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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 6 luglio 2017

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   L'ABBATE, GAGNARLI, MASSIMILIANO BERNINI, GALLINELLA e VALLASCAS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la legge 12 agosto 2016, n. 170, legge di delegazione europea 2015, prevede all'articolo 5 una specifica delega al Governo per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, nonché alla direttiva 2011/91/UE relativa alle diciture o marche che consentono di identificare la partita alla quale appartiene una derrata alimentare;
   nell'esercizio della delega il Governo è tenuto non solo a disciplinare aspetti fondamentali della etichettatura dei prodotti alimentari ma anche le sanzioni per le violazioni amministrative delle disposizioni del suddetto regolamento, dei relativi atti di esecuzione e delle disposizioni nazionali al fine di disporre di un quadro sanzionatorio di riferimento unico e di consentirne l'applicazione uniforme a livello nazionale, con l'individuazione, quale autorità amministrativa competente, del dipartimento dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, evitando sovrapposizioni con altre autorità, fatte salve le competenze spettanti ai sensi della normativa vigente all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nonché quelle degli organi preposti all'accertamento delle violazioni;
   i decreti legislativi dovrebbero essere emanati entro i primi giorni del prossimo mese di settembre, ovvero entro i 12 mesi decorrenti dalla data di entrata in vigore della legge in questione e, tuttavia, ad oggi nessuno schema riguardante il sistema sanzionatorio nazionale è stato preliminarmente approvato dal Consiglio dei ministri;
   il ritardo nella definizione del sistema di sanzioni rende impossibile garantire la completezza e la veridicità delle etichette di tutti gli alimenti, nazionali e di importazione, e pregiudica il diritto all'informazione chiara di tutti i consumatori, in particolare degli allergici e dei celiaci, i quali non possono conoscere gli ingredienti dei cibi serviti nei pubblici esercizi –:
   se non ritengano urgente assumere le iniziative di competenza per la predisposizione dei decreti legislativi in attuazione di quanto disposto dalla legge di delegazione europea 2015 per la parte riguardante il sistema sanzionatorio, al fine di garantire per tutti i consumatori il diritto ad una informazione chiara e trasparente degli alimenti. (4-17192)


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il 21 marzo 2017 il commissario ad acta per la sanità della regione Campania, Joseph Polimeni, ha rassegnato le dimissioni;
   ad oggi, nulla si è mosso e si continua a vivere in una situazione di grave incertezza che rischia di penalizzare i servizi e i cittadini;
   dopo il risanamento finanziario e il riequilibrio dei dati sui livelli essenziali di assistenza ottenuto dal Governo di centrodestra, infatti, la fine del commissariamento sembrava cosa fatta; incredibilmente, negli ultimi due anni, invece, non solo si è bloccato tutto, ma la situazione sanitaria sia sul fronte finanziario, ma soprattutto per quanto riguarda i livelli di assistenza, si è notevolmente deteriorata;
   secondo quanto emerge anche da fonti di stampa, si assiste ad un continuo «balletto» di responsabilità con il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, indicato quale futuro commissario, e a ripicche interne alla maggioranza di governo;
   è dei giorni scorsi, infatti, la notizia che la nomina del governatore campano sia saltata, a causa del veto di alcune componenti delle forze politiche di maggioranza, a cominciare dal Sottosegretario Antonio Gentile, contrarie a un cambio di rotta rispetto alla prassi seguita nelle regioni del Mezzogiorno, in cui si è deciso di separare le responsabilità tra controllore e controllato;
   a parere dell'interrogante, è gravissimo che per «faide» interne si continuino a calpestare le istituzioni e le comunità territoriali; le dimissioni dell'ex commissario Polimeni avrebbero potuto rappresentare un momento di svolta nelle scelte del Governo nazionale;
   sarebbe inaccettabile che la mancata fine del commissariamento fosse solo una ripicca per questioni interne alla maggioranza governativa –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti intenda adottare per porre fine al commissariamento della sanità in Campania, garantendo così un ritorno alla normalità di cui c’è urgente bisogno, anche al fine di avere un quadro chiaro delle responsabilità di un disastro che sta mettendo a rischio la qualità dei servizi. (4-17203)


   FABRIZIO DI STEFANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno. — Per sapere – premesso che:
   il 30 giugno e sabato 1o luglio 2017 nell'Abbazia celestiniana di Sulmona si è svolta la seconda edizione di «Fonderia Abruzzo: laboratorio di idee nuove e visioni per il futuro» divenuta nota alle cronache nazionali per aver impiegato le «ombrelline», ragazze che, durante tutto il convegno, hanno tenuto aperti degli ombrelli per riparare dalla pioggia (al mattino) e dal sole (nel pomeriggio) i relatori;
   alla manifestazione ha preso parte tra gli altri il Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti;
   il presidente della regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso ha dichiarato che le spese dell'intero evento sono da imputare al fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e fondo sociale europeo 2014/2020 (FSE) per un ammontare di 39.500 euro oltre iva, attraverso un incarico affidato con trattativa diretta ex articolo 36 del codice degli appalti;
   nella programmazione e tra gli obiettivi dei citati programmi vi è il rispetto e il miglioramento delle politiche di genere che, ad avviso dell'interrogante, sono state evidentemente lese, poiché l'episodio delle «ombrelline» ha dato modo di costruire intorno alla donna uno stereotipo negativo;
   il decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, all'articolo 1, comma 2, prevede che la parità di trattamento e di opportunità tra donne e uomini deve essere assicurata in tutti i campi, compresi quelli dell'occupazione, del lavoro e della retribuzione –:
   di quali elementi disponga iI Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se intenda assumere iniziative per promuovere, anche e soprattutto in ambito istituzionale, una maggiore sensibilità sul tema delle pari opportunità;
   se risultino impegnate, per l'assistenza delle «ombrelline» all'evento citato, risorse statali, ovvero risorse del fondo europeo di sviluppo regionale e del fondo sociale europeo 2014/2020, a quanto esse eventualmente ammontino e in caso affermativo se spese di tale tipologia siano rendicontabili, posto che all'interrogante non paiono coerenti con gli obiettivi stabiliti dal fondi menzionati. (4-17210)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   CRIVELLARI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il recente monitoraggio eseguito da Arpav circa la qualità dell'acqua delle falde in Veneto ha rilevato alcuni dati più preoccupanti, in particolare per la realtà del Polesine;
   nel complesso, in Veneto, su 288 pozzi presi in esame, il 67 per cento risultato pienamente a norma, senza alcun superamento dei limiti di legge per la presenza di sostanze inquinanti, mentre dei 30 pozzi sottoposti a campionamento in provincia di Rovigo soltanto sei hanno fatto registrare una qualità dell'acqua giudicata «buona»;
   più nel dettaglio, valori oltre i 10 microgrammi di arsenico per litro sono stati registrati a Badia Polesine, Bagnolo Po, Bergantino, Castelnovo Bariano, Villamarzana e Villanova del Ghebbo. Valori oltre la norma per quanto riguarda l'ammoniaca, invece, si sono registrati a Rovigo, Badia Polesine, Bagnolo Po, Bergantino, Canda, Castelnovo Bariano, Fiesso Umbertiano, Lendinara, Polesella, Villamarzana e Villanova del Ghebbo –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione e quali iniziative, per quanto di competenza intendano mettere in atto per garantire, oltre ad un costante monitoraggio della situazione, il miglioramento della condizione delle acque di falda nella provincia di Rovigo. (3-03143)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo n. 99 del 1992 disciplina l'utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura per evitare effetti nocivi sul suolo, sulla vegetazione, sugli animali e sull'uomo, individuando in particolare i valori limite delle concentrazioni di alcuni contaminanti che non devono essere superati;
   l'articolo 3 del citato decreto legislativo stabilisce quindi che i fanghi, per essere utilizzati, non devono contenere sostanze tossiche e nocive persistenti o bioaccumulabili in concentrazioni dannose per il terreno, per le colture, per gli animali, per l'uomo e per l'ambiente in generale, mentre l'articolo 6 demanda alle regioni il compito di individuare ulteriori limiti e condizioni per l'utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura;
   l'esperienza maturata nell'applicazione del decreto legislativo n. 99 del 1992 ha reso evidente la necessità di estendere le verifiche della presenza, nei fanghi e nel suolo, di ulteriori sostanze potenzialmente contaminanti;
   l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha predisposto il Rapporto n. 228 del 2015 «Uso dei fanghi di depurazione in agricoltura: attività di controllo e vigilanza sul territorio» nel quale, sulla base delle iniziative adottate da alcune regioni e degli studi condotti a livello europeo, sono stati individuati i parametri da indagare e i relativi valori limite necessari a garantire un elevato grado di protezione del suolo nell'impiego dei fanghi di depurazione in agricoltura;
   il citato Rapporto dell'Ispra è stato redatto proprio allo scopo di fornire un valido riferimento scientifico «da proporre alla considerazione di altri enti regionali e dei tecnici e dei funzionari coinvolti nelle attività di revisione della normativa sia nazionale che regionale», per apportare, a detta normativa, i correttivi e gli aggiornamenti derivanti dall'esperienza maturata e dagli studi condotti;
   la regione Toscana ha quindi assunto il Rapporto dell'Ispra del 2015 quale «valido riferimento scientifico» per l'introduzione di ulteriori valori e parametri da indagare, funzionali al controllo di quelle sostanze potenzialmente inquinanti ad oggi non disciplinate dal decreto legislativo n. 99 del 1992;
   in base a tali indicazioni la regione Toscana ha approvato la legge «Disposizioni per l'utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura. Modifica alla legge regionale 18 maggio 1998, n. 25 (Norme per la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti inquinati.)» integrando le indicazioni del citato Rapporto Ispra con ulteriori parametri che riguardano la presenza di idrocarburi (pesanti e leggeri);
   tale legge regionale è stata inoltre necessaria per applicare le norme presenti nel decreto legislativo n. 99 del 1992 in modo tale da coordinare tale disciplina con quella concernente le modalità tecniche e procedurali di valutazione finalizzate a prevenire il rischio che si determinino condizioni di «sito potenzialmente contaminato» (ai sensi della parte IV, titolo V del decreto legislativo numero 152 del 2006, «Norme in materia ambientale»);
   l'assenza di un intervento del legislatore nazionale volto a definire il coordinamento tra il decreto legislativo n. 99 del 1992 ed il decreto legislativo n. 152 del 2006, soprattutto in relazione ai valori limite per il controllo sui fanghi e sui terreni, obbliga conseguentemente le regioni ad intervenire per evitare l'interruzione di una pratica riconducibile all'economia circolare;
   appare evidente che l'intervento normativo di una singola regione in questa materia rappresenti un limite sia in termini di disciplina, che dovrebbe essere garantita uniformemente su tutto il territorio nazionale, sia al fine di assicurare la migliore protezione dell'ambiente, che rischia di essere inevitabilmente difforme da regione a regione –:
   se il Governo non ritenga opportuno assumere, per quanto di competenza ed in relazione a quanto espresso in premessa, iniziative normative al fine di uniformare, su tutto il territorio nazionale, la disciplina sull'utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura di cui al decreto legislativo n. 99 del 1992 con le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006. (5-11763)


   CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la crisi idrica in atto nel Basso Lazio sta cagionando notevoli disagi alla popolazione, che, vessata da disservizi sistematici, lamenta l'imprecisa comunicazione da parte del gestore circa gli orari di interruzione e riduzione del flusso idrico, non conforme alle indicazioni fornite;
   in sostanza, mentre pare accertata la totale mancanza di flusso nelle ore notturne, i residenti temono che l'assenza di acqua perduri anche durante il giorno e si verifichi da un momento all'altro, tanto da necessitare di autobotti e personale della protezione civile per fronteggiare l'emergenza;
   la presenza delle autobotti allevia solo in minima parte i disagi sostenuti dai residenti: infatti, le ore in cui viene garantito il flusso idrico minimo sono di gran lunga inferiori a quelle in cui il servizio viene sospeso;
   forti perplessità sono nutrite in merito all'approvvigionamento idrico via mare, in considerazione del fatto che il flusso sarebbe indotto nelle condotte già interessate da una forte dispersione pari a circa il 70 per cento, nonché a causa dell'incertezza che aleggia in merito ai tempi dell'installazione dei dissalatori;
   la situazione, inoltre, rischia di aggravarsi ulteriormente con l'imminenza della stagione estiva, ove, tra la siccità in corso e l'incremento della popolazione, le criticità sono destinate ad acuirsi esponenzialmente;
   la crisi idrica che ha colpito Formia, Gaeta, Minturno e gli altri comuni del Golfo, deve essere valutata anche attraverso la quantificazione dei fondi pubblici concessi dalla regione Lazio ed il loro reale utilizzo;
   la recente approvazione del bilancio di Acqualatina spa, gestore del servizio idrico integrato nell'ambito territoriale ottimale n. 4-Lazio Meridionale e società mista a prevalente capitale pubblico (51 per cento detenuto dai comuni dell'ATO4), ha ingenerato numerose polemiche, in primis con i comuni di Formia, Minturno e Nettuno che hanno votato contro in sede assembleare, in segno di protesta per gli scarsi interventi del gestore nel fronteggiare la crisi idrica che da settimane sta interessando il territorio del Basso Lazio;
   per i comuni presenti che si sono pronunciati a favore del bilancio, peserebbe la presunta destinazione vincolata degli utili, di cui circa il 30 per cento dei 18 milioni di euro di attivo sarebbe da destinarsi ad investimenti mirati per fronteggiare la crisi idrica, ed una medesima percentuale da investire in un fondo di solidarietà per tutelare le fasce deboli; tuttavia, ciò non apporterebbe, in concreto, alcun impatto risolutivo dell'attuale situazione –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere al fine di ovviare ai gravi disservizi e alla condizione di emergenza che si sta verificando nel Basso Lazio, garantendo un effettivo diritto di accesso all'acqua;
   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere per un monitoraggio degli investimenti volti a rendere più efficiente la gestione delle risorse idriche sul territorio nazionale, con particolare riguardo al Basso Lazio, e a garantire il recupero delle perdite fisiche di acqua;
   se si intendano assumere iniziative normative per favorire la ripubblicizzazione del servizio idrico nel rispetto dovuto dal legislatore al responso referendario del 2011. (5-11765)


   KRONBICHLER. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   come annunciato dall'Agenzia per la salute e l'ambiente della California, dal 7 luglio 2017 il glifosato sarà incluso ufficialmente nella lista dei prodotti chimici «che possono causare il cancro»;
   l'Epa, l'Ente di protezione ambientale, del più popoloso Stato nordamericano ha deciso di inserire il glifosato, il principio attivo del Roundup e di molti altri diserbanti, nella lista della California Proposition 65, ossia all'elenco delle sostanze chimiche note che possono causare il cancro. A ribadire la decisione è stato l'Ufficio per la valutazione dei pericoli ambientali (OEHHA) del suddetto Stato americano. Per la California dalla settimana prossima è deciso: tutti gli imballaggi contenenti glifosato, l'erbicidia più diffuso al mondo, devono portare la scritta-avvertimento: «cancerogeno»;
   con la loro decisione, i ricercatori americani si sarebbero, a quanto risulta all'interrogante, di fatto opposti alle valutazioni di esperti del Ministero dell'ambiente tedesco e contro l'intera industria agraria che invece non hanno riconosciuto alcun rischio rilevante per la salute umana. L'Agenzia europea delle sostanze chimiche, l'ECHA ancora in marzo 2017 era arrivata alla conclusione di classificare il prodotto come non cancerogeno;
   intanto perdurano dispute e controversi su indipendenza e veridicità delle varie perizie. C’è il sospetto che la multinazionale Monsanto abbia richiesto a ricercatori di firmare documenti da esse predisposte circa la non pericolosità del glifosato. Per quanto riguarda l'Unione europea, non è stata ancora presa la decisione definitiva alla questione se permettere o meno il glifosato in agricoltura. Intanto, un anno fa, nel giugno 2016, la Commissione europea ha prorogato il permesso per il suo utilizzo fino alla fine del 2017 –:
   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto evidenziato in premessa, e in particolare dalla decisione presa dalle autorità della California, intenda assumere iniziative normative a livello nazionale, oltre che in sede di Unione europea, volte a stabilire definitivamente se prorogare o meno l'uso di prodotti contenenti glifosato. (5-11769)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   SGAMBATO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   l'anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere è un anfiteatro di epoca romana, secondo per dimensioni solo al Colosseo, cui probabilmente servì come modello, essendo stato verosimilmente il primo anfiteatro del mondo romano;
   da circa due anni l'arena è inaccessibile per motivi di sicurezza, legati alla mancanza di restauro e manutenzione del tavolato;
   vi è il serio pericolo che, qualora non saranno effettuate opere di sostituzione ed integrazione del tavolato, potrebbe essere inibito l'accesso ai sotterranei, uno dei principali motivi di attrazione e singolarità del monumento;
   l'impossibilità di utilizzare tale area rende il monumento privo di uno dei luoghi più suggestivi per la presentazione di spettacoli e stagioni teatrali di elevato valore artistico e culturale;
   come ulteriore fattore di degrado c’è la mancanza della manutenzione del verde dell'area archeologica e del diserbo delle parti costruite (in particolare, della cavea) che rende ancora più visibili le condizioni precarie del sito;
   a maggior ragione, sono urgenti ed indifferibili le opere sopracitate atteso che si registra una sempre maggiore attenzione del pubblico verso questo anfiteatro, dimostrato dall'incremento del flusso di visitatori e dall'attenzione positiva che i media nazionali ed internazionali rivolgono al sito archeologico;
   appare improcrastinabile, dunque, la realizzazione di interventi urgenti per la tutela e la fruizione completa del sito, così come rilevato anche dalla VII Commissione della Camera, in occasione della missione nel sito svolta in data 25 maggio 2017;
   va segnalata anche l'assenza di personale Ales per la custodia, la manutenzione e la valorizzazione del sito: tali unità lavorative potrebbero ben integrare quelle attualmente in servizio ed assicurare la manutenzione del verde e il diserbo dell'area archeologica dell'anfiteatro –:
   se sia a conoscenza di tale situazione di degrado;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative per inserire con urgenza un progetto di restauro dell'anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere nel quadro dei finanziamenti di cui ai fondi strutturali ancora a disposizione o eventualmente prossimi ad essere disponibili, consentendo la realizzazione di lavori indispensabili ed indifferibili per la messa in sicurezza e l'utilizzo dell'arena;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative per inserire nei prossimi progetti Ales anche il sito di Santa Maria Capua Vetere che comprende l'area archeologica dell'anfiteatro campano e della piazza Adriano, il museo dei Gladiatori e il museo archeologico dell'antica Capua e il Mitreo. (4-17193)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   sulla Gazzetta Ufficiale n. 213 del 12 settembre 2016 è stato pubblicato il decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177, recante «Disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche»;
   l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato, del suo personale e delle attività e delle funzioni svolte, ha coinvolto, dal 1o gennaio 2017, diverse amministrazioni dello Stato quali, l'Arma dei carabinieri, la Guardia di finanza, i Vigili del fuoco, la Polizia di Stato ed il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
   a Rieti ventidue militari sono passati nell'Arma, andando a costituire il sedicesimo nucleo elicotteri carabinieri; l'intera base è transitata all'Arma diventando così una base militare; dodici appartenenti all'ex Corpo forestale dello Stato sono, invece, transitati al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, restando però dislocati, temporaneamente e in attesa di una futura e definitiva sistemazione, presso il Nec di Rieti;
   al momento della divisione, è stata fatta da parte dell'Arma una suddivisione degli spazi logica e connessa alle reali esigenze di una caserma militare, quali la presenza di un'armeria e di un ufficio per il militare di servizio alla caserma, senza dimenticare una sala navigazione e una sala briefing, più una serie di uffici necessari vista la presenza di 22/24 militari;
   i vigili del fuoco per il tramite dei sindacati e dei referenti politici hanno, però, chiesto quella che l'interrogante ritiene una loro personale e illogica divisione degli spazi, prevedendo solo tre uffici;
   a parere dell'interrogante, si tratta di una cosa assurda che impedisce di tenere su una base elicotteri, prima ancora di una caserma militare –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire un'adeguata distribuzione degli spazi, al fine di consentire un corretto ed appropriato svolgimento del lavoro. (4-17197)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   FRATOIANNI, PAGLIA, AIRAUDO, FASSINA e MARCON. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo 165 del 2001, prevede che le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche rimangano vigenti per un termine di tre anni dalla data di pubblicazione;
   la legge di bilancio per il 2017 (articolo 1, comma 368, della legge n. 232 del 2016 ha ulteriormente prorogato al 31 dicembre 2017 l'efficacia delle graduatorie concorsuali, relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni, precedentemente prorogate al 31 dicembre 2016 dall'articolo 4, comma 4, del decreto-legge 101 del 2013, limitatamente alle graduatorie vigenti alla data della entrata in vigore del decreto-legge del 2013;
   la proroga dell'efficacia è relativa a tutti i vincitori di concorso e idonei, utilmente collocati nelle graduatorie;
   gli ultimi concorsi per allievi finanzieri sono stati indetti dalla Guardia di finanza negli anni 2010, 2011 e 2012, mentre il decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, ha autorizzato la Guardia di finanza, in deroga al regime assunzionale vigente, ad effettuare un reclutamento straordinario di 400 militari nella carriera iniziale, per ciascuno degli anni 2015 e 2016 a valere sulle assunzioni relative, rispettivamente, agli anni 2016 e 2017, attingendo per le assunzioni, in via prioritaria, dalle graduatorie dei vincitori dei concorsi approvate in data non anteriore al 1o gennaio 2011, nonché, per i posti residui, dalle graduatorie degli idonei non vincitori dei medesimi concorsi, assicurando la precedenza alla procedura più risalente nel tempo;
   all'esito delle citate procedure di reclutamento risulterebbero ancora non assunti meno di 769 idonei utilmente collocati nella graduatoria del concorso bandito nel 2012;
   è noto che la dotazione organica della Guardia di finanza è deficitaria di svariate migliaia di unità, nonostante serva incrementarle per far fronte al numero crescente di violazioni il cui accertamento è rimesso ai controlli della Guardia di finanza –:
   se non intenda assicurare l'assunzione per scorrimento di tutti gli idonei della graduatoria relativa al concorso per allievi finanzieri del 2012, entro la data di scadenza della graduatoria medesima, mediante lo stanziamento straordinario delle risorse finanziarie necessarie e le eventuali iniziative normative occorrenti a superare il blocco concorsuale in essere dall'anno 2012, al fine di contenere gli effetti negativi che è in grado di produrre il deficit della pianta organica sugli standard operativi e sull'efficacia dell'azione della Guardia di finanza. (3-03144)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BORGHESI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   ad un titolare di un ristorante, in data 11 giugno 2004 veniva notificato un atto di irrogazione di sanzioni dall'Agenzia delle entrate di Castiglione delle Stiviere (Mantova), con il quale veniva irrogata a carico del ricorrente la sanzione di euro 136.664,28 prevista dall'articolo 3, comma 3, del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12, convertito dalla legge 23 aprile 2002, n. 73, per aver impiegato lavoratori dipendenti non risultanti dalla documentazione obbligatoria per il periodo 1o gennaio 2002 – 2 settembre 2002;
   il ricorso in 1o grado fu accolto in parte, determinando la sanzione per soli tre dipendenti per i giorni effettivamente lavorati anche in relazione della sentenza della Corte costituzionale n. 144 del 4 aprile 2005, depositata il 12 aprile 2005, che ha statuito e dichiarato «l'illegittimità costituzionale dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12 convertito in legge dall'articolo 1 della legge 23 aprile 2002, n. 73, nella parte in cui non ammette la possibilità di provare che il rapporto di lavoro irregolare ha avuto inizio successivamente al primo gennaio dell'anno in cui è stata constatata la violazione»;
   la sentenza è stata appellata dall'Agenzia delle entrate; la Commissione tributaria regionale (CTR) competente ha dichiarato l'incompetenza di giurisdizione ai sensi della sentenza della Corte costituzionale n. 130 del 14 maggio 2008, che ha dichiarato «l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546 ..., nella parte in cui attribuisce alla giurisdizione tributaria le controversie relative alle sanzioni comunque irrogate da uffici finanziari, anche laddove esse conseguano alla violazione di disposizioni non aventi natura tributaria»;
   in funzione della variazione di giurisdizione, la società doveva riassumere il contenzioso, entro 6 mesi avanti il tribunale ordinario, ma detta riassunzione non è avvenuta. Decorso il periodo suddetto, l'avviso di irrogazione sanzioni è passato in giudicato e l'Agenzia delle entrate ha proceduto all'iscrizione a ruolo delle sole sanzioni;
   con la «rottamazione dei ruoli» Equitalia non ha ritenuto «rottamabili» le suddette sanzioni in quanto «non ritenute aventi natura tributaria» nonostante «gestite» dall'Agenzia delle entrate;
   la definizione delle liti pendenti, sembrerebbe, dall'attuale normativa di cui al decreto-legge n. 50 del 2017, coinvolgere anche questo caso di specie –:
   se i Ministri interrogati intendano chiarire, da un lato, se la definizione di casi come quello indicato possa avvenire attraverso la «rottamazione dei ruoli», visto che il tributo è stato sostanzialmente «gestito» dall'Agenzia delle entrate e pertanto non si comprende come non possa essere incluso in detto istituto, e dall'altro, se tale fattispecie non rientri tra i casi previsti e normati di definizione delle liti pendenti di cui all'articolo 11 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50. (4-17196)


   D'INCÀ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il 15 giugno 2017 una serie di arresti sono avvenuti nel Veneto nei confronti di ufficiali della Guardia di finanza, di dirigenti e funzionari dell'Agenzia delle entrate per presunte corruzioni e aggiustamenti di cartelle tributarie, nell'ambito di una inchiesta della procura di Venezia che ha coinvolto anche un giudice tributario e vari contribuenti, tra cui alcuni imprenditori;
   si apprende che la corruzione, come è emerso nella conferenza stampa tenuta dagli inquirenti dopo l'operazione, si sostanziava sotto forma di pagamento di somme di denaro, regalie o assunzioni di amici e parenti per attenuare le verifiche fiscali della Guardia di finanza ovvero per limitare al minimo quanto i contribuenti dovevano versare al fisco una volta contestata l'evasione;
   tra gli arrestati, figurano Elio Borrelli, Christian David e Massimo Esposito, Agenzia delle entrate, due ufficiali della Guardia di finanza, Vincenzo Corrado e Massimo Nicchinello, ambedue tenenti colonnello; Vincenzo Corrado, a meno di omonimia, sarebbe lo stesso che da tenente della Guardia di finanza nel 1991 in occasione del suo matrimonio a Udine, organizzò una sorta di servizio di scorta alla sua comitiva, anche se in giudizio fu assolto (questione oggetto dell'interrogazione n. 4-11880 presentata da Reale Italo Aldo in data 11 luglio 1995); comunque sembra che dall'evento non ci sia stato un nocumento per la carriera del Corrado;
   l'indagine citata della procura di Venezia sarebbe stata originata da una costola delle intercettazioni sull'inchiesta «Mose»; sempre a proposito della vicenda Mose, l'Ansa Venezia, del 20 luglio 2014 così riportava «Una perquisizione della Gdf bloccata per 15 ore, per intervento dei servizi segreti, in quel famoso 4 giugno scorso del blitz dell'inchiesta Mose. È uno dei retroscena dell'indagine che sono emersi. La perquisizione era quella nei confronti del colonnello Paolo Splendore [già collaboratore di Bruno Contrada, ndr] capo dei “servizi” nel Triveneto. I finanzieri, per trovare riscontro ad “avvicinamenti” che Piergiorgio Baita, aveva tentato con gli 007, si presentarono a casa di Splendore e nella sede locale dell'Aisi»; servizi segreti diretti appunto nel Triveneto da Splendore; d'altronde è notorio che nella stessa indagine del Mose fu coinvolto con arresto anche il generale della Guardia di finanza Spaziante –:
   come intenda salvaguardare l'immagine pubblica della Guardia di finanza nel territorio del Veneto, purtroppo messa in discussione dalle recenti inchieste giudiziarie, con adeguate azioni e una attenta e scrupolosa verifica della attività degli ufficiali superiori in loco;
   se i dipendenti dell'Agenzia delle entrate, coinvolti nell'inchiesta sulla corruzione veneta e anche sottoposti a misure cautelari, siano stati sospesi dal servizio ovvero licenziati. (4-17199)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 5 luglio 2017 dopo due mesi di sciopero della fame è deceduto in ospedale il presidente del movimento indipendentista Meris, Salvatore Doddore Meloni, detenuto dal 29 aprile 2017, nel carcere di Uta;
   si tratta di un epilogo drammatico e al contempo gravissimo, perché le istituzioni statali a partire dal Ministro sono state edotte anche con l'interrogazione del sottoscritto sui pericoli che si stavano correndo;
   lo stesso ultimo ricovero è risultato gravemente tardivo, considerato che lo stesso doveva e poteva essere disposto anzitempo;
   nei giorni scorsi, infatti, era stato ricoverato all'ospedale Santissima Trinità di Cagliari, ma inspiegabilmente era stato rimandato in carcere dove sarebbe stato assistito nel centro diagnostico terapeutico, nonostante le condizioni di salute apparissero incompatibili con il regime detentivo;
   i familiari avevano informato l'interrogante che le condizioni del Meloni si erano notevolmente aggravate negli ultimi giorni;
   il legale del signor Meloni aveva reiteratamente presentato richiesta di scarcerazione per motivi di salute, anche se fa sapere che «il Servizio sanitario del carcere di Uta non ha ancora fornito la relazione medica e la valutazione psicologica indispensabile per la decisione, mentre ogni giorno che passa i pericoli per la salute e la vita di Meloni sono sempre più gravi»;
   è fin troppo evidente che da tale drammatico epilogo fa emergere gravissime responsabilità in capo alle autorità competenti in tale vicenda –:
   se il Governo non intenda inviare ispettori presso il carcere di Uta e assumere ogni altra iniziativa, anche nell'ottica di individuare, per quanto di competenza, eventuali responsabilità nell'ambito della vicenda che ha portato alla morte di Meloni;
   di quali elementi disponga il Governo circa l'operato delle strutture coinvolte nelle valutazioni mediche relative a Meloni e quali iniziative di competenza ritenga di assumere al riguardo;
   se e quali direttive abbia impartito il Ministro interrogato relativamente alle condizioni di salute in cui versava Meloni e se non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per trasmettere, per quanto di competenza, una segnalazione all'autorità giudiziaria. (5-11767)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il presidente facente funzioni del tribunale di Latina, Giuseppe D'Auria, ha inviato al Consiglio superiore della magistratura una missiva, denunciando la gravissima carenza di organico che ormai da anni affligge il tribunale di Latina;
   nel dettaglio, il presidente denuncia la completa inadeguatezza della pianta organica rispetto al flusso di affari che caratterizzano il Tribunale: su tutti i giudici del tribunale grava infatti un carico di lavoro pro capite nettamente superiore, anche il doppio, rispetto a quello mediamente assegnato ai giudici di altri tribunali del distretto;
   la già drammatica situazione del tribunale di Latina risulta ulteriormente aggravata dalle vacanze e dalle assenze, che coinvolgono 14 giudici su 40. Vi sono attualmente undici posti vacanti (tra cui quello del presidente del tribunale, un presidente di sezione e nuovi giudici) per un totale del 27,5 per cento in pianta organica, oltre a tre posti scoperti per prolungate assenze dal servizio, che determinano una scopertura totale del 35 per cento;
   a fronte della denunciata emergenza, il presidente lamenta che, nell'imminente pubblicazione del numero dei posti da ripartire tra i vari tribunali, sia previsto un solo posto per il tribunale di Latina, mentre, per altri tribunali in situazioni minori di disagio, sia previsto l'assegnazione di un numero maggiore di giudici;
   la situazione sembra, paradossalmente, destinata a peggiorare in considerazione della previsione della pubblicazione di ben 23 posti per il tribunale di Roma, verso il quale è plausibile ipotizzare un trasferimento di almeno quattro giudici da Latina, che hanno già fatto relativa domanda di trasferimento verso il tribunale romano –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa, e di quali dati aggiornati disponga sulla consistenza numerica di magistrati togati ed onorari, nonché di giudici di pace in ruolo, rispetto al numero previsto dalla pianta organica dei tribunali e degli uffici dei giudici di pace in Italia e, in particolare, presso il tribunale e ufficio del giudice di pace di Latina;
   se possa fornire dati ed informazioni relativamente a quante unità del personale della giustizia giudicante svolgano le proprie funzioni effettivamente presso il tribunale, quanti siano invece eventualmente assegnati ad altri compiti, in Italia e in particolare presso il tribunale e l'ufficio del giudice di pace di Latina;
   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda promuovere in merito alla necessità di garantire una effettiva ed efficiente organizzazione delle attività giudicanti presso i tribunali in Italia e, in particolare, presso il tribunale e l'ufficio del giudice di pace di Latina;
   se e quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, al fine d'incrementare l'organico del personale giudicante nei tribunali e negli uffici del giudice di pace italiani, in particolare a Latina, onde ovviare alla carenza d'organico venutasi a determinare. (4-17202)


   NASTRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   un articolo pubblicato in data 4 luglio 2017 dal quotidiano La Stampa, edizione di Novara, denuncia l'allarme lanciato dalle nove sigle sindacali della casa circondariale di Novara, a seguito di una recente aggressione da parte di un detenuto nei confronti di un agente penitenziario, il cui episodio ha avuto come conseguenza la decisione di proclamare lo stato di agitazione;
   i delegati sindacali, rilevano a tal fine, il comportamento inconsueto della direttrice del carcere, la quale successivamente all'accaduto ha deciso di non incontrare gli agenti penitenziari, preferendo partire per le ferie, nonostante a quanto rilevano i rappresentanti sindacali, avrebbe avuto il tempo necessario per convocarli e avviare un confronto sull'episodio di violenza;
   gli stessi rappresentanti sindacali, a seguito del mancato incontro, hanno chiesto di essere ricevuti con urgenza dal provveditore degli istituti di pena di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, per esporre le difficoltà con le quali quotidianamente operano all'interno della struttura penitenziaria e soprattutto i rischi per l'incolumità cui vanno incontro, considerando il tipo di attività lavorativa estremamente delicata e complessa;
   le sigle sindacali, (evidenzia ancora l'articolo in precedenza richiamato) rendono noto anche un episodio che additano come un esempio di ritorsione di estrema gravità e riferito ad un delegato sindacale impegnato nel reparto 41-bis, nei confronti del quale è stato revocato un incarico fiduciario di grande responsabilità soltanto perché si è permesso di rilasciare dichiarazioni a mezzo stampa in merito all'aggressione subita da un agente a opera di un detenuto;
   a parere dell'interrogante, quanto suesposto ove confermato, non può che destare profondo dubbio e sconcerto, per le modalità di gestione che attualmente avvengono all'interno del carcere di Novara, se si considera quella che apparirebbe la scarsa collaborazione tra amministrazione penitenziaria e operatori addetti alla sorveglianza dei detenuti, i quali, da tempo chiedono al Governo, un sostegno maggiore sia dal punto di vista di un aumento della dotazione d'organico, che un adeguamento salariale, sospeso da anni –:
   se trovi conferma quanto esposto in premessa;
   in caso affermativo, se intenda valutare l'opportunità di inviare gli ispettori ministeriali presso l'istituto penitenziario di Novara al fine di accertare quali siano le condizioni generali all'interno del carcere che, stante quanto denunciano le sigle sindacali, appaiono essere precarie e non permetterebbero proseguimento dell'attività di presidio e sorveglianza;
   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di potenziare i livelli di sicurezza all'interno della struttura penitenziaria novarese, in modo tale da garantire in particolare l'incolumità degli agenti penitenziari, la cui situazione appare evidentemente difficile e precaria. (4-17204)


   LUIGI DI MAIO e COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   ogni anno il Ministro della giustizia emana un decreto con il quale indice l'esame di Stato per l'esercizio della professione di avvocato;
   le prove scritte sono tre e riguardano la redazione di due pareri e la redazione di un atto giudiziario;
   le prove orali vertono sull'illustrazione delle prove scritte e nella discussione su questioni relative a cinque materie scelte dal candidato, oltre che sulla conoscenza dell'ordinamento forense e dei diritti e doveri dell'avvocato;
   le prove scritte dei candidati, per ciascuna Corte di appello, sono esaminate dalle apposite commissioni presso la Corte di appello di altro distretto giudiziario, secondo l'abbinamento stabilito con decreto del Ministro della giustizia;
   i criteri di valutazione delle prove scritte sono stabiliti con decreto del Ministro della giustizia, riprese dalla legge professionale forense, e comunque devono tener conto di: a) chiarezza, logicità e rigore metodologico dell'esposizione; b) dimostrazione della concreta capacità di soluzione di specifici problemi giuridici; c) dimostrazione della conoscenza dei fondamenti teorici degli istituti giuridici trattati; d) dimostrazione della capacità di cogliere eventuali profili di interdisciplinarietà; e) relativamente all'atto giudiziario, dimostrazione della padronanza delle tecniche di persuasione e argomentazione;
   con riguardo alla valutazione della prova, la commissione esaminatrice su ogni elaborato riporta esclusivamente il voto assegnato, senza specificare, in termini letterali, le modalità concrete utilizzate per l'attribuzione del punteggio;
   la mancata motivazione del voto assegnato impedisce al candidato una idonea difesa delle proprie ragioni dinanzi al giudice e di avere effettiva contezza degli errori in cui sarebbe in corso, conoscenza che potrebbe evitare di reiterarli in un successivo esame;
   le aule dei tribunali amministrativi sono affollate dai ricorsi di chi ha sostenuto l'esame di cui trattasi, nei quali si presentano due posizioni giuridiche contrapposte: quella concernente l'interesse di buon andamento dell'azione amministrativa, che richiede celerità nello svolgimento delle operazioni concorsuali e quella relativo al valore di rilievo costituzionale dell'obbligo di motivazioni del voto assegnato;
   tuttavia, l'economicità e l'efficacia dell'azione amministrativa comprendono anche l'esigenza di assicurare, attraverso un onere limitato che consista nell'annotare una frase che spieghi e giustifichi il perché di un voto positivo o negativo, una par condicio fra tutti gli aspiranti che partecipano all'esame di abilitazione che è nazionale ma articolato su base territoriale, potendosi immaginare che singole sottocommissioni incaricate delle valutazioni delle prove si determinino sul punto in modo differente. Ciò produce effetti anche sul sistema della giustizia amministrativa che deve confrontarsi con contestazioni che attengono all'operato delle singole sottocommissioni. Tra l'altro, è da osservare che la mancata motivazione del voto espresso non consente di ripercorrere il percorso valutativo, quindi di controllare la logicità e la congruità del giudizio tecnico;
   a tale situazione si era posto rimedio con il comma 5 dell'articolo 46 della legge n. 247 del 2012 recante la nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense, laddove si prevede che «la commissione annota le osservazioni positive o negative nei vari punti di ciascun elaborato, le quali costituiscono motivazione del voto che viene espresso con un numero pari alla somma dei voti espressi dai singoli componenti la commissione»;
   l'applicazione di quanto previsto dall'articolo 46 è stata negli anni differita per cui nel 2017, l'esame si svolgerà secondo quanto previsto dalla previgente normativa, sempre che tale applicazione non sia ulteriormente rinviata mediante un nuovo «decreto milleproroghe» –:
   se il Ministro interrogato non ritenga di dovere assumere iniziative normative al fine di garantire l'applicabilità del comma 5 dell'articolo 46 della legge n. 247 del 2012 a decorrere dalla tornata di esami dell'anno 2017. (4-17206)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   la realizzazione della passerella ciclopedonale lungo la strada statale 36 «del Lago di Como e dello Spluga», principale arteria di collegamento tra Lecco e la Valtellina, che collegherebbe il centro abitato di Abbadia Lariana e la città di Lecco, è da ritenersi strategica per la ciclabilità del territorio lariano e per la messa in sicurezza della strada statale 36, considerata anche la pericolosa promiscuità di traffico ciclabile e veicolare;
   l'infrastruttura in questione è fondamentale per lo sviluppo ciclo-turistico del territorio rivierasco e per la fruizione delle sponde del lago, assumendo quindi una grande rilevanza di natura economica, tanto da rappresentare un tassello importante nell'ambito dell'itinerario cicloturistico dell'Adda che congiunge la Valtellina al fiume Po-Brezza;
   con nota n. DLA/4si 16914 del 24 luglio 2003 la direzione generale di Anas spa comunicava che «Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha espresso parere, positivo sul programma all'interno del quale è stato inserito l'intervento di realizzazione della pista ciclabile lungo la SS 36 tra Lecco e Abbadia Lariana» e nel mese di maggio del 2009 è stato pubblicato dall'Anas sulla Gazzetta Ufficiale il bando di gara per l'appalto di esecuzione dei lavori di realizzazione della suddetta passerella ciclopedonale;
   il cantiere della suddetta opera, già finanziata, è fermo da ben otto anni, e oggi versa in condizioni di abbandono e degrado;
   lungo il tracciato del cantiere si riscontrano situazioni di potenziale rischio per l'incolumità e la sicurezza dei cittadini che, nonostante la segnaletica, lo percorrono;
   il 5 giugno 2014 il Governo pro tempore rispondeva, in VIII Commissione alla Camera dei deputati, all'interrogazione n. 5-02937 in cui si chiedeva conto delle cause dei clamorosi ritardi connessi alla già programmata opera di realizzazione della pista ciclopedonale lungo la strada statale 36 tra Lecco e Abbadia Lariana. Il Governo pro tempore rispondeva che l'esecuzione dell'opera sarebbe ripresa solo a seguito dell'esito dei giudizi pendenti;
   il 28 marzo 2017 il Governo rispondeva all'atto di sindacato ispettivo n. 3-02904 nel quale il primo firmatario del presente atto chiedeva nuovamente conto, a fronte dell'ennesimo blocco dei lavori sul cantiere, dei tempi e delle modalità di completamento della suddetta opera; la risposta del Governo fu che la società Anas aveva riferito che la regione Lombardia, con decreto n. 11637 del 15 novembre 2016, aveva stabilito l'esigenza di provvedere alla variazione del piano delle fondazioni di detta passerella e che si rendeva, dunque, necessario realizzare una variante al progetto esecutivo con una riduzione numericamente significativa dei punti di appoggio dei piloni sulla costa;
   il Governo, sempre in quella sede, rispondeva inoltre che il citato decreto regionale aveva recepito le prescrizioni del parere favorevole e vincolante espresso dal sovrintendente di Milano nell'ambito della procedura di rinnovo dell'autorizzazione paesaggistica n. 33071 del 9 novembre 2016. Pertanto, la prescritta rivisitazione progettuale avrebbe influito sia sulla tempistica che sulle modalità di completamento dell'opera. Il Governo comunicava che, tuttavia, l'Anas aveva evidenziato di aver sollecitato l'impresa esecutrice a riprendere immediatamente tutte le attività necessarie al completamento delle lavorazioni non interessate dalla suddetta variante;
   si apprende ora dagli organi di stampa che con provvedimento dell'8 giugno 2017 l'Anas ha disposto la risoluzione contrattuale con l'impresa «Rete Costruzioni» ai sensi dell'articolo 136 del decreto legislativo n. 163 del 2006 per grave ritardo nell'esecuzione dei lavori di realizzazione, essendo stati eseguiti lavori corrispondenti al 2 per cento dell'importo contrattuale, e che a seguito del provvedimento sono state avviate le procedure per il riappalto dei lavori e il programma prevede ora la redazione dello stato finale, l'accertamento tecnico e contabile da parte del collaudatore, il collaudo delle opere eseguite e l'aggiornamento del progetto esecutivo da porre a base di gara –:
   se non reputi urgente intervenire, per quanto di competenza, al fine di fornire garanzie sulla realizzazione nonché certezze sui tempi e sulle modalità di completamento di un'opera bloccata, che dopo otto anni deve ricominciare da capo il proprio iter, e di fornire chiarimenti circa lo stato di approvazione della variante di progetto citata dal Governo nella risposta all'atto di sindacato ispettivo del 28 marzo 2017.
(2-01875) «Tentori, Gandolfi, Giuseppe Guerini, Guerra, Camani, Basso, Rocchi, Naccarato, Fragomeli, Zampa, Pinna, D'Arienzo, Currò, Berretta, Miccoli, Ginato, Rossi, Moretto, Beni, Anzaldi, Francesco Sanna, Melilli, Dell'Aringa, Tullo, Carocci, Ferro, Carra, Bonaccorsi, Tacconi, Palma, Paola Bragantini, Martella, Mattiello».

Interrogazione a risposta scritta:


   DIENI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   i dati aggiornati a maggio 2017 per l'aeroporto Tito Minniti di Reggio Calabria sono la conseguenza di una gestione completamente fallimentare dello scalo negli ultimi mesi: con appena 150.731 passeggeri dal 1o gennaio al 31 maggio, lo scalo di Reggio Calabria è il peggiore in Italia nei primi cinque mesi dell'anno, con un calo del -17,6 per cento rispetto al già disastroso 2016;
   il 2016 si era concluso con appena 485 mila passeggeri annui, dato peggiore dal 2003, quando però lo scalo era stato chiuso per i lavori della pista;
   il risultato del 2017 sarà inevitabilmente peggiore e rischia addirittura di rimanere sotto la soglia di 400.000 passeggeri annui;
   va ricordato che risultano ad oggi operativi all'Aeroporto dello Stretto un volo giornaliero Alitalia da/per Milano Linate, uno da/per Roma Fiumicino ed alcuni voli non a cadenza giornaliera di Blue Express per le medesime destinazioni nonché per Torino;
   nonostante questi risultati siano derivanti per l'interrogante tanto da errate scelte manageriali della precedente società di gestione, ma ancor più, come provano i numeri, da quella della fase successiva alla crisi della stessa, il presidente dell'Enac, Vito Riggio nell'ambito della presentazione del libro «Governance del trasporto aereo-trasformazione giuridica dell'Enac» dichiarava il 5 luglio 2017: «l'aeroporto di Reggio Calabria è stato chiuso perché è fallito, non perché l'ho chiuso io, anzi noi avevamo fatto anche un bando per provare a salvarlo, eppure il sindaco Falcomatà dice che vogliamo chiuderlo noi. Ma chi lo vuole toccare ?»;
   egli aggiungeva: «non possiamo però avere un sistema per cui 35 aeroporti fanno il 24-25 per cento del traffico e il vero traffico è da altre parti», aggiungendo che a fronte della vera e propria «ondata» di turisti attesa nell'estate gli aeroporti calabresi e siciliani «non sembrano in grado di affrontare l'aumento del traffico»;
   secondo lo stesso sia Lamezia Terme come anche Catania, «che stanno assistendo ad una esplosione di traffico, sono in ritardo nei lavori di adeguamento delle infrastrutture»;
   dopo la gestione fallimentare delle crisi aeroportuali calabresi, e specie di Reggio Calabria, di cui Enac secondo l'interrogante è senza alcun dubbio responsabile insieme con il Ministro interrogato dopo l'estromissione di Sogas e dopo che è stata consentita la drastica riduzione di voli da/per l'aeroporto dello Stretto senza alcun tentativo di costruire alternative, desta stupore che il presidente di Enac dapprima neghi ogni responsabilità nel declino dell'aeroporto di Reggio Calabria, poi critichi la sostenibilità di aeroporti con uno scarso volume di passeggeri e infine esprime un giudizio negativo su difficoltà degli scali meridionali pienamente operativi di assorbire in modo adeguato il flusso di passeggeri;
   se il Ministro interrogato, alla luce delle affermazioni del presidente di Enac Vito Riggio, che l'interrogante giudica contraddittorie, e di quella che risulta come un'incapacità di gestire le conseguenze della crisi dell'aeroporto Tito Minniti di Reggio Calabria non ritenga di assumere iniziative in relazione alle criticità sopra evidenziate, ai sensi dell'articolo 11 del decreto legislativo 25 luglio 1997, n. 250, che prevede la vigilanza governativa sull'Enac. (4-17208)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   il 7 giugno 2017 il sindaco di Torino ha emesso una ordinanza per sospendere l'attività di vendita per asporto di bevande alcoliche e superalcoliche in alcune zone della città;
   tale ordinanza è stata giustificata dalle seguenti motivazioni:
    di ordine pubblico: l'elevato consumo di alcol ha già causato disordini, atti vandalici e danneggiamenti;
    di decoro urbano: le bottiglie di vetro e le lattine vuote vengono abbandonate nelle vie e nelle piazze circostanti;
    di salute pubblica: l'Arpa ha certificato inquinamento da rumore nelle suddette zone senza dimenticare i pericoli causati dai rifiuti di vetro presenti nelle strade;
    di circolazione stradale: le zone interessate sono frequentate da numerosi automobilisti che lasciano i veicoli in doppia fila;
    di carattere giudiziario: comitati di quartiere hanno presentato esposti e raccolte firme per contrastare il caos notturno della movida;
   le forze dell'ordine si sono subito attivate per far rispettare l'ordinanza;
   i primi controlli effettuati, come riportano organi di informazione, hanno registrato gravi episodi di intolleranza nei confronti delle forze dell'ordine, che si sono dovute allontanare per evitare conseguenze peggiori;
   nella sera del 21 giugno 2017, secondo fonti stampa, la polizia si è presentata in forze nei luoghi sottoposti all'ordinanza, per evitare le tensioni dei giorni scorsi. Un gruppo di giovani, alcuni provenienti dai centri sociali, si è scontrato con le forze dell'ordine causando il ferimento di quattro agenti e di dieci manifestanti ed il fermo di due persone;
   da quanto riportano i media ci sarebbe stato un duro scontro dialettico tra il sindaco di Torino ed esponenti del partito che lo sostiene e la questura di Torino: i primi hanno accusato le forze di polizia di violenza gratuita, mentre la seconda ha parlato di normali servizi sul territorio;
   risulta evidente come non sussista quell'indispensabile rapporto di collaborazione e fiducia fra istituzioni locali atto ad assicurare ai cittadini sicurezza ed ordine pubblico soprattutto in un quadro internazionale in cui gli episodi di terrorismo sono all'ordine del giorno; una palese mancanza di coordinamento e prevenzione che è già purtroppo alla base dei tragici fatti del 3 giugno in Piazza San Carlo –:
   se il Ministro non ritenga di dovere assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di ricostruire i fatti, anche per individuare eventuali falle nella comunicazione, e nell'organizzazione, nonché nel coordinamento necessario tra centri decisionali, accertando eventuali responsabilità delle forze dell'ordine, e dunque per adottare le misure necessarie per garantire ai cittadini sicurezza e ordine pubblico.
(2-01876) «Fregolent, Taricco, Bergonzi, Lavagno, Lodolini, Carloni, Schirò, Fragomeli, Giorgis, Damiano, Fiorio, Valeria Valente, Gribaudo, Paola Bragantini, De Menech, Boccuzzi, Causi, Piccoli Nardelli, Falcone, Vazio, Patriarca, Rossi, Senaldi, Pes, Dallai, Coscia, Rotta, Richetti, Carra, Carbone, Parrini, Antezza, Arlotti, Becattini, Famiglietti».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, QUARANTA, D'ATTORRE, MELILLA, PIRAS, FRANCO BORDO, STUMPO, DURANTI, NICCHI, SANNICANDRO, SCOTTO e MARTELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   le Marche, secondo il rapporto Ecomafie di Legambiente, risultano essere l'undicesima regione per illegalità ambientale, mentre si collocano all'ottavo posto per i fenomeni di abusivismo edilizio, con un trend in crescita rispetto all'anno precedente;
   mentre si registra un calo degli illeciti ambientali rilevati, si registra un aumento per quanto riguarda il ciclo illegale di cemento e rifiuti;
   la provincia di Ancona risulta essere la prima della regione per numero di denunce e sequestri totali, sia per quanto riguarda il ciclo illegale di cemento che per i rifiuti, con 210 denunce e 29 sequestri; seguono le province di Macerata (108 denunce e 23 sequestri), Fermo (75 denunce e 15 sequestri), Ascoli Piceno (69 denunce e 8 sequestri) e Pesaro Urbino, con 46 denunce e 23 sequestri –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare nella regione Marche al fine di potenziare le attività di contrasto degli illeciti in materia ambientale. (5-11762)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi a Palinuro e Pisciotta, in provincia di Salerno, si sono verificati due episodi di molestie da parte di extracomunitari ai danni di due donne;
   nei pressi dell'Arco Naturale, al tentativo di molestia una turista romana di circa 40 anni si è ribellata e ha messo in fuga due giovani extracomunitari, ospiti del centro d'accoglienza di Palinuro, che hanno rischiato il linciaggio dei bagnanti;
   la donna, secondo quanto riportato da fonti di stampa, stava fotografando il mare quando all'improvviso è stata avvicinata da due ragazzi di colore; è stata prima importunata con pesanti apprezzamenti e poi aggredita verbalmente; quando la donna ha iniziato ad urlare richiamando l'attenzione del marito e di alcuni bagnanti i due si sono dati alla fuga;
   sul posto sono arrivati anche i carabinieri della locale stazione, che hanno avviato le ricerche;
   la stessa scena si è ripetuta alla stazione ferroviaria di Pisciotta: due extracomunitari, forse gli stessi, hanno avvicinato una ventenne appena scesa dal treno; anche in questo caso i due hanno tentato di molestare la ragazza con apprezzamenti poco gentili; la donna, però, è riuscita ad attirare l'attenzione di alcuni pendolari per farsi aiutare;
   non è la prima volta che si verificano simili episodi; nei mesi scorsi diversi ragazzi di colore, ospiti del centro di accoglienza di Palinuro, sono stati fermati e arrestati dai carabinieri della stazione di Centola, coordinati a livello territoriale dai colleghi della compagnia di Sapri, per aver commesso vari reati, anche inerenti alla detenzione e allo spaccio, di sostanze stupefacenti e già oggetto dell'interrogazione n. 4-16471 –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti adottare per far fronte ad un'emergenza che già da tempo allarma i cittadini e le loro comunità piccole e indifese rispetto ad un'immigrazione incontrollata, nonché per potenziare gli organici delle forze dell'ordine al fine di consentire un maggior controllo del territorio. (4-17194)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi, una cittadina di Capaccio-Paestum, in provincia di Salerno, è riuscita a sfuggire ad un tentativo di violenza da parte di un extracomunitario;
   la donna stava camminando in via Molino di mare, nella contrada Santa Venere, quando l'uomo ha iniziato a farle apprezzamenti a sfondo sessuale, per poi tentare addirittura di violentarla;
   secondo quanto riportato da fonti di stampa, la malcapitata è riuscita a sottrarsi alla violenza ed è scappata;
   non è la prima volta che sul territorio di Capaccio si verificano simili episodi che minano la sicurezza e la tranquillità della comunità;
   a parere dell'interrogante, c’è un'emergenza che va affrontata immediatamente, alla luce anche dell'elevato numero di extracomunitari presenti nella zona –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti intenda adottare per assicurare serenità e sicurezza alla comunità di Capaccio-Paestum, rispetto al fenomeno dell'immigrazione incontrollata che ha colpito il Paese e, in maniera particolare, la provincia di Salerno. (4-17195)


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   stando a quanto riportato dalla stampa locale, sarebbero stati assegnati i lavori di ristrutturazione che dovrebbero trasformare l'ex caserma della Guardia di finanza a Cavallasca in un centro di accoglienza temporanea per migranti irregolari richiedenti asilo;
   Cavallasca, ora parte del territorio del comune di San Fermo, si trova a ridosso della frontiera con la Svizzera e nel cuore del parco della Spina Verde, circostanza che la renderebbe poco idonea secondo l'interrogante ad ospitare un centro di accoglienza temporanea a causa delle difficoltà che si incontrerebbero nel controllare le persone che vi venissero destinate, che potrebbe essere tra le 25 e le 50;
   i lavori di adattamento, che costeranno complessivamente ben 240 mila euro, sono finanziati dal Ministero dell'interno per il tramite della prefettura di Como, anche se l'appalto è stato affidato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   la gara per l'aggiudicazione dell'appalto è stata vinta il 29 giugno 2017 dalla Eco Costruzioni srl di Lodi;
   per i lavori si prevede una durata non inferiore ai 120 giorni, circostanza che consentirebbe di prevedere i primi arrivi nella struttura per i primi mesi del 2018;
   la popolazione locale resiste tuttavia all'idea che l'ex caserma della Guardia di finanza possa diventare un centro di accoglienza temporanea ed ha creato anche dei comitati ad hoc per organizzare proteste che solo il protrarsi delle procedure di aggiudicazione dell'appalto ha sedato finora;
   nel gennaio 2017, contro l'apertura a Cavallasca di un nuovo centro di accoglienza temporanea erano state in effetti raccolte ben 1.003 firme, poi consegnate al prefetto di Como;
   la notizia dell'imminente inizio dei lavori alla ex caserma sta determinando vive reazioni da parte delle autorità locali e della cittadinanza, che si avvia a promuovere manifestazioni di protesta contro l'aggravio che si profila all'orizzonte degli oneri legati all'accoglienza dei nuovi migranti irregolari che giungeranno a Cavallasca –:
   se il Governo non ritenga opportuno rivedere la decisione circa la costosa ristrutturazione della ex caserma della Guardia di finanza a Cavallasca, nel territorio comunale di San Fermo, anche tenendo conto della sua peculiare posizione e dei problemi di controllo che pone, nonché dell'inopportunità di accrescere ulteriormente il già elevato numero di migranti richiedenti asilo ospitati nella provincia comasca e nella zona prescelta per il nuovo insediamento. (4-17205)


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   organi di stampa locale di Pisa (Il Tirreno e La Nazione del 4 luglio) riportano la notizia secondo la quale, il 1o luglio, a Pisa, in zona stazione ferroviaria, un tunisino avrebbe aggredito degli agenti delle forze dell'ordine;
   il giovane extra-comunitario è stato poi arrestato per resistenza, lesioni e violenza a pubblico ufficiale e il giudice avrebbe altresì disposto gli arresti domiciliari per l'immigrato, a casa di alcuni parenti nel senese;
   il tunisino, secondo le prime ricostruzioni, alla vista delle forze dell'ordine, avrebbe prima inveito e poi si sarebbe scagliato contro gli agenti, frantumando il naso ad uno di essi e provocando danni materiali alla volante accorsa sul posto;
   la crescente spirale di violenza che in questi mesi si sta registrando a Pisa sta creando una crescente preoccupazione tra gli abitanti della città, i quali da tempo chiedono con insistenza un maggiore monitoraggio del territorio e della città –:
   se, considerati i fatti sopra descritti, la grave situazione venutasi a determinare e la preoccupazione dei residenti nell'area circostante, non ritenga opportuno adottare idonee iniziative nell'ambito delle proprie competenze, per potenziare il controllo nei luoghi più sensibili della città di Pisa. (4-17209)


   CIRACÌ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 2 luglio 2017, in località Pilone Marina di Ostuni, in provincia di Brindisi, alcuni ragazzi che si erano allontanati a nuoto, a causa delle avverse condizioni del mare, riscontravano evidenti difficoltà nel tentativo di rientrare a riva. I bagnanti avvertivano con immediatezza il comando dei vigili del fuoco di Brindisi che allenava i soccorritori acquatici con acquascooter e il nucleo sommozzatori locale, poiché i sommozzatori di Taranto, in quella giornata in servizio a copertura dell'intero territorio regionale, erano impegnati in altra operazione e non sarebbe stato possibile un tempestivo intervento;
   l'impiego dei sommozzatori in questi casi è considerato la scelta più logica, poiché essi sono gli unici abilitati e competenti ad operare in tutti gli scenari acquatici, raggiungendo i bagnanti in difficoltà anche con l'utilizzo dell'elicottero in brevissimo tempo;
   da quanto si apprende dal comunicato stampa dell'Usb vigili del fuoco del 3 luglio 2017, i sommozzatori locali, giunti in pochi minuti dalle proprie abitazioni, poiché liberi dal servizio, sarebbero rimasti bloccati in caserma a causa della decisione del comandante dei vigili del fuoco di Brindisi di attendere l'autorizzazione scritta dalla direzione regionale dei vigili del fuoco di Bari, prima di intervenire, non ottemperando a quanto previsto dall'articolo 79 (servizio obbligatorio di soccorso reso dal personale operativo al di fuori dell'orario ordinario di lavoro) del decreto del Presidente della Repubblica n. 64 del 2012, e contrariamente alla prassi consolidata, che permette l'intervento tempestivo in situazione emergenziale senza alcuna autorizzazione scritta;
   tuttavia, la lettera d) del comma 1 dell'articolo 79 del decreto del Presidente della Repubblica n. 64 del 2012 contempla specificatamente il caso in questione, indicando che «Il personale operativo è impiegato in servizio di soccorso, anche al di fuori dell'orario ordinario di lavoro» anche nel caso di «integrazione del dispositivo di soccorso ordinario, in caso di interventi in corso non fronteggiabili con le risorse disponibili, mediante richiamo di unità reperibili, con richiamo in servizio disposto dal comandante provinciale», consentendo di fatto al comando di non chiedere alcuna autorizzazione alla direzione regionale dei vigili del fuoco, essendo sufficiente informare il direttore regionale dei vigili del fuoco;
   con comunicazione del 2 luglio 2017, il dipartimento dei vigili del fuoco – direzione regionale della Puglia ribadiva al comando provinciale dei vigili del fuoco di Brindisi che «il Comando è autonomo al richiamo in servizio di personale operativo, di turno libero per la gestione del soccorso tecnico urgente, inviando comunicazione scritta alla Direzione Regionale», come previsto dal succitato articolo;
   nel caso in questione, ad avviso dell'interrogante, di fatto è stato impedito ai soccorritori di intervenire, pure in una situazione emergenziale, nonostante la previsione del decreto del Presidente della Repubblica n. 64 del 2012, mettendo a repentaglio la vita di quattro ragazzi –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti e se e in che modo intenda intervenire per garantire il rispetto del regolamento di servizio del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, redatto ai sensi dell'articolo 140 del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, al fine di scongiurare possibili interpretazioni soggettive contrarie sia alla norma che alla prassi consolidata. (4-17212)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   BOSSA, NICCHI, SCOTTO e LAFORGIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la circolare di quest'anno degli organici del personale docente per l'anno scolastico 2017/18 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca affronta per la prima volta l'istituzione di uno specifico organico per le materie di indirizzo del liceo musicale;
   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, risulta che abbia chiesto al Ministero dell'economia e delle finanze di rendere disponibili a questo fine 2.200 posti all'interno dei 9.600 al momento autorizzati;
   si tratta di una previsione che evidentemente non è sufficiente per mantenere l'attuale offerta formativa di questo percorso di studio;
   il decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2010 che ha istituito i licei musicali prevede 3 ore per il biennio e 2 per il triennio per ciascuno studente dell'insegnamento di «esecuzione ed interpretazione»;
   l'interpretazione del nuovo piano orario da parte della direzione generale del personale scolastico sarebbe la seguente: 1 ora per il primo strumento per i primi 4 anni e 2 al quinto anno (6 ore totali); 1 per il secondo strumento per i primi 4 anni (4 ore totali); 1 di «ascolto» nel primo biennio;
   tale interpretazione comporta una rilevante riduzione della dotazione organica; essa non risulta suffragata né dal decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2010 né dalle indicazioni nazionali dei licei (decreto-legge n. 211 del 2010);
   le notizie di una possibile riduzione delle ore di esecuzione ed interpretazione nei licei musicali stanno creando una comprensibile apprensione tra studenti e personale docente;
   la scelta, qualora confermata, di eliminare il motivo principale dell'esistenza di questi istituti che, grazie alla legge n. 53 del 2003, ha permesso di intraprendere gli studi musicali al di fuori dei conservatori, rilanciando l'istruzione musicale come indirizzo della scuola pubblica, non è assolutamente condivisibile, dal momento che un intervento così drastico di riduzione penalizza tutto l'approccio tecnico-pratico allo strumento;
   si rammenta che una recente sentenza del Tar del Lazio sezione di Roma, ha esaminato il caso di un liceo musicale della capitale al quale l'ufficio scolastico territoriale aveva negato nel 2015 la terza ora di strumento, anticipando di fatto quella che potrebbe essere una realtà futura nei licei musicali alla luce di questa ventilata riduzione di ore;
   il Tar, con la sentenza sopra richiamata (6 ottobre 2016 – n. 01731/2017), ha dichiarato illegittimo l'atto di riduzione dell'organico di insegnamento, considerando inammissibile il taglio di un'ora di insegnamento, di esecuzione ed interpretazione con varie motivazioni, tra cui alcuni giudizi di merito inerenti all'importanza didattica dell'insegnamento frontale di esecuzione e interpretazione;
   tra le altre cose, nella sentenza di legge che «la riduzione delle ore di lezione con riferimento al primo strumento equivale ad una preparazione approssimativa, dilettantistica e ben lontana dal profilo professionalizzante richiesto dalle competenze in uscita dal Liceo per l'accesso al triennio di primo livello del Conservatorio» –:
   quali iniziative urgenti si intendano adottare rispetto alla paventata grave riduzione delle ore di «esecuzione e interpretazione» dello strumento nei licei musicali. (4-17200)


   VACCA, BONAFEDE e D'UVA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   con decreto del 18 novembre 2005 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è stata istituita la scuola IMT (istituzioni, mercati, tecnologie) alti studi di Lucca, istituto di istruzione universitaria di alta formazione dottorale con ordinamento speciale;
   la scuola, per l'attuazione delle proprie finalità istituisce corsi di dottorato di ricerca e attività di formazione post-dottorale sui temi dell'innovazione sociale, istituzionale, economica e tecnologica;
   secondo lo statuto vigente, IMT opera in stretto collegamento e con la partecipazione della fondazione Lucchese per l'alta formazione e la ricerca, che concorre a sostenerne lo sviluppo e la crescita;
   l'organo principale dell'IMT, analogo ad un consiglio di amministrazione di una università, è il consiglio direttivo composto da undici membri, di cui 5 espressi dalla fondazione Lucchese per l'alta formazione e la ricerca;
   il presidente della fondazione Lucchese per l'alta formazione e la ricerca fino al 18 maggio 2017 è stato Arturo Lattanzi, già presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca;
   secondo quanto riportato dalla stampa il 24 maggio 2017, il professore associato Nicola Lattanzi, figlio di Arturo Lattanzi, è risultato vincitore del bando di IMT, uscito a fine 2016, per la chiamata a professore a tempo indeterminato per la cattedra di economia aziendale;
   il direttore di IMT è designato dal consiglio direttivo;
   secondo quanto riportato dalla stampa, il nominativo del nuovo direttore di IMT era ampiamente conosciuto nei mesi precedenti alla sua nomina;
   si tratta del professor Pietro Pietrini, già membro dell'organo di indirizzo della fondazione Cassa di Risparmio di Lucca;
   a giudizio egli interroganti sono quantomeno da approfondire le correlazioni tra il consiglio direttivo di IMT e lo stretto legame di parentela dell'ex presidente della Fondazione Lucchese per l'alta formazione e la ricerca; infatti, quest'ultimo rassegna le dimissioni solo alcuni giorni dopo che la Commissione proclama Nicola Lattanzi vincitore del concorso a professore ordinario di IMT, della Fondazione stessa;
   lo statuto di IMT, soprattutto nella composizione dell'organo direttivo, è stato significativamente modificato dalla propria istituzione anche come conseguenza di novelle normative –:
   se intenda verificare, nei limiti delle proprie competenze, la sussistenza di eventuali conflitti di interesse tra i membri dell'organo direttivo, i soggetti che presiedono o presiedevano gli enti finanziatori di IMT ed in particolare la figura del Direttore, nonché tra l'incarico che potrebbe essere attribuito al professor Nicola Lattanzi, vincitore del concorso di cui in premessa, e la presidenza dei consigli di amministrazione degli enti finanziatori;
   se e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche sul piano normativo, per evitare che si ripetano situazioni come quella descritta in premessa. (4-17207)


   PALMIZIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il 27 giugno 2017, alle ore 17,30, nel «Plesso D'Azeglio dell'università di Parma», è stata inaugurata la sala di preghiera per studenti musulmani richiesta dall'Associazione studentesca musulmana universitaria e la cui identificazione e assegnazione è stata deliberata dal consiglio di amministrazione dell'università nella riunione del 23 febbraio 2017;
   si tratta della prima sala con questa funzione in Emilia-Romagna ed è situata al piano ammezzato, negli spazi in passato riservati all'archivio della biblioteca dell'ex Istituto di storia. L'inaugurazione è avvenuta alla presenza del pro rettore all'edilizia e insediamento urbano, Carlo Quintelli, e di docenti e studenti;
   l'assegnazione di tali spazi decisa dal consiglio di amministrazione dell'università lascia alquanto perplessi ed è infatti oggetto di non poche polemiche anche sul fronte politico;
   le numerose interrogazioni in regione, incentrate sul sacrosanto principio di laicità degli atenei, non hanno sortito alcun effetto e ciò, a giudizio dell'interrogante, chiama per forza di cose in causa le istituzioni nazionali;
   le risposte che sono pervenute dall'università non soddisfano affatto, perché chiamano in causa princìpi generali del pluralismo religioso e del multiculturalismo, non applicabili, però, a giudizio dell'interrogante, nella fattispecie;
   l'università degli studi di Parma è un'istituzione laica, promotrice di princìpi di uguaglianza formale e sostanziale che ha deliberato un proprio regolamento per cui «di norma gli spazi non potranno essere concessi a terzi per eventi a carattere religioso», anche se si riserva la possibilità di valutare le richieste;
   una volta ammesso uno spazio a uso esclusivo di un culto, secondo il principio di uguaglianza, si dovrebbero aprire spazi a tutte le confessioni religiose, a eccezione della cattolica che, in conseguenza dei rapporti tra la Chiesa cattolica e lo Stato italiano garantiti dall'articolo 7 della Costituzione, può comunque tenere attivi luoghi di culto in alcuni edifici pubblici;
   l'ordinamento giuridico italiano prevede la concessione di luoghi di culto all'interno di edifici pubblici per quei luoghi denominati «istituti totalizzanti», strutture in cui è ridotta la libertà di mobilità e con essa la possibilità di usufruire di assistenza spirituale (ospedali e carceri) e, quindi, non le università;
   la soluzione adottata da molti atenei italiani è quella delle «aule del silenzio», spazi destinati al raccoglimento personale di tutte le confessioni religiose –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda assumere per assicurare la piena realizzazione del diritto di uguaglianza e del principio di laicità sui quali si fondano le istituzioni universitarie e, più in generale, per evitare che nella fruizione dei luoghi pubblici, inclusi quelli degli atenei, possa ingenerarsi qualsiasi forma di discriminazione fondata sul credo religioso. (4-17211)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BRIGNONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   è stato pubblicato dalla direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione il «piano nazionale per la ricerca dei residui-Pnr-Relazione finale anno 2016»;
   il piano, a pagina 25, riporta la «Tabella 16 – Informazioni sulle azioni di follow-up trasmesse dalle Regioni/P.A. – PNR 2016» con l'indicazione del numero di animali abbattuti in caso di conferma di trattamento illegale; si tratta di 2 animali abbattuti e 51 arnie distrutte;
   tuttavia, l'articolo 544-ter del codice penale punisce chi uccide un animale «senza necessità»;
   gli animali indicati come «abbattuti» dalla Tabella 16 suindicata, se non più destinati alla produzione, all'alimentazione umana o animale, avrebbero potuto vivere il resto dei loro giorni con il vincolo della «non produzione di alimenti» e «non macellazione», adottati da associazioni anche riconosciute dallo stesso Ministero della salute, così come già successo a seguito di ordinanze di sindaci –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   quali siano i due animali indicati come «abbattuti» dalla Tabella 16;
   chi abbia disposto la soppressione dei due animali e quali ne siano stati i motivi;
   con quale modalità e in quale luogo sia stata effettuata la distruzione delle 51 arnie indicate nella Tabella 16 del piano;
   quali siano stati i costi a carico delle amministrazioni pubbliche per gli interventi di abbattimento degli animali e di distruzione delle arnie;
   se non intenda assumere iniziative al fine di adottare tutte le misure preventive volte ad evitare altri episodi di abbattimento e di perseguire una linea diversa da quella adottata fino ad ora, compatibile con il decreto legislativo 16 marzo 2006, n. 158, e con l'articolo 544-ter del codice penale;
   se non ritenga utile assumere iniziative per integrare, nel senso sopra indicato, le linee guida applicative del decreto legislativo citato. (5-11766)


   LOREFICE, GRILLO, NESCI, MANTERO, COLONNESE, SILVIA GIORDANO e DI VITA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il manager dell'asp n. 7 di Ragusa, dottor Maurizio Aricò, poche settimane prima della scadenza del suo mandato ha previsto l'apertura del nuovo ospedale di Ragusa (NOR) «Giovanni Paolo II» e avviato, conseguentemente, il trasferimento presso lo stesso dei reparti dell'ospedale civile;
   il cronoprogramma dei trasferimenti dei reparti dall'ospedale civile presso il nuovo ospedale si sarebbe svolto in pochissimi giorni: dal 20 al 24 giugno 2017;
   fin da subito sono state riscontrate importanti criticità, denunciate anche a mezzo stampa, e delle quali la prima firmataria del presente atto ha chiesto delucidazioni allo stesso manager Aricò con lettera ricevendo una risposta rassicurante;
   la suddetta apertura sarebbe dovuta avvenire nel rispetto delle regole e dei tempi, concertando i trasferimenti coi medici e realizzandola secondo un programma che limitasse disservizi e disagi, ma, come testimoniano notizie di stampa, così non è stato;
   la grave emergenza sanitaria ha investito non solo la città di Ragusa, ma tutti i presidi dislocati nella provincia con reparti stracolmi e pronto soccorsi ingolfati;
   in data 19 giugno 2017, la Guardia di finanza ha sequestrato documenti inerenti ai lavori effettuati al nuovo ospedale di Ragusa ed è stata aperta un'indagine della procura di Ragusa sugli impianti di climatizzazione che non sarebbero a norma di legge, i collaudi, la procedura d'affidamento d'urgenza di alcuni appalti legati al trasferimento dei due ospedali ragusani (Civile e Paternò Arezzo) nel nuovo ospedale di contrada Cisternazzi;
   in data 23 giugno 2017 la prima firmataria del presente atto si è recata personalmente a far visita sia agli ospedali Civile e Maria Paternò Arezzo di Ragusa per verificare lo stato dei fatti, constatando purtroppo la situazione denunciata anche dai media: medici stremati, costretti a lavorare in condizioni proibitive, talvolta senza i mezzi necessari, in mezzo alla polvere di un trasloco in corso, con tutti i rischi annessi anche in termini di ricaduta sui pazienti;
   in seguito al sequestro di una parte del nuovo ospedale è stato deliberato di riportare i reparti nei luoghi d'origine con conseguenti ulteriori problemi;
   degli ispettori sono stati nominati dalla regione siciliana per fare luce sulla vicenda;
   il manager Aricò, terminato il suo incarico il 30 giugno 2017 presso l'asp 7 di Ragusa, è stato nominato in prima istanza commissario della stessa, ma poco dopo è arrivata la notizia del suo trasferimento presso l'ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo;
   in data 5 luglio 2015 il primario del reparto di pediatria dell'ospedale di Modica si dimette in quanto nel reparto di neonatologia si ritrovano 21 neonati a fronte degli otto posti letto disponibili –:
   se le pesanti criticità sopra descritte siano monitorate dalle strutture ministeriali preposte alla verifica dell'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, con particolare riguardo al rispetto dei livelli essenziali di assistenza;
   se non intenda assumere ogni iniziativa di competenza, anche sul piano normativo, affinché le nomine dirigenziali nelle strutture del servizio sanitario nazionale avvengano tenendo conto effettivamente del raggiungimento di obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi, definiti nel quadro della programmazione regionale, con particolare riferimento all'efficienza, all'efficacia, alla sicurezza, all'ottimizzazione dei servizi sanitari e al rispetto degli obiettivi economico-finanziari e di bilancio nonché della garanzia dei livelli essenziali di assistenza, obiettivi e garanzie. (5-11768)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PICCIONE. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   il personale civile già appartenente alla Croce rossa italiana, transitato ad altre amministrazioni pubbliche, ai sensi degli articoli 5 e 6 del decreto legislativo 178 del 2012, così come modificati dalla legge 2008 del 2015, si trova, ormai da mesi, a lamentare la mancata corresponsione dell'assegno ad personam loro spettante;
   le norme procedurali nel tempo adottate dalle singole amministrazioni si sono uniformate ai contenuti del decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento della funzione pubblica del 14 settembre 2015, con il quale sono stati dettati i «Criteri per la mobilità del personale dipendente a tempo indeterminato degli enti di area vasta dichiarato in soprannumero, della Croce rossa italiana, nonché dei corpi e servizi di polizia provinciale per lo svolgimento delle funzioni di polizia municipale»;
   in base a tale decreto, ai dipendenti trasferiti sarebbe stato riconosciuto il mantenimento della «posizione giuridica ed economica, con riferimento alle voci del trattamento economico fondamentale e accessorio, limitatamente alle voci con carattere di generalità e natura fissa e continuativa, non correlate allo specifico profilo d'impiego nell'ente di provenienza, previste dai vigenti contratti collettivi nazionali di lavoro, in godimento all'atto del trasferimento, nonché l'anzianità di servizio maturata»;
   successivamente, con l'articolo 19, comma 5, del decreto-legge 13 del 2017, si è intervenuti modificando tale aspetto, stabilendo che a tale personale «continua ad essere corrisposta la differenza tra il trattamento economico in godimento, limitatamente a quello fondamentale ed accessorio avente natura fissa e continuativa, e il trattamento del corrispondente personale civile della CRI come assegno ad personam riassorbibile in caso di adeguamenti retributivi e di riconoscimento degli istituti del trattamento economico determinati dalla contrattazione collettiva correlati ad obiettivi», ai sensi di quanto disposto dall'articolo 5, comma 5, terzo periodo, del citato decreto legislativo 178 del 2012;
   tale ultima disposizione, in vigore dal 18 febbraio 2017, comporta una maggiorazione del trattamento economico fino a quella data corrisposto, ma a tutt'oggi, sono circa 700 i lavoratori che ancora non hanno visto applicarsi tale miglioramento stipendiale –:
   quali siano le ragioni del lamentato ritardo nell'applicazione del nuovo regime retributivo del personale già appartenente alla Croce Rossa italiana transitato ad altre amministrazioni pubbliche e quali iniziative intenda adottare al fine di porvi rimedio. (5-11764)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   GUIDESI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   molti cittadini della provincia di Trento lamentano numerosi problemi in seguito al passaggio dalla televisione di tipo analogico al metodo digitale terrestre, perché lo spegnimento totale del segnale precedentemente trasmesso dalle tv nazionali e locali sembra essere entrato in funzione senza che per gli utenti fossero garantite condizioni di accesso alle reti almeno pari, se non superiori, alla situazione garantita con il sistema analogico: mentre nella zona di Trento la popolazione ha la possibilità di ricevere ben cento canali visibili, godendo di ampia e diversificata scelta, nelle valli il carnet di canali si riduce drasticamente;
   il piano di transizione alla televisione digitale terrestre, promosso dal Ministero dello sviluppo economico e della provincia autonoma di Trento puntava sulla necessità di garantire il segnale alle zone antropizzate con basso numero di utenti e alle aree territoriali in funzione della vocazione più o meno turistica, che porta ad una conseguente diversa valutazione di tipo economico da parte degli operatori;
   i disagi sono stati vissuti in maniera particolare dai comuni montani dove la concessionaria del servizio pubblico, anziché attivare azioni volte a garantire una reale situazione di accesso al nuovo sistema, ha offerto una soluzione ai limiti del paradosso: nelle aree non coperte, le trasmissioni della concessionaria saranno visibili sulla piattaforma satellitare gratuita italiana Tivùsat, per avere accesso alla quale è necessario installare una parabola satellitare, un decoder e una smart card con costi a carico degli utenti;
   i cittadini della provincia di Trento non sono stati messi nelle condizioni di poter accedere al segnale Rai (i canali a disposizione si limitano in molte aree a cinque o sei e in alcuni giorni i canali visibili sono solamente tre) e, pertanto, è stato loro negato l'accesso al servizio pubblico radiotelevisivo, eppure sono chiamati puntualmente a pagare il canone alla concessionaria e, nel caso di esercizi turistici e di ristorazione, la cifra del canone speciale è anche molto alta;
   il costo per l'installazione si aggira fra i 200 e i 250 euro per singolo apparecchio televisivo: è impensabile che un albergatore sostenga questa spesa per dotare ogni stanza di una struttura alberghiera, oltre ovviamente al canone speciale che viene richiesto per il possesso della tv, al fine di mettere i propri clienti nella condizione di usufruire di un servizio pubblico;
   la Rai, in qualità di concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, così come previsto dall'articolo 45 del decreto-legislativo 31 luglio 2005, n. 177, deve svolgere un servizio pubblico sul territorio italiano, sulla base di un contratto nazionale stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, assicurando a tutti i cittadini la possibilità di usufruire di tale servizio –:
   se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per tutelare il diritto di accesso alle reti Rai attraverso la trasmissione in tecnica digitale terrestre dei cittadini della provincia di Trento, garantendo loro la possibilità di usufruire del servizio pubblico radiotelevisivo;
   se non si ritenga doveroso, a causa dei disagi subiti dai cittadini e dagli esercenti commerciali della provincia di Trento, valutare la possibilità di assumere iniziative per sospendere il pagamento del canone Rai, sia ordinario sia speciale, fintanto che non sia garantito appieno il servizio di trasmissione, o altresì prevedere un rimborso per tutti gli abbonati Rai che stanno regolarmente pagando per un servizio di cui non usufruiscono;
   se non si intenda intraprendere ogni iniziativa di competenza affinché sia garantita la visibilità delle reti nazionali del servizio pubblico radiotelevisivo alla tota- lità degli utenti regolarmente abbonati, prevedendo, a tal fine, anche l'eventuale installazione di parabole satellitari in grado di trasmettere Tvsat utilizzando per questo scopo le entrate derivanti dal canone. (4-17198)


   MELILLA, QUARANTA, NICCHI, KRONBICHLER, PIRAS, FERRARA, RICCIATTI, ZARATTI, SANNICANDRO, FRANCO BORDO e DURANTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Dayco Europe è un'azienda multinazionale operante nel settore dell'automotive, principalmente produce cinghie di trasmissione, e negli stabilimenti di Chieti e Manoppello (Pescara) occupa circa 600 dipendenti;
   da più di un anno si sono fortemente deteriorati i rapporti tra azienda e sindacati, interrotti del tutto dall'estate del 2016 a marzo 2017, tanto che nell'aprile 2016 sei delegati aziendali rappresentanti sindacali unitari hanno ricevuto un procedimento sanzionatorio con sospensione cautelativa poi annullato dal giudice del lavoro di Chieti nel gennaio 2017;
   da anni mancano seri investimenti nel campo della ricerca e dello sviluppo, settore fondamentale per garantire la competitività dei prodotti e dunque evitare il ridimensionamento se non la chiusura degli stabilimenti;
   nonostante le insistenti richieste di Filctem Cgil, Flerica Cisl e Uiltec Uil l'azienda si ostina a non fornire un piano industriale su strategie, investimenti, programmi produttivi e carichi di lavoro, venendo meno a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale ed ingenerando in questo modo forti preoccupazioni circa il futuro degli stabilimenti e degli occupati;
   nell'incontro tra le parti del 4 giugno 2017 l'azienda Dayco ha annunciato che sono previsti esuberi per 135 unità senza fornire ulteriori garanzie per il futuro dell'azienda, una misura che si rivelerebbe disastrosa per tutti i lavoratori e le relative famiglie –:
   se non intenda convocare urgentemente al Ministero dello sviluppo economico un tavolo di confronto tra la Dayco Europe e le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil onde evitare i licenziamenti previsti, garantire corrette relazioni industriali e una informazione sui piani produttivi e di sviluppo, alla presenza anche dei referenti della regione Abruzzo che da tempo segue con preoccupazione gli sviluppi della situazione sindacale e occupazionale. (4-17201)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Sbrollini e altri n. 7-01177, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Paola Boldrini, Miotto, Amato.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Marco Di Stefano n. 5-10269, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 gennaio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Piccoli Nardelli.

  L'interrogazione a risposta in Commissione De Girolamo n. 5-10662, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 febbraio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Piccoli Nardelli.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Fanucci n. 5-10909, pubblicata nel-l'allegato B ai resoconti della seduta del 22 marzo 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Patrizia Maestri.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Nesci n. 5-11294, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vacca.

  L'interrogazione a risposta in Commissione De Lorenzis n. 5-11725, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 luglio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Liuzzi.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Bossa n. 2-01848 del 20 giugno 2017.