviare i percorsi formativi. I relativi adempimenti, per mole e complessità, hanno richiesto tempi tecnici non comprimibili a causa del necessario coinvolgimento di diverse articolazioni ministeriali, delle corti di appello, delle procure generali e degli uffici giudiziari periferici per la gestione di attività prima demandate alle amministrazioni provinciali e regionali. Quindi, riepilogando tutto quanto sopra esposto, posso comunicare che i complicati e numerosi adempimenti procedurali sopra elencati sono stati ultimati dall'Amministrazione entro il mese di giugno e che, nel periodo da luglio a novembre, circa 3.300 lavoratori hanno potuto regolarmente partecipare ai percorsi formativi previsti dalla citata legge, entro i limiti della somma che era stata stanziata (7,5 milioni di euro), per la durata di 220 ore per ciascun partecipante.
  Peraltro, posso aggiungere, per completezza, che, nell'iter parlamentare dei lavori riguardanti il disegno di legge atto Senato n. 1120 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – Legge di stabilità 2014), il Ministero della Giustizia ha proposto un emendamento volto a consentire ai lavoratori cassintegrati, in mobilità, socialmente utili e ai disoccupati e agli inoccupati, che a partire dall'anno 2010 hanno partecipato ai predetti progetti formativi presso gli uffici giudiziari, il perfezionamento del percorso formativo già intrapreso, proseguendolo sino al 31 dicembre 2014 e nel limite di spesa di 7,5 milioni di euro, utilizzando le risorse confluite nel capitolo di spesa istituito a norma del comma 10, primo periodo, dell'articolo 37 del decreto-legge n. 98 del 2011.
  La misura è pertanto finalizzata a prorogare per tutto il 2014 il regime in vigore, Pag. 3anche nella prospettiva di migliorare l'efficienza degli uffici giudiziari che di detto personale si avvalgono.
  Tale emendamento risulta, peraltro, già approvato dal Senato nella seduta del 27 novembre scorso.
  Il Governo, quindi, seguirà questo emendamento nell'iter parlamentare e insisterà per la sua approvazione, ritenendolo necessario ed importante, non solo per la dignità di questi lavoratori, che tanto hanno dato al mondo della giustizia, perché i loro progetti formativi, come ho detto poc'anzi, partono dal 2010, ma anche per dare efficienza agli uffici giudiziari. Infatti, è un dato certo, e davvero va il nostro ringraziamento a questi lavoratori, che, insieme al personale stabilizzato e ai lavoratori a tempo indeterminato, stanno davvero contribuendo con grande impegno e con grande professionalità e si sono integrati da subito con il resto del personale, mantenendo, tra l'altro, anche quei requisiti che i dipendenti pubblici devono avere, soprattutto nei settori degli uffici giudiziari, dove non solo occorre professionalità, ma anche riservatezza e trasparenza.
  Quindi, nel dare questa notizia e nel confermare l'impegno del Governo a prestare la massima attenzione, desidero anche ringraziare tutti questi lavoratori, che per anni hanno prestato la loro attività, seppur con questi stanziamenti che il Governo a fatica riesce a trovare, ma che alla fine trova proprio per l'importanza. Dobbiamo davvero riconoscerlo a tutti i lavoratori per il loro impegno.

  PRESIDENTE. L'onorevole Carella ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  RENZO CARELLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio, perché la sua ricostruzione di quanto accaduto nel corso del 2013 in applicazione della legge di stabilità è ineccepibile. Esattamente, vi è stato l'impegno del Ministero, attraverso le procedure che lei ha indicato, per svolgere, nella capienza di 7,5 milioni di euro, ulteriori periodi formativi di circa 3.300 lavoratori.
  È chiaro che l'occasione della risposta a questa interrogazione consente a me, ma anche al Governo – lei lo ha anticipato e su questo sono d'accordo e sono soddisfatto –, di capire che cosa il 2014 riserva per questi lavoratori.
  Al Senato è stato approvato un emendamento che prevede la stessa somma del 2013. Le posso assicurare che oggi, nell'esame alla Camera, vi è una richiesta di maggiori fondi per questa finalità.
  Ma la questione che le pongo, dichiarandomi soddisfatto della sua risposta e del suo impegno, è la seguente: dopo un periodo formativo così lungo, dopo che tanti presidenti di tribunale e di corte d'appello hanno dichiarato la necessità di avere questi lavoratori e finisce il corso formativo, il Governo e il Ministero trovano uno sbocco definitivo per non disperdere questa capacità che con i soldi pubblici abbiamo formato ?
  Questo è l'impegno che chiediamo e soprattutto l'auspicio che formuliamo al Governo perché nel corso del 2014 possa essere trovata una via d'uscita definitiva.

(Iniziative di competenza per consentire al gruppo De Masi di accedere ai benefici previsti dal fondo di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura – n. 3-00179)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione D'Attorre n. 3-00179, concernente iniziative di competenza per consentire al gruppo De Masi di accedere ai benefici previsti dal Fondo di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, con l'interrogazione all'ordine del giorno si vuole richiamare l'attenzione del Governo sulla richiesta avanzata dai vertici del gruppo industriale De Masi per accedere ad un mutuo agevolato, ai sensi della normativa vigente in materia di benefici per le vittime dell'estorsione e dell'usura.Pag. 4
  Va subito detto che la questione oggetto dell'interrogazione si è avviata, dopo alterne e complicate vicende che si sono sviluppate nel corso degli ultimi anni, verso una positiva soluzione.
  La questione segnalata riguarda, in particolare, una serie di denunce presentate dai titolari del gruppo per le difficoltà incontrate nell'accedere al mercato del credito.
  Nel 2006 e nel 2007, il signor De Masi, in qualità di amministratore unico della società, ha più volte prodotto alla prefettura istanze per la concessione di un mutuo dichiarandosi vittima di usura per episodi risalenti agli anni compresi tra il 1997 ed il 2003.
  Nel novembre del 2007 il procedimento penale riguardante i fatti denunciati si è però concluso con una sentenza di assoluzione di tutti gli imputati, a seguito della quale il commissario straordinario ha respinto l'istanza di concessione del mutuo. Avverso tale decisione il signor De Masi ha opposto ricorso, avviando un contenzioso innanzi al giudice amministrativo.
  Nel frattempo, però, l'appello della sentenza penale di primo grado da parte della procura generale presso la corte d'appello ha determinato la reviviscenza in capo all'imprenditore della posizione di parte offesa in un procedimento penale per usura, presupposto questo richiesto dalla legge ai fini dell'eventuale applicazione dei benefici previsti dalla normativa a favore delle vittime di tale reato. Anche il giudizio di appello, confermato dalla Corte di cassazione, si è concluso però con sentenza di assoluzione degli imputati.
  Le pronunce assolutorie, intervenute nel corso del tempo, hanno pertanto impedito di far emergere lo stretto collegamento dei fatti posti a base dell'istanza con gli elementi storici della vicenda penale e le risultanze degli atti giudiziari. Soltanto all'esito della sentenza n. 433 del 2013 del TAR Calabria, favorevole ai rappresentanti della società, le loro istanze di mutuo sono state positivamente riesaminate, nel senso pure richiesto dagli onorevoli interroganti. La relativa istruttoria si è pertanto conclusa con la stipula dei contratti tra la Consap e i signori De Masi, avvenuta il 19 luglio e il 13 settembre scorsi.

  PRESIDENTE. L'onorevole D'Attorre ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  ALFREDO D'ATTORRE. Signor Presidente, signor Viceministro, sono soddisfatto della risposta, che fa luce su una vicenda che ha riguardato uno dei gruppi imprenditoriali della Calabria più sani, più rilevanti e da tempo oggetto di intimidazioni da parte della criminalità organizzata.

(Elementi ed iniziative di competenza in merito alle prospettive di svolgimento delle elezioni regionali in Abruzzo – nn. 3-00256 e 3-00510)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Melilla n. 3-00256 e Vacca ed altri n. 3-00510, concernenti elementi ed iniziative di competenza in merito alle prospettive di svolgimento delle elezioni regionali in Abruzzo. Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, come annunciato, rispondo congiuntamente alle interrogazioni all'ordine del giorno, con le quali gli onorevoli Melilla e Vacca pongono all'attenzione del Governo la questione dell'accorpamento delle elezioni per il consiglio della regione Abruzzo con le elezioni europee.
  All'approssimarsi della scadenza naturale degli organi elettivi, la regione Abruzzo ha sottoposto al Ministero dell'interno l'ipotesi che le votazioni si svolgessero contestualmente alle elezioni dei membri del Parlamento europeo, previste per il mese di maggio dell'anno 2014, in Pag. 5applicazione delle norme sul cosiddetto election day, di cui all'articolo 7 del decreto-legge n. 98 del 2011. Tali norme, come è noto, oltre ad essere state adottate dal legislatore statale nel contesto del coordinamento della finanza pubblica al fine di realizzare risparmi di spesa, si pongono altresì come disposizioni di principio in materia di sistema elettorale.
  In merito all'ipotesi formulata, il Ministero dell'interno ha richiesto un parere all'Avvocatura generale dello Stato sulla corretta interpretazione dell'applicazione della normativa, anche in ragione dell'interesse generale che finiva con l'assumere la questione. L'organo consultivo, in particolare, ha evidenziato che la Corte costituzionale ha chiarito che l'espressione «sistema di elezione», utilizzata nell'articolo 122 della Costituzione, deve ritenersi comprensiva di tutti gli aspetti del fenomeno elettorale. In questa definizione sembra rientrare anche la disciplina di cui al citato articolo 7, la quale pone un principio fondamentale del sistema elettorale in senso proprio, secondo il quale le elezioni regionali e comunali devono svolgersi in abbinamento alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.
  Tuttavia, mentre il comma 1 dell'articolo 7, nel disciplinare l'accorpamento delle elezioni regionali e comunali con quelle nazionali, fa espressamente salva la compatibilità con quanto previsto dai rispettivi ordinamenti, tale limite non è presente nel comma 2, nel quale si disciplina anche l'accorpamento delle elezioni regionali e comunali con quelle europee.
  Secondo l'Avvocatura dello Stato, il limite della compatibilità con quanto previsto dai rispettivi ordinamenti non opera qualora, nello stesso anno, abbiano luogo sia le elezioni regionali sia le elezioni europee, con la conseguenza che la fissazione della data delle elezioni europee esercita – in ragione del risparmio di spesa che ne consegue – una vis attrattiva anche sulla data di celebrazione delle elezioni regionali.
  La stessa Avvocatura, inoltre, per evitare eventuali problemi che potrebbero derivare dai profili di criticità emergenti dalla complessiva ricostruzione ermeneutica della normativa regionale e statale, ha comunque rimesso a questa Amministrazione, sentito il Ministro per gli affari regionali, ogni valutazione circa l'opportunità di suggerire – in ossequio al principio di leale collaborazione – una modifica alla legge elettorale della regione, mediante la previsione di una espressa clausola di richiamo alla norma dell’election day.
  Tale intervento normativo, espressamente finalizzato a far salva l'applicazione del secondo comma dell'articolo 7, dovrebbe fugare ogni residuo dubbio sull'abbinamento elettorale.
  La modifica è stata poi attuata con la legge regionale del 9 agosto scorso.
  Recentemente, lo stesso Consiglio dei ministri, nella sua collegialità, ha auspicato – nel rispetto dell'autonomia regionale in materia elettorale – che la consultazione possa svolgersi in coincidenza con le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, in un'ottica di contenimento della spesa pubblica ed in ossequio al principio dell’election day.

  PRESIDENTE. L'onorevole Melilla ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, io non solo sono insoddisfatto, ma francamente sono stupefatto di questa scelta «criminale» che il Governo fa, violando completamente leggi regionali e la stessa Costituzione.
  Forse il Ministero dell'interno non sa che lo statuto della regione Abruzzo fa divieto al consiglio regionale, nei sei mesi precedenti la scadenza del consiglio regionale, di adottare qualunque riforma del sistema elettorale. Siccome la scadenza è il 14 dicembre del 2013 e la legge, approvata «nottetempo» – perché parliamo del 9 agosto, quindi qualche giorno prima di Ferragosto: presumo che sia qualche codicillo, qualche comma, qualche subcomma o qualche subemendamento che è stato fatto in consiglio Pag. 6regionale – è palesemente entro quel termine dei sei mesi, è quindi una legge che il Governo avrebbe dovuto impugnare. E io chiedo il motivo per cui il Governo non ha impugnato quella legge per evidente difetto di legittimità.
  Il problema purtroppo è ben più meschino, caro Viceministro. La Costituzione italiana dice che le Assemblee durano cinque anni. C’è una legge che determina l’election day. Siccome l'anno scorso ci sono state le elezioni politiche, anzi quest'anno, chiedo scusa, il 24 e il 25 febbraio ci sono state le elezioni politiche in questo Paese, se si volevano risparmiare soldi, alcuni milioni di euro, potevano essere accorpate le elezioni regionali alle elezioni politiche di quest'anno, visto che il termine era il 14 dicembre di quest'anno. Evidentemente, però, il presidente della regione Abruzzo e i consiglieri regionali sarebbero rimasti in carica sei mesi di meno e non sei mesi di più, come invece si sono regalati, «truffando» la democrazia, perché non esiste la possibilità di prolungare in questo modo una legislatura regionale. Immaginiamo cosa succederebbe se questo Parlamento, alla scadenza dei cinque anni, dicesse: «No, io mi accorpo con le elezioni europee dell'anno prossimo e duro cinque anni e sei mesi in più o sei anni».
  C’è un vulnus di cui dobbiamo tener conto ed io ovviamente non provo nessuna meraviglia, perché le leggi si sono rispettate finché la Repubblica italiana ha avuto la dignità di farle rispettare. La prima Repubblica purtroppo non c’è più. Non sarebbe mai potuto succedere nella prima Repubblica un caso di questo tipo. Ormai siamo nella notte della Repubblica e tutto ciò è stato fatto nel più totale dispregio della legge vigente.
  E io mi meraviglio di come un Governo legittimamente in carica si sia prestato a un'operazione che ha semplicemente allungato di sei mesi, in modo illegittimo, la vita di una regione, perché se fosse vera quella motivazione di cui parlano il Governo e l'Avvocatura dello Stato, con un parere che mi permetto di dire «preconfezionato», io vorrei sapere allora, onorevole Viceministro, per quale motivo in Sardegna si vota a febbraio. Per quale motivo. La Sardegna non è un'altra regione ? Per quale motivo se uno statuto dice che non si possono approvare leggi elettorali sei mesi prima della scadenza, lo si può fare tranquillamente ? Quello statuto l'ho scritto io, personalmente, e so che aver messo quella norma, sia nello statuto, che nella legge elettorale, aveva un significato, ossia adeguare la nostra legislazione a quella europea che addirittura dice che un anno prima delle elezioni non si deve intervenire con legge elettorale. Quindi, io sono scandalizzato dalla sua risposta e dal comportamento «criminale» del Governo e del Ministero dell'interno.

  PRESIDENTE. L'onorevole Colletti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Vacca n. 3-00510, di cui è cofirmatario.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, ovviamente non sono per nulla soddisfatto di questa risposta «pilatesca». Abbiamo letto il parere dell'Avvocatura dello Stato, un parere assolutamente interlocutorio. In realtà, l'Avvocatura dice che qualsiasi provvedimento potrebbe essere incostituzionale, sia se si votasse a maggio, sia se si votasse a dicembre. Allora, mi domando anche che li paghiamo a fare questi dell'Avvocatura se non riescono a dare neanche un parere almeno giuridicamente ineccepibile.
  E poi vorrei ricordare all'onorevole Bubbico anche una sentenza del Consiglio di Stato, la n. 6002 del 2012, la quale afferma l'importanza di una tempestiva ricostituzione degli organi di governo regionale in conformità al principio della sovranità popolare sancito dall'articolo 1 della Carta fondamentale – ripeto, l'articolo 1 della Carta fondamentale, cioè la Costituzione per chi non lo sapesse, che ogni tanto ricordo a me stesso, ma spesso anche a determinate persone che si scordano la valenza della Carta costituzionale – e ai canoni costituzionali di efficacia e buon andamento. Pag. 7Viene, quindi, perseguito lo scopo di garantire la restaurazione del pieno funzionamento delle pubbliche istituzioni in modo da ripristinare la piena legittimazione democratica – ripeto, legittimazione democratica, cioè quella data dal popolo, quella data dai cittadini attraverso libere elezioni, che più o meno anche in questo Parlamento ci dovremmo ricordare, quando siamo ancora qui presenti con questa legge elettorale dichiarata incostituzionale, con qualche abusivo, evidentemente dichiarato illegittimo dalla stessa Corte costituzionale – e l'assolvimento della funzione legislativa garantita e ampliata a seguito della riforma del titolo V della parte seconda della Carta fondamentale.
  Vi è una norma dello statuto, come ricordava il collega Melilla, e lo statuto, a norma dell'articolo 123, ha una tutela che discende direttamente dalla Costituzione, a differenza, ad esempio, della legge elettorale regionale. Ovviamente, io non mi aspetto nulla da questo Governo perché non ho la minima fiducia in quello che fa questo Governo che, naturalmente, lo fa per proprio interesse specifico. Certo, mi fa specie pensare che il Presidente del Consiglio appartenga a un partito, il Partito Democratico, il quale in Abruzzo ha detto che si deve andare a votare immediatamente. Quindi, o c’è un'eterogenesi dei fini o c’è un'ipocrisia delle parole tra quello che si dice localmente e quello che fa il Governo nazionale con i propri atti e con i propri pareri.
  Ripeto nuovamente, però, che noi dobbiamo ritornare alla piena vigenza dell'articolo 1 della Carta costituzionale che non è solo il primo comma, ma è anche il secondo comma.
  Oltretutto, la stessa sentenza del Consiglio di Stato dice che: «in ogni caso l'accorpamento, in un'unica data dell'anno, delle consultazioni elettorali (...) è subordinato al limite delle compatibilità con quanto previsto dai rispettivi ordinamenti» – ovvero lo statuto regionale, che forse questo Ministero e l'Avvocatura non conoscono – «limite nella specie non rispettato in ragione del non derogabile precetto relativo alla tempistica della consultazione elettorale». Ma, dove si è mai visto in Paesi civili che una legislatura duri cinque anni e sei mesi ? Non so, forse si è visto in Corea del Nord e, quindi, dovremmo chiamare Kim Sung Jong qui a spiegarci come fa a legiferare in questo modo in Corea del Nord, magari dobbiamo imparare da lui ovviamente.
  Allora io, come il collega Melilla, mi chiedo – visto i vari Governi che si sono succeduti, come quello Monti che ha fatto questa norma assurda e incostituzionale, che doveva essere il Governo dei tecnici ma forse si è dimostrato il Governo degli incapaci a legiferare in maniera tecnicamente ineccepibile – come mai questo Governo, così attento a salvare le proprie lobby, non sia stato attento a fare un ricorso alla Corte costituzionale, in questo caso, e come non sia stato attento a valutare quello che diceva anche l'Avvocatura dello Stato, come non sia stato attento a valutare quello che diceva lei, onorevole Bubbico...

  PRESIDENTE. Onorevole Bubbico...

  ANDREA COLLETTI. Bubbico, mi scuso per il non rispetto del nome.
  E, quindi, la domanda che ci poniamo è: cosa volete fare adesso, visto che forse non conoscevate questa sentenza del Consiglio di Stato ? Visto che questo Governo non vuole rispettare le leggi dello Stato e degli statuti regionali, volete almeno rispettare le sentenze ?

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ANDREA COLLETTI. Se non conosce questa sentenza, la invito ad andare dal suo documentarista presso il suo Ministero a chiedergliela ed a farsi una bella lettura di questa sentenza, così almeno il suo Ministero finalmente diventerà costituzionalmente legittimo.

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(Iniziative a favore dei giovani impegnati nella ricerca scientifica, con particolare riferimento all'esenzione dei ricercatori privi di borsa di studio dal pagamento delle tasse universitarie – n. 3-00325)

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi-Doria, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Binetti n. 3-00325, concernente iniziative a favore dei giovani impegnati nella ricerca scientifica, con particolare riferimento all'esenzione dei ricercatori privi di borsa di studio dal pagamento delle tasse universitarie (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).

  MARCO ROSSI-DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, grazie all'interrogante. Per rispondere in modo esauriente al quesito posto dall'onorevole interrogante, occorre innanzitutto chiarire che la normativa sul dottorato di ricerca e quella generale sul diritto allo studio prevedono che siano esonerati dai contributi universitari gli studenti che presentano i requisiti di condizione economica e di merito per il conseguimento di una borsa di studio, nonché quelli con disabilità.
  Ciò risulta dal disposto: del decreto legislativo n. 68 del 2012, che detta la disciplina generale del diritto allo studio; del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 45 dell'8 febbraio 2013, che disciplina i cicli di dottorato attivati a partire dal corrente anno accademico; e del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di dodici anni fa, per l'esattezza del 9 aprile 2001, che detta i criteri per la determinazione delle condizioni economiche e di merito necessarie per l'accesso ai benefici del diritto allo studio.
  Quest'ultimo decreto, appunto del 2001, che trova ancora applicazione nelle more dell'adozione del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca che definirà i requisiti per il conseguimento delle borse di studio, prevede un regime di individuazione delle condizioni economiche particolarmente favorevole proprio per gli studenti di dottorato. Esso prevede, tra l'altro, che, ai fini della definizione del reddito familiare del richiedente, il nucleo familiare sia quello formato dallo stesso richiedente, dal coniuge e dai figli, senza considerare il reddito dei genitori dei quali egli sia eventualmente a carico. Ciò consente a un maggior numero di studenti di dottorato di ottenere l'esonero dalla contribuzione.
  Ciò premesso, il Ministero è consapevole del fatto che un numero rilevante di posti di dottorato di ricerca non sono corredati dalla borsa di studio. Ciò dipende dall'attuale congiuntura economica, che ha inciso negativamente sulla finanza pubblica e sulle risorse a disposizione delle università.
  Ne consegue che, nonostante l'eventuale possibilità per i dottorandi senza borsa di essere esonerati dalle tasse e dai contributi, secondo quanto previsto dalla normativa appena descritta, molti dottorandi devono proseguire gli studi senza avere un reddito e sono spesso costretti a gravare sulle famiglie. Tale circostanza, come segnalato dall'onorevole interrogante, è tanto più meritevole di attenzione in considerazione del fatto che si tratta di un percorso di studi successivo a quello volto a conseguire il diploma di laurea, che di per sé richiede spesso un rilevante sacrificio economico, ne siamo pienamente consapevoli, onorevole Binetti.
  Nel condividere le preoccupazioni evidenziate nell'interrogazione, si assicura il massimo impegno del Ministro per destinare al settore maggiori risorse, che consentano di incrementare il numero di posti di dottorato accompagnati dalla borsa di studio. Il medesimo impegno si assicura in vista di una revisione della disciplina dell'esonero dai contributi, che tenga conto in particolare delle esigenze dei dottorandi privi di borsa. Di tali esigenze si terrà conto, in particolare, in sede di eventuali modifiche al decreto ministeriale n. 45 del 2013.

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  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, il livello di soddisfazione riguarda il futuro. Prendo atto degli impegni che il Ministro intende assumere; prendo atto della consapevolezza che c’è nella stessa risposta di una situazione non solo di flagrante disuguaglianza, ma, soprattutto, anche di politica miope nei confronti della ricerca.
  Di che cosa stiamo parlando ? Vorrei riassumere in quattro parole chiave il discorso. Stiamo parlando della ricerca che in ogni Paese costituisce davvero il volano dello sviluppo; stiamo parlando della ricerca che, in qualche modo, costituisce per un Paese la sua naturale capacità di innovazione, la sua capacità di avere dei brevetti, la sua capacità di guardare al mondo della ricerca biomedica come a un luogo concreto in cui ci si possa prendere cura di malattie che finora non hanno una cura; stiamo guardando alla ricerca di tipo industriale; stiamo guardando a quel volano che ha fatto dell'Italia, soltanto qualche decennio fa, il famoso «miracolo italiano». Non dimentichiamoci, infatti, che il miracolo italiano è stato possibile grazie ad un'intelligenza creativa con cui – e questo è il secondo punto chiave – le nuove generazioni hanno saputo mettersi in discussione.
  Stiamo parlando, quindi, di una norma che penalizza i giovani più brillanti, perché non c’è dubbio che chi accede ad un dottorato di ricerca ha già alle spalle una laurea, una laurea conseguita con successo; se, poi, penso agli studenti di medicina, della facoltà di medicina, essi hanno: sei anni di laurea, cinque anni di specializzazione, tre anni di dottorato. Quindi, stiamo parlando di quella che potremmo definire, da un punto di vista intellettuale, la meglio gioventù.
  A questi ragazzi noi diciamo che non solo non possiamo retribuire un periodo di studio e di lavoro, ma per di più che ci si devono pagare le tasse sopra. Stiamo parlando, quindi, di una sorta di mortificazione dell'intelligenza che non tiene conto della meritocrazia, perché non c’è dubbio che la selezione naturale, a questo punto, è quella che privilegia coloro che hanno alle spalle una famiglia che può permetterselo.
  Il sottosegretario ha fatto riferimento ad un computo che vuole essere più giusto, nel momento in cui si considera che nel calcolo del reddito del giovane ricercatore non si tiene conto della famiglia che ha alle spalle; ma non c’è dubbio che questo è assolutamente paradossale, perché senza una famiglia alle spalle nessuno si può permettere di affrontare tre anni di studio non retribuito, avendo a suo carico un esborso concreto.
  Quindi stiamo dicendo un «no» alla ricerca, stiamo dicendo un «no» ai giovani più brillanti, stiamo dicendo un «no» ad un'altra parola chiave della nostra cultura, che è la meritocrazia.
  Stiamo dicendo un altro «no» importante: stiamo dicendo un «no» a quella struttura dinamica che è l'università, e che ha un bisogno fisiologico di rinnovamento costante e continuo. Stiamo dicendo un «no» alla capacità di emergenza dei nuovi talenti all'interno dell'accademia, sia perché possano svecchiare intellettualmente, svecchiare nell'entusiasmo, svecchiare, nella relazione con gli studenti, una struttura che è da sempre in Italia un punto di eccellenza.
  Le università sono nate in Italia: forse qualche centinaio di anni fa, ma sono nate in Italia. Le università italiane costituiscono un punto di eccellenza. Le famiglie fanno dei sacrifici inenarrabili oggi per mandare i figli all'università; e uno degli indicatori drammatici della crisi economica è che molti meno studenti si iscrivono all'università.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PAOLA BINETTI. Solo un minuto, Presidente. Quindi non mi iscrivo perché non posso pagare una retta all'università; non posso fare nemmeno la specializzazione, perché non sto qui a ricordare il dramma, che stiamo vivendo adesso, della discrepanza assoluta tra 7 mila laureati Pag. 10e 2 mila contratti di lavoro per gli studenti di medicina, che condannano due terzi degli studenti alla disoccupazione e all'inoccupazione. Per di più se accedono ad un dottorato se lo devono pagare ! È veramente paradossale che un Paese maltratti in questo modo i suoi migliori giovani.
  Dico quindi al sottosegretario: grazie per quello che farete, ma certamente noi porteremo uno sguardo molto attento, molto lucido, molto preciso, molto puntuale, molto incalzante. Non sappiamo quanto durerà questa legislatura, ma io mi auguro che in questa legislatura questo problema, che è il problema che definisce il cuore dello sviluppo di un Paese, possa trovare davvero quelle soluzioni che lei stesso ci annunciava; e che, essendo scrittemi, sarà mia cura rendere il più diffuse possibile, perché ci sia un orizzonte molto ampio di persone che chieda conto di queste promesse.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendiamo ora la seduta, che riprenderà alle ore 11 con il seguito della discussione del disegno di legge recante disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 10,20, è ripresa alle 11,15.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa con quasi un quarto d'ora di ritardo, perché il Ministro era in audizione presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e quindi ovviamente ci rendiamo conto. Per il futuro, io penso che sia necessario che si organizzino meglio i tempi, perché è chiaro che non possiamo registrare un ritardo di quindici minuti all'inizio della seduta, anche se ovviamente, ripeto, il Ministro era in audizione presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni (A.C. 1542-A ed abbinate).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1542-A recante: Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni e delle abbinate proposte di legge nn. 1408-1737.
  Ricordo che nella seduta di ieri l'Assemblea, con distinte votazioni, ha respinto la questione pregiudiziale di costituzionalità e la questione sospensiva presentate.
  Avverto che la Commissione ha presentato una nuova formulazione degli emendamenti 2.500 e 2.502, nonché degli emendamenti 3.900, 4.900, 4.901 e 10.900, che sono in distribuzione. Il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato alle ore 13 di oggi.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 1542-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – 1542-A).

  MARIASTELLA GELMINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, proprio perché è da sempre favorevole all'abolizione delle province, ha espresso in Commissione la propria contrarietà non solo illustrando le criticità del disegno di legge in esame, ma lo ha fatto anche con un «gesto estremo» come le dimissioni della nostra relatrice, Elena Centemero. In quest'Aula lo abbiamo anche ribadito attraverso la presentazione di una pregiudiziale di costituzionalità perché, al di là delle ragioni di Pag. 11opportunità politica del provvedimento, sussistono anche questioni tecniche rilevanti che non potevano non essere rilevate, ma quella che io qui voglio sottolineare è innanzitutto una questione di metodo, oltre a forti criticità ed una nostra precisa contrarietà sul merito del provvedimento, che determina risparmi molto limitati rispetto alle attese dei cittadini.

  PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Gelmini, colleghi ! Grazie.

  MARIASTELLA GELMINI. Per quanto riguarda la questione di metodo, segnalo che nella Conferenza dei presidenti di gruppo vi è stata una forzatura sui tempi da parte del Partito Democratico e delle forze di maggioranza, perché il provvedimento non avrebbe dovuto essere iscritto mercoledì e quindi noi riteniamo che quest'Aula debba assolutamente affrontare le questioni critiche che riguardano per esempio l'istituzione di diverse, di troppe città metropolitane, le modalità con cui viene gestita la fase transitoria e soprattutto il tema centrale della riduzione degli sprechi, della riduzione dei costi.
  Questo provvedimento determina un risparmio veramente modesto rispetto alle aspettative, quindi noi invitiamo tutte le forze presenti in Parlamento affinché si adoperino per garantire i numeri necessari per una vera riforma costituzionale delle province che rappresenta l'unica modalità per addivenire ad una vera abolizione delle stesse. L'analisi nel merito, puntuale, con i tempi necessari e che sono determinati dalla...

  PRESIDENTE. Onorevole Gelmini, non me ne voglia. Poiché lei ha la parola sull'ordine dei lavori, ma in realtà sta intervenendo nel merito, c’è la possibilità di intervenire anche sul complesso degli emendamenti.

  MARIASTELLA GELMINI. Concludo subito, Presidente, solo ribadendo ancora la necessità che nella Conferenza dei presidenti di gruppo si rivedano i tempi e il contingentamento di questo provvedimento onde consentire un'analisi nel merito puntuale e adeguata all'importanza del tema in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Sul medesimo argomento hanno chiesto di parlare anche l'onorevole D'Ambrosio e l'onorevole Fedriga. Prego, onorevole D'Ambrosio, ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, anche noi del MoVimento 5 Stelle da questo punto di vista siamo qui a chiedere ancora una volta la sospensione e quindi di rivedere un po’ il piano di discussione relativo a questo provvedimento.
  Ciò anche perché abbiamo visto che, ieri, cominciare questo provvedimento è stato molto interessante perché, come al solito, ci siamo trovati di fronte alla solita solfa e alla solita storia di chi, ancora una volta, utilizza le parole dette all'interno di quest'Aula – che ricordo essere l'Aula fondante di tutta la democrazia – in barba a tutto quello che sta accadendo fuori: stiamo vedendo gli scontri di decine di migliaia di cittadini che, in qualche modo, bene o male, stanno chiedendo di essere ascoltati, mentre qui dentro cosa accade ? Accade che, come al solito, nonostante le parole che si sono dette e che sono a verbale, per fortuna, del MoVimento 5 Stelle, che chiedeva, ancora una volta, la sospensiva, ritenendo però di intavolare un discorso sull'abolizione reale delle province, noi ci troviamo di fronte a – oramai non so più come altro definirlo – a un giornaletto – vogliamo chiamarlo in questo modo – un giornale di quartiere, L'Unità, che, in qualche modo, dice che il MoVimento 5 Stelle, ancora una volta, non vuole abolire le province. Io mi chiedo in base a cosa prenda queste notizie.
  Ma la vera cosa grave che voglio denunciare – e per questo vi chiedo, ancora una volta, di sospendere i lavori e di intavolare una discussione seria, prima di tutto, e corretta tra i gruppi – è che addirittura il capogruppo del Partito Democratico, Pag. 12il capogruppo Speranza, dice che il MoVimento 5 Stelle, assieme a Forza Italia – ma Forza Italia non ci riguarda perché già l'essere affiancati a Forza Italia per noi è un problema perché vuol dire che stiamo sbagliando qualcosa, però forse in questo senso non stiamo sbagliando, quando chiediamo la sospensione dei lavori – non vuole abolire le province.
  Allora, mi chiedo: la vergogna queste persone ce l'hanno ? Si guardano allo specchio quando dicono queste cose (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? In base a cosa queste persone vanno facendo pubblicamente queste affermazioni...

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, ricordo anche a lei che siamo sull'ordine dei lavori.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Sì, termino, Presidente.
  Allora, ribadisco ancora una volta: per evitare di essere la barzelletta all'interno di quest'Aula e per continuare un pochettino ad essere in contatto con quelli che stanno urlando da fuori e che chiedono di tagliare anche i costi della politica, come dice il neosegretario del PD, ed uno di questi sarebbe il taglio delle province, fermiamoci un attimo.
  Al netto di quelle che sono le «supercazzole» dette all'esterno, pensiamo un pochettino invece a lavorare seriamente in quest'Aula. Quindi, fermiamoci un attimo e guardiamo seriamente alla reale abolizione delle province. Ripeto testualmente: il MoVimento 5 Stelle vuole abolire le province (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, solo per sollevare alla Presidenza e anche ai colleghi riuniti in quest'Aula, il disagio che abbiamo rispetto all'organizzazione dei lavori nel trattare un tema così delicato, quale una riforma costituzionale, che incide direttamente sulla vita dei nostri cittadini.
  Voglio ricordare che, nella Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, a nostro avviso, c’è stata una forzatura da parte della maggioranza, andando, nella sostanza, a modificare l'ordine del giorno anche per la giornata di domani.
  Noi crediamo che, quando si affrontano temi così delicati, che incidono sulla Costituzione, non si può pensare di cercare di accelerare in modo così forte i tempi e non permettere una discussione approfondita da parte di tutta l'Aula, non solamente della Commissione referente, affinché possiamo confrontarci e fare una buona riforma e non semplicemente una riforma ai fini della propaganda elettorale.
  Presidente, le faccio presente – capisco che da sei ore, è passato a dieci ore il tempo a disposizione – che il gruppo della Lega Nord ha ancora a disposizione 28 minuti e 29 secondi per trattare una riforma costituzionale. Le domando...

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, solo per sua conoscenza, non è una riforma costituzionale...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Sì, Presidente, andiamo ad incidere...

  PRESIDENTE. No, perché, per le leggi costituzionali, è previsto un tempo diverso.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Lo so bene, Presidente, ma andiamo a incidere su un organo costituzionale, che sono le province previste dalla Costituzione. Mi scusi se, evidentemente, non mi sono espresso bene, ma il senso voleva essere quello.
  Abbiamo 28 minuti e 29 secondi. Io credo che a questo punto, visto che la Presidenza ha la possibilità di tenere in considerazione la situazione in cui si trovano i gruppi che hanno approfondito la discussione – penso anche in modo costruttivo – all'interno delle Commissioni referenti – voglia considerare sia l'ordine dei lavori deciso ieri dalla Conferenza Pag. 13dei presidenti di gruppo – so che ce ne sarà un'altra domani alle 15 – e, in secondo luogo, anche i tempi a disposizione dei diversi gruppi, perché ci sembrano assolutamente insufficienti.
  Credo che da questo punto di vista anche la maggioranza dovrebbe avere un occhio di riguardo, perché sono convinto che non tutti siamo sempre maggioranza e non tutti siamo sempre opposizione.
  Questa attenzione serve per tutelare la democrazia all'interno di quest'Aula e permettere ai vari rappresentanti, i vari parlamentari presenti nell'emiciclo, di poter esprimere la propria opinione e magari anche arrivare a soluzioni più condivise e migliori per i nostri cittadini.

  PRESIDENTE. Chiede di parlare l'onorevole Brunetta su un altro argomento. Ne avrà facoltà dopo che avrò risposto sulle questioni che sono state sollevate.
  Onorevole Gelmini, non la vedo più, però comunque potrà saperlo. Le sue considerazioni potranno essere maggiormente approfondite nella Conferenza dei capigruppo, che è stata ad hoc convocata proprio per vedere come proseguire l'andamento del dibattito su questo provvedimento. Quindi, quella sarà l'occasione nella quale, come vi è stata ieri una lunga discussione in sede di Conferenza dei capigruppo, sarà possibile capire come andare avanti.
  Per quanto riguarda, invece, l'onorevole D'Ambrosio, non posso dare corso alla sua richiesta di sospensione dei lavori, in quanto come sa l'argomento è iscritto nel calendario per la seduta di oggi già da molto tempo. Peraltro ieri, come lei sa, onorevole D'Ambrosio, le richieste di sospensiva e pregiudiziale sono state bocciate. Gli argomenti che lei ha portato nel corso del suo intervento troveranno sicuramente sede nel corso del dibattito e sono ovviamente soprattutto argomenti – non la vedo più, onorevole D'Ambrosio – di carattere politico.
  Anche all'onorevole Fedriga vorrei rispondere che i tempi per il contingentamento, come lei sa, sono stati già ampliati. È del tutto evidente che, quando saranno terminati i tempi che sono stati già assegnati, la Presidenza si farà carico di valutare la possibilità di dare eventualmente ulteriori tempi.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, scusi, perché è già intervenuto un altro onorevole. Onorevole Villarosa, le chiedo scusa, su questo, sull'ordine dei lavori, è già intervenuto, le vorrei spiegare...

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. La devo correggere.

  PRESIDENTE. Non ho capito, scusi.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. La devo correggere.

  PRESIDENTE. Prego. Ha facoltà di parlare.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, la vorrei correggere, perché lei poco fa ha detto che mercoledì alle 15, in Conferenza dei presidenti di gruppo avremmo stabilito i lavori da fare subito dopo la Conferenza, ma non è così. Effettivamente anche io, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, avevo capito come lei che alle 15 avremmo deciso cosa fare subito dopo.

  PRESIDENTE. No, io ho detto «l'andamento dei lavori» e l'andamento dei lavori non vuol dire...

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Esatto. Invece, mi è arrivata una lettera, con la quale la Presidente dice che già alle 16 verrà calendarizzato il provvedimento sulle province. Quindi, cerchiamo di capirci.

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, la Presidente ha mandato una lettera in ragione di quello che ieri ha stabilito la Conferenza dei capigruppo, di cui è stata data anche comunicazione ieri – non Pag. 14smontiamo il microfono, onorevole Villarosa –, ne è stata data informazione ieri in Assemblea e nessuno ha fatto alcuna obiezione, peraltro le faccio presente che sono intervenuti anche suoi colleghi sull'ordine dei lavori. Quindi, la comunicazione è stata già data a seguito di quello che è stato deciso in Assemblea. Quindi, quell'argomento non è frutto dell'iniziativa della Presidenza, ma è frutto di un'iniziativa che nasce da uno svolgimento del dibattito in sede di Conferenza dei capigruppo e poi dalla comunicazione che è stata data ieri sera. Adesso siamo già in una fase successiva.

  RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, le chiedo di porre in votazione, da parte dell'Assemblea, l'inversione dell'ordine dei lavori, del punto 2 all'ordine del giorno con il punto 4, anche in riferimento al fatto che il punto 4, vale a dire quello sulle misure cautelari personali, non solo è stato chiesto da numerosi gruppi parlamentari, ma è stato anche al centro della richiesta del messaggio alle Camere che ci è pervenuto da parte del Presidente della Repubblica.
  Quindi, sono qui a chiederle di mettere in votazione l'inversione del punto 2 con il punto 4.

  PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, ovviamente ora porrò la sua proposta all'esame dell'Aula. Voglio farle presente, per sua informazione, che sul punto successivo, che è quello che dovrebbe venire all'ordine del giorno qualora fosse approvata l'inversione dell'ordine del giorno, non abbiamo né il parere della Commissione bilancio né la riunione del Comitato dei nove.
  Quindi, non siamo nelle condizioni di poter fare immediatamente l'inversione dell'ordine del giorno, perché il provvedimento non è pronto. Comunque, sulla proposta di inversione dell'ordine del giorno darò la parola ad un deputato a favore e ad uno contro.
  Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, noi appoggiamo la proposta del presidente Brunetta, ritenendo utile in particolar modo per questo provvedimento che allo stato attuale abbiamo all'ordine del giorno avere il tempo di andare ad approfondire e modificare nel modo migliore. Come ho avuto modo di ricordare nel mio intervento precedente, in questo caso andiamo ad incidere direttamente sulla vita dei nostri cittadini, in alcuni casi addirittura nella sostanza ad andare a determinare che il voto del cittadino residente in una determinata area sia diverso dal voto di chi è residente in una limitrofa.
  Quindi, riteniamo che servano un maggiore approfondimento ed una maggiore attenzione, e quindi la proposta di inversione può essere utile a tal fine. Sono convinto che i vari gruppi, non volendo portare avanti delle misure prettamente mirate all'interesse del consenso elettorale, potranno accogliere questa proposta, visto che è meglio legiferare un po’ di meno, ma legiferare bene, piuttosto che fare delle «norme manifesto» che alla fine risultano più dannose che positive per i nostri cittadini. Quindi, invitiamo i colleghi a votare favorevolmente alla proposta avanzata dal gruppo di Forza Italia, nella persona del presidente Brunetta.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Università Cesare Alfieri di Firenze, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io credo che anche questa mattina abbiamo iniziato con il piede sbagliato, perché è iniziata una fase strumentale di ostruzionismo rispetto ad un provvedimento che era nei programmi del Governo, Pag. 15e in quel Governo c'era anche il presidente Brunetta, su cui c’è un impegno serio ad intervenire sui costi della pubblica amministrazione, per dare una risposta su cui tutti, tutti i gruppi politici, nelle loro esternazioni pubbliche, comunicano che hanno le idee chiare, cioè che bisogna superare le province nella loro tipologia, come le conosciamo oggi.
  Il Governo ha presentato un disegno di legge che è stato oggetto di un grande lavoro da parte della Commissione, con un contributo di tutti i gruppi parlamentari, e oggi ci troviamo nelle condizioni di dover passare da una fase delle discussioni ad una fase della presa in carico di una responsabilità politica su questo. Io penso che questa responsabilità politica passi anche attraverso la valorizzazione del tempo che noi stiamo impiegando qui.
  Il collega Fedriga prima ha fatto riferimento allo scarso tempo a disposizione del suo gruppo. Io penso che da parte nostra, come sempre è avvenuto, ci sia disponibilità ad entrare nel merito, a consentire che tutti i gruppi dicano la loro. Non siamo disponibili ad impedire che la maggioranza vada avanti sul suo programma di governo e questo programma di governo prevede che questo provvedimento diventi legge in tempi rapidi, per consentire che nella prossima tornata delle amministrative non si debba tornare a votare per le province così come le conosciamo.
  Io credo che sia un nostro diritto e un nostro dovere chiedere che l'Aula si esprima nel merito. Chi non è contrario al provvedimento ha il diritto di votare contro e ha il diritto di rimarcare la sua distanza, ma noi abbiamo il dovere e il diritto di vedere questo provvedimento approvato dall'Aula anche prima della legge di stabilità, e ci vuole l'impegno di tutti i gruppi parlamentari per consentire che questo sia possibile.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,32).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 11,40.

  La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 11,40.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 1542-A)

  PRESIDENTE. Colleghi, vorrei un attimo la vostra attenzione. Ricordo che, sulla base del parere espresso dalla Giunta per il Regolamento in data 24 ottobre 1996 (punto 1.2) e conformemente alla prassi (vedi le sedute del 19 maggio 2010, 20 febbraio 2007, 15 giugno 2004, 24 settembre 2003, 31 luglio 2003, 7 maggio 2003, 22 gennaio 2003, 12 dicembre 2002, 7 maggio 2002, 2 agosto 2001 e del 7 e 8 marzo 2001), gli interventi sull'ordine dei lavori ed in particolare le richieste di inversione dell'ordine del giorno devono essere effettuate quando si sia esaurita la trattazione del punto all'ordine del giorno ovvero prima che si passi ad un nuovo punto del medesimo.
  Non avrei pertanto, a termini di Regolamento, dovuto dare la parola all'onorevole Brunetta per la richiesta che vi fosse il voto dell'Aula per l'inversione o, quanto meno, non dovrei metterla in votazione. Però, siccome ritengo che su questo argomento vi sia stato un dibattito lungo e approfondito tra i gruppi e siccome ritengo che sia molto utile che si possa svolgere una discussione la più serena possibile, ho ritenuto, comunque, di accedere alla richiesta dell'onorevole Brunetta, ma rimanga agli atti che questa mia decisione non costituisce precedente.
  Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine Pag. 16del giorno, nel senso di passare direttamente al quarto punto, che reca il seguito della discussione della proposta di legge in materia di misure cautelari personali.

  La Camera respinge (per 126 voti di differenza).

  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Giovanni Paglia. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori ? Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per quanto riguarda il parere della Commissione bilancio riguardo agli oneri del provvedimento stesso. Io le chiedo, Presidente, di fare un approfondimento e dico chiaramente che la Commissione bilancio, se non vorrà farlo, si prenderà la responsabilità di non volere agire in tale direzione, in quanto la stessa Corte dei conti, nelle audizioni in Commissione...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fedriga. Colleghi ! Onorevole Lotti, capisco le congratulazioni, però... grazie.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Io la ringrazio, Presidente, perché credo sia un punto molto delicato sul quale richiedo ovviamente l'attenzione di tutti i colleghi in quest'Aula, perché, come dicevo prima, serve un maggiore approfondimento. Mi risulta, e chiedo a lei conferma, che la Commissione bilancio per il parere espresso non ha chiesto la relazione della Ragioneria dello Stato. Io vorrei sapere, quindi, su quali basi la Commissione bilancio ha dato il parere. Ricordo a tutti i colleghi e a lei, Presidente – ma lo sa meglio di me – che siamo in sessione di bilancio, che la Corte dei conti... mi dispiace che i colleghi siano poco attenti...

  PRESIDENTE. Lo so, ha ragione onorevole Fedriga. Colleghi ! Colleghi ! Colleghi !

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Io, se permette, leggo soltanto un piccolo estratto dell'audizione della Corte dei conti dove dice che: «anche se l'intervento proposto trova motivazione nella necessità di dare attuazione alle città metropolitane, la convivenza delle province e delle città metropolitane mette in dubbio l'effettiva realizzazione del risparmio ed anzi, venendo attivato un processo complesso di riorganizzazione, si profilano oneri per la finanza pubblica che la scheda tecnica, al pari degli asseriti risparmi di breve periodo, non prende in considerazione». Adesso, Presidente, noi in sessione di bilancio vogliamo votare un disegno di legge che la stessa Corte dei conti dice che produce oneri. Mi risulta, e le chiedo di nuovo conferma, che non ci sia una relazione della Ragioneria generale dello Stato e che quindi la Commissione bilancio – mi auguro non sia così, ma il Presidente se ne prende la piena responsabilità, adesso e in futuro, se si realizzeranno nuovi oneri – dice, dal mio punto di vista, se non ci fosse veramente la relazione, semplicemente per un interesse politico, che non esistono oneri. Così non si legifera ! Chiediamo al Governo una relazione tecnica da parte della Ragioneria dello Stato che certifichi che gli oneri non esistono, perché la Corte dei conti non dice così, e il Parlamento non può legiferare su disegni di legge onerosi in sessione di bilancio.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fedriga. La Commissione bilancio, come lei sa, ha già espresso un parere di nulla osta su questo provvedimento, e ciò per quanto riguarda la possibilità di proseguire nei nostri lavori è del tutto sufficiente, perché dal punto di vista formale ovviamente siamo nelle condizioni di andare avanti. Le sue valutazioni sono molto precise. Io auspico che nel corso dei nostri lavori la Commissione bilancio, e in particolare il presidente della Commissione Pag. 17bilancio possano maggiormente valutare le sue considerazioni e, qualora lo ritengano necessario e opportuno, fare ulteriori verifiche, ma dal punto di vista della possibilità di procedere con i nostri lavori ovviamente per noi è sufficiente il parere che formalmente ha espresso la Commissione bilancio.
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, da quando è iniziata questa legislatura non sono pochi i provvedimenti che hanno prodotto danni o risultati diversi da quelli desiderati, che si sarebbero potuti evitare, per esempio, approvando i nostri emendamenti. Pensiamo solo all'IMU, e poi dopo averci pensato stendiamo un «velo pietoso», dato che avremo modo, pare, di tornarci presto per l'ennesima volta. Tuttavia, io non ricordo un altro testo che apparisse così contraddittorio e privo di una vera logica di conduzione e di chiarezza nelle premesse e negli esiti. La cosa mi sembra particolarmente grave se pensiamo che si interviene non su un aspetto secondario di politica economica, ma sull'assetto di parte significativa delle istituzioni locali, con l'ambizione, immagino, di una riforma di lunga durata, dato che questo Paese non può permettersi l'ennesima «girandola di incertezza», nascosta sotto l'aspetto della governance.
  Eppure, viste le premesse, ci viene consegnata la certezza che questa legge – se approvata nei termini proposti – avrà vita breve, perché troppo carente sotto due aspetti fondamentali: la chiarezza e la democrazia. In un sistema democratico, infatti, i cittadini hanno soprattutto il diritto ad istituzioni trasparenti nelle loro regole di funzionamento e nelle loro effettive competenze. Chiunque dovrebbe essere in grado senza sforzo di sapere cosa sia un comune, una provincia, una regione, di cosa si occupi e in che modo, di chi siano le responsabilità e come vengano esercitate. A me sembra un principio elementare indispensabile, anche per la tenuta stessa della democrazia, perché se si è, invece, in presenza di un sistema opaco dopo un po’ non si capisce più nulla e il voto diventa solo un fatto fideistico e alla fine inutile. Non si vota, infatti, per ciò che non si comprende; con ciò che non si comprende ci si arrabbia e, sotto questo aspetto, mi sembra che in Italia siamo già a un buon livello.
  Ora, che nel nostro Paese si siano verificate una confusione e una sovrapposizione di competenze tra diversi livelli istituzionali, tali da non rendere più leggibili per i cittadini funzioni e responsabilità di ciascuno, a me sembra un dato di assoluta evidenza. In tanti chiedono, giustamente, l'abolizione delle province, perché non capiscono di cosa si occupino, ma poi sarà il turno delle regioni: verrà chiesta l'abolizione delle regioni per lo stesso motivo. Resistono i comuni, per il momento, la cui autorevolezza, peraltro, è minata dal proliferare di unioni di comuni, a cui tuttavia da molti anni vengono imputate anche le responsabilità di province, regioni e anche dello Stato: responsabilità politiche, voglio dire. Qualsiasi cosa succeda, in altre parole, è sempre colpa del sindaco.
  La politica, una politica realmente riformatrice, in un quadro del genere dovrebbe, tuttavia, evitare di inseguire il comprensibile umore dell'elettorato promettendo semplicemente lo «scalpo» delle province e il trasferimento ad altri delle loro competenze, naturalmente contando su amministratori volontari, perché su tutto impera sempre il mantra della gratuità di servizio. In questo provvedimento si propone, anzi si impone, ad amministratori che realmente, anche in termini di stipendio, incarnano lo spirito di servizio – i sindaci –, di accollarsi nuove gravose responsabilità, naturalmente senza nessun aumento di compensi. Così ci «facciamo belli» sulle spalle altrui.
  Una politica realmente riformatrice – dicevo – dovrebbe avere la forza di studiare e capire quali siano oggi le funzioni di governo territoriale fondamentali, quale sia l'ambito ottimale in cui queste possano essere condotte, evitare come la peste Pag. 18qualsiasi tipo di sovrapposizione e, quindi, intervenire sul TUEL e, eventualmente, sul Titolo V della Costituzione. E dovrebbe fare tutto questo avendo sempre ben presente un principio, che viviamo in una Repubblica democratica e vorremmo continuare a viverci e che, quindi, ogni livello di governo dovrebbe essere presieduto e controllato da organi eletti dal popolo.
  Gli enti di secondo livello sono, invece, un istituto medioevale, burocratico, opaco, che finisce per ridurre la democrazia a fatto formale, eliminando qualsiasi nesso fra luogo della decisione e luogo della rappresentanza. Si finisce per votare qualcuno che a sua volta eleggerà, secondo meccanismi imperscrutabili, qualcun altro, che forse deciderà, attraverso percorsi lontani dalla percezione e, quindi, dal controllo popolare.
  Chi propone questo provvedimento ha in animo non di abolire le province, né di abolire i piccoli comuni, ma di sottrarre le une e gli altri a qualsiasi rapporto con la democrazia. Si istituiscono cittadini di serie B, quasi tutti, il cui diritto di voto è limitato al proprio comune, magari piccolo e svuotato di risorse, competenze e funzioni, e cittadini di serie A, sindaci e consiglieri, con il diritto di votare fra di loro le rappresentanze ristrette che hanno accesso ai luoghi di decisione e governo. Questa è la ratio di questo disegno di legge e a me, francamente, non piace.
  Lo dice uno che non avrebbe nessun problema ad abolire le province, né le regioni, che non ha l'ossessione identitaria del comune di 5 mila abitanti, che appartiene ad un partito completamente libero dalla necessità di mantenere in vita artificiale apparati e clientele attraverso gli enti territoriali. Ma che sa, però, che esistono funzioni che vanno svolte a livello di area vasta, per esempio, e altre che hanno bisogno di un ambito ancora maggiore per essere efficienti ed efficaci e, soprattutto, che ha un grande amore per la democrazia e ha ancora gli occhi per vedere quando, dietro battaglie moraliste o condotte in nome della governance di sistema, si commette in realtà un attacco alla democrazia.
  Lo dice sempre uno che credeva e crede che l'istituto della città metropolitana potrebbe essere un grande strumento di modernizzazione del Paese e di restituzione di potere ai cittadini, oggi spesso divisi fra chi vive e vota nel centro capoluogo, dove realmente si prendono decisioni che influiscono in modo determinante su tutti i comuni circostanti, e chi vive e vota in questi ultimi, che le decisioni le subiscono.
  E d'altra parte renderebbe più facile razionalizzare scelte di investimento importanti, che hanno bisogno di considerare il tessuto urbano per quello che è, nella sua continuità attuale, e non per quello che era cinquant'anni fa.
  Ma anche qui, la città metropolitana che voi disegnate è un complesso farraginoso che non porterà né più democrazia, né più facilità nelle scelte, ma solo più contrattazione fra chi avrà il potere di esercitarla.
  Io credo che questo testo andrebbe preso e forse ritirato, che dovremmo uscire dalla nebbia della propaganda e dei luoghi comuni e prendere l'impegno con noi stessi e con il Paese di riformare il TUEL in modo condiviso e con un progetto di lunga durata, e che dovremmo farlo solo noi, cui la Costituzione affida insieme e singolarmente la rappresentanza della Nazione, senza farci minimamente influenzare da chi invece rappresenta interessi particolari.
  Ma se non si ha la forza di fare questo, perché è sempre meglio lavorare per le elezioni che per il Paese, almeno chiedo di considerare tutti i nostri emendamenti. Non sono molti, solo ventiquattro, e ognuno di loro ha semplicemente l'ambizione di restituire un po’ di democrazia e di razionalità a questo disegno di legge. Lo facciamo proponendo soluzioni di grande impatto, come l'elezione diretta da parte dei cittadini degli organismi delle città metropolitane e delle province, dato che non vengono abolite, e interveniamo senza che, rispetto alla situazione attuale, ci sia alcun aumento dei costi della politica (voglio tranquillizzare). Lo facciamo democratizzando il processo di costituzione Pag. 19delle città metropolitane e di impostazione dei loro statuti, che attualmente non garantisce la pari dignità di tutti i comuni, e quindi di tutti i cittadini, aderenti.
  Proponiamo che, se insisterete su questa strada sbagliata delle città metropolitane come enti di secondo livello, almeno esista una garanzia che le decisioni possano essere assunte solo a maggioranza della popolazione rappresentata. Proponiamo poi una banalità: che anche negli organi esecutivi sia garantita la parità di genere, oggi spesso bellamente ignorata, e che lo stesso equilibrio sia obbligatorio anche nella formazione delle liste.
  Chiediamo che vengano abolite non le province, ma la pletora di enti intermedi, consorzi e società che le hanno svuotate di significato, portando in luoghi non democratici risorse e decisioni e contemporaneamente contribuendo all'esplosione dei costi.
  Prevediamo poi che venga cancellato l'ultimo taglio operato dal Governo Monti del numero dei consiglieri comunali, pur mantenendo inalterati gli impegni di spesa – quindi anche qui senza un aumento dei costi –, perché siamo convinti che la democrazia sia data dalla rappresentanza, e che non si possa intervenire in questa delicata materia con lo «sguardo del ragioniere».
  E poi restituiamo tra l'altro alle province le competenze in materia di edilizia scolastica, che ha bisogno – ha veramente bisogno – di uno sguardo di area vasta per evitare il rischio gravissimo di discriminazioni, in una materia che è così importante per il benessere e lo sviluppo di tutti i ragazzi italiani.
  Sono tutti emendamenti, come si vede, che hanno un'unica «ossessione»: mantenere spazi di democrazia in un Paese che ogni giorno corre nella direzione opposta, nella cattiva illusione che i nostri problemi possano essere risolti chiudendo ogni giorno una porta alla rappresentanza e alla partecipazione: cattiva illusione, che peraltro porta con sé nessuna soluzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore «Benelli» di Pesaro, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa ?

  DANILO TONINELLI. Per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. A che articolo ?

  DANILO TONINELLI. In particolare all'articolo 119, comma 4. L'articolo 119, al comma 4, ci dice che durante la sessione di bilancio è sospesa ogni deliberazione da parte dell'Assemblea e delle Commissioni in sede legislativa sui progetti di legge che comportino nuove o maggiori spese.
  Come ha poco fa affermato il collega Fedriga, dalla relazione della Corte dei conti si evince come questo provvedimento abbia degli oneri e ciò significa che, rientrando nell'articolo 119, comma 4, questo provvedimento deve essere sospeso.
  A ciò aggiungo che, nel momento in cui quest'Aula andrà a votare un emendamento con oneri, le domando, Presidente, come si comporterà, rientrando per l'ennesima volta nell'articolo 119, comma 4, che prevede la sospensione di tutti i progetti di leggi durante la sessione di bilancio – e siamo in sessione di bilancio – che comportano oneri.
  Quello che il MoVimento 5 Stelle vuole dire, Presidente, è che lei si sta assumendo la responsabilità di portare avanti un provvedimento che, a norma di Regolamento, deve essere sospeso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Toninelli. Io l'ho fatta parlare. Ovviamente questo argomento l'abbiamo trattato prima. Se fosse intervenuto mentre discutevamo dell'argomento... Altrimenti, se ogni dieci minuti ciascuno si alza e ripropone Pag. 20una questione sulla quale la Presidenza ha già dato una risposta, ovviamente non finiamo più.
  Però io l'ho fatta parlare e non posso che confermare la risposta che ho dato all'onorevole Fedriga e cioè che, per proseguire in questa fase dei nostri lavori, per noi è sufficiente il parere formale espresso dalla Commissione bilancio. Ovviamente, qualora si dovesse porre qualunque altra problematicità, sarà la Commissione bilancio, nelle forme che riterrà opportune, a rassicurare l'Aula sul fatto che possiamo procedere. Adesso, nella fase nella quale siamo, possiamo procedere perché abbiamo un parere espresso da parte della Commissione bilancio.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, questo disegno di legge disciplina le città metropolitane e svuota le province di alcune loro funzioni, trasferendole ai comuni o alle regioni, in attesa della riforma costituzionale relativa all'abolizione delle province. Così dice il disegno di legge.
  Ma perché dobbiamo aspettare questa riforma costituzionale, che, forse, chissà, tra qualche mese, magari, abolirà le province ? Noi le province le vogliamo abolire subito, da adesso, ed è fattibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per questo, noi avevamo chiesto già più volte di scorporare l'abolizione delle province dal pacchetto delle riforme costituzionali, che stanno procedendo, come sappiamo, su un altro binario, per accelerare questo percorso, perché ci vuole una riforma costituzionale, ma, se c’è il consenso di tutti, si può fare già da subito. Noi siamo d'accordo ad accelerare subito l'abolizione delle province, però, purtroppo, siamo gli unici, perché gli altri lo vogliono fare a parole (Commenti)...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Carinelli. Colleghi ! Prego.

  PAOLA CARINELLI. Infatti, abbiamo visto che noi siamo gli unici che diciamo di voler abolire le province e ci comportiamo di conseguenza, cercando in qualsiasi maniera di accelerare questa misura, mentre invece abbiamo visto che gli altri gruppi a parole dicono di voler abolire le province, ma quando noi gliene diamo le possibilità, non lo fanno.
  Per cui noi rinnoviamo l'invito agli altri gruppi a unirsi a noi nel voler abolire le province subito, senza aspettare una riforma costituzionale che, forse, chissà, non si sa, probabilmente no, visti i tempi e vista la difficoltà degli altri gruppi di mettersi d'accordo, non si farà. Noi ci teniamo a ripetere che le province si possono abolire anche adesso.
  Questo disegno di legge non le abolisce, anzi raddoppia gli enti, perché su uno stesso territorio ci sarà la possibilità che convivano le città metropolitane e le province, perché c’è un comma di un articolo che dice che, se un terzo dei comuni della futura città metropolitana non vuole fare parte della città metropolitana stessa, potrà rimanere come provincia, per cui sullo stesso territorio potranno rimanere la città metropolitana e la provincia.
  Non solo, quindi, con questo disegno di legge non si aboliscono le province, ma addirittura si raddoppiano gli enti locali, perché su uno stesso territorio potranno esserci sia la provincia, sia la città metropolitana, con conseguente moltiplicazione delle poltrone.
  Quindi, per favore, non raccontiamoci frottole: le province si possono abolire da subito con una riforma costituzionale. Questo disegno di legge non le abolisce, noi invece chiediamo che il percorso delle riforme costituzionali (Commenti)...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Carinelli. Scusate, i colleghi che sono dietro all'onorevole Carinelli... Grazie, colleghi. Prego.

  PAOLA CARINELLI. Sì, grazie, Presidente, avevo concluso. Chiediamo, quindi, che il percorso delle riforme costituzionali riguardante l'abolizione delle province possa procedere in maniera spedita e non con un qualcosa che tappa male una toppa come questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 21

  PRESIDENTE. Hanno chiesto di parlare gli onorevoli Ravetto, Palese e Sisto, ma non essendo presenti in Aula, si intende che vi abbiano rinunciato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, sostanzialmente mi unisco a una serie di altri interventi che, in questa occasione, si sono fatti sentire in ordine al fatto che questo progetto di legge, se c'era la necessità di trasferire agli italiani, ai nostri concittadini il senso che questo Governo sta facendo una confusione totale e che quindi questo Parlamento avvalla questa confusione, ne è un'altra occasione.
  Non voglio entrare nello specifico dell'articolato perché mi disperderei. Ho già avuto modo, anche con un po’ di sofferenza, in Commissione, di sviluppare il perché «no» a questo progetto, il perché è opportuno che venga ritirato, che venga messo nei cassetti e che venga studiato un altro progetto e un altro percorso, più lineare, più semplice e più leggibile.
  Io non so, nella riorganizzazione generale dello Stato, dei comuni e degli enti locali, cosa vogliano dire «sistema province», «momento intermedio» ed «ente locale provincia». So solo che questo progetto è una gran confusione !
  Vengo da un'esperienza diretta, oltre che nel comune e nella regione, anche nella provincia, visto che sono tuttora vicepresidente di una provincia non piccola, una delle più grosse province d'Italia, con 206 comuni e con 2.500 chilometri di strade extracomunali da gestire. Ebbene, cosa mi sta dicendo questo progetto ? Che chi ci ha lavorato sopra, ha lavorato solo con un obiettivo: quello di creare delle piccole nicchie di potere, di casta, e che qualche partito, in particolare di sinistra, grazie alla vittoria nei comuni limitrofi e capoluogo, possa portarsi a casa anche qualche occasione in più grazie a questa possibilità. Però, è troppo smaccata la questione e anche rischiosa, direi, per il bene della nostra comunità; è rischiosa perché è evidente questo gioco al massacro del nostro territorio e questo gioco a raccogliere a mo’ di casta, che, quindi, fa incavolare ancora di più. E hanno ragione i signori, gli amici, i colleghi grillini a dire che la reazione del vostro popolo sarà ancora superiore. E, quindi, questo deve mettere in guardia tutti noi.
  Anche in Commissione recentemente ho avuto modo di dirlo. Mi rivolgo al signor Bressa, all'onorevole Bressa, che si è preoccupato, per verità, di ritagliarsi la sua provincetta, comunque in zona stranamente isolata, insieme a un'altra provincetta o due, perché quelle non vanno toccate, no ? Il grande, là, magari va fatto su Brescia, piuttosto che altrove, no ? Oppure, pardon, su Venezia, con 40 mila abitanti, che va gestita ad «area vasta», qui è da ridere ! Il risultato è che questo modo di impostare e di confrontarsi con noi e il Governo è fuori dalla storia, che dimostra, innanzitutto, di non conoscere il territorio, non conoscere le problematiche, perché un conto è la provincia di Paternò – dico un'ipotesi che magari non è neanche una provincia –, piuttosto che la provincia di Brescia, di Padova o di Verona ! Un conto è parlare della provincia di Milano, di Napoli e di Roma, un conto è parlare della provincia di Pavia, grande area metropolitana.
  Allora, se le province piccole di 180-200 mila abitanti possono avere un problema, le province grandi hanno altri problemi e le città metropolitane altri problemi ancora: l'esempio classico, macroscopico, è la città di Roma, che assorbe non solo la microprovincia, ma anche la regione stessa, in se stessa, nel suo pacchetto di milioni di abitanti.
  Ebbene, tutto questo ci fa dire che questa gran fretta per vendere spot, per raccattare qualche comitato di saggi o di «sufficienti» professoroni, che magari da sindaco, da una parte, poi diventano anche gestori di un pacchetto più ampio dall'altra, cioè della città metropolitana di turno, ebbene, tutto questo dimostra che i costi dovranno finire. La Corte dei conti lo ha detto chiaro, ma lo dice anche un semplice «ragionericchio» di provincia: i conti non tornano ! Perché un dipendente non può essere licenziato, quindi rimane all'ente Pag. 22stesso, se rimane ancora, oppure va alla regione e sapete che le regioni mediamente hanno costi dei dipendenti molto superiori ai costi dei dipendenti dei comuni e delle province.
  I centri di spesa si moltiplicano a iosa, non sono più a capo della stessa provincia, ma diventano altri centri di spesa: associazioni di comuni, le aree metropolitane, le aree provincia di là, provincia di qua. Ciò vuol dire un'infinità di altri centri di spesa che mettono a ruolo una serie di maggiori oneri e maggiori costi per la comunità.
  Questo è quello che la nostra gente fuori raccoglie, altro che un nuovo rinnovamento o una riorganizzazione delle province ! È meglio che si chiudano le province e si dica alle regioni che lavorano (e sono buona parte le regioni che lavorano): riorganizzate voi, per favore, il territorio intermedio fra comune e regione, se ci sono le condizioni. Altrimenti, per favore, si sospenda tutto e si porti a casa tutto nella revisione costituzionale, di cui poc'anzi all'intervento della collega dei «grillini». Non solo secondo me, ma secondo tanti, ritengo che la maggioranza degli italiani la veda così.
  Questo provvedimento va avanti sottobanco, perché sulla stampa è poco riportato – forse, perché è anche poco sentito –, ma è anche scientificamente tenuto sotto traccia, perché non deve assolutamente svegliare nessuno. Però, dopo, qualcuno se ne accorgerà e, allora, saranno cavoli amari per tanti. Ma la responsabilità è ben individuata, signor Ministro, e non certo, in questo caso, nei banchi dell'opposizione.
  Quindi, mi rivolgo agli amici e ai colleghi del PD, in particolare, che conosco in tanti, come anche la loro storia e la loro militanza sul territorio: non è possibile che si vada nelle province storiche a «vendere» questo tipo di proposta. Non verrà accettata, verrà solo rigettata. È meglio avere l'onestà intellettuale di dire: cara regione Lombardia, Veneto, Piemonte, Campania, non lo so, tutte le regioni che volete, fate un'analisi voi, coordinatevi con lo Stato e le regioni e portate avanti un progetto migliore o, comunque, più leggibile, più comprensibile, da un lato. Diversamente, per favore, si aspetti la revisione generale dell'ordinamento costituzionale, nell'ambito del quale, insieme alla riorganizzazione dei vari enti, comprese le regioni, si possa dire una parola migliore, più comprensibile, più reale e più vera, più autentica, e non così, messa in qualche maniera, che, sicuramente, farà solo del male alle nostre comunità, ai nostri cittadini, a noi stessi.
  E la dignità, di cui tante volte rivendichiamo la volontà, il desiderio di riportarci in sufficiente autorevolezza, noi la disperdiamo totalmente. Ancora una volta, abbiamo l'occasione per rivendicare, per ridarci un minimo di autorevolezza, ma con questo provvedimento noi buttiamo interamente al macero la nostra considerazione come parlamentari e come legislatori. Questo è l'appello che lascio ad ognuno di voi, perché abbiate un po’ di onestà intellettuale, prima che politica, per dare una risposta giusta ai nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ottavio. Ne ha facoltà.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, questo intervento è un intervento a titolo personale e chiedo scusa anche al gruppo perché rubo un po’ del tempo ad esso dedicato. È un dissenso che non ha nulla, però, a che fare con le posizioni degli altri gruppi politici.
  È stata fatta una scelta che ci porterà all'abolizione delle province così come le abbiamo conosciute. Io lo dico – e spero in questo senso di essere chiaro – che poteva essere fatta un'altra scelta, e vorrei solo dare una piccola testimonianza. Un'altra scelta era possibile: io avrei rafforzato le province, magari, riducendole, ma avrei portato in queste istituzioni tutto quanto oggi è ridondante, sovrapposizione, soprattutto enti e uffici. Pag. 23Questo avrebbe semplificato e fatto risparmiare molto di più.
  Nessuno conosce il signor ANAS o il provveditore alle opere pubbliche o il direttore dell'ufficio scolastico provinciale, ma tutti e, soprattutto gli amministratori e i sindaci, conoscono la provincia, il suo presidente, gli assessori. E a proposito di amministratori, quelli provinciali insieme ai dipendenti della provincia, sono stati oggetto di una campagna di diffamazione indegna, con considerazioni e cifre senza senso. La storia della provincia e di molti amministratori è una storia gloriosa.
  Dal 1951, quando ci sono state le prime elezioni delle province (elezioni dirette), fino ad oggi, possiamo dire che le politiche ambientali, la programmazione economica, le politiche territoriali, le politiche per il lavoro e le politiche per l'istruzione sono nate in provincia. Vorrei soltanto che venisse segnato questo fatto, che restasse agli atti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, in sintonia con il collega che mi ha preceduto, mi preoccupo. Ho fatto per quindici anni il consigliere provinciale; parlo della mia provincia, Foggia: 3.200 chilometri di strade, tantissimi istituti superiori. La regione ha affidato alla provincia di Foggia, così come a tutte le altre province, tante deleghe aggiuntive, come la formazione professionale, e tante, tante altre deleghe importanti. Io mi chiedo: i comuni come faranno a tenere aperti, visto e considerato che non riescono a tenere aperte le scuole elementari, gli istituti superiori ? Con quali fondi ? Sulle strade provinciali chi interverrà e con quali fondi ? Chi sono coloro i quali dovranno sostituirsi alle province ?
  Allora, come tutte le cose che stanno succedendo, in un sistema che è saltato, la politica non ragiona più. Questo è, in questo momento, un ulteriore assassinio che si fa forse all'unico ente intermedio che funzionava.

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito i relatori ad esprimere il parere.
  Prego, onorevole Bressa, relatore per la maggioranza.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Allasia 1.1, Centemero 1.366 e Matteo Brigantini 1.6.
  Sull'emendamento Cicu 1.800, che recepisce un parere del Comitato per la legislazione, la Commissione esprime parere favorevole mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Russo 1.7, Gelmini 1.301, Bianconi 1.22, De Mita 1.24 e 1.250, Invernizzi 1.200 e Bianconi 1.23.
  La Commissione, inoltre, esprime un invito al ritiro sull'emendamento Gelmini 1.25, perché verrebbe ripresentato in seguito, nella stessa identica formulazione, ma con l'aggiunta di un inciso: dopo «leggi istitutive» verrebbe inserita una virgola e le seguenti parole: «nonché delle Camere di commercio». Esso verrebbe inserito all'articolo 23, dopo il comma 8, e diventerebbe l'8-bis, perché quella è l'esatta collocazione della previsione di questa norma. Per cui, vi è un invito al ritiro, con l'impegno di riformularlo nel testo che ho proposto.
  La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Invernizzi 1.26 e Dieni 1.27, sugli emendamenti Russo 1.36, 1.34 e 1.37, Gelmini 1.203, Pilozzi 1.201, Bianconi 1.46 e 1.202, sugli identici emendamenti Gelmini 1.204 e Mazziotti Di Celso 1.251 e sugli emendamenti Russo 1.205, Dieni 1.55, Russo 1.66 e 1.206, De Mita 1.295, Centemero 1.350, Matteo Bragantini 1.73, D'Ambrosio 1.74 e Invernizzi 1.300.
  La Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 1.500.
  Infine, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Palese 1.360, Balduzzi 1.292, Fraccaro 1.107, Invernizzi 1.115 e De Mita 1.113.
  Presidente, se mi permette, vorrei fare una correzione: sono tutti inviti al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Pag. 24

  PRESIDENTE. Sta bene. Prego, onorevole Bragantini, relatore di minoranza.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento Allasia 1.1, contrario sull'emendamento Centemero 1.366 e favorevole sugli emendamenti Matteo Bragantini 1.6 e Cicu 1.800.
  Sugli emendamenti Russo 1.7 e Gelmini 1.301 il parere è favorevole mentre per quanto concerne l'emendamento Bianconi 1.22 mi rimetto all'Aula. Sugli emendamenti De Mita 1.24 e 1.250, Invernizzi 1.200 e Bianconi 1.23 il parere è favorevole mentre sull'emendamento Gelmini 1.25 il parere è contrario.
  Per quanto riguarda gli identici emendamenti Invernizzi 1.26 e Dieni 1.27 il parere è favorevole mentre sull'emendamento Russo 1.36 mi rimetto all'Aula. Esprimo, inoltre, un parere favorevole sugli emendamenti Russo 1.34 e 1.37, Gelmini 1.203 e Pilozzi 1.201 mentre sull'emendamento Bianconi 1.46 il parere è contrario.
  Per quanto riguarda l'emendamento Bianconi 1.202 e gli identici emendamenti Gelmini 1.204 e Mazziotti Di Celso 1.251, mi rimetto all'Aula; sull'emendamento Russo 1.205 esprimo parere favorevole mentre sull'emendamento Dieni 1.55 esprimo parere contrario. Il parere è favorevole sull'emendamento Russo 1.66, mentre è contrario sugli emendamenti Russo 1. 206 e De Mita 1.295.
  Per quanto concerne l'emendamento Centemero 1.350, mi rimetto all'Aula mentre esprimo parere favorevole sull'emendamento Matteo Bragantini 1.73.
  Sull'emendamento D'Ambrosio 1.74 il parere è contrario mentre sull'emendamento Invernizzi 1.300 il parere è favorevole. Il parere è, altresì, contrario sull'emendamento 1.500 della Commissione nonché sull'emendamento Palese 1.360.
  Infine, sugli emendamenti Balduzzi 1.292 e Fraccaro 1.107 mi rimetto all'Aula mentre sugli emendamenti Invernizzi 1.115 e De Mita 1.113 esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GRAZIANO DELRIO, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza Bressa.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Allasia 1.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, signor Ministro, con questo emendamento intendiamo sottolineare ulteriormente la necessità di ripensare a una legge di questo tipo. Voi come maggioranza ci avevate detto che era parte integrante del progetto di Governo quello delle riforme costituzionali: oggi stiamo parlando di questo.
  Il Premier, il Presidente del Consiglio poco meno di un mese fa ha dichiarato che è un punto d'onore anche della sua attività di Governo quello di far sì che le riforme costituzionali possano essere approvate entro la metà dell'anno prossimo; per cui chiediamo come mai c’è tutta questa fretta di intervenire in un settore, come quello delle province e dell'organizzazione delle funzioni di area vasta, e non c’è invece la volontà di aspettare questi sei mesi per far sì che ci sia la possibilità di fare una riforma veramente organica.
  Pertanto noi con questo emendamento vi chiediamo ancora con forza di ripensare a quello che si sta facendo, perché capiamo perfettamente che alle spalle di una legge di questo tipo vi è solo la volontà politica di segnare un punto, cioè di appuntarsi sul petto la medaglia della soppressione non delle province, ma degli organi elettivi della provincia: qualcosa pertanto che può essere vendibile sicuramente in una campagna elettorale. Ma siamo convinti – e lo sapete anche voi – che questa legge, se approvata in questi termini, altro non farà che complicare ulteriormente la vita degli amministratori locali e delle nostre comunità.
  Ecco perché, pertanto, chiediamo ancora una volta con forza di ripensare Pag. 25seriamente all'opportunità di continuare in modo così convinto su una legge che, siamo convinti, non farà altro che causare ulteriori danni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, avendo un solo minuto, citerò parole del presidente Saitta, mio presidente della provincia di Torino in altro momento.
  Però, per enunciare assolutamente il favore verso questo emendamento soppressivo, bisognerebbe riascoltare eventualmente alcuni interventi di colleghi illustri della provincia di Torino, che ne hanno fatto parte, in quest'Aula poc'anzi, per capire la bontà di questo emendamento, perché cerca di sopprimere il provvedimento in un'azione sicuramente difficile come questa, che stiamo cercando di fare, di opposizione per enfatizzare la situazione sulle città metropolitane.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per un minuto.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per ribadire il concetto che con questo provvedimento non si va assolutamente a semplificare e a ridurre i costi della politica, ma al contrario vi è la generazione di nuovi oneri, non vi è alcuna semplificazione e vi troveremo delle ulteriori complicazioni a livello amministrativo.
  Quindi ben venga questo emendamento con il quale noi chiediamo che venga soppresso l'articolo 1, in quanto questo è un provvedimento che noi giudichiamo assolutamente propagandistico e che non riteniamo possa essere utile alla nostra gente e ai nostri territori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle è da sempre favorevole all'abolizione delle province e lo siamo stati a tal punto da non esserci mai presentati fino ad oggi a nessuna delle elezioni provinciali che si sono svolte da quando il nostro movimento è nato e partecipa alle competizioni elettorali ad ogni livello.
  Proprio perché noi vogliamo davvero l'eliminazione di quello che continuiamo a definire un ente inutile, non possiamo che opporci ad un provvedimento come quello in esame che, invece, è un palliativo e, ancora una volta, «fumo negli occhi» per poter rivendicare che, in tema di province, qualcosa è stato fatto.
  Io comprendo che da lunedì mattina il Partito Democratico ha un'urgenza assoluta di dimostrare che, dopo le parole e gli slogan, sulle questioni vere, come le province, si cambia verso. Io comprendo che, se si annuncia un provvedimento che taglierà un miliardo ai costi della politica, poi a stretto giro qualcosa si deve fare o far finta di fare, se non si vuole che quel miliardo sia solo uno slogan su cui si ironizza, come fu negli anni Novanta il famoso milione di posti di lavoro promesso da Berlusconi. Peccato che i risparmi che questo provvedimento reca sono minimi e lo dice la stessa relazione tecnica al provvedimento, risparmi che consistono quasi unicamente nella previsione che non vi saranno più elezioni provinciali da dover svolgere.
  Si tratta di un obiettivo un po’ troppo limitato a fronte del fatto che, per quanto riguarda il resto delle spese, tutto rimarrà come oggi. Per essere precisi, non è vero che tutto rimarrà così com’è oggi, perché questo disegno di legge peggiora la situazione in termini di costi.
  In questo senso stupisce, ma sarebbe più appropriato dire che è clamoroso, il parere espresso dalla Commissione bilancio sulla presunta non onerosità di questo provvedimento, consentendogli di approdare in Aula in piena sessione di bilancio con il disegno di legge di stabilità in Commissione.Pag. 26
  Se consideriamo la ratifica del TAP della scorsa settimana, voluta per motivi politici – e mi permetto di dare un suggerimento non richiesto alla Farnesina, ossia che forse è la causa di quanto sta succedendo ad alcuni nostri connazionali a Varsavia, visto che la Polonia non ha affatto preso bene questa ratifica – è la seconda volta che forziamo il Regolamento della Camera e, anche in questo caso, mi permetto di ricordare che questa forzatura avviene sulla forza dei numeri dichiarati incostituzionali.
  Così oggi iniziamo a votare su una proposta che non solo non reca risparmi e non elimina le province, ma potrebbe addirittura aumentare il numero degli enti esistenti grazie alla norma che consente la sopravvivenza delle province laddove si vanno a formare città metropolitane. Sembra uno scherzo, ma non lo è, perché nei territori delle città metropolitane sarà sufficiente che un qualificato numero di comuni si rifiuti di aderire a questo nuovo ente amministrativo per mantenere in vita la provincia di cui facevano parte in precedenza.
  Da quando sono in questo Parlamento, anche se sono pochi mesi, non ho mai visto un provvedimento che in fase di audizione ha riscosso una valanga di critiche unanimi e senza appello.
  Ebbene, il capolavoro della norma che fa convivere da separati in casa la provincia e la città metropolitana, è la norma manifesto del livello di questa legge che, pur essendo stata scritta da un Ministro, il Ministro Delrio che fa parte del nuovo corso del Partito Democratico, più che al cambio di verso fa venire in mente che sulle province, da parte vostra, non c’è proprio verso.
  È per questo che – a fronte di un testo come quello a cui ci siamo trovati davanti in Commissione e che è stato ampiamente modificato dagli stessi relatori di maggioranza, o meglio da un relatore di maggioranza – non abbiamo potuto far altro che tentare di limitare il danno, attraverso emendamenti ampiamente soppressivi degli articoli di questo disegno di legge, come questo proposto dalla Lega Nord, e quegli stessi emendamenti abbiamo riproposto in Aula.
  So che il termine, in politica, è ampiamente abusato, ma questa proposta di legge sulle province è una clamorosa «legge truffa» perché il suo fine non è di preparare il terreno all'abolizione, ma, al contrario, di cercare di consolidare, nei limiti del possibile e in attesa che si possa passare la nottata.
  Se davvero si volevano abolire le province, si doveva partire dalla legge costituzionale che le aboliva, che il MoVimento 5 Stelle ha presentato da tempo, i primi giorni che eravamo qui, ma che anche lo stesso Governo ha presentato. Abolire la norma principale e porre il principio incontrovertibile dell'abrogazione e poi dettare una normativa transitoria che valesse nelle more dell'attuazione del dispositivo costituzionale, era l'unico percorso razionale – siamo partiti dal fondo – percorso dal quale questo Governo si è ben guardato, non per sua incapacità – perché, in questo caso, i Ministri competenti sarebbero semplicemente da ricovero – ma per volontà di tirarla alle lunghe il più possibile.
  È per questo che noi ci siamo già opposti in Commissione e che continuiamo a farlo qui in Aula, con i nostri emendamenti, perché vogliamo evitare che questo Governo, dopo aver preso in giro gli italiani sul finanziamento pubblico ai partiti, che è vivo e vegeto e lotta insieme a voi, gli faccia il «pacco» anche sulle province (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, noi del gruppo di Fratelli d'Italia ovviamente assumeremo un ruolo coerente con quello che abbiamo già detto in Commissione e, quindi, partiremo proprio dall'articolo 1, che è un articolo ordinamentale e dagli emendamenti che mirano a limitarne l'impatto Pag. 27e a sostituirlo che, per noi, hanno un senso sicuramente sul piano politico.
  Su un piano più generale, vogliamo dire che questa proposta del Governo che, in fretta e furia, per esigenze esterne e demagogiche del Partito Democratico, rappresenta un grave vulnus costituzionale, sicuramente non entra nel merito concreto della riorganizzazione dell'apparato burocratico dello Stato, né disciplina competenze e funzioni negli enti locali. In maniera semplicistica, banale e incostituzionale, si dice che si abrogano le province, ma in realtà non le si abroga, ma si lascia in capo ad enti di area vasta, depotenziati e senza finanziamenti, responsabilità importantissime ancora, che sono quelle delle scuole superiori, della manutenzione delle strade e del trasporto pubblico, senza avere risorse per dare ai cittadini i servizi che meritano.
  Vi state assumendo una grande responsabilità: già oggi le province, per colpa del Governo Monti e adesso per colpa del Governo Letta, non sono in grado di badare alla sicurezza dei nostri giovani nelle scuole superiori. La manutenzione pericolosamente viene abbandonata, non si riesce a garantire perfino il riscaldamento in tante scuole; le strade provinciali sono in uno stato di abbandono totale per incapienza finanziaria, per non parlare del collasso del trasporto negli enti pubblici locali, mentre in tutto ciò il Governo e la sua parte maggioritaria, il PD, si affretta semplicemente a voler sbandierare obiettivi di risparmio che sono fantasmagorici e che, in realtà, sono fasulli.
  Noi ci saremmo aspettati invece una proposta di riforma seria, che riguardasse tutti gli enti locali, il complesso della macchina burocratica e risistemasse il territorio secondo criteri intelligenti. Tutto ciò non è avvenuto.
  Per questo motivo, noi intanto faremo una battaglia seria per migliorare, o rendere meno impattante, dal punto di vista degli effetti negativi, questa proposta del Governo e annunciamo che sposeremo l'idea, lanciata dalla Società geografica italiana, che abroga le venti regioni, abroga le 120 province, ma mette in piedi trentasei enti intermedi, tra province e regioni, che avranno funzioni dal punto di vista sociale, economico geografico orografico, ambientale, di reale sostenibilità del nostro percorso attuale, nonché quello dello sviluppo economico futuro, tenendo conto delle identità e della storia del nostro territorio. Tutto ciò non è avvenuto.
  Anche questo Governo continua a colpi di decreti incostituzionali, portando il Parlamento ed il Governo stesso ad un'ennesima figuraccia, come già accaduto al Governo Monti, quando per decreto-legge aveva svuotato di competenze le province.
  La Corte costituzionale falcidierà questa legge. Certo, per l'aspetto nuovo della politica tutta immagine, che anche Renzi porta avanti, questo potrà servire per qualche mese, ma alla fine la figuraccia per le istituzioni sarà grande e noi certamente non possiamo essere complici di questo Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che a nostro avviso su questo provvedimento si sta facendo troppa demagogia e se ne sta facendo sia da parte della maggioranza sia da parte di quella opposizione che sta tentando, per così dire, di fare ostruzionismo.
  Infatti noi abbiamo lavorato molto in Commissione, anche su questo articolo 1, ed abbiamo fatto togliere, per esempio, quella parte dell'articolo 1 che diceva che questo provvedimento aveva valore in attesa del cambiamento della Costituzione. Ebbene, noi abbiamo ritenuto sbagliato questo modo di intervenire, perché è chiaro che una legge deve essere fatta a Costituzione vigente e non in attesa che la Costituzione cambi.
  Entreremo più avanti poi nel merito del provvedimento, ma su questo articolo 1 già si può dire qualcosa. Per esempio noi possiamo dire che da un lato è vero quello che si dice da parte dei gruppi di Forza Italia e dei gruppi dell'opposizione, ovvero Pag. 28che c’è il Partito Democratico che strumentalmente, per così dire, cerca di addivenire a quest'elezione di secondo livello delle province, perché il Partito Democratico è quel partito maggiormente rappresentato nei comuni e negli enti di primo livello e, quindi, potrebbe avere un vantaggio togliendo il suffragio universale.
  Dall'altra parte, però, c’è da dire che non ci convince il fatto che si vuole continuare con i commissariamenti da parte di Forza Italia e di altri gruppi, perché questi commissariamenti, in base ad un ordine del giorno votato nella precedente legislatura, non sono commissariamenti prefettizi, non sono commissari dello Stato, non sono commissari del Governo, ma sono i presidenti o i vicepresidenti delle regioni in carica e quindi c’è una spartizione politica tra Forza Italia ed altri partiti.
  Quindi questa cosa, a nostro avviso, è altrettanto strumentale e ci dispiace notare che anche il MoVimento 5 Stelle prevede un commissariamento di questi enti, senza aver cambiato il fatto che questi commissariamenti sono commissariamenti politici. Non capisco perché il MoVimento 5 Stelle voglia fare questo regalo a Forza Italia ed al Partito Democratico. Onestamente a me sfugge. Prima bisognava cambiare le regole sui commissariamenti e poi, forse, si poteva pensare ad un commissariamento.
  Ma, detto questo, la posizione di SEL è che per gli enti di prossimità non servono né elezioni di secondo livello né commissariamenti. Serve richiamare i cittadini a votare, se si vogliono tenere quegli istituti, ovvero se si vogliono tenere le province. Altrimenti si interviene sulla Costituzione: si abrogano e si fa una riorganizzazione generale della governance locale, quella che noi chiediamo da marzo, da quando siamo qui dentro. Se lo avessimo fatto, se avessimo iniziato per tempo, oggi forse ci troveremmo di fronte ad un altro provvedimento.
  Quindi io credo che noi dobbiamo stare nel merito delle questioni e il merito delle questioni ci dice che questo articolo 1 non è il nostro articolo, non è come noi pensiamo il riordino della governance locale. Tuttavia, il lavoro nel merito in Commissione comunque ha fatto sì che, da questo articolo 1, noi quantomeno abbiamo tolto quelle parti assolutamente indigeribili ed assolutamente incostituzionali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, il Movimento 5 Stelle chiede i commissariamenti e li chiede per un motivo molto semplice, anzi due.
  In primo luogo, perché sa, noi siamo dei novizi qui dentro, abbiamo dovuto imparare e guardando quello che è stato fatto dai professionisti della politica vediamo che loro nella scorsa legge di stabilità hanno difatti commissariato le province e le hanno congelate. Noi presentiamo lo stesso emendamento e questa volta ce lo bocciano. Qualcosa che non va probabilmente c’è !
  Ma, dall'altra parte, io mi appoggio tranquillamente a quello che diceva il collega Pilozzi, quando parlava del volere bene ai partiti piuttosto che a qualcos'altro. Noi del MoVimento 5 Stelle vogliamo bene ai cittadini. Non vogliamo bene né ai partiti né alle province né ad altre istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e siccome riteniamo che le province siano un costo abbiamo detto di commissariare le province, con scadenze temporali precise, fare la riforma costituzionale e a quel punto andiamo ad elezioni per un nuovo ente ....

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, concluda.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. ...concludo Presidente. Per un nuovo ente, dicevo, che sia un qualcosa tra le province e le regioni e portiamo al voto i cittadini per mantenere il sacrosanto criterio democratico e di rappresentatività.

Pag. 29

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 1.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Avete votato colleghi ? Capua, Latronico. Bene, mi pare che ci siamo. No, onorevole Valente. Tartaglione, Palazzotto. Palazzotto ha votato, Valente ha votato. Avete votato tutti ? Savino. Ruocco lei può votare, deve solo... ecco, perfetto. Ci siamo ? Avete votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  452   
   Votanti  408   
   Astenuti   44   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  263.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Centemero 1.366, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Ventricelli, Capua, Oliaro, Luigi Gallo, Gadda, Folino, Fedriga. Quella è una punizione, onorevole Fedriga, per tutto il giorno. Cassano, Luigi Gallo. Provi a votare, perfetto. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  447   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  128    
    Hanno votato no  319.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Matteo Bragantini 1.6.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, sull'emendamento a firma del mio collega Matteo Bragantini, che è analogo al mio emendamento 1.1, in questo contesto si chiede l'abolizione e la soppressione del comma 1 per cercare di modificare sostanzialmente questo disegno di legge del Governo in cui troviamo sicuramente confortanti le tante parole che si sono fatte in questi mesi su questa proposta relativa all'abolizione delle province.
  Questa proposta arriva da lontano e per anni se ne è sentito parlare. Fa ancora più specie che tanti esponenti del PD in queste votazioni si siano espressi contro la posizione del Governo, perché hanno capito, vivendo e avendo vissuto costantemente la provincia, che cosa ha realmente di positivo, a differenza forse di altri enti locali che qui sono stati toccati, come le comunità montane, enti di secondo livello, che a nessuno piacevano e che però erano utili a tutti, di cui nei Governi precedenti si è discusso e sono state eliminate, e oggi si sono quasi – e dico quasi – abolite. Oggi come oggi, vediamo ritornare di nuovo il balletto, soprattutto nella maggioranza, di chi è a favore e di chi è contrario.
  Io cito le parole di esponenti altolocati del Partito Democratico, che fino a ieri potevano considerarsi tali. Cito testualmente: «Verrebbe da dire, continuiamo così, facciamoci del male. Con le riforme istituzionali, che dovrebbero servire a fare ripartire il Paese, il Parlamento – io dico il Governo – ha deciso di fare dell'Italia il fanalino di coda dell'Europa. Ma come si può pensare di fare nascere in Italia diciotto città metropolitane, di cui sei concentrate in due regioni, quando in tutta Europa le città metropolitane Pag. 30non arrivano a venti ? Vuol dire annacquare qualunque possibilità di assicurare alle vere aree metropolitane gli strumenti necessari per amministrare al meglio».
  Queste sono le dichiarazioni del presidente dell'UPI Antonio Saitta, che mi sembra – ed è cronaca – faccia parte ancora del PD, dello stesso PD di Matteo Renzi, dello stesso PD del Ministro Delrio, a proposito degli emendamenti al disegno di legge Delrio.
  Ma ancora più in fondo il 6 dicembre lo stesso Saitta aggiungeva: «Il problema vero, come abbiamo detto fin dall'inizio, è che per definire quali fossero le aree realmente destinate a diventare metropolitane non si è scelto alcun criterio, come se si potesse lasciare al caso una decisione così importante e non fosse importante invece considerare le peculiarità socio-economiche e produttive di ogni territorio. Così il Governo ha ritenuto che fossero uguali Milano, con più di tre milioni di abitanti, e Reggio Calabria, che ne ha 550 mila; Torino con 315 comuni e Bologna che ne ha soli sessanta di comuni; Napoli, con 2.609 abitanti per chilometro quadrato, e Venezia, che di abitanti per chilometro quadrato ne ha appena 344; Genova, con i suoi 1.838 chilometri quadrati di territorio, con Firenze che arriva a 3.514 chilometri; Bari, che ha il 44 per cento degli abitanti nella cintura, e Roma, che ha il 70 per cento degli abitanti concentrati nella città. Adesso, siccome evidentemente si sono accorti che delle dieci scelte al massimo tre possono davvero essere considerate città metropolitane, per non scontentare nessuno, invece di rivedere l'elenco e restringere la lista, hanno deciso di ampliarla. Verrebbe da dire: e allora perché non tutte le 107 realtà in Italia ? Ma con questa legge – conclude Saitta nell'articolo del 6 dicembre, non anni fa, per cui ipotizzo che in quattro giorni non abbia cambiato idea – non si doveva semplificare il sistema di amministrazione locale ? Ed invece a fare quello che oggi fanno le 107 province saranno diciotto città metropolitane, 107 province di secondo livello – non elette democraticamente dal popolo – oltre 8000 comuni, 370 unioni di comuni, venti regioni, oltre 450 società ed agenzie regionali. Un modo perfetto per non fare capire più nulla ai cittadini».
  Queste sono le dichiarazioni che il vostro esponente del PD ha rilasciato negli ultimi mesi, esprimendosi sulle province, così come abbiamo ascoltato altri colleghi del vostro partito denunciare l'abuso che state facendo della democrazia.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'Istituto tecnico industriale «Leonardo da Vinci» di Rimini, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere qui (Applausi).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Polidori, Latronico, Ciprini, Malpezzi, Carbone, Nesi, Sandra Savino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  457   
   Votanti  423   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  150    
    Hanno votato no   273.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 1.800, sul quale vi è il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Oliaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 31
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  455   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato   455.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Crippa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gutgeld, Oliaro, Fossati, Rotondi, Di Salvo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  460   
   Votanti  424   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato   61    
    Hanno votato no   363.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini 1.301, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Oliaro, Capua, Carfagna, Manfredi, Colletti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  457   
   Votanti  449   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no   302.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 1.22, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Oliaro, Carfagna, Madia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  437   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato   72    
    Hanno votato no   365.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento De Mita 1.24.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Mita. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE DE MITA. Signor Presidente, signor Ministro, il provvedimento in esame lascia integre una serie di perplessità che sono state avanzate durante la discussione di questo provvedimento sia in Commissione che nell'avvio della discussione in quest'Aula. La sensazione, non risolta, è che un provvedimento di un certo rilievo, che riorganizza le istituzioni del territorio, manchi di una visione complessiva. È come se fosse stata costruita una risposta, pure avvertita dalla pubblica opinione, però senza riflettere in termini Pag. 32approfonditi sulle ragioni della domanda. E le stesse motivazioni che sono state date all'assunzione di questo provvedimento restano, direi, episodiche e quasi casuali: ora si è messa in risalto l'esigenza di dare vita, finalmente, alle città metropolitane, ora si è posta in risalto l'esigenza di intervenire sulle province come centro di costo, senza però su questi aspetti prendere in considerazione gli elementi di dubbio, ragionevoli, che sono stati avanzati non solo dalle forze politiche, ma anche e soprattutto da soggetti terzi. Come non si può tener conto delle osservazioni della Corte dei conti o della Ragioneria dello Stato sulla circostanza che un provvedimento costruito così, in realtà non riduce i costi, ma rischia di amplificare le disfunzioni della pubblica amministrazione nell'erogazione dei suoi servizi ? È anche il confronto che vi è stato, devo dire, piuttosto che cogliere gli elementi di dubbio come una sollecitazione a fare, e a fare bene, li ha risolti come dei fastidiosi elementi che andassero messi da parte per realizzare la riforma in un qualunque modo.
  Io devo riconoscere che il testo così come arriva alla discussione della Camera recupera alcuni elementi, ma nel recupero di alcuni elementi trasferisce questa idea di una mancanza di visione, piuttosto che risolverla. Faccio riferimento, in particolare, alla questione dei servizi pubblici locali, che vengono recuperati nella nuova formulazione dell'articolo 15, ma io ricordo che la relazione di accompagnamento presentata dal Governo ne escludeva la rilevanza, ritenendo che andassero affrontati in un secondo momento.
  Io direi che il punto irrisolto di questa riforma, irrisolto, per cui ci resta davanti, è la questione fondativa e cioè che sono emersi nell'animo dei cittadini e della comunità nuovi diritti di cittadinanza: esiste una nuova dimensione, sia dal punto di vista soggettivo che oggettivo, dei diritti di cittadinanza delle persone, per cui le nuove istituzioni andavano organizzate come il punto nel quale si risolvevano le organizzazioni o gli elementi di tutela di questa nuova dimensione dei diritti. E mi sono ricordato di una frase del professore Pastori dell'Università cattolica, il quale diceva che le istituzioni prendono la forma dei diritti che intendono tutelare. Noi qui diamo vita a istituzioni che restano amorfe. Noi abbiamo anche perduto l'occasione di ricomporre dal punto di vista storico un dibattito che c’è stato all'interno del nostro Paese e che ha dato luogo a una pluralità di enti che poi sono diventati centro di costo e centro di inefficienza.
  Faccio riferimento agli ambiti territoriali ottimali, che coglievano questa esigenza ma, evidentemente, non la risolvevano. Allora, l'emendamento prova a recuperare la dimensione dell'area vasta come ambito territoriale di governo di questi nuovi diritti, ma individuando un'istituzione parallela: le città metropolitane, per i diritti a dimensione metropolitana, e le altre istituzioni, le province o quali possano essere, per la risoluzione dei problemi a dimensione non metropolitana. Questo resta un problema irrisolto e direi che la riforma si fa carico di un'esigenza, ma non la traduce in un modello organico di organizzazione.
  Signor Ministro, il punto di verifica di questa riforma è come si interverrà sulle regioni, perché se noi non interveniamo sull'articolazione delle regioni è facile fare la previsione che...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIUSEPPE DE MITA....da un centralismo regionale – concludo – noi passeremo a un centralismo metropolitano in conflitto con quello regionale, lasciando il resto del Paese, quello delle aree interne, abbandonato a se stesso.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Mita 1.24, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 33

  Della Valle.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  452   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  107    
    Hanno votato no  345.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Mita 1.250, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Rizzetto, Chiarelli, Moscatt, D'Ottavio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  449   
   Votanti  446   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  73    
    Hanno votato no  373.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Onorevole Rizzetto, lasciamo agli atti che ha votato. Le chiedo scusa, ma non l'avevo proprio vista.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Invernizzi 1.200.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, questa è una legge strana, una legge che si occupa di una materia che già nelle intenzioni sia della maggioranza che del Governo deve essere affrontata, secondo noi, anche con più compiutezza dalla riforma costituzionale da qui a breve. E speriamo di non essere rimasti gli ultimi in quest'Aula a sperare in una riforma costituzionale più integrale e più organica.
  Noi riteniamo che allora, a questo punto, è opportuno inserire già adesso alcuni punti di principio che poi speriamo possano essere, anzi riteniamo debbano essere recepiti in una riforma costituzionale più ampia. Uno è che nella ridefinizione delle funzioni di area vasta e dell'organizzazione degli enti locali devono avere sicuramente una grandissima voce in capitolo, da protagonista proprio le regioni. Giusto per finirla con quell'atteggiamento, che ormai va avanti dalla fondazione della Repubblica, secondo il quale tutte le questioni sono stabilite prima a livello centrale e poi tutti gli altri si adeguano.
  Quindi riteniamo fondamentale inserire il principio secondo cui le regioni devono essere le sicure protagoniste di ciò che avverrà all'interno dei loro territori. E visto che ci siamo, sarebbe anche il caso di mettere comunque una linea di principio, cioè nella definizione degli enti intermedi e di quelle che saranno le province, prevedere comunque un criterio fondamentale, cioè che si tratti di enti quanto meno popolati da 300 mila cittadini e con un'estensione minima di 3 mila chilometri, onde evitare appunto quello che abbiamo visto negli ultimi anni, cioè che effettivamente vi fosse un atteggiamento, come di molte province, quanto meno disinvolto. Noi sappiamo che in Italia, in questo Stato, ci sono province che hanno più di un milione di abitanti e che pertanto hanno proprio una necessità di vivere basandosi solo e semplicemente anche sulla popolazione che hanno e ci sono invece province che sono più piccole di alcuni quartieri e che hanno un'estensione territoriale che francamente è irrisoria e che potrebbe essere tranquillamente gestita da ben altre forme che non siano quelle provinciali.
  Tra l'altro diciamo, visto che era intendimento ed è intendimento della maggioranza, perché addirittura nella formulazione Pag. 34originaria del testo il Governo diceva chiaramente, proprio all'articolo 1, che questa era comunque una legge in attesa della riforma costituzionale che poi avrebbe riguardato questa materia (normare appunto province, città metropolitane, unioni e fusioni di comuni), che allora cominciamo a mettere alcuni punti fermi. Uno è il ruolo principe delle regioni, che noi riteniamo debbano essere effettivamente quelle che poi devono avere il compito principale di gestirsi al proprio interno come ritengono più opportuno in base alle loro tradizioni, in base alla loro storia, in base alle loro funzioni, in base alle loro necessità e soprattutto in base al loro bilancio, perché è pacifico che tutto quello che avverrà da qui ai prossimi anni, tutto quello che le regioni faranno al proprio interno, che quantomeno se lo paghino con il bilancio proprio e che quindi finisca quel malcostume in base al quale, soprattutto in alcune parti dell'Italia, intanto si fanno le cose perché poi tanto alla fine pagherà Pantalone.
  Poi appunto diamo, già come linea di principio, che devono essere necessariamente degli enti provinciali che abbiano comunque una popolazione tale e un'estensione tale da giustificare l'esistenza della provincia.
  Quindi, noi riteniamo che questo provvedimento e questo emendamento sia sicuramente di buonsenso e chiediamo pertanto all'Aula di valutarlo come tale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il mio voto convintamente favorevole a questo emendamento del collega Invernizzi e del collega Bragantini in ordine a questa, che è una visione, visione che il Governo non ha in questa materia. Ministro, lei ha governato per anni un territorio e dunque lei sa cosa significa dare le risposte ai cittadini. Ci chiediamo come lei faccia a sopportare questo tipo di provvedimento, che non andrà sicuramente, in una visione anche di medio-breve periodo, a dare delle risposte. Questo è un provvedimento assolutamente spot, è un provvedimento che serve per accontentare una bandiera politica e ancora maggiormente e favorevolmente sono ad appoggiare questo emendamento per quello che riguarda la città metropolitana, città metropolitana che non può essere disegnata sulla base delle province, perché questo significa accontentare qualche primo cittadino di qualche grossa città fortemente indebitata, come Venezia, per scaricarlo su altri comuni, su altri cittadini che non ne possono più (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, con questo emendamento noi vogliamo sottolineare alcuni principi. Il primo è quello che le regioni devono essere le protagoniste di questa riorganizzazione, ossia che ogni regione deve essere in grado di poter stabilire quelli che sono gli enti intermedi di area vasta e quindi questo è un principio che vogliamo introdurre con questo emendamento.
  Unitamente a questo vogliamo introdurre due parametri, che a noi sembrano essere fondamentali, ossia quello che ogni ente di area vasta deve essere composto da almeno 300 mila abitanti, oppure avere un'estensione di almeno 3.000 chilometri quadrati. Questo, appunto, al fine di ridurre gli sprechi e consentire allo stesso tempo alle regioni di autogestire il proprio territorio.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Invernizzi 1.200, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 35

  Bellanova, Cera...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  450   
   Votanti  440   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  144    
    Hanno votato no  296.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 1.23, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Carfagna, Alfreider, Capelli, Folino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  452   
   Votanti  446   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  58    
    Hanno votato no  388.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Gelmini 1.25, su cui vi è un invito al ritiro da parte del relatore per la maggioranza al fine di poterlo ricollocare, riformulato, in un'altra parte del provvedimento.
  Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Gelmini 1.25 accede all'invito al ritiro.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dieni 1.27, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Brandolin, Gutgeld...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  461   
   Votanti  450   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  303.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.36, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Gregori, sempre Gutgeld... Non tolga sempre la tessera, dobbiamo semmai cambiare tutto l'apparecchio. Moscatt, Frusone. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  410   
   Astenuti   46   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  44    
    Hanno votato no  366    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.34, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 36

  Moscatt, Ventricelli, Fanucci, Folino, Pesco, Baldassarre, Petraroli. Ci siamo ? Non vedo mani alzate.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  454   
   Votanti  421   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  61    
    Hanno votato no  360.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.37, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Lavagno, Daniele Farina, Censore, Bombassei, hanno votato tutti i colleghi ? Non vedo mani alzate.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  449   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  85    
    Hanno votato no  364.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini 1.203, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Ventricelli, Moscatt, Carbone, Nesci. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  451   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  85    
    Hanno votato no  366.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pilozzi 1.201.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, abbiamo molte perplessità su questo provvedimento, le abbiamo espresse in discussione sulle linee generali e nelle dichiarazioni sul complesso degli emendamenti, ciò non toglie che uno dei dati che apprezziamo del provvedimento è finalmente il «parto» delle città metropolitane, come dato di chiarezza dell'impalcatura istituzionale. È un'impalcatura che prevedeva questo pezzettino importante delle città metropolitane da molto tempo, che, finalmente, nonostante i rimandi, nonostante l'annuncio mancato della riforma del Titolo V della Costituzione, viene alla luce.
  È certo che vorremmo, però, che questo parto avvenisse nel migliore dei modi, senza una sovrapposizione e senza una confusione, perché nelle nostre perplessità abbiamo più volte ricordato come tutta la materia delle autonomie locali e degli enti locali in generale abbia subito, nell'arco di questi vent'anni, un continuo avanti e indietro, una continua confusione, una continua sovrapposizione di spazi.
  Ebbene, venendo all'emendamento in questione, vogliamo chiarire che, laddove si formano le città metropolitane, queste siano espressamente alternative alla provincia, perché per come è stato concepito il testo – l'ambiguità e il fatto che vi fosse una sovrapposizione territoriale con stessa natura, stesso impianto istituzionale, con Pag. 37tutte le perplessità che abbiamo rispetto agli enti di secondo livello –, che almeno vi sia chiarezza: laddove vi è una città metropolitana, non vi sia una sovrapposizione con un altro ente, che tutti quanti volete dire di abolire, ma che in questo provvedimento non si abolisce, appunto le province. Quindi, laddove si formano le città metropolitane – dice questo emendamento –, siano effettivamente enti e istituzioni alternativi alle province (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pilozzi 1.201, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Carbone, Malisani. Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  453   
   Votanti  449   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato   82    
    Hanno votato no   367.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 1.46, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Albanella, Battelli, Vacca. Hanno votato tutti ? Rughetti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  455   
   Votanti  426   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato   42    
    Hanno votato no   384.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 1.202, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vacca, Baldassarre. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  453   
   Votanti  431   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato   49    
    Hanno votato no   382.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gelmini 1.204 e Mazziotti Di Celso 1.251, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mottola.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  454   
   Votanti  438   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato   70    
    Hanno votato no  368.    

Pag. 38

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Malisani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Onorevole Vito, la parola sull'ordine dei lavori gliela posso dare al termine delle votazioni.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.205, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone, Carrescia.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  449   
   Votanti  445   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato   56    
    Hanno votato no  389.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dieni 1.55, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  438   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  132    
    Hanno votato no  306.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Sospendo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà, secondo le intese intercorse tra i gruppi, alle ore 15,30.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).

  ELIO VITO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signor Presidente, se posso avere un attimo di attenzione dai colleghi e dal rappresentante del Governo...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  ELIO VITO. Questo lo dobbiamo alla sua squisita sensibilità. Intervengo, signor Presidente, per chiedere che il Governo, nella persona del Ministro dell'interno, venga con urgenza a riferire in Aula – e non lo dico con intento polemico, anzi, lo dico proprio per evitare ogni tipo di strumentalizzazione che, purtroppo, si sta già verificando e si è già verificata a partire dalla giornata dei ieri – sugli episodi che si sono verificati in varie città d'Italia, episodi che, per la verità, potrebbero esser ricondotti ad una natura ordinaria, come chiarito anche da alcune note del...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di stare in silenzio, mi riferisco a quelli che restano. Gli altri possono uscire, ma per favore in silenzio, grazie.

  ELIO VITO. Ricomincio, Presidente.

  PRESIDENTE. Onorevole Vito, lei ha due minuti.

  ELIO VITO. Chiedo, signor Presidente, che il Governo e il Ministro dell'interno vengano a riferire con urgenza in Aula per chiarire ed evitare ogni tipo di strumentalizzazione e per fornire dei chiarimenti, formalmente ed ufficialmente, in maniera definitiva, sugli episodi che si sono verificati ieri in varie città d'Italia. Ciò non Pag. 39tanto per la natura di questi episodi, che possono essere anche ricondotti a comportamenti ordinari, come è stato fatto ieri da alcune note di varie questure, ma per le gravi strumentalizzazioni che si sono già verificate.
  Mi riferisco, signor Presidente e onorevoli colleghi, agli episodi per i quali sono state fatte vedere foto, video, pubblicate notizie in merito a rappresentanti delle forze dell'ordine che si sarebbero tolti il casco per manifestare così la loro solidarietà ai manifestanti. È stato già detto che poi si trattava di gesti abitudinari, autorizzati da rappresentanti, dalle questure e non di manifestazioni di solidarietà.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ELIO VITO. Però, Presidente mi riferisco ad alcune dichiarazioni che ci sono state, e alla gravità delle strumentalizzazioni che sono state fatte, che in un momento così grave di disagio politico, istituzionale e sociale, sembrerebbero poter collocare le nostre forze dell'ordine – che sono invece a presidio comune e generale di democrazia e libertà, e alle quali va il nostro ringraziamento per la preziosa opera che svolgono in condizioni di grave difficoltà, e spesso oggetto di grave critica, di tutela dell'ordine pubblico – come facenti parte di schieramenti politici, sociali, o addirittura imputano loro di manifestare esse stesse.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

  ELIO VITO. Allora, Presidente, credo che l'unico modo per riportare serenità nel Paese sia quello che il Ministro dell'interno, di cui conosciamo la sensibilità politica e istituzionale...

  ELIO VITO. Sì, deve concludere, onorevole Vito.

  ELIO VITO. ... e la disponibilità nei confronti del Parlamento...
  Presidente, le votazioni si sono concluse: abbiamo tempo per...

  PRESIDENTE. No, onorevole Vito: io applico il Regolamento.

  ELIO VITO. No, Presidente.

  PRESIDENTE. Lei ha due minuti, ne ha già presi tre e mezzo: la pregherei di concludere, senza che continuiamo un dialogo tra di noi.

  ELIO VITO. Le ricordo, quando lei era ai banchi della...

  PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Vito: non mi costringa a toglierle la parola.

  ELIO VITO. Vuole togliermi la parola, Presidente ?

  PRESIDENTE. Onorevole Vito, se lei continua a fare di tutto per farsela togliere, io gliela levo.

  ELIO VITO. Lei mi deve far recuperare il tempo che mi sta togliendo, signor Presidente.

  PRESIDENTE. La ringrazio...

  ELIO VITO. È una vergogna il suo modo di presiedere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Signor Presidente, intanto la ringrazio.
  Presidente Vito, vorrei dirle che, nella serata di ieri (forse lei non era presente, non ha avuto modo di vedere il verbale), il Partito Democratico, per le medesime ragioni che lei adesso ha addotto, ha chiesto che il Governo riferisca in Aula con urgenza. Spero, quindi, ovviamente che, quanto prima, il Governo risponderà a questa richiesta comune.
  Intervengo, però, per stigmatizzare con grande forza le parole che Beppe Grillo ha Pag. 40scritto sul suo blog e che cito tra virgolette. Apro le virgolette e leggo dal testo del blog di Beppe Grillo, rivolto ai capi delle forze dell'ordine di questo Paese: «Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica, che ha portato l'Italia allo sfacelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), di non scortarli con le loro macchine blu, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere».
  Cito queste parole, perché secondo me, al di là delle opinioni politiche, Presidente, queste parole sono gravi (Commenti dell'onorevole Miccoli).

  PRESIDENTE. Onorevole Miccoli ! Onorevole Miccoli ! Onorevole Miccoli, la prego. Grazie.

  EMANUELE FIANO. Scusate, stiamo calmi: stiamo dicendo...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fiano: le sono rimasti quaranta secondi.

  EMANUELE FIANO. Concludo, però...

  PRESIDENTE. Prego, deve concludere.

  EMANUELE FIANO. Scusate, nella legittima espressione delle opinioni politiche di ognuno, che noi esprimiamo qui dentro, noi, il MoVimento 5 Stelle e gli altri partiti, qui non si tratta di opinioni politiche: c’è un incitamento all'insubordinazione delle forze dell'ordine, cioè c’è la lesione di un sacro principio costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  EMANUELE FIANO. Mi deve concedere dieci secondi, Presidente: sono stato interrotto.
  Mi riferisco a quel principio che dice che le forze dell'ordine devono salvaguardare le nostre istituzioni a prescindere da chi stia governando, a prescindere dalle decisioni democratiche che si prendono qui dentro.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fiano.

  EMANUELE FIANO. Questo atto è grave, noi lo stigmatizziamo, va al di là delle reciproche opinioni politiche. È molto grave e noi ne siamo molto preoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, non stigmatizzo nessuno, riprendo esclusivamente le parole del sindaco di Torino Fassino dove chiede di smetterla con queste manifestazioni violente, perché così sono.
  Ringrazio il collega Fiano che ieri ha chiesto l'intervento del Ministro, affinché intervenga in Aula – mi associo alla sua richiesta – per relazionare al Parlamento in tempi certi, non fra un mese o fra due, quando sarà tutto finito, ma nella giornata odierna o al massimo in quella di domani per poter sentire le parole del Governo sugli eventi.
  Mi collego alla frase di Fassino che chiedeva di smettere, poiché stanno sconvolgendo la vita dei cittadini. La stanno sconvolgendo già da ieri perché ho assistito purtroppo a degli atti violenti di guerriglia urbana in cui manifestanti, come si dichiarano loro «pacifici», strattonavano e tiravano fuori dalle proprie auto da manifestanti violenti. Quella violenza bisogna cercare di reprimerla in modo democratico, perciò chiedo che il Governo intervenga al più presto per evitare ulteriori disagi alla popolazione.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, per riprendere l'intervento del collega Vito, io credo che quello che è accaduto ieri meriti comunque un chiarimento Pag. 41e che è necessario che il Ministro venga in Aula a offrirci questo chiarimento, perché si è di fronte a una manifestazione non pacifica, mi riferisco al lancio di lacrimogeni e al lancio di pietre. Improvvisamente coloro che dovrebbero essere garanti della sicurezza si tolgono il casco e partecipano a quella che era una manifestazione non pacifica: io credo che il Ministro debba darci una spiegazione, se si tratta di una rinuncia alla sicurezza nei confronti di coloro che quella manifestazione non la volevano e che comunque hanno dovuto tollerare e subire, ovvero di una insubordinazione rispetto a quello che è un ordine di garantire quella sicurezza.
  Io non credo che si possa, in nome di un principio solidaristico tout court, rinunciare alle prerogative fondamentali di uno Stato, che è la garanzia della sicurezza nelle piazze.
  Dal punto di vista della richiesta, della legittimità, io la faccio mia e chiedo che il Ministro dell'interno venga a riferire sul significato di questo gesto per rassicurare i cittadini che quando vi sono manifestazioni violente la polizia protegge i cittadini che non le condividono.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, io sono felice di questa attenzione che finalmente l'Aula rivolge per la prima volta ai cittadini, ai cittadini che fuori da queste Aule, dalle Aule dei palazzi, in qualche modo adesso cominciano a manifestare qualche esigenza e, quindi, qualcuno perlomeno dice: oh, esiste qualcuno al di fuori di questi palazzi.
  Il Movimento in questo senso probabilmente rappresenta l'istanza più forte, qualcuno diceva addirittura il primo campanello d'allarme nei confronti dei cittadini. Ci abbiamo rimesso nove mesi di nuovo per accorgerci che forse, al di fuori di questi palazzi, c’è qualche problema. Allora, da parte nostra, come è chiaro, non abbiamo mai preso una posizione su questa manifestazione; l'unica chiara e precisa è quella di condannare le violenze, perché la violenza è la sconfitta dell'intelligenza e lo ripetiamo ogni volta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  In merito alla questione, ad esempio, della polizia che si toglie i caschi, c’è stata una nota ufficiale delle forze di polizia, che ha detto che quei caschi sono stati tolti per una procedura normale. Quindi, niente da dire.
  Ma, in merito, ad esempio, alla questione delle parole di Beppe, che noi condividiamo – termino, Presidente – le condividiamo per un motivo molto semplice, perché questa politica dovrebbe cominciare a chiedersi perché ha bisogno della polizia per poter camminare fra i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Noi non ne abbiamo bisogno, noi facciamo ogni giorno degli incontri tra i cittadini senza il minimo bisogno di polizia. Chiediamoci il perché. Io sarò giù nella manifestazione, senza bisogno di polizia. Fatelo anche voi e vi si aprirà un mondo diverso, vi si apriranno gli occhi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ANDREA GIORGIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA GIORGIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA GIORGIS. Signor Presidente, sono colpito e molto amareggiato da queste considerazioni, che probabilmente denotano di non avere alcuna contezza di quello che è successo ieri e di quello che si è ripetuto quest'oggi a Torino.
  Ciò che si è verificato non è solo una manifestazione popolare di legittima espressione di disagio e di dissenso nei confronti di alcune forze politiche, ma c’è stata una diffusa intimidazione nei confronti di esercenti attività commerciali e artigiani, i quali hanno espressamente denunciato Pag. 42di aver subito minacce e di essere stati costretti a non aprire le loro attività.
  Ora, a me sfugge come questo tipo di minacce e questo tipo di intimidazioni possano considerarsi alla stregua di una legittima manifestazione del pensiero o di un legittimo scontro politico e sottovalutare questo tipo di violenza e questo tipo di intimidazione è tanto più grave se proviene da persone che siedono in Aule istituzionali e non si rendono conto che, aizzando e legittimando questa pratica violenta, non si fa alcun servizio né alla democrazia, né soprattutto ai molti cittadini che oggi, a Torino – lo ripeto – avrebbero voluto aprire le serrande e svolgere il proprio lavoro.

  ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, io francamente non mi preoccuperei perché i violenti vengono esattamente messi da parte, perché è giusto che la delinquenza sia condannata da tutti. Invece, mi preoccuperei di capire il disagio, se fosse vero, dei poliziotti.
  Ebbene, vogliamo preoccuparci, una volta per tutte, dei poliziotti, delle forze dell'ordine, di quella gente che rischia ? Probabilmente, l'hanno fatto pure per un atto di paura. Ma è normale che noi da anni umiliamo questa classe che tenta di difenderci sulle piazze ? Che cosa ma ci aspettiamo: che dei ragazzi, accerchiati da delinquenti, poi diventino pure martiri ? Perché un attimo dopo, se un poliziotto denunzia uno di quei delinquenti, rischia da un giudice compiacente, da un giudice alla moda di essere anche denunziato. Il meccanismo è questo.
  Allora, preoccupiamoci del disagio anche e soprattutto dei poliziotti perché, se la protesta è anche quella di aprire una finestra sui disagi della polizia, ebbene, preoccupiamoci ! Non preoccupiamoci solo di chiedere perché è successo. È successo perché la polizia non ne può più: cammina senza benzina, è a rischio tutti i giorni. Questo è ciò che accade sulle piazze ed è il disagio di quella gente.

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, come vede sono tornato.

  PRESIDENTE. Questo ci rallegra, onorevole Buonanno.

  GIANLUCA BUONANNO. Pensavo la preoccupasse.

  PRESIDENTE. A me mai.

  GIANLUCA BUONANNO. Volevo segnalare una cosa che mi è capitata e che domani dovrò fare.
  Nell'ambito della mia lunga storia da sindaco, circa otto anni fa, ho messo dei cartelli all'interno della città dove ho fatto il sindaco fino a poco tempo fa (adesso non posso più farlo); è ben segnalato, nella nostra città, Varallo, in provincia di Vercelli, in tutte le strade che compongono le entrate della città, ci sono dei cartelli ben chiari e disegnati, dove è scritto che non vogliamo quelli che hanno il burqa, vogliamo veramente quelli che hanno il velo, non vogliamo i vu cumpra’ e non vogliamo quelli che chiedono l'elemosina. Ciò è messo ben in chiaro. Io non sono più sindaco, sono diventato prosindaco, ma i cartelli li ho lasciati.
  Nel frattempo, una parte di persone di sinistra avevano fatto una raccolta firme per chiedere di mandare via e di togliere i cartelli. La raccolta firme è andata molto male e il risultato è stato che hanno fatto poi una richiesta presso il tribunale di Torino, presso un giudice, per tirarli via.
  Io domani dovrò comparire al tribunale di Torino. Volevo solo sottolineare che, quindi, domani non ci sarò al voto di fiducia del Governo Letta, ma ci andrò con il burqa perché voglio vedere, in primo luogo, se posso entrare nel tribunale di Torino con il burqa e, in secondo luogo, se il giudice mi riconosce, pur sapendo che sono piccolo, se sono veramente io o è un altro.Pag. 43
  Io voglio andare con il burqa perché ritengo che, se gli italiani non devono avere il volto coperto con il passamontagna o con il casco, non vedo perché altri non italiani possano andare in giro con il burqa.

  FRANCO BORDO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, non ho alcun dubbio che il capo della Polizia, come il comandante dell'Arma dei carabinieri e come il comandante di Stato maggiore dell'esercito, abbiano preso e cestinato immediatamente quella demenziale missiva, che gli è provenuta dal responsabile politico, rappresentante politico del MoVimento 5 Stelle, signor Beppe Grillo.
  La cosa che a me sembra grave, però, è che in quest'Aula vi sia chi abbia preso la parola nel sostenere la legittimità di questa richiesta, cioè la richiesta di schierare le forze di polizia, i carabinieri e l'esercito contro le istituzioni regolarmente e democraticamente elette e rappresentative di questo Stato.
  Penso che sia una cosa gravissima, gravissima e che, a casa mia, si chiama invito al colpo di Stato, golpe, nient'altro. Penso che dobbiamo respingere con decisione questi atteggiamenti.
  Ricordo, inoltre, al collega che il sottoscritto, come tanti altri, se ne va tranquillamente in giro per tutti i paesi della Repubblica italiana a piedi, come ho sempre fatto nei miei 54 anni di vita, senza avere bisogno di nessuna scorta.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Franco Bordo. Io l'ho fatta parlare e lei sa che nelle indicazioni date dalla Giunta per il Regolamento c’è quella di evitare che si aprano dibattiti in Aula, ma credo che fosse una conversazione civile, alla quale ci siamo sicuramente predisposti.
  Con questo sospendo la seduta. Saluto anche il presidente Di Maio, al quale poi toccherà presiedere la seduta a partire dalle 15,30 in base all'accordo tra i gruppi.

  La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Balduzzi, Cirielli, Formisano, Garavini, Giancarlo Giorgetti, Magorno, Migliore, Pisicchio, Sani, Schullian, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Villarosa e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1542-A: Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni; e delle abbinate proposte di legge nn. 1408-1737.
  Avverto che prima dell'inizio della seduta le proposte emendative De Mita 1.113, 1.295, 2.297, 3.14, 3.231, 3.232, 4.216, 9.15, 12-bis.202, 12-bis.203, 12-ter.24, 15.201, 15.280, 15.212, 15.215, 15.55, 15.65, 15.256 e 15.02 sono state ritirate dal presentatore.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento Dieni 1.55.
  Avverto che la Commissione ha ritirato l'emendamento 10.900 e ha presentato gli emendamenti 10.901, 11.900, 11.901, 12.900, 12-bis.900, 13.900 e 15.900, con riferimento ai quali il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 18,15 di oggi.

Pag. 44

(Ripresa dell'esame dell'articolo 1 – A.C. 1542-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 1.66.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, volevo motivare il perché siamo contrari a questo emendamento, che va a rompere un equilibrio che è stato costruito con fatica e con precisione all'interno del Comitato dei nove dopo, e della Commissione prima, andando a tenere il punto su un principio, che è quello della semplificazione del rafforzamento del ruolo dei comuni e, di conseguenza, anche di uno snellimento dei rapporti all'interno della pubblica amministrazione.
  Credo che in questa linea bisogna continuare a muoversi con precisione e che il lavoro che è stato svolto in queste settimane, lunghe, anche grazie all'impegno del Ministro Delrio, vada rafforzato con un voto coeso da parte di quest'Aula, che tenga conto che anche da parte degli enti locali c’è una forte aspettativa che questo provvedimento venga approvato rapidamente, onde potere ottenere con tempi certi che il prossimo rinnovo, previsto per le amministrative, non veda tornare le province al voto.
  Io credo che questo nostro sforzo e il lavoro che è stato svolto vadano in questa direzione. Credo che vada apprezzato, quindi, quanto è stato fatto e per questo ritengo che il percorso segnato con precisione dal relatore vada sostenuto, anche tenendo conto che il suo parere è un parere che ha un contenuto politico, ma anche un contenuto tecnico, di equilibrio del provvedimento nel suo complesso.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.66, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Porta non riesce a votare. Adesso le mandiamo un tecnico. Chi altro non riesce a votare ? Gigli non riesce a votare. Sta votando. Bini. Chi altro non riesce a votare ? Aiello, Sorial, Frusone. Colleghi, velocemente raggiungete i vostri posti che chiudiamo la votazione. Chi altro deve votare ? D'Incà, Corda, Monchiero. Allora, vediamo solo chi non riesce a votare ancora dal proprio posto: Cariello, Cera velocemente e poi chiudiamo. Dopo Cera chiudiamo. Sanga non riesce a votare. Cera sta votando.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  329   
   Votanti  325   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato   75    
    Hanno votato no   250.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.206, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Simone Valente, Galperti, Borghi, Piccione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  343   
   Votanti  339   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato   63    
    Hanno votato no  276.    

Pag. 45

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Centemero 1.350, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e sul quale il relatore di minoranza si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Fitzgerald Nissoli, Piccione, Vacca, Colonnese, Pellegrino, Grillo, Gregori...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  398   
   Votanti  384   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  237.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 1.73, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sberna, Venittelli, Pilozzi, Paola Bragantini, Grillo, Piepoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  408   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  129    
    Hanno votato no   279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 1.74, sul quale vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, l'articolo 1, comma 4, del disegno di legge riguarda la costituzione e le funzioni delle unioni di comuni e rimanda, ovviamente, al decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010. Dato che tra gli obiettivi del programma del MoVimento 5 Stelle vi è l'abolizione delle province, come più volte abbiamo detto, con questo emendamento si intende progressivamente, nelle more della riforma costituzionale, svuotare l'ente provinciale, così com’è oggi esistente, e ripartire le sue funzioni in capo ai comuni afferenti al relativo territorio, che, per ragioni di economicità, sono tenuti a costituire un'unica unione di comuni per l'esercizio associato delle funzioni stesse.
  Le funzioni da trasferire alle unioni di comuni sono quelle elencate negli articoli 19 e 20 del Testo unico degli enti locali, ad eccezione di sanità e istruzione, che rimangono in capo al commissario straordinario nella fase di transizione, fino all'abolizione definitiva delle province. Si prevede, inoltre, che la costituzione delle unioni di comuni sia obbligatoria per i comuni afferenti ai territori delle province, per salvaguardare la continuità storica, giuridica, economica e culturale dei territori provinciali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 46D'Ambrosio 1.74, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Carrescia, Turco, Tartaglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  414   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  122    
    Hanno votato no   292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Capodicasa e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Invernizzi 1.300, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Rizzetto, Piccoli Nardelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  414   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  133    
    Hanno votato no   281.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Giammanco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e i deputati Argentin e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e con il parere contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Ricciatti, Beni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  427   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  370    
    Hanno votato no   57.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Argentin e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

  A questo punto, con l'approvazione dell'emendamento 1.500 della Commissione, l'emendamento Palese 1.360 risulta assorbito.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Balduzzi 1.292, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pesco, Romele, Piepoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  385   
   Astenuti   43   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato   17    
    Hanno votato no   368.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 47

  (I deputati Argentin, Capodicasa e Carlo Galli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fraccaro 1.107.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, colleghi, ormai l'abolizione delle province è come la tela di Penelope: i partiti la disfano di giorno davanti alle telecamere e poi la ricompongono di notte nelle segrete stanze degli inciuci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questi enti sono l'indotto di quella grande fabbrica di poltrone che è il Parlamento, dove spesso e volentieri i partiti ci finiscono solo per sfamare se stessi e le proprie clientele. Quando non si riesce a entrare alla Camera o al Senato, si finisce eletti in province, come quando non si trova posto al ristorante e si va in trattoria. Noi con la politica non gozzovigliamo, non facciamo abbuffate nelle società amiche, siamo cittadini che portano avanti le battaglie dei cittadini e abbiamo restituito 42 milioni di euro di rimborsi elettorali – è sempre meglio ricordarlo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) – oltre alle eccedenze, come diaria e indennità parlamentari. Noi siamo coerenti, a differenza vostra. Per questo il MoVimento 5 Stelle chiede l'abolizione delle province e non partecipa alle elezioni amministrative provinciali, ad eccezione di quelle a statuto speciale, che sono equiparate di fatto alle regioni. Il sistema unico dei partiti, invece, finge di voler abolire questi enti inutili, ma poi non perde occasione per occupare ogni poltrona, ogni divanetto, ogni sedia, ogni sgabello disponibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo dimostra il comma 6 dell'articolo 1, di cui chiediamo la soppressione con questo emendamento. Il Governo vuole infatti moltiplicare le sedi degli sprechi di denaro pubblico, attribuendo ai comuni fino a 5 mila abitanti la facoltà di associarsi in unioni. In questo modo si modifica la normativa del decreto n. 138 del 2011 che limita l'unione ai comuni con un limite massimo di 1.000 abitanti. Innalzare la soglia oltre la quale scatta la possibilità di unioni tra comuni è un modo come un altro per evitare la fusione di questi enti e mantenere intatta la filiera dei privilegi e degli sprechi di cui usufruiscono tutti i partiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il MoVimento 5 Stelle propone, invece, l'accorpamento dei piccoli comuni, perché solo in questo modo si possono tagliare i costi della politica. Il comma 6 dell'articolo 1 del disegno di legge Delrio – come del resto l'intero provvedimento – è la dimostrazione che le larghe intese servono solo a conservare lo status quo, ignorando l'esasperazione dei cittadini, che chiedono un rinnovamento del rapporto stesso tra politica e cittadini. Lo Stato ha un'organizzazione macchinosa, inefficiente, costosa e lontana anni luce dalle istanze dei cittadini, perché, ovviamente è lo specchio dei partiti che governano e amministrano i territori, occupando militarmente ogni ente pubblico per estendere la propria rete di potere.
  Eppure, l'accorpamento dei comuni sotto i 5 mila abitanti consentirebbe agli enti di fondersi in un'unica amministrazione più forte e coesa e, quindi, capace di rispondere ai bisogni della comunità per consentire, al contempo, di ottenere forti tagli risparmiando su macchinari, attrezzature e organizzazione.
  Le province ordinarie, la cui abolizione era stata data per cosa fatta, escono dalla porta e rientrano dalla finestra con questo disegno di legge. L'asse PD, PdL e Scelta Civica non ne fa una giusta. La Consulta ha bocciato il decreto Monti che interveniva – peraltro in modo del tutto insufficiente – sugli enti più inutili e costosi del Paese. Ciò conferma il ricorso abnorme e patologico alla decretazione d'urgenza, addirittura anche in ambito di riforme costituzionali ormai. Ma soprattutto dimostra come i partiti al Governo negli ultimi anni siano incapaci di operare scelte nell'interesse dei cittadini. Ora l'esecutivo Pag. 48Letta – lo zio, ovviamente – sostenuto dalla stessa maggioranza che non ha fallito nel tentativo, assicura, di volerci riprovare. Ma con quale credibilità, Presidente ?
  Il MoVimento 5 Stelle ha presentato da tempo una proposta di legge costituzionale per cancellare le province ordinarie. Chiedo che venga calendarizzata al più presto. Il Parlamento voti la nostra proposta e si occupi della riforma del Titolo V della Costituzione. Le province ordinarie vanno abolite subito senza «se» e senza «ma» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, volevo dire all'amico 5 Stelle che il sistema elettorale con il quale si è votato fino adesso in provincia è un po’ simile al Mattarellum. Nel senso che, diversamente da tanti nostri amici presenti qui in Aula, viene votata in provincia per le elezioni provinciali gente riconosciuta nei vari collegi; per cui quando si è eletti in provincia è il riconoscimento massimo, sicuramente il più elevato possibile, di un cittadino all'interno di un collegio. Per cui gli eletti delle province sono solitamente le persone, non gli «squalificati», delle province che un determinato territorio rappresenta in quel momento.
  Detto questo – e concludo –, questo è l'ennesimo sistema con il quale la politica non ragiona in un momento storico, perché il sistema provincia andava consolidato nel territorio, perché il sistema provincia è qualcosa che, una volta messo fuori dalla porta, ci metterà nel buio assoluto sui territori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

  ENRICO BORGHI. Signor Presidente, le parole che abbiamo ascoltato dal collega del MoVimento 5 Stelle sono esattamente all'opposto rispetto ai principi di sussidiarietà e di autonomia che dovrebbero informare una corretta riforma degli enti locali. Infatti, immaginare in maniera draconiana con una legge dello Stato accorpi dall'alto tutti i comuni al di sotto dei 5 mila abitanti significa ripercorrere strade che in questo Paese, quando non esisteva ancora la Repubblica, erano state realizzate e, come è noto, non sono andate molto bene.
  Il tema è esattamente l'opposto, è quello di rendere funzionali queste autonomie, anche perché, signor Presidente, inviterei il collega a farsi un giro nell'Italia, perché nei comuni sotto i 5 mila abitanti non esistono segreterie politiche che spartiscono poltrone, ma esistono migliaia e migliaia di amministratori volontari che tutti i giorni in maniera civica rendono onore al loro territorio e alla loro popolazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 1.107, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Manfredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  446   
   Votanti  443   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato   80    
    Hanno votato no   363.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Argentin e Carlo Galli hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

Pag. 49

  GIUSEPPE ROMELE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Mi auguro che sia attinente a quello che stiamo discutendo. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, sì è attinente, io non sono un polemico di professione per chi mi conosce. Solo che prima avevo alzato la mano per intervenire e non sono stato assolutamente interpellato e ho sventolato la mano. Mi sia concesso di aggiungere solo un particolare al collega Borghi, che va benissimo quanto ha detto sui comuni, piccoli in particolare, visto che abbiamo tutti esperienze di quel tipo lì, salvo un particolare, ossia che questo provvedimento sta umiliando all'infinito, specialmente con le città metropolitane, una serie di amministrazioni piccole che verranno assorbite invece dal sindaco o dal capoluogo di regione o di provincia. Questo è il dato vero. Quindi, coerenza innanzitutto, caro Borghi.

  PRESIDENTE. Collega, ovviamente lei ha sia il complesso degli emendamenti, che i prossimi emendamenti per poter intervenire. Non c'era bisogno di un intervento sull'ordine dei lavori.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Invernizzi 1.115, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, con questo emendamento noi vogliamo porre l'accento anche su altre questioni. Noi, purtroppo, anche oggi in quest'Aula abbiamo sentito risuonare termini quali «tagli al costo della politica», «risparmi», «finalmente risposte ai cittadini». Noi contestiamo, ovviamente, come abbiamo fatto e faremo fino alla fine di questa discussione, che con questo provvedimento effettivamente questi siano i risultati, che poi comporteranno quello che magari era nelle intenzioni di questo Governo e della maggioranza. Con questo emendamento noi intendiamo dare sostanzialmente una disposizione di indirizzo. Ci si sta accanendo contro le province come se effettivamente fossero solo queste il problema della mala gestione nella nostra Repubblica, ma riteniamo che vi sono tante altre istituzioni, più o meno importanti, più o meno fondate, che gravitano attorno alle province e che hanno comportato e che continuano a comportare sicuramente tutta una serie di sprechi ed è lì che secondo noi bisogna intervenire per evitare che si annidino centri di voto di scambio, di rapporti clientelari e quanto di conseguenza.
  Pertanto, invitiamo, con questo emendamento, le regioni, entro un anno dall'entrata in vigore della legge, a intervenire abolendo e sopprimendo tutti quegli enti, tutte quelle agenzie, che hanno magari nomi anche diversi di regione in regione, ma che si occupano sostanzialmente di quelle funzioni che sono proprie della provincia, ponendo allo stesso tempo un serio riordino in questi enti, agenzie e quanto di conseguenza. Infatti, noi siamo sicuri che, anche all'interno di una brutta legge come questa, ci sia comunque sempre la possibilità, ragionando al di fuori degli schemi partitici e di appartenenza, di poter fare comunque qualcosa di utile. Questo, secondo me, se votato da tutta la Camera, sarebbe un ottimo viatico, sarebbe un indirizzo, sarebbe anche il segno della sincera volontà da parte di questa Camera finalmente di iniziare ad intervenire lì dove si annidano veramente tutti quei problemi che poi portano all'esasperazione dei costi della politica. Insomma, qualcosa di non demagogico, ma qualcosa di serio.
  Penso che sia un emendamento di buon senso. Penso che sia un emendamento condivisibile. Invito pertanto tutti a ragionare nel merito e ad appoggiare questo emendamento.

Pag. 50

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, colleghi, volevo soffermare la vostra attenzione sul risparmio reale che si otterrebbe con l'abolizione delle province perché di questo si parla alla fine. Non vogliamo creare un capro espiatorio che nasconde poi quelli che sono i veri sprechi della nostra gestione politica. Da uno studio fatto dal Cgia di Mestre pare che il risparmio ammonterebbe a circa 500 milioni cioè un'inezia rispetto ai 13 miliardi valutati del costo della politica. Ma mi permetta di dire che ci sono anche delle province, come la provincia di Vicenza da cui provengo, che funzionano, che sono virtuose e che, grazie alla loro efficienza, offrono dei servizi importanti ai cittadini. Ne voglio citare due in particolare: trasporto pubblico gratis in tutte le province per gli over 65 concesso dalla provincia di Vicenza e sconto del 50 per cento sugli abbonamenti per gli studenti su una tariffa che è già il 50 per cento inferiore alla media delle tariffe praticate nel resto d'Italia. Mi premeva ribadirlo e riportare la discussione alla realtà di un ente che in alcuni casi è virtuoso e che offre reali servizi alla cittadinanza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, questo emendamento ha un senso tant’è che noi abbiamo presentato emendamenti analoghi sia in Commissione che poi nel prosieguo del provvedimento così come nel disegno di legge di stabilità. È chiaro ed evidente che, trasformando le province in enti di secondo livello, si ha una sovrapposizione paritetica tra enti analoghi in termini di formazione istituzionale, di rilievo istituzionale che andrebbero a sovrapporsi. Quindi ben contenti di capire il concetto che le funzioni fondamentali dei comuni debbano essere da parte di qualcuno, in questo caso dalla regione, riattribuite.
  Ci rimane molto difficile però esprimere un parere su questo aspetto perché non viene indicato a chi, viene indicato da chi devono essere riattribuite ma non si capisce a chi dovrebbero essere attribuite queste funzioni. La nostra perplessità rispetto a questo emendamento sul quale, in caso contrario, in caso di risposte più chiare da parte dei colleghi della Lega proponenti, ci asterremo, è proprio riferito al principio corretto di evitare una confusione, una sovrapposizione tra livelli analoghi e, quindi di secondo livello, quindi l'eliminazione di consorzi, enti, ATO e quant'altro. Ma il problema sul quale vorremmo che ci fosse maggiore chiarezza non è tanto da chi debbano essere normati, ovvero le regioni, ma a chi queste funzioni fondamentali dei comuni vengono attribuite.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, in merito all'emendamento fino a poc'anzi si è cercato di esprimere al meglio da parte dei miei colleghi per cercare di far capire all'Aula, ai relatori e allo stesso Governo la necessità di eliminare certi enti e certi consorzi che in questi anni la politica ha cercato di eliminare a livello governativo ma quello che si è riusciti a fare sino ad oggi è soprattutto a livello regionale. Tagli ai costi della politica sono stati fatti ma contemporaneamente a un'operazione di facciata, come sta cercando di fare questo Governo, nello stesso momento bisogna farli, tagliando anche gli enti inutili. Quest'ultimi in province virtuose come quella di Torino si potrebbero anche valutare al meglio ma, dato che lo Stato attualmente è unico, c’è la necessità di fare una valutazione sulle oltre cento province in Italia dove sicuramente c’è tanto, come si suol dire, da sforbiciare.
  La valutazione che c’è da fare è comprensibile per evitare la sovrapposizione degli enti considerato che questi consorzi ed enti sono nominati non solo dalle province ma anche da comuni e regioni.

Pag. 51

  PRESIDENTE. Deputato Allasia, deve concludere.

  STEFANO ALLASIA. Perciò c’è da fare una valutazione più complessiva e chiedo l'appoggio della maggioranza su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Invernizzi 1.115, con parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese... Colletti... Capua...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  453   
   Votanti  407   
   Astenuti   46   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no   309.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Carlo Galli ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Colgo l'occasione per salutare gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo statale «Fratelli Trillini» di Osimo, in provincia di Ancona, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, io preannuncio, ovviamente, il voto contrario della Lega Nord all'articolo 1 e, in estrema sintesi, il motivo e anche le basi di questa contrarietà. Questo è un provvedimento che nasce con una data di scadenza, un provvedimento in cui, nella formulazione originaria del Governo, questa scadenza era inserita direttamente all'articolo 1, comma 1; un provvedimento che provvedeva al riordino delle province, delle città metropolitane, dell'unione e fusione di comuni, anche in attesa della riforma costituzionale, che, poi, li avrebbe riguardati.
  Per cui, è chiaramente un provvedimento che, portato avanti in queste condizioni, anche politiche, non risponde a esigenze effettivamente di riordino della nostra burocrazia, di efficientamento della macchina pubblica e, pertanto, di risposta ai bisogni effettivamente sentiti dalla nostra comunità, anche in questo momento di crisi economica. È un provvedimento spot, un provvedimento che, probabilmente – lo ripeto, forse, siamo rimasti soltanto noi della Lega a credere fortemente che questa legislatura possa effettivamente dare alla luce una riforma costituzionale –, è destinato, se questo nostro auspicio dovesse avere buon fine, a durare pochi mesi.
  Quindi, non si riesce a capire perché, a novembre e dicembre, ormai, del 2013, il Parlamento è impegnato a discutere e a inserire un nuovo riordino di organi – ricordo – costituzionali, quando, poi, da qui a meno di un anno dovrebbe partire una grande riforma organica che, magari – anzi, lo auspichiamo –, dovrebbe fare lettera straccia di quello che, in questi giorni, questa Camera dovrà licenziare.
  Pertanto, capisco anche che i nuovi corsi che investono vari partiti e, in particolar modo il Partito Democratico, danno la necessità, sempre proprio al Partito Democratico e al suo nuovo segretario, di segnare il passo e di far vedere che con lui le cose effettivamente cambiano, che grazie a questa nuova guida del principale partito di centrosinistra nella Repubblica italiana le cose cambiano. Lo capisco: sono ambizioni legittime, sono giochi a cui anche noi, tutti noi, siamo abituati, chi fa politica da anni queste cose le sa, lo capisco. Però, veramente, invito tutti e, soprattutto, la maggioranza, l'attuale strana maggioranza che regge questo Governo, a questo punto, ad essere chiara: perché, se c’è la volontà di fare delle Pag. 52riforme costituzionali da qui a breve, allora io dico che questo è qualcosa destinato a durare pochi mesi e che, però, in questi pochi mesi, comporterebbe per le nostre amministrazioni tutta una serie di stravolgimenti sicuramente non indifferenti.
  Per questo motivo, invito nuovamente tutti a un attimo di onestà intellettuale e a votare per la soppressione di questo articolo 1.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bargero, Giacomelli, Madia, Frusone, Vacca.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  422   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  276    
    Hanno votato no  146.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Carlo Galli ha segnalato che non è riuscito a votare).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 1542-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1542-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Cozzolino 2.1 e formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Gitti 2.305 e Fucci 2.204; esprime parere contrario sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.300, Russo 2.313 e Cirielli 2.319; formula un invito al ritiro sull'emendamento Cicu 2.250, perché c’è l'emendamento 2.500 (Nuova formulazione) della Commissione che sostanzialmente accoglie quanto richiesto dall'onorevole Cicu.
  La Commissione esprime parere favorevole sui suoi emendamenti 2.500 (Nuova formulazione) e 2.501, ed esprime parere contrario sugli emendamenti Matteo Bragantini 2.200 e Russo 2. 210.
  Signor Presidente, c’è stata una riformulazione dell'emendamento 2.502 della Commissione per cui vi sono dei nuovi subemendamenti, devo esprimere il parere anche sui vecchi subemendamenti ?

  PRESIDENTE. Sì.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Allora, la Commissione esprime parere contrario sul subemendamento Matteo Bragantini 0.2.502.8, sugli identici subemendamenti De Mita 0.2.502.1 e Russo 0.2.502.2, sugli identici subemendamenti De Mita 0.2.502.3, Russo 0.2.502.4 e Cirielli 0.2.502.5, sugli identici subemendamenti De Mita 0.2.502.6 e Russo 0.2.502.7. Esprime parere favorevole sul subemendamento Matteo Bragantini 0.2.502.9 e formula un invito al ritiro sul subemendamento Zardini 0.2.502.10, perché, se è approvato quello precedente, di fatto è assorbito.
  La Commissione esprime parere favorevole sul suo emendamento 2.502 (Nuova formulazione), mentre esprime parere contrario sugli identici emendamenti Russo 2.49 e De Mita 2.50, sull'emendamento Squeri 2.58, sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.301, Matteo Bragantini 2.306, Russo 2.314 e Cirielli 2.320, e sull'emendamento Russo 2.65.
  La Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento Martella 2.385; esprime parere contrario sull'emendamento Gelmini 2.68 e formula un invito al Pag. 53ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Vargiu 2.69.
  Esprime parere contrario sull'emendamento Bianconi 2.70 e formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Vargiu 2.72.
  La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.302, Matteo Bragantini 2.307, Russo 2.315 e Cirielli 2.325, sull'emendamento Bianconi 2.254, sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.304, Matteo Bragantini 2.310, Russo 2.318, e Cirielli 2.328, sugli identici emendamenti Matteo Bragantini 2.308, Russo 2.316, Cirielli 2.326 e D'Ottavio 2.375, sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.303, Matteo Bragantini 2.309, Russo 2.317 e Cirielli 2.327.
  La Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti De Mita 2.296 e Gelmini 2.253, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Russo 2.251 ed esprime parere favorevole sull'emendamento 2.503 della Commissione. Formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento De Mita 2.297, ed esprime parere contrario sull'emendamento Bianconi 2.311.

  PRESIDENTE. Gli emendamenti De Mita 2.297 e Bianconi 2.311 sono stati ritirati. Siamo all'emendamento Bianconi 2.312.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Bianconi 2.312 e Gelmini 2.330.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GRAZIANO DELRIO, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza, deputato Matteo Bragantini, ad esprimere il parere.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è contrario sull'emendamento Cozzolino 2.1.
  Il parere è favorevole sull'emendamento Gitti 2.305.
  Il parere è contrario sull'emendamento Fucci 2.204.
  Il parere è favorevole sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.300, Russo 2.313 e Cirielli 2319.
  Il parere è contrario sull'emendamento Cicu 2.250.
  Il parere è favorevole sugli emendamenti 2.500 (Nuova formulazione) e 2.501 della Commissione, nonché sull'emendamento Matteo Bragantini 2.200.
  Il parere è contrario sull'emendamento Russo 2.210.
  Il parere è favorevole sul subemendamento Matteo Bragantini 0.2.502.8.
  Il parere è contrario sugli identici subemendamenti De Mita 0.2.502.1 e Russo 0.2.502.2, nonché sugli identici subemendamenti De Mita 0.2.502.3, Russo 0.2.502.4 e Cirielli 0.2.502.5 e sugli identici subemendamenti De Mita 0.2.502.6 e Russo 0.2.502.7.
  Il parere è favorevole sul subemendamento Matteo Brigantini 0.2.502.9. Il parere è favorevole anche sul subemendamento Zardini 0.2.502.10, o invito al ritiro perché assorbito se viene votato favorevolmente quello precedente.
  Il parere è favorevole sull'emendamento 2.502 (Nuova formulazione) della Commissione.
  Il parere è contrario sugli identici emendamenti Russo 2.49 e De Mita 2.50.
  Sull'emendamento Squeri 2.58 mi rimetto all'Aula.
  Il parere è favorevole sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.301, Matteo Bragantini 2.306, Russo 2.314 e Cirielli 2.320.
  Il parere è contrario sugli emendamenti Russo 2.65 e Martella 2.385.
  Il parere è favorevole sull'emendamento Gelmini 2.68.
  Il parere è contrario sull'emendamento Vargiu 2.69.
  Il parere è favorevole sull'emendamento Bianconi 2.70.Pag. 54
  Il parere è contrario sull'emendamento Vargiu 2.72.
  Il parere è favorevole sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.302, Matteo Bragantini 2.307, Russo 2.315 e Cirielli 2.325, nonché sull'emendamento Bianconi 2.254 e sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.304, Matteo Bragantini 2.310, Russo 2.318 e 2.328 Cirielli.
  Il parere è altresì favorevole sugli identici emendamenti Matteo Bragantini 2.308, Russo 2.316, Cirielli 2.326 e D'Ottavio 2.375, nonché sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.303, Matteo Bragantini 2.309, Russo 2.317 e Cirielli 2.327; sull'emendamento De Mita 2.296, Gelmini 2.253, Russo 2.251 e 2.503 della Commissione.
  Il parere è contrario sugli emendamenti Bianconi 2.311 e 2.312, nonché Gelmini 2.330.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Giusto per chiarire al relatore Bressa: per l'emendamento Bianconi 2.311 ci eravamo sbagliati, c’è.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Quindi è contrario, perfetto. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 2.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, vorrei spiegare questo emendamento. Nell'articolo 2 vengono istituite le città metropolitane: ma quante e quali sono le città metropolitane ? Questo è uno dei tanti problemi, perché inizialmente le città metropolitane dovevano essere 3: Milano, Roma e Napoli. Poi sono diventate 10, e adesso, durante i lavori della Commissione, addirittura 18: sì, 18 !
  Giusto per dare un'idea di quanto sia spropositato questo numero, sono andata a vedere in Europa: in Europa ce ne sono 20. In tutta Europa: In Francia ce ne sono 2, ce ne sono 2 in Spagna, ce ne sono 2 in Olanda, ce n’è una in Inghilterra e una in Austria; noi, 18 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Perché così tante ? Perché i sindaci di mezza Italia tirano per la giacchetta i deputati per far inserire nell'elenco le proprie città. Non è un caso infatti che il deputato Gitti con l'emendamento seguente ha fatto inserire, o vorrebbe fare inserire Brescia tra le città metropolitane, insieme come altri deputati del PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È un caso che il sindaco di Catania si precipiti settimana scorsa a Roma per incontrare il Ministro e il relatore per far approvare un emendamento che fa rientrare anche Catania tra le città metropolitane ? Questo è l'esempio tipico di come si fanno e di come funzionano le leggi in Parlamento: le leggi si fanno non per logica, ma a seconda di chi tira la giacchetta del deputato di turno, che in vista di una futura rielezione non si tira indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi invece, che non puntiamo alla rielezione, la giacchetta non ce la facciamo tirare da nessuno. Vi invitiamo a fare lo stesso: se avete un minimo, ma un minimo di dignità, buttatela via...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  PAOLA CARINELLI...questa giacchetta, ed iniziate a fare le leggi col cervello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, è del tutto evidente che le opinioni in quest'Aula sono assolutamente libere, e ognuno può dire quello che vuole. Quello che però dovrebbe essere evitato, è dire cose destituite di fondamento. Vorrei ricordare alla collega che in Francia c’è una grande area Pag. 55metropolitana, ci sono 3 città metropolitane, ci sono 6 città metropolitane definite diversamente (se vuole gliele posso anche citare), e può esserci una città metropolitana laddove c’è una popolazione superiore ai 500 mila abitanti. In Germania i distretti sono 439, di cui 116 sono le Stadtkreis, cioè i distretti metropolitani. Nel Regno Unito ci sono 274 distretti, di cui 36 metropolitani. In Polonia ci sono 314 distretti, di cui 65 città metropolitane. Questa è l'Europa: noi ci stiamo adeguando a quello che è il modello europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, senza scomodare la Francia, la Germania, Timbuctu, il Kazakistan e la Polonia, vado a leggere alcune dichiarazioni.
  Questa è datata il 5 luglio 2013. Brunetta: «Le province vanno abolite, vanno cancellate. Le province non devono esserci più». Si direbbe: abolizione delle province con scappellamento a destra.
  Letta, 5 luglio 2013: «È stata abolita la parola provincia dalla Costituzione». Si direbbe: abolizione delle province con scappellamento a sinistra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Renzi, 9 dicembre 2013: «Cancellazione delle province in primis». Si direbbe: cancellazione delle province a vuoto.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CARLO SIBILIA. Poi la più bella definizione la dà il deputato Vargiu, 9 ottobre 2013: «una cancellazione senza “se” e senza “ma”, ma solo perché le province sono enti dispendiosi, ma soprattutto perché sono enti inutili e servono solo a moltiplicare i centri e le ragnatele di sottopotere della politica». Quindi, abolizione delle province con scappellamento al centro.
  Oggi il provvedimento che andiamo ad approvare dice: «Disposizioni concernenti la composizione dei consigli provinciali...».

  PRESIDENTE. Ha concluso il suo tempo.

  CARLO SIBILIA. ... e disciplina dell'elezione dei presidenti della provincia e del consiglio provinciale. Cosa stiamo abolendo ? Niente: bugia agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, il collega Bressa, colto in queste materie, ha messo in evidenza in questa Camera il difetto di fondo di questo provvedimento, il quale non tiene conto che in Italia ci sono ottomila e passa comuni, che c’è una divisione territoriale che ha tradizioni consolidate, che il problema dell'Italia è omogeneizzare le aree amministrative con le aree economiche, chiamandole come volete, che si potrebbe anche prendere in esame l'abolizione delle regioni per fare una specie di contee.
  No, il deputato Bressa prende un foglino e ci legge cosa fa la Francia, cosa fa la Germania, cosa fa la Polonia, cosa fa non so più chi. Non va bene, questo è il massimo del provincialismo culturale, non guardare quello che facciamo noi rispettando la nostra cultura ma scopiazzare la cultura altrui, facendo dei disastri come è stato fatto in questa specie di disegno di legge che qualcuno di voi incoscientemente voterà, credendo di abolire le province e non le abolirà, credendo di fare chissà cosa e non farà niente, se non determinare enti di secondo grado, quindi lontanissimi dalla gente; enti che la politica si eleggerà da sé, sola, enti sui quali si fanno tutte le minestre possibili, così come è già successo e come abbiamo esperienza.
  Quindi, ripeto, la cultura italiana ci dice che l'Italia – lo dico a lei, ma perché l'onorevole Bressa poi ne tenga conto – è Pag. 56il Paese delle capitali, in Francia di capitali ce n’è una sola, in Italia ce ne sono trenta o quaranta. L'Italia è, come posso dire, la patria delle piccole città e dei piccoli comuni, non è così la Germania, non è così la Francia, non conosco francamente la Polonia, non è così l'Inghilterra. Quindi, cerchiamo di fare le cose per casa nostra e non fare i propri interessi nella divisione amministrativa di questo Paese con la scusa, come già sta succedendo troppo spesso in questo Paese, che l'Europa lo vuole, che dobbiamo adeguarci alla cultura europea. Già stiamo morendo di fame per adeguarci alla cultura europea, guardiamo di finire di rovinarci per bene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 2.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gnecchi, Portas...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  461   
   Votanti  453   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  125    
    Hanno votato no  328.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gitti 2.305, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza...
  Gitti ? Sospendo la votazione, se potete avvisarmi anche leggermente prima...grazie.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Era invito al ritiro, signor Presidente. Invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

  PRESIDENTE. C’è un invito al ritiro ? Sta bene, quindi è invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Prego deputato Gitti, ha facoltà di parlare.

  GREGORIO GITTI. Lo ritiro in quanto con il relatore Bressa abbiamo trovato un accordo per un emendamento che è stato presentato e votato in Commissione, con il parere favorevole del Governo.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo all'emendamento Fucci 2.204.
  Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fucci 2.204, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Capua, Malpezzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  459   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  40    
    Hanno votato no  419.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ottavio 2.300, Russo 2.313 e Cirielli 2.319.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, intervengo nell'ottica della coerenza Pag. 57che mi rendo conto è una parola che non c'entra nulla con questo disegno di legge, cercando di riportarla almeno nell'Aula parlamentare. Credo che, se si vuole dare un senso di rispetto alla popolazione e di reale volontà di porre mano all'eccessiva burocratizzazione dello Stato con un appesantimento di enti, l'idea di allargare a dismisura, per decreto e per legge, l'esistenza in Italia di città metropolitane che non esistono mi sembra che vada ridimensionata.
  Per cui, questo emendamento mira a riconoscere le uniche tre aree metropolitane vere che esistono in Italia: Roma, Milano e Napoli. Tutto il resto è soltanto «politica politicante», che allontana i cittadini dall'interesse per la cosa pubblica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ottavio. Ne ha facoltà.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, solo per dire che, in coerenza con il resto del ragionamento su questo provvedimento, io credo che la vera novità sia proprio quella dell'istituzione della città metropolitana, un'esperienza nuova per l'Italia, prevista dal 1990 e mai realizzata.
  Devo dire però che la formulazione che si sta portando avanti rischia un po’ di snaturare questa esperienza. Quindi, sarebbe giusto limitare ulteriormente il numero delle città metropolitane, fare questa esperienza e, invece, considerare le altre come si considerano le province, o come saranno, governo di area vasta.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.300, Russo 2.313 e Cirielli 2.319, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Pagano, Abrignani, Luciano Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  461   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato   71    
    Hanno votato no  390.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Cicu 2.250.
  Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 2.250, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Cancelleri, Fossati. Chi altro non ha votato ? Sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  458   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato   48    
    Hanno votato no  410.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.500 (Nuova formulazione) della Commissione, con il parere favorevole del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Moretti. Chi non ha votato ancora ? Mosca, Segoni. Chi altro non ha votato ? Martella. Hanno votato tutti ? Adesso sembra di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 58
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  465   
   Votanti  461   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato  321    
    Hanno votato no  140.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Scalfarotto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.501 della Commissione, con il parere favorevole del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Crivellari. Chi altro non ha votato ? Ancora Crivellari. Adesso ha votato. Sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  458   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  324    
    Hanno votato no  134.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 2.200, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Nastri, Ferro, Bonifazi. Chi altro non riesce a votare ? Sembra che abbiano votato tutti. Manzi. Ancora Manzi. Adesso ha votato. Hanno votato tutti ? Sembra di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  457   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato   54    
    Hanno votato no  403.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 2.210, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia, Piepoli, D'Agostino, Boccuzzi, Carfagna. Piepoli ancora non riesce a votare. Vediamo se dobbiamo mandare un tecnico... Daniele Farina. Piepoli ha votato. Sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  462   
   Maggioranza  232   
   Hanno votato  46    
    Hanno votato no  416.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Matteo Bragantini 0.2.502.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Agostino, Lacquaniti, Coppola, Garavini, Nardella, Toninelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  462   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato   59    
    Hanno votato no   403.    

Pag. 59

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici subemendamenti De Mita 0.2.502.1 e Russo 0.2.502.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Bargero, Abrignani, Pilozzi, Toninelli, Garavini, Sereni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  467   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato   50    
    Hanno votato no   417.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici subemendamenti De Mita 0.2.502.3, Russo 0.2.502.4 e Cirielli 0.2.502.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, oltre a voler ripetere ciò che ho già detto, mi sembra che, anziché abrogare enti, li moltiplichiamo a dismisura, con l'unico obiettivo di immaginare di conquistare poltrone ed enti di area vasta grazie all'elezione di una parte minimale degli elettori. Magari approfittando del fatto che, in questo momento, in alcuni comuni capoluogo, ci sono amministratori del PD, si tenta in qualche maniera di comprimere anche la storia dei piccoli comuni. Credo che sia una cosa sbagliata, che non ha alcun senso, anche alla luce delle sciocchezze che sono scritte come principi ispiratori di questa norma. Quindi, noi crediamo che almeno alzare la soglia della popolazione possa essere un modo per limitare i danni che questo scellerato Governo sta per abbattere sulla nostra macchina degli enti locali.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici subemendamenti De Mita 0.2.502.3, Russo 0.2.502.4 e Cirielli 0.2.502.5, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Oliverio, Tancredi, Ruocco, Coppola...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  466   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato   58    
    Hanno votato no   408.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici subemendamenti De Mita 0.2.502.6 e Russo 0.2.502.7, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, Lacquaniti, Abrignani, Madia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  460   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato   53    
    Hanno votato no   407.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 60

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Matteo Bragantini 0.2.502.9, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Tancredi, Lavagno, Coppola, De Micheli, Bobba...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  455   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  365    
    Hanno votato no   90.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Il subemendamento Zardini 0.2.502.10 risulta assorbito.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.502 (Nuova formulazione) della Commissione, nel testo subemendato, con il parere favorevole del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Romele, Antimo Cesaro, Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  458   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  323    
    Hanno votato no   135.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Russo 2.49 e De Mita 2.50, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gasbarra, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  465   
   Votanti  432   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato   54    
    Hanno votato no   378.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Squeri 2.58, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Molea, Bratti non tolga la tessera. Chi altro non ha votato ? Sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  442   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato   77    
    Hanno votato no  365    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Cardinale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ottavio 2.301, Matteo Bragantini 2.306, Russo 2.314, e Cirielli 2.320.
  Ricordo che gli emendamenti Matteo Bragantini 2.306 e Cirielli 2.320 non sono Pag. 61segnalati. I pareri della Commissione e del Governo sono contrari, quello del relatore di minoranza è favorevole.
  Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.301 e Russo 2.314, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e sui quali il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Romele. Grillo non riesce a votare.... adesso ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  467   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato   67    
    Hanno votato no  400    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 2.65, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani... ecco adesso ha votato. Colaninno non riesce a votare.... adesso ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  468   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato   52    
    Hanno votato no  416    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Martella 2.385 sul quale è stato formulato un invito al ritiro da parte del relatore.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, volevo motivare il mio invito al ritiro. Qui si chiede di sopprimere il secondo e il terzo periodo del secondo comma, i quali però procedimentalizzano le procedure dell'articolo 133 in caso di espressione di parere negativo – o di mancata espressione di parere negativo – da parte della regione rispetto alle istanze di entrare o non partecipare alla città metropolitana, introducendo anche il potere sostitutivo da parte dello Stato. Infatti, è il Consiglio dei ministri che ha l'ultima parola e può decidere se adottare e proporre al Parlamento la legge per istituire le nuove città metropolitane risultanti dalle azioni referendarie.
  Quindi, l'invito al ritiro si giustifica perché questo è un elemento che chiarifica una importante procedura dell'articolo 133 della Costituzione.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Martella 2.385 formulato dal relatore.

  ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, il relatore del provvedimento gode della nostra totale fiducia e stima, per cui noi accettiamo l'invito al ritiro di questo emendamento che ci è stato proposto, anche perché, come lo stesso relatore ha detto, non c’è dubbio che nel secondo e nel terzo periodo vengono spiegati quali sarebbero i percorsi nel caso in cui ci fosse da parte delle regioni interessate un parere contrario.
  Ma voglio approfittare di questa occasione per porre in evidenza due cose a proposito di questo emendamento. La prima è che noi siamo interessati al fatto che ci sia la possibilità da parte dei comuni capoluoghi delle province limitrofe di aderire alle città metropolitane costituende. Questo avviene, come previsto, con Pag. 62l'articolo 133 della Costituzione, ed è un processo assolutamente necessario e importante. Penso a realtà che conosco bene, come nel caso del Veneto, della provincia di Venezia e della città metropolitana di Venezia, alla quale possono aderire altri importanti comuni, come quello di Padova e quello di Treviso, come già hanno anticipato i sindaci di questi capoluoghi.
  Ma ci interessa anche che non ci sia da parte della regione un atteggiamento contrario che possa essere ostativo a questo percorso. E allora, noi ce lo dobbiamo dire fino in fondo: nel passato è avvenuto che le città metropolitane, previste già dal 1990, non si sono realizzate con la legislazione vigente perché spesso le regioni si sono messe contro questa nuova realtà istituzionale, che di fatto viene a creare un'altra realtà dotata di poteri e di risorse, che può avere una certa centralità nelle regioni. Ora, sarebbe stato preoccupante che il parere della regione eventualmente contrario impedisse questo tipo di decisione. Come ha spiegato il relatore, così non è. Siamo di fronte alla possibilità che, nel caso in cui ci sia un parere contrario della regione, ci sia l'intervento del Governo, del Ministro e del Consiglio dei Ministri e che, quindi, la volontà dei comuni venga tenuta in considerazione fino in fondo.
  Finisco anche con il dire che noi riteniamo che questo provvedimento sia particolarmente importante perché le città metropolitane non solo sono un'innovazione dal punto di vista istituzionale, ma sono un vero e proprio cambio di mentalità, che dovrebbe interessare e che interessa i cittadini, le imprese, le istituzioni, tutta la politica. Si tratta di risparmiare, si tratta di razionalizzare, si tratta di dare più poteri e, in fondo, di fare sì che ci sia un processo di integrazione tra i comuni, che possa determinare che alcune realtà siano realtà che diventino più forti, più dotate di poteri, più in grado di intervenire sui grandi problemi della società contemporanea.
  Diciamocelo – lo dico ai colleghi che sono contrari a questo provvedimento, che dicono che le città metropolitane sono un'innovazione istituzionale sbagliata o che non riescono a vedere come con questo percorso stiamo anche cambiando le province, in attesa di poterle togliere dalla Costituzione – si tratta in fondo di dare un governo politico a istanze economiche e sociali che nelle grandi aree urbane, nei nostri territori, già esistono. Si tratta di dare un governo istituzionale a processi che riguardano la società contemporanea, che vivono già ogni giorno nella vita quotidiana dei cittadini, ai quali oggi noi dobbiamo dare un nuovo modello di governo.
  Questa è la sfida che noi abbiamo di fronte. Se volessimo alzare un po’ lo sguardo potremmo dire, con le dovute proporzioni, che c’è un certo parallelismo tra l'integrazione europea e questo processo di nascita delle città metropolitane. Si tratta, in fondo, come avviene per l'integrazione europea da parte degli Stati di cedere un po’ della propria sovranità, e così, da parte dei comuni, di cedere un po’ della propria sovranità per un ente superiore. Non solo si tratta di cederla, si tratta di ritrovarla, di renderla più forte ed è per questo che noi accettiamo l'invito al ritiro di questo emendamento e siamo a favore della riformulazione del relatore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. L'emendamento Martella 2.385 si intende quindi ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gelmini 2.68.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini 2.68, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Lavagno, Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 63
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  452   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato   63    
    Hanno votato no   389.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Vargiu 2.69, su cui vi è un invito al ritiro.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Vargiu 2.69.

  PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, intendo ritirare sia l'emendamento, a mia firma, 2.69, che il successivo emendamento, sempre a mia firma, 2.72. Questi emendamenti avevano, infatti, un senso perché indicavano la necessità che la città metropolitana sostituisse con i suoi organismi elettivi, sindaco, vicesindaco e assessori, gli enti che invece in questo provvedimento sono mantenuti e, cioè, le municipalità, la città metropolitana e in un certo periodo anche addirittura la coesistenza delle province. Questa è una delle contraddizioni del presente provvedimento che nasce per disboscare e tagliare enti inutili della politica e rischia, invece, di aumentarne il numero. È una contraddizione che ho segnalato negli emendamenti che sono stati sottoposti all'Aula, però era il combinato disposto dei vari emendamenti che avrebbe consentito di incidere sul problema. Siccome alcuni emendamenti non sono stati mantenuti, intendo ritirare gli emendamenti 2.69 e 2.72, perché non sarebbero più coerenti con la volontà che esprimevano.

  PRESIDENTE. Prendo atto, quindi, che gli emendamenti Vargiu 2.69 e 2.72 sono ritirati.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 2.70.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 2.70, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Frusone, Buttiglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  455   
   Votanti  451   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato   45    
    Hanno votato no   406.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ottavio 2.302 e Russo 2.315, specificando che gli emendamenti Matteo Bragantini 2.307 e Cirielli 2.325 non sono stati segnalati.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.302 e Russo 2.315, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Romele, Lupo, Vignali, Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  456   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato   61    
    Hanno votato no   395.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 2.254, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.Pag. 64
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, così accenno anche all'emendamento che è stato bocciato: per mia distrazione non sono intervenuto. Già questo è un provvedimento che penso dovrà richiedere qualche corso universitario a qualche esperto di diritto per l'esegesi di quanto in esso contenuto e per quanto dovrà essere la conseguenza di questo ingarbuglio di norme che certo non semplifica. E non parla uno che di queste cose non se ne intende: me ne intendo e dico che qui la confusione è massima.
  Né si può dire che è una grande semplificazione il fatto di chiamare città metropolitane le province delle grandi città, perché questo si è fatto. Né è una grande novità prendere il sindaco della città metropolitana e metterlo a capo dell'area metropolitana cosicché tutti i piccoli comuni saranno dipendenti dal comune più grande, che avrà non solo il peso del suo territorio, ma avrà anche la gestione di tutti i territori degli altri comuni perché il sindaco della città grande sarà anche il sindaco della città metropolitana, alimentando così tutte le lotte, continue e pervicaci, di tutti i comuni delle città grandi contro la prepotenza e il prevalere delle città più grandi.
  Non solo ma, essendo tutto roba di secondo grado e in questi termini, abbiamo anche fatto un altro «bingo» per il PD, perché così tutte le province, che potevano essere anche di centrodestra, finiscono per essere sotto tutti i sindaci del PD, perché tutti sindaci delle città metropolitane, guarda caso, sono del PD.
  Ma non contenti di questo, hanno pensato due organi bestiali: uno è il consiglio metropolitano e l'altro la conferenza metropolitana in cui ci sta tutto, ci sono tutti, sembra praticamente una convocazione a congresso: i sindaci, presidenti di qui, presidenti di là, unione di comuni, pletora infinita di non decisione, pletora infinita di organismi secondo la vecchia tecnica della vecchia sinistra per la quale le burocrazie e gli organigrammi istituzionali decidevano tutto: il nome dei capi burocrati che comandavano ai consiglieri comunali, agli assessori e ai sindaci. Cioè abbiamo rimesso il territorio sotto corazzata Potëmkin, con la certezza che la bandierina della corazzata Potëmkin è quella del Partito Democratico, andando bellamente in tasca – non trovo altro termine – alle volontà popolari, alle volontà dei piccoli comuni, alle tradizioni nazionali, all'unione dei comuni. Comandano i più grossi, gli impiegati e il Partito Democratico abituato a gestire le amministrazioni in questa maniera. Questo sarà un bel problema per Renzi, per i suoi deputati che stanno votando una legge che, forse, Bersani non avrebbe immaginato così corazzata Potëmkin.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Romele. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, a sostegno pienamente di quanto il collega poc'anzi ha accennato ed evidenziato ed entrando magari in qualche particolare in più perché poi queste cose si devono vedere domani mattina. Mi rivolgo anche a quei colleghi che poi magari si nasconderanno il giorno dopo quando dalla Valle Camonica piuttosto che dalla Valtrompia verranno giù i sindaci dei piccoli comuni ma che disperatamente sono legati al proprio territorio per tenere su non solo le tradizioni, ma anche i servizi essenziali di queste realtà. Arriveranno su Brescia. Infatti per chi non lo sa Brescia è stata evidenziata dall'onorevole Gitti come potenziale ulteriore città metropolitana: 206 comuni, 180 chilometri di distanza tra un capo e l'altro della provincia...

  PRESIDENTE. Ha concluso il tempo.

  GIUSEPPE ROMELE. ... duemilacinquecento chilometri di strade extracomunali da gestire con il sindaco di Brescia, caro amico e bravissimo ragazzo oltretutto, con gli amministratori...

Pag. 65

  PRESIDENTE. Deputato Romele, deve concludere.

  GIUSEPPE ROMELE. ... un «ragazzo del Novantanove» per la verità giustamente perché ragazzo...ha cinquant'anni superati anche lui.

  PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo.

  GIUSEPPE ROMELE. Per dire, se mi lascia finire tanto intervengo poco per la verità, che tutto questo sistema diventerà un caos unico.
  E vorrei capire, allora, la filosofia di Monti, con la filosofia del PD, che è quella dell’«acchiappatutto» in termini di...

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 2.254, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brandolin, Piepoli, Zoggia, Vignali, Duranti, Sanga, Giorgis.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  443   
   Maggioranza  222   
   Hanno votato   63    
    Hanno votato no  380.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ottavio 2.304 e Russo 2.318, tenendo presente che gli altri due identici emendamenti Matteo Bragantini 2.310 e Cirielli 2.328 non sono stati segnalati.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.304 e Russo 2.318, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni, Paola Bragantini, Sereni. Chi altro non ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  449   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato   64    
    Hanno votato no  385.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Russo 2.316 e D'Ottavio 2.375, tenendo presente che gli altri due identici emendamenti Matteo Bragantini 2.308 e Cirielli 2.326 non sono stati segnalati.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Russo 2.316 e D'Ottavio 2.375, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Gribaudo, Labriola, Romele. Chi altro non ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  450   
   Votanti  449   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato   65    
    Hanno votato no  384.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ottavio 2.303 e Russo 2.317, tenendo presente che gli altri due Pag. 66identici emendamenti Matteo Bragantini 2.309 e Cirielli 2.327 non sono stati segnalati.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 2.303 e Russo 2.317, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Malisani, Piepoli, Rostan, Taricco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  455   
   Maggioranza  228   
   Hanno votato  67   
    Hanno votato no  388.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore dell'emendamento De Mita 2.296 accede all'invito al ritiro formulato dal relatore per la maggioranza.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini 2.253, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Nuti, Fraccaro, Nesci, Folino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  451   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  64    
    Hanno votato no  387    .

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 2.251, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI (ore 17,35)

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  434   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  62    
    Hanno votato no  372.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.503 della Commissione, con il parere favorevole dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Polidori.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  451   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  406    
    Hanno votato no  45.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Ricordo che l'emendamento De Mita 2.297 è stato ritirato e che l'emendamento Bianconi 2.311 è precluso dall'emendamento che è stato appena approvato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 2.312.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, si cerca in questa maniera di semplificare, come dicevo prima, un meccanismo che assolutamente non ha niente di Pag. 67umano. Io invito ancora una volta, ma veramente ponendomi di fronte a questo problema non come parte ma come cittadino, come cittadino che ha fatto il consigliere comunale, il consigliere provinciale, il consigliere regionale e oggi è deputato e ha vissuto tutte quelle assemblee. Con questa legge noi facciamo deflagrare tutto e nessuno ci capirà più niente.
  Invece di semplificare aggraviamo e diamo ad una casta di burocrati e politici territoriali il monopolio assoluto di tutte le scelte ponendosi – e prima o poi la questione si porrà – anche in molte parti in contrasto con la Costituzione in relazione alle competenze regionali rispetto al territorio e alla sua gestione.
  Voi avete preparato questo e io mi meraviglio, ripeto mi meraviglio, che questo provvedimento possa essere stato concepito nel momento in cui era stato promesso ai cittadini l'abolizione delle province e in realtà non solo le confermiamo, ma confermiamo le province più grandi che si chiamano aree metropolitane. Non solo le confermiamo ma le complichiamo, le riempiamo di poteri e le sottraiamo alla libera disponibilità dell'elettorato, cioè togliamo dal livello decisionale tutti quelli che sono i consiglieri comunali di opposizione.
  Quindi, abbiamo il monopolio totale della gestione del territorio da parte di una classe politica che sarebbe altrimenti spazzata via. Si sta facendo questo e lo sta facendo il Partito Democratico che ha eletto come segretario, grazie alle primarie, proprio uno che dice che di queste cose se ne vuole liberare. Libererà il partito ma continuerà a regalarli all'Italia e anche questa è una responsabilità che si prende tutta intera.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 17,40)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, per dire con un certo dispiacere che non posso trovarmi d'accordo con il mio gruppo per il sostegno che intende dare all'emendamento del collega Bianconi e lo dico perché il collega Bianconi, che è un generoso, intende tentare di modificare una legge immodificabile.
  Io non posso essere d'accordo su questo tentativo pur generoso, perché l'impianto fondamentale della legge è un impianto che non può essere corretto come avviene per le altre leggi. È un impianto completamente sbagliato, è un impianto che va contro la volontà popolare, è un impianto che toglie ai cittadini la sovranità ed è per questo, Presidente, che io voterò in dissenso dal gruppo e dall'emendamento proposto dal collega Bianconi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 2.312 , con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Simone Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  437   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  130    
    Hanno votato no   307.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini 2.330, con parere contrario di Commissione, Governo e relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Grassi, Borghi, Piepoli, Battelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 68
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  448   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato   48    
    Hanno votato no   400.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, con il voto di questo articolo il delitto contro la democrazia, contro il buonsenso, contro l'autonomia dei territori, contro la logica amministrativa che deve corrispondere alla estensione e alla logica economica è compiuto, in nome dell'occupazione manu militari delle istituzioni, del territorio, delle attività economiche da parte di pochi. Grazie a questo articolo, il Partito Democratico si impossesserà di tutte le aree metropolitane di questo Paese, cioè di tutte le province anche là dove ha perduto le elezioni; farà consessi con tutti i suoi sindaci e solo con i suoi sindaci, escludendo tutti i consiglieri comunali dell'opposizione; non farà contare assolutamente niente i sindaci delle città vicine alle città metropolitane; e insomma la dittatura del territorio, in nome non si sa bene di quale democrazia e di quale promessa, sarà compiuta.
  Guardate che la malafede di tutto questo provvedimento non è in quello che è scritto qui, è in quello che è scritto all'articolo 3, comma 9. All'articolo 3, comma 9 per ovviare a questa ovvia osservazione si dice che se fra il 1o luglio e il 30 settembre 2014 un certo numero di comuni corrispondenti ad un terzo non vorranno fare parte dell'area metropolitana possono essere assegnati provvisoriamente alla omologa provincia. State attenti, 1o luglio-30 settembre: è come quelli che notificano le cartelle il 14 agosto, quando è tutto chiuso. Dal 1o luglio al 30 settembre svelti, un terzo e semmai andate a far parte di una provincia che ancora non c’è, perché poi faremo una legge e vedremo come vi sistemiamo, a voi che siete reprobi, che non capite che dobbiamo comandare noi, nel territorio come pare a noi. E non perché lo diciamo noi, ma perché l'Europa ce lo dice, perché in Francia fanno così, perché in Germania fanno così, giocando sul loro e sul nostro provincialismo.
  Questa è una classe politica del territorio che va spazzata via, con i loro burocrati. Hanno trovato il sistema veramente di ammazzarla l'Italia. Più che da questa Camera, che i suoi problemi ce l'ha, loro hanno trovato il verso. Dico, altro che l'Italia cambia verso ! L'avete sì trovato il verso di mettere sotto il tallone l'Italia, e di farci pagare le imposte locali quanto volete, e deciderete fra pochi sindaci, fra poche persone ! Avete veramente creato una dittatura del territorio...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  MAURIZIO BIANCONI. ... e questa è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Romele. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, volevo dire all'amico nonché collega Bianconi che è giusta la sua preoccupazione, però devo anche dire, con onestà intellettuale, che da questa mattina ad oggi ho ricevuto almeno una decina di telefonate – non poche – di cui 7 o 8 solo di consiglieri comunali del PD, di comuni di sinistra, non comuni di centrodestra o di destra, i quali dicono che vada pure avanti questa legge, che poi «faremo i conti». Così minacciano il sottoscritto ed altri. Per la verità dico no, magari chiama l'onorevole Borghi piuttosto che l'onorevole Gitti, piuttosto che l'onorevole Bressa, piuttosto che il Ministro stesso Delrio, non il sottoscritto, che è qui a difendere l'opposto. Il sottoscritto dice: piuttosto chiudiamo le province e se ne parli ex novo, come Pag. 69dicevo stamattina, ripartiamo da zero, ma non facciamo questa pasticciata, perché l'eliminazione di fatto della capacità di interloquire delle piccole realtà comunali diventa una cosa assurda, quando la storia nostra è fatta di realtà piccole, sì, da realtà grandi, ma in particolare da realtà piccole e dalle realtà di montagna, le più isolate. Vorrò vedere i signori delle comunità montane, dell'UNCEM, cosa diranno a questi piccoli comuni. Vorrò vedere, in questo contesto generale, come si potrà dare risposte vere, autentiche a queste nostre realtà. Non vorrei – e sento già l'aria e la respiro – che i forconi arrivassero anche...

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Romele.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gitti. Ne ha facoltà.

  GREGORIO GITTI. Signor Presidente, sono stato tirato in ballo per ben due volte. È ora di rispondere, è ora di rispondere ai colleghi che (Commenti)...

  PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi, lasciamo esprimere il deputato Gitti.

  GREGORIO GITTI. ... ignorano quali sono le funzioni e i poteri delle province, che sono organi stanchi, che non hanno saputo adeguatamente svolgere la loro funzione. E chiedo a questa classe politica – che per tanti anni è stata in questo Parlamento, che ha fatto annegare le città metropolitane e non conosce quali sono i poteri e le funzioni degli enti che stiamo normando – di dichiarare ai propri cittadini che cosa hanno fatto fino adesso, se non mettere in rosso bilanci comunali e provinciali facendo della cattiva amministrazione. È ora di finirla con la demagogia, con delle parole messe a caso da gente che non sa nemmeno leggere gli atti parlamentari (Proteste di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi ! Romele non può più intervenire, è intervenuto già una volta.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Vede, caro relatore, io mi sento profondamente offeso perché, da assessore uscente alla viabilità della provincia di Venezia, io non sono riuscito a dare delle risposte ai miei concittadini – perché questo Stato ha voluto tagliare le risorse alle province – ed anche ai milioni di turisti che vengono nella prima provincia turistica d'Europa, la provincia di Venezia. E noi davamo loro il benvenuto nel nostro Paese con le buche, perché questo Stato non ha voluto dare i soldi che ci spettavano. E poi, caro relatore...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza per favore !

  EMANUELE PRATAVIERA. ... l'unico ente che ha attuato la spending review è stato proprio l'ente provincia e, in particolare, l'ente provincia di Venezia, che paga in 30 giorni i propri fornitori, nonostante sia soggetta anch'essa al Patto di stabilità. Allora di quali conti in rosso stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ? Di quelli del Sud, forse ! Abbia il coraggio di mandare a casa gli amministratori che non sanno fare il proprio dovere, abbia il coraggio di andare a sanzionare coloro che hanno rovinato la democrazia di questo Paese ! Non se la prenda con chi, invece, tutte le mattine si alza per dare delle risposte ai cittadini e che ci ha messo la faccia per poterlo fare. E dove sono gli ex presidenti di provincia che siedono in questo Parlamento e che fanno finta di niente su questo, che hanno mangiato per decenni ? Dove sono ? Vergognosi !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Ottavio. Ne ha facoltà. Colleghi, se abbassate il tono della voce riusciamo anche a seguire gli interventi, grazie.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, devo dire che ci sono stati degli Pag. 70interventi in quest'Aula, in questi ultimi minuti, che davvero non si possono sentire. Io questa mattina sono intervenuto per spiegare, anche in dissenso con il mio gruppo, dove stiamo andando e il perché in qualche modo di questo lavoro che stiamo facendo; però non sono assolutamente possibili espressioni nei confronti dei tanti amministratori delle nostre province e dei nostri comuni, che fanno il meglio che si può nelle condizioni date.
  Se qualcuno voleva convincerci, come ha fatto l'onorevole che è intervenuto prima di me, che si sta rischiando grosso, lo ha fatto benissimo. Io devo dire che stiamo facendo un lavoro complicato.
  Ringrazio tantissimo la Commissione per i miglioramenti che ci sono stati, ma guardate che la nostra democrazia in questo Paese si regge sugli amministratori comunali che, per esempio, in questo momento, stanno richiamando tutti noi alle manifestazioni che ci sono e per le quali, ad esempio, a Torino, c’è una situazione incredibile e incresciosa e la polizia non ha i mezzi per intervenire.
  Non c'entra niente con l'argomento di questo momento – me ne rendo conto – però rispetto per chi amministra il nostro territorio, rispetto, soprattutto da chi, come noi, sta prendendo decisioni importanti che riguardano milioni di cittadini.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Tartaglione, Dallai, Gandolfi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  404   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  261    
    Hanno votato no   143.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 1542-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1542-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Invernizzi 3.16. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere contrario, sull'emendamento De Mita 3.14. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Palese 3.15 e formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Pilozzi 3.3, Vargiu 3.2 e Centemero 3.390. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Russo 3.391 e sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.200, De Mita 3.201, Cirielli 3.210, Russo 3.240 e Matteo Bragantini 3.250. Il parere è è altresì contrario sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.202, Cirielli 3.211, De Mita 3.230 e Russo 3.241. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Bianconi 3.18. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario sull'emendamento Pilozzi 3.265. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.203, Cirielli 3.212, De Mita 3.231, Russo 3.242 e Matteo Bragantini 3.251. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Matteo Bragantini 3.260.
  Sull'emendamento 3.900 della Commissione, se me lo consente, Presidente, dovrei fare una correzione meramente formale. Al penultimo capoverso, quello che recita: primo periodo, sostituire le parole da «sei Pag. 71mesi» fino a «presente legge», è scritto «scioglimento anticipati», mentre sarebbe, ovviamente, «scioglimento anticipato» perché «anticipati» non vuol dire nulla. Se lei consente, chiederei che questo emendamento venisse votato con questa correzione.

  PRESIDENTE. Sì, si tratta di una lettera.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Sì, Presidente, è un errore di battitura, è evidente.
  Quindi, la Commissione esprime parere favorevole sul suo emendamento 3.900.
  La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Bianconi 3.35 e formula l'invito al ritiro altrimenti il parere è contrario sull'emendamento Pilozzi 3.266. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.204, Cirielli 3.213, De Mita 3.232, Russo 3.243 e Matteo Bragantini 3.252.

  PRESIDENTE. L'emendamento De Mita 3.232 è stato ritirato.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Grazie.
  Il parere è altresì contrario sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.205, Cirielli 3.214, De Mita 3.233, Russo 3.244 e Matteo Bragantini 3.253.
  La Commissione formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario sull'emendamento Balduzzi 3.220. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pilozzi 3.267 e 3.268 e sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.206, Cirielli 3.215, De Mita 3.234, Russo 3.245, Matteo Bragantini 3.254. Il parere è altresì contrario sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.207, Cirielli 3.216, De Mita 3.235, Russo 3.246 e Matteo Bragantini 3.255.
  La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pilozzi 3.269, Gelmini 3.380 e Matteo Bragantini 3.261. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.302, Cirielli 3.306, De Mita 3.332, Russo 3.342 e Matteo Bragantini 3.352. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.301, Cirielli 3.305, De Mita 3.331, Russo 3.341 e Matteo Bragantini 3.351; il parere è altresì contrario sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.300, Cirielli 3.304, De Mita 3.330, Russo 3.340 e Matteo Bragantini 3.350. La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Palese 3.381, perché è assorbito da un precedente emendamento della Commissione.
  La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.303, Cirielli 3.307, De Mita 3.333, Russo 3.343 e Matteo Bragantini 3.353. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Cicu 3.800, perché è stato assorbito. Infine, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Pilozzi 3.270.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GRAZIANO DELRIO, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza ?

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento Invernizzi 3.16, mentre il parere è contrario sull'emendamento De Mita 3.14. Mi rimetto all'Assemblea sull'emendamento Palese 3.15 ed esprimo parere contrario sugli emendamenti Pilozzi 3.3 e Vargiu 3.2. Mi rimetto all'Assemblea sugli emendamenti Centemero 3.390 e Russo 3.391. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.200, De Mita 3.201, Cirielli 3.210, Russo 3.240 e Matteo Bragantini 3.250. Il parere è altresì favorevole sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.202, Cirielli 3.211, De Mita 3.230 e Russo 3.241, nonché sull'emendamento Bianconi 3.18.
  Esprimo parere contrario sull'emendamento Pilozzi 3.265, mentre il parere è favorevole sugli identici emendamenti Pag. 72D'Ottavio 3.203, Cirielli 3.212, De Mita 3.231, Russo 3.242 e Matteo Bragantini 3.251; il parere è altresì favorevole sull'emendamento Matteo Bragantini 3.260. Mi rimetto all'Assemblea sull'emendamento Bianconi 3.35...

  PRESIDENTE. Dopo il suo emendamento 3.260 dovrebbe esprimere il parere sull'emendamento 3.900 della Commissione.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sull'emendamento 3.900 della Commissione.

  PRESIDENTE. Sta bene.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Stavo esprimendo il parere sull'emendamento Bianconi 3.35, giusto ?

  PRESIDENTE. Sì.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Assemblea sull'emendamento Bianconi 3.35. Allo stesso modo, mi rimetto all'Assemblea sull'emendamento Pilozzi 3.266. Esprimo, invece, parere favorevole sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.204, Cirielli 3.213, Russo 3.243 e Matteo Bragantini 3.252.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento De Mita 3.232, identico agli emendamenti D'Ottavio 3.204, Cirielli 3.213, Russo 3.243 e Matteo Bragantini 3.252, è stato ritirato.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.205, Cirielli 3.214, De Mita 3.233, Russo 3.244 e Matteo Bragantini 3.253. Allo stesso modo, il parere è favorevole sugli emendamenti Balduzzi 3.220, Pilozzi 3.267 e 3.268, nonché sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.206, Cirielli 3.215, De Mita 3.234, Russo 3.245 e Matteo Bragantini 3.254.
  Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.207, Cirielli 3.216, De Mita 3.235, Russo 3.246 e Matteo Bragantini 3.255; il parere è altresì favorevole sugli emendamenti Pilozzi 3.269, Gelmini 3.380 e Matteo Bragantini 3.261, nonché sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.302, Cirielli 3.306, De Mita 3.332, Russo 3.342 e Matteo Bragantini 3.352.
  Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.301, Cirielli 3.305, De Mita 3.331, Russo 3.341 e Matteo Bragantini 3.351.

  PRESIDENTE. Le faccio presente che l'emendamento Cirielli 3.305 non è segnalato.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.300, Cirielli 3.304, De Mita 3.330, Russo 3.340 e Matteo Bragantini 3.350. Sull'emendamento Palese 3.381 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.303, Cirielli 3.307, De Mita 3.333, Russo 3.343 e Matteo Bragantini 3.353. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Cicu 3.800 e Pilozzi 3.270.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Invernizzi 3.16, se nessuno chiede di parlare lo pongo in votazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Invernizzi 3.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Casati, Abrignani, Lodolini, Ermini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  412   
   Votanti  411   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato   58    
    Hanno votato no  353.    

Pag. 73

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Rughetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  L'emendamento De Mita 3.14 è stato ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Palese 3.15.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, io vorrei intervenire perché nell'articolo cui fa riferimento questo emendamento, l'articolo 3, al comma 1, è contenuta una delle «perle» di questo disegno di legge. Infatti, se andiamo a vedere il comma 1, alla lettera g), c’è scritto che: se un terzo dei comuni tra loro confinanti oppure un numero di comuni che rappresenta un terzo della popolazione di quel territorio decidono di non aderire alla città metropolitana, rimangono sullo stesso territorio la città metropolitana e la provincia.
  Questa, se spiegata, penso che dia l'idea della follia di questo disegno di legge, perché permetterebbe sullo stesso territorio di avere due enti. Mentre prima c'era solo la provincia, adesso non solo si cancella la provincia, ma alla provincia si aggiunge la città metropolitana e gli si permette di coabitare sullo stesso territorio, avendo quindi un territorio a «macchia di leopardo», con comuni che fanno parte della città metropolitana e altri comuni che invece rimangono a far parte della provincia. Rischieremmo di avere una provincia con pochissimi comuni.
  Io prendo per esempio la provincia di Milano: dai dati dell'ultimo censimento cui il disegno di legge fa riferimento, la provincia di Milano ha poco più di tre milioni di abitanti. Basterebbe un terzo di questo milione di abitanti, quindi un numero di comuni che rappresenta un terzo della popolazione, quindi circa un milione, per far sì che sul territorio di Milano possano convivere la città metropolitana di Milano e la provincia di Milano.
  Avremmo così una provincia di Milano costituita da 35 comuni. Basterebbero 35 comuni su 134 per far sì che sullo stesso territorio coabitino città metropolitana e provincia. Questo dà l'idea dell'assurdità di questo disegno di legge e del fatto che forse – ci viene il dubbio, ma forse siamo noi che siamo maligni – qualcuno voglia tenere anche le province, oltre alle città metropolitane, perché serve sempre una poltrona, soprattutto adesso che molte delle persone che siedono in questo Parlamento sono illegittime e presto andranno a casa e dovranno trovarsi un'altra poltrona.
  Avere le province, oltre alle città metropolitane, dà così la possibilità di avere un altro posto su cui accomodarsi. Già solo spiegarlo, rende l'idea di quanto sia assurdo questo disegno di legge, e poter permettere che su uno stesso territorio coesistano due enti, senza, tra l'altro, sapere bene come si ripartiranno le funzioni e le risorse, è un'assurdità che non possiamo permettere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, uno dei temi più rilevanti, che non è stato per nulla affrontato, direi comprensibilmente, in questo provvedimento, è quanto la Corte dei conti, sezione delle autonomie, in sede di audizioni, ha riferito alla I Commissione (Affari costituzionali).
  Ebbene, basterebbe consultare questo documento per rendersi conto come questo emendamento, che cerca di conservare almeno la struttura delle province, per Pag. 74poter avere un minimo di risparmio nell'ambito della gestione in senso tecnico e in senso economico, sia fondato.
  In questo documento, sei magistrati della Corte dei conti, che sono comparsi in I Commissione (Affari costituzionali), stabiliscono che, a fronte dell'invarianza degli oneri, siamo di fronte, invece, ad un presupposto in cui questa invarianza degli oneri è tutta da dimostrare. Anzi, il parallelismo quantitativo tra i due organismi, provincia e città metropolitana, consente di ritenere che questo sia un organismo che non solo non fa risparmiare, ma fa, addirittura, spendere.
  Allora, chiedo all'Aula se davvero le province sono abolite, sono abrogate, o se questo è uno strumento soltanto politico, che non taglia i costi, ma consente soltanto una gestione, ancora una volta, politica e clientelare di organismi che soltanto sulla carta sono soppressi. Pertanto, noi voteremo a favore di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palese 3.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brandolin, Ferrari, Librandi, Molteni, Giacomelli, Manciulli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  426   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato   44    
    Hanno votato no   382.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pilozzi 3.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, l'articolo 3 è uno degli articoli più controversi di questo disegno di legge. È un articolo che noi abbiamo fortemente contestato in tutte le occasioni, prima in Commissione e adesso continuiamo a farlo in Aula, con i nostri emendamenti. Infatti, all'articolo 3 viene prevista una situazione abbastanza strana, per non dire clamorosa.
  Guardate, a mio avviso, le cose vanno dette tutte perché, prima che il Presidente della provincia di Bari o il Presidente della provincia di Milano scegliessero a quale ala del centrodestra appartenere, questo articolo era sostenuto da una parte del centrodestra. Quando poi il Presidente della provincia di Bari e il Presidente della provincia di Milano hanno fatto scelte diverse, quella stessa parte del centrodestra ha cambiato idea su questo articolo.
  Perché qui che cosa avviene ? Avviene che non solo è possibile che nelle città metropolitane coesistano, per un periodo, sia la città metropolitana che la provincia. Come ricordava il Presidente Sisto, la Corte dei conti su questo punto è stata molto chiara: non solo non ci saranno risparmi, ma forse questa superfetazione istituzionale, questo crescere di istituzioni in cui non si capisce chi fa che cosa rischia di produrre un danno sia dal punto di vista dell'efficacia dell'Amministrazione, sia da un punto di vista economico. Ma la cosa più assurda è che è possibile che in queste aree metropolitane possano rimanere vigenti anche le province. Così noi, anziché diminuire il numero delle istituzioni, le raddoppieremmo, se è possibile che in queste dieci città metropolitane – che poi possono diventare anche qualcuna in più in base all'emendamento approvato che dà la possibilità anche ad altre città e province di diventare aree metropolitane –, che in queste aree ci siano due enti così che la provincia di Roma possa avere la città metropolitana di Roma, ma magari possa avere la zona di Tivoli, piuttosto che quella di Civitavecchia, come provincia di Pag. 75Roma, con il capoluogo Roma che però non fa parte di quella provincia.
  Quindi, è veramente incredibile quello che avviene con l'articolo 3 sul quale noi siamo estremamente contrari. Noi invitiamo il Ministro, invitiamo il Governo a riflettere su questo articolo e magari a dire al Ministro Quagliariello – che oggi si trova nel suo movimento politico con i due Presidenti di provincia che hanno tentato di fare questa operazione – di essere il Ministro della Repubblica italiana e non il Ministro del nuovo centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pilozzi 3.3 con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Lavagno... chi non ha votato ? Onorevole Rotondi ? Ha votato. Onorevole Labriola sta votando. Onorevole Pellegrino... sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  433   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato   35    
    Hanno votato no  398    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vargiu 3.2 con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Folino....chi non ha votato ? Onorevole Terzoni provi a votare...se toglie il segnavoto.. non la scheda... provi a votare...adesso arriva il tecnico...ecco ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  439   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato    5    
    Hanno votato no  434    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Centemero 3.390, con il parere contrario della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Folino, Bolognesi, Artini, Rizzo, Sorial, D'Ambrosio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  448   
   Votanti  430   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato   39    
    Hanno votato no   391.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 3.391, con il parere contrario della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Placido, Oliverio, Fanucci, Massimiliano Bernini.
  Dichiaro chiusa la votazione.

Pag. 76

  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  429   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato   46    
    Hanno votato no   383.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ottavio 3.200, De Mita 3.201, Cirielli 3.210, Russo 3.240 e Matteo Bragantini 3.250, che non è segnalato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ottavio. Ne ha facoltà.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, questo emendamento va incontro esattamente alle questioni che sono state sollevate prima, cioè chi è che conduce il percorso verso la città metropolitana ? Io non voglio nascondere che, se a condurlo, come dice la proposta, è il sindaco della città più grande, problemi ci saranno, perché i sindaci e i comuni sono tutti alla pari.
  Io credo, con l'emendamento che propongo e che propongono gli altri, che a condurre questo processo e, quindi, a guidare il Comitato debba essere il presidente della provincia. Questa è la soluzione migliore anche per evitare che vi siano rischi di sdoppiamento e serve a coinvolgere tutto il territorio. Questo è il senso dell'emendamento: un emendamento di buon senso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, anch'io onestamente non riesco a capire quali siano le ragioni tecniche e politiche per le quali una città metropolitana, indubbiamente di astruse capacità amministrative, tutte da comprendere, ma comunque che include tanti comuni, debba essere costituita dal sindaco della città più grande e non da quello che, invece, è stato eletto dal popolo come presidente della provincia, come è logico che sia, visto che è una fase di transizione.
  Effettivamente, si tratta di una logica di potere, di acquisizione e di conquista e, quindi, ha ragione, alla fine, il MoVimento 5 Stelle quando afferma che non c’è alcuna volontà, se non quella demagogica di apparire come gli «abrogatori» delle province, ma, in realtà, si vogliono istituire altre poltrone senza neanche passare dal voto popolare. Veramente non capisco il Ministro perché non spieghi per quale motivo debbano essere i sindaci della città capoluogo e non il presidente della provincia a condurre all'istituzione della città metropolitana.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.200, De Mita 3.201, Cirielli 3.210 e Russo 3.240, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  444   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato   64    
    Hanno votato no   380.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ottavio 3.202, Cirielli 3.211, De Mita 3.230 e Russo 3.241, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

Pag. 77

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, non ripetendo quanto ho già affermato, che permane anche su questo emendamento, voglio aggiungere che l'idea di far cessare un ente eletto democraticamente prima del mandato ricevuto dagli elettori è una cosa che verrà cassata dalla Corte costituzionale e che provocherà una serie di danni gravi, anche all'amministrazione dello Stato. Quindi, io credo che sia opportuno anche posticipare l'ingresso e «l'intrusione» nella scena amministrativa in questi casi dalla struttura esistente e che è stata eletta dal popolo e, quindi, prevedere che la città metropolitana si costituisca alla naturale scadenza degli organi democraticamente e costituzionalmente eletti dal popolo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.202, Cirielli 3.211, De Mita 3.230 e Russo 3.241, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Salvo, Marco Di Stefano, Gregori, Pastorelli, Bosco, Gribaudo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  437   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no   345.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 3.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole sull'emendamento Bianconi 3.18.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Intervengo a titolo personale, signor Presidente, il cambio di data è per evitare un vizio italiano: non contenti di tutta la confusione, si prevede anche una gestione interinale di dodici mesi di questa roba e, siccome in Italia non c’è niente di più definitivo che il provvisorio, con questo emendamento si tende ad evitare che ci sia una gestione provvisoria che sarà definitiva e a cercare di farlo, sicuramente purtroppo nel male ma, sempre per fare il meglio in questo disastro, facendo partire l'efficacia della disposizione di legge per bene ma dall'anno dopo, senza gestione provvisoria.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 3.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione)

  Folino... Fanucci... Dall'Osso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  441   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato   62    
    Hanno votato no   379.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Pag. 78

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pilozzi 3.265, con il parere contrario della Commissione, del Governo, e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Salvo... Gregori... Fanucci...Toninelli... Borghi... Nuti... Sereni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  437   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no   322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.203, Cirielli 3.212, Russo 3.242, Matteo Bragantini 3.251, con il parere contrario della Commissione, del Governo, e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno... Segoni... Famiglietti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  442   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato   65    
    Hanno votato no   377.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Palma ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 3.260, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci... Bressa... Folino... Spadoni... Spessotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  442   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato   64    
    Hanno votato no   378.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Palma ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.900 della Commissione.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, solo per ricordare che, al penultimo capoverso, si deve intendere scioglimento «anticipato» e non «anticipati».

  PRESIDENTE. È sempre quella correzione che abbiamo fatto prima. Perfetto.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.900 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 79

  Fanucci. Chiedo scusa, deputato Nastri...se è possibile votare dal vostro posto, così evitate di impressionarci. Chi non riesce a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Mi scusi, deputata Tidei, ma avevo già chiuso la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  446   
   Votanti  426   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  287    
    Hanno votato no   139.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Palma ha segnalato che non è riuscita a votare e la deputata Tidei ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 3.35.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo sull'emendamento Bianconi 3.35.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Questo emendamento tende a limitare i danni della monocultura sindacale all'interno delle assemblee: sono tutti sindaci, sono tutti loro, tutta una bella festa in casa. Allora, io avrei previsto che almeno un consigliere di opposizione di ogni consiglio comunale sieda in questo consesso almeno a far finta che ci sia un po’ di democrazia all'interno dello stesso. Anche questo è per lenire i danni di un provvedimento e delle idee disastrose che si hanno delle autonomie in questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 3.35, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e sul quale il relatore di minoranza si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rostan. Chi altro non riesce a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  439   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  149    
    Hanno votato no   290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Ricordo che l'emendamento Pilozzi 3.266 è precluso per effetto della votazione e dell'approvazione dell'emendamento 3.900 della Commissione.
  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ottavio 3.204, Cirielli 3.213, Russo 3.243 e Matteo Bragantini 3.252, tenendo presente che l'emendamento De Mita 3.232 è stato ritirato.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.204, Cirielli 3.213, Russo 3.243 e Matteo Bragantini 3.252, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Fanucci, Palma, Amendola, Bratti, Giammanco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  453   
   Votanti  452   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato   70    
    Hanno votato no  382.    

Pag. 80

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ottavio 3.205, Cirielli 3.214, De Mita 3.233, Russo 3.244 e Matteo Brigantini 3.253.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ottavio. Ne ha facoltà.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, chiedo scusa se insisto, però mi si risponda. Chiedo che, almeno fino all'insediamento del consiglio metropolitano, possa restare in vita la provincia; questo è il tema. Cioè, non capisco perché dobbiamo far chiudere le province e nominare un commissario e poi dopo c’è un lasso di tempo, perché tanto prima di ottobre non si riuscirà a fare il consiglio metropolitano. Questo è il senso dell'emendamento: non avere un vuoto. Io vorrei ricordare all'Assemblea che comunque le province fanno un sacco di attività importanti e hanno bisogno di un governo quotidiano, dalla gestione dell'edilizia scolastica fino alla gestione delle strade. Evitiamo dei vuoti che sono pericolosi per i cittadini.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.205, Cirielli 3.214, De Mita 3.233, Russo 3.244 e Matteo Bragantini 3.253, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Boccuzzi, Fraccaro, Nuti, Pizzolante, Bratti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  450   
   Votanti  447   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato   70    
    Hanno votato no  377.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Balduzzi 3.220, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giachetti, Lavagno, Fanucci, La Marca, Vacca, Rotta, Frusone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  449   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato   30    
    Hanno votato no  419.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  L'emendamento Pilozzi 3.267 è precluso dall'approvazione dell'emendamento della Commissione 3.900.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pilozzi 3.268.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pilozzi 3.268, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Lavagno, Tartaglione, Vacca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  448   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato   49    
    Hanno votato no   399.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 81

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ottavio 3.206, Cirielli 3.215, De Mita 3.234, Russo 3.245 e Matteo Bragantini 3.254 con il parere contrario della Commissione e del Governo, e favorevole del relatore di minoranza.

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo farle una richiesta ma non per prenderla in giro. Sono tre ore e fischia che stiamo votando. Io avrei bisogno di andare in bagno, e penso anche altri colleghi, ma non lo sto dicendo in maniera volgare, ma per l'espletamento dei bisogni.
  Ho visto che lei precedentemente si è fatto sostituire cinque minuti da Giachetti, immagino per lo stesso motivo. Per noi deputati che stiamo qui nell'Aula ci può dare dieci minuti di sosta e poi dopo ritorniamo e votiamo tranquillamente ? Perché mi sembra scorretto che il Presidente lo possa fare e i deputati no.

  PRESIDENTE. Sta chiedendo una sospensione ?

  GIANLUCA BUONANNO. Solo cinque minuti per l'espletamento dei bisogni corporali di molti deputati (Applausi).

  PRESIDENTE. Di solito per la sospensione si dà la parola per un parere a favore ed uno contro, ma sentiti i delegati d'Aula, che vedo che annuiscono, allora possiamo sospendere.
  Detto questo, sospendo per cinque minuti la seduta, che riprenderà alle 18,50.

  La seduta, sospesa alle 18,45, è ripresa alle 18,55.

  PRESIDENTE. Dobbiamo passare agli identici emendamenti D'Ottavio 3.206, Cirielli 3.215, De Mita 3.234, Russo 3.245 e Matteo Bragantini 3.254.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, approfitto per dare una giustificazione complessiva del perché molti dei miei pareri sono pareri negativi: perché è del tutto evidente che il disegno di legge che è arrivato in Aula ha trovato un suo equilibrio complessivo di fondo rispetto ad alcune questioni istituzionalmente molto rilevanti.
  Abbiamo trovato un punto di equilibrio per quanto riguarda le funzioni dell'area metropolitana, le funzioni della provincia, il delicatissimo problema della legge elettorale, che deve consentire che non ci siano sproporzioni o squilibri tra i comuni più grossi, il comune capoluogo in particolare, e gli altri comuni: attività estremamente complessa, che non è stato semplice ricondurre a razionalità.
  Questo articolo particolare, l'articolo 3, che garantisce la fase transitoria della città metropolitana, è un articolo particolarmente complesso, perché ci troviamo di fronte alla necessità di sancire ad una data precisa, il 30 giugno del prossimo anno, la fine della provincia in quanto tale, della provincia concepita come fu concepita alla fine dell'Ottocento, sull'impianto della provincia napoleonica. E quindi la fase transitoria è una fase delicatissima, perché stabilendo la fine di quel vecchio modello al 30 giugno, e non avendo fino al 1o novembre la possibilità di eleggere il nuovo consiglio metropolitano, o il nuovo consiglio provinciale, questa fase andava gestita con estrema delicatezza ed estrema razionalità.
  Prima il collega D'Ottavio, con la passione che lo ha contraddistinto nella attività emendativa relativa a questo provvedimento, è incorso però in una imprecisione: non abbiamo nessun tipo di commissariamento intermedio, non c’è alcun vuoto di potere. Quelle che saranno le funzioni che dovranno garantire le città metropolitane, o che dovranno continuare a garantire i nuovi enti di area vasta, Pag. 82saranno tranquillamente garantite. Non c’è nessuno spazio vuoto: c’è stato solo il tentativo di trovare una fase transitoria che fosse la meno traumatica possibile. Tanto è vero che abbiamo previsto l'ipotesi del coinvolgimento di tutti i consiglieri comunali (e qui rispondo al collega Bianconi, che è rimasto ancora al testo prima delle modifiche della Commissione): perché saranno tutti i consiglieri comunali a votare, non solo i sindaci. Potranno elaborare un primo schema di statuto: questo verrà poi votato definitivamente, quando tutti avranno potuto esercitare la propria opzione, se restare all'interno dell'area metropolitana oppure se non aderire all'area metropolitana; garantendo in questo processo anche la possibilità di allargare l'ipotesi dell'area metropolitana ai comuni capoluogo confinanti.
  È una fase estremamente delicata. In questi mesi si decidono non tanto le poltrone di qualcuno, perché vorrei ricordare che tutti questi incarichi sono a costo zero: nessuno di questi incarichi ha un'indennità di funzione. Stiamo parlando di organismi di secondo livello, in cui tu per far parte di questo devi essere già o sindaco o consigliere comunale: e quindi quella è la tua indennità, non ci sono indennità aggiuntive. Dicevo, in questa fase così complessa, così delicata, trovare uno strumento che garantisse la transizione senza il trauma non è stato semplice. Siamo riusciti a farlo, e io sono riuscito a far rientrare anche i miei colleghi, che hanno abusato del tempo che lei graziosamente aveva concesso.

  PRESIDENTE. Magari non è il caso di dichiararlo.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.206, Cirielli 3.215, De Mita 3.234, Russo 3.245 e Matteo Bragantini 3.254, con parere contrario di Commissione e Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giachetti ? Moretti ? Ginoble ? Palma ? Capozzolo ? Ferrari ? Mongiello ? Venittelli ? Gallinella ? D'Incà ? Rotta ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   Presenti  394   
   Votanti  366   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   56    
    Hanno votato no  310.

  (Le deputate Piccione e Culotta hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  Gli identici emendamenti D'Ottavio 3.207, Cirielli 3.216, De Mita 3.235, Russo 3.246 e Matteo Bragantini 3.255 sono preclusi dall'approvazione dell'emendamento 3.900, così come l'emendamento Pilozzi 3.269.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini 3.380, con parere contrario di Commissione e Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto ? Galperti ? Gandolfi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   Presenti  399   
   Votanti  396   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato sì
 131    
    Hanno votato no  265.

  (Il deputato Carlo Galli ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 3.261, con parere Pag. 83contrario di Commissione e Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer ? Lorefice ? Mantero ? Agostini Roberta ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   Presenti  407   
   Votanti  378   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato   54    
    Hanno votato no  324.

  (I deputati Carlo Galli e Zampa hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ottavio 3.302, Cirielli 3.306, De Mita 3.332, Russo 3.342 e Matteo Bragantini 3.352.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, un'altra stranezza: effettivamente, non si capisce come verrà ripartito il Patto di stabilità tra la città metropolitana e la provincia che coesistono sullo stesso territorio.
  Non vorremmo che magari questo venga fatto a geometria variabile, a seconda delle maggioranze politiche, o, peggio ancora, si finirà col creare un indebitamento che poi graverà sulle spalle dei cittadini.
  Io credo che, se anche sugli aspetti tecnici c’è un'assoluta sordità tipica di chi immagina di avere la prepotenza dei numeri, non penso che andremo molto avanti e molto oltre.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.302, Cirielli 3.306, De Mita 3.332, Russo 3.342 e Matteo Bragantini 3.352, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pesco, Marroni, Del Basso De Caro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  423   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  169    
    Hanno votato no   254.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.301, Cirielli 3.305, De Mita 3.331, Russo 3.341 e Matteo Bragantini 3.351, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Scalfarotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  422   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato   81    
    Hanno votato no   341.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 3.300, Cirielli 3.304, De Mita 3.330, Russo 3.340 e Matteo Bragantini 3.350, con il parere contrario della Commissione e del Governo, della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 84
  (Segue la votazione).

  Paris, Giacomelli, Folino, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  425   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato   57    
    Hanno votato no   368.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (I deputati Gianni Farina e Oliverio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Gli emendamenti Palese 3.381, D'Ottavio 3.303, Cirielli 3.307, De Mita 3.333, Russo 3.343, Matteo Bragantini 3.353 e Cicu 3.800 sono preclusi dall'approvazione dell'emendamento 3.900 della Commissione.
  L'emendamento Palese 3.381 è assorbito.
  Quindi, passiamo alla votazione dell'emendamento Pilozzi 3.270.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pilozzi 3.270, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non ha votato ? Giuliani. Qualcun'altro non ha votato ? Sembra abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  432   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  170    
    Hanno votato no   262.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori. Chi non ha votato ancora ? Hanno votato tutti ? Sembra di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  436   
   Votanti  434   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  262    
    Hanno votato no   172.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 1542-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1542-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Matteo Bragantini 4.1 e sugli identici emendamenti D'Ottavio 4.7, Cirielli 4.8, Matteo Bragantini 4.11, De Mita 4.12 e Palese 4.14. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Vargiu 4.3, altrimenti il parere è contrario; allo stesso modo, la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Pilozzi 4.4, altrimenti il parere è contrario.
  La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Matteo Bragantini 4.17, sugli identici emendamenti Centemero 4.204, D'Ottavio 4.205 e Cirielli 4.206, nonché sugli identici emendamenti Russo 4.200, Matteo Bragantini 4.201, D'Ottavio 4.202 e Cirielli 4.203.Pag. 85
  La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Bianconi 4.212 e Matteo Bragantini 4.211 e 4.24. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento De Mita 4.207, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Cirielli 4.303, Matteo Bragantini 4.304 e D'Ottavio 4.305, nonché sugli identici emendamenti Cirielli 4.208, De Mita 4.209 e D'Ottavio 4.210. Altresì, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Gelmini 4.213.
  La Commissione invita al ritiro dell'emendamento De Mita 4.216, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Bianconi 4.214. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Mazziotti Di Celso 4.300, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Bianconi 4.301 e invita al ritiro dell'emendamento Mazziotti Di Celso 4.218, altrimenti il parere è contrario.
  La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Cirielli 4.219 e D'Ottavio 4.220, nonché sugli identici emendamenti Cirielli 4.302 e D'Ottavio 4.306. Inoltre, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Russo 4.250, D'Ottavio 4.251, Cirielli 4.252 e Matteo Bragantini 4.253, nonché sull'emendamento Matteo Bragantini 4.221.
  La Commissione esprime parere favorevole sul suo emendamento 4.900. Infine, la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Martella 4.40 ed esprime parere contrario sull'emendamento Bianconi 4.50.

  PRESIDENTE. Deve esprimere il parere anche sull'emendamento 4.901 della Commissione.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Sì, chiedo scusa. La Commissione esprime parere favorevole sul suo emendamento 4.901.

  PRESIDENTE. È l'emendamento compreso tra l'emendamento Martella 4.40. ...

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Sì, Presidente. È l'emendamento compreso tra l'emendamento Martella 4.40 e l'emendamento Bianconi 4.50. Ha ragione, mi scusi.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GRAZIANO DELRIO, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza, Bressa.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza ?

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento Matteo Bragantini 4.1 e sugli identici emendamenti D'Ottavio 4.7, Cirielli 4.8, Matteo Bragantini 4.11, De Mita 4.12 e Palese 4.14. Esprimo, altresì, parere favorevole sugli emendamenti Vargiu 4.3 e Pilozzi 4.4.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Matteo Bragantini 4.17, sugli identici emendamenti Centemero 4.204, D'Ottavio 4.205 e Cirielli 4.206, sugli identici emendamenti Russo 4.200, Matteo Bragantini 4.201, D'Ottavio 4.202 e Cirielli 4.203, sugli emendamenti Bianconi 4.212, Matteo Bragantini 4.211 e 4.24, De Mita 4.207, sugli identici emendamenti Cirielli 4.303, Matteo Bragantini 4.304 e D'Ottavio 4.305.
  Esprimo parere contrario sugli identici emendamenti Cirielli 4.208, De Mita 4.209 e D'Ottavio 4.210. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Gelmini 4.213 e De Mita 4.216.

  PRESIDENTE. L'emendamento De Mita 4.216 è stato ritirato.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Bianconi 4.214 e Mazziotti Di Celso 4.300. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Bianconi 4.301, Mazziotti Di Celso 4.218, sugli identici emendamenti Cirielli 4.219 e D'Ottavio 4.220, sugli identici emendamenti Cirielli 4.302 e Pag. 86D'Ottavio 4.306, sugli identici emendamenti Russo 4.250, D'Ottavio 4.251, Cirielli 4.252 e Matteo Bragantini 4.253, sull'emendamento Matteo Bragantini 4.221. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Martella 4.40 e Bianconi 4.50. Esprimo parere favorevole sull'emendamento 4.900 della Commissione.

  PRESIDENTE. Emendamento 4.901 sempre della Commissione ?

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Matteo Bragantini 4.1, se nessuno chiede di parlare lo pongo in votazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 4.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Parrini, Marzana, Rostan...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  433   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  139    
    Hanno votato no  294.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ottavio 4.7, Cirielli 4.8, Matteo Bragantini 4.11, De Mita 4.12 e Palese 4.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, qua arriviamo al punto a nostro avviso molto importante, perché nel disegno di legge c’è la previsione che il sindaco della città metropolitana sia il sindaco del comune capoluogo. Noi riteniamo – e con questo emendamento andiamo ad esplicitare – che il sindaco della città metropolitana debba essere eletto da tutti i cittadini di tutti i comuni che comprende la città metropolitana.
  Questo, a nostro avviso, per un concetto di giustizia, perché è giusto che tutti i cittadini scelgano il proprio sindaco metropolitano, e non solo i cittadini del comune capoluogo, che, votando il proprio sindaco del comune capoluogo, a loro volta votano anche per il sindaco metropolitano di tutta la popolazione della città metropolitana.
  Dunque, per questo motivo, chiedo a tutti i colleghi, anche ai componenti del PD, di votare questo emendamento, perché è un emendamento di buonsenso, è un emendamento che va incontro a delle esigenze. Infatti, nel testo che è uscito dalla Commissione, è vero che si prevede che lo statuto possa prevedere il concetto che vi siano le elezioni dirette del sindaco metropolitano, ma solo se il comune capoluogo venga suddiviso in più comuni.
  Questo vuole dire che non verrà mai previsto che il sindaco metropolitano venga eletto da tutti i cittadini. Se siamo uno Stato democratico e se siamo uno Stato che crede nelle elezioni e nella politica, bisogna che anche il sindaco della città metropolitana venga deciso da tutti i cittadini, e non solo da un terzo o da un quinto dei cittadini della città metropolitana, che sono quelli che risiedono nel comune capoluogo.

  MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, chiedo una spiegazione. Ho presentato l'emendamento 4.212, che, nella sua prima parte, prevede: «Il sindaco della Pag. 87città metropolitana è eletto mediante elezione a suffragio universale (...)», e indica il seguente modo di elezione: «(...) da parte dei cittadini, applicando le disposizioni di cui alla legge elettorale valida per le elezioni (...)». Questo emendamento va in votazione con l'emendamento in esame o va a votazione separata ?

  PRESIDENTE. Il suo emendamento 4.212 va in votazione separata, non va in votazione con l'emendamento in esame.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, effettivamente non si capisce l'ostinazione con la quale la maggioranza e il Governo procedono su questo provvedimento. Volete queste finte città metropolitane, che non riusciranno assolutamente a dare risposte adeguate ai cittadini per erogare i servizi per i quali dovremmo istituirle. Non sono l'occasione per snellire la catena degli enti locali, perché coesisteranno con i comuni, addirittura con eventuali province, qualora vi sia un terzo dei comuni rappresentanti un'analoga frazione di abitanti che decida di istituire un ulteriore ente.
  Per cui, dalla provincia e dal comune avremo, probabilmente, ancora il comune, la città metropolitana e poi anche un'ulteriore provincia. Ma volete proseguire in ogni caso, nonostante sia chiaramente una manovra che crea solo sovrastrutture e non farà risparmiare nulla, anzi, provocherà un aumento della spesa. In tutto ciò, siete allergici alla democrazia, non volete l'elezione di questo sindaco della città metropolitana con alcuna forma di sistema elettorale che non sia di secondo grado, che non sia una forma di imbroglio ai danni degli elettori.
  Veramente incomprensibile ! Non so cosa il vostro nuovo leader, il leader della maggioranza Matteo Renzi...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  EDMONDO CIRIELLI. ...possa pensare di questa vicenda. Mi sto rivolgendo all'Aula !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ottavio 4.7, Cirielli 4.8, Matteo Bragantini 4.11, De Mita 4.12 e Palese 4.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gribaudo, Lorefice, Archi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  431   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato   53    
    Hanno votato no   378.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vargiu 4.3 con parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ferrari, Rostan, Nardi...chi non ha ancora votato ? Rostan non riesce ancora a votare...adesso ha votato. Chi altri non ha votato ? Sereni non riesce a votare ? Le mando un tecnico Presidente, ecco adesso ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  432   
   Votanti  431   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato   59    
    Hanno votato no  372    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 88

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pilozzi 4.4 . Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, siamo ad un punto dirimente di questo provvedimento: finalmente le città metropolitane partono, ma non possono partire all'insegna del «vorrei ma non posso». Il «vorrei ma non posso» sarebbe l'assenza, la totale anomalia di come queste città metropolitane vengono organizzate ovvero in assenza di un suffragio universale, di un voto diretto e libero.
  Guardate a poco valgono i tanti richiami alle altre esperienze europee. Noi siamo abituati alla democrazia e siamo abituati alle esperienze amministrative italiane e ci rifiutiamo che gli enti che possono essere democraticamente eletti, rappresentativi e legittimati diventino enti di secondo livello, anche in loro prima formazione come in questo caso.
  Pertanto l'emendamento che noi vi proponiamo introduce, appunto, l'elezione, sia per il sindaco, che per il Consiglio metropolitano, in forma diretta, libera e segreta (che sembra ricordare qualcosa di molto simile alla nostra Carta costituzionale); introduce la parità di genere nei confronti delle liste elettorali e un numero congruo di consiglieri adeguato alle popolazioni delle città metropolitane che vanno a sovrapporsi ai territori precedentemente detti provinciali.
  Ci sembra un emendamento che, qualora venisse votato, darebbe effettivamente il tratto, non solo della modernità rispetto alle città metropolitane (non solo introdotte nel nostro ordinamento, ma finalmente nella pratica) ma le renderebbe fattivamente entità e istituzioni legittime e legittimate dal voto popolare.
  Per questo chiediamo all'Aula di riflettere attentamente rispetto a questo perché sarebbe veramente un'occasione ulteriormente persa. Non solo le città metropolitane verrebbero introdotte, ancora una volta, in maniera monca, ma soprattutto non verrebbero riconosciute e non darebbero quella validità e quella fiducia che i cittadini avrebbero bisogno di avere nei confronti delle istituzioni.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pilozzi 4.4 con parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Segoni...chi altri non ha votato ? Zampa, Vignaroli... Segoni ancora non riesce a votare, vediamo di mandare un tecnico....ecco adesso ha votato... Zampa ? È già arrivato il tecnico.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  432   
   Votanti  428   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato   43    
    Hanno votato no  385    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, il cui seguito sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di domani mercoledì 11 dicembre a partire dalle ore 16.

Annunzio della costituzione di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Avverto che in data odierna sono state trasmesse alla Presidenza da parte del deputato Lorenzo Dellai, in qualità di rappresentante provvisorio del gruppo parlamentare «Per l'Italia», le comunicazioni con le quali, al sensi dell'articolo 14, comma 1, del Regolamento, Pag. 89i seguenti deputati, già iscritti al gruppo Scelta Civica per l'Italia, hanno comunicato di aderire al predetto gruppo «Per l'Italia»: Ferdinando Adornato, Paola Binetti, Rocco Buttiglione, Mario Caruso, Angelo Cera, Lorenzo Cesa, Gianpiero D'Alia, Lorenzo Dellai, Giuseppe De Mita, Federico Fauttilli, Fucsia Fitzgerald Nissoli, Gian Luigi Gigli, Gregorio Gitti, Mario Marazziti, Gaetano Piepoli, Giuseppe Stefano Quintarelli, Domenico Rossi, Milena Santerini, Mario Sberna, Gea Schirò.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,30).

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, cari colleghi...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Cari colleghi, ad un anno dalla strage di Newtown, dalla sparatoria nella scuola elementare «Sandy Hook» di Newtown, dove il 14 dicembre scorso il ventenne Adam Lanza ha ucciso venti bambini e sei adulti per poi togliersi la vita, voglio richiamare la vostra attenzione su un episodio che ha scosso l'America e che ancora lacera il cuore di tanti di noi...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa. Colleghi, vi chiedo di mostrare un po’ di rispetto per l'intervento ! Prego.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. ...me compresa che vivo in quella città. Voglio esprimere la mia solidarietà ai familiari delle vittime che ancora non hanno compreso le ragioni di un simile accadimento, ma voglio anche cogliere l'occasione per richiamare la vostra attenzione sul ruolo della prevenzione, in ogni luogo, sia in America che in Italia, dell'attenzione all'altro da parte di una società che solo così può contenere le situazioni di disagio e prevenire sfoghi, a volte mortali, come nel caso della scuola di Newtown.
  Rispettiamo la decisione dei parenti delle vittime che hanno chiesto la non invadenza mediatica, tanto che non ci saranno celebrazioni pubbliche, ma riteniamo di partecipare al loro dolore come rappresentanti della società, un dolore che non deve significare immobilismo, ma impegno per una società più accogliente ed in grado di farsi carico dei più deboli, anche se si tratta solo di debolezza psichica. Quanto è accaduto sia un monito anche per noi, in Italia, affinché si lavori per affermare la cultura della prevenzione e costruire adeguati percorsi per implementarla.

  ROBERTO RAMPI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO RAMPI. Signor Presidente, intervengo solo per sollecitare la risposta a due interrogazioni, che sono la n. 4-02594 e la n. 4-02597 e riguardano lo stesso argomento sostanzialmente: la vicenda di STMicroelectronics e di Micron, che è una sua partecipata.
  In particolare, rispetto all'assetto proprietario di ST c’è un'interrogazione che è stata sottoscritta da diversi gruppi di questo Parlamento. Credo sia urgente capire quali siano le reali intenzioni, anche perché le voci che si rincorrono destano preoccupazione per un popolo di lavoratori che già rappresenta diverse difficoltà. Credo che questo sia un modo reale per stare vicino a quei cittadini che spesso vengono evocati, come se li si scoprisse solo in alcune occasioni, che, invece, conosciamo tutti molto bene, e che in maniera unitaria abbiamo il dovere di seguire e a cui dobbiamo dare delle risposte concrete.

Pag. 90

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, prendo la parola perché la mia coscienza di cittadino e deputato della Repubblica mi impone di denunciare un atto che non esito a reputare di natura eversiva. Il leader del MoVimento 5 Stelle ha scritto oggi una lettera aperta ai vertici dell'Esercito, dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato, invitandoli a non offrire più protezione alla classe politica, né a schierare le forze dell'ordine davanti ai luoghi istituzionali. Ho conosciuto nel corso degli ultimi anni numerosi esponenti delle istituzioni dal valore indiscutibile, costretti a vivere sotto scorta perché la loro vita era a rischio. Queste parole vanno prese sul serio, non sono nuove e non sono neutre, segnano un solco. L'articolo 266 del codice penale indica pene da uno a tre anni per chi istiga i militari a disobbedire alla legge e a violare il giuramento di lealtà alla Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).
  Il nostro Paese ha una storia travagliata dove il sovversivismo delle classi dirigenti ha incrociato le tentazioni golpiste di pezzi della politica e dello Stato. Questa saldatura ha sempre contribuito a far arretrare le ragioni di chi lavora, di chi è povero e di chi è senza potere. «In alto i cuori», la chiosa con cui ha terminato quella lettera rimanda a un passato inquietante. Era la trasposizione italiana dell'inno delle camicie brune, «In alto le bandiere», per anni utilizzata durante le manifestazioni dei gruppi dell'estrema destra (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico). Attenzione, le parole sono pietre. Nel giorno in cui qualcuno, mettendo in ginocchio intere città, ha evocato la marcia su Roma, chiediamo a tutti, innanzitutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, di difendere insieme a noi la Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Nuovo Centrodestra, Misto e del deputato Zaccagnini).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, vorrei sollecitare la Ministra della giustizia Cancellieri, alla quale ho rivolto un'interrogazione specifica, visto che in passato ha avuto molto a cuore le vicende di alcune carcerate di questo Paese, a prendere in esame l'atteggiamento discriminatorio e vergognoso del Ministero della giustizia italiana che non paga da due anni un detenuto che vive con un assegno mensile, con una pensione di invalidità di 260 euro. Non paga questo detenuto che ha avuto riconosciuto dal tribunale di Sulmona il pagamento di alcuni anni al carcere di Sulmona, per l'esattezza dal 2002 al 2007, dove ha esercitato una funzione lavorativa. Il Ministero della giustizia non lo paga, nonostante ci sia una sentenza del tribunale di Sulmona che è andata in questo senso. È un'ulteriore testimonianza di come i detenuti in questo Paese, se non hanno santi in paradiso, non possono avere riconosciuti i diritti elementari. Per questo voglio, sollecitare tutti i colleghi parlamentari a partecipare alla marcia, che ci sarà a Natale e che è stata indetta da Marco Pannella che, dall'11 novembre, tra l'altro, è sceso in sciopero della fame, per protestare contro la situazione delle carceri.
  Se il Ministro della giustizia vuole manifestare la sua sensibilità nei confronti della popolazione carceraria dovrebbe cominciare anche a prendere in esame il pagamento di questo povero detenuto di Sulmona (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, anzitutto ringrazio il collega Scotto Pag. 91del suo intervento. Infatti anche io, come deputato del MoVimento 5 Stelle, volevo fieramente stigmatizzare un commento vergognoso apparso ieri sul blog di Beppe Grillo. Ripeto: vergognoso. «Prendete un fucile e andate ad ammazzarli uno a uno a casa. Mi sembra il minimo». Noi del MoVimento 5 Stelle ci opponiamo a questa deriva squadrista, fascista, populista, comunista e liberista di questi commentatori del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ) !
  Signor Presidente, il mio collega D'Ambrosio, in realtà, mi ha appena detto che il commento scritto da questo commentatore del MoVimento 5 Stelle era un elettore di Renzi cioè era del PD ! Ma è assurdo: ma come, è il fondatore del comitato per la candidatura di Renzi alle primarie e scrive queste cose vergognose contro il PD ? È una vergogna anche per la persona di Renzi e invito tutti i colleghi del PD e SEL a dire «Vergogna !» a questo soggetto che infama tutto il Parlamento: insieme vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle) !

  ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, io non riesco né ad appassionarmi né ad entusiasmarmi. ...

  PRESIDENTE. Colleghi...

  ROBERTO GIACHETTI. ... non riesco né ad appassionarmi né ad entusiasmarmi né a divertirmi. È del tutto evidente che chi ha scritto quelle parole sul blog di Grillo è un irresponsabile, per limitarci alle parole che si possono dire in quest'aula. Ciò non toglie però, signor Presidente, che, siccome sono io che ho sollevato questo problema, vorrei che fosse chiaro – e non per me o per un mio collega ma per tutti – che io non ho mai imputato a Grillo la responsabilità di quello che è stato scritto là sopra. Io ho imputato a Grillo che, avendo messo le fotografie di alcuni di noi accompagnate dalla frase: «Adesso non bisogna più farli entrare a Montecitorio» e avendo lasciato il commento di un signore che diceva di prendere il fucile, questo irresponsabile, deficiente del Partito Democratico, non cambia.... Se voi provate a capire cosa vorrei spiegare, prescinde. Infatti i deficienti ci sono dappertutto, ma se noi diamo un contenitore (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) nel quale lasciamo per 48 ore che un deficiente, chiunque esso sia ...

  PRESIDENTE. Colleghi...

  ROBERTO GIACHETTI. ... dice che bisogna andare a prendere uno ad uno e ad ammazzare determinate persone c’è un problema maggiore che quello di essere di parte, se l'uno o l'altro. Quel contenitore si presta a questo e forse è nella responsabilità di tutti noi (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi...

  ROBERTO GIACHETTI. ... essendo che quel commento è stato 48 ore lì. ...

  PRESIDENTE. Presidente, lei sa benissimo... si rivolga alla Presidenza che è la cosa migliore.

  ROBERTO GIACHETTI. Sì, ha ragione, Presidente, scusi. Ci dobbiamo porre tutti il problema – ho finito, signor Presidente – io ho scritto...

  PRESIDENTE. Deputato Giachetti, concluda.

  ROBERTO GIACHETTI. Concludo, signor Presidente, io so benissimo ... sono stato invitato alla polizia postale... a me non interessa questo, signor Presidente. Io ho solo cercato, con una lettera aperta nella quale non ho attribuito a Grillo alcuna responsabilità su quello che c'era Pag. 92scritto, di instaurare semplicemente un tentativo di dialogo per spiegare che, probabilmente, è necessario che tutti ci facciamo carico, al di là dei giudizi che si possono dare sulla politica e su ciascuno di noi, di instradare il dibattito politico su un'altra strada. Si possono ottenere le stesse ragioni, si possono ottenere gli stessi consensi senza bisogno di creare una situazione nella quale l'imbecille di turno poi magari trova la sua sistemazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e Scelta Civica per l'Italia).

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, mi unisco alla richiesta che ha appena fatto il deputato Giachetti. Ho compreso perfettamente quale era la sua idea. Però credo che noi qui, all'interno del Parlamento, abbiamo una responsabilità molto grande nei confronti di chi ci segue anche all'esterno. Quindi, facciamoci tutti un esame di coscienza e soprattutto evitiamo che, all'interno di queste aule, accadano episodi di violenza nei confronti di alcuni di noi. Qualcuno ha alzato le mani nei confronti di altre persone. Lo abbiamo sollevato. Abbiamo chiesto la prova video per far comprendere ai cittadini cos’è che non va fatto all'interno delle istituzioni.
  Per cui tutti, ma proprio tutti, soprattutto a partire da quest'Aula, cerchiamo di avere un comportamento più degno e decoroso; anche quello che diciamo sui giornali e le dichiarazioni che facciamo possono avere responsabilità in tutto questo che sappiamo essere un circo mediatico, che poi monta le situazioni.
  Io, quindi, con questo intervento, tra l'altro, richiedo e rinnovo la richiesta che ho già fatto nella scorsa seduta di rendere pubblici o, quanto meno di farci visionare, i video delle aggressioni che abbiamo subito sia io nella scorsa seduta durante la ratifica del TAP, sia la deputata Maria Edera Spadoni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La sua richiesta sarà inviata alla Presidenza.
  Prendo atto che il deputato Giancarlo Giordano, che aveva chiesto di parlare, vi rinunzia.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 19,43).

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, all'VIII Commissione (Ambiente): «Conversione in legge del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali e a favorire lo sviluppo delle aree interessate» (1885) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VII, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Pag. 93

  Mercoledì 11 dicembre 2013, alle 9:

  1. – Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione politica generale.

  (ore 16)

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni (C. 1542-A).
   e delle abbinate proposte di legge: MELILLI; GUERRA ed altri (C. 1408-1737).
  — Relatori: Bressa, per la maggioranza; Matteo Bragantini, di minoranza.

  La seduta termina alle 19,45.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1542-A e abb. – em. 1.1 452 408 44 205 145 263 75 Resp.
2 Nom. em. 1.366 456 447 9 224 128 319 74 Resp.
3 Nom. em. 1.6 457 423 34 212 150 273 73 Resp.
4 Nom. em. 1.800 456 455 1 228 455 73 Appr.
5 Nom. em. 1.7 460 424 36 213 61 363 73 Resp.
6 Nom. em. 1.301 457 449 8 225 147 302 73 Resp.
7 Nom. em. 1.22 462 437 25 219 72 365 73 Resp.
8 Nom. em. 1.24 458 452 6 227 107 345 73 Resp.
9 Nom. em. 1.250 449 446 3 224 73 373 73 Resp.
10 Nom. em. 1.200 450 440 10 221 144 296 73 Resp.
11 Nom. em. 1.23 452 446 6 224 58 388 73 Resp.
12 Nom. em. 1.27 461 450 11 226 147 303 73 Resp.
13 Nom. em. 1.36 456 410 46 206 44 366 73 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.34 454 421 33 211 61 360 73 Resp.
15 Nom. em. 1.37 456 449 7 225 85 364 73 Resp.
16 Nom. em. 1.203 456 451 5 226 85 366 73 Resp.
17 Nom. em. 1.201 453 449 4 225 82 367 73 Resp.
18 Nom. em. 1.46 455 426 29 214 42 384 72 Resp.
19 Nom. em. 1.202 453 431 22 216 49 382 72 Resp.
20 Nom. em. 1.204, 1.251 454 438 16 220 70 368 72 Resp.
21 Nom. em. 1.205 449 445 4 223 56 389 72 Resp.
22 Nom. em. 1.55 444 438 6 220 132 306 72 Resp.
23 Nom. em. 1.66 329 325 4 163 75 250 84 Resp.
24 Nom. em. 1.206 343 339 4 170 63 276 83 Resp.
25 Nom. em. 1.350 398 384 14 193 147 237 81 Resp.
26 Nom. em. 1.73 417 408 9 205 129 279 80 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.74 418 414 4 208 122 292 79 Resp.
28 Nom. em. 1.300 418 414 4 208 133 281 79 Resp.
29 Nom. em. 1.500 428 427 1 214 370 57 79 Appr.
30 Nom. em. 1.292 428 385 43 193 17 368 79 Resp.
31 Nom. em. 1.107 446 443 3 222 80 363 79 Resp.
32 Nom. em. 1.115 453 407 46 204 98 309 79 Resp.
33 Nom. articolo 1 456 422 34 212 276 146 78 Appr.
34 Nom. em. 2.1 461 453 8 227 125 328 77 Resp.
35 Nom. em. 2.204 463 459 4 230 40 419 77 Resp.
36 Nom. em. 2.300, 2.313, 2.319 463 461 2 231 71 390 77 Resp.
37 Nom. em. 2.250 458 458 230 48 410 77 Resp.
38 Nom. em. 2.500 n.f. 465 461 4 231 321 140 77 Appr.
39 Nom. em. 2.501 462 458 4 230 324 134 77 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 2.200 458 457 1 229 54 403 76 Resp.
41 Nom. em. 2.210 462 462 232 46 416 76 Resp.
42 Nom. subem. 0.2.502.8 463 462 1 232 59 403 76 Resp.
43 Nom. sub. 0.2.502.1, 0.2.502.2 469 467 2 234 50 417 75 Resp.
44 Nom. sub. 0.2.502.3,0.2.502.4,0.2.502.5 467 466 1 234 58 408 75 Resp.
45 Nom. sub. 0.2.502.6,0.2.502.7 462 460 2 231 53 407 75 Resp.
46 Nom. sub. 0.2.502.9 467 455 12 228 365 90 75 Appr.
47 Nom. em. 2.502 n.f. 462 458 4 230 323 135 75 Appr.
48 Nom. em. 2.49, 2.50 465 432 33 217 54 378 75 Resp.
49 Nom. em. 2.58 463 442 21 222 77 365 75 Resp.
50 Nom. em. 2.301, 2.314 469 467 2 234 67 400 75 Resp.
51 Nom. em. 2.65 468 468 235 52 416 75 Resp.
52 Nom. em. 2.68 452 452 227 63 389 74 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 2.70 455 451 4 226 45 406 74 Resp.
54 Nom. em. 2.302, 2.315 456 456 229 61 395 74 Resp.
55 Nom. em. 2.254 443 443 222 63 380 75 Resp.
56 Nom. em. 2.304, 2.318 449 449 225 64 385 74 Resp.
57 Nom. em. 2.316, 2.375 450 449 1 225 65 384 74 Resp.
58 Nom. em. 2.303, 2.317 455 455 228 67 388 74 Resp.
59 Nom. em. 2.353 451 451 226 64 387 74 Resp.
60 Nom. em. 2.251 434 434 218 62 372 75 Resp.
61 Nom. em. 2.503 451 451 226 406 45 75 Appr.
62 Nom. em. 2.312 442 437 5 219 130 307 75 Resp.
63 Nom. em. 2.330 448 448 225 48 400 74 Resp.
64 Nom. articolo 2 433 404 29 203 261 143 74 Appr.
65 Nom. em. 3.16 412 411 1 206 58 353 74 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 3.15 444 426 18 214 44 382 74 Resp.
67 Nom. em. 3.3 442 433 9 217 35 398 74 Resp.
68 Nom. em. 3.2 443 439 4 220 5 434 74 Resp.
69 Nom. em. 3.390 448 430 18 216 39 391 74 Resp.
70 Nom. em. 3.391 443 429 14 215 46 383 74 Resp.
71 Nom. em. 3.200,3.201,3.210,3.240 445 444 1 223 64 380 74 Resp.
72 Nom. em. 3.202,3.211,3.230,3.241 440 437 3 219 92 345 74 Resp.
73 Nom. em. 3.18 441 441 221 62 379 74 Resp.
74 Nom. em. 3.265 442 437 5 219 115 322 74 Resp.
75 Nom. em. 3.203,3.212,3.242,3.251 443 442 1 222 65 377 74 Resp.
76 Nom. em. 3.260 443 442 1 222 64 378 74 Resp.
77 Nom. em. 3.900 446 426 20 214 287 139 74 Appr.
78 Nom. em. 3.35 444 439 5 220 149 290 75 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. em. 3.204,3.213,3.243,3.252 453 452 1 227 70 382 74 Resp.
80 Nom. em. 3.205,3.214,3.233,3.244,3.253 450 447 3 224 70 377 74 Resp.
81 Nom. em. 3.220 451 449 2 225 30 419 74 Resp.
82 Nom. em. 3.268 451 448 3 225 49 399 74 Resp.
83 Nom. em. 3.206,3.215,3.234,3.245,3.254 394 366 28 184 56 310 74 Resp.
84 Nom. em. 3.380 399 396 3 199 131 265 74 Resp.
85 Nom. em. 3.261 407 378 29 190 54 324 74 Resp.
86 Nom. em. 3.302,3.306,3.332,3.342,3.352 423 423 212 169 254 74 Resp.
87 Nom. em. 3.301,3.331,3.341,3.351 424 422 2 212 81 341 74 Resp.
88 Nom. em. 3.300,3.330,3.340,3.350 426 425 1 213 57 368 74 Resp.
89 Nom. em. 3.270 432 432 217 170 262 74 Resp.
90 Nom. articolo 3 436 434 2 218 262 172 74 Appr.
91 Nom. em. 4.1 434 433 1 217 139 294 74 Resp.
INDICE ELENCO N. 8 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 94)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nom. em. 4.7,4.8,4.11,4.12,4.14 431 431 216 53 378 74 Resp.
93 Nom. em. 4.3 432 431 1 216 59 372 74 Resp.
94 Nom. em. 4.4 432 428 4 215 43 385 74 Resp.