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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 4 settembre 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 4 settembre 2014.

  Angelino Alfano, Bellanova, Bergamini, Biondelli, Bobba, Bocci, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Brunetta, Casero, Castiglione, Cirielli, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Di Salvo, Fedriga, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Frusone, Galati, Giachetti, Giacomelli, Gozi, La Russa, Legnini, Lotti, Lupi, Manciulli, Mannino, Merlo, Morassut, Nicoletti, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rughetti, Sereni, Tabacci, Valentini, Velo, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 29 agosto 2014 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
   OLIVERIO ed altri: «Disposizioni generali e di semplificazione in materia di vino e prodotti vitivinicoli» (2618).

  In data 2 settembre 2014 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
   GIORGIA MELONI ed altri: «Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di adozione del minore» (2619).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

  I Commissione (Affari costituzionali):
  PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE LA RUSSA ed altri: «Modifiche agli articoli 97, 117 e 119 della Costituzione, concernenti il rapporto tra l'ordinamento italiano e l'ordinamento dell'Unione europea» (2402). Parere delle Commissioni III, V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  II Commissione (Giustizia):
  FERRANTI: «Introduzione dell'articolo 25-terdecies del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, concernente le sanzioni applicabili alle persone giuridiche per i reati tributari» (2400). Parere delle Commissioni I, V, VI, X e XIV.

  III Commissione (Affari esteri):
  «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di sicurezza sociale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Canada, fatto a Roma il 22 maggio 1995, con Protocollo aggiuntivo, fatto a Roma il 22 maggio 2003» (2574). Parere delle Commissioni I, II, V, VI, XI e XII;
  «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e lo Stato di Israele sulla previdenza sociale, fatto a Gerusalemme il 2 febbraio 2010» (2575). Parere delle Commissioni I, II, V, VI, XI e XII;
  «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e il Giappone sulla sicurezza sociale, fatto a Roma il 6 febbraio 2009» (2576). Parere delle Commissioni I, II, V, XI e XII.

  IV Commissione (Difesa):
  D'OTTAVIO ed altri: «Istituzione del riconoscimento di cavaliere della Liberazione» (2561). Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  VII Commissione (Cultura):
  MELILLA ed altri: «Unificazione degli istituti superiori statali per le industrie artistiche nell'Istituto nazionale del design» (2525). Parere delle Commissioni I, V, X e XI.

  XII Commissione (Affari sociali):
  BINETTI ed altri: «Disposizioni in favore delle persone affette da grave disabilità nel periodo in cui viene meno il sostegno familiare» (2578). Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Presidente del Senato.

  Il Presidente del Senato, con lettera in data 7 agosto 2014, ha comunicato che la 1a Commissione (Affari costituzionali) del Senato ha approvato, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 604/2013 per quanto riguarda la determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata da un minore non accompagnato che non ha familiari, fratelli o parenti presenti legalmente in uno Stato membro (COM(2014) 382 final) (Atto Senato Doc. XVIII, n. 72), che è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 6 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8-ter del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri con cui è autorizzato, in relazione a interventi da realizzare tramite contributi assegnati per l'anno 2010 in sede di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, l'utilizzo delle economie di spesa realizzate dai seguenti soggetti:
   Comune di Alanno (Pescara), per lavori concernenti l'oratorio di Santa Maria delle Grazie;
   Parrocchia di San Giovanni Bosco in Ugento (Lecce), per il restauro della chiesa del Curato.

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissioni dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 6 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera c), numero 12), della legge 31 luglio 1997, n. 249, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2013 e sui programmi di lavoro dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, predisposta dalla medesima Autorità (Doc. CLVII, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura) e alla IX Commissione (Trasporti).

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 14 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 14, comma 10, della legge 28 novembre 2005, n. 246, la relazione sullo stato di applicazione dell'analisi di impatto della regolamentazione, riferita all'anno 2013 (Doc. LXXXIII, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

  La Corte dei conti – Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato, con lettera in data 6 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 8/2014 del 24 luglio 2014, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente la gestione delle risorse destinate dall'articolo 33, comma 10, della legge 12 novembre 2011, n. 183, alla realizzazione di misure di sostegno al settore dell'autotrasporto merci (capitolo 7420 dello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti).

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

  La Corte dei conti – Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato, con lettera in data 6 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 9/2014 del 24 luglio 2014, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente gli interventi per lo sviluppo e l'acquisizione delle unità navali della classe FREMM e delle relative dotazioni operative.

  Questo documento è trasmesso alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

  Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 22 gennaio, 18 e 24 aprile, 12, 14 e 22 maggio, 19, 23 e 30 giugno e 11 luglio 2014, ai sensi dell'articolo 3, comma 5, del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279, e dell'articolo 6, comma 14, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione dal Ministero degli affari esteri.

  Il Ministero degli affari esteri ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 25 luglio 2014, ai sensi dell'articolo 3, comma 5, del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279.

  Questi decreti sono trasmessi alla III Commissione (Affari esteri) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministro della difesa.

  Il Ministro della difesa, con lettere del 5 agosto 2014, ha trasmesso due note relative all'attuazione data all'ordine del giorno FEDRIGA ed altri n. 9/2149/59, concernente la valutazione dei costi di rimpatrio dei materiali utilizzati durante la missione in Afghanistan e, per la parte di propria competenza, all'ordine del giorno ALLASIA ed altri n. 9/2149/42, riguardante l'effettuazione di una rigorosa selezione delle missioni internazionali di cui autorizzare il proseguimento, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 13 marzo 2014.

  Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla IV Commissione (Difesa) competente per materia.

Trasmissioni dal Ministro della giustizia.

  Il Ministro della giustizia, con lettera in data 8 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione sull'attività svolta dalla Cassa delle ammende nell'anno 2013, corredata dallo stato di previsione, dal conto consuntivo e dalla pianta organica, riferiti alla medesima annualità.
  Questa relazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia).

  Il Ministro della giustizia, con lettera in data 8 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione sull'attività svolta dalla Cassa nazionale tra i cancellieri e i segretari giudiziari nell'anno 2013, corredata dal bilancio consuntivo e dalla pianta organica, riferiti alla medesima annualità, e dal bilancio preventivo per l'anno 2014.

  Questa relazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Ministro della giustizia, con lettera in data 8 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 37, comma 16, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, la relazione sullo stato delle spese di giustizia, riferita al secondo semestre del 2013 e al primo semestre del 2014 (Doc. XCV, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia).

  Il Ministro della giustizia, con lettera in data 8 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 10 della legge 1o luglio 1977, n. 404, la relazione sullo stato di attuazione del programma di edilizia penitenziaria, riferita all'anno 2013 (Doc. CXVI, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia).

Trasmissioni dal Ministro dell'economia e delle finanze.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 8 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, tredicesimo comma, del decreto-legge 8 aprile 1974, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 giugno 1974, n. 216, la relazione sull'attività svolta dalla Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob) nell'anno 2013 (Doc. XXVIII, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 11 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione concernente la procedura d'infrazione n. 2014/4075, avviata ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, concernente la normativa italiana relativa all'aliquota ridotta dell'imposta di registro per l'acquisto della prima casa non di lusso in Italia.

  Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

  Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 11 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 18 giugno 1998, n. 194, la relazione concernente l'andamento del processo di liberalizzazione e di privatizzazione del trasporto aereo, riferita al secondo semestre del 2013 (Doc. LXXI, n. 3).

  Questa relazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

  Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 18 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione concernente la procedura d'infrazione n. 2014/0385, avviata, ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per mancato recepimento della direttiva 2012/33/UE che modifica la direttiva 1999/32/CE relativa al tenore di zolfo dei combustibili per uso marittimo.

  Questa relazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.

  Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, con lettera in data 28 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione sull'attività svolta dall'Accademia nazionale dei Lincei nell'anno 2013, corredata dal bilancio di previsione, dalla pianta organica e dal conto consuntivo relativi alla medesima annualità.

  Questa relazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissione dal Sottosegretario di Stato agli affari esteri.

  Il Sottosegretario di Stato agli affari esteri, con lettera in data 28 agosto 2014, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 6 febbraio 1992, n. 180, concernente la partecipazione dell'Italia alle iniziative di pace e umanitarie in sede internazionale, l'intenzione di concedere un contributo alla Commissione europea per il finanziamento di una missione di osservazione elettorale dell'Unione europea in Mozambico, in vista delle elezioni previste per il 15 ottobre 2014.

  Questa comunicazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, nelle date di seguito indicate, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   in data 7 agosto 2014:
    Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio di cui all'articolo 67, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 305/2011 (COM(2014) 511 final), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
   in data 8 agosto 2014:
    Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla finalità e l'organizzazione del Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS) (COM(2014) 508 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
    Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'operato delle autorità europee di vigilanza (AEV) e del Sistema europeo di vigilanza finanziaria (SEVIF) (COM(2014) 509 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 509 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   in data 11 agosto 2014:
    Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio relativa alla verifica congiunta dell'attuazione dell'accordo tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America sul trattamento e il trasferimento di dati di messaggistica finanziaria dall'Unione europea agli Stati Uniti ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (COM(2014) 513 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   in data 12 agosto 2014:
    Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2014/004 ES/Comunidad Valenciana Metal) (COM(2014) 515 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 515 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);
   in data 13 agosto 2014:
    Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Relazione annuale 2014 sulle politiche di sviluppo e assistenza esterna dell'Unione europea e sulla loro attuazione nel 2013 (COM(2014) 501 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

  Proposta di decisione del Consiglio relativa alla firma, a nome dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, e all'applicazione provvisoria del protocollo addizionale dell'accordo sugli scambi, lo sviluppo e la cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Repubblica sudafricana, dall'altro, per tener conto dell'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea (COM(2014) 516 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 516 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, del protocollo addizionale dell'accordo sugli scambi, lo sviluppo e la cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Repubblica sudafricana, dall'altro, per tener conto dell'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea (COM(2014) 517 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 517 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   in data 19 agosto 2014:
    Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l'Agenzia dell'Unione europea per la formazione delle autorità di contrasto (CEPOL) e abroga e sostituisce la decisione 2005/681/GAI del Consiglio (COM(2014) 465 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
    Relazione della Commissione – Relazione annuale 2013 in materia di sussidiarietà e proporzionalità (COM(2014) 506 final), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
    Relazione della Commissione – Relazione annuale 2013 sui rapporti tra la Commissione europea e i Parlamenti nazionali (COM(2014) 507 final), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
    Proposte di decisione del Consiglio relative alla posizione da adottare, a nome dell'Unione europea, nel Comitato misto SEE in merito a modifiche del protocollo 31 dell'accordo SEE sulla cooperazione in settori specifici al di fuori delle quattro libertà, concernenti rispettivamente il programma in materia di salute (COM(2014) 522 final), le linee di bilancio 02.03.01 e 12.02.01 (COM(2014) 523 final), la tutela dei consumatori (COM(2014) 524 final), il programma Galileo (COM(2014) 525 final) e la navigazione satellitare) (COM(2014) 526 final), corredate dai rispettivi allegati (COM(2014) 522 final – Annex 1, COM(2014) 523 final – Annex 1, COM(2014) 524 final – Annex 1, COM(2014) 525 final – Annex 1, COM(2014) 526 final – Annex 1), che sono assegnate in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   in data 21 agosto 2014:
    Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulle attività di assunzione e di concessione di prestiti dell'Unione europea nel 2013 (COM(2014) 529 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
   in data 22 agosto 2014:
    Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità al punto 13 dell'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2013/012 BE/Ford Genk presentata dal Belgio) (COM(2014) 532 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);
    Regolamento di esecuzione della Commissione del 18.8.2014 che abroga il regolamento di esecuzione (UE) n. 793/2013 della Commissione che istituisce misure con riguardo alle Isole Fær Øer per garantire la conservazione dello stock di aringa atlantico-scandinava (C(2014) 5781 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
   in data 25 agosto 2014:
    Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Seconda relazione sui progressi compiuti dal Kosovo nella realizzazione delle condizioni previste dalla tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti (COM(2014) 488 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
    Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Relazione sull'attuazione e la pertinenza del piano di lavoro per la cultura 2011-2014 (COM(2014) 535 final), che è assegnata in sede primaria alla VII Commissione (Cultura);
   in data 26 agosto 2014:
    Proposta di decisione del Consiglio che stabilisce la posizione da adottare a nome dell'Unione europea in merito ad alcune risoluzioni da votare in sede di Organizzazione internazionale della vigna e del vino (OIV) (COM(2014) 528 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 528 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
    Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sull'operato del Consiglio europeo della ricerca e la realizzazione degli obiettivi stabiliti nel programma specifico «Idee» nel 2013 (COM(2014) 531 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VII (Cultura) e X (Attività produttive);
    Proposta di regolamento del Consiglio recante modalità di applicazione dell'articolo 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (codificazione) (COM(2014) 534 final), corredata dai relativi allegati (COM(2014) 534 final – Annexes 1 to 2), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
   in data 27 agosto 2014:
    Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo relativa alla strategia e al piano d'azione dell'Unione europea per la gestione dei rischi doganali: affrontare i rischi, rafforzare la sicurezza della catena di approvvigionamento e agevolare gli scambi (COM(2014) 527 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 527 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
    Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulle spese del FEAGA Sistema di allarme n. 7-8/2014 (COM(2014) 546 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 546 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
   in data 28 agosto 2014:
    Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che autorizza la Germania ad applicare sull'energia elettrica fornita direttamente alle navi ormeggiate in porto un'aliquota di imposta ridotta in conformità all'articolo 19 della direttiva 2003/96/CE (COM(2014) 538 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   in data 29 agosto 2014:
    Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Relazione annuale sulle politiche di aiuto umanitario e protezione civile dell'Unione europea e sulla loro attuazione nel 2013 (COM(2014) 537 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
    Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulle garanzie coperte dal bilancio generale – Situazione al 31 dicembre 2013 (COM(2014) 540 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
    Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio recante modifica della decisione di esecuzione 2013/463/UE che approva il programma di aggiustamento macroeconomico per Cipro (COM(2014) 541 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso, in data 15 luglio 2014, le seguenti sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, relative cause in cui la Repubblica italiana è parte o adottate a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale proposta da un'autorità giurisdizionale italiana, che sono inviate, ai sensi dell'articolo 127-bis del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Causa C-52/13: Sentenza della Corte (Ottava sezione) del 13 marzo 2014. Posteshop Spa – Divisione Franchising Kipoint contro Autorità garante della concorrenza e del mercato, Presidenza del Consiglio dei ministri, con l'intervento di CG Srl, Tacoma Srl. Domanda di pronuncia pregiudiziale: Consiglio di Stato. Rinvio pregiudiziale – Direttiva 2006/114/CE – Nozioni di «pubblicità ingannevole» e di «pubblicità comparativa» – Normativa nazionale che prevede la pubblicità ingannevole e la pubblicità illegittimamente comparativa come due illeciti distinti (Doc. LXXXIX, n. 44) – alla X Commissione (Attività produttive);
   Causa C-206/13: Sentenza della Corte (Decima sezione) del 6 marzo 2014. Cruciano Siragusa contro Regione Sicilia – Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Palermo. Domanda di pronuncia pregiudiziale: Tribunale amministrativo regionale per la Sicilia. Rinvio pregiudiziale – Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea – Princìpi generali del diritto dell'Unione – Attuazione del diritto dell'Unione – Ambito di applicazione del diritto dell'Unione – Collegamento sufficiente – Insussistenza – Incompetenza della Corte (Doc. LXXXIX, n. 45) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   Causa C-458/12: Sentenza della Corte (Nona sezione) del 6 marzo 2014. Lorenzo Amatori e altri contro Telecom Italia Spa, Telecom Italia Information Technology Srl, già Shared Service Center Srl. Domanda di pronuncia pregiudiziale: tribunale di Trento. Rinvio pregiudiziale – Politica sociale – Trasferimento di imprese – Mantenimento dei diritti dei lavoratori – Direttiva 2001/23/CE – Trasferimento dei rapporti di lavoro in caso di cessione contrattuale di una parte di azienda non identificabile come entità economica autonoma (Doc. LXXXIX, n. 46) – alla XI Commissione (Lavoro);
   Causa C-595/12: Sentenza della Corte (Prima sezione) del 6 marzo 2014. Loredana Napoli contro Ministero della giustizia – Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Domanda di pronuncia pregiudiziale: Tribunale amministrativo regionale per il Lazio. Rinvio pregiudiziale – Politica sociale – Direttiva 2006/54/CE – Parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego – Corso di formazione per il conseguimento della nomina come dipendente pubblico di ruolo – Esclusione per assenza prolungata – Assenza dovuta a un congedo di maternità (Doc. LXXXIX, n. 47) – alla XI Commissione (Lavoro);
   Causa C-17/13: Sentenza della Corte (Terza sezione) del 27 marzo 2014. Alpina River Cruises GmbH, Nicko Tours GmbH contro Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Capitaneria di porto di Chioggia. Domanda di pronuncia pregiudiziale: Consiglio di Stato. Trasporti marittimi – Regolamento (CEE) n. 3577/92 – Nozione di «cabotaggio marittimo» – Servizi di crociera – Crociera con attraversamento della laguna di Venezia, del mare territoriale italiano e del fiume Po – Partenza e arrivo nello stesso porto (Doc. LXXXIX, n. 48) – alla IX Commissione (Trasporti);
   Cause riunite C-606/12 e C-607/12: Sentenza della Corte (Settima sezione) del 6 marzo 2014. Dresser-Rand SA contro Agenzia delle entrate, direzione provinciale, ufficio controlli di Genova. Domande di pronuncia pregiudiziale: commissione tributaria provinciale di Genova. Rinvio pregiudiziale – Fiscalità – IVA – Direttiva 2006/112/CE – Articolo 17, paragrafo 2, lettera f) – Condizione relativa alla rispedizione di un bene a destinazione dello Stato membro a partire dal quale tale bene era stato inizialmente spedito o trasportato (Doc. LXXXIX, n. 49) – alla VI Commissione (Finanze);
   Causa C-155/13: Sentenza della Corte (Quarta sezione) del 13 marzo 2014. Società italiana commercio e servizi (SICES) Srl, in liquidazione, Agrima KG D. Gritsch Herbert & Gritsch Michael & Co., Agricola Lusia Srl, Romagnoli Fratelli Spa, Agrimediterranea Srl, Parini Francesco, Duoccio Srl, Centro di assistenza doganale triveneto service Srl, Novafruit Srl, Evergreen Fruit Promotion Srl contro Agenzia delle dogane, ufficio delle dogane di Venezia. Domanda di pronuncia pregiudiziale: commissione tributaria regionale di Venezia-Mestre. Agricoltura – Regolamento (CE) n. 341/2007 – Articolo 6, paragrafo 4 – Contingenti tariffari – Aglio di origine cinese – Titoli di importazione – Intrasferibilità dei diritti derivanti da taluni titoli d'importazione – Elusione – Abuso di diritto (Doc. LXXXIX, n. 50) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Causa C-322/13: Sentenza della Corte (Seconda sezione) del 27 marzo 2014. Ulrike Elfriede Grauel Rüffer contro Katerina Pokorná. Domanda di pronuncia pregiudiziale: Landesgericht Bozen (tribunale di Bolzano). Cittadinanza dell'Unione – Principio di non discriminazione – Regime linguistico applicabile ai processi civili (Doc. LXXXIX, n. 51) – alla II Commissione (Giustizia);
   Causa T-117/10: Sentenza del tribunale (Prima sezione) del 28 marzo 2014. Repubblica italiana, ricorrente, contro Commissione europea, convenuta. Domanda di annullamento della decisione C (2009) 10350 def della Commissione, del 22 dicembre 2009, relativa alla soppressione di una parte della partecipazione del Fondo europeo di sviluppo regionale destinata alla Repubblica italiana in attuazione della decisione C (2000) 2349 della Commissione, dell'8 agosto 2000, recante approvazione del programma operativo regionale POR Puglia, per il periodo 2000-2006, a titolo dell'obiettivo n. 1 FESR – Riduzione di un contributo finanziario – Programma operativo regionale 2000-2006 per la regione Puglia rientrante nell'obiettivo n. 1 – Gravi insufficienze nei sistemi di gestione o di controllo che possono condurre a irregolarità a carattere sistematico – Principio di partenariato – Proporzionalità – Articolo 39, paragrafo 3, lettera b), del regolamento (CE) n. 1260/1999 – Articoli 4, 8, 9 e 10 del regolamento (CE) n. 438/2001 – Obbligo di motivazione – Incompetenza (Doc. LXXXIX, n. 52) – alla V Commissione (Bilancio);
   Causa C-85/13: Sentenza della Corte (Decima sezione) del 10 aprile 2014. Commissione europea ricorrente, contro Repubblica italiana, convenuta. Ricorso per inadempimento, ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE). Inadempimento di uno Stato – Direttiva 91/271/CEE – Trattamento delle acque reflue urbane – Articoli da 3 a 5 e 10 – Allegato I, sezioni A e B (Doc. LXXXIX, n. 53) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   Causa C-301/12: Sentenza della Corte (Seconda sezione) del 3 aprile 2014. Cascina Tre Pini Ss contro Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, regione Lombardia, Presidenza del Consiglio dei ministri, Consorzio Parco lombardo della Valle del Ticino, comune di Somma Lombardo. Domanda di pronuncia pregiudiziale: Consiglio di Stato. Rinvio pregiudiziale – Ambiente – Conservazione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatiche – Direttiva 92/43/CEE – Siti di importanza comunitaria – Revisione dello status di un sito siffatto qualora sopravvengano fenomeni di inquinamento o di degrado ambientale – Normativa nazionale che non prevede la possibilità, per i soggetti interessati, di chiedere tale revisione – Attribuzione alle autorità nazionali competenti di un potere discrezionale di avviare d'ufficio una procedura di revisione di detto status (Doc. LXXXIX, n. 54) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   Cause riunite da C-516/12 a C-518/12: Sentenza della Corte (Quinta sezione) del 3 aprile 2014. CTP – Compagnia trasporti pubblici Spa contro regione Campania (da C-516/12 a C-518/12), provincia di Napoli (C-516/12 e C-518/12). Domande di pronuncia pregiudiziale: Consiglio di Stato. Rinvio pregiudiziale – Regolamento (CE) n. 1191/69 – Servizi pubblici di trasporto di passeggeri – Articolo 4 – Domanda di soppressione dell'obbligo di servizio pubblico – Articolo 6 – Diritto alla compensazione degli oneri derivanti dall'adempimento di un obbligo di servizio pubblico (Doc. LXXXIX, n. 55) – alla IX Commissione (Trasporti);
   Causa C-339/13: Sentenza della Corte (Nona sezione) del 22 maggio 2014. Commissione europea, ricorrente, contro Repubblica italiana, convenuta. Ricorso per inadempimento, ai sensi dell'articolo 258 del TFUE. Inadempimento di uno Stato – Direttiva 1999/74/CE – Articoli 3 e 5, paragrafo 2 – Divieto di allevare galline ovaiole in gabbie non modificate – Allevamento di galline ovaiole in gabbie non conformi ai requisiti derivanti da tale direttiva (Doc. LXXXIX, n. 56) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Causa C-161/13: Sentenza della Corte (Quinta sezione) dell'8 maggio 2014. Idrodinamica spurgo velox Srl, Giovanni Putignano e figli Srl, COGEIR Srl, Splendor Sud Srl, SCEAP Srl contro Acquedotto pugliese Spa, nei confronti di Tundo Srl, Giovanni XXIII Scarl. Domanda di pronuncia pregiudiziale: Tribunale amministrativo regionale per la Puglia. Appalti pubblici – Settore dell'acqua – Direttiva 92/13/CEE – Procedure di ricorso efficaci e rapide – Termini di ricorso – Data dalla quale tali termini iniziano a decorrere (Doc. LXXXIX, n. 57) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   Causa C-547/11: Sentenza della Corte (Nona sezione) del 5 giugno 2014. Commissione europea, ricorrente, contro Repubblica italiana, convenuta. Ricorso per inadempimento, ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 2, del TFUE. Inadempimento di uno Stato – Aiuti di Stato – Decisioni 2006/323/CE e 2007/375/CE – Esenzione dall'accisa sugli oli minerali utilizzati come combustibile per la produzione di allumina in Sardegna – Recupero – Decisioni di sospensione dell'esecuzione di un avviso di pagamento adottate da un giudice nazionale (Doc. LXXXIX, n. 58) – alla VI Commissione (Finanze);
   Causa C-398/12: Sentenza della Corte (Quarta sezione) del 5 giugno 2014. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte, ai sensi dell'articolo 35 del Trattato sull'Unione europea, dal tribunale di Fermo (Italia), nel procedimento penale a carico di M. Convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen – Articolo 54 – Principio del ne bis in idem – Ambito di applicazione – Decisione di non luogo a procedere per insufficienza di elementi a carico pronunciata da un giudice di uno Stato contraente – Possibilità di riapertura dell'istruttoria in caso di sopravvenienza di nuovi elementi a carico – Nozione di persona che sia stata «giudicata con sentenza definitiva» – Procedimento penale in un altro Stato contraente contro la stessa persona e per i medesimi fatti – Estinzione dell'azione penale e applicazione del principio del ne bis in idem (Doc. LXXXIX, n. 59) – alla II Commissione (Giustizia).

Trasmissioni dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico.

  Il Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, con lettera in data 8 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 89, della legge 23 agosto 2004, n. 239, la relazione sul monitoraggio dello sviluppo degli impianti di generazione distribuita, riferita all'anno 2012 (Doc. XCVIII, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive).

  Il Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, con lettera in data 8 agosto 2014, ha trasmesso una segnalazione in materia di copertura dei costi connessi alla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi non di pertinenza del perimetro degli oneri nucleari.

  Questa segnalazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente) e alla X Commissione (Attività produttive).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettere in data 26 e 27 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Giffone (Reggio Calabria), Marigliano (Napoli), Montepaone (Catanzaro), Montorfano (Como), Patrica (Frosinone), Pontecorvo (Frosinone), Rivalta Bormida (Alessandria), Rovigo, Vellezzo Bellini (Pavia) e Viadana (Mantova).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Trasmissione da un consiglio regionale.

  Il presidente del consiglio regionale dell'Umbria, con lettera in data 8 agosto 2014, ha trasmesso una risoluzione, approvata dal medesimo consiglio nella seduta del 29 luglio 2014, concernente il piano industriale presentato da ThyssenKrupp per Acciai speciali Terni (AST) e le iniziative da adottare per contrastarlo nonché per la creazione di condizioni di competitività e sostenibilità delle produzioni del polo siderurgico ternano.

  Questo documento è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dalla regione Lombardia.

  La regione Lombardia, con lettera in data 4 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 10 della legge 2 maggio 1990, n. 102, la relazione sullo stato di attuazione della medesima legge n. 102 del 1990, recante disposizioni per la ricostruzione e la rinascita della Valtellina e delle adiacenti zone delle province di Bergamo, Brescia e Como, nonché della provincia di Novara, colpite dalle eccezionali avversità atmosferiche nei mesi di luglio e agosto 1987, riferita all'anno 2013 (Doc. CVIII, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal difensore civico della regione Abruzzo.

  Il difensore civico della regione Abruzzo, con lettera in data 20 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico nell'anno 2013 (Doc. CXXVIII, n. 23).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissione dal Comando generale della guardia di finanza.

  Il Comando generale della guardia di finanza ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, autorizzate, in data 4 agosto 2014, ai sensi dell'articolo 6, comma 14, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.

  Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).

Comunicazioni di nomine ministeriali.

  Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 6 agosto 2014, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, della conferma della nomina del dottor Ugo Leone a commissario straordinario dell'Ente parco nazionale del Vesuvio.
  Questa comunicazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

  Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con lettera in data 7 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, il decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di nomina del dottor Enrico Costa e del generale Alberto Rosso a componenti del consiglio di amministrazione dell'Agenzia spaziale italiana (ASI).
  Questo decreto è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive).

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 22 agosto 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le comunicazioni concernenti il conferimento alla dottoressa Annamaria Palma Guarnier, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, dell'incarico di livello dirigenziale generale di vice capo del Dipartimento per gli affari di giustizia, nell'ambito del Dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero della giustizia, e la revoca dell'incarico, conferito al dottor Luigi Frunzio, di direttore della Direzione generale della giustizia penale, nell'ambito del medesimo Dipartimento.

  Queste comunicazioni sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia).

Richiesta di parere parlamentare su proposta di nomina.

  Il Ministro della difesa, con lettera in data 29 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del contrammiraglio (aus) Piero Vatteroni a vicepresidente della Lega navale italiana (41).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla IV Commissione (Difesa).

Richieste di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 11 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 6 agosto 2013, n. 96, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2012/28/UE su taluni utilizzi consentiti di opere orfane (105).

  Questa richiesta, in data 28 agosto 2014, è stata assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VII Commissione (Cultura) e, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea). Tali Commissioni dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 7 ottobre 2014.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 18 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 1 e 13 della legge 11 marzo 2014, n. 23, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di tassazione dei tabacchi lavorati e dei loro succedanei, nonché di fiammiferi (106).

  Questa richiesta, in data 2 settembre 2014, è stata assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VI Commissione (Finanze) nonché, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 2 ottobre 2014.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 11 agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 6 agosto 2013, n. 96, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/158/CE relativa alle norme di polizia sanitaria per gli scambi intracomunitari e le importazioni in provenienza dai Paesi terzi di pollame e uova da cova (107).

  Questa richiesta, in data 3 settembre 2014, è stata assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla XII Commissione (Affari sociali) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 13 ottobre 2014. È stata altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 23 settembre 2014.

  Il Ministro dello sviluppo economico, con lettera in data 1o agosto 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3 della legge 11 maggio 1999, n. 140, la richiesta di parere parlamentare sul programma di utilizzo, per l'anno 2014, dell'autorizzazione di spesa, prevista dal medesimo articolo 3, per lo svolgimento di studi e ricerche per la politica industriale (108).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla X Commissione (Attività produttive), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 24 settembre 2014.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 1o settembre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 19, della legge 23 dicembre 1996, n. 664, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante modifiche e integrazioni al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, in materia di criteri e procedure per l'utilizzazione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale (109).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 24 settembre 2014.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI MARCON ED ALTRI N. 1-00424, GIANLUCA PINI ED ALTRI N. 1-00563, BASILIO ED ALTRI N. 1-00577 E CAUSIN ED ALTRI N. 1-00578 CONCERNENTI LA PARTECIPAZIONE ITALIANA AL PROGRAMMA DI REALIZZAZIONE E ACQUISTO DEGLI AEREI JOINT STRIKE FIGHTER-F35

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    il Joint Strike Fighter (F-35) è un cacciabombardiere di quinta generazione, capace di trasportare anche ordigni nucleari con caratteristiche stealth e net-centriche, ovvero bassa rilevabilità da parte dei sistemi radar e capacità di interazione con tutti i sistemi di comunicazione presenti sullo scenario di guerra, che decolla ed atterra in verticale e viaggia a velocità supersoniche;
    il progetto per la realizzazione di questo velivolo è frutto di un accordo tra gli Stati Uniti e 8 Paesi partner, tra cui l'Italia, partner di secondo livello, che prevede la realizzazione di oltre 3.200 velivoli per un costo complessivo di sola produzione attualmente stimato in 396 miliardi di dollari;
    tra i Paesi partner sono sempre crescenti i dubbi su questo progetto, tanto che: la Gran Bretagna deciderà il numero degli aerei da acquistare dopo la pubblicazione del Defence and Security Review, nel 2015; l'Olanda ha avviato un'inchiesta parlamentare a seguito di un sonoro voto contrario al progetto e ha poi stabilito con voto parlamentare di ridurre da 85 a 37 velivoli la propria ipotesi di acquisto; l'Australia non userà l'F-35 come piattaforma esclusiva, acquistando anche altri aerei; la Turchia ha rinviato l'acquisto dei primi F-35 fino alla certezza sui ritorni industriali promessi dal programma; il Canada ha annullato l'acquisto decidendo di ripartire da zero con la procedura di acquisizione per l'acquisto del nuovo caccia per la propria aeronautica;
    in Canada, in particolare, il ripensamento nasce dalle polemiche dovute alle omissioni sui costi fatte dal Governo. Uno studio indipendente (Kpgm) ed altri organi di controllo pubblici hanno, infatti, stabilito che il costo complessivo in 40 anni, includendo anche l'uso e la manutenzione, è di oltre 45 miliardi di dollari, tre volte le previsioni fatte in precedenza dal Governo sugli F-35;
    ai quasi 400 velivoli che verrebbero a mancare rispetto alle ipotesi iniziali si aggiungeranno anche le ipotesi di taglio da parte del Pentagono rispetto ai 2.443 previsti, ipotesi già concretizzate nella proposta di FY 2015 dell'amministrazione Obama e che hanno comportato, già oggi per l'acquisto nel 2015 di aerei in versione «A» per l'Air Force, una riduzione dai 110 inizialmente previsti ai 26 confermati;
    ogni riduzione – e in particolare quelle più consistenti da parte degli USA – comportano ulteriori e continui aumenti del costo unitario per tutti gli acquirenti;
    il programma presenta diverse criticità costantemente evidenziate e denunciate nel corso degli ultimi anni sia dal Government accountability office (Gao) che dalle strutture di controllo del Pentagono (in particolare il Director, Operational Test and Evaluation – DOT&E). Oltre all'inarrestabile lievitare dei costi ed i ritardi del programma, nel tempo, si sono riscontrati molti problemi tecnici che, da un lato, portano a continui abbassamenti degli standard operativi e, dall'altro, all'allungamento dei tempi di produzione dei caccia con capacità operative di missione;
    in data 29 gennaio 2014 è stato pubblicato il rapporto annuale del Director, Operational Test and Evaluation), ovvero del direttore della sezione test operativi e valutazione del dipartimento della difesa statunitense, Michael Gilmore. Tale rapporto, trasmesso al Congresso Usa, è un documento ufficiale delle più alte sfere militari statunitensi e riguarda lo stato tecnico e le procedure delle acquisizioni armate statunitensi;
    il rapporto DOT&E, tra le altre cose, affronta l'analisi del programma Joint Strike Fighter (F-35), studiando lo sviluppo delle fasi di test (tempi, evoluzione) e conseguentemente si intendono valutare le capacità raggiunte in funzione dei medesimi test con informazioni aggiornate ad ottobre 2013;
    secondo quanto riportato dal rapporto, in merito agli F-35, si legge: «le performance riguardanti l'operatività complessiva continuano ad essere immature e si basano fortemente su supporto e soluzioni proposte dall'industria che sono inaccettabili per operazioni di combattimento. La disponibilità di velivoli e le misure di affidabilità dei tassi di manutenzione sono tutte sotto gli obiettivi che il Programma si era dato per questo punto del proprio sviluppo»;
    in particolare, si evidenzia che la disponibilità della flotta è stata mediamente del 37 per cento rispetto alle previsioni, con una tendenza ad un declino graduale. Nessuna delle tre varianti dell'aereo ha raggiunto l'affidabilità prevista con una percentuale di raggiungimento dell'obiettivo che va dal 30 al 39 per cento, con tassi di manutenzione, per problemi più o meno gravi, che sono stati tre volte superiori a quanto richiesto (addirittura del 344 per cento in più in alcuni casi);
    una tabella nel rapporto DOT&E mostra come siano stati «compiuti» solo 5464 dei 7180 punti di prova previsti, cioè il 24 per cento in meno rispetto a quanto originariamente stabilito (e per i sistemi di missione si è a meno 46 per cento). Va notato come la definizione di «compiuto» non significhi che tale particolare test sia stato «superato», ma solo che gli F-35 lo abbiano eseguito e questo spiegherebbe le discrepanze con quanto dichiarato dalla Lockheed Martin, ossia che i test sono «più avanti del previsto»;
    tutto questo si ripercuote sul raggiungimento dell'obiettivo primario del programma, ovvero raggiungere una capacità operativa iniziale (ioc) che consenta un primo utilizzo dei caccia F-35 in un ciclo di addestramento che possa rendere effettiva la scelta compiuta. Nonostante i voli di prova siano stati superiori ai traguardi fissati, sono stati soprattutto i pochissimi progressi sui test per i sistemi di missione e l'integrazione degli armamenti a tenere la situazione ancora ben lontana dagli «obiettivi imposti dai lotti di produzione della flotta e dai piani di IOC richiesti dalle diverse forze armate» come si legge dal rapporto;
    ulteriormente, nel rapporto si evidenziano i problemi al software, cui, nonostante le numerose innovazioni, secondo il rapporto «I primi risultati con il nuovo incremento di software Block 2B indicano ancora l'esistenza di lacune di elementi come fusione, radar, guerra elettronica, navigazione, EOTS, Distributed Aperture System (DAS), Helmet-Mounted Display System (HMDS) e datalink»;
    sui sistemi di missione si registra, secondo il rapporto, una vera e propria emergenza. Infatti, solo il 54 per cento dei test previsti come «soglia base» per questi aspetti (fino al blocco 2B) è stato condotto nel 2013 e complessivamente solo il 47 delle capacità definite nel contratto di produzione è stato raggiunto per i 24 velivoli consegnati all'interno del lotto di produzione numero 4. Per il lotto 5 la situazione non è migliore: le capacità definite per contratto che sono state raggiunte arrivano solo al 50 per cento;
    altre preoccupazioni emergono secondo il rapporto riguardo al peso, la struttura e la dotazione delle armi; particolarmente, in relazione al modello B a decollo corto ed atterraggio verticale (quello che dovrebbe essere equipaggiato sulla portaerei Cavour), si riscontrano i maggiori problemi sui test relativi al «distacco» degli armamenti (il lancio dei missili). Circa il 55 dei test pianificati in merito sono stati raggiunti da successo, mentre l'F-35B continua ad avere almeno sei problemi strutturali (sul portellone e sulla propulsione) che derivano dal passato e saranno forse sistemati con i lotti 7 e 8 di produzione;
    quanto appena esposto confermerebbe le criticità rispetto ad un programma che, oltre ad essere altamente costoso, rischia di acquistare aerei che non avranno alcuna speranza di essere utilizzati in missione, se non anche a fatica per azioni di addestramento;
    nel febbraio 2014 la campagna «Taglia le ali alle armi», che dal 2009 si occupa di sottolineare le problematiche del programma degli F-35 in vista della cancellazione della partecipazione italiana allo stesso, ha portato a pubblicare il dossier «Caccia F-35 la verità oltre l'opacità» come nuovo contributo di approfondimento. Nel rapporto si evidenzia come il costo medio attualmente desumibile dalla documentazione di bilancio Usa (e dai dati dei recenti contratti di acquisto italiani) si attesti sui 135 milioni di euro;
    secondo il rapporto, il costo complessivo del programma per l'Italia (se confermati 90 caccia) è in minima ascesa ad oltre 14 miliardi di euro e la proiezione di costo totale «a piena vita» del progetto rimane stimata in oltre 52 miliardi di euro;
    dal dettaglio di tutti i contratti sottoscritti dall'Italia con gli Stati Uniti, fino ad inizio 2014, si dimostra come siano già stati spesi 721 milioni di euro nelle fasi di acquisto (oltre ai 2,7 miliardi di euro per lo sviluppo e la linea di assemblaggio Faco);
    di media, sono 126 i milioni di euro già spesi per i primi tre caccia confermati dal nostro Paese (lotto VI), sforando qualsiasi precedente stima del Ministero della difesa al riguardo;
    il rapporto di «Taglia le ali alle armi» mostra come i dati relativi al ritorno industriale, estrapolati da diverse fonti e confermati anche da Lockheed Martin, confermano ad oggi un rientro per le aziende del nostro Paese di circa il 19 per cento in confronto all'investimento pubblico (meno di 700 milioni di euro sui 3,4 miliardi di euro già spesi dal Governo italiano), una situazione che difficilmente renderà possibile il ritorno di oltre 13 miliardi di euro, che sfiora il 100 per cento di rientro, più volte sbandierato dai Governi di questi anni;
    fonti governative e militari negli anni hanno ipotizzato l'arrivo di 10.000 posti di lavoro, mentre secondo stime sindacali si tratterebbe al massimo di circa 2.000 posti e per di più sarebbero ricollocazioni di lavoratori precedentemente impegnati con l'Eurofighter nella Faco di Cameri, dove sono impiegati meno di 1.000 addetti;
    lo stanziamento complessivo destinato all'acquisto di caccia dei prossimi lotti, previsto per il triennio 2014-2016, sarà di 1950 milioni di euro (circa 650 milioni di euro annuali in media), se non interverranno modifiche alle tabelle di procurement;
    a fine marzo 2013 è stato reso pubblico un nuovo rapporto del Government accountability office sul programma Joint Strike Fighter che ha confermato un ritardo di sette anni ed uno sforamento del budget di più di 160 miliardi di dollari rispetto alle previsioni iniziali;
    secondo il Government accountability office «Problemi di software persistenti» hanno rallentato i test relativi ai sistemi bellici del velivolo, quelli di navigazione, di puntamento e di riconoscimento. Ritardi di tale portata avrebbero come significato che il Corpo dei marine non sarà probabilmente in grado di ottenere tutte le funzionalità attese per il mese di luglio 2015;
    per completare il programma nei termini stabiliti il dipartimento della difesa americano dovrebbe procedere ad un incremento costante nel finanziamento per i prossimi 5 anni, con una media di costo annuale di 12,6 miliardi di dollari fino al 2037. Il picco di costo supererà, per molti anni, i 15 miliardi di dollari, ma «un finanziamento annuale di questa grandezza pone chiaramente dei problemi di sostenibilità a lungo termine, considerata l'attuale situazione fiscale» secondo il Government accountability office;
    nell'ultima richiesta di bilancio, l'Air Force Usa ha allocato circa 1,4 miliardi di dollari in cinque anni (ma altri fondi saranno poi richiesti successivamente) per risolvere problematiche sui vecchi lotti. Si tratta di una procedura che andrà poi ad interessare anche i lotti VI, VII ed VIII, i quali comprendono pure gli aerei acquisiti dall'Italia. Nella lista di priorità dettagliata dell'aviazione Usa sono incluse, tra le altre cose: le componenti per migliorare la protezione contro i fulmini, le prestazioni del seggiolino eiettabile, l'illuminazione sulle punte delle ali del jet, la zona preposta ad accogliere missili ed armi, il sistema di gestione termica e di potenza del velivolo, i condotti d'aria per il motore prodotto da Pratt & Whitney, la resistenza delle paratie ed, infine, il complicato sistema di display digitale montato dall'avveniristico casco;
    a fronte dei calcoli effettuati dal Government accountability office resta irrealistica la proiezione in decrescita entro il 2019 sui costi unitari degli aerei presentata dal produttore Lockheed Martin. Secondo le stime del Government accountability office, affinché ciò accada per la versione A, si dovrà ottenere una riduzione di oltre 40 milioni di dollari ad aereo rispetto al costo a consuntivo definitivo degli aerei prodotti nel 2013. Un «recupero» di oltre il 33 per cento in 5-6 anni;
    a riguardo dei costi, nel documento, si nota quindi come «il finanziamento attuale e le quantità previste nel programma indicano che i costi unitari nel 2019 potrebbero effettivamente essere superiore agli obiettivi»;
    in questi giorni il Pentagono ha deciso di bloccare il pagamento di 231 milioni di dollari a Lockheed Martin fino alla completa implementazione di modifiche necessarie per gli F-35 già consegnati, incluse le ormai famose protezioni contro i fulmini;
    l'Italia partecipa al progetto sin dal suo inizio, nel 1998, con una richiesta iniziale di 131 aerei, ridotta poi nel 2012 a 90 velivoli, considerati dalle Forze armate «indispensabili», perché andrebbero a sostituire tre linee di velivoli: i Tornado, gli AM-X e gli AV-8 B, ma senza tuttavia fornire alcuna spiegazione circa il ruolo di un aereo tanto sofisticato, anche alla luce degli impegni internazionali del nostro Paese;
    nel 2009 le Commissioni difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, esprimendo parere favorevole al programma, hanno posto alcune condizioni: la conclusione di accordi industriali e governativi che consentano un ritorno industriale per l'Italia proporzionale alla sua partecipazione finanziaria, anche al fine di tutelare i livelli occupazionali; la fruizione da parte dell'Italia dei risultati delle attività di ricerca relative al programma; la preventiva individuazione di adeguate risorse finanziarie che non incidano sugli stanziamenti destinati ad assicurare l'efficienza della componente terrestre e, più in generale, dell'intero strumento militare;
    il programma dell'F-35 è diventato un progetto dal costo elevato a fronte di prestazioni peraltro incerte e non corrispondente alle esigenze difensive del nostro Paese, con ricadute industriali ed occupazionali molto lontane dalle aspettative, che rischia anche di compromettere le politiche di disarmo utili invece a gestire in maniera corretta le crisi internazionali;
    nel corso del 2013, dopo analoghe proposte senza impatto degli anni precedenti, un nutrito gruppo di parlamentari ha presentato sia alla Camera dei deputati che al Senato della repubblica dei documenti per richiedere al Governo un impegno vincolante verso la cancellazione della partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter;
    ciò ha stimolato la presentazione da parte di quasi tutti i gruppi parlamentari di mozioni ed ordini del giorno sulla stessa materia, giungendo infine all'approvazione in entrambi i rami del Parlamento di una mozione promossa dall'allora maggioranza del Governo Letta che impegnava il Governo pro tempore a non procedere ad «ulteriori acquisti» in attesa di un pronunciamento esplicito parlamentare;
    peraltro, è stata avviata un’ indagine conoscitiva presso la Commissione difesa della Camera dei deputati conclusasi nel maggio 2014;
    nel corso del 2013 il Governo italiano ha comunque proseguito l'acquisto dei caccia, non attenendosi alle indicazioni delle mozioni di metà 2013 votate alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica. Ciò è avvenuto non solo comprando definitivamente (con i contratti del cosiddetto «buy year») 3 + 3 aerei rispettivamente dei lotti VI e VII, con una giustificazione ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo non confermabile dalle carte e sconfessata dalle stesse decisioni Usa («si erano già sottoscritti contratti per inizio acquisto», anche se tali tipi di accordi non erano assolutamente vincolanti), ma procedendo anche al procurement dei lotti VIII e IX, per cui non esisteva alcun tipo di accordo, solo pochi giorni dopo l'ultimo voto presso il Senato della repubblica delle mozioni predette;
    nell'attuale fase di produzione a basso rateo, la conferma di acquisto dei singoli velivoli viene fatta mediante sottoscrizione successiva di diversi contratti (per ogni aereo la catena di conferme si snoda su 5 annualità, per cui la terza è considerata il «buy year» definitivo) definiti e decisi annualmente; non si è ancora entrati nella fase di produzione multi-annuale che richiede un contratto definitivo da cui non sarà possibile uscire, pena il pagamento di penali,

impegna il Governo:

   a cancellare la partecipazione al programma Joint Strike Fighter per la produzione dei cacciabombardieri F-35, iniziando fin da subito le procedure previste dal Memorandum of Understanding dei partner del programma, per una chiusura definitiva di qualsiasi attività (sviluppo, produzione) ad esso correlata da parte del nostro Paese;
   a sospendere immediatamente qualsiasi attività contrattuale, di accordo tra le parti o di ulteriore acquisizione, nei confronti del Joint Strike Fighter program office del progetto fino alla definizione di tutte le procedure e decisioni che possano rendere effettiva la scelta di cancellazione della partecipazione italiana al programma.
(1-00424) «Marcon, Migliore, Duranti, Piras, Aiello, Airaudo, Boccadutri, Franco Bordo, Costantino, Di Salvo, Daniele Farina, Fava, Ferrara, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Lacquaniti, Lavagno, Kronbichler, Matarrelli, Melilla, Nardi, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Pilozzi, Piazzoni, Placido, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Sannicandro, Scotto, Zan, Zaratti».


   La Camera,
   premesso che:
    è in atto un'intenso dibattito negli Stati Uniti sull'effettiva affidabilità del caccia-bombardiere multi-ruolo F-35, sviluppato dalla Lockheed-Martin come unico velivolo della categoria di quinta generazione, nell'ambito di un programma multinazionale in cui sono da anni coinvolti numerosi Paesi, tra i quali il nostro, che ha anche ottenuto l'installazione a Cameri dell'unica Faco esistente fuori dai confini statunitensi;
    in particolare, si rileva come il velivolo, di cui è iniziata la produzione anche nel nostro Paese, mentre ne continuano negli Stati Uniti l'aggiornamento e sviluppo tecnologico, abbia manifestato problemi motoristici che ne hanno sconsigliato l'esibizione al salone aeronautico di Farnborough, in Gran Bretagna;
    tuttavia, non è affatto da escludere che Lockheed-Martin e le numerose aziende coinvolte nel programma F-35 riescano comunque a risolvere i problemi tecnici affiorati finora;
    con un atto d'indirizzo l'Assemblea della Camera dei deputati ha già impegnato il Governo a «non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso in merito», vale a dire, sostanzialmente, all'arresto temporaneo della partecipazione nazionale al programma, cosa che ha comportato la sospensione di tutti i pagamenti dovuti, stando a quanto il Ministro della difesa ha dichiarato alle Commissioni difesa dei due rami del Parlamento il 24 giugno 2014, anche se a Cameri sono in assemblaggio i velivoli destinati al nostro Paese ed appartenenti al lotto 6, in consegna tra il 2015 ed il 2016;
    con il documento, noto anche come «lodo Scanu», approvato a conclusione di un'indagine conoscitiva sui maggiori programmi di acquisizione di armamenti in corso, la Commissione difesa della Camera dei deputati ha raccomandato il 7 maggio 2014 il dimezzamento delle risorse conferite al programma;
    il Ministero della difesa sta elaborando un nuovo libro bianco, le cui linee guida sono già state condivise con il Capo dello Stato, nell'ambito della sede istituzionale del Consiglio supremo di difesa, ma che dovrà essere discusso dal Parlamento;
    dal confronto sul futuro libro bianco dovranno emergere i fondamenti di una politica nazionale di sicurezza e difesa effettivamente condivisa, dai quali discenderanno le scelte in materia di sistemi d'arma da acquisire;
    le Forze armate non possono essere ridotte ad un inutile «stipendificio» in tempi tanto difficili e pericolosi, ma devono invece essere ammodernate in tutte le loro componenti, facendo il miglior uso possibile delle ridotte risorse disponibili, tenendo conto anche delle alleanze di cui il nostro Paese fa parte;
    la complessità dei moderni sistemi d'arma esige archi di tempo lunghissimi per la loro progettazione, produzione, sviluppo ed aggiornamento;
    l'F-35 rappresenta anche, in questo momento, un pegno ed un elemento basilare del rapporto politico che lega nella sfera della sicurezza e difesa il nostro Paese agli Stati Uniti, relazione di importanza strategica in un contesto internazionale sempre più instabile, incerto ed insicuro;
    le difficoltà in cui si dibatte la finanza pubblica stanno comportando tagli in settori non meno delicati della difesa, come, ad esempio, quello della sicurezza interna e dell'ordine pubblico, al quale si stanno sottraendo 1,5 miliardi di euro,

impegna il Governo:

   a respingere la prospettiva del disarmo aereo nazionale avanzata nel documento approvato dalla Commissione difesa della Camera dei deputati, noto come «lodo Scanu», subordinando tuttavia la continuazione della partecipazione del nostro Paese al programma F-35 agli esiti delle verifiche tecniche sull'affidabilità del velivolo e chiedendo al Governo degli Stati Uniti di ammettere personale italiano ai test che vengono condotti sulla piattaforma;
   a garantire comunque la prosecuzione dell'ammodernamento delle forze aeree ed aeronavali del nostro Paese, in un quadro di immutata collaborazione con il Governo degli Stati Uniti, eventualmente negoziando, in caso di ulteriori difficoltà tecniche del programma F-35, l'acquisto o il leasing di una congrua partita di caccia F-22 Raptor e, per la Marina, l'acquisizione dei più recenti esemplari di AV-8 B che verranno dismessi dal Corpo dei marine;
   ad assumere iniziative per destinare al comparto sicurezza interna i risparmi temporaneamente conseguiti con la sospensione dei pagamenti dovuti per l'F-35, in modo tale da revocare almeno per l'anno 2014 i tagli disposti in sede di spending review a carico del Ministero dell'interno.
(1-00563) «Gianluca Pini, Marcolin, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Busin, Caon, Caparini, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Prataviera, Rondini, Simonetti».


   La Camera,
   premesso che:
    il progetto Joint Strike Fighter, avviato in prima istanza nel 1998 e definito nel 2002, con lo stanziamento di circa 13 miliardi di euro, non appare adeguato ai nuovi contesti di crisi internazionale che necessitano invece di maggiori iniziative diplomatiche e di sistemi d'arma in grado di tutelare le popolazioni civili;
    il concetto di tale cacciabombardiere era basato su condizioni geopolitiche che non esistono più; gli eventi degli ultimi mesi mettono in risalto l'inefficacia di strumenti come l'F-35: i bombardamenti in corso in Iraq contro l'Is hanno secondo i firmatari del presente atto di indirizzo più il ruolo di lavare la coscienza dei Paesi che hanno creato quella crisi, con le scelte fatte negli ultimi 15 anni nell'area Mediorientale, che risolvere il problema;
    ad oggi, il programma F-35 prevede un onere complessivo, per l'acquisizione degli aerei e il supporto logistico, stimato in circa 10 miliardi di euro, con completamento previsto nel 2027 (in media poco più di 111 milioni di euro ad aereo per 90 aerei);
    a questi fondi bisogna aggiungere oltre 3 miliardi di euro, di cui circa 2,7 miliardi di euro già spesi. Nel dettaglio si tratta di:
     a) 1 miliardo di dollari per la fase di sviluppo iniziale, ufficialmente completata (già pagati);
     b) 900 milioni di dollari per la fase di production, sustainment, and follow-on development, completamento previsto nel 2047 (già pagati);
     c) 795,6 milioni di euro per la realizzazione della linea di assemblaggio e supporto di Cameri (Faco), le cui attività dovrebbero completarsi nel 2014 (già pagati);
     d) 465 milioni di euro per le attività di predisposizioni e di adeguamento infrastrutturale delle basi e dei siti di Aeronautica e Marina che ospiteranno il velivolo;
    di questi risultavano già stati spesi, a fine 2012:
     a) oltre 19 milioni di euro per la base di Amendola, che ospiterà 2 gruppi di volo di F-35A, su un totale previsto di oltre 100 milioni di euro;
     b) 4 milioni di euro per la base di Grottaglie, su circa 140 milioni di euro previsti;
     c) 10 milioni di euro per la portaerei Cavour, di cui 4,8 milioni di euro per l'adeguamento del sistema Alis (Automatic logistic information system), su un totale previsto di 87,5 milioni di euro; 3,6 milioni di euro per Cameri relativi all'adeguamento dei sistemi di ausilio alla navigazione;
    accanto a questi interventi sono previste misure analoghe per la base di Decimomannu, per le quali si prevede di spendere oltre 48 milioni di euro, e per la base di Ghedi (dedicata allo strike nucleare), che ospiterà 2 gruppi di F-35A, con avvio dei primi lavori a partire dal 2016 e previsione di spesa complessiva di 87,5 milioni di euro;
    la Faco risulta, ad oggi, l'unico luogo in Europa, già costruito ed operativo, per la manutenzione e l'aggiornamento dei futuri aerei F-35;
    da tutte le audizioni della recente indagine conoscitiva della Commissione parlamentare Difesa della Camera dei deputati sui sistemi d'arma, anche dalle più favorevoli al progetto, si evince che l'F-35 è un «proiettile d'argento», ovvero uno strumento dedicato ad alcune particolari funzioni (come il first-strike nucleare), ma, pur essendo definito come «aereo multiruolo», non è particolarmente efficiente in situazioni come il combattimento aria-aria ravvicinato (close air combat) o il supporto tattico alle forze terrestri (close air support) che richiede voli a bassa quota;
    l'implicazione industriale e tecnologica (in termini di know-how) è limitata rispetto ad altri progetti già in essere. L'impatto in termini di posti di lavoro è limitato se si considera l'enormità della spesa pubblica sostenuta (la Faco offrirà al massimo 1.815 posti di lavoro); ciò non toglie che il know-how che le imprese (anche piccole e medie) implicate nel progetto (soprattutto nella gestione delle parti in titanio) potrebbero sviluppare aprirebbe a loro nuovi mercati nel settore aeronautico;
    all'Italia non è consentito nessun tipo di accesso alle tecnologie caratterizzanti l'F-35. In particolare, ciò riguarda la tecnologia stealth (la palazzina delle radiomisure della Faco è interdetta all'accesso agli italiani quando i sistemi sono in funzione e sarà possibile solo tarare gli aerei italiani) e il codice sorgente del software dell'aereo. Quest'ultimo elemento impedisce qualsiasi futura integrazione italiana di nuovi o diversi sistemi sull'aereo (armi, sistemi di difesa elettronica, sensori ed altro);
    inoltre, le informazioni allarmanti circa la possibilità segnalata dalla Rete italiana per il disarmo di ritardi nello sviluppo e nella risoluzione degli evidenziati, numerosi problemi di costruzione, potrebbero comportare problemi di «concurrency», anche oltre la fase di produzione iniziale a basso rateo che dovrebbe concludersi nel 2019, ovvero portare ad avere un prodotto in fase di piena produzione con problemi da risolvere ancora (e non risolti nella fase di produzione iniziale a basso rateo) e che dovrà essere richiamato per la correzione dei problemi, con un aumento di costi incalcolabile;
    gli F-35 sono ispirati ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo ad una modalità di difesa che non rientra nell'alveo dei dettami dell'articolo 11, comma 1, della Costituzione. L'acuirsi delle tensioni e delle guerre di queste settimane – Ucraina, Gaza, Iraq, Siria e Libia – impongono al contrario un cambio di strategia politica e militare a livello internazionale. Appare anacronistico proseguire con l'acquisizione di sistemi d'arma costosissimi ma inadatti ad intervenire nelle moderne aree di crisi;
    la decisione del governo Usa di ammodernare le bombe nucleari di stanza nelle basi di Ghedi ed Aviano per renderle compatibili con gli F-35 presuppone che l'Italia diventi la linea più avanzata della deterrenza nucleare della Nato, contraddicendo spirito e lettera dell'adesione dell'Italia al Trattato di non proliferazione nucleare,

impegna il Governo:

   a cancellare la partecipazione dell'Italia al programma Joint Strike Fighter e a sospendere immediatamente qualsiasi attività contrattuale;
   in subordine all'impegno precedente:
    a) a sospendere immediatamente l'attività contrattuale dei velivoli F-35B dei prossimi lotti previsti, al fine di conseguire risparmi stimati, di spese in conto corrente, di circa 560 milioni di euro;
    b) a sospendere l'attività contrattuale fino alla fase di piena produzione, posto che, in base alle proiezioni presentate dal General accounting office degli Stati Uniti relativamente all'auspicata riduzione del prezzo unitario degli F-35 costruiti nella fase di piena produzione che sarà avviata nel 2019, rispetto a quelli prodotti nella fase di produzione iniziale a basso rateo attualmente in corso, il solo rinvio dell'acquisto dei 24 aerei che l'Italia prevede di acquistare entro il 2019 comporterebbe un risparmio di almeno un miliardo di dollari (i 24 aerei costerebbero in tutto circa 2,27 miliardi di dollari, anziché 3,35 miliardi di dollari), senza contare che detti velivoli non richiederebbero i successivi interventi di ammodernamento causati dal fenomeno della «concurrency»;
    c) ad avviare comunque la rinegoziazione con il Joint program office delle funzioni della Faco e delle capacità industriali connesse, giacché la Faco (final assembly and check out) è di proprietà dello Stato e potrà per questo essere utilizzata come centro di manutenzione, anche se Lockheed Martin decidesse di annullare la produzione a Cameri e, conseguentemente, ad avviare una valutazione degli investimenti che impattano sulle aziende italiane collegate al Joint Strike Fighter, al fine di mantenere la loro capacità di sviluppo industriale e know-how acquisibile;
   a ridurre il fondo appositamente creato nel 2002 di spese in conto capitale che prevede il finanziamento del progetto Joint Strike Fighter, liberando così immediatamente risorse impegnate per i prossimi anni;
   ad avviare da subito una prima fase di sospensione del progetto, al netto dei lotti già contrattualizzati definitivamente (LRIP 6 e LRIP 7 per 6 aerei) e della valutazione dello stato di acquisizione dei lotti successivi (LRIP 8, LRIP 9, LRIP 10 e LRIP 11).
(1-00577) «Basilio, Rizzo, Artini, Paolo Bernini, Corda, Frusone, Tofalo, Manlio Di Stefano, Di Battista, Sibilia, Del Grosso, Grande, Spadoni, Scagliusi, Carinelli».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    sono ormai cicliche le polemiche e le contraddizioni legate al programma sugli F-35, o Joint Strike Fighter-F35, i cacciabombardieri multiruolo di quinta generazione monoposto, in merito soprattutto ai difetti e ai ritardi registrati nel corso dello sviluppo delle tecnologie e del programma riferiti al velivolo;
    costituisce un esempio in tal senso la ripresa parziale dei voli, il 16 luglio 2014, della flotta degli F-35, dopo il fermo posto dalle direttive emanate dagli uffici del programma F-35, dall'Air Force e dalla Marina, in cui si ordinava la sospensione di tutti i voli degli F-35 a seguito di un incendio scoppiato il 23 giugno 2014 su un caccia F-35A dell'Air Force in una base della Florida, mentre il pilota si preparava al decollo. Attualmente sembrerebbe non ci sia alcun pericolo;
    sul programma F-35 le disposizioni governative e militari sono spesso contraddittorie. Le previsioni di spesa contenute nel Documento di economia e finanza per il 2014 hanno focalizzato l'attenzione, da una parte, sulla problematica inerente la reale necessità di investimenti militari e, dall'altra, sugli effettivi benefici indotti da una riduzione di spesa in tal senso;
    il programma di acquisto in 20 anni degli F-35 (che saranno solo parzialmente assemblati in Italia in una nuova fabbrica a Cameri) prevedeva l'acquisizione di 135 bombardieri per l'Italia, poi ridotti a 90 (di cui 30 a decollo verticale);
    l'Italia è l'unico Paese al mondo ad avere un sito produttivo al di fuori degli Usa; altri Paesi, in Asia e in Europa, stanno però investendo risorse per acquisire una certa capacità produttiva;

    per capire meglio l'urgenza delle decisioni da prendere è sufficiente evidenziare quanto rilevato dal generale Christopher Bogdan, a capo dei programmi statunitense F-35, che ha dichiarato che ogni slittamento o cancellazione delle commesse degli alleati provoca un incremento di costo del 2/3 per cento per gli F-35 acquistati dal Pentagono;
    il programma F-35 garantirà, a regime, in Italia un'occupazione pari a circa 1.500 addetti diretti. Includendo l'indotto, l'ammontare della forza lavoro nazionale raggiungerà, nello stesso arco di tempo, un totale di 6.500 unità. Finmeccanica-Alenia Aermacchi prevede di costruire circa 800 complessi alari;
    i dati più ottimistici in proposito li fornisce un rapporto redatto recentemente da Price Waterhouse Coopers sull'impatto economico del programma F-35 in Italia, che stima ben 15,7 miliardi di dollari il beneficio economico per l'Italia nel periodo dal 2007 al 2035 e un'occupazione potenziale di 5.450 posti di lavoro dal 2017 al 2026;
    dalla relazione della Corte dei conti sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2013 e per ciò che concerne il programma relativo allo sviluppo e al sostegno del velivolo Joint Strike Fighter emerge che le poste finanziarie previsionali allocate sul programma negli esercizi finanziari 2015 e 2016 sono rispettivamente pari a 644,3 milioni di euro e 735,7 milioni di euro. A seguito delle attività di contenimento della spesa pubblica avviate dal Governo italiano a partire dal 2011, il Ministro della difesa ha determinato la riduzione dei velivoli italiani da acquisire da 131 a 90, suddivisi in 60 Ctol per l'Aeronautica militare e 30 Stovl equamente distribuiti tra Marina e Aeronautica militare. Ad oggi, rileva la Corte dei conti, sono stati posti in essere contratti per l'acquisizione di 3 velivoli Ctol nel lotto di produzione low rate initial production 6 (LRIP 6 - consegne 2015-2016) e 3 velivoli Ctol nel lotto di produzione LRIP 7 (consegne 2016). Inoltre, sono stati posti in essere contratti per l'acquisizione dei soli componenti a lunga lavorazione (long lead items) per i lotti LRIP 8 e LRIP 9 (consegne, per entrambi, nel 2017);
    per quello che riguarda i ritorni industriali, la relazione riporta quanto riferito a questo riguardo dall'amministrazione della difesa secondo la quale il ritorno occupazionale correlato al programma F-35 era inizialmente stimato intorno ai 10.000 posti di lavoro (studio di Finmeccanica 2008), comprensivi sia di produzione industriale sia di supporto tecnico/logistico. In seguito alla riduzione da 131 a 90 velivoli, da un'indagine svolta con le industrie di settore, il ritorno occupazionale diretto (attività delle filiere produttive di beni e servizi che soddisfano le commesse) è stimato tra i 3.700 ed i 6.900 posti di lavoro comprensivi, sia di produzione industriale sia di supporto tecnico/logistico del sistema d'arma;
    il Ministro della difesa, Roberta Pinotti, ha evidenziato la necessità di un razionale equilibrio nella valutazione delle scelte, tra le esigenze della difesa, da una parte, e la serietà verso le imprese che hanno investito su questo programma, dall'altra;
    in merito all'acquisto degli F-35 il Ministro della difesa, intervenendo in audizione nelle Commissioni parlamentari difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, il 24 giugno 2014, ha affermato che: il «programma complessivo» relativo all'acquisto da parte dell'Italia dei caccia F-35 resta sospeso e «sarà definito nuovamente» dopo la stesura del Libro bianco per la difesa, previsto per il mese di settembre 2014, che definirà ciò che serve «per soddisfare le nostre necessità di difesa», aggiungendo che, allo stato, i contratti già sottoscritti e operanti riguardano solo i lotti 6 e 7, per sei velivoli complessivi;
    nel corso della stessa audizione il Ministro della difesa ha rilevato quanto fosse doverosa la sospensione del programma degli F-35, che, tuttavia «implica oneri non trascurabili e, soprattutto, prospetta il rischio di causare effetti particolarmente negativi in termini di sostenibilità industriale»;
    dopo l'atto di indirizzo approvato in Parlamento, ha ricordato Pinotti, «il Governo ha deciso di sospendere temporaneamente ogni ulteriore attività contrattuale, successiva a quelle già sottoscritte e operanti». Quindi, «fatta salva l'attività relativa agli oneri non ricorrenti di produzione, supporto e aggiornamento, i quali sono condivisi con tutti gli altri partner internazionali, nonché le attività relative alla produzione ed equipaggiamento dei due lotti numero 6 e numero 7, i cui contratti erano già sottoscritti e operanti, nessuna altra attività contrattuale di acquisizione è stata affidata all'Ufficio di programma»;
    nel corso dell'audizione del Ministro della difesa, le Commissioni congiunte difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, in merito al programma di acquisto dei velivoli F35, hanno rilevato che:
     a) ad oggi, sono oltre cento i velivoli realizzati, «i quali operano regolarmente e con una crescente intensità, permettendo sia di procedere con la fase sviluppo, sia di addestrare i futuri piloti destinati ai reparti operativi»;
     b) le forze armate statunitensi hanno già assegnato il velivolo ai primi reparti e prevedono di raggiungere la capacità di svolgere missioni operative dal 2016;
     c) l'Italia utilizzerà i primi lotti di velivoli solo per le attività di familiarizzazione con le nuove tecnologie e l'addestramento;
     d) i lavori di allestimento del sito di Cameri sono quasi completati e sono già state avviate le operazioni di assemblaggio dei primi velivoli italiani;
    nel mese di aprile 2014 è giunto a Cameri, per il montaggio, il primo motore. Si tratta di velivoli appartenenti al lotto numero 6, che include tre esemplari con consegne previste fra il 2015 e il 2016. Seguirà come previsto, il lotto numero 7, composto di tre velivoli, con consegne nel 2016;
    qualora nel sito produttivo di Cameri le attività produttive relative ai lotti successivi rispetto al numero 6 e 7 non dovessero essere avviate, si determinerebbe un'interruzione della «curva di apprendimento» e, quindi, un peggioramento sostanziale della competitività dell'intero sito produttivo, causando un dirottamento delle commesse internazionali provenienti dagli altri Paesi che hanno deciso di acquisire l'F-35 verso lo stabilimento statunitense;
    nel «Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa per il triennio 2014-2016», esaminato il 16 luglio 2014 dalla Commissione difesa della Camera dei deputati, sono evidenziate le principali voci di spesa che compongono la funzione difesa (esercizio, investimento e personale) che, negli ultimi sei anni, sono diminuite di 1.732,7 milioni di euro, pari a -27,51 per cento delle disponibilità del 2008. In particolare, i consumi intermedi avrebbero registrato una riduzione in termini finanziari di 1.440,3 milioni di euro (-63,59 per cento), passando dai 2.265 milioni del 2008 agli attuali 824,7. Riguardo invece alla funzione sicurezza del territorio che attiene alle esigenze finanziarie dell'Arma dei carabinieri, lo stanziamento previsionale per il 2014 ammonta a circa 5.687,4 milioni di euro, circa meno 72,2 milioni (-1,3 per cento) rispetto al precedente bilancio approvato dal Parlamento;
    purtroppo, le recenti implicazioni politiche, economiche, sociali e culturali, hanno un risvolto che dovrebbe destare serie preoccupazioni riguardo alla pace e alla stessa sicurezza all'interno di parecchie nazioni e di intere aree geografiche. Il precipitare del conflitto israelo-palestinese, di quello in Siria e dei rapporti tra Russia e Ucraina di questi giorni sono la realtà manifesta di quanto continua ad accadere. Tutto ciò rende ancora più evidente la necessità di potersi presentare dinnanzi a simili conflitti con mezzi adeguati;
    se a ciò si aggiunge che, in questi ultimi anni, le spese militari nel mondo occidentale sono diminuite a fronte di un sensibile incremento riscontrato in altri Paesi, in particolare quelli che compongono il cosiddetto Bricst (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica e Turchia), oltre a quelli coinvolti in situazioni di conflitto, si comprendono meglio i timori alla base di eventuali ulteriori riduzioni di spesa per la difesa. Si tratta di problemi lontani solo in apparenza, dal momento che si potrebbero verificare delle ripercussioni che rischiano di estendersi al di fuori delle aree strettamente interessate;
    se si considerano le principali operazioni nelle quali l'Italia ha impiegato le proprie capacità aeree negli ultimi ventiquattro anni (Iraq 1990-1991, Bosnia-Erzegovina 1993-1998, Kosovo 1999, Afghanistan 2001-2014 e Libia 2011), sono stati schierati oltre 100 velivoli tra cui Tornado, AMX, F-104, AV-8B, F-16 ed Eurofighter, e realizzate più di 13.000 sortite, per un totale di circa 36.000 ore di volo. A testimonianza dell'elevato grado di integrazione del Paese nell'Onu e nell'Alleanza atlantica, inoltre l'utilizzo dei velivoli ha avuto luogo nel 90 per cento dei casi in operazioni organizzate con l'avallo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e nell'80 per cento delle circostanze nell'ambito di una catena di comando e controllo Nato;
    se ci si riferisce alle sole missioni di pace, all'8 aprile 2014 erano 9.153 i militari italiani impegnati in 25 missioni all'estero. Si tratta di grandi e piccoli contingenti: dai 3.820 impegnati nella Kfor in Kosovo, ai 3 della Monuc in Congo, al solo militare che, proprio in Iraq, fa parte della missione Unikom;
    dunque, a margine di una situazione internazionale, quanto meno preoccupante, e soprattutto considerando le operazioni in cui l'esercito italiano è stato impegnato, si comprende meglio la necessità di poter affrontare sia le situazioni di conflitto, sia le missioni di pace con i mezzi adeguati,

impegna il Governo:

   a rispettare gli impegni precedentemente assunti e relativi all'acquisto degli F-35, in linea con le nuove capacità di spesa connesse ai tagli finalizzati al contenimento del debito pubblico che stanno interessando anche il settore della difesa;
   a garantire, eventualmente riaggiornandolo, alla luce delle nuove e accresciute esigenze di bilancio, il programma di acquisizione degli F-35, ponendo particolare attenzione al ruolo attivo dell'Italia rispetto agli altri Paesi e assicurando la capacità nazionale di manutenzione dei velivoli in dotazione;
   ad assicurare un monitoraggio continuo, riferendo ai competenti organi parlamentari, delle diverse fasi di evoluzione del progetto, ribadendo il ruolo centrale delle diverse regioni italiane e garantendo l'acquisizione delle competenze tecnologiche necessarie legate ai velivoli.
(1-00578) «Causin, Mazziotti Di Celso, Vargiu, Vitelli, Molea, Matarrese, Rabino».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


MOZIONI BRAMBILLA ED ALTRI N. 1-00460, GAGNARLI ED ALTRI N. 1-00559, VEZZALI ED ALTRI N. 1-00571, NICCHI ED ALTRI N. 1-00573, RONDINI ED ALTRI N. 1-00580 E COVA ED ALTRI N. 1-00581 CONCERNENTI INIZIATIVE, NELL'AMBITO DEL SEMESTRE DI PRESIDENZA ITALIANA DEL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA, PER LA TUTELA DEI DIRITTI DEGLI ANIMALI

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    l'ultimo decennio ha visto una crescita costante nei cittadini della preoccupazione per la tutela degli animali; l'82 per cento dei cittadini europei, secondo Eurobarometro, afferma di essere d'accordo che sia un dovere proteggere i diritti degli animali, qualunque siano i costi;
    la legislazione comunitaria ha seguito questa evoluzione e alcuni parziali ma importanti miglioramenti sono stati raggiunti: il box individuale per i vitelli a carne bianca è stato vietato in tutta l'Unione europea dal 2007 e le gabbie di batteria per le galline ovaiole sono vietate dal 2012. I test cosmetici sugli animali sono stati aboliti ed è stato introdotto il bando europeo alla commercializzazione nell'Unione europea di prodotti cosmetici testati su animali. È vietato da alcuni anni importare e commercializzare le pelli di cane e gatto e le pelli di foca;
    nel 1997 l'Unione europea ha dato un nuovo status agli animali, riconoscendoli come «esseri senzienti» in un protocollo allegato al Trattato di Amsterdam. Questo principio è stato promosso dieci anni dopo – su proposta, nel 2003, della Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea – nell'articolo 13 delle disposizioni di applicazione generale del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, imponendo al legislatore comunitario e agli Stati membri di tenere pienamente in considerazione il benessere degli animali nel processo di formazione delle norme. Questa importante conquista, tuttavia, non trova ancora adeguata applicazione;
    la tutela degli animali da compagnia non ha ancora una normativa europea. Alcuni Stati membri uccidono indiscriminatamente gli animali randagi, al tempo stesso Stati membri alimentano commerci illegali di centinaia di migliaia di cuccioli con tassi di mortalità gravissimi, rischi sanitari, operando veri e propri maltrattamenti, mentre l'Italia già nel 1991 ha introdotto una legge che vieta le uccisioni per combattere il randagismo, introducendo la sterilizzazione obbligatoria di cani e gatti randagi e la promozione della loro adozione; inoltre, nel 2010 il nostro Paese ha indicato la strada all'Unione europea in materia di traffico di cuccioli con una legge innovativa ed avanzata di repressione del fenomeno di illegalità. Conseguentemente, nel novembre 2010, il Consiglio dei ministri dell'Unione europea ha adottato delle conclusioni chiedendo alla Commissione europea di proporre azioni per la tutela di cani e gatti;
    dal 1o luglio 2014 l'Italia ha la Presidenza del Consiglio dell'Unione europea,

impegna il Governo:

   a caratterizzare la Presidenza del Consiglio dell'Unione europea con iniziative tese a:
    a) dare piena applicazione al riconoscimento degli animali come «esseri senzienti», facendo pesare questo precetto del Trattato nel processo di formazione ed emanazione delle norme dell'Unione europea, a partire dalla «legge quadro europea sul benessere animale» annunciata dalla Commissione europea;
    b) rafforzare l'ufficio veterinario della Commissione europea al fine di garantire un efficace controllo dell'applicazione delle normative comunitarie a tutela degli animali;
    c) introdurre una normativa comunitaria per la tutela degli animali d'affezione e la prevenzione del randagismo, che, fra l'altro, preveda il divieto di uccisione di cani randagi e gatti vaganti, lo sviluppo di programmi di prevenzione con adeguati programmi di sterilizzazione e adozione, l'identificazione tramite microchip e la registrazione obbligatoria collegata a un sistema di tracciabilità europea, il contrasto al traffico di cuccioli anche attraverso l'Europol ed ai combattimenti fra cani;
    d) realizzare una legislazione che renda l'Unione europea libera dalla prigionia degli animali per fini ludici;
    e) considerata la peculiarità di «Rete Natura 2000», vietare in questi territori l'attività di uccisione di animali selvatici;
    f) vietare l'importazione e la commercializzazione delle «specie invasive aliene» e stabilire che i metodi di loro contenimento prevedano unicamente misure incruente, rispettose della vita e della sofferenza dei soggetti interessati;
    g) sostenere il riconoscimento e l'utilizzazione dei metodi sostitutivi di ricerca all'uso di animali ed estendere il divieto di test animali previsti per i cosmetici e i loro ingredienti ai prodotti di detergenza e loro ingredienti;
    h) sostenere l'emanazione di norme che prevedano standard obbligatori minimi negli allevamenti che si applichino alle specie oggi prive di specifiche norme di tutela, come mucche, conigli, tacchini, pesci, e la definizione di una legislazione che vieti la clonazione degli animali per la produzione di cibo;
    i) sostenere l'armonizzazione del mercato interno, estendendo a livello comunitario il divieto di allevamento di animali per la principale finalità di ottenere pellicce, già adottato da alcuni Stati membri;
    l) realizzare una conferenza sull'applicazione della direttiva 1999/22/CE sulla detenzione degli animali nei giardini zoologici a quindici anni dalla sua emanazione e di una conferenza per la presentazione e lo studio delle condizioni scientifiche ed economiche per la revisione del regolamento (CE) n. 1/2005, che disciplina i tempi di viaggio e la densità del trasporto degli animali a fini commerciali.
(1-00460) «Brambilla, Bergamini, Biancofiore, Castiello, Giammanco, Fucci, Marti, Palese, Palmizio, Petrenga».


   La Camera,
   premesso che:
    il Trattato di Lisbona, all'articolo 13, definisce gli animali quali «esseri senzienti», il cui benessere, all'interno dell'Unione europea, deve essere tutelato attraverso una legislazione adeguata ed efficace;
    il benessere è una condizione propria dell'animale: il soggetto che riesce ad adattarsi all'ambiente si trova in uno stato di benessere, viceversa il soggetto che non ci riesce, perché non ne è in grado per caratteristiche psicofisiche proprie o perché ne è impedito da fattori esterni, si trova in una condizione di stress;
    è evidente, quindi, che il «benessere» è un concetto che investe molteplici aspetti della vita dell'animale e necessita di essere declinato a seconda delle caratteristiche delle sue caratteristiche, poiché ogni specie si è adattata ad un particolare habitat, con caratteristiche fisiche, fisiologiche e comportamentali adatte ad affrontare le varie difficoltà; ogni definizione del benessere deve tener conto dell'ambiente, della fisiologia e del comportamento specifico dell'animale;
    il benessere degli animali può essere misurato attraverso l'analisi di diversi aspetti: dalle tipologie di allevamenti degli animali destinati al consumo umano alle modalità di macellazione messe in atto nei Paesi dell'Unione europea, dalla sperimentazione che avviene in diverse fasi della ricerca medico-scientifica alle fasi di trasporto degli animali per le più svariate esigenze, dalle normative a salvaguardia delle specie selvatiche e a tutela delle specie domestiche e degli animali da compagnia agli allevamenti per animali da pelliccia o alla detenzione degli animali nei circhi;
    è evidente che soltanto una normativa «madre», emanata a livello comunitario, che tenga conto di tutti questi aspetti potrà effettivamente garantire la tutela degli animali in ogni fase e sotto ogni aspetto;
    nell'Unione europea diversi passi avanti sono stati fatti, come il divieto di commercializzazione di pellicce ricavate da cani e gatti (regolamento (CE) n. 1523/2007), oppure una regolamentazione più stringente per gli allevamenti di galline ovaiole (direttiva 1999/74/CE), o ancora una normativa per la detenzione degli animali nei giardini zoologici (direttiva 1999/22/CE), o la direttiva per la conservazione degli uccelli selvatici («direttiva uccelli» 2009/147/CE) o ancora un regolamento per il trasporto degli animali (regolamento (CE) n. 1/2005); tuttavia, molta appare la strada da fare, specie per rendere omogenea in tutta l'Unione europea una normativa sul benessere animale;
    relativamente alla gestione degli allevamenti di animali, sono ancora troppe le disparità tra gli Stati membri e servirebbero legislazioni specifiche poiché è importante che le specie siano tutelate singolarmente, per evitare norme troppo vaghe e non applicabili;
    gli animali da allevamento hanno un insieme di bisogni simili a quelli dei loro antenati selvatici. Sebbene alcune necessità si siano modificate nel corso della domesticazione, alcune esigenze fondamentali, come quelle di cibo, acqua e rifugio, non sono cambiate nel passaggio dall'animale selvatico a quello domestico, ma anche l'istintività che gli animali selvatici esprimono nei comportamenti associati alla riproduzione, alla ricerca del cibo, dell'acqua e del riparo sono ancora presenti negli animali domestici;
    nel 1964 Ruth Harrison pubblicò il libro «Animali macchine» che sollevò la questione del benessere degli animali allevati intensivamente e, in seguito allo scalpore causato da questa pubblicazione, il Governo inglese commissionò un rapporto ad un gruppo di ricercatori da cui scaturì il Brambell report;
    tale rapporto, oltre ad essere uno dei primi documenti ufficiali relativi al benessere animale, enunciò il principio delle cinque libertà per la tutela del benessere animale:
     a) libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione;
     b) libertà dai disagi ambientali;
     c) libertà dalle malattie e dalle ferite;
     d) libertà di poter manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche;
     e) libertà dalla paura e dallo stress;
    alcune tra queste «libertà» sono universalmente riconosciute e applicate naturalmente dagli allevatori, altre rientrano nelle competenze del medico veterinario, mentre la libertà di poter manifestare le caratteristiche comportamentali e la libertà dalla paura e dallo stress rappresentano qualcosa di non sempre immediata comprensione, applicazione e soluzione. Queste due libertà, le più difficili da valutare oggettivamente, rappresentano i punti salienti della normativa europea relativa al benessere degli animali da allevamento;
    la valutazione del benessere coinvolge una serie di risposte che l'animale mette in atto per adattarsi all'ambiente in cui si trova; l'organismo risponde alle varie situazioni ambientali non solo con cambiamenti comportamentali, ma anche con meccanismi fisiologici ed immunitari, che possono avere ripercussioni sullo stato di salute e sull'accrescimento;
    la questione del benessere animale, in definitiva, è e dovrà sempre di più essere considerata quale componente essenziale di un «sistema integrato di qualità di produzione degli alimenti di origine animale», che garantisca al consumatore prodotti provenienti da allevamenti non inquinanti per l'ambiente e dove gli animali vengono allevati secondo criteri che ne rispettino le esigenze fondamentali;
    un altro aspetto legato al benessere animale, che si ripercuote anche sullo stile di vita dei cittadini, è quello dell'etichettatura degli alimenti; la strategia dell'Unione europea per la protezione e il benessere degli animali 2012-2015 sottolinea l'intenzione di consentire ai consumatori di fare scelte informate, in modo che sia il mercato a guidare ulteriori miglioramenti del benessere degli animali. L'etichettatura obbligatoria secondo il metodo produzione è il modo migliore per informare i consumatori e permettere loro di contribuire a guidare i futuri miglioramenti nel benessere degli animali;
    nel 2004 l'Unione europea ha introdotto l'etichettatura obbligatoria secondo il metodo di produzione per le uova in guscio, un sistema di etichettatura innovativo che si è dimostrato utile ai consumatori e ha contribuito a migliorare in maniera significativa il benessere delle galline. I dati della Commissione europea mostrano che la percentuale di galline ovaiole non allevate in gabbia in Europa è passata dal 19,7 per cento del 2003 al 42,2 per cento nel 2012 (CIRCABC, 2013);
    nel nostro Paese, come in altri Stati dell'Unione europea, è tuttora consentita la macellazione rituale che consente l'abbattimento dell'animale senza alcun preventivo stordimento finalizzato ad evitare all'animale eccitazioni, dolori e sofferenze. Una tale pratica è stata duramente condannata dal Farm animal welfare committee (Fawc) e dalla Federazione dei veterinari europei (Fve) ed è importante sottolineare che la macellazione rituale è vietata sia in Paesi come l'Austria, l'Olanda, la Svizzera e la Svezia, sia in Malesia, Paese a maggioranza islamica;
    recentemente, il Comitato nazionale per la bioetica ha affermato che la libertà religiosa, quando si traduce in comportamenti esterni, deve rispettare alcuni limiti che scaturiscono dalla comparazione con altri valori tutelati dal nostro ordinamento giuridico; nel caso delle macellazioni rituali la comparazione va operata con il principio della protezione degli animali e della tutela del loro benessere;
    sempre relativamente alla macellazione animale, è importante ricordare che ogni anno tre milioni di animali europei vengono esportati vivi per essere ingrassati, ma soprattutto macellati al di fuori dell'Unione europea. Un gran numero di questi è destinato al Medio Oriente, dove recenti indagini (ad esempio di Ciwf, Animals Australia) hanno svelato crudeltà inimmaginabili. Quando questi animali raggiungono i Paesi terzi, ogni pur minima protezione ricevuta nel loro luogo di nascita viene perduta. In Italia la petizione per chiudere uno di questi macelli mediorientali che ricevono animali europei ha raggiunto oltre 80.000 firme;
    un altro aspetto che non può essere trascurato è quello della clonazione animale. La Commissione europea propone di vietare la clonazione degli animali «da reddito» e la commercializzazione di carne e latte da loro derivati, ma non quella della progenie degli animali clonati e, soprattutto, non ha proposto di etichettare i prodotti di animali clonati;
    dal 1o luglio 2014 l'Italia ha iniziato il suo semestre di Presidenza del Consiglio dell'Unione europea e sarebbe auspicabile un'azione concreta e caratterizzante volta alla tutela del benessere animale in tutta l'Unione europea,

impegna il Governo:

   a promuovere l'applicazione puntuale della legislazione vigente in materia di animali da allevamento, con particolare riguardo a quella per la protezione dei suini (direttiva 2008/120/CE) e del trasporto (regolamento (CE) n. 1/2005), norme rispetto alle quali sono documentate ricorrenti violazioni in numerosi Stati membri;
   ad assumere iniziative affinché sia potenziato l'ufficio veterinario della Commissione europea (Food and veterinary officeFvo) in modo da assicurare maggiori controlli dell'applicazione delle normative comunitarie sulla sicurezza alimentare, salute e benessere animale;
   a sostenere l'introduzione di norme minime per la protezione delle specie ancora prive di tutela individuale, come vacche da latte, conigli, tacchini, pesci, al fine di garantire un'adeguata tutela specifica degli animali nelle diverse specie di allevamenti;
   a prendere una posizione chiara e concreta contro la clonazione degli animali per la produzione di cibo e la commercializzazione della loro progenie;
   a promuovere a livello comunitario l'approfondimento delle condizioni scientifiche ed economiche al fine della revisione del regolamento (CE) n. 1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto;
   ad adoperarsi affinché l'Europa, come già fatto dall'Australia, richieda che i propri animali esportati verso Paesi terzi siano macellati in conformità con gli standard dell'Organizzazione mondiale della sanità animale (Oie) e, allo stesso tempo, si attivi per aiutare i Paesi importatori a migliorare i propri standard di benessere animale;
   a promuovere una disciplina comunitaria che introduca il divieto di macellazione rituale, affinché la libertà religiosa dei singoli Stati membri non entri in conflitto con la tutela degli animali in quanto esseri senzienti;
   a sostenere l'introduzione dell'etichettatura obbligatoria secondo il metodo di produzione estensivo o intensivo – attualmente in vigore solo per le uova – anche per i prodotti a base di carne o lattiero-caseari, nonché per le carni di pollame;
   a sollecitare, per quanto di competenza, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo affinché interrompa i finanziamenti per gli allevamenti intensivi;
   a promuovere programmi di educazione all'alimentazione sostenibile che inducano i cittadini ad un consumo attento e maggiormente etico dei prodotti animali o da essi derivati, spingendo verso la predilezione per alimenti provenienti da allevamenti non intensivi e rispettosi della normativa comunitaria;
   a sostenere l'introduzione di una disciplina comunitaria finalizzata al divieto di allevamento, di cattura e uccisione di animali per la loro pelliccia, per mettere fine ad una pratica anacronistica quanto crudele;
   a garantire, in particolare, la tutela delle specie europee di avifauna di interesse conservazionistico, classificate come Spec1, Spec2 e Spec3 da Birdlife international, attraverso rigorose misure di protezione che comprendano anche l'esclusione di tali specie tra quelle cacciabili;
   a promuovere in tutti i Paesi dell'Unione europea pratiche per il contenimento delle specie alloctone invasive che non prevedano metodi di eradicazione cruenti, ma puntino all'utilizzo di metodi ecologici;
   a farsi promotore di una disciplina europea finalizzata al divieto dell'utilizzazione di animali nei circhi, negli spettacoli e nelle mostre itineranti;
   a promuovere un'azione di tutela degli animali da affezione e di prevenzione al randagismo, anche attraverso programmi veterinari e di adozione dei cuccioli, così da evitare in qualunque Stato membro la possibilità di uccidere cani o gatti randagi, e a promuovere l'adozione di un sistema di identificazione e registrazione obbligatoria a livello europeo, così da scongiurare il traffico illegale di animali;
   a promuovere progetti, anche di carattere normativo, volti a tutelare il benessere e la salute degli equidi, partendo dall'istituzione di un'anagrafe equina efficace che garantisca una reale tracciabilità dell'animale soprattutto a fine carriera sportiva, nonché ad incentivare la competenza dei proprietari, dei detentori e dei veterinari in materia di benessere e salute dell'equide, promuovendo la lotta al doping e alle corse clandestine;
   a regolamentare le attività degli equidi nei diversi territori (utilizzati per il trasporto di turisti, nei parchi e siti naturali o per fini di prevenzione e vigilanza nel territorio), nonché il loro utilizzo per finalità sociali a promozione di uno stile di vita più naturale ecocompatibile e nel rispetto del loro benessere;
   a sostenere i progetti comunitari Life per la tutela della fauna selvatica, rivalutando con una commissione indipendente di livello europeo la captivazione permanente degli orsi catturati negli scorsi anni in Trentino Alto Adige, assumendo le iniziative di competenza per bloccare la cattura dell'orsa Daniza e dei suoi cuccioli, e per evitare modifiche unilaterali locali al Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi centro-orientali;
   ad effettuare, per quanto di competenza, un monitoraggio dei centri di recupero di animali selvatici al fine di assumere iniziative, anche normative, per promuovere e sostenere una rete di tali centri per dare piena applicazione alle direttive e ai regolamenti europei sulla protezione degli animali selvatici custoditi nei giardini zoologici, impiegati in attività circensi, utilizzati nel commercio illegale.
(1-00559)
(Nuova formulazione) «Gagnarli, Gallinella, Parentela, Petraroli, L'Abbate, Lupo, Massimiliano Bernini, Benedetti, Baldassarre, Segoni».


   La Camera,
   premesso che:
    l'Italia, nell'ambito del semestre europeo di Presidenza dell'Unione europea, ha il dovere morale di proporre impegni precisi e concreti al fine di tutelare i diritti degli animali in Europa;
    il nostro Paese deve promuovere in Europa il riconoscimento degli animali come «esseri senzienti» e meritevoli di protezione, maggiore tutela di cani e gatti, il divieto d'importazione di animali esotici, l'approvazione di una legislazione che renda l'Unione europea libera da spettacoli ludici con l'uso di animali, sostenendo la corretta applicazione della direttiva del 1999 sulla protezione degli animali;
    con l'entrata in vigore del nuovo Trattato di Lisbona alcuni importanti miglioramenti sono stati raggiunti, tuttavia restano insufficienti. Di conseguenza, è necessario incentivare a livello europeo lo sviluppo di programmi in grado di garantire la tutela e il benessere degli animali;
    il piano d'azione 2014-2020 traccia i principali elementi dell'intervento europeo in questo settore, sia all'interno dell'Unione europea, sia oltre le sue frontiere. Nell'ultimo decennio si è vista una costante crescita nei cittadini a difesa della tutela degli animali. Infatti, l'82 per cento dei cittadini europei afferma di essere d'accordo sul fatto che sia un dovere proteggere i diritti degli animali, qualunque siano i costi connessi;
    la normativa comunitaria stabilisce i requisiti minimi volti a preservare gli animali da qualsiasi sofferenza inutile durante le seguenti fasi principali: l'allevamento, il trasporto, l'abbattimento, la sperimentazione animale e il commercio di pellicce;
    il settore della ricerca deve investire sempre di più nell'utilizzo e nello sviluppo di nuovi metodi innovativi senza uso di animali, che permettono risultati rapidi e direttamente rilevanti sull'uomo;
    è fondamentale sostenere provvedimenti contro il traffico di cuccioli di cane d'importazione e i fenomeni illegali su animali da compagnia;
    l'Unione europea deve promuovere la corretta applicazione della direttiva 1999/22/CE sulla protezione degli animali negli zoo e sostenere il suo controllo, al fine di eliminare lo sfruttamento commerciale degli animali esotici in cattività e di garantire che tutti gli animali selvatici detenuti in cattività o utilizzati a fini di spettacolo siano inclusi nella legge quadro europea sul benessere animale;
    occorre valutare soluzioni alternative alla concessione della deroga in materia di caccia e, nella fattispecie, con le reti e l'utilizzo dei richiami vivi;
    è necessario considerare l'annullamento dei metodi non conformi agli accordi internazionali per le catture «senza crudeltà» siglati con Canada, Russia, Usa (Gazzetta ufficiale dell'Unione europea: L42 del 14 febbraio 1998; L219 del 7 agosto 1998), così come previsto dal regolamento (CEE) 3254/91;
    è opportuno estendere il divieto d'importazione e commercializzazione a tutte le specie animali «invasive aliene» e i metodi di contenimento, prevedendo unicamente misure incruente, rispettose della vita e della sofferenza dei soggetti interessati;
    l'Italia deve farsi parte attiva per una vera legge europea per la tutela degli animali da compagnia. Alcuni Stati membri uccidono indiscriminatamente gli animali randagi e al tempo stesso Stati membri alimentano commerci illegali di centinaia di migliaia di cuccioli con tassi di mortalità altissimi e rischi sanitari, operando veri e propri maltrattamenti;
    occorre tenere in considerazione la risoluzione del Parlamento europeo del 16 ottobre 2012 a seguito della petizione sottoscritta nel 2012 da oltre un milione di cittadini dell'Unione europea, che chiede l'introduzione di un limite massimo di 8 ore per la durata del trasporto di animali destinati al consumo alimentare, con applicazioni di misure e controlli più restrittivi al fine di tutelare il benessere degli animali utilizzati a scopi commerciali,

impegna il Governo:

   a sostenere prioritariamente, con iniziative anche di carattere normativo, l'uso di metodi validati alternativi ai metodi che utilizzano gli animali per le sperimentazioni, estendendo il divieto di test ai prodotti per la detergenza della casa, come già avviene per i test dei prodotti cosmetici in base alla normativa europea entrata in vigore l'11 marzo 2013;
   a promuovere provvedimenti seri contro il traffico illegale di cuccioli d'importazione dai Paesi dell'Est Europa, che rafforzino l'Ufficio veterinario della Commissione europea al fine di garantire un ruolo di controllo e stimolo agli Stati membri;
   ad assumere iniziative per espandere l'identificazione dei cani tramite microchip e registrazione obbligatoria negli Stati membri collegata a un sistema di tracciabilità europea per prevenire l'abbandono;
   considerata la peculiarità di «Rete Natura 2000» e preso atto dell'importanza che questa riveste nell'ottica della tutela dell'ambiente in tutta l'Unione europea, ad assumere iniziative affinché si dichiari illegittima la cattura con le reti per i richiami vivi;
   a sostenere politiche di armonizzazione del mercato interno, assumendo iniziative a livello comunitario per estendere il divieto di allevamento di animali per la principale finalità di ottenere pellicce;
   a garantire il divieto di importazione di animali esotici a fini di cattività e di detenzione ad uso personale (compagnia) per prevenire la sottrazione di questi animali alle loro comunità originali nei luoghi nativi e per dare un taglio netto alla cattività a scopo commerciale, prevenendo fenomeni di abbandono di animali esotici;
   a sostenere l'emanazione di norme che prevedano standard obbligatori minimi di benessere che si applichino alle specie oggi prive di specifiche norme di tutela come mucche, conigli, tacchini e altri;
   a promuovere l'estensione in tutta Europa del divieto d'ingozzamento di anatre e oche già vigente in Italia;
   ad assumere iniziative al fine di dar prontamente seguito alla risoluzione del Parlamento europeo del 16 ottobre 2012 in materia di trasporto di animali da macello.
(1-00571) «Vezzali, Rabino, Molea, Librandi, Matarrese, D'Agostino, La Marca, Cimbro, Rubinato, Paolo Rossi, Carlo Galli, Rampi, Albanella, Pastorino, Schirò, Carloni, Tacconi, Ciracì, Fitzgerald Nissoli, Santerini».


   La Camera,
   premesso che:
    uno dei primi atti che hanno riguardato in ambito europeo la questione relativa al benessere animale può essere individuato nella direttiva (CE) n. 577 del 1974 relativa allo stordimento degli animali prima della macellazione, che il nostro Paese ha recepito con la legge n. 439 del 1978. Nel medesimo anno diverse associazioni europee ed internazionali presentano a Bruxelles ed a Parigi la Dichiarazione dei diritti degli animali. Nel 1997 il Trattato di Amsterdam nel protocollo sulla protezione e benessere degli animali fissa i principali ambiti d'azione rispetto al benessere animale e riconosce gli animali come essere senzienti, concetto ribadito nel Trattato di Lisbona entrato in vigore il 1o dicembre 2009;
    l'Europa ha ormai da diversi anni riconosciuto lo stretto legame fra benessere animale, salute animale e sicurezza alimentare (libro bianco della sicurezza alimentare (2000)), garantendone un approccio integrato grazie al regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio n. 882/2004;
    il binomio benessere animale-sanità animale è stato, quindi, riconfermato nella strategia europea per la salute animale 2007-2013;
    da tempo l'Unione europea ha cominciato a introdurre le tematiche inerenti al benessere degli animali sia negli obiettivi dei fondi strutturali, sia in quelli dei programmi di ricerca. Da questo punto di vista si ricorda la comunicazione n. 584 del 2009, in cui venivano individuate le opzioni per un'etichettatura relativa al benessere animale e l'istituzione di una rete europea di centri di riferimento per la protezione e il benessere degli stessi;
    in ambito europeo molti passi sono stati certamente compiuti. È stato previsto il divieto di impiego delle gabbie convenzionali nell'allevamento delle galline ovaiole, con il conseguente miglioramento dello stato di salute e di benessere di 360 milioni di galline. Risultati importanti si sono avuti anche nell'allevamento dei suini dove l'abolizione delle gabbie nei reparti di riproduzione ha permesso un miglioramento del benessere delle scrofe. A ciò va ricordato il divieto dell'uso della sperimentazione animale per la produzione di prodotti cosmetici. Un altro settore dove si sono ottenuti miglioramenti per il benessere degli animali è quello del trasporto;
    rimane comunque il fatto che ancora molto c’è da fare per migliorare la legislazione degli Stati membri in materia e per dotare l'Unione europea di una legislazione più efficace e soprattutto uniforme, anche al fine di poterne verificare il rispetto da parte di ciascun Paese, prevedendo, qualora necessario, l'avvio delle procedure di infrazione;
    il rispetto delle norme europee sul benessere animale è da considerarsi certamente vincolante, anche se ancora molti sono i Paesi che devono mettersi in regola e sui quali è concentrata l'attenzione delle autorità comunitarie;
    questa crescente attenzione al benessere animale, specialmente nel settore zootecnico e negli allevamenti destinati al consumo umano, è principalmente collegata a una sempre maggiore sensibilità collettiva nei confronti dei diritti degli animali e a un'emergente e crescente domanda, da parte dei consumatori, di forme di allevamento friendly e di prodotti alimentari sempre più sicuri. Conseguentemente, la questione del loro benessere, anche come parte integrante delle filiere agroalimentari, ha cominciato a entrare in tutti i documenti strategici della Commissione europea;
    uno dei punti al centro del dibattito è la necessità di migliorare in ambito europeo il benessere animale nelle metodologie e nelle pratiche inerenti alle modalità di allevamento, al trasporto, alla macellazione, attraverso l'individuazione e l'attuazione di standard oggettivi per poter garantire e dimostrare il rispetto delle norme minime, nonché la necessità di garantire i necessari controlli;
    sotto questo aspetto è, altresì, indispensabile pervenire a una normativa in materia di etichettatura obbligatoria degli alimenti più trasparente, rigorosa ed esaustiva, al fine di consentire al consumatore di poter decidere in maniera consapevole e informata circa i propri acquisti alimentari;
    con riguardo agli animali da compagnia, è sicuramente necessario giungere quanto prima a una legislazione europea omogenea, con particolare riguardo alle politiche di contrasto del fenomeno del randagismo, laddove invece in alcuni Paesi è consentito il loro abbattimento, e all'intensificazione e coordinamento nella lotta al traffico illegale dei cuccioli,

impegna il Governo:

   nell'ambito del semestre di Presidenza del Consiglio dell'Unione europea:
    a) a sostenere l'istituzione di una rete di «centri di referenza sul benessere degli animali», come previsto nella proposta di legislazione sui controlli veterinari in discussione nell'ambito dell'Unione europea;
    b) a promuovere il riconoscimento dell'importanza e del rispetto del benessere animale, sia in ambito interno e internazionale che a livello di Organizzazione mondiale del commercio e di altri accordi internazionali;
    c) a promuovere un incremento dell'omogeneità nella qualità dei controlli nei diversi Stati membri, nonché a promuovere procedure univoche per i controlli dei prodotti provenienti da Stati terzi per il mercato comunitario;
    d) a incentivare il ricorso a un label specifico del benessere animale, ossia a un'etichetta nell'ambito dell'Unione europea, che identifichi quei prodotti ottenuti nel massimo rigore delle norme in materia, in grado di dare adeguate garanzie al cittadino-consumatore;
    e) ad assumere iniziative per pervenire a una normativa in materia di tracciabilità ed etichettatura obbligatoria degli alimenti, in particolare quelli animali, più trasparente, rigorosa ed esaustiva, al fine di consentire al consumatore di poter scegliere in maniera consapevole cosa acquistare;
    f) ad assumere iniziative per estendere anche agli altri animali da allevamento le norme di tutela e di standard minimi obbligatori negli allevamenti, già previste dalla normativa comunitaria per alcune specie animali;
    g) a sostenere la proposta di legislazione sulla sanità animale in discussione a Bruxelles, relativamente alla creazione del sistema europeo di anagrafi per animali da compagnia, e la qualificazione normativa dei cani randagi come animali da compagnia e non come animali selvatici;
    h) ad attivarsi al fine di introdurre una normativa comune in materia di animali da compagnia e di contrasto al fenomeno del randagismo, introducendo il divieto per tutti i Paesi membri di soppressione degli animali randagi, così come previsto nel nostro Paese;
    i) a realizzare una conferenza internazionale contro il traffico illegale dei cuccioli, data la gravità del fenomeno, che possa coinvolgere altri Paesi e l'Unione europea in programmi di repressione, prevenzione ed educazione dei cittadini;
    l) a sostenere una normativa comune tra gli Stati membri in materia di agevolazioni fiscali per le spese veterinarie sostenute per gli animali da compagnia, come peraltro già previsto dalla legislazione italiana;
    m) a promuovere in ambito comunitario una normativa volta a vietare la cattura, l'allevamento e l'utilizzo degli uccelli come richiamo vivo, prevedendo la possibilità di esercitare la caccia senza richiami, o con richiami acustici, e comunque attivandosi fin da subito al fine di consentire, nelle more dell'attuazione del divieto suddetto, il solo utilizzo di uccelli da richiamo da allevamento, senza ricorrere a catture di esemplari in natura;
    n) ad assumere iniziative per armonizzare la normativa nazionale con la direttiva 1999/22/CE relativa alla custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici e, quindi, per delimitare l'applicazione della legge 18 marzo 1968, n. 337, su circhi e spettacoli viaggianti a strutture effettivamente itineranti, evitando così antinomie con il decreto legislativo n. 73 del 2005 di recepimento della medesima direttiva 1999/22/CE;
    o) a promuovere una normativa comune volta al superamento dell'utilizzo degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti;
    p) ad incoraggiare la ricerca sul benessere animale e a promuovere soluzioni alternative con riferimento agli esperimenti sugli animali;
    q) ad attivarsi per l'abolizione degli allevamenti di animali destinati alla produzione di pellicce, anche alla luce delle normative nazionali di divieto parziale o totale adottate già da diversi Paesi dell'Unione europea, come Olanda, Svezia, Gran Bretagna, Croazia, Austria, Danimarca.
(1-00573) «Nicchi, Franco Bordo, Matarrelli, Pannarale, Kronbichler, Scotto, Costantino, Duranti, Melilla, Ricciatti, Zaratti, Pellegrino».


   La Camera,
   premesso che:
    il Trattato di Lisbona all'articolo 13 definisce gli animali come esseri senzienti, riconoscendo la necessità di assicurare il benessere animale consentendo una serie di iniziative dirette alla protezione degli stessi che non si limitino esclusivamente a tutelare gli animali di affezione ma che riguardano complessivamente il regno animale che deve essere considerato, a questo punto, come integralmente destinatario della tutela europea;
    in questo quadro assume particolare rilevanza sia in Italia che in Europa, negli ultimi anni, la necessità di protezione degli animali che possono essere macellati secondo rito religioso; tale numero è aumentato fortemente, in considerazione di una maggior richiesta di carni derivanti da questo tipo di macellazione e destinate ai canali commerciali ufficiali;
    la macellazione rituale rappresenta da sempre una questione controversa sulla quale si dibattono problemi relativi alle diverse tradizioni culturali, ai diritti umani legati alla tolleranza religiosa e al benessere animale. Nella società occidentale il benessere e la protezione degli animali sono valori indiscussi e condivisi, anche durante il momento della macellazione; tuttavia, nella maggior parte delle nazioni europee è possibile derogare all'obbligo dello stordimento prima della iugulazione per motivi religiosi. Questa deroga crea comunque alcune difficoltà nel garantire la tutela del benessere animale e vi è una forte sollecitazione a trovare soluzioni che siano soddisfacenti per tutte le parti in causa, promuovendo nuovi protocolli che consentano di tutelare maggiormente il benessere animale, nel rispetto del rito religioso;
    sia la legge islamica che i precetti ebraici prescrivono una serie di regole da seguire per rendere la carne commestibile ai fedeli di queste religioni. Le caratteristiche del procedimento di uccisione dell'animale sono riassunte nel termine halal (lecito), per i musulmani, e kosher per gli ebrei, e non accettano lo stordimento preventivo;
    l'animale oggetto della macellazione deve essere cosciente al momento dell'uccisione, girato su sé stesso con un mezzo obbligatorio di contenimento meccanico e viene operata la recisione di trachea ed esofago, ma senza spezzare la colonna vertebrale, perché durante la procedura la testa dell'animale non si deve staccare;
    la pratica della macellazione rituale, estremamente cruenta, è consentita in Italia solo se praticata in uno degli oltre 200 macelli autorizzati, ma non sono rari i casi di macellazione «familiare», eseguita per festeggiare delle ricorrenze religiose, pratica illegale e perseguibile per legge (regolamento (CE) n. 1099/2009, decreto legislativo n. 131 del 2013, articolo 6 del decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 193, articolo 544-bis del codice penale);
    la normativa europea circa la macellazione prevede obbligatoriamente lo stordimento preventivo degli animali ma una precisa deroga legislativa autorizza le comunità islamiche ed ebraiche a non osservare tale obbligo;
    il regolamento (CE) n. 1099/2009 rispetta, di conseguenza, la libertà di religione e il diritto di manifestare la propria religione o la propria convinzione mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti come stabilito dall'articolo 10 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
    di contro, il diritto garantito al citato articolo 10 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea corrisponde a quello garantito dall'articolo 9 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e, ai sensi dell'articolo 52, comma 3, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, ha significato e portata identici a detto articolo. Le limitazioni devono pertanto rispettare l'articolo 9, comma 2, che recita: «La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che, stabilite dalla legge, costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla pubblica sicurezza, alla protezione dell'ordine, della salute o della morale pubblica, o alla protezione dei diritti e della libertà altrui»;
    in forza di tale Convenzione gli Stati di seguito elencati: Svizzera, Norvegia, Islanda, Lettonia, Svezia e Polonia, vietano la macellazione rituale;
    nessun credo religioso può prevalere sulle norme di tutela degli animali e nessuna legge deve essere modificata su imposizione di una esigua minoranza religiosa e contro il volere dell'intera popolazione: in uno Stato libero e democratico ciò è inaccettabile;
    nel mese di febbraio 2014, il Commissario europeo Borg, nel corso della Conferenza sui risultati della strategia dell'Unione europea per il benessere animale 2012-2014, ha annunciato che a metà del 2014 la Commissione europea organizzerà uno studio approfondito sul tema della macellazione religiosa, per valutare eventuali norme che garantiscano la salute e l'informazione dei consumatori e soprattutto che evitino una morte dolorosa all'animale,

impegna il Governo

ad adoperarsi durante la Presidenza del Consiglio dell'Unione europea affinché venga abrogato il comma 4, dell'articolo 4, Capo II, del Regolamento (CE) n. 1099/2009 del Consiglio, anche alla luce delle perplessità che gli organismi comunitari hanno manifestato sulle inutili sofferenze che gli animali sono costretti a sopportare senza pregiudicare le libertà religiose.
(1-00580) «Rondini, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Busin, Caon, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Simonetti».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    la Commissione europea ha comunicato al Parlamento europeo la strategia dell'Unione europea per la protezione e il benessere degli animali 2012-2015 dove viene definito che: «l'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea riconosce gli animali in quanto esseri senzienti e stabilisce che, nella formulazione e nell'attuazione di alcune politiche dell'Unione europea, si tenga pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali»;
    nel 2006 il Programma d'azione comunitario per la protezione ed il benessere degli animali 2006-2010, adottato dalla Commissione europea, ha per la prima volta riunito i vari aspetti della politica dell'Unione europea in materia di benessere degli animali che si applicano ad animali detenuti a fini economici nell'Unione europea e alla popolazione di cani e gatti appartenenti principalmente a privati;
    il benessere degli animali è un tema rilevante per la società e interessa un vasto pubblico. Il trattamento degli animali è collegabile all'etica e rientra nei valori dell'Unione europea. Occorre, quindi, comunicare con i bambini, i giovani o il grande pubblico per sensibilizzarli sulle corrette esigenze e il rispetto degli animali per promuovere il concetto di proprietà responsabile degli animali;
    in questi ultimi anni la circolazione di cani e gatti tra nazioni europee in forma sia di commercio, sia di traffico, sia in forma di adozioni ha raggiunto una dimensione notevole. Inoltre, la legislazione italiana è intervenuta con la legge n. 281 del 1991 sul tema degli animali d'affezione e sul fenomeno del randagismo. La prevenzione del randagismo presenta ancora forti lacune nel numero dei cani identificati in anagrafe e con microchip, inoltre le difficoltà economiche dei comuni impediscono di affrontare in modo radicale questo argomento;
    la valutazione della politica dell'Unione europea in materia di benessere degli animali ha concluso che le norme sul benessere hanno imposto costi aggiuntivi ai settori dell'allevamento e della sperimentazione, stimati a circa il 2 per cento del loro valore complessivo. Benché manchino prove del fatto che finora questo abbia messo a rischio la sostenibilità economica di tali settori, occorre sfruttare ogni occasione di esprimere in termini economici il valore aggiunto della politica in materia di corretta gestione degli animali allo scopo di rafforzare la competitività dell'agricoltura dell'Unione europea, anche per quanto riguarda i piccoli agricoltori. Le norme sulle «buone pratiche» da attuare per ottenere il benessere animale, uguali per tutte le nazioni europee, si scontrano con la diversità dei sistemi di allevamento, delle condizioni climatiche, della natura del suolo nei vari Stati membri. Ciò ha creato notevoli difficoltà all'atto di stabilire norme unitarie e difficoltà ancora maggiori per garantirne la corretta applicazione. Ne consegue che le condizioni inerenti al benessere degli animali nell'Unione europea non creano le condizioni di parità necessarie per sostenere l'enorme attività economica che determina il trattamento degli animali nell'Unione europea;
    la disponibilità di metodi alternativi all'uso di animali per la sperimentazione scientifica dipende fortemente dal progresso della ricerca per lo sviluppo di alternative. I programmi quadro comunitari per la ricerca e lo sviluppo tecnologico hanno previsto stanziamenti crescenti per progetti volti a sostituire, ridurre e perfezionare l'uso di animali nelle procedure,

impegna il Governo:

   a predisporre tutte le misure volte a far sì che l'Unione europea si doti di un quadro normativo riveduto in materia di buone pratiche e benessere degli animali e miri a fornire uno strumento trasparente nei confronti dei consumatori;
   ad assumere iniziative per istituire una rete di centri di riferimento sul benessere animale nei Paesi europei che forniscano informazioni, supporto e sostegno con dati tecnici coerenti, scientificamente supportati e uniformi sulle modalità di attuazione della legislazione dell'Unione europea, soprattutto nel contesto degli indicatori di benessere degli animali basati sui risultati, verificando la piena attuabilità in ogni singolo Stato membro in ordine alle caratteristiche dei sistemi di allevamento, del clima e del suolo;
   a predisporre tutte le misure volte a far sì che le forme di commercio di animali di affezione tra Stati europei siano garantite dalla vigilanza dei servizi veterinari degli Stati membri prima del trasporto e siano a garanzia per tutti gli Stati membri, onde evitare continui blocchi alle frontiere degli animali, assumendo iniziative affinché siano impedite le adozioni internazionali di cani e gatti sia con evidenti segni clinici di malattie sia in buono stato di salute, onde evitare ogni possibile commercio e traffico illegale di animali e la diffusione di zoonosi;
   ad assumere iniziative per introdurre misure volte a far sì che i proprietari di cani che non accompagnino con opportuna sistemazione le cucciolate del proprio animale, contribuendo così ad aumentare il fenomeno del randagismo, debbano contribuire economicamente al sostegno degli enti locali per la lotta al randagismo stesso attraverso il versamento di contributi locali;
   a predisporre un'adeguata strategia di educazione dei ragazzi, dei giovani e dei consumatori che possa costituire uno strumento efficace per creare una cultura di rispetto delle norme sul trattamento degli animali fra gli operatori economici, i singoli proprietari di animali di affezione e fra gli stessi cittadini europei;
   a predisporre tutte le misure volte ad aumentare la competitività nella ricerca e nell'industria dell'Unione europea, nonché a sostituire, ridurre e perfezionare l'uso di animali nelle procedure scientifiche;
   ad intervenire affinché la Commissione europea e gli Stati membri dell'Unione europea contribuiscano con la ricerca e altri mezzi all'elaborazione e alla convalida di approcci alternativi come previsto dalla Direttiva UE 2010/63 del 22 settembre 2010.
(1-00581) «Cova, Sbrollini, Lenzi, Oliverio, Casati, Piccione, Capone, Beni, Zanin, Tentori, Carra».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


MOZIONI GALLINELLA ED ALTRI N. 1-00160 E PRATAVIERA ED ALTRI N. 1-00360, PALESE ED ALTRI N. 1-00576 E KRONBICHLER ED ALTRI N. 1-00579 CONCERNENTI INIZIATIVE PER LA RIFORMA DEI CRITERI DI FORMAZIONE DEL BILANCIO COMUNITARIO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL MECCANISMO DEL COSIDDETTO «SCONTO INGLESE»

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    l'Italia è uno dei sei Paesi che con la firma dei Trattati di Roma, nel lontano 1957, contribuì alla creazione dell'Unione europea di oggi, dando vita a quello che si è rivelato come un vero e proprio «esperimento istituzionale» attraverso la costituzione di un organismo sui generis, alle cui istituzioni gli Stati membri hanno delegato nel tempo parte della propria sovranità nazionale;
    la costruzione europea si è realizzata tramite un processo in continuo divenire, slegato da qualsiasi modello statico e precostituito, ed ha perciò segnato battute d'arresto ed accelerazioni, senza tuttavia mai perdere di vista la finalità principale: la creazione di un'unione politica federale che, purtroppo, dimostra di affievolirsi sempre di più a fronte dell'irruenza con cui procede, invece, l'integrazione economica;
    è evidente, infatti, che l'introduzione della moneta unica senza la realizzazione di un'unione politica e fiscale provoca l'impoverimento dei Paesi cosiddetti periferici, primi tra tutti Grecia, Spagna e purtroppo Italia, e genera un sistema, come gli eventi dimostrano ogni giorno, in cui alcuni Paesi acquisiscono crescenti surplus commerciali a scapito dei loro partner, che, ancorché appartenenti alla stessa «zona euro», accumulano invece crescenti deficit;
    tale situazione obbliga gli Stati più ricchi dell'eurozona ad imporre politiche di austerità in nome della difesa dell'euro, unico vero collante di un'unione che esige dai cittadini continui sacrifici, con il risultato di favorire un'integrazione sempre più vantaggiosa per alcuni e sempre meno per altri, posto che italiani e tedeschi hanno la stessa moneta unica, ma differenti contratti di lavoro, diversi sistemi di welfare e diverso grado di sviluppo economico;
    l'articolo 3 del Trattato di Roma, disponendo che «la Comunità ha il compito di promuovere, mediante l'instaurazione di un mercato comune e il graduale riavvicinamento delle politiche economiche degli Stati membri, uno sviluppo armonioso delle attività economiche», elenca una serie di azioni comuni, tra cui l'instaurazione di una politica agricola comune, da intendersi come forma di partenariato strategico tra agricoltura e società, in considerazione dei milioni di consumatori europei che richiedono un regolare approvvigionamento di alimenti sani a prezzi accessibili; tale politica ha, però, manifestato fin dagli inizi diverse criticità per l'Italia, il cui potenziale agricolo intensivo e di qualità avrebbe richiesto accordi più adeguati alle proprie peculiarità produttive e al proprio fabbisogno interno;
    la distanza tra cittadini ed «entità» Europa è particolarmente evidente ed allarmante proprio nel settore dell'agroalimentare, nel quale la richiesta generalizzata da parte dei consumatori di tracciabilità ed informazione riguardo alle materie prime utilizzate negli alimenti è costantemente disattesa da normative comunitarie che tendono a favorire la grande distribuzione, la quantità al posto della qualità;
    il settore primario è estremamente penalizzato da politiche comuni, che, tendendo all'omologazione, limitano il potenziale di sviluppo delle eccellenze e delle tipicità locali, sia con riguardo alle produzioni che alle peculiarità delle comunità rurali e delle risorse, e contribuiscono ad accrescere le asimmetrie economiche e sociali tra Paesi;
    notevoli disparità tra Stati membri si ravvisano, altresì, in relazione ai rapporti finanziari che ciascuno di essi ha con l'Unione europea e che per l'Italia mostrano un sensibile aggravamento della condizione di contribuente netto, nella quale il nostro Paese si trova ormai da tempo;
    come evidenziato dall'ultima relazione annuale della Corte dei conti riferita all'esercizio 2011, l'Italia, nel 2011, ha versato all'Unione europea, a titolo di risorse proprie, la complessiva somma di 16 miliardi di euro, importo che rappresenta il massimo storico del settennio 2005-2011 e costituisce un rilevante incremento (+4,9 per cento) rispetto al precedente esercizio, che aveva già mostrato una forte crescita (+6 per cento) nei confronti del 2009;
    se sempre nell'anno 2011 l'Unione europea ha accreditato complessivamente al nostro Paese la somma di 9,3 miliardi di euro, con un aumento dell'1,2 per cento rispetto all'esercizio precedente, il contestuale aumento dei versamenti del nostro Paese all'Unione europea ha causato il peggioramento del «saldo netto negativo» nazionale, giunto per l'esercizio in questione a 6,6 miliardi di euro secondo un rapporto di mera differenza aritmetica tra i rispettivi totali;
    nel settennio 2005-2011, secondo il computo desumibile dall'elaborazione fatta dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, il totale dei «saldi netti negativi» ammonta per l'Italia a 39,3 miliardi di euro;
    si rileva, altresì, che i Paesi con i maggiori saldi positivi riferiti al periodo in parola risultano, secondo la Commissione europea, in ordine decrescente: Polonia, Grecia, Spagna, Portogallo, Ungheria, Repubblica ceca, Lituania, Romania, Slovacchia e Irlanda; ad eccezione di quest'ultima, si tratta di alcuni degli Stati membri beneficiari del fondo di coesione, istituito per assistere i Paesi aventi un reddito nazionale lordo pro capite inferiore al 90 per cento della media comunitaria;
    è noto come le resistenze nazionali si traducano spesso in vere e proprie «clausole di favore», recepite nei trattati a vantaggio di quei Paesi che altrimenti non avrebbero firmato gli accordi, rallentando o interrompendo il processo di integrazione;
    il quadro innanzi delineato è certo influenzato da alcuni particolari facilitazioni riconosciute nel tempo a singoli Stati come la decisione del Consiglio Euratom 2007/436/CE sulle risorse proprie, che ha accordato, per il periodo 2007-2013, ad Austria, Germania, Paesi Bassi e Svezia il diritto di beneficiare della riduzione delle aliquote di prelievo della risorsa iva e l'ulteriore facoltà dei Paesi Bassi e della Svezia di usufruire di una riduzione lorda del contributo per il reddito nazionale lordo annuo;
    tra i suddetti benefici va annoverata la tradizionale revisione degli squilibri di bilancio denominata «correzione britannica» («UK rebate»), che consente al Regno Unito il rimborso di un importo pari al 66 per cento della differenza tra il suo contributo al bilancio dell'Unione europea e l'importo ottenuto dallo stesso bilancio, comportando, di riflesso, un ulteriore onere finanziario a carico degli altri Stati membri (limitato tuttavia, solo per alcuni di loro, quali la Germania, i Paesi Bassi, l'Austria e la Svezia, a un quarto del valore normale), tra cui l'Italia;
    il meccanismo di «sconto a favore della Gran Bretagna», che non ha data di scadenza, si fonda sulla decisione del Consiglio europeo di Fontainebleau del 25/26 giugno 1984, con la quale si stabilì, accogliendo le richieste del Regno Unito, che «(...) ogni Stato membro con un onere di bilancio eccessivo rispetto alla propria prosperità relativa potrà beneficiare di una correzione a tempo debito»;
    le conseguenze che derivano agli interessi italiani da tale disposizione sono rilevanti, non solo dal punto di vista finanziario, considerato che Roma e Parigi da sole contribuiscono a versare a Londra la metà dell'importo complessivo del rebate, ma anche in punto di principio, in quanto, nonostante il dichiarato carattere generale della decisione del Consiglio di Fontainebleau, di fatto, fino a tempi recenti, la correzione è stata applicata solo a favore del Regno Unito;
    gli accordi presi a Fontainebleau erano motivati da un consistente stanziamento di risorse comunitarie a titolo dell'allora nascente politica agricola comune e tali da poter giustificare particolari agevolazioni concesse ai Paesi con scarsa vocazione agricola come la Gran Bretagna; nel corso del tempo, come noto, la spesa agricola dell'Unione europea si è notevolmente ridotta;
    l'accordo sulle prospettive finanziarie 2014-2020 raggiunto nel mesi di febbraio 2014, riducendo ulteriormente lo stanziamento a favore della politica agricola comune, conferma che gli attuali meccanismi di correzione per il Regno Unito continueranno ad applicarsi;
    seppur vero che i vantaggi e gli svantaggi derivanti dall'appartenenza di un Paese all'Unione europea non si esauriscono in valutazioni di natura contabile, è evidente che la questione del saldo negativo dell'Italia impone una riflessione circa un'urgente riforma dei criteri di formazione del bilancio, al fine di introdurre correttivi adeguati ad eliminare lo squilibrio a carico del nostro Paese, la cui economia è più in crisi di quella di altri membri che non sono contribuenti netti;
    sebbene il nostro ordinamento non consenta di sottoporre a referendum l'appartenenza dell'Italia all'unione economica e monetaria è indubbio che, anche alla luce della clausola di recesso volontario di uno Stato membro sancita dall'articolo 50 del Trattato sull'Unione europea, una consultazione popolare sull'utilità dell'attuale costruzione europea darebbe esiti allarmanti, in considerazione dello scostamento fortemente negativo tra risultati ed attese che alimenta la percezione da parte dei cittadini di un'Europa in piena crisi di legittimità,

impegna il Governo:

ad intervenire con determinazione nelle opportune sedi comunitarie affinché, anche in considerazione della Presidenza di turno italiana dell'Unione europea, si avvii fin da ora la riforma dei criteri di formazione del bilancio comunitario e, in particolare, si proceda alla revisione del meccanismo dello «sconto inglese» stabilito dagli accordi di Fontainebleau del 1984, posto che l'entità della spesa agricola è diminuita nel corso degli anni e che la nuova programmazione della politica agricola comune per il periodo 2014-2020 prevede una significativa decurtazione dei fondi disponibili per il nostro Paese.
(1-00160) «Gallinella, Benedetti, Massimiliano Bernini, Gagnarli, L'Abbate, Lupo, Parentela, Nuti, Nesci».


   La Camera,
   premesso che:
    il bilancio dell'Unione europea rispecchia, sia dal lato della spesa che da quello delle entrate, l'intera politica dell'Unione europea; è uno degli strumenti fondamentali di cui l'Unione europea dispone per realizzare i suoi obiettivi politici. La dinamica del bilancio dell'Unione europea è influenzata dalle dimensioni e dalla durata della crisi economica e finanziaria;
    la struttura del bilancio comunitario è costituita dalle entrate, composte dalle cosiddette «risorse proprie» e dalle spese che, coperte con risorse proprie, sono destinate al finanziamento di tutti gli interventi messi in atto dall'Unione europea;
    l'Unione europea può contare su diverse fonti di finanziamento: tramite le «risorse proprie» costituite da risorse proprie tradizionali, dalla risorsa iva e dalla risorsa del reddito nazionale lordo. Le risorse proprie tradizionali sono a loro volta costituite da risorse provenienti dai dazi all'importazione sui prodotti provenienti dall'esterno dell'Unione europea e dai contributi provenienti dall'imposizione di diritti alla produzione dello zucchero e dell'isoglucosio, mentre la risorsa iva è costituita da un contributo sulle basi imponibili nazionali a carico di ciascun Stato membro; infine, la risorsa reddito nazionale lordo, definita anche «risorsa complementare», è finalizzata a finanziare le spese di bilancio non coperte dalle risorse proprie tradizionali e dalla risorsa iva. Essa è commisurata alla quota parte dei redditi nazionali lordi sul reddito nazionale lordo comunitario;
    riguardo alla risorsa iva a Germania, Paesi Bassi, Svezia e Austria è stata concessa una riduzione dell'aliquota di prelievo. Paesi Bassi e Svezia beneficiano di una riduzione del contributo al bilancio comunitario in chiave di reddito nazionale lordo. Tali agevolazioni vengono ripartite a carico degli altri Stati membri;
    il calcolo del contributo di ciascun Paese si basa sul principio della solidarietà e della capacità contributiva. Se ne risulta un onere eccessivo per determinati Paesi, si procede tuttavia ad aggiustamenti;
    in questo momento di grave crisi economico-finanziaria che l'Europa sta attraversando, vi è stato un aumento esponenziale dell'attività programmatica e politica dell'Unione europea che ha inciso pesantemente sulle libere scelte dei Paesi membri;
    la politica economica europea ha tracciato una road map che nei fatti ha condizionato gli interventi dei Governi nazionali, incidendo in modo rilevante sul loro operato;
    l'euro è una moneta rigida, sopravvalutata, che, invece di portare stabilità, maggiore crescita, calo della disoccupazione e tanti altri effetti positivi, ha comportato effetti contrari, ovvero disoccupazione, recessione e crisi sociali. L'euro non è più una risorsa, ma un intralcio che tanti danni ha creato;
    la cessione di sovranità dagli Stati nazionali verso l'Unione europea, in nome di un alto ideale comunitario e di una solidarietà economica tra zone più e meno floride dell'Unione stessa, si sta tramutando in una delega all'eurocrazia a decidere della vita dei cittadini, del sistema di diritti, di welfare, di previdenza in nome dell'unico idolo del rigore e della stabilità dei mercati finanziari;
    è ormai inaccettabile che gli Stati più ricchi dell'eurozona impongano regole di politica economica a tutti gli altri Stati membri, regole che vanno ad incidere sui cittadini, in particolare del nostro Paese, che sono costretti a continui sacrifici in nome di un'Europa che è sempre più lontana e fredda rispetto alle istanze delle popolazioni;
    mentre a parole si manifesta la volontà di andare verso un processo di integrazione europea, di favorire la sussidiarietà ed aprire una fase nuova per rinnovare le basi dell'Unione europea, in realtà i Governi più forti a livello europeo stanno creando le premesse per un'Europa più a loro vantaggio;
    l'Italia è il maggior contributore netto rispetto al proprio prodotto interno lordo, cioè versa al bilancio dell'Unione europea più di quanto riceve e continuerà ad esserlo anche per il periodo pianificato dal nuovo bilancio comunitario 2014-2020;
    nel 2011 il contributo netto dell'Italia è arrivato a -0,38 per cento rispetto al prodotto interno lordo, maggiore in tutta Europa, con Belgio e Olanda, subito dopo a seguire con il -0,36 per cento. Negli ultimi 12 anni l'Italia ha già versato circa 171 miliardi di euro e ne ha ricevuti 111 miliardi di euro, con un saldo negativo di circa 60 miliardi di euro, cioè una perdita netta di circa 5 miliardi di euro all'anno;
    il Consiglio europeo di Fontainebleau del 1984 ha concesso un rimborso (cosiddetto rebate) speciale per la Gran Bretagna dal bilancio della Comunità. Il meccanismo prevede un rimborso al Regno Unito pari al 66 per cento del suo contributo netto, la differenza tra il contributo al bilancio Unione europea e le entrate ottenute. L'abbuono britannico è fissato ogni anno come riduzione del contributo iva per il seguente anno;
    tale abbuono era previsto come compensazione nel Regno Unito per la politica agricola comune, che è costosa per i debitori ed i consumatori britannici di imposta e dalla quale il Regno Unito riceve soltanto un piccolo beneficio;
    la correzione era stata decisa solo per il Regno Unito, che si trovava ben al di sotto della media Unione europea in termini di prosperità pro capite;
    la decisione del Consiglio del 7 giugno 2007 ha confermato l'agevolazione in favore del Regno Unito, così che l'Italia continuerà a versare somme all'Unione europea in misura maggiore di quel che riceve, sebbene la stessa decisione del Consiglio preveda che «nessuno Stato membro si faccia carico di un onore di bilancio eccessivo rispetto alla propria prosperità relativa»;
    il meccanismo di rimborso è finanziato da tutti gli altri Stati membri in base alla loro partecipazione al reddito nazionale lordo; quasi il 50 per cento è finanziato da Francia e Italia, mentre per Germania, Paesi Bassi, Austria e Svezia, in virtù di ulteriori correzioni ad hoc, il finanziamento della correzione è limitata al 25 per cento di quanto dovuto;
    nonostante la positiva evoluzione della sua prosperità relativa, il Regno Unito continua a beneficiare di un rimborso parziale dei propri contributi, a differenza di altri contribuenti netti con un livello di prosperità analogo o inferiore;
    l'Italia, insieme ad altri Paesi, continua ad accollarsi una quota – nel 2011 è stata di 700 milioni di euro – dei rimborsi al Regno Unito;
    il risultato di questo sistema è che la distribuzione dell'onere totale tra Stati membri è regressiva, dal momento che gli Stati con reddito minore versano proporzionalmente contributi maggiori rispetto agli Stati con reddito più elevato;
    è necessario un cambiamento urgente, un riesame dell'assetto del bilancio che oramai non è più sostenibile: una riforma da affrontare al più presto;
    il semestre italiano di presidenza rappresenta una grande opportunità. È necessario sfruttare questa occasione per dettare l'agenda politica dell'Europa perché la prossima occasione, a causa dell'allargamento dell'Unione europea attualmente a 28 Paesi, si ripresenterà fra 14 anni e non ci si può permettere di aspettare tanto, anche in considerazione dell'impellente necessità di uscire dalla crisi che porta le nostre aziende e i nostri cittadini a fuggire dal nostro Paese;
    esistono Paesi che, non appartenendo ancora all'Unione europea, perché sono nella fase di pre-adesione – o come la Turchia che ancora non è nemmeno in fase di pre-adesione che ha ricevuto più di 5 miliardi di euro negli anni passati e ne riceverà altri 7 negli anni futuri – beneficiano di cospicui finanziamenti europei per il loro sviluppo. Fondi che vengono sottratti per sostenere i Paesi membri in difficoltà o quantomeno vengono assoggettati al rispetto dei vincoli di bilancio europeo bloccandone la crescita economica e lo sviluppo delle imprese, con ripercussioni sia sui prodotti interni lordi nazionali che su quello europeo,

impegna il Governo:

   ad intervenire nelle opportune sedi europee, cogliendo l'occasione del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea, affinché si proceda ad una revisione generale delle politiche di bilancio dell'Unione europea che affronti, in particolare, la questione di una revisione dei criteri di bilancio, che va radicalmente riformato;
   a chiedere, nelle opportune sedi europee, che il caso del minore apporto al bilancio comunitario da parte del Regno Unito, il cosiddetto rebate, venga rinegoziato in quanto è da considerarsi non più sostenibile da parte degli Stati membri e, in particolare, dal nostro Paese;
   a farsi promotore affinché i finanziamenti che gli Stati membri versano al bilancio dell'Unione europea rimangano a disposizione di tali Stati e non vengano elargiti a Paesi che geograficamente fanno parte dell'Europa continentale ma non fanno parte dell'Unione europea, salvo che non siano utilizzati per programmi di natura geopolitica.
(1-00360) «Prataviera, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Rondini».


   La Camera,
   premesso che:
    il prossimo quinquennio istituzionale europeo sarà cruciale per il rilancio della crescita, in considerazione del fatto che, come evidenziato di recente dal Governatore Draghi, la crisi occupazionale dell'Unione europea monetaria da socio-economica potrebbe diventare istituzionale;
    in tale ambito, il massimo responsabile della Banca centrale europea ha rivolto una particolare attenzione nei riguardi degli Stati membri dell'Unione europea, che presentano evidenti debolezze strutturali ed elevato debito pubblico come l'Italia, affinché, all'interno della governance dell'eurozona, si applichino le regole di bilancio vigenti in modo flessibile, attraverso il contemporaneo avvio di un processo di riforme autentiche e strutturali in grado di rilanciare una crescita sostenibile e duratura;
    all'interno del suesposto scenario, che attesta il perdurare della crisi economica e finanziaria e delle ripercussioni che quest'ultima ha generato sul conseguimento degli obiettivi macroeconomici prefissati, che coinvolgono non soltanto l'Italia, (come confermato dai recenti dati al ribasso sul prodotto interno lordo trimestrale dell'eurozona inclusa la Germania), le politiche di bilancio e gli strumenti finanziari dell'Unione europea, come ad esempio Strategia Europa 2020, (nonostante il documento contenga una serie di obiettivi condivisibili, volti all'individuazione d'interventi nel quadro dei rispettivi programmi nazionali di riforma che ogni anno sono esaminati nell'ambito della procedura del semestre europeo), necessitano un complessivo ripensamento in chiave di alleggerimento;
    le regole di bilancio dell'Unione europea, soprattutto nella parte preventiva, dimostratesi austere e irrigidite dalle prescrizioni di un Trattato internazionale (il Fiscal compact), che non è parte dell'ordinamento comunitario europeo, alla luce dei profondi cambiamenti che la crisi economica ha determinato negli Stati membri, unitamente all'estensione della sorveglianza multilaterale agli squilibri macroeconomici, proposta dalla Commissione europea nel 2011, si sono rivelate, nella realtà, estremamente rigide e spesso di dubbia interpretazione, giudicabili nel complesso in maniera negativa per l'economia reale, avendo determinato un impatto depressivo e di scarsa propensione alla crescita per le imprese e le famiglie;
    l'attuale quadro economico italiano di deflazione, che non si verificava dal 1959 (con uno scenario favorevole completamente diverso da quello attuale ed un tasso di sviluppo all'epoca pari al 7 per cento), rileva come l'incertezza ed i problemi strutturali dell'economia dell'Unione europea permangono tuttora gravi e richiedono la necessità di un'azione politica serrata, da condurre contro l'applicazione acritica di una politica europea errata, attraverso la richiesta di una revisione degli accordi fin qui accettati ed un allentamento delle regole di bilancio;
    in tale ambito, ai sensi dell'articolo 312 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il quadro finanziario pluriennale, (entrato in vigore il 1o gennaio 2014), che fissa in relazione a ciascuna delle grandi aree di spesa dell'Unione europea il massimale degli stanziamenti per il periodo 2014-2020, si è rilevato come l'Italia (con riferimento al prodotto interno lordo) rappresenti il terzo Paese, dopo Germania e Francia, che contribuirà in misura rilevante per i prossimi sette anni al bilancio comunitario, rispetto agli altri Stati membri;
    dal suindicato quadro finanziario pluriennale 2014-2020 è emerso, infatti, come all'interno degli articolati stanziamenti previsti pari a circa 960 miliardi di euro, pari all'1 per cento del reddito nazionale lordo complessivo dei 28 Paesi membri, le corrispondenti risorse finanziarie saranno determinate per il 12,9 per cento dai diritti doganali e dai dazi, per l'11,4 per cento attraverso la quota derivante dal gettito IVA (competenza per lo 0,30 per cento dell'Unione europea) e per il 68 per cento invece da quanto versato dai medesimi Stati membri in base al rispettivo reddito nazionale lordo;
    all'interno di tale ripartizione il medesimo quadro finanziario pluriennale prevede il mantenimento fino al 2020 del sistema delle cosiddette «scontistiche», costituito da un obsoleto strumento agevolativo finanziario riservato a determinati Paesi, come la Gran Bretagna, sulla base di una serie di discutibili argomentazioni e parametri contabili riferiti alla politica agricola;
    il Consiglio europeo di Fontainebleau nel giugno del 1984 introdusse, infatti, un meccanismo di correzione dello squilibrio di bilancio britannico, prevedendo che i due terzi della differenza tra la parte del Regno Unito nel gettito IVA e la sua parte nelle spese comunitarie potessero ritornare al medesimo Paese, sotto forma di riduzione della base imponibile IVA britannica; tale sgravio peraltro risulta attualmente posto a carico di tutti gli altri Stati membri secondo la loro parte rispettiva nei versamenti IVA (ad eccezione della Germania che versa solo i due terzi della sua parte normale, mentre il saldo è suddiviso secondo i medesimi criteri tra gli altri Stati membri e per quasi il 50 per cento a carico dell'Italia e della Francia);
    il suesposto ed iniquo beneficio a favore della Gran Bretagna, in considerazione che il contributo britannico al bilancio europeo si è dimostrato sproporzionato rispetto alla sua prosperità relativa, peraltro con riferimento alla scarsa vocazione agricola, è risultato nel corso degli anni particolarmente favorevole al Paese britannico, se si valuta come, dall'anno 2001, in cui si è raggiunto l'importo massimo di 7,3 miliardi di euro, e nei successivi anni sono stati attribuiti «sconti» a favore del Regno Unito per diversi miliardi di euro;
    nonostante siano state inoltrate da parte del nostro Paese e dalla Francia richieste in sede comunitaria per la revisione del cosiddetto «sconto inglese», finalizzate a correggere un rapporto contabile con l'Unione europea evidentemente arbitrario, l'Italia (insieme ad altri Paesi), sebbene non si sia dimostrato un attento fruitore nel corso degli anni dei fondi comunitari strutturali e scarsamente incisivo nelle fasi negoziali, continua ad accollarsi una quota (nel 2011 è stata di 700 milioni di euro) dei rimborsi dell'ormai superato rebate, divenuto non più sostenibile, sia con riferimento alle precarie condizioni della tenuta dei conti pubblici e delle difficoltà degli equilibri di bilancio, che al pesante squilibrio strutturale apertosi con l'Europa, che, di fatto, ha relegato il nostro Paese fra gli ultimi nella scala della ricchezza dell'Unione europea;
    nell'ambito delle considerazioni in precedenza esposte e delle articolate criticità economiche e contabili che riguardano il nostro Paese, l'avvio del semestre di Presidenza italiana all'interno del Consiglio europeo, rappresenta, a tal fine, un importante occasione all'interno della cornice istituzionale comunitaria, per la definizione di un anacronistico meccanismo, ovvero dello «sconto inglese», in quanto se trent'anni fa esso poteva riscontrare una motivazione logica a fronte dell'ingente spesa comune a titolo di politica agricola, attualmente, con una dotazione della politica agricola comune assolutamente ridotta rispetto agli altri stanziamenti (ed un sistema finanziario dell'Unione europea profondamente rivisitato dal 1984), appare del tutto superato, nonostante nelle prospettive finanziarie 2014-2020 indicate dal quadro finanziario pluriennale continui ad essere attribuito;
    risultano pertanto indifferibili iniziative in sede comunitaria, volte ad interrompere tali accordi estremamente onerosi e non più accettabili nei confronti di una cosiddetta «correzione britannica», che, oltre a non prevedere una data di scadenza, consente al Regno Unito il rimborso di un importo pari al 66 per cento della differenza tra il suo contributo al bilancio dell'Unione europea e l'importo ottenuto dallo stesso bilancio, comportando di riflesso un ulteriore onere finanziario a carico degli altri Stati membri tra cui l'Italia, con manifeste conseguenze negative e penalizzanti per gli equilibri dei conti pubblici e dell'economia reale del nostro Paese, che permane in una fase di estrema criticità;
    appaiono altresì inderogabili interventi volti a compensare l'oneroso accordo internazionale dello «sconto inglese» attraverso l'esclusione dal Patto di stabilità interno delle regioni che effettuano investimenti in favore del settore agricolo e agroindustriale nazionale, in considerazione tra l'altro che l'entità della spesa agricola è diminuita nel corso degli anni e che la nuova programmazione della politica agricola comune per il periodo 2014-2020 prevede una significativa decurtazione dei fondi disponibili per il nostro Paese,

impegna il Governo:

   a prevedere in sede comunitaria iniziative urgenti e necessarie al fine di avviare una rivisitazione complessiva delle politiche di bilancio dell'Unione europea, nonché dei criteri di applicazione della disciplina di bilancio dell'Unione europea contenuti nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, al Titolo II, articoli 310 e seguenti, attraverso una maggiore semplificazione delle procedure volte ad una migliore composizione tra tassazione (da ridurre) e spesa pubblica (da ristrutturare) ed un allentamento delle regole in modo più flessibile;
   ad intervenire, nelle medesime sedi europee, nel caso fosse accertato da parte del Regno Unito un minore apporto al bilancio comunitario, attraverso una rinegoziazione automatica del cosiddetto rebate, in considerazione delle numerose criticità esposte in premessa, che evidenziano l'oramai insostenibile onere per gli Stati membri, ed in particolare per il nostro Paese, di rimborsare annualmente quanto previsto dal Consiglio europeo di Fontainebleau nel 1984, il cui sistema delle cosiddette «scontistiche» risulta ancora previsto all'interno del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020;
   ad adottare infine iniziative volte a prevedere l'esclusione dal Patto di stabilità interno in favore delle regioni che effettuino investimenti per il settore agricolo e agroindustriale nazionale, il cui comparto anticiclico, già gravato da un'eccessiva tassazione e da una crisi economica causata anche da fattori climatici sfavorevoli, riveste un ruolo determinante per il prodotto interno lordo del nostro Paese.
(1-00576) «Palese, Faenzi, Russo, Sandra Savino, Abrignani, Alberto Giorgetti, Riccardo Gallo, Ciracì».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    all'inizio del processo di integrazione europea, nel 1957, il bilancio dell'allora Comunità economica europea (CEE) era molto modesto e finalizzato a coprire esclusivamente le spese amministrative;
    nel 1965 i pagamenti destinati alla Politica agricola comune (Pac) assorbivano circa il 35,7 per cento del bilancio per arrivare fino al 70,8 per cento nel 1985. Nel 2013 la percentuale della spesa tradizionale della Politica agricola comune (escluso lo sviluppo rurale) è stata pari al 32 per cento;
    contestualmente, nel 1965, la spesa per la politica di coesione era pari al 6 per cento del bilancio, registrando un leggero aumento negli anni a seguire, attestandosi al 10,8 per cento nel 1985. Nel 2013, soprattutto a seguito dell'Atto unico europeo e alle disposizioni ivi contenute che ponevano l'accento sulla coesione economica e sociale, la spesa per la politica di coesione ha rappresentato il 35,7 per cento del bilancio;
    inizialmente i fondi per le altre politiche comunitarie (principalmente i settori della competitività, azioni esterne e sviluppo rurali) erano assai limitati e riguardavano nel 1965 soltanto il 7,3 per cento del bilancio. Nel 2013, la percentuale di spesa per queste politiche è stata pari al 26 per cento delle risorse presenti a bilancio;
    il Consiglio europeo riunito a Fontainebleau (Francia) il 25 e 26 giugno 1984 ha adottato l'accordo così denominato - di Fontainebleau - secondo cui il Regno Unito ottenne il cosiddetto «sconto inglese»; lo sconto venne concesso, dopo che il primo ministro Margaret Thatcher minacciò di fermare i pagamenti al bilancio dell'Unione europea, giungendo ad affermare che: «non stiamo chiedendo soldi alla Comunità o a chiunque altro. Stiamo semplicemente chiedendo di avere i nostri soldi indietro»;
    il vertice di Fontainebleau ha convenuto il diritto di ogni Stato membro, che si assuma un «eccessivo» peso di bilancio rispetto al suo livello di crescita, a beneficiare di un bilancio di «correzione»;
    tecnicamente, lo «sconto inglese» in un dato anno è pari al 66 per cento del contributo netto versato dal Regno Unito nell'anno precedente. La base della correzione è determinata dal divario tra la quota parte dei pagamenti IVA e la quota parte nelle spese effettuate per conto dell'Unione europea;
    il Regno Unito per caratteristiche territoriali e geografiche ha una minore superficie di suolo agricolo utilizzabile e, di conseguenza, ha sempre avuto una minor presenza di aziende agricole;
    all'epoca dell'accordo, il Regno Unito era il terzo membro più povero della Comunità europea, ma allo stesso tempo stava per diventare il più grande contribuente netto al bilancio dell'Unione europea, di cui più del 70 per cento era composto dalla Politica agricola comune;
    tuttavia, ad oggi, il Regno Unito è uno dei Paesi più ricchi dell'Unione europea: più ricco rispetto alla maggior parte dei vecchi Stati membri dell'Unione europea e molto più benestante rispetto ai nuovi membri dell'Unione europea;
    tutti i membri dell'Unione europea pagano lo sconto in proporzione alla dimensione delle loro economie, tuttavia, quattro tra i principali contribuenti netti al bilancio dell'Unione europea - Germania, Paesi Bassi, Svezia e Austria - pagano solo un quarto di ciò che sarebbe altrimenti la loro parte nella «correzione». Il risultato è che Francia e Italia, tra loro, pagano circa la metà del totale dello «sconto inglese»;
    a seguito del Consiglio europeo del dicembre 2005, sul sistema di finanziamento futuro dell'Unione europea, vi è stata una revisione dell'accordo del 1984 a seguito del quale il Regno Unito e la Francia hanno registrato contributi netti all'incirca comparabili nel periodo 2007-2013;
    nello specifico, guardando i dati più recenti, la Germania per il 2011 ha versato 23,7 miliardi di euro e ne ha ricevuti 11,8; la Francia ha versato 19,5 miliardi di euro e ne ha ricevuti 13 e la Gran Bretagna ha versato 14,6 miliardi di euro e ne ha ricevuti 6,75;
    attualmente, i Paesi che beneficiano maggiormente del contributo europeo sono: la Polonia che nel 2011 ha versato 3,5 miliardi di euro e ne ha ricevuti 14,4; l'Ungheria che ha versato 937 milioni di euro e ha ricevuto 5,3 miliardi; la Grecia che ha versato 1,9 miliardi di euro e ne ha ricevuti 6,5 e la Spagna che ha versato 11 miliardi e ne ha ricevuti 13,5;
    l'Italia, per il 2011, ha contribuito al bilancio europeo con poco più di 16 miliardi di euro ed ha ricevuto dall'Unione Europea poco più di 9,5 miliardi di euro. Per l'intero bilancio europeo 2007-2013, quindi, l'Italia ha speso circa 112 miliardi di euro e ne ha avuti indietro circa 66,5;
    il Consiglio dell'Unione europea ha approvato definitivamente, il 2 dicembre 2013, il regolamento relativo al quadro finanziario pluriennale 2014-2020 e l'accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio, la cooperazione in materia di bilancio e la sana gestione finanziaria, che erano stati già approvati dal Parlamento europeo il 19 novembre 2013;
    allegate al regolamento sul quadro finanziario, il Parlamento europeo ha approvato una serie di dichiarazioni su: risorse proprie; miglioramento dell'efficacia della spesa pubblica in ambiti oggetto di intervento dell'Unione europea; integrazione delle questioni di genere; disoccupazione giovanile e potenziamento della ricerca; dichiarazioni nazionali di gestione; riesame/revisione del quadro finanziario pluriennale;
    l'accordo tra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo sul quadro finanziario pluriennale 2014-2020 è stato definitivamente raggiunto, a margine del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2013, riprendendo sostanzialmente i termini del compromesso che era stato definito - limitatamente alla discussione in seno al Consiglio - dal Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013, con alcuni modifiche relative essenzialmente alle modalità per la spesa degli stanziamenti per l'occupazione giovanile, ricerca e piccole e medie imprese ed accogliendo alcune condizioni poste dal Parlamento europeo;
    l'accordo prevede un massimale di spesa per l'Unione europea a 28 per il periodo 2014-2020 pari a 959,988 miliardi di euro in stanziamenti per impegni, corrispondente all'1 per cento del reddito nazionale lordo dell'Unione europea e a 908,400 miliardi di euro in stanziamenti per pagamenti, corrispondenti allo 0,95 per cento del reddito nazionale lordo dell'Unione europea;
    le spese saranno suddivise in sei rubriche, di cui due sottorubriche, intese a rispecchiare le priorità politiche dell'Unione: crescita intelligente ed inclusiva (sottorubrica 1a) competitività, 1b) coesione), crescita sostenibile: risorse naturali (di cui: spese di mercato e pagamenti diretti), sicurezza e cittadinanza, ruolo mondiale dell'Europa, amministrazione e compensazioni;
    il Consiglio europeo del dicembre 2013 ha accolto in parte le proposte della Commissione europea volte ad una riforma profonda del sistema di finanziamento, ma ha deciso di mantenere i sistemi di correzione a favore di alcuni Stati membri;
    gli attuali meccanismi di correzione per il Regno Unito continueranno ad applicarsi così come segue: limitatamente al periodo 2014-2020, l'aliquota di prelievo della risorsa propria basata sull'IVA per la Germania, i Paesi Bassi e la Svezia è fissata allo 0,15 per cento; la Danimarca, i Paesi Bassi e la Svezia beneficeranno di riduzioni lorde del proprio contributo del reddito nazionale lordo annuo pari rispettivamente a 130 milioni, 695 milioni e 185 milioni di euro. L'Austria beneficerà di una riduzione lorda del proprio contributo del reddito nazionale lordo annuo pari a 30 milioni di euro nel 2014, a 20 milioni di euro nel 2015 e a 10 milioni di euro nel 2016;
    l'Italia, secondo quanto indicato il 14 febbraio 2013 dal Ministro per gli affari europei pro tempore, Enzo Moavero Milanesi, nel corso dell'audizione presso il Senato della Repubblica sugli esiti del Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013, migliorerebbe la sua posizione nell'ambito del cosiddetto «saldo netto» (la differenza tra i contributi dell'Italia al bilancio dell'Unione europea ed i fondi ricevuti) che, pur restando negativo, passerà dagli attuali 4500 milioni di euro l'anno per il periodo 2007-2013, corrispondenti allo 0,28 per cento del reddito nazionale lordo, a 3 850 milioni di euro l'anno per il periodo 2014-2020, corrispondenti allo 0,23 per cento del reddito nazionale lordo, con una riduzione media annuale di 650 milioni di euro per l'intero periodo 2014-2020. L'Italia diverrebbe il terzo minor contribuente netto, dopo Belgio e Spagna. Il miglioramento della situazione del saldo netto dell'Italia è stato ottenuto in gran parte grazie ad un aumento netto delle risorse destinate all'Italia nell'ambito della politica di coesione, in controtendenza rispetto ad una generalizzata riduzione dei finanziamenti (tra l'8 per cento e il 10 per cento a seconda degli Stati membri) per la politica di coesione per gli altri Stati membri;
    è prevista, ulteriormente, una maggiore flessibilità per trasferire, a partire dal 2015, i fondi non utilizzati (stanziamenti di pagamento) da un anno all'altro, con limiti per gli ultimi anni di programmazione (2018: 7 miliardi di euro; 2019: 9 miliardi di euro; 2020: 10 miliardi di euro);
    sono, inoltre, introdotte forme di flessibilità ad hoc per la disoccupazione giovanile, il programma Erasmus e il programma Horizon 2020 per la ricerca;
    è stata prevista la «clausola di revisione» del quadro finanziario pluriennale da esercitare al più tardi entro il 2016, con l'obiettivo di dare al nuovo Parlamento europeo e alla nuova Commissione europea la possibilità di valutare l'adeguatezza delle priorità rispetto alla parte rimanente del periodo di programmazione. Per il successivo ciclo di programmazione (post 2020), la Commissione europea dovrà presentare proposte prima del 1o gennaio 2018, che dovranno prevedere l'allineamento della durata del quadro finanziario pluriennale - attualmente di sette anni - con quella del ciclo politico delle istituzioni europee (5 anni);
    sono stati previsti fuori dal quadro finanziario pluriennale stanziamenti fuori bilancio quali: il fondo di solidarietà, destinato a gravi catastrofi, con uno stanziamento annuale di 500 milioni di euro; lo strumento di flessibilità, destinato a spese impreviste, con uno stanziamento annuale di 471 milioni di euro; la riserva per gli aiuti di emergenza a favore di Paesi terzi (interventi umanitari, gestione civili delle crisi e pressioni migratori), con uno stanziamento di 280 milioni di euro; il fondo europeo di adattamento alla globalizzazione, con uno stanziamento annuale di 150 milioni di euro; il margine per imprevisti, come strumento di ultima istanza per rispondere a circostanze impreviste, con uno stanziamento pari allo 0,03 del reddito nazionale lordo dell'Unione europea; il fondo europeo di sviluppo, a favore dei cosiddetti Paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico), con uno stanziamento di 26,984 milioni di euro (a cui l'Italia contribuirà per il 12,53 per cento),

impegna il Governo:

   nel semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea, a valutare in sede di Consiglio europeo la riallocazione dei «saldi netti» dei singoli Stati membri, in funzione della clausola di revisione del quadro finanziario pluriennale, per quelle priorità politiche dell'Unione europea, suddivise in rubriche e sottorubriche, le cui dotazioni finanziarie potrebbero rivelarsi insufficienti;
   a valutare, con gli altri Paesi europei, il rifinanziamento in quota parte degli stanziamenti fuori bilancio;
   a rivedere gli attuali meccanismi di correzione, previsti per alcuni Paesi, alla luce delle mutate condizioni macroeconomiche all'interno dell'Unione europea, affinché si determini un'effettiva perequazione delle risorse finanziarie.
(1-00579) «Kronbichler, Scotto, Palazzotto, Marcon, Franco Bordo, Melilla».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).