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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 99 di giovedì 17 ottobre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 9,30.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Boccia, Michele Bordo, Dambruoso, Dellai, Fico, Gregorio Fontana, Formisano, Gasbarra, Gebhard, Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni, Meta, Pes, Pisicchio, Realacci, Rigoni, Sisto e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,40).

  PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, io desideravo rammentare all'Assemblea che oggi si celebra la giornata mondiale della lotta alla povertà. È una ricorrenza che sotto l'egida dell'ONU, deliberata nel 1993 sotto la spinta dell'impegno di una vita dedicato dal cardinale polacco Brzezinski, ha come obiettivo quello di sensibilizzare la pubblica opinione sulla condizione di chi vive la povertà profonda, che va ben oltre la situazione di difficoltà già grande in cui si dibatte, in una stagione difficile come quella che stiamo vivendo, una parte larghissima della nostra popolazione.
  La povertà profonda riguarda il mondo degli invisibili: sono i padri di famiglia senza lavoro, i bambini arrivati con le barche della speranza, i senzatetto che vediamo accucciati nei portoni. Papa Francesco lo chiama efficacemente «scandalo della povertà» ed è quella dolorosa realtà che abbiamo vissuto attraverso i fotogrammi di un dramma infinito sulle coste della Sicilia.
  La sociologia abbandona così le astratte categorie e l'indigenza estrema diventa tangibile, mano a mano che si allarga con la progressiva riduzione della spesa pubblica. Subentrano così altri elementi non esclusivamente materiali a connotare la Pag. 2condizione dell'indigenza. Si scopre la distinzione tra povertà estrema ed esclusione sociale ed anche la non ineluttabilità della permanenza definitiva nella categoria della povertà.
  Onorevoli colleghi, l'Unione europea si fa carico di questa realtà e dimostra una sensibilità cui i singoli Paesi non sempre sono in grado di corrispondere. È il vertice di Lisbona del 2000 a dare accesso, nell'agenda delle priorità, alle politiche per lo sradicamento della povertà. Laddove però gli apparati non rispondono, supplisce una grande rete di solidarietà umana, ispirata da ragioni religiose e laiche, che si fa carico di coloro i quali sono stati definiti i cittadini del quarto mondo.
  Esistono dunque fondamentali ragioni politiche, ma anche culturali e storiche che spingerebbero il nostro Paese a farsi carico della povertà che in esso alligna, in plaghe sempre più vaste. Ma ce n’è una che sovrasta ogni altra ed è quella che sgorga naturalmente dalla nostra umanità, per il fatto puro e semplice di essere al mondo, un'umanità che percepisce come necessaria la restituzione della dignità al povero.
  Ricorda Brzezinski: laddove gli uomini sono disarmati di fronte alle sofferenze e all'angoscia della miseria, laddove gli uomini sono chiusi nella loro disperazione e nell'impossibilità di farsi ascoltare, altri uomini e donne si rendono volontariamente liberi e disponibili, pronti ad ascoltare il grido che si leva verso di loro, pronti a rispondervi ed a trasmetterlo. È l'umanità, onorevole Presidente, dunque, ad interpellare il più profondo dei nostri sentimenti.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 10,05.

  La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10,15.

TESTO AGGIORNATO AL 18 OTTOBRE 2013

Seguito della discussione della proposta di legge: Costa: Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante (A.C. 925-A) e delle abbinate proposte di legge: Pisicchio; Gelmini ed altri; Dambruoso ed altri; Liuzzi e Businarolo; Molteni ed altri (A.C. 191-1100-1165-1190-1242).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 925-A di iniziativa del deputato Costa: Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Pisicchio; Gelmini ed altri; Dambruoso ed altri; Liuzzi e Businarolo; Molteni ed Altri.
  Ricordo che nella seduta del 6 agosto 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.

(Esame degli articoli – A.C. 925-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.
  Avverto che tutte le proposte emendative presentate dalla deputata Sandra Zampa sono state sottoscritte dalla deputata Alessia Rotta.
  Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti. 1.200, 1.201 e 1.202, che sono in distribuzione e con riferimento ai quali risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione dei termini per la presentazione di subemendamenti.
  Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 925-A)

Pag. 3

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 925-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 925-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
  Colleghi vi chiedo di abbassare il tono della voce altrimenti non sentiamo neanche i pareri.

  ENRICO COSTA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Liuzzi 1.121, a condizione che sia riformulato sostituendo il termine «prodotti» con le parole «pubblicati, trasmessi o messi in rete». Quindi, in sostanza: «limitatamente ai contenuti prodotti, pubblicati, trasmessi o messi in rete dalle stesse redazioni». Conseguentemente, proponiamo la stessa formulazione nei passaggi successivi.
  La Commissione invita al ritiro degli emendamenti Liuzzi 1.104 e Gelmini 1.100, esprime parere favorevole sull'emendamento Dambruoso 1.30 e invita al ritiro degli emendamenti Liuzzi 1.105 e 1.107 e Garofani 1.108.
  La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Gelmini 1.101, a condizione che sia riformulato nel modo seguente...

  PRESIDENTE. Colleghi vi chiedo di abbassare il tono della voce per favore...

  ENRICO COSTA, Relatore. L'emendamento, in seguito alla riformulazione, reciterebbe: sostituire le parole «la smentita o rettifica» con le seguenti: «o ad effettuare la dichiarazione o la rettifica ai sensi del presente articolo».
  La Commissione invita al ritiro degli emendamenti Gelmini 1.102, Daniele Farina 1.103, Cirielli 1.13, Liuzzi 1.8...

  PRESIDENTE. C’è l'emendamento 1.200 della Commissione.

  ENRICO COSTA, Relatore. Ovviamente gli emendamenti della Commissione hanno il parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sta bene.

  ENRICO COSTA, Relatore. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Dambruoso 1.46 perché in sostanza il contenuto della seconda parte di questo emendamento è stato ripreso in uno dei tre emendamenti della Commissione.

  PRESIDENTE. Infatti risulterà precluso nel momento in cui passerà l'emendamento 1.201 della Commissione.

  ENRICO COSTA, Relatore. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Daniele Farina 1.25.
  Per quanto riguarda gli emendamenti Gelmini 1.111 e Zampa 1.109 il parere è favorevole, però con una riformulazione: in sostanza il testo accolto sarebbe la prima parte dell'emendamento Gelmini fino alla parola «rettifiche» e quindi l'emendamento Gelmini 1.111, così come riformulato, avrebbe la cancellazione delle parole da «l'autore» fino a «penale» (quindi la seconda parte), e l'emendamento Zampa dovrebbe essere riformulato andando a riprendere il testo Gelmini.

  PRESIDENTE. Quindi, i due emendamenti diventano identici, in sostanza.

  ENRICO COSTA, Relatore. Sì, signor Presidente, diventano identici con parere favorevole.
  La Commissione formula un invito al ritiro degli identici emendamento Zampa 1.110 e Gelmini 1.113, nonché sui successivi emendamenti Liuzzi 1.7 e Micillo 1.1.
  La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.500 del Governo.

  PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che la Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 1.202 e 1.201.

Pag. 4

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Liuzzi 1.121.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal relatore.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi 1.121, così come riformulato dalla Commissione.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rocco Palese, Scuvera, Zanin, La Russa, Morani, Lo Monte, Luigi Gallo, Di Battista, Sibilia, Fitzgerald Nissoli, Cardini, Piepoli, Ricciatti, Monchiero, Bruno Bossio, Binetti, Bonifazi. Chi non ha votato ancora ? Fregolent.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  408   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  407    
    Hanno votato no  1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).
  (Il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'emendamento Liuzzi 1.104.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Liuzzi 1.104 formulato dal relatore.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, questo emendamento rispecchia un punto di vista molto dibattuto in Commissione. Pubblicare una rettifica senza un commento equivale ad eliminare una controreplica a danno di colui che potrebbe essere in possesso di solide prove a sostegno di quanto scritto in precedenza.
  Vorrei anche ricordare all'Aula il parere di Enzo Iacopino, il presidente del consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti che si è espresso, come molti altri, negativamente rispetto all'eliminazione del commento che precluderebbe la possibilità di chiarire la verità, ammettendo gli errori o, come prima detto, dimostrando il contrario. Per cui crediamo che la soluzione migliore potrebbe essere quella di lasciare la discrezionalità al giornalista se commentare o meno la rettifica per estinguere il processo civile e penale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, già prima avevo provato a prendere la parola per spiegare perché ero contrario. Io già ho difficoltà rispetto all'impianto di queste disposizioni. Non ritengo che la diffamazione, che è cosa diversa dall'esercizio della libertà di stampa, è cosa diversa dal dare informazione, possa essere retrocessa a un reato poco meno che bagatellare, a un reato che sostanzialmente viene equiparato ad una multa per velocità.
  Credo che qui si stia facendo un errore di fondo. Non si capisce quanto la diffamazione colpisce le persone nella loro dignità, nei loro affetti, nelle loro persone, nelle loro famiglie; quanto la diffamazione possa essere devastante per le persone, per le loro prospettive, per il loro inserimento nella società. Non si capisce che si sta commettendo un errore nel rendere questo reato in questo modo. Le pene nel nostro ordinamento sono sempre proporzionali alla gravità del reato. Ho come la sensazione che qua si stia andando verso un altro tipo di impostazione, verso un'impostazione per la quale la corsa che vedo nel Parlamento è a rendere tutto più semplice, tutto più facile.Pag. 5
  Poco fa abbiamo approvato un emendamento per cui, basta che non sia un prodotto della redazione, ma si può riportare su un sito una notizia che proviene da un'altra redazione; nel web si può mettere più volte in maniera virale una notizia diffamante in questo modo.
  Nell'Aula c’è stato un voto assolutamente favorevole. Credo che nella disattenzione più completa dell'Aula e complessivamente dei parlamentari – ma mi scuso, è una cosa che non sono abituato a fare – stiano passando norme che in qualche modo facilitano non l'esercizio della libertà di informazione, non i giornalisti perbene, ma facilitano chi utilizza questi strumenti ad altri fini ed altri scopi, come proverò a dimostrare in altre parti di questi emendamenti. Sono assolutamente in disaccordo con questo impianto, figuriamoci se diamo pure la possibilità di commentare a chi deve già pubblicare la rettifica perché ha già scritto qualcosa di diffamante.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi 1.104, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Ventricelli, Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  418   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  72    
    Hanno votato no  346.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Carnevali e Boccuzzi hanno segnalato che non sono riusciti ad eprimere voto contrario e la deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Avverto che le proposte emendative Gelmini 1.100, 1.102, 1.113, 3.101, 4.100 e 4.02 sono state ritirate dalla presentatrice.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dambruoso 1.30, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Leva, Boccuzzi, Binetti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  430   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  341    
    Hanno votato no   89.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Liuzzi 1.105.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, questo emendamento nasce da un dibattito in IX Commissione, perché crediamo che l'esercizio del diritto di rettifica che riguarda le testate giornalistiche on line vada rivisto, perché ovviamente le testate on line hanno una diversa composizione, anche grafica, strutturale. Per cui, questo emendamento semplicemente va a ratificare meglio quella che deve essere la modalità e come deve avvenire la rettifica in una testata giornalistica on line.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi 1.105, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marzana, Bonifazi, Cassano, Marazziti, Pisano.Pag. 6
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  437   
   Votanti  435   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no  326.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Rotta ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà fa suo l'articolo aggiuntivo Gelmini 4.02, che era stato ritirato.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo all'emendamento Liuzzi 1.107.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, con questo emendamento si introduce il principio di dire il vero senza subire conseguenze. Attraverso il virgolettato si può individuare facilmente quella che può essere una dichiarazione che cita il soggetto che l'ha affermata. Chi pubblica una affermazione priva di alterazione in maniera letterale e riconoscibile non può essere incriminato penalmente. Cito Franco Angelo Siddi, segretario generale della Federazione nazionale della stampa, che sull'argomento si è espresso nel corso dell'audizione dell'11 luglio 2013, dicendo di non chiedere irresponsabilità, chiedeva invece di far funzionare tutto ciò che può essere utile affinché l'informazione sui fatti possa svolgersi in un'area di responsabilità e libertà, con particolare riferimento al giornalismo di inchiesta. La «lama» sulla quale viaggiano attualmente il diritto di cronaca e la diffamazione determina una spaccatura soprattutto nel momento in cui il soggetto citato riveste dei ruoli politici.
  Un giornalista, autonomo o precario, non può pagare un caro prezzo solo perché ha riportato una cosa vera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, se solo però non si pensasse al direttore, che ne so di Panorama o di qualche quotidiano nazionale, ma si pensasse alla miriade di diffusione di quotidiani, di giornali, di periodici che per fortuna ci stanno del nostro Paese, si immagini che cosa può succedere. Riporto l'affermazione di un avversario imprenditoriale, la riporto tra virgolette senza verificare se è vera quell'affermazione, senza sentire la controparte, senza fare l'attività normale che un qualsiasi giornalista fa quotidianamente e per fortuna fanno la stragrande maggioranza dei giornalisti quotidianamente.
  Ma se io riporto questo anche colui che non fa il giornalista, ma che di professione fa il diffamatore, bene, viene in qualche modo esentato ? Diventa irresponsabile ? Noi dovremmo approvare un provvedimento di questa natura ? Assolutamente contrario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi 1.107, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni, Lomonte, Brandolin, Sbrollini, Savino, Castiello...Pag. 7
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  437   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no  338.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il deputato Gelmini accetta la riformulazione proposta dalla Commissione del suo emendamento 1.101.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini 1.101, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia, Frosone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  442   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  427    
    Hanno votato no   15.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Daniele Farina 1.103.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, come vedete, su questo provvedimento stiamo andando abbastanza veloci, perché nessuno dubita in questa Aula della necessità di rimettere mano a quell'antica legge del 1948 che ancora sostanzialmente sovrintende, salvo poi modificazioni, al rapporto che la stampa ha con la verità e ciò che sui giornalisti può incombere se la verità viene espressa o si tenta di esprimerla. Questo provvedimento ha un vizio fondamentale, che è fatto su un testo che arriva da lontano, troppo lontano, e non mi riferisco alla legge del 1948 ma mi riferisco al fatto che la prima formulazione del testo originario che è entrato in discussione nella nostra Commissione giustizia, è un testo del 1994.

Testo sostituito con l'errata corrige del 18 OTTOBRE 2013   PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce.
  Voi capite quante cose sono cambiate dal 1994 nel mondo dell'informazione. È questa la ragione per cui c’è una grande difficoltà, persino terminologica, ad afferrare qualcosa che è esondata dalla carta stampata e si è manifestata nel web in molte forme di difficile normazione. Noi parliamo quindi di un mondo che è anche sostanzialmente cambiato; noi non parliamo di romantici giornalisti, di campioni di razza attaccati alla loro «Lettera 22» e alla nobiltà riconosciuta di quel lavoro. Noi stiamo essenzialmente parlando di svariate decine di migliaia di persone che lavorano con forme contrattuali esplose di totale precarietà e con remunerazioni spesso scandalose, perché di questo stiamo parlando. E allora bene facciamo a sanare quel vulnus, quel danno internazionale che è stato per il nostro Paese, per lunghi decenni, la previsione del carcere per i giornalisti, bene facciamo a metter mano all'istituto – diciamo –, alla possibilità della rettifica, attribuendogli nuovi e migliori compiti e funzioni. Però c’è un problema: se noi in sede di determinazione del danno non patrimoniale, di una causa intentata contro un giornalista che ha quelle caratteristiche contrattuali di vita e di rapporto di lavoro non poniamo un limite, molto di quello che facciamo viene vanificato, perché rimane quello il principale strumento interdittivo della libertà di espressione e di stampa.
  Molti giornalisti ci hanno detto con chiarezza: a noi la galera non fa paura, ci fa paura la possibilità di ricevere un danno rilevante dal punto di vista economico, Pag. 8di essere chiamati in giudizio per quel danno economico. E allora, nel testo originario c'era un limite, negli emendamenti fatti in Commissione c'era ancora un limite, che però veniva alzato, ma c'era. Improvvisamente, quella parte del testo è stata soppressa e quindi quel danno non patrimoniale oggi è senza limiti, la capacità e l'intimidazione sui giornalisti è senza limiti. La limitazione di questo provvedimento è elevata in ragione di questo. Allora, noi chiediamo che quel limite venga ripristinato, magari alzato, ma venga ripristinato, e non pagano quelle argomentazioni che dicono: se lo facciamo per i giornalisti, ma che cosa dobbiamo fare per gli altri ordini professionali ? I medici che oggi faticano a trovare un'assicurazione, ad esempio, eccetera. Noi stiamo parlando di una legge speciale, la legge sulla stampa è una legge speciale, non è una legge ordinaria, altrimenti, non saremmo qui probabilmente a discuterne.
  PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce.

Intervento aggiunto con Errata Corrige, aggiornamento al 18 OTTOBRE 2013

  DANIELE FARINA. Voi capite quante cose sono cambiate dal 1994 nel mondo dell'informazione. È questa la ragione per cui c’è una grande difficoltà, persino terminologica, ad afferrare qualcosa che è esondata dalla carta stampata e si è manifestata nel web in molte forme di difficile normazione. Noi parliamo quindi di un mondo che è anche sostanzialmente cambiato; noi non parliamo di romantici giornalisti, di campioni di razza attaccati alla loro «Lettera 22» e alla nobiltà riconosciuta di quel lavoro. Noi stiamo essenzialmente parlando di svariate decine di migliaia di persone che lavorano con forme contrattuali esplose di totale precarietà e con remunerazioni spesso scandalose, perché di questo stiamo parlando. E allora bene facciamo a sanare quel vulnus, quel danno internazionale che è stato per il nostro Paese, per lunghi decenni, la previsione del carcere per i giornalisti, bene facciamo a metter mano all'istituto – diciamo –, alla possibilità della rettifica, attribuendogli nuovi e migliori compiti e funzioni. Però c’è un problema: se noi in sede di determinazione del danno non patrimoniale, di una causa intentata contro un giornalista che ha quelle caratteristiche contrattuali di vita e di rapporto di lavoro non poniamo un limite, molto di quello che facciamo viene vanificato, perché rimane quello il principale strumento interdittivo della libertà di espressione e di stampa.
  Molti giornalisti ci hanno detto con chiarezza: a noi la galera non fa paura, ci fa paura la possibilità di ricevere un danno rilevante dal punto di vista economico, Pag. 8di essere chiamati in giudizio per quel danno economico. E allora, nel testo originario c'era un limite, negli emendamenti fatti in Commissione c'era ancora un limite, che però veniva alzato, ma c'era. Improvvisamente, quella parte del testo è stata soppressa e quindi quel danno non patrimoniale oggi è senza limiti, la capacità e l'intimidazione sui giornalisti è senza limiti. La limitazione di questo provvedimento è elevata in ragione di questo. Allora, noi chiediamo che quel limite venga ripristinato, magari alzato, ma venga ripristinato, e non pagano quelle argomentazioni che dicono: se lo facciamo per i giornalisti, ma che cosa dobbiamo fare per gli altri ordini professionali ? I medici che oggi faticano a trovare un'assicurazione, ad esempio, eccetera. Noi stiamo parlando di una legge speciale, la legge sulla stampa è una legge speciale, non è una legge ordinaria, altrimenti, non saremmo qui probabilmente a discuterne.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, io so che c’è una situazione particolare sul piano professionale di tanti giornalisti, basta fare una passeggiata qui nel Transatlantico per verificare quante imprese e aziende stanno con contratto di solidarietà, eppure quante firme, pure illustri, vengono prepensionate e continuano a scrivere su quotidiani nazionali, per poi fare con altri colleghi dei cambi abbastanza discutibili. Quindi, sotto questo aspetto secondo me andava prevista una tutela e l'emendamento ha il senso di tutelare il giornalista in sé. Però ribalto la questione: nella scorsa legislatura siamo stati costretti ad approvare in deliberante una norma che riguardava i giornalisti, le migliaia e migliaia di giornalisti, che lavorano a pochi centesimi a pezzo. Sono già in una condizione, migliaia di giornalisti, di giovani, in una condizione subalterna rispetto alle impresa e all'imprenditore. Noi adesso stiamo facendo una norma che di fatto, deresponsabilizzando editore, direttore responsabile, metterà la stragrande maggioranza di questi giornalisti alla completa mercé degli editori, di chi sostanzialmente gli da quel poco che ancora continua a dargli. Rispetto a questo noi ci stiamo muovendo su un territorio sbagliato, proprio per le questioni che sentivo sollevare poc'anzi. È sbagliato quello che stiamo facendo.
  Tuttavia, siccome la norma ha un senso, io voto; forse sarebbe stata meglio limitarla ai giornalisti, non agli editori, che da domani faranno scrivere quello che vogliono a questi ragazzi, che forse non avranno... la stragrande maggioranza ce l'avrà, il 99,99 forse riuscirà a resistere con la propria moralità e la propria professionalità a tutte le pressioni che arriveranno dagli editori, ma quel solo giornalista che cederà diffamerà qualcuno, colpirà qualcuno nella sua integrità e nella sua personalità. È un errore. Nonostante ciò, io voterò questo emendamento del collega Daniele Farina.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Davide Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, prendo atto che per alcuni colleghi l'onorabilità di una persona e la conseguente lesione della sua reputazione vale 30 mila euro. Noi siamo assolutamente contrari a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 1.103, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bargero, Paolo Russo, Dorina Bianchi, Polidori, Ferrari, Piccione, Lotti...Pag. 9
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  449   
   Votanti  371   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  186   
     Hanno votato   35    
    Hanno votato no    336.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 1.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baruffi, Gigli, Boccuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  452   
   Votanti  448   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato    3    
    Hanno votato no   445.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Amoddio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Carbone, Abrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  455   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  454    
    Hanno votato no    1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Liuzzi 1.8.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, noi non siamo favorevoli alla pena accessoria dell'interdizione dall'ordine dei giornalisti, semplicemente perché il MoVimento 5 Stelle nel 2008 ha raccolto diverse migliaia di firme, per i quesiti referendari, nei quali si chiedeva l'abolizione dell'ordine dei giornalisti.
  Per cui, crediamo che con questo emendamento soppressivo, alla fine, si possa evitare di lasciare il compito di interdire dalla professione di giornalista all'ordine dei giornalisti, che – ripeto – come MoVimento 5 Stelle vorremmo abolire e speriamo che la nostra proposta di legge per l'abolizione di tale ordine sia presto calendarizzata in Aula per poterne discutere più ampiamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, effettivamente è una «non pena» l'interdizione dalla professione di giornalista. Che cosa è ? Forse in questo Paese qualcuno dimentica che giornalisti radiati hanno scritto articoli diffamatori su quotidiani nazionali ? Se uno lo dimentica, allora ha un senso questa cosa, ma è difficile si possa dimenticare questo.
  È ovvio, e nel momento in cui il direttore responsabile viene di fatto deresponsabilizzato – quindi, che responsabile sarà, qualcuno me lo spiegherà, il direttore responsabile –, venendo di fatto deresponsabilizzato con questa normativa, molti Pag. 10articoli, quelli diffamatori, probabilmente, saranno tutti senza firma, come già avviene.
  Ha ragione chi sostiene che bisogna andare verso una profonda revisione di alcuni istituti, ha ragione chi dice che probabilmente l'ordine dei giornalisti... Ma diciamoci la verità, ma guardiamo gli iscritti all'ordine dei giornalisti. La stragrande maggioranza degli iscritti non fa questa professione. Distinguiamo fra chi fa questa professione e chi è iscritto all'ordine dei giornalisti !
  Vuole sapere quanti ce ne stanno in quest'Aula di iscritti all'ordine dei giornalisti ? Facciamo una ricerca per capire su che cosa stiamo intervenendo ? Su nulla ! Io non lo voto un emendamento di questa natura, mi astengo, non perché non capisca le ragioni di chi lo ha proposto – mi convince l'abolizione dell'ordine –, ma perché una pena del genere, se c’è o non c’è, è assolutamente inutile.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi 1.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Causin, Romano, Bobba, Savino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  459   
   Votanti  455   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato   82    
    Hanno votato no   373.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.201, della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stumpo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  460   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato  451    
    Hanno votato no   9.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dambruoso 1.46, che risulta precluso dall'approvazione dell'emendamento 1.201 della Commissione solo per quanto riguarda il comma 4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, anche qui io capisco la ratio, capisco il senso di chi dice che alla fine, all'offeso, al diffamato, quello che interessa non è la punizione, ma è la rettifica. Non è proprio così. Io credo che al cittadino normale, prima che la rettifica, interessi non venire diffamato.
  Ma quante macchine del fango dobbiamo vedere in atto nel nostro Paese ? Quante volte dobbiamo vedere agire il «metodo Boffo» ? L'altra volta in una drammatica crisi – drammatica per noi altri – che si paventava al Governo, cinque Ministri sono usciti con dichiarazioni roboanti: «Con noi il metodo Boffo non funziona !». E noi pensiamo veramente di deresponsabilizzare purché si pubblichi una ratifica ? Sapete che gli interessa a Boffo della rettifica, dopo che gli hanno distrutto la vita ? Nulla, nulla ! Ecco perché io voterò contro questo emendamento. Ritengo che tutto questo impianto sia profondamente ingiusto e sbagliato.

Pag. 11

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dambruoso 1.46, limitatamente al primo capoverso (comma 3), con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Luciano Agostini, Ventricelli, Caruso, Cassano, Bolognesi, Giacomelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  464   
   Votanti  460   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato   31    
    Hanno votato no   429.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Passiamo all'emendamento Daniele Farina 1.25. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 1.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  461   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato   30    
    Hanno votato no   431.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli emendamenti Gelmini 1.111 e Zampa 1.109, su cui la Commissione ha espresso parere favorevole perché riformulati.
  Prendo atto che le presentatrici degli emendamenti, le deputate Gelmini e Zampa, accettano la riformulazione. In seguito alla riformulazione, i due emendamenti diventano identici e quindi li voteremo insieme.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, intervengo soltanto per puntualizzare un'altra questione.
  Nel momento in cui c’è una notizia diffamatoria e poi si pubblica la rettifica, così per come è modificato l'impianto complessivo delle comunicazioni nel mondo, sia ha idea di che cosa parte sui nuovi mezzi telematici ? Si ha idea di quanti siti rimbalzano la notizia, l'amplificano, la portano dentro i gangli vitali della società globale ? Si ha idea di una questione fondamentale ? Io non so veramente e resto perplesso. Mi rivolgo ai tanti amici di SEL, ai 5 Stelle: avete pensato alla questione che riguarda il diritto all'oblio della persona ? Il diritto all'oblio è un diritto ! Ma vi rendete conto di cosa si sta approvando in maniera pressoché unanime in questa Camera ? C’è una questione di fondo, che riguarda l'integrità e i diritti delle singole persone ! Ma dove stanno i liberali ? Dov’è Capezzone ? Dove sono gli altri ? Possibile che su tali questioni non tornino in mente battaglie che fate da tempo, da tempo ! Secondo me, è un errore clamoroso, comunque io voterò contro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gelmini 1.111 e Zampa 1.109, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 12

  Baldassarre, Ricciatti, Beni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  457   
   Votanti  446   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  423    
    Hanno votato no   23.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Liuzzi 1.7. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Agostinelli. Ne ha facoltà.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo precisare che, nel caso in cui il giornalista provveda alla rettifica della notizia, come richiesto da chi si ritiene diffamato, non solo non può essere punito, ma addirittura non può essere querelato, avendo già provveduto alla rettifica della notizia pubblicata. Pertanto, il presunto offeso deve ritenersi soddisfatto, avendo ottenuto l'esercizio del diritto di rettifica, senza avviare cause penali a carico del giornalista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, vorrei fare questo intervento anche per rispondere ad alcune cose che sono state dette in quest'Aula. Noi con questa proposta di legge e anche con questo emendamento andiamo a incentivare il comportamento virtuoso da parte del giornalista o dei giornali alla pubblicazione di una rettifica per motivi di diffamazione evidente.
  Quindi, non è che non si procede in causa civile o in causa penale: semplicemente, se viene pubblicata una rettifica, tutto decade perché alla fine è l'onore che deve essere tutelato. L'onore è ripristinato nel caso in cui una rettifica viene pubblicata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, volevo sottolineare che l'onorabilità di una persona e, quindi, il suo diritto ad avere una tutela della reputazione, non si limita alla sola rettifica. Dobbiamo tenere presente come funziona il sistema della comunicazione oggi e il fatto che solo dare la notizia, al di là della di rettifica, lede il diritto di una persona, che vede così lesa la sua onorabilità.
  Quindi, è assolutamente necessario separare le due cose e non ci si può solo concentrare sulla rettifica, che è sì importante, che è sì determinante nell'impianto di questa modifica normativa, ma che non può e non deve soddisfare completamente il diritto della parte lesa a potersi difendere e a poter poi accedere a tutta quell'altra parte normativa, che è fortemente innovativa e deve essere sostenuta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, intervengo solo per specificare, rispetto a quanto è stato detto finora, che l'offensività penale, che viene meno dopo la rettifica, non preclude né il diritto al risarcimento né la tutela di altri diritti rilevanti a seguito dell'offesa che è stata fatta. Qui stiamo parlando semplicemente di una rettifica che svuota l'offensività penale del fatto e lascia intatta la tutela di tutti gli altri diritti.Pag. 13
  Quindi, non c’è da dire né che non viene più risarcito, né che vengono lesi gli altri diritti o che non si capisce l'importanza di ripristinare quell'onore, dopo il risarcimento, che è stato leso. Ma nulla ha a che vedere con il grado dell'offensività penale, che viene meno a seguito della rettifica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ENRICO COSTA, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA, Relatore. Signor Presidente, intervengo solo per spiegare le ragioni dell'invito al ritiro di questo emendamento.
  In questa proposta di legge noi cerchiamo di dare un valore fondamentale alla rettifica e abbiamo disciplinato anche le forme attraverso le quali la rettifica deve essere posta in essere.
  È chiaro che ci deve essere qualcuno che stabilisce e valuta se la rettifica risponde a tutti questi presupposti oppure no. Il semplice aver adempiuto all'obbligo di fare una rettifica, che può essere priva dei contenuti essenziali, e quindi non rettificare un bel nulla, o priva delle forme previste dalla legge, può ovviamente non garantire lo spirito normativo. Quindi, noi abbiamo stabilito che, se c’è una rettifica che risponde a tutti questi presupposti, questa è causa di non punibilità; ma ci deve essere un soggetto, che è il giudice, che fa una valutazione e stabilisce che, a fronte dell'articolo diffamatorio, c’è un atto riparativo posto in essere attraverso l'atto di rettifica e questo atto riparativo è idoneo a confezionare una causa di non punibilità.
  Chiaramente, se noi diciamo che la rettifica pura e semplice impedisce di porre in essere una querela, andiamo a far stabilire un automatismo che certamente non rende lo spirito del legislatore. Questa è la ragione per la quale abbiamo fatto un invito al ritiro di questo emendamento, non sicuramente per depotenziare lo spirito della rettifica (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, la questione non è l'offensività e non è nemmeno il carcere, tant’è vero che dal 1948 ad oggi nessuno, per fortuna, in nessuna delle carceri ci sarebbe mai andato. Guai a chi pensa al carcere.
  Il problema è quanto questo reato deve essere valutato dal legislatore e dall'opinione pubblica. Io credo che sia un reato gravissimo, non che sia un reato da considerare alla stregua di una multa. Poiché ho finito il tempo, tenterò di spiegarlo un minuto alla volta più tardi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indico...
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi 1.7, con parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli ? Di Vita ? Capua ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   Presenti  460   
   Votanti  459   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  81    
    Hanno votato no   378.

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare e i deputati Zan e Zaratti hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

  Passiamo all'emendamento Micillo 1.1 su cui vi è un invito al ritiro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Micillo. Ne ha facoltà.

Pag. 14

  SALVATORE MICILLO. Signor Presidente, l'emendamento vuole tutelare il collaboratore nel campo dell'informazione, ma in generale quella categoria, in crescita esponenziale nel nostro Paese, che è rappresentata dai giornalisti cosiddetti freelance: non hanno sempre una testata in particolare con cui collaborano, sono per lo più giovani tra i 25 e i quarant'anni, legati principalmente a corrispondenze locali o aree di crisi, a cui tanti editori sempre più spesso, ma anche emittenti televisive pubbliche preferiscono affidare i propri servizi. L'emendamento vuole tutelare una classe debole sul profilo della serenità ed incoraggiare pure l'assunzione dei precari che, vivendo in condizione economicamente non stabile, non è giusto che possano caricarsi anche di un onere così pesante come quello di una querela, peggio di un risarcimento danni.
  Spesso sentiamo parlare di crisi dell'informazione. Ebbene, è un territorio minato questo. Invece, la vera informazione dovrebbe prevedere a monte condizioni di tutela non solo per i redattori, ma anche e pure per i collaboratori, che forse, in considerazione della crisi editoriale, potrebbero non avere mai un contratto redazionale.
  Non dimentichiamo che spesso un collaboratore esterno, a differenza di un assunto, è costretto a pagare un avvocato di tasca sua. Inoltre, si presume che la struttura gerarchica di un giornale (caposervizio, caporedattore, vicedirettore e direttore) controlli, avalli e titoli l'articolo del collaboratore. Gli addetti del settore sanno che, a scatenare il più delle volte le liti giudiziarie, sono i titoli e l'impaginazione, che tra l'altro non competono nemmeno al collaboratore.
  Infine, un editore è tenuto anche al rischio d'impresa: non può solo guadagnare dalla sua iniziativa editoriale, ma ha il dovere morale di difendere e tutelare chi gli consente di andare in edicola, in TV, in radio o in rete.
  L'approvazione di un emendamento come quello ora in votazione sarebbe un'azione volta alla tutela della libertà di stampa ed alla tutela di quello che è l'anello più debole dell'intera catena dell'informazione. Attualmente chi non ha un contratto di assunzione, chi non è all'interno di una redazione è totalmente al di fuori di qualsiasi meccanismo di protezione. A ciò si unisce un ulteriore tasto dolente della categoria: spesso i giornalisti sono oggetto di querele temerarie volte ad intimidirli e a limitare le loro analisi critiche ed inchieste. Non sempre queste querele temerarie purtroppo si risolvono a favore del giornalista, anche a causa di differenti forze economiche che si possono mettere in campo. Buona parte dei giornali viene fatta oggi dai collaboratori freelance (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, direi che sta accadendo un fatto storico, perché non ricordo che questo gruppo abbia votato favorevolmente, in precedenza, nei lavori di questa Camera, ad un emendamento presentato dal collega Micillo.
  Però, qui siamo nel cuore che noi segnalavamo anche nell'emendamento Daniele Farina 1.103, cercando di porre un limite all'entità del danno non patrimoniale a carico del giornalista. Ricordavamo le condizioni di lavoro di larghissima parte dei giornalisti in questo Paese, di come esse si siano trasformate, di come sia diventato un mestiere meno nobile, meno romantico, molto meno romantico di quello che guardiamo nel film piuttosto che leggiamo in letteratura, è una cosa completamente diversa.
  E allora noi crediamo che cercare una tutela per quell'esplosione di modalità contrattuale tutta orientata al precariato su cui oggi si regge larghissima parte dell'informazione sia una cosa doverosa, perché, attenzione, già in questo articolo 1 si sta evidenziando quale sarà il carattere Pag. 15di questa legge. È una legge di larghe intese, ma rischia di essere di mezze misure.
  C’è una legge che sostanzialmente tutela poche figure, apparentemente tutte ma in realtà poche figure del mondo dell'informazione, e non è un caso che noi abbiamo fatto quella grande tavola rotonda a luglio in cui erano presenti tutti i direttori dei grandi giornaloni, delle grandi testate radiotelevisive, ma che quelle categorie, che sono poi l'ossatura portante e la stragrande maggioranza di coloro che lavorano nell'informazione, lì, come dire, avessero una voce timida e flebile.
  Noi stiamo rischiando di fare una legge che per la vetustà del testo – ricordavo, testo del 1994 – e per l'esclusione da una reale tutela del proprio lavoro, dei condizionamenti al proprio lavoro, di una moltitudine di operatori del settore, rischiamo – ripeto – di fare una legge che venderemo all'informazione come «no» al carcere per i giornalisti, nuova funzione dell'istituto della rettifica, ma che in realtà fa, come dire, un servizio a metà, che dovremo nel tempo tornare di nuovo a guardare con grande attenzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, sulla querela temeraria sono pronto, disponibile fin da subito ad affrontare la questione. Spero ci sia qualche emendamento, ma in questo non si parla della querela temeraria. Nel suddetto emendamento vi è scritto, ma voglio esemplificare con un esempio: la Gabbanelli, che dà un servizio ad un editore, da domani è sostanzialmente responsabile, per questo emendamento, e non per un contratto che lei fa legittimamente con la RAI. Per cui si assume il giornalista, con questo emendamento, free lance che sia, il diritto non ad informare, il diritto a diffamare ! Io ritengo che se diffama, editori e giornalisti paghino entrambi. Per le poche pene che ci avete messo, fateli pagare entrambi, almeno !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, nessun diritto a diffamare. Qui dobbiamo prendere in considerazione la realtà dei fatti. C’è un sistema di informazione che, nella realtà dei fatti, si serve del precariato e di giornalisti precari per diffamare e per poi caricare su quelle stesse persone le responsabilità in caso di condanna a titolo di risarcimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ora ci sembra il minimo – e chiedo davvero a tutti di fare un esame di coscienza – che, nel momento in cui l'editore, non assuma con un contratto che recepisca quel giornalista all'interno del suo sistema informativo, almeno che non lo carichi anche di responsabilità e si prenda l'editore le responsabilità di quello che pubblica. E non dimentichiamo che è su quello che pubblica che l'editore guadagna. Quindi ci sarebbe un editore che non si assume la responsabilità del lavoratore, ma che poi carica sul lavoratore le responsabilità di fatti sui quali lui guadagna.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie. Qui siamo nell'immoralità più totale. Diamo uno stimolo alle assunzioni vere e non al precariato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Micillo 1.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Benedetto, Schirò. Hanno votato tutti ? Ribaudo, Dambruoso.Pag. 16
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  437   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no   328.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.202 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Ventricelli, Malisani. Chi non ha votato ancora ? Rossi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  436   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  430    
    Hanno votato no   6.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500 del Governo, con il parere favorevole della Commissione.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Carrescia, Brandolin. Chi non ha votato ancora ? Baldassarre, Paglia.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  444   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  442    
    Hanno votato no   2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Baldassarre, Capodicasa. Chi non ha votato ancora ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  449   
   Votanti  339   
   Astenuti  110   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato  336    
    Hanno votato no   3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Liuzzi 1.121 che, nella parte consequenziale, reca una modifica al capoverso articolo 57 del codice penale, di cui all'articolo 2, comma 1, del provvedimento, risulta precluso l'emendamento D'Agostino 2.9, volto a sostituire il medesimo capoverso articolo 57.

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 925-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 925-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ENRICO COSTA, Relatore. La Commissione invita al ritiro degli emendamenti Liuzzi 2.1, Cirielli 2.5 e 2.6, Liuzzi 2.2 e Daniele Farina 2.11, 2.12 e 2.20.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Pag. 17

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, questo provvedimento cerca di dare una sistemazione più omogenea – lo andiamo a fare a proposito dell'articolo 2 e lo avevamo già fatto nell'articolo 1- proprio a quelli che sono i reati contro l'onore, con una particolare attenzione al reato contro l'onore commesso con il mezzo della stampa. Quindi, oggi, c’è un intrecciarsi di disciplina tra quello che prevede il codice penale all'articolo 595 e l'articolo 13 della legge sulla stampa. Se verrà approvata questa proposta di legge troveremo tutto quello che attiene alla diffamazione a mezzo stampa nell'articolo 13 novellato della legge sulla stampa. Abbiamo dovuto fare una scelta in Commissione, una scelta che attiene anche ai principi della Corte europea che ha detto che, per i reati che attengono, appunto, alla libertà di manifestazione del pensiero e comunque riguardano l'onore, nel punto di equilibrio non deve essere prevista la pena detentiva. Ecco, perché abbiamo poi calibrato nell'articolo 595 del codice penale, che verrà in questione a proposito dell'articolo 2, il reato di ingiuria, di diffamazione comune, punito con pena pecuniaria, e rimane un delitto punito con la multa. Vi è un reato con una pena vera e propria. Per il reato di diffamazione a mezzo stampa e quindi anche la connessa responsabilità del direttore è stata fatta la scelta di prevedere una distinzione ma sempre con la previsione di una multa, quindi non pena detentiva; non si può parlare di depenalizzazione, è un delitto e continua ad essere un delitto, ma è un delitto punito con pena pecuniaria, non è punito con una ammenda, non è una contravvenzione. Quindi è sempre un qualcosa che implica una gravità maggiore. Abbiamo lì fatto una distinzione tra la diffamazione a mezzo stampa, anche radiotelevisione, anche mezzi online, secondo la quale laddove c’è un fatto determinato falso e si ha la consapevolezza di tale falsità, la pena della multa va da ventimila a sessantamila euro. In più ci sono le pene accessorie dell'interdizione dalla professione del giornalista e questo vale sia per il giornalista che per il direttore. Quindi, questa è un po’ la filosofia del provvedimento. La relazione introduttiva fu fatta qualche mese fa rispetto al dibattito odierno e quindi mi sembrava opportuno ripercorrere questa strada. Ovviamente alcuni emendamenti hanno tentato o tentano una precisazione, una riscrittura ulteriore, altri invece sono fuori da questa linea che ha assunto la Commissione sostanzialmente all'unanimità. Anche recentemente c’è stata un'altra condanna dell'Italia sempre con riferimento al fatto che la pena detentiva per i delitti che riguardano l'onore non è compatibile con i principi della Convenzione europea e anche con i principi di equilibrio colti dalla nostra Costituzione. Siamo intervenuti su una legge che è del 1948.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Liuzzi 2.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ermini. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI. Signor Presidente, intervengo solo ai fini di completare il ragionamento che ha svolto la presidente Ferranti per cercare di spiegare un particolare in relazione alla modifica dell'articolo 595 che è la diffamazione semplice, quella fra privati e non tocca né i giornalisti né la stampa in genere.
  Questo reato è già di competenza del giudice di pace e per legge, per l'articolo 36 della legge istitutiva dei giudici di pace, essendo un reato che prevede la pena anche alternativa – lo leggo per essere chiarissimo – al giudice di pace è devoluta la competenza per le contravvenzioni e per i delitti (questo rimane un delitto) puniti con la pena della multa anche in alternativa alla pena della reclusione, purché tali reati siano previsti da norme che non presentino particolare difficoltà interpretative e non diano luogo di regola a particolari problemi di valutazione della prova in sede di accertamento giudiziale.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 11,30)

  DAVID ERMINI. Questo significa che l'articolo 595 del codice penale, pur prevedendo attualmente la pena della reclusione, è comunque di competenza del giudice di pace che non può emettere sentenze con pene detentive.
  Per cui, qui sostanzialmente regoliamo e completiamo il regolamento di una norma che già è in vigore dal 2000.
  Poi, volevo sottolineare e spiegare che le cifre che vedete qui scritte non sono riferite al risarcimento del danno che, come vedremo dopo, non ha limite di tetto, ma fanno esclusivamente riferimento alla pena della multa, che è la pena che si paga allo Stato e non al privato. Quindi, credo che noi con questa norma regoliamo semplicemente una situazione già in essere ormai da 13 anni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pelillo. Ne ha facoltà.

  MICHELE PELILLO. Signor Presidente, le perplessità sulla riscrittura dell'articolo 595 del codice penale riguardano proprio la diffamazione semplice, così com’è stata definita da chi mi ha preceduto. Vero è che questo reato è di competenza del giudice di pace ed è una questione questa sulla quale forse bisognerebbe ritornare dal punto di vista legislativo, ma io mi chiedo una cosa e chiedo a tutti quanti voi: vi sentite più offesi se vi rubano un oggetto o se vi diffamano ? È possibile che la diffamazione rubricata come semplice, cioè la diffamazione tra due privati, debba essere sanzionata soltanto con una multa e il furto, invece, debba essere sanzionato con la reclusione ?

  PRESIDENTE. Concluda, grazie.

  MICHELE PELILLO. Possiamo prenderci la responsabilità oggi di, sostanzialmente, depenalizzare il reato della diffamazione in tempi di Internet, Presidente ?

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MICHELE PELILLO. Questa è la grande perplessità di questo momento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione...

  MIRELLA LIUZZI. Presidente, lo ritiro. Ritiro il mio emendamento 2.1.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo all'emendamento Cirielli 2.5.
  Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Cirielli 2.5 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, l'emendamento mi dà la possibilità di fare una domanda rapidissima sulla questione dei tempi. A un certo punto di questa norma c’è scritto che la pena è in ogni caso ridotta di un terzo. Sarà un problema di drafting: se no si parte con la pena già ridotta di un terzo e non la riduciamo, che significa ? Diamo una multa di 5 mila euro, però in ogni caso la pena è un terzo dei 5 mila euro. Io la trovo una cosa abbastanza bizzarra.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 2.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Carrescia, Sibilia, Marco Di Stefano, Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  439   
   Votanti  438   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato   5    
    Hanno votato no  433.    

Pag. 19

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Cirielli 2.6.
  Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Cirielli 2.6 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 2.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Fitzgerald, Capua, Mongiello, Fioroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  447   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato    4    
    Hanno votato no  443.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Liuzzi 2.2.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Liuzzi 2.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi 2.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Patriarca, Galperti, Balduzzi, Dall'Osso, Molea...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  454   
   Votanti  453   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato   84    
    Hanno votato no  369.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Daniele Farina 2.11.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Daniele Farina 2.11 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 2.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  453   
   Votanti  369   
   Astenuti   84   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato   30    
    Hanno votato no  339.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Daniele Farina 2.12.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Daniele Farina 2.12 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 2.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Duranti, Di Salvo, Simone Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  367   
   Astenuti   84   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   29    
    Hanno votato no  338.    

Pag. 20

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Daniele Farina 2.20.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Daniele Farina 2.20 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 2.20, con il voto contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Stefano, Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  368   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato   29    
    Hanno votato no  339.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giulietti, Aiello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  457   
   Votanti  424   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  418    
    Hanno votato no   6.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Andrea Romano ha segnalato che non è riuscito ad eprimere voto favorevole e il deputato Molea ha segnalato di aver votato a favore mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 925-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 925-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ENRICO COSTA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti Zampa 3.120 e Gelmini 3.101, che credo siano stati già ritirati, nonché sugli emendamenti Daniele Farina 3.100 e Cirielli 3.1.

  PRESIDENTE. Mi dà il parere sugli articoli aggiuntivi ?

  ENRICO COSTA, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro sugli articoli aggiuntivi Pisicchio 3.02 e Daniele Farina 3.03.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Zampa 3.120 è stato ritirato.
  Prendo atto che l'onorevole Daniele Farina non accede all'invito al ritiro del suo emendamento 3.100.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 3.100, con il parere contrario della Commissione e del Governo
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 21

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  455   
   Votanti  370   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   33    
    Hanno votato no  337.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Rotta ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Cirielli 3.1.
  Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Cirielli 3.1 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 3.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baruffi, Gozzi, Carrescia, Madia, Guerini, Rotta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  458   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato    4    
    Hanno votato no  454.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Lupo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Lo Monte, Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  457   
   Votanti  425   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  419    
    Hanno votato no   6.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'articolo aggiuntivo Pisicchio 3.02.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro della proposta emendativa, formulato dal relatore.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, io vorrei manifestare a quest'Aula una qualche anomalia nell'approccio con l'intera materia. Noi stiamo ragionando con criteri soltanto giuspenalistici senza avere invece il quadro di riferimento dei giornalisti, dei professionisti, per esempio dell'ordine nazionale dei giornalisti.
  Allora, seguendo proprio una indicazione che è venuta dai professionisti e seguendo al tempo stesso anche la linea di pensiero che poi è sottesa a questo provvedimento, vale a dire evitare il più possibile la giurisdizionalizzazione dei conflitti, noi avevamo fatto la proposta dell'istituzione di un giurì. Che cos’è un giurì ? Un giurì, che vede la rappresentanza dell'ordine, la presenza di magistrati e la presenza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, è semplicemente un'autorità che realizza una composizione preventiva del conflitto tra giornalista e lettori. Io credo che sia molto coerente con la logica che ispira questo nostro provvedimento oggi.
  Onorevole Presidente, non mi pare di poter ritirare il mio emendamento, nonostante gli inviti della Commissione, anche per un'altra ragione. Vi è, immediatamente dopo, una proposta emendativa identica alla mia, a firma dell'onorevole Daniele Farina e dell'onorevole Sannicandro, che poi comunque io mi sentirei per coerenza portato a votare. Quindi, non lo ritiro.

Pag. 22

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, gli emendamenti sono identici non perché ci siamo copiati l'un con l'altro, ma perché è una antica ambizione, che è stata invece poi espunta dal testo di legge che la Commissione ha deciso di utilizzare come testo base.
  È l'ambizione di tentare di costituire, vista la qualità del tema che stiamo trattando, le caratteristiche peculiari, una forma di stanza di compensazione capace di arrivare più facilmente a quelle soluzioni extragiudiziali che sarebbero su questi temi assai spesso auspicabili. Una stanza di compensazione, in qualche modo un filtro. Pertanto, io credo che questo sia un emendamento importante. Qualificherebbe una normativa che rischia di essere eccessivamente «glabra» nella versione che stiamo dando.
  Attenzione, perché stiamo arrivando verso la fine del provvedimento. Come avete visto, non abbiamo ingaggiato l'aspetto delle querele temerarie nel punto precedente, sull'emendamento 3.100, e cioè in sede penalistica, ma adesso arriverà la sede civile. Siamo alla fine del provvedimento. Questi ultimi emendamenti definiscono la posizione generale su questo provvedimento, chi sarà favorevole, chi si asterrà e chi sarà contro. Questi emendamenti, proposti da Pisicchio e dal gruppo SEL, sono una buona introduzione al fatto se questa possa essere giudicata una norma così così, o una mezza misura, indigestibile, del Governo delle larghe intese.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pisicchio 3.02, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Gandolfi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  452   
   Votanti  449   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato   47    
    Hanno votato no  402.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'articolo aggiuntivo Daniele Farina 3.03. Lo dico a beneficio dell'onorevole Pisicchio: non è identico, è molto simile all'articolo aggiuntivo dell'onorevole Pisicchio. Si distingue perché ha una frase, esattamente «tra gli iscritti all'albo» che non è presente nell'articolo aggiuntivo dell'onorevole Pisicchio. Per questo non li abbiamo messi insieme.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, credo che non si stia prestando adeguata attenzione a questo istituto, che proponiamo di introdurre. Guardate, la querela o l'azione civile per il risarcimento danni spesso non è adeguata a risolvere i problemi della relazione tra giornali, giornalisti e lettori. Voglio comunicare all'Assemblea, ma certamente ne siete a conoscenza, che qualcuno comincia ad individuare una sorta di reato tipo stalking mediatico, perché è evidente che talvolta accade – e l'esperienza quotidiana ve lo dovrebbe ricordare – che un giornalista prende di mira una situazione, una persona, spesso con motivazioni non troppo confessabili, e cominci uno stillicidio, tant’è vero, ripeto, che un magistrato ha cominciato a parlare di stalking mediatico.
  Ora, queste questioni non potranno mai essere risolte con una serie di querele, cioè tu mi fai un articolo che ritengo diffamatorio e ti querelo, domani te ne faccio un'altra via discorrendo, con migliaia di iniziative sul piano civilistico.
  Ora, cosa è scritto nel primo comma di questo articolo aggiuntivo ? Che questo Pag. 23Giurì ha «il compito di esperire tentativi di conciliazione volti a prevenire situazioni di conflitto tra giornalisti e lettori». È appunto proprio lo scopo che noi ci ripromettiamo. Quindi, non è un'idea bislacca, come dire, non è una proposta che non abbia un fondamento concreto nella realtà. Trae alimento proprio da quella che è l'esperienza quotidiana di chi, perché riveste una carica pubblica, è oggetto di attenzione da parte dei giornalisti. Ora, introducendo questo istituto, noi non alteriamo certo il testo più di tanto; l'impianto rimane sempre quello che abbiamo già abbondantemente descritto, per cui un voto favorevole, ripeto, anche dal punto di vista dell'economia dei lavori parlamentari – non si tratta di un decreto-legge, che dobbiamo convertire velocemente – potrebbe tranquillamente essere accolto dall'Aula.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Daniele Farina 3.03, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caruso, Palazzotto, Agostini... Agostini Luciano ha votato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  449   
   Votanti  446   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato   33    
    Hanno votato no  413.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 925-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 925-A).

  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso delle proposte emendative pregherei il relatore di esprimere il parere sugli articoli aggiuntivi all'articolo 4, atteso che l'emendamento Gelmini 4.100 è stato ritirato. In particolare, chiedo il parere sull'articolo aggiuntivo Zampa 4.03.

  ENRICO COSTA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli articoli aggiuntivi Zampa 4.03 e Businarolo 4.01.

  PRESIDENTE. Le chiedo di esprimere il parere anche sull'articolo aggiuntivo 4.02, perché è stato fatto proprio dall'onorevole Di Salvo.

  ENRICO COSTA, Relatore. Anche riguardo all'articolo aggiuntivo 4.02, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Toninelli, Moretti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  452   
   Votanti  423   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  418    
    Hanno votato no  5.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 24

  Passiamo all'articolo aggiuntivo Zampa 4.03.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Zampa 4.03, formulato dal relatore.

  SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, no, non ritiro questo articolo aggiuntivo e vorrei cercare di spiegare perché. Prevedere una sospensione di sei mesi per consentire la pubblicazione della rettifica dall'entrata in vigore di questo provvedimento, mi sembra un atto razionale, e non comprendo assolutamente perché debba venire respinto. È infatti esattamente in linea con quanto abbiamo votato fino ad ora.
  Noi abbiamo detto che la rettifica cancella, quindi che la rettifica rimedia ed è sufficiente. In questo caso noi semplicemente diciamo che dal momento in cui questa legge entra in vigore e cambia le norme, noi diamo sei mesi di tempo per la pubblicazione della rettifica. Quindi, non comprendo le ragioni per cui questo emendamento dovrebbe essere respinto, e perciò lo mantengo.

  ENRICO COSTA, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA, Relatore. Io penso di aver compreso...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Costa. Colleghi, per favore...

  ENRICO COSTA, Relatore. Io penso di aver compreso le ragioni che hanno portato l'onorevole Zampa a presentare questo emendamento, ma non posso dare parere favorevole, proprio per lo spirito che abbiamo voluto dare alla rettifica e la valenza che abbiamo voluto dare alla rettifica stessa, quindi, una valenza forte, di atto riparatorio, che è un atto riparatorio che deve però essere contestualizzato in una sua immediatezza. Se oggi noi diciamo che atti contestati come diffamatori avvenuti un anno, due anni, tre anni fa possono essere rettificati a distanza di tutti quegli anni con la sospensione del procedimento penale che già è avviato, per giungere poi alla causa di non punibilità, chiaramente veniamo meno a quello spirito che abbiamo voluto dare alla norma.
  Quindi è chiaro che quei procedimenti penali, in base a quelle che sono le norme sulla successione delle leggi penali nel tempo, avranno delle conseguenze, ma certamente non la possibilità di attribuire la causa di non punibilità, in particolare legata alla rettifica avvenuta tre, quattro, cinque anni dopo. Questo – secondo noi – non è nello spirito che abbiamo inteso portare avanti con questa normativa.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zampa 4.03, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Cimmino, Grassi, Battaglia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  448   
   Votanti  416   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  4    
    Hanno votato no  412.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Businarolo 4.01.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Con questa proposta emendativa vogliamo portare una grande rivoluzione all'interno del nostro ordinamento giuridico. Con l'introduzione dell'articolo 96-bis al codice di procedura civile si potrà superare il rischio di intimidazione che corre chi svolge la professione Pag. 25del giornalista, allo scopo di informare, verso chi promuove una causa civile chiedendo il risarcimento danni di importi esorbitanti: atto meramente intimidatorio. Ora, in caso di condanna per diffamazione a mezzo stampa la condanna è decisa dal giudice anche se il giornalista si è sbagliato e ha rettificato. Ma non basta, i danni non patrimoniali si possono chiedere anche in sede civile, con richiesta di una condanna al risarcimento per il giornalista e per l'editore. Viceversa, chi promuove una causa civile non rischia nulla: può chiedere risarcimenti per milioni di euro e, se poi il giudice dà torto all'attore, non deve sborsare nulla.
  Con questo emendamento, quindi, proponiamo di disincentivare le azioni civili intimidatorie contro chi ha esposto fatti, divulgato notizie ritenute diffamanti. Il giudice potrà così condannare l'attore a versare al convenuto un importo proporzionale al danno richiesto. In sostanza, vogliamo scoraggiare le cause infondate e con fini ricattatori, che notoriamente sono quelle attivate dai potenti a scopo, ripeto, intimidatorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, siamo alla conclusione di questo nostro lungo lavoro. Il gruppo di SEL ha firmato due proposte emendative molto simili, una quella presentata dall'onorevole Businarolo, e l'altra presentata dall'onorevole Gelmini, che la stessa ha ritirato, ma che noi abbiamo tenuto in vita. Sono due emendamenti che hanno la stessa ratio: stiamo essenzialmente parlando di ciò che è meglio noto al pubblico come querele temerarie.
  Siamo al nucleo di questo provvedimento, al modo in cui effettivamente, nei nostri territori, si riesce a fare buono o cattivo giornalismo, si applica o non si applica la libertà di stampa, la possibilità di inchiesta, e allora, ieri ci sono stati molti colleghi che si sono spesi in «complimentazione» perché per la prima volta in Lombardia è stato sciolto un comune per mafia, il comune di Sedriano. Allora, queste proposte emendative sono dedicate alla giornalista Ester Castano, che nonostante sia stata diffidata e querelata più volte da sindaco di quel paese, del Popolo delle libertà, Alfredo Celeste, è andata avanti. Nonostante abbia ricevuto proiettili e minacce, è andata avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). Queste proposte emendative, sulle querele temerarie, sono dedicate ai buoni giornalisti, non a quelli che usufruiranno di questo provvedimento, che sono molto pochi, e molto noti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, anche io credo che rispetto alle querele temerarie, anzi nei nostri casi, bisogna dire rispetto alle querele preventive, sia giusto intervenire con queste disposizioni; e non si interviene. Io voterò a favore di questa proposta emendativa, e delle altri simili, anche se trovo che ci sia una sproporzione del 50 per cento, ma va bene lo stesso; è il principio quello che conta; tra l'altro, sarebbe anche un modo per deflazionare il carico giudiziario di alcuni tribunali e anche io sono convinto che in questo modo si rende un servizio alla libertà di stampa e alle inchieste giornalistiche serie, quelle vere, quelle che non diffamano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI, Relatore. Signor Presidente, in Commissione abbiamo a lungo riflettuto e discusso su questo tema; anche nelle audizioni il tema era stato sollevato e io credo si tratti di un problema reale. Però il tema delle liti temerarie e delle querele temerarie ha già una Pag. 26sua sistemazione normativa generale e tuttavia la proposta emendativa presentata dal gruppo 5 Stelle e quella presentata dal collega Daniele Farina colgono un punto reale, un tema reale, che è quello di trovare il modo di adottare strumenti di deterrenza, soprattutto in alcuni casi. Io penso che, per esempio, noi dobbiamo trovare il modo di tutelare, ad esempio nell'esercizio della professione giornalistica, il lavoro di chi, specialmente in certe realtà territoriali, ma non solo, soprattutto in certi ambiti tematici, si trova ad affrontare problematiche scomode, difficili, rischiose; e spesso lo strumento della querela temeraria viene usato – è stato detto – come intimidazione, come volontà di bloccare sul nascere magari inchieste, magari articoli, che invece devono essere incoraggiati e sostenuti. E tuttavia, abbiamo riflettuto, la soluzione che è stata proposta in questo ambito non è sembrata idonea, pur se l'obiettivo è un obiettivo condivisibile, perché un regime speciale automatico, in una fattispecie di questo genere, può essere discutibile.
  Io credo che ci dovranno essere – e noi ci prendiamo l'impegno – le occasioni, rapidissime, perché, anche in sede di riforma e di discussione, nell'ambito della Commissione, delle problematiche connesse al tema del risarcimento, anche un tema come questo possa trovare una soluzione. Già in un passato recente anche il nostro gruppo aveva presentato iniziative in questo senso e, pur condividendo – ripeto – lo spirito e la sostanza dell'obiettivo, lo strumento non mi pare e non ci è sembrato quello adatto. Per questo, un invito al ritiro rappresenta non una resa, una rinuncia, ma un appuntamento che tutti ci diamo per risolvere questo problema.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, io ho sentito parlare più volte questa mattina del punto di equilibrio che questa proposta di legge vuole trovare, un punto di equilibrio tra la libertà di informazione e il diritto all'onore altrui.
  A questo punto questa proposta di legge viene totalmente annacquata e tutto ciò che di buono abbiamo fatto viene completamente cestinato se noi permettiamo che ci possa essere una querela intimidatoria in cui si chiedono somme folli, senza poi poter sanzionare quella richiesta.
  Aggiungo una cosa rispetto a quello che ha detto il collega Verini: mi dice il collega che non si può introdurre una normativa speciale. Non so se ci siamo accorti che noi stamattina stiamo parlando di una norma speciale, quindi non capisco perché deve fare eccezione questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale l'onorevole Ermini. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per significare che, quando si parla di contemperare gli interessi, dobbiamo giustamente valutare quello che hanno detto i colleghi Businarolo, Daniele Farina e lo stesso Verini; però dobbiamo anche ricordarci che ci sono delle persone che subiscono delle diffamazioni, che sono dei singoli soggetti e dei singoli cittadini che poi si potrebbero trovare nella difficoltà di non poter chiedere aiuto alla giustizia per la paura di subire poi dei contraccolpi. Ma per dire che siamo comunque interessati a questa risoluzione del problema, proprio con l'onorevole Bonafede in Commissione abbiamo la discussione aperta sulle modalità di risarcimento danni e lì dentro potremo inserire anche questo argomento sul risarcimento danni, che è relativo alle querele temerarie per diffamazione, che devono avere lo stesso tipo di trattamento di quelle per sinistri stradali, eccetera.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pag. 27Businarolo 4.01, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mariastella Bianchi, Mosca, Vecchio, Benamati, Nicchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  445   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  329.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Gelmini 4.02, ritirato dalla presentatrice e fatto proprio dal gruppo di SEL attraverso l'onorevole Di Salvo, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Paolucci, Causin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  440   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no  325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 925-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 925-A).
  Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Businarolo n. 9/925-A/1.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Businarolo n. 9/925-A/1, accolto dal Governo come raccomandazione.
  È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 925-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà per cinque minuti.

  PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, molte sono le ragioni che spingono il Parlamento a mettere mano alla revisione della disciplina della materia sulla diffamazione per porre riparo ad una grave distonia di un ordinamento che, da un lato, pone il diritto all'informazione come pietra angolare del sistema democratico e, dall'altro, conserva l'anacronismo di una pena carceraria per un reato sicuramente...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Pisicchio. Colleghi, come sempre, se potete uscire in silenzio in modo che l'onorevole Pisicchio riesca a parlare, grazie.

  PINO PISICCHIO. È la sorte di chi parla per primo dopo la chiusura dei voti.
  Come dicevo, è un reato sicuramente grave, ma che, tuttavia, per come è configurato, riecheggia modalità e filosofie proprie di sistemi e culture assai lontane. Già nell'Assemblea costituente, che si trovò a legiferare anche sulla disciplina della stampa in via di legislazione ordinaria, si maneggiò con molta cura l'intervento del diritto penale in tema di manifestazione Pag. 28del pensiero a mezzo stampa, pur aderendo ad un'idea generale di finalizzazione della libertà che aveva ispirato il dibattito sull'articolo 21 della Costituzione, considerando che l'esercizio di tale libertà dovesse essere reso compatibile con le supreme norme morali al di sopra di ogni ideologia. Sto citando espressioni testuali rese da Moro settantun'anni fa nella seduta della Costituente del 18 dicembre 1946.
  Già allora era ben presente una larga consapevolezza della dinamica che presiede all'affermazione dei media nella società contemporanea. Non fu dunque solo una volontà di marcare la forte cesura con le illiberalità fasciste a ispirare l'azione dei legislatori dell'epoca, ma anche la contezza che solo una piena libertà dell'informazione avrebbe potuto consentire un parallelo sviluppo della società italiana sulla strada della democrazia moderna.
  L'eco di quel dibattito si riverbera nel dibattito odierno sul reato di diffamazione. Sono in campo diritti fondamentali del cittadino – è stato ricordato – egualmente tutelati dalla Costituzione. Da un lato, il diritto inviolabile alla propria immagine, alla propria identità, alla propria dignità, alla propria reputazione, che integrano l'idea stessa di personalità divisata dall'articolo 2 e, dall'altro, l'articolo 21, che dichiara, a titoli cubitali, il diritto di manifestazione del pensiero.
  La cronaca degli ultimi mesi ci ha consegnato un florilegio di episodi che raccontano come quell'articolo 21 possa essere minacciato da un'applicazione di norme penali che delimitano la libertà di manifestazione del pensiero con la pena carceraria. L'intervento del legislatore si era reso necessario ed urgente.
  Questo non può e non deve voler dire che la latitudine di libertà che l'esercizio della professione giornalistica comporta possa sconfinare impunemente nella visione del diritto alla reputazione del cittadino. Anzi, la dignità personale e l'integrità dell'immagine vanno tutelate con strumenti più efficaci di un interminabile procedimento che si proponga l'esito di una tardiva vendetta attraverso la galera. Più efficace, l'intervento immediato, attraverso un congruo diritto di rettifica, un equo risarcimento, una celere attivazione dei meccanismi di disciplina dell'ordine professionale dei giornalisti.
  Per questo ci eravamo proposti l'obiettivo di istituire un giurì dell'informazione composto da esponenti dell'ordine dei giornalisti e da magistrati, per evitare che la giurisdizionalizzazione dei contrasti tra giornalisti e lettori. Perché è opportuno ricordare che la professione di giornalista è esercitata avendo come riferimento codici deontologici severi, che impongono comportamenti coerenti per gli iscritti all'ordine. Si è ritenuto, invece, di circoscrivere questo intervento all'urgenza dell'abolizione del carcere.
  Molti temi restano esclusi: uno fra tutti è quello legato all'uso delle nuove tecnologie informatiche e alla responsabilità di chi, pur non esercitando la professione giornalistica, adoperando tali tecnologie, lede la reputazione altrui. Il tema del conflitto tra articolo 21 e articolo 2 della Costituzione, in questo caso, viene complicato dalla potenziale illimitatezza della propalazione della lesione, che potrebbe derivare proprio dall'uso di quel mezzo.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Pisicchio.

  PINO PISICCHIO. Concludo, signor Presidente. Si è scelto, però, di non prendere in considerazione questo tema. Resta, allora l'abolizione del carcere, che non è poco: è un gesto di civiltà giuridica e va approvato in attesa di completare il disegno di riforma.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà, per due minuti.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, io credo che ci fossero tantissimi problemi urgenti che riguardano l'universo della giustizia da affrontare, dal carcere ai tribunali, ma vedo che la politica, invece, trova il tempo per dedicarsi molto a quelle Pag. 29che, sostanzialmente, sono le ragioni di chi già ha voce, di chi già è in grado di farsi sentire, e come di farsi sentire.
  La questione per quanto mi riguarda è molto semplice: io non credo che diffamare sia informare e credo che la mia battaglia, per quanto in solitudine, sia una battaglia giusta, perché è fatta negli interessi di quei giornalisti per bene, che domani saranno...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, abbassate un po’ il tono della voce, grazie.

  FRANCO BRUNO. Dicevo che questa è una battaglia che io faccio in nome e per conto di quei giornalisti perbene, che domani saranno meno tutelati rispetto ai propri editori, deresponsabilizzati per il fatto che si retrocede questo reato e che saranno totalmente irresponsabili rispetto a questo tipo di delitti. Io credo che la diffamazione sia un delitto grave, perché lede nell'onore non solo le singole persone, ma le proprie famiglie, i propri congiunti, il proprio ambiente sociale, la propria appartenenza, la propria identità.
  Per quanto mi riguarda, si sta retrocedendo in questo momento sul piano del diritto e sul piano della civiltà, perché il carcere andava abolito, ma chi ha voluto retrocedere di troppo questo reato, rendendolo quasi pari a due multe per eccesso di velocità sull'autostrada, credo che non abbia fatto bene i conti. Secondo me, l'informazione nel nostro Paese diventa quest'oggi più debole con questa norma e non più forte come noi avremmo bisogno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà. Colleghi, faccio sempre la preghiera di abbassare un pochino il tono della voce per favore o, altrimenti, di uscire, grazie.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, una brevissima premessa per sottolineare quanto già detto dal collega Pisicchio. Questa riforma doveva essere fatta da tempo, da tanto tempo, purtroppo, però, la tempestività non è una caratteristica che segna i lavori del nostro Parlamento: è un ritardo grave. È, comunque, una riforma importante, estremamente importante, perché si propone di garantire effettività a diritti di rilevanza costituzionale di due parti in conflitto: chi dà la notizia e chi è vittima della notizia data, entrambe, però, titolari di diritti costituzionali. Infatti, da un lato, si tratta di garantire il diritto di libertà di espressione e di critica e, dall'altro, di tutelare l'onore, la dignità della persona offesa da notizie non vere o da giudizi diffamatori. Una composizione è sicuramente difficile.
  Questo provvedimento tende a contemperare queste due giuste esigenze, eliminando il rischio del carcere per i giornalisti.
  Guardate, un giornalista in carcere non è segno di civiltà di un Paese, però, bisogna prevedere – ed è prevista – una pena pecuniaria di una certa consistenza che ha l'obiettivo prima di disincentivare e poi di punire comportamenti gravemente scorretti quando si danno certe notizie veramente diffamatorie. La pena pecuniaria si accompagna alla pena accessoria dell'interdizione temporanea dall'esercizio della professione per un massimo di sei mesi.
  La riforma contiene un altro punto qualificante, la disposizione che conferisce all'adempimento o alla richiesta di rettifica da parte della persona diffamata la natura di causa di esclusione della punibilità, anche se questa rettifica è uno strumento che rimane a tutela della parte offesa, alla quale è lasciata la libera scelta di utilizzarla o meno.
  Per questi punti qualificanti, noi Socialisti voteremo a favore di questo provvedimento, ma voglio «spendere» una sorta di rammarico per due emendamenti non accolti, ma che sicuramente avrebbero migliorato il testo. Mi riferisco all'emendamento presentato da Zampa: i sei mesi previsti da questo emendamento avrebbero davvero migliorato questo testo; e poi ad un altro emendamento, l'emendamento Pisicchio, che, se accolto, prevedendo l'istituzione Pag. 30del giurì per la correttezza dell'informazione, avrebbe davvero costituito un salto di qualità. Peccato.
  Comunque voteremo a favore di questo provvedimento, perché è un passo avanti rispetto alla disciplina rigida che è ora in vigore.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni, i professori e i docenti dell'Istituto comprensivo D'Auria-Nosengo di Arzano, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Colleghi, gentilmente, dovremmo lasciare libero il banco del Governo. Onorevole Raciti, possiamo lasciare libero il banco del Governo ? Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, cos'hanno in comune Ruanda, Iran, Vietnam, Burundi, Corea del Nord, Turkmenistan, Sudan, Laos, Siria e Italia ? Il carcere per i giornalisti. Io continuo, tanto non è importante che il Governo ci sia o non ci sia, a quanto pare non fa differenza. Malgrado i nostri sforzi ad oggi non siamo ancora riusciti a togliere questo abominio, ovvero il carcere per i giornalisti. Dottrina e giurisprudenza nel nostro Paese ancora oggi contemplano non solo il reato di opinione, ma anche pene detentive per coloro che commettono reati di opinione.
  In questa fase della discussione, che ha portato a votare un provvedimento fortemente innovativo per cui la Lega Nord ha lavorato e in cui la Lega Nord ha creduto, vorrei portare la testimonianza di uno di quei giornalisti che sanno fare giornalismo, ovvero Francesco Gangemi, che, a 79 anni, malato, è stato incarcerato. È stato incarcerato poco più di due settimane fa, direttore di un piccolo periodico a Reggio Calabria, assolto più volte per il reato che qui oggi abbiamo dibattuto e approfondito, ovvero per il reato di diffamazione, ma è stato condannato per una falsa testimonianza, ovvero per non aver rivelato le sue fonti nel caso di alcuni articoli riferiti alla tangentopoli di Reggio Calabria, ovvero, il caso del 1992 in cui parecchi esponenti della giunta Licandro ricevettero delle tangenti per gli addobbi floreali della città.
  Questo è un caso in cui la nostra dottrina, la nostra giurisprudenza, si sono dimostrate assolutamente inadeguate e profondamente ingiuste, perché stiamo parlando di un giornalista che già nel 2004 fu costretto a tre settimane di carcere, a un anno di domiciliari per poi essere assolto con formula piena. Stiamo parlando, quindi, di chi fa il suo lavoro, rispettando etica e deontologia e in tutta risposta ha da parte dello Stato la galera; di tutta risposta ha delle pene detentive. Noi sappiamo che la Corte europea – qui è stato detto più volte – ha ritenuto sproporzionata la detenzione nel caso in cui ci sia la diffamazione, e su questo noi siamo assolutamente coerenti e con questa linea di azione noi abbiamo proposto i nostri emendamenti. Attenzione, però, c’è anche l'aspetto non solo del diritto, ma anche del dovere, della responsabilità del giornalista e della tutela della onorabilità dell'offeso. In tutto questo, vorrei sottolineare un aspetto che in quest'Aula purtroppo non è stato approfondito e che noi della Lega Nord troviamo fondamentale, ovvero quello della libertà di espressione che non è solo riferita e non deve solo essere riferita ai giornalisti. Certo, stiamo parlando di una legge in un ambito particolare, che deve essere evidentemente tutelato e lo è anche costituzionalmente, ma stiamo parlando del diritto alla libera espressione di tutti i cittadini di questo Paese. Infatti, noi siamo ancora il Paese che ha nel suo codice penale alcune norme del codice Rocco. Noi siamo il Paese che ha ancora la legge Mancino. Noi siamo il Paese in cui ancora oggi è possibile essere condannati per ciò che si pensa e per ciò che si esprime. Ora, non c’è bisogno di andare molto distanti da quest'Aula, anzi, è sufficiente restare all'interno di quest'Aula, quando in alcuni casi questa tentazione di omologazione, questa voglia di inculcare, di indottrinare, comunque di imporre un pensiero unico emerge. Emerge quando non si può addirittura – nei nostri regolamenti è ben scritto – Pag. 31criticare il Presidente della Repubblica, quando non si può criticare espressamente – e questo è ancora nel codice di procedura penale all'articolo 267 – l'azione economica del Paese, perché è «disfattismo economico». È evidente questo ulteriore retaggio del codice Rocco. Allora qui c’è un andamento che è schizofrenico, c’è un andamento che non tiene presente una normativa che è ormai vecchia, anzi vetusta, superata abbondantemente ormai da tempo e su cui noi dobbiamo intervenire. Quindi, voglio cogliere l'occasione di questo provvedimento che ha visto l'Aula unita, determinata nel togliere questo retaggio del passato, e ricordo all'Aula che sono altri ben peggiori i retaggi che dobbiamo ancora cancellare per poter realmente a pieno titolo considerarci un Paese civile, democratico, in cui la libera espressione è possibile, la libera espressione è un diritto, come oggi purtroppo non è per molti cittadini, non solo per i giornalisti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, questo è un provvedimento su cui abbiamo lungamente lavorato e che da lungo tempo era atteso, da varie legislature direi. Venivano ricordati i Paesi dove i giornalisti finiscono in carcere, noi purtroppo siamo ancora uno di quelli. Questo è un provvedimento che ha questo grande merito certamente.
  Abbiamo dovuto ancorare l'ambito di applicazione di questa norma all'articolo 5 di una antica legge, quella del 1948, e questo testimonia il ritardo straordinario con cui questo Parlamento interviene su una materia che è straordinariamente cambiata. Lo stesso testo da cui siamo partiti è un testo che ha quasi vent'anni di milizia parlamentare. In vent'anni sono successe tantissime cose: l'irruzione della Rete, con quello che ha significato dal punto di vista della nozione stessa di «organi di informazione» e di «stampa in senso lato» ne è una testimonianza diretta.
  Noi abbiamo provato a migliorare questo provvedimento e in sede di dibattito generale abbiamo auspicato che su alcuni punti ciò avvenisse, e devo dire che purtroppo su alcuni di questi punti fondamentali non si è realizzato questo auspicio. Noi sappiamo che è difficile in questi casi generali e questo in particolare, tenere assieme gli interessi della libertà di espressione e di stampa, appunto, e il diritto però alla privacy e in generale all'onorabilità.
  A troppe campagne giornalistiche, diffamatorie, orchestrate, abbiamo assistito per non rendercene conto; però, proprio quel mutamento della struttura della comunicazione e dell'informazione e anche e di coloro che vi operano, quel mutamento ci è sostanzialmente sfuggito. Siamo arrivati in ritardo, c’è un vuoto direi culturale di questo Parlamento su questa materia, che si è evidenziato nel lavoro di Commissione con grande chiarezza.
  Però, attenzione, è un vuoto culturale dei parlamentari o comunque una tenuità, diciamo, culturale dei parlamentari ma è anche una tenuità del Paese, perché in questo c’è lo specchio di un Paese che è ancora molto indietro, che è ancora affetto da un grande digital divide, che accede alla banda larga con grande difficoltà e a macchia di leopardo. Sono, diciamo, fenomeni complessi, di mutamento della realtà e quindi diciamo anche dell'infosfera che hanno un tempo per essere colmati.
  Avevamo un'occasione per accorciare questo tempo, ci siamo riusciti parzialmente.
  Abbiamo voluto segnalare con grande, diciamo, vigore il fatto che oggi non siamo soltanto di fronte al deterrente straordinario per quella libertà di informazione che è rappresentato dal carcere, ma che a fianco ve ne sono altri molto più diffusi e paurosi per chi si accinge o chi svolge la professione giornalistica o dell'informazione in generale. Pag. 32
  È per questo che abbiamo tentato di mantenere quel tetto al danno non patrimoniale che in sede di testo originario c'era e che poi la Commissione ha espunto, perché quello è uno dei terrifici moniti che costella il cammino del buon giornalista, che fa più paura della galera, che è il freno più grande.
  Abbiamo provato ad agire per quella che viene definita «querela temeraria», altro grande strumento deterrente, perché dentro quella querela temeraria c’è in realtà una sottofamiglia pericolosa, diffusa, che è la vera e propria querela intimidatoria.
  Ricordavamo a questo proposito Ester Castano, dedicavamo quel nostro emendamento, quel nostro tentativo a colei, giornalista, che per prima ha sollevato la vicenda del comune di Sedriano, e che è stata diffidata e querelata dal sindaco di quel comune che poi è stato, nelle scorse giornate, nelle scorse ore, sciolto. Bene, quello è solo un esempio, ce ne sono migliaia.
  E allora, preannunzio che, in virtù anche solo di queste cose che dicevo, di queste assenze che vi sono, il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, suo malgrado, con sentimenti vari e negativi, con una volontà diversa e una condizione reale che ci troviamo, il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà voterà contro questo provvedimento e dedica questo voto contrario a Ester Castano e alle migliaia di tanti altri, agli articoli che per fortuna continuiamo a vedere, ma anche a quelli – temo tantissimi, temo troppi – che in virtù delle lacune che questa legge contiene, non vedremo e non abbiamo visto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, andiamo anche noi di Scelta Civica a rappresentare la nostra posizione. Onorevoli colleghi, l'urgenza di apportare alcune modifiche ad una legge che risale ormai al 1948 – presistoria –, quella recante «Disposizioni sulla stampa», è dettata dalla necessità di sviluppare un utile bilanciamento di diritti costituzionali, per alcuni versi confliggenti, quali le libertà di espressione, di critica e di cronaca con l'inviolabile diritto del cittadino alla reputazione.
  Il testo oggi all'esame dell'Aula pone finalmente il nostro ordinamento in linea con gli standard europei e con quanto da tempo affermato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, prevedendo, da un lato, l'eliminazione della pena detentiva per i reati d'opinione (il carcere per chi commette reati d'opinione) e, dall'altro, il rafforzamento di misure riparatorie, quali la pubblicazione della rettifica e della sentenza di condanna; modifiche, queste, oggi più che mai necessarie, se si considerano le numerose condanne alla reclusione che hanno colpito giornalisti e direttori, anche di testate nazionali, negli ultimi anni.
  Al riguardo, nel corso delle audizioni in Commissione giustizia, abbiamo avuto modo di ascoltare l'esperienza diretta di molti grandi nomi del giornalismo italiano e l'intervento di soggetti che mi hanno particolarmente colpito dal punto di vista della loro storia. Sicuramente quella più nota, perché riguarda il direttore di un settimanale, Panorama, è quella di Giorgio Mulé, che, nel mese di luglio, ha subito due condanne per omesso controllo, per un totale di 16 mesi di reclusione senza condizionale. In quell'occasione, il direttore ha affermato di avere 100 giorni per impugnare le sentenze di primo grado, ma di non volerlo fare, confidando nel senso di responsabilità di questo Parlamento, proprio quel Parlamento che, con diversa composizione, nella scorsa legislatura, di fronte ad un caso analogo che ha coinvolto un altro direttore, non ha avuto l'energia e la determinazione di approvare una norma di civiltà quale l'abolizione del carcere per i reati di opinione.
  Questa volta non possiamo sottrarci, cari colleghi: i lavori in Commissione, sul punto, sono stati rapidi e all'insegna della massima condivisione. Si è raggiunta, infatti, da subito una piena convergenza e, pur affermando la necessità di ridefinire il Pag. 33concetto di stampa, il sistema sanzionatorio e la responsabilità del direttore con posizioni e sensibilità differenti, si è approvato con un'ampia maggioranza il testo all'esame dell'Aula.
  In particolare, per quanto concerne la responsabilità del direttore o del vicedirettore, è stato confermato un loro obbligo di controllo su quanto pubblicato, anche perché, al pari di qualsivoglia posizione apicale all'interno di un'impresa, tale norma individua una posizione di garanzia per il fatto illecito commesso a danno di un comune cittadino. Ciò consente di distinguere il diritto ad informare dall'ingiustificabile pretesa di scrivere tutto ciò che il giornalista vuole, talvolta in accordo con lo stesso direttore e con la linea editoriale, senza alcuna assunzione di responsabilità rispetto alle notizie pubblicate.
  Sul punto, peraltro, è stato molto interessante l'intervento in audizione del direttore dell'AGI, il quale ci ha raccontato come da due anni l'agenzia di stampa che dirige ha adottato innumerevoli misure a tutela del sistema di qualità, che certifica, mediante appositi controlli a diversi livelli, che una certa notizia è vera o falsa, e questo ha consentito una notevole riduzione delle denunce penali subite.
  Nel corso dei lavori in Commissione e, soprattutto, alla luce delle audizioni svolte, mi sono, però, ancor più convinto dell'idea iniziale contenuta nella proposta di legge a mia firma.
  In una realtà fortemente condizionata dai social network e dal web è necessario estendere l'ambito di applicazione della nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa anche alle edizioni telematiche di quotidiani e periodici in quanto sono proprio questi, oggi, i veicoli di informazione più diffusi e seguiti. Grazie a questa Rete molti dei colleghi oggi presenti hanno avuto strumenti veramente importanti per raggiungere questo ambito posto. Questa riforma deve tenere conto del fatto che l'informazione è profondamente cambiata, che sono cambiati i mezzi, la velocità, il modo in cui si diffondono le notizie, le piattaforme su cui sono distribuite. Non possiamo riproporre un sistema normativo, quello del 1947, tarato solo sui mezzi di informazione tradizionali e non regolamentare per nulla illeciti compiuti attraverso altri strumenti di diffusione. Occorre una normativa che vada oltre le «disposizioni sulla stampa» e si adatti alla nuova informazione, al mondo del web, ai siti internet che non c'erano e che oggi fanno parte del nostro quotidiano, a un modo di fare radio e televisione che oggi esiste e che ieri non era neppure immaginabile. Il testo oggi in esame contiene norme di buon senso che consentono una più efficace riabilitazione della parte lesa agli occhi dell'opinione pubblica e tali misure dovrebbero, a mio avviso, estendersi a tutti, proprio tutti, i siti web che svolgono attività divulgativa, ponendo queste fonti sullo stesso piano dei più tradizionali mezzi di informazione. In sede di discussione, prima in Commissione giustizia e poi in Aula, si è, però, preferito optare per una applicazione della norma ai soli siti Internet aventi natura editoriale, escludendo quindi buona parte dell'informazione on line e i blog che oggi rivestono – ripeto – un ruolo fondamentale nella circolazione delle notizie. In particolare, nell'articolato, si propone l'obbligo per il direttore o, comunque, per il responsabile del giornale di pubblicare gratuitamente, nelle successive quarantotto ore, nel quotidiano o nel periodico, o nelle agenzie di stampa o ancora nel prodotto editoriale on line, le dichiarazioni e le rettifiche dei soggetti che si ritengano danneggiati da notizie o immagini diffamatorie e, nell'ottica di garantire un effettivo esercizio della rettifica al riparo da omissioni e manipolazioni, è stato previsto il divieto di inserire commenti, che, troppo spesso, vengono utilizzati per sminuire, ridicolizzare, o semplicemente «disinnescare» questo importante strumento riparatorio. Chiunque abbia frequentazione e conoscenza delle dinamiche di lettura on line sa che, attraverso i siti di ricerca, la notizia compare per prima e la rettifica va in fondo. Abbiamo chiesto con forza che la rettifica non andasse persa nel mondo globale e nella prateria di Internet, ma abbiamo Pag. 34richiesto che la richiesta di rettifica venisse immediatamente collocata esattamente e che andasse sempre in giro nei motori di ricerca unitamente alla notizia diffamatoria. A ciò si aggiunga che le pagine Internet vengono lette prevalentemente nella parte iniziale, anche perché la schermata può avere una estensione di svariate pagine. Ne consegue che la mancata specificazione del punto esatto in cui la rettifica deve essere inserita poteva rischiare di lasciare ampia discrezionalità sulla sua collocazione, con un ulteriore danno per chi ne ha chiesto la pubblicazione. Ma grazie ad una discussione abbastanza articolata comunque è passato il nostro emendamento, che voleva appunto che venisse specificato il luogo dove la rettifica doveva andare a collocarsi. Questo è proprio l'inizio dell'articolo, in modo tale che la notizia diffamatoria continuasse a girare sempre insieme alla rettifica.
  Si prevede, quindi, nel testo in esame che la rettifica avvenga con lo stesso rilievo e la stessa collocazione della notizia diffamatoria, in modo riconoscibile e, per quanto attiene i siti Internet di natura editoriale, che essa venga riportata in testa di pagina, prima dell'articolo che ne forma oggetto e utilizzando la medesima URL (Uniform Resource Locator), ossia quella sequenza di caratteri che identifica in modo univoco l'indirizzo di una risorsa sul web. Questo rinnovato ruolo della rettifica e la sua valorizzazione rappresentano un importante risultato in termini di riparazione del danno: se da una parte, infatti, viene eliminata la pena della reclusione, dall'altra, serve una regola che dia davvero piena funzione all'istituto della rettifica, tenendo peraltro presente che, in particolare sui mezzi di informazione di nuova generazione, tale strumento potrebbe arrivare in tempi molto rapidi a ristabilire la verità, riducendo sensibilmente il danno per la parte lesa.
  Ovviamente, la scelta legislativa di applicare la legge sulla diffamazione a mezzo stampa anche ai mezzi di informazione di ultima generazione richiede un bilanciamento delle sanzioni pecuniarie, tenendo presente, nella commisurazione della pena, l'effettiva capacità lesiva della notizia diffamatoria, la sua diffusione, la tempestiva riparazione del danno ed, eventualmente, la capacità economica del sito o della testata giornalistica, ma certamente non ignorando il potenziale diffamatorio di questa condotta.
  Possiamo concludere che la capacità lesiva di una falsa informazione non può essere esclusa solo perché pubblicata sul web, anzi, proprio in virtù della facilità di accesso e di utilizzo dei siti Internet, il reato di diffamazione assume oggi un rilievo ancora più invasivo nella sfera dei diritti personali dell'individuo. Quindi, per ora, Presidente, l'approvazione del testo in esame riteniamo davvero, noi di Scelta Civica, che sia un passo importante, perché introduce finalmente nel nostro ordinamento alcune misure indispensabili per un'informazione più libera e, al contempo, più responsabile. Annuncio, quindi, a nome del gruppo di Scelta Civica, che il nostro voto sarà favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Onorevole Dambruoso, ha parlato dieci minuti precisi. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luca d'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con l'approvazione di questa legge tagliamo un traguardo importante sulla strada della libertà di stampa e di espressione. Da oggi in poi i giornalisti impegnati nello svolgimento del loro lavoro, spesso ostacolato da tentativi di intimidazione di varia natura, non rischieranno più il carcere.
  È noto come la necessità di porre quanto prima mano all'attuale legge sulla diffamazione a mezzo stampa nasca in particolare da recenti vicende che hanno portato alcuni giornalisti alle soglie della prigione. La più eclatante di queste ha avuto per protagonista e vittima Alessandro Sallusti, che, in quanto direttore responsabile Pag. 35de il Giornale, si è fatto carico di un articolo il cui autore era coperto da pseudonimo. Il tribunale di Milano, dopo avere sanzionato Sallusti in primo grado con una semplice multa, in appello ha deciso per la reclusione a 14 mesi, senza sospensione della pena, confermata in Cassazione lo scorso ottobre. Dinanzi all'enormità della sentenza, si è aperto un dibattito molto acceso, nel corso del quale tutti hanno convenuto sull'esigenza di modificare le pene in caso di diffamazione a mezzo stampa, prevedendo, appunto, l'esclusione del carcere. Come sempre accade nei casi di interventi legislativi in situazioni emergenziali, il tentativo di riforma è stato affossato in corso d'opera. Sallusti è stato così posto agli arresti domiciliari. Il Capo dello Stato ha concesso, anche su sollecitazione di molti parlamentari iscritti ad ogni schieramento politico, tra cui il sottoscritto come primo firmatario, la commutazione della pena, trasformando la condanna al carcere in una multa.
  Altro fatto di rilievo ha riguardato tre giornalisti di Panorama. Al direttore Giorgio Mulè sono stati inflitti otto mesi di reclusione, senza condizionale, dal GUP di Milano, che invece ha condannato l'inviato Andrea Marcenaro e il collaboratore Riccardo Arena ad un anno di carcere. Anche in questo caso, come nel precedente, a sentirsi diffamato è stato un magistrato, il procuratore di Palermo, il quale, in sede di testimonianza, ha peraltro confermato l'assunto del servizio incriminato, dove si raccontava il torbido clima di scontri del Palazzo di giustizia siciliano. La vicenda processuale è ferma al primo grado. Nel frattempo, però, Mulè è stato condannato a un'altra pena di otto mesi, sempre senza condizionale.
  Potremmo continuare ancora a lungo, elencando il caso remoto, ma non meno clamoroso, di Giovannino Guareschi, oppure quello di Lino Jannuzzi, un galantuomo e un grande giornalista che ha rischiato di finire in carcere per un cumulo di varie condanne minori e che è stato anch'egli graziato dal Presidente della Repubblica.
  Da oggi, ci auguriamo, vicende come queste non avranno più luogo, come non assisteremo al balletto di prese di posizione, un po’ ambigue, di quanti difendono determinati giornalisti di ben note aree politiche dall'attacco alla libertà del stampa, salvo poi chiudere gli occhi negli altri casi oppure passare addirittura al contrattacco, parlando di «macchine del fango». Questo, grazie al provvedimento oggi in via di approvazione, non accadrà più. Una legge che, è bene ricordarlo, ci viene chiesta dall'Europa. Sia l'OSCE sia il Consiglio d'Europa, infatti, sono intervenuti severamente per spingere l'Italia a eliminare il carcere per i giornalisti. In una lettera al Ministro Emma Bonino, la rappresentante dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, Dunja Mijatovic, ha affermato che, in una moderna democrazia, nessuno dovrebbe essere imprigionato per quello che scrive, aggiungendo che la Corte di Strasburgo ha più volte sottolineato che la reclusione per il reato di diffamazione è sproporzionata e dannosa per una società democratica. I tribunali civili sono del tutto in grado di rendere giustizia alle rimostranze di coloro i quali si ritengono danneggiati nella propria reputazione.
  L'assunto che ci muove parte dal rispetto della libertà di opinione e della reputazione personale: ciò deriva da una concezione della vita comune che vede al primo posto la libertà di coscienza e la sua tutela da qualsiasi forma di intimidazione e censura da parte dei poteri comunque si configurino contro questo principio. Ovviamente, il valore essenziale della libertà di coscienza, che si attua socialmente come libertà di espressione, ha il suo limite nel bene della reputazione dell'altro. I due valori, delicati e preziosi, vanno posati entrambi sulla bilancia della giustizia ed entrambi abbiamo valutato nell'approvazione di questo provvedimento. Garantire effettività a diritti di rilevanza costituzionale non è quindi sempre facile, in particolare in questo caso, perché dare una risposta adeguata alla legittima richiesta di non interferire con la libertà di espressione e con il diritto di cronaca, Pag. 36significa, allo stesso tempo, contemperare questa esigenza con quella, sicuramente non meno rilevante, di assicurare sempre e comunque un'effettiva tutela dell'onore delle persone offese dalla notizia e dal giudizio diffamatorio.
  Noi oggi cerchiamo di dare una risposta alla questione; il legislatore prende una posizione, e lo fa convintamente. Il testo che stiamo per approvare elimina il carcere per i giornalisti, ma prevede multe graduate a seconda della gravità del reato. Abbiamo cercato di predisporre tutti gli strumenti necessari diretti a ristabilire la verità in maniera efficace ed adeguata, attraverso, ad esempio, una nuova disciplina dell'istituto della rettifica: una rettifica proporzionata e tempestiva diventa condizione di non punibilità, anche se sarà il magistrato a stabilire se sia davvero completa e adeguata. L'obiettivo non era facile. Anche perché, fuor di ipocrisia, stiamo qui discutendo di una legge necessaria e doverosa, ma che rappresenta una via obbligata anche a causa di una certa corsia preferenziale che determinate categorie hanno garantita nel campo delle querele per diffamazione. Come sostenuto in più di una audizione, infatti, migliaia sono i processi per diffamazione, pochissimi sono quelli che si concludono con una condanna, mentre tanti, davvero troppi, finiscono per prescriversi. Quando il querelante è un magistrato, cioè un collega di chi giudica, invece, il processo non solo gode di una corsia preferenziale, ma si conclude molto spesso con condanne esemplari sia in sede penale – il carcere, appunto – sia in sede civile, con cifre fuori mercato. Malgrado queste distorsioni, che hanno reso necessaria questa legge, in un Paese che vuole dirsi effettivamente democratico e civile, una prima riforma della legge sulla diffamazione a mezzo stampa in tal senso rappresentava un passo assolutamente necessario. Per questo, il Popolo della Libertà voterà convintamente a favore del provvedimento, che arriva finanche troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». Così inizia l'articolo 21 della nostra Costituzione, che tutela la libertà di manifestazione del pensiero. Nei commi seguenti viene sancito il diritto alla libertà, il dovere di non pubblicare fatti contrari al cosiddetto buon costume, e i limiti che possono essere imposti per legge dall'autorità giudiziaria nei casi di delitti a mezzo stampa. Anche la Corte costituzionale, con sentenza del 15 giugno 1972 n. 105, stabiliva che esiste un interesse generale all'informazione indirettamente protetto dall'articolo 21 della nostra Costituzione, e questo interesse implica, in un regime di libera democrazia, pluralità di fonti di informazioni, libero accesso alle medesime, assenza di ingiustificati ostacoli legali, anche temporanei, alla circolazione delle notizie e delle idee. Ciò che manca, in maniera palese, sarebbe il diritto dei cittadini ad essere informati, anzi, ad essere correttamente informati. L'informazione è da sempre un bene fondamentale, ma la rivoluzione tecnologica ne ha potenziato la funzione fino al punto di trasformarla, soprattutto nella società più industrializzata, in un bene che potremmo addirittura definire vitale. Come detto anche in sede di discussione generale, l'informazione è una precondizione per la democrazia in una società post moderna come la nostra, in cui i tempi di decisione sono diventati brevissimi e l'opinione pubblica si forma prevalentemente attraverso il rapido consumo di notiziari, che spesso però tendono ad occuparsi più di gossip che dei problemi della società, di cui i cittadini dovrebbe essere prontamente messi a conoscenza. Non è un segreto che l'informazione sia al centro di fortissimi interessi e la nostra nazione ne è uno straordinario esempio. L'azionariato dei principali quotidiani Pag. 37è controllato quasi esclusivamente da banche, assicurazioni, industrie, imprenditori con interessi diversi.
  Non è raro il caso di azionisti di questa natura, anche collegati tra loro da partecipazioni incrociate. La raccolta pubblicitaria è concentrata in pochissime mani, mentre il mercato televisivo – nemmeno a parlarne – è spartito tra il gruppo Mediaset, controllato dalla famiglia del signor Berlusconi, una Rai lottizzatta dai partiti, il gruppo multinazionale Sky di Murdoch e il gruppo Telecom di La 7, finito nelle stesse mani di banche, assicurazioni e industrie che controllano un pezzo decisivo del mercato della carta stampata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Se vi è un patto sociale tra il cittadino e le istituzioni, che porta alla nascita di rappresentanti, di un esecutivo e di un organo di controllo, questo patto o rapporto può essere inquinato dal contenuto di informazione che veicola e traduce gli avvenimenti. Per fortuna, ci sono anche mezzi bidirezionali e partecipati per informarsi. Siamo in un mondo nuovo, un mondo dove l'informazione si autoproduce, si autoalimenta grazie ai commenti dei lettori, viene approfondita, rimbalzata tramite i social network, ed esposta al contributo pubblico e da esso viene plasmata e riformata: un'informazione in costante movimento e che può essere effettuata anche dai cittadini che possono contribuire alla formazione di un'opinione pubblica diversa dal mainstream dei media tradizionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  L'Unione europea ha dedicato molto spazio al tema dell'informazione, che spesso è accompagnato in Italia dall'abolizione delle pena carceraria per reato di diffamazione, norme sulle intercettazioni, quelle sul conflitto di interesse, riforma dell'editoria, riforma della Rai, nomine Rai, lo stallo nel contratto dei giornalisti, così come la riforma dell'accesso alla professione giornalistica e l'esigenza, caldeggiata ad esempio dal MoVimento 5 Stelle, di abolire tale ordine. Tutti questi passaggi sono importanti, ma non esauriscono il problema dell'informazione nella società, che ha basi relative all'educazione culturale e democratica.
  Mi spiego meglio. Parlando di questa proposta di legge in discussione e votazione e di tutte le implicazioni della diffamazione a mezzo stampa, con addetti ai lavori o con semplici cittadini, è emersa sempre la giusta e sacrosanta constatazione: un articolo diffamatorio palesemente falso, può rovinare la vita di una persona, ed è vero, in effetti, se non si fa parte di una cerchia ristretta del potere politico. Probabilmente, però, tale pericolo e tale affermazione non sarebbero valide in un Paese dove i giornalisti e i giornali praticano un'informazione libera, non veicolata da finanziamenti pubblici e dove gli stessi non sono ricattati dai potenti di turno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Insomma, per dirla in poche parole, in un Paese dove la democrazia funziona, dove i politici non hanno privilegi esagerati nei confronti dei cittadini e tutti, tutti, hanno accesso e pari dignità all'informazione, in tale nazione regole coercitive e ferree per reati d'opinione, non dovrebbero esistere e non sarebbero del tutto necessarie. E se anche mettiamo queste regole e noi non diamo per primi l'esempio, a che gioco stiamo giocando ?
  Entriamo ora nel merito di questa proposta di legge che ci accingiamo a votare. Le varie proposte abbinate mirano ad una decarcerizzazione, più che una depenalizzazione della diffamazione, poiché eliminare il reato dal codice penale richiede uno studio più attento e preciso oltre che un Paese più democratico e libero. Per quanto auspicabile sia questa eventualità – come ribadito anche da altri miei colleghi – credo che l'Italia non sia ancora pronta per questo passo. Questo perché depenalizzare la diffamazione significherebbe allinearsi a tanti altri Paesi occidentali che legano i reati d'opinione alla categoria dei diritti della persona e non, com’è adesso in Italia, alla categoria della difesa dell'onore.
  Per assurdo, in Italia in questo momento è più probabile che si sia maggiormente Pag. 38tutelati in un processo penale rispetto ad un procedimento civile. Questo perché c’è un magistrato che valuta in via preliminare se procedere con il processo o meno. In un processo civile, invece, c’è la possibilità di trascinare in giudizio chiunque, anche senza motivazione, perché chi ti porta in tribunale non pagherà altro che le spese legali. Quindi, se chi cita in giudizio è un uomo potente che vuole intimidire, non mette in atto nessuna riflessione sulle conseguenze che può avere per il giornalista essere citato in tribunale.
  Nel programma elettorale del MoVimento 5 Stelle, con il quale ci siamo presentati ai cittadini, uno dei punti fondamentali è il riconoscimento al querelato di risarcimento in caso di non luogo a procedere. Ed è stata questa la vera novità rivoluzionaria che il MoVimento 5 Stelle proponeva: stabilire delle sanzioni economiche nei confronti di chi propone querele infondate o avvio di liti temerarie. Ciò che noi proponevamo era novellare il codice di procedura civile, integrando la recente disciplina delle liti temerarie, mediante l'aggiunta dell'articolo 96-bis, come da proposta di legge a nostra firma, al fine di scoraggiare le cause infondate e con fini ricattatori che, notoriamente, sono quelle attivate dai potenti a scopo intimidatorio. Bene, a noi, questa proposta di legge così come è stata votata oggi non ci soddisfa affatto.
  Presidente, noi crediamo che si può e si deve fare di più. Nelle audizioni in Commissione e nei dibattiti sui siti Internet che si dedicano all'informazione emerge chiaramente la volontà di mettere un freno alla pratica delle liti temerarie. Spesso in Italia si è perso il diritto alla cronaca, indispensabile ai cittadini, agli elettori per potersi fare un'opinione di chi gestisce la cosa pubblica. Inserire, approvare tale emendamento avrebbe garantito e limitato il numero enorme di intimidazioni attuate con l'abuso degli strumenti legali e messo fine, finalmente, ad un vero e proprio uso di censura tramite gli strumenti temerari. Non possiamo però reputare completo questo testo per l'assenza di un commento alla rettifica. Questo argomento è legato indissolubilmente anche alla lite temeraria proprio perché chiunque si senta danneggiato da una notizia può citare in giudizio un giornalista per diffamazione o per danni. Ad ogni modo, lo stesso giornalista non può inserire un breve commento per la richiesta di una rettifica che, magari, esula dall'articolo. Altro elemento problematico nel testo approvato dalla Commissione è relativo ai commenti sulle testate giornalistiche online, infatti il testo prevede che la disciplina sulla diffamazione potrebbe essere anche applicata ai commenti dei lettori, ai post dei blog. Per fortuna questo pericolo è stato scampato grazie all'emendamento del MoVimento 5 Stelle votato oggi in aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  MIRELLA LIUZZI. No, non ho finito, Presidente.

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, comunque manca un minuto e mezzo.

  MIRELLA LIUZZI. Sì, ce la faccio. In definitiva, il nostro voto sarà contrario a questa proposta di legge. L'aver eliminato la pena del carcere è certamente un ottimo spot, ma ciò che veniva richiesto a gran voce dai giornalisti, dagli editori, dai cittadini, da tutti quelli che abbiamo audito in Commissione giustizia era la necessità di porre un freno alle liti temerarie, e voi non lo avete fatto. Questo avrebbe finalmente aperto la strada ad un ulteriore interveto legislativo per depenalizzare finalmente il reato di diffamazione, così come richiesto anche da Dunja Mijatovic, rappresentante per la libertà dei media dell'OSCE. Il nostro auspicio è che al Senato questo provvedimento di legge non venga ulteriormente stravolto e ci prendiamo l'impegno, messo anche agli atti, sia dai relatori sia dal Governo, di porre finalmente un limite a quello che oggi in Italia è un vero problema, relativo alle liti temerarie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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  PRESIDENTE. La ringrazio e mi scusi se non avevo capito che non aveva finito il suo intervento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, la deputata Giuliani. Ne ha facoltà.

  FABRIZIA GIULIANI. Signor Presidente, colleghi, come anche altri prima di me hanno detto, la proposta di legge in esame è un argomento già toccato nella scorsa legislatura attraverso alcuni progetti di legge esaminati al Senato che poi si sono arenati in plenaria ed, effettivamente, questo già dovrebbe farci considerare la difficoltà di portarlo in porto.
  Le principali modifiche che abbiamo apportato riguardano, come abbiamo già ricordato, l'eliminazione della pena detentiva – fatto di grande valore –, la pubblicazione delle rettifiche senza commento e l'applicazione della legge anche ai siti Internet di natura editoriale e, naturalmente, la sanzione che va a sostituire la pena detentiva. Vi è poi, questione anch'essa di rilevante importanza, il rafforzamento del nesso di causalità fra i doveri di vigilanza del direttore e i delitti commessi. In particolare, vorrei soffermarmi sull'importanza di due aspetti del provvedimento: l'estensione della pena applicativa anche ai siti Internet e l'eliminazione della pena detentiva. Il primo è stata un'importante messa a punto della proposta di legge e ha incluso anche le testate giornalistiche online, che oggi rappresentano un punto di riferimento importante, specie per i più giovani. Il secondo, eliminando la pena detentiva, ci porta a rispettare e ad applicare norme e sentenze europee sul tema: insomma, finalmente ci allineiamo all'Europa.
  L'articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo stabilisce che ogni persona ha diritto all'espressione e che l'esercizio di questa libertà comporta doveri e responsabilità. Gli Stati possono controllare tramite le leggi il rispetto di questa libertà, ma anche l'adempimento degli oneri, purché questi ultimi siano proporzionati alla responsabilità. Su questo ultimo punto si è già pronunciata, con molta autorevolezza, la Corte di Strasburgo, secondo la quale le pene detentive non sono considerate compatibili con la libertà di espressione perché il carcere ha effetti deterrenti sulla libertà dei giornalisti di informare.
  La libertà di informazione è il risultato di un processo iniziato con la diffusione della stampa molto tempo fa e si è affermato come principio costituzionale, però, solo nel XVIII secolo. Le tappe che più ce lo ricordano sono la Dichiarazione dei diritti umani del 1789 e questo punto, che ormai è diventato il pilastro della Costituzione americana, del 1791. Oggi da tutta la sensibilità moderna è considerato cartina di tornasole della natura democratica di uno Stato e del livello di libertà dei propri cittadini. Devo dire che anche nel nostro Paese al riguardo ne sappiamo qualcosa.
  L'accesso ad un'informazione indipendente, libera e plurale è un requisito fondamentale per il pieno esercizio della cittadinanza. La tutela della dignità umana è principio sancito dalla Costituzione. Da una parte, quindi, siamo chiamati a contemperare il diritto della collettività ad essere informata e, dall'altra, quello dei giornalisti di informare. Dall'altra parte ancora dobbiamo tutelare in ogni modo il diritto del singolo a non essere diffamato: dovere di raccontare contro il diritto a non essere vittima di una macchina del fango, episodi che sempre più sono sotto i nostri occhi e che molto direttamente ci toccano.
  Questo è quello che abbiamo cercato di fare come gruppo del Partito Democratico in Commissione giustizia: trovare un punto di equilibrio tra la tutela della dignità delle persone e il diritto di cronaca. No alla reclusione, ma sì a sanzioni più congrue, più adeguate, con un rafforzamento del codice deontologico, una responsabilizzazione degli autori, ma anche dei direttori, che hanno il dovere di vigilare sui contenuti delle loro testate.
  C’è un altro punto su cui vorrei richiamare la vostra attenzione: era necessario adeguare questa norma ai tempi, alle richieste di una coscienza civile che riconosce Pag. 40nell'informazione libera, senza condizionamenti, una risorsa indispensabile, imprescindibile per il funzionamento della vita democratica. Sono cambiati lo spazio e il tempo nella nostra percezione e la nostra possibilità di comunicare li ha modificati profondamente. Che le parole siano pietre lo abbiamo sempre saputo, ma oggi forse le parole pesano di più e possono di più, corrono più velocemente e al contempo restano tra noi più a lungo. Questo è un fatto che la rete ogni giorno ci mostra. Racconto e narrazione sono ormai categorie politiche e l'informazione contribuisce in maniera determinante alla costruzione di questo racconto, che è collettivo e individuale; deve poterlo fare in libertà, deve avere la sicurezza di poterlo fare senza condizionamenti, ma al contempo deve sentire la responsabilità di non considerare.
  Si elimina un controsenso, un paradosso che rischiava ancora una volta di distinguerci in modo negativo in ambito europeo. Il fatto che una legge a tutela della libertà di stampa potesse contemplare la privazione della libertà, pur se circoscritta a casi limitati, era uno scandalo. Cancellare questa norma è una tappa fondamentale e ha un grande valore civile, del quale tutti dovremmo essere consapevoli, anche chi ha dei dubbi intorno a questo voto.
  Resta aperto – e bisognerà che questo Parlamento se ne occupi quanto prima e trovi gli strumenti più adeguati a sanare questo vuoto – il tema delle querele temerarie, che possono diventare strumenti intimidatori in grado di condizionare le inchieste e la libera circolazione delle informazioni, impedendo di portare alla luce gravi fenomeni illegali.
  In un Paese come il nostro, così massicciamente segnato dall’«analfabetismo di ritorno», distinguere tra le fonti dell'informazione non è una cosa semplice. Abbiamo provato, in questa norma, ad operare questi distinguo, a distinguere quella che è l'informazione giornalistica, anche quando scivola su quel terreno appunto amorfo che qualche volta è la rete. Ma proprio qui occorre segmentare e distinguere, perché questa legge estesa al Web non è estesa al Web, ma è appunto limitata alle sole testate giornalistiche.
  Le parole sono pietre, lo ricordava la collega Marzano, le parole fanno. Diffamazione e calunnia sono i fili di una ragnatela che può avvolgere fino a soffocare ed è giusto che chi parla si assuma fino in fondo la responsabilità di ciò che dice. Le parole consentono di seminare l'intolleranza e, prima o poi, di questa intolleranza si colgono i frutti avvelenati. Il Talmud paragona la calunnia all'omicidio. I nazisti che ieri evocavamo prima hanno scritto ciò che volevano fare e poi hanno fatto ciò che avevano scritto.
  Per riprendere due categorie che hanno attraversato il nostro dibattito in occasioni diverse nella scorsa settimana, anche qui abbiamo a che fare con quel delicato crinale che è rappresentato dal rapporto tra il delitto e una cultura.
  Il processo di riforma che abbiamo avviato è volto ad introdurre un primo punto di equilibrio nel mondo dell'informazione. Deve proseguire. Questo per noi è un primo passo, è importante, perché ci porta ad allinearci con la normativa europea, ma restano molti nodi non risolti. Ma questi nodi non si risolvono solo con le leggi. Si possono risolvere...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Giuliani. Colleghi, visto che state rientrando, se potete farlo con lo stesso silenzio...

  FABRIZIA GIULIANI. La ringrazio, signor Presidente.
  Molti di questi nodi irrisolti – dicevo – non possono essere risolti solo sul terreno normativo. Soltanto se riusciamo a ritrovare un equilibrio civile, un ethos condiviso, soprattutto da parte della stampa, che costituisce un fattore di equilibrio e regolazione rispetto a quello che invece è la rete. Responsabilità e professionalità giornalistica, che oltre alle regole, alle leggi e a dei codici, deve svolgere una funzione importante per l'orientamento dallo spazio pubblico, deve svolgersi liberamente. E per questo, solo questo consentirà all'informazione di dispiegarsi liberamente e diventare Pag. 41finalmente, anche in Italia, il pilastro fondante di una democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Abbiamo ora due interventi a titolo personale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, signori colleghi, ho sentito l'esigenza di chiedere la parola per dichiarare il mio voto di dissenso rispetto a questa proposta di legge. Essa era nata in Commissione, di cui faccio parte, con i migliori auspici: la formazione di una nuova legge inerente a questo reato così importante e così delicato, ma poi si è ceduto, man mano, a quelle logiche che spesso sfuggono a noi e, immagino, poi, ai cittadini comuni.
  Non si riesce a comprendere come questo Parlamento oggi non si sia ribellato a questa proposta di legge così lacunosa che non fa altro che costituire un viatico fortissimo, non fa altro che costituire una nuova lobby, che possa continuare a incidere sulla moralità della gente, senza che poi nella stessa maniera, chi ha subito un reato così infamante quale la diffamazione possa essere risarcito.
  Abbiamo tolto la reclusione, pensando che sia un atto di civiltà. Io penso che era ed è l'unico deterrente che poteva consentire di evitare a determinati giornalisti o direttori di testate di continuare impunemente a esercitare arbitrariamente la propria attività.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Sì, signor Presidente.
  Io penso che questa sia una legge pessima, io penso che sia una legge lacunosa. Con il diritto di rettifica non si risolve assolutamente il problema, così come sappiamo che, nella stessa maniera, non si risolve il problema con l'azione risarcitoria.
  Per cui, nel dichiarare il mio voto di dissenso, io ritengo e invito ancora una volta l'Aula a pensare bene che oggi stiamo consentendo ai giornalisti e alle testate, a quella categoria, di usufruire di un'arma impropria e di continuare a diffamare rimanendo impuniti.
  Poi, per ultimo, signor Presidente – e la ringrazio se approfitto della sua pazienza –, oggi noi stiamo consentendo a una categoria di uscire dagli schemi della professionalità, dove qualsiasi professionista – medico, avvocato o ingegnere – è responsabile delle sue azioni con la sospensione, l'interdizione e con l'arresto...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. ...invece oggi, insieme alla categoria della magistratura, stiamo consentendo ai giornalisti di non avere assolutamente alcuna responsabilità ed essere puniti per questo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, io voterò in dissenso dal mio gruppo.
  Io mi chiedo: un'informazione giusta, fatta bene, chiara, pulita, che cosa deve temere ? Anche le verità, quelle più brutte, davanti a un giudice si possono sostenere se sono verità vere. I giornalisti dicono la verità.
  Con questa legge di oggi avremo giornalisti «a gettone», nel senso che chi si sentirà di mortificare l'avversario politico potrà usufruire di giornalisti che, rischiando qualcosa in termini pecuniari, potranno mortificare l'altra parte.
  Questa legge favorisce lo scontro dei fronti di centrosinistra e di centrodestra, perché, in questa maniera, potranno darsi di più legnate, mortificando il dibattito politico. Questa legge aiuta i partiti che vivono sullo scandalo ad essere sempre più forti. Io non sono assolutamente d'accordo.Pag. 42
  Presidente, io mi sono sentito chiamare molto spesso e mi è successo, nella mia vita politica di sentire: lei sindaco, lei consigliere, lei parlamentare, deve acquistare qualche pagina, deve prendersi lo spazio sui giornali. E, quando in qualche maniera ho rinunciato, Presidente, mi sono visto aggredito esattamente sette giorni, otto giorni dopo da scandali nei quali io stavo fuori da ogni discussione.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANGELO CERA. E, allora: quanti sono i giornali che vivono sul territorio, dove il direttore non si sa dove abita, il giornalista che ha scritto non ha nessuna residenza ? Che tipo di garanzie diamo ai cittadini onesti, che oggi saranno ancora più deboli rispetto a questa legge ? Ancora una volta, la politica si vende a questo tipo di sodalizio, perché è un sodalizio di potere, che aiuta la politica forte, ma che non ha niente a che vedere con i peones della politica come noi, che non hanno nulla a che spartire con i forti. Perché questi signori, domani, si coordineranno con i forti e i forti avranno sempre di più voce.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Cera.

  ANGELO CERA. Questo in dissenso. Questo è un obbrobrio di legge, per «tutelati» già di per sé, che in questa legge, oggi, hanno libertà assoluta: potranno pagare qualcosa, ma, nel frattempo, il cittadino, umiliato, mortificato, vilipeso, si porterà a vita il marchio delle loro infamie.

  PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 925-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 925-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 925-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Fanucci, Gallinella, Grillo, Dambruoso. Hanno votato tutti ?

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante» (A.C. 925-A):

   Presenti  433   
   Votanti  425   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  308    
    Hanno votato no   117.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Sono conseguentemente assorbite le abbinate proposte di legge).

  Secondo le intese intercorse tra i gruppi, gli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno sono rinviati alla prossima settimana.

Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale (ore 13,23).

  PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di controllo sull'attività Pag. 43degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale ha proceduto in data odierna all'elezione dei vicepresidenti e dei segretari.
  Sono risultati eletti: vicepresidenti, i deputati Titti Di Salvo e Giuseppe Galati; segretari, la senatrice Nicoletta Favero e il deputato Mario Caruso.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 13,25).

  EDOARDO FANUCCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
  Prego i colleghi che non vogliono ascoltare di uscire rapidamente e in silenzio, così consentiamo all'oratore di parlare serenamente. Lo ripeto, in silenzio, per favore. Grazie. Prego, onorevole Fanucci.

  EDOARDO FANUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, ieri ricorreva il sessantacinquesimo anniversario della scomparsa di Ugo Schiano, un simbolo della lotta sindacale e della dignità del lavoro.
  Schiano, operaio della Breda, venne barbaramente ucciso a Pistoia il 16 ottobre del 1948 dalla polizia mentre sfilava insieme ai lavoratori della storica azienda San Giorgio per le vie del centro cittadino. Purtroppo, quella manifestazione pacifica si trasformò, per un giovane innocente, in una morte violenta. Suo malgrado, è stato il primo operaio ucciso nel dopoguerra durante una manifestazione in difesa dell'occupazione.
  Era una figura emblematica dell'impegno operaio a Pistoia. Il giorno del suo funerale, il 18 ottobre, in tutta la Toscana fu indetto uno sciopero generale e migliaia di persone accorsero alle esequie per rendere omaggio al giovane operaio scomparso.
  A distanza di tanti anni quella di Ugo Schiano è una tragedia che continua a commuovere e a scuotere le coscienze. La grandissima partecipazione ai funerali, così come le celebrazioni di questi giorni, sono la risposta netta e forte che Pistoia ha dato a questo evento drammatico, la risposta e la protesta pacifica di un'intera comunità nei confronti della violenza e di qualunque forma di sopruso.
  Al fine di dare prova di questa vicinanza la città ha intitolato una strada in ricordo del giovane operaio; il nostro partito, il PD ha dedicato alla sua memoria un circolo: piccoli gesti, ma dal grande valore simbolico.
  Concludo, porgendo un forte e affettuoso abbraccio alla figlia Siria, che quando il padre morì era molto piccola ed è stata costretta a crescere solo nel ricordo del padre.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
  Per chi rimane in Aula, rimane sempre valido l'invito a rimanere in silenzio. Mi riferisco ai capannelli di fronte a me e ai lati. Se è possibile consentire ai colleghi di parlare...
  Prego, onorevole Quartapelle.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, colleghi, sono passate due settimane dalla tragedia di Lampedusa in cui sono morte almeno 385 persone, perché il bilancio delle vittime non è ancora definitivo. Sono state spese altre parole sia in quest'Aula che sull'isola e in generale nel Paese per ricordare le vittime, è stato proclamato un giorno di lutto nazionale e sono stati ipotizzati i funerali di Stato per le vittime.
  A distanza di due settimane ci sono 385 famiglie che non hanno notizie né sulla data né sul luogo dei funerali. Sono famiglie perlopiù di immigrati e rifugiati spesso in altri Paesi europei. A queste incertezze si aggiungono le notizie a mezzo stampa di tumulazioni di bare delle vittime di Lampedusa.
  Chiediamo a lei, anche in nome dei principi di umana solidarietà richiamati in quest'Aula dal Ministro Alfano quando intervenne il 4 ottobre, di farsi tramite Pag. 44presso il Governo sollecitando una decisione sul luogo dei funerali, sulla data e sulle disposizioni per la tumulazione delle vittime.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, oggi voglio parlare di un argomento importante per quest'Aula almeno quando si tratta probabilmente di fare spot pubblicitari, parliamo dell'Ilva e di Taranto. A tutti questi partiti, da un lato e dall'altro, che danno così tanta importanza alla questione Ilva e Taranto e che sono rappresentati al Parlamento europeo voglio ricordare che oggi durante la trattazione al Parlamento europeo...

  PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di fare silenzio. Onorevole Bindi, mi aiuta lei, per favore ? Grazie. Prego, onorevole D'Ambrosio.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Volevo ricordare, come stavo dicendo, a questi partiti e ai politicanti, perché non posso utilizzare se non questo termine, che oggi in audizione vi era la questione Taranto e Ilva – che tanto sembra interessare questi partiti quando nominano i commissari bypassando l'opinione dei cittadini di Taranto – e gli europarlamentari italiani presenti oggi in Parlamento erano zero – lo ripeto –, zero !
  Gli italiani interessati alla questione Ilva e Taranto erano zero. Per cui, oltre alla vergogna che gli italiani in generale dovrebbero provare nei confronti degli europarlamentari italiani presenti lì, ribadisco il mio invito da parte di tutti i pugliesi e non solo, nello specifico i tarantini, nei confronti di questi politicanti: state lontani da Taranto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  LELLO DI GIOIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, sono più volte che sollecito la Presidenza con garbo, e lo voglio sottolineare, perché sono passati ormai sette mesi. Io ho presentato un'interrogazione a risposta scritta al MEF per chiedere delucidazioni sull'ampliamento del comitato di sorveglianza di Finmeccanica. A distanza di sette mesi non ho ancora ricevuto risposta. Io credo che nel momento in cui si chiedono sacrifici ai cittadini italiani, giustamente alla politica, giustamente a coloro i quali hanno stipendi estremamente elevati, non si possa, ad un ente partecipato per il 33 per cento dal MEF, permettere autonomamente di poter ampliare il consiglio di sorveglianza da tre a cinque facendo in modo che uno di questi rappresentanti nominati ultimamente abbia addirittura venti incarichi in enti dello Stato. Io credo sia una vergogna per tutti quanti noi, e credo che ci debba essere una risposta chiara da parte del MEF. Chiedo a lei, Presidente, che si faccia portavoce di un disagio oggettivo che c’è. Non è pensabile che vi possano essere gruppi di poteri che incidono sulle aziende di Stato per nominare persone che hanno incarichi enormi, con redditi che superano i 3-4 milioni di euro. È assurdo in un momento difficoltà del Paese e dei cittadini italiani !

  ROGER DE MENECH. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROGER DE MENECH. Signor Presidente, la ringrazio per la cortesia, ma ritenevo importante fare questo intervento perché proprio questa mattina mi è arrivata un’e-mail da parte di un sindaco della provincia di Belluno che lamenta uno dei grandi problemi di quest'Italia. Vi sono una fabbrica appena commissariata grazie alla legge Prodi, un bravo commissario che riprende il filo industriale di questa fabbrica, l'Acc di Mel, operai che si dedicano al lavoro, a prescindere dallo stipendio che prendono a fine mese, commesse che arrivano, tante commesse, in un settore strategico come quello dell'elettrodomestico, Pag. 45che è un settore cardine anche dell'economia di tutta la nostra penisola, ma vi è un grosso problema: le banche non finanziano lo start-up dell'azienda. È l'ennesimo esempio di un'Italia che produce, che lavora, che si rimbocca le maniche e di un sistema bancario che spesso è disattento rispetto alle esigenze del territorio. Allora, proprio alle 11 di questa mattina mi arriva questo ennesimo sollecito agli istituti bancari di aprire i cordoni della borsa e di finanziare la ripresa di una azienda che, fino a qualche mese fa, era senza commesse e che oggi invece ha acquistato, con un incremento del 140 per cento, commesse da tutta Europa.
  Ecco l'appello che lancio qui a queste banche, grazie alla sua sensibilità, è di dare fiducia all'Italia e dare fiducia anche a questa azienda che ha ripreso a lavorare e i cui operai lavorano anche a prescindere dallo stesso stipendio che prendono alla fine del mese.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 18 ottobre 2013, alle 10:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 13,35.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 925-A e abb. - em. 1.121 rif. 408 408 205 407 1 58 Appr.
2 Nom. em. 1.104 419 418 1 210 72 346 57 Resp.
3 Nom. em. 1.30 430 430 216 341 89 57 Appr.
4 Nom. em. 1.105 437 435 2 218 109 326 57 Resp.
5 Nom. em. 1.107 440 437 3 219 99 338 57 Resp.
6 Nom. em. 1.101 rif. 443 442 1 222 427 15 57 Appr.
7 Nom. em. 1.103 449 371 78 186 35 336 57 Resp.
8 Nom. em. 1.13 452 448 4 225 3 445 57 Resp.
9 Nom. em. 1.200 456 455 1 228 454 1 57 Appr.
10 Nom. em. 1.8 459 455 4 228 82 373 57 Resp.
11 Nom. em. 1.201 462 460 2 231 451 9 57 Appr.
12 Nom. em. 1.46 464 460 4 231 31 429 57 Resp.
13 Nom. em. 1.25 461 461 231 30 431 57 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.111, 1.109 457 446 11 224 423 23 57 Appr.
15 Nom. em. 1.7 460 459 1 230 81 378 58 Resp.
16 Nom. em. 1.1 438 437 1 219 109 328 57 Resp.
17 Nom. em. 1.202 438 436 2 219 430 6 57 Appr.
18 Nom. em. 1.500 444 444 223 442 2 57 Appr.
19 Nom. articolo 1 449 339 110 170 336 3 57 Appr.
20 Nom. em. 2.5 439 438 1 220 5 433 56 Resp.
21 Nom. em. 2.6 447 447 224 4 443 56 Resp.
22 Nom. em. 2.2 454 453 1 227 84 369 56 Resp.
23 Nom. em. 2.11 453 369 84 185 30 339 56 Resp.
24 Nom. em. 2.12 451 367 84 184 29 338 55 Resp.
25 Nom. em. 2.20 456 368 88 185 29 339 55 Resp.
26 Nom. articolo 2 457 424 33 213 418 6 55 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 36)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 3.100 455 370 85 186 33 337 55 Resp.
28 Nom. em. 3.1 458 458 230 4 454 55 Resp.
29 Nom. articolo 3 457 425 32 213 419 6 55 Appr.
30 Nom. articolo agg. 3.02 452 449 3 225 47 402 55 Resp.
31 Nom. articolo agg. 3.03 449 446 3 224 33 413 55 Resp.
32 Nom. articolo 4 452 423 29 212 418 5 55 Appr.
33 Nom. articolo agg. 4.03 448 416 32 209 4 412 55 Resp.
34 Nom. articolo agg. 4.01 451 445 6 223 116 329 55 Resp.
35 Nom. articolo agg. 4.02 444 440 4 221 115 325 55 Resp.
36 Nom. Pdl 925-A e abb. - voto finale 433 425 8 213 308 117 51 Appr.