Camera dei deputati

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 13 luglio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    già con la risoluzione n. 7-00677 dell'8 maggio 2015 – non discussa – il gruppo parlamentare del M5S della Camera dei deputati poneva il problema della gravissima situazione nello Yemen e del «contributo» italiano a quel conflitto tramite l'invio di bombe prodotte da stabilimenti ubicati sul nostro territorio; peraltro, su questo argomento, o a esso afferente, sono stati anche depositati svariati atti sia di sindacato ispettivo che di indirizzo (tra gli altri: 5-09723; 3-02546; 3-01874; 7-00677; 7-01043; 4-11199; 3-02584; 5-08939);
    il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato più risoluzioni sullo Yemen, in particolare le risoluzioni 2216 (2015), 2201 (2015) e 2140 (2014) ma nessuna di queste ha contribuito all'abbassamento della violenza e a una soluzione equa e negoziata del conflitto;
    il processo di transizione sostenuto a livello internazionale nello Yemen ha iniziato a mostrare tutta la sua fragilità a partire dal settembre 2014 quando gli Houthi, guidati da Abdul-Malik al-Houthi, sono entrati nella capitale Sana'a, capitalizzando le proteste e la rabbia diffusa dopo l'annuncio del governo di un forte aumento dei prezzi del carburante, accrescendo il loro sostegno anche in aree non sciite grazie all'aver fatto propri i temi che avevano animato le rivolte contro Saleh nel 2011 (lotta alla corruzione delle vecchie élite di regime e ad al-Qaeda) e costringendo il Primo Ministro Salem Basindwa alle dimissioni. Il rafforzamento degli Houthi nel nord del Paese e la rapida presa della capitale sono state possibili anche grazie all'allineamento tattico con tribù, comandanti militari e alcune unità d’élite della Guardia repubblicana rimaste fedeli all'ex presidente Saleh e contro nemici comuni, come il partito islamista sunnita Islah, i salafiti e la potente famiglia tribale degli Al-Ahmar;
    l'intervento militare a guida saudita nello Yemen, richiesto dal presidente yemenita Abd Rabbuh Mansur Hadi, compreso l'uso di bombe a grappolo bandite a livello internazionale, ha portato alla drammatica attuale situazione umanitaria. L’escalation del conflitto, con la partecipazione diretta di potenze regionali costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza a livello internazionale. La stessa attuale crisi tra il mondo sunnita e il Qatar – che pur faceva parte della coalizione anti Houthi – è segnata da evidenti approcci diversi tra Doha e Riad su come risolvere il conflitto;
    i ribelli Houthi hanno in passato posto sotto assedio la città di Ta'izz, la terza città dello Yemen, ostacolando la fornitura di aiuti umanitari; una situazione per cui secondo Stephen O'Brien, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti d'emergenza, i circa 200.000 civili intrappolati nella città hanno un disperato bisogno di acqua potabile, cibo, cure mediche e altri tipi di assistenza di primo soccorso e protezione;
    dall'inizio del conflitto sono state uccise oltre 10.000 persone (delle quali circa 4.700 civili) e 40.000 sono rimaste ferite (oltre 8.000 civili); tra le vittime si contano centinaia di donne e bambini; l'impatto umanitario sulla popolazione civile degli attuali scontri tra le diverse milizie, dei bombardamenti e dell'interruzione della fornitura dei servizi essenziali ha raggiunto proporzioni intollerabili;
    2 milioni di persone sono attualmente sfollate internamente ai confini a causa dei combattimenti; 2 milioni di bambini non hanno la possibilità di andare a scuola; 18,8 milioni di persone, tra cui 9,6 milioni di bambini, necessitano di assistenza umanitaria, compresi cibo, acqua, rifugio, carburante e servizi sanitari. Oltre a questo, circa 1500 bambini sono stati reclutati come soldati;
    gli attacchi aerei della coalizione militare a guida saudita nello Yemen hanno più volte colpito bersagli civili, tra cui ospedali, scuole, mercati, magazzini cerealicoli, porti e un campo di sfollati, danneggiando gravemente infrastrutture essenziali per la fornitura degli aiuti e contribuendo alla grave carenza di generi alimentari e di carburante nel Paese;
    il 10 gennaio 2016 è stato bombardato nello Yemen settentrionale un ospedale gestito da Medici senza frontiere (MSF) e ciò ha provocato la morte di almeno sei persone e il ferimento di una dozzina, tra cui membri del personale dello stesso MSF, oltre a danneggiare gravemente le strutture mediche; questo è l'ultimo di una serie di attacchi ai danni di strutture mediche, nonché a numerosi monumenti storici e siti archeologici che sono stati distrutti o danneggiati irrimediabilmente;
    stando all'organizzazione Save the Children, in almeno 18 dei 22 governatorati del paese gli ospedali sono stati chiusi o gravemente danneggiati a causa dei combattimenti o della mancanza di carburante; in particolare, sono stati chiusi 153 centri sanitari che in precedenza fornivano nutrimento a oltre 450.000 bambini a rischio, insieme a 158 ambulatori che erogavano servizi di assistenza sanitaria di base a quasi mezzo milione di bambini al di sotto dei cinque anni;
    secondo l'Unicef, il conflitto nello Yemen ha avuto pesanti ricadute anche sull'accesso dei bambini all'istruzione, che ha smesso di funzionare per quasi 2 milioni di minori, con la chiusura di 3.584 scuole, ossia una su quattro; 860 di tali scuole sono danneggiate oppure sono utilizzate come rifugio per gli sfollati;
    la situazione nello Yemen comporta gravi rischi per la stabilità della regione, in particolare nel Corno d'Africa, nel Mar Rosso e nel resto del Medio Oriente; al-Qaeda nella penisola araba (AQAP) è riuscita a sfruttare il deterioramento della situazione politica e di sicurezza nello Yemen, espandendo la propria presenza e aumentando il numero e la portata dei propri attacchi terroristici; il cosiddetto Stato islamico ISIS/Daesh ha consolidato la propria presenza nello Yemen e ha sferrato attacchi terroristici contro moschee sciite, uccidendo centinaia di persone;
    alcuni Stati membri dell'Unione europea hanno continuato ad autorizzare il trasferimento di armi e articoli correlati verso l'Arabia Saudita dopo l'inizio della guerra; tali trasferimenti violano la posizione comune 2008/944/PESC sul controllo delle esportazioni di armi, che esclude esplicitamente il rilascio di licenze relative ad armi da parte degli Stati membri laddove vi sia il rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate per commettere gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e per compromettere la pace, la sicurezza e la stabilità regionali;
    il 27 gennaio 2017 è stato trasmesso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il «Rapporto finale del gruppo di esperti sullo Yemen» che evidenzia che «I bombardamenti aerei condotti dalla coalizione guidata dall'Arabia Saudita hanno devastato le infrastrutture civili in Yemen, ma non sono riuscite a scalfire la volontà politica dell'alleanza Houthi-Saleh di continuare il conflitto». E soprattutto riporta che «Il conflitto ha visto diffuse violazioni del diritto umanitario internazionale da tutte le parti in conflitto. Il gruppo di esperti ha condotto indagini dettagliate su questi fatti ed ha motivi sufficienti per affermare che la coalizione guidata dall'Arabia Saudita non ha rispettato il diritto umanitario internazionale in almeno 10 attacchi aerei che diretti su abitazioni, mercati, fabbriche e su un ospedale»;
    nel medesimo Rapporto trasmesso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si dimostra il ritrovamento, a seguito di due bombardamenti a Sana'a nel settembre 2016, di più di cinque «bombe inerti» sganciate dall'aviazione saudita contrassegnate dalla sigla «Commercial and Government Entity (CAGE) Code A4447». Quest'ultima è riconducibile all'azienda RWM Italia S.p.A., costola del gruppo tedesco Rheinmetall Defence, colosso tedesco degli armamenti, con sede legale in via Industriale 8/D a Ghedi, in provincia di Brescia (mentre, nella località di Domusnovas dal 2010 si trova la sede operativa dello stabilimento della Rwm Italia, fabbrica di bombe);
    secondo gli esperti delle Nazioni Unite «l'utilizzo di queste armi rivela una tattica precisa, volta a limitare i danni in aree in cui risulterebbero inaccettabili». Gli esperti spiegano inoltre che «una bomba inerte del tipo Mk 82 ha un impatto pari a quello di 56 veicoli da una tonnellata lanciati a una velocità di circa 160 km all'ora» (cfr. pp. 171-172 del Rapporto);
    secondo recenti notizie di stampa (riportate in particolare dall'agenzia Ansa e dal quotidiano Avvenire) e grazie alle informazioni trasmesse dall'Ong yemenita Mwatana è stato recuperato in Yemen un frammento di ordigno con sigla «A4447», che indica la provenienza dalla Rwm Italia. Il numero di matricola, trasmesso all'ufficio Ansa di Beirut, è stato rinvenuto a Der al Hajari, nella regione nord-occidentale di Hodeida teatro di un attacco aereo condotto alle 3 di notte dell'8 ottobre 2016: almeno sei civili uccisi, tra cui 4 bambini;
    negli scorsi mesi sono stati esportati materiali di armamento per 257.215.484 euro (tra cui, in particolare, bombe RWM MK82) verso l'Arabia Saudita, a capo della coalizione composta da EAU, Oman, Bahrain, Egitto, Qatar, Marocco, Kuwait. Come si evince nella Relazione al Parlamento ai sensi dell'articolo 5 della legge 9 luglio 1990, n. 185, nel solo 2016 l'Italia ha venduto armi all'Arabia Saudita per un valore di 427,5 milioni di euro, con un incremento del 66 per cento rispetto all'anno precedente. All'Arabia Saudita sono stati venduti aeromobili, bombe, siluri, razzi, missili ed accessori, apparecchiature per la direzione del tiro, esplosivi e combustibili militari, apparecchiature elettroniche, apparecchiature specializzate per l'addestramento militare o per la simulazione di scenari militari, tecnologia per lo sviluppo, produzione o utilizzazione delle armi. Nello stesso anno 2016 ai paesi del medio-oriente l'Italia ha venduto armi per un valore di 8,5 miliardi di euro, pari a oltre il 50 per cento delle esportazioni italiane totali;
    secondo l'ultima relazione al Parlamento ex legge n. 185 del 1990 per l'anno 2016, depositata in parlamento il 26 aprile 2017, si legge che RWM Italia è salita al terzo posto per giro d'affari nel settore difesa in Italia. Dal 1o gennaio al 31 dicembre 2016 RWM ha ottenuto 45 nuove autorizzazioni per l'esportazione di armamenti dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano, per un totale di 489,5 milioni di euro: 460 milioni di euro in più rispetto al 2015, quando la società aveva ricevuto nuove autorizzazioni per 28 milioni di euro. La relazione del Governo italiano mette in evidenza in particolare una commessa di RWM, per un totale di 411 milioni di euro, che riguarda l'esportazione di 19.675 bombe in totale (Mk 82, Mk 83 ed Mk 84). Non è però indicato il committente. Non sappiamo quindi verso quale Paese siano state esportate le bombe. Nella segnalazione, finanziaria di Rheinmetall per l'anno 2016 leggiamo che c’è stato un ordine «molto significativo» di «munizioni» per 411 milioni di euro da parte di un «cliente della regione MENA (Medio-Oriente e Nord Africa)». Di queste 19.675 bombe autorizzate nel 2016 (e di quelle relative a altre licenze precedenti) ne sono già state effettivamente esportate solo lo scorso anno circa 2.150 per un controvalore di 32 milioni di euro;
    la risoluzione del Parlamento Europeo del 25 febbraio 2016 sulla situazione umanitaria nello Yemen (2016/2515(RSP) contiene in particolare l'invito «al VP/AR ad avviare un'iniziativa finalizzata all'imposizione da parte dell'Unione europea di un embargo sulle armi nei confronti dell'Arabia Saudita, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale da parte di tale paese nello Yemen e del fatto che il continuo rilascio di licenze di vendita di armi all'Arabia Saudita violerebbe pertanto la posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio dell'8 dicembre 2008»;
    la risoluzione del Parlamento europeo del 15 giugno 2017 sulla situazione umanitaria nello Yemen (2017/2727(RSP)) richiama la precedente del 25 febbraio 2016 in merito alla proposta di embargo sulle armi e invita ad una soluzione negoziale del conflitto riaffermando «la necessità che tutti gli Stati membri dell'Unione applichino rigorosamente le disposizioni sancite nella posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio sull'esportazione di armi»;
    il sito «Viaggiare sicuri» del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI), a proposito dello Yemen, affermava fino a alcuni mesi fa che «le condizioni umanitarie stanno divenendo insostenibili per larga parte della popolazione civile, come indicato nei report delle Nazioni Unite, che hanno documentato anche arresti arbitrari e violazioni del diritto umanitario da ambe le parti coinvolte nello scontro armato»,

impegna il Governo:

1) a chiedere alle forze belligeranti l'immediato cessate il fuoco e l'interruzione di ogni iniziativa militare nello Yemen;
2) ad assumere iniziative per impedire, con tutti gli strumenti disponibili, il transito di armi e materiale bellico verso lo Yemen in porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, acque territoriali e spazio aereo italiani, da qualsiasi parte essi provengano;
3) a rendere disponibili: dati relativi a quante e quali armi usate in questo momento dall'Arabia Saudita nei suoi feroci bombardamenti sullo Yemen (Paese sovrano) siano di provenienza italiana;
4) ad adoperarsi, di concerto con la comunità internazionale, per:
   a) la convocazione di una Conferenza internazionale di pace, per giungere a una soluzione politica inclusiva nello Yemen, affinché si possa riprendere al più presto la via della democratizzazione e prevenire un'ulteriore diffusione del terrorismo;
   b) l'avvio di una iniziativa umanitaria sotto la guida delle Nazioni Unite tesa a portare soccorso e sostegno alla popolazione civile;
   c) l'avvio di una inchiesta internazionale sui crimini di guerra contro le infrastrutture civili e sulle responsabilità degli attacchi agli ospedali e al personale medico e di soccorso;
5) ad assumere iniziative per dare seguito alle richiamate risoluzioni del Parlamento europeo bloccando l'esportazione di armi e articoli correlati prodotti in Italia o che transitino per l'Italia, destinati all'Arabia Saudita e a tutti i Paesi coinvolti nel conflitto armato in Yemen, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale da parte dell'Arabia Saudita nello Yemen in conformità alle recenti risoluzioni del Parlamento europeo, alla normativa nazionale (legge n. 185 del 1990) e al Trattato internazionale sul commercio di armamenti (ATT);
6) ad assumere questa posizione anche in assenza di una formale dichiarazione di embargo sulle armi da parte delle organizzazioni internazionali;
7) ad avviare un'iniziativa finalizzata alla previsione da parte dell'Unione europea di un embargo sulle armi nei confronti dell'Arabia Saudita, tenuto conto che il continuo rilascio di licenze di vendita di armi all'Arabia Saudita violerebbe la posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio dell'8 dicembre 2008;
8) ad assumere le iniziative per favorire e supportare la riconversione in produzioni civili delle attività delle aziende attualmente interessate alla produzione di armi destinate al conflitto con lo Yemen o comunque a Paesi in guerra, anche attraverso l'istituzione di un fondo ad hoc e il rifinanziamento degli incentivi per la ristrutturazione e la riconversione dell'industria bellica e la riconversione produttiva nel campo civile e duale, destinati alle imprese che operano nel settore della produzione di materiali di armamento ai sensi dell'articolo 6, commi 7, 8, 8-bis e 9, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993 n. 237.
(1-01663) «Corda, Frusone, Scagliusi, Basilio, Manlio Di Stefano, Del Grosso, Rizzo, Grande, Paolo Bernini, Di Battista, Tofalo, Spadoni».


   La Camera,
   premesso che:
    le emissioni di gas serra attribuite al settore dei trasporti nel nostro Paese sono cresciute negli anni, fino a raggiungere il 25 per cento del totale;
    all'interno del settore dei trasporti i consumi energetici sono dovuti per il 63,7 per cento al trasporto dei passeggeri e per il 91,3 per cento al trasporto su strada;
    nell'ultimo decennio l'Unione europea e quindi tutti i Paesi membri hanno deciso di incentivare l'acquisto e quindi l'utilizzo di veicoli diesel;
    secondo uno studio condotto dal professor Erckard Helmers della Triers University, le emissioni di nerofumo dei veicoli diesel potrebbero essere state sottostimate dalle autorità europee. Le auto diesel prodotte prima del 2005 potrebbero emettere dal 25 per cento fino al 50 per cento in più rispetto alle stime. Una percentuale corrispondente a 40-80 grammi di CO2 equivalente per chilometro in più del previsto;
    l'inefficacia dei filtri antiparticolato, denunciata dallo studioso tedesco che stima che il 75 per cento dei dispositivi installati sulle auto diesel prodotte dono il 2005, non funziona correttamente, è stata anche confermata dal recente scandalo «Dieselgate» che ha inizialmente interessato la Volkswagen e successivamente la FCA;
    sebbene si ritenga che il biossido di azoto causi circa 70 mila morti premature all'anno, solo in Europa, oltre la metà delle nuove auto vendute negli Stati membri ha un motore diesel;
    lo studio illustra, inoltre, la scelta del Governo giapponese di puntare sulle auto ibride. Le nuove auto vendute in Giappone nel 2013 emettevano mediamente 20 grammi di CO2 equivalente in meno per chilometri rispetto a quelle vendute in Europa e prosegue sostenendo che, se l'Europa avesse seguito l'esempio del Giappone, le emissioni di CO2 e NOx del parco auto oggi sarebbero nettamente inferiori;
    anche in Europa sembrerebbe che qualcosa stia cambiando e stia aumentando la sensibilità verso le auto elettriche;
    il 6 luglio 2017 Nicolas Hulot, Ministro della transizione ecologica e solidale, presentando il piano per il clima, ha annunciato la volontà del Governo francese di vietare la vendita delle auto diesel e benzina entro il 2040;
    analoga volontà è già stata espressa da altri Governi sia di Stati membri quali l'Olanda, la Svezia e la Germania che di Stati terzi, tra i quali l'India e la Norvegia;
    il 29 marzo 2016, la Camera bassa del Parlamento olandese ha votato una mozione che impegna il Governo a vietare, a partire dal 2025, l'immatricolazione di auto a benzina, diesel, gas e ibride e ad autorizzare dunque l'immissione in commercio delle sole auto ad immissioni zero;
    ad ottobre 2016 il Parlamento tedesco ha discusso una risoluzione ancora più ambiziosa delle precedenti mirante a vietare, entro il 2030, la vendita di vetture alimentate da motori a combustione esterna non solo in Germania, ma in tutti i Paesi appartenenti all'Unione europea;
    riferendosi alla decisione tedesca, sempre nel mese di ottobre, il Ministro dell'ambiente svedese, ha espresso la volontà anche da parte del proprio Paese di dismettere le auto diesel e benzina a partire dal 2030;
    persino la Cina ha imposto quote minime di veicoli elettrici a partire dal 2018;
    nel mese di giugno 2017 il Ministro del carbone indiano Piyush Goyal, illustrando il piano straordinario che il Governo sta preparando in materia ambientale e di efficientamento energetico, ha dichiarato che dal 2030 non potranno più circolare sulle strade indiane auto e mezzi di trasporto alimentati a benzina e diesel;
    caso particolarmente interessante risulta essere la Norvegia dove l'elettrico già detiene circa il 37 per cento del mercato – si stimano 100 mila auto presenti sul territorio con possibilità di diventare oltre 2 mila entro il 2020 – grazie ai numerosi incentivi stanziati dal Governo, quali l'esenzione dall'iva e la possibilità di beneficiare delle corsie preferenziali dei bus e taxi, oltre che parcheggiare ed entrare gratuitamente nei centri delle città norvegesi e l'elevata tassazione introdotta sui veicoli a gasolio e benzina;
    anche la Norvegia, dunque, ha espresso l'intenzione di riuscire a vendere sul proprio suolo nazionale solamente veicoli elettrici, a idrogeno o ibridi plug-in a basse emissioni, a partire dal 2025;
    la vendita e commercializzazione di sole auto elettriche e dunque il divieto di commercializzare automobili con motore a combustione è una misura che concretamente riuscirebbe a ridurre il riscaldamento globale, fortemente dovuto all'elevato livello di anidride carbonica prodotta anche dalle vetture con motore a combustione;
    la mobilità elettrica potrebbe svolgere un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi fissati dall'accordo di Parigi sul clima e garantire dunque la possibilità per molti Paesi di tenere fede a quanto sottoscritto;
    tutti i più grandi produttori di automobili stanno investendo in progetti di ricerca sui veicoli elettrici ed alcuni hanno già iniziato a convertire il proprio ciclo di produzione. Tra questi, ha fatto notizia la decisione della Volvo, annunciata pochi giorni fa, di intraprendere una svolta ecologica e quindi di produrre, a partire dal 2019 solo veicoli dotati di motore elettrico. La casa automobilistica svedese ha infatti dichiarato di voler essere al passo con i tempi e, al contempo, rispettare l'ambiente proponendo dunque vetture solo elettriche, ibridi plug-in e auto con soluzioni mild-hybrid. In particolare cinque auto full electric fra il 2019 e il 2021; tra di queste saranno modelli Volvo, mentre le altre due saranno vetture elettriche ad alte prestazioni realizzate da Polestar, il brand per vetture ad alte prestazioni di Volvo Cars,

impegna il Governo

1) ad assumere, in linea con quanto sta avvenendo nel resto dell'Unione europea, ogni utile iniziativa volta a vietare, entro il 2030, la commercializzazione di autoveicoli con motori alimentati a diesel e benzina di origine fossile, al fine di ridurre il numero di veicoli inquinanti e contribuire concretamente al conseguimento degli obiettivi contenuti nell'accordo di Parigi.
(1-01664) «Crippa, Spessotto, Liuzzi, Carinelli, Nicola Bianchi, De Lorenzis, Paolo Nicolò Romano, Dell'Orco, Da Villa, Vallascas».

Risoluzione in Commissione:


   La XI Commissione,
   premesso che:
    nel sistema previdenziale italiano, con due successivi interventi normativi effettuati nel 2009 e nel 2010, è stato introdotto un meccanismo permanente di adeguamento dei requisiti pensionistici, agganciando il requisito anagrafico all'incremento della speranza di vita accertato dall'Istat;
    la riforma attuata con il decreto-legge n. 201 del 2011 ha radicalmente e drasticamente modificato il sistema previdenziale. Il conseguimento dell'obiettivo del contenimento della spesa e dell'impatto di questa sui conti pubblici è stato ritenuto dal Governo dell'epoca prioritario rispetto alle rilevanti conseguenze sociali prodotte;
    la riforma così detta Fornero, tra l'altro, ha prodotto un considerevole aumento dell'età richiesta alle lavoratrici private per accedere alla pensione di vecchiaia; è inoltre intervenuta a modificare la normativa vigente in materia di adeguamento del requisito anagrafico alla speranza di vita, accelerandone la cadenza dell'aggiornamento e trasformandola da triennale a biennale;
    in applicazione della normativa vigente sono già stati operati due adeguamenti dell'età pensionabile, rispettivamente con decorrenza dal 1o gennaio 2013 e dal 1o gennaio 2016, che hanno prodotto in totale un elevamento di 7 mesi dell'età anagrafica richiesta per accedere alla pensione di vecchia;
    se si effettua un'analisi comparata dell'età di pensionamento tra l'Italia gli altri Paesi europei emerge il dato che vede in Italia già oggi prevista l'età più alta per accedere alla pensione. I 66 anni e 7 mesi per i lavoratori del settore pubblico e privato e i 65 anni e 7 mesi per le lavoratrici del settore privato sono ben al di sopra della media dell'Unione europea che è di 64 anni 4 mesi per i lavoratori e i 63 anni e 4 mesi per le lavoratrici. Il divario con i requisiti anagrafici richiesti in Italia risulta evidente anche se ci si limita a confrontarli con quelli di alcuni dei principali Paesi europei, quali la Francia, il Regno Unito o la Germania (ove rispettivamente sono richiesti per i lavoratori e le lavoratrici 62 anni per entrambe, 65 anni e 62 anni e 4 mesi, 65,4 anni per entrambe);
    l'attuale sistema di incremento periodico del requisito anagrafico denota un'evidente carenza di gradualità; se a questo si aggiunge un meccanismo di calcolo della pensione esclusivamente basato sui contributi versati, il risultato prodotto è un sistema previdenziale particolarmente penalizzante nei confronti delle lavoratrici donne che, avendo in media carriere contributive che non superano i 25 anni, contro le carriere contributive dei lavoratori uomini che in media si attestano sui 39 anni, hanno come unica via di accesso alla pensione l'opzione della pensione di vecchiaia;
    considerato che il nuovo adeguamento dell'età pensionabile, con l'elevamento di questa a 67 anni per i lavoratori e a 66 per le lavoratrici, dovrà avere decorrenza dal 1o gennaio 2019 ed, in base alle norme vigenti, perché ciò accada, è previsto che il decreto direttoriale del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sia adottato almeno un anno prima del termine di decorrenza, entro il prossimo 31 dicembre dovrà essere varato il provvedimento che disporrà un ulteriore incremento dell'età pensionabile,

impegna il Governo:

   ad assumere quanto prima le iniziative di competenza al fine di neutralizzare l'adeguamento dell'età pensionabile previsto con decorrenza dal 1o gennaio 2019;
   ad assumere iniziative per aumentare la gradualità del sistema di adeguamento dell'età pensionabile all'incremento della speranza di vita, anche valutando di armonizzare il requisito anagrafico richiesto in Italia per l'accesso alla pensione con il requisito di cui alla media dell'Unione europea.
(7-01311) «Martelli, Giorgio Piccolo, Zappulla».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARINELLI e NESCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 31 marzo 2016 l'allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha firmato a Boston con i manager, della multinazionale Ibm un Memorandum of understanding per l'apertura del primo European Center of Excellence di Watson Health, nell'area milanese che ha ospitato l'Expo;
   come riportato da organi di stampa la multinazionale americana si sarebbe impegnata ad investire 150 milioni di dollari per impiantare una sua sede nell'area Expo ottenendo in cambio dal Governo investimenti per 60 milioni di euro (di cui 30 milioni di euro concessi dal Ministero dello sviluppo economico e altri 30 dalla regione Lombardia), nonché la consegna di dati sensibili di natura sanitaria dei cittadini italiani, a partire dagli utenti lombardi;
   Watson Health è un sistema di cognitive computing, una piattaforma per la raccolta e l'elaborazione dei dati sanitari globali, creata nel 2015 da Ibm, che nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe migliorare la salute e la vita dei cittadini;
   secondo quanto riportato da un articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano in data 15 febbraio 2017, nel documento «confidenziale» che Il Fatto quotidiano ha potuto vedere si legge: «Come presupposto per realizzare il Programma ed effettuare l'investimento, Ibm (incluse le società controllanti, controllate, affiliate o collegate, ove necessario) si aspetta di poter avere accesso — in modalità da definire — al trattamento dei dati sanitari dei circa 61 milioni di cittadini italiani (intesi come dati sanitari storici, presenti e futuri) in forma anonima e identificata, per specifici ambiti progettuali, ivi incluso il diritto all'utilizzo secondario dei predetti dati sanitari per finalità ulteriori rispetto ai progetti»;
   «A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, si ritiene cruciale avere accesso ai dati dei pazienti, ai dati farmacologici, ai dati del registro dei tumori, ai dati genomici, dati delle cure, dati regionali o Agenas (...)»;
   i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute sono considerati dati «sensibili», la cui raccolta e trattamento sono soggetti sia al consenso dell'interessato sia all'autorizzazione preventiva del Garante per la protezione dei dati personali;
   a parere degli interroganti, cedere i dati sanitari ad una società privata senza alcun beneficio per i cittadini sarebbe un rischio per la sicurezza e per la privacy;
   nonostante il citato documento confidenziale contenga un riferimento ai dati «anonimizzati», attualmente esistono sistemi in grado di rendere «reversibili» i dati anonimi, rinominandoli;
   con una lettera datata 22 febbraio 2017 il Garante della privacy ha chiesto chiarimenti al Governo e alla regione Lombardia sui dati sanitari da fornire ad Ibm;
   in risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 4084 della regione Lombarda, il sottosegretario Nava ha affermato che: «Regione Lombardia non è parte sottoscrittrice dell'accordo che è stato siglato a Boston dal Governo. Il coinvolgimento di Regione Lombardia al momento non si è ancora tradotto in ipotesi operative tali da costituire assunzione di impegni tra le parti»;
   in un recente articolo pubblicato da Il Corriere della Sera, il 27 giugno 2017, il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, non ha smentito circa la possibilità del trasferimento dei dati sanitari a Ibm, seppur concessi in forma anonima, confermando tacitamente l'accordo con la società privata –:
   quale sia il contenuto dell'accordo stipulato a fine marzo 2016 con Ibm relativo all'apertura a Milano di un centro della multinazionale americana per l'elaborazione dei dati sanitari attraverso la piattaforma Watson Health;
   quali siano le criticità sollevate dal Garante per la protezione dei dati personali con la lettera di chiarimenti indirizzata al Governo e alla regione Lombardia;
   se il Governo intenda cedere alla società privata Ibm i dati sanitari dei cittadini, a partire dagli utenti lombardi. (5-11855)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VEZZALI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   ci si avvicina al 24 agosto 2017, data che riporta a un terremoto che ha sconvolto i primi comuni del centro Italia. Una data alla quale è seguito uno sciame sismico con alcune scosse importanti e altri eventi climatici che hanno aggravato la situazione;
   si è ancora all'inizio della rimozione e dello smaltimento delle macerie. A quanto si apprende dalla stampa non si è ancora raggiunta la soglia del 10 per cento e le casette fin qui consegnate non sono sufficienti a far garantire il rientro degli sfollati nei comuni colpiti dal sisma;
   si annuncia un nuovo inverno di precarietà. Incertezza che non è solo per i tempi non quantificabili che separano i cittadini dal ritorno alla normalità, ma per lo sfinimento quotidiano cui la popolazione è sottoposta, vista la mole degli espletamenti burocratici e indeterminatezza delle informazioni;
   si parla di 30 ordinanze già emesse (a L'Aquila furono solo 4) che in media ogni 15 giorni cambiano lo scenario nel quale operare per presentare domande di ricostruzione, di sportelli per il pubblico che aprono un solo giorno a settimana e che non sempre sono in grado di soddisfare le richieste degli utenti, di procedure cartacee che vanno completate su piattaforme on line di dubbia efficienza dalle quali non arrivano risposte;
   quale ultima doccia fredda, in questi giorni agli eredi delle macerie viene richiesto il pagamento delle tasse di successione, ipotecarie, catastali e di bollo. Fatto questo che, se non fosse rubricato come una dimenticanza, peraltro inaccettabile, risulterebbe come una beffa;
   qualcuno sta pensando perfino di rinunciare all'eredità perché l'importo da pagare sarebbe molto più alto del valore dei cumuli di macerie ereditati, visto che nei comuni più colpiti non è rimasto nulla da riparare, ma solo da ricostruire –:
   se non ritenga di assumere iniziative per sanare rapidamente questo vulnus e «congelare» la riscossione delle tasse di successione sulle macerie che ha scadenza entro l'anno dal decesso del congiunto;
   se non ritenga di assumere iniziative per velocizzare le operazioni di rimozione e smaltimento delle macerie, fintanto che la stagione lo permette, perché il permanere dei cumuli impedisce qualsivoglia operazione di ripristino o apertura di cantiere privato;
   se non intenda individuare soluzioni per le migliaia di sfollati che rischiano di trascorrere un altro anno nelle località della costa o in roulotte e sistemazioni di fortuna. (4-17294)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   a Montevescovado, nel comune di Nocera Inferiore, si consuma una situazione complessa, che va avanti ormai da troppi anni, a danno del diritto dei cittadini che hanno vissuto l'esperienza del terremoto e che aspettano il riconoscimento del diritto ad una casa;
   dopo anni di errori, cattiva gestione e mancata trasparenza, si è arrivati al fallimento di Iacp Futura, che gestiva i terreni su cui dovevano sorgere gli alloggi, con una indagine per bancarotta fraudolenta che ha coinvolto pezzi di classe dirigente della ex provincia, e una ipoteca sui terreni a vantaggio del Banco di Napoli;
   a gennaio del 2017, Iacp ha sottoscritto una convenzione con il comune di Nocera Inferiore per portare a compimento le opere previste, nonostante l'ipoteca sui terreni, e ha avanzato alla curatela fallimentare una proposta transattiva, per poter liberare l'area dal vincolo ipotecario. La proposta è stata rigettata a fine febbraio di questo anno;
   in data 27 febbraio 2017 una lettera di diffida a firma del sindaco di Nocera Inferiore, Manlio Torquato, inviata al commissario straordinario dell'Iacp Salerno e per conoscenza al presidente della regione Campania Vincenzo De Luca e al vice presidente della regione Campania Fulvio Bonavitacola, chiede che venga applicata la convenzione per il completamento del piano di edilizia economica e popolare (Peep) in zona Montevescovado, interrotto anni fa anche per il fallimento dell'Iacp Futura;
   un «rimpallo» di responsabilità e atti, che non tiene in nessun conto la situazione di decine di famiglie in attesa di risposte concrete ai bisogni abitativi, visto che vivono nei prefabbricati dagli anni ’80 e a distanza di 36 anni dalla tragedia del terremoto non hanno ancora ottenuto nulla di ciò che gli era stato promesso e che gli è dovuto. Di fronte a questo disastro civile e morale ci si continua ad ostinare a legare la vita di queste persone al fallimento degli Iacp Futura. Lo stesso piano urbanistico comunale non prevede aree Peep che possano intervenire a risolvere l'annosa questione;
   le istituzioni dovrebbero assumersi la responsabilità di quanto sta accadendo, magari con un intervento diretto della regione che possa fare da garante rispetto alle fideiussioni emesse a favore del Banco di Napoli, per evitare che prevalgano gli interessi pur legittimi dei privati coinvolti;
   più in generale, appare non più rinviabile un ripensamento circa le politiche abitative, con particolare riguardo alle fasce più deboli della popolazione e ai cittadini in condizioni di forte difficoltà economica e sociale –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, anche sul piano normativo, per un effettivo riconoscimento del diritto alla casa e per agevolare il rilancio dell'edilizia popolare, con particolare riferimento alle situazioni di forte disagio sociale e alle aree economicamente svantaggiate, assicurando maggiori tutele sul piano giuridico per i cittadini coinvolti in vicende come quella sopra richiamata. (4-17301)


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi la Corte di cassazione ha revocato la condanna a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa a Bruno Contrada, ex capo della squadra mobile di Palermo e poi alto dirigente dei servizi segreti;
   Contrada era stato condannato in via definitiva nel 2007, sulla base delle testimonianze di alcuni pentiti, per aver favorito la mafia siciliana tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta;
   la Corte di cassazione ha stabilito che la condanna che gli venne comminata è «ineseguibile e improduttiva di effetti penali»;
   Bruno Contrada aveva terminato di scontare la sua pena nel 2012, dopo aver trascorso quattro anni in carcere e quattro ai domiciliari;
   in seguito ad una sentenza della Corte europea, che aveva condannato l'Italia, la Corte di cassazione si è tornata ad esprimere, affermando implicitamente che Bruno Contrada non avrebbe dovuto essere processato;
   due anni fa la Corte europea dei diritti dell'uomo condannò l'Italia a risarcire il poliziotto, nel frattempo sospeso anche dalla pensione, ritenendo che non dovesse essere né processato, né condannato perché all'epoca dei fatti a lui contestati il reato di concorso in associazione mafiosa non era «chiaro, né prevedibile»;
   dal momento che Contrada ha scontato la pena, gli effetti della pronuncia si ripercuoteranno, ad esempio, sull'aspetto pensionistico;
   si tratta, a parere dell'interrogante, di una vicenda assurda e ingiusta, soprattutto se si considera il lungo calvario già subito da un uomo che si è sempre definito «un servitore dello Stato» –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per implementare la normativa vigente in tema di errori giudiziari, con particolare riferimento a gravi casi come quello richiamato;
   se il Governo intenda assumere le iniziative di competenza per assicurare una celere corresponsione a Bruno Contrada dell'assegno pensionistico. (4-17303)


   VEZZALI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   dalla stampa si è appreso che una compagnia aerea low cost avrebbe imbarcato sul volo un passeggero disabile, ma non la sua carrozzina elettrica;
   la compagnia imbarca 4 utenti in sedia a rotelle su 198 posti;
   al momento dell'acquisto del biglietto (on line) non è stato comunicato al passeggero che il numero massimo di carrozzine ammesse, su quel volo era già stato raggiunto, per cui la transazione è avvenuta senza obiezioni;
   fra le motivazioni addotte dalla compagnia aerea c’è quella che il limite è posto sulle carrozzine elettriche, ma non su quelle manuali;
   alla fine il passeggero è stato imbarcato con la sua vecchia carrozzina. La sua carrozzina elettrica è stata spedita con corriere. Si tratti di una scelta che fa presagire innumerevoli disagi, perché senza la carrozzina personalizzata (che tiene conto delle disabilità di chi la utilizza) si riduce l'autonomia della persona che ne fa uso e che, quindi, deve poi ricevere assistenza da parte di terzi;
   la compagnia avrebbe dovuto informare il passeggero, che – se fosse stato messo nelle condizioni di sapere a cosa andava incontro – avrebbe potuto scegliere di prenotare il volo successivo o un volo con diversa compagnia –:
   se il Governo intenda assumere iniziative, alla luce dell'aumento del numero delle persone disabili da imbarcare sui voli, per realizzare quell'integrazione di cui tanto si parla e garantire la cittadinanza con pari dignità a tutti;
   se si intendano assumere iniziative normative volte a prevedere per i passeggeri discriminati e non informati un indennizzo per i disagi subiti;
   se si intendano assumere iniziative affinché, in casi come quello descritto (in assenza cioè di comunicazione), le compagnie aeree offrano a questi utenti la possibilità di utilizzare un volo successivo senza oneri aggiuntivi per il passeggero. (4-17307)


   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   a seguito del sisma che ha colpito l'Italia centrale tra il 2016 e inizio 2017, è stata lanciata la raccolta nazionale di fondi con gli sms solidali attraverso il numero 45500;
   le donazioni raccolte ed i versamenti sul conto corrente bancario attivato dal dipartimento della protezione civile sono successivamente passati nella contabilità speciale intestata al commissario straordinario per la ricostruzione e aperta alla tesoreria dello Stato;
   tali somme raccolte non possono essere utilizzate per scopi emergenziali ma solo per gli interventi rientranti nella ricostruzione;
   alle Marche, zona duramente colpita dal terremoto, spettano 17,5 miliardi di euro;
   la regione Marche inoltrerà alla commissione di garanzia nazionale – volta a vigilare sul corretto utilizzo dei fondi – per tramite dell'assessore Sciapichetti, la proposta sull'utilizzo dei 17,5 milioni di euro destinanti alla regione volti a finanziare la ricostruzione;
   da un articolo apparso su Cronache Maceratesi si apprende che i fondi raccolti serviranno per sette interventi, tra cui anche una pista ciclabile da l'Abbadia di Fiastra a Sarnano (collegamento mare- monti);
   per la realizzazione della pista ciclabile suindicata – uno degli interventi economici individuati dalla regione — è tra i più rilevanti; infatti, il costo della realizzazione è di circa 5 milioni e 450 mila euro;
   secondo la regione ad alcuni sindaci del cratere, tale scelta di spesa sarebbe stata identificata per il rilancio turistico della Valle di Fiastra;
   va però ricordato, che a distanza di quasi un anno dal primo terremoto, nei centri storici delle città colpite dal sisma sono ancora presenti il 90 per cento delle macerie, la maggior parte dei terremotati vive ancora in roulotte o alloggi di fortuna, le scuole non sono ancora agibili e gli edifici pubblici non sono praticabili;
   gli interroganti ritengono assurda la proposta della regione Marche di destinare il finanziamento più rilevante per un progetto teso a realizzare piste ciclabili, ritenendo tale scelta non prioritaria alla ricostruzione, poiché manca a distanza di quasi dodici mesi dal primo sisma il recupero di scuole, edifici pubblici e ospedali;
   sempre secondo gli interroganti, i fondi necessari per la pista ciclabile proposta dalla regione per il rilancio del turismo, possono essere altresì trovati in capitoli differenti, come ad esempio i fondi europei mirati a tali progetti, poiché, nella situazione in cui versano ancora i territori colpiti dal sisma, andrebbero individuate priorità di ripristino e ricostruzione, non solo per dare opportunità ai cittadini di riappropriarsi dei loro territori, ma anche per offrire, in seguito, una ricettività turistica adeguata –:
   se sia informato dei fatti esposti in premessa;
   se non si ritenga di dover intervenire – anche a seguito dello sdegno e del disappunto delle persone colpite dal terremoto – per assicurare una maggiore partecipazione dei cittadini rispetto agli interventi di ricostruzione da realizzarsi mediante i fondi raccolti con sms solidali, posto che la realizzazione della pista ciclabile citata in premessa non appare agli interroganti tra le finalità primarie della ricostruzione;
   se non ritenga di dover assumere le iniziative di competenza per predisporre linee guida recanti i criteri da seguire per l'utilizzo dei fondi raccolti mediante sms solidali, cui la Commissione garante debba attenersi nella valutazione dei progetti presentanti dalle regioni interessate, dando priorità alla ricostruzione vera e propria dei paesi colpiti dal sisma.
(4-17309)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARRA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   la signora Maria Pezzano, madre di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa il 22 giugno 1983 nelle scorse settimane ha inviato una lettera al segretario di Stato Vaticano, Monsignor Angelo Becciu per chiedere delucidazioni in merito ad un presunto dossier segreto presente in Vaticano;
   gli avvocati della famiglia Orlandi avevano presentato istanza per accedere agli atti presenti presso lo Stato della Città del Vaticano riguardanti la scomparsa della giovane ragazza;
   dell'esistenza di un presunto dossier segreto custodito nell'archivio di Stato vaticano lo si era appreso anche dalle carte del processo Vatileaks, ma anche in questa circostanza per le autorità del Vaticano non c'era nulla da dire;
   a tale istanza le autorità competenti del Vaticano hanno risposto in modo lapidario e nel giro di un'ora che «il caso è chiuso»;
   due anni fa la procura di Roma aveva chiesto del caso, poiché non risultano essere emersi elementi idonei a chiedere il rinvio a giudizio di alcuno degli indagati;
   il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, il magistrato che negli ultimi anni ha coordinato l'inchiesta, in dissenso con alcuni aspetti della richiesta fatta dalla procura, ha scelto di non firmare l'archiviazione;
   sorprendono le parole con cui le autorità vaticane hanno respinto la richiesta avanzata dai legali di una famiglia che attende di sapere da 34 anni cosa è accaduto alla loro figlia allora quindicenne –:
   se il Governo intenda valutare l'opportunità di assumere un'iniziativa diplomatica finalizzata a richiedere alle competenti autorità dello Stato della Città del Vaticano di rendere disponibile ogni elemento utile a fare luce sulla vicenda e a dare risposta alle legittime aspettative di verità e di giustizia della famiglia Orlandi. (5-11851)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI, DAGA, BUSTO, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in data 14 dicembre 2016 è stata approvata la relazione di aggiornamento sulla situazione dei lavori di bonifica del sito di interesse nazionale laghi di Mantova e polo chimico, redatta dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati;
   è stata evidenziata la permanenza di notevoli criticità di tipo ambientale all'interno del sito; è stata riscontrata: la presenza di cloruro di vinile e benzene e la contaminazione di natura idrocarburica;
   l'elaborazione dei livelli di falda misurati durante la campagna acque 2015 ha messo in evidenza l'elevata influenza esercitata dai corsi d'acqua superficiali;
   il fiume Mincio costituisce l'elemento idrografico più importante alla cui quota la falda tende a livellarsi e stare in equilibrio; il Mincio e le aree umide ad esso collegate costituiscono di fatto il bersaglio ultimo della contaminazione presente nel polo chimico;
   il canale Sisma non dovrebbe oggi rappresentare un bersaglio della contaminazione;
   il canale Diversivo esercita, invece, un'importante azione drenante nei confronti della falda anche in sponda destra, lato petrolchimico, a causa delle caratteristiche costruttive che vedono sotto l'alveo lastricato in cemento uno spessore di circa 3 metri di ciottoli di grandi dimensioni finalizzato ad evitare le sottopressioni idrauliche; il canale Diversivo costituisce di fatto un bersaglio della contaminazione;
   nei periodi dell'anno in cui il livello idrico del canale Diversivo viene mantenuto basso, può verificarsi un flusso dall'interno dello stabilimento verso il canale; la fascia interessata sarebbe limitata ad un buffer di circa 100 metri dal canale. I risultati della Campagna acque 2015 indicano, però, che le acque sotterranee in questa fascia sono contaminate. Inoltre, secondo le elaborazioni sulla profondità della falda effettuata da Arpa sembrerebbe che il richiamo del canale Diversivo sia più esteso ed arrivi fino alle aree poste più a nord;
   tenuto conto che la società Versalis svolge un costante monitoraggio idrologico ed idrogeologico, nella relazione sopra richiamata viene ribadita la necessità che Versalis calcoli la portata e l'altezza idrica minima del canale Diversivo necessaria ad evitare che si instauri l'azione drenante e siano invece preponderanti i meccanismi; di alimentazione della falda –:
   se il Governo abbia acquisito i dati idrogeologici raccolti da Versalis e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, anche in collaborazione con l'Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo), per garantire la portata e l'altezza idrica minima del canale Diversivo necessaria ad evitare che si instauri l'azione drenante e siano invece preponderanti i meccanismi di alimentazione della falda. (5-11846)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   VEZZALI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   nella lista dei beni considerati dall'Unesco quale patrimonio dell'umanità, l'Italia conserva un primato mondiale, con ben 53 siti, posizionandosi prima della Cina che ne ha 52, della Germania che ne annovera 42 e la Spagna con 46, solo per citarne alcuni;
   l'Italia è ancora perciò il Paese con il più alto numero di riconoscimenti per l'organismo delle Nazioni Unite;
   questo è certamente un grande onore, che comporta, però, una maggiore responsabilità a difendere, proteggere e non disperdere il tesoro culturale che è stato tramandato;
   già nel 2016 l'Italia è stata «avvertita», perché adottasse per Venezia politiche di salvaguardia e di protezione dal turismo incontrollato, dai bivacchi e dal passaggio delle grandi navi nel Canal Grande, pena la cancellazione della città dalla lista;
   fino ad oggi si è evitato solo il peggio, senza risolvere di fatto i problemi segnalati che riguardano anche le città di Firenze e Roma;
   gli ultimi due riconoscimenti dell'Unesco «le opere di difesa veneziane tra il XVI e XVII secolo e dieci antiche faggete» non possono e non debbono convincere che la supremazia italiana sia comunque scontata ed esente da pericoli –:
   quali iniziative abbia già assunto o intenda assumere per rispondere efficacemente alle raccomandazioni dell'Unesco e intensificare la cura e la manutenzione costante e intelligente del patrimonio italiano rispetto ai pericoli sopra citati;
   se non intenda promuovere sinergie fra Governo e amministrazioni locali per unire le forze e studiare il modo più efficace per difendere al meglio il patrimonio culturale nazionale che, comunque, adesso appartiene all'intera umanità. (4-17295)


   TERZONI, CECCONI e AGOSTINELLI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   con decreto ministeriale 30 giugno 2016, n. 316, è stato istituito il «distretto turistico dell'Appennino umbro marchigiano», comprendente i comuni di Gubbio, Nocera, Fabriano, Genga, Sassoferrato, secondo la delibera della giunta regionale dell'Umbria, n. 714 del 29 giugno 2016, di cui alla Conferenza di servizi svoltasi in data 22 giugno 2016, e la delibera di giunta della regione Marche n. 672 del 29 giugno 2016, di cui al verbale della conferenza di servizi tenutasi in data 16 giugno 2016, acquisito con protocollo n. ID9993492 del 20 giugno 2016;
   il distretto ha carattere interregionale e vi hanno aderito aziende turistiche che operano nei comuni compresi nel territorio dell'Appennino al confine tra Umbria e Marche, rappresentando esso una cerniera per i territori che si «affacciano» sui due versanti opposti dell'Appennino Umbro- Marchigiano;
   attualmente, per poter essere pienamente operativo, tale distretto, insieme agli altri costituiti nella regione Marche, ossia il distretto Marca Pesarse, Riviera del Conero e dei colli dell'Infinito, del Fermano, Il Piceno, Marche Sud e Marche Picene, è in attesa dei decreti attuativi al decreto-legge n. 70 del 13 maggio 2011, con i quali dovrebbero essere riconosciuti anche i finanziamenti per i progetti che nel frattempo sono stati predisposti;
   il citato decreto, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 106 del 12 luglio 2011 prevede la possibilità di istituire i distretti turistici con gli obiettivi di riqualificare e rilanciare l'offerta turistica a livello nazionale e internazionale e di accrescere lo sviluppo delle aree e dei settori del distretto;
   alcune aree che rientrano nei distretti sopra elencati sono le stesse che nel 2016 sono state duramente colpite dai fenomeni sismici e proprio la presenza dei distretti potrebbe rappresentare, per quei territori, una spinta importante per progettare un nuovo inizio –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
   se il Governo non ritenga necessario assumere le iniziative di competenza per consentire ai distretti di divenire operativi e di dare piena applicazione al decreto-legge n. 70 del 2011, prevedendo i finanziamenti per i progetti di sviluppo nei settori turistico e culturale. (4-17297)


   FEDRIGA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   l'Associazione Santarcangelo dei Teatri, presieduta dal sindaco della città di Santarcangelo di Romagna (Rimini), organizza il festival italiano dedicato alle arti della scena contemporanea, finanziato dal comune romagnolo, da quello di Rimini e da diversi comuni limitrofi, nonché da importanti partner istituzionali quali il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la regione Emilia-Romagna e la Banca popolare dell'Emilia Romagna. Tra i maggiori partner istituzionali internazionali figura anche la Commissione europea, che finanzia direttamente le attività dell'Associazione Santarcangelo dei Teatri con l'obiettivo di operare insieme ad istituzioni culturali italiane e internazionali;
   già la 45esima edizione del Festival, tenutasi nel 2016, ha suscitato feroci polemiche che hanno rasentato la denuncia all'autorità giudiziaria, in merito allo spettacolo Untitled 2000 messo in atto da un ballerino completamente nudo che, oltre ad esibire per tutta la durata della rappresentazione i genitali al pubblico alla presenza anche di bambini, ha poi continuato la sua performance toccandosi le parti intime, per poi urinare nella piazza dove si stava svolgendo la serata;
   anche l'edizione di quest'anno non manca di far parlare di sé considerato quanto prevede la programmazione: gli incontri «Freedom» tenuti da un'associazione di promozione della cultura gender, che ha avuto tra le più recenti iniziative un seminario a Firenze intitolato «Adultizzazione e sessualizzazione dell'infanzia»; altro protagonista sarà Egon Botteghi, attivista animalista e LGBTQI, referente nazionale per la genitorialità trans; Fran Stable, ideatore dell’«Hacker Porn Film Festival» con lo slogan «Porno è libertà», «bisogna usare il porno per scardinare i limiti di genere fra i corpi»; il Museo della Nonumanità che presenta la storia della distinzione tra esseri umani e altri animali, e il modo in cui questo confine immaginario è usato per giustificare oppressioni: all'inaugurazione parteciperà l'ex Ministro Kyenge;
   in risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 4-10069, presentato nel 2016, il Governo pro tempore, nel precisare che trattasi di «uno dei festival di teatro e danza che, da molti anni, riceve contributi a valere sul Fondo unico per lo spettacolo» (...) e che «Il progetto triennale è stato approvato e al programma annuale è stato attribuito un punteggio di qualità artistica pari a 29/30» (...), concludeva, in maniera contraddittoria a parere degli interroganti, che «all'amministrazione non è consentito di sindacare il merito delle manifestazioni artistiche, la cui libertà è presidiata dagli artt. 21 e 33, primo comma, Cost., con il solo limite del divieto di manifestazioni contrarie al buon costume» –:
   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato sulla vicenda di cui in premessa, anche alla luce dei contributi a valere al Fondo unico per lo spettacolo concessi all'Associazione Santarcangelo dei Teatri, e a quanto ammontino tali contributi per il 2017;
   se il Ministro non ritenga di dover assumere iniziative per definire un sistema di vigilanza su eventi culturali realizzati da parte di enti ed associazioni, che utilizzano finanziamenti statali in modo tale da evitare un uso improprio delle risorse pubbliche per eventi come quelli sopra descritti che per l'interrogante si qualificano come propaganda politica e di diffusione di ideologie totalmente scollegate dalla realtà e dai problemi di concreto interesse dei cittadini. (4-17312)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   il mercato del public procurement che potrebbe rappresentare una delle principali leve di politica industriale nel nostro Paese versa in uno stato di enorme confusione ed appare sostanzialmente paralizzato;
   in data 11 luglio 2012 Consip s.p.a, ha indetto una gara comunitaria a procedura aperta per l'affidamento dei servizi di pulizia ed altri servizi tesi al mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili, per gli istituti scolastici di ogni ordine e grado e per i centri di formazione della pubblica amministrazione. Tale gara è nota come progetto «Scuole belle» e aveva come primo scopo il reimpiego degli ex lavoratori socialmente utili della regione Lazio;
   al termine della gara, Ati 1 (di cui faceva parte il Consorzio nazionale servizi) e Manutencoop sono risultati vincitori di quattro lotti ciascuno, che corrispondono alla totalità dell'Italia centro-settentrionale. Infatti, dove ha vinto Cns, Manutencoop non ha presentato offerta, mentre negli unici due lotti dove c’è stata sovrapposizione Cns ha presentato «un ribasso decisamente meno aggressivo a quello formulato altrove». Né l'ATI1 né Manutencoop hanno, invece, partecipato alle procedure per l'aggiudicazione dei rimanenti cinque lotti, riferiti alle regioni dell'Italia meridionale. Questi ultimi lotti sono stati aggiudicati ad altri soggetti;
   nel luglio 2014 Consip ha trasmesso all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, su richiesta di quest'ultima, una documentazione descrittiva dell'esito della suddetta gara dalla cui analisi sono emerse alcune anomalie che lasciavano ipotizzare una violazione della normativa a tutela della concorrenza;
   l'Antitrust ha sanzionato duramente le suddette società e quest'ultime hanno presentato ricorso sia al Tar del Lazio sia al Consiglio di Stato, entrambi rigettati;
   il Consiglio di Stato il 26 gennaio 2017 ha confermato in via definitiva la condanna per la cooperativa nazionale servizi di Bologna e respinto l'appello principale;
   sempre Cns è il consorzio che, nel marzo del 2016, si ritira dalla gara Fm4 dopo la seconda richiesta di confermare l'interesse da parte di Consip. Tale decisione è apparsa ad alcuni singolare. In particolare, secondo alcuni osservatori, ci potrebbe essere una relazione tra la sanzione subita da Cns in relazione alla gara su scuole belle e la scelta di non confermare l'offerta per la gara di Fm4. «Improvvisamente», come scrive uno di tali osservatori, Amorosi, in merito alla vicenda «Cns si ritira da tutti i lotti vinti e viene sostituita da altri player» si voleva forse evitare che emergesse in maniera palese anche sul bando Fm4 lo stesso cartello emerso «scuole belle» ?
   bisogna, infatti, anche tenere in considerazione che nel suo intervento, relativo alla gara Fm4, del 21 marzo 2017, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha ritenuto necessario intervenire perché i principali operatori attivi nel settore del facility management potrebbero aver coordinato le proprie strategie partecipative, in violazione della normativa a tutela della concorrenza;
   si fa presente che sempre il Consorzio nazionale servizi, iscritto alla Legacoop, è l'aggiudicatario di un altro bando Consip quello relativo agli alloggi provvisori dei terremotati della regione Umbria, la cui presidente è Catiuscia Marini a sua volta già dipendente della Legacoop;
   serve maggiore partecipazione e un campo di gara certo e trasparente più aperto agli operatori economici;
   se davvero si vuole sostenere l'economia reale del Paese e le sue piccole e medie imprese, è fondamentale che le stazioni appaltanti, ad iniziare da Consip, procedano ad indire gare con una costante, corretta e ragionevole suddivisioni in lotti; è questo lo strumento principale cui si può davvero sostenere la partecipazione delle piccole e medie imprese;
   parimenti le stazioni appaltanti devono porre la massima attenzione alla limitazione ogni tipo di aggregazione strumentale dei lotti, così come dovrebbero evitare la possibilità che un solo offerente possa aggiudicarsi tutti i lotti messi a bando;
   le stazioni appaltanti dovrebbero procedere ad evitare la definizione di bandi di gara di importo troppo elevato, che impediscono la partecipazione di tanti operatori e molto spesso non creano opere, lavori e servizi coerenti con la necessità dei committenti;
   il modello dei grandissimi appalti, riservati a pochissime imprese, è del tutto estraneo alla natura imprenditoriale del nostro Paese –:
   se non ritenga di assumere iniziative affinché la Consip provveda a sviluppare il suo ruolo nell'ottica di un reale sostegno alla politica industriale del Paese, in particolare con un concreto sostegno alle piccole e medie imprese;
   se non ritenga necessario adottare ogni iniziativa utile affinché la Consip sia governata con l'obiettivo di fare della domanda pubblica una leva di politica industriale nel nostro Paese secondo chiare linee d'azione nella predisposizione dei bandi di gara, ossia l'effettiva tutela e salvaguardia del processo competitivo tra gli operatori, la certezza circa i tempi di programmazione, svolgimento e conclusione delle procedure di aggiudicazione di contratti, una ragionevole diminuzione del contenzioso, l'effettiva applicazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa, una ragionevole costante suddivisione in lotti degli appalti, l'esclusione dell'aggiudicazione ad unico partecipante di tutti i lotti messi a bando.
(2-01886) «Fantinati».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VILLAROSA, SIBILIA, PESCO, ALBERTI, RUOCCO, FICO e PISANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nell'articolo pubblicato su wallstreetitalia.com in data 2 febbraio 2017 si apprendono le notizie rassicuranti del Direttore generale di UniCredit, dottor Gianni Papa, e del direttore finanziario di UniCredit, dottor Mirko Bianchi, i quali tranquillizzano i risparmiatori, attraverso le dichiarazioni fornite in risposta alle domande esposte in sede di audizione presso la Camera dei deputati in merito alla preoccupante questione dei bond subordinati, precisando che l'istituto che rappresentano fin dal dicembre 2015 ha provveduto ad informare la propria clientela dell'entrata in vigore, in Italia, delle procedure di burden sharing e bail-in, e che, conseguentemente, UniCredit non ha più venduto questo tipo di prodotto finanziario alla clientela retail;
   in seguito alle segnalazioni pervenute agli interroganti risulta che quanto dichiarato dai due esponenti di UniCredit sia effettivamente vero, ma esiste un fondato dubbio che tali prodotti siano stati sostituiti da altri strumenti finanziari che rientrerebbero nel capitale di rischio delle banche e quindi anche nelle eventuali procedure di burden sharing e bail-in;
   dal 2015 non sono stati più emessi bond subordinati, in quanto sostituiti da strumenti finanziari ancora più complicati rientranti nel capitale di rischio della banca e quindi nelle regole del burden sharing e del bail-in;
   trattasi prevalentemente dei cosiddetti «certificate», utilizzati già da tempo da Banca Intesa, mentre Unicredit ne ha avviato una consistente campagna di sottoscrizione anche sul canale retail tra fine 2015 e 2016 (in particolar modo, si fa riferimento ai certificates « Express», con possibilità di estinzione anticipata, e «Protetto» dove è prevista teoricamente la protezione del capitale ma solo se non fallisce l'istituto di credito in questione) –:
   se sia a conoscenza del valore complessivo dell'incremento delle sottoscrizioni di certificate da parte di Unicredit e degli altri istituti di credito italiani, se sia a conoscenza del livello di informazioni destinate alla clientela retail in merito ai richiamati, complicatissimi e rischiosi, strumenti finanziari e se reputi sufficienti tali informazioni, anche in relazione alla rilevante circostanza che tali «prodotti» potrebbero (se non lo siano già) finire nel portafoglio dei piccoli risparmiatori e cittadini italiani. (5-11850)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VEZZALI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   una recente indagine ha esaminato il fatturato del gioco d'azzardo in Italia confrontando i dati degli ultimi undici anni. Si è appreso che sono stati spesi in giochi e lotterie 181 miliardi di euro e per lo stesso periodo il settore ha fatturato complessivamente 760 miliardi di euro;
   il mercato mondiale del settore nel 2016 è stato di 470 miliardi di dollari. Questa cifra è vicina a quanto ha fatturato Apple nel 2012 e corrisponde a quasi il Pil della Russia;
   l'intervento dello Stato nel settore doveva controllare e gestire l'offerta e contrastare il mercato illegale;
   l'illegalità in questo mercato prospera ed è praticamente impossibile quantificarne il giro d'affari;
   le infrazioni che ha l'Agenzia delle dogane e dei monopoli hanno prodotto una media di 4,6 sanzioni amministrative e 1,5 di carattere penale al giorno; solo nel 2016 sono state comminate sanzioni per 30 milioni di euro e 245 persone sono state denunciate all'autorità giudiziaria (2.545 dal 2012 al 2016);
   questo proliferare di siti on line e sale giochi ha prodotto, di fatto, in un momento di crisi economica generalizzata, la falsa illusione che giocando si può vincere e cambiare vita;
   è matematico, invece, che le probabilità di perdere sono infinitamente superiori a quelle di vincere e che una vincita una tantum non riuscirà mai a compensare la somma delle perdite di coloro che giocano costantemente;
   è stato definito come ludopatia il disturbo che affligge chi gioca compulsivamente e si è anche definito questo disturbo «malattia sociale» per la quale sono stati attivati veri e propri centri di ascolto e di recupero;
   tuttavia, in televisione, su internet e nei giornali è facile imbattersi in pubblicità che invitano a giocare, con la falsa raccomandazione «può indurre dipendenza»;
   è un atteggiamento analogo a quello dimostrato per il fumo e per gli alcolici;
   il Ministero dell'economia e delle finanze, che ragiona di numeri e attinge copiosamente a queste risorse, probabilmente non ha saputo, per l'interrogante, avviare una campagna di comunicazione adeguata in merito, ma non è pensabile che i ragazzi possano essere esposti a rischi e lusinghe così elevati –:
   se il Governo non ritenga di avviare campagne di comunicazione e prevenzione sul gioco d'azzardo affinché si possa evitare ai più giovani di lasciarsi coinvolgere da tale attività;
   se non ritenga di avviare inoltre un programma di informazione sui rischi che corre chi gioca d'azzardo, utilizzando immagini forti come quelle adoperate per dissuadere dal fumo e dall'uso degli alcolici. (4-17292)


   MINNUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia (Cariciv) è da qualche tempo al centro di inchieste e polemiche relative alla gestione, risultata inefficiente e poco chiara, con anomalie e costi elevati che hanno portato all'erosione del patrimonio e a perdite talmente importanti da fare prevedere l'estinzione della Fondazione stessa;
   a tale situazione si aggiunge anche la truffa da 25 milioni di euro subita dalla Cariciv ad opera di un fiduciario del Canton Ticino, su cui è in corso un procedimento penale a Lugano: la Cariciv, infatti, avrebbe investito la citata somma, in vista di un tasso di rendimento del 6,5 per cento in una polizza assicurativa della compagnia la Nucleus Life AG, con sede a Vaduz, la cui gestione e a affidata al fiduciario svizzero nel frattempo arrestato;
   da ultimo, sulla situazione patrimoniale della Cariciv gravano anche le conseguenze economiche legate alla vicenda Mecenate s.r.l., società nata con lo scopo di produrre utili alla Fondazione, ma che in realtà in tre anni ha portato solo ad un'ulteriore situazione debitoria, tanto che la Fondazione nel 2016 ha rinunciato a crediti per circa 520.000 euro, portando il bilancio dell'ente nel 2016 ad una perdita economica di circa 800.000 euro;
   peraltro, sembra che tale situazione abbia portato al licenziamento di molti lavoratori della stessa società Mecenate, creando così un impatto della vicenda ancora più forte sui cittadini –:
   se il Ministro sia a conoscenza della situazione citata in premessa e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza e nell'esercizio dei poteri di vigilanza ad esso attribuiti dalla legge sulle fondazioni bancarie, per verificare la gestione e la situazione patrimoniale della Fondazione Cariciv, ed evitare le gravi conseguenze economiche prospettate.
   (4-17302)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   LATRONICO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il progetto di realizzazione della ferrovia Ferrandina-Matera fu avviato agli inizi degli anni ’80. Il contratto di programma 1994-2000 tra il Ministro dei trasporti e Ferrovie dello Stato s.p.a. prevedeva la realizzazione di una linea a binario semplice non elettrificata Ferrandina-Matera, il suo prolungamento a Venusio e la progettazione dell'adeguamento agli standard di Ferrovie dello Stato della linea a scartamento ridotto Matera-Altamura, concessa alle Ferrovie appulo lucane (Fal);
   con il protocollo d'intesa tra il Ministero dei trasporti, le regioni Basilicata e Puglia, Ferrovie dello Stato e Ferrovie appulo lucane, del maggio 1998 venivano affrontate le questioni connesse alla razionalizzazione della linea Matera-Bari;
   mentre la regione Basilicata riconfermava gli impegni assunti e Rete ferroviaria italiana riattivava l'attività negoziale per la realizzazione delle opere civili della tratta Matera-Venusio, nel 2003, l'assessore ai trasporti pugliese manifestava il disinteresse della propria regione rispetto alla realizzazione dello «scartamento ordinario» tra Matera e Bari;
   nel febbraio 2003 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti conferiva al sottosegretario di Stato, Viceconte, «la delega a sottoscrivere il documento per la revisione del Protocollo d'Intesa per la razionalizzazione e l'efficientamento della relazione ferroviaria Matera-Bari», che non ha però trovato mai la definizione;
   nel contratto di Programma 2012-2016 stipulato tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana s.p.a. è presente la previsione della linea Ferrandina-Matera, così come nei successivi aggiornamenti, compreso quello del 20 aprile 2016, parte investimenti:
    nel 2016, il presidente della regione Basilicata, audito in sede parlamentare, affermava come il completamento della tratta ferroviaria Matera-Ferrandina non rientrasse più fra le priorità regionali. Tuttavia, il progetto risulta essere inserito nel piano regionale dei trasporti 2016-2026, pubblicato nel supplemento al bollettino ufficiale della regione Basilicata n. 1 del 16 gennaio 2017;
   l'accessibilità alla città di Matera mediante ferrovia è essenziale per lo sviluppo e l'attrattività della stessa anche in relazione alla designazione di Matera quale Capitale europea della cultura per l'anno 2019. Diversi atti parlamentari hanno richiamato la necessità dell'inserimento di Matera nella rete ferroviaria nazionale e il completamento della linea Ferrandina-Matera;
   la legge 11 dicembre 2016, n. 232, ha autorizzato la spesa di ulteriori 10 milioni di euro per l'anno 2017, di 32 milioni per il 2018 e di 42 milioni per ciascuno degli anni dal 2019 al 2022, per il finanziamento della linea Ferrandina-Matera –:
   quali siano i tempi effettivamente previsti e le iniziative poste in essere relativamente al progetto di cui in premessa per connettere Matera al sistema ferroviario nazionale, sia sul versante tirrenico che su quello Adriatico, garantendo ai lucani e ai turisti che scelgono di venire in Basilicata di superare le difficoltà di accesso ancora attualmente presenti. (3-03154)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CARRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   da tempo i pendolari della tratta ferroviaria Suzzara-Parma lamentano disagi e disservizi;
   l'ultimo episodio in ordine di tempo è avvenuto il 14 giugno 2017 quando il treno regionale n. 11193 previsto in partenza da Suzzara per le ore 19:16 è stato soppresso;
   in questa circostanza era stato annunciato un bus sostitutivo che non è mai arrivato e dopo una attesa durata per più di un'ora i viaggiatori hanno dovuto arrangiarsi per tornare a casa;
   su questa tratta si registrano spesso soppressioni improvvise; in particolare nei giorni festivi, gli orari risultano quasi sempre non rispettati e, nelle tante circostanze in cui arrivano mezzi sostitutivi, o i mezzi sono inadeguati o gli autisti non conoscono il percorso aggravando la situazione;
   alcuni pendolari hanno inviato una lettera al presidente della regione Emilia Romagna affinché si attivi presso Trenitalia per un servizio adeguato –:
   quali iniziative il Ministro intenda assumere, per quanto di competenza, nei confronti di Trenitalia affinché assicuri all'utenza di poter usufruire della tratta Suzzara-Parma, ponendo fine ai disservizi i richiamati in premessa. (5-11843)


   GIACOBBE, TULLO e VAZIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il comune di Vado Ligure ha inviato il 12 maggio 2017 una nota al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al presidente della autorità portuale di sistema del Mar Ligure occidentale e al presidente della regione Liguria in merito all'attuazione dell'accordo di programma sottoscritto in data 15 settembre 2008 tra regione Liguria, autorità portuale di Savona, provincia di Savona e comune di Vado Ligure, con particolare riferimento alle infrastrutture di collegamento tra la nuova piattaforma portuale di Vado Ligure e la rete autostradale;
   l'articolo 4 del citato accordo di programma è indicata la «necessità di realizzare contestualmente alla nuova Piattaforma Portuale un nuovo svincolo di accesso all'Autostrada dei Fiori in località Rio Cosciari, al fine di garantire una piena integrazione ambientale e funzionale con il territorio, assicurando contempo una soluzione per le esigenze portuali» e si precisa che l'operatività della piattaforma sarà condizionata dalla operatività del casello e che le fasi di attuazione delle due infrastrutture dovranno procedere con tempistiche compatibili;
   con la delibera della giunta regionale della Liguria n. 254 del 27 marzo 2015 – inerente alla positiva conclusione, con prescrizioni, della valutazione di impatto ambientale di «Varianti di livello esecutivo al progetto definitivo della Piattaforma Multipurpose di Vado Ligure» si prescriveva che l'entrata in esercizio della piattaforma fosse condizionata, tra l'altro, all'operatività del nuovo casello autostradale;
   nella seduta del consiglio di vigilanza sull'attuazione dell'accordo di programma del 1o dicembre 2016 il comune di Vado Ligure ha richiesto che, in caso di eccessivi scostamento rispetto alle tempistiche realizzative previste in relazione al nuovo casello autostradale, venga adottata ogni consentita iniziativa finalizzata ai necessari adeguamenti della strada di collegamento a scorrimento veloce tra Vado Ligure e l'esistente casello autostradale di Savona;
   tali condizioni ed istanze sono state richiamate nella deliberazione n. 61/20 dicembre 2016 del consiglio comunale di Vado Ligure che ha espresso l'assenso in merito alle «Opere in variazione in fase esecutiva»;
   non sono chiari né lo stato delle determinazioni di Autostrada dei Fiori s.p.a., né l’iter delle procedure e le relative tempistiche in merito alla costruzione e messa in esecuzione del nuovo casello autostradale;
   si è tenuto il 14 giugno 2017 un incontro presso la prefettura di Savona con all'ordine del giorno le questioni qui descritte, nel quale il comune di Vado Ligure ha rappresentato le proprie preoccupazioni e ha sollecitato che sia data soluzione ai problemi della viabilità in uscita dal porto e per il collegamento alla rete autostradale, sia con rimedi transitori di sistemazione delle infrastrutture esistenti, sia con la soluzione a regime della costruzione del nuovo casello –:
   se sia a conoscenza delle problematiche esposte e quali iniziative di competenza ritenga di mettere in atto per dare soluzione alle criticità che riguardano i collegamenti tra la piattaforma Multipurpose di Vado Ligure e la rete autostradale, anche adoperandosi affinché l'Autorità portuale di sistema del Mar ligure occidentale effettui i necessari interventi e Autostrada dei Fiori S.p.A. completi le attività relative al proprio ambito di competenza. (5-11849)


   DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   si è appreso che, in data 26 giugno 2017, il sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi abbia comunicato al professor Ugo Patroni Griffi, presidente dell'Autorità del sistema portuale del Mare Adriatico meridionale, la formale designazione dell'ingegner Gianni Rotice quale componente del comitato di gestione di tale Autorità, in rappresentanza del porto di Manfredonia;
   ad avviso dell'interrogante, tuttavia, la nomina risulterebbe determinare un conflitto di interessi per i seguenti motivi: l'ingegner Rotice, invero, è già presidente di Confindustria Foggia, presidente della Gespo, proprietaria del porto turistico «Marina del Gargano» di Manfredonia e titolare di concessione demaniale. Inoltre, la «Gianni Rotice s.r.l.» a socio unico è stata aggiudicataria dei lavori di «Manutenzione straordinaria della pavimentazione delle banchine, della rete di smaltimento delle acque meteoriche e nere e riordino dei sottoservizi nel porto commerciale di Manfredonia» per importo di 11.400.000 euro. Ulteriori ragioni di inopportunità emergono dalla notizia che nel 2005 fu coinvolto nell'ambito dell'operazione della Guardia di finanza di Lecce, denominata «Antica Roma» insieme a suo fratello Antonio Rotice, per un presunto cartello fra imprese, operante su tutto il territorio nazionale, finalizzato alla turbativa di numerose gare d'appalto pubbliche, con comminazione della misura degli arresti domiciliari;
   la normativa vigente, attese le funzioni di competenza del Comitato di gestione (di cui all'articolo 9 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, sul riordino della legislazione in materia portuale), impone comprovata esperienza nella gestione e sviluppo del commercio marittimo e qualificazioni professionali nei settori dell'economia dei trasporti e portuale –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa;
   quali siano gli orientamenti in ordine alla nomina dell'ingegner Gianni Rotice, alla luce dei requisiti previsti dalla legge del curriculum del medesimo e dell'ipotesi della sussistenza di un conflitto di interessi come sopra indicato;
   ove non si ritenga sussistente un conflitto di interessi, quali ne siano le specifiche motivazioni con particolare riguardo alla garanzia di imparzialità dell'azione amministrativa;
   se non ritenga di inoltrare all'Autorità nazionale anticorruzione una segnalazione ai sensi del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, in ordine al conferimento dell'incarico sopraindicato;
   se si intenda procedere all'approvazione della nuova pianta organica e alle assunzioni attraverso delle selezioni pubbliche nel rispetto dei princìpi generali di cui al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. (5-11854)

Interrogazione a risposta scritta:


   RICCARDO GALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto risulta da alcune agenzie di stampa pubblicate il 13 luglio 2017, i rappresentanti di alcune sigle sindacali degli operai che lavorano per il completamento dell'asse stradale n. 640 che collega i capoluoghi siciliani di Palermo e Agrigento, hanno proclamato 8 ore di sciopero nel cantiere di Bolognetta-Lercara e convocato una manifestazione di protesta per domani;
   gli esponenti sindacali al riguardo denunciano, nonostante le ripetute richieste, il rifiuto delle istituzioni preposte, ad incontrarli per discutere del completamento di quest'opera fondamentale per la viabilità di questo territorio, aggiungendo, inoltre, la mancanza di fatto dei finanziamenti necessari per terminare l'attuale tratto in costruzione e i progetti e i finanziamenti per ultimare l'intera opera da Palermo ad Agrigento;
   la suesposta vicenda, a giudizio dell'interrogante, rischia di accrescere le già note difficoltà esistenti nell'isola, nell'ambito dei collegamenti infrastrutturali non soltanto stradali, le cui ripercussioni negative dal punto di vista sociale ed economico, si riversano sulla comunità agrigentina, palermitana e in generale siciliana, nell'ambito della mobilità e degli spostamenti;
   i lavori di ammodernamento del suesposto tratto stradale, (peraltro in corso da anni, che hanno già provocato disagi per gli automobilisti e i mezzi pesanti per il trasporto di merci), già alle cronache nazionali per il cedimento di un tratto dopo una settimana dall'inaugurazione, hanno subito notevoli ritardi nel completamento; il progetto dell'opera, secondo l'interrogante, penalizza fortemente la provincia di Agrigento, sempre più isolata e distante dagli altri capoluoghi siciliani;
   a parere dell'interrogante, quanto suesposto, risulta inaccettabile e conferma nuovamente la scarsa attenzione del Governo per le politiche di rilancio delle infrastrutture per il Mezzogiorno ed in particolare della regione Siciliana, già pesantemente penalizzata nel corso di questi anni, dall'inefficienza dimostrata a livello regionale, secondo l'interrogante, dalla presidenza Crocetta –:
   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere nell'ambito delle sue competenze, con riferimento ai ritardi nei lavori per il completamento della strada statale n. 640 che collega Agrigento a Palermo;
   se trovino conferma le notizie secondo le quali i finanziamenti previsti per il completamento dell'opera infrastrutturale non sono più disponibili e, in caso affermativo, quali iniziative intende assumere al fine di destinare le risorse finanziarie già stanziate per l'opera;
   quali iniziative urgenti il Ministro intenda intraprendere, per quanto di competenza, nei confronti dell'ente gestore, Anas affinché si consenta il completamento dell'asse stradale in questione in tempi rapidi, evitando ulteriori disagi e mortificazioni per la comunità locale, già penalizzata dalla carenza di adeguate strutture infrastrutturali, nonché dall'offerta di mobilità sempre più precaria. (4-17296)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   RONDINI e GRIMOLDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   notizie di stampa riportano quotidianamente di occupazioni abusive nei complessi di case popolari, con notevoli disagi per quanto riguarda i cittadini legittimati all'occupazione degli immobili e l'ordine pubblico;
   Milano risulta essere una delle città dove il fenomeno è tra i più diffusi e radicati;
   la stessa Aler lamenta notevoli difficoltà nel contrasto del fenomeno; infatti, risulta che, ad oggi, nel capoluogo lombardo, su un totale di 38.496 abitazioni Aler, sono ben 3.396 gli alloggi occupati abusivamente;
   la regione Lombardia si è attivata per sostenere il lavoro del nuovo presidente di Aler Milano, Angelo Sala, che sta facendo un grande lavoro al fine di velocizzare le procedure di riassegnazione degli alloggi e sistemare situazioni problematiche che si trascinano dagli anni scorsi;
   a tal fine, è stato sollecitato un intervento del prefetto di Milano per riportare sicurezza e legalità negli alloggi popolari della regione nel capoluogo lombardo;
   ciò permetterebbe ad Aler di recuperare gli alloggi e riassegnarli alle migliaia di cittadini in lista d'attesa per una casa popolare, sbloccando finalmente la situazione a favore dei cittadini che rispettano le regole; infatti, oggi diversi cittadini onesti continuano a lamentare situazioni di degrado, di occupazione abusiva e, come se non bastasse, di aumento di casi di attività illecite come ricettazione e spaccio –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e se non intenda assumere le iniziative di competenza, anche promuovendo un protocollo specifico, affinché si possa procedere con gli sgomberi con l'ausilio delle forze dell'ordine, favorendo una reale e fattiva collaborazione con tutti gli enti, soprattutto con il comune di Milano, a difesa dei cittadini onesti. (4-17298)


   CIVATI, BRIGNONE, ANDREA MAESTRI e PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   a Sottomarina di Chioggia (Venezia), all'ingresso dello stabilimento balneare Playa Punta Canna, campeggiavano all'ingresso, scritte che inneggiavano al fascismo: «regole-ordine, pulizia, disciplina, stabilimento antidemocratico con regime, ecc.»;
   grazie a un reportage di Repubblica – che ha mostrato come il gestore dello stabilimento si sia costruito un regno personale in cui la democrazia viene bandita e «vige solo il regime» – si è venuti a conoscenza di quanto verificatosi;
   sul caso è intervenuta la digos per raccogliere materiale per una possibile segnalazione alla magistratura per apologia al fascismo, notificando al gestore dello stabilimento balneare il provvedimento del prefetto Carlo Boffi di Venezia, con l'ordine immediato di rimuovere tutti i simboli, le frasi, i cartelloni e quant'altro faccia riferimento al fascismo e l'assoluto divieto di diffondere con gli altoparlanti discorsi che esaltano la dottrina fascista;
   i cartelli apposti lungo il percorso dello stabilimento che conduce alla spiaggia riportavano asserzioni riferite al pensiero, del gestore, come pannelli indicatori con vere e proprie minacce: «riservato ai clienti, altrimenti manganello sui denti», ritratti di Mussolini e citazioni del duce;
   la stampa riporta che l'ufficio dello stabilimento è allestito con gadget del Ventennio, tariffari delle case di tolleranza e bustine di zucchero con l'effige di Mussolini;
   il gestore si definisce «antidemocratico» ed esterna commenti come: «i tossici sono da sterminare, il 50 per cento della popolazione mondiale è gente di m... e io non li voglio qui» e altro;
   è opportuno ricordare come gli inneggi al fascismo non siano così sporadici, infatti, il 25 aprile 2017, nell'ambito della commemorazione dei caduti della Repubblica di Salò al cimitero di Cremona, e quella di Milano, non sono mancati casi di saluti fascisti in aperta e provocatoria violazione di quanto stabiliscono la Costituzione e la legge –:
   se Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno effettuare, per quanto di competenza, le verifiche del caso, anche avviando un'interlocuzione con l'amministrazione comunale per l'eventuale adozione di iniziative coordinate in materia;
   poiché la condotta del titolare dello stabilimento balneare Playa Punta Canna non è un caso isolato e può senza dubbio essere considerato un affronto alla democrazia nata dalla Resistenza, quali iniziative di competenza intenda assumere affinché casi come quello descritto in premessa non si verifichino più;
   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di monitorare il diffondersi di movimenti e luoghi di aggregazione ispirati a princìpi non compatibili con la Costituzione e le leggi. (4-17300)


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 30 giugno 2017, il prefetto di Como ha informato il sindaco del comune di Guanzate del probabile imminente arrivo di un gruppo di migranti irregolari richiedenti asilo, da ospitare in un'abitazione privata, comunicando altresì le generalità della cooperativa incaricata di gestirne la permanenza;
   la medesima cooperativa aveva preannunciato l'eventualità di tale operazione in una comunicazione risalente all'8 marzo 2017 al sindaco pro tempore, nel frattempo cambiato, chiedendo altresì verifiche concernenti l'idoneità del condominio individuato ad ospitare i migranti irregolari;
   il sindaco in carica di Guanzate, Cinzia Negretti, ha affermato di non conoscere ancora, allo stato, quando i migranti arriveranno né, tanto meno, il loro numero, la ripartizione per sesso e relativo status, lamentando comunque il carattere tardivo delle informazioni giunte dalla prefettura e preannunciando l'intenzione di recarsi a Roma per discutere della questione con il Governo;
   non risulta che abbiano avuto informazioni in merito neanche le forze dell'ordine, come prova la circostanza per cui dalla stazione dei Carabinieri di Appiano Gentile sia stata inviata presso la sede del comune di Guanzate una pattuglia con l'incarico di acquisire elementi al riguardo;
   il vice sindaco di Guanzate, Gabriele Pagani, che esercita la delega alla sicurezza, si è dichiarato pronto a promuovere manifestazioni di protesta, invitando contestualmente i sindaci della provincia di Como a sospendere la loro cooperazione con la Prefettura –:
   se il Governo intenda, rivedere la propria politica di gestione dell'emergenza profughi, evitando di imporre gli oneri dell'accoglienza a comuni che risultano lasciati nell'incertezza fino all'ultimo momento circa le date di arrivo, il numero dei migranti irregolari da ospitare, la loro ripartizione per sesso e la loro posizione giuridica;
   se il Governo non ritenga opportuno modificare il proprio approccio alla gestione dell'immigrazione irregolare, evitando di scaricare sulle autonomie locali l'onere di fronteggiare le conseguenze degli afflussi incontrollati di sedicenti profughi ed iniziando a «impermeabilizzare» le frontiere marittime del nostro Paese. (4-17305)


   NUTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   attualmente la gestione dei rifiuti a Lampedusa è gestita dal raggruppamento di imprese costituito da Iseda s.r.l., in qualità di capogruppo, Sea s.r.l. e Seap s.r.l.;
   secondo quanto riportato dal sito askavusa.wordpress.com, la società Iseda s.r.l. sarebbe «di Giancarlo Alongi, cugino del deputato regionale Calogero Firetto, sindaco di Agrigento, già sindaco di Porto Empedocle per due legislature, di salda fede Udc, cioè alfaniana», mentre la Sea e la Seap sarebbero di Sergio Vella;
   le società di Sergio Vella in precedenza operavano la gestione dei rifiuti sino a quando, l'ex sindaco Bernardino De Rubeis non ha tolto l'appalto a queste società per darlo alla Iseda s.r.l.;
   successivamente «la GE.S.A. AG 2 S.p.A. in qualità di gestore unico del servizio di raccolta e smaltimento degli R.S.U. dell'ATO AG2 di cui fa parte il Comune di Lampedusa e Linosa con contratto dell'11 febbraio 2009, repertorio n. 3, ha appaltato al R.T.I. I.S.E.D.A. s.r.l. [assieme a S.E.A. e la S.E.A.P] il servizio di igiene ambientale nel territorio del Comune di Lampedusa e Linosa per la durata di diciotto mesi e mezzo, dal 1o settembre 2008 al 16 marzo 2010. Con decreto n. 3 del 10 gennaio 2013 veniva prorogato il contratto all'ISEDA s.r.l. Rep.3/2009, fino al 30 settembre 2013. Da allora il servizio è stato garantito in via emergenziale con le seguenti Ordinanze: 15/2013, 03/2014, 11/2014, 01/2015, 08/2015, 16/2015, 08/2016, 20/2016, 02/2017»;
   se così fosse, tali affidamenti potrebbero risultare illegittimi alla luce della normativa in tema di appalti, in particolare se non siano state attivate le procedure per mettere nuovamente a bando, una volta scaduto il contratto di appalto con il sopra richiamato raggruppamento temporaneo di imprese, il servizio di gestione dei rifiuti;
   sempre secondo il sito di Askavusa, l'affidamento diretto per motivi di urgenza che ha scavalcato le norme anticorruzione sarebbe costato all'attuale amministrazione comunale, insieme ad altri 74 comuni siciliani, la segnalazione all'Autorità nazionale anticorruzione. Le ditte non avrebbero mai garantito molti dei punti stabiliti dal contratto a cui si fa riferimento a partire dai pagamenti ai lavoratori;
   l'ex senatore ed ex sindaco di Agrigento, Calogero Sodano, è stato accusato dalla direzione distrettuale antimafia di associazione mafiosa, in quanto avrebbe stretto accordi con le famiglie mafiose dell'Agrigentino per farsi eleggere sindaco nel 1993 e nel 1997 e per approdare al Senato nel 2001 in cambio di appalti pubblici a imprese vicine alle cosche, poi assolto nel 2016;
   secondo quanto riportato sul sito lavocedinewyork.com del 7 giugno 2015, questi appalti riguarderebbero «gli affidamenti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti assicurati alla Iseda e alla Sap (ora Sea) dal 1997 al 2004»;
   i lavoratori di Lampedusa impegnati nel servizio di cui sopra da anni subiscono, come prassi consolidata, ritardi nei pagamenti degli stipendi che variano dai 2 ai 5 mesi e, come denunciato dall'Usb di Lampedusa, sarebbero immotivati –:
   se il Governo non intenda intraprendere, per quanto di competenza, accertamenti sulle società Iseda s.r.l., Sea s.r.l. e Seap s.r.l. in merito alla documentazione antimafia;
   di quali elementi dispongano circa la situazione dei lavoratori del citato raggruppamento temporaneo di imprese, alla luce delle gravi criticità sopra segnalate. (4-17306)


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la Costituzione fissa come principio cardine che la sovranità appartiene al popolo ed il popolo esercita tale sovranità nelle forme e nei limiti previsti dalla stessa Costituzione. Il riconoscimento del diritto di voto e le sue caratteristiche, enunciate nel secondo comma dell'articolo 48 della Costituzione, concorrono pertanto alla definizione dello Stato come Stato democratico. Attraverso di esso si realizza, infatti, il principio di organizzazione che caratterizza ogni democrazia, in forza del quale ogni decisione deve essere direttamente o indirettamente ricondotta alle scelte compiute dal popolo, detentore della sovranità;
   in ragione del rispetto della volontà popolare di scegliere i propri rappresentati con l'esercizio del diritto dovere del voto, il legislatore ha determinato i casi di ineleggibilità, incandidabilità ed incompatibilità, stabilendo, nei fatti, che le cause di incompatibilità manifestatesi successivamente al voto possano essere rimosse per permettere il prosieguo del mandato;
   nelle ultime elezioni amministrative del comune di Cantù (Como) dell'11 giugno 2017, con un'affluenza del 50,38 per cento, hanno avuto accesso al secondo turno di ballottaggio Edgardo Arosio con una percentuale del 49,28 per cento e Francesco Pavesi con una percentuale del 27,87 per cento. Al secondo turno è stato eletto sindaco Edgardo Arosio con una percentuale del 52,18 per cento e un'affluenza del 42,22 per cento;
   l'interrogante è a conoscenza di una presunta incompatibilità sollevata al neoeletto sindaco di Cantù che troverebbe le presunte motivazioni dalla circostanza che il fratello del neoeletto sindaco e sua moglie sono titolari di un'impresa appaltatrice di un servizio comunale nella città;
   il comma 1-bis, dell'articolo 61 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, infatti, prevede, tra i casi di incompatibilità per i sindaci, l'avere ascendenti o discendenti, ovvero parenti o affini fino al secondo grado, aggiudicatori di appaltati di lavori o di servizi nel comune in cui sono stati eletti;
   con la sentenza n. 450 del 2000, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 61, comma 1, numero 2, del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, nella parte in cui stabilisce che chi ha ascendenti o discendenti ovvero parenti o affini fino al secondo grado che rivestano la qualità di appaltatore di lavori o di servizi comunali non può essere eletto alla carica di sindaco;
   l'intervento del legislatore, a seguito della citata sentenza della Corte costituzionale, con la legge 28 maggio 2004, n. 140, ha determinato secondo l'interrogante disposizioni di difficile applicazione in relazione al principio prevalente del rispetto della volontà popolare esercitata con il diritto di voto. Difatti, prevedere un caso di incompatibilità sopravvenuta senza esplicitare le modalità di rimozione che si rimettono esclusivamente alla responsabilità del soggetto interessato, generano una dubbia costituzionalità;
   i casi di incompatibilità in capo al candidato e/o eletto alla carica di sindaco, infatti, sono espressamente disciplinati dall'articolo 63 del medesimo testo unico, mentre con la novella all'articolo 61 (ex comma 1, numero 2 ed ora comma 1-bis nel testo vigente) il legislatore ha introdotto una fattispecie di incompatibilità dovuta a cause terze ed estranee al candidato;
   il caso di specie assume quindi caratteristiche di interesse generale che meritano un approfondimento che travalica la semplice questione legata all'individuazione da parte degli organi competenti di valutare e decidere in merito alla presunta incompatibilità –:
   se il Governo non ritenga opportuno intervenire sulla questione, assumendo iniziative normative urgenti per novellare le disposizioni del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, in materia di incompatibilità, per far sì che sia pienamente garantito il rispetto del principio fondante della Costituzione scaturente dal combinato disposto degli articoli 1 e 48 della Costituzione. (4-17308)


   SCOTTO e BOSSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 9 luglio 2017 Ibrahim Manneh, un 24enne africano che viveva a Napoli, si è recato all'ospedale «Loreto Mare» di Napoli per farsi visitare a causa di forti dolori addominali che persistevano già dal giorno prima;
   dopo un paio d'ore, senza che fossero stati compiuti accertamenti specifici e dopo un'iniezione di un farmaco non meglio specificato, Ibrahim Manneh è stato rispedito a casa, dove restava in preda di forti dolori articolari e mostrando un ventre particolarmente gonfio;
   con il progressivo peggiorare delle condizioni dell'uomo, Ibrahim Manneh veniva perciò in serata condotto dal fratello e da un conoscente in una farmacia di piazza Garibaldi, dove il farmacista di turno, constatate le gravi condizioni dell'uomo, chiamava ripetutamente il 118 chiedendo l'intervento di un'ambulanza;
   tale ambulanza non è mai giunta;
   nonostante le condizioni chiaramente gravi di Ibrahim Manneh, che giaceva steso sul selciato, una pattuglia dei carabinieri presente sul posto si rifiutava di intervenire ed intimava agli uomini che cercavano soccorso di non avvicinarsi;
   l'unico tassista presente in piazza si rifiutava di portare l'uomo in ospedale senza autorizzazione delle forze dell'ordine, mentre un secondo farmacista suggeriva loro una serie di farmaci;
   riportato Ibrahim Manneh a casa, gli venivano somministrati i suddetti farmaci e l'uomo iniziava a vomitare sino a perdere conoscenza;
   venivano allora contattati i giovani militanti dell'ex Opg occupato «Je’ so Pazz’» di Napoli, che avevano assistito Ibrahim Manneh con il loro sportello legale;
   accorsi e constatate le condizioni sempre più gravi di Manneh, anche i giovani militanti dell'ex Opg occupato contattavano il 118, che però rifiutava l'invio di un'ambulanza ed indicava come referente la guardia medica;
   Ibrahim Manneh veniva dunque trasportato a braccia presso la guardia medica di piazza Nazionale, giacché nessuna ambulanza era disponibile per trasportarlo ed una seconda volante dei carabinieri si era rifiutata di fermarsi per verificare quanto stesse accadendo;
   solo a seguito di una segnalazione del medico presente presso la guardia medica un'ambulanza giungeva sul posto e riportava, verso le 02,30, l'uomo all'ospedale «Loreto Mare»;
   a quel punto Ibrahim Manneh veniva trasportato in sala operatoria e nulla più veniva comunicato ai suoi accompagnatori, che solo alle 11,00 del mattino seguente venivano informati del decesso del giovane africano, avvenuto molte ore prima e (a detta dei medici) prima di subire qualsiasi intervento operatorio a causa della perforazione dell'addome provocata da una peritonite;
   è del tutto evidente come, se fosse stato adeguatamente assistito nella mattinata del 9 luglio oppure nel corso della serata non appena i soccorsi erano stati chiamati, Ibrahim Manneh sarebbe stato con ogni probabilità operato tempestivamente e salvato;
   i fatti narrati sono stati denunciati alle autorità dal fratello di Ibrahim, Bakary Manneh, e dal suo conoscente Ceesay Kemo;
   quanto accaduto appare una gravissima violazione del diritto costituzionalmente riconosciuto alla salute e di tutti i più basilari diritti civili di Ibrahim Manneh;
   sarebbe opportuno acquisire tutta la documentazione medica relativa al caso, tabulati e le utenze telefoniche relative alle chiamate effettuate per chiedere soccorso e le registrazioni audio delle telefonate intercorse con il 118 al fine di verificare eventuali responsabilità –:
   quali iniziative di competenza intendano assumere per contribuire a fare piena luce sulla vicenda e assicurare che vergognosi episodi del genere non si ripetano mai più sul territorio italiano. (4-17311)


   ZANETTI, RABINO, ROTONDI, VARGIU, BERGAMINI, MATTEO BRAGANTINI, PRATAVIERA, FRANCESCO SAVERIO ROMANO, ABRIGNANI, AUCI, BORGHESE, D'ALESSANDRO, D'AGOSTINO, FAENZI, GALATI, LAINATI, MARCOLIN, MERLO, PARISI, SOTTANELLI e VEZZALI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da autorevoli fonti di stampa si apprende che la prefettura di Roma ha avviato un procedimento per la dichiarazione di estinzione della fondazione Luigi Einaudi;
   la «fondazione Luigi Einaudi Onlus per studi di politica, economia e storia» è stata fondata nel 1962 da Giovanni Malagodi ed eretta ad ente morale con decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 1963;
   la fondazione rappresenta da decenni un punto di riferimento non solo per il mondo liberale italiano, ma anche per l'intero panorama culturale del nostro Paese e ha contribuito negli anni a formare classi dirigenti sia nell'ambito del settore privato che pubblico;
   la fondazione ha effettuato nell'ultimo biennio un cambio di governance grazie al quale sono state rese possibili 67 rilevantissime iniziative culturali tra conferenze, presentazioni di libri, convegni, seminari;
   la prefettura di Roma, che ha verificato la situazione economico-patrimoniale dell'ente in relazione ai bilanci consuntivi degli esercizi che vanno dal 2012 al 2016, non ha ritenuto il patrimonio dichiarato coerente con il valore reale dei beni, in particolare constatando che «il patrimonio della fondazione (...) non risulta adeguato ad offrire garanzie ai creditori e conseguire lo scopo sociale»;
   si evince chiaramente dalle motivazioni emanate dal collegio ispettivo nominato dal prefetto Basilone che «il bilancio 2016 registra un'inversione di tendenza rispetto alla gravissima situazione economico-patrimoniale accertata a fine 2015», confermando implicitamente come la nuova gestione della fondazione abbia effettivamente avuto un ruolo determinante a sostegno del piano di risanamento;
   non si capisce quindi il motivo per il quale la nuova compagine della fondazione debba scontare le manchevolezze dei risultati di gestione avuti fino a fine 2015, con la conseguenza di vedere volatilizzato l'inestimabile patrimonio culturale della fondazione;
   la fondazione Einaudi ha avuto ed ha il merito conclamato di essere tra le poche fondazioni indipendenti dai partiti politici e di aver svolto un'attività culturale acclarata e riconosciuta a livello nazionale ed internazionale –:
   se disponga di dati in ordine a quali e quanti procedimenti di ispezione e vigilanza ex articolo 25 del codice civile siano stati avviati e conclusi nell'ultimo triennio da parte della prefettura di Roma nei confronti di analoghe istituzioni e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare tale straordinario vulnus alla cultura italiana. (4-17313)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   OLIVERIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   da molti mesi presso l'istituto comprensivo «Dante Alighieri» di Petilia Policastro si registrano gravi contrasti tra la dirigente scolastica, gran parte dei docenti e delle famiglie e l'amministrazione comunale;
   il sindaco è dovuto intervenire personalmente scrivendo in data 11 novembre 2016 una lettera al direttore dell'ufficio scolastico regionale di Catanzaro per chiedere un incontro ufficiale a fronte di «una situazione diventata insostenibile» a causa di decisioni e atteggiamenti che «hanno contribuito a minare la tranquillità dei docenti e di tutto l'intero istituto»;
   sono tanti i fatti incresciosi segnalati nella missiva: dal maltrattamento ingiustificato di alcuni docenti al trasferimento di altri che ha creato malcontento tra i genitori, con i quali il sindaco ha dovuto mediare, dalle decisioni arbitrarie di chiudere il refettorio scolastico di Foresta e la palestra dello stesso plesso, fino ai vari spostamenti di classi, senza alcuna motivazione, e alla chiusura di strade e cancelli;
   l'articolo 1, comma 94, della legge n. 107 del 2015 ha stabilito che, al fine di garantire le indispensabili azioni di supporto alle scuole impegnate per l'attuazione della legge e in relazione all'indifferibile esigenza di assicurare la valutazione dei dirigenti scolastici e la realizzazione del sistema nazionale di valutazione previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 2013, n. 80, per il triennio 2016-2018 possono essere attribuiti incarichi temporanei di livello dirigenziale non generale di durata non superiore a tre anni per le funzioni ispettive –:
   alla luce di quanto esposto in premessa, quali iniziative intenda adottare per dare seguito all'attività di monitoraggio e valutazione dei dirigenti scolastici prevista dalla legge n. 107 del 2015 e quali iniziative di competenza intenda mettere in campo per garantire un corretto e sereno avvio dell'anno scolastico presso l'istituto comprensivo «Dante Alighieri». (5-11848)


   GHIZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la legge 12 marzo 1999, n. 68, ha la finalità di promuovere l'inserimento e l'integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro mediante strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, anche tramite forme di sostegno e azioni positive;
   l'articolo 3 della legge citata stabilisce che i datori di lavoro, sia pubblici che privati, sono tenuti ad avere alle loro dipendenze lavoratori disabili nelle misure percentuali stabilite dalla medesima norma;
   per quanto riguarda le università statali, tale norma ha trovato applicazione per il personale tecnico-amministrativo ma non per il personale docente e ricercatore, sulla base del fatto che tale personale rientra nelle categorie del personale pubblico non contrattualizzato, cui quindi non si applicherebbe la legge n. 68 del 1999 che, all'articolo 4, indica che solo i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato devono essere computati per stabilire il numero dei soggetti disabili da assumere;
   su tale tema si è peraltro espressa in senso opposto la direzione territoriale del lavoro di Torino con verbale n. TO00002/2016-146-01, contestando una violazione della legge n. 68 del 1999 limitatamente ai ricercatori universitari;
   al di là dei delicati risvolti interpretativi della legge n. 68 del 1999, che non sono oggetto della presente interrogazione, si deve sottolineare che molte forme di disabilità fisica non impediscono affatto di svolgere attività didattiche e di ricerca nelle università, come è dimostrato da casi ben noti di illustri scienziati affetti da gravissime disabilità che svolgono regolarmente le funzioni di professore universitario;
   le vigenti procedure di assunzione dei professori universitari prevedono, ai sensi degli articoli 16 e 18 della legge 30 dicembre 2010, n. 240: a) una prima fase nazionale di accertamento, sulla base delle pubblicazioni e dei titoli, del livello di qualificazione scientifica che costituisce requisito necessario per l'accesso alle posizioni di professore associato o di professore ordinario, al termine della quale si consegue la relativa abilitazione scientifica nazionale; b) una seconda fase locale con cui ciascun ateneo provvede a chiamare professori associati o ordinari mediante procedure di natura concorsuale cui sono ammessi solo gli studiosi in possesso della corrispondente abilitazione scientifica nazionale;
   si sono già verificati casi di persone gravemente disabili che hanno regolarmente conseguito l'abilitazione scientifica nazionale, ai quali però non risulta facile partecipare ai concorsi locali nelle varie sedi universitarie per gli ovvi impedimenti alla mobilità e ai trasferimenti di residenza derivanti dalla loro disabilità –:
   se il Governo non ritenga, tenuto conto dei risvolti sociali, di assumere iniziative, anche tramite specifici incentivi all'interno degli ordinari meccanismi concorsuali, per l'inserimento nella docenza universitaria di persone con alto grado di disabilità in possesso di abilitazione scientifica nazionale. (5-11853)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VEZZALI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il diritto all'educazione e alla formazione permanente in una società che ha necessità di qualificare e riqualificare i cittadini, anche oltre gli anni dell'istruzione obbligatoria, è consentito — oggi — nell'ambito della disponibilità dei Pon 2014/2020;
   i cambiamenti avvenuti nei processi produttivi e l'aumento della disoccupazione, necessitano di nuove e più incisive politiche di investimento nell'istruzione degli adulti;
   l'esigenza è quella di acquisire competenze certificate; frequentare corsi serali diventa quindi una grande opportunità per gli occupati, per chi è nella necessità di riposizionarsi nel mondo del lavoro o per coloro che hanno abbandonato, o mai iniziato, un percorso di studi superiori;
   l'esigenza è anche quella di avere questa opportunità in modo capillare sul territorio affinché la popolazione non sia costretta a raggiungere i capoluoghi per accedere ai corsi per gli adulti e in orari compatibili con una occupazione;
   «non è mai troppo tardi», diceva il maestro Manzi; «gli esami non finiscono mai» sosteneva Eduardo De Filippo; per questo il sistema di istruzione deve porsi l'obiettivo di facilitare il rapporto con il mondo del lavoro, anche grazie a percorsi di orientamento, di certificazione o di aggiornamento delle competenze professionali;
   acquisire alcune informazioni e competenze aiuta anche ad essere cittadini consapevoli, visto che una società complessa presuppone la conoscenza di terminologia tecnica e inglesismi che divengono di uso comune –:
   nel sistema di istruzione per gli adulti, quali e quante siano le realtà che hanno sviluppato le migliori esperienze, che hanno coinvolto il numero maggiore di utenti e che hanno espresso le migliori performance;
   quali canali vengano utilizzati per pubblicizzare questi percorsi, e se l'utenza sia prevalentemente italiana o si tratti di esperienze che coinvolgono anche gli stranieri. (4-17289)


   VEZZALI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   sulla stampa si legge che in una scuola materna di Ancona, si sono ripetuti episodi che sarebbero da imputare a una «situazione al limite dell'autogestione» vissuta dai bambini;
   per quanto denunciano i genitori, i piccoli sarebbero nervosi, presenterebbero lividi, piccoli ematomi e denti rotti;
   ultimo caso denunciato: nei giorni scorsi, una bambina ha dovuto ricorrere alle cure dell'ospedale pediatrico Salesi per una ferita alla fronte;
   i genitori ritengono che i bambini troppo spesso litigiosi avrebbero la possibilità di contatto fisico, perché sarebbero nelle condizioni di fare ciò che vogliono rischiando di farsi male come, peraltro, è già accaduto;
   la situazione ripetutamente segnalata con lettere all'ufficio scolastico regionale, e alla dirigente scolastica, ha portato anche a un incontro fra i genitori e quest'ultima;
   alla luce di quanto accaduto, le famiglie temono per l'incolumità dei loro figli e chiedono da due mesi che venga fatta una ispezione;
   occorre evitare che insorgano problematiche (che, al momento, potrebbero non essere rilevanti) e non incrinare la fiducia necessaria nel rapporto fra famiglie e istituzione, visto che vengono affidati alla materna bambini fra i 3 e i 5 anni –:
   se sia al corrente dell'accaduto e se intenda approfondire il caso della classe di cui in premessa in relazione alla quale i genitori esprimono preoccupazione, prima che alle lettere facciano seguito le denunce o ai bambini accada qualcosa di grave;
   se abbia già intrapreso iniziative e quali volte a chiarire la vicenda. (4-17310)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LABRIOLA e POLVERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   da un articolo del 10 luglio 2017 pubblicato da ilcorriereditaranto.it si apprende che i sindacati metalmeccanici del gruppo Ilva, avrebbero proclamato uno sciopero di 4 ore per il 19 luglio 2017 alla vigilia dell'avvio della trattativa con AM Investco:), fissata per il 20 luglio al Ministero dello sviluppo economico; tale decisione sarebbe stata presa a seguito del consiglio di fabbrica del 10 luglio 2017 da Fim, Fiom e Uilm;
   in particolare, i sindacati avrebbero stabilito un programma di azione congiunto: oltre allo sciopero del primo e secondo turno sarebbe stato deciso di organizzare anche un volantinaggio in città e presso le portinerie, distribuendo un documento contenente la piattaforma rivendicativa dei sindacati relativa al piano ambientale, al piano occupazionale ed al piano industriale;
   inoltre, sarebbe stata anche prevista la consegna di tale piattaforma da parte delle sigle sindacali sia al prefetto di Taranto il 20 luglio in concomitanza del vertice al Ministero dello sviluppo economico, sia alla commissione petizione del Parlamento europeo che sarà a Taranto dal 18 al 19 luglio 2017;
   sempre durante la riunione, come riporta la nota stampa dei sindacati, sarebbe «emersa la volontà di richiedere un Consiglio di fabbrica per il giorno 26 luglio, allargato ai rappresentanti delle istituzioni (sindaco di Taranto, presidente della provincia, presidente della regione e parlamentari ionici), da svolgersi all'interno dello stabilimento Ilva (...) Occorre un segnale forte da parte di questo territorio, a tutti i livelli»;
   le preoccupazioni dei sindacati e dei lavoratori erano già emerse in precedenza, in particolare al momento dell'aggiudicazione degli asset del Gruppo Ilva da parte della cordata ArcelorMittal e Marcegallia, e soprattutto a fronte di circa 6.000 esuberi annunciati dal piano industriale presentato;
   con il «decreto Ilva» varato a fine anno 2016 si è previsto che l'azione dell'amministrazione straordinaria proseguirà anche nei prossimi anni occupandosi degli investimenti relativi al risanamento ambientale al di fuori dell'area perimetrale dello stabilimento e, per effetto della cessione ed in base al piano ambientale della cordata vincitrice, l'attività dei commissari proseguirà fino al 2023;
   tali dati, inoltre, confermerebbero le preoccupazioni di tutti i tarantini che vedrebbero un aumento della disoccupazione e l'esodo delle generazioni più giovani determinando con ciò un ulteriore impoverimento del sistema economico della provincia tarantina, già duramente colpita sia dalla mancanza di lavoro che dall'inquinamento prodotto dall'impianto siderurgico –:
   se non ritenga il Governo di farsi promotore e attore di un tavolo di lavoro congiunto, così come richiesto dai sindacati per il 26 luglio 2017 ed in che modo;
   come si intendano garantire gli attuali livelli occupazionali dell'impianto siderurgico e quale sia la tempistica delle iniziative che si intendono adottare in tal senso. (5-11844)


   RIBAUDO, AMODDIO, BURTONE, GRECO, IACONO, CARDINALE, CURRÒ, CULOTTA, RACITI, BERRETTA, LAURICELLA, ALBANELLA e SCHIRÒ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   con la relazione programmatica, approvata con determinazione n. 5 del 19 aprile 2016, il Consiglio di indirizzo e vigilanza ha determinato le linee strategiche e di indirizzo programmatico per le attività dell'Inps per il triennio 2017-2019;
   detta relazione si colloca nel quadro dell'evoluzione del modello di servizio, oggetto di analisi ed elaborazione nel corso degli ultimi anni e focalizzato sulla gestione complessiva e personalizzata dei bisogni dell'utente, e ribadisce che obiettivo prioritario dell'Istituto nel triennio 2017-2019 è la realizzazione del miglioramento del livello dei servizi per tutti gli utenti, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica;
   il programma operativo per il 2017 ha come principale presupposto la revisione strategica del modello di servizio che parte dalla «conoscenza» degli utenti e dalla comprensione dei loro bisogni;
   l'idea di forza del nuovo modello di servizio è quella di ripensare l'intero comportamento aziendale in funzione dei bisogni individuati ex ante per ciascuna tipologia di utente;
   con circolare n. 179 del 21 settembre 2016 recante «avvio processo di programmazione 2017» la direzione generale ha stabilito gli obiettivi di efficienza delle strutture, parametri di produttività nonché fabbisogno di personale;
   con determinazione n. 59 del 14 febbraio 2017 il presidente dell'istituto professore Tito Boeri, ha rideterminato la dotazione organica del personale dell'Inps in complessive 29.999 unità di cui posti coperti 28.359, con una carenza di circa 1.650 unità in larga parte di categoria «C»;
   delle 28.359 unità effettive solo 1.978 lavorano presso l'Inps in Sicilia;
   in rapporto alla popolazione che vive in Sicilia (5 milioni di abitanti, circa il 10 per cento della popolazione nazionale) detto numero appare discriminatorio e del tutto insufficiente per rispondere al fabbisogno delle strutture territoriali che devono erogare servizi all'utenza. Ciò anche in considerazione del progressivo aumento delle prestazioni di natura assistenziale legate al reddito, che nella regione Sicilia vengono erogate dalla sedi dell'Inps;
   nel prossimo biennio circa 3.000 unità andranno in quiescenza mettendo a rischio il normale funzionamento dell'Istituto –:
   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per ristabilire una più equa distribuzione delle risorse di personale sul territorio nazionale, con particolare riguardo alla regione Sicilia, dove mancano circa 500 unità, al fine di garantire ed attuare quel processo di cambiamento volto al miglioramento della qualità dei servizi erogati di cui in premessa. (5-11845)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Nexive spa è il primo e più importante operatore privato del mercato postale in Italia, che svolge la sua attività sia direttamente che attraverso una rete di aziende partner in appalto. A Milano, sede del gruppo, occupa oltre 300 dipendenti su un totale di circa 1.279;
   si è appreso che l'azienda milanese ha aperto la procedura di licenziamento per 30 fattorini portalettere, adducendo la necessità di ridurre i costi. In alternativa, la società dichiara che avrebbe imposto la riduzione di orario e salario, del 25 per cento, per tutti i dipendenti;
   i licenziamenti in questione sono stati effettuati, ad avviso dell'interrogante, in violazione di uno specifico accordo sindacale dell'anno 2016, in base al quale Nexive si impegnava a non procedere a tagli del personale per almeno un triennio;
   contro la decisione di Nexive si sono mobilitati i lavoratori e i sindacati con presidi e scioperi, a sostegno della vertenza aperta con l'azienda dopo le procedure di licenziamento;
   in risposta all'agitazione sindacale, Nexive ha affidato una parte dell'attività di consegna della corrispondenza in appalto ad agenzie con lavoratori sottopagati e con contratti tra i più disparati, con chiaro intento antisindacale e creando numerosi disservizi per l'insufficiente qualità del servizio;
   nel 2016 Nexive ha sottoscritto un contratto di solidarietà difensivo per i lavoratori di 15 filiali italiane con durata triennale che prevede la possibilità di ridurre da 8 a 6 ore l'orario di lavoro nei periodi di minor traffico con l'intervento integrativo salariale dell'Inps e la perdita salariale di circa il 20 per cento. Al riguardo, a quanto è dato sapere, l'azienda ha proposto ai sindacati di stipulare un nuovo accordo in luogo di quello sottoscritto e prevedere il taglio dell'orario di lavoro da 8 a 6 ore senza ammortizzatori sociali;
   ebbene, la politica della società sembra orientata negli ultimi tempi a comprimere sempre più i diritti dei lavoratori, anche in contrasto con precisi accordi conclusi con i sindacati; pertanto, si ritiene necessario promuovere una trattativa di confronto istituzionale, affinché siano tutelati i dipendenti della società –:
   se e quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per procedere all'urgente convocazione di un tavolo istituzionale con la Nexive spa e le parti sociali, affinché possa essere definito un nuovo piano organizzativo aziendale, garantendo la salvaguardia dei livelli occupazionali e ogni tutela per i lavoratori. (5-11847)


   TRIPIEDI, CRIPPA, CIPRINI, CHIMIENTI, LOMBARDI, DALL'OSSO, PAOLO NICOLÒ ROMANO, ZOLEZZI, COLLETTI, BUSINAROLO, MICILLO, BARONI, DELL'ORCO, CARINELLI, SPESSOTTO, NICOLA BIANCHI, LIUZZI, PESCO, ALBERTI, VILLAROSA, D'INCÀ, SIBILIA, COZZOLINO, DADONE e DIENI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nonostante quanto stabilito dall'ultima legge di bilancio 2017 che indica che risultano essere sufficienti cinque anni di contributi per accedere alle pensioni per tutti i lavoratori affetti da mesoteliomi, carcinomi ed asbestosi, questi non possono accedervi, perché ancora non esistono le norme attuative;
   nello specifico, l'articolo 1, comma 250, della legge n. 232 del 2016, stabilisce che chiunque abbia versato cinque anni di contributi e riesca a dimostrare con certificato rilasciato dall'Inail di aver contratto sul posto di lavoro malattie legate all'amianto, indipendentemente dal grado d'invalidità, ha diritto al prepensionamento. Nello stesso comma viene inoltre indicato che «entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono emanate le disposizioni necessarie per l'attuazione del presente comma.»;
   l'Inps ha dichiarato di non poter applicare quanto stabilito dalla legge, finché non vi saranno i decreti attuativi. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da parte sua, nega quanto affermato dall'Inps e sostiene che manca solo il visto della Corte dei conti specificando che il decreto ministeriale è stato firmato dai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze ed è giunto negli uffici della Corte dei conti dal 20 giugno 2017;
   nel nostro Paese sono circa 3 mila le persone con patologie come mesoteliomi, carcinomi ed asbestosi. Queste quasi 3 mila persone gravemente malate per aver lavorato a contatto con l'amianto attendono da 7 mesi di ottenere il prepensionamento anche nel caso abbiano versato pochi anni di contributi. È necessario ricordare che molti di questi lavoratori continuano a svolgere le loro professioni, nonostante la più che comprensibile fatica fisica sopportata e le sessioni di chemioterapia a cui si devono sottoporre –:
   viste le gravi problematiche sopraindicate che riguardano i lavoratori affetti da mesoteliomi, carcinomi ed asbestosi, se i Ministri interrogati non ritengano di assumere ogni iniziativa di competenza perché divengano operativi nel più breve tempo possibile i decreti attuativi necessari e l'articolo 1, comma 250, della legge n. 232 del 2016 trovi effettivamente applicazione. (5-11852)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   dall'ottobre 2016 è in corso una vertenza sindacale presso TIM spa che si è protratta e ha lasciato strascichi per il primo semestre del 2017, a causa della disdetta da parte aziendale del contratto di secondo livello e la prospettazione di proposte di rinnovo peggiorative del quadro normativo e salariale;
   la vertenza ha interessato, a fasi alterne, tutte le organizzazioni sindacali nonché un movimento unitario di lavoratori e lavoratrici organizzato nel CLAT (Coordinamento lavoratori autoconvocati Tim);
   in data 15 marzo 2017 si è tenuta un'audizione informale delle organizzazioni sindacali – presso le Commissioni permanenti riunite della Camera dei deputati, IX Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, X Attività produttive, commercio e turismo, XI Lavoro pubblico e privato, sulle prospettive industriali e sulla tutela dei lavoratori del gruppo e delle aziende dell'indotto, cui hanno preso parte, tra gli altri, dei rappresentanti di Cobas lavoro privato, Slc-CGIL, Fistel-CISL, Uilcom-Uil;
   nel corso di tali audizioni ha preso la parola anche Riccardo De Angelis, Rsu Cobas; allo stesso nelle settimane successive (il 3 maggio 2017, per la precisione) è stata mossa formale contestazione disciplinare dall'azienda, la quale avrebbe ritenuto leso il rapporto fiduciario tra lavoratore dipendente e datore di lavoro; a tale proposito, TIM, a quanto risulta all'interrogante, avrebbe inteso sanzionare il De Angelis comminando 3 giornate di sospensione dal lavoro e dalla retribuzione;
   di tale vicenda si è appreso da circostanziate segnalazioni dei Cobas;
   al netto di un'esposizione chiara e precisa delle responsabilità aziendali, dal punto di vista di De Angelis e dei Cobas, non pare che sussistessero gli estremi per una decisione tanto grave da parte aziendale, configurabile a giudizio dell'interrogante quasi come un'intimidazione, e che non a caso ha scatenato decine di testimonianze di solidarietà facilmente rinvenibili –:
   se, con riferimento alla vicenda esposta in premessa, il Ministro interrogato non ritenga sussistenti i presupposti per promuovere una verifica, per il tramite dell'Ispettorato nazionale del lavoro, affinché sia tutelato il diritto di espressione di un delegato sindacale democraticamente eletto dai lavoratori e dalle lavoratrici, colpito nel pieno esercizio del suo mandato di rappresentanza collettiva.
   (4-17314)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GALLINELLA, BENEDETTI, MASSIMILIANO BERNINI, GAGNARLI, L'ABBATE, LUPO e PARENTELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   l'accordo economico e commerciale globale tra il Canada e l'Unione europea e i suoi Stati membri, più noto con l'acronimo inglese di Ceta, istituisce tra le parti una zona di libero scambio in materia di beni, servizi ed investimenti;
   l'accordo è stato definito «accordo misto» dalla Commissione europea e, in base a quanto disposto dalla decisione (UE) 2017/38 del Consiglio, del 28 ottobre 2016, è attualmente applicato a titolo provvisorio dall'Unione, con esclusione di alcune parti riferite a investimenti, servizi finanziari e proprietà intellettuale;
   sono ampiamente note le osservazioni, spesso inesatte, le considerazioni e le polemiche, spesso pretestuose, sorte intorno all'accordo in parola, sia con riferimento alle procedure che hanno portato alla sua negoziazione, che alle tematiche oggetto dell'intesa;
   al netto delle valutazioni inerenti alla opportunità politica di liberalizzare gran parte dei settori commerciali, e quindi di procedere ad una significativa deregolamentazione degli scambi, non è possibile non rilevare l'esistenza di significative asimmetrie economiche tra il Canada e l'Unione europea derivanti da intrinseche diversità strutturali destinate ad impattare fortemente sull'economia di entrambe le parti;
   con riferimento alla risoluzione delle controversie tra investitori e Stati in materia di investimenti, il meccanismo della Investment Court System (ICS) non rappresenta un miglioramento sostanziale rispetto all’Investment State Dispute Settlement (ISDS) di cui si è discusso nelle fasi iniziali del negoziato, né accoglie le richieste avanzate dal Parlamento europeo di assegnare la trattazione della causa a «giudici togati»;
   ad oggi non è possibile stimare, ancorché in via approssimativa, le conseguenze dell'armonizzazione delle norme regolamentari né dell'abbattimento delle barriere non tariffarie agli scambi;
   a tal proposito, nel settore agricolo e più in generale in quello della sicurezza alimentare, le previsioni circa il meccanismo di equivalenza non appaiono idonee a garantire i più elevati standard di protezione sanitaria e fitosanitaria, assegnando alla parte esportatrice l'onere di dimostrare; ancorché in modo oggettivo, tale equivalenza;
   con riguardo al principio di precauzione l'accordo fa riferimento alle disposizioni dell'Organizzazione mondiale del commercio che consentono un divieto permanente al commercio solo se vi è un consenso scientifico che riconduce il danno ad uno specifico prodotto o ingrediente; in caso di disaccordo, il massimo livello di precauzione adottabile è un divieto temporaneo;
   la tutela accordata ad alcuni prodotti Dop e Igp, ancorché costituenti una parte significativa del valore complessivo del sistema delle certificazioni, lascia senza tutela un numero considerevole di piccoli produttori di eccellenze che tuttavia contribuiscono in maniera determinante alla formazione del prodotto interno lordo del nostro Paese;
   in materia di Ogm è ampiamente nota la posizione molto permissiva del Governo canadese e una specifica previsione dell'accordo, vincolando le parti ad impegnarsi a perseguire l'obiettivo comune di ridurre al minimo gli effetti negativi della regolazione sul commercio adottando un approccio puramente scientifico, di fatto, mette fortemente in discussione la legislazione, comunitaria improntata al principio di precauzione –:
   se e quali studi scientifici siano stati condotti al fine di valutare l'impatto delle disposizioni del Ceta sul comparto agricolo ed agroalimentare nazionale e con quali strumenti di «difesa» si intenda procedere nell'eventualità che le previsioni sulla crescita e sui reciproci benefici siano disattese, come avvenuto nel contesto di altri accordi internazionali, quali ad esempio l'Accordo Nordamericano per il libero scambio. (4-17304)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   D'INCECCO, CAPONE, PIAZZONI e MIOTTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la problematica della prevenzione della legionellosi coinvolge strutture sanitarie, sportive, turistiche ed alberghiere, e relativi ambienti di lavoro, con rilevanti responsabilità anche di carattere penale, a carico dei responsabili amministrativi;
   investimenti significativi dovrebbero essere finalizzati ad un costante adeguamento e miglioramento dei presidi di prevenzione;
   le «Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi» sono il documento nazionale, curato dal Ministero della salute, finalizzato a fornire agli operatori sanitari informazioni aggiornate sulla legionellosi, sulle diverse fonti di infezione, sui metodi diagnostici e di indagine epidemiologica ed ambientale;
   in particolare, il decreto legislativo n. 81 del 2008 e successive modifiche e integrazioni, prevede che il rischio di esposizione a legionella in qualsiasi ambiente di lavoro richieda l'attuazione di tutte le misure di sicurezza appropriate per esercitare la più completa attività di prevenzione e protezione nei confronti di tutti i soggetti presenti, considerando che al titolo X del suddetto decreto legislativo la legionella è classificata al gruppo 2 tra gli agenti patogeni –:
   se il Ministro interrogato non ritenga che, alla luce dell'importanza del documento (il primo adottato nel 2000; il secondo nel 2015) ed anche della complessa procedura approvativa, le linee guida necessitino di un tempestivo e periodico adeguamento dell'allegato tecnico, con riferimento ai metodi di prevenzione e controllo della contaminazione del sistema idrico, su la base delle sperimentazioni in atto e delle novità della letteratura scientifica;
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuna un'iniziativa normativa, che stabilisca l'adozione, almeno biennale, di un decreto ministeriale, sulla base di una relazione dell'Istituto superiore di sanità, finalizzato all'aggiornamento dell'allegato tecnico recante «Metodi di prevenzione e controllo della contaminazione del sistema idrico». (5-11837)


   RICCIATTI, NICCHI, FOSSATI, MURER, DURANTI, MARTELLI, SANNICANDRO, FRANCO BORDO, FOLINO, CARLO GALLI, QUARANTA e MELILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1992, ha sancito la nascita di un sistema di emergenza/urgenza sanitaria attribuendo al servizio sanitario nazionale competenza esclusiva relativa all'attività di soccorso sanitario e individuando le condizioni per assicurare dette attività in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, attraverso un complesso di servizi e prestazioni di urgenza-emergenza con il coordinamento delle Centrali operative;
   dal 2001 l'emergenza/urgenza è stata inserita tra le prestazioni essenziali garantite dal servizio sanitario nazionale;
   a distanza di 25 anni tale sistema presenta carenze organizzative e strutturali in tutta Italia, con spesso modelli organizzativi assai dissimili tra le diverse regioni e nell'ambito delle medesime, e a volte difformi dalla normativa vigente;
   è forte l'esigenza di una omogeneità formativa e contrattuale dei medici impegnati sul territorio nazionale. Peraltro nel servizio sanitario nazionale per i medici di emergenza 118, ad oggi esistono diverse tipologie contrattuali, con rapporti di dipendenza e rapporti di convenzione, diversi per regione e all'interno della stessa regione;
   è improcrastinabile la necessità di un intervento legislativo che non disperda il patrimonio di professionalità acquisita nel corso degli anni dai medici 118 convenzionati, per una ottimale funzionalità e operatività del complesso sistema di emergenza-urgenza;
   la legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità 2016) prevede procedure concorsuali per il passaggio alla dipendenza anche per i medici con rapporto parasubordinato, in collaborazione coordinata continuativa, quali i medici 118 attualmente convenzionati; peraltro, la stessa attività in rapporto di lavoro convenzionato ovvero parasubordinato è, in tutto e per tutto, identica e non solo affine, all'attività del medico 118 dipendente ed al medico di pronto soccorso dipendente con rapporto di lavoro di tipo subordinato;
   attualmente ci sono regioni, come la Calabria e la Sicilia, che non hanno promosso il passaggio di alcun medico del 118 convenzionato nonostante l'Accordo collettivo nazionale 2005, ancora valido, lo preveda. Altre come la Toscana e le Marche, hanno solo in parte provveduto al transito alla dipendenza soltanto di alcuni, creando discriminazione e disparità di trattamento tra medici operanti nello stesso settore, con la stessa formazione, gli stessi doveri ma non gli stessi diritti;
   il passaggio alla dipendenza di tutti i medici del 118 operanti e convenzionati, è da considerare come un risparmio di risorse e come un investimento: il medico dipendente è una figura più flessibile rispetto al convenzionato, verrebbe impiegato in stand by nei pronto soccorso, nell'erogazione dei codici verdi e bianchi, e a rotazione nei turni di pronto soccorso. Così non solo colmerebbero alcune nei pronto soccorso, ma si favorirebbe la figura di medico dell'emergenza con ruolo unico, secondo le linee della Fimeuc (Federazione italiana di medicina d'emergenza-urgenza e catastrofi) –:
   se non si ritenga urgente assumere un'iniziativa normativa volta a consentire l'inquadramento nei ruoli della dirigenza medica del personale attualmente in rapporto di convenzione, disciplinato dal vigente Accordo collettivo nazionale per la medicina generale, per l'accesso all'area dell'emergenza sanitaria Territoriale;
   se non intenda assumere le iniziative di competenza al fine di concludere le procedure per la stabilizzazione dei medici della emergenza ospedaliera con contratto dipendente a tempo determinato da più di tre anni e prevedere anche la stabilizzazione dei medici con contratti atipici la cui attività sia stata fondamentale per i livelli essenziali di assistenza in emergenza-urgenza, previa verifica dell'adeguatezza delle competenze e del curriculum. (5-11838)


   GRILLO, BARONI, COLONNESE, DI VITA, SILVIA GIORDANO, LOREFICE, MANTERO e NESCI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge del 2 aprile 2015, n. 70, recante il regolamento degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, all'articolo 3 stabilisce: «Le regioni a statuto speciale (...) provvedono autonomamente al finanziamento del Servizio sanitario regionale esclusivamente con fondi del proprio bilancio (...)»;
   la regione siciliana con decreto assessoriale n. 629 del 31 marzo 2017 ha approvato il documento di riordino della rete ospedaliera entro i parametri del decreto ministeriale del 2 aprile 2015, n. 70; conseguentemente, saranno adeguati gli atti aziendali e le dotazioni organiche delle aziende del Servizio sanitario regionale della regione siciliana; definiti i procedimenti connessi all'adozione degli atti aziendali e delle dotazioni organiche, i direttori generali, i commissari straordinari delle aziende del Servizio sanitario regionale potranno avviare le procedure di reclutamento del personale, per la copertura dei posti vacanti e disponibili nei nuovi assetti delle aziende e degli enti del Servizio sanitario regionale;
   sul sito www.insanitas.it il 27 giugno 2017 si legge dell'ultima nota assessoriale del 22 giugno 2017 prot. 051731 sul «Piano triennale del fabbisogno: l'assessore intima alle aziende di adottare entro, 5 giorni, un piano triennale (2017/2019) di assunzioni (...)»;
   sul sito del Ministero della salute, è riportato un comunicato del 4 aprile 2017 in merito all'approvazione del piano riordino rete ospedaliera regione siciliana, in cui si legge: «l'esito odierno del Tavolo di verifica SALUTE – MEF che ha dato il via libera al riordino della rete ospedaliera varato qualche giorno fa dalla Giunta regionale siciliana, aprendo così la strada allo sblocco del turn over ed alle nuove assunzioni di personale sanitario (...)»;
   le graduatorie dei vincitori e degli idonei ai concorsi sono nuovamente in scadenza il 31 dicembre 2017 e sono state già prorogate l'anno scorso dalla legge 11 dicembre 2016, n. 232;
   da molti anni in regione Sicilia medici, infermieri e figure professionali sanitarie, aspettano: la chiusura delle procedure di valutazione delle piante organiche delle ASL; l'immissione a ruolo del personale precario e del personale con i requisiti di idoneità; l'indizione dei concorsi nelle aziende sanitarie del Servizio sanitario regionale;
   si sono svolte in questi mesi in tutta la Sicilia (a Catania, a Palermo e a Messina) manifestazioni di protesta di lavoratori precari della sanità siciliana che reclamavano una rapida stabilizzazione delle loro posizioni lavorative;
   occorrerebbe conoscere quanti siano i vincitori e gli idonei di concorsi per posti a tempo indeterminato in sanità nella regione siciliana non ancora immessi nei rispettivi ruoli, quali siano i tempi per la chiusura delle procedure volte alla definizione delle piante organiche delle asl e degli enti del servizio sanitario regionale siciliano, nonché i tempi del varo dei piani triennali di assunzioni (2017/2019) da parte delle aziende sanitarie di cui ad oggi non si ha contezza –:
   di quali dati disponga il Governo in relazione agli aspetti sopra evidenziati e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per assicurare l'immissione in ruolo del necessario personale e la stabilizzazione dei precari, al fine di garantire i livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale e, in particolare, in Sicilia. (5-11840)


   DI VITA. — Al Ministro della salute, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la disciplina che regola l'accesso alla dirigenza si completa con il regolamento attuativo sui concorsi per dirigenti di primo livello nel Servizio sanitario nazionale. Tale regolamento è il decreto del Presidente della Repubblica n. 483 del 1997, il cui articolo 70 disciplina l'accesso al concorso per dirigente amministrativo riportando la stessa dizione di cui all'articolo 26 del decreto legislativo n. 165 del 2001. Naturalmente, in virtù del principio giuridico della gerarchia delle fonti, una volta modificato l'articolo 26 del decreto legislativo n. 165 del 2001 (norma primaria), dovrà essere modificata, conseguentemente, la norma regolamentare, cioè l'articolo 70 del decreto del Presidente della Repubblica n. 483 del 1997;
   nello specifico un infermiere è inquadrato dai contratti collettivi, come personale con diploma di laurea in categoria D con profilo professionale sanitario. La legge considera l'infermiere un professionista sanitario e la sua attività è oramai considerata anche un lavoro intellettuale. L'infermiere è in possesso di laurea di primo livello, ma può accedere alla successiva laurea magistrale e al dottorato di ricerca;
   tale normativa opera solo per gli enti e le aziende del Servizio sanitario nazionale. È una disciplina speciale rispetto a quella prevista per l'accesso alla dirigenza amministrativa in tutti gli altri comparti del pubblico impiego, ad esclusione del comparto scuola;
   operando, quindi, solo nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, un infermiere in possesso dei requisiti di studio e di anzianità di servizio richiesti dal bando può concorrere al posto di dirigente amministrativo in tutti i comparti del pubblico impiego (comuni, regione, Agenzie delle entrate, Inps, magistratura se avvocato abilitato e altro) ma viene escluso nel comparto della sanità;
   non si capisce, pertanto, la ratio secondo cui un infermiere è ammesso al concorso per dirigente in tutti i comparti pubblici ed escluso, a priori, proprio nel comparto della sanità, ove vi opera magari da molti anni. Del resto la figura del dirigente amministrativo assolve a compiti analoghi in tutti i comparti;
   la Corte costituzionale (sentenza 30 ottobre 1997 n. 320) seguita dalla giurisprudenza civile (Cassazione Civile Sezioni Unite 15 ottobre 2003, n. 15403 e 7 luglio 2014 n. 15428) nonché amministrativa, ha affermato che l'acquisizione da parte del personale interno all'amministrazione di posizioni lavorative più elevate a seguito di pubbliche selezioni o concorsi è un ius novum (novazione oggettiva, articolo 1230 del codice civile) rispetto alla posizione lavorativa precedente. L'acquisizione della qualifica di dirigente è l'inizio di un nuovo e non rinnovato rapporto di lavoro rispetto a quello precedente. È un contratto di lavoro nuovo che non sostituisce né modifica quello precedente diverso per titolo e oggetto;
   sulla base di questi autorevoli orientamenti, l'acquisizione del ruolo dirigenziale, previe procedure concorsuali, è un nuovo contratto di lavoro diverso sia per titolo che per oggetto rispetto al precedente rapporto intrattenuto dal dipendente e non vi è alcuna continuità né di esperienze lavorative né giuridica che giustifichi l'accesso alla dirigenza amministrativa nel comparto della sanità alla sola figura del collaboratore amministrativo;
   inoltre, la Corte costituzionale nella sentenza n. 296 del 2010 ha ravvisato un principio di affinità tra i titoli acquisiti e l'accesso al relativo concorso. Ad esempio, la Corte ha riammesso al concorso per magistrato gli abilitati avvocati che non sono iscritti al Consiglio dell'Ordine degli avvocati, in quanto il loro titolo è affine a quello di magistrato. Parimenti il titolo di avvocato è, certamente, affine a quello di dirigente amministrativo a prescindere se sia in ambito sanitario o amministrativo;
   il Governo pro tempore, nella seduta del 24 maggio 2016 dell'Assemblea del Senato, ha accolto l'ordine del giorno G13.200 al disegno di legge n. 1324, con ciò esprimendo una valutazione positiva in tal senso –:
   quali iniziative intenda intraprendere per modificare la norma e consentire anche a chi è in possesso del titolo di infermiere l'accesso alla dirigenza amministrativa previsto ora per il solo collaboratore amministrativo, come sancito a giudizio dell'interrogante immotivatamente dall'articolo 26 del decreto legislativo n. 165 del 2001, e con quali tempistiche. (5-11841)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nel 2016 i migranti sbarcati in Italia sono stati 181.436, circa il 18 per cento in più del 2015 (153.842) e oltre il 6 per cento in più del 2014 che aveva registrato 170 mila arrivi;
   ad oggi sono giunti in Europa attraverso il Mediterraneo 101 mila migranti, la gran parte dei quali in Italia;
   la situazione potrebbe ancora aggravarsi, come ha denunciato nei giorni scorsi il nuovo inviato speciale dell'Unhcr per la rotta centrale Vincent Cochetel; sarebbero 295 mila i migranti in Libia, tra cui 100 mila rifugiati, pronti a venire nel nostro Paese;
   secondo i dati diffusi dall'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, a tutto il 29 giugno sono arrivate in Europa 102.387 persone di cui 101.210 dal mare e 1.177 via terra; di queste oltre 85 mila sono sbarcate in Italia e quasi 9.300 in Grecia, mentre in Spagna ne sono arrivate circa 6.500;
   chi sbarca sulle coste italiane proviene prevalentemente da Nigeria, Bangladesh, Guinea, Costa d'Avorio e Gambia;
   a destare preoccupazione sono soprattutto gli arrivi dalla Nigeria (13.894), il Paese più popoloso dell'Africa, su cui pesa notevolmente la piaga sociale dell'Aids;
   la Nigeria, infatti, è il secondo Paese, dopo il Sudafrica, con il più grande numero di persone affette da Aids; i dati sono allarmanti: 3,2 milioni di persone malate;
   presumibilmente, secondo le stime, almeno il 20 per cento della popolazione è sieropositiva;
   poiché negli ultimi tre anni e mezzo sono arrivati oltre 80 mila nigeriani, si presume che di costoro più di 15 mila siano sieropositivi;
   la Nigeria è, peraltro, il quarto Paese al mondo per malati di tubercolosi e il 22 per cento delle persone affette da tale patologia vive con l'Hiv;
   è una situazione gravissima, se si considera che troppe persone non sono in terapia; è difficile affrontare l'epidemia di Hiv, dal momento che occorrono risorse e finanziamenti considerevoli, anche per la prevenzione;
   a parere dell'interrogante, il Governo non può assolutamente sottovalutare questa ulteriore problematica riguardante l'emergenza immigrazione nel nostro Paese –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire la sicurezza e la salute degli appartenenti alle forze dell'ordine, dei volontari e di tutti coloro che sono impegnati nelle operazioni di sbarco e di soccorso sulle coste italiane e nelle fasi immediatamente successive; quali iniziative siano state assunte e si intendano mettere in atto per la profilassi, a tutela di tutti i cittadini italiani, rispetto alla piaga dell'Aids con particolare riguardo a chi proviene dalla Nigeria e, in generale, dall'Africa sahariana. (4-17290)


   ZOLEZZI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e VIGNAROLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto disposto dalla raccomandazione (UE) 2017/84 della Commissione europea del 16 gennaio 2017 sul monitoraggio degli idrocarburi di oli minerali nei prodotti alimentari, nei materiali e negli oggetti destinati a venire a contatto con prodotti alimentari:
    «(1) Gli idrocarburi di oli minerali (Mineral oil hydrocarbons — MOH) sono composti chimici derivati principalmente da petrolio greggio, ma anche sintetizzati da carbone, gas naturale e biomassa. La presenza di MOH nei prodotti alimentari può derivare da contaminazione ambientale, lubrificanti usati nelle macchine per la mietitura e la produzione alimentare, coadiuvanti tecnologici, additivi alimentari e materiali a contatto con i prodotti alimentari. I prodotti contenenti MOH di qualità alimentare sono trattati in modo che il tenore di idrocarburi aromatici degli oli minerali (mineral oil aromatic hydrocarbons — MOAH) sia ridotto al minimo;
    (2) Nel 2012 il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (gruppo CONTAM) dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha concluso (1) che il potenziale di impatto di alcuni gruppi di sostanze tra i MOH sulla salute umana varia sensibilmente. I MOAH possono agire da cancerogeni genotossici, mentre alcuni idrocarburi saturi degli oli minerali (mineral oil saturated hydrocarbons — MOSH) possono accumularsi nei tessuti umani e provocare effetti avversi sul fegato. Dal momento che alcuni MOAH sono considerati mutageni e cancerogeni è importante organizzare il monitoraggio dei MOH al fine di comprendere meglio la presenza relativa di MOSH e MOAH nei prodotti alimentari che contribuiscono in misura prevalente all'esposizione alimentare;
    (3) Poiché si sospetta che la migrazione dai materiali a contatto con i prodotti alimentari, come gli imballaggi di carta e cartone, contribuisca in modo significativo all'esposizione totale, il monitoraggio dovrebbe includere gli alimenti preconfezionati, il materiale di imballaggio e la presenza di barriere funzionali, nonché le apparecchiature usate per la lavorazione e la conservazione. Alcuni parametri possono aumentare la migrazione dei MOH dall'imballaggio agli alimenti, ad esempio il tempo e le condizioni di conservazione. Dato che è più facile rilevare la presenza di MOH quando questi occorrono in grandi quantità, la strategia di campionamento dovrebbe tenere conto di questi parametri nel momento in cui si registro i valori massimi di migrazione»;
   la raccomandazione (UE) 2017/84 della Commissione europea invita gli Stati membri a svolgere un'attività di monitoraggio della presenza di MOH negli alimenti nel periodo 2017-2018. L'attività di monitoraggio dovrebbe riguardare: grassi animali, pane e panini, prodotti da forno fini, cereali da colazione, prodotti di confetteria (compreso il cioccolato) e cacao, pesce, prodotti a base di pesce (pesce inscatolato), cereali destinati al consumo umano, gelati e dolci, semi oleosi, pasta, prodotti derivati dai cereali, legumi secchi, insaccati, frutta a guscio, oli vegetali, nonché i materiali a contatto con gli alimenti utilizzati per questi prodotti –:
   se l'attività di monitoraggio raccomandata dall'Unione europea sia cominciata e quali e quanti siano i fondi a disposizione;
   se i Ministri interrogati intendano avviare una campagna di informazione precauzionale sul rischio di migrazione di sostanze tossiche dagli imballaggi agli alimenti che contengono. (4-17293)


   D'AGOSTINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'unità operativa di otorinolaringoiatria dell'azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino è la prima in Campania per numero di interventi di otomicrochirurgia;
   nonostante detta unità abbia tutti i requisiti e le figure professionali necessarie, non è abilitata ad installare gli impianti cocleari per i quali moltissimi pazienti sono costretti ad andare fuori regione;
   dai dati regionali sui flussi migratori dei pazienti campani sottoposti ad impianto cocleare dal 2007 al 2010, si evince infatti che il 36 per cento dei 418 impianti è stato realizzato in strutture sanitarie di altre regioni;
   se si considera che il costo per l'applicazione di un singolo impianto ammonta a circa trentamila euro, si evince facilmente che in 4 anni la regione Campania ha ceduto circa 4,6 milioni di euro;
   una circostanza, questa, alla quale si può rimediare consentendo a realtà all'avanguardia come il Moscati di Avellino di operare tali tipi di interventi;
   d'altronde, le unità autorizzate in Campania sono a Napoli, Salerno e Caserta, mentre le aree interne ne sono sprovviste;
   a giudizio dell'interrogante, sussiste l'esigenza che il reparto di otorinolaringoiatria dell'azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino venga riconosciuto quale centro di riferimento regionale degli impianti cocleari consentendo così alle aree interne di avere un punto di riferimento anche in questo campo così innovativo della otomicrochirurgia;
   a giudizio dell'interrogante, autorizzare l'azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino significherebbe non solo riconoscere le potenzialità dell'unità operativa di detto nosocomio e ridurre la spesa sanitaria, ma anche offrire ai pazienti irpini e beneventani un servizio sempre più completo e all'altezza delle loro aspettative –:
   quali iniziative si intendano adottare, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, affinché l'unità operativa di otorinolaringoiatria dell'azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino possa essere autorizzata ad effettuare la installazione di impianti cocleari, nell'ottica di ridurre la spesa e di garantire i livelli essenziali di assistenza. (4-17299)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LAFORGIA, MARTELLI, ZAPPULLA e GIORGIO PICCOLO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   come si apprende da fonti di stampa, i sindacati dei vigili del fuoco, Fns Cisl e Uil PA vigili del fuoco, hanno pubblicato una nota unitaria di protesta in relazione ai fondi stanziati per assunzioni extra di personale a tempo indeterminato nell'anno 2017;
   dopo la soppressione del corpo forestale dello Stato, il corpo nazionale dei vigili del fuoco si ritrova con le competenze «AIB» in più, ma con uomini e mezzi in meno ed esigenze in termini di risorse umane reali e tangibili;
   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha acquisito delle competenze in materia di lotta attiva agli incendi boschivi, ma, nonostante ciò, l'incremento della dotazione organica teorica è stata di solo 390 unità rispetto alle 1.000 quantificate in fase di stesura del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177. Inoltre, la pregressa carenza di organico di cui soffre il suddetto Corpo, quantificata in circa 3.500 unità rispetto alla dotazione organica teorica e la previsione per i prossimi anni di un consistente numero di pensionamenti, rischiano di determinare un grave pregiudizio rispetto all'esigenza di una piena funzionalità del Corpo stesso. Anche la modica percentuale del 10,25 per cento riconosciuta ai vigili del fuoco, in relazione al fondo di cui all'articolo 1, comma 365, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, risulta limitata rispetto a particolari necessità che non possono avere come riscontro esclusivamente il ricorso ad un dato meramente statistico. Un possibile rischio in ordine alla piena funzionalità del Corpo nazionale trova riscontro anche nel fatto che il Ministro dell'interno ha rappresentato al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione la necessità di destinare al piano delle assunzioni straordinarie per i vigili del fuoco almeno 23.000.000 di euro a regime;
   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco rischia di vedere minata la propria funzionalità, di vedersi limitare i fondi stanziati a causa di un provvedimento di ripartizione eccessivamente penalizzante –:
   se il Governo non intenda assumere iniziative per incrementare la modica percentuale del 10,25 per cento destinata al finanziamento delle assunzioni straordinarie del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
   se non si intenda potenziare il numero delle unità per far fronte alle competenza «AIB» ereditate dall'ex Corpo forestale;
   se si intendano assumere nell'anno 2017 le 900 unità annunciate dal Ministro dell'interno;
   se non si intendano assumere iniziative, anche nell'ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, per prorogare la graduatoria del concorso pubblico per 814 vigili del fuoco (decreto ministeriale n. 5140 del 6 novembre 2008) al 31 dicembre 2018, assicurandone, come più volte annunciato dal Governo, il suo esaurimento. (5-11839)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRILLO, VALLASCAS, L'ABBATE, BARONI, COLONNESE, DI VITA, SILVIA GIORDANO, LOREFICE, MANTERO e NESCI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   dal sito del Giornale di Sicilia del 6 luglio 2017 si apprende che uno studio legale di Merano, difensore di una società veronese «Terre e Tradizioni Srl», ha diffidato alcuni produttori di grano della Sicilia dall'uso del nome «Timilia» sui prodotti in vendita, quali il grano sfuso e finanche sui documenti di trasporto; le stesse notizie sono riportate dal Corriere del Veneto dell'11 luglio 2017;
   la diffida della società veronese «Terre e Tradizioni Srl» sarebbe partita per affermare l'uso esclusivo del marchio «Timilia», utilizzato dall'azienda veronese nel campo della commercializzazione delle farine e dei preparati fatti di cereali, del pane e altro;
   la registrazione del marchio «Timilia» da parte della società veronese «Terre e Tradizioni Srl», avvenne il 19 luglio 2013 presso l'ufficio italiano brevetti e marchi del Ministero dello sviluppo economico;
   il Timilia è un grano antico, che ha riconquistato un posto di riguardo nella produzione del grano in Sicilia; essendo un grano molto resistente alla siccità, non richiede grandi tecniche di coltivazione e cure particolari ed è adatto a essere coltivato e certificato biologico. Il Timilia è naturalmente resistente ai parassiti, per questo non è necessario utilizzare fertilizzanti o antiparassitari per cui i suoi prodotti sono biologici al 100 per cento;
   nel maggio 1942 Ugo De Cillis in una opera dal titolo «I frumenti Siciliani», per conto della Stazione consorziale sperimentale di granicoltura per la Sicilia, descriveva il grano Timilia ed alcuni suoi i campioni esaminati che provenivano da: Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani;
   il decreto-legge 10 febbraio 2005, n. 30, codice della proprietà industriale, sezione VIII — nuove varietà vegetali, all'articolo 101 prevede: «Costitutore — Ai fini del presente codice si intende per costitutore: la persona che ha creato o che ha scoperto e messo a punto una varietà; all'articolo 102. Requisiti — prevede: Il diritto di costitutore è conferito quando la varietà è nuova, distinta, omogenea e stabile» –:
   quali siano state le valutazioni di merito dell'Ufficio italiano brevetti e marchi che hanno autorizzato la registrazione del marchio con la dicitura «Timilia», dandone l'esclusività dell'utilizzo alla società «Terre e Tradizioni Srl» di Verona;
   se il marchio Timilia utilizzato dalla società «Terre e Tradizioni Srl» di Verona per commercializzare il grano e i prodotti derivati sia riferito ad una nuova varietà vegetale, diversa dalla varietà di grano Timilia già in uso in Sicilia nel 1942;
   se non ritengano di intraprendere le iniziative di competenza per verificare l'impatto della situazione sopra descritta sulle imprese e sull'economia agricola della regione siciliana. (5-11842)

Interrogazione a risposta scritta:


   VACCA, COLLETTI e DEL GROSSO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   secondo notizie di stampa del 12 luglio 2017 lo stabilimento industriale della Honeywell di Atessa in provincia di Chieti è a rischio chiusura entro la primavera del 2018. La Honeywell produce turbine per motori diesel e sta subendo una crisi di commesse iniziata nel 2008;
   lo stabilimento di Atessa della Honeywell ha circa 420 dipendenti e rappresenta una realtà industriale importante nel territorio;
   secondo le notizie di stampa i sindacati temono che l'azienda stia progettando di chiudere il sito produttivo di Atessa per trasferire l'attività produttiva all'estero;
   nei giorni 11 e 12 luglio 2017 i sindacati hanno indetto uno sciopero e chiesto, contestualmente, «l'urgente convocazione di un incontro con il Mise affinché la proprietà della Honeywell risponda con chiarezza sulle sue reali intenzioni e non si trinceri dietro il silenzio» –:
   se intenda convocare presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro tra le rappresentanze sindacali e la Honeywell, con il fine di chiarire le reali prospettive produttive dello stabilimento di Atessa. (4-17291)

Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  La mozione Carfagna e altri n. 1-01557, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 marzo 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Castiello e Taglialatela e, contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Carfagna, Lupi, Abrignani, Castiello, Cirielli, Chiarelli, Brunetta, Sarro, Calabrò, Palese, Bergamini, Biancofiore, Catanoso, Luigi Cesaro, Crimi, De Girolamo, Fabrizio Di Stefano, Gelmini, Genovese, Giammanco, Giacomoni, Alberto Giorgetti, Gullo, Laffranco, Marotta, Martinelli, Milanato, Occhiuto, Polverini, Romele, Rotondi, Russo, Elvira Savino, Sisto, Valentini, Vito, Vella, Taglialatela».

Apposizione di una firma ad un'interrogazione e indicazione dell'ordine dei firmatari.

  L'interrogazione a risposta scritta Fitzgerald Nissoli e altri n. 4-17272, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 luglio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata: Centemero e, con il consenso degli altri sottoscrittori, l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: «Fitzgerald Nissoli, Archi, Bergamini, Biancofiore, Centemero, Labriola, Laffranco, Elvira Savino, Secco e Vella».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Rocchi n. 4-16896, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cenni.
  L'interrogazione a risposta scritta Basilio e altri n. 4-16988, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Massimiliano Bernini.
  L'interrogazione a risposta in Commissione Vignaroli e Micillo n. 5-11714, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cozzolino.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interrogazione a risposta in Commissione Sberna n. 5-02851 del 19 maggio 2014;
   interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-09524 del 21 settembre 2016;
   interrogazione a risposta orale Duranti n. 3-03055 del 29 maggio 2017;
   interrogazione a risposta immediata in Commissione Villarosa n. 5-11816 del 12 luglio 2017.