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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 6 febbraio 2015

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 6 febbraio 2015.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Baldelli, Bellanova, Biondelli, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bruno Bossio, Casero, Castiglione, Cecconi, Cirielli, Colonnese, Dambruoso, De Girolamo, De Micheli, Del Basso de Caro, Dellai, Marco Di Maio, Donati, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galperti, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lorenzin, Lotti, Lupi, Lupo, Madia, Mannino, Orlando, Pes, Pistelli, Portas, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rostan, Rughetti, Scalfarotto, Sisto, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali, Zanetti, Zolezzi.

Annunzio di una proposta di legge.

  In data 5 febbraio 2015 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa del deputato:
   PES: «Modifiche all'articolo 1 del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106, per l'introduzione di un credito d'imposta per interventi di manutenzione e conservazione di beni paesaggistici pubblici» (2864).

  Sarà stampata e distribuita.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  MATARRELLI ed altri: «Disposizioni per la semplificazione della comunicazione postale mediante l'utilizzazione degli strumenti elettronici» (2790) Parere delle Commissioni II, V, VIII, IX, X e XIV.
   XII Commissione (Affari sociali):
  ARGENTIN ed altri: «Disposizioni in materia di sessualità assistita per le persone disabili» (2841) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   Commissioni riunite II (Giustizia) e III (Affari esteri):
  «Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione internazionale degli adulti, fatta all'Aja il 13 gennaio 2000, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno» (2797) Parere delle Commissioni I, V e XII.

Trasmissione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 23 gennaio 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8-ter del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri con cui è autorizzato, in relazione a interventi da realizzare tramite contributi assegnati per l'anno 2010 in sede di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, l'utilizzo delle economie di spesa realizzate dai seguenti soggetti:
   Ministero dell'interno – Fondo edifici di culto, per i seguenti interventi:
   ulteriori lavori presso la chiesa di San Francesco di Assisi in Trapani;
   ulteriori lavori presso la chiesa di San Agostino alla Zecca in Napoli;
   proseguimento del restauro della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo al Celio in Roma;
   completamento del restauro della chiesa di Santa Maria dell'Assunta dell'abbazia di Praglia in Teolo (Padova);
   Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola, per ulteriori lavori presso la chiesa della Natività in Fano (Pesaro e Urbino).

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 3 febbraio 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Cassa depositi e prestiti Spa, per l'esercizio 2013. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 231).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 3 febbraio 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo (ISVAP), per l'esercizio 2012. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 232).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 3 febbraio 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
  Con la medesima comunicazione, il Governo ha richiamato l'attenzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un codice unionale relativo al regime di attraversamento delle frontiere da parte delle persone (codice frontiere Schengen) (Codificazione) (COM(2015) 8 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento.

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettere in data 2 febbraio 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Baveno (Verbano-Cusio-Ossola), Bondeno (Ferrara), Carsoli (L'Aquila) e Sant'Arcangelo (Potenza).
  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Trasmissione dalla regione Marche.

  La regione Marche, in qualità di commissario delegato titolare di contabilità speciali, con lettere in data 3 e 5 febbraio 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5, comma 5-bis, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, i rendiconti, per l'anno 2014, delle entrate e delle spese concernenti:
   le attività connesse agli eventi alluvionali che hanno colpito il territorio della regione Marche nei giorni dal 14 al 17 settembre 2006;
   le attività svolte a valere sulle risorse di cui all'articolo 1, comma 290, della legge 24 dicembre 2012, e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 marzo 2013;
   i primi interventi urgenti di protezione civile in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito il territorio della regione Marche nei giorni dal 10 al 13 novembre 2013;
   i primi interventi urgenti di protezione civile in conseguenza delle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nei giorni dal 2 al 4 maggio 2014 nel territorio della regione Marche;
   gli interventi connessi agli eccezionali eventi alluvionali che hanno colpito il territorio della regione Marche nei giorni dal 1o al 6 marzo 2011;
   gli interventi per la ricostruzione post-terremoto del 1997.
  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Chiarimenti e iniziative in ordine agli obblighi derivanti dall'applicazione del Regolamento (UE) n. 1169/2011 in materia di etichettatura dei prodotti alimentari – 2-00818

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
   la disciplina dell'informazione commerciale sui prodotti alimentari è stata oggetto di ripetute revisioni che hanno interessato il decreto legislativo 109/92 di attuazione delle direttive n. 89/395/CEE e n. 89/396/CEE concernenti l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari;
   nel corso degli anni il Parlamento ha spesso delegato i Governi in carica a provvedere ad una riforma organica della materia relativa all'etichettatura e all'elaborazione di un testo unico per il riordino complessivo delle norme accumulatesi nei decenni;
   la suddetta riforma non ha tuttavia mai visto la luce anche a causa delle diverse posizioni dei dicasteri interessati: Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Ministero della salute e Ministero dello sviluppo economico;
   come noto, dal 13 dicembre 2014 è divenuto applicabile il Regolamento (UE) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, teso a garantire, all'interno del mercato unico europeo, l'uniformità delle regole a presidio dell'informazione dei consumatori in relazione agli alimenti;
   il citato regolamento nel ridefinire le regole comuni in tema d'informazione al consumatore per i prodotti alimentari, ha confermato la possibilità per gli Stati membri di aggiungere prescrizioni nazionali ulteriori, da applicarsi sui prodotti commercializzati sui loro territori, purché le stesse vengano notificate alla Commissione europea nei termini e nelle modalità stabilite dallo stesso regolamento;
   a decorrere dal 13 dicembre 2014, a causa della mancata notifica del Governo italiano alla Commissione europea, la prescrizione italiana di mantenere l'obbligatorietà di indicare in etichetta la sede dello stabilimento di produzione alimentare per i prodotti realizzati e commercializzati in Italia, non è stata mantenuta, nonostante il Governo, ed in particolare il Ministro Martina, lo scorso 21 dicembre, abbia annunciato di aver chiesto al Ministero dello sviluppo economico di ripristinare l'obbligo in parola;
   il regolamento (UE) n. 1169/2011 ha introdotto, inoltre, l'obbligo di indicazione dell'eventuale presenza di allergeni nelle etichette degli alimenti preconfezionati. La presenza di allergeni deve essere comunicata ai consumatori anche quando gli alimenti siano venduti al dettaglio o somministrati, ad esempio, in bar o ristoranti. In alcuni Paesi dell'Unione europea, come Grecia, Olanda, Belgio, Croazia, ma anche Francia, Germania, Gran Bretagna, la presenta di allergeni si potrà comunicare anche a voce (informativa orale);
   molte delle previsioni di cui al decreto legislativo n. 109 del 1992 sono state superate dal regolamento (UE) n. 1169/2011, il quale prevale nella gerarchia delle fonti di diritto, essendo immediatamente applicabile all'interno degli ordinamenti degli Stati membri;
   ad oggi non è ancora disponibile la normativa nazionale di applicazione del regolamento (UE) 1169/2011 e permane quindi estrema incertezza tra gli operatori sui tempi e sulle modalità di effettiva applicazione delle disposizioni comunitarie, nonché su quali sanzioni debbano essere applicate per la violazione degli adempimenti in esso previsti –:
   se e quando intenda notificare alla Commissione europea, come recentemente dichiarato dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, la volontà di mantenere l'obbligo di indicare in etichetta la sede dello stabilimento di produzione alimentare per i prodotti realizzati e commercializzati in Italia;
   come intenda far fronte all'obbligo di comunicazione dell'eventuale presenza di allergeni negli alimenti venduti o somministrati in ristoranti o mense pubbliche, e se ritenga applicabile il ricorso alla cosiddetta informativa orale;
   se non ritenga opportuno assumere le iniziative necessarie a predisporre urgentemente le norme relative alle sanzioni, diversificate in base all'attività svolta, da applicare agli operatori che non ottemperano agli obblighi previsti dal regolamento (UE) n. 1169/2011 in materia di fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, al fine di dotare le Autorità preposte ai controlli degli strumenti necessari a garantire la corretta applicazione delle disposizioni in esso contenute.
(2-00818) «Gagnarli, Benedetti, Massimiliano Bernini, Gallinella, L'Abbate, Lupo, Parentela, Rostellato, Villarosa».


Attuazione delle disposizioni di cui alla legge n. 56 del 2014 in materia di mobilità negli enti locali – 2-00812

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:
   il comma 421 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190), prevede la riduzione delle dotazioni di personale delle città metropolitane e delle province delle regioni a statuto ordinario; allo stesso comma è previsto che entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, i predetti enti possano deliberare una riduzione ulteriore a quella del 30 per cento e del 50 per cento già prevista (rispettivamente per le città metropolitane e le province) dalla medesima legge;
   ai sensi del comma 422 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2014, in considerazione del processo di riordino delle funzioni di cui alla legge 7 aprile 2014, n. 56, secondo modalità e criteri definiti nell'ambito delle procedure e degli osservatori di cui all'accordo previsto dall'articolo 1, comma 91, della legge 7 aprile 2014, n. 56, è individuato, entro il termine di novanta giorni dalla data di entrata in vigore della citata legge, il personale che rimane assegnato agli enti provinciali e alle città metropolitane e quello da destinare alle procedure di mobilità, nel rispetto delle forme di partecipazione sindacale previste dalla normativa vigente;
   il comma 423 (onde evitare che si consumino scelte arbitrarie e irragionevoli) prevede che le procedure di mobilità del personale interessato siano definite secondo criteri fissati con decreto del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge. Il personale destinatario delle procedure di mobilità, che conserva la posizione giuridica ed economica maturata, è ricollocato, prioritariamente, verso regioni ed enti locali e, in via subordinata, verso altre pubbliche amministrazioni –:
   se, in attesa della emanazione da parte del Governo delle disposizioni contenenti i criteri per la individuazione delle persone da collocare in mobilità, gli enti territoriali siano legittimati ad individuare i dipendenti da collocare in mobilità e, in caso affermativo, con quali criteri, ossia competenze assegnate al nuovo ente, anzianità, inquadramento e altro;
   se non ritenga urgente e doveroso assumere iniziative per procedere ad un definitivo chiarimento sulle procedure e sui tempi di attuazione delle disposizioni di legge sopra citate, onde rimuovere situazioni di incertezza ed evitare che si consumino scelte irragionevoli e arbitrarie nei confronti del personale delle province;
   se non sia comunque opportuno procedere alla individuazione dei dipendenti da collocare in mobilità solo dopo che le regioni abbiano definito se e quali funzioni delegare ai nuovi enti.
(2-00812) «Giorgis, D'Ottavio, Lattuca, Lauricella, Portas, Fregolent, Lodolini, Stumpo, Campana, Roberta Agostini, Malisani, Romanini, Montroni, Scuvera, Manzi, Beni, Miotto, Cuperlo, Pollastrini, Fabbri, Fontanelli, Bindi, Carlo Galli, Mauri, Maestri, D'Attorre, Bruno Bossio, Incerti, Giampaolo Galli, Misiani, Lavagno, Lenzi, Ghizzoni, Gregori, Gribaudo, Giuseppe Guerini, Paris».


Chiarimenti in ordine all'asserito utilizzo di un volo di Stato per esigenze non istituzionali da parte del Presidente del Consiglio dei ministri – 2-00816

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, per sapere – premesso che:
   il 30 dicembre 2014 il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, si è recato in visita ufficiale in Albania nell'ambito di un incontro bilaterale. Per tale viaggio istituzionale è stato utilizzato l'Airbus A 319, IAM9002, che, di ritorno da Tirana, è atterrato all'aeroporto di Ciampino alle ore 17:25. Alle 18:01 il Presidente del Consiglio dei ministri è ripartito a bordo di un Falcon 900 (IAM9002), numero di matricola MM62210, con destinazione Aosta;
   a dare per prima la notizia dell'arrivo del Premier ad Aosta è l'agenzia Ansa che subito dopo la mezzanotte, alle ore 00,30 del 31 dicembre 2014, comunica: «Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, secondo quanto si apprende, è giunto questa sera ad Aosta. Il Premier dovrebbe trascorrere con la famiglia qualche giorno di vacanza in Val D'Aosta». In mattinata, alle 08:17, la stessa agenzia sarà più precisa specificando che Renzi «(...) è atterrato poco dopo le 21 all'aeroporto Corrado Gex di Aosta assieme ai suoi più stretti familiari». Due ore dopo, precisamente alle 10:18, sempre l’Ansa diffonde i primi dettagli della giornata di vacanza del Premier: «Giornata sugli sci oggi per il Premier Matteo Renzi che, con i suoi familiari, sta trascorrendo da ieri sera un breve periodo di vacanza a Courmayeur. Il presidente Renzi è uscito alla guida di un'auto alle 10 circa dalla Caserma Perenni del Centro addestramento alpino, dove risiede e si è diretto alla funivia che lo porterà sulle piste da sci della località del Monte Bianco. Ad accompagnarlo, tra gli altri, anche alcuni maestri di sci valdostani.»;
   la notizia fa immediatamente sollevare numerosi rumor. In particolare: sul vettore aereo impiegato dal Premier per raggiungere Aosta; sulla scelta dello scalo aeroportuale di Aosta, inadatto per gli atterraggi notturni; sull'ospitalità in una Caserma degli alpini a fronte di numerose strutture alberghiere presenti nella nota località turistica. Immediate sono le reazioni politiche e dell'opinione pubblica per quella che, con il passare delle ore, comincia a delinearsi come l'ennesima riproposizione dell'italico malcostume di utilizzare voli di Stato per finalità private. Noti sono i precedenti: dall'ex Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, che non solo risulta impegnasse regolarmente voli di Stato per andare in vacanza, anche con ospiti personali, nella sua villa in Sardegna, ma addirittura talvolta assegnava ai voli effettuati dai suoi aerei ed elicotteri privati la qualifica di voli di Stato, al più sobrio ex Presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti che, con volo di Stato del 31esimo stormo dell'Aeronautica militare, si recò a Milano per presenziare al compleanno di un suo caro amico e collega della Bocconi. Per non parlare dell'ex Ministro della giustizia, Clemente Mastella, che utilizzò un volo di Stato per recarsi ad assistere, in compagnia del figlio, al Gran premio di Monza di Formula uno, oppure dell'ex Ministro della difesa, Ignazio La Russa, che, per seguire la sua squadra del cuore, l'Inter, non esitava ad utilizzare nell'arco della stessa giornata un P180 dell'Arma dei carabinieri per recarsi a Milano e un aero mobile dell'Aeronautica militare per ritornare a Roma. Insomma, i precedenti non mancano;
   le informazioni ed indiscrezioni ricevute dal 30 dicembre 2014 in poi fanno ritenere, agli interpellanti inoltre, che l'aereo in questione abbia fatto una sosta a Firenze e da lì sia ripartito alla volta di Aosta;
   a fronte di questo possibile scenario, si è provveduto a richiedere attraverso gli enti preposti (Enac ed Enav) la documentazione necessaria a supportare tale tesi e si è ancora in attesa di ricezione: se queste informazioni verranno confermate, si può evincere che il Presidente del Consiglio dei ministri non solo abbia utilizzato un volo di Stato per dirigersi ad Aosta in vacanza ma ha anche deviato il percorso previsto per fare tappa a Firenze, presumibilmente per imbarcare la famiglia;
   al divampare delle polemiche l’entourage del Presidente del Consiglio dei ministri, nella stessa giornata del 3 gennaio 2015, ultimo dei quattro giorni di vacanza, diffonde una nota ufficiale dove viene comunicato che: «Il premier Matteo Renzi ha pagato tutte le spese della vacanza sulla neve per sé e la famiglia e si è recato a Courmayeur non con il volo di Stato con cui è stato a Tirana, ma con un Falcon 900, nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza che regolano i suoi spostamenti, in linea con quanto avviene per i capi di Governo di tutto il mondo». Lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri con un tweet dichiara: «gli spostamenti aerei, dormire in caserma, avere la scorta, abitare a Chigi non sono scelte ma frutto di protocolli di sicurezza.»;
   la nota ufficiale invece di dissipare le polemiche le aumenta. In primis perché, con un gioco di parole, si afferma che il Premier non ha utilizzato il volo di Stato, con cui è stato a Tirana, ma un Falcon 900 che è pur sempre un aeromobile di Stato. Anche l'inciso: «nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza che regolano i suoi spostamenti» lascia interdetti in quanto i voli di Stato sono soggetti ad una disciplina stringente fondata su criteri di economicità, opportunità e ammissibilità mentre i sopraddetti protocolli di sicurezza si applicano a tutte le cariche istituzionali a prescindere dal mezzo di trasporto impiegato. Risibile la chiusa «in linea con quanto avviene per i capi di governo di tutto il mondo», ad avviso degli interpellanti tipica espressione di qualunquismo italico del «così fan tutti», poiché, tranne le repubbliche delle banane e i regimi dittatoriali, in nessuna parte del mondo i Capi di Governo utilizzano aerei di Stato per andare in vacanza e nessun protocollo di sicurezza può assolutamente giustificare un utilizzo privato di aerei di Stato;
   questo uso spregiudicato dei voli di Stato da parte di esponenti del Governo del nostro Paese ad avviso degli interpellanti è frutto, oltre che di scarso senso civico, anche di un'interpretazione elastica di disposizioni normative e regolamentari che, viceversa, sono molto stringenti e che vanno inquadrate tenendo conto della giurisprudenza costituzionale. Si segnala che solo recentemente, con l'articolo 3 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, si è arrivati a disciplinare i voli di Stato con norme di rango primario, essendo la materia da sempre oggetto di normativa regolamentare indipendente;
   l'inserimento del sopraddetto articolo 3 – che limita i voli di Stato esclusivamente alle missioni istituzionali del Presidente della Repubblica, dei Presidenti di Camera e Senato, del Presidente del Consiglio dei ministri e del Presidente della Corte costituzionale, tranne eccezioni che devono essere autorizzate – trova la sua ratio nell'impedire usi inappropriati e nella razionalizzazione dei costi per ovvie ragioni di spending review;
   la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 settembre 2011, direttiva in materia di trasporto aereo di Stato, che sostituisce la precedente del 25 luglio 2008, «Disciplina del trasporto aereo di Stato», dispone, infatti, norme stringenti finalizzate a porre limiti all'utilizzo di tali voi di Stato visto anche i sopraricordati abusi. Tra i limiti previsti nella sopraddetta direttiva giova ricordare:
    a) l'articolo 2, comma 4: «Non è ammessa la concessione del trasporto aereo di Stato per le tratte sulle quali sia presente il trasporto ferroviario e tale servizio, tenuto conto delle modalità di erogazione, risulti idoneo ad assicurare il trasferimento in tempi ed orari compatibili con gli impegni istituzionali della Personalità interessata». Nello specifico caso Aosta è facilmente raggiungibile tramite collegamento ferroviario e dista pochi chilometri dall'aeroporto «Sandro Pertini» di Torino Caselle, facilmente raggiungibile tramite normale volo di linea e andare a sciare tutto rappresenta tranne che un impegno istituzionale;
    b) l'articolo 6, comma 1: «Sono ammessi al trasporto aereo di Stato esclusivamente i soggetti destinatari del volo e i componenti della delegazione della missione istituzionale indicati nella richiesta di concessione del trasporto aereo; sono ammessi, altresì, estranei alla delegazione accreditati dall'Autorità titolare del volo in quanto funzionali allo svolgimento della missione». In questo specifico caso il Premier e la sua famiglia non avevano da compiere nessuna missione istituzionale ad Aosta se non quella di recarsi a sciare a Courmayeur;
    c) l'articolo 7, comma 1: «Il trasporto aereo di Stato è disposto secondo criteri di economicità e di impiego razionale delle risorse, previa rigorosa valutazione dell'impossibilità, dell'inopportunità o della non convenienza dell'impiego di differenti modalità di trasporto, ovvero previa verifica delle specifiche esigenze di alta rappresentanza connesse alla natura della missione istituzionale supportata». Per il trasporto aereo della famiglia del Presidente del Consiglio dei ministri Renzi non è stato rispettato nessuno dei sopraddetti «criteri di economicità e di impiego razionale delle risorse» e non vi è stata nessuna rigorosa «valutazione dell'impossibilità, dell'inopportunità o della non convenienza dell'impiego di differenti modalità di trasporto», fermo restando che andare a sciare non rappresenta nessuna missione istituzionale;
   per la nostra Costituzione il Presidente del Consiglio dei ministri è un primus inter pares poiché egli non è il solo titolare della funzione di indirizzo del Governo, ma si limita a mantenerne l'unità, promuovendo e coordinando l'attività dei Ministri (articoli 92 e 95 della Costituzione), pertanto, essendo di pari rango con gli altri Ministri, allo stesso va applicata a medesima disciplina regolamentare in materia di trasporto aereo di Stato, ovvero i medesimi criteri di economicità, opportunità e ammissibilità previsti per i suoi pari grado, con la sola eccezione dell'esclusione dalla procedura autorizzativa, obbligatoria per tutti gli altri casi, prevista dal sopraricordato articolo 3 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98. Non essendo configurabile una preminenza del Presidente del Consiglio dei ministri rispetto ai Ministri, la previsione di una disciplina di favore nell'utilizzo dei voli di Stato rappresenterebbe oggetto di censura di costituzionalità, in quanto discriminatoria nei confronti degli altri Ministri suoi pari grado. Delle due l'una: o si applica al Presidente del Consiglio dei ministri la stessa stringente disciplina regolamentare in materia di voli di Stato oppure si deve acconsentire a tutti i Ministri di poter andare a sciare con voli di Stato. Non esistono secondo gli interpellanti alternative possibili;
   l'aeroporto Corrado Gex di Aosta è autorizzato a rimanere aperto dall'alba al tramonto – come da certificato Enac n. 1-025/APT rilasciato, ai sensi del regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti, il 31 gennaio 2006 – e risulta che mai in passato sia stato consentito, per ovvie ragioni di sicurezza, l'atterraggio e il decollo notturno come al contrario si è verificato con il volo di Stato del Presidente del Consiglio dei ministri. In merito è stata presentata il 5 gennaio 2015 un'interrogazione alla giunta regionale della Valle d'Aosta per chiarire come questo sia stato possibile e quali oneri, anche a livello di impiego supplementare di risorse umane e strumentali, l'amministrazione regionale e il gestore aeroportuale, partecipato dalla stessa regione, si sono dovuti fare carico;
   andare in vacanza non rappresenta una missione istituzionale del Presidente del Consiglio dei ministri e nemmeno ragioni di sicurezza possono giustificare un uso improprio di tale prerogativa. Etica pubblica e senso dello Stato avrebbero dovuto imporre scelte differenti e meno onerose per la collettività, specialmente in tempi di crisi economica, tagli alle forze dell'ordine e ai servizi e aumento incontrollato del debito pubblico. Al contrario, tali scelte mostrano secondo gli interpellanti una cesura netta tra fatti e parole, una trasgressione evidente di norme passibili di denuncia al tribunale dei ministri e un aggravio per l'erario che è necessario quantificare –:
   se il Governo non ritenga doveroso chiarire le ragioni che hanno portato all'utilizzo di un volo di Stato per esigenze private;
   se il Governo non ritenga doveroso trasmettere al Parlamento tutta la documentazione amministrativa, tecnica e finanziaria atta a verificare la correttezza e la congruità dell’iter concessorio di tale volo di Stato e ogni atto formale adottato dal Sottosegretario di Stato delegato, dal segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri e dall'Ufficio per i voli di Stato, di Governo e umanitari atti a far luce sulla programmazione, pianificazione e organizzazione di tale volo di Stato, in particolare sulle persone effettivamente trasportate e i costi sostenuti dal bilancio dello Stato.
(2-00816) «Paolo Nicolò Romano, Luigi Di Maio, Dell'Orco, De Lorenzis, Nicola Bianchi, Liuzzi, Spessotto, Del Grosso, Della Valle, Di Battista, Di Benedetto, Manlio Di Stefano, Di Vita, D'Incà, D'Uva, Fantinati, Luigi Gallo, Silvia Giordano, Grande, Grillo, Lorefice, Mannino, Mantero, Marzana, Micillo, Mucci, Pesco, Pisano, Prodani, Ruocco, Scagliusi».


Chiarimenti in ordine alle valutazioni ed ai passaggi che hanno preceduto l'adozione del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, recante «Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti» – 2-00830

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere, premesso che:
   il Consiglio dei ministri il 20 gennaio 2015 ha approvato un decreto-legge (decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3) recante misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti;
   in particolare il decreto-legge in questione impone alle banche popolari con attivo superiore a 8 miliardi di euro la trasformazione in società per azioni; la finalità dichiarata dal Governo sarebbe quella di garantire che la liquidità disponibile si trasformi in credito a famiglie e imprese e favorire la disponibilità di servizi migliori e prezzi più contenuti;
   con le nuove disposizioni viene, dunque, a decadere il principio del voto capitario, in base al quale ogni socio, in sede di delibere assembleari, ha diritto ad un voto, qualunque sia il numero delle azioni possedute. Il voto capitario costituisce il principio-cardine che storicamente ha contraddistinto e differenziato le banche cooperative rispetto alle banche società per azioni, consentendone un forte sviluppo al servizio dei territori serviti, al servizio soprattutto delle piccole e medie imprese, delle famiglie e degli artigiani. Anche in questa ultima e prolungata crisi le popolari italiane hanno mostrato maggiore attenzione al sostegno creditizio delle imprese locali;
   nell'analisi di tale intervento, è utile partire da alcuni dati di sistema fondamentali per capire il contesto in cui l'azione si inserisce;
   dal 2011 (Governo Berlusconi) al 2014 (Governo Renzi) il totale dei prestiti a famiglie e imprese è diminuito di 129 miliardi di euro, mentre le famiglie, principalmente per effetto degli aumenti fiscali sul patrimonio immobiliare, hanno perso 815 miliardi di euro del valore della loro ricchezza netta. A ciò si aggiunga che negli ultimi anni, oltre ad essere crollato il numero di aziende che chiedono credito, il tasso nominale per prestiti fino a 1 milione di euro ha fatto registrare quota 3,5 per cento (in Francia è il 2,1 per cento). Il tutto in un contesto in cui i tassi di interesse sullo scoperto per una piccola impresa fino a 125 mila euro raggiungono una percentuale media da capogiro del 10,6 per cento;
   pertanto, a fronte dei tassi di interesse praticamente negativi, l'accesso al credito e il costo del credito resta un problema centrale nello sviluppo italiano. Ancor di più se si considera che negli ultimi anni è crollato il numero di aziende che chiedono credito e quelle che lo ottengono. In questo contesto si inserisce dunque l'intervento di riforma delle banche popolari adottato dal Governo, che si inserisce quindi con lo strumento della decretazione di urgenza nella vita di 1 milione 340 mila soci, 12,3 milioni di clienti. Una realtà, quella delle popolari, che conta 450 miliardi di attivo, il 29,3 per cento degli sportelli, il 25,3 per cento della raccolta e il 24,6 per cento degli impieghi;
   in molti hanno già evidenziato le evidenti criticità del decreto-legge approvato; su tutti, uno dei membri dell'Esecutivo che ha varato il testo, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, che ha esplicitamente dichiarato il proprio dissenso rispetto alla riforma proposta, sottolineando come le banche popolari siano «una risorsa, come le Pmi, per la loro presenza sul territorio, altrimenti si finisce come la Grecia». Al coro di critiche si è aggiunta la voce del presidente della Banca popolare di Vicenza, che, in un'intervista pubblicata su Il Giornale, ha affermato: «È una riforma che uccide il sistema delle banche cooperative, salvando solo quelle che hanno un peso insignificante: le soglie (eliminazione del voto capitario sopra gli 8 miliardi di attivi) sembrano fatte apposta per salvare il credito cooperativo delle Bcc». Inoltre, precisa Zonin, «eliminando il voto capitario le mettiamo (le Banche Popolari ndr) nelle mani di speculatori, fondi esteri; svendiamo loro il 25 per cento dell'attività bancaria italiana. E in questo delicato momento aprire così il territorio alla concorrenza genera il rischio che questi investimenti prendano il controllo dell'economia del Paese». Insomma: un conto è rinnovare la governance, un altro è cancellare il sistema cooperativo. Tanto più se si considera che in un periodo di contrazione del credito queste banche hanno esibito – come ricordato alcuni giorni fa dal presidente di Unimpresa Pietro Longobardi – un rapporto tra credito e totale degli attivi di 16 punti percentuali (mentre su base europea risulta pari a 5) superiore rispetto a quello degli istituti di maggiore peso a livello nazionale;
   in particolare per le banche popolari non quotate, che rappresentano le realtà di dimensioni inferiori ma proprio per questo più radicate nei territori di storico insediamento, la norma appare estremamente penalizzante, perché impedirebbe di proseguire nella propria attività secondo il modello attuale, fondato proprio sullo stretto legame associativo (rapporto cliente-socio) con una logica non di ampio possesso di singole quote, ma di diffusa e frazionata proprietà; in questo modo, è inevitabile che la norma incida sulla capacità di erogare credito a famiglie ed imprese nei territori di presenza (dove il credito verrebbe orientato secondo una mera logica di ritorno finanziario e non di reale sostegno al territorio – funzione sociale delle cooperative);
   in ogni caso, al fine di preservare il vero modello cooperativistico, ossia quello delle banche popolari non quotate, sarebbe auspicabile un cambiamento del riferimento dimensionale, che potrebbe essere quello del limite previsto per l'assoggettamento alla vigilanza della Banca centrale europea che riguarda le banche con più di 30 miliardi di euro di attivi;
   se, da un lato, l'iniziativa del Governo sul credito popolare mostra giorno dopo giorno tutta la sua inconsistenza, in particolare attraverso le numerose critiche mosse dagli operatori del settore, dall'altro prende sempre più corpo l'ipotesi di ulteriori aspetti allarmanti;
   il quotidiano Il Corriere della Sera, in un articolo pubblicato il 24 gennaio 2015 (così come altri articoli successivi pubblicati su Il Giornale e su Il Sole 24 Ore), ha rivelato come l'intervento di riforma approvato dal Consiglio dei ministri sia stato preceduto da una serie di attività anomale e di operazioni di compravendita di titoli azionari di numerose banche popolari, i cui movimenti pongono il quesito su un possibile sospetto caso di insider trading;
   subito dopo il varo del decreto-legge n. 3 del 2015, la borsa di Piazza Affari ha infatti iniziato a prendere posizione, immaginando possibili aggregazioni tra le banche popolari, i cui acquisti si sono concentrati sulle banche di modesta dimensione, come, ad esempio, il Banco Popolare, che ha registrato a fine settimana un guadagno del 21 per cento, la Banca popolare dell'Emilia, con un +24 per cento o la Banca popolare dell'Etruria e del Lazio, che ha guadagnato addirittura il 65 per cento in una settimana;
   sempre secondo indiscrezioni riportate dalla stampa, un'intensa attività di compravendita di titoli di alcune banche popolari italiane quotate in Borsa si sarebbe verificata, in particolare, in una delle piazze finanziarie più importanti in Europa e nel mondo: il London Stock Exchange;
   considerati gli effetti dirompenti che la notizia della riforma ha avuto sui mercati finanziari, a partire da lunedì 19 gennaio 2015, con rialzi a due cifre di tutte le banche coinvolte, non può passare in secondo piano, a parere degli interpellanti, il sospetto di azioni promosse in maniera consapevole e attenta, a seguito dell'entrata in possesso di informazioni privilegiate;
   a tal proposito la Consob ha avviato una serie di accertamenti preliminari sull'operatività dei titoli delle popolari e sta, quindi, verificando se ci sia stato chi, avendo ricevuto informazioni preventive sull'imminente approvazione del decreto-legge, abbia approfittato e speculato sulla trasformazione delle banche popolari in società per azioni;
   Il Corriere della Sera riporta, altresì, il contenuto di alcune notizie di stampa apparse nelle giornate del 15 e 16 gennaio 2015, quando alcuni quotidiani e agenzie di stampa riportavano i seguenti titoli: «Brillano le Popolari», «Salgono i bancari a cominciare dalle Popolari»; poco prima delle ore 18 della stessa giornata del 16 gennaio 2015, a chiusura della borsa valori di Milano, le agenzie di stampa riportavano poi la notizia: «In arrivo norme per riforma Popolari»;
   sembra poi, come riportato nel medesimo articolo de Il Corriere della Sera, che l'intervento di riforma fosse inizialmente previsto all'interno del disegno di legge concorrenza, in fase di messa a punto al Ministero dello sviluppo economico e, dunque, destinato a seguire l'ordinario iter parlamentare. Una mossa «a sorpresa» del Governo avrebbe invece determinato l'inserimento dell'articolo del disegno di legge sull'abolizione del voto capitario nel decreto-legge cosiddetto «Investment compact» –:
   quali orientamenti, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se, in considerazione di quanto riportato, non intendano chiarire le fasi tecniche e i passaggi che hanno anticipato l'approvazione del decreto-legge di riforma delle banche popolari, i cui rilievi particolarmente dettagliati pubblicati sulla stampa e riportati in premessa pongono seri e fondati dubbi sulle modalità di gestione delle informazioni, lasciando intravedere ampi margini di opacità che rischiano di alimentare processi degenerativi, nonché sulla decisione di procedere attraverso lo strumento del decreto-legge su un tema che, a parere degli interpellanti, non presenta i requisiti di necessità ed urgenza previsti dalla Costituzione.
(2-00830) «Brunetta, Palese».


Chiarimenti ed iniziative in merito ai criteri e alle modalità utilizzati per la selezione dei progetti da finanziare attraverso il cosiddetto piano Juncker – 2-00821

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   l'apposita task force composta da Paesi membri, Commissione europea e Banca europea degli investimenti ha individuati circa duemila progetti per un valore di investimenti potenziali di circa 1.300 miliardi di euro di cui oltre 500 miliardi di euro, secondo le stime della Commissione europea, potrebbero essere già realizzati nei prossimi tre anni;
   l'Italia ha presentato in tutto 98 progetti per un costo complessivo di oltre 200 miliardi di euro;
   l'elenco presentato è lontano dall'essere definitivo;
   non vi è alcuna certezza che i progetti individuati ad oggi saranno effettivamente finanziati;
   non si conosce quale procedura abbia seguito il Governo italiano per proporre questo elenco di progetti;
   risulta per gli interpellanti intollerabile l'esautoramento del Parlamento nell'individuazione di questi progetti;
   i progetti inclusi nel piano escludono totalmente la Sardegna:
    a) Torino-Lione linea ferroviaria;
    b) Trieste-Divaca linea ferroviaria;
    c) terzo Valico dei Giovi, l'aggiornamento tecnologico di Chiasso-Monza, potenziamento strutturale Voltri-Brignole;
    d) linea AV/AC Milano-Venezia tratta 1) Treviglio-Brescia; linea AV/AC Milano-Verona Tratta 2) Brescia-Verona-Padova, 3) Torino-Padova potenziamento tecnologico;
    e) tratta Milano-Padova, 4) cintura di Torino e connessione al collegamento Torino-Lione, 5) piano regolatore generale e apparato centrale computerizzato di Lambrate, 6) ripristino linea dei bivi 1a fase, 7) collegamento ferroviario aeroporto di Venezia, portafoglio progetto ferroviario;
    f) potenziamento di linee di accesso al Brennero tratta Fortezza-Verona, potenziamento tecnologico e infrastrutturale del nodo di Roma ferroviario;
    g) corridoio Napoli-Bari 1) variante Napoli-Cancello, 2) raddoppio Cancello-Frasso;
    h) Telesino, 3) raddoppio Frasso Telesino-Vitulano, 4) nodo di Bari: Bari sud-Bari C.le-Bari Torre a Mare, 5) raddoppio Bovino-Orsara linea ferroviaria;
    i) corridoio Messina-Catania-Palermo 1) raddoppio Bicocca-Catenanuova, 2) raddoppio Catenanuova-Raddusa Agira linea ferroviaria;
    l) corridoio Adriatico Baltico 1) potenziamento tecnologico Bologna-Padova;
    m) 1a fase, adeguamento di un modulo corridoio baltico, 2) sistemazione nodo di Udine, 3) upgrading infrastruttura ferroviaria del porto di Trieste, 4) nodo di Bologna Bretella AV per Venezia;
    n) Genova 1) elettrificazione banchine Genova Voltri; 2) accesso stradale Voltri Sampierdarena; 3) treno piano Sanpierdarena; 4) bacino Sampierdarena studi e lavori; 5) prima fase pilota LNG; 6) nuova piattaforma ecologica; 7) terminal Ronco Canepa; 8) dragaggi;
    o) ports Ravenna, Trieste, Venezia;
    p) ports Livorno – «Europa Platform»;
    q) ports Gioia Tauro;
    r) ports Palermo;
    s) projects Allairports;
    t) Milano, Venezia, Roma Fiumicino (collegamenti ferroviari);
    u) Venezia, Bologna (collegamenti ferroviari);
    v) projects Airports Roma Fiumicino (collegamenti ferroviari);
    z) projects Airports Catania Fontanarossa (collegamenti ferroviari);
    aa) A4 Venezia-Trieste;
    bb) Salerno-Reggio Calabria;
    cc) Orte-Mestre Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, modernizzazione e implementazione della sicurezza, misure della sezione E45 (262 chilometri) e la nuova costruzione della sezione E55 (134 chilometri);
    dd) regione Pedemontana Veneta-Costruzioni, strada a pedaggio lunga 94 chilometri che collega le autostrade A4 (Brescia-Padova) e A27 (Venezia-Belluno);
    ee) Campogalliano-Sassuolo, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, costruzione di una strada a pedaggio (18,3 chilometri) che collega le autostrade A22 e A1 con Sassuolo Centro (direttrice Nord-Sud) e la connessione di Rubiera centro abitato con Modena tangenziale (direttrice Est-Ovest);
   la Sardegna è l'unica regione tagliata totalmente fuori dai progetti infrastrutturali relativi al cosiddetto piano Juncker e ciò risulta di una gravità inaudita;
   si registrano, invece, a parere degli interpellanti, progetti che prevedono di finanziare abbondantemente la produzione di bioenergia, attività che gli interpellanti giudicano speculativa;
   si tratta di opere e interventi economici che potrebbero favorire, per quanto consta agli interpellanti, finanziatori delle fondazioni del Presidente del Consiglio dei ministri;
   sempre per quanto consta agli interpellanti, si tratta di un piano presentato agli uffici europei senza assicurare alcuna trasparenza ed effettiva condivisione, neppure in ambito governativo;
   il piano presentato annienta in tutto e per tutto la Sardegna;
   gran parte delle opere infrastrutturali sono a nord dell'Italia e qualcosa al sud, ma l'unica regione esclusa completamente è la Sardegna;
   si tratta di uno schiaffo, l'ennesimo, di un Governo incapace di qualsiasi progetto di coesione infrastrutturale, economica e strategica;
   si tratta di un piano in cui è indicata la società Mossi & Ghisolfi che dovrebbe realizzare tre bioraffinerie, tra le quali una nel sud Sardegna nel Sulcis;
   è un'operazione per la quale il Governo italiano chiede uno stanziamento da 900 milioni di euro;
   non si rileva nessuna procedura pubblica per individuare i progetti;
   a questo progetto si affianca uno analogo della Novamont, questa volta con la «colonizzazione» del nord Sardegna posto che il piano che contempla anche il sito di Porto Torres;
   nel caso di Porto Torres si prevedono fondi per la chimica verde, finanziamenti che si dichiaravano già disponibili, ma che secondo gli interpellanti in realtà si chiedono all'Europa con uno stanziamento di un miliardo e mezzo di euro;
   si tratta di un'operazione censurabile sul piano procedurale e istituzionale ma ancora più grave su quello sostanziale;
   aver escluso la Sardegna da qualsiasi progetto infrastrutturale conferma quanto il primo firmatario della presente interpellanza aveva denunciato negli ultimi documenti economico finanziari con la chiara esclusione dell'isola dall'infrastrutturazione europea;
   si tratta di un piano devastante che cancella la Sardegna dallo scenario infrastrutturale nazionale ed europeo e apre un capitolo politico rilevante senza precedenti di un Governo che non apre nemmeno uno spiraglio per la coesione e il riequilibrio insulare;
   in questo quadro, però, c’è da registrare una gravissima e rilevante riserva appuntata dall'Unione europea nel primo elenco di progetti;
   a proposito del piano della Mossi & Ghisolfi si legge che si tratta di un investimento rischioso, sia sul piano sostanziale che procedurale;
   un progetto che avrebbe una presunta copertura di un fondo finanziario texano;
   si tratta ad avviso degli interpellanti di una vera colonizzazione economica, finanziaria e ambientale che fa perseguire modelli vecchi e fallimentari e che rende sempre più forte la connivenza tra energia e politica;
   nel piano, tra le altre cose, si prevedono ingenti stanziamenti per la ripresa produttiva dell'Ilva, nemmeno un euro e nessuna menzione per le fabbriche sarde chiuse, dall'Alcoa alla Keller, dall'Ila all'Ottana energia;
   a parere degli interpellanti in definitiva la Sardegna risulta di fatto cancellata e consegnata a speculatori;
   tutto questo è inaccettabile e va contrastato in ogni modo –:
   se il Governo intenda indicare quali procedure siano state individuate per selezionare i progetti, sia quelli infrastrutturali sia quelli di natura economico/privata;
   se il Governo intenda indicare attraverso quale procedura di evidenza pubblica sono stati individuati i progetti relativi alle bioraffinerie e quali siano gli indicatori economici che consentono di individuare tale piano come fattibile viste le annotazioni dell'organismo europeo;
   se intenda modificare tale elenco e procedere ad un radicale riassetto inserendo, in modo adeguato, i progetti infra strutturali relativi alla Sardegna in grado di attivare una misurazione del divario e il suo conseguente riequilibrio;
   se intenda presentare progetti seri di riavvio degli stabilimenti Alcoa, Eurallumina, Ila, Ottana Polimeri e delle attività dismesse nelle zone industriali della Sardegna;
   se intenda ripristinare e inserire la Sardegna come piastra logistica euro-mediterranea nell'ambito dei progetti europei.
(2-00821) «Pili, Pisicchio».