Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 4 di martedì 26 marzo 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 10.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 15 marzo 2013.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Formisano, Merlo e Pisicchio sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente nove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Votazione per l'elezione di tre Segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 4 e 6, del Regolamento (ore 10,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per schede per l'elezione di tre segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 4 e 6, del Regolamento.
  Ricordo che, a seguito della votazione per l'elezione di quattro vicepresidenti, tre questori e otto segretari, tenutasi nella seduta di giovedì 21 marzo 2013, non risultano rappresentati nell'Ufficio di Presidenza della Camera i gruppi Misto, Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie.
  Avverto che ciascun deputato può scrivere sulla scheda un solo nome.
  Ai sensi dell'articolo 5, comma 6, del Regolamento, risulteranno eletti i deputati, fra quelli appartenenti rispettivamente ai gruppi Misto, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie, che otterranno il maggior numero di voti.
  Le schede recanti più di un nominativo saranno considerate nulle.
  Le preferenze espresse a favore di deputati aventi lo stesso cognome non saranno considerate valide ove non rechino anche il nome del deputato ovvero, quanto meno, la lettera iniziale del nome o del gruppo di appartenenza.
  Indìco la votazione per schede per l'elezione di tre segretari di Presidenza.
  Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
  Avverto che la Presidenza ha autorizzato su loro richiesta alcuni deputati a votare con priorità.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama dei deputati.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione e invito i deputati segretari a procedere, nella sala dei Ministri, allo spoglio delle schede.
  Se non vi sono obiezioni procederemo ora, mentre sono in corso le operazioni di Pag. 2scrutinio, all'esame del successivo punto all'ordine del giorno, riguardante l'istituzione di una Commissione speciale, ai sensi dell'articolo 22, comma 2, del Regolamento.
  Successivamente sospenderò la seduta in attesa dei risultati relativi agli scrutini sulla elezione di tre segretari di Presidenza.

Istituzione di una Commissione speciale, ai sensi dell'articolo 22, comma 2, del Regolamento (ore 11,56).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'istituzione di una Commissione speciale, ai sensi dell'articolo 22, comma 2, del Regolamento.
  Nella riunione di ieri, la Conferenza dei presidenti di gruppo ha convenuto di procedere all'istituzione, a norma dell'articolo 22, comma 2, del Regolamento, di una Commissione speciale per l'esame di alcuni atti del Governo aventi significativi effetti economico-finanziari e per i quali sono state ravvisate ragioni di urgenza. Si tratta, in particolare, della relazione al Parlamento ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge n. 196 del 2009, di cui la Commissione speciale dovrà concludere l'esame entro venerdì 29 marzo al fine di consentire all'Assemblea di discuterla successivamente secondo la procedura prevista dall'articolo 118-bis, comma 4, del Regolamento; ai fini dell'espressione del parere parlamentare (entro venti giorni dall'assegnazione), dello schema di decreto del Presidente della Repubblica in materia di criteri e procedure per l'utilizzazione della quota dell'8 per mille dell'IRPEF e dello schema di decreto del Ministro del lavoro in materia di requisiti di accesso alla pensione per gli esodati.
  La Commissione, composta da quaranta deputati designati dai gruppi parlamentari in proporzione alla loro consistenza numerica, avrà competenza, per gli atti così assegnati, con riferimento a tutti i profili di merito, ivi compresi quelli relativi alle conseguenze di carattere finanziario, e cesserà dalle sue funzioni una volta completato l’iter dei medesimi.
  Se non vi sono obiezioni, la proposta si intende accolta.
  (Così rimane stabilito).

  A seguito dell'istituzione della Commissione speciale, i quaranta componenti, secondo le intese già intercorse nella Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, sono così ripartiti tra i gruppi: Partito Democratico: 19; MoVimento 5 Stelle: 7; Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente: 6; Scelta Civica per l'Italia: 3; Sinistra Ecologia Libertà: 2; Misto: 2; Lega Nord e Autonomie: 1.
  Come preannunciato ieri in sede di Conferenza dei capigruppo, le designazioni dei componenti dovranno pervenire entro le ore 17 di oggi.
  La Commissione è convocata per la propria costituzione alle ore 19 di oggi presso l'Aula della Commissione Bilancio (al quarto piano di palazzo Montecitorio).
  Sospendo la seduta, che riprenderà per la comunicazione dei risultati delle operazioni di scrutinio.

  La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 12,25.

Comunicazione del risultato della votazione per l'elezione di tre Segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 4 e 6, del Regolamento.

  PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per l'elezione di tre segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 4 e 6, del Regolamento.

   Presenti e votanti  569   

  Hanno ottenuto voti: Schullian 235; Caparini 89; Pannarale 87.

   Voti dispersi    4   
   Schede bianche  124   
   Schede nulle   30   

Pag. 3

  Proclamo eletti segretari di Presidenza i deputati: Schullian, Caparini e Pannarale (Applausi).

  Hanno preso parte alla votazione:

  Deputati:

  Abrignani Ignazio
  Adornato Ferdinando
  Agostinelli Donatella
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Aiello Ferdinando
  Airaudo Giorgio
  Albanella Luisella
  Alberti Dino
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Archi Bruno
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Attaguile Angelo
  Baldassarre Marco
  Baldelli Simone
  Barbanti Sebastiano
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basilio Tatiana
  Basso Lorenzo
  Battelli Sergio
  Bazoli Alfredo
  Bechis Eleonora
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Benedetti Silvia
  Beni Paolo
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Bernini Massimiliano
  Berretta Giuseppe
  Bianchi Mariastella
  Bianchi Nicola
  Biancofiore Michaela
  Bianconi Maurizio
  Biasotti Sandro
  Biffoni Matteo
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Bolognesi Paolo
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonafè Simona
  Bonafede Alfonso
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Franco
  Borghesi Stefano
  Borghi Enrico
  Borletti Dell'Acqua Buitoni
   Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Matteo
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bray Massimo
  Brescia Giuseppe
  Bressa Gianclaudio
  Brugnerotto Marco
  Brunetta Renato
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Buonanno Gianluca
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Buttiglione Rocco
  Calabria Annagrazia
  Calabrò Raffaele
  Campana Micaela
  Cancelleri Azzurra Pia Maria
  Cani EmanuelePag. 4
  Caon Roberto
  Caparini Davide
  Capelli Roberto
  Capezzone Daniele
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Carella Renzo
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Caso Vincenzo
  Cassano Franco
  Castelli Laura
  Castiello Giuseppina
  Castiglione Giuseppe
  Castricone Antonio
  Catalano Ivan
  Catania Mario
  Catanoso Genoese Francesco
   detto Basilio Catanoso
  Causin Andrea
  Cecconi Andrea
  Cenni Susanna
  Centemero Elena
  Cera Angelo
  Cesa Lorenzo
  Cesaro Antimo
  Cesaro Luigi
  Chaouki Khalid
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Cicchitto Fabrizio
  Cicu Salvatore
  Cimbro Eleonora
  Cimmino Luciano
  Ciprini Tiziana
  Cirielli Edmondo
  Civati Giuseppe
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Colletti Andrea
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Costantino Celeste
  Cota Roberto
  Cova Paolo
  Cozzolino Emanuele
  Crimì Filippo
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuperlo Giovanni
  Currò Tommaso
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alessandro Luca
  D'Alia Giampiero
  Dallai Luigi
  Dall'Osso Matteo
  Dal Moro Gian Pietro
  D'Ambrosio Giuseppe
  Dambruoso Stefano
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  Da Villa Marco
  Decaro Antonio
  De Girolamo Nunzia
  Del Grosso Daniele
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  Della Valle Ivan
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Dieni Federica
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Luigi
  Di Maio Marco
  D'Incà Federico
  D'Incecco VittoriaPag. 5
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Fabrizio
  Di Stefano Manlio
  Di Vita Giulia
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Faenzi Monica
  Fantinati Mattia
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Daniele
  Farina Gianni
  Fassina Stefano
  Fauttilli Federico
  Fava Claudio
  Fedi Marco
  Fedriga Massimiliano
  Ferranti Donatella
  Ferrara Ciccio
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fico Roberto
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitto Raffaele
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontana Gregorio
  Fontanelli Paolo
  Fossati Filippo
  Fraccaro Riccardo
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fratoianni Nicola
  Fregolent Silvia
  Frusone Luca
  Fucci Benedetto Francesco
  Furnari Alessandro
  Gadda Maria Chiara
  Gagnarli Chiara
  Galan Giancarlo
  Galati Giuseppe
  Galgano Adriana
  Galli Carlo
  Galli Giampaolo
  Gallinella Filippo
  Gallo Luigi
  Gallo Riccardo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofani Francesco Saverio
  Gasbarra Enrico
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Gelmini Mariastella
  Genovese Francantonio
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Giorgis Andrea
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grande Marta
  Grassi Gero
  Gregori Monica
  Gribaudo Chiara
  Grillo Giulia
  Grimoldi Paolo
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Cristian
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Invernizzi Cristian
  Iori Vanna
  Kronbichler Florian
  Kyenge Cecile
  L'Abbate Giuseppe
  Labriola Vincenza
  Lacquaniti LuigiPag. 6
  Laffranco Pietro
  Laforgia Francesco
  Lainati Giorgio
  La Marca Francesca
  La Russa Ignazio
  Lattuca Enzo
  Lavagno Fabio
  Legnini Giovanni
  Lenzi Donata
  Leone Antonio
  Leonori Marta
  Letta Enrico
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Liuzzi Mirella
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lombardi Roberta
  Lo Monte Carmelo
  Longo Piero
  Lorefice Marialucia
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Lupo Loredana
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Maietta Pasquale
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Mannino Claudia
  Mantero Matteo
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marcolin Marco
  Marcon Giulio
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marotta Antonio
  Marrocu Siro
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Marti Roberto
  Martinelli Marco
  Martino Antonio
  Martino Pierdomenico
  Marzana Maria
  Marzano Michela
  Matarrelli Toni
  Matarrese Salvatore
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilla Generoso
  Melilli Fabio
  Meloni Giorgia
  Meloni Marco
  Miccoli Marco
  Micillo Salvatore
  Migliore Gennaro
  Milanato Lorena
  Miotto Anna Margherita
  Misuraca Dore
  Mogherini Federica
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Molteni Nicola
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretti Alessandra
  Moretto Sara
  Mosca Alessia Maria
  Moscatt Antonino
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mucci Mara
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardella Dario
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nastri Gaetano
  Nesci Dalila
  Nesi Edoardo
  Nicchi Marisa
  Nicoletti Michele
  Nuti Riccardo
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando AndreaPag. 7
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palma Giovanna
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Paolucci Massimo
  Parentela Paolo
  Paris Valentina
  Parisi Massimo
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Pastorino Luca
  Patriarca Edoardo
  Pellegrino Serena
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Pesco Daniele
  Petitti Emma
  Petraroli Cosimo
  Petrenga Giovanna
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Picchi Guglielmo
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piccone Filippo
  Picierno Pina
  Piepoli Gaetano
  Pili Mauro
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Gianluca
  Pini Giuditta
  Piras Michele
  Pisano Girolamo
  Pisicchio Pino
  Piso Vincenzo
  Pistelli Lapo
  Pizzolante Sergio
  Placido Antonio
  Plangger Albrecht
  Polidori Catia
  Pollastrini Barbara
  Polverini Renata
  Porta Fabio
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Preziosi Ernesto
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Quartapelle Procopio Lia
  Quintarelli Giuseppe Stefano
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Ragosta Michele
  Rampelli Fabio
  Rampi Roberto
  Ravetto Laura
  Realacci Ermete
  Ricciatti Lara
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romano Andrea
  Romano Francesco Saverio
  Rondini Marco
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rostellato Gessica
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Ruocco Carla
  Russo Paolo
  Saltamartini Barbara
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santelli Jole
  Santerini Milena
  Sarro Carlo
  Sarti Giulia
  Savino Sandra
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scagliusi Emanuele
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Planeta Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti RosannaPag. 8
  Scotto Arturo
  Scuvera Chiara
  Segoni Samuele
  Senaldi Angelo
  Sibilia Carlo
  Sisto Francesco Paolo
  Sorial Girgis Giorgio
  Sottanelli Giulio Cesare
  Spadoni Maria Edera
  Speranza Roberto
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tacconi Alessio
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Terzoni Patrizia
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tofalo Angelo
  Toninelli Danilo
  Totaro Achille
  Tripiedi Davide
  Tullo Mario
  Vacca Gianluca
  Vaccaro Guglielmo
  Valente Simone
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vallascas Andrea
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Vella Paolo
  Velo Silvia
  Vendola Nichi
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vezzali Maria Valentina
  Vignali Raffaello
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Vitelli Paolo
  Zaccagnini Adriano
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zardini Diego
  Zoggia Davide
  Zolezzi Alberto

  Sono in missione:

  Artini Massimo
  Bergamini Deborah
  Formisano Aniello
  Merlo Ricardo Antonio
  Sereni Marina

Sull'ordine dei lavori (ore 12,27).

  FRANCA BIONDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCA BIONDELLI. Signor Presidente, alcuni mesi fa alcuni esponenti del Partito Democratico di Camera e Senato avevano condiviso la grave preoccupazione di familiari e operatori per la paventata chiusura di due ambulatori del CEM, Centro di educazione motoria di Roma. Presentammo al Senato un'interrogazione, io e il collega Ranucci, e insieme visitammo il centro, mentre alla Camera l'onorevole Argentin chiese di avviare un tavolo tecnico per salvare gli ambulatori nell'attesa di un accordo programmatico definitivo. Ora la situazione è da seguire, perché tutto è rimasto fermo.
  Ho ricevuto in questi giorni, come altri parlamentari sicuramente, delle e-mail dove i genitori di questi ragazzi – la invito, signor Presidente, a visitare questo centro, perché veramente questi ragazzi non hanno soltanto una modesta disabilità, ma una gravissima disabilità e vivono lì da sempre, da quando sono bambini – dicono: al CEM niente di nuovo, la situazione non è delle migliori, il personale manca, è stanco e demotivato e noi non sappiamo più con chi parlare. Sembra di combattere contro i mulini a vento.Pag. 9
  Credo veramente che, quando si parla di responsabilità politica – il Partito Democratico su questo sicuramente è qui per una responsabilità –, tutti dobbiamo occuparci, senza incolpare nessuno, di questo centro che sta chiudendo e di questi familiari che sono veramente distrutti dal dolore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole Biondelli, questa Presidenza trasmetterà la sua preoccupazione al Governo e il suo richiamo alla sensibilizzazione di tutti noi è certamente raccolto.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della vicenda dei due militari italiani sottoposti a procedimento giudiziario in India.

  La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Brunetta e Pisicchio sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente nove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della vicenda dei due militari italiani sottoposti a procedimento giudiziario in India.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della vicenda dei due militari italiani sottoposti a procedimento giudiziario in India.
   Dopo l'intervento del Ministro degli affari esteri e del Ministro della difesa interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dieci minuti ciascuno. In ragione dell'articolazione del gruppo Misto in componenti politiche, uno specifico tempo (tre minuti) è riservato a ciascuna di esse. Non sono previsti interventi a titolo personale.
  Come ho già anticipato in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo e nella seduta di ieri, ad un deputato in rappresentanza di coloro che hanno sottoscritto la domanda di autorizzazione alla costituzione di un gruppo (denominato «Fratelli d'Italia») ai sensi dell'articolo 14, comma 2, del Regolamento, sarà consentito, nelle more della decisione su tale domanda, la facoltà di svolgere un intervento per un tempo identico a quello assegnato alle componenti del gruppo Misto.

(Intervento dei rappresentanti del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli affari esteri, Giuliomaria Terzi di Sant'Agata.

  GIULIOMARIA TERZI di SANT'AGATA, Ministro degli affari esteri. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, vorrei, prima di tutto, rivolgere un calorosissimo saluto e un sentimento di profonda partecipazione e ammirazione per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Ancora ieri, le loro parole sono state per tutti, per tutti noi e per il popolo italiano, uno straordinario esempio di attaccamento alla patria quando hanno detto: «Siamo italiani, dimostriamolo (Applausi) !»
  Onorevole Presidente, onorevoli deputati, ho accolto, insieme al Ministro della difesa, l'invito del Presidente del Consiglio a rappresentare il Governo in questa audizione, Pag. 10non solo per dare doverosa risposta all'urgente esigenza del Parlamento di essere pienamente informato di tutti gli sviluppi di una crisi che si è aperta nelle nostre relazioni con l'India il 16 febbraio 2012. Sono un uomo delle istituzioni, che ha servito per quarant'anni lo Stato nella diplomazia italiana. In questi giorni, ho letto ricostruzioni enormemente fantasiose in merito a presunte azioni che avrei assunto in modo autonomo, e comunque senza considerare gli effetti ed i rischi di queste azioni. Vorrei, in questa sede, sottolineare che, proprio da uomo delle istituzioni, per quarant'anni, mai, mai avrei agito in modo autoreferenziale e senza dare opportuna, dettagliata e ampia informativa circa tutti gli elementi critici del negoziato (che abbiamo portato avanti per più di un anno con le autorità indiane), senza aver dato informativa di tutti questi elementi, e soprattutto degli elementi critici, a tutte le autorità di Governo.
  La gestione della crisi è regolata al Ministero degli affari esteri da norme e prassi conosciute a memoria anche dal più giovane dei diplomatici. I raccordi decisionali e operativi con la Presidenza del Consiglio e le altre amministrazioni sono obbligatori e continui. Sostenere che sulla crisi con l'India la Farnesina abbia agito per i fatti suoi, è assolutamente risibile ed è veramente strumentale.
   Esiste un'assoluta necessità che sia fatta ogni definitiva chiarezza sulle linee seguite dal Governo in tutto il percorso di questa crisi e, quanto dirò, trova precisi, circostanziati ed esaurienti riscontri documentali nelle comunicazioni, valutazioni, analisi, riunioni e pareri di esperti, di cui l'amministrazione degli esteri dispone.
  Il 16 febbraio 2012 è stato un giorno di grave lutto per le famiglie di due indigenti pescatori dello Stato indiano del Kerala. Con queste famiglie e con quanti sono a loro vicini continuiamo a condividere il senso di dolore per la perdita di due vite innocenti (Applausi).
  Lo stesso 16 febbraio è iniziato il calvario, un vero calvario umano, personale e professionale, di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Due militari, due nostri uomini di eccellenza, delle Forze armate italiane, Forze armate che godono di riconoscimenti e consensi unanimi in sede internazionale per la loro esperienza, la loro preparazione, il loro straordinario spirito di servizio, l'abnegazione profonda e l'attaccamento ai valori più veri dell'uomo e della dignità umana. Il vulnus creato dalla decisione indiana di impossessarsi di una nave italiana, di militari italiani, che in acque internazionali compivano operazioni antipirateria, è stato gravissimo, non solo per l'Italia ma per l'intera comunità internazionale. In ogni modo, è stato sentito profondamente dal popolo italiano. L'accusa di aver ucciso i due pescatori non è mai stata veramente suffragata da prove o testimonianze credibili, mentre Latorre e Girone e i militari che erano con loro negano recisamente ogni addebito.
  Il 15 febbraio 2012, alle ore 15 italiane, le autorità indiane chiedevano al comandante della Enrica Lexie di cambiare rotta, di uscire dalle acque internazionali, di dirigersi verso il porto di Kochi, precisando che avevano arrestato alcuni sospetti pirati e che necessitavano di una collaborazione per identificare gli autori dell'attacco. Poliziotti armati salivano a bordo della nave e con azione coercitiva obbligavano il nucleo militare di protezione, i marò, a scendere a terra e a consegnarsi alla custodia della autorità locali. Nessuno, neppure per un istante, ha ignorato la gravità di un palese atto di forza, un atto perpetrato con l'arresto e l'immediata campagna mediatica innescata contro i due killer italiani, come la stampa locale ha subito bollato i nostri due militari. Nessuno ha, neppure per un istante, sottovalutato la grave lesione di sovranità inflitta al nostro Paese, l'oltraggio alle nostre Forze armate, le angosce provocate ai due interessati e ai loro familiari.
  Da quel 16 febbraio l'impegno mio personale e del Governo è stato assoluto, un impegno sostenuto fortemente dal Parlamento, da un fortissimo movimento di solidarietà nella società civile del nostro Paese, movimento che è stato volto a garantire la dignità e la sicurezza di Latorre Pag. 11e Girone, la tutela della loro posizione e delle salvaguardie legali, e di fare di tutto affinché essi potessero tornare rapidamente in patria, per sottoporsi, d'altra parte, alle indagini avviate dalla magistratura italiana e dalla magistratura militare.
  Con questi obiettivi il Governo si è mosso, dall'inizio della crisi, con determinazione, con l'intento di isolare, sin dove è possibile, questa vicenda dall'insieme complessivo dei rapporti bilaterali con l'India, perché la vertenza con l'India si è delineata subito in tutta la sua asperità, in tutta la sua asperità proprio per il grande Paese che l'Italia si è trovata dinanzi, un immenso Paese retto da una grande democrazia, ispirata dagli altissimi valori di Gandhi e, al tempo stesso, potenza nucleare e militare, con alcuni contenziosi in atto con i propri vicini, il che accentua anche alcuni aspetti di assertività che talvolta nell'opinione pubblica e nei media indiani possono diventare anche di nazionalismo. Ma è un Paese con il quale l'Italia ha consolidato, nei molti anni dalla sua indipendenza, straordinari rapporti politici, economici e culturali, nel quadro di un forte e reciproco rispetto che deve restare pieno e incondizionato.
  Conoscevamo e conosciamo molto bene la complessità di questo Paese, che è sempre stato nostro amico e di cui l'Italia è e intende continuare ad essere partner. Sono questi i punti di riferimento veri che il Governo – e in particolare la Farnesina – ha sempre avuto dinanzi a sé per valutare e per gestire gli sviluppi di una crisi che ha ben pochi precedenti nella recente storia internazionale.
  Ci sono stati ben chiari sin dall'inizio i punti di forza e i punti di debolezza. Tra i punti di debolezza per l'Italia, il più drammaticamente evidente è stato la situazione di fatto: i nostri due uomini erano trattenuti sul territorio indiano. Non vi era nessun modo di farli tornare, di proteggerne la dignità e l'incolumità, se non attraverso il ricorso a tutti gli strumenti legali esistenti nel sistema indiano e un'azione internazionale ad ampio raggio che potesse influire sul Governo di New Delhi. Altro elemento di oggettiva debolezza per noi è stata la saldatura, in quel momento specifico in cui l'incidente si è verificato, tra la vicenda processuale nello stato indiano del Kerala e le logiche di accesa strumentalizzazione politica in India a livello locale e nazionale. Ma tra gli elementi di forza della posizione italiana, elementi di forza che pure erano e restano evidentissimi, figuravano per contro i principi e le norme del diritto internazionale, i principi e le norme sulla sovranità delle navi di bandiera al di fuori del mare territoriale e sull'immunità funzionale dei membri delle Forze armate. Inoltre, l'Italia poteva contare sul sostegno ricevuto grazie a un'intensissima azione diplomatica, sostegno ricevuto dai nostri più autorevoli partner europei, americani, africani e asiatici, tutti preoccupati per il rischio grave creatosi con un precedente così pregiudizievole per le operazioni di pace e le operazioni antipirateria.
  Nelle ultime settimane, la decisione indiana di sospendere l'immunità del nostro ambasciatore a New Delhi, in palese violazione della Convenzione di Vienna, uno dei Trattati internazionali più radicati non solo nel diritto ma nella consuetudine e nella coscienza degli Stati, è stata giudicata da tutti i nostri partner un atto di ritorsione platealmente illegittimo, che ha indebolito ulteriormente in quel momento la credibilità del Governo indiano su questa specifica controversia.
  A questi aspetti, negli scenari analizzati dal Governo durante la gestione dell'intera crisi, ne vanno certamente aggiunti altri molto influenti ai fini di una definizione della strategia italiana e del percorso da seguire, che vorrei brevemente citare. Anzitutto il Governo ha tenuto nella massima priorità la tutela dei nostri concittadini in India e delle imprese operanti in quel Paese, nonché dei loro lavoratori. Sono dati economici quelli che balzano all'occhio, perché negli ultimi vent'anni, dal 1991 al 2011, l'interscambio commerciale tra Italia e India è cresciuto di ben dodici volte, dodici volte in vent'anni, passato da 708 milioni di euro a 8 miliardi e mezzo di euro, con un saldo attivo, da notare, Pag. 12rilevante per la stessa India; cioè c’è un surplus commerciale indiano verso l'Italia. Sono oltre 400 le aziende italiane che operano in India, che generano un'occupazione di almeno cinquantamila lavoratori indiani nelle nostre imprese in India. Centomila turisti italiani visitano l'India ogni anno, 120 mila indiani risiedono in Italia. L'India è, come l'Italia, nel G20, quindi nel maggiore strumento di governance economica globale, ambisce da molti anni ad un seggio permanente al Consiglio di sicurezza, in ragione del suo crescente ruolo e del suo impegno nelle questioni internazionali, tiene a conquistare per sé un'influenza centrale e una credibilità forte in tutte le principali questioni internazionali, siano esse in campo economico, della sicurezza e dello sviluppo. Aggiungo che New Delhi ha in corso un negoziato per un accordo economico rafforzato con l'Unione europea, al quale tiene molto, e una trattativa con il gruppo dei Paesi fornitori di tecnologie nucleari, il Nuclear suppliers group. Nessuna di queste due trattative può avere successo senza l'attivo sostegno dell'Italia, dato che sono due situazioni che possono avanzare solo per consenso. Questo quadro di insieme ha fatto ritenere al Governo, durante l'intero sviluppo di questa crisi, che un'attenta e corretta valutazione del rischio dovesse guidare entrambi i Paesi, Italia e India, per quanto accese potessero essere sul piano interno le strumentalizzazioni, per convincerli a contenere fughe in avanti verso l'adozione di misure penalizzanti per l'insieme delle relazioni economiche. Da parte italiana si è sempre agito con estrema moderazione.
  Vorrei ora fare una breve cronistoria di quello che è avvenuto negli ultimi tre mesi.
  Dopo il permesso natalizio che avevamo richiesto nel mese di dicembre 2012 alle autorità indiane, nella prima metà di febbraio il Governo ha chiesto un secondo permesso speciale di un mese per consentire ai nostri militari di votare alle elezioni politiche.
  Dopo il rientro di Latorre e Girone in Italia il 23 febbraio scorso, pochi giorni dopo, il 27 febbraio, quasi immediatamente dopo, è stato avviato un approfondimento interministeriale con la Presidenza del Consiglio e i Ministri degli affari esteri, della difesa e della giustizia per valutare tutte le possibili strade che l'Italia poteva percorrere nell'affrontare il problema del conflitto di giurisdizione nella nuova situazione venutasi a creare con la sentenza della Corte suprema indiana del precedente 18 gennaio 2013.
  Tale sentenza – ricordo – accertava per la prima volta che i fatti non si erano verificati in acque indiane strictu sensu e sempre la stessa sentenza sottraeva la giurisdizione allo Stato del Kerala. Essa respingeva, peraltro, le richieste italiane di esercizio della giurisdizione e di immunità funzionale: devo dire che, su questa aspettativa, cioè che nella sentenza del 18 gennaio ci fosse un riconoscimento dell'immunità funzionale dei nostri militari, i nostri avvocati ed esperti giudici ci avevano contato. La questione veniva, infine, sempre da questa sentenza del 18 gennaio della Corte suprema, sottoposta a un tribunale speciale in India, a una corte speciale che sarebbe stata costituita post factum per giudicare i due marò per gli eventi avvenuti un anno prima. La Corte suprema riconosceva anche – questo è un aspetto importante della decisione della Corte, anche ai fini di quello che è avvenuto dopo – che il caso dei due fucilieri di Marina dovesse essere affrontato dai due Governi nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, denominata UNCLOS (United Nations Convention on the Law of the Sea), del 1982, che faceva riferimento, in modo particolare nell'articolo 100, all'impegno degli Stati firmatari a cooperare nella lotta contro la pirateria, esattamente la fattispecie sulla quale si era prodotto l'incidente al largo delle coste del Kerala.
  Sull'avvio di immediate consultazioni per la definizione di una procedura arbitrale si è sviluppata, dopo la precitata riunione interministeriale del 27 febbraio, un'ulteriore concertazione interministeriale con la Presidenza del Consiglio. Tale linea, la linea che ho espresso sopra, veniva valutata favorevolmente ed approvata. Pag. 13A partire da quel momento è stata avviata un'intensa attività fra tutti i soggetti istituzionali coinvolti per definire le modalità di gestione, i tempi e gli effetti delle misure e dei passi che il Governo avrebbe intrapreso verso il Governo indiano.
  Il primo passo, approvato – lo sottolineo ancora – da tutte le istituzioni coinvolte, è stato quello di dare istruzioni all'ambasciatore a New Delhi di sollecitare al Ministero degli esteri indiano l'avvio di consultazioni bilaterali, soprattutto sulle questioni giuridiche.
  Fu così che il 5 marzo l'ambasciatore Mancini effettuava un passo con il sottosegretario competente per le relazioni con l'Europa, l'ambasciatore Vyas, per prospettare l'avvio delle consultazioni e l'incontro fra esperti giuridici, ma a questa richiesta veniva opposto un secco rifiuto indiano e una chiusura completa sull'avvio di un processo di consultazione internazionale.
  Sempre in costante coordinamento con Palazzo Chigi e i Ministeri interessati, la Farnesina ha allora, il giorno successivo, il 6 marzo, effettuato una comunicazione formale, la cosiddetta «nota verbale», sia a New Delhi che all'incaricato d'affari indiano a Roma, ma, purtroppo, anche in questo caso la risposta da New Delhi è stata un assoluto silenzio.
  In data 8 marzo 2013 vi è stata ancora una riunione a Palazzo Chigi con alti funzionari della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri degli affari esteri, difesa e giustizia e dell'Avvocatura dello Stato. Si è concordato ai rispettivi referenti istituzionali l'invio delle comunicazioni formali al Governo indiano e simultaneamente a tutti i partner internazionali sull'apertura della controversia con l'India, riguardante l'esercizio della giurisdizione, una controversia da risolvere attraverso i meccanismi arbitrali del diritto internazionale.
  La decisione che era stato assunta in ambito governativo aveva un solido fondamento giuridico e politico. I marò erano arrivati in Italia per un congedo che prevedeva il rientro in India il 22 marzo e vi era stato il rifiuto indiano di dare seguito alla stessa sentenza della propria Corte suprema, della Corte suprema indiana, nella parte concernente le consultazioni ex articolo 100 della Convenzione sul diritto del mare che ho appena citato. Tutto questo modificava radicalmente il quadro giuridico in cui era stato firmato il famoso affidavit per il ritorno che impegnava i due marò e il Governo a fare di tutto affinché i due marò rientrassero in India.
  Fra l'altro, nelle considerazioni giuridiche che sono emerse dopo questo stallo di progresso nell'attuazione della sentenza della Corte suprema indiana, vi erano anche le conseguenze rilevanti che dovevano essere valutate da parte italiana per quanto riguardava il profilo della pena comminabile da parte della corte speciale. Cioè, non esistendo un processo di consultazioni, non esistendo nessun modo di chiarire, formalmente e in un modo impegnativo fra i due Paesi, cosa sarebbe avvenuto con la costituzione della Corte speciale post factum, come l'ho definita, non c'era neanche la possibilità di avere garanzie assolute che, in relazione ai titoli di reato previsti, potesse, seppure come extrema, extrema ratio, essere anche comminata la pena capitale.
  Fu così quindi che, sempre in data 8 marzo 2013, in una riunione al Ministero della giustizia e alla presenza dei Ministri competenti, venivano discussi tre fondamentali aspetti giuridici: uno, la questione della corte speciale ad hoc e la sua compatibilità con i principi del diritto internazionale, la compatibilità della stessa corte con i nostri principi costituzionali del giusto processo che pur dovevano essere garantiti e, in terzo luogo, l'esclusione assoluta, che ci doveva essere, per quanto riguarda una eventuale applicabilità della pena di morte.
  Veniva inoltre deciso di proporre alla Presidenza del Consiglio l'invio delle comunicazioni formali al Governo indiano e ai partners internazionali, alle Nazioni Unite e all'Unione europea, nei giorni 15 e 16 marzo – anche se inizialmente avevo proposto una data più a ridosso della scadenza ultima, 18-20 marzo, ma, alla Pag. 14fine, si decise che poi per una serie di questioni derivanti... – e si era deciso anche, alla stessa riunione, che, in pendenza della procedura arbitrale che volevamo esperire con l'India i due marò sarebbero rimasti in Italia, sin che si fosse attivato perlomeno un processo che desse reale affidamento alla parte italiana.
  In data 11 marzo, a seguito di una intensa attività...

  EDMONDO CIRIELLI. Chi lo ha deciso ?

  GIULIOMARIA TERZI di SANT'AGATA, Ministro degli affari esteri. Sto parlando di questa riunione dell'8 marzo 2013, con la presenza dei Ministri della giustizia, degli esteri, della difesa. Una proposta che venne poi sottoposta alla Presidenza del Consiglio. E alla Presidenza del Consiglio, come termine di questa elaborazione fra tutti, a seguito di un'intensa attività di interrelazione per acquisire nuovamente i pareri di tutte le istituzioni coinvolte, e ricevuto l'assenso di tutti, si concordava di formalizzare quel giorno stesso l'instaurazione della vera e propria controversia internazionale con l'India sul conflitto di giurisdizione e sulla richiesta di arbitrato. Perché, come dicevo prima, era emersa la preoccupazione che anche gli indiani stessero accelerando un processo che poteva ridurre gli argomenti sui quali stavamo operando e che la costituzione della corte speciale indiana fosse ormai prossima, non solo rendendo tardive, nel momento in cui si fosse costituita, le argomentazioni italiane, ma creando uno stato di fatto e di diritto sul quale poi non si poteva più negoziare; sarebbe stato inutile un prosieguo di consultazione fra i due Paesi.
  Da qui, quindi, questa accelerazione di qualche giorno nella diffusione, nella formalizzazione della controversia e nella comunicazione agli indiani e nella tramitazione a tutte le sedi internazionali e ai nostri principali partners con un'opera di illustrazione, di spiegazione molto approfondita. Informavamo quindi anche tutti i partners, come gli indiani, che i due militari non avrebbero fatto rientro in India, in pendenza di questo processo di consultazioni. Contestualmente, si illustrava questa posizione all'incaricato d'affari indiano a Roma, esprimevamo rincrescimento per il rifiuto del Governo indiano di dare applicazione al principio delle consultazioni, ribadivamo la nostra disponibilità ad avviare consultazioni, anche semplicemente informali, tra gli esperti giuridici dei due Paesi.
  La nostra porta, la porta dell'Italia al dialogo e alle consultazioni su questo tema, così come su tutti gli altri aspetti della realtà internazionale, è sempre stata l'incoraggiamento, la disponibilità, l'apertura al dialogo. Non abbiamo mai sbarrato la strada, mai chiuso i canali di comunicazione con nessuno e questa è stata la linea che con fierezza la politica estera italiana ha sempre rivendicato e continuato a rivendicare anche in questa dolorosa circostanza.
  Contemporaneamente informavamo il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che auspicava subito pubblicamente in quei giorni che ci doveva essere una soluzione fra Italia ed India conforme al diritto internazionale. Attenzione: Ban Ki-moon aveva preso una posizione di principio, ma molto significativa, e non aveva detto: regolatevi fra voi e stabilite in base ai vostri ordinamenti interni. Ha stabilito subito – e poi è stato anche ribadito, così come poi da Catherine Ashton, l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri – che di diritto internazionale si trattava e che da lì si doveva passare per stabilire di chi era la giurisdizione.
  Analogo passo veniva effettuato anche con il Ministro degli esteri indiano, Salman Khurshid, e negli stessi termini. Anche questa comunicazione scritta al Ministro degli esteri indiano – tengo a precisarlo perché stiamo richiamando tutta una serie di elementi che sono importanti nella descrizione della storia – è stata concordata in tutti i suoi dettagli con la Presidenza del Consiglio e con tutti i ministri direttamente interessati.Pag. 15
  Nel frattempo, la posizione dell'India subiva, come sapete, un brusco irrigidimento e venivano alzati i toni con dichiarazioni altisonanti ed aggressive. A fronte di questi sviluppi, il Governo italiano ha insistito anche con i partners internazionali per riportare la controversia nell'alveo delle normali relazioni tra due Paesi sovrani. Il Governo indiano consegnava, proprio in quelle ore, all'ambasciatore Mancini un'ingiunzione, un'ingiunzione della Corte Suprema di Delhi a non lasciare il Paese e diramava queste istruzioni tassative anche agli aeroporti della capitale.
  Era questa una plateale violazione della Convenzione di Vienna, a cui sarebbe seguita la decisione che trova un unico precedente nella crisi degli ostaggi americani in Iran nel 1979: a questa decisione della Corte Suprema sarebbe seguita la decisione del Governo di revocare l'immunità diplomatica all'ambasciatore stesso.
  È stato questo un atto che ha sollevato un coro di voci preoccupate ed allarmate nella comunità internazionale con appelli al diritto internazionale ed al rispetto della Convenzione di Vienna, ed un'importante manifestazione di solidarietà sulla violazione dell'immunità diplomatica è pervenuta anche dall'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea nel comunicato che ha emesso il 19 marzo. In tutto questo, in parallelo, il Governo italiano chiedeva anche al Segretario generale delle Nazioni Unite la possibilità di nominare un facilitatore, un mediatore, una personalità internazionale autorevole che potesse iniziare un'opera di boni officii fra Italia e India su questi aspetti.
  Sono seguiti intensi contatti diplomatici sollecitati dall'UE, dalla comunità internazionale e dal Segretario generale Ban Ki-moon affinché l'Italia e l'India trovassero una soluzione e – ripeto – nuovi appelli al diritto internazionale da parte di queste autorità esterne, molto e molto importanti nella comunità internazionale. È in questo frangente di impasse diplomatica che Delhi ha deciso di ricorrere a minacce di misure ritorsive, menzionando anche possibili ripercussioni sui rapporti economici italo-indiani, che sono stati tutti oggetto di un esame minuzioso e costante, non soltanto negli ultimi giorni di questa crisi: per tutto il percorso di questa vicenda c'era stata sempre un'attenta valutazione di scenari da parte dei ministeri interessati sul decorso di questa situazione e quindi degli interessi economici, ovvero come potessero essere utilizzati nei due sensi, anche in modo negativo, cosa che, come dicevo prima, veramente nessuna persona di buon senso potrebbe neanche immaginare.
  In data 20 marzo, all'approssimarsi della scadenza del rientro dei marò prevista per il 22 marzo, sono state acquisite comunicazioni da parte delle autorità indiane – ecco il fatto nuovo – comunicazioni ed accenni da New Delhi – un membro di Governo in particolare – di disponibilità a dirimere la controversia in tempi brevi sul presupposto del ritorno dei marò, purché i marò tornassero entro il 22 marzo. E perciò il 20 e 21 con urgenza si è riunito il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, alla presenza del Presidente del Consiglio, dei Ministri degli esteri, difesa, giustizia, interno, sviluppo ed economia, ed è stata analizzata la situazione con lo scopo di trovare una soluzione, come sollecitato anche dalla comunità internazionale.
  Ed è stato l'esito di questo nuovo approfondimento che ha consentito alla Presidenza del Consiglio e ai Ministri interessati di valutare quello spiraglio che si era determinato con le voci, voci autorevoli, provenienti da New Delhi. Si è così ritenuto che un'eventuale, libera e responsabile disponibilità di Latorre e Girone a rientrare in India meritasse di prevalere sulla linea elaborata e sostenuta dal Governo nelle settimane precedenti, perché avrebbe consentito di riaprire un negoziato con l'India in un contesto meno conflittuale, purché venissero fornite le necessarie assicurazioni da parte indiana.
  Nel dover prendere comunque atto della posizione che si era così delineata, in qualità di Ministro degli affari esteri, sottolineavo, ritenevo opportuno sottolineare ai colleghi di Governo la fondamentale Pag. 16esigenza che un eventuale ritorno dei due fucilieri in India fosse preceduto dall'accettazione di quattro assicurazioni che ritenevo necessarie a salvaguardare la credibilità della linea di Governo verso l'India e verso tutti i partners internazionali dell'Italia, a tutelare pienamente la sicurezza dei nostri militari, a riaffermare il principio delle consultazioni ex articolo 100 della famosa Convenzione sul diritto del mare e a ripristinare immediatamente, in modo definitivo ed immediato, l'immunità diplomatica del nostro ambasciatore.
  Il Presidente del Consiglio nominava un inviato speciale del Governo nella persona del sottosegretario Staffan De Mistura, che riteneva che le assicurazioni ottenute dall'India fossero idonee. Queste assicurazioni potranno essere valutate nei loro effetti reali e nello scopo fermo che intendiamo perseguire di definire questa vicenda con il rientro in patria definitivo e legittimo dei nostri marò nei tempi più brevi possibili. Ora che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si trovano nuovamente in India, la gratitudine che l'Italia deve loro, per il senso straordinario di generosa responsabilità mostrato in questo secondo ritorno in India, impone la massima concentrazione degli sforzi e di tutti, qui in Italia, affinché le condizioni si realizzino con una definitiva e rapida soluzione dell'intera vicenda.
  Onorevole Presidente, onorevoli deputati, questa è la ricostruzione dei fatti minuziosa e documentata, e documentabile, con la quale ho chiarito come sia stata maturata in modo pienamente collegiale la decisione di ricorrere all'arbitrato e di trattenere i marò in Italia. Allo stesso tempo, ho detto, e ora ribadisco, che avevo posto, da Ministro degli esteri, serie riserve alla repentina decisione di un loro ritrasferimento in India in data 22 marzo. La mia voce, e me ne rammarico profondamente, è rimasta inascoltata. Avevamo finalmente da noi, in patria, i due fucilieri di marina in una cornice legale che consolidava la giurisdizione del nostro Paese e la consolidava in modo inequivocabile. L'azione diplomatica con i nostri principali partners aveva acquisito forti consensi e ancor più dopo la revoca dell'immunità al nostro ambasciatore. E la coerenza della linea intrapresa dal Governo nella tutela dei valori fondamentali per il Paese, per le Forze armate, dei nostri interessi economici e dei nostri connazionali espatriati, attirava nella comunità internazionale ampio e crescente sostegno.
  Ho atteso, onorevoli parlamentari, onorevole Presidente, di poter oggi essere qui in Parlamento a riferire e a parlare apertamente per esprimere questa mia posizione in modo pubblico e proprio per questa mia posizione non posso più far parte di questo Governo e annuncio le mie dimissioni (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico).
  Annuncio le mie dimissioni per le seguenti motivazioni: primo, le riserve da me espresse sul rientro dei marò in India non hanno prodotto alcun effetto visto che la decisione è stata un'altra; secondo, sono solidale in modo completo con i nostri due marò e con le loro famiglie (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico); terzo, ritengo oggi, come ho ritenuto per quarant'anni, ma oggi ancora in maniera più forte in questo Parlamento, che vada salvaguardata l'onorabilità del nostro Paese, delle Forze armate e della diplomazia italiana, una diplomazia che fa straordinari sacrifici, ottiene formidabili risultati ed è apprezzata nel mondo. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico – I deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente si levano in piedi).

  EDMONDO CIRIELLI. Deve venire Monti a riferire in Aula ! Monti è un traditore !

  RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, ritengo che, a seguito di questo fatto politico di estrema gravità, non abbia senso la comunicazione, l'informativa del Ministro della difesa. La prego pertanto di sospendere la seduta; le chiedo di sospendere la seduta, al fine di valutare la situazione che si è creata con le dimissioni del Ministro Terzi di Sant'Agata (Dai banchi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente si grida: E che venga il Presidente Monti !).

  GENNARO MIGLIORE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, signori colleghi, penso che abbiamo necessità di ascoltare non solo il parere e l'informativa del Ministro Di Paola ma anche di esprimere la nostra posizione in merito perché noi non accetteremo mai che si utilizzino le istituzioni per prendere parti politiche (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia) e questo dal nostro punto di vista necessita che vi sia sempre la possibilità di avere un confronto in quest'Aula. Quindi, alla destra che non vuole discutere e che sta aspettando semplicemente di mettere in questa sede una discussione che è fuori, che, invece, è quella che riguarda l'intero Governo, io dico che, accogliendo queste comunicazioni, dobbiamo esprimerci e vogliamo sapere anche la vostra opinione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  ELIO VITO. Monti ! Venga Monti ! (Dai banchi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente si grida: Monti ! Venga Monti !).

  PRESIDENTE. L'informativa era stata richiesta dai capigruppo. Direi di andare avanti. Comunque il Ministro dovrà rassegnare in maniera formale le sue dimissioni.

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, il collega Migliore forse non ha ascoltato quello che il Ministro degli affari esteri ci ha detto. Il Ministro degli affari esteri ha detto che la sua voce non è stata ascoltata e che, quindi, si dimette sostanzialmente in polemica – così io l'ho inteso – o diciamo per sottolineare la diversità di opinione rispetto alla decisione che il Governo... fatemi finire con calma... a questo punto nessuno – certamente non io – immagina che questo dibattito debba essere annullato, tutt'altro. La richiesta semmai che le possiamo sommessamente fare è che sia arricchito dalla presenza del Presidente del Consiglio (Applausi di deputati dei gruppi Misto e Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). La prego, se ritiene, di farsi parte diligente perché intervenga sin d'ora, subito il Presidente del Consiglio a proseguire con noi questa informativa.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, l'Aula oggi è convocata per ascoltare una informativa cioè per sapere quello che è accaduto esattamente e qual è la posizione politica del Governo su quello che è accaduto nello sciagurato incidente nel quale hanno perso la vita due pescatori indiani e nel quale si dice siano coinvolti – senza che di questo finora vi siano prove adeguate – due marinai italiani. Il Ministro degli affari esteri ha esposto una posizione che evidentemente, a questo punto, è la sua posizione personale ma non quella del Governo tanto è vero che conclude la sua esposizione dando le dimissioni dal Governo o preannunciando che darà le dimissioni dal Governo. Noi vogliamo sentire dal Ministro della difesa qual è la posizione Pag. 18del Governo. La richiesta che è stata fatta, che intervenga in Aula il Capo del Governo, è una richiesta perfettamente legittima ma non attinente all'ordine del giorno di questa seduta.
  Può essere accolta in una fase successiva, si può chiedere al Presidente del Consiglio che venga in Aula, non a dare un'informativa su quello che è accaduto nelle acque dell'Oceano Indiano in quella terribile circostanza, ma sulle conseguenze politiche e sulla posizione politica che assume davanti al fatto politico rilevante e certamente nuovo che sono le dimissioni del Ministro degli affari esteri. Quindi, le suggerirei, signora Presidente, di proseguire adesso con l'informativa e di informare il Presidente del Consiglio dei ministri del fatto che è stata chiesta la sua presenza in Aula per discutere sulle rilevanti conseguenze politiche delle dimissioni del Ministro degli affari esteri.

  PRESIDENTE. C'era la richiesta dell'onorevole Marazziti, ma è dello stesso gruppo.

  LAPO PISTELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAPO PISTELLI. Signora Presidente, noi pensavamo di avere visto quasi tutto nella nostra vita parlamentare qui dentro, ci sbagliavamo, quindi abbiamo anche ascoltato le dimissioni in diretta. Devo però dire, come ha ricordato correttamente l'onorevole Buttiglione, che, se in questo momento il Ministro degli affari esteri rassegna davanti al Parlamento le sue dimissioni, questo non ci esime da ascoltare la posizione del Governo che c’è, ovvero quella del Ministro della difesa Di Paola, salvo il fatto che le valutazioni politiche a seguito di questo gesto richiederanno sicuramente un aggiornamento, ma in altro momento, con la presenza del Presidente del Consiglio dei ministri. Anche noi intendiamo proseguire il dibattito su quello che è accaduto e ascoltare, al di là dei clamori e degli schiamazzi, le opinioni di tutti incluse quelle della destra presente in questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).

  GIANCARLO GIORGETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORGETTI. Signora Presidente, è vero, onorevole Pistelli, che noi siamo interessati a sapere quello che è accaduto, ma noi vorremmo anche capire cosa potrà accadere, cosa accadrà. Per questo motivo, penso che è sicuramente interessante sentire l'opinione del Ministro della difesa in carica e spero che il Ministro della difesa in carica lo rimarrà anche dopo il suo intervento perché altrimenti sarebbe assolutamente necessario ascoltare...

  EDMONDO CIRIELLI. Avete poco da ridere, è una cosa seria (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  GIANCARLO GIORGETTI. Penso che la situazione...

  PRESIDENTE. Per favore, lasciate finire l'onorevole Giorgetti.

  GIANCARLO GIORGETTI. Noi, come è noto, non abbiamo dato la fiducia al Governo e, quindi, neppure ai due ministri qui presenti, però credo che, signora Presidente, è assolutamente chiaro che il dibattito è nato in una certa dimensione e rischia di concludersi in un'altra e, dunque, penso che la richiesta formulata dal presidente Brunetta abbia un senso e abbia un senso sicuramente il fatto che questo dibattito non si chiuda questo pomeriggio, non può chiudersi questo pomeriggio. Il Presidente del Consiglio dei ministri Monti deve venire in quest'Aula, deve dirci cosa intende fare nelle prossime ore, nei prossimi minuti, nei prossimi giorni in merito a questa vicenda perché il dibattito ormai è diventato surreale, la Pag. 19vicenda purtroppo è tragica, tragica per i pescatori scomparsi, tragica per i due marò, però i riflessi politici mi sembrano assolutamente evidenti. Questo Paese deve avere una guida anche in questi minuti, anche in queste ore per questa vicenda. Quindi, per questo motivo, rinnovo l'urgenza della presenza del Presidente del Consiglio dei ministri, peraltro invocata anche in Conferenza dei presidenti di gruppo, a questo punto in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Penso che noi dovremmo comunque ora andare avanti con l'informativa del Ministro della difesa, dopodiché certamente farò richiesta al Presidente Monti di riferire sulle dimissioni il prima possibile. Quindi, per favore adesso direi di continuare e ha facoltà di parlare il Ministro della difesa Giampaolo Di Paola.

  GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signora Presidente, onorevoli deputati, il mio intervento sarà breve. Gli sviluppi della vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone li ha diffusamente illustrati il Ministro Terzi. Mi riferisco ai fatti che ha illustrato il Ministro Terzi, non mi riferisco alle valutazioni che il Ministro Terzi ha espresso e che non sono quelle del Governo. Sul merito della questione non ho quindi nulla da aggiungere né ulteriori elementi da portare al dibattito.
  Come Giampaolo Di Paola so in piena e serena coscienza di aver sempre agito e di essermi sempre battuto solo per il bene dei due fucilieri di Marina e dell'Italia. Se non ci sono riuscito me ne scuso con tutti, ripeto me ne scuso con tutti, in primo luogo con Massimiliano Latorre, Salvatore Girone e i loro familiari. (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della LibertàBerlusconi Presidente e Scelta civica per l'Italia).
  Il senso del dovere e della responsabilità hanno guidato tutta la mia vita inclusa quest'ultima esperienza di Governo. Esse mi hanno guidato anche nella vicenda dei due fucilieri di Marina, sul piano personale potrei dire con dolorosa sofferenza e partecipazione, spingendo in secondo piano ogni altra considerazione. Mai come in questa vicenda il conflitto tra emozioni personali e responsabilità è stato così forte. Il necessario senso di responsabilità verso il Governo di cui sono parte e di cui ho condiviso le scelte ha prevalso. Nella mia scala di valori al primo posto vi è la responsabilità nei confronti delle istituzioni. Le istituzioni sono e devono essere al di sopra di tutto, anche delle emozioni, anche delle emozioni dei ministri. Ed in quest'ordine (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta civica per l'Italia) ho agito con una soluzione collegiale di responsabilità condivisa che emotivamente certamente mi ha lacerato ma, come ho detto prima, per me le istituzioni vengono prima delle emozioni personali. Proprio perché le decisioni collegiali di Governo si rispettano e si onorano sono stato io a comunicare ai fucilieri di Marina la decisione. L'ho fatto in rispetto della scelta del Governo cui ho partecipato e condiviso, perché quello in quel momento era il mio dovere istituzionale, sono stato io a guardarli negli occhi e a comunicare le decisioni assunte quel giorno e che loro hanno responsabilmente fatte proprie. So che il giudizio della mia coscienza sul caso è sofferto, ma limpido. Vi chiedo una sola cosa: solidarietà, ammirazione e rispetto per il comportamento di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e per i loro familiari, cui tutti dobbiamo vicinanza ed assistenza fino al rientro ed alla chiusura del loro caso in Italia (Applausi).
  Il comportamento di Massimiliano e Salvatore in queste difficilissime circostanze ci deve essere di esempio: ci deve essere di esempio l'appello che ieri ci hanno inviato dall'India, che tra l'altro dice unitevi e risolvete questa tragedia. È un comportamento di cui noi tutti dobbiamo essere fieri e orgogliosi così come lo è quello delle loro famiglie. Loro, le famiglie, non portano le stellette, ma hanno fatto propri questi sentimenti. La loro compostezza è esemplare, la sofferenza, lo Pag. 20sconcerto, gli stati d'animo che provano li sopportano in privato: un altro esempio di straordinaria italianità, non lo dimentichiamo mai. Altrettanto orgogliosi e fieri siamo e dobbiamo esserlo per l'impegno e il sacrificio di tutte le donne e gli uomini in divisa impiegati anche a rischio della vita in difficili missioni internazionali a nome e nel nome dell'Italia e degli italiani. La risposta corretta da dare all'impegno di queste donne e uomini non può essere, come talvolta facilmente si chiede all'insorgere delle difficoltà, quella del disimpegno. Al contrario, la risposta giusta che io chiedo a questo nuovo Parlamento, in continuità con le scelte precedenti, è la solidarietà, la vicinanza, il riconoscimento e il sostegno per il loro impegno duro e rischioso in nome dell'Italia, di un grande paese come l'Italia, dei suoi doveri, responsabilità e ruolo nell'ambito della grande famiglia delle nazioni. Signora Presidente, onorevoli deputati, questo è ciò che sento di dover dire oggi davanti a voi, alla mia coscienza, con rispetto delle istituzioni che ho sempre servito quale che fosse il prezzo da pagare.
  In quest'Aula, che rappresenta la casa degli italiani, sento che sarebbe facile per me annunciare di rimettere il mio mandato. Sarebbe facile oggi lasciare la poltrona, una poltrona che, comunque a breve, a brevissimo, lascerò al nuovo Ministro che subentrerà. Sarebbe facile, sarebbe no cost; farei ciò che tanti, forse tutti, nel mondo militare si aspetterebbero. Sarebbe facile, ma non sarebbe giusto e non lo farò (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).
  Lo sanno bene i militari, soprattutto i marinai, quando ogni anno ricordano la scelta dolorosa dell'ammiraglio Carlo Bergamini e la tragedia della corazzata Roma. So quello che Massimiliano e Salvatore, guardandomi negli occhi ed abbracciandomi, la sera del 21...

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Qual è la comunicazione, Ministro ?

  GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Chiedo scusa, è quella che sto facendo.
  So quello che Massimiliano e Salvatore, guardandomi negli occhi, la sera del 21 marzo, mi hanno detto: non ci abbandoni, non ci abbandonate. So quello che i familiari di Massimiliano Latorre, ieri sera, guardandomi negli occhi, con voce ferma e giustamente dura, mi hanno detto: noi non capiamo, ma non ci abbandonate, non ci abbandoni. Sarebbe facile lasciare, ma così verrei meno a quel senso del dovere verso le istituzioni che ho sempre servito, a quelle scelte che ho condiviso, quale che fosse il prezzo, anche oggi davanti a voi. Non abbandonerò la nave in difficoltà con Massimiliano e Salvatore a bordo fino al mio ultimo giorno di Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il deputato Pistelli. Ne ha facoltà.

  LAPO PISTELLI. Signor Presidente, credo che tocchi a noi, ancora una volta, cercare di rimettere un po’ i pezzi in ordine. Non ci immaginavamo certamente questa specie di 8 settembre del Governo tecnico, e devo dire che giriamo questa pagina senza rimpianti, francamente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
  Il Partito Democratico avrebbe affrontato questo dibattito normalmente, consapevole che occorreva trovare una posizione unitaria per la soluzione rapida di questa vicenda, come del resto ci chiedeva oggi in questa lettera-appello Massimiliano Latorre, e solo sotto questa luce esprimere, come ogni forza politica deve fare, un giudizio su quanto accaduto, sui comportamenti, sulle strategie politiche, giuridiche o diplomatiche messe in atto dal Governo, perché l'imperativo, al di là dei colpi di scena, era quello di dare forza alla Pag. 21posizione comune del nostro Paese e riportare così i due fucilieri in Italia quanto prima, nella chiarezza e nell'interesse dei rapporti fra Italia ed India. Ora, però – è per questo che ho chiesto che il dibattito proseguisse – la chiarezza dei comportamenti e la condivisione delle strategie è un requisito necessario non tanto – mi si creda – per rivedere con puntiglio le scelte di ieri e di oggi, quanto, innanzitutto, per evitare che gli altri 160 militari italiani che in questo momento proteggono le rotte delle nostre navi mercantili nell'Oceano Indiano e in altre acque internazionali possano incappare in un'altra storia del genere. Dobbiamo, cioè, imparare dal passato per non ripetere in futuro gli stessi errori.
  I colleghi hanno ascoltato dal Ministro degli affari esteri, con puntiglio, la storia dell'Enrica Lexie, ma in quella storia, fin dal principio, c’è una lezione che stiamo pagando a caro prezzo e che non è stata raccontata. L'Italia sta invocando dal primo momento l'immunità funzionale dei due fucilieri, il fatto, cioè, che i due marò agivano nell'esercizio delle proprie funzioni e non potevano perciò rispondere in prima persona, essendo semmai le loro azioni imputabili allo Stato di appartenenza. Peccato che il rientro della nave nel porto di Kochi e i primi provvedimenti restrittivi della libertà dei due marò furono possibili perché non fu il Governo a decidere quel rientro, ma una telefonata fra il comandante della nave, un civile, e l'armatore che della nave era il proprietario (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).
  Una catena di comando confusa e sbagliata, perché se lo Stato presta i suoi militari in questa delicata funzione deve essere un'autorità politica e non un imprenditore privato il decisore ultimo in queste circostanze (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Scelta Civica per l'Italia).
  Partiamo da qua con pacatezza e con fermezza perché questo peccato originale mal si concilia con i toni con cui la destra di questo Paese, e in particolar modo un ex ministro qui presente, quelle regole maldestre aveva negoziato con Confitarma, sono quelle regole maldestre che ci hanno accompagnato sino a oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).
  Quindi, onorevole La Russa, se mi posso permettere un consiglio, meno film americani e meno Chuck Norris; se la catena di comando fosse stata corretta non saremmo qui (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia) !
  E se la catena di comando non è stata sin qui modificata con nuove regole che abbiamo chiesto di conoscere alla fine della scorsa legislatura, e che oggi non conosciamo, questo è un primo imperativo per il Governo che verrà, cambiare quelle regole. Fatemi ringraziare sin d'ora invece il Sottosegretario, oggi anche inviato speciale del Presidente del Consiglio, Staffan De Mistura: se nel 2012 la permanenza in India dei marò è stata relativamente tranquilla, con uno status da non detenuti e con un lavoro presso l'ambasciata, questo lo si deve soprattutto alla pazienza e alla tenacia con cui ha lavorato questo infaticabile diplomatico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).
  Sia chiaro, anche l'India nel nostro giudizio porta delle responsabilità; gli artifizi usati per far rientrare la nave nel porto di Kochi, la lunga disputa tra potere federale e Stato del Kerala, il condizionamento della lunga campagna elettorale indiana che ha tenuto per troppi mesi alti i toni e le pronunce della Corte suprema e da ultimo le voci prima affermate e poi smentite sull'applicabilità della pena di morte, non hanno di certo giovato alla composizione di questa vicenda. Detto ciò, signor Presidente, colleghi, se noi oggi siamo in questa Camera a discutere è a causa del doppio cambio di strategia che è stato menzionato negli ultimi venti giorni, la decisione di trattenere Latorre e Girone in Italia per poi rimandarli in India a poche ore dalla scadenza del permesso concordato. Fate quel che vi pare, noi abbiamo ascoltato la puntigliosa Pag. 22ricostruzione, ma è difficile smentire il senso comune che non si tratta di una pagina felice, sono stati commessi molti errori e vorrei fermarmi qui con le parole perché molte ne sono volate. Io immagino che al fondo delle cose si sia pensato di trattenere i marò confidando in una volontà delle autorità indiane di chiudere de facto la questione, di scambiare la stanchezza indiana in una disponibilità a chiudere un occhio, ma è stata una valutazione che ha condotto a dei brutti corto circuiti sul piano diplomatico, sul piano giuridico e sul piano politico. Sul piano diplomatico, fatemi dire, che per raggiungere questo obiettivo si è trascurato di argomentare e informare preventivamente le autorità indiane, si è cercato il coinvolgimento dei partner europei soltanto dopo, a frittata fatta, invocando un sostegno quando le autorità indiane, sbagliando in quel caso, hanno minacciato di rivalersi nei confronti dell'ambasciatore violando così gravemente la Convenzione di Vienna. È positivo che oggi sia ripartito un dialogo con il Governo indiano, con il Ministro Khurshid, ma è una rimonta che potevamo evitarci. Sul piano giuridico, voglio attirare l'attenzione su due punti che io trovo omessi nel ragionamento che ho ascoltato oggi dai ministri. L'Italia ha più volte affermato di volere esercitare la propria giurisdizione su questo caso ed è una richiesta legittima e coerente con la tesi dell'immunità funzionale per i due marò; coerente però, signor Ministro, sarebbe stato essere conseguenti con questa affermazione e cioè aprire il caso in Italia, richiedere tramite rogatorie internazionali gli elementi probatori, dimostrare nei fatti la volontà dell'Italia di cercare giustizia, aprire un processo equo e rigoroso, cioè, pur nell'esistenza di una controversia aperta avremmo difeso meglio l'onorabilità e la credibilità del Paese dando all'India il messaggio che nel dolore per la morte dei due pescatori volevamo non sottrarci a un giudizio affermando al contempo la nostra giurisdizione. Abbiamo dato l'impressione di fare melina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), indebolendo gravemente, con il nostro comportamento omissivo, la forza pure esistente dell'argomentazione giuridica.
  Il secondo punto, che non ho trovato anche nell'ampia stampa di questi giorni, relativo alla nostra proposta sulla procedura di arbitrato, sulla giurisdizione competente, se sia quella italiana o quella indiana.
  Io confesso di nutrire qualche dubbio e spero – a leggere dalle notizie delle ultime 48 ore – che questa mia perplessità venga superata dalle intese politiche sotto negoziato, che si rimetta il giudizio di merito ad una giurisdizione indiana (questa volta parrebbe) tramite una corte speciale, che questo giudizio sia rapido nei tempi, che sia mite nell'eventuale condanna e che permetta subito ai nostri fucilieri di tornare in Italia eventualmente per poterla scontare. Noi speriamo che sia così. Se però così non fosse – e comunque i punti di principio sulla giurisdizione applicabile non sono carte che si mettono sul tavolo e si levano secondo convenienza – occorre essere consapevoli tutti, soprattutto i colleghi meno addentro a queste materie, che il ricorso alle procedure di arbitrato, spesso quando c’è un contenzioso, può divenire un nuovo labirinto, perché trovare il consenso sullo strumento, che oggi non c’è, poi sulle regole dell'arbitrato medesimo e attendere il tempo del suo svolgimento potrebbe richiedere anni.
  Allora, mi stupisco del perché non sia stata presa in considerazione la strada più praticabile – quella della cosiddetta mediazione internazionale – che è una procedura che facilita l'accordo tra le parti, perché affronta contemporaneamente il punto di vista politico, diplomatico e giuridico. Ricordo fra i possibili esempi, che magari qualcuno ricorderà, quanto accadde nel lontano 1985, quando la Francia invocò l'immunità funzionale per i propri agenti segreti che erano andati a sabotare la nave Rainbow Warrior di Greenpeace. Ci furono due vittime e la Nuova Zelanda processò gli agenti segreti francesi, li condannò e soltanto entro un anno di tempo (quindi avremmo già passato questa scadenza) la mediazione politica di Pérez De Pag. 23Cuéllar, allora Segretario Generale dell'ONU, permise di trovare una quadra. Ricordo altre mediazioni politiche: quella che permise ai giudici scozzesi di giudicare i libici accusati per il caso Lockerbie in un territorio terzo, in Olanda. Insomma, si potevano esperire anche altre cose.
  Ma sul piano politico, infine, e dei rapporti tra i Paesi, voglio dire, signori Ministri, uno in carica, e l'altro dimissionario, che una condotta un po’ più lineare e comprensibile francamente ci avrebbe probabilmente risparmiato le proteste popolari, la minaccia di ritorsioni diplomatiche, le parole di Sonia Gandhi, mettendo in sicurezza un Paese dove si parla dei marò e dell'ambasciatore, ma dove risiedono stabilmente un migliaio di italiani, che è visitato da oltre 100 mila turisti e in cui operano varie centinaia di nostri imprenditori, che sono i grandi scomparsi da questo dibattito. Eppure, contano molto nelle relazioni tra i nostri due Paesi.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  LAPO PISTELLI. Insomma, concludo colleghi. Noi abbiamo bisogno di girare questa pagina al meglio e prima possibile. Lo dobbiamo ai fucilieri incappati in una ragnatela di regole incomprensibili e pasticciate. Lo dobbiamo agli indiani vittime, ma lo dobbiamo soprattutto al reciproco interesse del rapporto tra i nostri due Paesi.
  Fatemi dire: a differenza di ieri, oggi un Parlamento c’è. Noi lavoriamo perché questo Parlamento duri e perché presto l'Italia abbia un nuovo Governo. Sarà nel rapporto tra un nuovo Governo e questo Parlamento che noi continueremo l'azione di contrasto alla pirateria (ma con diversa e maggiore chiarezza sulle regole), riporteremo nella giusta direzione il rapporto tra l'India e il nostro Paese e soprattutto, quanto prima, riporteremo a casa Latorre e Girone (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà e Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Prima di procedere, vorrei informarvi che il Presidente Monti nel pomeriggio vuole verificare con il Capo dello Stato. Ci sono anche le consultazioni, quindi cercherà di farlo, ed è disponibile a venire domani. Allora, direi di riunire la Conferenza dei presidenti di gruppo alla fine della seduta, così stabiliamo anche, per domani, l'orario per incontrare qui in Aula il Presidente Monti.
  Ha chiesto di parlare il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, signori Ministri, signori deputati, con questo intervento portiamo la voce dei cittadini italiani che in rete hanno partecipato al confronto su questo tema. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo arrivati in quest'Aula parlamentare per specifica, libera e unica volontà del popolo italiano (Commenti).
  Noi siamo nuovi, siamo nuovi e per questo poco esperti delle vostre abitudini, delle dichiarazioni cavillose e dei doppi e tripli giochi (Commenti)...

  PRESIDENTE. Lasciate parlare, per favore...

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie, Presidente, l'educazione è la prima cosa.
  Siamo deputati, ma continuiamo ad essere cittadini e pretendiamo di essere informati, in modo chiaro e trasparente.
  Vi abbiamo ascoltati con attenzione, signori Ministri, senza preconcetti né pregiudizi, anche perché voi siete tecnici, non politici, voi siete i professionisti. Abbiano ascoltato le vostre spiegazioni e le vostre argomentazioni su questa assurda vicenda e non siamo soddisfatti, non ci bastano le sue dimissioni, Ministro degli esteri. Noi vogliamo capire, e capire bene.
  Questa dei nostri fanti di Marina è una vicenda oscura, nebulosa, confusa e certamente infelice. È una vicenda definita da tutti gli osservatori internazionali una pagliacciata, criticata da tutti, dalla pubblica opinione, dagli organismi rappresentativi delle Forze armate e, da ultimo, dai vertici delle stesse. In questa vicenda ci sono dentro i nostri fanti di Marina, con i loro destini, ci sono armatori privati, con i loro Pag. 24interessi privati, rappresentanti diplomatici, sottosegretari e Ministri della Repubblica. C’è dentro un Paese come l'India, un grande Paese, a cui ci siamo rapportati prima con supponenza e arroganza e poi, dopo il divieto imposto all'ambasciatore Mancini di lasciare il Paese – evento senza precedenti nella storia – con arrendevole sottomissione. C’è dentro la NATO, con i suoi programmi, c’è dentro anche la dignità di due pescatori morti e delle loro famiglie, vittime dimenticate di questa assurda storia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà). C’è dentro soprattutto l'onore del popolo italiano.
  Pertanto, signori Ministri, ribadiamo che siamo assolutamente insoddisfatti delle giustificazioni fornite per questa tragica vicenda e vi chiediamo di riferire in dettaglio e con chiarezza quanto accaduto dal 15 febbraio 2012 ad oggi. Non vi stiamo chiedendo un favore, la trasparenza è un vostro dovere nei confronti del vostro datore di lavoro, il popolo italiano, lo stesso popolo che vi ricompensa lautamente per ricevere in cambio pressappochismo e superficialità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Vogliamo sapere se alle ore 17 circa la nave Enrica Lexie era o non era in acque internazionali; ad oggi, a quanto ne sappiamo, le uniche certezze sono i dati recuperati dal GPS della petroliera italiana, le rilevazioni del Maritime Rescue Center di Mumbai e l'esame balistico effettuato dai periti indiani che confermerebbero un posizionamento della nave di 20,5 miglia al largo dell'India, ovvero nella zona definita contigua e quindi di pertinenza dello Stato costiero. Voi, signori Ministri, sostenete altro. Bene, fornite prove circostanziate e pubblicatele online, perché lo dovete ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Vogliamo sapere inoltre se a bordo della stessa nave vi erano solo i due fucilieri della Marina Latorre e Girone, o se invece la scorta era composta da altri uomini, e vogliamo saperlo qui. In tale eventualità vogliamo sapere chi era il comandante responsabile di questo reparto e cosa abbia fatto per tutelare i suoi sottoposti. Vogliamo visionare i documenti che regolamentano l'utilizzo di professionisti militari italiani su navi private; vogliamo sapere dettagliatamente le disposizioni di ingaggio consegnate ai militari a bordo; vogliamo sapere, signori Ministri, quale sia stata l'autorità che, consultandosi con gli armatori della Enrica Lexie, ha consentito l'inversione di rotta della nave come intimato dalle autorità indiane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e dei deputati La Russa, Meloni e Corsaro), inversione effettuata dopo circa due ore dall'incidente.
  Inoltre, vogliamo conoscere il nome, il cognome e il grado dell'autorità militare che ha ordinato ai nostri due fucilieri di scendere a terra e di consegnarsi di fatto alle autorità indiane dello Stato del Kerala, violando le norme a tutela dei diritti umani secondo cui nessun individuo deve essere consegnato ad un Paese dove rischia di essere sottoposto a pena di morte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
  Ancora, signori Ministri, vogliamo sapere se ci sono state dazioni di denaro a favore delle autorità indiane o dei loro singoli rappresentanti, l'esatto ammontare di tali, eventuali, dazioni, le precise motivazioni se, per puro caso, ci sono stati riferimenti diretti o indiretti con la vicenda Finmeccanica. Il sospetto è condiviso, il fatto che il Ministro della difesa di New Delhi abbia sbloccato l'accordo commerciale da 300 milioni di euro con la Wass di Livorno per la fornitura di siluri ad alta tecnologia c'entra qualcosa con la consegna dei nostri soldati ? Gli affari sono più importanti delle vite umane, signori Ministri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Pretendiamo inoltre che il documento scritto dal Ministero degli esteri indiano che attesta che non ci sarà la pena di morte per i nostri militari e che ha visionato il sottosegretario de Mistura sia reso pubblico immediatamente, chiarendo ogni dubbio sulla sua reale esistenza.Pag. 25
  Per concludere vogliamo sapere chi ha avuto l'originale intuito di ideare, proporre e articolare questo tipo di soluzione maldestra, ambigua, furbastra e caratterizzata da doppi, tripli e quadrupli giri di valzer.
  Chi ha avallato tutto ciò ? Chi ha avallato, tra le nostre autorità diplomatiche, militari e politiche, questa meravigliosa strategia che, tra parole date e ritirate, promesse fatte e non mantenute, impegni scritti e rinnegati, ha sacrificato la libertà e – non sia mai – la vita stessa di due soldati obbedienti agli ordini ricevuti ? Comportamenti del genere enfatizzano, purtroppo, le convinzioni, sbagliate, di chi all'estero ci riconosce soltanto come mafia, intrallazzi e irresponsabilità, come anziani corteggiatori di nipoti di Capi di Stato esteri, come aguzzini, diretti o indiretti, di dittatori in fuga che pensavano di potersi fidare dei loro baciamano amici italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
  Comportamenti del genere mettono in pericolo la vita di tanti altri nostri connazionali e diplomatici in India e nel mondo, oggi accusati ingiustamente e indiscriminatamente di essere inaffidabili. Approfittiamo, inoltre, di questo intervento per ricordare al Governo che gli oltre 2.900 nostri connazionali detenuti all'estero meritano la stessa attenzione istituzionale e anche mediatica riservata ai nostri fanti di Marina. Chi ha avallato ha fatto perdere la faccia all'ambasciatore Mancini e ha gettato discredito sul nome dell'Italia nel mondo. Chi ha avallato, signori Ministri, è responsabile e chi è responsabile deve andare a casa. Accogliamo con soddisfazione le sue dimissioni.
  Noi siamo nuovi, signori Ministri, siamo nuovi e siamo giovani. Ci siamo chiesti, in questi primi giorni di lavoro, se saremo all'altezza del compito che il popolo ci ha affidato. Beh, se voi siete i tecnici, se voi siete i cosiddetti esperti, non abbiamo dubbi che i cittadini nelle istituzioni sapranno fare molto meglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, confesso di essere venuto a questo dibattito fortemente condizionato dall'appello che il marò Latorre ci aveva rivolto, però devo dire che quell'appello probabilmente avrebbe potuto avere una risposta al suo livello se, in questa sede, onorevoli Ministri, fosse venuto immediatamente il Presidente del Consiglio, che sapeva perfettamente le contraddizioni e i problemi che c'erano tra gli stessi Ministri, al punto tale che noi abbiamo assistito ad uno spettacolo che mai si è verificato nella storia della Repubblica, di un Ministro degli esteri costretto a dimettersi per l'esistenza di un dissenso profondo rispetto al suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e del deputato La Russa). Allora, devo dire che il Presidente del Consiglio è il responsabile dell'attività del suo Governo e il Presidente del Consiglio ci è stato detto che verrà domani. Il Presidente del Consiglio probabilmente avrebbe evitato molte cose se avesse avuto il coraggio di metterci la faccia oggi, di venire oggi in Parlamento e di assumersi tutte le responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e del deputato La Russa). Infatti, il Presidente del Consiglio ha incontrato i marò quando essi sono rientrati, il Presidente del Consiglio ha utilizzato questo incontro anche in una chiave un po’ elettorale. Il Presidente del Consiglio doveva venire oggi a rendere al Parlamento il senso di una contraddizione profondissima, che si è manifestata e che si è espressa e di cui lui era perfettamente a conoscenza.
  Vedete, il nodo ed il problema di fondo è rappresentato da questo punto di contraddizione profondissima: amici del Governo, quando si imbocca una strada, la si porta fino in fondo; se si decide di cambiarla, Pag. 26la si cambia fino in fondo. Voi, purtroppo, il Governo, purtroppo, è andato a zigzag, ha espresso una linea, ossia quella di fare i conti con l'India in un certo modo, addirittura facendo ritornare i nostri connazionali la prima volta che sono venuti.
  Ha rovesciato questa linea e in questo rovesciamento ci poteva essere un punto significativo: le quattro questioni che il Ministro degli esteri ci ha detto che dovevano essere garantite e che, poi, non sono garantite. E malgrado quest'assenza di garanzia, si è tornati alla via originaria.
  Ebbene, andare a zigzag si rischia di andare a sbattere e di questo non è responsabile il Ministro degli esteri o anche, per la sua parte, il Ministro della difesa. È responsabile il Presidente del Consiglio, che si deve assumere le responsabilità di tutto un percorso a zigzag che ha rappresentato il punto più basso nella presenza internazionale del nostro Paese, per di più realizzata in un momento nel quale noi dobbiamo tutelare la vita di due militari italiani. Questo è il nodo e questo è il punto. E da questo punto di vista consentitemi anche di ricordare il fatto che, come dire, penso certe volte con raccapriccio a cosa sarebbe successo se il Governo Berlusconi fosse andato incontro ad un infortunio del genere. Ricordo che su due vicende assai delicate che hanno riguardato i rapimenti quel Governo ne è uscito con onore (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Ne è uscito in termini tali che non ha determinato nessun problema per quello che riguardava la credibilità dell'Italia.

  ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Ma va !

  FABRIZIO CICCHITTO. Quindi, a proposito degli slogan che noi abbiamo sentito molte volte nel corso di questi mesi sulla credibilità internazionale dell'Italia, non ci sembra che questo Governo concluda il suo lavoro al massimo livello di credibilità, in una situazione in cui il Ministro degli esteri è costretto a dimettersi, in una situazione nella quale non abbiamo nessuna garanzia per quello che riguarda i nostri connazionali che stanno in India, in una situazione nella quale, diciamo così, abbiamo fatto tutto e il contrario di tutto.
  Voglio anche aggiungere un altro dato, rispondendo all'onorevole Pistelli, nel senso che in primo luogo la legge n. 130 da cui deriva tutto questo, che fu approvata il 2 agosto 2011, è una legge che ha avuto un'approvazione amplissima, una legge di iniziativa parlamentare che ha avuto, nella precedente Aula di Montecitorio, 493 voti favorevoli e che, quindi, non è a carico del precedente Governo semplicemente, ma è a carico di tutto il Parlamento, che fece una scelta, una scelta che può essere discussa ma è una scelta che non ha riguardato una parte ma ha riguardato tutto il Parlamento.
  Aggiungo un altro dato e questo è un interrogativo che io pongo, così come altri interrogativi sono stati posti poco fa dal rappresentante del gruppo del MoVimento 5 Stelle. Sulla base di procedure che vedono, per quello che riguarda le navi, due autorità, l'autorità rappresentata dal comandante della nave e della società armatrice, ma anche l'autorità di chi comanda il nucleo operativo presente sulla nave, il quale a sua volta si pone in contatto con il Ministero della difesa e con la Marina, a noi risulta che la decisione, certamente sbagliata, che è alle origini di tutta questa vicenda, quella di ritornare nel porto, non è stata una decisione presa soltanto dall'armatore e dal comandante della nave, ma è stata una decisione presa, o comunque coperta e condivisa, anche dal centro operativo della Marina e quindi, come dire, non c’è stato, onorevole Pistelli, un errore derivante da norme abborracciate. C’è stato un errore, casomai, che è stato commesso anche a livello del Ministero della difesa.
  Dopo di che, io sono d'accordo con l'onorevole Pistelli che tutta questa vicenda, che vede esposti tuttora in molte navi dei militari italiani, vada regolata in un modo assai preciso.
  Nel senso cioè che, se noi abbiamo dei militari su delle navi, ebbene le decisioni, Pag. 27non soltanto sul terreno operativo militare, ma anche su un terreno più generale, non possono essere prese dall'armatore, ma vanno prese invece dalla Marina e dai militari che sono presenti sulle navi, perché attengono ad una vicenda che non è la vicenda normale della guida di una nave, ma va al di là, visto il servizio che lo Stato fa, peraltro remunerato in modo assai sobrio, per usare una parola oggi di moda. Quindi da questo punto di vista siamo di fronte ad una situazione che va cambiata. Ma io ho anche due altre domande da porre, perché il problema è dello sbocco, del risultato, della possibilità di salvare non solo due vite umane, ma – consentitemi – anche di far sì che queste vite umane non siano oppresse dal carcere in termini assolutamente pesanti. Le domande che io porrei, ma non siamo nelle condizioni e nel contesto di porle, sono due. Noi possiamo andare incontro e risolvere i problemi dei nostri connazionali, in primo luogo, attraverso questo tribunale speciale, che mi auguro sia un tribunale speciale in senso evolutivo e non un tribunale speciale in senso involutivo. In secondo luogo, visto che noi nell'agosto del 2012 abbiamo approvato un accordo tra Italia e India sul trasferimento delle persone condannate, ebbene questo è un altro modo per venire incontro all'appello che ci ha fatto ieri il marò Latorre ? Ecco queste sono alcune questioni che avrebbero potuto essere discusse e confrontate in un clima diverso se il Presidente Monti avesse avuto il coraggio di assumersi le sue responsabilità, di non scaricarle su un paio di Ministri e fosse venuto oggi qui, vista l'entità del problema e l'importanza del tema, a misurarsi con il Parlamento dicendo quella che era la linea del Governo e non quella di singoli Ministri (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e del deputato La Russa – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rossi. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, signori Ministri, onorevoli colleghi, risulterebbe a questo punto troppo facile evidenziare gli errori o le errate valutazioni che sono stati commessi in una vicenda che – ci auguriamo – da farsa non debba mai assumere i toni di una tragedia. Non dimentichiamo nemmeno noi che tutto ha origine dall'inganno con il quale le autorità indiane hanno indotto l’Enrica Lexie a rientrare dalle acque internazionali, rendendo così possibile l'arresto dei nostri marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Non vogliamo nemmeno sottovalutare gli sforzi che sono stati condotti per arrivare al termine di questa vicenda, sforzi che, stante il risoluto diniego ovvero l'impossibilità di sottrarre il caso alla giustizia indiana, sono riusciti comunque ad ottenere la costituzione di una Corte speciale, unica nell'ordinamento giudiziario indiano. Ciononostante, al di là delle spiegazioni fornite dai Ministri interessati, risulta evidentemente poco comprensibile il perché si sia optato improvvisamente per un'azione di forza, senza avere preventivamente costituito un deciso supporto internazionale sull'ipotesi, per poi prendere la successiva decisione di far rientrare invece i nostri militari, una decisione che evidentemente è stata da tutti, e non poteva essere altrimenti, interpretata come un'incredibile soggezione nei confronti dell'India non appena questa ha protestato, una decisione che non ci ha fatto riacquistare credibilità internazionale e che ha fatto sollevare giustamente il mondo in divisa, dal Capo di Stato maggiore della difesa ai capi di Stato maggiore di Forze armate, agli organismi che rappresentano il personale militare. Ci chiediamo però se il punto cruciale della nostra discussione di oggi debba essere la ricerca delle responsabilità o l'analisi della situazione che si è venuta a determinare, per cercare di capire invece quali sono le strade da intraprendere con urgenza per riportare a casa i nostri marò.
  Noi preferiamo la seconda strada, supportati, in questo, proprio dall'ultimo appello dei nostri militari, che invitano alla coesione politica per porre fine alla vicenda e a non continuare con sterili rimpalli di responsabilità politiche.Pag. 28
  A tal fine, riteniamo che occorra continuare a chiedere con forza la restituzione dei due sottufficiali alla giurisdizione nazionale e, soprattutto, che occorra operare presso tutti gli organismi internazionali che possono essere parte attiva... Chiederei la stessa attenzione che è stata prestata agli altri deputati (Applausi).

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Rossi.

  DOMENICO ROSSI. A tal fine, riteniamo che occorra continuare a chiedere con forza la restituzione dei due sottufficiali alla giurisdizione nazionale e, soprattutto, che occorra operare presso tutti gli organismi internazionali che possono essere parte attiva o costituire movimento di opinione nella questione, affinché si mobilitino per arrivare ad una corte o ad un arbitrato internazionale.
  Ma ciò non basta ! Non basta perché, tra l'altro, nessuno ha chiarito finora che cosa accadrà se i due marò verranno effettivamente condannati, ancorché possano rientrare in Italia per scontare la pena. Gli faremo scontare in carcere la condanna ? Li rimuoveremo dal grado, provvedimento previsto a seconda della durata e della tipologia della condanna ? Gli leveremo lo stipendio ?
  E se è vero che le nostre procure militari e quella ordinaria hanno in corso provvedimenti riguardo ai nostri marò, questi provvedimenti sono aggiuntivi o sostitutivi di quanto si sta svolgendo in India ? A tutte queste domande non è stata data risposta. Dobbiamo riflettere su questi aspetti, anche per evitare che si aggiunga al danno anche la beffa; quindi, potrebbe essere necessario – invito tutti a riflettere – cambiare la normativa vigente con urgenza.
  Ma vi è un altro punto su cui invitiamo tutti a riflettere. Siamo sicuri che quanto successo ai nostri marò non possa accadere agli altri 10 mila nostri militari impegnati nei vari teatri operativi ?
  Ricordiamoci che i nostri militari chiedono su questo risposte esaustive. Guardano sbigottiti a ciò che è accaduto e non si sentono più salvaguardati dalla normativa esistente. Un approfondimento, come chiesto da più parti, sulle regole e sulla catena di comando è un atto dovuto nei confronti di queste persone, che rischiano, con il proprio senso del dovere, la vita tutti i giorni (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
  Infine, l'ultimo aspetto, quello che forse costituisce la lesson learned principale di questa vicenda: l'esempio che i due marò hanno dato al nostro Paese, un esempio di etica, di professionalità, di senso dello Stato, un esempio concreto di quello che significa specificità della professione militare.
  Invito questo Parlamento, tutti quanti noi, a ricordarsi di questo esempio della parola «specificità», finora rimasta assolutamente priva di concretezza, quando si parlerà di trattamento economico, di trattamento giuridico, di profili di carriera, di pensioni del personale in divisa, quando qualcuno, come sempre è avvenuto, tenderà a generici appiattimenti con la pubblica amministrazione e parlerà genericamente di privilegi da eliminare.
  L'esempio dei nostri marò e io saremo qui a ricordarvi che cosa significa specificità della condizione militare. Dobbiamo, da ultimo, riflettere sul fatto che sulla vicenda, oltre alle preoccupazioni espresse dall'organismo della rappresentanza del personale militare, sono intervenuti con toni fermi i vertici delle Forze armate.
  Ciò non è da addebitare solo alla rilevanza del caso in esame, ma è anche la conseguenza della grave e ripetuta disattenzione che le Forze armate e le forze di polizia hanno ricevuto negli ultimi anni. È il caso di prendere spunto da questo esempio di obbedienza di servitori dello Stato che hanno lasciato le loro famiglie e i loro figli per tenere alta l'onorabilità di questo Paese, per chiederci quanti si sarebbero comportati come loro senza avere un obbligo di legge.
  Ciò tenuto conto che in Italia non c'era un provvedimento di restrizione nei loro confronti né sussiste obbligo di estradizioni verso l'India (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).Pag. 29
  Occorre quindi capire l'essenza di questa etica per comprendere che occorre ricercare congiuntamente e con forza in tutte le direzioni la soluzione per Salvatore e Massimiliano, ma anche dare risposte a questo mondo da troppo tempo trascurato e disilluso dai governi precedenti, da quelle stesse persone che oggi si sono gettate politicamente su questa vicenda per cercare di riacquistare una credibilità gravemente incrinata, se non persa (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
  E per ultimo, da deputato, ma ancor di più da ex Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito, ho apprezzato e apprezziamo le sofferte dichiarazioni del Ministro della difesa. Esprimo invece delle perplessità su quelle date dal Ministro degli esteri perché ci saremmo eventualmente aspettati che lei le avesse date nel momento della decisione collegiale e non con una evidente spettacolarizzazione delle stesse in questa Aula. (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà – Dalle tribune del pubblico si grida: «Riportate a casa mio marito !» – Applausi).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Ho notato dei colleghi che fanno fotografie in aula. Questo è contrario all'interpretazione, finora stabilita, del Regolamento. La inviterei a richiamarli e ad impedire che questo continui.

  PRESIDENTE. La ringrazio. La questione sarà sottoposta all'Ufficio di Presidenza. Comunque, ecco, richiamo tutti al rispetto delle regole. Grazie.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, deputate e deputati, Signori Ministri ed ex Ministri, è con grande preoccupazione, angoscia, stupore che oggi interveniamo. Pensavamo di discutere su una informativa urgente e invece abbiamo assistito a un atto inaudito, una vera e propria fuga dalle responsabilità e un modo di mettere sotto i piedi le istituzioni e una funzione istituzionale. (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).
  Lei ora andrà al Senato, caro Ministro Terzi, non sappiamo se da ministro in carica o da ministro dimissionario. Non era mai accaduta una situazione del genere. Abbiamo assistito attoniti nel corso delle ultime settimane a una impressionante sequenza di colpi di scena che hanno animato e seriamente compromesso i rapporti tra due Paesi storicamente amici, l'India e l'Italia.
  Signor Ministro, si è giocata una partita a poker sulla pelle dei marò, senza che questa avesse un esito certo e una possibile via d'uscita che garantisse verità e giustizia.
  La credibilità internazionale dell'Italia è scivolata sempre più in basso. Il nostro Paese non riesce più a svolgere la funzione che merita e la crisi diplomatica che si è scatenata ne è soltanto l'ultimo episodio.
  Oggi ascolto con un certo stupore le parole dei colleghi della destra, quella delle pacche sulle spalle, quella della diplomazia fondata sulle battute impronunciabili.
  Onorevole Cicchitto, lei ha parlato di onore. Dove finì quell'onore quel drammatico 4 marzo 2005, quando un leale, straordinario servitore dello Stato, Nicola Calipari, morì per salvare la vita alla giornalista Giuliana Sgrena ? (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Scelta Civica per l'Italia)
  Noi vogliamo che torni l'Italia migliore, quella delle mediazioni alte, del dialogo tra i popoli, della riforma e dell'allargamento del Consiglio di sicurezza dell'ONU, non i propulsori di una presunta guerra di civiltà. Purtroppo questa volta, in questa guerra, ci sono di mezzo le persone in carne ed ossa: i militari a bordo dell'Enrica Lexie accusati di omicidio, Latorre e Girone, che meriterebbero un giusto processo Pag. 30e non speculazioni propagandistiche, caro Ministro De Paola, con tutto il corredo di retorica militarista a cui abbiamo assistito in questo dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).
  Ma vogliamo anche ricordare i nomi che nessuno pronuncia mai, quelli delle due vittime indiane del peschereccio St. Antony, Selestian Valentine e Ajesh Pink (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle). Lo facciamo perché siamo indignati, indignati, dalle parole ottuse di un sindaco di una città del nord, che confonde in queste ore la giustizia con la vendetta ed il diritto con la rappresaglia.
  Il militare Latorre, non più tardi di ieri, ha inviato un e-mail ad un noto giornalista, facendo appello a tutto il Parlamento affinché cessino le divisioni e si apra una fase di collaborazione per risolvere questa tragedia. Noi siamo una forza politica responsabile e vogliamo attivare tutte le nostre energie per giungere ad una soluzione positiva, perché siamo convinti che sia giusto offrire una risposta alle famiglie dei marò detenuti a Nuova Delhi. Tuttavia, per noi «responsabilità» corrisponde e coincide con le parole verità e rispetto degli accordi e, dunque, siamo obbligati a fare considerazioni di merito e anche a porre domande scomode.
  Per quale motivo avete sottovalutato un dato noto a qualunque studente di diritto che abbia sostenuto un esame di diritto comparato, ovvero che in un Paese con cultura giuridica anglosassone la parola data è centrale e decisiva nel giudizio della corte ? Perché per giorni abbiamo assistito ad un inquietante balletto di rassicurazioni sulla mancata applicazione della pena di morte, che tuttora vige in quel Paese, ed invece non si è mai fatto riferimento alla sentenza della nostra Consulta del 1996, che ha imposto di non consegnare il reo ad un Paese dove esiste la pena capitale ? Il caso riguardava gli Stati Uniti e come è possibile che molti valenti giuristi che collaborano con lei non glielo abbiano riferito ? Perché si è lasciata scivolare ulteriormente la situazione senza mai coinvolgere realmente l'Unione europea e la comunità internazionale, quando il caso dei marò ha invaso per settimane tutti i mass media del mondo e le riviste specialistiche ? Perché, nonostante sia stato concluso nel 2012 il Trattato di amicizia tra India ed Italia anche sul trasferimento delle persone recluse, non è dato sapere se esso sia già operativo e, dunque, se sia possibile far valere la giurisdizione italiana ? Perché si è dato credito ad una controperizia, quella del presunto ingegner Di Stefano, viziata da dati incompleti, costruita su dichiarazioni inattendibili e probabilmente condizionate da valutazioni politiche parziali e forse ispirate ad un malcelato sentimento di superiorità occidentale nei confronti di un Paese che è la terza potenza economica globale ?
  La pirateria marittima non è da anni soltanto un portato della letteratura per ragazzi. È una grande questione economica, che nasce dalla dissolvenza di Stati nazionali come la Somalia e dall'incremento di traffici commerciali, originato da processi impetuosi di globalizzazione. Non cito i dati, ma dico questo: le stesse imprese italiane sono estremamente preoccupate delle implicazioni che la vicenda dei marò possa produrre negli scambi commerciali, che tra il 1991 ed il 2011 sono cresciuti di dodici volte, con un volume complessivo di 15 miliardi di euro, in particolare nei settori della cantieristica e della difesa.
  Occorre dunque modificare la legislazione antipirateria e specificare meglio, a partire dall'articolo 5 del decreto-legge n. 107 del 2011, quale sia la catena di comando sulle navi civili con a bordo i militari. Noi siamo convinti da anni, come tra l'altro sostengono anche molti armatori, che sia necessario superare l'idea stessa di militarizzazione delle imbarcazioni e che sia necessario provare a seguire altre vie per evitare che possano consumarsi ulteriori episodi come quello indiano, di cui la destra italiana è la prima responsabile, perché la legge che ha determinato questo l'avete fatta voi e oggi Pag. 31noi siamo costretti a tirare da lì i due marò, per i vostri errori e le vostre responsabilità, perché avete fatto in modo che le Forze armate si trasformassero in contractor sulle navi e sulle imbarcazioni private. (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).
  Si è modificata la legge e vogliamo cambiarla, vogliamo cambiarla profondamente e occorre rendere più chiara e più nitida la legislazione. Inoltre, lo diceva il collega Pistelli, e vado rapidamente a concludere, è necessario che si attivino tutti i canali, che si proceda davvero, non a un arbitrato internazionale, ma a una mediazione di alto livello per comprendere che oggi non abbiamo soltanto l'esigenza di salvare due persone, ma di ridare una politica estera a questo Paese, dopo che per anni ci hanno raccontato solo le barzellette. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, Ministri, non sono certamente le dimissioni del Ministro Terzi, dimissioni doverose e opportune, a modificare il nostro giudizio e il nostro pensiero sull'operato di questo Governo, un operato fallimentare e assolutamente dannoso per le sorti del nostro Paese, anche con riferimento a questa vicenda.
  Ministro Di Paola, noi abbiamo ascoltato il suo intervento, ma non abbiamo udito dalle sue parole le scuse, e le scuse sue e del Governo con riferimento alla gestione di questa vicenda, una gestione approssimativa, una gestione scellerata, che si è tramutata in una tragedia che ha gettato nel ridicolo, nella vergogna, nell'imbarazzo, nello sconcerto più totale il nostro Paese, le nostre istituzioni, la nostra diplomazia, minando indiscutibilmente la credibilità del Paese a livello internazionale. Non vi siete assunti, in modo particolare lei, Ministro Di Paola, la responsabilità politica della gestione della vicenda, vicenda che avete gestito con una dose di approssimazione e di superficialità, nonché di incapacità, assolutamente preoccupante.
  Eravate, e lo sarete fortunatamente per il Paese ancora per pochi giorni, i tecnici, i migliori, i professori, le eccellenze del Paese, siete stati scelti per la vostra preparazione, per la vostra esperienza sul campo, per la vostra professionalità, per la vostra presunta capacità di gestire situazioni complicate e complesse, anche come questa, vi siete rivelati i peggiori, impreparati, danneggiando e gettando nel ridicolo l'immagine complessiva del Paese.
  Avevate, qualche settimana fa, pomposamente affermato che avreste trattenuto i marò in Italia, probabilmente perché vi era una campagna elettorale alle porte e bisognava ottimizzare rispetto all'opinione pubblica e rispetto agli elettori questo risultato, e poi i due marò li avete miseramente scaricati, abbandonandoli al proprio destino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Avete ingannato il Paese, avete tramutato una vicenda militare e diplomatica delicata, ma anche una vicenda dai caratteri umani particolari, in una farsa grottesca e ridicola.
  Di farsa ha parlato anche il capo di Stato maggiore della Difesa, l'ammiraglio Mantelli, e il Cocer interforze, che saluto per la presenza, ha espresso profondo sconcerto e amarezza per l'incomprensibile decisione del Governo italiano di rimandare in India i due fucilieri di marina. Posizioni dure, posizioni durissime, comprensibili, giustificate, mai assunte in passato contro un Governo, che devono quantomeno indurre, se non il Ministro Terzi dimissionario, se non il Ministro Di Paola, che è qui presente, quanto meno il Capo dello Stato, il Capo del Governo, che verrà domani in Aula, a riflettere e a rendere conto di quanto sta accadendo.
  Pertanto netta, chiara e perentoria è la censura, è la condanna che il gruppo della Lega Nord riversa sui Ministri, sul Governo tutto e sul Presidente del Consiglio Monti nella gestione complessiva di questa vicenda. Il Ministro Monti inevitabilmente Pag. 32non può sottrarsi alle proprie responsabilità e che si prenderà domani nell'Aula.
  Avevate due missioni da compiere al momento del vostro insediamento quindici mesi fa: rilanciare la politica economica interna del Paese, fare crescita e sviluppo e recuperare la presunta credibilità persa a livello europeo e internazionale. Avete miseramente fallito in entrambe le missioni e su entrambi i fronti. Sul piano interno, oggi, il Paese e il nord del Paese, in particolare, stanno decisamente peggio di quindici mesi fa. I fondamentali economici sono drasticamente peggiorati, così come la posizione reale di famiglie, imprese e lavoratori. E sul piano internazionale questa vicenda lancia e lascia ombre preoccupanti, vergognose e drammatiche, di discredito sulla credibilità complessiva del Paese.
  La Lega Nord è l'unica forza politica in quest'Aula, oggi e nel passato, che non vi ha mai concesso fiducia. Non vi abbiamo mai sostenuto. Non abbiamo mai votato nessuna delle cinquanta fiducie e passa che avete posto all'attenzione del Parlamento. Abbiamo più volte richiesto le vostre dimissioni, sia come Governo complessivamente che come singoli Ministri. Abbiamo più volte denunciato le vostre incapacità. Abbiamo più volte denunciato che rappresentavate un danno per il Paese e non la salvezza del Paese, e la vicenda dei marò, purtroppo, nella sua grottesca evoluzione e conclusione è la migliore, anzi, purtroppo la peggiore fotografia e la cartina al tornasole della vostra incapacità di Governo e di risolvere i problemi dei cittadini. Vi contestavamo quindici mesi fa, non ci fidavamo di voi quindici mesi fa, non ci fidiamo e vi contestiamo oggi, anche alla luce di quanto accaduto in quest'Aula. Un Governo diviso, un Governo che mostra divisioni e differenze al proprio interno, che sono apparse in maniera drammaticamente lampante nell'Aula del Parlamento.
  Avete sbagliato tutto, con il tragico risultato, però, che a causa delle vostre incapacità e dei vostri imbarazzanti e imbarazzati tentennamenti, atteggiamenti, divisioni e contraddizioni oggi due ragazzi, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, due elementi scelti, due eccellenze delle nostre Forza armate, a cui va la nostra vicinanza e il nostro senso di gratitudine per la dignità con cui stanno affrontando questa vicenda, che noi abbiamo inviato sulle navi mercantili italiane a difendere dalla pirateria internazionale, sono oggi nelle mani di un Paese divenuto ostile a causa della vostra incapacità diplomatica, che li giudicherà a propria discrezione, mettendo a rischio addirittura la loro vita. Avete – ripeto – sbagliato tutto. È innegabile che la controparte indiana abbia giocato d'inganno, attirando in porto l’Enrica Lexie e facendo scendere i marò su territorio indiano; ma è altrettanto evidente che nell'ambito, difficile, in cui si applica il diritto internazionale ciascuno Stato deve rivendicare la propria forza, le proprie ragioni e la propria credibilità con comportamenti coerenti, non sperando o semplicemente auspicando la clemenza o il buon cuore della controparte. Questo Governo non ha mai assunto una posizione ferma e oggi abbiamo capito il perché: era un Governo diviso sulle posizioni da assumere. Mai una posizione ferma che la situazione richiedeva e che, peraltro, poteva ben ancorarsi tanto alle norme di diritto internazionale in merito alla giurisdizione territoriale quanto alle immunità di funzione dei militari. Dilazioni, rinvii, tentennamenti, dubbi, incertezze, divisioni, contraddizioni.
  Appare evidente che i ministri e i sottosegretari di questo Governo, nel rapportarsi all'India, si siano preoccupati molto di più della qualità del vitto e dell'alloggio, del menù, dei nostri marò Latorre e Girone, anziché procedere speditamente e rapidamente con determinazione e coerenza per riportarli alle loro case, com’è giusto che fosse. Ancora non è chiaro, nemmeno dopo questa informativa e nemmeno dopo l'intervento del Ministro Terzi o dell'ex Ministro Terzi, quali siano stati i veri motivi che hanno portato all'ultimo dietrofront del 21 marzo, a poche ore dalla scadenza della licenza di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone Pag. 33dopo aver pubblicamente affermato, e anche con enfasi, che non sarebbero mai stati riconsegnati all'India.
  Cari ministri, abbiamo ascoltato e abbiamo preso atto delle dimissioni e prenderemo atto domani di quello che il Presidente Monti dirà. Ovviamente, chiederemo le dimissioni del Presidente Monti. Abbiamo ascoltato la ricostruzione dei fatti, ciò che manca, però, dalle vostre parole, quello che non abbiamo udito dalle vostre parole, è la soluzione a questa vicenda. Cosa proponete (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ? Cosa avete intenzione di fare per riportare a casa i nostri due marò ? È evidente, è palese che scaricate impunemente e irresponsabilmente, da pavidi, la gestione di questa infamante vicenda per il nostro Paese sul prossimo Governo, qualunque esso sarà e se ci sarà, e, quindi, anche per questo motivo, anche per gestire e risolvere il problema che voi avete creato e che non siete stati in grado di gestire, serve un Governo forte, un Governo stabile, un Governo politico, perché la gestione dei tecnici, anche su questa vicenda, è stata totalmente fallimentare e anche per recuperare la dignità perduta del Paese e, soprattutto, per riportare a casa, all'affetto delle proprie famiglie, i due marò.
  Noi, la Lega Nord, faremo la nostra parte. La Lega Nord – e concludo –, indipendentemente dal ruolo che avrà nello sviluppo dei prossimi scenari politici, risponde con serietà e con spirito di responsabilità all'accorato appello di unità lanciato ieri dai marò e contribuirà in modo responsabile e serio a trovare una via di uscita decorosa, degna e che, in particolare, riporti a casa due valorosi militari, ma, soprattutto, due uomini fedeli ai valori del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capelli. Ne ha facoltà, per tre minuti, Deve premere il bottone.

  ROBERTO CAPELLI. Già fatto, grazie. È l'imbarazzo del mio primo intervento, perciò capirà un po’ di...

  PRESIDENTE. Capisco.

  ROBERTO CAPELLI. Onorevole Presidente, mi permetto di ricordare a chi ha più volte citato i due nostri fucilieri, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, cosa hanno chiesto a questo Parlamento, cosa hanno chiesto a questo Governo nel loro appello: «Non ci serve sapere di chi è la colpa, unite le forze e risolvete questa tragedia». Non mi sembra che questo Parlamento abbia risposto a questo appello (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico e di deputati del gruppo Partito Democratico). Per l'ennesima volta ha preso il sopravvento lo scontro politico, la ricerca della prevaricazione politica, la ricerca della propria ragione a discapito della ragione altrui nella formazione di un nuovo Governo, unitario o non unitario. Se il cittadino del MoVimento 5 Stelle mi consente di avere la patente di cittadino, nuovo, di questo Parlamento e, quindi, di esprimermi da cittadino e da rappresentante dei cittadini, mi permetto di dire che sto pensando a quale serenità d'animo possono avere le nostre Forze armate, le famiglie dei due marò, nell'aver assistito a questo dibattito, in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico e di deputati del gruppo Partito Democratico).
  Credo che le nostre Forze armate meritino maggiore considerazione e maggior rispetto quelle famiglie e quelle due persone accostate necessariamente – certo, capisco – ai problemi economici, agli scambi commerciali, alla necessità di stare nel mondo, in questo mondo però che io rigetto e rifiuto. Per me prima viene l'uomo, viene la persona (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Centro Democratico e Partito Democratico) e dopo vengono anche gli affari di quei signori che, a spese dello Stato, difendono le loro navi e consegnano come prezzo di scambio i nostri militari per salvaguardare i loro prodotti ed i loro affari.
  Bene, se questo è, Presidente, io chiedo al Ministro Terzi, da uomo, da persona: Ministro, io avrei apprezzato, sarebbe stato apprezzabile prendere conoscenza Pag. 34delle sue dimissioni il 22 marzo, non oggi. Quel giorno doveva dimettersi (Applausi), in quel momento, in sede di discussione di Governo, non in quest'Aula e utilizzando quest'Aula. E, bando alla retorica, bando, cacciamo via la retorica da quest'Aula, io pongo una domanda aggiuntiva a quella del cittadino del MoVimento 5 Stelle: voglio, voglio fortissimamente, voglio sapere cosa sarà dei nostri due militari, quando torneranno a casa e chi si assumerà la responsabilità non della loro sorte ma della loro vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  IGNAZIO LA RUSSA. No, non è il mio primo intervento, quindi non è un motivo di imbarazzo. Onorevole Presidente, onorevoli Ministri, questo dibattito – ho solo tre minuti, cercherò di andare in estrema sintesi – non può esser occasione di polemica. Mi è spiaciuto che Pistelli, e peraltro con un intervento che faceva un pochino trasparire l'ignoranza della materia, perché non sa che quella legge è stata approvata in maniera bipartisan ed era di iniziativa parlamentare, ma non importa.
  Questo dibattito riguarda neanche soltanto la sorte dei due militari, caro Ministro della difesa lei lo sa meglio di me, perché come col Ministro degli esteri io ho più volte avuto l'onore di avere con voi colloqui personali e telefonici sulla materia. Il vero problema è che questa questione è stata affrontata sin dall'inizio come una vertenza tecnico-giuridica piena di sofismi, di interpretazioni. Questo Governo si è rifiutato, nella indifferenza generale dell'intero sistema Italia, con qualche eccezione, di considerarla una questione prioritaria di interesse nazionale e di dignità nazionale. Affrontarla solo in punta di diritto, e ve lo dice un avvocato, non poteva che portare a questo disastro. Ed è per questo, ministro Terzi, noi non siamo nella stessa parte politica e io non sono mai stato tenero con il Governo di cui lei fa parte, ma io la ringrazio invece per aver scelto proprio il Parlamento per manifestare in maniera chiara la sua contrarietà all'atteggiamento, che a mio avviso è dipeso molto da motivi estranei alla vertenza vera e propria, con cui si è deciso ancora una volta di sacrificare i due militari e la dignità dell'Italia e di cambiare ancora una volta e rimandare, come un pacco postale, i due marò in India.
  Ringrazio anche lei, Ministro della difesa, perché è chiaro che la sua formazione militare non poteva che imporle quello che lei ha detto e ha fatto. Non posso ringraziare il sistema Italia, il Governo, il Presidente del Consiglio, che aveva il dovere, il dovere di considerare questa vicenda come una vicenda non della quale occuparsi solo nei momenti di emergenza e di eccezionalità, adesso perché è successo quello che è successo, ma in ogni minuto. E ancora oggi noi non sappiamo, neanche dopo la vostra audizione...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  IGNAZIO LA RUSSA. Non sappiamo chi diede quell'ordine di far rientrare la nave nelle acque territoriali indiane, così come la vostra correttezza ci ha impedito di capire chi ha dato l'ordine e ha costretto, perché cinque ore ci sono volute per convincerli i due militari a dire ancora una volta «obbedisco» e a tornare nelle fauci di chi li tiene comunque prigionieri, anche se in una prigione dorata.
  Io mi auguro, cari colleghi, che ci sia il ricorso all'Unione europea, alla NATO e all'ONU, perché ci sono gli argomenti giuridici perché questa vicenda ci veda protagonisti in quelle sedi. Ma mi auguro, soprattutto, che si smetta di girare la faccia dall'altra parte e di far finta che è un problema che non ci interessa e si cominci a considerare questione di dignità nazionale una vicenda di fronte alla quale io mi inchino, come mi inchino di fronte ai familiari, che stanno dimostrando, almeno loro, un'enorme grande dignità della quale li ringrazio (Applausi di deputati del gruppo Misto).

Pag. 35

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori perché volevo comunicarle che siamo in fase di costituzione della componente politica del Partito socialista italiano all'interno del gruppo Misto e proprio perché in fase di costituzione le chiediamo di poter fare alcune brevissime considerazioni sulle comunicazioni del Ministro degli affari esteri.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, signor Ministro degli affari esteri, lei mi ha facilitato il compito presentando le dimissioni, che io intendevo chiederle. Chiedere le dimissioni di un Ministro è sempre francamente spiacevole, perché vuol dire che ci si trova di fronte ad una vicenda grave che intacca profondamente la credibilità del Governo e quindi del Paese. Temiamo che la vicenda dei marò, a cui va tutta la nostra vicinanza, difficilmente troverà una soluzione giudiziaria che soddisfi le due parti, dato lo stato delle relazioni tra Italia e India.
  Non vi è dubbio che a fronte di questa vicenda vi sia una normativa poco chiara, lacunosa, nel definire la catena di comando a bordo delle navi su cui vi sia una scorta militare. Di certo, portare la nave nel porto indiano è stato un errore gravissimo che ne ha innescati altri, così come non vi è dubbio che le autorità indiane abbiano adottato comportamenti censurabili, a partire dall'inganno con la quale la nave Enrica Lexie è stata portata nel porto di Kochi. Però, signor Ministro, il nostro giudizio sulla sua gestione della vicenda è severo: da una parte, le autorità indiane con le loro inadempienze e comportamenti scorretti, certamente, ma dall'altra noi con le nostre buone ragioni che non siamo stati capaci di far valere in modo efficace. Lei ha pensato di trovare una soluzione con un blitz, ma un blitz che ha sottovalutato le conseguenze commerciali, umane, politiche, perché noi dobbiamo pensare sia alle commesse ma anche ai cittadini italiani sotto giudizio in India, alle coppie in attesa di adozione, ai voti persi in future votazioni dell'ONU. A tutte queste cose bisognerà pensare. Quindi, un disastro diplomatico, un disastro per il Paese. Allora, noi crediamo che lei abbia fatto bene a presentare le dimissioni: è la giusta conseguenza del suo operato. Ha fatto bene, e le sue dimissioni...

  PRESIDENTE. Deve concludere, ha superato il suo tempo.

  PIA ELDA LOCATELLI. ...aiuteranno a trovare una soluzione con uno sforzo collettivo per ascoltare i marò, che ci chiedono di aiutarli a tornare a casa (Applausi di deputati del gruppo Misto). La ringrazio, signora Presidente.

  PRESIDENTE. Come già preannunziato nel corso della seduta, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle 18 nella biblioteca del Presidente, per organizzare lo svolgimento della seduta di domani con l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,05).

  BEATRICE LORENZIN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, oggi è successo un fatto estremamente increscioso, soprattutto perché proviene da un assessore, l'assessore alla regione Sicilia Franco Battiato, che ha rivolto delle offese particolarmente ingiuriose Pag. 36nei confronti delle donne parlamentari di questa legislatura, ma anche di quelle precedenti. Credo che noi non possiamo accettare che ci si rivolga in questo senso nei confronti di deputate elette e nei confronti delle istituzioni tutte (Applausi).

  PRESIDENTE. Sì, infatti, non mi era sfuggita, l'ho trovata assolutamente disdicevole, e mi sono permessa di fare una dichiarazione che, se avete qualche secondo, vi leggerei:
   «Dichiarazioni della Presidente Boldrini in replica a Franco Battiato: stento a credere che un uomo di cultura come Franco Battiato, peraltro impegnato ora in un'esperienza di governo in una regione importante come la Sicilia possa aver pronunziato parole tanto volgari. Da Presidente della Camera dei deputati e da donna respingo nel modo più fermo l'insulto che da lui arriva alla dignità del Parlamento (Applausi). Neanche il suo prestigio lo autorizza ad usare espressioni così indiscriminatamente offensive, la critica alle manchevolezze della politica e delle istituzioni può essere anche durissima ma non deve mai, mai superare il confine che la separa dall'oltraggio» (Applausi).
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Schirò Planeta. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ PLANETA. Non so se l'onorevole Lorenzin avesse finito o dovesse ancora probabilmente terminare il suo intervento.
  Ringrazio entrambe, però vorrei aggiungere qualcosa: vanno bene le parole di indignazione, ma a me non bastano più. Si è superato talmente il limite che alle ore 15 ho mandato un telegramma al Presidente Crocetta nel quale chiedevo le dimissioni dell'assessore Battiato, del suo assessore, e qualora non lo stigmatizzasse pubblicamente e ampiamente, perché avvenuto in sede europea, interverrò personalmente e legalmente. Domanderei alla Presidente Boldrini di associarsi a noi non soltanto nelle dichiarazioni, ma anche nei fatti. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Schirò.
  Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della Conferenza dei capigruppo.

  La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 18,19.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 27 marzo 2013, alle 15:

  Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle dimissioni del Ministro degli affari esteri preannunziate nel corso della informativa sulla vicenda dei militari italiani sottoposti a procedimento giudiziario in India.

  La seduta termina alle 18,20.