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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 25 marzo 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 25 marzo 2014.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Bobba, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Causin, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Incà, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Frusone, Galan, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Mannino, Antonio Martino, Giorgia Meloni, Merlo, Meta, Migliore, Mogherini, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Schullian, Sereni, Speranza, Tabacci, Velo, Vito, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Causin, Cicchitto, Cirielli, Costa, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Frusone, Galan, Gasbarra, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Mannino, Antonio Martino, Giorgia Meloni, Merlo, Meta, Migliore, Mogherini, Nuti, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Andrea Romano, Rossi, Rossomando, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Schullian, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Velo, Vito, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 24 marzo 2014 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   DI SALVO ed altri: «Norme in materia di eutanasia» (2218);
   CASTIELLO: «Istituzione di un servizio di assistenza sanitaria sui treni» (2219).

  Saranno stampate e distribuite.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

  La proposta di legge n. 2010, d'iniziativa dei deputati MANNINO ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Divieto dell'uso di imballaggi primari e secondari, stoviglie e cannucce non riutilizzabili per la somministrazione di alimenti e bevande, realizzati con materiali non compostabili e non biodegradabili, presso le amministrazioni e gli enti pubblici e le istituzioni del sistema educativo di istruzione e formazione».

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

  II Commissione (Giustizia):
   GOZI: «Delega al Governo per la riforma della parte generale del codice penale» (1883) Parere delle Commissioni I, III, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII e XIV.

  VI Commissione (Finanze):
   CAUSI: «Modifiche all'articolo 106 del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, in materia di offerta pubblica di acquisto totalitaria» (1856) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, X e XIV.

  VIII Commissione (Ambiente):
   SOTTANELLI ed altri: «Istituzione del Sistema nazionale per la copertura dei danni da calamità naturali» (1774) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
   GRIMOLDI: «Dichiarazione di monumento nazionale e concessione di un contributo per interventi di restauro, conservazione e valorizzazione della Pieve di Sovana» (1942) Parere delle Commissioni I e V;
   LUIGI GALLO ed altri: «Modifiche al codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, in materia di abolizione dell'obbligo di pubblicazione degli avvisi e dei bandi di gara in quotidiani a diffusione nazionale e locale, nonché destinazione dei risparmi di spesa per iniziative in materia di cultura, istruzione e asili nido» (2061) Parere delle Commissioni I, V, VII, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  XIII Commissione (Agricoltura):
   CENNI e FIORIO: «Istituzione della Giornata nazionale dedicata alla cultura del mondo contadino e della Rete italiana della memoria della civiltà contadina» (299) Parere delle Commissioni I, V, VII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Presidente del Senato.

  Il Presidente del Senato, con lettera in data 21 marzo 2014, ha comunicato che la 14a Commissione (Politiche dell'Unione europea) ha approvato, ai sensi dell'articolo 144, commi 1, 5 e 6, del Regolamento del Senato, le seguenti risoluzioni:
   risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 207/2009 del Consiglio sul marchio comunitario (COM(2013) 161 final) e sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sul riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia di marchi d'impresa (rifusione) (COM(2013) 162 final) (atto Senato Doc. XVIII-bis, n. 7), che è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   risoluzione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'anno europeo dello sviluppo (COM(2013) 509 final) (atto Senato Doc. XVIII-bis, n. 8), che è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  La Corte dei conti – Sezione del controllo sugli enti, con lettera in data 21 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Ente parco nazionale del Vesuvio, per l'esercizio 2012. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 125).
  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 24 marzo 2014, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio sulla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, in conformità al punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2012/007 IT/VDC Technologies, presentata dall'Italia) (COM(2014) 119 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);
   proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che deve essere adottata dall'Unione europea in seno al comitato per il commercio istituito dall'accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Colombia e il Perù, dall'altra, per quanto riguarda l'adozione del regolamento interno del comitato per il commercio, del regolamento di procedura e del codice di condotta per gli arbitri, l'elaborazione degli elenchi degli arbitri e dell'elenco degli esperti del gruppo di esperti, nonché l'adozione del regolamento interno del gruppo di esperti di Commercio e sviluppo sostenibile (COM(2014) 170 final) e relativi allegati (COM(2014) 170 final – Annexes 1 to 5), che sono assegnati in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – I dialoghi con i cittadini quale contributo allo sviluppo di uno spazio pubblico europeo (COM(2014) 173 final) e relativo allegato (COM(2014) 173 final – Annex 1), che sono assegnati in sede primaria alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
   comunicazione della Commissione relativa all'iniziativa dei cittadini europei «Acqua potabile e servizi igienico-sanitari: un diritto umano universale! L'acqua è un bene comune, non una merce!» (COM(2014) 177 final) e relativo allegato (COM(2014) 177 final – Annex 1), che sono assegnati in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
   comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Piano d'azione per il futuro della produzione biologica nell'Unione europea (COM(2014) 179 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
   proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, che modifica il regolamento (UE) del Parlamento europeo e del Consiglio [regolamento sui controlli ufficiali] e che abroga il regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio (COM(2014) 180 final) e relativi allegati (COM(2014) 180 final – Annexes 1 to 5) e documento di accompagnamento – Documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SWD(2014) 66 final), che sono assegnati in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura). La predetta proposta di regolamento è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 25 marzo 2014;
   proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che approva l'aggiornamento del programma di aggiustamento macroeconomico del Portogallo (COM(2014) 184 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio).

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro della difesa, con lettera in data 18 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 32, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa per l'anno 2013, relativo a contributi ad associazioni combattentistiche e d'arma, per l'importo previsto dall'articolo 1, comma 25-bis, del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 dicembre 2013, n. 135 (87).
  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla IV Commissione (Difesa) che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 14 aprile 2014.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell’Allegato A al resoconto della seduta del 17 marzo 2014, a pagina 4, seconda colonna, seconda riga, la parola: «XII» si intende sostituita dalla seguente: «XIII».

INTERPELLANZA E INTERROGAZIONI

Iniziative per prorogare i termini previsti per le gare d'appalto in relazione alla bonifica dei siti di interesse nazionale di Tito e della Val Basento in Basilicata – 3-00358

A) Interrogazione

   BURTONE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'accordo di programma quadro per la bonifica di sei siti di interesse nazionale di Tito e della Val Basento in Basilicata, sottoscritto il 19 giugno 2013 dalla regione Basilicata, dal Ministero dello sviluppo economico e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, costituisce una significativa opportunità per la messa in sicurezza del territorio e anche per il rilancio economico di queste due aree industriali;
   l'accordo citato prevede un investimento complessivo di 46 milioni di euro per dieci interventi, di cui sei per l'area della Val Basento e quattro per l'area di Tito;
   si tratta di risorse davvero rilevanti che possono costituire un'importante occasione di rilancio anche produttivo per entrambi i siti, coinvolgendo in particolare le imprese già operanti nel territorio e con un know how in grado di raggiungere gli obiettivi previsti;
   tuttavia, esiste un problema legato alla disponibilità di queste risorse che rischiano di essere perse se entro il 31 dicembre 2014 non saranno espletate le relative gare di appalto;
   ad essere interessata da questo problema non è solo la regione Basilicata, ma tutte le regioni meridionali impegnate sul fronte delle bonifiche ed è per questo che occorre la previsione di una proroga dei termini –:
   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda promuovere per una proroga dei termini previsti per le gare d'appalto, al fine di evitare che le risorse destinate dal Cipe per la bonifica dei siti di cui in premessa possano non essere impiegate. (3-00358)


Iniziative volte a rivedere la disciplina in materia di copertura assicurativa per la responsabilità civile autoveicoli, con particolare riferimento alle misure per contrastare l'aumento dei relativi premi – 2-00080

B) Interpellanza

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   in occasione dei controlli alla circolazione stradale effettuati, nell'ultimo biennio, dalle forze dell'ordine si è andato registrando, con sempre maggiore frequenza, che molti veicoli circolano senza l'obbligatoria copertura assicurativa per la responsabilità civile;
   è tuttora in corso il procedimento per l'istituzione dell'archivio telematico dei veicoli a motore sprovvisti di assicurazione per la responsabilità civile, di cui al combinato disposto dell'articolo 31, secondo comma, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 2012 e dell'articolo 7 del decreto ministeriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   il dato ha suscitato allarme, tanto da aver indotto l'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania) e l'Automobile club Italia (Aci) ad effettuare un apposito studio, dal quale è risultato che, sul territorio nazionale, sarebbero circa 4,4 milioni i veicoli che si arrischiano a circolare senza una polizza assicurativa, e cioè circa il 10 per cento del totale delle automobili in movimento;
   la più significativa, tra le ragioni che inducono gli automobilisti a sottrarsi all'obbligo di assicurarsi, pare essere rappresentata dal costante aumento del prezzo delle polizze assicurative, aumento che va a sommarsi agli ulteriori costi, anch'essi in costante lievitazione, connessi all'uso dei mezzi di trasporto privati (auto, moto e altri), e si inserisce, per di più, in una fase di difficoltà economica la cui gravità è a tutti nota;
   il dato oggettivo del progressivo incremento dei costi delle polizze assicurative e l'entità, davvero significativa, degli aumenti via via introdotti, oltre a rivelarsi sostanzialmente immotivato – se raffrontato a quanto è accaduto in altri Paesi europei confrontabili al nostro, per numeri di sinistri, veicoli circolanti e quantità di frodi assicurative riscontrate – si coniuga a un ulteriore aspetto, non meno ingiustificato, rappresentato dalla radicale differenza dei costi di assicurazione praticati nelle diverse province italiane, con una grave penalizzazione delle aree del sud Italia;
   utile traccia, per l'individuazione delle cause dell'andamento dei premi e dei costi relativi al mercato dell'assicurazione della responsabilità civile da circolazione dei veicoli, è rappresentata dall'indagine conoscitiva, realizzata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato nel maggio del 2010, che ha messo in luce le implicazioni concorrenziali della disciplina attuativa della procedura di risarcimento diretto, chiarendo come la dinamica dei premi e dei costi sia sostanzialmente imputabile a una «debole tensione competitiva tra le compagnie assicurative»;
   lo studio appena citato conferma l'indifferibilità dell'approvazione dei provvedimenti attuativi conseguenti alle misure di liberalizzazione di cui ai decreti-legge 24 gennaio 2012, n. 1 e 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012, con particolare riferimento alle riduzioni dei costi conseguenti alle installazioni delle «scatole nere» sui mezzi, e alla definizione del «contratto base» per la responsabilità civile auto;
   deve porsi, inoltre, sollecito rimedio a questa sopraggiunta situazione di rischio per gli utenti della strada, arginando al tempo stesso gli effetti della non trasparente gestione dei rapporti con l'utenza –:
   se intenda adottare ogni utile iniziativa, per quanto di competenza, volta a:
    a) introdurre, nell'immediato, correttivi e integrazioni alla normativa vigente in materia assicurativa da circolazione stradale, a partire dall'introduzione di strumenti di verifica dei fattori statistici che vengono utilizzati dalla compagnie per la quantificazione dei costi assicurativi nelle diverse province italiane;
    b) rideterminare la tempistica per la denuncia dei sinistri, fissando un termine perentorio per la denuncia perché la trattazione e definizione dei sinistri stessi sia attivata in tempi certi;
    c) rideterminare le sanzioni penali per i reati di frode assicurativa, perché risultino più incisive le azioni di contrasto al fenomeno, inasprendo le pene di cui all'articolo 642 del codice penale per il reato di frode assicurativa;
    d) introdurre il divieto di cessione dei crediti assicurativi per contrastare possibili speculazioni in fase di risarcimento dei sinistri;
    e) favorire la mobilità degli assicurati tra compagnie assicuratrici, predisponendo strumenti adeguati, perché l'utenza possa confrontare tra loro i prezzi praticati dalle diverse compagnie;
    f) garantire ai contraenti il più agevole passaggio da una compagnia a un'altra, nei limiti di durata contrattuale, senza che siano applicabili, in ragione del passaggio, peggioramenti delle classi di merito applicate;
    g) definire con la massima sollecitudine i provvedimenti attuativi conseguenti alle misure di liberalizzazione di cui ai decreti-legge n. 1 e n. 179 del 2012 citati, con particolare riferimento alle riduzioni dei costi connessi alle installazioni delle «scatole nere» sui mezzi e alla definizione del «contratto base» per la responsabilità civile veicoli.
(2-00080) «Valeria Valente, Impegno, Paolucci, Amendola, Manfredi, Tartaglione, Tullo, Valiante».


Chiarimenti in merito ai versamenti dei contributi volontari nelle scuole – 3-00489; 3-00704

C) Interrogazioni

   VACCA, LUIGI GALLO, MARZANA, CHIMIENTI, SIMONE VALENTE, DI BENEDETTO, BATTELLI, BRESCIA, D'UVA, COLLETTI e DEL GROSSO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la circolare 7 marzo 2013, n. 593, e quella del 20 marzo 2013 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, a seguito di numerose polemiche sul problema del contributo volontario delle famiglie, chiariscono in maniera netta che il contributo nelle scuole è volontario e non può essere in alcun modo imposto;
   affermano, altresì, che il contributo non può riguardare lo svolgimento di attività curricolari e che «qualunque discriminazione ingiustificata a danno degli studenti derivante dal rifiuto di versamento del contributo in questione, sia in termini di valutazione che disciplinari, risulterebbe del tutto illegittima e gravemente lesiva del diritto allo studio dei singoli»;
   il dipartimento dell'istruzione ritiene auspicabile che le scuole acquisiscano il contributo volontario non attraverso comportamenti vessatori e poco trasparenti, bensì facendo leva sullo spirito di collaborazione e di partecipazione delle famiglie;
   la circolare n. 5259/B15-B17b dell'istituto comprensivo statale Pescara 5, avente come oggetto l'assicurazione responsabilità civile e infortuni alunni e attività di ampliamento e di arricchimento dell'offerta formativa, azione piano dell'offerta formativa 2013/2014, recita che «al fine di consentire alla Scrivente di attivare, anche per il corrente anno scolastico, le attività e di procedere alla stipula della polizza di l'assicurazione responsabilità civile (RC) e infortuni alunni, invito le signorie loro, secondo il deliberato del consiglio di istituto, come appresso:
    A) I genitori degli alunni di tutte le sezioni di scuola dell'infanzia. Verseranno il contributo annuo di euro 40,00 comprensivo di assicurazione infortuni RCT pari a euro 6,30. La causale del contributo è Ampliamento dell'offerta formativa e assicurazione as 2013-2014 erogazione liberale;
    B) I genitori degli alunni di tutte le classi di scuola primaria. Verseranno il contributo annuo di euro 60,00 comprensivo di assicurazione infortuni RCT pari a euro 6,30. La causale del contributo è Ampliamento dell'offerta formativa e assicurazione as 2013-2014 erogazione liberale»;
   da quanto esposto risulta evidente che l'istituto lega secondo gli interroganti erroneamente e in maniera poco chiara il versamento dell'assicurazione infortuni a quello del contributo volontario sull'ampliamento dell'offerta formativa, includendo anche la somma sull'assicurazione di 6,30 euro nell'erogazione liberale e, quindi, legando una spesa facoltativa per le famiglie ad una obbligatoria;
   nel piano dell'offerta formativa dell'istituto comprensivo statale Pescara 5 sono compresi un progetto di educazione al suono e alla musica e un progetto di educazione motoria rivolti a tutti gli alunni di scuola dell'infanzia e primaria da svolgersi in orario scolastico per un'ora alla settimana ciascuno e per cui è previsto un modico contributo annuo delle famiglie;
   dalle segnalazioni pervenute dalle famiglie degli alunni dell'istituto comprensivo statale Pescara 5 sembrerebbe che le attività sopra dette siano rivolte esclusivamente a chi versa il contributo;
   i progetti di educazione al suono e alla musica e di educazione motoria, svolgendosi in orario scolastico, nel caso in cui venissero rivolti solo a chi versa il contributo volontario, potrebbero provocare un meccanismo che diversifica gli alunni che partecipano ai progetti rispetto a quelli che non partecipano, con evidenti ripercussioni sulla socializzazione degli stessi in quanto discriminerebbe, in una scuola pubblica, alcuni alunni rispetto agli altri per motivazioni economiche;
   svolgere progetti con contributo volontario annuo delle famiglie legati alle azioni del piano dell'offerta formativa in orario scolastico, di fatto, aprirebbe la strada alla nascita di percorsi formativi a pagamento e privati, inclusi nel piano dell'offerta formativa, oltre ad avere un risvolto pedagogico negativo –:
   se il Ministro interrogato intenda individuare dei criteri che impediscano la nascita di corsi diversificati a pagamento in orario curricolare finanziati con il contributo facoltativo delle famiglie;
   se e come il Ministro interrogato intenda sanzionare una volta per tutte quegli istituti scolastici che, nonostante le circolari ministeriali, continuano ad avere un atteggiamento ambiguo e non conforme alle indicazioni riguardo alla richiesta di contributi volontari alle famiglie. (3-00489)


   TONINELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   alla luce di numerose segnalazioni relative ad irregolarità da parte di alcune scuole nella richiesta alle famiglie dei contributi scolastici, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dipartimento per l'istruzione, con nota protocollo n. 312 del 20 marzo 2013, ha fornito precise indicazioni;
   con la sopra detta nota il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha ribadito che trattasi di contributi «assolutamente volontari, anche in ossequio al principio di obbligatorietà e gratuità dell'istruzione inferiore»;
   ciononostante, soprattutto in occasione del periodo di iscrizione, la prassi delle scuole di richiedere il versamento dei contributi in maniera irregolare non sarebbe affatto terminata. Con nota protocollo n. 593 del 7 marzo 2013, il dicastero è, infatti, nuovamente intervenuto sulla grave questione sottolineando che «tali comportamenti, oltre a danneggiare l'immagine dell'intera amministrazione scolastica e minare il clima di fiducia e collaborazione che è doveroso instaurare con le famiglie, si configurino come vere e proprie lesioni al diritto allo studio costituzionalmente garantito (...) subordinare l'iscrizione degli alunni al preventivo versamento del contributo non è solo illegittimo, ma si configura, per i soggetti che sono responsabili della gestione, come una grave violazione dei propri doveri d'ufficio». Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha infine ricordato che «qualunque discriminazione ingiustificata a danno degli studenti derivante dal rifiuto di versamento del contributo in questione, sia in termini di valutazione che disciplinari, risulterebbe del tutto illegittima e gravemente lesiva del diritto allo studio dei singoli»;
   secondo quanto riportato dalla stampa, il comitato scuola pubblica di Crema da mesi lamenta «le pressioni ricevute da parte dei dirigenti scolastici di alcuni istituti cremaschi (...) perché le famiglie paghino i cosiddetti contributi, che dovrebbero essere volontari, ma che di fatto diventano obbligatori. Pena: l'esclusione da alcune attività scolastiche, come laboratori, accesso ad internet e quant'altro considerato non strettamente legato alla didattica» (Crema Oggi del 24 giugno 2013);
   già il 9 febbraio 2013 il comitato scuola pubblica cremasca aveva denunciato la questione, spiegando che nel cremasco tali contributi si aggirano in media tra le 100 e le 200 euro, coprendo circa la metà delle entrate scolastiche. «E così capita (...) che i contributi che dovrebbero essere volontari diventano obbligatori. Pena: verrà negata la password a quelli ragazzi che non hanno pagato» (Crema Oggi, 9 febbraio 2013);
   addirittura nell'articolo sopra citato si riporta l'esempio di alcuni liceali che, non avendo versato tale contributo, rischierebbero di «non poter vedere la propria pagella» (Crema Oggi, 9 febbraio 2013) –:
   se quanto riportato circa l'irregolare richiesta dei contributi corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare nei confronti degli eventuali responsabili;
   come intenda il Ministro interrogato garantire l'applicazione da parte delle istituzioni scolastiche delle note protocollo n. 312 del 20 marzo 2013 e protocollo n. 593 del 7 marzo 2013, anche al fine di tutelare il diritto allo studio. (3-00704)


MOZIONI GIANCARLO GIORGETTI, GIORGIA MELONI ED ALTRI N. 1-00340, ZAN ED ALTRI N. 1-00354, GIGLI ED ALTRI N. 1-00364, BRUNETTA ED ALTRI N. 1-00365, FERRARESI ED ALTRI N. 1-00367, PIZZOLANTE E DORINA BIANCHI N. 1-00370 E MORETTO ED ALTRI N. 1-00385 CONCERNENTI INIZIATIVE IN MERITO AGLI ECCEZIONALI EVENTI METEOROLOGICI CHE HANNO COLPITO DI RECENTE IL VENETO E L'EMILIA ROMAGNA

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    tra gli ultimi giorni del mese di gennaio e i primi giorni di febbraio 2014, in Veneto ed in Emilia si sono verificati eventi atmosferici di grandissima intensità, piogge persistenti e nevicate anche a bassa quota;
    nel modenese si è resa necessaria l'evacuazione dei cittadini residenti in aree particolarmente esposte alle esondazioni, in particolare nei territori compresi nei comuni di Bastiglia, Bomporto, Sorbara, Bosco di San Felice, Finale Emilia, Camposanto, Albareto, e tali calamità hanno provocato allagamenti e frane in vaste zone della bassa modenese ed altre zone emiliano-romagnole;
    in Veneto le precipitazioni piovose e nevose hanno causato l'interruzione delle comunicazioni e della viabilità, esondazione di fiumi, allagamenti di terreni agricoli e di centri abitati, di sottopassi e di garage privati, frane e smottamenti su strade, chiusura di molti passi dolomitici, un blackout elettrico prolungato dovuto alle linee dell'alta tensione, in particolare tra le aree del Cadore, dello Zoldano, del Comelico e dell'Agordino, mentre numerose aree del Veneto orientale ed occidentale, del basso padovano e del vicentino erano interessate da allagamenti ed inondazioni;
    le calamità nevose nella zona dolomitica e prealpina del Veneto, con interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica in Cadore e chiusura di passi e impianti sciistici, hanno avuto contraccolpi particolarmente pesanti perché ha compromesso, in alcuni casi in modo definitivo, la stagione turistica invernale, che per quelle zone rappresenta l'unica fonte di reddito;
    per contro, la costa veneta e le spiagge di Rosolina, Sottomarina, Lido di Venezia, Cavallino-Treporti, Jesolo, Eraclea, Caorle e Bibione hanno subito gli effetti del maltempo con l'accumulo di rifiuti e detriti, la cui pulizia e ripristino delle spiagge deve essere operata con celerità per garantire l'avvio degli stabilimenti balneari della stagione turistica estiva alle porte;
    mentre numerose zone della montagna veneta erano bloccate dalle abbonanti nevicate, in pianura il maltempo faceva crescere repentinamente il livello dei principali fiumi emiliani, vicentini e padovani, come il Secchia, il Bacchiglione ed il Brenta, esondati in alcuni punti del loro corso e tanto da costringere, in alcune località, tra cui Bovolenta, Battaglia Terme, Montegrotto Terme, Chioggia ed alcuni quartieri di Padova, a sgomberare le case, sfollando centinaia di famiglie; a Montegrotto Terme una donna a causa del maltempo è deceduta;
    nel periodo compreso tra il 30 gennaio ed il 10 febbraio 2014 la provincia di Verona è stata colpita da precipitazioni importanti che hanno messo in crisi l'intera rete di scolo. Particolarmente colpita la bassa veronese con allagamenti importanti nei comuni di Legnago, Cerea, Terrazzo, Bevilacqua e Boschi S. Anna, causa la tracimazione di alcuni corsi d'acqua ed il reflusso della rete fognaria. Sono stati rilevati gravi danni al manto stradale (buche di vario genere ed entità); danni ad abitazioni private (allagamenti seminterrati, allagamenti pian terreni); gravi sofferenze (asfissia) ai seminativi invernali e alle piantagioni di vigneti e frutteti (in particolar modo nei comuni di Terrazzo, Bevilacqua e Boschi S. Anna dove gli allagamenti si sono protratti per 7 giorni consecutivi); danni alle scarpate dei corsi d'acqua (frane), con pericolo per la pubblica incolumità, anche in considerazione che spesso in sommità ci sono strade provinciali o comunali;
    nel modenese l'alluvione ha ulteriormente aggravato la situazione sociale ed economica di parte del territorio emiliano-romagnolo, già compromessa dagli eventi sismici del 2012 e dagli eventi atmosferici del 2013, con danni diretti e indiretti, provocati dall'allagamento di oltre dieci mila ettari di terreni coltivati ed abitati, ad oggi incalcolabili;
    in data 3 febbraio 2014, il presidente della giunta regionale del Veneto dichiarava lo «stato di crisi» per gli eccezionali eventi atmosferici verificatesi in Veneto a partire dal 30 gennaio 2014, provvedendo, altresì, a chiedere al Consiglio dei ministri la dichiarazione dello «stato di emergenza» ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni e integrazioni, e tale richiesta è motivata anche dalle pesanti conseguenze che l'evento calamitoso ha determinato sull'economia locale veneta, come nel settore turistico montano, con danni enormi agli impianti di risalita sepolti dalla neve;
    complessivamente tra le province di Treviso, Venezia, Vicenza, Verona e Padova, sono diverse centinaia le abitazioni civili e le attività economiche che hanno subito danni strutturali agli edifici, rendendoli parzialmente o completamente inagibili, e oggi i comuni veneti ed emiliani interessati dalle calamità stanno predisponendo una stima precisa dei danni riscontrati, così da impegnare, conseguentemente, le necessarie somme per ripristinare le infrastrutture danneggiate, quali principalmente strade, ponti ed edifici pubblici;
    i danni prodotti alle abitazioni e alle imprese giustificano il ricorso anche al fondo di solidarietà dell'Unione europea, giacché i danni diretti stimati potrebbero nel loro complesso raggiungere i 3 miliardi di euro indicati dal regolamento (Ce) 11 novembre 2002, n. 2012/2002, e, in conformità a quanto disposto dal menzionato regolamento, la domanda di contributo deve pervenire alla Commissione europea entro 10 settimane a partire dal primo danno subito;
    qualora l'ammontare dei danni fosse al di sotto della predetta soglia comunitaria, è necessario comunque che lo Stato intervenga a favore delle popolazioni e delle imprese colpite tramite la defiscalizzazione e la decontribuzione, per il biennio 2014-2015, tanto più che la sola regione Veneto contribuisce alle entrate dello Stato con un «residuo fiscale» di oltre 20 miliardi di euro;
    nell'ambito dei richiesti interventi statali deve essere prevista anche l'esclusione dal patto di stabilità interno dei fondi occorrenti ai comuni per la manutenzione e la messa in sicurezza idraulica dei rispettivi territori colpiti dagli eccezionali eventi atmosferici di gennaio e febbraio 2014;
    il Governo, così come in analoghe vicende accadute nel recente passato, ha già fatto ricorso allo strumento del decreto-legge per disporre interventi, anche finanziari, immediati,

impegna il Governo:

   a deliberare lo «stato di emergenza» per gli eccezionali eventi atmosferici verificatesi nelle aree comprese tra l'Emilia-Romagna ed il Veneto a partire dal gennaio 2014, ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni e integrazioni;
   ad assumere iniziative normative finalizzate a sostenere le popolazioni e le imprese colpite dagli eccezionali eventi atmosferici di gennaio e febbraio 2014 tramite la defiscalizzazione e la decontribuzione per il triennio 2014-2016, sospendendo immediatamente ogni adempimento fiscale, contributivo e assicurativo relativo a persone fisiche e giuridiche, nonché i mutui, per i contribuenti e le imprese dei comuni veneti ed emiliani interessati dagli eventi calamitosi;
   ad assumere iniziative per stanziare, nell'ambito delle prossime iniziative normative, risorse da destinare alle persone fisiche e alle attività d'impresa per il ristoro di danni derivanti dalla perdita di beni come la prima abitazione o i mobili strumentali all'esercizio delle attività stesse, assumendo iniziative per incrementare le ulteriori risorse a favore degli enti locali contro il dissesto idrogeologico e prevedendo, altresì, che le somme provenienti dallo Stato e le relative spese di parte corrente e in conto capitale sostenute dalle province e dai comuni, nonché le risorse proprie di tali enti impiegate per far fronte all'emergenza alluvionale e alle conseguenti opere di ripristino, siano escluse dai limiti imposti dal patto di stabilità, sia delle regioni che degli enti locali.
(1-00340) «Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni, Matteo Bragantini, Gianluca Pini, Busin, Caon, Marcolin, Prataviera, Allasia, Borghesi, Bossi, Buonanno, Caparini, Fedriga, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Rondini».


   La Camera,
   premesso che:
    tra gli ultimi giorni del mese di gennaio e i primi giorni di febbraio 2014, in Veneto ed in Emilia si sono verificati eventi atmosferici di grandissima intensità, piogge persistenti e nevicate anche a bassa quota;
    nel modenese si è resa necessaria l'evacuazione dei cittadini residenti in aree particolarmente esposte alle esondazioni, in particolare nei territori compresi nei comuni di Bastiglia, Bomporto, Sorbara, Bosco di San Felice, Finale Emilia, Camposanto, Albareto, e tali calamità hanno provocato allagamenti e frane in vaste zone della bassa modenese ed altre zone emiliano-romagnole;
    in Veneto le precipitazioni piovose e nevose hanno causato l'interruzione delle comunicazioni e della viabilità, esondazione di fiumi, allagamenti di terreni agricoli e di centri abitati, di sottopassi e di garage privati, frane e smottamenti su strade, chiusura di molti passi dolomitici, un blackout elettrico prolungato dovuto alle linee dell'alta tensione, in particolare tra le aree del Cadore, dello Zoldano, del Comelico e dell'Agordino, mentre numerose aree del Veneto orientale ed occidentale, del basso padovano e del vicentino erano interessate da allagamenti ed inondazioni;
    le calamità nevose nella zona dolomitica e prealpina del Veneto, con interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica in Cadore e chiusura di passi e impianti sciistici, hanno avuto contraccolpi particolarmente pesanti perché ha compromesso, in alcuni casi in modo definitivo, la stagione turistica invernale, che per quelle zone rappresenta l'unica fonte di reddito;
    per contro, la costa veneta e le spiagge di Rosolina, Sottomarina, Lido di Venezia, Cavallino-Treporti, Jesolo, Eraclea, Caorle e Bibione hanno subito gli effetti del maltempo con l'accumulo di rifiuti e detriti, la cui pulizia e ripristino delle spiagge deve essere operata con celerità per garantire l'avvio degli stabilimenti balneari della stagione turistica estiva alle porte;
    mentre numerose zone della montagna veneta erano bloccate dalle abbonanti nevicate, in pianura il maltempo faceva crescere repentinamente il livello dei principali fiumi emiliani, vicentini e padovani, come il Secchia, il Bacchiglione ed il Brenta, esondati in alcuni punti del loro corso e tanto da costringere, in alcune località, tra cui Bovolenta, Battaglia Terme, Montegrotto Terme, Chioggia ed alcuni quartieri di Padova, a sgomberare le case, sfollando centinaia di famiglie; a Montegrotto Terme una donna a causa del maltempo è deceduta;
    nel periodo compreso tra il 30 gennaio ed il 10 febbraio 2014 la provincia di Verona è stata colpita da precipitazioni importanti che hanno messo in crisi l'intera rete di scolo. Particolarmente colpita la bassa veronese con allagamenti importanti nei comuni di Legnago, Cerea, Terrazzo, Bevilacqua e Boschi S. Anna, causa la tracimazione di alcuni corsi d'acqua ed il reflusso della rete fognaria. Sono stati rilevati gravi danni al manto stradale (buche di vario genere ed entità); danni ad abitazioni private (allagamenti seminterrati, allagamenti pian terreni); gravi sofferenze (asfissia) ai seminativi invernali e alle piantagioni di vigneti e frutteti (in particolar modo nei comuni di Terrazzo, Bevilacqua e Boschi S. Anna dove gli allagamenti si sono protratti per 7 giorni consecutivi); danni alle scarpate dei corsi d'acqua (frane), con pericolo per la pubblica incolumità, anche in considerazione che spesso in sommità ci sono strade provinciali o comunali;
    nel modenese l'alluvione ha ulteriormente aggravato la situazione sociale ed economica di parte del territorio emiliano-romagnolo, già compromessa dagli eventi sismici del 2012 e dagli eventi atmosferici del 2013, con danni diretti e indiretti, provocati dall'allagamento di oltre dieci mila ettari di terreni coltivati ed abitati, ad oggi incalcolabili;
    in data 3 febbraio 2014, il presidente della giunta regionale del Veneto dichiarava lo «stato di crisi» per gli eccezionali eventi atmosferici verificatesi in Veneto a partire dal 30 gennaio 2014, provvedendo, altresì, a chiedere al Consiglio dei ministri la dichiarazione dello «stato di emergenza» ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni e integrazioni, e tale richiesta è motivata anche dalle pesanti conseguenze che l'evento calamitoso ha determinato sull'economia locale veneta, come nel settore turistico montano, con danni enormi agli impianti di risalita sepolti dalla neve;
    complessivamente tra le province di Treviso, Venezia, Vicenza, Verona e Padova, sono diverse centinaia le abitazioni civili e le attività economiche che hanno subito danni strutturali agli edifici, rendendoli parzialmente o completamente inagibili, e oggi i comuni veneti ed emiliani interessati dalle calamità stanno predisponendo una stima precisa dei danni riscontrati, così da impegnare, conseguentemente, le necessarie somme per ripristinare le infrastrutture danneggiate, quali principalmente strade, ponti ed edifici pubblici;
    i danni prodotti alle abitazioni e alle imprese giustificano il ricorso anche al fondo di solidarietà dell'Unione europea, giacché i danni diretti stimati potrebbero nel loro complesso raggiungere i 3 miliardi di euro indicati dal regolamento (Ce) 11 novembre 2002, n. 2012/2002, e, in conformità a quanto disposto dal menzionato regolamento, la domanda di contributo deve pervenire alla Commissione europea entro 10 settimane a partire dal primo danno subito;
    qualora l'ammontare dei danni fosse al di sotto della predetta soglia comunitaria, è necessario comunque che lo Stato intervenga a favore delle popolazioni e delle imprese colpite tramite la defiscalizzazione e la decontribuzione, per il biennio 2014-2015, tanto più che la sola regione Veneto contribuisce alle entrate dello Stato con un «residuo fiscale» di oltre 20 miliardi di euro;
    nell'ambito dei richiesti interventi statali deve essere prevista anche l'esclusione dal patto di stabilità interno dei fondi occorrenti ai comuni per la manutenzione e la messa in sicurezza idraulica dei rispettivi territori colpiti dagli eccezionali eventi atmosferici di gennaio e febbraio 2014;
    il Governo, così come in analoghe vicende accadute nel recente passato, ha già fatto ricorso allo strumento del decreto-legge per disporre interventi, anche finanziari, immediati,

impegna il Governo:

  compatibilmente con le relative risorse stanziate:
   a deliberare lo «stato di emergenza» per gli eccezionali eventi atmosferici verificatesi nelle aree comprese tra l'Emilia-Romagna ed il Veneto a partire dal gennaio 2014, ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni e integrazioni;
   ad assumere iniziative normative finalizzate a sostenere le popolazioni e le imprese colpite dagli eccezionali eventi atmosferici di gennaio e febbraio 2014 tramite la defiscalizzazione e la decontribuzione per il triennio 2014-2016, sospendendo immediatamente ogni adempimento fiscale, contributivo e assicurativo relativo a persone fisiche e giuridiche, nonché i mutui, per i contribuenti e le imprese dei comuni veneti ed emiliani interessati dagli eventi calamitosi;
   ad assumere iniziative per stanziare, nell'ambito delle prossime iniziative normative, risorse da destinare alle persone fisiche e alle attività d'impresa per il ristoro di danni derivanti dalla perdita di beni come la prima abitazione o i mobili strumentali all'esercizio delle attività stesse, assumendo iniziative per incrementare le ulteriori risorse a favore degli enti locali contro il dissesto idrogeologico e prevedendo, altresì, che le somme provenienti dallo Stato e le relative spese di parte corrente e in conto capitale sostenute dalle province e dai comuni, nonché le risorse proprie di tali enti impiegate per far fronte all'emergenza alluvionale e alle conseguenti opere di ripristino, siano escluse dai limiti imposti dal patto di stabilità, sia delle regioni che degli enti locali.
(1-00340)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni, Matteo Bragantini, Gianluca Pini, Busin, Caon, Marcolin, Prataviera, Allasia, Borghesi, Bossi, Buonanno, Caparini, Fedriga, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Rondini».


   La Camera,
   premesso che:
    nelle settimane a cavallo tra il mese di gennaio e febbraio 2014, un'eccezionale ondata di maltempo ha colpito diverse regioni del Paese, e in particolare il Veneto e l'Emilia-Romagna;
    in Veneto le persistenti piogge sommate alle precipitazioni nevose, verificatesi a partire dal 30 gennaio 2014, hanno causato interruzione delle comunicazioni, interruzione della viabilità, esondazioni di fiumi, allagamenti di terreni agricoli, centri abitati, causando gravissimi danni a cose, persone, infrastrutture e opere pubbliche, ma soprattutto alle economie locali (con un danno di oltre 10 milioni di euro solo in agricoltura, secondo Coldiretti);
    vi sono state strade e case sott'acqua nei comuni localizzati lungo l'asta del Bacchiglione, del Bisatto e del Fratta Gorzone, dove i livelli hanno superato quelli raggiunti nell'alluvione del 2010;
    tra le situazioni più difficili, nel padovano, si segnalano, in particolare, i comuni di Bovolenta, Battaglia Terme, Montegrotto Terme e Selvazzano;
    le ingentissime precipitazioni hanno saturato fin quasi al collasso le opere di difesa idraulica – che dovranno essere ripristinate con la massima urgenza – causato centinaia di frane con numerose interruzioni della viabilità in tutte le zone montane, pedemontane e collinari; peraltro, le tracimazioni delle rete idraulica secondaria hanno già determinato l'evacuazione di centinaia di persone e diffusi danni ad abitazioni, imprese, esercizi commerciali ed edifici pubblici;
    altrettanto pesanti saranno le conseguenze finanziarie sui bilanci di molti enti locali che hanno dovuto e dovranno affrontare ingenti spese non programmate per garantire il ritorno alla normalità;
    il 3 febbraio 2014, con decreto del presidente della giunta n. 15 del 2014, la regione Veneto ha dichiarato lo stato di crisi regionale per le suddette eccezionali avversità atmosferiche;
    anche con riguardo all'Emilia-Romagna, le forti piogge, che hanno interessato la regione dal 17 gennaio 2014, hanno prodotto l'allagamento di circa diecimila ettari di territorio, sia agricolo che urbanizzato, con danni calcolabili nell'ordine di decine di milioni di euro;
    in particolare il 19 gennaio 2014, a seguito dell'apertura di una falla sull'argine del fiume Secchia in una fase di piena del fiume stesso, il territorio della provincia di Modena ha subito una fortissima inondazione, che ha coinvolto, in particolare, i centri abitati di Bastiglia e Bomporto e alcune frazioni della città di Modena, oltre ad una vasta area comprendente insediamenti agricoli e industriali;
    quasi mille sono state le persone sfollate tra Sorbara, Albareto, Bastiglia e Bomporto; e moltissime sono state le aziende agricole, vitivinicole e le attività produttive colpite, oltre a molte infrastrutture;
    va, peraltro, considerato che la zona colpita è la medesima che era già stata interessata dagli eventi sismici del maggio 2012;
    la Gazzetta di Modena del 4 marzo 2014, riporta i dati allarmanti diffusi dalla Cisl sulla cassa integrazione nelle zone alluvionate. Sono coinvolti 1.175 lavoratori. A oggi risultano 450 lavoratori in cassa integrazione in deroga, 25 in «cassa integrazione guadagni ordinaria edilizia», 600 lavoratori in «cassa integrazione guadagni ordinaria industria» e 100 in «sospensione fondo artigianato». Le circa 200 aziende interessate dalla cassa integrazione guadagni ordinaria sono piccole e medie imprese meccaniche, tessili e della chimica. A questi numeri vanno aggiunti gli addetti dell'agricoltura. Sono, quindi, necessarie risorse aggiuntive per la cassa integrazione guadagni in deroga che scade il 31 marzo 2014;
    il 31 gennaio 2014, il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza in conseguenza dei suddetti eventi alluvionali verificatisi nei giorni dal 17 al 19 gennaio 2014, nella provincia di Modena;
    è utile riportare le dichiarazioni rese il 21 gennaio 2014 all'agenzia Ansa dal consigliere nazionale dei geologi Paride Antolini: «quello che sta accadendo nella bassa pianura emiliana a nord di Modena e Bologna deve farci riflettere profondamente sulla capacità di gestire il territorio da parte della società moderna. Un sindaco che, giustamente, invita i suoi ad andarsene indica l'impotenza dei nostri sistemi contro gli eventi della natura che occorre avere il coraggio di definire normali e prevedibili. Perché 3-400 millimetri di pioggia che cadono su un bacino idrografico moltiplicati per l'estensione del suo bacino fanno milioni di metri cubi d'acqua che devono essere smaltiti dal corso d'acqua principale. Quando gli argini del fiume cedono questi volumi si riversano necessariamente sui terreni limitrofi che nel corso delle ere geologiche sono sempre stati di pertinenza del fiume stesso, per il suo «divagare». Se la pianificazione pregressa non ha tenuto conto di questo, non c’è manutenzione degli alvei che tenga. Occorre pensare a nuove forme di riduzione del rischio, magari ricorrendo a tecnologia e innovazione, modellistica, monitoraggi e gestione informatica dei dati in tempo reale»;
    ancora una volta, puntualmente, bastano un giorno o due di forti piogge che il nostro Paese si trovi a dover fare i conti con smottamenti, frane, crolli di infrastrutture, argini che non riescono più a trattenere l'impatto con le acque e allagamenti che troppo spesso assumono le proporzioni di calamità;
    questi drammatici effetti prodotti da eventi naturali sono quasi sempre acuiti e drammaticamente amplificati da una gestione dissennata dei suoli e dall'assenza di una rigorosa politica di pianificazione, manutenzione e prevenzione territoriale;
    come riportato nel recente «5o Piano per la riduzione del rischio idrogeologico», redatto dall'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi), dal 2002 al 2014 nel nostro Paese si sono registrati circa 2.000 eventi alluvionali che hanno determinato 293 morti oltre a ingenti danni. Sei milioni di persone abitano in un territorio ad elevato rischio idrogeologico; 22 milioni di persone in zone a medio rischio; 1.260,000 edifici minacciati da frane e di questi 6.121 sono edifici scolastici e 531 ospedali. A determinare tale situazione hanno certamente contribuito più fattori: da un lato, il mutato regime delle piogge, particolarmente accentuato nella sua variabilità negli ultimi anni; dall'altro, l'impetuosa urbanizzazione, il consumo del suolo, l'omessa manutenzione del sistema idraulico del Paese, lo spopolamento delle montagne, la riduzione del terreno agricolo;
    è ormai improcrastinabile un adeguato impegno finanziario del Governo al fine di poter finalmente finanziare con adeguate risorse un piano pluriennale di interventi per la difesa del suolo e il contrasto al dissesto idrogeologico nel nostro Paese, consentendo contestualmente la loro effettiva spendibilità, troppo spesso impedita a causa dell'obbligo del rispetto del patto di stabilità interno da parte delle regioni e degli enti locali;
    peraltro, il taglio di risorse alle regioni e agli enti locali, sommato all'obbligo del rispetto del patto di stabilità interno a cui sono tenuti, rende molto difficile per essi poter finanziare e realizzare anche i piani di manutenzione esistenti,

impegna il Governo:

   a deliberare, così come avvenuto per l'Emilia-Romagna, lo stato di emergenza per l'alluvione che ha colpito la regione Veneto tra fine gennaio e il mese di febbraio 2014;
   ad assumere al più presto la necessaria iniziativa normativa al fine di consentire l'esclusione dal patto di stabilità interno delle spese sostenute, a valere su risorse proprie o su donazioni di terzi, dai comuni interessati dalla deliberazione dello stato di emergenza;
   ad assumere iniziative normative per modificare il comma 8-bis dell'articolo 31 della legge n. 183 del 2011, al fine di escludere automaticamente dal patto di stabilità interno, e senza la necessaria approvazione di una specifica norma di legge, le spese sostenute dai comuni a valere su risorse proprie o su donazioni di terzi, in relazione a eventi calamitosi in seguito ai quali è stato deliberato lo stato di emergenza;
   ad assumere iniziative per sospendere i termini per gli adempimenti e per i versamenti dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria, nonché il pagamento delle rate di adempimenti contrattuali, compresi mutui e prestiti, per i soggetti che hanno subito danni riconducibili ai suddetti eventi alluvionali, prevedendo che il pagamento dei suddetti adempimenti, dopo la sospensione dei termini, sia effettuato con rateizzazioni e senza applicazione di sanzioni e interessi;
   a garantire con la massima urgenza le risorse necessarie – anche attraverso la concessione di contributi fino al 100 per cento del costo riconosciuto, per il ripristino degli immobili danneggiati – a sostegno delle attività produttive e delle popolazioni colpite;
   a garantire le risorse aggiuntive necessarie per finanziare gli ammortizzatori sociali, con riguardo alle aziende e alle attività produttive interessate dagli eventi alluvionali di cui in premessa;
   ad avviare in tempi rapidi, con priorità per le zone alluvionate di cui in premessa e per l'intero territorio nazionale, un piano di investimenti necessari alla messa in sicurezza del territorio e al riassetto idrogeologico finanziato, con risorse escluse dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del patto di stabilità interno.
(1-00354) «Zan, Paglia, Marcon, Ferrara, Pellegrino, Zaratti, Di Salvo, Piazzoni, Migliore».


   La Camera,
   premesso che:
    nelle settimane a cavallo tra il mese di gennaio e febbraio 2014, un'eccezionale ondata di maltempo ha colpito diverse regioni del Paese, e in particolare il Veneto e l'Emilia-Romagna;
    in Veneto le persistenti piogge sommate alle precipitazioni nevose, verificatesi a partire dal 30 gennaio 2014, hanno causato interruzione delle comunicazioni, interruzione della viabilità, esondazioni di fiumi, allagamenti di terreni agricoli, centri abitati, causando gravissimi danni a cose, persone, infrastrutture e opere pubbliche, ma soprattutto alle economie locali (con un danno di oltre 10 milioni di euro solo in agricoltura, secondo Coldiretti);
    vi sono state strade e case sott'acqua nei comuni localizzati lungo l'asta del Bacchiglione, del Bisatto e del Fratta Gorzone, dove i livelli hanno superato quelli raggiunti nell'alluvione del 2010;
    tra le situazioni più difficili, nel padovano, si segnalano, in particolare, i comuni di Bovolenta, Battaglia Terme, Montegrotto Terme e Selvazzano;
    le ingentissime precipitazioni hanno saturato fin quasi al collasso le opere di difesa idraulica – che dovranno essere ripristinate con la massima urgenza – causato centinaia di frane con numerose interruzioni della viabilità in tutte le zone montane, pedemontane e collinari; peraltro, le tracimazioni delle rete idraulica secondaria hanno già determinato l'evacuazione di centinaia di persone e diffusi danni ad abitazioni, imprese, esercizi commerciali ed edifici pubblici;
    altrettanto pesanti saranno le conseguenze finanziarie sui bilanci di molti enti locali che hanno dovuto e dovranno affrontare ingenti spese non programmate per garantire il ritorno alla normalità;
    il 3 febbraio 2014, con decreto del presidente della giunta n. 15 del 2014, la regione Veneto ha dichiarato lo stato di crisi regionale per le suddette eccezionali avversità atmosferiche;
    anche con riguardo all'Emilia-Romagna, le forti piogge, che hanno interessato la regione dal 17 gennaio 2014, hanno prodotto l'allagamento di circa diecimila ettari di territorio, sia agricolo che urbanizzato, con danni calcolabili nell'ordine di decine di milioni di euro;
    in particolare il 19 gennaio 2014, a seguito dell'apertura di una falla sull'argine del fiume Secchia in una fase di piena del fiume stesso, il territorio della provincia di Modena ha subito una fortissima inondazione, che ha coinvolto, in particolare, i centri abitati di Bastiglia e Bomporto e alcune frazioni della città di Modena, oltre ad una vasta area comprendente insediamenti agricoli e industriali;
    quasi mille sono state le persone sfollate tra Sorbara, Albareto, Bastiglia e Bomporto; e moltissime sono state le aziende agricole, vitivinicole e le attività produttive colpite, oltre a molte infrastrutture;
    va, peraltro, considerato che la zona colpita è la medesima che era già stata interessata dagli eventi sismici del maggio 2012;
    la Gazzetta di Modena del 4 marzo 2014, riporta i dati allarmanti diffusi dalla Cisl sulla cassa integrazione nelle zone alluvionate. Sono coinvolti 1.175 lavoratori. A oggi risultano 450 lavoratori in cassa integrazione in deroga, 25 in «cassa integrazione guadagni ordinaria edilizia», 600 lavoratori in «cassa integrazione guadagni ordinaria industria» e 100 in «sospensione fondo artigianato». Le circa 200 aziende interessate dalla cassa integrazione guadagni ordinaria sono piccole e medie imprese meccaniche, tessili e della chimica. A questi numeri vanno aggiunti gli addetti dell'agricoltura. Sono, quindi, necessarie risorse aggiuntive per la cassa integrazione guadagni in deroga che scade il 31 marzo 2014;
    il 31 gennaio 2014, il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza in conseguenza dei suddetti eventi alluvionali verificatisi nei giorni dal 17 al 19 gennaio 2014, nella provincia di Modena;
    è utile riportare le dichiarazioni rese il 21 gennaio 2014 all'agenzia Ansa dal consigliere nazionale dei geologi Paride Antolini: «quello che sta accadendo nella bassa pianura emiliana a nord di Modena e Bologna deve farci riflettere profondamente sulla capacità di gestire il territorio da parte della società moderna. Un sindaco che, giustamente, invita i suoi ad andarsene indica l'impotenza dei nostri sistemi contro gli eventi della natura che occorre avere il coraggio di definire normali e prevedibili. Perché 3-400 millimetri di pioggia che cadono su un bacino idrografico moltiplicati per l'estensione del suo bacino fanno milioni di metri cubi d'acqua che devono essere smaltiti dal corso d'acqua principale. Quando gli argini del fiume cedono questi volumi si riversano necessariamente sui terreni limitrofi che nel corso delle ere geologiche sono sempre stati di pertinenza del fiume stesso, per il suo «divagare». Se la pianificazione pregressa non ha tenuto conto di questo, non c’è manutenzione degli alvei che tenga. Occorre pensare a nuove forme di riduzione del rischio, magari ricorrendo a tecnologia e innovazione, modellistica, monitoraggi e gestione informatica dei dati in tempo reale»;
    ancora una volta, puntualmente, bastano un giorno o due di forti piogge che il nostro Paese si trovi a dover fare i conti con smottamenti, frane, crolli di infrastrutture, argini che non riescono più a trattenere l'impatto con le acque e allagamenti che troppo spesso assumono le proporzioni di calamità;
    questi drammatici effetti prodotti da eventi naturali sono quasi sempre acuiti e drammaticamente amplificati da una gestione dissennata dei suoli e dall'assenza di una rigorosa politica di pianificazione, manutenzione e prevenzione territoriale;
    come riportato nel recente «5o Piano per la riduzione del rischio idrogeologico», redatto dall'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi), dal 2002 al 2014 nel nostro Paese si sono registrati circa 2.000 eventi alluvionali che hanno determinato 293 morti oltre a ingenti danni. Sei milioni di persone abitano in un territorio ad elevato rischio idrogeologico; 22 milioni di persone in zone a medio rischio; 1.260,000 edifici minacciati da frane e di questi 6.121 sono edifici scolastici e 531 ospedali. A determinare tale situazione hanno certamente contribuito più fattori: da un lato, il mutato regime delle piogge, particolarmente accentuato nella sua variabilità negli ultimi anni; dall'altro, l'impetuosa urbanizzazione, il consumo del suolo, l'omessa manutenzione del sistema idraulico del Paese, lo spopolamento delle montagne, la riduzione del terreno agricolo;
    è ormai improcrastinabile un adeguato impegno finanziario del Governo al fine di poter finalmente finanziare con adeguate risorse un piano pluriennale di interventi per la difesa del suolo e il contrasto al dissesto idrogeologico nel nostro Paese, consentendo contestualmente la loro effettiva spendibilità, troppo spesso impedita a causa dell'obbligo del rispetto del patto di stabilità interno da parte delle regioni e degli enti locali;
    peraltro, il taglio di risorse alle regioni e agli enti locali, sommato all'obbligo del rispetto del patto di stabilità interno a cui sono tenuti, rende molto difficile per essi poter finanziare e realizzare anche i piani di manutenzione esistenti,

impegna il Governo:

  compatibilmente con le relative risorse stanziate:
   a deliberare, così come avvenuto per l'Emilia-Romagna, lo stato di emergenza per l'alluvione che ha colpito la regione Veneto tra fine gennaio e il mese di febbraio 2014;
   ad assumere al più presto la necessaria iniziativa normativa al fine di consentire l'esclusione dal patto di stabilità interno delle spese sostenute, a valere su risorse proprie o su donazioni di terzi, dai comuni interessati dalla deliberazione dello stato di emergenza;
   ad assumere iniziative normative per modificare il comma 8-bis dell'articolo 31 della legge n. 183 del 2011, al fine di escludere automaticamente dal patto di stabilità interno, e senza la necessaria approvazione di una specifica norma di legge, le spese sostenute dai comuni a valere su risorse proprie o su donazioni di terzi, in relazione a eventi calamitosi in seguito ai quali è stato deliberato lo stato di emergenza;
   ad assumere iniziative per sospendere i termini per gli adempimenti e per i versamenti dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria, nonché il pagamento delle rate di adempimenti contrattuali, compresi mutui e prestiti, per i soggetti che hanno subito danni riconducibili ai suddetti eventi alluvionali, prevedendo che il pagamento dei suddetti adempimenti, dopo la sospensione dei termini, sia effettuato con rateizzazioni e senza applicazione di sanzioni e interessi;
   a garantire con la massima urgenza le risorse necessarie – anche attraverso la concessione di contributi fino al 100 per cento del costo riconosciuto, per il ripristino degli immobili danneggiati – a sostegno delle attività produttive e delle popolazioni colpite;
   a garantire le risorse aggiuntive necessarie per finanziare gli ammortizzatori sociali, con riguardo alle aziende e alle attività produttive interessate dagli eventi alluvionali di cui in premessa;
   ad avviare in tempi rapidi, con priorità per le zone alluvionate di cui in premessa e per l'intero territorio nazionale, un piano di investimenti necessari alla messa in sicurezza del territorio e al riassetto idrogeologico finanziato, con risorse escluse dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del patto di stabilità interno.
(1-00354)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Zan, Paglia, Marcon, Ferrara, Pellegrino, Zaratti, Di Salvo, Piazzoni, Migliore».


   La Camera,
   premesso che:
    il nostro Paese, nei mesi di gennaio e febbraio 2014, è stato investito da un'ondata di maltempo fuori dal comune che ha comportato serie di criticità dal punto di vista dell'assetto idrogeologico in diverse regioni;
    in particolare, nella regione Veneto i persistenti rovesci piovaschi hanno prodotto gravissimi danni a persone e cose, alle strade, ad edifici pubblici e privati e al territorio nel suo complesso;
    in alcune zone della montagna veneta, particolarmente nel bellunese, a causa dell'abbondanza delle precipitazioni nevose e del successivo appesantimento della neve per la pioggia, alcune località, tra cui Sappada, sono rimaste per molti giorni senza elettricità, con enorme danno per la vita dei residenti e con compromissione dei turismo che costituisce l'unica vera risorsa economica del luogo;
    i black-out elettrici che si sono verificati sono ancor più inaccettabili se si considera che sono stati provocati dall'inadeguatezza della rete di distribuzione locale e che le zone interessate sono produttrici di abbondante energia elettrica, il cui convogliamento nella rete di distribuzione nazionale non ha invece subito alcuna compromissione;
    la regione Veneto si è vista costretta a dichiarare lo stato di crisi con decreto del presidente della giunta regionale 3 febbraio 2014, n. 15;
    in Emilia-Romagna nel mese di gennaio 2014 si è assistito ad un'alluvione di pianura di dimensioni molto preoccupanti, avendo raggiunto l'estensione di circa diecimila ettari, producendo ingenti danni economici in una regione, peraltro, già colpita duramente da recenti fenomeni di natura tellurica;
    tale situazione non ha natura episodica o locale, ma interessa tutto il territorio nazionale e si ripresenta periodicamente in maniera diversa e sempre più preoccupante in varie aree, dal nord al sud del Paese;
    tali criticità, oltre ad arrecare ingenti danni a persone e proprietà private, hanno peraltro seriamente compromesso il patrimonio artistico e architettonico italiano che rappresenta il potenziale volano per un nuovo sviluppo economico ed imprenditoriale incentrato sul turismo di alta qualità;
    difatti, si sono registrati con amarezza e sgomento i crolli delle mura perimetrali della città di Volterra, unico ed irripetibile esempio di commistione tra architettura medievale ed etrusca, per un danno complessivo di oltre due milioni di euro;
    nel Lazio si è assistito a continue frane, smottamenti e allagamenti a danno di intere comunità, mettendo a rischio l'incolumità dei cittadini, nonché l'inestimabile patrimonio artistico della città di Roma e di tutto il territorio regionale;
    in questi giorni si assiste impotenti ad ulteriori crolli nell'area archeologica di Pompei, riferibili molto probabilmente anch'essi alle forti precipitazioni, che producono sia l'ennesimo danno ad un patrimonio artistico unico nel mondo che una profonda lacerazione all'immagine del nostro Paese, da sanare con estrema urgenza;
    tali avvenimenti richiedono certamente interventi urgenti al fine di riparare i danni subiti da cose e persone, ma ciò non può rimediare in via definitiva al degrado complessivo del tessuto idrogeologico italiano, che invece necessita di un intervento più ampio e lungimirante;
    gli interventi emergenziali, difatti, sono chiaramente molto meno efficienti di un intervento costante e razionale di manutenzione ordinaria del territorio, che comporta sul lungo periodo spese molto minori e consente di evitare ripetuti e ingenti danni alle persone, ai patrimoni privati, al patrimonio architettonico ed artistico delle comunità;
    i vincoli del Patto di stabilità pongono persistenti ostacoli ad un intervento efficiente e razionalizzato degli enti locali in materia, in quanto tali interventi spesso non rientrano nelle regole eccessivamente rigide che sono alla base di un patto che ha imbrigliato la spesa pubblica anche in settori così cruciali,

impegna il Governo:

   a predisporre iniziative, anche di natura normativa, finalizzate al sostegno delle comunità colpite dagli eccezionali eventi atmosferici di gennaio e febbraio 2014, se possibile attraverso interventi sospensivi in materia tributaria, contributiva e similari;
   a pianificare interventi volti ad attenuare i vincoli del Patto di stabilità, in particolare per quello che riguarda i capitoli di spesa inerenti al dissesto del territorio, alla manutenzione degli edifici scolastici e alla messa in sicurezza della rete stradale;
   a prendere in considerazione di assumere iniziative di natura normativa volte a garantire maggiori risorse finalizzate al contrasto al dissesto idrogeologico, anche con riguardo alle aree di particolare interesse storico-artistico, anche considerato il potenziale grave pregiudizio per un settore economico cruciale per il nostro Paese.
(1-00364) «Gigli, Fauttilli, De Mita, Cera, Binetti, Sberna, Marazziti, Caruso, Fitzgerald Nissoli, Piepoli, Schirò».


   La Camera,
   premesso che:
    il nostro Paese, nei mesi di gennaio e febbraio 2014, è stato investito da un'ondata di maltempo fuori dal comune che ha comportato serie di criticità dal punto di vista dell'assetto idrogeologico in diverse regioni;
    in particolare, nella regione Veneto i persistenti rovesci piovaschi hanno prodotto gravissimi danni a persone e cose, alle strade, ad edifici pubblici e privati e al territorio nel suo complesso;
    in alcune zone della montagna veneta, particolarmente nel bellunese, a causa dell'abbondanza delle precipitazioni nevose e del successivo appesantimento della neve per la pioggia, alcune località, tra cui Sappada, sono rimaste per molti giorni senza elettricità, con enorme danno per la vita dei residenti e con compromissione dei turismo che costituisce l'unica vera risorsa economica del luogo;
    i black-out elettrici che si sono verificati sono ancor più inaccettabili se si considera che sono stati provocati dall'inadeguatezza della rete di distribuzione locale e che le zone interessate sono produttrici di abbondante energia elettrica, il cui convogliamento nella rete di distribuzione nazionale non ha invece subito alcuna compromissione;
    la regione Veneto si è vista costretta a dichiarare lo stato di crisi con decreto del presidente della giunta regionale 3 febbraio 2014, n. 15;
    in Emilia-Romagna nel mese di gennaio 2014 si è assistito ad un'alluvione di pianura di dimensioni molto preoccupanti, avendo raggiunto l'estensione di circa diecimila ettari, producendo ingenti danni economici in una regione, peraltro, già colpita duramente da recenti fenomeni di natura tellurica;
    tale situazione non ha natura episodica o locale, ma interessa tutto il territorio nazionale e si ripresenta periodicamente in maniera diversa e sempre più preoccupante in varie aree, dal nord al sud del Paese;
    tali criticità, oltre ad arrecare ingenti danni a persone e proprietà private, hanno peraltro seriamente compromesso il patrimonio artistico e architettonico italiano che rappresenta il potenziale volano per un nuovo sviluppo economico ed imprenditoriale incentrato sul turismo di alta qualità;
    difatti, si sono registrati con amarezza e sgomento i crolli delle mura perimetrali della città di Volterra, unico ed irripetibile esempio di commistione tra architettura medievale ed etrusca, per un danno complessivo di oltre due milioni di euro;
    nel Lazio si è assistito a continue frane, smottamenti e allagamenti a danno di intere comunità, mettendo a rischio l'incolumità dei cittadini, nonché l'inestimabile patrimonio artistico della città di Roma e di tutto il territorio regionale;
    in questi giorni si assiste impotenti ad ulteriori crolli nell'area archeologica di Pompei, riferibili molto probabilmente anch'essi alle forti precipitazioni, che producono sia l'ennesimo danno ad un patrimonio artistico unico nel mondo che una profonda lacerazione all'immagine del nostro Paese, da sanare con estrema urgenza;
    tali avvenimenti richiedono certamente interventi urgenti al fine di riparare i danni subiti da cose e persone, ma ciò non può rimediare in via definitiva al degrado complessivo del tessuto idrogeologico italiano, che invece necessita di un intervento più ampio e lungimirante;
    gli interventi emergenziali, difatti, sono chiaramente molto meno efficienti di un intervento costante e razionale di manutenzione ordinaria del territorio, che comporta sul lungo periodo spese molto minori e consente di evitare ripetuti e ingenti danni alle persone, ai patrimoni privati, al patrimonio architettonico ed artistico delle comunità;
    i vincoli del Patto di stabilità pongono persistenti ostacoli ad un intervento efficiente e razionalizzato degli enti locali in materia, in quanto tali interventi spesso non rientrano nelle regole eccessivamente rigide che sono alla base di un patto che ha imbrigliato la spesa pubblica anche in settori così cruciali,

impegna il Governo:

  compatibilmente con le relative risorse stanziate:
   a predisporre iniziative, anche di natura normativa, finalizzate al sostegno delle comunità colpite dagli eccezionali eventi atmosferici di gennaio e febbraio 2014, se possibile attraverso interventi sospensivi in materia tributaria, contributiva e similari;
   a pianificare interventi volti ad attenuare i vincoli del Patto di stabilità, in particolare per quello che riguarda i capitoli di spesa inerenti al dissesto del territorio, alla manutenzione degli edifici scolastici e alla messa in sicurezza della rete stradale;
   a prendere in considerazione di assumere iniziative di natura normativa volte a garantire maggiori risorse finalizzate al contrasto al dissesto idrogeologico, anche con riguardo alle aree di particolare interesse storico-artistico, anche considerato il potenziale grave pregiudizio per un settore economico cruciale per il nostro Paese.
(1-00364)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Gigli, Fauttilli, De Mita, Cera, Binetti, Sberna, Marazziti, Caruso, Fitzgerald Nissoli, Piepoli, Schirò».


   La Camera,
   premesso che:
    recenti fenomeni alluvionali che hanno interessato il nostro Paese, nel corso degli anni 2013 e 2014, ripropongono nuovamente le criticità relative alla fragilità del territorio nazionale, già sottoposto ad alto rischio di dissesto idrogeologico e la necessità ormai indifferibile della messa in sicurezza e di ripristino del suolo, attraverso il reperimento delle risorse necessarie per eseguire i molteplici interventi per le realizzazioni infrastrutturali;
    gli eventi pluviali di particolare intensità, che hanno interessato le regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Toscana, alla fine dell'anno 2013 e all'inizio del 2014, hanno determinato una serie di complesse difficoltà di livello emergenziale, in estese parti degli insediamenti abitati nelle località implicate, provocando frane, allagamenti, esondazioni ed interruzioni della viabilità ordinaria e dei collegamenti ferroviari, causando addirittura numerose vittime;
    nella regione Friuli Venezia Giulia si è registrato, a partire dalla giornata del 30 gennaio 2014, un evento atmosferico di eccezionale portata che ha causato allagamenti nelle province di Udine e Pordenone. Le forti precipitazioni hanno causato l'esondazione del fiume Sile che ha comportato ingenti danni nei seguenti comuni della provincia di Pordenone: Chions, Azzano Decimo, Pravisdomini e Pasiano, con particolare gravità nelle frazioni di Panigai, Barco, Azzanello e Fagnigola. Per quanto riguarda la provincia di Udine, le intense ed eccezionali precipitazioni che hanno interessato il medio Friuli Venezia Giulia hanno determinato non meno di 250 mila euro di danni nel comune di Codroipo, in cui si sono, inoltre, registrati oltre 180 interventi in abitazioni private e attività commerciali, con ingenti danni non ancora stimati, causati dall'eccezionale innalzamento della falda acquifera; allagamenti che hanno provocato danneggiamenti si registrano negli archivi degli edifici pubblici, i cui danni stimati sono pari a 80 mila euro, per il palazzetto dello sport la valutazione degli interventi di ripristino risulta pari a 35 mila euro, mentre per il teatro comunale e per il Museo delle Carrozze, rispettivamente, si registrano danni per 25 mila euro e 40 mila euro; una situazione che, in considerazione di quanto esposto alla data odierna, permane ancora di evidente gravità;
    nelle località di Cordenons, Ruda e Fontanafredda, sono state segnalate una serie di emergenze connesse all'alluvione, che hanno comportato ingenti difficoltà per i cittadini, a cui si sono aggiunte una serie di complessità derivanti dalle esondazioni del fiume Ledra e degli affluenti del Lavia, che hanno provocato l'allagamento della strada provinciale del Cornino e la chiusura di un tratto della strada provinciale 99;
    le conseguenze del maltempo nell'alto Friuli Venezia Giulia, in particolare a Tarvisio, risultano di particolare rilevanza, a causa della straordinaria nevicata che ha comportato diverse e continue interruzioni del servizio di energia elettrica, che, unite agli effetti dell'evento atmosferico alluvionale, hanno procurato un grave danno agli afflussi turistici del fine settimana;
    anche in Carnia e nell'alta montagna friulana le interruzioni di energia elettrica, dovute al maltempo, hanno provocato notevole disagio alla popolazione nell'area dei comuni di Tolmezzo e Amaro con circa 14 mila utenze disalimentate a causa di cadute di alberi sulle linee o per il fenomeno dei manicotti gelati sulle condutture. Una sommaria stima dei danni causati dalla sospensione della fornitura elettrica ammonta a 1 milione e mezzo di euro (fonte Enel);
    nella regione Veneto, a partire dalla medesima e suindicata giornata del 30 gennaio 2014, le piogge persistenti hanno continuato ad insistere con una configurazione di eccezionale stazionarietà, interessando la parte orientale e le province di Padova, Treviso, Vicenza, Verona e Venezia, causando ingenti danni ai centri abitati e alle infrastrutture viarie, le cui interruzioni su diverse tratte montane, pedemontane e collinari hanno aggravato le già precarie condizioni della rete provinciale e secondaria di tutte le aree venete interessate dal dissesto idrogeologico;
    l'intensità delle precipitazioni piovose e nevose, avvenuta in tempi molto ristretti, che ha richiesto addirittura l'intervento dei militari dell'Esercito, impegnati con mezzi speciali a ripristinare la viabilità ordinaria e ad assistere le comunità locali interessate, ha provocato, inoltre, l'innalzamento repentino dei livelli idrometrici di tutti i corsi d'acqua, principali e secondari, causando l'esondazione del canale Loncon ad Annone Veneto, tra i territori di Treviso e Venezia, con l'acqua che ha invaso i collegamenti ferroviari e l'innalzamento del fiume Bacchiglione, ricadente nel paese di Bovolenta in provincia di Padova, minacciando la popolazione locale fatta evacuare in via precauzionale;
    l'eccezionale ondata di maltempo che ha attraversato gran parte del territorio veneto, i cui danni finanziari risultano provvisoriamente quantificati dal presidente della regione Veneto Zaia pari a 475 milioni di euro, ha coinvolto anche l'area dolomitica e prealpina, causando l'interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica nei paesi dell'Alto Cadore, rimasti isolati, e la chiusura di passi e impianti sciistici;
    quanto sopra indicato ha determinato conseguenze particolarmente negative, per l'economia turistica veneta e friulana, in considerazione del fatto che, in alcuni casi, la stagione turistica invernale, che rappresenta peraltro in alcune aree montane l'unica fonte di reddito economico, si è interrotta in modo definitivo;
    l'evento alluvionale ha determinato ulteriori effetti ostili a seguito delle tonnellate di detriti, giunti dalle piene dei fiumi Piave e del Sile, spiaggiati sull'arenile di Jesolo e lungo l'intero litorale veneto, che hanno deturpato le spiagge e la costa, creando notevoli problemi, sia per il recupero, che per lo smaltimento dei rifiuti, da parte delle amministrazioni locali coinvolte;
    in considerazione della prospettata situazione meteorologica di rilevante gravità, la regione veneta, nella giornata del 3 febbraio 2014, ha deliberato lo stato di calamità, stanziando 1 milione di euro, per le prime necessità, stabilendo altresì l'urgente richiesta al Governo di recepimento per lo stanziamento delle risorse necessarie per fronteggiare l'emergenza; mentre la regione Friuli Venezia Giulia ha stanziato 4 milioni di euro dal fondo imprevisti destinati alla Protezione civile;
    nell'ambito della decretazione dello stato di crisi, a seguito delle criticità riscontrate in un'ampia area veneta interessata, si è disposto, ai sensi dell'articolo 106, comma 1, lettera c), della legge regionale n. 11 del 2001, di procedere pertanto alla richiesta della dichiarazione dello «stato di emergenza», come previsto dalla legge n. 225 del 1992 e successive modificazioni, alla Presidenza del Consiglio dei ministri;
    la prolungata fase di maltempo che ha continuato ad insistere per diversi giorni, nel corso della prima settimana di febbraio 2014, causando anche una vittima a Montegrotto in provincia di Padova, ha recato, inoltre, gravissimi danni agli edifici pubblici e privati, al sistema infrastrutturale e delle opere pubbliche, soprattutto nelle aree più urbanizzate e negli insediamenti produttivi, indebolendo fortemente l'economia locale, oltre, come in precedenza riportato, a quella turistico invernale, e le attività agricole e commerciali;
    nella regione Emilia-Romagna, nelle giornate dal 17 al 19 gennaio 2014, il territorio della provincia di Modena è stato colpito da gravi eventi alluvionali tali da causare una grave situazione di pericolo per l'incolumità delle persone, provocando l'evacuazione di numerose famiglie dalle loro abitazioni;
    l'ammontare dei danni, secondo una valutazione iniziale pari a 400 milioni di euro, è principalmente connesso ai danneggiamenti infrastrutturali verificatisi per le opere di difesa idraulica, nei riguardi degli edifici pubblici e privati, delle infrastrutture viarie e delle attività produttive;
    la rottura arginale del fiume Secchia ha, inoltre, provocato l'allagamento di centri abitati, l'interruzione di collegamenti viari e della rete dei servizi essenziali determinando, quindi, forti disagi alla popolazione interessata;
    le aree ricomprese nei comuni di Bastiglia, Bomporto, Sorbara, Bosco di San Felice, Finale Emilia, Camposanto e Albareto risultano, in particolare, quelle in cui l'intensità della pioggia ha insistito con rilevante costanza, provocando allagamenti e frane in vaste zone della bassa modenese ed altre zone emiliano-romagnole, con inevitabili ripercussioni negative e penalizzanti per l'intera economia territoriale interessata, per l'ambiente ed il paesaggio di un'area ad alta attrattività turistica e agrituristica;
    la decisione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2014, che ha deliberato lo stato di emergenza nel territorio della provincia di Modena, in deroga ad ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, stanziando 11 milioni di euro, a valere sul fondo per le emergenze nazionali, sebbene condivisibile, risulta tuttavia insufficiente nel garantire un adeguato e completo livello di intervento finanziario in grado di ripristinare le condizioni di normalità per l'intera area interessata dall'evento alluvionale;
    nella regione Veneto, la ricognizione dei danni verificatisi e dei relativi fabbisogni finanziari, tali da formalizzare la dichiarazione dello stato di emergenza, per un evento calamitoso che, secondo quanto sostenuto dal medesimo presidente, risulta addirittura peggiore rispetto all'alluvione dell'anno 2010, a cui si aggiungono i gravissimi eventi alluvionali in precedenza esposti, avvenuti nelle regioni Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, comprovano l'esigenza d'interventi in sede comunitaria, volti all'accesso agli stanziamenti previsti dal Fondo di solidarietà dell'Unione europea (Fsue) istituito allo scopo di far fronte alle grandi catastrofi naturali e offrire un aiuto finanziario agli Stati colpiti;
    l'intervento del medesimo Fondo, previsto dal regolamento (CE) n. 2012 del Consiglio, dell'11 novembre 2002, mirato ad integrare gli sforzi dello Stato beneficiario, prevede, secondo le procedure indicate nella domanda di ammissione, che ogni Stato membro possa presentare alla Commissione europea, non oltre dieci settimane dalla data in cui si è verificato il primo danno, la richiesta delle sovvenzioni concesse, anche se la soglia di intervento normale per questo Stato vicino non è stata raggiunta;
    il riavvio dei numerosi interventi per la messa in sicurezza del territorio danneggiato e delle opere di ricostruzione, finalizzate al ripristino delle condizioni di normalità per la vasta area regionale veneta interessata dall'alluvione, confermano come, in considerazione della gravità degli eventi calamitosi avvenuti nel Veneto, nel Friuli Venezia Giulia e in Emilia-Romagna, i requisiti indicati all'interno del sopra esposto regolamento (CE) n. 2012/2002, nell'ambito delle modalità di utilizzazione delle sovvenzioni concesse dal Fondo di solidarietà dell'Unione europea, siano manifestamente fruibili;
    nel caso in cui l'ammontare complessivo dei danni fosse stimato in maniera inferiore, rispetto a quanto indicato dal medesimo regolamento, che considera «grave» qualsiasi catastrofe tale da provocare danni stimati in oltre 3 miliardi di euro o superiori allo 0,6 per cento del reddito nazionale lordo o nell'eventualità che una delle tre regioni sopra indicate non avesse inoltrato richiesta dei benefici previsti dal medesimo Fondo di solidarietà dell'Unione europea entro i termini previsti, è necessario tuttavia prevedere interventi compensativi, a favore delle popolazioni e delle imprese colpite, attraverso la defiscalizzazione e la decontribuzione, per il biennio 2014-2015, in considerazione del fatto che, ad esempio, la sola regione Veneto contribuisce alle entrate dell'amministrazione statale con un «residuo fiscale» di oltre 20 miliardi di euro;
    le priorità d'intervento indicate all'interno del piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici predisposto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per la messa in sicurezza del territorio, che prevedono interventi presso l'Unione europea volti a derogare i vincoli del Patto di stabilità interno, rappresentano proprio le misure urgenti e necessarie da attribuire alle sopra indicate regioni, in considerazione dei gravissimi danni economici, registrati a seguito degli avvenuti disastri ambientali;
    l'esclusione dei vincoli del Patto di stabilità interno per gli anni 2014 e 2015, nei riguardi degli enti locali direttamente coinvolti dall'alluvione, che hanno subito ingenti danni economici tali da non essere in grado di sostenere finanziariamente le opere di ripristino, costituisce un'ipotesi auspicabile e positiva in grado di liberare risorse utili all'attuazione di specifiche azioni identificate nei piani di difesa del suolo;
    nel corso dei mesi precedenti, in cui si sono sfortunatamente verificati disastri ambientali provocati da eventi sismici e alluvionali, nel territorio nazionale, il Governo è intervenuto anche attraverso l'utilizzo della decretazione d'urgenza per fronteggiare gli effetti calamitosi, attraverso un'articolata disciplina degli interventi per la ricostruzione, l'assistenza alle popolazioni e la ripresa economica nei territori coinvolti, sia di carattere finanziario che fiscale, attraverso la sospensione dei termini degli adempimenti tributari e dei mutui in convenzione;
    le decisioni adottate dal Consiglio dei ministri, il 19 novembre 2013, a seguito dell'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito la Sardegna, relative agli interventi a favore della regione autonoma isolana, disponendo interventi in deroga, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, confermano, infatti, come sia possibile agire coerentemente con analoghe misure anche nei confronti delle sopra esposte regioni, anch'esse investite da eventi naturali di portata straordinaria, non essendo le amministrazioni locali coinvolte in grado di sopportare gli oneri finanziari per la ricostruzione dei territori, colpiti da fenomeni climatici di tale intensità;
    interventi affini e similari si rendono, pertanto, necessari a sostegno del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e dell'Emilia-Romagna, al fine di fronteggiare le gravissime conseguenze finanziarie dei bilanci degli enti locali coinvolti e consentire il riavvio dell'attività delle imprese le cui sedi operative sono state danneggiate dall'evento summenzionato,

impegna il Governo:

   a deliberare lo «stato di emergenza» per gli eccezionali eventi atmosferici verificatisi nelle regioni del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, ai sensi dell'articolo 5, commi 1 e 1-bis, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni e integrazioni, a seguito dei fenomeni alluvionali di intensa gravità avvenuti a partire dalla giornata del 30 gennaio 2014 e per i successivi giorni del mese di febbraio 2014;
   ad assumere iniziative finalizzate a sostenere le popolazioni e le attività imprenditoriali, commerciali, artigiane e agricole venete, friulane ed emiliane colpite dai violenti fenomeni alluvionali che hanno interessato i comuni delle province di Udine, Pordenone, Padova, Treviso, Vicenza, Verona e Venezia e i comuni della provincia di Modena, attraverso la defiscalizzazione e la decontribuzione per gli anni 2014 e 2015, anche prevedendo la sospensione immediata dei termini amministrativi dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria, ivi compresi il pagamento delle rate dei mutui e dei finanziamenti di qualsiasi genere, incluse le operazioni di credito agrario, erogati dalle banche e dagli intermediari finanziari e dalla Cassa depositi e prestiti;
   a prevedere iniziative volte all'alleggerimento dei vincoli del Patto di stabilità interno, ai fini del ripristino dei sistemi infrastrutturali della viabilità interrotta o danneggiata, nonché delle opere di difesa idraulica, deteriorate a causa delle abbondanti piogge, attraverso la deroga al 31 marzo 2014 delle disposizioni previste dai commi 547 e 548 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2013, n. 147, (legge di stabilità per il 2014), concernente il riparto degli spazi finanziari attribuiti agli enti locali per sostenere i pagamenti di debiti in conto capitale, nei confronti delle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia-Romagna;
   ad assumere iniziative per destinare, infine, una quota parte delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione al finanziamento di una serie di interventi, tra cui quelli di messa in sicurezza del territorio, previsti dall'articolo 1, comma 7, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, a favore delle predette regioni.
(1-00365) «Brunetta, Milanato, Sandra Savino, Palmizio, Calabria, Palese».


   La Camera,
   premesso che:
    recenti fenomeni alluvionali che hanno interessato il nostro Paese, nel corso degli anni 2013 e 2014, ripropongono nuovamente le criticità relative alla fragilità del territorio nazionale, già sottoposto ad alto rischio di dissesto idrogeologico e la necessità ormai indifferibile della messa in sicurezza e di ripristino del suolo, attraverso il reperimento delle risorse necessarie per eseguire i molteplici interventi per le realizzazioni infrastrutturali;
    gli eventi pluviali di particolare intensità, che hanno interessato le regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Toscana, alla fine dell'anno 2013 e all'inizio del 2014, hanno determinato una serie di complesse difficoltà di livello emergenziale, in estese parti degli insediamenti abitati nelle località implicate, provocando frane, allagamenti, esondazioni ed interruzioni della viabilità ordinaria e dei collegamenti ferroviari, causando addirittura numerose vittime;
    nella regione Friuli Venezia Giulia si è registrato, a partire dalla giornata del 30 gennaio 2014, un evento atmosferico di eccezionale portata che ha causato allagamenti nelle province di Udine e Pordenone. Le forti precipitazioni hanno causato l'esondazione del fiume Sile che ha comportato ingenti danni nei seguenti comuni della provincia di Pordenone: Chions, Azzano Decimo, Pravisdomini e Pasiano, con particolare gravità nelle frazioni di Panigai, Barco, Azzanello e Fagnigola. Per quanto riguarda la provincia di Udine, le intense ed eccezionali precipitazioni che hanno interessato il medio Friuli Venezia Giulia hanno determinato non meno di 250 mila euro di danni nel comune di Codroipo, in cui si sono, inoltre, registrati oltre 180 interventi in abitazioni private e attività commerciali, con ingenti danni non ancora stimati, causati dall'eccezionale innalzamento della falda acquifera; allagamenti che hanno provocato danneggiamenti si registrano negli archivi degli edifici pubblici, i cui danni stimati sono pari a 80 mila euro, per il palazzetto dello sport la valutazione degli interventi di ripristino risulta pari a 35 mila euro, mentre per il teatro comunale e per il Museo delle Carrozze, rispettivamente, si registrano danni per 25 mila euro e 40 mila euro; una situazione che, in considerazione di quanto esposto alla data odierna, permane ancora di evidente gravità;
    nelle località di Cordenons, Ruda e Fontanafredda, sono state segnalate una serie di emergenze connesse all'alluvione, che hanno comportato ingenti difficoltà per i cittadini, a cui si sono aggiunte una serie di complessità derivanti dalle esondazioni del fiume Ledra e degli affluenti del Lavia, che hanno provocato l'allagamento della strada provinciale del Cornino e la chiusura di un tratto della strada provinciale 99;
    le conseguenze del maltempo nell'alto Friuli Venezia Giulia, in particolare a Tarvisio, risultano di particolare rilevanza, a causa della straordinaria nevicata che ha comportato diverse e continue interruzioni del servizio di energia elettrica, che, unite agli effetti dell'evento atmosferico alluvionale, hanno procurato un grave danno agli afflussi turistici del fine settimana;
    anche in Carnia e nell'alta montagna friulana le interruzioni di energia elettrica, dovute al maltempo, hanno provocato notevole disagio alla popolazione nell'area dei comuni di Tolmezzo e Amaro con circa 14 mila utenze disalimentate a causa di cadute di alberi sulle linee o per il fenomeno dei manicotti gelati sulle condutture. Una sommaria stima dei danni causati dalla sospensione della fornitura elettrica ammonta a 1 milione e mezzo di euro (fonte Enel);
    nella regione Veneto, a partire dalla medesima e suindicata giornata del 30 gennaio 2014, le piogge persistenti hanno continuato ad insistere con una configurazione di eccezionale stazionarietà, interessando la parte orientale e le province di Padova, Treviso, Vicenza, Verona e Venezia, causando ingenti danni ai centri abitati e alle infrastrutture viarie, le cui interruzioni su diverse tratte montane, pedemontane e collinari hanno aggravato le già precarie condizioni della rete provinciale e secondaria di tutte le aree venete interessate dal dissesto idrogeologico;
    l'intensità delle precipitazioni piovose e nevose, avvenuta in tempi molto ristretti, che ha richiesto addirittura l'intervento dei militari dell'Esercito, impegnati con mezzi speciali a ripristinare la viabilità ordinaria e ad assistere le comunità locali interessate, ha provocato, inoltre, l'innalzamento repentino dei livelli idrometrici di tutti i corsi d'acqua, principali e secondari, causando l'esondazione del canale Loncon ad Annone Veneto, tra i territori di Treviso e Venezia, con l'acqua che ha invaso i collegamenti ferroviari e l'innalzamento del fiume Bacchiglione, ricadente nel paese di Bovolenta in provincia di Padova, minacciando la popolazione locale fatta evacuare in via precauzionale;
    l'eccezionale ondata di maltempo che ha attraversato gran parte del territorio veneto, i cui danni finanziari risultano provvisoriamente quantificati dal presidente della regione Veneto Zaia pari a 475 milioni di euro, ha coinvolto anche l'area dolomitica e prealpina, causando l'interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica nei paesi dell'Alto Cadore, rimasti isolati, e la chiusura di passi e impianti sciistici;
    quanto sopra indicato ha determinato conseguenze particolarmente negative, per l'economia turistica veneta e friulana, in considerazione del fatto che, in alcuni casi, la stagione turistica invernale, che rappresenta peraltro in alcune aree montane l'unica fonte di reddito economico, si è interrotta in modo definitivo;
    l'evento alluvionale ha determinato ulteriori effetti ostili a seguito delle tonnellate di detriti, giunti dalle piene dei fiumi Piave e del Sile, spiaggiati sull'arenile di Jesolo e lungo l'intero litorale veneto, che hanno deturpato le spiagge e la costa, creando notevoli problemi, sia per il recupero, che per lo smaltimento dei rifiuti, da parte delle amministrazioni locali coinvolte;
    in considerazione della prospettata situazione meteorologica di rilevante gravità, la regione veneta, nella giornata del 3 febbraio 2014, ha deliberato lo stato di calamità, stanziando 1 milione di euro, per le prime necessità, stabilendo altresì l'urgente richiesta al Governo di recepimento per lo stanziamento delle risorse necessarie per fronteggiare l'emergenza; mentre la regione Friuli Venezia Giulia ha stanziato 4 milioni di euro dal fondo imprevisti destinati alla Protezione civile;
    nell'ambito della decretazione dello stato di crisi, a seguito delle criticità riscontrate in un'ampia area veneta interessata, si è disposto, ai sensi dell'articolo 106, comma 1, lettera c), della legge regionale n. 11 del 2001, di procedere pertanto alla richiesta della dichiarazione dello «stato di emergenza», come previsto dalla legge n. 225 del 1992 e successive modificazioni, alla Presidenza del Consiglio dei ministri;
    la prolungata fase di maltempo che ha continuato ad insistere per diversi giorni, nel corso della prima settimana di febbraio 2014, causando anche una vittima a Montegrotto in provincia di Padova, ha recato, inoltre, gravissimi danni agli edifici pubblici e privati, al sistema infrastrutturale e delle opere pubbliche, soprattutto nelle aree più urbanizzate e negli insediamenti produttivi, indebolendo fortemente l'economia locale, oltre, come in precedenza riportato, a quella turistico invernale, e le attività agricole e commerciali;
    nella regione Emilia-Romagna, nelle giornate dal 17 al 19 gennaio 2014, il territorio della provincia di Modena è stato colpito da gravi eventi alluvionali tali da causare una grave situazione di pericolo per l'incolumità delle persone, provocando l'evacuazione di numerose famiglie dalle loro abitazioni;
    l'ammontare dei danni, secondo una valutazione iniziale pari a 400 milioni di euro, è principalmente connesso ai danneggiamenti infrastrutturali verificatisi per le opere di difesa idraulica, nei riguardi degli edifici pubblici e privati, delle infrastrutture viarie e delle attività produttive;
    la rottura arginale del fiume Secchia ha, inoltre, provocato l'allagamento di centri abitati, l'interruzione di collegamenti viari e della rete dei servizi essenziali determinando, quindi, forti disagi alla popolazione interessata;
    le aree ricomprese nei comuni di Bastiglia, Bomporto, Sorbara, Bosco di San Felice, Finale Emilia, Camposanto e Albareto risultano, in particolare, quelle in cui l'intensità della pioggia ha insistito con rilevante costanza, provocando allagamenti e frane in vaste zone della bassa modenese ed altre zone emiliano-romagnole, con inevitabili ripercussioni negative e penalizzanti per l'intera economia territoriale interessata, per l'ambiente ed il paesaggio di un'area ad alta attrattività turistica e agrituristica;
    la decisione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2014, che ha deliberato lo stato di emergenza nel territorio della provincia di Modena, in deroga ad ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, stanziando 11 milioni di euro, a valere sul fondo per le emergenze nazionali, sebbene condivisibile, risulta tuttavia insufficiente nel garantire un adeguato e completo livello di intervento finanziario in grado di ripristinare le condizioni di normalità per l'intera area interessata dall'evento alluvionale;
    nella regione Veneto, la ricognizione dei danni verificatisi e dei relativi fabbisogni finanziari, tali da formalizzare la dichiarazione dello stato di emergenza, per un evento calamitoso che, secondo quanto sostenuto dal medesimo presidente, risulta addirittura peggiore rispetto all'alluvione dell'anno 2010, a cui si aggiungono i gravissimi eventi alluvionali in precedenza esposti, avvenuti nelle regioni Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, comprovano l'esigenza d'interventi in sede comunitaria, volti all'accesso agli stanziamenti previsti dal Fondo di solidarietà dell'Unione europea (Fsue) istituito allo scopo di far fronte alle grandi catastrofi naturali e offrire un aiuto finanziario agli Stati colpiti;
    l'intervento del medesimo Fondo, previsto dal regolamento (CE) n. 2012 del Consiglio, dell'11 novembre 2002, mirato ad integrare gli sforzi dello Stato beneficiario, prevede, secondo le procedure indicate nella domanda di ammissione, che ogni Stato membro possa presentare alla Commissione europea, non oltre dieci settimane dalla data in cui si è verificato il primo danno, la richiesta delle sovvenzioni concesse, anche se la soglia di intervento normale per questo Stato vicino non è stata raggiunta;
    il riavvio dei numerosi interventi per la messa in sicurezza del territorio danneggiato e delle opere di ricostruzione, finalizzate al ripristino delle condizioni di normalità per la vasta area regionale veneta interessata dall'alluvione, confermano come, in considerazione della gravità degli eventi calamitosi avvenuti nel Veneto, nel Friuli Venezia Giulia e in Emilia-Romagna, i requisiti indicati all'interno del sopra esposto regolamento (CE) n. 2012/2002, nell'ambito delle modalità di utilizzazione delle sovvenzioni concesse dal Fondo di solidarietà dell'Unione europea, siano manifestamente fruibili;
    nel caso in cui l'ammontare complessivo dei danni fosse stimato in maniera inferiore, rispetto a quanto indicato dal medesimo regolamento, che considera «grave» qualsiasi catastrofe tale da provocare danni stimati in oltre 3 miliardi di euro o superiori allo 0,6 per cento del reddito nazionale lordo o nell'eventualità che una delle tre regioni sopra indicate non avesse inoltrato richiesta dei benefici previsti dal medesimo Fondo di solidarietà dell'Unione europea entro i termini previsti, è necessario tuttavia prevedere interventi compensativi, a favore delle popolazioni e delle imprese colpite, attraverso la defiscalizzazione e la decontribuzione, per il biennio 2014-2015, in considerazione del fatto che, ad esempio, la sola regione Veneto contribuisce alle entrate dell'amministrazione statale con un «residuo fiscale» di oltre 20 miliardi di euro;
    le priorità d'intervento indicate all'interno del piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici predisposto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per la messa in sicurezza del territorio, che prevedono interventi presso l'Unione europea volti a derogare i vincoli del Patto di stabilità interno, rappresentano proprio le misure urgenti e necessarie da attribuire alle sopra indicate regioni, in considerazione dei gravissimi danni economici, registrati a seguito degli avvenuti disastri ambientali;
    l'esclusione dei vincoli del Patto di stabilità interno per gli anni 2014 e 2015, nei riguardi degli enti locali direttamente coinvolti dall'alluvione, che hanno subito ingenti danni economici tali da non essere in grado di sostenere finanziariamente le opere di ripristino, costituisce un'ipotesi auspicabile e positiva in grado di liberare risorse utili all'attuazione di specifiche azioni identificate nei piani di difesa del suolo;
    nel corso dei mesi precedenti, in cui si sono sfortunatamente verificati disastri ambientali provocati da eventi sismici e alluvionali, nel territorio nazionale, il Governo è intervenuto anche attraverso l'utilizzo della decretazione d'urgenza per fronteggiare gli effetti calamitosi, attraverso un'articolata disciplina degli interventi per la ricostruzione, l'assistenza alle popolazioni e la ripresa economica nei territori coinvolti, sia di carattere finanziario che fiscale, attraverso la sospensione dei termini degli adempimenti tributari e dei mutui in convenzione;
    le decisioni adottate dal Consiglio dei ministri, il 19 novembre 2013, a seguito dell'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito la Sardegna, relative agli interventi a favore della regione autonoma isolana, disponendo interventi in deroga, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, confermano, infatti, come sia possibile agire coerentemente con analoghe misure anche nei confronti delle sopra esposte regioni, anch'esse investite da eventi naturali di portata straordinaria, non essendo le amministrazioni locali coinvolte in grado di sopportare gli oneri finanziari per la ricostruzione dei territori, colpiti da fenomeni climatici di tale intensità;
    interventi affini e similari si rendono, pertanto, necessari a sostegno del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e dell'Emilia-Romagna, al fine di fronteggiare le gravissime conseguenze finanziarie dei bilanci degli enti locali coinvolti e consentire il riavvio dell'attività delle imprese le cui sedi operative sono state danneggiate dall'evento summenzionato,

impegna il Governo:

  compatibilmente con le relative risorse stanziate:
   a deliberare lo «stato di emergenza» per gli eccezionali eventi atmosferici verificatisi nelle regioni del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, ai sensi dell'articolo 5, commi 1 e 1-bis, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni e integrazioni, a seguito dei fenomeni alluvionali di intensa gravità avvenuti a partire dalla giornata del 30 gennaio 2014 e per i successivi giorni del mese di febbraio 2014;
   ad assumere iniziative finalizzate a sostenere le popolazioni e le attività imprenditoriali, commerciali, artigiane e agricole venete, friulane ed emiliane colpite dai violenti fenomeni alluvionali che hanno interessato i comuni delle province di Udine, Pordenone, Padova, Treviso, Vicenza, Verona e Venezia e i comuni della provincia di Modena, attraverso la defiscalizzazione e la decontribuzione per gli anni 2014 e 2015, anche prevedendo la sospensione immediata dei termini amministrativi dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria, ivi compresi il pagamento delle rate dei mutui e dei finanziamenti di qualsiasi genere, incluse le operazioni di credito agrario, erogati dalle banche e dagli intermediari finanziari e dalla Cassa depositi e prestiti;
   a prevedere iniziative volte all'alleggerimento dei vincoli del Patto di stabilità interno, ai fini del ripristino dei sistemi infrastrutturali della viabilità interrotta o danneggiata, nonché delle opere di difesa idraulica, deteriorate a causa delle abbondanti piogge, attraverso la deroga al 31 marzo 2014 delle disposizioni previste dai commi 547 e 548 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2013, n. 147, (legge di stabilità per il 2014), concernente il riparto degli spazi finanziari attribuiti agli enti locali per sostenere i pagamenti di debiti in conto capitale, nei confronti delle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia-Romagna;
   ad assumere iniziative per destinare, infine, una quota parte delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione al finanziamento di una serie di interventi, tra cui quelli di messa in sicurezza del territorio, previsti dall'articolo 1, comma 7, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, a favore delle predette regioni.
(1-00365)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Brunetta, Milanato, Sandra Savino, Palmizio, Calabria, Palese».


   La Camera,
   premesso che:
    nella mattinata di domenica 19 gennaio 2014 l'argine del fiume Secchia, in località San Matteo, ha ceduto aprendo una falla a circa 3 chilometri a valle della città di Modena; l'argine ha ceduto per problemi strutturali e l'acqua fuoriuscita ha invaso il territorio circostante interessando 8 comuni, per un'area che si estende per circa 75 chilometri quadrati; i comuni più colpiti sono stati quelli di Bomporto e di Bastiglia;
    si sono verificati i seguenti fatti: migliaia di sfollati, un morto tra i volontari immediatamente intervenuti, 1.800 aziende che hanno interrotto la produzione, oltre 5.000 addetti rimasti senza lavoro e 2.500 ettari di produzioni agricole invasi dall'acqua; la prima stima dei danni fatta dalla struttura regionale parla di 400 milioni di euro, ma al momento sono ancora in corso le opportune verifiche;
    il territorio interessato dall'evento è lo stesso già interessato dai terremoti del maggio 2012;
    il susseguirsi di eventi calamitosi sta mettendo in ginocchio l'economia di una parte rilevante della provincia di Modena e cresce l'esasperazione degli imprenditori e dei cittadini, molti dei quali già vittime dirette del sisma ed ora dell'alluvione;
    dai dati elaborati dall'Istituto di ricerche economiche e sociali (Ires), il sisma del 2012 ha comportato un danno diretto di circa 6 miliardi di euro, a cui si aggiunge il danno indotto sull'intera economia regionale stimato in 8,25 miliardi di euro di fatturato: la prima stima fatta dalla struttura regionale dei danni diretti causati dall'alluvione parla di 400 milioni di euro, ma al momento sono ancora in corso le opportune verifiche;
    il ritardo nella ricostruzione e nell'erogazione delle risorse già stanziate a seguito del terremoto, sommato ai danni causati dall'alluvione che ha investito l'area a nord-est della provincia di Modena, sta seriamente compromettendo un tessuto produttivo tra i più avanzati a livello nazionale e tante piccole e medie imprese sono in ginocchio, senza la possibilità di ripartire; quello che si profila è l'affossamento di una parte importante dell'economia di questa provincia, con una riduzione conseguente del prodotto interno lordo nazionale;
    come affermato congiuntamente dal mondo imprenditoriale locale, in particolare da «Rete imprese Italia Modena», che raggruppa Ascom Confcommercio Fam, Confesercenti, Cna e Lapam Confartigianato, si ritiene assolutamente urgente e necessario prevedere da subito misure per il credito agevolato: c’è necessità di risorse immediate per far ripartire le aziende, gli impianti e i macchinari di produzione; si debbono ricostituire le scorte e per questo occorre uno sforzo finanziario che deve essere assolutamente sostenuto dal sistema creditizio, con costi azzerati, come in occasione dei sisma; occorre, inoltre, sospendere immediatamente le rate in scadenza di tutti i mutui in corso;
    è necessaria un'immediata proroga delle scadenze fiscali, così come devono essere rese disponibili le adeguate risorse per l'indennizzo dei danni, diretti ed indiretti, per le imprese e i cittadini; tutte le risorse necessarie devono essere rese disponibili attraverso sistemi semplificati e non gravati da quell'enorme carico burocratico che sta ora ostacolando la ricostruzione post sisma;
    eccezionali eventi atmosferici hanno colpito anche l'intero territorio del Veneto nel periodo dal 30 gennaio al 18 febbraio 2014: il maltempo e l'intensità della caduta di pioggia e neve hanno determinato varie situazioni di criticità, gravi disagi alla popolazione, danni consistenti ai beni pubblici e privati e alle attività economico-produttive (tetti delle abitazioni crollati, impianti di risalita inutilizzabili in montagna, capannoni allagati e spiagge invase dai detriti). Si sono verificati esondazioni di fiumi, fenomeni di dissesto idrogeologico, strutture arginali fortemente indebolite, innesco di valanghe e di movimenti franosi, interruzione di collegamenti viari e servizi essenziali, innalzamento delle falde freatiche e mareggiate sulla costa con erosione degli arenili, accompagnate da forti venti di scirocco;
    i comuni veneti coinvolti nell'alluvione sono almeno 130, in tutta la regione: le aree montane della provincia di Belluno e di parte delle province di Vicenza, Treviso e Verona, dove sono arrivate nevicate abbondanti sopra i 1200 metri, con accumuli di neve fino a oltre 4 metri; la pianura veneta, con allagamenti di più giorni sia in aree agricole che abitative, come nella zona di Legnago nella bassa veronese; i litorali dove sono state distrutte le infrastrutture e vengono raccolte tonnellate di materiali della più svariata natura portate a valle dai fiumi; ovunque con danni a argini, sistema idraulico, fiumi e affluenti. A ciò si aggiunga anche il blackout elettrico del bellunese con 35.000 utenze al buio, ripristinate in tre giorni di lavoro;
    a titolo esemplificativo, nel padovano si sono verificati i seguenti fatti: un'anziana è morta dopo una caduta a Montegrotto; 400 persone sono state sfollate dal centro di Bovolenta e altre 200 dalla zona di Ortazzo a Battaglia; ci sono state evacuazioni anche a Vighizzolo; è stata chiusa una scuola a Montegrotto; ci sono stati allagamenti a Selvazzano, Sarmeola e Merlara; le scuole sono state chiuse a Selvazzano, Piove di Sacco, Bovolenta, Brugine, Pontelongo Correzzola, Arzergrande e Codevigo;
    il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha dichiarato lo stato di crisi regionale con decreto 3 febbraio 2014, n. 15, stanziando due milioni di euro per le prime emergenze; poi è stato adottato il decreto dell'8 febbraio 2014 per integrarne l'ambito temporale e definire quello territoriale, che interessa la regione in quasi tutta la sua totalità;
    ad una prima stima del presidente della regione Veneto, i danni risultano essere superiori ai 550 milioni di euro. I danni sono stimabili: almeno in 75 milioni di euro per le famiglie e le attività produttive colpite dalle esondazioni, dalle nevicate e dalle valanghe; 145 milioni di euro per le infrastrutture pubbliche della viabilità e quelle destinate a servizio pubblico; 213 milioni di euro per la rete idraulica principale e secondaria (con riferimento all'area del padovano, del veneziano e delle coste); 37 milioni di euro per i territori a causa di dissesti idrogeologici; 10 milioni di euro per le aziende agricole. Vanno considerati, inoltre, 15 milioni di euro spesi dagli enti locali per attivare i servizi straordinari di smaltimento dei rifiuti e rimozione della neve e 5 milioni di euro per le spese delle operazioni di soccorso straordinarie. A ciò si aggiungono anche i danni indiretti, per gli impatti imprevisti sull'attività turistica della stagione invernale;
    con la decisione 2013/678/UE del Consiglio dell'Unione europea, l'Italia è stata autorizzata a esentare dall'iva i soggetti passivi il cui volume d'affari non superi i 65.000 euro annui, in quanto l'importo è compatibile con la proposta di modifica della direttiva presentata dalla Commissione europea il 29 ottobre 2004, che, allo scopo di semplificare gli obblighi dell'iva, intende permettere agli Stati membri di fissare fino a 100.000 euro la soglia di volume d'affari annuo per l'accesso al regime speciale di esenzione dall'iva per le piccole imprese;
    vi è l'urgenza, ormai improrogabile, di individuare per questo territorio un sistema di fiscalità di vantaggio, così come autorizzato dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue), articolo 107, paragrafo 2, lettera b), e coerentemente al regolamento (CE) n. 2204/2002 della Commissione europea del 5 dicembre 2002, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato agli aiuti di Stato a favore dell'occupazione, che possa incoraggiare gli imprenditori ad affrontare anche questa ennesima sfida, oltre che a dare un impulso ad una economia stremata da anni di crisi e da catastrofi di portata storica;
    i fenomeni di dissesto idrogeologico sono molto frequenti in Italia e gli eventi meteorologici così detti «straordinari» sono diventati ordinari con drammatiche conseguenze sul territorio italiano; negli ultimi 80 anni la superficie nazionale è stata interessata da 5.400 alluvioni e 11.000 frane, mentre negli ultimi 20 anni sono state coinvolte 70.000 persone e sono stati stimati 30.000 miliardi di euro di danni;
    in base al report del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel 2008 in ben 6.633 comuni italiani sono presenti aree a rischio idrogeologico, l'82 per cento del totale. La superficie delle aree ad alta criticità idrogeologica si estende per 29.517 chilometri quadrati, il 9,8 per cento dell'intero territorio nazionale, di cui 12.263 chilometri quadrati (4,1 per cento del territorio) a rischio alluvioni e 15.738 chilometri quadrati (5,2 per cento del territorio) a rischio di frana;
    anche i dati dell'indagine Ecosistema Rischio 2011 confermano l'elevata tendenza del territorio italiano al dissesto idrogeologico. Oltre 5 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni. In 1.121 comuni, corrispondenti all'85 per cento di quelli analizzati nell'indagine, sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana, e nel 31 per cento dei casi in tali zone sono presenti addirittura interi quartieri. Nel 56 per cento dei comuni campione dell'indagine, in aree a rischio, sono presenti fabbricati industriali che, in caso di calamità, comportano un grave pericolo, oltre che per le vite dei dipendenti, per l'eventualità di sversamento di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni;
    il modo di procedere del Governo in occasione di interventi di emergenza dovuti a calamità naturali avanza, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, per approssimazioni ed è spesso troppo lento e farraginoso e, soprattutto, si rilevano estreme difformità di trattamento negli anni tra i vari territori; sarebbe importante ai fini della sicurezza, della trasparenza e della tempestività di azione e della semplificazione delle procedure individuare linee di indirizzo unitarie ed emanare un provvedimento organico che, da una parte, disciplini la gestione delle grandi emergenze, garantendo i diritti dei cittadini, definisca con chiarezza procedure e risorse in caso di eventi calamitosi uguali per tutti e, dall'altra parte, dia il via ad un serio ed organico piano per la riduzione del rischio idrogeologico in tutto il territorio nazionale, con tempi e fondi certi, per spostare gradualmente gli sforzi e le risorse dall'eterna emergenza alla prevenzione,

impegna il Governo:

   a garantire che le priorità indicate in premessa si traducano in iniziative concrete, anche normative, al fine di:
    a) disporre, in tempi rapidi, la concessione di contributi per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo danneggiati dall'evento alluvionale, in relazione al danno effettivamente subito, in misura adeguata e sufficiente a coprire integralmente le spese sostenute;
    b) riconoscere alle persone fisiche proprietarie di beni mobili registrati, danneggiati in conseguenza dell'evento alluvionale, un indennizzo pari al valore dei beni;
    c) riconoscere alle persone fisiche proprietarie di beni mobili non registrati ubicati nell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale, danneggiati in conseguenza dell'evento alluvionale, un indennizzo pari al valore dei beni;
    d) concedere indennizzi alle attività produttive danneggiate dagli eventi calamitosi per il ripristino delle riserve di magazzino e per il risarcimento dei danni derivanti dalla perdita di beni mobili legati alla produzione;
    e) sostenere le popolazioni e le imprese colpite dall'alluvione di gennaio 2014 tramite la defiscalizzazione e la decontribuzione per il triennio 2014-2016, sospendendo immediatamente ogni adempimento fiscale, contributivo e assicurativo relativo a persone fisiche e giuridiche, nonché i mutui, per i contribuenti e le imprese;
    f) garantire gli ammortizzatori sociali ai lavoratori costretti all'inattività a causa degli eventi alluvionali e disporre una moratoria sul pagamento dei contributi a favore dei datori di lavoro;
    g) predisporre, per i territori dei comuni interessati al tempo stesso dalla recente alluvione di gennaio 2014 e dal sisma del maggio 2012, misure di agevolazione fiscale, incaricando il Cipe ed il Ministro dello sviluppo economico affinché assumano le iniziative necessarie all'individuazione ed alla perimetrazione di zone franche urbane, ai sensi dell'articolo 1, commi da 340 a 343, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, sulla base di parametri fisici e socioeconomici rappresentativi degli effetti provocati dagli eventi calamitosi sul tessuto economico e produttivo;
    h) istituire, coerentemente con le indicazioni fornite dalla Commissione europea nel «Libro verde sul futuro dell'IVA Verso un sistema dell'IVA più semplice, solido ed efficiente» e nella comunicazione della Commissione europea sul futuro dell'IVA, un regime speciale a favore delle piccole imprese, finalizzato principalmente a ridurre gli oneri amministrativi risultanti dall'applicazione delle normali disposizioni in materia di iva, prevedendo per i soggetti aventi un fatturato annuo inferiore a una determinata soglia il beneficio dell'esenzione dal tributo;
    i) sospendere le azioni esecutive di Equitalia fino al 31 dicembre 2016, con la successiva possibilità di rateizzazione delle somme dovute senza applicazione di interessi e sanzioni, ricorrendo anche alla compensazione tra Stato e persone fisiche e giuridiche;
    l) sospendere gli studi di settore per i periodi di imposta dal 2013 al 2016;
    m) introdurre adeguate misure di finanziamento alle piccole e medie imprese, svincolate dal merito creditizio, anche tramite la concessione a titolo gratuito delle garanzie pubbliche attraverso l'intervento del fondo centrale di garanzia di cui alla legge n. 662 del 1996 (articolo 2, comma 100, lettera a));
    n) assumere iniziative finalizzate ad escludere dal Patto di stabilità interno relativo agli anni 2014 e 2015 le risorse provenienti dallo Stato e le relative spese di parte corrente e in conto capitale sostenute dalla regione, dalla provincia e dai comuni, nonché le risorse proprie di tali enti impiegate per far fronte all'emergenza alluvionale, alle conseguenti opere di ripristino e ad opere di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico;
    o) assumere iniziative per esentare per gli anni 2014 e 2015 i comuni al tempo stesso alluvionati e terremotati dai tagli previsti dalla cosiddetta spending review;
    p) esentare dall'imu e dalla concorrenza alla formazione del reddito delle persone fisiche, delle imprese ed enti pubblici, quegli immobili che siano risultati parzialmente o totalmente allagati, o oggetto a vario titolo di ordinanza di sgombero, per l'anno 2014;
    q) istituire un fondo di compensazione per i mancati introiti da imposizione fiscale (imu e Tares) per tutti i comuni colpiti dagli eventi calamitosi menzionati;
    r) rendere disponibili le risorse necessarie per far fronte ai danni dell'alluvione nel più breve tempo possibile, considerando anche l'ipotesi, nelle more delle specifiche coperture, di applicare i provvedimenti e le risorse già in essere e riferibili al terremoto del maggio 2012, armonizzando gli interventi di aiuto, dando mandato al commissario delegato, di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 74 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o agosto 2012, n. 122, di utilizzare nell'immediatezza dell'urgenza ogni provvedimento e risorsa già nelle sue disponibilità;
    s) predisporre un programma di prevenzione ambientale di medio e lungo termine, attraverso una normativa specifica nazionale di messa in sicurezza del territorio, e delineare una disciplina della gestione delle grandi emergenze che, garantendo i diritti dei cittadini, definisca con chiarezza procedure, tempistiche e risorse in caso di eventi calamitosi;
    t) migliorare il coordinamento dei vari enti ed organismi che hanno competenza in materia di rischio idrogeologico, anche mediante una coerente, razionale ed efficiente redistribuzione delle competenze e attraverso semplificazioni delle procedure burocratiche ed amministrative che riguardano la gestione delle emergenze e la pianificazione e realizzazione delle opere di prevenzione;
    u) far rientrare le misure e gli interventi da mettere in atto nella logica multidisciplinare e sistemica della pianificazione di bacino, coerentemente con quanto previsto dalla direttiva quadro sulle acque (direttiva 2000/60/CE) e dalla direttiva relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni (direttiva 2007/60/CE);
    v) valutare la possibilità di istituire dei bonus fiscali per i privati e le attività produttive che investono in opere di mitigazione del rischio, in modo da coinvolgere attivamente e diffusamente il tessuto produttivo italiano nella tutela e corretta gestione del territorio;
    z) promuovere una revisione dei piani di emergenza comunali da parte delle protezioni civili regionali, della protezione civile nazionale e dei relativi centri di competenza;
    aa) prevedere degli automatismi contabili secondo cui le risorse annualmente preposte dal Governo alla prevenzione del rischio idrogeologico siano proporzionali alle spese sostenute per le emergenze nel corso dell'anno precedente, in modo da poter quantificare i finanziamenti in maniera certa e da favorire un graduale passaggio dall'emergenza alla prevenzione;
    bb) gestire la riduzione del rischio idraulico concedendo finanziamenti in via prioritaria ad opere di rinaturalizzazione fluviale che consentano di restituire adeguati spazi alle naturali dinamiche dei corsi d'acqua tutelando i contigui insediamenti abitativi e produttivi.
(1-00367) «Ferraresi, Dell'Orco, Businarolo, Brugnerotto, Segoni, Mucci, Spadoni, Sarti, Massimiliano Bernini, Dall'Osso, Spessotto, D'Incà, Da Villa, Benedetti, Rostellato, Turco, Fantinati, Cozzolino, Terzoni, De Rosa, Busto, Zolezzi, Daga, Mannino, Micillo».


   La Camera,
   premesso che:
    nella mattinata di domenica 19 gennaio 2014 l'argine del fiume Secchia, in località San Matteo, ha ceduto aprendo una falla a circa 3 chilometri a valle della città di Modena; l'argine ha ceduto per problemi strutturali e l'acqua fuoriuscita ha invaso il territorio circostante interessando 8 comuni, per un'area che si estende per circa 75 chilometri quadrati; i comuni più colpiti sono stati quelli di Bomporto e di Bastiglia;
    si sono verificati i seguenti fatti: migliaia di sfollati, un morto tra i volontari immediatamente intervenuti, 1.800 aziende che hanno interrotto la produzione, oltre 5.000 addetti rimasti senza lavoro e 2.500 ettari di produzioni agricole invasi dall'acqua; la prima stima dei danni fatta dalla struttura regionale parla di 400 milioni di euro, ma al momento sono ancora in corso le opportune verifiche;
    il territorio interessato dall'evento è lo stesso già interessato dai terremoti del maggio 2012;
    il susseguirsi di eventi calamitosi sta mettendo in ginocchio l'economia di una parte rilevante della provincia di Modena e cresce l'esasperazione degli imprenditori e dei cittadini, molti dei quali già vittime dirette del sisma ed ora dell'alluvione;
    dai dati elaborati dall'Istituto di ricerche economiche e sociali (Ires), il sisma del 2012 ha comportato un danno diretto di circa 6 miliardi di euro, a cui si aggiunge il danno indotto sull'intera economia regionale stimato in 8,25 miliardi di euro di fatturato: la prima stima fatta dalla struttura regionale dei danni diretti causati dall'alluvione parla di 400 milioni di euro, ma al momento sono ancora in corso le opportune verifiche;
    il ritardo nella ricostruzione e nell'erogazione delle risorse già stanziate a seguito del terremoto, sommato ai danni causati dall'alluvione che ha investito l'area a nord-est della provincia di Modena, sta seriamente compromettendo un tessuto produttivo tra i più avanzati a livello nazionale e tante piccole e medie imprese sono in ginocchio, senza la possibilità di ripartire; quello che si profila è l'affossamento di una parte importante dell'economia di questa provincia, con una riduzione conseguente del prodotto interno lordo nazionale;
    come affermato congiuntamente dal mondo imprenditoriale locale, in particolare da «Rete imprese Italia Modena», che raggruppa Ascom Confcommercio Fam, Confesercenti, Cna e Lapam Confartigianato, si ritiene assolutamente urgente e necessario prevedere da subito misure per il credito agevolato: c’è necessità di risorse immediate per far ripartire le aziende, gli impianti e i macchinari di produzione; si debbono ricostituire le scorte e per questo occorre uno sforzo finanziario che deve essere assolutamente sostenuto dal sistema creditizio, con costi azzerati, come in occasione dei sisma; occorre, inoltre, sospendere immediatamente le rate in scadenza di tutti i mutui in corso;
    è necessaria un'immediata proroga delle scadenze fiscali, così come devono essere rese disponibili le adeguate risorse per l'indennizzo dei danni, diretti ed indiretti, per le imprese e i cittadini; tutte le risorse necessarie devono essere rese disponibili attraverso sistemi semplificati e non gravati da quell'enorme carico burocratico che sta ora ostacolando la ricostruzione post sisma;
    eccezionali eventi atmosferici hanno colpito anche l'intero territorio del Veneto nel periodo dal 30 gennaio al 18 febbraio 2014: il maltempo e l'intensità della caduta di pioggia e neve hanno determinato varie situazioni di criticità, gravi disagi alla popolazione, danni consistenti ai beni pubblici e privati e alle attività economico-produttive (tetti delle abitazioni crollati, impianti di risalita inutilizzabili in montagna, capannoni allagati e spiagge invase dai detriti). Si sono verificati esondazioni di fiumi, fenomeni di dissesto idrogeologico, strutture arginali fortemente indebolite, innesco di valanghe e di movimenti franosi, interruzione di collegamenti viari e servizi essenziali, innalzamento delle falde freatiche e mareggiate sulla costa con erosione degli arenili, accompagnate da forti venti di scirocco;
    i comuni veneti coinvolti nell'alluvione sono almeno 130, in tutta la regione: le aree montane della provincia di Belluno e di parte delle province di Vicenza, Treviso e Verona, dove sono arrivate nevicate abbondanti sopra i 1200 metri, con accumuli di neve fino a oltre 4 metri; la pianura veneta, con allagamenti di più giorni sia in aree agricole che abitative, come nella zona di Legnago nella bassa veronese; i litorali dove sono state distrutte le infrastrutture e vengono raccolte tonnellate di materiali della più svariata natura portate a valle dai fiumi; ovunque con danni a argini, sistema idraulico, fiumi e affluenti. A ciò si aggiunga anche il blackout elettrico del bellunese con 35.000 utenze al buio, ripristinate in tre giorni di lavoro;
    a titolo esemplificativo, nel padovano si sono verificati i seguenti fatti: un'anziana è morta dopo una caduta a Montegrotto; 400 persone sono state sfollate dal centro di Bovolenta e altre 200 dalla zona di Ortazzo a Battaglia; ci sono state evacuazioni anche a Vighizzolo; è stata chiusa una scuola a Montegrotto; ci sono stati allagamenti a Selvazzano, Sarmeola e Merlara; le scuole sono state chiuse a Selvazzano, Piove di Sacco, Bovolenta, Brugine, Pontelongo Correzzola, Arzergrande e Codevigo;
    il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha dichiarato lo stato di crisi regionale con decreto 3 febbraio 2014, n. 15, stanziando due milioni di euro per le prime emergenze; poi è stato adottato il decreto dell'8 febbraio 2014 per integrarne l'ambito temporale e definire quello territoriale, che interessa la regione in quasi tutta la sua totalità;
    ad una prima stima del presidente della regione Veneto, i danni risultano essere superiori ai 550 milioni di euro. I danni sono stimabili: almeno in 75 milioni di euro per le famiglie e le attività produttive colpite dalle esondazioni, dalle nevicate e dalle valanghe; 145 milioni di euro per le infrastrutture pubbliche della viabilità e quelle destinate a servizio pubblico; 213 milioni di euro per la rete idraulica principale e secondaria (con riferimento all'area del padovano, del veneziano e delle coste); 37 milioni di euro per i territori a causa di dissesti idrogeologici; 10 milioni di euro per le aziende agricole. Vanno considerati, inoltre, 15 milioni di euro spesi dagli enti locali per attivare i servizi straordinari di smaltimento dei rifiuti e rimozione della neve e 5 milioni di euro per le spese delle operazioni di soccorso straordinarie. A ciò si aggiungono anche i danni indiretti, per gli impatti imprevisti sull'attività turistica della stagione invernale;
    con la decisione 2013/678/UE del Consiglio dell'Unione europea, l'Italia è stata autorizzata a esentare dall'iva i soggetti passivi il cui volume d'affari non superi i 65.000 euro annui, in quanto l'importo è compatibile con la proposta di modifica della direttiva presentata dalla Commissione europea il 29 ottobre 2004, che, allo scopo di semplificare gli obblighi dell'iva, intende permettere agli Stati membri di fissare fino a 100.000 euro la soglia di volume d'affari annuo per l'accesso al regime speciale di esenzione dall'iva per le piccole imprese;
    vi è l'urgenza, ormai improrogabile, di individuare per questo territorio un sistema di fiscalità di vantaggio, così come autorizzato dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue), articolo 107, paragrafo 2, lettera b), e coerentemente al regolamento (CE) n. 2204/2002 della Commissione europea del 5 dicembre 2002, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato agli aiuti di Stato a favore dell'occupazione, che possa incoraggiare gli imprenditori ad affrontare anche questa ennesima sfida, oltre che a dare un impulso ad una economia stremata da anni di crisi e da catastrofi di portata storica;
    i fenomeni di dissesto idrogeologico sono molto frequenti in Italia e gli eventi meteorologici così detti «straordinari» sono diventati ordinari con drammatiche conseguenze sul territorio italiano; negli ultimi 80 anni la superficie nazionale è stata interessata da 5.400 alluvioni e 11.000 frane, mentre negli ultimi 20 anni sono state coinvolte 70.000 persone e sono stati stimati 30.000 miliardi di euro di danni;
    in base al report del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel 2008 in ben 6.633 comuni italiani sono presenti aree a rischio idrogeologico, l'82 per cento del totale. La superficie delle aree ad alta criticità idrogeologica si estende per 29.517 chilometri quadrati, il 9,8 per cento dell'intero territorio nazionale, di cui 12.263 chilometri quadrati (4,1 per cento del territorio) a rischio alluvioni e 15.738 chilometri quadrati (5,2 per cento del territorio) a rischio di frana;
    anche i dati dell'indagine Ecosistema Rischio 2011 confermano l'elevata tendenza del territorio italiano al dissesto idrogeologico. Oltre 5 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni. In 1.121 comuni, corrispondenti all'85 per cento di quelli analizzati nell'indagine, sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana, e nel 31 per cento dei casi in tali zone sono presenti addirittura interi quartieri. Nel 56 per cento dei comuni campione dell'indagine, in aree a rischio, sono presenti fabbricati industriali che, in caso di calamità, comportano un grave pericolo, oltre che per le vite dei dipendenti, per l'eventualità di sversamento di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni;
    il modo di procedere del Governo in occasione di interventi di emergenza dovuti a calamità naturali avanza, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, per approssimazioni ed è spesso troppo lento e farraginoso e, soprattutto, si rilevano estreme difformità di trattamento negli anni tra i vari territori; sarebbe importante ai fini della sicurezza, della trasparenza e della tempestività di azione e della semplificazione delle procedure individuare linee di indirizzo unitarie ed emanare un provvedimento organico che, da una parte, disciplini la gestione delle grandi emergenze, garantendo i diritti dei cittadini, definisca con chiarezza procedure e risorse in caso di eventi calamitosi uguali per tutti e, dall'altra parte, dia il via ad un serio ed organico piano per la riduzione del rischio idrogeologico in tutto il territorio nazionale, con tempi e fondi certi, per spostare gradualmente gli sforzi e le risorse dall'eterna emergenza alla prevenzione,

impegna il Governo:

  compatibilmente con le relative risorse stanziate:
   a garantire che le priorità indicate in premessa si traducano in iniziative concrete, anche normative, al fine di:
    a) disporre, in tempi rapidi, la concessione di contributi per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo danneggiati dall'evento alluvionale, in relazione al danno effettivamente subito, in misura adeguata e sufficiente a coprire integralmente le spese sostenute;
    b) riconoscere alle persone fisiche proprietarie di beni mobili registrati, danneggiati in conseguenza dell'evento alluvionale, un indennizzo ma non strettamente legato al valore del bene medesimo;
    c) riconoscere alle persone fisiche proprietarie di beni mobili non registrati ubicati nell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale, danneggiati in conseguenza dell'evento alluvionale, un indennizzo ma non strettamente legato al valore del bene medesimo;
    d) garantire gli ammortizzatori sociali ai lavoratori costretti all'inattività a causa degli eventi alluvionali e disporre una moratoria sul pagamento dei contributi a favore dei datori di lavoro;
    e) assumere iniziative finalizzate ad escludere dal Patto di stabilità interno relativo agli anni 2014 e 2015 le risorse provenienti dallo Stato e le relative spese di parte corrente e in conto capitale sostenute dalla regione, dalla provincia e dai comuni, nonché le risorse proprie di tali enti impiegate per far fronte all'emergenza alluvionale, alle conseguenti opere di ripristino e ad opere di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico;
    f) rendere disponibili le risorse necessarie per far fronte ai danni dell'alluvione nel più breve tempo possibile, considerando anche l'ipotesi, nelle more delle specifiche coperture, di applicare i provvedimenti e le risorse già in essere e riferibili al terremoto del maggio 2012, armonizzando gli interventi di aiuto, dando mandato al commissario delegato, di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 74 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o agosto 2012, n. 122, di utilizzare nell'immediatezza dell'urgenza ogni provvedimento e risorsa già nelle sue disponibilità;
    g) predisporre un programma di prevenzione ambientale di medio e lungo termine, attraverso una normativa specifica nazionale di messa in sicurezza del territorio, e delineare una disciplina della gestione delle grandi emergenze che, garantendo i diritti dei cittadini, definisca con chiarezza procedure, tempistiche e risorse in caso di eventi calamitosi;
    h) migliorare il coordinamento dei vari enti ed organismi che hanno competenza in materia di rischio idrogeologico, anche mediante una coerente, razionale ed efficiente redistribuzione delle competenze e attraverso semplificazioni delle procedure burocratiche ed amministrative che riguardano la gestione delle emergenze e la pianificazione e realizzazione delle opere di prevenzione;
    i) far rientrare le misure e gli interventi da mettere in atto nella logica multidisciplinare e sistemica della pianificazione di bacino, coerentemente con quanto previsto dalla direttiva quadro sulle acque (direttiva 2000/60/CE) e dalla direttiva relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni (direttiva 2007/60/CE);
    l) promuovere una revisione dei piani di emergenza comunali da parte delle protezioni civili regionali, della protezione civile nazionale e dei relativi centri di competenza;
    m) prevedere che le risorse annualmente preposte dal Governo per il dissesto idrogeologico, prevedano un'adeguata ripartizione tra finanziamento di interventi per la prevenzione e finanziamento di interventi per le emergenze in modo da poter quantificare i finanziamenti in maniera certa e da favorire un graduale passaggio dall'emergenza alla prevenzione.
(1-00367)
(Testo modificato nel corso della seduta e risultante dalla votazione per parti separate) «Ferraresi, Dell'Orco, Businarolo, Brugnerotto, Segoni, Mucci, Spadoni, Sarti, Massimiliano Bernini, Dall'Osso, Spessotto, D'Incà, Da Villa, Benedetti, Rostellato, Turco, Fantinati, Cozzolino, Terzoni, De Rosa, Busto, Zolezzi, Daga, Mannino, Micillo».


   La Camera,
   premesso che:
    le regioni Veneto ed Emilia-Romagna, tra gennaio e febbraio 2014, sono state colpite da eccezionali eventi calamitosi, causa di ingenti danni alle infrastrutture delle regioni medesime, nonché al loro sistema produttivo;
    allagamenti e frane, nonché esondazioni di corsi d'acqua, hanno coinvolto località della regione Emilia-Romagna, quali Bomporto, Sorbara, Bosco di San Felice, Camposanto e Finale Emilia, con danni che ammontano a milioni di euro;
    la regione Veneto, da parte sua, ha registrato l'interruzione della viabilità e delle comunicazioni, oltre che la sospensione dell'erogazione dell'energia elettrica, a causa di pesanti precipitazioni di carattere nevoso e piovoso, ben al di sopra delle medie della stagione invernale;
    al cospetto di tali eventi eccezionali, l'intera attività alberghiera e turistica delle zone alpine della regione Veneto è risultata danneggiata, riportando perdite che sono andate ad appesantire la già critica situazione economico-finanziaria;
    intere comunità dell'area montana del Veneto sono rimaste completamente bloccate ed isolate a causa delle intense nevicate che hanno continuato a colpire la zona, con il raggiungimento di livelli raramente riscontrabili in passato;
    il territorio del modenese, già gravemente colpito dagli eventi sismici del 2012 e dai fortunali del 2013, è stato ulteriormente danneggiato in termini di inagibilità delle abitazioni, degli edifici scolastici, degli uffici pubblici, nonché relativamente alla capacità produttiva delle aziende agricole e manifatturiere presenti sul territorio,

impegna il Governo:

   a dichiarare lo stato d'emergenza per le regioni Veneto ed Emilia-Romagna a seguito degli eventi alluvionali del mese di gennaio 2014, ai sensi di quanto previsto dalla legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive integrazioni;
   ad assumere iniziative per sospendere ogni forma di adempimento fiscale, contributivo ed assicurativo riconducibile alle popolazioni colpite delle regioni Veneto ed Emilia-Romagna ed alle aziende presenti sul territorio medesimo;
   ad assumere iniziative per stanziare risorse da destinare alla ricostruzione di infrastrutture ed abitazioni seriamente danneggiate dagli eventi calamitosi ed alla ripresa dell'attività produttiva delle imprese, interrotta o lungamente sospesa a causa degli eventi naturali.
(1-00370) «Pizzolante, Dorina Bianchi».


   La Camera,
   premesso che:
    le regioni Veneto ed Emilia-Romagna, tra gennaio e febbraio 2014, sono state colpite da eccezionali eventi calamitosi, causa di ingenti danni alle infrastrutture delle regioni medesime, nonché al loro sistema produttivo;
    allagamenti e frane, nonché esondazioni di corsi d'acqua, hanno coinvolto località della regione Emilia-Romagna, quali Bomporto, Sorbara, Bosco di San Felice, Camposanto e Finale Emilia, con danni che ammontano a milioni di euro;
    la regione Veneto, da parte sua, ha registrato l'interruzione della viabilità e delle comunicazioni, oltre che la sospensione dell'erogazione dell'energia elettrica, a causa di pesanti precipitazioni di carattere nevoso e piovoso, ben al di sopra delle medie della stagione invernale;
    al cospetto di tali eventi eccezionali, l'intera attività alberghiera e turistica delle zone alpine della regione Veneto è risultata danneggiata, riportando perdite che sono andate ad appesantire la già critica situazione economico-finanziaria;
    intere comunità dell'area montana del Veneto sono rimaste completamente bloccate ed isolate a causa delle intense nevicate che hanno continuato a colpire la zona, con il raggiungimento di livelli raramente riscontrabili in passato;
    il territorio del modenese, già gravemente colpito dagli eventi sismici del 2012 e dai fortunali del 2013, è stato ulteriormente danneggiato in termini di inagibilità delle abitazioni, degli edifici scolastici, degli uffici pubblici, nonché relativamente alla capacità produttiva delle aziende agricole e manifatturiere presenti sul territorio,

impegna il Governo:

  compatibilmente con le relative risorse stanziate:
   a dichiarare lo stato d'emergenza per le regioni Veneto ed Emilia-Romagna a seguito degli eventi alluvionali del mese di gennaio 2014, ai sensi di quanto previsto dalla legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive integrazioni;
   ad assumere iniziative per sospendere ogni forma di adempimento fiscale, contributivo ed assicurativo riconducibile alle popolazioni colpite delle regioni Veneto ed Emilia-Romagna ed alle aziende presenti sul territorio medesimo;
   ad assumere iniziative per stanziare risorse da destinare alla ricostruzione di infrastrutture ed abitazioni seriamente danneggiate dagli eventi calamitosi ed alla ripresa dell'attività produttiva delle imprese, interrotta o lungamente sospesa a causa degli eventi naturali.
(1-00370)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Pizzolante, Dorina Bianchi».


   La Camera,
   premesso che:
    eccezionali eventi atmosferici hanno colpito il territorio veneto nel periodo dal 30 gennaio al 18 febbraio 2014. Il maltempo e l'intensità della caduta di pioggia e neve hanno determinato varie situazioni di criticità, gravi disagi alla popolazione, danni consistenti ai beni pubblici e privati e alle attività economiche e produttive: esondazioni di fiumi, fenomeni di dissesto idrogeologico, strutture arginali fortemente indebolite, innesco di valanghe e di movimenti franosi, interruzione di collegamenti viari e servizi essenziali, innalzamento delle falde freatiche, mareggiate sulla costa con erosione degli arenili; inoltre, tali eccezionali eventi hanno gravemente compromesso la sicurezza del territorio, determinando situazioni di pericolo per la pubblica incolumità;
    ad una prima stima, i danni risulterebbero essere superiori ai 500 milioni di euro, di cui una parte è stata impegnata per assicurare le necessarie operazioni di soccorso alle popolazioni colpite per avviare i primi interventi provvisionali necessari a garantire la pubblica incolumità;
    quasi contemporaneamente eventi simili hanno riguardato i territori emiliani già colpiti dal sisma del maggio 2012, aggravando ulteriormente la situazione già fortemente critica della popolazione e del contesto economico e produttivo della zona;
    nella giornata di domenica 19 gennaio 2014, ha ceduto l'argine del fiume Secchia, in località San Matteo, a Modena, aprendo una falla a circa 3 chilometri a valle della città di Modena; circa 13 milioni di metri cubi d'acqua hanno invaso vaste aree della pianura modenese: in particolare, i comuni di Bastiglia e Bomporto e importanti zone dei comuni di Modena, San Prospero, Camposanto, Medolla, San Felice sul Panaro e Finale Emilia;
    oltre 1500 cittadini si sono rivolti ai centri operativi comunali, più di 800 hanno ottenuto assistenza negli 8 centri di prima accoglienza e nelle strutture alberghiere attivate da Federalberghi, mentre migliaia di cittadini sfollati hanno provveduto a reperire un'autonoma sistemazione;
    una persona di Bastiglia, Giuseppe Oberdan Salvioli, è deceduto nel tentativo di portare soccorso ai propri concittadini travolti dall'onda di piena;
    attraverso apposita procedura si stanno rilevando i danni precisi, che ammonterebbero a quasi 400 milioni di euro, e in ogni caso 1.800 aziende hanno interrotto la produzione, oltre 5.000 addetti si sono trovati senza lavoro, 2.500 ettari di produzioni agricole sono stati invasi dall'acqua;
    drammatica, in particolare, è la situazione delle imprese agricole del territorio modenese alluvionato, sia per la perdita dei raccolti, sia per la distruzione di impianti ed infrastrutture, sia per la necessità di dover bonificare i suoli;
    il commercio e le attività artigianali hanno subito danni ingentissimi, segnatamente nei due centri cittadini di Bastiglia e Bomporto, dove le acque hanno superato il metro e mezzo di altezza dentro i locali, deteriorando irrimediabilmente impianti, macchinari, merci ed altro;
    l'alluvione non solo ha provocato danni rilevanti, ma rischia di dare il colpo di grazia a tante piccole e medie imprese locali che già avevano subito il terremoto nel maggio del 2012, tanto che è a rischio l'intera economia della provincia emiliana;
    le intense perturbazioni che hanno interessato tutto il nord del Paese, a partire dalla fine di gennaio 2014, hanno determinato situazioni di grande criticità nel bellunese per le abbondanti nevicate e in molte località dell'Agordino, del Comelico e del Cadore, dove sono state migliaia le utenze senza corrente elettrica per giorni, tanto da costringere l'esercito ad intervenire al fianco dei volontari e dei pompieri;
    il maltempo ha fatto crescere in modo pauroso e con grande rapidità il livello dei principali fiumi vicentini e padovani; vi sono state strade e case sott'acqua nei comuni localizzati lungo l'asta del Bacchiglione, del Bisatto e del Fratta Gorzone, dove i livelli hanno superato quelli raggiunti nell'alluvione del 2010. Alcune delle situazioni più difficili sono state registrate nei comuni di Bovolenta, di Battaglia Terme, di Montegrotto Terme e di Selvazzano Dentro, Megliadino San Vitale, Merlara e Lozzo Atestino nel padovano;
    il Veneto orientale ha subito l'effetto combinato dei corsi d'acqua secondari del proprio territorio e il contemporaneo riversamento del sistema idraulico del vicino Friuli Venezia Giulia;
    le ingentissime precipitazioni hanno saturato fin quasi al collasso le opere di difesa idraulica (che dovranno essere ripristinate con la massima urgenza), causato centinaia di frane con numerose interruzioni della viabilità in tutte le zone montane, pedemontane e collinari; peraltro le tracimazioni della rete idraulica secondaria hanno determinato l'evacuazione di centinaia di persone e diffusi danni ad abitazioni, imprese, esercizi commerciali ed edifici pubblici;
    sono pesanti i danni all'agricoltura e alle produzioni agricole: risulta compromesso il raccolto dei cereali e degli ortaggi in pieno campo, mentre nelle serre le coltivazioni sono state danneggiate dalle muffe causate dall'umidità; sono danneggiate anche le produzioni di eccellenza del settore vitivinicolo messo in ginocchio per i danni ai vigneti, alle cantine, alle attrezzature e alle strutture;
    sono finiti sott'acqua allevamenti avicoli e sono annegati circa 12 mila pulcini e 30 mila polli, mentre nella zona di Belluno gli allevatori sono stati costretti a gettare il latte che non sono riusciti a trasportare per l'isolamento causato dalla neve;
    oltre al versante produttivo, si sono verificati danni anche alle strutture e alle infrastrutture agricole: da stime della Coldiretti sembra che i danni all'agricoltura nelle aree alluvionate superino i 10 milioni di euro;
    analoghe criticità emergono dalle stime riferite all'industria del turismo, che ha visto, di fatto, compromessa l'intera stagione invernale, in una realtà come quella del Veneto che rappresenta la prima regione in termini di presenze su scala nazionale. A tale riguardo basti il dato reso noto dall'Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef), che stima in milioni di euro i danni a carico delle infrastrutture al servizio del turismo invernale;
    in questo quadro è evidente che le conseguenze finanziarie per i bilanci degli enti locali saranno molto pesanti, dovendo essi affrontare una serie di spese non programmate per garantire il ritorno alla normalità;
    per i comuni del litorale veneziano si aggiungono i costi riferiti alla pulizia dei detriti depositati a seguito delle violente mareggiate abbattutesi sulle spiagge e il loro smaltimento, oltre alle spese necessarie al ripristino delle infrastrutture e rilasciamento degli arenili;
    la regione Veneto, con decreto, ha dichiarato lo stato di calamità ed ha erogato, per le prime necessità, un milione di euro. Inoltre, ha avviato l’iter istituzionale per il riconoscimento, da parte del Governo, dello stato di crisi e dello stato di calamità per tutto il territorio regionale, allo scopo di ottenere i benefici economici previsti dalla legge;
    la regione Emilia-Romagna, con decreto, ha dichiarato lo stato di calamità e il 31 gennaio 2014 il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza in conseguenza dei suddetti eventi alluvionali verificatisi nei giorni dal 17 al 19 gennaio 2014, nella provincia di Modena;
    il verificarsi di condizioni meteorologiche estreme tende, da alcuni anni, ad essere talmente frequente da non poter più essere gestito come evento straordinario, in considerazione dei rilevanti danni arrecati alle popolazioni, al territorio, all'agricoltura e alle imprese; è necessario quindi assicurare maggiori spazi di azione alle regioni e agli enti locali liberando le necessarie risorse dai limiti del patto di stabilità affinché possano essere utilizzate per mettere in sicurezza il territorio e i terreni agricoli; inoltre è cruciale semplificare le procedure che coinvolgono le regioni, i comuni e lo Stato nella gestione degli interventi di difesa del suolo e di ripristino del territorio;
    i dati del dissesto del nostro territorio sono noti da tempo: l'82 per cento dei Comuni è esposto a rischio idrogeologico, sono oltre 5 milioni e 700 mila i cittadini che vivono in aree di potenziale pericolo e 1,2 milioni gli edifici che insistono su queste aree. Secondo l'ultimo rapporto Ance Cresme, in poco più di cento anni ci sono stati 12.600 tra morti, dispersi o feriti e più di 700 mila sfollati. Tra il 2002 e il 2014 si contano 293 morti, 24 solo nel 2013, dal 2002 ad oggi si sono verificati quasi 2.000 episodi di dissesto e ancora più sconcertante è il dato del gennaio 2014: in soli 23 giorni (data dell'ultima rilevazione) si sono registrati 110 episodi in tutto il territorio italiano;
    inoltre, circa una scuola su dieci è in potenziale pericolo perché sorge in aree a rischio frana o alluvione: sono 6.400 edifici scolastici sui 64.800 totali presenti in Italia. Lo stesso discorso vale per gli ospedali, con 550 strutture sanitarie che si trovano in zone a rischio. Non va meglio per quanto riguarda gli stabilimenti industriali, 46 mila in territori colpiti dal dissesto che salgono a 460 mila se si contano anche uffici e negozi;
    come ha reso noto l'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi), nel corso della presentazione del quinto Piano per la riduzione del rischio idrogeologico che ha avuto luogo lo scorso mese di febbraio 2014, i decreti ministeriali di riconoscimento dei danni derivanti da piogge alluvionali persistenti a strutture e infrastrutture, nel periodo dal 2002 al 2012, hanno erogato risorse pari a 2.298,28 milioni di euro, di cui 1.233,37 milioni di euro per danni causati alle strutture e 1.064,91 milioni di euro per danni causati alle infrastrutture;
    è urgente che il Governo e le regioni coinvolte, d'intesa con gli enti locali e le associazioni imprenditoriali, affrontino la situazione nel suo complesso, individuando i siti a rischio di dissesto idrogeologico e le azioni necessarie per mettere in sicurezza il territorio,

impegna il Governo:

   nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica:
    a) a deliberare il riconoscimento – ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, come modificata dal decreto-legge n. 59 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 100 del 2012 – dello stato di emergenza anche per il territorio del Veneto colpito dagli intensi eventi meteorologici tra gennaio e febbraio 2014 entro e non oltre i termini contenuti nel decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4;
    b) ad adottare, coerentemente agli impegni assunti con l'ordine del giorno n. 9/2012-A/4, in sede di conversione del decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4, un'iniziativa specifica per la ricostruzione nelle aree colpite sia dal sisma del 2012 che dall'alluvione del gennaio 2014, al fine di assicurare procedure integrate e coerenti;
    c) ad assumere iniziative, in tempi rapidi, mediante le amministrazioni territoriali competenti, per la concessione di contributi per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo, agricolo e zootecnico del Veneto e dell'Emilia-Romagna, in relazione al danno effettivamente subito, fino alla misura massima del 100 per cento del costo ammesso e riconosciuto, in particolare nei casi in cui i danni subiti condizionino la ripresa dell'attività economica e produttiva;
    d) ad avviare, in tempi rapidi, con priorità per le zone alluvionate delle regioni Veneto ed Emilia-Romagna, gli interventi di messa in sicurezza del territorio mediante appositi piani sul dissesto idrogeologico immediatamente cantierabili, integralmente finanziati con risorse escluse dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del Patto di stabilità interno;
    e) ad adottare iniziative, coerentemente con quanto già previsto in analoghe situazioni, per la sospensione dei termini di pagamento dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria e dei conseguenti adempimenti in scadenza tra il 15 gennaio 2014 e il 31 ottobre 2014 per i contribuenti residenti nelle aree gravemente colpite, nonché per la sospensione del pagamento delle rate di adempimenti contrattuali, compresi mutui e prestiti, per l'anno 2014, facendo sì che il pagamento degli adempimenti tributari e non tributari dopo la sospensione dei termini sia effettuato in forma rateale, senza applicazione di sanzioni e interessi;
    f) ad assumere iniziative per prevedere agevolazioni fiscali, integrando quelle già contenute all'interno della legge di stabilità 2014, per le zone colpite dal sisma del maggio 2012, in grado di corrispondere alle nuove e maggiori esigenze poste dalle imprese colpite anche dall'alluvione;
    g) ad assumere iniziative per consentire, alle amministrazioni comunali maggiormente colpite, un allentamento dai vincoli finanziari derivanti dalla legislazione vigente, al fine di permettere sia la ricostruzione materiale sia l'erogazione dei servizi alla popolazione colpita in pochi mesi dalla doppia calamità del sisma e dell'alluvione;
    h) a dare un'immediata attuazione all'articolo 1, comma 7, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, destinando una quota significativa delle risorse del fondo delle politiche di coesione ad interventi di messa in sicurezza del territorio e prevenzione del rischio idrogeologico, con l'obiettivo di garantire un flusso di risorse costanti e certe per tali interventi, destinandole con priorità alla messa in sicurezza e alla difesa del suolo delle aree alluvionate;
    i) ad approvare in tempi brevi la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, con un sistema di incentivazione per lo sviluppo di politiche locali volte a costruire sistemi urbani, territori e città più resilienti, anche al fine di agganciare i prossimi fondi comunitari messi a disposizione dalla Commissione europea mediante il bando relativo al Programma per l'ambiente e l'azione per il clima LIFE 2014-2020 (800 milioni di euro), i fondi strutturali per la coesione territoriale, per la politica agricola comunitaria e per la pesca, i nuovi strumenti finanziari ed assicurativi per investimenti infrastrutturali resilienti, il programma Horizon 2020 per la ricerca e lo sviluppo, e i ricavi delle aste delle quote di emissione EU-ETS per finanziare interventi di adattamento;
    l) ad assumere iniziative volte a garantire congrue risorse al Fondo per la protezione civile per le alluvioni, di cui alla legge n. 228 del 2012, articolo 1, comma 290, valutando l'opportunità di istituire un fondo compartecipato dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali, per poter intervenire in maniera immediata ed automatica, in favore delle popolazioni colpite, in caso di eventi atmosferici estremi e dei conseguenti fenomeni di dissesto idrogeologico;
    m) a valutare l'opportunità di prevedere per la regione Veneto e la regione Emilia-Romagna dei meccanismi premiali in materia fiscale che generino risorse vincolate alla messa in sicurezza del territorio, in conformità ai principi della legge n. 42 del 2009 in materia di federalismo fiscale in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione.
(1-00385) «Moretto, Baruffi, Ghizzoni, Braga, Borghi, Anzaldi, Arlotti, Bolognesi, Bratti, De Maria, De Micheli, Marco Di Maio, Fabbri, Carlo Galli, Gandolfi, Incerti, Iori, Kyenge, Lattuca, Lenzi, Maestri, Marchi, Montroni, Pagani, Petitti, Giuditta Pini, Richetti, Zampa, Casellato, Crimì, Crivellari, Dal Moro, D'Arienzo, De Menech, Ginato, Martella, Miotto, Mognato, Moretti, Murer, Naccarato, Narduolo, Rotta, Rubinato, Sbrollini, Zardini, Zoggia, Mariastella Bianchi, Carrescia, Cominelli, Dallai, Decaro, Gadda, Ginoble, Tino Iannuzzi, Manfredi, Mariani, Marroni, Mazzoli, Morassut, Giovanna Sanna, Ventricelli, Catania, Molea, Pastorelli».


   La Camera,
   premesso che:
    eccezionali eventi atmosferici hanno colpito il territorio veneto nel periodo dal 30 gennaio al 18 febbraio 2014. Il maltempo e l'intensità della caduta di pioggia e neve hanno determinato varie situazioni di criticità, gravi disagi alla popolazione, danni consistenti ai beni pubblici e privati e alle attività economiche e produttive: esondazioni di fiumi, fenomeni di dissesto idrogeologico, strutture arginali fortemente indebolite, innesco di valanghe e di movimenti franosi, interruzione di collegamenti viari e servizi essenziali, innalzamento delle falde freatiche, mareggiate sulla costa con erosione degli arenili; inoltre, tali eccezionali eventi hanno gravemente compromesso la sicurezza del territorio, determinando situazioni di pericolo per la pubblica incolumità;
    ad una prima stima, i danni risulterebbero essere superiori ai 500 milioni di euro, di cui una parte è stata impegnata per assicurare le necessarie operazioni di soccorso alle popolazioni colpite per avviare i primi interventi provvisionali necessari a garantire la pubblica incolumità;
    quasi contemporaneamente eventi simili hanno riguardato i territori emiliani già colpiti dal sisma del maggio 2012, aggravando ulteriormente la situazione già fortemente critica della popolazione e del contesto economico e produttivo della zona;
    nella giornata di domenica 19 gennaio 2014, ha ceduto l'argine del fiume Secchia, in località San Matteo, a Modena, aprendo una falla a circa 3 chilometri a valle della città di Modena; circa 13 milioni di metri cubi d'acqua hanno invaso vaste aree della pianura modenese: in particolare, i comuni di Bastiglia e Bomporto e importanti zone dei comuni di Modena, San Prospero, Camposanto, Medolla, San Felice sul Panaro e Finale Emilia;
    oltre 1500 cittadini si sono rivolti ai centri operativi comunali, più di 800 hanno ottenuto assistenza negli 8 centri di prima accoglienza e nelle strutture alberghiere attivate da Federalberghi, mentre migliaia di cittadini sfollati hanno provveduto a reperire un'autonoma sistemazione;
    una persona di Bastiglia, Giuseppe Oberdan Salvioli, è deceduto nel tentativo di portare soccorso ai propri concittadini travolti dall'onda di piena;
    attraverso apposita procedura si stanno rilevando i danni precisi, che ammonterebbero a quasi 400 milioni di euro, e in ogni caso 1.800 aziende hanno interrotto la produzione, oltre 5.000 addetti si sono trovati senza lavoro, 2.500 ettari di produzioni agricole sono stati invasi dall'acqua;
    drammatica, in particolare, è la situazione delle imprese agricole del territorio modenese alluvionato, sia per la perdita dei raccolti, sia per la distruzione di impianti ed infrastrutture, sia per la necessità di dover bonificare i suoli;
    il commercio e le attività artigianali hanno subito danni ingentissimi, segnatamente nei due centri cittadini di Bastiglia e Bomporto, dove le acque hanno superato il metro e mezzo di altezza dentro i locali, deteriorando irrimediabilmente impianti, macchinari, merci ed altro;
    l'alluvione non solo ha provocato danni rilevanti, ma rischia di dare il colpo di grazia a tante piccole e medie imprese locali che già avevano subito il terremoto nel maggio del 2012, tanto che è a rischio l'intera economia della provincia emiliana;
    le intense perturbazioni che hanno interessato tutto il nord del Paese, a partire dalla fine di gennaio 2014, hanno determinato situazioni di grande criticità nel bellunese per le abbondanti nevicate e in molte località dell'Agordino, del Comelico e del Cadore, dove sono state migliaia le utenze senza corrente elettrica per giorni, tanto da costringere l'esercito ad intervenire al fianco dei volontari e dei pompieri;
    il maltempo ha fatto crescere in modo pauroso e con grande rapidità il livello dei principali fiumi vicentini e padovani; vi sono state strade e case sott'acqua nei comuni localizzati lungo l'asta del Bacchiglione, del Bisatto e del Fratta Gorzone, dove i livelli hanno superato quelli raggiunti nell'alluvione del 2010. Alcune delle situazioni più difficili sono state registrate nei comuni di Bovolenta, di Battaglia Terme, di Montegrotto Terme e di Selvazzano Dentro, Megliadino San Vitale, Merlara e Lozzo Atestino nel padovano;
    il Veneto orientale ha subito l'effetto combinato dei corsi d'acqua secondari del proprio territorio e il contemporaneo riversamento del sistema idraulico del vicino Friuli Venezia Giulia;
    le ingentissime precipitazioni hanno saturato fin quasi al collasso le opere di difesa idraulica (che dovranno essere ripristinate con la massima urgenza), causato centinaia di frane con numerose interruzioni della viabilità in tutte le zone montane, pedemontane e collinari; peraltro le tracimazioni della rete idraulica secondaria hanno determinato l'evacuazione di centinaia di persone e diffusi danni ad abitazioni, imprese, esercizi commerciali ed edifici pubblici;
    sono pesanti i danni all'agricoltura e alle produzioni agricole: risulta compromesso il raccolto dei cereali e degli ortaggi in pieno campo, mentre nelle serre le coltivazioni sono state danneggiate dalle muffe causate dall'umidità; sono danneggiate anche le produzioni di eccellenza del settore vitivinicolo messo in ginocchio per i danni ai vigneti, alle cantine, alle attrezzature e alle strutture;
    sono finiti sott'acqua allevamenti avicoli e sono annegati circa 12 mila pulcini e 30 mila polli, mentre nella zona di Belluno gli allevatori sono stati costretti a gettare il latte che non sono riusciti a trasportare per l'isolamento causato dalla neve;
    oltre al versante produttivo, si sono verificati danni anche alle strutture e alle infrastrutture agricole: da stime della Coldiretti sembra che i danni all'agricoltura nelle aree alluvionate superino i 10 milioni di euro;
    analoghe criticità emergono dalle stime riferite all'industria del turismo, che ha visto, di fatto, compromessa l'intera stagione invernale, in una realtà come quella del Veneto che rappresenta la prima regione in termini di presenze su scala nazionale. A tale riguardo basti il dato reso noto dall'Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef), che stima in milioni di euro i danni a carico delle infrastrutture al servizio del turismo invernale;
    in questo quadro è evidente che le conseguenze finanziarie per i bilanci degli enti locali saranno molto pesanti, dovendo essi affrontare una serie di spese non programmate per garantire il ritorno alla normalità;
    per i comuni del litorale veneziano si aggiungono i costi riferiti alla pulizia dei detriti depositati a seguito delle violente mareggiate abbattutesi sulle spiagge e il loro smaltimento, oltre alle spese necessarie al ripristino delle infrastrutture e rilasciamento degli arenili;
    la regione Veneto, con decreto, ha dichiarato lo stato di calamità ed ha erogato, per le prime necessità, un milione di euro. Inoltre, ha avviato l’iter istituzionale per il riconoscimento, da parte del Governo, dello stato di crisi e dello stato di calamità per tutto il territorio regionale, allo scopo di ottenere i benefici economici previsti dalla legge;
    la regione Emilia-Romagna, con decreto, ha dichiarato lo stato di calamità e il 31 gennaio 2014 il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza in conseguenza dei suddetti eventi alluvionali verificatisi nei giorni dal 17 al 19 gennaio 2014, nella provincia di Modena;
    il verificarsi di condizioni meteorologiche estreme tende, da alcuni anni, ad essere talmente frequente da non poter più essere gestito come evento straordinario, in considerazione dei rilevanti danni arrecati alle popolazioni, al territorio, all'agricoltura e alle imprese; è necessario quindi assicurare maggiori spazi di azione alle regioni e agli enti locali liberando le necessarie risorse dai limiti del patto di stabilità affinché possano essere utilizzate per mettere in sicurezza il territorio e i terreni agricoli; inoltre è cruciale semplificare le procedure che coinvolgono le regioni, i comuni e lo Stato nella gestione degli interventi di difesa del suolo e di ripristino del territorio;
    i dati del dissesto del nostro territorio sono noti da tempo: l'82 per cento dei Comuni è esposto a rischio idrogeologico, sono oltre 5 milioni e 700 mila i cittadini che vivono in aree di potenziale pericolo e 1,2 milioni gli edifici che insistono su queste aree. Secondo l'ultimo rapporto Ance Cresme, in poco più di cento anni ci sono stati 12.600 tra morti, dispersi o feriti e più di 700 mila sfollati. Tra il 2002 e il 2014 si contano 293 morti, 24 solo nel 2013, dal 2002 ad oggi si sono verificati quasi 2.000 episodi di dissesto e ancora più sconcertante è il dato del gennaio 2014: in soli 23 giorni (data dell'ultima rilevazione) si sono registrati 110 episodi in tutto il territorio italiano;
    inoltre, circa una scuola su dieci è in potenziale pericolo perché sorge in aree a rischio frana o alluvione: sono 6.400 edifici scolastici sui 64.800 totali presenti in Italia. Lo stesso discorso vale per gli ospedali, con 550 strutture sanitarie che si trovano in zone a rischio. Non va meglio per quanto riguarda gli stabilimenti industriali, 46 mila in territori colpiti dal dissesto che salgono a 460 mila se si contano anche uffici e negozi;
    come ha reso noto l'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi), nel corso della presentazione del quinto Piano per la riduzione del rischio idrogeologico che ha avuto luogo lo scorso mese di febbraio 2014, i decreti ministeriali di riconoscimento dei danni derivanti da piogge alluvionali persistenti a strutture e infrastrutture, nel periodo dal 2002 al 2012, hanno erogato risorse pari a 2.298,28 milioni di euro, di cui 1.233,37 milioni di euro per danni causati alle strutture e 1.064,91 milioni di euro per danni causati alle infrastrutture;
    è urgente che il Governo e le regioni coinvolte, d'intesa con gli enti locali e le associazioni imprenditoriali, affrontino la situazione nel suo complesso, individuando i siti a rischio di dissesto idrogeologico e le azioni necessarie per mettere in sicurezza il territorio,

impegna il Governo:

   compatibilmente con le relative risorse stanziate e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica:
    a) a deliberare il riconoscimento – ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, come modificata dal decreto-legge n. 59 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 100 del 2012 – dello stato di emergenza anche per il territorio del Veneto colpito dagli intensi eventi meteorologici tra gennaio e febbraio 2014 entro e non oltre i termini contenuti nel decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4;
    b) ad adottare, coerentemente agli impegni assunti con l'ordine del giorno n. 9/2012-A/4, in sede di conversione del decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4, un'iniziativa specifica per la ricostruzione nelle aree colpite sia dal sisma del 2012 che dall'alluvione del gennaio 2014, al fine di assicurare procedure integrate e coerenti;
    c) ad assumere iniziative, in tempi rapidi, mediante le amministrazioni territoriali competenti, per la concessione di contributi per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo, agricolo e zootecnico del Veneto e dell'Emilia-Romagna, in relazione al danno effettivamente subito, fino alla misura massima del 100 per cento del costo ammesso e riconosciuto, in particolare nei casi in cui i danni subiti condizionino la ripresa dell'attività economica e produttiva;
    d) ad avviare, in tempi rapidi, con priorità per le zone alluvionate delle regioni Veneto ed Emilia-Romagna, gli interventi di messa in sicurezza del territorio mediante appositi piani sul dissesto idrogeologico immediatamente cantierabili, integralmente finanziati con risorse escluse dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del Patto di stabilità interno;
    e) ad adottare iniziative, coerentemente con quanto già previsto in analoghe situazioni, per la sospensione dei termini di pagamento dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria e dei conseguenti adempimenti in scadenza tra il 15 gennaio 2014 e il 31 ottobre 2014 per i contribuenti residenti nelle aree gravemente colpite, nonché per la sospensione del pagamento delle rate di adempimenti contrattuali, compresi mutui e prestiti, per l'anno 2014, facendo sì che il pagamento degli adempimenti tributari e non tributari dopo la sospensione dei termini sia effettuato in forma rateale, senza applicazione di sanzioni e interessi;
    f) come da ordine del giorno Ghizzoni ed altri n. 9/2012-A/1, ad assumere iniziative per prevedere agevolazioni fiscali, integrando quelle già contenute all'interno della legge di stabilità 2014, per le zone colpite dal sisma del maggio 2012, in grado di corrispondere alle nuove e maggiori esigenze poste dalle imprese colpite anche dall'alluvione;
    g) ad assumere iniziative per consentire, alle amministrazioni comunali maggiormente colpite, un allentamento dai vincoli finanziari derivanti dalla legislazione vigente, al fine di permettere sia la ricostruzione materiale sia l'erogazione dei servizi alla popolazione colpita in pochi mesi dalla doppia calamità del sisma e dell'alluvione;
    h) a dare un'immediata attuazione all'articolo 1, comma 7, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, destinando una quota significativa delle risorse del fondo delle politiche di coesione ad interventi di messa in sicurezza del territorio e prevenzione del rischio idrogeologico, con l'obiettivo di garantire un flusso di risorse costanti e certe per tali interventi, destinandole con priorità alla messa in sicurezza e alla difesa del suolo delle aree alluvionate;
    i) ad approvare in tempi brevi la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, con un sistema di incentivazione per lo sviluppo di politiche locali volte a costruire sistemi urbani, territori e città più resilienti, anche al fine di agganciare i prossimi fondi comunitari messi a disposizione dalla Commissione europea mediante il bando relativo al Programma per l'ambiente e l'azione per il clima LIFE 2014-2020 (800 milioni di euro), i fondi strutturali per la coesione territoriale, per la politica agricola comunitaria e per la pesca, i nuovi strumenti finanziari ed assicurativi per investimenti infrastrutturali resilienti, il programma Horizon 2020 per la ricerca e lo sviluppo, e i ricavi delle aste delle quote di emissione EU-ETS per finanziare interventi di adattamento;
    l) ad assumere iniziative volte a garantire congrue risorse al Fondo per la protezione civile per le alluvioni, di cui alla legge n. 228 del 2012, articolo 1, comma 290, valutando l'opportunità di istituire un fondo compartecipato dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali, per poter intervenire in maniera immediata ed automatica, in favore delle popolazioni colpite, in caso di eventi atmosferici estremi e dei conseguenti fenomeni di dissesto idrogeologico;
    m) a valutare l'opportunità di prevedere per la regione Veneto e la regione Emilia-Romagna dei meccanismi premiali in materia fiscale che generino risorse vincolate alla messa in sicurezza del territorio, in conformità ai principi della legge n. 42 del 2009 in materia di federalismo fiscale in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione.
(1-00385)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Moretto, Baruffi, Ghizzoni, Braga, Borghi, Anzaldi, Arlotti, Bolognesi, Bratti, De Maria, De Micheli, Marco Di Maio, Fabbri, Carlo Galli, Gandolfi, Incerti, Iori, Kyenge, Lattuca, Lenzi, Maestri, Marchi, Montroni, Pagani, Petitti, Giuditta Pini, Richetti, Zampa, Casellato, Crimì, Crivellari, Dal Moro, D'Arienzo, De Menech, Ginato, Martella, Miotto, Mognato, Moretti, Murer, Naccarato, Narduolo, Rotta, Rubinato, Sbrollini, Zardini, Zoggia, Mariastella Bianchi, Carrescia, Cominelli, Dallai, Decaro, Gadda, Ginoble, Tino Iannuzzi, Manfredi, Mariani, Marroni, Mazzoli, Morassut, Giovanna Sanna, Ventricelli, Catania, Molea, Pastorelli».


TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE: VENDOLA ED ALTRI; BELLANOVA ED ALTRI: DISPOSIZIONI IN MATERIA DI MODALITÀ PER LA RISOLUZIONE CONSENSUALE DEL CONTRATTO DI LAVORO PER DIMISSIONI VOLONTARIE (A.C. 254-272-A)

A.C. 254-A – Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 3, nonché sull'emendamento 1.300 della Commissione e sui subemendamenti 0.1.103.1 Fedriga e 0.1.103.2 Gnecchi.

A.C. 254-A – Parere della V commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

  Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione:
   all'articolo 1, sostituire il comma 7 con il seguente: 7. All'attuazione della presente legge si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie previste a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

  Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

NULLA OSTA

  nonché

NULLA OSTA

sulle proposte emendative contenute nel fascicolo 3 e non comprese nel fascicolo 2.

A.C. 254-A – Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

ART. 1.

  1. Fatto salvo quanto stabilito dall'articolo 2118 del codice civile, la lettera di dimissioni volontarie finalizzata al recesso dal contratto di lavoro è sottoscritta, pena la sua nullità, dalla lavoratrice, dal lavoratore, dalla prestatrice d'opera o dal prestatore d'opera, su appositi moduli predisposti con le modalità di cui al comma 4 e resi disponibili gratuitamente dalle direzioni territoriali del lavoro, dagli uffici comunali e dai centri per l'impiego.
  2. Per contratto di lavoro, ai fini del comma 1, si intende qualsiasi contratto inerente ai rapporti di lavoro subordinato di cui all'articolo 2094 del codice civile, indipendentemente dalle caratteristiche e dalla durata, nonché il contratto di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, il contratto di collaborazione di natura occasionale, il contratto di associazione in partecipazione di cui all'articolo 2549 del codice civile per cui l'associato fornisca prestazioni lavorative e in cui i redditi derivanti dalla partecipazione agli utili siano qualificati come redditi di lavoro autonomo, nonché il contratto di lavoro instaurato dalle cooperative con i propri soci.
  3. I moduli di cui al comma 1, realizzati secondo direttive definite con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, riportano un codice alfanumerico progressivo di identificazione, la data di emissione, nonché spazi, da compilare a cura del firmatario, destinati all'identificazione della lavoratrice o del lavoratore, ovvero del prestatore d'opera o della prestatrice d'opera, del datore di lavoro, della tipologia di contratto da cui si intende recedere, della data della sua stipulazione e di ogni altro elemento utile. Il decreto di cui al presente comma definisce altresì le modalità per evitare eventuali contraffazioni o falsificazioni dei moduli.
  4. I moduli di cui ai commi 1 e 3 hanno validità di quindici giorni dalla data di emissione e sono resi disponibili attraverso i siti internet del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e www.cliclavoro.gov.it, nonché i siti regionali ad essi collegati, secondo modalità definite con il decreto di cui al citato comma 3, che garantiscano al contempo la certezza dell'identità del richiedente, la riservatezza dei dati personali, nonché l'individuazione della data di rilascio, ai fini della verifica del rispetto del termine di validità di cui al presente comma.
  5. Con apposite convenzioni a titolo gratuito stipulate nelle forme definite con il medesimo decreto di cui al comma 3, sono altresì disciplinate le modalità attraverso le quali è reso possibile alla lavoratrice, al lavoratore, nonché al prestatore d'opera e alla prestatrice d'opera, acquisire gratuitamente i moduli di cui ai commi 1 e 3, anche tramite le organizzazioni sindacali dei lavoratori e i patronati.
  6. Il comma 4 dell'articolo 55 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e successive modificazioni, e i commi da 17 a 23 dell'articolo 4 della legge 28 giugno 2012, n. 92, sono abrogati.
  7. All'attuazione della presente legge si provvede nell'ambito delle risorse finanziarie previste a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO UNICO DEL TESTO UNIFICATO

ART. 1.

  Sopprimerlo.
1. 57. Pizzolante, Bosco.

  Sostituirlo con il seguente: Al comma 18 dell'articolo 4 della legge 28 giugno 2012, n. 92, il primo periodo è soppresso.
1. 2. Rostellato, Bechis, Baldassarre, Ciprini, Rizzetto, Chimienti, Tripiedi, Cominardi.

  Al comma 1, sostituire le parole: è sottoscritta, pena la sua nullità con le seguenti: e la risoluzione consensuale del contratto di lavoro sono sottoscritte, pena la loro nullità.
1. 50. Di Salvo, Nicchi, Airaudo, Placido, Sannicandro.

  Al comma 1, sopprimere le parole:, dagli uffici comunali.
1. 6. Bechis, Rostellato, Ciprini, Tripiedi, Baldassarre, Rizzetto, Chimienti, Cominardi.

  Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Fatto salvo quanto stabilito dall'articolo 1372 del codice civile, l'atto di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro è sottoscritto, pena la sua nullità, dalla lavoratrice, dal lavoratore, dalla prestatrice d'opera o dal prestatore d'opera e dal datore di lavoro, dalla datrice di lavoro o dal committente, su appositi moduli predisposti con le modalità di cui al comma 4 e resi disponibili gratuitamente dalle direzioni territoriali del lavoro, dagli uffici comunali e dai centri per l'impiego.

  Conseguentemente, al comma 3, primo periodo, dopo le parole: del firmatario aggiungere le seguenti: o dei firmatari nel caso di risoluzione consensuale
1. 100. La Commissione.
(Approvato)

  Al comma 3, primo periodo, sostituire le parole: Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione con le seguenti: Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione
1. 101. La Commissione.
(Approvato)

  Al comma 3, primo periodo, dopo le parole: del datore di lavoro aggiungere le seguenti: o del committente.
1. 300. La Commissione.
(Approvato)

  Sopprimere il comma 5.
1. 51. Bechis, Rostellato, Ciprini, Tripiedi, Baldassarre, Rizzetto, Chimienti, Cominardi.

  Dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
  5-bis. Fatte salve le diverse previsioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro, qualora la lavoratrice o il lavoratore si assentino dal lavoro, senza fornire comunicazioni, per un periodo superiore ai sette giorni, il rapporto di lavoro si intende risolto per dimissioni volontarie anche in assenza della sottoscrizione dei moduli di cui ai commi 1 e 3.
1. 102. La Commissione.
(Approvato)

  All'emendamento 1.103, primo periodo, dopo le parole: ai lavoratori e alle lavoratrici aggiungere le seguenti:, ai prestatori d'opera e alle prestatrici d'opera,.

  Conseguentemente, apportare le seguenti modificazioni:
   a) al primo periodo, dopo le parole:
datori di lavoro aggiungere le seguenti: e i committenti;
   b) al secondo periodo, dopo le parole: datori di lavoro aggiungere le seguenti: e i committenti.
0. 1. 103. 2. Gnecchi.
(Approvato)

  All'emendamento 1.103, comma 5-bis, secondo periodo, dopo le parole: organizzazioni di rappresentanza aggiungere le seguenti: o società di servizi.
0. 1. 103. 1. Fedriga.
(Approvato)

  Dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
  5-bis. Fermo restando che l'onere di acquisire i moduli di cui ai commi 1 e 3 è in carico ai lavoratori e alle lavoratrici, il decreto di cui al comma 3 assicura, in ogni caso, la facoltà per i datori di lavoro di richiedere i medesimi moduli per porli a disposizione dei lavoratori che ne facciano richiesta. I datori di lavoro possono acquisire gratuitamente i predetti moduli anche tramite le rispettive organizzazioni di rappresentanza sulla base di convenzioni stipulate ai sensi del comma 5.
1. 103. La Commissione.
(Approvato)

  Dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
  5-bis. È fatta salva la facoltà della lavoratrice, del lavoratore, della prestatrice d'opera e del prestatore d'opera di recedere dal contratto di lavoro o di risolvere consensualmente il medesimo contratto avvalendosi delle sedi di conciliazione di cui all'articolo 2113, quarto comma, del codice civile.
1. 58. Polverini.
(Approvato)

  Sopprimere il comma 6.
1. 52. Rostellato, Bechis, Baldassarre, Ciprini, Rizzetto, Chimienti, Tripiedi, Cominardi.

  Sostituire il comma 6 con il seguente:
  6. Al comma 18 dell'articolo 4 della legge 28 giugno 2012, n. 92 il primo periodo è soppresso.
1. 53. Rostellato, Bechis, Baldassarre, Ciprini, Rizzetto, Chimienti, Tripiedi, Cominardi.

  Al comma 6, sopprimere le parole: Il comma 4 dell'articolo 55 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e successive modificazioni e.
1. 54. Rostellato, Bechis, Baldassarre, Ciprini, Rizzetto, Chimienti, Tripiedi, Cominardi.

  Al comma 6, sostituire le parole: i commi da 17 a 23 con le seguenti: i commi da 16 a 23-bis.
1. 105. La Commissione.
(Approvato)

  Al comma 6, aggiungere, in fine, le parole: a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 3.
1. 104. (Testo corretto) La Commissione.
(Approvato)

  Dopo il comma 6, aggiungere il seguente:
  6-bis. Salvo che il fatto costituisca reato, il datore di lavoro che viola le disposizioni di cui al comma 3, ultimo periodo, al fine di simularne le dimissioni o la risoluzione consensuale del rapporto, è punito con la sanzione amministrativa da euro 10.000 a euro 35.000. L'accertamento e l'irrogazione della sanzione sono di competenza delle Direzioni territoriali del lavoro. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui alla legge 24 novembre 1981, n. 689.
1. 55. Catalano.

  Dopo il comma 6, aggiungere il seguente:
  6-bis. In attesa dell'adozione del decreto del Ministro del lavoro di cui al comma 3 si applicano le norme abrogate dal comma 6.
1. 56. Catalano.

  Sostituire il comma 7 con il seguente:
  7. All'attuazione della presente legge si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie previste a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
1. 200. (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
(Approvato)

A.C. 254-A – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    le dimissioni in bianco sono una piaga che colpisce soprattutto le lavoratrici; i dati dell'ISTAT di cui disponiamo, riferiti ad indagini svolte negli anni 2008/2009 (Indagine multiscopo «Uso del tempo» e «Famiglie e soggetti sociali») riguardano l'interruzione dell'attività lavorativa in occasione di una gravidanza e le modalità di interruzione;
    la quota di madri che interrompono l'attività lavorativa in occasione della nascita di un figlio resta pressoché stabile tra le generazioni (dal 15,6 per cento delle donne nate tra il 1944 e il 1953 si arriva al 14,1 per cento di quelle nate dopo il 1973), confermando che la maternità continua ad essere un momento di forte criticità nel percorso di vita delle donne;
    l'aspetto più preoccupante è dovuto al fatto che oltre la metà delle interruzioni non derivano da una libera scelta delle donne: l'8,7 per cento delle madri che lavorano o hanno lavorato in passato hanno dichiarato che nel corso della loro vita lavorativa sono state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere in occasione di una gravidanza;
    a subire più spesso questo trattamento sono le giovani generazioni;
    in definitiva, a fronte della stabilità tra le diverse generazioni della quota di madri che interrompono il lavoro per la nascita di un figlio, tra quelle più giovani aumentano le interruzioni più o meno imposte dal datore di lavoro;
    in questo contesto, secondo quanto riferito dall'ISTAT, le dimissioni in bianco quasi si sovrappongono al totale delle dimissioni;
    si tratta di dati spaventosi che richiedono interventi urgenti e indifferibili che, partendo dal contrasto alle dimissioni in bianco, perseguano l'obiettivo di garantire la maternità in senso universalistico;
    occorre superare la logica delle tutele esclusivamente legate all'occupazione e al lavoro subordinato;
    la maternità è un servizio e un beneficio per l'intera comunità e per il suo sviluppo economico e rappresenta un onere sopportato interamente dalle donne, soprattutto in termini di autonomia, salute, mancata realizzazione personale nel mondo del lavoro e nelle opportunità di carriera;
    gli interventi normativi e amministrativi devono favorire la libera scelta delle donne di avere dei figli, senza costringerle a rimandarla perché rischiano ostilità e ostacoli sul posto di lavoro o perché aspettano di avere finalmente un'occupazione;
    per fare ciò è indispensabile aumentare l'offerta degli asili nido che devono diventare una misura di welfare attivo a tutto tondo. In tal senso il costo degli asili va spostato a carico della fiscalità generale per intero o in gran parte, a prescindere dall'occupazione lavorativa della madre;
    dal momento che le misure a favore della maternità delle donne lavoratrici ha dei costi anche per le imprese, occorre intervenire su questo versante per rimuovere in radice ostacoli e alibi delle aziende. Anche in questo caso occorre aumentare gli sgravi fiscali, in particolare per le aziende micro e piccole, sulle quali i costi incidono in misura proporzionalmente maggiore;
    occorre altresì intervenire con incentivi a favore della destandardizzazione degli orari, sotto forma di orari flessibili e riduzioni volontarie temporanee o durature dell'impegno lavorativo per favorire le donne madri;
    occorre, infine, riconoscere una contribuzione figurativa di almeno un anno per ogni figlio a tutte le donne madri, indipendentemente dallo svolgimento di attività lavorativa al momento della gestazione e un'ulteriore integrazione contributiva per i periodi di lavoro part-time legati alla maternità;
    le misure illustrate sono solo esempi degli interventi che sarebbe necessario approntare a favore della maternità, individuando le necessarie coperture finanziarie;
    al fine di rilevare con maggiore accuratezza le problematiche delle donne in occasione della maternità e individuare ulteriori ambiti di intervento, verrà sollecitato anche il Parlamento a svolgere un'indagine conoscitiva,

impegna il Governo

a introdurre le misure di sostegno alla maternità indicate in premessa, da riconoscersi in occasione della maternità, anche a prescindere dallo svolgimento di attività lavorativa, individuando le opportune risorse finanziarie.
9/254-A/1Nicchi.


   La Camera,
   premesso che:
    in sede di esame del testo unificato delle proposte di legge concernenti disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie del lavoratore e del prestatore d'opera, all'articolo 1 è prevista l'abrogazione del comma 4 dell'articolo 55 del decreto legislativo n. 151 del 2001 che prevede che la richiesta di dimissioni presentata dalla lavoratrice, durante il periodo di gravidanza, e dalla lavoratrice o dal lavoratore durante il primo anno di vita del bambino o nel primo anno di accoglienza del minore adottato o in affidamento, deve essere convalidata dal servizio ispettivo del Ministero del lavoro, competente per territorio e che a detta convalida è condizionata la risoluzione del rapporto di lavoro;
    posto che la ratio del provvedimento all'esame dovrebbe essere quella di tutelare lavoratori e lavoratrici da prassi e meccanismi che possano nuocere ai medesimi, la funzione sociale della maternità continua ad essere penalizzata rispetto all'accesso e alla permanenza nel mercato del lavoro;
    l'interruzione dell'attività lavorativa dovuta alla nascita di un figlio può comportare un rischio elevato di non reinserirsi nel mondo del lavoro, o di rimanerne a lungo al di fuori. Tra le donne che nel corso della vita hanno smesso di lavorare, il 17,7 per cento lo ha fatto per la nascita del figlio;
    emerge in tutta evidenza la necessità di tutelare i diritti della donna nella fase della vita in cui deve conciliare l'essere madre con la sua partecipazione alla vita attiva e produttiva,

impegna il Governo

a porre in essere nell'immediato ogni iniziativa, anche di carattere legislativo, volta a favorire le pari opportunità nel mondo del lavoro, con specifico riferimento alla figura della donna, attraverso lo stanziamento di fondi utili a migliorate i servizi e le strutture per l'infanzia nonché attraverso interventi di carattere normativo volti a tutelare la maternità.
9/254-A/2Rostellato.


   La Camera,
   premesso che:
    in sede di esame del testo unificato delle proposte di legge concernenti disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie del lavoratore e del prestatore d'opera, all'articolo 1 è prevista l'abrogazione del comma 4 dell'articolo 55 del decreto legislativo n. 151 del 2001 che prevede che la richiesta di dimissioni presentata dalla lavoratrice, durante il periodo di gravidanza, e dalla lavoratrice o dal lavoratore durante il primo anno di vita del bambino o nel primo anno di accoglienza del minore adottato o in affidamento, deve essere convalidata dal servizio ispettivo del Ministero del lavoro, competente per territorio e che a detta convalida è condizionata la risoluzione del rapporto di lavoro;
    posto che la ratio del provvedimento all'esame dovrebbe essere quella di tutelare lavoratori e lavoratrici da prassi e meccanismi che possano nuocere ai medesimi, la funzione sociale della maternità continua ad essere penalizzata rispetto all'accesso e alla permanenza nel mercato del lavoro;
    l'interruzione dell'attività lavorativa dovuta alla nascita di un figlio può comportare un rischio elevato di non reinserirsi nel mondo del lavoro, o di rimanerne a lungo al di fuori. Tra le donne che nel corso della vita hanno smesso di lavorare, il 17,7 per cento lo ha fatto per la nascita del figlio;
    emerge in tutta evidenza la necessità di tutelare i diritti della donna nella fase della vita in cui deve conciliare l'essere madre con la sua partecipazione alla vita attiva e produttiva,

impegna il Governo

a porre in essere ogni iniziativa legislativa, volta a favorire le pari opportunità nel mondo del lavoro, e a prevedere altresì interventi di carattere normativo a tutela della maternità attraverso lo stanziamento di risorse per migliorare i servizi e le strutture per l'infanzia.
9/254-A/2. (Testo modificato nel corso della seduta) Rostellato.