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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 13 marzo 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 13 marzo 2014.

  Aiello, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Baruffi, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Cicchitto, Ciprini, Cirielli, Costa, D'Incà, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Epifani, Fanucci, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Galati, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lombardi, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Mannino, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Mogherini, Nicoletti, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Portas, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rigoni, Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Sereni, Speranza, Tabacci, Tidei, Valeria Valente, Velo, Vito, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Aiello, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Baruffi, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Cicchitto, Ciprini, Cirielli, Costa, D'Incà, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Epifani, Fanucci, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Galan, Galati, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lombardi, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Mannino, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Mogherini, Nicoletti, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Portas, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rigoni, Rossi, Rughetti, Sani, Scagliusi, Scalfarotto, Sereni, Speranza, Tabacci, Tidei, Valeria Valente, Velo, Vito, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 12 marzo 2014 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   ZACCAGNINI: «Istituzione di un'imposta sulle transazioni finanziarie e delega al Governo per la disciplina della medesima» (2180);
   CASTIELLO: «Istituzione di un Servizio per la prevenzione della diffusione dell'uso di sostanze stupefacenti nelle scuole nonché dell'alcolismo tra i giovani» (2181);
   DELLA VALLE ed altri: «Disciplina della qualificazione professionale per l'esercizio dell'attività di estetista» (2182);
   MOLTENI: «Modifiche al codice civile in materia di affidamento condiviso dei figli minori» (2183).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

  La proposta di legge SANTERINI ed altri: «Istituzione della Giornata in memoria dei Giusti dell'umanità» (2019) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Gullo.

Ritiro di una proposta di legge.

  Il deputato Artini ha comunicato, anche a nome degli altri firmatari, di ritirare la seguente proposta di legge:
   ARTINI ed altri: «Proroga dei termini per l'esercizio della delega legislativa di cui alla legge 31 dicembre 2012, n. 244, concernente la revisione dello strumento militare nazionale, e per l'espressione dei pareri parlamentari sullo schema di decreto previsto dall'articolo 5 della medesima legge» (1853).

  La proposta di legge sarà pertanto cancellata dall'ordine del giorno.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):
  COPPOLA ed altri: «Modifiche alla legge 7 agosto 1990, n. 241, in materia di diritto di accesso ai documenti amministrativi» (1870) Parere della V Commissione;
   PISICCHIO: «Modifiche agli articoli 12, 14 e 21 della legge 24 gennaio 1979, n. 18, in materia di rappresentanza dei sessi e di soppressione della soglia di sbarramento nell'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia» (1916) Parere della XIV Commissione.

   VII Commissione (Cultura):
  CIMBRO ed altri: «Misure di sostegno delle iniziative di promozione e diffusione della conoscenza responsabile del territorio e delle opportunità turistiche» (1732) Parere delle Commissioni I, V, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

  Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera in data 10 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione sull'attività svolta dall'Istituto per lo sviluppo per la formazione professionale dei lavoratori (ISFOL) nell'anno 2012, nonché sul bilancio di previsione per l'anno 2013 e sulla consistenza organica del medesimo Istituto, corredata dal rendiconto generale per l'anno 2012, dal bilancio di previsione per l'anno 2013 e dalle relative note di variazione.

  Questa relazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

  Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 11 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione concernente la procedura d'infrazione n. 2013/2290 avviata ai sensi dell'articolo 258 del Trattato, per violazione del diritto dell'Unione europea in relazione al non corretto recepimento della direttiva 2008/56/CE che istituisce un quadro per l'azione comunitaria nel campo della politica per l'ambiente marino.
  Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio), alla VIII Commissione (Ambiente) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 12 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle condizioni zootecniche e genealogiche applicabili agli scambi commerciali e alle importazioni nell'Unione di animali riproduttori e del loro materiale germinale (COM(2014) 5 final).

  Questa relazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura) e XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione di delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 12 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alle sottoindicate Commissioni:
   n. 22/2013 del 18 marzo 2013, concernente «Schema di contratto di programma 2012-2014 parte servizi tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana Spa» – alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti);
   n. 59/2013 dell'8 agosto 2013, concernente «Attuazione dell'articolo 18, comma 3, del decreto-legge n, 69/2013: linea M4 della metropolitana di Milano» – alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti);
   n. 76/2013 dell'8 novembre 2013, concernente «Fondo per lo sviluppo e la coesione 2007-2013 – Sistema di gestione e controllo – Autorità di audit» – alla V Commissione (Bilancio);
   n. 80/2013 dell'8 novembre 2013, concernente «Fondo sanitario nazionale 2011 – Ripartizione tra le regioni della quota accantonata per l'assistenza sanitaria agli stranieri irregolari presenti sul territorio nazionale» – alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali);
   n. 81/2013 dell'8 novembre 2013, concernente «Fondo sanitario nazionale 2012 – Ripartizione tra le regioni della quota accantonata per l'assistenza sanitaria agli stranieri irregolari presenti sul territorio nazionale» – alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali);
   n. 85/2013 dell'8 novembre 2013, concernente «Regione Abruzzo – Ricostruzione post-sisma dell'aprile 2009 – Rimodulazione del III programma stralcio per la ricostruzione e messa in sicurezza degli edifici scolastici danneggiati dal sisma – Presa d'atto» – alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 12 marzo 2014, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Proposta di decisione del Consiglio sulla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in seno al Comitato misto istituito dall'accordo tra la Comunità economica europea e la Confederazione svizzera del 22 luglio 1972 in merito all'adeguamento del protocollo n. 3 all'accordo (definizione della nozione di «prodotti originari» e metodi di cooperazione amministrativa) in seguito all'adesione della Croazia all'Unione europea (COM(2014) 124 final) e relativo allegato (COM(2014) 124 final – Annex 1), che sono assegnati in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare, a nome dell'Unione europea, nel Comitato misto SEE in merito ad una modifica del protocollo 31 dell'accordo SEE sulla cooperazione in settori specifici al di fuori delle quattro libertà (COM(2014) 141 final) e relativo allegato (COM(2014) 141 final – Annex 1), che sono assegnati in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare, a nome dell'Unione europea, nel Comitato misto SEE in merito ad una modifica del protocollo 31 dell'accordo SEE sulla cooperazione in settori specifici al di fuori delle quattro libertà (COM(2014) 142 final) e relativo allegato (COM(2014) 142 final – Annex 1), che sono assegnati in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione al Consiglio europeo Relazione 2014 sugli ostacoli al commercio e agli investimenti (COM(2014) 153 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla riduzione o sulla soppressione dei dazi doganali sulle merci originarie dell'Ucraina (COM(2014) 166 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive).

Comunicazione di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 11 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale nell'ambito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIII Commissione (Agricoltura);
   al dottor Emilio Gatto, l'incarico di direttore della Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell'ippica, nell'ambito del Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca;
   al dottor Riccardo Rigillo, l'incarico di direttore della Direzione generale della pesca marittima e dell'acquacoltura, nell'ambito del Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca;
   al dottor Attilio Tripodi, l'incarico di direttore della Direzione generale degli affari generali, delle risorse umane e per i rapporti con le regioni e gli enti territoriali, nell'ambito del Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell’Allegato A al resoconto della seduta del 4 marzo 2014, a pagina 6, seconda colonna, ventunesima riga, dopo la parola: «sanzioni),» si intende inserita la seguente: «V,».

DISEGNO DI LEGGE: S. 1248 – CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 16 GENNAIO 2014, N. 2, RECANTE PROROGA DELLE MISSIONI INTERNAZIONALI DELLE FORZE ARMATE E DI POLIZIA, INIZIATIVE DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E SOSTEGNO AI PROCESSI DI RICOSTRUZIONE E PARTECIPAZIONE ALLE INIZIATIVE DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI PER IL CONSOLIDAMENTO DEI PROCESSI DI PACE E DI STABILIZZAZIONE (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 2149)

A.C. 2149 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    ritenuto inaccettabile e del tutto contrario alle norme del diritto internazionale e del rispetto dei diritti della persona umana il fatto che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone siano da oltre due anni trattenuti ingiustamente in India, senza alcun capo d'accusa, per una vicenda scaturita da un incidente accaduto in acque internazionali, mentre erano nell'espletamento di funzioni ad essi attribuite e normativamente disciplinate, anche sul piano del diritto internazionale;
    considerato che la futura partecipazione italiana alle missioni internazionali antipirateria dovrà essere valutata anche in relazione al concreto sostegno all'Italia ed al contributo fattivo per la positiva risoluzione del caso che daranno le Nazioni Unite, la Nato, l'Unione Europea, oltre che in relazione all'evolvere stesso della vicenda giudiziaria indiana;
    richiamato l'ordine del giorno n. 9/1670/A-R/1 approvato all'unanimità dall'Assemblea il 4 dicembre 2013;
    ricordata la missione in India svolta il 27-28 gennaio scorso dalle Commissioni Affari Esteri e Difesa di Camera e Senato, con una delegazione composta da rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari,

impegna il Governo:

   a definire come una priorità della propria politica estera e delle sue relazioni internazionali, la rapida soluzione della vicenda dei nostri due Fucilieri di Marina;
   ad assumere, sia a livello internazionale, sia presso le autorità indiane, tutte le iniziative politiche, diplomatiche e giudiziarie, incluso il sollecito avvio della procedura finalizzata all'arbitrato internazionale, che si rendano necessarie per una soluzione rispettosa del diritto internazionale e dei diritti dei due Marò e del nostro Paese, con il convinto coinvolgimento dell'ONU, della NATO e dell'Unione europea, in coerenza con la competenza internazionale sulla vicenda;
   a realizzare tutte le iniziative utili per ottenere nel più breve tempo possibile il rientro in Patria con onore di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, assicurando nel contempo a loro ed alle loro famiglie tutto il sostegno e la assistenza dovuti in ogni sede, in coerenza con il principio dell'immunità funzionale.
9/2149/1Vito, Cicchitto, Villecco Calipari, Artini, Causin, Scanu, Rizzo, Cicu, Adornato, Duranti, Scopelliti, Marcolin, Nastri, Ottobre, Di Battista, Manciulli, Amendola, Manlio Di Stefano, Picchi, Marazziti, Scotto, Alli, Gianluca Pini, Cirielli, Locatelli, Del Grosso.


   La Camera,
   premesso che:
    il «decreto Missioni» prevede il rifinanziamento e la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea denominata EUTM Somalia, nonché nell'ambito delle ulteriori iniziative dell'Unione europea per la Regional maritime capacity building nel Corno d'Africa, e per l'impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di polizia stradale;
    la missione EUTM Somalia dal 2010 ha contributo all'addestramento di circa 3.500 soldati somali, in particolare ha riguardato i comandanti di battaglione oltre a un addestramento specialistico nell'area della polizia militare, la cooperazione, i servizi di intelligence, le leggi umanitarie internazionali e quelle in tema di diritti umani e la protezione della popolazioni civile;
    il 22 gennaio 2013 il Consiglio europeo ha prorogato i termini della missione fino a marzo 2015 con un cambiamento di focus più orientato ad attività di supporto e consulenza strategica oltre che all'addestramento;
    nello stesso decreto vengono destinate specifiche risorse alle esigenze di prima necessità della popolazione locale, compreso il ripristino dei servizi essenziali in aggiunta a n. 50 veicoli ACM80 ed effetti di vestiario ed equipaggiamento, nonché ad iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati;
    riveste una fondamentale importanza il supporto agli interventi volti alla riapertura dell'Ambasciata di Mogadiscio e alla garanzia della sicurezza nell'area interessata,

impegna il Governo

a destinare congrua parte dello stanziamento di cui all'articolo 4 del decreto in esame finalizzato alla realizzazione di «infrastrutture relative alle missioni internazionali», per l'avvio dei lavori di apertura e di allestimento della sede diplomatica a Mogadiscio, alla messa in sicurezza dell'area individuata e alla tutela del personale assegnato, al fine di rafforzare la presenza italiana in Somalia e il sostegno alle missioni internazionali e di cooperazione nell'area e comunque di reperire ulteriori risorse necessarie nel prossimo provvedimento utile.
9/2149/2Quartapelle Procopio.


   La Camera,
   premesso che:
    il «decreto Missioni» prevede il rifinanziamento e la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea denominata EUTM Somalia, nonché nell'ambito delle ulteriori iniziative dell'Unione europea per la Regional maritime capacity building nel Corno d'Africa, e per l'impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di polizia stradale;
    la missione EUTM Somalia dal 2010 ha contributo all'addestramento di circa 3.500 soldati somali, in particolare ha riguardato i comandanti di battaglione oltre a un addestramento specialistico nell'area della polizia militare, la cooperazione, i servizi di intelligence, le leggi umanitarie internazionali e quelle in tema di diritti umani e la protezione della popolazioni civile;
    il 22 gennaio 2013 il Consiglio europeo ha prorogato i termini della missione fino a marzo 2015 con un cambiamento di focus più orientato ad attività di supporto e consulenza strategica oltre che all'addestramento;
    nello stesso decreto vengono destinate specifiche risorse alle esigenze di prima necessità della popolazione locale, compreso il ripristino dei servizi essenziali in aggiunta a n. 50 veicoli ACM80 ed effetti di vestiario ed equipaggiamento, nonché ad iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati;
    riveste una fondamentale importanza il supporto agli interventi volti alla riapertura dell'Ambasciata di Mogadiscio e alla garanzia della sicurezza nell'area interessata,

impegna il Governo

ad avviare i lavori di apertura e di allestimento della sede diplomatica a Mogadiscio, alla messa in sicurezza dell'area individuata e alla tutela del personale assegnato, al fine di rafforzare la presenza italiana in Somalia e il sostegno alle missioni internazionali e di cooperazione nell'area e comunque di reperire ulteriori risorse necessarie nel prossimo provvedimento utile.
9/2149/2. (Testo modificato nel corso della seduta) Quartapelle Procopio.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 2, comma 1, del decreto-legge di proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali autorizza una spesa di 235.156.497 euro, realizzando un risparmio sul finanziamento delle missioni ISAF e EUPOL Afghanistan;
    la relazione tecnica al provvedimento in esame specifica che il personale presente nel teatro afgano nel primo semestre del 2014 consiste in 2,250 unità, mentre il precedente decreto-legge di proroga aveva previsto per le medesime missioni l'impiego di 2.900 unità;
    il decreto-legge n. 92 del 2008, convertito con modificazioni, dalla legge 125 del 2008 recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica», ha introdotto la possibilità di impiegare un contingente di personale militare appartenente alle Forze armate per servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili, nonché di perlustrazione e pattuglia in concorso e congiuntamente alle Forze di Polizia;
    tale decreto prevede che il Piano di impiego del personale delle Forze armate sia adottato con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della difesa, sentito il Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica integrato dal Capo di stato maggiore della difesa e previa informazione al Presidente del Consiglio dei ministri;
    l'articolo 1, comma 264, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014)» ha finanziato, per il 2014, tale Piano di impiego per 40 milioni di euro, a fronte dei 72,8 milioni di euro autorizzati per il 2013 dal decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012, recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario»;
    lo stanziamento ridotto, previsto dalla legge di stabilità 2014, non solo ha reso impossibile coprire le spese relative al Piano di impiego per l'intero anno 2014, rendendolo di fatto semestrale – Decreto interministeriale adottato dal Ministro dell'interno di concerto con il Ministro della difesa il 14 gennaio 2014 – ma ha lasciato scoperte, nella Tabella 3 dell'Allegato al decreto stesso, le province di Bergamo, Brescia, Foggia, Parma e Pescara, nelle quali fino al dicembre del 2013 si espletavano i servizi di perlustrazione e pattuglia con il concorso delle Forze armate,

impegna il Governo

ad assegnare quota parte del personale delle Forze armate, resosi disponibile a seguito del ridimensionamento delle unità dislocate nei teatri operativi nel quadro delle missioni internazionali, ai servizi di perlustrazione e pattuglia delle province escluse dall'Allegato al Decreto interministeriale di cui in premessa, al fine di ridare piena attuazione alla proroga del Piano di impiego in vigore al 31 dicembre 2013.
9/2149/3Gregorio Fontana, Gelmini.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 6 dell'articolo 2 autorizza la proroga della partecipazione del personale militare alla missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah, denominata European Union Border Assistance Mission in Rafah (EUBAM, Rafah);
    l'apertura di tale valico è vitale per la popolazione della striscia di Gaza che altrimenti sarebbe completamente prigioniera e isolata dal mondo in seguito alla decisione israeliana di sigillare gli altri valichi;
    recentemente, in seguito al colpo di Stato militare in Egitto, la Corte costituzionale egiziana ha messo fuorilegge il movimento palestinese Hamas, il cui partito, come noto, è al Governo della striscia di Gaza. L'accusa è quella di fornire assistenza militare ai Fratelli Musulmana partito egiziano del deposto Presidente Morsi,

impegna il Governo

a verificare con gli altri Paesi dell'unione europea se sussistono ancora le condizioni per proseguire la missione in oggetto, atteso che è sicuramente prioritario il sostegno umanitario e il transito di beni di prima necessità per la striscia di Gaza, ma che tale sostegno può realizzarsi solo tramite una fattiva collaborazione tra le autorità egiziane, quelle palestinesi e la missione dell'Unione europea.
9/2149/4Cozzolino, Dieni, Toninelli.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 8 dell'articolo 2 del decreto autorizza la spesa per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione di vigilanza dell'Unione Europea in Georgia;
    il precipitare della crisi in Ucraina ripropone la necessità di una politica dell'Unione europea nei confronti dei Paesi nati dallo scioglimento dell'Unione Sovietica;
    tale politica non può che essere inclusiva, tesa alla tutela di tutte le minoranze e rispettosa della sovranità nazionale degli Stati;
    la strategia di allargamento della Nato ad est è stata poco lungimirante, in quanto ha finito per ricreare un clima e una competizione da guerra fredda che i popoli europei auspicavano fosse definitivamente alle loro spalle;
    occorre, al contrario, rafforzare le strutture dell'Osce e dell'Onu che coinvolgono tutti gli attori del continente e che in modo più efficace possono garantire pace e sicurezza a tutti i popoli europei;
    appare inopportuna, in questa situazione, la partecipazione dell'Italia, il prossimo agosto, alla gara tra equipaggi di carri armati, nota come Tank Biathlon, che dovrebbe tenersi in Russia,

impegna il Governo:

   a proporre un congelamento dell'allargamento della Nato nell'est Europa, proponendo a tutti i paesi dell'ex Urss un rafforzamento comune e basato sul rispetto reciproco del diritto internazionale, delle agenzie dell'Osce e dell'Onu nel nostro continente;
   ad inviare in Ucraina una missione della Ue, dell'Osce e dell'Onu, con il fine di monitorare la situazione e predisporre le condizioni per una soluzione politica e negoziata della crisi;
   a sospendere la partecipazione italiana al Tank Biathlon dei 4 carri armati Ariete e dei relativi equipaggi del 132o Reggimento della Brigata Corazzata Ariete.
9/2149/5Paolo Bernini, Dadone, Crippa.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 4-bis dell'articolo 5 del decreto in esame interviene con l'obiettivo di garantire una maggiore disponibilità dell'Arma dei carabinieri nel grado di maggiore;
    anche il decreto cosiddetto «milleproroghe» introduceva disposizioni inerenti le carriere di colonnelli e generali delle nostre Forze Armate;
    appare necessario affrontare organicamente e non in modo episodico e frammentato il problema del riordino delle carriere del personale militare,

impegna il Governo

ad evitare, per il futuro, la presentazione di disposizioni parziali sul riordino delle carriere dei militari, in decreti-legge che hanno altre finalità, proponendo semmai una riorganizzazione organica e generale delle carriere militari con un apposito provvedimento ad esso dedicato.
9/2149/6Barbanti, Carinelli, Caso.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 4 dell'articolo 2 del decreto in esame autorizza la proroga della partecipazione del contingente militare italiano   alle missione delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL), di cui l'Italia ha il comando con il generale Paolo Serra;
    in seguito alla guerra civile in Siria, il Libano, che raggiunge a mala pena i 4 milioni di abitanti, subisce una pressione enorme: supporta infatti 884.017 rifugiati, di cui 836.172 registrati e 192.323 in attesa di registrazione (dati UNHCR, 21 gennaio 2014). Tuttavia secondo il Governo libanese, di fatto, il totale dei rifugiati siriani presente in Libano è stimato a persone (molti infatti non vogliono dichiararsi, perché combattenti o più semplicemente perché temono ritorsioni verso familiari rimasti in Siria);
    la cooperazione italiana è attiva nel sostegno ai rifugiati siriani nella provincia di Tiro – la stessa nella quale agisce il contingente (UNIFIL) – ma è una goccia rispetto al mare di aiuti e sostegno di cui necessitano i rifugiati,

impegna il Governo

a rafforzare e implementare il sostegno italiano ai rifugiati siriani in Libano e a richiedere all'Unione europea un impegno più organico nel sostegno umanitario in questo Paese.
9/2149/7Luigi Gallo, Sarti, Grillo.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 4 dell'articolo 2 del decreto in esame autorizza la proroga della partecipazione del contingente militare italiano   alle missione delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL), di cui l'Italia ha il comando con il generale Paolo Serra;
    in seguito alla guerra civile in Siria, il Libano, che raggiunge a mala pena i 4 milioni di abitanti, subisce una pressione enorme: supporta infatti 884.017 rifugiati, di cui 836.172 registrati e 192.323 in attesa di registrazione (dati UNHCR, 21 gennaio 2014). Tuttavia secondo il Governo libanese, di fatto, il totale dei rifugiati siriani presente in Libano è stimato a persone (molti infatti non vogliono dichiararsi, perché combattenti o più semplicemente perché temono ritorsioni verso familiari rimasti in Siria);
    la cooperazione italiana è attiva nel sostegno ai rifugiati siriani nella provincia di Tiro – la stessa nella quale agisce il contingente (UNIFIL) – ma è una goccia rispetto al mare di aiuti e sostegno di cui necessitano i rifugiati,

impegna il Governo

a continuare ad implementare il sostegno italiano ai rifugiati siriani in Libano e a richiedere all'Unione europea un impegno più organico nel sostegno umanitario in questo Paese.
9/2149/7. (Testo modificato nel corso della seduta) Luigi Gallo, Sarti, Grillo.


   La Camera,
   premesso che:
     il comma 8 dell'articolo 9 del decreto in esame autorizza il rifinanziamento della partecipazione dell'Italia alla ristrutturazione del Quartier Generale della NATO a Bruxelles;
    l'Italia risulta essere uno dei maggiori finanziatori. L'intero progetto ha un costo previsto di 1 miliardo di dollari. Il nuovo edificio, che si trova di fronte al vecchio (al di là della strada), è già costruito all'80 per cento e i lavori dovrebbero terminare nel 2016;
    lo scorso settembre è stato assegnato un contratto a Lockeed Martin (di un valore stimato dall'azienda in più di 100 milioni di dollari) per la realizzazione della cosiddetta Active Network Infrastructure (ANWI), cioè l'infrastruttura informatica del quartier generale e il mese scorso l'italiana Selex ES (di Finmeccanica) è entrata a far parte del team di aziende impegnate nel progetto (di cui Lockheed Martin è prime contractor) e fornirà «attività operative e di manutenzione» collaborando con Lockheed alla realizzazione dei servizi di comunicazione sicura dell'edificio, inclusi sistemi di comunicazione wireless voce e dati e IPTV (Internet Protocol Television) per i terminali degli utenti. Non è dato di conoscere il valore del contratto assegnato a Selex ES, ma l'azienda ha fatto sapere che è triennale e rinnovabile per ulteriori cinque anni. Le altre aziende che partecipano al programma ANWI sono Prodata Systems, Dell, Microsoft e Cisco,

impegna il Governo:

   a relazionare al Parlamento il dettaglio delle spese sostenute dall'Italia alla costruzione del nuovo quartier generale della Nato, a quanto ammonta la spesa complessiva per il nostro Paese e che incidenza percentuale ha rispetto al costo complessivo dell'opera;
   ad informare in dettaglio il Parlamento delle aziende che hanno vinto appalti nella costruzione e messa in operatività della struttura in questione.
9/2149/8Manlio Di Stefano, Di Battista, Businarolo.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 2 dell'articolo 2 del decreto in esame autorizza, a decorrere dal 1o gennaio 2014 e fino al 30 giugno 2014, le spese per la proroga di personale militare in diversi paesi, tra i quali il Qatar;
    il Qatar, nel cui Paese dovrebbero tenersi i mondiali di calcio del 2022, è nel mirino di diverse organizzazioni per i diritti umani. Prima le denunce di Amnesty International, di Human Right Watch, dell’International Trade Union Confederation (ITUC), poi gli ispettori della Building and Wood Workers’ International (BWI) ed infine l'inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei migranti hanno documentato situazioni di palese violazione di alcuni diritti fondamentali della persona e del lavoratore: Nel tentativo di «salvarsi la faccia», l'emirato cerca di manipolare le missioni di Ispettori venuti a Doha da tutto il mondo per verificare le condizioni dei lavoratori stranieri in Qatar, ma i risultati rimangono raccapriccianti;
    le autorità del Qatar hanno impedito che le organizzazioni per i diritti umani svolgessero la loro opera di monitoraggio ed ispettiva, consentendo loro solo visite «blindate», in cantieri e zone preventivamente ripulite e messe a norma;
    questo tour blindato non ha impedito agli ispettori di capire cosa stesse realmente succedendo nel paese. Johan Lindholm, presidente del sindacato svedese Byggnads e membro della missione della BWI a Doha, ha abbandonato il programma previsto dalle autorità governative qatarine e si è mosso di sua iniziativa. Parlando con alcuni operai indiani e del Bangladesh, Lindholm ha scoperto che lavorano più di 10 ore e che, nonostante ciò, ci sono voluti più di due anni di lavoro per guadagnare solo i soldi necessari per coprire i costi del loro viaggio in Qatar;
    Atle Hoie, segretario internazionale del sindacato norvegese Fellesforbundet, anche lui membro della missione della BWI a Doha, ha riassunto in poche parole le condizioni dei dormitori dei lavoratori stranieri in Qatar: bagni allagati, cucine devastate, condivisione di letti e persone che dormivano per terra;
    anche l'inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei migranti, François Crépeau, durante la sua missione a Doha ha deciso di visitare dei dormitori per lavoratori stranieri senza essere accompagnato da ufficiali governativi. Nel suo rapporto si legge di dormitori ridotti a discarica, problematiche nell'accesso all'acqua e stanze sovraffollate all'inverosimile;
    l'inviato speciale ONU ha potuto ispezionare anche dei campi detentivi, in particolare quelli in cui vengono detenute le donne che hanno avuto un figlio al di fuori del matrimonio o senza essere sposate. L'adulterio in Qatar è un reato e viene punito con la reclusione fino a un anno in carcere. «Queste donne vivono in prigione con i loro bambini in condizioni che sono una chiara violazione dei princìpi a tutela dell'infanzia» ha scritto Crépeau nel suo rapporto a conclusione della missione, richiedendo alle autorità modifiche radicali della legislazione in materia;
    il Qatar è uno dei paesi più ricchi del mondo, a cui è stata riconosciuta la capacità di ospitare uno degli eventi sportivi internazionali più importanti, i Mondiali di calcio del 2022,

impegna il Governo:

   a condizionare la presenza del contingente militare in Qatar all'evolversi della situazione relativa ai diritti umani e democratici in quel Paese;
   a intervenire sulle autorità del Qatar per ottenere seri impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori dei cantieri per il mondiale 2022 e per una revisione della attuale legislazione che colpevolizza le donne.
9/2149/9Di Benedetto, Vacca, D'Uva.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 6 dell'articolo 1, del decreto in esame autorizza la proroga della partecipazione di personale militare alla missione nel Mediterraneo denominata Active Endeavour;
    il 3 e l'11 Ottobre 2013 a largo di Lampedusa si è consumata una terribile tragedia con la morte di centinaia di rifugiati che tentavano di raggiungere le coste europee per trovare asilo politico. Moltissimi dei deceduti sono bambini;
   in particolare la strage dell'11 di Ottobre ha evidenziato una non chiarezza su chi – tra Italia e Malta – dovesse andare in soccorso della nave dei naufraghi che, con diversi feriti a bordo, imbarcava acqua, perché precedentemente mitragliata da una vedetta della Marina libica. L'incertezza su chi doveva intervenire ha provocato l'irreparabile, con la morte di centinaia di persone,

impegna il Governo:

   a istituire una sala operativa congiunta Italia-Malta in modo da uniformare il coordinamento di Roma del comando generale delle Capitanerie di porto, struttura della Marina inquadrata nel Ministero dei Trasporti, da cui dipende l'attività della Guardia Costiera italiana, con la corrispondente struttura dello Stato di Malta che tenda in tal modo a ridurre i conflitti o le situazioni di ridotta capacità decisionale, causata da una non ben definita competenza;
   a modificare i trattati di collaborazione per le operazioni SAR nel canale di Sicilia al fine di ridurre al minimo i problemi di competenza rilevati nel tragico evento dell'11 ottobre 2013;
   a esporre in sede europea la questione, al fine di creare un coordinamento che consenta una migliore copertura, per le operazioni SAR, della zona del canale di Sicilia;
   a valutare la necessità di rendere primario il ruolo di controllo flussi migratori, rispetto all'attuale VIPE al fine di rendere ancora più tempestive le ricerche e le operazioni di eventuale soccorso.
9/2149/10Villarosa, Lombardi, Nuti.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 4 dell'articolo 2 del decreto in esame autorizza la proroga della partecipazione del contingente militare italiano alle missione delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) di cui l'Italia ha il comando con il generale Paolo Serra;
    secondo i dati UNRWA (United Nations Relief and Work Agency for Palestinian refugees in the Near East) in Libano si trovano circa 441.500 rifugiati palestinesi. Di essi 270.000 vivono nei dodici campi profughi ufficiali. L'altra parte della popolazione palestinese vive in quarantadue, gathering, insediamenti informali sorti il più delle volte nelle immediate vicinanze dei campi ufficiali o nelle aree in cui si trovavano in passato i campi;
    secondo una ricerca condotta a fine 2010 (dunque pre-crisi siriana) dall'American University di Beirut, dei palestinesi registrati presso l'UNRWA dal 1948, solo tra i 260.000 e i 280.000 vivrebbero effettivamente in Libano (62 per cento nei campi, 38 per cento nei gathering). Nonostante l'aumento demografico (nel 1948 i profughi erano 100 circa) la superficie dei campi è rimasta di fatto invariata (per questo gli edifici crescono verso l'alto spesso senza nessuno standard di sicurezza);
    l'indice di povertà tra i rifugiati palestinesi in Libano è il peggiore dei cinque paesi di intervento UNRWA. Il 66 per cento della popolazione vive con meno di 5 dollari al giorno, mentre circa il 6,6 per cento vive con meno di 6 dollari al giorno. La povertà è dovuta anche al fatto che una legge libanese vieta ai profughi palestinesi l'esercizio di ben 72 professioni (tra le quali, le principali);
    l'arrivo di una ulteriore ondata di rifugiati palestinesi in fuga dalla Siria sta rendendo drammatica la situazione e rischia di avere forti implicazioni sulla tenuta stessa dello Stato libanese e conseguentemente sulla missione UNIFIL,

impegna il Governo:

   a farsi promotore, anche per il ruolo di direzione della missione UNIFIL e del prestigio che l'Italia gode nei confronti di tutte le componenti della società libanese, di una iniziativa tesa alla rinegoziazione dello status dei rifugiati palestinesi in Libano – compresa la revisione del divieto ad esercitare le 72 professioni – da ottenere anche attraverso una apposita conferenza internazionale delle Nazioni Unite;
   a sostenere e implementare le iniziative della cooperazione italiana ed europea nei confronti dei rifugiati palestinesi in Libano a cominciare dai progetti sull'educazione, la salute e il diritto ad abitazioni decorose e umane.
9/2149/11Daga, Agostinelli, Ferraresi.


   La Camera,
   premesso che:
    la risoluzione delle nazioni Unite 1701 (2006), quella che autorizza la missione internazionale dell'UNIFIL in Libano, prevede che la presenza del contingente internazionale cessi al momento che le Forze Armate Libanesi (FAL)siano in grado di controllare da sole la «Blue line» nella zona di confine tra Libano ed Israele;
    il 5 febbraio 2014, a Beirut l'allora Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, e il presidente libanese, Michel Suleiman, ha ribadito il sostegno alle forze armate di Beirut nell'ambito del neo-costituito International support group, iniziativa internazionale volta ad aiutare il paese ad affrontare i rischi e le ripercussioni della crisi siriana. Nel corso della riunione, Bonino e Suleiman hanno anche avanzato l'idea di organizzare sull'argomento una conferenza a Roma nei prossimi tempi,

impegna il Governo

a confermare l'impegno ad organizzare a Roma una conferenza internazionale sugli aiuti alle FAL e a richiedere all'Unione europea nell'anno dedicato al Mediterraneo, e ancora di più durante il semestre di Presidenza italiana, un impegno decisivo in tal senso.
9/2149/12Tofalo, Turco, Sorial.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 2 dell'articolo 9 del decreto in esame autorizza la spesa di 2.000.000 di euro per iniziative a sostegno dei processi di pace e di rafforzamento della sicurezza in Africa subsahariana e in America centrale;
    tale somma appare irrisoria se effettivamente si vuole contribuire ai processi di pace in due aree così importanti di due continenti;
    sarebbe inoltre utile estendere questo sostegno italiano anche a paesi come la Colombia, Paese verso il quale, nel primo processo di pace tra Bogotà e guerriglieri della PARC dei primi anni 2000 , l'Italia svolse un ruolo di primo piano dando impulso ai «Paesi amici della Colombia»,

impegna il Governo:

   a prevedere, già nel prossimo decreto missioni, finanziamenti più adeguati a svolgere politiche di sostegno ai processi di pace e di rafforzamento della sicurezza dell'Africa subsahariana e in America centrale aggiungendovi inoltre la Colombia;
   a sostenere nelle opportune sedi internazionali – anche attraverso il rilancio del consesso dei Paesi «Amici della Colombia» – il processo di dialogo tra il governo colombiano e le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejercito del Pueblo (FARC-Ep) con il fine di contribuire al cammino verso la pace, la democrazia e la giustizia sociale per il popolo colombiano.
9/2149/13Sibilia, Cominardi, Tripiedi.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 5 dell'articolo 1 del decreto in esame proroga la partecipazione del personale militare italiano alla missione UNFICYP delle nazioni Unite a Cipro con l'impiego di quattro unità;
    la missione UNFICYP data ormai dal 1964, non è servita ad impedire l'invasione turca di Cipro ed ha, in questa fase, un ruolo marginale nei processi di riunificazione dell'isola;
    la vicenda di Cipro e della sua riunificazione deve essere posta tra i punti principali dell'agenda dell'Unione Europea e delle Nazioni Unite attraverso l'adozione di un piano che consenta il ritiro del contingente internazionale e di tutte le truppe straniere dall'isola,

impegna il Governo

ad assumere una decisa iniziativa nei confronti delle Nazioni Unite e in seno all'unione Europea – a partire dal semestre di Presidenza italiana – per arrivare
al più presto ad un piano di riunificazione di Cipro e al contestuale ritiro del personale militare oggi impegnato nell’UNIFICYP.
9/2149/14Colonnese, Spessotto, Vallascas.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 5 dell'articolo 1 del decreto in esame proroga la partecipazione del personale militare italiano alla missione UNFICYP delle nazioni Unite a Cipro con l'impiego di quattro unità;
    la missione UNFICYP data ormai dal 1964, non è servita ad impedire l'invasione turca di Cipro ed ha, in questa fase, un ruolo marginale nei processi di riunificazione dell'isola;
    la vicenda di Cipro e della sua riunificazione deve essere posta tra i punti principali dell'agenda dell'Unione Europea e delle Nazioni Unite attraverso l'adozione di un piano che consenta il ritiro del contingente internazionale e di tutte le truppe straniere dall'isola,

impegna il Governo

a continuare a sostenere gli sforzi della comunità internazionale per arrivare al più presto ad un piano di riunificazione di Cipro e al ritiro del personale militare oggi impegnato nell’UNIFICYP.
9/2149/14. (Testo modificato nel corso della seduta) Colonnese, Spessotto, Vallascas.


   La Camera,
   premesso che:
    i commi 1, 2 e 3 dell'articolo 3 del decreto in esame autorizzano impegni di spesa per la proroga di diverse missioni in Libia, alcune delle quali espressamente finalizzate all'addestramento e formazione delle forze armate libiche;
    è stato ritenuto che tale formazione e addestramento – stante il sussistere di situazioni di sicurezza critiche in Libia – possa svolgersi in Italia e segnatamente la 1a fase a Cassino (Fr) presso l'80o Reggimento Addestramento Volontari e la 11a fase a Persano (Salerno);
    attualmente a Cassino ci sono 317 militari libici tra di cui 17 ufficiali, 17 sottufficiali e 283 militari di truppa provenienti, in maggior parte, dalla provincia di Benghazi e, in via decrescente, anche da altre province libiche;
    il costo dei corsi dovrebbe essere sostenuto dalle autorità libiche,

impegna il Governo

a relazionare al Parlamento il dettaglio dell'ammontare delle spese sostenute dallo Stato italiano in questi corsi di addestramento e se e quanto le autorità libiche contribuiscono economicamente ai costi degli stessi.
9/2149/15Basilio, Mannino, Simone Valente.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 2 dell'articolo 2 del decreto in esame autorizza a decorrere dal 1o gennaio 2014 e fino al 30 giugno 2014, le spese per la proroga di personale militare in diversi paesi, tra i quali il Bahrain;
    nel Bahrain i diritti umani e quelli democratici vengono calpestati a tal punto che un gruppo di Ong internazionali ha chiesto alla Federazione Automobilistica Internazionale di cancellare la gara di Formula uno prevista per il prossimo aprile;
    già la gara del 2011 era stata annullata per le proteste scoppiate anche in Bahrain sull'onda delle rivolte arabe. Nell'appello si evidenzia una correlazione diretta tra la Formula 1 e l'inasprirsi della repressione nel piccolo emirato, retto da una monarchia sunnita, ma la cui popolazione è a larga maggioranza sciita. Repressione che passa attraverso arresti, uso di gas lacrimogeni in aree residenziali, chiusura di interi villaggi con filo spinato, il moltiplicarsi dei posti di blocco;
    nel 2012, il primo giorno del Gran Premio fu ucciso un manifestate, Salah Abbas Habib. Attualmente in Bahrain ci sono 3.000 prigionieri politici e non vi è alcun segnale che tali misure non siano usate di nuovo nel 2014. A ciò si aggiungono le minacce alla libertà di stampa, con giornalisti cui è stato negato l'accesso al Paese durante il GP o la loro espulsione, come nel caso dei britannici Channel 4 e Itn News, espulsi rispettivamente nel 2012 e 2013;
    la comunità internazionale e i Paesi come l'Italia che lì hanno un proprio contingente militare hanno una responsabilità etica nel far rispettare i diritti fondamentali della persona e salvaguardare la reputazione mondiale di questo sport cancellando il GP finché gli abusi denunciati non finiscano;
    le stesse Ong – oltre al Bahrain Center for Human Rights, anche Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain, Bahrain Institute for Rights and Democracy, Bahrain Youth Society for Human Rights, Bahrain Human Rights Society e European-Bahraini Organisation For Human Rights – hanno anche lanciato un secondo appello affinché, dopo tre anni di repressione del dissenso, si agisca a livello internazionale per costringere il Bahrain ad avviare un processo di riforme e di riconciliazione. In particolare si chiedono i diritti alla autodeterminazione, ai raduni pacifici e alla libertà di espressione. Si chiede inoltre una commissione di inchiesta indipendente, con supervisione Onu, sulle morti sospette dal 2011 ad oggi, e una visita urgente del rappresentante Onu incaricato di indagare sulla tortura in Bahrain,

impegna il Governo:

   a valutare se sussistono ancora le condizioni del mantenimento del nostro contingente militare nel Bahrain e ad agire presso l'Onu, affinché finalmente sia inviato in Bahrain il rappresentante Onu incaricato d'indagare sulla tortura;
   ad esprimere presso la FIA la contrarietà dell'Italia a che, nell'aprile 2014, si tenga il gran premio di automobilismo di F1, se non saranno date garanzie sull'esercizio delle libertà di stampa e del rispetto dei diritti umani, nonché siano rilasciati i prigionieri politici incarcerati in seguito alla repressione del regime.
9/2149/16Battelli, Marzana, Fantinati.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 9 dell'articolo 9 del decreto in esame autorizza le attività del Consiglio esecutivo dell'organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche in merito alla distruzione dell'armamento siriano;
    il porto di Gioia Tauro è stato scelto per il trasbordo dalla nave ARK Futura alla nave laboratorio Cape Ray, delle componenti chimiche provenienti dall'arsenale siriano in base alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2118 del 27 settembre 2013,

impegna il Governo:

   a organizzare le adeguate modalità di informazione circa la situazione relativa allo smaltimento dei componenti chimici provenienti dalla Siria, anche attraverso la presenza e l'informazione diretta sul territorio;
   a valutare la possibilità per autorità di controllo ed istituzionale di verificare il lavoro di idrolisi che sarà effettuato sulla Cape Ray (US), anche tramite l'avvio di particolari comunicazioni con il governo USA ed i responsabili dell'OPAC;
   a risolvere le problematiche di carenza di prodotti di protezione personale segnalata da organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco e documentata da diverse foto pubblicate sulla stampa locale e nazionale;
   a dettagliare con esatta precisione le tempistiche di carico della nave, sulla base delle informazioni ricevute dalla Siria, al fine di ridurre al minimo le carenze di informazione.
9/2149/17Artini, Nesci, Parentela, Dieni.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 9 dell'articolo 9 del decreto in esame autorizza le attività del Consiglio esecutivo dell'organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche in merito alla distruzione dell'armamento siriano;
    il porto di Gioia Tauro è stato scelto per il trasbordo dalla nave ARK Futura alla nave laboratorio Cape Ray, delle componenti chimiche provenienti dall'arsenale siriano in base alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2118 del 27 settembre 2013,

impegna il Governo:

   a continuare ad assicurare le adeguate modalità di informazione circa la situazione relativa allo smaltimento dei componenti chimici provenienti dalla Siria, anche attraverso la presenza e l'informazione diretta sul territorio;
   a valutare la possibilità per autorità di controllo ed istituzionale di verificare il lavoro di idrolisi che sarà effettuato sulla Cape Ray (US), anche tramite l'avvio di particolari comunicazioni con il governo USA ed i responsabili dell'OPAC;
   a risolvere le problematiche di carenza di prodotti di protezione personale segnalata da organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco e documentata da diverse foto pubblicate sulla stampa locale e nazionale;
   a dettagliare con esatta precisione le tempistiche di carico della nave, sulla base delle informazioni ricevute dalla Siria, al fine di ridurre al minimo le carenze di informazione.
9/2149/17. (Testo modificato nel corso della seduta) Artini, Nesci, Parentela, Dieni.


   La Camera,
   premesso che:
    il ritiro dall'Afghanistan rappresenta un'operazione estremamente delicata e, per evitare che possa essere disordinato e male organizzato, fatto che esporrebbe tutti gli attori a notevoli rischi, ogni azione deve essere attentamente pianificata e decisa di concerto con gli altri paesi Nato;
    fino ad oggi, l'attività di rientro in Italia di parte del contingente impegnato in questa regione ha riguardato oltre mille soldati e un centinaio di mezzi mobili campali e veicoli tattici;
    l'Italfor è responsabile della componente infrastrutturale e degli interventi di manutenzione nelle basi del contingente italiano, all'interno delle quali ha provveduto a numerosi lavori di miglioramento ma è anche l'unità logistica responsabile della esecuzione del piano di ritiro di mezzi e uomini finora rimpatriati mediante ponti aerei da Herat a Dubai e da lì imbarcati e trasferiti in Italia. Da quel che si apprende da un articolo apparso sul sito di Affari internazionali, «il trasporto di tali materiali è stato concesso in appalto a una ditta ucraina che dispone di vettori aerei idonei, per un costo di circa 70mila euro per ogni volo di andata e ritorno»;
    a proposito del rientro definitivo dei militari ancora di stanza in Afghanistan, risultano essere prese in considerazione diverse opzioni: una più onerosa (passando da Abu Dhabi o Dubai con un ponte aereo), un'altra più economica (attraverso la rete Northern Distribution Network – Ndn che passa per il Kazakhstan e una parte della Russia, in prevalenza sfruttando il trasporto ferroviario) e, infine, quella più rischiosa (attraverso il territorio pakistano con relative preoccupazioni sulla sicurezza del transito per noti motivi);
    in relazione alla seconda opzione, quella kazakha insomma, ancorché la più vantaggiosa, pone però dei problemi dovuti al deterioramento dei rapporti tra Italia e Kazakhstan provocato dal «caso Shalabayeva» anche se nel febbraio 2013 l'allora Ministro della difesa, Giampaolo Di Paola, e il suo corrispettivo kazako avevano siglato un accordo per il transito del personale e dei mezzi militari italiani schierati in Afghanistan che prevedeva l'uso gratuito della base aerea di Shymkent. Tale accordo, tuttavia, risulta al momento «congelato»,

impegna il Governo

ad attivarsi affinché il citato accordo possa essere reso effettivamente operativo in virtù dei risparmio che ne conseguirebbe; a fornire al Parlamento una relazione dettagliata sui costi finali del rientro dei militari dall'Afghanistan con riferimento a ciascuna delle opzioni che verranno eventualmente perseguite.
9/2149/18Scagliusi, Busto, Nicola Bianchi.


   La Camera,
   premesso che:
    desta perplessità e preoccupazione la decisione dell'Unione europea di inserire l'ala militare di Hezbollah nella black list delle organizzazioni terroristiche;
    l'Italia e impegnata in Libano dal 2006 con 1100 uomini nella missione UNIFIL dell'Onu, di cui ha anche il comando. Ogni giorno i nostri militari si interfacciano con gli Hezbollah che, per di più, sono forza di governo;
    questa decisione della Ue rischia di moltiplicare i rischi per il nostro contingente e pregiudicare una missione di pace che fino ad oggi si è sviluppata senza spargimenti di sangue;
    è fondamentale che l'attività del contingente dell'Unifil possa agire con il pieno sostegno della comunità internazionale a cominciare dall'Unione europea,

impegna il Governo

a richiedere alla Unione Europea la revoca della decisione – o in alternativa un suo congelamento – d'inserire Hezbollah nella black list delle organizzazioni terroristiche.
9/2149/19Brescia, Da Villa, De Lorenzis.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 5 del decreto-legge di proroga delle missioni internazionali in esame reca disposizioni in materia di personale;
    oltre alla partecipazione a missioni internazionali in Afghanistan, Libano, Bosnia-Erzegovina, Sudan, Cipro, Somalia, Hebron, Rafah e altre località del Mediterraneo, negli ultimi dieci anni i militari italiani sono stati impegnati in un numero sempre crescente di interventi e missioni «fuori area»: in Somalia, Mozambico, Albania, Bosnia, Croazia, Timor, Kosovo, Cisgiordania, Sinai, Guatemala, Cambogia, Kuwait, Pakistan, Sahara Occidentale, partecipando a operazioni multinazionali sotto l'egida dell'ONU o della NATO;
    l'impegno di 9.500 militari italiani, uomini e donne, è un numero inferiore solo a quello delle Forze Armate statunitensi, britanniche e francesi;
    il personale militare e di polizia coinvolto in tali missioni opera spesso in contesti assai difficili che richiedono impegni e capacità fisiche ed emotive notevoli; al militare coinvolto viene sempre meno richiesto di svolgere il ruolo tipico di «soldato» ma allo stesso vengono richieste notevoli doti e un ruolo atipico di interrelazione con gli altri e con la popolazione a cui presta soccorso;
    negli ultimi anni si tende a utilizzare il termine più ampio di Peace Support Operation (PSO), il quale comprende tutte le azioni a livello diplomatico, umanitario e militare messe in atto da personale multidisciplinare (non solo militari e osservatori ma anche civili e polizia), allo scopo di promuovere una stabilità e aiutare la popolazione locale;
    il personale impiegato si trova in situazioni di incertezza delle condizioni di intervento che comprendono le varie tipologie di azioni umanitarie e di attività diplomatiche di mediazione, negoziazione e di sanzione, oltre alle consuete attività militari di garanzia della sicurezza e di dispiegamento preventivo (escluso l'uso della forza), tese a porre termine al conflitto e stabilire la pace;
    fondamentali sono dunque le condizioni mentali e psicologiche del personale che opera in tali contesti; non può esserci una missione di pace condotta con successo se i partecipanti non riescono ad affrontare e gestire efficacemente le richieste legate alle missioni e forte è il rischio di sviluppare psicopatologie tipiche dei militari in guerra e sempre più spesso le missioni di cosiddetta pace si associano alla cosiddetta follia da guerra;
    è compito della politica, oltre che destinare risorse finanziarie alle missioni o alla cooperazione, occuparsi delle risorse umane e del benessere psicologico dei propri soldati impegnati nell'operare in tali contesti;
    la ricerca medica straniera ha evidenziato che tra le file statunitensi è alto l'allarme salute mentale che comporta un aumento dei casi di ansia, depressione, pensiero suicida e Disturbo Post Traumatica da Stress (DSPT) ovvero, la malattia mentale che può colpire i soldati al rientro dai teatri di guerra;
    negli Stati Uniti i militari che ne sono vittime vanno dal 20 e il 40 per cento dei reduci, in Olanda e Norvegia attorno al 5, nel Regno Unito attorno al 3/4. In Italia le Forze armate ammettono l'esistenza di due/tre casi all'anno anche se, su questo, alcuni studi rilevano che tale fenomeno sia sottodimensionato;
    risulta, pertanto, fondamentale un impegno rivolto a un'accurata selezione e monitoraggio del personale da impiegare nei vari contesti di guerra, soprattutto quelli «fuori area», al fine di evidenziare eventuali profili psicopatologici a rischio,

impegna il Governo

ad adottare efficaci misure legislative, amministrative e di ogni altra natura volte al riconoscimento, alla prevenzione, al monitoraggio e alla cura del rischio del Disturbo da Stress Post Traumatico (DSPT) del personale militare e di polizia coinvolto in missioni internazionali anche attraverso la predisposizione di adeguati interventi di supporto psicologico e di sostegno programmato e individuale nonché formazione e addestramento che tengano conto anche degli aspetti emotivo-relazionali del personale operante in tali contesti.
9/2149/20Ciprini, Silvia Giordano, Baroni.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 5 del decreto-legge di proroga delle missioni internazionali in esame reca disposizioni in materia di personale;
    oltre alla partecipazione a missioni internazionali in Afghanistan, Libano, Bosnia-Erzegovina, Sudan, Cipro, Somalia, Hebron, Rafah e altre località del Mediterraneo, negli ultimi dieci anni i militari italiani sono stati impegnati in un numero sempre crescente di interventi e missioni «fuori area»: in Somalia, Mozambico, Albania, Bosnia, Croazia, Timor, Kosovo, Cisgiordania, Sinai, Guatemala, Cambogia, Kuwait, Pakistan, Sahara Occidentale, partecipando a operazioni multinazionali sotto l'egida dell'ONU o della NATO;
    l'impegno di 9.500 militari italiani, uomini e donne, è un numero inferiore solo a quello delle Forze Armate statunitensi, britanniche e francesi;
    il personale militare e di polizia coinvolto in tali missioni opera spesso in contesti assai difficili che richiedono impegni e capacità fisiche ed emotive notevoli; al militare coinvolto viene sempre meno richiesto di svolgere il ruolo tipico di «soldato» ma allo stesso vengono richieste notevoli doti e un ruolo atipico di interrelazione con gli altri e con la popolazione a cui presta soccorso;
    negli ultimi anni si tende a utilizzare il termine più ampio di Peace Support Operation (PSO), il quale comprende tutte le azioni a livello diplomatico, umanitario e militare messe in atto da personale multidisciplinare (non solo militari e osservatori ma anche civili e polizia), allo scopo di promuovere una stabilità e aiutare la popolazione locale;
    il personale impiegato si trova in situazioni di incertezza delle condizioni di intervento che comprendono le varie tipologie di azioni umanitarie e di attività diplomatiche di mediazione, negoziazione e di sanzione, oltre alle consuete attività militari di garanzia della sicurezza e di dispiegamento preventivo (escluso l'uso della forza), tese a porre termine al conflitto e stabilire la pace;
    fondamentali sono dunque le condizioni mentali e psicologiche del personale che opera in tali contesti; non può esserci una missione di pace condotta con successo se i partecipanti non riescono ad affrontare e gestire efficacemente le richieste legate alle missioni e forte è il rischio di sviluppare psicopatologie tipiche dei militari in guerra e sempre più spesso le missioni di cosiddetta pace si associano alla cosiddetta follia da guerra;
    è compito della politica, oltre che destinare risorse finanziarie alle missioni o alla cooperazione, occuparsi delle risorse umane e del benessere psicologico dei propri soldati impegnati nell'operare in tali contesti;
    la ricerca medica straniera ha evidenziato che tra le file statunitensi è alto l'allarme salute mentale che comporta un aumento dei casi di ansia, depressione, pensiero suicida e Disturbo Post Traumatica da Stress (DSPT) ovvero, la malattia mentale che può colpire i soldati al rientro dai teatri di guerra;
    negli Stati Uniti i militari che ne sono vittime vanno dal 20 e il 40 per cento dei reduci, in Olanda e Norvegia attorno al 5, nel Regno Unito attorno al 3/4. In Italia le Forze armate ammettono l'esistenza di due/tre casi all'anno anche se, su questo, alcuni studi rilevano che tale fenomeno sia sottodimensionato;
    risulta, pertanto, fondamentale un impegno rivolto a un'accurata selezione e monitoraggio del personale da impiegare nei vari contesti di guerra, soprattutto quelli «fuori area», al fine di evidenziare eventuali profili psicopatologici a rischio,

impegna il Governo

a rafforzare le misure volte al riconoscimento, alla prevenzione, al monitoraggio e alla cura del rischio del Disturbo da Stress Post Traumatico (DSPT) del personale militare e di polizia coinvolto in missioni internazionali anche attraverso la predisposizione di adeguati interventi di supporto psicologico e di sostegno programmato e individuale nonché formazione e addestramento che tengano conto anche degli aspetti emotivo-relazionali del personale operante in tali contesti.
9/2149/20. (Testo modificato nel corso della seduta) Ciprini, Silvia Giordano, Baroni.


   La Camera,
   premesso che:
    le disposizioni di cui al decreto in esame, in fase di conversione in legge, si limitano a considerare quasi esclusivamente i teatri di presenza militare italiana, limitando di fatto gli interventi di assistenza sanitaria in una serie di Paesi di rilevanza strategica per l'Italia, anche secondo i parametri indicati dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli affari esteri;
    il nostro Paese è inadempiente in relazione agli impegni sottoscritti con il Fondo globale per la lotta all'Aids, alla tubercolosi e alla malaria, che pure continuano a essere emergenze sanitarie a livello mondiale e particolarmente nelle zone interessate da disagi e difficoltà determinatisi dal prolungarsi delle guerre in corso;
    per contribuire al raggiungimento degli Obiettivi del millennio, sottoscritti dall'Italia in sede Onu, il contributo italiano in materia di aiuto pubblico allo sviluppo per la salute rappresenta ormai uno striminzito 0,19 per cento del Pil,

impegna il Governo

a prevedere, a partire dal prossimo decreto di proroga delle missioni, un aumento della quota delle risorse da destinare agli interventi di cooperazione, con particolare riferimento alle iniziative da assumere per l'assistenza sanitaria, per la lotta all'AIDS, alla tubercolosi e alla malaria.
9/2149/21Spadoni, Cristian Iannuzzi, Paolo Nicolò Romano.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'ambito delle alternative agli interventi militari armati, se pur definiti «di Pace» va facendosi strada la possibilità di interventi non armati e non violenti, con la costruzione di corpi civili di pace, detti anche «caschi bianchi». L'Italia e l'Europa hanno già approfondito la fattibilità dell'utilizzo di questo tipo di modello di difesa alternativa a quella armata;
    il Corpo Civile di Pace si configura come strumento civile permanente, composto di volontari e professionisti della società civile, finanziato e gestito da un'autorità centrale legittima (nel caso europeo una commissione esecutiva, nel caso nazionale un'agenzia pubblica), con compiti di:
     a) monitoraggio,
     b) interposizione,
     c) network building,
     d) confidence building,
     e) comunicazione;
    a livello europeo già da vari anni il Parlamento europeo ha approvato ordini del giorno e commissionato studi di fattibilità su un Corpo Civile di Pace. Nel 1999 ci fu una raccomandazione del Parlamento europeo del 10 febbraio 1999 sulla istituzione di un Corpo Civile di Pace europeo e la risoluzione del Parlamento europeo sulla comunicazione della Commissione europea del 13 dicembre 2001 per l'istituzione di un Corpo Civile di Pace europeo nell'ambito del meccanismo di reazione rapida;
    del 2004 è la redazione di due studi di fattibilità, il primo del Parlamento europeo, in gennaio, «On the European Civil Peace Corps» e il secondo della Commissione europea dei novembre 2005 «On the Establishment of a European Civil Peace Corp»;
    in Italia, nel 2004, la Presidenza dei Consiglio dei ministri ha nominato un Comitato di consulenza per la Difesa civile non armata e non violenta (rinominato più volte);
    nel 2007 ci fu l'adozione del cosiddetto «strumento per la stabilità», funzionale a conferire organicità, effettività ed efficacia agli strumenti di intervento civile dell'unione europea nei contesti di crisi e di conflitto;
    la Commissione europea ha effettuato nel 2006 uno studio di fattibilità sul Corpo Civile di Pace europeo cui, tuttavia, non ha fatto seguito alcun follow-up né alcuna indicazione agli Stati membri;
    nell'ambito dei Tavolo per i Corpi Civili di Pace istituito nel 2007 ed operativo sino al 2008, con la fine della XV Legislatura, presso il Ministero degli affari esteri sono stati presentati due lavori sperimentali in questa direzione; 1) una ricerca-azione per il monitoraggio delle esperienze sviluppate; 2) azione di educazione alla pace in Italia, fruendo di canali di finanziamento differenziati, afferenti alle erogazioni degli enti locali e ai fondi presso il MAE;
    nel giugno 2012 è stato istituito il Tavolo ICP (Interventi Civili di Pace), sia attraverso il programma di costruzione di Corpi Civili di Pace in Kosovo sviluppato nell'ambito di IPRI-Rete CCP (2011-2012);
    il Corpo Civile di Pace resta definito come un contingente civile composto da personale civile non armato impegnato in contesti di conflitto, con un mandato che dipende sia dai livelli di escalation della violenza, sia dal compito attinente al contesto di destinazione;
    la legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilità 2014), all'articolo 1, comma 253, prevede l'istituzione in via sperimentale di un contingente di corpi civili di pace destinato alla formazione e alla sperimentazione della presenza di 500 giovani volontari da impegnare in azioni di pace non governative nelle aree di conflitto 0 a rischio di conflitto o nelle aree di emergenza ambientale autorizzando la spesa di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016,

impegna il Governo:

   a riattivare il Tavolo per i Corpi Civili di Pace istituito nel 2007 e operativo sino al 2008, presso il Ministero degli affari esteri;
   ad attivare, nelle aree previste dall'articolo 9 del decreto in esame, il personale di cui all'articolo 1, comma 253 della legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilità 2014).
9/2149/22Frusone, Currò, Brugnerotto.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 3 dell'articolo 9 del presente decreto-legge autorizza la spesa di euro anche per la partecipazione italiana alla Iniziativa Adriatico-Ionica (IAI);
    l'iniziativa Adriatico-Ionica (IAI), nata nel 2000 con sede ad Ancona, si propone di rafforzare la cooperazione regionale tra le due sponde adriatiche al fine di promuovere la sicurezza e la stabilità della regione, così come la tutela del bacino adriatico-ionico. Della IAI fanno parte, oltre all'Italia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Montenegro, Serbia e Slovenia;
    tuttavia, come si può facilmente constatare all'indirizzo internet: www.esteri.it/MAE/IT/Politica–Estera/Aree–Geografiche/Europa/OOII/IAI.htm, link relativo allo IAI l'ultimo aggiornamento di queste iniziative risulta: ultima modifica: 14/12/2011;
    quindi, al momento non è dato sapere cosa abbia prodotto la IAI, quali iniziative abbia portato a compimento, come siano stati utilizzati i fondi messi a disposizione con un precedente decreto di rifinanziamento delle missioni né tanto meno come intenderà utilizzare la non irrilevante somma sopra menzionata destinata dal presente decreto-legge,

impegna il Governo

a provvedere, al più presto e periodicamente, a fornire alle Commissioni competenti dati aggiornati sulle iniziative già avviate dalla IAI, sui risultati ottenuti, sulla rendicontazione delle somme erogate e su come e per quali iniziative intenderà utilizzare i fondi accennati in premessa e, infine, a favorire costantemente l'aggiornamento del sito con riferimento soprattutto alle pagine dedicate alla IAI.
9/2149/23Colletti, Liuzzi, Rizzetto.


   La Camera,
   premesso che:
    valutata la difficoltà economico-sociale che attraversa il nostro Paese e l'eccessiva pressione fiscale a danno di cittadini e imprese,

impegna il Governo

a prevedere il graduale disimpegno internazionale dell'Italia da tutte le missioni che la vedono impegnata militarmente e contestualmente ad alimentare, con il risparmio che ne deriverebbe, il Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale di cui al comma 36 dell'articolo 2 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148 e in particolare per interventi di riduzione dell'Irap che spesso viene pagata dalle imprese anche in presenza di una perdita di esercizio andando ulteriormente ad aggravarla.
9/2149/24Ruocco, Cancelleri, Pesco.


   La Camera,
   premesso che:
    al comma 6 dell'articolo 1 è autorizzata la spesa di euro 8.722.998 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione nel Mediterraneo denominata Active Endeavour, prevedendo un contingente di 547 unità;
    la precedente decretazione di rifinanziamento aveva stanziato, per la medesima missione, 5 milioni di euro per un contingente di 347 unità;
    l'operazione Active Endeavour è un'operazione militare navale della NATO nel Mediterraneo per prevenire movimenti di terroristi o traffico di armi di distruzione di massa ed in generale per la sicurezza della navigazione;
    pur riconoscendo l'importanza di operazioni di tal genere, essendo la stessa iniziata nel lontano 2001, si provvede, periodicamente al rifinanziamento della nostra partecipazione intendendolo come un atto dovuto e senza preoccuparsi delle puntuali modalità di svolgimento della missione stessa;
    pur non essendo intervenuti nell'ultimo mese – tempo intercorrente tra la conversione in legge della penultima decretazione in materia e quella in esame – fatti nuovi tali da dover giustificare un così considerevole aumento del contingente italiano che partecipa a detta missione,

impegna il Governo

a fornire al Parlamento, entro 30 giorni dall'approvazione del presente atto di indirizzo, un dettaglio del complesso dei finanziamenti stanziati dal nostro Paese per la missione Active Endeavour, nonché un prospetto delle operazioni svolte e dei risultati concreti raggiunti.
9/2149/25Pisano, Cariello, D'Incà.


   La Camera,
   premesso che:
    in Afghanistan l'accesso all'acqua potabile e all'elettricità resta ancora privilegio di pochi (un bambino su cinque continua a morire prima del compimento del quinto anno di età), specie nelle campagne, ancora a livelli minimi e la possibilità di accedere a servizi di sanità pubblica, in un Paese che si sta pericolosamente avviando verso la privatizzazione del servizio e che il rapporto sullo sviluppo umano dell'ONU ha classificato al 147o posto tra i paesi con le performances peggiori;
    meno del 15 per cento delle donne afghane sono alfabetizzate, mentre l'87 per cento fra loro è oggetto di diversi tipi di abuso (matrimoni combinati, violenza sessuale eccetera) tra le pareti domestiche;
    mediamente, il 90 per cento delle risorse destinate agli aiuti è andato a sostenere l'intervento militare e solo il 10 per cento, e per l'Italia ancora meno, è stato impiegato in progetti di cooperazione civile;
    di questa somma, inoltre, oltre un terzo è stato speso per garantire la «sicurezza» al progetto stesso;
    nonostante le decine di miliardi di dollari di aiuti versati dalla comunità internazionale dal 2001 a oggi, le condizioni di vita della popolazione afghana sono peggiorate rispetto all'inizio della guerra: la povertà assoluta è salita dal 23 al 36 per cento della popolazione, l'aspettativa di vita è scesa da 46 a 44 anni (in Italia, per fare un confronto, è di 81 anni), la mortalità infantile è aumentata dal 147 al 149 per mille (nel nostro Paese è al 3 per mille), il tasso di alfabetizzazione è sceso dal 31 al 28 per cento (mentre in Italia è del 98 per cento);
    l'economia afghana, basata quasi esclusivamente sulla produzione di oppio ed eroina, non sarà mai autonoma, perché dipendente dagli aiuti internazionali, gran parte dei quali tornano indietro ai Paesi donatori sotto altre forme o ai governanti e funzionari corrotti. Ed è proprio la corruzione che domina anche le forze di polizia locali a oggi ancora incapaci e inadeguate a garantire la sicurezza; altresì, le associazioni e le organizzazioni internazionali lanciano la forte preoccupazione circa il rischio che il completamento del ritiro delle forze militari si trasformi un totale abbandono del Paese;
    le risorse per cooperazione allo sviluppo gestite dal Ministero degli affari esteri hanno conosciuto negli ultimi anni dimezzamenti tali da pregiudicare efficacia e qualità degli interventi previsti dalla legge n. 49 del 1987, facendo registrare solo dal 2012 una inversione di tendenza con un incremento, ancorché insufficiente, del fondo;
    il presente provvedimento dispone risorse per la cooperazione allo sviluppo che non possono esser considerate sufficienti, considerato che questo settore merita più coraggio nelle azioni perché è l'unico modo per favorire il reale rilancio dei paesi occupati e perché questo deve essere il fine ultimo delle nostre missioni internazionali,

impegna il Governo

a stanziare, a partire dall'inizio del ritiro del contingente italiano in Afghanistan, per ogni euro risparmiato per le spese della missione militare, 30 centesimi per interventi di cooperazione civile, ovvero a trasferire a partire dal 30 giugno 2014 il 30 per cento di quanto risparmiato nella spesa militare a investimenti di cooperazione civile.
9/2149/26Mucci, Dell'Orco, Della Valle.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 4 dell'articolo 3 autorizza la spesa di 25.124.097 euro, per il periodo ricompreso tra il 1o gennaio 2014 e il 30 giugno 2014, per la proroga della partecipazione di personale militare all'operazione dell'Unione europea denominata Atalanta e all'operazione della Nato denominata Ocean Shield per il contrasto alla pirateria;
    la missione Atalanta è stata istituita con l'azione comune 2008/851/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 10 novembre 2008, successivamente modificata dalla decisione 2012/17 4/PESC del Consiglio del 3 marzo 2012, al fine di contribuire alla deterrenza e repressione degli atti di pirateria e rapina a mano armata commessi a largo delle coste somale;
    l'avvio della missione a «lungo termine» Nato denominata Ocean Shield, contro la pirateria nel Golfo di Aden e allargo delle coste della Somalia, complementare a quella dell'Unione europea, è stata approvata il 12 giugno 2009 dai Ministri della difesa Nato;
    le suddette missioni erano state precedentemente prorogate dall'articolo 1, comma 10 del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 9 dicembre 2013, n. 135;
    attualmente il personale impiegato in queste missioni corrisponde a 622 unità che corrisponde (come in tutti i casi di missioni navali) alla somma delle unità impiegate, indipendentemente dal periodo di impiego, così determinata: -236 unità per 37 giorni; -6 unità per 181 giorni; -380 unità per 144 giorni; la cui consistenza numerica, nell'arco dei sei mesi di vigenza del provvedimento di proroga, è pari a 357 unità, per rendere omogeneo il dato in parola rispetto ai dati numerici riportati con riguardo alle altre missioni internazionali;
    l'articolo 6 rinvia, per l'applicazione delle disposizioni in materia penale relative alle missioni previste dal decreto-legge in esame, all'articolo 5 del decreto-legge n. 209 del 2008, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali ed all'articolo 4, commi 1-sexies e 1-septies, del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152;
    le disposizioni alle quali rinvia l'articolo citato riguardano principalmente: a) l'applicabilità al personale militare impegnato nelle missioni internazionali della disciplina del codice penale militare di pace; b) l'attribuzione della competenza territoriale al tribunale militare di Roma; c) la possibilità per gli ufficiali di polizia giudiziaria militare di procedere all'arresto di chiunque è colto in flagranza di taluni reati; d) i reati commessi dallo straniero; e) il contrasto alla pirateria; f) l'individuazione della giurisdizione; g) la non punibilità del militare; h) l'uso legittimo delle armi; i) i delitti colposi,

impegna il Governo

a porre in essere ogni opportuna azione al fine di fornire al Parlamento ogni utile valutazione di dettaglio circa l'andamento delle missioni di cui sopra, nell'ambito delle informazioni fornite al Parlamento ai sensi dell'articolo 9, comma 2, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
9/2149/27Micillo, Terzoni, Segoni.


   La Camera,
   premesso che:
    la Repubblica Centrafricana è scossa da violenze e razzie di estrema brutalità dal 24 marzo scorso, da quando il regime del presidente François Bozizé è stato rovesciato dalle milizie della coalizione ribelle Seleka guidata da Michel Djotodia;
    uno dei primi atti del Presidente è stato l'ufficiale scioglimento delle milizie, promuovendone però i comandanti ai vertici dell'esercito;
    a seguito dello scioglimento ex miliziani Seleka, non assorbiti all'interno della compagine ufficiale dell'esercito, continuano a seminare il terrore nel Paese;
    i ribelli che si opponevano al Governo di Bozizé, tra cui movimenti provenienti in prevalenza dal Nordest della Repubblica Centrafricana, hanno ripreso le armi perché ritenevano fosse stato disatteso l'accordo di pace che imponeva, fra l'altro, la liberazione dei detenuti politici, l'integrazione dei guerriglieri nell'esercito regolare e la fine del sostegno militare di Sudafrica e Uganda all'esecutivo in carica;
    considerata la grande instabilità dell'intera regione il Ministro della difesa francese Jean-Yves Le Drian, come riportato da «Le Monde» il 3 dicembre 2013, ha annunciato l'avvio della settima operazione militare in Francia;
    in numerosi articoli di stampa viene pressoché quotidianamente ricordato come l'accesso alle cure per la popolazione sia sempre più difficile e che le malattie sessualmente trasmesse, i casi di malaria e le malattie epidemiche sono drasticamente aumentate;
    il team di Emergency operante nella Repubblica Centrafricana, in un comunicato pubblicato recentemente sul sito della Ong, ha denunciato l'arrivo, presso il Complexe pédiatrique di Bangui, di bambini di etnia Peuls, nomadi musulmani che vivono a una novantina di chilometri da Bangui, feriti a colpi di machete;
    l'articolo 8, comma 1, del decreto-legge in esame, prevede che il Ministro degli Affari esteri possa, con proprio decreto, destinare risorse ad iniziative in altre aree di crisi, limitrofe rispetto a quelle già indicate nel medesimo comma,

impegna il Governo

a porre in essere ogni opportuna azione diplomatica al fine di permettere un soccorso internazionale delle popolazioni civili della Repubblica Centro Africana, dando seguito alle determinazioni in tal senso degli organismi internazionali cui l'Italia appartiene ed evitando così che l'ennesima situazione di instabilità politica nel continente africano si trasformi nel pretesto, per taluni attori della scena internazionale, per mettere in atto una politica prettamente interventista e militarista in solitaria.
9/2149/28Grande, Zolezzi, Castelli.


   La Camera,
   premesso che:
    la Repubblica Centrafricana è scossa da violenze e razzie di estrema brutalità dal 24 marzo scorso, da quando il regime del presidente François Bozizé è stato rovesciato dalle milizie della coalizione ribelle Seleka guidata da Michel Djotodia;
    uno dei primi atti del Presidente è stato l'ufficiale scioglimento delle milizie, promuovendone però i comandanti ai vertici dell'esercito;
    a seguito dello scioglimento ex miliziani Seleka, non assorbiti all'interno della compagine ufficiale dell'esercito, continuano a seminare il terrore nel Paese;
    i ribelli che si opponevano al Governo di Bozizé, tra cui movimenti provenienti in prevalenza dal Nordest della Repubblica Centrafricana, hanno ripreso le armi perché ritenevano fosse stato disatteso l'accordo di pace che imponeva, fra l'altro, la liberazione dei detenuti politici, l'integrazione dei guerriglieri nell'esercito regolare e la fine del sostegno militare di Sudafrica e Uganda all'esecutivo in carica;
    considerata la grande instabilità dell'intera regione il Ministro della difesa francese Jean-Yves Le Drian, come riportato da «Le Monde» il 3 dicembre 2013, ha annunciato l'avvio della settima operazione militare in Francia;
    in numerosi articoli di stampa viene pressoché quotidianamente ricordato come l'accesso alle cure per la popolazione sia sempre più difficile e che le malattie sessualmente trasmesse, i casi di malaria e le malattie epidemiche sono drasticamente aumentate;
    il team di Emergency operante nella Repubblica Centrafricana, in un comunicato pubblicato recentemente sul sito della Ong, ha denunciato l'arrivo, presso il Complexe pédiatrique di Bangui, di bambini di etnia Peuls, nomadi musulmani che vivono a una novantina di chilometri da Bangui, feriti a colpi di machete;
    l'articolo 8, comma 1, del decreto-legge in esame, prevede che il Ministro degli Affari esteri possa, con proprio decreto, destinare risorse ad iniziative in altre aree di crisi, limitrofe rispetto a quelle già indicate nel medesimo comma,

impegna il Governo

a porre in essere ogni opportuna azione diplomatica al fine di permettere un soccorso internazionale delle popolazioni civili della Repubblica Centro Africana, dando seguito alle determinazioni in tal senso degli organismi internazionali cui l'Italia appartiene.
9/2149/28. (Testo modificato nel corso della seduta) Grande, Zolezzi, Castelli.


   La Camera,
   premesso che:
    l'instabilità dell'area mediterranea va progressivamente aumentando ed è caratterizzata da numerosi episodi di violenza, come il colpo di stato in Egitto con la fine della presidenza Morsi decretata dai militari o l'auto-implosione della Siria in una guerra civile fratricida;
    la memoria dell'euforia legata ai primi passi della cosiddetta «Primavera Araba» sembra ormai essere uno sbiadito ricordo. Molte speranze, più per entusiasmo che per concretezza di fatti, nate con i movimenti di sommosse popolari che hanno scosso il Mediterraneo, sono andate deluse;
    a livello europeo, tutte le maggiori istituzioni dell'Unione hanno manifestato l'intenzione di muoversi nella direzione di uno sforzo politico-diplomatico congiunto di ampio respiro;
    il 21 agosto 2013 a Bruxelles ha avuto luogo la riunione di emergenza dei Ministri degli Esteri dell'UE a guida di Catherine Ashton, Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza;
    in tale contesto è stata ribadita la necessità di porre fine alla violenza ed assicurare dignità, giustizia sociale, sicurezza e pieno rispetto dei diritti umani al popolo egiziano;
    la situazione in Egitto continua tuttavia a destare seri timori a livello internazionale, dal momento che pare inarrestabile la spirale di sanguinosi scontri fra i principali attori in campo, ovvero l'Esercito, i Fratelli Mussulmani e non ben identificati gruppi di terroristi di matrice islamica, sempre più organizzati e determinati;
    lo scorso 14 gennaio il Governo provvisorio ha indetto nuove elezioni al fine di confermare o respingere la nuova Costituzione;
    la nuova carta fondamentale non dirime alcune questioni fondamentali riguardanti aspetti giuridicamente imprescindibili, come il rispetto dei diritti umani, solo formalmente garantiti dal testo e sembra lasciare irrisolte molte importanti questioni istituzionali;
    il 25 gennaio scorso, in occasione del terzo anniversario della rivolta che determinò la fine del regime dell'allora Presidente Hosni Mubarak, sono esplosi ben quattro ordigni nel pieno centro della capitale egiziana, che hanno provocato la morte di decine di civili;
    l'attentato è stato rivendicato da un'organizzazione terroristica affiliata ad al-Qaeda, i Campioni di Gerusalemme, la stessa organizzazione che, il mese precedente, aveva attaccato la stazione di polizia di Mansoura provocando la morte di 16 agenti di polizia;
    con la Dichiarazione finale della Conferenza ministeriale euromediterranea di Barcellona del 27 e 28 novembre 1995, l'Unione europea istituisce un contesto di cooperazione multilaterale con i seguenti Paesi del bacino mediterraneo: Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Autorità palestinese;
    tale partenariato rappresenta una nuova fase nelle relazioni di tali Paesi, affrontando per la prima volta gli aspetti economici, sociali, umani, culturali e le questioni di sicurezza comune;
    il primo obiettivo del partenariato mira a favorire la nascita di uno spazio comune di pace e di stabilità del Mediterraneo. Tale obiettivo deve essere raggiunto grazie al dialogo politico multilaterale, a complemento dei dialoghi bilaterali previsti ai sensi degli accordi euromediterranei di associazione;
    tra i principali obblighi derivanti dall'adesione al partenariato si ricordano, in particolare, il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, il rispetto dei principi dello Stato di diritto e della democrazia, riconoscendo il diritto di ciascun partecipante di scegliere e sviluppare liberamente il suo sistema politico, socioculturale, economico e giudiziario, la lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata e al traffico di droga, nonché la promozione della sicurezza regionale, l'eliminazione delle armi di distruzione di massa e l'adesione ai regimi di non proliferazione nucleare sia internazionali che regionali,

impegna il Governo

a porre in essere ogni opportuna azione diplomatica al fine di permettere un sostegno concreto alla popolazione egiziana e lo sviluppo di un concreto processo di democratizzazione del Paese, dando seguito alle determinazioni in tal senso degli organismi internazionali cui l'Italia appartiene ed evitando così che l'ennesima situazione di instabilità politica nel bacino mediterraneo si radicalizzi.
9/2149/29Crippa, Chimienti.


   La Camera,
   premesso che:
    i primi 3 commi dell'articolo 3 riguardano le missioni che si svolgono in Libia;
    il comma 1 autorizza la spesa di euro 5.118.845 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea in Libia, denominata European Union Border Assistance Mission in Libya (EUBAM Libya), e dell'impiego di personale militare in attività di assistenza, supporto e formazione in Libia, prevedendo un contingente di 100 unità;
    il comma 2 autorizza la spesa di euro 132.380 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione di cui alla decisione 2013/233/PESC del Consiglio del 22 maggio 2013, prevedendo un contingente di 3 unità;
    il comma 3 autorizza la spesa di euro 3.604.700 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione in Libia, per garantire la manutenzione ordinaria delle unità navali cedute dal Governo italiano al Governo libico e per lo svolgimento di attività addestrativa del personale della Guardia costiera libica;
    a differenza delle missioni finanziate ai primi due commi, la missione di cui al comma 3 sembrerebbe non avere il cappello internazionale di cui alla decisione PESC citata al comma precedente. Al contrario, dal tenore letterale della disposizione, essa sarebbe disposta quale attuazione di accordi di cooperazione tra Italia e Libia, prevedendo un contingente di 30 unità;
    ritenuto che il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008 e ratificato dalla legge 6 febbraio 2009, n. 7, sia un trattato – concluso dall'allora Presidente Berlusconi con un folle criminale di guerra e genocida come il Colonnello Gheddafi – la cui efficacia vada sospesa, anche denunciando la non esecutività dello stesso da parte italiana, al fine di tutelare le risorse finanziare garantite dall'Italia, nonché terminare la condizione di sfruttamento dei paesi occidentali nei confronti del già martoriato popolo libico,

impegna il Governo:

   a chiarire quale sia la situazione di attuazione del citato Trattato di amicizia, già più volte in passato dichiarato congelato dal Governo italiano;
   a prevedere ogni opportuna azione al fine di poter continuare l'azione di addestramento di cui al comma 3 del presente articolo nel novero delle azioni previste dai precedenti commi 1 e 2, attuanti la decisione 2013/233/PESC del Consiglio, escludendo così chiaramente la partecipazione del contingente citato in attuazione di accordi internazionali tra i due Paesi;
   a rappresentare esaustivamente, entro 30 giorni dall'approvazione del presente atto d'indirizzo, la situazione relativa circa la vigenza dell'innanzi citato Trattato d'amicizia, al fine di adoperarsi al più presto per la denuncia dello stesso da parte italiana.
9/2149/30Bonafede, Cecconi, Lupo.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 5 del provvedimento in esame reca talune disposizioni in materia di personale impiegato nelle missioni internazionali disciplinate dal decreto in esame;
    a tal fine, il comma 1 dispone che vengano applicate le disposizioni dettate dall'articolo 3, commi da 1, alinea, a 9, della legge 3 agosto 2009, n. 108, e dall'articolo 3, comma 6, del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152;
    il comma 2 dell'articolo 5 del decreto stabilisce che per le missioni di cui al decreto-legge in esame, l'indennità di missione di cui all'articolo 3, comma 1, della citata legge n. 108 del 2009, con riferimento al decreto ministeriale 13 gennaio 2003 (come modificato dal decreto ministeriale 6 giugno 2003) che ha determinato il valore in euro delle diarie da corrispondere al personale in missione all'estero, sia corrisposta nelle seguenti misure: a) 98 per cento, al personale che usufruisce di vitto e alloggio gratuiti; b) nella misura intera incrementata del 30 per cento, se non usufruisce, a qualsiasi titolo, di vitto e alloggio gratuiti;
    in entrambi i casi, le suddette misure retributive vanno calcolate sulla base della diaria prevista per il Paese di destinazione dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 13 gennaio 2003;
    per il personale che partecipa a talune specifiche missioni (anche ISAF) il comma 3 dell'articolo 5 individua basi di riferimento per il calcolo della diaria diverse dalla diaria prevista dal richiamato decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 13 gennaio 2003;
    in riferimento al comma 3 occorre segnalare che le missioni indicate nell'elenco, quali soggette ad una base di calcolo differente da quella citata, sono numerose;
    in particolare la lettera a) del summenzionato comma 3, dispone che nell'ambito delle missioni ISAF, EUPOL AFGHANISTAN, UNIFIL, il personale distaccato a Tampa (Florida, Stati Uniti) percepisce la stessa diaria di quello destinato al servizio di sicurezza presso le sedi diplomatiche di Kabul e di Herat. Allo stesso modo, la lettera e) del medesimo comma, prevede che nell'ambito della missione EUBAM Libya, il personale impiegato a Malta riceva la stessa diaria prevista con riferimento al personale distaccato in Libia, pur trovandosi ad operare in contesti profondamente diversi;
    il comma 4, analogamente alla disposizioni di cui al comma precedente, introduce deroghe ai limiti stabiliti per il compenso forfetario di impiego e alla retribuzione per lavoro straordinario da corrispondere al personale impiegato nelle missioni Active Endeavour nel Mediterraneo, Atalanta dell'Unione europea e Ocean Shield della NATO al largo delle coste della Somalia e al personale appartenente ai Nuclei militari di protezione (NMP) della Marina di cui all'articolo 5 del decreto-legge di proroga delle missioni internazionali n. 107 del 2011;
    al riguardo delle indennità del personale che partecipa alle missioni internazionali – come peraltro segnalato dal senatore Tonini nella seduta di incardinamento del provvedimento in esame nelle commissioni competenti, nonché come attenzionato da diversi senatori – risulterebbero delle significative differenze tra il trattamento economico del personale appartenente al Ministero degli affari esteri e di quello della difesa;
    tra le tante disposizioni a cui si rinvia tramite l'articolo in commento, vi sono norme la cui attuazione è oggettivamente troppo complessa, quando non troppo particolaristica ed escludente di talune categorie di personale;
    nel dettaglio – e come citato dalla nota del Servizio studi del Senato alla pagina 40 – ai sensi del regio decreto n. 1345 del 1926 «ai militari che prestano servizio di volo in aeronautica (...) dichiarati permanentemente inabili (...) è concesso un indennizzo privilegiato aeronautico nella misura in cui alla tabella allegata al decreto, aumentata di tanti dodicesimi quanti sono gli anni di servizio militare effettivamente prestati in servizio di volo»;
    sempre la citata nota di commento, riporta analoga disposizione relativa ai «casi di infermità contratta in servizio», citando il decreto-legge 29 dicembre 2000, n. 393. Detto decreto prevede una tutela per il personale in ferma volontaria che abbia prestato servizio in missioni internazionali e contragga infermità idonee a divenire causa di inabilità, possa essere trattenuto alle armi con rafferme annuali, fino alla definizione della pratica medico-legale riguardante il riconoscimento della causa di servizio. Il periodo di ricovero (...) fino alla completa guarigione (...) non è computato nell'aspettativa...»;
    le disposizioni richiamate nell'articolo in commento nonché nelle premesse del presente atto d'indirizzo, siano datate, numerose, troppo spesso derogatorie nella loro interoperabilità,

impegna il Governo

a porre in essere ogni opportuna azione, anche per tramite di iniziative legislative ad hoc, volte a verificare l'eventuale sussistenza delle questioni sollevate in premessa e, se del caso, intervenire nel contesto dei lavori di predisposizione della cosiddetta legge quadro, attualmente all'esame della Camera dei deputati.
9/2149/31Prodani, Dall'Osso, Di Vita.


   La Camera,
   premesso che:
    la questione delle componenti vaccini somministrati e la modalità di somministrazione al personale militare, nonché il monitoraggio delle condizioni immunitarie dei soggetti osservati, è stata nella scorsa legislatura materia di indagine della Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale militare impiegato nelle missioni operative, non solo in territorio internazionale;
    nell'ambito dei lavori della Commissione succitata si è ipotizzato che determinate patologie invalidanti, contratte dal personale militare, potessero essere riferite ad una errata somministrazione dei vaccini;
    recentemente una sentenza del Tribunale di Ferrara-Sezione Lavoro, ha riconosciuto il diritto del ricorrente alla corresponsione dell'assegno una tantum di cui all'articolo 2, comma 3, della legge 25 febbraio 1992, n. 210, condannando il Ministero della salute al pagamento in suo favore del relativo trattamento economico,

impegna il Governo

a verificare la corretta applicazione delle norme vigenti e di attivarsi per la proposta di una loro eventuale modificazione, soprattutto in riferimento ai soggetti – qualunque sia il loro status (militare o civili) ed il loro inquadramento gerarchico – che abbiano contratto patologie invalidanti nel corso di missioni operative ovunque esse siano state svolte.
9/2149/32Corda, Lorefice, Rostellato.


   La Camera,
   premesso che:
    in attuazione di una risoluzione della Commissione Difesa del Senato (Doc. XXIV n. 24 del 2011), previa indagine conoscitiva sul possibile contributo delle Forze armate per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della pirateria in acque internazionali, veniva sostanzialmente richiesta l'adozione di un provvedimento che configurasse la possibilità di impiegare a bordo delle navi battenti bandiera italiana team armati della Marina militare, il cui derivante onere finanziario fosse a totale carico degli armatori che ne avessero fatto richiesta;
    sempre nell'ambito del medesimo provvedimento, si auspicava una disciplina normativa che autorizzasse comunque l'armatore – qualora lo volesse o lo preferisse – ad avvalersi di servizi di sicurezza privata a bordo delle proprie imbarcazioni, finalizzati alla deterrenza e autodifesa di fronte alla minaccia piratesca;
    in tal senso, veniva inserita all'interno del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130 («Proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia. Misure urgenti antipirateria»), una specifica norma (l'articolo 5) che prevede l'imbarco sui mercantili in transito per il Golfo di Aden di appositi Nuclei Militari di Protezione (NMP), squadre delle Forze armate dislocate a Gibuti e quindi ospitate sulle navi, dischiudendo di fatto la via all'impiego anche di guardie giurate dipendenti dalle società di sicurezza privata;
    tale assetto ha costituito certamente un passo in avanti, tuttavia ancora insufficiente, per assicurare un'adeguata protezione alla totalità del naviglio mercantile a rischio, ma il recente, controverso caso dei due militari italiani, attualmente ancora in attesa di processo in India, ha evidenziato problemi di una certa rilevanza soprattutto in materia di catena di comando, come ampiamente sottolineato da tutte le forze politiche nel corso della informativa del Governo su tale vicenda,

impegna il Governo

a prevedere, a partire dal prossimo decreto-legge di proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, l'inserimento di una specifica norma soppressiva dell'articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.
9/2149/33Dadone, Massimiliano Bernini.


   La Camera,
   premesso che:
    al comma 4 dell'articolo 5 del presente decreto-legge è previsto che anche al personale di cui all'articolo 5 (utilizzo di Nuclei Militari di Protezione – NMP), del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130 (cosiddetto Proroga missioni) venga ancora corrisposto un rimborso forfetario di impiego e la retribuzione per lavoro straordinario;
    l'Italia è l'unico Paese europeo che imbarca militari sui mercantili, ancorché a protezione di quelli battenti bandiera italiana che transitano in acque a rischio pirateria, come Somalia, Golfo di Aden, Mar Rosso, Mar Arabico, Oceano Indiano e Oman;
    fino al 2010 nessuna nave battente bandiera italiana poteva usufruire di task force armate a bordo, ma con l'introduzione della citata norma veniva, appunto, previsto l'imbarco sui mercantili di appositi NMP (tutti composti da membri del Reggimento San Marco, l'unità di fanteria in forza alla Marina militare italiana), dischiudendo di fatto la via all'impiego anche di guardie giurate (cosiddetti Contractors) dipendenti dalle società di sicurezza privata; tali disposizioni sono diventate operative solo in seguito alla firma di un protocollo d'intesa tra l'allora Ministro della difesa, Ignazio La Russa, e Confitarma, la Confederazione italiana armatori, ovvero la principale associazione di categoria dell'industria italiana della navigazione che raggruppa le imprese e gruppi armatoriali italiani presenti nel settore del trasporto merci e passeggeri, delle crociere e dei servizi ausiliari del traffico;
    in molti altri Paesi dell'Unione europea, tuttavia, a bordo delle imbarcazioni vigila personale di sicurezza privato e non militari addestrati specificatamente per svolgere compiti di sicurezza in mare. In Germania, ad esempio, la richiesta di team militari per la sicurezza a bordo di navi non è mai stata approvata. Ma l'adozione di personale di vigilanza da parte dei mercantili non è vietata né dalle leggi generali, né dal codice penale,

impegna il Governo

a rivedere la normativa di cui alla premessa e il protocollo d'intesa con la Confitarma siglato nel 2011 nel senso di prevedere che nessun militare venga più impiegato per fini espressamente volti alla sicurezza privata.
9/2149/34Del Grosso, Benedetti, Vignaroli.


   La Camera,
   premesso che:
    nel corso dell'esame dell'A.C. 1670-A/R (cosiddetto rifinanziamento missioni internazionali, ultimo trimestre 2013) è stato presentato, tra gli altri, l'ordine del giorno n. 9/1670-AR/66 a prima firma Baldassarre;
    il Governo aveva espresso parere favorevole sullo stesso a condizione che venisse riformulato sostituendo il dispositivo con il seguente: «ad adottare e comunicare al Parlamento, entro il 31 gennaio 2014, la pianificazione delle operazioni necessarie per la cessazione, entro il 31 dicembre 2014, delle attività militari connesse con la missione ISAF, nel rispetto degli accordi internazionali e in coerenza con le determinazioni dell'alleanza»;
    la riformulazione del Governo è stata poi accolta dal presentatore ma, tuttavia, entro la data sopra indicata non è stata comunicata al Parlamento alcuna pianificazione come previsto dal citato ordine del giorno, ovvero entro l'ormai trascorso 31 gennaio 2014,

impegna il Governo

a ottemperare agli impegni assunti nel citato ordine del giorno entro e non oltre il 31 marzo 2014.
9/2149/35Baldassarre, Luigi Di Maio, Fico, Matteo Bragantini.


   La Camera,
   premesso che:
    nel corso dell'esame dell'A.C. 1670-A/R (cosiddetto rifinanziamento missioni internazionali, ultimo trimestre 2013) è stato presentato, tra gli altri, l'ordine del giorno n. 9/1670-AR/66 a prima firma Baldassarre;
    il Governo aveva espresso parere favorevole sullo stesso a condizione che venisse riformulato sostituendo il dispositivo con il seguente: «ad adottare e comunicare al Parlamento, entro il 31 gennaio 2014, la pianificazione delle operazioni necessarie per la cessazione, entro il 31 dicembre 2014, delle attività militari connesse con la missione ISAF, nel rispetto degli accordi internazionali e in coerenza con le determinazioni dell'alleanza»;
    la riformulazione del Governo è stata poi accolta dal presentatore ma, tuttavia, entro la data sopra indicata non è stata comunicata al Parlamento alcuna pianificazione come previsto dal citato ordine del giorno, ovvero entro l'ormai trascorso 31 gennaio 2014,

impegna il Governo

a ottemperare agli impegni assunti nel citato ordine del giorno entro e non oltre il 30 aprile 2014.
9/2149/35. (Testo modificato nel corso della seduta) Baldassarre, Luigi Di Maio, Fico, Matteo Bragantini.


   La Camera,
   premesso che:
    secondo quanto comunicato a suo tempo al Parlamento dal Ministero della difesa, dal 2012 la funzione di pattugliamento marittimo di lungo raggio, svolta dalla flotta Breguet BR Atlantic, non poteva più essere assicurata a causa della «conclusione della vita tecnica dell'aeromobile», operativo nel nostro Paese da alcuni decenni;
    il decreto-legge in esame, al comma 6 dell'articolo 1, autorizza la proroga della partecipazione di personale militare alla missione nel Mediterraneo denominata Active Endeavour alla quale si somma la missione Mare Nostrum, anch'essa legata al soccorso in mare delle navi di profughi alla deriva;
    la Commissione difesa della Camera, nella seduta del 3 dicembre 2008, ha espresso, all'unanimità, un parere favorevole in merito al Programma pluriennale A/R n. SMD 07/2008, relativo all'acquisto di quattro velivoli della famiglia ATR e al relativo supporto logistico con una opzione per un eventuale quinto velivolo da esercitare in tempi successivi; questi aerei avrebbero dovuto sostituire gli obsoleti Breguet BR Atlantic. In attesa del consolidarsi di una alternativa di lungo termine, si rendeva infatti necessario individuare una soluzione transitoria (fino al 2020) che garantisse, nel medio periodo, lo svolgimento delle attività di pattugliamento marittimo di lungo raggio, con particolare riferimento all'area del Mediterraneo;
    nello specifico, la relazione illustrativa trasmessa dal Governo faceva presente che i nuovi velivoli sarebbero stati impiegati per operazioni di ricerca e soccorso, pattugliamento marittimo, lotta al traffico illegale di beni e persone, ricerca e soccorso, protezione dell'ambiente marino e rilevazione di inquinamento, controllo delle zone economiche e, più in generale, sorveglianza di tutte le attività che si svolgono in mare e lungo le coste;
    per quanto riguarda le caratteristiche generali del velivolo la citata relazione illustrativa, faceva, altresì, presente che il sistema d'arma in corso di acquisizione sarebbe stato in grado, tra l'altro, di operare per lungo tempo anche a bassa quota sul mare e di possedere, comunque, nello svolgimento dei compiti di missione una autonomia di cinque ore. Il Velivolo sarebbe stato, altresì, in grado di acquisire informazioni di carattere generale (situazione geografica e metereologica) e specifico (singoli obiettivi) attraverso l'osservazione diretta (visual) e l'impiego di sistemi idonei alla ricerca di tali dati e alla loro trasmissione in tempo reale ai centri operativi e alle unità di superficie. Infine, il velivolo avrebbe assicurato un periodo di impiego superiore a dieci anni con un rateo di ore di volo non inferiore a 800 ore anno per velivolo e sarebbe stato in grado di coordinare le attività di altri «assetti aeromarittimi» coinvolti nello svolgimento della missione ed operare con altri analoghi sistemi in servizio presso le Nazioni alleate e di coalizione;
    l'Aeronautica Militare italiana ha siglato un contratto per la fornitura di 4 velivoli ATR-72/600,

impegna il Governo

a provvedere al più presto alla sostituzione dei Breguet BR Atlantic con i nuovi aerei ATR-72 mettendo le nostre forze armate nelle migliori condizioni per effettuare anche quel pattugliamento nel Mediterraneo di cui al decreto-legge in esame.
9/2149/36Rizzo, Gagnarli.


   La Camera,
   premesso che:
    secondo quanto comunicato a suo tempo al Parlamento dal Ministero della difesa, dal 2012 la funzione di pattugliamento marittimo di lungo raggio, svolta dalla flotta Breguet BR Atlantic, non poteva più essere assicurata a causa della «conclusione della vita tecnica dell'aeromobile», operativo nel nostro Paese da alcuni decenni;
    il decreto-legge in esame, al comma 6 dell'articolo 1, autorizza la proroga della partecipazione di personale militare alla missione nel Mediterraneo denominata Active Endeavour alla quale si somma la missione Mare Nostrum, anch'essa legata al soccorso in mare delle navi di profughi alla deriva;
    la Commissione difesa della Camera, nella seduta del 3 dicembre 2008, ha espresso, all'unanimità, un parere favorevole in merito al Programma pluriennale A/R n. SMD 07/2008, relativo all'acquisto di quattro velivoli della famiglia ATR e al relativo supporto logistico con una opzione per un eventuale quinto velivolo da esercitare in tempi successivi; questi aerei avrebbero dovuto sostituire gli obsoleti Breguet BR Atlantic. In attesa del consolidarsi di una alternativa di lungo termine, si rendeva infatti necessario individuare una soluzione transitoria (fino al 2020) che garantisse, nel medio periodo, lo svolgimento delle attività di pattugliamento marittimo di lungo raggio, con particolare riferimento all'area del Mediterraneo;
    nello specifico, la relazione illustrativa trasmessa dal Governo faceva presente che i nuovi velivoli sarebbero stati impiegati per operazioni di ricerca e soccorso, pattugliamento marittimo, lotta al traffico illegale di beni e persone, ricerca e soccorso, protezione dell'ambiente marino e rilevazione di inquinamento, controllo delle zone economiche e, più in generale, sorveglianza di tutte le attività che si svolgono in mare e lungo le coste;
    per quanto riguarda le caratteristiche generali del velivolo la citata relazione illustrativa, faceva, altresì, presente che il sistema d'arma in corso di acquisizione sarebbe stato in grado, tra l'altro, di operare per lungo tempo anche a bassa quota sul mare e di possedere, comunque, nello svolgimento dei compiti di missione una autonomia di cinque ore. Il Velivolo sarebbe stato, altresì, in grado di acquisire informazioni di carattere generale (situazione geografica e metereologica) e specifico (singoli obiettivi) attraverso l'osservazione diretta (visual) e l'impiego di sistemi idonei alla ricerca di tali dati e alla loro trasmissione in tempo reale ai centri operativi e alle unità di superficie. Infine, il velivolo avrebbe assicurato un periodo di impiego superiore a dieci anni con un rateo di ore di volo non inferiore a 800 ore anno per velivolo e sarebbe stato in grado di coordinare le attività di altri «assetti aeromarittimi» coinvolti nello svolgimento della missione ed operare con altri analoghi sistemi in servizio presso le Nazioni alleate e di coalizione;
    l'Aeronautica Militare italiana ha siglato un contratto per la fornitura di 4 velivoli ATR-72/600,

impegna il Governo

a provvedere al più presto alla sostituzione dei Breguet BR Atlantic con i nuovi aerei ATR-72.
9/2149/36. (Testo modificato nel corso della seduta) Rizzo, Gagnarli.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130 («Proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia. Misure urgenti antipirateria»), ha inserito una specifica norma (l'articolo 5) che prevede l'imbarco sui mercantili in transito per il Golfo di Aden di appositi Nuclei Militari di Protezione (NMP), dischiudendo anche la via all'impiego di guardie giurate dipendenti dalle società di sicurezza privata;
    tale assetto, tuttavia, appare ancora insufficiente per assicurare un'adeguata protezione alla totalità del naviglio mercantile a rischio; peraltro, il controverso caso dei due militari italiani, attualmente ancora in attesa di processo in India, ha evidenziato problemi di una certa rilevanza soprattutto in materia di catena di comando, come ampiamente sottolineato da tutte le forze politiche nel corso della informativa del Governo su tale vicenda,

impegna il Governo

a perseguire una concreta azione, presso le competenti istituzioni internazionali, al fine di farsi principale promotore di una convenzione internazionale volta a disciplinare il personale armato (militari e contractors) imbarcato su navi mercantili a difesa degli attacchi pirateschi e a stabilire che, in caso di incidente, la giurisdizione penale spetti esclusivamente allo stato della bandiera su cui è imbarcato il personale armato.
9/2149/37D'Ambrosio, Gallinella, L'Abbate.


   La Camera,
   premesso che:
    dopo oltre due anni dal giorno del loro arresto, e nonostante i ripetuti annunci dei Governi italiani, non trova soluzione la vicenda dei due ufficiali di Marina italiani trattenuti in India perché accusati di aver ucciso, il 15 febbraio 2012, mentre erano in servizio antipirateria sulla nave commerciale Enrica Lexie, due pescatori locali;
    i due militari si sono sempre proclamati innocenti, dichiarando di aver solamente sparato dei colpi di avvertimento così come previsto dalle regole d'ingaggio;
    come confermato più volte dalle stesse autorità civili e militari italiane, l'incidente è avvenuto in acque internazionali e precisamente a 32 miglia dalla costa indiana, una localizzazione che avrebbe dovuto sin dal principio fare venir meno la giurisdizione indiana a favore di quella italiana;
    ciononostante la Corte suprema indiana ha negato la giurisdizione dello Stato italiano e, senza adeguata motivazione, ha rivendicato l'esercizio dei diritti sovrani di giurisdizione dell'India, in palese violazione di una norma della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, disponendo, inoltre, che il processo fosse affidato a un tribunale speciale da costituire a New Delhi;
    l'Italia, al contrario, ha rivendicato a più riprese la competenza giuridica sul caso, considerato che esso coinvolge organi dello Stato operanti nel contrasto alla pirateria sotto bandiera italiana e in acque internazionali;
    lo scorso 10 febbraio la Procura Generale di New Delhi ha formalizzato – dopo circa una trentina di rinvii – il capo d'imputazione nei confronti dei due militari che prevede di giudicare il caso dei due fucilieri di marina italiani sulla base della legge antipirateria (SUA);
    un simile capo d'imputazione appare assolutamente sproporzionato e incomprensibile, assimilando l'incidente a un atto di terrorismo e il nostro Paese ad un paese terrorista, e qualora fosse convalidato dalla Corte Suprema, questa sarebbe una decisione lesiva della dignità dell'Italia quale Stato sovrano, di cui i due Fucilieri della Marina sono organi impegnati nel contrasto alla pirateria conformemente alla legislazione italiana, al diritto internazionale e alle decisioni rilevanti del Consiglio di sicurezza dell'ONU;
    come ribadito dai comunicato del Governo emesso in occasione della formalizzazione del capo d'accusa «Si tratterebbe di un esito di estrema gravità, sconcertante e contraddittorio. Esso comporterebbe conseguenze negative nelle relazioni con l'Italia e con l'Unione europea, con ripercussioni altrettanto negative anche sulla lotta globale contro la pirateria»;
    in risposta alla formalizzazione del capo d'imputazione all'inviato speciale del Governo, l'Italia ha consegnato all'India una Nota Verbale che è il primo passo formale richiesto dalla prassi per richiedere un arbitrato internazionale che metterebbe fine alla diatriba giudiziaria, che potrebbe portare le due parti (non necessariamente concordi) ad affidarsi a un «collegio di arbitri», presieduto da un arbitro internazionale (arbitro che giudicherebbe però non sul merito, ma sulla giurisdizione);
    nonostante la delicata situazione internazionale venutasi a creare in seguito all'incarcerazione dei due ufficiali, sinora alcun intervento risolutivo a tutela dei militari e in sostegno alla posizione del nostro Paese è stato promosso da parte degli altri Paesi europei ed extraeuropei o di organi internazionali, e anzi, di inaudita gravità sono state le parole del Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon all'indomani della formalizzazione del capo d'accusa, e nel giorno in cui il Ministro degli esteri italiano si era rivolta all'Alto Commissariato per i Diritti Umani sul caso dei due marò italiani trattenuti in India, quando ha dichiarato che riteneva che la questione fosse risolta in sede bilaterale piuttosto che con il coinvolgimento delle Nazioni Unite;
    ciononostante l'Italia ha continuato ad adempiere con rigore a tutti gli impegni internazionali assunti, anche con riguardo allo specifico tema della lotta alla pirateria e non ha messo in discussione la propria partecipazione ad alcuna missione internazionale,

impegna il Governo:

   a proseguire nel senso dell'internazionalizzazione del caso dei due militari, ponendo la questione della loro detenzione in sede NATO e nelle competenti sedi dell'Unione europea, al fine di ottenere in merito un chiaro pronunciamento e una urgente quanto necessaria presa di posizione ufficiale in merito da parte di questi organismi;
   ad adottare ogni iniziativa necessaria affinché il contenzioso trovi soluzione in un contesto internazionale, attraverso il ricorso all'arbitrato;
   a valutare l'opportunità di sospendere le relazioni diplomatiche con l'India, laddove la questione dei due marò non sia tempestivamente risolta;
   a valutare l'opportunità di sospendere la partecipazione dell'Italia alle missioni per il contrasto alla pirateria sino a che il caso dei due marò non trovi una soluzione onorevole ed essi possano far ritorno in Italia;
   a prendere in esame la possibilità di un ampio e progressivo disimpegno dalle missioni per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, perdurando la attuale situazione, che, oltre ad impedire il ritorno in Italia dei due militari, costituisce un vulnus inaccettabile della nostra dignità internazionale.
9/2149/38La Russa, Cirielli.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto in esame reca la proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali delle forze armate e di polizia;
    all'articolo 3-bis il decreto prevede un obbligo informativo verso le Camere attraverso una relazione analitica sulle missioni che deve essere accompagnata da un documento di sintesi operativa aggiornato alla data di scadenza del termine di applicazione del presente decreto che indichi espressamente per ciascuna missione i seguenti dati: mandato internazionale, durata, sede, personale nazionale e internazionale impiegato, scadenza nonché i dettagli attualizzati della missione. La relazione è integrata dai pertinenti elementi di valutazione fatti pervenire dai comandi internazionali competenti con particolare riferimento ai risultati raggiunti, nell'ambito di ciascuna missione, dai contingenti italiani;
    la base giuridica che legittima la partecipazione delle forze armate italiane alla missioni internazionali risiede nei periodici decreti – successivamente convertiti in legge dal Parlamento – che prorogano di 3, 6, 9 o 12 mesi le precedenti autorizzazioni alla partecipazione del personale militare alle stesse, provvedendo alla relativa copertura finanziaria;
    è consuetudine che tutte missioni internazionali vengano accorpate in unico decreto;
    questa forma di intervento legislativo non permette una analisi reale sullo stato delle missioni e sulla loro efficacia rispetto agli obiettivi e all'obbligo ora contenuto nell'articolo 3-bis del presente decreto, costringendo il Parlamento ad una discussione non puntuale e spesso approssimativa su importanti questioni come la partecipazione italiana alle missioni internazionali,

impegna il Governo

a proporre per il prossimo intervento legislativo in materia di rifinanziamento delle missioni internazionali separati decreti-legge per le diverse missioni in cui è impegnato il nostro Paese.
9/2149/39Piras.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 1 autorizza la proroga della partecipazione di personale militare alla missione in Afghanistan denominata International Security Assistance Force (ISAF);
    il 2014 è l'anno in cui terminerà la missione ISAF in Afghanistan. Tuttavia, a circa 9 mesi dalla conclusione delle operazioni di combattimento, sono numerose le incognite sul futuro del paese e sull'impegno dell'Alleanza Atlantica nell'area. Tali incognite sono legate sia alla situazione strategica, in relazione all'insorgenza talebana, sia alla situazione politica, viste le future elezioni presidenziali del prossimo aprile;
    i militari italiani in Afghanistan sono attualmente circa 2.200: 200 a Kabul, sede del comando generale di ISAF, e la restante parte nella regione Ovest. Dal gennaio 2013 ad oggi c’è stato un taglio di mille unità. Nella base di Herat sono attualmente dispiegati circa 1.400 italiani, mentre 600 si trovano nella base avanzata di Shindand. Nel corso di quest'anno i militari italiani lasceranno Shindand proseguendo nel processo che affida progressivamente alle forze di sicurezza afgane (giunte a 350.000 effettivi) la responsabilità del controllo dell'intero territorio nazionale. I rientri in Italia di uomini e mezzi proseguiranno lino ad arrivare, a fine dicembre di quest'anno, a quota 800-900 militari;
    dal primo gennaio 2015 ISAF terminerà, per lasciare spazio ad una nuova missione, più contenuta nei numeri e con compiti di addestramento delle forze afghane, che si chiamerà Resolute Support. Non è ancora deciso nei numeri l'impegno dell'Italia, che comunque dovrebbe attestarsi intorno alle 7-800 unità da mantenere sempre ad Herat;
    il giudizio sulla missione ISAF, a ridosso della sua conclusione, è certamente negativo, suffragato dal drammatico bilancio in termini di vittime, sia tra forze ISAF (oltre 3.000 morti tra i militari di 49 Paesi), sia tra i civili afghani (per i quali le perdite si attestano intorno alle decine di migliaia). A tutto ciò va sommata la lacerazione interna al paese, diviso ed ancor più soggetto ad una deriva integralista, con le forze talebane impegnate a negoziare il loro ritorno al potere;
    il presidente afghano Karzai ha affermato che la permanenza NATO non è gradita al suo popolo e è rifiutato di negoziare un ulteriore impiego delle forze NATO sul suo territorio;
    il segretario della difesa USA, Hagel ha parlato della possibilità di una «Zero option» che prevede ritiro completo e definitivo di tutte le truppe statunitensi dall'Afghanistan entro il 31 dicembre 2014. Se tale opzione dovesse verificarsi dopo la fine di quest'anno non rimarrebbe alcun soldato statunitense in Afghanistan, neppure in funzioni di addestramento e appoggio alle forze locali,

impegna il Governo:

   a concludere al più presto il suo impegno militare in Afghanistan;
   a non prendere parte alla missione atlantica Resolute Support, che dovrebbe succedere all'ISAF, non impiegando ulteriormente proprie forze nel territorio afghano.
9/2149/40Duranti.


   La Camera,
   premesso che:
    nel decreto in esame, all'articolo si parla di «sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione»;
    al comma 1 dell'articolo 9 si autorizza «la spesa di euro 1.1 10.160 per interventi volti a sostenere i processi di stabilizzazione nei Paesi in situazione di fragilità, di conflitto o post-conflitto»;
    il conflitto siriano dura ormai da più di due anni e al momento si osserva una forte polarizzazione delle parti in conflitto con, da un lato le forze lealiste, e dall'altro forze che si richiamano al fondamentalismo religioso ed all'Esercito libero siriano (legato al Consiglio Nazionale Siriano). L'opposizione è inoltre al momento estremamente frammentata, e ci sono stati di recente scontri tra l'Esercito Libero siriano e le forze fondamentaliste;
    il fronte kurdo si è coalizzato lo scorso luglio e controlla parte del nord del Paese. Continui sono però i combattimenti con le milizie islamista di Jabat al Nusra ed i bombardamenti da parte dell'esercito del regime di Damasco. In questo contesto tra le vittime del conflitto, oltre a centinaia di migliaia di morti ed a milioni tra rifugiati e sfollati, ci sono anche le forze pacifiche che hanno iniziato le proteste nel marzo 2011, per poi essere schiacciate dalla violenza delle armi. Al momento queste persone protestano egualmente contro il regime di Damasco e contro le milizie islamiste, subendone le dure conseguenze;
    la società civile siriana è in ogni caso tutt'ora attiva e cerca interlocutori affinché non prevalgano solo le ragioni della forza e delle armi. Si tratta di giornalisti, associazioni, artisti, gruppi di rifugiati che stanno chiedendo di far ascoltare la propria voce. In primo incontro ed un appello delle opposizioni non violente fu fatto nell'agosto 2012 presso la comunità di S. Egidio. Il movimento non violento siriano ha però molte attività in corso che riescono a coprire diverse città dei paese. Le radio libere sono attive in tutte le zone liberate come recentemente riportato da un inviato di Repubblica. Numerose sono le associazioni umanitarie e sociali nate tra i siriani rifugiati:
    in un recente incontro alla Camera dei deputati il responsabile esteri del principale partito kurdo siriano, il PYD, ha chiesto il cessate il fuoco, e di poter partecipare al tavolo negoziale nell'eventualità che si tenga la conferenza di Ginevra 2,

impegna il Governo:

   ad attivarsi affinché si possa realizzare in Italia un incontro internazionale della società civile siriana e dei gruppi pacifici del paese, in coerenza con quanto previsto dal decreto missioni in materia di diplomazia preventiva. Tale incontro sarebbe peraltro simile ad iniziative già realizzate dal MAE – DGAP con alcune componenti civili dell'opposizione siriana (Italia 2012. Iraq 2013) e con il sopra citato incontro realizzatosi presso la Comunità di S. Egidio nel 2012. In tal modo si darebbe l'opportunità all'Italia di ricoprire un ruolo centrale di sostegno alle forze pacifiche della società civile e per costruire concreti ponti di dialogo tra le forze sociali siriane, in quanto le attribuzioni del funzionario diplomatico italiano previste dal decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, articolo 6, comma 2, risultano insufficienti rispetto alle istanze e necessità delle forze pacifiste attive in Siria;
    a dar seguito a questo incontro coordinando e coinvolgendo in future iniziative simili tutte le organizzazioni sociali italiane attive sulla questione siriana da alcuni anni.
9/2149/41Scotto.


   La Camera,
   premesso che:
    nel decreto in esame, all'articolo si parla di «sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione»;
    al comma 1 dell'articolo 9 si autorizza «la spesa di euro 1.1 10.160 per interventi volti a sostenere i processi di stabilizzazione nei Paesi in situazione di fragilità, di conflitto o post-conflitto»;
    il conflitto siriano dura ormai da più di due anni e al momento si osserva una forte polarizzazione delle parti in conflitto con, da un lato le forze lealiste, e dall'altro forze che si richiamano al fondamentalismo religioso ed all'Esercito libero siriano (legato al Consiglio Nazionale Siriano). L'opposizione è inoltre al momento estremamente frammentata, e ci sono stati di recente scontri tra l'Esercito Libero siriano e le forze fondamentaliste;
    il fronte kurdo si è coalizzato lo scorso luglio e controlla parte del nord del Paese. Continui sono però i combattimenti con le milizie islamista di Jabat al Nusra ed i bombardamenti da parte dell'esercito del regime di Damasco. In questo contesto tra le vittime del conflitto, oltre a centinaia di migliaia di morti ed a milioni tra rifugiati e sfollati, ci sono anche le forze pacifiche che hanno iniziato le proteste nel marzo 2011, per poi essere schiacciate dalla violenza delle armi. Al momento queste persone protestano egualmente contro il regime di Damasco e contro le milizie islamiste, subendone le dure conseguenze;
    la società civile siriana è in ogni caso tutt'ora attiva e cerca interlocutori affinché non prevalgano solo le ragioni della forza e delle armi. Si tratta di giornalisti, associazioni, artisti, gruppi di rifugiati che stanno chiedendo di far ascoltare la propria voce. In primo incontro ed un appello delle opposizioni non violente fu fatto nell'agosto 2012 presso la comunità di S. Egidio. Il movimento non violento siriano ha però molte attività in corso che riescono a coprire diverse città dei paese. Le radio libere sono attive in tutte le zone liberate come recentemente riportato da un inviato di Repubblica. Numerose sono le associazioni umanitarie e sociali nate tra i siriani rifugiati:
    in un recente incontro alla Camera dei deputati il responsabile esteri del principale partito kurdo siriano, il PYD, ha chiesto il cessate il fuoco, e di poter partecipare al tavolo negoziale nell'eventualità che si tenga la conferenza di Ginevra 2,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di realizzare in Italia un incontro internazionale della società civile siriana e dei gruppi pacifici del paese, in coerenza con quanto previsto dal decreto missioni in materia di diplomazia preventiva. Tale incontro sarebbe peraltro simile ad iniziative già realizzate dal MAE – DGAP con alcune componenti civili dell'opposizione siriana (Italia 2012. Iraq 2013) e con il sopra citato incontro realizzatosi presso la Comunità di S. Egidio nel 2012. In tal modo si darebbe l'opportunità all'Italia di ricoprire un ruolo centrale di sostegno alle forze pacifiche della società civile e per costruire concreti ponti di dialogo tra le forze sociali siriane, in quanto le attribuzioni del funzionario diplomatico italiano previste dal decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, articolo 6, comma 2, risultano insufficienti rispetto alle istanze e necessità delle forze pacifiste attive in Siria;
    a dar seguito a questo incontro coordinando e coinvolgendo in future iniziative simili tutte le organizzazioni sociali italiane attive sulla questione siriana da alcuni anni.
9/2149/41. (Testo modificato nel corso della seduta) Scotto.


   La Camera,
   apprezzando la dedizione e la professionalità dimostrata dai militari del nostro Paese in missione in teatri di crisi spesso complessi e ad elevato rischio operativo;
   rilevata l'insufficienza dei fondi stanziati in occasione della più recente sessione di bilancio alla prosecuzione di tutte le missioni di cui è autorizzato il proseguimento con il decreto in esame, appena sufficienti a coprire le esigenze di spesa dei primi sei mesi dell'anno in corso;
   osservando come, a luglio, sarà pertanto necessario reperire su altre, per ora indeterminate, poste di bilancio le risorse per coprire le spese legate alle esigenze operative dei nostri militari in missione all'estero nel secondo semestre del 2014;
   ritenendo essenziale, ai fini della programmazione delle attività operative all'estero e del rispetto dovuto ai militari in missione per conto del Paese, disporre di una pianificazione di spesa congrua agli impegni effettivamente sostenibili,

impegna il Governo

ad effettuare una rigorosa selezione degli impegni da protrarre di anno in anno, in modo tale da far corrispondere gli oneri attesi alle risorse effettivamente iscritte a bilancio, privilegiando gli interventi più immediatamente dettati da interessi nazionali inderogabili.
9/2149/42Allasia, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando la dedizione e la professionalità dimostrata dai militari del nostro Paese in missione in teatri di crisi spesso complessi e ad elevato rischio operativo;
   rilevata l'insufficienza dei fondi stanziati in occasione della più recente sessione di bilancio alla prosecuzione di tutte le missioni di cui è autorizzato il proseguimento con il decreto in esame, appena sufficienti a coprire le esigenze di spesa dei primi sei mesi dell'anno in corso;
   osservando come, a luglio, sarà pertanto necessario reperire su altre, per ora indeterminate, poste di bilancio le risorse per coprire le spese legate alle esigenze operative dei nostri militari in missione all'estero nel secondo semestre del 2014;
   ritenendo essenziale, ai fini della programmazione delle attività operative all'estero e del rispetto dovuto ai militari in missione per conto del Paese, disporre di una pianificazione di spesa congrua agli impegni effettivamente sostenibili,

impegna il Governo

ad effettuare una rigorosa selezione degli impegni da protrarre di anno in anno, in modo tale da far corrispondere gli oneri attesi alle risorse disponibili.
9/2149/42. (Testo modificato nel corso della seduta) Allasia, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   elogiando il senso del dovere e le capacità tecniche dimostrati dai militari del nostro Paese nelle numerose missioni in cui sono coinvolti, non di rado ad alto rischio operativo;
   evidenziando il senso di crescente allarme per il deteriorarsi della situazione in Libia, Paese strategico sia ai fini delle forniture energetiche che del controllo dei flussi migratori diretti verso le nostre coste;
   sottolineando le persistenti incertezze concernenti il futuro dell'impegno militare internazionale in Afghanistan, in ragione della mancata firma da parte afghana del Bilateral Security Agreement con gli Stati Uniti e della volontà dell'Amministrazione Obama di ridurre comunque l'esposizione militare esterna americana,

impegna il Governo

ad accelerare la riduzione del contingente nazionale dispiegato in Afghanistan, anche al fine di liberare capacità operative con cui eventualmente potenziare la partecipazione del nostro Paese alle missioni di stabilizzazione e ricostruzione in atto in Libia, nazionali e sotto l'egida dell'Unione europea.
9/2149/43Borghesi, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   elogiando abnegazione, il senso del dovere e le capacità tecniche dimostrati dai militari del nostro Paese nelle numerose missioni in cui sono coinvolti, spesso ad alto rischio operativo;
   osservando la straordinaria dispersione della presenza militare nazionale, che interessa Europa, Africa, Asia, Mediterraneo, Mar Rosso ed Oceano Indiano, con oneri non del tutto compatibili con le condizioni della finanza pubblica del nostro Paese;
   sottolineando carattere praticamente simbolico di alcuni contingenti, composti da pochi elementi che sono fonte di spese e di nessun apprezzabile ritorno politico,

impegna il Governo

ad avviare la revisione del novero degli interventi condotti dalle Forze Armate all'estero, ponendo fine alle operazioni di carattere simbolico, che coinvolgono pochi elementi, come quelle in atto a Cipro o ad Hebron, da cui non derivano vantaggi politici significativi ed implicano spese non strettamente necessarie.
9/2149/44Rondini, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando la scelta compiuta dal nostro Paese, che è presente con la propria cooperazione nei teatri di crisi, spesso sorgente di flussi migratori diretti verso l'Europa;
   rilevata tuttavia, l'esistenza di un modello di erogazione degli aiuti non meno dispersivo di quello visualizzato dalla distribuzione degli interventi militari nazionali all'estero, che è funzionale più alla protezione indiretta delle truppe che all'effettiva stabilizzazione di Paesi strategici per gli interessi della Repubblica,

impegna il Governo

ad intervenire al più presto anche sulla distribuzione geografica degli interventi di cooperazione, in modo da potenziare l'azione del nostro Paese laddove un intervento civile e militare di stabilizzazione sia specialmente rilevante, in ragione degli interessi nazionali presenti, rinunciando invece ai progetti condotti sui teatri più lontani ed ininfluenti dal punto di vista della prevenzione dei flussi migratori diretti verso l'Europa e della garanzia degli approvvigionamenti energetici.
9/2149/45Prataviera, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando la decisione del Governo di finanziare il mantenimento di dispositivi info-operativi a protezione dei nostri contingenti rischierati al l'estero e di prevedere lo stanziamento di risorse alle quali attingere per allestire interventi in favore di nostri concittadini eventualmente in difficoltà in Paesi instabili o nei quali sia comunque in atto una crisi politico-militare;
   osservando tuttavia, come le formulazioni prescelte nella redazione delle disposizioni del decreto in esame di cui all'articolo 4, comma 2, ed all'articolo 9, comma 5 possano coprire una vasta gamma di operazioni ed interventi, anche di potenzialmente dubbia opportunità e legalità;
   sottolineando in particolare, come la corresponsione di contropartite monetarie per assicurare la liberazione di eventuali ostaggi possa tradursi nell'inopportuno finanziamento di formazioni politico-militari ostili sui teatri di crisi, già oggetto di alcune pregresse polemiche in ambito alleato,

impegna il Governo

ad assicurarsi che in nessun caso i fondi stanziati dall'articolo 4, comma 2 e 9 comma 5, del decreto in esame possano essere impiegati per pagare il riscatto di cittadini italiani sequestrati da organizzazioni terroristiche operanti all'estero o comunque ostili all'azione di stabilizzazione condotta dalle nostre truppe e dai contingenti alleati al loro fianco.
9/2149/46Bossi, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando la dedizione e la professionalità dimostrata dai militari del nostro Paese in missione in teatri di crisi spesso complessi e ad elevato rischio operativo;
   rilevata l'ampiezza del complesso degli interventi di cui è stata sottoposta al Parlamento la prosecuzione fino al prossimo 30 giugno, ormai raggruppati per Continenti;
   evidenziata tuttavia, l'assenza da questo insieme di interventi della missione navale nazionale di soccorso e deterrenza nei confronti dei flussi migratori clandestini che attraversano il Canale di Sicilia per raggiungere le coste del nostro Paese, nota come MARE NOSTRUM;
   ritenendo opportuno un dibattito politico sul mandato e la conduzione effettiva delle operazioni navali in atto nell'ambito della missione MARE NOSTRUM,

impegna il Governo

a presentare entro il prossimo 30 aprile una dettagliata relazione sui costi sostenuti mensilmente dalla missione MARE NOSTRUM e sulle sue modalità di svolgimento, che espliciti le regole di ingaggio cui si attiene, il numero di migranti soccorsi nel Mediterraneo e la loro sorte successiva, dichiarando in particolare i porti di sbarco ed il numero di coloro già rimpatriati presso i Paesi di origine.
9/2149/47Caparini, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando la dedizione e la professionalità dimostrata dai militari del nostro Paese in missione in teatri di crisi spesso complessi e ad elevato rischio operativo;
   rilevata l'ampiezza del complesso degli interventi di cui è stata sottoposta al Parlamento la prosecuzione fino al prossimo 30 giugno, ormai raggruppati per Continenti;
   evidenziata tuttavia, l'assenza da questo insieme di interventi della missione navale nazionale di soccorso e deterrenza nei confronti dei flussi migratori clandestini che attraversano il Canale di Sicilia per raggiungere le coste del nostro Paese, nota come MARE NOSTRUM;
   ritenendo opportuno un dibattito politico sul mandato e la conduzione effettiva delle operazioni navali in atto nell'ambito della missione MARE NOSTRUM,

impegna il Governo

a presentare nel più breve tempo possibile una dettagliata relazione sulle attività svolte nell'ambito dell'operazione MARE NOSTRUM.
9/2149/47. (Testo modificato nel corso della seduta).  Caparini, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   elogiando l'abnegazione, il senso del dovere e le capacità tecniche dimostrati dai militari del nostro Paese nelle numerose missioni in cui sono coinvolti, spesso ad alto rischio operativo;
   osservando tuttavia, gli scarsi ritorni politici garantiti al nostro Paese dalla partecipazione di un limitato numero di militari alla missione UNFICYP in corso a Cipro, che impegna in questo primo semestre del 2014 quattro uomini al costo di 131 mila euro;
   rilevando il carattere simbolico della nostra partecipazione all'EUBAM RAFAH, alla quale il nostro Paese conferisce un militare al costo di 60mila euro, ed alla TIPH 2, che ne impegna invece 13 ad Hebron, ad un costo complessivo di circa 1,2 milioni di euro;
   sottolineando la maggior utilità di un impiego di queste risorse umane e finanziarie sul teatro libico, interessato da un'instabilità persistente dal 2011,

impegna il Governo

a porre fine quanto prima alla partecipazione nazionale alle missioni UNFICYP, EUBÀM RAFAH e TIPH 2 e ad utilizzare le risorse umane e materiali così risparmiate nel rafforzamento della partecipazione nazionale alla stabilizzazione della Libia.
9/2149/48Matteo Bragantini, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando l'operato delle nostre Forze Armate sui teatri di crisi in cui sono impegnate pressoché senza soluzione di continuità dal 1991;
   esprimendo preoccupazione per l'evoluzione intervenuta nella situazione politica libanese, legata a complesse dinamiche interne, che hanno tra l'altro portato l'Hezbollah ad assumere incarichi nel locale Governo, ed a causa dei riflessi del conflitto in corso nell'attigua Siria;
   constatata la sussistenza di un rischio di fondo di internazionalizzazione ulteriore della guerra civile in atto in Siria, suscettibile di esporre a significative minacce il contingente nazionale attribuito all'UNIFIL II,

impegna il Governo

a porre allo studio un piano di ridimensionamento e ritiro rapido del contingente nazionale attribuito all'UNIFIL II qualora le condizioni politico-strategiche locali rendessero eccessivamente pericolosa la prosecuzione della sua missione.
9/2149/49Molteni, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando l'operato delle nostre Forze Armate nell'impervio teatro afghano in cui sono impegnate senza soluzione di continuità dal gennaio 2002;
   osservando le indecisioni del Governo legittimo dell'Afghanistan in rapporto alla firma del Bilateral Security Agreement con gli Stati Uniti, cui è subordinata la prosecuzione della presenza americana in quel Paese, a causa delle disposizioni in esso contenute sullo status giuridico applicabile ai militari statunitensi ivi dislocati;
   sottolineando come l'avvio della nuova missione della NATO nota come RESOLUTE SUPPORT dipenda proprio dalle decisioni che assumeranno gli Stati Uniti e quindi, in ultima analisi, dalla firma da parte afghana del Bilateral Security Agreement;
   evidenziando comunque, come diversi importanti Paesi occidentali abbiano già ritirato le proprie truppe dall'Afghanistan – in particolare, Canada, Francia e Paesi Bassi – o si accingano a farlo, come la Gran Bretagna,

impegna il Governo

ad accelerare in ogni caso nei prossimi mesi la riduzione del nostro contingente schierato in Afghanistan ed a prepararne il suo completo ritiro.
9/2149/50Buonanno, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando il perdurante sostegno ai processi di stabilizzazione in atto nei teatri di crisi anche con gli strumenti della cooperazione allo sviluppo, assicurato anche dal decreto in esame;
   esprimendo tuttavia, perplessità per l'inserimento nel decreto di norme solo debolmente, o per nulla, collegate alle emergenze in atto sui teatri di crisi, come i finanziamenti di cui all'articolo 9, comma 3 del provvedimento oggetto del processo di conversione in corso, diretti a sostenere le attività dello Staff College dell'Onu a Torino, dell'Unione per il Mediterraneo e del Segretariato dello IAI;
   ritenendo lo Staff College dell'Onu a Torino, l'Unione per il Mediterraneo ed il Segretariato dello IAI finanziabili attraverso altri e più congrui provvedimenti,

impegna il Governo

a disporre futuri finanziamenti ad enti o organizzazioni multilaterali come quelli generalizzati nella premessa attraverso vettori legislativi differenti e più congrui del ricorso alla decretazione d'urgenza.
9/2149/51Marcolin, Gianluca Pini.


   La Camera,
   rilevando come il ricorso alla decretazione d'urgenza si giustifichi alla luce di straordinarie circostanze di necessità ed urgenza;
   evidenziando come, all'interno del decreto in esame, esistano, a fianco di norme adottate effettivamente in ragione dell'urgente necessità di offrire copertura giuridica e finanziaria a missioni militari ed interventi di cooperazione in corso su teatri ad alto rischio, anche a notevole distanza dal territorio nazionale, altre misure che avrebbero dovuto figurare in leggi ordinarie;
   stigmatizzando in particolare la presenza nel decreto delle disposizioni di cui all'articolo 9, comma 8, che rifinanziano per il 2014 ed il 2015 la partecipazione italiana alla ristrutturazione del Quartier Generale della NATO a Bruxelles, stanziando rispettivamente 11.647.276 e 34.665.051 euro;
   sottolineando il carattere non emergenziale e non imprevedibile della norma sopramenzionata,

impegna il Governo

a limitare in futuro l'inclusione in decreti-legge adottati in ragione di straordinarie circostanze di necessità ed urgenza di norme, misure e disposizioni inseribili in provvedimenti ordinari, in quanto concernenti investimenti di lungo termine.
9/2149/52Busin, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando il perdurante sostegno ai processi di stabilizzazione in atto nei teatri di crisi anche con gli strumenti della cooperazione allo sviluppo, assicurato anche dal decreto in esame;
   esprimendo sostegno alla decisione del Governo di contribuire a frenare l’escalation in atto nel conflitto civile siriano, partecipando alle operazioni connesse alla dismissione e distruzione del temibile arsenale chimico posseduto dal regime di Damasco guidato da Bashar al Assad, con le attività di cui all'articolo 9, comma 9, del decreto;
   evidenziando tuttavia, anche le legittime preoccupazioni della popolazione residente in prossimità del porto di Gioia Tauro, dove dovrebbe avvenire il «transhipping» dei bidoni contenenti i precursori delle sostanze letali appartenute alle Forze Armate siriane,

impegna il Governo

a garantire lo svolgimento in piena sicurezza delle operazioni di «transhipping» dei precursori delle armi chimiche siriane, se necessario garantendo al porto di Gioia Tauro un presidio in loco delle unità dell'Esercito Italiano capaci di svolgere attività di decontaminazione.
9/2149/53Invernizzi, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando il perdurante sostegno ai processi di stabilizzazione in atto nei teatri di crisi anche con gli strumenti della cooperazione allo sviluppo, assicurato anche dal decreto in esame;
   esprimendo sostegno alla decisione del Governo di contribuire a frenare l’escalation in atto nel conflitto civile siriano, partecipando alle operazioni connesse alla dismissione e distruzione del temibile arsenale chimico posseduto dal regime di Damasco guidato da Bashar al Assad, con le attività di cui all'articolo 9, comma 9, del decreto;
   evidenziando tuttavia, anche le legittime preoccupazioni della popolazione residente in prossimità del porto di Gioia Tauro, dove dovrebbe avvenire il «transhipping» dei bidoni contenenti i precursori delle sostanze letali appartenute alle Forze Armate siriane,

impegna il Governo

a garantire lo svolgimento in piena sicurezza delle operazioni di «transhipping» dei precursori delle armi chimiche siriane.
9/2149/53. (Testo modificato nel corso della seduta) Invernizzi, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando il perdurante sostegno ai processi di stabilizzazione in atto nei teatri di crisi anche con gli strumenti della cooperazione allo sviluppo, assicurato anche dal decreto in esame;
   rilevando come, salvo un'eccezione di durata limitata, tra il 2002 ed il 2006, nei decreti-legge di autorizzazione e proroga delle missioni internazionali delle Forze Armate, sia stata sempre prevista una disposizione che rendeva applicabile al personale coinvolto il Codice Penale Militare di Pace;
   evidenziando come, proprio per il fatto di non esser stata contemplata da alcuna particolare disposizione, ai militari partecipanti alla missione nota come MARE NOSTRUM potrebbe intendersi applicato il Codice Penale Militare di Guerra, che in base al suo articolo 9 grava su ogni militare o unità all'atto di uscita dal territorio nazionale o imbarco,

impegna il Governo

ad assumere tutte le misure necessarie al chiarimento dello status applicabile al personale militare coinvolto nell'operazione MARE NOSTRUM.
9/2149/54Caon, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando il perdurante sostegno ai processi di stabilizzazione in atto nei teatri di crisi anche con gli strumenti della cooperazione allo sviluppo, assicurato anche dal decreto in esame;
   rilevando come il Governo italiano abbia assicurato la presenza di due osservatori italiani nella missione OSCE recentemente inviata in Ucraina, in conseguenza dello scoppio della crisi che potrebbe preludere alla frantumazione di quel Paese, dandone pronta comunicazione alle Camere,

impegna il Governo

ad emanare nel più breve tempo possibile un provvedimento urgente che autorizzi la missione dei due osservatori generalizzata nella premessa, ne precisi il mandato, lo status giuridico ed i costi.
9/2149/55Guidesi, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando il perdurante sostegno ai processi di stabilizzazione in atto nei teatri di crisi anche con gli strumenti della cooperazione allo sviluppo, assicurato anche dal decreto in esame;
   rilevando come il Governo italiano abbia assicurato la presenza di due osservatori italiani nella missione OSCE recentemente inviata in Ucraina, in conseguenza dello scoppio della crisi che potrebbe preludere alla frantumazione di quel Paese, dandone pronta comunicazione alle Camere,

impegna il Governo

ad informare sull'esito delle missioni dei due osservatori, precisandone il mandato, lo status giuridico e i costi sostenuti.
9/2149/55. (Testo modificato nel corso della seduta) Guidesi, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando il perdurante sostegno ai processi di stabilizzazione in atto nei teatri di crisi anche con gli strumenti della cooperazione allo sviluppo, assicurato anche dal decreto in esame;
   auspicando la sollecita risoluzione della controversia internazionale apertasi con l'India in ragione del procedimento penale intentato in quel Paese contro i due marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati di aver aperto il fuoco contro un peschereccio locale, provocando perdite;
   sottolineando l'opportunità di ridurre il rischio che personale militare della Repubblica possa nuovamente esser coinvolto in incidenti della stessa natura, attivando gli strumenti giuridici idonei a permettere la graduale sostituzione dei team militari di protezione con contractors privati,

impegna il Governo

a dare piena attuazione alle misure che prevedevano l'impiego di contractors sulle navi mercantili italiane in transito attraverso acque infestate dalla pirateria.
9/2149/56Grimoldi, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   evidenziando gli effetti positivi delle misure assunte in ambito internazionale dalla Nato e dall'Unione Europea per contrastare efficacemente la pirateria marittima al largo delle coste somale;
   ritenendo comunque significativo il rischio che possano ripetersi incidenti come quello, assai oscuro, occorso alla LEXIE, che ha condotto all'apertura di un contenzioso con l'India, a causa dell'intenzione di quest'ultima di processare due militari italiani per aver aperto il fuoco contro un presunto peschereccio locale;
   osservando come, in questi casi, regole d'ingaggio chiare possano permettere di ridurre significativamente il rischio di incidenti simili e come, inoltre, tenersi a distanza dalle coste di una potenza nucleare dal comportamento imprevedibile sembri comunque cosa opportuna,

impegna il Governo

ad adottare nel più breve tempo possibile regole d'ingaggio chiare ed idonee ad evitare il ripetersi di incidenti come quello che è costato a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre il trattenimento in India e ad illustrarne il contenuto alle competenti commissioni parlamentari, se necessario sotto vincolo del segreto, nonché ad emanare direttive che impongano ai mercantili italiani aventi a bordo team militari di protezione a navigare ben al largo delle coste dell'Unione Indiana.
9/2149/57Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando il perdurante sostegno ai processi di stabilizzazione in atto nei teatri di crisi anche con gli strumenti della cooperazione allo sviluppo, assicurato anche dal decreto in esame;
   sottolineando il tradizionale impegno del nostro Paese in favore della pace e della sicurezza internazionale;
   esprimendo preoccupazione per quanto sta accadendo in Ucraina ed in particolare per il rischio che l'esercizio dell'autodeterminazione da parte degli abitanti della Repubblica Autonoma di Crimea possa essere all'origine di pressioni, intimidazioni e ritorsioni internazionali;
   evidenziando la necessità di tutelare, in primo luogo, il principio dell'autodeterminazione dei popoli e di garantire il carattere libero e pacifico dell'espressione di voto in Crimea,

impegna il Governo

ad informare la propria posizione nella crisi in atto in Ucraina al principio basilare del rispetto dell'identità e della libertà di scelta delle popolazioni coinvolte, in particolare rispetto ad ogni rischio di condizionamento esterno, da qualsiasi direzione provenga.
9/2149/58Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Marcolin.


   La Camera,
   apprezzando il perdurante sostegno ai processi di stabilizzazione in atto nei teatri di crisi anche con gli strumenti della cooperazione allo sviluppo, assicurato anche dal decreto in esame;
   esprimendo soddisfazione per la consistente riduzione in atto del contributo italiano alla stabilizzazione dell'Afghanistan;
   rilevando tuttavia, come la contrazione prevista nel primo semestre del 2014 implichi comunque costi molto elevati, come attesta la previsione di costi assicurativi e di trasporto del personale e degli equipaggiamenti pari a ben 117 milioni di euro;
   evidenziando come le forze armate americane, alle prese con analogo problema, spesso distruggano parte degli equipaggiamenti in loco, vendendone le componenti come rottame, allo scopo di ridurre i costi del rimpatrio di uomini e mezzi,

impegna il Governo

a valutare cosa convenga effettivamente riportare in Italia e cosa invece possa essere lasciato in Afghanistan ed eventualmente ceduto, anche come rottame, allo scopo di comprimere i costi del rimpatrio, totale o parziale che sia.
9/2149/59Fedriga, Gianluca Pini, Marcolin.