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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 11 luglio 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta dell'11 luglio 2014.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bressa, Brunetta, Camani, Caparini, Capezzone, Carinelli, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Di Salvo, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Merlo, Mogherini, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Valentini, Velo, Vignali, Vito, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 10 luglio 2014 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   ANTIMO CESARO: «Istituzione di un Osservatorio permanente contro il bullismo, anche informatico, le discriminazioni e la violenza» (2534);
   PAGANO: «Divieto della produzione e del commercio di merci prodotte mediante l'impiego di lavoratori posti in condizione di schiavitù o di grave soggezione» (2535).

  Saranno stampate e distribuite.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

  La proposta di legge n. 2306, d'iniziativa dei deputati VALERIA VALENTE ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Disposizioni in materia di indennizzo alle vittime di reati intenzionali violenti e istituzione di un fondo di solidarietà».

Assegnazione di progetto di legge a Commissione in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:

   II Commissione (Giustizia):
  VALERIA VALENTE ed altri: «Disposizioni in materia di indennizzo alle vittime di reati intenzionali violenti e istituzione di un fondo di solidarietà» (2306) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), XI, XII e XIV.

Trasmissione dalla Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.

  Il Presidente della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, con lettera in data 10 luglio 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento della Camera, la relazione «Iniziative per l'utilizzo del risparmio previdenziale complementare a sostegno dello sviluppo dell'economia reale del Paese», approvato il 9 luglio 2014 dalla Commissione medesima (Doc. XVI-bis, n. 1).
  Tale documento sarà stampato e distribuito.

Trasmissione dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 30 giugno 2014, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 1 della legge 8 agosto 1985, n. 440, recante istituzione di un assegno vitalizio a favore di cittadini che abbiano illustrato la Patria e che versino in stato di particolare necessità, della concessione di un assegno straordinario vitalizio, con indicazione del relativo importo, al signor Pierluigi Cappello, poeta.

  Questa comunicazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 10 luglio 2014, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Libro Bianco – Verso un controllo più efficace delle concentrazioni nell'UE (COM(2014) 449 final) e relativo documento di accompagnamento – Documento di lavoro dei servizi della commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SWD(2014) 218 final), che sono assegnati in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
   Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2014/002 NL/costruzione in Gelderland-Overijssel) (COM(2014) 455 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 455 final–Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

  Il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 4 luglio 2014, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 21 e 22 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, una segnalazione recante proposte di riforma concorrenziale ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza – anno 2014.

  Questa segnalazione è trasmessa alle Commissioni I (Affari costituzionali), II (Giustizia), V (Bilancio), VI (Finanze), VII (Cultura), VIII (Ambiente), IX (Trasporti), X (Attività produttive) e XII (Affari sociali).

Comunicazione di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 9 luglio 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 10 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio):
   al dottor Domenico Mastroianni, l'incarico di ispettore generale capo dell'Ispettorato generale di finanza presso il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato;
   alla dottoressa Nunzia Vecchione, l'incarico di consulenza, studio e ricerca presso il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative volte a coinvolgere la comunità internazionale negli interventi finalizzati a garantire corridoi e aiuti umanitari alla città di Aleppo – 2-00619

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere – premesso che:
   dal luglio 2012 è in corso una battaglia sanguinosa nella città più grande e popolosa della Siria, Aleppo, città divisa tra i quartieri in mano lealista e le zone controllate dai ribelli, a loro volta incalzati da sud-ovest dalle truppe governative;
   la città vecchia di Aleppo è patrimonio dell'umanità riconosciuta dall'Unesco dal 1986 e ha subito danni gravissimi, Il minareto della splendida moschea degli Omayyadi è stato distrutto, il suk medievale, testimone di una storia di intensi scambi con l'Europa e l'Asia, è andato in fiamme;
   dal 1915 la città di Aleppo ha accolto gli armeni perseguitati e scacciati dalle regioni anatoliche e successivamente si è aperta ai rifugiati provenienti dalla Turchia, in particolare cristiani. Attualmente, al contrario, chi riesce a fuggire da Aleppo cerca la salvezza per la propria incolumità nei campi per i rifugiati in Turchia;
   le forze di opposizione hanno bloccato l'erogazione dell'acqua e la gente ha riaperto i vecchi pozzi, spesso vicini a moschee o chiese;
   la popolazione di quasi due milioni di persone è stremata e non può uscire dalla città, in particolare i cristiani, in quanto Aleppo, la città con più cristiani del Medio Oriente dopo il Cairo e Beirut, luogo di convivialità tra religioni e etnie diverse, è in buona parte circondata da islamisti radicali;
   vi è stato un vasto consenso parlamentare e di significativi esponenti dell'opinione pubblica italiana e mondiale all'appello, in merito, lanciato dal professor Andrea Riccardi e dalla Comunità di Sant'Egidio;
   circa 300 mila cristiani soffrono e guardano al proprio futuro con angoscia e preoccupazione senza alcuna via di fuga, come sta accadendo ai cristiani iracheni che vivono a Mosul, ai quali è impedito anche celebrare la messa, a causa dell'offensiva dell'Isis;
   la soluzione della creazione di corridoi umanitari potrebbe contribuire a garantire un accesso stabile e sicuro alla città alle organizzazioni umanitarie neutrali. Il personale del comitato internazionale della Croce Rossa è entrato ad Aleppo, portando acqua e cibo per una settimana;
   contemporaneamente, si dovrebbe consentire ai cittadini di uscire da Aleppo in condizioni di sicurezza. A tale scopo, la creazione di una forza di interposizione a guida Onu sarebbe auspicabile, ma richiederebbe la collaborazione del regime di Assad –:
   quali urgenti iniziative intenda porre in essere al fine di coinvolgere la comunità internazionale in un'azione umanitaria efficace per arrivare ad «Aleppo Città Aperta», attraverso la creazione di corridoi e aiuti umanitari straordinari, analogamente a quanto accaduto durante la «guerra fredda» a Berlino.
(2-00619) «Marazziti, Dellai».


Intendimenti circa l'opportunità di sospendere la procedura di commissariamento dell'Istituto superiore di sanità
– 2-00603

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   la Corte dei conti, alla fine del 2013, nella sua relazione ha registrato i disavanzi dell'Istituto superiore di sanità negli anni 2011, circa 26 milioni di euro, e 2012, circa 4 milioni di euro;
   la Corte dei conti, certificando due anni consecutivi di bilanci in rosso, come prescritto dalla legge n. 111 del 2011, ha segnalato la possibilità di procedere alla decadenza di tutti gli organi direttivi dell'Istituto superiore di sanità, suggerendo, al contempo, di fare «scelte gestionali di contenimento dei costi e di sviluppo dell'attività convenzionale, che consentano all'istituto di far fronte anche a eventuali ulteriori limitazioni dei finanziamenti pubblici, dai quali, allo stato, resta ancora quasi totalmente dipendente»;
   la gestione contestata riguarda il periodo durante il quale il presidente era Enrico Garaci e alla direzione era Monica Bettoni;
   la Corte dei conti nella sua relazione ha invitato l'Istituto superiore di sanità a fare particolare attenzione ai saldi negativi sia di parte corrente che in conto capitale e a ridurre la mole dei residui, in particolare passivi, seppure in decremento di circa il 16 per cento nel 2012, residui passivi che denotano in ogni caso una difficoltà nella capacità di spesa;
   il Ministro interpellato ha avviato le procedure per il commissariamento dell'Istituto superiore di sanità, che è il principale organismo di consulenza tecnico scientifica del Ministero della salute, dichiarando il commissariamento «una misura che dovevamo assumere, un atto dovuto in base al decreto legge 6 luglio 2011, n. 98 (...) che permetterà di riorganizzare l'istituto all'interno della riforma degli enti e degli istituti che stiamo predisponendo»;
   la decisione finale sarà presa in Consiglio dei Ministri assieme al Ministro dell'economia e delle finanze e gli organi che potrebbero decadere a seguito dell'eventuale commissariamento sono il presidente Fabrizio Oleari, il consiglio di amministrazione e il comitato scientifico, mentre il direttore generale, Angelo Del Favero, insediato dal 19 marzo 2014, resterebbe in carica, così come il collegio sindacale;
   è da segnalare che con la presidenza del dottor Fabrizio Oleari, insediatosi dal marzo 2013, sembrerebbe si stia producendo un'ulteriore riduzione del disavanzo, se non addirittura il pareggio di bilancio;
   i sindacati interni hanno espresso la loro preoccupazione; il 19 giugno 2014 si sono già svolti uno sciopero e una manifestazione per la situazione dei numerosi precari che caratterizza da anni l'organico: dai ricercatori ai tecnici, fino ad arrivare al personale amministrativo;
   da molti mesi nell'Istituto superiore di sanità era cresciuta la preoccupazione per il bilancio della struttura tanto da rendere difficile assicurare il rinnovo dei contratti per gli esperti nei progetti di ricerca;
   a detta degli interpellanti appare sconcertante che per un disavanzo di 4 milioni di euro, che, oltretutto, sembrerebbe in via di risanamento, si proceda al commissariamento dell'Istituto superiore di sanità, tenuto conto che nell'ambito della sanità insistono disavanzi ben maggiori, nei confronti dei quali non si è mostrata analoga sollecitudine da parte del Ministro interpellato;
   la decisione in merito al commissariamento non può essere presa, tenuto conto della relazione della Corte dei conti, senza prendere atto del risanamento in corso che potrebbe avere come risultato il raggiungimento del pareggio di bilancio nel corso del 2014;
   la decisione di avviare la procedura di commissariamento di un istituto, a detta degli interpellanti, in realtà appare essere un espediente per dare il via, sì ad una riorganizzazione, ma basata su tagli indiscriminati che, oltre al licenziamento di centinaia di lavoratori, produrrebbe il forte ridimensionamento delle qualità professionali presenti nell'Istituto superiore di sanità, decisione presa oltretutto senza affrontare il nodo delle centinaia di lavoratori precari impiegati nell'Istituto superiore di sanità –:
   se non ritenga necessario sospendere la procedura di commissariamento dell'Istituto superiore di sanità, ovvero in ogni caso non procedere al commissariamento del citato Istituto, tenuto conto dei risultati del lavoro svolto nei confronti del disavanzo che potrebbe portare all'azzeramento del disavanzo medesimo già dal corrente anno, chiarendo le motivazioni alla base di un commissariamento che appare agli interpellanti del tutto immotivato.
(2-00603) «Grillo, Silvia Giordano, Di Vita, Cecconi, Lorefice, Dall'Osso, Baroni, Mantero, Luigi Gallo, Brescia, Marzana, D'Uva, Di Benedetto, Vacca, Simone Valente, Battelli, Busto, De Rosa, Terzoni, Daga, Mannino, Segoni, Zolezzi, Micillo, Castelli, Sorial, Caso, Brugnerotto, Cariello, Currò, D'Incà».


Iniziative volte ad ottenere un maggiore supporto da parte dell'Unione europea nel fronteggiare l'ingente flusso di migranti sul territorio italiano – 2-00593

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, il Ministro degli affari esteri, per sapere – premesso che:
   il regolamento Dublino III (regolamento (UE) n. 604/2013, in precedenza Convenzione di Dublino) è un regolamento europeo che determina lo Stato membro dell'Unione europea competente ad esaminare una domanda di asilo o riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra (articolo 51);
   il regolamento è la pietra angolare del sistema di Dublino, costituito dal regolamento Dublino III e dal regolamento Eurodac, che istituisce una banca dati a livello europeo delle impronte digitali per gli immigrati clandestini nell'Unione europea;
   secondo il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (Ecre) e l'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), il sistema attuale non riesce però a fornire una protezione equa, efficiente ed efficace. È stato dimostrato, infatti, in diverse occasioni, sia dal Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli e dall'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), che il regolamento impedisce i diritti legali e il benessere personale dei richiedenti asilo, compreso il diritto a un equo esame della loro domanda d'asilo e, ove riconosciuto, ad una protezione effettiva;
   esso conduce, inoltre, ad una distribuzione ineguale delle richieste d'asilo tra gli Stati membri, con situazione di particolare onere per l'Italia, Paese che da solo si affaccia sul Mediterraneo con ben 7456 chilometri di coste e il cui suolo nazionale arriva a distare solo 113 chilometri dal continente africano;
   dal 1o agosto 2012 al 10 agosto 2013 sono state 24.277 le persone sbarcate sul suolo italiano, a cui debbono aggiungersi le migliaia di persone morte in mare durante la traversata, mentre sono state in totale circa 43.000 le persone che sono arrivate via mare nel 2013;
   nei primi cinque mesi del 2014 si è registrato un numero di persone arrivate via mare in Italia pari a quello rilevato durante l'intero 2013;
   con il pattugliamento navale iniziato il 18 ottobre 2013, l'operazione Mare Nostrum ha consentito di salvare circa 20.000 naufraghi sulle coste siciliane;
   l'accoglienza e la sicurezza, la protezione e il pattugliamento che l'Italia ha garantito con un'iniziativa unilaterale attendono un rafforzamento da parte dell'Unione europea;
   le operazioni di salvataggio e di accoglienza gravano, infatti, in modo sproporzionato sull'Italia, sia per quanto riguarda le risorse umane impegnate, sia per quanto riguarda le risorse economiche allocate;
   flussi migratori che arrivano sulle coste italiane sono costituiti sia da migranti economici che da profughi politici;
   negli ultimi mesi, come ha affermato il Ministro dell'interno Alfano nell'informativa svolta il 16 aprile 2014 presso la Camera dei deputati, gli arrivi sul suolo italiano sono composti in gran parte da rifugiati, provenienti da Siria, Eritrea, sud Sudan e da altri Paesi africani teatro di guerra o a forte instabilità politica;
   peraltro, già il rapporto di agosto 2013 del Ministero dell'interno informava che, nel corso dell'anno precedente, il Governo ha esaminato 11.068 richieste di protezione internazionale e, tra queste, ha concesso lo status di rifugiato in circa 1.600 casi, mentre altri tipi di tutela temporanea sono stati concessi a circa 5.500 persone;
   moltissimi altri esuli sono fuggiti nella speranza di essere accolti da altri Paesi, ma, a causa dei regolamento di Dublino, rischiano di essere riportati a forza in Italia;
   servirebbe una maggiore solidarietà a livello europeo, tenuto conto anche del fatto che il flusso ininterrotto di profughi ha come destinazione finale non l'Italia ma altri Paesi europei;
   il semestre a guida italiana sarà un'occasione per discutere questi temi;
   anche il cosiddetto regolamento Dublino II, che aveva preceduto tale formulazione, è stato significativamente criticato dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, in quanto non in grado di garantire i diritti dei rifugiati e si è, pertanto, pervenuti ad una sua revisione, il cosiddetto regolamento Dublino III –:
   se non ritengano opportuno, in vista del semestre a presidenza italiana dell'Unione europea, e nelle more di una revisione delle norme del regolamento (UE) n. 604/2013 (cosiddetto Dublino III), sollecitare:
    a) un sistema di accoglienza umanitaria direttamente in Africa;
    b) la previsione di una missione europea dedicata ai soccorsi in mare effettuati dall'Europa;
    c) lo spostamento della sede di Frontex da Varsavia in Italia;
    d) la possibilità per i migranti di esercitare il diritto di asilo politico nel Paese europeo di loro scelta e non solamente nel Paese di sbarco e identificazione;
   se non intendano richiedere presso la Commissione europea un ulteriore supporto – anche tramite maggiore assistenza finanziaria delle operazioni Frontex – nello sforzo messo in atto dall'Italia per far fronte all'ingente flusso di sbarchi ed evitare nuove vittime;
   se, in assenza di risposte da parte degli altri Paesi dell'Unione europea, non intendano reagire anche rifiutando di fornire agli altri Stati membri dell'Unione europea qualunque informazione raccolta in sede di identificazione dei clandestini al momento dello sbarco sul territorio italiano.
(2-00593) «Gigli, Dellai, Binetti, Buttiglione, Fauttilli, Marazziti, Santerini, Sberna».


Intendimenti del Governo circa la possibilità di sospendere dal servizio il viceprefetto Francesco Sperti a seguito di recenti inchieste giudiziarie – 2-00606

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
   con ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 652/13 R.G. O.C.C., il giudice delle indagini preliminari di Napoli, Raffaele Piccirillo, iscriveva nel registro degli indagati, con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, il viceprefetto avvocato Francesco Sperti;
   secondo quanto risultava dalla pagina internet del Ministero dell'interno, visibile sino al mese di gennaio 2014, e dalla versione cache della stessa ancora visibile, il viceprefetto Sperti è ancora oggi in carica con la qualifica di capo ufficio staff dell'ufficio programmazione e rapporti con il Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (Cnipa);
   il sopradetto ufficio si occupa anche del monitoraggio dei grandi progetti e del controllo delle risorse umane, oltre ad essere responsabile delle relazioni con il Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione; conseguentemente, il viceprefetto Sperti ha accesso ad un enorme quantitativo di dati sensibili ed ultrasensibili;
   dall'ordinanza del giudice delle indagini preliminari Piccirillo, n. 652/13 R.G. O.C.C., si evince che Sperti veniva stipendiato da un soggetto indagato per il reato di cui all'articolo 416-bis del codice penale, tal Luigi Righi, anch'egli accusato di far parte ed anzi di rappresentare una figura preminente all'interno di tale organizzazione a stampo camorristico, nota come «clan Contini»;
   ad aggravare la posizione del viceprefetto vi è poi il contenuto di un'intercettazione telefonica riportata nella motivazione dell'ordinanza sopraddetta, in cui Sperti lamentava l'insufficienza del denaro versatogli mensilmente da Righi, pari a 1.500 euro, tanto da avanzare esplicita richiesta di aumento;
   in più parti dell'ordinanza il giudice per le indagini preliminari Piccirillo evidenzia come l'intervento del viceprefetto Sperti abbia agevolato la famiglia Righi o le società da questa controllate e/o collegate, nell'ottenere autorizzazioni e concessioni amministrative;
   l'ordinanza in oggetto ha portato all'arresto di novanta persone indagate e al sequestro di numerose attività commerciali nel campo della ristorazione, tra cui una avente sede presso via della Mercede nel centro di Roma, la quale è stata oggetto di trattativa commerciale ai fini della locazione di un ramo d'azienda, svoltasi tra la Immobilrighi srl, rappresentata da Righi Salvatore, e Pizza Italia srl, rappresentata con procura speciale per questo singolo atto proprio dal viceprefetto avvocato Francesco Sperti;
   è importante ricordare poi che l'avvocato Sperti, in seguito allo scioglimento del comune di Amantea per infiltrazione mafiosa, veniva nominato commissario insieme ad altri due soggetti, ricoprendo tale ruolo dal 2008 fino agli inizi di aprile 2010; la procura di Paola, in particolare il procuratore Bruno Giordano, inviava a Sperti un'informativa di garanzia poiché, dalle indagini svolte dai carabinieri, risultava che durante lo svolgimento dell'incarico di commissario, avesse richiesto i rimborsi di alcuni viaggi, che di fatto parrebbero mai intrapresi, proprio in ragione della carica ricoperta;
   in data 24 giugno 2014 la stampa riportava la notizia secondo cui Francesco Sperti e gli altri due commissari straordinari, inviati ad Amantea nel periodo 2008-2010, sarebbero coinvolti anche in un'inchiesta riguardante il porto della città calabra; a quanto si legge, i tre commissari avrebbero permesso l'utilizzo del porto con correlata occupazione arbitraria del suolo demaniale, disponendone l'apertura in assenza di collaudo e senza aver rispettato le regolari procedure amministrative, necessarie per ottenere il rilascio della concessione demaniale marittima;
   l'inchiesta sopradetta riguarda anche il fatto secondo cui il comune di Amantea incassava circa trecentomila euro all'anno versati dai proprietari delle barche attraccate al porto sopradetto, senza però pagare alcun canone demaniale e traendo dunque un ingiusto profitto e un vantaggio patrimoniale a danno dell'erario;
   nella mattinata del 1o luglio 2014, le testate giornalistiche informavano che la procura di Paola avviava nuove indagini volte ad appurare la regolarità di una serie di incarichi affidati all'avvocato Nicola Gaetano da parte del comune di Amantea, proprio nel periodo in cui l'amministrazione comunale era retta dalla commissione prefettizia di cui faceva parte Francesco Sperti, ossia come anticipato tra il 2008 e l'inizio aprile 2010, proprio in merito alla funzione commissariale svolta dall'avvocato Francesco Sperti, attraverso il fascicolo-stralcio dell'inchiesta sulle «consulenze d'oro Asp» proveniente dalla procura di Cosenza;
   secondo quanto riportato dalla stampa, la vicenda del comune di Amantea ruoterebbe attorno non solo agli incarichi affidati all'avvocato Gaetano, ma anche all'ambiente politico orbitante attorno all'ex sottosegretario di Forza Italia Antonio Gentile; infatti, nei carteggi giunti alla procura di Paola, accanto ai nomi di Sperti e Gaetano, già presumibilmente vicini a tale ambiente politico, compare il nome dell'avvocato Andrea Gentile, figlio del senatore ed ex sottosegretario. Tra i reati ipotizzati vi sarebbero truffa e falsa fatturazione con l'aggravante associativa; la vicenda sin ora descritta è senza dubbio sintomatica della violazione dei principi di imparzialità e buon andamento ai quali è informata la pubblica amministrazione, così come previsto dall'articolo 97 della Costituzione; inoltre, nel caso di specie, viene violato secondo gli interpellanti anche il principio dell'articolo 98, primo capoverso, della Costituzione stessa, nonché l'articolo 23 del contratto collettivo nazionale del 6 luglio 1995, I comma e III comma, e ancora, l'articolo 3 del contratto collettivo nazionale dell'11 aprile 2008, lettere a), b) e c) –:
   se il Ministro interpellato intenda avviare o meno, senza altro indugio, le procedure previste dagli articoli 4, comma 3, e 5, comma 2, del contratto collettivo nazionale dell'11 aprile 2008 al fine di ottenere la sospensione dal servizio prestato all'interno della pubblica amministrazione dal viceprefetto avvocato Francesco Sperti;
   se il Ministro interpellato intenda avviare e rendere noti quanto prima tutti gli accertamenti del caso, per quanto di sua competenza, al fine di stabilire, anche sulla scorta dell'ordinanza di cui sopra, se, come e in che misura il viceprefetto Francesco Sperti, approfittando del ruolo ricoperto, abbia avvantaggiato terzi nell'ottenere (in modo non consono) concessioni ed autorizzazioni di carattere amministrativo;
   se al termine di tali accertamenti intenda intraprendere la procedura prevista all'articolo 4, comma 1, del contratto collettivo nazionale dell'11 aprile 2008, riservandosi sin da quel momento, nella relativa denuncia all'autorità giudiziaria competente, la costituzione di parte civile della pubblica amministrazione nei confronti del viceprefetto Francesco Sperti.
(2-00606) «Sarti, Colletti, Bonafede, Businarolo, Agostinelli, Ferraresi, Turco, Manlio Di Stefano, Di Battista, Sibilia, Del Grosso, Grande, Spadoni, Scagliusi, Rizzo, Artini, Paolo Bernini, Basilio, Corda, Frusone, Tofalo, Barbanti, Ruocco, Cancelleri, Alberti, Pesco, Pisano, Villarosa, Luigi Di Maio, Vignaroli».


Elementi ed iniziative in relazione al sistema di accoglienza dei migranti, anche alla luce dei recenti sbarchi avvenuti nell'area di Taranto – 2-00618

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   negli ultimi 40 giorni, a causa delle condizioni favorevoli del mare e del clima estivo, l'area jonica, in particolare Taranto, ha dovuto gestire l'accoglienza di numerosi profughi: quasi 6000 persone, tra uomini, donne e minori, provenienti per lo più dalla Siria, Somalia, Africa Sub-Sahariana;
   gli arrivi, molti dei quali concentratisi peraltro in pochissimi giorni, sono ricollegati all'operazione Mare Nostrum e hanno visto la mobilitazione di istituzioni locali e volontari impegnati ad ospitare, sfamare e curare persone disperate che fuggono da guerra, miseria e povertà, con tutte le difficoltà connesse all'elevato numero di profughi e alla carenza di strutture per gestirlo;
   non solo Taranto, ma anche alcuni comuni limitrofi, hanno offerto un'immediata risposta solidale per assicurare un'accoglienza più degna possibile – nonostante le difficoltà nelle quali si son trovati ad operare – con particolare impegno non solo dell'amministrazione, ma soprattutto dei volontari di associazioni presenti sul luogo; in aiuto ai medici ed infermieri del 118, si son resi disponibili colleghi in turno di riposo e volontari;
   l'emergenza cui è chiamato il territorio pugliese, lungi dall'avere i caratteri dell'eccezionalità, pare aver assunto un carattere «strutturale», cui il territorio non può continuare a far fronte, paventandosi un vero e proprio collasso del sistema di accoglienza;
   basti pensare che sarebbero presenti molti minori non accompagnati rispetto ai quali, a causa del collasso delle strutture di accoglienza per minori, le misure previste dalla normativa in tema sono state avviate con notevole ritardo, mentre la loro custodia è stata garantita con standard molto al di sotto di quelli previsti dalla normativa vigente;
   in tale ottica appare particolarmente preoccupante l'ipotesi, che il Governo starebbe valutando, di fare del porto di Taranto l'unico hub di accoglienza, tanto più in considerazione della grave carenza di strutture che consentano un'assistenza adeguata;
   la gestione dell'arrivo e dell'accoglienza di così tanti migranti parrebbe, quindi, solo a carico delle istituzioni locali, nonché delle strutture del volontariato – seppur con un supporto del sistema della protezione civile regionale e del servizio sanitario regionale – che stanno mettendo in campo uno slancio solidale senza limiti; come evidente, la situazione richiede un immediato ripensamento della strategia nazionale intrapresa, soprattutto se il fenomeno dovesse prolungarsi ancora per molto tempo;
   ferma restando la generosa disponibilità dei tarantini, e più in generale dei pugliesi, sarebbe quindi necessario individuare immediatamente, prima del collasso, altri porti hub che consentano una gestione sostenibile e distribuita degli arrivi, come anche supportare il territorio di risorse umane e finanziarie decisamente più idonee rispetto a quelle oggi disponibili;
   al fine di assicurare il rispetto delle condizioni di dignità umana, vi è in particolare anche la necessità di rendere disponibili strutture in grado di ospitare un alto numero di persone e pronte all'utilizzo, quali ad esempio strutture militari usate per l'addestramento dei militari di leva, oggi in disuso;
   il decreto legislativo n. 140 del 2005 recepisce la direttiva europea del 2003 su norme minime per l'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, in cui si stabilisce che i richiedenti dopo l'identificazione vengono accolti nei centri accoglienza richiedenti asilo o dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Ovviamente, con il numero alto di arrivi già nel corso della primavera 2013, le disponibilità di accoglienza sono saltate e sono stati istituiti centri di accoglienza straordinaria senza alcuna pianificazione sul territorio italiano;
   dopo la strage di ottobre 2013 e la conseguente istituzione della missione Mare Nostrum con esiti positivi, il Governo non ha provveduto ad individuare una strategia di accoglienza e distribuzione pianificata sul territorio nazionale dei richiedenti, pur nella consapevolezza dell'alto numero di numeri di sbarchi che l'Italia si sarebbe trovata ad affrontare;
   ad oggi, non è ancora noto un piano di distribuzione di richiedenti sul territorio nazionale; il Governo fa gravare sulle prefetture la responsabilità della collocazione dei richiedenti in sistemazioni di fortuna e assolutamente inadeguate per l'accoglienza di persone. Quasi ovunque, dalla Sicilia alla Campania, passando per Calabria e Puglia, vengono utilizzate palestre e palazzetti sportivi dismessi e privi delle adeguate strutture igieniche e di sicurezza per gli ospiti e per gli operatori professionali e volontari;
   particolare allarme desta la situazione dei minori stranieri non accompagnati. Da mesi si assiste alla loro collocazione in strutture inidonee, con la difficoltà di collocazione in strutture come previsto dalla legislatura vigente, a causa della mancanza del finanziamento dedicato. Rimane, infatti, onere del comune, dove il minore viene sbarcato, sostenere i costi dell'eventuale collocazione. Di fatto, ci si trova con svariate centinaia di minori stranieri non accompagnati ferme da mesi in attesa di inserimento. Gran parte di questi minori decide di allontanarsi e affrontare nuovi viaggi con il rischio concreto di essere vittime di tratta. Il Governo, così facendo, si sottrae di fatto al dovere di protezione dei minori;
   nonostante si sia in un evidente stato di emergenza, il Governo continua a gestire la situazione senza prevedere alcun intervento strutturale a valle degli sbarchi, nonostante alcune sedi deputate ad hub (punto di smistamento) come Taranto siano collocate in aree militari con la presenza di diverse strutture idonee all'alloggio di persone e con un numero totale di posti superiore ai millecinquecento, immediatamente utilizzabili;
   ad avviso degli interpellanti, il Governo non può rimanere indifferente rispetto alla necessità di interventi connessi alle operazioni di salvataggio e, più in generale, al rispetto delle convenzioni internazionali sul tema dell'accoglienza –:
   quali siano le informazioni e gli orientamenti del Ministro interpellato circa quanto riferito in premessa e, in particolare, rispetto ad interventi urgenti e indispensabili, anche a seguito di quanto ha avuto luogo negli ultimi giorni nel tarantino rispetto alla gestione dei massicci arrivi di profughi, ai fini di un'accoglienza degli stessi che sia dignitosa e rispettosa dei diritti umani;
   se il Ministro interpellato sia realmente intenzionato a rendere il porto di Taranto un hub di accoglienza e, in caso affermativo, come ritenga di riorganizzare l'intero sistema di gestione dell'accoglienza sul territorio per renderlo adeguato all'emergenza in corso.
(2-00618) «Duranti, Pannarale, Fratoianni, Matarrelli, Costantino, Melilla, Palazzotto, Piras, Ricciatti, Pellegrino».


Iniziative per esentare l'Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas) e le altre associazioni di volontariato dal pedaggio autostradale – 2-00614

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   la pubblica assistenza Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze) coinvolge 880 associazioni di pubblica assistenza in tutta Italia e rappresenta una delle più grandi associazioni nazionali di volontariato per quanto riguarda l'ambito socio-sanitario;
   il lavoro di volontari e operatori, competenti e adeguatamente formati, consente di fornire una risposta immediata alle esigenze dei cittadini, ragione per cui l'Anpas svolge da anni un ruolo strategico fondamentale, in grado di offrire assistenza ospedaliera, servizi ambulatoriali e un'efficace mobilità sul territorio, svolgendo circa il 70 per cento del trasporto sanitario del nostro Paese;
   l'Anpas, nei prossimi mesi, rischia di attraversare una situazione di forte difficoltà nell'espletamento dei servizi sanitari, sia di emergenza che di trasporto socio sanitario cosiddetto ordinario;
   a partire dal 2 luglio 2014, infatti, la società Autostrade per l'Italia ha confermato la disdetta dell'accordo con l'Anpas (stipulato dai 1999) per il rilascio di telepass esenti in modo permanente senza concedere ulteriori proroghe e decidendo in modo unilaterale le nuove modalità;
   la decisione pone in grave difficoltà le organizzazioni di volontariato, quotidianamente impegnate da oltre 100 anni in questo settore e, più in generale, nella presa in carico di ogni cittadino malato o infortunato;
   dal mese di luglio, 2962 telepass in dotazione sulle ambulanze e sui veicoli di soccorso avanzato delle associazioni di pubblica assistenza aderenti ad Anpas, oltre a quelli delle Misericordie, saranno disattivati, provocando molti problemi e serie difficoltà nei transiti e nell'accesso ai tratti autostradali, con particolare riferimento a quelli che non sono presenziati dal personale di Autostrade;
   a questo proposito, le ripetute istanze di modifica del codice della strada che l'Anpas, insieme alla Confederazione nazionale delle misericordie d'Italia, ha rivolto al Governo e la manifestazione di protesta organizzata il 3 aprile 2014 a Roma sono rimaste del tutto inascoltate;
   analogamente, la risoluzione approvata dalla IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati (n. 8-00060 a firma Tullo e Fossati) il 4 giugno 2014, che impegna il Governo a «definire e rendere individuabili i veicoli adibiti al soccorso; concedere telepass per l'esenzione del pedaggio autostradale in comodato d'uso gratuito senza aggravi burocratici ed organizzativi ai veicoli di soccorso delle associazioni di volontariato, modificando ed integrando le concessioni in essere su tutte le autostrade italiane, senza oneri per il bilancio dello Stato» non ha avuto alcun seguito;
   al momento, persiste un'evidente disomogeneità di trattamento in termini di esenzione del pedaggio fra i mezzi di Croce Rossa Italiana, Anpas e Misericordia, in seguito alla recente trasformazione della Croce Rossa Italiana, nella sua parte civile, in ente privato –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare per consentire all'Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas) ed alle altre associazioni di volontariato di garantire interventi tempestivi ed efficaci, nel rispetto della sicurezza, allo scopo di tutelare la salute dei cittadini, anche in seguito della disdetta del suddetto accordo da parte della società Autostrade per l'Italia.
(2-00614) «Fanucci, Albini, Beni, Biffoni, Bini, Carrozza, Cenni, Capozzolo, Coppola, Dallai, De Menech, Donati, Ermini, Famiglietti, Faraone, Fontanelli, Fossati, Gadda, Gelli, Grassi, Manciulli, Mariani, Morani, Parrini, Rigoni, Rocchi, Sani, Senaldi, Simoni, Vazio».


Iniziative volte a garantire l'operatività della carta per l'inclusione attiva, con particolare riferimento al contrasto della povertà nel Mezzogiorno – 2-00609

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   la legge n. 147 del 2013 (legge di stabilità per l'anno 2014) prevede, all'articolo 1, comma 216, che All'articolo 81, comma 32, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, le parole: «di cittadinanza italiana» sono sostituite dalle seguenti: «cittadini italiani o di Stati membri dell'Unione europea ovvero familiari di cittadini italiani o di Stati membri dell'Unione europea non aventi la cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero stranieri in possesso di permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo». Il Fondo di cui all'articolo 81, comma 29, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è incrementato, per l'anno 2014, di 250 milioni di euro. In presenza di risorse disponibili in relazione all'effettivo numero dei beneficiari, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, è determinata una quota del Fondo da riservare all'estensione su tutto il territorio nazionale, non già coperto, della sperimentazione di cui all'articolo 60 del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n. 35. Con il medesimo decreto sono stabiliti le modalità di prosecuzione del programma carta acquisti, di cui all'articolo 81, commi 29 e seguenti, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, in funzione dell'evolversi delle sperimentazioni in corso, nonché il riparto delle risorse ai territori coinvolti nell'estensione della sperimentazione di cui al presente comma. Per quanto non specificato nel presente comma, l'estensione della sperimentazione avviene secondo le modalità attuative di cui all'articolo 3, commi 3 e 4, del decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 99. Il Fondo di cui all'articolo 81, comma 29, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è incrementato di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014-2016 ai fini della progressiva estensione su tutto il territorio nazionale, non già coperto, della sperimentazione di cui all'articolo 60 del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n. 35, intesa come sperimentazione di un apposito programma di sostegno per l'inclusione attiva, volto al superamento della condizione di povertà, all'inserimento e al reinserimento lavorativi e all'inclusione sociale»;
   tale strumento innovativo stabiliva per la prima volta un principio di politica di contrasto alla povertà, settore in cui l'Italia purtroppo risulta essere agli ultimi posti nell'Unione europea;
   si tratta di un risultato importante in quanto, a partire dal secondo semestre del 2014, questa misura di contrasto alla povertà, ispirata al principio dell'inclusione attiva, con cui si confronteranno contemporaneamente tutte le amministrazioni locali, anche quelle che fino ad ora non hanno avuto alcuna esperienza circa la presa in carico dei beneficiari di programmi sociali e la costruzione per essi di piani personalizzati, dovrebbe vedere la luce;
   la copertura ammonta a 50 milioni di euro per le 12 città con più di 250 mila abitanti in cui già è stata avviata, a cui vanno aggiunti 140 milioni di euro, più 70 milioni di euro, per tutto il territorio delle regioni meridionali, più 40 milioni di euro per l'avvio della sperimentazione anche nelle regioni del centro-nord;
   si è giunti nel mese di giugno 2014 e tuttavia questa misura non ha ancora visto il via;
   i dati sulla povertà, soprattutto nel Mezzogiorno, sono molto critici e necessitano di una risposta immediata;
   l'avvio della sperimentazione sarebbe un fatto molto rilevante per recuperare dalla marginalità fasce significative di popolazione, soprattutto famiglie con minori e persone anziane a carico –:
   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per rendere operativo lo strumento dell'inclusione attiva e se sia altresì già previsto un cronoprogramma per il Mezzogiorno con le amministrazioni che sono in grado di partire per la sperimentazione di tale strumento di contrasto alla povertà.
(2-00609) «Burtone, Fassina, Anzaldi, Lauricella, Greco, Cova, D'Incecco, Casati, Albanella, Cardinale, Caruso, Cani, De Mita, Amato, Marco Di Stefano, Vecchio, Bray, Capone, Pisicchio, Murer, Boccuzzi, Capozzolo, Garofani, Scanu, Raciti, Moscatt, Gullo, Capodicasa, Bruno, Marco Meloni, Piepoli, Ventricelli, Zappulla».


Elementi in merito all'erronea assegnazione del codice unico di progetto in relazione alla realizzazione del tunnel geognostico de La Maddalena a Chiomonte, nell'ambito dei lavori per la nuova linea ad alta velocità Torino-Lione – 2-00617

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   a far data dalla pubblicazione della legge n. 3 del 2003 è obbligatorio l'indicazione del codice unico di progetto (cup) per ogni progetto d'investimento pubblico (in particolare, si veda l'articolo 11);
   il codice unico di progetto, che corrisponde ad un'etichetta necessaria ad identificare e accompagnare ciascun progetto d'investimento pubblico dalla sua fase di genesi (studi e progettazioni comprese) fino alla sua definitiva conclusione, rappresenta, di fatto, una sorta di «codice fiscale» del progetto in forma di stringa alfanumerica di 15 caratteri;
   con il codice unico di progetto, assegnato per via telematica dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), il cui sistema è gestito dal Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (Dipe), si persegue l'obiettivo di offrire un sistema univoco di identificazione dei progetti d'investimento pubblico che, oltre a semplificare l'attività amministrativa, serve a rintracciare i dati dello stesso progetto su tutti i sistemi di monitoraggio e conoscere, in maniera aggiornata, le informazioni essenziali relative alle diverse iniziative;
   considerata la delicatezza dell'ambito dei lavori pubblici e la stretta attinenza con l'attività di prevenzione e persecuzione delle infiltrazioni mafiose, gli obiettivi di cui sopra sono stati ulteriormente ampliati alla verifica dei flussi finanziari e della loro regolarità;
   all'articolo 3, comma 5, della legge 13 agosto 2010, n. 136, «Piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia», si specifica infatti che «Ai fini della tracciabilità dei flussi finanziari, gli strumenti di pagamento devono riportare, in relazione a ciascuna transazione posta in essere dalla stazione appaltante e dagli altri soggetti (...) il codice unico di progetto (CUP)»;
   all'articolo 91, comma 6, del successivo decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, «Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n. 136», si indica chiaramente, nell'ambito delle informazioni antimafia, quanto la regolarità relativa alla disposizione del codice unico di progetto rappresenti un elemento fondamentale per la prevenzione, accertamento e valutazione delle infiltrazioni mafiose, come evidenziato dalla Direzione nazionale antimafia nella propria relazione annuale del 2010 (pagine 361 e 362);
   si prevede, infatti, che «Il prefetto può, altresì, desumere il tentativo di infiltrazione mafiosa (...) dall'accertamento delle violazioni degli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari di cui all'articolo 3 della legge 13 agosto 2010, n. 136, (...). In tali casi, entro il termine di cui all'articolo 92, rilascia l'informazione antimafia interdittiva»;
   ad ulteriore prova dell'importanza riconosciuta all'obbligatorietà del codice unico di progetto (tale da essere richiamato anche quale «codice antimafia»), alla sua regolarità e alla necessità di inserirlo nelle procedure informative transattive, ai sensi dell'articolo 6, comma 2, della già citata legge n. 136 del 2010, si prevede una sanzione amministrativa pecuniaria «dal 2 al 10 per cento del valore della transazione stessa» anche nel caso in cui «nel bonifico bancario o postale, ovvero in altri strumenti di incasso o di pagamento idonei a consentire la piena tracciabilità delle operazioni, venga omessa l'indicazione del CUP o del CIG e cui all'articolo 3, comma 5»;
   la stessa l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (Avcp) nel parere AG 58/13, del 19 dicembre 2013, redatto su richiesta della provincia di Brindisi con oggetto «Tracciabilità dei flussi finanziari», precisa che è «opportuno ricordare che la ratio della legge n. 136/2010 è quella di prevenire infiltrazioni malavitose e di contrastare le imprese che, per la loro contiguità con la criminalità organizzata, operano in modo irregolare ed anticoncorrenziale. A tal fine, tra l'altro, la legge prevede che i flussi finanziari, provenienti da soggetti tenuti all'osservanza del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (nel seguito, Codice dei contratti) e diretti ad operatori economici aggiudicatari di un contratto di appalto di lavori, servizi o forniture, debbano essere tracciati, in modo tale che ogni incasso e pagamento possa essere controllato ex post»;
   in relazione ai lavori complessivi per la realizzazione della nuova linea ad alta velocità Torino-Lione, comunemente detta Tav, il Cipe con delibera 18 novembre 2010, n. 86, «Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443/2001) Nuovo collegamento internazionale Torino-Lione: cunicolo esplorativo de La Maddalena Approvazione progetto definitivo e finanziamento» ha assegnato un codice unico di progetto successivamente risultato erroneo, poiché riferito ad un altro e diverso progetto, quello della «Linea AV/AC Milano-Verona – territorio multi provinciale – realizzazione tratta Treviglio-Brescia»;
   segnalazioni dell'erroneità commessa dal Cipe nel 2010 sono state inviate, con posta elettronica certificata e fax, in data 21 ottobre, 10 novembre e infine 14 dicembre 2011, dall'avvocato Massimo Bongiovanni per conto della comunità montana Valle di Susa e Val Sangone all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture e alla Direzione nazionale antimafia;
   in occasione della segnalazione, lo stesso avvocato richiedeva, oltre all'accertamento dell'erroneità del codice unico di progetto assegnato dal Cipe, una verifica sugli eventuali limiti e sulle problematiche in merito all'effettiva e sostanziale tracciabilità dei flussi finanziari originati dal 2010 in poi, in riferimento agli appalti aventi ad oggetto la realizzazione del tunnel geognostico de La Maddalena a Chiomonte, ed assegnati a varie società dalla Lyon-Turin Ferroviarie (LTF), società individuata dal Cipe medesimo quale proponente l'opera;
   non ricevendo alcun riscontro nel corso dell'anno successivo alle segnalazioni di cui sopra, il predetto avvocato, in data 14 settembre 2012, inviava una nuova comunicazione all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, nonché al prefetto di Torino, al Comando regionale Piemonte della Guardia di finanza e al Ministero dell'interno, specificando che il codice unico di progetto utilizzato dalla Lyon-Turin Ferroviarie risultava ancora difforme e ne richiedeva una verifica puntuale. Segnalazione ulteriore viene poi rivolta telefonicamente presso gli uffici del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (Dipe);
   solo dopo oltre due anni dall'errore commesso dal Cipe e dopo circa un anno dalla segnalazione dell'avvocato della comunità montana Val di Susa e Val Sangone, la Presidenza del Consiglio dei ministri, con comunicato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 ottobre 2012, correggeva l'erronea assegnazione del codice unico di progetto effettuato dal Cipe con la delibera 18 novembre 2010, n. 86, attribuendo l'esatto codice unico di progetto: C11J050000300001;
   secondo le ricostruzioni dello stesso avvocato risulterebbe che, a fronte della prima segnalazione, la Direzione nazionale antimafia di Roma abbia inviato la segnalazione medesima alla direzione distrettuale antimafia, presso la procura della Repubblica di Torino, con conseguente apertura di un procedimento penale registrato al n. 410/12 K;
   successivamente all'apertura di tale procedimento, in data 19 novembre 2012 veniva delegata la Divisione investigazioni generali ed operazioni speciali (Digos) di Torino per i seguenti due accertamenti: «Prego, in particolare, verificare quanto indicato nella segnalazione in relazione al CUP (codice unico di progetto) e alle problematiche evidenziate circa la tracciabilità delle transizioni finanziarie derivanti dagli appalti attribuiti alla (N.D.R. dalla) LTF»;
   la Digos di Torino, in data 7 febbraio 2013, delegava a sua volta il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Torino – sezione tutela spesa pubblica nazionale, per appurare le ragioni dell'errata assegnazione del codice unico di progetto;
   il Nucleo di polizia tributaria eseguiva la verifica sull'erroneità del codice unico di progetto richiesta dalla Digos di Torino, segnalando l'avvenuta correzione del codice unico di progetto, così come comunicato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 9 ottobre 2012, e ne dava comunicazione in data 8 marzo 2013 alla Digos di Torino. A sua volta quest'ultima inviava propria relazione alla procura della Repubblica di Torino;
   dalle predette due relazioni non si evince siano stati svolti accertamenti alcuni in ordine alle problematiche ed agli ostacoli alla tracciabilità delle transazioni finanziarie – originate dagli appalti affidati dalla Lyon-Turin Ferroviarie – conseguenti all'utilizzo di un codice unico di progetto errato;
   tali accertamenti erano stati, invece, espressamente richiesti dalla procura della Repubblica di Torino;
   in data 22 marzo 2013 la procura della Repubblica di Torino richiedeva l'archiviazione del procedimento e ne veniva disposta l'archiviazione da parte del giudice delle indagini preliminari in data 4 aprile 2013;
   la Val di Susa ha il triste primato di avere il primo comune sciolto per mafia;
   al tempo della vigenza del codice unico di progetto errato, una delle società appaltatrici della Lyon-Turin Ferroviarie era la Italcoge spa, impresa che avrebbe avuto stretti rapporti con soggetti appartenenti alla ’ndrangheta piemontese, in particolar modo con certo Giovanni Iaria nato a Condofuri (Reggio Calabria) il 20 febbraio 1947, affiliato alla ’ndrangheta piemontese ed esponente del «locale di Cuorgnè», circostanza rinvenibile nell'informativa 19 dicembre 2011 del comando provinciale di Torino;
   la predetta società Italcoge avrebbe avuto alle proprie dipendenze anche il capo della «locale» ’ndranghetista di Cuorgnè, certo Bruno Antonio Iaria (nato a Condofuri – Reggio Calabria – il 5 luglio 1965);
   sono evidenti le preoccupazioni in merito agli ormai noti mancati controlli, che, in merito al caso in oggetto, hanno permesso per circa due anni lavori e finanziamenti di un'opera pubblica affetti da gravissime irregolarità in tema di tracciabilità dei flussi finanziari e, conseguentemente, a rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata, senza la possibilità di accertamento su quanto avvenuto nelle transazioni precedenti la fine del 2012 –:
   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, con particolare riferimento al mancato accertamento delle problematiche connesse all'utilizzo dell'errato codice di identificazione del progetto del tunnel geognostico de La Maddalena ed, in particolare, all'evidente ostacolo della tracciabilità dei flussi finanziari originati dagli appalti gestiti dalla società Lyon-Turin Ferroviarie dal 2010 sino alla data della correzione del codice unico di progetto da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri dell'ottobre 2012;
   se sia a conoscenza del fatto che la prefettura di Torino, destinataria anch'essa della informativa sull'erroneità del codice unico di progetto, provvide a redigere un protocollo d'intesa ai fini della prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata tra Prefettura di Torino, la Lyon-Turin Ferroviarie sas e le organizzazioni sindacali, ove a pagina 14 veniva dedicato il Capo III alla «Tracciabilità dei flussi finanziari»;
   se il Governo, alla luce di questa incertezza, oltre che dell'evidente infrazione della normativa vigente, non ritenga di dover procedere alle dovute verifiche in merito alla natura, alla portata e a qualsiasi ulteriore dato che possa essere utile, in merito alle transazioni e ai flussi finanziari originati dalla Lyon-Turin Ferroviarie e riferiti al progetto del tunnel geognostico Tav di Chiomonte, per il periodo intercorso tra la delibera del Cipe 28 novembre 2010, n. 86, e la correzione del codice unico di progetto assegnato del 9 ottobre 2012.
(2-00617) «Dadone, Castelli, Della Valle, Bechis, Busto, Chimienti, Crippa, Paolo Nicolò Romano, Nuti, D'Uva».