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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 21 luglio 2017

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: PDL N. 4130 E ABB.

Pdl n. 4130 e abb. – Delitti di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili e di circonvenzione di persona incapace

Discussione generale: 8 ore

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 20 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 50 minuti
 Partito Democratico 39 minuti
 MoVimento 5 Stelle 33 minuti
 Forza Italia - Il Popolo della Libertà -
 Berlusconi Presidente
32 minuti
 Articolo 1 - Movimento Democratico e
 Progressista
31 minuti
 Alternativa Popolare - Centristi
 per l'Europa - NCD
31 minuti
 Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini 31 minuti
 Sinistra Italiana - Sinistra Ecologia Libertà - Possibile 31 minuti
 Scelta civica ALA per la Costituente Liberale e Popolare - MAIE 31 minuti
 Democrazia Solidale - Centro
 Democratico
30 minuti
 Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale 30 minuti
 Misto: 31 minuti
  Civici e Innovatori 8 minuti
  Direzione Italia 8 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  UDC-IDEA 4 minuti
  Alternativa Libera - Tutti insieme per l'Italia 3 minuti
  FARE! – Pri 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 21 luglio 2017.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Cicchitto, Cirielli, Coppola, Costa, Costantino, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Migliore, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rostan, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Sereni, Tabacci, Terzoni, Tidei, Simone Valente, Valeria Valente, Velo.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 20 luglio 2017 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   MINARDO: «Disposizioni per la valorizzazione dei beni architettonici e ambientali nell'ambito dello sviluppo della mobilità ciclistica e pedonale» (4593);
   CAPARINI ed altri: «Ripristino del servizio militare e civile obbligatorio in tempo di pace e delega al Governo per la sua attuazione» (4594).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge SCHULLIAN ed altri: «Modifiche alla legge 24 dicembre 2004, n. 313, concernenti la disciplina dell'apicoltura amatoriale» (4557) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Gagnarli e Gallinella.

Trasmissioni dal Senato.

  In data 21 luglio 2017 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   S. 2856. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale» (approvato dal Senato) (4595).

  Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   VII Commissione (Cultura):
  ZANIN ed altri: «Disposizioni per la promozione, il sostegno e la valorizzazione della musica corale, bandistica e folclorica» (4520) Parere delle Commissioni I, III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   XII Commissione (Affari sociali):
  VARGIU ed altri: «Disposizioni concernenti la sepoltura dei feti umani» (4570) Parere delle Commissioni I, II, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Presidente del Senato.

  Il Presidente del Senato, con lettera in data 13 luglio 2017, ha comunicato che la 1a Commissione (Affari costituzionali) del Senato ha approvato, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che fissa il quadro giuridico del corpo europeo di solidarietà e che modifica i regolamenti (UE) n. 1288/2013, (UE) n. 1293/2013, (UE) n. 1303/2013, (UE) n. 1305/2013, (UE) n. 1306/2013 e la decisione n. 1313/2013/UE (COM(2017) 262 final) (atto Senato Doc. XVIII, n. 210).

  Questa risoluzione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 19 luglio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'armonizzazione del reddito nazionale lordo ai prezzi di mercato («regolamento RNL») che abroga la direttiva 89/130/CEE, Euratom del Consiglio e il regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003 del Consiglio (COM(2017) 329 final), accompagnata dalla tabella di corrispondenza tra le disposizioni della proposta e le norme nazionali vigenti.

  Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Consiglio regionale della Puglia.

  Il Presidente del Consiglio regionale della Puglia, con lettera in data 10 luglio 2017, ha trasmesso una mozione, approvata dal medesimo Consiglio il 4 luglio 2017, concernente la vertenza che coinvolge i lavoratori della società Teleperformance di Taranto.

  Questo documento è trasmesso alla XI Commissione (Lavoro).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, in relazione alla situazione della procura di Siracusa – 2-01879

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   alla procura della Repubblica di Siracusa è stato nominato circa 4 anni fa (luglio 2013) il dottor Paolo Giordano, procuratore della Repubblica;
   in questi anni l'azione della magistratura siracusana, coordinata dallo stesso procuratore, ha svolto un ruolo importante di presenza e di controllo del territorio con provvedimenti di grande rilevanza nella lotta alla criminalità e al malaffare;
   grazie all'egregio lavoro di diversi magistrati e all'azione rigorosa del procuratore della Repubblica sono stati attivati diversi fascicoli di indagini e relativi provvedimenti sulle attività dei vari comuni della provincia e, in particolare, sul comune di Siracusa;
   tali iniziative hanno visto coinvolti funzionari, imprenditori, responsabili di associazioni, consiglieri comunali, assessori e lo stesso sindaco della città di Siracusa;
   si è aperto uno scontro politico e mediatico contro la magistratura e, in particolare, contro quei magistrati più direttamente impegnati nei vari fascicoli di indagini;
   in questi anni è ripresa a crescere la credibilità nelle istituzioni giudiziarie e nella magistratura anche grazie all'egregio lavoro e all'azione della procura della Repubblica;
   sono ripresi i veleni nel palazzo di giustizia con ricorsi vari anche contro lo stesso procuratore della Repubblica;
   una consigliera comunale di Siracusa dell'Mdp signora Simona Princiotta ha recentemente, in una specifica conferenza stampa, denunziato pressioni, intimidazioni, tentativi di costruire falsi dossier contro di lei, al chiaro scopo di delegittimarla sul terreno politico e personale;
   la stessa consigliera riferisce di un esposto documentato e presentato al Consiglio superiore della magistratura in relazione alla posizione di tre pubblici ministeri in forza alla procura della Repubblica di Siracusa, ovvero i pubblici ministeri Antonio Nicastro, Davide Lucignani e Andrea Palmieri; dal quadro degli eventi riferito emergerebbe una situazione assolutamente preoccupante che vedrebbe il coinvolgimento degli stessi per fatti e titoli diversi e per rapporti delicati tra avvocati e giudici; la consigliera comunale, secondo quanto emerge dal quadro della documentazione e dalle trascrizioni di registrazioni effettuate e già depositate, sarebbe stata vittima di una vera e propria persecuzione di stampo complottista, essendo considerata politicamente pericolosa e incontrollabile nelle sue ripetute denunce;
   in ragione di queste false dichiarazioni, il sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, ha rilasciato dichiarazioni pubbliche che hanno fatto scattare l'interesse delle Commissioni regionali e nazionali antimafia, Commissioni che hanno chiamato in audizione la stessa Princiotta;
   c’è stata, nelle settimane scorse, un'audizione di una delegazione della 1o Commissione del Consiglio superiore della magistratura nel palazzo di giustizia di Siracusa;
   nel rispetto dell'autonomia della magistratura e dei suoi organi di autogoverno, gli interpellanti sono, però, fortemente inquietati dalle notizie sopra indicate e preoccupati dalle indiscrezioni apprese dalla stampa relativamente alla procedura aperta per incompatibilità proprio del procuratore della Repubblica, ovvero lo stesso che ha ridato lustro e credibilità alla procura della Repubblica di Siracusa; in questo senso, appare agli interpellanti paradossale che possano in qualche forma risultare danneggiati proprio quei magistrati che con tanto rigore e serietà stanno tentando di fare luce e giustizia sulle tante vicende legate alla corruzione, al malaffare e alla criminalità -:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza della situazione della procura di Siracusa;
   se non intenda avviare con urgenza un'attività ispettiva presso la procura di Siracusa ai fini dell'eventuale esercizio di tutti i poteri di competenza.
(2-01879) «Zappulla, Laforgia».


Elementi ed iniziative in merito al cosiddetto braccialetto elettronico – 2-01883

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   fra le misure cautelari personali previste dal vigente codice di procedura penale, le misure custodiali degli arresti domiciliari e della custodia in carcere garantiscono il più elevato livello di tutela delle esigenze cautelari;
   originariamente introdotta nel 1988 e poi codificata nell'articolo 284 di rito, la misura degli arresti domiciliari nella prassi giudiziaria trova larga applicazione, sia in sede di prima emissione di ordinanze cautelari che in seguito al ritenuto affievolimento delle esigenze cautelari in caso di precedente irrogazione della custodia in carcere;
   nel novero delle misure custodiali, la misura degli arresti domiciliari è quella che meno grava sul bilancio dello Stato, non essendo previsto che possano essere poste a carico dell'amministrazione penitenziaria le spese di mantenimento dell'arrestato domiciliare;
   in forza dell'articolo 275-bis del codice di procedura penale è previsto che il giudice nel disporre, la misura degli arresti domiciliari anche in sostituzione della custodia cautelare in carcere, salvo che le ritenga non necessarie in relazione alla natura e al grado delle esigenze cautelari da soddisfare nel caso concreto, prescrive procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici, quando ne abbia accertato la disponibilità da parte della polizia giudiziaria;
   si è posta al riguardo una questione ermeneutica in tutti quei casi, peraltro molto frequenti, in cui il dispositivo di controllo non sia disponibile, ovvero non possa essere installato nell'abitazione designata e ci si è chiesto se in tali ipotesi l'assenza del congegno elettronico giustifichi da sola l'applicazione da parte del giudice della misura della custodia cautelare in carcere ovvero quella degli arresti domiciliari «semplici»; su tali aspetti è intervenuta la Corte di cassazione a Sezioni unite con la pronuncia n. 20769;
   trattando il contrasto giurisprudenziale sottoposto, il collegio ha espresso il principio di diritto secondo il quale «il giudice, investito di una richiesta di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico o di sostituzione della custodia in carcere con la predetta misura, escluso ogni automatismo nei criteri di scelta delle misure, qualora abbia accertato l'indisponibilità del suddetto dispositivo elettronico, deve valutare, ai fini, dell'applicazione o della sostituzione della misura coercitiva, la specifica idoneità, adeguatezza e proporzionalità di ciascuna di esse in relazione alle esigenze cautelari da soddisfare nel caso concreto»;
   opinione ormai unanime e conseguenza pratica della posizione assunta dalle Sezioni unite è quella che può essere riassunta nei seguenti termini: se il giudice motivatamente e ragionevolmente ritiene che l'imputato non offra sufficienti garanzie di affidabilità in relazione al rispetto delle prescrizioni connesse agli arresti domiciliari, tenuta in considerazione l'indisponibilità di attivazione del braccialetto elettronico, allora potrà disporre o mantenere la misura cautelare della custodia in carcere, in quanto l'assenza dello strumento tecnico costituisce una constatazione rafforzativa dell'inadeguatezza della misura degli arresti domiciliari «semplici»;
   giustificata sul piano formale appare, pertanto, agli interpellanti la posizione degli organi competenti che nel caso di indisponibilità del braccialetto elettronico non danno esecuzione alle ordinanze di applicazione degli arresti domiciliari nei confronti di quanti abbiano viste accolte le loro richieste di attenuazione dello stato custodiale;
   in numerosi articoli di stampa, relativi alle vicende di imputati a vario titolo molto noti, si è sottolineata l'oggettiva ingiustizia perpetrata ai danni di tali soggetti che non possono accedere al regime attenuato a causa dell'indisponibilità del dispositivo;
   ultimamente la stampa ha dato rilievo al caso dell'imprenditore Alfredo Romeo che si è trovato nella sopra descritta condizione e non ha potuto lasciare il carcere di Regina Coeli nel quale è ristretto;
   simile vicenda venne vissuta da Giandomenico Monorchio, figlio dell'ex Ragioniere generale dello Stato, allorquando l'esecuzione del provvedimento di concessione degli arresti domiciliari venne ritardato per mancanza di dispositivo;
   eguale sorte è toccata all'attore Domenico Diele che ha atteso due settimane per poter lasciare il carcere di Salerno dove era ristretto;
   per queste persone e per quelle migliaia in lista di attesa la condizione detentiva in carcere appare ingiusta e odiosa, perché collegata ad una disfunzione organizzativa;
   parrebbe infatti, e la stima è del Sappe, che sono migliaia le persone che avrebbero potuto godere degli arresti domiciliari e invece sono rimaste recluse;
   emerge che da anni i 2.000 braccialetti ordinati dal Ministero dell'interno sono insufficienti e la lista d'attesa si è allungata, fino ad arrivare a migliaia di persone, con un'attesa stimata in un mese e mezzo;
   la stampa riporta che a dicembre 2016 è stato finalmente pubblicato il bando di gara per la fornitura dei nuovi apparecchi, con un surplus possibile del 20 per cento;
   i costi dei dispositivi ammonterebbero a 115 euro al giorno cadauno, mentre il costo per simili apparecchiature nel Regno Unito sarebbe pari a soli 7 euro al giorno;
   a costi così elevati non corrisponderebbero nemmeno benefici tecnologici in quanto pochissimi degli strumenti utilizzati sarebbero dotati di gps e pertanto utilizzabili solo da chi sarebbe sottoposto a misura in un unico luogo;
   vanificate sarebbero così le possibilità di utilizzo da parte di ristretti autorizzati ad allontanarsi dagli arresti domiciliari per svolgere attività lavorativa;
   secondo quanto riportato da rappresentanti di categoria della polizia penitenziaria, il costo fino ad oggi sarebbe stato di 175 milioni di euro, di cui 110 milioni di euro spesi negli ultimi 10 anni per un numero esigui di dispositivi;
   la gara indetta dal Ministero della giustizia nel dicembre 2016 prevede la fornitura di 12 mila nuovi apparecchi per un valore di 45 milioni di euro;
   i tempi previsti per la conclusione della gara avrebbero consentito di avere la disponibilità degli apparecchi entro il mese di giugno 2017;
   emergerebbe secondo una dichiarazione dello stesso Ministro della giustizia che, per un supposto «errore del legislatore,» la competenza dell'acquisto sarebbe stata affidata al Ministro dell'interno e che ciò avrebbe ritardato la consegna;
   ritardando la consegna dei braccialetti si frustrerebbero le legittime aspettative dei tanti detenuti che attendono di lasciare le carceri nelle quali sono ristretti –:
   quali elementi intendano fornire i Ministri interpellati in relazione a quanto esposto in premessa e se intendano adottare in tempi rapidissimi incisive ed efficaci iniziative utili a salvaguardare un principio cardine dello Stato di diritto e porre rimedio alla situazione descritta.
(2-01883) «Laboccetta, Brunetta, Secco».


Elementi ed iniziative in merito alla gestione della casa di reclusione di Padova – 2-01891

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   da oltre un mese, ad avviso degli interpellanti, dai giornali locali, si evince un attacco mediatico contro la casa di reclusione di Padova per tutto quello che rappresenta dal punto di vista dell'esecuzione del trattamento penitenziario in applicazione di quanto previsto dalla Costituzione, dalle leggi, dagli ordinamenti e da regolamenti specifici, oltre a quanto previsto dalle direttive europee; questo attacco è rivolto in particolare modo al precedente direttore Salvatore Pirruccio (promosso dallo stesso dipartimento di amministrazione penitenziaria da poco più di un anno a vice provveditore delle carceri del Triveneto), alle cooperative e alle associazioni operanti all'interno del carcere Due Palazzi di Padova, che affiancano e sostengono le istituzioni nell'applicazione dell'articolo 27 della Costituzione, che considera le pene detentive come uno strumento di rieducazione e riabilitazione dell'individuo nella società, elementi che limitano moltissimo la possibilità di recidiva e che dunque tutelano la sicurezza collettiva;
   nello specifico, la Cooperativa Giotto e Ristretti Orizzonti (Associazione Granello di senape), assieme a tutto il tessuto associativo e alla presenza dell'istituzione scolastica, sono considerati come un fiore all'occhiello nell'intero sistema carcerario italiano e internazionale per i percorsi di reinserimento nelle attività lavorative e di cessazione delle azioni criminali dei detenuti, attraverso programmi di apprendimento scolastico, professionale e culturale;
   la casa di reclusione di Padova è un modello di qualità ed eccellenza per il lavoro svolto dai detenuti opportunamente affiancati dalle cooperative, che, attraverso i loro programmi di qualifica professionale, garantiscono un altissimo tasso di reinserimento nella società dopo il periodo detentivo; di particolare rilievo è l'attività svolta da Ristretti Orizzonti, che conta una redazione di decine di detenuti e un progetto con le scuole che vede ogni anno il confronto con circa 8.000 studenti, e permette di conoscere dall'interno la vita, le dinamiche e le criticità che si verificano durante la detenzione, e soprattutto permette alle persone detenute una riflessione sul proprio reato e sui danni arrecati, con particolare attenzione alle vittime, scongiurando e prevenendo la reiterazione dei reati commessi, anche attraverso l'incontro con i familiari delle vittime di crimini;
   alcuni organi di stampa locali hanno incriminato il modello rappresentato dalla casa di reclusione di Padova dando risalto all'accusa, in particolare alla Cooperativa Giotto, a Ristretti Orizzonti e ai relativi presidenti, di essere i responsabili del declassamento a detenuti comuni di «dodici» detenuti (alcuni di questi impegnati in percorsi scolastici, lavorativi e di attività culturali educative) reclusi in regime di alta sicurezza, per evitare il loro trasferimento in altre carceri dopo la trasformazione del Due Palazzi da carcere di alta sicurezza a carcere a media sicurezza, avvenuta nel 2015 (anche se in realtà a Padova permane una sezione di alta sicurezza); in particolare, inoltre, in una testata locale il ritrovamento di un cellulare e di droga è stato addebitato a presunte libertà di movimento godute da alcuni detenuti della redazione di Ristretti Orizzonti, citati come «pupilli» della direttrice della rivista; una lettera aperta della stessa, nella quale si faceva chiarezza sulla notizia in modo puntuale, non sarebbe mai stata pubblicata dal quotidiano;
   le strumentalizzazioni mediatiche hanno origine, tra l'altro, da un'ispezione fatta dal dipartimento di amministrazione penitenziaria nel 2015, che, secondo quanto sempre riferito dai quotidiani locali, rilevava una stretta collaborazione tra la Cooperativa Giotto, Ristretti Orizzonti e l'allora direttore, e da un'indagine in corso per falso in atto pubblico che vede coinvolto proprio Pirruccio, su cui Ristretti Orizzonti e la Cooperativa avrebbero esercitato forti pressioni per la declassificazione dei «dodici» detenuti;
   il merito e l'azione di altissimo valore di Ristretti Orizzonti sul tema della «declassificazione» sono stati sostanzialmente sottolineati proprio dal direttore della direzione generale detenuti e trattamento del dipartimento di amministrazione penitenziaria Roberto Calogero Piscitello (che ha la competenza per le declassificazioni dei detenuti che si trovano in regime di alta sicurezza) il 5 ottobre 2016 (testo registrato e pubblicato nel numero del novembre 2016 di Ristretti) e il 14 aprile 2017 (testo registrato e in pubblicazione nel prossimo numero di Ristretti) davanti alla stessa redazione di Ristretti Orizzonti;
   è necessario rilevare come nessun direttore di carcere abbia la facoltà di declassificare alcun detenuto, facoltà che spetta invece esclusivamente al dipartimento di amministrazione penitenziaria, e che non sia arrivato alcun comunicato da parte del dipartimento stesso per evidenziare questa prerogativa, soprattutto dopo le polemiche sull'indagine che vede coinvolto il direttore Pirruccio e, indirettamente, Ristretti Orizzonti e la Cooperativa Giotto –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e abbia disposto, per quanto di competenza, tutte le verifiche necessarie al riguardo, per evitare che enti, la cui meritoria e ormai ultraventennale azione è sempre stata riconosciuta anche dalle stesse istituzioni di giustizia e penitenziarie, possano essere delegittimati nel loro lavoro.
(2-01891) «Zan, Ginoble, Berretta, Pilozzi, Morassut, Iacono, Rostellato, Orfini, Peluffo, Tino Iannuzzi, Malpezzi, Giachetti, Rubinato, Albanella, Bazoli, Benamati, Crivellari, Culotta, Aiello, Argentin, Bini, Villecco Calipari, Ginefra, Boccadutri, Cuperlo, Chaouki, Bratti, Carella, Manfredi, Tinagli, Marzano, Amato, Petrini».


Problematiche relative a gare indette dal dipartimento per l'informazione e l'editoria in materia di servizi giornalistici ed informativi – 2-01894

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per lo sport, per sapere – premesso che:
   il dipartimento per l'informazione e l'editoria, nell'ambito dei propri compiti istituzionali, stipula contratti con le agenzie di stampa per l'acquisto di servizi giornalistici ed informativi. L'acquisto di tali servizi è sempre avvenuto tramite procedura negoziata ai sensi dell'articolo 57, comma 2, lettera b), del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163;
   per l'individuazione dei contraenti abilitati a fornire i servizi di agenzia alle pubbliche amministrazioni statali, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha, da sempre, selezionato le sole agenzie a diffusione nazionale sulla base dei parametri indicati dall'articolo 2, comma 122, della legge 24 novembre 2006, n. 286;
   nell'anno 2014 il Governo pro tempore, si era impegnato, in risposta ad una interrogazione del primo firmatario del presente atto, a «semplificare ed anche a ridurre» il settore delle agenzie di informazione primaria, ciò attraverso una razionalizzazione della spesa e una riduzione e specializzazione delle agenzie di stampa;
   nell'anno 2016 sono entrati in vigore nuovi requisiti per le agenzie di stampa candidate a fornire i loro notiziari al Governo. I requisiti risultano molto più restrittivi rispetto ai precedenti e sono stati approvati con una direttiva sottoscritta in data 19 giugno 2015 dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'informazione ed all'editoria. Ciò sempre con l'asserito obiettivo di razionalizzare ed ottimizzare la spesa;
   la medesima direttiva è stata impugnata innanzi al tribunale amministrativo e nelle more, essendo stata sospesa, si è proceduto con proroghe tecniche semestrali;
   in data 6 febbraio 2017 è stata depositata la sentenza n. 2011/2017, con la quale la sezione prima del tribunale amministrativo regionale del Lazio ha deciso in merito alla legittimità della medesima direttiva citata, sottolineando come appaia «evidente che la motivazione centrale dell'atto sia costituita da una contrazione dei fondi disponibili, ragione che, tuttavia, è espressa in maniera estremamente generica e non è in alcun modo collegata, in termine di apprezzabile necessità, con individuazione dei nuovi criteri». Per poi aggiungere come tale finalità «avrebbe potuto essere raggiunta anche a mezzo di diverse e meno restrittive previsioni (quali, ad esempio, il taglio proporzionale dei compensi)»;
   la medesima sentenza ha altresì aggiunto come nel testo della delibera resti oscuro il profilo centrale del modo in cui i nuovi criteri si conciliano con il rispetto del pluralismo. La stessa direttiva è stata quindi annullata dal tribunale amministrativo regionale del Lazio;
   è stata successivamente indetta la gara a procedura aperta da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento per l'informazione e l'editoria, ai sensi del decreto legislativo n. 50 del 2016, per l'affidamento di servizi giornalistici ed informativi per gli organi centrali e periferici delle amministrazioni dello Stato, di cui al bando di gara inviato alla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 2 maggio 2017, suddivisa in 10 lotti;
   l'ipotesi di far ricorso ad una gara nel comparto delle agenzie di stampa viene ricondotta anche ad una delibera dell'Autorità nazionale anticorruzione, la n. 853 del 20 luglio 2016, nella quale tuttavia si legge «valuti codesta amministrazione il ricorrere dei presupposti per fare luogo a procedura negoziata senza pubblicazione dei bando di gara, lasciando dunque aperto il ricorso ad altre soluzioni»;
   il bando citato risulta impugnato dinanzi agli organi della giurisdizione amministrativa;
   occorrerebbe chiarire, inoltre, la posizione del responsabile del dipartimento per la programmazione ed il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri; infatti, lo stesso è membro della Commissione con il compito di formulare specifiche proposte per la ridefinizione dei principi e delle linee direttive cui la Presidenza del Consiglio dei ministri deve attenersi per la stipula degli atti contrattuali con le agenzie di stampa e di informazione; inoltre, è componente della Commissione che sta valutando le offerte in relazione al predetto bando –:
   se non ritengano opportuno fornire ogni elemento utile sui motivi della impugnazione del bando di cui in premessa;
   se il citato bando di gara risulti oggetto di esposti all'Anac;
   se risultino impugnazioni avverso il bando di gara relativo all'affidamento di servizi giornalistici e strumentali ad agenzie di stampa con rete di servizi esteri e la loro diffusione all'estero, pubblicato il 16 giugno 2017, e quali elementi intendano fornire al riguardo;
   quali siano gli orientamenti del Governo circa l'eventualità che, per come è stata concepita la formulazione del bando di gara per l'affidamento dei servizi giornalistici ed informativi per gli organi centrali e periferici delle amministrazioni dello Stato, nonostante esso avesse come scopo principale la razionalizzazione della spesa pubblica, la procedura possa comportare un impegno economico per lo Stato superiore rispetto a quello previsto per l'annualità 2014, che, al contrario, avrebbe dovuto essere ridotto;
   se intendano chiarire se i contratti stipulati con le agenzie saranno previsti su base semestrale, con conseguenti difficoltà di pianificazione da parte delle agenzie di stampa;
   se intendano precisare come mai, nonostante la dichiarata intenzione di razionalizzare il settore (anche sotto il profilo quantitativo) delle agenzie di stampa, la formulazione del bando ha provocato, di fatto, un aumento delle agenzie stesse;
   se intendano specificare come mai la formulazione del bando di gara non preveda alcuna specializzazione per le agenzie di stampa;
   se non vi sia, ai sensi del disposto di cui all'articolo 77 del nuovo codice degli appalti, una sovrapposizione di cariche in capo al responsabile del dipartimento/ufficio autonomo per la programmazione ed il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri.
(2-01894) «Pizzolante, Bosco».


Elementi ed iniziative in merito alla gestione dell'ordine pubblico a Torino in relazione all'applicazione dell'ordinanza che sospende l'attività di vendita di bevande alcoliche in alcune zone della città – 2-01876

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   il 7 giugno 2017 il sindaco di Torino ha emesso un'ordinanza per sospendere l'attività di vendita per asporto di bevande alcoliche e superalcoliche in alcune zone della città;
   tale ordinanza è stata giustificata dalle seguenti motivazioni:
    a) di ordine pubblico: l'elevato consumo di alcol ha già causato disordini, atti vandalici e danneggiamenti;
    b) di decoro urbano: le bottiglie di vetro e le lattine vuote vengono abbandonate nelle vie e nelle piazze circostanti;
    c) di salute pubblica: l'Arpa ha certificato inquinamento da rumore nelle suddette zone senza dimenticare i pericoli causati dai rifiuti di vetro presenti nelle strade;
    d) di circolazione stradale: le zone interessate sono frequentate da numerosi automobilisti che lasciano i veicoli in doppia fila;
    e) di carattere giudiziario: comitati di quartiere hanno presentato esposti e raccolte firme per contrastare il caos notturno della movida;
   le forze dell'ordine si sono subito attivate per far rispettare l'ordinanza;
   i primi controlli effettuati, come riportano organi di informazione, hanno registrato gravi episodi di intolleranza nei confronti delle forze dell'ordine, che si sono dovute allontanare per evitare conseguenze peggiori;
   nella sera del 21 giugno 2017, secondo fonti stampa, la polizia si è presentata in forze nei luoghi sottoposti all'ordinanza, per evitare le tensioni dei giorni scorsi. Un gruppo di giovani, alcuni provenienti dai centri sociali, si è scontrato con le forze dell'ordine causando il ferimento di quattro agenti e di dieci manifestanti ed il fermo di due persone;
   da quanto riportano i media ci sarebbe stato un duro scontro dialettico tra il sindaco di Torino ed esponenti del partito che lo sostiene e la questura di Torino: i primi hanno accusato le forze di polizia di violenza gratuita, mentre la seconda ha parlato di normali servizi sul territorio;
   risulta evidente come non sussista quell'indispensabile rapporto di collaborazione e fiducia fra istituzioni locali atto ad assicurare ai cittadini sicurezza ed ordine pubblico, soprattutto in un quadro internazionale in cui gli episodi di terrorismo sono all'ordine del giorno; una palese mancanza di coordinamento e prevenzione che è già purtroppo alla base dei tragici fatti del 3 giugno 2017 in Piazza San Carlo –:
   se il Ministro interpellato non ritenga di dovere assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di ricostruire i fatti, anche per individuare eventuali falle nella comunicazione, e nell'organizzazione, nonché nel coordinamento necessario tra centri decisionali, accertando eventuali responsabilità delle forze dell'ordine, e dunque per adottare le misure necessarie per garantire ai cittadini sicurezza e ordine pubblico.
(2-01876) «Fregolent, Taricco, Bergonzi, Lavagno, Lodolini, Carloni, Schirò, Fragomeli, Giorgis, Damiano, Fiorio, Valeria Valente, Gribaudo, Paola Bragantini, De Menech, Boccuzzi, Causi, Piccoli Nardelli, Falcone, Vazio, Patriarca, Paolo Rossi, Senaldi, Pes, Dallai, Coscia, Rotta, Richetti, Carra, Carbone, Parrini, Antezza, Arlotti, Becattini, Famiglietti».


Elementi e iniziative in relazione alla segnalazione di fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata nel settore dell'estrazione del porfido in provincia di Trento – 2-01855

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   nella giornata di venerdì 17 marzo 2017 il quotidiano l'Adige di Trento pubblicava l'articolo: «Porfido: scontro duro sulla gestione», in cui erano riportati stralci di una dettagliatissima relazione del marzo 2017, redatta dal segretario comunale, dottor Marco Galvagni, in cui si evidenziavano fenomeni di infiltrazione della ’ndrangheta calabrese nel settore estrattivo del porfido, nella provincia di Trento; tale relazione era stata preventivamente inviata in data 6 marzo 2017 dal redigente dottor Marco Galvagni sia ai sindaci dei quattro comuni interessati, Lona Lases, Albiano, Segonzano e Sover, sia all'Autorità nazionale anticorruzione;
   nella relazione si tratta del fallimento dell'azienda estrattiva Marmirolo Porfidi srl, già «attenzionata» dall'autorità giudiziaria, e di alcuni personaggi politici della zona;
   tra le persone richiamate nella predetta relazione risulta, tra gli altri, il signor Michele Pugliese, nato a Crotone nel 1976 e condannato dal tribunale di Bologna nel settembre 2016 - processo operazione «Zarina Aurora» - alla pena detentiva di sette anni e otto mesi di reclusione, in quanto membro della cosca Arena-Nicosia;
   nella medesima relazione figura il signor Antonio Muto (nato a Catanzaro il 18 novembre 1971), già arrestato a Trento con l'accusa di bancarotta fraudolenta e comunque tra i soci dell'immobiliare «San Francisco srl», assieme a Pugliese Michele, Giglio Giulio, Grande Aracri Salvatore; il mondo del porfido trentino, nell'agosto 2014, è stato interessato, tra l'altro, da indagini internazionali sul traffico di droga: nei carichi di porfido veniva occultata cocaina (inchiesta «Piedras Blancas», su il manifesto 19 agosto 2014);
   il testo unico delle leggi regionali sull'ordinamento dei comuni della regione autonoma Trentino-Alto Adige pone in capo al presidente della giunta provinciale di Trento poteri di ispezione, ma questi non sembrano essere stati attivati;
   la provincia autonoma di Trento aveva precedentemente nominato quale commissario straordinario del comune di Lona Lases il commercialista Mauro Dallapiccola, che risulta avere svolto attività professionale per alcune della ditta del porfido richiamate nella relazione informativa;
   gli elementi sopra esposti appaiono di per sé gravi e tali da ritenere necessaria anche una tutela del segretario comunale denunciante dottor Marco Galvagni, che ad oggi parrebbe essere stato inspiegabilmente rimosso dall'incarico ricoperto, così come risulta dall'articolo del quotidiano l'Adige «Comuni del porfido e anticorruzione» del 27 marzo 2017 –:
   di quali elementi dispongano sulle vicende sopra richiamate, anche per il tramite del commissario del Governo, in particolare in ordine al mancato esercizio di poteri ispettivi di cui in premessa e quali eventuali iniziative di competenza si intendano adottare al riguardo.
(2-01855) «Turco, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Pisicchio».


Elementi ed iniziative di competenza per il contrasto del fenomeno dei roghi tossici e degli incendi boschivi, anche con riferimento a situazioni di connivenza tra organi di vigilanza e criminalità ambientale denunciate dalla Direzione investigativa antimafia – 2-01895

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
   nel capitolo della relazione annuale 2017 dedicato ai crimini ambientali, la direzione investigativa antimafia certifica la perdurante commissione di attività legali e illegali nella gestione dei rifiuti, con particolare riguardo agli incessanti roghi di rifiuti che da anni devastano il territorio nazionale e, in particolare, il territorio campano;
   nella relazione viene specificato che se fino a tempi più recenti i criminali ambientali si rivolgevano alla camorra per l'attività di smaltimento illegale dei rifiuti, oggi dispongono «direttamente di discariche legali dove operare illegalmente», con sponde nei pubblici poteri, in alcuni casi vere e proprie «connivenze con gli organi preposti alla vigilanza» che rendono del tutto vana qualsiasi attività di prevenzione;
   con l'avvento della stagione estiva, il territorio nazionale è attraversato puntualmente da incendi boschivi e altri roghi le cui cause, come sottolineato dal dossier annuale di Legambiente «Incendi 2017», afferiscono alle più svariate attività criminali;
   il contrasto al fenomeno degli incendi boschivi e dei roghi tossici coinvolge tutti i livelli istituzionali, il più alto dei quali, il Governo nazionale, è stato fortemente indebolito nella sua azione in seguito allo scorporamento del Corpo forestale dello Stato ai sensi della legge n. 14 del 2015, tale per cui esso si trova oggi «frazionato» tra l'Arma dei carabinieri e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, con relativa carenza di operatività dovuta alla dispersione di risorse che erano state appositamente formate;
   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco non dispone oggi degli uomini e dei mezzi sufficienti per svolgere la propria fondamentale funzione: sotto il primo profilo, va tenuto conto della carenza di organico, ben al di sotto della media europea, mentre sul fronte dei mezzi si evidenzia la mancanza di autopompe, serbatoi, autoscale e autobotti, molte delle quali fuori servizio e inutilizzabili;
   le carenze di uomini e mezzi dei vigili del fuoco si riflettono inevitabilmente sul corretto funzionamento dell'intero sistema di spegnimento, sia a livello aereo sia a livello di terra;
   un'altra grave problematica attiene al coordinamento degli interventi, per il quale appaiono necessarie le figure dei direttori delle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi, numericamente ridotte in seguito all'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri;
   altre carenze si registrano a livello regionale, per esempio in Campania, dove non risulta ancora approvato il piano anti incendi boschivi (Piano ABI) 2017, e a livello comunale, dove in molti casi non risulta istituito il «catasto con le aree percorse da fuoco», come previsto dalla legge n. 353 del 2000;
   si deve inoltre segnalare che diverse regioni non hanno proceduto a stipulare le convenzioni che stanziano i fondi di potenziamento del servizio di spegnimento degli incendi;
   nei giorni scorsi si sono susseguiti incessantemente roghi tossici nell'area napoletana, nonché incendi boschivi, fra le altre, in Campania, in Calabria, in Sicilia e nel Lazio;
   per quanto riguarda la Sicilia, ma anche altre regioni, si riscontra inoltre una drammatica carenza di mezzi antincendio aerei che sembrerebbe in parte anche dovuta allo smembramento del Corpo forestale dello Stato;
   per quanto riguarda il territorio campano, oltre agli incendi che hanno devastato il Parco nazionale del Vesuvio, nella notte del 10 luglio 2017 si sono sprigionati roghi tossici nell'area nord di Napoli, a Mento e a Mugnano, e poi ancora nei comuni limitrofi di Qualiano, Villaricca, Casandrino, Mugnano e Calvizzano;
   gli organi di stampa riferiscono da tempo dell’«imminente ricorso» ai droni nella strategia di prevenzione e contrasto ai reati ambientali, tuttavia nessuno di questi pare ancora essere in dotazione delle autorità preposte;
   il 10 luglio 2017 il presidente della regione Campania e i carabinieri hanno sottoscritto un protocollo d'intesa relativo alle nuove modalità di controllo del territorio mediante uso di droni, tablet e laboratori mobili, che dovrebbero consentire, da un lato, l'individuazione dei responsabili dei roghi tossici, dall'altro l'intervento tempestivo delle autorità competenti nella gestione dell'emergenza;
   il protocollo d'intesa s'inserisce nel più ampio piano delle azioni per il contrasto al fenomeno dell'abbandono e dei roghi dolosi in Campania (cosiddetto Progetto Iter), con particolare riguardo alla Terra dei fuochi, e prevede che sia la regione Campania, con le risorse disponibili nell'ambito del Programma Por-Fesr 2014/2020, a finanziare l'acquisto di otto droni e degli altri strumenti necessari per effettuare il monitoraggio del territorio, mentre l'Arma dei carabinieri si avvarrà di personale specializzato per l'impiego delle nuove tecnologie –:
   quali iniziative immediate si intendano assumere, per quanto di competenza, per contrastare i fenomeni di connivenza fra criminalità ambientale e organi preposti alla vigilanza denunciati nella relazione 2017 della direzione investigativa antimafia;
   quali siano lo stato dell'arte e le prospettive a livello nazionale rispetto alla sperimentazione dei droni con finalità di contrasto al fenomeno dei roghi tossici, degli incendi boschivi e, più in generale, dei reati ambientali e quali siano precisamente le ragioni del ritardo accumulato nel loro utilizzo;
   quale sia la effettiva disponibilità e dislocazione dei mezzi antincendio Canadair dichiarata dalla Protezione civile, a chi sia affidata la gestione degli stessi e di quale ente siano i piloti dei suddetti mezzi;
   se non si ritenga necessario e urgente assumere iniziative per apportare modifiche o innovazioni normative volte a fare valere la responsabilità degli enti locali inadempienti nella prevenzione del fenomeno di cui in premessa, anche attraverso la previsione di specifici strumenti sanzionatori;
   se non si ritenga che vi siano carenze organiche e di mezzi nell'ambito del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché in termini di presenza dei direttori delle operazioni di spegnimento, e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, si intendano assumere al fine di superare rapidamente tali criticità.
(2-01895) «Luigi Gallo, Cozzolino, Fico, Daga, Busto, De Rosa, Micillo, Terzoni, Zolezzi, Cecconi, Simone Valente».


Dati e iniziative in merito al meccanismo di adeguamento dell'età pensionabile previsto a decorrere dal gennaio 2017, in relazione ad alcune dichiarazioni rilasciate dal Presidente dell'INPS – 2-01892

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   nel sistema previdenziale italiano, con due successivi interventi normativi effettuati nel 2009 e nel 2010, è stato introdotto un meccanismo permanente di adeguamento dei requisiti pensionistici, agganciando il requisito anagrafico all'incremento della speranza di vita accertato dall'Istat;
   la riforma attuata con il decreto-legge n. 201 del 2011 ha radicalmente e drasticamente modificato il sistema previdenziale. Il conseguimento dell'obiettivo del contenimento della spesa e dell'impatto di questa sui conti pubblici è stato ritenuto dal Governo dell'epoca prioritario rispetto alle rilevanti conseguenze sociali prodotte;
   la riforma cosiddetta Fornero, tra l'altro, ha prodotto un considerevole aumento dell'età richiesta alle lavoratrici private per accedere alla pensione di vecchiaia; è inoltre intervenuta a modificare la normativa vigente in materia di adeguamento del requisito anagrafico alla speranza di vita, accelerandone la cadenza dell'aggiornamento e trasformandola da triennale a biennale;
   in applicazione della normativa vigente sono già stati operati due adeguamenti dell'età pensionabile, rispettivamente con decorrenza dal 1o gennaio 2013 e dal 1o gennaio 2016, che hanno prodotto in totale un elevamento di 7 mesi dell'età anagrafica richiesta per accedere alla pensione di vecchiaia;
   se si effettua un'analisi comparata dell'età di pensionamento tra l'Italia e gli altri Paesi europei emerge il dato che vede prevista in Italia già oggi l'età più alta per accedere alla pensione. L'attuale sistema di incremento periodico del requisito anagrafico denota un'evidente carenza di gradualità; se a questo si aggiunge un meccanismo di calcolo della pensione esclusivamente basato sui contributi versati, il risultato prodotto è un sistema previdenziale particolarmente penalizzante nei confronti delle lavoratrici donne che, avendo in media carriere contributive che non superano i 25 anni, contro le carriere contributive dei lavoratori uomini che in media si attestano sui 39 anni, hanno come unica via di accesso alla pensione l'opzione della pensione di vecchiaia;
   considerato che il nuovo adeguamento dell'età pensionabile, con l'elevamento di questa a 67 anni, dovrà avere decorrenza dal 1o gennaio 2019 e, in base alle norme vigenti, perché ciò accada è previsto che il decreto direttoriale del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sia adottato almeno un anno prima del termine di decorrenza, entro il 31 dicembre 2017 dovrà essere varato il provvedimento che disporrà un ulteriore incremento dell'età pensionabile;
   da più parti del mondo politico e dalle organizzazioni sindacali è stata avanzata la richiesta di non procedere all'adeguamento dell'età pensionabile con decorrenza dal 1o gennaio 2019;
   a fronte di queste proposte sulla stampa è circolata una notizia, da fonte che è però rimasta anonima, che il mancato adeguamento dell'età pensionabile per il 2019 comporterebbe un costo di circa 1,2 miliardi di euro;
   il 16 luglio 2017 il presidente dell'Inps Tito Boeri ha rilasciato un'intervista a Il Sole 24 ore nella quale in sostanza si dichiarava, anche in maniera alquanto esplicita, contrario ad un intervento volto ad un congelamento del prossimo scatto di età previsto. Il professor Boeri, da un lato, ha dichiarato infondata la cifra circolata nei giorni precedenti che individuava in 1,2 miliardi di euro il costo di un congelamento dell'età pensionabile, dall'altro ha però dato la notizia che un blocco totale del meccanismo di adeguamento dell'età prevista per l'accesso alla pensione alla speranza di vita fino al 2035 produrrebbe un costo di 141 miliardi di euro;
   il dato fornito dal presidente dell'Inps su un'ipotesi, quale quella di un blocco totale e strutturale del meccanismo dell'adeguamento dell'età pensionabile, che al momento concerne un aspetto sostanzialmente diverso dal tema di cui si discute in queste ore e che riguarda invece lo scatto di età previsto dal gennaio 2019, oltre ad una serie di considerazioni politiche che attengono alla persona del presidente dell'Inps ha portato alcuni organi di stampa ad utilizzare termini forti quali «terrorismo sulle pensioni» per titolare in ordine all'intervento di Boeri. Al di là dei titoli forti, a giudizio degli interpellanti l'intervento del presidente Boeri non ha contribuito a fare chiarezza su un tema estremamente rilevante per milioni di cittadini, come l'accesso alla pensione, che invece sarebbe opportuno attendersi da un organo tecnico quale è l'Inps –:
   quali iniziative intenda adottare il Governo in merito all'adeguamento dell'età pensionabile che porterà un innalzamento della stessa a 67 anni a decorrere dal 1o gennaio 2019, ma al quale si dovrà dare attuazione con provvedimenti amministrativi adottati dal Governo entro la fine dell'anno in corso;
   se il Governo sia in grado di fornire una stima ufficiale relativamente al costo prodotto da un mancato adeguamento dell'età pensionabile decorrente dal mese di gennaio 2019;
   quali iniziative intenda porre in essere al fine di rendere meno punitivo l'attuale sistema previdenziale nei confronti delle lavoratrici donne, che dal 2011 hanno subito un aumento molto più elevato, rispetto agli uomini, e che in media, avendo carriere lavorative più discontinue, hanno come unica opzione per l'uscita dal mondo del lavoro quella della pensione di vecchiaia.
(2-01892) «Martelli, Laforgia, Giorgio Piccolo, Zappulla».


Chiarimenti e iniziative in merito all’iter di realizzazione della pista ciclabile lungo la strada statale 36 tra Lecco e Abbadia Lariana, anche a fini di sicurezza stradale – 2-01875

I)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   la realizzazione della passerella ciclopedonale lungo la strada statale n. 36 «del Lago di Como e dello Spluga», principale arteria di collegamento tra Lecco e la Valtellina, che collegherebbe il centro abitato di Abbadia Lariana e la città di Lecco, è da ritenersi strategica per la ciclabilità del territorio lariano e per la messa in sicurezza della strada statale n. 36, considerata anche la pericolosa promiscuità di traffico ciclabile e veicolare;
   l'infrastruttura in questione è fondamentale per lo sviluppo ciclo-turistico del territorio rivierasco e per la fruizione delle sponde del lago, assumendo quindi una grande rilevanza di natura economica, tanto da rappresentare un tassello importante nell'ambito dell'itinerario cicloturistico dell'Adda che congiunge la Valtellina al fiume Po-Brezza;
   con nota n. DLA/4si 16914 del 24 luglio 2003 la direzione generale di Anas spa comunicava che «il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha espresso parere positivo sul programma all'interno del quale è stato inserito l'intervento di realizzazione della pista ciclabile lungo la strada statale n. 36 tra Lecco e Abbadia Lariana» e nel mese di maggio del 2009 è stato pubblicato dall'Anas sulla Gazzetta Ufficiale il bando di gara per l'appalto di esecuzione dei lavori di realizzazione della suddetta passerella ciclopedonale;
   il cantiere della suddetta opera, già finanziata, è fermo da ben otto anni e oggi versa in condizioni di abbandono e degrado;
   lungo il tracciato del cantiere si riscontrano situazioni di potenziale rischio per l'incolumità e la sicurezza dei cittadini che, nonostante la segnaletica, lo percorrono;
   il 5 giugno 2014 il Governo pro tempore rispondeva, in VIII Commissione alla Camera dei deputati, all'interrogazione n. 5-02937 in cui si chiedeva conto delle cause dei clamorosi ritardi connessi alla già programmata opera di realizzazione della pista ciclopedonale lungo la strada statale n. 36 tra Lecco e Abbadia Lariana. Il Governo pro tempore rispondeva che l'esecuzione dell'opera sarebbe ripresa solo a seguito dell'esito dei giudizi pendenti;
   il 28 marzo 2017 il Governo rispondeva all'atto di sindacato ispettivo n. 3-02904, nel quale il primo firmatario del presente atto chiedeva nuovamente conto, a fronte dell'ennesimo blocco dei lavori sul cantiere, dei tempi e delle modalità di completamento della suddetta opera; la risposta del Governo fu che la società Anas aveva riferito che la regione Lombardia, con decreto n. 11637 del 15 novembre 2016, aveva stabilito l'esigenza di provvedere alla variazione del piano delle fondazioni di detta passerella e che si rendeva, dunque, necessario realizzare una variante al progetto esecutivo, con una riduzione numericamente significativa dei punti di appoggio dei piloni sulla costa;
   il Governo, sempre in quella sede, rispondeva inoltre che il citato decreto regionale aveva recepito le prescrizioni del parere favorevole e vincolante espresso dal sovrintendente di Milano nell'ambito della procedura di rinnovo dell'autorizzazione paesaggistica n. 33071 del 9 novembre 2016. Pertanto, la prescritta rivisitazione progettuale avrebbe influito sia sulla tempistica che sulle modalità di completamento dell'opera. Il Governo comunicava che, tuttavia, l'Anas aveva evidenziato di aver sollecitato l'impresa esecutrice a riprendere immediatamente tutte le attività necessarie al completamento delle lavorazioni non interessate dalla suddetta variante;
   si apprende ora dagli organi di stampa che con provvedimento dell'8 giugno 2017 l'Anas ha disposto la risoluzione contrattuale con l'impresa «Rete costruzioni» ai sensi dell'articolo 136 del decreto legislativo n. 163 del 2006 per grave ritardo nell'esecuzione dei lavori di realizzazione, essendo stati eseguiti lavori corrispondenti al 2 per cento dell'importo contrattuale, e che a seguito del provvedimento sono state avviate le procedure per il riappalto dei lavori e il programma prevede ora la redazione dello stato finale, l'accertamento tecnico e contabile da parte del collaudatore, il collaudo delle opere eseguite e l'aggiornamento del progetto esecutivo da porre a base di gara –:
   se non reputi urgente intervenire, per quanto di competenza, al fine di fornire garanzie sulla realizzazione, nonché certezze sui tempi e sulle modalità di completamento di un'opera bloccata, che dopo otto anni deve ricominciare da capo il proprio iter, e di fornire chiarimenti circa lo stato di approvazione della variante di progetto citata dal Governo nella risposta all'atto di sindacato ispettivo del 28 marzo 2017.
(2-01875) «Tentori, Gandolfi, Giuseppe Guerini, Guerra, Camani, Basso, Rocchi, Naccarato, Fragomeli, Zampa, Pinna, D'Arienzo, Currò, Berretta, Miccoli, Ginato, Paolo Rossi, Moretto, Beni, Anzaldi, Francesco Sanna, Melilli, Dell'Aringa, Tullo, Carocci, Ferro, Carra, Bonaccorsi, Tacconi, Palma, Paola Bragantini, Martella, Mattiello».


Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, al fine di assicurare che le nomine dirigenziali presso le strutture del Servizio sanitario nazionale tengano conto dei risultati ottenuti con riguardo all'efficienza dei servizi e al rispetto degli obiettivi stabiliti a garanzia dei LEA – 2-01880

L)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   il direttore generale dell'azienda sanitaria provinciale n. 7 di Ragusa, dottor Maurizio Aricò, poche settimane prima della scadenza del suo mandato ha previsto l'apertura del nuovo ospedale di Ragusa (NOR) «Giovanni Paolo II» e avviato conseguentemente il trasferimento presso lo stesso dei reparti dell'ospedale civile;
   lo stesso direttore, attraverso un comunicato stampa, ha reso noto il cronoprogramma dei trasferimenti dei reparti dall'ospedale Civile presso il nuovo ospedale che si sarebbe effettuato in pochi giorni: il 20 giugno 2017 ortopedia, chirurgia, anestesia e rianimazione; il 21 giugno urologia e medicina; il 22 giugno cardiologia ed emodinamica; il 23 giugno ginecologia, UTIN, neonatologia, pediatria e apertura pronto soccorso; il 24 giugno chiusura pronto soccorso, chiusura rianimazione presso l'ospedale civile; il 26 giugno inaugurazione del nuovo ospedale;
   fin da subito sono state riscontrate importanti criticità, denunciate anche a mezzo stampa e delle quali la prima firmataria del presente atto ha chiesto delucidazioni allo stesso manager Aricò. In particolare, con lettera inviata tramite posta certificata, è stato chiesto il perché avesse previsto un cronoprogramma in tempi così ristretti, se si stessero verificando disagi per i pazienti e per il personale medico e sanitario, se gli esami, le visite e le cure fossero stati garantiti con regolarità, quali criticità stessero emergendo in quella fase di mobilità ed eventualmente in che modo stesse cercando di affrontarle. La risposta del manager è stata rassicurante;
   la suddetta apertura sarebbe dovuta avvenire nel rispetto delle regole e dei tempi, concertando i trasferimenti coi medici, realizzandola secondo un programma che limitasse i disservizi e i disagi, che mettesse il personale medico e sanitario nelle condizioni di garantire cure e assistenza senza sottoporli a condizioni di stress e talvolta proibitive, nonché i pazienti nella condizione di avere tutte le cure necessarie senza problema alcuno, ma, come testimoniano notizie di stampa, così non è stato;
   la grave emergenza sanitaria ha investito non solo la città di Ragusa, ma tutti i presidi dislocati nella provincia con reparti stracolmi e pronto soccorsi ingolfati e con sovraccarico di lavoro dell'esiguo personale medico e sanitario in corsia. Le notizie di stampa hanno più volte evidenziato, per esempio, le difficoltà registratesi presso il pronto soccorso di Vittoria e presso l'ospedale di Modica, in questo periodo particolarmente oberato a causa dell'arrivo massiccio di migranti bisognosi di cure;
   in data 19 giugno 2017, la Guardia di finanza ha sequestrato documenti inerenti ai lavori effettuati al nuovo ospedale di Ragusa ed è stata aperta un'indagine della procura di Ragusa sugli impianti di climatizzazione che non sarebbero a norma di legge, sui collaudi, sulla procedura d'affidamento d'urgenza di alcuni appalti legati al trasferimento dei due ospedali ragusani (civile e Paternò Arezzo) nel nuovo ospedale di contrada Cisternazzi. In seguito all'indagine parte del «Giovanni Paolo II» è stato sottoposto a sequestro e 7 persone sarebbero state iscritte nel registro degli indagati. Gli inquirenti avrebbero, quindi, nominato tecnici di parte per i vari collaudi dei macchinari e sembra si voglia indagare anche sul motivo della fretta di aprire il nuovo ospedale nonostante le criticità;
   in data 23 giugno 2017 la prima firmataria del presente atto si è recata personalmente a far visita agli ospedali civile e Maria Paternò Arezzo di Ragusa per verificare lo stato dei fatti, constatando purtroppo la situazione d’impasse denunciata anche dai media: medici stremati, costretti a lavorare in condizioni proibitive, talvolta senza i mezzi necessari, in mezzo alla polvere di un trasloco in corso, con tutti i rischi annessi anche in termini di ricaduta sui pazienti;
   in seguito al sequestro di una parte del nuovo ospedale è stato deliberato di riportare i reparti nei luoghi d'origine. Ciò ha determinato ulteriori problemi, dovendosi ripristinare aree del civile e del Paternò Arezzo, che, a causa di un cronoprogramma come quello evidenziato, erano stati trasferiti con estrema rapidità;
   degli ispettori sono stati nominati dalla Regione siciliana per fare luce sulla vicenda e per trovare una veloce risoluzione a questa incresciosa e dolorosa pagina della sanità;
   il direttore generale Aricò, allo scadere del suo incarico il 30 giugno 2017 presso l'azienda sanitaria provinciale n. 7 di Ragusa, era stato nominato commissario all'ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo, ma l'assessorato della salute della Regione siciliana ha prorogato il suo incarico a Ragusa fino a metà agosto 2017, con la possibilità di adottare esclusivamente atti di ordinaria amministrazione, nonché urgenti ed indifferibili, con indicazione specifica dei motivi di urgenza e indifferibilità. Rimane il dubbio se tra questi atti rientri quello di aprire un nuovo ospedale –:
   se le pesanti criticità sopra descritte siano monitorate dalle strutture ministeriali preposte alla verifica dell'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, con particolare riguardo al rispetto dei livelli essenziali di assistenza;
   se il Governo non intenda assumere ogni iniziativa di competenza, anche sul piano normativo, affinché le nomine dirigenziali nelle strutture del servizio sanitario nazionale avvengano tenendo conto effettivamente del raggiungimento degli obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi, definiti nel quadro della programmazione regionale, con particolare riferimento all'efficienza, all'efficacia, alla sicurezza e all'ottimizzazione dei servizi sanitari, al rispetto degli obiettivi economico-finanziari e di bilancio, nonché alla garanzia dei livelli essenziali di assistenza.
(2-01880) «Lorefice, Nesci, Silvia Giordano, Colonnese, Grillo, Mantero, Corda, Cozzolino, Crippa, Da Villa, Dadone, Dall'Osso, D'Ambrosio, De Lorenzis, Del Grosso, Della Valle, Dell'Orco, Di Battista, Di Benedetto, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Dieni, D'Incà, D'Uva, Fantinati, Ferraresi, Fico, Fraccaro, Frusone, Gagnarli».