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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 26 luglio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La Commissione XI,
   premesso che:
    il quadro normativo per l'accesso ai trattamenti pensionistici nel nostro Paese prevede, tra le altre, disposizioni volte al progressivo innalzamento dei requisiti anagrafici per il diritto attraverso il loro adeguamento all'incremento della speranza di vita accertato dall'Istat);
    il primo intervento in tal senso si è avuto all'articolo 22-ter, comma 2, del decreto-legge n. 78 del 2009, con decorrenza prevista dal 1o gennaio 2015;
    nel corso del 2010 e del 2011 la disciplina ha subito ripetuti interventi di modifica prima ad opera del decreto-legge n. 78 del 2010 (articolo 12, commi 12-bis e 12-quinquies) successivamente con il decreto-legge n. 98 del 2011 (articolo 18, comma 4) e infine con il decreto-legge n. 201 del 2011 (articolo 24, commi 12 e 13), quest'ultimo comunemente noto come «riforma Fornero» che, all'adeguamento dei requisiti anagrafici, ha aggiunto quello dei requisiti contributivi;
    attraverso le richiamate modifiche, quindi, il primo adeguamento alla speranza di vita è stato anticipato al 1o gennaio 2013, prevedendo al tempo stesso che i successivi due adeguamenti sarebbero stati effettuati a distanza di tre anni ciascuno, quindi nel 2016 e nel 2019, mentre a decorrere dal 2019 gli adeguamenti sarebbero stati attuati con cadenza biennale;
    sostanzialmente, più si allunga l'aspettativa di vita e più tempo gli italiani dovranno lavorare, con ricadute dirette sulla qualità della vita e sul benessere condiviso, con l'indebolimento della rete sociale che storicamente, in Italia, ha contribuito in maniera rilevante al soddisfacimento delle esigenze famigliari e individuali;
    il diritto di accesso al trattamento pensionistico, inoltre, è stato gravemente intaccato, imponendo il prolungamento del periodo di attività delle lavoratrici e dei lavoratori con la conseguenziale e progressiva riduzione delle opportunità di nuovi accessi al mercato del lavoro;
    l'età pensionabile in Italia è cresciuta tanto da superare la media dei Paesi dell'Unione europea che attualmente, si attesta per gli uomini sui 64 anni e 4 mesi e per le donne sui 63 anni e 4 mesi, ben al di sotto rispettivamente dei 66 anni e 7 mesi e dei 65 anni e 7 mesi previsti oggi dalle richiamate disposizioni. A titolo esemplificativo si considerino alcune delle maggiori economie europee dell'Ocse quali Germania, 65 anni e 4 mesi, Francia, 62 anni, e Spagna, 65 anni e 3 mesi, tutte senza differenze di genere. Requisiti simili si hanno per le lavoratrici e i lavoratori di Paesi Ocse extra europei quali ad esempio il Giappone e il Canada, 65 anni in entrambi i casi; secondo le ultime stime riportate nella pubblicazione Istat «Noi Italia» del 2017, l'aspettativa di vita maschile è pari a 80 anni e 6 mesi, contro i 79,8 del 2013, mentre quella femminile è di 85 anni e 1 mese, contro gli 84,6 del 2013, così comportando l'incremento dell'età pensionabile a partire dal 1o gennaio 2019 a 67 anni di età, per poi aumentare a 67 anni e 3 mesi a partire dal 1o gennaio 2021 fino a raggiungere, secondo le stime, i 70 anni a partire dal 1o gennaio 2050;
    ai sensi dell'articolo 12, comma 12-bis, del decreto-legge n. 78 del 2010, l'adeguamento al sistema pensionistico è da effettuarsi con decreto direttoriale del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento, quindi con riguardo all'adeguamento previsto con decorrenza dal 2019 (67 anni di età) il decreto direttoriale dovrà essere adottato entro la fine del 2017;
    secondo alcune stime non confermate le risorse necessarie per disapplicare l'adeguamento corrisponderebbero a 1,2 miliardi di euro secondo quanto rilanciato dal presidente Inps, invece, il blocco totale dell'adeguamento almeno fino al 2035 costerebbe poco oltre 140 miliardi di euro;
    sarebbe auspicabile reperire le risorse utili per interrompere il processo di adeguamento dell'età pensionabile, attraverso una riforma della normativa in materia di agevolazioni riconosciute a banche e assicurazioni, ivi comprese quelle riguardanti la deducibilità degli interessi passivi delle operazioni finanziarie di cui agli articoli 6 e 7 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446,

impegna il Governo

ad assumere le opportune iniziative volte a interrompere l’iter di adeguamento dell'età pensionabile a decorrere dal 1o gennaio 2019, intervenendo, a maggior tutela delle lavoratrici e di lavoratori in Italia, sulle disposizioni di armonizzazione dei requisiti anagrafici per l'accesso al trattamento previdenziale conformandoli alla media dei Paesi dell'Unione europea.
(7-01325) «Tripiedi, Dall'Osso, Chimienti, Ciprini, Cominardi, Lombardi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MENORELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per lo sport, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'Aero Club d'Italia (AeCI) è un ente pubblico non economico sottoposto alla vigilanza dei Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti, della difesa, dell'economia e delle finanze e dell'interno;
   l'incarico di presidente dell'AeCI è conferito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con gli altri Ministri competenti;
   il signor Leoni Giuseppe, presidente dell'AeCI, è stato condannato alla pena di anni tre di reclusione a seguito di delitto di peculato perpetrato a danno dell'ente da lui stesso presieduto;
   l'Anac, di conseguenza, presieduta dal dottor Raffaele Cantone, ha decretato che il signor Leoni Giuseppe debba essere sospeso dalla funzione di presidente dell'AeCI ai sensi dell'articolo 11 del codice di comportamento del Coni;
   il Coni ha, conseguentemente, provveduto a sospendere il signor Leoni Giuseppe, in via cautelativa, per un periodo di diciotto mesi;
   essendo la presidenza dell'AeCI anche parte dell'organismo apicale del Coni, essendo tale funzione del presidente dell'AeCI di massima importanza, ed essendo, infine, l'incarico infungibile, l'ente si troverebbe in una situazione di grave imbarazzo nel non poter svolgere una funzione rappresentativa di prioritaria importanza;
   in ogni caso, essendo stato Giuseppe Leoni condannato a tre anni di reclusione per aver commesso il delitto di peculato ai danni di AeCI, viene meno, anche ai sensi di quanto previsto dallo statuto del Coni e dal codice di comportamento (articoli 1, 2 e 11), il requisito di onorabilità ed autorevolezza che dovrebbe competere al presidente dell'AeCI;
   apparirebbe, inoltre, alquanto discutibile che il signor Leoni Giuseppe sia confermato presidente dell'AeCI;
   Giuseppe Leoni si trova, infatti, in una situazione di grave ed insanabile conflitto di interessi, in quanto egli, ai sensi dell'articolo 1 dello statuto dell'AeCI dovrebbe, al fine di tutelare l'onorabilità e l'autorevolezza dell'Ente, avviare un procedimento sanzionatorio di sospensione contro se stesso, cosa che si è ben guardato dal fare;
   Giuseppe Leoni, in aperto contrasto con il principio di lealtà e correttezza imposto alla carica che ricopre dal codice di comportamento del Coni (articolo 2), starebbe anzi promuovendo una modifica statutaria con la quale, inserendo una norma che appare ad personam, intende, ad avviso dell'interrogante illegittimamente, abrogare dallo statuto dell'ente la norma che prevede l'incandidabilità di soggetti sottoposti a procedimenti disciplinari per lesione dei principi di onorabilità (ciò ad onta della norma generale del Coni secondo la quale il codice di comportamento deve essere adottato, applicato e rispettato anche dai presidenti di federazione) –:
   se il Governo sia a conoscenza di tali fatti e quali iniziative intenda assumere al fine di non procedere alla nomina di Giuseppe Leoni a presidente della Federazione nazionale sportiva Aeci (Aero Club d'Italia), anche a tutela dell'onorabilità dell'Ente. (3-03195)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANDREA ROMANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   con riferimento alla Federazione russa, governata ininterrottamente da Vladimir Putin dal 1999 nel ruolo di Primo Ministro o di Presidente, il rapporto annuale 20162017 di Amnesty International indica un aumento delle limitazioni ai diritti alla libertà d'espressione, associazione e riunione pacifica, timori relativamente al rispetto dell'equità processuale, preoccupazione per le sanzioni pecuniarie o azioni penali contro difensori dei diritti umani e per il moltiplicarsi di accuse, ai sensi della nuova legislazione antiestremismo, per aver criticato la politica dello Stato, casi di tortura e altri maltrattamenti in istituti penitenziari, gravi violazioni dei diritti umani nel contesto di operazioni di sicurezza nel Caucaso del nord, mancato rispetto dei diritti di richiedenti asilo e rifugiati;
   la Russia è altresì oggetto di critiche a livello internazionale in relazione alle accuse di crimini di guerra commessi dalle sue forze in Siria; la Corte penale internazionale prosegue l'esame preliminare della situazione in Ucraina, anche in merito ai crimini commessi in Ucraina orientale e in Crimea;
   con riferimento alla crisi politica della Crimea del 2014, l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America considerano illegale sia la proclamazione d'indipendenza sia il referendum del 2014, oltre che la successiva richiesta di annessione alla Russia, e considerano lo status giuridico del suo territorio come sotto «occupazione militare» dell'esercito russo;
   il 19 giugno 2017 il Consiglio affari esteri dell'Unione europea ha prorogato le misure restrittive in risposta all'annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli, coerentemente con la posizione espressa dall'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza nonché vicepresidente della Commissione Federica Mogherini che ha rinnovato l'impegno ad attuare pienamente la politica di non riconoscimento da parte dell'Unione europea e dei suoi Stati membri; il 27 giugno 2017, durante una conferenza stampa congiunta con l'omologo di Kiev, Pavlo Klimkin, il Ministro interrogato ha confermato che la posizione dell'Italia «è chiara e ferma in ambito dell'Unione europea, del G7 e di ogni altro formato»;
   numerose fonti internazionali, tra cui il presidente della commissione servizi segreti del Senato degli Stati Uniti d'America, Richard Burr, l'Ufficio federale per la protezione della Costituzione in Germania, il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, e il Ministro degli esteri ucraino, Pavlo Klimkin, hanno denunciato l'esistenza di un disegno russo volto a condizionare l'esito delle elezioni in diversi Paesi europei, in alcuni casi anche facendo ricorso ad attacchi cibernetici coordinati che includono la diffamazione dei candidati, con l'obiettivo di destabilizzare l'Unione europea, archiviare la vicenda comunitaria e indurre gli Stati ad intraprendere nuove strategie ed alleanze;
   il 25 luglio 2017, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, l'ambasciatore Cesare Ragaglini, che rappresenta ufficialmente la Repubblica italiana in Russia, ha espresso alcune considerazioni vivaci, asserendo che «Putin ha risollevato il Paese e dopo la crisi ucraina, vissuta come l'ultima umiliazione, ha tracciato una linea rossa», ovvero che «la Crimea non era il primo Paese che votava per la sua indipendenza in Europa», o ancora che «era evidente il tentativo [dell'UE] di sottrarre Kiev all'influenza storica della Russia», e infine che «Putin ha ridato ai russi stabilità, ordine, benessere e soprattutto orgoglio patriottico»;
   nell'intervista, l'ambasciatore italiano a Mosca ha altresì espresso perplessità riguardo all'accusa ai russi di voler destabilizzare le elezioni nei Paesi occidentali attraverso la pirateria informatica –:
   quali siano gli orientamenti del Governo circa considerazioni espresse dall'ambasciatore d'Italia nella Federazione russa, di cui in premessa, che collidono criticamente con le posizioni che il Governo italiano ha fino ad ora assunto in armonia con l'Unione europea e con i principali partner ed alleati dell'Italia. (5-11978)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   a fine 2016, come riportato da notizie di cronaca dei mesi scorsi (L'Arena del 3 marzo 2017), a seguito di un furto di quadri elettrici e cavi di rame ad opera di ignoti presso la discarica di Ca’ Filissine a Pescantina (Vr), furto denunciato in base ad una relazione di Arpav al comune, il 26 gennaio 2017 si è interrotta l'aspirazione del biogas e la sua termodistruzione nel sito, poiché le torce, che hanno il compito di bruciare il biogas, hanno smesso di funzionare;
   il biogas è una miscela formata principalmente da metano e anidride carbonica e, in quantità minori, anche da composti organici non metanici, come terpeni, propano, etano, tuolene e da composti dello zolfo. La presenza dei due composti principali, definiti gas climalteranti, stride con quanto previsto dal protocollo di Kjoto in materia ambientale e con l'impegno assunto dal comune di Pescantina con l'approvazione del piano d'azione per l'energia sostenibile, costato circa 25 mila euro, che prevede un abbattimento delle emissioni di anidride carbonica del 20 per cento entro il 2020;
   il furto e la mancata asportazione del biogas aggravano altre problematiche relative alla discarica, il problema del percolato, giunto a livelli pericolosissimi (circa 30-40 metri anziché i 4 consentiti) e la presenza di Pfas in falda profonda legati al verosimile smaltimento di fanghi contaminati, che potrebbero arrecare un enorme danno sia alla comunità locale che al territorio, fino ad arrivare al disastro ambientale;
   sulla questione il sindaco Cadura, giustificatosi affermando di aver saputo in ritardo del guasto dopo la segnalazione fatta da Arpav, nonostante risulti da tre anni custode giudiziario, ha dichiarato di aver richiamato la Daneco s.p.a., all'epoca gestore della discarica, alle proprie responsabilità, attribuendo alla stessa la scarsa vigilanza sul sito;
   la discarica in questione, nata nel 1987 da una convenzione tra il comune di Pescantina e la società Aspica s.r.l., rilevata nel 1999 dalla Daneco s.p.a., è stata protagonista di un iter molto travagliato, caratterizzato, tra l'altro, dal sequestro giudiziario del sito nel 2006 per il problema relativo all'innalzamento del percolato e dagli arresti dei vertici di Daneco nel 2014 sempre in relazione alla mala gestio della discarica;
   la Daneco s.p.a. comunicava la volontà di cessare il proprio presidio presso la discarica a partire dal 31 luglio 2015, con una richiesta risarcitoria di 11.640.338,47 euro. Successivamente il comune di Pescantina ha conferito alla società l'incarico di provvedere all'adeguamento della soluzione progettuale, avviando quindi un procedimento amministrativo teso all'assunzione di provvedimenti urgenti e temporanei. Nel frattempo, l'amministrazione comunale di Pescantina ha approvato un progetto « shock», che prevede il conferimento di 1 milione e 800 mila metri cubi di nuovi rifiuti speciali, per un importo di 450 mila euro;
   a quanto consta agli interroganti, il dipartimento Arpav, in risposta al consigliere comunale del M5S, Davide Pedrotti, circa la richiesta di una stazione di monitoraggio della qualità dell'aria ambiente nei pressi della discarica, avrebbe disposto il posizionamento, entro il 5 maggio 2017, di una stazione di monitoraggio dell'aria in piazza degli Alpini, a Pescantina;
   tale posizionamento non corrisponde alle necessità attuali di conoscere quanto il biogas possa o meno aver inquinato l'aria nei pressi della discarica, dopo il furto che da mesi impedisce la combustione del gas, anche per confrontare i nuovi dati con quelli rilevati nel 2015 –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della succitata vicenda e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per un intervento tempestivo, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, al fine di verificare lo stato dei luoghi e il livello di inquinamento ivi presente, a tutela del territorio interessato e del diritto alla salute dei cittadini, come garantito dall'articolo 32 della Costituzione italiana. (5-11977)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   sin dall'ormai famigerato impianto di Altmont Pass in California negli anni ’80 è noto che le turbine eoliche sono un pericolo per gli uccelli;
   esse costituiscono una fonte di pericolo soprattutto per i grandi veleggiatori, i rapaci, le gru, le cicogne; seguono i piccoli migratori e i pipistrelli;
   l'effetto deleterio delle pale eoliche non è solo diretto: oltre alla morte per collisione, i ricercatori sono concordi nel ritenere che gli impianti eolici sono dannosi per l'avifauna, perché sottraggono territorio agli uccelli, per l'effetto barriera che obbliga gli stormi a giri più lunghi durante i voli;
   in Italia, lo sviluppo del settore eolico ha causato, in molti territori, scempi e danni alla natura;
   il nostro Paese è interessato dal passaggio di numerosi uccelli migratori che dal Nord Europa si dirigono verso l'Africa e viceversa;
   spesso, le pale eoliche posizionate su valichi montani, quindi lungo rotte di migrazione, sono causa di morte, oltre che di disorientamento, di tante specie –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti intenda adottare per proteggere l'avifauna, nonché per rendere noti eventuali studi sul tema. (4-17478)


   BATTELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'attuale depuratore di Cornigliano versa ormai direttamente nel torrente Polcevera i liquami provenienti dalle abitazioni circostanti, creando seri problemi ambientali soprattutto nella zona della Fiumara e a Sud di via Cornigliano. Peraltro, il fenomeno è amplificato dalla concentrazione di melma nel Polcevera;
   l'impianto sembra essere a norma per quanto riguarda la qualità del filtro dell'acqua, ma non per gli odori, per cui si rende necessaria la realizzazione di un nuovo impianto a norma;
   il 23 settembre 2016 è stato sottoscritto il contratto tra comune, Mediterranea delle Acque e Società per Cornigliano per la cessione del diritto di superficie delle aree ex Ilva per la realizzazione di un nuovo impianto di trattamento di fanghi e acque. Secondo quanto previsto dal dettaglio contrattuale, il nuovo depuratore dovrà sorgere sui 15 mila metri quadrati di aree ex Ilva e di proprietà dell'autorità portuale, all'interno di un terreno bonificato dalla Società per Cornigliano;
   già nel 2009 sono stati stanziati fondi per la modifica degli impianti di depurazione, ma i lavori non hanno mai avuto seguito. Risulta, inoltre, che sono stati pianificati ingenti investimenti fino al 2025, che si vanno ad aggiungere ai ben 6,7 milioni di euro stanziati nel 2009 al 2015, ai 4 milioni per il 2016 e 2017 e ai 5 milioni di euro per il 2018;
   l'attuale impianto non risulta all'interrogante essere tarato per poter trattare il percolato. D'altra parte, questo aveva già portato, in passato, all'apertura di una maxi inchiesta sulla discarica di Scarpino, a seguito della quale la procura della Repubblica aveva impartito dettagliate prescrizioni affinché si arrivasse alla riapertura del sito di «Scarpino»: fra le altre, trattare il percolato in un impianto dedicato;
   l'assessore comunale, a seguito ad un'interrogazione presentata in consiglio comunale, ha affermato che sulla questione è stato richiesto l'intervento della Asl per verificare la possibile presenza di problemi di carattere igienico-sanitario, nonché dell'Arpal per valutare l'opportunità di eseguire controlli per il rischio legato alla balneazione;
   tuttavia, nel mese di aprile 2017 è stata presentata nuovamente una denuncia sulla violazione del decreto legislativo n. 36 del 2003 («Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti»);
   occorrerebbe accertare le singole responsabilità circa il malfunzionamento del depuratore, e, se del caso, stabilire una procedura di revisione della struttura conformemente alle disposizioni di legge, che consenta, la messa in sicurezza e la ripresa della piena funzionalità dell'impianto di depurazione, nonché l'effettiva messa in opera del nuovo impianto entro la data di scadenza prefissata e attraverso lo stanziamento dei fondi appositamente destinati alla sua realizzazione –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito a quanto esposto in premessa e se non intenda promuovere una verifica, da parte del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, in ordine alla situazione del depuratore di Cornigliano, il cui funzionamento non appare conforme alle norme in materia di tutela della salubrità ambientale e che, rischia di avere un forte e irreversibile impatto sulle zone limitrofe di grande rilevanza paesaggistica, con conseguenze significative non solo sulla salute della collettività ma anche sulla preservazione della fauna e della flora del posto. (4-17485)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURGIA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il presunto assenteismo di alcuni dipendenti dell'Istituto centrale per la demoetnoantropologia di Roma Eur, già Museo delle arti e tradizioni popolari, è stato oggetto di attività di indagine;
   l'indagine verteva su false attestazioni di presenza in servizio di alcuni dipendenti (nove), e su una supposta negligenza – eventualmente dolosa – della direttrice dell'Istituto centrale, Maura Picciau;
   il quotidiano « Il Messaggero» di Roma, del 12 gennaio 2016, riportava la notizia di un doppio incarico della dottoressa Maura Picciau, la quale «risulta anche nell'organigramma del Segretariato regionale sardo, servizio di tutela del patrimonio culturale e paesaggistico con la responsabilità dei beni storico-artistici, in qualità di funzionario esterno. Ovvero fuori sede. Lei che è di Cagliari, dunque, lavora a Roma però ha anche incarichi in Sardegna»;
   sempre Il Messaggero riporta che «a febbraio 2015, i carabinieri del reparto operativo annotano le sue uniche presenze in museo: 10, 11, 12, 18, 19 e 20 febbraio. Non si sarebbe accorta delle assenze ingiustificate dei suoi dipendenti, dunque, perché era la prima a non essere sempre in ufficio»;
   la pubblicazione degli articoli giornalistici ha avuto luogo in un tempo in cui i giudici non si erano ancora espressi in merito al caso;
   contemporaneamente all’iter giudiziario, e in seguito all'avvio del procedimento disciplinare per la dottoressa Picciau e per i nove dipendenti indagati, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha effettuato un'ispezione presso gli uffici dell'istituto centrale per la demoetnoantropologia e museo delle arti e tradizioni popolari;
   le risultanze dell'ispezione, depositate il 15 gennaio 2016, indicano che, nei numerosi giorni di assenza contestati dal pubblico ministero in riferimento al periodo in esame, la Picciau era per una parte in ferie regolari e per altra parte in missione per servizio esterno in funzione di altro incarico presso il segretariato regionale per i beni culturali della Sardegna del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, incarico privo di emolumenti integrativi, senza rimborsi spese né di missione;
   per quanto attiene al procedimento disciplinare avviato nei confronti della dottoressa Picciau, a seguito del colloquio dibattimentale, il 21 marzo 2016 il direttore generale del personale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dichiarava con apposito decreto la stessa «prosciolta da ogni addebito contestato per l'accertata insussistenza della responsabilità disciplinare in relazione ai fatti contestati»;
   in seguito alla sentenza della Corte di cassazione, totalmente riabilitativa della dottoressa Picciau, è stata disposta l'archiviazione di tutti i procedimenti a suo carico –:
   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per ristabilire l'immagine e l'onore di un dirigente dello Stato, competente e onesto, ingiustamente sottoposto a una violenta campagna mediatica, che ne ha minato la figura di dirigente e professionista. (5-11972)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TURCO, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS e SEGONI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   risulta all'interrogante che il tribunale militare di Verona è stato attinto nell'arco di quattro anni da provvedimenti del Garante per la protezione dei dati personali che hanno accertato illeciti trattamenti dei dati personali comuni e sensibili di dipendenti dell'ufficio posti in essere dai vertici magistratuali del medesimo tribunale militare di Verona;
   i sopracitati provvedimenti sono stati oggetto di altrettanti atti di sindacato ispettivo al Ministero della difesa, tutti ad oggi rimasti senza risposta (interrogazione del 7 agosto 2014, n. 5-03469; interrogazione del 17 dicembre 2015, n. 5-07239; interrogazione del 15 febbraio 2017, n. 5-10594; interrogazione del 22 marzo 2017, n. 5-10907);
   risulta all'interrogante che in data 23 ottobre 2015 si è svolta l'ispezione ordinaria del Consiglio della magistratura militare presso il tribunale militare di Verona per il quadriennio 2011-2014, quale prevista ai sensi dell'articolo 65, comma 1, del codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010;
   dal verbale ispettivo quale recepito nella deliberazione del plenum dell'organo di autogoverno magistratuale militare del 19 gennaio 2016, n. 5638, emergerebbe, a quanto risulta agli interroganti, che in alcun modo è stata oggetto d'esame la problematica delle reiterate violazioni della normativa in materia di trattamento di dati personali quali accertate dal Garante per la protezione dei dati personali posto che alla ridetta data erano già intervenuti due dei quattro provvedimenti ad oggi adottati;
   la normativa in materia di tutela della riservatezza ex decreto legislativo n. 196 del 2003, tutela un diritto costituzionalmente protetto e nel caso di specie la violazione è stata posta in essere non già da funzionari amministrativi bensì da appartenenti all'ordine giudiziario militare quali vertici dell'ufficio giudiziario militare veronese e la grave violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile, costituisce elemento di responsabilità magistratuale, ex articolo 2, comma 1, lettera g), del decreto legislativo n. 196 del 2003, applicabile anche ai magistrati militari;
   in materia ispettiva, l'articolo 65, primo comma 1 del codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010, prevede che: «Il Consiglio della magistratura militare, per accertare l'efficienza e la regolarità dei servizi e per esigenze relative all'esercizio delle funzioni a esso attribuite, dispone ispezioni negli Uffici giudiziari militari», mentre il successivo quarto comma dispone che: «Il Ministro della difesa può in ogni tempo disporre ispezioni negli uffici giudiziari militari, richiedendo al Consiglio la nomina di ispettori» –:
   di quali notizie disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa;
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda promuovere per assicurare il rispetto della normativa in materia di trattamento dei dati personali dei dipendenti da parte del tribunale militare di Verona;
   se il Ministro interrogato intenda valutare la sussistenza dei presupposti per promuovere iniziative ispettive presso il tribunale militare di Verona, ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di competenza, in ordine alla serie di illeciti trattamenti di dati personali accertati dal Garante per la protezione dei dati personali di cui in premessa. (5-11986)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   PELILLO, PARRINI e MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità 2015), ha introdotto il meccanismo della scissione dei pagamenti, cosiddetto split payment, attraverso il quale, ai fini del recupero dell'evasione, dal 1o gennaio 2015, nelle operazioni effettuate nei confronti delle pubbliche amministrazioni, l'imposta sul valore aggiunto viene sottratta alla disponibilità del fornitore e acquisita direttamente dall'erario;
   l'applicabilità dello split payment, derogando alle ordinarie regole dell'Iva, ha ricevuto l'autorizzazione comunitaria limitatamente al triennio 2015-2017;
   il citato meccanismo può costituire una criticità nella gestione finanziaria delle imprese che hanno come committenti prevalentemente i soggetti cui si applica la scissione dei pagamenti, tale da generare crisi di liquidità e comportare il ricorso al mercato del credito;
   in particolare, nel caso di strutture consortili, il credito Iva che si forma in capo al consorzio comporta un recupero ancor più difficoltoso;
   a tal fine, è stata prevista, dall'articolo 1, comma 128, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016), una norma finalizzata a traslare il credito Iva sulle singole imprese consorziate, applicando il reverse charge alle prestazioni di servizi resi dalle medesime imprese consorziate nei confronti del consorzio di appartenenza; ove detto consorzio sia aggiudicatario di una commessa nei confronti di un ente pubblico cui si applica lo split payment;
   l'efficacia della citata norma era subordinata all'autorizzazione, autorizzazione dell'Unione europea, ai sensi della «direttiva IVA» ma tale autorizzazione non risulta ancora pervenuta;
   la necessità di rendere efficace la disposizione in favore dei consorzi è resa ancora più urgente dalla proroga fino al 30 giugno 2020 dello split payment, recata dall'articolo 1 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 96 del 21 giugno 2017, per la quale è stata già ottenuta l'autorizzazione comunitaria  –:
   a quale stato siano le interlocuzioni con le autorità europee per l'ottenimento dell'autorizzazione relativa alle disposizioni di cui dall'articolo 1, comma 128, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, al fine di garantire i tempi di rimborso dell'Iva per i consorzi che hanno come committenti i soggetti cui si applica la scissione dei pagamenti. (5-11979)


   GEBHARD, TURCO, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS e SEGONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   pochi settori sono vigilati o meglio sorvegliati come quello bancario, eppure se si scorre l'elenco degli istituti quotati in borsa si scopre che non si conoscono i nomi della gran parte dei loro azionisti, salvo quando si presentano in assemblea una volta all'anno;
   la legge obbliga, infatti, gli investitori a comunicare alla Consob solamente le partecipazioni che superano la soglia del 3 per cento il che comporta che, su 119,8 miliardi di euro di capitalizzazione di borsa, calcolata ai valori del 17 luglio 2017, gli azionisti dichiarati che sforano il tetto del 3 per cento, sono appena 35 e a loro fa capo una quota pari a 26,9 miliardi di euro di capitale, meno di un quarto del totale, ma non si sa gli altri 92,9 miliardi di euro a chi sono intestati;
   il peso degli stranieri, presenti in 8 delle 15 banche analizzate, è certamente rilevante, visto che sono circa un terzo del totale e a loro fanno capo 8,32 miliardi di euro di capitalizzazione;
   nel capitale di Intesa Sanpaolo 4 sono gli azionisti rilevanti (Compagnia di San Paolo col 9,2 per cento, Blackrock col 5,01 per cento, Fondazione Cariplo con il 4,84 per cento e Fondazione Cr Padova Rovigo col 3,24 per cento, tre in Unicredit (Capital research al 5,072 per cento, Mubadala al 5,042 per cento e Norges bank col 3,3 per cento, come in Mediobanca (Unicredit all'8,7 per cento Bolloré al 5,03 per cento e Mediolanum 3,34 per cento) e in Ubi (Fondazione Cr Cuneo al 5,91 per cento, Fondazione Banca Monte Lombardia al 5,21 per cento e Silchester Invest al 5,125 per cento;
   la Bpm ha un solo azionista sopra il 3 per cento (Invesco col 3,13 per cento) come il Credito Valtellinese (Dumont con il 5,78 per cento), appena due ciascuno Bper (Finose con il 5,01 per cento e Fondazione di Sardegna col 3,025 per cento) e Carige (Malacalza con il 17,59 per cento Volpi con il 6 per cento), mentre nelle altre quotate ai principali azionisti fanno capo quote ben più corpose;
   è importante per il nostro Paese conoscere chi siano gli azionisti con quote di partecipazione superiori allo 0,50 per cento degli istituti di credito italiani, visto che il sistema economico/finanziario è un asset strategico. Inoltre, tali informazioni si potrebbero rivelare fondamentali, nella prospettiva della creazione di un mercato italiano dei non performing loan, al fine di prevenire l'insorgenza di situazioni di conflitto di interesse tra i soci degli istituti e gli acquirenti dei crediti deteriorati –:
   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato reputi opportuno intraprendere in merito ai fatti esposti in premessa. (5-11980)


   ZOGGIA e ZACCAGNINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   gli accordi internazionali sul clima finalizzati alla riduzione di emissioni di anidride carbonica, ed in particolare quello di Parigi Cop21, non prevedono disposizioni vincolanti per Stati sottoscrittori;
   tale situazione ha prodotto e continua a produrre uno squilibrio di competitività e concorrenza nel mercato globale tra i produttori di Paesi che hanno adottato misure finalizzate alla riduzione delle emissioni e gli altri Paesi, che rischia di aggravarsi ancora di più a seguito della denuncia formale degli accordi sul clima da parte dell'amministrazione degli Stati Uniti;
   la produzione industriale europea è gravemente penalizzata dal costo energetico e ambientale nei confronti dei competitori internazionali e a dimostrarlo sono le crescenti delocalizzazioni degli impianti e le percentuali dell'importazione di beni prodotti da razioni ormai industrializzate, che sono, di fatto, anche dei «paradisi emissivi»;
   la bilancia commerciale europea, nel decennio 2002-2012, ha più che raddoppiato la propria negatività, importando 2,2 volte quello che importava all'inizio millennio; la Cina ha incrementato le proprie esportazioni del 459 per cento e la Russia del 253 per cento;
   i Paesi industrializzati esportano nei Paesi in via di sviluppo percentuali significative di servizi, cioè attività con un basso impatto di inquinamento e beni prodotti con alti livelli di efficienza energetica e percentuali significative di fonti rinnovabili. Diversamente, importano soprattutto beni fabbricati da opifici non efficienti e che si approvvigionano con vettori energetici fossili: la Cina, ad esempio, produce oltre l'80 per cento della propria elettricità con il carbone;
   tra i Paesi più virtuosi, quindi paradossalmente più colpiti, c’è proprio l'Italia che, con una leadership su efficienza energetica e produzione rinnovabile, vede i propri settori energivori, come acciaio, carta, cantieri navali, vetro e alluminio, perdere costantemente competitività sul mercato mondiale  –:
   se il Governo non ritenga di assumere iniziative per l'individuazione di misure direttamente applicabili a livello nazionale che agiscano come leva di fiscalità ambientale, tramite la modulazione delle aliquote Iva, prevedendo altresì un'imposta agevolata per i prodotti realizzati con metodi finalizzati alla riduzione di emissioni di anidride carbonica e un'imposta maggiorata per i prodotti realizzati con tecniche che non tengono conto degli impegni internazionali sul clima. (5-11981)


   SOTTANELLI e ZANETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   i versamenti delle imposte 2017, derivanti dalla dichiarazione dei redditi (ex modello unico), in particolare per i titolari di reddito di impresa, stanno creando ancora più confusione, nei riguardi dei contribuenti e degli operatori del settore, a causa dalla proroga tardiva concessa con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 luglio 2017 che ha creato ulteriori difficoltà in quanto concessa limitatamente alle imposte sui redditi;
   per effetto della proroga, infatti, il contribuente titolare di reddito d'impresa dovrà rispettare le precedenti scadenze del 30 giugno 2017, o dal 1o luglio al 31 luglio 2017 con lo 0,40 per cento in più, per versare l'Irap, l'eventuale saldo dell'Iva 2016, i contributi previdenziali e le altre imposte diverse da quelle sui redditi;
   inoltre, dovrà rispettare anche le nuove scadenze del 20 luglio 2017, o dal 21 luglio al 21 agosto con lo 0,40 per cento in più, per pagare le imposte sui redditi, Irpef, Ires e relative addizionali;
   nell'ipotesi in cui lo stesso contribuente, titolare di reddito d'impresa, decida per il versamento delle imposte in modo rateale, dovrà anche rispettare due piani di rateazione, uno per versare le imposte sui redditi e, l'altro, per versare le altre imposte e i contributi previdenziali, moltiplicando così i modelli F24;
   nei casi in cui il piano di rateazione sia già avvenuto, con la prima rata pagata entro il 30 giugno, il contribuente dovrà sostituire i modelli F24, comprendenti le imposte sui redditi e i contributi, con nuovi modelli F24 e scadenze diverse;
   il suesposto quadro complessivo, a giudizio dell'interrogante, accresce ulteriormente le difficoltà e le complicazioni nei confronti dei contribuenti, i quali, ancora una volta, anche per l'anno in corso, subiscono gravi e inaccettabili vessazioni da parte del sistema gestionale fiscale, causando un evidente disorientamento anche fra i consulenti fiscali –:
   se, in considerazione delle criticità esposte in premessa, non si ritenga opportuno fornire opportuni chiarimenti, anche al fine di includere, nell'ambito della proroga per il versamento delle imposte 2017, anche quelle collegate alla dichiarazione dei redditi, tra cui saldo e acconto Irap, nonché i professionisti e i contribuenti non titolari di reddito d'impresa. (5-11982)


   SIBILIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, nel giugno 2017 ha avviato la procedura per il conferimento dell'incarico di direttore generale dell'Agenzia delle entrate al fine di sostituire Rossella Orlandi;
   l’iter di nomina si è concluso con la designazione dell'avvocato Ernesto Maria Ruffini, il quale ha già ricoperto i ruoli di presidente, amministratore delegato ed anche commissario straordinario di Equitalia s.p.a.;
   la nomina di Ruffini risulta particolare, in quanto attiene a tutte le attività relative al fisco, dai servizi ai contribuenti alle attività di accertamento, ivi comprese le attività di riscossione;
   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 febbraio 2017 l'avvocato Ruffini è stato nominato commissario straordinario per gli adempimenti propedeutici all'istituzione dell'Agenzia delle entrate-Riscossione tra cui, in particolar modo, la redazione del relativo statuto approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 giugno 2017;
   ai sensi dell'articolo 5 del medesimo statuto il presidente dell'Agenzia delle entrate-Riscossione è il direttore generale dell'Agenzia delle entrate;
   l'avvocato Ruffini, in qualità di commissario straordinario, ha quindi proceduto alla redazione dello statuto dell'Agenzia delle entrate-Riscossione e, come direttore generale dell'Agenzia delle entrate, ne ha rivestito anche la carica di presidente;
   a giudizio dell'interrogante tale circostanza configura un'ipotesi di conflitto di interessi la quale risulta ulteriormente aggravata non solo in considerazione del fatto che lo statuto disciplina settori sensibili, come le funzioni e le competenze degli organi, le entrate dell'ente, i criteri concernenti la determinazione dei corrispettivi per i servizi prestati a soggetti pubblici o privati, incluse le amministrazioni statali, ma anche dalla circostanza che, ai sensi del relativo articolo 17, i rapporti tra l'Agenzia della riscossione e l'Agenzia delle entrate sono regolati da una convenzione ad hoc –:
   se non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza volte a revocare l'incarico di direttore generale dell'Agenzia delle entrate ad Ernesto Maria Ruffini. (5-11983)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VALLASCAS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   nelle scorse settimane alcuni organi di stampa hanno riportato la notizia dell'aumento delle remunerazioni riconosciuto all'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono;
   nel dettaglio, secondo il Fatto Quotidiano del 16 luglio 2017, che cita come fonte il blog del giornalista del Sole 24 ore, Gianni Dragoni, «lo stagionato manager è stato premiato per i disastri conseguiti con un principesco aumento di stipendio. La retribuzione fissa è cresciuta da 735 a 950 mila euro lordi annui. Il premio di risultato conseguibile sale del 37 per cento, da 450 mila a 617 mila euro»;
   per quanto riguarda, invece, la terza voce della retribuzione (l'incentivo variabile di medio termine), nel 2016, a Bono sarebbe stato erogato l'intero incentivo previsto, circa 450 mila euro, per il periodo di riferimento 1o gennaio 2015-30 giugno 2016; successivamente, la componente variabile di medio termine sarebbe stata sostituita da un incentivo in azioni gratuite, che sarebbe stato applicato, oltre che all'amministratore delegato, ai dirigenti più alti in grado, in tutto 47 destinatari;
   sarebbe stato anche programmato un piano di incentivazione monetaria «Piano Lti 2016-2018» che, secondo quanto riporta Dragoni, prevederebbe «per il primo ciclo (2016-2018) l'assegnazione gratuita a Bono di 2.237.927 diritti a ricevere altrettante azioni ordinarie Fincantieri (ovviamente gratis), nel caso di raggiungimento di tutti gli obiettivi e al verificarsi di determinate condizioni. In caso di “over performance” tale numero di diritti potrà essere incrementato fino a un massimo del 30 per cento quindi fino a un massimo di 2.909.305 azioni»;
   l'aspetto che desta maggiore sorpresa è quello relativo all'assoluta discordanza tra l'aumento ragguardevole di remunerazioni e incentivi e l'andamento dei conti aziendali;
   è il caso di rilevare che il citato articolo de il Fatto Quotidiano sottolinea che «dopo la quotazione in Borsa, nel 2014 Fincantieri ha guadagnato 55 milioni, nel 2015 ne ha persi 289, nel 2016 ha fatto 14 milioni di utile. Somma algebrica: meno 220 milioni. Nel 2014 c'erano 44 milioni in cassa, adesso ci sono debiti per 615 milioni. Il patrimonio netto è sceso da 1,53 a 1,24 miliardi»;
   il medesimo articolo riferisce della presenza sia nella controllata Fincantieri sia nella controllante Cassa depositi e prestiti (Fincantieri è controllata per l'83 per cento da Cassa depositi e prestiti attraverso Fintecna) di figure apicali la cui presenza risulterebbe, secondo il giornale, inopportuna, anche per eventuali conflitti d'interesse che ne potrebbero sorgere;
   in particolare, nel «comitato remunerazioni» sarebbe presente Donatella Treu, «ex ad del Sole 24 ore [...] oggi è indagata per falso in bilancio. Non solo, il capo della staff dell'ad di Cdp Fabio Gallia si chiama Emanuela Bono. Già, proprio la figlia del manager che Gallia dovrebbe controllare»;
   da quanto illustrato, si delineerebbe una situazione controversa, anche con profili di particolare rilevanza e gravità, in considerazione del fatto che Fincantieri è un'azienda a prevalente controllo pubblico, e quindi a prevalente capitale pubblico, e che i risultati prodotti dall'amministratore delegato, in termini di performance dell'azienda, di fatturato e di gestione delle risorse, ad avviso dell'interrogante non giustificherebbero affatto un aumento così ragguardevole degli emolumenti né tantomeno alcuna premialità –:
   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per ristabilire un rapporto equo e proporzionato tra emolumenti dell'amministratore delegato di Fincantieri e i risultati raggiunti;
   se non ritenga sussistano i presupposti per promuovere iniziative, anche di natura ispettiva, al fine di esercitare i poteri di controllo e vigilanza di competenza e accertare se nella vicenda siano state pienamente rispettate le norme e se sussistano eventuali situazioni di conflitto d'interesse. (5-11976)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 17 marzo 2017 dalla casa di reclusione San Michele di Alessandria, è evaso un detenuto in regime di semilibertà con «fine pena» nel 2024;
   secondo una prima ricostruzione l'uomo avrebbe approfittato di un problema tecnico alle telecamere della videosorveglianza, mentre effettuava lavori di pulizia nell'area tra il muro di cinta e il parcheggio davanti al carcere e, anche a causa della carenza di organico, sia fuggito;
   il primo firmatario del presente atto, il 4 febbraio 2017, ha effettuato una visita ispettiva al carcere di San Michele, riscontrando annose problematiche, comuni a tutte le carceri italiane, che sono alla base della facile evasione dal carcere di Alessandria: celle aperte come risposta alla mancata costruzione di carceri nuove con spazi adeguati; agenti sempre sotto organico, male equipaggiati e lasciati soli a vigilare su 50 detenuti ciascuno; un solo agente incaricato di sorvegliare due schermi con una quarantina di telecamere che riprendono altrettanti luoghi; accessi meccanizzati, ma senza bracci elettrici funzionanti e, quindi, un sistema obsoleto basato sul «mazzo di chiavi» per aprire e chiudere continuamente sbarre e serrature;
   secondo gli interroganti questa evasione è frutto dello smantellamento delle misure di sicurezza delle carceri italiane, avvenuto con l'introduzione della vigilanza dinamica e del regime penitenziario aperto: riduzione della presenza dei poliziotti nelle sezioni detentive e detenuti fuori dalle celle per più ore, per sopperire alle indecenti condizioni delle carceri e al sovraffollamento delle celle, motivi che hanno portato la Corte europea dei diritti umani a condannare l'Italia (sentenza Torreggiani, 2013);
   i rischi di «prevedibili» evasioni si sommano ad altri episodi, incomprensibilmente sottovalutati dall'amministrazione penitenziaria, nelle carceri italiane; ogni 8 giorni un detenuto si uccide, in media si verificano 23 atti di autolesionismo al giorno e un tentativo di suicidio ogni 3 giorni, spesso sventati da donne e da uomini del Corpo di polizia penitenziaria, nonostante carenze di organico di oltre 7.000 agenti;
   a tal proposito, si sottolinea che il giorno prima dell'evasione i rappresentanti sindacali di Sappe, Osap, Uspp e Cgil avevano denunciato di essere sotto organico e di non poter garantire la sicurezza dentro e fuori dal carcere  –:
   considerate le denunce dei sindacati sulla situazione del carcere di Alessandria, la cui condizione è comune a tutte le carceri italiane, come intenda risolvere, in tempi brevi, l'annosa carenza di organico del Corpo della polizia penitenziaria e del personale addetto alle misure alternative alla detenzione. (5-11984)


   BUSINAROLO, SARTI, FERRARESI, AGOSTINELLI, BONAFEDE e COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   dalla cronaca recente (Il Fatto quotidiano del 6 luglio 2017) si è appreso della perquisizione, il 5 luglio 2017, effettuata dalla Guardia di finanza e disposta dalla procura di Napoli, nell'ufficio e presso l'abitazione del giornalista de Il Fatto quotidiano Marco Lillo che, ad oggi, non risulta indagato;
   la perquisizione, diretta principalmente alla ricerca di tracce informatiche all'origine degli scoop firmati dal giornalista sul caso Consip, nel libro «Di padre in figlio», di cui lo stesso è autore, è stata avviata sulla base dell'ipotesi, avanzata dalla procura napoletana, di presunta rivelazione del segreto d'ufficio, nata dalla denuncia-querela inoltrata dagli avvocati di Alfredo Romeo, immobiliarista coinvolto nel caso Consip, riguardante gravi fatti di corruzione, nel maggiore appalto d'Europa, per 2,7 miliardi di euro;
   ulteriori fonti (www.huffingtonpost.it 6 luglio 2017) riportano che attualmente si indaga contro ignoti, in particolare contro «un pubblico ufficiale al momento non identificato» che avrebbe indebitamente propagato all'esterno notizie coperte dal segreto investigativo, riferibili ad atti depositati presso l'autorità giudiziaria di Napoli;
   in un video pubblicato sul sito de Il Fatto quotidiano il 5 luglio 2017, Lillo precisava che l'informativa del Noe del 9 gennaio 2017, oggetto del decreto di perquisizione, fosse già a disposizione dei principali giornali italiani dal giorno precedente rispetto a quando lo stesso ne è venuto in possesso;
   sempre secondo fonti giornalistiche (La Repubblica del 6 luglio 2017) Lillo dichiarava, inoltre, specificando che non rappresentasse la sua fonte, l'estraneità alla vicenda della giornalista Rai Federica Sciarelli, indagata nel giugno 2017 dalla procura di Roma per rivelazione di segreto, sulla fuga di notizie realizzata con l'articolo de Il Fatto quotidiano che svelava l'inchiesta Consip, nel dicembre 2016;
   a giudizio degli interroganti appare alquanto anomalo l'avvio dell'attività perquisitoria verso Lillo, ad oggi non indagato, per l'ipotesi avanzata dalla procura napoletana e il caso in questione può rappresentare una seria minaccia alla libertà di stampa, sancita dall'articolo 21 della Costituzione;
   la libertà di stampa rappresenta uno dei diritti che un governo democratico, insieme agli organi di informazione, dovrebbe garantire ai cittadini, per assicurare l'esistenza di una stampa libera  –:
   quali iniziative di carattere normativo il Ministro interrogato intenda assumere, onde garantire un'informazione libera e affinché i cittadini siano messi a conoscenza dei fatti quando questi sono opportunamente documentati. (5-11985)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TRIPIEDI, PESCO, FERRARESI, CIPRINI, CHIMIENTI, BUSINAROLO, ALBERTI, MANTERO, DALL'OSSO, LOMBARDI, SIBILIA e MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 23 giugno 2017, gli interroganti, Davide Tripiedi e Daniele Pesco, hanno effettuato una visita presso la casa di reclusione di Milano Bollate, sita in via Cristina Belgioioso n. 120, a Milano, accompagnati dal direttore, dottor Massimo Parisi;
   rispetto anche a quanto segnalato dall'organizzazione sindacale di categoria Osapp, a fronte di circa 1.200 detenuti complessivi della casa di reclusione di Milano Bollate, si è appurata una grave carenza di organico del reparto di polizia penitenziaria in tutte le qualifiche. Vi è una differenza di organico tra quello previsto e quello effettivamente gestito di 51 unità nel ruolo degli ispettori, 59 unità nel ruolo dei sovrintendenti, 52 unità nel ruolo degli agenti/assistenti maschili e 8 unità in quello femminile, per un totale di 170 unità di polizia penitenziaria mancanti;
   si è inoltre assodato che il reparto detentivo in cui sono ristretti i detenuti che svolgono lavoro all'esterno usufruendo dei benefici di cui all'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario è logisticamente collocato, ultimo tra tutti i reparti, all'interno dell'area detentiva. Ciò crea pericolo poiché diversi dei circa 200 detenuti lavoranti all'esterno, riescono ad introdurre all'interno della casa di reclusione sostanze stupefacenti e cellulari al rientro in carcere al termine delle loro giornate lavorative, senza venire scortati dal personale di polizia penitenziaria;
   i sopracitati firmatari del presente atto nella stessa giornata hanno fatto visita anche all'adiacente struttura del nucleo cinofili della polizia penitenziaria, amministrato dal provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria della Lombardia;
   il nucleo cinofili di polizia penitenziaria svolge servizio di prevenzione e repressione rispetto all'introduzione di sostanze stupefacenti all'interno delle carceri per tutti gli istituti penitenziari della regione Lombardia. Rispetto a quanto appena indicato, vi sono solo 5 agenti cinofili a fronte di almeno 22 unità necessarie previste dal modello organizzativo e funzionale del servizio cinofili dell'amministrazione penitenziaria. Carente risulta essere anche il numero di cani per il rilevamento di sostanze stupefacenti. Le strutture dove vengono addestrati e trovano ricovero i cani, inoltre, risultano non essere adeguatamente riparate da agenti atmosferici, quali eccessivo caldo o freddo –:
   se non si intenda risolvere il problema della grave carenza di personale di polizia penitenziaria presso la casa di reclusione di Milano Bollate;
   se non si intenda, per quanto di competenza, dare le opportune indicazioni per limitare il sopraindicato problema del traffico di sostanze stupefacenti e cellulari, considerando l'eventualità di far collocare in un reparto più idoneo i detenuti che usufruiscono dei benefici di cui all'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario;
   se non si intendano aumentare le unità cinofile, ossia il binomio formato da un cane e dal suo conduttore, presso la sopraindicata struttura del nucleo cinofili della polizia penitenziaria, per sopperire alla carenza rilevata nella regione Lombardia;
   se non si ritenga necessario organizzare un incontro con i responsabili del nucleo cinofili sopraindicato, al fine di discutere delle problematiche segnalate o di altre eventualmente esistenti. (5-11973)

Interrogazione a risposta scritta:


   CATANOSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'11 febbraio 2016 i coniugi G. e I. Cremona ottenevano in affido i gemelli C. e L. B.;
   fino al 3 luglio 2017 i Cremona hanno rarissimi contatti con la tutrice dei bambini, con gli assistenti sociali e con l'autorità giudiziaria; peraltro, i coniugi sono venuti a conoscenza della nomina del tutore, avvocato Erminia Patanè, solo nel luglio del 2016 e l'hanno incontrata per la prima volta solo il 28 novembre 2016;
   i Cremona, a quanto risulta all'interrogante, non sono mai stati resi edotti da parte dei soggetti coinvolti sul corso degli eventi o sulla normale prassi: hanno avuto poche frammentarie informazioni, spesso discordanti e su insistenti richieste;
   la tutrice non avrebbe quasi mai risposto alle telefonate invitando a comunicare tramite sms;
   i Cremona si sono attenuti scrupolosamente alle istruzioni della tutrice, i cui contatti sarebbero stati minimi ed insoddisfacenti. Nessuno ha mai avuto sostegno psicologico o formativo da parte degli assistenti sociali o della tutrice: costei, il cui primo obiettivo dovrebbe essere il bene dei bambini di cui ha assunto la tutela, ometterebbe di seguirne il percorso e ne eviterebbe la conoscenza e/o la semplice visione;
   il 3 gennaio di quest'anno, i Cremona incontrano l'assistente sociale di Acireale ed il 6 febbraio la tutrice li incontra per un dialogo sulla situazione dei gemelli. I Cremona apprendono che per i bambini non sono ancora state prese decisioni e dichiarano alla tutrice di aver preso in considerazione l'ipotesi di adottare L. e C., ove fosse intervenuta una sentenza di adottabilità;
   l'8 marzo 2017, i Cremona vengono convocati presso il tribunale dei minori di Catania dalla dottoressa Russo che pone delle domande sui ragazzi in un colloquio volto a rilevare soprattutto le differenze tra i primi giorni di convivenza ed il momento presente. Il giudice chiede anche se i Cremona avessero, in precedenza, presentato domanda di adozione e gli stessi rispondono di no, aggiungendo di stare considerando di seguire questa strada, anche in virtù dei rapporti e della sintonia familiare con i due bambini;
   al termine dell'udienza sarebbe stato stilato un verbale sottoscritto dai Cremona, ma di cui i due coniugi non ne possiedono copia;
   il 13 giugno, i bambini vengono sentiti presso il tribunale dei minori da cui i Cremona erano stati avvertiti tramite telefonata dell'assistente sociale di Acireale e da un sms della tutrice dell'8 giugno;
   nel corso dell'udienza vengono ascoltati i bambini alla sola presenza del dottor Criscione e della dottoressa Greco. La tutrice, ancora una volta, non è presente (invia sms poco prima dell'udienza per declinare l'impegno);
   il 3 luglio i Cremona vengono, nuovamente e con le stesse irrituali modalità del 13 giugno (convocazione avvenuta con telefonata del 27 giugno dei servizi sociali di Biancavilla di Sicilia), convocati dal tribunale dei minori di Catania senza conoscerne la motivazione. In questa sede, incontrano la coppia adottiva, gli assistenti sociali di Siracusa, dottoressa Amato e dottoressa Burdone, oltre al tutore, avvocato Erminia Patanè, il magistrato dottoressa Russo ed il giudice onorario dottoressa Greco;
   qualche giorno dopo, la stessa Greco di Acireale avrebbe riferito di aver ricevuto notifica dello stato di adottabilità dei gemelli in data 7 luglio, ma che il provvedimento datava il 5 giugno, per cui i bambini sarebbero stati auditi a sentenza già emessa e lo stesso giorno, subito dopo la loro audizione, a precisa domanda del signor Cremona se fosse stata già emessa sentenza di adattabilità, il giudice onorario dottoressa Greco avrebbe risposto di no;
   nessuno avrebbe dato notizia dello stato di adottabilità dei bambini ai Cremona, né prima né dopo la sentenza di adattabilità, compresa la tutrice;
   tutto ciò, ad avviso dell'interrogante, non ha avuto il fine ultimo di tutelare l'integrità psicologica, umana e familiare di due bambini di 8 anni;
   i comportamenti processuali ed umani dei soggetti coinvolti, giudici, tutrice ed assistenti sociali, secondo l'interrogante, appaiono censurabili, soprattutto dal punto di vista umano e genitoriale. La figura della tutrice, poi, si sarebbe notata per la sua negligenza ed indifferenza –:
   se il Ministro interrogato, alla luce delle criticità emerse nel caso di specie e della elevata probabilità che esse possano ripetersi in procedimenti analoghi, intenda assumere iniziative normative volte a rafforzare il sistema delle garanzie a tutela del prevalente interesse del minore in procedimenti come quello di cui in premessa. (4-17489)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   LATRONICO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la Basilicata versa notoriamente in una situazione di forte isolamento dovuta ad una carenza di infrastrutture e collegamenti capaci di garantire un'adeguata mobilità regionale e interregionale. È sufficiente considerare che, sulla già obsoleta rete ferroviaria regionale, nel periodo 2010-2016 vi è stato un taglio dei servizi ferroviari pari al 18,9 per cento, che la linea Salerno-Potenza è considerata tra le 10 peggiori linee d'Italia secondo il rapporto Pendolaria 2016 e Matera, capitale della cultura 2019, a causa dell'incompiuta Ferrandina-Matera risulta essere ancora priva di un collegamento con le Ferrovie dello Stato italiane (nonostante nel corso dell'esame della legge di stabilità 2016 sia stato approvato un emendamento a firma dell'interrogante per il finanziamento di tale tratta);
   il collegamento viario costituisce quindi, nella quasi totalità dei casi, l'unico modo per spostarsi fuori e dentro una regione in cui non è neanche garantita l'intermodalità tra gli stessi scarni servizi di trasporto pubblico locale;
   sul versante delle infrastrutture stradali, nelle scorse settimane, l'interrogante ha chiesto all'Anas s.p.a., che gestisce in regione Basilicata oltre mille chilometri di strade, un quadro dettagliato della situazione viaria su tutto il territorio regionale;
   a seguito di tale richiesta, l'Anas s.p.a., con prot. CDG-0302183-I del 12 giugno 2017, ha fornito un chiarimento sugli interventi da effettuare in regione specificando che, allo stato attuale, lungo tutta la rete dell'area compartimentale della Basilicata sono in corso 22 lavori di manutenzione straordinaria, del valore complessivo di circa 70 milioni di euro e in fase di attivazione 12 interventi di manutenzione straordinaria, per un investimento complessivo di circa 64 milioni di euro;
   la regione Basilicata, tuttavia, avrebbe bisogno di un concreto potenziamento delle strutture tecniche ed amministrative compartimentali di Anas per fare in modo che la pianificazione amministrativa lasci il passo ai progetti definitivi e allo stanziamento effettivo delle risorse. In caso contrario, si finirebbe per produrre solo interventi emergenziali o «tampone», con il serio rischio di compromettere la realizzazione di opere infrastrutturali vitali per il futuro del territorio;
   a tale riguardo, ovviamente, non costituisce un segnale incoraggiante, per lo sviluppo delle infrastrutture lucane, la decisione di sopprimere il compartimento dell'Anas di Potenza –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della effettiva criticità delle infrastrutture viarie in Basilicata e quali iniziative intenda porre in essere affinché si possa dare corso concretamente ai lavori di manutenzione straordinaria previsti dall'Anas ed alle opere viarie incluse nelle diverse programmazioni (piano del Sud, patto per la Basilicata) attivandosi, se del caso, presso l'Anas stessa per il necessario potenziamento delle sue strutture tecniche ed amministrative, al fine ottenere l'effettivo impiego delle risorse stanziate ormai da anni, facendo sì che le decisioni programmatiche si trasformino in progetti esecutivi appaltabili. (3-03194)

Interrogazione a risposta scritta:


   TERZONI, DAGA, BUSTO, DE ROSA, MICILLO e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nell'area del cratere del terremoto, nel tratto tra Matelica nord e Castel Raimondo, è in corso di definizione il progetto esecutivo per la costruzione della Pedemontana, l'asse viario ideato circa 40 anni, mediante un sistema di infrastrutture che raccordando l'asse Foligno-Civitanova strada statale 77 all'asse Perugia-Ancona strada statale 76 e 318, progetto meglio noto come Quadrilatero Marche/Umbria;
   all'epoca la Società Quadrilatero presentò un'analisi di valorizzazione in cui il progetto era considerato come un volano sull'economia dell'area, al punto da prevedere effetti economici di circa 200 milioni di euro;
   il sistema viario avrebbe dovuto attivare un vero e proprio volano dell'economia al punto tale da autofinanziarsi mediante il meccanismo della «cattura di valore», una specie di cofinanziamento dell'opera, disciplinato dal Pav (piano area vasta), che prevedeva l'attivazione di fonti di finanziamento, tra cui il contributo trentennale delle camere di commercio interessate dalle opere viarie e i canoni di concessione per la realizzazione e la gestione delle iniziative imprenditoriali nelle cosiddette «aree leader», adiacenti e connesse agli interventi viari; il tutto avrebbe consentito secondo le stime della società una occupazione negli anni successivi alla realizzazione dell'opera pari ad oltre 8000 unità l'anno, per arrivare a 90.000 unità in 10 anni;
   con questi dati il progetto è stato autorizzato dal comune di Matelica, dalla regione Marche e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   al contrario, nella Gazzetta Ufficiale n. 109 del 12 maggio 2017 è stata pubblicata la delibera del Cipe del 1o gennaio 2016 in cui sulla base di uno schema di «piano di valorizzazione» delle aree leader, trasmesso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 24 gennaio 2016, lo stesso Ministero rilevava che, nonostante la previsione di ulteriori elementi incentivanti per la valorizzazione delle aree, permanevano criticità e incertezze che non avrebbero consentito l'attivazione delle successive fasi procedurali; in conclusione, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti intendeva rinunciare al progetto Pav;
   dal 2002, molti sono stati gli eventi che hanno impattato sull'area in questione modificandone sostanzialmente il tessuto economico sociale: la crisi delle piccole e medie imprese e il relativo collasso del «modello imprenditoriale marchigiano» dopo il 2008, la chiusura delle industrie Merloni e il relativo effetto domino su tutte le aziende satelliti, il bail in di banca delle Marche fino al terremoto del mese di ottobre 2016;
   si tratta di un territorio che prima ancora di veder rimosse le macerie del sisma e l'inizio della ricostruzione del comune, delle scuole, degli asili, dell'ospedale, delle chiese, delle case e finanche della camera mortuaria, ha visto arrivare le ruspe che avrebbero demolito l'unica risorsa rimasta, l'ambiente;
   in questo territorio messo in ginocchio da una concomitanza di eventi avversi, si sta cercando con enormi difficoltà di ripartire dalle risorse dei luoghi, da una soft economy costituita dai prodotti agricoli di qualità, dal «verdicchio di Matelica» fiore all'occhiello del made in Italy e da tutte le attività ricreative, agrituristiche e enogastronomiche che proprio dall'ambiente traggono fonte di sostentamento –:
   se le analisi e le valutazioni sull'effettivo valore della realizzazione di tale opera siano stati rivisti e aggiornati dalla data di prima approvazione del progetto preliminare del 2002, e quali siano le analisi economiche in possesso del Governo in seguito agli eventi sismici che hanno interessato il cratere del terremoto;
   quali siano le previsioni di investimento nell'area da parte di soggetti economici esterni;
   quale sia il settore di potenziale sviluppo economico;
   quale sia il volume di traffico di mezzi pesanti che giustificherebbe un'opera che, ad avviso degli interroganti, apporterà altra povertà ad un'area già duramente colpita;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative per rivedere il progetto a seguito degli evidenti cambiamenti socioeconomici avvenuti nell'area interessata. (4-17480)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   VEZZALI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella risposta all'interrogazione n. 4-15932, il Governo ha fornito le precisazioni di seguito riportate;
   la sede temporanea della seconda squadra terrestre dei vigili del fuoco di Ancona, delocalizzata presso il distaccamento aeroportuale di Falconara, ha prodotto risultati positivi sia per qualità del servizio prestato, sia per la riduzione dei tempi di intervento, sia per l'elevato numero di interventi espletati;
   il Governo ha definito questa soluzione particolarmente efficace e ha ritenuto vantaggioso mantenere l'attuale presidio di Falconara, anche dopo la conclusione dei lavori della caserma di Ancona, per assicurare alla cittadinanza un servizio di soccorso più efficiente; il modello organizzativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco riconosce ai comandanti provinciali la facoltà di rimodulare la ripartizione sul territorio del personale a loro disposizione in presenza di comprovate esigenze, anche di carattere temporaneo;
   il Governo ha precisato, però, che l'attivazione in via permanente di un distaccamento terrestre nell'area interessata richiede la previsione di un contingente di personale superiore a quello attualmente operante e che potrà essere valutata e decisa solo successivamente a un intervento normativo di potenziamento della dotazione organica del Corpo nazionale, avocando al livello centrale la soluzione del problema;
   la pianta organica del Corpo, ridefinita nei mesi scorsi, potrà essere rivista e ampliata, però, solo nel 2019;
   il progetto «Soccorso Italia in venti minuti» mirava ad aumentare il numero dei comuni serviti in tempi certi e a migliorare e adeguare i tempi di intervento ad uno standard elevato;
   «Soccorso Italia in venti minuti» puntava sull'ottimizzazione delle risorse disponibili;
   tuttavia, per scelta delle amministrazioni locali non in tutti i comuni o comprensori di comuni, anche con assegnazione di squadre, è stato poi reso effettivo il servizio;
   dalle piante organiche, infatti, risultano unità assegnate ma non utilizzate –:
   se non ritenga di valutare, nella gestione dell'organico di diritto, le esigenze rappresentate da amministrazioni comunali e cittadini, anche in considerazione dei positivi risultati conseguiti, di cui il Ministero dell'interno è a conoscenza;
   se non intenda valutare, nell'assegnazione dell'organico di fatto, un incremento del personale nella regione Marche, al fine di mantenere, fino al citato intervento normativo di potenziamento della dotazione organica nazionale, la partenza terrestre (seconda squadra di Ancona) – per ora temporanea – che opera dall'aeroporto Sanzio di Falconara. (4-17479)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la questione dei migranti ad Auletta, in provincia di Salerno, continua a destare preoccupazione;
   ad allarmare è, in particolare, l'idoneità della struttura ricettiva «Agriturismo Lontrano», autorizzata il 18 maggio 1999 con disponibilità per dieci posti letto in cinque camere al primo piano dell'edificio;
   nei giorni scorsi, il primo cittadino, Pietro Pessolano, ha emesso anche un'ordina di sospensione temporanea dell'autorizzazione sanitaria alla struttura che dal 29 giugno 2017 ospita trenta migranti;
   sono dure le parole del sindaco: «Da tre mesi ho chiesto di incontrare il prefetto, ma non ho saputo niente, non ho ricevuto alcuna risposta»;
   già il 29 giugno 2017 il primo cittadino aveva denunciato: «L'arroganza della Prefettura non ha limiti. Senza neanche informarmi e contro ogni legge in materia, ho appreso che a brevissimo arriveranno gli ospiti a Lontrano: gli immigrati»;
   a parere dell'interrogante, si tratta di una situazione grave che merita la massima attenzione –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda adottare, anche per garantire sicurezza alla comunità di Auletta. (4-17481)


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   sul quotidiano La Provincia di Como è stata pubblicata una fotografia che ritrae due immigrati mentre camminano indisturbati sulla corsia di emergenza di un'autostrada;
   secondo quanto precisato dal quotidiano, si tratterebbe di una foto postata, con una seconda analoga, sul profilo Facebook del giornale da un lettore che si è imbattuto nei due stranieri a «passeggio» sull'ultimo tratto dell'autostrada dei Laghi, dopo l'uscita di Como nord Monte Olimpino;
   l'unica spiegazione possibile è che probabilmente i due immigrati stessero tentando di raggiungere il valico autostradale di Brogeda per poter, da lì, superare il confine ed entrare illegalmente in Svizzera;
   l'episodio segnalato dal lettore si palesa di estrema gravità, non solo perché in violazione delle disposizioni del codice della strada con i conseguenti rischi alla sicurezza stradale, ma altresì, e soprattutto, perché dimostra come la situazione nelle zone di confine sia ormai del tutto fuori controllo e come le misure finora adottate per gestire il fenomeno migratorio siano del tutto inadeguate per assicurare il rispetto delle norme e delle regole, sia sovranazionali, in tema di immigrazione e asilo, sia nazionali, le quali ultime devono essere osservate da tutti quelli che si trovano, anche ospiti, nel territorio dello Stato;
   difatti, l'episodio riportato dal quotidiano La Provincia di Como, avvenuto a ridosso del confine svizzero, non sarebbe il primo di questo genere, tanto che la società autostradale, a seguito di diverse segnalazioni ricevute negli ultimi giorni che riferivano di immigrati che vagavano a ridosso delle carreggiate, sarebbe stata costretta ad attivare anche dei pannelli con messaggio variabile per allertare del pericolo gli automobilisti in transito;
   inoltre, poco tempo fa, precisamente a giugno 2017, su La Stampa era apparsa un'analoga notizia che riferiva di continue interruzioni della circolazione stradale sull'autostrada A10 Ventimiglia, vicino al confine francese, a causa delle numerose segnalazioni per la presenza di immigrati sulla carreggiata, anche di notte;
   sebbene già lo scorso giugno la stampa avesse riportato che negli ultimi mesi questo fenomeno era in continua crescita, quanto riportato da La Provincia di Como e sopra citato attesta che tali episodi continuano ancora a verificarsi, con evidenti e gravi rischi per la sicurezza stradale e l'ordine pubblico –: 
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative abbia già assunto o ritenga di dover adottare quanto prima, al fine di garantire tempestivi ed adeguati controlli nelle zone di confine, in particolare a Como, con l'obiettivo di contrastare ed impedire episodi analoghi a quelli già verificatisi. (4-17482)


   NESCI, DIENI e PARENTELA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in un articolo della giornalista Alessia Candito, apparso il 21 luglio 2017 su portale Repubblica.it, si racconta dell'arresto di Franco La Rupa e Marcello Socievole, il primo ex sindaco del comune di Amantea, il secondo eletto tra i consiglieri comunali di maggioranza alle ultime amministrative;
   per i magistrati della procura di Paola i due, riferisce la citata giornalista, sono entrambi responsabili di voto di scambio e tentata estorsione in concorso, mentre a Socievole la procura contesta anche il reato di violenza privata;
   nello specifico, i fatti risalgono alla campagna per le ultime amministrative e, per quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale di Cosenza e della compagnia di Amantea, il consigliere comunale era alla ricerca di voti che ne garantissero l'elezione, mentre La Rupa si muoveva come sostenitore-ombra della coalizione guidata dall'attuale sindaco di Amantea, Mario Pizzino;
   Candito precisa nel suo articolo che, «pur di accumulare preferenze, i due politici non avrebbero esitato ad utilizzare ricatti e minacce», come risulta dalla registrazione di conversazioni poi utilizzate dagli inquirenti;
   le pressioni dei politici sarebbero state esercitate, scrive la giornalista, su «un ragazzo di Amantea, obbligato a convincere la fidanzata e la famiglia di lei a votare per Socievole, pena il mancato rinnovo del contratto di lavoro che la ragazza aveva con la scuola materna gestita dal comune attraverso una cooperativa»;
   in particolare, per quanto riportato dalla citata fonte giornalistica, La Rupa avrebbe detto al giovane: «Tu vai da lei e le spieghi: è venuto Franco La Rupa di persona, si è preso l'impegno lui per farti il rinnovo e compagnia bella... questi vincono... che (...) dobbiamo fare... un voto solo vedi chi glielo vuole dare... magari tuo cognato. Mentre gli altri tre li date a Marcello (Socievole, n.d.a.) perché Marcello ti deve confermare per l'anno di servizio... che quelli che contano sono questi sono... gli amici»;
   nell'interrogazione a risposta scritta n. 4/16060 del 27 marzo 2017 della prima firmataria del presente atto, si rilevava che «da atti della regione Calabria e del comune di Amantea risultano, rispettivamente, liquidazioni e pareri favorevoli — durante l'amministrazione a guida Sabatino — per attività di volontariato dell'associazione “Il sorriso”, di recente colpita da informazione antimafia che ne ipotizza possibili condizionamenti mafiosi e influenze di Franco La Rupa, già sindaco di Amantea, su cui il provvedimento riporta un quadro indiziario di suggellato rapporto con l'organizzazione criminale»  –:
   se, alla luce di quanto premesso e in considerazione del riferito precedente circa il comune di Amantea, non intenda promuovere d'urgenza l'accesso allo stesso municipio, ex articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. (4-17488)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   numerosi docenti sardi che insegnano la lingua tedesca hanno sottoposto all'interrogante la questione dell'insegnamento della lingua tedesca nelle scuole italiane come seconda scelta e in particolare la situazione dei docenti della classe di concorso AD 24;
   il potere di molti dirigenti scolastici di eliminare la lingua tedesca come seconda scelta a favore di altre lingue straniere sta portando a far scomparire l'opzione di scelta della stessa nel modulo di iscrizione alla prima classe degli istituti di istruzione superiore;
   da questa situazione si genera il perenne precariato dei docenti sardi di questa classe di concorso (AD24), anche di quelli storici, ossia con numerosissimi anni di servizio;
   la Sardegna è terra a vocazione turistica, ha sempre ospitato migliaia di turisti di lingua tedesca (basta guardare i dati: nel 2015, con 288.860 arrivi e 1.559.875 presenze, la Germania rappresenta di gran lunga il maggior fruitore estero anche del turismo sardo, nonché primo partner commerciale);
   nonostante questo, non pochi istituti tecnici con indirizzo turistico e alcuni istituti alberghieri, (per esempio l'Istituto tecnico a indirizzo turistico «E. Mattei» a Decimomannu, l’«IPSAR» a Villamar, l'Istituto Alberghiero «Azuni» con sedi a Cagliari e a Pula, l'Istituto turistico «Einaudi» di Senorbì), hanno eliminato l'insegnamento della lingua tedesca a discapito della formazione professionale dei suoi iscritti che intendono lavorare nel settore;
   si continua a ritenere che i docenti cui sono assegnate anche 17 ore di lezione non possano divenire titolari di cattedra;
   occorre predisporre un piano di «riconversione professionale» delle risorse interne della scuola e una gestione delle risorse umane già formate e competenti sul piano didattico e con decenni di anzianità di servizio, aprendo a corsi di riconversione che abilitino i docenti che hanno già prestato servizio presso una scuola all'insegnamento di sostegno, anziché utilizzare a tal fine docenti «stabilizzati» chiamati ad insegnare lontano da casa;
   gli insegnanti di lingua tedesca «nuovi» assunti in provincia di Cagliari (i più giovani intorno alla cinquantina), in attuazione della legge n. 107 del 2015, sono 7. Inizialmente questi sono stati assunti per l'anno accademico 2015/2016 e sono state sia assegnate loro cattedre per docenti curricolari, sia, per la maggior parte, sono stati attribuiti loro posti per il potenziamento dell'offerta formativa (che dovrebbero essere assegnati con vincolo triennale) a Cagliari e dintorni; poi, nell'anno accademico successivo 2016/2017, vista la drastica riduzione di posti di potenziamento per l'insegnamento della lingua tedesca, passati inspiegabilmente da 7 a 2, e all'azione dell'algoritmo, tali docenti sono stati dislocati come segue: 2 fuori provincia di Cagliari, 4 fuori dalla regione Sardegna e solo una a Muravera (Cagliari);
   occorre eliminare il criterio per l'interrogante scellerato di non utilizzare i docenti «stabilizzati» per l'insegnamento di tutti gli «spezzoni» orari che spesso non vengono attribuiti in virtù della ulteriore scellerata suddivisione del territorio in ambiti scolastici, la quale che non rispetta criteri di contiguità territoriale e impone ad alcuni docenti di prestare servizio presso istituti scolastici che si trovano a distanza chilometrica gli uni dagli altri. Tassativo ed imprescindibile sarebbe stato tener conto delle specificità morfologiche della Sardegna e dar luogo ad un'attenta valutazione della raggiungibilità delle varie scuole;
   vista la comunicazione n. 10540 del 21 luglio 2017 dell'ufficio scolastico regionale della Sardegna, in cui si richiede a tutti i docenti la disponibilità all'incremento dell'orario di insegnamento (ore aggiuntive oltre alle 18) e di darne comunicazione entro e non oltre le ore 10 del 24 luglio 2017, si vedono ancor più ridotte le possibilità per molti docenti di unire «spezzoni» orari di insegnamento per formare un monte orario necessario ai fini della conservazione di una cattedra;
   tenuto conto che i docenti della classe di concorso AD24 non sono stati considerati nelle procedure di mobilità in tutta la regione Sardegna, sarebbe opportuno che tutte le ore e tutti gli «spezzoni» orari di insegnamento assegnati a docenti in organico, di fatto, vengano utilizzati anche per il sostegno, come avvenuto nell'anno accademico 2016/2017;
   da una verifica fatta sugli organici di diritto e di potenziamento pubblicati il 21 luglio 2017, non ancora definitivi, sembra che per la classe di concorso AD24 nella provincia di Cagliari risultino essere scoperti i seguenti posti: 1 al «Motzo» di Quartu, 1 al «Lussu-Marconi» di San Gavino, 1 al «Grazia Deledda-De Sanctis» di Cagliari;
   da un'indagine fatta nelle scuole, paiono essere liberi i seguenti «spezzoni» orari: a Villaputzu I.I.SS. Dessi 15 ore e 3 ore al I.I.S.S. Einaudi; a Carloforte I.I.SS Don Pagani 14 ore; a Monserrato all'I.P.S.A.R Gramsci 6 ore; a Selargius Liceo Scientifico Pitagora 6 ore; a Cagliari Eleonora D'Arborea 14+6 ore; a Quartu S.E. Levi 9 ore; Villacidro Piga 12 ore, a Iglesias «Baudi di Vesme» 4 ore, a Isili Istituto tecnico turistico «Zappa» 15 ore, e 3 ore al liceo linguistico Pitagora;
   con lo stipendio di 1.400 euro in previsione di forzato trasferimento, questi docenti dovranno far fronte a spese gravose, (in particolare per pagare l'affitto di un appartamento), nonché alla disgregazione del nucleo familiare di ciascuno –:
   se il Ministro interrogato non ritenga di dover assumere iniziative utili e urgenti al fine di favorire un doveroso, quanto auspicabile, riavvicinamento dei docenti ai propri nuclei familiari, in attuazione di un principio fondamentale che salvaguardi le posizioni dei docenti già in organico e favorisca una gestione oculata ed efficiente dei docenti negli ambiti territoriali.
(2-01903) «Pili».

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'istituto dell'Ape sociale consente l'anticipo pensionistico a categorie di persone che si trovano in una situazione di particolare difficoltà (disoccupati, chi svolge lavori usuranti, chi assiste persone invalide);
   l'Inps, con la circolare n. 100 del 16 giugno 2017, ha stabilito che per l'accesso al predetto istituto non possono essere totalizzati i periodi assicurativi italiani con quelli esteri. Pertanto, secondo l'Inps, non può essere utilizzata la contribuzione estera per il raggiungimento dei contributi necessari per ottenere l'anticipo pensionistico;
   a prescindere dalla natura dell'Ape sociale, che sia un trattamento previdenziale o meno, si ritiene che tale limite posto arbitrariamente dall'Inps sia illegittimo e discriminante. Ciò anche considerando quanto lo stesso istituto afferma sulla contribuzione estera con il messaggio n. 1094 del 2016, per accedere ad altro istituto per il quale «la contribuzione estera viene presa in considerazione per verificare i requisiti richiesti per il diritto come se fosse contribuzione versata in Italia»; nello specifico, i periodi che si vogliono «sommare» non devono coincidere e la contribuzione deve essere maturata in Paesi «in cui si applicano i Regolamenti comunitari di sicurezza sociale, ovvero in Paesi extracomunitari legati all'Italia da Convenzioni bilaterali di sicurezza sociale che prevedono la totalizzazione internazionale»;
   l'esclusione della contribuzione estera ai fini dell'accesso all'Ape sociale appare all'interrogante in chiaro contrasto con il regolamento CE n. 883/2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale e che garantisce a tutti i cittadini dell'Unione europea di conservare i loro diritti in materia di prestazioni sociali quando si spostano all'interno della stessa Unione europea. Sicché, anche nell'ipotesi in cui l'Ape sociale non abbia natura pensionistica, sarebbero ugualmente incluse per l'accesso al trattamento le prestazioni «speciali in denaro di carattere non contributivo» «intese a fornire coperture in via complementare, suppletiva o accessoria dei rischi corrispondenti ai settori di sicurezza sociale di cui all'articolo 3, paragrafo 1», ovvero anche alle pensioni di vecchiaia e alle prestazioni di pensionamento anticipato;
   viene violata la normativa in materia se non si concede l'utilizzo della contribuzione estera ai fini dell'accesso all'Ape sociale, che si ribadisce è rivolta a categorie svantaggiate che sono state ritenute meritevoli di una particolare tutela, quindi, sarebbe discriminatorio penalizzarle restringendo l'applicazione dell'istituto nato a loro sostegno –:
   se e quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro interrogato affinché sia riconosciuta ai cittadini la possibilità di accedere all’«Ape» sociale con l'utilizzo della contribuzione estera, poiché l'esclusione stabilita dall'Inps presenta, a giudizio dell'interrogante, profili di dubbia legittimità, si rivela discriminatoria e non ha alcun fondamento. (5-11971)


   QUARANTA, RICCIATTI, LAFORGIA, SPERANZA, SCOTTO, ROBERTA AGOSTINI, ALBINI, BERSANI, FRANCO BORDO, BOSSA, CAPODICASA, CIMBRO, D'ATTORRE, DURANTI, EPIFANI, FAVA, FERRARA, FOLINO, FONTANELLI, FORMISANO, FOSSATI, CARLO GALLI, KRONBICHLER, LEVA, MARTELLI, MELILLA, MURER, NICCHI, GIORGIO PICCOLO, PIRAS, RAGOSTA, SANNICANDRO, STUMPO, ZACCAGNINI, ZAPPULLA, ZARATTI, ZOGGIA e SIMONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Ericsson ha proceduto nella giornata del 21 luglio 2017 al licenziamento collettivo di circa 60 dipendenti della sede di Genova, mentre in tutta Italia dalla stessa azienda sono stati effettuati già oltre 300 licenziamenti;
   il licenziamento è stato comunicato ai dipendenti destinatari del provvedimento con una tempistica ed una modalità che, oltre ad essere inusuale, lede fortemente la dignità del lavoratore, e in particolare di quei lavoratori che per anni hanno prestato la loro opera per l'azienda contribuendo al suo sviluppo e ai suoi profitti;
   tale modalità di comunicazione del licenziamento è consistita in una e-mail inviata nella sera del venerdì 21 luglio ai lavoratori licenziati nella quale, tra l'altro, si comunicava che agli stessi non sarebbe stato consentito l'accesso in azienda a decorrere dal lunedì successivo;
   i dipendenti della Ericsson di Genova nella giornata del 24 luglio hanno proclamato uno sciopero e hanno manifestato sia per protestare contro i licenziamenti effettuati sia per tutelare gli ulteriori posti di lavoro ancora in essere;
   i licenziamenti si sono moltiplicati nonostante Ericsson percepisca vari finanziamenti pubblici per il valore di decine di milioni di euro, già oggetto di interrogazioni parlamentari da parte del primo firmatario del presente atto;
   il Governo non è mai riuscito, negli ultimi 12 mesi, ad aprire un tavolo di discussione con Ericsson ed i sindacati, come richiesto più volte anche da precedenti interrogazioni; le organizzazioni sindacali informano di aver ricevuto comunicazione dal Governo, alla vigilia degli ultimi licenziamenti, che una riunione con Ericsson si era effettivamente svolta ma senza dare i risultati sperati;
   il licenziamento collettivo operato da Ericsson, unitamente ad altri tagli di personale posti in essere da altre realtà industriali presenti nella zona di Genova, oltre che produrre un grave danno nei confronti dei lavoratori licenziati, rischia di avere serie ripercussioni economiche per il territorio della città di Genova –:
   quali iniziative intenda assumere il Governo in merito alla vicenda riportata in premessa al fine di favorire, in collaborazione con le istituzioni locali, l'apertura di un confronto con l'azienda in merito ai licenziamenti effettuati;
   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo per ottenere risultati concreti nel fermare la rimanente parte di licenziamenti e favorire la presentazione, da parte della multinazionale svedese, di un piano industriale che chiarisca quali strategie di sviluppo prevede per Genova e gli altri stabilimenti per i prossimi anni. (5-11975)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CATANOSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   com’è noto, gli elenchi regionali delle domande ammesse ed escluse sono subordinati ai controlli che Agea, organismo pagatore, deve svolgere;
   con le verifiche svolte da Agea, viene accertato il rispetto delle condizioni di ammissibilità e degli impegni specifici e speciali che vengono richiesti per l'adesione al sistema dell'agricoltura biologica;
   lo scopo finale dei controlli informatici sulle domande dei partecipanti al bando è quello di determinare le modalità di pagamento da parte di Agea per le domande ammesse; le procedure, infatti, sono due: la procedura di pagamento automatizzato, tramite bonifico diretto su conto corrente indicato nella domanda, e la procedura di pagamento manuale, procedura gestita a livello regionale con un doppio passaggio Agea/regione;
   nel caso specifico della misura 11, operazioni 11.1 e 11.2 agricoltura biologica – bando 2015, gli elenchi regionali delle domande ammesse ed escluse sono stati pubblicati sul sito del PSR Sicilia 2014/2020 il 16 ottobre 2016 e, successivamente alla conclusione dell'esame dei ricorsi presentati da alcune ditte escluse, in data 27 gennaio 2017;
   i ritardi che si sono registrati nei pagamenti sono attribuibili a problematiche manifestatesi nel corso delle verifiche informatiche che Agea e le sue società partner hanno messo in atto per determinare i pagamenti ad istruttoria automatizzata e manuale;
   un solo decreto di pagamento è stato emesso, ad oggi, per la misura 11 del bando 2015. A fronte delle 5.300 domande rilasciate, sono state liquidate solo 908 aziende e per molte aziende sono stati pagati premi più bassi di quelli spettanti;
   inoltre, per la determinazione dei pagamenti automatizzati e manuali, sono emerse altre anomalie che hanno generato un alto numero di domande negative e, quindi, non pagabili direttamente;
   la regione siciliana e il competente assessorato regionale dell'agricoltura hanno più volte ed in diverse modalità sollecitato gli uffici di Agea al fine di cercare di risolvere le problematiche manifestatesi in relazione ai controlli informatici per i pagamenti automatizzati;
   a fronte dello stato di estrema crisi del settore agricolo e biologico nazionale, e siciliano in particolar modo, non è più tollerabile che Agea non sia ancora riuscita ad elevare la percentuale di domande pagabili automaticamente;
   ancor più grave è il fatto che Agea non abbia ancora fornito una data certa per la chiusura dei controlli e l'effettiva disponibilità degli applicativi informatici, sul portale Sian, per poter gestire le domande in istruttoria manuale, non appena la stessa Agea procederà ad effettuare un ricalcolo in relazione alla procedura automatizzata;
   a giudizio dell'interrogante, il Ministro interrogato dovrebbe porre in essere ogni idonea iniziativa al fine di autorizzare l'erogazione, in via provvisoria ed in attesa dei controlli successivi e delle opportune verifiche, di un anticipo pari al 70/75 per cento dell'importo del beneficio richiesto da ogni singolo agricoltore;
   il saldo verrebbe emesso, in tal modo, a debito o a credito successivamente ai doverosi controlli e alle opportune verifiche: gli agricoltori italiani non possono essere gli unici a subire tali ritardi a causa della malfunzionante organizzazione della pubblica amministrazione –:
   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa. (4-17477)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il decreto del Ministero della salute 9 novembre 2015, fin dalla sua emanazione è stato motivo di discussione in quanto recante indicazioni solo per poche patologie e perché stabilisce che le cure con la cannabis possano essere prescritte solo dopo che i farmaci tradizionali si siano rivelati inefficaci. Studi scientifici dimostrano, invece, che la cannabis terapeutica è più efficace e ha meno effetti collaterali dei farmaci usati normalmente per contrastare il dolore;
   la richiesta di cannabis terapeutica è in continuo aumento. I malati ne fanno uso per avere una qualità di vita migliore e perché risulta l'unico modo per avere sollievo da malattie che in comune hanno il dolore, a volte associato a stati spastici, dai tumori al Parkinson, dall'Alzheimer alla sclerosi multipla;
   solo in 11 regioni la terapia viene erogata gratuitamente dal servizio sanitario regionale e soltanto per alcune patologie. Questo comporta una forte disparità di trattamento dei malati a livello nazionale – in contrasto con gli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione italiana – perché costringe tutti quelli per i quali il beneficio non è previsto o ad affrontare costi privatamente, oppure a rinunciare ad alleviare le proprie sofferenze;
   tutte le varietà di cannabis attualmente in commercio vengono importate dalla ditta olandese Bedrocan; solo una viene prodotta dall'Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze (di proprietà dello Stato), l'infiorescenza FM2. Nelle intenzioni del Governo, dopo i due anni di sperimentazione, vi era quella di rendere autosufficiente il nostro Paese, ma l'obiettivo sembra ancora lontano dall'essere raggiunto. Inoltre, l'arrivo dei primi quantitativi di cannabis in farmacia a gennaio 2017, è coinciso con le riduzioni delle importazioni dall'Olanda e, considerato che la produzione agricola è legata ai cicli naturali della pianta e ogni varietà di cannabis contiene principi attivi peculiari e una sola unica varietà non può essere adatta a tutte le patologie, la situazione è peggiorata;
   a seguito del decreto del Ministero della salute del 23 marzo 2017, la situazione è ulteriormente peggiorata, perché esso ha stabilito un prezzo fisso per la vendita in farmacia a 9 euro al grammo;
   il prezzo stabilito è improponibile e obbligherà le farmacie a lavorare in perdita fino all'esaurimento delle scorte per poi interrompere definitivamente la vendita. Infatti, la varietà italiana da 6,88 euro al grammo, con Iva e spese di spedizione arriva a costare 9,50 euro al grammo, mentre quella olandese ha un costo di 12,50 IVA compresa. Alle perdite per l'acquisto della materia prima, bisogna aggiungere poi i costi farmaceutici, dipendenti, tasse, lavoro del farmacista e altro;
   alla luce di questo nuovo ostacolo, i pazienti accomunati da trattamento con cannabis a uso medico hanno lanciato una petizione su change.org, nella quale chiedono precise garanzie di continuità nei trattamenti a base di cannabis terapeutica, un'estensione della lista delle patologie e possono avere accesso alla terapia, in modo uniforme sul territorio, e l'erogazione da parte del Servizio sanitario nazionale;
   a giudizio degli interroganti, tutto ciò verrebbe facilmente e naturalmente superato se finalmente venisse approvata una normativa sulla legalizzazione totale che contrasterebbe drasticamente il giro d'affari del narcotraffico, che soltanto in Italia ammonta a 30 miliardi di euro (pari a circa il 2 per cento del prodotto interno lordo nazionale), come affermato anche nell'ultima relazione annuale della direzione generale antimafia che si è dichiarata «favorevole alla legalizzazione, prendendo atto sulla base di numeri, fatti, indagini e processi in nostro possesso del fallimento delle politiche proibizioniste», trovandosi perfettamente in linea con quanto affermato nel libro di Giuseppe Civati «Cannabis, dal proibizionismo alla legalizzazione» –:
   se il Governo sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se non ritenga urgente e opportuno accogliere tutte le richieste contenute nell'appello dei malati affetti da patologie che richiedono il trattamento con cannabis ad uso medico;
   se non ritenga urgente dare l'avvio in tempi brevi al tavolo tecnico di lavoro, concordato nella riunione del 14 giugno 2017 presso il Ministero della salute, per aprire un confronto sul prezzo della cannabis e sull'aggiornamento della tariffa nazionale per le preparazioni galeniche, risalenti a 24 anni fa, affinché venga escluso il rischio di interruzione dell'erogazione da parte delle farmacie delle preparazioni a base di cannabis e sia garantita ai pazienti che ne hanno bisogno una più facile reperibilità su tutto il territorio nazionale. (4-17484)


   DIENI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 12 marzo 2015 con deliberazione del Consiglio dei ministri veniva nominato un commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della regione Calabria;
   nonostante la necessità di pervenire al riequilibrio economico-finanziario, il commissariamento deve mirare, secondo quanto prevede il decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, alla riorganizzazione del sistema sanitario regionale, anche sotto il profilo amministrativo e contabile, al fine di garantire un miglior rispetto del diritto alla salute e non un peggioramento nella qualità e nell'efficienza dell'erogazione dei servizi;
   presso l'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, nello stabile sito in via Willermin, ufficio scelte e revoche, l'organizzazione amministrativa sarebbe tale da non garantire l'espletamento degli obiettivi sopra descritti;
   a quanto consta all'interrogante, a seguito di una comunicazione a firma del responsabile del polo sanitario nord con data 5 giugno 2017, sarebbe infatti possibile accedere allo sportello aperto al pubblico solo ad un massimo di 40 utenti, prenotati, secondo l'ordine d'arrivo, attraverso un sistema di gestione delle code operativo dalle 6 del mattino;
   soltanto una volta espletato il servizio a tale numero contingentato di utenti sarebbe possibile procedere a nuove prenotazioni;
   ciò che è ancor più grave è che coloro che rientrassero nei primi 40 utenti ma non fossero tuttavia serviti entro l'orario di chiusura, garantendo l'ufficio l'apertura solo dalle ore 8,00 alle ore 12,00, verrebbero allontanati;
   per servire l'utenza sarebbe peraltro aperto un solo sportello per un pubblico di un vasto comprensorio, che serve anche paesi limitrofi e sarebbe composto di anziani, invalidi e donne in stato di gravidanza;
   per svolgere tale servizio sarebbero abilitati 30 operatori che tuttavia non sono presenti agli sportelli –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, in particolare, dei motivi per i quali presso l'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, nello stabile sito in via Willermin sia riscontrabile un tale deficit di efficienza del servizio e della gestione del personale, nonostante il commissariamento e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, anche per il tramite del commissario ad acta, per superare tali criticità. (4-17486)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MARCO DI STEFANO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'Asl n. 4 di Teramo ha indetto un concorso per un posto di dirigente medico nella disciplina di scienza dell'alimentazione e dietetica;
   come previsto dalla legge (articolo 9 della legge n. 3 del 2003, articolo 3, comma 61, dalla legge n. 350 del 2003 e dall'articolo 4, del comma 3-ter del decreto-legge 31 agosto 2013 n. 101, convertito dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125), nonché raccomandato alle Asl del territorio della regione Abruzzo dalle autorità competenti (nota del Commissario ad acta della regione Abruzzo, protocollo n. RA/279515/COMM del 5 novembre 2015), a cui altre Asl, si sono adeguate (delibera del direttore generale n. 322 del 10 marzo 2016 e n. 2006 del 12 dicembre 2016 della Asl n. 1 Avezzano-Sulmona-L'Aquila), sancito dalla giurisprudenza (Corte dei conti Umbria, n. 124/13; Tar Veneto n. 864/2011; Tar Basilicata n. 107/2014; Consiglio di Stato V 17 gennaio 2014, n. 178, Consiglio di Stato V, 27 agosto 2014, n. 4361) e dalle circolari del Ministero della salute (circolare del Ministero della salute prot. DGPROF 0059636-P-23 dicembre 2015), la Asl n. 4 di Teramo avrebbe dovuto assumere direttamente il medico specialista in scienza dell'alimentazione e dietetica dalla graduatoria aperta e vigente presso la Asl di Pescara approvata con deliberazione n. 1052 del 29 settembre 2015, relativa alla disciplina di scienza dell'alimentazione e dietetica, cioè la stessa identica disciplina per la quale la Asl, n. 4 di Teramo ha indetto il concorso;
   le prove del concorso, a quanto consta all'interrogante, avrebbero dovuto concludersi entro un giorno, come previsto e come confermato dalla stessa commissione d'esame prima dell'inizio delle prove. Ma dopo rinvii e lunga attesa, sarebbe stato comunicato ai candidati che avrebbero dovuto sostenere altre prove in data da destinarsi; la commissione avrebbe dovuto peraltro controllare i titoli posseduti dalle sole due candidate che avevano superato la prima prova;
   il rinvio a ulteriori prove ha raddoppiato il costo del concorso, così come ha incrementato il costo per la copertura temporanea della posizione dello specialista ricercato –:
   se il Governo, al fine di garantire un utilizzo più oculato delle risorse pubbliche e di evitare dinamiche inefficienti come quelle sopra riportate, non intenda assumere iniziative normative per garantire, in modo più stringente, che le pubbliche amministrazioni, prima di bandire nuovi concorsi, attingano prioritariamente a graduatorie già esistenti, con particolare riguardo al comparto sanitario che versa spesso in situazioni di sofferenza. (4-17487)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   il 5 luglio 2017 il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, ha autorizzato l'aggiudicazione dei complessi aziendali del gruppo Ilva SpA ad Am Investco Italy Srl, il cui capitale sociale risulta detenuto da ArcelorMittal Italy Holding Srl (51 per cento), ArcelorMittal SA (34 per cento) e Marcegaglia Carbon Steel SpA (15 per cento);
   nel corso dell'audizione dei vertici dell'amministrazione straordinaria di Ilva Spa, svoltasi martedì 11 luglio 2017 in Commissione X della Camera, confermando alcune delle informazioni riportate dal sottosegretario Bellanova nel corso di una seduta nella medesima commissione il 6 luglio 2017, il commissario Laghi ha dichiarato che dei 14.100 addetti sotto amministrazione straordinaria, l'AM Investco si è impegnata ad assumerne «almeno» 10 mila, mentre i restanti 4.100 beneficerebbero comunque della cassa integrazione guadagni straordinaria;
   la durata di tale ammortizzatore, qualora questi addetti non fossero reinseriti in alcun modo nella catena produttiva o ambientale, è prevista fino al 2023, limite entro cui dovrà essere realizzato il piano ambientale;
   il decreto-legge n. 191 del 2015, così come modificato dal decreto-legge n. 243 del 2016, prevede tra i compiti dell'amministrazione commissariale quello di realizzare operazioni ambientali, impiegando personale non altrimenti impegnato e a tal fine è possibile provvedere ad una adeguata formazione finalizzata al reinserimento dello stesso personale nel ciclo produttivo;
   lo stesso decreto-legge n. 243 del 2016, all'articolo 1-bis, dispone, per il solo 2017, lo stanziamento di 24 milioni di euro per integrare il trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria. Con accordo sindacale siglato il 27 febbraio 2017, il numero massimo di addetti in cassa integrazione guadagni straordinaria si è attestato a 3.300, con una media di 2.500, come comunicato sul sito web del Ministero dello sviluppo economico. Secondo quanto si desume dalle dichiarazioni del commissario Laghi nella richiamata audizione, l'autorizzazione di spesa garantirebbe l'integrazione del trattamento di cassa integrazione straordinaria ad un numero complessivo di 4.100 addetti, lo stesso numero di personale che si evince sarà escluso dalle assunzioni in AM Investco;
   la predetta autorizzazione di spesa è stata altresì disposta per la formazione professionale per la gestione delle bonifiche a valere per il corrispondente importo (24 milioni di euro) sul Fondo di rotazione di cui all'articolo 9, comma 5, del decreto-legge n. 148 del 1993, attraverso corrispondente riduzione delle risorse destinate, nell'ambito dello stesso Fondo di rotazione, al finanziamento delle iniziative del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ai sensi dell'articolo 5, comma 4-bis, del decreto legislativo n. 150 del 2015;
   gli investimenti ambientali complessivamente ammonterebbero a circa 2,2 miliardi di euro. Secondo quanto dichiarato dal commissario Laghi l'amministrazione straordinaria potrebbe svolgere l'attività ambientale autonomamente oppure ricorrendo ad un general contractor –:
   a quanto ammontino complessivamente, per l'anno 2017, gli importi del trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria erogato agli addetti sotto amministrazione straordinaria;
   a quanto ammontino le risorse effettivamente impiegate per integrare il trattamento di integrazione salariale di cui al richiamato articolo 1-bis del decreto-legge n. 243 del 2016 per i 3.300 lavoratori interessati dell'accordo sindacale del 27 febbraio 2017;
   se sia avvenuta la verifica da parte dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro ai sensi dell'articolo 5, comma 4-bis, del decreto legislativo n. 150 del 2015 e in caso affermativo quali ne siano stati gli esiti e eventualmente se in conseguenza di tale verifica sia stato disposto di disimpegnare risorse al fondo di dotazione sopra citato e a quanto esse ammontino;
   se siano stati previsti interventi e operazioni ambientali dall'amministrazione straordinaria al di fuori di quelli già previsti dal piano ambientale riguardante l'area in cui operavano i complessi aziendali del gruppo Ilva e quali eventualmente siano;
   se vi siano attività di formazione professionale finanziate a beneficio degli addetti in cassa integrazione guadagni straordinaria e, in caso affermativo, quali siano e a quanto ammontino le risorse effettivamente impiegate a tal fine;
   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare iniziative di competenza, anche normative, affinché nella realizzazione del piano ambientale e degli interventi di decontaminazione e risanamento ambientale dell'area non previsti nell'ambito dello stesso piano, anche qualora si decidesse di ricorrere ad un general contractor, sia garantita la formazione professionale e l'impiego del personale non impegnato.
(2-01904) «Tripiedi, Crippa, Dall'Osso, Ciprini, Cominardi, Lombardi, Zolezzi, Chimienti».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARIANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il gruppo commerciale Dico s.p.a., che opera in 16 regioni italiane con le insegne Tuodì market e Tuodì Superfresco, versa in una pesante situazione debitoria con un passivo fra i 350 e i 400 milioni di euro;
   Tuodì non è riuscita a raggiungere gli obiettivi del piano di ristrutturazione industriale e finanziaria avviato nel 2014, in seguito all'accertamento di una perdita di 47,48 milioni di euro che si sommava alla perdita di 33,7 milioni del 2013, piano che avrebbe dovuto portare al pareggio di bilancio nel corso del 2017;
   secondo gli ultimi dati ufficiali, la società avrebbe accumulato un debito lordo di 450 milioni di euro, di cui 160 milioni verso le banche (71 milioni a breve), 225 milioni verso i fornitori e 29 milioni verso l'erario;
   le difficoltà nel pagare i fornitori hanno portato la proprietà a proporre un'istanza di concordato preventivo in continuità, disponendo la chiusura momentanea di 123 punti vendita in 14 regioni, con 500 addetti (su 4 mila totali), in attesa che gli advisor di Dico s.p.a. elaborino un piano industriale e finanziario o, in alternativa, un piano di ristrutturazione del debito (ex articolo 182-bis della legge fallimentare) con una maggioranza qualificata dei creditori;
   in provincia di Lucca sono sei i punti vendita Dico/Tuodì che impiegano circa 60 dipendenti (Viareggio, Massarosa, Pietrasanta, Porcari, Pian di Coreglia e Pieve Fosciana), due dei quali (Porcari e Viareggio) già chiusi, ai quali si aggiungono i franchising di Altopascio e Lido di Camaiore;
   in un primo momento la proprietà aveva manifestato ai sindacati di categoria, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, la volontà di garantire la continuità dell'attività, ormai paralizzata in molte realtà territoriali, in ragione della mancata fornitura delle merci, ma si è presentata a un successivo confronto senza alcun piano industriale volto a tutelare l'occupazione, e il mantenimento dei punti vendita;
   per tali ragioni e in seguito all'esito negativo del negoziato con la direzione hanno indetto uno sciopero di 4 ore che si è svolto l'8 luglio 2017;
   nonostante la richiesta di concordato preventivo in continuità da parte della proprietà, si rincorrono, infatti, voci insistenti di una vendita dei discount del gruppo Dico a diverse catene del ramo alimentare, attraverso una vendita spezzatino;
   nei giorni scorsi, in provincia di Lucca, i sindacati hanno esposto ai rappresentanti istituzionali i contorni di questa crisi aziendale dovuta, a quanto sembra, alla grave esposizione debitoria del gruppo Dico nei confronti degli istituti di credito e hanno chiesto l'intervento del Ministero dello sviluppo economico che ha convocato le parti per il 26 luglio –:
   se il Ministro interrogato, in considerazione della situazione ormai insostenibile, intenda adoperarsi per fare chiarezza sulle prospettive aziendali del gruppo Dico e sul futuro occupazionale degli addetti. (5-11974)

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORINO, CIVATI e MARCON. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nella serata di venerdì 21 luglio 2017 Ericsson telecomunicazioni spa ha inviato per mail la lettera di licenziamento a 44 lavoratori della sede aziendale del parco tecnologico degli Erzelli;
   in totale in Italia la Ericsson telecomunicazioni spa ha inviato in Italia complessivamente 181 lettere di licenziamento, ma la procedura prevede 315 esuberi;
   solo pochi giorni fa con una lettera inviata dai Ministri Calenda e Poletti ai sindacati, successiva ad un incontro avuto con l'azienda il 19 luglio 2017, si affermava che la società Ericsson telecomunicazioni spa riteneva che per gli attuali esuberi dichiarati con la procedura di licenziamento collettivo non vi era soluzione possibile con ricorso agli ammortizzatori sociali previsti a legislazione vigente; inoltre, si affermava che non si erano prodotte le condizioni per istituire un tavolo di confronto tra le organizzazioni sindacali e l'azienda come richiesto dai sindacati;
   la lettera evidenziava, oltre alle intenzioni della società Ericsson telecomunicazioni spa, un atteggiamento da parte del Governo di tipo notarile, visto che si registravano le decisioni dell'azienda, di cui si prendeva atto, denotando, ad avviso degli interroganti, una subalternità alla multinazionale in assenza di iniziative volte alla difesa dei livelli occupazionali;
   Ericsson dal 2012 al 2017 ha ottenuto sette concessioni di finanziamenti pubblici per un importo totale di 38.277.550,91 euro. Mentre sono in corso altre tre richieste di contributi pubblici, due delle quali per quanto riguarda l'Agenda Digitale come da graduatoria pubblicata sul sito del Ministro dello sviluppo economico e una relativa al bando Horizon 2020 PON con relativa graduatoria pubblica sul medesimo sito;
   si tratta dell'ennesima situazione in cui aziende che hanno percepito o stanno per vedersi erogati contributi pubblici, decidono o di procedere a licenziamenti o a delocalizzazioni; è una questione che è necessario affrontare in tempi brevi per evitare che di fatto contributi pubblici sostengano piani industriali che prevedono riduzione dei livelli occupazionali o lo spostamento delle produzioni in altri Paesi –:
   se il Governo non ritenga necessario assumere iniziative anche normative per prevedere il rimborso dei contributi da parte di aziende che, pur avendo ricevuto sostegni pubblici, procedono a licenziamenti o delocalizzazioni;
   quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di evitare i licenziamenti decisi unilateralmente dalla Ericsson telecomunicazioni spa e comunicati, addirittura ai lavoratori via mail;
   se non si intenda, in ogni caso, promuovere l'apertura di un tavolo di trattative con i sindacati e l'azienda che affronti la questione degli esuberi e che leghi la concessione di ulteriore contributi pubblici (ovvero quelli attualmente nella fase finale dell'istruttoria tecnica e relativi all'Agenda digitale e al bando Horizon 2020 PON) alla revoca dei licenziamenti comunicati dalla Ericsson telecomunicazioni spa. (4-17483)

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Marco Di Maio e altri n. 7-01144, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 novembre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gasparini.

  La risoluzione in Commissione Realacci e altri n. 7-01315, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 luglio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Valiante, Mazzoli, Carrescia, Braga, Mariani, Marroni, Micillo, Stella Bianchi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Roberta Agostini n. 4-17379, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 luglio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Capodicasa, Duranti, Ricciatti, Speranza.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione D'Attorre n. 5-11969, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 luglio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Quaranta, Roberta Agostini.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interrogazione a risposta orale Lacquaniti n. 3-03126 del 4 luglio 2017;
   interrogazione a risposta in commissione Galgano n. 5-11777 del 7 luglio 2017.