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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 74 di martedì 10 settembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10,30.

  CLAUDIA MANNINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Annunzio di petizioni.

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  CLAUDIA MANNINO, Segretario, legge:
   GIANLUCA FELICETTI, da Roma, e altri cittadini chiedono:
    l'inserimento nella Costituzione di norme dei princìpi della tutela dell'ambiente e del rispetto degli animali (235)alla I Commissione (Affari costituzionali);
    l'inserimento nel codice civile del riconoscimento degli animali come esseri senzienti (236) alla II Commissione (Giustizia);
    l'inasprimento delle pene per i reati a danno degli animali (237) alla II Commissione (Giustizia);
    l'introduzione del divieto di sperimentazione sugli animali e il sostegno di metodi di ricerca alternativi (238) – alla XII Commissione (Affari sociali);
    nuove norme per contrastare l'abbandono degli animali di affezione e prevenire il randagismo (239) – alla XII Commissione (Affari sociali);
    misure per disincentivare l'allevamento di animali a fini alimentari e l'introduzione dell'obbligo dello stordimento prima della macellazione (240) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
    disposizioni per la tutela della fauna selvatica, anche con particolare riferimento alle aree protette, e l'introduzione del divieto della pratica della caccia (241) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
    l'introduzione del divieto di allevamento, cattura e uccisione di animali per la produzione di pellicce (242) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
    l'introduzione del divieto dell'utilizzazione di animali in circhi, spettacoli, mostre e feste e manifestazioni tradizionali e norme per la riconversione dei parchi zoologici, degli acquari e dei delfinari (243) – alla VII Commissione (Cultura);
    norme per l'azzeramento del consumo del suolo, la tutela del paesaggio, lo sviluppo delle energie rinnovabili, la bonifica delle aree inquinate e la rigenerazione urbana (244) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   PIERANGELO MINOZZO, da Casaleone (Verona), chiede che non sia introdotto nella legislazione italiana il principio dello ius soli e norme più restrittive per l'acquisto della cittadinanza italiana, anche con l'introduzione di una prova di Pag. 2conoscenza della lingua e la rinuncia alla cittadinanza del paese di origine (245) alla I Commissione (Affari costituzionali);
   MARINO SAVINA, da Roma, chiede:
    nuove norme in materia di controllo dei titoli di viaggio degli utenti dei mezzi di trasporto pubblico, ai fini dell'individuazione degli stranieri privi di un regolare titolo di soggiorno in Italia (246) – alla IX Commissione (Trasporti);
    il riassetto dell'organizzazione e dei compiti del Corpo della guardia di finanza, a fini di potenziamento dei controlli in materia fiscale e sanitaria (247) alle Commissioni riunite IV (Difesa) e VI Commissione (Finanze);
   MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
    nuove norme in materia di concessione della cittadinanza onoraria da parte dei comuni (248) alla I Commissione (Affari costituzionali);
    l'abolizione dell'IMU e la restituzione delle somme già versate a tale titolo (249) alla VI Commissione (Finanze);
   RENZO PASQUINI, da Viterbo, e altri cittadini chiedono di non aumentare la tassazione sulle sigarette elettroniche (250) alla VI Commissione (Finanze);
   MARIA CARINI, da Piacenza, chiede l'attribuzione della pensione di reversibilità a tutti i cittadini orfani di entrambi i genitori e privi di reddito (251) alla XI Commissione (Lavoro);
   GAETANO CORTESE, da Cusano Milanino, (Milano), chiede l'istituzione di una giornata commemorativa in onore dei grandi eroi quotidiani (252) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   FABIO ALBANESE, da Treviso, e Ornella Aiello, da Lamezia Terme (Catanzaro), chiedono il pieno riconoscimento dell'abilitazione all'insegnamento per i docenti in possesso del diploma conseguito presso gli istituti magistrali entro l'anno scolastico 2001-2002 (253) – alla VII Commissione (Cultura);
   MAURIZIO CARLO CANOSCI, da Sansepolcro (Arezzo), e altri cittadini chiedono la revisione degli accordi internazionali vigenti al fine di eliminare dal territorio italiano tutti gli ordigni nucleari presenti in basi militari e introdurre il divieto di attracco e stazionamento di navi e sommergibili a propulsione nucleare (254) – alla III Commissione (Affari esteri).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Berretta, Michele Bordo, Caparini, Dambruoso, Fassina, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Legnini, Pisicchio, Sereni, Speranza, Vezzali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Iniziative anche normative in merito alla dimissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali privatizzati – n. 2-00094)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Lombardi e Grillo n. 2-00094, concernente iniziative anche normative in merito alla dimissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali privatizzati (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).Pag. 3
  L'onorevole Lombardi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza per quindici minuti.

  ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, vorrei riassumere, magari usando anche meno dei 15 minuti di tempo a mia disposizione, i punti salienti per i quali abbiamo presentato questa interpellanza. Non mi dilungo sulla natura pubblica degli enti previdenziali e sulla finalità pubblica della gestione del loro patrimonio, perché ho avuto già modo di confrontarmi su questo tema con il sottosegretario Dell'Aringa, in occasione di un'altra interpellanza sul patrimonio Enasarco.
  In questo caso, partirei da quello che riguarda la dismissione del patrimonio di Cassa ragionieri che, in vista della scadenza dei contratti di locazione in maniera analoga a quanto stanno facendo tutti gli enti previdenziali, ha proceduto a inviare proposte di rinnovo con notevole incremento dei canoni, in alcuni casi maggiorati addirittura fino al 300 per cento con aumenti fino a 2 mila euro al mese.
  Di fronte a tale situazione, che ha indubbiamente generato enorme preoccupazione, gli inquilini hanno deciso di riunirsi in comitati al fine di tutelare al meglio i propri interessi. Le prime perplessità sul comportamento di tali enti già risalgono all'anno 2007, allorquando veniva avviata ufficialmente la procedura di dismissione del patrimonio immobiliare residenziale della Cassa ragionieri. Perché queste perplessità ? Perché nella formazione di una apposita commissione consiliare che aveva la funzione di svolgere attività istruttorie e di supporto all'attività del consiglio di amministrazione dell'ente, tra i componenti di tale commissione figuravano il ragionier Raffaele Grimaldi e il ragionier Raffaele Giglio, dall'anno 2007 al 2009. Ciò che affiora immediatamente di ambiguo è che questi stessi soggetti erano contemporaneamente membri anche del consiglio di amministrazione di Cassa Ragionieri. Ma è solo l'inizio, perché successivamente, negli anni 2009 e 2010 e 2011, uno di questi due signori, il signor Grimaldi, continuava ad essere componente del consiglio di amministrazione in veste di rappresentante del Ministero dei lavori e delle politiche sociali e quindi, paradossalmente, con il compito di svolgere un controllo sull'ente per conto del suddetto Ministero.
  Il ragionier Giglio, dal canto suo, dal 2010 al 2011, quindi in concomitanza dell'incarico, pur non facendo più parte del consiglio di amministrazione, era nondimeno divenuto componente del collegio sindacale della Cassa in rappresentanza del Ministero della giustizia, con il delicato e imparziale incarico di svolgere un'attività di sorveglianza sul corretto operato dell'ente.
  Ci appare quantomeno anomalo che queste due persone siano stati sia membri del consiglio di amministrazione sia rappresentanti dei ministeri vigilanti, rispettivamente in seno al collegio sindacale e al consiglio di amministrazione, perché esiste tutta una ricca normativa, partendo da leggi ad hoc e arrivando alla disciplina codicistica, che individua una serie di cause di ineleggibilità e di decadenza disponendo che non possono essere eletti alla carica di sindaco coloro che sono legati alla società stessa o alla società da questa controllate o alle società che la controllano, quelle sottoposte a comune controllo da un rapporto di lavoro o da un rapporto continuativo di consulenza e di prestazione d'opera retribuita, ovvero da altri rapporti di natura patrimoniale che ne compromettano l'indipendenza.
  Esiste anche un decreto legislativo del 1992 che recepisce una direttiva comunitaria, che dispone l'inidoneità al corretto svolgimento delle funzioni di controllo dei conti di persone che siano iscritte e che siano legate a società o all'ente che conferisce l'incarico, ovvero lo siano state nei tre anni antecedenti al conferimento dell'incarico stesso, che è un po’ la situazione in cui si trovano questi due signori che abbiamo citato prima.
  Questo era il primo punto, quindi, che ci premeva sottolineare: il discorso del conflitto di interessi e della commistione tra controllanti e controllori.Pag. 4
  Altra anomalia che abbiamo ravvisato, sempre nell'ambito del conflitto di interessi, è che questi due signori, Gigli e Grimaldi, hanno occupato rispettivamente nel passato la carica di presidente e amministratore delegato della Previra Immobiliare, che è una società costituita nel 1999 e partecipata al 100 per cento dalla Cassa ragionieri e che era nata per gestire il patrimonio immobiliare della Cassa ragionieri, incarico avuto tramite affidamento diretto e non tramite bando pubblico, come deve avvenire in questi casi.
  Così è stato anche per un'altra società subentrata nell'ottobre del 2012, sempre nel discorso delle dismissioni, che è la Reag Tekna srl, che anch'essa ha avuto un affidamento diretto: quindi, una seconda anomalia, oltre al conflitto di interessi di questi signori, che tra l'altro sono del consiglio di amministrazione di una delle società che ha avuto l'affidamento diretto, anziché attraverso gara pubblica, è, appunto, questa modalità molto fiduciosa e contraria alla legge e alle regole, di affidare gli incarichi per conto di questi enti pubblici.
  Nel dicembre 2011 e, in secondo conferimento, nel maggio 2012, la Cassa ragionieri poi ha provveduto ad apportare al Fondo scoiattolo, che è un fondo istituito e gestito dalla BNP Paribas Reim Italy SGR per azioni, che è nella stessa SGR che gestisce il fondo in cui andranno poi a confluire gli immobili Enasarco (evidentemente sono molto bravi in questa attività), la maggior parte del suo patrimonio immobiliare. In seguito all'apporto al Fondo, l'Associazione nazionale di previdenza e assistenza dei ragionieri e dei periti commerciali sostiene di avere realizzato una plusvalenza di 329 milioni di euro, ma solo sulla carta; e poi sempre preme sottolineare che gli immobili sono stati intestati a questo Fondo, che è un soggetto privo di personalità giuridica come tutti i fondi immobiliari, compiendo una forzatura, perché gli è stata attribuita negli atti la partita IVA della società della BNP che gestisce il Fondo, che è un soggetto giuridico autonomo.
  Nonostante il conferimento a questo Fondo scoiattolo, la Cassa non può esimersi, nonostante abbia compiuto questo artifizio, dall'essere ancora considerata proprietaria degli immobili, contrariamente a quanto si è potuto leggere nella relazione sulla gestione del bilancio 2011, dove la stessa Cassa afferma che a dicembre 2011, con il conferimento degli immobili al Fondo, ha ceduto la proprietà degli immobili stessi e quindi da quel momento non è più proprietaria di quei beni. Peccato che la Cassa detenga le quote di questo fondo.
  Altra anomalia, che ci è parso doveroso sottolineare in questa interpellanza, è la valutazione del patrimonio immobiliare che ha portato poi a quella plusvalenza di 329 milioni di euro. Questa valutazione è stata effettuata da una società terza, che è la Praxi spa, che ha stabilito complessivamente il valore degli immobili al momento del conferimento del Fondo immobiliare, da nostra informazione, senza effettuare nessun sopralluogo sugli immobili oggetto della valutazione. E non si comprende perché, se tutto è avvenuto nel rispetto del provvedimento di Banca d'Italia e della relazione sulla gestione del bilancio, si è poi giunti a stabilire prezzi di vendita al di fuori di qualunque logica di mercato. C’è una perizia, infatti, che svolge una funzione esemplare: un appartamento valutato dall'esperto indipendente di questa Praxi spa 856.000 euro, offerto al conduttore a 684.800 euro in virtù dello sconto del 20 per cento, invece è stato valutato da perito giurato del tribunale a 249.000 euro, ossia con una distanza valutativa di ben 607.000 euro. Quindi, se questi sono i criteri di valutazione applicati da questo terzo indipendente, questa plusvalenza di 329 milioni di euro inserita in bilancio ci sembra molto dubbia.
  Tra l'altro, lo stesso presidente Santarelli, presidente di Cassa ragionieri, in un'audizione che era avvenuta nel 2010 in sede di commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori, sottolineava lo scarso valore economico del patrimonio immobiliare di proprietà della Pag. 5Cassa: alla faccia dello scarso, considerando che questo appartamento, ad esempio, valeva 856 mila euro, per loro !
  Nello specifico, Santarelli affermava testualmente: ci apprestiamo a realizzare una dismissione del patrimonio residenziale, che è assai vetusto, perché ha un'età media molto elevata, ci apprestiamo a strutturare un'operazione che cerchi di andare incontro alle esigenze degli inquilini che sono con noi da parecchio tempo, adoperandoci, nell'ambito di una trasparente operazione di mercato, a favorirli nel processo di vendita. Se questo è il trattamento di favore che Cassa ragionieri applica agli inquilini, non oso pensare se non sei un fidelizzato della Cassa.
  Altra perplessità: gli inquilini, di fatto, tramite un legale, che è l'avvocato Vincenzo Perticaro, che segue da tempo la vicenda relativa agli enti, si sono uniti per sollevare tutte queste perplessità, combinate ad ampie argomentazioni in merito alle procedure utilizzate, che venivano prontamente portate a conoscenza – tali perplessità – sia della Cassa ragionieri, attraverso una missiva indirizzata nel mese di marzo 2013, sia di soggetti preposti dalla legge in casi simili, la Covip, Banca d'Italia e la Consob.
  Nell'aprile del 2013 perveniva all'avvocato, nonché a Bnp Paribas, Banca d'Italia, Consob, Covip e a tutti gli inquilini firmatari della su indicata lettera (circa un'ottantina), una raccomandata di risposta a firma del direttore generale della Cassa, il signor Alberto Piazza, dal contenuto – come dire – a dir poco sconcertante, perché tale missiva, lungi dal dare un concreto riscontro alle legittime perplessità sollevate dagli inquilini e alle loro altrettanto legittime richieste, mirava invece, a nostro avviso, ad offendere e ledere l'immagine del legale e degli inquilini attraverso affermazioni gratuite e gravemente lesive dell'onore e del decoro dell'avvocato. Infatti, il signor Piazza, in uno dei passaggi della missiva, arriva addirittura a scrivere: «Perché ha indirizzato la lettera alla Banca d'Italia, alla Consob, alla Covip e non a Babbo Natale ?» Forse il signor Piazza non sa, nonostante prenda un lauto stipendio di 206 mila euro, che Babbo Natale non è competente in materia, evidentemente. Le opportune valutazioni se tale somma per retribuire questo signore sia congrua si lasciano ai soggetti preposti a farlo.
  Adesso passiamo ad un altro ente, che è l'Enpaia, che ha un problema relativo alla commistione e incompatibilità dei sindacati, già analizzato nel consiglio di amministrazione di Enasarco. Nel caso Enpaia, si deve rappresentare che all'articolo 7 dello statuto della CGIL è espressamente previsto che l'autonomia della CGIL si realizza anche fissando le seguenti incompatibilità con le cariche elettive dell'organizzazione ai vari livelli: appartenenza a consigli di amministrazione di istituti ed enti pubblici di ogni tipo e organi di gestione in genere.
  Eppure, il segretario nazionale della FLAI CGIL, la signora Ivana Galli, e il funzionario nazionale nel 2004 della FLAI CGIL, Stefano Bianchi, fanno parte dell'attuale consiglio di amministrazione della Fondazione Enpaia, e il consiglio di amministrazione della Fondazione Enpaia è in carica per il quadriennio 2009-2013, quindi c’è una concomitanza temporale. Dalla lettura dell'articolo 7 dello statuto – che ho letto prima – affiora palese che questi signori non possono far parte del consiglio di amministrazione della Fondazione per quanto già detto, eppure sono ancora in questo consiglio, circostanza che già da sola, a nostro avviso, comporterebbe un commissariamento con il compito di salvaguardare la corretta gestione dell'ente, così come previsto dall'articolo 2, comma 6, del decreto legislativo n. 509 del 1994.
  Ulteriore contestazione è l'aumento spropositato dei canoni di locazione, che ha portato a delle cause di finita locazione nei confronti degli stessi conduttori, tutte pendenti presso il tribunale civile di Roma, sezione VI, che ha la competenza per queste cose, portando a un esborso messo a bilancio di spese legali di più di 1 milione di euro per il solo anno 2012. Ci sembrava fosse opportuno, considerando sempre la finalità pubblica dell'ente, arrivare Pag. 6ad una mediazione con gli inquilini anziché, alla faccia della spending review, gravare le casse di questo ente pubblico previdenziale con queste onerose spese legali.
  Non da ultimo, siamo venuti a conoscenza che, in merito alle cause di sfratto per finita locazione attuate dall'Enpaia, il sindacato che tutela gli inquilini Asia-usb ha presentato diversi esposti al Ministero della giustizia, oltre che al Consiglio superiore della magistratura e al presidente del tribunale di Roma, denunciando comportamenti discutibili posti in essere da parte di alcuni giudici della sezione VI del tribunale civile di Roma e, in particolare, del presidente della stessa sezione. Tali giudici sono assegnatari delle cause di sfratto per finita locazione che riguardano tutti gli enti previdenziali. In tale esposto si chiedeva un intervento dei soggetti competenti per accertare eventuali violazioni a danno degli inquilini degli immobili, in particolare dell'ente Enpaia, ma con riguardo a tutti gli altri enti previdenziali.
  Ad oggi non sembra essere avvenuto nulla di quanto auspicato dagli esponenti. In realtà, però, alcuni comportamenti denunciati dal sindacato fanno sorgere inevitabilmente alcuni dubbi sull'imparzialità e sulla correttezza di alcuni giudici per i quali si ritiene opportuno sollecitare un intervento del Ministero della giustizia, soprattutto alla luce dell'arresto di uno di questi giudici della sezione VI del tribunale di Roma, il giudice Chiara Schettini, che è stata arrestata esattamente nei giorni in cui noi presentavamo questa interpellanza.
  Concludendo, noi con questa interpellanza chiediamo: iniziative di competenza per chiarire che alle dismissioni degli enti previdenziali, così come prevede la normativa, si applichi il decreto legislativo n. 104 del 1996; un tavolo tecnico interistituzionale, finalizzato a definire norme uniformi per tutti gli enti privatizzati in materia di accesso all'acquisto delle unità immobiliari, di affitti da applicare tenuto conto dei redditi degli inquilini, nonché in materia di dismissioni; nelle more dell'instaurazione di questo tavolo tecnico, chiediamo di assumere iniziative normative urgenti per sospendere gli sfratti per finita locazione e morosità degli inquilini degli enti previdenziali, anche se attuati attraverso fondi immobiliari o altre società; avviare l'ispezione alla sezione VI del tribunale civile di Roma e valutare la possibilità di assumere iniziative normative per fare confluire tutti gli enti privatizzati di cui al decreto legislativo n. 509 del 1994 con i relativi patrimoni immobiliari, anche se conferiti a fondi pensioni SGR nell'INPS, così come è avvenuto per INPDAP ed ENPALS, in modo da potere meglio tutelare sia i conduttori dei patrimoni immobiliari sia gli iscritti beneficiari dei trattamenti pensionistici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Carlo Dell'Aringa, ha facoltà di rispondere.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, passo ad illustrare l'atto parlamentare dell'onorevole Lombardi, inerente l'attività di dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali privatizzati. Al riguardo occorre considerare, in via preliminare, che le questioni poste dall'onorevole interpellante non sono tutte immediatamente riconducibili alle competenze che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali può esercitare nell'ambito della sua attività di vigilanza sugli enti gestori della previdenza obbligatoria privata, finalizzata alle garanzie di sostenibilità di lungo periodo del sistema previdenziale a tutela dei professionisti iscritti. Alcune delle questioni sollevate, infatti, sebbene di assoluto rilievo sociale, attengono più propriamente al tema delle politiche abitative e, pertanto, dovranno essere affrontate del Governo nella sua collegialità, pur nella consapevolezza della prioritaria competenza del Ministero dell'economia e delle finanze.
  Ciò premesso, fermi restando i quesiti posti dall'onorevole interpellante, ritengo necessario fare alcune riflessioni e precisazioni in ordine alle questioni sollevate Pag. 7con il presente atto parlamentare. In particolare, riguardo alle nomine presso la Cassa di previdenza dei ragionieri per il quadriennio 2009-2013 dei signori Raffaele Giglio e Raffaele Grimaldi, rispettivamente alla carica di componente del collegio sindacale, designato dal Ministero della giustizia, e alla carica di membro del consiglio di amministrazione, designato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, faccio presente quanto segue: per quanto concerne l'incarico di componente del collegio sindacale, attribuito al ragioniere Raffaele Giglio, occorre considerare che nei confronti degli enti di diritto privato gestori di forme di previdenza obbligatoria, trova applicazione, oltre alla normativa di carattere generale, in particolare gli articoli 2397 e seguenti del codice civile, una specifica disciplina di settore dalla quale discende la distinzione fra revisione legale contabile, prevista dalla normativa civilistica ed affidata dagli enti ad apposite società di revisione e di certificazione del bilancio.
  Ai sensi dell'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo n. 509 del 1994 discende la distinzione tra revisione legale/contabile e controllo contabile, che sulla base di quanto previsto dall'articolo 20 del decreto legislativo n. 123 del 2011 continua ad essere esercitata dai collegi sindacali nei quali siedono anche i rappresentanti ministeriali. Pertanto, la normativa civilistica richiamata dall'interpellante investe nello specifico l'attività di revisione legale e non anche i compiti di controllo contabile sulle gestioni di competenza del collegio dei sindaci. Con riferimento alla pregressa partecipazione dei predetti rappresentanti alla commissione consiliare denominata Commissione scelta e dismissione immobili, appositamente istituita nell'ambito della procedura di dismissione del patrimonio immobiliare residenziale della Cassa ragionieri per gli anni 2007-2009, occorre evidenziare che l'articolo 22, comma 1, lettera q), dello statuto della Cassa dei ragionieri prevede tra le funzioni del consiglio di amministrazione la possibilità di nominare commissioni per specifiche attribuzioni, cui partecipano per prassi i consiglieri in carica, che svolgono attività di approfondimento tecnico con funzioni meramente consultive e di supporto all'attività del consiglio di amministrazione. Per quanto concerne gli incarichi ricoperti dai signori Giglio e Grimaldi nella società Previra immobiliare Spa, interamente controllata dalla Cassa ragionieri, occorre considerare che la composizione dell'organo di amministrazione tiene conto della volontà di allineare al massimo le iniziative e le strategie con le finalità istituzionali delle casse di previdenza e di indirizzare dall'interno l'attività gestionale strumentale agli scopi statutari. Questo per quanto riguarda il punto delle nomine. In relazione alle altre particolari questioni sollevate dall'onorevole interpellante, riguardante la CNPR, l'ENPAIA, la Cassa notariato e la Cassa geometri, informo che i predetti enti sono stati sollecitati a fornire dettagliati elementi cognitivi e valutativi di competenza. Ad ogni modo, posso fin d'ora rappresentare quanto segue, sulla base di quanto comunicato dalla competente direzione generale del Ministero che rappresento. Con riferimento all'affidamento da parte di CNPR dell'incarico a REAG Tekna Srl, società subentrata alla Previra immobiliare, preciso che la medesima Cassa ha dichiarato che i servizi di property e di facility management del patrimonio immobiliare dell'associazione sono state affidate a REAG Tekna Srl a seguito di procedura negoziata esperita ai sensi dell'articolo n. 57, comma 2, lettera c), del decreto legislativo n. 163 del 2006, nel rispetto degli obblighi di pubblicità e di informazione previsti dal medesimo decreto. In merito invece alla dichiarazione rilasciata dal presidente dalla CNPR nel corso dell'audizione del 12 maggio 2010 presso la Commissione parlamentare di controllo sulla attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione economico-finanziaria delle casse privatizzate, informo che la stessa, come precisato dallo stesso presidente, si riferiva al rendimento degli immobili e non a loro valore.Pag. 8
  In ordine alla Cassa notariato, in relazione alla quale non risultano allo stato problematiche significative in ambito dismissorio, segnalo, per completezza di informativa, che il piano di alienazione è stato avviato nel 1998 per la dismissione di immobili a bassa redditività, il cui valore è stato stimato da una commissione di consiglieri e tecnici, tra i quali un funzionario dell'Agenzia del territorio.
  Negli anni più recenti, la Cassa in parola ha invece privilegiato l'apporto di parte del patrimonio a fondi immobiliari, scelta consentita ai sensi della vigente normativa (articolo 8, comma 15, del decreto-legge n. 78 del 2010).
  Segnalo, inoltre, che il regolamento vendite della Cassa notariato prevede il riconoscimento del diritto alla prelazione volontaria da parte del titolare del contratto di locazione. Con riferimento alla fondazione ENPAIA, che non ha in atto alcun processo di dismissione di immobili, preciso che nel 2010 è stato sottoscritto un accordo con le organizzazioni sindacali degli inquilini per il rinnovo di 526 contratti di locazione agevolati.
  Il canone medio è stato fissato in misura inferiore del 30 per cento rispetto al canone di mercato indicato dall'Agenzia del territorio ed è inferiore anche ai canoni determinati dal comune di Roma e dalla regione Lazio per l’housing sociale. Sono salvaguardate le fasce di inquilini economicamente più deboli, con il riconoscimento di un ulteriore abbattimento del 5 per cento e poi aumenti graduali e piani di ammortamento flessibili per il recupero degli arretrati.
  Quanto al contenzioso, certamente cospicuo, denunciato dall'interpellante, risulta che gran parte di esso è relativo, oltre che alla gestione del patrimonio immobiliare, al recupero crediti nei confronti delle aziende insolventi. La spesa per il contenzioso risultante dal bilancio consuntivo del 2012 è pari a euro 974.431, con un recupero complessivo di somme pari a euro 6.095.356.
  Infine, per quanto riguarda la Cassa geometri, peraltro solo citata dall'interpellante, si rappresenta che le informazioni sullo stato e la gestione del patrimonio immobiliare sono state esaurientemente fornite in occasione dell'audizione svolta nell'ambito dell'apposita indagine conoscitiva avviata dalla Commissione parlamentare di controllo nel 2012 nei confronti di tutti gli enti del settore della previdenza privata.
  In tale sede, in cui la Cassa ha dettagliatamente illustrato la situazione del proprio patrimonio immobiliare, è stato rappresentato un quadro rassicurante dei rapporti con gli inquilini quanto al patrimonio ad uso residenziale, rappresentando la particolare attenzione per la salvaguardia delle fasce meno abbienti o in effettive condizioni di disagio sociale o personale.
  Scusate la lunghezza, ma l'interpellanza tocca diversi argomenti importanti. Passo ora ai quesiti posti con il presente atto parlamentare, precisando, da subito, che molte delle questioni in essi contenute, e in particolare quelle volte a modificare la normativa primaria esistente, coinvolgono profili decisionali che esulano dalle competenze del solo Ministero che rappresento, in quanto coinvolgono scelte che competono al Governo nella sua collegialità.
  I primi due quesiti trattano del quadro normativo relativo alle procedure di dismissioni immobiliari che interessano gli enti previdenziali trasformati in associazioni o fondazioni senza scopo di lucro ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994.
  Al riguardo occorre rilevare che – in base alle previsioni del predetto decreto – alcuni enti di previdenza sono stati trasformati in persone giuridiche di diritto privato, senza scopo di lucro, determinando così, in via di principio, la non applicabilità nei loro confronti (stante la disposizione di interpretazione autentica di cui all'articolo 1, comma 38, della legge n. 243 del 2004) della normativa relativa alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti pubblici (decreto legislativo n. 104 del 1996) e delle speciali procedure di vendita previste per le operazioni di dismissione del patrimonio immobiliare.Pag. 9
  Tuttavia, nel corso degli anni si è manifestata, in modo evidente, l'oggettiva difficoltà sistematica nel conciliare diverse esigenze, di questo va dato atto: da un lato – è stato già accennato nella precedente risposta all'interpellanza su un altro ente –, il carattere comunque privato degli enti previdenziali di cui al decreto legislativo n. 509 del 1994, con ciò che ne consegue in termini di autonomia anche nella gestione del patrimonio; dall'altro lato, il fatto che tali enti operano nell'ambito di un settore estremamente sensibile – quello della tutela previdenziale di base, intesa quale bene primario ed intangibile – sì da giustificare la fissazione di regole e controlli di fonte pubblica diversi e più incisivi rispetto a quelli che sarebbero ordinariamente giustificati nei confronti di soggetti di natura comunque privatistica.
  Ciò detto, è altresì opportuno ricordare che i principi, ma anche le singole disposizioni, del decreto legislativo n. 509 del 1994 non hanno subìto fino ad oggi alcuna modifica e sono tutt'ora pienamente operanti, nonostante nel tempo si siano moltiplicate le spinte del legislatore ad incrementare il complesso dei vincoli finanziari e amministrativi imposti alle gestioni, attraendo nell'orbita della finanza pubblica anche le casse private di previdenza, sulla scorta della loro inclusione nell'elenco ISTAT di individuazione delle amministrazioni pubbliche.
  D'altra parte va anche considerato che, se taluni interventi hanno reso poco distinguibile la linea di demarcazione tra autonomia privata e interesse pubblico (spesso, o talvolta, difficilmente contemperabili), deve anche sottolinearsi come – in senso contrario – alcune iniziative hanno invece contribuito a rafforzare proprio l'autonomia originariamente riconosciuta agli enti previdenziali privatizzati, salvaguardando gli equilibri delle gestioni in funzione dell'autosostenibilità di lungo periodo, ad ulteriore garanzia degli assicurati nella effettività e ottimizzazione del proprio bagaglio contributivo, una volta maturati i requisiti pensionistici, la salvaguardia della ricchezza accumulata.
  In definitiva, pur dandosi atto di importanti spinte normative nel senso del rafforzamento dei controlli pubblicistici, dall'altro lato, sull'attività degli enti, non può affermarsi allo stato l'esistenza di un orientamento legislativo volto ad affermare la natura pienamente pubblicistica di tali enti.
  Con riferimento al terzo quesito relativo all'istituzione di un tavolo tecnico interistituzionale finalizzato a stabilire una disciplina uniforme in materia di gestione del patrimonio immobiliare – sto arrivando alle conclusioni – faccio presente quanto segue. Nel corso della passata legislatura, la competente Direzione generale di questo Ministero aveva preso parte ai lavori di un tavolo tecnico con i rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze – Dipartimento del tesoro e degli enti previdenziali pubblici; questi lavori si sono conclusi con la elaborazione di alcune ipotesi normative volte a razionalizzare e semplificare le procedure di dismissione del patrimonio immobiliare.
  Con l'avvio della nuova legislatura, i risultati di tale lavoro possono certamente rappresentare un'utile base sulla quale avviare un confronto tra tutti i soggetti interessati, nella prospettiva di individuare un percorso condiviso che, nel rispetto del quadro normativo vigente molto complesso, possa dare definitiva soluzione ad alcune delle questioni sollevate dall'onorevole interpellante. C’è un impegno in questo senso.
  Tuttavia appaiono fin da ora poco percorribili interventi non adeguatamente ponderati, volti a modificare i rapporti contrattuali in atto tra inquilini ed enti previdenziali laddove, ad esempio, siano state accertate ipotesi di morosità.
  Del resto, occorre sottolineare che le casse privatizzate, nel quadro normativo delineato dai decreti legislativi n. 509 del 1994 e n. 104 del 1996 in materia di gestione e disposizione del proprio patrimonio immobiliare, hanno piena autonomia gestionale – ritorna lo stesso motivo – da esercitarsi al fine del raggiungimento Pag. 10dell'equilibrio economico-finanziario e del contenimento del rischio della gestione del proprio attivo.
  Ciò nell'ottica di assicurare tutela agli interessi previdenziali ed assistenziali degli iscritti alle casse stesse e, quindi, del perseguimento della funzione pubblica ad esse affidata dall'articolo 38 della Costituzione.
  In ordine alla richiesta di inviare un'ispezione ministeriale alla VI sezione del tribunale civile di Roma in relazione a quanto denunciato nell'esposto avente ad oggetto presunte anomalie nelle decisioni assunte dai giudici assegnatari di vari procedimenti pendenti presso la predetta sezione, il Ministero della giustizia ha reso noto che l'Ispettorato generale, all'esito delle valutazioni di competenza, in data 13 marzo 2013, ha concluso per l'archiviazione della pratica, ritenendo che le questioni di carattere interpretativo sollevate nell'esposto attengono precipuamente al merito delle controversie, non apparendo in alcun modo connotate da abnormità o gravi violazioni di legge tali da consentire di configurare una responsabilità di natura disciplinare dei magistrati interessati.
  Il predetto Ministero ha precisato che eventuali difformità delle decisioni su casi simili o, al contrario, l'uniformità delle stesse (comportamenti entrambi denunziati come sospetti), appartengono alla piena fisiologia dell'attività giudiziaria e non sono tali di per sé da poter indurre sospetti circa presunte collusioni o scorrettezze dei magistrati della VI sezione del tribunale civile di Roma, peraltro genericamente prospettate.

  PRESIDENTE. L'onorevole Lombardi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, no, non ci possiamo neanche questa volta ritenere soddisfatti perché ravvisiamo che mandano il sottosegretario sempre con un compito ben fatto, ma sempre senza considerare quella che è la situazione reale della gente. Perché mentre la politica pondera, ha aperto un tavolo, lo ha chiuso, ha fatto un percorso che dovrebbe essere recepito da un provvedimento legislativo e così via, mentre noi ponderiamo la gente perde casa e non la perde per morosità. Infatti le cause per morosità sono una piccolissima parte rispetto alle cause per cessata locazione e per impossibilità delle famiglie a stravolgere il loro budget familiare per venire incontro ai nuovi raddoppiati, triplicati canoni di locazione richiesti o ai prezzi fuori mercato richiesti per l'acquisto della casa che abitano già magari da trent'anni. Tra l'altro, siccome è la seconda interrogazione sul tema, ci sarebbe piaciuto che, oltre che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ci fosse una partecipazione alla risposta anche degli altri Ministeri a cui abbiamo indirizzato l'interpellanza.
  Quindi io chiederei al sottosegretario Dell'Aringa, che con tanta disponibilità ogni volta viene, di farsi latore al Governo tutto e ai Ministeri competenti di questa situazione sociale esplosiva che c’è adesso e che sta creando una situazione, all'interno tra l'altro della sezione VI del tribunale civile di Roma, che è diversa da quella che è stata fotografata dalla relazione ispettiva, che risale a marzo, tant’è che l'arresto di quel giudice che menzionavamo è di giugno, proprio in concomitanza – quando si dice il caso e la combinazione – dei giorni in cui noi stavamo sistemando e depositando l'interpellanza che abbiamo discusso. Oltre a questo non ci sembra che la situazione del conflitto di interessi dei due signori che abbiamo citato prima sia stata sciolta, perché rimane il fatto che c’è una finestra temporale in cui questi due signori fanno parte di: consiglio d'amministrazione, collegio sindacale e, in più, precedentemente hanno occupato delle cariche di presidente ed amministratore delegato di una società partecipata al cento per cento da Cassa ragionieri, nata per gestire il patrimonio immobiliare della Cassa.
  Ci sono delle norme che lo vietano e comunque stabiliscono queste incompatibilità: c’è un decreto legislativo n. 509 del 1994, il codice civile, il decreto legislativo Pag. 11n. 88 del 1992, che recepisce la direttiva comunitaria n. 84/253, il decreto legislativo n. 39 del 2010 e, non da ultimo, l'articolo 17 del decreto legislativo n. 39 del 2010. Se non è palese conflitto d'interesse questo, ci chiediamo cosa possa esserlo. Di tante persone, di tanti esperti nel settore della gestione patrimoniale immobiliare, esistevano solo questi due signori a ricoprire tutte queste cariche, ci chiediamo ?
  Per quanto riguarda i conferimenti senza gara pubblica, considerando che alcuni di questi soggetti facevano parte del consiglio di amministrazione di una delle società che ha avuto il conferimento, anche qui ci sembra palese il conflitto di interessi.
  Per quanto riguarda la valutazione del patrimonio immobiliare, per l'audizione di Saltarelli, a cui facevo riferimento prima e che il sottosegretario ha detto riferirsi non al valore effettivo degli immobili, ma al rendimento degli immobili, io ho un estratto del resoconto stenografico dell'audizione, in cui Saltarelli ribadisce: «Le posso garantire che il valore effettivo di questi immobili – il valore quindi, si tratta di circa 1.600 unità immobiliari – è decisamente modesto – il valore – a causa dei costi di gestione molto elevati e del loro essere vetusti». Valore significa poi mettere sul mercato questi immobili e farci dei soldi.
  Il conferimento di questo patrimonio a fondi immobiliari secondo noi è uno dei punti più interessanti e che andremo ad approfondire con future interpellanze, quindi già l'avviso di questa cosa, sottosegretario: si prepari psicologicamente. Con il conferimento degli immobili e la successiva intestazione a questo fondo «scoiattolo» – che è un soggetto privo di personalità giuridica, lo ricordiamo – attraverso l'inserimento agli atti della partita IVA di una società che ha solo la gestione del fondo immobiliare, è avvenuto proprio l'incredibile dal punto di vista del diritto: la stessa Cassa, in una recentissima lettera, sempre a firma del pregevole ragionier Piazza – quello di Babbo Natale – scrive che è una questione tecnica controversa e che ha visto sinora diverse soluzioni, nessuna definitiva. Gli immobili vengono, a seconda della soluzione adottata – un giorno è in un modo, un giorno è in un altro – intestati ora al fondo, è ora all'S.G.R. Che significa questo ? Ognuno può fare quello che vuole, a seconda di come si alza quella mattina ? Come si fa ad intestare una proprietà ad un fondo privo di personalità giuridica e di conseguenza inesistente dal punto di vista del diritto ? Di quale controversia tecnica parla il ragionier Piazza, se gli stessi giudici del tribunale di Roma, sezione VI, che ha la competenza in merito, hanno affermato che non possono rispondere sulla legittimità della vendita, sebbene abbiano emesso ordinanza di sfratto sugli inquilini, perché non sanno chi è il proprietario dell'immobile (se è il fondo, se è la Cassa, se è l'ente gestore e via dicendo) ? Quindi noi parliamo di un patrimonio immobiliare che è stato messo in una scatola vuota, che è questo fondo, di cui non si conosce la proprietà e, nonostante questo, per questi immobili che sono stati conferiti a questo fondo immobiliare vengono eseguite delle ordinanze di sfratto a tutela di un proprietario che non si conosce. Il proprietario a sua insaputa adesso andiamo a tutelare.
  I fondi, tra l'altro, hanno non pochi privilegi e vantaggi dal punto di vista fiscale. Questo è un punto molto interessante anche in previsione delle future normative fiscali del 2014 sulla casa, perché i patrimoni delle Casse, passati ai Fondi comuni di investimento immobiliare, sono esclusi da tassazione diretta ai fini IRES ed IRAP. Cioè, i proventi realizzati dai fondi derivanti da cessioni di immobili o canoni di locazione non sono soggetti ad imposizione fiscale né IRES, né IRAP, eppure noi, gente comune, paghiamo la pressione fiscale. Tra l'altro, ci sembra interessante andare a sviscerare per il futuro, per le future manovre del Governo, il discorso della Service tax, perché gli inquilini di questi immobili conferiti a questi Fondi andranno a pagare le Pag. 12tasse che la proprietà non paga. Quindi ci sembra proprio geniale dal punto di vista degli incassi dello Stato.
  Per quanto riguarda, poi, le minacce all'avvocato Perticaro e le fantasiose lettere di questo signor Piazza, noi l'abbiamo contestato perché il tenore della risposta, le minacce contenute nella missiva in cui diceva che avrebbe presentato un esposto all'ordine degli avvocati ci sembrano francamente avere un atteggiamento mafioso. Io vorrei ricordare che non è il presidente di una Cassa che deve fare un esposto sulla professionalità di un professionista all'ordine competente, eventualmente dovrebbero essere i clienti non soddisfatti dalla professionalità della persona. Quindi noi vorremmo rendere chiaro che non si può bloccare chi, come l'avvocato Perticaro o altri avvocati o i sindacati, stanno accanto agli inquilini, perché troveranno sempre il MoVimento 5 Stelle sulla loro strada, questi signori !
  Per quanto riguarda il conflitto di interessi tra sindacati e Casse, va bene, ormai ne abbiamo preso atto e lo continueremo a dimostrare in tutte le interpellanze, perché i sindacati anche lì hanno fatto un manuale Cencelli delle varie cariche nei consigli di amministrazione. E poi, oggi più che mai, ci sembra necessario, visto che esiste questo tavolo tecnico che ha esaurito un compito, rendere concreto il lavoro che ha portato a questo punto. Noi giovedì incontreremo dei rappresentanti dei comitati degli inquilini delle varie Casse. Io mi ritrovo a rinnovarle l'invito, sottosegretario, a venire ad una di queste assemblee, ad uno di questi incontri...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROBERTA LOMBARDI. ... anche perché noi indirettamente tuteliamo anche voi, signori del PD, perché c’è stato recapitato un contratto di locazione della sede regionale del PD Lazio, che ha stipulato con Enasarco prima, e la proprietà di questo immobile in via delle Sette Chiese adesso è passata a uno di questi Fondi immobiliari, il Fondo Rho, gestito da IDeA FIMIT, che ha avuto la gestione di questo fondo immobiliare, anche se, tra l'altro, Enasarco aveva pubblicato un bando in cui i vincitori risultano essere sempre BNP e un'altra di queste società di cui adesso non rammento il nome. Quindi, signori, potreste trovarvi anche voi, un domani, che questo Fondo decida di raddoppiarvi magari il canone di locazione o di vendervelo, sempre che non ve l'abbia già venduto, ad un prezzo fuori mercato. Quindi noi ci preoccupiamo anche per voi. È vero che voi potete accedere ai soldi del finanziamento pubblico dei partiti e molti cittadini no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte a pubblicizzare l'avvenuto inserimento nel patrimonio dell'umanità Unesco del sito «Longobardi in Italia: i luoghi del potere» – n. 3-00091)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Rizzetto n. 3-00091, concernente iniziative volte a pubblicizzare l'avvenuto inserimento nel patrimonio dell'umanità Unesco del sito «Longobardi in Italia: i luoghi del potere» (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Simonetta Giordani, ha facoltà di rispondere.

  SIMONETTA GIORDANI, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo. Signor Presidente, mi riferisco all'interrogazione con cui l'onorevole Rizzetto chiede se il Governo intenda promuovere con un'apposita pubblicità istituzionale l'inserimento nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco del sito «Longobardi in Italia: i luoghi del potere», che è avvenuto il 25 giugno 2011.
  A tale proposito, mi preme riferire che all'iscrizione di questo sito nel patrimonio mondiale dell'UNESCO ha già fatto seguito, nel corso del 2012, una serie di celebrazioni ufficiali in ciascuno dei luoghi facenti parte del sito seriale, alcune delle quali si sono svolte alla presenza del Ministro per i beni e le attività culturali pro tempore.Pag. 13
  L'attività promozionale dei siti italiani dichiarati patrimonio dell'UNESCO è affidata ad uno strumento, che è la mostra Unescoitalia, realizzata dal nostro Ministero in collaborazione con il Ministero degli affari esteri. La mostra fotografica, che è una mostra itinerante, realizzata ed inaugurata nel 2008 a Roma, alla Biblioteca Nazionale, è stata successivamente esposta a Monza nel 2011, in occasione del Forum UNESCO, e da allora, durante l'intervallo di tempo tra il 2008 e il 2011, le opere sono state prese in carico dal Ministero degli affari esteri, che ha organizzato il viaggio e la circolazione di questa mostra in tutto il mondo, con il Brasile come ultima tappa; tale mostra, come dicevo, illustra, attraverso le opere di quattordici fotografi di fama internazionale, il panorama di quelli che all'epoca erano i soli 47 siti italiani inseriti nella lista del patrimonio mondiale e che si colloca nell'ambito delle attività internazionali che mirano a far conoscere tale patrimonio, portando la competenza e l'esperienza italiane nel settore della conservazione e della valorizzazione dei beni culturali anche all'estero.
  La mostra, quindi, è stata naturalmente aggiornata per inserire le più recenti iscrizioni dei siti e tre dei quattordici fotografi che avevano partecipato alla prima edizione, quella 2008-2011, che sono Fossati, Romano e Guerrieri, hanno interpretato, anche attraverso una lettura non didascalica, gli ultimi tre siti iscritti nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO, che sono, a parte «I Longobardi in Italia», oggetto dell'interrogazione, anche Monte San Giorgio e i siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino.
  La mostra attualmente si trova negli Stati Uniti ed è stata inaugurata lo scorso mese di giugno a Miami. «I Longobardi in Italia», comunque, sono un sito seriale, che prevede una promozione che viene fatta in logica sistemica dal Ministero per i beni e le attività culturali, ed è essenziale, a tal proposito, l'attività dell'associazione Italia Langobardorum, appositamente costituita allo scopo, di cui fanno parte soggetti ed istituzioni che sono coinvolti nella gestione del sito.
  Mi preme ricordare che si è tenuta, l'8 luglio scorso, presso la ex chiesa di Santa Marta a Roma, la conferenza stampa di presentazione del film-documentario «L'Italia dei Longobardi», prodotto grazie al finanziamento della legge n. 77 del 2006, che è erogato dalla direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale del MiBAC.
  Questo docu-film «L'Italia dei Longobardi» è stato realizzato dall'associazione «Italia Langobardorum» in partenariato con Archeoframe, il laboratorio di valorizzazione e comunicazione dei beni archeologici della Libera Università di lingua e comunicazione di Milano (IULM). Il lavoro, durato un anno, tra fase preparatoria, sopralluoghi e riprese filmate, per un totale di 300 ore di girato, è racchiuso in 70 minuti densi di immagini che rappresentano ben 27 diverse location e interviste a 40 personaggi tra testimonial, studiosi ed esperti. All'incontro hanno partecipato anche i rappresentanti dei sette Comuni compresi nella rete dei luoghi longobardi in Italia, unitamente ad alcuni artisti e professionisti testimonial del documentario.
  In quella sede è stata appunto sottolineata l'importanza di fare sistema, per valorizzare insieme, istituzioni ed enti territoriali, le eccellenze culturali, proprio come è stato fatto dalla rete di amministratori, associazioni e professionisti dei beni culturali, che hanno fattivamente collaborato sin dalla fase della candidatura del sito.
  Ho nominato poco fa la legge n. 77 del 2006, recante misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella lista del patrimonio mondiale posti sotto la tutela dell'UNESCO.
  Vorrei a tal proposito rammaricarmi, in questa sede, del fatto che un emendamento al «decreto del fare» riguardante tale normativa sia stato dichiarato inammissibile dalla competente Commissione parlamentare, perché la nostra proposta Pag. 14normativa tendeva ad ampliare e definire in maniera più puntuale il ventaglio delle misure speciali e assicurava, unitamente alla diffusione della conoscenza dei siti attraverso misure di sostegno a favore dei viaggi di istruzione e delle attività culturali della scuola, la previsione che le misure speciali di sostegno di questa legge n. 77 potessero riguardare anche il miglioramento delle condizioni strutturali e ambientali dei luoghi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Giordani per la risposta. È chiaro che, anche vivendo il momento storico di crisi che stiamo passando, ogni risposta da parte delle istituzioni nei confronti della cultura, dello sviluppo della cultura va da sé che è di default assolutamente insufficiente, ma non perché giustamente voi non stiate continuando a battervi per la promozione della cultura. Io penso che, nell'ambito della cultura non ci sarà mai una risposta, soprattutto in Italia, sufficiente per dare voce a quanto effettivamente abbiamo in Italia e da portare all'estero e da far visitare.
  Io mi ritengo sicuramente in parte soddisfatto rispetto alla sua risposta, perché comunque vedo che c’è un impegno da parte sua e da parte del dicastero stesso, del Ministero del turismo, rispetto alla pubblicizzazione di questi siti, ma non soltanto. Noi continueremo a chiedervi molto spesso, a tirarvi per la giacchetta, rispetto alla promozione turistica, perché immagino che, ad esempio, il dicastero del turismo con il Ministro Bray e tutti i collaboratori del Ministro stesso possano diventare veramente il Ministero più importante che abbiamo in Italia, se è vero che una frase fatta dice che il nostro oro nero è effettivamente il turismo.
  Vado molto velocemente, tra l'altro, a segnalare – e voglio ricordare le sette amministrazioni che gestiscono in Italia i siti dell'Unesco – i siti dei Longobardi di questo percorso «I Longobardi in Italia: i luoghi del potere», che sono: il tempietto longobardo di Cividale del Friuli, terra da cui io provengo; il castrum di Castelseprio-Torba e Gornate Olona; il complesso monastico di San Salvatore e Santa Giulia a Brescia; il tempietto del Clitunno a Campello; la basilica di San Salvatore a Spoleto; la chiesa di Santa Sofia a Benevento; il santuario garganico di San Michele a Monte Sant'Angelo.
  Queste amministrazioni riescono comunque – lei lo sa, sottosegretario – ad esprimere una professionalità e una passione per i propri beni che forse molto spesso sono in controtendenza anche rispetto al momento purtroppo critico che stiamo vivendo. Le amministrazioni lottano per avere più gente possibile che vada a vedere, ad osservare, ad acculturarsi entro queste zone, un bel gruppo di lavoro che comunque continua – voi sapete – a mettere in campo dei progetti sicuramente virtuosi per la promozione turistica.
  L'attivazione, tra l'altro, di partenariati con soggetti privati rappresenta una delle principali linee di sviluppo attivate dalla rete che cerca di muoversi in un percorso organizzato di interazione con degli stake holder dei singoli stessi territori.
  Ricordava giustamente il sottosegretario la legge 20 febbraio 2006, n. 77. Faccio una sola precisazione, lei giustamente l'ha enunciata nella maniera assolutamente corretta: questa normativa prevede tra l'altro, oltre che ad una sponsorizzazione a livello internazionale, anche una concessione di contributi finalizzati alla diffusione e alla valorizzazione della conoscenza dei siti italiani Unesco nell'ambito delle istituzioni scolastiche, attraverso il sostegno ai viaggi di istruzione e alle attività culturali delle scuole. Questo per dire che cosa ? Per dire che va benissimo, e sotto questo punto di vista noi ci riteniamo soddisfatti della risposta che lei ci ha dato, una promozione a livello internazionale fatta di fotografi illustri, fatta insomma di varie tappe che in mezzo al mondo portano effettivamente la nostra cultura, speriamo che ci sia un ritorno a tutti gli effetti.

Pag. 15

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  WALTER RIZZETTO. Speriamo anche che questa cosa venga però recepita direttamente anche in Italia e nei territori limitrofi all'Italia.
  Ricordo soltanto – e chiudo, Presidente – il caso interessantissimo del tempietto longobardo di Cividale, tra l'altro visitato a luglio dal Ministro Bray. Il tempietto longobardo a Cividale nell'anno 2012 registrava 43.033 biglietti paganti; nel 2011 era di 42 mila, quindi un po’ meno, e quindi nel 2012 qualcosa in più; nel 2010 di 37.300 (vado a ritroso): quindi vediamo che c’è un incremento rispetto ai biglietti venduti, e questo ci fa piacere. Stesso dicasi – veramente chiudo, Presidente, – mi faceva piacere, anche se chiaramente aveva degli impegni, la presenza del sottosegretario Dell'Aringa, con cui molto spesso in Commissione (io faccio parte della Commissione lavoro) cerchiamo di scervellarci per capire come riuscire ad incanalare il problema lavoro in Italia: noi creiamo – lo sapete – con il turismo posti di lavoro, creiamo indotto.
  Il caso di Cividale del Friuli è questo: nell'anno dal 1o gennaio 2013 al 9 settembre 2013 ci sono stati a Cividale del Friuli nuove aperture, non subentri, per un totale di tre pubblici esercizi, per un totale di quattro attività artigianali, per un totale di sette esercizi di commercio al minuto, per un totale di cinque strutture ricettive e per un totale di un agriturismo, in un paese piccolo come Cividale. Si può vivere sicuramente di turismo, si può vivere sicuramente di cultura. Noi cercheremo sempre di spronarvi a fare un qualcosa di propedeutico rispetto a questo tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

(Chiarimenti in merito alla partecipazione di alunni di due scuole elementari della provincia di Chieti alla realizzazione del video «No Ombrina», diffuso in rete – n. 2-00111)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Tancredi n. 2-00111, concernente chiarimenti in merito alla partecipazione di alunni di due scuole elementari della provincia di Chieti alla realizzazione del video «No Ombrina», diffuso in rete (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Chiedo al deputato Tancredi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, è d'obbligo una piccola e spero breve illustrazione, anche se il contenuto dell'interpellanza è chiarissimo già su tabula. Quello che mi preme mettere in rilievo è che l'oggetto della mia interpellanza (infatti per questo rivolta al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e non al Ministero dello sviluppo economico) non è esprimere il mio parere, oppure dibattere la questione sulla necessità o meno di alcuni interventi; perché vede, Presidente, il contesto in cui si muove l'episodio oggetto della mia interpellanza è un contesto in cui, soprattutto nella regione Abruzzo, c’è un forte dibattito, anche aspro, sull'opportunità di alcuni interventi infrastrutturali legati al settore dell'energia: un dibattito, una questione e una battaglia di tipo politico che vanno avanti da diverso tempo. Il Centro Oli di Ortona è stato delocalizzato dall'ENI appunto a seguito di alcuni battaglie ambientaliste, così come ci sono battaglie ambientaliste sulla realizzazione di impianti di produzione di energia, impianti di smaltimento dei rifiuti, addirittura sul gasdotto trasversale peninsulare del trasporto del gas.
  Sicuramente l'intervento più contrastato e dibattuto è questo piccolo insediamento (perché, se poi si vanno a guardare i dati generali, si vede come questo sia, seppur di dimensioni abbastanza importanti per la regione Abruzzo, piccolo nel contesto dell'approvvigionamento energetico sia nazionale che europeo) cosiddetto «Ombrina mare»: è stato oggetto, oltre che di battaglie importanti a livello ambientalista, anche di posizioni autorevoli prese in questi ultimi mesi sulla stampa nazionale, Il Corriere della sera, la Repubblica, Pag. 16La Stampa; è stato oggetto anche di un intervento del Primo Ministro inglese, perché l'azienda che deve realizzare questo investimento sul nostro territorio è britannica.
  Quindi – lo ripeto –, l'oggetto dell'interpellanza non è quello di prendere una posizione. La mia posizione è chiara a favore dell'intervento e non la posso nascondere, anche se non è una posizione assolutamente manichea a favore di tutti gli interventi che incidono sul territorio: in questo caso lo ritengo opportuno.
  L'interpellanza muove dalla – secondo me – spiacevole circostanza dell'utilizzo di due classi elementari di seconda e terza per una campagna mediatica assolutamente di parte, perché noi crediamo che bimbi di seconda e terza elementare non abbiano assolutamente gli strumenti per valutare una questione che – ripeto – è molto dibattuta.
  Quello che invece voglio mettere in rilevanza qui brevemente – perché fa parte anche un po’ delle mie competenze – è come questo intervento sia normalissimo, se voi pensate che parliamo dell'estrazione in dieci anni di 40 milioni di barili di petrolio e che l'approvvigionamento giornaliero dell'Italia è di un milione e mezzo di barili. In realtà, parlo di un milione e mezzo di barili nell'interpellanza e me ne scuso, perché mi riferivo ai dati 2010, ma sul sito del Ministero dello sviluppo economico è uscito da poche settimane il bilancio energetico 2011: c’è una piccola riduzione, ma insomma, parliamo di percentuali scarsissime.
  Voglio ricordare che il nostro Paese ha un fabbisogno di circa 70 milioni di tonnellate di petrolio l'anno, così come ha un fabbisogno di 70 milioni circa di petrolio equivalente di gas naturale all'anno e, come produzione, siamo al di sotto del 10 per cento di questo fabbisogno. Se altri Paesi in Europa – la Norvegia, la Danimarca e la Gran Bretagna soprattutto – stanno rinforzando la loro capacità estrattiva di combustibili fossili, oggi noi riusciamo a coprire con le altre fonti di approvvigionamento, cosiddette alternative, appena il 17-18 per cento del nostro fabbisogno nazionale. È assolutamente e scientificamente unanime il parere che non si possa fare a meno, per i prossimi decenni, dei combustibili fossili, ahimè.
  Quindi, le attività estrattive non sono attività demoniache, voglio metterlo in risalto, onorevole sottosegretario. L'attività estrattiva per l'approvvigionamento di fonti fossili, per quanto debba essere ridotta, per quanto abbia naturalmente delle incidenze e degli impianti che d'altronde anche l'approvvigionamento di fonti rinnovabili ha, perché non si può dire che l'approvvigionamento di fonti rinnovabili sia a costo zero dal punto di vista ambientale o entropico, per la produzione di energia, per la locomozione e per tutti gli altri usi è inevitabile, lo sarà per i prossimi anni e quindi non è assolutamente da annoverare tra un'attività da bandire, ancor di più perché questo intervento – quello di Ombrina Mare – nonostante tutte le opposizioni ambientaliste, ha avuto più valutazioni positive, anche se con prescrizioni. L'ultima è di aprile di quest'anno, da parte della Commissione per la valutazione di impatto ambientale del Ministero dello sviluppo economico.
  D'altro canto, consiglierei ai docenti delle scuole elementari in oggetto magari di mettere a disposizione dei loro alunni il bellissimo report che il Ministero dello sviluppo economico, devo dire in maniera tecnica, ma anche molto divulgativa, fa del nostro bilancio energetico nazionale, in cui questi dati si evincono benissimo e si evince benissimo, senza dover essere un esperto di approvvigionamento energetico o un ingegnere energetico, di come appunto l'approvvigionamento da fonti fossili sia preponderante e assolutamente ineludibile per i prossimi anni.
  Detto questo, è chiaro – mi si risponderà – che non sono argomenti che possono essere messi sul tavolo di una classe di II e III elementare, perché bimbi di sette o otto anni non hanno assolutamente gli strumenti per poter fare valutazioni di questo tipo, ma così rispondendomi mi si darà assolutamente ragione all'interpellanza perché io vi invito, Presidente, ancora Pag. 17oggi a verificare come sul sito www.abruzzolive.tv c’è questa agghiacciante manifestazione di due classi elementari che ripetono in coro la loro contrarietà a questo tipo di intervento.
  Ci sono in parallelo immagini di catastrofi assolutamente fuori luogo, anche nel caso peggiore di un incidente disastroso. Qui parliamo di pochi milioni di barili di petrolio, tra l'altro estratti ad una pressione quasi nulla, quindi non ci sarebbe fuoriuscita di petrolio anche in caso di incidente e, tra l'altro, si paragona, per esempio, all'incidente della British Petroleum nel golfo del Messico, dove c'erano pressioni molto più alte e si estraeva a mille metri di profondità. Qui invece parliamo di interventi su cui, per carità, si può essere tranquillamente contrari, ma su cui non si possono inscenare battaglie ambientalistiche talebane, tra l'altro, coinvolgendo dei minori.
  Quindi, chiedo, in questa interpellanza, se c’è stata l'opportuna autorizzazione da parte dei genitori e se c’è stato, da parte del corpo docente, anche un coinvolgimento dei dirigenti scolastici e un'informazione un po'completa data agli alunni e non soltanto l'inculcarsi di una logica di contrasto.
  Voglio solamente e – ripeto – incidentalmente ricordare che qui parliamo anche di un investimento estero perché, in questo Paese, parliamo tanto di lavoro, di crescita e di opportunità, e qui parliamo di investimento estero di qualche centinaio di milioni di euro.
  Ricordo soltanto, signor Presidente, i dati dell'ultimo documento di economia e finanza, che rilevano un crollo dei già asfittici investimenti esteri del 2011 e, praticamente una riduzione dell'85 per cento di quelli, in quanto siamo passati da circa 20 miliardi di euro – già molto poco – di investimenti esteri nel nostro Paese nel 2011, a due miliardi e mezzo di euro nel 2012. La situazione, da questo punto di vista è drammatica e io credo che ci dobbiamo interrogare su questo.
  Qui parliamo di un investimento estero che ha avuto un iter, una procedura autorizzativa giunta alla sua conclusione, e che oggi rischia di essere bloccato per un intervento – per carità – legittimo di associazioni ambientalistiche, che hanno mobilitato anche interessi delle popolazioni, ma che va ricondotto nel suo giusto alveo e credo anche discusso nelle giuste sedi.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi-Doria, ha facoltà di rispondere.

  MARCO ROSSI-DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'interrogante chiede chiarimenti riguardo al coinvolgimento degli alunni di scuola primaria dell'Istituto comprensivo di San Vito Chietino nella realizzazione di un video sul progetto «Ombrina mare», riguardante le ricerche petrolifere nel mare Adriatico.
  Sulla questione posta dall'onorevole interrogante, l'ufficio scolastico regionale per l'Abruzzo ha acquisito un'ampia relazione dalla dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo di San Vito Chetino – come si usa in questi casi – con la quale vengono riferiti nel dettaglio i termini della vicenda.
  Lo studio compiuto dagli alunni sul progetto «Ombrina Mare» si inquadra nell'ambito di un più ampio programma formativo concernente il rapporto tra fabbisogno energetico e salvaguardia ambientale, introdotto per le classi quarte e quinte nell'ambito dell'insegnamento di «cittadinanza e Costituzione» previsto, come è noto, dalla legge n. 169 del 2008, allo scopo di educare le nuove generazioni all'esercizio attivo della cittadinanza. Il suddetto programma formativo è stato presentato dalla docente proponente nell'incontro di inizio anno, nel corso del quale la scuola presenta ai genitori il progetto educativo ed è stato inserito nel Piano dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2012/2013.
  Essendo i plessi dell'istituto situati nella fascia costiera dell'Adriatico, nell'ambito del suddetto percorso formativo, si è scelto di affrontare anche l'investimento «Ombrina mare».Pag. 18
  La docente interessata ha tra l'altro evidenziato che l'idea di approfondire questo tema è partita proprio dagli alunni, nei primi mesi del 2013, in occasione della visita guidata della scolaresca al promontorio dannunziano per la ricorrenza della nascita del Poeta.
  Quanto alle modalità con le quali è stato affrontato l'argomento, l'ufficio scolastico regionale ha riferito che gli insegnanti, anche su raccomandazione della dirigente scolastica, hanno coordinato il lavoro degli alunni assicurando la necessaria obiettività. Ciò appare in effetti dimostrato dalla circostanza che, nel corso dell'attività, sono stati invitati esperti e rappresentanti delle istituzioni di diversa estrazione, per illustrare i pro e i contro l'insediamento di Ombrina, tra i quali: un ingegnere dell'ENI; una docente di un'università di Los Angeles di origine abruzzese; il sindaco di San Vito Chietino e l'arcivescovo di Chieti-Vasto.
  Il prodotto finale, contenuto in un cd predisposto attraverso il programma Power Point, è stato proiettato per i genitori degli alunni nella sala consiliare del Comune di San Vito Chietino alla presenza del sindaco. Da quanto viene riferito, il lavoro ha raccolto l'apprezzamento dei presenti.
  Quanto alle autorizzazioni dei genitori per la pubblicazione di fotografie dei propri figli, si conferma che queste sono state regolarmente acquisite.

  PRESIDENTE. L'onorevole Tancredi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, io ringrazio il sottosegretario. Era mia intenzione mettere in rilievo questa problematica. Sono parzialmente soddisfatto. È chiaro che l'intervento delle scuole elementari era all'interno di un programma didattico, non c’è dubbio. Ho notizie diverse rispetto al coinvolgimento e all'autorizzazione da parte dei genitori, ma non mi interessa stare a fare un'indagine da questo punto di vista.
  Io, però, caro sottosegretario, la invito ad andare sul sito e vedere i tre minuti di propaganda, perché si tratta di uno spot, assolutamente di uno spot, che non può essere parte di un progetto didattico, in cui tutti i bambini in coro recitano dei jingle contro questo intervento, un intervento, ripeto, autorizzato, perfettamente legittimo di una società ... Quindi, uno strumento della propaganda che viene pure divulgato all'interno delle manifestazioni ambientaliste in cui, ripeto, i protagonisti di questo jingle, che prende la parte ambientalista di questa vicenda, sono dei bambini di sette, otto anni. Io non credo che questo video di tre minuti, che ancora oggi è sulla rete e che è, quindi, acquisibile da tutti, possa essere strumentale a un progetto didattico, perché è evidentemente una, come dire, visibilizzazione esterna strumentale a una parte del dibattito e ritengo che bimbi di sette, otto anni non possano essere prestati a simili strumentalizzazioni.

(Iniziative, anche normative, in merito alle modalità di svolgimento delle prove di ammissione ai corsi di laurea – n. 3-00106)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Binetti n. 3-00106, concernente iniziative, anche normative, in merito alle modalità di svolgimento delle prove di ammissione ai corsi di laurea (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi-Doria, ha facoltà di rispondere.

  MARCO ROSSI-DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, ringrazio anche l'interrogante per l'opportunità che dà al Ministero di rispondere su una materia che è stata molto seguita. L'interrogante chiede che il Ministero fornisca precisazioni riguardo alle modalità di svolgimento dei test per l'accesso ai corsi di laurea a numero programmato e apporti correttivi al meccanismo del cosiddetto «bonus maturità».
  Preliminarmente, con riferimento alle perplessità sollevate sul cosiddetto «bonus Pag. 19maturità», appunto, si informa che il decreto-legge sulla scuola, approvato nella riunione del Consiglio dei Ministri di ieri, prevede l'abrogazione dell'articolo 4 del decreto legislativo 14 gennaio 2008, n. 21, con il quale era stato introdotto tale meccanismo. Si tratta di una misura che trova immediata applicazione e, pertanto, già nella tornata di test per l'accesso alle facoltà a numero chiuso per l'anno accademico 2013/2014 non si terrà conto del voto conseguito all'esame di Stato.
  Giova ricordare che si è giunti a tale decisione dopo aver constatato che i criteri elaborati per definire il sistema di attribuzione del punteggio associato al voto conseguito all'esame di Stato sono parsi non pienamente idonei ad assicurare una piena valorizzazione del percorso scolastico dei candidati.
  Quanto alla circostanza che l'effettuazione delle prove, inizialmente in programma per il mese di luglio, sia stata posticipata a settembre, si tratta di un effetto dovuto proprio al succedersi dei due decreti ministeriali con i quali si è cercato di regolare al meglio l'applicazione del «bonus maturità».
  Difatti, con il decreto ministeriale n. 449 del 12 giugno 2013, che ha sostituito il precedente decreto ministeriale n. 334 del 24 aprile 2013, si è dovuto fissare un nuovo calendario di svolgimento dei test, al fine di assicurare il rispetto di quanto previsto dell'articolo 4, comma 1, della legge n. 264 del 1999, secondo cui la pubblicazione del bando deve avvenire almeno sessanta giorni prima della effettuazione delle prove, quindi avevamo un vincolo inderogabile. Quanto alla questione della graduatoria unica, si ricorda che tale innovazione consegue alla sperimentazione realizzata negli ultimi due anni sui corsi di medicina e chirurgia e di odontoiatria e protesi dentaria. Per l'accesso a tali corsi di laurea era stato infatti introdotto un sistema di graduatorie aggregate a livello interregionale, come stadio intermedio tra le graduatorie locali e la graduatoria nazionale. Ciò ha consentito di avviare con gradualità il sistema della graduatoria unica nazionale, inserendo alcuni correttivi finalizzati a ridurre l'impatto delle criticità emerse negli anni precedenti.
  Al fine di assicurare il corretto avvio dell'anno accademico sono state inoltre introdotte le seguenti novità: la possibilità per i candidati di immatricolarsi anche con lo status di prenotato, ovvero su una scelta diversa dalla prima, senza dover attendere le decisioni di tutti i candidati che occupano una posizione precedente in graduatoria; la garanzia di stabilità della graduatoria stessa, assicurata dalla circostanza che se ne esclude la riapertura quando sia riscontrato un incremento di posti successivo al decreto di programmazione oppure una comunicazione tardiva da parte degli atenei sui posti eventualmente liberati da studenti ammessi ad anni successivi al primo.
  Si segnala, inoltre, che nell'anno accademico 2012/2013 la percentuale degli studenti che si è immatricolata nelle prime cinque settimane è stata dell'86 per cento dei posti disponibili. Alla luce delle modalità in vigore da quest'anno, si ritiene che entro le prime cinque settimane possano essere immatricolati circa il 90 per cento dei candidati. Quanto alle iniziative in programma per migliorare ulteriormente il sistema di accesso ai corsi di laurea a numero programmato, per l'anno accademico 2014/2015 si prevede di anticipare lo svolgimento dei test al mese di aprile. Ciò consentirà di completare tutte le immatricolazioni entro il mese di ottobre. Si ricorda, poi, l'istituzione di un'apposita commissione, composta da personalità accademiche e della scuola, che, anche alla luce dell'esperienza applicativa del cosiddetto bonus maturità formulerà, entro il 30 settembre 2013, ulteriori proposte operative al Ministro.

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione, per cinque minuti.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, il sottosegretario è stato molto fortunato, perché questa mia interrogazione era Pag. 20dell'11 giugno e lui riesce a darmi questa risposta oggi, cioè il giorno dopo poi in cui la stragrande maggioranza dei quesiti posti ha trovato accoglienza. Non voglio dire che la circostanza fortunata dipenda dall'interrogazione, però voglio dire che i problemi che c'erano erano problemi veri ed erano problemi seri e concreti. Quindi, io sono soddisfatta e ringrazio, però sento il bisogno di puntualizzare tre cose.
  È vero che è stato tolto il bonus maturità, perché è vero che era diventato assolutamente farraginoso e in molti casi anche visibilmente ingiusto il modo in cui veniva calcolato, però non è meno vero che noi dobbiamo trovare il modo di valorizzare il percorso degli studi dei nostri studenti soprattutto negli anni liceali o negli ultimi anni di istituto tecnico, perché questo fa da effetto motivatore. Non sarà una motivazione interna, però diventa una di quelle motivazioni esterne che acquisiscono un valore cogente. Lo studente studia di più e si impegna maggiormente se sa che quei voti e quei risultati contribuiranno poi a metterlo in condizione di fare la scelta degli studi universitari che preferisce. Questo è fondamentale: valorizzare davvero il percorso universitario.
  La seconda cosa l'ha detta anche lei, ossia che questa graduatoria nazionale, che è vero che in un certo senso risolve un vulnus che si era creato e che tutti quanti conosciamo bene, esige però che per rendere oggettivo il diritto alla scelta degli studenti questi possano contare su un certo numero adeguato di borse di studio, che rispondano alle condizioni di merito, ma anche alle condizioni di necessità. Mi sembra che questo lei non lo abbia detto adesso, però è previsto nel pacchetto che avete approvato ieri, ossia che c’è una maggiore apertura alle borse di studio da mettere a disposizione degli studenti, anche per favorire la mobilità. Ed è fondamentale perché uno studente possa scegliere un'università di prestigio o comunque quell'università in cui riconosce che la complessità del percorso di studi corrisponde meglio alle sue esigenze. Questa è un'altra cosa importante.
  Vi è una terza cosa, però, che anche quest'anno si è verificata, un po’ perché la macchina organizzativa è difficilissima. Mi riferisco alla macchina dei test e mi riferisco agli 86 mila studenti, ma mi riferisco anche a quello che potrebbe sembrare semplice: in fondo, che ci vuole – lo dico ironicamente – a confezionare 60 domande ?
  Però, pure questa volta, noi abbiamo assistito ad una sorta di intelligenza critica, che si esercita nel dire «cosa c'entra il Don Chisciotte ?», perché il Don Chisciotte, peraltro, è un testo che appartiene alla letteratura universitaria, oppure l'altro esempio che è stato fatto, quello della massaia che deve calcolare quanto prosciutto si consumerà nella famiglia, tenendo conto dell'appetito dei suoi e tenendo conto della decadenza del prodotto.
  Vi è, alle volte, nel modo di confezionare le domande, anche una certa ironia. L'ultima domanda era di quelle più ironiche che si potessero immaginare; difficile che lo studente, sotto la pressione dell'esame, riesca a cogliere l'ironia compresa nella domanda.
  Però, questo ritorna – mi avvio alla conclusione – all'osservazione che lei ha fatto, per cui il Ministro ha deciso di anticipare gli esami di ammissione all'università al mese di aprile. È una buona scelta, perché, dopo la maturità, i ragazzi sono assolutamente stanchi. Facendo gli esami di ammissione adesso, i ragazzi bruciano totalmente la loro, per così dire, ultima estate veramente libera dagli studi.
  Però, se li facciamo ad aprile, quello che deve essere molto più chiaro, signor sottosegretario, è quali sono i contenuti di queste domande, quali sono le esperienze intellettuali su cui gli studenti oggettivamente si esercitano, perché, altrimenti, lei sa che vi è tutto il commercio dei corsi di iscrizione all'università, un commercio di libri, un commercio di corsi.
  Addirittura, sono aperte adesso le iscrizioni. Lo cito perché mi ha colpito, ieri sera, che la rivista che arriva a noi medici, la rivista dell'ENPAM, che arriva Pag. 21ai medici, suggerisce da adesso, da settembre, di iscrivere i propri figli a questi corsi, in modo che poi possano fare l'esame.
  Signori, non è possibile ! Noi dobbiamo selezionare studenti che acquisiscano le competenze necessarie attraverso l'ordinario curriculum di studi di un buon liceo, di un buon istituto tecnico. Certamente, non saranno tanto i contenuti; saranno, piuttosto, competenze, abilità, ma è lì che noi dobbiamo insistere.
  Dobbiamo selezionare i ragazzi con un profilo culturale solido dal punto di vista della capacità di apprendere e, in modo particolare per quello che vale per le facoltà di medicina, abbiamo bisogno di selezionare ragazzi che abbiano delle condizioni di equilibrio personale, di disponibilità al rapporto con gli altri, di apertura nei confronti della vita di relazione, di capacità di lavoro in equipe.
  Sono queste, poi, alla fine, le skills iniziali che dovremmo riuscire a selezionare, che non sono facili da valutare, ma, proprio perché arriveranno in aprile, dovrebbero riuscire a cogliere, più e meglio, il meglio dell'esperienza liceale di questi nostri studenti, anche perché poi, bontà vostra, avete reinserito, fortunatamente, delle risorse che erano previste per i corsi di orientamento dedicati a studenti del quarto e del quinto anno. Quindi, che queste risorse servano davvero a riqualificare il processo di selezione per l'accesso agli studi. Grazie infinite.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno. A questo punto, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14 con il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale recante istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali.

  La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 14,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Capezzone e Meta sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,06).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 813 – Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 1359).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 1359, recante istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali.
  Ricordo che nella seduta del 9 settembre 2013 si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

Pag. 22

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1359)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Plangger. Ne ha facoltà.

  ALBRECHT PLANGGER. Signora Presidente, signor Ministro, colleghi, l'attuale legislatura è nata come legislatura costituente. Occorre essere consapevoli che l'esigenza di dare al Paese una Costituzione più moderna non è più rinviabile. L'impegno del Governo e del Parlamento con l'approvazione del disegno di legge costituzionale che consente l'approvazione delle riforme costituzionali entro diciotto mesi dall'avvio del confronto parlamentare alla Camera e al Senato, prevedendo una procedura straordinaria rispetto all'articolo 138 della Costituzione, e la previsione del referendum a prescindere dalle maggioranze parlamentari raggiunte, sono le condizioni che riteniamo essenziali per restituire rappresentatività alle istituzioni e credibilità al sistema politico attraverso la ricerca di riforme condivise.
  Forma di Stato e forma di Governo, superamento del bicameralismo paritario con una riforma che porti ad un Senato che sia camera di rappresentanza delle autonomie territoriali, introducendo un vero federalismo regionale, riducendo anche il numero dei parlamentari: questi sono gli aspetti fondamentali di un processo di revisione costituzionale cui dovrà far riferimento anche il confronto sulla nuova legge elettorale, che è materia essenzialmente parlamentare.
  I criteri per la composizione del Comitato dei quarantadue tutelano i gruppi parlamentari piccoli e, in primo luogo, le minoranze linguistiche, che possono così far parte a pieno diritto del Comitato. È proprio questa, a nostro giudizio, una novità sostanziale rispetto ai tentativi di riforma costituzionale dei decenni scorsi.
  Noi delle minoranze linguistiche dell'Alto Adige non abbiamo nessun timore in ordine al nostro Statuto dell'autonomia, che è pienamente tutelato dalla Costituzione ed è fortemente salvaguardato anche da trattati internazionali. Del tutto pretestuosi e privi di alcun fondamento sono stati alcuni attacchi dei giorni scorsi alla posizione della SVP. Non vi è alcuna correlazione tra l'introduzione di un procedimento speciale per le riforme e le prerogative costituzionali del nostro Statuto di autonomia, in quanto questo procedimento non è applicabile per eventuali modifiche dello Statuto di autonomia, soggetto a una procedura particolare prevista dall'articolo 103 dello Statuto.
  L'individuazione di nuovi assetti istituzionali non può prescindere da un rafforzato riconoscimento delle autonomie speciali, del loro ruolo costituzionale, del loro modello di governo e delle loro competenze, che in un processo riformatore, come quello che intendiamo compiere come Parlamento, devono essere valorizzate.
  Come rappresentanti delle minoranze linguistiche, annunciamo il nostro voto a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne constato l'assenza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, colleghe e colleghi, siamo alle dichiarazioni di voto finale relative al provvedimento che era stato annunciato come uno dei provvedimenti più significativi dell'intera legislatura. Infatti, questo disegno di legge costituzionale A.C. 1359 aveva e ha l'ambizione di proporre un contenitore che, nel corso di tutta la discussione parlamentare, in particolare durante la discussione degli emendamenti che come gruppo, insieme ad altri, abbiamo proposto a questo provvedimento, è stato giudicato irricevibile, inutile, barocco.
  Attraverso una serie di interventi che si sono succeduti, questo atto è stato definito non una violazione così grave all'articolo 138 della nostra Costituzione, che è una sentinella, come è stato detto in più occasioni, di un processo di riforma che i padri costituenti avevano immaginato essere Pag. 23puntuale e ponderata. Così non vuole essere nell'intento dei proponenti, del Governo, perché in realtà – al di là degli interventi che sono venuti anche dai banchi della maggioranza e, in particolare, del Partito Democratico, per derubricarlo a intervento non stravolgente la Costituzione, ma come un atto procedurale che possa in qualche modo favorire la piena attuazione della Costituzione –, questo intento che noi abbiamo denunciato, chiedendo anzitutto che non si costituisse questo Comitato dei quarantadue, è stato significativamente rivelato come semplicemente strumentale alla discussione che abbiamo portato avanti fino ad oggi, con alcuni segni rivelatori, alcuni dei quali proposti persino dai banchi della maggioranza.
  Ieri sono stati presentati e poi ritirati due ordini del giorno, a firma Lattuca e Pisicchio, che noi avremmo votato perché ribadivano l'intenzione verbale di alcuni che sono intervenuti durante il dibattito, affermando che appunto si era comunque per il sistema di Governo a centralità del Parlamento. Eppure sono stati ritirati e non è stata illustrata a nostro giudizio con concreta consequenzialità la ragione per la quale ciò è accaduto. Sono stati ritirati – lo voglio dire senza polemica – perché in realtà non si poteva trovare una convergenza della maggioranza governativa intorno a quell'orientamento. Ma qui c’è un primo problema che abbiamo segnalato sin dall'inizio di questa discussione: la maggioranza che deve approvare la riforma della Costituzione è la maggioranza governativa ? Qual è gerarchicamente l'elemento più importante della nostra discussione: la salvaguardia della coesione della maggioranza che sostiene questo Governo, questa larga intesa che tanto sta danneggiando anche il nostro Paese, o l'interesse a riformare la Costituzione in quei punti che noi ritenevamo assolutamente fondamentali per attuarla pienamente, per renderla rispondente a quelle che sono state le esperienze di questi anni, per ciò che tanti costituzionalisti democratici ritengono utile, come per esempio la riduzione del numero dei parlamentari, la riforma del sistema bicamerale perfetto, la riforma del Titolo V ?
  Se noi ad oggi avessimo depositato questi, che sono i progetti di legge costituzionale che avrebbero potuto vedere già la luce all'interno delle riforme delle Commissioni competenti, sia della Camera sia del Senato, oggi saremmo molto avanti in quel processo di attuazione e di salvaguardia sostanziale della nostra Carta costituzionale. Non è stato così.
  Così come è avvenuto sulla legge elettorale. Non voglio ritornare su una questione che ho già posto in sede di pregiudiziale, però anche in questo caso non è stato accettato un emendamento che sopprimeva la possibilità, che ha il Comitato dei quarantadue, di affrontare i disegni di legge e i progetti di legge in materia elettorale. Abbiamo sottolineato la distanza e la distinzione tra la materia elettorale e quella costituzionale. Eppure questa parte non è stata sostenuta dai colleghi deputati e deputate, che non hanno ravvisato un'enormità in quello che stavano andando a votare. Lo vorrei chiedere anche ai senatori, che hanno appena assunto e preso in carico, in maniera abbastanza inopinata, il tema della riforma elettorale: come si regoleranno, rispetto all'istituzione di un Comitato che prevede espressamente che la materia elettorale risieda lì ? E questa richiesta da chi veniva, se non dai banchi del Popolo della Libertà, che sono quegli stessi che chiedono a gran voce, – legittimamente, ma sbagliando rispetto allo spirito che noi riteniamo fondamentale della nostra Costituzione – di instaurare un regime presidenziale ?
  Allora, la verità è che c’è una considerazione politica che va fatta: questo Comitato è uno strumento per tenere insieme, per l'ennesima volta, dei dissensi che pure sono emersi in maniera strisciante. Invece sarebbe doveroso, per ogni parlamentare della Repubblica, assumersi in pieno la responsabilità di definire quali sono i punti di consenso e dissenso e dire ad alta voce che la materia della riforma costituzionale non è una materia di Governo. Pag. 24Così come sono sinceramente stupito e per certi versi preoccupato per il fatto che sia stato annunciato a mezzo stampa che è pronta la base della grande riforma costituzionale ad opera del Comitato di saggi che è stato istituito dal Governo. È stato annunciato.
  Allora, noi che cosa dovremmo essere in quest'Aula e in questo Comitato ? Non voglio usare, come avete visto, parole troppo polemiche, ma il «passacarte» un parlamentare non lo può mai fare e spero che ciascuno di voi, quelli che hanno votato in quest'Aula senza tenere conto che si stava scippando la legge elettorale rimettendola a questo Comitato, senza tenere conto che c'era stata la riduzione del tempo per questa riflessione ponderata che i nostri padri costituenti avevano valutato come indispensabile, senza pensare che oggi alcuni progetti di legge costituzionale potevano andare già in porto, almeno in fase di prima lettura, senza dire che il ruolo di questa Camera è stato calpestato... Infatti è vero, ci vuole una doppia lettura, ma qui è stato sostenuto che non bisognava perdere tempo e che quindi questa Camera, anche su punti controversi, avrebbe dovuto semplicemente ratificare ciò che era accaduto al Senato. Finché avremo un sistema bicamerale, almeno lasciate decidere ai singoli deputati e ai singoli senatori qual è il loro ruolo e qual è la loro funzione all'interno di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) e non applicatelo in via surrettizia !
  Ma qui c’è un punto. Anche nel disinteresse, non c’è neanche il Ministro, almeno l'interesse... Io parlo alla rappresentante del Governo, che mi sembra più che autorevole. Però il punto qual è ?
  Noi sappiamo benissimo che questo provvedimento ha perso peso politicamente, in tutti i casi, perché oggi è una giornata particolare per la storia del nostro Paese. Si sta discutendo, nell'altra Camera, se ci dovrà essere o no la decadenza di Silvio Berlusconi. Qualsiasi sia l'esito relativo a questa decisione, se ci sarà o non ci sarà l'alleanza di Governo, tutti sappiamo che lo stesso provvedimento che stiamo esaminando verrà forse cestinato, perché effettivamente se ci fosse un'altra maggioranza non credo proprio che qualcuno si possa immaginare che si proceda così alla riforma costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  E se saremo chiamati per senso di responsabilità ad affrontare questo tema, certo non proseguiremo in questa strada sbagliata. Oppure non ci sarà una disponibilità a rendere chiarezza al Paese. Concludo: se non ci sarà chiarezza sul piano anche dello sviluppo politico, il segno di questo Governo sarà sempre più condizionato dalla presenza di Silvio Berlusconi. E dopo aver ceduto sull'IMU facendo pagare a tutti quello che è stato un favore ai pochi – al 10 per cento dei proprietari più ricchi è stato fatto uno sconto eccezionale e si è dimenticato invece qual era l'urgenza sociale e drammatica del Paese, dei cassaintegrati, degli esodati – allora dopo dovrete cedere anche sulle riforme costituzionali e lì il tema, la preoccupazione, il nostro allarme sulla riforma verso il sistema presidenziale, sarà ancora più cogente.
  Vi chiedo davvero di impedire che ci sia questa prosecuzione di un provvedimento che è solo l'anticamera ad un cambiamento non della Costituzione, ma della storia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, questo disegno di legge costituzionale ha avuto in queste settimane una duplice contestazione. Da un lato, qualcuno l'ha ritenuto un inutile barocchismo procedurale per coprire il nulla della volontà di riforma; dall'altro qualcuno ha parlato di un pericoloso vulnus alla Costituzione, una forzatura antidemocratica.
  Noi non condividiamo queste contestazioni. Senza dubbio si poteva procedere Pag. 25anche attraverso il vigente articolo 138 della Costituzione e certamente alcune singole riforme della Costituzione si sarebbero magari anche potute ottenere in questo modo con tempi pure più veloci. Tuttavia, le procedure che qui vengono proposte con questo disegno di legge costituzionale autorizzano a sperare in un processo di riforma che possa essere più organico e più unitario. In ogni caso noi riteniamo che il testo che oggi approviamo non attenti minimamente alle prerogative del Parlamento e dei singoli parlamentari, diversamente da ipotesi iniziali che qualche dubbio in questo senso potevano far sorgere. Parlamento e parlamentari singoli mantengono tutta intera la loro funzione pur a fronte di un lavoro istruttorio che si preannuncia particolarmente pregnante, come quello previsto da parte del Comitato dei quaranta.
  Le nostre preoccupazioni sono piuttosto altre, e sono di due tipi. Sono in primo luogo legate al contesto politico che si è determinato in particolare nelle ultime settimane. Stiamo avviando un processo di riforma della nostra Costituzione nel mentre sono all'opera potenti volontà di rottura, pervicaci ostinazioni a far pagare al Paese il costo dei propri calcoli di bottega, attitudini irresponsabili ad interrompere il difficile, ma positivo cammino del Governo per chiedere agli italiani, sempre più sconcertati, una sorta di giudizio di Dio.
  Noi cogliamo anche questa occasione per fare nostro con grande convinzione l'invito pressante non solo del Capo dello Stato, ma anche della quasi totalità delle forze sociali ed economiche, delle autorità ecclesiali come di quelle europee e del mondo finanziario: la stabilità è il bene comune che oggi va custodito nell'interesse degli italiani e anche nell'interesse della stessa Europa, nella quale abbiamo rilevanti responsabilità. Compromettere questa stabilità pur difficile, equivale a lavorare contro il Paese, contro le sue prospettive di ripresa, contro l'affidabilità e la credibilità duramente conquistate con il sacrificio di tutti.
  In una situazione di questo genere, votare una legge che definisce un percorso impegnativo di revisione della Costituzione, senza correre il rischio di compiere un atto senza senso, equivale a nostro parere ad assumere l'impegno a difendere questa stabilità e questa legislatura anche a fronte di atti di rottura che fossero motivati da fatti esterni all'azione di Governo, mettendo in campo ogni iniziativa coerente e facendo appello a tutte le forze responsabili che hanno a cuore il futuro del Paese.
  Il secondo ordine di preoccupazioni attiene, invece, al clima complessivo nel quale si colloca questa procedura di revisione costituzionale. È vero che l'ambito della ipotizzata modifica non attiene ai «principi» costituzionali, tuttavia la Costituzione ha una sua filosofia unitaria ed anche modifiche alla sua parte seconda, non secondaria, richiedono una sorta di «spirito costituente», che in questi tempi obiettivamente è assai difficile rintracciare nel dibattito politico.
  A posizioni iperconservatrici, dalle quali ci differenzia la consapevolezza che anche le Costituzioni devono evolvere in modo equilibrato e ragionevole di fronte alle nuove dinamiche sociali, si contrappone spesso un atteggiamento riduttivo, disinvolto, talvolta imprudente. Noi sappiamo che la Costituzione non è un regolamento di condominio, in nessuna delle sue parti; essa non è solo l'insieme di regole e di prescrizioni, essa prefigura una visione della società; nasce, non a caso, in una stagione caratterizzata da un rilevante confronto fra idee di società.
  C’è un punto che caratterizza la nostra Costituzione e ne costituisce uno dei fili conduttori ed è l'idea della persona in simbiosi con la comunità. È un'idea fortemente comunitaria della democrazia. La nostra non è una Costituzione ispirata all'idea individualistica, che sorge dalla rottura dei vincoli di comune appartenenza e di solidarietà. Ecco, noi riteniamo che vada recuperata la consapevolezza di questa idea comunitaria della democrazia, che contrasta con la suggestione che la democrazia sia solamente la possibilità dell'individuo di negoziare i suoi diritti direttamente con il potere, magari attraverso Pag. 26nuovi strumenti tecnologici di comunicazione. Democrazia è forza della comunità, ruolo dei corpi intermedi, ruolo dei partiti, ruolo delle istituzioni rappresentative, e tutto ciò ha molto a che vedere con la parte della Costituzione che questo disegno di legge si propone di modificare.
  Per queste ragioni, annunciando il voto favorevole del nostro gruppo a questa proposta, noi rivolgiamo voto un invito a noi stessi e a tutti, affinché si recuperi il senso e il respiro di una discussione intorno alla Costituzione, magari anche ricordando la qualità del dibattito che i padri fondatori misero in campo. E facciamo nostro l'invito più volte rivolto a tutti noi, affinché anche questa discussione sulla riforma costituzionale concorra a dare alla politica un senso, un significato, un valore, e concorra anche a far ritrovare alle nostre istituzioni rappresentative quella bussola che, di tanto in tanto, corriamo il rischio di smarrire (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, da circa trent'anni si parla di riforme costituzionali e di una fase di transizione che sembra non avere fine. La storia parlamentare, d'altra parte, è piena di tentativi, di iniziative poste in essere per riformare la nostra Costituzione, ma alle quali non è mai seguito un esito positivo.
  Più in generale, a fronte di importanti cambiamenti in ambito sociale, economico, nel modo di fare politica, negli strumenti della politica, in realtà, da parte della politica stessa non vi è stata la capacità di confrontarsi con queste grandi innovazioni e, quindi, il cambiamento è stato, in qualche modo, subìto, eventualmente con interventi tampone che rendono, oggi più che mai, il nostro sistema inadeguato a sostenere le sfide del nostro tempo.
  Penso che non sia più accettabile assumere la Costituzione come un documento intoccabile o, come recentemente è stato detto, come la più bella del mondo: gli stessi padri costituenti non sarebbero d'accordo. È più corretto pensare che intoccabili siano i principi liberali che la ispirano, ma non necessariamente l'ingegneria e gli assetti istituzionali che da quei principi sono stati derivati.
  Pensare che le istituzioni siano intoccabili determina una concezione dogmatica ed è proprio questa concezione dogmatica della Costituzione a presentare due limiti, due difetti. Il primo è quello del rischio della sua atemporalità: la Costituzione viene, cioè, interpretata come un documento al di fuori del tempo e non già come figlio e conseguenza di specifiche condizioni storiche. L'altro punto è l'impermeabilità della Carta oltre che al tempo anche alla società: la Costituzione viene, cioè, interpretata come un documento che non ha niente a che fare con la concreta società di donne e uomini che dovrebbe, invece, aiutare a crescere; e si realizza il paradosso secondo cui la Carta disegna meccanismi e procedure decisionali che rivelano una concezione del tempo straordinariamente distante dallo sviluppo delle tecnologie, dalla globalizzazione dei mercati e dalla competitività che il mondo di oggi conosce.
  Ed è un poco singolare che formazioni politiche che conoscono meglio di altre la velocità delle reti, ignorino questa crepa visibile dell'impianto della nostra Carta e finiscano per trasmettere dai tetti del nostro Palazzo un messaggio che non fa i conti con le stesse parole d'ordine che esse lanciano. Penso, ad esempio, a quanto più democratica, veloce e trasparente sia l'elezione diretta del nostro Presidente, proprio come alcune grandi democrazie hanno saputo fare. E in entrambi i casi la Costituzione sembra essere l'espressione di un patto con principi astratti, che non hanno alcuna relazione con la storia, con la società e – vorrei aggiungere – con l'economia, con i costi, cioè, della lentezza decisionale, soprattutto nel Governo delle crisi, così come nell'azione stessa del Governo del Paese.Pag. 27
  Dogmatizzare la Costituzione significherebbe oltretutto negare lo stesso costituzionalismo democratico, che prevede e inserisce proprio nella Carta la possibilità del cambiamento. Non convince, quindi, questo tentativo di presentare la Costituzione come un documento immutabile, quando gli stessi padri costituenti hanno pensato alla necessità del suo aggiornamento, introducendo procedure certamente complesse e di garanzia, che consentono alla Costituzione di corrispondere al mutamento dei tempi.
  Insomma, quando si discute di istituzioni, dovremmo discuterne chiedendoci, prima di tutto, se la loro architettura, se il loro insieme strutturato sia adeguato, o meno, a sorreggere e promuovere il Governo e lo sviluppo della società, senza dimenticare mai che la democrazia siamo noi e siamo noi che nel tempo l'abbiamo immaginata e costruita per tentativi ed errori, tanto che l'abbiamo sempre considerata, non la migliore delle forme di Governo in assoluto, ma la migliore fin qui, proprio perché perfettibile. È fuori dubbio che il contesto storico in cui è stata elaborata la Costituzione è profondamente diverso dall'attuale e se la democrazia italiana del dopoguerra ha dovuto acquisire una accentuata caratteristica consensuale oggi è altrettanto vero che il Paese manca di una capacità decisionale, di competitività della sua forma di Stato, della forma di Governo e delle sue istituzioni.
  Anche lo scenario internazionale è particolarmente mutato e oggi l'Italia è chiamata a rispondere innanzitutto, evidentemente, agli elettori, ai cittadini, ma ha già pagato un prezzo pesante in termini di breve durata dei governi, di inefficienza, di instabilità del sistema, alla democrazia cosiddetta consociativa. Allora, credo che, forse, sia il momento di accantonare un consensualismo di maniera, di cambiare l'impostazione fondamentale e di accedere, invece, ad un modello di democrazia che garantisca competitività e in cui la centralità della decisione appartiene agli elettori.
  La necessità o meno della riforma deve essere, insomma, commisurata non solo alla caratteristica della società nazionale, ma anche al contesto internazionale che raramente viene preso in considerazione quando si affronta il tema delle riforme costituzionali, ma oggi non vi è dubbio che il nostro Paese è inserito in processi sovranazionali che lo obbligano a rivedere costantemente i suoi parametri, istituzionali e culturali e da ultimo a rispettare procedure ed indicatori economici che impongono assunzioni di responsabilità stringenti, capacità e velocità di decisione e anche autorevolezza negoziale.
  Tuttavia, veniamo in particolare al disegno di legge in questione, primo importante passo per dare vita alle auspicate e, abbiamo visto, necessarie riforme. Ho accennato in precedenza alla questione procedurale insita nel necessario processo di cambiamento costituzionale. Il provvedimento che ci apprestiamo a votare fissa le linee guida, le regole, l'iter che dovrà essere osservato per pervenire alla riforma della parte seconda della Costituzione; nel dibattito che giudico, a tratti, sterile di questo ramo del Parlamento si è addirittura parlato di «stupro» della Costituzione, si è guadagnata la via dei tetti per dare visibilità a uno slogan che non è sorretto da argomenti. Sono profondamente convinta, infatti, che il disegno di legge in questione non configuri in alcun modo una violenza alla Costituzione. Come ho avuto modo di argomentare sostengo una cultura costituzionale che, come ogni cultura che si richiami al costituzionalismo democratico, ritiene sempre possibile una riforma della Costituzione stessa, al punto di scriverne le regole che presuppongono vi ricorra il consenso più alto possibile delle forze politiche e la sanzione del necessario consenso popolare. Il disegno di legge in oggetto prevede, infatti, espressamente, che si possa fare ricorso al referendum popolare, anche se le riforme sono state approvate da ciascuna Camera a maggioranza dei due terzi. Si tratta, quindi di una garanzia Pag. 28ulteriore, anche per l'opposizione che decidesse, eventualmente, di non condividere le riforme.
  Questa previsione modifica proprio il famoso articolo 138, continuamente citato e richiamato in quest'Aula come l'articolo da difendere. In realtà, dietro questa posizione vi era l'esclusione del ricorso al referendum laddove i due grandi partiti dell'epoca avessero trovato un'intesa. Oggi si va oltre l'articolo 138 e si aumentano le garanzie. Allora, credo che davvero non abbia senso richiamare l'alibi della modifica dell'articolo 138 per non garantire un ampio consenso attorno alle riforme che andiamo a fare.
  Penso anche che, in questo momento, la riforma costituzionale imporrebbe un clima di unità nazionale, di capacità di guardare al futuro, che vedo in questo momento, Presidente, pericolosamente compromesso, in queste ore in cui da un lato si invoca l'immutabilità della Costituzione e dall'altro, bellamente, si calpesta un principio, come quello dell'articolo 25, della irretroattività della legge penale. Io continuo a sperare che, alla fine, prevalgano la ragione e il buonsenso. Certo, da parte del PdL non manca la capacità di confrontarsi concretamente con le riforme e dire che questo è il momento per ridurre il numero dei parlamentari, per superare il bicameralismo prefetto, insomma per passare dalla teoria alla pratica e dalle parole ai fatti, che i cittadini attendono ormai da molti anni (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Federica Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, colleghi, ci saremmo augurati che la priorità di questo Governo fossero altre, ossia quella di fare misure concrete per dare respiro a questo Paese, che facessero ripartire l'economia e rispondessero ai bisogni concreti degli italiani. Purtroppo, avete deciso che la durata del Governo sia strettamente dipendente dall'istituzione di questo Comitato, in deroga all'articolo 138, che invece disciplina le modalità di modifica della Carta fondamentale. Al di là di quello di cui noi veniamo accusati, ossia di non volere alcun tipo di modifica della Costituzione, non siamo contrari ad ogni riforma costituzionale, anzi, pensiamo che la Costituzione si debba cambiare, per dare più potere ai cittadini con l'introduzione del referendum propositivo senza quorum e dell'obbligo di discussione delle leggi di iniziativa popolare, per consentire ai cittadini forme di democrazia diretta e per obbligare il Parlamento a discuterne i contenuti e a rispettarne gli esiti. Sogniamo e vogliamo un Paese in cui il popolo comandi e il Governo obbedisca. Vogliamo infatti affermata la democrazia, Governo del popolo, in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dall'insieme dei cittadini.
  Le riforme costituzionali che vogliono fare i partiti vanno esattamente nel senso opposto: togliere ulteriori poteri a un Parlamento già esautorato e conferirli nelle mani di pochi, quindi affermare un sistema di Governo oligarchico, il tutto derogando, o meglio violando, l'articolo 138 della Costituzione stessa, il baluardo di rigidità della Carta, un articolo che detta le regole per la modifica della Carta costituzionale. I costituenti hanno previsto che il procedimento di modifica della Costituzione sia approfondito e meditato, per questo è stato previsto che si svolga in ciascuna Camera separatamente, lentamente, e senza tempi massimi di scadenza. Questa procedura aggravata, però, che ne diciate, non ha impedito di modificare più volte la Costituzione, prova né è che a pochi mesi dallo scadere della scorsa legislatura è stata inserita la previsione del pareggio di bilancio. Quindi, anche con la procedura prevista dall'articolo 138, qualora ci sia una condivisione di idee, è possibile modificare la Carta fondamentale. È assurdo che un Parlamento pieno di nominati dalle segreterie politiche di partito, perché il sistema elettorale attuale non consente di scegliere i propri rappresentanti, in tempo di crisi, e sotto costante ricatto di un pregiudicato, voglia modificare Pag. 29la Costituzione, e tutto questo senza nemmeno rispettarne le regole. Noi non lo possiamo accettare e ci batteremo con tutte le nostre forze e con tutti i mezzi a nostra disposizione per evitarlo. Dimostrazione di ciò è stata l'occupazione del tetto della Camera. Il nostro scopo era quello di attirare l'attenzione, sensibilizzare i cittadini su ciò che sta accadendo in Parlamento, dove si vuole derogare a un articolo cardine della nostra Costituzione. E non parliamo di violazione istituzionale ! La violazione non è stata fatta sopra Montecitorio, ma si vuole fare qua, in quest'Aula, superando la Costituzione e lasciando all'oscuro i cittadini. Noi siamo indignati nei confronti di un sistema che lascia a un pregiudicato il potere di riscrivere la nostra Costituzione, di parlare di Governo, di riforme e futuro del nostro amato Paese. Noi siamo preoccupati per la vostra indignazione, per il nostro gesto e per quella che non invece non avete avuto quando parte del Parlamento e alcuni ministri manifestavano contro un altro ordine dello Stato, la magistratura, sotto il palazzo di giustizia.
  Non vi indignate di essere al Governo con un pregiudicato ? Non vi indignate quando in questa Aula vengono minacciati i nostri colleghi e quando si sfiora la rissa ? Non sono queste le cose che davvero offendono l'onore e il decoro delle istituzioni ? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il processo di revisione costituzionale in atto deve essere riportato sui binari della legalità costituzionale. Chiediamo, innanzitutto, che l'iter di discussione segua tempi rispettosi del dettato costituzionale, che garantiscano la necessaria ponderazione delle proposte di revisione, il dovuto approfondimento e anche la possibilità di ripensamento.
  Il Parlamento deve ritrovare il suo ruolo di centralità nel processo di revisione della nostra Carta costituzionale. L'aver abbandonato la procedura normale di esame esplicitamente prevista dall'articolo 72 della Costituzione per l'esame delle leggi costituzionali, l'aver attribuito al Governo un potere emendativo privilegiato, l'impossibilità per i singoli parlamentari di subemendare le proposte del Governo o del Comitato, la proibizione per i parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare i propri subemendamenti, le deroghe previste ai Regolamenti di Camera e Senato, costituiscono altrettante scelte che umiliano e comprimono l'autonomia e la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del Parlamento. L'articolo 138 resta l'ultimo baluardo contro le derive anticostituzionali e a difesa della democrazia e del nostro futuro.
  Vorrei concludere citando il miglior Presidente della Repubblica che l'Italia abbia mai avuto, il Presidente Sandro Pertini: «Dietro ogni articolo della Carta costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi». La Costituzione, aggiungiamo noi, non appartiene ai partiti ma a tutti i cittadini e non riuscirete a cambiarla con una maggioranza fittizia e anticostituzionale, «drogata» da questa legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cristian Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, onorevoli ministri, onorevoli colleghi, il 29 aprile del 2013 il Presidente Letta lì dal posto in cui siete adesso seduti voi, ha pronunciato il suo discorso di insediamento dicendo che avrebbe utilizzato di fronte a noi il linguaggio sovversivo della verità. All'interno di questo discorso lui parlò appunto anche delle riforme costituzionali dicendo testualmente: «L'unico sblocco possibile per questo tema è il successo nell'approvazione delle riforme che il Paese aspetta da troppo tempo». Fu proprio questo passaggio, insieme ad altri simili, sul discorso delle riforme che convinse la Lega Nord a dare un voto di astensione alla fiducia a questo Governo.
  Sugli altri temi affrontati nel medesimo discorso – risorse per la crescita, giovani Pag. 30e territorio, lavoro, fiscalità – tralascio ogni commento per carità di patria perché se dovessi utilizzare anch'io il linguaggio sovversivo della verità rischierei di trascendere e finirei con l'adoperare termini in forte contrasto sicuramente con quanto stabilito dal Regolamento della Camera.
  Comunque parlavamo delle riforme e quindi dell'unico motivo per il quale la Lega Nord ha assunto una posizione di astensione nei confronti di questo Governo. Sulle riforme istituzionali noi confermiamo, appunto, la posizione di allora declinandola ovviamente oggi in un voto favorevole al provvedimento in esame. Vi è stato, infatti, signori ministri, un impegno chiaro ed apprezzabile da parte del Governo a dare attuazione a quanto prospettato, a dare inizio, cioè, ad un iter che speriamo possa portare al risultato di dare a questa Repubblica un assetto istituzionale, coerente e funzionale. Certo, magari l'iter è stato un po’ raffazzonato, pasticciato ma non è che possiamo pretendere chi sa cosa, da una maggioranza che ha più fibrillazioni del cuore plurinfartuato di un ottantenne. Comunque signori ministri vorrei informarvi che la campanella sta suonando, o meglio quella che prima era una campanella è poi diventato un concerto di campane e infine ha assunto i toni di una scarica di cannoni che quotidianamente proviene dalla società civile, ci fa velatamente intuire che il tempo a vostra disposizione sta per finire. Siamo a settembre del 2013 e non possiamo non pensare a quanto tempo è stato perso.
  La nostra memoria corre al giugno del 2006, cioè più di 7 anni fa, quando a causa di una campagna prettamente ideologica condotta dalla sinistra, e tra l'altro recentemente ricordata e rivendicata con orgoglio proprio in quest'Aula, il referendum sulla cosiddetta devolution bocciò una riforma che, se così non fosse stato, avrebbe non solo reso inutili tutte le discussioni affrontate in questi giorni circa l'articolo 138, ma, cosa per noi molto più importante, avrebbe consentito a questo Stato di stagliarsi oggi all'interno del panorama internazionale nelle vesti di competitore serio e affidabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Ci chiediamo se a nessuno venga il dubbio – ovviamente non esiste prova contraria, sto parlando di semplice dubbio – che forse, se il referendum fosse stato approvato, avremmo potuto resistere magari con maggior forza alla crisi internazionale che da lì a due anni ci avrebbe colpito. Magari, se avessimo potuto contare su un impianto istituzionale più agile e moderno, la risposta dello Stato alle speculazioni internazionali e a quanto è stato detto in questi anni sarebbe stata forse più massiccia: magari adesso staremmo tutti meglio !
  Mi spiace che non c’è il Ministro Saccomanni (ma non era neanche tenuto ad esservi); comunque tramite voi vorrei chiedere al Ministro Saccomanni – che è l'unico che in questo momento mi sembra che abbia la capacità di vedere l'uccello mitologico, l'araba fenice che lui definisce ripresa economica – se è veramente convinto che l'Italia sia attrezzata per cavalcare questa ripresa, se e quando tornerà, e se sia attrezzata a giocare quindi un ruolo da protagonista all'interno delle potenze economiche mondiali. Purtroppo riteniamo di no, perché siamo un Paese istituzionalmente vecchio.
  Giusto per completezza di informazioni, vediamo un po’ più nel dettaglio cosa avrebbe comportato la devolution già oggi, già a settembre del 2013, se non vi fosse stata, come ho detto prima, quella gioiosa macchina da guerra che recentemente è stata rivendicata con orgoglio. Già oggi, nel 2013, ci sarebbe stata una riduzione del numero dei parlamentari: ci sarebbero 518 deputati e 252 senatori. Ci sarebbe un Senato federale, e quindi la fine del bicameralismo perfetto. Ci sarebbe stata una modifica al procedimento di formazione delle leggi e al sistema di Governo, prevedendo maggiori poteri al Primo Ministro; e vi sarebbe stato anche l'intervento sull'ordinamento giurisdizionale. Del resto, sappiamo tutti che questo è stato l'atteggiamento della sinistra nei confronti di qualunque riforma fatta da Pag. 31chi alla sinistra non appartiene: ricordo semplicemente la «riforma Maroni» sulle pensioni, che venne ostacolata da decine di manifestazioni dei sindacati. Il primo atto dell'allora Governo Prodi, nel 2006, fu proprio l'abolizione della riforma Maroni; e dopo questo grandissimo colpo di genio ci siamo ritrovati con la Fornero l'anno scorso e con tutto quello che questo ha comportato.
  Ovviamente, signori Ministri, ciò che avvenne nel 2006 non è imputabile a questo Governo; a parte della maggioranza che lo sostiene sì. Ma a questo Governo mi sento di dover fare una domanda: in attesa della madre di tutte le riforme e tra tutte le altre questioni in cui in questo momento siete impegnati, perché non date completezza al provvedimento che avete nel cassetto ? Apritelo e tiratelo fuori: c’è quello sui costi standard, che da solo comporterebbe un risparmio per lo stato di 27-30 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Ma cosa stiamo aspettando ? Stiamo aspettando che ce lo dica la Merkel o la BCE ? Ce l'abbiamo lì nel cassetto, tiratelo fuori !
  Anche perché mentre noi ci crogioliamo nell'ancora caldo sole di Roma, la storia va avanti e i popoli si muovono. Domani, 11 settembre 2013, ad un anno di distanza dalla grande manifestazione che portò in piazza 1 milione 500 mila persone, il popolo catalano replica con una catena umana, per chiedere con forza l'indipendenza della Catalogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Il 18 settembre 2014, tra poco più di un anno, il popolo scozzese sarà chiamato ad esprimersi sul semplice quesito: la Scozia dovrebbe essere un Paese indipendente ? Rispondere con un semplice sì o no. I popoli si muovono, e quando scrollano le spalle causano terremoti.
  Mi ricordo, quando ho iniziato a fare politica in un partito che allora era convintamente secessionista, che le forze politiche autenticamente nazionaliste continuavano ad utilizzare il refrain che solo una seria e compiuta riforma federalista può troncare sul nascere qualunque impulso secessionista, eccetera. Sono vent'anni che sento questa frase, e vorrei informarvi sommessamente che gli impulsi secessionisti ci sono ancora: nessuno si illuda che è tutto archiviato ormai nella storia.
  Già si parla di referendum indipendentisti in Veneto e in Lombardia, egoisticamente parlando pertanto vi direi: per carità, non toccate nulla, e vediamo cosa succede. Purtroppo oggi le imprese chiudono, gli imprenditori si suicidano, i giovani sono tornati ad emigrare, quindi non abbiamo più tempo perché la nostra gente sta perdendo – se non ha già perso – la speranza, quindi, vi chiedo, facciamo presto.
  Riduzione del numero dei parlamentari, 500 fra deputati e senatori presumiamo che siano più che sufficienti, Senato federale che tuteli e rilanci il ruolo delle autonomie, premierato forte, semipresidenzialismo, «vattelapesca», chiamatelo come volete, comunque un sistema di Governo che preveda che appunto il Governo possa governare, che il Parlamento possa legiferare e che l'opposizione possa svolgere la propria funzione di controllo e garanzia. Federalismo fiscale che stabilisca una più equa ripartizione delle entrate fiscali fra centro e periferia, in ultimo macroregioni, che dovrebbero interessare non soltanto il Nord ma soprattutto il Sud e soprattutto quelle regioni che sono addirittura più piccole di alcune attuali province.
  Signori Ministri, per piacere, facciamo presto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, vorrei esprimere a nome del gruppo socialista alla sua persona tutto il nostro sdegno ma nello stesso tempo la nostra gratitudine e soprattutto il nostro affetto e rispetto per quelle frasi che sono circolate sul web nei suoi riguardi, e credo che tutto il Parlamento si dovrebbe indignare (Applausi)Pag. 32di fronte a queste affermazioni che mettono in discussione il Parlamento italiano, perché lei rappresenta il Parlamento e quest'Aula.
  Credo che se i nostri padri costituenti fossero oggi qui in Aula guarderebbero con grande difficoltà e soprattutto con indignazione quello che accade giorno per giorno in quest'Aula e le considerazioni che si fanno, noi siamo profondamente convinti come socialisti italiani che si debba cambiare la seconda parte della Costituzione. Non lo diciamo da oggi, l'abbiamo detto già negli anni Ottanta, perché siamo profondamente convinti che nel cambiare la società c’è bisogno che la Costituzione si adegui, pur tuttavia riteniamo che quello che è stato fatto oggi con questo disegno di legge, cioè la modifica del 138 per fare in modo che si insedi un Comitato di membri che dovrebbero cambiare la Costituzione, non è certamente e non va certamente nella direzione che noi auspicavamo. Noi abbiamo sempre rivendicato con forza la necessità di avere un'Assemblea costituente che potesse modificare la seconda parte della Costituzione, l'abbiamo rivendicato con forza perché siamo profondamente convinti delle diverse culture che esistono all'interno di questo Paese, ed è quindi necessario che nel momento in cui si pensa di cambiare la seconda parte della Costituzione è giusto che le diverse culture e le espressioni di diverse culture all'interno di questo Paese possano essere rappresentate per fare in modo che questa seconda parte sia la più ampia possibile e che abbia il più grande consenso possibile.
  Noi siamo contrari a quello che è accaduto in questi giorni di discussione sulla riforma costituzionale perché siamo fortemente convinti che, in una democrazia liberale, vi è la necessità di avere una minoranza e non è certamente la maggioranza che può determinare condizioni per cui si possono definire aspetti in cui non vi è la possibilità, l'agibilità politica di espressione per ciò che riguarda la minoranza in quanto tale. Una democrazia senza minoranza non è una democrazia ed è per questo che noi contestiamo profondamente, per esempio, l'articolo 2, dove si vuol camuffare, o si vogliono camuffare, alcune questioni che appunto mettono in discussione quelli che possono essere i cardini fondamentali della democrazia liberale.
  Noi ribadiamo con forza la necessità di dover cambiare la seconda parte della Costituzione perché c’è la necessità di un Parlamento più snello, perché c’è la necessità che non vi sia il bicameralismo perfetto, perché vi è la necessità che il Governo governi e non certamente sia sempre e continuamente sotto ricatto su questioni che non riguardano le attività istituzionali, e certamente non si può invocare la Costituzione nel momento in cui vi è una condanna passata in giudicato. Io credo che questo sia necessario affermarlo con grande determinazione e convinzione perché noi siamo convinti che, oggi più che mai, in una condizione di difficoltà economica e sociale che questo Paese sta vivendo e sta attraversando, vi è la necessità di avere stabilità di Governo, vi è la necessità di dare risposte, non ai più ricchi di questo Paese, ma ai più poveri di questo Paese, che stanno aumentando giorno dopo giorno, ai tanti disagi che esistono, alle tante disuguaglianze, alle difficoltà, alle incertezze, alle preoccupazioni, ai tanti precari.
  Ecco, per questo, noi, pur non essendo convinti di quello che si sta approvando, e pur ribadendo con forza che vi era la necessità di un'Assemblea costituente, ci asterremo nel votare questo provvedimento, perché siamo convinti che bisogna dare stabilità a questo Governo per portare avanti i problemi ed i bisogni dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista italiano-Liberali per l'Italia).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Gioia, anche per la parole usate verso la Presidenza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti Pag. 33del Governo, abbiamo avuto modo di esprimere nel corso del dibattito le nostre posizioni sull'impianto di questo disegno di legge, sulle motivazioni che lo ispirano e anche sui suoi limiti.
  Pertanto, nella dichiarazione che motiva il voto del Centro Democratico, mi limiterò solo ad apportare alcune brevi sottolineature a concetti già manifestati. Noi non apparteniamo alla schiera di chi ritiene che le modifiche dell'ordinamento costituzionale rappresentino necessariamente un male, perché non c’è alcun dubbio su un fatto: l'irrompere delle leggi elettorali maggioritarie nei primi anni Novanta ha scardinato, non solo la forma della politica così come l'avevamo conosciuta per 45 anni, ma anche inciso sull'equilibrio dell'ordinamento politico, creando forti disarmonie e disagi. Tutto l'impianto costituzionale, infatti, era stato costruito per servire l'idea proporzionalistica.
  Il cambio della legge elettorale allora non incise soltanto sulla modalità della rappresentanza, ma anche sul modo dello Stato ordinamento, attraverso un ventennio di prassi costituzionali che si scostavano non poco dal solco originario. Studiosi come Leopoldo Elia, facendo riferimento all'anomalia della vita istituzionale italiana nell'ultimo tempo, parlarono, per esempio, di una prassi di presidenzialismo strisciante come portato di questi anni controversi.
  Il perdurare di questa indeterminatezza, di questa sconnessione tra regola e prassi costituzionale, ha generato buona parte delle difficoltà che oggi vive la politica, e che vivono le istituzioni. Pensiamo, per esempio, ai Regolamenti delle Camere. Furono immaginati negli anni Settanta, in piena stagione proporzionalistica, con l'intento di consentire una forma di coinvolgimento nelle scelte rilevanti compiute dalla maggioranza anche delle forze di opposizione. La parola consociativismo, che oggi sembra offendere molte orecchie purissime, era quella che esprimeva la forma collaborativa di impianto parlamentare che è oggi lontana anni luce dalle formule maggioritarie cui il sistema ha dovuto adattarsi.
  Dunque, c’è bisogno di riforme, questo è certo. Ma, qual è il metodo più giusto per fare le riforme ? Abbiamo più volte espresso in quest'Aula la nostra opinione. L'articolo 138 della Costituzione venne disposto dai costituenti per effettuare interventi di riforma circoscritti e coerenti con l'intero impianto. Dunque, un intervento così ampio, come quello che si intende operare con la Commissione che scaturirà da questo disegno di legge, rappresenta qualcosa di molto più articolato e incisivo che più opportunamente – è stato ricordato poc'anzi – sarebbe stato svolto da un'Assemblea dotata di poteri costituenti ed eletta con il sistema proporzionale, per dare spazio a culture e sensibilità presenti nel Paese, ma tagliate fuori dalla rappresentanza parlamentare scaturita da leggi maggioritarie. Si è inteso imboccare una strada diversa, riproponendo il percorso adottato in occasione dell'approvazione della legge istitutiva della bicamerale D'Alema (in termini di procedure stiamo percorrendo lo stesso itinerario). Non vedo scandalo in questo, anche se continuo a ritenere che il vero gesto costituente si sarebbe potuto compiere più pienamente con un mandato popolare preciso.
  Nel merito, non mi pare che il dimezzamento dei tempi previsti dall'articolo 138 tra la prima e la seconda deliberazione delle Camere possano essere considerati un attentato alla Costituzione e francamente ritengo che l'avere unito in un unico contesto di lavoro i deputati e i senatori provenienti dalle Commissioni affari costituzionali, che poi sarebbero, nel procedimento parlamentare, le Commissioni competenti, sia stata una scelta utile.
  Continuo, però, a rammentare la necessità che le Camere si pronuncino, prima ancora dell'avvio dei lavori del Comitato, sulla forma di Governo perché, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, quale che possa essere l'opinione di noi tutti su queste ore controverse che non mi pare cospirino a Pag. 34costruire il clima ideale per l'avvio delle riforme costituzionali, su un punto dobbiamo convenire: non è possibile immaginare che il Comitato operi al buio, senza che le Assemblee parlamentari abbiano espresso un'indicazione di principio su una questione dirimente come quella della forma di Governo. Non fu così all'Assemblea costituente. Ricordavamo ieri che prima di avviare i lavori della sottocommissione si approvò l'ordine del giorno Perassi, con l'espressione di un'opzione in favore del Governo parlamentare. Non può accadere a maggior ragione oggi, in una delicatissima fase di revisione della Costituzione da parte di un'Assemblea eletta con il sistema maggioritario.
  La condivisione, allora, che oggi esprimiamo – e concludo – al disegno di legge è e resterà in attesa del passaggio successivo, dove la pronuncia sulla forma di Governo parlamentare non potrà essere elusa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Onorevole Presidente, come già anticipato in sede di discussione e di votazione degli emendamenti e del testo, Fratelli d'Italia voterà a favore di questo provvedimento istitutivo del Comitato per le riforme, pur avendo rilevato e continuando a percepire all'interno del testo che è stato prodotto una presenza di ombre probabilmente superiori alle luci che ne emergono. Ma siccome non ci piace cadere nella falsa demagogia che troppo spesso viene assunta dalle forze politiche quando trattano di Costituzione, ci piace ricordare che oggi non stiamo varando alcuna modifica della Costituzione. Stiamo semplicemente dando vita ad una modalità per la quale il Parlamento mette un punto fermo, una data certa all'avvio di una discussione, di un confronto e di una valutazione delle riforme possibili e necessarie. È, se vogliamo intenderla in questo modo, la possibilità di togliere un alibi a quanti da troppo tempo vanno per le piazze a cercare e a raccogliere i consensi raccontando di voler cambiare il sistema delle istituzioni e poi, quando si trovano sugli scranni opportunamente destinati ad esercitare quel mandato, si dimenticano di farlo.
  La costituzione di questo Comitato rappresenta un punto fermo, perché da domani mattina ci sarà uno spazio, un luogo, uno strumento da adottare e chi in quello spazio, in quel luogo, in quello strumento riterrà di non dover portare alcun contributo all'adozione di un percorso di riforme necessarie sarà definitivamente smascherato. Quindi parliamo di una modalità e non parliamo ancora dei contenuti, quelli sì, che vorremmo segnatamente argomentare e dibattere all'interno dei lavori del Comitato cui stiamo dando vita. Peraltro va precisato che non è nemmeno la prima volta che si percorre una strada formalmente alternativa al rigido dettato dall'articolo 138. La storia patria di questo scorcio di Repubblica e di quelle che l'hanno anticipata è piena del tentativo di costituzione di bicamerali che avessero come obiettivo quello di percorrere la strada delle riforme della Costituzione. E questo è quello che a noi interessa, perché, vedete, noi nella nostra storia, ben più profonda e radicata della giovane cronaca del partito Fratelli d'Italia, non abbiamo mai creduto, neanche nei momenti del suo massimo fulgore e splendore, alla demagogia della Costituzione più bella del mondo. Ma è un fatto che, se dobbiamo leggerla con gli occhi di oggi, con l'applicazione, con i risultati, con il numero di incagli, di sovrapposizioni, di mancata chiarezza delle responsabilità, di mancata capacità di dare immediata, pronta ed efficace esecuzione alle decisioni che vengono assunte dai diversi livelli istituzionali di rappresentanza dello Stato, ebbene oggi come oggi questa Costituzione non è né la più bella del mondo né la più bella d'Europa e probabilmente nemmeno di quella del quartiere. È semplicemente una Carta che non è più adatta a corrispondere e a fotografare le necessità di una società che cammina ad una velocità assai superiore a quella che era immaginabile e Pag. 35ipotizzabile nel momento in cui chi ha deciso di scrivere questi 139 articoli li ha immaginati e li ha scritti come noi ancora esattamente li conosciamo e li applichiamo e dai quali siamo fortemente vincolati rispetto alla possibilità di velocizzare le risposte che la politica e le istituzioni devono poter dare.
  Troppo spesso è capitato che si siano assunte delle responsabilità in nome e conto dell'incapacità di agire determinata proprio dai vincoli costituzionali; ma, siccome la Costituzione in Italia è il sacro Moloch rispetto al quale nessuno può dire niente né alcuna cosa, non si è mai dichiarato ai cittadini quale fosse per davvero l'incaglio che rappresentava l'obbligo, per esempio, di avere due Camere che facciano le stesse cose, l'obbligo di avere delle rappresentanze di diversi livelli istituzionali per cui non c’è un limite perimetrale che spiega con precisione chi è votato a fare determinate cose e chi ne deve fare delle altre, la capacità di determinare quale sia il reale rapporto, la velocità di comunicazione e di relazione di rapporto tra gli amministrati e gli amministratori.
  Per ripercorrere un dibattito semantico che ha assorbito l'Italia in epoche lontane, io non lo so se quello che oggi stiamo per battezzare sia un viottolo o un'autostrada; so che è quello che passa il convento e a noi quello che interessa è di prendere assolutamente questa disponibilità e questa possibilità, perché per davvero crediamo che non possa e non debba più essere procrastinabile la necessità di mettere mano con urgenza al dettato di questa Carta. Certo, portando ciascuno le proprie sensibilità. La nostra da sempre, da molto prima che tanti all'interno di questo emiciclo accarezzassero l'ipotesi di dover cambiare la Costituzione, è stata quella di credere nella battaglia dell'investitura della voce popolare, a partire dall'indicazione della più alta carica dello Stato. Sarà questo un tema che noi porteremo all'attenzione del Comitato: la possibilità di ridiscutere dell'elezione diretta del Presidente della Repubblica, perché non si capisce perché gli italiani debbano essere considerati capaci solo di applicare le norme che vengono scritte dal Parlamento o da questo o da quel livello di istituzione e non gli debba essere riconosciuta la capacità, l'autorevolezza e la forza di discernimento per scegliere direttamente chi, in quelle istituzioni, deve andare a dirigere, a governare per garantire l'equilibrio del sistema.
  Quindi questo sarà certamente un tema sul quale Fratelli d'Italia farà sentire con forza la propria voce nella certezza di interpretare la volontà popolare, la volontà di chi sa di non avere più bisogno di forze, di corpi e di istituzioni intermedie per andare ad individuare la figura apicale cui destinare le massime responsabilità istituzionali. E ci piace – forse a livello tale da cancellare tutte le ombre contenute in questo testo a cui facevo riferimento all'inizio del mio intervento – ricordare che all'articolo 5 – quello che riguarda il referendum – sia esplicitamente prescritto che, anche qualora siano state approvate nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, le delibere di questo Comitato potranno essere sottoposte a referendum popolare.
  Ecco, noi non sappiamo, con quale e con quanta buona fede, quanti oggi partecipano, figli di una maggioranza eterogenea, discussa e discutibile, che oggi si sta accapigliando su un tema, ieri era su un altro, domani sarà su un altro ancora, non sappiamo con quale e quanta credibilità e buona fede queste forze politiche si avvicineranno al lavoro del Comitato per davvero cambiare in senso positivo la Costituzione. Ma sappiamo di poterci fidare più, prima e meglio delle forze politiche che stanno in quest'Aula della capacità di scelta, della passione e della volontà dei cittadini. E il fatto che sia scritto che, quale che sia la votazione in queste Aule parlamentari, quale che sia il livello di maggioranza conseguito per modificare in questo o in quel modo la Costituzione, la parola finale possa essere demandata alla votazione dei cittadini è un segnale che ci dà sufficiente garanzia per superare i nostri dubbi e per votare positivamente Pag. 36l'istituzione di questo Comitato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Riccardo Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, siccome ci apprestiamo a votare questo disegno di legge del Governo, che non parla delle riforme, come nei vari interventi si è detto, vantando l'utilità o meno delle riforme, forse è meglio concentrarsi sul testo del disegno di legge; quindi su che cosa dice anziché parlare del nulla, perché quasi si andava fuori argomento; eppure non sono stati particolarmente interrotti.
  Per quanto riguarda l'Ufficio di Presidenza, i due presidenti delle Commissioni affari costituzionali, membri di diritto ed espressione della maggioranza, non sono ricompresi nel limite numerico dei quaranta membri del Comitato parlamentare, rafforzando questo ulteriormente la rappresentanza della maggioranza. Il secondo elemento riguardante l'Ufficio di Presidenza consiste nel fatto che i membri dell'Ufficio di Presidenza non sono scelti assicurando la presenza di tutti i gruppi parlamentari, i quali vi potranno partecipare solo in sede di programmazione dei lavori, calpestando la rappresentanza dell'opposizione.
  Andiamo al famoso punto della sostituzione dei membri. I senatori e i deputati non possono essere sostituiti dai propri colleghi in nessun caso sia per un impedimento temporaneo sia in caso di morte o decadenza sia nel caso di passaggio ad un altro gruppo. Stiamo votando questo, signori.
  Partecipazione dei membri ai regolari lavori parlamentari: non è tutelata in questo disegno di legge la presenza dei membri del Comitato ai regolari lavori parlamentari neppure nel caso in cui siano previste votazioni nelle rispettive Assemblee. Semplicemente si è stabilito che non vengano computati ai fini del numero legale.
  Scelta dei membri: i membri saranno scelti in base a criteri divergenti quali la consistenza di gruppi parlamentari di Camera e Senato con le relative distorsioni del porcellum e ai voti ottenuti alle elezioni, due criteri ovviamente distinti. Quanto meno il computo del premio di maggioranza dovrebbe essere eliminato. Non ci sono limiti alla scelta dei membri del Comitato da parte dei gruppi quando, vista la delicatezza della materia, sarebbe opportuno inserire almeno i limiti previsti per la nomina dei membri della Commissione antimafia. Inoltre, si prevede la rappresentanza paritaria di senatori e deputati sovrarappresentando di fatto i primi a danno dei secondi.
  Andiamo alle competenze del Comitato: il Comitato ha anche la possibilità di incidere in pratica su qualsiasi articolo della Carta costituzionale purché collegato in qualche maniera ai Titoli primo, secondo, terzo e quinto della Parte seconda. Anche per questo non vi è alcuna certezza che il Titolo quarto relativo alla magistratura sarà escluso dalle attenzioni del Comitato così come tutta la Parte prima della Costituzione relativa ai principi fondamentali.
  Inoltre, si va ad incidere sulla figura del Presidente della Repubblica, unica istituzione che dovrebbe teoricamente tutelare i principi democratici del nostro ordinamento.
  Andiamo invece alla pubblicità dei lavori: non è prevista la possibilità di contribuire ai lavori del Comitato ad esempio tramite il web con la relativa discussione aperta a tutti i cittadini. La partecipazione pubblica ai lavori del Comitato sembra essere preclusa ai comuni cittadini così come alle autonomie territoriali: istituzioni fondamentali di qualsiasi ordinamento democratico sono di fatto escluse.
  Le sedute del Comitato non hanno alcuna garanzia di totale pubblicità e quanto è avvenuto ieri lo dimostra perché non è stato approvato l'emendamento, è stato trasformato in un ordine del giorno in quanto non si è voluta prevedere alcuna forma di trasmissione diretta via web, canali satellitari o radio né assicurare, tramite un'apposita norma, la redazione dei resoconti stenografici.Pag. 37
  Gli altri parlamentari della Repubblica non possono partecipare ad alcun titolo ai lavori del Comitato, anche se primi firmatari di emendamenti. Non è fatto alcun obbligo informativo ai cittadini da parte della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. Andiamo, infine, all'organizzazione dei lavori del Comitato, una vera barzelletta: possibilità di autoregolamentazione in pratica senza limiti e, quindi, anche in deroga ai Regolamenti parlamentari e alle garanzie da essi previste. Inoltre queste regole si adottano a maggioranza assoluta, dunque secondo la volontà esclusiva della maggioranza di Governo. I lavori parlamentari hanno una durata massima di diciotto mesi ed, entro tali termini, hanno l'obbligo di terminare i propri lavori, colpendo gravemente la qualità dei risultati, la tanto ostentata qualità del lavoro e della stessa discussione democratica all'interno del Comitato.
  L'intervallo tra la prima e la seconda deliberazione delle Camere fissato in tre mesi dall'articolo 138 della Costituzione viene ridotto arbitrariamente della metà. Non è possibile svolgere indagini conoscitive, audizioni, consultazioni di esperti al fine di favorire i lavori del Comitato (tanto, a quanto pare, già sono stati stabiliti, quindi...). Non sono previste questioni pregiudiziali e questioni sospensive. Nonostante la delicatezza della materia non vi sono norme che proibiscano votazione riassuntive o per principi.
  Vi è una sperequazione tra parlamentari e Governo, in termini di emendabilità, in netto favore del secondo. In pratica, mentre i primi possono presentare emendamenti fino a cinque giorni prima della discussione sulle linee generali, il Governo può esercitare questo potere fino a 72 ore dalla seduta in cui è previsto l'inizio della votazione degli articoli a cui si riferiscono.
  Inoltre, nel corso dell'esame in Assemblea, mentre i parlamentari possono solo ripresentare gli emendamenti già respinti dal Comitato, per il Governo tutto ciò non vale e non sono previsti quindi limiti di emendabilità. Ai singoli parlamentari viene persino tolto il diritto di proporre subemendamenti agli emendamenti prodotti da Comitato e Governo. Ed infine non è possibile, nell'interesse della discussione, rinviare singoli articoli o emendamenti in Comitato ed è stabilita la possibilità di passare all'esame della legge elettorale, nonostante questa non sia materia costituzionale.
  Ecco, siccome si parla tanto in quest'aula di riforme e invece non si dice che si sta semplicemente discutendo su come modificare la Costituzione, ecco Presidente, probabilmente bisognava ricordare che il come modificare la Costituzione è già stato previsto dai nostri padri costituenti ed è l'articolo 138. Sarebbe bastato non derogare ed invece ho appena letto quello che può essere definito un «manuale della dittatura», parte prima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.

  ALFREDO D'ATTORRE. Signora Presidente e onorevoli colleghi, credo che sia nella discussione sulle linee generali sia nel dibattito sugli emendamenti siano emerse con chiarezza le ragioni per le quali io credo possiamo considerare questa procedura di revisione costituzionale pienamente nell'ambito e nel solco dell'articolo 138 della Costituzione. Voglio riprendere e sottolineare solo un dato, un dato che è di rafforzamento delle garanzie previste dall'articolo 138; mi riferisco all'approvazione finale e al fatto che (lo dico in particolare a chi in quest'aula spesso si richiama e si presenta come voce diretta e non mediata dei cittadini), quale che sia la maggioranza che approverà i progetti di riforma costituzionale, alla fine, ci sarà un pronunciamento diretto, ci sarà la possibilità di un pronunciamento diretto dei cittadini. Questo è un rafforzamento rispetto all'articolo 138 ed è credo un risultato che tutti noi dovremmo rivendicare al termine di questa discussione parlamentare.
  Il disegno di legge fissa tempi che sono ragionevoli e verificabili per alcune modifiche, Pag. 38modifiche che noi immaginiamo mirate e coerenti, modifiche della seconda parte della Costituzione e modifiche – questa è anche la ragione per il ricorso a questo tipo di procedura – che abbiano un disegno unitario e coerente. Noi immaginiamo un quadro di modifiche dentro l'impianto parlamentare della nostra Costituzione. Pensiamo, in buona sostanza, a quella che un insigne giurista italiano ha definito una buona ed intelligente manutenzione costituzionale. Questo perché rimaniamo convinti, rimaniamo profondamente convinti che l'impianto di principi della Costituzione e la visione generale della società che essa delinea rimangano pienamente valide ed operanti e facciano della Costituzione italiana, ancora oggi, una delle più belle e avanzate del mondo. Altro che Costituzione sovietica o Costituzione figlia di un mondo che non c’è più, come qualcuno negli anni scorsi, in maniera imprudente e sbagliata, l'ha definita.
  Le riforme che vogliamo introdurre servono per noi a riprendere un processo di attuazione costituzionale, un processo che si è sostanzialmente interrotto nel corso dell'ultimo trentennio, un processo che, a nostro giudizio, deve restituire forza e credibilità al potere politico democratico, restituirgli prestigio e capacità d'azione rispetto allo strapotere di poteri economici e finanziari che in Italia, ancor più che nel resto dell'Occidente, hanno accresciuto, nel corso di questi decenni, le diseguaglianze sociali, hanno compresso la dignità del lavoro, hanno indebolito i diritti sociali.
  Il trentennio alle nostre spalle e ancora di più la crisi economica degli ultimi anni hanno lacerato il tessuto costituzionale nel suo impianto fondamentale e rendono per noi ancora più urgente e attuale la ripresa di un processo di attuazione costituzionale. Pensiamo ai primi articoli della Costituzione: la garanzia dei diritti individuali inviolabili nel quadro di doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale; la rimozione degli ostacoli alla libertà e all'uguaglianza di fatto dei cittadini; la garanzia delle condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro. Pensiamo ad altri articoli. Ne cito solo alcuni: l'articolo 32, la salute come diritto fondamentale e la garanzia di cure gratuite per gli indigenti. Quanto questo diritto oggi rimane ineffettivo in alcune aree del Paese; l'articolo 34 sul diritto all'istruzione e il sostegno ai capaci e meritevoli privi di mezzi; o l'articolo 41 di cui pure in maniera non condivisibile nella scorsa legislatura si è discusso di una modifica che, invece, regola in maniera appropriata il rapporto tra iniziativa economica privata e utilità sociale.
  La revisione costituzionale è per noi, quindi, il modo per riprendere e rendere più incisivo questo programma di attuazione integrale della Costituzione. A questo proposito voglio dire con chiarezza due cose. Noi ci auguriamo che lungo questo cammino si possano determinare convergenze nel merito delle riforme che vadano oltre il recinto della maggioranza di Governo. Noi non immaginiamo automatismi tra maggioranza di Governo e convergenza in materia istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non trasformiamo, perciò, la legittima ostilità politica per questo Governo in una preconcetta ostilità nei confronti del processo riformatore.
  E voglio anche dire con chiarezza che questo iter per noi non è il modo per prendere tempo rispetto all'urgenza di un superamento immediato dell'attuale legge elettorale. È stata decisa la procedura d'urgenza, è già cominciata la discussione al Senato e tutte le forze politiche sono chiamate a mettere le carte sul tavolo. Vedremo poi al termine del processo la legge a regime, ma per intanto c’è la necessità di cancellare la vergogna del «porcellum». E noi ci auguriamo che non si salvino le convenienze di chi vuole tenersi questo sistema elettorale, le convenienze di leader che magari sono fuori da questo Parlamento o saranno fuori da questo Parlamento e che hanno tuttavia interesse a determinare a tavolino chi dovrà stare invece qui o a determinare una condizione di ingovernabilità permanente del Paese.Pag. 39
  Ci sono temi su cui io credo si possa determinare, al di là degli steccati, se usciamo dagli steccati, un consenso ampio: il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei parlamentari in una maniera consistente, la correzione del titolo V della Costituzione. È stato oggi calcolato da un grande quotidiano italiano che dal 2002 ad oggi sono 1.647 i conflitti di attribuzione tra Stato e regioni di fronte alla Corte costituzionale. È evidente che c’è da mettere mano lì, da superare le province e da determinare un equilibrio più corretto tra Stato, regioni e comuni. E, infine, una più incisiva definizione dei poteri sia del Parlamento che del Governo.
  Finora abbiamo discusso di procedure. Nel merito io credo che ci sarà il tempo per un confronto ampio di merito. I saggi nominati dal Governo daranno il loro contributo, ma è evidente che poi si dispiegherà la sovranità, la piena sovranità del Parlamento. Io credo che è positivo che ci sia su questa materia un impegno del Governo e credo che non ci possa essere, come dicevo prima, su questa materia un vincolo di Governo o un vincolo di maggioranza. Sappiamo di essere dentro una fase politica e di essere dentro anche a un'esperienza politica difficile. Siamo pienamente consapevoli del fatto che con questa procedura di revisione costituzionale noi stiamo maneggiando il bene più prezioso della nostra democrazia, un bene, quello della Costituzione, che è chiaramente incommensurabile, anche rispetto alla stabilità e alla durata del Governo.
  Ne siamo consapevoli e saremo coerenti con questa impostazione, esattamente come accade per il principio di legalità e per il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. È evidente che nessuno scambio è possibile tra beni che in nessun caso possono essere messi sullo stesso piatto della bilancia.
  Capiamo, comprendiamo anche una diffidenza che c’è in tanti ambienti, in tante aree rispetto questa procedura, e lo dico: credo che noi dobbiamo essere umili, dobbiamo avere capacità di ascolto. Su una materia del genere non si possono liquidare perplessità e preoccupazioni in maniera superficiale, bisogna avere grande capacità di ascolto. Io dico anche alle associazioni, alle forze sociali e culturali, all'intellettualità che ha manifestato perplessità: seguiteci, teneteci anche il fiato sul collo, ma valutate nel merito, senza preconcetti, le scelte che faremo, perché questo sguardo critico ci aiuterà a fare meglio e a rispettare gli obiettivi che ci siamo dati.
  E voglio dire anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, lo ha detto bene ieri la collega Pollastrini: lasciamo perdere i tetti, lasciamo perdere anche questo tipo di protesta, lasciamoli davvero a chi vive drammi individuali e familiari gravi e, invece, assumiamo un atteggiamento coerente con quello che dite essere il valore della difesa della Costituzione, una Costituzione che è fondata sulla democrazia rappresentativa e sui partiti. E se vogliamo difendere questa Costituzione dobbiamo atteggiarci per riformare i partiti e la democrazia rappresentativa, non certo per abbatterli, per giocare al caos. Trovate il coraggio, la coerenza intellettuale anche per spiegarlo ai vostri leader.
  Per noi, per il Partito Democratico, l'attuazione integrale e progressiva della Costituzione rimarrà la bussola fondamentale anche dentro questa procedura di riforma. Con questo animo e con questa ispirazione ci apprestiamo a questo compito nel tempo difficile e incerto che dobbiamo affrontare in questa fase della vita politica nazionale; lo faremo con un atteggiamento il più possibile aperto ad una partecipazione informata, consapevole e critica dei cittadini. E con questo spirito esprimiamo il nostro voto favorevole oggi e ci apprestiamo a mettere tutta l'intelligenza politica, tutta la passione politica di cui saremo capaci al servizio di questa procedura di revisione costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

  CRISTIAN IANNUZZI. Chiedo di parlare.

Pag. 40

  PRESIDENTE. Deputato Iannuzzi, siamo nella fase della votazione: le darei la parola dopo il voto, se non le dispiace. Adesso vorrei procedere con la votazione, poi, le darò la parola (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A che titolo vuole parlare ?

  CRISTIAN IANNUZZI. Chiedo di parlare per un richiamo all'articolo 10 e all'articolo 64 del Regolamento della Camera. L'articolo 10 espone il ruolo dei Questori...

  PRESIDENTE. Riguarda la votazione ?

  CRISTIAN IANNUZZI. Esatto, riguarda la votazione di oggi, cioè...

  PRESIDENTE. No, le sto chiedendo se riguarda la votazione.

  CRISTIAN IANNUZZI. Mi scusi, riguarda la votazione di oggi, in quanto una cittadina italiana non è stata in grado di entrare, è stata un'ora ferma davanti all'ingresso n. 25...

  PRESIDENTE. No, questo non c'entra niente con la votazione. Le darò la parola dopo la votazione, la ringrazio.
  Indìco la votazione nominale finale... (I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si alzano in piedi ed espongono cartelli tricolori recanti la scritta: «No deroga articolo 138»). Credo che non sia opportuno ! Potete togliere questi cartelli per favore (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Non è consentito turbare l'ordine dei nostri lavori ! Togliete questi cartelli, colleghi ! Avete già dimostrato il vostro dissenso, per favore ! Allora, sarò costretta a chiedere ai commessi di intervenire.

  MAURIZIO BIANCONI. Lei è una complice !

  PRESIDENTE. I commessi provvedano a rimuovere quei cartelli. I cartelli devono essere rimossi (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Chiedo ai Questori di far rimuovere i cartelli.
  Allora, grazie, i Questori procedano... i Questori procedano con l'aiuto dei commessi, per favore... (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente. – I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle mostrano i palmi delle mani recanti la scritta: articolo 138 – Commenti del deputato Bianconi)

  MAURIZIO BIANCONI. Faccia il suo mestiere... Presidente !
  Lei è come loro ! Si vada a sedere lì tra loro !

  PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, la prego ! La richiamo all'ordine ! Onorevole Bianconi, per favore, stiamo lavorando.
  Bene, ringrazio i Questori e ringrazio i commessi.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1359)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge costituzionale n. 1359, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Baldelli, Catania, Baldelli non riesce a votare, il tecnico sta andando, Rocchi, stanno sostituendo l'apparecchio... Amato, Ragosta... Paris non riesce a votare... Amato ancora non riesce a votare... Simone Valente...
Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito democratico, Il Popolo delle Libertà – Berlusconi Presidente e Scelta civica per l'Italia, applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 stelle – Vedi votazioni).

Pag. 41

  S. 813 – «Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali» (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (1359):

   (Presenti  534   
   Votanti  529   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  265   
    Hanno votato
 397    
    Hanno votato
no  132    

Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento (ore 15,40).

  CRISTIAN IANNUZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN IANNUZZI. Signora Presidente, ringraziamo e vorrei complimentarmi con la maggioranza per questa splendida giornata di democrazia. Presidente, dopo aver fatto fuori l'articolo 138, andiamo avanti. L'articolo 10 del Regolamento definisce il ruolo dei Questori e l'articolo 64, paragrafo 3, del Regolamento stabilisce chi deve entrare e dice che durante le sedute le persone ammesse nelle tribune della Camera devono astenersi da ogni segno di approvazione o disapprovazione. I Questori della Camera hanno interpretato questa norma del Regolamento stabilendo che la scritta sulla maglietta: «la Costituzione è di tutti», definisce una approvazione a un gruppo parlamentare. Io vorrei sapere dalla Presidenza della Camera se la Costituzione è di un gruppo parlamentare o è di tutti i cittadini italiani e quindi di tutti i gruppi di questa Camera. Gradirei una sua posizione al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Lei sa che chi è seduto in tribuna, quando entra, deve firmare un formulario in cui c’è scritto tra i vari punti proprio questo: non si può esprimere un atteggiamento che dimostri assenso o dissenso rispetto a quello che si sta svolgendo in Aula. La maglietta di cui lei parla oggi mi pare che sia stata fatta propria da un gruppo. Dunque, i commessi hanno ritenuto che questo potesse in qualche modo andare a esprimere il consenso o il dissenso rispetto, se non altro, al modo in cui quel gruppo stava portando avanti la propria azione politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dunque, direi di aver risposto alla sua domanda.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, sono pienamente d'accordo con lei, per quanto riguarda il richiamo al Regolamento, però dalle sue stesse parole viene fuori quella che è una valutazione soggettiva, eventualmente, dei commessi, anche perché sulla maglia non c’è alcun simbolo. Inoltre, per quanto mi riguarda – e sfido chiunque all'interno di quest'Aula a dire il contrario –, se la frase «La Costituzione è di tutti» è una frase di parte, allora vuol dire che evidentemente abbiamo sbagliato Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo giusto per chiarire e anche per tutelare in qualche modo quella che è la posizione dei Questori e quanto già espresso dalla Presidenza. Non è che in un contesto in cui ci sono deputati che vanno sul tetto della Camera, srotolano striscioni o si comportano in Aula come vi comportate voi, mostrando cartelli e facendo tutto quello che non prevede il nostro Regolamento, o lo vieta, il problema sono i questori. Il problema è chi si comporta contro il Regolamento. Allora, siccome questo è il quadro d'insieme, siccome si stanno cominciando a esaltare politicamente, attraverso un comportamento fuori Pag. 42dal Regolamento, delle posizioni che qualcuno non è in grado di mantenere in questa Assemblea con una certa dignità, evidentemente qualcuno fa più bella figura sul tetto che non in quest'Aula, Presidente. Allora, vogliamo sottolineare il fatto che i Questori, così come la Presidenza, hanno il compito, complesso e difficile, di far svolgere le sedute in maniera ordinata, dando ordine ai nostri lavori e permettendo a tutti l'espletamento del mandato parlamentare in quest'Aula. La Presidenza ha il dovere di far andare avanti le sedute nella maniera più seria ed equilibrata possibile, tant’è vero che prima ha provveduto a richiedere ai commessi e ai questori di togliere i cartelli ai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Tra l'altro, questo è stato impedito da un comportamento che ha messo in difficoltà gli stessi commessi, che per tutelare l'incolumità dei colleghi del MoVimento 5 Stelle sono dovuti entrare addirittura tra i banchi.
  Insomma, io credo che questo, insieme al resto, Presidente, debba essere oggetto di una valutazione molto attenta e severa. E mi permetto una valutazione personale, Presidente: non è un problema di costi, è un problema di dignità e di comportamenti in quest'Aula, al di là delle posizione politiche, perché i colleghi del MoVimento 5 Stelle non sono né più bravi né più intelligenti di quelli, ad esempio, di SEL, che pur non essendo favorevoli alla proposta di modifica costituzionale, sono stati in Aula e hanno rappresentato la propria posizione senza fare alcun genere di pagliacciate (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà). Evidentemente questo è possibile. Evidentemente qualcuno ha la possibilità di esprimere le proprie opinioni seriamente in quest'Aula senza il bisogno di violare il Regolamento o di turbare l'ordine delle sedute. Quando si è forti si è anche consapevoli delle proprie argomentazioni. È di tutta evidenza, Presidente, che questi atteggiamenti fanno trasparire la debolezza di alcune argomentazioni sostenute in maniera tutt'altro che competente in quest'Aula, e lo abbiamo visto tutti (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, mi sembra di vivere in un mondo surreale nel sentire che ci si lamenta di determinate proteste quando alcuni hanno protestato senza chiedere autorizzazioni, neanche per l'occupazione del suolo pubblico e per montare un palco, davanti alla magistratura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E devo dire che mi sembra ancora più surreale indignarsi per il non rispetto di un Regolamento della Camera, perché così si è detto, che non rispettiamo il Regolamento della Camera, perché non seguiamo ciò che è scritto nel Regolamento della Camera, quando qui non viene rispettata la Costituzione, perché non viene rispettato l'articolo 138 che definisce il modo in cui viene modificata la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è un mondo surreale, questi sono due partiti surreali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io credo che ci sia da parte del MoVimento 5 Stelle la volontà di creare in questa Aula un clima di, non solo di non collaborazione, che spetta alle forze politiche che sono in quest'Aula, ma anche di continuo scontro politico. Il nostro atteggiamento, che è sempre rispettoso nei loro confronti, anche silenzioso di fronte ai loro interventi, anche insultanti nei nostri confronti, e non sono solo gli interventi, sono anche gli atteggiamenti come quello che tutti noi abbiamo potuto vedere in Aula provocatori con segni nei confronti di questo Pag. 43gruppo parlamentare che con coscienza, a difesa della Costituzione, ha approvato una legge a vantaggio del nostro Paese.
  Io credo che su questo noi dobbiamo aprire una riflessione, perché non è il tema se la maglietta contiene o non contiene il simbolo del MoVimento 5 Stelle, se la scritta rispetta o non rispetta le questioni attinenti il rispetto della Costituzione; è l'atteggiamento proprietario delle istituzioni che il MoVimento 5 Stelle ha che è infamante, è infamante (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia), perché quando sul tetto di questo palazzo sono andati a mettere uno striscione e poi, come tutte le televisioni hanno mostrato, sventolavano la bandiera del loro partito, questo è inaccettabile non solo per un Paese democratico ma anche per qualcosa di più (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia) e io credo che a questo noi dobbiamo puntare, a chiedere che da parte loro ci sia un atteggiamento diverso rispetto a queste istituzioni che noi difendiamo e, aggiungo, l'ho detto ieri sera e lo ripeto, da parte di quel gruppo parlamentare c’è una sollecitazione ai mal di pancia più profondi della gente, anche quelli legittimi di chi soffre ogni giorno, e li trasformano in mal di pancia contro le istituzioni e anche contro le persone. Io credo che questo sia qualcosa di molto grave, che non si sana solo con un voto, ci deve essere un senso di maggiore responsabilità da parte loro perché sono qui a cercare di aiutare il popolo italiano ad uscire da una situazione di crisi, una responsabilità che noi ci assumiamo anche consapevoli delle difficoltà che questo comporta.
  Quindi il rispetto del Regolamento non è solo l'articolo 10 o l'articolo 64, è quello a cui fa riferimento quel Regolamento e delle regole di convivenza che sono scritte nella nostra Costituzione, che sono nel nostro DNA, mi sembra che qualcuno invece non ce l'abbia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, io sono un po’ stupito perché mi rendo conto che soprattutto la salita sui tetti, che mi ricorda però qualcuno del PD che un po’ di tempo fa salì su altri tetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) sia sicuramente qualcosa di sbagliato, perché altro è salire su altri tetti altro è salire sul tetto della Camera (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle )... sto solo cercando di offrire un contributo. Però vedo questa alzata di scudi in occasione di un'alzata di un manifesto, che lei ha fatto benissimo a far rimuovere, però non c’è gruppo, scagli la prima pietra chi non l'ha fatto ! Tutti, in epoca diversa abbiamo in Aula ritenuto di violare il Regolamento portando un modo diverso per fare emergere una posizione. Con questo non voglio assolvere il MoVimento 5 Stelle, Presidente, voglio dire soltanto che forse c’è un'eccessiva agitazione nei confronti di un gruppo di opposizione e io che, anche se ho fatto qualche anno di maggioranza, sono sensibile alle ragioni dell'opposizione, un pochino comincio a sospettare che questo atteggiamento possa non essere proprio troppo sereno.
  Vede, Presidente, io piuttosto, anziché alzare alti lai, perché hanno alzato un volantino con una scritta peraltro incomprensibile... Che vuol dire ? Cose che c'era scritto ? Il 138 ? Non lo so. Mi sarei meravigliato che un movimento che è arrivato qui per difendere i cittadini dallo strapotere dei partiti, dal vecchiume, si mobiliti per impedire uno strumento che vuole migliorare la Costituzione. Qui nessuno sta cambiando la Costituzione ! Io di quello mi sarei meravigliato.
  Per il resto, Presidente, mi permetta di dire: non è una critica a lei, è un consiglio, Pag. 44da chi, come mi ricordano gli amici-nemici del MoVimento 5 Stelle, ha qui tante legislature. La prossima volta, se c’è uno schieramento di fotografi, che vuol dire che li hanno avvisati prima che stavano per fare, al primo accenno sospenda la seduta: avrà tolto loro metà del motivo di fare qui quell'opposizione, che evidentemente non sanno fare nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti).

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, la saggezza di alcune parole dette dall'onorevole La Russa comunque non ci impedirà la prossima volta di mandarlo a casa anche a lui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  IGNAZIO LA RUSSA. Non tu, i cittadini !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Quanto a lei, Presidente, lei ha tutto il diritto e il dovere di punire anche noi, che abbiamo occupato il tetto della Camera, perché evidentemente quando si compiono dei gesti di disobbedienza civile si va anche incontro alle conseguenze. Per cui anzi la invitiamo ad essere anche dura e a darci una sanzione a 5 stelle, perché evidentemente ce la meritiamo. L'abbiamo fatto coscienti delle conseguenze, non ce ne siamo pentiti e la prossima volta vi occuperemo qualche auto blu, e lo rifaremo mille volte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Per quanto però riguarda le parole assurde, surreali, dette da qualche collega qui in Aula: sì, è vero, abbiamo sbagliato, siamo andati contro il Regolamento; però il male dell'Italia oggi, quello vero, è l'ipocrisia. Quando noi sosteniamo che il PD è uguale al PdL, non è vero, ci siamo sbagliati: il PD è peggio del PdL (Commenti) !

  PRESIDENTE. Non offenda !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Perché se il malaffare ha rovinato questo Paese (Vivi commenti)...

  PRESIDENTE. No, non offenda ! Non offenda ! La prego !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. ... è l'ipocrisia che uccide la speranza ! Concludo...

  PRESIDENTE. Usi un linguaggio consono, senza offendere, per favore !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. D'accordo. Concludo dicendo, Presidente, con tranquillità: puniteci, sanzionateci se ce lo meritiamo; ma prima sbattete fuori dalle istituzioni i ladri che rappresentano il Popolo della Libertà (Proteste dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Partito Democratico) !

  ANTONIO LEONE. Ma chi c... ti credi di essere ? Come ti permetti ?

  PRESIDENTE. Basta ! Lei non può usare toni offensivi ! Il rispetto delle regole passa anche da questo, onorevole Di Battista ! Non continuiamo a provocare, per favore (Vivi commenti) ! Colleghi, per favore ! Adesso procediamo con i nostri lavori !

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ? Mi dica.

  SIMONE BALDELLI. Per richiamo al Regolamento, Presidente. Articolo 8.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, io la prego di impedire all'onorevole Di Battista di infangare l'onorabilità del mio gruppo politico.

  PRESIDENTE. Questo è stato già richiamato.

Pag. 45

  SIMONE BALDELLI. Questo è un suo dovere, Presidente ! E nel fare questo...

  PRESIDENTE. Certo. Ho già detto... ho già intimato di non offendere. Prego, onorevole Baldelli: vada avanti.

  SIMONE BALDELLI. E nel fare questo, Presidente, io spero che ella riesca a mantenere un atteggiamento costantemente imparziale rispetto a tutti i gruppi.

  PRESIDENTE. È quello che sto facendo !

  SIMONE BALDELLI. Questo atteggiamento, Presidente, è assolutamente offensivo in quest'Aula. Al di là del paragone con i colleghi del PD, perché non è offensivo Presidente, che si sia meglio o peggio dei colleghi del PD: è grave il fatto che l'onorevole Di Battista si possa alzare a dare dei ladri a dei colleghi qui dentro.
  È grave ed è vergognoso, sia che lo faccia nei confronti del PdL, sia che lo faccia nei confronti del PD, sia che lo faccia nei confronti di qualunque altro partito (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia). Questo non è un asilo infantile. Presidente, l'Aula va presieduta con fermezza e serietà, ed è una serietà che lei deve mantenere, assolutamente, Presidente, di fronte a questo genere di atteggiamenti.
  Purtroppo il caos che si è creato, grazie al fatto che questo atteggiamento è stato in qualche modo consentito, mi ha impedito di capire se lei ha richiamato già all'ordine adeguatamente l'onorevole Di Battista, se gli ha già tolto la parola o meno, perché la situazione, come vede bene, ha già preso una certa piega molto, molto antipatica.
  Valutiamo, Presidente, sull'andamento dei nostri lavori e sulle successive sanzioni, che questo genere di atteggiamenti non possa diventare una costante dei lavori di quest'Aula e debba diventare l'eccezione. È necessario che questo genere di comportamento venga sanzionato in maniera effettiva, efficace e sistematica dall'Ufficio di Presidenza quando si riunisce e dalla Presidenza di turno quando la Presidenza di turno prende atto di questo atteggiamento (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, lei sa che io non mi tiro indietro rispetto alle mie responsabilità e sa anche che abbiamo comunque un Ufficio di Presidenza che si riunirà presto per decidere delle misure. Ho richiamato il deputato Di Battista a non usare un linguaggio improprio e a non offendere i colleghi in alcun modo, né tantomeno i gruppi parlamentari. Stia tranquillo che non gli sarà consentito di nuovo.
  Adesso, se non vi dispiace, colleghi, abbiamo una lista di interventi e dovremmo continuare i nostri lavori.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, una puntualizzazione, dato che il deputato D'Ambrosio ha puntualizzato su di me: il simbolo c’è sulla maglietta. Solo questo, senza fare grande polemica.
  Vorrei portare la mia esperienza di vita, io sono stato otto anni abbonato in Curva Sud con la Roma. Quest'Aula è diventata lo stadio, il mercato. È inaccettabile questo. È il Governo peggiore che possiamo avere questo Governo reazionario e la responsabilità di questo Governo non è solo di chi sta al Governo, perché questo Governo è stato avallato, avallato e promosso da più parti e anche da chi si trova all'opposizione. Vorrei ricordare che la disobbedienza civile, la mobilitazione sociale e il conflitto sociale si fa nelle piazze, non si fa qui, perché qui si è espressione delle istanze dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e chi non è capace a mobilitare i cittadini perché non ha seguito nei territori allora deve farlo qua, per lavarsi la coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Pag. 46Partito Democratico). Ma, dato che la coscienza e l'annichilimento della coscienza fatto dal mobbing interno, della gente che viene intimorita e non si può esprimere nell'opinione pubblica e sui media (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), dato che voi siete espressione di questo e di questo Governo peggiore – la cosa migliore che può accadere è che cada – è importante dire ai cittadini che le questioni del Paese non si risolvono fomentando gli istinti, non si risolvono diventando animali parlamentari, con la demagogia e cercando i capri espiatori e mettendoli sulla gogna mediatica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti).

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi, in questo modo non possiamo continuare i nostri lavori. Colleghi (Il deputato Cera si rivolge in modo concitato all'indirizzo dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Colleghi ! Sospendo la seduta e convoco la Conferenza dei presidenti di gruppo.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 17,40.

  PRESIDENTE. A seguito della Conferenza dei presidenti di gruppo, che si è appena conclusa, si è stabilito di aggiornare a domani i nostri lavori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 11 settembre 2013, alle 10:

  1. – Discussione delle mozioni Grande ed altri n. 1-00113, Migliore ed altri n. 1-00177, Speranza, Brunetta, Dellai e Pisicchio n. 1-00178 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00179 concernenti iniziative in relazione alla crisi siriana.

  2. – Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione della questione pregiudiziale presentata):
   Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici (C. 1544).

  3. – Discussione della relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 (Doc. LVII-bis, n. 2).

  4. – Discussione dei progetti di legge:
   MOGHERINI ed altri; MARAZZITI ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: Ratifica ed esecuzione del Trattato sul commercio delle armi, adottato a New York dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 2 aprile 2013 (C. 1239-1271-1541-A).
  — Relatore: Quartapelle Procopio.
   S. 598 – Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) n. 186 sul lavoro marittimo, con Allegati, adottata a Ginevra il 23 febbraio 2006 nel corso della 94ma sessione della Conferenza generale dell'OIL, nonché norme di adeguamento interno (Approvato dal Senato) (C. 1328).
  — Relatori: Picchi, per la III Commissione; Cinzia Maria Fontana, per l'XI Commissione.

  5. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore (C. 1154).
   e delle abbinate proposte di legge: D'INIZIATIVA POPOLARE; PISICCHIO; DI LELLO ed altri; FORMISANO ed altri; Pag. 47LOMBARDI ed altri; GRASSI ed altri; BOCCADUTRI ed altri; NARDELLA ed altri; RAMPELLI ed altri; GITTI e VITELLI (C. 15-186-199-255-664-681-733-961-1161-1325).

  6. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate):

  (ore 15)

  7. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 17,45.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl cost. 1359 - voto finale 534 529 5 265 397 132 36 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.