Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 5 agosto 2015

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 5 agosto 2015.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Bindi, Bobba, Bocci, Boccia, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Businarolo, Caparini, Casero, Castiglione, Catania, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Dieni, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Formisano, Galati, Garofani, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gitti, Gozi, Guerra, La Marca, La Russa, Lauricella, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marotta, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Pisicchio, Porta, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Speranza, Tofalo, Turco, Valeria Valente, Velo, Vignali, Villecco Calipari, Vitelli, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Bindi, Bobba, Bocci, Boccia, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Businarolo, Caparini, Casero, Castiglione, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Dieni, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Formisano, Franceschini, Galati, Garofani, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gitti, Gozi, Guerra, La Marca, La Russa, Lauricella, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marotta, Merlo, Meta, Migliore, Nicoletti, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Pisicchio, Porta, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Speranza, Tofalo, Turco, Valeria Valente, Velo, Vignali, Villecco Calipari, Vitelli, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 4 agosto 2015 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   NACCARATO: «Modifiche alla legge 13 dicembre 1989, n. 401, e altre disposizioni per la tutela dell'ordine pubblico durante lo svolgimento di manifestazioni pubbliche, aperte al pubblico o sportive» (3273);
   NICCHI ed altri: «Disposizioni per favorire il recupero e la distribuzione di beni alimentari per fini di solidarietà sociale, per contrastare lo spreco alimentare e per la riduzione della produzione dei rifiuti» (3274).

  In data 5 agosto 2015 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   RAMPI ed altri: «Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e altre norme per la semplificazione di procedure concernenti beni culturali» (3275);
   GIACOBBE ed altri: «Disposizioni in materia di trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali» (3276);
   DAMBRUOSO: «Norme in materia di trattamento economico accessorio del personale in servizio presso la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e attribuzione dell'indennità di trasferta ai magistrati in servizio presso la medesima Direzione nazionale» (3277);
   GIULIANI e TINAGLI: «Delega al Governo per l'istituzione di un servizio integrato di assistenza sanitaria e giudiziaria in favore dei soggetti vulnerabili vittime di violenza» (3278);
   MURA ed altri: «Norme per garantire i collegamenti marittimi con la Sardegna» (3279);
   GALLINELLA e COZZOLINO: «Modifiche al decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, concernente l'ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco» (3280);
   DAMIANO e GNECCHI: «Modifica all'articolo 1, comma 79, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, concernente la rideterminazione delle aliquote contributive per i lavoratori iscritti alla Gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, non iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria» (3281);
   ROTTA: «Modifiche all'articolo 1 della legge 7 aprile 2014, n. 56, in materia di rispetto della parità di genere nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti» (3282);
   ROTTA: «Norme in materia di visto di ingresso nel territorio italiano per i professori stranieri invitati presso le università italiane» (3283);
   MUCCI: «Disposizioni per l'estensione ai lavoratori dipendenti del settore privato e ai lavoratori iscritti alla Gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, delle tutele previdenziali garantite ai dipendenti pubblici» (3284).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di un disegno di legge.

  In data 4 agosto 2015 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
  dai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'interno:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Regno hascemita di Giordania in materia di lotta alla criminalità, fatto ad Amman il 27 giugno 2011» (3285).

  Sarà stampato e distribuito.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge costituzionale PELLEGRINO ed altri: «Modifica all'articolo 1 della Costituzione, in materia di riconoscimento della bellezza quale elemento costitutivo dell'identità nazionale» (2401) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Carrescia.

  La proposta di legge GNECCHI ed altri: «Modifiche all'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e all'articolo 1, comma 113, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, in materia di accesso al pensionamento e di decorrenza delle prestazioni pensionistiche» (2958) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Carrescia.

  La proposta di legge ROSSOMANDO ed altri: «Norme in materia di crediti derivanti dalla prestazione del patrocinio a spese dello Stato» (3109) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Andrea Maestri.

Ritiro di una proposta di legge.

  Il deputato GALLINELLA ha comunicato, anche a nome del cofirmatario, di ritirare la seguente proposta di legge:
   GALLINELLA e COZZOLINO: «Modifiche al decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, concernente l'ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco» (2070).

  La proposta di legge sarà pertanto cancellata dall'ordine del giorno.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):
  PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MAZZIOTTI DI CELSO ed altri: «Modifiche agli articoli 69 e 122 della Costituzione in materia di erogazione dei vitalizi e dei trattamenti pensionistici ai componenti delle Camere e ai consiglieri regionali cessati dal mandato» (3173) Parere delle Commissioni XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite VII (Cultura) e IX (Trasporti):
  S. 1880. – «Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo» (approvato dal Senato) (3272) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI, VIII, X, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Modifica dell'assegnazione di proposte di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma dell'articolo 72 del Regolamento, su richiesta della II Commissione (Giustizia) e della IX Commissione (Trasporti), le seguenti proposte di legge – già assegnate alla II Commissione (Giustizia) – sono assegnate, in sede referente, alle Commissioni riunite II (Giustizia) e IX (Trasporti), per consentire di procedere all'abbinamento, ai sensi dell'articolo 77 del Regolamento, con le proposte di legge nn. 959, 1430, 1475, 1646, 1677, 2068 e 2263:
   LA RUSSA: «Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, in materia di omicidio e di lesioni personali conseguenti alla violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale» (361) Parere delle Commissioni I e XII;
   BIANCONI e LAFFRANCO: «Modifiche al codice penale in materia di delitti commessi con violazione delle norme sulla circolazione stradale da soggetti in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psicofisica per effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope» (562) Parere delle Commissioni I e XII;
   NASTRI: «Modifiche al codice penale e all'articolo 380 del codice di procedura penale, in materia di omicidio e di lesioni personali commessi a causa della guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti o psicotrope» (1643) Parere delle Commissioni I e XII;
   CRIVELLARI: «Modifiche al codice penale, in materia di omicidio, di lesioni personali e di danneggiamenti commessi a causa della guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti o psicotrope, nonché modifica al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di esame tossicologico obbligatorio per il rilascio e il rinnovo della patente di guida» (2192) Parere delle Commissioni I e XII;
   S. 859-1357-1378-1484-1553. – Senatore SCILIPOTI ISGRÒ; senatore FALANGA; senatori MOSCARDELLI ed altri; senatore STUCCHI; senatrice GINETTI: «Introduzione del reato di omicidio stradale e del reato di lesioni personali stradali, nonché disposizioni di coordinamento al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e al decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274» (approvata, in un testo unificato, dal Senato) (3169) Parere delle Commissioni I, V e XII.

Trasmissioni dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo.

  Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo, on. Mario Catania, con lettera in data 4 agosto 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della deliberazione istitutiva, la Relazione su «Possibili proposte normative in materia di penale in tema di contraffazione».

  Il predetto documento sarà stampato e distribuito (Doc. XXII-bis, n. 1).

  Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo, on. Mario Catania, con lettera in data 4 agosto 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della deliberazione istitutiva, la «Relazione sulla contraffazione nel settore tessile: il caso del distretto di Prato».

  Il predetto documento sarà stampato e distribuito (Doc. XXII-bis, n. 2).

  Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo, on. Mario Catania, con lettera in data 4 agosto 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della deliberazione istitutiva, la «Relazione sulla contraffazione nel settore calzaturiero».

  Il predetto documento sarà stampato e distribuito (Doc. XXII-bis, n. 3).

Trasmissione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

  La Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, con lettera in data 5 agosto 2015, ha inviato – ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera o) della legge 19 luglio 2013, n. 87 – la relazione sullo stato dell'informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie.
  Il predetto documento sarà stampato e distribuito (Doc. XXIII, n. 6).

Trasmissione dal Ministro dell'economia e delle finanze.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 30 luglio 2015, ha trasmesso il budget dello Stato rivisto, riferito all'anno 2015, predisposto dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato (Doc. CLVIII, n. 1-ter).

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 30 luglio e 4 agosto 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
  Con le predette comunicazioni, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
   Relazione della Commissione – Controllo dell'applicazione del diritto dell'Unione europea – Relazione annuale 2014 (COM(2015) 329 final);
   Relazione della Commissione al Consiglio relativa alla valutazione della situazione comunicata dall'Italia alla Commissione e al Consiglio in merito al recupero del prelievo supplementare dovuto dai produttori di latte nei periodi dal 1995-1996 al 2001-2002 (a norma dell'articolo 3 della decisione 2003/530/CE del Consiglio) (COM(2015) 349 final);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Lavorare insieme per la crescita e l'occupazione: il ruolo delle banche nazionali di promozione a sostegno del piano di investimenti per l'Europa (COM(2015) 361 final);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una Strategia dell'Unione europea per la Regione Alpina (COM(2015) 366 final).

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 23 luglio 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2 della legge 6 agosto 2013, n. 96, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (CE) n. 1223/2009 sui prodotti cosmetici (198).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 14 settembre 2015. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 25 agosto 2015.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

  Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

PROGETTO DI BILANCIO DELLA CAMERA DEI DEPUTATI PER L'ANNO FINANZIARIO 2015 (DOC. VIII, N. 6)

Doc. VIII, n. 6 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    i deputati possono essere chiamati quali testimoni in processi civili o penali;
    non presentarsi a rendere testimonianza in tribunale costituisce ipotesi di reato;
    l'assenza dei deputati chiamati a rendere testimonianza non è giustificata ai fini della presenza, come invece avviene per la malattia;
    per le esigenze dell'Aula, spesso gli stessi si trovano costretti a chiedere al Giudice il rinvio del processo per giusto impedimento, con inevitabile allungamento dei tempi della giustizia,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di considerare giustificati ai fini della presenza i deputati che devono rendere testimonianza all'interno di un processo.
9/Doc. VIII, n. 6/1Boccadutri.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori dei Deputati, per accedere alla Galleria dei Presidenti, necessitano di una specifica autorizzazione del Servizio Sicurezza;
    funzionante palazzo Marini i deputati erano soliti svolgere in quella sede i propri incontri istituzionali, presenti i collaboratori;
    a seguito della dismissione degli uffici dei Palazzi Marini, i Questori hanno realizzato nuove aree nella zona della suddetta Galleria che sono state sin dal subito usate dai deputati per incontri;
    i deputati necessitano di un continuo e facile contatto con gli stessi, per lo svolgimento del loro mandato parlamentare,

invita il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di consentire l'accesso alla Galleria dei Presidenti a un collaboratore per deputato, senza alcuna speciale autorizzazione.
9/Doc. VIII, n. 6/2Boccadutri.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori dei Deputati, per accedere alla Galleria dei Presidenti, necessitano di una specifica autorizzazione del Servizio Sicurezza;
    funzionante palazzo Marini i deputati erano soliti svolgere in quella sede i propri incontri istituzionali, presenti i collaboratori;
    a seguito della dismissione degli uffici dei Palazzi Marini, i Questori hanno realizzato nuove aree nella zona della suddetta Galleria che sono state sin dal subito usate dai deputati per incontri;
    i deputati necessitano di un continuo e facile contatto con gli stessi, per lo svolgimento del loro mandato parlamentare,

invita il Collegio dei Questori

a prevedere una procedura semplificata per il rilascio dell'accredito valido per l'accesso alla Galleria dei Presidenti ai collaboratori dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/2. (Testo modificato nel corso della seduta) Boccadutri.


   La Camera,
   premesso che:
    l'attività di parlamentare necessita un costante aggiornamento sui fatti di cronaca e di politica locali riguardanti il territorio;
    in questo modo i parlamentari possono svolgere pienamente il loro mandato e rappresentare le esigenze e le necessità del territorio e del collegio di elezione;
    di recente le agenzie di stampa OmniRoma, OmniMilano e OmniNapoli, edite da Ediroma Srl. che da 12 anni si occupano con puntualità di politica e cronaca locale, hanno aperto un canale dedicato ai lavori parlamentari, seguendo le attività della Camera con cura e attendibilità, e con un nuovo e interessante approccio che collega le attività del Parlamento al governo dei territori;
    la necessità di non aumentare la spesa corrente della Camera dei Deputati deve tenere conto dell'evoluzione del mercato dell'informazione, così come della nascita di nuovi soggetti tra i mezzi di comunicazione che possono essere utili allo svolgimento del mandato,

invita il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di disporre l'accesso, tramite la piattaforma Telpress, ai servizi giornalistici delle agenzie di stampa OmniRoma, OmniMilano e OmniNapoli.
9/Doc. VIII, n. 6/3Boccadutri.


   La Camera,
   premesso che:
    l'attività di parlamentare necessita un costante aggiornamento sui fatti di cronaca e di politica locali riguardanti il territorio;
    in questo modo i parlamentari possono svolgere pienamente il loro mandato e rappresentare le esigenze e le necessità del territorio e del collegio di elezione;
    di recente le agenzie di stampa OmniRoma, OmniMilano e OmniNapoli, edite da Ediroma Srl. che da 12 anni si occupano con puntualità di politica e cronaca locale, hanno aperto un canale dedicato ai lavori parlamentari, seguendo le attività della Camera con cura e attendibilità, e con un nuovo e interessante approccio che collega le attività del Parlamento al governo dei territori;
    la necessità di non aumentare la spesa corrente della Camera dei Deputati deve tenere conto dell'evoluzione del mercato dell'informazione, così come della nascita di nuovi soggetti tra i mezzi di comunicazione che possono essere utili allo svolgimento del mandato,

invita il Collegio dei Questori

a mantenere un accesso a titolo gratuito alle suddette agenzie di stampa, nelle more della complessiva ridefinizione, attualmente in corso, delle condizioni di abbonamento alle fonti di informazione.
9/Doc. VIII, n. 6/3. (Testo modificato nel corso della seduta) Boccadutri.


   La Camera,
   premesso che:
    per lo svolgimento del mandato parlamentare è ormai indispensabile avere un facile accesso alla rete;
    la dematerializzazione che sta perseguendo la Camera dei Deputati permette un aumento importante dei risparmi;
    i telefoni cellulari sono stati prevalentemente sostituiti da smartphone in grado di utilizzare una connessione WiFi;
    molti deputati utilizzano ormai, anche contemporaneamente, più apparati connessi alla rete WiFi;
     la connessione ad internet tramite WiFi risulta spesso insufficiente in particolare in Aula e in Transatlantico,

invita il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di disporre tutte le misure utili a potenziare la connettività ad internet tramite WiFi in Aula e in Transatlantico.
9/Doc. VIII, n. 6/4Boccadutri, Coppola, Quintarelli, Losacco.


   La Camera,
   premesso che:
    negli ultimi anni si è registrato un drastico decremento nel numero del personale dell'Amministrazione della Camera, che, da 1933 unità nel 2003 è passato alle attuali 1281, con una riduzione complessiva di 652 unità. Tale processo ha registrato una fortissima accelerazione in particolare a partire dal 2008: quasi 500 delle 652 citate unità sono venute meno negli ultimi sette anni per effetto del blocco del turn over, deciso dagli organi di direzione politica per tutte le categorie di dipendenti;
    secondo l'indirizzo iniziale, il blocco del turn over avrebbe dovuto intendersi in modo selettivo, nel senso che gli organi competenti avrebbero potuto dare corso alle procedure per assumere il personale necessario per non compromettere il corretto funzionamento delle strutture amministrative. Tuttavia, nella sua concreta attuazione il blocco del turn over è stato declinato in termini assoluti: dal 2006 non è stata bandita alcuna procedura concorsuale e le uniche limitate assunzioni sono state conseguenti all'esaurimento di graduatorie ancora aperte;
    la riduzione di personale è destinata ad accentuarsi in quanto, anche in ragione della recente introduzione di limiti ai trattamenti retributivi e del conseguente taglio della parte di retribuzione eccedente tali limiti secondo un meccanismo progressivamente crescente nel tempo, la dinamica dei pensionamenti, oltre ad aver registrato un'accelerazione tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015, conoscerà prevedibilmente un ulteriore incremento nel prossimo futuro;
    la situazione descritta costituisce un fattore di estrema e urgente criticità per la Camera dei deputati; da un lato, la costante attività di razionalizzazione e di innovazione dei moduli organizzativi e delle procedure di lavoro con cui l'Amministrazione, sulla base degli indirizzi definiti dagli organi di direzione politica, ha fatto quotidianamente fronte negli ultimi anni alle esigenze poste dalla continua riduzione del personale, certamente apprezzabile, sembra oggi disporre di margini di intervento, concretamente e utilmente praticabili, assai ridotti; dall'altro lato, gli effetti positivi del processo di integrazione funzionale con l'Amministrazione del Senato – previsto dallo stesso disegno di legge di riforma costituzionale e condizionato in concreto all'esito finale di quest'ultimo – sono destinati a svilupparsi nell'arco di un periodo medio-lungo, in ogni caso non compatibile con le pressanti necessità, sopra indicate, che la nostra Istituzione registra già da tempo; le stesse considerazioni valgono in merito all'istituzione del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento – la cui realizzazione è prevista da una specifica disposizione contenuta nel citato disegno di legge di riforma costituzionale – che presuppone la preventiva armonizzazione degli istituti giuridici ed economici del personale delle due Camere, processo, già in atto, di particolare complessità;
    in questo contesto, l'esigenza di garantire la funzionalità della struttura di supporto al lavoro parlamentare rappresenta una priorità assoluta, che richiede interventi immediati per scongiurare il rischio, oggi assai concreto, che possa restarne pregiudicato lo stesso pieno ed efficace svolgimento delle funzioni istituzionali della Camera dei deputati;
    a questo fine, risulta dunque indispensabile riattivare immediatamente la leva del reclutamento, con specifico e prioritario riferimento al reclutamento del personale di più elevato livello professionale, costituito dai consiglieri parlamentari; l'ultimo ingresso in servizio dei consiglieri risale infatti al 2003, dunque a ben dodici anni fa, una distanza di tempo mai registrata in passato; considerato il fatto che un numero assai rilevante dei consiglieri medesimi è stato nel frattempo collocato in quiescenza, l'ingresso in servizio di risorse di alto profilo costituisce la precondizione per assicurare alla Camera dei deputati il necessario rinnovamento sul piano culturale e professionale (attraverso il reclutamento delle eccellenze offerte dal mondo dell'università e della ricerca); un positivo accrescimento delle capacità progettuali, in particolare in vista della centralità che la Camera dei deputati è destinata ad assumere nel quadro del bicameralismo non più paritario prefigurato dalla riforma costituzionale; un contributo fortemente innovativo nell'individuazione di moduli organizzativi e metodologie di lavoro,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di assumere le iniziative necessarie per avviare entro l'anno in corso la procedura per il reclutamento del personale dipendente necessario per garantire all'Istituzione parlamentare piena funzionalità nell'esercizio delle sue attività istituzionali, a partire dal reclutamento di un adeguato contingente di consiglieri parlamentari, sulla base di un piano di reclutamento predisposto dall'Amministrazione, che dia conto delle esigenze organiche in termini generali, individuandone la misura minima e massima per ciascuna categoria, e determini in tale ambito le situazioni di maggiore carenza in concreto.
9/Doc. VIII, n. 6/5Boccadutri.


   La Camera,
   premesso che:
    esiste la possibilità tecnica di rendere più agevoli le operazioni di voto con il procedimento elettronico,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di disporre la modifica del software del sistema di voto per consentire alle postazioni attivate da tessere contenenti minuzie di poter conservare, dopo che sia stato premuto uno dei tre tasti di votazione, la memoria del voto espresso sino alla chiusura della votazione stessa.
9/Doc. VIII, n. 6/6Baldelli, Pisicchio, Zaratti, Palese, Cinzia Maria Fontana, Guidesi, Rabino, Totaro, Gigli.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera dei deputati ha avviato ormai da alcuni anni un percorso di progressiva equiparazione dello status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari alla dirigenza delle amministrazioni centrali dello Stato;
    in particolare, sono stati introdotti limiti retributivi e ulteriori modifiche allo status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari, da ultimo mediante la deliberazione n. 102 del 30 settembre 2014 dell'Ufficio di Presidenza, cui ha fatto seguito il Decreto Presidenziale n. 824 del 6 ottobre successivo, la sostanziale equiparazione promossa in queste sedi risulta tuttavia incompleta e parziale, non comprendendo anche le opportunità di crescita professionale e aggiornamento – da tempo riconosciute per le figure professionali omologhe, come appunto i dirigenti delle amministrazioni centrali dello Stato – costituite dalla possibilità di accedere a aspettative non retribuite al fine di compiere esperienze al di fuori dell'amministrazione parlamentare, senza oneri per il bilancio interno,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di intraprendere un percorso volto alla trasposizione nelle norme interne relative allo status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari delle disposizioni già esistenti nell'ordinamento generale relativamente alla dirigenza delle amministrazioni centrali dello Stato, con particolare riferimento all'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2002 in materia di mobilità pubblico-privato, al fine di consentire – senza costi per l'Amministrazione della Camera – significative esperienze per coloro che risultassero idonei anche in organismi internazionali o privati.
9/Doc. VIII, n. 6/7Bernardo.


   La Camera,
   premesso che:
    la Biblioteca della Camera dei deputati, aperta al pubblico dal 1988, strettamente integrata con la Biblioteca del Senato dal 2007, mette a disposizione della cittadinanza un patrimonio documentale ed una serie di servizi che ne fanno un centro nazionale di riferimento per lo studio delle materie politiche e giuridiche;
    analogamente ad altre grandi biblioteche, la disponibilità dei materiali attraverso la consultazione in sede deve affiancarsi alla disponibilità, nel rispetto delle norme sul copyright, dei materiali attraverso la rete, al fine di consentire un accesso illimitato nel tempo e nello spazio alle collezioni più interessanti per un'utenza nazionale e internazionale;
    la copia digitale di un manoscritto o di un libro antico e raro preserva non solo il suo contenuto ma in molti casi anche la sua specificità di oggetto storico, infatti il materiale librario è tra i più delicati e sensibili a umidità, luce e temperatura pertanto la stessa consultazione fisica ne mette a rischio sopravvivenza e fruibilità futura;
    oggi esistono formati di digitalizzazione che consentono di memorizzare immagini fedelissime all'originale, contenendo molte altre informazioni sul manoscritto o libro raro (dimensioni, materiale...), molti dei quali tra l'altro liberi da restrizioni legali;
    la Biblioteca della Camera ha sviluppato negli ultimi 15 anni un crescente programma di transizione al digitale, attraverso la conversione del catalogo cartaceo dal 1848, il passaggio alla versione only digital di un grande numero di risorse, il progetto di digitalizzazione dell'intera collezione degli Atti parlamentari ormai concluso per la parte repubblicana ed in corso di realizzazione per la parte del Regno, quest'ultimo anche ai fini della tutela di copie originali spesso fragili e deteriorate;
    alcune collezioni della Biblioteca, o parti di esse, dai giornali, ai periodici, agli opuscoli dell'ottocento, alla collezione di libri antichi e rari – dove particolare rilievo assumo i libri e le incisioni su Roma antica e moderna e sul grand tour – possono attrarre l'interesse di soggetti finanziatori in grado di ricavarne un ritorno d'immagine; che tale interesse può essere ancora maggiore laddove le collezioni della Biblioteca della Camera e della Biblioteca del Senato vengono viste nel loro insieme, presentandosi così come il patrimonio documentale storico delle istituzioni parlamentari italiane;
    una consultazione digitale di tali documenti consentirebbe ricerche incrociate su fatti ed eventi, anche storici, ad una più amplia platea di fruitori, con indubbi vantaggi per la conoscenza,

invita il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, ai fini della diffusione dei contenuti in rete e della tutela degli originali, di assumere ogni idonea iniziativa al fine di avviare progetti di sponsorizzazione della digitalizzazione di specifiche collezioni della Biblioteca della Camera, senza oneri per l'amministrazione.
9/Doc. VIII, n. 6/8Boccadutri, Losacco.


   La Camera,
   premesso che:
    la pubblicità dei lavori parlamentari rappresenta un principio costituzionale di fondamentale importanza;
    la Camera dei Deputati è impegnata da anni nel garantire la pubblicità di tali lavori nei tempi più veloci possibili, prevedendo addirittura la pubblicazione dei resoconti stenografici e sommari delle sedute dell'Assemblea in corso di seduta sul sito web;
    anche dal punto di vista della pubblicità degli organi collegiali, Collegio dei Questori ed Ufficio di Presidenza, negli ultimi anni si è fatto qualche passo avanti, prevedendo – a decorrere dal settembre 2011 – la pubblicazione sul sito web della Camera dei Deputati del Bollettino degli Organi collegiali (BOC);
    tuttavia, appare evidente come permangano tre ordini di problemi relativi alla pubblicità dei lavori degli Organi collegiali: in primo luogo il grave ritardo nella sua pubblicazione sul sito web; in secondo luogo, l'eccessiva sintesi del contenuto della resocontazione e, infine, la indisponibilità dei testi delle delibere dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    attivarsi nel senso di stabilire che i resoconti delle riunioni dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori siano integrali;
    approvare il verbale di tali riunioni in apertura della seduta successiva, in analogia a quanto avviene per il verbale dell'Assemblea;
    fare in modo che tali resoconti siano pubblicati sul sito web della Camera dei Deputati al massimo entro dieci giorni dallo svolgimento della riunione dell'organo interessato;
    creare un database delle delibere dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori disponibile alla libera consultazione sul sito web della Camera dei Deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/9Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    per prassi il progetto di bilancio preventivo e il rendiconto consuntivo della Camera dei Deputati, predisposto dal Collegio dei Questori e deliberato dall'Ufficio di Presidenza, è inemendabile da parte dell'Assemblea, cui tali documenti sono comunque sottoposti per l'approvazione finale;
    alla luce di tale prassi, gli ordini del giorno, di fatto, rappresentano l'unico modo che i deputati hanno per incidere sulle scelte amministrativo-contabili della Camera dei Deputati;
    dell'attuazione di tali atti di indirizzo che l'Assemblea rivolge al Collegio dei Questori e all'Ufficio di Presidenza, nell'ambito delle rispettive competenze, purtroppo non è dato sapere, se non in occasione dell'esame del successivo bilancio, quando in sede di Ufficio di Presidenza i deputati Questori dovrebbero dare conto dell'attuazione degli ordini del giorno;
    tale deplorevole prassi, peraltro, taglia completamente fuori i deputati che non siano membri dell'Ufficio di Presidenza, ai quali comunque non si può conculcare il diritto di presentare ordini del giorno e, se accolti o approvati, monitorarne la loro attuazione da parte degli organismi competenti;
    i componenti della delegazione del MoVimento 5 Stelle all'interno dell'Ufficio di Presidenza hanno riscontrato grosse difficoltà sin dall'esame del primo bilancio interno (novembre 2013) per essere aggiornati sull'attuazione degli ordini del giorno presentati dai deputati del proprio gruppo parlamentare e approvati o accolti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di attivarsi al fine di istituire una apposita sezione del sito web della Camera dei Deputati all'interno della quale i cittadini tutti possano seguire lo stato di attuazione degli ordini del giorno al bilancio interno che siano stati accolti dall'Ufficio di Presidenza e/o approvati dall'Assemblea della Camera dei Deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/10Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    ai deputati cessati dal mandato vengono riconosciuti i trasferimenti aerei, ferroviari e marittimi nei limiti di un plafond variabile in base alla durata del mandato esercitato;
    nel conto consuntivo per la Camera dei Deputati per l'anno finanziario 2013 al Cap. 20 denominato «Rimborso di viaggio ai deputati cessati dal mandato» risultano pagamenti pari ad euro 900.000, ovvero 100.000 in più rispetto al bilancio preventivo per il medesimo anno;
    nel progetto di bilancio della Camera dei Deputati per l'anno finanziario 2014 al Cap. 20, denominato Rimborso di viaggio ai deputati cessati dal mandato risultano appostati euro 900.000; nel programma di spesa pluriennale per il triennio 2014-2016 è prevista una spesa di euro 900.000 per ciascuna delle annualità;
    dai documenti di bilancio per l'anno finanziario 2015 tale tendenza risulta essere confermata anche per il triennio 2015-2017;
    tale contribuzione non trova alcuna giustificazione funzionale trattandosi di soggetti che non esercitano più alcun munus pubblico;
    il beneficio descritto privo di ogni razionale e attuale giustificazione funzionale agli interessi della collettività si trasforma in odioso privilegio,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    procedere all'immediata sospensione di tutti i «plafond aperti», procedere alla ricognizione e saldo dei viaggi già effettuati e quindi procedere all'azzeramento delle risorse destinate a questo capitolo di bilancio per poi, a partire dal 1o gennaio 2016, eliminare totalmente la voce;
    procedere a una ricognizione dei servizi erogati, e relativi oneri sostenuti, agli ex deputati e a valutare l'opportunità conseguente di sopprimere l'erogazione di tutti i servizi prestati in favore degli ex deputati, esclusi quei servizi la cui fruizione è subordinata al pagamento di un corrispettivo o la cui erogazione non comporti oneri a carico della Camera.
9/Doc. VIII, n. 6/11Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino, Cozzolino, Carinelli, Alberti.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Ufficio di Presidenza, con deliberazione n. 7 del 2013, ha abolito a decorrere dalla XVII legislatura, i fondi di rappresentanza attribuiti ai deputati titolari di cariche istituzionali interne;
    la suddetta deliberazione ha inoltre previsto che, con la medesima decorrenza, le spese di rappresentanza effettuate dai deputati aventi diritto siano rimborsate, nel limite degli stanziamenti dedicati ai suddetti fondi di rappresentanza, ai sensi della disciplina applicativa stabilita dal Collegio dei Questori in data 26 giugno 2013, d'intesa con il Presidente della Camera;
    la deliberazione n. 7 del 2013 consente ancora ai deputati Presidente di Commissioni ed ai membri dell'Ufficio di Presidenza il rimborso di massimo 6.500 euro annui per spese connesse a doni di rappresentanza; spese per la personalizzazione dei doni di rappresentanza; colazioni e pranzi di rappresentanza sostenute presso esercizi pubblici e/o per servizi di catering; spese per il noleggio di autoveicoli, taxi e carburante e spese per l'alloggio nei limiti previsti dalla normativa vigente con riferimenti ai viaggi di studio delle Commissioni permanenti;
    tali soggetti già godono di particolari benefici ed indennità connessi alla loro funzione;
    il fine di rappresentanza risulta essere particolarmente fumoso ed idoneo a prestarsi a facili abusi,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere alla integrale soppressione di tale forma di rimborso, circoscrivendo a casi eccezionali, da autorizzarsi previamente dalla Presidenza, l'ipotesi di rimborsi connessi alle spese di rappresentanza la cui documentazione giustificativa dovrà essere pubblicata sul sito istituzionale della Camera dei Deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/12Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'opinione pubblica vi è una legittima e crescente insofferenza nei confronti del livello delle indennità dei deputati italiani;
    già dai primi mesi della presente legislatura la delegazione del gruppo del MoVimento 5 Stelle ha proposto all'intero Ufficio di Presidenza di estendere a tutti i deputati in carica il codice di comportamento della forza politica di appartenenza;
    tale codice di comportamento – al quale attualmente aderiscono spontaneamente tutti gli eletti del MoVimento 5 Stelle come condizione necessaria per la permanenza nella nostra forza politica – prevede che l'indennità parlamentare sia fissata in 5.000 euro lordi mensili, ai quali aggiungere un rimborso legato solo ed esclusivamente alle spese rendicontate formalmente sulla pagina personale del deputato sul sito web della Camera;
    tale rimborso dovrebbe sostituire tutte le altre voci di spesa presenti ed estranee all'indennità attualmente previste, ovvero: diaria di soggiorno, rimborso spese per l'esercizio del mandato, rimborso spese accessorie di viaggio, rimborso forfettario spese telefoniche;
    si tratterebbe senz'altro di una decisione che contribuirebbe a creare una spirale virtuosa che potrebbe dare un contributo determinante al riavvicinamento dei cittadini alle Istituzioni,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di stabilire che:
    a) l'indennità parlamentare ammonti a 5.000 euro mensili lordi, cui aggiungere un rimborso spese rigorosamente legato alla rendicontazione delle spese per l'esercizio del mandato;
    b) tale rimborso deve sostituire e non superare tutte le altre voci presenti ed estranee all'indennità;
    c) la rendicontazione dei rimborsi sia pubblicata sulla pagina personale istituzionale dei deputati presente sul sito web della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/13Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino, Paolo Nicolò Romano, Manlio Di Stefano.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'opinione pubblica vi è una legittima e crescente insofferenza nei confronti del livello delle indennità dei deputati italiani;
    già dai primi mesi della presente legislatura la delegazione del gruppo del MoVimento 5 Stelle ha proposto all'intero Ufficio di Presidenza di estendere a tutti i deputati in carica il codice di comportamento della forza politica di appartenenza;
    per quanto riguarda le indennità erogate in relazione alla carica ricoperta (Presidente della Camera, Vicepresidente della Camera, Questore, Segretario di Presidenza, Presidente di Commissione parlamentare o di Giunta, Vicepresidente o Segretario di Commissione parlamentare o di Giunta, Presidente di Comitato o Delegazione parlamentare), tale codice prevede la integrale rinuncia;
    i deputati appartenenti al gruppo del MoVimento 5 Stelle, sin dal momento del loro insediamento nelle sopra indicate cariche, hanno provveduto spontaneamente e con propria richiesta a rinunciare all'erogazione di tali indennità di carica;
    si tratterebbe senz'altro di una decisione che contribuirebbe a creare una spirale virtuosa che potrebbe dare un contributo determinante al riavvicinamento dei cittadini alle Istituzioni,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sopprimere ogni indennità erogata ai deputati in relazione alla carica ricoperta.
9/Doc. VIII, n. 6/14Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione della Camera dei Deputati è da alcuni anni impegnata in una costante opera di contenimento e riduzione della spesa;
    nonostante gli sforzi apprezzabili, molto di più si potrebbe fare al fine di contribuire alla creazione di una spirale virtuosa che potrebbe dare un contributo determinante al riavvicinamento dei cittadini alle Istituzioni;
    in particolare, nell'ambito di un simile contesto, appare del tutto stravagante la permanenza di alcuni contributi ad enti e istituzioni nazionali, inseriti nel capitolo 155 del bilancio della Camera per il 2015;
    si tratta, in particolare, dei contributi: al Patriarcato di Antiochia (20.000 euro all'anno senza previsione di decurtazione, né eliminazione nei prossimi anni); associazione degli ex deputati (30.500 euro anche in questo caso senza previsione di decurtazione, né eliminazione nei prossimi anni). In particolare, questa ultima associazione può essere ben sostenuta dai suoi associati che beneficiano di lauti vitalizi,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di eliminare totalmente a decorrere dall'anno 2016 i contributi citati in premessa destinati al Patriarcato di Antiochia e all'associazione degli ex parlamentari che appaiono del tutto inconferenti con la politica di contenimento e riduzione delle spese portata avanti dall'Amministrazione della Camera dei Deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/15Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'ambito di una più ampia rivisitazione del trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato, è necessario privare di ogni beneficio pensionistico i deputati cessati dal mandato e condannati, in via definitiva, per taluni reati di particolare gravità sociale;
    ciononostante, l'Ufficio di Presidenza della Camera lo scorso 7 maggio 2015 ha approvato la delibera n. 131 del 2015 gravemente lacunosa, volta alla soppressione parziale dei vitalizi. In particolare, l’«abrogazione» del vitalizio ai condannati per reati di particolare gravità è stato trasformato in mera «sospensione», ovvero «cessazione temporanea». Ai sensi dell'articolo 1, comma 3, di detta delibera infatti, il condannato definito, riabilitato (dopo almeno 3 anni dalla condanna), può nuovamente tornare a godere del vitalizio parlamentare. Inoltre, dal novero dei reati non solo è stato escluso l'abuso d'ufficio (articolo 323 c.p.), bensì tutti quelli non colposi che prevedono pene massime fino 6 anni (e non fino a 4 anni, come previsto dal decreto legislativo n. 235 del 2012). Ancora: le misure concrete di revoca (ovvero di sospensione) non sono automatiche, ma debbono «adottarsi» dall'Ufficio di Presidenza, di volta in volta, con il rischio che le maggioranze politiche possano condizionare le relative decisioni soggettive e, da ultimo, i familiari superstiti di parlamentari condannati, deceduti prima dell'entrata in vigore della Delibera, continueranno a percepire i vitalizi;
    l'applicazione di detta delibera ha determinato la sospensione del vitalizio a soli dieci deputati condannati,

invita, per quanto di rispettiva competenza, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità di voler provvedere alla modifica della delibera del 7 maggio 2015 prevedendo:
    a) l'introduzione del reato di abuso d'ufficio nel novero di quelli la cui condanna definitiva inibisce la riscossione del vitalizio parlamentare;
    b) la cessazione del vitalizio parlamentare per i soggetti condannati in via definitiva a pene superiori a due anni di reclusione per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni;
    c) la cessazione del vitalizio in modo automatico, senza ulteriore deliberazione da parte dell'Ufficio di Presidenza della Camera;
    d) l'abrogazione dell'articolo 1, comma 3, ovvero la possibilità per il condannato riabilitato di poter godere del vitalizio parlamentare;
    e) l'abrogazione dell'articolo 1, comma 4, al fine di impedire ai familiari superstiti di parlamentari condannati, deceduti prima dell'entrata in vigore della delibera, di continuare a percepire i vitalizi in regime di reversibilità.
9/Doc. VIII, n. 6/16Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    ai sensi dell'articolo 15, comma 3, del Regolamento della Camera, è attribuito ai Gruppi parlamentari, per ciascun anno di legislatura, un contributo finanziario, unico e onnicomprensivo. L'ammontare del contributo è determinato dall'Ufficio di Presidenza, su proposta del Collegio dei Questori, in occasione dell'approvazione del progetto di bilancio annuale di previsione della Camera, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, del Regolamento di amministrazione e contabilità, tenendo conto delle esigenze funzionali dei Gruppi medesimi. Il contributo è ripartito tra i Gruppi in proporzione alla rispettiva consistenza numerica;
   considerato che:
    il contributo unico e onnicomprensivo assicurato ai Gruppi parlamentari a carico del bilancio della Camera, di cui all'articolo 15, comma 3, secondo periodo, del Regolamento, è stato determinato per l'anno solare 2013 (dal 15 marzo al 31 dicembre) nella misura di 25,4 milioni di euro e per gli anni 2014, 2015, 2016 e 2017 sono stati previsti trasferimenti per circa 32 milioni di euro all'anno,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di ridurre il contributo ai Gruppi parlamentari nella misura del 20 per cento rispetto alle attuali previsioni.
9/Doc. VIII, n. 6/17Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il bilancio interno prevede uno stanziamento sia per il 2014 che per il 2015 di euro 8.450.000 per il rimborso di spese di viaggio ai deputati;
    non risultano chiari né i presupposti né la misura di tali rimborsi,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere che il meccanismo dei rimborsi delle spese di viaggio e dei biglietti erogati ai deputati – in via autonoma o per il tramite dell'agenzia viaggi interna – sia limitato ai soli spostamenti per i quali sia debitamente comprovata la diretta connessione con il mandato parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 6/18Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro, Alberti.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione della Camera, tradizionalmente, aggiorna con grande perizia un eccezionale archivio dei precedenti parlamentari, avendo anche cura di sistematizzarli e organizzarli in preziosi dossier;
    tuttavia, nessuna forma di pubblicità è ad oggi garantita per tali materiali;
    la pubblicazione di questo archivio rappresenterebbe senz'altro un utilissimo strumento di lavoro per tutta la «comunità parlamentare» (deputati, gruppi parlamentari e relativi collaboratori) e, del resto, non si capisce la ragione di tale riservatezza;
    anche la dottrina giuridica, in tempi recenti, ha manifestato una tendenza prevalente a riconsiderare il problema, ritenendo la segretezza non opportuna e confliggente con la necessità di rendere tracciabile e trasparente l'attività dell'Istituzione, non solo per i deputati e i gruppi parlamentari, ma anche per gli studiosi del diritto parlamentare;
    le medesime valutazioni e il medesimo impegno del presente ordine del giorno erano stati formulati con l'ordine del giorno n. 76 al bilancio interno 2013, approvato nel testo riformulato;
    tuttavia, l'applicazione di tale ordine del giorno è stata incomprensibilmente elusa,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di provvedere alla pubblicazione sul sito internet istituzionale della Camera dei deputati della banca dati dei precedenti parlamentari od in subordine quantomeno, sul portale intranet dei deputati, con possibilità di accedervi da parte dei cittadini che ne facciano richiesta.
9/Doc. VIII, n. 6/19Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    nel bilancio interno della Camera dei deputati sono riportate annualmente le spese sostenute dalle commissioni di inchiesta parlamentare istituite nel corso della legislatura;
    la voce riportata in bilancio, però, è esclusivamente quella della spesa di funzionamento annuo che corrisponde sempre in toto alla quota stabilita nell'atto costitutivo della stessa commissione di inchiesta approvato dalla Camera;
    quando si esamina una proposta di istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare, la quota di risorse prevista per il suo funzionamento, sovente è oggetto di polemica interna tra i gruppi parlamentari in sede di esame e, successivamente, è oggetto di polemica da parte dell'opinione pubblica e degli organi di stampa;
    tale situazione ha prodotto la conseguenza negativa che nell'individuare il finanziamento per il funzionamento di una commissione parlamentare di inchiesta non si tenga conto della attività che dovrà effettivamente svolgere, ma viga una sorta di pregiudizio negativo a priori;
    tale situazione potrebbe essere in parte modificata se le singole commissioni di inchiesta potessero allegare al bilancio interno della Camera un rendiconto articolato delle spese sostenute nel corso dell'anno per la propria attività. Ciò, oltre ad aumentare la trasparenza, renderebbe manifesto l'uso di risorse impiegato nell'ambito della propria attività facendo venire meno per il futuro ogni forma di polemica all'atto di decidere la dotazione di una commissione parlamentare di inchiesta,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere per le Commissioni parlamentari di inchiesta di futura istituzione la possibilità di riportare nel bilancio interno un rendiconto delle spese sostenute.
9/Doc. VIII, n. 6/20Cozzolino, Luigi Di Maio.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    tra le spese utilizzabili al fine del giustificativo del 50 per cento del rimborso inerente le spese per l'esercizio del mandato ci sono anche le somme versate al soggetto politico quale rimborso delle spese relative alla fornitura di servizi o prestazioni, escluse le erogazioni liberali deducibili o detraibili ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 22 dicembre 1986 – Testo unico delle Imposte;
    la Camera dei deputati chiede al singolo deputato di dichiarare sotto la propria responsabilità che tali somme, versate e portate come giustificativo, non sono erogazioni liberali che godono delle suddette detrazioni fiscali;
    la Camera non ha né gli strumenti né la volontà per accertare l'infedeltà del deputato, pertanto sarebbe opportuno eliminare l'utilizzo delle somme versate al partito come giustificativo per accedere al rimborso inerente il rapporto eletto elettori, anche perché i servizi e le prestazioni rese dal soggetto politico all'eletto godono già degli ingenti finanziamenti pubblici;
    la stragrande maggioranza dei deputati, specialmente coloro che non hanno collaboratori, utilizzano tali erogazioni liberali, imposte dai loro rispettivi partiti, sia come giustificativo del 50 per cento del rimborso inerente il rapporto eletto elettori che per le detrazioni fiscali previste dalla legge;
    il rimborso inerente il rapporto eletto elettori deve tornare pertanto alla sua funzione originaria: rimborsare le spese di segreteria e di rappresentanza del parlamentare e non palesarsi come un occulto e pertanto illecito finanziamento ai partiti politici,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di eliminare dalle voci di spesa, ai fini del rimborso inerente le spese per l'esercizio del mandato, le somme versate al soggetto politico quale rimborso delle spese relative alla fornitura di servizi o prestazioni.
9/Doc. VIII, n. 6/21Paolo Nicolò Romano, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori dei deputati svolgono una funzione essenziale ai fini del buon andamento dei lavori parlamentari, eppure la loro figura professionale non è ancora riconosciuta;
    parliamo di profili con un'ottima formazione accademica e professionale che spesso, proprio nella sede per eccellenza della legalità, le istituzioni parlamentari, sono costretti ad accettare condizioni lavorative lesive della propria dignità e in aperto contrasto con gli artt. 3, 35 e 36 della Costituzione che tutela il lavoro e riconosce il diritto ad un'equa retribuzione e qualifica professionale;
    il problema del mancato riconoscimento professionale dei collaboratori parlamentari è ampiamente noto sia alle cronache giornalistiche che parlamentari,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere formali e periodici incontri con i rappresentati della categoria dei collaboratori parlamentari, in modo da discutere le problematiche connesse alla loro professione e per un migliore funzionamento delle attività e dei servizi da essi offerti alla Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/22Paolo Nicolò Romano, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori dei deputati svolgono una funzione essenziale ai fini del buon andamento dei lavori parlamentari, eppure la loro figura professionale non è ancora riconosciuta;
    parliamo di profili con un'ottima formazione accademica e professionale che spesso, proprio nella sede per eccellenza della legalità, le istituzioni parlamentari, sono costretti ad accettare condizioni lavorative lesive della propria dignità e in aperto contrasto con gli artt. 3, 35 e 36 della Costituzione che tutela il lavoro e riconosce il diritto ad un'equa retribuzione e qualifica professionale;
    il problema del mancato riconoscimento professionale dei collaboratori parlamentari è ampiamente noto sia alle cronache giornalistiche che parlamentari,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare modalità di interlocuzione con i rappresentanti della categoria dei collaboratori parlamentari, ai fini di un confronto sulle problematiche connesse alla loro professione e per un migliore funzionamento delle attività e dei servizi da essi offerti.
9/Doc. VIII, n. 6/22. (Testo modificato nel corso della seduta) Paolo Nicolò Romano, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    l'attività posta in essere da un deputato della Repubblica Italiana riveste un'importanza rilevante per il grado di responsabilità che essa comporta. Le sorti politiche, istituzionali, economiche e sociali di un Paese sono appese alla lucidità e alla buona amministrazione che ciascun soggetto portatore di interessi collettivi e detentore di posizione di vertice, svolge quotidianamente;
    si avverte, pertanto, l'esigenza di assicurare alla politica ed alla guida del Paese soggetti idonei psichicamente alle nobili e importanti funzioni che un buon politico deve svolgere. L'allarmante consumo di droghe che interessa l'Europa e l'Italia in particolare, deve costituire elemento di preoccupazione e di responsabilità da parte del legislatore;
    il Parlamento è spesso intervenuto sullo spinoso tema del consumo e del traffico delle droghe, cercando di trovare una soluzione al problema attraverso un sistema di norme volto a combattere la diffusione e il consumo di stupefacenti, prevedendo sanzioni anche penalmente rilevanti, nei confronti dei c.d. trasgressori. La politica, però, come al solito, predica bene e razzola male. Com’è a molti noto, una trasmissione televisiva nazionale qualche tempo fa ha dimostrato attraverso dei test a sorpresa, come un cospicuo numero di parlamentari risultasse consumatore di droghe pesanti, in particolare, di cocaina;
    le sostanze psicoattive modificano le condizioni psichiche del soggetto e ne alterano l'equilibrio psico-fisico. Le sostanze stimolanti come la cocaina conducono a delirio di persecuzione (il soggetto ben presto si convince di essere spiato, sorvegliato, perseguitato e minacciato) allucinazioni prevalentemente uditive, ma anche visive, tattili e olfattive, distacco dalla realtà, senso di onnipotenza, eccitazione, iperattività, attacchi di collera, pensiero incoerente e riduzione della capacità di autocritica, egocentrismo, insensibilità;
    esiste già nel nostro sistema legislativo una norma disciplinata dall'articolo 125 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 che, in nome della sicurezza sul lavoro, impone a particolari categorie di lavoratori (autisti, camionisti, addetti ai trasporti interni alle aziende, conducenti di treni, piloti, forze armate e di polizia), interessate allo svolgimento di attività pericolose e sensibili, l'obbligo di essere sottoposte al drug test all'assunzione e altri in forma periodica e a sorpresa, allo scopo di salvaguardare la salute stessa dei lavoratori e della collettività che usufruisce dell'attività posta in essere dai medesimi;
    risulta alquanto discutibile, per non dire scandaloso, che i deputati della Repubblica che dovrebbero dare il buon esempio rivestendo un ruolo di primaria importanza e responsabilità, facciano uso di droghe pesanti nell'esercizio delle loro funzioni. Gli stessi, in quanto cittadini, dovrebbero essere destinatari dei medesimi provvedimenti riservati alla gente «comune», non essendo più concepibile un trattamento preferenziale, soprattutto in considerazione della grande importanza sociale che assume il ruolo di parlamentare e dell'imprescindibile legame che unisce lo sviluppo di un Paese ad una sana politica;
    sarebbe assolutamente opportuno, per le ragioni spiegate, almeno prevedere un sistema di controlli – dai costi assolutamente sostenibili, e da imputare sulla diaria dei singoli deputati – volti a verificare attraverso i c.d. drug test, quali tra i parlamentari presenti in aula facciano uso di droghe pesanti. Potrebbe essere sufficiente, anche allo scopo di superare le problematiche connesse alle violazioni delle norme a tutela della privacy, prevedere quantomeno la possibilità, intesa come facoltatività, di ricorrere ai test antidroghe pesanti una volta ogni sei mesi per ogni ingresso in aula. In tal modo si darebbe la possibilità a ciascun deputato di decidere liberamente e a propria discrezione di assoggettarsi ai controlli antidroga, accettando conseguentemente che i relativi risultati vengano pubblicati sul sito della Camera;
    l'adozione di tale forma di controlli avrebbe un costo zero per il Bilancio della Camera, e sarebbe ad esclusivo onere del deputato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di adottare dei provvedimenti, senza maggiori oneri per l'Amministrazione, volti a rendere ammissibili i controlli, ai deputati che accettino di sottoporvisi, per verificare l'uso di droghe pesanti tra i parlamentari, attraverso l'utilizzo di specifici kit antidroghe da sottoporre a totale carico economico degli esaminati.
9/Doc. VIII, n. 6/23Ciprini, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    in occasione dell'esame del bilancio interno per l'anno 2014, con l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 4/27 si chiedeva una razionalizzazione delle spese del cerimoniale, da individuare in modo tassativo e per le quali definire procedure di spesa, rendendo disponibili le relazioni di cui all'articolo 74 del Regolamento di Amministrazione e Contabilità;
    in sede di dibattito, tale ordine del giorno fu accolto, a condizione che il dispositivo fosse così riformulato: «individuare espressamente la tipologia delle spese imputabili alla voce del capitolo 205 riservata alle “Spese per la rappresentanza della Camera”, similmente a quanto già accaduto nel 2013 con riferimento alle spese imputabili alla voce “Spese per la rappresentanza dei titolari di cariche istituzionali interne”; in tale contesto, delimitarne espressamente l'erogazione con esclusivo riferimento alle attività svolte dai soli deputati che siano chiamati ad esercitare in sedi pubbliche funzioni di rappresentanza ufficiale dell'Istituzione, sulla base delle indicazioni della Presidenza della Camera; dare corso, ai sensi dell'articolo 26, comma 1, del Regolamento di amministrazione e contabilità, alla revisione dell'elenco delle voci di spesa per le quali la richiesta di pagamento al Servizio Tesoreria costituisce direttamente impegno, approvato nella scorsa legislatura dopo l'entrata in vigore del RAC, nella prospettiva di una riduzione delle voci ivi inserite»;
    appositamente sollecitata dai presentatori circa lo stato di attuazione degli ordini del giorno accolti in occasione dell'esame del bilancio interno 2014, lo scorso 15 giugno l'Amministrazione della Camera ha sostenuto che «è all'attenzione del Collegio dei Questori una nuova disciplina in materia di spese per la rappresentanza della Camera che delimita espressamente le fattispecie riconducibili a tale tipologia di spesa e regola la procedura per l'erogazione della medesima e la relativa rendicontazione al Collegio dei Questori»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere quanto prima nell'approvazione della nuova disciplina in materia di spese di rappresentanza della Camera, al fine di prevedere nuovi e più incisivi risparmi.
9/Doc. VIII, n. 6/24Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    in occasione dell'esame del bilancio interno per l'anno 2014, con l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 4/57, approvato nel testo modificato in corso di seduta, si chiedeva di rendere conoscibili incassi e pagamenti pubblicando sul sito Internet della Camera l'elenco dei pagamenti effettuati nonché delle entrate accertate e riscosse;
    appositamente sollecitata dai presentatori circa lo stato di attuazione degli ordini del giorno accolti in occasione dell'esame del bilancio interno 2014, lo scorso 15 giugno l'Amministrazione della Camera ha sostenuto che «l'ordine del giorno è in corso di attuazione» e che «obiettivo dell'attività istruttoria in corso è quello di sostituire l'attuale elenco delle spese ordinate, pubblicato semestralmente sul sito Internet della Camera, con un elenco che riepiloghi i beneficiari dei pagamenti per beni e servizi, strutturato in base ai capitoli e alle voci del bilancio di previsione. La periodicità della nuova pubblicazione sarebbe agganciata, anziché ai semestri solari, al 30 aprile e al 30 ottobre di ciascun anno, corrispondenti alle date entro cui il Servizio Tesoreria trasmette al Collegio dei Questori la relazione sull'andamento della gestione finanziaria prevista dal Regolamento di amministrazione e contabilità. L'introduzione di tale sistema richiederebbe la modificazione dell'articolo 74 del RAC, con specifico riguardo alle disposizioni riguardanti, per un verso, la citata relazione sulla gestione finanziaria predisposta dal Servizio Tesoreria e, per altro verso, la relazione semestrale sulle somme ordinate per lavori, servizi e forniture predisposta dal Servizio Amministrazione (comma 1, lettere a) e b))»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di terminare quanto prima le procedure di attuazione dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 4/57, modificando come necessario l'articolo 74 del RAC.
9/Doc. VIII, n. 6/25Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    in occasione dell'esame del bilancio interno per l'anno 2014, con l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 4/58, accolto, si chiedeva di recepire all'interno dell'ordinamento della Camera dei deputati l'articolo 15 del decreto legislativo n. 33 del 2013 e, in particolare, a pubblicare sul sito web della Camera dei deputati l'elenco dei consulenti e destinatari di incarichi a vario titolo, anche gratuito, comunque denominati, e dei loro compensi al fine di poter contabilizzare gli oneri a carico dell'Amministrazione e di poter rendere trasparente l'accesso ai Palazzi;
    appositamente sollecitata dai presentatori circa lo stato di attuazione degli ordini del giorno accolti in occasione dell'esame del bilancio interno 2014, lo scorso 15 giugno l'Amministrazione della Camera ha sostenuto che «attualmente, gli incarichi sono conferiti sulla base di disciplina consolidatasi nel tempo e adottata dal Collegio dei deputati Questori nella precedente legislatura. La questione è oggetto di approfondimento. Quanto al profilo della pubblicità, le consulenze e le collaborazioni sono pubblicate, ai sensi dell'articolo 79, comma 3, lettera a) del Regolamento di amministrazione e contabilità, con l'inserimento nel sito internet della Camera della relazione semestrale presentata ai sensi dell'articolo 74, comma 1, lettera b) del medesimo Regolamento, relazione che viene pubblicata sul sito Internet della Camera»;
    i deputati presentatori dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 4/58 non sono soddisfatti dello stato di attuazione, dal momento che ritengono assolutamente necessaria la pubblicazione all'interno di una apposita sezione «spese e trasparenza» del sito web della Camera dei Deputati – così come peraltro avviene ormai per tutte le amministrazioni dello Stato secondo quanto tassativamente ed esplicitamente previsto dall'articolo 15 del decreto legislativo n. 33 del 2013 – una pagina con l'elenco dei consulenti e la loro remunerazione;
    non è sufficiente procedere ad una divulgazione criptica di tale elenco all'interno di una relazione pubblicata in un meandro del sito web della Camera dei Deputati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere alla pubblicazione degli elenchi dei consulenti della Camera dei Deputati con la relativa remunerazione, il curriculum vitae e le modalità di selezione, facendo sì che tali dati siano facilmente individuabili e raggiungibili dall’home page del sito web della Camera dei Deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/26Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    in occasione dell'esame del bilancio interno per l'anno 2014, con l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 4/58, accolto, si chiedeva di recepire all'interno dell'ordinamento della Camera dei deputati l'articolo 15 del decreto legislativo n. 33 del 2013 e, in particolare, a pubblicare sul sito web della Camera dei deputati l'elenco dei consulenti e destinatari di incarichi a vario titolo, anche gratuito, comunque denominati, e dei loro compensi al fine di poter contabilizzare gli oneri a carico dell'Amministrazione e di poter rendere trasparente l'accesso ai Palazzi;
    appositamente sollecitata dai presentatori circa lo stato di attuazione degli ordini del giorno accolti in occasione dell'esame del bilancio interno 2014, lo scorso 15 giugno l'Amministrazione della Camera ha sostenuto che «attualmente, gli incarichi sono conferiti sulla base di disciplina consolidatasi nel tempo e adottata dal Collegio dei deputati Questori nella precedente legislatura. La questione è oggetto di approfondimento. Quanto al profilo della pubblicità, le consulenze e le collaborazioni sono pubblicate, ai sensi dell'articolo 79, comma 3, lettera a) del Regolamento di amministrazione e contabilità, con l'inserimento nel sito internet della Camera della relazione semestrale presentata ai sensi dell'articolo 74, comma 1, lettera b) del medesimo Regolamento, relazione che viene pubblicata sul sito Internet della Camera»;
    i deputati presentatori dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 4/58 non sono soddisfatti dello stato di attuazione, dal momento che ritengono assolutamente necessaria la pubblicazione all'interno di una apposita sezione «spese e trasparenza» del sito web della Camera dei Deputati – così come peraltro avviene ormai per tutte le amministrazioni dello Stato secondo quanto tassativamente ed esplicitamente previsto dall'articolo 15 del decreto legislativo n. 33 del 2013 – una pagina con l'elenco dei consulenti e la loro remunerazione;
    non è sufficiente procedere ad una divulgazione criptica di tale elenco all'interno di una relazione pubblicata in un meandro del sito web della Camera dei Deputati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a prevedere, per gli incarichi di prossima attribuzione o in occasione del rinnovo di incarichi in essere, l'obbligo per il consulente di fornire il proprio curriculum vitae da pubblicare sul sito in un'apposita sezione «spese e trasparenza» unitamente all'indicazione della remunerazione.
9/Doc. VIII, n. 6/26. (Testo modificato nel corso della seduta) Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    in occasione dell'esame del bilancio interno per l'anno 2014, con l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 4/60, approvato nel testo modificato in corso di seduta, si chiedeva di devolvere al bilancio dello Stato delle eventuali quote del contributo unico e onnicomprensivo, erogato in favore dei Gruppi a carico del bilancio della Camera, che dovessero residuare dalla liquidazione dei gruppi medesimi al termine della legislatura;
    appositamente sollecitata dai presentatori circa lo stato di attuazione degli ordini del giorno accolti in occasione dell'esame del bilancio interno 2014, lo scorso 15 giugno l'Amministrazione della Camera ha sostenuto che «L'ordine del giorno è in corso di attuazione. L'istruttoria degli uffici è conclusa. È stato sottoposto al Collegio dei Questori un promemoria istruttorio nel quale si dà conto, in particolare, dell'assenza di profili ostativi – sul piano dei principi – all'attuazione del dispositivo dell'ordine del giorno, nel testo riformulato. In particolare: 1. dal punto di vista della normativa vigente, sarebbe necessario sottoporre all'Ufficio di Presidenza una proposta di modificazione del testo dell'articolo 6 della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 220 del 2012, che disciplina la fattispecie dello scioglimento dei Gruppi e delle componenti politiche, in modo da disporre espressamente il trasferimento al bilancio dello Stato delle somme di denaro che i Gruppi dovessero riversare al bilancio della Camera in esito alla procedura di liquidazione; 2. dal punto di vista contabile, alla luce della disciplina vigente – alla cui prima attuazione si procederà al termine della presente legislatura – gli eventuali trasferimenti operati dai Gruppi verrebbero introitati dal bilancio della Camera e iscritti tra le entrate dell'esercizio di competenza. Si tratta per altro di entrate del tutto imprevedibili sia nell'ammontare sia nella tempistica, che potrebbero essere registrate esclusivamente a consuntivo e, come tali, non entrerebbero a comporre l'equilibrio del bilancio a livello previsionale. Esse potrebbero essere infatti accertate e incassate solo in esito alle procedure di liquidazione dei Gruppi, la cui durata è funzione della complessità della situazione gestionale di ciascuno di essi e dei tempi necessari perché l'autorità giudiziaria ordinaria assuma i provvedimenti di sua competenza nell'ambito della procedura di liquidazione. Nel caso in cui si deliberasse di versare all'entrata del bilancio dello Stato i trasferimenti operati dai Gruppi, si tratterebbe di iscrivere nel bilancio un'apposita partita di giro: in entrata, per registrare i trasferimenti operati dai Gruppi; in uscita, per registrare il riversamento al bilancio dello Stato. Si tratterebbe dunque di un'operazione finanziariamente neutra per le entrate proprie della Camera e per la relativa spesa di funzionamento»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    terminare quanto prima la procedura di attuazione dell'ordine del giorno citato e, in particolare, a procedere quanto prima – in vista di un eventuale scioglimento anticipato delle Camere – alle due modifiche normative (articolo 6 della delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 220 del 2012) e contabili (creazione di un'apposita partita di giro) indicate come necessarie;
    fare in modo che il versamento di tali somme al bilancio dello Stato sia contabilizzato tra i risparmi effettuati alla Camera dei Deputati nel corso della XVII legislatura.
9/Doc. VIII, n. 6/27Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    in occasione dell'esame del bilancio interno per l'anno 2014, con l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 4/60, approvato nel testo modificato in corso di seduta, si chiedeva di devolvere al bilancio dello Stato delle eventuali quote del contributo unico e onnicomprensivo, erogato in favore dei Gruppi a carico del bilancio della Camera, che dovessero residuare dalla liquidazione dei gruppi medesimi al termine della legislatura;
    appositamente sollecitata dai presentatori circa lo stato di attuazione degli ordini del giorno accolti in occasione dell'esame del bilancio interno 2014, lo scorso 15 giugno l'Amministrazione della Camera ha sostenuto che «L'ordine del giorno è in corso di attuazione. L'istruttoria degli uffici è conclusa. È stato sottoposto al Collegio dei Questori un promemoria istruttorio nel quale si dà conto, in particolare, dell'assenza di profili ostativi – sul piano dei principi – all'attuazione del dispositivo dell'ordine del giorno, nel testo riformulato. In particolare: 1. dal punto di vista della normativa vigente, sarebbe necessario sottoporre all'Ufficio di Presidenza una proposta di modificazione del testo dell'articolo 6 della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 220 del 2012, che disciplina la fattispecie dello scioglimento dei Gruppi e delle componenti politiche, in modo da disporre espressamente il trasferimento al bilancio dello Stato delle somme di denaro che i Gruppi dovessero riversare al bilancio della Camera in esito alla procedura di liquidazione; 2. dal punto di vista contabile, alla luce della disciplina vigente – alla cui prima attuazione si procederà al termine della presente legislatura – gli eventuali trasferimenti operati dai Gruppi verrebbero introitati dal bilancio della Camera e iscritti tra le entrate dell'esercizio di competenza. Si tratta per altro di entrate del tutto imprevedibili sia nell'ammontare sia nella tempistica, che potrebbero essere registrate esclusivamente a consuntivo e, come tali, non entrerebbero a comporre l'equilibrio del bilancio a livello previsionale. Esse potrebbero essere infatti accertate e incassate solo in esito alle procedure di liquidazione dei Gruppi, la cui durata è funzione della complessità della situazione gestionale di ciascuno di essi e dei tempi necessari perché l'autorità giudiziaria ordinaria assuma i provvedimenti di sua competenza nell'ambito della procedura di liquidazione. Nel caso in cui si deliberasse di versare all'entrata del bilancio dello Stato i trasferimenti operati dai Gruppi, si tratterebbe di iscrivere nel bilancio un'apposita partita di giro: in entrata, per registrare i trasferimenti operati dai Gruppi; in uscita, per registrare il riversamento al bilancio dello Stato. Si tratterebbe dunque di un'operazione finanziariamente neutra per le entrate proprie della Camera e per la relativa spesa di funzionamento»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    terminare quanto prima la procedura di attuazione dell'ordine del giorno citato e, in particolare, a procedere quanto prima – in vista di un eventuale scioglimento anticipato delle Camere – alle due modifiche normative (articolo 6 della delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 220 del 2012) e contabili (creazione di un'apposita partita di giro) indicate come necessarie.
9/Doc. VIII, n. 6/27. (Testo modificato nel corso della seduta) Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    importanti progressi sono stati compiuti nel settore dell'autorimessa della Camera dei Deputati, dal momento che la spesa è passata da 759.000,00 euro del 2012, ai 675.000,00 del 2013 ai 400.000,00 del 2014, ai 250.000 previsti per il 2015;
    tuttavia, non è ancora sufficiente e appare assolutamente necessario procedere ad una ulteriore progressiva riduzione del parco automobili a disposizione della Camera dei Deputati;
    nel programma settoriale per l'autorimessa per l'anno 2015 approvato dal Collegio dei Questori lo scorso 18 dicembre 2014 si legge, per esempio, che i 46 deputati aventi diritto hanno usufruito tra il dicembre 2013 e il novembre 2014 di ben 1.428 «servizi» verso l'aeroporto di Fiumicino, 50.065 «servizi» in sede (ovvero all'interno della città di Roma), nonché di 21 «servizi fuori sede» per un totale di 6.514 «servizi»;
    si tratta di cifre vergognose che contribuiscono ad allargare il fossato tra le Istituzioni e i cittadini: non esiste ragione perché un parlamentare non possa prendere un taxi a sue spese o una vettura privata per raggiungere l'Aeroporto di Fiumicino,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere ad una progressiva riduzione dei costi che conduca alla definitiva soppressione dell'autorimessa della Camera dei Deputati, ferma restando la disponibilità di una vettura per le esigenze strettamente istituzionali del Presidente della Camera, laddove questa non sia posta a disposizione da altre istituzioni come il Ministero dell'interno per i previsti servizi di scorta.
9/Doc. VIII, n. 6/28Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    in occasione dell'esame del bilancio interno per l'anno 2014, con l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 4/61 si chiedeva che fossero stipulate delle convenzioni con le varie opzioni di car sharing offerte dal mercato al fine di superare l'utilizzo delle cosiddette «auto blu» della Camera dei Deputati;
    è opinione dei deputati firmatari che, una volta stipulate le convenzioni senza alcun onere per la Camera dei Deputati, le spese legate all'utilizzo delle automobili in car sharing debbano essere a carico dei deputati utilizzatori;
    appositamente sollecitata dai presentatori circa lo stato di attuazione degli ordini del giorno accolti in occasione dell'esame del bilancio interno 2014, lo scorso 15 giugno l'Amministrazione della Camera ha sostenuto che «Il servizio di car sharing, già utilizzabile dai deputati e dalle persone che accedono alla Camera con gli operatori concessionari, prevede che l'auto possa essere parcheggiata sia in aree private sia in aree pubbliche, ma che solo in queste ultime possa terminare l'utilizzo del mezzo. Un'auto parcheggiata in un'area privata rimane assegnata all'utente che l'ha utilizzata, il quale continua a pagare la tariffa di sosta all'operatore concessionario. Per favorire la realizzazione di quanto previsto dall'ordine del giorno n. 61, l'Amministrazione ha operato per il perseguimento di due diverse soluzioni: 1) ha tentato di ottenere l'istituzione di aree di sosta pubbliche vicino alla Camera dei Deputati riservate al car sharing, al fine di rendere più agevole la cessazione del servizio nelle immediate adiacenze delle sedi della Camera; 2) in secondo luogo, ha ricercato un accordo con uno o più operatori concessionari del servizio di car sharing affinché l'area privata di sosta in via della Missione sia trattata diversamente dalle altre, consentendo di lasciarvi una vettura senza pagare la tariffa di sosta e in modo che la vettura così parcheggiata nella predetta area resti a disposizione dei soli utenti autorizzati ad accedervi. La possibilità di terminare l'utilizzo dell'auto in un'area privata, quale quella di via della Missione, esplorata, in particolare, con la società ENJOY, è rimasta tuttavia senza esito. Quanto all'ipotesi di prevedere l'istituzione di aree di sosta pubbliche nelle immediate vicinanze delle sedi della Camera, l'Amministrazione si è attivata nei confronti di Roma Capitale per verificare la possibilità di istituire dette aree. Anche a tale riguardo, tuttavia, nonostante reiterate sollecitazioni, ad oggi non è pervenuto alcun utile riscontro»;
    la Camera dei Deputati da anni tiene transennata un ampio settore di Piazza del Parlamento non si sa bene a quale scopo,

invita per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    perseguire l'obiettivo di soppressione dell'autorimessa sostituendo i servizi tramite essa forniti con servizi privati a carico dei deputati utilizzatori;
    proseguire i contatti con le compagnie di car sharing al fine di creare un'area di parcheggio su piazza del Parlamento ripartendo lo spazio attualmente transennato tra le varie compagnie aderenti alla convenzione, senza che per i deputati sia prevista alcuna forma di precedenza rispetto agli altri utenti.
9/Doc. VIII, n. 6/29Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    ai sensi della legge 16 gennaio del 2003, n. 3, e in base al successivo regolamento, adottato con il DPCM 23 dicembre 2003, sono state stabilite le caratteristiche tecniche delle aree destinate ai fumatori, nonché individuati, nell'Allegato I al suddetto regolamento, i requisiti tecnici dei locali per fumatori, degli impianti di ventilazione e di ricambio dell'aria e della cartellonistica;
    i locali riservati ai fumatori, come disciplinato dall'articolo 51, comma, 2, della 1. n. 3/2003 e dall'Allegato I al citato DPCM, «devono essere contrassegnati come tali e realizzati in modo da risultare adeguatamente separati da altri ambienti limitrofi, dove è vietato fumare». Tali locali devono altresì «rispettare i seguenti requisiti strutturali:
     a) essere delimitati da pareti a tutta altezza su quattro lati;
     b) essere dotati di ingresso con porta a chiusura automatica, abitualmente in posizione di chiusura;
     c) essere forniti di adeguata segnaletica (...);
     d) non rappresentare un locale obbligato di passaggio per i non fumatori»;
    nonostante le previsioni di legge, è stata a più riprese denunciata presso l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori, in maniera trasversale, da deputati appartenenti a diversi gruppi politici, la questione inerente la mancata osservanza della normativa antifumo vigente all'interno dei locali della Camera dei Deputati e del Palazzo dei Gruppi parlamentari;
    in particolare, come già segnalato all'Ufficio di Presidenza da numerosi colleghi, nonostante la disattivazione dell'area, lato sinistro, il corridoio semicircolare retrostante l'Aula di Montecitorio, lato destro, sebbene risulti evidentemente inidoneo ad ospitare aree fumatori e a garantire la tutela della salute, ai sensi dell'articolo 51 della legge n. 3/2003, dal momento che non rispetta i requisiti sopra indicati, viene tuttora indebitamente segnalato – attraverso planimetrie e strisce adesive – e di conseguenza utilizzato, come area riservata ai fumatori dai parlamentari, con grave rischio per la salute dei dipendenti cui è stata assegnata la postazione di lavoro nel suddetto corridoio e che si trovano, loro malgrado, esposti agli effetti del fumo passivo;
    tale corridoio rappresenta inoltre un'area di passaggio obbligato per tutti quei soggetti, dipendenti e parlamentari (alcune delle quali anche in stato interessante), che devono recarsi ai servizi igienici o usufruire delle postazioni informatiche, con la conseguenza di trovarsi, loro malgrado, esposti ai rischi legati all'inalazione del fumo passivo;
    anche l'area attrezzata per fumatori nella zona del Transatlantico (corridoio verde), non risulta adeguatamente separata dagli ambienti limitrofi, dal momento che le porte d'ingresso non sono dotate di chiusura automatica, come previsto dalla normativa vigente ma sono porte a battente con ampia fessura nel mezzo, con la conseguente diffusione costante del fumo all'esterno della suddetta area;
    parimenti, le aree fumatori situate nei locali individuati all'interno del Palazzo dei Gruppi, essendo posizionate sulle scale del Palazzo, risultano del tutto prive dei necessari requisiti tecnici e strutturali individuati dalla normativa sopracitata, quali la delimitazione da pareti a tutta altezza sui quattro lati e la dotazione di un ingresso con porta a chiusura automatica; tali spazi, essendo localizzati sulle scale dell'edificio, rappresentano inoltre punti di passaggio per i non fumatori, esponendo pertanto questi ultimi ai continui rischi legati all'inalazione del fumo passivo;
    con riguardo agli impianti di ventilazione e ricambio dell'aria installati all'interno del Palazzo dei Gruppi, risultano inoltre del tutto assenti, come certificato dalla relazione predisposta dal RSPP incaricato dal M5S, i necessari impianti di ventilazione forzata, tali da garantire una portata d'aria di ricambio supplementare esterna o immessa per trasferimento da altri ambienti limitrofi dove è vietato fumare;
    il fumo, come ormai noto, rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo di alcune patologie gravissime, purtroppo spesso anche mortali come ad esempio quelle neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie; per questo motivo disincentivare l'abitudine al fumo deve diventare una priorità, che deve essere associata alla necessità di affrontare la questione del fumo passivo, la cui nocività deve ritenersi ormai pacificamente dimostrata sulla base dei numerosi studi scientifici sull'argomento;
    la tutela della salute dei non fumatori negli ambienti di lavoro è stata riconosciuta anche dalla recente giurisprudenza; a titolo di esempio si veda la storica sentenza del 10/05/2005 con cui il Tribunale del Lavoro di Roma ha condannato il Ministero della Pubblica Istruzione al risarcimento di quasi 400 mila euro nei confronti degli eredi di una propria dipendente non fumatrice, ammalatasi di tumore ai polmoni a causa del fumo passivo respirato sul luogo di lavoro;
    l'obbligo di adottare misure idonee a tutelare la salute dei propri dipendenti, ancora prima dell'entrata in vigore della legge anti-fumo, è sancita dall'articolo 32 della Costituzione che tutela la salute come un diritto fondamentale;
    il Parlamento ed i singoli parlamentari dovrebbero per primi dimostrarsi sensibili alle tematiche del rispetto del divieto di fumo, attenendosi scrupolosamente alla normativa vigente, nonché al rispetto delle caratteristiche tecniche che le aree per fumatori presenti all'interno della Camera devono avere,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    adottare, nell'ambito delle proprie competenze e con l'urgenza richiesta dal caso, tutti gli interventi, anche strutturali, che si rendano necessari per l'adeguamento delle aree attrezzate per fumatori attive presso Palazzo Montecitorio e presso il Palazzo dei Gruppi ai requisiti tecnici previsti dal DPCM 23 dicembre 2003, con particolare riferimento a soluzioni tecniche che consentano la segregazione con pareti divisorie a tutta altezza delle suddette aree fumatori;
    continuare l'impegno assunto sul fronte della sensibilizzazione dei parlamentari sul rispetto del generale divieto di fumo e sui rischi da fumo passivo, presso le sedi della Camera e del Palazzo dei Gruppi, nonché in merito all'osservanza scrupolosa delle indicazioni per l'utilizzo delle aree attrezzate per i fumatori, anche in considerazione della presenza di lavoratori e donne in gravidanza, in particolare nell'area situata presso il corridoio semicircolare retrostante l'Aula di Montecitorio.
9/Doc. VIII, n. 6/30Spessotto, Luigi Di Maio, Catalano.


   La Camera,
   premesso che:
    ai sensi della legge 16 gennaio del 2003, n. 3, e in base al successivo regolamento, adottato con il DPCM 23 dicembre 2003, sono state stabilite le caratteristiche tecniche delle aree destinate ai fumatori, nonché individuati, nell'Allegato I al suddetto regolamento, i requisiti tecnici dei locali per fumatori, degli impianti di ventilazione e di ricambio dell'aria e della cartellonistica;
    i locali riservati ai fumatori, come disciplinato dall'articolo 51, comma, 2, della 1. n. 3/2003 e dall'Allegato I al citato DPCM, «devono essere contrassegnati come tali e realizzati in modo da risultare adeguatamente separati da altri ambienti limitrofi, dove è vietato fumare». Tali locali devono altresì «rispettare i seguenti requisiti strutturali:
     a) essere delimitati da pareti a tutta altezza su quattro lati;
     b) essere dotati di ingresso con porta a chiusura automatica, abitualmente in posizione di chiusura;
     c) essere forniti di adeguata segnaletica (...);
     d) non rappresentare un locale obbligato di passaggio per i non fumatori»;
    nonostante le previsioni di legge, è stata a più riprese denunciata presso l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori, in maniera trasversale, da deputati appartenenti a diversi gruppi politici, la questione inerente la mancata osservanza della normativa antifumo vigente all'interno dei locali della Camera dei Deputati e del Palazzo dei Gruppi parlamentari;
    in particolare, come già segnalato all'Ufficio di Presidenza da numerosi colleghi, nonostante la disattivazione dell'area, lato sinistro, il corridoio semicircolare retrostante l'Aula di Montecitorio, lato destro, sebbene risulti evidentemente inidoneo ad ospitare aree fumatori e a garantire la tutela della salute, ai sensi dell'articolo 51 della legge n. 3/2003, dal momento che non rispetta i requisiti sopra indicati, viene tuttora indebitamente segnalato – attraverso planimetrie e strisce adesive – e di conseguenza utilizzato, come area riservata ai fumatori dai parlamentari, con grave rischio per la salute dei dipendenti cui è stata assegnata la postazione di lavoro nel suddetto corridoio e che si trovano, loro malgrado, esposti agli effetti del fumo passivo;
    tale corridoio rappresenta inoltre un'area di passaggio obbligato per tutti quei soggetti, dipendenti e parlamentari (alcune delle quali anche in stato interessante), che devono recarsi ai servizi igienici o usufruire delle postazioni informatiche, con la conseguenza di trovarsi, loro malgrado, esposti ai rischi legati all'inalazione del fumo passivo;
    anche l'area attrezzata per fumatori nella zona del Transatlantico (corridoio verde), non risulta adeguatamente separata dagli ambienti limitrofi, dal momento che le porte d'ingresso non sono dotate di chiusura automatica, come previsto dalla normativa vigente ma sono porte a battente con ampia fessura nel mezzo, con la conseguente diffusione costante del fumo all'esterno della suddetta area;
    parimenti, le aree fumatori situate nei locali individuati all'interno del Palazzo dei Gruppi, essendo posizionate sulle scale del Palazzo, risultano del tutto prive dei necessari requisiti tecnici e strutturali individuati dalla normativa sopracitata, quali la delimitazione da pareti a tutta altezza sui quattro lati e la dotazione di un ingresso con porta a chiusura automatica; tali spazi, essendo localizzati sulle scale dell'edificio, rappresentano inoltre punti di passaggio per i non fumatori, esponendo pertanto questi ultimi ai continui rischi legati all'inalazione del fumo passivo;
    con riguardo agli impianti di ventilazione e ricambio dell'aria installati all'interno del Palazzo dei Gruppi, risultano inoltre del tutto assenti, come certificato dalla relazione predisposta dal RSPP incaricato dal M5S, i necessari impianti di ventilazione forzata, tali da garantire una portata d'aria di ricambio supplementare esterna o immessa per trasferimento da altri ambienti limitrofi dove è vietato fumare;
    il fumo, come ormai noto, rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo di alcune patologie gravissime, purtroppo spesso anche mortali come ad esempio quelle neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie; per questo motivo disincentivare l'abitudine al fumo deve diventare una priorità, che deve essere associata alla necessità di affrontare la questione del fumo passivo, la cui nocività deve ritenersi ormai pacificamente dimostrata sulla base dei numerosi studi scientifici sull'argomento;
    la tutela della salute dei non fumatori negli ambienti di lavoro è stata riconosciuta anche dalla recente giurisprudenza; a titolo di esempio si veda la storica sentenza del 10/05/2005 con cui il Tribunale del Lavoro di Roma ha condannato il Ministero della Pubblica Istruzione al risarcimento di quasi 400 mila euro nei confronti degli eredi di una propria dipendente non fumatrice, ammalatasi di tumore ai polmoni a causa del fumo passivo respirato sul luogo di lavoro;
    l'obbligo di adottare misure idonee a tutelare la salute dei propri dipendenti, ancora prima dell'entrata in vigore della legge anti-fumo, è sancita dall'articolo 32 della Costituzione che tutela la salute come un diritto fondamentale;
    il Parlamento ed i singoli parlamentari dovrebbero per primi dimostrarsi sensibili alle tematiche del rispetto del divieto di fumo, attenendosi scrupolosamente alla normativa vigente, nonché al rispetto delle caratteristiche tecniche che le aree per fumatori presenti all'interno della Camera devono avere,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:

individuare, valutandone anche l'impatto economico, eventuali soluzioni tecniche che consentano di segregare le aree fumatori con pareti e continuare nell'opera di sensibilizzazione circa il rispetto del divieto di fumo.
9/Doc. VIII, n. 6/30. (Testo modificato nel corso della seduta) Spessotto, Luigi Di Maio, Catalano.


   La Camera,
   premesso che:
    in attuazione dell'articolo 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196 recante «Norme in materia di promozione dell'occupazione», al fine di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro nell'ambito dei processi formativi e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro, gli istituti di formazione possono promuovere tirocini formativi e di aggiornamento a favore dei giovani;
    attualmente l'Amministrazione della Camera dei deputati offre agli studenti universitari e post-universitari, che desiderano completare il proprio percorso di istruzione presso tale Istituzione, periodi di stages a carattere formativo, completamente gratuiti, stipulati sulla base di singole e apposite convenzioni, che garantiscono la copertura assicurativa per l'intera durata del tirocinio ma che non assicurano la corresponsione di una giusta indennità ai tirocinanti che prestano la loro attività all'interno degli uffici della Camera;
    la legge n. 92 del 2012 ha apportato alcune modifiche sostanziali all'istituto dei tirocini formativi, attraverso l'introduzione di linee guida nazionali finalizzate a stabilire degli standard minimi uniformi in tutta Italia e a evitare un uso distorto e illegittimo dei tirocini;
    tali linee-guida, pubblicate nel gennaio 2013 con il fine di facilitare gli adempimenti per i soggetti promotori, si muovono nel contesto del documento di lavoro «Un quadro per la qualità dei tirocini», adottato dalla Commissione europea il 18 aprile del 2012, che ha individuato nel tirocinio lo strumento fondamentale per l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, nonché nel contesto dell'Accordo Stato Regioni che ha dato luogo alle «Linee guida per la formazione nel 2010» e che dettano principi e criteri minimi, anche nel caso in cui il soggetto ospitante sia una pubblica amministrazione;
    gli standard minimi previsti dalle linee-guida prevedono il riconoscimento di una indennità minima per le attività svolte dal tirocinante e si applicano anche a tutti quegli interventi e iniziative che, a diverso titolo denominati, abbiano le medesime finalità e caratteristiche di un tirocinio formativo;
    il programma degli stages formativi intende avvicinare mondo accademico e mondo del lavoro offrendo ai tirocinanti coinvolti la possibilità di acquisire una conoscenza diretta e concreta del mondo del lavoro, anche nei confronti dell'attività svolta nell'ambito dell'Amministrazione della Camera dei deputati, al fine di agevolare le future scelte professionali,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di attivare, presso i Servizi e gli Uffici dell'Amministrazione della Camera dei deputati, previa pubblicazione di un apposito bando di selezione, un programma di attività di tirocinio formativo e di orientamento, destinati a neo-laureati particolarmente meritevoli e potenzialmente interessati ad intraprendere una carriera nell'ambito di tale contesto organizzativo, al fine di trasmettere conoscenze dirette dell'attività svolta dalla Camera, nel rispetto delle linee guida nazionali e fatto salvo il riconoscimento di una congrua indennità.
9/Doc. VIII, n. 6/31Spessotto, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    la società Alitalia ha da tempo avviato un programma promozionale denominato «Mille Miglia» e consistente nell'offrire dei viaggi-premio ai propri clienti, al raggiungimento di determinati volumi di traffico;
    a norma dell'articolo 2 del Regolamento del Programma Mille Miglia, per l'edizione 2013-2015, «possono partecipare al Programma tutte le persone fisiche il cui trasporto per via aerea avvenga a titolo oneroso»;
    la Camera dei Deputati ha da tempo sottoscritto con Alitalia un accordo commerciale, recentemente sottoposto a rinnovo, per cui i parlamentari, nonostante abbiano il diritto di viaggiare gratuitamente sui voli aerei nazionali, possono comunque accumulare punti mille miglia Alitalia da poter sfruttare successivamente, anche a favore dei propri familiari, attraverso viaggi gratuiti;
    rilevato che i voli premio accumulati dai singoli deputati potrebbero rappresentare un notevole risparmio per il bilancio della Camera se, invece di essere intestati ai parlamentari, venissero attribuiti direttamente alla Camera dei Deputati;
    tenuto conto delle esigenze di bilancio della Camera in termini di riduzione di spesa e contenimento dei propri costi,

invita, per le rispettive parti di competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nell'intento di sollecitare il vettore ad individuare soluzioni atte a perseguire lo scopo di riformulare i termini dell'accordo commerciale sottoscritto con Alitalia, nella parte in cui si prevede la possibilità per i deputati di accumulare personalmente i punti mille miglia, prevedendo che i suddetti punti vengano al contrario attribuiti alla stesso organo Camera dei Deputati, che potrà utilizzarli per l'acquisto di nuovi biglietti, al fine di risparmiare sui viaggi richiesti dall'attività parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 6/32Spessotto, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    la Fondazione «Carlo Finzi» è stata istituita per concedere annualmente borse di studio ai figli di dipendenti della Camera dei deputati;
    il capitolo 145 del Progetto di Bilancio per l'anno finanziario 2014, annovera tra i Trasferimenti a titolo di contributi per borse di studio, un contributo annuale alla Fondazione Carlo Finzi, per un importo complessivo pari a 280 mila euro;
    tale contributo corrisposto a favore della Fondazione «Carlo Finzi» rappresenta l'unico contributo per borse di studio concesso dalla Camera;
    da Regolamento, la gestione della Fondazione è affidata al Tesoriere della Camera dei deputati, sotto la vigilanza di una apposita Commissione nominata dal Presidente della Camera, alla quale è sottoposto il rendiconto annuale della gestione stessa,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    a) apportare le necessarie modifiche regolamentari, in particolare con riferimento all'articolo 1 del suddetto Regolamento, al fine di aumentare la platea dei beneficiari delle borse di studio, estendendo la partecipazione all'assegnazione dei contributi intitolati alla memoria di «Carlo Finzi», non solo ai figli dei dipendenti della Camera, ma a tutti gli studenti meritevoli, in possesso dei requisiti di cui all'articolo 3 del citato Regolamento;
    b) apportare le necessarie modifiche regolamentari al fine di prevedere quale criterio ulteriore per la determinazione del punteggio volto all'assegnazione delle borse di studio «Carlo Finzi», la condizione economica e patrimoniale del nucleo familiare in base all'ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), costituendo titolo di preferenza l'appartenenza del concorrente a famiglie con ISEE più basso.
9/Doc. VIII, n. 6/33Spessotto, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    secondo stime recenti, in Italia, ogni anno, vengono gettati all'incirca 150 kg di alimenti pro capite, soprattutto prodotti freschi come pane, frutta e verdura e, nonostante gli effetti della crisi economica ed il calo dei consumi alimentari, nel nostro Paese, annualmente, si continua a sprecare cibo per circa 37 miliardi di euro, sufficienti a nutrire 44 milioni di persone;
    a livello del consumatore finale, i dati indicano che ogni famiglia italiana spreca in media una quantità di cibo del valore di 454 euro l'anno, soprattutto di prodotti freschi (35 per cento), con il 19 per cento di pane e il 16 per cento di frutta e verdura;
    nel gennaio 2012 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per adottare misure urgenti per dimezzare, entro il 2025, gli sprechi alimentari nell'Unione europea e per migliorare l'accesso al cibo per i cittadini più vulnerabili, e, considerando che gli alimenti sono sprecati lungo tutta la catena – produttori, trasformatori, distributori, ristoratori e consumatori – ha chiesto l'attuazione di una strategia coordinata, che combini misure a livello europeo e nazionale per migliorare l'efficienza, comparto per comparto, dell'approvvigionamento alimentare e contrastare con urgenza lo spreco di cibo;
    il 7 ottobre 2013, proprio al fine di poter raggiungere gli obiettivi della sopraddetta risoluzione, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha adottato il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, all'interno del quale è stato inserito il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (Pinpas);
    l'obiettivo, secondo quanto dichiarato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è raggiungere, entro il 2020, una riduzione del 5 per cento dei rifiuti per unità di prodotto interno lordo dei rifiuti urbani, del 10 per cento di quelli pericolosi e del 5 per cento di quelli speciali, ad oggi non vi è alcuna Convenzione né Accordo cui la Camera possa fare riferimento per combattere gli sprechi alimentari interni, attraverso le donazioni del cibo rimasto invenduto od eccedente ad organizzazioni di volontariato o mense per i poveri,

invita, per le rispettive parti di competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di promuovere tutte le opportune iniziative contro lo spreco alimentare nei settori della distribuzione e della ristorazione interna della Camera dei Deputati, attraverso la definizione di accordi volontari, ed eventualmente la stipula di una Convenzione ad hoc, tra la Camera dei Deputati ovvero le società aggiudicatrici degli appalti per la ristorazione e le Associazioni di volontariato e di beneficenza che si rendano disponibili, mediante un piano di redistribuzione, per la donazione gratuita degli alimenti rimasti invenduti o eccedenti a favore delle categorie di cittadini meno abbienti.
9/Doc. VIII, n. 6/34Spessotto, Mannino, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    l'iscrizione dei deputati in carica al sistema di assistenza sanitaria integrativa è disciplinata dall'articolo 1, comma 1, del Regolamento di Assistenza Sanitaria Integrativa dei Deputati, che stabilisce la loro iscrizione «d'ufficio» al suddetto sistema;
    l'unica eccezione al sistema di iscrizione «d'ufficio» all'assistenza sanitaria integrativa è prevista per i deputati, dipendenti di pubbliche amministrazioni, che abbiano mantenuto il trattamento economico presso l'amministrazione di provenienza, rinunciando all'indennità parlamentare, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, del citato Regolamento;
    solo costoro possono, pertanto, chiedere di non essere iscritti al fondo, mentre per tutti gli altri deputati in carica l'iscrizione al sistema di assistenza sanitaria integrativa rimane obbligatoria;
    l'iscrizione al sistema di assistenza sanitaria integrativa comporta l'obbligo del versamento di un contributo la cui misura è determinata dal Collegio dei deputati Questori,

invita, per le rispettive parti di competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di estendere, a tutti i deputati in carica, la facoltà di recedere dal sistema di assistenza sanitaria integrativa, rendendo facoltativa, e non più obbligatoria, l'iscrizione al suddetto sistema di assistenza sanitaria.
9/Doc. VIII, n. 6/35Spessotto, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    è sempre stringente l'esigenza di portare avanti la politica di spending review, in parte già avviata, delle spese correnti superflue che ancora sono presenti nel bilancio della Camera dei Deputati, in modo da conseguire un risparmio reale, anche considerata la crisi economica in atto;
    secondo il Progetto di Bilancio della Camera dei Deputati – Doc. VIII, n. 6, prospetto «Risorse da assegnare nell'esercizio del 2015. Elenco di programmi settoriali con relativa dotazione finanziaria» alla voce «Ristorazione» è attribuito un costo di ben 3.605.000 euro,

invita, per le rispettive parti di competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di adottare le necessarie iniziative volte ad eliminare la differenza per ogni pasto somministrato, tra il costo effettivamente sostenuto e il prezzo addebitato al singolo deputato, al fine di ridurre i costi del servizio di ristorazione dedicato ai deputati che attualmente ricadono sulle casse dello Stato.
9/Doc. VIII, n. 6/36Sorial, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    in virtù dei criteri e principi di efficienza e razionalizzazione della spesa già operativi nella gestione delle risorse della Camera auspicabile sarebbe procedere all'integrazione funzionale delle amministrazioni parlamentari, mediante servizi comuni nonché impiego coordinato di risorse umane e strumentali e ogni altra forma di collaborazione. Pertanto, tutto ciò considerato,

invita, per le rispettive parti di competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di porre in essere sollecita attuazione delle deliberazioni degli Uffici di Presidenza delle due Camere che hanno già previsto l'integrazione funzionale degli omologhi servizi delle stesse al fine di determinare una razionalizzazione delle strutture nonché risparmi sulle spese di funzionamento.
9/Doc. VIII, n. 6/37Cariello.


   La Camera,
   premesso che:
    nel conto consuntivo per la Camera dei Deputati per l'anno finanziario 2014 al Capitolo 100 «Spese di trasporto» per i trasporti ferroviari risultano pagamenti pari a 2.030.000,00 euro;
    nel progetto di bilancio della Camera dei Deputati per l'anno finanziario 2015 al Cap. 100 si registra per i trasporti ferroviari una spesa pari a 2.400.000,00 euro;
    è necessario gestire con efficienza le risorse pubbliche e provvedere al taglio degli sprechi, adottando le soluzioni più economiche per i deputati anche nell'ambito dei trasporti ferroviari,

invita, per le rispettive parti di competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di rivedere in modo più conveniente la Convenzione in essere con Trenitalia, seguendo l'esempio del Senato, sottoscrivendo carnet per le tratte maggiormente percorse dai singoli deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/38Carinelli, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    nel progetto di bilancio della Camera dei Deputati per l'anno finanziario 2015 al Cap. 60 «Spese per manutenzioni ordinarie» per le attrezzature dei reparti risultano appostati 45.000,00 euro;
    da giugno 2015 è a disposizione solo delle deputate e dei deputati uno «spazio bimbi», collocato presso Palazzo Theodoli – Bianchelli per l'accudimento dei figli di età compresa tra 0 e 6 anni;
    per adibire l'area a spazio bimbi è stato necessario un intervento di ristrutturazione di presunti 16.000,00 euro,

invita, per le rispettive parti di competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di garantire anche ai dipendenti della Camera dei Deputati la possibilità di usufruire dello «spazio bimbi».
9/Doc. VIII, n. 6/39Carinelli, Dadone, Colonnese, Lorefice, Nesci, Di Vita, Spadoni, Silvia Giordano, Luigi Di Maio, Catalano.


   La Camera,
   premesso che:
    dal «Programma dell'attività amministrativa per il triennio 2015-2017» si evince come sia previsto un sensibile aumento delle spese di competenza per gli anni 2016 e 2017 rispetto all'anno 2015, nonostante nella relazione del collegio dei questori vi sia esplicito impegno rivolto al contenimento e alla razionalizzazione della spesa;
    dal bilancio si rileva inoltre una tendenza alla riduzione annuale delle quote di «avanzo di amministrazione da assegnare agli esercizi successivi» che fanno risultare una diminuzione totale delle spese,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di ottenere una reale diminuzione delle spese di competenza per gli anni 2016 e 2017 rispetto all'anno 2015, anche evitando di tralasciare la diminuzione delle quote di «avanzo di amministrazione da assegnare agli esercizi successivi».
9/Doc. VIII, n. 6/40Alberti.


   La Camera,
   premesso che:
    il bilancio triennale 2015-2017, allegato al bilancio di previsione 2015, evidenzia un aumento della spesa nel 2016 e nel 2017 rispetto al 2015,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a proseguire nella revisione e razionalizzazione della spesa della Camera anche nel secondo e nel terzo anno del triennio in corso e nel perseguimento dell'obiettivo di ridurre l'avanzo di amministrazione, con restituzione al bilancio dello Stato delle quote del medesimo che, al termine di ciascun esercizio, non risultino funzionali a garantire l'equilibrio del bilancio dell'Istituzione.
9/Doc. VIII, n. 6/40. (Testo modificato nel corso della seduta) Alberti.


   La Camera,
   premesso che:
    come noto, la legge 6 luglio 2012, n. 96 prevede alcuni controlli sulla gestione contabile e finanziaria dei partiti e dei movimenti politici. In particolare, l'articolo 9 attribuisce alla Commissione per la trasparenza e il controllo dei rendiconti di tali organismi un controllo di secondo grado, nel senso che essa tiene conto dei riscontri effettuati da altri soggetti, segnatamente dalla società di revisione, ai sensi del comma 1 di quella disposizione legislativa;
    la medesima disposizione, al comma 4, attribuisce alla Commissione il controllo di regolarità e di conformità alla legge – cioè di legalità – sui documenti presentati dai partiti e dai movimenti politici. Il comma successivo precisa che la Commissione «effettua il controllo anche verificando la conformità delle spese effettivamente sostenute (...) alla documentazione prodotta a prova delle stesse»;
    è di tutta evidenza come l'accertamento che le disposizioni legislative richiamate configurano vada ben oltre un mero controllo di legalità e regolarità e che il suo esito positivo (svolto mediante il raffronto tra i parametri di giudizio richiamati e i documenti prodotti dagli interessati) costituisca una precisa condizione giuridica, di tipo sospensivo. In altre parole, se quel controllo non può essere effettuato – perché, per esempio, la Commissione non dispone delle risorse necessarie – le risorse finanziarie che i partiti e i movimenti politici richiedono non possono essere erogate;
    nella seduta dello scorso 9 luglio, la Presidente della Camera ha informato l'Ufficio di Presidenza della relazione pervenutale in data 30 giugno 2015 dal Presidente della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo sui rendiconti dei partiti politici;
    in tale documento la Commissione ha rappresentato di non aver potuto effettuare il controllo sui rendiconti politici relativi al 2013 a causa dell'insufficienza delle risorse strumentali e di personale ad essa assegnate;
    in occasione della predetta riunione dell'Ufficio di Presidenza dello scorso 9 luglio, pertanto, è stato affidato al collega Melilla il compito di svolgere un'istruttoria relativa alle possibili soluzioni al problema, atteso che i partiti politici attendono entro il prossimo 31 luglio l'erogazione dei contributi;
    tuttavia, al netto di qualsiasi valutazione circa le ragioni e le soluzioni da approntare e dell'esito dell'istruttoria del collega Melilla, si rappresenta che l'eventuale erogazione, anche parziale, dei contributi rappresenta senza dubbio un atto illegittimo e una indebita elargizione di risorse pubbliche di cui i membri dell'Ufficio di Presidenza favorevoli si dovranno assumere le conseguenti responsabilità civili, penali, amministrative e contabili,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di non erogare alcun contributo in assenza del rispetto di tutti i citati presupposti di legge.
9/Doc. VIII, n. 6/41Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    nell'allegato 1.1 al progetto di bilancio 2015 nel «Programma dell'attività amministrativa per il triennio 2015-2017» al punto II C.1 vengono previsti interventi per fruibilità dei servizi informatici per l'utenza parlamentare; i principali progetti riguardano tra l'altro i servizi di messaggistica elettronica e digitale, con i quali vengono inviate informazioni nonché i calendari delle varie commissioni;
    l'utilizzo delle nuove tecnologie da parte dell'utenza parlamentare, consente la fruizione di vari software e applicazioni tra cui i calendari digitali sincronizzati su vari dispositivi,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere tra i servizi di messaggistica elettronica e digitale la possibilità di inviare all'utenza parlamentare i calendari in formati digitale (*.ics ecc.).
9/Doc. VIII, n. 6/42Alberti.


   La Camera,
   premesso che:
    nel corso della seduta del 6 novembre 2013, in occasione dell'esame del progetto di bilancio interno, è stato accolto l'ordine del giorno Cozzolino n. 9/Doc. VIII n. 2/69 il cui dispositivo consisteva nell'invito all'Ufficio di Presidenza della Camera a valutare le opportune forme di pubblicità delle retribuzioni relative al personale non dipendente che presta servizio presso le segreterie dei deputati membri dell'Ufficio di Presidenza e dei deputati presidenti di giunte e commissioni parlamentari, secondo modalità analoghe a quelle previste per i dipendenti della Camera;
    l'ordine del giorno Cozzolino n. 9/Doc. VIII n. 2/69 a quasi due anni di distanza dal suo accoglimento, nonostante che il presentatore abbia accolto la riformulazione del dispositivo proposta dal Collegio dei Questori, non è stato ancora attuato, ma, come risulta da una nota ufficiale inviata dagli Uffici della Camera in data 15 giugno 2015, si trova ancora all'esame del collegio dei questori;
    tralasciando ogni considerazione in merito al danno apportato alla credibilità dell'esame svolto sul bilancio interno della Camera dalla pratica, alquanto invalsa, di non attuare gli ordini del giorno che vengono accolti, in alcuni casi con voto dell'Aula, nel corso dell'esame dello stesso bilancio, prevedere le opportune forme di pubblicità in merito al personale non dipendente della Camera dei deputati, comunemente definito come personale in «decreto» o «decretato», che presta il proprio servizio presso gli uffici di segreteria dei deputati membri dell'Ufficio di Presidenza e presidenti di Commissioni, giunte e comitati parlamentari, risponderebbe ad elementari criteri di trasparenza, ormai già da tempo adempiuti, per quanto riguarda il personale esterno, degli uffici di diretta collaborazione e delle segreterie politiche, da Ministeri, Regioni ed enti locali;
    il personale in decreto è formalmente dipendente diretto del deputato che l'ha indicato per la nomina, ma l'emolumento economico, che è equiparato al personale della Camera dei deputati a diversi livelli, è corrisposto, insieme ai contributi, dall'amministrazione della Camera;
    inoltre, proprio al fine di consentire la migliore collaborazione tra il deputato che ricopre una carica istituzionale e il suo personale fiduciario, quest'ultimo non è sottoposto dalla Camera ad alcun vincolo di orario, di presenza e tanto meno ad alcuna forma di rilevazione delle presenze;
    la libertà e la discrezionalità con cui viene scelto tale personale dovrebbe dunque essere temperata dall'assoluta pubblicità circa il loro nominativo, professionalità e compenso, anche alla luce del fatto che per tale personale, come riportato nel progetto di bilancio preventivo per il 2015, la Camera prevede una spesa pari ad euro 10.300.000, facendo registrare un aumento pari ad un milione di euro rispetto al 2014, anno per il quale la spesa indicata a consuntivo è pari ad euro 9.300.000,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di adeguate forme di pubblicità delle retribuzioni relative ai soggetti di cui in premessa, secondo modalità analoghe a quelle previste per i dipendenti della Camera, dando attuazione quanto prima all'invito già accolto il 6 novembre 2013.
9/Doc. VIII, n. 6/43Cozzolino, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    in occasione degli esami di provvedimenti legislativi sia presso le commissioni permanenti sia in Aula è prassi procedere, per ogni seduta, alla ristampa dei fascicoli contenenti le proposte emendative presentate al provvedimento oggetto di esame;
    non sempre tale ristampa quotidiana è effettuata a seguito del deposito di nuove proposte emendative rispetto alla seduta precedente;
    il risparmio di carta in ogni situazione possibile costituisce in primo luogo una buona pratica di rispetto nei confronti dell'ambiente ed in particolare di tutela del patrimonio forestale;
    considerato inoltre che la Camera dei deputati prevede di spendere per l'anno 2015 euro 5.250.000 per la stampa di atti parlamentari, all'interno dei quali figurano anche i fascicoli contenenti le proposte emendative,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di limitare le ristampe quotidiane dei fascicoli contenenti le proposte emendative presentate ai provvedimenti oggetto di esame legislativo ai soli casi in cui sia effettivamente necessario a consentire ai deputati di seguire correttamente e adeguatamente l'esame legislativo in corso di svolgimento.
9/Doc. VIII, n. 6/44Cozzolino, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    l'esigenza di contenere i costi per il funzionamento delle istituzioni democratiche è sempre più avvertita dall'opinione pubblica come necessaria e doverosa, soprattutto in un momento nel quale tutti sono chiamati a fare sacrifici a causa della situazione economica generale del Paese;
    tale obiettivo deve essere perseguito riducendo nel complesso la spesa corrente, compresa quella per i trasferimenti aerei dei deputati con particolare riferimento al più costoso utilizzo della prima classe (business, executive, o altro modo in cui viene solitamente declinata dalle compagnie aeree);
    in tal senso, ad esempio, il Members handbook del Consiglio d'Europa, nella sezione «Reimbursement of expenses during missions on behalf of the Assembly» (Rimborso delle spese durante le missioni per conto dell'Assemblea) prevede espressamente che «The reimbursement of first class rail fare is authorised. In the case of air travel, reimbursement shall be based on the “economy class” fare on the normal route, irrespective of the class and route actually used» (Il rimborso del biglietto ferroviario di prima classe è autorizzato. Nel caso di trasporto aereo il rimborso si basa sulla tariffa «classe economica» sulla normale tratta, indipendentemente dalla classe e dal percorso effettivamente utilizzato);
    come si legge nel Doc. VIII n. 6, Bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 (Cap. 5 – Rimborso delle spese sostenute dai deputati per l'esercizio del mandato parlamentare) il rimborso per le spese di viaggio ai deputati è pari a 8.450.000 euro,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere l'obbligo per i deputati dell'utilizzo di voli in economy class, salvo determinati voli che comportino un numero di ore superiore alle 4 ore.
9/Doc. VIII, n. 6/45Spadoni, De Lorenzis, Alberti, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    l'esigenza di contenere i costi per il funzionamento delle istituzioni democratiche è sempre più avvertita dall'opinione pubblica come necessaria e doverosa, soprattutto in un momento nel quale tutti sono chiamati a fare sacrifici a causa della situazione economica generale del Paese;
    tale obiettivo deve essere perseguito riducendo nel complesso la spesa corrente, compresa quella per i trasferimenti ferroviari dei deputati con particolare riferimento al più costoso utilizzo della prima classe (business, executive o altro modo in cui viene solitamente declinata);
    come si legge nel Doc. VIII n. 6, Bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 (Cap. 5 – Rimborso delle spese sostenute dai deputati per l'esercizio del mandato parlamentare) il rimborso per le spese di viaggio ai deputati è pari a 8.450.000 euro,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere il rimborso di trasferimenti ferroviari in seconda classe (economy class) per i deputati, salvo autonome e alternative scelte del deputato che prevedano un maggior esborso da parte della Camera, il cui importo sarà a totale carico del deputato stesso.
9/Doc. VIII, n. 6/46Spadoni, De Lorenzis, Alberti, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    il traffico urbano e periferico è il principale responsabile dell'inquinamento atmosferico;
    i veicoli elettrici contribuiscono a ridurre le emissioni di CO2, migliorando la qualità dell'aria;
    appare evidente che l'utilizzo di questi veicoli comporterà anche una riduzione dei costi relativi al pedaggio di ingresso in ZTL,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, nell'ambito del processo di riduzione delle automobili a disposizione della Camera, di prediligere l'utilizzo di veicoli elettrici.
9/Doc. VIII, n. 6/47Carinelli.


   La Camera,
   premesso che:
    durante il procedimento di approvazione del progetto di bilancio della Camera dei Deputati per l'anno finanziario 2014 stato accolto l'ordine del giorno n. 55 a firma Arianna Spessotto;
    con l'ordine del Giorno sopracitato, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori si impegnavano a valutare l'opportunità di predispone un piano di intervento per l'attuazione di misure volte al risparmio e all'efficienza energetica all'interno dei palazzi della Camera dei deputati, anche attraverso l'emanazione di circolari e campagne di sensibilizzazione rivolte ai parlamentari e ai dipendenti della Camera. In particolare:
     a) con riferimento agli impianti di raffreddamento interni alla Camera, al fine di scongiurare un aumento eccessivo dei consumi energetici, evitare di regolare la temperatura a livelli troppo bassi rispetto alla temperatura esterna, prevedendo una temperatura ricompresa tra i 25 e i 27 gradi;
     b) prevedere l'installazione di fotocellule, al posto delle normali lampadine, all'interno dei servizi igienici della Camera e in tutti i locali e corridoi a bassa frequentazione, al fine di garantire il massimo risparmio energetico, nell'ottica di una riduzione dei consumi interni;
     c) abbassare l'intensità dell'impianto di illuminazione dei corridoi della Camera dei Deputati e regolare la luminosità di ciascuno dei Palazzi della Camera sostituendo gradualmente le lampade esistenti con luci a led o soluzioni a risparmio energetico;
    al momento sappiamo che è stata istituita una commissione con il compito di valutare nel concreto le misure necessarie al fine di soddisfare gli impegni presi con l'ordine del giorno Spessotto già citato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    completare prima possibile, e comunque non oltre il 31 dicembre 2015, i lavori di indagine e approfondimento svolti dalla commissione sopracitata in modo che essa possa produrre un piano dettagliato di risparmio energetico;
    indirizzare i lavori della commissione in modo da portare, con azioni mirate in ambito di risparmio e sostenibilità energetica complementari a quelle esposte dall'ordine del giorno già accolto citato in premessa, gli edifici di proprietà e competenza della Camera dei Deputati ad una riduzione del 30 per cento dei propri consumi energetici, rispetto a quelli ad oggi sostenuti, entro il 30 giugno 2018.
9/Doc. VIII, n. 6/48Crippa, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    durante il procedimento di approvazione del progetto di bilancio della Camera dei Deputati per l'anno finanziario 2014 stato accolto l'ordine del giorno n. 55 a firma Arianna Spessotto;
    con l'ordine del Giorno sopracitato, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori si impegnavano a valutare l'opportunità di predispone un piano di intervento per l'attuazione di misure volte al risparmio e all'efficienza energetica all'interno dei palazzi della Camera dei deputati, anche attraverso l'emanazione di circolari e campagne di sensibilizzazione rivolte ai parlamentari e ai dipendenti della Camera. In particolare:
     a) con riferimento agli impianti di raffreddamento interni alla Camera, al fine di scongiurare un aumento eccessivo dei consumi energetici, evitare di regolare la temperatura a livelli troppo bassi rispetto alla temperatura esterna, prevedendo una temperatura ricompresa tra i 25 e i 27 gradi;
     b) prevedere l'installazione di fotocellule, al posto delle normali lampadine, all'interno dei servizi igienici della Camera e in tutti i locali e corridoi a bassa frequentazione, al fine di garantire il massimo risparmio energetico, nell'ottica di una riduzione dei consumi interni;
     c) abbassare l'intensità dell'impianto di illuminazione dei corridoi della Camera dei Deputati e regolare la luminosità di ciascuno dei Palazzi della Camera sostituendo gradualmente le lampade esistenti con luci a led o soluzioni a risparmio energetico;
    al momento sappiamo che è stata istituita una commissione con il compito di valutare nel concreto le misure necessarie al fine di soddisfare gli impegni presi con l'ordine del giorno Spessotto già citato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    continuare nell'istruttoria avviata dall'apposito Gruppo di lavoro tecnico volta a conseguire significativi risparmi in tale ambito.
9/Doc. VIII, n. 6/48. (Testo modificato nel corso della seduta) Crippa, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Unione Europea ha impegnato i Paesi membri affinché, entro il 2020, si riducano del 20 per cento le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, si aumenti sino al 20 per cento la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, si adottino misure per ottenere un risparmio di energia del 20 per cento, rispetto agli attuali consumi;
    con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dell'11 aprile 2008, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dello sviluppo economico, è stato approvato il «Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione», successivamente aggiornato con le modifiche apportate dalla Revisione del 2013;
    nell'allegato 1.1 al progetto di bilancio 2015 nel «Programma dell'attività amministrativa per il triennio 2015-2017» al punto II A.1 vengono previsti interventi per la manutenzione edile ordinaria e straordinaria e gli interventi di riqualificazione delle sedi della Camera, tralasciando tra le misure da adottare ed i risultati attesi, una necessaria riqualificazione ed efficientamento energetico del sistema edificio/impianto, anche aumentando l'efficienza degli impianti nonché l'efficienza luminosa delle lampade;
    alla lettera H.5 si prevede di garantire la economicità della spesa complessiva a parità del volume dei consumi, quando l'obiettivo principale e preventivo dovrebbe essere la riduzione dei consumi, anche adottando quelle piccole e semplici pratiche di buon senso come il controllo e la riduzione del flusso luminoso in base alla luminosità ambientale;
    l'articolo 6, comma 6 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 prevede che per gli edifici utilizzati da pubbliche amministrazioni sia fatto obbligo al proprietario o al soggetto responsabile della gestione, di produrre l'attestato di prestazione energetica,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di fare proprie le direttive di cui all'articolo 6, comma 6 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, andando quindi a produrre gli attestati di prestazione energetica relativi agli edifici in cui si svolgono le attività rappresentative e amministrative della Camera dei Deputati, nonostante essi non siano propriamente aperti al pubblico, e pubblicare gli attestati sopracitati in una sezione visibile e facilmente consultabile del sito web della Camera dei Deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/49Crippa, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    l'esigenza di contenere i costi per il funzionamento delle istituzioni democratiche è sempre più avvertita dall'opinione pubblica come necessaria e doverosa, soprattutto in un momento nel quale tutti sono chiamati a fare sacrifici a causa della situazione economica generale del Paese;
    tale obiettivo deve essere perseguito riducendo nel complesso la spesa corrente, compresa quella relativa alle spese di missione, soprattutto quando non comportano praticamente nessun limite di spesa e per ciò stesso vengono rimborsate in toto,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere, nei casi di trasferta per missioni, un tetto massimo di spesa per categoria (vitto, alloggio, trasporti, telefono) e una rendicontazione pubblica, inserita nell'area relativa alle schede personali di ciascun deputato presenti nel sito della Camera, di quelle effettivamente sostenute.
9/Doc. VIII, n. 6/50Manlio Di Stefano, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    l'esigenza di contenere i costi per il funzionamento delle istituzioni democratiche è sempre più avvertita dall'opinione pubblica come necessaria e doverosa, soprattutto in un momento nel quale tutti sono chiamati a fare sacrifici a causa della situazione economica generale del Paese;
    tale obiettivo deve essere perseguito riducendo nel complesso la spesa corrente, compresa quella relativa alle spese di missione, soprattutto quando non comportano praticamente nessun limite di spesa e per ciò stesso vengono rimborsate in toto,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di rivedere in senso restrittivo i criteri di rimborso delle spese di missione, allo scopo di conseguire ulteriori risparmi in tale ambito.
9/Doc. VIII, n. 6/50. (Testo modificato nel corso della seduta) Manlio Di Stefano, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 79 del Regolamento di amministrazione e contabilità della Camera dei Deputati prevede l'assoggettamento dell'attività amministrativa ai principi di trasparenza, pubblicità e accessibilità;
    in apposita sezione del sito internet della Camera è pubblicato, con cadenza semestrale, ai sensi dell'articolo 79, comma 3, lettera a), del regolamento di amministrazione e contabilità della Camera dei Deputati, l'elenco delle imprese e delle persone fisiche che sono diventate creditrici della Camera nel semestre di riferimento a fronte dell'obbligo di eseguire un lavoro, un servizio, una fornitura, una collaborazione o una consulenza;
    i dati pubblicati, peraltro, non consentono una conoscenza chiara delle spese sostenute dalla Camera, sia perché non indicano né l'oggetto della spesa, né il periodo temporale a cui essa si riferisce, né il titolo giuridico dell'affidamento, sia perché formulate in termini comprensibili solo agli «addetti ai lavori»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di introdurre nuove modalità di pubblicità delle spese per lavori, beni e servizi, che assicurino la completezza delle relative informazioni e la loro comprensibilità, indicando: a) l'affidatario del lavoro, fornitura o servizio; b) l'oggetto dell'affidamento; c) l'entità della spesa e il periodo di tempo a cui si riferisce; d) il titolo giuridico dell'affidamento; e) il capitolo di bilancio e la relativa sottovoce; f) la struttura responsabile della gestione della spesa.
9/Doc. VIII, n. 6/51Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    l'innovazione e l'informatizzazione delle pubbliche amministrazioni è un prerequisito delle moderne amministrazioni e tale elemento incrocia l'inderogabile esigenza del risparmio di carta e della riduzione dei rifiuti. La dimensione digitale non solo consente di realizzare evidenti risparmi di spesa, ma, mediante l'implementazione delle tecnologie informatiche e della dematerializzazione dei documenti permette altresì di migliorare l'efficienza dell'amministrazione con conseguente snellimento dei tempi e dei costi diretti e indiretti;
    a tal riguardo si osserva che il capitolo 90 del progetto di bilancio in analisi, prevede: 5.250.000 per i costi di stampa degli atti parlamentari e 600.000 per il consumo di carta, cancelleria e materiali di consumo ufficio;
    la stampa degli atti parlamentari è un'eredità novecentesca, categoria superata nei fatti dal nuovo codice dell'amministrazione digitale, legge in vigore dal 25 gennaio 2011,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di rivedere l'impostazione dell'appalto tipografico di prossimo rinnovo al fine di razionalizzare l'organizzazione dei processi di lavoro ed il conseguente consumo di carta secondo le seguenti linee direttrici: a) rendere obbligatoria la presentazione di atti parlamentari in formato elettronico; b) introdurre un sistema di verifica delle effettive esigenze di copie di cartacee ed un conseguente sistema di stampa a prenotazione; c) valutare se le funzioni di scrittura testi e predisposizione dei relativi formati elettronici non possano essere razionalizzate e ricondotte nelle strutture interne anziché affidate al medesimo appalto tipografico.
9/Doc. VIII, n. 6/52Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    l'innovazione e l'informatizzazione delle pubbliche amministrazioni è un prerequisito delle moderne amministrazioni e tale elemento incrocia l'inderogabile esigenza del risparmio di carta e della riduzione dei rifiuti. La dimensione digitale non solo consente di realizzare evidenti risparmi di spesa, ma, mediante l'implementazione delle tecnologie informatiche e della dematerializzazione dei documenti permette altresì di migliorare l'efficienza dell'amministrazione con conseguente snellimento dei tempi e dei costi diretti e indiretti;
    a tal riguardo si osserva che il capitolo 90 del progetto di bilancio in analisi, prevede: 5.250.000 per i costi di stampa degli atti parlamentari e 600.000 per il consumo di carta, cancelleria e materiali di consumo ufficio;
    la stampa degli atti parlamentari è un'eredità novecentesca, categoria superata nei fatti dal nuovo codice dell'amministrazione digitale, legge in vigore dal 25 gennaio 2011,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di rivedere l'impostazione dell'appalto tipografico di prossimo rinnovo al fine di razionalizzare l'organizzazione dei processi di lavoro ed il conseguente consumo di carta secondo le seguenti linee direttrici: a) incentivare la presentazione di atti parlamentari in formato elettronico; b) introdurre un sistema di verifica delle effettive esigenze di copie di cartacee ed un conseguente sistema di stampa a prenotazione; c) valutare, previa verifica sul piano economico, tecnico ed organizzativo, se le funzioni di scrittura testi e predisposizione dei relativi formati elettronici non possano essere razionalizzate e ricondotte nelle strutture interne anziché affidate al medesimo appalto tipografico.
9/Doc. VIII, n. 6/52. (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    durante l'esame del bilancio interno del 2013, è stato presentato ed accolto, l'ordine del giorno n. 56 (dismissione dei fax), a prima firma Mannino;
    malgrado l'istituzione si sia formalmente impegnata a procedere in tale direzione l'obiettivo del totale superamento dello strumento appare lontano dall'essere raggiunto, si rende, pertanto, necessario acquisire i dati relativi all'utilizzo dei fax e di quali soggetti ne facciano attualmente uso,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere alla totale e definitiva dismissione dell'utilizzo nelle comunicazioni interne all'amministrazione e, per quanto possibile, anche in quelle con l'esterno, dei fax entro il 31 dicembre dell'anno in corso.
9/Doc. VIII, n. 6/53Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    si rende necessario acquisire il numero di addetti, infrastrutture e strumenti a supporto dei lavori d'aula, di commissione e del cerimoniale;
    anche al fine di assicurare la massima conoscibilità dell'attività della Camera e dei suoi organi appare necessario garantire la pubblicità dei lavori parlamentari dell'Assemblea e delle Commissioni non solo attraverso gli strumenti tradizionali, ma anche attraverso la trasmissione in diretta sulla web tv,

invita l'Ufficio di Presidenza ed il collegio dei Questori, negli ambiti di rispettiva competenza

   a valutare l'opportunità di:
    adottare le iniziative necessarie affinché, fermo restando il rispetto dei principi di trasparenza nell'affidamento dei lavori e delle forniture, entro il 31 dicembre 2015 tutte le aule delle commissioni permanenti e almeno un'altra aula presso il palazzo del Seminario (bicamerali) siano dotate degli impianti per la trasmissione in diretta sulla web tv;
    individuare tempestivamente le modalità per aumentare il numero delle trasmissioni digitali che possono essere assicurate contemporaneamente, anche promuovendo innanzi all'organo competente un'interpretazione delle disposizioni regolamentari adeguata rispetto alla innovazione tecnologica intervenuta e non basata su un dato letterale che appare arcaico dunque superabile;
    prevedere che, ai fini della trasmissione in diretta, i lavori parlamentari abbiano comunque priorità rispetto ad altre tipologie di attività che si svolgono nelle sedi della Camera;
    prevedere idonee ed efficaci modalità per la ricerca e la classificazione degli interventi dei deputati e delle persone esterne che eventualmente hanno preso parte all'attività della Commissione, anche su base tematica;
    elaborare un programma per il potenziamento delle trasmissioni via web dei lavori parlamentari che tenga conto delle risorse complessivamente necessarie, a partire da quelle riguardanti il personale, tenuto conto della tipologia dell'attività svolta, strettamente funzionale ad assicurare il rispetto del principio della pubblicità dei lavori parlamentari.
9/Doc. VIII, n. 6/54Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    si rende necessario acquisire il numero di addetti, infrastrutture e strumenti a supporto dei lavori d'aula, di commissione e del cerimoniale;
    anche al fine di assicurare la massima conoscibilità dell'attività della Camera e dei suoi organi appare necessario garantire la pubblicità dei lavori parlamentari dell'Assemblea e delle Commissioni non solo attraverso gli strumenti tradizionali, ma anche attraverso la trasmissione in diretta sulla web tv,

invita l'Ufficio di Presidenza ed il collegio dei Questori, negli ambiti di rispettiva competenza

   a valutare l'opportunità di:
    proseguire nelle attività di realizzazione di nuovi impianti e prevedere – da subito – un aumento dei canali a disposizione delle Commissioni, ferme restando le compatibilità finanziarie e fatte salve eventuali riforme regolamentari del regime di pubblicità dei lavori parlamentari.
9/Doc. VIII, n. 6/54. (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    le stoviglie in materiale biodegradabile e compostabile sono preferibili a quelle monouso in plastica in quanto hanno un minore impatto sull'ambiente nell'intero ciclo di vita del prodotto, tant’è che i prodotti monouso compostabili, non solo sono già risorsa, ma concorrono ad una miglior gestione dei rifiuti presso i punti di somministrazione dei pasti: infatti chi consuma e/o chi raccoglie non dovrà più eliminare i residui di cibo dai piatti in plastica per separare correttamente i due rifiuti, ma con un solo gesto conferiranno nel sacco dell'umido entrambi;
    un impegno in linea con il Green Public Procurement che, tra l'altro, ha come obiettivo «la ricerca e la scelta di soluzioni che abbiano il minor impatto possibile sull'ambiente nell'intero ciclo di vita di un prodotto»;
    il contratto in essere la cui scadenza è fissata nel mese di luglio 2017 prevede l'utilizzo del compostabile solo nel capitolo relativo alla buvette, escludendo da tale utilizzo sia la mensa di Montecitorio che il ristorante, che invece continuano ad utilizzarli,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di inserire nel prossimo capitolato di gara la fornitura del solo materiale compostabile e sollecitare la ditta appaltatrice ad assumere iniziative affinché tale misura sia osservata sin da ora prevedendo apposite sanzioni per le ditte appaltatrici.
9/Doc. VIII, n. 6/55Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo 85 prevede una spesa di euro 20 mila euro annui per l'acquisto di «prodotti farmaceutici e sanitari»; il capitolo 60 stanzia 25 mila euro per «apparecchiature sanitarie»; il capitolo 130 stanzia la somma di euro 675 mila per «servizi medico sanitari di presidio»;
    non si comprende per quale ragione debbano essere previste per i deputati condizioni privilegiate rispetto a quelle stabilite per la generalità della cittadinanza per l'accesso ai servizi sanitari, anche nell'ottica di una migliore gestione della programmazione dei lavori d'aula e di commissione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di rivedere l'organizzazione dei servizi sanitari interni, mantenendo esclusivamente un servizio di presidio per le emergenze sanitarie, convenzionato con una struttura pubblica facente parte del Sistema sanitario nazionale, limitato ai giorni in cui si svolgono sedute con votazioni e per un solo giorno alla settimana un servizio per le prescrizioni sanitarie ed a verificare anche con dati statistici l'effettivo utilizzo di questo servizio da parte dei deputati e del personale dipendente della Camera.
9/Doc. VIII, n. 6/56Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 9 della Costituzione sancisce il principio della tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico ed in tal senso la disciplina contenuta nel decreto legislativo n. 42 del 2004 contiene precise disposizioni circa la valutazione delle modifiche ed integrazioni necessarie a garantire un uso adeguato alle necessità attuali rispetto alla natura e la rilevanza dei beni architettonici vincolati, quali sono gli immobili in uso alla Presidenza del Consiglio, alla Camera e al Senato;
    l'articolo 32 della Costituzione tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, la cui applicazione concreta è definita, anche per quanto attiene i luoghi di lavoro e gli uffici, nella disciplina sulla sicurezza ed igiene degli ambienti lavorativi, al fine di garantire la massima tutela e qualità ambientale a favore degli addetti, dei funzionari e di chiunque frequenti o utilizzi i locali in uso alla Presidenza del Consiglio, alla Camera e al Senato;
    atteso che tali principi non derogabili sono declinati in norme tecniche, regolamenti, standard qualitativi ambientali e livelli prestazionali che riguardano gli immobili in particolare destinati ad attività terziarie – direzionali, con una rilevanza sanzionatoria anche di natura penale, qualora il datore di lavoro non provveda ad analizzare gli ambienti di lavoro e provvedere tempestivamente a rimuovere situazioni nocive o solo potenzialmente dannose,
    tenuto conto che il regime autorizzativo per l'esecuzione di opere di manutenzione e di adeguamento tecnologico per i cittadini e le imprese è rigidissimo e vincolato a procedure dettagliate, assolutamente farraginose mentre quello relativo agli immobili pubblici di interesse statale gode di procedure di autorizzazione concertate con le Amministrazioni, anche di tutela, potendo ricorrere in caso di dissenso da parte di queste ultime, al Presidente del Consiglio dei ministri in difformità dalle determinazioni delle predette Amministrazioni;
    ritenuto che edifici istituzionali possiedano particolare valenza sia come «esempio» nei confronti di tutti i soggetti pubblici e privati obbligati al rispetto della disciplina di verifica di compatibilità delle opere edilizie con la tutela dei beni architettonico, sia per quanto riguarda un'applicazione puntuale e rigorosa delle leggi in materia di sicurezza ed igiene del lavoro;
    considerato che nel caso di rifacimenti parziali di impianti elettrici il progetto, la dichiarazione di conformità e l'attestazione di collaudo ove richiesta, si riferiscono alla sola parte degli impianti oggetto dell'opera di rifacimento ma tengono conto della sicurezza e della funzionalità dell'intero impianto dovendo ottemperare alle vigenti disposizioni e alla normativa tecnica degli impianti;
    posto che l'impiantistica a supporto dell'attività parlamentare e amministrativa della Camera dei deputati è una struttura che custodisce e trasferisce dati sensibili,

invita, per le parti di competenza, l'Ufficio e Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di predisporre e verificare interventi di manutenzione, di adeguamento impiantistico e di miglioramento della qualità ambientale ed energetica dell'edificio (condizioni climatiche, acustiche, illuminazione) nonché di porre in essere tutte le misure di sicurezza degli impianti elettrici (cablaggio, posa di sistemi di canalizzazione e protezione da scariche elettriche) e degli impianti di condizionamento, operando, in stretta collaborazione con le istituzioni competenti al fine di rimuovere situazioni di incompatibilità con il pregio degli immobili in uso alla Camera e di operare, per gli interventi da realizzare, con l'attenzione e l'adeguatezza dovuta in caso di edifici soggetti a vincoli storico-architettonici ed ubicati, tra l'altro, in un contesto urbano di rilevanza internazionale e di prevedere, con verifiche periodiche, gli eventuali richiami o sanzioni nei confronti dei soggetti inadempienti.
9/Doc. VIII, n. 6/57Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    il risparmio di carta è un elemento pilastro su cui si basa il processo di rinnovamento della Pubblica Amministrazione, nonché buona pratica che conferisce maggior eticità alla amministrazione che la attua;
    gli strumenti informatici messi a disposizione dalla Camera garantiscono l'accesso alle principali fonti di informazione, in linea con l'indirizzo di riduzione del materiale cartaceo,

invita, per le parti di competenza, l'Ufficio e Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sopprimere, a decorrere dal 1o gennaio 2016, le dotazioni cartacee dei quotidiani attualmente nella disponibilità dei Deputati titolari di incarico istituzionale.
9/Doc. VIII, n. 6/58Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la «mission» principale della Camera è l'attività parlamentare, gli eventi che possono essere ospitati nelle sale di rappresentanza devono pertanto avere per oggetto argomenti e contenuti riconducibili ad attività istituzionali. Nell'ultimo triennio (dati aggiornati al 31 maggio u.s.) il numero degli eventi che si sono svolti alla Camera è pari a 2254, di cui 1108 hanno richiesto allestimenti e servizi con oneri a carico degli stanziamenti del bilancio,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di elaborare una nuova disciplina dell'uso delle sale dei palazzi della sede della Camera dei Deputati diversi da Palazzo di Montecitorio, al fine di valutare la selezione delle iniziative da realizzare con particolare riguardo ai loro contenuti e ai loro costi.
9/Doc. VIII, n. 6/59Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    l'importanza di fornire adeguati servizi per l'infanzia è stata riconosciuta a livello europeo, la Strategia Europa 2020 prevede una serie di azioni chiave volte a migliorare la qualità del lavoro e delle condizioni di lavoro;
    il rapporto «Doing Better for Family», pubblicato dall'Ocse, ha analizzato la condizione delle famiglie dei 34 Paesi Membri. Tale rapporto ha analizzato la condizione delle famiglie dei 34 Paesi Membri e da esso emerge che in Italia c’è bisogno di più politiche per conciliare lavoro e famiglia;
    la legge finanziaria per il 2003, all'articolo 91, ha istituito un Fondo di rotazione per il finanziamento dei datori di lavoro che realizzano servizi di asilo nido e micro-nidi nei luoghi di lavoro;
    rispetto al passato, in questa XVII legislatura – fatto straordinariamente positivo – sono entrate a Montecitorio molte donne e soprattutto molte giovani, rendendo così totalmente insufficiente e inadeguata la piccola stanza che era stata adibita a tale scopo precedentemente. Lo scorso mese di giugno la Camera ha messo a disposizione delle parlamentari uno «spazio bimbi», area autogestita dai genitori o persone di loro fiducia,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di individuare le modalità, senza oneri aggiuntivi per il bilancio della Camera, per l'organizzazione di un servizio di assistenza e custodia presso lo «spazio bimbi» anche al fine di estendere l'accoglienza al personale e alla cittadinanza.
9/Doc. VIII, n. 6/60Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera sta procedendo sulla strada dei tagli agli sprechi – sia pure a nostro parere ancora in maniera limitata – in un'ottica di spending review e di rispetto verso i cittadini;
    in tal senso si inserisce anche la deliberazione di cui alla deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 22 del 14 maggio 2013, che prevede – a decorrere dalla prossima legislatura – una riduzione del rapporto tra il numero di deputati appartenenti a ciascun Gruppo e le unità lavorative di cui al cosiddetto Allegato B;
    tale riduzione, tuttavia, doveva avvenire in attuazione di quanto precedentemente deliberato ai sensi della DUP n. 9 del 4 aprile 2013, articolo 2, comma 1, lettere b) e c), in base alla quale il Collegio dei Questori era stato incaricato, entro 15 giorni dall'approvazione della delibera medesima, di «realizzare una verifica sistematica per ciascuno dei nominativi inseriti nell'Allegato B, dell'effettiva attivazione di uno o più contratti con i Gruppi parlamentari» (...) «e di predisporre una proposta complessiva di modifica della normativa vigente (...) in modo da limitarne la composizione ai soli nominativi (...) per le cui prestazioni professionali sia stato manifestato concreto e attuale interesse»;
    il MoVimento 5 Stelle intende procedere con il taglio agli sprechi e ai contributi a pioggia ai Gruppi parlamentari, senza colpire tuttavia chi effettivamente lavora e ha lavorato anche in condizioni di perdurante precariato;
    il 24 luglio 2014, in sede di approvazione del Bilancio Camera consuntivo 2013 e previsionale per il 2014, è stato accolto l'ordine del giorno Mannino 9/Doc. VIII, n.4/70, che impegnava il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza, per quanto di rispettiva competenza, a procedere alla revisione dell'Allegato B;
    a due anni dalla deliberazione di procedere ad una revisione dei nominativi inseriti nell'Allegato B sulla base dell'effettivo interesse da parte di ciascun Gruppo riguardo alla loro prestazione lavorativa e ad un anno dall'approvazione del predetto ordine del giorno, ancora non c’è stata alcuna attivazione in merito,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere a una accurata e puntuale verifica dei nominativi contenuti nell'Allegato B. per ridurlo, escludendo tutti coloro che, non risultando più operativi presso i Gruppi parlamentari, hanno perso il diritto di permanere nello stesso.
9/Doc. VIII, n. 6/61Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    al capitolo 10 del bilancio preventivo per l'anno 2015 risulta una previsione di spesa complessiva per il trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato di euro 137.820.000,00 di cui euro 85.400.000 per assegni vitalizi diretti da corrispondere ai deputati, euro 10.500.00,00 per pensioni dirette, euro 25.300.000,00 per assegni vitalizi di reversibilità, euro 370.000,00 per pensioni di reversibilità ed euro 16.000.000,00 per il rimborso delle relative quote al Senato;
    l'articolo 69 della Costituzione dispone che i membri del Parlamento ricevano un'indennità stabilita dalla legge. Ciononostante, attraverso l'adozione di regolamenti interni delle Camere si è istituito anche un regime speciale di tipo previdenziale per i deputati e i senatori;
    la corresponsione dell'assegno vitalizio è prevista per i deputati cessati dal mandato in epoca antecedente al 2012, nonché, con il sistema del pro rata, anche per coloro che in tale epoca avevano già maturato il relativo diritto, sono ancora in carica e non hanno ancora raggiunto l'età pensionabile;
    tra il versamento dei contributi e l'entità dell'assegno vi è una considerevole sproporzione, sussistendo un rapporto di 1 a 9 circa;
    a ciò si aggiunge che l'assegno vitalizio è cumulabile con la pensione, configurandosi così come un inaccettabile privilegio di cui godono i parlamentari;
    il mandato parlamentare, non si configura come un «impiego» pubblico, bensì come l'esplicazione di una missione pubblica in rappresentanza della Nazione;
    è quindi opportuno che i deputati siano i primi a dare un segnale e siano chiamati anch'essi a fare delle rinunce rispetto a trattamenti economici che rappresentano privilegi insostenibili se confrontati con gli emolumenti percepiti dei cittadini che rappresentano;
    è del tutto opportuno che anche i deputati tutti, anche quelli cessati dal mandato, contribuiscano al contenimento della spesa della Camera dei deputati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sopprimere gli assegni vitalizi in corso di erogazione, nonché quelli da erogare, e rideterminare gli importi dovuti secondo il sistema di calcolo contributivo, sulla base dei contributi effettivamente versati, in analogia con quanto previsto nell'ordinamento esterno per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
9/Doc. VIII, n. 6/62Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo 105 del bilancio di previsione per il 2015 reca uno stanziamento di 2.500.000 euro con la voce «emolumenti per servizi di sicurezza» svolti da personale non dipendente;
    tali emolumenti consistono nelle indennità corrisposte ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche diverse dalla Camera (Vigili del fuoco, Vigili urbani, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza) che prestano servizio con compiti che dovrebbero essere di sicurezza delle sedi e delle aree adiacenti;
    in particolare, il personale della Guardia di finanza è stato introdotto nel corso della XIII legislatura per svolgere funzioni che sino ad allora venivano svolte dai dipendenti in servizio presso le Commissioni di inchiesta;
    attualmente esso è composto da una struttura che svolge in prevalenza funzioni di custodia di archivi contenenti documentazione cartacea;
    le funzioni attualmente svolte dal personale della Guardia di finanza potrebbero essere nuovamente svolte dal personale in servizio così come è avvenuto sino alla XIII legislatura;
    i militari della Guardia di finanza potrebbero più utilmente svolgere le funzioni proprie del Corpo di appartenenza che, come tutte le forze dell'ordine, soffre una carenza di organico a fronte della necessità di potenziare, nel nostro Paese, la lotta all'evasione fiscale;
    l'assegnazione delle loro funzioni al personale in servizio potrebbe comportare un raffreddamento del capitolo 105,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di attribuire al personale dipendente dall'Amministrazione della Camera le funzioni attualmente svolte dal gruppo della Guardia di finanza operante presso l'Ufficio Commissioni di inchiesta.
9/Doc. VIII, n. 6/63Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto legislativo n. 165 del 2001, recante norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, all'articolo 22 prevede che, nelle amministrazioni dello Stato, con il provvedimento di conferimento dell'incarico di funzione dirigenziale sia indicata la durata dell'incarico stesso, che deve essere correlata agli obiettivi prefissati e che, comunque, non può essere inferiore a tre anni né eccedere il termine di cinque anni, introducendo con ciò la temporaneità degli incarichi dirigenziali;
    la temporaneità degli incarichi ha lo scopo di garantire il buon andamento, l'imparzialità e la terzietà dell'incarico svolto, evitando la cristallizzazione delle posizioni acquisite;
    consustanziale alla temporaneità degli incarichi è il principio di rotazione degli stessi che non solo consente di conseguire un ampliamento e un arricchimento della professionalità dei dirigenti ma assicura una professionalità flessibile;
    la preposizione ai Servizi della Camera dei deputati, soprattutto in tempi recenti è stata connotata da un sostanziale immobilismo che ha visto permanere gli stessi soggetti a capo del medesimo Servizio per un lasso di tempo troppo lungo e incompatibile con le esigenze summenzionate di buon andamento dell'attività dell'Amministrazione parlamentare;
    l'Ufficio di Presidenza, di recente ha introdotto per gli incarichi apicali di segretario generale e di vicesegretario generale il limite di durata di sette anni dell'incarico conferito;
    ciò non è avvenuto per l'incarico di Capo servizio, ancorché nella riunione 25 giugno scorso l'Ufficio di presidenza abbia provveduto ad attribuire le funzioni di Capo servizio a nove consiglieri parlamentari;
    con ordine del giorno al Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013, Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/58, accolto come raccomandazione e non del tutto attuato, si impegnavano il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza a valutare l'opportunità di approfondire il tema dell'eventuale introduzione di limiti di durata per tutti gli incarichi interni nell'ambito del processo di riorganizzazione amministrativa;
    l'introduzione del principio di temporaneità, con conseguente rotazione nelle posizioni funzionali ricoperte, appare non più procrastinabile alla luce delle nuove funzioni di Capo servizio attribuite di recente, al fine di garantire imparzialità, buon andamento e flessibilità amministrativa,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di introdurre un limite di durata nelle posizioni funzionali ricoperte dai consiglieri Capo Servizio, auspicabilmente non inferiore a tre anni né eccedente il termine di cinque anni, in analogia con quanto avviene nell'ordinamento esterno, con conseguente rotazione degli incarichi.
9/Doc. VIII, n. 6/64Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    nel progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'esercizio finanziario 2015 è previsto uno stanziamento di 2.390.000 euro relativamente alle indennità di funzione dei dipendenti, emolumenti legati allo svolgimento di particolari incarichi;
    la sproporzione del numero degli incarichi sul totale dei dipendenti è particolarmente evidente per il personale di IV livello (documentaristi, tecnici e ragionieri) e V livello (consiglieri): secondo i dati disponibili, su 152 consiglieri, 141 percepiscono un'indennità; su 266 dipendenti di IV livello, 121 svolgono incarichi che comportano la corresponsione di un'indennità;
    è principio di diritto comune, nell'ordinamento esterno, quello per cui l'attribuzione di incarichi di funzione è collegata allo svolgimento di funzioni di particolare complessità, o di attività altamente specializzate, o caratterizzate da elevata autonomia ed esperienza, oppure da una prestazione di particolare valore e contenuto;
    l'attribuzione generalizzata di incarichi non appare rispondere a tali criteri;
    una razionalizzazione degli incarichi in essere, per il personale appartenente a tutti i livelli dell'amministrazione, sarebbe maggiormente rispondente ad un modello teso al recupero della meritocrazia e al conseguimento dei risultati, e produrrebbe altresì risparmi di spesa per l'amministrazione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    razionalizzare gli incarichi attualmente attribuiti al personale dipendente sulla base delle funzioni che comportino effettivamente lo svolgimento di compiti di particolare responsabilità o complessità;
    nelle more del suddetto processo di razionalizzazione e fino al completamento dello stesso, sospendere l'erogazione delle indennità di carica dei deputati membri dell'Ufficio di Presidenza.
9/Doc. VIII, n. 6/65Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    ciascun parlamentare beneficia di un rimborso delle spese per l'esercizio del mandato;
    nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori;
    tale rimborso, di importo complessivo invariato rispetto al precedente contributo, è pari a 3.690 euro (dopo la riduzione di 500 euro del luglio 2010) ed è corrisposto direttamente a ciascun deputato con le seguenti modalità:
     per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate: collaboratori (sulla base di una dichiarazione di assolvimento degli obblighi previsti dalla legge, corredata da copia del contratto, con attestazione di conformità sottoscritta da un professionista); consulenze, ricerche; gestione dell'ufficio; utilizzo di reti pubbliche di consultazione di dati; convegni e sostegno delle attività politiche;
     per un importo pari al 50 per cento forfettariamente;
    l'attività del parlamentare trova nella pubblicità sistematica e completa delle spese sostenute nell'ambito della propria azione politica una delle principali garanzie della correttezza delle condotte realizzate;
    le necessità di trasparenza e rendicontazione sono ancor più stringenti ogniqualvolta disponga liberamente di spese con risorse pubbliche,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di deliberare affinché la totalità delle spese effettuate con le risorse percepite a titolo di «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» sia soggetta a sistematica e puntuale rendicontazione mensile dagli uffici della Camera che, verificata l'idoneità della documentazione a supporto delle spese rendicontate, ne curi la pubblicazione analitica nella pagina internet istituzionale di ciascun deputato.
9/Doc. VIII, n. 6/66Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione della Camera assicura lo svolgimento delle attività di supporto all'esercizio delle funzioni parlamentari e che, nell'ambito del quadro costituzionale esistente, le modalità di esercizio di tali funzioni si sono profondamente modificate ed arricchite e che, pertanto, appare necessario ed imprescindibile promuovere un processo di radicale rinnovamento dell'Amministrazione e di profonda riqualificazione del personale;
    a fronte di tali esigenze, da un lato, si è registrata una riduzione del personale in servizio – diminuito negli ultimi anni di oltre il 35 per cento e con la prospettiva di ulteriori numerosi pensionamenti – e dall'altra è rimasta inalterata l'organizzazione amministrativa nella quale permangono aree di sovrapposizione di attività e strutture non funzionali allo svolgimento efficace e coerente delle funzioni di supporto rispetto alle nuove esigenze connesse all'esercizio del mandato parlamentare;
    è necessario investire sulla trasparenza dei procedimenti e sull'accessibilità delle informazioni che devono essere effettivamente fruibili dai cittadini, anche allo scopo di garantire forme più snelle di collegamento con la società civile e un controllo diffuso sull'attività della Camera dei deputati da parte dei cittadini;
    per consentire all'Amministrazione di garantire secondo i tradizionali standard di qualità lo svolgimento delle sue funzioni, così come declinate, appare non più procrastinabile definire un piano di riorganizzazione amministrativa, già più volte preannunciato nel passato, ma mai presentato, partendo dalla individuazione delle funzioni che devono essere direttamente svolte dall'Amministrazione tramite i propri dipendenti – in quanto direttamente connesse all'esercizio delle funzioni istituzionali – e dall'accertamento dell'eventuale esistenza di duplicazioni di strutture;
    in questo contesto, è necessario affrontare sin da subito, il tema della misurazione e del riequilibrio dei carichi di lavoro, a prescindere dalla ricerca di sinergie operative con l'altro ramo del Parlamento che richiedono tempi lunghi e presentano esiti incerti, come appare evidente dalle difficoltà che sta incontrando il processo avviato con il Senato dall'inizio della legislatura;
    in questo contesto di impoverimento progressivo di risorse, non sembra più giustificabile la mancata attuazione di quanto previsto dall'articolo 40, comma 2, del Regolamento dei Servizi e del Personale, nella parte in cui prescrive, tra l'altro, che «la dotazione organica di ciascun livello, distintamente per ciascuna professionalità, è determinata con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, sentito il Comitato per gli affari del personale, ed è indicata in apposita tabella emanata con decreto del Presidente della Camera»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    adottare le iniziative necessarie per portare a rapido compimento un'istruttoria sull'attuale situazione dell'Amministrazione, sulla base dei seguenti punti:
     1) individuazione per ciascuno dei Servizi e degli Uffici della Segreteria generale indicati dal regolamento dei Servizi e del personale, nonché degli incarichi individuali attribuiti, del numero di risorse assegnate per livello nonché delle funzioni e dei compiti assegnati alla struttura e alle persone, specificando il contenuto effettivo dei singoli incarichi di coordinamento;
     2) valutazione del valore amministrativo espresso da ciascuna struttura in termini di servizi erogati e di attualità degli stessi;
     3) indicazione dell'apporto offerto ai fini dell'erogazione dei servizi di personale appartenente a società esterne, segnalando le modalità di acquisizione del servizio e le concrete modalità di utilizzo del personale esterno;
    nell'ambito della predetta analisi, verificare con adeguati strumenti di rilevazione, sulla base di criteri condivisi dall'Ufficio di Presidenza, la concreta distribuzione dei carichi di lavoro per ciascuna struttura amministrativa e, all'interno di essa, del personale appartenente a ciascun livello professionale, valutando altresì la rispondenza fra attività svolta e profilo professionale di appartenenza;
    sulla base delle risultanze della predetta analisi, da condividere con l'Ufficio di Presidenza, adottare le iniziative per avviare il piano di riorganizzazione amministrativa interna sulla base di criteri di essenzialità delle strutture, eliminando duplicazioni e sovrapposizioni delle aree di intervento, di semplificazione delle linee amministrative, di garanzia dello svolgimento delle funzioni di coordinamento per la realizzazione dei progetti che richiedono l'attivazione di competenze orizzontali e trasversali rispetto alla struttura articolata sui Servizi, prevedendo che tali attività debbano essere individuate anno per anno dal programma dell'attività amministrativa.
9/Doc. VIII, n. 6/67Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione della Camera assicura lo svolgimento delle attività di supporto all'esercizio delle funzioni parlamentari e che, nell'ambito del quadro costituzionale esistente, le modalità di esercizio di tali funzioni si sono profondamente modificate ed arricchite e che, pertanto, appare necessario ed imprescindibile promuovere un processo di radicale rinnovamento dell'Amministrazione e di profonda riqualificazione del personale;
    a fronte di tali esigenze, da un lato, si è registrata una riduzione del personale in servizio – diminuito negli ultimi anni di oltre il 35 per cento e con la prospettiva di ulteriori numerosi pensionamenti – e dall'altra è rimasta inalterata l'organizzazione amministrativa nella quale permangono aree di sovrapposizione di attività e strutture non funzionali allo svolgimento efficace e coerente delle funzioni di supporto rispetto alle nuove esigenze connesse all'esercizio del mandato parlamentare;
    è necessario investire sulla trasparenza dei procedimenti e sull'accessibilità delle informazioni che devono essere effettivamente fruibili dai cittadini, anche allo scopo di garantire forme più snelle di collegamento con la società civile e un controllo diffuso sull'attività della Camera dei deputati da parte dei cittadini;
    per consentire all'Amministrazione di garantire secondo i tradizionali standard di qualità lo svolgimento delle sue funzioni, così come declinate, appare non più procrastinabile definire un piano di riorganizzazione amministrativa, già più volte preannunciato nel passato, ma mai presentato, partendo dalla individuazione delle funzioni che devono essere direttamente svolte dall'Amministrazione tramite i propri dipendenti – in quanto direttamente connesse all'esercizio delle funzioni istituzionali – e dall'accertamento dell'eventuale esistenza di duplicazioni di strutture;
    in questo contesto, è necessario affrontare sin da subito, il tema della misurazione e del riequilibrio dei carichi di lavoro, a prescindere dalla ricerca di sinergie operative con l'altro ramo del Parlamento che richiedono tempi lunghi e presentano esiti incerti, come appare evidente dalle difficoltà che sta incontrando il processo avviato con il Senato dall'inizio della legislatura;
    in questo contesto di impoverimento progressivo di risorse, non sembra più giustificabile la mancata attuazione di quanto previsto dall'articolo 40, comma 2, del Regolamento dei Servizi e del Personale, nella parte in cui prescrive, tra l'altro, che «la dotazione organica di ciascun livello, distintamente per ciascuna professionalità, è determinata con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, sentito il Comitato per gli affari del personale, ed è indicata in apposita tabella emanata con decreto del Presidente della Camera»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    adottare le iniziative necessarie per portare a rapido compimento un'istruttoria sull'attuale situazione dell'Amministrazione, sulla base dei seguenti punti:
     integrare la relazione sullo Stato dell'amministrazione con l'indicazione degli apporti offerti ai fini dell'erogazione dei servizi dal personale appartenente a società esterne;
    nell'ambito della predetta analisi, verificare con adeguati strumenti di rilevazione, sulla base di criteri condivisi dall'Ufficio di Presidenza, la concreta distribuzione dei carichi di lavoro per ciascuna struttura amministrativa e, all'interno di essa, del personale appartenente a ciascun livello professionale, valutando altresì la rispondenza fra attività svolta e profilo professionale di appartenenza;
    sulla base delle risultanze della predetta analisi, da condividere con l'Ufficio di Presidenza, adottare le iniziative per avviare il piano di riorganizzazione amministrativa interna sulla base di criteri di essenzialità delle strutture, eliminando duplicazioni e sovrapposizioni delle aree di intervento, di semplificazione delle linee amministrative, di garanzia dello svolgimento delle funzioni di coordinamento per la realizzazione dei progetti che richiedono l'attivazione di competenze orizzontali e trasversali rispetto alla struttura articolata sui Servizi.
9/Doc. VIII, n. 6/67. (Testo modificato nel corso della seduta) Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione della Camera dei deputati, per far fronte alle proprie esigenze di immagazzinamento e deposito di materiali, ha stipulato, nel 2001, una convenzione a titolo oneroso con il Dipartimento della protezione civile avente ad oggetto l'utilizzo di locali e attrezzature presso il Centro polifunzionale situato a Castelnuovo di Porto, per un canone annuo pari a 1.086.000 euro; dal 2005, poiché il Dipartimento della protezione civile ha rilasciato tale immobile di proprietà dell'INAIL, l'Amministrazione corrisponde al predetto Ente di previdenza una indennità di occupazione mensile che, attualmente, è pari a 65.028, 99 euro;
    nonostante l'Amministrazione abbia più volte manifestato all'INAIL la propria disponibilità a procedere alla stipula di un contratto di locazione avente ad oggetto i suddetti locali, anche al fine di regolare i rapporti con la proprietà, a tutt'oggi tale contratto non è stato ancora concluso;
    presso il predetto Centro sono attualmente custoditi circa 470.000 volumi della Biblioteca, documentazione amministrativa, nonché gli arredi della Camera dismessi o momentaneamente non utilizzati, tra i quali vi sono anche alcuni beni pregiati e di interesse storico provenienti dalla Reggia di Caserta;
    il Centro polifunzionale risulta costruito in un'area golenale, a rischio esondazione del fiume Tevere;
    il 31 gennaio 2014, in seguito all'alluvione che ha colpito Castelnuovo di Porto, si è verificato un allagamento dei magazzini utilizzati dalla Camera dei deputati che ha interessato 1.450 metri lineari di materiale, circa 27.000 volumi – corrispondenti a circa 1'1,9 per cento del patrimonio della Biblioteca, che ammonta a circa 1.400.000 volumi – per i quali si è resa necessaria un'opera di asciugatura e disinfezione che ha richiesto un impiego di risorse umane;
    in seguito a un sopralluogo effettuato di recente presso il centro Polifunzionale, si è appresa, inoltre, la presenza di ratti, che avrebbero danneggiato, in più occasioni, gli arredi custoditi nei magazzini occupati dalla Camera;
    l'onere complessivamente sostenuto dalla Camera per l'occupazione e l'utilizzo dei locali situati presso il Centro polifunzionale dal 2001 ad oggi risulta pari a euro 13.700.000 circa, oltre ad uno stanziamento nel bilancio di previsione per l'esercizio 2015 di euro 1.210.000;
    alla luce dei costi sostenuti anche in mancanza di un idoneo titolo di locazione che ripartisca gli oneri tra la Camera dei deputati e la proprietà, nonché in considerazione della collocazione del Centro polifunzionale in area golenale, appare quanto mai opportuno individuare un diverso immobile da adibire a magazzino per far fronte alle esigenze dell'amministrazione;
    al fine di individuare quali siano le effettive esigenze dell'Amministrazione, preliminarmente appare opportuno che i Servizi competenti che non vi abbiano già provveduto presentino un piano di scarto che, auspicabilmente dovrebbe essere redatto con cadenza annuale, individuando i beni che possono essere digitalizzati o dismessi;
    appare altresì imprescindibile e improcrastinabile procedere, nelle more, alla derattizzazione dei locali al fine di preservare l'integrità dei volumi e degli arredi che vi sono custoditi,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    procedere in tempi brevi alla derattizzazione e disinfestazione dei locali occupati dalla Camera dei deputati presso il Centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto;
    verificare quali siano le effettive esigenze di immagazzinamento e deposito della Camera, individuando i materiali da digitalizzare o dismettere;
    individuare un immobile diverso per le esigenze dell'Amministrazione ricorrendo, a tal fine, alla procedura prevista nell'ordinamento esterno mediante l'utilizzazione di beni demaniali disponibili.
9/Doc. VIII, n. 6/68Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    in un momento di complessiva revisione della spesa pubblica, l'Ufficio di Presidenza, con la delibera del 30 settembre 2014, n. 102, ha approvato disposizioni relative allo stato giuridico ed economico dei dipendenti in servizio presso la Camera dei deputati, introducendo misure sui trattamenti retributivi, mediante l'applicazione di un limite massimo retributivo, in sintonia con quanto previsto nell'ordinamento esterno;
    ragioni di equità intergenerazionale impongono di applicare tale limite anche ai trattamenti percepiti dai dipendenti in quiescenza,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di applicare un limite massimo anche al trattamento economico percepito dai dipendenti in quiescenza.
9/Doc. VIII, n. 6/69Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    nel corso dell'attuale legislatura si è proceduto alla pubblicazione sul sito internet della Camera dei curricula professionali delle figure apicali e di tutti i funzionari responsabili dei Servizi e degli Uffici della Segreteria generale;
    tale decisione è sicuramente da apprezzare, in quanto risponde all'esigenza che la Camera dei deputati persegua anch'essa la più ampia trasparenza amministrativa;
    tuttavia, sempre al fine di assicurare la più ampia trasparenza amministrativa, appare opportuno, anche per dare una rappresentazione adeguata del lavoro svolto all'interno dell'Amministrazione della Camera, dare il giusto risalto alle professionalità e alle competenze presenti in tutti i livelli e le qualifiche del personale amministrativo;
    l'Amministrazione della Camera è organizzata in 19 Servizi, 7 Uffici della Segreteria generale, 5 incarichi individuali oltre all'Archivio storico e all'Avvocatura;
    il personale della Camera è ordinato in cinque livelli funzionali-retributivi in relazione ai diversi compiti attribuiti, individuati con riferimento ai contenuti delle rispettive professionalità;
    tra i titoli che costituiscono requisiti minimi per l'accesso alle singole qualifiche iniziali di ciascun livello, ai sensi dell'articolo 52 del Regolamento dei Servizi e del Personale, vi sono la laurea specialistica o il diploma di laurea per il quinto livello, e la laurea breve o il diploma universitario per il quarto livello;
    il titolo accademico viene utilizzato unicamente nelle circolari amministrative relative ai dipendenti di quinto livello, mentre non se ne tiene conto nelle circolari che riguardano i dipendenti appartenenti agli altri livelli, neanche nel caso in cui tale titolo sia prescritto per l'accesso, come avviene per i dipendenti di quarto livello,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere alla pubblicazione sul sito internet della Camera dei dati statistici di sintesi, relativi ai titoli di studio effettivamente posseduti da tutti i dipendenti, suddivisi per livelli e per qualifiche; analogamente a quanto avviene presso l'Amministrazione del Senato della Repubblica, utilizzare in tutte le comunicazioni amministrative e circolari interne il titolo accademico posseduto dai dipendenti appartenente ai diversi livelli o, quanto meno, nel caso in cui tale titolo sia prescritto dal regolamento dei Servizi e del Personale per l'accesso alle dipendenze della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/70Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 36, comma 3, del Regolamento di amministrazione e contabilità della Camera dei deputati, nel disciplinare le operazioni di messa fuori uso dei beni mobili, ne consente anche la cessione a titolo gratuito a soggetti non aventi scopo di lucro;
    l'articolo 96, comma 1, del predetto Regolamento prevede che il Collegio dei Questori emani le norme attuative del Regolamento medesimo,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di disciplinare il procedimento di cessione a titolo gratuito dei beni mobili che l'Amministrazione dismetta, prevedendo:
    a) idonee forme di pubblicità (anche attraverso il sito internet istituzionale) che assicurino il rispetto del principio di trasparenza;
    b) presupposti e criteri oggettivi di assegnazione dei beni dismessi;
    c) modalità specifiche di assegnazione che garantiscano il principio della parità di trattamento nel caso in cui concorra una pluralità di soggetti richiedenti.
9/Doc. VIII, n. 6/71Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    dall'allegato al conto consuntivo per l'esercizio 2014 risulta una spesa di euro 962.907,47, liquidati ai deputati per assegni di fine mandato e di solidarietà, nonché di 276.147,07 euro a titolo di quote per assegni di fine mandato pagate al Senato, oltre alla spesa per interessi;
    l'assegno di fine mandato, viene corrisposto al termine del mandato parlamentare ed è pari all'80 per cento dell'importo mensile lordo dell'indennità, per ogni anno di mandato svolto;
    l'ammontare dell'assegno può avere un'entità variabile, passando, ad esempio, da circa 40 mila euro, per i deputati che hanno svolto il mandato per una sola legislatura, a circa 250 mila euro per chi è rimasto in carica trent'anni. Per i parlamentari di lungo corso, si tratta quindi di una liquidazione corposa, corrisposta secondo modalità che non trovano riscontro nell'ordinamento esterno per il trattamento di fine rapporto dei pubblici dipendenti;
    nel corso della legislatura sono stati compiuti evidenti sforzi per contenere le spese della Camera, con particolare riferimento all'introduzione di limiti massimi al trattamento economico dei dipendenti dell'Amministrazione parlamentare;
    in un contesto, quale quello attuale, in cui appare sempre più opportuno procedere al contenimento dei costi degli apparati pubblici e politici, è auspicabile che anche i deputati siano chiamati a fare la loro parte, dismettendo privilegi – qual è la corresponsione dell'assegno di fine mandato – oggi più che mai inaccettabili e anacronistici,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sopprimere l'assegno di fine mandato.
9/Doc. VIII, n. 6/72Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo 120 del bilancio preventivo della Camera dei deputati per l'esercizio 2015 prevede uno stanziamento di 350.000 euro per l'assicurazione infortuni e vita dei deputati;
    con apposita convenzione assicurativa, l'Amministrazione ha stipulato una polizza che prevede la copertura dei danni alla persona che possono verificarsi nei confronti dei deputati per tutta la durata del mandato parlamentare;
    gli oneri derivanti da tale convenzione sono sostenuti in parte dal «Fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati», e in parte dalla Camera;
    in particolare, per l'anno 2015, in caso di morte, a fronte di un premio di 428.538,75 euro, 342.831,00 euro sono a carico del Fondo di solidarietà per i deputati, mentre 85.707,75 euro sono a carico dell'Amministrazione; in caso di infortunio, a fronte di un premio di 623.700,00 euro, 417.879,00 euro sono a carico del Fondo di solidarietà per i deputati, mentre 205.821,00 euro sono a carico dell'Amministrazione; in caso di invalidità permanente da malattia, a fronte di un premio di 151.200,00 euro, 101.304,00 euro sono a carico del Fondo di solidarietà per i deputati, 49.896,00 euro sono a carico dell'Amministrazione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere che gli oneri relativi alla predetta convenzione assicurativa siano integralmente sostenuti dai deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/73Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    le votazioni per appello nominale e le votazioni per schede si svolgono tuttora secondo modalità tradizionali, concepite per garantire il rispetto dei principi di certezza, personalità e, nel secondo caso, anche di segretezza del voto, ma assai gravose dal punto di vista del tempo necessario per la loro effettuazione, del numero di persone a vario titolo coinvolte (deputati segretari di presidenza, dipendenti dell'Amministrazione, personale tecnico) e della farraginosità delle operazioni di controllo;
    nelle vigenti disposizioni regolamentari (articolo 54 per l'appello nominale; articolo 56 per la votazione per schede) non è ravvisabile alcuna norma che impedisca di adottare da subito soluzioni tecnologiche, di natura informatica, in grado di imprimere a tali procedimenti una maggiore efficienza, a beneficio del complessivo andamento dei lavori parlamentari, pur nel pieno rispetto dei principi sopra richiamati;
    in particolare, nell'appello nominale il votante, identificato mediante l'apposita tessera già in possesso di ciascun deputato, potrebbe digitare il proprio sì o no su uno schermo touchscreen posto al di sotto del banco della presidenza, azzerando la possibilità di errore insita nell'attuale modalità di registrazione del voto da parte di due deputati segretari, i quali manterrebbero la funzione di verificare la regolarità della votazione;
    anche nella votazione per schede il deputato, identificato attraverso la medesima tessera, potrebbe esprimere il proprio voto attraverso uno schermo touchscreen, agevolando così la fase di spoglio; tale innovazione potrebbe opportunamente essere accompagnata da una più precisa definizione dell'intervallo temporale entro il quale ciascun deputato sarà chiamato al voto;
    l'aggiornamento proposto delle modalità di svolgimento della votazione per schede comporterebbe anche il vantaggio di eliminare il consumo di carta e le spese di stampa delle schede stesse, secondo l'indirizzo di riduzione di tale tipo di costi e di maggior rispetto per l'ambiente attuato – a Regolamento invariato – dall'inizio della XVII legislatura, ad esempio attraverso l'eliminazione della versione cartacea del resoconto sommario delle sedute dell'Assemblea,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di adottare soluzioni informatiche in grado – a Regolamento invariato – di imprimere ai procedimenti di voto per appello nominale e per schede una maggiore efficienza.
9/Doc. VIII, n. 6/74Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    considerato il crescente numero di Commissioni d'inchiesta istituite in questa legislatura e il rilevante ruolo svolto da Commissioni e Comitati bicamerali: attualmente sono costituiti 14 Organi che gravitano tutti su Palazzo San Macuto, anche in ragione dell'attribuzione delle relative presidenze, nella quasi totalità, a deputati, e a breve sarà costituita un'altra Commissione d'inchiesta monocamerale;
    considerata l'attenzione che cittadini, istituzioni e soggetti privati mostrano per le attività svolte da tali Organi, e le conseguenti, ricorrenti richieste di effettuare la trasmissione via web-tv delle sedute;
    considerata la difficile situazione logistica ed impiantistica del palazzo, dove sono a disposizione solo sei aule, di cui due con capienza inferiore a 20 posti, ed una sola è dotata dell'impianto di regia audio-video idoneo per la trasmissione on line,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di individuare, nel complesso di San Macuto, almeno un altro ambiente idoneo ad ospitare sedute, e in particolare a prevedere, nell'ambito degli interventi impiantistici di prossima realizzazione, l'installazione di un sistema audio-video idoneo alla trasmissione su web-tv in almeno un'altra delle attuali aule.
9/Doc. VIII, n. 6/75Bindi, Bratti, Catania, D'Alia, Di Gioia, Fico, Fioroni, Giancarlo Giorgetti, Migliore, Portas, Ravetto, Tabacci, Zampa.


   La Camera,
   premesso che:
    lo spreco alimentare ha assunto, e sta sempre più assumendo, una dimensione di portata mondiale, tant’è che metà del cibo prodotto nel mondo non arriva mai ad essere consumato. Il problema dello spreco alimentare è da ritenersi connesso alle politiche economiche e di marketing che, negli ultimi vent'anni, hanno prodotto fattori e azioni comportamentali altamente distorsivi della realtà fattuale e delle conseguenze effettuali che da tali modus comportandi e vivendi ne sono conseguite;
    la sproporzione della produzione alimentare, senza che ciò abbia nel corso degli ultimi quattro lustri consentito di ridurre drasticamente il numero delle persone che nel mondo non hanno accesso alla nutrizione, ha, al contrario, polarizzato, ulteriormente, le fasce sociali del pianeta. Questa paradossale ipertrofia produttiva ha sull'ambiente impatti devastanti e, se non fermata per tempo, irreversibili;
    nell'immaginario collettivo dei Paesi cosiddetti «ricchi» l'educazione alimentare, erroneamente, si traduce in «performanti» diete, o nuovi «costumi alimentari», che si rivelano dannosi per l'organismo umano con ricadute sulla spesa sanitaria che diventa crescente a fronte di nuove patologie connesse all'alimentazione. I dati sullo spreco di cibo nei Paesi industrializzati ammonta a 222 milioni di tonnellate, ossia il corrispettivo della produzione alimentare disponibile nell'Africa Sub-Sahariana che è di 230 milioni di tonnellate;
    il ruolo dell'educazione alimentare da impartire fin dalla scuola per l'infanzia e la diffusione di buone pratiche sono al riguardo decisivi. Il buon esempio sull'alimentazione deve arrivare in primo luogo dalle più alte istituzioni del Paese, a partire dalla Camera dei Deputati;
    è importante, inoltre, che la Camera dei deputati si adoperi maggiormente per attivare politiche di approvvigionamento di beni e servizi volte a introdurre criteri ecologici nelle relative forniture, e criteri ambientali minimi da inserire nelle proprie procedure d'acquisto al fine di dare maggiore impulso agli acquisti sostenibili;
    l'introduzione di criteri ecologici e la diffusione delle tecnologie ambientali nelle gare di appalto per la fornitura di beni e servizi della Camera sono in linea con quanto negli ultimi anni sta – seppur lentamente e in modo ancora insufficiente – avvenendo nelle amministrazioni pubbliche dopo l'avvio del Piano nazionale d'azione sul GPP (acquisti verdi). Detto Piano d'azione sul GPP (Green Public Procurement) è stato avviato nel 2008, e aggiornato con Decreto ministeriale del 10 aprile 2013,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    predisporre le opportune misure al fine di contrastare lo spreco alimentare, affinché gli alimenti e le bevande invendute o non utilizzate dal ristorante, dalla mensa dei dipendenti e dai bar della Camera, siano conferiti ad associazioni di volontariato, quali ad esempio la Caritas, per essere redistribuiti ai poveri o utilizzati nelle mense che distribuiscono pasti agli indigenti;
    privilegiare, nell'ambito degli acquisti relativi alla ristorazione, la fornitura di prodotti agroalimentari provenienti da operatori dell'agricoltura sociale e prevedere che almeno la metà dei prodotti agroalimentari provenga da filiera corta.
9/Doc. VIII, n. 6/76Zaccagnini.


   La Camera,
   premesso che:
    la Biblioteca della Camera dei deputati, che rappresenta, insieme alla Biblioteca del Bundestag, la più grande biblioteca parlamentare esistente in Europa, conta circa 1 milione e 400 mila volumi;
    il suo patrimonio ne fa, inoltre, una delle biblioteche europee di maggiore importanza e consistenza in valore assoluto;
    negli ultimi 10 anni, numerose criticità sono state riscontrate circa l'esaurimento degli spazi di magazzino, una problematica comprensibile se si considera come il patrimonio delle collezioni risulti in costante aumento, con l'ingresso annuo di circa 10 mila unità tra monografie, periodici e opere seriali;
    attualmente, il patrimonio della Biblioteca è collocato tra il Palazzo di via del Seminario e i magazzini esterni di Castelnuovo di Porto, che ospitano circa un terzo dei volumi posseduti;
    il fenomeno si è notevolmente aggravato dal 2010, a causa da un lato dei lavori di compartimentazione antincendio del Palazzo di via del Seminario e, dall'altro, della cessione degli spazi ad altre strutture, con la conseguente necessità di rintracciare nuovi locali per circa 80 mila volumi;
    in nessun caso, si segnala, l'attività della Biblioteca è stata interrotta, al fine di garantire un costante servizio agli utenti;
    nel corso degli ultimi anni, dunque, una parte consistente della collezione è stata dislocata a Castelnuovo di Porto; tale sede, tuttavia, ha subito ingenti danni in seguito all'allagamento del 30 e 31 gennaio 2014, durante il quale sono stati parzialmente danneggiati alcuni fondi librari e parte del materiale inscatolato nel corso degli anni;
    i volumi sono stati sottoposti a interventi di asciugatura, disinfezione e protezione attraverso teli in nylon che, tuttavia, possono essere considerati solamente quali soluzione provvisoria;
    nonostante nel corso degli ultimi mesi siano stati messi in atto interventi di ampliamento degli spazi di magazzino, grazie al Servizio per i lavori ed i beni architettonici che ha consegnato circa 2.600 metri aggiuntivi, i locali non risultano sufficienti in prospettiva a contenere un patrimonio tanto vasto,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di individuare nuovi spazi da assegnare alla Biblioteca della Camera dei Deputati in grado di garantire un'adeguata conservazione di tutto il materiale esistente, al fine di non pregiudicare il prezioso servizio che tale Biblioteca offre ai cittadini dal 1988.
9/Doc. VIII, n. 6/77Melilla, Giancarlo Giordano, Pannarale.


   La Camera,
   premesso che:
    per i deputati eletti nelle circoscrizioni estere in considerazione delle esigenze del loro collegio è prevista una modalità di rimborso delle spese conseguenti ai viaggi nell'ambito delle loro circoscrizioni che includono interi continenti;
    senza mettere in discussione la necessità per questi deputati di poter contattare le comunità italiane del loro collegio, si deve rilevare che a queste modalità di rimborso delle loro spese di trasporto consegue una spesa di una certa rilevanza nel bilancio della Camera,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di rivedere le modalità di rimborso delle spese richiamate in premessa valutando la possibilità di una riduzione significativa dell'attuale tetto massimo annuale di spesa dei viaggi aerei nelle circoscrizioni estere.
9/Doc. VIII, n. 6/78Melilla.


   La Camera,
   premesso che:
    la discussione dei documenti relativi al bilancio interno della Camera nella XVI legislatura e in questa legislatura si è svolta sempre con grande ritardo, e comunque non prima del mese di luglio se non addirittura a novembre (bilancio 2013);
    sarebbe un principio di buona amministrazione discutere il bilancio previsionale sul finire dell'anno precedente a quello interessato dal progetto di bilancio;
    anche quest'anno discutiamo del bilancio di previsione per l'anno 2015 a fine luglio rendendo così in larga misura ininfluente ogni orientamento dell'Assemblea che si discostasse dal documento in discussione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di presentare, per la discussione in Aula, il bilancio annuo di previsione entro il 31 dicembre dell'anno precedente o perlomeno entro i primi due mesi dell'anno a cui si riferisce il bilancio previsionale.
9/Doc. VIII, n. 6/79Marcon, Melilla.


   La Camera,
   premesso che:
    la discussione dei documenti relativi al bilancio interno della Camera nella XVI legislatura e in questa legislatura si è svolta sempre con grande ritardo, e comunque non prima del mese di luglio se non addirittura a novembre (bilancio 2013);
    sarebbe un principio di buona amministrazione discutere il bilancio previsionale sul finire dell'anno precedente a quello interessato dal progetto di bilancio;
    anche quest'anno discutiamo del bilancio di previsione per l'anno 2015 a fine luglio rendendo così in larga misura ininfluente ogni orientamento dell'Assemblea che si discostasse dal documento in discussione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di concludere l'esame del conto consuntivo e della nota di variazione al bilancio di previsione entro il termine del 31 marzo previsto dall'articolo 2, comma 5, del Regolamento di amministrazione e contabilità, in modo da consentirne la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
9/Doc. VIII, n. 6/79. (Testo modificato nel corso della seduta) Marcon, Melilla.


   La Camera,
   premesso che:
    una politica diretta a contenere i costi per il funzionamento delle istituzioni democratiche, esigenza molto avvertita dall'opinione pubblica, comporta, per le assemblee elettive, anche la necessità di assicurare una crescente efficienza dei propri apparati amministrativi;
    tale obiettivo va perseguito riducendo nel complesso la spesa corrente, compresa quella per il personale dipendente, elevando al contempo la qualità delle prestazioni rese al servizio dell'Istituzione parlamentare;
    ogni qual volta un deputato deposita un atto di sindacato ispettivo o una proposta di legge, viene poi ricopiato al computer, ossia ribattuto integralmente, ciò comporta un costo elevato all'interno del Parlamento;
    una quantità di carta dalla casella della posta dei deputati finisce immediatamente buttata via, sarebbe molto più conveniente e meno dispendioso inviare gli atti di sindacato ispettivo e le proposte di legge mediante posta elettronica in formato Word, al fine di non essere ricopiato, ma semplicemente revisionato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere, ai fini del contenimento dei costi, eliminando il lavoro di reintroduzione a computer dei supporti cartacei, che le procedure relative agli atti di sindacato ispettivo nonché alle proposte di legge abbiano inizio dal file formato Word che li contiene e che deve essere trasmesso all'ufficio a cura del deputato primo firmatario e anche generalizzando l'utilizzo della firma digitale.
9/Doc. VIII, n. 6/80Melilla, Paglia.


   La Camera,
   premesso che:
    le ultime revisioni dell'Ufficio di Presidenza in relazione allo status e alla carriera dei Consiglieri parlamentari hanno inserito elementi di progressiva e pressoché totale equiparazione alla dirigenza delle amministrazioni centrali dello Stato;
    ciò è vero anche per l'introduzione di limiti retributivi e di ulteriori modifiche allo status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari, come risultanti dalla deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 30 settembre 2014, n. 102, e dal Decreto Presidenziale 6 ottobre 2014, n. 824;
    tale equiparazione non si estende tuttavia anche alle opportunità – da tempo riconosciute per le figure professionali omologhe – di crescita professionale, formazione permanente e aggiornamento anche attraverso esperienze all'esterno dell'amministrazione parlamentare, senza per questo gravare finanziariamente sulle stesse;
   considerato che:
    già in occasione dell'esame dell'ultimo progetto di bilancio interno della Camera dei deputati, nel corso della seduta del 24 luglio 2014, erano stati accolti come raccomandazione, ordini del giorno di carattere teleologicamente identico;
    anche presso il Senato della Repubblica, nella seduta del 24 settembre 2014, ulteriori atti di indirizzo finalizzati ad identici approdi erano stati accolti dai Senatori Questori in occasione dell'esame del progetto di bilancio interno;
    nessun seguito è stato dato a tali determinazioni da ultime richiamate,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di ulteriori interventi di completamento delle modifiche allo status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari già adottate nell'autunno 2014, recependo le disposizioni di cui all'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2002 in materia di mobilità pubblico-privato, al fine di estendere anche ai Consiglieri parlamentari la possibilità di essere collocati in aspettativa al fine di accedere, a condizione di esserne valutati idonei, ad esperienze temporanee in organismi internazionali o privati, ferma restando l'assenza di costi per l'Amministrazione della Camera.
9/Doc. VIII, n. 6/81Abrignani.


   La Camera,
   premesso che:
    la configurazione del consigliere parlamentare come dirigente di un'amministrazione pubblica di eccellenza, con effettive responsabilità di gestione del personale e di risultato e con una specifica qualificazione, anche sotto il profilo delle competenze di merito, impone di affrontare la revisione di alcuni principi che ne caratterizzano lo status giuridico, al fine di adeguarli a tale ruolo, in coerenza con l'evoluzione della normativa esterna;
    una simile revisione appare ormai non più differibile, tenuto conto dell'evidente sperequazione che si è venuta a determinare nella disciplina dello stato giuridico dei Consiglieri parlamentari;
    infatti, mentre sono stati recepiti nell'ordinamento interno alla Camera pressoché tutti gli istituti dell'ordinamento esterno miranti al contenimento delle retribuzioni, in linea con le più generali esigenze di riduzione della spesa pubblica, non altrettanto è stato fatto per molti altri importanti istituti che caratterizzano e qualificano il ruolo della dirigenza pubblica, malgrado la loro trasposizione non comporti oneri aggiuntivi per il bilancio interno e sia anzi in grado di assicurare un obiettivo arricchimento dell'Amministrazione in termini di professionalità e competenza del proprio personale dirigente;
    in particolare, si evidenzia la necessità che la definizione dello status complessivo dei consiglieri salvaguardi, in ogni momento della carriera, le esigenze di crescita professionale, di formazione e aggiornamento, di piena ed indipendente esplicazione del ruolo inerente allo specifico profilo professionale;
   considerato che:
    ordini del giorno di contenuto analogo sono già stati accolti come raccomandazione nella seduta del 24 luglio 2014, in occasione dell'esame del progetto di bilancio interno della Camera dei deputati;
    ulteriori atti di indirizzo sono stati accolti dai Senatori Questori nella seduta del 24 settembre 2014, in occasione dell'esame del progetto di bilancio interno del Senato della Repubblica;
    a tuttora, non è stato dato seguito agli intendimenti presenti negli ordini del giorno appena richiamati;
    è in fase avanzata la definizione di uno status giuridico unico dei dipendenti dei due rami del Parlamento, anche sulla base della disposizione di cui all'articolo 39, comma 3, del progetto di revisione costituzionale già approvato dal Senato della Repubblica e modificato dalla Camera dei deputati,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di intraprendere un percorso volto a recepire nell'ordinamento interno, anche nella prospettiva della creazione del ruolo unico, le disposizioni di cui all'articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sulla mobilità dei dirigenti pubblici verso realtà private o internazionali, relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione (e, dunque, senza spese per la Camera), così da colmare una lacuna normativa che si protrae ormai da molti anni e da consentire il più proficuo arricchimento delle esperienze professionali dei consiglieri parlamentari, a beneficio della stessa Amministrazione della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/82Pisicchio.


   La Camera,
   premesso che:
    negli anni 2013-2014 la Camera, nel pur lodevole intento del contenimento della spesa pubblica, ha proceduto a una drastica riduzione del contributo concesso all'ISLE – Istituto per la documentazione e gli studi legislativi che, da 180.000,00 euro annuali è passato prima a 120.000,00 euro, poi a 80.000 euro e che, secondo le previsioni del bilancio pluriennale, verrebbe ulteriormente contenuto nell'attuale esercizio finanziario in soli 40.000,00 euro;
    l'ulteriore riduzione del contributo che viene concesso all'Istituto precluderebbe la possibilità di svolgere la sua meritoria attività e ne segnerebbe inesorabilmente lo scioglimento;
    pertanto si richiama l'attenzione dei Deputati Questori e dell'Ufficio di Presidenza sull'opportunità di stabilizzare la cifra del contributo almeno all'attuale livello, predisponendo un protocollo d'intesa tra l'Amministrazione della Camera e l'Istituto stesso cosicché l'ISLE, oltre ad offrire la partecipazione a titolo gratuito, come avviene attualmente, di un funzionario per ciascun Gruppo parlamentare al corso annuale della Scuola, svolga anche vere e proprie funzioni di formazione nell'interesse della Camera stessa,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di riconsiderare la misura del contributo concesso, introducendo una modifica al bilancio interno per l'esercizio 2015, così da garantire la sopravvivenza dell'ISLE, nato all'interno di questa Camera per iniziativa di suoi componenti, che da oltre cinquant'anni diffonde in Italia e all'estero gli studi sulla legislazione e le istituzioni parlamentari attraverso la rivista scientifica «Rassegna Parlamentare» e la Scuola di Scienza e Tecnica della Legislazione che contribuisce significativamente alla formazione di esperti nel drafting legislativo.
9/Doc. VIII, n. 6/83Pisicchio.


   La Camera,
   premesso che:
    negli anni 2013-2014 la Camera, nel pur lodevole intento del contenimento della spesa pubblica, ha proceduto a una drastica riduzione del contributo concesso all'ISLE – Istituto per la documentazione e gli studi legislativi che, da 180.000,00 euro annuali è passato prima a 120.000,00 euro, poi a 80.000 euro e che, secondo le previsioni del bilancio pluriennale, verrebbe ulteriormente contenuto nell'attuale esercizio finanziario in soli 40.000,00 euro;
    l'ulteriore riduzione del contributo che viene concesso all'Istituto precluderebbe la possibilità di svolgere la sua meritoria attività e ne segnerebbe inesorabilmente lo scioglimento;
    pertanto si richiama l'attenzione dei Deputati Questori e dell'Ufficio di Presidenza sull'opportunità di stabilizzare la cifra del contributo almeno all'attuale livello, predisponendo un protocollo d'intesa tra l'Amministrazione della Camera e l'Istituto stesso cosicché l'ISLE, oltre ad offrire la partecipazione a titolo gratuito, come avviene attualmente, di un funzionario per ciascun Gruppo parlamentare al corso annuale della Scuola, svolga anche vere e proprie funzioni di formazione nell'interesse della Camera stessa,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, anche a fronte dei cospicui risparmi realizzati da questa e dalle precedenti gestioni, di ripristinare, nell'ambito del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016, un adeguato livello di contributi agli istituti di studi e ricerche parlamentari.
9/Doc. VIII, n. 6/83. (Testo modificato nel corso della seduta) Pisicchio.


   La Camera,
   premesso che:
    la diffusione della conoscenza delle istituzioni e della cultura parlamentare è un obiettivo prioritario per un organo costituzionale come la Camera dei deputati, e può senza dubbio influire positivamente, specie nell'età della formazione scolastica e universitaria, sulla maturazione consapevole di una cittadinanza responsabile;
    la Camera dei Deputati realizza e partecipa a diverse lodevoli iniziative di formazione mirate a studenti di scuole superiori e università con la convinzione che esperienze didattiche di questo tipo producano ulteriori ricadute positive sulla formazione degli studenti stessi, accrescendo in loro le capacità di svolgere indagini documentate, comunicare efficacemente, lavorare in gruppo, confrontarsi con diversi ambiti culturali, assumere comportamenti propositivi,

invita, per quanto di rispettiva competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    ampliare e incentivare, anche a fronte dei cospicui risparmi ottenuti nelle precedenti gestioni, il maggior numero possibile di iniziative rivolte agli studenti di scuole e università, ove possibile in partecipazione con altre istituzioni nazionali o locali;
    implementare i progetti di comunicazione istituzionale e di formazione diretti ai giovani, al fine di far conoscere il funzionamento dell'istituzione parlamentare ed avvicinare i giovani stessi alle tematiche costituzionali e politiche, anche attraverso la partecipazione a manifestazioni culturali organizzate dalle istituzioni stesse sul territorio nazionale;
    aumentare la produzione di materiale divulgativo, anche informatico, sul ruolo e sul funzionamento del Parlamento e sull'importanza del confronto parlamentare nella vita democratica del Paese, incentivandone la diffusione anche nell'ambito delle predette manifestazioni.
9/Doc. VIII, n. 6/84Baldelli.


   La Camera,
   premesso che:
    il sostegno alle attività delle associazioni e istituzioni vocate allo studio e all'approfondimento delle procedure parlamentari e della tecnica legislativa appare strategico per un organo costituzionale come la Camera dei deputati, anche al fine di diffondere la cultura istituzionale e del diritto parlamentare tra il maggior numero possibile o laureati in discipline giuridiche e umanistiche;
    nel progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 il capitolo di spesa n. 155, ove sono previsti i contributi a istituti di studi e ricerche parlamentari, reca una somma pari a soli 40.000 euro;
    tale previsione di spesa risulta dimezzata rispetto a quella dell'anno precedente ed è destinata ad essere del tutto azzerata per il prossimo anno finanziario,

invita, per quanto di rispettiva competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, anche a fronte dei cospicui risparmi realizzati da questa e dalle precedenti gestioni, di ripristinare, nell'ambito del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016, un adeguato livello di contributi agli istituti di studi e ricerche parlamentari.
9/Doc. VIII, n. 6/85Baldelli.


   La Camera,
   premesso che:
    la necessità di una riforma del funzionamento dell'Amministrazione interna ispirata a criteri di funzionalità ed efficienza non può essere disgiunta dall'apporto di risorse umane e di competenze all'organico dell'Istituzione, che negli ultimi anni ha visto sensibilmente diminuire il numero di consiglieri parlamentari in servizio,

invita, per quanto di rispettiva competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di verificare le esigenze di struttura dell'Amministrazione interna e, ove se ne ravvisi la necessità, a bandire un concorso pubblico per consigliere parlamentare a copertura dei posti che verranno reputati necessari.
9/Doc. VIII, n. 6/86Baldelli.


   La Camera,
   premesso che:
    nelle passate legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra parlamentari e i loro collaboratori;
    tali misure, sebbene importanti, non sono risultate in grado di colmare l'enorme vuoto regolamentare nei confronti della figura professionale del collaboratore parlamentare; ad oggi, infatti, non esiste una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori; non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento, non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione, non vi è alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi fiscali e previdenziali, così come mancano completamente garanzie di trasparenza ed efficienza nella gestione dell'attività di assistenza al lavoro parlamentare;
    la mancata regolamentazione, in particolare sotto un profilo qualitativo, della figura professionale del collaboratore parlamentare; lascia quindi il rapporto di lavoro alla sola ed unica contrattazione fra le parti, con il rischio, ampiamente rilevato dai media e, da ultimo, dal rapporto 2014 dell'Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione (IRPA), titolato «I collaboratori dai parlamentari. Il personale addetto alla politica», di produrre distorsioni e irregolarità nel rapporto di lavoro;
    peraltro, sebbene vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane ad oggi il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia di sovente le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato e nonostante l'approvazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183 e relativi decreti attuativi consenta l'adozione di tipologie contrattuali più appropriate all'effettiva prestazione di lavoro resa dai collaboratori;
    in molti Paesi europei, la figura del collaboratore parlamentare è stata riconosciuta attraverso una chiara definizione e una puntuale e trasparente disciplina dalla materia, nella quale sono esplicitate le diverse configurazioni del rapporto di lavoro (natura autonoma o subordinata), i vari tipi contrattuali, i tetti finanziari e il numero massimo di collaboratori e tirocinanti per parlamentare, il responsabile dell'erogazione della retribuzione, nonché dei contributi fiscali e previdenziali, eventuali requisiti e incompatibilità, nonché le modalità di svolgimento e di risoluzione del rapporto di lavoro;
    il Parlamento europeo il 25 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca le seguenti disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari: i deputati hanno diritto ad essere assistiti da collaboratori personali da loro liberamente scelti; il Parlamento copre le spese effettivamente sostenute per l'impiego degli assistenti; il Parlamento fissa le condizioni per l'esercizio di questo diritto; inoltre, con una decisione dell'Ufficio di Presidenza del Parlamento europeo del 19 maggio 2008 (GUCE C 159 del 13 luglio 2008) sono state adottate le Misure di attuazione dello Statuto, il cui Capitolo 5 è dedicato ai collaboratori personali dei deputati;
    nella seduta del 6 novembre 2013 n. 112 nella quale si è discusso e approvato il Documento di Bilancio interno dalla Camera dei deputati, Doc. VIII, n. 2, sono stati accolti cinque ordini del giorno (n. 38. Boccadutri; n. 54. Chaouki; n. 69. Cozzolino; n. 83. Mannino; n. 89. Speranza, Brunetta, Dellai) che con diverse declinazioni, impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore Parlamentare;
    ad oggi non risulta ancora che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto, come richiesto, sulla questione del collaboratori parlamentari, i quali si sono nel frattempo costituiti nell'Associazione italiana Collaboratori Parlamentari (AICP), che conta oggi più di cento iscritti tra i collaboratori di deputati appartenenti ai diversi gruppi parlamentari, e rappresenta un interlocutore credibile e affidabile per raccogliere indirizzi e suggerimenti orientati al miglioramento delle loro condizioni di lavoro e a un più corretto ed efficace funzionamento della macchina istituzionale;
    negli ultimi otto mesi, la condizione di lavoro dei collaboratori parlamentari si è ulteriormente deteriorata, in particolare in ragione della loro esclusione dal servizio di ristorazione della Camera, che comporta di fatto una consistente riduzione del loro stipendio per fare fronte alle spese quotidiane per i pasti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    disciplinare tempestivamente, in maniera completa e organica il rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore tenuto conto dalle esigenze di bilancio interno della Camera dei deputati e avvalendosi delle soluzioni individuate dalle assemblee parlamentari dei principali Paesi europei e dal Parlamento europeo;
    creare una voce di bilancio vincolata e riservata esclusivamente ai parlamentari che intendono avvalersi di collaboratori;
    ferma restando la massima tutela del diritto di privacy, assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato sapere il numero complessivo dei contratti di collaborazione parlamentare depositati, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti;
    riattivare un servizio di ristorazione al quale possano accedere anche i collaboratori parlamentari, ovvero provvedere all'erogazione di buoni pasto al pari di quanto avviene nelle grandi azienda pubbliche e private italiane.
9/Doc. VIII, n. 6/87Di Salvo, Gigli, Arlotti, Lavagno, Catalano, Narduolo, Carnevali, Giacobbe, Roberta Agostini, Ascani, Beni, Stella Bianchi, Bini, Bonomo, Capozzolo, Cassano, Cenni, Chaouki, Cimbro, Coccia, Coppola, D'Incecco, Damiano, Fabbri, Fedi, Giampaolo Galli, Gasparini, Giuliani, Giulietti, Gnecchi, Gribaudo, Tino Iannuzzi, La Marca, Patrizia Maestri, Manfredi, Manzi, Mattiello, Melilli, Migliore, Minnucci, Mognato, Morani, Moretto, Moscatt, Mura, Nardi, Orfini, Piazzoni, Porta, Quartapelle Procopio, Realacci, Rossomando, Rostellato, Rubinato, Sbrollini, Schirò, Taricco, Tentori, Terrosi, Tidei, Venittelli, Ventricelli, Villecco Calipari, D'Agostino, Pinna, Vezzali, Barbanti, Borghese, Andrea Maestri, Rizzetto, Segoni, Binetti, Causin, Roccella, Caruso, Fitzgerald Nissoli, Distaso, Melilla, Garavini.


   La Camera,
   premesso che:
    nelle passate legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra parlamentari e i loro collaboratori;
    tali misure, sebbene importanti, non sono risultate in grado di colmare l'enorme vuoto regolamentare nei confronti della figura professionale del collaboratore parlamentare; ad oggi, infatti, non esiste una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori; non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento, non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione, non vi è alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi fiscali e previdenziali, così come mancano completamente garanzie di trasparenza ed efficienza nella gestione dell'attività di assistenza al lavoro parlamentare;
    la mancata regolamentazione, in particolare sotto un profilo qualitativo, della figura professionale del collaboratore parlamentare; lascia quindi il rapporto di lavoro alla sola ed unica contrattazione fra le parti, con il rischio, ampiamente rilevato dai media e, da ultimo, dal rapporto 2014 dell'Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione (IRPA), titolato «I collaboratori dai parlamentari. Il personale addetto alla politica», di produrre distorsioni e irregolarità nel rapporto di lavoro;
    peraltro, sebbene vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane ad oggi il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia di sovente le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato e nonostante l'approvazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183 e relativi decreti attuativi consenta l'adozione di tipologie contrattuali più appropriate all'effettiva prestazione di lavoro resa dai collaboratori;
    in molti Paesi europei, la figura del collaboratore parlamentare è stata riconosciuta attraverso una chiara definizione e una puntuale e trasparente disciplina dalla materia, nella quale sono esplicitate le diverse configurazioni del rapporto di lavoro (natura autonoma o subordinata), i vari tipi contrattuali, i tetti finanziari e il numero massimo di collaboratori e tirocinanti per parlamentare, il responsabile dell'erogazione della retribuzione, nonché dei contributi fiscali e previdenziali, eventuali requisiti e incompatibilità, nonché le modalità di svolgimento e di risoluzione del rapporto di lavoro;
    il Parlamento europeo il 25 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca le seguenti disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari: i deputati hanno diritto ad essere assistiti da collaboratori personali da loro liberamente scelti; il Parlamento copre le spese effettivamente sostenute per l'impiego degli assistenti; il Parlamento fissa le condizioni per l'esercizio di questo diritto; inoltre, con una decisione dell'Ufficio di Presidenza del Parlamento europeo del 19 maggio 2008 (GUCE C 159 del 13 luglio 2008) sono state adottate le Misure di attuazione dello Statuto, il cui Capitolo 5 è dedicato ai collaboratori personali dei deputati;
    nella seduta del 6 novembre 2013 n. 112 nella quale si è discusso e approvato il Documento di Bilancio interno dalla Camera dei deputati, Doc. VIII, n. 2, sono stati accolti cinque ordini del giorno (n. 38. Boccadutri; n. 54. Chaouki; n. 69. Cozzolino; n. 83. Mannino; n. 89. Speranza, Brunetta, Dellai) che con diverse declinazioni, impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore Parlamentare;
    ad oggi non risulta ancora che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto, come richiesto, sulla questione del collaboratori parlamentari, i quali si sono nel frattempo costituiti nell'Associazione italiana Collaboratori Parlamentari (AICP), che conta oggi più di cento iscritti tra i collaboratori di deputati appartenenti ai diversi gruppi parlamentari, e rappresenta un interlocutore credibile e affidabile per raccogliere indirizzi e suggerimenti orientati al miglioramento delle loro condizioni di lavoro e a un più corretto ed efficace funzionamento della macchina istituzionale;
    negli ultimi otto mesi, la condizione di lavoro dei collaboratori parlamentari si è ulteriormente deteriorata, in particolare in ragione della loro esclusione dal servizio di ristorazione della Camera, che comporta di fatto una consistente riduzione del loro stipendio per fare fronte alle spese quotidiane per i pasti,

invita l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità di:
    dare mandato al Collegio dei Questori affinché approfondisca, riferendo quanto prima all'Ufficio di Presidenza, i termini giuridici, economici, organizzativi e contabili di una disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore ispirata ai principi di cui alle premesse;
    ferma restando la massima tutela del diritto di privacy, assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato sapere il numero complessivo di tali contratti, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti;
    riattivare un servizio di ristorazione al quale possano accedere anche i collaboratori parlamentari.
9/Doc. VIII, n. 6/87. (Testo modificato nel corso della seduta) Di Salvo, Gigli, Arlotti, Lavagno, Catalano, Narduolo, Carnevali, Giacobbe, Roberta Agostini, Ascani, Beni, Stella Bianchi, Bini, Bonomo, Capozzolo, Cassano, Cenni, Chaouki, Cimbro, Coccia, Coppola, D'Incecco, Damiano, Fabbri, Fedi, Giampaolo Galli, Gasparini, Giuliani, Giulietti, Gnecchi, Gribaudo, Tino Iannuzzi, La Marca, Patrizia Maestri, Manfredi, Manzi, Mattiello, Melilli, Migliore, Minnucci, Mognato, Morani, Moretto, Moscatt, Mura, Nardi, Orfini, Piazzoni, Porta, Quartapelle Procopio, Realacci, Rossomando, Rostellato, Rubinato, Sbrollini, Schirò, Taricco, Tentori, Terrosi, Tidei, Venittelli, Ventricelli, Villecco Calipari, D'Agostino, Pinna, Vezzali, Barbanti, Borghese, Andrea Maestri, Rizzetto, Segoni, Binetti, Causin, Roccella, Caruso, Fitzgerald Nissoli, Distaso, Melilla, Garavini.


   La Camera,
   premesso che:
    la DUP n.9 del 4 aprile 2013, articolo 2, comma 1, lettere b) e t), aveva disposto in capo al Collegio dei Questori, entro 15 giorni dall'approvazione della delibera medesima, l'incarico di «realizzare una verifica sistematica per ciascuno dei nominativi inseriti nell'Allegato 8, dell'effettiva attivazione di uno o più contratti con i Gruppi parlamentari» (...) «e di predisporre una proposta complessiva di modifica della normativa vigente (...) in modo da limitarne la composizione ai soli nominativi (...) per le cui prestazioni professionali sia stato manifestato concreto e attuale interesse»;
    tale incarico non ha avuto seguito ma, con la DUP n. 22 del 14 maggio 2013, è stata prevista una riduzione – a decorrere dalla XVIII legislatura – del rapporto unità Allegato B/numero di deputati appartenenti a ciascun Gruppo;
    in mancanza di una rivisitazione dei nominativi inseriti nel predetto Allegato B sulla base dell'effettivo rapporto di lavoro in essere presso i Gruppi parlamentari ovvero le segreterie degli Uffici di Presidenza e dei Presidenti di Giunte e Commissioni e, quindi, di un concreto interesse lavorativo nei loro riguardi, la predetta riduzione rischia di compromettere seriamente i livelli occupazionali di chi oggi può vantare un'esperienza professionale di lungo corso nell'istituzione della Camera dei Deputati, ritrovandosi peraltro con un'età anagrafica che lo rende difficilmente ricollocabile al di fuori della medesima istituzione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere, entro la fine dell'anno solare in corso, ad una puntuale verifica dei nominativi inseriti nell'Allegato B, per limitarne la composizione ai soli che, sulla base dei criteri già stabiliti con la succitata DUP n. 9 del 4 aprile 2013, articolo 2, comma 1, lettere b) e c), abbiano ad oggi reale diritto ad essere ricompresi nel medesimo Allegato B e, di seguito, a valutare una revisione del rapporto nominativo/gruppo parlamentare di cui alla summenzionata DUP n. 22 del 14 maggio 2013, tale da consentire nelle prossime legislature una ricollocazione di tutti gli effettivi aventi diritto.
9/Doc. VIII, n. 6/88Mazziotti Di Celso.


   La Camera,
   premesso che:
    la DUP n.9 del 4 aprile 2013, articolo 2, comma 1, lettere b) e t), aveva disposto in capo al Collegio dei Questori, entro 15 giorni dall'approvazione della delibera medesima, l'incarico di «realizzare una verifica sistematica per ciascuno dei nominativi inseriti nell'Allegato 8, dell'effettiva attivazione di uno o più contratti con i Gruppi parlamentari» (...) «e di predisporre una proposta complessiva di modifica della normativa vigente (...) in modo da limitarne la composizione ai soli nominativi (...) per le cui prestazioni professionali sia stato manifestato concreto e attuale interesse»;
    tale incarico non ha avuto seguito ma, con la DUP n. 22 del 14 maggio 2013, è stata prevista una riduzione – a decorrere dalla XVIII legislatura – del rapporto unità Allegato B/numero di deputati appartenenti a ciascun Gruppo;
    in mancanza di una rivisitazione dei nominativi inseriti nel predetto Allegato B sulla base dell'effettivo rapporto di lavoro in essere presso i Gruppi parlamentari ovvero le segreterie degli Uffici di Presidenza e dei Presidenti di Giunte e Commissioni e, quindi, di un concreto interesse lavorativo nei loro riguardi, la predetta riduzione rischia di compromettere seriamente i livelli occupazionali di chi oggi può vantare un'esperienza professionale di lungo corso nell'istituzione della Camera dei Deputati, ritrovandosi peraltro con un'età anagrafica che lo rende difficilmente ricollocabile al di fuori della medesima istituzione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di sottoporre quanto prima all'Ufficio di Presidenza una proposta di modifica della normativa vigente volta:
    1) a ridurre la consistenza dell'allegato B alla delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 227/2012 in modo da tenere conto, in particolare, dell'attività lavorativa effettivamente prestata dai soggetti ivi ricompresi presso i Gruppi parlamentari o presso le segreterie dei deputati titolari di carica istituzionale interna nella presente e nella precedente legislatura;
    2) ferma restando la prospettiva del superamento dell'allegato B, a rimodulare gli obblighi di assunzione attualmente previsti nel passaggio tra legislature in modo da assicurare una maggiore gradualità nella progressiva attenuazione degli obblighi medesimi.
9/Doc. VIII, n. 6/88. (Testo modificato nel corso della seduta) Mazziotti Di Celso.


   La Camera,
   premesso che:
    in sede di approvazione del progetto di bilancio interno per il 2014, è stato accolto un ordine del giorno, che invitava l'Ufficio di presidenza a valutare l'approvazione di un piano di azioni positive per le dipendenti ed i dipendenti (ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/91, approvato il 24 luglio 2014);
    in attuazione del predetto ordine del giorno, il Comitato per le pari opportunità ha predisposto una bozza di piano di azioni positive;
    la predisposizione del piano è stata preceduta da un'accurata istruttoria, con la fattiva collaborazione dell'amministrazione della Camera;
    il piano è ispirato alle best practice che si sono affermate in altre organizzazioni, pubbliche e private, e nelle istituzioni europee, ferma restando la consapevolezza della specificità del lavoro parlamentare, che non trova riscontri all'esterno;
    esso risulta pienamente in linea con le più recenti politiche delle pubbliche amministrazioni in materia di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, come emergono dal disegno di legge di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, recentemente approvato dalla Camera (AS 1577-B);
    in particolare, l'articolo 14 prevede l'adozione da parte delle pubbliche amministrazioni di misure organizzative volte a sperimentare nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa;
    il predetto articolo dispone altresì che le pubbliche amministrazioni procedono, al fine di conciliare i tempi di vita e di lavoro dei dipendenti, a stipulare convenzioni con asili nido e scuole dell'infanzia e a organizzare servizi di supporto alla genitorialità, aperti durante i periodi di chiusura scolastica;
    sarebbe altresì opportuno considerare diverse e più razionali modalità di organizzazione dei lavori parlamentari, che tengano conto delle esperienze degli altri Parlamenti,

invita l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità di:
    procedere tempestivamente all'adozione di un piano di azioni positive;
    considerare prioritarie, nell'ambito del piano, le misure volte a dare attuazione ai principi di cui all'articolo 14 del disegno di legge di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (AS 1577-B);
    presentare, in occasione dell'adozione del prossimo bilancio interno, una relazione sullo stato di attuazione del piano di azioni;
    valutare, congiuntamente agli altri organi competenti in tema di organizzazione dei lavori parlamentari, le misure occorrenti sul piano dell'organizzazione dei lavori che abbiano come effetto un utilizzo più economico delle risorse umane e strumentali.
9/Doc. VIII, n. 6/89Valeria Valente, Milanato.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80, in attuazione di una delega contenuta nel cd. Jobs act, prevede un significativo ampliamento della possibilità di fruire del congedo parentale, oltre ad una serie ulteriore di misure di tutela della genitorialità;
    le predette misure, valide per la generalità delle lavoratrici e dei lavoratori, possono trovare applicazione al personale della Camera dei deputati, in virtù dell'autonomia costituzionalmente garantita all'organo, solo previo apposito recepimento;
    appare dunque opportuno procedere al recepimento delle predette misure nell'ordinamento della Camera dei deputati, al fine di garantire che anche le dipendenti ed i dipendenti della Camera possano fruire degli istituti di tutela della genitorialità alle stesse condizioni previste in via generale per tutti le lavoratrici ed i lavoratori,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa di sua competenza volta a favorire il recepimento delle misure contenute nel decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80, recante misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro, nell'ordinamento della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/90Valeria Valente, Milanato.


   La Camera,
   premesso che:
    nel 2006 è stata applicata una riduzione alle indennità delle e dei deputati nella misura del 10 per cento;
    nel 2007 è stato altresì deciso un mancato adeguamento dell'importo mensile dell'indennità;
    nel 2008 il blocco dell'adeguamento è stato prorogato fino a tutto il 2012;
    nel settembre del 2011 è stata decisa una ulteriore riduzione dell'indennità parlamentare;
    nell'agosto del 2012 sono state prorogate fino a tutto il 2015 le misure di riduzione dell'indennità e il blocco del meccanismo di adeguamento;
    nel 2014 è stata decisa una ulteriore proroga per gli anni a venire delle suddette misure,

invita il Collegio dei Questori

concordando con le misure decise, non ultimo quelle intraprese in questa legislatura, comprese quelle sulle indennità di funzione dei componenti dell'Ufficio di Presidenza, a valutare l'opportunità di pubblicare sul sito della Camera dei Deputati, nella parte relativa al trattamento economico – anche tramite l'utilizzo di grafici e diagrammi – quale sarebbe stata negli anni la progressione dell'indennità parlamentare e quale invece è risultata essere realmente a seguito degli interventi indicati nelle premesse.
9/Doc. VIII, n. 6/91Boccadutri, Losacco.


   La Camera,
   premesso che:
    l'avvocato Carlo Finzi (1876-1943), funzionano di ruolo della Camera dei deputati dal 1897 al 1936, dal 1928 direttore del Servizio Resoconti, venne deportato dai nazisti nell'ottobre del 1943, insieme alla moglie ed ai tre figli, e successivamente trucidato probabilmente nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau;
    per onorarne la memoria e mantenerne viva l'eccezionale testimonianza sul piano umano, culturale e professionale, il 25 giugno 1949, con decreto del Presidente della Camera, è stato approvato il regolamento della Fondazione Carlo Finzi, istituita per la concessione di borse di studio a favore dei figli dei dipendenti della Camera dei deputati;
    la Camera corrisponde annualmente alla Fondazione un contributo annuo, esposto nel bilancio di previsione annuale;
    similmente a quanto accade presso altre Istituzioni pubbliche (tra le altre, i Ministeri dell'interno, dell'economia e della giustizia), l'erogazione annuale da parte dei rispettivi bilanci di modeste somme in favore dei figli dei dipendenti risponde all'obiettivo di incentivarne il rendimento nello studio e di riconoscere e promuovere, attraverso tale via, i livelli di eccellenza dai medesimi conseguiti;
    per tutte le ragioni sopra indicate, appare indispensabile preservare tale istituto, sia per le ragioni ideali e culturali ad esso sottese, sia per le finalità che vi sono riconnesse;
    per altro, appare allo stesso tempo opportuno valorizzare il citato profilo del riconoscimento dell'eccellenza e del merito degli studenti attraverso una modifica dei requisiti oggi previsti del regolamento vigente che ne condizionino l'attribuzione al conseguimento di punteggi particolarmente elevati (con riferimento sia agli studenti delle medie superiori sia agli studenti universitari), che siano concretamente indice di elevata qualità e peculiare rendimento nello studio,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori, per gli ambiti di rispettiva competenza

a valutare l'opportunità di apportare, nell'ambito delle richiamate risorse finanziarie, le opportune modifiche al regolamento della Fondazione, nel senso di rimodulare i requisiti per l'attribuzione delle borse di studio destinate agli studenti dei corsi universitari e della scuola media superiore secondo i criteri evidenziati in premessa.
9/Doc. VIII, n. 6/92Milanato.


   La Camera,
   premesso che:
    negli ultimi anni il numero complessivo di dipendenti in servizio ha subito una significativa e costante riduzione, passando dalle 1779 unità impiegate al 1o gennaio del 2008 – anno in cui ha iniziato ad avere effetto il blocco del turn over deciso dagli organi di direzione politica per tutte le categorie di dipendenti – alle attuali 1281 unità, con un decremento quindi di 498 unità, pari a poco meno del 30 per cento;
    nell'immediato futuro le dinamiche pensionistiche potranno ulteriormente incidere sulle risorse umane a disposizione dell'Amministrazione, sia per il consolidarsi degli effetti derivanti dall'introduzione di limiti ai trattamenti retributivi e del conseguente taglio della parte di retribuzione eccedente secondo un meccanismo progressivamente crescente nel tempo, che ha già causato un incremento dei collocamenti a riposo tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015, sia in ragione del fatto che una consistente quota di personale (circa 260 unità) potrà accedere alla pensione entro il 1o gennaio 2018, in coincidenza con la fine naturale della presente legislatura;
    il blocco del turn over, che, nelle intenzioni originarie del legislatore interno, avrebbe dovuto intendersi in modo selettivo, è stato invece declinato in termini molto rigidi, determinando per tutte le professionalità presenti, oltre alla già ricordata riduzione degli organici, l'impossibilità anche solo di quel minimo ricambio generazionale necessario ad impedire un eccessivo invecchiamento del personale in servizio e a favorire, attraverso l'innesto di nuove energie lavorative, il mantenimento di un livello di efficienza in linea con le esigenze dell'istituzione parlamentare;
    i dati sopra evidenziati ben rappresentano la gravità della situazione, che necessita di misure immediate, idonee a garantire nel tempo la continuità delle funzioni amministrative. A questo riguardo, non sembra sufficiente l'attivazione della sola leva della razionalizzazione amministrativa, peraltro già ampiamente utilizzata in questi ultimi anni, giacché la registrata carenza di risorse umane disponibili ha ormai raggiunto dimensioni tali da non poter essere riassorbita solo attraverso il miglioramento dei moduli organizzativi e delle procedure di lavoro; né si può far conto, nell'immediato, su eventuali effetti positivi derivanti dall'istituzione del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento, o dal processo di integrazione funzionale con l'Amministrazione del Senato. La realizzazione di questi obiettivi – che presuppongono l'approvazione della specifica disposizione inserita nel disegno di legge di riforma costituzionale, ma anche l'armonizzazione degli istituti giuridici ed economici del personale delle due Camere – richiede infatti tempi medio-lunghi, che non sembrano compatibili con l'urgenza rappresentata;
    a questo fine, risulta dunque indispensabile, per rilanciare complessivamente l'azione amministrativa di supporto all'istituzione parlamentare, riattivare immediatamente la leva del reclutamento, individuando i fabbisogni organici delle diverse categorie di dipendenti, e facendo specifico e prioritario riferimento al reclutamento del personale di più elevato livello professionale, costituito dai consiglieri parlamentari,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di assumere le iniziative propedeutiche all'immediato avvio delle procedure per il reclutamento del personale dipendente necessario a garantire all'Istituzione parlamentare piena funzionalità nell'esercizio delle sue attività istituzionali, a partire dal reclutamento di un adeguato contingente di consiglieri parlamentari, sulla base dei fabbisogni organici minimi e massimi individuati per le diverse professionalità.
9/Doc. VIII, n. 6/93Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    nella discussione sul bilancio interno per il 2014 l'Assemblea ha valutato la materia dei contratti di locazione e servizi, stipulati con la società Milano 90, relativi ai Palazzi Marini 2, 3 e 4 sotto due differenti aspetti: il primo, concernente l'esercizio della facoltà di recesso da tali contratti; il secondo, riguardante la disponibilità a prendere in esame concrete e dettagliate proposte imprenditoriali eventualmente formulate da operatori economici che coinvolgano i lavoratori dipendenti della società impiegati in relazione a quei contratti;
    per il primo aspetto, in attuazione dell'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/92, Palese, De Maria, Galgano e della conseguente deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 24 luglio 2014, è stata esercitata la facoltà di recesso dai contratti di locazione e servizi relativi ai Palazzi Marini 2, 3 e 4 a causa del complessivo onere di questi contratti sul bilancio interno;
    l'Ufficio di Presidenza, tuttavia, nella riunione del 16 luglio 2015, udita la relazione dei deputati Questori, redatta tenuto conto anche delle posizioni espresse dai Gruppi parlamentari, ha ritenuto sussistente l'attualità dell'interesse pubblico a soddisfare il fabbisogno degli spazi di lavoro per l'utenza parlamentare che non è stato possibile reperire all'esito del recente intervento di razionalizzazione delle sedi della Camera e di realizzazione di open space e ha altresì ritenuto i Palazzi Marini 3 e 4, allo stato, infungibili in rapporto all'esigenza di soddisfare tale interesse pubblico in ragione della vicinanza dei palazzi stessi alle sedi della Camera ed alle caratteristiche strutturali dei medesimi. È stato altresì rilevato che l'Agenzia del Demanio ha ripetutamente attestato l'inesistenza di immobili di proprietà statale, ubicati nel centro storico di Roma, e con caratteristiche comparabili a quelle dei Palazzi Marini, da destinare anche per un breve periodo alle esigenze istituzionali della Camera e che la medesima Agenzia ha svolto nel 2007 e nel 2011, su richiesta dei Questori, ricerche di mercato per le esigenze allocative della Camera, ma l'esito di tali procedure è stato infruttuoso;
    dal punto di vista funzionale la Camera è interessata in primo luogo ad acquisire la disponibilità di spazi per l'utenza parlamentare tramite la locazione, e in secondo luogo ai servizi accessori e manutentivi in quanto rendono concretamente fruibili i suddetti spazi;
    la società Milano 90 si è dichiarata disponibile a fornire in locazione gli immobili solo a condizione che i servizi accessori e manutentivi siano prestati dalla medesima società;
    la Camera potrà, in futuro, rinnovare la valutazione dell'interesse pubblico ed adottare un eventuale diverso assetto delle proprie sedi esercitando la facoltà di recesso;
    sulla base di tali valutazioni, l'Ufficio di Presidenza, nella ricordata riunione del 16 luglio 2015, su proposta dei deputati Questori, ha approvato in linea di principio di autorizzare, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, lettera b), del Regolamento di amministrazione e contabilità, la spesa massima di euro 12.000.000.,00 oltre IVA su base annua per la stipula, con la Milano 90, di un contratto di locazione dei Palazzi Marini 3 e 4 e per la fornitura di servizi accessori alla locazione e manutentivi che contenga i seguenti elementi essenziali: a) durata del contratto di sei anni rinnovabile, salvo disdetta, per un uguale periodo; b) facoltà di recesso anticipato per ciascuna delle parti; c) canone di locazione congruito dalla Agenzia del Demanio nella componente immobiliare e nella componente arredi. L'Ufficio di Presidenza, su proposta dei deputati Questori, ha ritenuto di accedere ad un incremento del 10 per cento della componente immobiliare, come richiesto dalla società Milano 90, anche tenuto conto del fatto che la medesima Agenzia ha ritenuto che non sia pregiudizievole per la correttezza e l'attendibilità della valutazione estimale un incremento dell'importo locativo nella misura massima richiesta dalla società. La componente immobiliare, sempre secondo la Agenzia, va ridotta del 15 per cento ai sensi dell'articolo 3, comma 6, del decreto-legge n. 95 del 2012 e s.m.i.; d) fornitura da parte della società Milano 90 dei servizi accessori e manutentivi; e) adeguamento annuale ISTAT per la componente immobiliare del canone e per i servizi accessori e manutentivi; f) rinuncia della società Milano 90 ad ogni pretesa, diritto o azione comunque connessi o conseguenti alla stipulazione, all'interpretazione, all'esecuzione o all'efficacia dei cessati contratti di locazione e servizi relativi ai Palazzi Marini 1, 2, 3 e 4 e di ogni altro rapporto contrattuale ad essi collegato; g) regolamentazione dei rapporti per le somme corrisposte anticipatamente in relazione ai precedenti contratti; h) applicazione dell'articolo 19, comma 1, lettera a), del Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163, e s.m.i.), atteso che l'importo del canone di locazione è superiore al canone per i servizi;
    per il secondo aspetto, in attuazione degli ordini del giorno n. 9/Doc. VIII n. 4/14, Melilla, e n. 9 Doc. VIII n. 4/93, De Maria, la stipula di un contratto di locazione e servizi nei termini prima indicati, insieme all'aggiudicazione con procedura a evidenza pubblica dell'appalto dei servizi relativi alla sede di Vicolo Valdina e al servizio mensa presso Palazzo S. Macuto, consentirà di dare una possibilità di occupazione a tutti i lavoratori dipendenti della società Milano 90 impiegati dalla stessa nei precedenti contratti stipulati con la Camera con ciò contribuendo a risolvere una delle più importanti crisi occupazionali nella Regione Lazio;
    l'orientamento assunto dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 16 luglio 2015 è condivisibile, poiché le modalità prescelte per soddisfare le esigenze di carattere funzionale della Camera consentono anche, sul piano sociale, di tutelare per quanto possibile l'occupazione dei lavoratori coinvolti, come auspicato da tutti i Gruppi parlamentari,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di proseguire secondo l'orientamento assunto nella riunione del 16 luglio 2015, deliberando in via definitiva l'autorizzazione di spesa, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, lettera b), del Regolamento di amministrazione e contabilità, nell'ammontare massimo di euro 12.000.000,00 più IVA, rivalutabili annualmente sulla base dell'indice ISTAT, per la stipula di un contratto di locazione e servizi relativo ai Palazzi Marini 3 e 4 nei termini sopra esposti.
9/Doc. VIII, n. 6/94Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita» è il tema lanciato da Expo 2015, un'occasione per ribadire e trovare soluzioni più efficaci anche nella lotta allo spreco alimentare;
    in questo contesto la Carta di Milano, promossa dal governo italiano, sottolinea il valore sociale del cibo e impegna istituzioni, associazioni e cittadini a farsi parte attiva nella costruzione di un mondo sostenibile e a garantire a tutti il diritto di accedere a una quantità sufficiente di cibo sicuro, sano e nutriente;
    simili impegni sono stati promossi dal Governo italiano, tramite il Ministero dell'ambiente, nel corso dell'iniziativa internazionale «Stop Food Waste, Feed the Planet» in cui, nell'ambito del Semestre di Presidenza italiana dell'UE, è stata presentata la Carta di Bologna;
    è calcolato in circa 8,1 miliardi di euro lo spreco domestico italiano nel 2014 pari a circa lo 0,5 per cento del nostro PIL, mentre ammonta a 6,5 euro il valore dello spreco alimentare domestico italiano settimanale medio di una famiglia (fonte osservatorio Waste Watcher);
    secondo i dati diffusi dall'Agenzia Italiana per le erogazioni in agricoltura, sono più di 4 milioni le persone raggiunte in Italia nel 2013 dal sistema di distribuzione di prodotti alimentari destinati alla popolazione indigente;
    in linea con gli auspici della Carta di Milano, la Commissione Affari Sociali della Camera è impegnata nell'esame di proposte di legge che vanno in direzione della limitazione degli sprechi, dell'uso consapevole delle risorse e della sostenibilità ambientale (relatrice Gadda);
    tali proposte di legge, tra le altre misure, intendono facilitare la donazione delle eccedenze e introdurre il criterio della cessione a titolo gratuito, a fini di beneficenza, delle rimanenze tra i criteri presenti nei bandi d'appalto ai fini dell'individuazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa;
    è ragionevole supporre che sprechi alimentari si registrino anche nelle strutture di ristorazione presenti presso la Camera dei Deputati, a fronte delle migliaia di pasti quotidianamente erogati, ed è altrettanto ragionevole ritenere che l'istituzione debba impegnarsi fattivamente per la riduzione di tali sprechi, dando l'esempio in virtù del suo ruolo di grande responsabilità sociale,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    garantire la qualità dei processi di conservazione degli alimenti utilizzati dalle strutture di ristorazione presenti presso la Camera dei Deputati al fine di impedirne il deterioramento e consentirne il riutilizzo;
    individuare, tramite selezione aperta e trasparente, una o più associazioni di volontariato a cui destinare le eccedenze alimentari prodotte nelle strutture di ristorazione presenti presso la Camera dei Deputati;
    prevedere, in fase di selezione, precisi obblighi di informazione in capo alle associazioni partecipanti sulla destinazione delle eccedenze e sul numero delle persone raggiunte;
    prevedere nelle prossime gare di appalto per i servizi di ristorazione il criterio della cessione a titolo gratuito, a fini di beneficenza, delle rimanenze.
9/Doc. VIII, n. 6/95Vargiu, Matarrese.


   La Camera,
   premesso che:
    negli ultimi anni il numero complessivo di dipendenti in servizio ha subito una significativa e costante riduzione, passando dalle 1779 unità impiegate al lo gennaio del 2008 – anno in cui ha iniziato ad avere effetto il blocco del turn over deciso dagli organi di direzione politica per tutte le categorie di dipendenti – alle attuali 1281 unità, con un decremento quindi di 498 unità, pari a poco meno del 30 per cento;
    nell'immediato futuro le dinamiche pensionistiche potranno ulteriormente incidere sulle risorse umane a disposizione dell'Amministrazione, sia per il consolidarsi degli effetti derivanti dall'introduzione di limiti ai trattamenti retributivi e del conseguente taglio della parte di retribuzione eccedente secondo un meccanismo progressivamente crescente nel tempo, che ha già causato un incremento dei collocamenti a riposo tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015, sia in ragione del fatto che una consistente quota di personale (circa 260 unità) potrà accedere alla pensione entro il gennaio 2018, in coincidenza con la fine naturale della presente legislatura;
    il blocco del turn over, che, nelle intenzioni originarie del legislatore interno, avrebbe dovuto intendersi in modo selettivo, è stato invece declinato in termini molto rigidi, determinando per tutte le professionalità presenti, oltre alla già ricordata riduzione degli organici, l'impossibilità anche solo di quel minimo ricambio generazionale necessario ad impedire un eccessivo invecchiamento del personale in servizio e a favorire, attraverso l'innesto di nuove energie lavorative, il mantenimento di un livello di efficienza in linea con le esigenze dell'istituzione parlamentare;
    i dati sopra evidenziati ben rappresentano la gravità della situazione, che necessita di misure immediate, idonee a garantire nel tempo la continuità delle funzioni amministrative. A questo riguardo, non sembra sufficiente l'attivazione della sola leva della razionalizzazione amministrativa, peraltro già ampiamente utilizzata in questi ultimi anni, giacché la registrata carenza di risorse umane disponibili ha ormai raggiunto dimensioni tali da non poter essere riassorbita solo attraverso il miglioramento dei moduli organizzativi e delle procedure di lavoro; né si può far conto, nell'immediato su eventuali effetti positivi derivanti dall'istituzione del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento, o dal processo di integrazione funzionale con l'Amministrazione del Senato. La realizzazione di questi obiettivi – che presuppongono l'approvazione della specifica disposizione inserita nel disegno di legge di riforma costituzionale, ma anche l'armonizzazione degli istituti giuridici ed economici del personale delle due Camere – richiede infatti tempi medio-lunghi, che non sembrano compatibili con l'urgenza rappresentata;
    a questo fine, risulta dunque indispensabile, per rilanciare complessivamente l'azione amministrativa di supporto all'istituzione parlamentare, riattivare immediatamente la leva del reclutamento, individuando i fabbisogni organici delle diverse categorie di dipendenti, e facendo specifico e prioritario riferimento al reclutamento del personale di più elevato livello professionale, costituito dai consiglieri parlamentari,

invita per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di assumere le iniziative propedeutiche all'immediato avvio delle procedure per il reclutamento del personale dipendente necessario a garantire all'Istituzione parlamentare piena funzionalità nell'esercizio delle sue attività istituzionali, a partire dal reclutamento di un adeguato contingente di consiglieri parlamentari, sulla base dei fabbisogni organici minimi e massimi individuati per le diverse professionalità.
9/Doc. VIII, n. 6/96Cinzia Maria Fontana.


   La Camera,
   premesso che:
    nella discussione sul bilancio interno per il 2014 l'Assemblea ha valutato la materia dei contratti di locazione e servizi, stipulati con la società Milano 90, relativi ai Palazzi Marini 2, 3 e 4 sotto due differenti aspetti: il primo, concernente l'esercizio della facoltà di recesso da tali contratti; il secondo, riguardante la disponibilità a prendere in esame concrete e dettagliate proposte imprenditoriali eventualmente formulate da operatori economici che coinvolgano i lavoratori dipendenti della società impiegati in relazione a quei contratti;
    per il primo aspetto, in attuazione dell'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/92, Palese, De Maria, Galgano e della conseguente deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 24 luglio 2014, è stata esercitata la facoltà di recesso dai contratti di locazione e servizi relativi ai Palazzi Marini 2, 3 e 4 a causa del complessivo onere di questi contratti sul bilancio interno;
    l'Ufficio di Presidenza, tuttavia, nella riunione del 16 luglio 2015, udita la relazione dei deputati Questori, redatta tenuto conto anche delle posizioni espresse dai Gruppi parlamentari, ha ritenuto sussistente l'attualità dell'interesse pubblico a soddisfare il fabbisogno degli spazi di lavoro per l'utenza parlamentare che non è stato possibile reperire all'esito del recente intervento di razionalizzazione delle sedi della Camera e di realizzazione di open space e ha altresì ritenuto i Palazzi Marini 3 e 4, allo stato, infungibili in rapporto all'esigenza di soddisfare tale interesse pubblico in ragione della vicinanza dei palazzi stessi alle sedi della Camera ed alle caratteristiche strutturali dei medesimi. È stato altresì rilevato che l'Agenzia del Demanio ha ripetutamente attestato l'inesistenza di immobili di proprietà statale, ubicati nel centro storico di Roma, e con caratteristiche comparabili a quelle dei Palazzi Marini, da destinare anche per un breve periodo alle esigenze istituzionali della Camera e che la medesima Agenzia ha svolto nel 2007 e nel 2011, su richiesta dei Questori, ricerche di mercato per le esigenze allocative della Camera ma l'esito di tali procedure è stato infruttuoso;
    dal punto di vista funzionale la Camera è interessata in primo luogo ad acquisire la disponibilità di spazi per l'utenza parlamentare tramite la locazione, e in secondo luogo ai servizi accessori e manutentivi in quanto rendono concretamente fruibili i suddetti spazi;
    la società Milano 90 si è dichiarata disponibile a fornire in locazione gli immobili solo a condizione che i servizi accessori e manutentivi siano prestati dalla medesima società;
    la Camera potrà, in futuro, rinnovare la valutazione dell'interesse pubblico ed adottare un eventuale diverso assetto delle proprie sedi esercitando la facoltà di recesso;
    sulla base di tali valutazioni, l'Ufficio di Presidenza, nella ricordata riunione del 16 luglio 2015, su proposta dei deputati Questori, ha approvato in linea di principio di autorizzare, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, lettera b), del Regolamento di amministrazione e contabilità, la spesa massima di euro 12.000.000.,00 oltre IVA su base annua per la stipula, con la Milano 90, di un contratto di locazione dei Palazzi Marini 3 e 4 e per la fornitura di servizi accessori alla locazione e manutentivi che contenga i seguenti elementi essenziali: a) durata del contratto di sei anni rinnovabile, salvo disdetta, per un uguale periodo; b) facoltà di recesso anticipato per ciascuna delle parti; c) canone di locazione congruito dalla Agenzia del Demanio nella componente immobiliare e nella componente arredi. L'Ufficio di Presidenza, su proposta dei deputati Questori, ha ritenuto di accedere ad un incremento del 10 per cento della componente immobiliare, come richiesto dalla società Milano 90, anche tenuto conto del fatto che la medesima Agenzia ha ritenuto che non sia pregiudizievole per la correttezza e l'attendibilità della valutazione estimale un incremento dell'importo locativo nella misura massima richiesta dalla società. La componente immobiliare, sempre secondo la Agenzia, va ridotta del 15 per cento ai sensi dell'articolo 3, comma 6, del decreto-legge n. 95 del 2012 e s.m.i.; d) fornitura da parte della società Milano 90 dei servizi accessori e manutentivi; e) adeguamento annuale ISTAT per la componente immobiliare del canone e per i servizi accessori e manutentivi; f) rinuncia della società Milano 90 ad ogni pretesa, diritto o azione comunque connessi o conseguenti alla stipulazione, all'interpretazione, all'esecuzione o all'efficacia dei cessati contratti di locazione e servizi relativi ai Palazzi Marini 1, 2, 3 e 4 e di ogni altro rapporto contrattuale ad essi collegato; g) regolamentazione dei rapporti per le somme corrisposte anticipatamente in relazione ai precedenti contratti; h) applicazione dell'articolo 19, comma 1, lettera a), del Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163, e s.m.i.), atteso che l'importo del canone di locazione è superiore al canone per i servizi;
    per il secondo aspetto, in attuazione degli ordini del giorno n. 9/Doc. VIII n. 4/14, Melilla, e n. 9 Doc. VIII n. 4/93, De Maria, la stipula di un contratto di locazione e servizi nei termini prima indicati, insieme all'aggiudicazione con procedura a evidenza pubblica dell'appalto dei servizi relativi alla sede di Vicolo Valdina e al servizio mensa presso Palazzo S. Macuto, consentirà di dare una possibilità di occupazione a tutti i lavoratori dipendenti della società Milano 90 impiegati dalla stessa nei precedenti contratti stipulati con la Camera con ciò contribuendo a risolvere una delle più importanti crisi occupazionali nella Regione Lazio;
    l'orientamento assunto dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 16 luglio 2015 è condivisibile, poiché le modalità prescelte per soddisfare le esigenze di carattere funzionale della Camera consentono anche, sul piano sociale, di tutelare per quanto possibile l'occupazione dei lavoratori coinvolti, come auspicato da tutti i Gruppi parlamentari,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di proseguire secondo l'orientamento assunto nella riunione del 16 luglio 2015, deliberando in via definitiva l'autorizzazione di spesa, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, lettera b), del Regolamento di amministrazione e contabilità, nell'ammontare massimo di euro 12.000.000,00 più IVA, rivalutabili annualmente sulla base dell'indice ISTAT, per la stipula di un contratto di locazione e servizi relativo ai Palazzi Marini 3 e 4 nei termini sopra esposti.
9/Doc. VIII, n. 6/97Cinzia Maria Fontana.


   La Camera,
   premesso che:
    nel progetto di bilancio 2014 della Camera dei deputati alla voce Servizi di Guardaroba erano previste spese di competenza per 100.000 euro;
    il 22 gennaio 2015 il collegio dei deputati Questori ha dato il via libera a una Procedura ristretta per l'appalto dei servizi di pulizia, guardaroba e attività varie connesse nei locali della Camera dei deputati senza fornire ulteriori dettagli nel Bollettino degli organi collegiali;
    nel progetto di bilancio 2015 della Camera dei deputati alla voce Servizi di Guardaroba erano previste spese di competenza per 150.000 euro;
    in un anno le spese per il guardaroba della Camera dei deputati sono aumentate del 50 per cento, considerato che l'appalto per tale servizio è stato aggiudicato con procedura ristretta,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di pubblicare sul sito internet della Camera dei deputati qualsiasi informazione relativa alla selezione di fornitori per l'acquisto di beni e servizi.
9/Doc. VIII, n. 6/98Segoni.


   La Camera,
   premesso che:
    nel progetto di bilancio 2014 della Camera dei deputati alla voce Servizi di Guardaroba erano previste spese di competenza per 100.000 euro;
    il 22 gennaio 2015 il collegio dei deputati Questori ha dato il via libera a una Procedura ristretta per l'appalto dei servizi di pulizia, guardaroba e attività varie connesse nei locali della Camera dei deputati senza fornire ulteriori dettagli nel Bollettino degli organi collegiali;
    nel progetto di bilancio 2015 della Camera dei deputati alla voce Servizi di Guardaroba erano previste spese di competenza per 150.000 euro;
    in un anno le spese per il guardaroba della Camera dei deputati sono aumentate del 50 per cento, considerato che l'appalto per tale servizio è stato aggiudicato con procedura ristretta,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nella scrupolosa osservanza delle forme di pubblicità delle procedure di selezione del contraente stabilite dalla normativa vigente.
9/Doc. VIII, n. 6/98. (Testo modificato nel corso della seduta) Segoni.


   La Camera,
   premesso che:
    i parlamentari possono dotarsi, per l'esercizio del loro mandato, di collaboratori parlamentari, lavoratori assunti con contratti solitamente a progetto (co.co.pro.) che svolgono mansioni di segreteria, addetti stampa, collaborazione nell'attività legislativa, oltre a fornire servizi accessori di fiducia;
    nella seduta n. 112 del 6 novembre 2013 nella quale si è discusso e approvato il Documento di bilancio interno della Camera dei deputati Doc. VIII, n. 2, sono stati accolti cinque ordini del giorno: n. 38 Boccadutri; n. 54 Chaouki; n. 69 Cozzolino; n. 83 Mannino e n. 89 Speranza, Brunetta, Dellai, i quali impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore parlamentare;
    nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra Parlamentari e i loro collaboratori;
    sebbene ora vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia, molto spesso, le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato;
    al fine di regolare la figura del collaboratore parlamentare, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il previgente contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, pari a 3.690 euro, è corrisposto direttamente a ciascun deputato per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate, tra cui quelle per collaboratori;
    per i collaboratori parlamentari la possibilità di usufruire dei servizi mensa, erogati presso i locali di Palazzo Marini, si è conclusa il giorno 1o marzo 2015 ed agli stessi non è consentito l'accesso ai locali mensa presso Palazzo Montecitorio e Palazzo San Macuto;
    non pare esistano locali attrezzati e adibiti al consumo di pasti autoprodotti dedicati anche ai collaboratori parlamentari, nei pressi degli uffici dei Deputati nei quali lavorano i collaboratori parlamentari;
    il costo per i collaboratori parlamentari di un pasto equilibrato medio nei pressi di Palazzo Montecitorio si aggira intorno ai 12,50 euro a fronte dei circa 3,50 euro del pasto servito presso la mensa di Palazzo Marini e dei 5,50 euro di quella di Palazzo San Macuto;
    tale situazione rende ancor più precaria la situazione economica dei collaboratori parlamentari che hanno visto aumentare dal 40 per cento al 260 per cento le spese relative al pranzo;
    oggi, non risulta che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto sulla delicata questione dei collaboratori parlamentari;
    la misura riguardante il «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato», pur se efficace per arginare la piaga del lavoro nero, non ha tuttavia centrato l'obiettivo di assicurare garanzie di tipo economico e contrattuale;
    le misure adottate nelle scorse legislature dagli organi competenti di Camera e Senato in materia di disposizioni relative a rapporti professionali che intercorrono tra parlamentari e loro collaboratori, non sono risultate sufficienti a colmare il vuoto regolamentare nei confronti della figura del collaboratore parlamentare;
    non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento;
    non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione nonché alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi e non vi è alcun elemento di trasparenza;
    non vi è una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    predisporre una disciplina che regolamenti il rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, nel rispetto delle esigenze di bilancio interno della Camera dei deputati e guardando alle soluzioni individuate dalle Assemblee parlamentari dei principali Paesi europei e dal Parlamento Europeo;
    prevedere una voce di bilancio che riguardi esclusivamente i parlamentari che intendono avvalersi di collaboratori;
    assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso la Camera dei deputati, rispettando la normativa sulla privacy, sia quantificabile il numero dei contratti di collaborazione parlamentare depositati, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti;
    riattivare un servizio di ristorazione al quale possano accedere anche i collaboratori parlamentari, o, in alternativa, a predisporre l'erogazione di buoni pasto al pari di quanto avviene nelle grandi aziende pubbliche e private italiane.
9/Doc. VIII, n. 6/99Bechis.


   La Camera,
   premesso che:
    i parlamentari possono dotarsi, per l'esercizio del loro mandato, di collaboratori parlamentari, lavoratori assunti con contratti solitamente a progetto (co.co.pro.) che svolgono mansioni di segreteria, addetti stampa, collaborazione nell'attività legislativa, oltre a fornire servizi accessori di fiducia;
    nella seduta n. 112 del 6 novembre 2013 nella quale si è discusso e approvato il Documento di bilancio interno della Camera dei deputati Doc. VIII, n. 2, sono stati accolti cinque ordini del giorno: n. 38 Boccadutri; n. 54 Chaouki; n. 69 Cozzolino; n. 83 Mannino e n. 89 Speranza, Brunetta, Dellai, i quali impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore parlamentare;
    nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra Parlamentari e i loro collaboratori;
    sebbene ora vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia, molto spesso, le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato;
    al fine di regolare la figura del collaboratore parlamentare, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il previgente contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, pari a 3.690 euro, è corrisposto direttamente a ciascun deputato per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate, tra cui quelle per collaboratori;
    per i collaboratori parlamentari la possibilità di usufruire dei servizi mensa, erogati presso i locali di Palazzo Marini, si è conclusa il giorno 1o marzo 2015 ed agli stessi non è consentito l'accesso ai locali mensa presso Palazzo Montecitorio e Palazzo San Macuto;
    non pare esistano locali attrezzati e adibiti al consumo di pasti autoprodotti dedicati anche ai collaboratori parlamentari, nei pressi degli uffici dei Deputati nei quali lavorano i collaboratori parlamentari;
    il costo per i collaboratori parlamentari di un pasto equilibrato medio nei pressi di Palazzo Montecitorio si aggira intorno ai 12,50 euro a fronte dei circa 3,50 euro del pasto servito presso la mensa di Palazzo Marini e dei 5,50 euro di quella di Palazzo San Macuto;
    tale situazione rende ancor più precaria la situazione economica dei collaboratori parlamentari che hanno visto aumentare dal 40 per cento al 260 per cento le spese relative al pranzo;
    oggi, non risulta che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto sulla delicata questione dei collaboratori parlamentari;
    la misura riguardante il «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato», pur se efficace per arginare la piaga del lavoro nero, non ha tuttavia centrato l'obiettivo di assicurare garanzie di tipo economico e contrattuale;
    le misure adottate nelle scorse legislature dagli organi competenti di Camera e Senato in materia di disposizioni relative a rapporti professionali che intercorrono tra parlamentari e loro collaboratori, non sono risultate sufficienti a colmare il vuoto regolamentare nei confronti della figura del collaboratore parlamentare;
    non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento;
    non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione nonché alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi e non vi è alcun elemento di trasparenza;
    non vi è una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori,

invita l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità di:
    dare mandato al Collegio dei Questori affinché approfondisca, riferendo quanto prima all'Ufficio di Presidenza, i termini giuridici, economici, organizzativi e contabili di una disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore ispirata ai principi di cui alle premesse;
    ferma restando la massima tutela del diritto di privacy, assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato sapere il numero complessivo di tali contratti, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti;
    riattivare un servizio di ristorazione al quale possano accedere anche i collaboratori parlamentari.
9/Doc. VIII, n. 6/99. (Testo modificato nel corso della seduta) Bechis.


   La Camera,
   premesso che:
    i parlamentari possono dotarsi, per l'esercizio del loro mandato, di collaboratori parlamentari, lavoratori assunti con contratti solitamente a progetto (co.co.pro.) che svolgono mansioni di segreteria, addetti stampa, collaborazione nell'attività legislativa, oltre a fornire servizi accessori di fiducia;
    nella seduta n. 112 del 6 novembre 2013 nella quale si è discusso e approvato il Documento di bilancio interno della Camera dei deputati Doc. VIII, n. 2, sono stati accolti cinque ordini del giorno: n. 38 Boccadutri; n. 54 Chaouki; n. 69 Cozzolino; n. 83 Mannino e n. 89 Speranza, Brunetta, Dellai, i quali impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore parlamentare;
    nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra Parlamentari e i loro collaboratori;
    sebbene ora vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia, molto spesso, le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato;
    al fine di regolare la figura del collaboratore parlamentare, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il previgente contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, pari a 3.690 euro, è corrisposto direttamente a ciascun deputato per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate, tra cui quelle per collaboratori;
    per i collaboratori parlamentari la possibilità di usufruire dei servizi mensa, erogati presso i locali di Palazzo Marini, si è conclusa il giorno 1 marzo 2015 ed agli stessi non è consentito l'accesso ai locali mensa presso Palazzo Montecitorio e Palazzo San Macuto;
    non pare esistano locali attrezzati e adibiti al consumo di pasti autoprodotti dedicati anche ai collaboratori parlamentari, nei pressi degli uffici dei Deputati nei quali lavorano i collaboratori parlamentari;
    il costo per i collaboratori parlamentari di un pasto equilibrato medio nei pressi di Palazzo Montecitorio si aggira intorno ai 12,50 euro a fronte dei circa 3,50 euro del pasto servito presso la mensa di Palazzo Marini e dei 5,50 euro di quella di Palazzo San Macuto;
    tale situazione rende ancor più precaria la situazione economica dei collaboratori parlamentari che hanno visto aumentare dal 40 per cento al 260 per cento le spese relative al pranzo;
    oggi, non risulta che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto sulla delicata questione dei collaboratori parlamentari;
    la misura riguardante il «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato», pur se efficace per arginare la piaga del lavoro nero, non ha tuttavia centrato l'obiettivo di assicurare garanzie di tipo economico e contrattuale;
    le misure adottate nelle scorse legislature dagli organi competenti di Camera e Senato in materia di disposizioni relative a rapporti professionali che intercorrono tra parlamentari e loro collaboratori, non sono risultate sufficienti a colmare il vuoto regolamentare nei confronti della figura del collaboratore parlamentare;
    non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento;
    non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione nonché alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi e non vi è alcun elemento di trasparenza;
    non vi è una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di riattivare un servizio di ristorazione al quale possano accedere anche i collaboratori parlamentari, o, in alternativa, a predisporre l'erogazione di buoni pasto al pari di quanto avviene nelle grandi aziende pubbliche e private italiane.
9/Doc. VIII, n. 6/100Prodani.


   La Camera,
   premesso che:
    i parlamentari possono dotarsi, per l'esercizio del loro mandato, di collaboratori parlamentari, lavoratori assunti con contratti solitamente a progetto (co.co.pro.) che svolgono mansioni di segreteria, addetti stampa, collaborazione nell'attività legislativa, oltre a fornire servizi accessori di fiducia;
    nella seduta n. 112 del 6 novembre 2013 nella quale si è discusso e approvato il Documento di bilancio interno della Camera dei deputati Doc. VIII, n. 2, sono stati accolti cinque ordini del giorno: n. 38 Boccadutri; n. 54 Chaouki; n. 69 Cozzolino; n. 83 Mannino e n. 89 Speranza, Brunetta, Dellai, i quali impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore parlamentare;
    nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra Parlamentari e i loro collaboratori;
    sebbene ora vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia, molto spesso, le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato;
    al fine di regolare la figura del collaboratore parlamentare, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il previgente contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, pari a 3.690 euro, è corrisposto direttamente a ciascun deputato per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate, tra cui quelle per collaboratori;
    per i collaboratori parlamentari la possibilità di usufruire dei servizi mensa, erogati presso i locali di Palazzo Marini, si è conclusa il giorno 1 marzo 2015 ed agli stessi non è consentito l'accesso ai locali mensa presso Palazzo Montecitorio e Palazzo San Macuto;
    non pare esistano locali attrezzati e adibiti al consumo di pasti autoprodotti dedicati anche ai collaboratori parlamentari, nei pressi degli uffici dei Deputati nei quali lavorano i collaboratori parlamentari;
    il costo per i collaboratori parlamentari di un pasto equilibrato medio nei pressi di Palazzo Montecitorio si aggira intorno ai 12,50 euro a fronte dei circa 3,50 euro del pasto servito presso la mensa di Palazzo Marini e dei 5,50 euro di quella di Palazzo San Macuto;
    tale situazione rende ancor più precaria la situazione economica dei collaboratori parlamentari che hanno visto aumentare dal 40 per cento al 260 per cento le spese relative al pranzo;
    oggi, non risulta che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto sulla delicata questione dei collaboratori parlamentari;
    la misura riguardante il «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato», pur se efficace per arginare la piaga del lavoro nero, non ha tuttavia centrato l'obiettivo di assicurare garanzie di tipo economico e contrattuale;
    le misure adottate nelle scorse legislature dagli organi competenti di Camera e Senato in materia di disposizioni relative a rapporti professionali che intercorrono tra parlamentari e loro collaboratori, non sono risultate sufficienti a colmare il vuoto regolamentare nei confronti della figura del collaboratore parlamentare;
    non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento;
    non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione nonché alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi e non vi è alcun elemento di trasparenza;
    non vi è una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di riattivare un servizio di ristorazione al quale possano accedere anche i collaboratori parlamentari.
9/Doc. VIII, n. 6/100. (Testo modificato nel corso della seduta) Prodani.


   La Camera,
   premesso che:
    i parlamentari possono dotarsi, per l'esercizio del loro mandato, di collaboratori parlamentari, lavoratori assunti con contratti solitamente a progetto (co.co.pro.) che svolgono mansioni di segreteria, addetti stampa, collaborazione nell'attività legislativa, oltre a fornire servizi accessori di fiducia;
    nella seduta n. 112 del 6 novembre 2013 nella quale si è discusso e approvato il Documento di bilancio interno della Camera dei deputati Doc. VIII, n. 2, sono stati accolti cinque ordini del giorno: n. 38 Boccadutri; n. 54 Chaouki; n. 69 Cozzolino; n. 83 Mannino e n. 89 Speranza, Brunetta, Dellai, i quali impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore parlamentare;
    nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra Parlamentari e i loro collaboratori;
    sebbene ora vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia, molto spesso, le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato;
    al fine di regolare la figura del collaboratore parlamentare, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il previgente contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, pari a 3.690 euro, è corrisposto direttamente a ciascun deputato per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate, tra cui quelle per collaboratori;
    per i collaboratori parlamentari la possibilità di usufruire dei servizi mensa, erogati presso i locali di Palazzo Marini, si è conclusa il giorno 1o marzo 2015 ed agli stessi non è consentito l'accesso ai locali mensa presso Palazzo Montecitorio e Palazzo San Macuto;
    non pare esistano locali attrezzati e adibiti al consumo di pasti autoprodotti dedicati anche ai collaboratori parlamentari, nei pressi degli uffici dei Deputati nei quali lavorano i collaboratori parlamentari;
    il costo per i collaboratori parlamentari di un pasto equilibrato medio nei pressi di Palazzo Montecitorio si aggira intorno ai 12,50 euro a fronte dei circa 3,50 euro del pasto servito presso la mensa di Palazzo Marini e dei 5,50 euro di quella di Palazzo San Macuto;
    tale situazione rende ancor più precaria la situazione economica dei collaboratori parlamentari che hanno visto aumentare dal 40 per cento al 260 per cento le spese relative al pranzo;
    oggi, non risulta che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto sulla delicata questione dei collaboratori parlamentari;
    la misura riguardante il «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato», pur se efficace per arginare la piaga del lavoro nero, non ha tuttavia centrato l'obiettivo di assicurare garanzie di tipo economico e contrattuale;
    le misure adottate nelle scorse legislature dagli organi competenti di Camera e Senato in materia di disposizioni relative a rapporti professionali che intercorrono tra parlamentari e loro collaboratori, non sono risultate sufficienti a colmare il vuoto regolamentare nei confronti della figura del collaboratore parlamentare;
    non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento;
    non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione nonché alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi e non vi è alcun elemento di trasparenza;
    non vi è una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso la Camera dei deputati, rispettando la normativa sulla privacy, sia quantificabile il numero dei contratti di collaborazione parlamentare depositati, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti.
9/Doc. VIII, n. 6/101Baldassarre.


   La Camera,
   premesso che:
    i parlamentari possono dotarsi, per l'esercizio del loro mandato, di collaboratori parlamentari, lavoratori assunti con contratti solitamente a progetto (co.co.pro.) che svolgono mansioni di segreteria, addetti stampa, collaborazione nell'attività legislativa, oltre a fornire servizi accessori di fiducia;
    nella seduta n. 112 del 6 novembre 2013 nella quale si è discusso e approvato il Documento di bilancio interno della Camera dei deputati Doc. VIII, n. 2, sono stati accolti cinque ordini del giorno: n. 38 Boccadutri; n. 54 Chaouki; n. 69 Cozzolino; n. 83 Mannino e n. 89 Speranza, Brunetta, Dellai, i quali impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore parlamentare;
    nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra Parlamentari e i loro collaboratori;
    sebbene ora vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia, molto spesso, le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato;
    al fine di regolare la figura del collaboratore parlamentare, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il previgente contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, pari a 3.690 euro, è corrisposto direttamente a ciascun deputato per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate, tra cui quelle per collaboratori;
    per i collaboratori parlamentari la possibilità di usufruire dei servizi mensa, erogati presso i locali di Palazzo Marini, si è conclusa il giorno 1 marzo 2015 ed agli stessi non è consentito l'accesso ai locali mensa presso Palazzo Montecitorio e Palazzo San Macuto;
    non pare esistano locali attrezzati e adibiti al consumo di pasti autoprodotti dedicati anche ai collaboratori parlamentari, nei pressi degli uffici dei Deputati nei quali lavorano i collaboratori parlamentari;
    il costo per i collaboratori parlamentari di un pasto equilibrato medio nei pressi di Palazzo Montecitorio si aggira intorno ai 12,50 euro a fronte dei circa 3,50 euro del pasto servito presso la mensa di Palazzo Marini e dei 5,50 euro di quella di Palazzo San Macuto;
    tale situazione rende ancor più precaria la situazione economica dei collaboratori parlamentari che hanno visto aumentare dal 40 per cento al 260 per cento le spese relative al pranzo;
    oggi, non risulta che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto sulla delicata questione dei collaboratori parlamentari;
    la misura riguardante il «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato», pur se efficace per arginare la piaga del lavoro nero, non ha tuttavia centrato l'obiettivo di assicurare garanzie di tipo economico e contrattuale;
    le misure adottate nelle scorse legislature dagli organi competenti di Camera e Senato in materia di disposizioni relative a rapporti professionali che intercorrono tra parlamentari e loro collaboratori, non sono risultate sufficienti a colmare il vuoto regolamentare nei confronti della figura del collaboratore parlamentare;
    non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento;
    non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione nonché alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi e non vi è alcun elemento di trasparenza;
    non vi è una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    predisporre una disciplina che regolamenti il rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, nel rispetto delle esigenze di bilancio interno della Camera dei deputati e guardando alle soluzioni individuate dalle Assemblee parlamentari dei principali Paesi europei e dal Parlamento Europeo;
    prevedere una voce di bilancio che riguardi esclusivamente i parlamentari che intendono avvalersi di collaboratori.
9/Doc. VIII, n. 6/102Barbanti.


   La Camera,
   premesso che:
    i parlamentari possono dotarsi, per l'esercizio del loro mandato, di collaboratori parlamentari, lavoratori assunti con contratti solitamente a progetto (co.co.pro.) che svolgono mansioni di segreteria, addetti stampa, collaborazione nell'attività legislativa, oltre a fornire servizi accessori di fiducia;
    nella seduta n. 112 del 6 novembre 2013 nella quale si è discusso e approvato il Documento di bilancio interno della Camera dei deputati Doc. VIII, n. 2, sono stati accolti cinque ordini del giorno: n. 38 Boccadutri; n. 54 Chaouki; n. 69 Cozzolino; n. 83 Mannino e n. 89 Speranza, Brunetta, Dellai, i quali impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore parlamentare;
    nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra Parlamentari e i loro collaboratori;
    sebbene ora vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia, molto spesso, le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato;
    al fine di regolare la figura del collaboratore parlamentare, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il previgente contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, pari a 3.690 euro, è corrisposto direttamente a ciascun deputato per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate, tra cui quelle per collaboratori;
    per i collaboratori parlamentari la possibilità di usufruire dei servizi mensa, erogati presso i locali di Palazzo Marini, si è conclusa il giorno 1 marzo 2015 ed agli stessi non è consentito l'accesso ai locali mensa presso Palazzo Montecitorio e Palazzo San Macuto;
    non pare esistano locali attrezzati e adibiti al consumo di pasti autoprodotti dedicati anche ai collaboratori parlamentari, nei pressi degli uffici dei Deputati nei quali lavorano i collaboratori parlamentari;
    il costo per i collaboratori parlamentari di un pasto equilibrato medio nei pressi di Palazzo Montecitorio si aggira intorno ai 12,50 euro a fronte dei circa 3,50 euro del pasto servito presso la mensa di Palazzo Marini e dei 5,50 euro di quella di Palazzo San Macuto;
    tale situazione rende ancor più precaria la situazione economica dei collaboratori parlamentari che hanno visto aumentare dal 40 per cento al 260 per cento le spese relative al pranzo;
    oggi, non risulta che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto sulla delicata questione dei collaboratori parlamentari;
    la misura riguardante il «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato», pur se efficace per arginare la piaga del lavoro nero, non ha tuttavia centrato l'obiettivo di assicurare garanzie di tipo economico e contrattuale;
    le misure adottate nelle scorse legislature dagli organi competenti di Camera e Senato in materia di disposizioni relative a rapporti professionali che intercorrono tra parlamentari e loro collaboratori, non sono risultate sufficienti a colmare il vuoto regolamentare nei confronti della figura del collaboratore parlamentare;
    non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento;
    non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione nonché alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi e non vi è alcun elemento di trasparenza;
    non vi è una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori,

invita, l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità di:
    dare mandato al Collegio dei Questori affinché approfondisca, riferendo quanto prima all'Ufficio di Presidenza, i termini giuridici, economici, organizzativi e contabili di una disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore ispirata ai principi di cui alle premesse.
9/Doc. VIII, n. 6/102. (Testo modificato nel corso della seduta) Barbanti.


   La Camera,
   premesso che:
    il progetto di bilancio della Camera dei Deputati per l'anno 2015 prevede entrate di competenze e di cassa per 943,160 milioni, esattamente quanto previsto nell'analogo documento relativo all'anno precedente;
    la spesa prevista per il 2015 è pari a 986,6 milioni di euro, contro i 943,1 milioni della dotazione;
    alla luce dei summenzionati fatti è chiaro che il bilancio della Camera non contiene tutti gli elementi necessari a valutare la concreta sostenibilità delle scelte poste in essere;
    le decisioni più rilevanti per l'amministrazione della Camera e quindi più incisive sul bilancio vengono prese in Ufficio di Presidenza;
    il regime di pubblicità delle decisioni prese in Ufficio di Presidenza e in Collegio dei Questori è affidato alla pubblicazione sintetica sul bollettino degli organi collegiali (che peraltro avviene con mesi di ritardo rispetto alle sedute in cui sono assunte le decisioni), che peraltro riporta solo il titolo delle deliberazioni assunte e non anche il loro contenuto, come ne costituisce prova, ad oggi, l'ultimo bollettino degli organi collegiali pubblicato dalla Camera dei deputati che risale al mese di gennaio 2015,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere la pubblicazione del bollettino degli organi collegiali ogni 30 giorni contenente il testo integrale del contenuto delle delibere adottate.
9/Doc. VIII, n. 6/103Artini, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Mucci, Prodani, Rizzetto, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    il progetto di bilancio della Camera dei Deputati per l'anno 2015 prevede entrate di competenze e di cassa per 943,160 milioni, esattamente quanto previsto nell'analogo documento relativo all'anno precedente;
    la spesa prevista per il 2015 è pari a 986,6 milioni di euro, contro i 943,1 milioni della dotazione;
    alla luce dei summenzionati fatti è chiaro che il bilancio della Camera non contiene tutti gli elementi necessari a valutare la concreta sostenibilità delle scelte poste in essere;
    le decisioni più rilevanti per l'amministrazione della Camera e quindi più incisive sul bilancio vengono prese in Ufficio di Presidenza;
    il regime di pubblicità delle decisioni prese in Ufficio di Presidenza e in Collegio dei Questori è affidato alla pubblicazione sintetica sul bollettino degli organi collegiali (che peraltro avviene con mesi di ritardo rispetto alle sedute in cui sono assunte le decisioni), che peraltro riporta solo il titolo delle deliberazioni assunte e non anche il loro contenuto, come ne costituisce prova, ad oggi, l'ultimo bollettino degli organi collegiali pubblicato dalla Camera dei deputati che risale al mese di gennaio 2015,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere una forma diversa per la pubblicazione dei resoconti delle riunioni del Collegio dei Questori, che pur nella tutela della privacy e di ogni dato ritenuto sensibile, consenta di aumentare la trasparenza in merito alle delibere adottate.
9/Doc. VIII, n. 6/103. (Testo modificato nel corso della seduta) Artini, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Mucci, Prodani, Rizzetto, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    nelle passate legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra parlamentari e i loro collaboratori;
    tali misure, sebbene importanti, non sono risultate in grado di colmare l'enorme vuoto regolamentare nei confronti della figura professionale del collaboratore parlamentare; ad oggi, infatti, non esiste una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori; non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento, non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione, non vi è alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi fiscali e previdenziali, così come mancano completamente garanzie di trasparenza ed efficienza nella gestione dell'attività di assistenza al lavoro parlamentare;
    la mancata regolamentazione, in particolare sotto un profilo qualitativo, della figura professionale del collaboratore parlamentare, lascia quindi il rapporto di lavoro alla sola ed unica contrattazione fra le parti, con il rischio, ampiamente rilevato dai media e, da ultimo, dal rapporto 2014 dell'Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione (IRPA), titolato «I collaboratori dei parlamentari. Il personale addetto alla politica», di produrre distorsioni e irregolarità nel rapporto di lavoro;
    peraltro, sebbene vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane ad oggi il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia di sovente le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato e nonostante l'approvazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183 e relativi decreti attuativi consenta l'adozione di tipologie contrattuali più appropriate all'effettiva prestazione di lavoro resa dai collaboratori;
    in molti Paesi europei, la figura del collaboratore parlamentare è stata riconosciuta attraverso una chiara definizione e una puntuale e trasparente disciplina della materia, nella quale sono esplicitati le diverse configurazioni del rapporto di lavoro (natura autonoma o subordinata), i vari tipi contrattuali, i tetti finanziari e il numero massimo di collaboratori e tirocinanti per parlamentare, il responsabile dell'erogazione della retribuzione, nonché dei contributi fiscali e previdenziali, eventuali requisiti e incompatibilità, nonché le modalità di svolgimento e di risoluzione del rapporto di lavoro;
    il Parlamento Europeo il 28 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca le seguenti disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari: i deputati hanno diritto ad essere assistiti da collaboratori personali da loro liberamente scelti; il Parlamento copre le spese effettivamente sostenute per l'impiego degli assistenti; il Parlamento fissa le condizioni per l'esercizio di questo diritto; inoltre, con una decisione dell'Ufficio di Presidenza del Parlamento europeo del 19 maggio 2008 (GUCE C 159 del 13 luglio 2008) sono state adottate le Misure di attuazione dello Statuto, il cui Capitolo 5 è dedicato ai collaboratori personali dei deputati;
    nella seduta del 6 novembre 2013 n. 112 nella quale si è discusso e approvato il Documento di Bilancio interno della Camera dei deputati Doc. VIII, n. 2, sono stati accolti cinque ordini del giorno (n. 38. Boccadutri; n. 54. Chaouki; n. 69. Cozzolino; n. 83. Mannino; n. 89. Speranza, Brunetta, Dellai) che con diverse declinazioni, impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore Parlamentare;
    ad oggi non risulta ancora che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto, come richiesto, sulla questione dei collaboratori parlamentari, i quali si sono nel frattempo costituiti nell'Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari (AICP), che conta oggi più di cento iscritti tra i collaboratori di deputati appartenenti ai diversi gruppi parlamentari, e rappresenta un interlocutore credibile e affidabile per raccogliere indirizzi e suggerimenti orientati al miglioramento delle loro condizioni di lavoro e a un più corretto ed efficace funzionamento della macchina istituzionale,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    disciplinare tempestivamente, in maniera completa e organica il rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore tenuto conto delle esigenze di bilancio interno della Camera dei deputati e avvalendosi delle soluzioni individuate dalle assemblee parlamentari dei principali Paesi europei e dal Parlamento Europeo;
    creare una voce di bilancio vincolata e riservata esclusivamente ai parlamentari che intendono avvalersi di collaboratori;
    fermo restando la massima tutela del diritto di privacy, assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato sapere il numero complessivo dei contratti di collaborazione parlamentare depositati, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti;
9/Doc. VIII, n. 6/104Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nelle passate legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra parlamentari e i loro collaboratori;
    tali misure, sebbene importanti, non sono risultate in grado di colmare l'enorme vuoto regolamentare nei confronti della figura professionale del collaboratore parlamentare; ad oggi, infatti, non esiste una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori; non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento, non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione, non vi è alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi fiscali e previdenziali, così come mancano completamente garanzie di trasparenza ed efficienza nella gestione dell'attività di assistenza al lavoro parlamentare;
    la mancata regolamentazione, in particolare sotto un profilo qualitativo, della figura professionale del collaboratore parlamentare, lascia quindi il rapporto di lavoro alla sola ed unica contrattazione fra le parti, con il rischio, ampiamente rilevato dai media e, da ultimo, dal rapporto 2014 dell'Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione (IRPA), titolato «I collaboratori dei parlamentari. Il personale addetto alla politica», di produrre distorsioni e irregolarità nel rapporto di lavoro;
    peraltro, sebbene vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane ad oggi il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia di sovente le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato e nonostante l'approvazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183 e relativi decreti attuativi consenta l'adozione di tipologie contrattuali più appropriate all'effettiva prestazione di lavoro resa dai collaboratori;
    in molti Paesi europei, la figura del collaboratore parlamentare è stata riconosciuta attraverso una chiara definizione e una puntuale e trasparente disciplina della materia, nella quale sono esplicitati le diverse configurazioni del rapporto di lavoro (natura autonoma o subordinata), i vari tipi contrattuali, i tetti finanziari e il numero massimo di collaboratori e tirocinanti per parlamentare, il responsabile dell'erogazione della retribuzione, nonché dei contributi fiscali e previdenziali, eventuali requisiti e incompatibilità, nonché le modalità di svolgimento e di risoluzione del rapporto di lavoro;
    il Parlamento Europeo il 28 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca le seguenti disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari: i deputati hanno diritto ad essere assistiti da collaboratori personali da loro liberamente scelti; il Parlamento copre le spese effettivamente sostenute per l'impiego degli assistenti; il Parlamento fissa le condizioni per l'esercizio di questo diritto; inoltre, con una decisione dell'Ufficio di Presidenza del Parlamento europeo del 19 maggio 2008 (GUCE C 159 del 13 luglio 2008) sono state adottate le Misure di attuazione dello Statuto, il cui Capitolo 5 è dedicato ai collaboratori personali dei deputati;
    nella seduta del 6 novembre 2013 n. 112 nella quale si è discusso e approvato il Documento di Bilancio interno della Camera dei deputati Doc. VIII, n. 2, sono stati accolti cinque ordini del giorno (n. 38. Boccadutri; n. 54. Chaouki; n. 69. Cozzolino; n. 83. Mannino; n. 89. Speranza, Brunetta, Dellai) che con diverse declinazioni, impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore Parlamentare;
    ad oggi non risulta ancora che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto, come richiesto, sulla questione dei collaboratori parlamentari, i quali si sono nel frattempo costituiti nell'Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari (AICP), che conta oggi più di cento iscritti tra i collaboratori di deputati appartenenti ai diversi gruppi parlamentari, e rappresenta un interlocutore credibile e affidabile per raccogliere indirizzi e suggerimenti orientati al miglioramento delle loro condizioni di lavoro e a un più corretto ed efficace funzionamento della macchina istituzionale,

invita l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità di:
    dare mandato al Collegio dei Questori affinché approfondisca, riferendo quanto prima all'Ufficio di Presidenza, i termini giuridici, economici, organizzativi e contabili di una disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore ispirata ai principi di cui alle premesse;
    ferma restando la massima tutela del diritto di privacy, assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato sapere il numero complessivo di tali contratti, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti.
9/Doc. VIII, n. 6/104. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la perdurante crisi socio-economica ed il persistere di anacronistici e vetusti privilegi, consolidano nell'opinione pubblica l'idea che i parlamentari non siano al servizio dei cittadini, bensì rappresentino una casta;
    l'istituto del vitalizio nasce, nel dopoguerra, con l'intento di consentire a deputati e senatori di poter svolgere il proprio mandato senza condizionamenti economici di alcun genere, garantiti dal fatto di poter rinunciare al proprio lavoro per svolgere l'attività politica perché coperti da una rendita per tutta la vita se non sono rieletti. Secondo questa logica, un parlamentare operaio poteva essere libero di votare una legge contro gli interessi della sua azienda, senza essere condizionato dal fatto che al termine della legislatura sarebbe tornato a lavorare nell'azienda. Purtroppo, però, il nobile fine si è perso e, nel tempo, il vitalizio è divenuto un vero e proprio privilegio, dovuto a una serie di fattori, come il fatto che prima del 2011 bastava essere stati parlamentari un solo giorno per acquisire il diritto all'assegno vitalizio, o il rapporto iniquo – tuttora vigente – tra i versamenti effettuati e l'ammontare che si percepisce (si versa l'8,6 per cento dell'indennità lorda per almeno cinque anni e si incassa dopo i 60 anni di età fino a quindici volte i contributi versati);
    per eletti e cittadini il principio alla base del trattamento pensionistico deve essere identico. Gli eletti altro non sono che persone al servizio dei cittadini elettori e, quindi, devono valere anche per loro le regole e i criteri imposti alla collettività dalla legge Fornero;
    a seguito di precedenti interventi, già dal 1o gennaio 2012 tutti gli assegni vitalizi dei parlamentari vengono calcolati con il metodo contributivo, ma con il sistema del pro rata, cioè solo per la parte di rendita maturata dopo il 31 dicembre 2011. Ciò vuol dire che i parlamentari cessati dal mandato e quelli in carica ma non al primo mandato, percepiscono – se già ultrasessantenni – o percepiranno alla maturazione del requisito anagrafico una consistente quota del vitalizio calcolato con le più vantaggiose regole del metodo retributivo;
    diverse sono le pronunce della Corte costituzionale, secondo cui «il legislatore può – al fine di salvaguardare equilibri di bilancio e contenere la spesa previdenziale – ridurre trattamenti pensionistici già in atto» e che (sentenze n. 446 del 2002, n. 361 del 1996, n. 240 del 1994 e n. 882 del 1988) riconoscendo di fatto che la prestazione «ben può subire gli effetti di discipline più restrittive introdotte non irragionevolmente da leggi sopravvenute»;
    la recente deliberazione dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati congiuntamente con il Consiglio di Presidenza del Senato della Repubblica ha previsto la cessazione dell'erogazione dei trattamenti previdenziali erogati a titolo di assegno vitalizio o pensione a favore dei deputati cessati dal mandato che abbiano riportato condanne in via definitiva;
    nonostante la suddetta deliberazione, nel raffronto tra previsioni 2014 e previsioni 2015 si nota che la voce Trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato subisce un incremento di 920 mila euro (+ 0,67 per cento), in quanto nel 2014 la spesa ammontava a 136,900 milioni di euro e nel 2015 a 137,820 milioni di euro,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di abolire l'assegno vitalizio riconoscendo una rendita calcolata con il sistema contributivo, al fine di armonizzare la rendita pensionistica dei parlamentari nazionali al trattamento riconosciuto a tutti i cittadini lavoratori secondo il principio che ciascuno percepisce in base a quanto versa.
9/Doc. VIII, n. 6/105Caparini.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    la volontà dell'Ufficio di Presidenza sembra, alla luce delle ultime delibere approvate, quella di procedere al superamento nel tempo dei cosiddetti allegati A e B;
    negli stessi allegati rientrano soggetti che da diverse legislature lavorano a supporto presso i Gruppi parlamentari nonché presso le segreterie dei membri dell'Ufficio di Presidenza e dei Presidenti di Giunte e Commissioni, avendo acquisito nel tempo professionalità e competenze pur restando in condizioni di precarietà lavorativa;
    l'obiettivo E.3 – studio e organizzazione delle forme di reclutamento – previsto dal programma dell'attività amministrativa per il triennio 2015-2017 del bilancio 2015, prevede una istruttoria per la ricognizione dei fabbisogni di organico e delle esigenze dell'Amministrazione al fine di predisporre un nuovo Piano di reclutamento, programmando, altresì, delle bozze di bando di concorso relative alle procedure contenute nel suddetto Piano, ove approvato, e, nelle more dell'approvazione del suddetto, predisposizione delle bozze di bando relative a singole procedure eventualmente deliberate dall'Ufficio di Presidenza,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, per i fini in premessa, di prevedere un'adeguata selezione del personale facente parte, o avente i requisiti per farne parte, degli allegati A e B al fine di non disperdere le professionalità acquisite nonché i livelli occupazionali.
9/Doc. VIII, n. 6/106Caparini.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    gli interventi relativi allo status dei dipendenti di questa Amministrazione sono stati tesi al recepimento di istituti e limitazioni introdotti in relazione ai dipendenti e ai dirigenti delle amministrazioni centrali dello Stato;
    anche in relazione al trattamento retributivo delle carriere direttive dell'amministrazione parlamentare, la tendenza in corso è chiaramente nel senso dell'introduzione degli stessi limiti posti per la dirigenza pubblica delle amministrazioni centrali;
    a queste innovazioni tese a ridurre la specialità del rapporto di lavoro alle dipendenze delle Amministrazioni parlamentari dovrebbero essere accompagnati ad inquadramento dello status giuridico delle stesse figure professionali;
    in particolare, la figura del consigliere parlamentare è equiparabile al dirigente di una amministrazione pubblica, con effettive responsabilità di gestione del personale e di risultato e con una specifica qualifica, anche sotto il profilo delle competenze di merito;
    tale profilo di eccellenza necessita di una definizione del proprio status complessivo, salvaguardando, in ogni momento della carriera, le esigenze di crescita professionale, di formazione e di aggiornamento, nonché di piena e indipendente esplicazione del ruolo inerente allo specifico profilo professionale;
    l'inserimento di meccanismi di mobilità pubblico-privato, analoghi a quelli previsti per le figure dirigenziali delle amministrazioni centrali dello Stato consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'Amministrazione, che ben potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sulla mobilità dei dirigenti pubblici relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita, con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione.
9/Doc. VIII, n. 6/107Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    per quanto riguarda la spesa per il personale, che nel 2015 è di circa 194,2 milioni di euro questa si è ridotta di circa 16 milioni rispetto al 2014 (-7,9 per cento). Risulta però necessario continuare su questa strada prevedendo di introdurre un nuovo modello organizzativo che consenta di diminuire drasticamente i costi dell'Amministrazione aumentandone appropriatezza, efficacia ed efficienza;
    a tal fine è indispensabile individuare un complesso di interventi su cui orientare prioritariamente le attività di competenza del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2002 in materia di mobilità pubblico-privato, che consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'Amministrazione che potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti.
9/Doc. VIII, n. 6/108Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    per quanto riguarda la spesa per il personale che nel 2015 è di circa 194.2 milioni di euro questa si è ridotta di circa 16 milioni rispetto al 2014 (-7,9 per cento). Risulta però necessario continuare su questa strada prevedendo di introdurre un nuovo modello organizzativo che consenta di diminuire drasticamente i costi dell'Amministrazione aumentandone appropriatezza, efficacia ed efficienza;
    a tal fine è indispensabile individuare un complesso di interventi su cui orientare prioritariamente le attività di competenza del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità d'integrare il sistema degli scatti, subordinando gli stessi a giudizi positivi fondati su di un sistema di valutazione semplice basato su criteri oggettivi e trasparenti.
9/Doc. VIII, n. 6/109Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    per quanto riguarda la spesa per il personale che nel 2015 è di circa 194.2 milioni di euro questa si è ridotta di circa 16 milioni rispetto al 2014 (-7,9 per cento). Risulta però necessario continuare su questa strada prevedendo di introdurre un nuovo modello organizzativo che consenta di diminuire drasticamente i costi dell'Amministrazione aumentandone appropriatezza, efficacia ed efficienza;
    a tal fine è indispensabile individuare un complesso di interventi su cui orientare prioritariamente le attività di competenza del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di prevedere meccanismi concorsuali per le periodiche verifiche della professionalità e per l'avanzamento della carriera che preveda rigorosi quanto oggettivi parametri di valutazione.
9/Doc. VIII, n. 6/110Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    non c’è alcuna necessità di mantenere aperti i palazzi della Camera nelle giornate in cui non è prevista alcuna attività legislativa, in particolar modo il sabato e la domenica salvo che non si tengano sedute di organi parlamentari;
    la chiusura dei palazzi nelle giornate in cui non c’è attività legislativa consentirebbe di conseguire importanti risparmi,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere la chiusura dei Palazzi della Camera nelle giornate prefestive e festive ad eccezione della Biblioteca e della Sala Stampa.
9/Doc. VIII, n. 6/111Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    i deputati obbligatoriamente versano mensilmente, in un apposito fondo di solidarietà, una quota della propria indennità lorda, pari a 526,66 euro (il 4,5 per cento dell'indennità) destinata al sistema di assistenza sanitaria integrativa che eroga rimborsi, a fronte della presentazione di apposite fatture, per le spese sanitarie sostenute secondo quanto previsto da un apposito tariffario;
    l'assistenza sanitaria integrativa è estesa anche ai figli, coniuge o conviventi;
    le voci di spesa rimborsabili sono rappresentate per lo più da ricoveri, interventi chirurgici, odontoiatria, rimborsi per fisioterapia, analisi e accertamenti, rimborso del ticket;
    la riduzione dei costi della politica è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    al fine di conseguire apprezzabili risparmi economici sul complessivo costo dell'organo parlamentare gravante sul bilancio del Paese in una fase di seria difficoltà del sistema economico,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere che il versamento al Fondo sia a titolo facoltativo e non obbligatorio al fine di poter scegliere se usufruire o meno dell'assistenza sanitaria integrativa dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/112Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    le Pubbliche Amministrazione per l'acquisto di beni e servizi utilizza i parametri prezzo-qualità individuati dalla società CONSIP SpA che opera in qualità di centrale di committenza nazionale, realizzando il Programma di razionalizzazione degli acquisti nella PA;
    CONSIP SpA anche sulla base di specifiche convenzioni, supporta singole amministrazioni su tutti gli aspetti del processo di approvvigionamento con particolare attenzione alle dinamiche del mercato, in un'ottica di massima trasparenza ed efficacia delle iniziative di public procurement,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di utilizzare i parametri prezzo-qualità individuati da CONSIP SpA.
9/Doc. VIII, n. 6/113Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    per quanto riguarda la spesa per il personale, che nel 2015 è di circa 194.2 milioni di euro, si è ridotta di circa 16 milioni rispetto al 2014 (-7,9 per cento) grazie anche all'introduzione di un limite massimo al trattamento retributivo annuo lordo per il personale attualmente in servizio presso la Camera, effettuate con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 102 del 30 settembre 2014 che ha consentito di avvicinare la disciplina vigente presso la Camera dei deputati con quella di diritto comune,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità d'introdurre, in coerenza con gli indirizzi un adeguato sistema di valutazione del personale, in maniera tale che la progressione professionale dei dipendenti, anche in riferimento ai profili economici, venga collegata al superamento di verifiche periodiche della professionalità basate su un sistema di valutazione fondato su criteri oggettivi e misurabili in modo tale da garantire la massima trasparenza.
9/Doc. VIII, n. 6/114Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la decisione di prorogare fino al termine del 2016 le misure di contenimento dei costi oggi vigenti in tema di indennità parlamentare e di rimborso dei deputati avranno l'effetto di un risparmio di 47,6 milioni di euro per il 2016;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    mentre il bilancio relativo al triennio 2014-2016 evidenziava i risultati di un impegno nel taglio del fabbisogno, a partire dal dato relativo alla spesa di funzionamento, che nel 2014 era di 1.037,209 milioni, il 2015 ha fatto registrare un ulteriore decremento del 4,87 per cento attestandosi intorno ai 986,671 milioni di euro. Il fatto che dal 2016 vi sia, invece, per gli anni 2016 (997,235 mil) e 2017 (991,678 mil) una inversione di tendenza ovvero si ipotizza un aumento della spesa, rimanendo comunque sotto al miliardo di euro, è un segnale preoccupante che rischia di vanificare gli effetti virtuosi registrati dai tagli alla spesa per i deputati, per i dipendenti, per i Gruppi operati nelle ultime due legislature. Molto ancora rimane da fare per diminuire le spese per l'acquisto di beni e servizi;
    per quanto riguarda la spesa per il personale, che nel 2015 è di circa 194.2 milioni di euro, questa si è ridotta di circa 16 milioni rispetto al 2014 (-7,9 per cento), Risulta però necessario continuare su questa strada prevedendo di introdurre un nuovo modello organizzativo che consenta di diminuire drasticamente i costi dell'Amministrazione aumentandone appropriatezza, efficacia ed efficienza;
    a tal fine è indispensabile individuare un complesso di interventi su cui orientare prioritariamente le attività di competenza del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità, nell'ambito della sfera di autonoma determinazione ad essi riservata dal Regolamento della Camera, dell'adozione di ulteriori iniziative che contribuiscano al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
    1) uniformare il trattamento economico complessivo dei deputati agli standard dei deputati di altri Parlamenti europei tenendo conto del fatto che, nelle esperienze dei Paesi comparabili al nostro, si registra la prevalente attribuzione di servizi finalizzati all'espletamento del mandato;
    2) azzerare qualsiasi attribuzione spettante agli ex Presidenti della Camera equiparandoli, senza indugio alcuno, ai deputati cessati dal mandato;
    3) nella spesa per beni e servizi: 1) utilizzare Consip per le procedure di gara e contratti; 2) utilizzo di software open source; 3) limitare allo stretto indispensabile il ricorso al cartaceo;
    4) integrare le attività delle Amministrazioni dei due rami del Parlamento, anche alla luce della prossima Riforma costituzionale, per quanto riguarda la documentazione, pubblicazioni e libreria; informatica; gare e contratti; polo bibliotecario; rapporti internazionali; bilancio e finanza pubblica; garantendo un efficiente livello di svolgimento delle funzioni essenziali dell'apparato, specie di quelle di diretto supporto tecnico alle attività degli organi parlamentari, verificando l'eventuale esigenza di riqualificare il personale;
    5) attuare un piano di riforma degli schemi organizzativi dell'Amministrazione al fine di adeguare la struttura alle moderne esigenze funzionali ed esclusive dell'attività parlamentare;
    6) sospendere immediatamente la realizzazione di tutti gli eventi che non siano strettamente collegati alle finalità istituzionali a partire dagli eventi musicali, mostre, presentazioni di libri e convegni che non hanno stretta attinenza con l'attività legislativa;
    7) azzerare le consulenze;
    8) prevedere meccanismi concorsuali per le periodiche verifiche della professionalità e per l'avanzamento della carriera che preveda rigorosi quanto oggettivi parametri di valutazione;
    9) integrare il sistema degli scatti, subordinando gli stessi a giudizi positivi fondati su di un sistema di valutazione semplice basato su criteri oggettivi e trasparenti;
    10) recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2002 in materia di mobilità pubblico-privato, che consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'Amministrazione che potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti.
9/Doc. VIII, n. 6/115Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la decisione di prorogare fino al termine del 2016 le misure di contenimento dei costi oggi vigenti in tema di indennità parlamentare e di rimborso dei deputati avranno l'effetto di un risparmio di 47,6 milioni di euro per il 2016;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    mentre il bilancio relativo al triennio 2014-2016 evidenziava i risultati di un impegno nel taglio del fabbisogno, a partire dal dato relativo alla spesa di funzionamento, che nel 2014 era di 1.037,209 milioni, il 2015 ha fatto registrare un ulteriore decremento del 4,87 per cento attestandosi intorno ai 986,671 milioni di euro. Il fatto che dal 2016 vi sia, invece, per gli anni 2016 (997,235 mil) e 2017 (991,678 mil) una inversione di tendenza ovvero si ipotizza un aumento della spesa, rimanendo comunque sotto al miliardo di euro, è un segnale preoccupante che rischia di vanificare gli effetti virtuosi registrati dai tagli alla spesa per i deputati, per i dipendenti, per i Gruppi operati nelle ultime due legislature. Molto ancora rimane da fare per diminuire le spese per l'acquisto di beni e servizi;
    per quanto riguarda la spesa per il personale, che nel 2015 è di circa 194.2 milioni di euro, questa si è ridotta di circa 16 milioni rispetto al 2014 (-7,9 per cento), Risulta però necessario continuare su questa strada prevedendo di introdurre un nuovo modello organizzativo che consenta di diminuire drasticamente i costi dell'Amministrazione aumentandone appropriatezza, efficacia ed efficienza;
    a tal fine è indispensabile individuare un complesso di interventi su cui orientare prioritariamente le attività di competenza del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità, nell'ambito della sfera di autonoma determinazione ad essi riservata dal Regolamento della Camera, di uniformare il trattamento economico complessivo dei deputati agli standard dei deputati di altri Parlamenti europei tenendo conto del fatto che, nelle esperienze dei Paesi comparabili al nostro, si registra la prevalente attribuzione di servizi finalizzati all'espletamento del mandato;
    proseguire nell'attuazione dell'indirizzo di massimo contenimento delle spese per consulenze.
9/Doc. VIII, n. 6/115. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    l'utilizzo di strumenti e procedure informatizzate da parte sia dell'Amministrazione, sia dei singoli parlamentari, dei Gruppi e dei loro collaboratori, è diventato ormai sempre più imprescindibile per lo svolgimento efficace e tempestivo dell'attività istituzionale della Camera dei deputati;
    il processo di informatizzazione avviato nell'ambito dell'Amministrazione della Camera ha raggiunto risultati certamente apprezzabili, ma non ancora sufficienti a garantire l'espletamento celere e sicuro di tutte le attività inerenti le funzioni parlamentari;
    permangono, infatti, tutt'ora alcuni settori dell'Amministrazione che non utilizzano nemmeno i più semplici strumenti di comunicazione informatica, continuando a privilegiare strumenti tradizionali, prevalentemente incentrati su supporti cartacei, che richiedono complesse strutture e procedure burocratiche per il loro smaltimento, che spesso producono a loro volta altra documentazione cartacea, da archiviare e trattare con procedure altrettanto lunghe e complesse;
    ciò determina una incomprensibile e inaccettabile dispersione di risorse, umane e materiali, nonché il mantenimento di un livello di costi sostenuti dall'Amministrazione medesima ancora troppo alto, e soprattutto una esasperante lentezza nella soddisfazione delle richieste, anche di quelle meno impegnative;
    tra le misure da adottare, previste nell'obiettivo H.1 del programma dell'attività amministrativa per il triennio 2015-2017, relativo alla acquisizione e manutenzione delle attrezzature quali fotocopiatrici e telefax, prevede come misure da adottare la razionalizzazione e riduzione della spesa attraverso una allocazione ottimale delle attrezzature, ulteriore e progressiva del processo di dematerializzazione,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

   a valutare l'opportunità di:
    individuare le modalità della riorganizzazione di tutti i Servizi e gli Uffici che ancora utilizzano strumenti di comunicazione basata su supporti cartacei, al fine di implementare un sistema di comunicazione esclusivamente informatica tra l'Amministrazione della Camera e i parlamentari, i Gruppi e loro collaboratori;
    prevedere, in particolare, la rapida trasformazione di tutte le rimanenti procedure che vincolano alla utilizzazione di modelli prestampati e cartacei in procedure che utilizzino modelli in formato elettronico, come peraltro da tempo in uso in varie altre amministrazioni, sia pubbliche che private.
9/Doc. VIII, n. 6/116Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    in virtù del principio di autonomia degli organi costituzionali l'attività amministrativa della Camera dei deputati è completamente sottratta agli ordinari controlli esterni a cui sono sottoposte le pubbliche amministrazioni;
    al fine di rafforzare la funzione di controllo, anche sulla scorta delle migliori esperienze straniere, con l'introduzione di uno specifico ruolo dell'Assemblea della Camera ora ridotta a semplice notaio;
    ad esempio, il Regolamento dell'Assemblea nazionale francese, all'articolo 16, comma 2, prevede che in ciascun anno della legislatura, tranne quello che precede lo scioglimento dell'Assemblea, all'inizio della sessione ordinaria l'Assemblea elegga una Commissione speciale di quindici membri, presieduta da un deputato d'opposizione, incaricata di «verificare ed appurare» i conti;
    né i Questori, né alcun altro membro dell'Ufficio di Presidenza possono far parte di tale Commissione;
    per realizzare il più volte annunciato «impegno a fare di Montecitorio la casa della buona politica» della Presidente della Camera e realizzare quei «tagli dei costi e maggiore trasparenza: la riforma dell'amministrazione della Camera va avanti con credibilità» tanto auspicati,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di elaborare un progetto per il completamento della riforma dei controlli amministrativi svolti presso la Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 6/117Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    in virtù del principio di autonomia degli organi costituzionali l'attività amministrativa della Camera dei deputati è completamente sottratta agli ordinari controlli esterni a cui sono sottoposte le pubbliche amministrazioni;
    al fine di rafforzare la funzione di controllo, anche sulla scorta delle migliori esperienze straniere, con l'introduzione di uno specifico ruolo dell'Assemblea della Camera ora ridotta a semplice notaio;
    ad esempio, il Regolamento dell'Assemblea nazionale francese, all'articolo 16, comma 2, prevede che in ciascun anno della legislatura, tranne quello che precede lo scioglimento dell'Assemblea, all'inizio della sessione ordinaria l'Assemblea elegga una Commissione speciale di quindici membri, presieduta da un deputato d'opposizione, incaricata di «verificare ed appurare» i conti;
    né i Questori, né alcun altro membro dell'Ufficio di Presidenza possono far parte di tale Commissione;
    per realizzare il più volte annunciato «impegno a fare di Montecitorio la casa della buona politica» della Presidente della Camera e realizzare quei «tagli dei costi e maggiore trasparenza: la riforma dell'amministrazione della Camera va avanti con credibilità» tanto auspicati,

invita l'Ufficio di Presidenza a dare mandato al Collegio dei Questori

di elaborare un progetto volto all'ulteriore rafforzamento della funzione di controllo amministrativo interno.
9/Doc. VIII, n. 6/117. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    i servizi e gli uffici della Camera dei deputati spesso svolgono mansioni ed hanno funzioni ridondanti,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di procedere senza indugio alcuno all'accorpamento, razionalizzazione e riorganizzazione delle strutture amministrative alla luce di compiti e funzioni ridondanti, nonché della prossima Riforma costituzionale, al fine di adottare una gestione tesa a criteri di maggiore efficienza, efficacia ed economicità.
9/Doc. VIII, n. 6/118Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    al fine di conseguire apprezzabili risparmi economici sul complessivo costo dell'organo parlamentare gravante sul bilancio del Paese in una fase di seria difficoltà del sistema economico;
    al fine di valorizzare gli strumenti tecnologici ed informatici utilizzandoli anche, per esempio, per la dematerializzazione della documentazione, per l'uso della posta elettronica certificata tra i Gruppi parlamentari e i servizi della Camera nonché tra i servizi stessi;
    tra le misure da adottare, previste nell'obiettivo H.1 del programma dell'attività amministrativa per il triennio 2015-2017, prevede come misure da adottare la razionalizzazione e riduzione della spesa attraverso una allocazione ottimale delle attrezzature, ulteriore e progressiva del processo di dematerializzazione,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di prevedere la capillare diffusione degli strumenti informatici nelle attività del personale in modo da conseguire reali risparmi di spesa.
9/Doc. VIII, n. 6/119Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    le ferie ordinarie sono a tutti gli effetti parte della retribuzione e a fronte di una modificazione del rapporto di lavoro deve corrispondere una ridefinizione degli obblighi del lavoratore;
    i riferimenti al lavoro pubblico sono azzardati in quanto la natura della prestazione richiesta è completamente diversa in termini di flessibilità,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

   a valutare l'opportunità di:
    adottare interventi volti alla predisposizione di una corretta e razionale organizzazione del lavoro per ridurre drasticamente la richiesta di straordinari e al contenimento del lavoro festivo;
    introdurre meccanismi incentivanti che siano in grado di assorbire il monte ore e i giorni di ferie non godute accumulati evitando, a tal fine, che i dipendenti svolgano turni di lavoro di sole 4 ore;
    definire un tetto massimo di ore, che concorrono al computo del monte ore, senza che questo vada in alcun modo a gravare sulla gestione del lavoro.
9/Doc. VIII, n. 6/120Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    le ferie ordinarie sono a tutti gli effetti parte della retribuzione e a fronte di una modificazione del rapporto di lavoro deve corrispondere una ridefinizione degli obblighi del lavoratore;
    i riferimenti al lavoro pubblico sono azzardati in quanto la natura della prestazione richiesta è completamente diversa in termini di flessibilità,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

   a valutare l'opportunità di:

introdurre meccanismi che evitino l'accumularsi di ore in eccedenza e di giorni di ferie non godute, compatibilmente con le esigenze di servizio.
9/Doc. VIII, n. 6/120. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    il conto consuntivo dell'anno precedente e il progetto di bilancio interno della Camera dei deputati per l'anno in corso e per il triennio vengono portati in Aula in una fase avanzata dell'anno;
    oltre la relazione non vengono forniti allegati analitici dei capitoli di bilancio,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di concludere l'esame del conto consuntivo e della nota di variazione al bilancio di previsione entro il termine del 31 marzo previsto dall'articolo 2, comma 5, del Regolamento di amministrazione e contabilità, in modo da consentirne la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
9/Doc. VIII, n. 6/121Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'ambito del sistema contabile della Camera con la riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) è stata soppressa la previsione di un sistema di contabilità analitica, che, affiancato al sistema di contabilità finanziaria tuttora vigente, delineava un tipico sistema di contabilità duale, coerente con quanto prescritto da imperative norme europee;
    la previsione soppressa risultava coerente anche con la legge 31 dicembre 2009, n. 196, che ha introdotto una regolazione contabile unitaria per tutte le pubbliche amministrazioni;
    la soppressione del sistema contabile di tipo economico-finanziario da parte di uno dei rami del Parlamento rischia di far incorrere la Repubblica italiana nella violazione dei Trattati europei e degli impegni assunti in tale sede;
    la legge n. 196 del 2009 ha anche istituito, all'articolo 2, comma 5, il Comitato per i principi contabili delle amministrazioni pubbliche;
    l'autonoma decisione di assumere il parere di tale Comitato in ordine all'adeguatezza dei principi contabili adottati dal R.A.C., anche alla luce degli impegni verso l'Unione europea, non comprometterebbe in alcun modo l'autonomia costituzionale della Camera,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di richiedere al Comitato per i principi contabili un parere circa la coerenza e la compatibilità delle regole contabili contenute nel nuovo R.A.C. con il quadro normativo interno ed europeo in materia; a pubblicare tempestivamente sul sito tale parere.
9/Doc. VIII, n. 6/122Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la legge 31 dicembre 2009, n. 196, ha introdotto una regolazione contabile unitaria per tutte le pubbliche amministrazioni volta ad assicurare l'armonizzazione dei conti pubblici a tutti i livelli di governo della Repubblica al fine di garantire la massima trasparenza;
    le disposizioni di tale legge costituiscono principi fondamentali del coordinamento della finanza pubblica, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, e sono anche finalizzate alla tutela dell'unità economica della Repubblica, ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione;
    l'articolo 52, comma 4, della predetta legge, recita: «Le disposizioni di cui alla presente legge sono applicate dalla Presidenza della Repubblica, dal Senato della Repubblica, dalla Camera dei deputati e dalla Corte costituzionale in quanto ritenute compatibili con la sfera di autonomia costituzionalmente riconosciuta a tali organi»;
    in tale contesto l'autonomia spettante agli organi costituzionali non può certo prescindere dal dettato normativo;
    la legge n.196 del 2009, aggiornando la previgente normativa, conferma che il sistema contabile delle pubbliche amministrazioni italiane deve avere struttura duale, affiancando ad un sistema di contabilità finanziaria un sistema di contabilità economico-patrimoniale;
    con la riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) è stata soppressa la previsione di un sistema di contabilità analitica nell'ambito del sistema contabile della Camera in violazione delle previsioni dell'articolo 52, comma 4, legge n. 196 del 2009;
    la previsione soppressa era infatti conforme ai criteri introdotti per l'armonizzazione dei sistemi contabili ne settore pubblico dalla legge n. 196 del 2009,

invita, per le ispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di adottare tutte le iniziative da intraprendere per sanare la evidente situazione di illegittimità, sia sul piano interno che su quello europeo, delle norme del nuovo R.A.C., dovuta alla previsione di cui all'articolo 14 del sistema di contabilità finanziaria.
9/Doc. VIII, n. 6/123Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    con la riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) è stata soppressa la previsione di un sistema di contabilità analitica nell'ambito del sistema contabile della Camera, mantenendo soltanto la contabilità finanziaria;
    la norma soppressa in realtà risultava in linea, non solo con il quadro normativo nazionale ed europeo, ma altresì con i criteri contabili IPSAS, elaborati per il settore pubblico dall'IFAC, ufficialmente assunti come punto di riferimento a livello europeo per le istituzioni pubbliche di qualsiasi natura, incluse quelle dei Parlamenti;
    tali criteri richiedono l'adozione di un sistema contabile duplice, in cui, accanto al bilancio «a contabilità finanziaria», necessario per l'autorizzazione della spesa, viene elaborato un bilancio «a contabilità economico-patrimoniale» (detta anche «generale» o «analitica») molto più adatto per finalità conoscitive e di trasparenza;
    questo impianto si ritrova ad esempio nella comunicazione della Commissione delle Comunità europee (COM(2002)0755 def.) «Modernizzazione del sistema contabile delle Comunità europee» e nel Regolamento del Consiglio n.1605/2002, «Regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee», che codificano a livello europeo il sistema contabile duplice; la citata comunicazione fa espresso riferimento (par. 1.4.1.) ad un quadro contabile basato su un sistema «duplice». In tale sistema al bilancio a contabilità finanziaria, basato sul principio del consumo delle dotazioni al momento dell'esborso o della riscossione, si affianca la contabilità generale basata sul principio della contabilità per competenza;
    la comunicazione, al fine di favorire la convergenza dei sistemi contabili in uso nei diversi Paesi membri, indica come punto di riferimento per le pubbliche amministrazioni europee proprio le norme contabili internazionali per il settore pubblico IPSAS (par. 1.4.2.);
    i principi contabili IPSAS sono concepiti in modo da essere applicabili a tutte le «public sector entities», categoria talmente generica ed onnicomprensiva che risulta impossibile non ricomprendervi anche le istituzioni parlamentari;
    medesimo ordine del giorno è stato accolto come raccomandazione nella legislatura XVI,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di individuare i tempi e i modi per attuare un sistema di contabilità duplice conforme ai principi internazionali dell'IPSAS e alle norme contabili europee per le istituzioni pubbliche dell'Unione europea.
9/Doc. VIII, n. 6/124Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la recente riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) prevede all'articolo 73 che sia effettuato il controllo sulla gestione, volto a verificare che l'attività dei Servizi corrisponda al principio di buon andamento della gestione finanziaria e amministrativa;
    la funzione di controllo sulla gestione è direttamente imputata al Collegio dei Questori;
    tuttavia il Collegio dei Questori non viene dotato di alcuno specifico strumento per lo svolgimento della nuova e complessa funzione, ma costretto a servirsi unicamente di relazioni e documenti prodotti dall'Amministrazione;
    nessun effettivo controllo di gestione è realizzabile in assenza dell'individuazione dei centri di costo in cui si articola l'Amministrazione;
    invece il nuovo R.A.C. ignora completamente tale articolazione,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di completare e rendere effettivo il disegno innovatore sotteso al nuovo articolo 73 del R.A.C. istituendo una apposita struttura, svincolata dalla dipendenza gerarchica dal Segretario Generale e posta al diretto servizio del Collegio dei Questori, dotata di opportune capacità e mezzi, nonché della potestà ispettiva sull'attività delle strutture amministrative e sulla relativa documentazione, in grado pertanto di fornire al Collegio un reale supporto in assenza del quale il disegno riformatore insito nel controllo di gestione è evidentemente destinato a restare sulla carta.
9/Doc. VIII, n. 6/125Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    come ormai da spiacevole prassi consolidata l'Aula esamina il conto consuntivo dell'anno precedente e il progetto di bilancio interno della Camera dei deputati per l'anno in corso e per il triennio con uno scarsissimo preavviso;
    anche quest'anno sia i membri dell'Ufficio di Presidenza che i deputati non sono stati messi in condizione di esprimere le loro valutazioni se non in una fase avanzata dell'anno e a pochissimi giorni dalla votazione;
    non è possibile, anche a fronte di ordini del giorno approvati nelle precedenti legislature, giustificare l'abnorme ritardo,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di concludere l'esame del conto consuntivo e della nota di variazione al bilancio di previsione entro il termine del 31 marzo previsto dall'articolo 2, comma 5, del Regolamento di amministrazione e contabilità, in modo da consentire la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
9/Doc. VIII, n. 6/126Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la recente riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) prevede all'articolo 73 che sia effettuato il controllo sulla gestione volto a verificare che l'attività dei servizi corrisponda al principio del buon andamento della gestione finanziaria ed amministrativa;
    nessun effettivo controllo di gestione è realizzabile in assenza dell'individuazione dei centri di costo in cui si articola l'Amministrazione;
    il nuovo R.A.C. ignora completamente tale articolazione, sostituendo ad essa una succinta e insignificante articolazione del bilancio in missioni;
    alla richiesta di introduzione di un bilancio analitico il collegio dei questori ha risposto che «la Camera dei deputati è un organo costituzionale dotato di autonomia amministrativa contabile che non presenta alcuno dei caratteri tipici cui si connetta l'attivazione di un sistema di contabilità analitica. Nessuno degli altri organi costituzionali ha peraltro mai adottato il sistema della contabilità analitica [...] l'85 per cento della spesa della Camera è rappresentata da poste obbligatorie connesse ai trattamenti spettanti ai deputati in carica e cessati dal mandato e al personale in servizio in quiescenza nonché agli oneri per esigenze di funzionamento dei Gruppi e di altri organi parlamentari. Ciò rende sostanzialmente ininfluente una rilevazione dei costi in termini economici, posto che il governo di tali fattori di spesa passa attraverso decisioni di indirizzo generale e non consente regolazioni commisurate alle esigenze specifiche di questo o quel centro di costo» presupponendo una inaccettabile inerzia nell'aggressione dei centri di costo oltre che una inaccettabile impermeabilità a qualsiasi forma di trasparenza ed imputabilità decisionale,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di individuare un effettivo quanto efficace disegno innovatore sotteso al nuovo articolo 73 del R.A.C. adottando un'apposita normativa per l'individuazione dei centri di costo in cui si articola l'Amministrazione.
9/Doc. VIII, n. 6/127Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    il Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) all'articolo 79, comma 3, prevede come forme di pubblicità per le delibere del collegio dei questori il Bollettino degli organi collegiali della Camera, ovvero la Relazione del Servizio Amministrazione di cui all'articolo 74, comma 1, lettera b);
    il Bollettino degli organi collegiali, nonostante nella seduta del 24 luglio 2014 durante la discussione del bilancio 2014, sia stato accolto un ordine del giorno (9/DOC. VIII, n. 4/106), questo continua a contenere solo cenni sintetici;
    la relazione del Servizio Amministrazione è pubblicata sul sito internet, ma riguarda soltanto le spese ordinate e quindi non dà conto delle delibere nel momento in cui vengono adottate ed inoltre riguarda solo una parte di esse;
    le spese ordinate vengono presentate soltanto con il «centro operativo», il «tipo di intervento», il «soggetto» e il «totale»,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di prevedere una forma diversa per la pubblicazione dei resoconti delle riunioni del Collegio dei Questori, che pur nella tutela della privacy e di ogni dato ritenuto sensibile, consenta di aumentare la trasparenza in merito alle delibere adottate.
9/Doc. VIII, n. 6/128Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    alcune funzioni tradizionalmente svolte all'interno della Camera nel corso degli anni hanno subito radicali cambiamenti;
    appare quindi opportuna una verifica generale dei compiti e delle funzioni interne svolte dai diversi dipendenti per verificare eventuali eccedenze di alcune figure e alcuni ruoli a discapito di altri,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere alla verifica dell'adeguatezza degli organici.
9/Doc. VIII, n. 6/129Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    nonostante l'affermarsi delle nuove tecnologie, la diffusione dei più moderni strumenti informatici e l'introduzione della posta elettronica certificata, le spese relative per servizi di stampa degli atti parlamentari e di atti vari sono sempre più onerose;
    nel bilancio pluriennale 2015-2017 la spesa per la pubblicazione degli atti parlamentari ammonta a 5.250.000 euro per il 2015 (+0,10 per cento rispetto al 2014), a 5.350.000 per il 2016 e a 5.460.000 per il 2017, dati che evidenziano una costante crescita del costo anziché un decremento come ci si sarebbe attesi;
    un migliore utilizzo delle tecnologie digitali non solo potrebbe determinare una maggiore produttività dell'apparato amministrativo, ma comporterebbe dei benefici economici di non poco conto,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di utilizzare, da subito, il formato elettronico per la presentazione dei disegni di legge, degli emendamenti e degli atti di sindacato ispettivo.
9/Doc. VIII, n. 6/130Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    escludendo le delibere del Collegio dei Questori (prima accessibili) e quelle dell'Ufficio di Presidenza l'articolo 79 del nuovo Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) circoscrive ai soli contratti lo speciale diritto di accesso riservato ai deputati;
    per tutte le delibere dell'Ufficio di Presidenza e buona parte di quelle del Collegio dei Questori l'unica forma di pubblicità prevista è la pubblicazione di una notizia oltremodo sintetica nel Bollettino degli organi collegiali, pubblicato, con ritardo, sul sito internet della Camera (ultimo bollettino disponibile on-line risale a gennaio 2015);
    lo speciale diritto di accesso in questione costituisce un fondamentale elemento di equilibrio del sistema amministrativo, in quanto controbilancia, almeno in parte, l'assenza di controlli amministrativi esterni;
    proprio perciò il diritto di accesso in questione non è subordinato ai presupposti cui soggiace il diritto di accesso ordinario, né a particolari limitazioni nella comunicabilità a terzi dei documenti acquisiti da parte del deputato,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di prevedere una forma diversa di pubblicità dei resoconti delle riunioni del Collegio dei Questori, che pur nella tutela della privacy e di ogni dato ritenuto sensibile, consenta di aumentare la trasparenza in merito alle delibere adottate.
9/Doc. VIII, n. 6/131Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    il Senato della Repubblica eroga servizi analoghi se non sovrapponibili a quelli necessari al funzionamento della Camera dei deputati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

in coerenza con gli indirizzi per la realizzazione di nuove forme di integrazione e/o unificazione tra le attività delle amministrazioni del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, anche alla luce della prossima Riforma costituzionale, a valutare l'opportunità di procedere, senza indugio alcuno, nell'opera di razionalizzazione, ottimizzazione e appropriatezza dei servizi, secondo criteri di efficienza e economicità.
9/Doc. VIII, n. 6/132Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    al fine di conseguire apprezzabili risparmi economici sul complessivo costo dell'organo parlamentare gravante sul bilancio del Paese in una fase di seria difficoltà del sistema economico;
    l'utilizzo del software di proprietà, nonostante una diminuzione del 4,82 per cento rispetto al 2014, rimane una voce significativa del bilancio della Camera, infatti il bilancio 2015-2017 prevede 6.150.000 euro per il 2015;
    il software libero da diritti proprietari avrebbe un impatto decisivo sull'economia locale dell'innovazione, farebbe lavorare professionisti e imprese che oggi di fatto non hanno un mercato e non lo avranno fino a quando le politiche nel settore pubblico saranno orientate al software chiuso proposto da grandi e influenti produttori con relazioni consolidate, rapporti pluriennali con amministrazioni centrali e periferiche. Alcuni governi pensano che dobbiamo riprendere questo controllo e dare la possibilità al paese, alle industrie locali, ai giovani programmatori di poter avere un ruolo nello sviluppo tecnologico;
    l'Istat da cinque anni a questa parte è progressivamente migrato verso l'Open Source e, se nel 2003 Istat spendeva 1,2 milioni di euro l'anno in software proprietario, oggi spende meno della metà e sviluppa in proprio gli applicativi e i sistemi open di cui ha bisogno,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di prevedere l'utilizzo di un software libero da diritti proprietari.
9/Doc. VIII, n. 6/133Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera dei deputati non è una università, né un museo, né un centro congressi e tantomeno un auditorium;
    al fine di conseguire apprezzabili risparmi economici sul complessivo costo dell'organo parlamentare gravante sul bilancio del Paese in una fase di seria difficoltà del sistema economico;
    nel raffronto tra previsioni 2014 e previsioni 2015 si nota che la voce Spese per conferenze, manifestazioni mostre da 150.000 euro del 2014 si passa a 305.000 euro per il 2015,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di prevedere, a decorrere dall'approvazione di questo ordine del giorno, la sospensione immediata della realizzazione di tutti gli eventi che non siano strettamente attinenti all'attività legislativa e alle finalità istituzionali della Camera a partire dalla cancellazione di eventi musicali, mostre, presentazioni di libri e convegni.
9/Doc. VIII, n. 6/134Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    il calendario della Camera dei deputati riporta una serie di mostre, concerti, convegni e conferenze, quali, a titolo esemplificativo: Presentazione dei volumi «Lucio Magri – Attività parlamentare» Gigi Proietti legge Trilussa, Belli e Pascarella Montecitorio a porte aperte con la Presidente Boldrini Proiezione del film «Il Giovane Favoloso» Montecitorio a porte aperte con il Concerto della Banda della Guardia di Finanza, Premio internazionale Alexander Langer 2015;
    a partire dal 2002, in concomitanza con la apertura al pubblico del Palazzo per l'iniziativa «Montecitorio a porte aperte», ogni prima domenica del mese, si tiene in Piazza Montecitorio un concerto eseguito da una delle bande militari dei diversi corpi delle Forze armate. Il concerto, della durata di un'ora, è solitamente introdotto e concluso con l'esecuzione dell'inno nazionale italiano e prevede l'esecuzione di marce brillanti e militari;
    nel bilancio triennale 2015-2017 il programma dell'attività amministrativa prevede, all'obiettivo H4, che per provvedere all'allestimento degli spazi, alla logistica e alla gestione degli eventi l'attività abbia ad oggetto la fornitura di arredi moderni secondo criteri ergonomici e la manutenzione straordinaria degli arredi in stile, nonché le funzioni di supporto logistico, anche in relazione all'organizzazione degli eventi, compresi i servizi di facchinaggio compreso nel programma settoriale dell'allestimento degli spazi e della logistica, prevede 2.395.000 euro per il 2015, 2.155.000 rispettivamente per il 2016 e 2017,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere a un'ampia revisione della disciplina dell'uso delle sale dei palazzi sede della Camera dei deputati diversi da Palazzo Montecitorio (San Macuto, Palazzo di vicolo Valdina, Nuova Aula dei gruppi parlamentari) al fine di attuare un'attenta selezione delle iniziative da realizzare con riguardo ai loro contenuti e costi.
9/Doc. VIII, n. 6/135Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    al fine di perseguire un radicale ridimensionamento dei costi è imprescindibile attuare progetto di riorganizzazione dei servizi e delle funzioni;
    per raggiungere la finalità di un dimezzamento delle spese di gestione è necessario definire i nuovi obiettivi istituzionali e, su di essi, tarare, definire piante organiche, ruoli, incarichi, organizzazione e retribuzioni;
    è di palmare evidenza che le manifestazioni, mostre e convegni, non fanno parte delle funzioni istituzionali di questa Camera con oneri accessori di gran lunga superiori a quelli di altri soggetti meno costosi e meglio attrezzati;
    malgrado l'approvazione dell'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n.4/98 (nuova formulazione), accolto nella seduta del 24 luglio 2014 durante l'esame del bilancio interno 2014, agli eventi tenutisi nel 2013 se ne sono aggiunti altri, tra i quali ancora spiccano i concerti musicali delle bande militari, presentazioni di libri, mostre, interviste che evidentemente hanno poco o nulla a che fare con la missione della Camera dei deputati;
    nel bilancio triennale 2015-2017 il programma dell'attività amministrativa prevede, all'obiettivo H4, che per provvedere all'allestimento degli spazi, alla logistica e alla gestione degli eventi l'attività abbia ad oggetto la fornitura di arredi moderni secondo criteri ergonomici e la manutenzione straordinaria degli arredi in stile, nonché le funzioni di supporto logistico, anche in relazione all'organizzazione degli eventi, compresi i servizi di facchinaggio compreso nel programma settoriale dell'allestimento degli spazi e della logistica, prevede 2.395.000 euro per il 2015, 2.155.000 rispettivamente per il 2016 e 2017,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere a un'ampia revisione della disciplina dell'uso delle sale dei palazzi sede della Camera dei deputati diversi da Palazzo Montecitorio (San Macuto, Palazzo di vicolo Valdina, Nuova Aula dei gruppi parlamentari) al fine di attuare un'attenta selezione delle iniziative da realizzare con riguardo ai loro contenuti e costi.
9/Doc. VIII, n. 6/136Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    le spese di manutenzione e valorizzazione del patrimonio immobiliare e mobiliare anche nel 2014 si confermano al di fuori di ogni valore di mercato con poste ingiustificabili;
    gli uffici della Camera dei deputati spesso svolgono servizi ed hanno mansioni e/o funzioni ridondanti;
    è evidente la necessità di accorpare, razionalizzare e riorganizzare le strutture amministrative alla luce di compiti e funzioni ridondanti al fine di raggiungere una gestione tesa a criteri di maggiore efficienza, efficacia ed economicità;
    il 2 e 3 luglio 1984 nell'Aula di Palazzo Montecitorio si è tenuta una conferenza sulle prospettive di riforma e ammodernamento promossa dal Presidente della Camera Nilde lotti;
    ai lavori parteciparono i membri dell'Ufficio di Presidenza, i gruppi parlamentari, i deputati, i responsabili dei vertici amministrativi, i dipendenti, i rappresentati delle organizzazioni sindacali oltre ai giornalisti parlamentari al termine dei quali la Presidente Iotti individuò «una volontà comune di trovare criteri di organizzazione e di funzionamento degli apparati parlamentari capaci di assicurare le migliori condizioni di lavoro per i singoli e la più alta efficienza della struttura»;
    come documentato dal settimanale «Epoca» nove esperti della società di consulenza aderenti all'ASSCO vennero successivamente incaricati dall'Ufficio di Presidenza della Camera di effettuare un'indagine che, come si legge da un comunicato dell'ANSA del 2 giugno 1989, ha «accertato due linee di tendenza: la prima è che il personale di Montecitorio, funzionari, impiegati e commessi, nel suo insieme è di ottima qualità. Professionisti seri, preparati, corretti, che potrebbero benissimo figurare in qualunque azienda privata. La seconda linea di tendenza che emerge dall'indagine è che la macchina amministrativa, così com’è congegnata, risente di disfunzioni cumulate nel tempo, di sovrapposizioni di ruoli e di competenze fra i diversi uffici e servizi. Ma i super-esperti mettono soprattutto l'accento su un dato: il personale, se fosse utilizzato secondo criteri aziendali, potrebbe rendere assai meglio di come ha reso finora. Urgono rimedi»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di individuare un advisor, comunque subordinatamente al completamento del processo di riforma costituzionale, nella parte relativa al Parlamento, e alla valutazione della compatibilità finanziaria.
9/Doc. VIII, n. 6/137Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85), 2013 1.054,914 (-3,01) e nel 2014 1.024.835,013 (-...);
    nella seduta del 29 marzo 2012 l'Ufficio di Presidenza della Camera ha riformato la disciplina delle attribuzioni spettanti agli ex Presidenti della Camera consistenti, tra l'altro, nella dotazione di un ufficio a Palazzo Montecitorio e di personale di segreteria a spese del bilancio della Camera, per un periodo di 10 anni successivo alla fine del loro mandato;
    la stessa delibera prevedeva che per gli ex Presidenti della Camera inquadrati nel precedente regime sarebbero stati inquadrati nella nuova normativa dall'inizio della XVII Legislatura a condizione che gli stessi avessero esercitato il mandato parlamentare nel corso delle Legislatura XVI o nel corso della Legislatura XV;
    in tal modo la delibera richiamata consentiva a chi era cessato dal mandato di Presidente della Camera nel 2001 e che in tal modo godeva delle prerogative da ex Presidente già da 11 anni di accedere alle nuove prerogative per altri 10 anni a partire dalla XVII Legislatura in corso;
    la circostanza richiamata provocò forti reazioni dell'opinione pubblica tanto da indurre uno degli ex Presidenti della Camera a dichiarare pubblicamente di rinunciare alle prerogative a lui spettanti;
    la previsione di un regime di dotazioni speciali, seppur transitorio, nei confronti degli ex Presidenti della Camera è incompatibile con la politica di riduzione dei costi della Camera dei deputati intrapresa nella scorsa legislatura e portata avanti dall'attuale Ufficio di presidenza;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

al fine di una razionalizzazione dei costi e degli spazi, a valutare l'opportunità di cessare immediatamente qualsiasi tipo di trattamento erogato ai Presidenti della Camera non in carica equiparandoli ad un deputato cessato.
9/Doc. VIII, n. 6/138Caparini.


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative a tutela del personale delle province, in rapporto al processo di riordino delle relative funzioni – 3-01657

   RUSSO, PALESE e OCCHIUTO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   comuni, province e città metropolitane sono oggi impegnati nella complessa attuazione della riforma degli enti locali varata con legge n. 56 del 2014 (cosiddetta riforma Delrio), che ha trasformato le province in enti di secondo grado, attribuendo loro funzioni fondamentali ben determinate ed imponendo l'avvio di un imponente processo di riordino da parte dello Stato e delle regioni delle restanti funzioni;
   tale processo di riordino è sostanzialmente fermo e richiederà tempi diversi da quelli immaginati dal Governo, mentre la legge di stabilità 2015 ha già imposto a province e città metropolitane un prelievo di un miliardo di euro per il 2015, 2 miliardi di euro per il 2016 e 3 miliardi di euro per il 2017, mettendo a serio rischio il mantenimento dell'erogazione dei servizi essenziali ai cittadini e la stessa tenuta sociale dei territori;
   sono quindi messi a rischio servizi per i cittadini come la manutenzione degli oltre 100 mila chilometri di strade di competenza provinciale ovvero la manutenzione e la gestione di migliaia di plessi scolastici;
   la stessa legge di stabilità 2015 (legge n. 190 del 2014) ha imposto alle città metropolitane una riduzione della spesa per il personale del 30 per cento e alle province addirittura del 50 per cento, con evidente grave preoccupazione per la sorte di circa 20.000 dipendenti pubblici vincitori di concorso, per i quali, a causa dei ritardi dell'emanazione dei provvedimenti attuativi da parte dello stesso Governo, il processo di mobilità ancora, di fatto, non è nemmeno iniziato;
   le proposte avanzate dal Governo per la mobilità del personale provinciale in sovrannumero non hanno in alcun modo dato l'impressione di risolvere il caos determinato dalla cosiddetta riforma Delrio e dalla legge n. 190 del 2014 e, anzi, lo hanno accentuato ulteriormente. La sensazione è quella di un sistema di ricollocazione per molti versi lasciato al caso e alla buona volontà degli enti che intendano davvero darvi corso;
   il problema principale, che rimane irrisolto, è l'assenza dell'elemento fondamentale della riforma: il riordino delle funzioni. Sono pochissime le regioni che hanno legiferato per riordinare le funzioni provinciali non fondamentali, stabilendo quali prendere direttamente per sé e quali assegnare ai comuni;
   in assenza del riordino, la ricollocazione dei dipendenti provinciali in sovrannumero non può che essere legata al caso: i dipendenti provinciali invece di essere ricollocati in relazione ad un coerente sistema di ridistribuzione delle funzioni, andranno in mobilità nel primo ente che si mostrerà disponibile ad accoglierli. Con il rischio che, nelle regioni prive di leggi sul riordino, le funzioni provinciali non fondamentali, a partire da turismo, formazione, servizi sociali, restino non presidiate;
   oltre agli evidenti disservizi nell'immediato, la sostanziale conferma del taglio alle province contenuta nel decreto-legge n. 78 del 2015 porterà un numero significativo di enti verso il default già nel 2015, e la totalità di essi tra il 2016 e il 2017, con il conseguente rischio di mancato pagamento degli stipendi dei dipendenti e delle imprese fornitrici di beni e servizi;
   la realistica possibilità di default delle province, in concomitanza con il blocco del processo di mobilità del personale, al di là di ogni rassicurazione, mette seriamente a rischio i livelli salariali e professionali dei lavoratori;
   inoltre, le proposte del Governo avanzate sino ad ora postulano la perdita secca di voci rilevanti del salario accessorio dei dipendenti delle province in sovrannumero –:
   quali siano le iniziative volte a tutelare i diritti dei dipendenti delle province coinvolti nel forzoso processo di mobilità, che dovranno essere adeguatamente ricollocati nella pubblica amministrazione senza mettere a rischio i livelli salariali e professionali, e come intenda intervenire per garantire il pagamento degli stipendi dei dipendenti e delle imprese fornitrici di beni e servizi, gravemente compromesso dalla realistica possibilità di default degli enti martoriati dai tagli. (3-01657)


Elementi in ordine allo stato della bonifica delle discariche in Campania e all'ammontare delle sanzioni pagate dall'Italia per la violazione della normativa europea in materia di rifiuti – 3-01658

   FAUTTILLI e FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   per effetto dell'inesatta applicazione della «direttiva rifiuti» in Campania, la Corte di Giustizia dell'Unione europea ha comminato una multa forfettaria di 20 milioni di euro, più una penalità di 120 mila euro per ciascun giorno di ritardo;
   si tratta di inadempienze del nostro Governo che risalgono al 2006 rispetto alle quali è difficile immaginare una soluzione a breve con conseguente susseguirsi delle multe su base giornaliera;
   l'Italia non avrebbe predisposto, come doveva, una rete adeguata d'impianti, come del resto già confermato da una sentenza del 2010 della Corte di giustizia dell'Unione europea cui, pertanto, fa riferimento l'ultima decisione, senza contare che i 20 milioni di euro avrebbero dovuto essere molti di più se si fosse applicato un calcolo molto fiscale sulla base dei 120 mila euro giornalieri;
   secondo i calcoli degli esperti della Commissione europea ci vorranno circa 15 anni per smaltire tutte le cosiddette «ecoballe» stoccate e non smaltite adeguatamente;
   nel mese di gennaio 2015 è stata introdotta una norma in base alla quale «le sanzioni che riguardano le regioni saranno pagate dalle regioni stesse»;
   nel caso in specie sarebbe la regione Campania a dover pagare il conto;
   in una dichiarazione di qualche tempo fa, il Ministro interrogato affermava che «andremo in Europa con la forza delle cose fatte per chiudere i conti con la vecchia e pericolosa gestione. La sentenza della Corte di Giustizia europea che obbliga l'Italia a pagare una pesante multa per la gestione delle discariche sanziona una situazione che risale a sette anni fa. In questo tempo l'Italia si è sostanzialmente messa in regola» e che «siamo passati da 4866 discariche abusive contestate a 218 nell'aprile 2013. Una cifra che a oggi si è ulteriormente ridotta a 45 discariche. Con la legge di stabilità 2014 sono stati stanziati 60 milioni di euro per un programma straordinario che consentirà di bonificare 30 delle 45 discariche rimaste, anche attraverso gli accordi di programma sottoscritti in questi giorni con le regioni Abruzzo, Veneto, Puglia e Sicilia. Le restanti 15 discariche abusive saranno bonificate con un ulteriore impegno di 60 milioni di euro» –:
   a che punto sia la bonifica delle discariche ancora rimaste e a quanto ammonti fino ad oggi il totale delle multe pagate per inosservanza della citata «direttiva rifiuti». (3-01658)


Chiarimenti e iniziative con riferimento alla regolazione del livello delle acque del lago Maggiore – 3-01659

   PRINA, SENALDI, MALPEZZI, BERLINGHIERI, DONATI, GALPERTI, COVA, PAOLO ROSSI, ROMANINI, QUARTAPELLE PROCOPIO, GASPARINI, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   già nell'estate 2012 l'ecosistema fluviale del fiume Ticino ha rischiato di essere fortemente compromesso da una siccità causata dalla scarsità di piogge dei mesi precedenti. Le criticità rientrarono grazie alla proficua collaborazione tra il Parco Lombardo della Valle del Ticino e il Consorzio del Ticino (l'ente che gestisce il deflusso dell'acqua nel Lago Maggiore); quest'ultimo, infatti, grazie ad un accumulo preventivo d'acqua garantito dal fatto che era stato assunto come livello di riferimento 1,50 metri sullo zero idrometrico a Sesto Calende, liberò nel fiume la quantità d'acqua in eccesso che era conservata nel Lago Maggiore, permettendo al Ticino di sopperire al grave momento, contribuendo, inoltre, ad apportare benefici al fiume Po in cui confluisce il fiume Ticino e garantendo anche la quantità d'acqua necessaria all'attività agricola e alla produzione energetica. Anche le istituzioni preposte hanno segnalato negli ultimi giorni lo «stato comatoso» del fiume Po; infatti, questo sta vivendo una fase di siccità preoccupante per l'agricoltura e per gli operatori turistici costretti a tenere le imbarcazioni attraccate;
   con lettera datata 7 marzo 2014, il direttore dell'ufficio federale dell'ambiente Ufam della Confederazione svizzera ha chiesto chiarimenti al direttore generale per lo sviluppo sostenibile, il clima e l'energia del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in merito alle anomalie riscontrare sulla regolazione del Lago Maggiore e di adoperarsi affinché le istituzioni preposte rispettassero il disciplinare di regolazione (disciplinare in vigore ma risalente al gennaio 1940). Si tratta di una sollecitudine nata dal timore della Confederazione Svizzera di possibili inondazioni derivanti dai forti cumuli sia di neve che di acqua nei bacini di monte nella regione subalpina;
   tale lettera ha creato i presupposti della decisione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che, con una nota inviata nel giugno 2014, invitava il Consorzio del Ticino ad adoperare la regolazione dei livelli del lago secondo quanto stabilito dalla vigente regolamentazione, mantenendo la regolazione estiva entro il limite +1,0 metro rispetto allo zero idrometrico di Sesto Calende;
   con nota congiunta, inviata al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, i presidenti del Parco Lombardo della Valle del Ticino e del Parco Ticino Piemonte e Lago Maggiore hanno esposto la contrarietà degli enti ad interrompere il programma di sperimentazione del deflusso minimo vitale (dmv) del fiume Ticino/gestione dei livelli del Lago Maggiore. Questi hanno fatto notare come la sperimentazione, avviata cinque anni prima, ha permesso di garantire la quantità d'acqua necessaria agli agricoltori e alle industrie sempre nel rispetto dell'ambiente fluviale. Dalla relazione tecnica del Parco Lombardo della Valle del Ticino in merito al sopracitato programma di sperimentazione, si evince come al 31 maggio 2014 la situazione di accumulo nevoso e dei bacini di monte fosse molto inferiore rispetto agli anni 2012 e 2013, periodo in cui la sperimentazione a quota +1,50 metri era in piena applicazione; ciò non comportò alcun problema idrico né a valle né a monte. La relazione, inoltre, fa osservare come il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia dato seguito ad una richiesta della Confederazione Svizzera senza acquisire alcuna informazione dai soggetti territoriali interessati, considerando che le modalità di regolazione dei flussi del lago siano di competenza solo italiana, con il solo obbligo di comunicazione agli svizzeri;
   il Parco del Ticino nella relazione presentata alla conferenza di servizi del 29 aprile 2015 evidenziava come per l'anno 2015 fosse reale il pericolo della siccità estiva in quanto i grafici di afflusso idrico erano simili a quelli dei precedenti anni che poi si erano dimostrati particolarmente critici (2003, 2006 e 2012) e che nonostante ciò non si è ritenuto necessario riportare il livello a 1,50 metri sullo zero idrometrico di Sesto Calende in modo di avere più risorsa idrica a disposizione;
   con deliberazione n. 1 del 12 maggio 2015 l'Autorità di bacino del fiume Po, in risposta alle istanze del Consorzio Ticino che chiedeva di portare la quota di regolazione estiva del Lago Maggiore a +1,50 metri sullo zero idrometrico di Sesto Calende, ha approvato l'avvio della sperimentazione della regolazione estiva dei livelli del Lago Maggiore imponendo però la quota di livello massimo a +1,25 metri e modalità di svaso preventivo più rigide rispetto a quelle vigenti fino a quel momento. Questa decisione ha portato il Parco Lombardo della Valle del Ticino ad inviare, il 14 luglio 2015, una diffida all'Autorità di bacino del fiume Po, sollecitando l'incremento del livello massimo di regolazione del Lago Maggiore nel periodo estivo a +1,50 metri sullo zero idrometrico di Sesto Calende;
   fino al 31 ottobre 2015, a Milano, si terrà Expo 2015; all'interno dell'Esposizione universale sono presenti laghetti, canali e impianti che vengono alimentati con acqua del fiume Ticino portata attraverso il canale Villoresi; ciò comporta necessariamente un conseguente aumento del fabbisogno di afflusso d'acqua –:
   se sia intenzione del Ministro interrogato attivarsi presso gli enti preposti, per garantire al fiume Ticino il flusso d'acqua necessario, sostenendo la sperimentazione del deflusso minimo vitale (dmv) del fiume Ticino/gestione dei livelli del lago Maggiore che eleva da +1,00 a +1,50 metri anche per gli anni a venire la regolazione estiva del Lago Maggiore e chiarire la posizione della Confederazione Svizzera su tale questione.
(3-01659)


Chiarimenti circa l'effettivo utilizzo dei fondi destinati alla bonifica del sito di interesse nazionale di «Bagnoli-Coroglio» – 3-01660

   TAGLIALATELA e RAMPELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il commissario di Governo, incaricato ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 19 febbraio 2010, n. 3849, del completamento delle opere di bonifica dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinati e di tutela delle acque superficiali della regione Campania, in esito a tale attività doveva trasferire alle amministrazioni ed enti ordinariamente competenti la documentazione e le residue risorse finanziarie e di personale;
   con propria ordinanza del 30 gennaio 2010, n. 017, il commissario ha disposto il trasferimento al comune di Napoli delle opere, interventi e procedimenti concernenti le attività di bonifica nel sito di interesse nazionale di «Napoli Orientale» e di «Bagnoli-Coroglio», subordinando l'operatività del medesimo trasferimento al nulla osta da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, già richiesto con precedente nota;
   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha comunicato il proprio assenso alla conclusione della procedura di subentro con nota del 7 ottobre 2011;
   al fine di rendere pienamente operativo il subentro del comune di Napoli, con ordinanza 11 novembre 2011, n. 070, il commissario di Governo ha disposto il materiale trasferimento al comune di Napoli delle attività di bonifica nei citati siti di interesse nazionale, unitamente al trasferimento delle relative risorse finanziarie;
   in forza di tale provvedimento sono, quindi, state trasferite al comune di Napoli risorse pari a 48,8 milioni di euro destinati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in favore della bonifica nei siti di «Napoli Orientale» e di «Bagnoli-Coroglio», la quasi totalità dei quali destinati specificamente al completamento degli interventi per Bagnoli –:
   se e in che modo questi fondi siano stati utilizzati e, laddove questo non fosse ancora accaduto, quali urgenti iniziative si intendano assumere per il loro immediato impiego nell'azione di bonifica del sito di Bagnoli. (3-01660)


Iniziative per garantire i contributi per le spese sostenute da proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di beni culturali per la realizzazione degli interventi conservativi autorizzati – 3-01662

   PIZZOLANTE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il settore dei beni culturali rappresenta un indiscusso volano dell'economia nazionale, sia in termini di attrazione turistica che in termini di vera e propria «industria» della valorizzazione economica del territorio;
   una componente non secondaria del processo di creazione di valore è certamente rappresentato dagli interventi di ripristino, restauro e recupero dei beni di interesse storico, artistico e culturale che sono nella disponibilità di soggetti privati e che costituiscono parte integrante di quel paesaggio urbano la cui integrità ed armonia sostanzia l'offerta territoriale;
   lo Stato, considerando la composizione dell'offerta e intendendo ancor più promuovere gli investimenti per la tutela e la conservazione dei beni culturali diffusi ha previsto, con gli articoli 31, 35, 36 e 37 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, la possibilità di concedere contributi in conto capitale e conto interessi per le spese sostenute da proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di beni culturali per la realizzazione degli interventi conservativi autorizzati;
   a far data dalla promulgazione del sopracitato decreto, sono state iscritte al conto competenza del relativi capitoli di bilancio le somme ritenute necessarie al pagamento dei contributi per le spese concernenti gli interventi ammessi a finanziamento, previa istruttoria delle competenti soprintendenze e direzioni regionali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
   l'articolo 1, comma 26-ter, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, nella legge 7 agosto 2012, n. 135, e successivamente nuovamente modificato dall'articolo 1, comma 77, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, prevede che: «A decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e fino al pagamento dei contributi già concessi alla medesima data e non ancora erogati ai beneficiari, è sospesa la concessione dei contributi di cui agli articoli 35 e 37 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni»;
   pertanto, a partire dal 15 agosto 2012, non è più possibile rilasciare le «dichiarazioni di ammissibilità» ai contributi di cui ai citati articoli 35 e 37, da parte degli uffici competenti, neanche in relazione ad istanze pervenute al protocollo dei suddetti uffici in data antecedente al 15 agosto 2012;
   l'effetto di tale disposizione, però, ha comportato un duplice effetto:
    a) da un lato, si è potuto constatare come la somma degli accantonamenti di bilancio non fosse sufficiente a coprire i costi già accertati e autorizzati;
    b) dall'altro, si è determinato, a distanza di pochi anni dalla promulgazione del provvedimento, un blocco nella progettazione e nella predisposizione di nuovi ed importanti opere di restauro e ripristino funzionale, promosse da una pluralità di soggetti, ivi compresi gli enti ecclesiastici;
   da informazioni che gli interroganti ritengono attendibili (ottenute presso le direzioni regionali dei beni culturali e paesaggistici, ora segretariati regionali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), si può indicare in una cifra che si aggira sui 150 milioni di euro l'ammontare dei contributi da erogare a favore dei proprietari, possessori o detentori di beni culturali;
   alla suddetta somma andranno – tuttavia – aggiunti gli importi relativi ad interventi collaudati dopo il 2012, tenuto conto anche del fatto che le dichiarazioni di ammissibilità a contributo sono state rilasciate dagli uffici competenti fino al 14 agosto 2013;
   pertanto il debito complessivo dell'amministrazione è certamente di gran lunga superiore rispetto alla somma precedentemente riportata, anche se ad oggi non quantificabile con esattezza;
   risulta agli interroganti che le misure appositamente destinate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo sono state costantemente ridotte a decorrere dal 2008, passando da 23.663.485,00 euro a 15.047.923,00, euro per poi crescere nel 2014 a 17.830.222,00 euro e precipitare, per il 2015, ad appena 130.000 euro (centotrentamila); tutto ciò a fronte di un arretrato di impegni che dovrebbe ammontare, per effetto di quanto in precedenza argomentato, a circa 200 milioni di euro;
   allo stesso modo, per quanto riguarda i contributi in conto interessi di cui all'articolo 37 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni, le somme stanziate sul relativo capitolo di bilancio (n. 4650) risultano comunque insufficienti e incapienti rispetto al cospicuo volume di istanze dichiarate ammissibili ai sensi dell'articolo 31 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successivamente ammesse a finanziamento;
   dal momento che non è più possibile accogliere nuove richieste di contributo (a far data dal 15 agosto 2012), come detto sopra (in virtù della legge n. 228 del 2012, articolo 1, comma 77), le scarse somme disponibili sarebbero quindi destinate al soddisfacimento di tutte le pratiche di contributo in itinere, in rapporto alle quali i soggetti privati hanno già sostenuto i relativi costi ed oneri finanziari o comunque assunto impegni verso i terzi fornitori;
   in tale contesto una vasta platea di investitori privati che, avendo maturato il diritto ai contributi in conto capitale e conto interessi (non già in fase di predisposizione del progetto, ma solo all'esito del completamento dei lavori e del conseguente collaudo effettuato dai competenti uffici delle soprintendenze già da molti anni) si trovano oggi a dover affrontare in molti casi una grave situazione debitoria nei confronti di fornitori e terzi esecutori, e ad interrompere progetti di valorizzazione economica a forte ricaduta occupazionale;
   risulta indubbiamente necessario modificare i contenuti del Programma operativo nazionale «Cultura e Sviluppo», 2014-2020, la cui gestione è interamente affidata al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, per introdurre, quantomeno nelle regioni in ritardo di sviluppo, una misura che operi in analogia a quelle definite negli articoli 35 e 37 del decreto legislativo n. 42 del 2004, promuovendo, per la materia, un efficace coordinamento con le amministrazioni regionali titolari di programmi cofinanziati dai fondi strutturali e comprensive di interventi per la tutela dei beni culturali e ambientali;
   altrettanto necessario appare predisporre un quadro definitivo degli impegni finanziari derivanti dalle dichiarazioni di ammissibilità al contributo per tutte le istanze perfezionate, ai sensi della citata normativa, alla data del 15 agosto 2012;
   la base programmatica dell'attuale Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo si fonda sulla valorizzazione virtuosa e «valorosa» della combinazione tra pubblico e privato;
   sulla base di tale considerazione è auspicabile l'incremento dei relativi capitoli di bilancio, contribuendo al superamento di una situazione di impasse e moltiplicando l'impatto della spesa pubblica produttiva, tanto più indispensabile in quanto collegata ad un ciclo economico virtuoso, perché legato alla rifunzionalizzazione e alla fruibilità di beni culturali di pregio;
   nel frattempo, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha predisposto il Programma operativo nazionale «Cultura e Sviluppo» per il periodo 2014-2020, che applica l'Accordo di partenariato stipulato tra Italia e Commissione Europea concernente l'impiego dei fondi strutturali per la promozione della crescita nelle aree in ritardo di sviluppo;
   nello schema di programma non sembra peraltro sia stata prevista una misura volta al finanziamento di operazioni di sostegno agli investimenti di soggetti privati proprietari, detentori o possessori di beni culturali, pur ammessa dalla vigente normativa comunitaria in materia di agevolazioni;
   quali iniziative intenda intraprendere per potenziare la dotazione dei capitoli di bilancio a copertura degli interventi (già) previsti ai sensi degli articoli 35 e 37 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ed incrementare il capitolo 7434 PG2 del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (per lo meno riportandolo a quanto previsto nel 2014), contemporaneamente proponendo l'abrogazione dell'articolo l'articolo 1, comma 26-ter, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, nella legge 7 agosto 2012, n. 135, per l'accelerazione delle procedure di materiale erogazione delle somme spettanti ai soggetti ammessi ai benefici contributivi sopraddetti, prevenendo possibili azioni in danno dell'amministrazione, che risulterebbero particolarmente onerose per il bilancio dello Stato. (3-01662)


Intendimenti circa l'assunzione degli idonei di concorsi banditi dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per differenti profili di funzionario, per complessivi 920 posti – 3-01661

   DI LELLO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha pubblicato nel corso del 2007 dieci bandi, mettendo a concorso 920 posti totali per differenti profili di funzionario (ex qualifica funzionale C1, oggi III area prima fascia);
   questi concorsi erano rivolti a riqualificare esclusivamente il personale interno. Fra questi, quello bandito con decreto del 24 luglio 2007 e pubblicato con la circolare n. 183 del 2007, avente ad oggetto «Passaggi tra le aree ex articolo 15 CCNL 1998/2001 – Bando Informatico». Con decreto direttoriale firmato in data 20 dicembre 2012 dal direttore generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, sono state approvate le graduatorie regionali di merito e la nomina dei candidati risultati vincitori;
   delle 920 unità previste, ad oggi, ne sono state assunte solo 460 creando, in tal modo, una notevole disparità di trattamento fra vincitori assunti subito e quelli fino ancora in attesa;
   la materia è stata oggetto di un ordine del giorno, n. 9/2426-A/13, accolto dal Governo, in sede di conversione del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83. Con riferimento al presente atto parlamentare ed in esecuzione dello stesso, il 24 ottobre 2014 il direttore generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con nota protocollo n. 38124 si rivolgeva al gabinetto del Ministro interrogato con una proposta normativa per l'assunzione del predetto personale in deroga all'articolo 24 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 e successive modificazioni;
   nella relazione illustrativa, lo stesso, direttore generale osserva che: «L'articolo 24 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, ha introdotto nuove regole in materia di progressioni di carriera, prevedendo che le amministrazioni pubbliche, a decorrere dal 1o gennaio 2010, coprono i posti disponibili nella dotazione organica attraverso concorsi pubblici, con riserva non superiore al cinquanta per cento a favore del personale interno, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di assunzioni»;
   al momento dell'entrata in vigore della citata disposizione era in corso il procedimento selettivo in oggetto. Il direttore generale continua sottolineando che: «Nel 2012, il Ministero per i beni e le attività culturali, pur in presenza di una specifica autorizzazione ad assumere, prevista da una normativa speciale, ha potuto attingere, ai fini della copertura dei posti vacanti in organico, solo alle graduatorie dei concorsi esterni in corso di validità. Non è stato possibile, invece, assumere gli idonei presenti nelle graduatorie delle procedure selettive interne, in quanto la disposizione di cui all'articolo 24 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 e successive modificazioni non consente la possibilità di ricorrere allo scorrimento di graduatorie relative ad idonei delle progressioni verticali, già a decorrere dal 1o gennaio 2010»;
   per esigenze specifiche delle amministrazioni il Governo si è, anche di recente, adoperato per attivare le necessarie procedure per lo scorrimento di graduatorie interne. Così, con la legge 23 dicembre 2014, n. 190, «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato», all'articolo 1, comma 269, ha previsto che: «L'Agenzia delle dogane e dei monopoli, in via straordinaria, per l'anno 2015, ai fini della copertura dei posti vacanti, è autorizzata allo scorrimento delle graduatorie relative alle procedure concorsuali interne già bandite alla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto dei limiti assunzionali previsti dalla normativa vigente» –:
   quali iniziative urgenti, anche di natura normativa, il Ministro interrogato abbia intenzione di assumere al fine di prevedere lo scorrimento delle graduatorie dei vincitori dei concorsi interni, citati in premessa, del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dando così attuazione alle disposizioni inerenti alla mobilità del personale della pubblica amministrazione secondo i principi di efficienza, razionalità ed economicità della pubblica amministrazione. (3-01661)


Iniziative volte a tutelare il complesso delle gallerie del museo civico Pietro Micca di Torino – 3-01663

   ALLASIA, SIMONETTI, FEDRIGA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, GIANLUCA PINI, RONDINI e SALTAMARTINI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
    il 15 ottobre 2013 l'amministrazione comunale di Torino ha decretato la chiusura del complesso delle gallerie del museo civico intitolato a Pietro Micca;
   la scelta di disporre la chiusura delle gallerie sembrerebbe dipenda dalle infiltrazioni di acqua che negli anni le avrebbero rese pericolanti;
   secondo quanto si apprende dalla stampa in realtà sembrerebbe che tale scelta sia riconducibile al danneggiamento di importanti reperti verificatosi durante l'apertura del cantiere per la realizzazione del parcheggio di corso Galileo Ferraris, dove sembrerebbe siano stati abbattuti importanti resti della Cittadella sotterranea;
   nel 2008 la soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del Piemonte evidenziava che i lavori connessi alla realizzazione del parcheggio interrato avrebbero comportato la perdita di strutture residue della Cittadella, corrispondenti alle cortine murarie della «Mezzaluna degli invalidi»;
   la stessa sosteneva che la perdita di importanti testimonianze dell'identità storica torinese avrebbe avuto un impatto emotivo molto forte sulla cittadinanza;
   il comune di Torino sembra sia intenzionato a voler procedere nella realizzazione del parcheggio nell'area archeologica dedicata a Pietro Micca, senza prendere in considerazione le proposte della cittadinanza per la conservazione dei reperti all'interno di un parco archeologico appositamente costruito. I lavori attualmente sono fermi, facendo presupporre che ci possano essere gli estremi per la valutazione di una diversa progettazione a tutela delle parti riemerse;
   durante gli scavi, iniziati nel novembre 2014, sono emersi resti delle fortificazioni esterne alla Cittadella, in particolare la muratura di contenimento del «Rivellino degli invalidi» ed una galleria di contromina del sistema difensivo della Cittadella;
   alla data dell'11 giugno 2015 risultavano ancora presenti resti di murature di contenimento del «Rivellino degli invalidi», dell'imbocco di una galleria e di un pozzo di aerazione della galleria stessa;
   il polo museale della città di Torino è un'attrattiva turistica riconosciuta in tutto il mondo; è necessario pertanto che siano adottate immediate iniziative di tutela e conservazione dei reperti storici rinvenuti –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali immediate iniziative di competenza intenda adottare per fare in modo che i cittadini possano fruire del patrimonio di gallerie e di murature del passato che sono la testimonianza nel mondo dell'identità storica della città di Torino. (3-01663)


Intendimenti del Governo in ordine all'assegnazione delle deleghe per le politiche di coesione al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Claudio De Vincenti – 3-01664

   PLACIDO. — Al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:
   in data 31 luglio 2015 venivano rese anticipazioni circa il rapporto che la Svimez pubblica annualmente nel mese di ottobre;
   dalle medesime anticipazioni emergono dati che erano già ampiamente noti e che confermano quanto l'Italia abbia problemi di crescita strutturali molto forti rispetto al resto dell'Europa;
   secondo alcuni economisti meridionalisti le analisi sul Mezzogiorno, ad opera della Svimez, non evidenziano in maniera corretta la complessità delle problematiche che il sud del Paese ha, ossia il gap infrastrutturale e i tassi di povertà che aumentano in maniera esponenziale sono diversi sia sul piano economico che su quello sociale all'interno delle stesse regioni meridionali. È riduttivo affermare che il sud d'Italia sia uguale all'interno delle singole regioni che lo compongono: la Calabria rappresenta una realtà socioeconomica fortemente compromessa sia dal punto di vista della programmazione del territorio e sia per quanto riguarda le politiche da porre in essere al fine di sfruttare al meglio le risorse economiche dei fondi strutturali europei. La Campania presenta differenti criticità che potrebbero essere invertite in positivo se accompagnate da una capacità di programmazione e di spesa dei fondi comunitari; diversamente altre regioni come la Puglia rappresentano livelli di certificazione della spesa comunitaria decisamente superiori alla media meridionale che, negli ultimi anni, hanno garantito un miglioramento dell'utilizzo dei fondi strutturali all'interno di politiche di coesione e sviluppo ed hanno consentito la realizzazione di infrastrutture strategiche per il bacino del Mediterraneo;
   i dati della Svimez indicano che la ricchezza pro capite del Trentino, regione più ricca, è di 37.665 euro, mentre in Calabria, regione più povera, soltanto di 15.807 euro;
   il Mezzogiorno registra un forte calo dei consumi interni (dall'inizio della crisi il 13,2 per cento in meno) e degli investimenti (-4 per cento nel solo 2014), oltre al calo, ulteriore, degli occupati che nel 2014 sono stati 5,8 milioni: questo stato delle cose riporta indietro di 21 anni;
   secondo la Svimez, il Sud sarà interessato nei prossimi anni da una crisi demografica che porterà al calo delle nascite di oltre 4 milioni di persone: una vera e propria «desertificazione demografica» che renderà le regioni del Sud, in particolar modo la Calabria, territorio di anziani e pensionati;
   destano preoccupazione i dati sull'occupazione delle giovani donne under 34: a fronte di una media italiana del 34 per cento (in cui il Centro-Nord arriva al 42,3 per cento) e di una media europea (a 28 Stati) del 51 per cento, il Sud si ferma al 20,8 per cento. Tra i 15 e i 34 anni sono quindi occupate al Sud solo una donna su 5;
   l'Italia è un Paese sempre più diviso e diseguale, con un Sud che ha pagato nel corso degli anni della crisi il prezzo più alto delle politiche adottate dei tagli lineari della spesa pubblica. Gli ingenti tagli – sanità, scuola e su tutti l'università – hanno lacerato la trama sociale ed economica del Meridione d'Italia a vantaggio di altre macro aree del Paese che da tempo beneficiano di investimenti infrastrutturali di ben altra portata. Il Sud vede aumentare la pressione fiscale al livello locale grazie al meccanismo perverso dei tagli lineari;
   al 31 maggio del 2015 l'Italia ha speso il 73,6 per cento dei fondi strutturali della programmazione 2007-2013, ossia 3 punti in meno rispetto all'obbiettivo che il Governo Renzi si era dato, anche se grazie ad un allentamento delle regole europee le spese potranno essere certificate entro la primavera del 2017;
   i due precedenti governi, Monti e Letta, avevano strutturato la squadra di Governo affidando a due Ministri, Fabrizio Barca prima e Carlo Trigilia poi, la programmazione e la gestione dei fondi comunitari con la creazione di cabine di regia che hanno consentito di migliorare le performance e la certificazione di spesa dei fondi comunitari;
   dal mese di aprile 2015 il nostro Paese è privo di un Ministro o Sottosegretario di Stato che abbia le piene deleghe delle politiche di coesione territoriale con cui, al di là di quello che appare agli interroganti uno schema «parolaio» della politica del fare dell'attuale Esecutivo, avviare all'interno degli organismi competenti un lavoro di razionalizzazione della capacità di spesa certificata dei fondi strutturali. È evidente che la tanto declamata cabina di «regia politica» sui fondi comunitari del Governo Renzi si è ridotta ad un mero esercizio lessicale e potrebbe essere anche peggio nel caso in cui vi fosse l'intenzione di disimpegnare la quota di cofinanziamento nazionale dei fondi comunitari, al fine di finanziare la riduzione delle tasse utilizzando le risorse non impegnate. Si verrebbe così a creare una paradossale inversione di senso nell'utilizzo di fondi europei in funzione pro ciclica invece che anticiclica: è interessante osservare come la Polonia abbia certificato il 97,5 per cento della spesa comunitaria creando 300 mila posti di lavoro e 1661 chilometri di ferrovia –:
   per quali ragioni il Governo non abbia, a tutt'oggi, assegnato le deleghe per le politiche di coesione al nuovo Sottosegretario di Stato, Claudio De Vincenti, con cui avviare la tanto annunciata «regia politica» sui fondi comunitari, i quali, se ben programmati e conseguentemente certificati per spesa, potrebbero ridurre in maniera importante il gap socioeconomico e infrastrutturale esistente all'interno del «sistema Paese». (3-01664)


Orientamenti del Governo in relazione al coinvolgimento di membri dell'Esecutivo nella vicenda «Tirreno Power» – 3-01665

   ZOLEZZI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, MANNINO, TERZONI, VIGNAROLI, BATTELLI, SIMONE VALENTE e MANTERO. — Al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:
   la Tirreno Power è uno dei principali produttori di energia elettrica in Italia; è presente con 20 centrali di cui 3 termoelettriche (tra le quali Vado Ligure) e 17 centrali elettriche;
   tra il 2000 e il 2007, secondo la procura della Repubblica di Savona, circa quattrocento persone residenti nell’«area di ricaduta» della centrale elettrica Tirreno Power di Vado Ligure e Quiliano sarebbero decedute per gli effetti delle emissioni in atmosfera dei gruppi a carbone che alimentano la centrale stessa;
   secondo il procuratore ci sarebbero stati anche «tra i 1.700 e i 2.000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini sarebbero ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d'asma tra il 2005 e il 2012»;
   sull'attività di Tirreno Power sono aperti da tempo due filoni d'inchiesta da parte della procura, uno per disastro ambientale e l'altro per omicidio colposo. Per il primo filone sono arrivate anche le dimissioni dell'ex direttore generale della centrale di Vado Ligure, chiamato a rispondere sulle emissioni degli impianti e indagato per disastro ambientale;
   l'11 marzo 2014 il giudice per le indagini preliminari di Savona ha disposto il sequestro di due gruppi a carbone della centrale di Vado Ligure, per il superamento alcuni limiti di emissioni imposti dall'autorizzazione integrata ambientale;
   da quanto riportato su un articolo di Ferruccio Sansa del il Fatto Quotidiano, del 15 luglio 2015, le registrazioni degli investigatori «dimostrano come la pubblica amministrazione con particolare riferimento all'allora Viceministro dello Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, si adoperi per suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare la prescrizione che impone la copertura del carbone. De Vincenti secondo gli investigatori avrebbe ipotizzato di chiedere al Csm un'azione disciplinare contro il pm Francantonio Granero.». Inoltre, «le frasi dei dirigenti dei ministeri sono rivelatrici: Se si volesse fare una cosa pulita, questa pulita non potrà mai essere meno sporca (...)» e ancora: «Abbiamo una porcata da fare in trenta minuti, scritta da loro, dallo sviluppo economico (...). Mi sputerei in faccia da solo». Fino ad un riferimento forse all'Ilva: «stiamo scrivendo un'altra norma porcata (...) c'ho un conato»;
   sul quotidiano La Stampa, del 15 luglio 2015, a firma di Marco Grasso e Marco Menduni, così viene riportata la vicenda: «La macchinazione per costruire una norma ad hoc che contenga un'interpretazione di più favorevole a Tirreno Power, coinvolge i più alti livelli e nell'inchiesta dei carabinieri del Nucleo Operativo ecologico di Genova si citano spesso (anche se non appaiono mai direttamente) due membri del governo. Il primo è Claudio De Vincenti (PD), ex viceministro dello sviluppo economico, oggi sottosegretario alla presidenza del consiglio, che secondo i militari si adopera per suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare le prescrizioni ambientali, e vorrebbe un'ispezione del Csm per bloccare il titolare delle indagini, il procuratore di Savona Francantonio Granero. Il secondo è il suo ex superiore, Federica Guidi, nel cui ufficio riceverebbe l'ex Guardasigilli Paola Severino, avvocato difensore della Tirreno Power». Tema del summit, per gli inquirenti, sarebbe proprio il piccolo «Porcellum»;
   dalle intercettazioni ambientali di due alti funzionari del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Giuseppe Lo Presti, dipendente della divisione per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale e Antonio Milillo emerge il dissenso e il disgusto per la predisposizione di una norma volta a «stressare il sistema»;
   continuando, dall'intercettazione risulta che «l'avvocato Paola Severino abbia a questo proposito un incontro con il Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi»;
   da quanto appreso dal quotidiano la Repubblica, del 15 luglio 2015, si evince che l'ex presidente della regione Liguria, Claudio Burlando, abbia operato per «delegittimare la consulenza tecnica epidemiologica ambientale». Precisamente «il 18 giugno del 2014 Minervini», allora assessore all'ambiente regionale nella giunta Burlando, «chiama Franco Merlo, biologo dell'istituto nazionali tumori di Genova. Merlo: ... Ti manderemo qualcosa ..., ma poi insomma ti organizzi ... la metti insieme in un documento unico o ciascuno? Minervini: Si e la firmo io in un verbale ... che noi abbiamo fatto una cosa che era ... diciamo così, che seguiva gli schemi scientifici» –:
   se il Governo, in virtù di quanto esposto in premessa, specie in relazione agli ultimi gravi avvenimenti che hanno interessato le figure del Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, e del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, considerato che le intercettazioni confermano secondo gli interroganti il tentativo di «aggirare le prescrizioni ambientali» a vantaggio della Tirreno Power, non ritenga opportuno avviare una valutazione in merito all'effettive responsabilità dei membri del Governo coinvolti nelle vicende riportate a mezzo stampa. (3-01665)


Iniziative di competenza per garantire la qualità e l'efficienza dei servizi del trasporto ferroviario, con particolare riferimento all’«emergenza caldo» – 3-01666

   GALGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   come denunciato dalle associazioni dei consumatori e dimostrato dalle innumerevoli testimonianze degli utenti, da settimane i disagi e i disservizi sui treni sono ormai all'ordine del giorno, resi ancora più gravi dalle altissime temperature che si sono registrate ultimamente;
   quotidianamente arrivano notizie sulle proteste da parte di pendolari e turisti per viaggi in treno che diventano vere e proprie odissee, soprattutto perché in questi giorni molte carrozze infuocate a causa delle temperature estive da record sono prive di aria condizionata e, per di più, con i finestrini bloccati;
   nelle ultime settimane da Nord a Sud sono innumerevoli le segnalazioni sui pesanti ritardi dei treni, sull'allungamento dei tempi di percorrenza, sulle carrozze obsolete e sporche, sui guasti ai convogli, sul malfunzionamento dei sistemi elettrici e di climatizzazione, sul sovraffollamento di passeggeri costretti a viaggiare in piedi per tutto il tragitto, sulle pessime condizioni di viaggio, sui controllori fantasma, sulla carente informazione ai viaggiatori;
   questi disagi e disservizi, oltre a creare un danno enorme per l'immagine dell'Italia, non rappresentano la strategia ideale per incoraggiare i cittadini a lasciare l'auto a casa, in un Paese in cui si vuol favorire l'utilizzo dei mezzi pubblici;
   anche sulla «linea direttissima» Roma-Firenze si sono registrati nell'intero mese di luglio 2015 pesanti e continui disservizi: numerosi ritardi e aumenti dei tempi di percorrenza, convogli surriscaldati a causa delle alte temperature, costanti guasti ai condizionatori, pessime condizioni di viaggio a bordo di tutti i treni della linea, bagni guasti e maleodoranti, viaggiatori pigiati, carente e tardiva comunicazione ai passeggeri;
   i comitati Assoutenti e i comitati dei pendolari della linea in alcune note indirizzate a Trenitalia, al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e agli assessori regionali, hanno segnalato i pesanti disservizi di cui sono oggetto nelle ultime settimane i collegamenti regionali, interregionali e gli intercity sulla tratta Roma-Firenze;
   in particolare, i comitati lamentano il fatto che numerosi treni regionali e intercity hanno condizionatori vetusti e malfunzionanti che arrecano gravi disagi a migliaia di pendolari e turisti che ogni giorno utilizzano treni con temperature in carrozza anche superiore ai 45 gradi;
   per questi motivi hanno inviato a Trenitalia e al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti alcune proposte e richieste di intervento per fronteggiare lo stato di emergenza e rendere il viaggio più umano e confortevole;
   nel dettaglio, le misure messe in campo dai comitati negli ultimi giorni concernono una raccolta di firme per chiedere innanzitutto il rimborso del biglietto a tutti i viaggiatori di carrozze non condizionate su treni intercity o regionali o interregionali;
   inoltre, i comitati chiedono a Trenitalia l'attivazione di presidi di manutenzione dei sistemi di climatizzazione e di pronto intervento nelle stazioni, con tecnici abilitati a riparazioni veloci di impianti di condizionamento fuori uso o pronta sostituzione delle carrozze senza aria condizionata, l'attivazione di presidi sanitari nelle grandi stazioni per fronteggiare l'emergenza sanitaria dei viaggiatori che accusano malori in treno. Al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti i comitati chiedono invece tempi certi per il contratto di servizio universale e al più presto il ritiro di carrozze e locomotori guasti e vetusti e la loro sostituzione, attraverso l'acquisto di elettrotreni;
   l'ufficio stampa di Trenitalia ha spiegato che sta affrontando l'emergenza in tutta Italia mediante un potenziamento ed un rafforzamento dei presidi di personale all'interno delle carrozze ed è in contatto con le ditte esterne che si occupano di manutenzione dei condizionatori affinché, nel caso di guasti o malfunzionamento degli impianti, intervengano tempestivamente per risolvere il problema;
   in una nota Rete Ferroviaria Italiana e Trenitalia riconoscono le difficoltà delle ultime settimane dovute all'eccezionale e prolungata ondata di caldo torrido che si sta ripercuotendo anche sulla qualità del viaggio in treno e si impegnano con tutto il loro personale tecnico e dirigenziale a garantire la massima sicurezza della circolazione ferroviaria e, durante il viaggio, i migliori standard di comfort possibili,
   Trenitalia, dopo le sollecitazioni degli utenti e delle associazione dei consumatori, apre agli indennizzi ai viaggiatori per i disagi arrecati: «Se gli standard di comfort risultano in alcuni circostanze insufficienti non è, in nessun caso, per negligenza o scarso impegno. Pronto, in tale eventualità, l'intervento del personale di assistenza di Trenitalia, volto a mitigare, per quanto possibile, i disagi. Ai clienti coinvolti vanno comunque le doverose e sincere scuse dell'azienda e, laddove sussistano le condizioni, gli indennizzi previsti.» Insomma, chi si è trovano in condizione di reale disagio potrà chiedere i danni;
   Trenitalia spiega che, nelle ore più calde degli ultimi giorni, in alcune zone la temperatura sui binari ha raggiunto i 60 gradi centigradi e, in ogni caso, i protocolli adottati da Rete Ferroviaria Italiana stanno consentendo di garantire sempre la sicurezza del servizio ferroviario, anche in queste condizioni estreme;
   sempre secondo quanto riferito dall'ufficio stampa di Trenitalia, da luglio sono state distribuite oltre trentamila bottiglie d'acqua e 11.300 kit per colazione, pranzo e cena, nonché sono stati garantiti, ai viaggiatori che non hanno potuto ultimare il viaggio in treno, 260 pernottamenti in hotel e 145 trasferimenti in taxi. Nelle ultime settimane sul fronte «emergenza caldo» sono stati impegnati migliaia di ferrovieri, 300 tecnici soltanto per la manutenzione dei climatizzatori dei treni regionali e oltre 700 impegnati full time per assistere ed informare i clienti di Frecce, intercity e treni regionali;
   tuttavia, queste misure che Trenitalia avrebbe messo in atto negli ultimi giorni sono ancora inefficaci e insufficienti;
   a testimoniare il malcontento dei viaggiatori è arrivato il rapporto annuale dell'Autorità di regolazione dei trasporti sulla qualità del trasporto locale e delle ferrovie, presentato al Parlamento il 15 luglio 2015 dal presidente Andrea Camanzi;
   oltre alle percentuali che mettono in evidenza il grado di soddisfazione dei passeggeri italiani (il 32 per cento si dichiara abbastanza o decisamente insoddisfatto, il 44 per cento boccia totalmente il servizio, mentre il 38 per cento reputa il servizio soddisfacente), ad emergere è il numero di reclami ricevuti dall'Autorità di regolazione dei trasporti, che da qualche mese si occupa anche dei diritti degli utenti;
   tra le oltre 300 lamentele, le più frequenti fanno riferimento «a soppressione dei servizi, carenze delle informazioni cause di mancate coincidenze, inadeguatezza di stazioni e convogli alle esigenze di persone con disabilità, difficoltà ad ottenere rimborsi» –:
   se, al fine di evitare che il viaggio in treno si trasformi per molti pendolari e turisti in un vero calvario, non ritenga urgente intervenire presso Trenitalia perché adotti al più presto efficaci interventi per ovviare all’«emergenza caldo» ed ai continui disservizi, per offrire condizioni di viaggio più confortevoli e dignitose e un servizio più puntuale di informazione e assistenza ai passeggeri, nonché se non ritenga opportuno che si lavori su investimenti di medio e lungo periodo per migliorare la qualità e l'efficienza dei servizi del trasporto ferroviario. (3-01666)


MOZIONI COZZOLINO ED ALTRI N. 1-00962, BUSIN ED ALTRI N. 1-00957, MARCON ED ALTRI N. 1-00969, MARTELLA ED ALTRI N. 1-00970, CAUSIN E DORINA BIANCHI N. 1-00971, SEGONI ED ALTRI N. 1-00972, BRUNETTA ED ALTRI N. 1-00973 E RAMPELLI ED ALTRI N. 1-00974 CONCERNENTI INIZIATIVE IN FAVORE DELLE POPOLAZIONI DEL VENETO COLPITE DA CALAMITÀ NATURALI L'8 LUGLIO 2015

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    nella giornata dell'8 luglio 2015, un tornado estremamente violento si è abbattuto sulla riviera del Brenta, di livello EF4 della scala Enhanced Fujita. Le sue caratteristiche, con raffiche di vento fino a 350 chilometri orari, hanno eguagliato quelle del tifone Katrina, considerato per potenza il sesto uragano atlantico mai registrato, che nel 2005 devastò la città statunitense di New Orleans;
    il tornado ha colpito duramente i centri abitati sui quali si è abbattuto, devastando gravemente i comuni di Dolo, Pianiga e Mira nella provincia di Venezia. I danni prodotti sono stati ingentissimi: in termini di vite umane con una vittima e 87 feriti; in termini economici con 500 abitazioni danneggiate e 100 edifici da abbattere perché pericolanti e non recuperabili. L'ammontare stimato dei costi è di circa 100 milioni di euro, come dichiarato dal presidente della regione Veneto Luca Zaia nel consiglio regionale del 13 luglio 2015. Anche il patrimonio storico-architettonico della riviera del Brenta ha subito ingentissimi danni, che hanno colpito soprattutto le ville venete: emblematico il caso di Villa Santorini – Toderini – Fini a Dolo, del 1665, completamente rasa al suolo dal tornado;
    nella zona colpita dalla calamità naturale si registrano circa 200 persone sfollate, inoltre molte attività economiche saranno costrette a sospendere la propria attività per un periodo medio-lungo, con un grave danno per il sistema economico dell'intera provincia di Venezia;
    i danni materiali prodotti, per caratteristiche e per conseguenze sociali ed economiche, sono molto simili a quelli di un terremoto, come, ad esempio, il sisma che nel 2012 devastò alcune province delle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto;
    le istituzioni locali, ad iniziare dai sindaci dei comuni colpiti dal disastro, hanno chiesto pubblicamente di ottenere aiuti dal Governo, quali ad esempio deroghe al Patto di stabilità, al fine di poter avviare quanto prima e con successo i lavori di ricostruzione;
    purtroppo, non è la prima volta che zone del territorio italiano vengono colpite e devastate da violenti fenomeni atmosferici che provocano vittime e danni alle infrastrutture. Nei casi più gravi la dichiarazione dello stato di emergenza è stata accompagnata dal varo di provvedimenti speciali volti a sospendere pro tempore gli adempimenti tributari per le persone fisiche e giuridiche residenti nelle zone colpite dagli eventi meteorologici eccezionali. Si tratta di condizioni di estrema gravità che purtroppo ricorrono anche nel caso oggetto della presente mozione,

impegna il Governo

   ad adottare, per quanto di competenza, ogni iniziativa utile a sostegno dei comuni della riviera del Brenta colpiti dal tornado dell'8 luglio 2015, anche attraverso interventi normativi ad hoc, come già fatto in precedenza con il cosiddetto «decreto Emilia» (decreto-legge 12 maggio 2014, n. 74, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 giugno 2014, n. 93), con particolare riferimento a misure che dispongano la sospensione dei termini per l'adempimento degli obblighi tributari, che determinino criteri generali idonei ad assicurare, a fini di equità, la parità di trattamento dei soggetti danneggiati, che prevedano la sospensione dei mutui sugli edifici distrutti o inagibili, oltre all'aumento della ripartizione degli stanziamenti nazionali destinati al fondo per la ricostruzione e la previsione di procedure semplificate per la presentazione delle domande di rimborso;
   ad assumere iniziative per prevedere, con l'urgenza richiesta dal caso e di concerto con le amministrazioni locali e le associazioni imprenditoriali, lo stanziamento di fondi aggiuntivi, da disporsi a titolo di contributo per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili ad uso abitativo e produttivo danneggiati dal tornado, in relazione al danno effettivamente subito e in misura sufficiente a coprire integralmente le spese necessarie per la loro ricostruzione, con particolare riferimento al caso in cui i danni riportati siano di entità tale da condizionare la piena ripresa dell'attività produttiva;
   ad assumere iniziative per estendere, agli anni 2016 e 2017, la riduzione dell'obiettivo del Patto di stabilità interno dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira, già disposto per l'anno 2015, al fine di permettere ai sopradetti comuni interessati di completare i progetti, stanziare i fondi e completare le opere di ricostruzione;
   a garantire lo stanziamento, in tempi rapidi, di risorse aggiuntive necessarie per finanziare gli ammortizzatori sociali, a favore di aziende e attività produttive interessate dall'evento di cui in premessa;
   a convertire la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, redatta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in un piano di azioni concrete, con un cronoprogramma e finanziamenti ad hoc, prevedendo lo stanziamento dei primi fondi già a partire dal prossimo disegno di legge di stabilità;
   ad assumere iniziative per provvedere allo stanziamento di risorse aggiuntive specifiche per il recupero del patrimonio architettonico delle ville venete danneggiate, sia pubbliche che private, per l'importantissima valenza storica e artistica, riconosciuta a livello mondiale, della riviera del Brenta, anche attraverso la richiesta di un finanziamento ad hoc alla Banca europea per gli investimenti, finalizzato alla realizzazione di un piano per il recupero, la conservazione, la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale danneggiato dagli eventi richiamati in premessa, tenuto conto che Villa Foscari a Mira, di Andrea Palladio, è nell'elenco dei siti riconosciuti dall'Unesco come patrimonio dell'umanità;
   a valutare, alla luce dello stato di necessità e urgenza di cui in premessa, l'opportunità di individuare risorse aggiuntive a valere sui fondi europei residui e relativi alla dotazione finanziaria 2007-2013, o sui fondi europei del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020, anche attraverso un'opportuna riprogrammazione e rimodulazione dei fondi strutturali e di investimento, in favore delle imprese danneggiate dalle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi sul territorio regionale veneto della riviera del Brenta, in conformità alle condizioni previste dalla normativa comunitaria relativamente all'utilizzo dei fondi europei.
(1-00962)
(Nuova formulazione) «Cozzolino, Da Villa, D'Incà, Spessotto, Benedetti, Brugnerotto, Businarolo, Fantinati, Agostinelli, Alberti, Baroni, Basilio, Battelli, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Busto, Cancelleri, Cariello, Carinelli, Caso, Castelli, Cecconi, Chimienti, Ciprini, Colletti, Colonnese, Cominardi, Corda, Crippa, Dadone, Daga, Dall'Osso, D'Ambrosio, De Lorenzis, De Rosa, Del Grosso, Della Valle, Dell'Orco, Di Battista, Di Benedetto, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Di Vita, Dieni, D'Uva, Ferraresi, Fico, Fraccaro, Frusone, Gagnarli, Gallinella, Luigi Gallo, Silvia Giordano, Grande, Grillo, L'Abbate, Liuzzi, Lombardi, Lorefice, Lupo, Mannino, Mantero, Marzana, Micillo, Nesci, Nuti, Parentela, Pesco, Petraroli, Pisano, Rizzo, Paolo Nicolò Romano, Ruocco, Sarti, Scagliusi, Sibilia, Sorial, Spadoni, Terzoni, Tofalo, Toninelli, Tripiedi, Vacca, Simone Valente, Vallascas, Vignaroli, Villarosa, Zolezzi».


   La Camera,
   premesso che:
    nella giornata dell'8 luglio 2015, un tornado estremamente violento si è abbattuto sulla riviera del Brenta, di livello EF4 della scala Enhanced Fujita. Le sue caratteristiche, con raffiche di vento fino a 350 chilometri orari, hanno eguagliato quelle del tifone Katrina, considerato per potenza il sesto uragano atlantico mai registrato, che nel 2005 devastò la città statunitense di New Orleans;
    il tornado ha colpito duramente i centri abitati sui quali si è abbattuto, devastando gravemente i comuni di Dolo, Pianiga e Mira nella provincia di Venezia. I danni prodotti sono stati ingentissimi: in termini di vite umane con una vittima e 87 feriti; in termini economici con 500 abitazioni danneggiate e 100 edifici da abbattere perché pericolanti e non recuperabili. L'ammontare stimato dei costi è di circa 100 milioni di euro, come dichiarato dal presidente della regione Veneto Luca Zaia nel consiglio regionale del 13 luglio 2015. Anche il patrimonio storico-architettonico della riviera del Brenta ha subito ingentissimi danni, che hanno colpito soprattutto le ville venete: emblematico il caso di Villa Santorini – Toderini – Fini a Dolo, del 1665, completamente rasa al suolo dal tornado;
    nella zona colpita dalla calamità naturale si registrano circa 200 persone sfollate, inoltre molte attività economiche saranno costrette a sospendere la propria attività per un periodo medio-lungo, con un grave danno per il sistema economico dell'intera provincia di Venezia;
    i danni materiali prodotti, per caratteristiche e per conseguenze sociali ed economiche, sono molto simili a quelli di un terremoto, come, ad esempio, il sisma che nel 2012 devastò alcune province delle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto;
    le istituzioni locali, ad iniziare dai sindaci dei comuni colpiti dal disastro, hanno chiesto pubblicamente di ottenere aiuti dal Governo, quali ad esempio deroghe al Patto di stabilità, al fine di poter avviare quanto prima e con successo i lavori di ricostruzione;
    purtroppo, non è la prima volta che zone del territorio italiano vengono colpite e devastate da violenti fenomeni atmosferici che provocano vittime e danni alle infrastrutture. Nei casi più gravi la dichiarazione dello stato di emergenza è stata accompagnata dal varo di provvedimenti speciali volti a sospendere pro tempore gli adempimenti tributari per le persone fisiche e giuridiche residenti nelle zone colpite dagli eventi meteorologici eccezionali. Si tratta di condizioni di estrema gravità che purtroppo ricorrono anche nel caso oggetto della presente mozione,

impegna il Governo, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica:

   ad adottare, per quanto di competenza, ogni iniziativa utile a sostegno dei comuni della riviera del Brenta colpiti dal tornado dell'8 luglio 2015, anche attraverso interventi normativi ad hoc, come già fatto in precedenza con il cosiddetto «decreto Emilia» (decreto-legge 12 maggio 2014, n. 74, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 giugno 2014, n. 93), con particolare riferimento a misure che dispongano la sospensione dei termini per l'adempimento degli obblighi tributari, che determinino criteri generali idonei ad assicurare, a fini di equità, la parità di trattamento dei soggetti danneggiati, che prevedano la sospensione dei mutui sugli edifici distrutti o inagibili, oltre all'aumento della ripartizione degli stanziamenti nazionali destinati al fondo per la ricostruzione e la previsione di procedure semplificate per la presentazione delle domande di rimborso;
   ad assumere iniziative per prevedere, con l'urgenza richiesta dal caso e di concerto con le amministrazioni locali e le associazioni imprenditoriali, lo stanziamento di fondi aggiuntivi, da disporsi a titolo di contributo per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili ad uso abitativo e produttivo danneggiati dal tornado, in relazione al danno effettivamente subito e in misura sufficiente a coprire integralmente le spese necessarie per la loro ricostruzione, con particolare riferimento al caso in cui i danni riportati siano di entità tale da condizionare la piena ripresa dell'attività produttiva;
   ad assumere iniziative per estendere, agli anni 2016 e 2017, la riduzione dell'obiettivo del Patto di stabilità interno dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira, già disposto per l'anno 2015, al fine di permettere ai sopradetti comuni interessati di completare i progetti, stanziare i fondi e completare le opere di ricostruzione;
   a garantire lo stanziamento, in tempi rapidi, di risorse aggiuntive necessarie per finanziare gli ammortizzatori sociali, a favore di aziende e attività produttive interessate dall'evento di cui in premessa;
   a convertire la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, redatta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in un piano di azioni concrete, con un cronoprogramma e finanziamenti ad hoc, prevedendo lo stanziamento dei primi fondi già a partire dal prossimo disegno di legge di stabilità;
   ad assumere iniziative per provvedere allo stanziamento di risorse aggiuntive specifiche per il recupero del patrimonio architettonico delle ville venete danneggiate, sia pubbliche che private, per l'importantissima valenza storica e artistica, riconosciuta a livello mondiale, della riviera del Brenta, anche attraverso la richiesta di un finanziamento ad hoc alla Banca europea per gli investimenti, finalizzato alla realizzazione di un piano per il recupero, la conservazione, la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale danneggiato dagli eventi richiamati in premessa, tenuto conto che Villa Foscari a Mira, di Andrea Palladio, è nell'elenco dei siti riconosciuti dall'Unesco come patrimonio dell'umanità;
   a valutare, alla luce dello stato di necessità e urgenza di cui in premessa, l'opportunità di individuare risorse aggiuntive a valere sui fondi europei residui e relativi alla dotazione finanziaria 2007-2013, o sui fondi europei del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020, anche attraverso un'opportuna riprogrammazione e rimodulazione dei fondi strutturali e di investimento, in favore delle imprese danneggiate dalle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi sul territorio regionale veneto della riviera del Brenta, in conformità alle condizioni previste dalla normativa comunitaria relativamente all'utilizzo dei fondi europei.
(1-00962)
(Nuova formulazione) (Testo modificato nel corso della seduta)  «Cozzolino, Da Villa, D'Incà, Spessotto, Benedetti, Brugnerotto, Businarolo, Fantinati, Agostinelli, Alberti, Baroni, Basilio, Battelli, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Busto, Cancelleri, Cariello, Carinelli, Caso, Castelli, Cecconi, Chimienti, Ciprini, Colletti, Colonnese, Cominardi, Corda, Crippa, Dadone, Daga, Dall'Osso, D'Ambrosio, De Lorenzis, De Rosa, Del Grosso, Della Valle, Dell'Orco, Di Battista, Di Benedetto, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Di Vita, Dieni, D'Uva, Ferraresi, Fico, Fraccaro, Frusone, Gagnarli, Gallinella, Luigi Gallo, Silvia Giordano, Grande, Grillo, L'Abbate, Liuzzi, Lombardi, Lorefice, Lupo, Mannino, Mantero, Marzana, Micillo, Nesci, Nuti, Parentela, Pesco, Petraroli, Pisano, Rizzo, Paolo Nicolò Romano, Ruocco, Sarti, Scagliusi, Sibilia, Sorial, Spadoni, Terzoni, Tofalo, Toninelli, Tripiedi, Vacca, Simone Valente, Vallascas, Vignaroli, Villarosa, Zolezzi».


   La Camera,
   premesso che:
    l'8 luglio 2015, eccezionali fenomeni temporaleschi hanno colpito il territorio del Veneto ed in particolare alcuni comuni delle province di Venezia, Padova, Vicenza e Belluno, provocando gravi danni alle infrastrutture, agli edifici pubblici e privati e ai beni mobili;
    l'intensità delle raffiche di vento e pioggia è stata devastante e ha messo in pericolo la vita delle persone, provocando anche la morte di un uomo e circa 100 feriti e creando l'interruzione dei collegamenti viari e la compromissione delle attività civili, commerciali e agricole;
    i fenomeni temporaleschi, che hanno fatto seguito ad un lungo periodo con temperature eccezionalmente elevate e caldo torrido, ben oltre la media stagionale estiva, hanno provocato la bora sul litorale adriatico ed un tornado che per i danni provocati è stato catalogato di intensità F4, in funzione della scala Fujita avanzata (Enhanced Fujita scale);
    a valle del Boite, nell'alto bellunese, una frana in località Acquabona nel comune di Cortina d'Ampezzo ha provocato l'interruzione della viabilità sottostante sulla strada statale n. 51 di «Alemagna» che è stata a lungo bloccata in entrambe le direzioni da circa 2000 metri cubi di materiale sversato;
    nel veneziano, le violente piogge, la grandine e una tromba d'aria di notevole intensità hanno provocato lo scoperchiamento di case e capannoni, il danneggiamento di circa 500 edifici, l'isolamento di intere aree, con l'interruzione della rete stradale e ferroviaria, black-out elettrici fino all'indomani, oltre a disservizi nella fornitura del gas e dell'acqua; in particolare, lungo la riviera del Brenta, nel pomeriggio il violento tornado ha provocato ingenti danni nei comuni di Dolo, Pianiga e Mira;
    tra gli edifici di maggior rilievo colpiti si segnala la devastazione di numerosissime ville venete (almeno 20), quella della famosa Villa Santorini-Toderini-Fini, nel comune di Dolo, località Cesare Musatti, letteralmente rasa al suolo e i cui danni sono stati quantificati in 6.500.000 euro, sui complessivi 9.850.000 euro riguardanti tutte le altre ville e dimore storiche venete;
    nel comune di Dolo, sono state danneggiare oltre 200 abitazioni, di cui 132 considerate inagibili (90 da abbattere parzialmente); gli sfollati sono stati circa 450; sono state coinvolte dall'evento 15 ville venete, oltre 20 attività produttive e commerciali e centinaia di vetture; è stato distrutto completamente l'arredo urbano di almeno 16 strade (patrimonio arboreo, segnaletica stradale, impianti di sollevamento delle fognature bianche, pubblica illuminazione e altro) e gli impianti sportivi comunali. Il comune ha sospeso il pagamento dei tributi locali e ha allestito presso il municipio uno sportello unico di emergenza;
    nel comune di Pianiga, si sono rilevati, ad oggi, danni al patrimonio privato e pubblico per un totale di circa 250 immobili e di centinaia di autovetture; è stato distrutto completamente l'arredo urbano di almeno 22 strade e sono state coinvolte oltre 30 attività produttive e commerciali e gli impianti sportivi comunali; il comune ha allestito due sportelli di emergenza;
    nel comune di Mira, sono stati rilevati danni su circa 75 fabbricati, dei quali 10 fabbricati risultano danneggiati irrimediabilmente; molti manufatti pertinenziali ad uso magazzino/garage risultano crollati e molte aree verdi sono state particolarmente colpite e sono necessari una serie di interventi urgenti di messa in sicurezza delle alberature e dei rami pericolanti, che hanno creato intralcio alla circolazione stradale; risulta urgente ripristinare la segnaletica stradale letteralmente sradicata e divelta; in molte zone industriali sono necessari interventi urgenti di bonifica e di smaltimento di materiali contenenti amianto; molti capannoni sono stati scoperchiati e la quantificazione dei costi risulta estremamente difficile;
    solo nel comparto agricolo, il passaggio del tornado ha determinato la distruzione delle coltivazioni erbacee in atto e la compromissione di strutture produttive quali fabbricati, serre e impianti arborei, in particolare vigneti. Numerose sono le segnalazioni per interventi estesi di bonifica dai detriti di qualsiasi genere dispersi nei terreni coltivati, che rendono e renderanno difficile le lavorazioni e lo sfruttamento degli stessi. La stima sulla base dei dati forniti porta ad una quantificazione di danno per il comparto agricolo di circa 4 milioni di euro; particolarmente grave risulta la situazione nella provincia di Venezia;
    il presidente della regione Veneto ha adottato immediatamente il decreto 9 luglio 2015, n. 106, con cui è stato dichiarato lo «stato di crisi» e ha inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al capo del dipartimento della Protezione civile la richiesta di dichiarazione dello «stato di emergenza» a livello nazionale;
    la prima stima dei danni è stata quantificata in circa 91,5 milioni di euro, ma la quantificazione è destinata ad aumentare, una volta concluse le verifiche di stabilità degli edifici colpiti;
    le aziende colpite da pesanti danni sono impossibilitate a riprendere la propria attività, anche in considerazione della crisi economica in atto che rende la situazione ancora più complessa di quanto già non lo fosse prima del disastro e ciò determina pesanti conseguenze all'economia locale e nel comparto occupazionale;
    nella relazione della stima dei danni, la regione Veneto chiede l'attivazione nell'immediato di alcuni provvedimenti urgenti necessari, già adottati in passato in situazioni simili di emergenza, ed in particolare: la possibilità di smaltire in forma semplificata i materiali che, per la loro natura, sono dichiarati pericolosi, tossici e nocivi, come ad esempio i cumuli di materiale inerti contaminati dall'amianto che era presente nelle strutture in eternit dei capannoni adibiti ad uso industriale;
    lo stesso dicasi per le ingenti quantità di rifiuti domestici ed industriali di qualsiasi natura derivanti dagli sgomberi e dalle numerose demolizioni di fabbricati e manufatti e della relativa difficoltà di smaltimento da parte degli enti interessati;
    la previsione di poter ristorare le spese per i numerosissimi volontari intervenuti sui luoghi del disastro direttamente a carico dello stanziamento in disponibilità del commissario straordinario che sarà verosimilmente nominato, come anche la copertura delle spese di lavoro straordinario del personale degli enti locali intervenuto per tutta la durata della fase della prima emergenza;
    inoltre, l'esigenza di attivare procedure semplificate, anche in deroga al decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 e successive modificazioni e integrazioni e della normativa sulla segnalazione certificata di inizio attività, di cui alla legge n. 122 del 2010, per quanto attiene alle manutenzioni straordinarie e ristrutturazioni edilizie, che regolarizzino a posteriori i principali interventi ormai già iniziati e/o portati a compimento;
    la situazione rientra nell'ambito previsionale di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni, determinando la necessità dell'adozione di provvedimenti eccezionali e della dichiarazione dello «stato di emergenza» a livello nazionale;
    il Consiglio dei ministri, con delibera 17 luglio 2015, ha dichiarato lo stato di emergenza, «in conseguenza della tromba d'aria che il giorno 8 luglio 2015 ha colpito il territorio dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira in provincia di Venezia e di Cortina d'Ampezzo in provincia di Belluno» (Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, 29 luglio 2015, n. 174); tuttavia, in tale delibera non sono ricompresi tutti i territori delle province di Venezia, Padova, Vicenza e Belluno che hanno subito danni;
    con un emendamento all'articolo 1 del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali, è stato inserito il comma 10-bis, volto a stabilire sostanzialmente una riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità per gli anni 2015-2016 e 2017 in favore dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira, colpiti dalla tromba d'aria dell'8 luglio 2015, per un importo massimo complessivo di 7,5 milioni di euro, ovvero per l'importo disponibile per l'attuazione della cosiddetta «premialità» derivante dalle sanzioni applicate ai comuni che non hanno rispettato il Patto di stabilità interno. Si tratta di spazi non attualmente quantificati e che, qualora risultassero insufficienti, determinerebbero una riduzione proporzionale dei già esigui margini di spesa resi disponibili per i tre comuni; pertanto, tale disposizione non riguarda tutti i comuni colpiti dalle avversità atmosferiche e non esclude dal Patto di stabilità tutte le spese destinate dalla regione e dagli enti locali al ripristino dei territori,

impegna il Governo:

   a dichiarare lo «stato di emergenza» a livello nazionale ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni, per tutti i territori delle province di Venezia, Padova, Vicenza e Belluno colpiti dalle avversità atmosferiche del giorno 8 luglio 2015, come richiamati nella richiesta di dichiarazione dello «stato di emergenza» inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri e al capo dipartimento della Protezione civile da parte della regione Veneto;
   ad adottare immediatamente, con apposita ordinanza, i provvedimenti urgenti riportati in premessa per lo smaltimento dei rifiuti, il ristoro delle spese dei volontari e del lavoro straordinario e l'attivazione delle procedure semplificate per le manutenzioni straordinarie e le ristrutturazioni;
   a prevedere, nell'immediato, un adeguato sostegno finanziario per assicurare le necessarie operazioni di soccorso ai territori e alle popolazioni colpite, l'attuazione degli interventi indifferibili e urgenti necessari a garantire la pubblica incolumità e il ripristino dei danni subiti dal patrimonio pubblico e privato e per il ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione;
   ad assumere iniziative per prevedere che, per gli edifici dichiarati inagibili a causa degli eccezionali eventi meteorologici, a decorrere dal mese di luglio 2015 e fino all'attestazione di agibilità dei medesimi immobili, l'ammontare complessivo dell'imposta municipale propria sia interamente detraibile dall'imposta sui redditi delle persone fisiche e delle imprese;
   ad assumere iniziative per istituire, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e di concerto con le principali associazioni di categoria dell'area, oltre che con gli istituti di credito del territorio, un fondo per le imprese colpite dagli eventi citati in premessa finalizzato al sostentamento e al supporto di liquidità per le aziende colpite dalle avversità atmosferiche;
   ad assumere iniziative per sospendere l'invio delle cartelle esattoriali e gli oneri fiscali e contributivi, fino al ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione, e al contempo prevedere sgravi fiscali per le famiglie e le imprese delle aree colpite, sovvenzionando in questo modo la ricostruzione degli edifici e la ripresa di tutti i comparti economici;
   ad assumere iniziative per non considerare tra le spese finali di cui all'articolo 31, comma 3, della legge 12 novembre 2011, n. 183, rilevanti ai fini del patto di stabilità interno le somme destinate dalla regione e dagli enti locali al ripristino dei territori delle province di Venezia, Padova, Vicenza e Belluno, colpiti dalle avversità atmosferiche dell'8 luglio 2015;
   ad assumere iniziative per provvedere allo stanziamento immediato di 100 milioni di euro per la copertura delle spese della ricostruzione e per il risarcimento dei danni, come attualmente stimati, ferme restando le ulteriori necessità a seguito dalla quantificazione definitiva dei danni subiti dai privati e dalle imprese.
(1-00957)
(Nuova formulazione) «Busin, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti, Prataviera, Caon, Matteo Bragantini».


   La Camera,
   premesso che:
    l'8 luglio 2015, eccezionali fenomeni temporaleschi hanno colpito il territorio del Veneto ed in particolare alcuni comuni delle province di Venezia, Padova, Vicenza e Belluno, provocando gravi danni alle infrastrutture, agli edifici pubblici e privati e ai beni mobili;
    l'intensità delle raffiche di vento e pioggia è stata devastante e ha messo in pericolo la vita delle persone, provocando anche la morte di un uomo e circa 100 feriti e creando l'interruzione dei collegamenti viari e la compromissione delle attività civili, commerciali e agricole;
    i fenomeni temporaleschi, che hanno fatto seguito ad un lungo periodo con temperature eccezionalmente elevate e caldo torrido, ben oltre la media stagionale estiva, hanno provocato la bora sul litorale adriatico ed un tornado che per i danni provocati è stato catalogato di intensità F4, in funzione della scala Fujita avanzata (Enhanced Fujita scale);
    a valle del Boite, nell'alto bellunese, una frana in località Acquabona nel comune di Cortina d'Ampezzo ha provocato l'interruzione della viabilità sottostante sulla strada statale n. 51 di «Alemagna» che è stata a lungo bloccata in entrambe le direzioni da circa 2000 metri cubi di materiale sversato;
    nel veneziano, le violente piogge, la grandine e una tromba d'aria di notevole intensità hanno provocato lo scoperchiamento di case e capannoni, il danneggiamento di circa 500 edifici, l'isolamento di intere aree, con l'interruzione della rete stradale e ferroviaria, black-out elettrici fino all'indomani, oltre a disservizi nella fornitura del gas e dell'acqua; in particolare, lungo la riviera del Brenta, nel pomeriggio il violento tornado ha provocato ingenti danni nei comuni di Dolo, Pianiga e Mira;
    tra gli edifici di maggior rilievo colpiti si segnala la devastazione di numerosissime ville venete (almeno 20), quella della famosa Villa Santorini-Toderini-Fini, nel comune di Dolo, località Cesare Musatti, letteralmente rasa al suolo e i cui danni sono stati quantificati in 6.500.000 euro, sui complessivi 9.850.000 euro riguardanti tutte le altre ville e dimore storiche venete;
    nel comune di Dolo, sono state danneggiare oltre 200 abitazioni, di cui 132 considerate inagibili (90 da abbattere parzialmente); gli sfollati sono stati circa 450; sono state coinvolte dall'evento 15 ville venete, oltre 20 attività produttive e commerciali e centinaia di vetture; è stato distrutto completamente l'arredo urbano di almeno 16 strade (patrimonio arboreo, segnaletica stradale, impianti di sollevamento delle fognature bianche, pubblica illuminazione e altro) e gli impianti sportivi comunali. Il comune ha sospeso il pagamento dei tributi locali e ha allestito presso il municipio uno sportello unico di emergenza;
    nel comune di Pianiga, si sono rilevati, ad oggi, danni al patrimonio privato e pubblico per un totale di circa 250 immobili e di centinaia di autovetture; è stato distrutto completamente l'arredo urbano di almeno 22 strade e sono state coinvolte oltre 30 attività produttive e commerciali e gli impianti sportivi comunali; il comune ha allestito due sportelli di emergenza;
    nel comune di Mira, sono stati rilevati danni su circa 75 fabbricati, dei quali 10 fabbricati risultano danneggiati irrimediabilmente; molti manufatti pertinenziali ad uso magazzino/garage risultano crollati e molte aree verdi sono state particolarmente colpite e sono necessari una serie di interventi urgenti di messa in sicurezza delle alberature e dei rami pericolanti, che hanno creato intralcio alla circolazione stradale; risulta urgente ripristinare la segnaletica stradale letteralmente sradicata e divelta; in molte zone industriali sono necessari interventi urgenti di bonifica e di smaltimento di materiali contenenti amianto; molti capannoni sono stati scoperchiati e la quantificazione dei costi risulta estremamente difficile;
    solo nel comparto agricolo, il passaggio del tornado ha determinato la distruzione delle coltivazioni erbacee in atto e la compromissione di strutture produttive quali fabbricati, serre e impianti arborei, in particolare vigneti. Numerose sono le segnalazioni per interventi estesi di bonifica dai detriti di qualsiasi genere dispersi nei terreni coltivati, che rendono e renderanno difficile le lavorazioni e lo sfruttamento degli stessi. La stima sulla base dei dati forniti porta ad una quantificazione di danno per il comparto agricolo di circa 4 milioni di euro; particolarmente grave risulta la situazione nella provincia di Venezia;
    il presidente della regione Veneto ha adottato immediatamente il decreto 9 luglio 2015, n. 106, con cui è stato dichiarato lo «stato di crisi» e ha inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al capo del dipartimento della Protezione civile la richiesta di dichiarazione dello «stato di emergenza» a livello nazionale;
    la prima stima dei danni è stata quantificata in circa 91,5 milioni di euro, ma la quantificazione è destinata ad aumentare, una volta concluse le verifiche di stabilità degli edifici colpiti;
    le aziende colpite da pesanti danni sono impossibilitate a riprendere la propria attività, anche in considerazione della crisi economica in atto che rende la situazione ancora più complessa di quanto già non lo fosse prima del disastro e ciò determina pesanti conseguenze all'economia locale e nel comparto occupazionale;
    nella relazione della stima dei danni, la regione Veneto chiede l'attivazione nell'immediato di alcuni provvedimenti urgenti necessari, già adottati in passato in situazioni simili di emergenza, ed in particolare: la possibilità di smaltire in forma semplificata i materiali che, per la loro natura, sono dichiarati pericolosi, tossici e nocivi, come ad esempio i cumuli di materiale inerti contaminati dall'amianto che era presente nelle strutture in eternit dei capannoni adibiti ad uso industriale;
    lo stesso dicasi per le ingenti quantità di rifiuti domestici ed industriali di qualsiasi natura derivanti dagli sgomberi e dalle numerose demolizioni di fabbricati e manufatti e della relativa difficoltà di smaltimento da parte degli enti interessati;
    la previsione di poter ristorare le spese per i numerosissimi volontari intervenuti sui luoghi del disastro direttamente a carico dello stanziamento in disponibilità del commissario straordinario che sarà verosimilmente nominato, come anche la copertura delle spese di lavoro straordinario del personale degli enti locali intervenuto per tutta la durata della fase della prima emergenza;
    inoltre, l'esigenza di attivare procedure semplificate, anche in deroga al decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 e successive modificazioni e integrazioni e della normativa sulla segnalazione certificata di inizio attività, di cui alla legge n. 122 del 2010, per quanto attiene alle manutenzioni straordinarie e ristrutturazioni edilizie, che regolarizzino a posteriori i principali interventi ormai già iniziati e/o portati a compimento;
    la situazione rientra nell'ambito previsionale di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni, determinando la necessità dell'adozione di provvedimenti eccezionali e della dichiarazione dello «stato di emergenza» a livello nazionale;
    il Consiglio dei ministri, con delibera 17 luglio 2015, ha dichiarato lo stato di emergenza, «in conseguenza della tromba d'aria che il giorno 8 luglio 2015 ha colpito il territorio dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira in provincia di Venezia e di Cortina d'Ampezzo in provincia di Belluno» (Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, 29 luglio 2015, n. 174); tuttavia, in tale delibera non sono ricompresi tutti i territori delle province di Venezia, Padova, Vicenza e Belluno che hanno subito danni;
    con un emendamento all'articolo 1 del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali, è stato inserito il comma 10-bis, volto a stabilire sostanzialmente una riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità per gli anni 2015-2016 e 2017 in favore dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira, colpiti dalla tromba d'aria dell'8 luglio 2015, per un importo massimo complessivo di 7,5 milioni di euro, ovvero per l'importo disponibile per l'attuazione della cosiddetta «premialità» derivante dalle sanzioni applicate ai comuni che non hanno rispettato il Patto di stabilità interno. Si tratta di spazi non attualmente quantificati e che, qualora risultassero insufficienti, determinerebbero una riduzione proporzionale dei già esigui margini di spesa resi disponibili per i tre comuni; pertanto, tale disposizione non riguarda tutti i comuni colpiti dalle avversità atmosferiche e non esclude dal Patto di stabilità tutte le spese destinate dalla regione e dagli enti locali al ripristino dei territori,

impegna il Governo, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di:

   dichiarare lo «stato di emergenza» a livello nazionale ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni, per tutti i territori delle province di Venezia, Padova, Vicenza e Belluno colpiti dalle avversità atmosferiche del giorno 8 luglio 2015, come richiamati nella richiesta di dichiarazione dello «stato di emergenza» inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri e al capo dipartimento della Protezione civile da parte della regione Veneto;
   adottare immediatamente, con apposita ordinanza, i provvedimenti urgenti riportati in premessa per lo smaltimento dei rifiuti, il ristoro delle spese dei volontari e del lavoro straordinario e l'attivazione delle procedure semplificate per le manutenzioni straordinarie e le ristrutturazioni;
   prevedere, nell'immediato, un adeguato sostegno finanziario per assicurare le necessarie operazioni di soccorso ai territori e alle popolazioni colpite, l'attuazione degli interventi indifferibili e urgenti necessari a garantire la pubblica incolumità e il ripristino dei danni subiti dal patrimonio pubblico e privato e per il ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione;
   assumere iniziative per prevedere che, per gli edifici dichiarati inagibili a causa degli eccezionali eventi meteorologici, a decorrere dal mese di luglio 2015 e fino all'attestazione di agibilità dei medesimi immobili, l'ammontare complessivo dell'imposta municipale propria sia interamente detraibile dall'imposta sui redditi delle persone fisiche e delle imprese;
   assumere iniziative per istituire, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e di concerto con le principali associazioni di categoria dell'area, oltre che con gli istituti di credito del territorio, un fondo per le imprese colpite dagli eventi citati in premessa finalizzato al sostentamento e al supporto di liquidità per le aziende colpite dalle avversità atmosferiche;
   assumere iniziative per sospendere l'invio delle cartelle esattoriali e gli oneri fiscali e contributivi, fino al ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione, e al contempo prevedere sgravi fiscali per le famiglie e le imprese delle aree colpite, sovvenzionando in questo modo la ricostruzione degli edifici e la ripresa di tutti i comparti economici;
   assumere iniziative per non considerare tra le spese finali di cui all'articolo 31, comma 3, della legge 12 novembre 2011, n. 183, rilevanti ai fini del patto di stabilità interno le somme destinate dalla regione e dagli enti locali al ripristino dei territori delle province di Venezia, Padova, Vicenza e Belluno, colpiti dalle avversità atmosferiche dell'8 luglio 2015;
   assumere iniziative per provvedere allo stanziamento immediato di 100 milioni di euro per la copertura delle spese della ricostruzione e per il risarcimento dei danni, come attualmente stimati, ferme restando le ulteriori necessità a seguito dalla quantificazione definitiva dei danni subiti dai privati e dalle imprese.
(1-00957)
(Testo modificato nel corso della seduta) (Nuova formulazione) «Busin, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti, Prataviera, Caon, Matteo Bragantini».


   La Camera,
   premesso che:
    in data 8 luglio 2015 un evento atmosferico di drammatica entità ha colpito la riviera del Brenta, in provincia di Venezia, provocando una vittima e circa 90 feriti;
    sulla zona si è abbattuto infatti nel tardo pomeriggio un violento tornado, classificato dall'Arpa Veneto come di livello F4, il più alto nella scala di rilevazione, con raffiche di vento intorno ai 300 chilometri orari;
    il sistema di allerta meteo non paventava eventi di tale livello, segnalando invece esclusivamente grandine e precipitazioni abbondanti;
    non è la prima volta che il Veneto viene sconvolto da drammatici eventi atmosferici: si ricordano, in tal senso, la tromba d'aria del 6 giugno 2009 a Valle di Riese Pio X, l'alluvione dell'autunno 2010 e, più di recente, la bomba d'acqua che ha colpito il comune di Refrontolo nella notte del 2 agosto 2014, causando la morte di quattro persone e numerosi feriti;
    oltre alle perdite in termini di vite umane, il tornado dell'8 luglio 2015 ha provocato ingenti danni ad abitazioni ed imprese nei comuni di Dolo, Pianiga e Mira: circa 500 abitazioni sono state danneggiate ed oltre 100 edifici necessitano di essere abbattuti a causa dei danni strutturali subiti; moltissimi sono, dunque, i cittadini che hanno perso la propria abitazione o la propria attività;
    il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, in un documento inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ha stimato in 100 milioni di euro le risorse necessarie all'uscita dall'emergenza e al ripristino della situazione ex ante: una cifra molto elevata se si pensa a quanto sino ad ora trasferito alla regione, quantificabile in soli 2 milioni di euro, come riporta l'articolo del quotidiano Il Gazzettino del 19 luglio 2015 («Zaia: Renzi metta sul piatto tutti i 100 milioni di danni»);
    sono dunque molto più serie di quanto stimato dal Governo le conseguenze finanziarie sui bilanci di molti enti locali, che dovranno affrontare ingenti spese non programmate per garantire il ritorno alla normalità;
    moltissimi danni concernono, inoltre, ville di straordinario valore storico-achitettonico e bellezza, quasi unicamente di proprietà privata, con oneri di assicurazione, ripristino e manutenzioni a totale carico dei proprietari;
    in particolare, Villa Santorino-Toderini-Fini, a Dolo, è stata totalmente rasa al suolo; un capolavoro del Settecento, come sottolineato da Alberto Passi, presidente dell'Associazione Ville Venete;
    in merito, Giuliana Fontanella, presidente dell'Istituto regionale Ville Venete, ha quantificato i danni in 3 milioni euro per la sola, sopracitata Villa Santorino-Toderini-Fini, alla quale si aggiungono Villa Ducale, Villa Caggiano, Villa Grimani Migliorini, Villa Tron Mioni;
    è evidente, dunque, come la gravità dei danni riportati sia altamente significativa, paragonabile a quella conseguente gli eventi sismici quali quelli che nel 2013 hanno colpito l'Emilia Romagna, la Lombardia e lo stesso Veneto;
    il Consiglio dei ministri, il 17 luglio 2015, ha deliberato lo stato di emergenza «per fare fronte ai danni causati dalla tromba d'aria»;
    come disposto dalla legge 24 febbraio 1992, n. 225, all'articolo 5, comma 5-ter, «in relazione ad una dichiarazione dello stato di emergenza, i soggetti interessati da eventi eccezionali e imprevedibili che subiscono danni riconducibili all'evento, compresi quelli relativi alle abitazioni e agli immobili sedi di attività produttive, possono fruire della sospensione o del differimento, per un periodo fino a sei mesi, dei termini per gli adempimenti e i versamenti dei tributi e dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali», procedure che però, ai sensi del medesimo comma, devono essere disposte con legge;
    in casi di particolare rilevanza (tra cui, si ricorda il caso in cui è stato emanato il decreto-legge n. 74 del 2014, cosiddetto «decreto Emilia», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 93 del 2014, o il caso dell'alluvione in Sardegna del 2013 in cui è stato emanato il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 30 novembre 2013, o ancora gli eventi meteorologici in Veneto e Toscana dell'ottobre 2014, in occasione dei quali è stato emanato il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 20 ottobre 2014), tali disposizioni sono state prontamente attivate;
    dopo circa un mese dall'evento, moltissime imprese hanno ancora la propria attività ferma e necessitano, dunque, di interventi immediati come agevolazioni, contributi e sgravi fiscali;
    si sottolinea, inoltre, come tali drammatici effetti prodotti da eventi naturali sono quasi sempre acuiti e drammaticamente amplificati da una gestione dissennata dei suoli e dall'assenza di una rigorosa politica di pianificazione, manutenzione e prevenzione territoriale;
    con l'inserimento del comma 10-bis all'articolo 1 del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, in materia di enti territoriali, il cui disegno di legge di conversione è attualmente in discussione alla Camera dei deputati, i comuni di Dolo, Pianiga e Mira, interessati dalla tromba d'aria, hanno visto ridurre l'obiettivo del Patto di stabilità interno di un importo sino a, rispettivamente, 5.2, 1.1 e 1.2 milioni di euro; si tratta di una previsione indubbiamente positiva ma che non può sostituire il necessario sostegno diretto da parte del Governo alle popolazioni in difficoltà;
    gli eventi climatici estremi sono divenuti, negli ultimi anni, ricorrenti in molti territori del nostro Paese, richiedendo, dunque, stanziamenti ed erogazioni immediati delle risorse necessarie alla messa in sicurezza del territorio nazionale, con priorità per le regioni e le zone colpite,

impegna il Governo:

   a disporre in tempi rapidi, mediante le amministrazioni territoriali competenti e d'intesa con le associazioni imprenditoriali, la concessione di contributi per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo, in relazione al danno effettivamente subito, anche in misura sufficiente a coprire integralmente le spese occorrenti per la riparazione, il ripristino e la ricostruzione degli immobili danneggiati, sia abitativi sia destinati ad uso agricolo e produttivo, nonché degli impianti, fino alla misura massima del 100 per cento del costo ammesso e riconosciuto, in particolare quando i danni subiti siano stati di entità tale da condizionare la piena e immediata ripresa dell'attività;
   a garantire le risorse aggiuntive necessarie per finanziare gli ammortizzatori sociali, con riguardo alle aziende e alle attività produttive interessate dall'evento in premessa;
   ad assumere le necessarie iniziative normative per escludere automaticamente dal Patto di stabilità interno, le spese sostenute dai comuni a valere su risorse proprie o su donazioni di terzi, in relazione a eventi calamitosi in seguito ai quali è stato deliberato lo stato di emergenza;
   ad adottare iniziative normative che autorizzino, in deroga a quanto disposto dall'articolo 5, comma 5-ter, della legge n. 225 del 1992, il Ministero dell'economia e delle finanze a provvedere automaticamente, con proprio decreto, per disporre la sospensione dei termini per l'adempimento di tutti gli obblighi tributari e contributivi per i dodici mesi successivi al verificarsi dell'evento calamitoso;
   a promuovere la possibilità di accedere a finanziamenti agevolati assistiti dalla garanzia dello Stato per il pagamento dei tributi, dei contributi e dei premi da effettuare dopo l'eventuale sospensione dei termini;
   a valutare la possibilità di negoziare con l'Unione europea la sospensione del Patto di stabilità per le opere di ricostruzione ed un significativo allentamento per le opere di prevenzione;
   a prevedere le necessarie misure di snellimento delle procedure burocratiche per le opere di ricostruzione;
   a valutare l'opportunità di adottare un provvedimento ad hoc per istituire un fondo compartecipato dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali, per far fronte alle somme urgenze, con indennizzi immediati per i danni emergenti;
   a provvedere, attraverso specifiche misure, allo stanziamento delle risorse necessarie al recupero delle ville di valore storico-architettonico danneggiate, anche attraverso piani di investimento che vedano il contributo delle istituzioni europee e internazionali;
   a rafforzare i meccanismi di allerta meteo, in modo da assicurare la necessaria prevenzione alle popolazioni colpite da estremi eventi meteorologici e calamitosi.
(1-00969) «Marcon, Pellegrino, Paglia, Zaratti, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, Duranti, Daniele Farina, Ferrara, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Melilla, Nicchi, Pannarale, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Scotto, Palazzotto, Zaccagnini».


   La Camera,
   premesso che:
    in data 8 luglio 2015 un evento atmosferico di drammatica entità ha colpito la riviera del Brenta, in provincia di Venezia, provocando una vittima e circa 90 feriti;
    sulla zona si è abbattuto infatti nel tardo pomeriggio un violento tornado, classificato dall'Arpa Veneto come di livello F4, il più alto nella scala di rilevazione, con raffiche di vento intorno ai 300 chilometri orari;
    il sistema di allerta meteo non paventava eventi di tale livello, segnalando invece esclusivamente grandine e precipitazioni abbondanti;
    non è la prima volta che il Veneto viene sconvolto da drammatici eventi atmosferici: si ricordano, in tal senso, la tromba d'aria del 6 giugno 2009 a Valle di Riese Pio X, l'alluvione dell'autunno 2010 e, più di recente, la bomba d'acqua che ha colpito il comune di Refrontolo nella notte del 2 agosto 2014, causando la morte di quattro persone e numerosi feriti;
    oltre alle perdite in termini di vite umane, il tornado dell'8 luglio 2015 ha provocato ingenti danni ad abitazioni ed imprese nei comuni di Dolo, Pianiga e Mira: circa 500 abitazioni sono state danneggiate ed oltre 100 edifici necessitano di essere abbattuti a causa dei danni strutturali subiti; moltissimi sono, dunque, i cittadini che hanno perso la propria abitazione o la propria attività;
    il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, in un documento inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ha stimato in 100 milioni di euro le risorse necessarie all'uscita dall'emergenza e al ripristino della situazione ex ante: una cifra molto elevata se si pensa a quanto sino ad ora trasferito alla regione, quantificabile in soli 2 milioni di euro, come riporta l'articolo del quotidiano Il Gazzettino del 19 luglio 2015 («Zaia: Renzi metta sul piatto tutti i 100 milioni di danni»);
    sono dunque molto più serie di quanto stimato dal Governo le conseguenze finanziarie sui bilanci di molti enti locali, che dovranno affrontare ingenti spese non programmate per garantire il ritorno alla normalità;
    moltissimi danni concernono, inoltre, ville di straordinario valore storico-achitettonico e bellezza, quasi unicamente di proprietà privata, con oneri di assicurazione, ripristino e manutenzioni a totale carico dei proprietari;
    in particolare, Villa Santorino-Toderini-Fini, a Dolo, è stata totalmente rasa al suolo; un capolavoro del Settecento, come sottolineato da Alberto Passi, presidente dell'Associazione Ville Venete;
    in merito, Giuliana Fontanella, presidente dell'Istituto regionale Ville Venete, ha quantificato i danni in 3 milioni euro per la sola, sopracitata Villa Santorino-Toderini-Fini, alla quale si aggiungono Villa Ducale, Villa Caggiano, Villa Grimani Migliorini, Villa Tron Mioni;
    è evidente, dunque, come la gravità dei danni riportati sia altamente significativa, paragonabile a quella conseguente gli eventi sismici quali quelli che nel 2013 hanno colpito l'Emilia Romagna, la Lombardia e lo stesso Veneto;
    il Consiglio dei ministri, il 17 luglio 2015, ha deliberato lo stato di emergenza «per fare fronte ai danni causati dalla tromba d'aria»;
    come disposto dalla legge 24 febbraio 1992, n. 225, all'articolo 5, comma 5-ter, «in relazione ad una dichiarazione dello stato di emergenza, i soggetti interessati da eventi eccezionali e imprevedibili che subiscono danni riconducibili all'evento, compresi quelli relativi alle abitazioni e agli immobili sedi di attività produttive, possono fruire della sospensione o del differimento, per un periodo fino a sei mesi, dei termini per gli adempimenti e i versamenti dei tributi e dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali», procedure che però, ai sensi del medesimo comma, devono essere disposte con legge;
    in casi di particolare rilevanza (tra cui, si ricorda il caso in cui è stato emanato il decreto-legge n. 74 del 2014, cosiddetto «decreto Emilia», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 93 del 2014, o il caso dell'alluvione in Sardegna del 2013 in cui è stato emanato il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 30 novembre 2013, o ancora gli eventi meteorologici in Veneto e Toscana dell'ottobre 2014, in occasione dei quali è stato emanato il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 20 ottobre 2014), tali disposizioni sono state prontamente attivate;
    dopo circa un mese dall'evento, moltissime imprese hanno ancora la propria attività ferma e necessitano, dunque, di interventi immediati come agevolazioni, contributi e sgravi fiscali;
    si sottolinea, inoltre, come tali drammatici effetti prodotti da eventi naturali sono quasi sempre acuiti e drammaticamente amplificati da una gestione dissennata dei suoli e dall'assenza di una rigorosa politica di pianificazione, manutenzione e prevenzione territoriale;
    con l'inserimento del comma 10-bis all'articolo 1 del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, in materia di enti territoriali, il cui disegno di legge di conversione è attualmente in discussione alla Camera dei deputati, i comuni di Dolo, Pianiga e Mira, interessati dalla tromba d'aria, hanno visto ridurre l'obiettivo del Patto di stabilità interno di un importo sino a, rispettivamente, 5.2, 1.1 e 1.2 milioni di euro; si tratta di una previsione indubbiamente positiva ma che non può sostituire il necessario sostegno diretto da parte del Governo alle popolazioni in difficoltà;
    gli eventi climatici estremi sono divenuti, negli ultimi anni, ricorrenti in molti territori del nostro Paese, richiedendo, dunque, stanziamenti ed erogazioni immediati delle risorse necessarie alla messa in sicurezza del territorio nazionale, con priorità per le regioni e le zone colpite,

impegna il Governo, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di:

   disporre in tempi rapidi, mediante le amministrazioni territoriali competenti e d'intesa con le associazioni imprenditoriali, la concessione di contributi per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo, in relazione al danno effettivamente subito, anche in misura sufficiente a coprire integralmente le spese occorrenti per la riparazione, il ripristino e la ricostruzione degli immobili danneggiati, sia abitativi sia destinati ad uso agricolo e produttivo, nonché degli impianti, fino alla misura massima del 100 per cento del costo ammesso e riconosciuto, in particolare quando i danni subiti siano stati di entità tale da condizionare la piena e immediata ripresa dell'attività;
   garantire le risorse aggiuntive necessarie per finanziare gli ammortizzatori sociali, con riguardo alle aziende e alle attività produttive interessate dall'evento in premessa;
   assumere le necessarie iniziative normative per escludere automaticamente dal Patto di stabilità interno, le spese sostenute dai comuni a valere su risorse proprie o su donazioni di terzi, in relazione a eventi calamitosi in seguito ai quali è stato deliberato lo stato di emergenza;
   adottare iniziative normative che autorizzino, in deroga a quanto disposto dall'articolo 5, comma 5-ter, della legge n. 225 del 1992, il Ministero dell'economia e delle finanze a provvedere automaticamente, con proprio decreto, per disporre la sospensione dei termini per l'adempimento di tutti gli obblighi tributari e contributivi per i dodici mesi successivi al verificarsi dell'evento calamitoso;
   promuovere la possibilità di accedere a finanziamenti agevolati assistiti dalla garanzia dello Stato per il pagamento dei tributi, dei contributi e dei premi da effettuare dopo l'eventuale sospensione dei termini;
   valutare la possibilità di negoziare con l'Unione europea la sospensione del Patto di stabilità per le opere di ricostruzione ed un significativo allentamento per le opere di prevenzione;
   prevedere le necessarie misure di snellimento delle procedure burocratiche per le opere di ricostruzione;
   valutare l'opportunità di adottare un provvedimento ad hoc per istituire un fondo compartecipato dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali, per far fronte alle somme urgenze, con indennizzi immediati per i danni emergenti;
   provvedere, attraverso specifiche misure, allo stanziamento delle risorse necessarie al recupero delle ville di valore storico-architettonico danneggiate, anche attraverso piani di investimento che vedano il contributo delle istituzioni europee e internazionali;
   rafforzare i meccanismi di allerta meteo, in modo da assicurare la necessaria prevenzione alle popolazioni colpite da estremi eventi meteorologici e calamitosi.
(1-00969)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Marcon, Pellegrino, Paglia, Zaratti, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, Duranti, Daniele Farina, Ferrara, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Melilla, Nicchi, Pannarale, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Scotto, Palazzotto, Zaccagnini».


   La Camera,
   premesso che:
    il Veneto ancora una volta, l'8 luglio 2015, è stato duramente colpito da un eccezionale evento meteorologico;
    il violento tornado, catalogato di intensità F4, ha investito in particolare la provincia di Venezia, lungo la riviera del Brenta, provocando ingenti danni nei comuni di Dolo, Pianiga e Mira; contestualmente una cella temporalesca di significativa rilevanza e violenza ha gravemente interessato anche i comuni dell'alto bellunese, Cortina d'Ampezzo in particolare; la portata distruttiva dell'evento atmosferico si è manifestata con ingentissimi danni alle infrastrutture, al patrimonio pubblico nonché a quello privato;
    il tornado ha fatto crollare e scoperchiato case, raso al suolo strutture di grande valore storico e culturale, come Villa Santorino-Toderini-Fini, danneggiato numerose altre ville venete nonché il patrimonio di molte attività economiche industriali ed anche agricole, distruggendo capannoni e mezzi, abbattendo alberi e piantagioni;
    il bilancio di questa calamità atmosferica ha fatto, purtroppo, registrare anche un morto, circa 200 persone ferite ed oltre quattrocento di sfollati;
    nei comuni di questo comprensorio si sono verificati prolungati black-out elettrici, disservizi nella fornitura del gas, dell'acqua, delle linee telefoniche, fisse e mobili, il blocco della circolazione ferroviaria e numerosi sono stati gli incidenti stradali sulla viabilità urbana e autostradale;
    da subito si è attivato il sistema regionale di protezione civile, con il lavoro dei vigili del fuoco, delle forze dell'ordine, dei volontari e di tantissimi cittadini a cui va rivolto un grandissimo ringraziamento, che hanno consentito di affrontare questa eccezionale emergenza;
    le forze dell'ordine, in collaborazione con le polizie municipali, continuano a svolgere in questi territorio servizi «anti sciacallaggio»;
    i sindaci e le istituzioni locali sono stati tra i protagonisti assoluti di questa straordinaria azione di aiuto e solidarietà;
    la regione Veneto ha prontamente dichiarato lo «stato di crisi» con una prima stima di danni quantificata in 91.454.059,55 euro;
    il Governo centrale ha immediatamente approvato la dichiarazione di «stato di emergenza» come primo e importante passo per dare concreta risposta nei confronti dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira in provincia di Venezia e di Cortina D'Ampezzo, in quella di Belluno, stanziando per l'attuazione dei primi interventi 2.000.000,00 di euro;
    il Senato della Repubblica ha altresì approvato, nella seduta del 28 luglio 2015, su proposta del Governo, un emendamento al decreto-legge n. 78, in materia di enti locali, finalizzato a consentire ai comuni della riviera del Brenta un allentamento del patto di stabilità 2015 per un importo complessivo di 7,5 milioni di euro, percorso che si è concluso con l'approvazione definitiva da parte della Camera dei deputati;
    con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, acquisita l'intesa con la regione Veneto per la nomina del commissario, sono stati adottati i primi atti per gli interventi, i contributi e la ricognizione dei fabbisogni per il patrimonio pubblico e privato, nonché per le attività economiche e produttive e la sospensione da mutui per i proprietari di edifici distrutti o inagibili;
    numerosissime sono state le azioni concrete di solidarietà che si sono avute nei giorni successivi all'evento calamitoso, attraverso raccolte di fondi promosse da diverse istituzioni locali, associazioni sociali, economiche, culturali e singoli cittadini;
    è necessario proseguire sulla strada di questa proficua collaborazione istituzionale e che la regione Veneto valuti l'opportunità di utilizzo del residuo del patto di stabilità verticale;
    in riferimento a quanto esposto in premessa bisogna far presente che il territorio del Veneto ed in particolare la provincia di Belluno, nell'ambito dei comprensori dei comuni di Auronzo di Cadore, San Vito di Cadore, Borca di Cadore e Vodo di Cadore, sono stati nuovamente colpiti, nel corso della sera del 4 agosto 2015 da una devastante «bomba d'acqua» che ha determinato ingentissimi danni alle infrastrutture, al patrimonio pubblico nonché a quello privato, e che al momento fa registrare purtroppo anche tre vittime,

impegna il Governo

   ad utilizzare parte del residuo rimasto del Fondo per le emergenze nazionali del 2015 ed eventualmente prevedere anche impegni del Fondo per il 2016 a favore dei beni pubblici e privati, di quelli delle attività economiche e produttive danneggiati o distrutti;
   a verificare d'intesa con i sindaci dei comuni interessati forme particolari di sospensione e/o esenzione dei tributi;
   ad assumere iniziative per prevedere, anche per il 2016, l'allentamento del Patto di stabilità per i comuni di Dolo, Mira e Pianiga nella legge di stabilità 2016;
   ad estendere immediatamente la dichiarazione dello stato di emergenza adottata dal Consiglio dei Ministri del 17 luglio 2015 anche ai comuni di Auronzo di Cadore, San Vito di Cadore, Borca di Cadore e Vodo di Cadore colpiti da una bomba d'acqua nel corso della notte tra il 4 e il 5 agosto in attesa di una più approfondita quantificazione dei danni;
   a valutare l'opportunità di allentare il Patto di stabilità anche per i comuni della provincia di Venezia e del Veneto che hanno dichiarato la loro disponibilità a impegnare risone economiche a favore della ricostruzione, anche in riferimento agli spazi del Patto di stabilità del 2014 e dei comuni veneti non ancora utilizzati;
   ad adottare provvedimenti che consentano, con modalità già attuate in favore delle popolazioni dall'Emilia Romagna, colpite prima dal terremoto e dai successivi eventi alluvionali del 2014, il sostegno dei beni privati nonché delle attività economiche e produttive;
    a considerare l'adozione di provvedimenti volti a stabilire criteri di automaticità nella distribuzione delle risorse da destinare ai comuni in caso degli ormai sempre più frequenti eventi calamitosi, al fine di accelerare i tempi per le ricostruzioni stabilendo così un rapporto efficace di semplificazione burocratica tra amministrazioni;
   ad assumere celeri iniziative specifiche per il recupero del patrimonio architettonico e culturale costituito dalle ville venete, sia attraverso risorse economiche sia semplificando le procedure burocratiche;
   a rafforzare le misure «anti sciacallaggio», prevedendo anche l'impiego di unità dell'Esercito;
    a promuovere e sostenere, anche in occasione della prossima Conferenza di Parigi delle nazioni che hanno aderito alla convenzione sul clima, tutte quelle azioni volte a ridurre l'emissione di gas serra che aumentano la temperatura media globale e producono cambiamenti climatici all'origine di eventi meteorologici estremi.
(1-00970)
(Nuova formulazione) «Martella, Mognato, Moretto, Murer, Zoggia, Camani, Casellato, Crimì, Crivellari, Dal Moro, D'Arienzo, De Menech, Ginato, Miotto, Naccarato, Narduolo, Pastorelli, Rostellato, Rotta, Rubinato, Sbrollini, Zan, Zardini».


   La Camera,
   premesso che:
    il Veneto ancora una volta, l'8 luglio 2015, è stato duramente colpito da un eccezionale evento meteorologico;
    il violento tornado, catalogato di intensità F4, ha investito in particolare la provincia di Venezia, lungo la riviera del Brenta, provocando ingenti danni nei comuni di Dolo, Pianiga e Mira; contestualmente una cella temporalesca di significativa rilevanza e violenza ha gravemente interessato anche i comuni dell'alto bellunese, Cortina d'Ampezzo in particolare; la portata distruttiva dell'evento atmosferico si è manifestata con ingentissimi danni alle infrastrutture, al patrimonio pubblico nonché a quello privato;
    il tornado ha fatto crollare e scoperchiato case, raso al suolo strutture di grande valore storico e culturale, come Villa Santorino-Toderini-Fini, danneggiato numerose altre ville venete nonché il patrimonio di molte attività economiche industriali ed anche agricole, distruggendo capannoni e mezzi, abbattendo alberi e piantagioni;
    il bilancio di questa calamità atmosferica ha fatto, purtroppo, registrare anche un morto, circa 200 persone ferite ed oltre quattrocento di sfollati;
    nei comuni di questo comprensorio si sono verificati prolungati black-out elettrici, disservizi nella fornitura del gas, dell'acqua, delle linee telefoniche, fisse e mobili, il blocco della circolazione ferroviaria e numerosi sono stati gli incidenti stradali sulla viabilità urbana e autostradale;
    da subito si è attivato il sistema regionale di protezione civile, con il lavoro dei vigili del fuoco, delle forze dell'ordine, dei volontari e di tantissimi cittadini a cui va rivolto un grandissimo ringraziamento, che hanno consentito di affrontare questa eccezionale emergenza;
    le forze dell'ordine, in collaborazione con le polizie municipali, continuano a svolgere in questi territorio servizi «anti sciacallaggio»;
    i sindaci e le istituzioni locali sono stati tra i protagonisti assoluti di questa straordinaria azione di aiuto e solidarietà;
    la regione Veneto ha prontamente dichiarato lo «stato di crisi» con una prima stima di danni quantificata in 91.454.059,55 euro;
    il Governo centrale ha immediatamente approvato la dichiarazione di «stato di emergenza» come primo e importante passo per dare concreta risposta nei confronti dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira in provincia di Venezia e di Cortina D'Ampezzo, in quella di Belluno, stanziando per l'attuazione dei primi interventi 2.000.000,00 di euro;
    il Senato della Repubblica ha altresì approvato, nella seduta del 28 luglio 2015, su proposta del Governo, un emendamento al decreto-legge n. 78, in materia di enti locali, finalizzato a consentire ai comuni della riviera del Brenta un allentamento del patto di stabilità 2015 per un importo complessivo di 7,5 milioni di euro, percorso che si è concluso con l'approvazione definitiva da parte della Camera dei deputati;
    con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, acquisita l'intesa con la regione Veneto per la nomina del commissario, sono stati adottati i primi atti per gli interventi, i contributi e la ricognizione dei fabbisogni per il patrimonio pubblico e privato, nonché per le attività economiche e produttive e la sospensione da mutui per i proprietari di edifici distrutti o inagibili;
    numerosissime sono state le azioni concrete di solidarietà che si sono avute nei giorni successivi all'evento calamitoso, attraverso raccolte di fondi promosse da diverse istituzioni locali, associazioni sociali, economiche, culturali e singoli cittadini;
    è necessario proseguire sulla strada di questa proficua collaborazione istituzionale e che la regione Veneto valuti l'opportunità di utilizzo del residuo del patto di stabilità verticale;
    in riferimento a quanto esposto in premessa bisogna far presente che il territorio del Veneto ed in particolare la provincia di Belluno, nell'ambito dei comprensori dei comuni di Auronzo di Cadore, San Vito di Cadore, Borca di Cadore e Vodo di Cadore, sono stati nuovamente colpiti, nel corso della sera del 4 agosto 2015 da una devastante «bomba d'acqua» che ha determinato ingentissimi danni alle infrastrutture, al patrimonio pubblico nonché a quello privato, e che al momento fa registrare purtroppo anche tre vittime,

impegna il Governo a valutare nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di:

   individuare risorse per interventi a favore dei beni pubblici e privati, di quelli delle attività economiche e produttive danneggiati o distrutti;
   verificare d'intesa con i sindaci dei comuni interessati forme particolari di sospensione e/o esenzione dei tributi;
   assumere iniziative per prevedere, anche per il 2016, l'allentamento del Patto di stabilità per i comuni di Dolo, Mira e Pianiga nella legge di stabilità 2016;
   estendere immediatamente la dichiarazione dello stato di emergenza adottata dal Consiglio dei Ministri del 17 luglio 2015 anche ai comuni di Auronzo di Cadore, San Vito di Cadore, Borca di Cadore e Vodo di Cadore colpiti da una bomba d'acqua nel corso della notte tra il 4 e il 5 agosto in attesa di una più approfondita quantificazione dei danni;
   valutare l'opportunità di allentare il Patto di stabilità anche per i comuni della provincia di Venezia e del Veneto che hanno dichiarato la loro disponibilità a impegnare risone economiche a favore della ricostruzione, anche in riferimento agli spazi del Patto di stabilità del 2014 e dei comuni veneti non ancora utilizzati;
   adottare provvedimenti che consentano, con modalità già attuate in favore delle popolazioni dall'Emilia Romagna, colpite prima dal terremoto e dai successivi eventi alluvionali del 2014, il sostegno dei beni privati nonché delle attività economiche e produttive;
    considerare l'adozione di provvedimenti generali volti ad accelerare i tempi per le ricostruzioni stabilendo così un rapporto efficace di semplificazione burocratica tra amministrazioni;
   assumere celeri iniziative specifiche per il recupero del patrimonio architettonico e culturale costituito dalle ville venete, sia attraverso risorse economiche sia semplificando le procedure burocratiche;
   verificare l'idoneità delle misure «anti sciacallaggio», già predisposte prevedendo anche l'eventuale impiego di unità dell'Esercito per la vigilanza a siti e obiettivi sensibili;
    promuovere e sostenere, anche in occasione della prossima Conferenza di Parigi delle nazioni che hanno aderito alla convenzione sul clima, tutte quelle azioni volte a ridurre l'emissione di gas serra che aumentano la temperatura media globale e producono cambiamenti climatici all'origine di eventi meteorologici estremi.
(1-00970)
(Nuova formulazione) (Testo modificato nel corso della seduta) «Martella, Mognato, Moretto, Murer, Zoggia, Camani, Casellato, Crimì, Crivellari, Dal Moro, D'Arienzo, De Menech, Ginato, Miotto, Naccarato, Narduolo, Pastorelli, Rostellato, Rotta, Rubinato, Sbrollini, Zan, Zardini».


   La Camera
   premesso che:
    mercoledì 8 luglio 2015 una violentissima tromba d'aria si è abbattuta, verso le 17,30, su Dolo, Pianiga e Mira, in provincia di Venezia e su Cortina d'Ampezzo in provincia di Belluno, causando una vittima, 72 feriti ed ingenti danni alle abitazioni ed alle aziende del territorio. La tromba d'aria di elevata intensità, accompagnata da violente precipitazioni piovose e grandinate, ha provocato lo scoperchiamento di tetti di numerosi edifici, divelto piloni della luce e tralicci dell'alta tensione, causando ingenti danni alle abitazioni private e pubbliche, alla rete dei servizi essenziali, al patrimonio artistico e culturale, alle infrastrutture viarie ed alle attività agricole e produttive;
    l'evento calamitoso ha inoltre provocato l'abbattimento di alberi, danni ai beni mobili e la dispersione di ingenti quantitativi di detriti di varia natura, causando forti disagi alla popolazione interessata;
    la perturbazione ha interessato altresì buona parte del territorio regionale e nel pomeriggio dell'8 luglio 2015 ha proseguito con temporali di forte intensità in alcuni territori comunali delle province di Verona, Vicenza, dell'alta padovana, del bellunese e, soprattutto, del veneziano con violente e pericolose grandinate. Inoltre, una cella temporalesca particolarmente intensa ha interessato la valle del Boite nell'alto bellunese innescando una vasta calata detritica in località Acquabona, frazione di Cortina d'Ampezzo, sulla strada statale n. 51 di «Alemagna» che è rimasta a lungo bloccata in entrambe le direzioni;
    le ville colpite sono 20, tutte nel comune di Dolo. Tra queste Villa Santorini-Toderini-Fini che è andata praticamente distrutta, Villa Bembo, Villa Gasparini, Villa Migliorini, Villa Badoere Fattoretto, Villa Titi e Villa Velluti;
    a Cazzago ci sono almeno 225 edifici da sistemare, 132 a Dolo, 75 a Mira;
    nella relazione tecnica disposta dalla regione Veneto si è rilevato che il tornado dell'8 luglio 2015 è da considerarsi come uno dei più intensi mai verificatosi nel territorio regionale;
    anche le attività agricole hanno registrato gravi conseguenze. I dati confermano che nel solo territorio veneziano i danni alle coltivazioni, alle attività ed alle loro strutture superano i 4 milioni di euro. Il comparto avrà sicuramente bisogno di interventi al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e la redditività delle imprese agricole colpite dalle avversità atmosferiche perché possano riprendere la loro attività produttiva;
    la prima stima dei danni e degli interventi da effettuare per le opere di ricostruzione ammonta a quasi 100 milioni di euro;
    è opportuno, pertanto, dare attuazione ad interventi urgenti e necessari al fine di ripristinare i danni subiti dal patrimonio pubblico e privato e per il ritorno alle normali condizioni di vita delle popolazioni;
    è necessario, altresì, un allentamento del Patto di stabilità interno per aiutare i comuni a gestire l'emergenza, assicurando la sospensione degli adempimenti fiscali a carico di famiglie ed imprese coinvolte,

impegna il Governo:

   a dichiarare lo «stato di emergenza» a livello nazionale ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e successive modificazioni;
   ad assumere iniziative dirette per attivare il ripristino dei danni subiti dal patrimonio pubblico e privato;
   a valutare la possibilità di stanziare adeguati fondi in favore delle imprese danneggiate dall'evento calamitoso che ha colpito in modo così grave la regione Veneto;
   ad intraprendere iniziative dirette a sospendere l'invio delle cartelle esattoriali e gli oneri fiscali e contributivi ai soggetti interessati;
   ad assumere iniziative dirette ad allentare il vincolo del Patto di stabilità interno per i comuni coinvolti nell'alluvione dell'8 luglio 2015.
(1-00971) «Causin, Dorina Bianchi».


   La Camera
   premesso che:
    mercoledì 8 luglio 2015 una violentissima tromba d'aria si è abbattuta, verso le 17,30, su Dolo, Pianiga e Mira, in provincia di Venezia e su Cortina d'Ampezzo in provincia di Belluno, causando una vittima, 72 feriti ed ingenti danni alle abitazioni ed alle aziende del territorio. La tromba d'aria di elevata intensità, accompagnata da violente precipitazioni piovose e grandinate, ha provocato lo scoperchiamento di tetti di numerosi edifici, divelto piloni della luce e tralicci dell'alta tensione, causando ingenti danni alle abitazioni private e pubbliche, alla rete dei servizi essenziali, al patrimonio artistico e culturale, alle infrastrutture viarie ed alle attività agricole e produttive;
    l'evento calamitoso ha inoltre provocato l'abbattimento di alberi, danni ai beni mobili e la dispersione di ingenti quantitativi di detriti di varia natura, causando forti disagi alla popolazione interessata;
    la perturbazione ha interessato altresì buona parte del territorio regionale e nel pomeriggio dell'8 luglio 2015 ha proseguito con temporali di forte intensità in alcuni territori comunali delle province di Verona, Vicenza, dell'alta padovana, del bellunese e, soprattutto, del veneziano con violente e pericolose grandinate. Inoltre, una cella temporalesca particolarmente intensa ha interessato la valle del Boite nell'alto bellunese innescando una vasta calata detritica in località Acquabona, frazione di Cortina d'Ampezzo, sulla strada statale n. 51 di «Alemagna» che è rimasta a lungo bloccata in entrambe le direzioni;
    le ville colpite sono 20, tutte nel comune di Dolo. Tra queste Villa Santorini-Toderini-Fini che è andata praticamente distrutta, Villa Bembo, Villa Gasparini, Villa Migliorini, Villa Badoere Fattoretto, Villa Titi e Villa Velluti;
    a Cazzago ci sono almeno 225 edifici da sistemare, 132 a Dolo, 75 a Mira;
    nella relazione tecnica disposta dalla regione Veneto si è rilevato che il tornado dell'8 luglio 2015 è da considerarsi come uno dei più intensi mai verificatosi nel territorio regionale;
    anche le attività agricole hanno registrato gravi conseguenze. I dati confermano che nel solo territorio veneziano i danni alle coltivazioni, alle attività ed alle loro strutture superano i 4 milioni di euro. Il comparto avrà sicuramente bisogno di interventi al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e la redditività delle imprese agricole colpite dalle avversità atmosferiche perché possano riprendere la loro attività produttiva;
    la prima stima dei danni e degli interventi da effettuare per le opere di ricostruzione ammonta a quasi 100 milioni di euro;
    è opportuno, pertanto, dare attuazione ad interventi urgenti e necessari al fine di ripristinare i danni subiti dal patrimonio pubblico e privato e per il ritorno alle normali condizioni di vita delle popolazioni;
    è necessario, altresì, un allentamento del Patto di stabilità interno per aiutare i comuni a gestire l'emergenza, assicurando la sospensione degli adempimenti fiscali a carico di famiglie ed imprese coinvolte,

impegna il Governo, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica:

   a dichiarare lo «stato di emergenza» a livello nazionale ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e successive modificazioni;
   ad assumere iniziative dirette per attivare il ripristino dei danni subiti dal patrimonio pubblico e privato;
   a valutare la possibilità di stanziare adeguati fondi in favore delle imprese danneggiate dall'evento calamitoso che ha colpito in modo così grave la regione Veneto;
   ad intraprendere iniziative dirette a sospendere l'invio delle cartelle esattoriali e gli oneri fiscali e contributivi ai soggetti interessati;
   ad assumere iniziative dirette ad allentare il vincolo del Patto di stabilità interno per i comuni coinvolti nell'alluvione dell'8 luglio 2015.
(1-00971)
(Testo modificato nel corso della seduta)  «Causin, Dorina Bianchi».


   La Camera,
   premesso che:
    a distanza di qualche anno dalla «Grande alluvione» e a neanche un mese dall'ultima, il Veneto non è pronto all'eventualità di altre inondazioni e mancano diverse opere dal momento che mancano i fondi;
    secondo l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente ligure, su Genova sono caduti in 28 ore oltre 230 millimetri di pioggia, mentre sul Veneto, tra il 31 ottobre e il 2 novembre 2010, l'Arpav misurò il «diffuso superamento dei 300 millimetri con punte massime locali anche superiori ai 500»; nella giornata dell'8 luglio 2015, un tornado estremamente violento si è abbattuto sulla riviera del Brenta, di livello EF4 della scala Enhanced Fujita;
    il tornado ha colpito duramente i centri abitati sui quali si è abbattuto distruggendo i comuni di Dolo, Pianiga e Mira nella provincia di Venezia, provocando danni ingenti sia in termini di vittime che in termini economici con 500 abitazioni danneggiate e 100 edifici da abbattere perché pericolanti e non recuperabili;
    i danni materiali prodotti, per caratteristiche e per conseguenze sociali ed economiche, sono molto simili a quelle di un terremoto, come, ad esempio, il sisma che nel 2012 devastò alcune province delle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto;
    il massimo esperto del settore, il professor Luigi D'Alpaos, reputa necessario disporre di almeno 10 milioni di metri cubi di invaso e non dei 3-3,5 milioni e mezzo di euro preventivati che purtroppo necessitano di più tempo: resti romani permettendo, il bacino di laminazione di Caldogno potrà essere rimesso in sesto nel 2016, e per lo meno nel 2017 quello di viale Diaz a Vicenza;
    nel centro del capoluogo berico sono stati rinforzati gli argini del Bacchiglione, ma i quartieri periferici sono a rischio di allagamento e il bacino per alleggerire l'alveo del Retrone sulla roggia Dioma, fra Vicenza e Monteviale, non ha un euro di finanziamento, per non parlare del bacino del Trissino per il quale è in corso un'inchiesta della magistratura per concussione e turbativa d'asta;
    nel padovano si punta a completare l'idrovia, che riprenderebbe le acque convogliate nel Brenta dopo essere state prese attraverso il San Gregorio e il Piovego, e le porterebbe verso la laguna di Venezia, alleggerendo la valle del Brenta e mettendo in sicurezza la zona industriale di Padova;
    gli ambientalisti hanno fatto presente che molte di queste opere si tradurrebbero in un'ulteriore devastazione di un territorio già eroso da decenni di cementificazione e dalla scarsa conoscenza delle leggi idrauliche (anche in agricoltura), considerando anche che i proprietari dei terreni agricoli che lottano per ottenere un equo prezzo di compravendita anziché indennizzi;
    nessuno, però, dubita della necessità di creare sfoghi in un Veneto saturo di aree urbanizzate anche se un recente studio inglese, venuto alla luce dopo le terrificanti esondazioni avvenute nel Regno Unito, ha dimostrato come la soluzione ideale sarebbe quella di rimboschire: nel suolo sotto agli alberi l'acqua penetra in profondità a una velocità 67 volte maggiore rispetto a quella nel suolo sotto l'erba e defluisce lungo i canali creati dalle radici degli alberi; in questo caso il terreno si comporta da spugna, da serbatoio che assorbe l'acqua per poi rilasciarla lentamente. Un fiume può trasportare solo una minima parte dell'acqua che cade nel suo bacino: il grosso deve finire nelle piane alluvionali ed essere assorbito dal suolo. Costruendo invece argini più alti, riducendo la lunghezza dei fiumi attraverso l'eliminazione delle anse e rimuovendo gli alberi morti e ogni altro ostacolo, gli ingegneri involontariamente aumentano la velocità di deflusso, cosicché l'acqua si riversa nei fiumi e nelle città molto più in fretta;
    la regione ha investito 150 milioni di euro per le opere a progetto, e ne dovranno arrivare altri 200 milioni di euro per i bacini rimanenti, ma per l'intera manutenzione dei fiumi e il bacino scolante su Venezia servono in tutto 1 miliardo e 700 milioni;
    il decreto-legge sugli enti territoriali prevede agevolazioni tributarie temporanee previste per la zona franca dei territori dell'Emilia Romagna colpiti dal sisma consistenti nella parziale esenzione dalle imposte sui redditi e dall'Irap, alle condizioni di legge, nonché dall'esenzione degli immobili produttivi dalle imposte municipali. Si prevede inoltre la proroga al 31 dicembre 2016 del termine di scadenza dello stato di emergenza fissato dall'articolo 1, comma 3, del decreto-legge n. 74 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 giugno 2014, n. 93, conseguente agli eventi sismici del 20 e del 29 maggio 2012 verificatisi nelle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, e sono disposte misure per la città di Venezia attraverso una modifica all'articolo 4, primo comma, della legge 29 novembre 1984, n. 798, che integra la composizione del comitato, a cui è demandato, ai sensi del terzo comma della medesima disposizione oggetto della novella, l'indirizzo, il coordinamento ed il controllo per l'attuazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia;
    per quanto riguarda i territori devastati dall'alluvione in Veneto, non sono state ad oggi disposte misure realmente soddisfacenti e la comunità scientifica italiana ed internazionale ha da tempo messo in stretta correlazione i cambiamenti climatici ad un aumento della frequenza ed intensità di eventi estremi di origine meteorologica o idrologica: ciò viene chiaramente stigmatizzato anche nella Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
    è fondamentale anche un accenno all'alluvione verificatasi a Firenze sabato 1o agosto 2015: i firmatari del presente atto di indirizzo si chiedono se il comune sapeva che, nel tardo pomeriggio del 1o agosto, si sarebbe scatenato l'inferno nella zona di Firenze sud (Gignoro, Rovezzano, zona dell'Anconella, Girone) e che l'Italia dei treni si sarebbe spezzata in due per il guasto alla linea elettrica capace di bloccare gli Eurostar. La valutazione dei danni a ventiquattro ore dal nubifragio è stata sconfortante visti i collegamenti da ripristinare e le case da risistemare, e ci si rende conto per l'ennesima volta della fragilità di Firenze nel periodo dei cambiamenti climatici,

impegna il Governo:

   ad adottare, anche attraverso ulteriori interventi normativi e opportuni stanziamenti, ogni iniziativa utile a sostegno dei comuni della riviera del Brenta colpiti dal tornado dell'8 luglio 2015, per rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita, della funzionalità dei servizi essenziali, per la riduzione del rischio residuo, per la ricostruzione e per il risarcimento dei danni, stabilendo delle misure che garantiscano parità di trattamento per tutti i comuni facenti parte delle zone colpite da fenomeni naturali che hanno provocato ingenti danni ambientali;
   ad assumere in particolare efficaci iniziative affinché:
    a) le spese sostenute dalle regioni e dagli enti locali per il ripristino dai danni subiti non siano conteggiate ai fini del patto di stabilità interno;
    b) vengano sospesi l'invio delle cartelle esattoriali e gli oneri fiscali e contributivi, fino al ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione, predisponendo un piano di rateizzazione per il rientro della propria posizione debitoria nei confronti del fisco;
    c) siano previsti sgravi fiscali per la ricostruzione ed il restauro degli edifici colpiti e dei beni artistico-architettonici;
    d) per gli edifici dichiarati inagibili, per tutto il periodo di inagibilità, sia sospeso il pagamento dei mutui, dei finanziamenti e dei tributi locali, utilizzando a compensazione verso i creditori un fondo di solidarietà appositamente istituito anche con la partecipazione di Cassa depositi e prestiti;
   a procedere con urgenza alla definizione di criteri oggettivi che, in caso di future calamità naturali sul territorio italiano, garantiscano ai territori colpiti parità di trattamento in proporzione all'entità dei danni subiti;
   a convertire la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, redatta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in un piano vero e proprio, anche con il supporto dell'unità di missione «Italia sicura», individuando una scala di priorità tra gli interventi ivi contenuti, un cronoprogramma di attuazione ed un piano di finanziamenti certi, prevedendo lo stanziamento dei primi fondi già a partire dalla prossima legge di stabilità.
(1-00972)
(Nuova formulazione) «Segoni, Turco, Prodani, Rizzetto, Artini, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Matarrelli, Mucci».


   La Camera,
   premesso che:
    a distanza di qualche anno dalla «Grande alluvione» e a neanche un mese dall'ultima, il Veneto non è pronto all'eventualità di altre inondazioni e mancano diverse opere dal momento che mancano i fondi;
    secondo l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente ligure, su Genova sono caduti in 28 ore oltre 230 millimetri di pioggia, mentre sul Veneto, tra il 31 ottobre e il 2 novembre 2010, l'Arpav misurò il «diffuso superamento dei 300 millimetri con punte massime locali anche superiori ai 500»; nella giornata dell'8 luglio 2015, un tornado estremamente violento si è abbattuto sulla riviera del Brenta, di livello EF4 della scala Enhanced Fujita;
    il tornado ha colpito duramente i centri abitati sui quali si è abbattuto distruggendo i comuni di Dolo, Pianiga e Mira nella provincia di Venezia, provocando danni ingenti sia in termini di vittime che in termini economici con 500 abitazioni danneggiate e 100 edifici da abbattere perché pericolanti e non recuperabili;
    i danni materiali prodotti, per caratteristiche e per conseguenze sociali ed economiche, sono molto simili a quelle di un terremoto, come, ad esempio, il sisma che nel 2012 devastò alcune province delle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto;
    il massimo esperto del settore, il professor Luigi D'Alpaos, reputa necessario disporre di almeno 10 milioni di metri cubi di invaso e non dei 3-3,5 milioni e mezzo di euro preventivati che purtroppo necessitano di più tempo: resti romani permettendo, il bacino di laminazione di Caldogno potrà essere rimesso in sesto nel 2016, e per lo meno nel 2017 quello di viale Diaz a Vicenza;
    nel centro del capoluogo berico sono stati rinforzati gli argini del Bacchiglione, ma i quartieri periferici sono a rischio di allagamento e il bacino per alleggerire l'alveo del Retrone sulla roggia Dioma, fra Vicenza e Monteviale, non ha un euro di finanziamento, per non parlare del bacino del Trissino per il quale è in corso un'inchiesta della magistratura per concussione e turbativa d'asta;
    nel padovano si punta a completare l'idrovia, che riprenderebbe le acque convogliate nel Brenta dopo essere state prese attraverso il San Gregorio e il Piovego, e le porterebbe verso la laguna di Venezia, alleggerendo la valle del Brenta e mettendo in sicurezza la zona industriale di Padova;
    gli ambientalisti hanno fatto presente che molte di queste opere si tradurrebbero in un'ulteriore devastazione di un territorio già eroso da decenni di cementificazione e dalla scarsa conoscenza delle leggi idrauliche (anche in agricoltura), considerando anche che i proprietari dei terreni agricoli che lottano per ottenere un equo prezzo di compravendita anziché indennizzi;
    nessuno, però, dubita della necessità di creare sfoghi in un Veneto saturo di aree urbanizzate anche se un recente studio inglese, venuto alla luce dopo le terrificanti esondazioni avvenute nel Regno Unito, ha dimostrato come la soluzione ideale sarebbe quella di rimboschire: nel suolo sotto agli alberi l'acqua penetra in profondità a una velocità 67 volte maggiore rispetto a quella nel suolo sotto l'erba e defluisce lungo i canali creati dalle radici degli alberi; in questo caso il terreno si comporta da spugna, da serbatoio che assorbe l'acqua per poi rilasciarla lentamente. Un fiume può trasportare solo una minima parte dell'acqua che cade nel suo bacino: il grosso deve finire nelle piane alluvionali ed essere assorbito dal suolo. Costruendo invece argini più alti, riducendo la lunghezza dei fiumi attraverso l'eliminazione delle anse e rimuovendo gli alberi morti e ogni altro ostacolo, gli ingegneri involontariamente aumentano la velocità di deflusso, cosicché l'acqua si riversa nei fiumi e nelle città molto più in fretta;
    la regione ha investito 150 milioni di euro per le opere a progetto, e ne dovranno arrivare altri 200 milioni di euro per i bacini rimanenti, ma per l'intera manutenzione dei fiumi e il bacino scolante su Venezia servono in tutto 1 miliardo e 700 milioni;
    il decreto-legge sugli enti territoriali prevede agevolazioni tributarie temporanee previste per la zona franca dei territori dell'Emilia Romagna colpiti dal sisma consistenti nella parziale esenzione dalle imposte sui redditi e dall'Irap, alle condizioni di legge, nonché dall'esenzione degli immobili produttivi dalle imposte municipali. Si prevede inoltre la proroga al 31 dicembre 2016 del termine di scadenza dello stato di emergenza fissato dall'articolo 1, comma 3, del decreto-legge n. 74 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 giugno 2014, n. 93, conseguente agli eventi sismici del 20 e del 29 maggio 2012 verificatisi nelle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, e sono disposte misure per la città di Venezia attraverso una modifica all'articolo 4, primo comma, della legge 29 novembre 1984, n. 798, che integra la composizione del comitato, a cui è demandato, ai sensi del terzo comma della medesima disposizione oggetto della novella, l'indirizzo, il coordinamento ed il controllo per l'attuazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia;
    per quanto riguarda i territori devastati dall'alluvione in Veneto, non sono state ad oggi disposte misure realmente soddisfacenti e la comunità scientifica italiana ed internazionale ha da tempo messo in stretta correlazione i cambiamenti climatici ad un aumento della frequenza ed intensità di eventi estremi di origine meteorologica o idrologica: ciò viene chiaramente stigmatizzato anche nella Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
    è fondamentale anche un accenno all'alluvione verificatasi a Firenze sabato 1o agosto 2015: i firmatari del presente atto di indirizzo si chiedono se il comune sapeva che, nel tardo pomeriggio del 1o agosto, si sarebbe scatenato l'inferno nella zona di Firenze sud (Gignoro, Rovezzano, zona dell'Anconella, Girone) e che l'Italia dei treni si sarebbe spezzata in due per il guasto alla linea elettrica capace di bloccare gli Eurostar. La valutazione dei danni a ventiquattro ore dal nubifragio è stata sconfortante visti i collegamenti da ripristinare e le case da risistemare, e ci si rende conto per l'ennesima volta della fragilità di Firenze nel periodo dei cambiamenti climatici,

impegna il Governo, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica:

   ad adottare, anche attraverso ulteriori interventi normativi e opportuni stanziamenti, ogni iniziativa utile a sostegno dei comuni della riviera del Brenta colpiti dal tornado dell'8 luglio 2015, per rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita, della funzionalità dei servizi essenziali, per la riduzione del rischio residuo, per la ricostruzione e per il risarcimento dei danni, stabilendo delle misure che garantiscano parità di trattamento per tutti i comuni facenti parte delle zone colpite da fenomeni naturali che hanno provocato ingenti danni ambientali;
   ad assumere in particolare efficaci iniziative affinché:
    a) le spese sostenute dalle regioni e dagli enti locali per il ripristino dai danni subiti non siano conteggiate ai fini del patto di stabilità interno;
    b) vengano sospesi l'invio delle cartelle esattoriali e gli oneri fiscali e contributivi, fino al ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione, predisponendo un piano di rateizzazione per il rientro della propria posizione debitoria nei confronti del fisco;
    c) siano previsti sgravi fiscali per la ricostruzione ed il restauro degli edifici colpiti e dei beni artistico-architettonici;
    d) per gli edifici dichiarati inagibili, per tutto il periodo di inagibilità, sia sospeso il pagamento dei mutui, dei finanziamenti e dei tributi locali, utilizzando a compensazione verso i creditori un fondo di solidarietà appositamente istituito anche con la partecipazione di Cassa depositi e prestiti;
   a procedere con urgenza alla definizione di criteri oggettivi che, in caso di future calamità naturali sul territorio italiano, garantiscano ai territori colpiti parità di trattamento in proporzione all'entità dei danni subiti;
   a convertire la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, redatta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in un piano vero e proprio, anche con il supporto dell'unità di missione «Italia sicura», individuando una scala di priorità tra gli interventi ivi contenuti, un cronoprogramma di attuazione ed un piano di finanziamenti certi, prevedendo lo stanziamento dei primi fondi già a partire dalla prossima legge di stabilità.
(1-00972)
(Nuova formulazione) (Testo modificato nel corso della seduta) «Segoni, Turco, Prodani, Rizzetto, Artini, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Matarrelli, Mucci».


   La Camera,
   premesso che:
    nel pomeriggio di mercoledì 8 luglio 2015, il Veneto è stato colpito da forti fenomeni temporaleschi che hanno provocato molteplici danni in diverse zone della regione;
    l'epicentro della calamità si è manifestato nei comuni di Dolo, Cazzago, Pianiga e Mira in provincia di Venezia, dove si è abbattuta una tromba d'aria che ha divelto tetti di abitazioni e fabbriche, sradicato alberi e sollevato autovetture con persone a bordo, provocando la morte di una persona e centinaia di feriti; molte autovetture sono finite all'interno dei canali e talune dimore storiche hanno subito ingenti danni;
    la tromba d'aria ha infatti devastato anche alcune fra le più delle ville storiche del Veneto: Villa Santoridi-Toderini-Fini, a Dolo, capolavoro del Settecento, è l'emblema del disastro: pochi minuti hanno letteralmente cancellato quattro secoli di storia, abbattuti dalla violenza del vento e dagli alberi che, sradicati dalle raffiche di vento, le sono crollati addosso. I danni sono ingenti e, in alcuni casi, irrecuperabili, sia ai complessi monumentali, sia ai parchi e alla loro vegetazione storica;
    il tragico bilancio reca la devastazione di molte realtà imprenditoriali ed artigiane, con effetti pesantissimi in termini di danni materiali ed economici che, in alcuni casi, hanno portato al blocco dell'attività produttiva. A ciò si sommano danni «collaterali», che stanno creando situazioni di vera emergenza verso le famiglie e le persone colpite dall'evento;
    le sole aziende agricole dei comuni di Dolo, Mira e Pianiga, contano danni per 2,5 milioni di euro: il calcolo riguarda in particolare le strutture agricole (serre, capannoni, rimesse) e la bonifica dei suoli dai detriti (che si preannuncia molto costosa). Sono invece escluse dal conto le colture e le abitazioni private degli agricoltori;
    la regione Veneto ha immediatamente dichiarato lo stato di crisi, valutando nel complesso danni per circa 100 milioni di euro; il Governo ha invece approvato la dichiarazione dello stato di emergenza, stanziando per i primi interventi 2 milioni di euro;
    il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 78 del 2015, all'articolo 1, comma 10-bis, ha già stabilito una riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità per l'anno 2015 in favore dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira. In particolare, la norma dispone una riduzione dell'obiettivo del patto per un importo massimo complessivo di 7,5 milioni di euro, da ripartirsi tra ciascuno dei predetti comuni nei seguenti importi massimi: 5,2 milioni di euro per il comune di Dolo; 1,1 milioni di euro per il comune di Pianiga; 1,2 milioni di euro per il comune di Mira;
    il sopraddetto intervento non è comunque sufficiente: sono necessarie disposizioni più incisive volte innanzitutto a sospendere i termini per l'adempimento degli obblighi tributari a favore di cittadini ed imprese colpiti e fortemente danneggiati dagli eventi atmosferici;
    purtroppo, anche recentemente, diverse zone del territorio italiano sono state colpite e devastate da simili, violenti fenomeni atmosferici; in molti casi, il Governo, assieme alla dichiarazione dello stato di emergenza, ha disposto provvedimenti speciali volti a tutelare i residenti nelle zone colpite;
    in particolare, la regione Veneto da troppo tempo si trova isolata ad affrontare situazioni di tale portata. È pertanto opportuno un intervento normativo volto a stabilire criteri di automaticità nella distribuzione delle risorse da destinare ai comuni in caso di eventi calamitosi,

impegna il Governo:

   ad intraprendere, anche sentita la regione Veneto, ogni iniziativa utile a sostegno dei comuni della riviera del Brenta colpiti dalla tromba d'aria dell'8 luglio 2015, e, in particolare:
    a) ad assumere iniziative per disporre, per un adeguato periodo di tempo, la sospensione dei termini dei versamenti, degli adempimenti tributari, inclusi quelli derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione, nei confronti delle persone fisiche nonché dei soggetti che svolgono attività d'impresa artigianale e commerciale, che hanno subito danni alle abitazioni private, agli studi professionali e alle strutture aziendali;
    b) a promuovere ogni iniziativa di sostegno dei beni privati, nonché delle attività economiche, anche alla luce di quanto già disposto in precedenza per altri territori colpiti da calamità naturali;
    c) ad attivarsi al fine di escludere dal computo del Patto di stabilità interno per i comuni della provincia di Venezia e del Veneto gli interventi urgenti e necessari alla ricostruzione;
    d) ad utilizzare le risorse del residuo rimasto del Fondo per le emergenze nazionali del 2015 ed eventualmente prevedere anche impegni del Fondo per il 2016 a favore dei beni pubblici e privati, e delle attività economiche danneggiate, per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo;
    e) ad assumere specifiche iniziative volte al recupero del patrimonio architettonico e culturale gravemente danneggiato dagli eventi atmosferici, attraverso lo stanziamento di risorse e semplificando le procedure burocratiche;
   a valutare l'opportunità di assumere iniziative normative volte ad un intervento organico di misure in grado di accelerare i tempi per le ricostruzioni, semplificare le procedure burocratiche e stabilire criteri di automaticità nella distribuzione delle risorse da destinare ai comuni in caso di eventi calamitosi.
(1-00973) «Brunetta, Alberto Giorgetti, Milanato, Longo, Palese, Occhiuto».


   La Camera,
   premesso che:
    nel pomeriggio di mercoledì 8 luglio 2015, il Veneto è stato colpito da forti fenomeni temporaleschi che hanno provocato molteplici danni in diverse zone della regione;
    l'epicentro della calamità si è manifestato nei comuni di Dolo, Cazzago, Pianiga e Mira in provincia di Venezia, dove si è abbattuta una tromba d'aria che ha divelto tetti di abitazioni e fabbriche, sradicato alberi e sollevato autovetture con persone a bordo, provocando la morte di una persona e centinaia di feriti; molte autovetture sono finite all'interno dei canali e talune dimore storiche hanno subito ingenti danni;
    la tromba d'aria ha infatti devastato anche alcune fra le più delle ville storiche del Veneto: Villa Santoridi-Toderini-Fini, a Dolo, capolavoro del Settecento, è l'emblema del disastro: pochi minuti hanno letteralmente cancellato quattro secoli di storia, abbattuti dalla violenza del vento e dagli alberi che, sradicati dalle raffiche di vento, le sono crollati addosso. I danni sono ingenti e, in alcuni casi, irrecuperabili, sia ai complessi monumentali, sia ai parchi e alla loro vegetazione storica;
    il tragico bilancio reca la devastazione di molte realtà imprenditoriali ed artigiane, con effetti pesantissimi in termini di danni materiali ed economici che, in alcuni casi, hanno portato al blocco dell'attività produttiva. A ciò si sommano danni «collaterali», che stanno creando situazioni di vera emergenza verso le famiglie e le persone colpite dall'evento;
    le sole aziende agricole dei comuni di Dolo, Mira e Pianiga, contano danni per 2,5 milioni di euro: il calcolo riguarda in particolare le strutture agricole (serre, capannoni, rimesse) e la bonifica dei suoli dai detriti (che si preannuncia molto costosa). Sono invece escluse dal conto le colture e le abitazioni private degli agricoltori;
    la regione Veneto ha immediatamente dichiarato lo stato di crisi, valutando nel complesso danni per circa 100 milioni di euro; il Governo ha invece approvato la dichiarazione dello stato di emergenza, stanziando per i primi interventi 2 milioni di euro;
    il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 78 del 2015, all'articolo 1, comma 10-bis, ha già stabilito una riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità per l'anno 2015 in favore dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira. In particolare, la norma dispone una riduzione dell'obiettivo del patto per un importo massimo complessivo di 7,5 milioni di euro, da ripartirsi tra ciascuno dei predetti comuni nei seguenti importi massimi: 5,2 milioni di euro per il comune di Dolo; 1,1 milioni di euro per il comune di Pianiga; 1,2 milioni di euro per il comune di Mira;
    il sopraddetto intervento non è comunque sufficiente: sono necessarie disposizioni più incisive volte innanzitutto a sospendere i termini per l'adempimento degli obblighi tributari a favore di cittadini ed imprese colpiti e fortemente danneggiati dagli eventi atmosferici;
    purtroppo, anche recentemente, diverse zone del territorio italiano sono state colpite e devastate da simili, violenti fenomeni atmosferici; in molti casi, il Governo, assieme alla dichiarazione dello stato di emergenza, ha disposto provvedimenti speciali volti a tutelare i residenti nelle zone colpite;
    in particolare, la regione Veneto da troppo tempo si trova isolata ad affrontare situazioni di tale portata. È pertanto opportuno un intervento normativo volto a stabilire criteri di automaticità nella distribuzione delle risorse da destinare ai comuni in caso di eventi calamitosi,

impegna il Governo, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica:

   ad intraprendere, anche sentita la regione Veneto, ogni iniziativa utile a sostegno dei comuni della riviera del Brenta colpiti dalla tromba d'aria dell'8 luglio 2015, e, in particolare:
    a) ad assumere iniziative per disporre, per un adeguato periodo di tempo, la sospensione dei termini dei versamenti, degli adempimenti tributari, inclusi quelli derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione, nei confronti delle persone fisiche nonché dei soggetti che svolgono attività d'impresa artigianale e commerciale, che hanno subito danni alle abitazioni private, agli studi professionali e alle strutture aziendali;
    b) a promuovere ogni iniziativa di sostegno dei beni privati, nonché delle attività economiche, anche alla luce di quanto già disposto in precedenza per altri territori colpiti da calamità naturali;
    c) ad attivarsi al fine di escludere dal computo del Patto di stabilità interno per i comuni della provincia di Venezia e del Veneto gli interventi urgenti e necessari alla ricostruzione;
    d) ad utilizzare le risorse del residuo rimasto del Fondo per le emergenze nazionali del 2015 ed eventualmente prevedere anche impegni del Fondo per il 2016 a favore dei beni pubblici e privati, e delle attività economiche danneggiate, per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo;
    e) ad assumere specifiche iniziative volte al recupero del patrimonio architettonico e culturale gravemente danneggiato dagli eventi atmosferici, attraverso lo stanziamento di risorse e semplificando le procedure burocratiche;
   a valutare l'opportunità di assumere iniziative normative volte ad un intervento organico di misure in grado di accelerare i tempi per le ricostruzioni, semplificare le procedure burocratiche e stabilire criteri di automaticità nella distribuzione delle risorse da destinare ai comuni in caso di eventi calamitosi.
(1-00973)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Brunetta, Alberto Giorgetti, Milanato, Longo, Palese, Occhiuto».


   La Camera,
   premesso che:
    lo scorso 8 luglio una tromba d'aria, accompagnata da piogge di forte intensità e grandine, si è abbattuta sui Comuni di Cazzago di Pianiga, Dolo e Mira, sulla Riviera del Brenta, causando anche un morto e decine di feriti;
    in occasione dell'ondata di maltempo danni si sono registrati nell'intera provincia di Venezia e Cortina d'Ampezzo in provincia di Belluno;
    l'ondata di maltempo ha determinato danni ad abitazioni ed aziende, parte delle quali sono interamente crollate, e sono stati divelti alcuni tralicci dell'alta tensione;
    una delle dimore storiche della Riviera, che ospita un patrimonio inestimabile di edifici, è stata quasi completamente distrutta, con un danno di oltre sei milioni di euro, e molte altre ville venete hanno subito ingenti danni, stimati in ulteriori tre milioni di euro;
    anche moltissime realtà imprenditoriali e strutture agricole sono state danneggiate, determinando in molti casi il blocco delle attività produttive;
    la regione Veneto ha dichiarato lo stato di calamità e, in prima istanza, ha quantificato i danni registrati sul territorio in cento milioni di euro;
    in data 17 luglio il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza per i territori colpiti dalla tromba d'aria e ha stanziato un importo di due milioni di euro per i primi interventi di messa in sicurezza e ricostruzione;
    il decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, in materia di finanza degli enti territoriali, ha previsto una riduzione degli obiettivi del patto di stabilità per l'anno 2015 in favore dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira, per un importo massimo complessivo di 7,5 milioni di euro, 5,2 dei quali da destinare agli interventi nel comune di Dolo, 1,1 milioni di euro per il comune di Pianiga e 1,2 milioni di euro per il comune di Mira,

impegna il Governo

   ad assumere ogni iniziativa anche di carattere normativo utile a sostenere la messa in sicurezza dei territori, la ricostruzione di tutti gli edifici e delle abitazioni danneggiati, nonché per il ripristino e il restauro delle dimore storiche, e la rapida ripresa delle attività produttive nei territori colpiti dalla calamità;
   a disporre tempestivamente lo stanziamento delle somme necessarie alla copertura dei danni subiti dai comuni interessati dall'ondata di maltempo, anche attraverso il ricorso a somme residue a valere sulla programmazione dei fondi europei;
   ad adottare le opportune iniziative normative per sospendere gli adempimenti fiscali, contributivi e assicurativi relativi a persone fisiche e giuridiche, nonché i mutui, per i contribuenti e le imprese dei comuni interessati dagli eventi calamitosi.
(1-00974) «Rampelli, Giorgia Meloni, Cirielli, La Russa, Maietta, Nastri, Taglialatela, Totaro».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    lo scorso 8 luglio una tromba d'aria, accompagnata da piogge di forte intensità e grandine, si è abbattuta sui Comuni di Cazzago di Pianiga, Dolo e Mira, sulla Riviera del Brenta, causando anche un morto e decine di feriti;
    in occasione dell'ondata di maltempo danni si sono registrati nell'intera provincia di Venezia e Cortina d'Ampezzo in provincia di Belluno;
    l'ondata di maltempo ha determinato danni ad abitazioni ed aziende, parte delle quali sono interamente crollate, e sono stati divelti alcuni tralicci dell'alta tensione;
    una delle dimore storiche della Riviera, che ospita un patrimonio inestimabile di edifici, è stata quasi completamente distrutta, con un danno di oltre sei milioni di euro, e molte altre ville venete hanno subito ingenti danni, stimati in ulteriori tre milioni di euro;
    anche moltissime realtà imprenditoriali e strutture agricole sono state danneggiate, determinando in molti casi il blocco delle attività produttive;
    la regione Veneto ha dichiarato lo stato di calamità e, in prima istanza, ha quantificato i danni registrati sul territorio in cento milioni di euro;
    in data 17 luglio il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza per i territori colpiti dalla tromba d'aria e ha stanziato un importo di due milioni di euro per i primi interventi di messa in sicurezza e ricostruzione;
    il decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, in materia di finanza degli enti territoriali, ha previsto una riduzione degli obiettivi del patto di stabilità per l'anno 2015 in favore dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira, per un importo massimo complessivo di 7,5 milioni di euro, 5,2 dei quali da destinare agli interventi nel comune di Dolo, 1,1 milioni di euro per il comune di Pianiga e 1,2 milioni di euro per il comune di Mira,

impegna il Governo, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica:

   ad assumere ogni iniziativa anche di carattere normativo utile a sostenere la messa in sicurezza dei territori, la ricostruzione di tutti gli edifici e delle abitazioni danneggiati, nonché per il ripristino e il restauro delle dimore storiche, e la rapida ripresa delle attività produttive nei territori colpiti dalla calamità;
   a disporre tempestivamente lo stanziamento delle somme necessarie alla copertura dei danni subiti dai comuni interessati dall'ondata di maltempo, anche attraverso il ricorso a somme residue a valere sulla programmazione dei fondi europei;
   ad adottare le opportune iniziative normative per sospendere gli adempimenti fiscali, contributivi e assicurativi relativi a persone fisiche e giuridiche, nonché i mutui, per i contribuenti e le imprese dei comuni interessati dagli eventi calamitosi.
(1-00974)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Rampelli, Giorgia Meloni, Cirielli, La Russa, Maietta, Nastri, Taglialatela, Totaro».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).