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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 121 di martedì 19 novembre 2013

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,10.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 15 novembre 2013.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balduzzi, Baretta, Mariastella Bianchi, Bindi, Bonifazi, Capezzone, Cirielli, Damiano, Epifani, Gregorio Fontana, Galan, Leone, Meta, Mogherini, Ravetto, Rigoni, Villarosa e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione della proposta di legge: Velo ed altri: Legge quadro in materia di interporti e di piattaforme logistiche territoriali (A.C. 730-A) (ore 9,12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, di iniziativa dei deputati Velo ed altri, n. 730-A, recante legge quadro in materia di interporti e di piattaforme logistiche territoriali.
  Avverto che il nuovo schema recante la ripartizione dei tempi, predisposto a seguito della costituzione del nuovo gruppo parlamentare Nuovo Centrodestra, è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 730-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto inoltre che la IX Commissione (Trasporti) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, deputata Silvia Velo.

  SILVIA VELO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, colleghi, il provvedimento che giunge oggi all'esame dell'Assemblea riprende il contenuto del testo unificato delle proposte di legge nn. 3681 e 4296, che è stato già approvato alla quasi unanimità alla Camera nella scorsa legislatura (aprile 2012) e che poi non è giunto all'approvazione del Senato.
  Questo provvedimento interviene in un ambito, quello degli interporti e delle piattaforme logistiche, che riveste un ruolo di Pag. 2grande rilievo per lo sviluppo complessivo della logistica nazionale e, conseguentemente, per il potenziamento della competitività dell'intera economia italiana.
  L'intervento è giustificato dal fatto che innanzitutto la disciplina in materia risale alla legge n. 240 del 1990 e, quindi, indubbiamente, necessita di un aggiornamento. Basti pensare per questo alle modifiche intervenute nel frattempo al Titolo V della Costituzione e agli sviluppi delle politiche europee in materia di reti di trasporto transeuropeo.
  Nel riprendere il lavoro, abbiamo recuperato il contenuto del testo che era approdato all'approvazione della Camera nella scorsa legislatura, svolgendo, comunque, come Commissione trasporti, un approfondito lavoro di istruttoria e di audizioni, che hanno portato poi a riferire in Aula con un testo che è stato corretto e, a nostro avviso, anche notevolmente migliorato.
  Il provvedimento su cui la Commissione riferisce all'Assemblea persegue alcune finalità di fondo, che sono le motivazioni per cui abbiamo inteso presentare questa proposta di legge. Tra queste finalità, la prima, come dicevo in precedenza, consiste nella definizione di modalità trasparenti ed efficaci che, tenendo conto della ripartizione delle competenze stabilita dalle modifiche del Titolo V della Costituzione e richiamata, comunque, nel parere della I Commissione, permettono, attraverso naturalmente il confronto tra Governo e regioni, di individuare comunque una strategia nazionale nella definizione degli interporti di rilevanza nazionale e nell'individuazione di nuove strutture logistiche.
  Contestualmente, si stabiliscono procedure che, con l'adeguato coinvolgimento di enti locali, autorità portuali e soggetti economici interessati, permettono di determinare un ordine di priorità e un percorso rapido per la realizzazione degli interventi di creazione di nuovi interporti e di sviluppo di quelli esistenti. Tali previsioni si collocano in una prospettiva in cui la presenza di interporti di effettiva valenza nazionale, dotati dei necessari requisiti infrastrutturali, può fornire un significativo impulso al trasporto di merci e può favorirne una più adeguata distribuzione sotto il profilo delle modalità utilizzate, stimolando particolarmente il trasporto ferroviario e quello intermodale. Ciò permetterebbe, tra l'altro, di conseguire risultati notevoli, sia in termini di sostenibilità economica delle attività di trasporto di merci e di logistica, sia in termini di una più razionale utilizzazione del territorio e di diminuzione dell'impatto ambientale di dette attività.
  Sappiamo e abbiamo discusso molte volte alla Camera quanto incida il costo dei trasporti sul prezzo finale delle nostre merci e quanto questo, incidendo in termini di diversi punti percentuali in più rispetto ai nostri competitor europei, possa rendere meno competitiva la produzione nel nostro Paese.
  Nel corso dei lavori della Commissione è, infine, emerso come un contributo non trascurabile alla razionalizzazione dei flussi di trasporto merci possa pervenire dalla disponibilità condivisa delle relative informazioni, attraverso l'impiego di opportune modalità informatiche di gestione dei dati.
  Venendo ora rapidamente alle disposizioni contenute nel provvedimento, segnalo che l'articolo 1 reca la definizione dei termini più rilevanti del provvedimento: si evidenzia la funzione di interconnessione di valenza nazionale che le piattaforme logistiche e gli interporti devono essere in grado di svolgere.
  All'articolo 2 si disciplina la procedura con cui il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti provvede alla ricognizione degli interporti, delle infrastrutture intermodali e delle piattaforme logistiche territoriali, elabora e approva il Piano generale per l'intermodalità. Il Piano viene approvato d'intesa con la Conferenza unificata, dopo essere stato sottoposto al parere delle Commissioni parlamentari competenti.
  Ai sensi dell'articolo 2, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti è attribuito il compito di individuare nuovi interporti, attraverso decreti da adottare di concerto Pag. 3con il Ministero dell'ambiente, previo parere del Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, che è istituito ai sensi dell'articolo 4 e in cui è prevista, peraltro, un'apposita sede di confronto tra Governo e regioni per quanto riguarda la programmazione degli interporti.
  L'articolo 3 rappresenta uno dei punti per noi più qualificanti del provvedimento, in quanto sono stabiliti criteri rigorosi per l'individuazione di nuovi interporti, volti ad evitare la proliferazione di strutture di carattere localistico, che è uno dei limiti del sistema logistico del nostro Paese e che ci ha spinto, appunto, a questo intervento legislativo. I requisiti devono essere: disponibilità di un territorio privo di vincoli paesaggistici, naturalistici e urbanistici; collegamento diretto con reti e infrastrutture di trasporto di rilevanza nazionale e in coerenza con i corridoi transeuropei di trasporto. Nell'ambito di ciascun interporto si richiede che i progetti per i nuovi interporti prevedano aree adeguate e strutture tra cui un terminale ferroviario intermodale in grado di operare con un numero non inferiore a quattordici coppie di treni a settimana, aree destinate a funzioni di trasporto e di logistica, nonché interconnessioni con piattaforme info-telematiche orientate alla gestione dei processi logistici e del trasporto di merci attraverso l'utilizzo di dati di tipo aperto.
  Segnalo che su quest'ultimo aspetto si è svolta una importante e proficua discussione in Commissione, che ha consentito di formulare la previsione con la quale si affida ad un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti l'individuazione dei soggetti incaricati di definire lo standard dei dati di tipo aperto. I requisiti previsti da questo articolo devono essere soddisfatti dagli interporti già operativi e da quelli in corso di realizzazione entro tre anni, individuati come periodo transitorio.
  L'articolo 4, poi, prevede l'istituzione presso il Ministero di un Comitato nazionale per la logistica e l'intermodalità, al quale sono attribuiti compiti di indirizzo, programmazione e coordinamento di tutte le iniziative inerenti allo sviluppo delle piattaforme logistiche territoriali. Si tratta di individuare una cabina di regia che consenta al tempo stesso di rispettare il Titolo V della Costituzione, ma di garantire al nostro Paese una visione nazionale della programmazione di settore.
  La gestione di un interporto, ai sensi dell'articolo 5, costituisce attività di prestazione di servizi e rientra fra le attività di natura commerciale; i gestori agiscono, conseguentemente, in regime di diritto privato. Naturalmente, in caso di utilizzo di risorse pubbliche, si applicano le norme della contabilità di Stato e del codice dei contratti pubblici. Anche quanto previsto in questo articolo rappresenta uno dei punti chiave della proposta di legge e, naturalmente, si applica agli interporti costituiti alla data di entrata in vigore della legge, ma abbiamo previsto un emendamento che non costituisce ostacolo a quelli già costituiti come ente pubblico economico compatibile con quanto previsto dal provvedimento.
  L'articolo 6 disciplina le modalità di individuazione dei finanziamenti in ordine di priorità dei progetti relativi alla realizzazione e all'implementazione degli interporti, delle infrastrutture intermodali e delle piattaforme logistiche territoriali, che saranno finanziati con contributi a carico dello Stato.
  L'articolo 7 interviene sul tema della gestione dei rifiuti speciali e merci pericolose con la finalità di semplificare le procedure, diversificando le modalità di trasporto utilizzate e la sicurezza dei trasporti stessi.
  L'articolo 8 dispone che i progetti di realizzazione e implementazione degli interporti, delle infrastrutture intermodali e delle piattaforme logistiche territoriali, elaborati sulla base del piano generale per l'intermodalità, sono approvati mediante accordo di programma, ai sensi dell'articolo 34 del testo unico degli enti locali. Al perfezionamento dell'accordo di programma viene dato un termine di quattro mesi, per garantire celerità, e, dove non ratificato, si ha come conseguenza la decadenza dei finanziamenti previsti.Pag. 4
  È un tema su cui abbiamo molto lavorato in IX Commissione, perché nel testo precedentemente approvato si prevedeva che i progetti infrastrutturali costituissero essi stessi variante urbanistica; si rischiava, però, un profilo di non coerenza costituzionale e, quindi, l'individuazione dello strumento dell'accordo di programma ci sembra lo strumento più utile per evitare questo rischio.
  Infine, all'articolo 10, che è stato inserito in sede referente, abbiamo definito le abrogazioni delle disposizioni che non sono compatibili con il nuovo quadro in esame a seguito di questo testo. Quindi, abbiamo operato, a nostro avviso, anche un'utile semplificazione della legislazione del settore.
  In conclusione, mi pare opportuno ribadire che il provvedimento in esame interviene su una materia tecnica e puntuale, magari, apparentemente, da addetti ai lavori, quale è quella degli interporti, tuttavia, se ben ci riflettiamo, andiamo a ridefinire la disciplina in un settore – e proviamo a farlo in maniera organica, aggiornando il quadro normativo superato –, però, in modo utile e rilevante per il sistema complessivo del trasporto merci nel nostro Paese e, per quello che ho accennato all'inizio, complessivamente, in maniera utile per il sistema economico nazionale.
  Mi auguro che, in questo senso, il buon lavoro della Commissione possa vedere in Aula una conclusione, in termini utili e rapidi, con l'approvazione del testo stesso.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Catalano.

  IVAN CATALANO, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il provvedimento in esame riproduce il contenuto del testo unificato delle proposte di legge n. 3681 e n. 4296, già approvato nella precedente legislatura dalla Camera nell'aprile 2012 e non giunto all'approvazione definitiva da parte del Senato.
  L'esame in IX Commissione è iniziato il 21 maggio 2013: il MoVimento 5 Stelle ha espresso fin da subito alcune perplessità sulla proposta di legge in esame.
  Nel merito, il testo originario assegnato alla Commissione conteneva alcune criticità, tra le quali abbiamo segnalato: una presunta conflittualità tra le competenze delle autorità aeroportuali e quelle riconosciute al Comitato nazionale per l'intermodalità; la mancata previsione di integrazione tra il Piano generale dell'intermodalità e il Piano nazionale della logistica, introdotto dal comma 2 dell'articolo 2; l'assenza di un'indicazione sulla tempistica entro la quale il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, così come disposto dell'articolo 2, comma 1, lettera a), avrebbe dovuto procedere alla ricognizione degli interporti già esistenti; l'affidamento, all'interno del contesto, di importanti compiti della Consulta per l'autotrasporto e la logistica, organo che è stato soppresso dall'articolo 12, comma 20, del decreto-legge n. 95 del 2012, le cui funzioni sono state trasferite alla Direzione generale per il trasporto stradale e l'intermodalità del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; inoltre, la mancanza di chiarezza circa la composizione del Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, di cui all'articolo 4, comma 6.
  Altre criticità sono: l'assenza di riferimenti espliciti al consumo di suolo e alla relativa disciplina, ignorando l'inevitabile ulteriore consumo di suolo in caso di realizzazione di nuove strutture interportuali o l'allargamento di quelli esistenti; la difficoltà nel rispettare la clausola di neutralità finanziaria contenuta del provvedimento, stante l'esiguità delle risorse stanziate. Ci sono dubbi circa la natura giuridica che si intende riconoscere ai soggetti chiamati a gestire gli interporti. Ci sono rischi derivanti dalla semplificazione introdotta dall'articolo 7 in merito alla gestione dei rifiuti speciali e al trasporto e allo stoccaggio delle merci pericolose. Inoltre, vi è la pericolosità di quanto esposto all'articolo 8, in quanto riconosce ai progetti Pag. 5relativi alla realizzazione e sviluppo di interporti e infrastrutture intermodali una natura di variante urbanistica rispetto ai piani urbanistici di competenza delle amministrazioni locali. Infine, rileviamo il mancato riconoscimento della natura vincolante del parere delle Commissioni competenti sullo schema di decreto recante l'approvazione del Piano generale per l'intermodalità, di cui al comma 3, articolo 2, della presente proposta di legge.
  Occorre ricordare, inoltre, come, nonostante la prima firmataria della presente proposta di legge, nell'illustrare le motivazioni e gli obiettivi che tale provvedimento intende perseguire, abbia riconosciuto la necessità di rivedere la legge 4 agosto 1990, n. 240, recante interventi dello Stato per la realizzazione di interporti finalizzati al trasporto merci e in favore dell'intermodalità, alla luce delle successive previsioni normative introdotte dal legislatore nazionale e da quello dell'Unione europea, il testo però, nella prima versione, risultava scevro da qualsiasi espressa abrogazione di norme in conflitto con le disposizioni successive.
  Alcune delle sopramenzionate perplessità sono state condivise in sede di esame da parte della Commissione ed è dunque stata avviata un'intensa attività di indagine conoscitiva, programmando l'audizione dei soggetti prioritariamente coinvolti.
  Sono stati auditi i principali attori del mondo dei trasporti, oltre che i rappresentanti degli enti locali e territoriali responsabili della pianificazione territoriale. Tra questi si segnalano l'audizione dei delegati dell'associazione ANCI, della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dell'Unione interporti riuniti, delle Ferrovie dello Stato, Assoporti, Fercargo, Assoferr, la Fondazione Bruno Kessler, Confcommercio, l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, Assologistica, Confetra e l'Autorità portuale di Livorno.
  Oltre alle criticità sopramenzionate, nel corso di tali audizioni sono emerse ulteriori perplessità, tra le quali, ad esempio, il numero minimo di coppie di treni di cui alla lettera a) del comma 2 dell'articolo 3, definito dagli stessi operatori «ridicolmente troppo basso». Seppur modificata in fase emendativa, la previsione di 14 coppie di treni, a detta del Movimento 5 Stelle, resta eccessivamente bassa.
  Su proposta del Movimento 5 Stelle, in Commissione trasporti è stata audita anche la Fondazione Bruno Kessler, che ha auspicato che all'interno del provvedimento in esame venisse previsto un accesso universale ed utilizzo dei dati di trasporto di alta qualità in tempo reale, gratuitamente o almeno in condizioni eque, insieme ad una infrastruttura esclusiva, basata su standard comuni aperti, non discriminatori e interoperabili, a cui gli operatori, i fornitori di servizi e gli utenti possano connettersi.
  In linea con quanto auspicato dalla Fondazione, siamo riusciti ad inserire nella h) del comma 2 dell'articolo 3 l'utilizzo da parte delle piattaforme info-telematiche dei dati di tipo aperto, così come definito dal codice dell'amministrazione digitale, e al comma 5 l'obbligo da parte del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di individuare con decreto i soggetti incaricati di definire uno standard per dati di tipo aperto.
  A tal proposito, si rileva come il comma 5 risulti essere frutto di una mediazione che non soddisfa pienamente il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle. La nostra proposta iniziale, infatti, riconosceva già quale soggetto incaricato di definire tale standard UIRNet, ovvero l'attuatore unico per la realizzazione del sistema di gestione della logistica nazionale. Tale proposta, ad avviso del sottoscritto, avrebbe rappresentato una soluzione nel rispetto dell'economicità e dell'efficienza, dato che UIRNet è già l'insieme di tutto il mondo degli interporti.
  In fase emendativa sono stati presentati e votati in IX Commissione oltre 70 emendamenti.
  Il testo finale risulta migliorativo rispetto a quello iniziale depositato dall'onorevole Velo.
  Degli emendamenti presentati dal gruppo del MoVimento 5 Stelle sono stati approvati quelli relativi all'articolo 1, volte ad estendere e chiarire le finalità della Pag. 6legge-quadro sugli interporti e definire in maniera più appropriata, in linea con il legislatore europeo, il termine di interporto; quelli relativi all'articolo 2, miranti a definire e circoscrivere la tempistica e i compiti spettanti al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, relativamente alle operazioni di ricognizione degli interporti e delle piattaforme logistiche esistenti; quelli relativi all'articolo 3, sulla natura dei dati, come riportato in precedenza; infine, è stato accolto, anche con una leggera riformulazione, l'emendamento che introduceva l'elenco delle norme che la presente legge andava ad abrogare. Sono state respinte, invece, le nostre proposte emendative riguardanti gli articoli 5, 7 ed 8. I suddetti articoli, come emerso anche del ciclo di audizioni, contengono le criticità più grandi all'interno del testo.
  Nel dettaglio, l'articolo 5, così come evidenziato dall'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, presenta delle forti criticità. L'articolo in esame qualifica gli interporti come soggetto di diritto privato; tale disposizione risulta, a detta del sottoscritto, essere errata: alla luce dell'attività svolta dagli interporti sarebbe più corretto riconoscere la loro qualifica di organismi di diritto pubblico, anche al fine di sottoporli alla disciplina dei contratti pubblici. Nel corso della scorsa legislatura la XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), esaminando il testo dell'articolo 5 della proposta di legge A.C. 3681, analogo a quello della presente proposta di legge, notava come, in base alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, la qualificazione ex lege delle caratteristiche del soggetto gestore non assume comunque rilievo, in quanto parametri di valutazione in caso sorgano contenziosi lo saranno la concreta configurazione del soggetto gestore e la sua attività in concreto.
  L'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha infine fatto notare come gli interporti, essendo inseriti nel programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge-obiettivo n. 443 del 2001, hanno dunque l'obbligo di rispettare le disposizioni del codice dei contratti pubblici relative alle infrastrutture strategiche e insediamenti produttivi, e che, volendo rispettare la ratio dell'articolo 5 e riconoscere dunque agli interporti il carattere imprenditoriale, la selezione del gestore dovrebbe avvenire attraverso l'espletamento di una gara. I nostri emendamenti sono stati bocciati e quindi l'articolo rimane poco chiaro e in contrasto con quanto prevede la normativa circa l'utilizzo di risorse pubbliche.
  Tra le principali criticità occorre segnalare quanto disposto dall'articolo 7, recante gestione dei rifiuti speciali, trasporto e stoccaggio di merci pericolose. L'articolo prevede che la modalità di gestione dei rifiuti speciali e delle merci pericolose vengano disciplinate mediante decreto del Ministro dell'ambiente e di tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e d'intesa con la Conferenza unificata, al fine di introdurre delle semplificazioni. Si rileva l'inopportunità di tali disposizioni per ragioni che attengono sia alla formulazione che al merito: il testo evidenzia profili di opacità omettendo di circoscrivere il perimetro di applicazione della disciplina dei rifiuti speciali e merci pericolose negli interporti, trattando inoltre alla stessa stregua beni e residui attraverso l'accostamento dei rifiuti speciali alle merci pericolose. Inoltre, l'emanando decreto ministeriale conterrebbe in prospettiva una disciplina della gestione dei rifiuti speciali e delle merci pericolose con l'obiettivo di favorire la diversificazione modale e la sicurezza dei trasporti nell'ambito delle piattaforme logistiche territoriali da realizzare anche attraverso la definizione di procedure semplificate, ma senza il benché minimo cenno alle esigenze di tutela della salute dei cittadini.
  L'articolo 8, infine, introduce una preoccupante deroga alla disciplina urbanistica, considerando i progetti per la realizzazione di interporti, delle infrastrutture intermodali e delle piattaforme logistiche territoriali, a tutti gli effetti variante urbanistica rispetto ai piani di competenza degli enti locali e delle regioni Pag. 7nei cui territori sono localizzate le piattaforme logistiche territoriali. Appare evidente che la norma, pur essendo stata in parte migliorata durante l'esame in Commissione trasporti, rappresenta un'inaccettabile alterazione dei principi di equilibrata pianificazione e programmazione territoriale. Occorre, inoltre, esprimere disappunto per l'esito dell'emendamento 3.4, con il quale avevamo proposto di introdurre, per la realizzazione di nuovi interporti, l'obbligo di predisporre un'adeguata rete di cavidotti, in linea con quanto disposto dalla normativa relativa alla realizzazione di nuove infrastrutture. L'obiettivo era quello di interrare un tubo corrugato vuoto per una previsione di stesura di eventuali cavi, anche per la predisposizione di un'eventuale rete wireless o fibra ottica.
  Per tutte le considerazioni esposte e per via delle numerose criticità contenute nel testo, il gruppo del MoVimento 5 Stelle ritiene che il provvedimento non sia condivisibile e si riserva di proporre tutte le necessarie modifiche in fase di esame da parte dell'Aula.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

  ROCCO GIRLANDA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, la proposta di legge ha come obiettivo il riordino degli interporti e delle piattaforme logistiche ridefinendone le mission anche nella logica del disegno europeo della politica dei trasporti, nonché ridelineando le competenze in materia di pianificazione tra i tre livelli europeo, nazionale e regionale. L'esigenza di un riordino normativo del settore si è evidenziato negli ultimi anni alla luce del rapido evolversi dei mercati globalizzati e dell'esigenza, in considerazione della strategica posizione dell'Italia nel contesto mediterraneo, di poter intercettare volumi di traffico altrimenti orientati verso le aree del Nord Europa.
  Gli interventi finanziari dello Stato nell'ambito delle infrastrutture interportuali sono stati finalizzati alla realizzazione di un sistema nodale distribuito sul territorio al servizio dei distretti industriali, delle catene logistiche connesse al miglioramento dei fattori di produzione. Tali interventi sono stati attivati dalla legge n. 240 del 1990 e successive leggi di rifinanziamento: la n. 457 del 1997, la n. 413 del 1998 nonché utilizzando parte delle risorse delle cosiddette leggi sulle aree depresse, la n. 341 del 1995, la n. 641 del 1996 e la n. 135 del 1997.
  Il testo unificato consta di soli 10 articoli ed affronta in maniera organica le materie riguardanti gli interporti e le piattaforme territoriali; in esso è prevista l'elaborazione di un piano dell'intermodalità nonché una precisa definizione di interporto e infrastruttura logistica con una puntuale individuazione dei requisiti necessari sia in relazione ai collegamenti ferroviari e stradali con gli altri nodi dei sistemi portuali ed aeroportuali, sia in relazione ai servizi erogabili in termini di potenzialità di treni completi e di servizi agli operatori.
  Cardine del piano dell'intermodalità sono le piattaforme logistiche territoriali a carattere pluriregionale a cui sovraintende il Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica con l'obiettivo, mantenendo ferme le competenze delle autorità portuali, dell'integrazione dei sistemi di trasporto di ogni piattaforma evitando la creazione di situazioni di concorrenza a scapito dell'efficienza logistica e ottimizzando in tal modo l'utilizzo delle risorse finanziarie. La mancata approvazione della norma potrebbe comportare una proliferazione di infrastrutture intermodali anche in concorrenza tra loro con investimenti a scarsa produttività.
  Appare pertanto auspicabile la rapida approvazione della proposta di legge da parte del Parlamento per fornire un significativo impulso al trasporto di merci con una più adeguata distribuzione sotto il profilo delle modalità utilizzate, fornendo stimolo al ricorso al trasporto ferroviario ed intermodale e conseguendo altresì una forte sostenibilità economica delle attività di trasporto di merci e di logistica; tutto Pag. 8ciò consentendo una più razionale utilizzazione del territorio e diminuendo l'impatto ambientale delle attività.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Diego Crivellari. Ne ha facoltà.

  DIEGO CRIVELLARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'obiettivo di fondo che ha mosso questa nuova legge-quadro sugli interporti e sulle piattaforme logistiche territoriali è in definitiva quello di contribuire a sviluppare un trasporto moderno e sostenibile. Un obiettivo che appare oggi quanto più necessario in una fase di crisi prolungata per la nostra economia e per l'intero sistema Paese, nonché per riuscire a ricreare condizioni di maggiore competitività per l'economia e per aggiornare la nostra legislazione rispetto alla realtà esistente.
  Molte volte negli ultimi anni, anzi nelle ultime decadi probabilmente, abbiamo sentito risuonare la parola «modernizzazione» in Parlamento e nel Paese, nelle occasioni più disparate, ma non si è mai riconosciuto abbastanza che modernizzare un Paese come l'Italia significa riformare e adeguare a standard europei il sistema dei trasporti e in particolare affrontare seriamente il nodo della mobilità delle merci nel territorio e quello delle concrete opportunità connesse a un settore strategico per l'avvenire.
  Compiamo, dunque, un primo passo in avanti sostanziale, sapendo che un cambio di paradigma è ormai inevitabile per il futuro dell'economia e anche per il futuro dell'ambiente e sapendo che la politica non potrà ignorare ancora a lungo le questioni irrisolte. Le sfide della intermodalità e della logistica stanno al centro di ogni possibile strategia innovativa e delle possibili vie di uscita dalla crisi.
  La filosofia che anima la discussione sulla nuova legge rimanda peraltro anche ai contenuti del Libro bianco della Commissione europea, che si concentrava su un aspetto fondamentale: riuscire a favorire uno sviluppo armonioso delle diverse modalità di trasporto terrestre, marittimo e fluviale come necessaria premessa ad uno sviluppo realmente sostenibile della società e dell'economia, proseguendo in questo modo – cito il Libro bianco – una politica dei trasporti ecologicamente sostenibile, in grado di affrontare la questione dell'internazionalizzazione completa dei costi sociali ed ambientali e adottare misure affinché la crescita economica non sia più associata alla crescita del volume del trasporto, orientando in particolare il trasporto stradale verso le ferrovie e le navi.
  Facciamo qualche esempio. Il mondo dei trasporti genera bene il 70 per cento delle emissioni di PM10, le cosiddette polveri sottili, diviene dunque per noi sempre più indispensabile attrezzarsi ad intervenire nelle sedi opportune affinché si incrementi l'utilizzo razionale dei mezzi di movimentazione di persone e merci. Altro esempio, i processi di delocalizzazione che caratterizzano attualmente il mondo produttivo su scala mondiale, tendenti ad azzerare l'uso dei magazzini propri delle aziende secondo la filosofia del just in time, sono all'origine di una crescita esponenziale della movimentazione di merci. Questo processo inarrestabile può e deve essere governato favorendo l'uso dell'intermodalità, non abbiamo più molto tempo a disposizione.
  In questa prospettiva gli interporti e le piattaforme logistiche sono chiamati ad assolvere una funzione decisiva e possono ridurre concretamente l'uso prevalente della modalità di trasporto su gomma, possono cioè essere soggetti centrali per l'economia e per i territori che, oltre a perseguire l'utile, contribuiscono a creare condizioni più vantaggiose per la collettività anche in termini di minori costi sociali e ambientali, favorendo per esempio il raggiungimento degli impegni assunti con il trattato di Kyoto e con i successivi accordi internazionali che prevedono sanzioni significative per i Paesi non in linea con gli standard previsti di riduzione dell'inquinamento.
  La sfida della logistica rappresenta inoltre per l'Italia uno snodo fondamentale e la possibilità di sostenere competitività ed efficienza del nostro sistema industriale nel suo complesso, una sfida che, Pag. 9se raccolta positivamente, assegna un ruolo non secondario all'Italia nello scenario europeo e mondiale. L'approvazione della legge rappresenta inoltre un altro passo significativo perché disegna un adeguamento dell'attuale quadro normativo ai cambiamenti del mercato logistico, contribuendo a rilanciare l'offerta infrastrutturale nazionale e le condizioni della sua operatività, una legge di riordino che, vogliamo ricordarlo, affronta una serie di questioni importanti, quali la definizione di piattaforma logistica e territoriale di interporto nella logica di un disegno europeo della politica dei trasporti, che stabilisce in modo inequivocabile i requisiti minimi per cui un'infrastruttura potrà avvalersi del titolo di interporto; l'assegnazione al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del riconoscimento delle piattaforme logistiche esistenti e della localizzazione di nuove eventuali piattaforme mediante lo strumento del programma nazionale per lo sviluppo dell'intermodalità, che dovrà essere contenuto all'interno del piano generale dei trasporti e della logistica; la costituzione del Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, con funzioni di indirizzo, programmazione e coordinamento di tutte le iniziative inerenti lo sviluppo delle piattaforme logistiche e territoriali e di promozione dello sviluppo economico e del miglioramento qualitativo delle aree facenti parte delle piattaforme logistiche territoriali, coinvolgendo direttamente le regioni interessate da una piattaforma logistica territoriale; la natura giuridica privatistica dell'interporto; l'utilizzo degli interporti quali centri per la gestione, movimentazione e stoccaggio di rifiuti speciali e merci pericolose.
  Tra gli obiettivi principali quindi emergono fattori come il miglioramento e l'incremento dei flussi di trasporto, la razionalizzazione del territorio in funzione del trasporto, la diminuzione dell'impatto ambientale, il superamento dei limiti del trasporto ferroviario tradizionale intermodale terrestre e marittimo. In merito a quest'ultimo ambito occorre soffermarsi per poter meglio analizzare problematiche e necessità di interventi sia normativi che infrastrutturali al fine di consentire un'integrazione funzionale con la pianificazione logistica nazionale. Ancora la Commissione europea, a tal proposito, ha già stabilito nel recente passato linee di indirizzo di rilevante importanza, in particolare per quanto riguarda il trasporto marittimo e fluviale. Le priorità di fondo rimangono l'impegno per lo sviluppo e l'adeguamento delle infrastrutture, la semplificazione del quadro regolamentare con la creazione di sportelli unici e la creazione di vere autostrade del mare.
  Aggiungiamo qualche dato e qualche cifra che ci aiutano a comprendere più da vicino alcune delle urgenze qui richiamate e a completare il quadro delle nostre considerazioni. Rispetto all'inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, l'Unione europea, per esempio, ha perso ben il 40 per cento dei lavoratori marittimi. In compenso, il trasporto marittimo rappresenta il 70 per cento del totale degli scambi tra l'Europa ed il resto del mondo. Nei porti europei transitano ogni anno 2 miliardi di tonnellate di merci diverse.
  In definitiva, i trasporti marittimi e attraverso vie navigabili rappresentano delle alternative effettive e competitive ai trasporti terrestri. Sono affidabili, economici, meno inquinanti e meno rumorosi. Il trasporto marittimo e quello fluviale sono elementi chiave che, grazie all'intermodalità, potranno consentire, in particolare, di aggirare le strozzature esistenti tra la Francia e la Spagna nei Pirenei, o tra l'Italia ed il resto dell'Europa nelle Alpi, come pure tra la Francia e il Regno Unito e tra diversi altri Paesi.
  Tuttavia, la loro capacità è stata per decenni sottoutilizzata nel nostro Paese, in particolare se pensiamo alle potenzialità inespresse del trasporto fluviale, che potrebbe essere meglio sfruttato e diventare una nuova leva dello sviluppo. Permangono tuttora vari ostacoli infrastrutturali: strozzature, sagome limiti inadatte, altezza di ponti, funzionamento delle chiuse, mancanza di apparecchiature di trasbordo, è vero, ma abbiamo il dovere di superare questa situazione di stallo e di tornare ad Pag. 10investire su queste realtà. Abbiamo il dovere di riscoprire una delle vocazioni del nostro territorio.
  Naturalmente, anche per questo punto il ruolo della politica è decisivo. Occorre sicuramente una nuova consapevolezza. Pensiamo soltanto al fiume Po, cioè a quella che dovrebbe essere la più grande autostrada naturale del nostro Paese. Scriveva Giorgio Bocca, nel febbraio 2010: «Non è facile capire per quale involuzione dello sviluppo questa Lombardia, che scava i navigli per cui passavano le merci provenienti da Genova e dall'Adriatico fino alla fossa interna milanese, dove si legavano a quelli provenienti dall'Europa attraverso i laghi, come mai la Lombardia dei grandi ingegneri idraulici, come l'Aristotele Fioravanti e il Bertola da Novate, non sia capace oggi di collegare il Po, Milano, non riesca a fare di questo Po cadaverico il fiume della sua rinascita».
  Voglio, poi, citare un recente articolo dello studioso Sergio Bologna, che parlando della funzione dei porti come integratori di sistema scrive: «Il prodotto interno lordo dell'economia italiana si alimenta oggi solo della voce export. La competizione con i porti del Nord non c’è, perché il sistema logistico italiano non è in grado di offrire un'alternativa a un cliente del Centro Europa. Il corridoio Adriatico-Baltico può offrire una grande opportunità come piattaforma per il mercato russo, ma per essere competitivi su quella arena le grandi navi porta container non servono. I porti dovrebbero essere fattori di integrazione e di governo di un sistema, dovrebbero tutelare e difendere il buon lavoro e impedire un ulteriore scivolamento verso cooperative di manodopera saltuaria e agenzie interinali». Pochi, ma suggestivi spunti, che parlano di problemi tuttora aperti e che ci riportano ad una considerazione più generale rispetto all'esigenza di riuscire ad elaborare delle vere risposte di sistema e, di conseguenza, rispetto all'esigenza di richiamare la politica nazionale alle sue responsabilità.
  L'approvazione di questo provvedimento sugli interporti deve, dunque, poterci aprire ad una riflessione più ampia e articolata, ad una riflessione notevole sull'intero sistema dei trasporti e della logistica nel nostro Paese, guardando ad una prospettiva che non può non essere di respiro continentale, ad una prospettiva che deve tenere conto di nuove reti e di nuovi corridoi e riuscire a mettere finalmente le questioni della intermodalità della logistica al centro dell'agenda della politica. Accettare queste sfide, muoversi in questa direzione equivale, per noi, a seguire la strada, che oggi riteniamo essere l'unica strada realmente percorribile con coscienza e con coerenza, di una modernizzazione sostenibile per l'Italia e per l'Europa.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, come spesso ci capita, siamo a parlare e ad affrontare un testo abbastanza intricato nel quale, però, si parla un po’ troppo genericamente di interporti e un po’ troppo genericamente di rilancio, anche con termini un po’ propagandistici.
  Questa volta il tema è appunto quello degli interporti, tema sentito da amministrazioni e comitati di cittadini un po’ in tutta Italia, compresa la provincia di Novara, quella da cui provengo, dove un comitato spontaneo in qualche modo sta cercando di aprire gli occhi sul fatto che un interporto, con il suo progetto di ampliamento, sta cercando di devastare quello che rimane di una campagna agricola alle porte della città.
  Si può dire senza timore che le problematiche sono comuni a buona parte degli interporti italiani e in questo testo purtroppo non troviamo le soluzioni, anzi. Partiamo da alcuni punti fondamentali: gestione pubblica o privata degli interporti ? Noi possiamo affermare che per la stragrande maggioranza dei siti di interscambio merci si parla di gestione privata; è vero, ma com’è possibile che buona parte dei finanziamenti per la loro gestione siano pubblici ? Volete dirci che non esiste il pericolo concreto e tangibile che venga preso in gestione un interporto da una Pag. 11società appositamente creata con un valore capitale irrisorio in confronto ai finanziamenti pubblici che le verranno versati ? A me questo sembra un campanello d'allarme che deve far riflettere tutti e soprattutto è un campanello d'allarme trasversale, che non riguarda soltanto la questione interporti: società di gestione private create ad hoc con capitale sociale irrisorio a gestire fondi che sono, in cifre proporzionali, inimmaginabili rispetto al capitale versato.
  Dai grandi statisti delle larghe intese, in Commissione trasporti è stato bocciato un emendamento sull'istituzione di gare pubbliche per la scelta dei gestori degli interporti, come da suggerimento dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici. Vorremmo che ora, qui in Aula e in diretta, diceste ai cittadini perché lo avete fatto. Giusto per l'informazione, considerando che al momento ci vengono in mente ben pochi casi di servizi finanziati dallo Stato senza una regolare gara. Quindi, se di servizio in qualche modo di utilità pubblica si tratta, sostanzialmente viene concesso a un privato; in questo modo, secondo noi, è prioritario che si debba fare una gara e non si lasci al primo soggetto privato, che in qualche modo ne abbia voglia, di prendersene in merito.
  Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti speciali, il trasporto e lo stoccaggio delle merci pericolose, qui, come da proverbio, casca l'asino, perché i colleghi della maggioranza illuminata se non inseriscono almeno un articolo per noi irricevibile non sono contenti. In questo caso è l'articolo 7: si propone di semplificare, che in italiano potrebbe anche tradursi con ignorare bellamente. Infatti, occorre fare attenzione, poiché quando si parla di semplificazione normativa – e diciamo che la provenienza dalla Commissione attività produttive mi porta a cercare di semplificare le normative per renderle chiare a chi le utilizza – questa non è la semplificazione a discapito del cittadino, e quindi, di conseguenza, non possiamo permettere che la semplificazione normativa sia una semplificazione di adempimenti. Forse bisogna scriverli meglio, ma non bisogna in qualche modo agevolare alcuni processi decisionali che passano... ?

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa...

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, avevo cinque minuti, scusi...

  PRESIDENTE. Sì, la sto avvisando che le manca un minuto e quindi di avviarsi alla conclusione, altrimenti poi rischia di finire con il tempo che scade.

  DAVIDE CRIPPA. Sono già passati quattro minuti ?

  PRESIDENTE. Così pare. Il tempo vola quando si è molto intenti ad esprimere le proprie ragioni.

  DAVIDE CRIPPA. Va bene, signor Presidente.
  Sottolineo quindi la gestione dei rifiuti speciali, del trasporto e dello stoccaggio delle merci pericolose. Noi in questo caso vogliamo anche sottolineare come lo stoccaggio, anche se temporaneo, rimane comunque uno stoccaggio. Anche gli interporti dovrebbero essere considerati sotto lo stesso regime normativo degli impianti di stoccaggio e del trattamento delle merci e dei rifiuti pericolosi e tutti i piani di sicurezza dei centri di interscambio merci dovrebbero essere aggiornati, ove non lo fossero stati, proprio secondo le procedure di emergenza e contenimento necessari in caso di pericolo e contaminazione. Questo perché sappiamo benissimo che per un'impresa che effettua trasporto merci su gomma, quando caricano un rifiuto e per caso si sosta anche all'interno della propria azienda, questo è un deposito illegale di rifiuti temporaneo. Se in questo modo invece gli interporti hanno un regime di semplificazione normativa tale per cui per loro vige una legge che non è la stessa che vale per gli altri trasportatori o aziende di stoccaggio, allora stiamo parlando di qualcosa che è in contraddizione, cioè non abbiamo tutti lo stesso trattamento.Pag. 12
  Per quanto riguarda la disciplina urbanistica, e poi concludo il mio intervento, il problema caldo è il fatto che nella provincia di Novara sono state praticamente derogate, con una cassa di espansione del fiume Terdoppio, le aree destinate all'espansione del CIM. Queste aree destinate all'espansione del Centro intermodale merci, in realtà, sono state sottratte all'area golenale del fiume, con un accordo di programma nel quale la società si era impegnata a realizzare un progetto che poi, con fondi pubblici, si sarebbe dovuto ultimare e completare con un canale scolmatore. Questo canale scolmatore non è mai stato realizzato.
  Allora, io credo che oggi non ci possiamo permettere di fare una pianificazione idraulica senza avere un criterio di priorità. Quindi, nel momento in cui facciamo...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. ... dei piani di espansione – concludo, Presidente – di queste aree, non possiamo derogare, quando non abbiamo neanche messo in condizioni di sicurezza idraulica i centri abitati. La gente va sott'acqua quando avvengono gli allagamenti. Pertanto, andando a ultimare una serie di metri quadri infiniti di ulteriori piani di espansione, andiamo a caricare il regime idrico del fiume.
  Se il fiume non ce la fa, dobbiamo pensare al criterio idrogeologico in primis (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, ha parlato quasi due minuti in più del tempo che il suo gruppo le ha dato.
  È iscritto a parlare l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Signor Presidente, io credo che sia importante collocare questa discussione in un quadro più complessivo della portualità, del lavoro portuale e della logistica, in quanto io credo che questo tema non possa e non debba essere un tema da addetti ai lavori, ma debba essere una delle priorità del Paese, e credo che, tra i meriti che ha avuto questa discussione che abbiamo fatto in Commissione è il fatto di riproporre questa proposta di legge, non approvata in maniera definitiva nella precedente legislatura, ci sia proprio questo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
MARINA SERENI (ore 9,55).

  STEFANO QUARANTA. Io credo che questa sia una grande sfida per il Paese e sia una priorità nazionale. Finora non lo è stata, però penso che non ci si può sempre riempire la bocca definendo l'Italia una piattaforma logistica naturale nel Mediterraneo e poi non attuare mai provvedimenti che vadano esattamente in questa direzione, e, da questo punto di vista, anche i ritardi legislativi e il fatto che da molti anni non si norma più né la portualità né gli interporti sono un po’ una dimostrazione di questo ritardo.
  Quindi, il nostro approccio è stato quello di collaborare a questo tipo di proposta di legge, ritenendola importante per lo sviluppo del Paese. Naturalmente, come dicevo, questa proposta di legge avrà un suo effetto positivo se sarà collocata in un quadro più complessivo di riforma del settore.
  Quindi, credo che, anche in un ragionamento sugli interporti, occorra ricordare come la portualità meriti un'attenzione e delle riforme molto celeri, a partire, appunto, dalla legge n. 84 del 1994, per il mutare del contesto economico e sociale, cogliendo le nuove dinamiche commerciali in quello che è ormai un nuovo contesto globale, che ha la necessita di essere accompagnato e normato, naturalmente – ovviamente dal mio punto di vista – ragionando su una maggior autonomia finanziaria dei porti, per rendere più competitivi i nostri porti rispetto a quelli europei, e razionalizzando il sistema delle autonomie portuali, naturalmente sempre con una forte regia nazionale, che mi sembra anche lo spirito di questa proposta di legge.Pag. 13
  Ovviamente, la normativa portuale deve integrarsi con il ragionamento che stiamo facendo oggi sugli interporti. La seconda premessa, che credo sia necessario fare, è che, nel frattempo, è mutato e sta mutando anche il quadro europeo, a partire dalla rete transeuropea dei trasporti, volta – credo che questi siano obiettivi corretti – a un migliore funzionamento e rafforzamento della coesione economica e sociale, della mobilità delle persone e delle merci nelle migliori condizioni sociali e di sicurezza, ma anche, vorrei sottolineare, ambientali, e volta, anche qui, a creare posti di lavoro e a limitare il traffico, ottimizzando la capacità delle reti, in particolare ferroviarie, ma non solo.
  Naturalmente, questa proposta di legge interviene, come dicevo all'inizio, su una normativa che deve essere fortemente aggiornata, essendo risalente al 1990 e non essendo stata poi convertita la delega al Governo nel 2001, che prevedeva la possibilità di riformare gli interporti.
  Così come in tema di piattaforme logistiche, dopo il Piano per la logistica del 2005, vi è stato l'allegato infrastrutture del 2006, che peraltro individuava sette aree territoriali omogenee; il quadro è stato confermato dall'allegato infrastrutture del 2009-2013 e dal nuovo Piano della logistica, cioè una serie di interventi però in qualche modo disorganici, che meriterebbero una regia complessiva.
  Da questo punto di vista, io credo che siano soprattutto da apprezzare le finalità di questo provvedimento, che sono volte innanzitutto a migliorare la concentrazione dei flussi di trasporto, a razionalizzare l'utilizzazione del territorio in funzione del trasporto e a diminuire – vorrei sottolinearlo – l'impatto ambientale del trasporto, perché finché non si normerà con una legge nazionale la nascita degli interporti, è chiaro che la giungla antecedente a questo tipo di normativa certamente non sarà un vantaggio per le condizioni ambientali del nostro Paese.
  Da questo punto di vista, la legge sugli interporti ha alcuni punti, a mio giudizio, rilevanti. Intanto gli interporti – è bene sottolinearlo – assumono sempre di più un ruolo fondamentale di completamento anche del sistema distributivo, elemento di cerniera nella realizzazione di un network di logistica integrato. Serve, da questo punto di vista una, legge – e credo che questo sia uno degli obiettivi – che divida le competenze tra Stato e regioni e che sia volta anche in qualche modo ad indirizzare lo stesso legislatore regionale. È importante, io credo, aggredire i ritardi dell'Italia nel contesto europeo, consentire investimenti internazionali in quella che è, appunto, come dicevo all'inizio, una piattaforma logistica naturale del Mediterraneo – però più spesso declamata nei convegni e meno nell'attività legislativa –, costruire anche un meccanismo di concertazione istituzionale, come si è cercato di fare, per le grandi scelte, e al contempo, però, operare una sorta di snellimento burocratico per quanto riguarda invece gli aspetti più operativi.
  Naturalmente sappiamo che l'inefficienza della logistica italiana è un grave costo per il nostro Paese. Si parla di 40 miliardi di euro l'anno. Gli interporti possono – devono, io credo – proporsi al mercato come soggetti che hanno una vocazione polifunzionale di trasporto intermodale delle merci, poli di sviluppo economico, ma anche aree di innovazione anche in termini di sostenibilità ambientale. Quest'ultimo credo che sia un tema sempre da tenere presente, perché le caratteristiche del nostro Paese richiedono che ogni intervento abbia una particolare attenzione per le questioni ambientali.
  La relatrice all'inizio ha illustrato i vari articoli che compongono questo provvedimento. Io vorrei sottolinearne solo alcuni, a partire dall'articolo 3, che stabilisce i requisiti e i tempi per la costruzione dei nuovi interporti e anche per l'adeguamento di quelli esistenti. Credo però che sia utile anche sottolineare l'articolo 6, che prevede come il Ministero dei trasporti, sentito ovviamente il Comitato nazionale e d'intesa con la Conferenza unificata, individui i progetti prioritari per l'ampliamento degli interporti, delle infrastrutture intermodali delle piattaforme logistiche e territoriali, e laddove si prevedono anche Pag. 14degli stanziamenti per i primi tre anni che, diciamo, possono essere un avvio di questo tipo di modernizzazione del Paese.
  Credo che, da questo punto di vista, sia stato molto utile il lavoro che è stato fatto, in particolare, sull'articolo 8 che, a mio giudizio, nella versione precedente era uno degli articoli più controversi. Penso in particolare che anche grazie al lavoro che è stato fatto in Commissione, la scelta dello strumento dell'accordo di programma per accelerare la realizzazione delle infrastrutture elaborate sulla base del Piano generale per l'intermodalità sia stata una chiave che ha fatto sì che almeno gli emendamenti presentati da SEL su questo tema fossero ritirati, perché ci sembra l'approccio corretto.
  Resta, io credo, da approfondire l'articolo 7, in particolare per ciò che concerne la gestione dei rifiuti speciali. Su questo credo che forse sarà necessario un approfondimento anche in sede di discussione, perché rimane, a mio avviso, l'unico punto un po’ controverso rispetto a questa provvedimento.
  Vorrei concludere sostanzialmente dicendo che, come sottolineavo all'inizio, il nostro Paese ha bisogno di modernizzarsi da tanti punti di vista. La portualità, l'intermodalità, la logistica possono essere una chiave di volta di questa modernizzazione del Paese. Il nostro contributo a questo provvedimento, pur in uno spirito costruttivo, ma anche con la volontà di modificarlo e di emendarlo, ha trovato attenzione nel lavoro in Commissione e devo dire che è stato fatto un lavoro proficuo in maniera trasversale tra tutti gruppi, nessuno escluso.
  Credo che in quest'ultima fase di discussione in Aula si possa ancora fare qualche piccola modifica che migliori ulteriormente il quadro. Naturalmente mi raccomando soprattutto alle forze di maggioranza, che hanno in questo senso una maggiore responsabilità: questa legge sugli interporti non può rimanere sola, isolata e decontestualizzata da tutto il resto del tema della portualità, che merita interventi urgenti.
  Da questo punto di vista, quindi, credo che da subito ci si debba mettere al lavoro, perché questa proposta di legge, da sola, non credo che cambierebbe i destini del Paese. Questo provvedimento, insieme ad una serie di altri provvedimenti, potrebbe essere invece quella svolta che da tempo auspichiamo e che soprattutto tenderebbe a valorizzare il lavoro portuale, che è una delle grandi caratteristiche positive del nostro Paese e che spesso però è stato considerato un po’ una Cenerentola e non è mai stato al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica, mentre dovrebbe esserlo perché rappresenta una grande opportunità per il nostro Paese.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Brandolin. Ne ha facoltà.

  GIORGIO BRANDOLIN. Signor Presidente, intervengo volentieri questa mattina nel dibattito generale dopo avere ascoltato le relazioni del relatore, del Governo e anche dei colleghi che con noi in gran parte – almeno due – hanno lavorato nella Commissione.
  Ritengo infatti che la proposta di legge che ci apprestiamo a discutere – e mi auguro anche ad approvare – è uno strumento secondo me importante, che può dare, per così dire, certezza in particolare della volontà politica e della volontà del nostro Paese di affrontare il problema della mobilità e della logistica in modo serio, in modo condiviso, in modo completo e non parcellizzato, come è stato fino ad ora.
  Alcune premesse. La prima. Ovviamente questa norma e questa tematica della mobilità e del trasporto si inseriscono in un territorio che non è soltanto quello nazionale, ma è come minimo quello europeo, se non quello internazionale e mondiale.
  Dal punto di vista europeo mi piace ricordare come il nostro Paese, nella programmazione europea delle reti transnazionali, abbia la fortuna – io dico – e soprattutto l'opportunità di vedere descritti e sottolineati quattro corridoi importanti di prima fascia nel contesto europeo: Pag. 15il Corridoio Genova-Rotterdam; il corridoio sud-nord che attraversa tutta la penisola e attraverso il Brennero entra in Europa; il cosiddetto Corridoio Baltico-Adriatico ad est, che passa, per Venezia e Trieste, per Vienna fino ad Danzica; infine quello che trasversalmente, da est ad ovest, attraversa la Pianura padana, che passa per Madrid, Lione, Trieste, Lubiana fino a Kiev.
  Sono corridoi che l'Europa ha definito importanti e, secondo me, sono delle grandi opportunità per il nostro Paese. Ecco perché è importante che su questi corridoi e su queste infrastrutture vengano razionalizzati gli interventi e non ci sia più quell'intervento «a pioggia» – lo definisco così forse impropriamente – che nel tempo anche le varie amministrazioni regionali, per non dire provinciali e comunali, hanno realizzato, magari utilizzando inconsapevolmente o consapevolmente in modo non razionale il territorio, sprecando anche a volte delle risorse.
  Ed allora è giusto, secondo me, arrivare ad una legge-quadro come questa, che almeno alcune definizioni le ha date: alcuni elementi o paletti ben comprensibili per l'intero territorio nazionale vengono definiti una volta per tutte.
  Non sarà, come diceva – giustamente dico io – il collega Quaranta, soltanto questa proposta di legge a rimettere in moto tutta l'economia e la mobilità del nostro Paese, è evidente; però questa norma ci permette almeno di chiarirci su alcuni elementi. Ad esempio, la definizione di interporto e di piattaforma logistica è qualcosa di preciso e puntuale, come il relatore ha ben specificato.
  Quindi, il fatto di dare tre anni di tempo agli interporti esistenti per adeguarsi a queste definizioni, a queste caratteristiche, che devono avere per essere definiti e inseriti nel quadro dei finanziamenti nazionali, credo sia qualcosa di importante, perché finalmente si definisce un quadro all'interno del quale uno diventa interporto, l'altro è qualcosa che non è un interporto e non sarà mai un interporto e, quindi, non sarà mai utilizzato per le finalità che qui vengono descritte.
  Questa è una prima volta che, secondo me, è importante. Abbiamo anche ascoltato – i colleghi lo sanno – nelle tante audizioni che abbiamo fatto in questi sette mesi di lavoro in Commissione quanto un po’ da tutti sia venuto l'appello a definire, precisare, caratterizzare queste strutture, proprio per non lasciare che il territorio venga consumato da volontà più o meno corrette, più o meno intelligenti di un territorio piuttosto di un altro.
  Di cattedrali nel deserto – ahimè ! – ne abbiamo fatte. Io ricordo la mia: Cervignano del Friuli in provincia di Udine, che non ha saputo nel tempo trovare quelle risposte, quelle sinergie con il porto di Trieste, con il porto di Venezia, con l'infrastruttura ferroviaria che le sta a monte e, quindi, è una struttura sottoutilizzata, che – mi auguro –, anche attraverso questa norma, possa trovare quel respiro che possa spiegare e anche, dopo, utilizzare tutti i soldi spesi.
  Vedo nella distribuzione degli interporti oggi presenti nel nostro Paese che gran parte di questi sono ubicati al Nord e al Centro Italia e ve ne sono soltanto due nel Meridione. Ecco, anche lì vi è un ragionamento attraverso questa legge, che ci dà la possibilità – attraverso il Ministero e il Comitato che qui viene previsto – di fare una programmazione la più intelligente e la più orientata a una visione globale nazionale ed europea possibile. Quindi, anche qui c’è una garanzia per quei territori che si augurano uno sviluppo nella mobilità e nella logistica attraverso queste procedure, attraverso queste norme, attraverso questi paletti che la legge rappresenta.
  Mi piace anche sottolineare, sull'abbrivio di questo ragionamento per tranquillizzare anche altri colleghi, che proprio questa norma vuole, lo mette nei suoi principi, salvaguardare i territori, avere delle caratterizzazioni di tipo ambientale e, quindi, evitare – se ci sono e ci sono stati – scempi che sul territorio nazionale sono stati fatti.Pag. 16
  Da questo punto di vista le definizioni, la normativa molto precisa, la garanzia che a decidere la programmazione e anche poi la distribuzione delle risorse sarà il Comitato, di cui fanno parte i presidenti di regione dove gli interporti già ci sono o dove verranno realizzati, così come verranno chiamati e sentiti – lo abbiamo messo in un emendamento all'articolo 8 – i sindaci e le autorità portuali dei vari interporti, delle varie basi logistiche di cui stiamo parlando, sono garanzia che la programmazione sarà una programmazione condivisa, non imposta o non voluta da pochi. Questo – credo – sia uno dei pregi di questa nostra norma che stiamo affrontando.
  Sul discorso dei rifiuti – guardate – la norma nazionale è una norma che è sempre più in evoluzione, ha subito degli stop, ha subito dei rallentamenti e ha anche contribuito, da questo punto di vista, a creare grandi difficoltà alla nostra economia, grandi difficoltà ai nostri imprenditori, grandi difficoltà ai nostri lavoratori. Quindi, il fatto di mettere quella parolina «semplificazioni» e poi, ovviamente, vedere, attraverso un regolamento, attraverso delle norme che verranno dopo, quale sarà questa semplificazione è un qualcosa che si aspetta il mondo della logistica, il mondo della mobilità.
  Quindi non vediamo sempre – come dire – oltre e sempre in negativo avendo paura di affrontare questi discorsi e questi ragionamenti. Invece, io mi auguro che, anche attraverso questa norma, pur semplice, di dieci articoli, si possa trovare una strada per dare respiro a quei lavoratori e a quelle imprese.
  Finisco dicendo questo: il mondo della mobilità e dei trasporti – lo sapete anche voi, lo sappiamo tutti – si sta molto trasformando. Quei corridoi di cui parlavo prima sono corridoi importanti, anche rispetto a ciò che sta cambiando nel movimento, in particolare attraverso le navi; penso alle rotte polari dell'Europa verso l'America e dell'Europa verso l'Est, l'Estremo Oriente e, quindi, penso anche a preoccupazioni che possiamo avere nel veder perdere possibilità di movimento e possibilità di lavoro per la nostra Italia, immersa nel Mediterraneo.
  Quindi, secondo me, bisogna avere molta attenzione, bisogna approvare questa norma e ovviamente dopo, come qualcuno dei miei colleghi ha già ricordato, metterci vicino la riforma della portualità, io direi il coraggio di fare le infrastrutture ferroviarie. E qui finisco, ricordando che siamo passati dal 90 per cento su gomma e 10 per cento su ferro di dieci anni fa nel trasporto delle merci, al 96 per cento su gomma e soltanto 4 per cento su ferro. Mi auguro che questa norma riesca ad invertire questa rotta.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,17).

  FRANCESCO SANNA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Signora Presidente, una tragedia di dimensioni che si stanno rivelando immani, mai viste prima, si è verificata tra ieri sera, stanotte e continua ancora stamattina in Sardegna.
  In questo momento è riunito il Consiglio dei Ministri per dichiarare lo stato di emergenza per un'alluvione che ha fino a questo momento contabilizzato 18 morti. Le domando, a nome del gruppo del Partito Democratico, di chiedere, per un'informativa urgente, la presenza in Aula, alla Camera dei deputati, del Governo per riferire sugli accadimenti e sulle misure straordinarie che devono essere prese per rispondere sia all'emergenza sia alla ricostruzione.

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Sanna, la Presidenza ha già interessato il Governo su questo argomento. Con l'occasione desidero informare l'Assemblea che la Presidente della Camera ricorderà le vittime di questa immane tragedia al termine della mattinata, prima di procedere alla votazione delle mozioni sull'infanzia.

Pag. 17

Si riprende la discussione (ore 10,18).

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 730-A)

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Signora Presidente, la legge che stiamo discutendo ci mostra un PD più o meno «L» privo di idee a scala nazionale, incapace di pensare ed agire organicamente e coerentemente su tutto il sistema Paese.
  Si agisce per impulsi estemporanei, senza pensare a politiche omogenee a livello nazionale. Di volta in volta si individua un'opportunità con cui far lucrare i soliti comitati di affari e si usano risorse pubbliche per finanziare gli interessi dei privati: in questo caso, la costruzione degli interporti e delle piattaforme logistiche, nonché la loro gestione, che deve avvenire – cito testualmente – in forma imprenditoriale (articolo 1, comma 4, lettera b)) e, come è stato debitamente sottolineato dai miei colleghi Catalano e Crippa, assistiamo a soggetti che gestiscono finanziamenti pubblici in regime privato (articolo 5), tra l'altro senza nessuna gara d'appalto, proposta dal MoVimento 5 Stelle ma bocciata durante l'esame in Commissione.
  Inoltre, si prevedono deroghe, si concedono scorciatoie e trattamenti agevolati a chi entra nel business del momento, abbassando l'asticella e dando una spintarella per permettere a lor signori un salto olimpionico, mentre il resto del Paese, quello composto dagli sfortunati che non hanno santi in paradiso, si ritrova con un'asticella altissima e delle zavorre alle caviglie.
  In tal senso è emblematico l'articolo 7 (gestione dei rifiuti speciali e trasporto e stoccaggio delle merci pericolose), su cui mi voglio soffermare un attimo.
  Secondo i redattori di questa proposta di legge, la disciplina sui rifiuti è molto difficile da rispettare e sicuramente non può essere rispettata negli interporti con costi accettabili. Allora, cosa si fa ? Con quest'articolo si delegano i Ministeri competenti e la Conferenza unificata a elaborare una regolamentazione dedicata soltanto agli interporti – cito testualmente – «attraverso la definizione di procedure semplificate».
  Riassumendo, quindi, in tutta Italia, per stessa ammissione del PD più o meno «L» che porta avanti questa proposta di legge, la gestione dei rifiuti è sbagliata, antieconomica e di difficile applicazione. In perfetto stile PD più o meno «L», invece di intervenire omogeneamente a livello nazionale, si istituisce una norma ad hoc per i «capitani coraggiosi» che si imbarcano in questo business. Tutti gli altri vengono lasciati indietro.
  Ma oltre a questo principio di fondo, c’è di più in questo articolo, c’è molto di più. Piattaforme logistiche di questo tipo, infatti, sono un crocevia per merci di ogni tipo e anche rifiuti di ogni tipo, sia che stiano entrando in Italia, sia che si apprestino ad uscirne. Forse le – cito testualmente – «procedure semplificate» non sono state pensate dal PD più o meno «L» per favorire il traffico illecito di rifiuti pericolosi e il contrabbando di merci. Sforziamoci pure di credere alla buona fede di chi ha scritto questa proposta legge, però è comunque palese che le «procedure semplificate» – cito sempre testualmente –, le deroghe e le scorciatoie giovano al trafficante di rifiuti e al contrabbandiere di merci, e chi è dentro il settore e chi è un minimo competente in materia questo lo sa bene.
  Quindi, in punti nevralgici come gli interporti e le piattaforme logistiche le procedure andrebbero applicate con rigore esemplare e andrebbero intensificati i controlli. Altro che le procedure semplificate previste espressamente dall'articolo 7. Questo ha proposto il MoVimento 5 Stelle in fase di discussione in Commissione. Questo è stato rifiutato dalla maggioranza PD più o meno «L».
  Ancora deroghe inserite all'articolo 8, inizialmente ancora più pesanti rispetto al testo che è arrivato in Aula. Infatti, anche qui – cito sempre testualmente – «al fine di accelerare», originariamente si prevedevano Pag. 18delle palesi scorciatoie in fase di approvazione progettuale, derogando addirittura dai piani regolatori generali dei comuni, anzi imponendo il progetto dell'interporto come variante urbanistica automatica ai comuni. Per fortuna, siamo riusciti a fermare questa forzatura in fase di analisi nelle varie Commissioni competenti. Adesso, in base ad una mediazione, si prevede una procedura un po’ meno accelerata che, pur non convincendoci al 100 per cento, prevede comunque garanzie maggiori in quanto sono stati inseriti accordi di programma e la ratifica da parte dei consigli comunali.
  Veniamo, infine, all'articolo 9 che riguarda la copertura finanziaria. Interporti e piattaforme logistiche sono infrastrutture molto impattanti sull'ambiente e sul territorio. La proposta di legge che stiamo discutendo non prevede alcun accorgimento particolare per evitare o quantomeno limitare il consumo di suolo, impermeabilizzazione del terreno, salvaguardia di produzioni agricole, scempio dell'ambiente e rischio idrogeologico. A tal proposito, ricordo i 14 morti che sono occorsi nelle ultime ore in Sardegna.
  Ciononostante, si osserva che una parte imprecisata dei 15 milioni di euro necessari per il finanziamento di questa norma provengono dai fondi del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – cito testualmente – «allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare». Ministero che è tristemente noto per essere cronicamente e costantemente sottofinanziato e per non avere mai abbastanza fondi per finanziare serie politiche di bonifica, ripristino, tutela, salvaguardia, protezione e prevenzione.
  In Commissione ambiente il MoVimento 5 Stelle ha sollevato il problema ricevendo un interessamento freddino da parte del PD più o meno «L», che ha inserito soltanto un'osservazione nel parere della Commissione giusto per mettere agli atti un interessamento più che altro formale e che, infatti, non ha sortito alcun effetto in quanto l'emendamento del MoVimento 5 Stelle è stato poi bocciato.
  E, allora, rimanga agli atti, qui ed ora, che il PD più o meno «L» finanzia un provvedimento discutibile che non dà adeguate garanzie di evitare scempi ambientali proprio con i fondi dedicati all'ambiente.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, innanzitutto mi permetta di porgere, a nome mio e di tutto il gruppo del Nuovo Centrodestra, i sentimenti di solidarietà alle popolazioni sarde colpite in questo momento ancora dalla tragedia del dissesto che si è procurato attraverso le recenti manifestazioni atmosferiche.
  Lo dico da messinese che conosce molto bene questo fenomeno, che, nel mio territorio, negli anni scorsi, ha lasciato profonde ferite nelle famiglie e nelle imprese.
  Intervengo adesso nel merito del provvedimento. Il provvedimento all'esame dell'Assemblea ripropone il testo unificato risultante dall'insieme della proposte di legge Velo ed altri e della proposta di legge Nastri, recante «Legge quadro in materia di interporti e di piattaforme logistiche territoriali», approvato dopo un lungo esame nel corso della scorsa legislatura alla Camera dei deputati, ma che tuttavia non ha completato il suo iter legislativo presso il Senato prima della conclusione della legislatura.
  A seguito di uno scrupoloso approfondimento, in Commissione trasporti, delle disposizioni volte ad introdurre un nuovo quadro normativo generale in materia, a cui si è affiancata un'accurata attività di indagine conoscitiva supplementare, il provvedimento intende colmare la lacuna costituita dalla mancanza di una legge-quadro sugli interporti, sulle piattaforme logistiche territoriali e sulle infrastrutture intermodali, riordinando le competenze, attualmente distribuite su tre livelli – comunitario, nazionale e regionale –, in materia di pianificazione di tali piattaforme, Pag. 19e stabilire a tal fine un quadro normativo generale in materia.
  L'obiettivo principale è quello di prevedere, ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, i principi fondamentali in materia di interporti e di piattaforme logistiche territoriali nell'ambito delle materie concernenti i porti e gli aeroporti civili, nonché delle grandi reti di trasporto e di navigazione affidati alla competenza legislativa concorrente dello Stato e delle regioni.
  In considerazione dell'esigenza di ammodernare l'impianto legislativo sulla specifica materia, che si inserisce in un più ampio ed esteso ambito dei sistemi portuali e di trasporto marittimo, giova ricordare come la disciplina sugli interporti risalga al 1990, attraverso la legge n. 240, e pertanto la necessità di un aggiornamento appare, appunto, ovvia, se si valuta, tra l'altro, la riforma del Titolo V della Costituzione e lo sviluppo della politica europea in materia di reti di trasporto, con l'avvio dei corridoi europei.
  La devoluzione dei poteri dello Stato alle regioni e la costruzione graduale e costante di una politica europea dei trasporti hanno, infatti, determinato l'esigenza e il bisogno di un riordino della normativa esistente in tema di interporti. A ciò aggiungo come il disegno europeo dei terminali strategici e dei corridoi merci – che si inseriscono all'interno dell'attuale dibattito nell'ambito comunitario sul disegno del sistema europeo dei trasporti, sia nella costruzione delle reti transeuropee che del riordino delle normative di accesso e di regolazione dei singoli moduli di trasporto – confermano, a mio avviso positivamente, l'intervento di rinnovare l'attuale legislazione della logistica italiana e definire, quindi, una riforma importante e in grado di fornire risposte necessarie e urgenti su questioni che il mondo della logistica pone ormai da lungo e troppo tempo.
  Pertanto, onorevoli colleghi, siamo di fronte a un provvedimento di ampia portata, che intende potenziare le competenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e, contestualmente, il potere programmatorio delle regioni, coinvolgendo sia l'attività di soggetti istituzionali, quali gli enti territoriali, sia quella degli operatori del settore trasporti. Quindi, nessuna legge o norme calate dall'altro.
  In questo quadro, la Commissione trasporti, durante l'esame del provvedimento in sede referente, nella quale è stata svolta un'intensa attività emendativa, che ha certamente migliorato la qualità e l'efficienza del testo oggi in esame, ha svolto, come ricordavo in precedenza, un'incisiva attività conoscitiva che ha visto il coinvolgimento dei principali soggetti interessati al provvedimento stesso, quali l'ANCI, Assoporti, l'Unione degli interporti, FerCargo, Assoferr, Assologistica, Confetra, Ferrovie dello Stato ed altri. Il contributo delle informazioni fornite dagli auditi, nonché l'apporto mostrato dal sottosegretario Girlanda, qui presente, ha permesso, infatti, l'elaborazione di un quadro complessivo e procedurale dell’iter normativo nel quale si è giunti alla predisposizione del testo condiviso, che tiene conto puntualmente anche delle indicazioni che sono state rese dalle Commissioni competenti per il parere, con particolare riguardo ai profili costituzionali e finanziari, come avrò modo di segnalare nel proseguo della mia relazione attraverso le norme che compongono la proposta di legge.
  A tal proposito, analizzando in particolare le disposizioni più significative contenute all'interno dell'articolato del provvedimento composto da dieci articoli, rilevo che l'articolo 1 detta le finalità del provvedimento, nonché l'ambito di applicazione e la definizione dei principi fondamentali – nel quadro della materia di legislazione concorrente, porti e aeroporti civili e grandi reti di trasporto e di navigazione, prevista appunto dall'articolo 117, terzo comma, della Costituzione – in materia di interporti, piattaforme logistiche territoriali e infrastrutture intermodali.
  Il successivo comma 2 individua le finalità della legge, rivolta al miglioramento e all'incremento della concentrazione dei flussi di trasporto, alla razionalizzazione dell'utilizzazione del territorio in funzione del trasporto, alla diminuzione Pag. 20dell'impatto ambientale delle attività di trasporto e al superamento dei limiti del trasporto ferroviario tradizionale e intermodale terrestre e marittimo, creando le condizioni per un incremento del ricorso alla modalità ferroviaria e promuovendo l'effettivo sviluppo delle potenzialità competitive con riferimento ai traffici di media e lunga distanza, nonché la disponibilità di una rete dorsale in grado di interconnettersi con le reti di trasporto locale e transnazionale e della logistica. E non è poco.
  Ulteriori finalità coinvolgono la promozione della sostenibilità economica, sociale ed ambientale delle attività di trasporto merci e della logistica e, infine, la previsione degli strumenti necessari per l'utilizzo di un unico standard di comunicazione delle informazioni riguardanti il trasporto merci.
  Rilevo, inoltre, che lo stesso articolo 1, al comma 4, reca norme che definiscono l'interporto, la piattaforma logistica territoriale, l'infrastruttura intermodale, precisando che per «piattaforma logistica territoriale» si intende il compendio di infrastrutture e servizi presenti su un territorio interregionale destinato a svolgere funzioni connettive di valore strategico per il territorio nazionale, al fine di favorire l'interconnessione e la competitività del Paese; per «interporto», in base al testo modificato dalla Commissione trasporti, si intende un complesso organico di infrastrutture e di servizi integrati di rilevanza nazionale, gestito da un soggetto imprenditoriale e finalizzato allo scambio di merci tra le diverse modalità di trasporto, comunque, comprendente uno scalo ferroviario idoneo a ricevere o formare treni completi, in collegamento con porti, aeroporti e viabilità di grande comunicazione; per «infrastruttura intermodale» si precisa, invece, che si tratta di ogni infrastruttura, lineare o nodale, funzionale alla connettività della piattaforma logistica.
  Infine, attraverso la lettera d) del comma 4 del medesimo articolo 1, si prevede presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti l'istituzione di un Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, a cui sono attribuite una serie di specifiche e articolate funzioni previste dall'articolo 4.
  L'articolo 2 stabilisce, come risulta in base ad alcune modifiche apportate nel testo in Commissione, che spetta al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, di provvedere, entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge, alla ricognizione degli interporti e delle infrastrutture intermodali già esistenti, nonché degli interporti in corso di realizzazione e alla ricognizione delle piattaforme logistiche territoriali.
  Ai sensi del comma 2, viene inoltre previsto che il Dipartimento per i trasporti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti elabori, in coerenza con gli strumenti di programmazione generale e settoriale nei trasporti e nella logistica, il Piano generale per l'intermodalità, approvato con decreto, previa intesa in sede di Conferenza unificata, che definirà inoltre le piattaforme logistiche territoriali e la relativa disciplina amministrativa. Inoltre, si stabilisce, attraverso i successivi commi dello stesso articolo 2, che le Commissioni parlamentari competenti esprimano il proprio parere sullo schema di decreto entro trenta giorni dall'assegnazione e che con lo stesso decreto, o con successivo, sarà determinato l'ambito di influenza di ciascuna piattaforma logistica territoriale, in coerenza con i corridoi transeuropei di trasporto. Nuovi interporti e nuove infrastrutture intermodali potranno, inoltre, essere individuati con decreto interministeriale di concerto, previo parere del Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica.
  L'articolo 3, invece, subordina l'individuazione di nuovi interporti alla presenza dei seguenti requisiti: primo, la disponibilità di un territorio privo di vincoli paesaggistici, naturalistici o urbanistici (quindi, nessuno scempio al territorio); secondo, collegamenti stradali diretti con la viabilità di grande comunicazione (requisito fondamentale); terzo, collegamenti ferroviari diretti con la rete ferroviaria nazionale prioritaria (caratteristica importante Pag. 21per l'intermodalità); quarto, adeguati collegamenti stradali e ferroviari con almeno un porto ovvero un aeroporto (una legge che, finalmente, mette in relazione varie infrastrutture di varie modalità); e, in ultimo, una coerenza con i corridoi transeuropei di trasporto. Quindi, mi pare che per i nuovi interporti ci siano degli efficaci punti di riferimento affinché possano sorgere.
  Secondo quanto prevede il successivo comma 2, i progetti per i nuovi interporti devono prevedere, quindi: un terminale ferroviario intermodale, in grado di operare con numero non inferiore a quattordici coppie di treni per settimana (ricordo che tale modifica è stata introdotta in sede referente in Commissione e che la precedente quantità era, invece, di dieci); un'area attrezzata di sosta per veicoli industriali; un servizio doganale; un centro direzionale; un'area per i servizi alle persone ed una per i servizi ai veicoli industriali; aree diverse destinate a funzioni di trasporto intermodale, di logistica di approvvigionamento, di logistica industriale, di logistica distributiva e di logistica distributiva urbana, che non è cosa da poco; sistemi che garantiscano la sicurezza di merci, aree ed operatori; interconnessioni con piattaforme info-telematiche orientate, in base alla modifica, anche questa, approvata dalla Commissione trasporti, alla gestione dei processi logistici e del trasporto di merci attraverso l'utilizzo di dati di tipo aperto, come definiti dall'articolo 68 del codice dell'amministrazione digitale.
  Tali requisiti, che ho in precedenza elencato, devono essere soddisfatti entro tre anni (e non 5 come era previsto in precedenza) dall'entrata in vigore della legge, anche dagli interporti già operativi e da quelli in corso di realizzazione.
  In base ad una modifica inserita dalla Commissione trasporti nel corso dell'esame in sede referente, con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, saranno individuati i soggetti incaricati di definire lo standard per i dati di tipo aperto.
  L'articolo 4 prevede l'istituzione presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di un Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, già ricordato in precedenza, al quale saranno attribuiti i compiti di indirizzo, programmazione e coordinamento di tutte le iniziative inerenti allo sviluppo delle piattaforme logistiche territoriali e di promozione dello sviluppo economico e del miglioramento qualitativo delle aree facenti da parte delle piattaforme logistiche territoriali.
  I successivi commi analizzano la composizione del Comitato, presieduto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti o da un suo delegato, e ne fanno parte anche i presidenti delle regioni (o loro delegati) nel cui territorio sono ubicate le piattaforme logistiche territoriali. In base ad una modifica, anche questa apportata in Commissione trasporti, alle riunioni del Comitato possono essere invitati i sindaci, i presidenti delle imprese di trasporto e di logistica, i presidenti delle autorità portuali, insomma i rappresentanti del territorio e dell'ambito territoriale dove questo intervento ha sede.
  Ulteriori disposizioni relative a composizione, organizzazione, funzionamento e disciplina amministrativa e contabile del Comitato dovranno essere dettate con un successivo regolamento ministeriale.
  Si precisa, inoltre, che per i componenti del Comitato (anche questo forse a qualcuno è sfuggito) non spetta alcun emolumento. Il Comitato partecipa alla conclusione degli atti di intesa e di coordinamento con regioni, province e comuni interessati, attraverso i quali le autorità portuali possono costituire sistemi logistici.
  La gestione dell'interporto, ai sensi dell'articolo 5, costituisce attività di prestazione di servizi e rientra tra le attività di natura commerciale. I gestori, ai sensi del comma 2, agiscono conseguentemente in regime di diritto privato. In caso di utilizzo Pag. 22di risorse pubbliche, si applicano le norme della contabilità di Stato e del codice dei contratti pubblici.
  In base ad una modifica introdotta in sede referente, le disposizioni dell'articolo 5 si applicano agli interporti costituiti, alla data di entrata in vigore della legge, come ente pubblico economico, compatibilmente con loro la natura giuridica.
  Si precisa, inoltre, che la realizzazione di nuovi interporti e l'adeguamento strutturale degli interporti già operativi o in corso di realizzazione è di competenza dei gestori stessi.
  Passando ora all'illustrazione dell'articolo 6, esso stabilisce che entro il 31 maggio di ogni anno il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, d'intesa con la Conferenza unificata, individui, in ordine di priorità, i progetti relativi alla realizzazione e alla implementazione degli interporti, delle infrastrutture intermodali e delle piattaforme logistiche e territoriali. La norma autorizza a tal fine la spesa di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016. Alla copertura di questa somma si provvede, per gli anni 2014 e 2015, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del Fondo speciale di conto capitale dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il 2013, utilizzando parzialmente l'accantonamento relativo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, come indicato all'articolo 9, che detta, tra l'altro, le disposizioni relative alla copertura finanziaria dell'intero provvedimento, mentre per gli anni successivi al 2016 si provvederà mediante finanziamento nella tabella E della legge di stabilità.
  L'articolo 7 stabilisce che, nel rispetto della normativa nazionale dell'Unione europea, le modalità di gestione dei rifiuti speciali e delle merci pericolose siano disciplinate con decreto interministeriale concertato con d'intesa con la Conferenza unificata. Ci sarà, quindi, una norma precisa che dovrà essere rispettata, nessun «disordine» e nessuna voglia di fare ognuno da sé.
  L'articolo 8, modificato nel corso dell'esame in sede referente da parte della Commissione trasporti, dispone inoltre che i progetti di realizzazione di implementazione degli interporti, delle infrastrutture modali e delle piattaforme logistiche territoriali, elaborati sulla base di un Piano generale per l'intermodalità, siano approvati mediante accordo di programma, a condizione che l'accordo sia perfezionato entro quattro mesi; in caso contrario, i progetti decadono dagli investimenti previsti dall'articolo 6. Vogliamo, quindi, un'attività sempre più rapida e sempre più in grado di affrontare le sfide che il futuro ci riserva.
  L'articolo 10, inserito nel corso dell'esame in sede referente, reca infine le abrogazioni di alcune norme il cui contenuto risulta superato dalle disposizioni del provvedimento oggi al nostro esame.
  La proposta di legge, quindi, a mio avviso – e mi avvio a concludere –, in considerazione delle riflessioni descritte, si inserisce in materia significativa ed appropriata sia nell'ambito del processo comunitario di definizione dei corridoi TEN, che in quello più generale del core network. Aggiungo, inoltre, che, in coerenza con il Piano nazionale della logistica, il testo disciplina in un modo organico una politica di settore, quella delle piattaforme logistiche e territoriali, ponendo le condizioni affinché il nostro Paese possa competere in modo sempre più efficiente ed efficace nella mobilità delle merci, con evidenti benefici sia dal punto di vista trasportistico che ambientale, atteso l'obiettivo comunitario di far viaggiare almeno il 30 per cento delle merci su ferro entro il 2030.
  In conclusione, auspicando che i molteplici obiettivi finora rilevati possano riscontrare una rapida condivisione sia in questa Assemblea che nell'altro ramo del Parlamento per una celere approvazione delle disposizioni innovative contenute nel provvedimento, ritengo che l'introduzione delle norme al nostro esame possa favorire Pag. 23con maggior rapidità gli scambi commerciali, in particolare con i Paesi dell'Oriente e dell'Asia, che costituiscono le aree del pianeta presso cui già da oggi si concentrano le maggiori risorse di capitale e lo sviluppo dell'economia in termini di prodotto interno lordo. Tutto ciò renderà, infatti, più competitivi i nostri accessi di porti, aeroporti e valichi, contribuendo a fornire una spinta aggiuntiva al nostro Paese in termini di crescita e di sviluppo.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Martina Nardi. Ne ha facoltà.

  MARTINA NARDI. Signor Presidente, cari colleghi, proporre, discutere e normare gli interporti significa, a nostro avviso, discutere della logistica, dei trasporti e della competitività del sistema Paese: un Paese che è una piattaforma logistica naturale, al centro del Mediterraneo, come l'Italia si deve porre – per certi versi è anche un po’ paradossale che fino ad oggi non siamo riusciti a rendere l'Italia una piattaforma logistica vera – seriamente il tema degli interporti e della logistica ad esso collegati. Come si muovono le merci, l'attrattività del Paese rispetto alla capacità di fare logistica, che deve integrare con celerità e capacità le varie modalità di trasporto, devono giustamente essere messi a sistema, in quanto questo particolare segmento è strategico per le imprese che operano sul territorio nazionale ed europeo.
  Questo provvedimento deve essere propedeutico al Piano nazionale degli interporti, che a sua volta dovrà relazionarsi con il Piano nazionale dei porti, trovando sinergie rispetto al potenziamento delle tratte ferroviarie ad esse collegate. Provare a fare sistema, uscendo da logiche di competizioni campanilistiche tra territori, così come abbiamo ampiamente anche verificato nel corso della discussione del provvedimento in Commissione, provando sulla logistica ad essere competitivi in Europa come Paese, è e deve essere un obiettivo al quale tendere. Perciò, mettere in campo norme e percorsi chiari in merito alla realizzazione di nuovi interporti e stimolare i governi centrali e regionali rispetto alla necessità di razionalizzare e diversificare quelli esistenti è a nostro avviso un buon inizio.
  Sottoscriviamo, infatti, l'articolo 4, che prevede l'istituzione presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di un Comitato nazionale per le intermodalità e la logistica, al quale sono attribuiti compiti di indirizzo, programmazione e coordinamento di tutte le iniziative inerenti allo sviluppo delle piattaforme logistiche territoriali, di promozione dello sviluppo economico e del miglioramento qualitativo delle aree facenti parte delle piattaforme logistiche e territoriali.
  Pensiamo che il nostro apporto – l'apporto di SEL – a questo provvedimento, in una discussione ricca, importante e costruttiva che si è avuta in Commissione, possa essere per certi versi riconosciuto da tutte le forze politiche. Abbiamo infatti contribuito, come quasi tutte le forze presenti, a risolvere una delle questioni più «spinose» che il provvedimento presentava all'inizio del suo percorso in Commissione: mi riferisco all'articolo 8, cioè alle questioni urbanistiche collegate alla realizzazione di nuovi interporti, che sappiamo essere materia non più disciplinabile dal Parlamento dopo il trasferimento di questa competenza alle regioni, avvenuta con la modifica del Titolo V della Costituzione.
  Avere trovato la soluzione dell'accordo di programma ci ha fatto uscire da quella che poteva rivelarsi un’impasse difficilmente superabile. Ciò faciliterà il percorso e contribuirà a rendere questo provvedimento più incisivo e di facile applicazione.
  Come dicevo, la legge per noi è una buona legge che punta ad un obiettivo condivisibile anche in relazione al potenziamento del trasporto merci su ferro rispetto alla gomma, questo non solo per diminuire le emissioni in atmosfera ma anche per rendere più competitivo il Paese rispetto ai poli europei concorrenti. Porti, interporti, ferrovie intesi in maniera sinergica, possono rappresentare un pezzo della ripresa economica del nostro Paese, possono rappresentare un segmento strategico Pag. 24per il nostro Paese che, come detto in precedenza, propone l'Italia come base logistica sia per i Paesi europei sia per i Paesi del mediterraneo.
  SEL vede in questo provvedimento una grande occasione che il Governo avrà per modernizzare e infrastrutturare il Paese, una grande occasione per creare intorno alla logistica la ripresa economica, nuovo lavoro e nuove imprese. Già la legge n. 57 del 2001, all'articolo 2, attribuiva al Governo il compito di predisporre uno schema di piano quinquennale degli interporti e, all'articolo 24, delegava il Governo ad emanare un decreto legislativo volto al completamento e al riequilibrio della rete interportuale nazionale in un contesto di rete logistica disponendo, a decorrere dall'entrata in vigore della norma delegata, l'abrogazione delle disposizioni concernenti il piano quinquennale degli interporti prevista nella legge precedente, la n. 240 del ’90. Ma registriamo che tale delega, scaduta il 31 dicembre nel 2002, non è stata esercitata; tocca quindi, visti anche i precedenti, al Governo sfruttare l'occasione che gli da questa legge e dimostrare al Paese che non ha tradito le attese e le potenzialità insite in questa sfida.
  Rimane, a nostro avviso, un punto sul quale chiediamo un ripensamento alla relatrice e al Governo, e riguarda l'articolo 7. Mi riferisco alla procedura semplificata per la gestione dei rifiuti speciali, del trasporto e stoccaggio delle merci pericolose. Cosa voglia dire «procedura semplificata» e perché ci sia bisogno di una semplificazione rispetto alle norme in essere su un tema, credo, condiviso da tutti, molto delicato, non ci convince e soprattutto non vediamo il motivo di andare a semplificare norme già in essere. Per questo motivo, lo annuncio, e poi lo faremo in sede di discussione degli emendamenti, noi proponiamo un emendamento soppressivo delle due parole che, appunto, si riferiscono alla semplificazione rispetto alle norme in essere.
  Concludo dicendo che mettere testa all'organizzazione degli interporti, della loro connessione, della loro relazione con i porti, con le altre strutture e infrastrutture presenti, soprattutto quelle ferroviarie, significa anche regolamentare ed evitare sprechi del territorio. Ho sentito colleghi intervenire in relazione alle questioni ambientali. È con una legge che regolamenta i nuovi insediamenti e mette anche testa rispetto a quelli già in essere, che noi possiamo tutelare meglio così il territorio nazionale.
  Credo, infine, che la Commissione abbia svolto un buon lavoro. È riuscita a parlare il linguaggio delle cose necessarie in merito anche alle posizioni politiche diverse e articolate, ma penso anche che si siano condivisi dei punti centrali che la legge pone. Quindi, onestamente, lo dico dall'opposizione, non capiamo perché ci sia stata la necessità di una relazione alternativa rispetto a quella presentata dalla relatrice Velo; perché lavorare in funzione di obiettivi condivisi penso debba essere la priorità per chi siede in quest'Aula, che penso debba sempre guardare alle necessità del Paese e all'utilità del proprio lavoro e molto meno, invece, alla campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luca Squeri. Ne ha facoltà.

  LUCA SQUERI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, la riforma degli interporti rappresenta una delle due incompiute dei trasporti che la scorsa legislatura ha lasciato in eredità all'attuale. Il tema dello sviluppo di un sistema equilibrato e integrato dei trasporti rappresenta una questione di estrema importanza per la competitività del nostro sistema Paese e al tempo stesso per la qualità complessiva della vita dei cittadini. La scelta co-modale e l'integrazione tra diverse modalità di trasporto, senza inutili crociate ideologiche, può pragmaticamente far fare all'Italia significativi passi in avanti sulla competitività logistica. Impiegare dunque ciascuna modalità di trasporto nello svolgimento del servizio ad esso più funzionale: questo deve essere l'indirizzo complessivo e organico della politica di settore, un Pag. 25indirizzo che indubbiamente travalica i confini della proposta di legge in esame, ma che potrà giovarsi delle migliorie settoriali da essa previste.
  È vero infatti che nel nostro Paese manca una chiara e univoca linea di direzione per le politiche dei trasporti e della logistica; non che siano mancati nel tempo i documenti-piano ai diversi livelli territoriali di competenza, ma tra competenze costituzionali tra Stato e regioni e cambi di maggioranze, non c’è dubbio che il disegno complessivo di sistema sia latitante, quando non integralmente delegato alle iniziative europee sulle materie. Non è un caso che al primo convegno a cui ho partecipato come deputato in casa Confcommercio, sia stato denunciato proprio come incompiuto il passaggio della riforma dei trasporti. Incompiute dei trasporti dunque diverse dalle più note incompiute infrastrutturali e consistenti mancati adeguamenti delle regole che disciplinano i diversi settori di attività che, per la loro arretratezza, frenano l'efficienza complessiva di sistema non meno della mancanza di nuovi assi stradali o ferroviari.
  Le sfide che la riforma degli interporti deve saper affrontare sono molteplici: puntare a un più equilibrato sistema nazionale dei trasporti e della logistica, promuovere l'integrazione tra modalità di trasporto e tra territori, dare concreta attuazione operativa all'innovativa lettura dei territori in piastre logistiche integrate promossa dal Piano nazionale della logistica, governare la dialettica centro-territorio su settore, valorizzare gli interporti per i servizi di integrazione modale che sono in grado di erogare, evitare l'inutile proliferazione di strutture al di fuori di una comune logica di coerenza e di un'effettiva efficacia nel trasferimento modale.
  Venendo dunque allo specifico della proposta di legge in esame, nella consapevolezza di trattare una specifica tessera dell'articolato mosaico dei trasporti nazionali di cui, come detto, si sente forte l'esigenza di una coerenza sistemica, tra le questioni positivamente trattate – anche grazie ai lavori fatti dalla Commissione – segnalo in particolare l'importante ruolo di ricognizione e programmazione delle strutture affidate al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, tenuto ad elaborare il Piano generale per l'intermodalità, ora in coerenza con gli strumenti di programmazione generale e settoriale dei trasporti e della logistica. Nello specifico, l'integrazione fatta appare condivisibile e finalizzata a garantire da un lato il rispetto dell'unitarietà della programmazione nazionale di settore e dall'altro il superamento della criticità generata dalla soppressione – qualcuno direbbe improvvida – della Consulta nazionale dell'autotrasporto e della logistica.
  La previsione di un Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, per garantire il raccordo territoriale e la condivisione delle scelte, ora potenzialmente aperto anche alle autorità portuali e alle imprese di settore, comitato al quale sono attribuiti compiti di indirizzo, programmazione e coordinamento, è da valutare in maniera particolarmente positiva, metodo di intervento questo per l'appunto assolutamente condivisibile e sull'attuazione del quale rimane il rammarico di aver previsto solamente per le politiche sull'intermodalità l'esigenza di un organismo che coordini le diverse politiche e decisioni.
  Forse sarebbe stato meglio, come da alcuni suggerito, cogliere l'occasione per estendere l'ambito di attività e, conseguentemente, la composizione del comitato a tutte le questioni inerenti i trasporti e la logistica, prevedendo anche specifici comitati dedicati a determinate questioni settoriali.
  L'esigenza, infatti, di raccordare e integrare non si esaurisce nel campo degli interporti e delle piattaforme logistiche, ma pervade complessivamente tutte le politiche del settore. Si pensi, per esempio, anche al fenomeno della mobilità urbana e alle crescenti difficoltà incontrate dalle nostre città nel rispettare gli stringenti limiti di quantità dell'AIA previsti dalle normative europee, anche a causa della mancanza di efficaci strategie comuni di Pag. 26intervento sul fronte non solo dell'inquinamento, ma anche della mobilità dei passeggeri e delle merci.
  Nel completare l'elenco delle questioni positivamente trattate, concludo nel segnalare il chiarimento sulla natura della gestione degli interporti, quale attività di prestazioni di servizi rientrante tra le attività aventi natura commerciale ed, infine, l'introduzione, per evitare la proliferazione delle strutture, di un requisito minimo per l'introduzione di un nuovo interporto consistente anche nella capacità di operare un numero di almeno 14 coppie di treni per settimana, un limite positivo che potrebbe, nell'ottica di sistema, essere opportunamente ancora incrementato.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento intende colmare la mancanza di una legge-quadro sugli interporti e sulle piattaforme territoriali logistiche. In materia di pianificazione di tali piattaforme, riordina le competenze per introdurre un quadro normativo generale e aggiorna e ridefinisce le disposizioni vigenti, anche alla luce degli indirizzi dell'Unione europea.
  Il testo in esame è di particolare importanza, essendo finalizzato a migliorare la dotazione infrastrutturale esistente nel nostro Paese e a porre al centro delle politiche del settore dei trasporti gli obiettivi dello sviluppo dell'intermodalità e della sostenibilità ambientale. Inoltre, pone le condizioni perché il nostro Paese possa competere, in modo sempre più efficiente ed efficace, nella mobilità delle merci, con evidenti benefici sia dal punto di vista del trasporto sia dal punto di vista ambientale. Abbiamo, infatti, da raggiungere un obiettivo comunitario importante, di fare viaggiare almeno il 30 per cento delle merci su ferro entro il 2030. Si vogliono, in tal modo, creare le premesse per la realizzazione di miglioramenti nel settore dei trasporti, con la prospettiva, tra l'altro, di ridurre la quota del traffico merci a carico del trasporto su strada, che determina un crescente aumento del traffico stradale con gli inconvenienti che ne conseguono, ovvero l'aumento dei costi e dell'inquinamento ambientale.
  Va, inoltre, sottolineato che in Italia si registrano costi del trasporto delle merci superiori di 4, 5 punti rispetto alla media europea, a causa dell'inadeguatezza della logistica, e in tale contesto gli interporti rappresentano un elemento importante del sistema logistico, di cui la proposta di legge mira a migliorare l'efficienza, elemento fondamentale per la ripresa del sistema economico. Dare, infatti, impulso all'interporto, come un complesso organico di strutture e di servizi integrati e finalizzati allo scambio delle merci, tra le diverse modalità di trasporto, e inquadrarlo in un piano nazionale di piattaforme logistiche, è certamente fondamentale e produttivo.
  Nel corso dell'esame in sede referente in Commissione trasporti, il testo del provvedimento è stato ampiamente modificato e migliorato, grazie anche all'approvazione di alcuni emendamenti proposti da Scelta Civica. Sono state inserite, tra le finalità della proposta di legge, quella di promuovere la sostenibilità economica, sociale e ambientale delle attività di trasporto di merci e di logistica, emendamento, appunto, proposto da Scelta Civica, nonché quella di prevedere gli strumenti necessari per l'utilizzo di un unico standard di comunicazione delle informazioni riguardanti il trasporto delle merci e le merci stesse.
  Altra modifica apportata in seguito all'approvazione di un emendamento di Scelta Civica riguarda il fatto che il Ministro dei trasporti deve provvedere con propri decreti, oltre alla ricognizione delle infrastrutture intermodali e degli interporti in corso di realizzazione, anche a quella delle piattaforme logistiche territoriali, ai fini della specificazione del Piano generale per l'intermodalità.
  Un altro emendamento presentato da Scelta Civica aveva invece proposto che i presidenti delle autorità portuali nel cui territorio sono ubicate le piattaforme logistiche Pag. 27territoriali facessero parte di diritto del Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, presieduto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti o da un suo delegato. Nel corso del dibattito in Commissione, si è però ritenuto opportuno che, mentre per quanto concerne l'accordo di programma per l'approvazione dei progetti relativi alla realizzazione di nuovi interporti e allo sviluppo di quelli esistenti fosse espressamente previsto l'intervento delle autorità portuali, per quanto riguarda invece la fase di programma nazionale di interporti, che è di competenza del Comitato, essa debba essere definita principalmente nell'ambito del confronto tra Governo e regioni, il che però non esclude che i sindaci e i presidenti delle regioni e delle autorità portuali di volta in volta interessati possano essere invitati a partecipare a specifiche riunioni del Comitato, nonché i rappresentanti delle imprese di trasporti e di logistica o delle loro associazioni che operano nei medesimi ambiti territoriali.
  Si esprime quindi un giudizio complessivamente positivo sul provvedimento così come modificato dalla Commissione, perché definisce una riforma capace di dare risposte necessarie e urgenti che il mondo della logistica richiede ormai da lungo tempo. Inoltre consente la definizione di un piano generale per l'intermodalità che contribuisce al potenziamento competitivo italiano. Lo sviluppo delle piattaforme logistiche rappresenta oggi infatti lo strumento principale dello sviluppo economico-commerciale di un Paese, costituendo la base strutturale dello scambio e della circolazione delle merci e dei servizi. Ecco, oggi, con questo provvedimento, noi diamo delle risposte concrete.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 730-A)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, Ivan Catalano.

  IVAN CATALANO, Relatore di minoranza. Signor Presidente, rinuncio alla replica.

  PRESIDENTE. Prendo atto che anche la relatrice di maggioranza e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.
  Il seguito del dibattito è pertanto rinviato ad altra seduta.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SIMONE BALDELLI (ore 11)

Discussione delle mozioni Morassut ed altri n. 1-00011, Lombardi ed altri n. 1-00092, Piazzoni ed altri n. 1-00149, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00246 e Fedriga ed altri n. 1-00252, concernenti iniziative in merito alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Morassut ed altri n. 1-00011, Lombardi ed altri n. 1-00092 (Nuova formulazione), Piazzoni ed altri n. 1-00149, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00246 e Fedriga ed altri n. 1-00252, concernenti iniziative in merito alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che il nuovo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni, predisposto a seguito della costituzione del nuovo gruppo parlamentare Nuovo Centrodestra, è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritta a parlare l'onorevole Braga, che illustrerà anche la mozione Morassut ed altri n. 1-00011, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

Pag. 28

  CHIARA BRAGA. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, oggi discutiamo la mozione a prima firma dell'onorevole Morassut in materia di dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali. Parliamo quindi di casa, un bene di primaria importanza per i cittadini, che ha finito per essere trattato dal dibattito pubblico solo per aspetti, pur rilevanti, legati alla sua tassazione. Tuttavia, ancora prima di parlare di fiscalità, credo che oggi dovremmo affrontare quella che non è un eccesso definire una vera e propria emergenza abitativa nel nostro Paese.
  Gli effetti della crisi economica ci restituiscono un quadro preoccupante. Cresce il numero di famiglie che vede a rischio la propria casa o che non riescono più a sostenere il costo di un affitto.
  Cresce il numero di persone in attesa di dare risposta al bisogno di una casa dignitosa e che sempre più faticosamente trovano soluzioni sul mercato libero, in larga misura drogato da una disponibilità di case sfitte o invendute, ma indisponibili, perché a prezzi inaccessibili, siano esse in proprietà o in affitto, non soltanto alle fasce sociali più deboli, ma anche ad altre fasce di reddito medio, professionisti, famiglie a doppio reddito.
  Il livello degli sfratti per morosità, in questi anni, ha raggiunto la quota preoccupante delle 150 mila unità e si prevede che, in assenza di misure serie di sostegno, raggiungerà i 500 mila provvedimenti esecutivi nei prossimi anni. Il numero di mutui per l'acquisto della casa è crollato, nell'arco degli anni dal 2007 al 2012, di oltre il 60 per cento. Sono 650 mila le domande di una casa di edilizia economica e popolare che attendono risposta, a fronte di una progressiva riduzione di offerta pubblica.
  In Italia la disponibilità di abitazioni sociali si attesta al 4 per cento, molto al di sotto delle percentuali di altri Paesi europei: il 32 per cento dell'Olanda, il 23 per cento dell'Austria, il 17 per cento della Francia. Quella che è mancata per troppi anni è stata una politica organica per la casa, capace di dare risposte ad un bisogno abitativo espressione di una società sempre più mobile e flessibile, meno case in proprietà e più affitti sostenibili, e insieme di costruire una politica di rigenerazione delle città e del patrimonio edilizio esistente, ponendo freno al consumo di nuovo suolo agricolo.
  Alcune misure varate recentemente dal Governo, in particolare con il «decreto IMU», segnano un'inversione di tendenza rilevante, che è bene ricordare. Le misure di sostegno all'accesso all'abitazione e al settore immobiliare prevedono l'intervento della Cassa depositi e prestiti e il rifinanziamento e l'istituzione di fondi importanti. Si mette a disposizione degli istituti di credito, da parte di Cassa depositi e prestiti, una base di liquidità per erogare nuovi finanziamenti destinati a mutui su immobili residenziali, con priorità per quelli finalizzati all'abitazione principale e a interventi di ristrutturazione e di efficientamento energetico.
  Si provvede, poi, come detto, al rifinanziamento di alcuni fondi, come il Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa, che viene incrementato di 20 milioni per il biennio 2014-2015, e viene aumentata la dotazione del Fondo per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa, estendendo la platea dei beneficiari alle giovani coppie coniugate, ai nuclei familiari, anche monogenitoriali, con figli minori e ai giovani di età inferiore ai 35 anni, anche titolari di un rapporto di lavoro atipico. Nel provvedimento viene ripristinato il Fondo nazionale di sostegno per le abitazioni in locazione – era carente di risorse ormai da diversi anni –, a cui viene, invece, assegnata una dotazione di 50 milioni di euro – una dotazione insufficiente, ma comunque è qualcosa – per ciascuno degli anni 2014 e 2015.
  Infine, viene istituito, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, un Fondo di garanzia a copertura del rischio di morosità incolpevole degli inquilini in difficoltà nel pagamento dell'affitto a causa di difficoltà temporanee, dovute, principalmente, alla perdita del lavoro, le cui risorse sono ripartite fra le Pag. 29regioni e le province autonome, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, prevedendo anche misure di intervento programmato dell'esecuzione della forza pubblica per gli sfratti in relazione a percorsi di accompagnamento sociale a scala locale, volti, appunto, al superamento della situazione di disagio abitativo.
  Si tratta di misura certamente utili, ma che richiedono ulteriori risorse e anche risposte strutturali, non tampone, ad un disagio abitativo ormai cronico, che deve essere affrontato guardando con più coraggio ai modelli europei avanzati, scegliendo, ad esempio, di scommettere con più forza sull'affitto, in particolare sull'affitto concordato sulla base di accordi territoriali, e attingendo al patrimonio edilizio invenduto, per dare risposte ad un bisogno di abitazione a costi sostenibili.
  In un quadro così complesso, sul quale ancora molto resta da fare, da fare con maggiore convinzione ed equità, affrontiamo oggi, con queste mozioni, un aspetto particolare legato alla dismissione del patrimonio abitativo degli enti previdenziali pubblici e privatizzati. Si tratta di un processo che, ancora oggi, dopo le alienazioni che si sono concluse negli anni precedenti, riguarda circa 100 mila famiglie nel nostro Paese, in gran parte concentrate nella città di Roma, proprio per la natura del patrimonio edilizio di cui parliamo. In questi anni, gli inquilini degli immobili degli enti previdenziali privatizzati si trovano ad affrontare una condizione di disagio a causa dell'aumento consistente dei canoni di affitto per il rinnovo dei contratti di locazione e di proposte per l'acquisto dell'alloggio da parte degli enti con valori a prezzi praticamente di mercato, difficilmente sostenibili.
  La condotta degli enti privatizzati per i rinnovi contrattuali e le vendite è regolata nel nostro Paese da una serie di provvedimenti che si sono succeduti nel tempo e che creano un quadro di incertezza e di dubbi interpretativi sulla piena legittimità, oltre che sulla sostenibilità sociale, delle procedure in atto. In particolare, si rileva una situazione di eterogeneità tra ente ed ente, che rischia di creare situazioni di iniquità di trattamento e che la stessa Corte di Cassazione ha segnalato con una sentenza a Sezioni unite del 22 giugno 2006.
  La politica di dismissione degli immobili di proprietà degli enti previdenziali privatizzati, come Enasarco, EMPAIA, ENPAM, ENPAF e altri, trova origine nell'articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 16 febbraio 1996, n. 104, in materia di dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici, nonché nell'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 23 febbraio 2004, n. 41, che fissava le modalità di determinazione del prezzo di immobili pubblici oggetto di cartolarizzazione, stabilendo cioè che venissero presi a riferimento i valori di mercato del mese di ottobre 2001. Successivamente, con una norma di interpretazione autentica dell'articolo 1 del decreto legislativo 16 febbraio 1996, n. 104, che è stata approvata nel 2004, si è stabilito che la disciplina afferente alla gestione dei beni, alle forme di trasferimento della proprietà e alle forme di realizzazione dei nuovi investimenti immobiliari, non si applicasse agli enti privatizzati ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994, ancorché la trasformazione in persona giuridica di diritto privato sia intervenuta successivamente alla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 104 del 1996. Questa norma segna un primo elemento di criticità, in quanto, in forza di questa disposizione, diversi enti ex pubblici, ora privatizzati, hanno ritenuto di procedere ad operazioni di dismissione del proprio patrimonio immobiliare a prezzo di mercato con valori correnti, e quindi non più riferiti alla data del 2001, e a rinnovi dei contratti di locazione con aumenti sostanziali dei canoni che raggiungono eccessi e punte anche del 300 per cento, quindi con conseguenze di insostenibilità e di rischio di sfratto per molti inquilini impossibilitati o non disposti ad accettare le nuove condizioni.
  Le finalità dei provvedimenti del 1996 e del 2004 a cui ho fatto riferimento erano volte ad una dismissione progressiva ed Pag. 30equa, sia per la proprietà che per gli inquilini degli immobili posti nella disponibilità degli enti previdenziali anche successivamente alla loro privatizzazione, e sono state quindi compromesse dalla disposizione interpretativa e dalla sua applicazione, soprattutto del decreto-legge n. 243 del 2004.
  La questione di fondo sulla quale si consumano le maggiori criticità di questo processo è relativa quindi alla natura di questi enti interessati da processi di privatizzazione, ma che tuttavia, è bene ricordarlo, traggono origine da soggetti con finalità previdenziali.
  Un'ulteriore conferma della natura pubblicistica degli enti previdenziali privatizzati è ravvisabile nel decreto-legge n. 16 del 2012, nel quale è previsto che, ai fini dell'applicazione delle disposizioni in materia di finanza pubblica, per amministrazioni pubbliche si intendano gli enti e i soggetti indicati ai fini statistici nell'elenco oggetto di un comunicato dell'ISTAT in data 24 luglio 2010, che appunto ricomprende anche questi enti privatizzati. Oltretutto, sempre a riscontro della natura pubblicistica di queste casse, non può che essere preso in considerazione quanto sancito dal decreto-legge n. 95 del 2012. In particolare, al comma 11-bis dell'articolo 3, che reca norme in materia di razionalizzazione del patrimonio pubblico e di riduzione dei costi delle locazioni passive, si disciplina specificatamente la nuova procedura che gli enti previdenziali inseriti nel conto economico della pubblica amministrazione devono seguire per la dismissione immobiliare. Appare quindi chiara e leggibile dalle norme la natura giuridica degli enti previdenziali privatizzati.
  La situazione dei conduttori degli immobili degli enti previdenziali pubblici, quindi non oggetto di processi di privatizzazione, non appare meno preoccupante, alla luce della interruzione del processo di alienazione e della scadenza dei contratti, che mette sia i conduttori con titolo che le tante famiglie di occupanti sine titulo in una condizione di angoscia e incertezza, nonostante siamo in presenza, nel nostro ordinamento, di una legge – la n. 410 del 2001 – che ha fissato con chiarezza le condizioni e le prerogative con cui agire per la vendita del patrimonio degli enti previdenziali pubblici.
  In questo caso, va ricordato che una quota consistente del patrimonio di questi enti è già stato alienato ai conduttori con le prerogative della legge sopra citata e con l'azione di specifici soggetti societari che sono stati costituiti, SCIP 1 e SCIP 2, dopo lo scioglimento dei quali, però, il patrimonio residuo è entrato integralmente in possesso dell'INPS.
  Lo stesso INPS, più volte sollecitato sul tema, anche con iniziative parlamentari nella precedente legislatura, ha inviato ai Ministeri dell'economia e delle finanze, e del lavoro e delle politiche sociali, che sono vigilanti sull'operato dell'istituto, una richiesta di chiarimento sulle modalità di azione, cioè su come procedere, anche in ragione di una sopravvenuta norma in materia di dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico, contenuta nel decreto «salva Italia».
  A tutt'oggi però la situazione, anche per quanto riguarda il patrimonio immobiliare dell'INPS, appare in qualche modo congelata. Per questo motivo, con questa mozione, crediamo che sia opportuno un pronunciamento degli organi parlamentari e del Governo sulle modalità con cui affrontare, in un quadro di sostenibilità economica dello Stato e degli enti, ma anche di tutela e di garanzia sociale delle famiglie interessate, il processo di alienazione degli immobili del patrimonio abitativo degli enti pubblici e degli enti privatizzati, evitando di aggravare ulteriormente una situazione di disagio abitativo, già molto compromessa, in particolare nella Capitale.
  Cosa chiediamo, quindi, al Governo con questa mozione ? Innanzitutto di assumere iniziative tempestive per chiarire finalmente il quadro normativo che regola il processo di alienazione del patrimonio immobiliare dei vari enti previdenziali privatizzati, risolvendo una situazione di sovrapposizione di norme, che ha concorso Pag. 31a generare un quadro contraddittorio e talvolta lacunoso nel quale operare, con l'obiettivo primario di generare una maggiore omogeneità tra i vari enti e una maggiore equità tra gli inquilini, sia riguardo ai prezzi di vendita degli alloggi sia riguardo al rinnovo dei canoni di affitto.
  Anche per gli enti previdenziali privatizzati crediamo che l'elemento a cui fare riferimento è quanto stabilito dalla legge n. 410 del 2001 e dagli accordi sindacali in materia.
  Chiediamo di intervenire presso gli enti previdenziali pubblici, ed in particolare presso l'INPS, dando risposta ad una richiesta esplicita venuta dallo stesso presidente dell'INPS, affinché vengano adottate con chiarezza e celerità tutte le procedure necessarie alla ripresa del processo di alienazione degli immobili reimmessi in possesso dell'INPS con le tutele, il prezzo e le garanzie stabilite, appunto, nella richiamata legge n. 410 del 2001.
  Comunque chiediamo al Governo di farsi promotore per la costituzione di un tavolo tecnico di confronto, che coinvolga le organizzazioni sindacali dell'inquilinato e gli enti locali interessati, riguardante sia il patrimonio degli enti previdenziali pubblici che quello degli enti previdenziali privatizzati, affinché si individuino le soluzioni più opportune e socialmente efficaci per raggiungere gli obiettivi di cui sopra abbiamo parlato, al fine di prevenire situazioni di disagio sociale e, ove possibile, per favorire l'accesso al credito, oggi molto difficile, delle famiglie a reddito medio-basso, con mutui sostenibili e finalizzati all'acquisto di questi alloggi.
  Crediamo che il Governo e il Ministero debba impartire, per quanto riguarda gli enti previdenziali pubblici, sui quali quindi può esercitare un controllo maggiore e più specifico, delle disposizioni affinché, nelle more dei provvedimenti da assumere – che fanno riferimento anche all'attivazione del tavolo di cui ho parlato –, venga in qualche modo differita l'esecuzione degli sfratti o degli sgomberi pendenti e la sospensione delle aste riguardanti le unità immobiliari ad uso residenziale che non risultano libere, tenuto conto naturalmente della peculiarità e delle reali situazioni di disagio e di difficoltà dei nuclei familiari coinvolti.
  Rispetto agli enti privatizzati chiediamo invece, in ragione della loro natura pubblicistica e dell'origine comunque del loro patrimonio immobiliare, un intervento politico di indirizzo al Governo, perché si assumano provvedimenti finalizzati a provvedere alla stipula o al rinnovo dei contratti di locazione, che tengano conto della situazione di disagio economico delle famiglie, e a prevedere, in attesa di un chiarimento rapido sulle procedure da adottare, una moratoria delle procedure di alienazione degli enti previdenziali privatizzati e delle procedure di sfratto. Ricordo che su questo punto già la precedente legislatura, con una risoluzione approvata all'unanimità nella Commissione VIII di questa Camera, aveva dato mandato esplicito al Governo di intervenire in questo senso.
  Infine, chiediamo di prevedere che le procedure di alienazione in fase di attuazione, anche a causa della particolare congiuntura economica e delle difficoltà di accesso al credito, possano essere attuate consentendo a chi non è in grado di procedere all'acquisto di poterlo fare alle medesime condizioni per i successivi cinque anni.
  Queste, insieme ad altri impegni che sono contenuti nella mozione a prima firma del collega Morassut, sono proposte – a nostro avviso – ragionevoli, non in contrasto con il quadro normativo vigente, e per questo chiediamo al Governo di farsene carico affinché si possa affrontare un aspetto specifico del disagio abitativo e concorrere in questo modo alla costruzione di una politica organica della casa, anche alla luce dei prossimi provvedimenti che sono stati annunciati dal Ministro delle infrastrutture, affinché anche nel nostro Paese si possa arrivare a un pieno esercizio del diritto a una abitazione dignitosa sancito dalla nostra Costituzione e da cui – sappiamo – dipende un pezzo importante della tenuta sociale del nostro Paese.

Pag. 32

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Roberta Lombardi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00092 (Nuova formulazione). Ne ha facoltà.

  ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, quello che oggi andiamo a trattare come argomento attraverso l'esame di queste mozioni sulla dismissione degli enti previdenziali privatizzati, soprattutto, è la metafora di come in questo Paese viene utilizzata la proprietà pubblica a vantaggio di pochi, molto spesso noti e con i numeri di cellulare giusti, come si è riscontrato in questi ultimi giorni.
  Per il testo della mozione rimandiamo agli atti parlamentari. Vorremmo con questo intervento di presentazione, invece, illustrare il percorso normativo degli enti previdenziali privatizzati e l'uso che si sta facendo del loro patrimonio immobiliare per andare a colmare i buchi nei bilanci, che una gestione finanziaria allegra e priva di ogni controllo ha causato in tali enti, per i quali ora proprio il loro patrimonio immobiliare sta offrendo nuove e interessanti frontiere di utilizzo lì dove nessun uomo e nessun amministratore è mai giunto prima, ovviamente sempre e rigorosamente a scapito dei cittadini contribuenti.
  Una saga, questa, come ricordava anche la collega del PD, che già non vedo, che è iniziata nel 1994, quando gli enti previdenziali che sono pubblici...

  PRESIDENTE. È dietro di lei, onorevole Lombardi.

  ROBERTA LOMBARDI. Grazie, perfetto, così ho modo di interloquire anche con gli altri firmatari delle mozioni, visto che finora non ci siamo confrontati sul tema.
  Quindi, dicevamo, enti previdenziali pubblici per natura, perché pubblica – come ricordava – è la loro finalità, ovvero l'erogazione pensionistica per i loro iscritti, sono stati trasformati in associazioni o in fondazioni, cioè enti privatizzati, a condizione che non usufruissero più di finanziamenti o altri ausili pubblici di carattere finanziario: previsione contenuta nell'articolo 1 del decreto legislativo n. 509 del 1994 che li ha trasformati.
  Pur continuando a sussistere come enti senza scopo di lucro, hanno assunto, quindi, personalità giuridica di diritto privato, rimanendo così titolari di tutti i rapporti attivi e passivi dei corrispondenti enti previdenziali e, soprattutto, rimanendo proprietari dei rispettivi patrimoni, sempre ex articolo 1, comma 2, del decreto legislativo di cui sopra. Una vera pacchia, diremmo, perché – parliamoci chiaro – niente di meglio che garantirsi la libertà organizzativa e di gestione del privato, ma su un patrimonio pubblico che ti ritrovi in casa, comprato con i soldi dei contributi pensionistici dei lavoratori, senza nessun rischio da parte tua.
  Andando avanti, poi, con la ricostruzione legislativa di questa sorta di mostro mitologico con il corpo dell'ente pubblico e la testa del soggetto privato, nel 1996 è stata introdotta una disciplina di favore per gli inquilini degli immobili degli enti previdenziali pubblici, che, per espressa previsione di questa stessa legge, si applicava anche agli enti previdenziali privatizzati ai sensi della norma del 1994 e, nello specifico, anche ad Enasarco, che è l'ente privatizzato di cui si interessa principalmente la nostra mozione.
  Nel 2004 il legislatore è intervenuto di nuovo per escludere che le norme sulla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici si applicassero anche ai privatizzati, in base alla norma emanata dieci anni prima, realizzando, quindi, una palese violazione del principio di uguaglianza, tutelato dall'articolo 3 della Costituzione, e anche della direttiva comunitaria n. 18 dello stesso anno.
  A seguito di questo intervento normativo, tanto la Corte di Cassazione quanto il Consiglio di Stato negli anni successivi si sono pronunciati per precisare che anche gli inquilini delle case di proprietà degli enti previdenziali privatizzati devono avere le medesime garanzie introdotte nel 1996 per gli affittuari degli immobili degli enti previdenziali pubblici, in considerazione Pag. 33della natura pubblicistica dell'attività di previdenza e di assistenza svolta dagli enti in esame, i quali «conservano una funzione strettamente correlata all'interesse pubblico, costituendo la privatizzazione un'innovazione di carattere essenzialmente organizzativo».
  Tuttavia, forti della loro ambigua e schizofrenica natura privatistica e pubblicistica nello stesso tempo, gli enti previdenziali privatizzati hanno continuato ad usufruire di finanziamenti pubblici, anche dopo la loro privatizzazione. La stessa Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha affermato che la contribuzione obbligatoria di tipo solidaristico posta a carico degli iscritti a questi enti realizza una forma indiretta di finanziamento pubblico, andando quindi contro la stessa legge di istituzione degli enti privatizzati.
  A complicare poi questo quadro già abbastanza confuso e contraddittorio, in totale spregio della Suprema Corte, il legislatore nel 2010 è nuovamente intervenuto per ribadire quanto sostenuto nel 2004, cioè che le norme poste a garanzia degli inquilini delle case degli enti previdenziali pubblici non vanno applicate anche ai malcapitati inquilini di immobili di proprietà della fondazione Enasarco (quindi facciamo legge contra personam).
  L'Enasarco, forte anche di questa nuova formulazione legislativa, ha iniziato a vendere il proprio patrimonio immobiliare, a modo suo. Si è dato il via ad operazioni di vendita a prezzi di mercato, se non superiori, e a rinnovi dei contratti di affitto con aumenti di canoni anche fino al 300 per cento, con conseguenti rischi di sfratto per gli inquilini non più in grado di accettare i nuovi insostenibili prezzi di locazione o di vendita e soprattutto prezzi ingiustificati, considerando, a parte tutto (a parte le finalità pubblicistiche, a parte l'emergenza abitativa, eccetera), che gli immobili di Enasarco hanno tutte le caratteristiche della vera edilizia popolare economica, che in molti casi sono immobili vetusti, con finiture in economia, non manutenuti, quando poi non presentino pure manufatti in amianto, che la fondazione si è ben guardata dal rimuovere. Ma nonostante ciò, il valore catastale dei palazzi in vendita è altissimo.
  L'unico scopo della fondazione quindi è quello di monetizzare e di speculare sulla pelle della gente. Perché questo ? Noi ce lo siamo chiesti, ci siamo chiesti a cosa servono tutti questi soldi delle dismissioni, quando trovi qualcuno che si può ancora permettere questi mutui o i prezzi d'acquisto o dei canoni di locazione raddoppiati o triplicati, più la richiesta di arretrati.
  Per rispondere a questa domanda, come dicono gli inglesi follow the money: siamo andati a seguire i soldi, cioè il bilancio. Ce lo siamo letto l'ultimo disponibile, abbiamo fatto due controllucci su Internet e da qui ci siamo tratti un quadro che adesso vi andiamo ad illustrare.
  Negli anni scorsi l'Enasarco avrebbe fatto ricorso a rischiosissimi ed avventati investimenti finanziari per un ammontare di circa 1,5 miliardi di euro. Di questi, ben 780 milioni di euro investiti nel fondo Anthracite delle Isole Cayman, garantiti dalla famigerata Lehman Brothers. Il portafoglio degli investimenti immobiliari e mobiliari di Enasarco presenta uno sbilanciamento anomalo dell’asset allocation, che vede la parte illiquida rappresentata dal 92 per cento circa dell'investito, rispetto all'8 per cento della parte liquida (sempre dai documenti finanziari Enasarco). Gli investimenti alternativi sono concentrati in maniera anomala intorno a tre fondi: Futura Funds Sicav comparto Newton, Europa Plus Res Capital Protection, Europa Plus Res Opportunity, che vanno a finanziare veicoli off shore basati a Londra, Malta e Mauritius e rappresentano complessivamente 1.815 milioni di euro del valore di carico. I tre fondi sono responsabili in maniera preponderante della perdita complessiva di valore del totale, della minusvalenza del totale del patrimonio mobiliare, pari a circa 570 milioni di euro.
  Tali investimenti – dulcis in fundo – in tutti e tre i casi violano complessivamente Pag. 34i limiti imposti dall'articolo 15 del regolamento dell'Enasarco stessa per l'impiego delle risorse finanziarie.
  È riconosciuto, sempre dalla stessa Enasarco, sempre nel bilancio 2012, ad aver voglia di leggerlo, che vi sono problemi derivati dai titoli strutturati, poco efficienti, molto costosi, scarsamente liquidizzabili, con perdite e molto opachi.
  Si tratta di investimenti tanto azzardati di soldi pubblici – lo ricordiamo sempre – che chiunque avesse avuto gli occhi per leggere questi documenti e, soprattutto, la voglia di farlo, si sarebbe accorto del rischio che l'ente si stava accollando, come confermato anche da un'indagine della Corte dei conti pubblicata nel giugno di quest'anno sulla gestione finanziaria di Enasarco degli esercizi 2010 e 2011. Nello stesso bilancio, sempre il solito, si legge: «In virtù di una clausola contrattuale della cui esistenza né l’advisor della fondazione, né il direttore generale, né il dirigente del servizio finanza avevano dato conoscenza al consiglio di amministrazione della fondazione, la fondazione, sulla base di verifica effettuata con i propri legali, in data 15 aprile 2013 si è vista costretta a corrispondere la somma di euro 14,7 milioni, comprensiva degli interessi, ad Elliott Management» che è una società che oggi gestisce quello che rimane, le briciole che rimangono, del fondo di Lehman Brothers. Quali sono state le misure prese dall'ente per arginare queste ingenti perdite causate da questa gestione finanziaria ?

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ROBERTA LOMBARDI. È rimasto un minuto ?

  PRESIDENTE. Trenta secondi per l'esattezza.

  ROBERTA LOMBARDI. No, non è possibile.

  PRESIDENTE. Così è. Il suo gruppo le ha dato dieci minuti. Poi lei può prendere anche più tempo, però chiaramente lo sottrae agli altri colleghi del suo gruppo che sono iscritti a parlare.

  ROBERTA LOMBARDI. Mi riservo di continuare perché è interessante la ricostruzione e chiedo il permesso ai colleghi.

  PRESIDENTE. Prego.

  ROBERTA LOMBARDI. Quali sono state le misure dell'ente per arginare queste perdite ? Il cosiddetto Progetto Mercurio, disconosciuto, tra l'altro, dall'ex presidente dell'Enasarco stesso in un mirabile teatrino scaricabarile. Il Progetto Mercurio significa prendere il patrimonio immobiliare dell'ente, farlo supervalutare, conferirlo a un fondo immobiliare di cui l'ente detiene le quote e mettere a bilancio la plusvalenza generata dalle supervalutazioni che magicamente andranno a coprire le perdite finanziarie causate dagli investimenti azzardati di cui abbiamo parlato poco fa. I fondi immobiliari, scatole vuote gestite dalle solite banche che persino la Consob, che certo non brilla per attenzione e capacità di vigilanza purtroppo, ha messo sotto osservazione annunciando recentemente che, d'ora in poi, bontà sua, vigilerà sul corretto comportamento dei gestori. Infatti, nella relazione Consob si dice che «la necessità di gestire il rischio di liquidità degli asset detenuti in portafoglio dei fondi immobiliari – in cui è confluito, quindi, il patrimonio Enasarco – in vista di una ravvicinata scadenza di una quota non trascurabile di essi e in presenza di una congiuntura negativa del mercato degli immobili, pone il rischio di possibili penalizzazioni per gli investitori e di applicazione di procedure non conformi a canoni di correttezza comportamentale». Insomma, in un periodo di crisi immobiliare come quello in cui viviamo – e non solo immobiliare – solamente dei pazzi o dei delinquenti avrebbero potuto investire in fondi immobiliari o, evidentemente, il management di Enasarco.
  Ci rendiamo conto delle conseguenze gravissime che una gestione finanziaria tanto scellerata creerà sulla sostenibilità di Pag. 35lungo periodo delle erogazioni previdenziali ? Perché poi è questo il nodo cruciale su cui poi si possono attivare i poteri dei Ministeri competenti. Noi l'abbiamo fatto presente nelle interpellanze che abbiamo svolto in questi mesi, soprattutto quella di giugno dove è venuto il sottosegretario Dell'Aringa. E in merito alle attività di controllo Dell'Aringa ci riferiva: «Con riferimento al piano triennale 2011-2013 degli investimenti di Enasarco, preciso che esso è stato approvato con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro, così come disposto dalla normativa vigente, che dispone, per le operazioni che non hanno effetti sui saldi strutturali di finanza pubblica, tra cui le vendite dirette di immobili a privati, la mera comunicazione ai Ministeri vigilanti». Questo significa che per i Ministeri preposti al controllo della dismissione del patrimonio immobiliare degli enti, il controllo si limita a prendere atto della mera comunicazione. Questo è il controllo incisivo della gestione finanziaria. Per la dismissione, inoltre, del patrimonio di Enasarco, è stato siglato un accordo tra tutte le organizzazioni sindacali in rappresentanza degli inquilini. Queste stesse organizzazioni sindacali, le medesime sigle, da una parte fanno parte del consiglio di amministrazione che è responsabile della gestione di cui sopra e, dall'altra, stipulano accordi in rappresentanza degli inquilini stessi. Un macroscopico conflitto di interessi, a nostro avviso, se non una truffa a danno degli iscritti.
  Vado a chiudere. Quanto raccontato per Enasarco, tra l'altro, non si limita purtroppo a questo unico ente previdenziale, ma coinvolge per versi analoghi la maggior parte, se non tutte, le casse previdenziali. E ci chiediamo ora e lo chiediamo al Governo chi tutelerà il diritto alla pensione degli iscritti alle casse, chi quello alla casa degli inquilini, chi entrambi questi diritti quando questi coincidono essendo spesso inquilini ed affittuari le medesime persone. E speriamo oggi di avere risposte in merito dal Governo, che questo non si nasconda dietro i soliti buoni propositi e che si assumano una volta tanto impegni concreti ed immediati nei confronti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ileana Cathia Piazzoni, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00149. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, signora sottosegretario, colleghe e colleghi deputati, siamo arrivati finalmente oggi a poter discutere di una delle vere emergenze del Paese, quella abitativa. Nonostante il problema sia grandissimo da anni, infatti, solo di recente e grazie agli sforzi e all'impegno costante dei movimenti per la casa, la questione ha avuto un po’ di visibilità sui mass media. Ci sarebbe da riflettere, anche in questo caso, sull'informazione nel nostro Paese e della sua incapacità di mettere a conoscenza l'opinione pubblica delle questioni vere di cui ci dovremmo preoccupare veramente.
  Ricordiamo qualche numero: oltre 430 mila famiglie in difficoltà con il pagamento dei mutui; nel 2012 sono state quasi 70 mila le sentenze di sfratto, oltre 250 mila negli ultimi quattro anni, di cui l'87 per cento per morosità. Una situazione di vero allarme, che riguarda tutto il Paese, anche se con punte di vera e propria emergenza per le grandi aree urbane come denunciato da pressoché tutti i sindaci.
  Lo stato attuale del mercato immobiliare e del sistema di accesso al credito aggravano il quadro, in quanto l'offerta di abitazioni private – a costi molto elevati, inaccessibili per famiglie e giovani coppie, anche a fronte delle gravose condizioni richieste per ottenere finanziamenti a tal fine diretti (gravose condizioni, ovviamente, dopo la fine della bolla speculativa immobiliare) – sovrasta nettamente l'offerta pubblica, che negli ultimi anni è scesa, fino a toccare attualmente una quota di poco avvicinabile all'1 per cento della produzione edilizia complessiva.
  Sono, quindi, tantissimi gli aspetti che dovremmo – presto, mi auguro – affrontare Pag. 36sul tema. Oggi queste mozioni vogliono analizzare una questione che sembrerebbe persino strano dover essere qui a richiedere: fare chiarezza normativa ed impedire la speculazione a danno dei cittadini. Ci riferiamo al tema delle dismissioni del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici e privatizzati, che investe la sorte di numerosi nuclei familiari.
  Gli affittuari degli immobili degli enti previdenziali, infatti – un ceto medio, lo voglio ricordare, costituito soprattutto da lavoratori dipendenti e pensionati – hanno subito un continuo e costante aggravio delle loro condizioni abitative, tradottosi in un aumento indiscriminato degli affitti, con aumenti dei canoni giunti fino al 30 per cento e in dismissioni a prezzi persino maggiori di quelli di mercato e, quindi, inaccessibili agli inquilini pur interessati all'acquisto delle abitazioni poste in vendita.
  A determinare tale situazione ha contribuito la successione di una serie disorganica e contraddittoria di provvedimenti normativi, che, oltre ad aver provocato una situazione insostenibile socialmente, fanno sorgere molti dubbi sulla legittimità delle procedure in atto. Le colleghe hanno già ricordato questo iter, faccio breve cenno solo per provare a fare ulteriore chiarezza.
  Tutto inizia con il decreto legislativo n. 509 del 1994, con il quale si avvia la privatizzazione degli enti previdenziali. Si prosegue con il decreto legislativo n. 104 del 1996, con cui vengono disciplinati programmi di cessione e affidamento a soggetti specializzati, vale a dire società di gestione, degli enti previdenziali di natura pubblica, e poi con la legge n. 410 del 2001, che integra e aggiorna quanto stabilito dal decreto legislativo n. 104 del 1996, riconoscendo una serie di diritti ai conduttori: diritto di opzione, estensione novennale della locazione secondo parametri reddituali, diritto di prelazione, nonché fissando con nuovi parametri i prezzi di vendita degli immobili ad uso residenziale.
  Nel 2004 il decreto-legge n. 41 introduce disposizioni sulle modalità di determinazione del prezzo di immobili pubblici oggetto di cartolarizzazione, fissandolo ai valori di mercato del mese di ottobre 2001, prevedendo anche che gli enti che avevano venduto immobili dopo il 2001 a prezzi maggiorati avrebbero dovuto risarcire i propri inquilini. Ma nell'agosto dello stesso anno, la legge n. 243 del 2004, al famigerato comma 38 dell'articolo 1, introduce una norma di interpretazione autentica, secondo cui la disciplina sulla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici non si applica agli enti previdenziali privatizzati ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994, anche quando – udite udite – la trasformazione degli enti in questione sia avvenuta dopo l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 104 del 1996. Questa norma ha dato il via libera agli enti a procedere a un'operazione di dismissione del proprio patrimonio immobiliare a prezzo di mercato con aumenti spropositati e conseguenti situazioni pregiudizievoli per gli inquilini.
  Si è verificato, dunque, che conduttori di immobili appartenenti ad enti pubblici, anche se privatizzati dopo l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 104, hanno dovuto pagare un prezzo tre o quattro volte superiore rispetto a quello riservato in passato a un altro inquilino che avesse acquistato un immobile appartenente ad un ente pubblico con le stesse caratteristiche. Si è dato il via, di fatto, a operazioni di dismissione a prezzi di mercato con valori correnti e a rinnovi di contratti di locazione con aumenti dei canoni anche fino al 300 per cento, con conseguente rischio di sfratto per gli inquilini non più capaci di sostenere i nuovi prezzi di locazione.
  Questa norma è stata oggetto, però, della pronuncia della Corte di cassazione già nel giugno del 2006, che ne ha apertamente contestato la natura interpretativa e le ha attribuito una portata innovativa, da cui dovrebbe facilmente desumersi che i rapporti giuridici sorti sotto la disciplina del previgente decreto n. 104 del 1996 dovrebbero seguire quest'ultima. Ma, anche Pag. 37qui, anche la Corte di cassazione evidentemente non riceve sufficiente ascolto. Occorre prioritariamente fare chiarezza su questo punto. Ricordo che già il Parlamento si era espresso in merito con l'approvazione di una risoluzione in Commissione presentata dalla collega Chiara Braga il 29 luglio 2010. Viene da chiedersi a cosa servano gli atti parlamentari, se non vi si dà seguito in alcun modo.
  Il quadro tracciato, connotato da forte disorganicità e ambiguità normativa, determina, tra l'altro, un'irragionevole eterogeneità di situazioni tra ente ed ente, che rischia di creare situazioni di iniquità di trattamento, a riprova della quale la collega Lombardi ha già ben citato il caso dell'Enasarco, la famosa legge «ad ente».
  Signor Presidente, signora sottosegretario, è del tutto evidente che questa brutta storia è figlia dell'idea che ha caratterizzato i nostri anni Novanta, in cui era intaccabile la fiducia nell'azione salvifica delle privatizzazioni e si pensava di poter campare pompando la bolla speculativa immobiliare fino all'infinito. Non solo questa vera e propria ideologia ha generato sacche immense di nuova povertà, ma ci ha trascinato dentro la più grande crisi economica di tutti i tempi. Forse, un ripensamento autocritico sarebbe appena, appena, necessario. Anche perché il paradosso è che, oltre ai danni sociali, nulla si è prodotto in termini di benefici per le casse degli enti e dello Stato.
  Nel 2012, la Corte dei conti, audita in Commissione al Parlamento, certificava che le operazioni di cartolarizzazione, denominate Scip1 e Scip2 – quanta fantasia in queste denominazioni, sicuramente dettate anche da un buon senso dell'ironia –, erano miseramente fallite. E ciò è così vero che, nell'ottobre del 2012, l'allora Ministro Riccardi inviava al tavolo del Governo Monti una bozza dettagliata di una proposta con cui – parole testuali di Riccardi – «favorire case normali per persone normali».
  Alla radice di questa proposta stava la convinzione di Riccardi – più che altro un fatto incontrovertibile dire io – che le varie cartolarizzazioni del patrimonio immobiliare previdenziale fatte fino ad allora avevano sostanzialmente privilegiato le case in centro, finite, poi, ai vip, escludendo gli alloggi meno pregiati, spesso, confluiti in fondi immobiliari chiusi e, quindi, invendibili.
  L'allora Ministro ebbe, quindi, l'idea di dare una scossa per rimettere in circolazione risorse finanziarie e portare soldi allo Stato, proponendo – cito sempre testualmente – «una strategia di politica abitativa intesa a favorire l'accesso alla proprietà della prima casa da parte di famiglie monoreddito, anziani ed invalidi, che già hanno sopportato aumenti di canone dal 90 al 210 per cento». La relazione tecnica forniva ulteriori dettagli: «La legge dà la possibilità di poter disporre del diritto di prelazione finora impedito con il conferimento ai fondi immobiliari, le vendite di interi edifici a società immobiliari o a gruppi bancari».
  La proposta del Ministro Riccardi riguardava «gli enti e le casse di previdenza ed assistenza, soggetti giuridici sottoposti alla vigilanza dei ministeri competenti e della Corte dei conti, nonché iscritti nell'elenco delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato». E quindi INPS, INPDAP, INPDAI e le casse ordini professionali, come notai, avvocati, architetti, giornalisti, eccetera. Il prezzo immaginato dai tecnici, e scritto nell'emendamento, era pari alla «moltiplicazione del canone mensile per 150 volte e corrispondente al valore del patrimonio immobiliare senza gli eccessivi incrementi – che, comunque, non sarebbero stati percepiti dagli enti o dalle casse in argomento – delle imprese del settore e della iniqua bolla speculativa – allora si diceva – recentemente esplosa».
  Gli enti si opposero, il Governo bocciò la proposta e tutto è continuato come prima.
  Al di la del merito di quella proposta, a me interessa il corollario che ne sta a fondamento, le affermazioni precise fatte nelle relazioni interne e dall'allora Ministro di un Governo che certo non si è caratterizzato per essere particolarmente Pag. 38vicino alle classi sociali più deboli. Eppure, non potevano che constatare l'evidenza.
  La mia domanda è: come si può essere certi di una speculazione in corso a danno dei cittadini e non fare nulla per impedirla ? Credo che davvero non possiamo continuare a macchiarci di questa responsabilità.
  Per tutto ciò vogliamo impegnare il Governo a chiarire il quadro normativo entro cui deve svolgersi il processo di alienazione del patrimonio immobiliare dei vari enti previdenziali privatizzati, cominciando dall'abrogazione dell'articolo 1, comma 38, della legge n. 243 del 2004 e dell'articolo 1, comma 168, della legge n. 228 del 2012, nella parte in cui prevede che «le disposizioni di cui al comma 11-bis dell'articolo 3 del decreto-legge n. 95 del 2012 non si applicano al piano di dismissioni immobiliari della fondazione Enasarco».
  Vogliamo poi che il Governo intervenga per tutelare gli inquilini, vigilando sui prezzi di vendita degli immobili degli enti e sull'entità dei canoni di affitto al momento del rinnovo del contratto di locazione, traendo primario riferimento da quanto stabilito dalla legge n. 410 del 2001 e che intervenga in modo chiaro presso gli enti previdenziali pubblici, in particolare presso l'INPS, affinché vengano riprese con celerità e con eguali tutele le procedure di alienazione degli immobili reimmessi in possesso dell'INPS stesso.
  Vorremmo anche che il Governo, se davvero intende varare un piano per l'emergenza abitativa, consideri seriamente la possibilità di utilizzare il patrimonio abitativo sfitto e disponibile degli enti previdenziali, anche quello conferito ai fondi immobiliari, mettendolo a disposizione dei comuni per affrontare la grave emergenza abitativa; di vincolare gli enti previdenziali a riconsiderare contratti già stipulati secondo forme e canoni socialmente sostenibili e a stipulare e rinnovare i contratti di locazione tenendo conto della situazione di difficoltà economica delle famiglie; di prevedere che il prezzo di alienazione degli immobili, le cui procedure sono già in fase di attuazione, rimanga fermo per un periodo comunque non inferiore a cinque anni, in modo da garantire a tutti coloro che attualmente non sono in grado di procedere all'acquisto, la possibilità di poterlo effettuare alle medesime condizioni.
  Per fare ciò è assolutamente urgente la convocazione di un tavolo tecnico interistituzionale di confronto sindacale, impegno ribadisco che il Parlamento aveva già assegnato al Governo più di tre anni fa.
  Infine, ma soprattutto, occorre che si provveda a sospendere immediatamente, nelle more dell'instaurazione del tavolo tecnico e dell'adozione dei provvedimenti richiesti, il blocco delle procedure di alienazione degli immobili e l'esecuzione degli sgombri, nonché delle aste e degli sfratti per morosità incolpevole riguardanti le unità immobiliari ad uso residenziale, perché altrimenti, mentre noi continuiamo all'infinito una discussione che sicuramente richiede anche un po’ di tempo, di analisi seria per trovare la soluzione giusta, continuiamo ad avere centinaia di famiglie buttate in mezzo alla strada.
  Onorevole Presidente, signora sottosegretario, non stiamo chiedendo la luna, chiediamo solo di stare dalla parte delle persone in carne ed ossa, che pagano drammaticamente una crisi che non hanno provocato, piuttosto che continuare a privilegiare quei giochi finanziari che trasformano le case in carta e, come in un gioco di prestigio, fanno sparire i diritti fondamentali degli uomini e delle donne di questo Paese per puro guadagno dei soliti noti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fedriga, però non lo vedo in Aula, quindi ritengo che via abbia rinunciato.
  È iscritta a parlare l'onorevole Bechis Ne ha facoltà.

  ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, la casa è un diritto, un diritto che nel tempo si è trasformato in un diritto di carta e forse dalla carta non si è mai mosso. Potremmo considerarla un'eccezione, Pag. 39una di quelle eccezioni che confermano la regola, la regola che i diritti valgono solo per chi ha la forza di farli valere per se stesso, mentre lo Stato latita e si occupa di altro, dorme.
  Possono ancora i cittadini credere nei diritti ? Può il popolo considerarsi ancora sovrano ? La nostra Costituzione nasce nella ferma convinzione di un diritto universale che accompagna l'individuo sia verso l'autodeterminazione, sia verso la consapevolezza di essere parte attiva del popolo sovrano e quindi dello Stato, che ne è sua diretta emanazione. Uno Stato senza popolo non potrà mai esistere, ma un popolo senza Stato sì.
  Lo Stato, tramite i vari Governi, si sta dimenticando chi comanda veramente e crede che ascoltare una forte minoranza economica sia sufficiente. Ma non vi accorgete che state facendo della Costituzione solo carta da macero, che state avviando la popolazione italiana verso un baratro infinito ?
  I cittadini, motore della nostra economia e unica vera forza motrice del convoglio Italia, sono esasperati, consci del fatto che il diritto non è più alla base della vita democratica. Oggi ai cittadini rimangono ormai solo i doveri e nessun riconoscimento. Uno di questi doveri imprescindibili è quello di pagare puntualmente l'affitto o, per i più fortunati, la rata di mutuo che, a causa di un lavoro sempre più elitario e inaccessibile, espone le famiglie alla vergogna dello sfratto e al rischio smembramento. Infatti, l'aiuto sociale che oggi viene riservato alle famiglie in difficoltà prevede per il padre un posto in qualche dormitorio maschile, per la madre in uno femminile e per i figli l'affido alle famiglie garantite dalla Chiesa.
  Questo annientamento di interi nuclei famigliari porta logicamente ad una disperazione, che nella maggior parte dei casi sfocia in gesti estremi (mi riferisco ai suicidi) o in alcuni casi alla trasgressione di leggi e leggine che a volte non fanno altro che garantire gli interessi di pochi enti privati, che sulla speculazione spesso fondano le proprie malsane radici. L'inserimento in chilometriche liste di assegnazione degli alloggi popolari raramente porta le famiglie ad ottenere una casa prima dello smembramento. Questo avviene perché il patrimonio di edilizia pubblica è oramai da decenni gestito da cooperative appaltatrici che di sociale non hanno nulla e operano sovente nell'illegalità della mazzetta.
  Quindi, che fare ? In che modo si può dare voce al crescente bisogno di casa, urlato dal sempre più alto numero di cittadini sotto sfratto e in sofferenza economica ? La prima azione che lo Stato dovrebbe mettere in atto è il blocco degli sgomberi delle famiglie e dei singoli in stato di necessità, in applicazione dell'articolo 54 del codice penale, facendosi nel contempo garante dell'articolo 42 della Costituzione. In un Paese moderno, lo stato di necessità dovrebbe essere una condizione temporanea e mai un biglietto di sola andata per l'inferno. Ricordiamoci che le emergenze sono tali quando rappresentano eccezioni, ma, se diventano la norma, vuol dire che qualcosa qui dentro, in quest'Aula, sta funzionando veramente male.
  Successivamente, è necessario provvedere al censimento e all'analisi qualitativa del patrimonio pubblico, finalizzato all'individuazione di tutte quelle unità abitative inagibili che possano essere inserite in un serio programma di recupero e affidate alle famiglie e ai singoli intenzionati a beneficiare di tale patrimonio. Le risorse umane così impiegate potrebbero essere retribuite tramite crediti locativi, spendibili per il pagamento dei canoni d'affitto delle abitazioni appartenenti al patrimonio pubblico.
  Un censimento andrebbe fatto anche per il patrimonio privato, al fine di ridurre la speculazione che porta al depauperamento del suolo e a un aumento fraudolento dei prezzi delle case e degli affitti. Naturalmente andrebbero adottate misure idonee al fine di garantire i diritti dei piccoli proprietari, che hanno perso la fiducia nel mercato immobiliare. Essi lamentano molto spesso la lentezza della giustizia e la mancanza di tutele in caso di danni all'immobile arrecati dagli inquilini Pag. 40morosi. Si può pensare all'utilizzo di un canone concordato integrato con altri strumenti assicurativi da valutare con le parti in gioco.
  Un esempio per rimettere sul mercato quelle unità abitative dormienti e inutilizzate ci arriva dall’ Olanda, dove si sono combattuti con successo la speculazione abitativa e i fenomeni di occupazione illegale e in quarant'anni 150 mila persone sono riuscite a trovare un tetto nelle maggiori località del Paese. Altro strumento, come cohousing o coabitazione, dovrebbe sia essere inserito quale mezzo di azione sociale, sia essere reso più accessibile per i soggetti svantaggiati, categoria in cui ormai vanno inseriti anche i genitori separati, che vengono distrutti economicamente da un modello di divorzio punitivo.
  Con tali soluzioni si potrebbe pensare di riqualificare ex zone industriali e caserme lasciate oggi all'abbandono, con un efficiente programma di riprogettazione urbana, al fine di creare zone capaci di integrare culture e generazioni, ove possano convivere i giovani cittadini, gli studenti, i migranti, le famiglie, gli anziani e i bambini.
  Come azione di intervento principale ci auguriamo l'istituzione di un tavolo aperto, dinamico e permanete, che si ponga l'obiettivo di risolvere in modo definitivo l'emergenza attuale e che sia capace di anticipare i futuri sviluppi del complesso modello abitativo italiano. Questo tavolo lo immaginiamo aperto e quindi inclusivo di tutte le realtà impegnate sia nella lotta al diritto per la casa sia al diritto alla proprietà; dinamico, poiché un popolo vivo cresce e si evolve negli anni; permanente, ovvero che dia il giusto valore all'esigenza dell'abitare che, insieme all'esigenza di lavorare, nutrirsi e vestirsi, rappresenta la pietra fondante di ogni percorso atto all'autodeterminazione dell'individuo.
  Per i cristiani la Chiesa rappresenta la casa di Dio che nel momento in cui serve di più, e cioè quando i suoi figli devono ripararsi dal freddo e dalle intemperie, chiude loro le porte. Solo a Roma le chiese potrebbero dare da dormire a 70.000 persone nell'orario di chiusura che va dall'ultima messa della sera alla prima del mattino: mi chiedo come mai evitino di farlo, invece di regalare confezioni di misericordina.
  Lo Stato pur essendo laico si sta comportando come la Chiesa: ha migliaia di unità abitative vuote e lascia i cittadini bisognosi fuori al freddo, esposti ai pericoli della strada. Mentre la Chiesa può avere comprensibili esigenze di rispetto del diritto canonico e alla sacralità dei luoghi, lo Stato ha dalla sua solo una colpevole pigrizia, incapace di giustificare la tragica situazione attuale.
  Oggi lo Stato, oggi, deve dare una risposta concreta, o vuole con il proprio silenzio legittimare il fatto che è incapace di fare ciò per cui è stato creato ? Confidiamo che il Governo quale portavoce dello Stato dia risposta ai milioni di cittadini che soffrono, poiché potrebbe essere licenziato e sostituito in ogni momento per giusta causa dal popolo sovrano.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto tecnico per il turismo «Francesco Algarotti» di Venezia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  È iscritta a parlare l'onorevole Daga. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DAGA. Signor Presidente, emergenza ! In questo Paese, è tutto un'emergenza ! Quella dei rifiuti, quella del dissesto idrogeologico e quella abitativa.
  Allora, ricominciamo dall'abc e dalla definizione che di questa parola ne da la Treccani, e non io: «circostanza imprevista, particolare condizione di cose, momento critico, che richiede un intervento immediato, soprattutto nella locuzione stato di emergenza. Nel linguaggio giornalistico si usa per definire una situazione di estrema pericolosità pubblica, tale da richiedere l'adozione di interventi eccezionali».
  Bene, in questo Paese tutto ciò che ad un certo punto viene ritenuto problematico, Pag. 41prima o poi viene ricondotto all'emergenza senza mai affrontare strutturalmente le situazioni e ciò che le ha generate.
  Una famiglia su dieci si ritrova in condizione di povertà relativa, mentre una famiglia su venti si trova in povertà assoluta e circa il 57 per cento del totale detiene un reddito inferiore alla media. In questo periodo, che dura da almeno cinque anni, di crisi, precarietà e disoccupazione, una famiglia rischia di cadere in condizione di povertà relativa quando l'affitto incide per più del 30 per cento sul reddito, ma, se si considerano tutte le spese relative alla casa e alle bollette, si arriva all'80 per cento.
  Nonostante fosse chiaro che il disagio sociale si stava aggravando, negli ultimi vent'anni le istituzioni non hanno apportato cambiamenti strutturali alle politiche abitative ed ora si cercano soluzioni all'emergenza che abbiamo di fronte. Investe, infatti, una sempre più ampia «fascia grigia»: persone sole, nuclei familiari monogenitoriali, giovani coppie, lavoratori precari, immigrati, studenti, eccetera. Non è più la semplice domanda di alloggi da parte di chi non ha una casa in cui vivere, ma si tratta di individui che hanno un tetto sulla testa e pagano, con sempre maggiore difficoltà, il canone di affitto o la rata del mutuo.
  All'aumentare del prezzo di acquisto e dell'affitto delle abitazioni, si è associato un generale impoverimento delle famiglie. Così, è cresciuta la domanda di chi ha un reddito troppo alto per l'edilizia residenziale pubblica, ma troppo basso per accedere al mercato degli affitti e della proprietà.
  L'emergenza si è manifestata, sul territorio, con fenomeni quali: l'aumento del numero di sfratti per morosità; la crescita nelle aree urbane di alloggi di fortuna e baraccopoli; la crescita di disagio sociale diffuso, di processi di indebitamento e di impoverimento delle famiglie.
  Il diritto all'abitazione rientra nella categoria dei diritti fondamentali inerenti la persona, come si intende da diverse pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo e in alcune sentenze della Corte costituzionale, dove leggiamo: «Il diritto all'abitazione è, quindi, protetto dalla Costituzione entro l'alveo dei diritti inviolabili di cui all'articolo 2».
  Ma la cultura dominante e il «Governo delle banche», hanno risposto al bisogno di soddisfacimento del diritto alla casa con una nuova architettura di ingegneria finanziaria: housing sociale, project financing e altri nomi esotici, per puntare in realtà alle risorse della Cassa depositi e prestiti e dividersi la torta dei finanziamenti pubblici facendo sparire i bisogni reali della società.
  Oggi, per tutte le persone che con redditi bassi e occupazioni intermittenti tentano di costruire certezze per il proprio futuro, l'abitazione è diventata un lusso, una chimera raggiungibile solo a caro prezzo. È sempre più evidente come questo sistema ci voglia non cittadini e cittadine con diritti e doveri, ma consumatori senza voce in capitolo su nulla, meri acquirenti di beni e servizi, anche essenziali, che ogni giorno e in misura maggiore ci vengono negati da politiche che distruggono il welfare e svendono la nostra dignità.
  L'emergenza abitativa sta esplodendo in tutta Italia e in tutti quei Paesi che come il nostro sono nella morsa delle misure di austerità imposte dalla troika europea. Al peggiorare della crisi aumentano i casi di persone che si ritrovano senza casa. È chiaro che l'emergenza in Italia è ormai la normale condizione della nostra vita ?
  Tra le famiglie che vivono maggiormente il disagio abitativo, la maggioranza è rappresentata da affittuari e tra questi vi sono coloro che per anni hanno vissuto nelle case degli enti previdenziali e che da alcuni anni vivono il dramma delle dismissioni. Tra quelli che stanno operando il maggior numero di dismissioni si distinguono i cosiddetti enti privatizzati che, nonostante siano stati certificati da una sentenza del Consiglio di Stato del 2012 a tutti gli effetti come enti pubblici, continuano a gestire il proprio patrimonio solo per fare cassa, utilizzando gli inquilini Pag. 42come bancomat per ripianare gli investimenti fallimentari su fondi e strumenti mobiliari considerati a forte rischio.
  Siamo così di fronte ad una delle più grandi dismissioni immobiliari mai attuate, con centinaia di richieste di sfratto per finita locazione o morosità incolpevole già esecutivi, con gli ufficiali giudiziari che da molti mesi bussano alle porte di quelle famiglie che non hanno potuto rinnovare i canoni, o, nonostante le prelazioni, non hanno potuto acquistare gli appartamenti.
  Ma cosa si nasconde dietro queste dismissioni ? Questa è una domanda a cui i cittadini trovano sempre meno motivate risposte. Sicuramente, come al solito, è in corso una gara alla speculazione, dove a pagare saranno i più deboli, coloro che vivono dentro queste case da anni e che per loro sono le uniche abitazioni possibili. Sono tutti coloro che hanno avuto l'assegnazione attraverso le commissioni prefettizie di graduazione degli sfratti che funzionavano negli anni passati, quei lavoratori dipendenti e pensionati con redditi insufficienti a sopportare gli aumenti degli affitti e i mutui.
  Quanti sono gli inquilini realmente in grado di riscattare quelle case in un momento di crisi economica come questa ? Quanti, nonostante le agevolazioni, non potranno procedere ora all'acquisto di una casa ? E quali garanzie offrirà loro lo Stato che dice invece di garantire i privati ? O ci sono privati e privati in questo Paese ? Chi si occuperà dell'impatto sociale delle dismissioni ? L'unica risposta data dal sottosegretario Dell'Aringa è che ci troviamo davanti ad un rapporto privatistico e che questo va garantito. L'unica garanzia sulla quale può contare chi, con mille sacrifici, riuscirà a riscattare la casa in cui vive, è quella che pagherà l'IMU, o come sarà chiamata in futuro.
  L'articolo 42 della Costituzione, ci tengo a ricordarlo, afferma che «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi previsti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale». Non è più tempo di mezze soluzioni, o peggio di non soluzioni. L'emergenza abitativa è seria e grave e immediata deve essere la risposta di chi ha il compito di farvi fronte. Risposte non adeguate manterrebbero l'emergenza, aggraverebbero le difficoltà dei cittadini e allargherebbero il disagio sociale.
  Gli impegni richiesti al Governo dalla nostra mozione sono chiari. A quest'Aula la responsabilità di comprenderne l'esigenza e dimostrare di avere la capacità di non voltare le spalle a chi è in difficoltà e ha bisogno di uno Stato solidale che dà risposte concrete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sesa Amici.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, io ho apprezzato moltissimo il livello della discussione che si è svolta su questo tema, che è un tema non solo di grande impatto sociale ma anche di grande rilevanza giuridica e di concezione dello Stato nei confronti di uno degli aspetti cruciali della vita di una società: il diritto alla casa, la possibilità che dentro quella idea del tetto che sta sulla testa delle persone si concili anche una dimensione della socialità e anche un'idea di socialità rinnovata e giusta ed equa, soprattutto a partire dai piccoli centri ma soprattutto nelle grandi città.
  Ho voluto intervenire perché bisogna dare contezza di questa serietà delle argomentazioni che queste mozioni Pag. 43hanno permesso di ascoltare, e questo sarà da parte mia l'impegno che mi assumo di fronte a voi nel riferire della discussione e della serietà degli argomenti che avete trattato nei confronti della collega Jole Santelli, impedita per un impedimento oggettivo ad essere presente alla discussione generale e che è la sottosegretaria con delega agli enti previdenziali, quindi nel proseguo della discussione e anche nel giudizio sulle mozioni. Sarà quindi compito mio darle conto di questa discussione.
  Credo che oggettivamente, di fronte al disagio e anche alle cifre che qui sono state riportate con estrema chiarezza e che sono contenute nei testi delle mozioni, ci sono due aspetti che vanno immediatamente chiariti, perché alla serietà deve corrispondere un altrettanto seria e determinata presa di posizione del Governo. Si tratta del nodo giuridico, della questione degli enti previdenziali, delle privatizzazioni, degli enti pubblici e, soprattutto, su come il Governo deve rispondere a una questione che non è solo di un disagio sociale ma è, soprattutto, l'idea che di fronte ad una crisi economica, che attanaglia la vita concreta delle persone, bisogna dare risposte concrete in termini strategici, ma anche di serietà per i contenuti che qui, in quest'Aula, sono stati apportati.
  Questo è l'impegno che ho sentito il bisogno di ribadire, perché effettivamente ho colto l'opportunità ma anche la determinazione di affrontare un nodo che, se non affrontato, può produrre dentro il Paese situazioni, invece, molto più complesse e, poi, più difficili da gestire, e non vorrei che si trasformasse da un disagio sociale a una questione di sicurezza del Paese.

  PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione delle mozioni Nicchi ed altri n. 1-00245, Scuvera ed altri n. 1-00108, Brambilla, Taglialatela ed altri n. 1-00244, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00249, Silvia Giordano ed altri n. 1-00250 e Rondini ed altri n. 1-00251 in materia di diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (ore 12,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Nicchi ed altri n. 1-00245, Scuvera ed altri n. 1-00108 (Nuova formulazione), Brambilla, Taglialatela ed altri n. 1-00244, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00249, Silvia Giordano ed altri n. 1-00250 e Rondini ed altri n. 1-00251 in materia di diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che il nuovo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni, predisposto a seguito della costituzione del nuovo gruppo parlamentare «Nuovo Centrodestra», è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritta a parlare la deputata Marisa Nicchi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00245. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, la cosa migliore per onorare la Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza è prendere impegni concreti e rispettarli coerentemente. Servono scelte precise, atti di interesse reale che Governo e Parlamento possono e debbono fare. C’è bisogno, sottosegretario, di un piano nazionale per eliminare il lavoro minorile, che non avviene soltanto nei Paesi lontano da qui ma avviene anche nel nostro Paese. In Italia, infatti, ci sono 260 mila minori sotto i 16 anni che lavorano. Sono 30 mila i quattordicenni e i quindicenni a rischio di sfruttamento, con conseguenze per la loro salute e sicurezza, cose che sono inaccettabili per un Paese civile. Ce lo hanno detto l'Associazione Bruno Trentin e Save the children.Pag. 44
  C’è bisogno di misure serie per tempi di lavoro, che non siano conflittuali con la cura delle relazioni. C’è bisogno di sostenere una maternità ed una paternità consapevole e un investimento sociale sulla cura, in primis riconoscendo la maternità come diritto universale, indipendente dal lavoro che si svolge o non si svolge. C’è bisogno di risorse finanziarie per la messa in sicurezza e per l'incremento di tutte le strutture dei servizi socio-educativi per l'infanzia, innanzitutto nel Mezzogiorno. Il misuratore emblematico del ritardo del nostro Paese su questo piano è dato dalla distanza che ancora abbiamo dall'obiettivo di Lisbona del 2010 di realizzare una rete di asili nido a copertura di almeno il 33 per cento dei bambini. Questo obiettivo è anche un investimento economico e per il lavoro virtuoso.
  C’è bisogno di una politica fiscale per il sostegno alle famiglie in condizione di povertà estrema. C’è bisogno di risorse, nazionali e regionali, per l'inclusione di minori stranieri e per l'aiuto al loro inserimento, soprattutto per quei minori stranieri che non sono accompagnati e per i quali si prevedono risorse importanti ma non sufficienti. C’è bisogno di una risposta tempestiva all'appello che l'Associazione di pediatria italiana ha fatto alle istituzioni per una task force multiprofessionale, volta ad assistere, immediatamente e con umanità, i 3 mila bambine e bambini migranti che sono in grave situazione di emergenza.
  C’è bisogno, a questo proposito, di un'assistenza a misura di bambino e non è accettabile che essi vengano ospitati insieme agli adulti in edifici fatiscenti e promiscui denominati centri di accoglienza. C’è bisogno di riconoscere la cittadinanza ai nati in Italia da genitori stranieri; subito, lo si può fare. C’è bisogno di qualificare la giustizia minorile con misure di educazione e reinserimento: più servizi sociali per interrompere il circolo chiuso della marginalità e per impedire che si possa fatalmente mettere insieme marginalità e criminalità. Il 30 per cento delle persone detenute è a sua volta figlio di genitori detenuti. C’è bisogno di affrontare la sofferenza di bambini che hanno in qualche modo un contatto con il carcere. In Italia ci sono 4.500 bambini che hanno la mamma in carcere e 90 mila che vi hanno il padre. A loro, per incontrarli, spetta purtroppo il compito di varcare il carcere, e una sessantina di bambini ancora vive insieme alla mamma nel carcere. Perché stanno lì ? Non è civile.
  C’è bisogno di risalire la classifica del benessere dei bambini, ove l'Italia è tra gli ultimi: ventiduesima su ventinove Paesi. C’è bisogno di intervenire nelle situazioni di povertà relativa, che riguarda un milione e 822 mila bambini minorenni e in quelle di povertà assoluta, che riguarda 723 mila minori. C’è bisogno di ridurre la spaventosa – questa è veramente spaventosa per un Paese civile – percentuale dell'11 per cento dei nostri giovani tra i quindici e i diciannove anni, che non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano formazione.
  C’è bisogno di affrontare questi numeri inquietanti che sono collegati ad altri numeri inquietanti, quelli dei tagli all'intervento pubblico, tagli che sono stati evidenziati autorevolmente da Save the Children, da molte delle associazioni che lavorano sul campo della vita dei bambini. Il Fondo per le politiche sociali è stato in questi ultimi anni costantemente definanziato: del 2012 c'erano 40 milioni di euro, oggi nel 2014 sono previsti 28 milioni di euro, e questo nonostante che la Commissione europea abbia indicato ai suoi Stati la priorità della prevenzione e della lotta alla povertà minorile.
  Però, visti con gli occhi di bambino, soprattutto di quei bambini più fragili che appartengono alla parte sociale più fragile, questi obiettivi della Commissione europea sono una favola. Per la loro vita, che è cominciata duramente e che proseguirà altrettanto duramente, serve un'inversione di tendenza, che è ciò che fa parte della nostra mozione e che è la nostra lotta. Ed è questo: si chiuda con la cieca austerità, si chiuda con questa politica a senso unico, e si investa su diritti, eguaglianza e sviluppo civile, in Pag. 45primo luogo per bambini e bambine (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Scuvera, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00108 (Nuova formulazione). Ne ha facoltà.

  CHIARA SCUVERA. Signor Presidente, vorrei intanto esprimere il nostro cordoglio per i bambini che ieri in Sardegna hanno perso la vita. Tutelare i diritti dei bambini significa anche fare buone politiche ambientali e di gestione del territorio. Ringraziamo la Presidenza per aver previsto questa discussione. Abbiamo depositato questa mozione a giugno con l'adesione di tantissimi deputati del Partito Democratico. Non potevamo esimerci infatti dal promuovere interventi urgenti per contrastare la povertà dei più piccoli, che, come ha denunciato anche il Garante, rappresenta una vera e propria emergenza nazionale. Per troppo tempo si è disinvestito sui servizi all'infanzia: troppi diritti negati, troppo diffusa la piaga del lavoro minorile, troppe vite spezzate dalla criminalità organizzata, quelle vite raccontate da Roberto Saviano.
  Nel nostro Paese le bambine, i bambini e gli adolescenti sono circa 10 milioni 837 mila e rappresentano il 17 per cento della popolazione. Purtroppo, l'Italia è agli ultimi posti in Europa, come ricordava Nicchi, per gli indicatori principali relativi al benessere e ai diritti dell'infanzia. Uno studio UNICEF, che ha esaminato le condizioni di vita dei bambini dei 29 Paesi europei delle economie più avanzate, ha collocato l'Italia solo al 22o posto, in particolare per quanto riguarda l'istruzione; invece, siamo al 2o posto per i NEET.
  Abbiamo di fronte gravi forme di povertà materiale e immateriale, purtroppo aggravate anche da alcune discriminazioni istituzionali: come sottacere la scelta di alcuni comuni di escludere i minori di famiglie inadempienti dal servizio di mensa scolastica, addirittura, talvolta, eliminando la fascia di esenzione prevista per le famiglie più indigenti ? Come possiamo consentire il diffondersi di questi modelli, che spesso tradiscono vere e proprie ideologie, deprimendo le potenzialità di progresso del Paese ? Anche per questo tipo di scelta la crisi economica ha colpito più duramente le nuove generazioni.
  Tra i Paesi OCSE, l'Italia ha un tasso molto elevato di povertà minorile: infatti, il 15 per cento vive in famiglie con redditi inferiori alla media nazionale e sono oltre 2 milioni le persone di minore età che vivono in famiglie povere. In termini di povertà assoluta, si è passati da 653 mila nel 2010 ad oltre 1 milione nel 2012, soprattutto al Sud, dove si registrano i tassi più elevati. Dove c’è povertà vi sono rischi per la salute connessi a malnutrizione e denutrizione e aumentano le probabilità di abbandono scolastico. Anche qui, il nostro tasso è superiore alla media europea. La scarsa scolarità si traduce in scarso sviluppo delle conoscenze, in bassa produttività e bassa occupazionalità.
  All'esclusione sociale contribuisce anche la cosiddetta povertà educativa, rappresentata dalla sempre più limitata accessibilità ad opportunità educative, culturali e sportive, con riferimento anche ai minori non statisticamente in povertà economica. Si è calcolato che vi sono statistiche altissime negli ultimi 12 mesi di minori che non hanno mai letto un libro, non hanno mai usato un PC, non si sono mai connessi con Internet, non sono mai andati a vedere un film, non praticano uno sport.
  E ci sono quei minori per cui l'infanzia è finita troppo presto o per i quali, forse, non è mai iniziata. Una recente ricerca di Save the children, citata anche dalla collega Nicchi, evidenzia che i minori infrasedicenni che lavorano oggi in Italia sono circa 260 mila. Tantissimi sono a rischio di sfruttamento e fanno un lavoro pericoloso per la salute, la sicurezza o l'integrità morale, lavorando di notte o in modo continuativo.
  Ci sono, poi, quei bambini e quelle bambine, nati e cresciuti in Italia, italiani di fatto, ma privi di cittadinanza: è ora di iniziare un grande dibattito parlamentare Pag. 46sullo ius soli. La tragedia e la situazione di Lampedusa rende ancora più urgente una soluzione strutturale sulla questione dei minori stranieri non accompagnati. Come evidenzia sempre Save the children, troppo spesso i loro diritti essenziali vengono sacrificati, dal diritto al riconoscimento della minore età a quello ad un'accoglienza dignitosa, dal diritto alla nomina di un tutore alla possibilità di essere ascoltati nelle scelte che li riguardano.
  Nonostante la gravità del fenomeno della povertà infantile, in Italia gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una costante riduzione dei finanziamenti destinati a famiglie, infanzia e maternità. Deve essere incrementato ancora di più il Fondo nazionale delle politiche sociali, sono stati ridotti troppo pesantemente i fondi per i servizi educativi scolastici e depauperati i bilanci degli enti locali. È necessario l'allentamento del Patto di stabilità, perché la sua conformazione mette a rischio molte reti di welfare inclusivo, anche nelle realtà in cui esiste una forte tradizione culturale di sostegno sociale e comunitario. Sicuramente con il «decreto scuola» si è data una svolta, perché sono state previste delle risorse per l'edilizia scolastica, è stato promosso l'istituto del welfare dello studente. È necessario proseguire su questa strada, anche con riferimento all'infanzia e alla scuola primaria, mettendo a sistema buone prassi e facendo moral suasion in Conferenza Stato-regioni, come abbiamo raccomandato al Governo.
  La raccomandazione della Commissione europea «Investire sui bambini: rompere il circolo vizioso di svantaggio» ricorda come la riduzione della povertà e dell'esclusione sociale sia uno degli obiettivi della strategia «Europa 2020». Dobbiamo usare degli strumenti già esistenti, come il Fondo di aiuti europei agli indigenti, il programma di distribuzione di frutta e latte nelle scuole, il Fondo sociale europeo e il Fondo per lo Sviluppo regionale.
  Invece, in Italia la povertà infantile si è aggravata. Si è ridotto l'accesso alle cure mediche e alla prevenzione sanitaria, è peggiorata la qualità dell'alimentazione di bambini e bambine ed adolescenti, si verifica l'allontanamento dei minori dal nucleo familiare per questioni di indigenza della famiglia di origine e si arriva alla perdita della capacità genitoriale.
  Quindi, noi chiediamo al Governo di dotarsi di una strategia nazionale con riferimento a una pluralità di misure per contrastare le diverse forme di povertà, anche sfruttando appieno questi strumenti che sono offerti dall'Unione europea, e di elaborare un apposito piano di contrasto alla povertà minorile e giovanile, finalizzato a combattere la dispersione scolastica – si è già cominciato con le sperimentazioni previste nel «decreto scuola» – e favorire l'inclusione lavorativa dei giovani che escono dalle comunità di tipo familiare.
  Chiediamo un apposito fondo nazionale a cui possano accedere gli enti locali su parametri che tengano in considerazione le condizioni di povertà minorile sul territorio e che consentano la garanzia di diritti di cittadinanza, quali il diritto all'istruzione, alla fruizione delle mense e del trasporto scolastico, e, al proposito, è necessario che vi siano meccanismi di tipo sostitutivo per evitare che finanziamenti e obiettivi concordati con le regioni e gli enti locali vengano disattesi. Chiediamo di aumentare i finanziamenti sulla legge n. 285 del 1997 e prevedere misure di sostegno per consentire ai minori di essere educati nell'ambito della propria famiglia, anche dando immediata attuazione alla legge n. 219 del 2012.
  Dobbiamo favorire il consolidamento delle reti associative del volontariato nell'ambito familiare che sviluppino legami solidali tra famiglie e tra generazioni nella direzione di un welfare solidale fondato su un mix di risorse economiche e relazionali, mettendo a sistema tutte le sperimentazioni positive e le buone prassi già esistenti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Brambilla, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00244. Ne ha facoltà.

Pag. 47

  MICHELA VITTORIA BRAMBILLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto desidero esprimere profondo cordoglio per i bimbi che hanno perso la vita in Sardegna e per le altre vittime, tragedie davanti alle quali sono poche le parole. Come non credo che siano necessarie molte parole per illustrare anche la nostra mozione, perciò non vi prenderò molto tempo. Se parliamo di infanzia e di adolescenza, possiamo scegliere un parametro quasi a caso: il benessere materiale, la salute, la sicurezza, l'istruzione, le condizioni abitative e ambientali. Cercheremmo invano l'Italia nella parte più alta della classifica del benessere dei minori nei Paesi più industrializzati stilata dall'UNICEF. La troviamo rispettivamente al 23o, al 17o, al 25o, e al 21o posto.
  Due anni fa, con legittimo orgoglio, abbiamo celebrato il 150o anniversario dell'Unità nazionale e gli enormi progressi compiuti dal Paese, ma troppo spesso dimentichiamo che, secondo dati ISTAT, nell'Italia di oggi il 17,6 per cento dei minorenni vive in condizioni di povertà relativa, e il 7 per cento in povertà assoluta.
  Anche secondo indagini dell'organizzazione Save the children, si è di fronte ad una vera e propria emergenza infanzia, per la quale quasi il 29 per cento dei bambini sotto i 6 anni, ovvero circa 950 mila, vive ai limiti della povertà, tanto che il nostro Paese è al ventunesimo posto in Europa per rischio povertà ed esclusione sociale fra i minori 0-6 anni, e il 23,7 per cento vive in stato di deprivazione materiale.
  Un ultimo dato: giustamente noi ci preoccupiamo del tasso di disoccupazione giovanile che di recente ha toccato il livello record del 40,4 per cento, ma si parla meno di un altro dato inquietante che sta a monte, ovvero quell'11 per cento di giovanissimi, tra i 15 e 19 anni, che non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione.
  Potrei continuare a lungo. La Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, nel sancire il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino, raccomanda agli Stati di impegnare a questo scopo il massimo delle risorse disponibili. È evidente che l'Italia, al contrario, ha accumulato in questo campo uno storico ritardo, riducendo drasticamente, di anno in anno, le risorse finanziarie disponibili per la spesa sociale destinata ai problemi della famiglia e dell'infanzia. Siamo arrivati ben all'1,1 per cento del PIL, con un welfare, come tutti sapete, dove la spesa pensionistica la fa da padrona, anche rispetto alla media europea. Tra spending review e Patto di stabilità, il Fondo sociale nazionale è stato quasi azzerato e depauperati i fondi a disposizione di regioni e comuni. Inoltre, il disegno di legge di stabilità per il 2014, già presentato da questo Governo, prosegue, incredibilmente, lungo questa rotta suicida, mentre dispensa regali alle banche e a gruppi privilegiati come i dipendenti di Bankitalia.
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio sperare che nessuno in quest'Aula vagheggi un'Italia futura simile al giardino del «Gigante egoista», un giardino spoglio e invernale, dove i bambini non possono entrare, questa volta non perché un cartello lo vieta, ma perché tanti «giganti egoisti» – gli adulti – hanno già ipotecato, per i propri fini, l'avvenire dei giovanissimi.
  Gli impegni che la nostra mozione chiede al Governo di assumere – quindi brevemente vi posso dire – finalmente segnerebbero, se onorati, un'inversione di tendenza nella politica per l'infanzia e l'adolescenza, con un incremento, per la prima volta dopo anni, della quota di investimento pubblico per l'area famiglia-minori.
  Non c’è dubbio che il problema potrà dirsi veramente in via di risoluzione solo quando efficaci politiche per la crescita consentiranno di superare l'attuale fase di crisi economica, che ha impoverito oltre misura le famiglie italiane e ha gettato nell'emergenza le più povere. Nel frattempo, però, noi non possiamo stare con le mani in mano.
  Non è più rinviabile, pena l'ulteriore marginalizzazione dei ragazzi, l'elaborazione Pag. 48di un piano strategico credibile per il contrasto della povertà minorile e giovanile, contro la dispersione scolastica e per l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, riferito in particolare al Mezzogiorno. Va dunque rifinanziata sul serio, e non saccheggiata, la legge n. 285 del 1997, perché abbia senso e non suoni come una presa in giro il suo impegnativo titolo «Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza». Occorre poi intensificare gli sforzi per sviluppare i servizi socio-educativi destinati alla prima infanzia, soprattutto alla rete degli asili-nido e dei servizi integrativi, con l'obiettivo di portare come minimo al 30 per cento il tasso di copertura nazionale e di colmare il divario tra l'offerta delle singole regioni.
  Però sia chiaro, non si tratta soltanto di chiedere più risorse e di battere cassa. Occorrono anche interventi legislativi per difendere la genitorialità in tutte le sue forme e per rendere davvero effettivo il diritto dei minori, sancito dalle nostre leggi, a crescere in una famiglia. Chiediamo, quindi, misure urgenti per evitare che le condizioni di indigenza dei genitori, o del genitore che eserciti la potestà, abbiano come conseguenza ad esempio la negazione di questo diritto. Chiediamo di accelerare l'iter del decreto legislativo sul riconoscimento dei figli naturali. Chiediamo una revisione critica della normativa sulle adozioni nazionali e internazionali e sull'affido, per rendere più efficaci le procedure ed abbreviare, per quanto possibile, sempre nel rispetto dei diritti del minore, i tempi del percorso adottivo, oggi biblici e oggettivamente scoraggianti per le coppie. Infine chiediamo una riforma della giustizia minorile e strumenti di concreto sostegno alle famiglie con minori che hanno commesso reati e ai minori i cui genitori hanno commesso reati, alcuni dei quali nascono e crescono nelle carceri italiane. Chiediamo quindi controlli rigorosissimi sulla condizione dei minori nelle strutture che a vario titolo li ospitano sul territorio nazionale, perché non possiamo, di fronte al mondo, vergognarci di essere italiani.
  Nel fare tutto questo, è opinione che il Governo e le amministrazioni locali debbano confrontarsi costantemente con le associazioni di volontariato, che hanno accumulato sul campo esperienze di grande valore. Bisogna certamente fare tesoro delle loro buone pratiche. Conosco già l'obiezione: i soldi non ci sono.
  È un'obiezione, però, che anche in questo caso non regge, perché governare significa scegliere e, quindi, scegliere di fare magari qualche favore in meno ai soliti noti, qualche cacciabombardiere in meno e le risorse si trovano. Come ho detto, proprio nelle fasi di perdurante crisi economica è indispensabile investire sul futuro. Non si tratta solo di salvaguardare i diritti dei più deboli – che già sarebbe un degnissimo obiettivo –, ma di un vero e proprio investimento a lunga scadenza sulla più preziosa delle risorse: il capitale umano. Il Paese ne ha fatti troppo pochi di investimenti così ed anche per questo si trova dov’è, nella poco invidiabile condizione di dover recuperare.
  Rifletta, dunque, il Governo, a partire dal disegno di legge di stabilità all'esame del Parlamento: sulla tutela dell'infanzia e dell'adolescenza si può e si deve voltar pagina.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Binetti, che illustrerà anche la mozione Antimo Cesaro ed altri n. 1-00249, di cui è cofirmataria.

  PAOLA BINETTI. Riflettere insieme su un tema così importante come quello dell'infanzia, il disagio dell'infanzia, ma anche pensando all'infanzia come il futuro di un Paese, in un'Aula vuota è un po’ sorprendente no ? È come non avere il coraggio di scommettere davvero sul proprio futuro ed è questa una cosa che un po’ mi dispiace, anche se mi auguro che poi tutti i colleghi possano riprendere, anche dai testi scritti delle mozioni, la ricchezza delle riflessioni che le accompagnano, con accenti diversi in ognuna delle mozioni, ma con un comune sentire e un comune convergere di tutela di quello che è veramente il futuro di un Paese.Pag. 49
  Io vorrei soffermarmi in questa mia relazione a vedere insieme quante e quali sono le condizioni della fragilità che riguardano l'infanzia. Volevo cominciare prima di tutto da quelle che, per lo meno teoricamente, dovrebbero costituire – a mio avviso – le condizioni privilegiate di un bambino: quella di nascere in una famiglia, in una famiglia unita, in una famiglia numerosa. Bene, noi sappiamo che nelle famiglie numerose ogni bambino che nasce comporta un impoverimento complessivo di quella famiglia che è valutato intorno al 20 per cento. Abbiamo, quindi, uno di questi grandi paradossi che riguardano l'infanzia: mentre la ricchezza dell'esperienza dei rapporti con i fratelli costituisce il maggior investimento per il loro futuro, di fatto, nel loro presente essere una famiglia numerosa comporta un impoverimento che crea limitazioni spesso molto pesanti dal punto di vista dell'organizzazione delle famiglie. Rende molto difficile, anche per le donne, la conciliazione dei tempi tra il lavoro professionale e la famiglia. Rende molto problematico per una donna, per una donna anche in gamba, per una donna competente, per una donna che vuole veramente trasferire nella visione sociale una serie di principi, di concetti e di valori poterlo fare tranquillamente, perché non può contare su una rete di servizi. Ed è molte volte proprio questa limitazione quella che rende poi le nostre famiglie sempre più limitate: non si riesce ad andare oltre il primo o il secondo figlio.
  Quindi, la prima condizione di fragilità è quella che oggi non ci aiuta a prestare attenzione alle famiglie numerose e io vorrei che da questo punto di vista noi ribaltassimo totalmente la prospettiva: una famiglia numerosa è la ricchezza di un Paese. Viceversa, noi ci troviamo davanti al fatto che una famiglia numerosa è esposta a un gradiente di impoverimento troppo veloce e troppo importante.
  Un'altra condizione di fragilità a cui vanno incontro i bambini riguarda in questo caso i bambini che vengono da quelle fasce sociali che in questi ultimi anni di crisi – ormai gli anni di crisi si possono assommare quasi a un lustro – sono andati incontro a una perdita di lavoro da parte del padre, a una perdita di quella che è la consistenza economica da parte del nucleo famigliare e sono veramente costretti a condizioni molto, molto difficili, anche dal punto di vista di quella che potrebbe sembrare una corretta alimentazione. Noi abbiamo bambini che soffrono e soffrono anche perché le condizioni alimentari a cui vanno incontro non sono adeguate alla loro età, non sono adeguate al loro fabbisogno di crescita.
  Accanto a queste famiglie, che soffrono di un impoverimento complessivo – impoverimento complessivo di cui, insisto, i più piccoli pagano il prezzo più alto, perché lo pagano in un momento che è il momento della crescita e che è il momento dello sviluppo, quindi quando vengono meno per loro i determinanti di salute – noi abbiamo anche invece un'altra situazione di fragilità paradossale, che è la situazione in cui si trovano invece i bambini che vengono da condizioni sociali particolarmente benestanti o comunque da quelle famiglie che cercano di affrontare anche situazioni di complessità familiare rovesciando in quella che è una sorta di ipernutrizione del bambino quelli che sono disagi più complessi, che riguardano le dinamiche familiari. Sono i famosi bambini ipernutriti, i bambini iperalimentati, i bambini in sovrappeso, che sono esposti a contrarre patologie che fino adesso erano legate esclusivamente all'età dell'adulto, ma che adesso stanno diventando sempre più frequenti. Ne cito una sola, perché pochi giorni fa era la giornata mondiale del diabete: fino adesso i bambini soffrivano di diabete di tipo 1, adesso si cominciano a vedere anche, tra i bambini, delle forme di diabete di tipo 2, che sono legate proprio ad un'alimentazione totalmente sbilanciata.
  C’è poca attenzione, anche da questo punto di vista, a quelle che sono le abitudini dell'infanzia e con un'ipoteca che si pone sul tema del loro futuro molto pesante e anche questo ci porta a dover ragionare sulla misura in cui noi ci prendiamo Pag. 50cura di questi bambini, anche di questi, quelli che apparentemente sembrano i bambini fortunati.
  Ci sono poi i bambini sbarcati a Lampedusa, li abbiamo visti nei giorni passati (forse il freddo e la pioggia di questi giorni ci rendono meno esposti a questo). C’è quest'altra fascia dell'infanzia, che sono i bambini immigrati, che molte volte arrivano senza avere luoghi concreti che possano prendersi cura di loro, laddove la cura di loro è una cura della salute fisica, ma è anche una cura che riguarda le possibilità dell'istruzione, le possibilità dell'inserimento, le possibilità dell'integrazione nel contesto in cui viviamo. È un'altra fascia di bambini fragili.
  C’è un'altra fascia di bambini fragili a cui noi vogliamo in questo momento prestare attenzione (sto cercando di alternare un tipo di fragilità all'altro): sono i bambini fragili che invece possono contare su una ricchezza e su una disponibilità tecnologica che li espone a ben altri rischi. Sono i bambini che sono esposti ai rischi della rete, bambini che possono essere facilmente catturati ed in qualche modo possono incorrere in quei rischi che abbiamo visto in certi momenti, che hanno come misura tutta quella pedopornografia che rappresenta veramente una piaga in cui i vizi dell'adulto scaricano sull'innocenza dell'infanzia una ferita così grave che diventa molto difficile poter rimarginare in un tempo successivo. Sono bambini apparentemente fortunati, bambini che dispongono di strumenti, bambini che probabilmente dispongono anche di tecnologie di cui non devono rendere conto a nessuno, perché sono più «abili» dei loro stessi genitori e riescono a controllare certi flussi di informazione più e meglio anche dei loro insegnanti, ma non sono in grado di esercitare quell'intelligenza critica, non sono in grado di riconoscere il pericolo, non sono in grado di difendersi da questo. Sono anche loro la nostra fragilità.
  Ci sono poi altri bambini fragili a cui io credo che noi dovremmo prestare particolare attenzione: li abbiamo vissuti nell'arco di quest'anno in varie e ripetute occasioni. Sono i bambini che sono affetti da patologie, bambini che soffrono di handicap molto gravi. Sono i bambini che abbiamo visto qualche volta portati anche qui in piazza, bambini per i quali non c’è ancora una cura.
  Non mi riferisco a quelli di cui ci siamo presi cura con una mozione analoga a quella di oggi soltanto un paio di settimane fa, parlando della celiachia e quindi ponendo a tutela di questi bambini precise garanzie sui ritmi alimentari e sulle possibilità di nutrirsi. Mi riferisco a quei bambini – e in questi giorni è anche la giornata mondiale della fibrosi cistica, quindi di un'ulteriore patologia che tocca in modo particolarmente grave i bambini – affetti da SMA, questi bambini che abbiamo visto e che sono stati oggetto – mi sia concesso di dirlo brutalmente – di una manipolazione, anche una manipolazione mediatica, una manipolazione «miracolistica», a cui sono state aperte speranze di guarigione a fronte di una totale mancanza di obiettività delle prove che vengono portate. Quindi, sono stati anche usati per dimostrare delle tesi indimostrabili e in qualche modo poi lasciati all'esperienza della loro malattia. Sono bambini disabili, in cui molte volte anche l'impoverimento delle loro famiglie e l'impoverimento della situazione non permette nemmeno di garantire quella domiciliarizzazione che non è solo di cure: è una domiciliarizzazione di mezzi di formazione e di informazione di cui pure hanno bisogno.
  Mi avvio alla conclusione: noi abbiamo chiesto molte cose e molte cose concrete nella nostra mozione, cose che sono condivise con gli altri gruppi ed io mi auguro che il Governo possa prestare un'attenzione adeguata a tutto questo. Però volevo veramente che si accendesse l'idea, che si accendesse la luce che davvero i nostri bambini soffrono molto, più di quanto noi non crediamo e questa sofferenza ricade sulle nostre spalle: quindi, a noi la responsabilità di porre un freno a tutto questo (Applausi).

Pag. 51

Annunzio di una informativa urgente del Governo (ore 12,40).

  PRESIDENTE. Avverto che alle ore 15 avrà luogo un'informativa urgente del Governo sulla tragica situazione determinata dagli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito la regione Sardegna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lupo che illustrerà anche la mozione Silvia Giordano n. 1-00250, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, gentili colleghi, il 20 novembre è la giornata mondiale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e oggi, a distanza di ventidue anni dall'impegno assunto dall'Italia e ratificato con la legge n. 176 del 1991, nel nostro Paese è ancora lontana l'attuazione effettiva ed efficace dei diritti sanciti dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
  Per citare il presidente dell'UNICEF italiana, Giacomo Guerrera, la situazione italiana è a dir poco preoccupante in quanto il nostro Paese occupa il ventiduesimo posto su ventinove Paesi nella classifica complessiva del benessere dei bambini.
  L'OCSE, inoltre, nel suo rapporto sull'istruzione 2013, ha evidenziato che l'Italia, dal 1995 al 2010, ha aumentato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria dello 0,5 per cento, mentre nello stesso periodo i Paesi dell'OCSE hanno aumentato in media del 62 per cento la spesa per studente negli stessi livelli di istruzione.
  Secondo l'OMS, l'obesità infantile in Italia colpisce il 23,3 per cento dei bambini in età compresa tra i 3 ed i 6 anni. E ancora, una nota del Telefono Azzurro ha evidenziato che un adolescente su cinque è vittima di bullismo o cyberbullismo vivendo in uno stato di quotidiana paura a seguito di violenze verbali, psicologiche e fisiche motivate, tra le altre cose, da discriminazioni fondate sul sesso, l'aspetto fisico, le condizioni socio-economiche, la nazionalità, l'etnia, la razza, la religione e la lingua.
  Certamente, qualcuno dei presenti potrà argomentare che il Paese è in recessione e che le risorse economiche non sono bastevoli, dimenticando il fatto che la Convenzione fu ratificata già nel 1991.
  A queste persone rispondo che potranno continuare a investire risorse negli armamenti oppure a scontare le sanzioni dei concessionari delle slot machine, ma di contro non dovranno stupirsi nell'apprendere dell'esistenza del fenomeno delle baby squillo, bambine che vendono il loro corpo per una ricarica telefonica. Sarà fatto loro divieto di indignarsi quando si racconterà di bambini che non possono accedere alle mense scolastiche. Non dovranno mai allarmarsi per il diffondersi dell'odiosa piaga delle baby gang minorili perché i minori non sono un argomento asettico, da trattare solo nei casi di emergenza. I minori non devono uscire alla ribalta soltanto in campagna elettorale quando tutti i politici, da destra a sinistra, si affannano a trasmettere all'elettorato l'immagine di padre e madre di famiglia che ha a cuore il futuro dei nostri figli. Il futuro comincia adesso. I nostri figli non possono più aspettare.
  Oggi chiediamo a quest'Aula di votare la nostra mozione sui diritti per l'infanzia per impegnare questo Governo a ridefinire la propria agenda programmatica ponendo al centro della stessa: l'applicazione integrale della Convenzione internazionale sui diritti dei minori e del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, in particolare per quanto riguarda i servizi sociali, la lotta all'abbandono scolastico, il contrasto alla povertà, l'accesso alla prevenzione e alle cure sanitarie, soprattutto per i minori che vivono in un contesto di povertà relativa e assoluta; l'aumento del sostegno finanziario a favore delle famiglie a basso reddito con figli minori assicurando che questo sia esteso Pag. 52anche alle famiglie straniere; l'avvio di azioni e programmi nazionali al fine di eliminare la piaga del lavoro minorile intensificando i controlli e la prevenzione; l'applicazione agevolata dell'IVA non superiore al 4 per cento, possibilmente giungendo anche all'azzeramento sui prodotti destinati all'infanzia almeno nei primi due anni di vita.
  Votate la nostra mozione, è l'unico modo per poter guardare un domani negli occhi i nostri figli senza doverci vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Rondini, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00251. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, il 20 novembre si celebra la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Questo è il giorno in cui l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò, nel 1989, la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata oggi da oltre 190 Paesi nel mondo.
  Ad oltre vent'anni dall'entrata in vigore della Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, purtroppo, ancora in tutto il mondo i bambini patiscono violenze, sfruttamento e abusi. Sono costretti a combattere guerre o a lavorare in condizioni intollerabili; vengono sottoposti ad abusi sessuali o a violenze punitive; cadono vittime di traffici che li condannano a lavorare in condizioni di sfruttamento.
  I bambini che vivono in circostanze del genere vedono i loro diritti umani infranti nei modi più gravi e patiscono danni fisici e psicologici, con effetti talvolta irreparabili. Gli elementi di un'infanzia sana, così come sono specificati nella Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, vengono negati perché la società oggi non riesce a fornire ai bambini la protezione a cui hanno diritto.
  In tutto il mondo, 250 milioni sono i bambini costretti a lavorare. Tra questi, secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro, sono 120 milioni i bambini che tra i 5 e i 14 anni lavorano a tempo pieno, cioè circa il 50 per cento, e molti vengono usati da imprenditori senza scrupoli per produrre articoli che noi stessi usiamo per il tempo libero e lo sport: scarpe, palloni e abbigliamento di famosi marchi, che in nome della globalizzazione sono prodotti dove il lavoro costa poco o pochissimo e non ci sono diritti civili e sociali da rispettare. Il boicottaggio di questi prodotti dovrebbe essere un dovere morale ed etico, ancor prima che essere contrastato dal punto di vista legislativo.
  Al contrario di quanto si crede, i diritti dei bambini non sono, però, violati esclusivamente in quella parte del mondo che vive in situazioni di grave sottosviluppo, ma anche in quei Paesi che hanno raggiunto livelli di industrializzazione e benessere elevati.
  Il progresso della società moderna è stato viziato dalla rinuncia a quei riferimenti valoriali, che rappresentavano le fondamenta di una comunità capace di comprendere l'importanza della tutela dei propri figli quale bene primario, seminando il dubbio del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita.
  L'accelerazione dei fenomeni di degenerazione nell'educazione sfocia, oggigiorno, in un vero e proprio allarme educativo. Sempre più in modo repentino si diffonde un pensiero unico laicista che trova sostegno anche in iniziative legislative assurde, come, ad esempio, quelle volte a cancellare dai documenti ufficiali i riferimenti alla madre e al padre per sostituirli con surrogati asettici. Scelte dettate da un'idiozia ideologica che non possono essere sottovalutate e produrranno gravi danni nel medio e lungo periodo.
  I genitori evidenziano maggiori difficoltà nell'assolvimento delle competenze di cura e di educazione dei figli, le conflittualità intraconiugali e intrafamiliari sfociano in sofferti procedimenti di separazione e di divorzio, e sono sempre più evidenti gli episodi di maltrattamento e di violenza intrafamiliare.
  La frantumazione dell'istituto familiare, in una comunità sempre meno capace Pag. 53di farsi carico della crescita sana dei bambini, è il primo fattore che pone i giovani adolescenti in una condizione di precario equilibrio ed estrema fragilità, rendendoli soggetti a rischio. È spaventosa, difatti, la crescita esponenziale di fenomeni quali: uso di droga e alcol, violenza, bullismo, gravi disturbi alimentari, emarginazione, disturbi comportamentali affettivi, che degenerano anche in situazioni di vera e propria prostituzione minorile.
  Nel mondo industrializzato i problemi dell'infanzia sono, inoltre, spesso, connessi all'ondata dei flussi migratori. I minori, sradicati dal proprio ambiente naturale, in condizioni di povertà, diventano facilmente preda di situazioni di violazione dei diritti fondamentali, dallo sfruttamento del lavoro minorile, all'accattonaggio, allo sfruttamento sessuale e all'utilizzo a fini di microcriminalità.
  L'affermazione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza è inderogabile. Se, da un lato, a livello legislativo si possono annoverare numerosi provvedimenti adottati in nome dell'interesse superiore dei bambini e degli adolescenti, animati dalle più convinte intenzioni di dar vita ad un reale sistema di tutela e promozione dei loro diritti, dall'altro lato, è unanime la consapevolezza che siamo ben lontani dal poter affermare di essere stati in grado di creare una vera e propria politica per l'infanzia.
  I punti cardine sui quali dovremmo incentrare le politiche di tutela per l'infanzia devono essere: la conoscenza del problema, il rilancio della scuola come centro di promozione culturale e sociale nel territorio e la centralità del sostegno alla famiglia. La famiglia e la scuola, infatti, sono certamente i primi ambiti dove i bambini possono conoscere il valore e il senso della partecipazione.
  In Italia, il sistema fiscale si ostina ad operare come se la capacità contributiva delle famiglie non fosse influenzata dalla presenza dei figli e dall'eventuale scelta di uno dei due coniugi di dedicare parte del proprio tempo a curare, crescere ed educare i figli, mentre, di norma, in tutti gli altri Paesi europei, a parità di diritto, la differenza tra chi ha e chi non ha figli a carico è consistente. Investire nelle politiche familiari significa, pertanto, investire sulla qualità della struttura sociale e, di conseguenza, sul futuro stesso della nostra società.
  Dai dati sul tasso di abbandono scolastico diffusi dall'ISTAT il 12 marzo 2012 si rileva che il 13 per cento dei giovani italiani lascia la scuola per il lavoro, mentre il dato sale a più del 40 per cento per i giovani stranieri presenti in Italia, a causa del grande deficit di competenze in ambito linguistico.
  Gli obiettivi fissati a Lisbona prevedono che il 33 per cento dei minori al di sotto dei tre anni di età possa usufruire del servizio di asilo nido. Dai dati risulta che, in media, nel nostro Paese solo il 18 per cento dei bambini fra 0 e 2 anni frequenta un asilo nido pubblico o privato. In tutta la loro gravità si presentano oggi i casi di pedofilia, abuso sessuale e violenza. In Italia, due bambini al giorno vengono fatti oggetto di abusi sessuali: negli ultimi anni, le violenze sui minori sono cresciute di oltre il 90 per cento, i casi di pedofilia nel nostro Paese sono circa 21 mila all'anno e più di 50 mila i siti a sfondo pedofilo stimati che possono essere contattati sui Internet. Questi dati, che vanno considerati per difetto, perché, come è ovvio, molti casi sfuggono alle statistiche, mostrano evidentemente la gravità del fenomeno.
  L'approvazione della Convenzione di Lanzarote segna un traguardo importante nella lotta contro la pedofilia. Il nostro Paese fu, nel 2007, non solo tra i primi a sottoscrivere la Convenzione per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, ma anche tra i maggiori contribuenti, con una cinquantina di articoli, alla sua stesura.
  È urgente una riforma processuale che introduca il giusto processo civile minorile, che integri il rito camerale e tenga presente le caratteristiche della giurisdizione civile minorile, che differisce da quella civile, perché non è giurisdizione solo di Pag. 54torti e ragioni, ma mira alla ricostruzione delle relazioni familiari su piani giuridici diversi, in funzione dei figli.
  Occorre una riforma di sistema, con alcune caratteristiche già individuate a livello europeo, la prima delle quali è che il giudice deve essere specializzato con la previsione dell'esclusività delle competenze e una riforma processuale che ponga la centralità della persona minore di età come parte processuale.
  È, ormai, matura e non più rinviabile anche una riflessione sui temi legati all'adozione e all'affidamento e le stesse comunità di tipo familiare devono poter avere risorse certe e criteri definiti del loro ruolo. Il diritto universale di un minore è quello di avere una famiglia.
  È necessario impegnarsi al fine di creare i presupposti necessari per sviluppare e potenziare al meglio il ruolo esercitato dal mondo del no profit in perfetta sinergia con l'evoluzione che in questi ultimi anni ha visto riformata l'organizzazione dello Stato in un'ottica sempre più federalista. Infatti, il ruolo del volontariato, caratterizzato dalla gratuità e dalla solidarietà, assume un rilievo importantissimo nell'attuazione del principio di sussidiarietà, determinando un plusvalore che risulta decisivo per la qualità della vita di una comunità e per la salvaguardia dei diritti dei soggetti più deboli, primi fra tutti i minori.
  Una società incapace di garantire i diritti dei minori è una società destinata ad implodere. Come insegna Aristotele, una buona politica non afferma principi, ma propone risposte fattibili a problemi concreti.
  Quindi, noi chiediamo, infine, al Governo un impegno a promuovere una politica a sostegno della famiglia, quale nucleo fondamentale della società, nel riconoscimento del ruolo primario che riveste nell'educazione e nella crescita dei bambini e dei giovani adolescenti; a non farsi promotore di iniziative volte a diffondere posizioni ideologiche che scardinano i riferimenti valoriali che appartengono da sempre alla tradizione culturale, sociale e religiosa del nostro Paese.
  Quelle posizioni ideologiche informate da un relativismo ottuso e da un perbenismo da salotto, che diventano la subcultura alla quale si ispirano quegli insegnanti e direttori didattici che, per non offendere i figli degli immigrati nelle scuole in occasione, magari, del Natale, danno disposizioni di non allestire il presepe, arrivando ad evitare ogni riferimento ai valori cristiani per concentrarsi su temi vagamente universali come l'amicizia e la fratellanza.
  Chiediamo un impegno al Governo a promuovere iniziative volte a contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, che vede spesso i minorenni coinvolti in questa tratta; a promuovere, anche attraverso iniziative legislative, misure effettive di contrasto al fenomeno dell'accattonaggio minorile, attività vergognosamente tollerata nella quale si distinguono i nomadi presenti nel nostro Paese e che utilizzano i minori anche per compiere altri reati, come furti e scippi.
   Chiediamo un impegno al Governo ad adottare tutte le iniziative utili a sostegno delle scuole di ogni ordine e grado, a promuovere nuove politiche volte a disincentivare l'abbandono scolastico; a promuovere, nelle scuole, specifici corsi per l'alfabetizzazione linguistica, al fine di elevare il livello di integrazione dei bambini stranieri presenti nel nostro Paese; a realizzare un'indagine conoscitiva che quantifichi puntualmente l'effettiva domanda di servizi di asilo nido, in modo tale da predisporre un programma di nuovi posti, in funzione della richiesta effettiva e non soltanto in base al numero complessivo dei bambini; a promuovere l'incremento delle risorse destinate al Fondo nazionale delle politiche sociali, verificandone, inoltre, l'equa ripartizione, ponendo attenzione alla reale ricaduta che tali risorse hanno sui minori, garantendo che in tutte le città italiane vi sia la medesima accessibilità ai servizi.
  Infine, invitiamo il Governo a porre in essere iniziative, anche di natura normativa, finalizzate ad istituire il tribunale della famiglia, al fine di adeguare il sistema della giustizia minorile alle Linee Pag. 55guida per il processo minorile in Europa, approvate dal Consiglio d'Europa il 17 novembre 2010, garantendo, in particolare, il diritto all'ascolto del minore e il diritto del minore a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori, anche se separati o divorziati, salvo nel caso di impedimenti che giustifichino l'allontanamento di un genitore dal proprio figlio.
  Per concludere, ci spiace notare come anche queste mozioni sui diritti dell'infanzia diventino l'occasione per ribadire degli obiettivi politici come, ad esempio, l'obiettivo politico di agevolare una riforma legislativa per garantire la cittadinanza ai minori di origine straniera: ennesima bandiera dell'ottuso politicamente corretto.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, domani, 20 novembre, sarà la Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia; si celebra la data in cui venne approvata la Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia dall'Assemblea dell'ONU nel 1989.
  Questa Convenzione, ratificata dal nostro Paese nel maggio del 1991 con la legge n. 176, sancisce quattro principi fondamentali: principio di non discriminazione, superiore interesse del bambino, diritto alla vita, sopravvivenza e sviluppo e ascolto delle opinioni del bambino. L'Italia ha recepito tali principi e oggi può contare su numerosi organismi che funzionano per farne osservare il rispetto; la rete di apparati dello Stato che si interessa del monitoraggio e delle analisi dei dati sull'adolescenza è notevole, in essa rientrano anche il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Dipartimento per le politiche della famiglia, la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, le regioni, le province e i comuni.
  Tuttavia, nonostante vi sia un generale consenso sull'importanza dei diritti dei più piccoli, ancora oggi, molti bambini e adolescenti sono vittime di violenza e abusi, sono emarginati o comunque vivono in condizioni di grave trascuratezza. Una delle domande che mi pongo e che spesso sento da altre persone è questa: come mai, nonostante i numerosi organismi messi in campo, lo Stato non riesce ad arginare, o meglio, a sconfiggere il fenomeno della violenza sui minori nelle varie forme in cui si manifesta ?
  Guardando i dati a livello globale si resta senza parole quando l'Organizzazione mondiale della sanità dichiara che i bambini morti per omicidio, in tutto il mondo, sono stati quasi 53 mila, oppure quando si apprende, sempre dall'Organizzazione mondiale della sanità, che sono 150 milioni le ragazze e 73 milioni i ragazzi, minori di diciotto anni, che sono stati costretti ad avere rapporti sessuali o hanno subito altre forme di violenza sessuale.
  In un anno, ad esempio, dal 2011 al 2012, sono triplicati in Italia i reati di atti sessuali con minori: le vittime sono passate da 166 ad oltre 500.
  Anche dal punto di vista del maltrattamento ai bambini siamo messi veramente male: oltre mille bambini ogni anno subiscono violenza in famiglia e circa 400 vengono abbandonati. Purtroppo, queste cifre rappresentano solo l'emerso, ciò che è stato denunciato; provate ad immaginare i numeri pensando anche al sommerso. Sono cifre destinate a salire, se non si interviene in modo serio ed efficace. Numeri impressionanti su cui dobbiamo riflettere seriamente. Dobbiamo convincerci che è necessario mettere da parte il colore politico nelle scelte da compiere e darci da fare seriamente per migliorare questo status quo. Ce lo impongono le vittime innocenti e, soprattutto, le famiglie di queste, colpite da tragedie, come, ad esempio, quella della morte di un figlio.
  Ma a me sembra – e spero sinceramente di sbagliarmi – che anche in questa legislatura i rappresentanti dei partiti di Governo sono sordi a questo richiamo. Vorrei ricordare, signor Presidente, che, nonostante le sollecitazioni della Presidenza, i componenti della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza del PD e PdL hanno eluso per ben sei volte le convocazioni solo per i mancati accordi Pag. 56all'interno del «partito unico»: era sicuramente un problema di accordi su poltrone.
  Basti pensare che dall'inizio della legislatura solo ora siamo riusciti ad essere operativi – da quest'estate ci stanno convocando in modo inutile –, causando così un gravissimo ritardo che si ripercuoterà sulle modalità e i tempi nelle decisioni da prendere.
  L'ISTAT ha registrato e reso noti dati drammatici, secondo i quali circa 1,9 milioni di minori sono in regime di povertà e oltre 650 mila vivono nella povertà assoluta; a vent'anni dalla ratifica della Convenzione sui diritti dei minori si è assistito ad investimenti minimi. In Italia oltre il 30 per cento dei bambini, oggi, vive in condizioni di miseria. Ci siamo resi conto che le azioni di sostegno di carattere economico-assistenziale, così come sono state messe in essere, sono servite più ad un meschino tentativo di farsi campagna elettorale che ad affrontare i problemi in un modo strutturale ed efficace; cito, ad esempio, il «bonus bebè».
  Quindi, l'appello va a tutti, affinché si inizi un percorso di perseveranza nella lotta in favore dei diritti dei nostri figli; un percorso che inizi dalla presa di coscienza di questi diritti nelle istituzioni centrali e periferiche; un percorso fatto di sensibilizzazione e di conoscenza che induca ogni cittadino alla denuncia, per far emergere quanto di tremendo oggi è ancora nel buio; migliorare il controllo sul territorio e far sentire la presenza dello Stato sia nelle grandi città che nella periferia.
  Aiutiamo l'associazionismo e il volontariato, che già svolgono un importante compito nel panorama sociale italiano; non è sufficiente il 5 per mille per migliaia di associazioni che operano nei reparti pediatrici ospedalieri, che si occupano di malattie rare, che aiutano i poveri, ma soprattutto che spesso si sostituiscono allo Stato assente. Sosteniamo i poveri con la riduzione o l'azzeramento delle tasse sui prodotti necessari ai bambini fino al secondo anno di vita. Miglioriamo la formazione nelle scuole affinché si possa sconfiggere l'emarginazione e il razzismo nella mente di ogni bambino e questi rappresentanti del futuro dell'Italia possano essere in grado di gestire i problemi con maggiore coscienza rispetto ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Iori. Ne ha facoltà.

  VANNA IORI. Signor Presidente, colleghi, come è stato ampiamente detto negli interventi precedenti, l'Italia è agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda il benessere e i diritti dei bambini. Povertà infantile è avere una scarsa o scadente alimentazione, non andare a scuola, non sapere leggere, non avere accesso alla prevenzione nelle cure sanitarie; è lavoro minorile, sfruttamento fisico e psicologico; è abbandono nelle strade, induzione alla prostituzione o all'accattonaggio; è abuso sessuale; è affiliazione a bande delinquenziali, uso di droghe, assenza di diritti.
  Ma oggi nuove e diverse forme di povertà relativa pregiudicano anche la possibilità di una vita dignitosa a un'infanzia e a un'adolescenza senza spazi per giocare, cortili e aree verdi per lo sport, senza vacanze, libri, cinema, occasioni e luoghi di aggregazione educativa. E non si possono tacere le molteplici povertà economiche, sanitarie e relazionali che riguardano i ragazzi con disabilità.
  I principali fattori determinanti della povertà infantile sono identificati da quasi tutti gli studi in tre elementi fondamentali.
  Il primo è la situazione dei genitori sul mercato del lavoro: disoccupati o con lavori temporanei e contratti atipici. Insomma, gli effetti della crisi economica. Il secondo fattore di rischio riguarda le caratteristiche della composizione familiare: principalmente esposti sono i bambini che crescono in famiglie numerose (soprattutto al Sud) o monoreddito o monoparentali (soprattutto madri sole) o in famiglie di migranti.
  Ma il terzo elemento determinante è l'efficacia degli interventi nelle politiche per l'infanzia, su cui l'Italia è il Paese in Europa che investe meno: solo l'1,1 per Pag. 57cento del PIL, ossia meno della metà di quanto accade in Francia, in Austria, in Inghilterra.
  La costante riduzione dei finanziamenti ha reso insostenibili molte reti di welfare inclusivo. Eppure, ci sono le leggi che tutelano i minori, a partire dalla n. 285 del 1997. Ma è necessario che venga rifinanziata in modo adeguato, attraverso un efficace piano di contrasto alle povertà minorili, perché crescere nell'assenza dell'accudimento, senza aiuti di riferimento, senza adulti, produce una perdita di identità soggettiva e di consapevolezza dei propri diritti.
  Le nostre politiche socio-educative sono ancora carenti e frammentarie; le buone pratiche già esistenti in altri Paesi europei, così come le esperienze positive di alcune realtà regionali e comunali nel nostro Paese, indicano alcune linee fondamentali su cui si può e si deve procedere.
  Innanzitutto, si deve affrontare la povertà infantile su più fronti e offrire servizi integrati, alcuni mirati direttamente ai bambini (come, ad esempio, la custodia educativa, l'assistenza sanitaria preventiva, le mense scolastiche, le attività ricreative), altri diretti alle famiglie attraverso gli alloggi dell'edilizia popolare, il sostegno al reddito o politiche di conciliazione dei tempi.
  In secondo luogo, sono fondamentali interventi precoci: l'istruzione prescolastica – ricordo che in Italia ancora meno di due bambini su dieci frequenta un asilo nido – e il prolungamento del tempo scuola. Sono esperienze e attività importantissime per compensare gli svantaggi socio-economici famigliari.
  Un terzo versante da sostenere è il ruolo dei genitori, aiutandoli a prendersi direttamente e correttamente cura dei propri figli. Molti Paesi europei hanno attivato specifici servizi di consulenza genitoriale.
  Importanza basilare riveste, infine, il consolidamento delle reti di associazioni di volontariato del welfare solidale, fondato su un mix di risorse economiche e relazionali che danno vita al welfare di comunità.
  Sono quindi necessarie risposte alle nuove povertà immateriali, che non sempre si accompagnano all'indigenza economica, perché l'impoverimento è anche progettuale, educativo, esistenziale, è dissoluzione del tessuto solidaristico, è chiusura nel guscio dell'isolamento, che rende più difficile individuare le invisibili criticità interne ai nuclei cosiddetti normali. E cito due esempi tra i molti che potremmo elencare. Il primo riguarda i figli nelle separazioni di coppia. Un trend in costante aumento; sono circa 70.000 i minorenni che vivono ogni anno l'esperienza separativa dei loro genitori, ebbene, di questi, il 60 per cento ha un'età inferiore a undici anni. Eppure non c’è nessun aiuto ai genitori per preservare i figli dai loro conflitti. In molti casi, anzi, i figli sono usati come strumenti di vendette e rancori di coppia, lacerati dalle ostilità. Ferire l'altro genitore attraverso i figli è un comportamento molto diffuso e le cronache ci riferiscono quotidianamente quanto frequentemente la tragedia di Medea si rinnova.
  Essere preservati da queste trappole delle alleanze è un preciso diritto dei figli, poiché i danni a lungo termine di questi conflitti di fedeltà sono tra gli effetti più duraturi nelle separazioni.
  Un secondo esempio riguarda la prostituzione minorile, a cui è già stato fatto cenno e dove è difficile stabilire il confine tra povertà economica e degrado culturale e morale. Non dimentichiamo che dei quasi 6.500 minorenni stranieri non accompagnati, una percentuale rilevante si allontana dalle comunità di accoglienza, andando a vivere in case o fabbriche abbandonate o per strada, esposti a varie forme di sfruttamento e alla prostituzione. Ricordo che la prostituzione minorile straniera, tanto poco conosciuta quanto diffusa, è altrettanto significativa dei numeri che riguardano le migliaia di ragazze adolescenti, stimate tra i 7 e gli 11 mila, arruolate nei loro Paesi di origine e disseminate nelle nostre indifferenti città.
  Anche la prostituzione delle minorenni italiane è in forte crescita, in modo coatto o autonomo, come supporto per sé o per Pag. 58il proprio nucleo sul piano economico, ma vendere il proprio corpo in cambio di ricariche telefoniche o regali è espressione di un'altra forma di degrado, prodotto dal consumismo come modello educativo dominante. Certo, suscita profonda inquietudine l'indifferenza dei genitori, l'avidità di denaro da usare per beni effimeri. Al tempo stesso, però, vorrei segnalare con forza che gli episodi di cronaca recenti sulla prostituzione minorile hanno riportato sull'argomento un'attenzione superficiale, morbosa e lesiva, ancora una volta, della dignità femminile. È inaccettabile l'equazione «studentessa uguale baby-prostituta». Troppo silenzio, invece, su quegli adulti, tanti adulti, che sfruttano queste fragilità minorili.
  Per concludere, voglio sottolineare il ruolo decisivo del lavoro educativo che sappia accendere di senso l'esperienza di bambini e di adolescenti, perché vivere nella società dell'incertezza espone a continue occasioni di insicurezza esistenziale. La povertà minorile non è solo un fenomeno inaccettabile dal punto di vista etico e della violazione dei diritti, ma è anche una pesante ipoteca sul destino di centinaia di migliaia di bambini e bambine, nonché sul futuro dell'intero Paese.
  In una società «presentificata», la dimensione progettuale è difficile e questo furto di futuro sta derubando bambini e adolescenti di speranze e di opportunità. Occorre quindi ottimizzare le risorse in campo, ma soprattutto occorre una volontà politica forte e illuminata affinché il sistema formativo integrato possa porsi come promotore di cambiamento, perché l'educazione non è una questione privata: l'educazione è sempre pubblica e politica e non si ha autentico prendersi cura educativo se non si cerca di costruire e mantenere desta la responsabilità sociale condivisa (Applausi).

  PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00253 (Vedi l'allegato A – Mozioni), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.
  Avverto altresì che il deputato Taglialatela ha ritirato la sua firma dalla mozione Brambilla ed altri n. 1-00244 e contestualmente ha sottoscritto la mozione Meloni ed altri n. 1-00253, di cui sopra.
  È iscritto a parlare il deputato Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, parto da un presupposto: domani è il 20 novembre e io porto veramente nel cuore e in tutto il mio corpo questa data da parecchio tempo. È il 20 novembre e sento qua parlare del giardino de Il gigante egoista, un racconto. Oggi il gigante egoista – non dobbiamo dimenticarcelo – è la politica. Il gigante egoista è la politica a livello locale, regionale e nazionale. A livello locale, per esempio, a Brescia le giunte che si sono susseguite negli ultimi anni, di centrodestra e di centrosinistra, hanno permesso per i propri interessi di distruggere un intero territorio e oggi chi ne subisce le conseguenze sono i bambini. I casi Caffaro e il caso del cromo nell'acqua, proprio degli ultimi giorni, ne sono un esempio.
  Oggi, i bambini pagano per queste conseguenze, oggi i bambini della scuola Deledda, nel quartiere di Chiesa nuova, a due chilometri in linea d'aria dal sito nazionale della Caffaro, giocano in un cortile cementato da dieci anni. Nel parco adiacente, anch'esso contaminato, sventolano i cartelli di divieto di toccare e raccogliere i fiori e le erbe che sono contaminati dalle rocce, i canali irrigui che hanno trasportato negli anni gli inquinanti cancerogeni, come PCB e diossina.
  Il «gigante egoista», oltre ad essere a livello locale, è a livello regionale oggi, ed è quello che non permette in tutte le regioni di avere un'autorità garante a livello regionale, che garantisca i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Il gigante, questo gigante pesante, oggi, è la politica a livello nazionale, quella politica che nella legge di stabilità ha tolto ed azzerato il Fondo per l'infanzia, una gran brutta idea Pag. 59del Governo: anche oggi è presente il Governo e possiamo guardarlo negli occhi dei deputati del PD, del PdL, o dei partiti che ne sono in seno.
  Però io oggi, a differenza dei miei colleghi, non parlerò né di povertà, né di guerre, né di violenza, né di pace nel mondo, come negli gli interventi che ho sentito, ma parlerò di diritti, di quei diritti che sono sottoscritti da tutti, anche dal Governo, ma che vengono ogni giorno calpestati. Questi diritti vengono raccolti e raccontati in un libro, «L'isola degli smemorati», scritto da Bianca Pitzorno e pubblicato nel 2003, che affronta questo tema fondamentale che è stato sottoscritto ultimamente proprio nelle campagne dell'UNICEF: si tratta di un'isola in mezzo all'oceano abitata da nove anziani, tra cui il vecchissimo mago Lucanòr, in cui approdano otto bambini soli, in seguito a un naufragio che li ha separati dai genitori. Gli anziani hanno perso la memoria e non ricordano né di essere stati bambini, né quali sono i diritti dei bambini; quindi inevitabilmente commettono una serie di errori e infrangono i diritti di questi giovani naufraghi. La storia si dipana sui tanti diritti: a non essere tenuti prigionieri, a non essere picchiati, a conservare la propria identità, ad avere una casa, cibo, protezione, a non essere separati dai fratelli, a essere trattati con affetto, a non far lavori faticosi, a ricevere un'istruzione, a non essere discriminati dagli altri bambini per vari motivi, a giocare, a far sentire la propria opinione, a riunirsi con i genitori quando ne vengono separati. I bambini riescono, nel libro, in questa impresa di far tornare la memoria a questi anziani e di far rispettare tutti i loro diritti. Dovremmo tutti quanti rileggere questo racconto e meditare, quindi, su quello che noi adulti, soprattutto noi adesso all'interno di questi palazzi, abbiamo il dovere di fare per permettere che tutti i bambini crescano sani, sicuri e liberi.
  Per questi motivi, Presidente, per il fatto che tra l'altro, per ben sei volte, siamo stati presi in giro con la convocazione dell'ufficio di presidenza di questa Commissione, della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, senza che venisse scelta la presidenza perché era in atto il gioco delle parti, il gioco di divisione delle presidenze e il gioco di forza dei partiti, che dovevano tra l'altro scegliere la presidenza della Commissione antimafia e quindi hanno giocato sul tempo di questa Commissione, della nostra Commissione e hanno ne hanno ritardato i tempi; per tutti questi motivi, Presidente, oltre invitarla a votare a favore della nostra mozione, la invito domani sera a Brescia, dalle 20,30, a venire all'evento organizzato proprio con il Comitato provinciale dell'UNICEF, dove parleremo di Brescia presso il teatro San Barnaba, dove parleremo di diritti, dove parleremo di tutto quello che sta succedendo anche nella politica per l'infanzia; ci sarà anche un concerto. L'ingresso è libero, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Sorial, grazie dell'invito.
  È iscritta a parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, ho seguito con attenzione la presentazione delle mozioni, fatta dalle colleghe e da qualche collega, sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Presentano dati allarmanti, se pensiamo che l'Italia fa parte del club dei Paesi potenti e ricchi. Quasi due milioni di minorenni vivono in situazioni di povertà, un terzo di essi in povertà assoluta e la maggioranza nel Mezzogiorno. Siamo al ventiduesimo posto, su ventinove Paesi presi in considerazione, Paesi ricchi, siamo uno dei Paesi del G8. I più poveri tra i poveri sono i figli degli immigrati, i figli di famiglie numerose, ne ha già parlato la collega Binetti, i figli di famiglie monoparentali e il genitore solo è, di solito, una madre.
  Save the children, nel suo rapporto di maggio di quest'anno, ci indica alcune delle ragioni che determinano queste situazioni di povertà. Ne voglio evidenziare una, che considero pesante come un macigno: il basso tasso di occupazione femminile Pag. 60del nostro Paese. In Italia questo tasso non arriva al 50 per cento, che significa che meno di una donna su due in età da lavoro ha un lavoro. Troppe donne prive di lavoro comportano, allo stesso tempo, meno figli e più bambini poveri.
  Affrontare il tema del lavoro femminile significa capire che le buone politiche per l'occupazione femminile diventano subito politiche per le famiglie, nelle varie forme che le famiglie possono avere, e, quindi, buone politiche per i minori. Contrastare la povertà minorile, promuovendo i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, significa, quindi, attivare politiche per l'occupazione femminile, promuovere la conciliazione vita-lavoro e ripensare la struttura della spesa, spostando risorse dalle vecchie generazioni a quelle più giovani, a partire dal sostegno alle famiglie. È una sfida che insieme è vecchia e nuova, che è quella della riforma dello Stato sociale, ed è una sfida che, in primis, è culturale e poi è finanziaria e politica.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì i pareri sulle mozioni all'ordine del giorno. Prego, sottosegretario Dell'Aringa.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie signor Presidente...

  PRESIDENTE. Sottosegretario, mi perdoni, le chiedo scusa. Giunge alla Presidenza notizia che c’è una ulteriore riformulazione della mozione Scuvera ed altri n. 1-00108 (Nuova formulazione). Quindi, sospendo la seduta per cinque minuti, in attesa che si possa distribuire il testo di questa mozione, per poi riprendere i nostri lavori con l'espressione del parere da parte del Governo.

  La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 13,25.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Avverto che è stata testé presentata un'ulteriore nuova formulazione della mozione Scuvera ed altri n. 1-00108 (Ulteriore nuova formulazione), il cui relativo testo è in distribuzione.
  Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Carlo Dell'Aringa, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, farò una breve introduzione. Le mozioni in esame fanno tutte riferimento al tema dell'infanzia e dell'adolescenza, nella prospettiva di individuare e promuovere ogni utile iniziativa volta a rafforzare ulteriormente l'insieme dei diritti dei bambini e degli adolescenti, già ampiamente presidiati dal nostro sistema normativo, anche in applicazione dei principali strumenti internazionali ratificati dall'Italia.
  Per quanto attiene al tema del disagio economico, occorre sottolineare che, al fine di contrastare le diverse manifestazioni di povertà, il Governo ha previsto una pluralità di misure, anche sfruttando appieno gli strumenti finanziari che l'Unione europea mette a disposizione, e ha messo a sistema tutte le sperimentazioni positive e le buone pratiche già esistenti in Italia.
  Si ricorda che l'articolo 60 del decreto-legge n. 5 del 2012, convertito con modificazioni dalla legge 4 aprile n. 35 del 2012, prevede l'introduzione della social card sperimentale. Con decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, è stato previsto un allargamento della sperimentazione ai territori delle regioni del Mezzogiorno per l'anno 2014. Tale sperimentazione costituisce l'avvio del più ampio programma di promozione dell'inclusione sociale.
  In qualità di autorità capofila per l'Italia del Fondo sociale europeo, il Ministero è impegnato nella preparazione della programmazione del Fondo sociale europeo per il prossimo settennio 2014-2020. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali Pag. 61intende dedicare un proprio programma nazionale, cofinanziato dal Fondo sociale, all'attuazione di tre linee di attività: la sperimentazione di misure di contrasto alla povertà basate sui principi dell'inclusione attiva, la promozione dell'innovazione in ambito sociale e il rafforzamento del confronto interistituzionale, finalizzato alla definizione di livelli e standard comuni.
  Il tema della fragilità dei nuclei familiari è affrontato anche nel terzo Piano nazionale d'azione a favore dell'infanzia e dell'adolescenza approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 31 gennaio 2011. Il Piano si propone di assicurare al bambino il diritto a crescere nella propria famiglia o in un contesto di accoglienza comunque di tipo familiare e a ricevere tutte le possibili forme di assistenza, cura ed educazione. Per quanto attiene al tema dell'istruzione, nel Piano d'azione e coesione (PAC), adottato dal Governo per il miglioramento dei servizi pubblici collettivi al Sud e con specifico riferimento nelle priorità istruzione, è stata prevista la realizzazione di un complesso di interventi volti a contrastare il fallimento formativo in aree del Paese dove l'esclusione sociale e culturale è particolarmente grave e dove esiste da tempo una stretta corrispondenza tra povertà e dispersione scolastica. La priorità istruzione è dedicata infatti alle quattro regioni dell'obiettivo convergenza – Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – rafforzando le azioni già in corso di realizzazione con competenze per lo sviluppo e ambiente per l'apprendimento.
  Gli obiettivi strategici del PAC concernente l'ambito dei servizi di cura all'infanzia sono: 1) l'aumento strutturale dell'offerta dei servizi, asili nido pubblici o convenzionati, servizi integrativi e innovativi, pari ad un target del 12 per cento di copertura nel 2015; 2) l'estensione della copertura territoriale nelle aree ad oggi sprovviste di strutture e servizi; 3) il sostegno alla domanda, sostenibilità, livelli di servizio e accelerazione start up di nuove strutture; 4) il miglioramento di qualità e gestione dei servizi socio-educativi, promozione del progetto educativo, iniziative pilota in aree di disagio, supporto all'innovazione amministrativa e studi e ricerca-azione.
  La dotazione finanziaria complessiva è di 730 milioni di euro, dei quali 400 milioni sono stati previsti per lo sviluppo dei servizi di cura all'infanzia, mentre i restanti 330 milioni per lo sviluppo dei servizi di cura alle persone anziane non autosufficienti.
  Oltre alle misure previste nel precitato PAC, si ricorda il progetto sperimentale per l'inclusione e l'integrazione di bambini Rom, Sinti e Camminanti, che vede il coinvolgimento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e che si colloca tra gli obiettivi che il Governo italiano ha assunto in sede nazionale, europea ed internazionale per l'inclusione delle popolazioni stesse, tra cui si menziona la Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti 2012-2020, adottata in attuazione della comunicazione della Commissione europea n. 173 del 2011. Si tratta di un progetto di convergenza, che ha come obiettivo generale quello di favorire l'inclusione sociale di minori e famiglie Rom e facilitare la riduzione degli ostacoli all'integrazione dei minori e del loro nucleo familiare nel contesto sociale di appartenenza, prevenendo la dispersione scolastica dei minori attraverso la sperimentazione di azioni di sostegno alla frequenza scolastica e al successo formativo.
  Quanto alle azioni promosse dal Governo per consentire ai minori di essere educati nell'ambito della propria famiglia, si rappresenta che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali si è preoccupato, innanzitutto, di prevenire il fenomeno dell'allontanamento dei minori dalla loro famiglia di origine, promuovendo il progetto denominato Programma di intervento per la prevenzione dell'istituzionalizzazione (P.I.P.P.I.).
  Per quanto riguarda l'attuazione, attraverso i previsti decreti attuativi, della legge n. 219 del 10 dicembre 2012, rubricata come «Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali», si evidenzia che recentemente il Consiglio dei ministri Pag. 62ha approvato il decreto legislativo in materia di filiazione, che attualmente è al Parlamento per il completamento dell'iter di adozione. Il decreto attua la delega contenuta nella predetta legge, che, all'articolo 2, impegna il Governo a modificare, entro il 1o gennaio 2014, la normativa vigente, al fine di eliminare ogni discriminazione tra i figli, anche adottivi, nel rispetto dell'articolo 30 della Costituzione.
  Passo ora a fare osservazioni e a dare i pareri per quello che riguarda gli impegni che le singole mozioni intendono richiedere al Governo.
  In ordine di presentazione, per quanto riguarda la mozione Nicchi n. 1-00245, in essa sono richiesti dieci impegni al Governo. Per quanto riguarda il primo, il secondo, il terzo e il quarto capoverso del dispositivo, il parere del Governo è favorevole. Per quanto riguarda il quinto capoverso del dispositivo, lo riteniamo assorbito nel terzo capoverso del dispositivo, quindi, il parere del Governo è che esso debba essere assorbito nel terzo capoverso del dispositivo. Sui restanti capoversi del dispositivo, il parere è favorevole.
  Per quanto concerne la mozione Scuvera n. 1-00108, (Ulteriore nuova formulazione), sul primo capoverso del dispositivo il parere è favorevole, purché riformulato nel seguente modo: «a valutare la possibilità di definire una strategia nazionale che preveda una pluralità di misure per contrastare le diverse manifestazioni della povertà che agisca su diverse dimensioni, anche sfruttando appieno gli strumenti finanziari che l'Unione europea mette a disposizione».
  Per quanto riguarda il secondo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole, purché riformulato nel seguente modo: «ad adottare ogni opportuna misura volta a contrastare la povertà minorile e giovanile, nonché a combattere la dispersione scolastica e a favorire l'inclusione lavorativa dei giovani che escono dalle comunità di tipo familiare, reperendo le necessarie risorse e considerando lo stanziamento delle medesime non una spesa che crea debito, ma un investimento sul capitale umano, per il progresso sociale ed economico del Paese».
  Sul terzo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole, purché si provveda alla seguente riformulazione: «ad assumere iniziative volte ad evitare che finanziamenti ed obiettivi concordati con le regioni e gli enti locali vengano disattesi, al fine di garantire i diritti di cittadinanza, come, ad esempio, il diritto all'istruzione, alla fruizione delle mense, al trasporto scolastico e altri».
  Il Governo esprime parere favorevole sul quarto capoverso del dispositivo purché riformulato nel modo seguente: «ad assumere iniziative per rifinanziare in modo adeguato la legge n. 285 del 1997 recante disposizioni per la promozione dei diritti e di opportunità per l'infanzia e adolescenza, pur nel rispetto degli attuali vincoli di bilancio».
  Il Governo esprime parere favorevole sul quinto capoverso del dispositivo.
  Sul sesto capoverso del dispositivo il parere è favorevole, purché si provveda alla seguente riformulazione: «ad individuare ogni idonea modalità volta a specificare che le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo all'esercizio del diritto del minore alla propria famiglia».
  Il Governo esprime favore parere favorevole sul settimo e sull'ottavo capoverso del dispositivo.
  Passiamo alla mozione Brambilla n. 1-00244. Il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo.
  Sul secondo capoverso del dispositivo il parere è favorevole, purché riformulato nel modo seguente: «ad adottare ogni opportuna misura volta a contrastare la povertà minorile e giovanile, nonché a combattere la dispersione scolastica e a favorire l'inclusione lavorativa dei giovani che escono dalle comunità di tipo familiare, reperendo le necessarie risorse e considerando lo stanziamento delle medesime non una spesa che crea debito, ma un investimento sul capitale umano per il progresso sociale ed economico del Pag. 63Paese». Si tratta di una riformulazione che avevamo suggerito anche nella precedente mozione.
  Il Governo esprime parere favorevole sul terzo, sul quarto e sul quinto capoverso del dispositivo.
  Sul sesto capoverso del dispositivo il parere è favorevole, purché sia riformulato nel modo seguente: «a considerare ogni possibile iniziativa che vada nella direzione di evitare che le condizioni di indigenza dei genitori, o del genitore che esercita la potestà, abbiano come conseguenza la negazione del diritto del minore ad avere una propria famiglia, di crescere ed essere educati nell'ambito del proprio nucleo familiare».
  Il Governo esprime parere favorevole sul settimo e sull'ottavo capoverso del dispositivo.
  Per quanto riguarda il nono capoverso del dispositivo, il Governo esprime parere favorevole purché si provveda alla seguente riformulazione: «individuare possibili soluzioni volte a superare l'attuale frammentazione delle competenze in materia di infanzia, al fine di potenziare il settore della giustizia minorile per rendere concreto il recupero sociale dei giovani entrati nel circuito penale e in condizioni di disagio sociale».
  Il Governo esprime parere favorevole sul decimo capoverso del dispositivo.
  Passiamo alla mozione Antimo Cesaro n. 1-00249. Il parere del Governo è favorevole sul primo capoverso del dispositivo.
  Il Governo esprime parere favorevole sul secondo capoverso del dispositivo, purché riformulato nel modo seguente: «ad attuare misure di contrasto alle carenze educative favorendo il consolidamento delle reti di associazioni di volontariato nell'ambito familiare e predisponendo nelle scuole, attraverso il coinvolgimento di insegnanti e famiglie, per ogni minore interventi specifici di supporto educativo».
  Il parere è favorevole sul terzo capoverso del dispositivo, mentre è contrario sul quarto capoverso del dispositivo.
  Il Governo esprime parere favorevole sul quinto, sesto e settimo capoverso del dispositivo.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ottavo e sul nono capoverso del dispositivo.
  Il Governo esprime parere favorevole sul decimo capoverso del dispositivo.
  Passiamo alla mozione Giordano n. 1-00250, con 25 capoversi di dispositivo. Il Governo esprime parere favorevole sui capoversi primo, secondo, terzo e quarto.
  Il Governo esprime parere contrario sul capoverso quinto.
  Il Governo esprime parere favorevole sui capoversi sesto, settimo, ottavo, nono, decimo, undicesimo e dodicesimo.
  Il Governo esprime parere contrario sul capoverso tredicesimo.
  Il Governo esprime parere favorevole sui capoversi quattordicesimo, quindicesimo, sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo.
  Il Governo esprime parere contrario sul capoverso diciannovesimo.
  Il Governo esprime parere favorevole sul capoverso ventesimo.
  Il Governo esprime parere contrario sui capoversi ventunesimo, ventiduesimo e ventitreesimo.
  Il Governo esprime parere favorevole sui capoversi ventiquattresimo e venticinquesimo.
  Passiamo alla mozione Rondini n. 1-00251. Il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo.
  Il Governo esprime parere contrario sui capoversi secondo, terzo e quarto.
  Il Governo esprime parere favorevole sui capoversi quinto, sesto, settimo e ottavo.
  Il Governo esprime, invece, parere contrario sui capoversi nono e decimo.
  Passiamo alla mozione Giorgia Meloni n. 1-00253. Il Governo esprime parere favorevole sul primo, secondo, terzo, quarto e quinto capoverso del dispositivo.
  Il Governo esprime parere contrario sui capoversi sesto, settimo e ottavo.
  Il Governo esprime parere favorevole sul capoverso nono, purché riformulato eliminando la frase «secondo il modello delle Tagesmutter».
  Il Governo esprime parere favorevole sul capoverso decimo.

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  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario Dell'Aringa. Per le mozioni per le quali ha espresso il parere separatamente per ciascun capoverso, la Presidenza deve intendere, quindi, che nel loro complesso il parere sia favorevole, a condizione che siano modificate le parti per le quali il Governo ha proposto riformulazioni e soppresse quelle su cui ha espresso parere contrario. Inoltre, ella ha espresso nel dettaglio, sottosegretario Dell'Aringa, il parere sui dispositivi; la Presidenza intende che, quindi, sulle premesse sia espresso parere favorevole.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 13,48).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ricordo ai colleghi che si esprimeranno in dichiarazione di voto che in quella sede dovrebbero comunicare all'Assemblea e alla Presidenza se intendono accettare le riformulazioni proposte dal Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli, che però non vedo in questo momento in Aula, mentre vedo l'onorevole Rondini, che ha chiesto anch'egli di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, non accettiamo la riformulazione e il parere del Governo sulla nostra mozione, anche perché prendiamo atto del fatto che questo Governo non ha intenzione di adottare delle iniziative legislative per contrastare magari il fenomeno dell'accattonaggio minorile: questa è una cosa – direi – abbastanza incredibile. In più, questo Governo non ha intenzione di adottare delle iniziative per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e le associazioni criminali straniere che traggono profitto dalla tratta delle persone. Noi sappiamo che i primi a pagare la politica di tolleranza nei confronti dell'immigrazione clandestina sono proprio i minori stranieri, che magari attraversano in situazioni incredibili il tratto di mare oppure sono in mano a queste organizzazioni criminali, che sulla tratta degli uomini, delle donne – e, purtroppo, anche dei bambini – speculano. Non adottare delle iniziative contro e per contrastare questo tipo di fenomeno sembra quasi voler dire che ci arrendiamo a questo tipo di fenomeno.
  Quindi, non accettiamo la riformulazione e chiediamo che la mozione venga messa ai voti così com’è.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà. In questo momento, però, non è presente in Aula. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Io volevo chiedere al sottosegretario Dell'Aringa, in particolare per il capoverso nono degli impegni sottoposti all'attenzione del Governo, qualche ulteriore spiegazione del diniego all'impegno proposto dal Governo, perché qui si trattava di predisporre ulteriori risorse umane e strumentali per il contrasto della pedofilia, della pedopornografia e di ogni forma di abuso e violenza sessuale sui minori, ed altro. Mi sarei aspettato, al limite, che questo punto venisse accolto pur nei limiti della predisposizione di risorse che tengano conto degli stringenti limiti della finanza pubblica. Volevo qualche spiegazione in merito, per il resto accolgo le riformulazioni.

Pag. 65

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ovviamente il Governo se intende rispondere all'onorevole Cesaro ha facoltà di intervenire.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Abbiamo dato parere contrario a tutte quelle richieste di impegno che comportassero impegni di natura finanziaria, che nell'attuale momento non possiamo assumere. Avremmo sempre dovuto dire «nel rispetto dei conti pubblici», ma abbiamo preferito dare un parere contrario anche a tutte le richieste di costituzione di fondi e a tutti gli impegni di natura economica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brambilla. Ne ha facoltà.

  MICHELA VITTORIA BRAMBILLA. Signor Presidente, io credo che si possano considerare accolte le riformulazioni che il Governo ha proposto per la nostra mozione, con la consapevolezza che noi consideriamo questo solo un primo punto di partenza. Ci aspettiamo un intervento già quanto prima, all'interno del disegno di legge di stabilità, per ripristinare il Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, che è stato decurtato, nella proposta del Governo, di circa 10 milioni, quindi su un totale di 39 si tratta di una cifra davvero importante, e ci aspettiamo un impegno concreto, perché non è più possibile che in questo Paese, nell'agenda politica di questo Paese, questo tema, che è fondamentale, prioritario per il nostro futuro, per il nostro domani, per i nostri figli, per l'economia e per tutto sia sempre in fondo. Noi siamo al diciottesimo posto nella classifica europea per quanto riguarda la spesa dedicata all'infanzia e alla famiglia ed al primo posto per quanto riguarda invece la spesa dedicata al welfare agli anziani, trattamenti pensionistici e via dicendo. Quindi accogliamo le riformulazioni, ma – ripeto – consideriamo che questo sia un primo punto di partenza perché il Governo finalmente voglia invertire la rotta, perché si può e si deve fare di più. Credo che non sia più possibile rimandare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, oggi nel fare questa dichiarazione di voto sulle mozioni ricordiamo la celebrazione della Carta dei diritti dell'infanzia, un passaggio importante della civiltà democratica globale. Però dobbiamo ricordare – e il dibattito lo ha unanimemente riconosciuto – che ancora oggi milioni di bambine e di bambini soffrono della mancanza di quei diritti. Si scrive ne «Il piccolo principe» di Saint-Exupéry: «(...) tutti i grandi sono stati bambini ma pochi se ne ricordano». È una perdita di memoria che è anche una rimozione di verità e di responsabilità, perché proprio dalla visuale capovolta dei bambini, proprio da questa visuale le cose del mondo dei grandi si mostrano ancora più insensate, inumane ed ingiuste. Sono insensate e disumane le guerre, di cui i bambini patiscono maggiormente le conseguenze. Sono vittime innocenti dell'economia e degli affari della guerra, della crescita delle spese militari, che anche questo Governo continua a fare, e della decrescita di quelle sociali.
  I bambini sono i primi a fare le spese di quelle relazioni umane violente, distruttive, mercificate, dettate da pregiudizi, stereotipi, fondamentalismi che sono stati anche fomentati da una cattiva politica.
  L'OMS parla di 150 milioni di bambine e di 73 milioni di bambini vittime di episodi di violenza, di sfruttamento sessuale. Ogni anno a milioni sono testimoni di comportamenti violenti, soprattutto comportamenti a mano di uomini, oppure i bambini sono essi stessi oggetto di derisione, di inaccettabili pregiudizi, per esempio l'omosessualità.Pag. 66
  In certe aree del mondo è diffusa l'imposizione a bambine di matrimoni, vendute ad adulti, con l'abbandono scolastico, con gravidanze precoci pericolose per le giovani, per le mamme e per i bambini.
  Dall'ottica capovolta dei bambini, sono inaccettabili le conseguenze dell'ingiustizia sociale che si abbattono ancora di più sulle loro vite. È inaccettabile il cinismo della diseguaglianza, spesso addolcito, quando si parla di bambini, da sentimenti un po’ ipocriti. L'UNICEF stima che in tutto il mondo milioni di minori sono impiegati in lavori degradanti. Questo riguarda anche il nostro Paese e su questo noi chiediamo un supplemento di impegno per il Governo. Voglio ricordare che proprio il tema del lavoro è un tema decisivo. La mancanza di occupazione e il suo prolungarsi senza speranza sta diventando un disastro antropologico che allarga le sue conseguenze dagli individui alle famiglie, dagli adulti ai più piccoli. I minori in condizione di povertà assoluta sono un quarto di tutte le persone nella stessa condizione. È un dato impressionante per il nostro Paese che si lamenta sempre per la bassa fecondità, che è caratterizzato da tanti giovani che non vanno più a scuola, che non cercano lavoro, non fanno attività di formazione professionale. Uno spreco indicibile. In un Paese che poco o nulla fa per evitare che tanti bambini vivano in povertà, si nega ancora una politica seria che sarebbe, come giustamente è stato individuato dalla collega Locatelli, davvero una misura importante. Si nega ancora un'efficace politica per il lavoro femminile, un efficace rilancio del welfare che può ricostruire lavoro e buona economia.
  Noi l'abbiamo detto e lo ribadiamo anche in questa occasione che c’è bisogno di un piano nazionale per eliminare il lavoro minorile. C’è bisogno di misure per tempi di lavoro intrecciati con la cura delle relazioni, a sostegno di una paternità e maternità che noi vogliamo riconosciute come diritto universale, indipendente dal lavoro che si svolge. C’è bisogno di risorse per la messa in sicurezza e per incrementare i servizi sociali ed educativi a partire dagli asili nido. C’è bisogno di una politica fiscale seria a sostegno di famiglie in condizioni di povertà e per sostenere il costo dei figli, come fanno tanti Paesi europei. C’è bisogno di risorse per l'inclusione di minori stranieri. Noi vogliamo una risposta immediata all'appello che l'Associazione italiana dei pediatri ha fatto per poter assistere in modo celere tremila minori migranti in grave emergenza. C’è bisogno di riconoscere la cittadinanza ai nati in Italia da genitori stranieri. Non si capisce perché questo progetto di legge venga continuamente rimandato. C’è bisogno di qualificare la giustizia minorile con misure di educazione e di reinserimento. La marginalità sociale non è un dato di natura, né è fatalmente legata alla criminalità. C’è bisogno di don Milani ancora, per una lotta senza remore all'abbandono scolastico, garantendo l'obbligo fino a 18 anni di età. L'11 per cento dei nostri giovani che non sono iscritti a scuola e non lavorano è una ferita democratica. C’è bisogno di un'educazione sentimentale per stabilire e per incrementare rapporti improntati al rispetto e alla reciprocità di bambini e bambine e per i propri genitori.
  C’è bisogno, Ministro, Viceministro, Governo, di cambiare i numeri dell'intervento pubblico. Il Fondo per le politiche sociali è stato falcidiato. Riaffermarlo diminuito, sempre con la solita formula «nel rispetto dei vincoli di bilancio», è poco, perché in questi anni noi abbiamo visto che attraverso il taglio alla spesa sociale è aumentata la povertà, soprattutto proprio dei bambini. Così si va poco lontano. C’è invece bisogno di risalire la classifica del benessere dei bambini. L'Italia ha un posto troppo basso.
  Concludo, oggi continueremo a discutere, c’è un bisogno supremo di ascoltare quello che la piccola afgana Malala ha gridato al mondo dei grandi: il suo desiderio di studiare, di conoscere, di cultura. Questa è l'arma più forte contro i fondamentalismi. È una voce che è arrivata con più efficacia dove la logica di morte e di odio della guerra ha evidentemente fallito (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Onorevole Cesaro, prima lei era intervenuto per chiedere una precisazione al Governo, adesso per dichiarazione di voto. Prego, ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, l'acuirsi della crisi economica in uno strato sempre più ampio di popolazione si sta abbattendo con violenza sulle famiglie e in particolare sui bambini, compromettendone la qualità della vita. Senza arrivare a casi estremi di povertà, basti pensare alle famiglie monoreddito, a quelle con genitori disoccupati o in cerca di occupazione, alle famiglie numerose e a quelle in condizione complicata – potremmo dire – da casi di disabilità o di malattia.
  In Italia oltre un milione e mezzo di minori vive in situazioni di povertà. Di questi, quasi un quarto sono bambini con età inferiore ai cinque anni: il 13 per cento in più rispetto allo scorso anno. Le statistiche ci consegnano dati impressionanti. Dati che non si riferiscono a Paesi del terzo o del quarto mondo, ma al nostro Paese, ricco e industrializzato. Un Paese in cui si acuiscono le diseguaglianze sociali. Nella classifica degli Stati ad economia avanzata, relativamente al benessere dei bambini, l'Italia occupa il ventiduesimo posto su ventinove. I minori in stato di povertà assoluta sono circa 723 mila. La maggior parte di essi vive nelle regioni del Mezzogiorno.
  Non voglio – non è il caso – indulgere nella retorica, ma denunciare semplicemente che tutto questo è terribilmente assurdo. Sembra di vivere in un contesto fantascientifico, abbiamo parlato prima del Mezzogiorno, della nostra «Terra dei fuochi», in cui i bambini chiedono di poter vivere nella salubrità dell'ambiente. «Terra dei fuochi» potrebbe essere il titolo assai suggestivo di un romanzo horror, l’incipit di un racconto fantasy. Purtroppo, è una cruda realtà !
  E, utilizzando una metafora presa a prestito da una celebre fiaba, non vorrei che i nostri comportamenti, i nostri convegni, le nostre discussioni e anche le nostre mozioni parlamentari finiscano per apparire della stessa evanescente e intangibile consistenza di quei famosi vestiti nuovi dello sciocco e vanitoso imperatore – davvero un pessimo politico – della famosa fiaba di Andersen.
  Molti, moltissimi italiani chiedono una maggiore giustizia sociale e un'attenzione straordinaria per una equità intergenerazionale. Invocano riforme radicali, tagli sostanziali alla spesa pubblica improduttiva, interventi concreti di contrasto alla povertà, creazione di nuove opportunità lavorative, investimenti congrui su scuola e ricerca, per un miglioramento complessivo della qualità della vita, a partire da quella dei nostri bambini. Tutte cose che ancora non si vedono, mentre abbondano gli impegni futuri e le buone intenzioni. Su questo, sottosegretario, veramente il fatto che ci siano limiti di finanza pubblica anche per il contrasto della pedopornografia e della pedofilia ci lascia basiti e perplessi, anche se comprendiamo le ragioni della prudenza del Governo nell'assumere impegni.
  Ci troviamo, dunque, nell'assurda condizione dei cortigiani dell'imperatore di Andersen, che non riuscivano a vedere le sue pretese e magnifiche vesti. Vogliamo continuare a far finta di non vedere ? Vogliamo farci contagiare da questa sorta di cecità progressiva che sembra così contagiosa nel nostro Paese al punto da gettare un'inquietante ombra grisaille sul futuro dei nostri ragazzi ? C’è un rischio in questo atteggiamento ottuso e miope.
  Se da una parte, molti, garantiti e tutelati, insieme ad un'intera classe politica complice, continueranno ad applaudire la stupida, pretesa, vuota eleganza del sovrano e della sua corte, tutti occupati ad imbastire il nulla e arroccati nell'impossibile difesa di privilegi ormai insostenibili, dall'altra, il rischio – dicevo – è che all'improvviso l'incantesimo si spezzi in forza di un'acuta intuizione di un bimbo che a tutti noi potrà gridare che il re è nudo.Pag. 68
  Alle domande di questo bambino intelligente, magari uno scugnizzo di Napoli, intelligente e perspicace, noi oggi dobbiamo delle risposte, prima che sia troppo tardi, prima di essere costretti a provare vergogna per la nostra nudità, per la nostra incapacità davanti a suoi occhi.
  È soprattutto sulla scuola, sull'istruzione che bisogna investire, perché se è vero che a causa della povertà molti bambini sono sottratti alla scuola, è altrettanto vero che non andare a scuola genera povertà, materiale e spirituale. L'istruzione è, infatti, il fondamento per acquisire gli strumenti per una vita dignitosa, sicura e ricca di valori.
  Analizzare oggi la povertà minorile significa, a mio modesto avviso, confrontarsi con un'ampia serie di problematiche e di indicatori: rinuncia a percorsi formativi adeguati, frequenza scolastica irregolare, devianza minorile, disagio familiare. Quello che lei, sottosegretario Dell'Aringa, ha definito il fallimento formativo. Sono tutte declinazioni della povertà, cui le istituzioni sono ancora troppo poco attente. Senza prestare ascolto alle esigenze dei minori, senza prestare attenzione ai loro sogni e alle loro aspettative, il nostro è destinato ad essere un Paese che non scommette sul proprio futuro. Un Paese senza coraggio.
  In un mercato del lavoro interno e internazionale sempre più selettivo, come pensiamo che i nostri giovani possano vincere la sfida della competitività globale, se non scommettendo, oggi, anche in un momento di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo, in sistemi educativi di qualità e nella ricerca e nella formazione di eccellenza ?
  Occorre, dunque, sostenere l'istruzione e, con essa e per mezzo di essa, l'occupazione giovanile, assicurando concretamente pari opportunità, soprattutto, a bambini e ragazzi che vivono in condizioni bisognose. Occorre prestare attenzione alla salubrità dell'ambiente e ad una corretta alimentazione per i nostri ragazzi. Bisogna predisporre adeguate risorse per il contrasto alla pedofilia, alla pedopornografia e ogni forma di abuso e violenza sui minori, anche con più incisive azioni di monitoraggio per quelle subdole azioni di violenza che possono manifestarsi attraverso la Rete.
  È necessario, però, anche e soprattutto recuperare, da un lato, la fiducia dei nostri bambini e, dall'altro, dare fiducia ai nostri ragazzi. Ma perché ciò accada, è indispensabile una completa inversione di rotta. La spesa pubblica destinata ai minori, per esempio, non deve essere assolutamente considerata un costo, ma deve essere intesa come un investimento sul nostro futuro. E mi ha fatto piacere apprendere dal sottosegretario che sono disponibili, o saranno disponibili, 730 milioni di euro dal Piano di azione e coesione, di cui almeno la metà sarà destinata all'infanzia.
  La tutela effettiva dei diritti dei minori, il sostegno concreto alla meritoria attività del Garante per l'infanzia e l'adolescenza, l'importanza che deve essere riconosciuta e istituzionalmente garantita – molto più di quanto oggi accada – alla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, sono tutti impegni che non possono essere elusi.
  Nell'ultimo minuto, vorrei dare anche un segnale di speranza e di attenzione per i nostri giovani, guardando con una vena di ottimismo ai loro occhi e alle loro speranze. I nostri giovani, giovani italiani, hanno la fortuna di vivere sicuramente in uno dei Paesi più belli del mondo e devono essere, dunque, posti in condizione di apprezzare e di contribuire a valorizzare tutte le eccellenze del nostro Belpaese, a cominciare da una fruizione consapevole del nostro sterminato patrimonio architettonico, letterario, musicale e artistico. E ciò perché, almeno agli occhi dei nostri ragazzi, la grande bellezza del nostro Paese non sia, a priori, offuscata dal cono d'ombra di decadenza che sembra – e sottolineo sembra – avvolgere ineluttabilmente i nostri destini.
  Per questo, Scelta Civica darà il proprio voto a tutte le mozioni presentate che si muovono in questa direzione e anche alla nostra mozione sarà riservato un voto favorevole, pur nella riformulazione che il Pag. 69Governo ha inteso presentarci (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, deve comunicare se accetti o meno le riformulazioni proposte dal Governo.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, intanto ringrazio il Governo per avere, di fatto, accolto la maggioranza dei capoversi del dispositivo e accetto anche la riformulazione sul nono capoverso; avrei gradito, e ne ho parlato poco fa con il rappresentante del Governo, una riformulazione dell'ottavo capoverso – ma mi pare di capire che non ci sia questa disponibilità – perché ritengo che una vera e incisiva azione sul fenomeno della denatalità, e quindi sul supporto alle famiglie, possa essere dato, solo e soltanto, quando avremo l'opportunità di incidere sull'IVA per i prodotti per l'infanzia; ciò anche come cornice, come orizzonte verso cui orientarsi, ben sapendo che oggi lo stato dell'economia del Paese non è nelle condizioni di farci prendere degli impegni perentori. Il Governo, su questo, ha detto di non essere disponibile; comunque, essendo la maggior parte degli impegni acquisita da parte del Governo, noi accettiamo la riformulazione che ci è stata suggerita.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvia Chimienti. Ne ha facoltà. Se i colleghi intorno all'onorevole Chimienti non fanno capannelli, è più facile che riesca a parlare.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, «L'umanità deve all'infanzia il meglio di ciò che ha da offrire». Queste parole furono pronunciate nel 1989 davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite dall'allora Segretario generale Kofi Annan, in occasione dell'adozione della Convenzione in tema di diritti dei bambini, a cui aderirono 193 Paesi. Purtroppo, a 24 anni di distanza, i problemi dei bambini e degli adolescenti sono sempre poco presenti nei calendari dei lavori parlamentari, e questo è dimostrato anche dal fatto che i lavori della Commissione bicamerale competente sono iniziati con grande ritardo. In queste aule spesso si parla di futuro della nazione, ma troppo raramente si dedica attenzione a chi nel futuro presto dovrà viverci, e cioè ai bambini e agli adolescenti.
  Le mozioni che discutiamo oggi non dovrebbero essere calendarizzate solo nei giorni in cui ricorre l'anniversario della Giornata mondiale dell'infanzia, come se fosse un obbligo morale occuparsi dei temi dei minori solo perché lo ricorda il calendario. Dovremmo essere così lungimiranti da dedicarci a questo tema costantemente da renderlo una priorità assoluta.
  Cosa significa essere bambini o adolescenti oggi ? Come sottolineato da Save the children e già ripetuto ampiamente in quest'Aula, la crisi economica nel nostro Paese riguarda un numero sempre più elevato di persone e, tra queste, i minori sono coloro che maggiormente ne vengono colpiti e che più risentono della carenza di servizi educativi, di cura e di protezione. Il fallimento delle politiche minorili è confermato dai dati sulla povertà relativa, che riguarda 1 milione 800 mila minorenni italiani, a fronte di 720 mila bambini che vivono in condizioni di povertà assoluta; cifre che secondo l'UNICEF pongono l'Italia tra i Paesi con il tasso di povertà infantile più elevato. Solo a Roma si registrano circa 30 mila bambini e ragazzi che non hanno i beni essenziali per condurre una vita dignitosa e che rischiano di non avere alcuna garanzia di accesso alla prevenzione e alle cure sanitarie.
  Volgendo lo sguardo alla scuola, si rileva con preoccupazione che un numero sempre crescente di ragazzi abbandona, prima del tempo, il proprio percorso formativo. Già, perché l'Italia è l'unico paese dell'area OCSE che dal 1995 al 2010 ha aumentato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria solo dello 0,5 per cento, mentre nello stesso periodo e negli stessi livelli di istruzione gli altri Paesi l'hanno aumentata in media del 62 per cento. Con un tasso di abbandono Pag. 70scolastico del 17,6 per cento l'Italia si colloca ben al di sotto sia della media europea sia della soglia del 10 per cento richiesta dall'Unione entro il 2020. Circa 700 mila ragazzi ogni anno, due su dieci, abbandonano la scuola prima del tempo e dietro a ognuno di questi ragazzi dispersi, o a rischio di dispersione, si celano storie di disaggregazione, frustrazione e disagio, non solo economico. Per ogni ragazzo che smette di andare a scuola il nostro Paese registra una sconfitta e una perdita economica che, secondo alcune stime, potrebbe aggirarsi intorno al 4 per cento del PIL, 70 miliardi di euro l'anno. Bocciati anche due o tre volte di fila, considerati poco dotati dagli insegnanti, nella maggior parte dei casi i ragazzi che smettono di frequentare hanno di fronte un futuro di disoccupazione, esclusione sociale, violenza e microcriminalità.
  Eppure, se istituiamo un'età minima dell'obbligo scolare, abbiamo noi l'obbligo di portare tutti i ragazzi al successo formativo. Essere bambini e adolescenti è un'esperienza straordinaria, eppure può bastare un granello sbagliato inserito in questo ingranaggio che procede a grande velocità per inceppare il meccanismo, con conseguenze permanenti sulla persona. Basta poco, un vestito sbagliato, un po’ di timidezza, magari l'origine straniera, a fare la differenza e a trasformare un adolescente in vittima di bullismo. Quelli che dovrebbero essere i suoi pari, i suoi amici, iniziano a deriderlo e a fargli violenza. La scuola diventa una prigione e, se non bastasse, il tutto viene amplificato dai social network.

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Chimienti. Mi perdoni. Colleghi, per favore. Se liberiamo l'emiciclo... Permettiamo alla collega Chimienti di parlare avendo in Aula un clima consono. Prego, onorevole.

  SILVIA CHIMIENTI. È di pochi giorni fa la notizia di Manuel, 19 anni, che soffre di ritardo cognitivo e che per i suoi compagni è diventato un posacenere umano: da quattro anni a questa parte gli altri ragazzi gli spengono addosso le sigarette procurandogli segni sul volto nella totale indifferenza di chi sta intorno. Nella maggior parte dei casi, le violenze sono solo verbali, ma non per questo lasciano un segno meno indelebile su chi ne è vittima. Negli ultimi anni la situazione è stata aggravata dall'uso delle nuove tecnologie per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere gli altri, comportamento noto come cyber-bullismo.
  La scuola, luogo meraviglioso di crescita e di formazione, purtroppo è diventato anche teatro di malesseri, disagi e tormenti, terreno fertile per il proliferare di pregiudizi e atteggiamenti negativi diffusi nei confronti dell'omosessualità, che gli adolescenti gay finiscono per interiorizzare e per tradurre nella paura di essere sbagliati, spingendosi in alcuni casi fino a compiere gesti estremi. È il caso di Simone, che si è ucciso gettandosi da un palazzo di undici piani tre settimane fa. Si tratta della terza tragedia in dodici mesi che vede come protagonista un giovane omosessuale nella Capitale.
  A fronte di tutti questi innumerevoli disagi che riguardano l'infanzia e l'adolescenza, il MoVimento 5 Stelle vuole impegnare il Governo a rendere effettivi i diritti sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e a porre al centro dell'agenda programmatica l'esecuzione di politiche di contrasto alla povertà e all'abbandono scolastico; di accesso alla prevenzione e alle cure sanitarie; di tutela di minori appartenenti a famiglie in disagio economico e abitativo. Abbiamo chiesto l'istituzione per via legislativa di un fondo statale di garanzia sui prestiti concessi alle mamme in condizioni di disagio economico.
  Ma oltre a questo, il MoVimento 5 Stelle chiede che vengano attivate campagne di sensibilizzazione volte a contrastare il fenomeno del bullismo e della violenza nelle scuole, affinché nessuno venga più scippato della propria infanzia, di quel periodo decisivo ai fini della costruzione della propria personalità.Pag. 71
  Chiediamo la promozione in ambito scolastico ed educativo di programmi sui temi della diversità e delle pari opportunità, per promuovere il superamento dei pregiudizi fondati sull'orientamento sessuale e le discriminazioni legate all'origine straniera, affinché ogni ragazzo possa vivere appieno e senza paura gli anni dell'adolescenza.
  Vogliamo l'attuazione di un piano nazionale per l'infanzia, l'ampliamento della dotazione di asili nido, e impegni concreti sul fronte del diritto allo studio, del welfare dello studente e del sostegno alla disabilità, ai fini di combattere in maniera effettiva e strutturale la dispersione scolastica, e non con interventi spot come quelli a cui si è assistito ultimamente.
  Impegniamo il Governo a elaborare campagne informative che facilitino i genitori nell'interpretazione di alcuni segnali importanti per prevenire casi di adescamento on-line e di uso scorretto di social network e nuove tecnologie, anche alla luce dei recenti casi di cronaca come la vicenda delle baby-squillo romane.
  Occorre poi estendere le campagne informative e di prevenzione sui disturbi del comportamento alimentare a tutte le scuole, per predisporre un piano di contrasto realmente efficace dell'anoressia, il più mortale tra i disturbi alimentari che, dopo l'adolescenza, inizia ad avvelenare anche l'infanzia, con un numero sempre maggiore di pazienti in cura sotto i 14 anni, vittime di ambienti stereotipati che esaltano la magrezza nella moda, nello sport, così come nei programmi TV e sulle passerelle.
  I venticinque punti della nostra mozione sono solo alcuni degli interventi urgenti da mettere in atto di buon senso e di civiltà che vi chiediamo di sottoscrivere per gettare le basi di una visione politica più ampia e lungimirante, che sappia finalmente guardare con la giusta attenzione e sensibilità alle generazioni future (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Chimienti.
  Alla Presidenza è pervenuta l'informazione che il gruppo MoVimento 5 Stelle non accetta la riformulazione così come richiesta dal Governo. Se lei me lo conferma, io procedo dando la parola all'onorevole Sandra Zampa per dichiarazione di voto.
  Invito i colleghi, se è possibile, ad evitare di parlare ad alta voce e disturbare l'oratore che intende intervenire. Prego, onorevole Zampa.

  SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, mi piacerebbe molto che riuscissimo a fare capire ai colleghi la solennità di questa giornata.

  PRESIDENTE. Il tema merita attenzione.

  SANDRA ZAMPA. È una giornata importante, colleghi, anche se capisco che ognuno di noi ritiene che ciò di cui si sta occupando sia la cosa più importante. Ma è importante perché noi oggi anticipiamo la celebrazione della Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e la anticipiamo in questa Aula, fatto abbastanza raro.
  Non solo, la anticipiamo affrontando in questa Aula un tema che troppo raramente qui arriva e, cioè, il rapporto tra noi e il nostro futuro, che cosa sono i bambini, le bambine, gli adolescenti, che cosa rappresentano per il legislatore e per il Governo, cioè per questo Paese.
  Ecco, ringrazio anche il rappresentante del Governo, che è qui, e ringrazio tutti voi...

  PRESIDENTE. Se potesse vederla... Colleghi ! Grazie.

  SANDRA ZAMPA. Ringrazio il rappresentante del Governo, al quale ribadisco che noi accettiamo la riformulazione così com’è è stata proposta. Voglio ricordare molto brevemente che 2 milioni di bambini e adolescenti tra 0 e 17 anni vivono in Italia in condizioni di povertà relativa; rappresentano, dunque, il 15,9 per cento del totale delle persone di età minore a Pag. 72vivere in una condizione che noi non dovremmo accettare che possa esistere.
  Questi bambini non possono avere servizi o attività ritenute normali, come per esempio semplicemente avere tre pasti al giorno. Dobbiamo seriamente riflettere sui dati che questa mattina abbiamo ascoltato e che io non voglio ripetere nuovamente. Ne abbiamo sentiti molti, ci deve bastare la sostanza. E la sostanza oggi per noi è che proprio un anno fa ci siamo trovati in questa Aula, il 20 novembre – l'anno scorso lo facemmo il 20 novembre – a votare una mozione sull'infanzia che illustrava, punto per punto, le condizioni dei minori nel nostro Paese.
  Anche allora, da questi banchi, signor rappresentante del Governo, anche allora denunciammo una condizione assolutamente inaccettabile dei bambini e delle bambine e degli adolescenti italiani. Eppure ben poco è cambiato dallo scorso anno.
  Con sconcerto abbiamo appreso, dalla prima lettura del disegno di legge di stabilità, ora in discussione al Senato, che sono previsti tagli alle già scarsissime risorse destinate all'infanzia dalla legge n. 285 del 1997, pur essendosi, come è immaginabile, enormemente aggravata la situazione sotto il peso della crisi infinita della nostra economia.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI (ore 14,30)

  SANDRA ZAMPA. Ebbene, che cosa chiediamo con questa mozione ? Che si dia finalmente un segnale, un'inversione di tendenza. Diventare adulti senza un accudimento, senza punti di riferimento certi e solidi può produrre una progressiva perdita di identità.
  Quindi, dovremmo fare un lunghissimo elenco, di nuovo, che lei però ha già sentito, delle povertà materiali e immateriali che patiscono i nostri bambini e i nostri ragazzi, quelli più giovani.
  Vorrei dunque dire in conclusione che, pur essendo lungo il cahiers de doléances che è stato presentato e che dovremo ripetere su tutte le insufficienze, a partire dai nostri bambini, dalla scuola, che davvero è stata troppo impoverita e che è la prima vera opportunità che viene data a un bambino perché possa avere una vita diversa, dalle insufficienze rispetto ai bambini nati da genitori stranieri che non hanno ancora la cittadinanza, a quelle sui minori stranieri che sono diventate gravi, oggi noi, votando questa mozione, facciamo una cosa concreta e importante per la nostra infanzia e la nostra adolescenza.
  Vorrei dunque invitare lei, signor rappresentante del Governo, a riflettere su un punto: se noi fossimo capaci da qui e se voi foste capaci dal vostro «palazzo» di fare arrivare alle famiglie italiane e agli italiani, ma soprattutto a quelli che ancora non sono cittadini adulti, ma sono destinati a diventare il nostro futuro, i nostri cittadini di domani, un segnale che dica loro che lo Stato gli è vicino, pensi come potrebbe cambiare la relazione tra il «palazzo» e la società che ci circonda.
  Se noi davvero riuscissimo, con un grande investimento, quello che io e tutti noi abbiamo giudicato necessario, un grande investimento su di loro, a dire loro «guardate, lo Stato vi è vicino, vi assiste oggi che siete giovani e vi garantisce di poter crescere in armonia e secondo i vostri talenti, di poterli sviluppare», quali cittadini diversi ci troveremmo domani ? Quale relazione diversa fonderemmo in una società pensata così, che si è sentita vicina a chi finalmente dice loro: io ti assicurerò un futuro e te lo dimostro oggi, oggi che tu non puoi votare. Quale Stato diverso e quale rapporto diverso costruiremmo tra noi, queste istituzioni sempre più lontane purtroppo dalla società italiana, e loro che domani prenderanno il nostro posto.
  Per questo io chiedo di votare convintamente questa mozione, pur come vi dicevo nelle inadeguatezze che ancora anche questa mozione presenta. Certo non risponde al problema, tuttavia è un primo passo concreto, che noi portiamo a casa grazie alla determinazione e alla certezza che investire sull'infanzia significa investire sul futuro di questo Paese (Applausi).

Pag. 73

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo chiederle questo: noi abbiamo presentato una mozione in cui si chiedevano sostanzialmente due cose e il Governo ci ha detto che non... Scusi Presidente, sono al bar ?

  PRESIDENTE. Scusate colleghi, l'onorevole Buonanno sta sottoponendo una questione, un po’ di attenzione. Prego.

  GIANLUCA BUONANNO. Magari gli portiamo una birretta, qualcosa... Dicevo, ci siamo rivolti al Governo che ci ha risposto invece negativamente sulla lotta all'immigrazione clandestina riferita ai minori e all'accattonaggio minorile; ci ha risposto «no» rispetto alla nostra mozione.
  Allora, signor Presidente, lei conosce bene Lampedusa e ci sono stato pure io recentemente e anche in passato. Quando sono andato nel centro di accoglienza, alla domanda al direttore del centro di accoglienza su quali fossero le popolazioni più presenti nel centro, mi fu risposto che erano nigeriani.
  Allora, io mi chiedo: come mai il Governo italiano e anche la Federazione calcio permettono di fare un'amichevole di calcio con la Nigeria, che si è giocata ieri a Londra, senza parlare con quel Governo che manda al disastro molte persone nigeriane, che poi noi accogliamo ad esempio a Lampedusa come clandestini ? Il Governo italiano fa qualcosa rispetto a queste cose, o si interessa solo di partite di calcio ?
  È una vergogna perché, dentro quel centro di accoglienza a Lampedusa, di bambini nigeriani piccolissimi, di un anno, due anni o tre anni ne ho visti tanti e non penso che una partita di calcio sia più importante che salvaguardare la vita di queste persone perché poi, con la puzza sotto il naso, ci sentiamo dire da più parti che dobbiamo aiutare i clandestini, dobbiamo fare questo e quest'altro; ma per una partita di calcio si fa finta di niente, mentre c’è un Governo nigeriano che manda all'avventura il proprio popolo perché tanto si aspetta che qualcun altro lo aiuti.
  Allora, io le dico anche questo e chiudo il mio intervento: magari, invece di avere un Ministro, come quello che abbiamo, visto che sabato sono andato a vedere...

  PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, concluda. Non ci racconti il film. La prego, concluda.

  GIANLUCA BUONANNO. No, no, ma ci vorrebbe un Ministro come Checco Zalone che sarebbe molto meglio dei Ministri che abbiamo qua.

Sulla disastrosa calamità naturale che ha colpito la Sardegna (ore 14,33).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea ed il rappresentante del Governo). Colleghi, come abbiamo appreso con sgomento e molta preoccupazione, la Sardegna è stata colpita da una disastrosa calamità naturale, che ha provocato la morte di almeno diciotto persone, tra cui alcuni bambini nelle province di Olbia, Nuoro e Oristano. Risultano, inoltre, disperse molte altre persone e cresce, cresce ogni ora di più, il numero degli sfollati.
  In questo difficile momento per le comunità di quella bellissima terra colpita da una così grave sciagura, voglio esprimere ad esse i più sinceri sentimenti di solidarietà e di vicinanza dell'intera Assemblea e, attraverso di essa, attraverso la nostra Assemblea, di tutto il Paese.
  Alla solidarietà si unisce un commosso omaggio alle vittime di questa tragedia, nonché l'espressione del più profondo cordoglio ai loro familiari. Desidero, inoltre, manifestare l'apprezzamento di tutta la Camera e il mio personale nei confronti di tutti coloro che, con coraggio e dedizione, stanno prestando la propria opera di soccorso.Pag. 74
  Il disastro a cui assistiamo in queste ore ci pone, ancora una volta, di fronte ad una delle più gravi questioni che riguardano il nostro tempo e il nostro territorio, quello della difesa dell'ambiente e del suolo. Occorre veramente un impegno di tutte le istituzioni a porre in essere azioni concrete per evitare che eventi naturali, anche di natura straordinaria, come questo, abbiano troppo spesso conseguenze così tragiche e dolorose.
  Il Ministro dell'ambiente, Andrea Orlando, riferirà alle ore 15 su quanto accaduto e anche sull'evolversi della situazione. Invito ora l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi, cui si associa il rappresentante del Governo).

Si riprende la discussione.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00245, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cova, Artini. Chi altro ? Mariano. Hanno votato tutti i colleghi ? Sì, sta votando. Chi altro ? Bruno. Ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  457   
   Votanti  375   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 362    
    Hanno votato
no   13).    

  (Il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scuvera ed altri n. 1-00108 (Ulteriore nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cova, Paris, Silvia Giordano, Berlinghieri, Pellegrino. Ecco, il terminale è stato cambiato. Boccia...Pellegrino ha votato. Boccia non riesce a votare; ...ha votato. Chi altro ? Ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  377   
   Astenuti   81   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 363    
    Hanno votato
no   14).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brambilla ed altri n. 1-00244, come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Carrescia, Locatelli, Chiarelli, Patriarca, Monaco, Carella. Ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 75

   (Presenti  462   
   Votanti  363   
   Astenuti   99   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato
 363).    

  (Il deputato Carella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Antimo Cesaro ed altri n. 1-00249, come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vedete se hanno votato tutti... Fraccaro. A posto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  340   
   Astenuti  121   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
 340).    

  Passiamo alla mozione Silvia Giordano ed altri n. 1-00250.
  Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario da quelle su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Silvia Giordano ed altri n. 1-00250, per le parti non assorbite, ad eccezione dei capoversi quinto, tredicesimo, diciannovesimo, ventunesimo, ventiduesimo e ventitreesimo del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Bargero, Nesi, Tartaglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  463   
   Votanti  449   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato
 449).    

  (Il deputato Di Stefano ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Silvia Giordano ed altri n. 1-00250, limitatamente ai capoversi quinto, tredicesimo, diciannovesimo, ventunesimo, ventiduesimo e ventitreesimo del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rughetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  465   
   Votanti  458   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato no  345).    

  (Il deputato Di Stefano ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00251. Avverto che, non avendo i firmatari accettato la riformulazione proposta dal Governo, il parere del Governo deve intendersi contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Zan...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 76

   (Presenti  460   
   Votanti  450   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 19    
    Hanno votato no  431).    

  (Il deputato Di Stefano ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00253, come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ? Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  465   
   Votanti  340   
   Astenuti  125   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
 337    
    Hanno votato
no    3).    

  (Il deputato Di Stefano ha segnalato che non è riuscito a votare e i deputati Airaudo e Marcon segnalano che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 14,45).

  FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere che sia calendarizzata l'interpellanza sul TTIP n. 2-00205. È un sollecito, grazie.

  GIANNI FARINA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI FARINA. Signor Presidente, vorrei informare l'Aula che il noto regista e sceneggiatore Giuseppe Ferrara, autore di moltissimi film di impegno civile, sociale e politico, da Il sasso in bocca a Cento giorni a Palermo, da I banchieri di Dio a Guido che sfidò le Brigate Rosse, solo per citarne qualcuno, all'età di 81 anni versa in una situazione di difficoltà economica che la sua modesta pensione non gli consente di risolvere, costringendolo, di conseguenza, a non poter più pagare l'affitto della modesta casa in cui abita con la moglie, e pertanto, a causa della morosità, il 12 dicembre dovrà uscire di casa per sfratto.
  Nel maggio scorso Giuseppe Ferrara ha fatto domanda alla Presidenza del Consiglio dei ministri onde poter usufruire dei benefici della legge n. 440 dell'8 agosto 1985, meglio nota come «legge Bacchelli», finalizzata a consentire di vivere dignitosamente gli ultimi anni di vita a chi ha dato lustro alla nostra nazione, come proprio nel caso dello stesso Ferrara.
  Molti attori, registi, produttori, critici cinematografici, giornalisti, uomini di cultura e gente comune hanno firmato una petizione a favore di Ferrara, tra cui Carlo Lizzani, che ormai non è più tra noi, Ettore Scola e Dacia Maraini. La prefettura ha espletato, su mandato della Presidenza del Consiglio, un'istruttoria sulla questione, che ha dato esito favorevole. Tutta la documentazione è stata trasferita alla Presidenza del Consiglio dei ministri e, viste le precarie condizioni di salute e di disagio economico...

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  GIANNI FARINA. ...di Giuseppe Ferrara – ho concluso –, sarebbe opportuno accelerare una decisione, per concedergli finalmente i benefici della legge Bacchelli. Grazie di tutto cuore.

  PRESIDENTE. Onorevole Farina, questo sarebbe stato un intervento da svolgere a fine seduta. Magari, questa sera sarebbe stato più indicato.Pag. 77
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15, in attesa dell'arrivo del Ministro Orlando.

  La seduta, sospesa alle 14,50, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Michele Bordo, Bressa, Brunetta, Dambruoso, Manlio Di Stefano, Ferranti, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gitti, Gozi, Leone, Melilla, Migliore, Pisicchio, Realacci, Santerini, Schullian, Sisto, Speranza, Tabacci e Toninelli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Sorial, lei aveva chiesto prima la parola e io non l'avevo visto. Voleva fare un intervento sulle mozioni sull'infanzia. Si tratta di questo ?

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Sì, Presidente. È questo. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Sarà l'ultimo intervento e poi continueremo con i nostri lavori. Prego.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signora Presidente, in merito alla Giornata dell'infanzia di cui abbiamo parlato prima delle votazioni precedenti, noi abbiamo chiesto la votazione per parti separate perché era stato indicato dal Governo il parere contrario su alcuni punti. Io mi sarei aspettato in realtà il voto favorevole, perlomeno da alcuni deputati, su questi punti, per il semplice motivo che, pur non essendoci magari i soldi per alcune questioni, è impensabile che i deputati di PD, PdL ed altri deputati, abbiano espresso voto contrario all'impegno che ponevamo al Governo di valutare l'opportunità di creare delle banche dati per combattere la pedopornografia a livello nazionale.
  Proprio in merito, la scorsa settimana, un report di «Terre des hommes» aveva fatto vedere come in realtà è molto semplice riuscire a creare queste banche dati attraverso la creazione di bambine virtuali – in quel caso nominata Sweetie – che poi, in qualche modo, adescavano o comunque sia facevano pervenire le richieste da parte di milioni di persone nel mondo che si erano messe in contatto con questa bambina virtuale per prestazioni sessuali.
  Era un punto che in realtà non aveva bisogno di soldi, era un punto che era attuabile da subito, e i deputati di quest'Aula hanno votato in maniera contraria a questo punto. Io credo che questo sia inaccettabile, Presidente, anche in funzione di quelli che sono gli scandali degli ultimi giorni, e sono veramente profondamente rammaricato, sono veramente arrabbiato, perché capisco che il Governo abbia dato parere negativo per una questione di coperture – è logico: ormai non ci sono più le coperture per queste cose perché sono state spese per i cacciabombardieri – ma non ritengo possibile e plausibile che dei deputati della Repubblica abbiano votato in maniera contraria a questo punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signora Presidente, solo per lasciare agli atti che le dichiarazioni di voto si fanno prima delle votazioni.

  PRESIDENTE. Sì, lo so. Però precedentemente è stata una mia svista e dunque Pag. 78mi sembrava giusto restituire al deputato Sorial la possibilità di svolgere il suo intervento.

Informativa urgente del Governo sulla tragica situazione determinata dagli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito la Sardegna.

  PRESIDENTE. Come già preannunziato avrà ora luogo lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla tragica situazione determinata dagli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito la Sardegna.
  Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, il Ministro Orlando, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo misto.

(Intervento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando.

  ANDREA ORLANDO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, signori deputati, in relazione all'eccezionale evento meteorologico che ha colpito recentemente la regione Sardegna e che ha provocato, dal report delle ore 15 della Protezione civile, 18 vittime, si rappresenta quanto segue. La regione Sardegna, nella giornata del 18 novembre, è stata investita da una perturbazione caratterizzata da precipitazioni molto intense che hanno interessato dalle prime ore della mattina prevalentemente i settori orientali e in particolare le province di Olbia, Tempio e Nuoro e successivamente le province di Oristano e Cagliari.
  I valori massimi di precipitazione registrati sui settori orientali della regione sono associabili a tempi di ritorno plurisecolari. L'eccezionalità del fenomeno è confermata dal fatto che in un arco temporale di circa 12 ore sono state registrate, per la prima volta in tale area, cumulate di precipitazioni superiori a 450 millimetri, in quanto dalla serie storica delle precipitazioni si evidenzia che i valori medi annui si attestano attorno ai 1.000 millimetri. I suddetti apporti pluviometrici, pertanto, sono stati tali da giustificare la diffusa crisi del sistema idrografico sia primario che secondario, provocando esondazioni diffuse causate da sormonti e da rotture di argini.
  Il quadro di riferimento del sistema di allertamento, come disciplinato dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2004, pone in capo al Dipartimento della Protezione civile e alle regioni l'emissioni di avvisi e bollettini. Sulla base di tali valutazioni tecniche è poi responsabilità delle regioni la predisposizione e la diffusione dei messaggi di allertamento ai fini dell'attivazione del sistema di protezione civile a livello regionale e locale. In proposito, si ricorda che l'articolo 3-bis della legge n. 100 del 12 luglio 2012, integrando il disposto della legge istitutiva del servizio nazionale di Protezione civile, prevede che il sistema di allerta nazionale, ai sensi della citata direttiva per il rischio meteo-idrogeologico e idraulico, sia assicurata attraverso la rete dei centri funzionali.
  In particolare, per la regione Sardegna le attività tecniche condotte in fase di previsione, monitoraggio e sorveglianza, connesse al rischio idrogeologico e idraulico, sono nella responsabilità del Dipartimento della Protezione civile fino a quando l’iter formale di attivazione dei centri funzionali regionali non sarà completato. Il settore meteo del Dipartimento della Protezione civile, sulla base delle valutazioni metereologiche, domenica 17 novembre ha emesso un avviso di avverse condizioni metereologiche, in cui a decorrere dalla prima mattinata di lunedì 18 novembre 2013 e per le successive 24-30 ore si prevedevano precipitazioni diffuse, Pag. 79anche a carattere di rovescio o temporale, sulla Sardegna, specie sui settori orientali e meridionali.
  Sulla base di tali previsioni, il settore idrogeologico e idraulico del centro funzionale centrale del Dipartimento della Protezione civile ha predisposto le proprie valutazioni soggettive dei livelli di criticità sull'intero territorio regionale. Come risultato di tale valutazione, il 17 novembre il Dipartimento ha emesso un avviso di criticità indirizzato alla regione Sardegna, in cui, tenuto conto delle caratteristiche spazio-temporali delle precipitazioni previste e della loro intensità, congiuntamente allo stato di saturazione dei suoli e dei corsi d'acqua, ha valutato un'elevata criticità per rischio idrogeologico localizzata sui settori orientali e centro-meridionali della regione, comprendente le zone di allertamento dell'Iglesiente, Campidano, bacini Montevecchio-Pischilappiu, bacini Flumendosa-Flumineddu, bacino del Tirso e Gallura e moderata criticità nella zona di Logudoro.
  Si rappresenta che tale tipologia di criticità, su scala che prevede tre livelli, si colloca al livello massimo e contempla eventi meteo-idrologici diffusi, intensi e persistenti. I relativi scenari di effetti al suolo prevedono che sul territorio possano manifestarsi diffusi allagamenti ad opera dei canali e dei rii e fenomeni di rigurgito del sistema di smaltimento delle acque piovane, associati a diffusi fenomeni di inondazione, connessi al passaggio della piena, con coinvolgimento delle aree prossimali al corso d'acqua, e fenomeni di erosione, oltre che l'occlusione parziale delle sezioni di deflusso delle acque.
  I possibili effetti associati a tale evento prevedono possibili perdite di vite umane e possibili diffusi danni a persone, oltre che allagamenti e danni ai locali interrati, provvisorie interruzioni della viabilità stradale e ferroviaria in zone depresse, sia prossimali che distali rispetto al corso d'acqua, e danni ad attività agricole, ai cantieri di lavoro, agli insediamenti artigianali, industriali e abitativi ubicati in aree inondabili.
  La dichiarazione dei livelli di criticità delle singole zone d'allerta e la conseguente necessità di attivazione dello stato di allerta sulle medesime aree sono state rappresentate in forma sintetica nei bollettini di criticità nazionale emessi quotidianamente dal Dipartimento.
  Sulla base di tali previsioni, il servizio di protezione civile della regione Sardegna ha predisposto e diffuso il relativo messaggio di allertamento ai fini dell'attivazione del sistema di protezione civile a livello regionale e locale.
  Nella giornata del 18 novembre 2013 l'approfondimento di un vasto vortice sul Mediterraneo occidentale ha convogliato un intenso flusso di correnti dai quadranti meridionali, molto umide e fortemente instabili, sulla Sardegna, ove venti di scirocco ad intensità di burrasca nei bassi strati hanno determinato una tipica situazione di forte instabilità in posizione quasi stazionaria, responsabile dell'innesco di strutture temporalesche con accentuate caratteristiche sia di intensità che di persistenza dei fenomeni, oltre che di diffusione dei medesimi, dando luogo al ripetersi, sulle stesse località, per più ore consecutive, di piogge torrenziali capaci di cumulare al suolo, nella loro persistenza, ingenti quantitativi d'acqua. La zona dell'isola interessata dalle cumulate più elevate si estende lungo gran parte della fascia orientale della regione, specie lungo l'orografia dell'immediato entroterra, a ridosso della quale le intense correnti sciroccali hanno convogliato un persistente afflusso di aria caldo-umida, fornendo uno spiccato contributo all'alimentazione ed alla rigenerazione delle strutture temporalesche.
  Dalla mappa delle precipitazioni registrate dalla rete pluviometrica, oltre che dalla rete radar nazionale, si può evincere che il fenomeno, che ha interessato prevalentemente i settori orientali dell'isola, risulta essere stato, oltre che particolarmente intenso, anche continuo e persistente. Le cumulate di pioggia più significative si sono verificate in provincia di Nuoro, in particolare nel comune di Orgosolo: la stazione pluviometrica ha registrato Pag. 80una cumulata di pioggia massima di 467 millimetri in 12-15 ore, con punte di 257 in sei ore, 220 millimetri in 3 ore e 100 millimetri in un'ora, associabili a tempi di ritorno plurisecolari. Sempre in provincia di Nuoro, nel comune di Lula, il valore massimo registrato è stato superiore ai 220, mentre la stazione di Onanì ha registrato una cumulata massima di 287 millimetri. Valori di precipitazioni a carattere eccezionale sono stati registrati anche nei comuni di Villagrande Strisaili, con una cumulata pari a circa 350, e nel comune di Escaplano, con un valore massimo registrato pari a 215 in 12 ore.
  L'eccezionalità del fenomeno è confermata anche considerando gli eventi alluvionali più significativi che hanno colpito l'isola nell'ultimo decennio, in particolare l'evento dell'ottobre 2008, che interessò principalmente il territorio di Capoterra, in cui si registrò una cumulata di pioggia pari a 370 mm, e l'evento del dicembre 2004, in cui la stazione di Oliena registrò una cumulata massima di 254.
  I suddetti rapporti pluviometrici sono stati tali da giustificare la diffusa crisi del sistema idrografico sia primario che secondario, provocando numerose esondazioni causate sia da sormonti che da rotte arginali. I livelli idrometrici massimi registrati durante l'evento di piena evidenziano come il fenomeno abbia interessato i bacini idrografici del Flumendosa, del Fluminimanno, del Cedrino e Posada.
  A seguito delle avversità meteorologiche sopra descritte, costantemente monitorate in relazione all'aggravarsi della situazione, dalle ore 22 del 18 novembre 2013 il capo dipartimento della Protezione civile ha riunito in seduta permanente il comitato operativo, organo collegiale che assicura la direzione unitaria ed il coordinamento delle attività di emergenza, per coordinare il concorso delle risorse del Servizio nazionale della protezione civile. La regione Sardegna e la regione Friuli Venezia Giulia, in rappresentanza di tutti gli altri sistemi regionali di protezione civile, sono stati collegati con la sede del dipartimento.
  Il Comitato operativo è composto da rappresentanti dei componenti delle strutture operative del sistema nazionale di protezione civile: dipartimento della protezione civile e Vigili del fuoco, Forze armate, Forze di polizia, Corpo forestale dello Stato, Croce Rossa, strutture del Servizio Sanitario Nazionale, organizzazioni nazionali di volontariato, Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico, Capitanerie di porto, ISPRA, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Consiglio Nazionale delle Ricerche, ENEA, Conferenza unificata; partecipano inoltre rappresentanti di società di servizi ed aziende, ad esempio Autostrade per l'Italia, Ferrovie dello Stato, Enel.
  Le province maggiormente interessate dalle forti precipitazioni sono Olbia e Nuoro, con allagamenti diffusi ed interruzioni di strade.
  In particolare, le criticità principali si registrano nel comune di Torpé, dove sono state evacuate 500 persone, ora ospitate in strutture messe a disposizione dal comune, e nel centro di Olbia, dove centinaia di sfollati hanno trovato ospitalità presso le strutture alberghiere della zona. Sono circa 2.700 le persone fuori casa e ospitate in strutture comunali, alberghi o da parenti. Al momento sono attive 37 organizzazioni di volontariato locale che hanno dato supporto e assistenza alle persone sfollate. Sono ancora in corso operazioni di monitoraggio e di verifica, in particolare su due dighe, entrambe in provincia di Nuoro. La prima è quella di Maccheronis, nel comune di Torpé, e la seconda è la diga del fiume Cedrino. A causa del maltempo, alcune criticità hanno interessato anche i servizi essenziali ed in particolare la rete idrica.
  Per quanto riguarda la viabilità, si registrano criticità sulla rete statale e sulle strade locali, dove si riscontrano diffusi allagamenti e alcune frane. In particolare, la strada statale n. 129, nel tratto tra Nuoro e Orosei, è interrotta per il crollo di un ponticello. Diversi i disagi anche alla circolazione ferroviaria, in quanto il maltempo ha ieri causato l'interruzione di alcune tratte. Il porto e l'aeroporto di Olbia sono attualmente aperti. In loco è stato attivato il centro di coordinamento Pag. 81soccorsi di Olbia e si sono costituiti i centri operativi comunali di Olbia, Arzachena, Padru, Nuoro, Siniscola, Orosei, Galtellì, Oliena, Dorgali, Onifai, Terralba Uras, Villaurbana, Siliqua, Decimoputzu, Villaputzu, Ballao, Medio Campidano e San Gavino.
  Il capo dipartimento ha raggiunto questa mattina i luoghi colpiti dal maltempo per fare un punto sulla situazione in corso con i rappresentanti delle istituzioni e delle strutture operative locali. È programmato un sorvolo di Olbia, del comune di Torpé, delle due dighe di Maccheronis, nel comune di Torpé, e sul fiume Cedrino. Si recherà, quindi, al centro di coordinamento soccorsi della prefettura di Olbia.
  Per quanto riguarda gli interventi da parte delle strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile, attualmente in corso, si rappresenta quanto segue. Sono durate per tutta la notte e stanno continuando le operazioni dei Vigili del fuoco. Sono oltre 600 gli interventi realizzati e sono state inviate sull'isola squadre dalle regioni Toscana e Lazio (36 unità dei Vigili del fuoco con mezzi speciali per il soccorso acquatico e fluviale). Nella notte hanno operato anche nuclei del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico. Sono disponibili uomini e mezzi delle Forze armate e dell'ordine attivabili in caso di necessità. Alle ore 12,30 sono state inviate da Piombino per Golfo Aranci due autopompe–serbatoi con quattro unità dei Vigili del fuoco ed è stato previsto l'invio di ulteriori due autopompe–serbatoi sempre con quattro unità di Vigili del fuoco. Il numero totale dei Vigili del fuoco attualmente impiegati è di 430 unità, con 92 mezzi e 2 elicotteri AB 412 in ricognizione. Inoltre, le squadre di tecnici sono al lavoro per limitare gli effetti dei danni. Si registrano ancora criticità sui servizi essenziali ed in particolare la rete elettrica. Risultano circa 10.500 le utenze disalimentate, ma la situazione è in miglioramento. Si segnalano anche alcuni disservizi nelle reti di telefonia mobile, ma in questo caso la situazione non è mai stata critica.
  Per quanto riguarda la viabilità, si registrano problemi sulla rete statale e sulle strade locali, dove si riscontrano diffusi allagamenti e alcune frane. In particolare, si segnalano criticità sulle strade statali nn. 129 e 131. Rimango interruzioni di due tratti ferroviari sulle tratte Olbia-Chilivani e Macomer-San Gavino. Il porto di Olbia, nonostante la presenza di detriti, è operativo, così come l'aeroporto, seppur con parziali limitazioni, come ho detto. Il Dipartimento della protezione civile sin dai primi momenti dell'evento ha fornito, anche attraverso il suo sito, le informazioni sull'evento in rassegna e sulle attività in corso invitando in particolare gli automobilisti ad utilizzare la macchina solo in caso di estrema necessità e a verificare la transitabilità delle strade prima di intraprendere il viaggio. Notizie sempre aggiornate sulla viabilità sono disponibili attraverso i canali C.C.I.S.S, con il numero verde 1518, le teletrasmissioni Isoradio e i notiziari di Onda Verde sulle reti Radio-Rai. Per quanto riguarda nello specifico la situazione relativa a ciascuna delle province colpite, si rappresenta quanto segue, sulla base delle notizie fornite dal Ministro dell'interno. Nella provincia di Nuoro i comuni maggiormente colpiti sono Bitti, Lula, Onanì, Oliena, Macomer, Orgosolo, Orosei, Gastelli, Dorgali e Nuoro città. Sulla strada Nuoro-Oliena sono crollati i ponti di Norgheri e Nuraghe di Badu e Chercu; sulla Nuoro-Orgosolo è crollato il ponte verso la diga in costruzione a Cumbidanovu. A Galtellì è stato istituito un centro operativo.
  A Torpè i vigili del fuoco hanno recuperato il corpo senza vita di un uomo. Durante le operazioni di soccorso, in località Bitti, un automezzo dei Vigili del fuoco è sprofondato in una voragine e un vigile del fuoco è stato trasportato in ospedale. In serata, l'apertura delle paratie della diga Maccheronis ha causato allagamenti nel comune di Torpè. Rilasci controllati della diga Preda Ottoni hanno causato allagamenti a Galtellì e Orosei. Sempre in serata, un'autovettura della pubblica sicurezza è finita in una voragine apertasi sulla sede stradale nel comune di Pag. 82Oliena; dei quattro occupanti l'auto, tre sono stati tratti in salvo, mentre uno è stato recuperato, purtroppo deceduto.
  Oltre cento gli interventi effettuati. Si segnala un disperso nel comune di Onanì. Nella provincia di Oristano, il maltempo ha investito principalmente le località di San Nicolò, Solarussa e Uras. I vigili del fuoco hanno recuperato una salma nel comune di Uras. Oltre ottanta gli interventi effettuati. A Sassari, sono complessivamente dodici le persone decedute. A Raica, è stato recuperato il corpo di un bambino disperso.
  In particolare, sono stati colpiti i comuni di Olbia e Arzachena, con straripamento di vari corsi d'acqua. Sulla statale Olbia-Tempio, località Monte Pinu, un ponte è crollato e alcune vetture sono rimaste sepolte nel crollo. I Vigili del fuoco hanno recuperato i corpi di tre persone. Nel comune di Olbia, madre e figlia sono decedute nella propria auto rimasta sommersa dall'acqua; una signora è deceduta in un'abitazione; un uomo è deceduto in località Raica. Nel comune di Arzachena sono stati individuati i corpi senza vita di quattro dispersi.
  Circa novanta gli interventi effettuati, oltre centottanta da espletare. Sono stati istituiti centri operativi presso i comuni di Olbia e Villacidro. A Cagliari, i Vigili del fuoco hanno effettuato settanta interventi, principalmente nelle zone di San Gavino, Villacidro e Monserrato.
  Alle ore 10 di questa mattina è stato convocato il Consiglio dei ministri, che ha deliberato lo stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge del 24 febbraio 1999, n. 225, in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nel mese di novembre 2013 nel territorio della regione autonoma Sardegna.
  Per l'attuazione dei primi interventi, nelle more della ricognizione in ordine agli effettivi e indispensabili fabbisogni, sono stati stanziati 20 milioni di euro. Per l'attuazione degli interventi da effettuare nella vigenza dello stato di emergenza, si provvederà con ordinanze emanate dal capo dipartimento della Protezione civile, acquisita l'intesa della regione interessata. È attualmente in corso la predisposizione della prima ordinanza.

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare la deputata Pes. Ne ha facoltà.

  CATERINA PES. Signor Presidente, signor Ministro, dai dati che lei adesso ci ha fornito si evince ancora di più, con sgomento e dolore, quanto sta accadendo nella nostra terra, una tragedia decisamente immane, perché ai diciotto morti e a oltre i mille evacuati si aggiungono le decine di dispersi che, ancora oggi, ancora in questo momento, in cui sta continuando a piovere veramente tanto, i nostri volontari, i servizi della Protezione civile, i vigili del fuoco stanno cercando in continuazione.
  Difficile oggi vivere in Sardegna, vorrei dire, dove ad una crisi sociale ed economica – è di poche ore fa la comunicazione della Confindustria regionale che intere aree industriali sono state distrutte dall'acqua, vorrei dire quelle poche che erano rimaste –, a tutto questo si aggiunge un progressivo processo di desertificazione che l'isola attraversa; una desertificazione in tanti sensi: nel senso climatico, nel senso economico, nell'esodo dei giovani a cui assistiamo quotidianamente, vorrei dire.
  Non possiamo certamente, però, dire che fosse una tragedia inaspettata, per tanti motivi: perché, comunque, è in parte determinata dall'incuria e dall'insipienza di chi, evidentemente, ancora, non ha o non pratica adeguatamente il senso della messa in sicurezza del territorio. Vorrei solo dire che i fiumi hanno rotto gli argini, hanno ripreso il loro alveo naturale; questo ci dice chiaramente che dietro tutto questo c’è anche speculazione edilizia, c’è un'economia poco sostenibile dal punto di vista ecologico, c’è un'idea del territorio, di Pag. 83come viene violentato questo territorio, di cui, evidentemente, non si considera abbastanza la necessità di proteggerlo.
  Allora, alle donne e agli uomini che sono vittime di questa tragedia va evidentemente la solidarietà e il dolore mio e dei miei colleghi, credo di tutti noi, come ha detto prima la Presidente della Camera, però dobbiamo a questi morti e alla loro memoria una promessa fondamentale: il fatto che l'isola in questo momento non può essere abbandonata, che si devono mettere i nostri paesi, i nostri comuni, la nostra terra, nelle condizioni di utilizzare i fondi del Patto di stabilità. Infatti, bisogna che questo dia – Ministro, mi rivolgo a lei soprattutto, in questo senso – la possibilità che ci si apra ad una vera messa in sicurezza del nostro territorio, perché bisogna soprattutto investire sulla prevenzione, bisogna avere il coraggio di capire cosa sia accaduto.
  Ancora pochi minuti per dire semplicemente una cosa: nelle settimane scorse l'EASAC (European Academies Science Advisory Council, l'unione delle accademie delle scienze europee) ha presentato il primo rapporto climatico e ci ha presentato scenari da incubo per i prossimi decenni, in Europa. Se veramente si realizzerà quello che questo rapporto ci racconta, il riscaldamento globale sarà devastante per l'Europa e per il Mediterraneo, e allora i cicloni e le alluvioni potranno non essere più una piaga millenaria o un effetto straordinario e di alluvioni come quella di Firenze ne sentiremo parlare molto.
  Ecco allora in che cosa consiste la nostra responsabilità, Ministro, nello spingere verso comportamenti che siano sempre più rigorosi ed ecosostenibili, perché la speculazione sia davvero e ovunque messa al bando. Lo dobbiamo ai nostri figli; c’è un antico proverbio dei nativi americani che dice che questa terra non ci è data in regalo dai nostri genitori, ma ci è data in prestito dai nostri figli; ecco, io credo che questa sia fondamentalmente la responsabilità del legislatore che è, in sostanza, quella di prevenire e controllare laddove e, soprattutto, nei momenti in cui non compaiono le nubi all'orizzonte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Vallascas. Ne ha facoltà.

  ANDREA VALLASCAS. Signora Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi e colleghe, le notizie che arrivano dalla mia isola sono un intollerabile bollettino di guerra in tempo di pace: un imprecisato numero di morti, feriti, dispersi, sfollati. Immagini che non sono quelle delle Filippine, ma di una regione del nostro Paese, la Sardegna appunto.
  Come da lei segnalato, signor Ministro, nelle scorse ore, è stato evacuato il paese di Torpè che vive sotto la costante minaccia di una diga che rischia il cedimento. Si tratta di una barriera ad asse planimetrico rettilineo o a debole curvatura, evidentemente inadatta al suo scopo, su cui ci riserviamo di indagare per comprendere di chi siano le responsabilità di aver messo così a rischio la popolazione.
  Il nostro ruolo, colleghi, non può essere quello dell'eterno cordoglio e di una esternazione del dolore puramente pietistico. Le vittime di quello che è stato ribattezzato con il nome «Cleopatra», sono gli agnelli sacrificali di calamità, che di naturale hanno ben poco. Non potete nascondervi dietro il solito minuto di silenzio in memoria delle vittime, non basta a noi del MoVimento 5 Stelle, non basta ai sardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ciò che è accaduto nella giornata di ieri in Sardegna non ci consente di prolungare questo silenzio. Dobbiamo invece alzare la voce per denunciare l'inerzia delle istituzioni a tutti i livelli nel non voler riconoscere che stiamo pagando un conto salatissimo per l'indifferenza verso i cambiamenti climatici e l'incuria nella tutela ambientale. Abbiamo vissuto per decenni di petrolio e cemento, togliendo aria all'atmosfera e terreno allo scorrere delle acque, mentre la politica di questo Paese pensava a godere solo dei proventi delle speculazioni fatte sulla pelle della gente di oggi e di domani.Pag. 84
  La politica, si sa, ha la memoria corta, e cosa fa ? Indebolisce i vincoli paesaggistici per dare via libera alla speculazione edilizia o nomina dirigenti in settori chiave quali la protezione ambientale aldilà delle reali competenze. Allora noi cogliamo la triste occasione per darle una rinfrescata. Negli ultimi 25 anni si sono verificati nella sola Sardegna ben dodici episodi alluvionali di grave entità; di questi ricordiamo solo gli ultimi che in un’escalation di pericolosità hanno provocato la perdita di vite umane. Nel 1999, l'11, 12 e 13 novembre, un'ondata di maltempo colpì la provincia di Cagliari ed il Sarrabus. La violenta perturbazione provocò un'alluvione che colpì Capoterra, Assemini e Uta; i danni furono ingentissimi e ci furono due vittime; in otto ore caddero ben 376 millimetri di pioggia. Nel 2004, il 6 dicembre, piogge intense colpirono tutta la Sardegna, ma a Villagrande Strisaili (Ogliastra) caddero in poche ore oltre 500 millimetri di pioggia, provocando ingentissimi danni e la morte di due persone. Nel 2008, la mattina del 22 ottobre: nubifragio nel settore di Capoterra e dell’hinterland cagliaritano. Gravi allagamenti a Capoterra (Poggio dei Pini, Frutti D'oro, Su Loi), Pirri e Monserrato. Allagamenti anche nelle campagne di Sestu ed Elmas. In territorio di Capoterra, tra Poggio dei Pini e Frutti d'Oro; muoiono annegate 5 persone.
  In tutte queste località si possono riscontrare solo pochi e sporadici interventi volti al miglioramento del controllo delle acque, ripristino delle canalizzazioni e delle aree perifluviali di rispetto con l'abbattimento e lo spostamento dei fabbricati a rischio, forestazione dei declivi soggetti a smottamento situati in prospicenza di corsi d'acqua e centri abitati. Questo dovrebbe fare la Protezione civile coordinata da Governi più attenti alla sicurezza dei cittadini e meno agli appalti per le costruzioni; prevenire, attraverso un serio monitoraggio degli interventi necessari alla salvaguardia dei territori e delle popolazioni a rischio.
  Pertanto, noi faremo di più. Oltre al nostro cordoglio per le vittime, il nostro impegno futuro sarà quello di vigilare sull'operato della Protezione civile e della classe politica a tutti i livelli, sulle modalità di intervento poste in essere prima e dopo i disastri, e quindi sull'uso che essi hanno fatto e faranno delle risorse pubbliche destinate a tale scopo. Già da oggi, chiediamo a questo Governo, quali saranno le misure straordinarie, i mezzi, i fondi e gli uomini che intende impegnare a fronte di infrastrutture fortemente compromesse e comparti produttivi, come quello agricolo e dell'allevamento, che sono in ginocchio, perché noi non possiamo e non vogliamo accettare che dopo che il sipario sarà calato su questo dramma e avremo seppellito i nostri morti, i sardi siano ancora una volta dimenticati e abbandonati al loro destino da questo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Salvatore Cicu. Ne ha facoltà.

  SALVATORE CICU. Signora Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, è il momento del dolore, è il momento del senso della sconfitta, perché è difficile, così come hanno sottolineato altri colleghi, in una circostanza così drammatica, così devastante, cercare di rappresentare delle riflessioni che poi in qualche modo, a mio giudizio, non possono e non debbono essere di parte. Dobbiamo stare tutti uniti; dobbiamo riflettere insieme per capire meglio quali risposte dare con grande senso di responsabilità, ma anche di consapevolezza, perché, signora Presidente, l'episodio di ieri, di queste ore, è vero che è legato alla mancanza di destinazione di fondi per la custodia e per la protezione; è vero che alternativamente dei piani urbanistici comunali vengono realizzati da governi di centrodestra o di centrosinistra; è vero che si sono alternati a livello nazionale Governi di centrodestra e di centrosinistra, ma nella fattispecie di queste ore drammatiche io credo che il clima, in maniera inusuale, abbia catapultato una vera e propria bomba d'acqua.
  Io credo che le parole del Ministro rispetto al dato tecnico vadano in qualche Pag. 85modo ripetute e sottolineate. Ieri, in poche ore, nei comuni della Sardegna si è concentrata una percentuale di acqua che di solito si concentra in sei mesi nell'intero territorio nazionale italiano, non in quello sardo. Io credo che da questo primo aspetto si possa partire per capire la dimensione, ma una dimensione, signor Ministro, che logicamente ha fatto perdere delle vite da una parte ma ha anche spezzato delle vite dall'altra, perché la vita di quella bambina, di quegli anziani, di quei giovani, sicuramente hanno bisogno di tanta sofferenza, di tanto dolore e di tanta solidarietà, ma io credo che ancora di più oggi noi dobbiamo pensare a quelle vite spezzate che hanno perso tutto. Hanno perso la loro attività lavorativa, hanno perso i loro beni primari, le loro abitazioni, le loro aziende, hanno perso la possibilità anche e soprattutto di sentirsi «comunità» perché sono state spazzate via intere comunità.
  Allora la mia riflessione inevitabilmente va a quel provvedimento che al Senato si sta discutendo e credo che concretamente sia un primo segnale per stare tutti uniti e per pensare insieme, non solo alle responsabilità pregresse, attuali e future, ma soprattutto alla risposta immediata che possiamo dare al di là dello stato di emergenza, al di là di questi primi 20 milioni che servono per le esigenze immediate. Pensiamo a capire come e in che modo fare la mappa, la rete della situazione che riguarda lo stato ambientale della nostra regione, della nostra nazione, della mia regione, dove l'88 per cento dei comuni vive una situazione di emergenza ambientale continua.
  Allora non possiamo sottacere questi aspetti ma io credo che dobbiamo farlo in maniera corale in un momento come questo dove non è possibile consentire né sciacallaggi politici né posizioni che vogliono mettersi avanti agli altri, perché serietà impone che davanti a immani tragedie come queste il Parlamento si senta unito e si senta «sistema Paese» per dare la migliore risposta (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Pierpaolo Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, signor Ministro, io mi vorrei sforzare, nei cinque minuti del mio intervento, per aiutare voi ma anche me e tutti gli altri colleghi parlamentari, a uscire da quello che potrebbe sembrare un rito. Io credo che in questa Aula tante altre volte, non per la Sardegna ma per tante altre parti d'Italia, siano risuonate parole che hanno ricordato il rischio idrogeologico, che hanno ricordato disgrazie che sono costate molte vite umane e distruzione di territori legati a calamità naturali.
  Però se noi non vogliamo che rimanga un rito dobbiamo avere ben chiara in testa una cosa e cioè che ci vuole rispetto, ci vuole rispetto per i morti, ci vuole rispetto per i danni che le popolazioni e le comunità saranno chiamate ad affrontare e non ci vogliono parole di retorica, ci vuole rispetto anche per il territorio. Noi abbiamo in altri tempi sicuramente violentato tante parti del nostro territorio nazionale e oggi rimetterle in sicurezza è sostanzialmente impossibile.
  La Sardegna non è priva di un piano per il dissesto idrogeologico, semplicemente questo piano non è finanziabile, nel senso che i soldi che sarebbero necessari per porre rimedio a ciò che l'uomo in maniera sconsiderata ha fatto nel tempo sono tanti che è impossibile pensare che queste risorse vengano messe a disposizione. I 35 milioni di euro di cui si parla oggi non basterebbero neanche a un pezzetto della Sardegna per tornare indietro da ciò che di dissennato è stato fatto negli anni.
  Ecco questo dobbiamo avere il coraggio di dirlo, perché dentro questa Aula capiterà sempre e con frequenza che risuonino parole di circostanza, parole anche sentite di cordoglio, parole anche intense di solidarietà, però non si può non tenere conto di quella che è la situazione in tutta Italia.
  Una situazione nei confronti della quale la classe politica è sostanzialmente inadeguata, incapace di trovare soluzioni; Pag. 86e l'unica risposta che oggi abbiamo è quella in termini di protezione civile, che è stata bene illustrata dal Ministro: qualche volta funziona bene, qualche volta funziona appena appena meno bene.
  Comunque è la risposta ex post, del dopo, non è mai la risposta del prima, perché la risposta del prima – oggi dobbiamo avere il coraggio di dirlo – in questo Paese è sostanzialmente impossibile farla. Ma che questo almeno ci serva ad evitare che nuovi disastri vengano fatti violentando il nostro territorio.
  Concludo, signor Presidente. Io rappresento, dentro Scelta Civica, una sensibilità particolare, che è quella di un piccolo partito regionale: si chiama Partito dei Riformatori liberali; è un partito che si riconosce interamente nello spirito di Scelta Civica. Il mio partito in questo momento lancia un'iniziativa piccola di solidarietà: c’è un istituto a Olbia, l'Istituto professionale Amsicora, che era un fiore all'occhiello della formazione e dell'istruzione professionale in Sardegna. Aveva laboratori di informatica, domotica: tante cose moderne, che tentavano di andare contro la distruzione culturale che oggi c’è in Sardegna, e che è il peggiore degli handicap del nostro territorio. Questi laboratori di informatica, di domotica oggi sono trasformati in discariche: sono invasi dal legno, da detriti, sono inutilizzabili e inservibili. L'istruzione di chi andava in quelle scuole è messa a serio rischio. Il mio partito lancia un'iniziativa di crowd funding nazionale: la proporremo per una cosa piccola, che è rimettere in sesto questo laboratorio di questo Istituto professionale. La proporremo a tutti i colleghi deputati e senatori, la proporremo a tutti i sardi in giro per l'Italia che vogliono dare un segnale di sostanziale solidarietà verso le proprie comunità che restano in Sardegna e che oggi soffrono.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PIERPAOLO VARGIU. La proporremo soprattutto a tutti gli italiani che amano i sardi e che amano la Sardegna, e che magari si ricorderanno della Sardegna anche in un periodo che non è quello estivo con un atto di solidarietà.
  Se ripartiamo dalla solidarietà, questo Paese ha ancora speranze, sia per tirar fuori la Sardegna dal tunnel in cui è in questo momento, e sia per tirarsi fuori esso per intero dal tunnel in cui il nostro Paese si trova (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Martina Nardi. Ne ha facoltà.

  MARTINA NARDI. Signor Presidente, vorrei chiamare per nome alcune delle vittime, perché sono uomini e donne, sono grumi di vissuto, sono aspettative, sono prospettive, sono la speranza che oggi non c’è più. E allora: Anna, di 83 anni; Francesco, di 37; il piccolissimo Enrico; Patrizia, di 42; Morgana, di solo 12 anni; Bruno, 68 anni; Sebastiana, 61; Maria, 54 anni; Maria, 88 anni; Isael, 42 anni; Giuseppina, 87 anni; Cleide Mara, 42 anni; Laine, 16 anni; Weriston, 20 anni; Vannina, 64 anni; Luca, 40 anni; e una madre con la propria piccola. Questi sono nomi, sono persone, sono esseri umani che oggi commemoriamo, e lo facciamo con tanto affetto e con tanto dolore nel cuore.
  Ma vedete, colleghi, è novembre; e per certi versi novembre è veramente il mese dei morti. Novembre è il mese in cui si contano tutti gli anni le vittime annunciate, strappate alla vita: strappate alla vita dall'incuria del territorio, strappate alla vita dalla poca manutenzione, dalla sbagliata cementificazione, dall'abbandono dei boschi e dal cambiamento climatico che porta sulle nostre terre spaventose bombe d'acqua.
  Cordoglio e rabbia sono i sentimenti che ci attraversano in queste ore di dolore: il dolore di ogni novembre, di ogni inizio inverno, che in qualche parte del nostro territorio nazionale esplode.
  Piangere, disperarsi, urlare perché si è perso tutto, si è persa la propria casa, i propri ricordi, le fotografie dei momenti di vita, dei momenti felici, e in alcuni casi, come in questo, anche tante persone, tanti cari e tanti familiari. Provare angoscia e la Pag. 87paura che non fa più addormentare i propri figli che con i loro musetti e gli occhi sgomenti guardano appiccicati al vetro l'acqua che scende, consapevoli che l'acqua non vuol dire solo maltempo ma vuol dire morte, vuol dire dolore, vuol dire perdita, vuol dire disperazione.
  Tutto ciò, colleghi, non è più tollerabile. Da questo scranno grido la mia indignazione per le morti annunciate della Sardegna e io penso che oggi non è e non può essere solo il tempo, come ho sentito ricordare dalle molte parole ascoltate finora, della commozione. Non è e non può essere solo il tempo degli aiuti, signor Ministro. Non può essere solo il tempo del fare, dello spalare il fango, del soccorrere, del mettere in salvo, ma dev'essere anche il tempo degli impegni, il tempo in cui si decide di cambiare rotta in merito alla salvaguardia del territorio nazionale. Altro che TAV, altro che ponte sullo Stretto ! La vera grande opera pubblica che serve al nostro Paese è la messa in sicurezza del territorio nazionale.
  Piove, sempre più con vere e proprie bombe d'acqua, piene che eravamo abituati a definire centennali e duecentennali, tanto da dover ridefinire i parametri; e ho ascoltato l'intervento del Ministro sui tanti millimetri di acqua che sono cascati, ma che sono quelli che ritornano quasi tutti gli anni di questo periodo, perché ormai bisogna abituarci: è cambiato il clima e sono diventate cose eccezionali i duecentennali, i centennali sono diventati invece ormai la quotidianità. Allora, serve anche ridefinire i parametri ed è urgente farlo in tutte le regioni d'Italia, anche questo significa la messa in sicurezza dei territori.
  Quindi, signori del Governo, signor Ministro, si intervenga in modo strutturale, si destinino risorse stabili, non bastano i 30 milioni della legge di stabilità per tutta l'Italia. Si avvii un grande piano di manutenzione, si prendano i cassintegrati di questo Paese e li si metta alla cura del territorio, si avvii un piano per il potenziamento delle arginature dei corsi d'acqua, si calendarizzino da subito interventi strutturali su impianti stradali e ferroviari. E lo si faccia da subito, altrimenti – ho concluso – come tutti gli anni, dopo novembre arriverà dicembre e poi la primavera, i riflettori si spegneranno anche sulla Sardegna e tutti correremo dietro all'amenità del momento...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARTINA NARDI. ... aspettando inermi l'arrivo del prossimo novembre (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, ogni anno in autunno il nostro Paese si trova a dover fare, ahimè, i conti con vittime e danni ingenti per le alluvioni. Questa volta è toccato alla Sardegna però, facendo mente locale, tutti quanti in quest'Aula ci possiamo ricordare che un po’ tutto il nostro Paese è stato colpito negli ultimi anni.
  I temporali hanno provocato allagamenti, straripamenti di fiumi e torrenti, sono stati distrutti ponti, strade, macchine, diverse persone sono morte – tra cui bambini piccolissimi, purtroppo – e alcune risultano ancora disperse. Nelle prossime ore si attendono ancora temporali, la situazione è ancora critica.
  Noi vogliamo, in questo momento di tristezza, dare due suggerimenti al Governo e fare una richiesta formale, perché per l'ennesima volta ci troviamo in quest'Aula a contare le vittime delle alluvioni e a cercare i finanziamenti urgenti per far fronte allo stato di emergenza e alla ricostruzione.
  Purtroppo, le avversità atmosferiche non accadono con frequenza costante nel tempo o con fattori di incidenza che possono preannunciare tali fenomeni. Senz'altro attraversiamo un periodo di cambiamenti climatici collegati anche alla deforestazione e alle trasformazioni territoriali a livello globale.
  Comunque, le alluvioni sono frequenti in autunno perché, a seguito del caldo estivo, la temperatura media della superficie Pag. 88del mare, ed in particolare dei nostri mari, si alza rispetto alla media e questo porta, con l'arrivo dell'aria fredda, a precipitazioni molto più violente del normale.
  Ma, indipendentemente dalle cause, l'unica sicurezza che abbiamo è che i disastri si manifestano oggi a seguito di fenomeni meteorologici eccezionali, che purtroppo sono sempre più gravi, e sono inscindibilmente collegati con la vulnerabilità e la fragilità del territorio e con la struttura idraulica e geologica del terreno, ma anche con l'antropizzazione del territorio.
  E qui il primo suggerimento: il passato Governo Prodi, mi riferisco a quello degli anni Novanta, aveva fatto una piccola modifica sugli oneri di urbanizzazione, rendendo questi gestibili dalle amministrazioni comunali per pagare le spese correnti. A fronte dei tagli agli enti locali, oggi, tutte le amministrazioni, a prescindere da chi sono amministrate, continuano a consumare territorio, facendo costruire per finanziarsi perché, nonostante i cittadini paghino fior di tasse, queste tasse poi non tornano più sul territorio. Quindi, serve veramente ripensare a una politica di perequazione dei fondi, chiamatelo federalismo fiscale, chiamatelo come volete, ma non è possibile che i nostri enti locali di ogni zona del Paese, oggi, si mantengano continuando a mangiarsi il territorio perché con gli oneri di urbanizzazione finanziano le spese correnti: questo non è da Paese civile. E poi ci troviamo davanti a sciagure di questo tipo perché ci siamo consumati tutto il territorio.
  Giusto pochi mesi fa, abbiamo discusso in quest'Aula, in modo pressoché convergente – eravamo d'accordo all'unanimità sulla difesa del suolo e abbiamo votato le mozioni sulla prevenzione del dissesto idrogeologico – dei problemi legati al rischio idrogeologico, della necessità di affrontarli in via preventiva, con mezzi concreti e risorse finanziarie stabili e quant'altro.
  I problemi si sono aggravati negli ultimi anni a causa degli eventi meteoclimatici anomali che hanno colpito il nostro Paese: 5 mila 400 alluvioni, 11 mila frane, 70 mila persone coinvolte, 30 mila miliardi di danni negli ultimi vent'anni. Nel quadro dei fattori che concorrono a definire la pericolosità di un'area rispetto ad eventi di dissesto idrogeologico, l'attività antropica – come dicevamo – ha un ruolo determinante. Spesso, l'incidenza umana modifica le dinamiche naturali, incrinando i delicati equilibri di un territorio ad alta fragilità e, quindi, inducendo nuovi fattori di rischio, oppure incrementando la pericolosità dei fenomeni di dissesto già presenti.
  Occorrono norme per escludere – e qui sta il secondo suggerimento – dal Patto di stabilità le zone più a rischio idrogeologico: non è possibile che chi è a rischio idrogeologico – prima sentivo che è l'80 per cento dei comuni in Sardegna, ma, bene o male, sono il 60 per cento dei comuni di tutto il territorio del nostro Paese – non possa mai intervenire e cercare di fare prevenzione perché ci sono vincoli nel Patto di stabilità. Se uno i soldi ce li ha, che possa spenderli anche per mettere in sicurezza il proprio territorio e non arrivare poi a sciagure di questo tipo, che siamo qui purtroppo a ricordare e di cui siamo qui a parlare: ne faremmo volentieri a meno.
  Chiudo, signor Presidente, invece, con una richiesta formale, al di là delle osservazioni. La richiesta formale, a lei, come Presidente, ma anche al Governo, è quella che venga indetto il lutto nazionale perché questi cittadini, che sono morti, sono tra l'altro cittadini italiani e, viste le sciagure che ci colpiscono, è tempo di dire basta, è tempo che l'opinione pubblica accenda i fari su queste questioni ed è tempo che chi governa dia delle risposte. Noi chiediamo formalmente che venga decretato il lutto nazionale per questa sciagura e che si diano in tempi certi le risposte che i cittadini sardi, e non solo sardi, ma di tutte le zone a rischio, richiedono e aspettano da decenni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

Pag. 89

  MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, colleghi, signor Ministro, abbiamo ascoltato la sua relazione. Le notizie che lei ha riportato all'Aula erano purtroppo già note ed evidenziano come quello che è accaduto nelle ultime ventiquattr'ore in Sardegna è qualcosa di veramente eccezionale, di eccezionale in negativo.
  Non siamo in presenza di una situazione che, da un punto di vista meteorologico, ha colpito una piccola parte del territorio, ma un'intera regione.
  Del resto i lutti, le devastazioni, i danni e i morti si contano in ognuna delle province della Sardegna, a dimostrazione di come per davvero si è trattato di un evento tragico ed eccezionale.
  Di fronte ad un evento di questa natura e di questa portata, io sono convinto che il Governo oggi in Aula avrebbe potuto dare notizie di interventi diverse, maggiori di quella che ha appena reso.
  Non si tratta solo di chiedere semplicemente più fondi, perché a chiedere più fondi ovviamente sono capaci tutti e non è certamente questo il livello sul quale vogliamo che il Parlamento italiano si muova. Ma, certamente sono necessari interventi che mettano nelle condizioni le amministrazioni comunali, quelle colpite dai lutti (poi, ovviamente, penseremo anche alle altre, ma nel frattempo dobbiamo pensare a quello che è accaduto ai comuni della Sardegna), di potere prescindere dal Patto di stabilità. Penso che sia uno di quegli interventi e uno di quei provvedimenti che il Governo deve assolutamente assumere. Si tratta di dare la possibilità alle amministrazioni comunali di potere utilizzare somme che sono nelle loro competenze.
  Ovviamente, quello che si può fare in queste ore, i fondi che possono essere utilizzati in queste ore, valgono molto più – molto più – rispetto alla possibilità di potere spendere i soldi tra un mese o tra due mesi. In questo momento vi è bisogno di dare un aiuto concreto e non basta lo stanziamento – quello è certamente utile –, ma occorrono misure che davvero diano la compiuta convinzione a quelle popolazioni che quello che stiamo facendo oggi in Aula, con il cordoglio e la considerazione che si è trattato realmente di un evento eccezionale e tragico, debba, poi, essere materializzato con provvedimenti che sono nella possibilità del Governo.
  Quindi, io chiedo che il Governo possa – e chiedo al Ministro di farsene interprete – dare la possibilità alle amministrazioni comunali di prescindere dal Patto di stabilità.
  Così come è certamente possibile immaginare, già da oggi, la figura di un commissario straordinario. Siamo in presenza di un'intera regione che conta vittime, conta danni, conta lutti, conta devastazioni, ed è certamente anche colpa dell'uomo perché una parte degli eventi avrebbero potuto avere conseguenze meno drammatiche se si fosse costruito in maniera diversa.
  Ma, è evidente a tutti che gran parte dei danni si sono verificati in zone dove di cementificazione non si può parlare, dove non vi è stato il processo di impermeabilizzazione del terreno, ciò che rende poi le piogge devastazioni. Si è trattato, quindi – e anche le cifre, quelle che lei ha riportato nel suo intervento lo dimostrano –, di un evento eccezionale, al quale bisogna dare una risposta eccezionale.
  Tra le risposte che danno anche la sensazione di una reale solidarietà, che alla fine conta all'interno di una nazione, vi è anche la possibilità di potere proclamare una giornata di lutto nazionale.
  Siamo in presenza, lo ripeto, di una devastazione che ha colpito un'intera regione e, quindi, anche la dichiarazione del lutto nazionale, insieme agli interventi e alla misure puntuali per venire incontro alle esigenze delle popolazioni colpite, certamente è utile.
  Quindi, facendo mia la proposta che è già stata portata all'attenzione del Governo, con una propria dichiarazione, dal mio presidente di gruppo, Giorgia Meloni, chiedo che sia proclamata la giornata di lutto nazionale da parte del Governo; che sia possibile intervenire per eliminare, nei confronti dei comuni colpiti, il Patto di stabilità come ulteriore vincolo e, ovviamente, di fare tutti gli sforzi possibili per Pag. 90reperire risorse immediatamente, perché i fondi che vengono spesi in queste ore sono i fondi che servono ad alleviare i dolori e i disagi della gente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, stamattina quando mi sono recato in aeroporto ero indeciso se venire a Roma o rimanere lì, in Sardegna.
  Poi ho pensato che la cosa migliore sarebbe stata quella di arrivare qua, nella massima assise dello Stato italiano, e cercare in qualche modo con le parole e solo con quelle purtroppo di contribuire a raccontare e a raccogliere qualcosa dallo Stato, quella attenzione che la Sardegna purtroppo si è conquistata con il dramma.
  È una giornata che rimarrà nella mente di tanti, una giornata di lacrime, di cordoglio, di solidarietà. Il pensiero va alle famiglie delle vittime, alle vittime di un padre, di una madre, di un figlio, di un amico, di un servitore dello Stato, l'ispettore Tanzi, che mentre scortava un'ambulanza in una notte di pioggia ha perso la vita perché è finito in una frana causata da quella pioggia incessante che batteva sulla Sardegna.
  Sicuramente il Ministro ha ben detto e ben rappresentato l'emergenza. Per gli interventi di emergenza c’è da dire grazie alle forze dell'ordine, all'Esercito, agli operatori sanitari, agli operai dell'ENEL che stanno cercando di ripristinare l'energia elettrica, alle Forze armate, ai Vigili del fuoco, ai forestali. C’è da dire grazie ai nostri sindaci che, come sempre, sono in prima linea a fronteggiare, spesso purtroppo da soli, le emergenze. C’è da dire grazie a tutte queste persone, ma adesso arriva una fase nuova, adesso bisogna fare in modo, signor Ministro, che l'emergenza Sardegna dimostri che il nuovo corso del Paese, quello su cui in tanti crediamo, un nuovo corso politico, economico, sociale, culturale e morale, non scriva l'ennesima pagina delle incompiute, delle opere iniziate e mai portate a termine, relegando nel dimenticatoio le strade, i ponti, le imprese, le case, la gente.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, i colleghi della Volkspartei mi darebbero i loro due minuti di intervento, se lei consente.

  PRESIDENTE. D'accordo, prego.

  ROBERTO CAPELLI. La ringrazio, signor Presidente, e ringrazio i colleghi per avermi concesso questi ulteriori due minuti. Dicevo di non dimenticare i ponti, le imprese, le case, la gente; la gente, quella sarda, che lotterà per ricostruire, e magari ricostruire meglio, ciò che la forza della natura ha cancellato, che cercherà di lenire il dolore per quel padre, quel figlio o dell'amico che ora non c’è più.
  Fatichiamo ancora a cancellare i segni e i morti di Villagrande in Ogliastra, di Capoterra, già ricordati da altri colleghi, tanto per stare in Sardegna, ma non dimenticando quelli de L'Aquila. Facciamo in modo che questa nuova Italia dia una buona prova di sé. La Sardegna ce la farà e ce la farà sicuramente. Si ripresenterà in tutto il suo splendore per accogliervi come sempre al meglio, ma la Sardegna ha bisogno di tutti noi e di tutti voi, non solo della solidarietà degli italiani, che da sempre non è mai mancata tra gli italiani e verso chi è difficoltà, non ultimi i filippini. Ma in Sardegna abbiamo bisogno dello Stato. Abbiamo bisogno dell'efficacia e dell'efficienza dello Stato e per questo siamo disponibili ad aprire una nuova, l'ennesima, linea di credito, quella linea di credito che spero non vogliate che sia l'ultima.
  Vogliamo far dimenticare questo 18 novembre del 2013. Vogliamo tutelare il nostro territorio e non consumare territorio, e non vogliamo vendere le nostre spiagge. Vogliamo che il nostro ambiente sia una risorsa e anche noi ci assumeremo le responsabilità che nel passato ci hanno portato a consumare troppo territorio. Pag. 91Sicuramente come dirigenza della regione Sardegna abbiamo le nostre responsabilità e ce le caricheremo tutte, nel segno del cambiamento, nel segno di una nuova ricostruzione, perché una bomba d'acqua che si abbatte in maniera straordinaria sulla città di Olbia o da Oliena a Dorgali, o da Lula ad Onanì, a Galtellì o a Villagrande possa sì causare magari anche dei danni, ma non causi mai più dei morti (Applausi di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, è forse un destino cinico e baro quello che sta colpendo questa stupenda isola ?
  Io credo di no. Io credo, invece, che sia mancata, in questi anni, la presenza dello Stato. È mancata, perché lì, in quella stupenda isola, vi sono stati saccheggi, quell'isola è stata depredata da avventurieri e da coloro i quali hanno semplicemente ed esclusivamente fatto affari.
  E oggi, come in questa estate, contiamo le vittime e siamo qui, in quest'Aula, per il cordoglio alle stesse. Abbiamo bisogno che si vada a determinare per quell'area, per quell'area più povera del nostro Paese, un intervento importante e forte, che ridia speranza, che ridia certezza, che faccia dire, giustamente, ai cittadini sardi: «ci siamo anche noi, siamo italiani anche noi, abbiamo una prospettiva», e non, certamente, piangere i morti di questo 18 novembre.
  Bisogna fare in modo che il Governo si adoperi su questo e scelga la Sardegna come priorità, per una nuova Italia, per un'Italia di crescita, per un'Italia solidale, come sono stati solidali i sardi. E voglio ricordare qui, tra i 18 morti, le 4 vittime brasiliane, che dimostrano...

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  LELLO DI GIOIA. ... di fatto – concludo, signor Presidente – come quell'area, quella regione, sia in grado di esprimere solidarietà anche ad altri. È un'area di accoglienza, un'area che riesce ad integrare le culture. Ecco perché, e concludo, abbiamo bisogno, oggi più che mai, che il Governo sia vicino a quella realtà, per dare speranza, per far dire ai sardi: «l'Italia è vicina a noi» (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,20 con il seguito della discussione del decreto-legge recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia.

  La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti del Liceo Scientifico «Pitagora» di Isili, in provincia di Cagliari, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Modifica nella denominazione di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del gruppo parlamentare Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente, con lettera pervenuta in data 19 novembre 2013, ha reso noto che il gruppo ha modificato la propria denominazione in «Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente».

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare ed affidamento dei poteri attribuiti ai sensi dell'articolo 15, comma 2, del Regolamento nell'ambito dell'ufficio di presidenza del medesimo gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute il 19 novembre 2013, il Pag. 92Presidente del gruppo parlamentare Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente ha reso noto che è stato nominato tesoriere il deputato Pietro Laffranco, e che alle deputate Renata Polverini e Lorena Milanato è stato affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del Presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (A.C. 1670-A) (ore 16,32).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1670-A: Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
  Ricordo che nella seduta del 14 novembre 2013 è stato, da ultimo, respinto l'emendamento Piras 1.12, che costituiva il primo emendamento intermedio di una serie a scalare.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1670-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A della seduta del 7 novembre 2013 – A.C. 1670-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A della seduta del 7 novembre 2013 – A.C. 1670-A).
  Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 1670-A).
  Dobbiamo ora passare all'emendamento Scotto 1.19, a pagina 4 del fascicolo, secondo emendamento intermedio della medesima serie a scalare.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianni Melilla. Ne ha facoltà.
  Prego i colleghi – oltre a pregare l'onorevole Melilla di avere pazienza un istante – di raggiungere il proprio posto e, se possibile, di abbassare la voce. Lo chiedo ai colleghi della Lega, onorevole Grimoldi. Onorevole Rosato, vi prego di liberare l'emiciclo anche qui davanti. Onorevole Bratti... Prego, onorevole Melilla.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo spostare la scadenza di cui al comma 1, al 30 novembre 2013, quindi anticipandola rispetto al 31 dicembre 2013. Le maggiori risorse finanziarie derivanti dall'applicazione di questo comma vogliamo che siano utilizzate per implementare i fondi a favore della cooperazione internazionale allo sviluppo, quindi gli aiuti ai Paesi poveri del mondo. L'Italia, come è noto, dal 2008 in poi ha disatteso i suoi impegni internazionali. Li ha disattesi per quanto riguarda il Fondo globale contro le grandi pandemie, quindi le grandi malattie, Aids, tubercolosi e malaria, che ogni anno mietono milioni di vittime nei Paesi più poveri del mondo. L'Italia dal 2001 al 2008 aveva dato un miliardo di dollari. Dal 2008 non ha dato più niente, accumulando un debito nei confronti del Fondo globale dei Paesi più sviluppati che finanziano appunto la lotta per la salute nei Paesi più poveri del mondo, contrastando l'Aids, la malaria e la tubercolosi, per 260 milioni di dollari. Quindi, noi siamo debitori nei confronti di questo Fondo globale e abbiamo nello stesso tempo diminuito tutti gli aiuti pubblici allo sviluppo nei Paesi più Pag. 93poveri del mondo, arrivando all'ultimo posto tra tutti i Paesi europei.
  Siamo la «Cenerentola» d'Europa, con lo 0,13 per cento del prodotto interno lordo. Tenete conto che peggio di noi solo la Grecia è al di sotto di questa percentuale. I Paesi più grandi dell'Europa, dalla Germania al Regno Unito, alla Francia, sono allo 0,5 per cento del prodotto interno lordo, mentre i grandi Paesi del Nord Europa sono oltre lo 0,7 per cento, che è l'obiettivo prefissato dalle Nazioni Unite con gli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Questi Obiettivi di sviluppo del Millennio dovevano essere conseguiti nel 2015 attraverso delle tappe di avvicinamento. Fino al 2008 l'Italia ha avuto un progresso, da allora l'Italia ha praticamente diminuito in maniera costante i fondi dedicati alla cooperazione internazionale allo sviluppo.
  Noi riteniamo che finanziare nuovamente la missione militare in Afghanistan significa anche sottrarre risorse al Paese, non solo rispetto alla cooperazione internazionale allo sviluppo, ma anche alla lotta alla povertà nel nostro Paese, perché parliamo di ingenti risorse, di centinaia di milioni di euro che ogni anno noi spendiamo per finanziare una missione che non ha assolutamente risolto i problemi dell'Afghanistan, che non solo è diventato la centrale del narcotraffico nel mondo, ma è ancora oggi uno dei Paesi più poveri del mondo, perché non è un caso che le guerre, le violenze si conciliano con la fame, con la povertà, con le malattie, con la miseria.
  Per questo, come Sinistra Ecologia Libertà stiamo conducendo una dura battaglia nei confronti di questo decreto, che non ci consente di votare – come noi vorremmo – quelle missioni che sono ispirate a principi umanitari e di pace, come ad esempio la missione in Libano. Ma noi non possiamo farlo perché in questo decreto c’è di tutto: ci sono interventi, come quello in Afghanistan o quello nel Mediterraneo orientale, che noi non possiamo assolutamente condividere, perché riteniamo che non sono ispirati assolutamente da logiche umanitarie e di pace.
  Per questo motivo abbiamo presentato molti emendamenti e adesso ricominciamo la nostra battaglia, in stretto collegamento con un movimento molto ampio che nel Paese chiede pace, chiede riduzioni delle spese militari, chiede assunzione di responsabilità nei confronti di una guerra infinita com’è quella afgana che ha sottratto miliardi e miliardi di dollari a una politica che, invece, poteva essere utilizzata per aiutare i Paesi più poveri del mondo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, come diceva l'onorevole Melilla, noi abbiamo intenzione con questo emendamento di spostare ingenti risorse legate alla missione in Afghanistan sulla cooperazione, per operare un riequilibrio rispetto agli ultimi anni, che è quello legato al fatto che l'Italia è fanalino di coda in aiuti allo sviluppo.
  Noi pensiamo che, dopo dodici anni, sia giunto il momento delle scelte. Lo dico al sottosegretario Alfano, che so essere sensibile su questo terreno: ci risponda, se non è arrivato il momento di spostare le risorse dalla missione militare in Afghanistan alla cooperazione internazionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Scusi, Presidente, forse mi sono prenotato in ritardo. Vorrei solo ricordare perché stiamo avendo questo atteggiamento in Aula: lo stiamo avendo perché il Governo non ci mette nella condizione di poter votare missione per missione, provvedimento per provvedimento.
  Questo sta impedendo a quest'Aula e a questo Parlamento di selezionare con lucidità e tranquillità le missioni da rifinanziare e quali no. Io chiederei al Governo, al sottosegretario Alfano, di dirci qualche Pag. 94parola, di spiegarci perché quest'Aula è messa in queste condizioni, di prendere la parola in quest'Aula e dare qualche spiegazione a questo Parlamento, perché è chiaro che il silenzio del Governo non aiuta la serenità della discussione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sottosegretario Alfano, chiede di parlare ? No.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, ha fatto molto bene il collega Giordano a richiamare il motivo di questi nostri interventi, che oggi giungono al terzo giorno, per chiedere semplicemente di nuovo al Governo una spiegazione sul perché siamo in Afghanistan; ci dia una spiegazione sul perché si sia rifiutato di consentire a questo Parlamento una discussione serena e motivata sulle ragioni di questo decreto-legge. Ma ha fatto molto bene anche il collega Melilla a ricordare che in questo emendamento vi sono due questioni: il ritiro dall'Afghanistan, ma anche una luce che si apre sul grande tema della cooperazione internazionale. La cooperazione internazionale – che l'Italia interpreta sempre da brava Cenerentola all'interno delle relazioni internazionali, voglio ricordare solo questo – non può essere la foglia di fico che noi mettiamo davanti alle nostre vergogne militari. La cooperazione internazionale è politica estera, è lo strumento principale di politica estera per ogni Paese civile. Evidentemente l'Italia preferisce schierarsi dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, per quanto riguarda questo emendamento, questo tentativo di spostare delle somme allocate per le missioni all'estero verso la cooperazione, sicuramente è un tentativo lodevole. Voglio solo ricordare quanto poco viene ogni anno stanziato per la cooperazione, mentre le cifre date per le missioni militari subiscono dei naturali decrementi, di tanto in tanto, ma vengono anche incrementate al bisogno.
  Questo emendamento richiede il ritiro delle nostre truppe dall'Afghanistan e naturalmente sono a favore di questa iniziativa, anche perché riguardo a tali missioni, come è già stato ricordato da alcuni colleghi, non abbiamo innanzitutto la possibilità di valutare una missione distinta dall'altra: noi possiamo solamente votare questo blocco attraverso questa decretazione d'urgenza e ci pare assurdo che questo strumento, il decreto, sia sempre stato utilizzato per il rifinanziamento delle missioni. Siamo ben contenti che sia stata incardinata la discussione su una legge-quadro, ma si deve fare molto di più.
  Come dicevo, fin dall'inizio della legislatura, ci siamo scagliati contro questa missione in Afghanistan, perché innanzitutto riteniamo che, in una situazione del genere, in una situazione economica come quella in cui versa l'Italia, non sia saggio utilizzare tutte queste cifre, tutti questi soldi per le missioni all'estero. Sappiamo che l'Italia ha in un certo senso una reputazione da difendere, ma anche questa mattina in Commissione difesa abbiamo avuto un'importante audizione e siamo arrivati ad alcune conclusioni. È stata portata all'attenzione una cosa molto particolare, che non riguarda in questo caso la missione in Afghanistan, ma l'intervento in Libia, un intervento che è stato portato avanti sì dagli Stati Uniti, ma anche da alcuni Paesi europei, tra cui l'Italia e la Francia, mentre molti altri invece sono rimasti a casa.
  Se incrociamo questi dati con quelli economici, andiamo a vedere quali sono i Paesi che hanno subito un declassamento del rating dagli istituti addetti proprio a questo compito. Sono stati appunto l'Italia e la Francia. Questo è un segnale, quindi, che dobbiamo prendere al volo. Dobbiamo capire che, forse, bisogna un attimo ripensare a tutta la nostra politica estera. Pag. 95Bisogna un attimo ritornare sui nostri passi, calmare le nostre idee interventiste e riniziare a distribuire queste risorse in un comparto dove orgogliosamente posso dire che siamo molto bravi, che è quello della cooperazione. Attraverso le varie missioni mi sorprendo sempre di più di come, a capo di determinate organizzazioni che lavorano proprio nella cooperazione, trovo molto spesso degli italiani che, con il lavoro, aiutano veramente quelle popolazioni. Poi lo diciamo molto spesso, noi siamo molto bravi a parlare, abbiamo la cosiddetta chiacchiera. Siamo molto bravi, abbiamo questo aspetto diplomatico riconosciuto da tutto il mondo e, quindi, è nella cooperazione che noi dovremmo investire veramente. Naturalmente, so già che una delle critiche a questo mio discorso sarà che, senza sicurezza, non si fa cooperazione e su questo sono d'accordo. Ma, allora, andiamo a valutare quello che abbiamo fatto fino ad adesso in Afghanistan. È dal 2001 che è partita questa missione in Afghanistan, subito dopo l'attacco alle «Torri gemelle». Se vogliamo valutare questa missione, lo possiamo fare attraverso alcuni parametri. Ad esempio, c'era questa assoluta necessità di intervenire ? Questo intervento inizialmente è nato come risposta all'attacco terroristico dell'11 settembre. Tutti gli attentatori erano di origine saudita, non erano afgani.

  PRESIDENTE. Concluda.

  LUCA FRUSONE. Concludo. Sinceramente, quindi, sono favorevole a questo emendamento, perché in Afghanistan per tutti questi anni non si è risolto assolutamente nulla e nessuno si prende...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, esattamente abbiamo bisogno di rafforzare appunto il nostro intervento nella cooperazione internazionale, perché bisogna rispettare la volontà degli italiani nella destinazione del cinque per mille che oggi non viene rispettata, perché bisogna rispettare la volontà degli italiani nella riduzione delle spese militari. Penso sia utile che nelle Aule parlamentari ci sia anche la possibilità di esprimere tramite i deputati l'opinione in modo diretto di chi vive in prima persona la gestione della cooperazione internazionale. E, allora, c’è chi ci dice – lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – che in un mondo sempre più globalizzato, nell'era delle migrazioni e dei mercati o impariamo a convivere insieme nel migliore dei modi possibili o il futuro sarà sempre più nero per tutti. Per questo, abbiamo bisogno non solo di cooperare, ma di maggiore cooperazione internazionale. Perché qui avevo sentito, appunto, degli attacchi alla cooperazione internazionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, sottosegretario Alfano, io, a nome di tutto il mio gruppo, la ringrazio per essere qui e con religiosa pazienza la ringraziamo per ascoltare tutti i nostri interventi, però, per favore, ci piacerebbe anche sapere attraverso la sua voce qual è la posizione di questo Governo in merito al rifinanziamento della guerra in Afghanistan. Guardate, noi stiamo chiedendo in tutte le sedi opportune, e soprattutto lo stiamo chiedendo a tutte le nostre colleghe e a tutti i nostri colleghi, di votare i nostri emendamenti affinché i nostri ragazzi e le nostre ragazze rientrino in Italia. Il mio collega diceva di rispettare la volontà degli italiani. Aggiungo io: per favore rispettiamo l'articolo 11 della Costituzione. L'Italia ripudia la guerra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, vorrei sottolineare l'importanza di questo Pag. 96emendamento, un emendamento che pone fine a una missione che noi chiediamo venga interrotta il prima possibile e destinare le risorse alla cooperazione internazionale; chiediamo che queste risorse siano destinate per attività di prevenzione dei conflitti; e chiediamo che, in questo modo, questo emendamento, che in modo specifico destina queste risorse alla ricostruzione del Paese, sia un emendamento che questa Camera possa fare proprio. Crediamo che questa sia la scelta che deve fare il Paese, la scelta per una politica estera di pace, fondata sulla solidarietà internazionale e sulla prevenzione delle guerre. Questa è la scelta che noi auspichiamo che anche questo Governo possa fare e possa fare il prima possibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, io davvero vorrei rivolgere un invito caldo, accorato, al sottosegretario Alfano. Penso che ci debba delle risposte: noi vogliamo sapere quanti altri denari si possono stanziare per gli interventi umanitari rispetto a quelli che si stanziano per gli interventi militari. Vorremmo sapere quando finisce la nostra missione in Afghanistan – una data, non un rinvio continuo – e vorremmo sapere perché vi ostinate a presentarci tutte le missioni dei nostri soldati in modo indifferente, le une e le altre. Quindi, davvero, quest'Aula non può solo far sentire le nostre voci: ha bisogno anche delle vostre risposte, perché siete voi al Governo di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, io voglio cogliere l'occasione di questo importante emendamento per ringraziare tutte le deputate e i deputati del mio gruppo, perché con questa scelta coraggiosa, quella che abbiamo chiamato di interposizione civile, stiamo dando, credo, una grande lezione di politica, di trasparenza e di verità a questo Governo. Ed è vero, la ringraziamo per la sua presenza, sottosegretario, ma lei continua ad essere sordo e muto, come tutto il Governo in questo caso, eppure state organizzando in silenzio quello che è un modello di difesa «proiettivo»: state organizzando un modello sulla base della dismissione del civile e dell'investimento nell'industria degli armamenti grazie alle aziende di Finmeccanica: Agusta, Alenia, Selex. Allora, lei, sottosegretario, è in silenzio: fino a che resterà in silenzio, i deputati di SEL continueranno a parlare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, intervengo anche per chiedere al sottosegretario in silenzio che quando prenderà la parola, oltre a spiegarci il continuo rinvio di una fallimentare missione di guerra, che viene presentata come di pace, ci dovrà dire che cosa intendono fare per proseguire, visto che si sta parlando di nuovi compiti per stare in Afghanistan relativamente all'addestramento delle truppe afgane. Voglio ricordare che, dal 1o gennaio 2008, 132 soldati stranieri sono stati uccisi dalle forze di sicurezza afgane che noi dovremo addestrare. Se l'odio è arrivato così in profondità, forse, occorre fare un bilancio serio della missione e decidere, per evitare altre vittime, anche afgane, l'immediato ritiro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo «Giacomo Leopardi» di Grottammare, in provincia di Ascoli Piceno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).Pag. 97
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, quando si parla di guerra non bisogna mai dimenticarsi che ci sono le vittime di questa guerra. Ci sono le vittime dirette che, molto spesso, sono le sole ad essere ricordate, che sono i morti, praticamente; e, poi, ci sono le vittime indirette, che vengono ricordate un po’ meno, che molte volte vengono considerate come un problema sociale: sono gli orfani, sono le vedove, numerose vedove che, per colpa della guerra, perdono il marito. In società al maschile, come per esempio è quella afgana, in valli di montagna dove le risorse sono limitate, il futuro delle vedove e delle loro famiglie è molto precario.
  Sono i profughi e sono i migranti, quelli che poi ci vediamo arrivare sulle nostre coste, che non sappiamo gestire e che trattiamo come un'urgenza, quando urgenza non sono.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, nel merito dell'emendamento siamo d'accordo, io personalmente sono d'accordissimo, lo abbiamo già ribadito, rispetto al ritiro immediato dall'Afghanistan, però ci asterremo perché, come i colleghi di SEL sanno perfettamente, qualora venisse modificato, e speriamo di modificarlo, il decreto-legge, comunque, entrerebbe in vigore il 10 dicembre, per cui chiedere il ritiro il 30 novembre ad un decreto-legge che, se modificato, appunto, entrerebbe in vigore il 10 dicembre, la consideriamo una operazione non corretta.
  Ciononostante, ribadiamo che sulla ratio dell'emendamento siamo totalmente d'accordo per il ritiro immediato; ricordo sempre all'Aula che la guerra l'abbiamo persa, che gli stessi Stati Uniti stanno trattando con i talebani e che è la guerra più lunga dalla Seconda guerra mondiale in poi e, come diceva Tiziano Terzani, non esiste e non è mai esistita una guerra che ha messo fine alle altre guerre.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, per quanto riguarda i fondi per la cooperazione internazionale, ricordo che si sta avvicinando la Giornata mondiale dell'AIDS e ricordo, in particolare, una nazione dove siamo impegnati notevolmente nella cooperazione e nel volontariato internazionale, che è lo Zimbabwe. Su 12 milioni di abitanti circa, un'area che comprende una popolazione di un milione di abitanti è gestita dal punto di vista sanitario da volontari italiani tramite diversi ospedali, tra cui quello di Saint Michael. L'azione dei volontari italiani sta riuscendo a tamponare, nei limiti di quello che si può fare in una dittatura, alla pandemia di AIDS che ha abbassato la speranza di vita media a 37 anni in quella nazione. Per cui, ripensare alla collaborazione internazionale è fondamentale, perché stiamo avendo ottimi risultati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, in realtà io sono sempre in una posizione un po’ di disaccordo con la questione delle date, però se questo serve a far rientrare le truppe, in questo momento, vorrei che la discussione fosse più aperta per capire come far rientrare quelle truppe dall'Afghanistan. Questo discorso in Aula ci serve per ribadire ancora una volta che noi stiamo parlando di una guerra, non c’è alcuna missione di pace, ci sono delle persone che devono andare a morire lì, c’è una guerra persa e ci sono delle donne che, in realtà, non stanno trovando sicurezza, ma trovano ancora uno stato di incertezza nel loro futuro. Non abbiamo portato sicurezza in quei posti, non abbiamo portato democrazia, non siamo in Pag. 98grado di avere un piano sensato. Il piano sensato si riesce ad avere soltanto se ampliamo la discussione in Aula, utilizziamo ogni momento per poter scrivere una proposta decente. Ancora una volta ci troviamo con un'irrazionalità nel discutere e nel parlare di rientri.

  PRESIDENTE. Onorevole Colonnese, concluda.

  VEGA COLONNESE. Voglio concludere l'intervento con una frase di uno degli operatori che abbiamo spedito....

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Colonnese.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, voglio esprimere il mio dissenso, poiché in questo emendamento, come in molti altri, si parla di milioni di euro come fossero noccioline. In effetti sono noccioline se paragonati ai 29 miliardi di euro a disposizione della Difesa. Ora, io lavoro in Commissione ambiente, dove siamo costretti a fare i conti con ben altre cifre, visto che ci dobbiamo accontentare di mezzo miliardo di euro, e non di 29 miliardi di euro. Adesso, però, faccio una semplice proporzione matematica. Dal 1900 ad oggi, l'Italia ha subito circa un milione e centomila morti per guerre, non tutti sanno però che, nello stesso lasso di tempo, in Italia ci sono stati circa 170 mila morti per terremoti, frane ed alluvioni. Allora, utilizzando alcuni concetti chiari al Governo come il principio di armare la pace per evitare la guerra e il concetto di guerra preventiva e facendo le debite proporzioni con i 29 miliardi di euro a disposizione della Difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dovrebbero spettare 4 miliardi e mezzo di euro, non soltanto mezzo. Sono sicuro che gli sfollati sardi sarebbero favorevoli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, io credo che se gli emendamenti sono ammissibili e arrivano in Aula sono votabili, quindi io eviterei di dare altre interpretazioni. Per cui, se uno è favorevole all'emendamento, lo voti. Poi, se decide di astenersi, fa un'altra cosa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Comunque, visto che il Governo non parla, ci assumiamo noi l'onere di portare la voce del Governo e di citare le parole del Viceministro Lapo Pistelli, che in un'intervista di fine settembre, parlando della cooperazione internazionale, ci disse che l'Italia, nella classifica europea, è penultima, davanti solo alla Grecia, con uno stanziamento dello 0,15 per cento del PIL. Un fatto grave – disse il Viceministro Pistelli –, siamo un grande Paese, ma diventiamo una zavorra per tutti in ambito europeo, su questi temi. Ebbene è un fatto grave, ne siamo convinti anche noi, ed è per questo che vi proponiamo ancora una volta e ancora con insistenza, ancora con pervicacia, di spostare quelle risorse fatte per la guerra a uno strumento di pace come la cooperazione internazionale, soprattutto perché la cooperazione internazionale ha una data, quella del 2015, in cui si dovrà rivedere interamente, in sede di Nazioni Unite, la cooperazione internazionale e le modalità di sviluppo, e di sviluppo sostenibile, a favore della pace.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, noi del MoVimento 5 Stelle ribadiamo che il contenuto dell'emendamento potrebbe vederci d'accordo sul fatto di far tornare le nostre truppe dall'Afghanistan. Su questo siamo assolutamente d'accordo. Chiaramente non è comprensibile il dire: se siete favorevoli a un emendamento, allora votatelo; perché a questo punto possiamo mettere tranquillamente un emendamento che richiede il ritiro l'altro ieri o due mesi fa: dovremmo comunque, in qualche modo, votarlo ? Di fronte alla cittadinanza io credo che faremmo Pag. 99una figura un po’ strana. Quindi, chiaramente noi ribadiamo il nostro voto di astensione, pur condividendo i contenuti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, intervengo per ricordare all'Aula che noi abbiamo chiesto in Commissione, più volte, una legge-quadro che definisse il perimetro delle missioni internazionali e il loro senso. Poi abbiamo chiesto un'indagine conoscitiva per fare il punto sull'Afghanistan e sulle conseguenze e gli effetti della missione. Invece ci troviamo oggi a parlare di Afghanistan provando a forzare le maglie di un Regolamento, perché l'Afghanistan era stato ridotto a un comma di un unico articolo in cui convergono tutte le missioni internazionali. Noi pensiamo che questo non sia serio e per questo non ci arrenderemo a una mancanza assoluta di risposte e di buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, noi questo decreto di proroga delle missioni internazionali, e in questo caso di proroga di una guerra fallimentare da tutti i punti di vista, lo contesteremo con tutte le nostre forze fino alla fine, insieme ai colleghi parlamentari che stanno avendo il coraggio di fare affermazioni forti, mentre il resto dell'Aula rimane in silenzio, non dice la sua. Noi siamo convinti fermamente che l'Italia e la comunità internazionale possano accompagnare in un altro modo la ricostruzione dell'Afghanistan, in maniera democratica e in pace, ma per farlo ovviamente dobbiamo cominciare a prendere le distanze da questi dieci anni di guerra, perché i dati sono agghiaccianti e li conosciamo bene: abbiamo lasciato sul campo 52 nostri militari. Invece, per quanto riguarda i morti dei civili afgani nemmeno sappiamo più il numero. Quindi, continuerò il mio intervento prossimamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, siamo di nuovo qui e riprendiamo dove avevamo lasciato, perché evidentemente non si riesce a trovare una quadra sulla nostra utilità in Afghanistan e su quelle che sono le richieste dell'opposizione che ribadiamo essere un'opposizione che, a livello quantomeno numerico, merita rispetto. Non volevo riaprire questa polemica, perché è veramente stupida, però il collega di SEL, Lavagno, ha dovuto per forza riprendere la tematica e lo stesso collega ha diffuso sui social la notizia che noi avevamo votato astensione sui loro emendamenti sull'Afghanistan mettendo i puntini, come se fossimo contrari al rientro.
  Allora io dico che, sì, il MoVimento 5 Stelle valuta nel merito gli emendamenti, e quando sono stupidi si astiene, quantomeno perché nel merito di rientrare dell'Afghanistan siamo certamente favorevoli, ma quando l'emendamento non ha significato non possiamo certamente votarlo favorevolmente. Lo faremo sull'ultimo emendamento di questa serie di emendamenti accorpati che ha una data posteriore a quella di entrata in vigore del decreto, che è il 9 dicembre, quindi sappiate le cose.

  PRESIDENTE. Onorevole Di Stefano, non esistono emendamenti stupidi, esistono emendamenti condivisibili ed emendamenti che non si condividono, anche perché dobbiamo avere rispetto di tutti coloro che presentano gli emendamenti che vengono resi ammissibili dall'Assemblea.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

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  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, siamo ancora sull'articolo 1 e ci staremo parecchio probabilmente, quello che dispone gli stanziamenti per la proroga delle missioni. Ora, l'emendamento in questione, l'1.19, prevede il rientro delle truppe il 30 novembre. Ovviamente il decreto ha delle tempistiche un pò oltre il 30 novembre, quindi pertanto io voterò contrario a questo emendamento, pur sottolineando che nel merito il MoVimento 5 Stelle, come anche la gran parte degli italiani, vuole il rientro delle truppe, dei nostri militari, perché stanno facendo una guerra, purtroppo, non una missione di pace, che è persa sotto ogni punto di vista, sotto il punto di vista della ricostruzione che non c’è.
  Ricordo all'Aula che sono stati spesi 5 miliardi di euro che magari fossero stati investiti nella cooperazione e magari anche nell'aiuto alla nostra Italia, in questo momento avrebbero avuto sicuramente maggiori risultati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, ci tenevo a intervenire soprattutto sulla questione delle tempistiche, perché condividiamo in maniera totale il ritiro delle truppe, obiettivamente però parlare di 12 giorni da oggi nell'immaginare che sia possibile organizzare il rientro di un così alto numero di soldati, in 12 giorni, francamente lo vediamo difficile. Anche se è pur vero che qua in questo Parlamento solitamente si prendono tempi e date certe ma non vengono mai rispettate, noi a questo non ci crediamo ancora, pertanto cerchiamo di stare dalla parte della regione e diciamo: «A questa data noi non ci crediamo !». Quindi ci asterremo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, credo che ormai sia chiaro il motivo per cui noi sull'emendamento, il MoVimento 5 Stelle, gruppo parlamentare di cui faccio parte, non voterà a favore: una questione di tempismo, di tempi del rientro. È chiaro anche che l'opinione pubblica è con noi, con questo nostra forma di ostruzionismo costruttiva, una forma di costruzionismo, come spesso l'abbiamo definita, che è volta soprattutto a creare un ponte di collegamento con chi in questo momento è sordo alle nostre richieste, cioè il Governo. Perché ? Perché anch'io ritengo che non sia semplice dettare una linea temporale di rientro delle truppe. C’è bisogno di una strategia e questa strategia deve tener conto di molti fattori, e quindi è per questo che noi incitiamo costantemente il Governo a risponderci su alcune tematiche magari insieme, come dovrebbe essere una democrazia stabile, cresciuta, matura, si trova la ratio, la razionalità delle azioni da compiere, perché è vero che la guerra non porta alcuna soluzione, generalmente, non risolve i problemi, ma ormai è stata fatta, quindi come ne usciamo ? Quindi, sottosegretario Alfano, questa dovrebbe essere la persona che ci dà dei lumi, dovrebbe essere lei...

  PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, prendo atto che lei ha giustamente invitato ad usare un linguaggio che sia rispettoso aldilà della dialettica politica e della condivisione. Io le chiedo di invitare i colleghi del MoVimento 5 Stelle a chiedere scusa ai colleghi di Sinistra Ecologia Libertà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, dall'arrivo dei soldati sovietici nel 1978, in Afghanistan non si è mai smesso di combattere. Un'altra generazione è cresciuta conoscendo solo violenza. Dall'invasione Pag. 101dell'ottobre del 2001 gli Stati Uniti hanno speso per le operazioni militari 444 miliardi di dollari, circa 315 miliardi di euro.
  Secondo lo studio di un'università americana pubblicato in questi giorni, le vittime del conflitto sono almeno 33.877, in gran parte civili. Riporta la Misna: «L'agosto scorso, con la morte di 67 soldati, è stato il mese peggiore per l'esercito americano. Non sono bastate – spiega, quindi, Don Scacco dell'agenzia Misna – le elezioni democratiche, che hanno confermato Karzai alla presidenza e i signori della guerra in Parlamento. Nonostante i milioni...» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dieni.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, 12 anni di guerra, e credo che questo Paese ne abbia abbastanza. Abbiamo detto tutti quanti morti ci sono stati tra i nostri soldati, quante vittime civili. E allora, di fronte a questo quadro, penso che l'arzigogolio e le sottigliezze della politica, ai quali evidentemente anche i colleghi di recente nomina si sono abituati, ci dovrebbero portare a dire che quando non si è d'accordo si vota «no», e quando si è d'accordo si vota «sì». Francamente mi sono stufato di sentire in quest'Aula che si è d'accordo sul merito, che si vorrebbe dire «sì», però si dice che ci si astiene, oppure si dice «no» in base a un ragionamento astruso, che davvero i cittadini, quelli veri, non capiscono.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, noi naturalmente siamo d'accordo con il ritiro delle truppe, ma non ci piacciono le marchette politiche. E non ci piacciono le soluzioni impraticabili, che naturalmente spesso propone SEL.
  Questa guerra – ricordo – è costata oltre 5 miliardi di euro. Mi piacerebbe fare un'ipotetico referendum tra i cittadini italiani per chiedergli se preferiscono continuare a sprecare centinaia di milioni di euro in operazioni militari, oppure se preferirebbero usare, investire questi soldi pubblici in scuola, istruzione, sanità pubblica: il risultato sarebbe abbastanza scontato e ovvio.
  Voglio quindi ricordare i numeri di queste missioni militari, che andiamo a finanziare. Il nuovo provvedimento aggiungerà circa 310-315 milioni ai 935 già stanziati con il decreto-legge dello scorso dicembre. Insomma quasi 1,3 miliardi di euro spesi nel 2013: sarebbero abbastanza per evitare...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, esprimo il mio voto in dissenso dal gruppo: quindi voterò astensione a questo emendamento. Ma vorrei portare l'attenzione sul tema dell'informazione. Non ci rendiamo conto quanto l'informazione, un'informazione corretta e vera sia importante. L'informazione nel campo della guerra è fondamentale: se tutti i giorni vedessimo in TV quali sono gli effetti della guerra, se ci fosse una notizia al giorno che ci mostra le varie missioni all'estero e sugli effetti della guerra, e non avessimo una informazione embedded, cioè militarizzata, che segue solo gli effetti che portano le nostre missioni, avremmo la possibilità di sensibilizzarci su questo tema...

  PRESIDENTE. Concluda.

  LUIGI GALLO. ... di vedere senza filtri quello che accade. E questo in pratica è quello che condiziona questo Paese. Probabilmente l'informazione è...

Pag. 102

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, è chiaro che dopo 12 anni che siamo in guerra in Afghanistan (perché è una guerra, non siamo lì a portare pace in quel Paese), e dopo più di 5 miliardi di euro spesi, a nostro parere inutilmente, in questo provvedimento noi vorremmo veder scritto che i nostri ragazzi e ragazze in Afghanistan rientrino il prima possibile. Chiaramente dire che devono rientrare nel giro di una settimana, 12 giorni è ovviamente una cosa infattibile; ci aspettiamo invece degli emendamenti successivi in cui le date sono un pochino posteriori, da poter votare positivamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, questa è la seconda settimana in cui analizziamo questo decreto-legge; e i nostri commenti agli emendamenti esprimono tutti un chiaro concetto, che è quello della contrarietà alla partecipazione del nostro Paese alla guerra, e in particolare a quella dell'Afghanistan.
  Quello che però mi preme ricordare, in particolar modo al Governo, è che quella che sta ascoltando non è la voce di pochi parlamentari, ma è la voce dei cittadini italiani, che vogliono sapere perché questo Governo ha deciso di rifinanziare le missioni e perché adesso non stanno ascoltando le sue richieste. Questo secondo noi non è un modo democratico di lavorare, se i cittadini non vengono ascoltati, quindi questa è la nostra forma di protesta a questo modo quasi dittatoriale di lavorare in Aula, mentre per quanto riguarda l'emendamento io mi associo totalmente alle parole espresse dalla mia collega Spadoni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, in merito all'emendamento cosa si può dire ? Effettivamente personalmente mi sembra un po’ una propaganda dire che domani mattina ritiriamo le truppe dall'Afghanistan, effettivamente dire che lo facciamo domani mattina significa probabilmente dire che non abbiamo idea di quando farlo perché dare dieci giorni per ritirare tutto, dopo una guerra di dieci anni, mi sembra davvero infattibile.
  Allora, perché non iniziamo a pianificare un rientro vero, perché non parliamo di costi, perché non parliamo di una pianificazione ? È la stessa cosa che ci chiedono le nostre aziende ed è quello che il Governo non sta facendo, ma sta andando spesso a tentoni, dicendo prima domani, dopo forse e poi vedremo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, io volevo un attimo riallacciarmi all'intervento che ha fatto il mio collega Segoni. Stiamo affrontando di nuovo l'autunno e di nuovo in autunno tantissimi dissesti idrogeologici. Quanto costa all'Italia questo ? Oltre 61 miliardi di euro è il bilancio dei danni causati dal dissesto idrogeologico dal 1944 al 2012, quasi un miliardo e mezzo all'anno se ne va per far fronte alle conseguenze di frane e alluvioni.
  Nel nostro Paese le zone ad elevata esposizione a rischio idrogeologico rappresentano il 10 per cento del territorio, riguardano l'82 per cento dei comuni e coinvolgono potenzialmente 5,8 milioni di abitanti. E il Governo che fa ? Stanzia 29 miliardi di euro per la difesa mentre solo mezzo per il Ministero dell'ambiente. Penso che così avanti non si possa andare, penso che il Ministero dell'ambiente deve avere più soldi per far fronte comunque a una guerra che c’è in Italia ed è la guerra...

Pag. 103

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, è vero, non ci sono emendamenti stupidi, so però che ci sono dibattiti stucchevoli e totalmente insensati, cioè qui stiamo facendo opposizione sullo stesso provvedimento, la stiamo facendo anche insieme, se non siamo d'accordo su tutto, su esattamente tutto, non vedo il problema e non capisco perché dobbiamo sentirci addirittura giudicati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È stucchevole il dibattito di chi in quest'Aula ogni tanto si sveglia e si ricorda di essere opposizione e fino a 20 giorni fa dava giudizi morali sul fatto che noi facevamo «costruzionismo» e ora però che gli torna comodo, lo fa insieme a noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, io prendo la parola non tanto per ribadire le ragioni già espresse dai miei colleghi sul motivo per cui il nostro gruppo parlamentare si asterrà, ma per continuare l'intervento di un mio collega, Giuseppe Brescia, che parlava di vittime, parlava delle famiglie, delle sorelle, dei fratelli, delle persone che perdono in questa attività di guerra i propri cari.
  Ebbene, io aggiungerei che a queste vittime ce ne sono delle altre, qualcuno le ha già ricordate, sono delle vittime interne, sono tutti quei provvedimenti che non si possono fare perché le nostre risorse vengono destinate ad altro.
  Ecco, credo che anche per questo bisogna in qualche modo indignarsi, credo...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, dopo dodici anni di guerra in Afghanistan, cinquantatré morti dei nostri militari, per non parlare degli oltre tremila morti civili, credo che non sia proprio il caso di andare su un terreno che sia quello della polemica con chi sta facendo opposizione e vuole avere un rientro dall'Afghanistan in maniera ragionevole perché, se vogliamo tacciare gli altri di ipocrisia, sarebbe facile per noi oggi attaccare qualcuno in quest'Aula, dicendo che ha l'ipocrisia nel suo nome, perché potremmo parlare, per esempio, delle risate che si fa Vendola sui morti di tumore. Magari potremmo parlare di questo, ma non lo faremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ed è per questo che invito tutti i nostri colleghi ad entrare nel merito dell'emendamento.
  Noi ci asterremo perché riteniamo irragionevole riuscire ad avere un rientro sensato entro il 30 novembre. Vogliamo che tutti rientrino in maniera sicura e in tempi ragionevoli. Questo è ciò che vogliamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brugnerotto. Ne ha facoltà.

  MARCO BRUGNEROTTO. Signor Presidente, colleghi, un semplice intervento per ribadire la mia astensione in questo voto proprio per motivi prettamente tecnici, in quanto non sarà possibile tecnicamente far rientrare le truppe il 30 novembre, quando il decreto andrà in vigore il 10 dicembre.
  Un semplice commento personale sulle spese sostenute dal Governo e dai cittadini per quel che riguarda la missione, su questi cinque miliardi. Se ci comportassimo tutti come buoni padri di famiglia, verrebbe spontaneo non spendere questi soldi per queste finte missioni di pace, ma per scuole, ospedali, per altro e magari – perché no ? – per salvaguardare il territorio e non lamentarci dopo della pioggia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 104

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, per ricordare all'Aula giusto l'articolo 11 della Costituzione: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;». Ecco, in Afghanistan, abbiamo usato la guerra per risolvere una controversia internazionale perché di guerra si tratta, non di una missione di pace. Continuo: «consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
  Parlando, invece, di soldi che si potevano risparmiare e investire in altra maniera, sempre facendo riferimento alla nostra Carta costituzionale, mi riferisco all'articolo 9: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura, la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Proprio in questi giorni, oggi, abbiamo avuto i morti in Sardegna per dissesto idrogeologico. Quindi, prima di andare all'estero, pensiamo a curare la guerra che stiamo combattendo nel nostro Paese contro il dissesto idrogeologico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

  MARTINA NARDI. Signor Presidente, capisco che vada molto di moda in questi giorni prendere di mira SEL e attaccare SEL – è uno sport che sta diventando abbastanza patetico – e capisco anche che SEL è una forza politica che sicuramente, in propaganda, non è molto forte. Anzi, dico che, se dovessimo mai affrontare e proporre una proposta comune tra SEL e MoVimento 5 Stelle, dovremmo affidare a voi la parte della stampa e propaganda perché in questo siete maestri (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Avete chiamato il nostro emendamento «stupido», ma io penso che abbiate fatto un errore perchè...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  MARTINA NARDI. Certo, Presidente. Il nostro è un emendamento «stupito», non «stupido», ma stupito di come si possa, dopo dodici anni, essere ancora impantanati nella guerra in Afghanistan. Definanziare la missione è cosa doverosa e corretta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, in merito alla questione armamenti, volevo ricordare che con l'ultima legge di stabilità sono stati previsti finanziamenti per 6,8 miliardi di euro a Fincantieri. È curioso anche notare, da notizie di giornale di questi giorni, che Fincantieri fa parte di quelle aziende che verranno dismesse dal patrimonio pubblico statale. Prima noi finanziamo e diamo commesse miliardarie all'azienda Fincantieri e poi la vendiamo. Dovremmo ragionare un attimo su questi fatti: a chi vendiamo queste aziende e perché le stiamo vendendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, egregi colleghi, io credo che sia poco serio contrabbandare le posizioni di un'altra parte politica, così come sta avvenendo. Noi abbiamo assunto questa iniziativa, e cioè di fare dell'ostruzionismo, nel tentativo di porre all'attenzione Pag. 105dell'Italia, cioè fuori di quest'Aula, il problema delle missioni militari che noi stiamo supportando all'estero.
  È evidente che, quando si fa l'ostruzionismo, si adottano tutti gli strumenti possibili, compreso quello per esempio di emendamenti a scalare. Quindi, fare gli ingenui e sostenere che noi stiamo presentando emendamenti stupidi è poco corretto, perché anche quando altri fanno dell'ostruzionismo giocoforza devono ricorrere ad argomenti che, dal punto di vista della razionalità, spesso lasciano molto a desiderare.
  Quindi, io spero – lo dico chiaramente al gruppo del MoVimento 5 Stelle – che si riconduca il tono del dibattito in modo adeguato alla serietà del problema di cui si sta dibattendo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, io credo che l'argomento che trattiamo adesso in questo «decreto-legge missioni» sia importante, probabilmente perché, quando parliamo di propaganda, io direi che forse anche l'argomento guerra in sé è una propaganda; è un propagandare un metodo democratico o finto democratico in civiltà e popolazioni che magari non sono pronte per lo stesso e che di fatti poi lo rigettano.
  Però, proprio perché noi magari siamo maestri, come diceva qualcuno in quest'Aula, della propaganda, io volevo ricordare che lo scorso 25 giugno una giunta, che magari è quella nella quale il partito politico di Sinistra Ecologia Libertà è a capo – l'unica in Italia e quindi magari qualcuno si può informare – ha finanziato con la modica cifra di 480 mila euro una trasmissione televisiva RAI, che è anche servizio pubblico. Allora, io mi chiedo: chi è più capace di fare propaganda ? Qualcuno che viene finanziato dai cittadini e sulle TV non va o qualcuno invece che le TV le finanzia per poterci andare non solo per farci fare quattro risate in televisione e nelle intercettazioni, ma magari per propagandare la propria posizione politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, vorrei ricordare che la guerra in Afghanistan ha portato, secondo l'Agenzia antidroga dell'ONU, un aumento rispetto allo scorso anno, nell'area di Kabul, cioè nell'area governativa, del 148 per cento della produzione di oppio.
  Vorrei portare a conoscenza una denuncia dimenticata da tutti, fatta dalla prima parà donna in Italia, l'ex caporalmaggiore Alessandra Gabrielli. Agli inquirenti della squadra investigativa del nucleo operativo dei Carabinieri racconta che: «mi hanno iniziato all'eroina alcuni militari della missione ISAF di ritorno dall'Afghanistan. Ritengo che quello stupefacente molto probabilmente venisse portato dall'Asia». Le dichiarazioni vengono trasmesse alla procura militare di Roma e l'allora Ministro della difesa La Russa preferisce non rilasciare commenti in attesa di sviluppi, ma purtroppo non ci saranno perché l'inchiesta verrà subito archiviata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scotto 1.19, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza, e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Valiante...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 106

   (Presenti  438   
   Votanti  358   
   Astenuti   80   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato
 28    
    Hanno votato
no  330).    

  (Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo ora alla votazione dell'ultimo emendamento della serie a scalare, che è a pagina 10 del fascicolo, ed è l'emendamento Fava 1.33, anch'esso con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signori del Governo, non vorrei che questa discussione si trascinasse in maniera stanca, a tratti rituale, perché l'ostruzionismo può rischiare di produrre questo sentimento, anche all'interno di quest'Aula. Però, la richiesta che noi stiamo facendo, ormai da tre giorni, anche se in una discussione un po’ spezzettata, quasi a rate, è quella di provare a mettere un punto rispetto a una scelta che non abbiamo condiviso e che rischia di produrre un'ennesima fuga in avanti da parte dell'Italia nella direzione di errori che si ripetono.
  Guardate, io penso che i dati che abbiamo tirato fuori sulla cooperazione, i dati che abbiamo tirato fuori rispetto all'impegno di spesa che, nel corso degli ultimi 12 anni, sono stati messi in campo dal nostro Paese, sono cose importanti, ma non bastano.
  Noi dobbiamo fare un bilancio rispetto a una stagione politica, una stagione lunga, che si inserisce all'interno di un'illusione, quella di poter fare una guerra al terrorismo esclusivamente sulle ali dei cacciabombardieri, e non attraverso l'impiego dell’intelligence, non attraverso il dispiegamento della diplomazia e non attraverso il potere enorme della politica, che può mobilitare forze e può cambiare il senso della storia.
  Invece, abbiamo deciso di inseguire una storia già scritta, cioè quella di intervenire in un teatro che, nel corso degli ultimi 30 anni, non si è stabilizzato. Ieri le Nazioni Unite ci hanno dato un bollettino: 12 mila talebani uccisi negli scontri a fuoco nel corso degli ultimi anni. E però, tuttavia, il mercato dell'oppio che aumenta, il mercato dei metalli preziosi che aumenta e il rischio concreto che, anche dopo la fine della missione ISAF, Resolute Support debba essere impiegata in «operazioni combat», al contrario delle cose che ci è venuto a dire qui il Ministro Mauro.
  Per questo, noi aspettiamo risposte più compiute e non qualche bollettino letto in maniera distratta e, molto spesso, anche in maniera, come dire, imprecisa, come quello che ci è venuto a raccontare il Ministro Mauro, qui, qualche giorno fa.
  I bollettini non servono: servono le scelte politiche. Lo dico, perché credo che sia utile chiudere una polemica su un aggettivo, anche ai colleghi che con noi stanno condividendo una battaglia, una battaglia giusta, perché le parole che noi ascoltiamo dal Governo ci appaiono insufficienti. E lo voglio dire citando Robert Musil, che, a un incontro della Lega austriaca del lavoro, nel 1931, tesseva, signor Presidente, l'elogio della stupidità.
  «Se la stupidità non assomigliasse tanto al progresso, al talento, alla speranza o al miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido». Noi vogliamo essere stupidi se ci battiamo per le cose giuste in cui crediamo, come quella del ritiro delle truppe dall'Afghanistan entro un tempo delimitato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,30)

  PRESIDENTE. Prima di passare al prossimo intervento, onorevoli colleghi, ho il piacere di informarvi che si trova in visita presso la Camera dei deputati una delegazione dello Stato di Santa Catarina del Brasile, guidata dal Presidente dell'Assemblea legislativa di quello Stato, deputato Pag. 107Joares Ponticelli, che salutiamo affettuosamente. Rivolgiamo loro davvero un cordiale saluto (Applausi).
  Ha chiesto ora di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signora Presidente, l'emendamento che quest'Aula ha appena respinto prevedeva 12 giorni per organizzare il rientro dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze dall'Afghanistan. Siccome per noi non esistono due pesi e due misure, non capiamo perché in 12 giorni non possiamo riportare i nostri ragazzi, però magari in 12 giorni – quello sì – possiamo rimpatriare quelli che vengono chiamati clandestini in Italia. Siccome non pensiamo che esistano due pesi e due misure, continuiamo.
  Ora, signora Presidente, questo emendamento chiede di rimpatriare i nostri ragazzi, di ritirare le nostre truppe il 14 dicembre. La lanciamo come sfida e anche un po’ come provocazione alle nostre colleghe e ai nostri colleghi. Volendo, questa volta il tempo c’è, sia tecnico, che materiale, che organizzativo. Ci hanno chiamati «stramaledetti ipocriti». Ci dimostrino però che allora queste parole non rischiano di essere un boomerang.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo che il 14 dicembre si avvii il ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan, ma non è molto diverso da tutti quelli che abbiamo presentato fin qui finora, perché io credo che un Parlamento quando affronta un emendamento abbia solo un dovere: chiedersi che cosa accadrà se quell'emendamento viene approvato. E qui nessuno può dire che, se fosse stato approvato uno qualsiasi degli emendamenti di SEL finora presentati, non sarebbe accaduta una cosa sola e molto semplice: il ritiro dei nostri militari dalla Afghanistan. Nient'altro che questo.
  Succede invece, talvolta, che essere troppo innamorati della propria intelligenza e confondere l'intelligenza con la capacità minima di leggere un pezzo di carta, faccia fare figure che non si vorrebbero fare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, adesso vediamo se anche questo è un emendamento stupido. Evidentemente chi lavora nella cooperazione internazionale non ha giudicato i nostri emendamenti stupidi, tant’è che ha scritto, appunto, che sono emendamenti importanti, che c’è bisogno di cosa ? Di avere una coerenza tra azione umanitaria e spese militari. La cooperazione non deve in alcun modo essere mescolata con l'azione militare.
  In particolare, chiediamo la riduzione delle risorse destinate a missioni militari, destinandole a una parte importante della cooperazione internazionale per l'azione umanitaria di ricostruzione. Questo lo dice Cooperazione e sviluppo, cooperazione internazionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, stiamo facendo in questi giorni una gran fatica per ricondurre questo passaggio parlamentare sul decreto ad una discussione, ad un confronto di merito.
  Allora, vorrei dire a tutte le voci critiche che sono in questa Aula che forse bisognerebbe approfittare di questa occasione che stiamo costruendo tutti insieme, perché qualunque cedimento a strumentalità o, talvolta, a falsità significa fare il gioco di un Governo che sta tentando ancora una volta con questo decreto omnibus di «commissariare» il Parlamento.
  Invece, bisogna fare in modo che quest'Aula torni ad essere il luogo in cui si Pag. 108discute delle priorità del Governo e nel quale ci sono analisi e riflessioni assolutamente veritiere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, non capisco a chi si riferissero i colleghi, visto che abbiamo già annunciato che voteremo favorevolmente questo emendamento, quindi il boomerang forse torna su di loro evidentemente. Voteremo favorevolmente questo emendamento perché riteniamo che il 14 dicembre sia una data che ha un senso, considerando che non è soltanto – come diceva il collega – una questione di pensare cosa accade dal momento in cui si vota favorevolmente un emendamento, ma è anche questione di pensare se poi a livello tecnico è realizzabile quello che si è chiesto, perché se vogliamo pensare che tutti i 2.800, anzi, attualmente sono di più, i quasi 4 mila uomini che abbiamo in Afghanistan, insieme a strumentazioni, mezzi eccetera possano rientrare in cinque giorni, se pensiamo che questo sia attuabile, chiaramente siamo su un'altra terra.
  Noi pensiamo che, invece, il 14 dicembre sia già una data più logica e, inoltre, sicuramente è una data che viene successivamente alla scadenza del decreto, che non sappiamo, quindi, se verrà attuato prima di quella data e, quindi, non avrebbero senso gli altri emendamenti. Quindi, voteremo in modo favorevole.
  Noi non amiamo pensare che la politica si faccia di proclami. Per questo motivo, come si diceva prima, quasi quasi qualcuno ci ha attaccato perché pensiamo di mettere soltanto l'intelligenza nella nostra discussione sugli emendamenti. Ma ci mancherebbe altro ! Se non mettessimo l'intelligenza, voteremmo soltanto o per partito preso o per campagna elettorale. Siccome, grazie alle nuove alleanze in questo Parlamento, siamo lontani da campagne elettorali, ancora una volta vi dimostriamo che votiamo nel merito. Votiamo nel merito e, quindi, in questo caso voteremo favorevolmente.
  Noi ribadiamo quello che ormai è un mantra dalle nostre parti, ovvero che dall'Afghanistan vogliamo uscire, lo abbiamo detto. Noi del gruppo MoVimento 5 Stelle siamo stati il primo gruppo in quest'Aula a depositare una mozione di ritiro immediato dall'Afghanistan, è stato il nostro primo atto depositato alla Camera dei deputati. Lo abbiamo chiesto – anche ai tempi con una mozione, oggi abbiamo la fortuna di poterne parlare nel decreto di proroga delle missioni – perché crediamo che sia una fonte inesauribile sia di guai che di distruzione per altre società civili come quella afgana e, soprattutto, per i nostri cittadini sia anche un'enorme perdita economica.
  Lo abbiamo ribadito in diverse salse: io sono favorevole a chi dice che l'occasione vera di questo «costruzionismo» in Aula è quella di poter mettere il riflettore sulle tematiche legate alla guerra e all'Afghanistan; tematiche di cui non si parla mai, perché evidentemente fa comodo non parlarne, perché, al di fuori delle coscienze sensibili alla tematica, che anche in quest'Aula fortunatamente ci sono, per altre forze, altri poteri in questo Stato e in altri Stati con i quali siamo alleati parlare di Afghanistan è un tabù. È un tabù perché parlarne porterebbe a una sensibilizzazione delle coscienze e della collettività che alzerebbe sicuramente l'attenzione su quanto inutile sia – supposto che si possa parlare di utilità o meno di una guerra: la guerra non è mai utile – per l'Italia una guerra in Afghanistan. Se il popolo realmente si rendesse conto e noi cittadini ci rendessimo conto tutti di cosa è la guerra in Afghanistan, probabilmente la reazione a questo Parlamento, quando delibera nuovi finanziamenti alle guerre, sarebbe ben diversa da quella che oggi c’è, perché fuori da quest'Aula – io me ne rendo conto dalle due settimane nelle quali stiamo facendo ostruzionismo – non si parla di questo ostruzionismo, non si parla di Afghanistan.
  La stampa, anche quella che normalmente è stata più sensibile alle tematiche relative alla guerra, sostanzialmente tace. Tace perché probabilmente se non tacesse Pag. 109dovrebbe dire che soltanto due forze politiche in questo momento si stanno opponendo alla guerra in Afghanistan. Siccome sappiamo che non è possibile per questa stampa dichiarare che PD, PdL, Scelta Civica e Lega Nord appoggiano la proroga delle missioni in Afghanistan, allora non se ne può parlare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi crediamo che una stampa libera dovrebbe, invece, dirlo, ma non perché sia un merito o un demerito appoggiare o meno una proroga di missioni. Per carità ! Ogni gruppo politico ha la sua autonomia politica.
  Solo che sarebbe il caso che questa fosse chiara agli elettori e ai cittadini che poi decidono di rinnovare la fiducia in questi partiti, perché si può essere d'accordo ad appoggiare una guerra, ma questo rapporto con l'elettorato deve essere chiaro. E io credo che un gruppo in particolare in quest'Aula, ovvero il PD, abbia fatto un'intera campagna elettorale dicendo: «Fuori dall'Afghanistan !», invece qua dentro sta votando un decreto di proroga per la missione in Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, a proposito di incongruenze di date, vorrei dire che questo decreto è datato 10 ottobre e propone una proroga dal 1o ottobre al 31 dicembre: è pure retroattiva, perché addirittura viene proposto questo decreto dieci giorni dopo che era scaduta l'autorizzazione alla precedente missione in Afghanistan e anche alle altre missioni. Oggi addirittura siamo al 19 novembre e deve ancora andare al Senato, quindi facciamoci un esame di coscienza anche sulla coerenza temporale dei provvedimenti di legge di questo Governo, che potevano essere assunti con calma e con serietà qualche mese prima.
  Poi voglio dire ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che a me fa molto piacere che ci troviamo insieme, quindi io sono molto contento di questa battaglia che insieme stiamo facendo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Quanto tempo ho signor Presidente ?

  PRESIDENTE. Cinque minuti.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, io faccio questo intervento dopo aver sentito i colleghi di Sinistra Ecologia Libertà: se non ho capito male loro sulla questione della guerra in Afghanistan sono totalmente contrari ed hanno detto che c’è una moltiplicazione della coltivazione e del commercio dell'oppio. Ora, nell'immaginario collettivo politico io ho sempre pensato e sempre capito che SEL è a favore delle canne, quindi su questo tema forse loro sarebbero anche contenti del fatto che in Afghanistan...

  PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, si rivolga alla Presidenza. Stia al tema, stia al tema !

  GIANLUCA BUONANNO. Il tema è questo.

  PRESIDENTE. Perfetto. Stia al tema !

  GIANLUCA BUONANNO. Se loro parlano di oppio, io penso alle canne e l'oppio come droga diciamo così leggera (io non mi sono mai drogato e non mi sono mai fatto una canna). Credo che invece SEL su questo punto dovrebbe dire qualcosa al contrario. Invece ancora una volta mi sento spiazzato da questi interventi da parte dei finti comunisti, perché mi rendo conto, ancora una volta, che in Aula dicono che sono contro la coltivazione dell'oppio ed alla sua commercializzazione, perché loro vorrebbero la droga libera, insieme ai radicali: nell'immaginario Pag. 110collettivo i radicali e i finti comunisti sarebbero coloro che vorrebbero le droghe libere. Io invece sono contrario totalmente a questo tipo di pensiero. Io sì che posso dire che bisogna combattere l'oppio e bisogna combattere contro la sua commercializzazione, ma sentirmelo dire dai finti comunisti mi sembra una cosa paradossale !
  Perché poi nella realtà, signor Presidente, è un po’ come se si parla di armi: anche in Italia ci sono delle aziende molto importanti che fabbricano armi. Poi però, se non ci fossero coloro che fabbricano le armi e lasciassero a casa i dipendenti, sarebbe la stessa sinistra, con la CGIL, ad andare a manifestare perché magari la fabbrica deve licenziare la gente. Quindi si mettessero un po’ d'accordo su quello che dicono. È un po’ come il governatore della Puglia, che da una parte combatte l'Ilva, combatte certe cose, dice che è a favore dei dipendenti, dei lavoratori, e poi si scopre che parla con Archinà, che è certamente il factotum di Riva e ci parla come se fosse un suo carissimo amico. A me la Polverini ogni tanto scherzando mi dice: «Siamo un po’ culo e camicia». Questo è un termine che andrebbe bene appunto per il governatore della Puglia, per come ha parlato...

  PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, stia al tema !

  GIANLUCA BUONANNO. Sto dicendo una cosa romana.

  PRESIDENTE. Stia al tema: stiamo discutendo il decreto sulle missioni internazionali !

  GIANLUCA BUONANNO. Sto facendo un esempio, dicendo, appunto, che questa espressione romana «culo e camicia»...

  PRESIDENTE. Faccia esempi attinenti al tema.

  GIANLUCA BUONANNO. ...è un po’ quello che andrebbe a beneficio di quello che il governatore della Puglia fa. Poi se ha anche scritto che si è vergognato, sono problemi suoi ! Io penso, comunque, che questo tipo di doppiopesismo della sinistra e di SEL, che da una parte dice dell'oppio e poi va a predicare che deve essere commercializzato e quasi usufruito da tutti senza regole, e il loro capo che dice una cosa, poi al telefono ne fa un'altra, è un altro tipico esempio di una sinistra che dice «a» e poi fa «zeta».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, per far notare all'Aula che le opposizioni stanno imponendo una discussione sul perché noi siamo ancora in Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Stanno imponendo una discussione e stanno discutendo tra di loro. Questa maggioranza, invece, rifiuta il confronto, rifiuta la discussione, si divide nelle proprie parti, si divide nei propri congressi, ma non viene qui in Aula a dirci che l'unica cosa stupida è restare ancora in Afghanistan (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, l'emendamento Fava 1.33, sempre riferito quindi all'articolo 1, è importante perché comunque segnala sempre la volontà di parte di quest'Aula che non è guerrafondaia a ritirarsi dall'Afghanistan. Chiaramente, io chiedo a tutta l'Aula di dimostrare agli italiani che vogliono che i militari rientrino dall'Afghanistan, di votarlo questo emendamento perché il 14 dicembre rispetto al 31 è qualche giorno prima, venti giorni prima. Facciamogli fare i regali di Natale a questi ragazzi. Ed è importante perché facciamo capire che il Parlamento si è ripreso il potere rispetto ad un Governo che decreta e fa come gli pare. Quindi, lo chiedo alla destra, alla Pag. 111sinistra, al PD, al PdL, a Forza Italia, al Centro Democratico, a chi c’è rimasto, insomma, di votare...a Scelta Civica per l'Italia, scusate, ma qui si sciolgono tutti e, quindi, non riesco a stare aggiornato...

  PRESIDENTE. Concluda, ha finito il tempo.

  FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di votare questo emendamento. Per favore, votate questo emendamento e date un segnale di cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, è chiaro ed evidente a tutti che la spesa militare in Italia non rientra in un concetto che, invece, noi, ognuno nella propria Commissione, sta incontrando nel tentativo di fare qualcosa di buono per il Paese. Lo vorrei ricordare alle colleghe e ai colleghi della VII Commissione, quanto abbiamo faticato per muovere qualche euro a vantaggio della scuola, quanto abbiamo dovuto lottare, anche con il Governo, mentre sulle spese militari in questo Paese sono già 23 miliardi di euro quelli stanziati nella prossima legge di stabilità. Allora, io vorrei che sul concetto di invarianza ci intendessimo. Invarianza è un concetto che può tornare utile quando c’è bisogno di muovere l'industria bellica, ma non quando c’è bisogno di muovere l'industria dei saperi, del nostro futuro ? Io penso che questa sia la strada più sbagliata per questo Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, stiamo parlando della missione in Afghanistan costata fino ad oggi 5 miliardi di euro. L'IMU sulla prima casa vale 4,9 miliardi di euro. Passiamo giorni, settimane, mesi a parlare di coperture. Eccoli. L'IRAP vale 32 miliardi di euro. Una moratoria sull'IRAP sulle microimprese costerebbe 4 miliardi di euro e salverebbe decine di migliaia di piccoli imprenditori. Eccoli. L'aumento dell'IVA, secondo i vostri conti scellerati, non tiene in considerazione il calo dei consumi e vale 4 miliardi di euro. Eccoli. Cessata cassa integrazione in deroga che vedrà nel mese prossimo migliaia di persone senza un reddito vale circa un miliardo di euro. Eccoli. Potrei andare avanti per ore, Presidente, ma in questo momento mi preme capire e farvi capire e ragionare su che cosa stiamo facendo qui oggi, su come usiamo i soldi del popolo italiano. Cercate di capirlo voi perché noi e il popolo non lo capiamo. Se spendere i soldi in questa maniera e votare questi progetti di legge vi rende fieri del vostro mandato elettorale, ebbene forse avete perso di vista la vostra missione e, allora, come fate a ragionare e a imporre la missione agli altri ?

  PRESIDENTE. Deve concludere, ha finito il suo tempo.

  MARA MUCCI. Riportiamo a casa i nostri soldati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Signor Presidente, mi rivolgo al gentile sottosegretario Alfano, nel senso che io capisco che per lui questa discussione può essere anche, in parte, un po’ noiosa, allora questo tema delle risorse, forse, può sollecitare e solleticare anche questo Governo, che mi pare stia cercando risorse per la legge di stabilità. Se il tema della guerra contraria alla Costituzione non è sufficiente, se il tema dell'inutilità di questa missione non è sufficiente, se non siamo riusciti a convincervi che è meglio la cooperazione che non la guerra, e anche questo argomento non è sufficiente, pensiamo agli aspetti economici che, forse, sono quelli che interessano Pag. 112maggiormente. L'Italia spende 70 milioni di euro al giorno per spese militari e 26 miliardi all'anno: io credo che questo sia un argomento forte per dire cosa ci facciamo in Afghanistan ? Per favore, rifletteteci (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, voterò favorevolmente a questo emendamento di SEL. Ventotto ragioni per uscire dall'Afghanistan: è una guerra; muoiono migliaia di bambini; l'Occidente non ha la chiave della saggezza e nessuna verità assoluta; non si esporta la pace con i droni; ci muoiono i soldati italiani; gli afgani e anche i talebani non hanno mai minacciato la nostra popolazione; è una guerra persa; ci costa 2,5 milioni di euro al giorno; ci è costata 5 miliardi di euro; crea disoccupazione; crea povertà; ha aumentato la produzione di oppio; è la guerra più lunga dalla Seconda guerra mondiale in poi; viola l'articolo 11 della Costituzione; è contro il diritto internazionale; Bin Laden è morto; non esiste alcuna relazione tra i talebani e l'attentato alle Torri gemelle; gli americani stanno trattando con il mullah Omar; i talebani, città a parte, hanno riconquistato gran parte del territorio; il popolo afgano, dopo aver cacciato inglesi e russi, non vuole più presenza straniera; meglio finanziare la cooperazione: con i soldi stanziati costruiamo ospedali sia in Afghanistan che in Italia; entrare è stata un'idea del condannato Berlusconi; viola il principio basilare dell'autodeterminazione dei popoli; l'opinione pubblica italiana è contraria; vengono utilizzate tecniche di tortura; le guerre servono solo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, ricordiamo che questo decreto-legge stanzia 266 milioni in guerre – perché di questo si tratta – e solo 23 milioni in cooperazione. Questo emendamento, dunque, va nella direzione, ovviamente, di finanziare la cooperazione, ma, nello specifico, di far rientrare le truppe italiane dall'Afghanistan. Ovviamente, per noi è assurdo che ci siano questi stanziamenti folli per missioni fallimentari; missioni fallimentari anche dal punto di vita umanitario, perché – lo ricordiamo – la NATO ha impiegato il 98 per cento delle risorse per il dispiego delle truppe e solamente il 2 per cento per aiutare la popolazione autoctona. Allora, non ne vediamo il motivo, anzi, è opportuno che i nostri militari rientrino al più presto, e la data del 14 dicembre sembra una data giusta.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà, per cinque minuti, perché è il primo che parla del suo gruppo.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, basta molto meno. Io volevo solo dire che quando si parla di droga bisogna essere precisi, mi riferisco all'onorevole Buonanno. Le «canne», come diceva lui, non hanno niente a che fare con l'oppio: hanno a che fare con un'altra sostanza, che è la canapa indiana o cannabis, tetraidrocannabinolo. Gli oppiacei hanno a che fare con la morfina, con l'eroina e con altre cose di questo genere. Pur non essendo io di quelli che dicono che le droghe leggere vanno approvate, credo che fare di ogni erba un fascio, significhi semplicemente confondere le cose. Quindi, essere precisi per essere anche incisivi (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, questo emendamento, come è già Pag. 113stato ribadito dai miei colleghi, ci trova favorevoli, perché è attuabile rispetto ai precedenti.
  Richiediamo che vengano ritirate le truppe, questo lo richiediamo perché dal 2001 ad oggi questa guerra – perché di guerra si tratta – non ha prodotto assolutamente alcun miglioramento né per le condizioni del popolo afgano, e neanche per la cosiddetta esportazione della democrazia; questo non è avvenuto. Crediamo fortemente nella cooperazione, che la cooperazione possa essere una soluzione, che ci possano essere dei miglioramenti soltanto attraverso l'aiuto alle popolazioni e non il controllo del territorio, di una parte del territorio, perché come sappiamo e come è già stato detto prima, la zona centrale del territorio non è assolutamente, non abbiamo nessun tipo di controllo quindi, cooperazione...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Del Grosso. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, visto che in questo decreto, ovviamente, si parla di missioni, e quindi di militari, e visto che qualche giorno fa in quest'Aula ho sentito parlare il deputato La Russa dei nostri due marò che attualmente sono detenuti in India, vorrei ricordare agli amici di Fratelli d'Italia e soprattutto al deputato La Russa che tutto questo è stato dovuto proprio al fatto che nel 2011 è stato presentato un decreto legge – che poi è stato attuato – proprio da parte loro, a prima firma La Russa. Quindi, voglio apprezzare la bontà di voler riportare i nostri due militari in Italia ma bisognerebbe farsi anche un esame di coscienza su ciò che è stato fatto precedentemente. Comunque sia voglio dire che apprezzo il deputato La Russa soprattutto perché ha doppiato i Simpson. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, questa mattina abbiamo parlato dell'infanzia perché domani è la giornata mondiale dell'infanzia e dell'adolescenza. Abbiamo votato tutti insieme mozioni importanti. Perché cito questo argomento ? Perché l'UNICEF dice che in Afghanistan, soltanto nel 2011, sono morti 1.756 bambini, cioè la guerra ha ucciso cinque bambini al giorno; 316 ragazzi, sempre nel 2011, sotto i 18 anni, sono stati reclutati alla guerra. Allora noi proponiamo di ritirare le truppe subito e di utilizzare il 30 per cento di quei soldi per investire sulla scuola, sul futuro, sui bambini e sugli adolescenti (Applausi dei deputati del gruppo SEL).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Vega Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, inizio l'intervento, citando uno degli esponenti della marina militare che adesso presidia i CARA che sono i centri di accoglienza, per, diciamo, la «conseguenza» delle missioni di guerra che andiamo a fare in giro per il mondo. Non speri in nulla chi non osa nulla; quindi cerchiamo di pensare al rientro dei nostri militari e cerchiamo di farlo. Per questo il Movimento 5 stelle con questo emendamento lo appoggerà, proprio cercando di dare un senso a quello che abbiamo fatto sinora, che non ha avuto alcun senso. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, nell'immaginario collettivo, forgiato grazie alla mala informazione dei media tradizionali italiani, l'Afghanistan è una terra arida, piena di terroristi e donne con il burqa. Ma non è affatto così. L'Afghanistan, come stima un rapporto del Pentagono, potrebbe diventare l'Arabia Saudita del litio. Il litio è il materiale utilizzato per Pag. 114la produzione dei nostri apparati elettronici. Per non parlare delle duecento miniere attive in Afghanistan, da cui vengono estratti in prevalenza gemme, smeraldi e oro. Il sottosuolo afgano, secondo geologi statunitensi, varrebbe mille miliardi di dollari. Ora capite il motivo per cui la missione ISAF si sta prolungando tanto ? Grazie (Applausi dei deputati del gruppo 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, le operazioni militari ci sono costate 1,3 miliardi di euro spesi solo quest'anno, il cui grosso va naturalmente all'Afghanistan. Quindi, circa 570 milioni in tutto, 143 per quest'ultimo trimestre. Quindi, si continua a tagliare sulla cooperazione internazionale, invece sulle operazioni militari non avete incertezze, non avete dubbi. Quindi, cooperazione no, ma operazioni militari sì.
  Peccato che in campagna elettorale le intenzioni fossero in parte diverse; forse è un po’ come la questione degli F-35, preferite aspettare, rinviare e poi confermare. Evidentemente avete una coerenza a correnti alternate.

  PRESIDENTE. Deputato Dell'Orco, concluda.

  MICHELE DELL'ORCO. Cosa significa questo, questi continui tagli alla cooperazione ? Significa che alcune organizzazioni che hanno avviato programmi nella previsione di garantire la continuità dell'intervento con le risorse messe a disposizione, che è una condizione essenziale...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Dell'Orco.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Gentile Presidente, abbiamo già dichiarato che voteremo a favore di questo emendamento. Ci incuriosisce, però, relativamente alla maggioranza, sapere come riesca a tollerare, in questo delirio di onnipotenza ventennale che è partito da Berlusconi, un Ministro che dichiara che sono gli afgani stessi a ritenere utile la collaborazione degli italiani, nel giugno 2013. Io vorrei sapere come fa il Ministro a sapere che sono gli afgani stessi a ritenere utile la collaborazione degli italiani in Afghanistan, visto che sono soldati ? Ha fatto un referendum, ha sentito i pashtun, ha sentito i tagiki, gli hazara, gli uzbechi, oppure ha parlato con tutte queste comunità insieme per sapere che rappresentazione hanno dei soldati italiani, perché qui stiamo parlando proprio di che sostanze usano i nostri Ministri !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signora Presidente, per l'ennesima volta siamo qui a discutere riguardo al finanziamento delle cosiddette missioni di pace a cui l'Italia parteciperà. Ero solo un ragazzino quando alcune di queste missioni di pace sono iniziate e guardando i telegiornali mi sono chiesto come fosse possibile portare la pace in un Paese attraverso la guerra. Certo, sarebbe ingiusto ed eccessivamente generalizzante se ci scagliassimo contro ogni forma di intervento umanitario in Paesi che, appunto, ne hanno bisogno. Tant’è che avremmo preferito che si potesse votare ogni singola missione e non il solito decreto-legge omnicomprensivo che ci costringe a generalizzare ribadendo che l'Italia ripudia la guerra e noi del MoVimento 5 Stelle la ripudiamo, soprattutto, quando la mascheriamo definendola missione di pace.

  PRESIDENTE. Deputato Parentela, concluda.

  PAOLO PARENTELA. Poi crescendo ho iniziato ad informarmi e a valutare le cose per quelle che sono: il nostro Paese appartiene a quella che in gergo giornalistico Pag. 115viene chiamata «comunità internazionale», ed è quella cui appartengono tutti quegli Stati che....

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Parentela.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signora Presidente, la ratio di questo emendamento è chiaramente condivisibile; è un emendamento di buon senso per il quale io voterò a favore. Non mi ripeterò con quanto detto già dai colleghi in merito alla guerra in Afghanistan, una guerra che ci è costata 5 miliardi di euro, una guerra chiaramente fallimentare, e voglio evidenziare come un Paese evoluto come l'Italia destini solo il 2 per cento del totale degli importi sulla cooperazione. È una percentuale veramente ridicola, è una percentuale che grida vendetta, è una percentuale che noi come deputati dobbiamo rivedere e dobbiamo sicuramente cambiare. Concludo citando l'articolo 11 della nostra Costituzione che dice che l'Italia ripudia la guerra.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signora Presidente, questo emendamento dimostra quanto noi votiamo nel merito, ogni volta, i vari emendamenti. Condividiamo questo perché finalmente diamo un tempo certo ai nostri ragazzi di tornare. Negli emendamenti precedenti, invece, era a rischio anche il ritorno dei nostri ragazzi stessi. Quello che ci dispiace è vedere il comportamento del Governo e della maggioranza dove in un Paese in cui ci sono aziende agricole indebitate per 42 miliardi di euro, si pensa, invece, a rifinanziare missioni di guerra, andando quindi contro, anche, alla nostra Costituzione stessa.
  Quindi, gli italiani devono prendere atto che i partiti di maggioranza preferiscono armare e fare la guerra anziché dare soldi alle nostre aziende agricole, che ci danno da mangiare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, in questa bella discussione che stiamo portando avanti da ore ci rendiamo conto che la gran parte degli interventi proviene solamente dal MoVimento 5 Stelle e da SEL. Sarebbe pertanto molto interessante sentire anche l'opinione dei colleghi del PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti, è molto facile appendere una bandiera della pace nelle varie sezioni locali. Perlomeno, ritenendo anche che a livello locale ci siano persone che effettivamente voterebbero in altra maniera, qual è il loro collegamento relativamente, appunto, alle varie sezioni locali ? Soprattutto, vorremmo sapere se il nostro essere all'estero, il ruolo dell'Italia secondo loro si palesa solamente nelle missioni militari o magari anche in Europa, dove potremmo far sentire il nostro peso a favore delle politiche sociali che non riusciamo a mettere in atto ora proprio perché non riusciamo a discutere a livello europeo di quei meccanismi che ci aiuterebbero nei confronti di un Paese che sta andando a fondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, io mi chiedo se il Partito Democratico abbia scelto democraticamente la sua posizione su questa missione, cioè se abbia interpellato gli iscritti, se lo abbia dichiarato in campagna elettorale ai propri elettori. Non mi sembra. Probabilmente in campagna elettorale andavano dicendo che gli F-35 servivano per spegnere gli incendi mentre i nostri militari in Pag. 116Afghanistan andavano ad insegnare inglese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, io vorrei dare un significato a questa discussione: noi stiamo votando per uscire dall'Afghanistan, una guerra della quale abbiamo dato tutti i dati per definirla una guerra inutile, ingiusta e che fa sprecare risorse. Allora, vorrei capire dove stanno i renziani ? Cosa pensano i renziani del nuovo, del vuoto che avanza ? Dove stanno Civati e i civatiani, quelli del vorrei ma non posso ? Cuperlo dove sta ? Se il PD si deve rinnovare, cominciasse da adesso e facesse vedere al Paese che si sta rinnovando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Se solo uno delle persone che ci sta guardando mi dicesse che è a favore della guerra in Afghanistan, allora io voterei a favore, per restare, però la verità è che questo Paese non ci vuole stare. Allora, qui dentro, chi stiamo rappresentando ? Signori, chi rappresentate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brugnerotto. Ne ha facoltà.

  MARCO BRUGNEROTTO. Signor Presidente, un semplice intervento: parlando di lusso, il lusso che è stato concesso agli italiani pochi mesi è stato quello di scegliere il proprio Presidente della Repubblica attraverso il portale. Dai nomi che sono usciti per le «quirinarie» è uscito il nome di una persona importantissima, che è Gino Strada, che per semplicità e saggezza non ha da invidiare niente a nessuno. Lui ci aveva semplicemente stupito con una frase secondo me di una potenza inaudita, che era questa: per costruire 12 ospedali servono 250 milioni di dollari, che sono quelli che ci costano 8 ore di guerra – 8 ore – in Iraq o Afghanistan che sia. Ecco, lui invitava semplicemente il Governo a valutare la possibilità che tutte le truppe si potessero prendere per quel giorno 8 ore di ferie o addirittura un giorno di ferie – bastavano – per costruire gli ospedali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Corda. Ne ha facoltà, per un minuto.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, io direi che gli emendamenti di SEL nella ratio sono condivisibili. Tra l'altro, propongono uno spostamento delle risorse di questi fondi alla cooperazione, il che è buono e giusto. Peccato che alla cooperazione sia stato destinato soltanto il 2 per cento rispetto al totale ammontare degli investimenti, a fronte del 98 per cento di investimenti in truppe e armamenti sempre più sofisticati. Quindi, noi ci dobbiamo sempre accontentare delle briciole: ed è questa la cosa più scandalosa. Siamo qui a parlare dell'Afghanistan come fosse una cosa che ci scivola.
  Ci scivola addosso ormai. Queste sono parole vuote, è una situazione surreale, stiamo parlando di guerra, di morti. Questo è uno scandalo mondiale. A quei morti dobbiamo verità...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, io vorrei dirle che i miei colleghi che, nei giorni scorsi, davano ai colleghi del PD dei «finti pacifisti», forse non si sono ricordati che, oltre a fare tutte quelle attività in linea pacifista, tirar fuori le bandiere della pace e utilizzarle per le proprie campagne a fini elettorali privati, lo stesso atteggiamento viene usato anche per altre cose. Non ci possiamo dimenticare le campagne sulla legalità che le loro associazioni quelle del PD, che ormai sono totalmente politicizzate, cercano di pubblicizzare rispetto a Pag. 117temi che ormai sono lontani anni luce dallo stesso partito, per esempio tutto quello che riguarda il voto di scambio, l'anticorruzione e non ci dimentichiamo del conflitto di interessi. Questo è un modo che al PD è usuale, quindi noi vorremmo delle risposte: state facendo la stessa cosa ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zan. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, io spero che questa Aula voti questo emendamento perché è una bugia, lo ripeto, che siamo andati in Afghanistan per combattere il terrorismo, è una bugia che siamo andati in Afghanistan per esportare la democrazia o per difendere i diritti delle donne. Siamo andati in Afghanistan per testare la stabilità della Nato, per fare assieme agli altri Stati una guerra, l'Italia è andata per combattere assieme alle alleanze internazionali.
  E siamo andati anche perché in Afghanistan deve passare un importante gasdotto. È agghiacciante vedere come, prendendo le mappe della linea del gasdotto, e sovrapponendole con le mappe dove si combatte di più, la linea del gasdotto è praticamente la stessa dove ci sono i simboli delle esplosioni. Questo sta a significare che la guerra in Afghanistan è una guerra solo ed esclusivamente di strategia militare ed economica. Niente di più.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Luigi Gallo, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, io voto favorevolmente a questo emendamento perché noi non abbiamo ancora capito perché i nostri militari sono ancora in Afghanistan, non abbiamo capito perché sono stati spesi questi 5 miliardi in Afghanistan per tenere questi 3 mila soldati lì. Noi d'altronde non abbiamo ancora capito chi fa la politica estera dell'Italia, se il Governo, se il ministro o se viene delegata a qualcun altro.
  Ne sono un caso esemplare il caso Shalabayeva in cui Alfano, Bonino, Cancellieri non sapevano niente di quello che fosse successo; e si registra che ci sono state pressioni di altri Stati o di qualcun altro per portare via questa donna dall'Italia. Abbiamo visto nel caso «marò» l'azione del Governo e della politica estera che è stata inesistente: infatti i due militari che erano casualmente su una nave petroliera, quindi per favorire sempre i soliti interessi, sono rimasti ancora in India e sono agli arresti domiciliari. Noi vogliamo sapere anche nel caso della...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, sono 12 anni che siamo in Afghanistan, una guerra che doveva servire a risolvere i problemi di quel quadrante ma credo che siano sotto gli occhi di tutti gli indicatori, ahimè, negativi dell'effetto dell'invasione militare da parte degli eserciti occidentali che non ha portato la pace, non ha risolto i problemi di democrazia, anzi giornalmente arrivano notizie di stragi e di morti su quel quadrante. Allora, io penso che, quando un dottore somministra una medicina e vede che questa medicina non serve a curare l'ammalato ma serve ad ucciderlo, cambia la propria terapia. È veramente, diciamo, un «accanimento terapeutico» quello che si sta cercando di fare, portando avanti questa missione militare italiana in Afghanistan. Davvero stiamo facendo un pessimo servizio a quelle popolazioni oltre che al nostro popolo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, stiamo quindi capendo che questo Pag. 118tipo di guerra è illegittimo, come del resto tutte le guerre atte ad offendere. Ci sono stati dei periodi in cui la guerra è stata anche legittima, o perlomeno la difesa è stata legittima: ad esempio, quando difendersi era legittimo (ricordiamo che i partigiani in Italia si sono difesi), quello era un passaggio sicuramente più legittimo che non questa guerra. Una guerra legittima, od un intervento legittimo, poteva essere anche quando siamo andati a cercare di placare dei popoli africani che si ammazzavano e si massacravano l'un l'altro: però in quel caso è intervenuta l'ONU. In questo caso invece non è intervenuta l'ONU: in questo caso in Afghanistan è intervenuta la NATO, dimostrando quindi una mera logica economica e di interessi. E non spendiamo, signori, la giustificazione – poco giustificante, in questo caso – della lotta al terrorismo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  WALTER RIZZETTO. Il terrorismo – concludo, Presidente – si combatte in modo mirato, e non si combatte compiendo stragi di popolazioni. Combattere il terrorismo con una guerra significherebbe come andare a bombardare le regioni che (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, esprimerò un voto favorevole a questo emendamento, perché sicuramente i termini per il ritiro sono migliorativi rispetto al precedente. Vorrei ricordare però che questa, chiamata missione di pace, è sicuramente una missione di guerra, dietro cui vi sono delle spese folli: le spese sono di 4.580 milioni di euro dall'inizio ad oggi per il nostro Paese. Una cifra veramente importante, una cifra incredibile addirittura, potrei dire, visto il momento di crisi.
  In più vorrei ricordare il costo per l'istruzione di ogni singolo bambino: sono 300 euro in Afghanistan; e questo va ricordato oggi perché è la Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. E mi ricollego a quanto detto dalla collega di SEL, ricordando un numero impressionante: 1.500 bambini morti. È questo che mi domando: quanti bambini potremo istruire con quei 4 miliardi 580 milioni di euro ?

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FEDERICO D'INCÀ. E concludo, Presidente, dicendo che una guerra, la guerra in Afghanistan non si vince con le pallottole, ma con libri ed istruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, vorrei che insieme riflettessimo su quali sono gli effetti della guerra. Gli effetti della guerra che rimangono nel tempo sono innumerevoli: quando viene centrata una infrastruttura civile o una fabbrica, per esempio, l'indotto di distruzione per la popolazione, l'ambiente e la vita nella zona colpita dura tantissimo tempo. Ma la durata dei conflitti di oggi è un altro aspetto devastante: per quanto definiti a bassa intensità, hanno la caratteristica di prolungarsi anche per decenni, com’è il caso di questo conflitto in particolare; lasciando Paesi senza più strutture sanitarie, scolastiche, economiche, né risorse. Tra gli effetti che durano nel tempo ci sono le devastanti condizioni sanitarie dei Paesi colpiti dalla guerra: scarse condizioni igienico-sanitarie, sovraffollamento, eccetera. In questo quadro voglio capire a che servono i militari: cosa possono risolvere...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

Pag. 119

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, volevo rivolgermi all'Aula e insieme anche al collega Sibilia, dicendogli che non vale la pena arrabbiarsi con chi probabilmente negli ultimi tempi è più concentrato ad essere o diversamente tesserato o «diversamente volatile», e non presta importanza magari agli argomenti. Anche perché sprecare il fiato, «e in molti casi salute, impegno e tempo con chi dichiara: «L'Afghanistan è il classico teatro, pur a 10 mila chilometri di distanza, che incide sulla vita di tutti i giorni», e parla logicamente degli italiani. Ebbene, vorrei che il Ministro, quando pronuncia queste parole, le dicesse magari davanti a tutti coloro che ogni giorno, qui davanti a Montecitorio, vengono a protestare perché non hanno nemmeno la forza di poter accontentare i propri figli nel dargli qualcosa da mangiare. Credo che questo sia vergognoso, e lo dobbiamo ai cittadini italiani e ai militari italiani in Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, ho sentito dire che abbiamo la pretesa di esportare la democrazia. Ora, colleghi, perché dobbiamo continuare a prenderci in giro, quale democrazia esportiamo ? La democrazia parlamentare di un Paese in cui il Parlamento è svuotato di tutte le sue funzioni più importanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
   Allora io propongo a tutti di esportare ciò che di più bello e prezioso abbiamo, esportiamo la nostra Costituzione e quell'articolo 11 che rende l'idea di ciò che di più bello l'Italia è, cioè un Paese capace di volere la pace quando veramente lo vuole e capace di esportare i valori che hanno fatto della nostra storia una delle storie più belle del mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, noi del MoVimento 5 Stelle siamo molto perplessi e dispiaciuti del fatto che solo tre ore fa il Governo era qui e in occasione della discussione delle mozioni a favore dell'infanzia e dell'adolescenza ci diceva che non c'erano soldi per approvare nessuno dei punti della nostra mozione che prevedevano qualsivoglia investimento o risorsa, quello stesso Governo che dà parere negativo all'impegno per istituire un fondo statale per i prestiti alle mamme in difficoltà economiche, quello stesso Governo che stanzia 460 milioni in due anni per la scuola, l'università e la ricerca, oggi ci conferma che vanno stanziati 260 milioni per tre mesi di missioni militari. Evidentemente dobbiamo constatare che noi ed il Governo abbiamo un diverso ordine di priorità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, mi spiace dover intervenire perché apparentemente chi non è favorevole all'ostruzionismo, quando parla, fa auto-ostruzionismo, ma grazie a Dio io faccio parte di un movimento di opposizione che ha addirittura anticipato e che ha dubbi su votare a favore, motivandolo con ragioni assai diverse da quelle dei gruppi che stanno facendo ostruzionismo, come segno visibile non solo di protesta, ma di stimolo affinché sia risolta la vicenda dei due marò indebitamente trattenuti in India. È per questo che voteremo contro anche questo emendamento.
  Io capisco che quando si fa ostruzionismo bisogna dire di tutto, cose intelligenti e anche enormi sciocchezze, tutto quello che il convento passa. Ho sentito più sciocchezze che cose intelligenti, ma è una mia valutazione, può darsi che mi sbagli. Sicuramente mi piacerebbe che queste cose intelligenti o sciocchezze venissero ascoltate da chi ha votato 5 Stelle, Pag. 120dai tanti che hanno sentimenti non di estrema sinistra o sinistra, come molti degli interventi che ho appena sentito. Vorrei che venissero ascoltati da chi non pensa che le Forze armate siano il male di questo Paese, da chi non pensa... (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... l'avete appena detto, non sa a che servono le Forze armate, un minuto fa. Da chi non pensa che la partecipazione alle missioni internazionali di pace sia un atto di guerra. Io non sono il Presidente della Repubblica e non l'ho neanche votato, anche se lo stimo molto, ma è lui che ci ha ricordato più volte che l'articolo 11 della Costituzione va letto per intero. Ve lo rileggo, perché a volte uno parla e non ha mai letto un articolo su cui parla: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Non bisogna fermarsi qui, bisogna andare avanti, anche se già adesso mi dovete dire qual è in questo il momento in cui voi trovate un contrasto con il nostro intervento in Afghanistan, ma poi va letto nel suo intero. L'articolo prosegue dicendo che l'Italia «Consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo», e se non sbaglio ONU e NATO sono organizzazioni per le quali questo Parlamento ha votato la partecipazione e che certamente non hanno come scopo quello di offendere la libertà dei popoli o risolvere con la guerra le controversie internazionali.
  Allora, vedete, si può dire tutto, ma c’è un limite: capisco che l'ostruzionismo – ne ho fatto tanto – porta a dire anche delle cose che non stanno né in cielo né in terra, ma qualche volta porta anche a dire semplici errori, falsità non volute, per esempio ho sentito uno degli esponenti del MoVimento 5 Stelle dire che è stato il Ministero della difesa, che allora presiedevo, a volere la legge che ha consentito ai militari di imbarcarsi sulle navi. Basta chiedere agli attuali sottosegretari, a quelli del PD per sapere che fu una norma bipartisan, voluta dal Parlamento, votata in Commissione e in un ramo del Parlamento e, nonostante la mia documentata contrarietà iniziale, su pressione di tutti i gruppi dell'associazione degli armatori e della stessa Marina, fu presa esattamente come diceva la Commissione, migliorata, portata poi secondo i livelli internazionali e tradotta in legge. Basta documentarsi. Dopodiché, all'amico che mi ha citato dico: è vero, ho doppiato I Simpson e ne sono orgoglioso. Spero che un giorno anche a te chiedano di fare altrettanto, ma ne dubito fortemente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tacconi. Ne ha facoltà.

  ALESSIO TACCONI. Grazie Presidente, ora, fatte salve le frasi citate tra virgolette, dopo alcune sciocchezze dette dal presidente La Russa, torniamo a dire un po’ di cose intelligenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Tacconi, stia al merito (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Prego, continui il suo intervento.

  ALESSIO TACCONI. Mi riferivo a quello che sto per dire io.
  Samuel Phillips Huntington era uno scienziato politico statunitense che, nel 1996, ha scritto il saggio «Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale». In questo saggio, Huntington scriveva che ogni civiltà deve costantemente cercare e trovare conferme della propria identità culturale attraverso l'individuazione di un nemico comune.
  All'inizio di questo secolo, la civiltà cosiddetta occidentale aveva trovato il suo nemico comune in alcuni dei Paesi del Medio Oriente, dove è andata a fare guerra. Secondo me, dopo dodici anni e vista la condizione attuale economica di tutti Paesi della cosiddetta civiltà occidentale, sarebbe meglio trovare un nuovo nemico comune, che è la povertà, che Pag. 121troppo è diffusa e, in questo momento, negli stessi Paesi che andavano a fare guerra dodici anni fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente, semplicemente per ricordarle che la Presidenza è tenuta ad avere un uguale atteggiamento nei confronti di tutte le forze politiche. Allora, non capisco perché, se il collega La Russa parla di sciocchezze, lei sta in silenzio, se invece un membro del Movimento 5 Stelle parla di sciocchezze, lei è pronta a richiamarlo immediatamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa disparità di trattamento si è già ripetuta più volte.

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, no, non è così. Il suo punto di vista è chiaro. La invito a rileggere – lo potrà fare tra poco – il resoconto stenografico sia dell'intervento del deputato La Russa, sia dell'intervento del deputato Tacconi, e vedrà che il merito ed il tono, ma soprattutto le parole usate, sono state assolutamente diverse. Si può sbagliare e si può sbagliare in buona fede, ma in questo caso, un conto è contestare la tesi politica dell'avversario, altra cosa è dire che il collega ha detto delle sciocchezze (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vedrà dal resoconto dell'intervento del deputato La Russa che il deputato La Russa ha contestato il merito delle affermazioni che erano state qui dette.
  In ogni caso, io ho solo richiamato il deputato Tacconi ad avere un linguaggio rispettoso della dialettica, che pure c’è e che noi stiamo consentendo, come sempre la Presidenza fa, in questo momento (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Basta così. Il tema è esaurito.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, c'era una volta un pianeta chiamato Terra. Si chiamava Terra anche se, a dire il vero, c'era molta più acqua che terra su quel pianeta. Gli abitanti della Terra, infatti, usavano le parole in modo un po’ bislacco. Prendete le automobili per esempio: quel coso rotondo che si usa per guidare loro lo chiamano volante, anche se le macchine non volano affatto. Non sarebbe più logico chiamarlo guidante oppure girante, visto che serve per girare ? Anche sulle cose importanti si faceva molta confusione. Si parlava spesso di diritti: il diritto all'istruzione per esempio significava che tutti i bambini avrebbero potuto e dovuto andare a scuola; il diritto alla salute poi avrebbe dovuto significare che chiunque, ferito oppure ammalato, doveva avere la possibilità di andare in ospedale. Ma per chi viveva in un Paese senza scuole oppure a causa della guerra non poteva uscire di casa, oppure chi non aveva i soldi per pagare l'ospedale – e questa nei Paesi poveri è più la regola che l'eccezione – questi diritti erano nella realtà dei rovesci e non valevano un fico secco.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  PATRIZIA TERZONI. Siccome non valevano per tutti, ma solo per chi se li poteva permettere, queste cose non erano diritti, ma erano diventati privilegi, cioè vantaggi particolari riservati a pochi...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, io volevo solo ricordare ai deputati PD e PdL, che in questa come in altre legislature hanno giocato a fare la guerra con l'acquisto dei cacciabombardieri F-35, dei sommergibili da guerra, delle fregate, per queste guerre che fanno solo l'interesse di altre nazioni, che invece ci sono altri bambini che giocano in Afghanistan, come i cinque di ieri – notizia fresca Pag. 122fresca – che sono morti dopo aver urtato un ordigno, una mina militare, nel sud-est dell'Afghanistan. Oltre a queste sette vittime – mi scusi – ci sono altri cinque feriti. Questo è uno dei motivi per cui dobbiamo assolutamente andarcene dall'Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, vorrei ricordare che dobbiamo porre fine a questa guerra: oltre 70 mila morti tra i civili, oltre centinaia e centinaia di morti tra le forze militari che occupano il territorio ormai da dodici anni, il Paese non si è stabilizzato, la società civile non ha assunto veramente quel ruolo protagonista che dovrebbe portare il Paese ad una vera democrazia. I talebani controllano ancora gran parte del Paese, quindi possiamo dire di questa guerra che è stata un fallimento, un fallimento al quale dobbiamo porre immediatamente fine. Ed ecco perché questo emendamento chiede di ridurre, di tagliare, i finanziamenti a questa missione, di far rientrare le nostre truppe e di destinare le risorse alla cooperazione internazionale, che può essere un valido strumento per ricostruire la pace in quel Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lupo. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, io mi interrogavo su come cambiare idea sulla votazione di questo emendamento. Ho detto: ma perché dovrei votare sfavorevolmente a questo emendamento ? Forse per le risorse energetiche, perché ovviamente in Afghanistan abbiamo delle riserve petrolifere per 95 milioni di barili, cinque trilioni di piedi cubi di gas naturale, 400 milioni di tonnellate di carbone ? Oppure ho pensato al gasdotto, alla transafgana, una condotta di 1.680 chilometri, che è finanziata dalla Banca per lo sviluppo asiatico, all'interno della quale ci sono gli Stati Uniti come maggiori azionisti; magari alla posizione strategica dell'Afghanistan, che consente a chi lo controlla di monitorare da vicino tutte le potenze nucleari della regione – Cina, Russia, India e Pakistan – oppure al business della droga, 150 miliardi di dollari l'anno...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, la ringrazio anche per il suo intervento chiarificatore di prima. Si sentiva una leggera arrampicata sugli specchi, sinceramente. In riferimento a quanto ho ascoltato prima, sono sicuro che i due marò sono molto grati al presidente La Russa di averli mandati allo sbaraglio su navi private (Commenti del deputato La Russa – Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, magari ci dovremmo fare tutti quanti noi un po’ un esame di coscienza sulla vicenda e anche su queste vicende dell'Afghanistan, dove è in corso una guerra che continua da anni e che sinceramente continuerà all'infinito, finché noi qui in Parlamento autonomamente non decideremo di recedere da questo conflitto.
  Conflitto che ci sarà finché ci sarà, ovviamente, anche il popolo afgano. Conflitto che ci sarà finché ci saranno gli interessi privati, anche di compagnie private, sul territorio afgano; interessi leciti, ma, soprattutto, interessi illeciti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, io vorrei solamente ribadire una cosa: qui nessuno dei miei colleghi ha fatto un intervento contro le Forze armate. Assolutamente, nessuno di noi ha mai detto Pag. 123una cosa del genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Il nostro accanimento, e questo è palese, è contro le missioni militari inutili, e lo sottolineo, inutili !
  Ne abbiamo la prova davanti: l'Afghanistan è una missione militare inutile ! È dal 2001 che siamo lì, sono stati spesi miliardi: altro che copertura dell'IMU ! Molti miliardi sono stati spesi per questa missione e, sinceramente, se io fossi un ex Ministro della difesa, oggi mi sotterrerei dalla vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Non andrei in Aula a parlare anche sulla vicenda dei marò, cercando una vergognosa difesa. Quindi, sinceramente, ribadisco la nostra vicinanza alle Forze armate e suggerisco molta più prudenza a chi ha fatto i danni e adesso non ne vuole le colpe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, poche parole dopo quello che ha detto il mio collega Frusone. Lo abbiamo già ripetuto: migliaia di morti tra i civili e centinaia di vittime tra i militari, senza avere ottenuto alcun obiettivo. Pur essendo molto arrabbiato, come il collega Frusone, come vede ho fatto un corso di moderazione del tono. Sono molto pacato, sono molto sereno, dato che ho scoperto che lei censura non solo le parole, ma anche i toni.
  Con tutta onestà, quindi, con questo tono che, come lei sente, è sereno, è pacato, le dico che ha detto una grandissima sciocchezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Deputato Sorial, poi continueremo fuori dall'Aula questa discussione (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), in maniera assolutamente serena, perché le vorrei spiegare la differenza tra un'appassionata difesa delle proprie idee, come quella del collega che l'ha preceduta, e un modo di rivolgersi ai colleghi e alla Presidenza non perfettamente rispettoso. Ma, comunque, ne parleremo prendendo un caffè.
  Constato l'assenza del deputato Artini, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato. Non risultano altri iscritti a parlare.
  Passiamo ai voti. Un momento, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà (Commenti). Stiamo tranquilli, la pazienza è la virtù dei forti. Prego, onorevole Benedetti.

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, al riguardo di questo emendamento ho dei dubbi sulla sua fattibilità. Infatti, la mia riflessione si poneva nell'ambito della gestione logistica del rientro di quanto è stato dispiegato in Afghanistan.
  Come tanti miei colleghi hanno ricordato, è una guerra che si protrae dal 2001; è una guerra, non è una missione. Ovviamente, per sostenere questa guerra, abbiamo dislocato in Afghanistan strutture non solo come basi, avamposti, comandi, ma anche, ad esempio, gli equipaggiamenti, come veicoli logistici, camion, computer.
  Questi sono tutti quanti dispiegamenti che non hanno una natura offensiva. Poi, in realtà, il problema si pone per quello che è il materiale militare altamente tecnologico, nonché il know-how ad esso collegato. Quindi, io proporrei una riflessione sulla possibilità di far rientrare tutto quanto abbiamo portato in Afghanistan e sulla possibilità di renderla una cosa fattibile nell'arco di poco tempo, visto che...

  PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 1.33, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 124

  Folino, Tancredi, Borghi, Farina Gianni, Barbanti, Minardo, Vazio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  419   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  320).    

  (I deputati Capodicasa e Amoddio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Dobbiamo ora passare all'emendamento Gianluca Pini 1.50, a pagina 16 del fascicolo, in quanto gli altri emendamenti non sono stati segnalati per la votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto convinto a sostegno di questo emendamento. È un emendamento che ci porta a ragionare sulle ragioni complessive del nostro dissenso a questo decreto. Lo ricordiamo per la cronaca, ma lo ricordiamo anche per dare un significato al nostro voto: il nostro atteggiamento era di assoluta disponibilità alla discussione. Ciò che ci è stato sottratto in questo dibattito è la discussione punto per punto su tutte le missioni che erano indicate in questo decreto. Riteniamo che sia stato un fatto politicamente grave, purtroppo non inusuale, ma assai deplorevole che ventuno missioni che riguardano seimila militari siano state tutte ricondotte all'interno di un solo articolo.
  Avremmo voluto dare spazio e articolazione al nostro ragionamento. Lo facciamo intervenendo su questo e su altri emendamenti, e lo facciamo in particolare su questo emendamento che prevede una riduzione delle risorse da mettere a disposizione della missione ISAF, avendo respinto la proposta che era stata fatta di anticipare il rientro, perché pensiamo che occorra un disimpegno complessivo, materiale ed economico, da questa missione. Occorrerebbe soprattutto ciò che non ci è stato concesso in Commissione, in quest'Aula, nella discussione da condividere con i colleghi parlamentari, cioè una valutazione, un bilancio, su questa missione che prescindesse da pregiudizi, che prescindesse da letture post-ideologiche, ma che entrasse nel merito dei risultati che questa missione ha prodotto, risultati e obiettivi che dovevano essere civili, signora Presidente, e lo ricordo anche al sottosegretario. E noi su questi risultati esprimiamo una critica serrata. Vorrei ricordare che ci ritroviamo, dopo dodici anni di guerra, con un Paese che al 90 per cento, nel suo bilancio, dipende ancora dagli aiuti che arrivano dai Paesi della comunità internazionale, un Paese che continua ad essere parallelamente, come ragione di forza e di autorevolezza sul mercato economico, il produttore del 90 per cento di oppio che viene destinato al mercato della morfina base e dell'eroina in tutto il mondo. Il 50 per cento è la percentuale che viene affidata ad una oliatura dei meccanismi e dei processi di corruzione. Questo vuol dire, tradotto in soldoni, che un cittadino afgano su due è costretto a pagare per avere accesso a qualsiasi pubblico servizio.
  Non crediamo che queste siano cifre che possano farci ritenere conclusa positivamente la missione di reinsediare democrazia, istituzioni e cultura democratica. Non crediamo che lo sarà l'appuntamento delle elezioni: non sappiamo se queste elezioni si terranno e già ci poniamo il problema, che forse il Governo ha taciuto a se stesso, di come si possa immaginare di prolungare la presenza nostra e di altri in Afghanistan senza avere un interlocutore politico legittimato. Ci poniamo anche il problema del caso in cui queste elezioni si celebrino e si arrivi a una regressione di impianto feudale della cultura politica afgana, con l'elezione del fratello del Presidente Karzai al posto dello stesso Karzai. Non ci sembrano dei risultati positivi. Due obiettivi avevamo: più sicurezza e più democrazia in Afghanistan. Dopo Pag. 125dodici anni possiamo dire che l'Afghanistan non è né più sicuro né più democratico.
  A questo bilancio di pace, una pace mancata, una democrazia precaria, sotto tutela, ci corre l'obbligo, visto che si tratta di missioni comunque militari, di fare un bilancio di guerra, cioè cosa sia costata questa missione. Quando parlo del costo mi piacerebbe non pensare soltanto al costo che va addebitato all'Italia, perché vorrei che non ci fosse questa presbiopia, non riuscire a vedere ciò che sta vicino. Ciò che sta vicino non è soltanto la morte... Mi scusi, Presidente, avevo cinque minuti ?

  PRESIDENTE. Ha ancora un minuto.

  CLAUDIO FAVA. Allora, non è soltanto la morte dei 52 soldati italiani, ma dei 7.500 civili morti: 7.500 civili morti ci dicono che l'aggettivo «chirurgico» posto accanto al termine «guerra» è una menzogna.
  Concludo, Presidente, cercando di farmi carico della fatica di questo dibattito, che il nostro gruppo ha proposto agli altri colleghi attraverso una pratica di cosiddetto ostruzionismo. Mi permetta di ricordare che non consideriamo ostruzionistico aver presentato molti emendamenti e aver preteso di poterli illustrare uno per uno, l'ostruzionismo sul piano della civiltà dei costumi politici è un Governo che decide di non discutere su nessuno di questi emendamenti e su nessuna di queste missioni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, questo emendamento presentato dalla Lega noi lo voteremo favorevolmente, perché si tolgono soldi all'Afghanistan, e non starò qui a spiegarvi ancora perché crediamo che vadano tolti soldi all'Afghanistan. È un po’ leggero come emendamento, perché si tolgono 24 milioni e si fa cifra para, 100 milioni di euro, non c’è scritto dove vanno introdotti questi soldi, cosa ne faremo; non si capisce il perché si faccia cifra tonda, forse così con 24 milioni di euro magari qualche laurea per il Trota ci viene. Però nel merito va bene, noi togliamo all'Afghanistan una cifra importante e quindi lo voteremo favorevolmente.
  Volevo cogliere un attimo qualche provocazione, ma renderla, in termini di discussione d'Aula, positiva. Il collega La Russa è stato già smentito dal mio collega Frusone, dicendo che nessuno di noi ha mai denigrato i nostri soldati, ci mancherebbe altro ! Noi anzi vorremmo ridare dignità alla loro professione e vorremmo dire che per noi i nostri militari dovrebbero lavorare all'interno del tracciato costituzionale, che li dovrebbe vedere impegnati in missioni di pace, ed è proprio per questo che siamo con loro e comprendiamo la loro sofferenza nel dover operare in uno scenario che, per chi ha giurato sulla nostra Patria, sui suoi ideali, è uno scenario che non gli sta bene.
  Quindi, noi capiamo quando i nostri militari ci scrivono dicendo che da lì vorrebbero andarsene e capiamo che se ne vorrebbero andare non soltanto perché vedono morte e distruzione ogni giorno – e questo fa male a qualunque essere umano –, ma anche perché loro hanno fatto un giuramento basato su dei valori e degli ideali che non sono quelli che oggi stanno, per colpa di altri, portando avanti. Ribadisco, per colpa di altri.
  Quando l'ex Ministro della difesa La Russa dice che stiamo sbagliando e che lui ha dovuto accettare le pressioni degli armatori e della Marina stessa per far approvare la riforma dell'utilizzo dei nostri soldati sulle navi mercantili private, io mi chiedo: ma allora il ruolo del Ministro qual è ? Se lei è stato a quei tempi Ministro e ha firmato un decreto, si è reso colpevole di aver accettato delle pressioni extraparlamentari che non dovevano rientrare nel suo operato di attenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).Pag. 126
  Lei aveva il ruolo e la responsabilità di scegliere la cosa migliore per il Paese, non di cedere alle pressioni, perché poi torniamo a dire, torniamo a parlare delle stesse cose di cui parlavamo prima, ovvero che questo Parlamento troppo spesso si trova in situazioni di amicizia con forze esterne e di conseguenza non sceglie nel bene del Paese, ma sceglie soltanto nel bene di alcuni interessi o sotto le pressioni di amici o di amici degli amici. Questo io credo che non possa essere il ruolo di un Parlamento e soprattutto il ruolo di un Ministro. Se lei ha firmato un decreto che portava i nostri militari a lavorare su navi private, allora lei se ne deve prendere la responsabilità e la ringraziano i due nostri marò, che stanno ancora in India dopo diversi anni per questo.
  Poi aggiungo: ci avete dato dei «comunisti» perché stiamo appoggiando degli emendamenti sul ritiro dall'Afghanistan, ma noi siamo oggi comunisti, domani ci potete chiamare come vi pare, non è questo il nodo. Noi lo diciamo sempre: noi siamo oltre questi ragionamenti. Un'idea è giusta o sbagliata, non c’è un'idea di destra o un'idea di sinistra, o meglio, per noi è così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io capisco che spesso si ragiona con il partito preso, come si suol dire, cioè: quell'idea l'ha proposta storicamente la sinistra, quindi se la votate siete comunisti, quell'idea è storicamente di destra, quindi siete fascisti se l'appoggiate. Noi queste logiche le rinneghiamo. Noi andiamo oltre, noi valutiamo nel merito. Noi abbiamo scardinato quelle sovrastrutture mentali che ancora governano questo Parlamento.
  E allora: la giustizia della pena un tempo era un'idea di destra ? No, per noi è un'idea giusta. Uscire dall'Afghanistan è un'idea di sinistra ? No, è un'idea giusta, perché non fa bene a nessuno e non fa bene al Paese. Se tutta quest'Aula ragionasse in termini di cos’è giusto per il popolo italiano, non saremmo qui a farci le seghe mentali se un'idea è comunista o fascista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un'idea è giusta o sbagliata e in questo caso uscire dall'Afghanistan è un'idea giusta e noi la sosterremo fino alla fine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Di Stefano, non l'ho interrotta perché avevo capito che stava alla fine del suo intervento. Magari troviamo dei sinonimi per la prossima volta.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signora Presidente, l'emendamento Gianluca Pini 1.50, che vado a leggere, al comma 1 dell'articolo 1 sostituisce le parole 124 milioni di euro e spiccioli con le parole 100 milioni. La differenza viene riportata all'articolo 6, primo comma, quando si devono aumentare i finanziamenti per il recupero e l'aggiustamento degli scenari postbellici e si richiede anche che il Ministro degli esteri faccia un decreto che poi dovrà mettere agli atti del Parlamento. Ora secondo me, al di là del fatto che adesso è tardi per chiamare il Ministro Bonino – magari ci riserveremo di farlo in futuro –, è chiaro che io, rispetto al gruppo, ho dei dubbi sul votare questo emendamento, quindi forse mi asterrò, perché avrei necessità di avere più informazioni relativamente al motivo di aver scelto certe cifre e come mai si prevedono determinate coperture per determinati interventi, che poi sarà il Ministro degli esteri a dover decidere. Quindi io chiedo ai colleghi della Lega se possono in qualche modo farmi decidere, dandomi anche delle indicazioni...

  PRESIDENTE. Aveva finito abbondantemente il tempo, mi ero distratta.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sorial. Ne ha facoltà.

Pag. 127

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signora Presidente, partiamo dal presupposto che questo emendamento taglia 24 milioni: vanno bene 24, noi avremmo voluto di più. Però adesso la questione è questa: 24 milioni sono dei soldi che ci sarebbero potuti servire per la nostra mozione per l'infanzia, al punto 19, per creare – molti di meno ce ne servivano – una banca dati per contrastare la pedofilia, e stamattina i deputati del PD e del PdL hanno votato contro questo punto 19 della mozione. Adesso, che il PdL votasse contro bene o male me lo sarei aspettato: sappiamo tutti che vanno con le minorenni (Proteste di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Però che anche il PD abbia preso questo passo...

  PRESIDENTE. Deputato Sorial !

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. ... è un po’ brutto !

  PRESIDENTE. Deputato Sorial !

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Cioè, hanno votato in modo contrario a questa cosa (Commenti). Io sento « imbecille » da deputati del PdL e faccio anche i nomi adesso !

  PRESIDENTE. Deputato Sorial, concluda !

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Allora, 24 milioni sarebbero...

  PRESIDENTE. L'ho già richiamato.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. ... serviti per creare questa banca dati, che senza nessun problema avrebbe potuto contrastare la pedofilia. Cosa aspetta il PD, oppure ad andare con lo zoppo si impara a zoppicare ?

  PRESIDENTE. Grazie, ha esaurito il suo tempo.
  Deputato Sorial, noi siamo qui a fare una discussione seria, ascoltiamo (Proteste di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) !...Lei non può usare i termini che ha usato. Lo dico a lei e lo dico a tutti gli altri membri del Parlamento. Ha capito perfettamente.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Colonnese. Ne ha facoltà (Scambio di apostrofi tra deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Deputati, ho provveduto a richiamare il deputato Sorial durante l'intervento e dopo l'intervento. È la Presidenza (Scambio di apostrofi tra deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)... per favore ! È la Presidenza che ha la responsabilità di richiamare colui o colei che sta parlando nel momento in cui sta parlando. La Presidenza l'ha fatto (Proteste del deputato Sorial) ! Deputato Sorial ! Prego, deputata Colonnese.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, innanzitutto vorrei sottolineare che non ho sentito nulla di offensivo, ma ho sentito solo delle urla molto offensive verso colui che parlava (Commenti di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)...

  PRESIDENTE. Deputata Colonnese, si è iscritta a parlare...

  VEGA COLONNESE. Mi sono iscritta a parlare e, quindi, parlo.

  PRESIDENTE. Allora, guardi, lei si è iscritta a parlare sull'emendamento Gianluca Pini 1.50. La richiamo al tema.

  VEGA COLONNESE. Sì, adesso entro nel merito, grazie.

  PRESIDENTE. Bene.

  VEGA COLONNESE. Grazie, grazie mille. Entro nel merito, perché qui stiamo parlando, come ha detto lei, di un argomento serio, ossia stiamo parlando di Pag. 128guerra e di soldi. Appoggeremo questo emendamento semplicemente perché il buonsenso che accomuna tutti i membri del mio gruppo ci porta a votare favorevolmente questa idea. Ovviamente, questi soldi andrebbero spesi in maniera diversa. In Italia ci sono diversi teatri di guerra. Ci sono delle forze di polizia e di sicurezza che non hanno nulla e si trovano ad affrontare dei teatri di guerra che sono in quartieri degradati che poi vengono utilizzati per spot più o meno commerciali anche per denunciare delle situazioni che spesso non si conoscono. Noi, quindi, appoggeremo questo emendamento con il chiaro intento di spostare queste risorse proprio per cercare di difendere questi luoghi che sono in Italia.

  RENATA POLVERINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Signor Presidente, intervengo per l'episodio al quale abbiamo appena assistito. Mi dispiace, signora Presidente, dover richiamare la sua attenzione ad un comportamento più adeguato nel richiamo al deputato che ha pronunciato una frase nei confronti di un partito e di tutti i parlamentari che, a mio avviso, non può essere esaurita con un semplice richiamo. La prego, quindi, di intervenire in maniera più seria rispetto ad una frase che, come ripeto, lede la dignità di un partito e di tutte le persone che ne fanno parte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Deputata Polverini, la Presidenza esaminerà ovviamente il resoconto stenografico e prenderà le determinazioni, se del caso. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, appoggeremo questo emendamento della Lega Nord perché è un emendamento di buon senso, anche se noi siamo chiaramente contrari all'intera guerra in Afghanistan. Ci chiediamo con 24 milioni di euro che si risparmiano quante lauree in Albania il «Trota» si sarebbe potuto comprare, per cui evidentemente sono ottimi questi emendamenti anche dal punto di vista della Lega Nord. Ricordiamo anche che la Lega Nord è entrata in Afghanistan...

  PRESIDENTE. Deputato Di Battista.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. ... la Lega Nord è entrata in Afghanistan con il Governo Berlusconi il quale, come ricordo, è stato condannato in appello appunto per prostituzione minorile. Questa non è una determinata opinione, è la realtà...

  PRESIDENTE. La richiamo al tema all'ordine del giorno, deputato Di Battista, grazie.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Ho concluso. Volevo solo ribadire la verità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Frusone. Ne ha facoltà (Proteste del deputato Buonanno). Deputato Buonanno... deputato Buonanno ! Allora, voi state facendo una discussione sulle missioni all'estero. Vi richiamo tutti ad intervenire sugli emendamenti di cui all'ordine del giorno. Prego, deputato Frusone, non mi deluda.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, cercherò di essere all'altezza.

  PRESIDENTE. Bravo.

  LUCA FRUSONE. Allora, ritorniamo agli emendamenti, appunto, all'emendamento Gianluca Pini 1.50. Già è stato detto, appunto, che prevede un taglio alla missione in Afghanistan. Un pochino sono rimasto perplesso su questo taglio a cifra tonda. Non capisco questi 24 milioni e rotti di euro dove andranno a finire, ma, comunque, l'intento è quello di ridurre le Pag. 129spese nelle missioni all'estero e, quindi, ritengo che sia un buon emendamento.
  Ritengo, appunto, di poter votare in maniera favorevole di fronte a questo emendamento ed invito un po’ tutti alla calma in quest'Assemblea, perché si sta parlando di temi seri, e anche ad essere un po’ più civili, a non insultare le persone mentre svolgono i loro interventi. E in questo chiedo la sua collaborazione, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, la collaborazione della Presidenza è piena da questo punto di vista.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Valle. Ne ha facoltà, per un minuto.

  IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, come da Regolamento, io intervengo, appunto, in dissenso e intervengo in dissenso rispetto al mio collega Sorial, perché lui ha detto...

  PRESIDENTE. Parli dell'emendamento, deputato Della Valle.

  IVAN DELLA VALLE. ... che i deputati del PdL vanno con le minorenni, invece, avrebbe dovuto dire...

  PRESIDENTE. Deputato Della Valle...

  IVAN DELLA VALLE. ... che alcuni deputati del PdL...

  PRESIDENTE. Deputato Della Valle...

  IVAN DELLA VALLE. ... vanno con le minorenni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Deputato Della Valle !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Basilio. Ne ha facoltà. Prego, deputata Basilio.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, è perché siamo in Commissione difesa, quindi, interveniamo. Io vorrei fare un appunto in merito a ciò che è successo in Sardegna questa notte e vorrei anche chiedere che, magari, le Forze armate dovrebbero essere impegnate, in primis, in Italia per monitorare il nostro territorio, i nostri mari, per soccorrere i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); i cittadini che soffrono di queste sciagure, a causa, comunque, del consumo sciagurato e scellerato del suolo che, ormai, viene perpetrato, da anni, in Italia, senza alcun controllo. Quindi, chiediamo il rientro di questi militari e l'impiego di questi denari – che sono da 124 milioni circa di euro a 100 milioni di euro – per la cooperazione, ma, a questo punto, per la cooperazione investendoli nel nostro Paese. Poi, volevo ricordare e fare un altro appunto: che gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle sono per il costruzionismo. Quindi, per quanto ci riguarda, non ha alcun senso depositare decine e decine di emendamenti per poi farli accorpare in pochi emendamenti, che si riducono a due o tre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, una delle tante battaglie a cui hanno partecipato i militari italiani è quella per liberare il percorso di «Tapi», un gasdotto di 1.860 chilometri, che dal Turkmenistan porterà gas fino in India, via Afghanistan e Pakistan. Le aziende interessate indovinate quali sono ? Saipem, ENI e ENEL. Il «Tapi» è il famoso gasdotto transafgano per il quale gli Stati Uniti hanno sostenuto i talebani negli anni Novanta. Buona parte del gasdotto passerà per Herat, zona sotto tutela da parte dell'Italia, che, oltre a costruire strade, scuole e aeroporti, difende gli interessi della compagnia di Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'ENI. Servono a questo i nostri soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

Pag. 130

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, il mio, in realtà, è un invito affinché i relatori per la maggioranza riformulino l'emendamento in questione, al fine di veicolare quelle somme – 24 milioni di euro circa di diminuzione del finanziamento – affinché vengano date per l'alluvione in Sardegna, visto che il Governo ha messo 20 milioni sul piatto, ritenendo giusto che il Parlamento dimostri di avere la cosa a cuore, e di metterne altri 24, piuttosto che sprecarli in Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, questo è davvero un invito sia al relatore per la maggioranza sia al Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, ci si chiedeva prima quale senso avesse diminuire e non tagliare: anzitutto, perché dobbiamo essere responsabili nei confronti dei nostri connazionali che sono lì e stanno facendo il loro lavoro; in secondo luogo, perché dovremmo essere anche un po’ seri, soprattutto in quest'Aula e soprattutto in questa giornata. Non credo che sia corretto parlare e associare questo tipo di dialoghi, lanciando le accuse che i colleghi del PdL vanno con le minorenni: lo trovo deplorevole, tanto quanto paragonare questo tipo di dialogo a quante lauree avrebbe dovuto prendere il «Trota»...

  PRESIDENTE. Onorevole Prataviera, anche lei stia al merito dell'emendamento, così siamo tutti pari.

  EMANUELE PRATAVIERA. È proprio perché volevo arrivare a questo, signora Presidente; mi dispiace aver visto una gestione dell'Aula così pessima da parte sua in questo momento, ridacchiando a questo tipo di battute (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signora Presidente, non si preoccupi, starò sull'emendamento, lo so perché mi guarda così... Io veramente faccio un appello affinché tutta l'Aula ragioni, si prenda un attimo di tempo per ragionare anche su questo emendamento e cioè sulla possibilità di ridurre le risorse. Naturalmente questa riduzione di risorse dovrà essere comparata ad una riduzione di uomini in Afghanistan, questo è necessario ed è naturale. Quello che suggerisco, insomma, di fare in questa situazione è di stanziare questi 24 milioni di euro, che si verrebbero a risparmiare, per le strutture di accoglienza, magari, dei Centri di identificazione ed espulsione. Sono stato a Caltanissetta proprio in questo fine settimana e ho trovato una situazione assolutamente insostenibile, insostenibile per le Forze armate, per i poliziotti che sono chiamati a stare sul luogo e a doversi sobbarcare con i loro sforzi, senza essere neanche pagati in maniera adeguata. Quindi spostiamo questi fondi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, questo emendamento noi lo voteremo, perché va nella direzione di una riduzione di fondi e quindi di uomini presenti lì in Afghanistan. Ovviamente siamo convinti che quei fondi vadano investiti per la cooperazione, la ricostruzione, nel post conflitto, e cioè in quelle realtà che andrebbero rafforzate sul terreno della giustizia, dei diritti, dell'istruzione. Con la proposta che noi abbiamo avanzato, per ogni euro risparmiato, il 30 per cento dovrebbe andare in cooperazione in Afghanistan. Eviterei, lo dico sommessamente all'onorevole Sibilia, di portarli verso i CIE, noi vorremmo che i CIE venissero chiusi.

Pag. 131

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signora Presidente, penso di voler intendere, nell'intenzione del collega Sibilia, non di finanziare i CIE, ma di risolvere questa situazione che è indubbiamente insostenibile. Entro ora nel merito dell'emendamento; volevo far presente come in questi giorni di ostruzionismo sul decreto «missioni» la nostra azione sia un bene anche per la maggioranza. Vi spiego perché: tutte le volte che ci siamo messi a lavorare, anche insieme alle altre forze, in questi giorni, per capire come funziona, cosa c’è dietro, ogni mattina, ogni giorno c’è un qualcosa di nuovo, un'informazione nuova, un dettaglio nuovo che il Parlamento, prima, non aveva. Ci vengono dati dettagli, spiegazioni di come funziona il Ministero, di come funzionano i bilanci e del perché si potrebbero o non si potrebbero decurtare dai vari soldi, dai vari fondi, queste missioni. In particolare, oggi vengo a sapere, proprio cinque minuti fa, che dal Parlamento non è possibile controllare dove vengono portati questi soldi. Quindi, è bene che ci sia la possibilità, come fa questo emendamento, di ridurli e distrarli da altre parti sicuramente più utili.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signora Presidente, volevo ricordare prima della votazione che stiamo discutendo dell'emendamento Gianluca Pini 1.50, che prevede la riduzione di 24 milioni 536 mila euro per le missioni in Afghanistan. Penso, appunto, che voterò favorevolmente su questo emendamento, anche se non ho capito perché si propone una riduzione così piccola di questa cifra. Per le riduzioni in Afghanistan la Lega poteva fare uno sforzo maggiore e proporre una riduzione maggiore di questa cifra per queste missioni che, appunto, sono delle false missioni di pace. Questi fondi sarebbero molto più utili da utilizzare in missioni molto più utili anche nel nostro Paese per molte altre cose utili per i cittadini italiani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, anch'io voterò favorevolmente su questo emendamento, perché 24 milioni di euro, giustamente, come dicevano anche i colleghi di SEL, potrebbero essere utilizzati per la cooperazione internazionale. Cercando di interpretare il pensiero del collega Sibilia: lui non voleva dire ovviamente che si devono utilizzare per i CIE in quanto i CIE sono una struttura giusta e quindi da finanziare, ma perché, se i CIE esistono in questo momento e in questo momento lì dentro ci sono delle persone che sono in quelle condizioni, almeno i soldi potrebbero essere utilizzati per migliorare le condizioni di quelle persone. Era soltanto questo il senso.
  Detto ciò, anch'io penso che, invece, utilizzarli per la cooperazione internazionale sia molto più efficace, perché se noi riusciamo a risolvere problemi lì dove ci sono, quei problemi che costringono le persone a scappare dalla propria terra, dai propri familiari, da tutto quello che rappresenta la propria vita e per la disperazione sono costretti a venire qui, è molto meglio utilizzarli in questa maniera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, continuerò la favola che stavo raccontando prima. A volte, addirittura, i potenti della Terra chiamavano operazione di pace quella che in realtà era un'operazione di guerra. Dicevano proprio il contrario di quello che in realtà significava, e poi sulla Terra non c'era più accordo fra gli uomini sui significati. Per alcuni, ricchezza significava avere 10 mila Pag. 132miliardi, mentre per altri voleva dire almeno avere una patata da mangiare. Quanta confusione ! Tanta confusione, che un giorno il mago Linguaggio non ne poté più. Linguaggio era un mago potentissimo che tanto tempo prima aveva inventato le parole e le aveva regalate agli uomini. All'inizio, c'era stato un po’ di trambusto, perché gli uomini non sapevano come usarle e se uno diceva «carciofo», l'altro pensava al «canguro»; se uno chiedeva «spaghetti», l'altro intendeva «gorilla», e al ristorante non ci si capiva mai.
  Allora, il mago Linguaggio appiccicò ad ogni parola un significato preciso, così che le parole volessero dire sempre la stessa cosa e per tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, io vorrei esprimere il mio voto favorevole su questo emendamento, per il fatto che sono 24 milioni di euro risparmiati. Sicuramente una cifra che in assoluto sembra importante, ma è un duecentesimo, una parte su duecento rispetto ai soldi spesi nei confronti di questa missione di pace, o missione di guerra, se vogliamo dirlo in tutta onestà. Io mi auguro che questa sia una parte importante, un ragionamento, un'azione collettiva di questo Parlamento che ci possa realmente portare verso la cooperazione internazionale e non a queste missioni che sono missioni di pace o meglio missioni di guerra travestite da missioni di pace. Io mi auguro che questo sia veramente un punto di inizio e che nei prossimi decreti-legge sulle missioni vi sia l'intelligenza collettiva di andare in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, anch'io mi trovo con il mio gruppo ad essere favorevole a questo taglio di 24 milioni di euro, però volevo anche suggerire dove potrebbero essere reinvestiti. Io vorrei andare un po’ in controtendenza. Infatti, noto che quando il Governo ha bisogno di fondi taglia sempre nel settore della ricerca, io vorrei invece darli alla ricerca questa volta, un po’ in controtendenza, prima che i nostri cervelli se ne vadano del tutto all'estero. Ciò anche perché le nostre imprese di ricerca ne fanno tantissima. Le nostre uniche microimprese, soprattutto quelle nel settore della riqualificazione energetica, sono le aziende che hanno investito di più nella ricerca, ma sono tutti soldi privati, loro, e hanno un feedback assolutamente interessante. Perché il Governo non aiuta queste microimprese davvero stanziando questi milioni di euro per loro, una volta tanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, abbiamo ascoltato l'intervento di qualcuno del partito del frodatore fiscale, non abbiamo sentito invece alcuna parola sull'emendamento dal Partito Democratico. Io ne approfitto, visto che in Aula è presente anche il deputato Bersani.
  Chiederei anche di liberare i banchi del Governo... di sapere la posizione di tante persone in questa Aula che fanno parte degli intergruppi della pace che magari votano a favore della mozione sull'infanzia. Volevo capire quale è il loro parere e se non è un parere favorevole allora quali italiani stanno rappresentando ? Io mi chiedo veramente con che faccia vi presentate nelle piazze dai vostri elettori continuando a votare un programma che non è nel vostro programma elettorale. Rispondete per favore agli italiani sulle scelte che voi compiete ogni giorno in questa Aula. Rispondete (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 133

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, anche questo emendamento è una spending review, in questo caso di spese militari. Dovrebbe essere un po’ più ampia riguardando tutte le spese militari. Sono due anni che in questo Parlamento si fa la spending review, ci nascondiamo dietro questa parola inglese, revisione della spesa, ma in realtà nei fatti non viene mai tagliato, anzi non si taglia dove si dovrebbe tagliare, ma si taglia sempre sulle stesse persone, i deboli italiani, le persone che sono dipendenti di cui siamo sicuri di andare a prendere i soldi, non andiamo a prenderli ad esempio dalle slot machine, quindi per questo emendamento voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, francamente non riesco a capire come non si possa votare a favore di questo emendamento. Questo Parlamento, non solo questa Camera ma anche l'altra, ha una capacità incredibile di tagliare le spese su qualsiasi cosa, sulla scuola e gli edifici scolastici che fanno pena e non ci sono soldi per la sanità, per i servizi socio-assistenziali, non ci sono soldi per nulla, però per le spese militari i soldi si trovano sempre. Ora, la richiesta non mi pare che sia esagerata, si chiede di ridurre semplicemente una piccola parte, per cui onestamente chiederei quasi piuttosto al relatore di fare una riformulazione se eventualmente quella così come proposta da un'opposizione non va bene. Si può tentare di trovare una condivisione, ma voglio dire che, visto che si taglia praticamente tutto, tentare di fare un piccolo sacrificio su delle spese militari non mi sembra di richiedere chissà cosa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, la guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre; alla fine dell'ultima c'erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame, tra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente. Presidente, voto favorevolmente a questo emendamento e le chiedo se può dire al presidente del mio gruppo che non mi sono defilata.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, il nostro pensiero sulle missioni lo conoscete, ossia noi vorremmo che i nostri soldati possano rientrare subito dall'Afghanistan. Questo emendamento comporta una riduzione comunque delle spese, quindi un taglio di 24 milioni e noi siamo favorevoli. Siamo favorevoli perché queste risorse potrebbero essere utilizzate per altro. Ora appunto c’è il dramma Sardegna, ma vorrei ricordare che anche la Calabria purtroppo è sott'acqua. Purtroppo anche la Calabria sta subendo ingenti danni anche se, diciamo, non ci sono vittime, quindi questo ci rassicura. Quindi utilizziamo questi fondi per mettere magari a posto le nostre coste e per preservare le coste italiane dal rischio idrogeologico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, intervengo ancora una volta per cercare di spiegare la bontà o la non bontà di un nostro emendamento o di un'altra forza politica nei confronti dei deputati che fanno parte dei partiti con cui quotidianamente noi del MoVimento 5 Stelle ci confrontiamo. Allora in questa occasione mi domando una cosa: se questi partiti con cui noi ci confrontiamo si siano mai riuniti in assemblea per discutere della questione Afghanistan, della guerra in Afghanistan.Pag. 134
  Lo dico ad esempio perché so che stasera uno di questi partiti, il PD, si riunirà in assemblea per accordarsi circa l'atteggiamento da tenere domani sulla mozione di sfiducia nei confronti della Cancellieri. Mi domando allora: ma perché si devono sempre riunire quando c’è in bilico una poltrona, un posto di potere, e mai quando c’è in bilico la vita di militari italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie, ha esaurito il suo tempo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, continuo quello che stavo dicendo nel precedente intervento. Il nostro Paese appartiene a quella che, in gergo giornalistico, viene chiamata «comunità internazionale», ed a cui appartengono tutti quegli Stati che evidentemente fanno parte di quella che definisco «la parte giusta del mondo». Ma non perché siano Paesi democratici, liberi e giusti: questo è semplicemente quello che ci vogliono far credere. Apparteniamo alla parte giusta del mondo, perché facciamo parte di quella schiera di Paesi che possono dettare legge all'interno del globo terrestre, e decidendo i Paesi in cui è giusto portare la guerra, con la scusa della pace. In realtà quei Paesi, a cui vorremmo concedere i nostri aiuti umanitari, sono stati prima sfruttati dalla comunità internazionale; ed è curioso valutare come le nazioni più instabili, con il popolo che insorge contro il dittatore di turno sono gli stessi ad essere in realtà i più ricchi: ricchi di materie prime, è chiaro, petrolio, gasdotti, miniere, risorse energetiche. È un caso che proprio in questi Paesi vi siano condizioni politiche instabili ? È forse per avere manodopera a basso costo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie, ha esaurito il suo tempo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, cercherò di mantenere un tono consono rispetto al contenuto di cui stiamo parlando. Un po’ devo defilarmi da quello che dice il mio gruppo, che ancora si domanda, si chiede, propone di riflettere: qui stiamo chiedendo di risparmiare. Come si può pensare che in quest'Aula, fatta di partiti scialacquatori dei soldi pubblici da oltre un ventennio, adesso decidano di risparmiare su una cosa come la guerra in Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Queste sono domande retoriche, e in questo mi defilo dal gruppo del MoVimento 5 Stelle, perché ritengo che in quest'Aula non debbano trovare spazio le domande retoriche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lupo. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, con l'intervento di poco fa ho notato che è andato decisamente a buon fine: tutti hanno votato favorevolmente l'emendamento, quindi continuo su quella scia.
  Che cosa stiamo tentando di fare ? Stiamo tentando di ridurre i soldi per l'Afghanistan. Ma perché ? 24 milioni: per quale ragione, se possiamo guadagnare 150 miliardi di dollari l'anno con la droga ? È molto più comodo ! Oppure se possiamo fare pozzi di petrolio da qualche parte ? Però vi devo dare una triste notizia: quando gli Stati Uniti o altri Stati maggiori del nostro fanno questi investimenti, a noi ci considerano ben poco; ci sfruttano per fare guerra, ma poi alla fine non ci intaschiamo più di tanto. Quindi io ci ragionerei, e inizierei a buttare questi soldi su qualcosa di un pochino più utile, tipo la cooperazione, o ristrutturare questi Stati dove siamo andati a fare devastazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

Pag. 135

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, volevo attirare l'attenzione sul fatto che all'interno di questo emendamento stiamo assistendo ad un taglio minimo, esiguo. Voglio solo sperare che questo taglio non vada destinato, sotto le false spoglie della cooperazione, verso attività di costruzione di strade, infrastrutture, ponti: opere che ormai siamo soliti solite esportare con le nostre multinazionali italiane soprattutto all'estero, perché finanziate sempre dallo stesso Stato italiano. Non so se lo sapete, ma è ovvio che lo sappiate, però fate forse finta di non saperlo, che lo Stato italiano finanzia opere infrastrutturali all'estero, e a malapena riesce a fare la manutenzione delle infrastrutture esistenti in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Benedetto. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Stavo per correggerla, infatti, signor Presidente. Dunque, l'emendamento Gianluca Pini 1.50 presentato dal gruppo della Lega Nord, nello specifico dai deputati Pini e Marcolin, propone la riduzione di 24.536.000 euro dai finanziamenti destinati alla missione di guerra in Afghanistan. Ora, posto che sarebbe ovviamente meglio eliminare totalmente i finanziamenti alle missioni di guerra e destinarle piuttosto alla cooperazione, personalmente mi trovo d'accordo con questo emendamento, ma vorrei sottolineare che ci tengo a suggerire al Parlamento, alla Camera, come potrebbero essere investiti questi 24 milioni di euro, quali sarebbero le destinazioni più opportune in questo momento specifico: reddito di cittadinanza è uno tra i tanti, la scuola italiana o quanto meno la carta igienica della scuola italiana, la ricerca e la creazione per esempio di un fondo per la piccola e media impresa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non ci sono altri iscritti quindi passiamo alla votazione... Deputato Massimiliano Bernini ? Abbiate pazienza, non vi potete iscrivere quando io passo alla votazione, quindi se ci sono altri che intendono prendere la parola, alzino la mano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, sarò brevissimo, durerò un minuto. Volevo dire che se vogliamo che la legge sia autenticamente a favore dello sviluppo e del sostegno ai processi di ricostruzione, com’è riportato poi nel titolo, invece che rifinanziare azioni di guerra che di costruttivo hanno ben poco e le ragioni le abbiamo sentite questo pomeriggio qui in quest'Aula, dobbiamo appoggiare e votare assolutamente questo emendamento. Con i 24 milioni di euro e rotti tolti alle missioni militari potremmo finanziare la cooperazione e i suoi numerosi progetti di sostegno e sviluppo, però questa volta autentico. Ad esempio, prendendo dati facilmente reperibili su Internet, con i 24 milioni risparmiati potremmo ad esempio finanziare progetti di riforestazione in Congo, oppure di bonifica dei terreni paludosi in Kenya e sradicando in questo modo la malaria, potremmo acquistare attrezzi agricoli nella aree in via di sviluppo dell'America latina, portare dell'acqua...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà, per un minuto.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, naturalmente, come gli altri colleghi hanno già dichiarato, ridurre le spese per questa missione in Afghanistan significa ridurre i numeri dei militari che ci sono in questa missione. Io voglio ricordare che le missioni militari aprono non solo ferite e morte nei luoghi in cui si compiono, ma anche negli aspetti culturali del nostro Paese, cioè noi non ci rendiamo conto che stiamo, da dieci anni a questa parte e più, seminando una cultura di morte nel nostro Pag. 136Paese. Quando chiediamo ai giovani un risveglio di coscienza e poi dopo li mortifichiamo, perché il loro risveglio di coscienza non lo prendiamo in considerazione, ma continuamente cerchiamo di dimostrare che la politica non ascolta e quindi procede lungo una strada di morte, io mi chiedo come la Commissione cultura possa avallare un'idea di questo tipo, come non si ribelli a degli atteggiamenti schizofrenici dove ci porta nelle scuole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, io vorrei soffermare l'attenzione rispetto alla gestione di un taglio come questo. 24 milioni noi del MoVimento 5 Stelle vorremmo che si ridestinassero magari con l'utilizzo di bilanci partecipativi. Io lo so che a molti di voi seduti in quest'Aula queste parole non vogliono dire nulla, questo è un sistema attraverso il quale si fa scegliere ai cittadini come spendere i soldi pubblici. Questo perché ? Perché quando vi lasciamo la possibilità di decidere dove mettere i soldi, voi fate delle grandi cose – l'abbiamo visto negli ultimi vent'anni dove avete tagliato – oppure, quando vi vengono dati rimborsi come i rimborsi elettorali voi siete anche capaci di pagare tessere del PD e regalarli alle bocciofile e agli esercizi commerciali.
  Io non credo che questo sia un modo corretto di gestire i soldi pubblici. Questo è scritto su tutte le pagine dei giornali. Io vorrei che...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha esaurito il suo tempo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo e parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone, Cova, Latronico, Leva, Verini, Currò...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  420   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  302).    

  (Le deputate Palma e Cimbro hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Duranti 1.200.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, colleghi e colleghe, questo emendamento propone di tagliare sei milioni circa dalla missione militare in Afghanistan per destinare questo importo alle attività di cui all'articolo 6, cioè al sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di stabilizzazione e di pace.
  Ovviamente, noi siamo per il taglio totale del finanziamento, ma questo emendamento ci dà l'occasione per sottolineare come sarebbe doveroso investire i soldi del nostro Paese non nella guerra, ma nella pace e nella ricostruzione.
  Noi pensiamo che le nostre Forze armate dovrebbero tornare subito a casa ed evitare la perdita di altre vite umane. Noi pensiamo che dovremmo porre fine a quella guerra e salvare le vite umane di tanti civili, oltre 70 mila, che sono morti in Afghanistan in questi dodici anni. Noi pensiamo che una incisiva azione di pacificazione e ricostruzione dell'Afghanistan non può essere mescolata con l'occupazione militare di quel Paese: è questo quello che ci dicono i documenti, le prese Pag. 137di posizione e le iniziative di organismi umanitari internazionali, come la Croce rossa, le organizzazioni non governative internazionali e le stesse Nazioni Unite, ovvero non ci può essere alcuna opera di pacificazione se questa opera è in qualche modo inquinata da una presenza militare che ha il sapore della guerra e dell'occupazione. Questo è quello che è successo in questi dodici anni, questo è quello che sta succedendo, e tutte le operazioni che vanno nella direzione di una subordinazione dell'azione umanitaria a quella militare sono operazioni sbagliate, che minano la credibilità dell'azione umanitaria e non portano giovamento all'opera di pacificazione dell'Afghanistan.
  In questi dodici anni, ai processi di pacificazione e di ricostruzione del Paese, sono state destinate le briciole, pochissimi soldi, il 3, il 4, il 5 o il 6 per cento dell'intero ammontare della somma destinata alle nostre missioni all'estero. Noi pensiamo che questa tendenza vada ribaltata in modo netto e questo vale non solo per l'Afghanistan. Ricordo che noi spenderemo nel 2014 ben 23 miliardi e 600 milioni per le spese militari, per le missioni all'estero, per gli investimenti nei sistemi d'arma, miliardi e miliardi per gli F-35, 2 miliardi e 100 milioni nella legge di stabilità per le navi da guerra FREMM e, a fronte di questi investimenti, abbiamo quest'anno solo qualche centinaio di milioni per la cooperazione.
  Questa è una scelta sbagliata, una scelta confermata dagli ultimi atti di questo Governo, dalla legge di stabilità e dagli altri provvedimenti. Ecco perché noi dobbiamo allora cominciare intanto da questo decreto-legge a invertire questa tendenza, una tendenza assolutamente criticabile, che noi denunciamo e che va ribaltata. Dobbiamo tagliare le spese per le missioni di guerra e investire le risorse nella pacificazione e nella ricostruzione dell'Afghanistan e degli altri Paesi colpiti dai conflitti.
  La scorsa settimana il Ministro Mauro è venuto a dirci in Aula che nel 2015 avremo ancora altri 800 soldati in Afghanistan, senza che il Parlamento abbia potuto discutere e decidere in merito, destinando così altre risorse per la guerra, ma ha taciuto sul nostro impegno per sostenere la pace e la ricostruzione nel 2015 in quel Paese. È una omissione per noi intollerabile. Per questo chiediamo alla Camera di votare questo emendamento, che serve a invertire questa tendenza, a costruire la pace con gli strumenti che le sono coerenti e possibili, ovvero gli strumenti della pace e non della guerra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, è di poche ore fa la notizia della sottoscrizione di un patto di sicurezza post 2014 tra gli Stati Uniti d'America e l'Afghanistan. All'interno dell'accordo viene anche prevista una lettera che Barack Obama scriverà al popolo afgano per chiedere scusa alle vittime nella guerra al terrorismo. Noi pensiamo che sia un fatto storico. Questo accordo poi verrà varato dalla Loya Jirga nei prossimi giorni. Di fronte a questo atto di umiltà aspettiamo, caro sottosegretario Alfano, altrettanta umiltà da parte di questo Governo nell'approccio a questo dibattito, Governo che ha avuto un approccio statico e allo stesso tempo distratto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, la notizia infatti era proprio di questi giorni. L'appunto che ha fatto il collega Scotto è molto corretto. Mentre noi siamo qui a discutere di una proroga dei prossimi tre mesi, gli Stati Uniti stanno pianificando il prossimo futuro, i prossimi dieci anni, per l'Afghanistan. In particolare, proprio oggi il consiglio degli anziani si è riunito per iniziare a discutere sulla bozza del nuovo trattato bilaterale fra Pag. 138Stati Uniti e Afghanistan, trattato bilaterale che sarà alla base dello Status of forces agreement che permetterà a tutti gli altri alleati di poter entrare in quel teatro di guerra. Questo è effettivamente inconcepibile. Noi stiamo pianificando un lavoro che dovrebbe concludersi nel 2014 e già ora pensiamo a come continuare a spendere soldi e foraggiare questa guerra. È anche imbarazzante pensare che il Presidente degli Stati Uniti Obama scriva una lettera per chiedere scusa dopo undici anni di morte e di distruzione di un Paese come l'Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questa è una cosa che dovrebbe far pensare anche al rapporto che abbiamo con gli alleati che ci comandano in quella situazione. Tutte le riformulazioni cui stiamo pensando in ordine a questa situazione e a questo decreto-legge devono sottostare agli accordi internazionali, ovvero a una nostra limitata sovranità nella decisione di questa missione. Così come è successo negli undici anni, ci siamo messi proni alle scelte fatte da altri Paesi. In questa situazione accade lo stesso: prenderemo l'accordo bilaterale degli Stati Uniti che definisce queste nuove regole di sopravvivenza dei nostri militari. Questo giusto per far presente a tutti di cosa si tratta. Sono regole che permettono ai militari di agire indiscriminatamente nel territorio afgano senza sottostare alle leggi afgane, quindi potranno accedere ad abitazioni civili, a teatri militari, senza rischiare niente se non di essere riportati e giudicati nel proprio Paese.
  Ne abbiamo un esempio con quello che è successo da noi al Cermis o in altre situazioni, cioè niente di niente. Quindi, è come una «licenza di uccidere». Questa è una cosa che è imbarazzante, che fa pensare a quella che sarà la cosiddetta missione no combat che è stata pensata come Resolute Support dal 2015 in poi. Quindi, veramente, colleghi, tornando anche all'emendamento in esame e agli emendamenti futuri che andremo a trattare, pensiamo tutti a cambiare profondamente questo concetto di missione internazionale, questa missione internazionale che è l'Afghanistan, che è stata veramente un male per quei popoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, in generale, voglio subito dire che sono favorevole all'emendamento, che chiaramente va a decurtare una certa cifra dalla missione afgana e la sposta sulla cooperazione internazionale. Quindi, il principio è assolutamente condivisibile.
  Ci tengo a sottolineare, però, che, come il deputato Scotto parlava della distrazione del Governo, forse anch'egli prima, quando mi ha citato nel suo intervento, si è fatto un attimo fuorviare dalla sua distrazione, perché, quando ho parlato, prima, della mia esperienza di visita al centro di identificazione ed espulsione e ho detto che l'emendamento dava la possibilità di risparmiare 24 milioni, non volevo certo che quella cifra venisse data per finanziare queste strutture.
  Bensì, ho detto che in quelle sedi lavorano e operano forze dell'ordine senza supporto e che spesso non ricevono neanche il giusto riconoscimento, perché molto spesso non vengono riconosciuti gli straordinari che queste persone, giustamente, fanno. Allora io ho proposto di spostare quel finanziamento per dare alle forze dell'ordine ciò che gli spetta. Questo è tutto: spero che sia chiaro a tutta l'Aula e anche a chi mi ha citato a sproposito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ho dato qualche secondo in più al deputato Sibilia, che chiedeva di chiarire un punto dell'emendamento precedente.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Basilio. Ne ha facoltà. Intanto, colleghi, prendete posto. Prego, onorevole Basilio.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, allora togliamo subito i soldi a queste Pag. 139battaglie, perché, purtroppo, in Afghanistan si combatte con le armi. Invece, devo dire che in quest'Aula si sta combattendo a suon di soldi e a suon di denari. Quindi, spostiamo questi finanziamenti all'articolo 6, comma 1, per lo sviluppo della pace. È una parola che viene sempre fraintesa, purtroppo, da coloro che sono a favore delle nostre milizie all'estero.
  Il pacifismo non è, banalmente, il rifiuto della guerra, né tanto meno è un pretesto per tenersi fuori dai conflitti internazionali, disinteressandosi delle situazioni di tensione e di prepotenza che affliggono tante aree del mondo. Essere pacifisti, per noi, ed è un concetto che voglio ribadire, significa essere convinti che lo strumento per superare i conflitti sia astenersi dalla violenza, e voglio ricordare a quest'Aula che la violenza porta solo altra violenza e fare la pace non è un'utopia: è assolutamente attuabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, mi rendo conto che, in questa discussione, scendere e cadere nella demagogia è semplice. Però, ciononostante, la discussione che vi è stata nella giornata di oggi, che ha affrontato il problema del dissesto idrogeologico e adesso la questione delle missioni, mi porta a pensare che, secondo un recente studio di Legambiente, negli ultimi dieci anni, per difendere il nostro territorio, sono stati spesi 2 miliardi di euro.
  Invece, per la missione in Afghanistan vengono spesi 5 miliardi negli stessi dieci anni. Io non dico che bisognava azzerare i soldi per la missione, ma almeno si poteva fare il contrario: 5 miliardi per il dissesto idrogeologico e 2 miliardi per la missione militare. Ricordiamo che i soldi che vengono stanziati e spesi per la guerra sono soldi per la distruzione e che le vittime, oggi, del dissesto idrogeologico stanno anche lì, in quella scelta sbagliata.
  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, la cooperazione negli ultimi cinque anni ha visto tagliate circa il 90 per cento delle sue risorse. Parlo di cooperazione e penso al sistema scolastico e al sistema universitario, perché quando si fanno tagli così pesanti e così drastici, in realtà si azzerano completamente prospettive, strategie, possibilità di futuro. Negli stessi anni, più o meno, che hanno visto il bilancio della cooperazione assottigliarsi così tanto, la scuola e l'università hanno perso ben 9 miliardi di euro, eppure entrambi dovrebbero essere settori strategici di crescita. Quello che pensa il Ministro Mauro lo sappiamo, è venuto in Aula. Il Ministro vende le eccellenze militari di questo Paese su portaerei della Marina militare. Ci piacerebbe sapere cosa pensa della cooperazione internazionale e del suo ruolo assolutamente marginalizzato la Ministra Bonino, che stiamo aspettando in Aula.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, anche io voterò a favore di questo emendamento, anche se si tratta solo di far togliere cinque milioni ai 125 milioni che sono stati stanziati per questa operazione militare, per gli ultimi tre mesi di quest'anno. Centoventicinque milioni che se li moltiplichiamo per quattro, cioè per tutti i mesi dell'anno, sono circa mezzo miliardo. Noi stiamo spendendo mezzo miliardo per tenere in quella Nazione dei nostri soldati, per una guerra. Noi non siamo assolutamente d'accordo. Non vogliamo ridurre del tutto le spese per questo tipo di operazioni. Ma la cosa che mi lascia più perplesso è il fatto che sono sicuro che in quest'Aula ci sia ancora gente che crede che stare lì in Afghanistan sia una cosa utile. Io penso che in questa'Aula ci sia ancora gente che pensa che Pag. 140noi siamo lì per la lotta al terrorismo. Signori, Presidente, non è assolutamente così. Sappiamo benissimo che non è lotta al terrorismo. Questa è una guerra di interessi e i fatti lo dimostrano. C’è stata una Banca centrale che è stata istituita apposta nei mesi vicini a quelli dell'inizio della guerra. Abbiamo lo scandalo della banca di Kabul. Insomma, è un continuo susseguirsi di scandali e di interessi economici che rendono questa guerra veramente una pantomima.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  DANIELE PESCO. E noi siamo lì con degli uomini, spendiamo soldi, creiamo delle morti, per ragioni totalmente economiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, certo la nostra è una battaglia di testimonianza, però le battaglie di testimonianza vanno fatte. Se qui oggi ci fosse don Lorenzo Milani, penso che anche lui parlerebbe come noi stiamo parlando, perché vi sono problemi sui quali prima della politica vengono considerazioni di altro tipo. Per questo noi ci aspettiamo che il Governo capisca che noi non stiamo sfidando l'impossibile. Sappiamo come andrà a finire questa discussione. Però ci saremmo aspettati che a un certo punto il Governo si alzasse e dicesse: «È vero. Il prossimo decreto, o meglio, il prossimo disegno di legge sulle missioni internazionali lo faremo in modo diverso. Consentiremo a chi non è d'accordo di votare contro una missione e a chi è a favore di votare a favore di un'altra missione».

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, mi chiedo: perché siamo in Afghanistan ? Sono passati dieci anni e non lo sappiamo ancora, anzi più di dieci anni. I nostri soldati sono rientrati nelle bare di Stato, con la bandiera tricolore e le autorità ad accoglierli, le stesse che li hanno mandati a combattere una guerra insensata. Perché sono morti ? Non lo sappiamo. Decine di migliaia di civili afgani sono rimasti uccisi a causa del conflitto e dei bombardamenti alleati e anche di questo non sappiamo nulla. Una strage di cui siamo corresponsabili anche se le bombe non le abbiamo lanciate noi, con i nostri aerei, ma i nostri alleati con i droni e i puntamenti satellitari. Perché l'Italia ha dichiarato guerra all'Afghanistan ? Non lo sappiamo. Bin Laden era arabo, non afgano. Nel 2001 il mullah Omar era il capo riconosciuto di uno Stato legittimo. Gli fu chiesto dagli americani di consegnare Osama.
  Rispose che avrebbe avuto un regolare processo e chiese agli Stati Uniti le prove del suo coinvolgimento nella strage dell'11 settembre. Non ricevette alcuna risposta e nei giorni seguenti il suo Paese fu invaso. Siamo parte di una forza di occupazione che ha violato tutte le regole internazionali e non sappiamo il perché (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duranti 1.200, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cova, Albanella, Venittelli, Turco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  391   
   Votanti  389   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no  291).    

Pag. 141

  (I deputati Carlo Galli e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.162, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Taricco, Marco Di Stefano, Gribaudo, Picierno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  389   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
  12    
    Hanno votato
no  377).    

(I deputati Rubinato e Carlo Galli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 16.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,48).

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al successivo argomento all'ordine del giorno, che reca la discussione sulle linee generali della proposta di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. Tuttavia, essendo intervenuta tra tutti i gruppi un'intesa in tal senso, lo svolgimento di tale discussione è differito alla seduta di domani, al termine delle votazioni.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Edoardo Nesi, già iscritto al gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,50).

  SOFIA AMODDIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Signor Presidente, signori onorevoli, per l'ennesima volta siamo costretti...

  PRESIDENTE. Scusi, collega. Chiederei ai deputati e alle deputate che escono di farlo in silenzio per consentire a chi deve parlare di farlo con una certa tranquillità. Prego, deputata Amoddio.

  SOFIA AMODDIO. Siamo costretti a prendere atto, ancora una volta, di un atto sconcertante di cronaca che coinvolge i detenuti del carcere di Siracusa. Giovedì 14 novembre, nella sua cella del carcere di Cavadonna a Siracusa, un detenuto di 35 anni ha tentato il suicidio impiccandosi con un lenzuolo. Solamente il tempestivo intervento dei pochissimi agenti in organico della polizia penitenziaria ha scongiurato questa tragedia. L'uomo adesso è ricoverato al reparto di rianimazione dell'ospedale Umberto I di Siracusa in coma farmacologico. Questo è l'ultimo degli episodi dall'inizio dell'anno: nelle carceri della provincia di Siracusa si sono contati almeno dieci tentativi di suicidio, due purtroppo andati a buon fine.Pag. 142
  Avvenimenti come questo ci mettono davanti, ancora una volta, alla prepotente e preoccupante situazione delle carceri italiane, che è oggi fuori controllo. La casa circondariale di Cavadonna venne progettata per custodire un massimo di 250 detenuti ed oggi ne ospita ben 450: quasi la metà in più. Il 30 per cento è costituito da uomini in custodia cautelare.
  Io sono consapevole che dalle parole del Ministro, intervenuta tempo addietro in quest'aula e in Commissione giustizia, emerge che il Governo vuole intraprendere nuove strade, aumentando la possibilità delle pene alternative alla detenzione e prevedere modalità diverse dalla detenzione. Bene, questo è un percorso utile, ma questa linea di intervento non può essere imboccata senza prevedere un piano di assunzioni e la rimozione del blocco del turn over e della deroga ai tagli di dotazione dell'organico prevista da tutte le amministrazioni penitenziarie statali rispetto alla spending review. Ad oggi, Presidente, mancano 46 dirigenti, 1.000 unità di personale tra educatori ed assistenti sociali. Mancano in tutta Italia 6.000 agenti di custodia cautelare nelle carceri. Questo è inaccettabile.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  SOFIA AMODDIO. La mancanza di 6.000 unità di polizia penitenziaria aumenta il pericolo di fenomeni di suicidio. Io concludo: il nostro compito deve essere quello di mettere in sicurezza il sistema penitenziario e di evitare che possa perpetuarsi in tutta la drammaticità il sovraffollamento carcerario.

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signora Presidente, Marco Pannella è in sciopero della fame e della sete dall'11 novembre. Questo sciopero totale della fame e della sete ha l'obiettivo di rimettere ancora al centro dell'attenzione politica e culturale del nostro Paese la situazione delle carceri italiane, in particolare la condizione dei detenuti, che è in una situazione come sapete disumana da ogni punto di vista e l'intervento che mi ha preceduto lo ha dimostrato in maniera precisa.
  Che fine ha fatto il messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica Napolitano, che aveva ammonito che tutti gli interventi immaginabili finora appaiono parziali, in quanto inciderebbero verosimilmente solo per il futuro e non consentirebbero di raggiungere nei tempi dovuti il traguardo tassativamente prescritto dalla Corte europea ? È necessario quindi intervenire immediatamente entro il termine fissato dalla sentenza Torreggiani, che come sapete scade il 28 maggio del 2014, ricorrendo a rimedi straordinari quali l'amnistia e l'indulto. A Marco Pannella si sono aggiunti sinora 3.800 detenuti e loro familiari per protestare contro la situazione intollerabile e tecnicamente criminale della condizione dei detenuti italiani (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  ARIANNA SPESSOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signora Presidente, è di questi giorni la notizia che è stata finalmente scoperta quella che potremmo definire la tangentopoli veneta, un giro di tangenti, di spionaggi e di spartizione di soldi pubblici che i cittadini e i comitati veneti denunciavano da anni. Un vero e proprio contesto eversivo mafioso che si è creato negli anni attorno alle grandi commesse nel veneto. Al centro delle indagini e della situazione di illegalità diffusa c’è il MOSE, la più grande opera pubblica italiana, che dopo più di trent'anni non è ancora in funzione e che anche quando lo sarà, probabilmente, non servirà a proteggere Venezia dall'acqua alta. Con i suoi 5 miliardi di euro e le sue regole speciali, il MOSE costituisce una delle commesse più appetibili e cospicue di tutto il Paese.Pag. 143
  Gran parte delle indagini sono per ora segrete, ma il quadro disegnato dalle prime confessioni è già chiaro. Un primo troncone dell'indagine punta a scoprire un network di pubblici ufficiali sospettati di aver messo in vendita un servizio illegale di protezione dalle inchieste giudiziarie. Già in settembre era stato arrestato il vicequestore bolognese Giovanni Preziosa, accusato di aver intascato circa 160 mila euro per spiare le indagini venete. Ma ora i PM hanno appurato che a libro paga della cupola degli appalti veneti c’è anche una serie di funzionari di varie forze di polizia, tra i quali un generale della Guardia di finanza, ex agente segreto, sospettato di essersi fatto consegnare almeno mezzo milione di euro in contanti e in grado di spiare procure, allertare gli intercettati, falsificare o far sparire documenti compromettenti e trafugare atti giudiziari.
  I costi e i rischi di una corruzione di tale livello si spiegano con l'importanza del movente: impedire ai magistrati di scoprire un colossale sistema di malaffare gestito da un cartello di aziende collegate alla politica. A quanto pare il sistema delle grandi opere inutili del Veneto, tra le quali spicca il Mose, è diventato una monumentale fabbrica di denaro nero. I soldi ce li mette lo Stato, che ha già garantito ben 5 miliardi e 496 milioni di euro. Questa marea di denaro pubblico entra nelle casse di un soggetto privato, il consorzio Venezia Nuova dell'ingegner Mazzacurati, arrestato a luglio scorso assieme ad altre quattordici persone. Il consorzio ha la concessione a gestire tutti gli appalti senza gara, senza concorrenza, senza alcun confronto tra costi e progetti alternativi, perciò il consorzio incassa i soldi...

  PRESIDENTE. Deve cercare di concludere, onorevole Spessotto.

  ARIANNA SPESSOTTO. ...e li distribuisce ad un gruppo di fortunatissime aziende private. Concludo, signor Presidente.
  Data la gravità della situazione che sta interessando la regione Veneto, appare quanto mai urgente un immediato intervento del Governo e del Parlamento attraverso la predisposizione di indagini ministeriali ad hoc e il coinvolgimento di un'apposita Commissione parlamentare di inchiesta e di quella antimafia, per smantellare il sistema eversivo venutosi a creare intorno al sistema delle grandi commesse pubbliche del Veneto e fare chiarezza sul sistema di corruzione in questa regione. Mi appello alle forze responsabili presenti in Parlamento affinché si dia un segnale chiaro che vada nella direzione della legalità, a difesa dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, gli ultimi giorni ci siamo trovati di fronte a tutte quelle che sono state le dichiarazioni e tutti gli accadimenti svelati sulla questione Ilva in Puglia. Ci faccia dire una volta tanto che il MoVimento 5 Stelle di questa cosa qui e delle intercettazioni ne ha parlato per la prima volta l'11 luglio in quest'Aula e nessuno ha dato attenzione a quello che stavamo dicendo. Però, a proposito di attenzione, noi vorremmo spezzare una lancia a favore del presidente Vendola perché, probabilmente, è stata data troppa attenzione al presidente e ad alcuni partiti, anche presenti in quest'Aula, questo ha fatto molto comodo. Io vorrei ricordare che il faccendiere Archinà coinvolge tutti i livelli istituzionali e tutti i partiti, nessuno escluso. Nessuno si sente escluso da quello che quel personaggio ha portato all'interno della regione Puglia e che ha portato anche a Taranto.
  E proprio in merito a questo, proprio perché tutti i livelli istituzionali sono coinvolti, io credo davvero che la situazione della vergogna ormai, anche da parte nostra, del MoVimento 5 Stelle, che in qualche modo rappresentiamo le istituzioni, in Pag. 144Puglia sia diventata un qualcosa di non più sostenibile. E, allora, chiediamo agli amici di SEL, nel cui partito ad ogni livello, come per tutti gli altri partiti, ci sono delle persone perbene – e sottolineo questa cosa: ci sono delle persone perbene – di creare questa distanza. E questa distanza va creata come ? Chiedendo le dimissioni ad ogni livello di chi è in qualche modo coinvolto all'interno di questo scandalo per una questione non penale, ma di moralità e di opportunità, perché parliamo di una città davvero colpita in maniera devastante dalla politica prima che dall'Ilva. Il presidente ha comunque una responsabilità, il presidente è colui che è responsabile di questa situazione in ogni modo e, quindi, rispetto all'intercettazione nella quale il presidente diceva, il presidente non si è defilato, il MoVimento 5 Stelle, assieme a tutti i pugliesi, vuole lanciare un hashtag che vorrebbe fosse veramente trasversale ed è con gentilezza, con calma, che chiede, in maniera veramente tranquilla, di pubblicare e di chiedere al presidente, se magari i colleghi di SEL...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. ...se ne vogliono fare portavoce: presidente, si defili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIULIA GRILLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Grazie Presidente. «Io sono d'accordo con Massimo D'Alema: non c’è un regime sulla base dei nostri criteri. Però, cari amici e colleghi, se dovessi applicare i vostri criteri, quelli che avete applicato voi nella scorsa legislatura contro di noi, che non avevamo fatto una legge sul conflitto di interessi, non avevamo tolto le televisioni all'onorevole Berlusconi ...Onorevole Anedda, la invito a consultare l'onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena – non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo – che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l'onorevole Letta».
  Questo, naturalmente, è un estratto del famoso discorso di Luciano Violante alla Camera del 2003. Perché lo cito ? Perché, gentile Presidente, stamattina leggo, in un trafiletto, che il professore Luciano Violante, insieme ad altri due dei trentacinque saggi, è stato invitato presso la Scuola superiore di Catania, che sembrerebbe essere un'università pubblica, per parlare di riforma costituzionale. E hanno parlato, naturalmente, della loro meravigliosa idea di riforma costituzionale, senza preoccuparsi di invitare chi coraggiosamente, poi, potesse pensarla diversamente da loro.
  Allora, io con questo mio intervento in Aula, naturalmente, manifesto il mio sdegno per il poco coraggio manifestato dai tre saggi, che non si sono voluti nemmeno confrontare, non dico con il MoVimento 5 Stelle, ma con chi, nel merito, poteva pensarla diversamente da loro. E annuncio un'interrogazione per vedere se il comportamento di chi gestisce questa Scuola superiore di Catania, che dovrebbe essere una struttura universitaria pubblica, usa questa stessa struttura come un feudo all'interno del quale l’establishment politico continua imperterrito a sponsorizzare la propria ideologia politica, anche dalla stessa bocca di chi, nel 2003, ha pronunciato questa frase in questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SILVIA GIORDANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, ieri mattina si è consumato a Salerno l'ennesimo episodio di violazione dei diritti dei lavoratori nei confronti di un dipendente di una società consortile che si occupa di smaltimento di rifiuti solidi urbani. È il caso di Emanuele, dipendente del Consorzio di bacino Salerno 2, che, a Pag. 145seguito di sopraggiunta disabilità causata dall'amputazione di un piede, ha ottenuto, nel giugno del 2012, il mantenimento del posto di lavoro con mansione diversa da quella per cui era stato assunto. Il mantenimento del servizio avveniva attraverso l'acquisizione della documentazione medica che attestava l'idoneità a svolgere determinati compiti da parte del dipendente e approvata da tutti congiuntamente in una riunione documentata con il verbale dell'8 giugno del 2012.
  In accordo con l'azienda e con le sigle sindacali, il dipendente ha continuato a svolgere la sua attività lavorativa fino a quando il commissario del Consorzio di bacino Salerno 2, signor Corona, decide di sospenderlo senza retribuzione per inidoneità temporanea. Questo atto di sospensiva arriva senza alcuna documentazione medica allegata e senza spiegazioni che le organizzazioni sindacali, nell'incontro di ieri, hanno preteso.
  L'unica azione che il commissario è riuscito a fare è stata di chiamare la polizia per denunciare una presunta occupazione degli uffici. Ovviamente, la polizia nulla ha trovato, se non rappresentanti sindacali e dipendenti in possesso di regolare convocazione. È ovvio che il commissario Corona, non volendo interloquire, si macchia di una grave colpa nei confronti del dipendente. Un tale atteggiamento di chiusura, rispetto ad ogni discussione che possa tutelare i diritti dei lavoratori, non è accettabile dalla dignità di ogni individuo in uno Stato di diritto come il nostro.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  SILVIA GIORDANO. Ho già presentato un'interrogazione al Ministro del lavoro affinché intervenga con l'autorità che il suo ruolo gli consente, al fine di dare un forte segnale verso coloro che, investiti di incarichi pubblici di rilievo, svolgono attività che non sempre rispettano la dignità e i diritti dei cittadini e dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  EMANUELE SCAGLIUSI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, qualche giorno fa, il TAR Puglia, accogliendo il ricorso presentato dal comune di Rutigliano ha emesso un'ordinanza di sospensione della delibera di giunta regionale del 28 maggio scorso, che autorizzava i lavori per il ripristino della continuità idraulica in tutto il percorso di Lama San Giorgio, da Gioia del Colle a Bari.
  Il collegio giudicante ha ritenuto la decisione della regione affetta da illegittimità, in quanto si sostanzia in un'inaccettabile deroga generalizzata alle disposizioni vincolistiche dettate dal piano paesaggistico.
  Questa sospensione era ed è oggetto della mia interrogazione al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal quale attendo ancora una risposta. Infatti, chiedevo, in via cautelare, la sospensione dei lavori di realizzazione della condotta interrata, visto che potrebbero determinare condizioni di rischio per l'aspetto idrogeologico.
  Per fortuna il TAR non ha avuto i tempi biblici del Governo e ha sospeso la scellerata delibera del 28 maggio scorso. Sappiamo benissimo che la questione è tutt'altro che chiusa; il malcontento manifestato a più riprese dai cittadini, dalle associazioni e dai comitati interessati dimostra quanto sia intollerabile la sordità del presidente della regione Puglia, nonché commissario straordinario per l'emergenza ambientale, che ha disatteso tutti gli inviti dei civilissimi cittadini dei comuni interessati che auspicavano un confronto civile per trovare una soluzione condivisa a questo problema.

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.Pag. 146

  GIANLUCA BUONANNO. Signora Presidente, io volevo parlare di quella che è stata veramente un'ennesima farsa da parte di questo Stato italiano. Qualche settimana fa c’è stata una tragedia a Lampedusa, tutti abbiamo visto quello che è successo: centinaia di morti. Ottantanove eritrei, grazie anche all'accoglienza del nuovo sindaco di Roma, con un Boeing, i sopravvissuti, sono arrivati da Lampedusa a Roma serviti e riveriti con 35 euro al giorno, cash, cosa che non ricevono neanche i nostri anziani, tessera telefonica, shampoo, asciugamani e quello che serviva per il loro sostentamento, non certo in un centro di accoglienza. Dopo otto giorni questi signori sono scappati tutti, non ce n’è più uno, non sanno dove sono andati a finire, erano a Roma e non sanno più dove sono andati a finire, notizia, questa, del Corriere della Sera online (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Quindi, se questa è la Repubblica che cerca di difendere i deboli e di andare incontro a chi fugge rispetto a zone in forte difficoltà, beh, bell'esempio ! Ottantanove clandestini e non sappiamo più dove siano questi ottantanove eritrei, oltre ad avergli dato i soldi, oltre al fatto che il sindaco di Roma li abbia accolti dicendo: ecco, si sono uniti alla tragedia. E io aggiungo: si sono uniti alla tragedia e si sono uniti anche per la fuga, perché non c’è più nessuno ! Ma questo è un Paese normale ?

  PRESIDENTE. Deputato Buonanno, concluda.

  GIANLUCA BUONANNO. Vorrei aggiungere, e concludo, signora Presidente, visto che siamo così tanto attenti ai clandestini e io a Lampedusa ci sono stato più volte nel centro di accoglienza e il direttore alla domanda che ho fatto su quali siano le popolazioni che più, ahimè, vanno in questi centri di accoglienza a Lampedusa, ha risposto che sono i nigeriani. Ebbene noi siamo stati capaci, con la Federazione italiana gioco calcio e con il Governo di fare un'amichevole di calcio rispetto ad un altro Paese: invece di preoccuparci per la loro popolazione, facciamo le partite di calcio.

  PRESIDENTE. Deputato Buonanno, concluda.

  GIANLUCA BUONANNO. Intanto questi mandano la gente al macello e poi noi piangiamo perché muoiono in mare o perché noi dobbiamo sostenerli e perché, comunque, se no facciamo la figura dei cattivi. Ecco, anche nel gioco del calcio, complimenti, uno Stato da Repubblica delle banane !

  MARTA GRANDE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Signora Presidente, vorrei sollecitare una risposta da parte del Ministro Mauro a due mesi dalla presentazione di un'interrogazione su un inceneritore militare che, probabilmente, verrà costruito in una delle aree che non esito a definire più inquinate del Lazio. Civitavecchia e il suo comprensorio è una zona già soggetta ad inquinamento dei fumi di un porto tra i più grandi d'Europa, sia come snodo crocieristico che commerciale, e di una centrale a carbone e la scelta del silenzio del Ministro Mauro non solleva una popolazione comprensibilmente preoccupata. Chiedo pertanto che venga in Commissione al più presto, per fornirci delle delucidazioni in ambito ambientale e logistico che tranquillizzino la cittadinanza.

  PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signora Presidente, Monasterace è un piccolo comune della provincia di Reggio Calabria. L'ex sindaco Carmela Lanzetta si è dimessa a Pag. 147seguito di una serie di atti intimidatori che sono culminati nell'incendio della sua farmacia. Le è succeduta il commissario prefettizio Maria Luisa Tripodi, la quale avrebbe voluto spostare la sede del comune nella frazione marina del paese, ma si è vista recapitare un messaggio su un muro, scritto da un'anonima bomboletta spray, con su scritto: «Il comune deve rimanere a Monasterace, altrimenti guerra sia... Commissario devi farti i cazzi tuoi». I carabinieri hanno impedito che la situazione degenerasse ed hanno lavorato così bene che ieri la stessa bomboletta ha scritto a due marescialli: «Longo e Sassone, siete morti». Ora mi rivolgo non solo a lei, signora Presidente, ma a tutta quest'Aula e vi chiedo di mettervi nei panni di un cittadino onesto di Monasterace.
  In quei panni, vi accontentereste di qualche messaggio di solidarietà fine a se stesso, oppure vorreste che la politica si impegnasse davvero, rifiutando le connivenze con la ’ndrangheta e con tutte le mafie, che permettono a tanti vostri colleghi di tenersi ben salde le poltrone su cui si siedono ? Diamo risposte immediate, con i fatti, ai cittadini, perché questo è il nostro vero compito. Non facciamo in modo di dover ricordare con i nostri minuti di silenzio altre vittime della mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DAVIDE TRIPIEDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, voglio parlare del caso Electrolux, un'azienda leader mondiale nell'elettrodomestica. Electrolux è un'azienda che ha ricevuto finanziamenti pubblici e adesso sta vergognosamente delocalizzando alle spalle di 2 mila famiglie circa. Lo Stato non sta facendo nulla per assicurare dignità a tutte queste persone. Noi vogliamo che il Ministro del lavoro metta in discussione le scelte scellerate che hanno fatto gli amministratori delegati di questa azienda. Chiediamo un vero sforzo al Ministro del lavoro: che scenda in campo per dare la dignità a queste 2 mila famiglie che hanno bisogno di lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  DANIELE PESCO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, intervengo perché sono allarmato per i piani riferiti alla spending review. Si parla di spending review ma in realtà, da quanto hanno scritto oggi sui quotidiani, si parla solo di cessioni, di privatizzazioni. Ma privatizzare vuol dire togliere allo Stato aziende o rami d'azienda che in realtà vanno bene. A noi questo crea molta preoccupazione. Per esempio, vi è il caso STM. STM è un'azienda che produce utili, che costruisce apparati di microelettronica. È un'azienda che funziona, che produce utile, perché dobbiamo venderla ? Perché dobbiamo privatizzarla ? Queste, come molte altre privatizzazioni, non sono assolutamente utili per il Paese. Sono utili a far cassa, ma in realtà, su certi settori, come quello dell’information technology lo Stato dovrebbe investire. Perché ? Perché lo stanno facendo anche i nostri consociati. Per esempio, sempre in STM, la Francia ha una quota, e la Francia investe in information technology; non come noi, che invece vogliamo vendere le quote. Questo succede in questo settore ma anche in molti altri. Quindi, sono molto allarmato per i piani di privatizzazione che vuole fare il Governo. Chiedo a tutte le forze politiche di riunirci, discutere, e magari creare anche un tavolo di discussione, affinché le scelte del dottor Cottarelli vengano discusse e condivise (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SEBASTIANO BARBANTI. Chiedo di parlare.

Pag. 148

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, nelle ultime ore abbiamo assistito ai tragici avvenimenti della Sardegna. Purtroppo altrettanto tragici – anzi, speriamo di no – si stanno rivelando gli stessi eventi in Calabria. Abbiamo notizie di allagamenti e inondazioni a Catanzaro, di tifoni e di cicloni anche su Rossano e Corigliano calabro. Vorrei sensibilizzare la Presidenza, e per il suo tramite anche il Governo e gli organi preposti alla gestione di queste crisi, affinché monitorino con attenzione la situazione e pongano i più opportuni meccanismi preventivi, e soprattutto affinché, qualora ci siano danni – speriamo non ce ne siano, semmai solo materiali, in questo caso – si predispongano i più opportuni atti affinché vengano ricostruite le infrastrutture che eventualmente saranno distrutte, poiché si tratta di zone che già hanno una carenza – ahimè – purtroppo strutturale, in tal senso.

  GENNARO MIGLIORE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, colleghi, penso che le parole che sono state pronunciate in quest'Aula a più riprese e che sono state anche diffuse via Internet da alcuni colleghi del MoVimento 5 Stelle saranno ricordate dagli stessi che le hanno pronunciate con un po’ di vergogna, fra qualche anno.
  In questi mesi abbiamo imparato a conoscere la violenza della propaganda, la montatura intorno ad una vicenda che ha visto l'unica classe dirigente impegnata nel corso di questi anni su una vertenza e su una questione troppo grave per essere confusa all'interno di una squallida competizione elettoralistica attraverso le lenti di chi ha anche conosciuto i comportamenti del MoVimento 5 Stelle e dei suoi leader. Io sinceramente vorrei fare dono a tutti i deputati e deputate del MoVimento 5 Stelle del discorso che oggi ha tenuto il Presidente Nichi Vendola al Consiglio regionale. Spero che vi sia utile e che vi sia la possibilità, da parte vostra, di rendervi conto che tra di noi non ci sono sentimenti di amicizia né accettiamo da voi patenti di brave persone e giudizi che possono essere più o meno esposti in una Aula così solenne come questa e che voi più volte avete profanato, come qui mi viene suggerito.
  Io penso che voi non vi rendiate conto di quello che state facendo ed è per questo motivo che credo che le ragioni e i fatti vi faranno cambiare idea. Penso che molti di voi possono essere anche in buona fede, ma quello che penso anche io è che tra di noi oggi si è scavato un solco troppo profondo, un solco tra chi vuole fare un'opposizione costruttiva, soprattutto di costruzione di un rapporto reale con quello che accade fuori da questa Aula e chi come voi vuole solo animare il rancore.
  Vorrei chiudere solamente con le parole che ha usato proprio Nichi Vendola rispetto a questa vicenda che è appunto troppo seria e mi meraviglio che anche il collega D'Ambrosio si sia accodato a questo tipo di insulse repliche che sono state realizzate dal MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GENNARO MIGLIORE. Concludo. Noi non solo non ci defiliamo, ma l'amministrazione regionale pugliese continuerà, essendo l'unica ad averlo fatto fino ad oggi, nella sua azione contro il vero killer che non è quello che voi pensate essere, la mala politica, ma è tutta l'organizzazione di potere che ha girato intorno all'ILVA ed ai suoi proprietari e noi siamo sempre stati dalla parte di quei lavoratori e di quei cittadini che oggi impropriamente volete difendere (Applausi e congratulazioni dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 149

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rossi. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, oggi pomeriggio alle 15,30 circa, il Ministro dell'ambiente che è venuto a relazionare sui fatti della Sardegna, se ho capito bene e se il resoconto è esatto, dopo aver elencato tutti coloro che sono intervenuti nel disastro, dichiarava: «sono disponibili uomini e mezzi delle Forze armate e dell'ordine attivabili in caso di necessità». Allora, per onore di verità io chiederei alla Presidenza di interessare il Governo affinché su questo punto presumibilmente possa fare un chiarimento perché, per informazione diretta, mi risulta che già alle 11 di ieri sera i nuclei ricognitori della Brigata Sassari erano in macchina per Olbia. Mi risulta che su Olbia sono stati impegnati fin dalla mattinata due plotoni per la ricerca dei dispersi e un plotone che aveva a seguito anche macchine da cantiere per potere aiutare e soccorrere la gente.
  Allora per onore di verità e per dare il giusto merito a tutti, non solo a quelli citati, chiedo che venga interessato il Governo perché su questo punto possa fare un ulteriore precisazione.

  PRESIDENTE. Va bene, deputato Rossi. C’è stato un dibattito dopo l'informativa del Ministro, quindi credo che dovremmo concentrarci sulla sostanza. Comunque la Presidenza ha raccolto la sua richiesta di precisazione.
  Ha chiesto di parlare il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, approfitto di questo spazio perché voglio ribadire che il MoVimento 5 Stelle è contro la malapolitica, e il solco esiste già verso tutte le formazioni politiche che non difendono gli interessi dei cittadini. E a questo proposito sollecito la Presidenza, perché tra le tante opere inutili ce n’è anche una. Ci si lamenta sempre della coperta troppo corta, delle coperture finanziarie che non bastano mai, anche se poi abbiamo visto oggi che per missioni militari di dubbio interesse o di dubbia utilità la coperta in qualche modo si estende. Si è estesa anche su un'altra opera, pugliese guarda caso. Ho presentato un'interrogazione il 4 ottobre di quest'anno, e ancora attendo risposte, come sarebbe previsto dal Regolamento.
  L'opera è un asse viario definito «opera strategica di interesse nazionale». La spesa dell'opera dovrebbe essere di 287 milioni: sto parlando della Strada statale 275 tra Maglie e Santa Maria di Luca. Quest'opera ancora non risulta cantierizzata, non risulta alcun progetto definitivo approvato da ANAS, e in questa interrogazione chiedevo se nell’iter, nel procedimento amministrativo non fosse stata commessa qualche illegittimità.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DIEGO DE LORENZIS. La ditta vincitrice, o comunque aggiudicataria di quest'opera, minaccia via stampa qualche provvedimento su queste mie dichiarazioni, su questo mio atto di sindacato ispettivo. Sarebbe quindi...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  DIEGO DE LORENZIS. Concludo, Presidente. Sarebbe interesse di tutti che il Ministro venisse in Commissione a rispondere, in modo da poter in qualche modo fugare ogni dubbio sulla realizzazione, sulle eventuali illegittimità nella realizzazione di quest'opera.

  ERASMO PALAZZOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, dalle dichiarazioni desecretate del Pag. 150pentito Schiavone è emerso un quadro abbastanza inquietante, e da quelle dichia razioni emerge che la vicenda che riguarda oggi la cosiddetta Terra dei fuochi potrebbe non riguardare soltanto la Campania, ma anche altre regioni, come la Calabria, la Puglia e la Sicilia. E proprio in Sicilia c’è un luogo, tra i comuni di Serradifalco, San Cataldo e Mussomeli, dove c’è una vecchia miniera, la miniera di Bosco Palo. In questa miniera sono stati stipati rifiuti tossici provenienti dagli scarti di produzione industriale delle fabbriche del Nord; e in questa miniera probabilmente sono finiti una parte di quei rifiuti tossici che sono arrivati in Sicilia attraverso un accordo tra la camorra e la mafia.
  Io ho presentato il 22 maggio un'interrogazione a risposta scritta, chiedendo al Ministro degli interni e al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare cosa sapessero e che cosa si intendeva fare su quella vicenda. L'interrogazione è la n. 4-00559. Chiedo a voi di farvi tramite presso i Ministeri competenti perché arrivi una risposta, perché è ora che i cittadini sappiano che cosa sta nella loro terra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  GIUSEPPE BRESCIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, anch'io volevo intervenire sulla questione dell'Ilva e del presidente della regione Puglia Vendola. Guardate, qui non è una questione...

  PRESIDENTE. No, non c’è un dibattito su questo, guardi.

  GIUSEPPE BRESCIA. No, infatti, è proprio quello che voglio dire: non è una questione di botta...

  PRESIDENTE. Non c’è da fare un dibattito a quest'ora in quest'Aula. Ecco, questo...

  GIUSEPPE BRESCIA. Non è una questione di botta e risposta tra il MoVimento 5 Stelle e SEL, è proprio quello che voglio dire. La questione è individuare le responsabilità di chi in questi anni ha governato la nostra terra e ha reso impossibile la vita a Taranto: questo è il punto. Non ci si può dire che il presidente di una regione che si rivolge con quei toni, con quel tono così amichevole, così prono nei confronti del braccio destro dei Riva, non abbia nessuna responsabilità, non sapesse niente, non potesse far nulla per evitare la situazione in cui versa oggi Taranto; che, lo vogliamo ricordare, è disastrosa, perché a Taranto – l'abbiamo detto più volte in quest'Aula parlando di Ilva – l'Ilva non è il solo caso che distrugge quella terra.
  A Taranto non si può più coltivare, non si può più allevare, non si può più giocare all'aria aperta, non si possono più tumulare neanche i morti a Taranto, perché ci si contamina delle particelle che vengono dall'inquinamento.
  Quindi noi pretendiamo giustizia per i tarantini, è questo che vogliamo, non ce ne frega niente di stare a fare il dibattito a fine Aula con i deputati di SEL, e il solco – come abbiamo già detto – c'era già prima, non c'era bisogno di crearlo oggi.
  Quindi giustizia per i tarantini, che noi difendiamo legittimamente, perché nessuno ci può dire se noi possiamo difendere o meno i diritti dei cittadini, se siamo legittimati a farlo. Certo che siamo legittimati a farlo, anche perché noi facciamo solo quello, non difendiamo certo gli interessi qualche lobby (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, il 14 novembre di quest'anno è morto Pag. 151all'età di 97 anni il professor Paolo Budinich. È stato un fisico teorico di fama internazionale, ma soprattutto la mente e l'anima del sistema triestino della scienza, una rete di istituti prestigiosi, noti in tutto il mondo, che attraggono e hanno attratto nel corso degli anni migliaia di cervelli da ogni continente, mettendo insieme i migliori talenti al mondo nel campo delle scienze avanzate e della ricerca. Ha costruito nel corso degli anni un sistema estremamente articolato e specializzato, che soprattutto produce innovazione e la destina ai Paesi in via di sviluppo.
  Lui era nato nel 1916 a Lussino ed è cresciuto sempre a Trieste, occupandosi non solo di scienza ma anche mettendosi a disposizione della sua città e della sua comunità. Nel 1993, con la prima esperienza Illy, io ero in consiglio comunale con lui, dove lui aveva dato la sua disponibilità per dedicarsi per una breve esperienza al servizio della comunità anche nell'ambito politico, insieme a Margherita Hack, mettendo insieme proprio quella esperienza triestina che tanto prestigio ha dato alla città e all'Italia in giro per il mondo.
  Ricorderei anche che lui, insieme al Premio Nobel Abdus Salam, ha creato nel 1964 il Centro internazionale di Fisica teorica, ancora oggi noto in tutto il mondo per la sua capacità di produrre innovazione, il Sincrotrone di Basovizza. Nel 1978, la Scuola internazionale superiore di studi avanzati, la Sissa, un'università fra le più prestigiose dell'Italia.
  Un uomo quindi che ha dedicato la sua vita alla comunità, alla ricerca e ai tanti che hanno apprezzato il suo modo di essere e il suo modo di fare (Applausi).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 20 novembre 2013, alle 9:

  1. – Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulla questione del cosiddetto Datagate.

  (ore 10,30)

  2. – Discussione della mozione Colletti ed altri n. 1-00230 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri.

  (ore 15)

  3. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16)

  4. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (C. 1670-A).
  Relatori: Manciulli (per la III Commissione) e Rossi (per la IV Commissione), per la maggioranza; Gianluca Pini, di minoranza.

  5. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 15 ottobre 2013, n. 120, recante misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica nonché in materia di immigrazione (C. 1690-A).
  Relatori: Melilli, per la maggioranza; Guidesi, di minoranza.

  6. – Seguito della discussione delle mozioni Guidesi ed altri n. 1-00201, Palese ed altri n. 1-00235, Causi ed altri n. 1-00236, Paglia ed altri n. 1-00237, Zanetti ed altri n. 1-00238 e D'Incà ed altri n. 1-00241 concernenti iniziative in materia di federalismo fiscale.

Pag. 152

  7. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   VELO ed altri: Legge quadro in materia di interporti e di piattaforme logistiche territoriali (C. 730-A).
  Relatori: Velo, per la maggioranza; Catalano, di minoranza.

  8. – Seguito della discussione delle mozioni Morassut ed altri n. 1-00011, Lombardi ed altri n. 1-00092, Piazzoni ed altri n. 1-00149, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00246 e Fedriga ed altri n. 1-00252 concernenti iniziative in merito alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali.

  (al termine delle votazioni)

  9. – Discussione della proposta di inchiesta parlamentare (per la discussione sulle linee generali):
   FIORONI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro (Doc. XXII, n. 13-A).
  Relatore: Bressa.

  La seduta termina alle 20,35.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozioni nn. 1-245, 1-108, 1-244 e 1-249 in materia di diritti dell'infanzia e dell'adolescenza

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 3 ore (*).

Governo 15 minuti
Richiami al regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 28 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 7 minuti
 Partito Democratico 35 minuti
 MoVimento 5 Stelle 18 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 14 minuti
 Scelta civica per l'Italia 12 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 11 minuti
 Nuovo Centrodestra 10 minuti
 Lega Nord e Autonomie 9 minuti
 Fratelli d'Italia 8 minuti
 Misto: 10 minuti
  Centro Democratico 3 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

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Mozioni nn. 1-201, 1-235, 1-236, 1-237, 1-238 e 1-241 – Iniziative in materia di federalismo fiscale

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 37 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Scelta civica per l'Italia 24 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 22 minuti
 Nuovo Centrodestra 21 minuti
 Lega Nord e Autonomie 19 minuti
 Fratelli d'Italia 17 minuti
 Misto: 18 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti

(*) I tempi indicati sono stati parzialmente utilizzati nella seduta dell'11 novembre 2013.

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Pdl n. 730 – Interporti e piattaforme logistiche

Tempo complessivo: 14 ore, di cui:
• discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti 10 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 9 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 38 minuti 5 ore e 1 minuto
 Partito Democratico 35 minuti 1 ora e 24 minuti
 MoVimento 5 Stelle 31 minuti 42 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 31 minuti 33 minuti
 Scelta civica per l'Italia 31 minuti 28 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 26 minuti
 Nuovo Centrodestra 30 minuti 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 30 minuti 22 minuti
 Fratelli d'Italia 30 minuti 20 minuti
 Misto: 30 minuti 22 minuti
  Centro Democratico 8 minuti 6 minuti
  Minoranze linguistiche 8 minuti 6 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 7 minuti 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 7 minuti 5 minuti
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Mozioni nn. 1-11, 1-92, 1-149 e 1-246 – Iniziative in merito alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 37 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Scelta civica per l'Italia 24 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 22 minuti
 Nuovo Centrodestra 21 minuti
 Lega Nord e Autonomie 19 minuti
 Fratelli d'Italia 17 minuti
 Misto: 18 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

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Doc. XXII, n. 13 - Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Discussione generale: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 15 minuti ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 46 minuti
 Partito Democratico 37 minuti
 MoVimento 5 Stelle 33 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 32 minuti
 Scelta civica per l'Italia 31 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 31 minuti
 Nuovo Centrodestra 31 minuti
 Lega Nord e Autonomie 31 minuti
 Fratelli d'Italia 30 minuti
 Misto: 30 minuti
  Centro Democratico 8 minuti
  Minoranze Linguistiche 8 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia 7 minuti
  Partito Socialista Italiano(PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
7 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Nicchi e a. 1-245 rif. 457 375 82 188 362 13 64 Appr.
2 Nom. Moz. Scuvera e a. 1-108 u.n.f. 458 377 81 189 363 14 63 Appr.
3 Nom. Moz. Brambilla e a. 1-244 rif. 462 363 99 182 363 63 Appr.
4 Nom. Moz. Cesaro A. e a. 1-249 rif. 461 340 121 171 340 63 Appr.
5 Nom. Moz. Giordano S. e a. 1-250 I p. 463 449 14 225 449 63 Appr.
6 Nom. Moz. Giordano S. e a. 1-250 II p. 465 458 7 230 113 345 63 Resp.
7 Nom. Moz. Rondini e a. 1-251 460 450 10 226 19 431 63 Resp.
8 Nom. Moz. Meloni G. e a. 1-253 rif. 465 340 125 171 337 3 63 Appr.
9 Nom. Ddl 1670-A – em. 1.19 438 358 80 180 28 330 74 Resp.
10 Nom. em. 1.33 423 419 4 210 99 320 72 Resp.
11 Nom. em. 1.50 423 420 3 211 118 302 71 Resp.
12 Nom. em. 1.200 391 389 2 195 98 291 71 Resp.
13 Nom. em. 1.162 390 389 1 195 12 377 71 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.