Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 11 ottobre 2013

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta dell'11 ottobre 2013.

  Angelino Alfano, Alfreider, Alli, Amici, Archi, Baldelli, Berretta, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Bray, Brunetta, Caparini, Carrozza, Casero, Castiglione, Causin, Censore, Cicchitto, Cirielli, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fassina, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Frusone, Galan, Gebhard, Giachetti, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, La Russa, Legnini, Letta, Lorenzin, Lupi, Manciulli, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Mogherini, Moretto, Orlando, Pisicchio, Pistelli, Realacci, Sani, Santelli, Speranza, Tinagli, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 10 ottobre 2013 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   CATANOSO GENOESE: «Modifica all'articolo 3 della legge 12 giugno 1973, n. 349, in materia di requisiti dei presentatori autorizzati al servizio dei protesti cambiari e degli assegni bancari» (1671);
   DORINA BIANCHI: «Modifiche alla legge 22 febbraio 2000, n. 28, concernenti la parità tra i sessi nell'accesso alla comunicazione politica nei mezzi di informazione» (1672);
   DORINA BIANCHI: «Disciplina dei centri privati per la raccolta e la conservazione del sangue cordonale» (1673);
   DORINA BIANCHI: «Princìpi in materia di organizzazione dell'assistenza sanitaria degli adolescenti» (1674);
   MOLTENI: «Introduzione dell'articolo 669-bis del codice penale, concernente l'esercizio molesto dell'accattonaggio e la pratica di attività ambulanti non autorizzate» (1675);
   BERGAMINI: «Istituzione del Museo nazionale della cartapesta in Viareggio» (1676);
   CATANOSO GENOESE: «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di omicidio e di lesioni personali commessi a causa della guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti o psicotrope» (1677);
   CATANOSO GENOESE: «Disposizioni concernenti l'assunzione di personale da parte delle società partecipate dallo Stato e dagli enti pubblici nonché delle imprese che gestiscono servizi per conto delle medesime» (1678);
   DE MENECH: «Modifiche alla legge 14 giugno 2011, n. 101, recante istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo» (1679);
   FOSSATI e MOLEA: «Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della funzione sociale dello sport nonché delega al Governo per la redazione di un testo unico delle disposizioni in materia di attività sportiva» (1680);
   VITELLI ed altri: «Modifiche agli articoli 70 e 72 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, in materia di disciplina delle prestazioni di lavoro accessorio» (1681).

  Saranno stampate e distribuite.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative per la salvaguardia delle graduatorie dei concorsi di polizia di Stato, con particolare riferimento ai concorsi di vice sovrintendente – 2-00243

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   con relazione trasmessa mediante nota del 22 luglio 2013, prot. n. 557/ST/0.1.29-PS S.26/2045, il Ministero dell'interno ha chiesto il parere del Consiglio di Stato sul decreto del Ministro titolare recante modifiche al decreto 1o agosto 2002, n. 199, contenente il regolamento per l'accesso alla qualifica iniziale del ruolo dei sovrintendenti della polizia di Stato;
   nella suddetta relazione, lo stesso Ministero dell'interno ha riferito che lo schema del decreto in parola è stato predisposto in attuazione dell'articolo 2, comma 5, lettera b), del decreto-legge 28 dicembre 2012, n. 227, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o febbraio 2013, n. 12, che autorizza il Ministro interpellato, per l'anno 2013, ad attivare procedure e modalità concorsuali semplificate per l'accesso alla qualifica di vice sovrintendente della polizia di Stato nel limite dei posti complessivamente disponibili in organico al 31 dicembre 2012, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica;
   la stessa amministrazione ha precisato che l'intervento in argomento integra e modifica il precitato decreto del Ministro dell'interno 1o agosto 2002, n. 199, mediante l'introduzione e la disciplina della prevista procedura semplificata e con riferimento ai posti disponibili in organico al 31 dicembre 2012;
   circa l'affare di cui si tratta, n. 02926/2013, il Consiglio di Stato ha osservato, in merito al predetto schema di decreto, che a fronte di una dichiarata finalità acceleratoria e semplificatoria, «viene tuttavia configurato un sistema concorsuale che anziché realizzare »la massima semplificazione e rapidità«, introduce invece un meccanismo di rilevante complessità organizzativa destinato a determinare una dilatazione dei tempi di completamento delle procedure»;
   nello stesso atto, il Consiglio di Stato ha sottolineato che assume «rilievo la segnalazione del Comitato “Tutti Sovrintendenti”, pervenuta in data 26 giugno 2013 – di cui non è cenno nella relazione illustrativa – che, da un lato, assume l'esistenza di ben due graduatorie ancora valide ed efficaci e di una in corso di pubblicazione, per un totale di circa 8.500 idonei e, dall'altro, individua in circa 50.000 operatori di polizia i potenziali partecipanti al previsto concorso, con considerevole ampliamento dei tempi e dei costi per la definizione delle procedure»;
   in sintesi, il Consiglio di Stato ha concluso che «esigenze di opportunità e ragionevolezza della scelta avrebbero richiesto, ad avviso della Sezione, un adeguato corredo motivazionale», sicché «sembra che l'Amministrazione debba quindi fornire specifici chiarimenti»;
   rispetto all'articolato del decreto, invece, il Consiglio di Stato ha rilevato che «l'elencazione delle categorie dei titoli ammessi a valutazione (articolo 13-quater) omette di considerare il possesso del requisito della conoscenza di lingue straniere in relazione a finalità, anche investigative, all'estero»;
   da ultimo, sospendendo l'espressione del definitivo parere, il Collegio investito ha ritenuto «opportuno invitare il Dipartimento della Pubblica Sicurezza a valutare adeguatamente i possibili effetti indiretti del proposto intervento, e cioè a tener conto se dagli esiti attuativi dello stesso possa derivare un »disallineamento« rispetto alle altre Forze di polizia» –:
   se il Ministro interpellato non ritenga di dover dare subito atto allo scorrimento delle sopra citate graduatorie e di analoghe per fattispecie, anche in considerazione dell'articolo 4 del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, contenente disposizioni urgenti in tema di immissione in servizio di idonei e vincitori di concorsi.
(2-00243) «Nesci, Spessotto, Vignaroli, Colonnese, Carinelli, Fico, Luigi Di Maio, Pinna, Lupo, Benedetti, Gagnarli, L'Abbate, Massimiliano Bernini, Parentela, Gallinella, Cecconi, Di Vita, Baroni, Dall'Osso, Grillo, Lorefice, Silvia Giordano, Mantero, Rostellato, Tripiedi, Cominardi, Bechis, Baldassarre, Ciprini, Rizzetto».
(8 ottobre 2013)


Intendimenti circa il mantenimento delle misure di protezione per Giulio Cavalli – 2-00244

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   nel corso di una videointervista alla testata on-line «Fanpage» Luigi Bonaventura, pentito della cosca Vrenna-Bonaventura, ha dichiarato che la ’ndrangheta voleva uccidere Giulio Cavalli non appena gli fosse stata tolta la scorta;
   Luigi Bonaventura ha collaborato all'operazione Heracles coordinata dal dottor Pierpaolo Bruni della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro;
   nel corso dell'intervista Bonaventura parla del servizio di scorta che tutela Cavalli dal 2008 e della possibilità di una sua revoca per una mancanza di comunicazione tra Lodi e Roma: «Una dimenticanza»;
   il pentito racconta come una jeep – o un camion – avrebbero dovuto investire Cavalli non appena il servizio di tutela gli fosse stato revocato e di «aver sentito parlare di un Prefetto», verosimilmente quello di Lodi, che effettivamente nel gennaio del 2011 ha comunicato all'attore, all'epoca consigliere regionale della Lombardia, l'intenzione di revocare la scorta, come si evince da articoli giornalistici e da un'interpellanza parlamentare urgente presentata dall'onorevole Di Pietro, in data 24 gennaio 2011 (n. 2-00936);
   è notizia di questi giorni, peraltro, del ritrovamento di una pistola carica nel giardino della casa di Cavalli – nascosta in una siepe vicino alla porta-finestra del suo studio –, evidentemente un avvertimento, l'ennesimo, lanciato all'attore per la sua attività antimafia –:
   di quali informazioni disponga il Ministro interpellato su quanto riferito in premessa, essendo estremamente grave quanto emerso dalla videointervista di Bonaventura;
   quali iniziative urgenti, nell'ambito delle proprie competenze, abbia intrapreso o intenda intraprendere al riguardo e, soprattutto, a tutela di Giulio Cavalli, anche in considerazione della nuova minaccia che ha avuto luogo in danno dell'attore.
(2-00244) «Daniele Farina, Migliore, Pilozzi».
(8 ottobre 2013)


Chiarimenti in merito ai criteri di nomina di alcuni componenti della Commissione per le riforme costituzionali che risultano coinvolti in un'indagine giudiziaria – 2-00247

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per le riforme costituzionali, per sapere – premesso che:
   in data 4 giugno 2013, il Presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, nominava per decreto 35 «saggi» – in seguito diventati 42 – esperti di diritto pubblico e costituzionale comparato, ai fini dell'annunciata riforma della Costituzione;
   cinque dei «saggi» risultano, nell'ambito dell'indagine avviata dal pubblico ministero di Bari, Renato Nitti, in collaborazione con la Guardia di finanza, denunciati per associazione a delinquere, corruzione e falso ideologico, per aver pilotato, negli ultimi tre anni, concorsi per diventare professore in varie università italiane;
   i «saggi» coinvolti risultano essere: il professor Augusto Barbera e il professor Giuseppe De Vergottini, dell'università di Bologna, la professoressa Carmela Salazar dell'università di Reggio Calabria, il professor Caravita di Toritto dell'università La Sapienza di Roma e la professoressa Lorenza Violini dell'università di Milano;
   quest'ultima, nel dibattito intorno alla legge 7 aprile 2010, n. 51, si espresse in favore della norma istitutiva del legittimo impedimento a comparire in udienza di tipo speciale, applicabile unicamente al Presidente del Consiglio dei ministri e al Presidente della Repubblica italiana;
   la suddetta disposizione, sottoposta al vaglio di costituzionalità, è stata dichiarata illegittima dalla Consulta – in quanto violativa degli articoli 138 e 3 della Costituzione, quest'ultimo, in particolare, recante il principio fondamentale di uguaglianza tra i cittadini – nonché successivamente abrogata con il referendum del giugno 2011;
   i professori De Vergottini e Caravita, insieme agli altri «saggi» Cerrina Feroni, Nicotra, Pitruzzella e Zanon, sono stati firmatari dell'appello a sostegno della legge n. 124 del 2008 – cosiddetto «lodo Alfano» – anch'essa dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale;
   si aggiunga, altresì, che i professori Caravita e De Vergottini sono autori di uno dei pareri pro veritate depositati presso la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato della repubblica in favore del ricorso esperito da Silvio Berlusconi dinanzi alla Corte di Strasburgo, circa l'inapplicabilità della cosiddetta legge Severino ai parlamentari condannati;
   ad avviso degli interpellanti, tutte le sopraindicate vicende gettano un'ombra sulle personalità selezionate e scelte per un compito così delicato quale quello di riformare la Costituzione –:
   se, al momento della nomina dei «saggi», si fosse a conoscenza dell'impegno e del sostegno, personale e professionale di alcuni di essi verso un leader politico;
   se, al momento della nomina dei «saggi», si fosse a conoscenza di indagini sui «saggi» che risultano, ora ufficialmente, coinvolti nell'indagine condotta a Bari;
   se si continui a reputare affidabile e degna di credibilità una proposta di riforma costituzionale elaborata con il contributo di soggetti indagati per reati contro la pubblica amministrazione, l'ordine pubblico e la fede pubblica, quali quelli per cui sono indagati cinque dei «saggi».
(2-00247) «Lombardi, Dadone, Nuti, Dieni, Fraccaro, Toninelli, Cozzolino, D'Ambrosio».
(8 ottobre 2013)


Iniziative normative volte a garantire alle società di mutuo soccorso la possibilità di svolgere altre attività rispetto alle sole prestazioni di mutualità integrativa – 2-00231

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   il diffondersi del mutuo soccorso, sviluppatosi nel periodo dell'Italia postunitaria (legge n. 3818 del 1886), principalmente come strumento di solidarietà tra i ceti sociali meno abbienti, si è progressivamente modulato alle trasformazioni economiche e sociali del nostro Paese, delineando, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, nuovi e diversi profili di mutualità;
   l'articolo 32 della Costituzione, introducendo il principio della tutela della salute da parte dello Stato, quale fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e stabilendo la gratuità delle cure per gli indigenti, ha, di fatto, posto le premesse per una trasformazione degli istituti di tutela sociale, con un passaggio progressivo da una gestione di natura largamente privatistica (tra cui le società di mutuo soccorso) a una gestione prevalentemente pubblica. Ciò ha comportato, per la maggior parte delle società di mutuo soccorso, la necessità di rimodulare le proprie attività da un ambito prettamente mutualistico a un campo più marcatamente associativo, culturale, educativo e formativo;
   l'articolo n. 23 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, che ha novellato la legge n. 3818 del 1886, ha proposto, come sostenuto dalla Fiminv – Federazione italiana della mutualità integrativa volontaria – la costituzione di un sistema di mutue sanitarie integrative a sostegno dell'attuale impianto pubblico (passaggio da un welfare di Stato ad un welfare di comunità). Dunque, un rilancio del ruolo della mutualità integrativa volontaria, tra cui appunto le società di mutuo soccorso, quale antidoto alle difficoltà sempre più diffuse correlate alla precarietà del lavoro, al depauperamento dei redditi e alla dequalificazione dei servizi pubblici;
   ciò potrebbe costituire un fattore positivo se non fosse che la norma postula regole così selettive e stringenti da produrre un effetto opposto e insidioso per la sopravvivenza stessa di moltissime società di mutuo soccorso. L'obbligo esclusivo, infatti, di circoscrivere la loro attività alle sole prestazioni di mutualità integrativa, escludendole da ogni altra attività di carattere sociale e culturale, sottoponendole a severi controlli e penalizzandole in caso di inadempienza, non solo mette seriamente a repentaglio la loro esistenza, ma rischia di depauperarle irrimediabilmente. Inaccettabile, in particolare, appare la fattispecie della perdita del patrimonio sociale in caso di decadenza della personalità giuridica;
   come osservato nel documento conclusivo dei lavori dell'Assemblea nazionale delle società di mutuo soccorso d'Italia, svoltasi ad Ancona il 17 novembre 2012, «a causa della misura dei salari e degli stipendi oggi erogati in Italia e con i contributi fiscali molto onerosi per dipendenti e imprese, è molto difficile convincere i lavoratori del ceto sociale medio-basso, verso i quali la mutualità è prevalentemente indirizzata, a destinare parte delle proprie rendite mensili per costituire i fondi cuscinetto di cui le società di mutuo soccorso hanno bisogno per poter operare» –:
   se non si ritenga di considerare necessaria un'iniziativa normativa diretta alla correzione delle forme esecutive delle norme prescritte all'articolo 23 del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012, superando la stretta correlazione tra natura giuridica delle società di mutuo soccorso e obbligo esclusivo, in capo alle stesse, di svolgimento di attività correlate alla mutualità volontaria integrativa e prevedendo, conseguentemente, due diverse fattispecie: le società di mutuo soccorso che, disponendo di adeguati mezzi e patrimoni o per libera decisione dei loro corpi associativi, intendano aderire alla mutualità integrativa volontaria e le società di mutuo soccorso che, per scelte e motivazioni diverse, dimensioni e consistenza dei loro assetti sociali, intendano rinunciarvi, senza che ciò comporti la perdita della loro personalità giuridica;
   se non si ritenga opportuno – per il rilievo e anche per la strategicità del tema trattato, tenuto conto della diffusione e dell'importanza delle forme di mutuo soccorso – promuovere una dilazione dei termini di applicazione della norma, anche al fine di verificare quali correlazioni intercorrano tra legislazione statale e legislazioni regionali in materia di controllo e sostegno alle attività cooperativistiche e specificare quale ruolo possa essere svolto, in tale ambito, dalle amministrazioni regionali;
   se non si valuti, infine, necessario assumere un'iniziativa normativa ad hoc che sia oggetto di una discussione quanto più ampia ed approfondita (cosa ben difficile se si tratta di un articolo inserito nell'ambito di un decreto-legge recante misure urgenti per la crescita del Paese), tesa ad allargare la possibilità per le società di mutuo soccorso, che aderiscano o meno alla mutualità volontaria, di promuovere attività di carattere educativo e culturale nell'accezione più ampia del termine e non solo finalizzandole alla prevenzione sanitaria e alla diffusione dei valori mutualistici.
(2-00231) «Zanin, De Maria».
(27 settembre 2013)


Iniziative volte a garantire il rilancio della produzione dello stabilimento di Acciai Speciali Terni in caso di alienazione, anche al fine di salvaguardare il comparto siderurgico europeo – 2-00237

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   il 7 novembre 2012, la Commissione europea ha approvato la fusione tra Outokumpu e ThyssenKrupp a condizione che lo stabilimento di Acciai Speciali Terni (AST) fosse ceduto a terzi. Questa dismissione avrebbe dovuto aver luogo qualche mese dopo;
   dopo quasi un anno Acciai Speciali Terni è ancora di proprietà di Outokumpu. Questa situazione ha delle ripercussioni negative sulla competitività dell'azienda e desta forte preoccupazione sia tra le autorità nazionali e locali che tra i lavoratori. Le ragioni sono molteplici: la produzione dei laminati sta calando, la posizione del mercato di Acciai Speciali Terni si è deteriorata, l'incertezza sul futuro di Acciai Speciali Terni non consente investimenti negli impianti e la concorrenza, anche da parte di Outokumpu, si fa sempre più agguerrita;
   lo scopo della dismissione richiesta dalla Commissione europea era quello di assicurare una concorrenza effettiva all'interno del mercato europeo della siderurgia e di assicurare che Acciai Speciali Terni svolgesse un ruolo di concorrente effettivo nei confronti di Outokumpu. Il perdurare di questa situazione di stallo non consente di raggiungere questo obiettivo;
   Acciai Speciali Terni è uno dei principali produttori al mondo di laminati piani di acciaio inossidabile. Questa produzione è strategica per l'industria europea e, in particolare, per quella italiana, che, nonostante la crisi, consuma ad oggi 900 mila tonnellate di acciaio inox. Inoltre, l'attività dell'Acciai Speciali Terni è la fonte principale per l'economia del territorio e rappresenta il 20 per cento del prodotto interno lordo umbro;
   in una lettera del 4 luglio 2013, indirizzata al Ministro dello sviluppo economico Zanonato, il Commissario europeo Almunia ha ribadito l'intenzione della Commissione europea di assicurare la sostenibilità economica e la competitività di Acciai Speciali Terni;
   a quattro mesi circa da quella dichiarazione, è vitale mettere in atto quanto prima una soluzione che garantisca la vivibilità economica complessiva di Acciai Speciali Terni;
   è opportuno evitare che Acciai Speciali Terni venga ceduta a Paesi extraeuropei, in quanto si tratterrebbe, per la siderurgia europea, della perdita di un sito integrato e di grande valore. Un tale risultato non solo non avrebbe alcun impatto positivo sulla concorrenza nel settore ma contribuirebbe, altresì, a rendere l'Europa più dipendente dall'acciaio di provenienza da Paesi terzi, in netta contraddizione con gli obiettivi di una politica industriale europea forte –:
   quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare affinché questa situazione d'incertezza sul futuro di Acciai Speciali Terni possa essere risolta a breve, in modo da consentire il rilancio della produzione;
   se abbia in questi mesi ricevuto dalla Commissione europea garanzie idonee rispetto al fatto che il futuro acquirente sia una realtà industriale europea, con un vero progetto industriale per il futuro dello stabilimento che possa consentire ad Acciai Speciali Terni di restare competitiva sul mercato, e che, quindi, questo patrimonio europeo non venga poi frazionato da un acquirente extraeuropeo;
   se sia a conoscenza del fatto che alcune offerte di acquisto da parte di gruppi industriali non siano state accettate;
   se non ritenga opportuno chiedere esplicitamente l'impegno della Commissione europea ad assumere ogni iniziativa di competenza affinché si pervenga alla vendita di Acciai Speciali Terni nel caso in cui anche questo tentativo non dovesse andare a buon fine.
(2-00237) «Galgano, Dellai».
(1o ottobre 2013)


Intendimenti del Governo in merito all'adozione del decreto per il prolungamento dell'intervento di tutela del reddito a favore dei lavoratori cosiddetti esodati – 2-00236

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   l'applicazione delle quattro diverse riforme pensionistiche, a cominciare dal decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, ha determinato e determinerà per molte persone la mancanza di reddito per un periodo consistente e variabile secondo la data di cessazione dal lavoro e la tipologia di penalizzazione;
   il problema noto sotto il termine «esodati» ha avuto, in realtà, inizio nel 2010 con il sopracitato decreto-legge n. 78 del 2010, in cui si prevedeva l'introduzione della «finestra» di dodici mesi, scelta che comporta conseguenze ancora oggi;
   paradossalmente, anche l'inserimento nel contingente dei salvaguardati previsto da uno dei decreti di salvaguardia non tutela dalle difficoltà economiche perché la pensione verrà erogata solo al verificarsi delle condizioni previste dalle diverse normative succedutesi nel tempo, in particolare se si tiene conto della finestra mobile introdotta dalla citata normativa dell'innalzamento dovuto all'aspettativa di vita;
   secondo le norme del decreto-legge n. 78 del 2010 – articolo 12, comma 5-bis - per attenuare l'impatto dell'introduzione della finestra mobile veniva previsto un sostegno reddituale assicurato dal fondo sociale per l'occupazione e la formazione di cui all'articolo 18, primo comma, lettera a), del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, e attivato finora di anno in anno con appositi decreti ministeriali; attualmente sono stati emanati due decreti:
    a) il decreto ministeriale 5 gennaio 2012, n. 63655, per l'anno 2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 18 gennaio 2012, n. 14;
    b) il decreto ministeriale 2 ottobre 2012, n. 68225, per l'anno 2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 24 ottobre 2012, n. 249;
   il decreto ministeriale per l'anno 2013 è ancora da emanare con conseguente vuoto reddituale di dieci mesi ad oggi per i lavoratori coinvolti;
   per l'anno 2013 si tratta di 4.455 lavoratori rimasti senza assegno e senza pensione per una cifra prevista e regolarmente accantonata di 42.828.043 euro, secondo il primo schema allegato al decreto 5 gennaio 2012, n. 63655, a firma del Ministro del lavoro e delle politiche sociali pro tempore Fornero;
   a fronte dei recenti annunci da parte del Ministro interpellato di un provvedimento allo studio per l'istituzione di un reddito minimo come strumento di lotta alla povertà, non ci si può esimere dal notare che qualche problema sarebbe risolto se si facesse quanto previsto dalla normativa vigente nei tempi utili –:
   per quali motivi il Governo non provveda ad adottare il citato decreto ministeriale lasciando tante famiglie senza reddito.
(2-00236) «Lenzi, Carra, Iori, Murer, Fossati, Fragomeli, Crimì, Scuvera, Cinzia Maria Fontana, Valiante, Incerti, Gnecchi, Berlinghieri, Beni, Giuliani, Bossa, Bratti, Damiano, Bellanova, Quartapelle Procopio, Sbrollini, Bolognesi, Gandolfi, Giacobbe, Ginato, Manfredi, Marantelli, Raciti, Madia, Cardinale, Boccuzzi, Giuditta Pini, Cominelli, Bindi».
(1o ottobre 2013)


Elementi in merito ai finanziamenti a favore degli enti locali per la riqualificazione e la messa in sicurezza degli edifici scolastici pubblici – 2-00234

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   l'articolo 18 del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98 (denominato «decreto del fare»), in particolare, al comma 8-ter, ha stanziato risorse «Al fine di attuare misure urgenti in materia di riqualificazione e di messa in sicurezza delle istituzioni scolastiche statali, con particolare riferimento a quelle in cui è stata censita la presenza di amianto nonché di garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico»;
   ai sensi della tabella 1, annessa al citato decreto-legge, è stata stanziata la cifra di 150 milioni di euro da ripartire tra le diverse regioni;
   il medesimo articolo, comma 8-quater, prevede che l'assegnazione «è effettuata con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca entro il 30 ottobre 2013 sulla base delle graduatorie presentate dalle regioni entro il 15 ottobre 2013», e che «a tal fine, gli enti locali presentano alle regioni entro il 15 settembre 2013 progetti esecutivi immediatamente cantierabili di messa in sicurezza, ristrutturazione e manutenzione straordinaria degli edifici scolastici»;
   il comma 8-quinquies del sopra citato articolo recita che: «Il mancato affidamento dei lavori di cui al comma 8-quater entro il 28 febbraio 2014 comporta la revoca dei finanziamenti»;
   le domande inoltrate dalle regioni devono essere corredate dal progetto esecutivo, munito di tutti i visti, le autorizzazioni e i pareri richiesti dalla vigente normativa, nonché dallo stralcio del programma triennale delle opere pubbliche da cui si evinca l'inserimento dell'intervento proposto;
   a giudizio degli interpellanti, le date in cui sono stati emanati i decreti in diverse regioni evidenziano tempi ristrettissimi per la presentazione dei sopra citati progetti esecutivi (ad esempio: decreto Sicilia: 4 settembre 2013; decreto Campania: 10 settembre 2013; decreto Lombardia: 6 settembre 2013; decreto Veneto: 28 agosto 2013; decreto Piemonte: 27 agosto 2013; decreto Sardegna: 12 settembre 2013);
   è ormai tristemente nota la grave situazione dell'edilizia scolastica nel nostro Paese, dove oltre il 50 per cento dei 42 mila edifici in cui vivono milioni di studenti e di operatori scolastici non sarebbe a norma e diecimila di essi dovrebbero addirittura essere abbattuti. Peraltro, la situazione ha rilievi di vera emergenza alla luce della politica scolastica assunta negli ultimi anni con l'aumento del rapporto alunni/docenti, che, attuato nel quadro di un sistema nazionale di edifici scolastici vetusti – spesso non a norma in termini di sicurezza – ha determinato il sovraffollamento degli alunni in classi non idonee ad ospitarli;
   se il profilo della sicurezza è da considerarsi oltremodo preoccupante e impone interventi urgenti, va anche considerato che tutte le indagini internazionali sul rendimento degli studi confermano la centralità e la decisiva influenza positiva esercitata dalla confortevole e adeguata organizzazione degli spazi scolastici sull'efficacia dell'attività didattica e sui livelli di apprendimento;
   pertanto, se da un lato vi è l'urgenza di intervenire con un piano di riqualificazione, di adeguamento normativo – anche antisismico – e di miglioramento energetico per gran parte del patrimonio esistente, va valutata anche la necessità di arrivare alla creazione di strutture adeguate alle nuove esigenze didattiche –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza del numero delle scuole che si trovano in urgente necessità di accedere ai finanziamenti descritti in premessa e quante, fra queste, abbiano già progetti esecutivi in essere;
   se non ritenga indispensabile assumere iniziative per rivedere le stringenti scadenze indicate dal decreto sopra menzionato, concedendo agli enti locali un prolungamento del termine ivi indicato al fine di non precludere loro la partecipazione al bando di finanziamento, anche in correlazione ai sempre minori trasferimenti statali e regionali che i comuni sono costretti a subire;
   se non ritenga opportuno individuare nuove iniziative per superare le criticità emerse nell'attuazione dei «programmi stralcio» del piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici (avviato dalla legge finanziaria per il 2003), con particolare riferimento alla scarsa capacità di avvio dei lavori, al fine di completare i programmi e di fornire indicazione sui tempi necessari, anche alla luce dell'improcrastinabile esigenza di realizzare strutture che siano adeguate alle nuove esigenze didattiche, nell'ottica di configurare la scuola come civic center in grado di valorizzare istanze sociali, formative e culturali.
(2-00234) «Brescia, Luigi Gallo, Simone Valente, Vacca, Di Benedetto, Marzana, D'Uva, Battelli, Nicola Bianchi, Cristian Iannuzzi, Paolo Nicolò Romano, Liuzzi, Dell'Orco, Catalano, De Lorenzis, Barbanti, Pisano, Cancelleri, Villarosa, Chimienti, Ruocco, Pesco, Fantinati, Da Villa, Prodani, Crippa, Mucci, Vallascas, Della Valle, Petraroli».
(1o ottobre 2013)


Iniziative volte a riconoscere il corretto inquadramento degli insegnanti tecnico pratici, anche al fine del trattamento economico – 2-00177

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, recante il testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione, esplicita la diversità di funzioni tra il personale docente degli insegnanti tecnico pratici (articolo 395) ed il personale ausiliario, tecnico e amministrativo (articolo 543);
   l'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, stabilisce il trasferimento del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ata) e degli insegnanti tecnico pratici (itp) dai ruoli degli enti locali a quelli dello Stato, attraverso il riconoscimento ai fini giuridici ed economici dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza;
   l'articolo in questione, collocando il personale amministrativo, tecnico e ausiliario al comma 2, e gli insegnanti tecnico pratici al comma 3, determina già una netta distinzione tra le due figure professionali per le quali «non può essere affermata l'esistenza di quella identità di situazioni giuridiche (...)» (sentenza della Corte costituzionale 26 luglio 2005, n. 322);
   l'accordo tra i sindacati e l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) del 20 luglio 2000, stravolgendo l'articolo 8 della legge n. 124 del 1999, ha determinato l'inquadramento del personale trasferito allo Stato non più attraverso il riconoscimento ai fini giuridici ed economici dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza (come stabilito dalla legge), bensì attraverso il metodo del maturato economico, metodo iniquo e contro la legge, sulla base di quanto percepito nell'ente di provenienza alla data di entrata in vigore della legge n. 124 del 1999, al netto di tutte quelle indennità che negli enti locali contribuivano in massima parte a determinare lo stipendio;
   l'accordo con l'Aran, in applicazione dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999, al punto 6 dell'articolo 2 sancisce che: «Agli ITP ed agli assistenti di cattedra appartenenti alla VI qualifica funzionale degli enti locali si applicano gli istituti contrattuali della scuola per quanto attiene alla funzione docente»;
   l'articolo 10 del decreto interministeriale 23 luglio 1999, n. 184, stabilisce che «gli assistenti di cattedra e gli insegnanti tecnico pratici sono inquadrati in ruolo, per la prosecuzione nelle funzioni già svolte negli istituti di trasferimento allo Stato, con continuità di inquadramento e di funzioni»;
   il contenzioso determinatosi dopo l'applicazione dell'accordo con l'Aran ha visto il Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca soccombere di fronte alla quasi totalità delle sentenze emesse dai tribunali, dalle corti di appello ed alla totalità delle sentenze della Corte di cassazione che hanno smentito tale accordo ritenuto privo di natura normativa ripristinando, come previsto dall'articolo 8 della legge n. 124 del 1999, il diritto del personale al riconoscimento ai fini giuridici ed economici dell'anzianità maturata presso l'ente di provenienza;
   con la legge finanziaria per il 2006 (legge n. 266 del 2005, articolo 1, comma 218) il Governo riproponeva sotto forma di interpretazione «autentica», l'accordo con l'Aran già definitivamente bocciato, come visto sopra dalle numerose sentenze di primo e di secondo grado e da tutte le sentenze della Corte di cassazione, disconoscendo il diritto acquisito dai lavoratori ex enti locali, «ai fini giuridici ed economici dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza», così come sancito dall'articolo 8 della legge n. 124 del 1999;
   il comma 218 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2006 così recita: «il comma 2 dell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, si interpreta nel senso che il personale degli enti locali trasferito nei ruoli del personale amministrativo, tecnico e ausiliario statale e inquadrato nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali dei corrispondenti ruoli statali sulla base del trattamento economico complessivo in godimento all'atto del trasferimento (...)», esclude totalmente dalla sua «interpretazione» il personale docente degli insegnanti tecnico pratici e gli assistenti di cattedra, individuato ai sensi del comma 3;
   le sentenze e le ordinanze emesse dalla Corte costituzionale (che ha ritenuto legittimo il comma 218 della legge finanziaria per il 2006) sulle ordinanze di rinvio emesse dai tribunali e dalle corti d'appello, hanno avuto come unico riferimento il comma 2 dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 riguardante il personale ausiliario, tecnico amministrativo e mai il personale docente insegnanti tecnico pratici, di cui al comma 3 (sentenze n. 234 del 2007, n. 311 del 2009 – ordinanze n. 400 del 2007, n. 212 del 2008 ed altre);
   gli insegnanti tecnico pratici transitati dagli enti locali nei ruoli statali, alla data del mese di gennaio 2007, erano 997 unità, mentre, ad oggi, meno di 600 unità e tale numero è destinato ad azzerarsi, essendo esclusa qualsiasi ipotesi di integrazione dell'attuale organico;
   recenti decisioni giurisprudenziali hanno riportato all'attenzione dell'opinione pubblica la questione del personale amministrativo, tecnico e ausiliario e degli insegnanti tecnico pratici, che ormai si trascina da diversi anni; con la sentenza del 7 giugno 2011, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha riconosciuto, infatti, che in conseguenza del comma 218 della legge n. 266 del 2005 i lavoratori si sono visti negare il diritto a un giusto processo, per cui lo Stato italiano ha violato l'articolo 6, comma 1, della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali; inoltre, il 6 settembre 2011, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha emesso una sentenza con la quale censura i provvedimenti di inquadramento emanati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca senza riconoscere l'effettiva anzianità maturata nell'ente di provenienza –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, anche alla luce delle recenti decisioni giurisprudenziali sopra citate, per risolvere definitivamente l'annosa problematica riguardante gli insegnanti tecnico pratici, al fine di riconoscere il giusto inquadramento loro spettante essendo esclusi, come sopra evidenziato, dall'interpretazione del comma 218 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2006 e i miglioramenti economici loro spettanti in virtù dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative, anche normative, finalizzate al blocco della riscossione delle somme dovute dagli insegnanti tecnico pratici, i quali si trovano nella condizione di dover restituire somme di notevole entità, che incidono ulteriormente sulle retribuzioni già troppo basse.
(2-00177) «Giammanco, Centemero, Pagano, Laffranco, Bosco, Mottola, Milanato, Elvira Savino, Galati, Bernardo, Calabria, Bergamini, Polidori, Palese, Francesco Saverio Romano, Misuraca, Prestigiacomo, Saltamartini, Ravetto, Abrignani, Polverini, Picchi, Dorina Bianchi, Vignali, Leone, Marotta, Sandra Savino, Castiello, Vella, Pili, Biasotti, Minardo, Sisto».
(1o agosto 2013)


Iniziative, anche normative, per la sospensione delle procedure di sfratto a Roma – 2-00220

I)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   nel mese di luglio 2013, il sindaco di Roma ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri chiedendo la sospensione degli sfratti; a Roma ci sono centinaia di famiglie che in esecuzione dello sfratto rimarrebbero senza alcun tipo di alloggio in un periodo di crisi economica;
   gli sfratti per le locazioni private si sommerebbero a quelle degli enti che hanno avviato procedure di alienazione del patrimonio;
   tale situazione potrebbe creare una vera e propria emergenza sociale, che si sommerebbe all'attuale crisi economica colpendo anche soggetti appartenenti a fasce disagiate che, tolta la casa, rimarrebbero senza alcun tipo di tutela –:
   se il Governo non intenda assumere al più presto iniziative normative per la sospensione degli sfratti per tutte le tipologie di locazioni abitative, con ciò permettendo a Roma Capitale di attuare in tempi compatibili una politica per la casa indirizzata alle fasce disagiate della città;
   se il Governo intenda, nella prossima manovra finanziaria, procedere al rifinanziamento del fondo sociale per l'affitto.
(2-00220) «Campana, Argentin, Bonaccorsi, Madia, Mazzoli, Marco Di Stefano, Ferro, Miccoli, Stumpo, D'Attorre, De Maria, Morassut, Marroni, Cuperlo, Carella, Meta, Tidei, Orfini, Giachetti, Roberta Agostini, Gregori, Bossa, Speranza, Realacci, Causi, Verini, Mariano, Chaouki, Bellanova, Mogherini, Gasbarra».
(24 settembre 2013)


Elementi in merito alla realizzazione della galleria di base del Brennero nell'ambito del sistema delle reti transeuropee – 2-00221

L)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   il progetto BBT-SE prevede uno sviluppo dei transiti commerciali su gomma al valico del Brennero in costante aumento. Come risulta dal Rapport annuel Alpifret del 2013, queste previsioni non corrispondono più all'andamento del traffico reale fin dal 2008;
   il traffico merci sull'autostrada A22 non giustifica la costruzione di una nuova ferrovia veloce sia perché, vista la sua costante riduzione, si distanzia sempre più dalle previsioni più aggiornate dei promotori (in base ai dati del 2011, lo scarto era circa del 24 per cento e negli ultimi due anni il traffico merci è continuato a diminuire), sia perché la ferrovia storica ha ampie capacità di trasporto residuo;
   la direttiva europea 2008/50/CE prevede che fra circa 16 mesi deve essere rispettato il limite di emissioni di biossido di azoto di 40 microgrammi per metro cubo medio annuo. Secondo il Programma per la riduzione dell'inquinamento da N02 della Provincia di Bolzano, nelle valli alpine questo limite viene ampiamente superato e la fonte principale sono gli autocarri sull'autostrada A22: solo in Alto Adige sono circa 41.000 le persone coinvolte; a Bolzano 25.000 persone circa, a Bressanone (Bolzano) 6.000 circa, e lungo l'autostrada 9.200 circa, che corrispondono a circa l'8 per cento della popolazione. In questa zona si registrano valori intorno ai 60 microgrammi per metro cubo (70 microgrammi per metro cubo a Bressanone) e l'emissione dell'autostrada è di circa il 68 per cento. Il territorio coinvolto ha una lunghezza di 116 chilometri per una larghezza di circa 420 metri intorno all'autostrada, per un totale di 94 chilometri quadrati. Dal Programma per la riduzione dell'inquinamento da N02 si evince che «le simulazioni hanno indicato che per poter ottenere il raggiungimento del valore limite di N02 (40 microgrammi per metro cubo) entro il 2015 sono necessarie riduzioni delle emissioni autostradali dell'ordine del 40-50 per cento. Tale obiettivo non appare raggiungibile senza una riduzione dei volumi di traffico»;
   nelle previsioni del progetto BBT-SE del 2008, quando nel 2030 la nuova linea sarà in funzione, il traffico merci su gomma sarà, secondo lo scenario di consenso (quindi con la galleria di base del Brennero e le tratte di accesso sud realizzate), di 31 milioni di tonnellate (superiore quindi a quello calcolato nel 2011 di 28,2 milioni di tonnellate) e il traffico sull'autostrada deve essere ridotto entro il 2015 del 40-50 per cento;
   nell'accordo tra la Repubblica d'Austria e la Repubblica italiana, per la realizzazione di un tunnel ferroviario di base sull'asse del Brennero, si prevede una suddivisione in parti uguali dei costi di realizzazione della galleria di base del Brennero, anche se la galleria in Austria copre più chilometri (32 chilometri) rispetto a quella in Italia (23 chilometri). La Corte dei conti austriaca, nella relazione al Parlamento sul bilancio statale 2010, ha imposto al proprio Governo la scrittura a bilancio di 12 miliardi di euro, calcolando, quindi, il costo complessivo dell'opera in 24 miliardi di euro. Il costo totale in Italia è, invece, stimato dalla delibera del Cipe 31 maggio 2013 in 9,7 miliardi di euro senza oneri finanziari e senza considerare altre voci;
   da notizie di stampa si è appreso che il presidente dell'Italferr, società che coordina i progetti di costruzione dell'alta velocità, è agli arresti domiciliari nell'ambito di un'inchiesta condotta per corruzione, abuso d'ufficio e associazione a delinquere –:
   se sia in programma un aggiornamento delle previsioni;
   se si siano prese in considerazione misure alternative (riequilibrio delle tariffe tra l'autostrada A22 e la A13 austriaca, provvedimenti vari di contenimento del traffico, utilizzo della linea storica con una gestione di 350 giorni all'anno come avviene in Austria e Svizzera) che permetterebbero già oggi il trasferimento modale del traffico merci;
   se si sia individuato il ruolo della galleria di base del Brennero e delle tratte di accesso sud, visto che non vi è nessuna garanzia dello spostamento del trasporto merci dalla strada alla ferrovia, e in che modo si pensi di imporre questo spostamento a galleria terminata, considerato che nel trattato europeo vi è una norma costituzionale a protezione dei vettori (articolo 94 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea: «Qualsiasi misura in materia di prezzi e condizioni di trasporto, adottata nell'ambito dei trattati, deve tener conto della situazione economica dei vettori»);
   se siano in programma misure ulteriori volte alla riduzione delle emissioni di biossido di azoto sull'autostrada A22, visto che la nuova linea non sarà in grado di diminuire il traffico dell'autostrada;
   se si conoscano i reali costi ed oneri finanziari preventivati per l'Italia e quelli per l'Austria e, inoltre, se si possa fornire la copia del bilancio costi-benefici Kosten-Nutzen-Berechnungen zum BBT der BBT EWIV/GEIE von 2005/06 e dello studio degli impatti ambientali Public Health Studie des Sozialmediziners Dr. Peter Lercher zu den Umweltauswirkungen des BBT nella versione estesa;
   quali provvedimenti il Governo intenda assumere per garantire, per quanto di competenza, che le nomine, in un settore così delicato e di rilevante interesse pubblico, avvengano nel rispetto dei principi di imparzialità e correttezza.
(2-00221) «Fraccaro, Nicola Bianchi, Cristian Iannuzzi, Paolo Nicolò Romano, Liuzzi, Dell'Orco, Catalano, De Lorenzis, Dadone, Dieni, Lombardi, Toninelli, Cozzolino, D'Ambrosio, Turco, Sarti, Colletti, Bonafede, Ferraresi, Agostinelli, Businarolo, Corda, Rizzo, Frusone, Artini, Alberti, Basilio, Paolo Bernini, Luigi Gallo, Brescia, Simone Valente, Vacca, Di Benedetto, Marzana, D'Uva, Battelli».
(24 settembre 2013)


Misure volte a garantire la sicurezza dei passeggeri nelle stazioni ferroviarie – 2-00245

M)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   i quotidiani locali di Fano (Pesaro-Urbino) in edicola il 5 e 6 ottobre 2013 hanno dato ampio risalto ad un incedente ferroviario occorso alla stazione di Fano, dove un giovane di origine senegalese è stato investito, perdendo la vita, da un treno Frecciabianca Lecce-Venezia delle Ferrovie dello Stato, transitato ad alta velocità e già in forte ritardo a causa di un incidente ferroviario nell'anconetano avvenuto qualche ora prima;
   la prima firmataria della presente interpellanza, pochi minuti dopo l'incidente, si è recata presso la stazione di Fano, per prendere cognizione diretta delle circostanze dell'avvenuto;
   i quotidiani Il Resto del Carlino, Il Messaggero e Il Corriere Adriatico del 2 ottobre 2013 davano rilievo di analogo incidente occorso nella medesima stazione di Fano, dove un uomo di 51 anni veniva agganciato – mentre attendeva sul binario il proprio treno – dalla scaletta del locomotore del treno Frecciabianca Lecce-Venezia, in transito ad alta velocità, subendo diverse lesioni;
   le Ferrovie dello Stato, per quanto consta agli interpellanti, attribuiscono gli incidenti esclusivamente alla disattenzione delle vittime coinvolte –:
   se siano previsti limiti alla velocità dei treni in transito nelle stazioni ferroviarie;
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza – o ritenga di dover assumere informazioni – in merito alla velocità dei treni in transito nei due episodi citati;
   se non ritenga insufficiente – quale unica misura di sicurezza per i passeggeri a terra – la «linea gialla» tracciata sui binari e l'avviso ai passeggeri di non oltrepassarla;
   se non ritenga di assumere misure più idonee a garantire la sicurezza dei passeggeri a terra.
(2-00245) «Ricciatti, Migliore».
(8 ottobre 2013)