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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 91 di venerdì 4 ottobre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,05).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gasbarra, Giachetti, Giancarlo Giorgetti, Pes, Portas, Villarosa e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

   Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,30.

  La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,45.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province (A.C. 1540-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1540-A: Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province.
  Ricordo che nella seduta del 3 ottobre 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice per la Commissione giustizia e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 1540-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 1540-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 1540-A).Pag. 2
  Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 1540-A).
  Avverto, altresì, che è stata presentata una proposta emendativa all'articolo 1-bis del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 1540-A).
  Avverto che, prima dell'inizio della seduta, tutti gli emendamenti a prima firma dei deputati Schirò Planeta e Gitti sono stati ritirati dai presentatori.
  Avverto inoltre che, sempre prima dell'inizio della seduta, è stato ritirato dal presentatore anche l'emendamento Ferraresi 2.58.
  Avverto che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 2.300, 3.300 e 7.300, che sono in distribuzione e con riferimento ai quali il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato alle ore 11 di oggi.
  Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, gli articoli aggiuntivi Carfagna 2.01 e 2.02, già dichiarati inammissibili in sede referente, recanti, rispettivamente, modifiche al codice di procedura civile e al codice civile, volte a tutelare i minori in caso di condotte di violenza domestica o assistita.
  Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione: Vezzali 3.105, che introduce misure in materia di affidamento esclusivo, di mediazione familiare, di decadenza dalla potestà, di allontanamento dalla residenza familiare a tutela dei minori vittime di violenza o esposti a violenza assistita; si propone, quindi, una serie di modifiche al codice civile in materie non contenute nel testo del provvedimento e negli emendamenti esaminati in sede referente, con riferimento alle quali le Commissioni non hanno pertanto potuto svolgere alcuna attività istruttoria. Peraltro, in sede referente sulla materia dell'affidamento è stato dichiarato inammissibile l'articolo aggiuntivo Carfagna 2.02, mentre con riguardo alle materie della mediazione familiare e dell'affidamento esclusivo è stato dichiarato inammissibile l'articolo aggiuntivo Moretti 2.03; Minardo 11.0101, che prevede e disciplina la stabilizzazione di personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco; sulla materia delle modalità di assunzione di personale dei vigili del fuoco, nel corso dell'esame in sede referente, è stato dichiarato inammissibile l'emendamento Rosato 11.12.
  Avverto che la Commissione V (Bilancio) ha espresso il prescritto parere che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 1540-A). In particolare, il parere reca alcune condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, 4-bis, del Regolamento.
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative la deputata Marisa Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, il decreto-legge alla nostra attenzione affronta contrasto della violenza di genere, sicurezza dello sviluppo, tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, prevenzione e contrasto di fenomeni di allarme sociale, protezione civile, gestione commissariale delle province.
  Tale estrema disomogeneità di contenuto, oltre a produrre un affastellamento caotico, diventa inappropriata se a tenere insieme cose così diverse è la parola «sicurezza».
  Questo gruppo ama la sicurezza, per esempio di lavoro, nel lavoro. Ci battiamo per diritti, garanzie, protezione dei ceti più deboli negli anni della globalizzazione, dell'insicurezza sociale e della vita, ma la sicurezza è stata invece praticata dalle politiche conservatrici e di destra con tutt'altro significato.
  Proprio la tragedia di Lampedusa ha squadernato le conseguenze nefaste e inumane di politiche repressive, sicuritarie delle frontiere, che hanno prodotto solo dolorose limitazioni della libertà di movimento e la morte e l'oblio di tante sorelle, Pag. 3tutte morte o scomparse lungo le frontiere della fortezza europea.
  Per questo, Presidente, la nostra azione emendativa ha voluto focalizzare il contrasto alla violenza sulle donne e ha scorporato altre parti improprie. In questo ambito abbiamo posto con forza, nel lavoro di Commissione e in quest'Aula, la cosa principale che la responsabilità pubblica deve fare: investire in politiche culturali innanzi tutto, investire in politiche formative per plasmare una grammatica di nuove relazioni umane. Ciò che chiede la Convenzione di Istanbul.
  Abbiamo posto l'urgenza e la priorità di dare risposte adeguate alla rete dei centri antiviolenza, di diffonderne la presenza in tutto il territorio per garantire questi peculiari servizi sperimentati da decenni di volontariato come un livello essenziale di assistenza.
  Fondamentale è stato, a questo proposito, il dialogo con queste esperienze e competenze, un dialogo che ha arricchito tutto il confronto in Commissione e che ha evidenziato proprio ciò che nel decreto era una presa di giro, Viceministro disattento, una presa di giro, quando il decreto prevedeva un piano di azione straordinario, senza però voler spendere un euro. Era il paradosso del decreto, stava qui, una lettura della violenza solo come emergenza, senza un soldo in più per servizi, diritti e libertà.
  Ora si prevedono 30 milioni di euro circa. Noi, il nostro gruppo, ne avevamo proposti 105, indicando responsabilmente le poste di bilancio da usare, un finanziamento ordinario. Allora, disimpegno di risorse, da una parte, e, dall'altra, florilegio di nuove norme tese ad aggravare le pene, a prevedere procedure giudiziarie per perseguire i violenti non incentrate sulla titolarità di decisione della donna, bensì sull'azione che terzi possono esercitare in suo nome, compresa la denuncia anonima.
  I nostri emendamenti hanno teso proprio a modificare questa semplificazione emergenziale, che fa saltare la decisione femminile e sottovaluta il lungo lavoro da fare per prendersi in carico efficacemente della violenza maschile ed affrontare le radici profonde della rottura del patto di civiltà che c’è sotto.
  Ma tutto questo malgrado il cambiamento delle donne, tutto questo malgrado la maggiore ripulsa sociale della violenza da loro patita nelle relazioni d'amore, tutto questo malgrado che si affacci una riflessione degli uomini sul declino rovinoso della loro crisi di identità. Di fatti anche le pene più severe, che già esistono a tutela delle donne vittime di violenza, non vengono applicate a causa di una mentalità diffusa a più livelli, che tende a sminuire il fenomeno e a ributtarne le colpe solo sulle donne.
  Sia l'inasprimento delle pene sia la misura prevista dell'irrevocabilità della denuncia di parte offesa sono scorciatoie indicative del ritardo culturale di comprendere e affrontare la violenza nella sua parola fondamentale, complessità, che tralascia i problemi, e direi i problemi veri.
  Tante donne non vengono credute nei commissariati o nelle aule dei tribunali, la loro voce si perde in iter giudiziari troppo lunghi. Sono ricattate dalla paura di perdere figli, lavoro, non sono ascoltate da persone formate, che, invece di supportarle nella ricerca di indipendenza, consigliano loro di soprassedere, in nome del bene della famiglia unita.
  Questo è ciò su cui abbiamo voluto intervenire con i nostri emendamenti, non dimenticando mai che molte delle ferite a morte avevano sporto denuncia, anche a più riprese, vanamente, proprio per queste ragioni, e ricordando anche che sono gli stessi assassini, spesso, a praticare su di sé la pena suprema di togliersi la vita.
  Il punto è che, senza la soggettività e il protagonismo delle donne, nulla si può, e nessuna autorità può sostituirsi a questa volontà, seppure si dica di farlo per il loro bene. Semmai, il problema è sostenerla concretamente quando si esprime, quando si manifesta, con servizi, occasioni di lavoro, diritto alla casa, permessi di soggiorno in linea con la Convenzione di Istanbul – niente di meno – assistenza legale, psicologica; azioni senza le quali l'irrevocabilità della denuncia diventa un Pag. 4vincolo a doppio taglio, che può scoraggiare la denuncia e anche quella soluzione, indicata come mediazione, della presentazione davanti al magistrato.
  Concludo: su libertà e autonomia delle donne non si torna indietro, anche quando si manifesta in percorsi non lineari, disseminati di contraddizioni e conflitti, fatti di tagli repentini e anche di ritorni indietro, di ripensamenti. È la forza della complessità dei nuovi rapporti di amore, liberi da pregiudizi, liberi da costrizioni e, direi, da ogni paternalismo. Tante donne li percorrono, ogni giorno, in ogni parte del mondo, sfidando una guerra quotidiana alla loro libera esistenza. È la forza che può rendere questo mondo più umano e civile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

  RENATE GEBHARD. Signor Presidente, l'approvazione del provvedimento per il contrasto della violenza di genere è un atto di civiltà, una decisione attesa e più volte invocata nel silenzio delle istituzioni e fra le grida, sempre più drammatiche, delle molte donne assassinate dalla violenza maschile, vittime di maltrattamenti e di atti persecutori.
  L'introduzione di nuove aggravanti, che modificano in modo più rigoroso e adeguato la disciplina dei maltrattamenti in famiglia, della violenza sessuale e degli atti persecutori, pone rimedio alle gravi lacune...

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi ! Non è possibile seguire questo dibattito, per favore ! Prego, onorevole Gebhard.

  RENATE GEBHARD. ... pone rimedio alle gravi lacune della normativa vigente, escludendo che vi possano essere ambiti familiari o sociali in cui la difesa dei diritti delle donne e dei minori possa avere una minore tutela. Dunque, si intende ampliare i casi per i quali è prevista l'adozione delle misure a tutela delle vittime, in particolare per i casi di violenza domestica, con attenzione assoluta ai casi in cui siano coinvolti, perché vittime o testimoni, i minori.
  Di qui, in particolare, condividiamo l'introduzione della misura dell'ammonimento dell'autore del fatto da parte del questore per condotta di violenza domestica anche in assenza di querela e l'ampliamento dei reati per i quali si applica l'allontanamento d'urgenza dalla casa familiare, che dà attuazione a quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul per i reati di percosse, lesioni e stalking, che denunciano condizioni di violenze domestiche che possono essere la premessa a reati ancora più gravi.
  Non meno importante a nostro giudizio, in quanto risponde alle esigenze di promuovere anche a livello educativo il contrasto della violenza di genere – della violenza contro le donne, per essere espliciti – è l'attribuzione al Ministro per le pari opportunità della responsabilità di elaborare un piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere.
  Le risorse assicurate al piano con l'impegno assunto dai parlamentari delle Commissioni affari costituzionali e giustizia garantisce in merito alla reale volontà di determinare le condizioni per attuare ciò che il Parlamento legifera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cristian Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, il provvedimento che oggi dobbiamo discutere, auspicando ovviamente la possibilità che il dibattito possa essere garantito (visto che – vorrei ricordarlo – proprio ieri in discussione generale il Viceministro Guerra ha espresso serie perplessità circa la possibilità che l’iter di approvazione di questo provvedimento potesse essere concluso, auspicando quasi quindi la possibilità di comprimere il dibattito parlamentare in quest'Aula), come abbiamo già detto, ha visto tutta una serie di emendamenti presentati dal gruppo Lega Nord, tendenti ovviamente ad intervenire non soltanto su quello di cui si Pag. 5parla maggiormente, vale a dire il femminicidio, ma anche su tutti gli altri argomenti che questo provvedimento ha inteso, secondo noi in modo sbagliato, affrontare.
  Mischiare un provvedimento sul quale la maggioranza e il Governo hanno posto sicuramente un accento importante, segnandolo quasi come fondante della loro attività, con tutta un'altra serie di temi che con il femminicidio non c'entrano assolutamente nulla (protezione civile e, in particolar modo, commissariamento delle province), a nostro avviso, già dà il segnale di quanto questo provvedimento sia in se stesso pasticciato.
  In particolar modo, gli emendamenti presentati dalla Lega Nord tendono a far chiarezza e, possibilmente, a far pulizia all'interno di questo provvedimento, soprattutto per quanto riguarda l'articolo 4. L'articolo 4 introduce, in modo a nostro avviso pretestuoso, un nuovo tipo di permesso di soggiorno, affermando – così come è scritto nella relazione che ci è stata data – che, ai sensi della Convenzione di Istanbul, l'ordinamento italiano non prevederebbe tipi di permesso di soggiorno che consentirebbero a chi ha subito violenza, in caso di inizio di un iter giudiziario, di permanere con un titolo valido nel nostro territorio e permettere pertanto che l'atto di violenza di genere possa comunque avere un iter giudiziario che porti alla condanna del presunto autore dell'azione violenta.
  Secondo noi, invece, la possibilità di permanere sul territorio nazionale potendo basarsi su un titolo valido è già prevista dal nostro ordinamento. Riteniamo conseguentemente che inserire all'interno dell'ordinamento giuridico un nuovo tipo di permesso di soggiorno altro non faccia che rendere ancora più difficoltoso, per coloro che devono applicare queste norme – e quindi sostanzialmente per i giudici –, affrontare con forza e in modo proprio un tema come questo.
  Non riusciamo nemmeno a capire, malgrado già i tempi siano fortemente ristretti e malgrado – e mi piacerebbe sentire il Governo e soprattutto la maggioranza – la possibilità che questo testo venga licenziato dalla Camera in tempi brevi, passando così al Senato (che a questo punto ha poco più di dieci giorni per affrontarlo in Commissione e portarlo in Aula), se un tipo di provvedimento di questo tipo possa, così come paventava appunto anche il Viceministro, vedere poi la luce.
  Facciamo un appello a tutti i colleghi a valutare almeno per una volta nel merito gli emendamenti presentati, che, anche se sono stati già bocciati in sede di Commissione, noi abbiamo ripresentato con forza a quest'Aula. Già il provvedimento in sé è pasticciato e l'ho detto: come è possibile mischiare il femminicidio con il commissariamento della provincia è una cosa che probabilmente, se non viene spiegata, nel cittadino crea ancora una visione della classe politica come sostanzialmente incapace di dare le risposte che tutti si aspettano.
  Riteniamo che questo sia un provvedimento che, pur avendo sicuramente delle luci, presenta però altrettante ombre e, a nostro avviso, il compito dell'Aula è proprio quello di far sì che un provvedimento, annunciato con squilli di trombe e rulli di tamburo proprio il 20 agosto – quindi, segnalando da parte di questa maggioranza un interesse particolare –, possa poi effettivamente e finalmente vedere la luce.
  Mi appello veramente alla responsabilità soprattutto della maggioranza: da quello che noi sappiamo, al Senato questo provvedimento si vedrà probabilmente non accolto così com’è stato licenziato da quest'Aula. Quindi – lo ripeto –, i tempi ormai sono strettissimi e probabilmente c’è il serio rischio che, malgrado tutto quello che è stato detto e fatto, questo provvedimento crolli.
  Io penso che adesso, in Aula, come Camera dei deputati, noi abbiamo un compito fondamentale, cioè quello di analizzare con attenzione tutti gli emendamenti presentati. Soprattutto alla maggioranza io faccio appello di sveltire dal loro punto di vista – visto che, ripeto, i numeri li hanno loro, non noi – l'approvazione di quegli emendamenti anche da loro presentati che in qualche misura possano ragionevolmente farvi ritenere che non Pag. 6vedranno l'opposizione da parte del Senato. Altrimenti, signori, veramente il rischio che tutti noi corriamo è quello di perdere ulteriore tempo e, soprattutto nella situazione nella quale siamo, dopo la settimana dalla quale il Governo Letta esce, di dare il segnale ancora una volta al Paese che in queste Aule parlamentari si fa tutto tranne che pensare effettivamente al bene dei cittadini, tranne che lavorare per far sì che quelle situazioni che attualmente riguardano il nostro ordinamento giuridico e giudiziario non vengono ancora affrontate con decisione, ma rimangono sullo sfondo generiche dichiarazioni da parte della classe politica di volerle affrontare e possibilmente risolvere. Tutto ciò poi con il rischio che, ancora una volta, crolli e si rimanga solo sul piano delle buone intenzioni.
  Ripeto, non abbiamo assunto un comportamento di ostruzionismo in sede di Commissione e non vogliamo sicuramente oggi fare un'attività di mera ostruzione, ma comprendete anche voi – perché su questo almeno vi riconosco un minimo di onestà intellettuale – che già oggi il provvedimento è di per sé complicato, già oggi il provvedimento è annacquato: cerchiamo quanto meno di licenziare un provvedimento che sia il più possibile applicabile, sperando – e ripeto – che i tempi consentano di farlo.
  Io pertanto invito ancora i colleghi a considerare nel merito gli emendamenti presentati dalla Lega Nord, soprattutto per quanto riguarda l'articolo 4. Invito soprattutto la maggioranza, su un tema che proprio loro hanno sottolineato essere fondante della loro attività di Governo, ad analizzare il merito di quanto da noi fatto.

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire sulle proposte emendative, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Signora Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Ferraresi 1.101, Carfagna 1.42, Binetti 1.22, La Russa 1.9, Ferraresi 1.36, La Russa 1.8, Chiarelli 1.45, Molteni 1.2, e Schirò Planeta 1.27.

  PRESIDENTE. L'emendamento Schirò Planeta 1.27 è stato ritirato.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti La Russa 1.7 e Schirò Planeta 1.28.

  PRESIDENTE. L'emendamento Schirò Planeta 1.28 è stato ritirato.

  DONATELLA FERRANTI., Relatore per la II Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Daniele Farina 1.100, Dambruoso 1.25, sugli identici emendamenti Marzano 1.18, Galgano 1.26, Daniele Farina 1.33, Chiarelli 1.47 e Ferraresi 1.64, sugli emendamenti Carfagna 1.40, Spadoni 1.104, Capelli 1.111 e 1.110, Chiarelli 2.100 e a maggioranza contrario sull'emendamento Chierelli 2.103, sugli emendamenti Balduzzi 2.77, Ferraresi 2.57, Carfagna 2.3, Ferraresi 2.58 e 2.7, Carfagna 2.4, sugli identici emendamenti Turco 2.61 e Daniele Farina 2.72, sugli emendamenti Daniele Farina 2.73, Ferraresi 2.104, 2.105 e 2.64, Daniele Farina 2.74, Ferraresi 2.65 e 2.66, Carfagna 2.1, Ferraresi 2.67 e 2.68, Binetti 2.76, Ferraresi 2.69, Molteni 2.38, Schirò Planeta 2.75.

  PRESIDENTE. È ritirato.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Carfagna 2.150, mentre esprimono parere contrario sull'articolo aggiuntivo Carfagna 2.01.

  PRESIDENTE. È inammissibile, così come anche l'articolo aggiuntivo Carfagna 2.02.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Pag. 7Bonafede 3.20, Sarti 3.21, Cozzolino 3.13, Mucci 3.100, Bonafede 3.101 e Schirò Planeta 3.31.

  PRESIDENTE. È ritirato.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Sarti 3.23 e Schirò Planeta 3.32.

  PRESIDENTE. È ritirato.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Bonafede 3.102, Sarti 3.25, Daniele Farina 3.30, Carfagna 3.3, sugli identici emendamenti Bonafede 3.27 e Daniele Farina 3.29 e sugli emendamenti Daniele Farina 3.103 e Sarti 3.106.
  Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Balduzzi 3.1 e Binetti 3.33.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Vezzali 3.105 è stato dichiarato inammissibile.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Bueno 3.104 e sugli articoli aggiuntivi Balduzzi 3.01 e Carfagna 3.02. Le Commissioni esprimono altresì parere contrario sugli emendamenti Molteni 4.10, Mucci 4.17, Molteni 4.102, 4.103, 4.104 e 4.105, Sarti 4.21, Santerini 4.36, Sarti 4.20, Carfagna 4.2, Daniele Farina 4.30, Molteni 4.106, Matteo Bragantini 4.9, Santerini 4.34, Bonafede 4.100, Daniele Farina 4.101, Bonafede 4.23, Daniele Farina 4.40, Molteni 4.107, Sarti 4.24, Molteni 4.108 e Daniele Farina 4.31, mentre esprimono parere favorevole sull'emendamento Fabbri 4.114.
  Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Mucci 4.19, Bonafede 4.25, Molteni 4.109, Sarti 4.50, Bonafede 4.110 e 4.27, Sarti 4.26, La Russa 4.11, Matteo Bragantini 4.8, Molteni 4.112, 4.111 e 4.113, Daniele Farina 4.32 e Marzano 4.35 e sugli articoli aggiuntivi Dambruoso 4.05, Carfagna 4.01 e Matteo Bragantini 4.04. Le Commissioni esprimono altresì parere contrario sugli emendamenti Daniele Farina 5.26 e Dieni 5.100, mentre esprimono parere favorevole sull'emendamento Locatelli 5.101. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Dieni 5.49, Ciprini 5.50 e Dadone 5.48.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Schirò Planeta 5.29 è stato ritirato.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Balduzzi 5.31, Dadone 5.45, Dieni 5.46 e 5.47, Centemero 5.34 e 5.32, Dambruoso 5.30 e Fitzgerald Nissoli 5.27.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Schirò Planeta 5.28 è stato ritirato.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Fitzgerald Nissoli 5.44, Carfagna 5.35, Dadone 5.102 e Zampa 5-bis.100 e sugli articoli aggiuntivi Balduzzi 5-bis.04, Binetti 5-bis.05 e Cozzolino 5-bis.010.
  Le Commissioni esprimono altresì parere contrario sugli emendamenti Daniele Farina 6.3, Nuti 6.2, Lombardi 6.1, Dadone 6-bis.100, sugli identici emendamenti Agostinelli 7.6 e Daniele Farina 7.10 e sugli emendamenti Daniele Farina 7.14 e 7.15.
  Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Agostinelli 7.4, Duranti 7.11 e Giuditta Pini 7.16 perché c’è un emendamento della Commissione che va in questa direzione.
  Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Piras 7.13; sugli identici emendamenti Corda 7.100 e Daniele Farina 7.102; Corda 7.101; Corda 7.103; Matteo Brigantini 7.2; Matteo Bragantini 7.5; sugli articoli aggiuntivi Matteo Bragantini 7.09 e Matteo Bragantini 7.010; sugli emendamenti Corda 7-bis.100; Colletti 8.6; Colletti 8.5; Daniele Farina 8.8; Molteni 8.2 e Colletti 8.7.Pag. 8
  Le Commissioni esprimono parere favorevole sugli identici emendamenti Colletti 8.100 e Daniele Farina 8.101 a seguito della condizione imposta dalla Commissione bilancio.
  Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Colletti 8.102; Quintarelli 9.100; Colletti 9.6; Daniele Farina 10.14.

  PRESIDENTE. Qual è il parere sull'emendamento Daniele Farina 10.15 ?

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Daniele Farina 10.15. Le Commissioni, invece, esprimono parere favorevole sull'emendamento Mariani 10.12, mentre esprimono parere contrario sugli emendamenti Grimoldi 10.9; Grimoldi 10.10; Fraccaro 10.5.
  Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Mariani 10.13.
  Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Mariani 10.01. Le Commissioni esprimono parere contrario sull'articolo aggiuntivo Gitti 11.0100.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'articolo aggiuntivo Gitti 11.0100 è stato ritirato e che l'articolo aggiuntivo Minardo 11.0101 è inammissibile.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Nuti 11-bis.1. Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Cozzolino Dis.1-bis.1.
  Le Commissioni raccomandano l'approvazione dei loro emendamenti 2.300; 3.300; 5.400 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento); 7.300; 8.400 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e 11.400 (da adottare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo su tutti gli emendamenti è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Avverto che i deputati Fabbri e Scalfarotto hanno ritirato la propria sottoscrizione all'emendamento Marzano 1.18.
   Avverto che gli emendamenti Dambruoso 1.25, 4.05 e 5.30 sono stati ritirati dal presentatore.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 1.101.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi 1.101. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, solo per spiegare un attimo il perché di questo emendamento. Intanto, noi crediamo che nei casi di maltrattamenti familiari, secondo l'articolo 572 del codice penale, la persona offesa dal reato sia sempre il minore. Inoltre, crediamo che questa aggravante sia esagerata, soprattutto, nei casi in cui i minori compiano dei reati a cui assistono altri minori.
  Pensiamo che il messaggio sbagliato – che è la ratio, appunto, che viene da questo nostro emendamento, ovvero di assistere a questi reati – sia compreso in tanti altri messaggi, soprattutto, nei film, nella televisione, nella società. Quindi, lo strumento del diritto penale, in questo caso, va a coprire quello che dovrebbe essere un messaggio culturale. Ecco perché noi chiediamo la soppressione delle parole «in presenza o» dall'articolo del decreto.

  PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 9Ferraresi 1.101, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Rampi, Ciprini, Rossi, Giuliani, Vacca, Mauri, Palma, Paris, Marzana, Fratoianni. Ci siamo tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  418   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 108    
    Hanno votato
no  310).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Carfagna 1.42.

  ELENA CENTEMERO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, lo ritiriamo.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Binetti 1.22.

  PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, io lo ritiro, però, mi dispiace molto che tutti i nostri emendamenti vengano ritirati senza poter diventare, in qualche modo, parte integrante del miglioramento di questo disegno di legge. Pur essendo consapevole del lavoro importante che è stato fatto nella Commissione giustizia e nella Commissione affari costituzionali, credo, allora, che avrebbero potuto chiedere la sede legislativa e approvare questo disegno di legge direttamente nelle Commissioni.
  Nel momento in cui il disegno di legge arriva in Aula, credo che l'Aula senta il bisogno e il desiderio di partecipare positivamente e costruttivamente al miglioramento del disegno di legge stesso. In concreto poi questo emendamento si collocava in una linea prudenziale cioè quella di dire: se questa persona sta reiterando un comportamento che è stato riconosciuto come comportamento aggressivo è giusto e necessario che riceva un aumento della pena. Ciò tenendo conto che questo disegno di legge, se in qualche modo era sbilanciato in fase iniziale, lo era proprio sulla chiave repressiva e questo intercettava il desiderio, in qualche modo, di rendere le persone più consapevoli che una denuncia precoce, un intervento precoce, avrebbero potuto prevenire conseguenze più negative. Quindi, io ritiro l'emendamento, lo ritiro tranquillamente però non voglio non poter esprimere, a voce alta, il disagio che provo in una situazione che esclude totalmente tutta l'Aula del Parlamento dalla possibilità di migliorare il disegno di legge in questione.

  PRESIDENTE. Quindi lo ritira, non lo votiamo. Sta bene.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento La Russa 1.9.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento La Russa 1.9, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia, Di Lello, Cesa, Dellai, Bonifazi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  414   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  315).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 1.36.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signora Presidente, questo è un emendamento molto Pag. 10importante perché va a modificare il comma 1-ter e in specifico le aggravanti poste per la violenza sessuale del 609-ter del codice penale. La nostra modifica è una modifica sistematica, strutturale che vuole coordinare meglio la ratio della norma ovvero proteggere i minori di anni 18, indipendentemente dal fatto che il reato sia commesso da un tutore, da un genitore o da un ascendente. Quindi, indipendentemente da questo fatto riteniamo che il fatto sia grave per il solo fatto di essere stato commesso nei confronti di un minorenne. Quindi aggraviamolo solo per questo fatto e togliamo le parole: tutore, ascendente e genitore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 1.36, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Lotti, Malisani, Locatelli, Oliaro, Gigli, Giuliani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  410   
   Votanti  409   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  299).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento La Russa 1.8, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Locatelli, Ventricelli, Binetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  412   
   Votanti  411   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
  16    
    Hanno votato
no  395).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 1.45, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Di Gioia, Daniele Farina, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  408   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  25    
    Hanno votato
no  383).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente, intervengo per illustrare questo emendamento.
  Premetto che, con riferimento ai primi tre articoli di questo decreto, da parte della Lega, non sono stati presentati numerosi emendamenti, anzi tutt'altro, proprio perché crediamo che il lavoro svolto dalle Commissioni sia stato un lavoro importante, tale da migliorare profondamente il testo del decreto uscito dal Consiglio dei ministri. Anzi, le dico di più: le modifiche che sono state apportate dalla Commissione, soprattutto con riferimento a quelle parti del decreto che hanno una natura esclusivamente o particolarmente repressiva e penale, proprio per aumentare o per rendere ancora più incidenti le forme di tutela penale nei confronti di Pag. 11coloro i quali subiscono atti di violenza domestica – maltrattamenti, da un lato, stalking, dall'altro, violenza sessuale dall'altro ancora – trovano e hanno trovato il riscontro positivo da parte della Lega. Tant’è che gli emendamenti che noi abbiamo presentato li abbiamo concentrati in modo particolare sull'articolo 4.
  Con questo emendamento, noi non vogliamo restringere l'ambito di applicazione con riferimento all'articolo 1 delle aggravanti in materia di violenza sessuale con riferimento all'articolo 609-ter, per quanto riguarda l'applicazione dell'aggravante stessa nei confronti di persone delle quali il colpevole sia il coniuge, anche separato o divorziato, ovvero colui che alla stessa persona è, o è stato legato, da relazione affettiva anche senza convivenza, ma vogliamo semplicemente non restringere l'ambito di applicazione – come invece alcuni emendamenti che sono stati presentati in precedenza da altri soggetti – e vogliamo chiarire cosa si intende per relazione affettiva anche senza convivenza. Tant’è che noi chiediamo la sostituzione della locuzione «anche senza convivenza» con la locuzione «una relazione affettiva che non deve essere né occasionale, né, tanto meno, stabile». Ci è stato detto che questa è la prassi giurisprudenziale ormai consolidata e crediamo che un ulteriore chiarimento in tal senso possa avere esclusivamente effetti positivi in merito all'applicazione dell'aggravante stessa.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.2, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  406   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  307).    

  (Il deputato Berretta ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento La Russa 1.7, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   Presenti  410   
   Votanti  409   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  16    
    Hanno votato
no  393.    

  Passiamo all'emendamento Daniele Farina 1.100.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, noi vogliamo riproporre all'Aula le ragioni del nostro emendamento. Stiamo parlando di un'aggravante per lo stalking informatico. Consideriamo ovviamente lo stalking informatico un reato molto serio, ed è importante che il decreto lo nomini e se ne occupi. Pensiamo, però, e non solo noi, perché anche le camere penali lo pensano, che lo stalking informatico non sia più grave dell'intrusione fisica nella sfera intima delle persone. Quindi, per questa ragione, pur ritenendo giusto che il decreto nomini lo stalking informatico e se ne occupi, pensiamo però che non possano essere sullo stesso piano. Questo è il tema del nostro emendamento, che, ripeto, è Pag. 12confermato dalle indicazioni delle camere penali, che proponevano addirittura la soppressione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole da parte del gruppo della Lega sull'emendamento di SEL. Credo che le argomentazioni che sono state portate in Aula dalla collega di SEL siano assolutamente condivisibili. Il tema, ovvero il fatto di introdurre un'aggravante sullo stalking informatico è sicuramente un fatto positivo, anche perché oggi il reato di stalking viene perpetrato anche, e forse soprattutto, attraverso questo tipo di strumento. Ma che questo reato venga sanzionato in modo aggravato rispetto allo stalking fisico io credo che appaia come un paradosso, rispetto al quale noi abbiamo invitato la Commissione a un esercizio ulteriore di riflessione, cosa che non è stata fatta, perché voglio ricordare che questo decreto, Presidente, oggi arriva in fretta e furia in Aula con la tagliola della scadenza, perché questo decreto rischia di scadere unicamente – lo diciamo in maniera chiara – per responsabilità in primo luogo del Governo e in secondo luogo della maggioranza. Io credo che su questo tema, come su qualche altro tema rispetto ai quali la Commissione non è riuscita, non ha potuto, non ha voluto esaurire quell'esercizio di riflessione e di approfondimento opportuno, quest'Aula abbia la necessità, l'obbligo e il dovere di fare uno sforzo ulteriore per poter chiarire aspetti che rischiano di essere profondamente contraddittori. Pertanto, confermo il voto favorevole da parte del gruppo della Lega.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 1.100, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   Presenti  409   
   Votanti  407   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  275.    

  Ricordo che l'emendamento Dambruoso 1.25 è stato ritirato. Passiamo pertanto alla votazione degli identici emendamenti Marzano 1.18, Galgano 1.26, Daniele Farina 1.33, Chiarelli 1.47 e Ferraresi 1.64.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, chiederei un po’ più di attenzione da parte dell'Aula, perché è un tema delicatissimo. Con questo emendamento noi chiediamo di cancellare l'irrevocabilità della querela anche nella sua forma mediana, perché ? È chiarissima la ratio dietro la proposta dell'irrevocabilità della querela, cioè impedire che la revoca causata dalle pressioni da parte del partner sulla vittima abbia degli effetti appunto di revoca della querela; nella sostanza se si taglia una forma di dipendenza del procedimento dalla volontà della vittima, le pressioni del partner violento non sono efficaci. Sembrerebbe una cosa di buon senso, ma questo provvedimento rischia di ottenere esattamente l'effetto opposto, e cioè questa irrevocabilità può essere un deterrente alla denuncia delle condotte moleste, perché ? Perché una vittima che ha la certezza che la sua querela determina per certo una condanna del partner potrebbe essere indotta a non presentare querela.
  E, poi, un'altra ragione: noi non siamo certi – questo ce lo dicono le donne che lavorano sul campo – che le vittime che decidono di rimettere la querela lo facciano Pag. 13proprio per sottrarsi al rischio di nuove intimidazioni. Ci è stato detto che molto spesso le donne rimettono la querela per le lungaggini processuali, perché il processo arriva molto tempo dopo la querela e quel tempo per le donne è tempo di sofferenza, che noi vogliamo evitare. Abbiamo ricevuto tantissime pressioni dalle donne impegnate nei centri anti-violenza contro questa irrevocabilità e quindi noi trasmettiamo questo messaggio all'Aula e vi chiediamo di considerarlo.
  Poi, c’è anche un problema di autodeterminazione negata: ma siamo proprio certi che togliere alle donne la possibilità di autodeterminarsi nella scelta difensiva sia quello che vogliamo, noi che abbiamo lavorato tanto per l'autodeterminazione delle donne ?
  Allora, vedete, ci sono tanti motivi per essere contrari alla irrevocabilità della querela e vi chiediamo di votare a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI), MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, io vorrei fare riflettere anche chi ha presentato questo emendamento dopo la soluzione che è stata trovata in Commissione con un percorso argomentativo e di riflessione importante, che tiene conto da un lato dell'indicazione che ci viene dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e quindi di sganciare i reati che implicano violenza, minaccia, minaccia grave dalla volontà della vittima, e dall'altro anche di alcune norme che appunto indicano proprio quei reati di violenza, che devono essere addirittura perseguiti d'ufficio, della Convenzione di Istanbul. Allora, qui ancora si parla negli interventi di irrevocabilità, che era l'originaria forma del decreto-legge.
  Ora, nella nuova versione, quella che quindi si vuole ancora sopprimere, nella versione del disegno di legge approvato dalle Commissioni riunite, invece noi non abbiamo più introdotto l'irrevocabilità, ma abbiamo fatto un percorso che è a tutela della donna e a tutela della vittima e, proprio in relazione a quello che diceva la collega Locatelli, a tutela della consapevolezza e della garanzia di consapevolezza. Per cui, è stato previsto che per il reato di stalking in linea generale la querela rimanga revocabile ma sia revocabile processualmente, che vuol dire di fronte all'autorità giudiziaria, e non più nelle caserme o nei commissariati, perché così sarà più faticoso, forse, che qualcuno che la minaccia l'accompagni fuori dalla porta del commissariato.
  Quindi, noi abbiamo posto una garanzia della consapevolezza e poi abbiamo fatto un altro passo, che io credo sia molto lungimirante e molto importante perché, Presidente, onorevoli colleghi, lo stalking si compone di varie condotte, anche alternative. Ci può essere lo stalking con molestie che, quindi, rimane in una graduazione di invasività ovviamente meno importante e meno rilevante e la querela sarà sempre revocabile e rimane una querela revocabile. Mentre abbiamo fatto la scelta, in linea con le indicazioni della Corte europea, in linea con le indicazioni di indirizzo della Convenzione di Istanbul, che laddove lo stalking avvenga attraverso minacce aggravate, minacce aggravate in base all'articolo 612 del codice penale – scusate se cito dei numeri, ma bisogna, d'altro canto, fare riferimento al sistema, e queste sono le minacce aggravate fatte anche con le armi –, allora, in quel caso abbiamo confermato l'irrevocabilità, perché c’è una coerenza di sistema su cui vorrei fare riflettere tutti. Lo ha detto ieri anche la collega Rossomando nel suo intervento: già oggi una minaccia aggravata – non lo stalking, quindi, ma qualcosa di meno dello stalking – è procedibile d'ufficio. Quindi, di che cosa stiamo parlando ? Noi abbiamo detto che quando la minaccia grave, quindi già procedibile d'ufficio anche se non è stalking, entra Pag. 14nella condotta dello stalking e, quindi, implica una forza intimidatrice più forte, che fa cambiare la vita alle persone, a quel punto la querela diventa irrevocabile.
  Quindi, io vi prego di non rimanere fermi ognuno sulle proprie posizioni, ma di cercare di ragionare insieme e di andare avanti, perché è stata una soluzione che ha tenuto conto anche delle audizioni perché, vede, signora Presidente, le audizioni e anche le associazioni e i centri antiviolenza non sono stati univoci nel dire che le donne, le vittime si proteggono attraverso la revocabilità della querela. Quindi, questa è proprio una scelta politica, dove non c’è una verità che esiste a monte. É una scelta ragionata dove abbiamo superato le perplessità tenendo conto proprio delle indicazioni che sono venute dalle colleghe e dai colleghi che erano per la irrevocabilità e, quindi, oggi c’è questo doppio binario, ma che tiene conto del fatto che un reato meno grave, punito fino a un anno, è procedibile d'ufficio. Qui lo stalking è punito fino a cinque anni, esiste il carcere e, quando c’è la violenza, quanti reati, quante donne sono state uccise perché ci sono state delle minacce aggravate, minacce con armi, minacce con il coltello e non si è intervenuti subito, non si è intervenuti a sufficienza ? La vittima è stata continuamente minacciata di nuovo e magari ha revocato la querela. Noi dobbiamo proteggere la vittima e in quei casi più gravi lo Stato ha il dovere di proteggere la vittima anche da se stessa, in quel momento, e su questo punto io chiedo che ci sia un ritiro di questi emendamenti soppressivi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Michela Marzano. Ne ha facoltà.

  MICHELA MARZANO. Grazie Presidente. Io vorrei intervenire riprendendo alcuni punti che sono stati sollevati giustamente dalla collega e amica Pia Locatelli.
  Quanto al discorso delle associazioni, è vero che ce ne sono forse alcune che non sono sulla stessa lunghezza d'onda, diciamo che però la maggioranza delle associazioni, come è stato detto, sono piuttosto per la posizione di non rendere mai irrevocabile la querela e anche una revocabilità di fronte al tribunale, davanti al giudice, sarebbe una misura che va chiaramente in un senso politico determinato. Io sono d'accordo con la presidente Ferranti: noi qui siamo di fronte ad una scelta politica, una scelta culturale, una scelta ideologica, una scelta filosofica. Andare nel senso della vittimizzazione delle donne significa scegliere la via del paternalismo. Noi siamo sempre di più in una società che ha tendenza a favorire o a voler favorire l'autonomia e l'autodeterminazione delle donne. Anche all'interno di questo decreto, con la modifica sostanziale dell'articolo 5, con l'introduzione dell'articolo 5-bis, quello che si è voluto favorire sono misure di prevenzione. Ora, tra le misure di prevenzione ci sono le misure culturali, c’è la formazione, c’è la necessità di essere consapevoli del proprio valore. Io non posso sentire una frase che è stata detta precedentemente: dobbiamo proteggere le donne da loro stesse. Noi non possiamo proteggere una persona indipendentemente dalla sua volontà (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà). Non è il compito della politica, non è il compito del legislatore. Noi siamo qui per dare strumenti di protezione, ma non per sostituirci all'individuo. Siamo nel XXI secolo, il principio di autonomia è alla base dell'autodeterminazione. La scelta di oggi è centrale: vogliamo essere in una società paternalistica ancora, come lo siamo stati per secoli, o vogliamo andare, così come in Europa, così come nel mondo, nelle società occidentali, verso una società che mette il principio di autonomia al centro ? Io vi chiedo di scegliere, di riflettere su questo punto, colleghe e colleghi. Non è una scelta di gruppo, è una scelta politica, culturale, filosofica e ideologica (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Pag. 15MoVimento 5 Stelle, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, io credo che gli interventi ci facciano comprendere che su questo punto, come su altri, il Parlamento desiderava pronunciarsi. Sono molto d'accordo con quanto affermato dalla mia collega, onorevole Binetti, sul fatto che questo doveva essere fatto. Sono altrettanto d'accordo con le colleghe Locatelli e Marzano sul fatto che noi stiamo decidendo molto di più dell'irrevocabilità della querela. Stiamo decidendo su un punto importantissimo. Io capisco tutte le argomentazioni dell'onorevole Ferranti, della relatrice, però penso che tutti noi siamo stati invasi dalle segnalazioni dei centri antiviolenza, che ci hanno segnalato la preoccupazione che questa irrevocabilità provochi una riduzione delle denunce, che sicuramente non era nelle intenzioni dei relatori.
  In più, oltre a fare questo, si considera la donna un soggetto debole da tutelare, mentre la Convenzione di Istanbul e le altre Convenzioni in materia la considerano come un soggetto che può essere vulnerabilizzato dalla violenza, e quindi il compito dello Stato non è di proteggerla, ma di rimuovere gli ostacoli al suo godimento dei diritti. In più, esiste un'altra forma di giustizia, che è la giustizia riparativa, contro la quale questa norma si pronuncia.
  Perciò io vi chiedo colleghi: pensiamoci bene e rimpadroniamoci della possibilità del Parlamento di decidere su un argomento così importante (Applausi di deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, io volevo sottolineare il fatto, come hanno già detto le colleghe Locatelli, Marzano e Galgano e come ha detto anche il primo firmatario del nostro emendamento che stralcia la lettera b) del comma 3, Ferraresi, che questo è un disincentivo alla querela, perché questi sono casi particolari. Ci troviamo all'interno di rapporti familiari delicati e la donna non deve essere disincentivata alla querela.
  Le minacce reiterate sono già procedibili d'ufficio; dunque, non vi è alcun motivo per aggiungere anche l'irrevocabilità della querela. La vittimizzazione della donna: questo è un concetto che non vogliamo assolutamente sentire ! La donna deve tornare protagonista di se stessa e non dobbiamo proteggere la donna da se stessa. Quindi, noi siamo per lo stralcio di questa lettera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, vorrei riportare la discussione su questo punto, che, com’è evidente, è un punto decisivo, su un piano diverso da quello su cui pure ci si è espressi per molti anni. Noi oggi dobbiamo certo tenere conto di una discussione nel rapporto tra libertà e autodeterminazione delle donne e responsabilità pubblica.
  Nel tempo, questa discussione, il rapporto tra queste due importanti scelte, non si è mai composto. Vi è che si sostiene – la presidente della Commissione, per esempio, lo ha detto prima – che bisogna difendere le donne da se stesse, cioè ci vuole una responsabilità pubblica che, di fronte a violazioni così importanti dei diritti umani, interviene perfino eliminando la possibilità della donna o delle persone di decidere.
  Io la penso come le colleghe che mi hanno preceduto, ma non voglio parlare di questo. Io penso che noi dobbiamo mettere da un lato questa discussione, pure importante, e approcciare l'argomento da un altro punto di vista, e cioè: è vero o no, come dice l'ISTAT, che soltanto il 10 per Pag. 16cento delle violenze viene denunciato ? È vero ! Allora la domanda è: qual è, su questo punto, la scelta migliore perché quel 10 per cento diventi un numero più alto di denunce ? Questo è il punto, l'approccio, perché, dal punto di vista del dibattito che dicevo prima, io ho la mia opinione, l'ho detto: io penso che prevalga l'autodeterminazione delle donne, ma capisco che vi è una discussione che non si è mai composta, che continua e che ha una grandissima dignità, cioè il rapporto tra responsabilità pubblica e libertà.
  Ma proviamo a ragionare così: ma veramente noi siamo convinti che, se la querela è irrevocabile, le denunce aumentino ? I centri antiviolenza ci dicono di no. Ma la presidente ci ricordava: guardate, non potete ragionare come se le Commissioni non avessero ascoltato queste parole e non avessero provato a ricomporle. È vero, vi è una mediazione, ma la mediazione, presidente, mette in comunicazione e in relazione la revocabilità della querela con la gravità del reato, e questo non è quello di cui stiamo parlando.
  Si dice, nella mediazione presentata, che, se un reato è mediamente grave o meno grave, a quel punto la querela è revocabile; altrimenti, non è revocabile. Tutti capiscono che non è questo l'argomento che io, insieme alle altre colleghe, stiamo risottoponendo con calore all'Aula per risolvere il problema che dicevo prima. Non è mettendo in relazione la gravità del reato con la revocabilità della querela che risolviamo il problema dell'aumento delle denunce, che è il nostro problema.
  In questo modo, se si fa emergere quel reato, si definisce in modo differente anche la responsabilità pubblica; non se la responsabilità pubblica si sovrappone alla libertà di decisione. È proprio un approccio differente ! Per questo, io chiedo veramente alla Commissione di ascoltare come non sia un approccio ideologico, non sia un approccio di discussione di idee, pure dignitosissimo. Cerchiamo di capire che cosa conviene di più a tutti noi per affrontare questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, intervengo brevemente. Saremmo d'accordo con tutte le dichiarazioni fatte in precedenza, anche con quelle della Presidente Ferrante, se ci trovassimo in un altro Paese, se ci trovassimo in un'altra Camera e venisse approvata una legge completa per la tutela delle donne.
  In questo caso, invece, non solo è inibito il recupero nei casi meno gravi, ma nei casi più gravi è assolutamente grande il pericolo che ci siano delle ripercussioni forti nei confronti delle donne. Quindi: ci possiamo permettere come Camera dei deputati della Repubblica italiana di assumere questo rischio ? Ce lo possiamo permettere, o no ? Allora, io dico che la lettera b) del comma 3, che questo emendamento intende sopprimere, potrebbe essere approvata solo se ci fosse una reale protezione della donna, che in questo momento non c’è. Allora facciamo una legge completa e possiamo parlarne, ma, al momento, non c’è, e non possiamo prenderci questo rischio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, la vicenda potrebbe essere banalizzata, affermando che la donna deve essere tutelata e non deve essere «messa sotto tutela». E, tuttavia, io capisco anche la posizione della Presidente della Commissione, che ha parlato: oggettivamente sappiamo bene che tante volte la pressione delle famiglie, non soltanto la pressione del partner, porta a fare marcia indietro e porta, magari, ad ottenere un effetto non desiderabile dal punto di vista della giustizia penale. Però, mi sembra tanto il Pag. 17comportamento di uno Stato che non ha servizi sociali adeguati, non ha centri di ascolto per prevenire la violenza, per dare un'assistenza sociale avanzata – purtroppo spesso neanche per dare un'assistenza sociale ordinaria – e scarica tutto sul sistema repressivo.
  D'altro canto sappiamo bene che nella sfera particolare esistono anche reati, purtroppo, che vengono commessi, e che fanno scattare la procedibilità d'ufficio intorno allo stalking e, in genere, sulla violenza domestica. Per questo motivo, non credo che la strada giusta sia quella di rendere irrevocabile la querela. La strada migliore è quella di tutelare veramente le vittime, di essere vicini come Stato, non semplicemente come apparato repressivo.
  Si cita a sproposito questa Convenzione di Istanbul. La Convenzione di Istanbul parla al 90 per cento di quello che deve fare lo Stato per creare le condizioni di una cultura contro la violenza delle donne, di una cultura di partecipazione piena, condivisa nella società delle donne, e solo una parte, giustamente, viene dedicata all'aspetto repressivo. E mi sembra che questo decreto ne contenga molto, abbastanza, giustamente – e per questo noi lo votiamo –, ma sicuramente l'irrevocabilità della querela è un passo sbagliato, seppur animato da buone intenzioni. Per questo noi voteremo a favore dell'emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, signori colleghi, la presentazione di questo emendamento, che è stato unito ad altri emendamenti dello stesso tenore presentati da diverse forze politiche, sta a significare che ciò che il Presidente Ferranti sostiene all'interno della Commissione non può avere una valenza assoluta, perché all'interno della Commissione abbiamo tutti ascoltato le audizioni e non si può arrivare ad una decisione, così come ci è stata riferita, in maniera unanime, quando anche nel corso delle stesse audizioni vi erano dei pareri contrastanti in ordine alla soppressione della lettera b) del comma 3. Diceva bene la collega Marzano. Condivido in pieno quello che tutti gli altri colleghi e colleghe hanno detto in ordine a questo articolo.
  Io voglio solamente far presente alla presidente Ferranti che le Commissioni danno una indicazione, però ci sono argomenti che non possono non essere portati al giudizio dell'Aula, come in questo caso. In questo caso se dovesse passare la teoria della presidente Ferranti non si avrebbe più nelle famiglie nessuna riconciliazione, perché, in ogni caso, l'irrevocabilità della querela porterebbe una conflittualità perenne che non consentirebbe più una ricostruzione (Applausi di deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).
  Ma, d'altronde, il codice penale è pieno di reati contestati procedibili d'ufficio, vuoi la violenza e così via. Per cui io ritengo che bisogna fare un discorso di buon senso, che l'Aula deve essere libera di poter esprimere singolarmente un giudizio su questa faccenda.
  Pertanto, io ritengo che non è assolutamente possibile che si possa, all'interno di una norma, non dare la possibilità ad un determinato soggetto di poter ravvedersi, perché si dà anche il caso, caro presidente e cari colleghi, che tante volte ci sono pure denunce fatte che non hanno un fondamento vero, e che si fa ? Non si riesce poi in quel momento ad avere la revocabilità o la remissione della querela solo perché si è deciso in tal senso.
  Per cui io ritengo che l'Aula, così come d'altronde su una serie di emendamenti proposti da tutte le forze politiche, deve consentire di votare favorevolmente alla soppressione della lettera b) del comma 3 dell'articolo 1 di questo decreto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Signor Presidente, ho sempre pensato che chi si trova in una condizione di prigionia...

Pag. 18

  PRESIDENTE. Per favore colleghi, sta parlando l'onorevole Lenzi.

  DONATA LENZI. ... non è libero. Il prigioniero non è libero, non è in condizione di libertà e la condizione di chi è soggetto ad uno stalker, a molestie insistenti, a maltrattamenti, a violenza non è una condizione di libertà, da quando apri gli occhi a quando tenti, senza riuscire, di prendere sonno.
  Allora, colleghe e colleghi, ci dobbiamo mettere d'accordo: o questa è una violazione dei diritti umani e, allora, si giustifica un intervento eccezionale e norme eccezionali, oppure non lo è e allora lasciamo le cose come stanno. Ma se questa è una legge che deve rispondere ad una situazione grave, ad una condizione di difficoltà reale e faticosa, allora è necessario che prendiamo una posizione che dia piena attuazione alla ratifica – che abbiamo appena votato – di Istanbul, che parlava di «irrevocabilità».
  Ma non c’è più quella irrevocabilità. Chi come me la sosteneva...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DONATA LENZI. ... ha già dovuto rinunciare. C’è un punto di mediazione, una revocabilità tutelata con una procedura. Su questo punto di mediazione raggiunto in Commissione invito tutti a «tenere» e ad approvarlo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scalfarotto. Ne ha facoltà.

  IVAN SCALFAROTTO. Signor Presidente, intervengo per condividere con tutti voi, cari colleghi, una situazione di grande sofferenza davanti a questo voto. Mi avvicino a questa materia, come tutti noi uomini, consapevole che dire: «so quello che senti» è una cosa che non ha senso. Nessuno sa davvero come ci si sente quando ci si trova in una particolare situazione, in una situazione di violenza, in una situazione nella quale la persona che ami si trasforma nel tuo carnefice.
  Davanti a questo problema della revocabilità o irrevocabilità della querela mi sono posto davvero a cuore aperto, cercando di comprendere e di farmi un'opinione. E vi dico a quale opinione sono arrivato, lo faccio con l'umiltà di uno che rappresenta 1 su 600, ma forse pensando che il mio contributo, il mio percorso personale possa contribuire nella decisione di ciascuno di noi.
  E, allora, vi dirò: io ho sentito oggi dire che la querela deve essere revocabile perché, altrimenti, pensiamo di dover salvare le donne da se stesse. Io non penso che sia così, non penso che sia così: quello che penso davvero è che una donna, nel momento in cui querela, non è più soltanto se stessa, lei è tutte le donne. E allora credo che noi dobbiamo davvero pensare che, nei momenti in cui la querela avviene, quel caso, che è un caso privato, non lo è più. L'allarme sociale che deriva da una situazione di violenza su una donna non appartiene, io penso, più soltanto a quella donna, appartiene a tutte le donne, appartiene a tutti noi. E allora...

  PRESIDENTE. Concluda onorevole Scalfarotto.

  IVAN SCALFAROTTO. Concludo, dicendo che io credo che la mediazione che l'onorevole Ferranti ci ha suggerito ci porti a tenere insieme queste due cose, e cioè a rispettare il fatto che tutto nasce in un ambito assolutamente privato, ma a ricordarci che ogni caso di violenza su una donna è un caso che ci riguarda tutti e che non può essere più nella disponibilità... (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Rossomando. Ne ha facoltà. Per favore colleghi atteniamoci ai tempi.

  ANNA ROSSOMANDO. Signora Presidente, aggiungo: su cosa stiamo votando ? Pag. 19Noi non stiamo più votando sul dilemma irrevocabilità o revocabilità. Noi integriamo una norma che già c’è e che prevede la procedibilità d'ufficio per casi molto gravi, quindi in quel caso prescinde dalla disponibilità della persona offesa di attivare o no il procedimento: questo già c’è oggi nella legge. Noi aggiungiamo che in casi gravi già previsti nel nostro ordinamento, cioè assimilati alla minaccia grave, per cui si procede addirittura d'ufficio, in questi casi e solo in questi casi c’è l'irrevocabilità.
  Negli altri casi è sempre revocabile, in una forma di revocabilità non in solitudine, cioè più formale e che si completa con le altre norme di sostegno. Aggiungo anche, perché sono sensibile alla questione dei tempi del processo sia per gli imputati ed indagati ma anche e soprattutto per le persone offese: noi su questo abbiamo normato, in questo provvedimento, prevedendo proprio un'accelerazione particolare sulla questione di questi tempi quando riguardano fatti di questo tipo, nonché su una rete di sostegno – e davvero concludo, signora Presidente – che mette in correlazione i presidi sanitari, i commissariati, tutti i luoghi dove si presentano le denunce e le case protette.

  PRESIDENTE. Concluda per favore.

  ANNA ROSSOMANDO. Ho concluso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale la deputata Binetti. Ne ha facoltà. Rinnovo l'invito a stare nei tempi previsti di un minuto a titolo personale.

  PAOLA BINETTI. Signora Presidente, io mi associo per l'abrogazione di questo tipo di indicazione, per due ragioni che mi sembrano molto lineari e molto chiare. La prima è lasciare alla donna la possibilità di essere protagonista dei processi che la riguardano fino in fondo. Questo richiede sicuramente un supporto psicologico ed un supporto decisionale, ma deve essere lei a conservare questo processo di decisione fino alla fine. La seconda, che non voglio dimenticare anche se la collega Rossommando in questo momento faceva riferimento a dei percorsi in cui la giustizia procede in maniera più spedita, con un auspicio contenuto in questa legge, la prassi e l'esperienza nostra ci dicono che non è così e la donna può essere obbligata a rivivere tutto quello che è il disagio e la sofferenza subita a distanza di tempo, mentre sta elaborando per così dire il proprio lutto, anche attraverso un processo di dimenticanza e di rimozione (Applausi di deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Roccella. Ne ha facoltà.

  EUGENIA ROCCELLA. Signora Presidente, devo dire che condivido completamente l'intervento dell'onorevole Locatelli e dell'onorevole Marzano. C’è stato su questo punto un antico, profondo ed approfondito dibattito all'interno del movimento delle donne, che non si può ignorare. Non si può espropriare una donna della decisione. Si può sostenere questa decisione.
  Si possono creare percorsi di sostegno o di accoglienza, moltiplicare i centri antiviolenza, fare linee guida, ma non si può togliere alla donna anche la possibilità di recedere dalla decisione.
  Abbiamo detto mille volte che le donne non sono soggetti deboli. Capisco quello che dice l'onorevole Lenzi sul fatto che si tratta di una situazione eccezionale a cui si danno risposte eccezionali. Prima di tutto, però, non è una situazione eccezionale, perché la violenza sulle donne è un'antica questione che è stata appunto dibattuta per anni, e, poi, non possiamo sempre rispondere in maniera eccezionale a dei fenomeni di cui magari è eccezionale soltanto la nostra consapevolezza contingente. Io penso che dobbiamo...

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  EUGENIA ROCCELLA. ... rispondere in modo appunto non ideologico, ma tenendo presenti i principi su cui si fonda la nostra azione politica...

Pag. 20

  PRESIDENTE. Concluda.

  EUGENIA ROCCELLA. ...e legislativa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Roberta Agostini. Ne ha facoltà.

  ROBERTA AGOSTINI. Signor Presidente, poche parole. L'articolo 55 della Convenzione di Istanbul dice che ci sono procedimenti d'ufficio ex parte in una serie di casi gravi di minacce e rischio per la vita, di violenza sessuale. Quindi, la Convenzione indica alle parti la necessità che indagini e procedimenti penali non dipendano da una segnalazione o da una denuncia della vittima e che il procedimento possa continuare anche se la vittima dovesse ritrattare, ad esempio, l'accusa.
  Questo perché ? Siccome l'autodeterminazione e l'autonomia delle donne sono al centro e disegnano tutto il percorso e la strategia della Convenzione di Istanbul, non credo che in discussione qui oggi ci sia questo tema. Infatti, da una parte c’è un equilibrio tra autodeterminazione, autonomia, responsabilità pubblica e tutela dei diritti umani, proprio tracciata dalla Convenzione.
  La discussione approfondita che abbiamo svolto nelle Commissioni ci ha portato a un punto io credo molto equilibrato.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTA AGOSTINI. Non discutiamo più di revocabilità e irrevocabilità della denuncia, non stiamo espropriando le donne della loro capacità di decisione, ma stiamo provando a tenere insieme autonomia e...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Giuliani. Ne ha facoltà. Atteniamoci ai tempi per favore, colleghi.

  FABRIZIA GIULIANI. Signor Presidente, aggiungo solo che voglio difendere questo accordo che è stato frutto di un lavoro faticoso e di grande dialogo. Si è concentrato nel riconoscimento della natura peculiare di questo tipo di reati e del legame che si stabilisce tra vittima e carnefice in questo tipo di reati.
  Se noi facciamo politica sappiamo bene che non esiste una libertà assoluta. Nessun individuo è libero in modo assoluto e in modo uguale. Esistono disuguaglianze che sono stratificate da millenni e il compito della democrazia e della politica dovrebbe essere quello di rimuoverle. Ignorarle vorrebbe dire lasciare le cose come stanno (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, solo per sottolineare che la Convenzione di Istanbul è stata ratificata per intero, non a pezzi. Quindi, prima di arrivare all'irrevocabilità della querela, ci sono tutti gli altri tipi di azioni da portare avanti. La Convenzione di Istanbul indica una via ben precisa, che noi stiamo percorrendo al contrario. Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti in questo senso. L'unica cosa che ci resta è prendere atto che l'Italia non è minimamente pronta nemmeno per pensare all'irrevocabilità della querela (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, sento anch'io la necessità di esprimermi su questo punto, perché ritengo che è indubbio che il lavoro svolto nelle Commissioni sia stato fatto cercando di ascoltare e di accogliere alcuni suggerimenti e indicazioni che andavano in senso opposto all'irrevocabilità. Però, vorrei dire anche a chi ha lavorato, a partire dalla presidente della Commissione giustizia, che non è un reato diciamo così ripensarci (Applausi dei Pag. 21deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), perché nel corso di questa discussione è emerso con grande chiarezza che un principio non si può dividere a pezzi.
  E, quindi, quando un principio, quello che afferma che una cosa è tutelare una vittima e una cosa è metterla sotto tutela, deve essere garantito, noi non possiamo avere questo atteggiamento, soprattutto – concludo – perché l'efficacia di questo provvedimento (e, quindi, la responsabilità che noi ci assumiamo quando lo votiamo) non solo non è provata, ma, come diceva la collega Di Vita, non è neanche insita nella nostra cultura generale di Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, semplicemente per spiegare che il testo che abbiamo sotto mano è già stato emendato in Commissione. Non si parla più di irrevocabilità della querela tout court, ma si dispone che la remissione della querela può avvenire soltanto in fase processuale.
  Vorrei sottolineare che, a questo proposito, la irrevocabilità è solo riferita a fatti legati a minaccia grave, fatta con armi, fatta da più persone riunite o da associazioni segrete.
  Inoltre il testo emendato in Commissione recepisce e dà attuazione all'indirizzo contenuto nell'articolo 55 della Convenzione di Istanbul e, oltre a questo, devo sottolineare che non c’è mai una procedibilità d'ufficio, ma c’è sempre ed è sempre rispettato il principio della querela da parte della persona offesa (Applausi di deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, comprendo perfettamente quello che è stato spiegato in aula da qualche collega, cioè che gli accordi faticosamente raggiunti poi devono essere rispettati e noi abbiamo veramente rispetto di questa regola. Però, il dibattito in corso sta mostrando un'intelligenza e una capacità di confronto fuori dal normale, a giudicare almeno dall'esperienza di questa legislatura.
  Penso quindi che questi elementi che stanno emergendo devono essere assolutamente presi in considerazione dall'Aula stessa, la quale deve avere la capacità del superamento delle posizioni originarie.
  Nel concreto ci sono almeno tre elementi (lo dico in maniera sintetica e senza approfondire, considerato che ho un minuto di tempo a disposizione). Primo: non possiamo costruire una legislazione in funzione dell'eccezionalità. Secondo: la libertà dell'individuo, della persona con la «p» maiuscola, uomo o donna che sia, nel caso specifico donna, deve essere assolutamente garantita sempre e comunque. Terzo, la nostra esperienza dice che le ricomposizioni personali e familiari possono avvenire e noi non abbiamo il diritto di decidere per conto altrui e cioè impedire la riconciliazione dei rapporti (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Giulia Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, ribadisco anch'io, come già detto in precedenza, che la riformulazione avvenuta in Commissione è stata sì un compromesso rispetto all'irrevocabilità per ogni tipologia di reato, ma noi siamo estremamente contrari a qualsiasi tipo di irrevocabilità, anche se è prevista soltanto per le minacce reiterate e per i modi di cui all'articolo 612, secondo comma.
  Siamo contrari anche a questa formulazione ed è giusto ribadirlo, perché sembra Pag. 22che altrimenti qui non si capiscano le posizioni dei diversi gruppi. Abbiamo capito tutti, abbiamo compreso tutti che cosa è accaduto in Commissione giustizia in seduta congiunta con la Commissione affari costituzionali. La posizione non muta. Noi siamo per la soppressione, l'abbiamo chiesto in Commissione e continuiamo a ribadirlo in aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Signora Presidente, pur amando molto la pratica femminista del partire dal sé, io vorrei invitare tutte le mie colleghe e i miei colleghi oggi a non fare un'analisi e una richiesta che parte da opinioni, ma a cercare, invece, di affidarsi per una volta a quella che è l'esperienza delle donne, a quello che tante operatrici dei centri antiviolenza ci hanno spiegato essere un problema.
  Davanti al vostro insistere rispetto alla gravità, vorrei dirvi che non bisogna necessariamente arrivare ad un compromesso. Rispetto a che cosa, rispetto a quale paradigma noi oggi ci dobbiamo confrontare ?
  Per quale motivo davanti a delle audizioni che sono state fatte, in cui ci è stato detto che anche rispetto ai casi gravi, a quelli con le armi, il rischio è ancora più forte nella denuncia, bisogna insistere così (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Picierno. Ne ha facoltà.

  PINA PICIERNO. Signor Presidente, colleghi, io intervengo per difendere il lavoro delle Commissioni e vorrei anche che questo dibattito provasse a uscire un po’ dalla retorica, dalla teoria che stiamo ascoltando. Si è detto che il Paese non è pronto ad una norma di questo tipo: allora, io vi invito a concentrarvi un po’ di più su quello che succede nel Paese reale. Vi ricordo una cosa che è successa nella mia provincia, a Caserta: Rosaria Aprea, a vent'anni, ha subito l'asportazione della milza, perché non si riusciva a fermare l'emorragia a seguito dei colpi che il suo compagno le aveva inferto.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PINA PICIERNO. Già in passato, Rosaria era stata picchiata in maniera violenta. Dal suo letto d'ospedale, Presidente, si era fatta fotografare per dimostrare che il suo compagno non le aveva fatto male. Rosaria ha ritirato la denuncia.

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  PINA PICIERNO. E, allora, io vi invito – e concludo, Presidente – a pensare, mentre ci accingiamo a votare questa norma, a pensare a Rosaria e a tutte le donne che si trovano nella stessa situazione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pollastrini. Ne ha facoltà.

  BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, in un minuto, voglio solo dire che, forse, ascoltando il confronto fra di noi, anche stamani, le colleghe e, innanzitutto, i colleghi, prendono atto del tema enorme che stiamo affrontando. Allora, in sintesi, il punto è dove mettere l'ago della bilancia. Dove mettere l'ago della bilancia. Lo diceva il collega Scalfarotto: non è una scelta in sé perfetta.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  BARBARA POLLASTRINI. Per quanto mi riguarda, per quanto riguarda la maggioranza del mio gruppo, noi mettiamo quell'ago della bilancia in modo da riconoscere, allargare, tutelare e difendere quella libertà che sta a cuore di tutti e l'autonomia delle donne, che sta a cuore di tutti.

Pag. 23

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  BARBARA POLLASTRINI. Perché il punto è questo: è quanto istituzioni e governi rinunciano, in nome di quella libertà, a quel tono, a quello stile, che ha sconfinato nel relativismo etico, in un'indifferenza quasi negazionista, sui diritti delle donne, che per questo sono state lasciate più sole. Nell'imperfezione, quindi, scegliamo (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà. Per favore, atteniamoci ai tempi, colleghi.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, la collega Di Salvo ha provato a dare un dato di realtà e ha parlato delle violenze sessuali, degli stupri, che sono molto vicini, come tipologia di reato, a quello di cui stiamo parlando, nel senso che anche lì si è sperimentata l'irrevocabilità della querela.
  Bene, l'ISTAT ci racconta che i casi denunciati di stupro in questo Paese sono il 4 per cento del totale. Allora, io dico: questa norma che andiamo ad introdurre aumenterà o diminuirà la percentuale di donne o di uomini che denunceranno, che procederanno in quel senso ? Io temo che quel 4 per cento potrebbe diventare il 3, potrebbe diventare il 2, come ci dicono tantissime audizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). E allora di che cosa stiamo parlando ? Di un servizio alle vittime del reato o di qualcosa che va contro le vittime del reato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signora Presidente, io penso che quest'Aula non possa e non debba porre la volontà delle donne in subordine rispetto all'irrevocabilità della querela. Guardate, colleghe e colleghi, qui non stiamo parlando di ago della bilancia, ma della difesa dell'autodeterminazione delle donne in quanto tali, che non hanno alcun diritto di subire delle violenze e, quindi, devono essere tutelate. Io penso che il tema dell'autodeterminazione della donna, oggi, debba essere posto sullo stesso livello dei suoi diritti. Quindi, non possiamo accettare e, quindi, siamo costretti, vogliamo e dobbiamo dire «no» all'irrevocabilità della querela (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mogherini. Ne ha facoltà.

  FEDERICA MOGHERINI. Signora Presidente, non ho seguito i lavori della Commissione giustizia sul provvedimento, ma ho seguito, molto da vicino, i lavori che quest'Aula e il Consiglio d'Europa hanno svolto sulla ratifica della Convenzione di Istanbul; vorrei soltanto dire qui che il principio base della Convenzione è che la violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani. Di questo stiamo parlando, di una violazione dei diritti umani ! Credo che dobbiamo prendere consapevolezza di questo, pienamente, e trarne le conseguenze.
  Per questo, sinceramente, sentire in quest'Aula i ragionamenti sul fatto che stiamo parlando dell'autodeterminazione di qualcuno, quando invece stiamo parlando di una violazione dei diritti umani, penso che ci ponga fuori dal secolo in cui stiamo vivendo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Signora Presidente, intervengo per dire che l'importanza è quella del riconoscimento del diritto. Credo che sia questo il punto e non si può assolutamente sottovalutare o fare in modo di strumentalizzare l'autodeterminazione Pag. 24del soggetto donna quando si tenta di garantire a questa una sicurezza che altrimenti potrebbe perdere. Per questo sono convinta che l'onorevole Ferranti nella Commissione abbia preso una posizione giusta nel considerare soggetto debole, ma nel frattempo anche soggetto concreto, e cioè reale, la donna in quanto tale e non banalizzando un problema come molte volte, altrimenti, potrebbe succedere (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Nardi. Ne ha facoltà.

  MARTINA NARDI. Signora Presidente, penso che a volte stare troppo qua dentro non ci fa bene; non ci fa bene non respirare l'aria che c’è fuori, nelle tante iniziative, nei tanti movimenti che di tale questione ne hanno fatto una bandiera e, costantemente, costituiscono la loro iniziativa politica.
  Credo che occorra ascoltare, come hanno detto le mie colleghe precedentemente, quello che ci proviene da fuori di quest'Aula, dalla volontà dell'autodeterminazione. Penso anche che quando si tenta, anche a fatica – e mi rivolgo alla presidente della Commissione – una mediazione, si deve fare una mediazione; qui non c’è mediazione, ci sono due posizioni politiche differenti. Credo anche che non sia corretto rappresentarne una come un elemento di convergenza di altre, perché qui invece ci si confronta su due posizioni politiche. Penso che l'Aula debba essere libera nell'espressione di questa vicenda perché – e mi avvio a concludere – chiama in causa questioni politiche, personali e di movimento che attraversano tutto il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Signora Presidente, intervengo molto brevemente innanzitutto per chiarire che, per un errore materiale, la mia firma è stata messa sopra questo emendamento e quindi per confermare invece che la mia volontà è sempre stata quella di sostenere il comma che è uscito dalla discussione della Commissione giustizia e questa è anche la posizione del collega Scalfarotto: erroneamente abbiamo sottoscritto questo emendamento.
  Secondariamente, ritengo che la revocabilità, come è venuto fuori dalla proposta della Commissione, in fase processuale sia una tutela per le donne, per evitare che vengano intimidite in tutta la fase investigativa e delle indagini. Nulla toglie che poi la donna possa revocare, ma davanti al giudice e dopo una fase di tutela e di verifica del reato eventualmente commesso.

  PRESIDENTE. Onorevole Fabbri, concluda.

  MARILENA FABBRI. Vorrei solamente dare un dato e faccio una domanda all'Aula. Primo: dieci milioni di donne in Italia nel 2006 avevano subito, almeno una volta nella loro vita, una violenza, di un qualsiasi tipo. Dieci milioni. Mi avvio a concludere. Il 18 per cento di queste non aveva mai avuto consapevolezza che si trattasse di un reato. Vi faccio la domanda...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fabbri.
  Scusate, ma devo andare un po’ sostenuta. Ho altri due interventi, Bonafede e Sbrollini. Chiedo se ci sono altri interventi su questo emendamento. Bene, c’è il deputato Costa; se non ci sono altri interventi poi chiudiamo su questo emendamento. Quindi adesso do la parola per dichiarazione di voto, a titolo personale, al deputato Bonafede. Prego.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. Trovo innanzitutto offensivo, oltre che di cattivissimo gusto, il fatto che la collega Picierno abbia ritenuto di dover riportare un fatto di fredda cronaca per Pag. 25ricordarci l'importanza di quello di cui stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). È da mesi che ci lavoriamo: non avevamo bisogno di quella cronaca fredda, per ricordarci di cosa stiamo parlando !
  Per quanto riguarda l'osservazione del collega Scalfarotto in ordine al fatto che, dopo la querela, a quel punto, la tutela di quella donna appartiene allo Stato e tutti dobbiamo farcene carico, io dico che, proprio per questo, noi dobbiamo far sì che lo Stato si faccia carico della promozione culturale, che porti quella donna a mantenere la sua volontà perché uno Stato che si sostituisce alla donna, sta abdicando al suo ruolo: non sta compiendo quello che la donna gli chiede di fare (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Sbrollini. Ne ha facoltà.

  DANIELA SBROLLINI. Grazie Presidente, soltanto per ricordare, come ho fatto anche ieri nel mio intervento, insieme ad altre colleghe, che stiamo parlando – e trovo davvero che questo sia offensivo – di donne che subiscono ogni giorno in silenzio maltrattamenti e violenze di ogni tipo anche davanti ai loro figli. Quindi, io vorrei veramente che ragionassimo a partire dalle persone che ogni giorno incontriamo, ognuno nella propria realtà territoriale. L'irrevocabilità è un punto fermo di tutela della donna: ma stiamo scherzando ? Finiamola di andare a parlare soltanto nei soliti salotti, con le persone che non vogliano neanche portare a casa questa legge. Parliamo con chi ha subito violenza ! Queste sono le cose che dobbiamo fare (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Costa. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA. Grazie Presidente, io ho vissuto l’iter di questo provvedimento, ho vissuto i diversi punti di partenza delle forze politiche, ho vissuto la tendenza al mantenimento dell'irrevocabilità da parte del Governo e del Partito Democratico, ad esempio, e la tendenza alla revocabilità di altre forze politiche.
  Si è raggiunto un punto di mediazione. Io dico a tutti coloro che oggi affrontano questo tema di mettersi anche a fronte del codice e vedere e pensare se le stesse considerazioni che fanno oggi a favore della revocabilità, le farebbero anche di fronte ad altre ipotesi di reato perché – attenzione – ci vuole anche un sistema e una sistematicità della norma.
  Io penso – scusi Presidente, e concludo – che questo tema tocchi la sensibilità di ciascuno in modo diverso rispetto ai valori e ai punti di partenza. Quindi, da parte del nostro gruppo, non ci sarà un'indicazione precostituita e pregiudiziale. Ognuno potrà esprimersi in base alla sua sensibilità (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Marzano 1.18, Galgano 1.26, Daniele Farina 1.33, Chiarelli 1.47 e Ferraresi 1.64, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Censore, Chaouki, Madia, Latronico, Lattuca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Vedi votazioni).

   (Presenti  412   
   Votanti  408   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 187    
    Hanno votato
no  221).    

Pag. 26

  Passiamo all'emendamento Carfagna 1.40.

  VITTORIO FERRARESI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, intervengo sull'articolo 8. Io penso che si sia consumata precedentemente un'indecenza: se il tempo è di un minuto, è un minuto per tutti. C’è gente che ha parlato per un minuto e mezzo, un minuto e quaranta secondi; varie persone, vari colleghi. Quindi, mettetevi d'accordo in Presidenza, perché i nostri colleghi vengono fatti tacere al minuto. O le deroghe valgono per tutti o le regole valgono per tutti. Mettetevi d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Carfagna 1.40, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 12,45)

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, l'emendamento Carfagna 1.40 è stato ritirato.

  PRESIDENTE. Bene. Revoco l'indizione della votazione.
  Passiamo all'emendamento Spadoni 1.104.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Sì, grazie Presidente. Con questo emendamento chiediamo la revoca o la negazione della licenza del porto d'armi. Fondamentalmente, perché ? Perché si pensa che a chi compie atti di violenza fisica o psicologica si debba revocare o almeno negare il porto d'armi. In altri articoli viene richiesta la sospensione della patente da uno a tre mesi, mi sembra assolutamente il minimo che venga richiesta, appunto, la revoca del porto d'armi. Quindi, chiedo veramente che venga votato questo emendamento. Se il parere sarà contrario per il semplice fatto che viene richiesto dal MoVimento 5 Stelle, allora chiudiamo tutto e ce ne andiamo a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, il parere sull'emendamento è contrario perché il decreto-legge già ha avuto l'accortezza di prevedere l'esclusione della discrezionalità e quindi di imporre agli organi competenti l'adozione di provvedimenti di revoca del porto d'armi. Si tratta del comma 4 dell'articolo in questione, l'articolo 1, che non è stato modificato dalla Commissione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 1.104, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Rosato, Carnevali, Nardi, Misuraca, Rubinato, Latronico, Pagano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  396   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato 96    
    Hanno votato no 300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 27

  Passiamo all'emendamento Capelli 1.111.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Labriola. Ne ha facoltà.

  VINCENZA LABRIOLA. Signor Presidente, con gli emendamenti Capelli 1.111 e Capelli 1.110 si prevede in via generale l'applicazione delle misure di sicurezza previste dagli articoli 199 e seguenti del codice penale per i reati di stalking, questo non solo per sanare gli effetti deleteri prodotti dalle modifiche relative all'innalzamento della pena, ma anche perché la norma opera solo per il futuro. Dal momento che le misure di sicurezza sono applicabili retroattivamente, costituiscono anche una garanzia per le vittime di persecuzione, sia nell'ipotesi in cui vengono condannati sia nel caso di infermità mentale.
  Esse consentono inoltre di garantire maggiore sicurezza per la vittima, anche dopo che la pena detentiva sia stata eseguita. Le misure di sicurezza possono infatti essere applicate al termine dell'esecuzione della pena e in presenza del requisito della pericolosità mentale.
  Nell'emendamento Capelli 1.111, nel caso in cui la persona sottoposta alla misura di sicurezza di cui al comma precedente, si sottragga volontariamente all'esecuzione di essa, è punito con la reclusione da uno a cinque anni ed è consentito l'arresto anche fuori dai casi di flagranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capelli 1.111, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni, Murer, Chaouki, Palazzotto, Giacomelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  393   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capelli 1.110, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  Carrescia, Misiani, Pesco, Ricciatti, Oliaro...
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  302   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato    1    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Con questa votazione, direi di sospendere la seduta, in attesa che alle ore 13 il Ministro Alfano venga a svolgere l'informativa. Quindi sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 13.

  La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 13.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Informativa urgente del Governo sulla tragica vicenda del naufragio di una imbarcazione carica di migranti presso l'isola di Lampedusa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente Pag. 28del Governo sulla tragica vicenda del naufragio di una imbarcazione carica di migranti presso l'isola di Lampedusa.
  Dopo l'intervento del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto. È prevista la ripresa televisiva diretta.

(Intervento del Ministro dell'interno)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Angelino Alfano.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi per il nostro Paese il Governo ha assunto la non scontata decisione di proclamare il lutto nazionale (Applausi). Con animo sgomento e con il cuore colmo di dolore rientro appena adesso da Lampedusa, dove ho partecipato alla constatazione di ciò che è accaduto, un animo sgomento e un cuore colmo di dolore. Ma è ciò che la mente mi suggerisce che più mi inquieta e la razionalità mi suggerisce di dire in quest'Aula che non vi è alcuna ragione per pensare che sia l'ultima volta, non vi è alcuna ragione per sperare che sia l'ultima volta. Ecco perché la rabbia, la indignazione e il senso di impotenza ci impongono di unirci al grido di Papa Francesco, a quel «vergogna» che credo sia un sentimento collettivo (Applausi).
  Ma andiamo con ordine. L'altro ieri notte, tra le 4 e le 5 del mattino, un barcone che ragionevolmente per le sue dimensioni ha una capienza tra 400 e 500 posti, a 0,6 miglia dalla costa di Lampedusa, proprio vicino a due tra le più belle spiagge del mondo, ossia la spiaggia dei Conigli e la Tabaccara, ha avuto un'avaria e si è fermato. Non è stato visto. Per chiedere soccorso i migranti presenti hanno dato fuoco ad una coperta. Purtroppo, per il meccanismo di funzionamento dei motori di quei tipi di pescherecci, i carburanti, gli oli e gli idrocarburi dei motori sono venuti un po’ in superficie dalle sentine del peschereccio. Ciò ha causato, dunque, dopo l'accensione della coperta, un immediato incendio dell'imbarcazione che, a sua volta, ha prodotto il panico dei presenti, che si sono tutti sbilanciati su un lato, facendo sì che il peschereccio quasi immediatamente si inabissasse.
  I primi soccorsi sono stati prestati alle ore 7 da diportisti che alle prime luci dell'alba – in questo momento a Lampedusa fa l'alba intorno alle 7 del mattino – intorno alle 7, appunto, si sono accorti di questo e hanno avvisato i soccorritori, i nostri soccorritori, quelli della «squadra Italia» – è inutile che io enumeri tutte le forze che si sono impegnate e che si sono impegnate tutte allo spasimo – e sono partiti immediatamente i soccorsi. Oggi, a questo momento, momento in cui le ricerche sono state provvisoriamente complicate dal peggioramento delle condizioni meteo e del vento e del mare, conseguentemente, abbiamo 155 vite salvate, 111 vittime e una constatazione, da parte dei nostri sommozzatori, che laggiù vi sono alcune decine di vittime visibili, perché il rigor mortis fa sì che restino incastrate tra le lamiere, e altre che non sappiamo ancora se ci siano o no, perché dalle testimonianze convergenti dei superstiti emerge che fossero più di 400 i presenti a bordo.
  Per quanto vi possa essere talvolta una tendenza a dire un po’ di più, i conti non tornano e dunque sarà importante vedere, attraverso i sommozzatori, se nella stiva della nave vi siano altri corpi, perché potrebbero essere eventualmente molti altri, ma su questo nessuno è in grado di dare un'informazione precisa. Di certo ci sarebbe che in quel posto della nave, in stiva, viaggiano solitamente coloro i quali pagano il biglietto meno caro, i più poveri tra i poveri.
  Mi sento di ringraziare con tutto il cuore e di vero cuore i nostri soccorritori. Sono stati impegnati in più di trecento in queste operazioni di recupero (Applausi). Sono ragazzi che sono stati ore ed ore sott'acqua, ragazzi che sono stati sulle nostre imbarcazioni in superficie. Però mi Pag. 29sia consentito di ringraziare con grande passione e con grande calore tutti coloro i quali non sono uomini in divisa, ma sono pescatori, diportisti, cittadini di Lampedusa (Applausi), che con un cuore grandissimo hanno accolto i migranti e li hanno soccorsi, alcuni di loro facendo la spola tra i naufraghi vivi e le nostre imbarcazioni, facendo questo avanti e indietro, uno sforzo straordinario.
  Ho visitato l’hangar, questo enorme sudario che è diventato questo freddo hangar accanto all'aeroporto. Ho visto le donne, i bambini, ho visto i corpi di donne e di uomini che cercavano libertà, democrazia e benessere. E non c’è bisogno di ricordare l'Editto di Saint-Cloud o le conseguenze e il dibattito culturale derivante da esso fino ai sepolcri di Foscolo, per dire che il dibattito sulla degna sepoltura è tipico di ogni tempo della storia e che noi abbiamo come primo dovere quello di seppellirli con dignità. Ecco perché mi sento di ringraziare anche le comunità locali agrigentine che hanno offerto immediatamente i loro posti nei loro cimiteri, sebbene superaffollati per costoro (Applausi), e questa mattina sono arrivate dalla terraferma oltre centoventi bare, che saranno fin qui sufficienti per la sepoltura.
  Sono state appena compiute dalla polizia scientifica tutte le operazioni di rito che consentiranno l'ultimo, estremo gesto, e quindi a questa parte noi, come Stato, abbiamo operato al meglio. Ecco perché mi sento di dire che noi continuiamo ad essere i campioni dell'accoglienza. Vedete, sono arrivati sulle nostre coste più di 30 mila migranti. Di questi 30 mila migranti la gran parte – la grande parte – è stata soccorsa, cioè è arrivata nel nostro Paese perché noi siamo andati a prenderli, perché noi, i nostri mezzi, la nostra Marina militare, la nostra Guardia costiera, le nostre Forze di polizia sono andati ben oltre la competenza marina nostra, ben oltre le acque italiane, oltre le acque internazionali, sino alle rive di alcuni Paesi, anch'essi talvolta dell'Europa, perché il diritto umanitario prevale sulle regole giuridiche.
  Bene, il nostro sistema è stato praticamente raddoppiato in quest'anno, siamo a oltre 16 mila posti, spendiamo 180 milioni di euro per il funzionamento dei centri governativi, 70 milioni per il sistema di protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati e abbiamo un efficiente sistema di accoglienza. Ma il punto è un altro, a mio avviso, in questo momento. Vedete, diventato Ministro dell'interno, ho subito preso confronto con i materiali degli uffici e i dossier e ho visto spesso scritto «emergenza immigrazione». Ecco, io credo che, se non si parte dal capovolgimento semantico di questo termine, non si capisce dove si può andare a parare, cioè si deve comprendere che occorre passare dall'emergenza alla consapevolezza dell'immanenza.
  Non è più un'emergenza: è un tempo della storia che ci consegna quello dell'immigrazione come un fenomeno immanente a questo tempo della storia. E non vi sarà mai un reticolato burocratico, un reticolato normativo, che potrà fermare il vento della storia. Perché ? Perché è cambiata l'idea della frontiera, è cambiata completamente l'idea della frontiera, in questo tempo di globalizzazione dei diritti, ma anche di globalizzazione delle povertà. Almeno in una parte del mondo, l'istinto, la spinta ad andare fuori nasce dalla povertà, nasce dall'assenza di democrazia, nasce dall'assenza di benessere.
  Perché dico che bisogna ripartire, non filosoficamente, ma politicamente, dall'idea della frontiera ? Le guerre dell'Ottocento e del Novecento ci hanno consegnato confini dello Stato nazionale, degli Stati nazionali, disegnati dalla matita dopo la conclusione delle guerre che si sono svolte in due secoli. Quelle matite hanno disegnato confini fino alla seconda guerra mondiale, in Europa, e poi, in alcune zone dei Balcani, purtroppo, ben oltre. Quelle matite hanno disegnato confini che a quelli della mia generazione sono stati raccontati, spiegati e studiati alle scuole medie, alle scuole elementari prima ancora. Bene, un giorno l'Europa, fattasi più grande, ha assunto una decisione attraverso un Trattato che prende il nome di Pag. 30una città: quella città è Schengen. L'idea di frontiera è improvvisamente cambiata, i valichi nazionali sono stati improvvisamente abbassati, per cedere il passo – per cedere il passo – a un'idea di frontiera più larga. Quel Trattato agì come una gomma per cancellare, quella che usano i bambini a scuola, e cancellò quella matita che aveva descritto i confini nazionali dopo le guerre dell'Ottocento e del Novecento.
  Ora, dunque, il punto – ma è un punto che riguarda l'Europa, non noi: è un punto che riguarda l'Europa – è se l'Europa intenda difendere la frontiera che ha disegnato con il Trattato di Schengen, se l'Europa intenda prendere atto che non vi è mai stato nella storia uno Stato, non vi è mai stata nella storia una confederazione di Stati, non vi è mai stata nella storia un'unione di Stati che non abbia assunto su di sé la responsabilità di proteggere la propria frontiera. Uno Stato che non protegge la frontiera non è, semplicemente non è. E, allora, l'Europa deve scegliere se essere o se non essere, l'Europa deve scegliere se proteggere le proprie frontiere, perché proteggere le proprie frontiere significherà proteggere i propri cittadini, ma anche proteggere dalla morte coloro i quali quelle frontiere valicano senza tutele, in mano ai mercanti di morte, senza assicurazioni e senza nulla.
  Protezione delle frontiere e diritto umanitario-accoglienza: questi sono i due cardini su cui l'Europa deve improntare la propria riflessione. E allora è bene dirlo con chiarezza ai nostri amici europei e agli Stati del nord dell'Europa: lo sappiamo che in tanti Stati del nord Europa arrivano più migranti di quanti ne arrivino in Italia, ma non arrivano dal mare; arrivano in macchina, con il camion, per terraferma, ma non arrivano superando quel grande lago, che la storia dell'Occidente ci racconta come il luogo dove si è fatta la civiltà del mondo, che si chiama Mar Mediterraneo. Non arrivano dal mare i 70 mila, i 60 mila, i 50 mila che arrivano esattamente nei Paesi del nord dell'Europa. Dico questo per prevenire ciò che mi sarà detto lunedì e martedì a Lussemburgo, quando, a nome dell'Italia, io dirò con forza che il sistema di protezione della frontiera esterna dell'Europa va rafforzato e che gli aerei di Frontex, Eurosur, le navi militari di Frontex devono vigilare sul Mediterraneo, per impedire che i mercanti di morte che operano nel Corno d'Africa trovino il «fatturato» con questa azione qui (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).
  E bisogna prendere atto di ciò che Lampedusa oggi rappresenta per la storia di questo nostro tempo. Vedete, nel 1989 il crollo di un muro cancellò un check-point, il Check-point Charlie; a Berlino fu cancellato un check-point.
  La cancellazione di quel check-point rappresentò per il destino di una generazione, quella che allora aveva intorno a venti anni, la fine dell'incubo della separazione tra l'est e l'ovest del mondo. Fu sufficiente abbattere quel muro per determinare la cancellazione di quel check-point che separava l'est e l'ovest del mondo. Oggi noi abbiamo un nuovo Check-point Charlie: si trova in mezzo al Mediterraneo e si chiama Lampedusa. È il passaggio a livello tra il sud e il nord del mondo. È il passaggio a livello tra Paesi che non hanno la democrazia, che non hanno la libertà, che non hanno il benessere.
  I morti di questa notte ci consegnano un'altra lezione: ci consegnano che ci sono donne, uomini, bambini, ragazzi che sono disponibili a morire, pronti a morire, a correre il rischio della morte per acquisire libertà, democrazia e benessere, esattamente ciò che l'Europa ritiene scontato. Esattamente ciò che l'Europa ritiene scontato ! Ed ecco perché, oltre alla battaglia su Frontex, sulla frontiera dell'Europa, noi dovremo spiegare che le regole del Regolamento di Dublino che, con un approccio del tutto burocratico e burocraticista, affida al Paese di primo ingresso, ossia all'Italia – ossia, all'Italia – tutto il carico dei migranti e della complessa fenomenologia di questo tempo, sono, appunto, del tutto burocratiche e vanno urgentemente Pag. 31superate. Così come, per contrastare i traffici di morte occorrerà una strategia veramente integrata.
  Per essere chiari: il peschereccio di ieri è partito da Misurata, in Libia, ma non erano libici, non erano libici; erano eritrei, erano somali, avevano attraversato pezzetti del corno d'Africa, erano probabilmente passati di tribù in tribù, fino ad arrivare ad uno scafista che la Procura di Agrigento ieri ha arrestato, un trentacinquenne tunisino che era già stato rimandato indietro nell'aprile scorso. E allora, come si fa a contrastare i mercanti di morte se non attraverso regole, rapporti bilaterali, convenzioni sottoposte ad un principio di condizionalità, sebbene la instabilità politica di quelle aree del mondo renda tutto più complicato, un principio di condizionalità nella cooperazione, che imponga agli Stati da cui partono una cooperazione con noi, per arginare queste partenze ? E poi, una cooperazione di polizia, tra la nostra polizia e le polizie di quei Paesi, con una supervisione da parte dell'Europa.
  Queste sono le azioni concrete che si possono fare e di cui ho parlato ieri con Cecilia Malmström che presiederà la riunione dei Ministri dell'interno martedì, a Lussemburgo, chiedendole la massima attenzione a questi temi, chiedendo che di questo tema si possa parlare al vertice di Lussemburgo di martedì, e ottenendo che fosse posto al primo punto dell'ordine del giorno dell'agenda dei lavori di martedì a Lussemburgo. E di questo ho parlato con José Manuel Barroso, ieri, chiamandolo esattamente da davanti quell’hangar che era diventato l'enorme sudario di cui parlavo poc'anzi, e dicendogli che vi è una grande illusione, l'illusione che, fatto il mercato e fatta la moneta, l'Europa abbia costruito un popolo. No: i popoli si costruiscono se si difendono le frontiere, se si è figli di un idem sentire, se insieme si sceglie che cosa fare con le grandi scelte di fondo come quella dell'immigrazione. Questo è un punto sul quale l'Europa gioca esattamente il proprio destino.
  Ecco perché io penso che noi abbiamo una grande occasione, con il semestre italiano, di porre nell'agenda questo tema come il tema strategico di un'Italia come plancia del Mediterraneo, e credo anche – lo credo davvero – che occorra, dopo la visita del Papa a Lampedusa, un grande segno, un grande segnale di tutto il mondo per noi, per l'Europa e per Lampedusa, per noi, per tutto il mondo e per Lampedusa, per noi, per tutto il mondo e per Lampedusa: noi candideremo Lampedusa per il premio Nobel per la pace e speriamo che a questa richiesta si aggiunga l'intera Unione europea (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e di deputati del gruppo Misto). Vi ringrazio.

(Interventi)

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro.
  Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il deputato Khalid Chaouki. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Signora Presidente, signor Ministro, è un orrore infinito, ora basta ! Cosa dobbiamo ancora aspettare dopo questo ? Desidero iniziare, a nome del Partito Democratico, con queste parole pronunciate nella drammatica giornata di ieri dalla sindaca di Lampedusa, Giusi Nicolini.
  Una donna forte, coraggiosa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà) che, con grande dignità e profondo senso di responsabilità, sta interpretando, nello spirito e nell'azione, la volontà di milioni di italiani. Ecco, l'Italia è questa, quindi un grazie sincero alla sindaca di Lampedusa e a tutti gli abitanti dell'isola, a quei soccorritori e ai tanti volontari che in queste ore stanno dando il massimo esempio di cosa significa essere spinti da un profondo senso di umanità che il nostro Paese ha conosciuto nella storia: gesti gratuiti di accoglienza, figli di un comune sentire mediterraneo, figli di Pag. 32quel Mare Nostrum, oggi tragicamente trasformato nel più grande cimitero a cielo aperto.
  Allora, come Partito Democratico desideriamo dire grazie davvero perché nella tragedia oggi Lampedusa nel mondo è sinonimo di umanità e solidarietà. Così come stiamo a ringraziare il Governo, il Presidente Letta e lei, Ministro, per aver accolto l'appello di indire per oggi una giornata di lutto nazionale: una presa di posizione forte, per far sentire tutta la nostra solidarietà e vicinanza a tutti quei bambini, quelle donne, quegli uomini che sono morti alla ricerca di un po’ di pace e di una vita migliore. Sono per noi martiri, martiri colpevoli di essere fuggiti da Paesi come l'Eritrea o la Siria, in fuga dalla repressione e dalle guerre, dalle guerre che purtroppo rimangono ancora irrisolte nel nostro Mediterraneo.
  Parliamo oggi di profughi richiedenti asilo e protezione umanitaria. Va detto quindi con chiarezza: non stiamo parlando di immigrati alla ricerca di fortuna, come invece qualche irresponsabile spregiudicato, anche in queste ore di angoscia, in modo vergognoso, tenta di confondere le acque, con illazioni inaccettabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Stiamo parlando di una condizione, quella del rifugiato, che trova riconoscimento giuridico nella Convenzione di Ginevra e nella nostra Costituzione.
  Oggi è la giornata del lutto, del silenzio, ma per noi che abbiamo il dovere di indagare i problemi individuali e le soluzioni, oggi deve essere soprattutto il giorno della verità e delle risposte. Allora, per quello che ci riguarda come Partito Democratico, dobbiamo trovare una risposta, una risposta che deve necessariamente passare per tre aspetti fondamentali.
  Innanzitutto l'Europa: senza una politica comune europea in materia di asilo qualsiasi azione sarà inevitabilmente inefficace. Sosteniamo, a questo proposito, l'iniziativa del Governo a livello europeo al fine di porre come priorità del Consiglio europeo il tema delle politiche migratorie e di accoglienza e ci facciamo portatori anche di una proposta: perché non proporre l'isola di Lampedusa, in dialogo con le istituzioni europee e internazionali, come luogo simbolico dove deve far svolgere questa Conferenza europea sull'immigrazione e sul problema dei rifugiati politici ? A questo proposito, comunico anche un'iniziativa intrapresa dal presidente del nostro gruppo, diretta a tutti gli esponenti progressisti nei Parlamenti europei, al fine di discutere e individuare in tempi brevi proposte comuni per aggiornare le nostre politiche in materia di immigrazione ed asilo.
  Per fare questo è imprescindibile, però, che l'Italia giochi un ruolo importante in seno all'Unione europea, con la definizione di una politica comune di asilo e il sistema di asilo integrato uniforme in tutti i Paesi membri, fondato sulla solidarietà, sulla solidarietà e sulla cooperazione tra Paesi membri nella gestione della politica di asilo e nel risolvere i disequilibri e le difficoltà sistemiche. Occorre quindi pensare a un sistema comune di asilo dell'Unione europea, che obbliga standard più elevati di accoglienza dei richiedenti e ne consente l'accesso nel mercato del lavoro, che permetta di identificare le persone vulnerabili, le vittime di violenza e il traffico degli esseri umani. L'orizzonte su cui dobbiamo lavorare appunto è un orizzonte europeo ed euro-mediterraneo, tanto più dopo le novità profonde apportate dalle rivolte nei Paesi del Maghreb.
  Il secondo aspetto è quello nazionale. Non possiamo farci portatori di un'iniziativa europea se nel nostro Paese manca ancora una legge quadro sull'asilo politico. A questo proposito il Partito Democratico ha fatto una proposta e speriamo che il Parlamento la faccia propria in tempi rapidi.
  Infine, vorrei dire che il terzo aspetto riguarda l'investimento su una seria e duratura politica di cooperazione: una legge, una riforma della legge sulla cooperazione che tutto il Parlamento è pronto a varare, e speriamo si faccia presto questa riforma indispensabile per farci protagonisti all'estero e nel Mediterraneo.
  Allora – per concludere, Presidente, signor Ministro – l'Italia è l'Italia di Giorgio Pag. 33La Pira, che deve ritornare a ispirare quella vocazione storica e quella missione predestinata che affonda le sue radici nel Mediterraneo. Abbiamo oggi il dovere di essere appunto all'altezza di questa straordinaria sfida, per noi, per la nostra storia comune, e soprattutto per le future generazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Buongiorno signora Presidente, non mi era mai capitato di essere così teso per un intervento in aula, ma oggi effettivamente lo sono abbastanza, perché mi sembra quasi di essere in piedi in un vicolo buio, davanti a ladri, delinquenti ed assassini.
  Alfano, perché invece della cronaca oggi non ci racconta dell'incontro avuto da Letta con il Premier libico Ali Zeidan il 14 luglio 2013 ? Perché non dice che in quell'incontro l'Italia si è impegnata anche economicamente a formare ed addestrare 5.000 libici, tra forze armate e polizia, nel controllo delle frontiere libiche, in continuità con quanto proposto da Maroni nel Governo Berlusconi ai tempi di Gheddafi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà) ? Controllare le frontiere: come se morire nel deserto fosse migliore che morire in mare. Il Governo italiano, questo Governo guidato da lei e Letta, si è assunto l'impegno di favorire alcuni centri nei quali i libici oggi detengono, del tutto arbitrariamente, migliaia di migranti, donne e bambini compresi, una scelta che rende l'Italia complice della detenzione arbitraria e a tempo indeterminato dei migranti, senza alcun riguardo ai diritti umani, così come denunciato da numerose associazioni dei diritti dell'uomo.
  Lei, Ministro degli interni, ha il compito di tutelare i diritti civili, ivi compresi quelli delle confessioni religiose, cittadinanza e soprattutto sull'emigrazione e sull'asilo. Lei non lo dice Alfano, è più facile fare la faccia a lutto in televisione, attendendo che i riflettori si spengano ancora un'altra volta davanti a una tale situazione. Allora lo dico io, lo diciamo noi: in Libia esistono 17 centri di detenzione per migranti ufficialmente gestiti dal Governo libico, più un numero imprecisato in mano alla milizie. In questi centri si tortura, si pratica la violenza sessuale, si rifiuta ogni assistenza medica. Addirittura il Governo libico ha iniziato i rimpatri forzosi per malati di AIDS ed epatite (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà). Mi chiedo perché non è ancora stato cancellato il vergognoso trattato di amicizia tra l'Italia e la Libia firmato nel 2008 da Berlusconi e Gheddafi, che rende possibili i respingimenti in mare dei barconi carichi di migranti e ci è costato la condanna, nel febbraio 2012, della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. O forse le corti europee si interpellano solo per non applicare la legge di condanna di alcuni padroni di partito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Siete complici di guerra, siete complici di crimini di guerra, siete vergognosi, siete vergognosi come quelle dittature, quelle stesse dittature dove... (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico). Siete vergognosi, complici di crimini all'umanità (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Mentre voi siete complici...

  PRESIDENTE. Allora, continui per favore con un linguaggio consono.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Mi sembra di essere molto consono Presidente (Commenti).

  PRESIDENTE. Per favore colleghi ! Lasciate finire.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. O il linguaggio è più importante di quello che è successo ieri Presidente ? Qui abbiamo un Pag. 34Governo che è complice e poi dichiara complici degli scafisti i pescatori e i pescherecci che offrono assistenza in mare. Questa è la legge Bossi-Fini che voi avete votato (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà) ! Oggi ci dite che siamo campioni dell'accoglienza. Qui dentro non c’è nessun campione dell'accoglienza. I campioni dell'accoglienza sono i lampedusani, sono le forze armate che lavorano in mare e sulle coste e sono i volontari dei centri di accoglienza. Qui in questo Palazzo io di gente che in qualche modo è favorevole all'accoglienza non l'ho mai vista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vuole andare in Europa e chiedere il loro aiuto ? Va bene, vada con Letta a chiedere l'aiuto, in modo che tutte queste «tratte» gestite dalla Spa della criminalità organizzata magari vengano date a qualcun altro. Abbia gli attributi di andare in Europa e chiedere che sia fatto qualcosa di serio, anche se ormai sappiamo che le vicende della Giunta per le elezioni spegneranno i riflettori su questa questione e le lacrime che ognuno di noi ha sulla faccia sì asciugheranno, così come le lampade dei riflettori delle televisioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dov’è il vostro sguardo, quando sentiamo da giorni destra, sinistra, PD che parla con il PdL e PdL che parla con la Lega. Dove eravate ? Dove ?
  La destra che finora non ha fatto altro che approvare queste leggi e la sinistra che, nel frattempo, parla di diritti dell'uomo e non dimentichiamo i diritti civili e quello che è stato fatto con il teatrino sull'omofobia. Non lo dimentichiamo. È un continuo rimpallo, al ribasso. Basta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Concludo, Presidente, concludo, se posso.

  PRESIDENTE. Prego, perché il suo tempo è scaduto. Concluda brevemente.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Allora ho già detto abbastanza, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, signor Ministro, la tragedia di Lampedusa impone il lutto. Ringrazio il Governo di questa scelta dolente. La tragedia di Lampedusa chiede a noi condivisione del dolore, rispetto, vergogna, ma anche giudizi e risposte umani e politici. La prima risposta l'hanno data gli uomini e le donne di Lampedusa, oltre che le nostre Forze armate e dell'ordine. Hanno dato tutto se stessi, senza risparmi, per salvare i vivi e pietosamente raccogliere i morti. Altro che razzismo, l'Italia è questa. Questo lutto è giusto sia italiano, ma sarebbe stato più giusto ancora fosse lutto europeo, lutto dei popoli e degli Stati dell'Europa unita proclamata solennemente dalla Commissione europea. L'ondata di gente in fuga è un fatto epocale. Si tratta di far comprendere all'Europa che la tragedia di chi scappa da zone di guerra, pulizia etnica o anche dalla miseria nera non può e non deve riguardare solo il Paese – in questo caso l'Italia – nelle cui acque e coste si consuma l'atto finale, l'approdo o la morte. Com’è triste vedere invece, davanti a questa immane sciagura e all'immenso compito che l'Europa ha – per il non doversi più caricare della vergogna di questi lutti – com’è triste – e lo ribadisco – la risposta del commissario Malmström che, accanto alle affermazioni di principio solenni, poi le traduce così nella risposta pratica: l'Italia è tra i principali Paesi beneficiari dei fondi. Ha già avuto i fondi che servono. Sì, signor Ministro, i fondi per comprare le bare.
  Occorre un piano immediato europeo. Appare sensata la richiesta di corridoi umanitari venuta anche dal sindaco di Lampedusa dove il punto di arrivo definitivo siano le grandi regioni d'Europa. Lampedusa e il nostro sud non possono reggere neanche all'emergenza. Sono contati tra i 20 e i 30 milioni gli uomini e le donne africani che si protendono verso il Mediterraneo dalle zone subsahariane. Citiamo l'Europa non per fare scaricabarile, ma perché per ragioni pratiche non siamo Pag. 35in grado da soli di reggere l'urto e perché è giusto il senso morale e politico, ma anche giuridico – e ripeto dei trattati – che sia l'intera Unione europea a farsi carico di questa emergenza che durerà anni e anni.
  Gli stolti del nostro villaggio hanno subito accusato il Governo Berlusconi, citando la legge Bossi-Fini come causa di questi eccidi del mare. Una menzogna da propaganda sovietica (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie). Tre punti di replica a questa calunnia in malafede. Primo: se fosse abrogata oggi la Bossi-Fini, se non ci fosse stata tre giorni fa, i morti e i dispersi del barcone incendiato sarebbero vivi ? Signor Ministro, non ci sarebbe stata questa fuga dall'Africa o sarebbe stata meno pericolosa ? La Bossi-Fini non c'entra. Queste persone si appellano al diritto internazionale, anche se molti di loro, giustamente, non sanno cosa sia e chiedono l'asilo politico e lo status di rifugiati. Secondo: la Bossi-Fini è in continuità logica con la Turco-Napolitano e applica un principio di saggezza: si tratta di favorire l'immigrazione da domanda che consente un'ordinata integrazione e di impedire «l'immigrazione da offerta» che distrugge chi arriva e chi riceve. Il buonismo finisce per legittimare lo status quo di schiavismo e di sfruttamento. Altra cosa ovvia sono i problemi di singole masse in fuga da guerre e situazioni estreme, ma qui l'Italia non può reggere l'urto e si affonderebbe tutti. Occorre una soluzione europea.
  Terzo: la sinistra che urla contro la legge Bossi-Fini e contro il reato di clandestinità è ipocrita. Per calcoli meschini non ha appoggiato i referendum radicali che proponevano l'abrogazione di entrambe le norme. Signor Ministro, pur di non firmare quelli sulla giustizia, non ha promosso nemmeno gli altri, casomai i militanti aderissero anche a quelli sgraditi dalla magistratura.
  Non voglio però concludere con una parola polemica anche se è dalla polemica che viene la scossa dell'agire e agire bene. Desidero che la mia ultima parola in questo momento di pietà per i morti, di dolore per le vittime, di pianto per i bambini sia per quella bambina che arrivava qui con le scarpette di vernice e che ora giace in un hangar (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, Vicepresidente del Consiglio, colleghi, è una giornata di lutto nazionale: siamo grati per questa scelta che avevamo chiesto. È una giornata in cui riflettiamo anche su chi siamo e vogliamo essere come la bella gente di Lampedusa a cui diciamo: «non siete soli» e vogliamo essere come le forze di polizia, come le Forze armate, come la capitaneria di porto, come chi sta cercando di salvare ancora, di trovare ancora, di costruire un pezzetto di pietà umana.
   Perché la commozione non diventi assuefazione abbiamo questa giornata, per scelte e azioni nuove. Per questo chiediamo, signor Ministro, che, per alcune delle vittime, visto che è straordinaria la solidarietà degli agrigentini in questo momento, nei limiti del possibile simbolicamente, perché c’è questa disponibilità di Roma, vi sia un funerale di Stato per dire che siamo la stessa famiglia di quei morti (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà), per dirlo a noi stessi, per dirlo dal cuore dell'Europa e per dirlo all'Europa, per essere una grande democrazia non ripiegata su di sé e per essere Europa: una democrazia umanista, non sazia e non, invece, una democrazia di individualisti indifferenti.
  Impariamo ad ascoltare il dolore e ci si aprono gli occhi. Quelle donne e quei bambini sono parenti nostri e quello che in maniera sobria, dolente ci aiuta a capire Papa Francesco: «carne di Gesù, carne nostra».
  Siamo senza parole di fronte ad immagini che ricordano quelli delle vittime Pag. 36del gas letale solo qualche settimana fa in Siria: forse 200, l'ha detto lei, forse 300 morti. Non conosciamo i nomi ma ce l'avevano un nome. Come i più di ventimila esseri umani senza nome raccolti senza vita nel Mediterraneo in questi anni: 1.700 l'anno scorso, 2.000 nel 2011, colpevoli di essere nati nel posto sbagliato, nel tempo sbagliato e sono molti di più.
  Dei 30 mila che, invece, sono giunti vivi – ce l'ha detto lei – in Italia dall'inizio dell'anno, 7.200 sono siriani, 7.300 eritrei, 3 mila somali poi afgani, Mali, Sudan, Egitto: è la geografia delle guerre e della violenza diffusa.
  L'insicurezza della vita e la violenza crescente nella riva sud del Mediterraneo le cause. Altri 5.000 eritrei – ci dicono – sono a Misurata, pronti a rischiare di morire pur di provare a vivere. È un'epidemia del dolore che però può essere rallentata forse e, nel tempo, forse fermata. È un tempo della storia – lei ha detto – e ha ragione. Non è un'emergenza più. È un dato strutturale del nostro mondo.
  Chiediamo personalmente e come gruppo Scelta Civica una forte iniziativa italiana in Europa per la creazione di un ufficio europeo dell'immigrazione in territorio nord-africano, perché oggi per i profughi non esiste un modo di chiedere asilo fuori dai confini europei (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà ) e non c’è alternativa al viaggio della speranza e al mettersi nelle mani dei trafficanti. Nei Paesi di transito come Libia, Marocco, Algeria e un ufficio permanente, almeno uno, in uno dei Paesi più sicuri del nord-Africa, forse il Marocco.
  Chiediamo – ed è la seconda cosa – che a Lampedusa, che davvero non va lasciata sola in Sicilia, siano creati centri di prima accoglienza europei e non solo italiani (Applausi dei deputati del gruppo scelta) per un primo smistamento verso tutti i Paesi europei. È una richiesta che lei ha già fatto sua da mettere all'ordine del giorno urgente dell'agenda europea.
  Occorre rafforzare – l'ha detto – il pattugliamento mediterraneo di Frontex e gli stanziamenti europei per la lotta ai trafficanti di esseri umani. Occorre una grande politica di cooperazione, ma chiediamo per questo – lo avevamo chiesto noi – di predisporre un corridoio umanitario europeo nel Mediterraneo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARIO MARAZZITI. Concludo, signor Vicepresidente del Consiglio, anche ringraziandola del suo tono, delle sue parole, del suo impegno. Dobbiamo, però, subito, anche oggi, permettere l'accesso delle ONG ai centri di accoglienza e a Lampedusa: c'erano dei problemi ancora stamattina, forse sono stati risolti, le chiedo in caso di intervenire.
  Le chiedo, nei prossimi giorni, una visita ufficiale italiana, anche di parlamentari, a Misurata per verificare le condizioni di vita nei campi, avviare soluzioni più mirate a favore dei profughi, evitare nuove stragi, e un impegno suo e del Governo a rivedere la legislazione sui CIE, sovraffollati, invivibili e inefficaci, con il trattenimento privo di senso fino a diciotto mesi.
  Abbiamo già chiesto alla Presidenza della Camera la calendarizzazione della nuova legge sulla cittadinanza e di quella sull'abolizione del cosiddetto reato di clandestinità. Così aiuteremo l'Europa e noi stessi a fare arretrare la globalizzazione dell'indifferenza (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Signora Presidente, signor Ministro, signori e signore del Governo, colleghi, oggi provo un grande disgusto, è il disgusto che viene dal dolore che prende allo stomaco di fronte a quella che si profila come la più grande tragedia del nostro mare e del nostro tempo, ma è anche il disgusto, signor Ministro Alfano, per le parole che lei oggi qui non ha detto. Non ci ha parlato, come Pag. 37qualcuno prima di me ha ricordato in modo molto efficace, di quello che succede al di là delle nostre coste, in seguito agli accordi che i nostri Governi, in questi anni, con dittatori – che, poi, abbiamo così giudicato – hanno costruito. Non ci ha parlato di quello che succede oggi nel centro di Lampedusa, del fatto che lì ci sono 1.100 migranti ancora, quando dovrebbero starcene 250. Non ci ha detto perché non sono ancora stati trasferiti quelli che sono arrivati e quelli che ancora stanno lì, costringendo anche i superstiti a vivere queste ore drammatiche e disperate in condizioni inumane.
  Non ce l'ha detto, forse, perché tutti i centri d'Italia, oggi, sono in sovraffollamento ? Lo sono, perché questo Governo, come molti dei Governi che lo hanno preceduto, non hanno mai tradotto quelle cose che ci ha detto – l'immigrazione non è più un'emergenza – in fatti concreti, in politiche capaci di fare dell'accoglienza non uno slogan, non il luogo ennesimo di un'ipocrita commozione collettiva, ma il luogo di una programmazione capace di fare di uno Stato come il nostro uno Stato capace di porsi all'altezza di quello che lei ha chiamato il vento della storia.
  Ci ha detto che quel peschereccio non è stato visto: eppure, la sindaca di Lampedusa, i migranti e i superstiti ci hanno detto che lì vicino erano passati tre pescherecci, e che non si sono fermati. Allora, io vorrei sapere se è vero: io non penso che non si siano fermati perché i pescatori – i nostri pescatori – siano indifferenti alle tragedie che lì si producono, ma, forse, per la grande confusione creata anche in loro dalle legislazioni che voi in questi anni avete costruito e che hanno criminalizzato l'immigrazione e chi, in qualche modo, ha provato a rapportarsi a quel fenomeno come a un fenomeno dal quale non guardarsi come da una minaccia, ma al quale riferirsi in modo umano e civile (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
  E, poi, signor Ministro, il disgusto si tramuta in rabbia per le parole che, invece, ci ha detto. Ci ha parlato di Frontex, ci ha parlato di un'Europa che deve difendere le sue frontiere, le deve proteggere. E, allora, io le chiedo, signor Ministro, e lo chiedo a voi, uomini e donne di questo Governo: da che cosa si deve proteggere la frontiera di questa Europa ? Dai bambini ? Dalle donne incinta ? Da chi viene qui a cercare un futuro e una speranza ? Da chi fugge dalle guerre (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle) ? Questa è una vergogna ! È una vergogna di questo Paese. È una vergogna ! L'Europa che si deve proteggere non è l'Europa che voglio, non è l'Europa di un sogno, della costruzione di un grande spazio pubblico, ma è l’«Europa fortezza». Che cosa devono fare gli aerei e le navi di Frontex in più ?
  Che cosa devono fare ? Devono sparare, devono bombardare i barconi ? Che cosa devono fare ? O forse, come ha detto ora efficacemente l'onorevole Marazziti, devono pensare di fare quello che l'Italia non fa: rendere possibile, per esempio, che nelle nostre ambasciate all'estero si possa presentare una richiesta d'asilo, cosa che non è possibile. Dovremmo immaginare che il corridoio umanitario diventi una cosa seria, concreta, immaginare rotte sicure, oggi impedite dal pattugliamento di Frontex. Dovremmo pensare, invece di spendere 180 milioni di euro nei centri – e questi centri dovremmo dire che cosa sono, non sono solo i centri di accoglienza, quelli per i rifugiati, sono spesso e volentieri CIE, luoghi di reclusione e non di accoglienza – di spenderne 70 per lo SPRAR. Sarebbe forse ora di invertirlo questo ordine di priorità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle) !
  Allora, signor Ministro, signori del Governo, anche io vi ringrazio per aver proclamato il lutto nazionale, lo avevamo chiesto, lo avevamo chiesto anche noi, ma il lutto nazionale non può diventare l'ennesima scusa, l'ennesima occasione per fare un grande esercizio di ipocrisia collettiva. Come ogni volta che il Papa parla, Pag. 38di fronte a quelle parole tutti commossi e tutti in piedi ad applaudire, ma il giorno dopo non cambia mai nulla.

  PRESIDENTE. Onorevole Fratoianni, concluda.

  NICOLA FRATOIANNI. Mi avvio a concludere. Certo, anche io, oggi, mi vergogno. Mi vergogno perché sono cittadino di un Paese incapace di rispondere a quello che oggi è un fenomeno strutturale all'altezza di una condizione di civiltà, ma glielo voglio dire: questa vergogna non ce l'abbiamo tutti nello stesso modo. Questa vergogna non la portiamo tutti nello stesso modo. La porta di più chi ha il dovere di dare soluzioni. Lei non può venire qui a dirci che non possiamo pensare e non possiamo nemmeno sperare che sia l'ultima. No, lei governa questo Paese e lei deve venire qui a dirci, almeno, che ha in testa qualche soluzione perché queste tragedie non si ripetano più (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signora Presidente, Ministro Alfano, signori del Governo, colleghi, oggi la tristezza e il cordoglio, al quale certamente non ci sottraiamo, devono obbligatoriamente, affinché questo dibattito porti a qualcosa di concreto ed affinché quelle persone non siano morte invano, far sì che l'ipocrisia esca da quest'Aula, far sì che la demagogia esca da quest'Aula, far sì che il politicamente corretto esca da quest'Aula e siano affrontati, in maniera seria, i problemi che sono alla fonte di queste tragedie.
  Le dico molto onestamente, Ministro Alfano, che avevo intenzione di fare un altro tipo di discorso perché, viste le dichiarazioni che girano sulla stampa, e non solo sulla stampa, mi aspettavo un'altra presa di posizione da parte sua, invece le devo dire che ho apprezzato molto questo suo continuo richiamo alla difesa delle frontiere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Però, è chiaro che adesso si apre un problema. Visto che lei ha legittimamente richiamato più volte la difesa delle frontiere, ha legittimamente richiamato più volte gli strumenti normativi che assieme, a suo tempo, abbiamo messo in piedi per far sì che queste tragedie non capitassero, adesso si pone un problema, perché all'interno del suo stesso Governo ci sono posizioni ben differenti. Non a caso il Ministro Kyenge non l'ha nemmeno applaudita durante il suo discorso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Allora, vogliamo capire, per forza di cose, qual è effettivamente la posizione del Governo. Noi confidiamo veramente che le parole che ha detto vadano poi a concretizzarsi con atti che evitino questo tipo di tragedie, ma lei si ricorda bene che assieme al Ministro Maroni furono fatti degli accordi, in quei Paesi, tali per cui gli sbarchi, in quel periodo lì, crollarono del 90 per cento.
  Nessuno può negare, anche da un punto di vista statistico, che, se ci sono dieci sbarchi, potrà esserci statisticamente un incidente, se ce ne sono mille purtroppo il rischio aumenta, e queste sono le conseguenze.
  Allora, ieri echeggiava – ed echeggia anche oggi – una parola, che è quella pronunciata dal Santo Padre: «Vergogna !». Benissimo, forse la vergogna io la intendo di chi poteva fare e non ha fatto, il peccato di omissione, di chi poteva, in qualche modo, agire prima che capitassero queste tragedie, perché non è l'unica questa, ce ne sono state tante altre piccole che forse sommate fanno numeri ben più impressionanti.
  Allora, in questo Governo, negli scorsi mesi, che cosa è stato fatto per riattivare l'unico strumento che la storia ci insegna essere stato funzionale a fermare questo tipo di tragedia ? Lei ci dice adesso – l'abbiamo sentito anche dai colleghi – che Pag. 39qualcosa in itinere c’è. Bene: accelerate in quella direzione, perché quella è l'unica strada.
  Anche il Presidente della Repubblica, Napolitano, nel suo primo intervento di ieri relativamente a questa tragedia, ha detto che bisogna ritornare a mettere i presidi di fronte a quelle coste. Certo, bisogna farlo assolutamente, ma ancora di più, a questo punto, nasce un problema: qual è la posizione del Governo ? Perché il Ministro Kyenge – e una parte politica che sostiene questa maggioranza – dice che bisogna aprire i canali umanitari, dimenticandosi che è una cosa che non si può fare – perlomeno come la intendono loro – senza rompere il Patto di Schengen, quindi facendoci diventare in qualche modo noi migranti all'interno dell'Europa. Questo la dice lunga sull'incapacità politica di certi Ministri, che – come ho detto – non solo sono inutili, ma iniziano ad essere dannosi per il Paese.
  Allora, a questo punto, io le lancio un invito, e chiudo. Siccome Frontex sicuramente risponderà, ma con tempi troppo lunghi, come fa sempre l'Europa, visto che ci sono diecimila nostri soldati, in questo momento neanche coperti, dal punto di vista di coperture finanziarie, sparsi in giro per il mondo in missioni di pace, ne prenda qualcuno (magari quelli in Libano, così evitiamo che, se succede qualcosa in Siria, diventino ostaggi), li metta in quelle terre lì e faccia in modo che chi deve arrivare all'interno di questo territorio come profugo, venga valutato lì.
  Fermi queste carrette di morte ! Lei ha la possibilità di farlo, lei è già stato in un Governo che lo ha fatto...

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  GIANLUCA PINI. Dimostri di avere la schiena dritta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente, colleghi deputati, Ministro Alfano, la strage di migranti avvenuta sulle coste siciliane ha colpito tutti. In queste ore, ci scuotono foto struggenti di bambini e ragazzi abbracciati, con la vita piena di speranza, che hanno incontrato, a un passo dal nuovo mondo, una morte crudele. Si contano ancora le vittime, come se il dato numerico possa fare la differenza.
  Stamani, Giannantonio Stella riportava i dati di un blog e ne contava 19.142, ma è una cifra inesatta, perché non sono sepolte solo nel mare Mediterraneo, non sono solo quelle di cui si conosce la partenza. Ci sono i morti della Libia devastata da una guerra civile, foraggiata da una parte dell'Occidente, senza che cambiasse nulla, come nulla è cambiato in Tunisia, in Egitto, né sarebbe cambiato in Siria. Sono sepolte da Asmara ad Addis Abeba, a Mogadiscio, nel Darfur o in Nigeria, in terre orientali oltraggiate dalla dittatura o dalla miseria.
  Questo è il fenomeno con cui impattiamo: milioni di persone che con il satellite intercettano immagini di un Occidente opulento e libero, che fanno di tutto per raggiungerlo. Qualcuno viene ammazzato prima, in patria, qualcun altro scompare dopo aver pagato gli scafisti; su di noi si avventa la storia più prossima, quella vicina alle nostre coste, quella che ci fa sentire in colpa. Una dimensione gigantesca di fronte alla quale tante volte abbiamo detto di non poter essere lasciati soli. Ma non è giusto colpevolizzarci: per quattro vigliacchi razzisti, che giocano a lanciare cori allo stadio o a picchiare gente straniera, ci sono milioni di persone generose che fanno accoglienza a braccia aperte, ogni giorno in ogni strada d'Italia.
  Ma io non ci trovo niente di umanitario nel consegnare, Ministro, gli immigrati alla malavita organizzata, non ci trovo nulla di umanitario nel vedere uomini, donne, minorenni sfruttati dal racket della prostituzione o dormire negli anfratti, nei parchi, sotto le pensiline, vicino ai portoni.
  Non è giusto colpevolizzarci. Allora, Ministro Alfano, colleghi deputati, il Governo non legiferi sotto i colpi dell'emotività, come chiedono alcuni, magari accogliendo visioni demagogiche e dannose Pag. 40per l'Italia, ma soprattutto per quelle nazioni che avremmo l'illusione di aiutare e che invece condanneremmo all'estinzione.
  Noi dobbiamo regolamentare, non spalancare le frontiere. Non c’è soluzione adatta ad ospitare i milioni di persone che spingono sui confini dell'Europa e dell'Italia. Dobbiamo costringere – a scoppio ritardato, ma possiamo ancora farlo – Bruxelles a promuovere strategie giuste, accordi multilaterali onerosi, investimenti nei Paesi poveri, per aiutarli a non morire con la fuga delle migliori intelligenze, delle persone più aperte e coraggiose, quelle più giovani, più piene di energia.
  Quando vogliamo rimettere le mani, Presidente Letta, Ministro Alfano, sulla cooperazione allo sviluppo, per riformarla e rilanciarla ? Pensare che un Paese con oltre 2 mila miliardi di euro di debito, la disoccupazione giovanile al 40 per cento, in recessione da dieci anni, in fase di deindustrializzazione, possa dare soluzione a questa tragedia con i canali umanitari è semplicemente folle, o con l'abolizione del reato di clandestinità, che abbiamo sentito rivendicato anche oggi qui. Ciò perché – e concludo, Presidente – lo Stato italiano è una grande famiglia, generosa, che sente di volersi impegnare negli aiuti e nella beneficenza, siamo fatti così. Si dice di noi: italiani brava gente. Ma la beneficenza – dobbiamo avere il coraggio di dirlo – si deve misurare con la capienza. Non esiste una beneficenza incapiente, come vorrebbero farci comprendere alcuni incantatori di serpenti, perché moltiplica la povertà e alimenta lo sfruttamento dei trapiantati.
  Noi dobbiamo creare ricchezza. Poca ricchezza, pochi aiuti, questo è il dramma. Non possiamo fare, per capirci – e concludo davvero –, come per i 52 miliardi di euro dati al Fondo salva-Stati che la Banca centrale europea ha indirizzato alle banche spagnole e greche e che tali banche hanno utilizzato contro i Paesi che li hanno finanziati, vedi l'operazione Telefonica-Telecom.
  Allora, se il Trattato di Dublino – e siamo d'accordo – è una vergogna – le do un aiutino: lo firmarono Andreotti e De Michelis negli anni Novanta –, revochi simbolicamente le firme italiane e ne faccia scrivere un altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

  ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, Ministro, lei ha esordito dicendo che siamo di fronte non più ad un'emergenza e ha dato la rappresentazione vera, esatta, di quello che è il fenomeno che in qualche modo ha prodotto quello che è avvenuto ieri.
  Allora, francamente, a noi deputati di Centro-Democratico sembra abbastanza minimo pensare che con una diatriba domestica, quella che è avvenuta anche qui in Aula, rispetto alla legislazione che può o non può fare il nostro Paese, che può o non può modificare il nostro Paese, si pensi che si possa dare risposta ad un problema oggettivo nella sua consistenza numerica.
  Sono 800 milioni le persone che perlopiù sono costrette a vivere con 2 dollari al giorno. Sono persone che rischiano di morire per guerre tribali, rischiano di morire per malattie. E fin quando esisterà questa situazione, nessuno potrà impedire che, di fronte ad una morte certa, si rischi anche la vita per una vita probabile. Queste sono le dimensioni del fenomeno.
  Allora, io credo che rispetto alle parole usate autorevolmente – «vergogna» – da parte del Papa o alla richiesta di decisioni e azioni concrete da parte del Capo dello Stato, o alla «tristezza» che ci arriva da Bruxelles, io penso che il Ministro Alfano un'indicazione l'abbia data. Se le dimensioni del fenomeno sono quelle, noi non possiamo non puntare alla comprensione culturale del fenomeno. Quindi, il semestre europeo che ci vedrà guidare quella istituzione dovrà essere, dal nostro punto di vista, dal punto di vista di Centro-Democratico, l'opportunità che viene offerta per capire che la diatriba domestica probabilmente non risolve problemi, che non finiscono qui, perché – e concludo, Pag. 41Presidente – non è più un'emergenza, è una realtà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franco Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, signor Ministro, è chiaro che interveniamo col cuore gonfio di tristezza, insomma, e un po’ con la disperazione nell'anima, tutto sommato, la stessa tristezza che traspariva dalle sue parole.
  Anche noi ringraziamo – in qualche modo ci solleva – l'esercito di soccorritori, di volontari, di lampedusani. Gli facciamo arrivare attraverso di lei la voce del Parlamento, che è veramente vicino a queste persone, ma non possiamo non continuare ad interrogarci su che cosa accade. Lei stesso lo ha definito ormai un fatto strutturale e non emergenziale e io condivido quello che lei dice: 6.700 morti documentati nel canale di Sicilia negli ultimi dieci anni. Se non è strutturale questo, insomma.
  È proprio per questo che, secondo me, bisogna interrogarsi su che cosa fare, su due binari. Io le chiedo scusa se sono schematico ma il tempo a disposizione è quello che è. Il primo è l'obbligo all'accoglienza internazionale; il secondo la lotta senza quartiere alla criminalità organizzata, poiché fonti autorevoli ormai danno la tratta degli esseri umani come la seconda fonte di ricchezza della criminalità organizzata.
  Ministro, in una concertazione internazionale, c’è solo un modo per evitare che la criminalità organizzata possa continuare ad arricchirsi attraverso la tratta degli esseri umani: evitare che si facciano i viaggi della speranza, in particolare i viaggi della speranza mortale. Per fare ciò l'accoglienza – il diritto all'accoglienza – va organizzata in maniera complessiva nei luoghi dove le crisi scoppiano e dove la criminalità organizzata si dimostra più attenta delle istituzioni nel saper cogliere quell'esigenza. Noi in quei luoghi dobbiamo dare risposta a quel diritto all'accoglienza. Quando ci saranno altre occasioni forse secondo me dovremmo discuterne più approfonditamente nel Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, credo che, in questo giorno di lutto nazionale, sia una vergogna per coloro i quali, avendo anche abbandonato quest'Aula, hanno sottolineato e nei giorni scorsi parlato in modo estremamente non condivisibile, usando parole forti nei riguardi della Ministra e della Presidente della Camera.
  Credo che in questo giorno, nel giorno della tragedia, noi dobbiamo pensare e ripensare a quella che è la politica dell'accoglienza, quelle leggi che secondo noi non hanno dato risultati positivi e che quindi devono essere riviste.
  Noi siamo profondamente convinti, come ha detto il Presidente dell'Europarlamento, il socialista Schulz, con i socialisti, che vi è bisogno di una grande responsabilità degli Stati europei, vi è bisogno che si assumano responsabilità per rivedere appunto anche i confini dell'Europa.
  Crediamo, però, che la politica dell'accoglienza che è stata fatta da questo Paese in un sistema globalizzato è sbagliata. Non si può e non si possono lasciar morire giovani, donne, bambini. Non è nella nostra cultura, nella nostra storia, in quello che noi siamo e in quello che eravamo.
  Ecco perché noi presenteremo, come socialisti, una mozione per discutere qui in quest'Aula delle politiche di immigrazione e trovare delle soluzioni politiche a quella politica che fino ad oggi non ha dato risposte e che oggi vediamo qui commemorare tanti morti in quel Mediterraneo, appunto, mare di morte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.

Pag. 42

Sui lavori dell'Assemblea (ore 14,08).

  PRESIDENTE. Avverto che i presidenti delle Commissioni Bilancio e Finanze, concordi tutti i gruppi, hanno rappresentato l'impossibilità di concludere l'esame del decreto-legge sull'IMU in tempo utile per l'avvio della discussione in Assemblea, attualmente previsto per lunedì 7 ottobre, chiedendo altresì che tale discussione sia posticipata al pomeriggio di mercoledì 9 ottobre.
  La Presidenza, sentiti i gruppi, ha acceduto a tale istanza, rimanendo inteso che, anche a seguito della richiesta delle Commissioni di disporre di maggiori spazi per l'esame del provvedimento, la giornata di lunedì rimanga riservata al lavoro delle Commissioni.
  La seduta è sospesa. Riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

  La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Berretta, Boccia, Caparini, Cirielli, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Ferranti, Giancarlo Giorgetti, Meta, Migliore, Sani, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatrè, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.

  ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, a nome del gruppo Fratelli d'Italia, volevo denunciare che durante la diretta RAI di poco fa sulle vicende tragiche di Lampedusa ancora una volta in pochi giorni, come del resto è successo durante la diretta RAI che riguardava il dibattito della fiducia – in quell'occasione fu mandata la pubblicità dalla RAI mentre stava parlando l'onorevole Giorgia Meloni del gruppo Fratelli d'Italia – mentre parlava l'onorevole Fabio Rampelli, ancora una volta si è interrotto il discorso e si è mandata la pubblicità. A volte si dice che alcuni indizi fanno una prova. Caro Presidente, io le chiedo di farsi interprete del nostro malcontento e della nostra protesta nei confronti del presidente della RAI e del presidente della Commissione di vigilanza RAI, perché noi in questa occasione, come l'altro giorno durante la diretta del dibattito sulla fiducia nel corso dell'intervento di Giorgia Meloni, abbiamo avuto un comportamento molto corretto, ma probabilmente le prossime volte durante la diretta RAI qualche protesta in più la dovremo fare, perché non è accettabile che all'opposizione venga tolta la parola. Se la giustificazione è quella che va mandata la pubblicità o va iniziato un altro programma, si fa durante lo spazio tra un intervento e l'altro. Quindi le chiedo, Presidente, di farsi interprete di questa nostra protesta.

  PRESIDENTE. Onorevole Totaro, prendo atto della questione da lei sollevata e me ne faccio portavoce presso la Presidenza della Camera, che a sua volta investirà gli organismi della RAI competenti al riguardo.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,08).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

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(Problematiche relative alla disciplina riguardante il registro dei revisori legali – n. 2-00222)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Zanetti n. 2-00222, concernente problematiche relative alla disciplina riguardante il registro dei revisori legali (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Zanetti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, illustro l'interpellanza. L'interpellanza ha per oggetto la disciplina della revisione legale, che è stata modificata radicalmente con il decreto legislativo n. 39 del 2010 in attuazione della relativa direttiva europea. Per rendere questa nuova disciplina operativa si rendeva necessaria l'emanazione di una serie di numerosi decreti ministeriali di attuazione. Molti sono stati emanati in questo paio d'anni, molti altri però ancora no. In particolare, la mancata emanazione del regolamento di attuazione previsto dall'articolo 4 del citato decreto legislativo n. 39 del 2010, recante esame di idoneità professionale, determina a tutt'oggi di fatto l'impossibilità di accedere al registro dei revisori legali. Infatti, al di là della salvaguardia dei diritti acquisiti alla data del 13 settembre 2012, data di entrata in vigore del decreto ministeriale n. 145 del 2012, che all'articolo 17 disciplina la prima formazione del registro, diventa di fatto impossibile accedere allo stesso. Il vuoto normativo creatosi per la mancata emanazione del regolamento attuativo dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2010, a mio avviso, ad avviso dell'altro interrogante, ma anche ad avviso di molti altri osservatori, è il frutto dell'errata interpretazione della disciplina dettata dal decreto legislativo n. 39 del 2010, nel quale sono incorsi il Ministero della giustizia e quello dell'economia, a cui oggi appunto ci appelliamo, in quanto va osservato che l'articolo 43 del citato decreto prevede che la disciplina previgente avrebbe dovuto rimanere in vigore sino alla completa adozione di tutti decreti attuativi.
  Un parere, però, del Ministero della giustizia, a cui poi è stato dato seguito dal Ministero dell'economia e delle finanze, ha viceversa interpretato diversamente il disposto, a nostro avviso molto chiaro, di questa norma, dando il via all'attuazione della nuova disciplina in mancanza ancora del completamento del quadro normativo, e in particolare in mancanza del decreto di attuazione che consente lo svolgimento delle prove di esame, e conseguentemente che consente l'iscrizione di nuovi soggetti in possesso dei relativi titoli di studio.
  Ecco, quindi, che è del tutto lecito domandarsi se dall'emanazione solo di alcuni decreti attuativi possa, in realtà, come è stato sostenuto, derivare l'abrogazione di tutta la previgente normativa. Infatti, ci si trova, in questo modo, di fronte a una disciplina parziale ed inorganica, che assolutamente non è adatta a sostituirsi ad una previgente, salvo creare problematiche rilevanti, che impattano in modo significativo sulla possibilità concreta di accedere al registro, e conseguentemente svolgere l'attività professionale, come appunto si sta verificando.
  In questi mesi, tra l'altro, si moltiplicano le segnalazioni da parte di giovani professionisti che, non avendo già maturato il diritto ad iscriversi entro la data del 13 settembre 2012, si vedono oggi negare l'iscrizione, inevitabilmente, sulla base di questa costruzione interpretativa che è stata data alle norme, nonostante abbiano ottemperato all'obbligo del titolo di studio universitario, al tirocinio professionale e all'esame di Stato per dottore commercialista.
  Ecco, quindi, che è di tutta evidenza come il vuoto normativo che si è determinato stia producendo degli effetti paradossali, la cui gravità evidenzia l'insensatezza di un'interpretazione che oggi appare chiaramente priva di fondamento normativo, ancorché fortemente voluta dai Ministeri della giustizia e dell'economia e delle finanze, che, in maniera gravemente miope, hanno determinato la paralisi di un Pag. 44pubblico registro, al quale non è più consentito accedere, tranne per chi ne aveva già acquisito il diritto.
  Tutto ciò premesso, cos’è che chiediamo ai Ministeri ? Chiediamo se non ritengano opportuno rivedere, senza indugio, l'errata interpretazione che ha prodotto questo vuoto normativo, ripristinando l'applicazione della vecchia disciplina fino all'emanazione di tutti i regolamenti attuativi del decreto legislativo n. 39 del 2010, come peraltro risulta chiaramente rinvenibile dal disposto dell'articolo 43 già richiamato, e, in subordine, se non ritengano opportuno quantomeno procedere, senza indugio ulteriore, all'adozione del regolamento attuativo previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo n. 39, disciplinando così l'esame richiesto per l'accesso al registro e disponendo anche adeguate e ragionevoli equipollenze con l'esame di Stato per l'accesso alla professione di dottore commercialista e di esperto contabile, eliminando, in tal modo, l'incresciosa situazione generatasi, tale per cui un pubblico registro risulta oggi, di fatto, trasformato in quella che agli interpellanti appare una casta chiusa, a scandaloso svantaggio, per quanto non volontariamente, una volta di più in Italia, dei giovani professionisti.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Stefano Fassina, ha facoltà di rispondere.

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Zanetti e gli altri onorevoli interpellanti. Riguardo all'oggetto dell'interpellanza, sentito anche il Ministero della Giustizia, si fa presente che la direttiva 2006/43/CE, relativa alle revisioni legali dei conti annuali e dei conti consolidati, ha modificato integralmente i principi relativi alla revisione legale dei conti, in un'ottica di elevazione degli standard qualitativi e dei requisiti etici dei soggetti che provvedono alla revisione dei conti, nonché di una più accentuata indipendenza dei revisori legali e delle imprese di revisione, finalizzata al rafforzamento del mercato interno e della tutela dei consumatori comunitari.
  In attuazione della citata direttiva è stato adottato il decreto legislativo 29 gennaio 2010, n. 39, che ha completamente riformato la disciplina di settore.
  La previgente disciplina in materia di revisione dei conti, basata, tra le altre, sulle disposizioni del decreto legislativo n. 88 del 1992, consentiva agli aspiranti revisori contabili in possesso dei requisiti di legge una duplice modalità di accesso al registro dei revisori istituito presso il Ministero della giustizia. Primo: il superamento di uno specifico esame di abilitazione previsto dall'articolo 3 del citato decreto legislativo, bandito annualmente dal Ministero della giustizia; secondo canale di accesso: l'esonero dalle prove d'esame per coloro i quali avevano superato un esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio di un'attività professionale nelle materie di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 88 del 1992.
  Circostanza, quest'ultima, alla quale, in passato, hanno fatto largamente ricorso i dottori commercialisti e gli esperti contabili abilitati secondo i rispettivi ordinamenti professionali ed in possesso dei requisiti di iscrizione.
  L'accesso al registro dei revisori è risultato, nell'ultimo anno, come ricordava l'onorevole Zanetti, di impossibile percorrenza poiché si è considerato soddisfatto quanto previsto dall'articolo 43, comma 1, del decreto 29 gennaio 2010, n. 39, ovvero l'abrogazione dell'intero decreto legislativo n. 88 del 1992, all'esito dell'emanazione dei regolamenti attuativi da esso previsti di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze, senza tenere in considerazione – questo è il punto rilevante – la circostanza che essi fossero incompleti, a causa della mancata emanazione del regolamento destinato a disciplinare il contenuto e le modalità di svolgimento dell'esame, provvedimento, quest'ultimo, la cui emanazione è di competenza del Ministero della giustizia di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze.
  In particolare, tale interpretazione non ha tenuto conto degli effetti che in seguito Pag. 45si sono effettivamente realizzati, ovvero, tra l'altro, l'impossibilità a procedere all'iscrizione per coloro che avessero superato uno specifico esame di abilitazione, nella fattispecie concreta quello per accedere alla professione di dottore commercialista e di esperto contabile.
  Si assicura, in merito a quanto esposto, l'impegno del Governo a garantire che, in attesa della definizione della completa disciplina attuativa, il problema creatosi sarà risolto assumendo un corretto orientamento interpretativo della norma in questione e, pertanto, garantendo l'iscrizione al registro in forza della norma del decreto legislativo n. 88 del 1992.
  In merito all'equipollenza degli esami di idoneità tra revisori legali e la categoria dei dottori commercialisti ed esperti contabili, rileva considerare che questa non trova però un analogo e automatico riconoscimento nel decreto legislativo n. 39 del 2010, in quanto le materie d'esame non corrispondono esattamente a quelle previste dalla precedente normativa.
  Finora, e per questo motivo, l'assenza di una compiuta disciplina regolamentare che definisca «i casi di equipollenza» e «le eventuali integrazioni richieste» ha impedito al Ministero dell'economia di indire nuove sessioni d'esame ai sensi dell'articolo 4 del richiamato decreto legislativo n. 39 del 2010, nonché di valutare autonomamente le ipotesi di equipollenza con gli esami di Stato di altre professioni regolamentate, ai fini dell'iscrizione nel registro dei revisori legali, la cui competenza è stata comunque trasferita dal 13 settembre 2012 al Ministero dell'economia e delle finanze.
  Infine, il Governo si impegna a completare nei tempi più rapidi possibili, così come auspicato dall'onorevole Zanetti, la definizione della normativa attuativa, tramite l'emanazione del predetto regolamento destinato a disciplinare il contenuto e le modalità di svolgimento della prova di esame.
  Quindi, nelle more dell'emanazione del mancante regolamento, torna in vigore la disciplina che, a causa di una inappropriata interpretazione, è stata considerata cessata a partire dal giugno 2012. Con l'occasione credo che non sia retorico scusarsi da parte del Governo nei confronti di quelle centinaia di giovani professionisti che negli ultimi quattordici mesi sono stati impossibilitati ad iscriversi all'Albo dei revisori contabili, nonostante ne avessero tutte le caratteristiche.

  PRESIDENTE. L'onorevole Zanetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, sono molto soddisfatto della risposta e mi sento, innanzitutto, di dire al Viceministro Fassina – che ringrazio per l'attenzione con cui ha seguito la vicenda – che le sue scuse sono un gesto anche troppo nobile, perché comunque – diciamoci le cose come stanno – l'interrogazione certo è ai Ministeri, viene il Governo in Aula e si assume la responsabilità politica di quello che fa di giusto e di sbagliato; in questo caso se la assume scusandosi, ma in realtà l'intera vicenda qui riguarda delle scelte che sono state adottate a livello di uffici di quei due Ministeri.
  Vede, l'errore che è stato fatto in sede di interpretazione dell'articolo 43, che oggi viene risolto da una politica che torna e fa... la politica, è stato un errore veramente gratuito, un errore gratuito che ha creato forti disagi e che, in quanto gratuito, ha indubbiamente a suo tempo anche determinato delle forti perplessità da parte di coloro i quali se ne sentivano danneggiati, in particolar modo i dottori commercialisti, non fosse altro perché, statistiche alla mano, circa il 90 per cento di coloro i quali poi decidono di fare la revisione legale, prima contabile, sono appartenuti a quest'area.
  È un dato di fatto che, a seguito di contrasti interpretativi e dialettici forti, questo ordine, questo consiglio nazionale di questa categoria è finito commissariato; commissariato sulla base di una relazione che è stata scritta dall'uscente Ministro Severino da parte dello stesso dirigente che ha firmato il parere di cui oggi si riconosce l'inadeguatezza.Pag. 46
  Anche queste, per carità, sono cose che credo la politica dovrà tenere in adeguato conto, perché noi – noi che ci presentiamo alle elezioni e ci facciamo dare il voto dei cittadini – ci assumiamo poi spesso responsabilità che non sono nostre, ma che lo diventano nella misura in cui accettiamo di essere supini lettori di ciò che ci viene propinato. Oggi questo non è accaduto ed è veramente una pagina – a mio avviso – molto positiva e che va al di là anche del caso specifico che riguarda la revisione legale.
  Ancora un paio di riflessioni. Benissimo per quanto riguarda la riapplicazione della disciplina previgente in attesa del completamento del quadro attuativo della nuova. In questo modo – come si è detto – il problema viene risolto e il registro torna ad essere aperto e questo è veramente un passaggio importante.
  Mi permetto di sottolineare comunque anche la necessità di guardare con grande attenzione al tema dell'equipollenza tra l'esame di Stato dei dottori commercialisti e quello dei revisori legali. Questo perché c’è comunque già un parere del 2012 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che in modo molto dettagliato ha esaminato le materie dell'esame di Stato di dottore commercialista e ha ravvisato, con un suo parere formale, che viceversa questa piena equipollenza sussiste. D'altro canto, se ci si pensa, è molto complesso che un esame che ha come compito la revisione legale dei conti preveda delle materie diverse da un esame che ha come obiettivo dare una professionalità sul fronte della capacità di tenere quei conti che poi vengono ad essere revisionati. La sovrapposizione tra i due ambiti di funzione nella diversità del ruolo è in se stessa e quando parliamo di un esame stiamo parlando, né più né meno, di un accertamento di perizia tecnica.
  Dopodiché non vi è dubbio che i ruoli siano diversi e, per certi versi, incompatibili, ma non a caso ci sono norme stringenti e opportune che prevedono l'impossibilità per chi svolge il ruolo di revisione legale per un determinato committente di esserne anche consulente. Quindi, l'aspetto legato alla diversità di ruolo non ha nulla a che vedere con l'aspetto dell'accertamento della perizia tecnica della materia, che per le ragioni che dicevo e come confermato dal parere del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sussiste integralmente. La diversità di ruolo e di funzioni implica una gestione di altro tipo attraverso delle incompatibilità, ma nulla ha a che vedere con la totale sovrapposizione degli ambiti in materia di esame.
  Ma su questo ci sarà sicuramente modo di proseguire nell'interlocuzione. Tra l'altro, devo dire, a me piace poi informarmi sempre, nell'istante in cui prendo a cuore una vicenda, di quali sono i soggetti a favore o contro tra il tecnico e il politico.
  Io contro questa equipollenza fino adesso ho avuto modo di sentire esclusivamente sui giornali la voce di un'associazione privata, tale Istituto nazionale dei revisori legali, che appunto afferma viceversa la necessità di una separazione dei percorsi di esame proprio sulla base di quella diversità di ruolo che però, come dicevo prima, attiene ad un'altra questione.
  Devo anche aggiungere, con un pizzico di divertimento, che sono andato a guardarmi il direttivo di questa associazione che sostiene la necessità di un'assoluta separazione tra dottori commercialisti e revisori legali, quasi fossero due famiglie che non possono in alcun modo avvicinarsi. Ebbene, 8 su 15 sono iscritti all'albo dei dottori commercialisti, tra cui addirittura il presidente della stessa; 3 su 5 dei collegi dei revisori dell'Istituto nazionale dei revisori legali, che ritiene che i commercialisti non possano fare i revisori, sono iscritti all'albo dei dottori commercialisti. Io credo che sia anche necessario cercare di valutare poi, oltre alle questioni in gioco, anche la serietà degli interlocutori. Io di fronte a dati oggettivi di questo tipo resto francamente stupefatto.
  Concludo ribadendo la mia soddisfazione per la risposta e la certezza che riusciremo a fare ancora meglio su questa vicenda e a sistemare un po’ alla volta guasti inutili che sono stati creati e di cui Pag. 47lei, Viceministro Fassina, non ha proprio nessuna responsabilità: lei oggi ha solo dei meriti.

(Elementi in merito alla realizzazione di un deposito temporaneo di scorie radioattive nel territorio di Saluggia, anche in relazione alla possibilità di individuare un sito unico di stoccaggio nazionale – n. 2-00235)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bobba n. 2-00235, concernente elementi in merito alla realizzazione di un deposito temporaneo di scorie radioattive nel territorio di Saluggia, anche in relazione alla possibilità di individuare un sito unico di stoccaggio nazionale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Lavagno se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, sarà breve l'illustrazione, perché più volte è stata oggetto di sindacato ispettivo in quest'Aula e la tematica è nota. Qual è la tematica ? La tematica è l'eredità della stagione nucleare nel nostro Paese che, esauritasi nella sua attività, lascia tuttavia sul terreno alcuni pezzi di eredità abbastanza importanti, la cui gestione appare piuttosto difficoltosa. Nella fattispecie, stiamo parlando di quei siti di lavorazioni nucleari che ad oggi restano e sono deposito di se stessi, in attesa dell'individuazione di un deposito unico nazionale, così come è previsto dalla normativa. In particolare ci riferiamo a Saluggia, sito in provincia di Vercelli, che ospita i due terzi della radioattività presente nel nostro Paese. In particolare, richiamo quanto già espresso in altri atti di sindacato ispettivo dal primo firmatario di questa interpellanza, il collega onorevole Bobba.
  Insomma, su questo tema siamo ad una stagione che non ci dice chiaramente quale sarà il destino di questi siti e nella fattispecie ci riferiamo alla preoccupazione, espressa agli interpellanti da parte del sindaco e degli altri amministratori del comune di Saluggia in merito a comunicazioni pervenute dal Ministero interrogato relative alla costruzione di nuovi edifici da parte della Sogin, che gestisce il sito Eurex di Saluggia. Nello specifico, si fa riferimento all'impossibilità di costruzione di nuovi edifici, per quanto non previsti dal piano regolatore del comune e soprattutto di capire quali ragioni e quali modalità dovrebbero spingere a dare questa autorizzazione da parte del comune di Saluggia, senza nessuna assicurazione in merito al fatto che effettivamente queste scorie non diventino da temporanee a stabili, come invece appare essere progressivamente.
  Questa è una storia che va avanti da anni e riporta ritardi consistenti. Credo che occorra, nella fattispecie, sapere specificamente quindi come mai non sia ancora stato individuato un sito unico di stoccaggio nazionale e soprattutto non siano stati determinati i criteri sulla base dei quali debba essere identificato un sito unico di stoccaggio nazionale (dubito in prossimità di fiumi o aree esondabili, come nella fattispecie stiamo parlando), quando si preveda l'individuazione dello stesso sito e con quale tempistica.
  La tempistica è particolarmente importante. Infatti, veniva riportata in quest'Aula, a risposta di analogo atto di sindacato ispettivo, una data precisa, che era già in deroga rispetto a quella della normativa e che si identificava nel dicembre del 2012. Sono passati altri dieci mesi da quella data e non vediamo luce rispetto a questa ipotesi. Inoltre, intendiamo chiedere al Governo quale peso intenda attribuire alla pronuncia richiesta dal consiglio comunale nella fattispecie per quanto attiene alle materie urbanistiche, che sono di specifica competenza del consiglio comunale, e come mai nel citato decreto, che è oggetto dell'interpellanza e delle preoccupazioni dell'amministrazione di Saluggia, non si faccia riferimento alla necessità di una valutazione di impatto ambientale.
  Io credo che queste siano materie che debbano essere di interesse generale e nazionale proprio perché, è vero che in Pag. 48Piemonte risiedono i tre principali siti nei comuni di Saluggia, di Trino Vercellese e di Bosco Marengo, ma il problema della gestione dell'eredità nucleare è un problema che deve interessare l'intera politica nazionale. In questi anni abbiamo visto una gestione piuttosto farraginosa del tema, sia da parte del Governo, che della gestione dell'azienda incaricata di gestire la dismissione dei siti, nella fattispecie della Sogin. Credo che queste risposte, quelle che siano, dall'individuazione dei criteri, sino a quella che sarà l'individuazione del sito unico di stoccaggio nazionale, debbano essere un tema affrontato con la debita attenzione nella salvaguardia della salute pubblica e della sicurezza rispetto a questi siti e per la loro stessa natura.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il tema posto dagli interpellanti è di estremo rilievo perché l'attività di decommissioning nel settore nucleare è una urgenza del nostro Paese. Ricordo che era ferma da diversi anni fino a quando è stata riavviata l'attività di decommissioning l'anno scorso, su impulso proprio del decreto-legge n. 1 del gennaio 2012. E da allora, finalmente, l'attività di decommissioning si è sbloccata. E ricordo che quest'attività è essenziale per lo smantellamento delle centrali nucleari e la messa in sicurezza dei rifiuti nucleari, in presenza, come ricordo, di impianti invecchiati che hanno assoluto bisogno, quindi, di questo processo di messa in sicurezza.La mia risposta si articola in due parti. La prima riguarda la procedura di identificazione del sito per il deposito nazionale unico per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi e la seconda parte riguarda la questione specifica dell'impianto Waste Management Facility nel sito di Saluggia. Come è noto, la procedura finalizzata alla realizzazione del deposito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi è disciplinata dal decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, e successive modifiche. La prima fase di tale procedura consiste nell'individuazione da parte di ISPRA dei criteri per la localizzazione delle aree ritenute idonee a tal fine. Il Ministero per lo sviluppo economico ha rivolto ad ISPRA, con nota del 23 luglio 2012, una richiesta per l'emanazione dei criteri entro il 31 dicembre 2012, in considerazione del carattere di necessità attribuito al deposito nazionale, da cui anche la risposta che il mio collega Michel Martone dette in quest'Aula il 20 settembre 2012.
  Relativamente a tale adempimento, l'ISPRA ha elaborato una versione preliminare dei criteri tecnici informando i Ministeri competenti che la stesura definitiva del documento sarebbe stata realizzata sulla base di un confronto con le autorità di sicurezza nucleare degli altri Paesi che hanno già realizzato o progettato analoghe strutture, nonché a valle di un processo di valutazione internazionale da parte dell'International Atomic Energy Agency.
  Da notizie che ci ha fornito l'ISPRA, il confronto con le autorità di sicurezza nucleare degli altri Paesi e il processo di valutazione internazionale da parte della agenzia internazionale sono stati recentemente conclusi alla fine del mese di settembre scorso. ISPRA, inoltre, dovrebbe essere in grado di definire il testo dei criteri tecnici in poche settimane, con l'espletamento della procedura di cui all'articolo 153 del decreto legislativo n. 230 del 1995 per l'emissione di guide tecniche, che prevede la consultazione con enti tecnici (come ad es. INGV, CNR, ed altri), per una verifica istruttoria finale.
  Nei sette mesi successivi alla pubblicazione di detti criteri, Sogin Spa sarà tenuta a definire una proposta di carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del deposito nazionale, corredata da una graduatoria di idoneità, in base alle caratteristiche tecniche e socio-ambientali delle aree interessate. Tale documentazione sarà pubblicata su Internet e su quotidiani a diffusione nazionale, per le eventuali osservazioni da parte dei soggetti Pag. 49interessati. Successivamente, Sogin promuoverà un seminario nazionale e, sulla base delle osservazioni pervenute, aggiornerà la carta, trasmettendola al Ministero dello sviluppo economico. Il Ministero stesso approverà la carta, di concerto con il Ministero dell'ambiente e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la carta sarà pubblicata. Successivamente, la società Sogin inviterà le regioni e gli enti locali interessati a dichiarare l'interesse ad ospitare il deposito nazionale. Acquisita l'intesa con regione ed enti locali interessati, Sogin avvierà l'indagine specifica sui siti possibili e, sulla base di tali risultati, individuerà il sito più idoneo. Il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'ambiente e quello delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, emanerà il decreto di individuazione del sito. Il provvedimento sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, nonché sui siti Internet dei Ministeri interessati, di ISPRA e della Sogin. La Sogin successivamente avvierà una campagna di informazione, volta a comunicare alla popolazione e agli enti locali le necessarie informazioni sul deposito nazionale. Inoltre, entro sei mesi dalla pubblicazione del provvedimento, la Sogin presenterà l'istanza al Ministero dello sviluppo economico, ai fini del rilascio dell'autorizzazione unica, la cui istruttoria sarà condotta da ISPRA. Contestualmente l'istanza verrà presentata al Ministero dell'ambiente e agli altri Ministeri interessati, anche ai fini della VIA, nonché depositata presso gli enti locali, per garantire l'informazione e la partecipazione del pubblico. Completata l'istruttoria, l'ISPRA emetterà il proprio parere vincolante, sulla base del quale il Ministero dello sviluppo economico convocherà una conferenza di servizi con le amministrazioni interessate, la regione e gli enti locali, per l'acquisizione dell'intesa. Conclusa favorevolmente la procedura, il Ministero emanerà, di concerto con i Ministeri dell'ambiente e delle infrastrutture e trasporti, l'autorizzazione unica.
  Veniamo alla questione specifica dell'impianto da realizzare nel sito di Saluggia e, quindi, in merito al quesito posto dagli interpellanti sulla costruzione di depositi temporanei, si fa presente che tale attività si rende necessaria – e tale è il caso anche per l'impianto Waste Management Facility (WMF) – per assicurare, nelle more della realizzazione del deposito nazionale, idonee condizioni di stoccaggio dei rifiuti presenti, anche in considerazione della vetustà delle strutture esistenti – questo è vero anche per una parte dell'attuale struttura esistente nel sito di Saluggia, che quindi ha bisogno di questo nuovo impianto che sostituisce una parte in condizioni oggi vetuste – e di rendere poi disponibili ulteriori capacità di stoccaggio per i rifiuti che derivano dall'attività di decommissioning delle centrali.
  Lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi in strutture in linea con gli attuali standard di sicurezza, è peraltro un impegno che l'Italia ha assunto nell'ambito della Convenzione congiunta sulla gestione sicura del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi.
  Sotto il profilo funzionale e giuridico, la realizzazione di tali depositi non costituisce, in ogni caso, una opzione alternativa alla realizzazione del deposito nazionale, che pertanto resta inalterata come priorità del Governo.
  Per quanto concerne l'impianto Waste Management Facility (WMF), si precisa che tale struttura è destinata a svolgere funzioni integrate alle attività di decommissioning del sito di Saluggia, in quanto adibita al trattamento e condizionamento dei rifiuti radioattivi pregressi attualmente stoccati sul sito, nonché al trattamento e condizionamento dei rifiuti provenienti dal futuro smantellamento dell'impianto Eurex e delle altre infrastrutture nucleari già presenti nel sito. Quindi, svolge una funzione di sicurezza per il sito stesso.
  A norma dell'articolo 24 del decreto-legge n. 1 del 2012, l'autorizzazione rilasciata dal Ministero dello sviluppo economico costituisce variante urbanistica e la previsione normativa pone in capo al consiglio comunale il pronunciamento in ordine Pag. 50a tale aspetto, nella prima seduta successiva al rilascio dell'autorizzazione stessa.
  Su indicazione del comune di Saluggia, è stato sviluppato un supplemento istruttorio finalizzato ad ottenere da parte di Sogin idonea documentazione, atta a consentire l'adozione da parte del comune dell'atto di competenza. Il pronunciamento del consiglio comunale è pertanto, in questo senso, un atto dovuto di tale amministrazione.
  Inoltre, dalle informazioni acquisite presso il Ministero dell'ambiente risulta che, nel corso del procedimento istruttorio attivato presso il Ministero dello sviluppo economico dalla Sogin, al fine di ottenere l'autorizzazione per la modifica della configurazione dell'impianto Eurex di Saluggia, consistente nella realizzazione della predetta struttura WMF, è emersa la necessità di conoscere se tale impianto rientrasse tra quelli soggetti a valutazione di impatto ambientale. A tale riguardo, ai fini della corretta individuazione della eventuale procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA) da avviare, nel caso, il Ministero dell'ambiente ha chiesto ad ISPRA di identificare la categoria di appartenenza dei rifiuti radioattivi in questione – ai sensi della direttiva europea 97/11/CE e della classificazione internazionale dell'Agenzia internazionale – e di valutare, quindi, se tale impianto rientrasse fra gli «impianti destinati al trattamento di combustibile nucleare irradiato o di residui altamente radioattivi», di cui all'allegato II del decreto legislativo n. 152 del 2006. In riscontro, ISPRA ha ritenuto che: «(...) la Waste Management Facility da realizzare nell'impianto Eurex non rientri tra le istallazioni destinate al trattamento di combustibile nucleare irradiato o di residui altamente radioattivi», di cui all'allegato II del decreto legislativo n. 152.
  Infine, tale posizione del Ministero dell'ambiente, derivante da valutazioni tecniche condotte da ISPRA, è stata acquisita agli atti della conferenza di servizi del 19 settembre 2012, alla quale ha partecipato anche il comune di Saluggia, ed è allegata al relativo verbale. Ricordo, per completezza, che la conferenza di servizi ha espresso parere positivo sulla realizzazione dell'impianto.

  PRESIDENTE. L'onorevole Bobba ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  LUIGI BOBBA. Signor Presidente, il sottosegretario De Vincenti ha fornito una informazione di dettaglio, in particolare per ciò che attiene alle procedure relativamente al sito unico nazionale, però devo dire che non ha fugato i dubbi sottostanti all'atto di sindacato ispettivo, che ci sia, in qualche modo, un retropensiero: siccome i due terzi dei rifiuti sono a Saluggia, a Saluggia rimarranno. Solo così, per memoria, ricordo il fatto che questa vicenda ha origine nel 2003: è dal 2003 che si deve costruire questo sito unico nazionale; poi, non è mai stato mai fatto.
  L'ultima vicenda di questi continui rinvii e ritardi è quella che è stata richiamata anche nell'atto di sindacato ispettivo ed anche dal rappresentante del Governo e, cioè, che il sottosegretario Martone – penso fosse informato dei fatti – disse, in quest'Aula, più di un anno fa, che ISPRA avrebbe consegnato i criteri entro la fine del 2012. Bene, siamo nel giorno di San Francesco, il 4 ottobre, e il Governo ci dice, essendo trascorsi, appunto, più di dodici mesi che, forse – stavolta non è stata fornita una data, De Vincenti è stato più cauto di Martone –, entro poche settimane, ISPRA consegnerà questi criteri.
  Se le poche settimane corrispondono, proporzionalmente, a quello che è accaduto l'anno scorso, non vorrei determinare un clima di sospetto, però qualche dubbio mi viene. Mi viene, soprattutto, perché il sottosegretario ha elencato ben tredici adempimenti successivi alla emanazione, alla comunicazione di questi criteri da parte di ISPRA e, se tutti procedono con la lentezza con cui ISPRA ha fatto quel che doveva fare – secondo quanto era stato chiesto dal Governo nel 2012 –, penso che, forse il 2023, sia una previsione realistica e il Ministero competente adotterà Pag. 51il decreto per l'autorizzazione unica per la costruzione del deposito. Ora, se associo a ciò il fatto che a Saluggia la prima cosa che si doveva fare nel vecchio piano del generale Jean, commissario straordinario, era l'impianto di cementificazione delle scorie nucleari liquide e, invece, le uniche cose che sono state realizzate sono state un grande deposito cosiddetto D2 e adesso questo nuovo WMF, di cui si tratta nell'interpellanza, i dubbi mi restano. Inoltre, seppur la risposta sia circostanziata, non sono soddisfatto di questa cosa; avrei almeno sperato che oggi il sottosegretario dicesse: bene, ISPRA ha consegnato i criteri, perlomeno questo passo è fatto, si va avanti e si procederà con una cavalcata, non con un passo a rilento, come è stato in tutti questi anni.
  Infine, sulla seconda questione, sottolineo come il comune si trovi in una singolare situazione; dovrebbe fare una modifica, una variante del piano regolatore perché la zona in cui si deve costruire è una zona inedificabile attualmente nel piano regolatore, di rispetto, e quindi deve fare qualche cosa che non è solo un atto dovuto. Qui c’è una ambiguità nella legge che consente, appunto, al Ministero di procedere come ha fatto con il provvedimento del 30 luglio; un'ambiguità sulla quale io avevo chiesto un'interpretazione autentica da parte del Ministero, che non è avvenuta, e quindi ci si trova, anche qui, in una situazione ambigua che probabilmente porterà il comune, forse, a ricorrere al TAR oppure a non fare nulla, obbligando così il Ministero dello sviluppo economico a ricorrere a un'altra normativa, quella che riguarda i siti di interesse strategico e dunque ad avere davanti altri tempi. Forse, anche in questo caso, sarebbe stato opportuno un chiarimento definitivo rispetto alla situazione, ai poteri effettivi che il comune ha, cosa che ancora, anche da questa risposta, non è ben evidente; d'altra parte, la posizione negativa del comune rispetto alla sua partecipazione alla conferenza dei servizi, chiedeva esclusivamente alcuni elementi di certezza tempistica nella realizzazione del sito unico nazionale. Ora, il sottosegretario De Vincenti ha affermato a chiare lettere che la costruzione di questo WMF, come del precedente deposito, non è alternativa alla procedura di individuazione e realizzazione del sito unico nazionale, però i tempi sono così vaghi, così incerti, gli adempimenti così lunghi, così complessi che è vero che bisogna in qualche modo avere fiducia nelle situazioni, però questa fiducia è messa a dura prova, e mi riferisco in particolare a quei cittadini, a quelle istituzioni locali che hanno sul loro territorio gran parte delle scorie nucleari presenti nel nostro Paese. Voglio sperare che queste poche settimane siano effettivamente poche settimane, altrimenti, insieme con il collega Lavagno, torneremo alla carica.
  Ci siamo messi alle calcagne prima del Governo Berlusconi, poi del Governo Monti, adesso del Governo Letta; certamente non molleremo la presa, perché una necessaria chiarezza e una necessaria trasparenza è indispensabile per evitare che, sulla mancanza di chiarezza e di trasparenza, si ingenerino paure, dubbi e sospetti che, in qualche modo, rendono il clima difficilmente accettabile in quel territorio. Quindi, mi attendo almeno che qualcosa del genere accada anche se, ahimè, ciò che ha descritto il sottosegretario Vincenti non è rassicurante.

(Tempi e modalità di attuazione della legge n. 85 del 2009, con particolare riferimento all'istituzione della banca dati nazionale del DNA e all'emanazione dei regolamenti per l'accesso ai ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria – n. 2-00233)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Tartaglione n. 2-00233, concernente tempi e modalità di attuazione della legge n. 85 del 2009, con particolare riferimento all'istituzione della banca dati nazionale del DNA e all'emanazione dei regolamenti per l'accesso ai ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).Pag. 52
  Chiedo all'onorevole Tartaglione se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ASSUNTA TARTAGLIONE. Signor Presidente, illustro brevemente l'interpellanza avente ad oggetto l'attuazione della legge n. 85 del 2009, legge che istituisce la banca dati del DNA presso il Ministero dell'interno e il laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA presso il Ministero della giustizia.
  Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il sito The Frontpage, il 18 settembre scorso, raccontava che negli USA, un sabato, alle 2,30 del mattino, un uomo, entrato nell'appartamento di una ventiduenne, la sequestrava, la violentava e la derubava. La polizia, intervenuta sul posto, rilevava i danni e raccoglieva le tracce di DNA. Il giorno successivo, il laboratorio forense, grazie ad una nuovissima tecnologia di analisi, in appena cinque ore, riuscì a riscontrare una corrispondenza tra il DNA dello stupratore e il profilo di Daryl Donovan Cole jr. Il profilo era archiviato in un database a causa di un precedente per furto; nessun precedente per violenza sessuale. Il lunedì mattina la polizia arrestò Cole, che il mercoledì successivo fu condotto innanzi al giudice, accusato di furto, sequestro di persona e violenza sessuale.
  È evidente, da quanto suesposto, che l'utilizzo della banca dati nazionale del DNA ha dimostrato nei Paesi in cui è stata attivata di poter contribuire alla riduzione delle violenze sessuali grazie alla rapida identificazione del colpevole, con conseguente effetto psicologico positivo in termini di propensione alla denuncia dei crimini di tipo sessuale da parte delle vittime.
  Per quanto riguarda le violenze sessuali, infatti, l'uso dell'analisi del DNA, combinato con l'adozione di una banca dati nazionale del DNA aumenta enormemente la probabilità di identificare il colpevole. Non è raro, infatti, che chi si macchia di tale tipo di violenza, sia recidivo, per cui l'uso della banca dati del DNA rende le indagini decisamente più efficaci.
  Con l'approvazione della legge n. 85 del 2009, l'Italia ha aderito al Trattato di Prüm. Tale trattato è volto a rafforzare la cooperazione di polizia in materia di lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera. La citata legge istituisce la banca dati del DNA presso il Ministero dell'interno e il laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA presso il Ministero della giustizia.
  L'articolo 19 della suddetta legge pone a carico del Governo l'obbligo di inviare periodicamente al Parlamento una relazione sull'attività della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la medesima banca dati. Fino al 2011, a tale obbligo ha adempiuto il Ministro alla giustizia; nel 2012 invece ha provveduto il Ministro dell'interno.
  Inoltre, l'articolo 16 della legge demanda ad un regolamento di delegificazione, ancora non emanato, la disciplina attuativa della legge. Attraverso tale atto, dovevano essere regolamentati il funzionamento e l'organizzazione della banca dati e del laboratorio centrale, le modalità di trattamento, di accesso e di comunicazione dei dati, le tecniche e le modalità di analisi e conservazione dei campioni biologici, i tempi di conservazione dei profili del DNA, le attribuzioni dei responsabili della banca dati e del laboratorio centrale, le competenze tecnico-professionali del personale addetto alla banca dati e al laboratorio centrale, le modalità e i termini di esercizio dei poteri conferiti al Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie e le modalità di cancellazione dei profili del DNA e di distruzione dei relativi campioni biologici.
  L'articolo 18 della legge delegava il Governo ad emanare, entro un anno, uno o più decreti legislativi per provvedere all'integrazione dell'ordinamento del personale del Corpo di polizia penitenziaria mediante l'istituzione di ruoli tecnici nei quali inquadrare il personale da impiegare nelle attività del laboratorio centrale. Il Governo ha esercitato la delega con il Pag. 53decreto legislativo n. 162 del 2010, anche se le procedure concorsuali per l'assunzione dei ruoli tecnici della polizia penitenziaria non potranno, però, essere avviate prima della definizione dei regolamenti attuativi da parte dei rispettivi Ministeri.
  In data 7 dicembre 2012, in merito all'attuazione della legge, la Commissione europea, con la presentazione della relazione sull'attuazione della decisione n. 615/2008 sul potenziamento della cooperazione, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera, ha lamentato il ritardo di alcuni Stati membri, tra cui l'Italia, nella realizzazione degli adeguamenti tecnici necessari allo scambio automatizzato di dati relativi al DNA e alle impronte digitali.
  Alla luce di quanto in sintesi su esposto, siamo qui a chiedere quale sia lo stato dell’iter relativo ai regolamenti attuativi previsti per le modalità di accesso alla qualifica iniziale dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria e per la disciplina delle modalità di svolgimento dei corsi di formazione relativi alle suddette qualifiche; inoltre, chiediamo se il Governo sia intenzionato, e in quali tempi e modi, a dare piena attuazione alla legge n. 85 del 2009 e rendere, così, immediatamente operativa la Banca dati nazionale del DNA.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giuseppe Berretta, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, rispondo all'interpellanza, ringraziando l'onorevole Tartaglione e gli altri deputati che l'hanno sottoscritta per le opportune sollecitazioni.
  Ricordo innanzitutto, come è già stato detto, che con la legge n. 85 del 2009 è stata autorizzata l'adesione dell'Italia al Trattato di Prüm, concluso il 27 maggio 2005 tra Belgio, Germania, Spagna, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Austria, volto all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e l'immigrazione clandestina.
  Il Trattato disciplina, tra l'altro, l'impegno delle Parti contraenti a creare schedari nazionali di analisi del DNA e a scambiare le informazioni ivi contenute, le informazioni sui dati dattiloscopici, nonché l'accesso ai dati inseriti negli archivi informatizzati dei registri di immatricolazione dei veicoli.
  L'articolo 5 della legge ha istituito presso il Ministero dell'interno, Dipartimento della pubblica sicurezza, la Banca dati nazionale del DNA e, presso il Ministero della giustizia, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il Laboratorio centrale per la Banca dati nazionale del DNA.
  Il legislatore ha poi conferito delega al Governo per l'emanazione delle norme regolamentari per l'attuazione delle disposizioni di legge e di decreti legislativi per provvedere all'integrazione dell'ordinamento del personale del Corpo di polizia penitenziaria mediante l'istituzione di ruoli tecnici nei quali inquadrare il personale da impiegare nell'attività del predetto laboratorio centrale.
  Con riferimento agli adempimenti di cui all'articolo 16 della legge sopra indicata, preme precisare che lo schema di regolamento per il funzionamento della banca dati nazionale del DNA e del relativo laboratorio centrale è stato proposto su iniziativa del Ministero dell'interno e di questa Amministrazione ed attualmente, ai fini del definitivo perfezionamento, si è in attesa del parere favorevole da parte del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita, nonché del Garante per la protezione dei dati personali. A tal proposito, si è ricevuta informazione dal Ministero dell'interno che la conclusione dell’iter di tale schema di regolamento è prevista per i primi mesi del 2014.
  Risulta, inoltre, che l'Amministrazione dell'interno ha indetto tre gare pubbliche in ambito comunitario per l'acquisizione di materiale informatico e formativo, nonché per avviare il programma finalizzato Pag. 54alla certificazione di qualità dei servizi forniti dalla Banca dati nazionale del DNA, a norma ISO 9001 e ISO 27000, quale standard di sicurezza informatica.
  Sempre secondo quanto riferito dal Ministero dell'interno, entro la fine del corrente anno è previsto il completamento delle fasi di realizzazione del portale della banca dati nazionale del DNA e di formazione del personale delle forze di polizia da abilitare sul territorio nazionale.
  Con riferimento, poi, agli adempimenti disposti dall'articolo 18 della suddetta legge, va ricordato che, per quanto riguarda l'integrazione dell'ordinamento del personale del corpo della polizia penitenziaria, il decreto legislativo n. 162 del 2010 ha istituito i ruoli tecnici del corpo di polizia penitenziaria da destinare al laboratorio centrale della banca dati nazionale del DNA, demandando a uno o più regolamenti ministeriali la disciplina dei profili professionali, delle modalità di accesso e dello svolgimento dei corsi di formazione.
  Circa la concreta attuazione dei suddetti regolamenti e lo stato dell'iter procedimentale, si precisa che: con riferimento al regolamento di determinazione dei profili professionali dei ruoli tecnici del corpo di polizia penitenziaria, è stato emanato il decreto del Ministro della giustizia 22 dicembre 2012, n. 268, con cui si è provveduto a dare compiuta attuazione. Tale regolamento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 maggio 2013, n. 108; con riferimento al regolamento di determinazione delle modalità di accesso alla qualifica iniziale dei ruoli tecnici, lo stesso è in avanzato stato di definizione. Sono stati, infatti, accolti i rilievi, peraltro formali, formulati in sede di registrazione da parte della Corte dei Conti del 19 settembre 2013; lo schema definitivo è stato trasmesso il 3 ottobre 2013 – quindi ieri – dal Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria per la pubblicazione; con riferimento, infine, al regolamento per la disciplina delle modalità di svolgimento dei corsi di formazione per le qualifiche necessarie, il relativo schema di regolamento è stato inviato per il parere al Consiglio di Stato che, nella adunanza del 4 luglio scorso, ha posto alcuni rilievi, anche sostanziali. Attualmente, quindi, il Ministero della giustizia sta provvedendo ad adeguare il suddetto schema.
  Si evidenzia, altresì, che presso il Laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA è attiva la convenzione stipulata nel 2010 con l'Università di Roma «Tor Vergata», che vede impegnati alcuni borsisti nella prosecuzione delle attività di supporto tecnico già avviate, intese a contribuire all'acquisizione della certificazione del laboratorio, in conformità alla vigente normativa per l'accreditamento dei laboratori di prova e taratura. Anche altre forze di polizia partecipano, con proprie unità dei ruoli tecnici, alle attività di coordinamento. Un dirigente della polizia di Stato e due ufficiali dei carabinieri, previo accordo con le rispettive amministrazioni, sono stati inseriti in un gruppo di lavoro e coordinamento tecnico, istituito con provvedimento del capo del DAP del 12 febbraio 2013.
  Infine, sul tema della formazione del personale, che sarà adibito al prelievo ed alla conservazione del campione biologico per la tipizzazione del profilo DNA, trattandosi di attività comuni a tutte le forze di polizia, si è proceduto a un programma di formazione interforze presso le strutture formative della polizia di Stato di Nettuno, destinato ai formatori, cui hanno partecipato 65 unità di polizia penitenziaria, le quali saranno reimpiegate per una seconda fase di formazione per oltre 1.500 unità scelte nell'ambito degli uffici matricola degli istituti penitenziari.
  In conclusione, questo Governo, in carica da pochi mesi, si è trovato a dover compiere quanto ancora necessario al fine di potere dare effettiva e piena attuazione alla legge n. 85 del 2009. Nondimeno, come evidenziato dal complesso delle attività sopra descritte, lo stesso sta operando per definire i procedimenti di adozione dei regolamenti e nonostante l'indubbio ritardo accumulato assicura il massimo impegno per la rapida e concreta applicazione degli stessi, al fine di conseguire Pag. 55la piena operatività della banca dati e del laboratorio di cui si è fatto riferimento.

  PRESIDENTE. Prima che l'onorevole Tartaglione dichiari se è soddisfatta della risposta, salutiamo i giovani studenti e i docenti dell'istituto comprensivo «Federigo Tozzi» di Chianciano Terme (Applausi).
  L'onorevole Tartaglione ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ASSUNTA TARTAGLIONE. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, la ringrazio e auspico, pertanto, che il Governo effettivamente riesca a dare piena attuazione alla legge n. 85 del 2009 e renda così immediatamente operativa la banca dati nazionale del DNA perché, come abbiamo già ribadito nell'interpellanza urgente, uno dei benefici più evidenti derivanti dall'adozione della banca dati nazionale del DNA è l'aumento fino al 60 per cento della probabilità di identificazione del colpevole a partire dal campione di DNA raccolto sulla scena del crimine.

(Chiarimenti ed iniziative in merito alla diffusione in agricoltura di organismi geneticamente modificati, con particolare riferimento all'adozione delle cosiddette misure di coesistenza – n. 2-00223)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Benedetti n. 2-00223, concernente chiarimenti ed iniziative in merito alla diffusione in agricoltura di organismi geneticamente modificati, con particolare riferimento all'adozione delle cosiddette misure di coesistenza (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Silvia Benedetti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, questa interpellanza si rende necessaria perché attualmente la situazione per quanto riguarda la gestione delle coltivazioni geneticamente modificate non è chiara da parte del Governo italiano. Io vorrei soffermarmi su alcuni punti che ho voluto mettere in evidenza in questa interpellanza, intanto il fatto che il concetto di inquinamento irreversibile è previsto nella direttiva 2001/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 marzo 2001. In questa direttiva si prevede che per l'emissione deliberata nell'ambiente degli organismi geneticamente modificati: «gli organismi viventi immessi nell'ambiente in grandi o piccole quantità per scopi sperimentali o come prodotti commerciali possono riprodursi e diffondersi oltre le frontiere nazionali, interessando così altri Stati membri; gli effetti di tali emissioni possono essere irreversibili».
  Allora, a fronte di questo concetto, si è lavorato anche assieme ad altri gruppi parlamentari sulla mozione congiunta che abbiamo votato poi qui in Aula e che è sfociata nell'emanazione di un decreto interministeriale. Tale decreto sanciva il divieto di coltivare il Mon 810 sul territorio nazionale, adducendo come motivazione un approfondimento tecnico-scientifico dell'ISPRA, quindi riconoscendo che possono esserci dei rischi anche a livello di salute ambientale. Questo decreto sanciva solamente il divieto di coltivazione, non definendo però alcuna linea di azione riguardo ai campi dove la semina è già avvenuta, e quindi dove la fioritura e anche la trebbiatura sono già avvenute. Ce ne sono anche alcuni che tuttora devono essere trebbiati.
  Allora, la situazione è controversa anche con la regione. Se in questo caso parliamo del Friuli Venezia Giulia, in Friuli si sa di alcuni campi OGM e questi campi OGM sono ancora lì, appunto perché il decreto interministeriale non ha definito assolutamente nulla in merito. La regione Friuli ha preso un'iniziativa. Quindi ricordiamo che qui in Aula abbiamo deciso per una mozione che chiedeva la clausola di salvaguardia, quindi il divieto di coltivazione di Mon 810 sul territorio nazionale, e in Friuli, regione peraltro appannaggio del Partito Democratico, si decide invece che la coltivazione Pag. 56degli OGM può essere consentita. Chiaramente hanno messo dei punti e dei paletti in più, tra cui anche una bellissima clausola, dove si dice che nel caso questi paletti non fossero sufficienti per evitare la nascita di piante erratiche, venga previsto il diserbo attraverso un nervicida ad azione sistemica prima della semina successiva. Quindi di fatto si fa capire che non si è sicuri di gestire in maniera totale e controllata il discorso della propagazione degli OGM in ambiente libero. Io con questa interpellanza vorrei capire se il Governo intenda assumere una linea comune riguardo alla gestione di questo problema, se intenda chiarire la normativa attinente agli organismi OGM, se intenda renderla finalmente univoca, se lo scopo reale della normativa che il Governo vuole fare in merito sia quello di preservare la biodiversità. Vogliamo non preservare la biodiversità ? Va benissimo, cerchiamo allora di tutelare la tipicità delle nostre coltivazioni, la tipicità delle produzioni italiane, che vengono tanto decantate, anche nell'ambito dell'Expo 2015. Allora vogliamo fare un Expo 2015 con lo scopo di nutrire il pianeta, perché questo è il tema dell'Expo 2015 ? Io voglio capire in che modo riusciamo a nutrire il pianeta se non siamo capaci di preservare le nostre tipicità locali. Oltretutto diamo in mano pure la gestione dei semi alle solite multinazionali, perché nei Paesi laddove viene consentita la coltivazione OGM si è vista una decrescita nella possibilità di scelta da parte degli agricoltori delle coltivazioni da seminare. Quindi io vorrei una risposta in merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in relazione all'interpellanza urgente riguardante le misure di controllo finalizzate alla tutela della biodiversità ed il monitoraggio delle eventuali contaminazioni sulle coltivazioni di mais convenzionale da parte di quelle transgeniche, rispondo in base all'istruttoria informativa condivisa con gli altri Ministeri competenti e nella consapevolezza della necessità di continuare la stretta collaborazione istituzionale, per meglio operare in favore degli interessi generali da perseguire.
  Ciò premesso, voglio evidenziare che il comando regionale del Corpo forestale dello Stato per il Veneto e il nucleo agroalimentare e forestale dell'Ispettorato generale di Roma, su delega della procura di Udine, stanno svolgendo, dal mese di agosto scorso, l'attività di monitoraggio delle piantagioni di varietà di mais geneticamente modificato Mon 810, dichiarate ai sensi dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 224 del 2003.
  In tale attività, il Corpo forestale è coadiuvato, a livello tecnico-scientifico, dall'Istituto zooprofilattico per l'Umbria e le Marche. Le azioni poste in atto sono finalizzate ad accertare l'identità dell'evento transgenico, la diffusione del polline di mais transgenico alle piantagioni vicine e gli eventuali danni causati all'ambiente.
  In carenza di un provvedimento di applicazione sul territorio regionale e di specifiche misure sanzionatorie, l'attuazione del decreto interministeriale del 12 luglio 2013, che ha vietato la coltivazione di varietà di mais Mon 810 fino all'adozione di misure comunitarie di cui all'articolo 54, comma 3, del regolamento (CE) n. 178 del 2002, e comunque non oltre 18 mesi dalla data del decreto stesso, viene monitorata con azioni prevalentemente atte a verificare ed accertare gli eventuali impatti sull'ambiente, paventati in relazione alla coltivazione suddetta.
  Nel mese di settembre sono stati effettuati prelievi di campione di materiale vegetale nei terreni individuati del territorio friulano e gli esiti di queste indagini saranno posti all'attenzione della magistratura delegante. L'assenza di sanzioni specifiche, dovuta all'assoluta novità della situazione di fatto, non ancora disciplinata Pag. 57in modo sistematico, è una lacuna con riflessi operativi da colmare con un ulteriore intervento normativo.
  Per quanto riguarda la definizione dell'assetto normativo complessivo adeguato alla corretta gestione del problema, è evidente l'indispensabilità di una revisione della disciplina comunitaria, così come prefigurata dalla Commissione europea nell'iniziativa legislativa del 2010, poi, però, bloccata in Consiglio europeo nel marzo 2012.
  Con tale proposta si intendeva modificare la direttiva 2001/18/CE, per dare una maggiore autonomia agli Stati membri nell'imporre un divieto di coltivazione delle varietà transgeniche autorizzate a livello europeo, per motivi socio-economici e di politica agraria, ossia prevedendo anche motivazioni diverse dalle ragioni di natura ambientale o sanitaria. Quella iniziativa, che è stata poi bloccata dal Consiglio europeo, delegava gli Stati membri.
  Il Ministro De Girolamo ha già sollecitato, in tal senso, i colleghi Ministri dell'agricoltura di altri importanti Stati membri e il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea è sicuramente quella opportunità da non perdere per la riapertura dei lavori sulla proposta di modifica della direttiva predetta.
  Tale esigenza è divenuta ancora più significativa dopo la pubblicazione, il 24 settembre scorso, dell'opinione dell'Autorità europea sulla sicurezza alimentare (EFSA) sulle misure di emergenza notificate dall'Italia alla Commissione europea, ai sensi dell'articolo 34 del regolamento (CE) 1829/2003.
  Con questo parere, l'EFSA afferma che non vi sono evidenze specifiche in termini di rischi per la salute umana e animale o per l'ambiente tali da ritenere legittima la richiesta di misure di emergenza presentata dal nostro Governo e da mettere in discussione la precedente valutazione di rischio ambientale del mais Mon 810. In tale contesto, è opportuno sottolineare che, nello stesso parere, l'EFSA esplicitamente non si esprime sugli aspetti legati alla coesistenza, in quanto problematica non rientrante nei suoi ambiti di competenza.
  D'altra parte, nel quadro normativo nazionale è intervenuta la sentenza della Corte costituzionale n. 116 del 2006, che, dichiarando le misure di coesistenza rientranti nelle competenze regionali, ha ritenuto incostituzionale gran parte del decreto-legge, che il Governo aveva varato, il n. 279 del 2004, che poi è stato convertito dalla legge n. 5 del 2005, adottato nell'esercizio della facoltà accordata agli Stati membri dall'articolo 26-bis della direttiva 2001/18/CE.
  La ridefinizione normativa del principio di coesistenza è, comunque, di difficile realizzazione stante la totale contrarietà delle Regioni.
  Al fine, pertanto, di pervenire ad una soluzione congiunta, realistica e praticabile in tempi utili, il Ministero dell'agricoltura sta per condividere con le Regioni un nuovo approccio sulla problematica in esame.
  In particolare, la riflessione riguarda il fatto che, sulla base dei criteri che la Commissione europea ha individuato con la Raccomandazione n. 200 del 13 luglio 2010, pur restando il richiamo al rispetto del principio di proporzionalità delle misure e del regime di libera concorrenza tra le imprese, ogni Stato membro ha la possibilità di definire legittimamente OGM free zone del proprio territorio nazionale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Silvia Benedetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, non mi dichiaro soddisfatta perché comunque la situazione è urgente. La situazione si conosceva già da prima. La situazione di «rimpallo» Stato-regioni non è una novità, ma persiste da parecchio tempo. Di conseguenza mi sembra palese che la gestione della cosa, anche a fronte di tutte le normative, articoli, leggi che sono stati citati, non ha prodotto poi alcun risultato che sia univoco e chiaro per Pag. 58questa situazione. Quindi, già solo per questo mi ritengo insoddisfatta, anzi, il MoVimento 5 Stelle si ritiene insoddisfatto.
  Per quanto poi riguarda la sottolineatura degli effetti sulla salute umana e così via, che sono stati alcuni dei motivi, appunto, rigettati da parte dell'Unione europea, io vorrei ricordare che c’è stata una consultazione pubblica, lanciata dal Commissario europeo per l'agricoltura, dove, a fronte di 45 mila risposte dei cittadini, i partecipanti hanno confermato la loro fiducia nel biologico. Allora, il biologico è l'unico settore, anzi, uno dei pochi settori italiani, che ancora continua a crescere nonostante la situazione di crisi in cui l'Italia versa. Quindi, mi sembra quanto meno palese che, a fronte del rigetto dell'Unione europea, si debba continuare a battere su questo punto per tutelare il biologico, che comunque viene inficiato poi dalle produzioni OGM, che appunto suscitano la diffidenza dei cittadini: otto cittadini su dieci, sia europei che italiani, si dichiarano contrari agli OGM e favorevoli al biologico. Questo dice tutto su quello su cui dobbiamo puntare poi: su un'agricoltura di qualità, su un'agricoltura che abbia una visione a lungo termine e, io direi appunto, un'agricoltura che sia rispettosa delle risorse ambientali, della sovranità alimentare e di quant'altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Martedì 8 ottobre 2013, alle 9:

  1. – Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

  (ore 11)

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province (C. 1540-A).
  – Relatori: Sisto, per la I Commissione; Ferranti, per la II Commissione.

  3. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore (C. 1154-A).

   e delle abbinate proposte di legge: D'INIZIATIVA POPOLARE; PISICCHIO; DI LELLO ed altri; FORMISANO ed altri; LOMBARDI ed altri; GRASSI ed altri; BOCCADUTRI ed altri; NARDELLA ed altri; RAMPELLI ed altri; GITTI e VITELLI (C. 15-186-199-255-664-681-733-961-1161-1325).
  – Relatori: Fiano e Gelmini, per la maggioranza; Toninelli, di minoranza.

  4. – Discussione delle mozioni Busto ed altri n. 1-00030, Zan ed altri n. 1-00188, Grimoldi ed altri n. 1-00189 e Borghi, Latronico, Matarrese ed altri n. 1-00193 concernenti iniziative in materia di utilizzo di alcune tipologie di combustibili solidi secondari nei forni dei cementifici.

  La seduta termina alle 16,20.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1540-A - em. 1.101 418 418 210 108 310 60 Resp.
2 Nom. em. 1.9 414 414 208 99 315 59 Resp.
3 Nom. em. 1.36 410 409 1 205 110 299 59 Resp.
4 Nom. em. 1.8 412 411 1 206 16 395 58 Resp.
5 Nom. em. 1.45 409 408 1 205 25 383 58 Resp.
6 Nom. em. 1.2 407 406 1 204 99 307 58 Resp.
7 Nom. em. 1.7 410 409 1 205 16 393 58 Resp.
8 Nom. em. 1.100 409 407 2 204 132 275 58 Resp.
9 Nom. em. 1.18, 1.26, 1.33, 1.47, 1.64 412 408 4 205 187 221 57 Resp.
10 Nom. em. 1.104 399 396 3 199 96 300 56 Resp.
11 Nom. em. 1.111 393 393 197 93 300 56 Resp.
12 Nom. em. 1.110 396 302 94 152 1 301 56 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.