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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 22 settembre 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VII e X,

   premesso che:

    la direttiva 2006/123/CE, meglio nota come «direttiva Bolkestein», relativa ai servizi nel mercato interno, stabilisce che le concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo, in quanto rientranti nel settore dei servizi turistici, debbano essere obbligatoriamente affidate, al momento del rinnovo della concessione, a gare ad evidenza pubblica;

    il settore, che raccoglie un'offerta turistica amplia e differenziata, è strategico per l'economia italiana; basti pensare, ad esempio, alla regione Lombardia che da sola possiede oltre quattrocento chilometri di costa lacuale, con un numero rilevante di stabilimenti, molti dei quali gestiti da associazione e società sportive senza scopo di lucro, riconosciuti dal Coni;

    le associazioni sportive dilettantistiche che operano sul demanio lacuale costituiscono una realtà fondamentale per i territori che le ospitano: oltre a rappresentarne la storia e le tradizioni, sono anche indispensabili ai fini della conservazione e del monitoraggio dei laghi italiani;

    la suddetta direttiva, fin dal suo recepimento nell'ordinamento italiano con il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, è stata oggetto di una lunga contrattazione tra le istituzioni europee e quelle italiane, tanto che ancora oggi il settore è privo di un quadro normativo stabile;

    infatti, a seguito dell'apertura della procedura di infrazione comunitaria n. 2008/4908 da parte della Commissione europea, che ha rilevato l'incompatibilità della normativa italiana ai princìpi di cui alla suddetta direttiva, il legislatore italiano è intervenuto, dapprima, abrogando con il decreto-legge n. 194 del 2009, l'articolo 37 del codice della navigazione nella parte inerente al «diritto di insistenza», ossia il diritto di preferenza accordato al cessionario uscente, e successivamente, eliminando con la legge comunitaria del 2010, in risposta ad una seconda procedura di infrazione comunitaria n. 2010/2734, «accessoria» alla prima, il rinnovo automatico delle concessioni, previsto dall'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 400 del 1993;

    in questo arco temporale, è stato concesso un periodo di proroga della concessione, da ultimo rinnovato con il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, che ha rinviato al 31 dicembre 2020, la scadenza delle concessioni in essere al 31 dicembre 2015; in questo arco temporale, è stato concesso un periodo di proroga della concessione, da ultimo rinnovato con il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, che ha rinviato al 31 dicembre 2020, la scadenza delle concessioni in essere al 31 dicembre 2015; in conseguenza di tale disposizione sono state sollevate questioni interpretative da parte dei giudici italiani che hanno portato alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 14 luglio 2016 (C-458/14), con la quale la Corte medesima ha affermato che il diritto comunitario non consente la possibilità di prorogare in modo automatico e in assenza di qualsiasi procedura di selezione pubblica dei potenziali candidati le concessioni relative all'esercizio di attività turistico-ricreative nelle aree demaniali marittime e lacustri;

    con l'articolo 24, commi 3-septies e 3-octies, del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, per evitare la nascita di eventuali contenziosi nelle more dell'adozione di una nuova disciplina di riordino del settore, il legislatore italiano ha riconosciuto la validità dei rapporti concessori già instaurati e pendenti in base alla proroga concessa al 31 dicembre 2020;

    il comma 3, dell'articolo 12, della stessa «direttiva Bolkestein», stabilisce che gli Stati membri possano tener conto, nello stabilire le regole della procedura di selezione, di considerazioni di salute pubblica, di obiettivi di politica sociale, della salute e della sicurezza dei lavoratori dipendenti ed autonomi, della protezione dell'ambiente, della salvaguardia del patrimonio culturale e di altri motivi imperativi d'interesse generale conformi al diritto comunitario;

    le associazioni e/o le società sportive dilettantistiche svolgono un'azione di avviamento, alle pratiche sportive con obiettivi di inclusione sociale dei giovani, anche con finalità di prevenzione sanitaria, di volontariato e di tutela ambientale; nel corso degli anni l'attività dei circoli storici è stata determinante nella formazione di atleti di fama nazionale ed internazionale, diffondendo nel mondo le tradizioni del nostro territorio,

impegnano il Governo:

   ad assumere le necessarie iniziative normative affinché le attività sportive dilettantistiche lacuali e fluviali siano escluse, in analogia con altri tipi di attività, dall'ambito di applicazione della direttiva 2006/123/CE;

   ad attivarsi presso le istituzioni comunitarie per fare emergere le peculiarità che caratterizzano le associazioni e/o le società sportive dilettantistiche che operano nel settore lacuale e fluviale in Italia affinché per esse si possano individuare soluzioni diverse rispetto a quanto stabilito dalla direttiva 2006/123/CE, che tengano conto dei rilevanti investimenti materiali ed occupazionali effettuati dalle aziende, nonché dei motivi d'interesse generale tra cui la salute e lo sport, la sicurezza e la tutela ambientale, ai sensi di quanto stabilito dal comma 3 dell'articolo 12 della medesima direttiva 2006/123/CE.
(7-01348) «Allasia, Borghesi, Guidesi».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    l'Autorità per le garanzie delle comunicazioni (Agcom), il 15 marzo 2017 con delibera 121/17 CONS, ha stabilito che per la telefonia fissa e per le offerte convergenti l'unità temporale per la cadenza delle fatturazioni e del rinnovo delle offerte deve avere come base il mese o suoi multipli;

    per quanto riguarda la telefonia mobile, l'Agcom ha previsto che la cadenza non possa essere inferiore ai 28 giorni ritenendo dunque necessario individuare una frequenza minima di fatturazione al fine di garantire, anche in questo caso, trasparenza e periodo minimo di invarianza delle condizioni normative dell'offerta;

    l'Agcom ha altresì stabilito, nei casi di offerte convergenti che coinvolgano la telefonia fissa e mobile, che prevale la cadenza mensile e ha stabilito un periodo temporale di novanta giorni per consentire agli operatori di adeguarsi alle nuove regole;

    risulta che Asstel (l'associazione che rappresenta gli operatori telefonici) ha contestato la delibera dell'Agcom e che le quattro maggiori compagnie telefoniche italiane (Tim, Wind, Tre, Vodafone e Fastweb) abbiano continuato la pratica della fatturazione a 28 giorni sul fisso non ottemperando alla delibera dell'Autorità;

    l'Agcom ha comunicato il 14 settembre 2017 di aver avviato procedimenti sanzionatori nei confronti dei suddetti operatori telefonici per il mancato rispetto delle disposizioni relative alla cadenza delle fatturazioni e dei rinnovi delle offerte di comunicazioni elettroniche, e di valutare l'adozione di ulteriori iniziative, anche per evitare che le condotte dei principali operatori di telecomunicazioni possano causare un effetto di «trascinamento» verso altri settori, caratterizzati dalle stesse modalità di fruizione dei servizi;

    tale decisione rappresenta un chiaro indirizzo al mercato delle pay-tv e agli operatori di altri servizi come l'energia, il calore, l'acqua, i trasporti e altro, affinché non attuino tali comportamenti;

    si ravvisa quindi l'esigenza di iniziative per evitare il rischio di un indebito aumento dei costi, pari a circa l'8,6 per cento, senza dover necessariamente attendere la pronuncia delle autorità giudiziarie e amministrative competenti,

impegna il Governo

ad assumere iniziative normative, nell'ambito della manovra di bilancio per il 2018, per impedire che gli operatori telefonici e di telecomunicazione adottino una cadenza di fatturazione che non abbia come base il mese o un suo multiplo.
(7-01349) «Meta, Tullo, Gandolfi, Franco Bordo, Mognato».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIZZO, BASILIO, CORDA, FRUSONE e TOFALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 1º gennaio 2015 è stata avviata la missione a guida NATO «Resolute Support» (RS), incentrata sull'addestramento, sulla consulenza e l'assistenza in favore delle Forze armate (Afghan National Security Forces – ANSF) e le istituzioni afgane;

   l'Italia ha garantito alla Nato e alla Repubblica dell'Afghanistan il proprio supporto e in tale contesto il Train Advise Assist Command West (TAAC W) prosegue le attività di addestramento, assistenza e consulenza a favore delle istituzioni e delle forze di sicurezza locali concentrate nella regione Ovest e comprendente le provincie di Baghdis, Ghor, Herat, Farah e Nimroz;

   con 1.037 unità dispiegate in Afghanistan, l'Italia detiene il secondo contingente, in termini numerici, dispiegato dopo gli Stati Uniti;

   più volte il Governo ha dichiarato che i militari italiani sono lì per compiti di addestramento alle forze di polizia e che non è mai stata intrapresa alcuna attività di impiego diretto di suddetto personale al fine di contrastare le avverse forze talebane;

   recenti notizie di stampa rilevano come una possibile minaccia di attentato talebano al governatorato di Farah abbia allertato soldati italiani e americani che si sono spostati presso tale provincia;

   secondo quanto riportato dal portavoce del governatore Nasir Mehri, americani ed italiani sono stati aerotrasportati nella giornata di giovedì 27 luglio 2017 nella capitale della provincia e sono preparati a resistere a un attacco della guerriglieri talebani;

   la Nato Resolute Support è classificata come «non combat mission», anche dalle Nazioni Unite;

   la deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali adottata il 14 gennaio 2017, individua con la «scheda 11», gli obiettivi per la «Resolute Support» e non menziona attività di contrasto armato diretto contro le forze di opposizione locali;

   va peraltro ricordato che l'articolo 7-bis del decreto-legge n. 174 del 2015, convertito dalla legge n. 198 del 2015, autorizza il Presidente del Consiglio dei ministri, acquisito il parere del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ad emanare disposizioni per l'adozione di misure di intelligence di contrasto, in situazioni di crisi o di emergenza all'estero che coinvolgono aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all'estero, con la cooperazione di forze speciali della difesa con i conseguenti assetti di supporto della difesa stessa –:

   se la Ministra interrogata intenda fornire elementi circa la partecipazione italiana alla difesa del governatorato di Farah e con quali compiti;

   se non ritenga di chiarire se la partecipazione a tale intervento rientri tra quelle stabilite ai sensi dell'articolo 7-bis del decreto-legge richiamato in premessa, in materia di intelligence.
(4-17901)


   BASILIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da articoli comparsi su autorevoli organi di stampa si è appreso che 31 autoveicoli modello Land Rover Defender e 20 autovetture modello Panda 4x4 risultano inutilizzati da svariati mesi e chiusi nei garage dell'Arma dei carabinieri;

   tali autovetture, sempre secondo tali articoli, risultano acquistati e immatricolati dalla regione Lombardia negli anni tra il 2000 e il 2004, per poi successivamente essere stati dati in comodato d'uso gratuito al Corpo forestale dello Stato;

   come noto, dal 1° gennaio 2017 il Corpo forestale dello Stato è stato assorbito nell'Arma dei carabinieri;

   a seguito di tale assorbimento gli autoveicoli in questione sono tornati nella disponibilità della regione Lombardia;

   allo stato risultano soltanto alcune dichiarazioni dell'assessore alla sicurezza della regione Lombardia, Simona Bordonali, che ha dichiarato che i mezzi in questione verranno assegnati, nel mese di dicembre 2017, a enti o associazioni di volontariato;

   risultano altresì dichiarazioni del comandante della polizia provinciale di Brescia, Carlo Caromani, che ha affermato di auspicare un'assegnazione di almeno una parte dei mezzi alle polizie provinciali della Lombardia per la vigilanza in materia di foreste;

   i mezzi in questione per le loro peculiari caratteristiche tecniche risultano particolarmente adatti per l'utilizzo prospettato dal comandante Caromani e, peraltro, assolutamente in linea con l'originaria destinazione al Corpo forestale dello Stato;

   la destinazione sopracitata, inoltre, eviterebbe un futuro acquisto da parte della amministrazione pubblica di mezzi con simili caratteristiche tecniche, evitando così uno sperpero di risorse finanziare pubbliche –:

   se non ritenga di assumere iniziative, anche normative e in raccordo con le regioni e gli enti locali, per favorire la condivisione tra amministrazioni pubbliche dei veicoli inutilizzati o sottoutilizzati, con particolare riguardo alle esigenze di vigilanza in materia ambientale e forestale in modo da evitare un impiego inefficiente di risorse della collettività come nel caso citato in premessa.
(4-17902)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   CORDA, BASILIO e RIZZO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   sono ormai giorni che alcuni quartieri di Quartu S. Elena sono appestati da odori nauseabondi. Il fumo tossico che avvolge la città è generato dalla combustione, lenta e pervicace, di rifiuti di varia natura e sostanze non conosciute nella zona umida d'importanza internazionale di Molentargius;

   si tratta di autocombustione di rifiuti, innescata dai gas sotterranei che si sono generati dopo che l'acqua dello stagno di Molentargius si è ritirata. Le esalazioni di combustione di tali sostanze di vario tipo stanno generando un vera e propria emergenza, mettendo a rischio la salute pubblica dei cittadini;

   non si spiega come sia possibile che l'area di Molentargius, parco naturale regionale tra i più importanti d'Europa, zona umida d'importanza internazionale, che dovrebbe rappresentare un'area incontaminata e protetta, possa essere adibita a discarica di veleni –:

   se il Ministro interrogato abbia intenzione di attivare in modo repentino le necessarie iniziative di competenza per verificare, per il tramite del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, lo stato del territorio in questione in ragione della gravità della situazione riportata e delle conseguenze nocive che potrebbero da essa derivarne per la salute pubblica e individuare le cause di tale disastroso inquinamento.
(4-17900)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MALISANI, ASCANI e SGAMBATO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 8 del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 831, ha previsto, nel limite di spesa di 1,5 milioni di euro, l'utilizzo di giovani fino a 29 anni, laureati o in possesso del diploma rilasciato dalle scuole di archivistica, paleografia e diplomatica, per far fronte a esigenze temporanee di rafforzamento dei servizi di accoglienza e di assistenza al pubblico presso gli istituti e i luoghi della cultura di appartenenza pubblica, mediante contratti di lavoro flessibile;

   in virtù della suddetta norma – a fine anno 2016 – una commissione di dirigenti ministeriali ha selezionato, dopo un'attenta valutazione dei titoli di studio e professionali, seguita da un regolare esame orale, secondo quanto stabilito dal bando di concorso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale IV serie speciale – concorsi ed esami n. 98 del 22 dicembre 2015, 60 esperti per il patrimonio culturale;

   nonostante l'ultimo concorso indetto dedicato ai professionisti dei beni culturali, che immetterà 500 nuovi funzionari nei ranghi dell'amministrazione, si corre ancora il rischio di non poter assicurare tutti i servizi offerti dalle istituzioni, con gravi ricadute sulla tutela e sulla valorizzazione del patrimonio culturale;

   per quanto riguarda gli archeologi, la graduatoria del concorso dei 500 funzionari porterà all'assunzione, tra vincitori e idonei, di soli 203 professionisti;

   va considerata la particolare condizione in cui versano molti istituti e luoghi della cultura, che oltre ad avere una carenza di organico, hanno il personale più anziano d'Italia –:

   se il Ministro interrogato – considerata la professionalità e l'esperienza maturata – intenda assumere iniziative per prorogare i contratti a tempo determinato di cui all'articolo 8 del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83.
(5-12263)

Interrogazione a risposta scritta:


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   in data 16 marzo 2016, la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini ed il sindaco di Palmanova Francesco Martines hanno firmato il protocollo d'intesa per la conservazione e la valorizzazione della Fortezza di Palmanova. Il comunicato stampa, pubblicato sul sito online della regione, ha evidenziato che «per gli interventi di conservazione e valorizzazione della Fortezza palmarina, lo Stato si impegna a mettere a disposizione un finanziamento di 3 milioni di euro nel triennio 2016-2017-2018 da destinare ai primi lavori di restauro, suddivisi in 500 mila euro nel 2016, 1,5 milioni nel 2017 e 1 milione nel 2018. Da parte sua la Regione dispone un finanziamento di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018 (...)»;

   «I cinque milioni complessivi, spalmati in tre anni, permetteranno la realizzazione degli interventi più urgenti, che riguardano le Caserme napoleoniche e i Bastioni. Per il Comune di Palmanova l'impegno è, da un lato, di supportare le azioni regionali e di attuare gli interventi del Protocollo, dall'altro di favorire l'intervento di soggetti privati e del mondo imprenditoriale nel progetto di valorizzazione e sviluppo di Palmanova, ampliando la ricerca anche alle risorse dei Fondi europei»;

   Palmanova, situata in Friuli Venezia Giulia tra Udine e Aquileia, è uno dei più importanti modelli di architettura militare in età moderna. In particolare, durante la 41ª sessione del Comitato del patrimonio mondiale a Cracovia, la città è stata iscritta nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco. Si tratta delle «opere di difesa veneziane tra il XVI ed il XVII secolo: Stato di terra – Stato di mare occidentale», un sito seriale transnazionale, presentato dall'Italia, insieme a Croazia e Montenegro;

   a seguito delle abbondanti precipitazioni che hanno interessato il Friuli Venezia Giulia nei giorni passati, il 15 settembre 2017 il Gazzettino di Udine ha informato del crollo di «un altro pezzo delle mura di Palmanova. Alcuni metri delle mura, a lato di Porta Udine, sono stati danneggiati infatti da una frana»;

   il quotidiano riporta l'intervento del sindaco Francesco Martines il quale ha denunciato le «grandi difficoltà nell'utilizzare i fondi messi a disposizione dallo Stato e della Regione Fvg. Cinque milioni di euro già stanziati, che però non possiamo utilizzare per le grandi difficoltà nel trovare l'accordo con il Segretariato regionale del Mibact per il Friuli. Sono davvero arrabbiato a vedere la nostra città, patrimonio mondiale dell'Umanità Unesco, subire questa sorte. Basta burocrazia, bisogna agire subito perché i tempi per la progettazione e la concretizzazione sono di per sé lunghi»;

   Martines ha, poi, affermato che «I cittadini non capiscono come sia possibile che un bene di tale valore storico possa subire questi danni. Io, in prima persona, come primo rappresentante del Comune ci metto la faccia e sento il malumore crescente delle gente a causa di questi crolli. Per questo continuo a chiedere al Ministero e Regione che nominino un commissario per velocizzare l’iter dei lavori e poterli far partire quanto prima. Già il crollo dell'ottobre 2016 ci è costato 250.000 euro per la sola messa in sicurezza. Altra soluzione sarebbe quella di girare tutti i fondi al Comune, attualmente 2 milioni sono in capo all'Amministrazione comunale mentre 3 sono di diretta gestione della Soprintendenza. Siamo pronti a farci carico della responsabilità dei lavori. Ma serve agire in fretta. Se io avessi avuto tutti i fondi, l'iter progettuale sarebbe già partito» –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire le motivazioni delle difficoltà denunciate dal sindaco Martines in relazione all'utilizzo dei fondi stanziati e della problematicità nel trovare un accordo tra il sottosegretariato regionale del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo e il comune di Palmanova;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per velocizzare l’iter dei lavori e permettere il recupero delle fortificazioni della città stellata.
(4-17898)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   BASILIO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 15 marzo 2010, «Testo unico delle disposizioni di ordinamento militare, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246», prevede all'articolo 928, comma 1, «Rapporti a livello intermedio e centrale»:

    «1. Uno o più Coir (Comando intermedio di rappresentanza) possono adire direttamente la propria sezione Cocer, che indìce apposita riunione da concordarsi con l'autorità gerarchica che è affiancata»;

   il Coir «comando militare della Capitale» dell'Esercito, riferimento di oltre 60 Cobar e circa 30.000 militari rappresentati (con le delibere 53/2014 del 13 gennaio 2014; 76/2014 del 16 maggio 2014; 85/2014 del 4 settembre 2014; 26/2015 del 18 settembre 2015; 26/2015 del 18 settembre 2014; 133/2015 del 13 novembre 2015; 145/2016 del 10 maggio 2016; 178/2017 del 28 febbraio 2017; 191/2017 del 15 giugno 2017) chiedeva, in forza dell'articolo 928 sopra citato, un incontro con il Consiglio centrale di rappresentanza militare (Cocer) dell'Esercito;

   dopo anni tre e mesi otto l'incontro, a quanto consta all'interrogante, non è mai stato concesso;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010, all'articolo 928, comma 1, non concede la facoltà al Cocer (in questo caso dell'Esercito) di concedere o meno un confronto con il Coir richiedente, ma ne sancisce l'obbligatorietà;

   ad avviso dell'interrogante è rilevabile una violazione palese dell'articolo sopra menzionato –:

   quali siano i motivi che hanno spinto il Cocer Esercito a non ricevere il Coir «comando della Capitale»;

   per quale ragione il presidente del Cocer dell'Esercito non abbia avvisato della richiesta, dopo 3 anni e 8 mesi, il Capo dello Stato maggiore dell'Esercito (autorità gerarchica affiancata del Cocer sezione Esercito);

   quali iniziative saranno adottate nei confronti dei delegati del Cocer e nei confronti del presidente del Cocer medesimo che hanno omesso di rispondere e/o ignorato le delibere pervenute dal Coir;

   quali iniziative si intendano promuovere per sanare la situazione ormai compromessa da anni di completa assenza di colloquio tra il Coir – Comando militare di Roma capitale – ed il Cocer dell'Esercito, dimostratosi, da ultimo, nel caso sopra descritto e in precedenza, nel mancato confronto tra i due enti sul tema del riordino delle carriere.
(4-17904)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIACOBBE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Piaggio Aerospace è un gruppo aeronautico attivo nella progettazione, costruzione e supporto di velivoli per aviazione d'affari e da pattugliamento, di sistemi a pilotaggio remoto e di motori aeronautici ad alta tecnologia, operante sia in ambito civile sia in ambito difesa e sicurezza; rappresenta oggi una delle più importanti realtà italiane nel settore delle costruzioni aeronautiche e un tassello fondamentale del tessuto produttivo ligure e nazionale;

   Mubadala Development Company, sulla base di un piano industriale incentrato sullo sviluppo delle attività core esistenti e sull'introduzione di nuovi programmi, è arrivato a detenere il 100 per cento del capitale sociale di Piaggio Aerospace;

   già il 15 aprile 2015, come segnalato nelle interrogazioni a risposta in Commissione Giacobbe e altri n. 5-07588 e Basso e altri n. 5-07915, le organizzazioni sindacali dei lavoratori hanno espresso preoccupazioni sulle reali intenzioni dell'azienda di rispettare l'accordo di programma sottoscritto nel 2014;

   il 9 agosto 2016 le rappresentanze dei lavoratori erano state convocate a Palazzo Chigi dove è stato sottolineato che il piano presentato dall'azienda il 28 luglio al Ministero dello sviluppo economico non era frutto di condivisione con il Governo e che, per quanto riguardava quest'ultimo, si sarebbe ripartiti da una puntuale verifica circa le condizioni dettate dall'accordo di programma del 2014. Il Ministro Calenda si era assunto l'impegno di fare queste verifiche con l'azienda e di riconvocare i sindacati e le parti sociali;

   dopo quella data nessun incontro è stato convocato;

   la Piaggio Aerospace ha presentato istanza di proroga della cassa integrazione guadagni straordinaria, in scadenza al 20 settembre 2017, sulla base dell'accordo sottoscritto presso la regione Liguria il 19 aprile 2017, istanza inoltrata ai sensi dell'articolo 42 del decreto legislativo n. 148 del 2015, in quanto si tratta di un caso «di rilevante interesse strategico per l'economia nazionale» che comporta «notevoli ricadute occupazionali, tali da condizionare le possibilità di sviluppo economico territoriale»;

   la norma prevede che in questi casi si segua una particolare procedura; procedura che risulta non abbia ancor completato il suo iter, in quanto non sarebbe ancora stato firmato da parte del Ministro dell'economia e delle finanze il provvedimento di sua competenza, che concluderebbe positivamente detto iter –:

   quale sia lo stato di avanzamento dell’iter di concessione della proroga;

   in quali tempi si preveda possa essere concluso, in considerazione dell'urgenza determinata dalla scadenza, già superata, del 20 settembre 2017.
(5-12260)

Interrogazione a risposta scritta:


   CASTIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Casoria negli ultimi anni ha messo in essere procedure concorsuali violative della legge, come emerge dalla relazione ispettiva del Ministero dell'economia e delle finanze S.I. 1434/V;

   i 26 rilievi del Ministero dell'economia e delle finanze contenuti nella relazione ispettiva conclusiva comunicata al comune di Casoria nel giugno 2016 riguardano svariate questioni che vanno dalla omessa rideterminazione della dotazione organica e mancata adozione di atti di programmazione triennale del fabbisogno (rilievo n. 1) all'attribuzione al segretario generale di emolumenti per incarichi svolti presso l'Ente in contrasto con il principio dell'omnicomprensività del trattamento economico già percepito (rilievo n. 26);

   il Ministero dell'economia e delle finanze nelle conclusioni invitava l'amministrazione comunale ad accertare tempestivamente le eventuali responsabilità dei funzionari che, per la loro titolarità di incarico, avevano determinato eventuali danni erariali;

   in data 26 giugno 2016 venivano interessati i servizi ministeriali e la procura regionale della Corte dei conti per verificare eventuali omissioni (la Corte dei conti ha attivato il procedimento 2014/1668);

   la vicenda delle procedure concorsuali ha riguardato, tra i vari concorsi avviati dal comune di Casoria, in particolar modo la legittimità di quello per i vigili urbani;

   il punto di partenza è la nota prot. 4283 dell'8 febbraio 2012 di un consigliere comunale rivolta al sindaco e al segretario generale per denunciare l'anomalia dell'atto di indirizzo della giunta n. 50 del 2011, su proposta dell'assessore alla sicurezza che trasferiva al dirigente del settore della polizia municipale il procedimento concorsuale, mentre invece era competenza del settore affari generali e personale;

   il sindaco e il segretario generale giustificavano il predetto atto n. 50 del 2011 con una presunta situazione di stallo che risaliva al marzo 2009;

   in data 24 aprile 2012, col protocollo n. 12853 alcuni consiglieri comunali, oltre a ripercorrere le anomalie del concorso, denunciavano anche l'irritualità dell'incarico del dirigente del settore della polizia municipale (decreto sindacale n. 126 del 2011), in quanto erano state esaurite le possibilità di nomina dei dirigenti e la nomina autonoma del dirigente della polizia municipale a presidente della commissione concorsuale (determina n. 160 del 2011), chiedendo l'attivazione del servizio affari generali e del personale con l'annullamento di tutti gli atti in contrasto con normative legislative, statutarie e regolamentari;

   in data 18 maggio 2012 un consigliere comunale (nota prot. 15299) chiedeva al dirigente affari generali di verificare ed accertare le numerose anomalie nello svolgimento del concorso per vigile urbano;

   all'uopo si ricorda la sentenza del Consiglio di Stato 6277/2012 che afferma la competenza esclusiva del dirigente affari generali per la nomina della commissione concorsuale, chiarisce che la nomina illegittima della commissione concorsuale inficia tutta la procedura sin dall'inizio e ribadisce il principio che è il dirigente delle risorse umane a dover individuare i componenti della commissione giudicatrice;

   della vicenda si è interessata la stampa, anche a seguito della denuncia di alcuni esclusi (v. Nuova Dimensione n. 10/2012 e n. 25/2017 e Il Mattino del 18 ottobre 2016);

   l'amministrazione comunale, con atto di indirizzo del 3 novembre 2016, prendeva atto della questione e si impegnava alla nomina di un collegio esterno per verificare la regolarità di svolgimento di tutte le procedure concorsuali poste in essere al comune di Casoria a partire dal 2008; a quanto consta all'interrogante nessun provvedimento tuttavia è stato ancora assunto –:

   se e quali ulteriori iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Governo abbia assunto o intenda assumere in relazione alle anomalie riscontrate nell'attività amministrativa del comune di Casoria per scongiurare consistenti danni all'erario pubblico e quali eventuali risposte abbia fornito il comune medesimo alla luce dei rilievi formulati nella relazione ispettiva di cui in premessa.
(4-17903)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AGOSTINELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'annosa questione dei cosiddetti braccialetti elettronici nel nostro Paese sembra essere ancora irrisolta e accresce l'elenco dei mali che affliggono la giustizia italiana;

   sembra, sulla base dei dati telematici raccolti che tale sistema si sia rivelato efficace. Sembrerebbe infatti, che il 23 per cento di coloro che sono stati condannati alla sorveglianza telematica è poi tornato in carcere e che il 42 per cento è stato poi condannato in seguito, invece, chi è stato condannato al carcere nel 61 per cento dei casi è stato reincarcerato e nel 72 per cento dei casi ha subito un'altra condanna;

   tralasciando la controversa questione riguardante la convenzione per la fornitura dei «braccialetti elettronici», stipulata dal Ministero dell'interno con Telecom Italia, che è costata alle casse dello Stato circa 110 milioni di euro, preme in questa sede ricordare che in un'audizione in II Commissione permanente (Giustizia) alla Camera dei deputati del 15 gennaio 2014 il capo della polizia pro tempore, Alessandro Pansa, in merito ai costi dei braccialetti elettronici ha dichiarato che: «Il sistema attuale è abbastanza costoso: a regime, qualora impiegassimo tutti e duemila i braccialetti disponibili, raggiungeremmo un costo annuo di circa 9 milioni di euro. La parte più rilevante è data dai costi fissi (...) a costare è soprattutto la centrale operativa che deve ricevere i segnali da tutti i braccialetti istallati in Italia – attualmente sono solo novanta, ma potrebbero essere duemila e inviare gli allarmi a tutte le sale operative. Il costo maggiore è rappresentato da questa gestione. Il numero dei braccialetti incide in maniera relativa, perché al massimo la spesa potrebbe raggiungere 2,4 milioni. (...) Quando il braccialetto elettronico è nato si pensava a un uso ampio e diffuso (...) noi ci siamo buttati in avanti e abbiamo fatto una spesa eccessiva. Il punto è che non siamo mai riusciti nel tempo a ridurre i costi fissi.» Più nel dettaglio, secondo Pansa «il costo è di 9.083 milioni di euro all'anno, il noleggio di 2000 braccialetti costa 2,4 milioni, la movimentazione logistica dei braccialetti 2,9 milioni, la centrale operativa, le reti di trasmissione e le segnalazioni 3.717 milioni. Noi oggi non spendiamo 9 milioni ma 3.170 milioni per l'organizzazione, una cifra minore per quanto riguarda la manutenzione, perché i braccialetti sono pochi, e una cifra ancora minore per il noleggio. Intorno a questo servizio spendiamo meno di 5 milioni ma è chiaro che si tratta di una diseconomia enorme, perché la parte fissa strutturale è tarata per 2000 dispositivi. Se ne usiamo 90 è sovradimensionata»;

   anche da fonti stampa si fa riferimento a costi esorbitanti che il nostro Paese sostiene per ogni braccialetto elettronico: circa 100 euro al giorno a fronte di una situazione molto diversificata negli altri Paesi (fonte «Analysis of Questionnaires», 7th European Electronic Monitoring Conference Survey of Electronic Monitoring); in Austria il braccialetto elettronico costa 22 euro al giorno, in Belgio 38,65 euro, in Estonia 3 euro, in Francia 12 euro, in Germania 30 euro, in Irlanda 9 euro, in Polonia 10,34 euro, in Portogallo 17,79 euro, in Svezia 3,45 euro;

   l'Italia sembrerebbe essere in ritardo anche sul piano quantitativo nell'utilizzo dei braccialetti rispetto al resto d'Europa –:

   se quanto riportato in premessa sia noto ai Ministri interrogati e quali iniziative di competenza intendano, eventualmente, adottare per far sì che il costo dei braccialetti elettronici in Italia sia equiparato a quello degli standard europei, alla luce della loro efficacia nella riabilitazione dei condannati;

   se e quali iniziative intendano intraprendere per far sì che la disponibilità dei braccialetti elettronici sia adeguata alle esigenze di controllo che la normativa sulla detenzione domiciliare prevede.
(5-12256)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CULOTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende anche dagli organi di stampa che finora la compagnia di volo Ryanair ha cancellato oltre 700 voli in tutta Italia. Alcune stime parlano di un coinvolgimento di 315 mila passeggeri;

   dallo stesso sito della compagnia emerge che, fino ad adesso, sono previsti voli cancellati fino al 28 ottobre;

   oltre ad altre città italiane, sono interessate dalla scelta della compagnia anche le città di Palermo e di Trapani;

   inoltre, i disagi sono anche per le coincidenze aeree che stanno facendo saltare appuntamenti di lavoro, visite mediche e viaggi di piacere, oltre a procurare inevitabili perdite economiche per i cittadini;

   anche l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha aperto una istruttoria e alcune sigle di difesa dei consumatori stanno valutando l'opportunità di promuovere una class action in favore di tutti quei consumatori che subiscono o subiranno pregiudizi a seguito delle cancellazioni di voli da parte della compagnia aerea Ryanair –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, in relazione a questa vicenda.
(5-12262)

Interrogazione a risposta scritta:


   MINNUCCI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le riforme al codice della strada, e al relativo regolamento di attuazione, sono connotate dalla volontà di aumentare la sicurezza dei cittadini, sia migliorando la dotazione e la qualità delle infrastrutture sia dettando nuove regole da rispettare alla guida di un autoveicolo;

   l'articolo 173 del codice della strada vigente vieta al conducente l'uso di apparecchi radiotelefonici e di cuffie sonore, fatta eccezione per i conducenti dei veicoli delle forze armate e della polizia di Stato, della guardia di finanza, della polizia penitenziaria, dei vigili del fuoco, della Croce rossa, del Corpo forestale dello Stato, della protezione civile; è consentito l'uso di apparecchi a viva voce, o dotati di auricolare purché il conducente abbia adeguate capacità uditive ad entrambe le orecchie e se non richiedono per il loro funzionamento l'uso delle mani; i trasgressori sono soggetti alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 161 ad euro 647 e alla sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre mesi, qualora lo stesso soggetto compia un'ulteriore violazione nel corso di un biennio;

   nel 2015, nei soli comuni capoluogo le contravvenzioni elevate dalla polizia municipale per violazione dell'articolo 173 del codice della strada sono state 77.665;

   secondo i dati forniti dalla polizia stradale, nel 2016 le infrazioni rilevate alle regole sull'uso dell'auricolare o vivavoce (articolo 173 codice della strada) sono state 45.428 (su un totale di 2.110.614 infrazioni); di queste, quasi la metà (20.312) in autostrada; i dati parziali del 2017 rilevano un netto aumento: su un totale di 1.080.205 le infrazioni all'uso dell'auricolare o vivavoce sono state rilevate in 26.948 casi, di cui 12.603 in autostrada;

   studi recenti evidenziano che inviare sms o telefonare senza bluetooth o auricolare mentre si è al volante è il comportamento che aumenta di più il rischio di essere coinvolti in un incidente (rispetto a chi guida con attenzione il rischio è maggiore dell'83 per cento); secondo il sottosegretario Nencini, l'uso di smartphone e dispositivi elettronici, è la prima causa di incidenti anche mortali sulle strade;

   le più avanzate tecnologie informatiche consentono di inibire, o almeno controllare, l'uso dei cellulari alla guida mediante una app da scaricare sul cellulare collegata ad un sistema hardware installato sul veicolo;

   tali dispositivi consentono un vero e proprio monitoraggio della guida (velocità, percorso e altro) utile in particolare nelle strade adibite anche al trasporto pubblico –:

   se sia a conoscenza di tali dispositivi informatici e quali iniziative intenda assumere per prevedere l'obbligo di installarli su tutti i veicoli, adeguando, a tal fine, le disposizioni normative e regolamentari.
(4-17906)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MICCOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Tiburtino III è una storica borgata della zona est della Capitale. Il suo territorio è da tempo sotto i riflettori, a causa di scontri generati dalla presenza di centri di accoglienza per richiedenti asilo. In esso si è diffuso quel senso di insicurezza tipico del degrado e della sofferenza delle periferie cittadine spesso dimenticate;

   il centro di accoglienza Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di via del Frantoio – affidato dal dipartimento dei servizi sociali di Roma al comitato provinciale di Roma della Croce Rossa italiana – è uno dei quattro presidi umanitari nella zona e rappresenta un vero e proprio totem contro cui si sfoga la rabbia sociale;

   nell'ottobre 2016, la giunta del municipio ha votato una memoria nella quale si è impegnata a chiudere il suddetto centro – a decorrere dal 1º gennaio 2017 – per crearvi un punto di aggregazione per la cittadinanza. Questo atto politico, che certo può essere scavalcato da una qualsiasi ordinanza prefettizia o da un atto del sindaco della città o del Governo, non è di certo passato inosservato alle formazioni neofasciste del municipio, che infatti sono diventate sempre più protagoniste della scena;

   nel mese di agosto 2017, durante un assedio del centro da parte dei residenti e di militanti di estrema destra di Casapound, è stato ferito un migrante eritreo, mentre la donna quarantenne che aveva denunciato percosse e il proprio sequestro è finita nel registro degli indagati della procura della Repubblica per lesioni aggravate. Pare abbia inventato i fatti;

   pochi giorni dopo, il 2 settembre 2017, una quarantina di migranti è rimasta bloccata nella chiesa di Santa Maria del Soccorso mentre fuori dimostravano gruppi di estrema destra;

   il 5 settembre 2017, il gruppo del Partito Democratico del municipio ha presentato un ordine del giorno a sostegno delle attività della Croce Rossa, contro la chiusura della sede di via del Frantoio;

   in considerazione dei fatti sopra descritti, il 6 settembre 2017 il questore di Roma ha vietato la manifestazione denominata «passeggiata per la sicurezza» – indetta da Forza Nuova e dal movimento «Roma ai Romani» per l'8 settembre – iniziativa già molto contestata dall'opinione pubblica e nemmeno formalmente preannunciata alle autorità competenti, come prevede invece il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza;

   il 13 settembre, i militanti di CasaPound sono stati ammessi ad assistere al consiglio municipale straordinario – tenutosi presso la sede del centro anziani di via Badile – convocato per discutere della chiusura del centro rifugiati. Ciò ha immediatamente determinato la risposta dei movimenti antifascisti, rimasti invece fuori a manifestare contro le decisioni dell'assise. La riunione, trasformatasi in pochi minuti in uno scontro tra opposti schieramenti, ha causato l'immediato annullamento del consiglio;

   il 15 settembre 2017 quest'ultimo è stato riconvocato, ma Casapound ha occupato di nuovo l'aula ed i lavori sono potuti continuare solo dopo che le forze dell'ordine hanno provveduto allo sgombero dei militanti di estrema destra. Il regolare svolgimento di una democratica assemblea è stato garantito dalla presenza di tre blindati, un mezzo con 20 agenti in tenuta anti sommossa e lo spostamento delle auto dei dipendenti lontano dalla sede interessata –:

   come intenda adoperarsi, per quanto di competenza, per garantire il regolare svolgimento delle attività amministrative a tutela della democrazia e contrastare le iniziative violente poste in atto dalle sedicenti organizzazioni neofasciste sopracitate.
(5-12261)

Interrogazione a risposta scritta:


   GREGORIO FONTANA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 1° settembre 2017, il Gabinetto del Ministero ha diramato una circolare avente ad oggetto «Misure in materia di occupazioni arbitrarie di immobili», nella quale, con riferimento alla necessità di contrastare detto fenomeno criminale, si stabilisce, tra le altre cose, che, «al fine di disporre a livello centrale di conoscenze e informazioni utili, e valutare la necessità di approntare diversi strumenti di intervento», sia effettuata «una ricognizione dei beni immobili privati e delle Pubbliche Amministrazioni inutilizzati, compresi quelli sequestrati e confiscati»;

   nella medesima circolare si dispone, altresì, che, «sulla base di tale mappatura» dovrà essere predisposto «un piano per l'effettivo utilizzo e riuso a fini abitativi, che dovrà tener conto anche delle necessarie risorse finanziarie»;

   la circolare in questione, fin dal suo annuncio, ha suscitato vive preoccupazioni nell'opinione pubblica, come dimostrano, ad esempio, le dichiarazioni venute dal mondo dell'edilizia e dei proprietari di case, in quanto detta disposizione ministeriale sembra prefigurare l'avvio di una campagna di espropri di abitazioni sfitte, al fine di fornire alloggi alla popolazione immigrata;

   il contenuto della circolare è stato oggetto anche di considerazioni critiche da parte di noti costituzionalisti, i quali hanno ravvisato nel documento ministeriale diversi possibili profili di illegittimità, in quanto, in esso, si mette in discussione un principio fondamentale del diritto costituzionale italiano ed europeo, quale il diritto di proprietà privata, per giunta attraverso un atto amministrativo, in aperta violazione della riserva di legge stabilita dalla Costituzione in materia di espropri per motivi di «interesse generale» (v. Tommaso Edoardo Frosini sul «Sole 24 Ore» dell'8 settembre 2017 e Ginevra Cerrina Feroni sul «Corriere Fiorentino» del medesimo giorno);

   detta circolare rischia, con tutta evidenza, di esasperare ulteriormente il clima intorno all'emergenza migratoria, dando ai cittadini la netta impressione che il Governo voglia scaricare su di essi le difficoltà incontrate nel realizzare un razionale piano di gestione dei migranti –:

   se il Governo non intenda chiarire con un successivo atto formale, e non attraverso semplici dichiarazioni rilasciate da suoi esponenti, l'esatto significato di detta circolare, in modo da diradare ogni dubbio circa l'intenzione di procedere effettivamente ad operazioni di esproprio di appartamenti sfitti al fine di provvedere alla sistemazione abitativa di migranti presenti sul territorio nazionale.
(4-17899)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PANNARALE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 28 dicembre 2015, n. 962, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 51 del 2 marzo 2016, dispone l'annuale «Programma reclutamento giovani ricercatori “Rita Levi Montalcini”»;

   nell'ultimo avviso pubblicato sul portale istituzionale del Cineca, il Consorzio interuniversitario al servizio del sistema accademico nazionale, preposto alla gestione della procedura di acquisizione delle domande on line presentate dai candidati, veniva indicato il 31 luglio 2017 quale termine di conclusione dei lavori della commissione incaricata di valutare le domande pervenute al Ministero;

   ad oggi, tuttavia, coloro che nel 2016 hanno partecipato al suddetto bando non conoscono ancora gli esiti della selezione, né è dato sapere se i lavori della commissione si siano effettivamente conclusi e se la stessa abbia avanzato la proposta di finanziamento dei progetti selezionati;

   a parere dell'interrogante, i tempi eccessivamente lunghi della procedura selettiva rischiano di compromettere la finalità stessa del bando, quella cioè di portare, o riportare, in Italia i migliori ricercatori provenienti dall'estero disponibili a svolgere la loro carriera accademica nel nostro Paese; infatti, nelle more della pubblicazione dei risultati del concorso, i candidati possono nel frattempo trovare altrove soluzioni professionali, tant'è che in passato le rinunce, all'atto della pubblicazione delle graduatorie, hanno inciso negativamente su questo importante programma di ricerca –:

   se non ritenga di dover con urgenza assumere iniziative al fine di rendere pubblici gli esiti del bando relativo al 2016 e garantire così la conclusione della procedura di reclutamento dei giovani ricercatori.
(5-12257)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LOMBARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   «l'APe» agevolato è un sussidio economico introdotto dall'articolo 1, commi da 179 a 186, della legge n. 232 del 2016) (legge di bilancio 2017) che accompagna al raggiungimento della pensione di vecchiaia nel regime pubblico obbligatorio, a partire dal 1° maggio 2017, alcune categorie di lavoratori meritevoli di una particolare tutela da parte del legislatore a condizione di aver raggiunto il 63° anno di età. Lo strumento è stato regolato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n.88 del 2017 e dalla circolare dell'Inps n. 100 del 2017;

   la suddetta disciplina si applica, tra gli altri, a quanti si trovino in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell'ambito della procedura di cui all'articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, che abbiano concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi e siano in possesso di un'anzianità contributiva di almeno 30 anni (articolo 1 comma 179, lettera a));

   a questo riguardo, l'Istituto previdenziale, nella circolare n. 100 del 2017, ha dato una interpretazione restrittiva del dettato normativo, stabilendo che il diritto all’«APe» sociale sussiste solo nel caso in cui il lavoratore disoccupato abbia smesso di percepire un sussidio di disoccupazione da almeno tre mesi, mentre non è prevista per coloro che, pur avendo perso involontariamente il lavoro, non hanno avuto accesso agli ammortizzatori sociali;

   è evidente che già la legge discrimina tutti quei lavoratori disoccupati che, a parità di requisiti contributivi e anagrafici, non abbiano percepito l'indennità di disoccupazione in quanto magari lavoratori autonomi (categoria quest'ultima comunque presente nella disposizione legislativa che descrive i fruitori dell'anticipo agevolato della pensione); l'interpretazione della norma contenuta nella circolare dell'Inps del 16 giugno 2017 tuttavia restringe ulteriormente la platea dei beneficiari, escludendo chiunque non abbia avuto accesso agli ammortizzatori sociali;

   così facendo, si infrange il basilare principio di uguaglianza sociale a cui dovrebbe essere improntata la tutela lavoristica, penalizzando per di più quei lavoratori che non sono destinatari di alcuna forma di sostegno statale;

   entro il 15 ottobre 2017 l'Inps comunicherà ai soggetti che ne abbiano fatto istanza l'esito dell'istruttoria della domanda di riconoscimento delle condizioni di accesso all’«APE» sociale;

   ad oggi l'istituto di previdenza ha respinto numerose richieste per mancanza di requisiti utili –:

   se il Ministro interrogato non reputi urgente assumere iniziative al fine di estendere l’«Ape» sociale anche alle persone che perdono involontariamente il lavoro e non hanno diritto ad alcun ammortizzatore sociale.
(5-12259)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI e GIOVANNA SANNA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'agricoltura e la zootecnia, con una superficie agricola utilizzata (sau) che ammonta, secondo l'ultimo rilevamento Istat a 1.153.691 ettari, rappresentano settori fondamentali per l'economia e l'occupazione della Sardegna;

   l'agricoltura della Sardegna sta attraversando una crisi pesantissima, aggravata oggi dalla siccità, ma che era stata già duramente colpita dalle nevicate e dalle gelate nei mesi invernali;

   in Sardegna, dove si è registrato uno dei periodi più caldi degli ultimi 200 anni e sono stati riscontrati numerosi incendi, sono state stimate perdite di produzione del 40 per cento in tutti i prodotti agricoli per un valore di circa 120 milioni di euro. La mancanza di pascoli ha ridotto della metà i volumi di fieno e conseguentemente la produzione del latte e dei latticini (già diminuita nei mesi primaverili di circa un quarto rispetto al 2016). Gravi perdite di circa il 25 per cento sono state registrate anche nella raccolta del grano;

   oltre che dal clima avverso, le produzioni agricole della Sardegna sono devastate anche dalla fauna selvatica: i cinghiali mangiando l'uva mandano in crisi le imprese vitivinicole, i cervi si cibano di foraggio destinato a pecore e bovini, le cornacchie divorano angurie e meloni, senza dimenticare le nutrie, le volpi e soprattutto i fenicotteri che stanno distruggendo le risaie dell'isola. I danni causati dalla fauna selvatica sono stimati oggi in circa 10 milioni di euro annui;

   la gravissima crisi del comparto, legata all'indebitamento ed alla perdita di reddito, ha portato in questi anni al dissesto economico di numerose imprese del settore: un dato riscontrabile anche dalle aste fallimentari dell'isola dove è aumentato esponenzialmente il numero di terreni ed immobili agricoli in vendita presenti;

   da mesi le associazioni di categoria degli agricoltori e degli allevatori chiedono interventi urgenti per salvaguardare le aziende: incentivi per il foraggio del bestiame, risarcimenti per i danni causati dalle calamità naturali, blocco della cambiali agricole, interruzione dei procedimenti di Equitalia e l'azzeramento dei pagamenti Inps;

   la regione Sardegna ha convocato il 28 luglio 2017 tavolo istituzionale di crisi agricolo. A seguito di tale riunione (e di incontri presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) sono state annunciati i seguenti provvedimenti:

    stanziamento di risorse per il «pacchetto latte»: oltre ai 12 milioni di euro stanziati direttamente per gli allevatori è prevista un'integrazione di ulteriori 3 milioni di euro;

    stanziamento di risorse per la cerealicoltura: sono state destinate risorse per i progetti di filiera; 1,4 milioni di euro sono destinati alla coltivazione del grano duro, mentre 500 mila euro sono dedicati a valorizzare i cereali minori e i grani antichi;

    pagamenti agricoli: sono stati bloccati 50 milioni di euro di pagamenti previsti dal programma di sviluppo rurale; 30 milioni di euro per il 2016 e circa 19,5 milioni di euro per indennità compensative a favore di aziende ubicate in zone svantaggiate o montane;

    anticipazioni Pac e Psr: il Ministero ha inviato formale richiesta alla Commissione europea per integrare di 700 milioni di euro le anticipazioni dei pagamenti Pac e Psr da erogare entro il mese di ottobre 2017;

    misure per calamità naturale: il «decreto Mezzogiorno» permetterà di accedere agli strumenti di ristoro finanziario previsti dal fondo di solidarietà nazionale e a quelli riguardanti la sospensione dei pagamenti dei mutui bancari agrari, di quelli previdenziali e assistenziali;

    rimborsi ai comuni: attraverso la legge n. 28 del 1985 sono stati attivati i rimborsi ai comuni con 3,5 milioni di euro per gli interventi di urgenza e soccorso attuati nei giorni di alluvione, nevicate e siccità. La procedura ristora gli interventi di soccorso anche per gli animali;

    interventi per le risorse idriche: negli ultimi mesi sono stati stanziati per il «piano acque» in Sardegna circa 200 milioni di euro –:

   quando verranno attuate con quali modalità, per quanto di competenza, le iniziative annunciate a seguito del tavolo istituzionale di crisi agricolo illustrate in premessa e se le gravi condizioni in cui versano da lungo tempo le imprese agricole e zootecniche della Sardegna non necessitino di ulteriori iniziative mirate a sostenere il reddito delle aziende e la continuità occupazionale e produttiva di un comparto fondamentale per l'economia territoriale.
(5-12258)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARGIU e MATARRESE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il diabete è stato in passato fortemente invalidante, mentre gli attuali presidi di diagnosi precoce e trattamento terapeutico consentono una gestione di lungo termine della patologia, con inserimento sociale del paziente pressoché integralmente salvaguardato;

   oltre gli scompensi glicemici acuti, oggi infrequenti in un paziente correttamente trattato, l'obiettivo della terapia resta quello di consentire una vita totalmente normale al paziente, mirando alla prevenzione delle possibili complicanze, tanto pericolose per il paziente, quanto onerose per il sistema pubblico deputato alla loro gestione;

   in Italia, si stima che il 5,5 per cento della popolazione sia affetto da diabete (oltre il 90 per cento da diabete tipo 2). Di questi, il 6,2 per cento sono trattati con le sole prescrizioni dietetiche, quasi i 2/3 in trattamento con ipoglicemizzanti orali o farmaci iniettabili diversi dall'insulina, e il 30,2 per cento con insulina. Tra questi ultimi, il 50 per cento è trattato con sola insulina e il 56 per cento in modo combinato, con ipoglicemizzanti orali e insulina;

   la gestione del paziente diabetico non può prescindere dal costante monitoraggio glicemico, che consenta di calibrare adeguatamente la terapia individuale, proteggendo il paziente da squilibri metabolici acuti;

   fino a qualche anno fa, il monitoraggio della glicemia veniva effettuato attraverso il dosaggio venoso periferico sul sangue raccolto attraverso la puntura sul polpastrello di un dito della mano: tale procedura resta sgradita e indaginosa ed espone il paziente al rischio di infezioni cutanee;

   attualmente, è stata introdotta sul mercato una nuova tecnica di misurazione della glicemia, basata sul sistema Flash, che misura i livelli di glucosio nei fluidi interstiziali, ed è basato su un sensore che, applicato sul retro della parte superiore del braccio, registra continuamente i dati del glucosio che vengono automaticamente memorizzati e memorizzati fino a 14 giorni;

   tramite una scansione indolore di un secondo, i pazienti vengono informati sul livello corrente di glicemia e leggono sul display il «report storico» del glucosio nelle ultime 8 ore con il vettore dell'andamento tendenziale indicante la direzione e la frequenza di variazione dei suoi livelli;

   la raccolta continua dei dati fornisce informazioni affidabili sulla variabilità glicemica, supportando il processo decisionale di medici e pazienti, per una migliore gestione della malattia e la prevenzione di complicanze;

   il dispositivo in questione è incluso nei nuovi livelli essenziali di assistenza, all'interno dell'allegato 3 – presidi per persone affette da patologia diabetica e da malattie rare;

   l'impiego di tale strumentazione è diffuso ormai in molte regioni italiane (Toscana, Piemonte, Lazio, Campania e altre) ed è da considerare un passo avanti nel trattamento dei pazienti con diabete in trattamento insulinico intensivo, in particolare per il monitoraggio nei bambini e per la loro integrazione nell'ambiente scolastico, in quanto è indolore e offre la possibilità di un controllo a distanza tramite smartphone;

   le attività di monitoraggio dei costi del nuovo dispositivo hanno dimostrato costi vivi assolutamente sovrapponibili rispetto ai presidi precedentemente in uso;

   il monitoraggio continuo migliora il compenso del livello di zucchero nel sangue e previene l'insorgenza di complicanze, garantendo minori accessi al pronto soccorso e minori costi per il servizio sanitario regionale;

   la disponibilità del nuovo presidio di monitoraggio in alcune regioni italiane e il ritardo con cui viene introdotto nella prescrivibilità in altre regioni sono causa di una discriminazione nell'appropriatezza dei trattamenti terapeutici dei pazienti che crea discriminazioni tra i cittadini italiani in relazione alla diversa regione di residenza;

   tale discriminazione appare assolutamente ingiustificata e tale da mettere in discussione la omogenea garanzia dei livelli essenziali di assistenza nelle differenti regioni –:

   quali iniziative immediate intenda porre in essere perché i nuovi presidi terapeutici con tecnologia Flash, siano disponibili per tutti i cittadini, che ne trarrebbero beneficio, indipendentemente dalla regione di residenza, nel rispetto della omogenea garanzia dei livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio nazionale.
(4-17896)


   RUSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Cespu (Istituto universitario De Ciencias Da Saùde – Istituto universitario di scienze della salute) è un'università portoghese situata in Gandra-Paredes, Oporto (Portogallo) e che rilascia il titolo di «Maestre em medicina dentària»;

   gli studenti laureati nell'anno accademico 2015 al Cespu risultano tutti regolarmente iscritti (entro il gennaio del 2016) all'ordine dei medici dentisti italiani, con regolare autorizzazione rilasciata dal Ministero della salute, che ha riconosciuto il titolo equipollente a quello rilasciato dalle università italiane per l'iscrizione all'ordine, con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale;

   i decreti del Ministro della salute con cui sono stati riconosciuti tali titoli sono rinvenibili sulla Gazzetta Ufficiale;

   in ogni decreto è specificato il nome del Cespu, in regola con i riconoscimenti europei;

   tuttavia, per gli studenti laureati al Cespu l'anno accademico successivo e iscritti regolarmente all'ordine dei medici dentisti portoghese (Ordem Dos Mèdicos Dentistas) risulta il problema della mancata iscrizione all'analogo ordine italiano;

   il loro percorso formativo è iniziato nell'anno accademico 2012/2013, con l'ingresso nel corso di laurea «Maestrado integrado em Medicina Dentaria» presso l'istituto;

   durante il corso gli alunni hanno richiesto ed ottenuto il riconoscimento (ai sensi della legislazione portoghese) di altra formazione acquisita presso lo stesso Cespu nel «Corso di Scienze Basiche della Salute»;

   a quanto consta all'interrogante il 22 novembre 2016 gli studenti laureati, in possesso di certificato di onorabilità professionale (Good Stanting) e del certificato di conformità europea, hanno presentato domanda di riconoscimento del titolo di laurea in Italia al Ministero della salute;

   il Ministero ha fatto pervenire una comunicazione in cui si è riservato di rispondere per acquisire ulteriori informazioni dalle autorità competenti;

   il 21 giugno del 2017 lo stesso Ministero ha inviato un'ulteriore comunicazione con la quale ha richiesto informazioni dettagliate all'ambasciata italiana a Lisbona in relazione al percorso eseguito dagli studenti, riservandosi successivamente di rispondere;

   l'ordine dei medici portoghese ha risposto tramite il sistema «IMI» (Sistema d'informazione del mercato interno) ribadendo la regolarità del titolo conseguito;

   è stato anche attivato il «Solvit Italia» (un servizio gratuito ideato per aiutare i cittadini e le imprese dell'Unione europea a trovare soluzioni rapide a problemi transfrontalieri), ma, ad oggi, permane la situazione di stallo;

   il problema dell'iscrizione al suddetto ordine dei medici degli studenti laureati al Cespu nel 2016, si è verificato solo in Italia – e ciò costituisce una circostanza aggravante – perché altri studenti, con lo stesso percorso e laureati lo stesso giorno, risultano regolarmente iscritti all'ordine dei medici in Spagna, Francia ed Olanda ed operano regolarmente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza degli ultimi sviluppi della vicenda esposta in premessa e se non intenda adottare le opportune iniziative affinché sia riconosciuto anche nel nostro Paese (al più presto) il titolo di «Maestre em medicina dentària» come valido per l'iscrizione all'ordine dei medici dentisti italiani, conseguito dagli studenti presso l'istituto portoghese del Cespu, trattandosi di titolo già regolarmente riconosciuto in Italia per il precedente anno accademico e la cui domanda di riconoscimento è pervenuta al Ministero della salute ben 10 mesi fa.
(4-17905)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   SBROLLINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le Officine Lovato nascono dallo spirito imprenditoriale e dalle intuizioni di Ottorino Lovato a Vicenza, nel 1958. L'azienda sin dall'inizio della sua storia si è affermata come centro di innovazione e di sperimentazione;

   il patrimonio tecnologico e culturale che si è creato nel corso dei decenni è divenuto un punto di riferimento nazionale ed europeo per l'innovazione del settore degli impianti a gas e gpl:

   la progettazione e la realizzazione della prima multivalvola per impianti gpl ha segnato lo spartiacque tra passato e futuro: tale valvola, brevettata dall'azienda, è ancora oggi universalmente utilizzata;

   successivamente nel 2007 l'azienda Officine Lovato di Vicenza ha cambiato la propria ragione sociale in Lovato Gas, configurandosi sempre più come una realtà produttiva molto flessibile/costantemente in grado di rispondere alle richieste del mercato e alle sfide tecnologiche;

   superando tali sfide, dettate dalla continua evoluzione dei motori e dalle rinnovate esigenze ambientali, Lovato Gas dispone oggi di una gamma completa di sistemi e componenti per la conversione di veicoli a gas, sia gpl sia metano nel pieno rispetto delle più recenti normative sulle emissioni inquinanti;

   oltre 5 milioni di auto equipaggiate nel mondo con impianti Lovato Gas rappresentano la migliore testimonianza del successo di un prodotto caratterizzato dall'affidabilità e dalla semplicità di installazione;

   nel 2008 Lovato Gas si è ulteriormente ingrandita entrando a far parte del gruppo Landi Renzo;

   l'impegno continuo di Lovato Gas su tutti i mercati ha permesso di realizzare oltre il 9 del fatturato oltre i confini nazionali ed ha consentito all'azienda di occupare complessivamente oltre 110 dipendenti;

   il gruppo Landi Renzo (quotato in borsa) con sede a Reggio Emilia che ha acquisito Lovato Gas nel 2008 ha elaborato un piano industriale di gruppo che prevede la chiusura dello stabilimento di Vicenza. L'intenzione del gruppo è quella di delocalizzare le proprie produzioni in sede straniere come Iran e Polonia;

   Lovato Gas oggi occupa 110 persone ed è l'unica società del gruppo che continua a generare profitti. Dal 2008 ad oggi ha restituito a Landi il costo che a suo tempo la stessa famiglia Landi aveva speso per acquistarla dalla famiglia Lovato, una cifra stimabile, a quanto risulta all'interrogante, intorno ai 65 milioni di euro;

   Lovato Gas nel 2016 ha chiuso il suo bilancio con un utile di 1,2 milioni di euro pur prestando al gruppo Landi 3 milioni di euro. Grazie all'aumento della produttività ed efficienza l'azienda è recentemente riuscita ad abbattere il costo del lavoro per oltre 500.000 euro;

   vi è ancora la possibilità di dialogare con l'azienda, per incentivarla a discutere del proprio piano industriale con i sindacati in modo da garantire produttività e innovazione dei prodotti, anche attraverso il rilancio dello stabilimento di Vicenza. Il sindacato si è sempre dimostrato disponibile per queste prospettive. La chiusura della parte sana dell'azienda mette a rischio tutto l'esistente e la possibilità di creare valore per tutti il gruppo. Gli studi indicano come il settore in cui opera l'azienda Lovato Gas stia crescendo con un tasso dell'8 per cento;

   attualmente presso la Lovato Gas i lavoratori hanno organizzato un presidio fisso, attivo 24 ore al giorno per non far portare via i macchinari –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se e come il Governo intenda intervenire al riguardo, quali strumenti ritenga di utilizzare e quali iniziative intenda assumere per salvaguardare la produttività e l'occupazione dello stabilimento di Vicenza.
(4-17897)