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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 17 aprile 2015

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 17 aprile 2015.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Stella Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Gozi, La Russa, Lorenzin, Lotti, Lupi, Lupo, Madia, Manciulli, Mannino, Mattiello, Merlo, Migliore, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Polverini, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rostan, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali, Vignaroli, Vito, Zampa, Zanetti, Zolezzi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 16 aprile 2015 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   REALACCI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli appalti pubblici e sui fenomeni di corruzione e di collusione ad essi correlati» (3049);
   FRAGOMELI ed altri: «Modifiche all'articolo 9 del decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102, per favorire l'adozione di sistemi di tele-lettura mediante la rete elettrica per la misurazione dei consumi energetici e, in prospettiva, dei consumi idrici» (3050);
   OTTOBRE: «Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro C 169 su popoli indigeni e tribali, fatta a Ginevra il 27 giugno 1989» (3051);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE OTTOBRE: «Disposizioni per l'indizione di un referendum di indirizzo concernente l'autorizzazione alla ratifica dei trattati che comportino un'ulteriore estensione dell'Unione europea» (3052).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di un disegno di legge.

  In data 16 aprile 2015 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
  dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e l'Ucraina, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014» (3053).

  Sarà stampato e distribuito.

Annunzio di una proposta di legge d'iniziativa regionale.

  In data 16 aprile 2015 è stata presentata alla Presidenza, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione, la seguente proposta di legge:
   PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA: «Realizzazione di zone economiche speciali (ZES)» (3054).

  Sarà stampata e distribuita.

Trasmissioni dal Senato.

  In data 16 aprile 2015 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza i seguenti disegni di legge:
   S. 1335. – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di libero scambio tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 6 ottobre 2010» (approvato dal Senato) (3055);
   S. 1598. – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile sull'autorizzazione all'esercizio di attività lavorative dei familiari a carico del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo delle missioni diplomatiche e rappresentanze consolari, fatto a Roma il 13 dicembre 2013» (approvato dal Senato) (3056);
   S. 1791. – «Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 3 marzo 1980, adottati a Vienna l'8 luglio 2005, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno» (approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2124-B).

  Saranno stampati e distribuiti.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

  La proposta di legge SCANU ed altri: «Disposizioni concernenti i militari italiani ai quali è stata irrogata la pena capitale durante la prima Guerra mondiale» (2741) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Librandi.

Ritiro di sottoscrizioni a una proposta di legge.

  I deputati Agostinelli, Battelli, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brugnerotto, Busto, Cancelleri, Caso, Castelli, Chimienti, Ciprini, Colonnese, Cominardi, Cozzolino, Crippa, Da Villa, Dadone, Daga, De Lorenzis, De Rosa, Del Grosso, Della Valle, Dell'Orco, Di Battista, Manlio Di Stefano, Dieni, Fantinati, Ferraresi, Fico, Gagnarli, Gallinella, Luigi Gallo, Silvia Giordano, Grande, Grillo, L'Abbate, Lorefice, Mantero, Marzana, Micillo, Nesci, Nuti, Parentela, Pesco, Petraroli, Paolo Nicolò Romano, Ruocco, Sarti, Scagliusi, Sibilia, Sorial, Terzoni, Tofalo, Toninelli, Simone Valente, Vallascas, Vignaroli e Zolezzi hanno comunicato di ritirare le proprie sottoscrizioni alla proposta di legge:
   CRISTIAN IANNUZZI ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422, e altre disposizioni in materia di trasporto pubblico locale» (2443).

Modifica del titolo di una proposta di legge.

  La proposta di legge n. 2015, d'iniziativa dei deputati CIVATI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Norme per la legalizzazione della coltivazione e del commercio della cannabis e dei suoi derivati».

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):

  NUTI ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di scioglimento dei consigli degli enti locali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso» (2356) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

  NASTRI: «Istituzione del comitato territoriale per la sicurezza e misure per garantire la sicurezza nelle città» (2920) Parere delle Commissioni II, IV e V.
   III Commissione (Affari esteri):

  «Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati:
   a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo, fatto a Pristina il 19 giugno 2013;
   b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo, fatto a Pristina il 19 giugno 2013» (2981) Parere delle Commissioni I, II, V e VI.
   VI Commissione (Finanze):

  CATANOSO GENOESE: «Abrogazione dell'articolo 22 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, in materia di esenzione totale dal pagamento dell'imposta municipale propria per i terreni agricoli» (2906) Parere delle Commissioni I, V, VIII, X, XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

  CARDINALE: «Istituzione di una zona franca per lo sviluppo e la legalità nei territori della provincia di Caltanissetta e dei comuni ad essa limitrofi appartenenti alle province di Enna e di Agrigento» (2925) Parere delle Commissioni I, II, V, VIII, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IV (Difesa):

  GRIMOLDI: «Indennizzo in favore dei familiari superstiti degli appartenenti alle Forze armate e di polizia deceduti per causa di servizio» (2929) Parere della V Commissione.
   Commissioni riunite II (Giustizia) e III (Affari esteri):

  S. 1791. – «Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 3 marzo 1980, adottati a Vienna l'8 luglio 2005, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno» (approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2124-B) Parere delle Commissioni I e VIII.
   Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali):

  CIVATI ed altri: «Norme per la legalizzazione della coltivazione e del commercio della cannabis e dei suoi derivati» (2015) Parere delle Commissioni I, III, V, VII, X, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   Commissioni riunite VIII (Ambiente) e XII (Affari sociali):

  CARDINALE: «Disposizioni per assicurare la prestazione di interventi di primo soccorso in mare e di salvaguardia dell'ambiente marino» (2926) Parere delle Commissioni I, V, VII, IX, XI, XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Ministro della difesa.

  Il Ministro della difesa, con lettera del 16 aprile 2015, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data, per la parte di propria competenza, alla risoluzione CICCHITTO ed altri n. 7/00456, accolta dal Governo ed approvata dalle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa) nella seduta del 20 agosto 2014, concernente il contributo dell'Italia alle iniziative internazionali per la crisi del Nord dell'Iraq.

  La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alle Commissioni III (Affari esteri) e IV (Difesa) competenti per materia.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 16 aprile 2015, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo – Esperienza acquisita nell'attuazione della direttiva 2003/122/EURATOM sul controllo delle sorgenti radioattive sigillate ad alta attività e delle sorgenti orfane (COM(2015) 158 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite X (Attività produttive) e XII (Affari sociali);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare, a nome dell'Unione europea, nell'ambito del comitato per il controllo da parte dello Stato di approdo del Memorandum d'intesa di Parigi sul controllo da parte dello Stato di approdo (COM(2015) 159 final), corredata dai relativi allegati (COM(2015) 159 final – Annex 1 e COM(2015) 159 final – Annex 2), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Progetto di bilancio rettificativo n. 3 al bilancio generale 2015 che iscrive l'eccedenza dell'esercizio 2014 (COM(2015) 160 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
   Progetto di bilancio rettificativo n. 4 al bilancio generale 2015 che accompagna la proposta di mobilitazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea per la Romania, la Bulgaria e l'Italia (COM(2015) 161 final) e proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea (inondazioni in Romania, in Bulgaria e in Italia) (COM(2015) 162 final), che sono assegnati in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell’Allegato A al resoconto della seduta del 31 marzo 2015, a pagina 4, seconda colonna, trentunesima riga, dopo la parola: «V,» si intende inserita la seguente: «VIII,».

INTERPELLANZE URGENTI

Chiarimenti in merito alla riduzione della pressione fiscale prospettata dal Governo – 2-00925

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   dopo l'approvazione del Consiglio dei ministri, il Ministero dell'economia e delle finanze ha pubblicato il Documento di economia e finanza;
   nel testo è contenuta la disposizione con la quale si è scelto di non dar seguito alla misura più volte prospettata relativa all'aumento dell'IVA. A tal proposito, si ricorda che in mancanza di tale deliberazione essa sarebbe stata aumentata automaticamente, arrivando nel 2018 a toccare l'apice con un'imposizione pari al 25,5 per cento;
   ad avviso degli interpellanti, nonostante la misura meritoria, rimane una preoccupazione poiché il Governo, pur dopo aver disinnescato le cosiddette «clausole di salvaguardia», continuerà a far lievitare la pressione fiscale: secondo le stime degli interpellanti la pressione fiscale attuale, pari al 43,5 per cento, farà registrare un aumento effettivo pari al 44,1 per cento nel biennio 2016-2017 e una riduzione con un valore pari solo al 43,7 per cento nel 2019;
   ad avviso degli interpellanti di ciò non sono consapevoli i contribuenti poiché i dati forniti dall'Esecutivo, grazie al ricorso a quelli che agli interpellanti appaiono alcuni artifici contabili, fa apparire agli italiani un quadro opposto, naturalmente più favorevole al contribuente;
   secondo le dichiarazioni del Governo, infatti, l'imposizione fiscale sarebbe in netto calo: dichiarata al di sotto del 43 per cento per quest'anno (42,9 per cento), essa si ridurrebbe al 41,6 per cento entro il 2019. I modi usati dall'Esecutivo per «opacizzare» l'andamento effettivo delle imposte sono ad avviso degli interpellanti i seguenti: nel calcolo, si tiene conto di due misure che, in realtà, falsano le valutazioni. Il primo è relativo al bonus di 80 euro, calcolato al netto della classificazione contabile. L'agevolazione, secondo il Governo, si traduce in una minore pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente. Si omette però di enunciare il fatto che il bonus degli 80 euro in busta paga interessa solo una parte limitata della popolazione. Inoltre, la cosiddetta disattivazione delle clausole di salvaguardia (relative all'aumento dell'IVA e delle accise sulla benzina, oltre alla revisione delle detrazioni fiscali, che se attuate avrebbero comportato l'innalzamento della pressione) non attuandosi viene considerata riduzione effettiva delle imposte;
   ad avviso degli interpellanti ciò da luogo ad una falsa rappresentazione della realtà fattuale, poiché si ricorre all’escamotage di prospettare, prima del Documento di economia e finanza, un aumento esponenziale delle tasse per poi non darvi attuazione inducendo in errore il cittadino contribuente e ostentando mediaticamente una riduzione della pressione fiscale che in realtà non vi sarà –:
   se i fatti narrati in premessa trovino conferma e, nell'eventualità positiva, quali iniziative urgenti intenda assumere per dare soluzione al problema descritto.
(2-00925) «Barbanti, Artini, Baldassarre, Bechis, Mucci, Prodani, Rizzetto, Rostellato, Segoni, Turco, Pisicchio».


Intendimenti del Governo in relazione alla copertura delle posizioni dirigenziali vacanti presso l'Agenzia delle entrate, a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 37 del 2015 – 2-00931

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   con la recente sentenza n. 37 del 17 marzo 2015 la Corte costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità dell'articolo 8, comma 24, del decreto-legge n. 16 del 2012, nonché l'incostituzionalità dell'articolo 1, comma 14, del decreto-legge 30 dicembre 2013, n. 150 e dell'articolo 1, comma 8, del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192 (cosiddetto Mille proroghe 2015, emanato dall'attuale Governo) con le quali è stata prorogata la vigenza del detto articolo 8;
   la disposizione censurata, oltre ad autorizzare le Agenzie delle entrate, del territorio e delle dogane ad espletare procedure concorsuali per la copertura delle posizioni dirigenziali vacanti (da completarsi entro il 31 dicembre 2013), consentiva, da un lato, di far salvi, per il passato, gli incarichi dirigenziali già affidati dalle dette Agenzie a propri funzionari; dall'altro, nelle more dell'espletamento delle procedure concorsuali, di attribuire incarichi dirigenziali a propri funzionari (con lo stesso trattamento economico dei dirigenti), mediante la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, che consentiva alle Agenzie delle entrate di coprire, in attesa dei concorsi, le posizioni dirigenziali con il ricorso a contratti individuali di lavoro a termine stipulati con funzionari interni;
   la sentenza della Corte costituzionale ha posto fine all'accesa disputa relativa all'illegittimità delle nomine dei dirigenti delle Agenzie delle entrate, del territorio e delle dogane ed alla quale il Governo Monti aveva cercato di porvi rimedio con la sanatoria di cui alla norma dichiarata incostituzionale; si tratta di una questione peraltro in più occasioni sottoposta al vaglio dei Governi, tra cui anche quello attualmente in carica: gli interpellanti, infatti, già con diverse interrogazioni rimaste prive di riscontro (n. 4-00943 del 20 giugno 2013, n. 3-00525 del 19 dicembre 2013 e n. 4-03383 del 30 gennaio 2014) avevano sollevato il problema delle criticità di nomine avvenute in carenza dei presupposti e requisiti previsti dalla legge, nonché della mancanza di trasparenza nell'assegnazione degli incarichi di dirigente;
   a seguito della sentenza della Corte costituzionale si rende necessaria l'adozione di misure volte a porre rimedio alla vacanza dei posti dirigenziali ricoperti dai dirigenti nominati in modo illegittimo;
   da fonti di stampa si apprende che non sarebbe intenzione del Governo in carica quella di adottare un decreto d'urgenza al fine di sanare l'accertata illegittimità delle nomine. In particolare, sarebbe inviso al Governo il decreto chiesto dal Ministro dell'economia e delle finanze Padoan su pressione dell'Agenzia delle entrate e che consentirebbe di incentivare, con remunerazioni più elevate, i funzionari ai quali i dirigenti delegano alcune attività; il che permetterebbe, aggirando di fatto la sentenza della Corte Costituzionale, di riassegnare ai funzionari i vecchi incarichi;
   non sembra percorribile nemmeno l'ulteriore strada rappresentata dalla riattivazione del concorso per quattrocentotre posti di dirigenti di seconda fascia presso l'Agenzia delle entrate, essendo, attualmente pendente un giudizio innanzi all'autorità giudiziaria;
   l'unica immediata soluzione concretamente realizzabile sembra dunque quella di indire un nuovo concorso pubblico per titoli ed esami con il quale assegnare gli incarichi dirigenziali;
   diversamente, si potrebbe anche prevedere normativamente l'attribuzione di funzioni predirigenziali agli attuali funzionari di ruolo, individuati in base ai titoli, l'esperienza professionale e l'anzianità maturata ed attraverso apposito concorso pubblico interno;
   in ogni caso, sarebbe auspicabile che qualsiasi intervento risolutivo venga adottato in tempi brevi; al riguardo, però, il Governo sembra voglia procedere con molta cautela auspicando l'individuazione di una soluzione entro il secondo semestre l'anno 2016, probabilmente in attesa dell'entrata in vigore delle nuove norme in materia di riforma della pubblica amministrazione, che dovrebbero introdurre nuove misure volte al reclutamento dei dirigenti; misure che, ad avviso degli interpellanti, non appaiono comunque idonee alla risoluzione del problema ed in particolare ad escludere il controllo politico delle nomine dirigenziali;
   va evidenziato infine il deprecabile atteggiamento di alcune direzioni regionali dell'Agenzia delle entrate, ed in particolare della direzione regionale della Campania, che hanno espressamente invitato i direttori provinciali a ridefinire i provvedimenti di delega indicando nei nuovi atti i funzionari che fino ad oggi sono stati incaricati di funzioni dirigenziali (in pratica, a quanto consta agli interpellanti, proprio i dirigenti illegittimamente nominati);
   un dirigente pubblico per definizione dovrebbe rappresentare lo Stato nonché essere una figura di eccellenza e dotata di piena autonomia, soprattutto rispetto al potere politico –:
   se non ritenga opportuno procedere con lo scorrimento delle graduatorie di cui al concorso A/163 per dirigenti, indetto nel 1999;
   in alternativa, se non ritenga invece opportuno, contrariamente alle intenzioni riportate dalle fonti di stampa, procedere con un'immediata indizione di un nuovo concorso pubblico per titoli ed esami per l'assegnazione degli incarichi dirigenziali rimasti vacanti a seguito della sentenza della Corte costituzionale;
   se ritenga possibile assumere iniziative normative volte ad attribuire e retribuire funzioni predirigenziali agli attuali funzionari di ruolo, attraverso l'indizione di un concorso pubblico per titoli ed esami;
   se sia a conoscenza delle direttive interne adottate dalle direzioni regionali ai fini dell'attribuzione di nuove deleghe ai dirigenti decaduti e se non ritenga opportuno intervenire al fine di ripristinare e garantire l'autonomia decisionale ed organizzativa delle singole direzioni interessate.
(2-00931) «Pesco, Cancelleri, Villarosa, Alberti, Ruocco, Pisano, Corda, Castelli, Sorial, Caso, Brugnerotto, Cariello, Colonnese, D'Incà, Cozzolino, Toninelli, Cecconi, Dadone, Dieni, D'Ambrosio, Nuti, Ferraresi, Bonafede, Businarolo, Agostinelli, Colletti, Sarti, Battelli, Luigi Di Maio, Fico, Fraccaro».


Elementi in relazione all'estinzione anticipata dei mutui assunti dagli enti locali presso la Cassa depositi e prestiti – 2-00922

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   in materia di finanza locale, negli ultimi anni, numerosi interventi normativi sono stati principalmente rivolti al contenimento della spesa e alla riduzione dell'indebitamento da parte degli enti locali, a tal fine prevedendo una progressiva diminuzione del tetto dell'indebitamento;
   gli enti locali che attivano le procedure per l'estinzione anticipata dei mutui assunti presso la Cassa depositi e prestiti devono corrispondere, oltre al capitale residuo, anche un indennizzo calcolato ai sensi del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 20 giugno 2003;
   l'entità dei suddetti indennizzi supera spesso, per i mutui a tasso fisso, il 10 per cento del capitale da rimborsare, configurandosi come una sorta di «penalità» per gli enti locali;
   il rimborso anticipato del mutuo consente all'ente di ridurre l'indebitamento pubblico e di spendere l'avanzo di amministrazione altrimenti non utilizzabile visti i limiti imposti dal patto di stabilità;
   secondo Cassa depositi e prestiti spa l'indennizzo previsto per l'estinzione anticipata dei prestiti ordinari concessi dalla medesima in favore degli enti locali, e regolati a tasso fisso, ha la finalità di recuperare i costi connessi al disallineamento tra i tassi dell'originaria provvista necessaria ai fini della concessione del finanziamento ed i tassi di mercato vigenti al momento del rimborso anticipato;
   pertanto, a fronte di una riduzione dell'indennizzo per estinzione anticipata da parte degli enti locali – associata a un'elevata richiesta di rimborso di prestiti – potrebbero verificarsi significative conseguenze per la società in termini di redditività ed equilibrio economico-patrimoniale;
   Cassa depositi e prestiti ha inoltre precisato che, per quanto concerne i prestiti che presentano quale modalità di calcolo dell'indennizzo quello previsto dal decreto Ministero dell'economia e finanze del 20 giugno 2003, un'eventuale revisione dello stesso – che comporti la corresponsione di indennizzi inferiori a quelli attualmente previsti – determinerebbe la necessità di reintegrare la società per i minori introiti che si verrebbero a creare in conseguenza della revisione stessa;
   appare necessario agli interpellanti approfondire queste considerazioni poiché, in un contesto di grande criticità della finanza locale, sarebbe importante consentire agli enti territoriali di estinguere i mutui e destinare maggiori risorse agli investimenti e alla crescita –:
   quali siano i dati disaggregati relativi ai mutui accesi dagli enti territoriali (con particolare riferimento alle seguenti classi demografiche: da 0 a 5000 abitanti, da 5000 a 15.000 e oltre i 15.000), quale ne sia l'ammontare medio per comparto e quali siano il tasso di interesse medio applicato e l'entità media dell'indennizzo;
   se il Ministro interpellato non ritenga necessario operare una puntuale ricognizione dei dati a disposizione per verificare la possibilità di cambiare la disciplina in materia di estinzione anticipata dei mutui al fine di contenere l'entità dell'indennizzo nella misura massima del 5 per cento del capitale da rimborsare.
(2-00922) «Fragomeli, Causi, Marchi, Fregolent, Marco Di Maio, Marantelli, Garofani, Amato, Antezza, Bergonzi, Borghi, Bruno Bossio, Capozzolo, Carloni, Casati, Cominelli, D'Incecco, Donati, Fabbri, Fanucci, Cinzia Maria Fontana, Fossati, Gadda, Galperti, Gasparini, Giulietti, Lodolini, Magorno, Manfredi, Montroni, Moretto, Patriarca, Petrini, Piazzoni, Preziosi, Rampi, Romanini, Sgambato, Verini».


Iniziative volte a tutelare i diritti del lavoratore in relazione alla disciplina dei cosiddetti controlli a distanza, alla luce della raccomandazione del Consiglio d'Europa del 1o aprile 2015 sul trattamento dei dati personali nel contesto del rapporto di lavoro – 2-00927

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   l'articolo 1, comma 7, lettera f), della legge delega n. 183 del 2014, «allo scopo di rafforzare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro da parte di coloro che sono in cerca di occupazione, nonché di riordinare i contratti di lavoro vigenti per renderli maggiormente coerenti con le attuali esigenze del contesto occupazionale e produttivo e di rendere più efficiente l'attività ispettiva», ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi sulla seguente materia: «Revisione della disciplina dei controlli a distanza sugli impianti e sugli strumenti di lavoro, tenendo conto dell'evoluzione tecnologica e contemperando le esigenze produttive ed organizzative dell'impresa con la tutela della dignità e della riservatezza del lavoratore»;
   la materia dei controlli a distanza è oggi disciplinata dall'articolo 4 della legge n. 300 del 1970 (cosiddetto Statuto dei lavoratori) il quale prevede che: «È vietato l'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori. Gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna. In difetto di accordo, su istanza del datore di lavoro, provvede l'ispettorato del lavoro, dettando, ove occorra, le modalità per l'uso di tali impianti»;
   in realtà tutto l'impianto della legge n. 300 del 1970, seppur da alcuni ritenuto ingiustamente «superato», reca disposizione per la tutela e la dignità del lavoratore: gli articoli 2, 3 e 6 dello Statuto disciplinano il potere di controllo del datore di lavoro sui lavoratori, così attuando la garanzia della dignità del lavoratore – che costituisce il limite della libertà di iniziativa economica di cui al comma 2 della Costituzione – e, nel loro combinato disposto, distinguono la tutela del patrimonio aziendale (e, quindi anche la vigilanza) dalla vigilanza sull'attività lavorativa. La finalità è quella di evitare, per un verso, forme di controllo occulto e, per altro verso, di escludere un controllo di tipo poliziesco, quale quello effettuabile dalle guardie giurate, che, nel tempo della emanazione dello Statuto, appariva vessatorio nella forma e di limitare le ispezioni sulla persona del lavoratore;
   l'articolo 4, completando le garanzie nei confronti dei controlli occulti, vieta il controllo a distanza operato con impianti audiovisivi e con altre apparecchiature installate allo scopo esclusivo del controllo a distanza dell'attività dei lavoratori, e, al contempo, operando una sorta di bilanciamento di interessi, al comma 2 ne ammette l'installazione solo se finalizzati a soddisfare esigenze organizzative e produttive o di sicurezza del lavoro, ma previo accordo con le rappresentanze sindacali o, in mancanza, se interviene provvedimento autorizzatorio dell'ispettorato del lavoro;
   una volta ottenuto il provvedimento autorizzatorio dell'ispettorato, l'uso dell'impianto audiovisivo ovvero dell'apparecchiatura è ammesso per la realizzazione delle esigenze organizzative, produttive e di sicurezza e non anche al fine (sia pure concomitante con quello difensivo) di effettuare la sorveglianza del lavoratore;
   dall'ambito di applicazione della norma sono esclusi i controlli cosiddetti difensivi, quelli diretti ad accertare condotte illecite del lavoratore, quali, ad esempio, quelli assicurati dai sistemi audiovisivi di controllo dell'accesso ad aree riservate o le apparecchiature di rilevazione di telefonate ingiustificate, ma solo se non ne risulti indirettamente un controllo sull'attività lavorativa;
   ove ciò accada rimane applicabile la garanzia prevista dal secondo comma dell'articolo 4 per la semplice ragione che l'innegabile e comprensibile esigenza di evitare condotte illecite da parte di terzi o degli stessi dipendenti non giustifica forme di controllo a distanza che determinano un sostanziale annullamento di ogni forma di garanzia della dignità e riservatezza del lavoratore;
   l'evoluzione tecnologica, informatica ed elettronica ha creato una serie di questioni legate sia alle caratteristiche intrinseche della tecnologia stessa, sia alle sue modalità di utilizzazione e alla sua capillare diffusione nel mondo del lavoro e ciò sul rilievo dell'estrema pervasività di un sistema che raccoglie dati diversi e consente verifiche incrociate;
   computer, impianti di telefonia mobile, navigazione in Internet, posta elettronica ed anche badge e sistemi di riconoscimento (biometrici o Rfid – radio frequency identification device – palmari), sono ormai normali strumenti di lavoro e presentano una capacità di intrusione elevatissima anche perché il loro uso consente controlli incrociati e aprono lo sguardo sugli aspetti più intimi della persona del lavoratore;
   l'utilizzo di Internet, ad esempio, può formare oggetto di analisi-profilazione ed integrale ricostruzione mediante elaborazione di file cronologici (log file) della navigazione web ottenuti da un server aziendale (proxy server) o da altri strumenti di registrazione; i servizi di posta elettronica sono suscettibili di controlli che possono giungere alla conoscenza da parte del datore di lavoro del contenuto della stessa corrispondenza del lavoratore; come il palmare, il badge dotato di banda magnetica consente l'identificazione del lavoratore ai varchi di ingresso in azienda, ma, in caso di predisposizione di altri rilevatori, anche la localizzazione continua del lavoratore; l'utilizzazione dei dati biometrici (impronte digitali, conformazione della mano, impronta dell'iride) utilizzati per l'identificazione dei lavoratori all'ingresso dei luoghi di lavoro è particolarmente invasiva (come è accaduto per la richiesta di Fincantieri di applicare un microchip agli scarponi o agli elmetti degli operai – Il Fatto Quotidiano del 6 aprile 2015);
   questi strumenti, come altre forme di tecnologia avanzata, ogni volta che consentono forme di controllo a distanza che per le modalità di realizzazione ledono la dignità del lavoratore e perciò stesso vanno oltre quella dimensione umana alla quale si è fatto cenno, rimangono sussumibili entro la previsione dell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori;
   le disposizioni dello Statuto hanno conservato la loro piena validità e modernità anche di fronte alla pervasività dell'evoluzione tecnologica;
   recentemente Il Fatto Quotidiano on-line del 6 aprite 2015 ha dato la notizia che «lo scorso 1o aprile il Consiglio d'Europa ha rivolto ai 47 Stati membri una “raccomandazione” (in realtà un aggiornamento rispetto a quanto disposto nel 1989) sui principi da seguire quando si legifera in tema di lavoro, privacy e nuove tecnologie. Ai punti 15 e 16 si fa esplicito riferimento alle tecnologie utilizzate per monitorare i lavoratori e a quei sistemi in grado di rivelare la loro disposizione; il testo ribadisce che il monitoraggio dell'attività del dipendente non può essere lo scopo principale, bensì solo l'indiretta conseguenza di un'azione volta a proteggere la produzione e la salute e la sicurezza dei lavoratori. Al contrario è fatto divieto assoluto di controllare “attività e comportamenti” dei dipendenti e di usare telecamere o altri sistemi di sorveglianza in spogliatoi, mense e aree ricreative. Viene ribadita poi la necessità di un confronto con le organizzazioni sindacali»;
   la raccomandazione, che si applica sia al settore pubblico sia al privato, indica che i datori di lavoro dovrebbero evitare di interferire in modo ingiustificato e irragionevole nel diritto al rispetto della privacy dei dipendenti sul luogo di lavoro, precisando che questo principio si estende a tutte le tecnologie dell'informazione. Il testo contiene una serie di garanzie volte a far sì che i dati personali dei dipendenti siano adeguatamente protetti e fornisce linee guida sulla raccolta dei dati personali da parte dei datori di lavoro, la loro registrazione e comunicazione esterna (a degli organismi pubblici, per esempio);
   la raccomandazione impone limiti ferrei su qualsiasi tipo di controllo operato nei confronti dei dipendenti, ma anche sulla raccolta e l'utilizzo di tutti i loro dati personali. Viene così stabilito che ai datori di lavoro è vietato usare qualsiasi tecnologia al solo scopo di controllare le attività e i comportamenti dei dipendenti, ma, soprattutto nel caso si renda necessario utilizzare telecamere, o altri sistemi di sorveglianza, questi non dovranno mai essere posizionati in zone dove normalmente i dipendenti non lavorano, come spogliatoi, aree ricreative o mense;
   ad essere off limits sono anche tutte le comunicazioni «private» dei dipendenti. Mentre l'accesso a quelle professionali, per esempio una mail a un collega, è consentito solo se il lavoratore è stato informato che questo può accadere e unicamente se l'accesso è necessario per motivi di sicurezza, o, per esempio, per garantire che un lavoro venga terminato. Il lavoratore ha poi il diritto di sapere quali dati il «padrone» sta raccogliendo su di lui e perché, e ha anche il diritto di visionarli, di chiederne la correzione e addirittura la cancellazione. Nella raccomandazione vengono elencate anche tutte le informazioni che un datore di lavoro non può chiedere al dipendente o a chi vuole assumere e i limiti che deve rispettare nel comunicare, anche all'interno della stessa azienda, i dati raccolti;
   alla luce della raccomandazione europea, la nuova normativa dovrà portare ad un rafforzamento delle garanzie e dei diritti già previsti nell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, stante la pervasività delle nuove tecnologie;
   altrettanto determinante è la circostanza che il nuovo contratto a tutele crescenti previsto dal decreto legislativo n. 23 del 2015 ha di fatto «liberalizzato» il licenziamento per giusta causa e giustificato motivo soggettivo (licenziamento disciplinare anche per condotte extra lavorative) limitando drasticamente la tutela reintegratoria e così indebolendo la posizione del lavoratore di fronte a licenziamenti anche per fatti estranei all'attività lavorativa;
   si rende necessario un intervento del Governo volto a rafforzare e migliorare la tutela del dipendente nel quadro delle garanzie già previste dallo Statuto dei lavoratori –:
   quale sia la posizione del Governo in merito e se, nella predisposizione dell'emananda normativa, abbia intenzione di rispettare quanto prescritto dalla raccomandazione del Consiglio d'Europa anche migliorando e/o rafforzando l'attuale quadro normativo previsto dallo Statuto dei lavoratori in tema di garanzie sindacali e diritti del lavoratore in materia di controlli a distanza e/o con apparecchiature elettroniche, scongiurando il rischio di profilazione, controllo e/o sorveglianza occulta dei lavoratori per fini estranei all'attività lavorativa.
(2-00927) «Ciprini, Chimienti, Cominardi, Dall'Osso, Lombardi, Tripiedi, Gallinella, L'Abbate, Massimiliano Bernini, Benedetti, Gagnarli, Parentela, Manlio Di Stefano, Di Battista, Sibilia, Del Grosso, Grande, Spadoni, Scagliusi, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Frusone, Rizzo, Tofalo, Grillo, Silvia Giordano, Baroni, Di Vita, Lorefice, Mantero».


Iniziative volte a fronteggiare l'emergenza fitosanitaria che ha colpito gli alberi di ulivo in Puglia e a sostenere le categorie produttive danneggiate – 2-00928

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
   nella regione del Salento in Puglia, tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca, sono andate distrutte intere coltivazioni di ulivi a causa della presenza di un batterio originario della California chiamato «Xylella fastidiosa»; tale parassita, difficile da eliminare, è giunto in Italia con l'importazione di piante ornamentali di caffè infette, provenienti dall'America centrale e, purtroppo, ha colpito le distese di uliveti di cui la Puglia è ricca, mettendo i coltivatori nelle condizioni di doverli eradicare e bruciare in quanto pericolosi anche per la fauna;
   il batterio è stato trasmesso dalla «cicala sputacchina» che è un insetto ad apparato pungente-succhiatore che, una volta assorbita la linfa delle piante, la trasporta su altri fusti e li contagia;
   il ceppo di batterio che ha devastato gli ulivi in Puglia è in grado di attaccare anche altre piante, come il ciliegio, il mandorlo, l'oleandro e alcune ornamentali;
   l'unico rimedio ad oggi conosciuto per eliminare il parassita pare sia il taglio radicale del tronco e l'estirpazione delle radici stesse: le ripercussioni negative sull'agricoltura pugliese risultano evidenti e si tradurranno in un danno inestimabile;
   il rischio di diffusione non riguarda solo la Puglia; il batterio infatti potrebbe diffondersi anche in altre zone d'Italia producendo gli stessi effetti disastrosi con un reale pericolo per tutta la penisola;
   la Francia ha adottato misure, considerate in linea con la legislazione dell'Unione europea, contro la diffusione della «Xylella fastidiosa» che prevedono il blocco delle importazioni delle piante dalla Puglia e da altre zone colpite dal batterio;
   il decreto firmato dal Ministro dell'agricoltura francese, Stephane Le Foll, in vigore dal 4 aprile 2015, vieta l'importazione di 102 tipi di piante vive dal territorio pugliese e di quelle piante contaminate dal batterio e inibisce gli scambi intra-europei con la Puglia con un conseguente rafforzamento di un piano di controllo su tutto il territorio transalpino;
   la procura di Lecce sta indagando sulla provenienza originaria del batterio e sta verificando se durante l'importazione delle piante provenienti dai Paesi extracomunitari in Europa, ed entrati attraverso il porto di Rotterdam, siano stati effettuati i dovuti controlli dal cui esito dipenderà poi la richiesta di risarcimento del danno per gli agricoltori pugliesi e per tutta la Puglia colpita da questa piaga che sta indebolendo l'immagine commerciale in un settore strategico di economia come l'agricoltura di eccellenza –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere, attraverso un'azione in sede comunitaria, per contrastare il blocco decretato dalla Francia alle importazioni delle piante provenienti dalla Puglia e quale strategia intenda adottare a livello comunitario per far fronte a questa emergenza;
   quali proposte il Governo intenda avanzare nella prossima riunione del Comitato permanente dell'Unione europea per la salute delle piante, che si terrà il 27 e 28 aprile 2015, visto che in quella sede verranno varate le nuove misure europee contro il diffondersi del batterio della «Xylella fastidiosa» e che Paesi come Grecia, Spagna e Francia corrono gli stessi rischi dell'Italia;
   in che modo e con quali tempi il Governo intenda adempiere all'impegno preso con il Parlamento con l'accoglimento di diversi ordini del giorno per valutare la possibilità di introdurre la sospensione degli adempimenti fiscali, tributari, contributivi e dei premi assicurativi, nonché della rateizzazione dei pagamenti successivi alla sospensione a cui non saranno applicati sanzioni ed interessi, per chi ha subito danni a causa della «Xylella fastidiosa»;
   se siano già stati individuati strumenti finanziari finalizzati al ristoro dei danni subiti dagli agricoltori e dai vivaisti colpiti dall'infestazione del batterio;
   se sia stata creata presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali un'unità di emergenza per la dichiarazione e per la gestione dello stato di calamità;
   se sia stato già previsto un potenziamento dei controlli sulle piante importate dai Paesi in cui il batterio è endemico, e se il Governo abbia previsto l'adozione di un eventuale embargo per le piante importate da tali Paesi e da quelli che, di fatto, ospitano i porti di entrata, sia europei che extraeuropei.
(2-00928) «Elvira Savino, Palese, Occhiuto».


Chiarimenti ed iniziative in merito al piano industriale del gruppo Buzzi Unicem e ai relativi risvolti produttivi e occupazionali – 2-00926

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   a seguito di un accordo siglato il 27 marzo 2015, la Buzzi Unicem, multinazionale piemontese attiva nella produzione e distribuzione di cemento, calcestruzzo e aggregati naturali, ha acquistato, per circa 120 milioni di euro, il 99,5 per cento del capitale della Sacci spa, gruppo che, con i suoi stabilimenti in Italia, da circa 70 anni opera nel settore;
   l'accordo prevede il contestuale risanamento di tutta l'esposizione debitoria della Sacci, conseguente al precedente accordo di ristrutturazione, ma per completare la procedura d'acquisto occorre attendere alcuni mesi, in quanto è necessario il parere favorevole dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nonché l'approvazione delle banche e dei creditori del gruppo Sacci, la cui esposizione finanziaria ammonta a circa 400 milioni di euro;
   attraverso l'acquisizione della Sacci spa, la Buzzi Unicem intende svolgere un ruolo di primo piano nel processo di consolidamento del settore in Italia, potendo vantare già di suo un fatturato di due miliardi e mezzo di euro e dunque una grande solidità finanziaria;
   la situazione aziendale della Buzzi Unicem lascia presupporre per il gruppo la possibilità di investire nella nuova proprietà e rilanciare l'attività produttiva degli stabilimenti Sacci che già da qualche tempo, in alcuni casi, lavorano a singhiozzo e dove sono state avviate procedure di mobilità a carico dei lavoratori per complessive 135 unità, in organico presso le sedi di: Roma, Castelraimondo (Macerata), Livorno, Pescara, Monte Roberto (Ancona), Bagno a Ripoli (Firenze), S. Martino sulla Marrucina (Chieti), Mondolfo (Pesaro-Urbino), Roseto degli Abruzzi (Teramo), Tavernola Bergamasca (Bergamo), San Giovanni Teatino, Collecorvino (Pescara), Notaresco (Teramo), Roma Portuense;
   di fronte ad un così complesso ed importante piano di acquisizione è opportuno conoscere concretamente il contenuto e gli indirizzi del piano industriale del gruppo Buzzi Unicem;
   di recente i sindacati hanno unitariamente indetto lo stato di agitazione in tutti i siti produttivi della Sacci spa, a sostegno delle posizioni dei lavoratori, chiedendo l'apertura di un tavolo nazionale, finalizzato alla ricerca di soluzioni utili ad evitare le chiusure degli stabilimenti in questione e, più in generale, ad accertare la natura e le caratteristiche del piano industriale del gruppo Buzzi –:
   quali siano le intenzioni e le iniziative in itinere intraprese dal Governo per verificare il contenuto e gli obiettivi del piano industriale del gruppo Buzzi Unicem, al fine di tutelare la piena occupazione dei siti produttivi, scongiurando la chiusura di stabilimenti in grado di dare anche ai nuovi acquirenti solidi elementi di continuità produttiva se non addirittura di espansione.
(2-00926) «Manzi, Lodolini, Morani, Petrini, Carrescia, Carella, Albini, Ermini, Taricco, Castricone, Manfredi, Arlotti, Rotta, Cova, Giuseppe Guerini, Gribaudo, Zappulla, Porta, Gnecchi, Carnevali, Tidei, Miccoli, Becattini, Mauri, Cominelli, Luciano Agostini, Marchetti, Malpezzi, Magorno, Richetti, Rocchi».